La morte (non esiste più)

di padme83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nei tramonti dentro gli occhi tuoi ***
Capitolo 2: *** Apro la finestra e volo via, si fa per dire ***
Capitolo 3: *** Stringimi le mani, non è niente, che la guerra passerà ***
Capitolo 4: *** Non ho più timore, lascio correre, il dolore non c’è più ***
Capitolo 5: *** Credimi, morire non è niente se l'angoscia se ne va ***
Capitolo 6: *** Parlami d'amore, nonostante la stagione che verrà ***



Capitolo 1
*** Nei tramonti dentro gli occhi tuoi ***


- Nei tramonti dentro gli occhi tuoi -

 
 
 
 
 

"Nei tramonti dentro gli occhi tuoi
e lungo i viali di Parigi o di Los Angeles
ritrovo il mondo, nei fiori di campo
e nei passeri se nevica, li vedo campare
senza niente da mangiare
osservo Dio, lo lascio fare."

 
 

 

 

 

Sainte-Mère-Église, 25 agosto 1944



Paris a été libéré. -
La voce della ragazza è un pigolio spezzato.
Capire il francese è ancora un problema, ma l'emozione che trapela dai suoi occhi – turchesi e limpidi come cieli d'aprile– non lascia adito a dubbi.
È vero. È tutto vero.


L'operazione Neptune è compiuta, Capitano Andor, paracadutista del 505º Reggimento [1].
Rompersi entrambe le gambe è servito a qualcosa, alla fine.
Anche perdere così tanti compagni?


- Cosa c'è, Cassian? Presto potrai tornare a casa, non sei felice? -
Lo sguardo della giovane – farebbe troppo male chiamarla per nome, adesso – non conosce incertezza.
Splende nella penombra come un raggio di sole al tramonto.
Le mani, d'un pallido candore infantile, non smettono di tormentare l'orlo sdrucito della camicia.
Si agitano, quasi fossero percorse da una violenta frenesia occulta, contratte, disperate, simili a piccoli uccelli di rovo affamati, caduti all'improvviso dal nido in una gelida notte d'inverno.
Jyn, così mi spezzi il cuore.

 

Eppure, in fondo, cosa importa?
Tra pochi giorni una nave carica di feriti lascerà la Francia – e, questa volta, il viaggiò sarà di sola andata.
Con un po' di fortuna, a Natale gusterò lo speciale stufato di manzo di nonna Hilda [2], a El Paso [3].
Mi presenterò con un mazzolino di fiori di campo, i suoi preferiti.


Sì, è sbagliato illuderla – è sbagliato illudersi.


Il suo mondo è lontano, la sua famiglia lo aspetta, ma, nel profondo dell'animo, Cassian serberà sempre il ricordo del dolce sorriso che, nella sua ora più buia, ha dipinto l'orizzonte di speranza.

 

 

 

 

 

{Words Count, 250: RebelCaptain WW2!AU}

 

 

 

 

[1] per tutte le informazioni riguardanti lo sbarco in Normandia e l'operazione Neptune-Overlord rimando alla pagina corrispondente di Wikipedia --> https://it.wikipedia.org/wiki/Sbarco_in_Normandia;
[2] per Daniele, che capirà ;-)
[3] Texas, al confine con il Messico (Diego Luna è messicano, ma in questo caso mi serviva che Cassian fosse americano; tuttavia, immagino che qualche soldato con antenati messicani abbia di fatto combattuto nella II Guerra Mondiale) --> https://it.wikipedia.org/wiki/El_Paso.

 

 


 


 

Nota:

(che temo sarà più lunga della ff)

Ri-eccomi gente, vi sono mancata? Come no, come una picconata sulle gengive XD

Che dire? Rogue One mi ha talmente sconvolta da spingermi a contravvenire ad una delle (mie) regole auree di EFP, ovvero MAI INTRAPRENDERE UN PROGETTO SE NON SEI IN GRADO DI GARANTIRE DI POTERLO PORTARE A TERMINE.

Ho infatti in mente un lavoretto piuttosto strambo, che prevede la pubblicazione di sei drabble (manteniamoci sul corto per ora), ciascuna abbinata, come credo avrete capito, ad una strofa della canzone "La morte (non esiste più)", targata Baustelle. Dato che Rogue One è un film a sé, (tragicamente) autoconclusivo, l'unico modo per poter scrivere qualcosa a riguardo, che non sia un missing moments o un what if?, è rifugiarsi nel meraviglioso mondo dell'AU – cosa che ho fatto in questa prima drabble, nella quale spero di non aver superato in maniera indecente i limiti dell'OOC. Considerate però che il contesto, pur rimanendo "di guerra", è molto diverso rispetto a quello che abbiamo visto al cinema. Tanti amori nati in guerra sono finiti con una straziante separazione... Insomma, allegria portami via (questo sì che è coerente con R1!).

L'idea di base è dedicare la raccolta a Jyn e Cassian (ma quanto li amo? Quanto? T.T), non escludo però l'intrusione anche di altri personaggi del film.

Naturalmente, essendo io furba come un pinguino all'equatore, comincio senza avere la benché minima idea di come continuare (per il momento, non ho scritto ancora nulla oltre a quanto sopra), per cui non saprei onestamente dirvi quando potrebbe arrivare l'aggiornamento. In qualsiasi caso... #DipendeSempredalPiccoloPadawan

Intanto vi ringrazio se avrete voglia di scrivermi cosa pensate di questa minuscola ff, e se vorrete aggiungere la raccolta ad una delle liste messe a disposizione da EFP.
Ringrazio anche tutti i lettori silenti che verrano a farsi un giro da queste parti :-)
La mia pagina fb, Lost Fantasy, è aperta e vi aspetta numeros*, per fangirlare tutt* insieme nelle più totali libertà e allegria! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

A presto!

Baci baci baci :*


 

padme

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Capitolo 2
*** Apro la finestra e volo via, si fa per dire ***


- Apro la finestra e volo via, si fa per dire -

 

 

 

 

"Certe notti da nevrastenia, da soffocare
apro la finestra e volo via, si fa per dire.
Come la ginestra nata sulla pietra lavica
mi vedo lottare come mosca nel bicchiere
eppure Dio, lo lascio fare."


