Risonanza Spezzata

di Tota22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rendez-vous ***
Capitolo 2: *** Toccata e Fuga ***
Capitolo 3: *** Suite ***
Capitolo 4: *** Sinfonia n° 9 ***
Capitolo 5: *** Break Free ***



Capitolo 1
*** Rendez-vous ***


1. Rendez-vous




Soul sfrecciava sull'asfalto in sella alla sua moto: una macchia arancione sulla striscia nera della carreggiata che tagliava a metà la terra rosso bruna dell'outback.
Si trovava in quell'angolo remoto d'Australia da quando Kid, un anno dopo la battaglia sulla luna, gli aveva assegnato la sua prima missione ufficiale in veste di Death Scythe .
Soul era partito da Death City in compagnia di Azusa e Spirit. Le due falci della morte erano incaricate del suo addestramento e lo avrebbero aiutato, per il primo anno, nella supervisione del distaccamento in Oceania della DWMA.
Mentre Soul macinava kilometri in direzione di Adelaide, ripensava agli ultimi tre anni passati nel deserto rosso.
 


 
L'addestramento con Spirit era stato una scocciatura perenne, ma non poteva negare di aver imparato molto.
Ormai si sentiva sicuro nel combattimento da solo, senza un artigiano che lo maneggiasse. Il controllo delle lame della falce gli risultava naturale. Più difficile era stato trovare una tattica di combattimento efficace e Soul aveva scoperto di prediligere attacchi a corto raggio, rapidi e calcolati.
 
In quel periodo lontano da Death City, sotto la guida di Asuza, il ragazzo aveva anche affinato il potere sopito che l'anima di Aracne gli aveva conferito, consacrandolo ultima falce della morte.
 
Da un anno era a capo di un team di monitoraggio della follia latente e delle streghe ribelli in Oceania.
La base operativa si trovava proprio nel bel mezzo del deserto,poco lontano da Uluru la sacra roccia rossa degli aborigeni.
Quel luogo era distante kilometri dalla civiltà, per meglio captare le frequenze della follia. La struttura della base di monitoraggio si dipanava sopra e sotto la superficie sabbiosa; il cuore dell'edificio era un grandissimo strumento a parabola in grado di rivelare vibrazioni o poteri occulti a grandissime distanze.

All'inizio era stata dura per Soul. Essere responsabile di una squadra e prendere delle decisioni per tutti cozzava con la sua indole pigra e insofferente, ma a suo modo era riuscito a imporre la propria opinione e guadagnarsi il rispetto dei compagni.
Gli allenamenti estenuanti di Spirit, le lezioni di tattica di Azusa, il lavoro di coordinamento del monitoraggio lo avevano impegnato e sfinito ogni giorno. Nonostante si sentisse un tipo molto cool per aver raggiunto risultati così soddisfacenti dopo appena qualche tempo, Soul non poteva fare a meno di sentire che qualcosa dentro di sé non andava.

La sensazione si acutizzava la sera quando si ritrovava a fissare il soffitto della sua stanza, così diverso da quello dell'appartamento di Death city. Era a quel punto che li percepiva: il vuoto che gli attanagliava la bocca dello stomaco, il senso di incompletezza, il dolore di un legame reciso violentemente come da una sforbiciata.
Di notte Soul sognava il tocco gentile e deciso dell'anima della sua Meister, quella sensazione che nei ricordi stava sfumando lentamente con la lontananza.
 
Negli ultimi tempi, quando la nostalgia diventava insopportabile, Soul tirava fuori da sotto il suo letto una grossa scatola di cartone. Lì aveva riposto gli oggetti più preziosi che rappresentavano il suo legame con tutto ciò che aveva lasciato indietro.

La Falce era arrivata in Australia solo con lo zaino in spalla. Tuttavia, nel corso dei tre anni di permanenza nel deserto, aveva raccolto in quello scatolone malandato tutte le cartoline che Maka gli aveva inviato.
Quando il sole lasciava il posto alla luna nera, Soul seduto sul letto nella sua stanza pescava a caso uno dei piccoli rettangoli di cartoncino nella scatola. A quel punto immaginava di trovarsi altrove con i suoi amici, lontano dall'alienazione della base operativa.

 
Soul e Maka non amavano sentirsi al telefono, per qualche ragione le parole che si scambiavano sembravano sempre vuote e inutili.
Soul odiava la voce di Maka attraverso l'apparecchio vecchio e scassato della base, così metallica e distorta tanto che non riusciva a percepirne l'insita musica.
Così, dopo una serie di telefonate imbarazzanti  e altrettante brevi videochiamate, l'arma e la sua meister avevano trovato un modo migliore per comunicare.

Un giorno, infatti, Soul ricevette una cartolina da Londra. Sul retro c'era scritta solo una frase:
 
Non si è mai lontani abbastanza per trovarsi
 
Nessuna firma, nessun "Caro Soul come stai?" o saluto finale accompagnava quelle poche parole, ma lui non aveva avuto dubbi su chi fosse il mittente.
La foto del ponte sul Tamigi dove lui e Maka avevano lottato insieme contro Free, gli aveva suscitato una miriade di ricordi belli e tristi e aveva riso di quella trovata da "secchiona".
L'Arma si era scervellata su come risponderle. Non era un gran ché con le parole e dopo aver gettato via fogli e fogli di lettere incompiute trovò una soluzione.

Un pomeriggio si trovava in un sobborgo di Melbourne, in ricognizione, quando capitò davanti a un negozio di dischi. Entrò e scelse di getto un quarantacinque giri di musica jazz. Mezz'ora dopo il disco era impacchettato e imbucato nella cassetta della posta per le spedizioni internazionali. L'indirizzo sul pacchetto era quello del suo vecchio appartamento... del loro appartamento.

Lo scambio era proseguito negli anni. Ogni volta che Maka si trovava in missione da qualche parte gli inviava una cartolina accompagnata da una frase sibillina, solitamente una citazione o un aforisma. Soul le rispondeva inviando un nuovo disco, i generi e gli artisti variavano in base al suo umore.
Maka e Soul avevano creato un linguaggio tutto loro e ogni cartolina rispondeva a una domanda che la musica di Soul aveva posto e viceversa. Dietro alle note di un pezzo blues e sotto le parole di un romanzo storico si nascondevano i "Come stai?", "Sei felice?", "Mi manchi", che nessuno dei due aveva il coraggio di chiedere direttamente.

Soul amava e odiava la sensazione di attesa di un altro messaggio da Maka. Quando finalmente arrivava la posta, una volta al mese in quel luogo sperduto nel deserto, aspettava quasi tutto il giorno con la cartolina ben custodita nella tasca dei suoi jeans.
Non voleva assolutamente guardarla davanti ai suoi colleghi (non sarebbe stato per niente cool), o peggio ancora davanti a Spirit.  La falce dai capelli cremisi infatti non aveva abbandonato l'iperprotettività nei confronti di sua figlia.
Solo la sera, nella sua stanza, Soul la prendeva tra le mani per leggerla e analizzarla fino ai minimi dettagli e immaginare una risposta sottoforma di musica.

Per Natale e per il suo compleanno Soul riceveva sempre grandi pacchi con regali e foto di tutta la gang. Queste ultime campeggiavano sulle pareti, altrimenti spoglie, della stanza di Soul come finestre brillanti su una vita passata.
Le foto erano la testimonianza del tempo che scorreva e di come i suoi amici fossero cambiati e allo stesso tempo rimasti sempre gli stessi.

Gli occhi di Soul avevano osservato come Patty avesse sempre il suo sorriso smagliante, ma la ragazza aveva abbandonato la sua aria da bambina ora che ricopriva la carica di arma ufficiale di Lord Death.
Lo sguardo di Liz invece si era addolcito, specialmente nelle foto in cui era abbracciata a sua sorella e Kid.
Il giovane Lord della Morte era diventato col tempo più serio, le sopracciglia spesso aggrottate, e i suoi sorrisi erano rari e apparivano solo in presenza degli amici più fidati.
Nell'ultima istantanea ricevuta da Soul, risalente a più di un mese prima, tutta la gang  si era riunita nell'appartamento di Maka. Oltre a Kid e alle sorelle Thompson c'erano anche Kilik, Ox , Harvar, i gemelli Thunder e Fire, Kim e Jaqueline e ovviamente i suoi migliori amici: Maka, Black Star e Tsubaki.
La prima volta che gli occhi della Falce si erano posati sul film lucido, l'attenzione del ragazzo era stata catturata dal braccio di Black Star che era attorno alla vita di Tsubaki. Il mento della ragazza poi era appoggiato tra i capelli azzurri dell'amico, i quali col tempo si erano leggermente abbassati. La loro posizione così intima e affettuosa lasciava trasparire che tra i due ci fosse più di un semplice rapporto tra partner. Soul era felicissimo per loro, ma doveva ammettere di  essere invidioso.
Quella era la complicità e lo sbocciare di un'intesa che segretamente aveva sognato con Maka. I pensieri che si era abituato a reprimere quando viveva ancora a Death City, a fianco alla sua meister, erano liberi di ingoiare la sua attenzione in Australia.
Era come se la lontananza da Maka gli permettesse di indulgere in desideri pericolosi, dal momento che lei non poteva sentirli o percepire il fremere della sua anima quando gli sorrideva.

