Be brave, princess | Bellamy Blake

di MaartiLorenz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Prigioniera ***
Capitolo 3: *** I Cento ***
Capitolo 4: *** Danae Carter ***
Capitolo 5: *** Persa ***
Capitolo 6: *** Podakru ***
Capitolo 7: *** Rito di Accoglienza ***
Capitolo 8: *** Regina Natsh ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Danae Carter era una prigioniera dell'Arca. 
I suoi 17 anni l'avevano salvata: se avesse avuto un anno in più il cancelliere Jaha l'avrebbe fatta giustiziare. Nell'Arca non c'era posto per i criminali, traditori, sospettati: l'ossigeno era prezioso, le razioni di cibo e acqua pure, e andavano tenute per persone meritevoli, che rispettavano le leggi severe imposte dal Consiglio.
Danae, all'età di sei anni, aveva visto giustiziare suo padre, Harry Carter, accusato, ingiustamente dal Consiglio, di tradimento. Avevano accusato l'uomo sbagliato: non era stato lui ad ideare un attacco al Cancelliere, un attacco che venne represso dalle guardie facilmente.
Da quel giorno Danae non fu più la stessa: non sorrideva più, ma cercò di non "combinare guai" come aveva promesso a suo padre. Sua madre, Louisa Carter, andò in depressione per quanto accaduto, e diversi anni dopo si ammalò. Danae cercava di procurarle medicinali, anche quelli in più delle normali razioni permesse.
Nonostante ciò, sua madre non migliorava, anzi, peggiorava di giorno in giorno. Non voleva ascoltare i medici, perché tra loro c'era una donna appartenente al Consiglio, coloro che avevano ritenuto colpevole suo marito.
Andando avanti con i soli medicinali che le venivano procurati esclusivamente e misteriosamente da Danae, Louisa morì, lasciando sua figlia diciassettenne da sola.
Poco dopo la morte di sua madre Danae venne scoperta: il Consiglio venne a conoscenza che la ragazza aveva usato più delle razioni di medicinali permesse dalle leggi. Le aveva rubate? Le aveva barattate o aveva delle conoscenze capaci a farle ottenere le cure? Non importava, Danae era ritenuta una ragazza colpevole.
Fortunatamente aveva solo diciassette anni: questo le permise di essere solamente una prigioniera e non venne giustiziata; al compimento dei suoi diciotto anni poi, sarebbe stata fatta la revisione.
Cosi Danae si ritrovò in cella assieme a tutti i ragazzi al di sotto dei diciotto anni considerati "criminali".

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Capitolo 2
*** Prigioniera ***


Le celle dell'Arca erano tremendamente piccole: non avevano oblò per poter almeno guardare lo spazio, ed erano fredde e grigie.
I prigionieri non potevano parlarsi tra di loro, non potevano fare nulla se non sdraiarsi nel letto o affacciarsi dal piccolo oblò situato sulla porta. Quella era l'unica vista che i ragazzi potevano permettersi: la vista sulle altre celle, non era granché ma Danae si accontentava. Quel piccolo oblò era ciò che le dava speranza, ed era anche il suo unico modo per restare tra "la sua gente".
L'unico contatto che potevano avere i prigionieri era quando genitori o amici facevano loro visita, ma Danae era sola: non aveva più nessuno ormai. L'unica cosa che la faceva sorridere era il ricordo di suo padre e la promessa che gli fece, almeno in cella non avrebbe potuto combinare guai.
I giorni erano tutti uguali: guardie che facevano avanti e indietro con nuovi o vecchi prigionieri; ma nessuno si degnava di salutarla o anche minimamente di guardarla. Niente di tutto ció. Ma la ragazza si abituò presto, non aveva mai avuto una vita piena di attenzioni. Si rifugiò ancora di più in sé stessa, e tutto quello che le restò da fare era semplicemente aspettare quel fatidico giorno del suo diciottesimo compleanno.

Un giorno, mentre Danae se ne stava seduta sul letto, qualcuno bussò alla porta della sua cella.
Non poteva già essere il suo compleanno, mancavano parecchi mesi.
Si alzò di scatto, ma non riuscì a fare altro, restò li. 

«Tu, vieni qui» sentì dire.

Danae continuò a restare ferma.
La guardia si affacciò dall'oblò, e fece cenno a Danae di avvicinarsi.
La ragazza si fece coraggio e si avvicinò alla porta.
Notò che la guardia era un ragazzo moro con le lentiggini sparse per tutto il viso. Le sembrava parecchio sconvolto.
Lei non disse nulla, ma lui le mostrò una piccola foto che teneva nascosta nella giacca della divisa.

«Hai visto passare questa ragazza?» le chiese.

Lei osservò bene la foto, ma non aveva mai visto quella ragazza con occhi azzurri e frangetta, non l'aveva mai vista neanche a giro per l'Arca.

«Allora l'hai vista o no?!»

«Io non..» esitò Danae.

«Dannazione!» quasi urlò la guardia, sbattendo le mani sulla porta.
Danae si tirò un po' indietro.

«Mi hanno detto che sarebbe passata di qua! Ma è possibile che voi prigionieri non abbiate da fare nulla, e non vi accorgete neanche di una ragazza che passa davanti alla vostra cella?!» continuò il ragazzo.

Danae non rispose. Avrebbe semplicemente peggiorato la situazione, e dopotutto quel ragazzo faceva parte del corpo di guardia, avrebbe potuto portarla dal Consiglio con qualsiasi scusa per farla giustiziare.

«Bellamy Blake»

Il ragazzo si voltò.
Un gruppo di guardie si avvicinarono alla cella di Danae.

«Ci restituisca la divisa. Da oggi non potrà più far parte del corpo di guardia.»

Presero il ragazzo e lo portarono fuori.
Poco prima di uscire il ragazzo si voltò e guardò Danae quasi con disprezzo, come se fosse stata colpa sua. Ma Danae in quello sguardo notò anche un pizzico di tristezza, di disperazione, di paura.
Chissà cos'era successo.

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Capitolo 3
*** I Cento ***


Il tempo passò, i giorni divennero mesi.
Danae stava quasi impazzendo dentro quella cella, ormai aveva perso il conto dei giorni trascorsi rinchiusi li dentro, ma era sicura che in quei giorni avrebbe compiuto 18 anni e ci sarebbe stata la revisione, ma poco le importava: non aveva più niente da perdere, quindi non le restava che attendere.
I giorni passarono, ma non andò nessuno a prenderla. Come se si fossero dimenticati di lei, della sua esistenza. Iniziò così a perdere anche la più piccola speranza che, per un anno, ha portato dentro di sé.
Non voleva restare rinchiusa li dentro come un animale, sarebbe impazzita.
Doveva prendere una decisione.
Ormai fuori di sé, decise di ferirsi con la prima cosa che le capitasse sotto mano; magari qualcuno si sarebbe accorto di lei, e chissà, magari l'avrebbero pure portata in infermeria. Non era un granché quell'ambiente, ma Danae aveva bisogno di uscire da quella cella, anche solo per pochi minuti.
Ruppe un piccolo ferro che sporgeva dal letto, e senza pensarci troppo, si ferì i polsi.
Provò a gridare, ma nessuno la sentì. Nelle prigioni iniziò a crearsi un po' di trambusto, ma non per Danae, perché stava succedendo qualcosa.
Due guardie aprirono la cella di Danae.