 


 


 


 

Afghanistan, febbraio 2007



Ha sempre odiato gli spazi chiusi.
In quell'abitacolo, poi, il caldo è soffocante, l'afa densa e appiccicosa come sciroppo d'acero.
Piccole stille di sudore scivolano rapide dalla fronte al mento, pizzicando la pelle e gli angoli delle palpebre.
Una patina viscida si è creata tra i capelli e il rivestimento spugnoso dell'elmetto: il prurito che provoca è quasi insopportabile.
Lo sforzo, continuo, per resistere alla tentazione di scagliare l'intero equipaggiamento il più lontano possibile si incarna in un martirio decisamente poco piacevole da gestire.
Intanto, il mondo, là fuori, è ridotto ad una sfocata ferita biancastra sopra il pannello di guida dell'M998 [1], che procede, con estenuante lentezza, sulla strada che conduce al remoto villaggio di Barikyu.
- Capitano, crede che ci si possa fidare di questa soffiata? -
La voce del tenente Erso, non priva di una punta d'inquietudine, si ode appena sopra il mugghiare sordo del motore e degli pneumatici.
Averla vicina suscita nel Capitano Andor una strana apprensione, un misto tra angoscia e feroce istinto di protezione.
Sensazioni, naturalmente, del tutto inadeguate se rivolte ad un soldato con il coraggio e le capacità di quella irritante, ostinata, straordinaria giovane donna.
Tuttavia, lo ammette, avrebbe preferito che non fosse inclusa in un'operazione dall'esito tanto incerto.
Avrebbe voluto saperla al sicuro, alla base.
- Secondo i miei calcoli, le probabilità di finire dritti in un'imboscata sono approssimativamente del 79,3 per cento. -
Bodhi Rook, il pilota, per poco non si strozza nel disperato tentativo di reprimere un gemito.
C'è una cosa nella quale Cassian Andor ha sempre fallito: insegnare al suo ufficiale in seconda Kyril Kydut [2] – “K2”, o, semplicemente, “Kappa”, per gli amici – che, in determinate occasioni, sarebbe bene imparare a tenere la bocca chiusa.
In particolare se, di norma, tutto ciò che si ha da dire non serve ad altro che ad abbattere il morale delle truppa.
- Kappa, ti prego, non è il momento. -
Nascoste in parte dal bavero del giaccone, le belle labbra di Jyn – no, del tenente Erso – si piegano nell'accenno di un sorriso.
È questione di attimi.
Un violento sobbalzo. Un rombo di tuono.
Sotto i suoi piedi si schiude la porta dell'Inferno.
Un volo di decine di metri.
Brucia. La carne brucia.
L'Universo brucia.
Attorno a lui solo orrore, sangue, urla terrorizzate.
Attorno a lui solo morte.
L'ultima cosa che vede, prima di sprofondare nell'oscurità, è la testa di Kappa che, staccata di netto dal resto del corpo, rotola lenta attraverso i rottami del blindato ancora avvolti dalle fiamme.

 


 

 

Hartford (Connecticut), maggio 2008

 

- Cassian, Cassian! Ti prego, svegliati! -
Apre gli occhi, di colpo.
Il respiro è affannoso, il cuscino madido di sudore.
Le dita sono rigide, serrate intorno ai polsi sottili di una ragazza.
Il viso di lei è ad un soffio dal suo; lo sguardo terreo con cui lo scruta è carico d'ansia, e le iridi, trasparenti come schegge di vetro, splendono ardenti e vivide nella penombra, simili a lampi al di là del nero impenetrabile della notte.
È successo. Di nuovo.
Un incubo dal quale non è riuscito a svegliarsi.
Nonostante la terapia, le pillole, i mesi trascorsi.
Nonostante Jyn.
- Per favore, puoi aprire la finestra? Sto soffocando qui dentro.-
La voce di Cassian è un rantolo stridulo.
- Si, certo. Lo faccio subito. -
Lei è viva. Deve concentrarsi su questo.
Lei – è – viva.
Sul comodino, alla sua destra, c'è un bicchiere ricolmo fino all'orlo.
Sembra che qualcosa fluttui al suo interno; un insetto, forse.
È solo un'ombra, pensa.
Quando se lo porta alle labbra, nulla sporca la purezza cristallina e incolore dell'acqua.
È fresca, per fortuna.
Comincia a bere, avidamente, e ogni sorso contribuisce a placare il fuoco divorante che gli scortica la gola.
Almeno per un po'.
Quanto Jyn lo raggiunge, si sente già meglio.
La leggera brezza che entra dalle imposte spalancate rende l'aria più limpida, più pulita.
In breve tempo, la stanza si riempie del profumo famigliare e delicato delle ginestre in fiore.
Un'altra estate è alle porte.
Jyn scosta piano le lenzuola, e si sdraia silenziosa al suo fianco.
Non parla. Non ce n'è bisogno.
Si abbracciano, stretti, avvinghiati l'uno all'altra sull'onda di un sentimento tanto potente e intimo da non aver bisogno di parole per essere portato alla luce.
Perché tutto è già scritto sui loro volti, inciso a chiare lettere nei loro cuori.
Nel buio, due anime spezzate si cercano e, quando finalmente si incontrano, l'Universo ritorna, per pochi istanti, perfetto.

 

 

 

 

{Words Count 741: RebelCaptain AfghanistanWar!AU}


 

 

[1] EDIT: il preziosissimo dany the writer mi ha fatto gentilmente notare che una mina in grado di far saltare in aria un carro armato NON lascerebbe superstiti, per cui ho deciso, per amor di realismo, di sostituire il veicolo da me originariamente scelto con un altro (sempre gentilmente indicatomi dal sopracitato esperto --> https://it.wikipedia.org/wiki/High_Mobility_Multipurpose_Wheeled_Vehicle) più adatto al contesto del capitolo, anche per ragioni più semplicemente pratiche e\o economiche.
[2] l'attore che interpreta K2-SO è Alan Tudyk: ho invertito il cognome. Che volpona, eh?


 


 

Nota:

Oh-oh, che mi venga un colpo: un aggiornamento in tempi brevi. NON FATECI L'ABITUDINE. RIPETO, NON FATECI L'ABITUDINE.

Scherzi a parte, questa storia mi è venuta in mente, TUTTA QUANTA, stamattina verso le 5.00, in un raro ed inaspettato momento di insonnia. Non so che pensare, di solito a quell'ora dormo come un sasso. La notte mi ha dunque portato consiglio? A voi l'ardua sentenza. Fatemi sapere cosa ne pensate: consigli, critiche, bastonate in testa, sono sempre utili e ben accetti (ok, magari le bastonate in testa no, ma avete capito cosa intendo).