Tornando a guardare quell'ultima polaroid tutta storta, probabilmente scattata da Patty, Soul sapeva che la parte migliore era l'immagine di Maka. La ragazza aveva  la mano sulla bocca, come a nascondere una risata, e il dito puntato verso la coppia suddetta, ammiccando alla macchina fotografica. 
Non era cambiata: aveva sempre i suoi codini ai lati della testa bionda, il viso tondo e quegli occhi verdi così brillanti e determinati. Indossava anche una maglietta che Soul riconobbe come una delle sue, lasciata nel suo vecchio armadio. Il fatto che lei l'avesse addosso era come se una parte di lui fosse lì con loro a festeggiare il quattro luglio.

A parte le comunicazioni frequenti con Kid a proposito della missione, dell'intera gang solo Black Star e Tsubaki gli avevano fatto visita un paio di volte, di ritorno da missioni in Asia.
Soul non era il tipo che mostrava molto i suoi sentimenti, ma rivedere i suoi amici rappresentava per lui una ventata di aria fresca nella sua vita ormai oberata dalle responsabilità... con Black Star il divertimento era assicurato.

Kid, però, non aveva mai mandato Maka anche solo lontanamente vicino a lui.
Né le era stato permesso di fargli  visita, in aggiunta al fatto che il rientro in America di Soul era stato rimandato più volte, con scuse spesso ridicole e inverosimili.
Gli stessi Tsubaki e Black Star rimanevano in silenzio quando Soul sfiorava l'argomento con loro, oppure cambiavano discorso.
La falce percepiva un certo disagio nel comportamento degli amici, come se stessero nascondendo qualcosa o non potessero parlare della sua separazione prolungata da Maka.

Era proprio questo che Soul non riusciva a capire: era convinto che lui e la sua meister fossero una risorsa per la DWMA, una delle partnership più forti in tutto il mondo e, per quanto il proprio lavoro in Oceania fosse importante, non sarebbe stato più efficiente con Maka al suo fianco?

Quando il ragazzo interrogava Kid sullo stato delle cose, lui continuava a insistere che ormai la sua meister l'aveva portato all'obiettivo più importante: diventare Death Scythe; mantenerli come partner non avrebbe giovato né all'uno né all'altra, mentre la carriera individuale avrebbe permesso loro di sviluppare le personali abilità.

Nonostante le giustificazioni del nuovo Lord Death, Soul continuava a non vederci chiaro.

Erano stati allontanati troppo in fretta, senza il tempo di capire quanto sarebbero stati separati e le implicazioni della sua partenza.   
Soul ricordava di essersi opposto categoricamente fino all'ultimo, mentre Maka sembrava sospesa in uno stato di incredulità e dispiacere. Alla fine era stata lei a convincerlo a partire; Soul sapeva che la ragazza si sentiva come un peso attaccato alla sua caviglia, che gli impediva di proseguire il proprio percorso da Death Schyte.
Soul le aveva ripetuto mille volte che non gli importava niente dell'Oceania e delle opportunità se voleva dire separarsi da lei.
Però aveva ceduto, all'irrevocabilità dell'ordine di Kid e agli sguardi colpevoli di Maka.

La sera in cui si erano salutati era stata struggente, si erano abbracciati per lunghi minuti sull'uscio del loro appartamento senza avere il coraggio di staccarsi.

Tuttavia quella che all'inizio Kid aveva dipinto come una missione di addestramento che doveva terminare nel giro di un anno, si era trasformata in un trasferimento definitivo.
Soul si sentiva tradito, tagliato fuori, isolato, lontano. Separarsi dal rapporto simbiotico con la propria meister, recidere la comunione delle anime che aveva nutrito per anni, era stato come staccarsi la pelle pezzo per pezzo, ogni giorno che passava.

In certi momenti si sentiva distaccato da tutto e tutti, altri si beava dell'indipendenza della propria essenza, altri ancora sentiva la propria anima arida e mutilata. Cosa costava a Kid lasciare Maka volare da lui, o permettergli di passare un compleanno in America?

I suoi sospetti e la sua sete di risposte si erano acuiti nel corso degli anni. La stessa Maka sempre più spesso sembrava inquieta: dai messaggi in codice che gli mandava lasciava trasparire preoccupazione.

Così Soul aveva iniziato a fare qualche domanda velata ai suoi colleghi, su Lord Death e l'attività delle altre basi operative. Le risposte erano sempre le stesse, vuote e inconcludenti.
Quando Spirit e Azusa tornavano a fargli visita, e a controllare il suo operato, Soul interrogava anche loro sull'argomento cercando di mostrarsi il più disinteressato possibile. Tuttavia le due armi non lasciavano trapelare nessuna informazione, anzi col passare del tempo Soul non poté fare a meno di sentirsi osservato, spiato. Cercava in tutti i modi di evitare che la sua corrispondenza venisse letta, non si fidava di nessuno e dava meno confidenza possibile ai suoi compagni della base.


Col passare del tempo anche Kid, durante le loro comunicazioni settimanali attraverso lo specchio magico, appariva sempre più teso con profonde borse sotto gli occhi.
In aggiunta a questo clima sospetto, negli ultimi mesi la base in Oceania aveva registrato un omogeneo aumento di poteri occulti in tutto il continente. Non c'era una sorgente ben precisa, ma sporadici episodi di sparizioni e omicidi inspiegabili si stava verificando un po' ovunque.

Il primo agosto del suo terzo anno nel deserto Soul aveva ricevuto una notifica dall'ufficio postale della cittadina più vicina alla base. Un pacco lo attendeva presso la sede centrale e non poteva essere recapitato direttamente.
Appena possibile, con una scusa per non insospettire i colleghi, Soul si era recato presso l'ufficio e ritirato una busta sottile di carta opaca. Conteneva una nuova cartolina di Maka.
Questa volta però la foto sul retro era della città di Adelaide, in Australia. A fianco all'indirizzo e al nome di Soul  c'erano una data, un orario e un luogo.

Soul era inquieto, si chiedeva perché Maka non avevesse inviato la cartolina direttamente alla base. Forse non voleva che si sapesse che era lì in Australia, era in pericolo?

Nonostante avesse capito che qualcosa non andava, Soul era pieno di gioia, sprizzante di energia, rivitalizzato. Finalmente l'avrebbe rivista, l'unica persona che riusciva a sfiorargli l'anima così in profondità da dimenticare di essere uno invece che due entità fuse insieme. L'unica persona di cui si fidasse ciecamente e che gli era mancata come l'aria, l'unica persona che forse aveva le risposte alle sue domande.
 
 


 
Immerso in questi pensieri, Soul girò sempre più forte l'acceleratore sul manubrio con la speranza di raggiungere Adelaide prima del tramonto.
17 agosto 22.30,  Adelaide Railway Station

 




N/A
Grazie a tutti coloro che hanno letto questo capitolo. Se vi va lasciate un'impressione o una critica, sarò felicissima di leggerle! A presto!
Disclaimer: La citazione sulla cartolina di Maka non appartiene a me, ma ad Alessandro Baricco.
T
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Toccata e Fuga ***


2.Toccata e Fuga



La stazione centrale di Adelaide, a quell'ora di notte, appariva un luogo spettrale e malinconico. Il vento freddo d'agosto non era d'aiuto a rendere l'ambiente più piacevole. La sala d'aspetto, poi, era illuminata da fastidiose luci bluastre, in netto contrasto con la penombra aranciata creata dai lampioni sulla banchina.

 
All'ingresso nella stanza gli occhi di Soul dovettero abituarsi al cambio di luminosità. Il ragazzo se li sfregò, spostando il ciuffo spesso e bianco che gli ricadeva sul viso.
Ormai portava i capelli piuttosto corti rispetto a tre anni prima, l'epoca in cui Maka lo prendeva in giro per i cerchietti che indossava durante gli allenamenti.
Nonostante fossero lunghi solo qualche centimetro sui lati, per combattere la calura che permaneva nel deserto indipendentemente dalle stagioni, ciocche ribelli gli coprivano comunque la fronte, ultime vestigia della sua chioma leonina.
 
Soul si grattò nervosamente la nuca, guardandosi intorno in cerca di Maka.
I sedili era quasi tutti vuoti, ad eccezione di due o tre viaggiatori notturni in attesa della coincidenza: un signore anziano dalla barba argentea che sonnecchiava sul sedile di fronte allo schermo della partenze, una ragazza bruna avvolta in una sciarpa pesante e un altro uomo che leggeva il giornale. Nessuna traccia della sua Meister.
Soul guardò il grande orologio appeso ad una delle pareti della sala, segnava le 22.35.
 
Lei doveva esserci, non era mai in ritardo.
 
Il ragazzo sentiva nello stomaco un macigno che diventava via via più pesante. L'ansia iniziò a pervaderlo e si ritrovò a fissare con sguardo vacuo il contenuto del distributore di snack che ronzava a pochi passi da lui. Durante il suo lungo viaggio in moto non aveva provato altro che febbrile trepidazione, mentre in quel momento una serie di dubbi lo assalivano. Era successo qualcosa a Maka? Perché tardava? La cartolina era forse uno scherzo?
 
Arrivò a pensare che forse lei non l'aveva riconosciuto ed era andata via. Magari, da fuori, aveva buttato un'occhiata veloce attraverso la porta a vetri della sala e l'aveva scambiato per un viaggiatore qualsiasi.
Soul si sentiva cambiato da quando era partito da Death City. Non solo perché era cresciuto di parecchi centimetri e il suo fisico mingherlino si era tramutato in una corporatura asciutta e muscolosa... era qualcosa al di là dell'aspetto fisico.
La sua facciata da ragazzo cool aveva lasciato spazio a una studiata calma, un'apatia che si rispecchiava nella sua postura, nel suo modo di muoversi, nell'espressione del suo viso. Era tornato a rinchiudersi nel suo mondo personale, maestro nel dissimulare emozioni, un camaleonte ben addestrato in grado di mescolarsi tra la gente e passare inosservato. Il che era tutto dire, dati i suoi tratti fisici a dir poco anomali.
 
