Goddess of Love

di Tinkerbell92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Terra dei Veggenti ***
Capitolo 3: *** Una piccola vittoria ***
Capitolo 4: *** Promessa sposa ***
Capitolo 5: *** Solo io e te ***
Capitolo 6: *** Illusioni ***
Capitolo 7: *** Avventata ***
Capitolo 8: *** Jotunheim ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 ProloPrJ Jotunheim, 965 A.D.

La battaglia infuriava impetuosa.
Il sangue copriva il terreno gelato della terra di Jotunheim, mentre i corpi dei soldati caduti completavano il macabro scenario di uno dei massacri più grandi della storia.
Odino, il Re degli Dei, estrasse la propria lama dal corpo di un Gigante di Ghiaccio e si diresse a grandi passi verso il castello di Re Laufey, il malvagio sovrano di Jotunheim che aveva tentato l'invasione dei Nove Regni dell'Universo.
C'era un vantaggio a giocare in trasferta: il re nemico non sarebbe uscito dal proprio castello.
Odino voltò a guardare il proprio luogotenente e lo chiamò: "Njoror!"
Quello alzò lo sguardo, facendo roteare il tridente sopra la propria testa
"Al castello!"
Njoror annuì, gli occhi colore del cielo accesi in un impeto battagliero. Fece un cenno ad alcuni dei suoi e si mise a correre dietro al re verso la Fortezza di Jotunheim.
Dei soldati si pararono davanti al castello, facendo partire delle frecce: alcuni soldati di Odino caddero, ma molti di loro si rialzarono.
Il Re degli Dèi menò un fendente, uccidendo il primo avversario, mentre Syr, la moglie di Njoror, ne uccise un altro con una delle sue stelle d'acciaio, proprio mentre questo si lanciava verso il Re di Asgard. Odino si voltò a guardarla con un sorriso di gratitudine.
Era bella e fiera, con  quell'armatura d'oro e quei lunghi capelli biondi che fluttuavano al vento. I suoi occhi color acquamarina saettarono famelici, il suo sguardo di guerriera era sempre acceso, quando si trovava in battaglia.
Con i soldati rimasti, uccisero le sentinelle e si  diressero al portone del castello.
Con un solo gesto, Odino lo sfondò, ed entrarono.
Oltre a Njoror e Syr, al suo fianco combattevano Màni, dio della Luna dai lineamenti asiatici; Freyr, dio della Fertilità; Alti, dea guerriera dai capelli neri; Tyr, il più giovane del gruppo, che aveva lo stesso nome del Dio della Guerra; Bil, dio del Bosco; Hodras, dio cieco dell'Oscurità ed, infine, Ullr, dio arciere di dimensioni colossali.
Odino strinse forte nelle mani la sua lunga lancia e si aggirò guardingo per i corridoi del castello.
Statue di ghiaccio dalle forme spettrali erano disposte lungo i muri rocciosi del palazzo di Laufey. Il silenzio tombale che regnava aveva un che di opprimente.
Ma nessuno di loro voleva arrendersi. Dovevano combattere per il loro Regno, per la pace nell'Universo e per chi avevano di più caro al mondo.
Odino ripensò con apprensione alla moglie, Frigga, sola a casa con i suoi adorati figli.
Non poteva sostenere il pensiero di perderli, se Re Laufey avesse vinto la battaglia.
Anche i suoi amici avevano qualcuno a cui pensare: Njoror e Syr avevano una bambina, nata da poco, Freya.
Màni aveva un figlio di nome Hogun, una moglie ed una sorella gemella, tenuta in ostaggio dai nemici.
Freyr era padre di un robusto bimbo, che aveva chiamato Odhr e che sarebbe diventato, a detta sua, un grandissimo guerriero come lui.
Alti aveva due figli: Heimdall, il maschio, ed una bambina, Sif, che le assomigliava in tutto e per tutto. In più, il suo adorato marito combatteva fuori dal castello, nelle retrovie, e non aveva sue notizie da parecchie ore.  
Tyr aveva un figlio, anch'egli nato da poco, di nome Fandral, ed una giovanissima moglie, che aveva sposato pochi mesi prima dell’inizio della guerra.
Anche Bil aveva un figlio maschio, Volstagg, e Hodras, seppur vedovo, era padre di tre bambine, conosciute come “Le Norne”, tutte dotate di eccezionali poteri.
Infine Ullr, sebbene non avesse figli, si era appena sposato con una Ninfa dei Boschi.
Giunsero alla sala del trono, chiusa da una pesante porta, che, stranamente, non era protetta da alcun catenaccio, tanto che sarebbe bastato spingerla per entrare. Alti la guardò con sospetto: "E' strano" borbottò ad alta voce "Come mai Laufey non si è sigillato dentro? Forse sarà una trappola..."
"Non lo escludo, Alti" rispose Odino "Ma non possiamo tirarci indietro proprio adesso."
Spinse la pesante porta di ghiaccio ed entrarono lentamente nella sala. Laufey li guardava sogghignando dall'alto del suo trono: "E così siete arrivati..."
Odino avanzò con passo deciso verso di lui: "Arrenditi, Laufey! Il castello è circondato e tu sei senza difese!" "E chi l'ha detto?" replicò calmo il gigante.
Un boato scosse la sala del trono e, in pochi secondi, gli dèi Asgardiani si ritrovarono circondati da venti Giganti di Ghiaccio armati fino ai denti.
"Lo dicevo che era una trappola" borbottò Alti, ma Odino strinse i denti: "Questo non ci fermerà. All'attacco!"
Una grandissima confusione si impadronì della sala. Gli dèi combatterono con tutte le loro forze, seppur con molta fatica e provati dalle precedenti battaglie.
Laufey si allontanò dal suo trono e si diresse verso uno strano scrigno, posto su un piedistallo dietro al trono, e si parò là davanti per proteggerlo.
"Lo Scrigno degli Antichi Inverni!" gridò Odino, evitando un colpo di lancia diretto al proprio volto
Anche Njoror alzò lo sguardo, mentre una freccia gli faceva cadere l'elmo dalla testa, scoprendo una bella massa di ricci castani.
Fece roteare il tridente, uccidendo l'arciere, e mandò  un cenno d'intesa al proprio re.
I guerrieri asgardiani avevano appena fatto in tempo a sconfiggere una parte degli aggressori, che uno di essi, preso da un impeto di rabbia e disperazione, si avventò contro Ullr, colpendogli con violenza una mano. Quello respinse l'attacco, ma il punto in cui era stato toccato iniziò a diventare sempre più freddo, quasi di ghiaccio. Ullr guardò con un misto di sorpresa e orrore la pelle che iniziava a diventare blu.
Sentì un grido alle proprie spalle e vide Alti venir gettata via contro una parete.
Il Gigante di Ghiaccio che l'aveva attaccata fece per menare il colpo di grazia, ma Ullr, non potendo colpirlo con una delle sue frecce, lo afferrò da dietro e gli ruppe il collo.
Gli dèi iniziavano a trovarsi in seria difficoltà. Ma non potevano arrendersi.
Odino iniziava a sentirsi sicuro della battaglia: prendere lo Scrigno degli Antichi Inverni sarebbe bastato a vincere, poichè il potere di Re Laufey si sarebbe esaurito. Ma quando stava per chiamare Njoror , sentì un grido maschile soffocato: "Nooo!"
Con apprensione, il Re degli Dèi, guardò la scena raccapricciante che gli si parava davanti: Njoror stringeva tra le braccia, piangendo, il corpo di Syr, innaturalmente pallida e con gli occhi sbarrati.
Il colpo di mazza di un Gigante di Ghiaccio l'aveva sbattuta con violenza contro una parete e adesso lei stava ferma immobile, con i lunghi capelli biondi che cadevano tristemente al suolo e un rivolo di sangue che colava dalla testa.
Odino si sentì montare la collera in petto e, con un colpo di lancia, tagliò di netto la testa al gigante che l'aveva uccisa.
Njoror lo guardò con un cenno di gratitudine, ma non riuscì a staccarsi dal corpo della moglie.
Hodras, Bil e Freyr contennero il loro dolore, continuando a combattere fino allo stremo delle forze. Ullr, per una qualche misteriosa ragione, non scagliava più le sue frecce, ma si parò comunque davanti a Njoror e Syr con il suo enorme scudo di metallo argentato, pronto a difenderli da qualunque attacco di nemici.
Alti aveva le lacrime che scendevano lungo le guance, e ansimava, ma neanche lei voleva fermarsi, forse ancora più motivata a causa della triste sorte toccata all’amica.  
Odino si girò a chiamare Freyr, poichè Njoror non pareva più in grado di aiutarlo a rubare lo scrigno, e fecero entrambi per dirigersi verso di Laufey, ma, all'improvviso, Freyr gridò: "No, Tyr!"
Lo spadaccino si era infatti lanciato verso Laufey, con la spada sguainata e i capelli biondi mossi dal vento.
Il Re dei Giganti di Ghiaccio sogghignò e impugnò una lunga asta di ghiaccio. Aspettò che Tyr fosse abbastanza vicino e si mise in posizione di combattimento.
Sembrava che volesse combattere un normale duello, ma, all'improvviso, Tyr venne colpito alle spalle da una freccia lanciata da un arciere nascosto. Il ragazzo boccheggiò e cadde a terra, con la freccia piantata nella schiena, vicino al cuore.
Un fiotto di sangue.
"Tyr!" gridò Freyr, e subito fece per correre in suo aiuto. Ma il biondino, inaspettatamente, si alzò e arrancò di nuovo verso il Re dei Giganti: "Io... devo vendicare... Syr!"
Laufey sogghignò beffardo, ma rise di meno quando la spada di Tyr lo ferì al braccio. Un flusso di sangue blu iniziò a scorrergli dal polso.
Freyr scagliò un giavellotto contro l'arciere che aveva colpito Tyr, che si stava preparando a scagliare un'altra freccia, e si lanciò per salvare l'amico. Ma, prima che potesse giungere, vide Laufey menare un fendente con la sua asta, facendo volare via Tyr, che atterrò più avanti con un lungo  squarcio sul petto.
Odino ruggì di rabbia e ordinò a Freyr: "Tu và a vedere come sta Tyr, a Laufey ci penso io!"
I due re si fronteggiarono con uno sguardo pieno di odio negli occhi.
"Tu, vuoi rubarmi anche questo, lurido ladro?" sibilò Laufey. Odino gli rispose secco: "Non so di cosa tu stia parlando, Laufey. Ma sappi che quando prenderò lo Scrigno degli Antichi Inverni, tu sarai costretto alla resa. Sempre che non ti uccida prima."  Laufey lo fissò velenoso: "Questo è da vedere."
Con un grido di rabbia, i due guerrieri si lanciarono l'uno contro l'altro, ingaggiando un combattimento mortale. Andarono avanti a combattere, senza riuscire a colpirsi, per parecchi minuti, poi, finalmente, Odino riuscì a ferire il re avversario ad un fianco.
Laufey cadde ed il sovrano degli dèi si avvicinò vittorioso allo scrigno. Ma, all’improvviso, udì un grido di rabbia dietro di sè e vide Laufey avanzare minaccioso. Riuscì a parare il colpo diretto al cuore, ma non riuscì ad evitare il secondo fendente.
Avvertì  un fortissimo dolore all'occhio destro e subito il mondo si fece a metà scuro.
Sentì il sangue colargli lungo la guancia e cadde in ginocchio. Laufey alzò il braccio per finirlo, ma fu fermato da un colpo di tridente diretto alla propria arma.
Odino alzò gli occhi, riuscendo a vedere, solo col sinistro, la figura imponente di Njoror che lo fissava sorridendo.
Il Dio del Mare scaraventò Laufey via con un pugno ed aiutò Odino ad alzarsi: "Stai bene?" "Sì" rispose Odino mettendosi in piedi "Adesso sì." Fecero per avvicinarsi di nuovo allo Scrigno.
La luce bluastra all'interno di esso brillò sinistramente.
Odino ci mise le mani sopra, pronto a rimuoverlo. Ma un grido di rabbia lo fece voltare: "Questo mai!"
Vide l'arma di Laufey volare verso di sé, con la coda dell'occhio, ma, fece appena in tempo appena a girarsi, che  Njoror corse tra lui e la lancia, mettendosi davanti.
"Nooo!" gridò il Re degli dèi.
Njoror gli cadde ai piedi e Odino si inginocchiò: "Njoror!" Quello gli sorrise, mentre il suo petto iniziava a diventare ghiacciato.
Odino guardò con rabbia Laufey e lo colpì alla gola con la propria lancia, senza però intaccare punti vitali.
Il re dei Giganti rantolò, mentre Odino, con le lacrime agli occhi, estraeva lo Scrigno degli Antichi Inverni dal suo altarino. Lo mostrò a Laufey, il quale sibilò rabbioso, ma non potè fare a meno  di tremare.
Odino lo fissò con rabbia: "Accetti la resa, Laufey?" Quello rantolò: "A-accetto." "Poni dunque fine alla guerra e giura di non rompere la pace mai più!" "L-lo giuro." sibilò Laufey a denti stretti.
 La sua pelle bluastra era contratta per la rabbia ed i suoi occhi cremisi trasudavano veleno.
Odino si eresse in tutta la propria statura: "Io, Odino, sovrano di Asgard, ti confisco la fonte del tuo potere e ti relego nella tua terra desolata. Non uscirne mai più."
Laufey ruggì di rabbia, ma non potè opporsi.
Si sentirono da fuori le grida di vittoria dei soldati di Asgard.
Odino alzò lo sguardo verso i propri compagni: Hodras, completamente illeso, puntò gli occhi bianchi sul suo re, con un'espressione tale che, chi non avesse saputo della sua cecità, avrebbe  giurato che riuscisse a vedere.
Màni, leggermente ferito alla schiena, fissò Odino con serietà, poichè, nonostante la vittoria, comprendeva bene le perdite subite.  Bil, che non sembrava ferito, fece lo stesso.
Ullr si alzò e, per la prima volta, Odino notò che  la sua mano sinistra non c'era più, avendola persa per proteggere la Dea della Guerra dall'attacco del nemico.
Alti avanzò lentamente verso il proprio re, anch'ella ferita e sanguinante da un fianco, e si fermò ad una certa distanza con le lacrime agli occhi.
Odino si voltò poi verso Freyr, la cui tempia era adornata da un livido violaceo, che sosteneva Tyr, immobile. Odino fece un passo verso di loro, ma Freyr scosse la testa con aria triste.
Il Re dgli Dèi cadde in ginocchio, coprendosi il volto con una mano, quando sentì una debole voce alle sue spalle: "M-mio re..."
Si voltò di scatto verso Njoror, che, incredibilmente ancora vivo, gli sorrideva trionfante.
Odino si inginocchiò accanto a lui, vedendo con la coda dell'occhio Laufey strisciare via.
"Njoror!" gridò "Amico mio, sei vivo, dunque!"
Lui scosse la testa: "Ancora per poco, amico." Indicò il giavellotto impiantato nel proprio petto.
Odino lo estrasse e, con somma sorpresa, vide che non uscì molto sangue. In compenso, la ferita era di un colore bluastro e si stava raffreddando.
Il colpo aveva ghiacciato gli organi interni di Njoror.
Odino iniziò a piangere dall'occhio buono: "Mi dispiace, amico mio. Se io non avessi insistito per venire qui..." "Non avremmo vinto la battaglia" sussurrò Njoror "Ora ascoltami, Odino." Il re degli dèi si chinò su di lui "Ti prego, lo so che hai già altri figli a cui pensare, ma non voglio che la mia Freya cresca da sola. Ti chiedo solo questo favore da amico: prendila con te."
Odino gli prese la mano e se la posò sul cuore: "Tu mi hai salvato la vita, Njoror, e sei stato il miglior compagno che io potessi mai desiderare. Io ti giuro che prenderò tua figlia, la amerò, la proteggerò e la crescerò come mia. Nessuno mai potrà farle del male, finchè io sarò in vita, nè mai permetterò in alcun modo che ella sia infelice."
Njoror sorrise benevolmente: "Grazie... anche per Syr..."
Sentì con piacere le grida di vittoria dei suoi compagni che combattevano all'esterno e si illuminò: "Che suono... soave."
I suoi occhi azzurri si accesero di gioia e poi, chiudendoli, posò, con un sospiro, la testa sulla spalla del proprio re.
 