Il contesto, anche se mi sono tenuta sul vago, mi sembra abbastanza chiaro; credo che, bene o male, tutti abbiamo (purtroppo) una certa famigliarità con la guerra in Afghanistan. In qualsiasi caso --> https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_in_Afghanistan_(2001-in_corso)

Ringrazio naturalmente chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP, nonché tutti i lettori silenziosi che si faranno un giro da queste parti :)
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A presto!

Un bacio :*


 

padme

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Capitolo 3
*** Stringimi le mani, non è niente, che la guerra passerà ***


- Stringimi le mani, non è niente, che la guerra passerà -

 

 

 

 

"La morte non esiste più non parla più
non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci
i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più e non

si seccano a lasciarle stese al sole.
Stringimi le mani, non è niente,
che la guerra passerà."

 

 

 

 

 

 

Charlestown, 17 giugno 1775

 

Hanno lavorato per gran parte della notte.
Silenziosi, abili, precisi: nel giro di poche ore, al posto di una distesa di mota brulla è sorta una fortificazione quadrata di circa quaranta metri per lato, con tanto di fossati e muri di terra.
Dalla cima della ridotta, alta quasi due metri, Cassian Andor, Capitano delle milizie ribelli, osserva il nero profilo della faggeta stagliarsi nitido contro la bordura perlacea e luminosa dell'orizzonte.
Non manca che qualche istante all'alba.
L'aria è fresca, malgrado la giornata estiva che si appresta a sorgere, e la lieve brezza che proviene dal Mystic River porta con sé un leggero sentore dolciastro, un misto di erba fradicia e fiori di campo prematuramente appassiti.
Gli aghi di pino, di cui è ricoperta l'intera superficie della collina, emanano invece un profumo intenso, pungente, e scrocchiano appena sotto la pressione furtiva di centinaia di suole chiodate.
Più in basso, lo sciabordio del fiume è accompagnato soltanto dal canto armonioso delle allodole, che volteggiano leggiadre sopra i rami degli alberi, incuranti e libere, padrone assolute della penisola, delle sue verdi foreste, dei suoi prati rigogliosi.
Il luogo ideale per una grande battaglia.
- Capitano, crede che il Generale Putman s'infurierà perché abbiamo disobbedito agli ordini?[1] -
La voce del sergente Rook, ufficiale in seconda, è poco più di un sussurro inquieto.
- Dipende dal numero di inglesi che oggi riusciremo a uccidere, Bodhi. -
Le labbra di Cassian si piegano in un ghigno beffardo. - Comunque, tu cerca di non farti ammazzare, così potrai pagare di persona il prezzo per aver agito di testa tua. -
- Questo vale anche per lei, Capitano. - Gli occhi del ragazzo, ombreggiati da lunghe ciglia scure, scintillano maliziosi nella penombra; per pochi attimi, la tensione che da giorni ne irrigidisce i tratti del viso sembra svanire, sostituita da un flebile barlume di quella gaiezza – un po' irriverente a volte, e spesso sciocca – tanto cara alla gioventù e agli anni spensierati che ad essa appartengono. Anni che, adesso, ad un soffio dalla morte, non sono altro che un ricordo sbiadito e lontano, per ciascuno di loro, giovani e vecchi, veterani e reclute.
Siamo tutti uguali qui, fra i boschi oscuri di Breed's Hill.
- Ci puoi contare, ragazzino. -
Perché io ho qualcuno da cui tornare.
Jyn.
Jyn dalla bocca imbronciata e lo sguardo fiero. Jyn dal cuore indomito e la testa dura come la pietra. Jyn, dagli splendidi occhi azzurri, perennemente rivolti al cielo. Jyn, che gli ha fatto giurare che sarebbe tornato. Jyn che gli ha stretto forte le mani, la sera prima di partire. Jyn, che non riusciva a lasciarlo andare – non voleva, non poteva.
Tornerai da me, Cassian. Anche le guerre passano, come ogni cosa. Combatti per ciò che è giusto. Combatti per il nostro sogno. Tieni viva la speranza. Ma, alla fine, torna da me. Torna da me.”
- D'accordo, vecchie comari. Smettetela di spettegolare. Gli inglesi stanno arrivando. Ai vostri posti, caricate i fucili. -
Gli ordini del Colonnello Prescott echeggiano limpidi nel forte, simili al vento che irrompe con furia impetuosa entro i confini di una vallata chiusa.
Non c'è più tempo per parlare – non c'è più tempo per pensare.
Cassian raggiunge rapido la sua postazione: il legno della piattaforma, contraendosi piano sotto il suo peso, emette un'intera sinfonia di scricchiolii striduli. Al di là delle massicce travi appuntite, il terreno è sgombro, la linea di tiro pulita.
Il Capitano Andor resta in attesa, il naso accostato al mirino del fucile, le dita agili premute sul grilletto.
Le allodole hanno smesso di cantare.

 

 


{Words Count, 595; RebelCaptain AmericanRevolution!AU}

 

 

 

 

 

 

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Bunker_Hill
Ho scelto questo particolare momento della Guerra d'Indipendenza Americana perché ha, secondo me, due punticini di contatto con Rogue One:
1) la battaglia di Bunker Hill, anche se si è risolta con la vittoria di Pirro degli Inglesi (che subirono infatti pesantissime perdite), rappresenta il primo momento in cui l'Inghilterra si rende conto che i "ribelli" delle colonie non sono affatto degli sbandati facili da farmare, ma, al contrario, costituiscono una milizia perfettamente in grado di dar del filo da torcere anche ad un esercito ben organizzato come quello inglese. Un po' come la missione Rogue One, che costituisce il primo vero atto significativo della Ribellione contro l'Impero (ci viene spiegato proprio all'inizio dell'Ep.IV, addirittura nel disclaimer). Mi è sembrata una analogia di un certo peso;
2) durante i preparativi della battaglia, sorsero delle controversie a proprosito del luogo su cui costruire le fortificazioni: inizialmente, il Generale Putnam, il Colonnello Prescott e il loro ingegnere, il capitano Richard Gridley, erano in disaccordo su dove posizionare le difese. Alcune operazioni furono eseguite su Bunker Hill, tuttavia Breed's Hill era più vicina a Boston e sembrava essere più difendibile. Disobbedendo agli ordini, Prescott e i suoi uomini, seguendo le linee guida di Gridley, costruirono le prime ridotte su quest'ultima collina. Se al posto del Capitano Gridley ci fosse stato un certo Capitano Andor, non credo che le cose sarebbero andate in maniera diversa XD


 


 


 

Nota:

Buonasera a tutt*! Eccomi di nuovo qui ^^

Beh, dai, non ci ho messo tantissimo ad aggiornare... per i miei standard, sono stata praticamente Flash Gordon!