Poco dopo averlo pensato, però, Soul si diede dello stupido. Assumere che Maka non lo riconoscesse era pura follia. Se sei legato così in profondità ad una persona, che importa se la pelle cambia quando l'anima è la tua impronta digitale?
Tuttavia i minuti passavano e in Soul l'angoscia aumentava; nel quarto d'ora, che gli sembrò il più lungo della sua vita,  qualche viaggiatore era entrato o uscito dalla sala d'aspetto, ma nessuno era colei che stava aspettando.
 
Ad un tratto sentì un tocco leggero sulla propria spalla, accompagnato da un brivido lungo la schiena. I suoi nervi erano in fiamme dalla tensione, si voltò di scatto e davanti a lui c'era una ragazza.
Era la stessa che era rimasta seduta al suo posto da quando era entrato nella stanza. Indossava dei jeans scuri molto stretti, stivali fino al ginocchio col tacco, neri come la giacca di pelle che aveva addosso. Una sciarpa rossa le copriva metà del viso e lunghi capelli corvini le nascondevano la fronte, scivolando ondulati sulle spalle.
Gli tese una mano guantata.
- Lei deve essere Soul Evans, giusto? Mi chiamo Monica Ray, grazie per avermi incontrata qui, mi manda suo fratello Wes. -
ll cuore di Soul fece un paio di salti mortali nella sua gabbia toracica. Tormento e sorpresa lo assalirono allo stesso tempo.
 
Chi Diavolo era Monica Ray? Dove si trovava Maka? Il mittente della cartolina era un'altra persona?
 
La voce della ragazza riverberò nella sua coscienza come una campana: gli era arrivata attutita dalla lana che avvolgeva il viso di lei fino al naso, ma la falce colse una sfumatura familiare.
Soul non rispose subito e rimase impalato a squadrare quella ragazza, cercando di capire come mai  dentro al suo petto sentisse una sensazione di calore e la sua anima vibrasse come una corda legata a un tasto del pianoforte.
Ci doveva essere un errore. Era forse una trappola? Suo fratello Wes non era il tipo da inviare qualcuno come un pacco per potergli parlare, dal momento che poi potevano sentirsi benissimo per telefono. Quella voce però... era così simile a quella di Maka e poi come spiegarsi quel fremito nella sua anima che presagiva la risonanza?

Ancora sconcertato dall'aspetto della ragazza, dato non combaciava con i ricordi della sua partner, Soul incrociò gli occhi di lei:  due pozze color verde oliva, inconfondibili.
Sì era proprio Maka e da sotto la lana della sciarpa il suo sorriso spuntava brillante come un gioiello.
 
Era caduto nel caso opposto del suo stesso timore, di qualche minuto prima, di non essere riconosciuto.
Soul guardò la ragazza bruna sconcertato e confuso, poi seguì lo sguardo apparentemente distratto di lei che si era fermato su uno dei viaggiatori seduto su una poltroncina, non molto lontana da loro. Lo sconosciuto li osservava di sottecchi, da dietro il giornale aperto ad arte davanti al viso, fallendo miseramente il tentativo di sembrare disinteressato.
 
Il ragazzo capì allora il motivo del travestimento di Maka e della messa in scena. Qualcuno li teneva d'occhio, la situazione era molto peggiore di quanto si aspettasse.
A quel punto, con naturalezza, Soul strinse la mano che Maka gli aveva porto, sfoggiò il suo migliore ghigno sbilenco e si preparò a reggerle il gioco.
 
- Lieto di incontrarla Monica. Come mai mio fratello la manda da queste parti, invece di scomodarsi di persona?-

- Immagino lei sappia che è molto impegnato, è nel mezzo del suo tour in Sud America. Ha preferito mandare la sua fidata assistente, vorrebbe comunicarle una notizia importante. - rispose lei con un occhiolino.

- Capisco, tipico di Wes...ha fame? Conosco un ristorante italiano che resta aperto fino a tardi...-

"Monica" rispose che aveva una fame da lupi e concordò sul fatto che chiacchierare davanti a una pizza era un'ottima idea.
 
Con passi svelti i due ragazzi uscirono dalla sala d'aspetto e si diressero verso il parcheggio dove Soul aveva lasciato la sua moto. Notarono subito con disappunto che il viaggiatore sospetto li stava seguendo.

Maka posizionò la sua borsa nel vano sotto la sella e indossò il casco che Soul aveva portato per lei. Una volta seduta dietro Soul, allacciò le braccia attorno alla vita del ragazzo con sicurezza, come quando erano abituati a viaggiare sulle strade polverose di Death City. Quell'abbraccio costretto sembrò a Soul frettoloso e per niente soddisfacente, quando gli sarebbe piaciuto assaporare il loro incontro con più calma. Sfortunatamente la situazione era piuttosto critica.
 Maka appoggiò impaziente la guancia vicino al colletto della giacca di Soul e gli sussurrò nell'orecchio:

- Vai verso sud, attraversando la strada principale, da lì ti guido io. Fai presto questo tizio non mi piace per niente -

Senza farselo ripetere due volte Soul partì sgasando, mentre un' auto parcheggiata vicino a loro accese i fari e mise in moto.
Sfrecciarono per il centro con l'ombra di una berlina nera sempre alle calcagna.
Il traffico era quasi assente, ciò li rendeva sfortunatamente molto visibili agli inseguitori.
Il ragazzo alla guida non conosceva le strade e si stupiva della meticolosità con cui la sua compagna gli descriveva gli incroci e le deviazioni successive. Era lì da molto allora, se conosceva bene l'urbanistica di Adelaide? Chissà per quanto tempo erano stati vicini senza che lui lo sapesse. Una smania lo assalì e accelerò quasi impennando, mentre Maka con un piccolo grido di sorpresa rinforzava la presa sui suoi fianchi.

Dopo una mezzora di giri in tondo, l'artigiana  gli indicò una stretta strada laterale, che Soul imboccò a folle velocità. Il ragazzo dovette frenare poi di botto per non schiantarsi contro il muro di una palazzina. Maka saltò giù agilmente dalla moto e si diresse verso l'ingresso malandato dell'edificio.

- E' un vicolo cieco! Che ti è saltato in testa?-

- Fidati di me, presto da questa parte -

Proprio mentre i fari dell'auto scura illuminavano l'imboccatura del vicolo, Soul e Maka trascinarono per il manubrio la moto di Soul dentro il palazzo, da un portone troppo piccolo per lasciar passare una macchina. Dopo aver attraversato uno scantinato buio i due rispuntarono dall'altro lato, su una strada parallela alla precedente.
Avevano seminato la berlina e, dopo un altro quarto d'ora di strada, finalmente Maka indicò a Soul un parcheggio ben nascosto, nei pressi del porto di Adelaide, dove poter lasciare la moto.
La ragazza lo portò a piedi all'interno di un altro edificio antico e malmesso che sembrava abbandonato da parecchi anni.
Scesero numerosi rampe di scale ricoperte da muffa e ciarpame fino al piano interrato. Maka tirò fuori dalla borsa delle chiavi arrugginite e aprì l'unica porta presente sul pianerottolo.

- Lo so... non è il massimo ma almeno qui possiamo stare tranquilli. -

L'appartamento era piccolo, praticamente un monolocale, arredato con mobili scompagnati e di fortuna, ma era caldo pulito e accogliente. Risultava stranamente vissuto. La posizione era ottima poiché, anche se le luci rimanevano accese, non era possibile scorgere dalla strada se ci fosse qualcuno nella stanza.

Soul era ancora agitato per l'inseguimento e pieno di domande da porgere alla sua Meister, che quasi si sentiva scoppiare la testa. Non riusciva però a spiccicare parola.

Poteva solo guardare Maka sperando che la sua presenza, in quella camera di qualche metro quadro, non fosse solo un'illusione; pregare che fosse reale e non sparisse da un momento all'altro.

L'alienazione che aveva vissuto per anni si era come dissolta nell'aria, mentre la falce sentiva la sua essenza vibrare e stiracchiarsi;  la sua anima era circospetta, in attesa del tocco di quella di lei per sentirsi di nuovo piena e completa.
Maka lo fissava a sua volta e sorrideva in silenzio, mentre si sfilava la giacca di pelle, la sciarpa pesante e infine anche la parrucca corvina.

Soul era così felice di rivedere i suoi capelli biondi arruffati e la frangetta.
La ragazza indossava anche una delle sue solite camice bianche con le spalline a sbuffo, ricoperta da un sottile gilet oxford grigio. Quell'immagine di lei così familiare quasi commosse Soul che non poté fare a meno di sentirsi a casa.

Maka era la sua casa.

Senza aspettare oltre la placcò e la strinse forte, unendo i loro corpi in un abbraccio ferino: un incastrarsi di gomiti e ginocchia in una danza perfetta.
Iniziò a girare su se stesso come una trottola, trascinando Maka con sé.

Voleva sentirla vicina, pelle contro pelle, lasciare le loro anime sfiorarsi dopo tanto tempo.
Lei lo abbracciò forte di rimando, ridendo mentre lo rimbeccava per i suoi capelli corti,  per l'orribile camicia floreale che indossava e per il fatto che non l'avesse riconosciuta subito. Era il suo modo di dire "Mi sei mancato" e "Sono felice di vederti". Soul lo sapeva.