***
 
Angolo dell’Autrice: Bene, ecco qua il prologo della mia storia.
Mi sono sempre immaginata come sia stata la Battaglia di Jotunheim tra Odino e Laufey, così, ho provato a buttare giù qualche riga, inserendo anche alcune divinità nordiche non nominate nel film.
Naturalmente, ho cambiato alcune cose e ho un po’ “romanzato” le vicende di questi dèi, perché mi piaceva di più così. Mi sono inventata alcune parentele, per ricollegarmi alle vicende che seguiranno.
Nel prossimo capitolo, la storia verrà narrata in prima persona dalla protagonista, Freya.
Beh, che dire?
Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie per aver letto.
Un bacio,
Tinkerbell92

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Capitolo 2
*** La Terra dei Veggenti ***


 La mia è una lunga storia.
Nacqui in tempo di guerra, poco prima di una grande battaglia, e solo adesso riesco ad interpretare pienamente il significato di ciò.
Quella che può sembrare una coincidenza, agli occhi degli altri, fu, in realtà, un vero e proprio segno: la mia vita non sarebbe stata facile.
Sono una Dea dell’Amore indissolubilmente legata alla Guerra.
Sono una principessa le cui decisioni sono appese ad un filo.
Ma, prima di tutto, sono una donna innamorata che non potrà mai dichiararsi apertamente.
Per spiegarmi meglio, credo che dovrò partire a raccontare dal principio, quando ricevetti una strana profezia da parte di una bambina…
 
Il cielo era limpido come uno specchio e, di tanto in tanto, veniva attraversato da rade nuvolette di passaggio, in quella tranquilla giornata di Settembre.
Mi trovavo nel Cortile d’Addestramento del Palazzo di Asgard, insieme ai miei fratelli e amici, ed ognuno di noi si stava esercitando con delle armi diverse.
Il Cortile d’Addestramento era una specie di gigantesca arena circolare, in cui si poteva trovare praticamente ogni strumento adatto alla battaglia.
Armi, manichini, bersagli … insomma, tutto ciò che un aspirante guerriero necessitava.
Io stavo combattendo contro un fantoccio mobile, utilizzando una lunga asta d’oro.
Forse poteva sembrare un po’ strano il fatto che una dea come me pensasse a maneggiare delle armi, piuttosto che stare in casa a pettinarsi i capelli, ma Odino, mio padre adottivo, desiderava che tutti i suoi figli, senza distinzione di genere o età, fossero in grado perlomeno di difendersi da potenziali aggressori.
Non che ci fosse chissà quale pericolo: la pace regnava sovrana da quando Odino sconfisse Laufey nella Battaglia di Jotunheim, la stessa in cui persero la vita i miei genitori naturali, ma era sempre meglio non abbassare troppo la guardia.
Sì, abbassare la guardia…
Un consiglio che non presi troppo alla lettera, dato che il manichino, con un semplice colpo mirato, mi mandò direttamente col culo per terra.
La mia asta volò a qualche metro da me, finendo tra le gambe di uno degli istruttori, che inciampò e cadde, rovesciando una cesta piena di palle di cannone, – sì, usavamo anche i cannoni- le quali si sparsero per il campo, facendo ingamberare più di qualche duellante.
Arrossii per la vergogna, mentre, qua e là, mi arrivavano delle occhiatacce poco rassicuranti.
Cercai di balbettare qualche scusa, anche se ormai ero abituata a fare figuracce simili.
Insomma, non ero molto portata per il combattimento.
Loki, uno dei miei fratelli, che, per fortuna, non era caduto vittima del mio disastro, interruppe subito la propria lezione di Tiro con l’Arco, raggiungendomi di corsa.
- Freya, stai bene?
Annuii, permettendogli di aiutarmi a rialzarmi.
Era un ragazzino davvero intelligente e premuroso, forse anche un po’ troppo per la sua età.
Aveva i capelli neri e dritti, sempre in ordine, e brillanti occhi verdi, che lasciavano trasparire la sua indole matura e un po’ furba.
Gli sorrisi, senza lasciargli la mano: - Sto bene, grazie Loki.
Lui aprì la bocca per dire qualcosa, quando Thor, nostro fratello maggiore, ci raggiunse ridendo: - Freya! Non riesci proprio a passare cinque minuti nell’Arena senza combinare qualche casino?
Arrossii un po’, incrociando le braccia: - Non è che la lotta sia una delle mie attività preferite…
- Si vede! Inizio a pensare che tu sia proprio negata!
Mi morsi un labbro, visibilmente infastidita dal suo atteggiamento strafottente, ma Loki lo fissò con severità: - Freya non è negata, ha solo bisogno di un buon maestro. Non tutti hanno la fortuna di possedere le tue doti di guerriero, Thor.
Thor sorrise, scostandosi bruscamente dal viso un ciuffo di capelli biondo miele, lo stesso colore dei miei, mentre io gettai a Loki uno sguardo di riconoscenza.
Io e lui avevamo un legame davvero speciale.
Vuoi per il fatto di avere la stessa età, vuoi per il fatto di possedere dei caratteri compatibili, noi due eravamo praticamente inseparabili.
Lui mi difendeva, quando Thor mi prendeva in giro, ed io lo ascoltavo quando aveva bisogno di confidarsi.
L’unica cosa strana del nostro rapporto, era che, quando mi trovavo con lui, improvvisamente mi ricordavo che, in realtà, non avevamo gli stessi genitori ed il sangue che scorreva nelle mie vene immortali era diverso dal suo.
Non sapevo perché, ma succedeva sempre e solo quando incontravo il suo sguardo.
Thor mi ridiede l’asta che avevo perso e ci strizzò l’occhio: - Intanto che c’è confusione, vorrei approfittarne per fare un giretto. I Tre Guerrieri stanno convincendo Sif a venire con noi.
- Venire dove?- domandai, alzando un sopracciglio scettica – Non vorrai combinarne un’altra delle tue, fratello? Ricordi cos’è successo, l’ultima volta che ci siamo allontanati senza permesso?
Thor alzò gli occhi al cielo: - Non fare la guastafeste, Freya! Stavolta non ci scoprirà nessuno. Comunque, io tra un po’ vado con i ragazzi al Bifrost, voi fate come vi pare.
Sospirai, mentre Loki abbassava lo sguardo: - Mi sa che ci conviene seguirlo… forse nostro padre sarà più indulgente, se anche tu sei coinvolta…
- Forse- replicai, gettando poi un’occhiataccia a mio fratello maggiore – Tanto, fermarti non possiamo, giusto, Thor?
- Precisamente!- annuì tronfio lui – Sbrigatevi, allora, prima che ci scoprano!
Riuscimmo, non so come, ad eludere la sorveglianza ed arrivare al Bifrost senza farci scoprire.
Il Bifrost, o Ponte dell’Arcobaleno, era un congegno che collegava i Nove Regni dell’Universo e permetteva, da Asgard, di raggiungere qualsiasi luogo in pochissimo tempo.
Aveva la forma di una gigantesca stanza sferica, che si trovava ai confini della terra di Asgard, sulla superficie del mare.
Attraversammo il lungo ponte colorato che vi conduceva e, non appena arrivammo a destinazione, trovammo i nostri compagni già pronti a partire. O quasi.
Sif, una delle mie migliori amiche, ci venne incontro con una smorfia, gli occhi azzurri alzati al cielo.
Aveva lunghi capelli neri, che teneva spesso raccolti in una stretta coda, ed uno sguardo combattivo.
Non c’era da stupirsi del fatto che fosse una tra i migliori guerrieri del nostro corso d’addestramento: aveva un fisico agile e slanciato, riflessi pronti ed un’incredibile rapidità.
Thor le gettò uno sguardo interrogativo: - C’è qualche problema?
- Temo proprio di sì- rispose lei, indicando tre ragazzi alle proprie spalle, impegnati a discutere con una bambina dai capelli rossi.
Thor spalancò gli occhi incredulo: - Oh, no!
Diedi una rapida occhiata alla scena: Volstagg, il più grosso e forte tra i nostri compagni, cercava in tutti i modi di spiegare a Hefring, la più giovane tra i figli di Odino, perché non potesse accompagnarci in quel piacevole viaggetto fuori programma.
Accanto a lui, Hogun, il più posato e intelligente dei miei amici, osservava quello che accadeva, con i suoi impassibili occhi scuri, mentre Fandral, senza perdere il suo solito charme, camminava su e giù nervosamente, scompigliandosi, di tanto in tanto, i capelli biondi.
Non appena si accorse di noi, Hefring corse incontro a Thor, con gli occhi colore del mare spalancati: - Thor! Perché non mi hai detto che andavate a fare un giro? Io voglio venire con voi!
- Hefring, sei troppo piccola per seguirci…- cercò di spiegarle mio fratello pazientemente, ma lei pestò un piede a terra con forza: - No! Io voglio venire con voi! Altrimenti lo vado a dire a papà!
Volstagg spalancò le braccia, con aria esasperata: - Ho cercato di spiegarglielo, ma lei mi ricatta!
- Mocciosa testarda- sibilò Thor, visibilmente infastidito, mentre Loki non perse occasione di punzecchiarlo: - Avrà preso da suo fratello maggiore, probabilmente…
Trattenni una risatina e presi in braccio Hefring: - Ormai è qui, Thor… tanto vale portarla con noi…
- Che scatole!- sbuffò lui – Prima o poi la lego a un albero e la lasciò là.
Hefring gli fece una linguaccia, mentre una colonnina d’acqua si alzò dal mare sotto di noi, incurvandosi ad arco e lavando Thor dalla testa ai piedi.
Mio fratello si girò furioso, ma Sif lo spinse frettolosamente dentro alla stanza sferica del Bifrost, evitando una delle solite risse.
Guardai Hefring severamente, mentre lei rideva compiaciuta: - Non dovresti usare i tuoi poteri contro di noi…
- Ma se l’è meritato!- protestò lei – Fa sempre il gradasso. Adesso, almeno, abbiamo un gradasso bagnato!
- Hefring…- cominciò Loki, ma non riuscimmo ad evitare di scoppiare a ridere.
Thor si affacciò sulla soglia, fissandoci minaccioso: - Vi sbrigate?
Annuimmo, cercando di trattenere le risate, ed entrammo all’interno della stanza circolare.
Davanti la piattaforma del teletrasporto, c’era un ragazzo dalla pelle scura, abbigliato con un’elegante armatura d’oro, che ci fissava con aria assorta: - Marinate di nuovo la scuola, ragazzi?
Aveva una voce calma e profonda.
Sif fece un passo verso di lui: - Vorremmo fare una gita, fratello. Le cose, all’Arena, iniziavano a diventare incredibilmente noiose…
- Per non dire pericolose- aggiunse Fandral, strizzandomi l’occhio.
Heimdall, il guardiano del Bifrost, nonché fratello maggiore di Sif, alzò un sopracciglio: - Sapete che il Re degli Dèi non sarà contento di questo…
- Torneremo prima che se ne accorga!- promise Thor, che, nel frattempo, si era già asciugato – Mi assumo ogni responsabilità.
Heimdall sospirò rassegnato, abituato ad assecondare i capricci di mio fratello, e ci permise di salire sulla piattaforma: - Destinazione?
Ci guardammo tutti con aria confusa, poiché non avevamo pensato ad una mèta, ma Thor sorrise spavaldo: - Vorrei fare un giretto ai confini di Asgard, nei pressi dell’Yggdrasil…
- Che cosa?- esclamammo all’unisono, fissandolo allucinati.
- Nella Terra dei Sapienti ai piedi dell’Albero Sacro? Thor, ma sei pazzo?- gli disse Loki, con un certo nervosismo nella voce – Non è saggio avventurarsi in quel luogo. Ci sono forze antiche che è meglio non risvegliare…
- Oh, ma quante storie!- sbottò nostro fratello – Avete, forse un’idea migliore?
Stavamo per protestare, quando Thor fece un cenno a Heimdall: - Apri il passaggio.
Il guardiano annuì, con un sospiro, ed azionò il meccanismo di teletrasporto.
Fummo risucchiati da un lampo di luce e, prima ancora di rendercene conto, posammo i piedi su un suolo antico e misterioso.
Sebbene fossimo in Autunno, il paesaggio che ci circondava era tipicamente invernale.
Un vento gelido soffiava con forza sui nostri volti, costringendoci a socchiudere gli occhi.
Non ero mai stata in quella zona ed uno strano senso di inquietudine si impadronì di me.
D’istinto, mi strinsi forte al braccio di Loki,
-Fate attenzione a dove mettete i piedi!- ci disse Thor, portandosi una mano davanti al volto – Il luogo in cui ci troviamo è protetto da strane forze. Il tempo cambia rapidamente, in modo inaspettato e inspiegabile. I visitatori non sono molto graditi…
- E allora ci spieghi perché hai scelto di venire proprio qui?- gridò Sif, per sovrastare il rumore del vento.
Thor sbuffò annoiato: - Volete qualcosa di divertente e avventuroso o no?
Sif scosse la testa, evitando di replicare, e tutti seguimmo il suo esempio.
D'altronde, parlare con Thor, a volte, era la stessa cosa di parlare a un muro.