Sarò sincera, non sono affatto sicura che questo capitolo sia riuscito con il buco. In casi come questi, il vostro parere è più importante che mai! Consigli, pareri, critiche varie ed eventuali, sono sempre ben accetti, naturalmente :)

Ringrazio, as ever, chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP, nonché tutti i lettori silenziosi che capitano per caso da queste parti :)
Mi trovate sulla mia pagina fb, Lost Fantasy, non siate timidi! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

A prestissimo (#dipendesempredalPiccoloPadawan)!

Un bacione grande grande grande :*


 

padme

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Capitolo 4
*** Non ho più timore, lascio correre, il dolore non c’è più ***


- Non ho più timore, lascio correre, il dolore non c’è più -

 

 

 

 
"Certi inverni freddi, certi guai
mi fan paura, prego nel restare
ancora qui, mi illudo ancora.
Poi improvvisamente arrivi tu
sorridi e penso che
non ho più timore lascio correre
il dolore non c’è più,
e niente muore, baby."

 

 

 
 
New York, novembre 2012
 

Ci sono giorni in cui Cassian detesta il suo lavoro.
Il file aperto sullo schermo del computer è vuoto esattamente come la sua testa, e gli appunti, sparsi un po' ovunque nella stanza, deve per forza averli scritti sotto l'effetto di chissà quale sostanza psicotropa, altrimenti non si spiegherebbe perché gli stessi appaiano vergati in una lingua completamente ignota al genere umano. Nemmeno E.T. sarebbe in grado di decifrarli.
La tentazione di scaraventare giù dal balcone tutto quanto – block notes, portatile, registratori vocali, matite, stilografiche dai tappi rosicchiati – comincia a farsi davvero irresistibile; tuttavia, l'idea di doversi poi imbarcare in una lite infinita con il padrone di casa – quel vecchio barbogio acido dall'espressione perennemente indignata – lo frena dall'assecondare con prontezza la smania distruttiva che pare essersi impossessata di lui.
L’uomo osserva sconsolato il minuscolo frammento di cielo che si intravede dalla finestra; la neve ha cominciato da poco a cadere sopra i tetti della Grande Mela. Un lucente turbinio di gemme perlacee, che volteggiano leggiadre nell'atmosfera ovattata e silenziosa del crepuscolo.
Le sue braccia sono percorse da un diffuso reticolo di brividi fastidiosi: d'un tratto Cassian si accorge di avere freddo. Si domanda se non sia il caso di aumentare la temperatura del termostato, ma il pensiero della seccante fitta allo stomaco che gli ha provocato l'ultima bolletta del gas lo convince a desistere. Da qualche parte, nell'armadio, dovrebbe esserci un maglione di pile piuttosto pesante; indosserà quello, per il momento, e se ancora non dovesse bastare, con una bella tazza di tè bollente riuscirà di sicuro a scaldarsi per bene. Certo, forse un bicchiere di whisky sarebbe più adatto allo scopo, ma ha giurato di resistere al richiamo dell'alcol, almeno fino a quando non sarà guarito del tutto da quello che lui stesso ha imparato a riconoscere come “il suo problema”. In qualsiasi caso, dopo l'ultima epurazione, nell'appartamento non ne è rimasto neanche un fondo di bottiglia.
Ha sempre saputo che sarebbe stato difficile. Ma – si costringe ad ammettere – fino a che punto non è riuscito proprio a immaginarlo.
I capitoli che Cassian si appresta a scrivere – e che lo stanno spingendo inesorabilmente verso una vera e propria “crisi da foglio bianco” – sono fra i più importanti dell'intero romanzo, nonché i più dolorosi.
Ricordare fa male – troppo.
Tornare al passato, al periodo trascorso in Iraq – ma, soprattutto, riportare alla luce i tragici eventi che hanno sconvolto la sua permanenza a Mosul, e che hanno causato la scomparsa dei suoi amati compagni – sembra essere uno sforzo decisamente superiore alle sue forze.
- Devi scrivere, Cassian. - La voce di Jyn risuona limpida nella sua mente, simile al rintocco di una campana d'argento accarezzata dalla brezza pungente di un mattino d'inverno. Ne hanno discusso – per l'ennesima volta – proprio la sera precedente, rannicchiati fra il piumino e le lenzuola gelide del letto. - All'inizio non è facile, ma non devi scoraggiarti. Le parole sono come un balsamo, e con esse, pian piano, arriverà anche il sollievo che cerchi. Quando ho perso i miei genitori, l'unica cosa che mi ha salvata dalla pazzia è stato scrivere. Grazie al cielo, il mio liceo offriva un buon corso di scrittura e un laboratorio di giornalismo, altrimenti non so che fine avrei potuto fare. Decidere di diventare giornalista è stata forse l'unica scelta sensata che ho compiuto nella vita, e non me ne sono mai pentita. Inoltre... - a questo punto, le belle labbra della ragazza si sono piegate candidamente in un sorriso malizioso - ... inoltre, se non avessi intrapreso la carriera da cronista, noi non ci saremmo mai conosciuti. Te lo ricordi, no, il nostro primo incontro? -
Cassian se lo ricorda eccome.
 