Alla fine sì accasciarono sul divano malconcio che campeggiava al centro della stanza, sempre abbracciati.

- Non sei cambiata per niente Maka, hai sempre le tette piccole - riuscì finalmente a dire Soul.

Si beccò un fulmineo Maka-Chop perpetrato con un tomo enorme, che la ragazza aveva estratto da chissà dove; il ragazzo rise tra le lacrime di dolore, aveva avuto nostalgia persino dei gesti violenti della sua ex partner.

- E tu sei sempre il solito cafone Soul! -
Dopo poco Maka si districò dall'abbraccio e sistemò i suoi due codini ai lati della testa.

-Mangiamo? C'è del curry  in frigo da preparare, se vuoi. -

Gli angoli della bocca di Soul si piegarono in un ghigno e i suoi occhi cremisi brillarono di aspettativa.

- Come ai vecchi tempi? -

-Sì, come ai vecchi tempi -






N/A
Ciao a tutti, grazie ancora se siete arrivati fin qui con la lettura, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Dal prossimo Soul e Maka finalmente si confronteranno sulla situazione e sulle forze misteriose che sembrano accerchiarli... Stay tuned!
A presto :)
T

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Capitolo 3
*** Suite ***


3. Suite



 

-  Questo posto è di tua madre!? -

-  Già... è uno dei suoi punti di appoggio in giro per il mondo. Quando le ho detto che volevo venire in Australia mi ha lasciato chiavi e indirizzo. -

- Quindi sei qui da tre settimane eh...-

Il curry fumante riempiva le ciotole di Soul e Maka, volute di vapore si innalzavano tra i loro visi rendendoli sfocati.

 
Nei minuti precedenti alla cena, mentre il riso bolliva e le verdure speziate cuocevano nel pentolino, la falce aveva fatto un resoconto degli ultimi anni trascorsi nella base operativa, mentre l'artigiana gli aveva raccontato della permanenza ad Adelaide.

Poco meno di un mese prima Maka era partita dal Giappone, dove aveva vissuto con sua madre per un anno. A parte qualche visita nel Nevada in occasioni speciali, come il quattro luglio o qualche compleanno, anche la meister era rimasta lontana da Death City per parecchio tempo.

Verso fine luglio era atterrata a Sidney poi, salendo e scendendo da treni e autobus, aveva attraversato il New South Wales, lo stato di Victoria, fino ad arrivare in South Australia ad Adelaide. Soul era rimasto colpito dalle precauzioni che la ragazza aveva preso per non essere tracciata negli spostamenti; la preoccupazione aveva ricominciato a ribollirgli nella coscienza.

Appena arrivata in città la ragazza gli aveva inviato la cartolina e aveva atteso, elaborando la strategia per incontrarlo e sicuramente qualcos'altro che ancora non aveva svelato.


Mentre apparecchiavano la tavola e cucinavano, i due ragazzi  erano ricaduti nella routine familiare che sembrava essersi perduta col tempo.
Maka notò che Soul non aveva perso il vizio di mescolare il curry con lo stesso cucchiaio con cui l'aveva assaggiato. Il ragazzo invece lisciò gentilmente con l'indice il tovagliolo che Maka aveva accuratamente piegato a triangolo e messo a sinistra della ciotola, come era solita fare preparando la cena a Death City.

Allo stesso tempo, però, lo spazio tra di loro sembrava stirarsi come un elastico quando accidentalmente uno dei due sfiorava il braccio dell'altro: al contatto i due ragazzi si allontanavano in fretta, guardinghi.
Era come se dovessero riabituarsi ad avere i propri corpi vicini e superare l'imbarazzo di una nuova ed emozionante vicinanza.
L'abbraccio di Soul aveva riacceso in loro il bisogno di affettuoso contatto, un sentimento affamato che li spingeva a riavvicinarsi inconsciamente l'una all'altro, ma che non poteva essere soddisfatto, non ancora.


Una volta seduti su due sgabelli bassi, con gli avambracci appoggiati al tavolino da campeggio che fungeva da tavolo da pranzo, avevano iniziato a gustare il curry che aveva il sapore di nostalgico passato.

- Soul, non ci girerò intorno. Ti ho scritto di incontrarci perché ho bisogno del tuo aiuto. -

Maka fissò Soul negli occhi con un'espressione dura che raramente il ragazzo aveva visto sul quel viso tondo. Per dissipare il disagio la falce si lasciò scappare una battuta.

- Ed io che pensavo volessi rivedermi perché ti sono mancato... -

-  Non è il momento di scherzare! -

- Ok, ok scusa. Spara. -

- C'è qualcosa che non va in me... -

La ragazza fece un respiro profondo, mentre portava automaticamente le mani al petto come per proteggersi.

- La mia percezione delle anime si sta indebolendo e... non riesco più a entrare in risonanza con nessuna arma -

L'angoscia che Soul aveva sentito sin da quando aveva ricevuto la cartolina il primo di agosto esplose. Un senso di impotenza e di rabbia lo avvolse, facendogli serrare la mascella. Da quanto tempo stava male? Perché non ne aveva saputo niente?

- Maka... Kid lo sa? Il Professor Stein?

- Sì lo sanno, ma è complicato... -

- Allora credo che tu debba spiegarmi tutto dall'inizio -

La ragazza iniziò il suo racconto dalla partenza di Soul dal Nevada. Poco dopo era entrata nel corpo docenti della DWMA, tenendo lezioni specifiche per gli artigiani.  

- Sin dal primo giorno non mi sentivo più me stessa... ho dato la colpa allo stress e al fatto che forse ero depressa a causa della tua lontananza. Mi tenevo occupata tutto il giorno per non pensarci, ma la sera sentivo l' anima spezzata in due. -

La falce conosceva benissimo quella sensazione di dolore, l'aveva provata lui stesso. Allungò le mani per prendere una di Maka tra le sue e abbassò il capo annuendo.

La ragazza gli confessò che sin da subito Kid aveva cercato di convincerla a lavorare con un' altra arma. Tuttavia non era mai riuscita a connettersi con nessun altro, senza rischiare di danneggiare l'anima del malcapitato. Era come un riflesso incontrollabile... l'anima di Maka era instabile e rifiutava qualsiasi risonanza, ferendo involontariamente quella della falce che tentava la connessione.

Negli anni successivi la meister aveva continuato a lavorare con Stein sulla percezione dell'anima, nonostante i buoni progressi era sempre più difficile controllarla. Durante alcuni allenamenti la lunghezza d'onda dell'anima di Maka impazziva tanto da farle perdere i sensi. Il Professore le aveva detto che la causa era un intenso stress e probabilmente un periodo lontana dalla DWMA le avrebbe giovato.

- Non ho creduto ad una parola, non era semplice stanchezza. Ho chiesto migliaia di volte a Kid di mandarmi da te in Australia, ma si è sempre rifiutato -

Soul sbuffò seccato.

- Non mi stupisce, per tre anni mi ha negato il permesso di tornare a Death City... non riesco a capire. Per quale ragione dobbiamo stare separati? Poi non hai l'impressione che tutti sappiano qualcosa tranne noi?-

- Esatto! Non sai quante volte ho interrogato Stein, Sid e tutti gli altri professori, ma non mi hanno mai dato retta. Quando ho voluto fare una ricerca in biblioteca sulla stabilità delle anime, non mi hanno permesso di accedere ad un intera ala.. E qui arriviamo al punto del problema!- rispose Maka lasciando la presa di Soul e tirando fuori il grosso tomo con il quale aveva colpito Soul poco prima.

- Un anno fa, dietro consiglio di Stein, Kid mi ha assegnato una missione di ricognizione e controllo in Giappone. Lì ho rivisto mia madre... -

La voce di Maka quasi spezzò per l'emozione, Soul sapeva quanto la ragazza avesse desiderato quell'incontro. La falce le rivolse un sorriso appuntito pieno di felicità che lei ricambiò. Entrambi sapevano che quello non era il momento di parlare del ricongiungimento di Maka con Kami, ma Soul si ripromise di riempirla di domande quando ne avesse avuto l'occasione.

- In Giappone, con l'aiuto di Mama, ho avuto modo di fare delle ricerche riguardo alla mia condizione e ho trovato questo antico volume sul Folklore delle streghe. -

- Non capisco... che c'entrano le streghe? -

Maka aprì il vecchio libro incartapecorito alla pagina contrassegnata da un segnalibro e fece passare il dito sulle fitte righe inchiostrate a mano.

- Adesso ti spiego.. in questo libro ho trovato che la causa dell'instabilità è la Fusione delle Anime -

Il ragazzo la guardò perplesso, anche se in classe la sua attenzione non era mai stata altissima non aveva mai sentito una cosa del genere.

- La che? -

- Fusione delle Anime, non ho idea di cosa sia e qui non viene approfondita oltre; ma so che qui in Australia c'è un posto dove viene conservata tutta la letteratura antica delle streghe... Soul io so che la risposta si trova qui da qualche parte, ho bisogno di capire cosa mi sta succedendo.
Sei l'unica persona di cui mi fido. Non di Kid, non di Stein nemmeno dei nostri amici, solo di te. Puoi aiutarmi? -

I due ragazzi si guardarono negli occhi e Soul lesse in quelli di Maka un misto di disperazione e speranza.

- Non so nemmeno perché me lo stai chiedendo, è ovvio che ti aiuto Secchiona - disse il ragazzo scompigliandole delicatamente la frangetta con le dita.