«Danae Carter, deve venire con noi.»

Non dissero altro perché appena entrati si accorsero della gravità della situazione della ragazza.

«Chiamate un medico!» disse una guardia.
«Non importa, tanto sarebbe morta comunque, o giustiziata o dissanguata.»
«Beh, non è detto.»
«Fidati, suo padre è stato accusato per sbaglio, questa ragazzina creerebbe troppi problemi all'Arca.»

Danae sentì tutto. 
Stesa sul pavimento, era solo questione di minuti, e sarebbe morta.

«Cosa sta succedendo?» una voce femminile.
«Consigliere Griffin noi..»

Abby Griffin non appena vide Danae stesa a terra in una pozza di sangue si precipitò da lei.

«Fate spazio!» urlò, prendendo in braccio la ragazza e portandola velocemente in infermeria.

Danae era ancora in sé, si guardò attorno e vide le celle delle prigioni aprirsi una ad una: guardie con prigionieri uscivano dal carcere, portandoli chissà dove.
Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi, poi il buio.

Quando ritornò in sé Danae si accorse di essere stesa su un lettino. Si guardò attorno, e appena posò lo sguardo sulla dottoressa, quest'ultima si precipitò da lei.

«Ti senti meglio?» disse, prendendole il viso con le mani.
Danae fece cenno di sì con la testa.

«Consigliere Griffin, come sta la ragazza?» chiese una guardia.

«Sta bene. Se fosse stato per voi a quest'ora sarebbe già morta.»

«La ragazza adesso deve venire con noi.»

«Dove la portate? Andrà con gli altri prigionieri?»

«No signore, oggi è il suo diciottesimo compleanno, è arrivato il momento della revisione.»

Abby Griffin guardò Danae negli occhi, e poi ritornò con lo sguardo sulle guardie.

«Ci deve essere un errore. Controllo le sue cartelle e vi farò sapere. Aspettate fuori.»

«Consigliere, dobbiamo prendere la ragaz..»

«Ho detto: aspettate fuori!» urlò interrompendoli la dottoressa.

Le guardie fecero come disse, ed Abby iniziò a frugare in tutti i cassetti presenti in infermeria. 
Quando trovò quello che cercava, andò dalla ragazza.

«Ascoltami, non devi avere paura. Okay?»

Danae era ancora più confusa.
Abby andò ad aprire la porta e iniziò a parlare con il corpo di guardia.

«Signori, come vi avevo detto, la signorina Danae Carter compirà 18 anni il mese prossimo. Adesso, per favore, portatela con gli altri prigionieri.» disse, mostrando una cartella.

Danae guardò la dottoressa.
Non voleva tornare in cella, non più. E quando le guardie le afferrarono le braccia, iniziò a dimenarsi.

«Hey, hey, guardami! Calmati!»

Danae la guardò.

«Ti verrà data un'altra possibilità. Fidati di me.»

La ragazza si calmò, ma al termine della frase sentì una siringa conficcarsi dietro al collo.
Tutto attorno a lei iniziò a girare.
L'ultima cosa che vide fu il calendario, che segnava che giorno fosse.
E quel giorno era proprio quello del suo diciottesimo compleanno.

Quando Danae si risvegliò si sentì come legata. Era seduta con la schiena contro alla parete.
Si guardò attorno: era circondata da ragazzi nelle stesse condizioni, chi stava seduto, chi in piedi, ma pur sempre con delle protezioni.
Danae riconobbe solamente una ragazza: Clarke Griffin. Era lei che le portava i medicinali in più per curare sua madre, in cambio voleva solamente dei fogli bianchi, o gessetti colorati; oggetti che Danae, dopo la morte di suo padre, non usò più. Lei amava disegnare, ma la sua passione si spense dopo quel brutto evento, fino a svanire.
Clarke e Danae si guardarono negli occhi, ma quest'ultima distolse subito lo sguardo, non voleva farsi notare troppo.
Partì un video.

«Prigionieri dell'Arca, ascoltate.»
Era il cancelliere Jaha.

«Vi è stata data una seconda chance, e come vostro cancelliere spero che la vedrete non solo come una chance per voi, ma una chance per tutti noi, una chance per l'intera umanità. Non sappiamo cosa troverete laggiù, se le speranze di sopravvivere fossero maggiori, avremmo mandato degli altri, ma abbiamo mandato voi, perché i vostri crimini vi hanno reso "sacrificabili".»

«Tuo padre è un coglione Wells» disse un prigioniero, e le risate non tardarono. Intanto il video stava continuando.

«Se riuscirete a sopravvivere, i vostri reati verranno cancellati, avrete la fedina penale pulita.
Il sito di atterraggio è stato scelto con cura, prima dell'ultima guerra, Mount Wether era una base militare costruita in una montagna..»
Il cancelliere continuava a parlare, ma Danae non volle più ascoltare, odiava quell'uomo, odiava chiunque facesse parte del Consiglio, e inoltre, l'attenzione dei prigionieri fu rivolta verso un ragazzo che stava letteralmente fluttuando per la navicella. 
Era Finn Collins, Danae lo conosceva solo di vista, lo vedeva durante le lezioni sull'Arca, ma non aveva mai avuto il coraggio di rivolgergli la parola, anche perché stava sempre assieme ad una ragazza, forse più grande, e non voleva di certo crearsi altri problemi, a quei tempi, ne aveva fin troppi.

«Attento!» gridò qualcuno.
«Il passeggiatore lunare colpisce ancora!» lo incoraggiò un altro.
Danae si girò verso quest'ultimo, e si accorse che era Jasper Jordan, un tipo buffo, anche lui un ragazzo che aveva visto nel corso delle lezioni di sopravvivenza terrestre. Si erano rivolti dei saluti, ma niente di che.
Due ragazzi, presi dall'euforia, imitarono Finn, slacciandosi le cinture di sicurezza e incominciando a volteggiare qua e la.

«Hey voi due, state fermi se volete vivere!» gli urlò Clarke. 
Poco dopo ci fu un boato.
«Restate ai vostri posti!» continuò, ma i ragazzi non fecero in tempo a ritornare ai posti, che la navicella aprì i paracaduti, rallentando la discesa verso la terra, e facendo rimbalzare i ragazzi che non erano riusciti a tornare seduti, e con le protezioni.
Danae chiuse gli occhi, le luci della navicella sembravano impazzire, il contatto con il cancelliere Jaha era saltato.
Fu questione di qualche secondo, poi più nulla, solo silenzio.

Erano arrivati a destinazione.

I ragazzi si slacciarono le cinture di sicurezza, l'ultima fu Danae, ancora incredula di quanto fosse accaduto.
Vide Clarke e Finn recarsi dai due ragazzi che apparentemente sembravano feriti, ma erano stesi a terra, non reagivano.
Danae capì che per quei due ragazzi ormai non c'era più nulla da fare, così scese le scale per raggiungere il resto dei ragazzi al piano inferiore.
Erano tutti accalcati, non vedevano l'ora di uscire per capire cosa gli aspettasse.
Un ragazzo con l'uniforme della guardia si avvicino ad una leva.

«Hey, state indietro ragazzi!» disse.
Era pronto ad aprire il portellone.