 
 
Era coinvolto in una missione molto delicata, nei pressi di Sadr-City, un popoloso sobborgo alla periferia di Baghdad. All'epoca, era ancora un Capitano dei Rangers. L'operazione si svolgeva in pieno giorno, e il riverbero del sole sulla sabbia e sull'argilla dei muri rendeva ancora più insidioso ogni passo verso il grande edificio all'interno del quale, secondo le informazioni in suo possesso, alcuni guerriglieri dell'Esercito del Mahdi [1] avevano trovato rifugio. All'improvviso, esattamente al centro della linea di tiro, era comparsa una donna: malgrado il velo scuro che le copriva il capo, celando alla vista buona parte del volto, le sue origini occidentali erano drammaticamente evidenti.
Cosa diamine ci facesse lì, in quel preciso momento, Cassian ancora non è riuscito a scoprirlo; e Jyn, da parte sua, non ha mai sciolto il riserbo che si ostina a mantenere a proposito dell'intera faccenda.
Resta il fatto che, per salvarla dallo scontro imminente, Cassian era stato costretto a lasciare la sicurezza della sua postazione, diventando un bersaglio facile per i cecchini iracheni, i quali, abbarbicati sopra i tetti come avvoltoi affamati, aspettavano solo l'occasione propizia per dare inizio al massacro.
Per puro miracolo – Cassian non saprebbe definirlo in altro modo –, erano riusciti a ripararsi dietro le rovine diroccate di un palazzo. Un altro istante ancora, e si sarebbero ridotti ad un ammasso indistinto di ossa rotte, sangue e carne maciullata.
La sera stessa, a missione ultimata – senza, per fortuna, aver subito alcuna perdita (se anche solo uno dei suoi commilitoni fosse morto a causa dell'incoscienza di quella sciocca megalomane, probabilmente Cassian non avrebbe esitato un attimo a ucciderla con le sue mani) – le pareti della caserma avevano tremato sotto l'onda d'urto delle grida e degli insulti che il Capitano Andor e l'incauta sconosciuta – che si era poi scoperto essere una reporter accreditata di una importante rivista newyorkese – si stavano scambiando con rabbiosa ferocia davanti all'intero battaglione e al comandante del medesimo, il Generale Draven.
Alla fine, Cassian era tornato furibondo alla sua branda, con la ferma intenzione di dimenticarsi al più presto della giovane giornalista e di tutta quanta la sua dannatissima razza.
La sua preghiera era stata esaudita, dato che, dal quel momento in poi, non aveva avuto alcuna notizia di lei, almeno fino al suo ritorno in America, avvenuto quasi cinque anni più tardi. Una volta stabilitosi in via definitiva a New York, e dopo aver tagliato i ponti praticamente con il mondo intero, Cassian aveva cominciato, tra un bicchiere di vodka e uno di scotch, a trasferire su carta parte delle sue memorie di veterano di guerra. Se l'era sempre cavata abbastanza bene con le parole – quelle scritte, perlomeno –, e presto – prima di quanto lui stesso avrebbe mai potuto sperare, in effetti – una piccola casa editrice indipendente aveva accettato di pubblicare una sua breve raccolta di racconti. Considerata la scottante attualità dell'argomento trattato, il libro di Cassian aveva riscosso un discreto successo, guadagnandosi altre tre ristampe nel giro di pochi mesi. Non erano mancate interviste ai numerosi quotidiani della città; tra i tanti, anche il giornale della cronista “d'assalto” – così ormai Cassian l'apostrofava, quando gli capitava di pensare a lei – si era adoperato per ottenere un'esclusiva. Non l'aveva incontrata di persona – buon Dio, questa sì che sarebbe stata una coincidenza imbarazzante –, tuttavia, la ragazza aveva letto l'intervista rilasciata alla sua collega, e nell'autore emergente reduce dall'Iraq aveva riconosciuto (come gli avrebbe confessato in seguito, il suo nome dalle suggestioni esotiche le era rimasto particolarmente impresso) il soldato con il quale era quasi venuta alle mani nella base statunitense di Baghdad. Si era fatta dare il suo indirizzo e il suo numero di telefono dalla segreteria, e, seguendo un impulso che non era riuscita a sopprimere – parole sue –, lo aveva chiamato per chiedergli se fosse davvero così assurda l'idea di incontrarsi per un caffè. In fondo, Cassian le aveva salvato la vita, e lei ancora non aveva avuto modo di ringraziarlo.
Da principio, l'ex Capitano aveva pensato di rifiutare, terrorizzato com'era dalla prospettiva di rivederla; ciò nonostante, dopo aver lanciato uno sguardo impietoso all'esistenza che si stava ritrovando suo malgrado a condurre – misera, solitaria, lontana da qualsivoglia contatto umano che non fosse quello con il barista del locale dietro l'angolo – aveva gettato il cuore oltre l'ostacolo, accettando l'invito.
Da lì in avanti, la sua vita – la vita di entrambi – sarebbe cambiata per sempre.
 
 
 
Cassian ancora non si capacita di come due persone, distanti fra loro quanto lo sono lui e Jyn, siano riuscite a trovare l'uno nell'altra l'errore del quale non poter più fare a meno [2].
Di certo, nessuno dei due aveva messo in conto di innamorarsi così, come degli adolescenti alle prese con la prima cotta.
Una volta ha sentito dire – o forse lo ha letto da qualche parte? Non lo ricorda, e, comunque, non ha importanza – che l'amore è, innanzitutto, conoscenza e comprensione. Mai parole sono state più appropriate, almeno se riferite alla loro storia.
Ogni giorno, Cassian scopre nuovi aspetti della personalità della ragazza, un caleidoscopio di vibranti sfumature che lo stupiscono e, in egual misura, lo attraggono: la sua forza, ad esempio; il carattere complicato, dolce e feroce ad un tempo; il dolore dentro il suo silenzio; la tenerezza nascosta dietro i suoi modi un po' bruschi e, a volte, decisamente scostanti; la fragilità mascherata da una freddezza all'apparenza inviolabile. La sua cocciutaggine. Lo sguardo sempre traboccante di speranza, nonostante tutto. La sua straordinaria capacità d'amare. C'è così tanto di lei, in ogni suo gesto, in ogni piccola, discreta premura che gli riserva, in ogni battaglia che porta avanti con coraggio e indomita fierezza – tra i due, infatti, è Jyn l'autentica guerriera.
Se si guarda intorno, tutto sembra ricondurlo a lei. Gli ultimi mesi sono stati una roulette russa di emozioni: spesso ha avvertito parecchia confusione dentro sé – non era mai successo, prima, che si lasciasse trascinare tanto a fondo in una relazione – e non sono certo mancate occasioni nelle quali, sbattendo ripetutamente contro la corazza che Jyn ha eretto a protezione del cuore, Cassian ha provato il pressante bisogno di andarsene. Non che lui sia un soggetto facile con il quale avere a che fare: i demoni che si porta appresso non hanno mai smesso di tormentarlo. Jyn li ha solo, semplicemente, accettati, abbracciati.
Forse, se entrambi avessero soffocato quelle sensazioni nuove, contraddittorie, eppure tanto belle, le loro vite avrebbero proseguito su percorsi più tranquilli e ordinari, ma il senso di vuoto avrebbe perdurato, e loro ne sarebbero stati consapevoli.
Cassian non ha dubbi: se non avesse conosciuto la vera Jyn, lo avrebbe probabilmente rimpianto in eterno. E, d'altro canto, se non avesse dato a lei la medesima possibilità, non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Succede, a volte, di incontrare il proprio destino sulla strada intrapresa apposta per evitarlo.
 