Sollevata, Maka appoggiò la fronte alla mano del ragazzo abbassando lo sguardo verso il proprio piatto ormai vuoto. Piccole gocce ribalzavano sulla ceramica creando una melodia leggera e struggente. Soul sollevò il viso di Maka rigato di lacrime e glielo asciugò con i palmi delle mani, strofinandole con affetto le guance arrossate.

Avere la certezza che anche Maka aveva vissuto il suo stesso isolamento, la sensazione di essere sola contro il mondo e quei brividi freddi lungo la schiena, segnali di una presenza in costante osservazione, lo colmavano di un senso di ingiustizia. Se fossero rimasti insieme forse nulla di tutto questo sarebbe successo.

In silenzio i due si staccarono è iniziarono a sparecchiare a tavola.

Fu a quel punto che se ne accorsero: il pavimento della stanza era allagato e l'acqua arrivava quasi alle caviglie.
Maka imprecò sonoramente, mentre Soul divertito la accusò di aver pianto troppo tanto da bagnare le piastrelle.

- No no Soul! Ci hanno trovati! -

L'acqua filtrava dalla piccola finestra chiusa, attraverso gli infissi, usciva incontrollata dal lavandino della cucina e dal piccolo bagno.

-Di che parli? Chi ci ha trovati? -

Maka era affannata e visibilmente in panico.

- Ti ricordi il viaggiatore losco che ci pedinava? Non è il primo che vedo, da quando sono in Giappone sono costantemente seguita da qualcuno -

La ragazza appoggiò il piede sinistro sullo sgabello e sollevò la gamba del jeans sino al ginocchio, scoprendo agli occhi di Soul dei segni rossi circolari, lasciati da delle ventose.

- Durante il mio viaggio verso Adelaide, una sera mi sono fermata a dormire in un Motel sulla Great Ocean Road. Mi sono svegliata nel cuore della notte con il letto che galleggiava per la stanza e degli stani molluschi giganti che tentavano di trascinarmi sotto la superficie... non so chi riesca a fare questo, ma di sicuro c'entra una strega -


- Ottima notizia!- Ribattè Soul sarcastico - Non solo siamo ignorati dalla DWMA, anche una strega ti da la caccia! Ed io che pensavo che con Arachne e Medusa avessimo già esaurito la nostra quota di streghe psicopatiche. Prendi quello che ti serve e tagliamo la corda. -

Maka non se lo fece ripetere due volte ficcando nella borsa da viaggio il vecchio libro che era rimasto sul tavolo, poi infilò la tracolla e mise le scarpe.

L'acqua era arrivata quasi ai loro polpacci quando la ragazza aprì la porta d'ingresso. Un muro d'acqua la colpì in piena faccia e solo grazie all'intervento di Soul  i due riuscirono a richiudere la porta, prima che il monolocale fosse interamente sommerso.

- Le scale sono completamente sott'acqua, come diavolo facciamo ad uscire? - urlò la falce.

La ragazza guardò disperata il suo partner completamente fradicio, con l'acqua quasi al petto e i capelli bianchi appiattiti sulla fronte. All'improvviso la sua attenzione fu catturata da qualcosa oltre la testa di Soul e i suoi occhi si accesero.

- Mi è venuta un'idea -



 


N/A
Ciao a tutti! Grazie infinite se siete arrivati fin qui e grazie per le bellissime recensioni che mi avete lasciato. Spero che questo capitolo non sia stato troppo noioso, purtroppo c'è uno spiegone di mezzo per inquadrare la situazione di Maka. Se avete consigli o pareri sono sempre felicissima di leggerli. A presto!!
T

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Capitolo 4
*** Sinfonia n° 9 ***


Sinfonia n°9




- Che razza di idea... -

 
- Smettila di lamentarti e sbrigati! Spingimi un po' più a destra...-

 
Maka era seduta sulle spalle di Soul, quest'ultimo con l'acqua fino al mento, mentre la ragazza tentava di scardinare una grata posizionata in alto sulla parete. Dietro alla protezione in plastica era nascosta l'imboccatura di un passaggio, largo poco meno di un metro e alto altrettanto.

- Sei seria? Il condotto dell'aria? Ti rendi conto che è una specie di trappola per roditori e se si riempie d'acqua siamo spacciati? -

Maka, invece, aveva notato che dallo spazio tra le sbarre non colava acqua, dunque aveva dedotto che l'impianto di aerazione era separato dalla zona allagata dell'edificio.
Passando da lì avrebbero avuto migliori chances di trovare l'uscita, piuttosto che aprire la porta dell'appartamento e risalire a nuoto le scale sommerse.

Probabilmente chi dava loro la caccia si aspettava che scegliessero questa seconda opzione. Con brutalità Maka tirò la copertura fino quasi a spezzarla, per poi rimbeccare Soul:

- Beh se preferisci morire affogato in questo sottoscala, accomodati! -

Con un sonoro clang l'imboccatura del condotto venne liberata e la ragazza si arrampicò all'interno. Una volta entrata tese la mano a Soul, che la seguì a ruota.

- E adesso? - chiese la falce. Si trovava in una posizione scomoda, braccia e gambe annodate a quelle della sua meister nel claustrofobico cunicolo. Il respiro di lei gli accarezzava la fronte bagnata; il ragazzo notò una fila di goccioline che le scendevano dalla frangetta seguendo un cammino dritto, fino alla punta del naso, per ricadere in basso da qualche parte nel buio.
Maka sbuffò e si districò da Soul, gattonando davanti a lui nello stretto passaggio.

- Puntiamo verso l'alto e speriamo di trovare una via d'uscita -

I due ragazzi strisciarono per lunghi minuti attraverso il condotto, il quale si diramava in diverse direzioni, per areare tutte le stanze del vecchio palazzo. A parte la sporcizia e il ciarpame, che in parte ostruivano il passaggio, non trovarono altra acqua.
La mente di Maka lavorava febbrile, cercando di orientarla in quel formicaio di metallo. Nonostante la ragazza sentisse un forte senso di oppressione, avrebbe fatto di tutto per evitare di entrare in contatto di nuovo con quelle strane creature marine, già incontrate il mese precedente.

Svegliarsi nel cuore della notte con dei tentacoli sulle gambe intenti a trascinarla sott'acqua era stata un'esperienza terrificante, accompagnata dalla consapevolezza di essere completamente sola e non avere idea di che tipo di nemico si trovava ad affrontare.
In quel momento anche soltanto avere al proprio fianco Soul dava a Maka la sicurezza che non provava più da anni.


Finalmente il percorso iniziava a salire: in un tratto completamente verticale, i due ragazzi dovettero farsi strada verso l'alto con la forza di braccia e gambe. Per un pelo non rischiarono di scivolare giù di nuovo per parecchi metri, infatti il piede sinistro di Maka perse la presa sulle lisce pareti metalliche. Per fortuna Soul, che era sotto di lei, le afferrò la caviglia e la spinse di nuovo verso l'alto.

La falce era piuttosto contenta che Maka avesse indossato i pantaloni quel giorno, altrimenti sarebbe stato piuttosto imbarazzante. Il ragazzo non aveva potuto fare a meno di notare che con gli anni le gambe di Maka erano diventate più lunghe. Inoltre non avevano perso né la loro incredibile forza né la bella curva dei polpacci o l'arco della coscia. 
Su questi ultimi particolari  la falce  si era soffermata parecchie volte, durante alcune sere solitarie, nei i tre anni passati in Australia. 

Per quanto fossero pensieri piuttosto piacevoli,  Soul sapeva che in quel momento specifico, con una misteriosa strega alle calcagna, non poteva distrarsi.

Finalmente Maka raggiunse una diramazione che affacciava su una stanza del secondo o terzo piano. I due ragazzi scivolarono nell'appartamento atterrando sul pavimento bagnato.

Una volta con i piedi per terra, Soul si spazzolò inutilmente con le mani i jeans fradici e sporchi.

- Ok lì c'è la porta, filiamocela -

Prima che potessero raggiungere la maniglia, la porta si spalancò e due uomini vestiti di nero entrarono nella stanza. Automaticamente falce e meister si affiancarono in posizione di difesa.
II due sconosciuti si mossero lentamente verso di loro con passi cadenzati; i loro piedi, calzati da scarpe lucide come perle nere, emettevano un ciaf ciaf  sinistro sollevando schizzi d'acqua.

I due erano identici: medesima altezza, stessi occhi grigi glaciali, stesso naso marcato e barba nera, stesso completo elegante con fodera blu oceano e un ghigno perfido da gelare il sangue.

- Soul, non ti ricordano il tizio che ci seguiva dalla stazione? -

- Già... in qualche modo ci ha scovati e si è portato un clone appresso. Che fortuna... -

- Ecco dove sono finiti i nostri topolini, devo riconoscere che siete piuttosto furbi - gracchiò beffardo l'uomo alla destra della porta.
Il suo tono di voce era vibrante e oscuro. Ricordava a Maka la sensazione che ti da guardare direttamente in un abisso marino.

- Chi siete?- chiese la ragazza risoluta, con voce ferma.
L'altro uomo a sinistra sorrise, scoprendo una doppia fila di denti acuminati.

-Giusto, che maleducati! Non ci siamo nemmeno presentati, anche se con te biondina ci siamo già visti. Ti ricordi?- ammiccò alla meister facendo schioccare la lingua.

- Mi chiamo Uno mentre lui è Due, mio fratello, e siamo venuti a prendervi! -

- Che fantasia in famiglia eh? - borbottò sottovoce Soul in direzione di Maka, che gli rispose con un occhiataccia.