«Fermo! L'aria può essere tossica!» urlò Clarke, scendendo dalle scale e raggiungendo la guardia.

«Se l'aria è tossica siamo morti comunque.» rispose senza problemi lui.

Questa risposta fece ridere Danae, anche se da ridere c'era ben poco.

«Bellamy?» una voce femminile.

"Bellamy?" si chiese tra se e se Danae.
Ricordava quel nome, era del ragazzo disperato che se la prese con lei nel carcere. Finalmente era riuscita a capire chi fosse la ragazza che stesse cercando quel giorno, sarà sicuramente stata la sua ragazza, e finalmente erano riusciti a rivedersi.

«Che ti sei messo? L'uniforme delle guardie?» le chiese.

«L'ho fatto per salire sulla navicella, qualcuno deve tenerti d'occhio.»
Si abbracciarono.
Danae si stufò di restare ad ascoltarli, aveva bisogno di uscire da quella navicella. La discussione continuò, si intromise pure Clarke, e dalle poche parole che sentì Danae, capì che la ragazza tanto amata da Bellamy Blake, non era altro che sua sorella, Octavia Blake, incarcerata per il semplice fatto di esistere.
Molti ragazzi si lamentarono del fatto che nessuno di loro avesse avuto un fratello o una sorella, perché le leggi dell'Arca lo proibivano, furono lamentele che fecero innervosire Octavia, ma Bellamy riuscì a calmarla, proponendole di essere la prima ragazza sulla Terra dopo 100 anni.
Danae tra se e se pensò che gli anni trascorsi erano precisamente 97, ma preferì non intervenire, non aveva affatto voglia di farsi notare e principalmente, di non farsi dei nemici il primo giorno.

Bellamy Blake tirò la leva, e l'aria e la luce del sole li investì.
Tirarono tutti un grande sospiro.
Octavia Blake iniziò a camminare davanti a se, poi, arrivata alla fine del portello abbassato, si fermò, prese un forte respiro e saltò giù, mettendo i piedi a terra.
Danae si fece spazio tra la gente, voleva ammirare ciò che la circondava. Si ritrovò affianco a Bellamy. Si girò verso di lui, ma era troppo preso dalla sorella, così Danae riprese a guardare fuori. 

«Siamo tornati, bastardi!» urlò infine Octavia, portando i pugni al cielo.
Tutti iniziarono a correre e a urlare, Bellamy si precipitò da Octavia.
Pure Danae iniziò a correre, e finalmente, dopo parecchio tempo, rise di nuovo.

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Capitolo 4
*** Danae Carter ***


Danae pensò che questo suo arrivo sulla Terra, fosse davvero una seconda chance, una rinascita.
Non sarebbe stata più rinchiusa in una cella, non sarebbe stata più sola.
Quella corsa che fece appena uscita dalla navicella, fu liberatoria, le fece perdere il fiato, ma non smetteva di sorridere.
Corse tanto, passò in mezzo ad alberi altissimi, saltò tronchi che le ostacolavano la corsa. Non si era mai sentita più libera.
Si fermò poco prima di un piccolo dirupo, e si sdraiò ad ammirare il cielo, poi sentì delle voci provenire dalla sua destra. Erano Finn e Clarke.
Si tirò in piedi, e si nascose in mezzo agli alberi, li sentì parlare, e dalla loro discussione, capì che erano appena atterrati dalla parte opposta della meta prevista, e quella montagna tanto lontana che aveva davanti agli occhi, era proprio Mount Weather.
Non fu felice di sentire quella notizia, ma era certa che avrebbero trovato una soluzione.
Tornò così alla navicella, raggiungendo gli altri.
Arrivata lì, Danae si rese conto che molte persone già si conoscevano, erano già tutti assieme a ridere e scherzare.
Lei non era mai stata brava a fare amicizia, odiava farsi avanti con le persone, per la semplice paura di dare nell'occhio o essere giudicata. 
Si sarebbe comportata così anche qui sulla Terra? Avrebbe evitato anche quaggiù di conoscere gente, restando così da sola?
Queste domande le gironzolavano per la testa. La risposta fu semplice: le era stata data una seconda occasione, e non poteva sprecarla.
Uscì da dietro gli alberi, e si diresse verso un gruppo di ragazzi che stavano seduti su dei tronchi, tra loro aveva intravisto Jasper.
Quando la videro avvicinarsi, smisero di parlare e si girarono a guardarla.

"Oh, fantastico.." pensò.

«Ciao!» le disse Jasper.

Danae si sentì osservata, e decise di non sedersi con loro.
Rispose al saluto di Jasper con un semplice sorriso, poi se ne andò da un'altra parte. Voleva evitare di ripetere scene del genere, così si sedette su un masso, da sola.
Si tolse le mani dalle tasche, e si accorse che al polso aveva un bracciale, come tutti del resto, ma non ci fece troppo caso, così si tolse la lunga treccia, e sciolse i suoi lunghi capelli castani.

«Non conosci nessuno di loro?» disse una voce femminile.

Danae si voltò di scatto, e vide che seduta affianco a lei c'era Octavia.

«No..» rispose.

«Già, neanche io..»

Danae la guardò in modo curioso.

«Come, non lo sai?»

«Scusami, cosa dovrei sapere?» chiese Danae.

«Non hai sentito la storia della ragazza che è stata nascosta sotto il pavimento per 16 anni?» 

«No..»

«Beh, meglio così. Comunque, io sono Octavia Blake.» disse, porgendole la mano.

«Io sono Danae Carter.» rispose, stringendole la mano.

«Bene, Danae Carter, come mai non conosci nessuno di loro? Insomma, io sono stata nascosta per tutta la durata della mia vita, ma tu?»

«Io.. Io non sono mai stata brava a fare amicizia, e a causa della malattia di mia madre, all'età di 6 anni ho smesso di frequentare le poche lezioni che seguivo, per poter starle affianco..»

«Mi spiace.. E tuo padre?»

A quella domanda, Danae si bloccò un instante. Non aveva mai parlato con nessuno di suo padre, insomma, sapeva che divenne una storia quasi di gossip nell'Arca, ma lei non ne fece parola con nessuno.

«Mio padre è stato giustiziato per sbaglio.» disse, tutto d'un fiato e guardando un punto fisso davanti a lei.

«Per, per sbaglio?! Ma come è possibile?» chiese stupita Octavia.

«Ma come, non hai mai sentito la storia di quel "povero uomo", ucciso ingiustamente?» disse Danae, riprendendo quasi la domanda che le fece inizialmente Octavia, parlando della sua storia.

«No.. Mi spiace, ma, restando chiusa in casa per tutta la vita, non ho mai saputo nulla di quello che stava succedendo attorno a me.»
Le sembrava sincera.
Danae la guardò, quasi ringraziandola per la comprensione, e Octavia fece lo stesso.
Chissà, forse sarebbe stata la sua prima amica.