Mio fratello indicò uno strano bosco che si stagliava alla nostra destra e disse: - Per di là passa un ruscello che sfocia in una delle fonti che si trova ai piedi dell’Yggdrasil. Se lo seguiamo, potremo arrivare all’Albero in fretta.
Con un sospiro di rassegnazione, ci inoltrammo nella fitta boscaglia, camminando su sentieri così friabili e stretti, che più e più volte rischiammo di cadere.
Il vento soffiava di meno, ma quel luogo oscuro faceva lo stesso paura.
Volstagg si caricò Hefring sulle spalle, in modo da non rischiare di perderla, mentre Sif ci gettò uno sguardo di ammonimento: - Restiamo uniti. Sarebbe piuttosto inquietante ritrovarsi da soli in questo luogo antico…
- Più che inquietante, letale- mormorò Hogun, socchiudendo gli occhi a mandorla – La forza che protegge la Terra dei Sapienti non fa sconti a nessuno sprovveduto che vi ci si avventuri. Dobbiamo essere vigili, non sappiamo incontro a quali stregonerie potremmo andare…
- O quali forze antiche potremmo risvegliare…- mormorai, con un brivido.
Sentii la mano di Loki afferrare la mia, passandomi una piacevole scossa.
Lo guardai sorridendo, mentre lui mi sussurrò: - Non lasciare la presa.
Camminammo per parecchi minuti, ma del presunto fiumiciattolo non c’era neanche l’ombra.
Thor continuava a proseguire spavaldo, anche se era chiaro come il sole che non aveva la più pallida idea di dove stesse andando.
- Dovrebbe essere qui… tra un po’, di sicuro, lo troveremo…
Stavamo iniziando a perdere la pazienza, quando, all’improvviso, qualcosa ruppe l’innaturale silenzio che ci circondava.
Una flebile vocina infantile cantava una canzoncina antica nel dialetto degli Elfi.
- Lo sentite?- sussurrò Fandral, guardandosi attorno – Chissà da dove proviene…
Iniziammo a far vagare lo sguardo qua e là, senza scorgere nulla, quando, all’improvviso, Hefring notò qualcosa dietro un masso: - Hey, quello cos’è?
Ci avvicinammo guardinghi e Thor estrasse un pugnale: - Altolà! Rivelati!
Restammo tutti col fiato sospeso, mentre la voce si zittiva.
Ci fu un attimo di inquietante silenzio, poi, una figura si alzò lentamente, voltandosi verso di noi.
Era piccola, incappucciata, con un ampio mantello rosso.
Sembrò squadrarci per un secondo, poi parlò: - Chi siete?
Thor ci fece cenno di stare indietro: -Io sono Thor, figlio di Odino, e loro sono i miei fratelli e amici. Tu chi sei? Quali sono le tue intenzioni?
Quella, in tutta risposta, si abbassò il cappuccio.
Una massa di capelli castani ricadde sulle sue spalle.
Restammo piuttosto interdetti, quando un paio di profondi occhi nocciola ci fissarono curiosamente, mentre il volto graziosissimo di una bambina si rivelava ai nostri sguardi stupiti.
Dimostrava qualche anno in meno di me, aveva una carnagione incredibilmente pallida ed uno sguardo così profondo che sembrava penetrare l’anima.
Dopo averci osservati per un po’, parlò con voce dolce ma, al tempo stesso, antica: -Io sono Skuld, figlia di Hodras, ma molti mi conoscono come Sybilla. Io sono una delle tre che tutto sanno.
-La figlia di Hodras!- esclamò Hefring - Questo vuol dire che tu sei... una Norna!
Skuld, o Sybilla, annuì.
Thor la guardò stranito: -Cioè questa mocciosa sarebbe una delle tre sagge? Una delle tre dee che conoscono tutto?"
- Thor, io porterei rispetto - suggerì Loki con un po' di timore – Ricorda che le Tre Norne sono in grado anche di decidere il Destino degli esseri viventi…
Gli accarezzai un braccio con la mano libera, poi annuii, rivolta verso Thor.
Sybilla ci fissò ancora per qualche secondo, poi, senza preavviso, si voltò e parlò con la sua solita voce flemmatica: - Questo luogo non è sicuro per i viaggiatori forestieri. Seguitemi.
Iniziò ad incamminarsi verso un sentiero tortuoso, senza alcuna esitazione, mentre noi, dopo esserci brevemente consultati con lo sguardo, decidemmo di seguirla.
Di tanto in tanto, Sybilla si girava a controllare e diceva: - Sbrigatevi! In questi sentieri è facile perdersi.
Cercammo di obbedire, ma lei era piuttosto veloce e bastò un attimo di distrazione a farla sparire dalla nostra vista.
Inutile dire che fummo presi da un potente attacco di panico.
- Sybilla!- chiamammo, cercando di gridare il più forte possibile – Sybilla, dove sei?
Thor colpì un albero con un pugno: - Maledizione! Vuoi vedere che quella piccola serpe ci ha abbandonati? Si sarà offesa perché le ho dato della mocciosa…
- Se è offesa con te, non vedo perché dovremmo rimetterci anche noi!- strillai, sempre più incapace di mantenere la calma.
L’unica cosa che mi impediva di sclerare, era il calore della mano di Loki.
Un ringhio minaccioso ci fece sobbalzare e, improvvisamente, un branco di strani lupi ci accerchiò: erano di aspetto canide, ma più grossi rispetto ai lupi normali, e di un colore più pallido.
Thor tirò fuori nuovamente il pugnale, e noi lo imitammo, sfoderando le nostre armi.  
Assumemmo una posizione di difesa, mentre il cerchio di lupi si stringeva sempre di più: gli animali non parevano per nulla spaventati dal luccichio delle lame.
Proprio mentre uno di loro stava per balzare verso di noi, udimmo un fischio acuto.
Le belve si voltarono stupite, mentre tre figure di diversa altezza apparivano dal nulla davanti a noi.
Una di loro avanzò lentamente ed i lupi le corsero incontro, come un branco di cagnolini.
Le si accucciarono ai piedi, mentre quella alzava lo sguardo.
Era una ragazza che dimostrava qualche anno più di me, con i capelli lunghi e rossi, gli occhi verdi ed i tratti simili a quelli di un elfo. Una mantella verde la riparava dal vento gelido.
Alle sue spalle, c'era un’altra fanciulla ancora più grande, dai capelli biondi e gli occhi celesti,  vestita con abiti di pelle ed un mantello blu scuro.
Accanto a lei, Sybilla ci fissava impassibile.
Riponemmo le armi, mentre Thor fece un passo in avanti: - Beh… grazie…
Sybilla scosse la testa: - Vi avevo detto che in questi sentieri era facile perdersi…
Stavamo per ribattere, quando la più grande delle tre alzò la mano con fare imperioso: -Non è saggio stare qua fuori. Seguiteci, o forestieri! Vi condurremo in un luogo più sicuro.  
In pochissimo tempo, le tre ragazze ci fecero uscire dal bosco e proseguirono fino a giungere nei pressi di una grotta illuminata da un piccolo falò.
Ci fecero accomodare, mentre Loki, preso coraggio, domandò timidamente: - Siete voi, le Norne?
La bionda guardò le altre due con uno sguardo enigmatico e poi rispose: -Siamo noi.
-E vedete ogni cosa?- incalzò Thor, con un lampo di curiosità negli occhi celesti.
-Solo se siamo insieme- rispose la seconda, quella con i capelli rossi - Perchè ognuna di noi vede soltanto ciò che riguarda del tempo che le appartiene.
- Passato, Presente e Futuro?- domandò Loki, che aveva letto dei libri a riguardo.
- Precisamente- rispose la donna bionda -Io, Urd la Primogenita, vedo il Passato. Nessuna azione compiuta prima di questo momento non mi è nota, io conosco ogni cosa del tempo che fu.
- Io, Verdandi la Secondogenita, vedo il Presente- continuò la rossa -Posso scrutare ogni momento presente, posso sentire le emozioni ed i pensieri di chi sta vivendo in questo momento. In quanto a Skuld…- indicò  la Terzogenita di Hodras, che sorrise lievemente.
- Vede il Futuro...- sussurrò Hefring.
Sybilla la guardò annuendo.
-Nulla di quel che sarà le è sconosciuto. Tuttavia, il potere di Skuld è ambiguo, perchè nulla è già stato scritto, sta a noi scegliere il percorso. Quello che lei vede è una possibilità di ciò che sta
per avvenire a seconda di come uno si comporta.- spiegò Urd. 
- Mmmh, è complicato- mugugnò Fandral grattandosi la testa -Ma comunque io lo trovo forte! Sybilla lo fissò con un lieve sorriso e rispose: -Quel che trovi complicato ora, potrai trovarlo
più comprensibile in futuro.
Fandral sorrise a sua volta, fissandola con uno sguardo incredibilmente dolce.
Improvvisamente, mi sorse spontanea una domanda: - Ma, se voi siete le tre Norne… in teoria, non dovreste trovarvi ai piedi dell’Yggdrasil? A bagnare il suo tronco con le acque della Fonte di Urd?
Sui volti delle tre sagge, si dipinse un sorriso enigmatico: - L’Universo è pieno di misteri, giovane Freya- disse Verdandi, con tono pacato – E la nostra terra è certamente il luogo più misterioso di tutti. Ci sono cose che solo noi possiamo capire. A voi basta sapere che l’Albero Sacro è ben custodito e curato.
- Mh, okay, quindi non ce lo farete nemmeno vedere?- borbottò Thor, guardandole accigliato.
Urd scosse la testa: - Non siete ancora pronti per questo. Solamente quando sarete ammessi al Consiglio degli Dèi, potrete godere della visione dell’Albero Sacro. Come dice nostro padre, “Ogni cosa a suo tempo”. E, a proposito di padri- ci fissò con aria severa – Odino non resterà ancora molto all’oscuro della vostra fuga. E’ giunto il momento, per voi, di tornare indietro.
- Ma noi vorremmo sapere qualcosa di più!- protestò Sif -Voi conoscete ogni cosa! E a noi piacerebbe sapere di più, conoscere il Passato e le grandi battaglie, il Presente, il Futuro!
-Porta pazienza, giovane Sif- le rispose dolcemente Verdandi- Forse potremmo trovare un compromesso.
- Sorella, non avrai mica intenzione di concedere il Dono delle Norne così?- si allarmò Urd.
- Il Dono delle Norne?- ripetei, mentre gli altri si guardavano stupiti – Che cosa significa?
- Significa che vi concederemo di interrogarci tutte e tre per una sola volta- spiegò Sybilla – E’ un raro privilegio, che concediamo pochissime volte.
- Più che pochissime- replicò Urd con severità – Solo quando qualcuno se lo merita davvero.
- Io sono ottimista, riguardo a questo- rispose Verdandi con un sorriso – Sento che questi ragazzi hanno qualcosa di speciale. E poi, non possiamo mandarli via a mani vuote.
Urd sospirò e annuì: - E va bene.
Un sorriso spavaldo si dipinse sul volto di Thor, che ci bisbigliò tronfio: - Visto che abbiamo fatto bene a venire?
Gli lanciammo un’occhiataccia, ma preferimmo non commentare.
-Quindi risponderete alle nostre domande?- domandò speranzoso Hogun, rivolgendosi alle Norne.  
-Ne avete una a testa- stabilì Udr -Per ciascuna di noi.
-Solo una?- Volstagg alzò un sopracciglio - Non sappiamo se ci basterà...
-La regola è così, giovane Volstagg" rispose risoluta Urd - Ma credimi, sarà sufficiente. Per iniziare, la norma è questa. Se vi dimostrerete degni, avrete a disposizione più di una domanda, ma questo accadrà solo quando, e se, sarete pronti e più maturi. Ora non posso dirvi di più. Ogni cosa a suo tempo.
Ci guardammo tra noi in silenzio, fino a quando, non incontrai per caso lo sguardo di Sybilla.
La ragazzina diede un’occhiata alla mia mano, ancora stretta in quella di Loki, e sorrise in modo enigmatico.
Forse stava per dire qualcosa, ma Urd le posò una mano sulla spalla: - Sorella, è ora che tornino a casa. Accompagnali fuori, qui abbiamo delle faccende da sbrigare…
Sybilla annuì e ci invitò, con un gesto, ad alzarci.
Verdandi ci sorrise apertamente: - Arrivederci, giovani dèi. Spero di rivedervi presto.
- Ehm, sì…- rispose un po’ incerto Thor – Ci faremo vivi.
- Scegliete con cura le vostre domande- si raccomandò Urd – Spero che il nostro dono vi torni utile.
Le salutammo un po’ timidamente, poi seguimmo Sybilla fuori dalla grotta.
La ragazzina ci condusse fino all’entrata del bosco, poi gridò forte: - Heimdall!
Seguì un attimo di silenzio, poi, un fascio di luce, proveniente dal cielo, si diresse rapidamente verso di noi.
Mentre stavamo per venire risucchiati dal potere del Bifrost, gettai un ultimo sguardo alla misteriosa veggente.
Per un attimo, mi sembrò che i suoi occhi fossero diventati bianchi e, un istante dopo, udii la sua voce nella mia testa: “Fa’ attenzione, principessa. Presto, arriverai di fronte a un bivio.”
Sussultai, mentre Loki mi sussurrava premuroso: - Va tutto bene?
Annuii velocemente, guardando di nuovo Sybilla.
I suoi occhi erano tornati normali, ma la sua espressione mi provocò un grande senso di inquietudine.
Una fortissima luce ci avvolse, mentre, all’orizzonte, mi parve di scorgere la sagoma di un grande albero.
Ma fu solo per un istante.
 