 


L'ora di cena è passata da un pezzo.
Cassian vorrebbe che Jyn tornasse a casa al più presto, ma, accidenti, stasera la ragazza deve trattenersi in redazione fino a tardi, a causa di un'inevitabile riunione programmata ormai da diverso tempo.
Di scrivere ora non se ne parla, ha troppo sonno e, come se non bastasse, un potente mal di testa ha cominciato da qualche minuto a trapanargli con insistenza le tempie. Dopo tutto, riflette, nonostante il blocco degli ultimi giorni, la stesura del nuovo romanzo si trova a buon punto, il che gli permette di affrontare con una certa tranquillità i momenti “vuoti” nei quali ogni tanto gli capita di imbattersi.
Cassian decide di dichiarare chiusa la giornata lavorativa; si sdraia sul divano, avvolto dal plaid preferito di Jyn, e si lascia cullare dal piacevole tepore della lana lavorata a mano. Profumo di rose, lavanda e miele – il profumo di Jyn – gli inebria i sensi.
Se la donna fosse lì, accanto a lui, Cassian l'attirerebbe piano a sé, per poi poggiare con delicatezza il capo sul suo petto accogliente, cercando di armonizzare il ritmo del proprio respiro con quello regolare di lei. Ne accarezzerebbe la pelle serica, assaporandola attraverso le dita e la bocca. Percorrerebbe lentamente la curva elegante del suo collo, fino a rivestire di una morbida scia di piccoli baci la linea pulita del mento, il raffinato cesello degli zigomi, le labbra carnose, piene, sensuali e rosse come bacche d'agrifoglio.
Le mani di Jyn fra i suoi capelli. 
Le sue iridi cristalline, azzurre e splendenti come una promessa d'estate.
Il suo respiro. Il suo sapore.
Accanto a lei l'oscurità non fa paura.
Cassian si addormenta con l'immagine di Jyn che, luminosa, fa capolino tra le pieghe indifese dei suoi sogni innamorati; sa che, quando si sveglierà, sarà il sorriso raggiante di lei la prima cosa che i suoi occhi contempleranno.
E, come ogni volta, l'Universo si tingerà di stupita e immensa meraviglia.
 

 



{Words Count, 2060: RebelCaptain postIraqWar!AU}

 

 
 
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_d'Iraq
[2] parafrasando una frase carinissima che girava su fb in questi giorni, ma di cui ignoro l'autore. Se sapete chi è, rendetemi edotta al riguardo.

 

 

 
 
Nota:


Buonasera a tutt*! Chi non muore si rivede XD

Credevate che fossi sparita, eh? E invece no, eccomi qui ù.ù

Sul capitolo ho ben poco da dire, a parte che, come quasi tutto ciò che scrivo in questi giorni, non mi sembra affatto un granché. A voi l'ardua sentenza.

Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere fino alla fine, chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP, nonché tutti i lettori silenziosi che capitano per caso da queste parti :)

Mi trovate (quasi) sempre attiva sulla mia pagina fb, Lost Fantasy! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

Ormai siamo al giro di boa, il prossimo sarà il penultimo aggiornamento (e se conoscete la canzone a cui si ispira questa raccolta, forse riuscirete anche ad indovinare il titolo del 5° capitolo... che sarà terribilmente difficile da scrivere, vi avverto T.T)

A presto!

Ok, però... #dipendesempredalPiccoloPadawan!

Bacini :*


padme

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Capitolo 5
*** Credimi, morire non è niente se l'angoscia se ne va ***


- Credimi, morire non è niente se l'angoscia se ne va -



 


 



 

"La morte non esiste più non parla più
non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci
i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Credimi, morire non è niente
se l’angoscia se ne va."

 


 

 

 

 

Barcellona, 31 gennaio 1939


 