Ma si sbagliava. Quella fu la sua unica conversazione con qualcuno.
Octavia le sembrava sempre più presa da altre cose, così evitò di riparlarci, e non provò neanche più di riparlare con qualcuno, non provò più a fare amicizia, si era rassegnata a restare sola, e all'oscuro di tutto.
Ogni tanto Clarke, o Jasper, la osservavano, per riuscire a capire cosa diamine le passasse per la testa, ma Danae restava sempre sulle sue, quando qualcuno provava ad avere qualche dialogo con lei, li mandava via, come se si fosse autoconvinta di non meritarsi ciò, non meritava quella seconda chance.
Eppure lei era lì.
Lei era lì, quando Clarke, Octavia, Jasper, Finn e Monthy andarono a cercare Mount Weather.
Era lì, quando si scoprì che sul pianeta Terra, i cento non erano da soli, e Jasper venne rapito dai terrestri.
Era lì, quando Bellamy convinse tutti a togliersi quei dannati braccialetti che mandavano i segnali vitali all'Arca, tanto non ci sarebbe stato nessuno per Danae, o quando ci fu la prima nebbia acida, e tutti erano rinchiusi nella navicella, con Jasper che si lamentava per i suoi dolori, e John Murphy pronto ad ucciderlo.
Lei era lì con loro, quando Well fu ucciso da Charlotte, quando Murphy venne impiccato per quello, inutilmente inoltre, perché Charlotte confesso la sua colpa, finendo per suicidarsi per il dolore che provava.
Era proprio fuori dalla navicella, quando si vide in cielo una capsula cadere dal cielo, e quando aiutò gli altri a cercare la radio di Raven, che Bellamy buttò in un fiume per evitare contatti con l'Arca.
Quando Octavia venne rapita, era lì con i cento, ed era anche lei preoccupata.
Quando portarono un terrestre nella navicella e lo torturarono, e si accorse che Octavia non voleva assolutamente che accadesse tutto ciò.
Danae era lì, quando riuscirono ad aggiustare la radio di Raven e finalmente ristabilire un contatto con l'Arca. Ognuno di loro riuscì a parlare con i propri cari o amici, ma Danae non fu convocata, perchè nessuno chiese di lei, ma non ci restò male.
Era lì con loro quando quel giorno iniziarono tutti a mangiare noccioline, e finirono per avere allucinazioni. Grazie a quelle, riuscì a parlare un po' con tutti, ma finito l'effetto tornò la stessa Danae di sempre.
Era lì a festeggiare il primo Giorno dell'Unità sulla Terra, assieme ai cento.
Era lì, quando Murphy tornò al campo dopo essere stato torturato dai terrestri, e che infettò la maggior parte di loro, uccidendone alcuni. Quando Raven rallentò l'arrivo dei Terrestri facendo esplodere il ponte.
Anche Danae era preoccupata e spaventata quando Murphy prese come ostaggio Jasper e, successivamente, Bellamy dentro la navicella. Era lì con i cento.
Era lì, quando Clarke decise che era meglio per tutti lasciare il campo, e invece furono costretti a restare e prepararsi alla battaglia contro i Terrestri. Era lì, pronta a combattere, nonostante la paura.
Danae Carter era lì, quando Clarke decise di chiudere il portellone per ripararsi dai razzi preparati, lasciandola fuori, insieme a Bellamy, Finn e altri.
Clarke guardò loro, quasi chiedendogli perdono, e poi, anche se per una frazione di secondo, guardò Danae, scusandosi dell'azione che avrebbe fatto tra poco.
Danae capì.
Si voltò verso Finn e Bellamy, e senza pensarci due volte, scappò assieme a loro, il più lontano possibile da quello che, fino a quel giorno, è stato il loro posto sicuro.

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Capitolo 5
*** Persa ***


Danae non si dimenticò mai il viso di Clarke poco prima di entrare nella navicella e chiudere il portellone, e non dimenticò mai i volti di Finn e Bellamy quando, durante la loro corsa, si accorsero di essere inseguiti da un terrestre e lei decise di confonderlo, prendendo una strada diversa da loro e facendo più rumore per farsi inseguire. 

«Ci stanno inseguendo!» urlò Finn.

«Non smettete di correre!» rispose Bellamy.

«Voi continuate a correre, io lo distraggo!» disse infine lei.

«No, non ci provare neanche! Non è il momento di fare l'eroe!» le disse Bellamy.

«Io non faccio l'eroe!» rispose Danae, fermandosi per pochi secondi, giusto il tempo per controllare dove fosse il terrestre e prendendo un'altra strada.

«Fermati!» sentì urlare Bellamy.

Si girò un'ultima volta per assicurarsi che non le venissero dietro, li guardò in viso e poi sparirono entrambi tra gli alberi.

I loro volti preoccupati, stanchi, non li dimenticò mai.

Ma loro sicuramente si erano già scordati di lei, non era una loro amica, e dopotutto era anche passato tanto tempo.


Dopo essersi divisa da Bellamy e Finn, il terrestre iniziò ad inseguire Danae. Lei non aveva armi con se, aveva perso la pistola alla navicella durante i primi scontri, quindi non le restava che correre.
Aveva il cuore a mille e le gambe stavano per cedere dalla stanchezza, quando intravide negli alberi un altro terrestre. Quest'ultimo iniziò a correre verso Danae, e la ragazza fu costretta a fermarsi.

"Beh, almeno sono riuscita a non far inseguire Finn e Bellamy" pensò.

I due terrestri si fermarono a pochi metri da lei, pronti ad ucciderla.
Danae non provò a fare nulla, non avrebbe di certo potuto vincere contro di loro, sia perché non aveva armi con se, e sia perché se avesse iniziato a correre, l'avrebbero raggiunta in pochi secondi.
Sospirò.

«Sei morta.» le disse un terrestre.

«No, tu sei morto.» poi uno sparo, e il terrestre cadde a terra.

Dietro di lui, Bellamy con un fucile.
Non era solo, con lui c'era Monroe, una sua fedele amica. Lei provò a distrarre il terrestre sparando dei colpi, ma l'armatura lo difese.

«Hey tu, prendi!» disse Bellamy, lanciando una pistola a Danae, la quale l'afferrò al volo.

Per pochi istanti la ragazza pensò pure al fatto che Bellamy non l'avesse chiamata per nome, ma scacciò via velocemente il pensiero, perché in quella situazione non era proprio il caso di fare polemica o restarci male.

Poco dopo il terrestre parlò: 
«Mi arrendo.» disse posando la spada a terra.
Danae e Monroe abbassarono la pistola, Bellamy continuò a puntargliela. 

Con una semplice mossa, però, il terrestre estrasse un coltello, colpì Danae alla gamba e successivamente le diede un colpo alla testa, facendola cadere a terra.
Danae iniziò a vederci male, il colpo alla testa era forte. 
Bellamy provò ad andare a soccorrerla, ma il terrestre lo bloccò, spintonandolo a terra.

«Non voglio ucciderti, mi serve un trofeo per la regina.» disse il terrestre.

«Beh, prima dovrai riuscire a prendermi. Monroe scappa!» urlò Bellamy, poco prima di alzarsi e iniziare a correre.

Il terrestre gli andò dietro, non preoccupandosi più di Danae, la quale, dopo aver assistito a tutto ciò, non vide più nulla attorno a lei, solo buio.