***
Angolo dell’Autrice: Ecco qua il primo capitolo della storia.
Non ne sono convintissima, anche perché è la prima volta che mi “muovo” tra i personaggi ed i luoghi della mitologia nordica.
So che nel film non viene menzionata la parentela tra Sif e Heimdall, però, dopo aver scoperto che, nel fumetto, loro due sono fratelli, ho scelto di attenermi all’originale.
Per quanto riguarda Hefring, probabilmente nota come “La piccola rompipalle”, diciamo che è uno sfizio che mi sono tolta, dato che adoro tutte le divinità che hanno a che fare con l’acqua, e l’ho eletta come mia “controparte asgardiana” :)
All in all, diciamo che il capitolo mi è servito soprattutto per presentare i personaggi, che, in questa parte della storia, sono ancora dei ragazzini.
Se qualcuno vorrà dirmi cosa ne pensa, ne sarò davvero felice.
Cercherò di aggiornare il prima possibile.
Un bacio :)

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Capitolo 3
*** Una piccola vittoria ***


Non so come riuscimmo a non farci scoprire da nostro padre. Forse la magie delle Norne ci aveva dato un piccolo aiuto.
Passò una settimana e, subito dopo pranzo, mi recai all’Arena ad allenarmi, dato che a quell’ora era ancora vuota.
Probabilmente mi stavo illudendo, ma speravo vivamente di riuscire a combinare qualcosa di buono motivata dal fatto che nessuno mi vedesse.
Presi l’asta d’oro che ormai stavo iniziando a odiare e mi sistemai con un sospiro di fronte al manichino mobile.
Gli occhi finti del mio avversario erano fissi nei miei, e la sua espressione era così reale che dovetti sforzarmi parecchio per restare concentrata sul mio obbiettivo.
Assunsi una posizione di guardia, imitata dal mio nemico, poi, iniziai a dare dei colpetti leggeri alla sua asta di legno, tanto per scaldarmi un po’.
Il mio avversario parava i miei attacchi con movimenti lenti e puliti, mantenendo il mio stesso ritmo.
Dopo qualche minuto di riscaldamento, decisi di passare ai fatti.
Aumentai gradualmente la velocità e la forza dei miei attacchi, venendo respinta sempre dalle parate precise del manichino.
Stavo andando bene, ma questo perché lui non aveva ancora iniziato ad attaccare.
Non tardò ad ingaggiare con me un vero duello.
All’improvviso, i suoi movimenti, limitati a semplici parate, iniziarono a diventare una micidiale combinazione di parata e risposta, mettendomi in difficoltà.
-Concentrati- ripeteva una voce dentro di me – Concentrati…-
Cercai in tutti i modi di mantenere la concentrazione, ma era difficile, dato che il dannato manichino continuava a fare delle finte.
Tentai di colpirlo con la punta dell’asta, ma lui, dopo aver schivato il mio attacco, con un colpo deciso mi fece cadere l’arma dalle mani.
Guardai l’asta d’oro ai miei piedi con rabbia e sferrai un calcio alla base del manichino, con il risultato di farmi male da sola.
- Ah, maledizione!
Mi sedetti per terra sconsolata, serrando i pugni sui ciuffi d’erba che ricoprivano il campo.
Perché non riuscivo a disarmare quel maledetto manichino nemmeno pagandolo?
Va bene, non ero forte come Volstagg o Thor, e non possedevo la velocità di Sif, ma non avevo nemmeno problemi di coordinazione o goffaggine, anzi, ero sempre stata piuttosto agile.
Possibile che il fatto di essere la Dea dell’Amore influisse tanto sulle mie doti combattive?
Alzai gli occhi verso il cielo, valutando seriamente l’idea di chiedere alle Norne qualcosa del genere, magari per ricevere dei consigli su come migliorare.
Ma come avrei reagito se mi avessero dato risposte come: - Sì, le tue tutrici hanno ragione, non sei fatta per combattere, il tuo unico ruolo è quello di farti bella, svolgere le faccende domestiche e trovarti un nobile marito, magari molto più vecchio di te, e generare un sacco di figli maschi .
Al solo pensiero di quell’eventualità, mi vennero i brividi, soprattutto per la questione del generare figli con un vecchio.
E poi, non volevo sprecare subito le mie domande così, come si sicuro aveva già fatto Thor.
Stavo pensando se andarmene o riprovare a disarmare il mio acerrimo rivale di ferro, quando dei passi leggeri sull’erba mi fecero voltare.
- Immaginavo che ti avrei trovata qui.
Loki mi sorrideva amichevolmente, gli occhi verdi illuminati da una luce meravigliosa.
Ricambiai il sorriso, avvertendo una leggera vampata di calore sulle guance, e lo osservai sedersi accanto a me: - Tu sai sempre dove trovarmi… a volte mi domando se tu sappia leggere nel pensiero…
Una lieve risata uscì dalla sue labbra: - Diciamo che ti conosco bene. Come mai sei scappata subito dopo pranzo?
Alzai le spalle: - Volevo allenarmi un po’ senza la visione di nessuno… e senza potenziali vittime attorno…
Loki rise di nuovo ed io mi lasciai contagiare.
Era sempre così, mi sentivo felice quando gli stavo vicino.
Diede una rapida occhiata al manichino malefico, poi si rivolse a me con dolcezza: - Non ti arrendi mai, eh?
Abbassai lo sguardo, un po’ demoralizzata: - Vorrei tanto poterlo disarmare anche una volta sola… ma sto davvero iniziando ad avere seri dubbi…
- Perché?- domandò, aggrottando la fronte.
Sospirai: - Nonostante mi impegni a fondo non riesco mai a combinare qualcosa di buono. Non pretendo di diventare una grande guerriera, ma almeno di essere una combattente decente… io non…- strinsi le ginocchia al petto, trattenendo un singhiozzo doloroso – io non voglio essere una Bambolina Senz’Anima…
- Una cosa?- esclamò Loki, alzando un sopracciglio – Che cos’è una Bambolina Senz’Anima?
Mi strinsi nelle spalle: - Hai presente quelle ragazze obbedienti e sottomesse, che lasciando decidere agli altri del proprio destino? Quelle che non si oppongono mai e svolgono con dedizione solamente i tipici compiti assegnati alle donne? Quelle che diventano l’ombra del marito che hanno scelto gli altri per loro e fanno tutto quello che vuole senza discutere? Ecco, quelle io le chiamo Bamboline Senz’Anima, perché sono come delle belle e graziose scatole vuote. Rinnegano sé stesse ed i propri ideali e si lasciano trasportare dagli eventi, senza provare nemmeno ad opporsi. Io penso che la maggior parte dei nostri conoscenti si aspetti che io diventi così…
- Che cosa te lo fa pensare?
Abbassai lo sguardo nuovamente: - Sono la Dea dell’Amore…
Loki restò un attimo in silenzio, poi mi posò una mano sulla spalla: - Freya, tu non devi farti influenzare da quello che pensano gli altri. E il fatto di essere la Dea dell’Amore è semplicemente una delle tue caratteristiche, non un’etichetta. Io sono il Dio degli Inganni, eppure, sebbene sia piuttosto abile ad usare trucchetti e raccontare bugie, non ho mai agito per scopi malvagi. Insomma, non credo di essere una persona cattiva…
Abbassò lo sguardo, forse riflettendo sulle ultime parole, ma io gli diedi un bacio sulla guancia e mi strinsi a lui, appoggiandogli la testa sulla spalla: - No, al contrario. Tu sei una persona molto buona.
Lo vidi arrossire leggermente, poi, Loki mi strinse una mano nella sua e sorrise: - E tu non sei una frana, ma hai solo bisogno di un bravo insegnante…
- E dove lo troviamo?- mormorai sarcastica – Non posso prendere un istruttore tutto per me…
Loki si strinse nella spalle, leggermente imbarazzato: - Beh, forse io non sarò un istruttore professionista, però me la cavo… penso che potrei darti qualche dritta, se me lo permetterai…
Lo guardai incredula, con gli occhi spalancati: - Dici sul serio?
Lui annuì, arrossendo leggermente: - Sempre che tu sia d’accordo…
- Sicuro!- esclamai entusiasta – Ne sarei davvero felice!
Loki sorrise e mi mise l’asta d’oro in mano: - Forza, allora, vediamo un po’ cosa possiamo fare.
Con un sospiro, provai ad attaccare di nuovo il manichino, ma, puntualmente, venni disarmata dopo cinque secondi.
Loki serrò le labbra, pensando a chissà cosa.
- Sono una schiappa, vero?- commentai sconsolata, mentre recuperavo l’asta caduta a terra.
Lui riflettè alcuni secondi, senza rispondere, infine sorrise: - No, non sei una schiappa. Il tuo problema è che ti ostini troppo a controllare i movimenti dell’avversario solo con la vista. Hai la fortuna di possedere cinque sensi, Freya, non solo uno. Quando combatti, dovresti usarne almeno due: vista e udito. Ricordati che gli avversari possono sempre fare delle finte, quindi, se ti basi solo sull’approccio visivo, farai sicuramente più fatica.
Lo fissai con un mezzo sorriso: - Sembra proprio che tu sia un esperto…
Loki arrossì leggermente: - Ho studiato la Teoria…
- Sei sempre modesto.
Mi rigirai l’asta tra le dita: - Che cosa mi consigli, allora, maestro?
Lui non trattenne un sorriso: - Credo che dovresti esercitarti bendata. Almeno, ti abitueresti ad usare anche l’udito mentre combatti. E ti concentreresti sicuramente meglio.
- D’accordo allora- slegai uno dei nastri che mi legavano la treccia e mi coprii gli occhi con quello – E’ un po’ inquietante…
- Vedrai che ti abituerai- mi assicurò lui, con voce dolce.
Con la punta del bastone, tastai l’arma del manichino e la colpii.
Provai ad ascoltare i movimenti dell’avversario, ma non avvertii altro che un forte spostamento d’aria ed un colpo al fianco subito dopo.
Caddi a terra pesantemente, scossa da diverse fitte.
Sentii le mani di Loki che mi afferravano, aiutandomi a rialzarmi, poi la sua voce dispiaciuta: - Forse è il caso di aspettare che arrivi qualcuno…
- No, mi basti tu- affermai decisa – Voglio riprovare.
Non so per quante volte provai ad attaccare, né per quante finii a terra.
Loki continuava a parlarmi con un tono d’incoraggiamento, dandomi dei consigli utili ma difficili da applicare.
- Ascolta, Freya!- mi diceva – Ascolta i suoi spostamenti! Intuisci le sue intenzioni! Concentrati!
“Maledizione!” pensai, mentre l’arma del mio avversario mi lasciava un bel livido sul braccio “Come faccio a sentire i suoi spostamenti? Non voglio deludere Loki! Non voglio! Non lui! Maledizione, Freya, ci sarà un modo!”
Improvvisamente, mentre cercavo di colpire il mio nemico, ebbi una specie di sussulto.
Non so perché, ma uno strano sibilo alla mia destra mi fece fare un salto laterale.
Qualcosa mi sfiorò il fianco.
- Brava, Freya!- gridò Loki – Continua così!
Possibile che quel sibilo fosse l’attacco del manichino andato a vuoto?
Strinsi forte le palpebre, cercando di concentrarmi solamente sui suoni.
Udii il cinguettio di alcuni uccellini e il rumore del vento che sussurrava tra le fronde degli alberi… e poi, di nuovo quel sibilo.
Proveniva da sinistra.
Feci un salto all’indietro e, mentre il sibilo si sentiva ancora, balzai in avanti, colpendo forte l’asta contro qualcosa di duro.
Sentii il rumore di qualcosa che cadeva, ma cercai di non distrarmi e provai a riattaccare, quando Loki mi posò una mano sulla spalla: - Freya, guarda!
Mi tolsi la benda dagli occhi, restando un po’ accecata dalla luce.
Non appena riuscii a mettere a fuoco, non trattenni un’esclamazione di sorpresa: l’arma del manichino giaceva a terra innocua!
Guardai Loki, poi di nuovo l’asta nemica, poi di nuovo Loki.
Un mormorio uscì dalle mie labbra: - L’ho battuto…
Lui mi sorrise dolcemente: - Lo sapevo che ce l’avresti fatta. Hai solo bisogno di allenamento e fiducia… ce l’hai fatta perché ha creduto in te stessa e nei tuoi sensi, Freya…
Lo abbracciai, prima che potesse finire la frase, e gli sussurrai nell’orecchio: - No, ce l’ho fatta perché tu eri con me…
Loki arrossi visibilmente, ma ricambiò l’abbraccio: - Non ho fatto chissà cosa…
- Invece hai fatto tanto- affondai il viso nel suo petto – Tu fai sempre tanto per tutti. Quando sono con te, io mi sento bene, perché sei l’unico che riesce a capirmi. Ti voglio bene, Loki.
- Ed io ne voglio a te- sussurrò – Tanto.
Forse stava per aggiungere altro, quando udimmo la voce di Thor rimbombare nell’Arena: - Ah, ecco dov’eravate finiti! Vi ho cercati dappertutto!
Mi sciolsi immediatamente dall’abbraccio di Loki, sentendomi, non so perché, leggermente a disagio.
Thor ci raggiunse con aria eccitata: - Cavolo, dovete subito tornare a casa! Le Norne sono arrivate a Palazzo!
- Le Norne?- esclamammo in coro io e Loki – Che cosa sono venute a fare?
Mio fratello alzò le grosse spalle con aria impaziente: - Ma che ne so? L’importante è che siano qui, no? Dài, venite, così potrete anche fare le vostre domande! A me ne manca ancora una, quella di Urd.
Sospirai, cercando di non pensare a che domande idiote avesse rivolto a Sybilla e Verdandi, e ci avviammo rapidamente verso il palazzo.
Mentre attraversavamo i lunghi corridoi che portavano al salone, vidi una figura vestita di rosso avanzare nella nostra direzione.
Ebbi un’esclamazione di sorpresa: - Sybilla!
La ragazzina alzò lo sguardo, abbassandosi il cappuccio della cappa cremisi: - Oh, siete voi.
Thor sorrise apertamente: - Ma dove cavolo stai andando? La sala è dall’altra parte!
Loki gli diede una gomitata, ma Sybilla alzò le spalle: - Facevo un giro qua attorno. Così, mentre aspettavamo che la riunione iniziasse…
- Ma di che cosa si tratta?- domandai curiosa – Come mai siete qui?
I suoi grandi occhi nocciola mi fissarono impassibili: - Si avvicina una grande festa e Odino vuole discutere con noi dei preparativi. Non sapete che data ricorre tra pochi giorni?
Feci un rapido conto mentale, e, mentre realizzavo, Loki mi precedette: - Il Primo Ottobre! Tra dieci giorni è il Primo Ottobre! E’ il quindicesimo anniversario della Battaglia di Jotunheim!
- E’ vero- mormorai, mordendomi le labbra – Come ho fatto a dimenticarlo?
Thor sembrò valutare la situazione, poi aggiunse allegro: - Quindi parteciperete all’evento? Grandioso!
Sybilla lo fissò senza trasparire alcuna emozione: - Anche nostro padre vi partecipò, pertanto, lo accompagneremo alla cerimonia.
Udimmo dei passi alle nostre spalle e, voltandoci, vedemmo arrivare verso di noi Fandral e Hefring.
La mia sorellina trotterellava sorridendo, raccontando chissà cosa al nostro amico, che la ascoltava pazientemente.
Si poteva dire qualunque cosa di Fandral, ma non si poteva certo negare la sua natura di gentiluomo.
- Salve, ragazzi!- ci salutò allegro – State andando alla riunione?
- Naturalmente!- esclamò Thor, dandogli una pacca sulla spalla.
Hefring si illuminò, non appena vide la nostra ospite, e si lanciò ad abbracciarla: - Sybilla! Che cosa fai qui?
- Partecipo alla riunione- rispose calma lei, alzando poi lo sguardo su Fandral.
Si fissarono alcuni secondi, in silenzio, poi, il ragazzo le sorrise: - Ciao, Sybilla.
- Ciao.
Si creò uno strano silenzio, che, per fortuna, Thor si decise ad interrompere: - Beh, andiamo allora? Credo che nostro padre non apprezzerà un ritardo…
- Hai ragione- intervenne Loki, alzando gli occhi al cielo – Mi sa che ci conviene andare.
Non appena raggiungemmo la sala del trono, trovammo tutti i nostri amici già lì ad aspettarci.
Odino sedeva sul trono, parlando tranquillamente con Urd, mentre Frigga, nostra madre, sedeva accanto a lui con aria composta.
Verdandi era in piedi accanto alla sorella maggiore e, appena ci vide, ci strizzò l’occhio.
Le porte della sala si chiusero e nostro padre si alzò in piedi: - Grazie a tutti per essere venuti. Bene, prima di cominciare, vorrei che i miei figli e i loro amici si disponessero attorno a me, per poter ascoltare meglio le mie parole.
I miei fratelli ed io ci scambiammo uno sguardo interrogativo, ma obbedimmo.
Odino ci osservò soddisfatto, poi sorrise leggermente: - Bene. Miei cari ragazzi, come saprete, quindici anni fa ci fu una grande battaglia nella terra di Jotunheim, dove, grazie al mio stupefacente esercito, riuscii a sconfiggere Re Laufey, che tentava da anni di invadere i Nove Regni dell’Universo.
Come in ogni battaglia, però, ci furono dei caduti, che tutt’ora piangiamo nei nostri cuori.
Perciò, la festa del Primo Ottobre, che celebra l’anniversario della battaglia, sarà soprattutto in loro onore. Noi sopravvissuti leggeremo un elogio che faccia capire quanto importanti siano stati per noi coloro che diedero la vita per salvare l’Universo.
Tra gli ospiti speciali, voglio ricordare due miei carissimi amici e compagni di guerra.
Il primo è Hodras, che sicuramente tutti conoscerete: sebbene fosse cieco, combattè al mio fianco senza mai tirarsi indietro, dimostrando un enorme coraggio. Le sue figlie, Custodi dell’Yggdrasil, ci hanno onorati anche oggi della loro presenza.
Un applauso scoppiò nella sala, mentre le Norne fissavano i presenti con aria lusingata.
Odino riprese il suo discorso: - Il secondo ospite speciale, è Freyr, Re della terra di Alfheimr che ottenne come premio per il suo valore.
Udii Fandral mormorare sorpreso: - Re Freyr…- abbozzò un sorriso, abbassando lo sguardo – Era amico di mio padre…
Sybilla lo fissò con tenerezza.
Gettai un rapido sguardo al resto dei partecipanti, perdendomi un pezzo del discorso di mio padre.
Loki mi toccò una mano con un sorriso, mentre mi faceva cenno di ascoltare.
Odino annunciò felice: - Oltre a farci l’onore di partecipare alla cerimonia, Re Freyr porterà con sé il suo valorosissimo figlio Odhr, che ha già avuto modo di dimostrare le doti guerriere ed il coraggio ereditati suo padre. Sono certo che saremo tutti entusiasti di conoscerlo e vorrei molto che voi, figli miei, lo prendiate come esempio quando vi allenate. Credetemi, da quello che ho sentito, il principe Odhr è un guerriero formidabile, oltre che una persona di animo nobile e di buon cuore.
Ci terrei molto che lo conosciate, non ve ne pentireste davvero.
Vidi Thor sbuffare con aria di superiorità, ma Odino lo ignorò, volgendo lo sguardo all’improvviso verso di me: - Soprattutto tu, Freya, figlia mia.
Il suo tono era dolce e la sua espressione incoraggiante.
Tuttavia, avvertii lo stesso un brivido lungo la schiena.
 