-Anzi vorremmo ringraziarvi, ci avete fatto il piacere trovarvi insieme, invece che portarvi via uno alla volta-

Soul era profondamente irritato dall'atteggiamento di questi due, chi si credevano di essere? Sfoderando la sua maschera di freddezza incrociò le mani dietro la nuca - Si come no, secondo voi dovremmo seguirvi di nostra spontanea volontà. Un po' presuntuoso da parte vost.. -

Maka tagliò il discorso di Soul con un gesto della mano.

- Si può sapere che volete da noi? Voi non siete Kishin, né umani, non capisco... -

Due scoppiò in una risata cattiva - Ancora non l'hai capito? Ah giusto dimenticavo la tua percezione delle anime fa cilecca, vero signorina Albarn? -

Lo sguardo verde oliva della ragazza si adombrò e la rabbia e la frustrazione minacciarono di farla scoppiare in lacrime.
Due continuò: - Non siete chiaramente in grado di combattere. Vi offriamo la condizione di seguirci senza lottare.  Risparmieremmo tutti tempo ed energie -

-Oppure...- proseguì Uno terminando la frase del fratello e facendo scrocchiare le dita con un suono orribile
- passeremo alle maniere forti.  La nostra Signora è impaziente di conoscervi.. e non è il tipo a cui piace attendere... -

C'era davvero una strega di mezzo, in quel momento Maka ne ebbe la certezza.
La mano di Soul scivolò decisa in quella della sua meister, le loro dita si intrecciarono. La schiena della ragazza si raddrizzò e i due si scambiarono uno sguardo di intesa. L'adrenalina che preannunciava la battaglia scorreva impetuosa nelle vene di Soul, con voce calma si rivolse ai due misteriosi nemici.

- Beh, dite alla vostra signora che non riceverà visite per ancora un bel po'...-

In una frazione di secondo il corpo di Soul passò da luce abbagliante a solido metallo lucente. Le dita di Maka si strinsero attorno all'asta della falce.  Lei osservò affettuosamente, quasi con reverenza, l'occhio cremisi all'attaccatura dell'arma, poi il bordo della lama ricurva e la decorazione frastagliata nera e rosso vino. Nella mente della meister era custodito il ricordo di ogni angolo di quella forma, il punto di equilibrio sul quale concentrare l'impugnatura, il peso e l'affilatezza del metallo.
Tuttavia quei ricordi la stavano tradendo, per Maka era tutto fuori asse. Il contatto con Soul la faceva sentire in equilibrio precario, su un filo teso, persino una breve oscillazione della propria anima avrebbe potuto destabilizzarla. Non voleva ferire Soul come aveva fatto con le altre armi che avevano tentato di combattere con lei, non se lo sarebbe mai perdonato.


L'asta era pesante nelle sue mani e un calore terrorizzante iniziava a bruciarle la pelle dei palmi, sotto lo strato di stoffa dei guanti. La sua più grande paura si stava avverando, sarebbe riuscita a risonare con Soul? Questo pensiero l'assillava da mesi e rifiutava a tutti i costi di verificarne la realtà.
I polpastrelli guantati premettero con forza sull'impugnatura, Soul la sentiva tremare.
La sensazione che Maka provava era quella di indossare, dopo tanto tempo, il proprio maglione preferito, ma era diventato troppo stretto per starle bene.
Lo stesso Soul percepiva sentimenti contrastanti, da un lato aderire all'anima di Maka era rigenerante dall'altro gli provocava uno strano disagio, una forza gli strappava la propria essenza dal petto. Era preoccupato.

-Maka stai bene? - con le lacrime agli occhi la ragazza annuì e si preparò all'attacco.

Intanto Uno e Due non erano rimasti fermi a guardare. Congiunsero le mani e all'improvviso dalle loro bocche spalancate uscirono due potenti getti d'acqua che iniziarono a riempire la stanza. Tutti i vecchi soprammobili dell'appartamento galleggiarono disordinati e in balia di piccole onde, il mobilio venne quasi interamente sommerso.

- Pronti per il bagnetto?- urlò Due sinistramente.
I corpi dei due fratelli si trasformarono in due grosse e lucenti conchiglie scure, dalle quali spuntarono spaventosi tentacoli grigi e viscidi decorati da innumerevoli file di ventose rosa pallido.
-I tentacoli trasmettono una scarica che inibisce la forza e disturba la lunghezza d'onda dell'anima -  la ragazza avvertì la propria arma.

In un attimo la battaglia ebbe inizio.

Maka cercava in tutti i modi di non toccare l'acqua, saltando dal divano al bancone della cucina del piccolo appartamento, facendo roteare la lama di Soul con sapiente maestria. I movimenti erano eseguiti con fluidità, ma ad ogni parata o fendente i muscoli di Maka bruciavano disperati.

I due fratelli molluschi tentarono di accerchiarla e metterla con le spalle al muro, ma la ragazza sembrava avere le ali sotto i piedi e sfuggì parecchie volte alla loro stretta letale.
Tuttavia meister e arma sapevano che il gioco di guardie e ladri non poteva durare a lungo, dovevano uscire da quell'appartamento e in fretta.

- Maka dobbiamo provare la risonanza! Non possiamo continuare così!-

- No, non posso rischiare di farti del male- le braccia della ragazza erano pesanti, le mani ustionate.

Senza ascoltarlo Maka conficcò la lama di Soul nel fragile muro di cartongesso. Spiccò un salto facendo presa sull'asta dell'arma e sferrò un potente calcio verso porta, cercando di spalancarla con la forza.
Intuite le intenzioni della ragazza, prima che gli stivali impattassero sul legno, uno dei due molluschi sparò una disgustosa rete di alghe che le si avvolse attorno come un bozzolo.
La meister perse la presa sull'impugnatura e sparì sott'acqua con un tonfo.

- Noooo Makaaa! -

Immediatamente Soul tornò in forma umana, prese un profondo respiro e si tuffò per recuperare la sua partner.  I tentacoli di Uno le avevano già imprigionato le ginocchia quando la falce li recise con il suo braccio trasformato in lama.
Un urlo di dolore si propagò sotto la superficie dell'acqua, acuto e straziante. Due arrivò immediatamente in soccorso del fratello, emettendo dell'inchiostro nero e putrido da uno dei suoi tentacoli.

Improvvisamente tutto fu buio. Soul non vedeva più nulla, percepiva solo qualcosa di viscido strisciagli sulla pelle. Si sentì improvvisamente debole e stretto in una morsa indistruttibile, che gli bloccava le braccia. Con le poche forze e il fiato che gli restavano cercò di divincolarsi. Il suono del nome della sua partner, urlato disperatamente, era ovattato dal liquido nero. Stava per perdere i sensi per la mancanza di ossigeno, le palpebre erano macigni.

All'improvviso vide un globo lucente e azzurrino galleggiare verso di lui e colpire il tentacolo che gli stringeva l'addome. Una scarica elettrica attraversò le propaggini viscide del mollusco, il quale rilasciò la falce immediatamente. Soul riemerse e prese fiato sputacchiando acqua nera.

Che cosa era successo? I suoi occhi cercavano ansiosi Maka e finalmente la scorse. Era con la testa in superficie, ricoperta di alghe, tuttavia i tentacoli insanguinati di Uno la stritolavano ancora. Una sfera evanescente e luminosa le brillava nel palmo della mano, la ragazza la scagliò contro la corazza del mollusco. Quest'ultimo la lasciò di botto, tremando e muovendo grottescamente il suo grosso corpo viscido.

Soul era stupito, che tecnica straordinaria! Per un attimo l'immagine di Black Star e del suo attacco dell'anima gli passò davanti agli occhi.
Soul non poté soffermarsi e chiederle come l'avesse imparata, che la ragazza svenne. Quell'attacco le aveva prosciugato tutte le energie lasciandola inerte.
La falce nuotò verso di lei per abbracciarla e tenerla a galla.

- Maka! Mi senti? Svegliati!-

Le schiaffeggiava le guance, ma lei non si muoveva, allora Soul si spostò rapido verso la porta e la spalancò facendo defluire l'acqua nel corridoio in un ondata scura.
La falce appoggiò l'orecchio alle labbra di lei e con sollievo constatò che respirava ancora, anche se con fatica. Si caricò Maka sulle spalle, facendola aderire alla propria schiena e appoggiandole la testa nell'incavo del suo collo, con l'idea di dirigersi alla moto e portarla in un posto sicuro.
Stava imboccando la rampa di scale in discesa, ma con la coda dell'occhio percepì un movimento sopra di lui. Si girò di scatto e riuscì a deviare un tentacolo, le cui ventose erano quasi arrivate al capo della sua meister: lo recise di netto con il braccio, evitando per un soffio la testa bionda di Maka.
Il mollusco che lo aveva attaccato gemette e si accasciò, rivolgendosi rabbioso a lui.

-Non è finita qui! Non pensate di essere al sicuro, l'occhio di Morgana vi segue sempre! Tra non molto sarete nelle sue mani e la profezia sarà compiuta! -

Soul strabuzzò gli occhi colto di sorpresa dalle parole di Uno, che intanto era tornato in forma umana e sfoggiava due grossi tagli ribollenti di sangue scuro sulle braccia.

- Di che diavolo parli? Profezia? -

- Ahaha vedo che il tuo caro Lord Shinigami non ti ha detto niente, deve essere terribile quando i tuoi stessi amici ti voltano le spalle...-

Soul era livido, avrebbe con piacere strapazzato Uno fino a fino a farlo parlare chiaro, invece di sbeffeggiarlo; ma Maka stava male e doveva allontanarsi presto da quel maledetto palazzo. Girò sui tacchi e scese velocemente le scale, mentre la voce gracchiante di Uno gli rimbombava nella testa.