Quando Danae si riprese aveva un forte dolore alla testa e alla gamba sinistra. 
Provò a tirarsi su e si accorse di essere in una pozza di sangue, e solo in quel momento ricordò tutto.
L'avevano lasciata li.
Forse pensavano fosse morta, chissà.
Non poteva restare in quel posto, doveva trovare un luogo sicuro dove stare, così cercò di alzarsi nuovamente, e iniziò a camminare reggendosi agli alberi e cercando di fare il meno rumore possibile, se l'avesse trovata un terrestre sarebbe morta nel giro di pochi istanti.
Camminò per molto nonostante non sapesse né dove si trovasse, né dove stesse andando.
Voleva solo ritrovare Bellamy, Monroe e Finn, sperava con tutto il cuore che stessero bene.
Dopo aver camminato per un giorno intero e dopo aver passato la notte in una piccola e fredda grotta, Danae vide tra gli alberi un grande lago.
Era un po' distante da lei, ma decise ugualmente di raggiungerlo e fermarsi giusto un poco per riprendersi.
A pochi passi dalla sua meta, si pietrificò alla vista di quello che aveva davanti agli occhi: un villaggio di terrestri.
Con tutta la calma possibile, indietreggiò lentamente, fino ad andare a sbattere contro qualcosa.

«Dove credi di andare, Ragazza del Cielo?» disse una voce dietro di lei.

Danae non rispose, ma cercò ugualmente di prendere la pistola.
La sua mossa, però, venne anticipata: il terrestre le mise le mani attorno al naso e alla bocca impedendole di respirare, e facendole perdere i sensi.
La caricò poi sulle spalle, portandola al villaggio.

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Capitolo 6
*** Podakru ***


Quando Danae si risvegliò, si trovò in piedi con la schiena contro un asse di legno, aveva i piedi legati e il collo fermo. 

«La Ragazza del Cielo si è svegliata!» 
«Qualcuno chiami la Regina!»
sentì urlare.

Danae continuò a guardarsi attorno, ma l'unica cosa che vide furono grandi alberi, e il lago.

I terrestri attorno a lei la guardavano quasi spaventati, ma non avevano armi.
Ad un certo punto poi, iniziarono ad allargarsi, facendo spazio ad una persona: doveva essere la Regina.

«Tu devi essere la Ragazza del Cielo.» disse, avvicinandosi.

«E tu la Regina di questo popolo.» rispose Danae, cercando di non abbassare la guardia.

La Regina le sorrise.

«Cosa volete da me?» chiese Danae.

«Proteggerti. Oltre questi alberi ci sono Clan troppo spietati. Molti di loro hanno fatto del male a troppa della tua gente, altri si fanno del male tra loro.»

«Proteggermi? Voi le persone che dovete proteggere le legate in questo modo? Come prigionieri?! Forse abbiamo due concezioni diverse.» quasi urlò in preda al panico.

«Per adesso resterai così. So che se ti togliessimo quelle corde dai piedi non ci metteresti tanto per scappare via da qui e farti uccidere.»

Danae non rispose. 
Li guardò tutti in volto: avevano occhi chiari, proprio come il lago e strani disegni sul viso che li facevano sembrare ancora più crudeli e spietati.
L'unica diversa da loro era la Regina, la quale le sembrò la sola con occhi scuri, proprio come quelli di Danae.
Aveva capelli lunghi e scuri, e a differenza del popolo, lei non aveva in viso gli stessi disegni della sua gente, ma poco più sotto della fine degli occhi, aveva uno strano simbolo: un piccolo triangolo con una spirale all'interno, quasi volesse rappresentare l'acqua ed il suo movimento.

«Regina Naiadi è il momento.» disse una terrestre, doveva essere la più anziana del clan.
Dalla foresta stava arrivando qualcuno.

«Preparatevi.» urlò la Regina al suo popolo.

I terrestri iniziarono a disporsi in diverse file, pronti ad accogliere le persone attese, mentre la Regina Naiadi restò affianco a Danae.

Da dietro gli alberi si iniziarono ad intravedere due terrestri su dei cavalli.
Erano armati.

«Cavalieri del Clan della Scogliera Blu, a cosa devo questa vostra visita?» chiese la Regina.

«Lo sa benissimo, Regina Naiadi.» rispose uno dei due.

«Come sta mia sorella?» 

«Magnificamente, anche se sta ancora aspettando la vostra sottomissione e quella del vostro popolo.»

«Sapete che questo non avverrà mai. Noi non uccidiamo.» concluse la Regina.

I due terrestri accennarono un inchino con il capo, come segno di rispetto della decisione.

«Dove sono le razioni di cibo allora?» chiesero.

«Miei uomini, date ai cavalieri ciò che hanno richiesto.» ordinò la Regina.

Due uomini con diverse reti da pesca sulle spalle si avvicinarono ai cavalieri e gli diedero tutto il pesce che contenevano.

«Speriamo sia di vostro gradimento.» disse la Regina, continuando poi con parole mai sentite da Danae.

«Oso kom podakru gaf a klir sonrau»

«Sha, Haiplana Naiadi.» risposero i due terrestri ripetendo l'inchino fatto poco prima, e andandosene.

«Miei uomini, ce la siamo cavata bene anche questa volta. E ricordatevi: noi del Popolo del Lago non siamo meno forti del Clan della Scogliera Blu; noi non abbiamo bisogno della violenza.»

E alla fine delle sue parole, tutti i terrestri presenti le applaudirono.

Danae voleva capirci di più.

«Perché avete dato quelle razioni di pesce a quegli uomini?» chiese.

«Noi diamo loro il pesce che i nostri uomini pescano e loro in cambio ci danno pace e protezione dalle cattiverie che fa la loro Regina agli altri Popoli.»

«La loro Regina è..»

«È mia sorella, sì.» disse la Regina Naiadi, senza far finire la frase a Danae. 

«E perché dovreste voler protezione? È vostra sorella, non potrebbe mai farvi del male.» chiese la ragazza, pensando a tutto il bene che c'era fra Bellamy e Octavia.

«Tu non puoi capire, Ragazza del Cielo.» concluse la Regina, la quale fece per andarsene ma Danae la fece fermare.

«Beh vorrei capire. Non mi resta nient'altro nella vita: la mia gente non sa neanche che esisto, pensano che io sia morta ormai.»

La Regina Naiadi a quelle parole si voltò verso di lei e la guardò.  

«Bene, Ragazza del Cielo.» disse, slegandole i piedi e levandole il collare.

«Vieni con me, risponderò alle tue domande. Spero non proverai a scappare.» disse la Regina Naiadi camminando verso il lago.
Danae, dopo essersi massaggiata il collo la seguì, sotto gli occhi terrorizzati della gente attorno a lei.

«Perché adesso mi avete liberata? Potrei provare a scappare.» disse Danae, camminando al fianco della Regina.

«Come hai detto tu, non sei una nostra prigioniera. Noi vogliamo solo proteggerti, come abbiamo fatto con molti terrestri che fuggivano dalle crudeltà dei propri Clan. Inoltre l'hai detto tu, la tua gente ti crede morta, o comunque non ti ha mai dato attenzioni; non avresti motivo di scappare e tornare da loro.»

Danae la guardò in silenzio. Aveva ragione, e anche se avesse voluto tornare dalla sua gente, non avrebbe sicuramente ritrovato la strada per tornare indietro, e sarebbe morta, o per mano dei terrestri o per altri cento motivi.

«Voi chi siete?» si decise di chiedere la ragazza. 