***
Angolo dell’Autrice: Ecco qua il nuovo capitolo.
Mi scuso per il ritardo, ultimamente ho parecchie storie in sospeso.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, cercherò di aggiornare più in fretta.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio :)
 

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Capitolo 4
*** Promessa sposa ***


Fu davvero incredibile quanto passarono in fretta quei dieci giorni che ci separavano dalla festa.
Che mi separavano dall’incontro con il fantomatico principe Odhr.
La mattina del Primo Ottobre, stavo camminando nei Giardini del palazzo, da sola, con uno strano senso di angoscia che cresceva nel petto.
Cercavo in continuazione di trovare una scusa alle parole di Odino.
Voleva presentarmelo perché avevamo la stessa età? Impossibile, Odhr aveva già otto anni al tempo della battaglia di Jotunheim, mentre io ero appena nata. Era più vecchio perfino di Thor.
Voleva presentarmelo perché era un bravo guerriero? Certo che no. Cioè, mi sarebbe molto interessato apprendere qualche tecnica di combattimento da un esperto, ma Odino non lo poteva sapere. Non gli avevo mai confessato quanto mi attirasse l’arte della guerra.
Stavo provando a meditare su un’altra opzione, cercando di non rassegnarmi a quello che sospettavo, quando udii uno strano rumor proveniente da uno dei grandi cespugli del giardino.
Era un suono molto acuto, che, man mano che mi avvicinavo, capii essere un miagolio.
Anzi, più miagolii.
Scostai con cautela i rami del cespuglio, vedendo qualcosa brillare nell’ombra.
Erano quattro piccoli occhi ambrati, che mi fissavano curiosi.
Trattenni a stento un’esclamazione di stupore, non appena vidi due gattini, immobili e attenti, seduti l’uno accanto all’altro.
Avevano il pelo di media lunghezza, bianco e grigio, la parte grigia era leggermente maculata.
Sembravano intimoriti e la cosa non mi sorprese, dato che erano ancora molto piccoli.
Mi lasciai sfuggire un sorriso, poi, mi voltai a chiamare due ancelle che passavano per di là.
- Hilde! Frida!
Le due mi raggiunsero di corsa: - Principessa! Va tutto bene? Avete bisogno di qualcosa?
Feci loro cenno di avvicinarsi: - Guardate!
Frida si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa, essendo molto emotiva, mentre Hilde si limitò a spalancare gli occhi: - Ma sono due cuccioli di gatto selvatico!
I micini si strinsero l’uno all’altro, terrorizzati, fissandoci con i loro grandi occhi dorati.
- Aiutatemi a prenderli- ordinai alle due, facendo cenno di tenermi fermi i rami che avevo spostato.
Hilde prese prontamente il mio posto, mentre Frida si avvicinò timorosa.
- Va tutto bene, gattini- cercai di rassicurarli – Non vogliamo farvi del male…
Frida calò con cautela la mano dentro il cespuglio, facendo un salto indietro non appena uno dei due piccoli soffiò e fece scattare avanti la zampetta, lasciandole un piccolo graffio.
- Non devi essere così insicura- la rimproverai – Altrimenti li spaventi di più…
Frida annuì arrossendo.
Provai ad afferrare piano uno dei due gattini, quello che l’aveva graffiata, e riuscii a toccare il suo pelo soffice.
- Prendetelo per la collottola- mi suggerì Hilde – Di solito così stanno fermi.
Cercai lentamente di seguire il suo consiglio, sollevando piano il gattino.
Ebbi un brivido, non appena si attaccò alla mia mano con le unghiette, ma strinsi i denti e lo tirai fuori dal cespuglio.
Il micetto miagolò spaventato, ma subito lo strinsi al petto, accarezzandolo.
Hilde si diede il cambio con Frida e prese il secondo, mentre l’altra le teneva fermi i rami.
- Da dove possono venire?- domandai, tranquillizzando il gattino più spiritato.
Hilde diede l’altro in braccio a Frida, voltandosi verso le mura del palazzo: - Ci sono delle crepe nel muro… potrebbero essere passati attraverso una di quelle.
- Che… che cosa ne facciamo?- balbettò Frida, che cercava in tutti i modi di impedire al micetto che aveva in braccio di arrampicarsi sui suoi capelli castani.
Diedi uno sguardo ai due piccoli trovatelli e sorrisi: - Li terrò io. A mio padre non darà affatto fastidio se mi prenderò cura di loro. Non dice nulla nemmeno quando Hefring porta a casa gli animaletti schifosi che trova per terra…
- In tal caso, conviene subito portarli dentro e nutrirli- stabilì Hilde – Dobbiamo preparar loro una cuccia e trovare dei nomi adatti.
 
Odino non ebbe nulla da ridire riguardo la mia adozione, anzi, parve quasi sollevato che almeno una dei suoi figli portasse a casa degli animali “normali”, che non sporcassero più di tanto, che non avessero un aspetto orribile o che non fossero velenosi.
Dopo averli nutriti e spazzolati ed aver scoperto che erano un maschio e una femmina, portai Bygul e Trjegul –così li avevo chiamati- nella Biblioteca del palazzo, per cercare informazioni su di loro.
Sembrerà strano, ma trovare quei gattini si era rivelato un bene per me: mi teneva la mente occupata abbastanza da non farmi stare in ansia per la festa.
Sfogliai distrattamente alcune pagine su un libro di felini, quando sentii una mano gentile posarsi sulla mia spalla.
Sorrisi, voltandomi verso Loki: - Sempre qui, tu?
Lui alzò le spalle, arrossendo: - Mi piacciono i libri. Sono dei compagni ideali, non ti giudicano mai…
- Beh- mormorai maliziosa – Nemmeno io ti giudico mai…
- Lo so- rispose Loki, sedendosi accanto a me – Per questo mi piaci.
A queste ultime parole, entrambi arrossimmo parecchio.
Un “mi piaci” detto da lui, per me aveva un significato diverso rispetto a un “mi piaci” detto da chiunque altro. Mi provocava una sensazione completamente diversa, e per lui era certamente lo stesso.
Per fortuna, Loki ruppe la situazione imbarazzante che si era creata dando un’occhiata alla cesta che avevo posato sul tavolo: - Oh, loro sono i nuovi arrivati!
- Ehm… sì- risposi, sorridendo ai due gattini, intenti a giocare tra di loro – Stavo appunto cercando informazioni sulla loro razza… credo che siano selvatici, ma potrebbero avere altre caratteristiche…
- Fammi dare un’occhiata.
Loki prese il libro che tenevo in mano, osservò attentamente i due cuccioli e si mise a sfogliare le pagine con sicurezza.
Per tutto il tempo che cercò la pagina giusta, non feci altro che guardarlo con un sorriso.
Infine, un’espressione soddisfatta si disegnò sul suo volto: - Ecco qua! Come pensavo!
Cercai di leggere il nome della razza dei micetti, ma era decisamente troppo difficile da tenere a mente, così, mi limitai a scorrere lo sguardo sui paragrafi che riempivano la pagina.
- Sono… di una razza speciale?
- Altroché!- sorrise Loki – Questi gattini discendono dai felini che abitavano la Terra degli Elfi! Sono destinati a diventare molto più grandi dei gatti normali, pensati che, una volta adulti, potrebbero riuscire a trainare un carro con più persone sopra!
- Non ci credo…- mormorai, guardando con stupore i miei due gattini – Così piccoli e indifesi… destinati a diventare dei giganti?
Loki annuì: - Beh, non sempre le cose sono come appaiono… anche con le persone, a volte, è così…
Un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra.
Era un argomento doloroso per lui: sapevo bene quanto Odino, seppur lo amasse al pari degli altri figli, tendesse a sottovalutarlo rispetto a Thor.
Mi strinsi a lui, appoggiandogli la testa sulla spalla: - Io so come sei in realtà… so quanto vali, Loki…
Lui mi accarezzò una mano: - Lo so… in realtà, questo mi basta…
Arrossii non poco, cosa che non avrei dovuto fare.
Dopotutto, ne avevamo già discusso una volta, quando avevamo cinque anni ed io soffrivo ancora per la consapevolezza di essere una figlia adottiva.
Per quanto stessimo bene insieme, non potevamo pensare che il nostro rapporto andasse oltre la semplice amicizia fraterna.
Perché noi eravamo fratelli. O forse no?
Guardai Bygul e Trjegul addormentarsi vicini, dopo aver giocato per tutto quel tempo, e pensai che il loro rapporto era molto simile a quello che c’era tra me e Thor, mentre era totalmente differente dal mio rapporto con Loki.
Mi sorse spontanea la domanda di dieci anni prima.
- Loki?
- Sì?
Sospirai, visibilmente nervosa: - Ti ricordi quando, dieci anni fa, ti domandai se io e te fossimo fratelli?
Si morse un labbro, con aria cupa: - Sì, me lo ricordo…
Presi coraggio e serrai una mano sul suo braccio, per calmarmi: - Ecco… non avevamo trovato risposta… eravamo troppo piccoli forse…
- Sì, lo eravamo…
Lo costrinsi a guardarmi negli occhi: - Posso rifarti la stessa domanda, adesso che siamo cresciuti?
Loki annuì, con un mezzo sorriso: - Chiedi.
Lasciai che mi prendesse la mano nella sua e trovai la forza per domandare: - Loki… ma io e te… siamo fratelli?
Lui esitò un attimo, poi sorrise: - Per me, tu sei molto di più di una sorella.
Arrossii, sorridendo a mia volta: - Lo stesso vale per te.
Una delle mie ancelle mi chiamò, dicendo che dovevo iniziare a prepararmi per la festa.
Loki mi sussurrò in un orecchio: - Non è necessario che nostro padre lo sappia, vero?
Scossi la testa con un sorriso, poi mi alzai e chiamai Hilde perché portasse la cesta con i gattini in camera mia.
Aspettai che la mia ancella si fosse allontanata, poi, mi voltai verso Loki, gli presi una mano e lo baciai sulle labbra, restano ferma in quella posa quel tanto che bastò perché lui potesse ricambiare.
Dopo qualche secondo, ci separammo lentamente.
- Non è necessario che nostro padre sappia anche questo, giusto?- gli sussurrai maliziosa.
Lui sorrise, con quel bellissimo sorriso che gli illuminava tutto il volto: - No, non è necessario.
Strofinai il mio naso contro il suo, con il cuore che batteva forte, e mormorai semplicemente: - Ci vediamo stasera.
- Sì- rispose lui, guardandomi con amore – A stasera.
 
Entrai nella mia camera con un solo pensiero in testa: “Voglio essere bellissima. Per lui”.
Le mie ancelle furono piuttosto felici quando annunciai che volevo essere preparata in maniera speciale – di solito, ordinavo sempre di non esagerare- così, mi fecero un bagno che durò il doppio di quelli normali e si fecero in quattro per trovare un’acconciatura di capelli che mi stesse bene.
Mi sedetti davanti allo specchio avvolta solo da un asciugamano bianco, mentre Frida e altre due ancelle si affannavano a pettinare le mie lunghe ciocche bionde, litigando sui fermagli da usare.
Hilde mi stava preparando le vesti, dando precisi ordini alle altre riguardo il trucco, i gioielli ed il profumo da abbinare.
Il suo ruolo di coordinatrice era decisamente meritato.
Finalmente, le mie tre parrucchiere terminarono la loro opera, lasciandomi qualche secondo per ammirare il lavoro compiuto.
Dovevo ammettere che l’acconciatura era davvero sensazionale e che, nonostante fosse molto elaborata, non era difficile da portare, poiché buona parte dei miei capelli erano stati lasciati sciolti.
Mi alzai, facendo cadere a terra l’asciugamano, permettendo alle ancelle di cospargere il mio corpo di oli profumati, poi, mi feci aiutare ad indossare il vestito che Hilde aveva scelto, gettando rapide occhiate a Bygul e Trjegul che si rincorrevano per la stanza, ormai adattati alla loro nuova casa.
- Ecco qui, principessa- annunciò Hilde, portandomi davanti allo specchio, una volta che ebbero finito.
Beh, devo ammettere che rimasi davvero soddisfatta della loro opera.
Già il vestito era stupendo: morbido e lungo fino ai piedi, bianco e con dei motivi floreali viola e azzurri dipinti sull’orlo della gonna e sulla scollatura.
Un corpetto d’oro molto leggero era stretto attorno alla mia vita, coprendomi da sotto il seno fin sopra il bacino.
La parte superiore dell'abito si allacciava dietro il collo, come i vestiti delle donne greche, e mi lasciava scoperta buona parte della schiena.
I sandali che indossavo erano color argento e incredibilmente comodi da portare, e lo stesso si poteva dire dei gioielli d’oro che mi avevano messo.
Hilde mi conosceva davvero bene e sapeva che non sarei mai riuscita a sopportare l’abbigliamento complicato che andava tanto di moda ad Asgard.
Feci una piroetta su me stessa, guardandole con un sorriso: - Come sto?
Le ancelle annuirono soddisfatte, mentre Hilde rispose a nome di tutte: - Siete un incanto, principessa.
Arrossii un po’, domandandomi se Loki avrebbe detto lo stesso, e mentre le ringraziavo calorosamente, uno squillo di tromba annunciò l’inizio della festa.
 