N/A: Ciao! Grazie a tutti i lettori, spero vi sia piaciuto questo capitolo pieno di azione! Forse passerà un po' di tempo prima del prossimo aggiornamento a causa della sessione di esami incombente. Spero a presto! 
T

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Capitolo 5
*** Break Free ***


 Break Free


Maka aprì gli occhi lentamente.

La stanza intorno a lei era immersa nella penombra e l'odore di moquette polverosa le fece pizzicare le narici.

La testa le girava, la bocca era arida. Passò la lingua sulle labbra screpolate sentendo il sapore della sabbia. Non sapeva precisamente dove fosse, né l'orario, ma dalla luce aranciata che filtrava dalle imposte doveva essere tardo pomeriggio.
Provò a tirarsi su, tuttavia la sensazione di avere qualcuno seduto sul petto la inchiodò al materasso bitorzoluto dove il suo corpo aveva giaciuto, sfinito, per lungo tempo.


Non ricordava molto delle ultime ore. Sapeva solo che, in uno stato di semi coscienza, Soul l'aveva guidata alla moto. Per un tempo imprecisato avevano viaggiato, col vento freddo che si infilava sotto i loro vestiti bagnati e mordeva la pelle. Si erano fermati poi in un Motel sulla via e, appena Maka aveva appoggiato le membra stanche sul letto, era caduta in un sonno profondo e agitato.


Cercando di aggrapparsi a qualcosa, Maka passò le mani sulle lenzuola ruvide del letto senza trovare appiglio.
Poi, per fermare i brividi, le fece scorrere sugli avambracci ricoperti dalle maniche lunghe della maglietta che aveva indosso, che emanava un buon odore di pulito. La ragazza finalmente girò il capo da una parte all'altra, mettendo a fuoco le forme della stanza buia. Un vecchio comò scrostato occupava la maggior parte della parete di fronte a lei. A fianco ad esso c'era una porta di legno chiaro, probabilmente l'accesso al bagno che ricordava molto vagamente di aver visitato il giorno prima, mentre sopra la spalliera del letto era appeso uno vecchio specchio sbeccato. Maka si accorse dal riflesso che l'altra metà del letto era occupata, si girò allora appoggiando il peso sull'altro fianco.


Soul dormiva accanto a lei, i ciuffi bianchi della sua zazzera erano sparsi sulla fronte. Il viso della falce era rilassato anche se segnato dalla stanchezza.

Maka sentì la pressione sulla gabbia toracica allentarsi piano, mentre ascoltava il respiro regolare del ragazzo accanto a lei e seguiva il movimento ipnotico dei suoi bulbi oculari sotto le palpebre serrate ; forse Soul stava sognando.

Maka non voleva interrompere il suo riposo, ma sentiva l'urgenza di entrare in contatto con lui, di sfioragli l'anima e di condividere  di nuovo quello spazio comune della coscienza, tutto loro. Non entrava nella stanza rossa da anni e si chiedeva se fosse stato ancora possibile ascoltare Soul suonare nelle loro teste, nelle loro anime, di nuovo.

Maka si odiava per questo. Il desiderio che provava la faceva sentire egoista e debole. Da quando Kid tre anni prima aveva imposto loro la fine della partnership, Maka non aveva fatto altro che pensare al legame che si era creato con Soul.
La simbiosi con la propria falce le era sempre parsa come un esito naturale,  una conseguenza del condividere e affidare la propria vita a qualcuno. Quando il giovane Lord Reaper aveva annunciato che il legame sarebbe diventato un ostacolo per il loro futuro, il mondo le era crollato addosso.

Aveva fatto molta fatica a entrare in contatto con Soul, fidarsi ciecamente, andare oltre i propri limiti e mergersi nella sua coscienza, era stato tutto inutile?
Quando Soul aveva rifiutato, per la prima volta, di partire e separarsi da lei, Maka si era sentita sollevata. La sua stessa anima le sussurrava melliflua quanto fosse giusto che Soul rinunciasse a partire per l'Australia.
Doveva rimanere con lei per sempre. Sarebbe stato suo per sempre, come lei stessa sarebbe appartenuta solo a Soul.
Da subito l'appagante soddisfazione di aver trattenuto il partner al proprio fianco l'aveva riempita di trionfo, tuttavia anche il senso di colpa si era insinuato nel cuore di Maka.

Era davvero giusto che Soul restasse, invece di intraprendere la propria meritata carriera da Death Scythe? Maka era un peso per lui? Una catena che gli impediva di vivere la propria vita a pieno?
Chi era lei stessa, invece, senza Soul? Era davvero così dipendente dal proprio partner tanto da non poter sopravvivere da sola?
Questi pensieri e le costanti pressioni di Kid, Stein e addirittura Spirit avevano fatto vacillare la sua convinzione adamantina di possedere un legame indissolubile con Soul.

In effetti entrambi non avevano mai pensato seriamente al dopo, a cosa sarebbe successo dopo che Soul sarebbe diventato falce della morte.

Alla fine, dopo un mese terribile di struggimento, Maka aveva ceduto. Anche se Soul continuava a negare di volersi separare da lei, Maka aveva visto negli occhi del ragazzo la sete di avventura.

Ormai si era decisa, era disposta ad allontanarsi da Soul per lasciarlo libero e per cercare il proprio equilibrio.
Pensò a sua madre, al coraggio e alla determinazione che l'avevano sempre ispirata: sarebbe diventata più forte,  sarebbe diventata completamente indipendente come Kami. 

Molto più difficile era stato convincere Soul dei vantaggi della partenza.

L'ostinazione che il ragazzo ostentava non faceva altro che indurire la convinzione di Maka. Doveva lasciarlo andare ora, altrimenti  o non ci sarebbe riuscita più.
Allora anche Soul a aveva ceduto, ma si era convinto che la separazione sarebbe stata breve e indolore e dopo qualche tempo sarebbe tornato tutto come prima.


I giorni però diventarono settimane e poi mesi e anni, senza che il legame venisse ricucito a pieno da un nuovo contatto, ma solo alimentato dai pensieri malinconici e messaggi in codice sotto forma di parole e musica.
Intanto Maka si era concentrata sulla propria carriera, aveva iniziato a insegnare alla DWMA ed aveva collaborato con diverse armi in molte occasioni, con successo.

Col tempo, però, invece di sentirsi più forte e indipendente si sentiva sempre più sola e fragile.
La stessa anima di Maka era diventata inquieta ed elettrizzata e, da un anno dalla partenza di Soul, la ragazza già non riusciva più a risonare con nessuna arma.

Era come se la lunghezza d'onda di Maka fosse incompleta, alla continua ricerca della propria parte mancante.
Il suo centro vitale si era prosciugato e indurito, quasi sotto un sortilegio. Da quel momento tutto era andato a rotoli ed erano iniziati gli episodi spiacevoli... l'instabilità, il ferimento dei suoi partner e una spirale di depressione e continua ansia.
Maka avrebbe voluto parlare con Soul di quello che aveva vissuto, dello strazio della propria anima. Avrebbe voluto condividerne il peso, ma lei chi era ora per lui? Poteva considerarlo ancora il proprio partner o solo un vecchio amico? Non aveva il diritto di pretendere nulla da lui, dopo che lei stessa l'aveva allontanato. Perché?

Col senno di poi i motivi che aveva addotto per prendere quella decisone le sembravano così stupidi.


Come erano stupide le lacrime che minacciavano di scenderle dagli occhi in quel momento, mentre fissava la Falce addormentata.
La vicinanza con Soul permetteva alla propria anima di dissetarsi per la prima volta dopo anni. Ne ricercava il contatto, a costo di ferirsi, a costo di spezzare tutti gli sforzi che la ragazza aveva fatto per cavarsela da sola per non dipendere da nessuno, per essere libera.
Aveva bisogno di lui e lo odiava e lo amava per questo.


Vincendo ogni remora l'anima di Maka sfiorò piano quella della Falce, questi come risposta al richiamo rabbrividì ritraendosi al contatto come se avesse preso la scossa. Un attimo dopo due iridi cremisi si specchiarono in quelle verdi di lei.

- Come ti senti?-
La voce di Soul era rauca per il sonno e probabilmente un principio di raffreddore.

- Sono stata meglio, ma non mi lamento. Dove siamo? -

- 500 km a nord di Adelaide, in un sobborgo sperduto in direzione del deserto. Ho pensato di allontanarmi da qualsiasi  sorgente d'acqua, almeno per un po'... -

-Sì è stata una scelta saggia... ho dormito per un giorno intero vero? -

- Già come un sasso, non ti sei svegliata neanche quando ti ho fatto il solletico - rispose Soul con un ghigno irriverente che scaldò il cuore di Maka e le strappò un sorriso.

- Sei sempre il solito... non perdi mai occasione per fare uno scherzo neppure quando la vittima dorme -
La ragazza colpì la spalla dell'amico con un pugno, ma piano e con dolcezza.

Poi notò le proprie dita fasciate e percepì un leggero bruciore sui palmi, sotto la garza tirata stretta. Soul doveva avergliele fasciate mentre dormiva.
Maka si osservò le mani ferite per aver maneggiato Soul e percepì un pizzicorìo nel punto in cui l'energia della propria anima era sbocciata dalla sua pelle come plasma luminoso.

Non era ancora padrona della tecnica , l'aveva sperimentata con l'aiuto di Kami e Black Star molto raramente. Consisteva nella sua ultima difesa, se si fosse trovata veramente alle strette, dato che il prezzo da pagare era la completa perdita di forze.