«Noi, Ragazza del Cielo, siamo il Popolo del Lago, il quinto Clan della coalizione dei terrestri. Tu invece, qual'è il tuo nome?»

«Danae Carter, ma non è importante.»

«Si che lo è. Qui ognuno di noi è importante. Senza anche un solo uomo, questo Popolo non sarebbe lo stesso. Non è così anche per voi Danae del Popolo del Cielo?»

«Beh purtroppo no. Dopo che i terrestri ci hanno trovati hanno iniziato ad ucciderci, e non aveva importanza quanta gente perdessimo, ma quanta gente restasse in vita.»

«Capisco. I trikru sanno essere molto spietati. Anche noi eravamo così molti anni fa, eravamo crudeli e uccidevamo molto.» confessò la Regina Naiadi, fermandosi in piedi davanti al lago.

«Poi cos'è cambiato? Ho sentito che ha detto che non uccidete più, siete contro la violenza.. Perchè?» chiese Danae.

«È una lunga storia, Danae kom skaikru. Forse un giorno te la racconterò, ma adesso penso che tu ti merita un po' di riposo.»

«"Kom skaikru" significa "Del Popolo del Cielo"? È la vostra lingua?»

«Esatto.»

«Ed è la stessa lingua che ha usato alla fine del dialogo con quei due uomini, giusto? Cosa vi siete detti?»

«Sei curiosa, Ragazza del Cielo.»

«Gliel'ho detto, non mi resta nient'altro nella vita.» rispose Danae sospirando e sedendosi su una piccola roccia ai bordi del lago.

«"Noi del Popolo del Lago abbiamo bisogno di una vita sicura".» disse la Regina Naiadi, poco prima di ritirarsi tra la sua gente e lasciando Danae a guardare l'immensità del grande velo d'acqua che si trovava davanti a sé.

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Capitolo 7
*** Rito di Accoglienza ***


Danae restò per molto seduta su quella roccia sul lago.
Era ancora immersa nei suoi pensieri quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua schiena.
Si voltò verso la figura alle sue spalle.

«Tra poco ceneremo, ci farebbe piacere averti tra noi Danae del Popolo del Cielo.»

Era l'anziana donna che avvertì la Regina dell'arrivo dei Cavalieri.

Danae fece di sì con la testa e seguì la terrestre.
Si sedettero poi attorno al fuoco come fece il resto della gente. Mancava solo la Regina Naiadi.
Quando arrivò, con lei c'era un ragazzo con una grossa rete sulle spalle.
Tutti si zittirono, attendendo le parole della Regina.

«Mio popolo, ecco a voi tutto quello che siamo riusciti ad ottenere dopo il duro lavoro di oggi..» disse la Regina. «..Però, prima di iniziare, vorrei accogliere qui con noi Danae kom skaikru. Lei resterà al villaggio fino a quando lo vorrà, e noi la accoglieremo come figlia del lago, come tutti noi; riceverà il nostro rispetto e le nostre risorse di cibo e acqua; la nostra protezione, le nostre case e conoscerà la nostra cultura.» concluse. 

Tutti acconsentirono facendo un inchino con il capo e pronunciando, infine, la parola "Sha", ovvero "Si".

Danae inizialmente si sentì a disagio, non le era mai piaciuto stare al centro dell'attenzione, ma poi lasciò perdere e sorrise.

«Danae kom skaikru, noi podakru ti abbiamo accolto; ma tu, accetti questo popolo come una parte di te?» chiese la Regina Naiadi, porgendo alla ragazza un tridente fatto interamente in legno.

Danae si guardò attorno e vide tutti gli sguardi puntati su di lei.
Era pronta a far parte di un altro popolo? Poteva fidarsi? Che fine avranno fatto i cento? Finn, Bellamy e Monroe?
Scacciò via dalla mente tutte queste domande, doveva smettere di pensare ai cento, loro la credevano morta, nessuno sarebbe andato a cercarla.
Così si fece coraggio e afferrò il tridente.

«Sha» disse Danae un po' timorosa e guardando tutta la gente attorno a lei.

La Regina le sorrise.

«Adesso porta il tridente sopra al fuoco, attenta a non farlo bruciare.»

Danae fece come disse: resse il tridente anche con l'altra mano, poi lo portò sopra il fuoco. In quel momento non fece neanche caso a tutti gli sguardi puntati su di lei e sulle sue mosse.
Si concentrò per non far bruciare il tridente, quando le si avvicinò il ragazzo che poco prima arrivò assieme alla Regina.

«Tieni.» le disse porgendole una ciotola con dell'acqua.

Danae la prese con una mano.

«Adesso versala sul tridente e.. ti consiglio di allontanarti giusto un pochino.» disse sorridendole.

Fece come disse: si scostò un po' dal fuoco e, dopo aver preso un bel respiro, versò la ciotola sopra il tridente.

Fece bene ad allontanarsi.

Appena l'acqua toccò il tridente, da quest'ultimo iniziò ad alzarsi un  enorme fumo.
Danae iniziò a tossire, ma poi si concentrò su altro: il fumo che si stava alzando in cielo non era un semplice fumo, non aveva il solito colore grigio.. era azzurro.

«Questo è il colore del Popolo del Lago, è il colore delle acque che ogni giorno ci donano cibo e risorse, questo è il colore del nostro spirito. E adesso, Danae kom skaikru, una parte del popolo dei podakru vive in te.» disse la Regina Naiadi.

«Guarda Ragazza del Cielo.» continuò rivolgendo lo sguardo al lago.

Danae si voltò e attorno all'immenso lago proprio sui confini, si iniziarono a vedere delle fiaccole azzurre.

«Cosa.. Cosa sono quelli?» chiese la ragazza stupita.

«Quelli Danae sono altri podakru.» rispose la Regina.

«Altri podakru?»

«Sí. Sono dei piccoli villaggi, ma apparteniamo allo stesso popolo. Noi podakru costeggiamo l'intero lago, qui dove ti trovi ora è il villaggio maggiore, ma ciò non significa che gli altri siano meno importanti. Tutti abbiamo un ruolo qui, tutti siamo indispensabili. Ricordi?»

«Sí certo, mi ricordo.»

«E invece, vedi poco più in là? C'è il mare..»

«Sí, vedo il riflesso della luna sull'acqua..»

«Beh è proprio lí che stanno gli Ouskejon kru, il Clan della Scogliera Blu. Restano più in alto di noi per riuscire a controllarci meglio. Adesso sicuramente avranno assistito al tuo Rito di Accoglienza.»

«E.. questo è un problema?»

«No. Domani verranno a trovarci, vorranno vederti e alla prossima visita chiederanno qualche razione di cibo in più.»

«Regina Naiadi non vorrei farla arrabbiare ma.. perchè non provate a ribellarvi? Insomma, all'inizio riuscivo a capire le vostre intenzioni di non voler combattere, perchè pensavo foste solamente voi.. E invece il suo popolo costeggia tutto il lago e se..»

«Noi non uccidiamo.» la interruppe fredda la Regina.

«Va bene, capito..» rispose Danae.

«Beh allora, vogliamo mangiare questa sera?» urlò una voce maschile.

Era sempre quel ragazzo.
Finalmente portò la grande rete piena di pesce al centro di tutti i terrestri, i quali non aspettavano altro che quel momento.