L'eco del suo respiro è lugubre, in quel sotterraneo sudicio e dimenticato da Dio.
Il tanfo di umidità e orina prende alla gola, e il freddo, pungente, ghiaccia la pelle e penetra indisturbato nella carne, nelle ossa.
Nel cuore.
Maledetti. Siate tutti maledetti.
Cassian si morde con furia la lingua, fino a farla sanguinare.
Sapore di ruggine e bile gli invade il palato.
Un rigurgito acido risale rapido dalle viscere alla bocca: a stento riesce a ricacciarlo indietro.
Il ronzio cupo del generatore, posto in un angolo nascosto della cella, fa oscillare la lampadina sul soffitto, che palpita e proietta un baluginio opalescente sui muri scrostati e ricoperti da chiazze grigiastre di muffa, ragnatele e solo il diavolo sa che altro.
Cassian reprime un gemito, imponendosi di mantenere sollevate le palpebre.
Ormai ha perso quasi del tutto la sensibilità di braccia e gambe, legate alla sedia con un filo di ferro talmente stretto da lacerargli la cute sottile dei polsi e delle caviglie scorticate.
Davanti a lui, al capo opposto di un tavolaccio di legno disseminato di macchie scure la cui sfumatura vermiglia lascia ben poco spazio all'immaginazione, siede il sovrintendente Krennic.
Il suo sguardo tagliente, gelido, non tradisce alcuna emozione, mentre, con voce serica e melliflua, – così simile al sibilo velenoso di una serpe, tanto più pericolosa e letale quanto mansueta all'apparenza –, si ostina a ripetergli la medesima domanda.
- Allora, Capitano Andor, vuole dirci dove sono nascosti i suoi compagni? Avanti, non mi faccia perdere altro tempo. I miei ragazzi, qui, mi hanno detto che lei ha dimostrato un'inaspettata capacità di resistenza. Tuttavia, è mio dovere avvertirla che ciò a cui è stato sottoposto finora non è niente rispetto alle mie... beh, alle mie straordinarie doti persuasive, se capisce quello che intendo. -
Le labbra di Cassian – ruvide, spaccate, divorate dall'arsura e da giorni di stenti e disidratazione – si increspano in una smorfia beffarda.
- Capisco benissimo, sovrintendente, ma, come ho già più volte ripetuto ai suoi gentilissimi ufficiali, io non so proprio di cosa stiate parlando. -
- Eccolo qui, un altro che vuol fare l'eroe. - Krennic si alza dalla sedia, e si accosta a passi lenti al prigioniero; piano, senza alcuna fretta, si china leggermente su di lui, portando il viso ad un soffio dal suo orecchio sinistro. Un sentore stucchevole – un misto fra sudore, tabacco e acqua di colonia – riempie le narici di Cassian. - Ma non ti rendi conto che resistere non serve a nulla? Pensa alla tua vita, perché nessun altro lo farà, stanne certo. E, comunque, sappi che li troveremo lo stesso. In un modo o nell'altro. Se non sarai tu a tradirli, sarà qualcun altro. E sì, prenderemo anche lei, naturalmente. E, te lo posso assicurare, con lei non saremo affatto comprensivi come lo siamo stati con te. -
Per un istante, il cuore di Cassian, ridotto allo stremo, perde un battito.
Schifoso bastardo, non l'avrai vinta, non ti permetterò mai di arrivare a lei. Mai, hai capito? Mai.
- Ho detto... - occhi negli occhi con Krennic, il giovane non trema nel pronunciare queste parole - … ho detto che non so di cosa cazzo state parlando. -
- D'accordo, lurida feccia, lo hai voluto tu. -
Ad un suo cenno, gli uomini del sovrintendente – finora rimasti appostati nell'ombra, immobili e muti – si avvicinano al tavolo, cominciando a stracciare i vestiti lordi di Cassian a colpi di forbici. Il Capitano non riesce – non può – trattenere un grido strozzato mentre uno dei tre agenti – quello smilzo, con la faccia da faina –, gli fissa un paio di pinze metalliche ai testicoli.
Eppure, dentro sé, non ha più paura.
L'angoscia se n'è andata, cedendo il posto ad un barlume di dolce consapevolezza, di quieta rassegnazione.
In fondo, ha solo compiuto il suo dovere.
Non ha parlato. Non si è arreso.
I suoi compagni sono salvi, per il momento, e anche i preziosi documenti in loro possesso.
E, soprattutto, lei sta bene. Forse, forse, è già riuscita a scappare, e a lasciare la Spagna per sempre.
Jyn. Jyn, polvere di stelle, luce splendente, guerriera ribelle. Jyn, vento di libertà, profumo d'estate. Jyn, mare in tempestaanima ardente. Lasciami morire con il tuo nome sulle labbra. Lasciami morire con il ricordo dei tuoi baci nei miei respiri. Lasciami morire sapendo che sei viva, e che un giorno, spero non troppo lontano, potrai tornare a essere di nuovo felice.
Cassian percepisce chiaramente la vibrazione del pavimento sotto le punte dei piedi.
La lampadina, sovraccarica, sfarfalla per un tempo che appare infinito.
Poi, tutto è fuoco, e tenebra, e silenzio [1].


 

 

{Words Count, 765; RebelCaptain SpanishCivilWar!AU}

 

 


 


 

[1] Questo capitolo è stato direttamente – e profondamente – ispirato dalla lettura de "Il labirinto degli spiriti", di Carlos Ruiz Zafòn, ultimo capitolo della tetralogia dedicata a "Il cimitero dei libri dimenticati", ambientata sul finire (e dopo) la guerra civile spagnola tra repubblicani e nazionalisti, che terminò nel 1939 con la vittoria di questi ultimi e l'instaurazione del regime franchista, che dominò la Spagna per più di quarant'anni. https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_spagnola
Ho lasciato i nomi originali perché, comunque, cambiarli non avrebbe avuto senso. In qualsiasi caso, anche se Krennic non è decisamente un nome spagnolo (mentre Cassian Andor si adatta praticamente ad ogni situazione), quello del sovrintendente imperiale è un personaggio che non avrebbe certo sfigurato come esponente di spicco delle milizie fedeli al Generalissimo.


 



 

Nota:

Ehhh rieccomi.

Cosa volete che vi dica? Vi avevo avvertito che scrivere questo capitolo sarebbe stato tremendamente difficile (e se non fosse stato per Zafòn sarei ancora in alto mare). Vi chiedo umilmente perdono e prego che non siate troppo dur* nell'esprimere un giudizio a riguardo.

Come sempre, ringrazio chi legge, silenziosamente o meno, chi ha già recensito e chi recensirà, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP :)
La mia pagina fb, Lost Fantasy, nonostante Mr Facebook cerchi ogni giorno di cancellarla, rimane vigile e attiva e vi aspetta a braccia aperte! (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

Il prossimo aggiornamento è l'ultimo, eh!

A presto (#dipendesempredalPiccoloPadawan. Se avessi twitter, questo hashtag diventerebbe un trend nazionale)!

Baci :*


padme

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Capitolo 6
*** Parlami d'amore, nonostante la stagione che verrà ***


- Parlami d'amore, nonostante la stagione che verrà -

 

 

 

"La morte non esiste più non compra più
non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci
i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.

Parlami d’amore,
nonostante la stagione che verrà."

 

 

 

 

 

Città del Messico, dicembre 1914

 