Vedere la Sala del Trono pullulare di invitati non era certo una novità, tuttavia, quel giorno spiccavano tra la folla asgardiana delle divinità abbigliate tutte con armature d’oro scintillanti.
Re Freyr, un uomo dai ricci scuri e dall’espressione magnanima, stava tranquillamente parlando con Odino, creando un curiosissimo contrasto.
Sebbene non avessero molti anni di differenza, Freyr sembrava molto più giovane e forte del mio padre adottivo, il quale, nonostante avesse ancora un aspetto vigoroso, presentava già qualche segno dell’età avanzata.
Thor stava facendo il galletto con alcune ragazze della terra di Alfheimr, sfoggiando con orgoglio il martello che gli era stato appena donato – al quale aveva addirittura dato un nome, cioè Mjolnir.
Sif fulminava con lo sguardo tutti i ragazzi che osavano avvicinarsi per chiederle di ballare, Hogun stava in disparte, appoggiato ad una parete, Volstagg stava prendendo d’assalto il banchetto e Hefring era tutta intenta a fare degli scherzetti a coloro che si avvicinavano alle bevande, creando dei mulinelli nei bicchieri che lasciavano gli ospiti alquanto sconcertati.
Notai anche le tre Norne, tutte impegnate in parti opposte della stanza: Urd stava discutendo con Heimdall di chissà cosa, Verdandi accompagnava a braccetto per la sala un uomo di mezza età dagli occhi bianchi – che capii essere loro padre, Hodras- e Sybilla sedeva un po’ in disparte in un angolino, con Fandral che le girava attorno con nonchalance, tenendosi a debita distanza.
Il mio sguardo, tuttavia, scorreva lungo la folla alla ricerca di qualcuno.
Qualcuno che non tardò ad arrivare.
- Principessa…
Mi voltai lentamente, con un sorriso: - Principe.
Loki arrossì leggermente, mentre faceva scorrere lo sguardo sul mio vestito: - Sei… sei bellissima, davvero… oltre ogni immaginazione.
Arrossii a mia volta: - Anche tu stai bene…
Indossava una specie di armatura leggera verde e argento, che gli lasciava scoperte le braccia e metteva in risalto il suo fisico asciutto.
Non era certamente un tipo palestrato, però aveva comunque una bella muscolatura.
Mi baciò una mano, guardandomi con i suoi stupendi occhi verdi, e mi sussurrò dolcemente: - Mi concedereste l’onore di questo ballo?
Mi lasciai sfuggire una risatina, facendo un piccolo inchino: - Con piacere, mio principe.
Avvertii con piacere la sua mano sfiorare la mia schiena nuda, mentre assumevamo le posizioni ed iniziavamo a volteggiare per la stanza.
Il mondo attorno a me cominciò a sparire.
Tutto quello che sentivo era la musica che scandiva il ritmo dei nostri passi ed il calore del suo corpo, così vicino al mio.
Non so per quanto durò quell’idillio, so solamente che, quando fummo costretti a fermarci, provai un po’ di risentimento nei confronti di Odino, il quale aveva bloccato la musica per fare un annuncio.
- Popolo di Asgard! In questo giorno di commemorazione, abbiamo avuto l’onore di ricevere i miei cari amici, Freyr e Hodras. Sono grato infinitamente ad entrambi per essere qui con noi.
Freyr sorrise calorosamente al proprio pubblico, mentre Hodras, sempre attaccato al braccio della figlia, si limitò a fare un cenno con la testa. Era chiaramente un tipo riservato.
Odino diede una pacca sulle spalle di Freyr e continuò: - Ora, riceveremo un’altra visita molto gradita! Accogliamo con un applauso il valoroso Principe di Alfheimr, Odhr Freyrson!
Un assordante squillo di trombe, seguito da un fragoroso applauso, accolsero colui che fece il suo ingresso nella sala.
Era un ragazzo sorridente, con capelli color castano dorato e luminosi occhi celesti. Era molto alto, più o meno come Thor, ma molto più muscoloso e regale.
L’armatura d’oro che indossava lo faceva rispendere come un raggio di sole.
Dunque, quello era il famoso principe Odhr.
Freyr guardò il figlio con orgoglio, mentre Odino lo invitò a salire i gradini che portavano al trono: - Vieni, Odhr, benvenuto!
Il ragazzo si inchinò educatamente, poi, si voltò verso gli invitati, salutando con un elegante gesto della mano e sorridendo in modo molto cordiale.
Era decisamente un bel ragazzo, e sembrava anche una brava persona.
Odino si rivolse verso di noi: - Figli miei e giovani di Asgard! Ecco coloro di cui vi ho tanto parlato in questi giorni. Vi chiedo di venire a salutarli, uno ad uno, in modo che possiate avere l’onore di stringere la mano a due grandissimi eroi della battagli di Jotunheim e ad un valoroso combattente!
Io e i miei fratelli ci scambiammo un’occhiata incerta, poi, ci mettemmo in fila, imitati dai nostri amici.
Mi sistemai per ultima, dietro a Fandral, mentre Loki dovette mettersi dietro a Thor.
Non riuscivo a spiegarmi perché mi sentissi tanto nervosa.
Pregai ardentemente che i miei compagni davanti perdessero tempo a chiacchierare con i due amici di Odino, ma, purtroppo, nel giro di un minuto, constatai con amarezza che Fandral era il prossimo.
Era visibilmente emozionato ed abbassò la testa in segno di rispetto, non appena arrivò a parlare con Re Freyr.
L’uomo gli sorrise, facendogli alzare lo sguardo, e gli sussurrò: - Sono io che dovrei chinare il capo, giovane Fandral. Tuo padre ha dato la vita per salvare i nostri mondi. E’ stato uno dei migliori amici che abbia mai avuto ed uno dei compagni più coraggiosi che abbiano mai lottato al mio fianco. E’ un peccato che tu non abbia potuto conoscerlo. Sii sempre fiero di essere suo figlio.
Fandral annuì, cercando di mostrarsi orgoglioso, poi, non appena scese dai gradini, abbracciò immediatamente sua madre.
Avvertii una stretta al cuore non appena Odino mi chiamò: - Freya, figlia mia, vieni!
Mi voltai un secondo verso Loki, che mi sorrise con fare incoraggiante, poi, mi avvicinai lentamente agli illustri ospiti, stringendo subito la mano a Hodras: - Lieta di conoscervi, signore.
Verdandi mi strizzò l’occhio, mentre il saggio uomo annuì, sussurrando in modo quasi impercettibile: - Il piacere è mio, figlia di Njoror.
Mi fece uno strano effetto sentir pronunciare il nome di mio padre, quello vero, ma Odino mi sospinse impaziente verso Freyr.
Il re di Alfheimr mi sorrise calorosamente: - Freya! Che bello conoscerti! Pensare che eri solo una neonata, l’ultima volta che ti incontrai! Per gli dèi, assomigli incredibilmente a tua madre! Anche se gli occhi e lo sguardo…- si lasciò sfuggire un sorriso malinconico – quelli li hai ereditati da quel matto di tuo padre…
Arrossii leggermente – non ero abituata a sentire tanti riferimenti ai miei genitori naturali – ma venni subito trascinata davanti a Odhr.
Non avevo mai visto Odino così impaziente prima di allora.
- Figlia mia- annunciò orgoglioso – Ti presento il principe Odhr.
Il giovane mi baciò la mano sorridendo, mormorando con aria galante: - Lieto di incontrarvi, Principessa Freya.
- Ehm…- distolsi lo sguardo dal suo, visibilmente imbarazzata – Il piacere è mio…
L’avessi incontrato in circostanze differenti, non sarei stata così impacciata.
Quello che mi rendeva nervosa, era il modo in cui Odino ci stava guardando, come se sentisse risuonare nella propria testa il motivetto della nostra marcia nuziale.
Rivolsi un sorriso molto tirato a Odhr e feci per andarmene, quando Odino mi posò una mano sulla spalla: - Aspetta, Freya, voglio fare un altro annuncio.
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Cercai disperata lo sguardo di Loki, che sembrava preoccupato quasi quanto me. Non era un buon segno.
Odino annunciò raggiante: - Ebbene, cari sudditi di Asgard e Alfheimr, ora che anche mia figlia è qui accanto a noi, vorrei fare un altro annuncio! Come ben sapete, sono anni che io e Freyr cerchiamo di trovare un modo per unificare i nostri regni. Sono felice di annunciarvi che l’abbiamo finalmente trovato!
Un applauso scoppiò nella sala, facendomi battere il cuore all’impazzata.
Odhr sembrava piuttosto curioso del verdetto, infatti, lanciò un’occhiata interrogativa al proprio padre. Freyr gli fece cenno di ascoltare.
- Abbiamo scoperto- continuò Odino – Che il modo migliore per unificare due regni sia unire in matrimonio due importanti esponenti, importanti come i figli dei due sovrani. Pertanto, ecco la nostra decisione: il principe Odhr e mia figlia Freya sono, da questo momento in poi, ufficialmente promessi sposi!
L’applauso che seguì, per me fu più forte di un colpo di cannone.
Sentii le gambe iniziare a cedere, mentre cercavo uno sguardo di sostegno tra quelli degli invitati.
I miei fratelli ed i miei amici erano decisamente sconvolti.
Mia madre, Frigga, arrossì e distolse lo sguardo dal mio con aria colpevole. Mi fece male.
Ma mi fece ancora più male vedere l’espressione che si era dipinta sul volto di Loki.
Un forte giramento di testa di pervase, i suoni si fecero più ovattati.
Poi, lentamente, il mondo iniziò a crollarmi addosso.
 
***
Angolo dell’Autrice: Finalmente riesco a pubblicare questo capitolo, dopo un mostruoso ritardo.
Le cose sembrano mettersi male per Freya, anche perché Odino sarà davvero irremovibile riguardo la propria decisione.
Che cosa ci aspetta nel prossimo capitolo?
Cercherò di non farvi attendere troppo.
Un bacio, Tinkerbell

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Capitolo 5
*** Solo io e te ***


Delle braccia mi sostennero, mentre cadevo a terra.
Non riuscii a capire chi mi stesse aiutando, né dove mi stesse portando, so solo che, quando ripresi conoscenza, mi trovavo seduta su una poltroncina fuori dalla sala del trono.
- Freya, figliola, che ti succede?
Misi a fuoco Odino, che mi fissava preoccupato con l’occhio buono, poi Frigga, che, inginocchiata accanto a me, mi teneva la mano.
Girai faticosamente la testa, notando Thor, Freyr e il principe Odhr che mi guardavano con insistenza.
Thor si inginocchiò accanto a me e sussurrò: - Ti senti meglio, Freya?
Scossi la testa, cercando affannosamente con lo sguardo l’unica fonte del mio sollievo: - Dov’è Loki?
- E’ rimasto nella sala, Padre ha preferito che fossi assistita solo dai familiari più stretti.
- E loro sarebbero familiari stretti?- sbottai scocciata, alludendo a Freyr e Odhr.
Thor sorrise di circostanza, poiché non poteva darmi ragione in modo troppo esplicito, ma Odino, che non pareva aver notato il mio tono pungente, rispose con dolcezza: - Pensavo che non ti avrebbe fatto bene ritrovarti circondata da troppe persone. Non volevamo farti pressione o ansia.
- Vuoi che vada a chiamarti Loki?- sussurrò Thor, cercando di non farsi sentire da nostro padre, ed io annuii immediatamente.
Mio fratello si allontanò con una scusa e rientrò velocemente nella sala del trono.
Mi misi a sedere più composta, cercando di assumere un atteggiamento naturale: - Padre, Re Freyr… mi sento meglio adesso, potete pure ritornare alla festa…
- Sei sicura?- domandò Odino – Guarda che non è un problema per noi stare qui ad assisterti…
- Davvero, sto bene- risposi molto spiccia – Gli invitati vi attendono, siete i Pezzi Grossi della festa… sarebbe egoista da parte mia trattenervi qui. Davvero, Padre, non ho bisogno di assistenza.
Odino sospirò, per poi sorridere benevolmente: - Sei una vera principessa, Freya. D’accordo, torneremo alla festa. Ma non esitare a chiamare, se avrai bisogno di noi.
- Va bene, promesso- dissi con tono un po’ troppo zelante, gettando delle occhiate nervose alla porta.
Odino, Freyr e Odhr si allontanarono,varcando la soglia della sala, e mia madre, dopo avermi gettato un’occhiata di comprensione, si alzò e li seguì.
Non dovetti attendere molto perché il mio principe si facesse vedere.
Sgattaiolò silenziosamente fuori dalla sala e, dopo essersi guardato intorno, corse velocemente verso di me.
Mi alzai dal divanetto e lo abbracciai forte: - Loki! Oh, meno male che tu sei qui!
Lui mi tenne stretta a sé senza dire nulla, poi mi sussurrò in un orecchio: - Non mi hanno permesso di venire fuori con te… non mi hanno permesso di vedere come stavi…
- Lo so- singhiozzai – Padre ha pensato bene di far venire il Principe Odhr al posto tuo…
- Padre non sa di noi, Freya. E non dovrà mai saperlo.
Mi staccai dall’abbraccio, fissandolo dritto negli occhi: - Perché mi fa questo? Perché vuole costringermi a sposarmi con un uomo che neanche conosco?
Loki aprì la bocca per rispondere, quando una voce ci fece sobbalzare: - Principessa?
Alzai gli occhi al cielo, squadrando Odhr con fare minaccioso.
Improvvisamente, nonostante la gentilezza e i modi educati, il principe di Alfheimr  mi sembrò fortemente antipatico.
Mi scostai dall’abbraccio di Loki, squadrando il principe con aria di sufficienza: - Sì? Dovete dirmi qualcosa?
Odhr non sembrò far caso al mio tono scocciato e si limitò a sorridere: - Vostro padre mi ha chiesto di controllare se stavate bene… in realtà- aggiunse con aria confidenziale – Credo che sperasse di trovare un pretesto per farci stare da soli…
- Sì, lo credo anch’io- replicai, stringendo forte la mano di Loki.
Odhr si guardò alle spalle, poi aggiunse in tono confidenziale: - Vi assicuro che non sapevo nulla del matrimonio. Ho provato a parlare con mio padre mentre eravate svenuta, ma lui non sembra voler sentire ragioni. Mi dispiace molto, Principessa, cercherò di convincerlo, ma quando prende una decisione è irremovibile.
Annuii, concludendo che essere scortese con lui non mi avrebbe portato a nulla. Dopotutto, sembrava davvero un bravo ragazzo, oltre che l’unico che mi potesse aiutare.
- Vi capisco, Principe Odhr- risposi, abbassando lo sguardo – Anche mio padre è così.
Odhr sorrise di circostanza e diede una rapida occhiata a Loki: - Lui è vostro…
- Fratello- si affrettò a rispondere lui – Sono suo fratello.
Il principe annuì e fece un passo verso la sala: - Meglio che torni dentro. Chissà che riesca a far cambiare idea a quello zuccone…
- Speriamo- borbottai.
Odhr si inchinò e tornò rapidamente alla sala del trono.
Loki lo fissò serio, poi si rivolse a me con tono piatto: - Credo… che dovremmo tornare anche noi…
- Se lo dici tu.
Lo seguii piuttosto riluttante verso il gigantesco ingresso, quando, ad un certo punto, brontolai un po’ risentita: - Perché gli ha detto che sei mio fratello?
Loki si fermò, guardandomi stupito: - Che cosa avrei dovuto dirgli?
Mi morsi la lingua, cercando di mantenere il controllo: - Il fatto è che… mi è sembrato che tu l’abbia detto in modo troppo frettoloso… come se ne fossi realmente convinto…
Loki sospirò, senza incontrare il mio sguardo: - Freya, tu lo sai come la penso. Ma non possiamo dire al primo che passa che tu per me sei…- si bloccò un secondo, arrossendo leggermente – Insomma, anche tu eri d’accordo sul fatto di tenerlo nascosto…
- Sì, lo so- un fastidioso groppo alla gola mi rese parecchio faticoso proseguire il discorso – E’ solo che… non lo so, mi aspettavo che rispondessi a Odhr in modo diverso…
Loki aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotto dall’arrivo di Odino: - Freya! Vedo che ti sei rimessa in piedi, ottimo! Vieni dentro, figliola, abbiamo un po’ di annunci da fare. Loki, che cosa ci fai tu qui?
- Io… niente, Padre.
- Beh, vieni dentro, allora, è giusto che anche tu assista.
Giuro, nell’istante in cui mi lasciò la mano, mi sentii morire.
 