«Serviti pure Ragazza del Cielo. Ormai fai parte di questo villaggio.» disse la Regina Naiadi, andandosene in mezzo al suo popolo.

Danae non seguì subito la Regina. Restò un po' a pensare alla conversazione avuta precedentemente.
Perché i podakru non volevano uccidere? Eppure, come le disse inizialmente la Regina, loro erano un popolo forte e sempre pronto alla lotta. Cos'era cambiato?
I suoi pensieri furono interrotti.

«Danae, giusto?» le chiese, avvicinandosi a lei, il ragazzo della rete.

«Giusto.» rispose.

«Io mi chiamo Ryco.»

Danae non rispose, sorrise e basta.

«Non sembri di molte parole.» scherzò.

«Già.»

«Eppure la Regina Naiadi continua a dirmi che non smetti di farle domande. Ci sono due Ragazze del Cielo?» continuò a sorridere Ryco.

Danae accennò una risata.

«Beh, comunque non sono qui per importunarti. Ecco prendi, questo è tuo. Ti servirà per vivere qui, insomma, per pescare, andare a caccia, difenderti.»

Danae prese il tridente che le porse: era quello che teneva in mano poco prima, durante il Rito di Accoglienza.

«Oh, grazie. Posso chiederti una cosa?»

«Certo, dimmi.»

«Come mai il fumo era azzurro?»

«"É lo spirito di noi podakru"» disse Ryco, imitando la Regina.

«Non ti vedo molto convinto.» sorrise Danae.

«Già, insomma.. Non credo allo spirito e cose del genere. Secondo me il fumo azzurro dipende dal tipo di legno del tridente ma soprattutto dall'acqua del lago. Quest'ultima si che ha qualcosa di speciale.» disse sussurrando.

«Cos'ha di speciale?»

«Poco prima del sorgere del sole, l'acqua inizia a brillare.»

«A brillare?»

«Sí a brillare, sembra una magia.»

«Una magia..» disse accennando una risata Danae.

Ryco sorrise.

«Beh, se vuoi assistere a "questa magia", domani all'alba sarò qui.» disse il ragazzo sdraiandosi su delle rocce ricoperte di muschio e foglie.

Danae restò un po' li a guardarlo. 
Aveva anche lui gli occhi chiari, come il resto della gente, ma aveva anche dei strani segni in rilievo sul viso, dettagli che non aveva nessuno dei podakru.

«Azgeda, Nazione del Ghiaccio. È da lì che vengo.» disse Ryco, accorgendosi dello sguardo di Danae sul suo viso.

«Capisco..» disse «..Buonanotte.»

Ryco sorrise, e Danae tornò dalla Regina Naiadi, la quale le mostrò quella che sarebbe diventata la sua nuova "casa".

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Capitolo 8
*** Regina Natsh ***


La notte passò tranquillamente, Danae aveva dormito nella stessa stanza della Regina e della terrestre più anziana. Scoprì che quest'ultima si chiamava Lia ed era la più saggia dei podakru, e niente di meno, era sempre stata al fianco della Regina appoggiando sempre le sue decisioni.
Quando si svegliò era ancora buio e, fortunatamente, si ricordò in tempo dell' "acqua del lago che brilla" poco prima del sorgere del sole.
Si alzò dal letto, prese il suo giubbetto e andò fuori.

«Danae kom skaikru, sei venuta a vedere la magia?» disse Ryco.

«Come hai fatto a sapere che ero io?» sorrise Danae sedendosi affianco al ragazzo.

«Perchè sapevo di averti incuriosito parlandoti dell'acqua del lago, non ti saresti persa questo evento per nulla al mondo. E poi, con questo giubbotto hai illuminato il villaggio!» disse ridendo Ryco.

«Hey non insultare il mio giubbotto, questo giallo non è poi così acceso!»

«Stavo scherzando Danae. Oh guarda l'acqua!»

Danae rivolse lo sguardo verso il lago, e questo iniziò a brillare come se fosse ricoperto di tanti piccoli diamanti.

«Oh mio dio!» Danae non riuscì a dire altro.

Ryco si alzò ed iniziò a camminare nelle acque del lago.

«Vieni.» disse porgendo la mano a Danae.

La ragazza si tolse il giubbotto, poi, prendendo la mano di Ryco, entrò nell'acqua.

Non ci volle molto prima che il sole sorgesse del tutto e che la gente del villaggio si svegliò.

Ryco poco dopo uscì dalle acque del lago mentre Danae decise di soffermarvici un po' di più.

«Danae, vedo che hai scoperto le meraviglie del lago.» disse la Regina Naiadi dalla riva.

La ragazza le sorrise.

«Merito di Ryco.» rispose prima di immergersi nell'acqua.

Quando uscì, la Regina Naiadi stava parlando al suo popolo della visita che avrebbero ricevuto dagli ouskejon kru.
Danae andò tra loro, ma non aveva voglia di restare lì e preoccuparsi, aveva appena assistito ad un evento magico e meraviglioso, non voleva di certo dimenticarlo così in fretta.
Stava per andarsene a cercare Ryco quando la Regina la fermò.

«Danae, questo deve essere tuo.» le disse, porgendole il giubbotto che aveva lasciato sulle rive del lago.

«Oh, grazie.» rispose sorridendole e infilandosi il giubbotto.

«Ti vedo felice Danae kom skaikru.»

«Beh, fino ad adesso non mi era mai capitato di galleggiare nell'acqua.. E inoltre assistere ad una cosa del genere è stato fantastico!»

«Posso immaginare il tuo stupore Danae.» le sorrise la Regina «Ma adesso dobbiamo prepararci all'arrivo del Clan della Scogliera Blu. Vorranno conoscerti.»

«Capisco.» 


Il villaggio si preparò ad accogliere il Clan. Quando arrivarono, Danae rimase stupita a vedere quegli uomini: molti di loro portavano sul volto delle maschere assai orribili, come ad esempio dei teschi, altri invece avevano il volto segnato da strani dipinti o attorno agli occhi o sulle guance.
I primi che arrivarono erano a cavallo, seguiti poi da uomini a terra.
Loro erano molto più terrificanti degli uomini del Popolo del Lago.

«Haiplana!» iniziarono a dire in coro.

Danae prese un bel respiro profondo.

«Hey non preoccuparti, è tutta scena.» le sussurrò all'orecchio Ryco che le se era avvicinato poco dopo l'arrivo dei primi uomini a cavallo.

Dagli alberi arrivò poi una donna a cavallo.
Aveva capelli sciolti, pieni di trecce, il viso coperto da strani disegni, e attorno alla testa aveva una specie di velo.

«Quella è la Regina Natsh, regina degli ouskejon kru.»

«L'avevo capito, Ryco.» le rispose sussurrando.


«Naiadi, che piacere.» disse la Regina del Clan.

«Natsh, ti vedo in forma.» rispose.

La Regina Natsh scese dal cavallo e si incamminò verso Naiadi.

«Immagino che il nostro arrivo qui da voi non sia stato una sorpresa, giusto?»

«Hai detto bene sorella.»

«E tu saresti?» chiese la Regina Natsh guardando Danae.

«Danae Carter, del Popolo del Cielo.»

A questa risposta, la Regina del Clan sussultò.