- Maka, perché non riusciamo a risonare?  -

Soul catturò il pugno di della ragazza e lo appoggiò sul petto. Quest'ultima abbassò lo sguardo mentre la tristezza si impossessava di lei.
- Non lo so, forse è colpa mia per il fatto che sono così instabile o forse...forse siamo stati troppo tempo lontani... siamo cambiati-

- Io non ci credo...dobbiamo riprovarci -

- No Soul non posso. Non voglio farti del male. Non voglio che ti succeda quello che è successo alle altre armi, non puoi capire... le ho quasi spezzate Soul... ho quasi spezzato la loro anima - il tono di Maka era pregno di panico e urgenza.

-  Tu non puoi farmi del male... - le rispose calmo la Falce guardandola negli occhi con una sicurezza disarmante, come se ciò che la ragazza gli avesse appena detto non avesse peso.

- Questo non lo puoi sapere, se dovessi ferir... -

- Ma come possiamo affrontare questa situazione se almeno non ci proviamo? - insistette Soul frustrato.

La ragazza ritirò bruscamente la mano dalla presa di Soul e la strinse al proprio petto tremando. Di nuovo si sentiva debole e inutile. Una parte di lei, egoista e orgogliosa, si chiedeva perché non potesse sopravvivere da sola, senza un'arma? Quella stessa parte ambiziosa che l'aveva spinta ad accettare la separazione e cedere alle richieste di Kid, le sussurrava all'orecchio che non aveva bisogno di Soul. In aggiunta la paura di provocargli dolore non faceva che alimentare questi pensieri.

Ma quella parte veniva costantemente zittita dal bisogno inarrestabile che aveva provato, sin dal primo giorno di lontananza e ancora in quel momento, di ricongiungersi con Soul ,di colpire i loro nemici con la forza della risonanza, di condividere i propri pensieri con la persona della quale si fidava di più al mondo, con la quale poteva condividere tutto.
Ancora una volta le due Maka interiori lottarono furiosamente. La voce di Soul interruppe il suo tormento.


- Maka dobbiamo pensare a un piano, capire cosa ti succede e se ritentare la risonanza può servire non puoi escludere questa possibilità. Oltre al fatto che è la nostra arma migliore contro i due Molluschi.-

Maka sospirò, non poteva che essere d'accordo con lui su quel punto.

-Hai ragione... ma non so se sono pronta -

 -Ok, ok. Non insisto. La nostra priorità adesso è arrivare alla biblioteca, trovare le informazioni che ti servono e rimanere vivi possibilmente-  Soul sbuffò grattandosi la nuca.
Maka notò che Soul si era barricato di nuovo dietro la sua facciata, ma aveva notato che era rimasto ferito dal rifiuto di ritentare la risonanza.

-...e per quanto super cool il tuo trucchetto con gli strani globi azzurri, non pensare di usarlo un'altra volta! Altrimenti ti lascio lì. Mi hai fatto perdere dieci anni di vita... -
 
- D'accordo non lo farò più - rispose Maka, passandosi la mano tra i capelli e cogliendo una strana sfumatura di panico negli occhi del ragazzo a questo suo gesto.

Fu in quel momento che se ne accorse, il suo codino destro era sparito, mozzato via alla base!
In effetti aveva sentito la testa più leggera da una parte, ma non ci aveva dato peso fino a quel momento.

- Ma che cavolo?!- Maka fissava sconvolta la propria immagine nello specchio e per un attimo si immaginò il compunto Lord Shinigami avere un attacco di OCD davanti a quell'abominio asimmetrico.

- Ah già.. scusa è colpa mia.. per schivare un tentacolo che mirava alla tua testa ho tagliato via anche la tua coda.. non l'ho fatto apposta...-

MAKA CHOP

- Ahi! Così mi ringrazi per averti salvato la vita!! - Soul rotolò sul letto massaggiando il bernoccolo che si era appena procurato.

- Così impari a stare più attento! -

Maka grugnì infuriata e tastò i rimasugli di ciocche, tirandoli come se potessero magicamente allungarsi e tornare come prima.
- Beh taglia anche l'altro a questo punto! -

- Cosa? - Soul la squadrò incredulo.
Maka accarezzò soprapensiero il codino rimasto intatto, poi osservò nuovamente la propria immagine riflessa nello specchio sporco, appeso sopra il letto.
La sensazione che le suscitava quella vista era allo stesso tempo estranea e familiare. Sapeva che quella ragazza stanca, con indosso una vecchia maglietta arancione,  era lei... ma non si riconosceva.
Forse era da anni che non si riconosceva più. La paura e la solitudine avevano sbiadito il furore nei suoi occhi, la potente forza del suo coraggio.

Per la prima volta si era resa conto del cambiamento.

Il suo modo di vestire e di pettinarsi non erano cambiati fino a quel momento lasciandola intatta all'esterno, ma sentimenti oscuri l'avevano rosicchiata dall'interno.

Lo sconvolgimento del suo equilibrio esteriore aveva rotto lo stallo.
Era davvero il suo momento di cambiare e reagire.

Una fiamma verde arse negli occhi di Maka, che si rivolse a Soul autoritaria.

-Taglia anche l'altro. -

Soul non disse nulla, ma sorrise con il suo ghigno storto, gioendo nel vedere le nocche di Maka sbiancarsi mentre tendeva la rimanente coda bionda verso l'alto.
Ecco la Maka che conosceva, mai spenta, mai sconfitta!
In un lampo il braccio destro di Soul si tramutò in acciaio affilato. Il ragazzo si posizionò alle spalle della Meister , che era seduta sulle ginocchia in attesa.
Pose la mano sinistra sulla spalla sottile di lei, per acquisire stabilità e migliorare la precisione.

Con il piatto della lama accarezzò la testa della ragazza, poi incontrò i suoi occhi nello specchio, aspettando il permesso di procedere. Maka lo fissò di rimando, notando il suo sguardo così onesto, così affezionato e sentì i brividi: non perché una lama vermiglia e letale le stava a qualche millimetro dalla testa, ma per la potenza di quell'intesa che sentiva rinascere tra loro.
Allora annuì e non staccò lo sguardo quando il filo della falce recise le ciocche biondo cenere, lasciandole cadere come foglie d'autunno sul lenzuolo stropicciato.

L'ultimo simbolo di giovinezza precipitò come piume sulle lenzuola.
Soul le scompigliò i capelli, dicendole scherzosamente che d'ora in poi avrebbe potuto risparmiare sul parrucchiere. Poi appoggiò la fronte, per qualche secondo, sulla sommità del capo biondo stringendole la spalla in un gesto affettuoso.

Si scostò poco dopo, e andò alla ricerca di qualcosa nella sua borsa da viaggio, lasciando Maka in contemplazione del lavoro.
Un caschetto impreciso le incorniciava il viso e una fiamma negli occhi le illuminava il volto.
Era il momento di elaborare un piano.
***
La mattina seguente i due ragazzi partirono all'alba, destinazione Uluru.
Secondo le informazioni di Maka, il grande archivio bibliotecario si trovava nei pressi della roccia sacra degli aborigeni. Non avevano informazioni più dettagliate dato che, nella fretta di sfuggire all'attacco dei molluschi, Maka aveva lasciato indietro l'unico volume che poteva dare loro qualche indizio in più.

Sfortunatamente la biblioteca era molto vicina alla base operativa e i due viaggiatori sapevano che sarebbe stato piuttosto complicato avvicinarsi senza destare sospetti. Dati i nuovi sviluppi e il probabile coinvolgimento di Kid nelle strane circostanze che stavano vivendo, non sarebbe stato saggio mostrare le proprie mosse alla DWMA. Per questo Meister e arma avevano elaborato un piano sotto copertura, nella speranza che funzionasse.


Dopo parecchie ore di viaggio verso il cuore del deserto, Soul accostò la moto in una piazzola di sosta. Lì i due ragazzi tirarono fuori dei panini che avevano acquistato per strada e iniziarono a mangiare.
-Una profezia... e poi questa Morgana? Soul sei sicuro che il mollusco abbia detto questo nome? -

- Direi di sì...non è la strega ribelle che ha rifiutato il patto con la DWMA, dopo la guerra sulla luna?
- Esattamente...-  rispose Maka, agitando i capelli corti. - Io sapevo che era detenuta nella prigione di massima sicurezza delle streghe. A quanto pare, dato anche il precedente di evasione di Free, non è così complicato scappare da quel posto! -

Soul annuì trangugiando un grosso boccone di cheeseburger e pensando a Kid, a Black Star e a tutti i loro amici.  Anche loro sapevano cosa stava succedendo con Morgana? Come mai non avevano detto nulla né a lui né a Maka? I due ragazzi, presi da simili pensieri, finirono di mangiare in silenzio circondati dalla calma del deserto rosso, per certi versi simile al deserto del Nevada dove sorgeva la loro casa.

Poco dopo, mentre sfrecciavano nuovamente in sella alla moto, stretti l'uno all'altra, si chiesero se oltre le dune di sabbia avrebbero trovato le risposte alle loro domande.



N/A

Ciao a tutti,
mi scuso per l'interminabile assenza, ma tra esami, lezioni e blocco dello scrittore i mesi sono volati via in un baleno. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, devo ammettere che è piuttosto lento e non da molte informazioni in più sui misteri introdotti.. ma ci tenevo a modellare meglio il personaggio di Maka e mettere in luce la sua prospettiva. Non so quando aggiornerò di nuovo, spero presto. Grazie infinite per aver letto questo capitolo :) 
Arrivederci :)
T

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