Il vessillo della Vergine di Guadalupe [1] oscilla pigro, accarezzato dalla brezza, una ferita color malva che si staglia leggiadra contro un cielo minaccioso, livido, traboccante di nuvole violacee e gravide di pioggia.
Da un angolo di Avenida de los Insurgentes, Cassian Andor osserva emozionato la folla inneggiante a Zapata [2] riversarsi, con la forza travolgente di un fiume in piena, nell'arteria principale della città, per poi dirigersi festosa verso il Palazzo Nazionale, sede storica – e fino a poco tempo prima temuta e odiata – del potere esecutivo.
Accanto a lui, sua moglie, Jyn, prova con fatica a trattenere le lacrime.
- Cosa c'è, tesoro, a che pensi? Perché piangi? -
Nel chiarore rosso del crepuscolo, gli occhi trasparenti della ragazza fiammeggiano simili a tizzoni ardenti.
- Penso che... ce l'abbiamo fatta, e non mi sembra vero. Non ha senso, non ha proprio senso piangere, perché sono felice, immensamente felice. Ce l'abbiamo fatta, Capitano... - prosegue, increspando le labbra in una lieve smorfia buffa, e intrecciando delicatamente le dita sottili alle mani del marito – mani grandi, forti, ricoperte di calli e divorate dalle vesciche, testimoni indelebili di un'infanzia e una giovinezza trascorse a coltivare patate in quei pochi – dannatamente pochi – ettari di terra che la sua disgraziata famiglia possedeva a San Cristóbal, nel profondo sud del Messico. - … Capitano Andor, abbiamo realizzato il nostro sogno. -
Lo sguardo di Cassian, caldo e limpido come un frammento d'autunno, si adombra, e le iridi, di una vibrante sfumatura nocciola, per un istante rubano il nero alle profondità della notte.
- È presto per cantare vittoria, Jyn. Il Generale Carranza ci darà del filo da torcere, puoi starne certa. Non è ancora finita, purtroppo... Tuttavia, - aggiunge, attirandola con ardore a sé, e affondando il volto nella massa vellutata e selvaggia dei suoi lunghi capelli scuri - hai ragione, noi abbiamo realizzato il nostro sogno, o per lo meno abbiamo contribuito a posare le fondamenta sulle quali esso verrà costruito. D'ora in avanti, sarà la speranza a dettare le regole del nostro agire, la speranza di un mondo migliore, di un futuro più luminoso, più giusto, in cui gli uomini possano vivere in pace gli uni accanto agli altri, liberi e uguali, padroni assoluti del loro destino. Sai, - continua, smarrito in un ricordo ormai lontano, custodito gelosamente fra le pieghe sfuggenti e amare della memoria - mio padre una volta mi chiese "secondo te, querido, perché un uomo insegue i sogni?" Io, naturalmente, non lo sapevo, ma la sua risposta mi lasciò stupefatto. -
- Sul serio? Cassian Andor a corto di parole? Stento a crederci. - Jyn gli accarezza i capelli, scostando con premura una ciocca ribelle dalla bella fronte ampia. - Adesso però sono davvero curiosa di saperlo; allora, perché un uomo insegue i propri sogni? -
Per amore. Solo per amore.[3] -
Jyn alza fieramente il viso, offrendo il morbido cesello della bocca ai baci, alle carezze e alla tenera passione dell'uomo che ha imparato ad amare con tutta l'anima, del quale è riuscita a fidarsi senza riserva alcuna, e che ha sposato quello stesso giorno, in una piccola chiesetta deserta – ma così intima e graziosa –, a poca distanza dalle rovine del Templo Mayor.
Nella buona e nella cattiva sorte.
Finché morte non ci separi.
- Purché rimaniamo insieme. - dice, poggiando piano il capo sul petto di Cassian, ad un soffio dall'ultima ferita, sotto la cui cicatrice – ancora estremamente sensibile – può avvertire con chiarezza il pulsare frenetico del suo cuore.
Il giovane si lascia sfuggire un sospiro colmo di gratitudine. Sorride tra i baffi, mentre si scosta dolcemente da Jyn per offrirle il braccio con un gesto galante.
La pioggia comincia a cadere, avvolgendo ogni cosa nel suo manto traslucido; i contorni della capitale, dei suoi antichi palazzi e delle montagne che la circondano, si dissolvono lentamente nel raffinato acquerello di un pittore impressionista.
È il momento di tornare a casa.
- Ma certo, amore mio. - sussurra. - Sempre. -

 

 

 

 

{Words Count, 662; RebelCaptain MexicanRevolution!AU}

 

 

 

 

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Nostra_Signora_di_Guadalupe
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_messicana
https://it.wikipedia.org/wiki/Emiliano_Zapata
(cerco di farmi perdonare l'ardito accostamento Cassian\Diego Luna - Rivoluzione Americana con qualcosa di più adatto alla nazionalità del nostro adorato beniamino)
[3] Enna, Sciarrone, Gallazzi – Frammenti d'Autunno (PKNA n. 22)

 

 

 

 

- FINE -

 

 

 


 


 

Nota:

Messico e nuvoleeeee,
la faccia triste dell'Americaaaa,
il vento suona la sua armonicaaa

che voglia di piangere ho.
(cantare con la giusta intonazione, please, non facciamo gli altoparlanti)

Sniff, la voglia di piangere ce l'ho veramente, perché, ahimé, sono giunta alla fine anche di questa piccola avventura T.T

Credo che sentirò tantissimo la mancanza di questi due pasticcini, ma al momento non posso promettere di tornare in tempi brevi a scrivere di loro, anche se mi piacerebbe molto farlo, naturalmente.

Cos'altro aggiungere?

Ringrazio chi ha seguito il progetto dall'inizio alla fine, non smettendo mai di trasmettermi il suo straordinario entusiasmo: vi adoro, tutt* quant*, uno per uno. *_*

Ringrazio chi ha recensito e chi vorrà recensire ancora, chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta fra le storie seguite\preferite\ricordate; davvero, non credevo che questa sottospecie di pastrocchio avrebbe riscosso un simile successo. :OOOOOO

Last, but not least, ringrazio tutti i lettori silenziosi che hanno avuto\avranno la curiosità di passare da queste parti :)

Comunque tranquilli ragazz* (suona più come una minaccia, vero?), non mi dissolverò in una nuvola di fumo, mi trovate (ormai sarete stufi di sentirvelo dire) attiva (più o meno) sulla mia pagina fb, Lost Fantasy! Se vorrete venire a trovarmi, sarete i benvenuti :D (per raggiungermi in fretta, basta cliccare sull'icona con i due gioppini vicino all'immagine del profilo).

A questo punto concedetemi il lusso di un po' di pubblicità: se vi va di darci un'occhiata, ho scritto anche altre storie ambientate in quella Galassia lontana lontana, e le ho unite in una serie (Music of the Force – A Star Wars Symphony: lascio a voi il piacere di scoprire il motivo di cotanto altisonante titolo) che potete trovare qui --> http://www.efpfanfic.net/viewseries.php?ssid=16796&i=1

Ok, non tiriamola per le lunghe gente, che poi mi commuovo troppo :'''''''(

A presto, e...

CHE LA FORZA SIA CON VOI!

Un bacio :*


padme



P.S: #tantisalutidalPiccoloPadawan XD

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