«Skaikru. Beh, hai fatto una bella conquista sorella.»

«Non è una "conquista". Le persone che si uniscono a questo villaggio vengono considerati nello stesso identico modo.» rispose Naiadi.

«Che peccato.» disse Natsh, accarezzando i capelli di Danae.

La ragazza si sentì a disagio.

«Danae kom skaikru, che ne dici di venire con me, con noi? Io e il mio popolo ti daremo le attenzioni che meriti, se resterai qui rimarrai una nullità..»

«Basta Natsh.» la interruppe Naiadi.

«Che c'è sorella? Sto solo dicendo la verità. Danae con me diventerebbe una grande guerriera, sarebbe rispettata da tutti i popoli. Se resterà qui, sprecherà la sua vita tra acqua e pesci.»

«Stai esagerando Natsh. Lascia in pace la ragazza e non giudicare il mio popolo.»

«Che ne dici di far scegliere a lei? Suvvia Danae, tu cosa vorresti? Diventare una grande guerriera temuta e rispettata da tutti, oppure una misera ragazza impegnata a pescare pesci?»

Danae odiava queste situazioni.
La Regina Natsh non le staccava gli occhi di dosso, come del resto tutti i terrestri che aveva attorno.

«Perché volete tanto che io venga con voi?» chiese la ragazza.

«Tesoro, tu hai del potenziale, tu vieni dal cielo, sei una skaikru. E sarebbe un onore averti tra noi.»

Qualcosa non andava.
La Regina Natsh le nascondeva qualcosa.

«Regina Natsh, sono onorata di tutto ciò che ha detto.. Ma una parte di me adesso appartiene a questo popolo, e non posso lasciarlo.» disse Danae dopo aver preso un respiro profondo.

La ragazza si voltò verso la Regina Naiadi e quest'ultima le fece un grande sorriso.

«Stai commettendo un grave errore Ragazza del Cielo.» quasi urlò la Regina Natsh.

Quest'ultima iniziò poi a strattonare Danae per il polso, cercando di portarla dai suoi uomini.

«Lasciami! Lasciami!» urlò la ragazza.

Ryco provò a riportare indietro Danae ma ricevette un bel pugno sul viso.

«Lasciate andare la ragazza!»
«Lasciatela!»
iniziarono ad urlare i podakru.

Gli uomini del Clan della Scogliera Blu tirarono fuori le armi, pronti ad attaccare il Popolo del Lago, i quali, peró, non avevano nulla in mano.
Ci furono diversi spintoni e pugni, fortunatamente non arrivarono ad usare le armi perché si sentì uno sparo.

«Fermi! Altrimenti uccido la vostra Regina.»

Danae era riuscita a liberarsi dalla stretta della Regina Natsh e ne approfittò della distrazione degli ouskejon kru per estrarre la pistola che le aveva dato Bellamy, e puntarla al cielo sparando e poi puntarla sulla testa della Regina.

«Vedi Danae! Tu non sei come loro!» iniziò a dirle la Regina Natsh.
«Tu sei una guerriera, proprio come noi!»

«Io non ricatto della povera gente offrendo loro la pace in cambio delle loro razioni di cibo! E in più, la loro regina è vostra sorella!» urlò Danae.

«Danae smettila.» la fermò Ryco, il quale la prese per le braccia e la portò dalla Regina Naiadi.

«Che ti è saltato in mente Ragazza del Cielo?!» le disse lei.

«Oh andiamo! Non potete continuare così! Dite di essere liberi e più forti di loro, ma non lo siete, perché dando loro la maggior parte delle vostre razioni di cibo vi dimostrate sottomessi a questo popolo!» continuò Danae, «Dobbiamo ribellarci!»

«"Dobbiamo"?» disse una voce maschile, «Sei arrivata ieri e ti senti già una di noi, Ragazza del Cielo?»

Danae si girò verso la voce e notò che a parlare era il terrestre che la portò al villaggio.

«Abbiamo vissuto così per anni, non puoi arrivare dal nulla, iniziare a darci ordini e a cambiare la nostra vita.»

«Lo sto dicendo per la vostra sopravvivenza.» rispose severa Danae.

«Cosa ne puoi sapere tu di sopravvivenza Ragazza del Cielo, tu e il tuo popolo non conoscete questo mondo. Anzi, mi correggo: tu non hai più un popolo, la tua gente non ti vuole più.»

A queste parole Danae cercò di correre da lui, ma Ryco la fermò.

«Hey, hey! Danae ferma! Stai dando alla Regina quello che vuole: ti stai dimostrando aggressiva come loro.» le sussurrò il ragazzo alle orecchie.

Danae si guardò attorno e notò un'espressione soddisfatta sul volto della Regina Nash, la quale si  era già sistemata sul suo cavallo.

«Danae kom skaikru non te lo chiederò un'altra volta: vuoi unirti a me e al mio popolo?»

«Mai.» rispose.

«Come vuoi. Allora come punizione del comportamento di questa ragazza ormai appartenente al vostro popolo, io vi ordino, podakru, di aumentare le razioni di cibo che ci dovete!
La prossima volta dovrete donarci il doppio delle razioni che ci spettano! Così imparerete a tenere a bada i nuovi arrivati.»
Dopo aver urlato queste parole, la Regina Natsh e i suoi uomini sparirono tra gli alberi.

Danae restò immobile.

«Contenta Ragazza del Cielo?» disse il terrestre che la fronteggiò pochi istanti prima, dandole una spallata.

Danae si voltò verso la Regina ma era già entrata nella sua casa assieme a Lia.

«Faccio solo danni.» disse la ragazza.

«Non preoccuparti, ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto. Un po' di pesce in più non è la fine del mondo.» le rispose Ryco cercando di rassicurarla.

«No Ryco, ho peggiorato le cose.. Guardati, ti sei pure beccato un pugno a causa mia.»

«Non è colpa tua se la Regina Natsh ha iniziato a strattonarti.» le sorrise.

«Voglio sapere perché mi desidera tanto nel suo Clan.»

«Starà progettando qualcosa.»


«Danae kom skaikru.» disse la Regina Naiadi uscendo dalla casa.

«Regina Naiadi mi dispiace davvero tanto, volevo solo..»

«Non importa. Tutti commettiamo errori. Solo la prossima volta non provare mai più a fare l'eroe.»

Quell'ultima frase le ricordò Bellamy.

«Va bene..» rispose.

«Adesso però, per la tua sicurezza, dovresti cambiarti. Dentro troverai dei vestiti come i nostri, almeno non darai nell'occhio la prossima volta che avremo visite dal Clan della Scogliera Blu.»

«Dice che saranno ancora arrabbiati?»

«Non solo. La Regina vuole che tu ti unisca a loro, e probabilmente non per nulla. Ha sicuramente uno scopo in testa, quindi è meglio per te mischiarti tra noi. Quando torneranno, proveranno a riprenderti nuovamente, ma abbiamo tutto il tempo necessario per renderti completamente una di noi e non farti trovare.»

«Non so come ringraziarla..»

«Va' a cambiarti Danae kom skaikru. Ah, e la pistola la tengo io adesso.»

La ragazza non rispose, e andò a cambiarsi.
Danae era sicura di voler cambiare per proteggere quella gente: da quel giorno sarebbe diventata al cento percento una dei podakru.

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