Mi sembrava davvero poco intelligente interrompere i discorsi di Odino gridando: “Non voglio sposarmi!” così attesi che la festa finisse, in modo da avere cinque minuti per parlare da sola con mio padre.
Mi avviai a passo spedito verso le sue stanze, fermandomi un po’ indecisa davanti alla porta.
Sospirai e alzai la mano per bussare, ma mi bloccai non appena sentii delle voci maschili provenire dall’interno.
Maledizione!
Stavo per tornare sui miei passi, quando la voce di Odino mi fece sobbalzare: - Vieni pure, Freya!
Sospirai, domandandomi perché diamine facesse uso della sua onniscienza soltanto quando gli faceva comodo, ed entrai.
Frigga sedeva sul letto matrimoniale, facendo scorrere lo sguardo da me a Odino, che stava in piedi davanti alla finestra.
Accanto a lui, Re Freyr e il Principe Odhr.
Alzai gli occhi al cielo, mentre Odino mi faceva cenno di raggiungerli, con un sorriso: - Vieni, figlia mia, sei arrivata al momento giusto.
Obbedii un po’ riluttante, permettendogli di circondarmi le spalle con un braccio.
- Che cosa c’è, Padre?
Odino allargò il sorriso: - Volevamo discutere un po’ del tuo matrimonio.
- Ecco, appunto- risposi un po’ speranzosa – Stavo appunto per dirvi…
- Domani ci sarà la cerimonia di fidanzamento!
Cercai di non crollare sulle ginocchia e, magari, di non svenire un’altra volta, e boccheggiai: - C-Cerimonia?
- Non sarebbe una cosa ufficiale, sennò!- esclamò Odino, decisamente troppo allegro per i miei gusti.
Dovevo essere impallidita davvero tanto, perché il principe Odhr intervenne un po’ insicuro: - Padre, Odino… siete sicuri che sia necessario?
Freyr lo guardò come se avesse appena parlato in una lingua sconosciuta: - Figliolo, ogni matrimonio regale esige una cerimonia di fidanzamento e…
- Io non voglio sposarmi!- sbottai tutto d’un fiato, quasi senza scandire bene le parole.
Questa volta fu Odino a guardare me in modo strano, ma più come se avessi appena gridato una bestemmia: - Come dici, Freya?
Presi il respiro, con il cuore che batteva a mille, e ripetei la frase molto più lentamente, in modo che non avessero più dubbi: - Io. Non. Voglio. Sposarmi.
Sentii mia madre sussultare, ma non le diedi molto peso. Un silenzio di tomba calò improvvisamente nella stanza.
Alzai lentamente lo sguardo su Odino, che aveva un’espressione a dir poco confusa, passando poi a re Freyr, che aggrottava la fronte come se stesse cercando di capirci qualcosa.
Improvvisamente, Odino diventò serio e mormorò: - So che sta succedendo…
Il cuore mi si fermò un secondo, mentre un’orrende sensazione si impadroniva di me: che sapesse di me e di Loki?
Poteva anche essere, dopotutto, lui era in grado di sapere tutto ciò che voleva.
- Padre, lascia che ti spieghi…- mormorai, sudando freddo, ma lui mi interruppe: - Non c’è bisogno che mi spieghi nulla Freya, ho già capito…
Abbassai lo sguardo, pronta a venire svergognata davanti a tutti, ma il suo tono calmo mi stupì alquanto: - Ho capito qual è il problema: sei agitata perché non conosci il principe Odhr. Ma non ti preoccupare! Il matrimonio non dovrà avvenire subito, potrete prendervi un centinaio d’anni per conoscervi meglio. E, quando sarete pronti, potrete finalmente sposarvi!
Le orecchie mi ronzavano non poco: - In… in che senso? Padre, non è questione di giorni o anni, io NON voglio sposare il principe Odhr. Voglio essere io a decidere il mio futuro marito!
- Ha ragione- intervenne Odhr – Non ha senso sposare una persona che ti hanno imposto gli altri! Potremmo passare insieme anche mille anni, l’amore non è una cosa che si decide a comando! Se solo…
- Odhr!- lo interruppe Freyr – Questo discorso lo può fare un servitore o un popolano. Non un principe. Come erede al trono di Alfheimr, hai delle responsabilità! Non puoi metterti a fare i capricci come un bambino!
- Lo stesso vale per te, Freya- mi ammonì severamente Odino – Il rango che ricoprite non vi consente di prendere certe decisioni da soli. Che poi, figlia mia, non capisco! Avessi scelto per te un marito vecchio e brutto potrei anche comprendere il tuo disappunto! Ma un futuro consorte come il principe Odhr credo sia una prospettiva eccellente! E’ giovane, bello e nobile d’animo. So che molte donne nelle sue terra sognerebbero di essere al tuo posto!
- Mio Signore- cercò di intervenire Odhr – Sono lusingato dalle vostre parole, ma temo che l’aspetto e la fama non contino in questo caso. Io trovo che abbiate una figlia bellissima, che di sicuro avrà molti pretendenti come me. Ma un matrimonio con lei sarebbe…
-Ora basta!- decretò Freyr – La decisione è presa, non si può ritrattare davanti a tutti gli altri regni, che figura ci fareste fare?
- Concordo pienamente- asserì Odino.
- Padre…
- La discussione si chiude qui, Freya. Torna nella tua stanza, ora, domani sarà un gran giorno.
Mi svincolai dalla sua presa con un gesto brusco e, senza nemmeno fare un inchino a Freyr, mi avviai a passo scocciato verso l’uscita.
Frigga si alzò dal letto, cercando di dirmi qualcosa: - Freya…
La degnai appena di uno sguardo. Forse mi sarei fermata, dopotutto, lei non poteva molto contro le decisioni di Odino, ma le parole di lui non fecero altro che accelerare la mia andatura: - Lascia stare, Frigga. E’ solo nervosa per il cambiamento. Sarà di umore migliore domani!
Lo maledissi mentalmente e scappai in direzione delle mie stanze, senza degnare nemmeno di un saluto tutti quelli che incontravo.
Non appena giunsi nella mia stanza, mi gettai sul letto, in lacrime.
Come potevano farmi una cosa del genere? Come avevano osato prendere una decisione del genere senza nemmeno consultarmi?
Due delle mie ancelle mi guardarono preoccupate, ma io chiesi loro di uscire e chiudere bene la porta. Volevo restare da sola.
Non so per quanto restai lì sdraiata a piangere. Il mondo intero mi era crollato addosso, senza una ragione, senza preavviso.
Qualcosa di morbido mi sfiorò il braccio e, alzando lo sguardo, vidi Bygul che mi fissava curioso, con i suoi occhi ambrati.
Trjegul sedeva sul pavimento della stanza, guardando il fratello con aria interrogativa.
Mi asciugai le lacrime, accarezzando la testina del micino, quando, all’improvviso, mi venne un’idea.
Mi sedetti alla mia scrivania, presi un piccolo pezzo di pergamena ed una piuma dell’Aquila che viveva alla sommità dell’Yggdrasil, un regalo di Thor, grazie al quale il mio fratellone si era procurato un paio di belle beccate sulla testa.
Scrissi un paio di righe velocemente, poi, arrotolai il messaggio e lo legai al collo di Bygul.
Aprii piano la porta della stanza e, dopo aver controllato che non ci fosse anima viva, posai il gattino a terra e pronunciai la formula di un incantesimo.
Bygul scosse la testina, poi partì trotterellando lungo il corridoio che portava alle stanze dei miei fratelli.
Chiusi la porta, presi in braccio Trjegul e attesi.
Essere la Dea della Magia, a volte, aveva i suoi lati positivi: avevo impresso nella mente di Bygul un immagine del percorso che avrebbe dovuto compiere, in cambio di una porzione di cibo in più nella ciotola.
Sapevo che ci sarebbe voluto un po’: perché il piano funzionasse, tutti gli abitanti del palazzo dovevano essere già profondamente addormentati.
Passò un’ora, poi due. Forse non sarebbe arrivato.
Mi infilai a letto, con un sospiro, poi chiusi gli occhi.
 
Erano ormai le due di notte quando un rumore sospetto mi fece svegliare.
Mi guardai attorno, cercando di individuare qualcosa attraverso il buio della stanza. I miei gattini dormivano acciambellati ai piedi del letto.
Un momento, entrambi i miei gattini?
Il mio cuore iniziò a battere forte, mentre una voce famigliare sussurrava nel buio: - Abbiamo delle guardie fin troppo attente, qui nel castello.
Mi misi a sedere con un sorriso, mentre Loki si sistemava accanto a me: - Scusa il ritardo.
- Loki!
Lo abbracciai, con il cuore che batteva a mille: - Sei arrivato! Pensavo che non saresti più venuto! Ma come hai fatto ad ingannare le guardie?
Lui sorrise con aria furba: - Sono il Dio degli Inganni per qualcosa, no?
- Già, che stupida- mormorai, mentre lacrime di gioia rigavano il mio volto – E se qualcuno dovesse entrare nella tua stanza per controllare?
Lui mi strizzò l’occhio: - Ho creato una mia copia, tanto per essere sicuri. Nulla poteva impedirmi di venire da te.
La gioia che provavo nell’averlo accanto a me scemò all’improvviso, non appena mi ricordai del dialogo avvenuto poco prima con mio padre: - Oh, Loki…
Lui mi fissò preoccupato: - Hey, che cosa c’è? Padre non ha voluto sentir ragioni?
Scoppiai a piangere, nascondendo il viso contro la sua spalla: - No! Non ha voluto ascoltarmi! Ha detto che la cerimonia di fidanzamento avverrà domani!
- Domani?- le sue braccia si serrarono più forti attorno a me – Ma quindi il matrimonio non sarà…
- No, quello dovremo deciderlo io e Odhr- singhiozzai – Ma non credo che potrò rimandarlo all’infinito! Oh, Loki, perché mi sta facendo questo?
Loki appoggiò le labbra contro la mia fronte: - Non credo lo faccia per crudeltà… lui è fatto così, non vuole sentire ragioni… forse pensa di farti un favore…
- Ma, Loki, io non voglio sposarmi!- ansimai con voce rotta – Non con Odhr!
- Magari è un bravo ragazzo- continuò lui – E’ un uomo nobile e onesto, è un eroe e penso che, forse, potrebbe essere un buon marito…
- Ma lui non è te!- protestai, questa volta con più foga –Lo so che stai cercando di aiutarmi, ma non puoi convincermi ad accettarlo! Lo so che è buono, bello, forte e che ha un sacco di altre buone qualità, ma non è lui che voglio al mio fianco! Io voglio te! Nessun altro, te.
Lo sentii sospirare, il che mi spinse a stringermi più forte a lui: - E tu, Loki, mi vuoi?
Loki restò un attimo in silenzio, poi sospirò di nuovo: - Freya, io ti voglio più di ogni altra cosa al mondo. So che stasera, forse, non te l’ho dimostrato, ma credimi: non c’è persona, al di fuori di te, alla quale donerei il mio cuore senza esitazione. Vorrei stare con te ogni giorno, ogni ora, per tutta la vita. Ma lo sai anche tu che non si può fare. Lo sai, anche se non vuoi ammetterlo a te stessa. Purtroppo, viste le circostanze, temo che dovremmo cercare di superare la cosa nel modo meno doloroso possibile…
Mi sciolsi dal suo abbraccio, con un gesto quasi infantile: - Superare la cosa? Non si può fare? Da quando in qua ti importa di quello che pensano gli altri? Hai paura di nostro padre?
- Freya…
- Hai paura di Odhr, per caso? Credo che, se mi amassi veramente, avresti almeno il coraggio di lottare per me, invece che stare zitto e nasconderti dietro…
Non riuscii a finire la frase. Loki fece qualcosa di totalmente inaspettato: mi afferrò per le spalle e mi fece cadere sui cuscini, stendendosi sopra di me.
Mi bloccò i polsi e mi fissò in un modo incredibilmente assurdo: la sua espressione era impassibile, ma allo stesso tempo profonda e severa.
- Cosa stai…
I suoi occhi verdi diventarono due fessure: - Pensi che non lotterei per te, eh? Pensi davvero che, se mi fosse possibile, non farei di tutto per fermare quelle dannate nozze?- la sua voce diventò minacciosa – Pensi che non avrei il coraggio di prenderti… ora?
La sua mano scivolò lentamente lungo la mia gamba, fino a fermarsi sotto l’orlo della mia veste da notte, che mi copriva appena un quarto della coscia.
Il respiro mi si bloccò, il cuore mi batteva all’impazzata: non l’avevo mai visto così. Per la prima volta Loki mi sembrava misterioso, imprevedibile. Non riuscivo a capire cosa avesse in mente.
Piano piano, iniziai a realizzare che lui aveva ragione e che io mi ero comportata da bambina.
Loki mi osservò a lungo, poi, la sua espressione si rilassò e lui si mise a sedere con un sospiro: - Non voglio farti del male, Freya. Vorrei solo che capissi la situazione.
Lo fissai sbalordita, ancora scossa per quanto era accaduto, poi mi alzai a sedere a mia volta.
Mi morsi il labbro, senza il coraggio di guardare Loki negli occhi: - Scusami. Hai ragione, non so cosa mi abbia preso… tutta questa storia di Odhr e del matrimonio mi rende nervosa.
Loki annuì, sfiorandomi il mento con le dita: - Capisco. Credimi, la sola idea di perderti per sempre mi fa impazzire. Non riuscirò a dormire stanotte e, probabilmente, non dormirò mai più sonni tranquilli. Forse è meglio che ti lasci sola, così domani non avrai l’aspetto di uno spettro…
Fece per alzarsi, ma io lo bloccai afferrandolo per la veste: - No, ti prego, resta qui!
Loki mi sorrise e, prima ancora di dargli il tempo di reagire, lo abbracciai, serrando le gambe attorno alla sua vita: - Resta qui con me, stanotte, ti prego. Non voglio sposarmi e ho paura. Ho bisogno di te- le lacrime cominciarono di nuovo a scendere – Ho bisogno di te… resta qui… un’ultima notte…
Lo sentii leggermente incerto sulle prime, poi, però, mi abbracciò stretta a sua volta, accarezzandomi lentamente la schiena: - Va bene. Solo per stanotte…
Alzai lo sguardo verso di lui, specchiandomi nei suoi occhi smeraldini.
Un sorriso affiorò spontaneo sulle labbra di entrambi, prima di serrarle tra loro con un bacio.
Feci scorrere una mano sui suoi capelli, mentre, con l’altra, lo invitai a sfiorarmi la gamba come prima. Non lo fermai sull’orlo della mia gonna, ma gli permisi di salire fino al mio fianco, avvertendo dei piacevoli brividi sulla pelle.
Mi sembrò incoraggiato ad essere più audace, quando abbassò con una carezza una spallina della mia veste, così, prontamente, decisi di abbassare anche l’altra, in modo da rimuoverla del tutto.
Però, a quel punto, Loki staccò le labbra dalla mie e scosse la testa: - No, Freya, non così in fondo…
Lo guardai stupita: - Perché no? Perlomeno, se proprio dovrò sposarmi con Odhr, vorrei che fossi tu il primo…
Loki emise una leggera risatina, appoggiando la fronte sulla mia: - Lo vorrei anch’io. Ma, purtroppo, anche questo è impossibile. Dovrai mantenerti casta fino al matrimonio. Nostro Padre se ne accorgerebbe, lo sai, e, a quel punto, non sarebbe difficile risalire al colpevole…
Aprii la bocca per protestare, ma poi la richiusi.
Era vero: la punizione per coloro che compivano l’affronto di violare una promessa sposa era severissima. Io me la sarei cavata con una cinquantina di frustate. Loki con la morte.
Mi strinsi a lui, non riuscendo a sopportare l’idea di perderlo e dandomi della stupida per aver messo a repentaglio la sua vita in quel modo.
Lo guardai sorridendo, appoggiando le mani sulle sue spalle: - Scusami. Ma sappi che, anche se sarà Odhr ad avere il mio corpo, la mia anima e il mio cuore apparterranno soltanto a te. Nessun altro potrà mai averli.
Loki mi baciò di nuovo: - Lo stesso vale per me.
Sentii un miagolio scocciato e, guardando alle spalle di Loki, notai che Bygul e Trjegul stavano scendendo dal letto con aria offesa.
- Ops… – mormorò Loki – Troppe smancerie…
Scoppiammo entrambi a ridere, poi, lo guardai con un sorriso: - Beh, che cosa hai intenzione di fare, allora?
Loki mi sfiorò il collo con le labbra: - Resterò qui con te. Tutta la notte. Fino a domani mattina.
Lo abbracciai forte, poi lo fissai con aria maliziosa: - Vuoi venire sotto le coperte? Anche solo per dormire…
- In effetti, non sarebbe male come idea- rispose lui, con il suo miglior sorriso scaltro.
Lo feci stendere sul materasso, per poi sistemarmi accanto a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Per un attimo, mi balenò nella mente il pensiero che il prossimo uomo con cui avrei dormito non sarebbe stato lui, ma mi scossi subito. Non volevo rovinare quel momento meraviglioso.
Restammo fermi per un po’, con lui che mi accarezzava i capelli ed io che gli sfioravo delicatamente il petto con le dita, poi, mi portai sopra di lui, guardandolo negli occhi: - Vorrei tanto che questa notte non finisse mai.
- Lo vorrei anch’io- rispose lui, con un sussurro.
Lo baciai un’altra volta, poi appoggiai la testa sul suo petto: - Che cosa faremo, domani mattina, quando tutto sarà finito?
- Non pensare a domani- mormorò con un filo di voce – Pensa a adesso. Pensa a questo momento. Non c’è niente che possa dividerci. Siamo solo io e te.
- Sì – sussurrai, prima di chiudere gli occhi – Solo io e te.
 
***
Angolo dell’Autrice: Scusate il ritardo, lo so, sono un’essere spregevole. Per fortuna ora ho finito gli esami e potrò aggiornare più velocemente.
Naturalmente, la storia non è finita, o almeno, è finita solo la prima parte. Il bello deve ancora accadere.
Quello che avrei intenzione di fare è un salto temporale che ci porti direttamente al tempo dell’esilio di Thor, anche se non sono sicurissima riguardo a questo.
Potrei anche descrivere la cerimonia di fidanzamento, oppure raccontare un altro episodio particolare.
Vabbè, ci penserò :)
Grazie per aver letto e scusate ancora per il ritardo.
Un bacio
Tinkerbell92
Ps: Auguri a tutte le lettrici donne! :)

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Capitolo 6
*** Illusioni ***


Passò parecchio tempo da quella notte. Molte cose cambiarono, molte restarono uguali.
L’incoronazione di Thor si avvicinava, presto Odino avrebbe abdicato in suo favore.
No, non mi ero ancora sposata: io e Odhr avevamo ottenuto il permesso di sposarci tre giorni dopo l’incoronazione di mio fratello, il che aveva prolungato il fidanzamento di parecchi anni.
Fortuna che Thor era un inguaribile immaturo e non era cambiato molto nel corso degli anni.
Odino era invecchiato molto, sembrava quasi stanco e ansioso di lasciare il posto al figlio. Frigga era diventata ancora più silenziosa e, dopo tanto tempo, ancora riuscivo a scorgere un velo di colpevolezza nei suoi occhi grigi non appena incontravo il suo sguardo.
Hefring era diventata il capitano delle guardie reali ed aveva fatto voto di castità, consacrando sé stessa al regno di Asgard; Bygul e Trjegul, esattamente com’era scritto nei libri, erano diventati due gatti enormi, alti quasi un metro e mezzo, e amavano trainare il carro sul quale ero solita viaggiare.
Il più cambiato di tutti, però, era Loki.
Forse nessuno se n’era reso conto più di tanto, perché lui stesso cercava di non farlo notare, ma io me ne accorgevo benissimo: ogni giorno che passava, sorrideva sempre meno, la luce dei suoi occhi si stava affievolendo lentamente, come la fiamma di una candela consumata.
Le ombre che incombevano su di lui erano decisamente soffocanti: da un lato, il mio matrimonio con Odhr, dall’altro le ormai nette preferenze di nostro padre per Thor.
Mancavano circa due giorni all’incoronazione, cinque al matrimonio: era una mattinata importante.
Importante perché Odino mi avrebbe fatto incontrare Sybilla per dare un’occhiata alla mia futura vita coniugale.
Fui costretta a vestirmi in maniera parecchio elaborata, cosa che ormai dovevo sopportare sempre più spesso, visto che non ero più una ragazzina, e, seguita da Byegul e Trjegul, avanzai lentamente lungo il corridoio fuori dalla mia camera, al termine del quale mi attendeva Hefring.
Diedi un’occhiata leggermente invidiosa alla sua armatura dalle tonalità marine e lei, con un sorriso di comprensione, mi offrì il braccio, al quale mi attaccai come se fosse un’ancora di salvezza.
Mi faceva ancora un po’ strano vederla più alta di me, anche se mi bastava dare un’occhiata ai suoi capelli rossi ribelli per ricordarmi che era ancora la mia sorellina.
- Pronta ad affrontare anche questa?- mi sussurrò con tono affettuoso.
Le sorrisi leggermente, annuendo: - Ormai sono pronta a tutto.
Lei mi accarezzò la mano che stringeva il suo braccio, mormorando: - Io sono qui con te, sempre- e, con un sospiro, ci avviammo verso le porte principali del palazzo.
Odino ci aspettava sorridente, accanto a lui Odhr, Thor e Loki. I nostri amici, Volstagg, Sif, Fandral e Hogun erano già sulla scalinata esterna e chiacchieravano tranquillamente tra loro.
Ci fermammo davanti a nostro padre, chinando il capo leggermente, poi lo seguimmo fuori dai portoni, camminando spediti verso il Bifrost.
Ad essere pignoli, io avrei dovuto camminare a fianco del mio futuro marito, ma non riuscii a staccarmi dal braccio di Hefring.
Odhr cercava di mostrarsi tranquillo, sorridendomi per incoraggiamento, ma ero sicura che anche lui non si sentiva completamente a proprio agio: in tutti quegli anni di fidanzamento, eravamo diventati ottimi amici e mi ero resa conto di volergli molto bene, però i nostri sentimenti non sfioravano affatto l’amore.
Thor mi diede una pacca affettuosa sulla spalle e Loki piegò leggermente un angolo della bocca in un sorriso molto tirato.
Incontrare il suo sguardo fu come una pugnalata.
Una volta che Heimdall ci ebbe trasferiti sulla Terra dei Veggenti, antichi ricordi riaffiorarono alla mia mente, riportandomi al tempo in cui io e i miei fratelli ci recavamo in quegli antichi luoghi per incontrare le Norne.
Odino avanzò a testa alta verso le radici dell’Yggdrasil, conducendoci fino all’entrata di un piccolo antro, dove si trovavano Urd e Verdandi.
Le due donne si inchinarono e Urd annunciò in tono solenne: - Vi stavamo aspettando. Che i futuri sposi entrino pure, insieme a chiunque voglia assistere.
- Io passo!- rise Thor – Mi danno i brividi le occhiate di Sybilla. Chi sta fuori con me?
- Va bene, resto io- disse Sif, alzando gli occhi al cielo – Ragazzi?
- Sì, restiamo qui anche noi- rispose Volstagg, accennando a sé stesso e a Hogun.
- Io invece vengo- sorrise Fandral – Sempre che non vi dispiaccia…
- No, certo Fandral, vieni pure- mormorai distrattamente, guardando Bygul e Trjegul che varcavano imperiosi la soglia della caverna.
- Molto bene!- sorrise Odino – Quindi siamo io, Hefring, Fandral e… vieni anche tu, Loki, figlio mio…
Avvertii una spiacevole stretta al cuore e non ebbi il coraggio di voltarmi, lasciando a malincuore il braccio di Hefring per attaccarmi a quello di Odhr.
Verdandi ci fece cenno di seguirla e, una volta aver varcato la soglia della grotta, uno strano calore, decisamente insolito per la fredda Terra dei Veggenti, ci avvolse, mentre un singolare profumo di foglie aromatiche ci inebriava.
La caverna era illuminata da delle piccole fiammelle magiche sospese a mezz’aria ed era divisa in due zone: la prima era quella dell’ingresso, ampia e spoglia; la seconda era una specie di stanza circolare dalle pareti rocciose, al centro della quale stava un altare di diamante, con una grande ciotola di pietra e vari oggetti magici sopra di esso, due grandi fiaccole alle estremità e due sedie di legno bianco poste innanzi ad uno dei due lati.
Dalla parte opposta, su un semplice sgabello di pietra, sedeva Sybilla, tutta intenta a fissare con aria assorta lo strano fumo viola che si levava dal contenitore al centro dell’altare.
Non appena ci sentì arrivare, alzò lo sguardo, fissandoci con i suoi profondi occhi a mandorla.
Mentre Urd e Verdandi erano più o meno uguali a come le avevamo conosciute, Sybilla era cambiata notevolmente nel corso degli anni.
Dimostrava più o meno vent’anni, i lunghi capelli scuri ricadevano sciolti sulle sue spalle, coprendo parzialmente la scollatura del semplice abito rosso che indossava. La sua pelle ambrata era messa in risalto dalle luci soffuse delle fiaccole.
- Oh, siete arrivati- mormorò con la sua solita voce calda e piatta – Bene.
Odino le sorrise, mettendomi una mano sulla spalla: - Facci vedere cos’ha in serbo il futuro per questi due ragazzi.
- Naturalmente- rispose impassibile Sybilla – Anche se devo avvertirvi, come al solito, che non sempre quello che vedo è certo. Ci sono varie possibilità d’interpretazione degli eventi che devono ancora accadere. Comunque, sedetevi pure.
Io e Odhr obbedimmo, accomodandoci sulle due sedie di legno perfettamente levigato e, nel mentre, Sybilla lanciò una rapida occhiata verso il nostro compagno: - Ciao, Fandral.
- Ciao, Sybilla- rispose lui sorridendo, con un tono decisamente più morbido del solito.
Bygul e Trjegul si accucciarono ai miei piedi e fissarono con curiosità il fumo viola che si levava dalla ciotola di pietra.
Sybilla prese un amuleto di ametista a forma di ciondolo e lo posizionò sopra al fumo: - Prendetevi per mano.
Io e Odhr obbedimmo, guardandola con curiosità. Mi voltai verso Hefring, che mi fece un sorriso d’incoraggiamento, e poi diedi una sbirciatina allo strano liquido fumante nella ciotola, sul quale si stavano formando delle piccole onde concentriche.
Odhr lo stava fissando assorto, come se cercasse veramente di vedere qualcosa, ma tutto ciò che si riusciva a scorgere era il riflesso distorto di Sybilla, reso decisamente inquietante per via degli occhi diventati bianchi, cosa che le succedeva ogni volta che indagava nel futuro.
Attendemmo un po’, poi, quando il liquido iniziò a bollire, Sybilla mormorò: - Per ora il sentiero è confuso… c’è qualcosa in particolare su cui desiderate essere informati?
Io e Odhr ci guardammo senza sapere cosa rispondere, ma Odino domandò per noi: - Credo sarebbe opportuno sapere qualcosa riguardo alla futura prole.
A quell’affermazione mi irrigidii, mentre un’orribile senso di nausea mi pervadeva.
Se Odino mi avesse tirato un pugno nello stomaco mi avrebbe sicuramente fatto meno male, soprattutto dopo aver sentito il sibilo irritato da parte di Loki.
Odhr si schiarì la voce e arrossì, limitandosi ad annuire: - Va bene, vediamo pure questi… figli.
Sybilla annuì senza tradire alcuna emozione e mormorò alcune parole in un’antica lingua elfica. Il ciondolo che teneva in mano si illuminò, mentre il liquido viola sembrava quasi aver preso vita.
Ci furono alcuni istante di tensione, poi, il fluido si fermò, mentre delle strane macchie di colore iniziavano a muoversi sulla superficie.
Attendemmo, mentre le macchie si univano, aspettandoci di vedere dei piccoli volti comparire, ma, dopo un breve turbinio, le macchie svanirono, mentre il liquido tornava fermo e scuro.
Gli occhi di Sybilla tornarono color nocciola, mentre il medaglione smetteva di brillare.
Alzò lo sguardo verso Odino, che mormorò un po’ deluso: - Oh… d’accordo, non importa…
Dentro di me, sospirai di sollievo e anche Odhr sembrava più rilassato.
Si alzò lentamente e si rivolse a mio padre: - Signore, dobbiamo sapere altro?
Odino scosse la testa: - No, alla fine non mi sembra ci sia molto da sapere. Iniziamo a prepararci per tornare a casa.
Era parecchio triste per il fatto che io e Odhr non avremmo avuto figli, ma cercò di mostrarsi naturale. Colsi l’occasione per domandargli un favore: - Padre, potrei restare ancora un po’ con Sybilla, giusto per sapere una cosa?
Lui annuì distrattamente: - Certo, certo… coglierò l’occasione per fare una passeggiata qua attorno. Loki, resta tu con Freya, figliolo.
Odhr, Hefring e Fandral seguirono silenziosamente mio padre, l’ultimo di loro, però, si voltò per un attimo a guardare Sybilla: - Ehm…
Sembrava un po’ a corto di parole, cosa assai strana per un donnaiolo come Fandral, così Sybilla piegò un lato delle labbra verso l’alto, in un flebile sorriso, e mormorò di nuovo: - Ciao, Fandral.
- Ciao- sussurrò lui, addolcendo lo sguardo – Skurd…
Non ne ero sicura, ma mi sembrava che Sybilla fosse arrossita leggermente non appena lui ebbe pronunciato il suo vero nome, e continuò a guardarlo fino a quando non fu uscito dalla grotta.
Io e Loki ci scambiammo uno sguardo impassibile e lui si sedette compostamente accanto a me, senza proferir parola.
Era una sofferenza vedere com’era cambiato il nostro rapporto: dal giorno ufficiale del fidanzamento, avevamo iniziato a parlarci sempre meno, un po’ per paura di essere scoperti, un po’ perché la vicinanza ci faceva male.
Ormai mi sembrava quasi facile nascondere il fatto di amarlo ancora, di non aver smesso di desiderarlo un solo istante, sebbene non fossi più completamente certa che lui ricambiasse al cento per cento i miei sentimenti.
Dopotutto, perché avrebbe dovuto continuare a soffrire? Non poteva avermi, quindi continuare a sperare non aveva alcun senso. E poi, a corte, era arrivata da un po’ una certa Sigyn, una bella ragazza che sembrava parecchio interessata a lui. Scontato dire che quella donna la odiavo.
Sybilla ci fissò con aria interrogativa: - Ebbene?
Io mi scossi dai miei pensieri e sorrisi di circostanza: - Beh, ecco… in realtà mi andava un po’ di parlare con te, è da parecchio che non parliamo…
- Non mi hai ancora posto la tua domanda, Freya- mi interruppe lei, alzando un sopracciglio – Tu e Fandral siete gli unici a non avermi ancora domandato nulla.
- Io e Fandral?- mi stupii, gettando un’occhiata a Loki – Anche tu gliel’hai già posta?
Lui annuì seriamente: - Pochi giorni fa. Mi sembrava il momento più adatto.
Abbassai lo sguardo, un po’ risentita: - Non mi hai detto nulla…
- Non mi sembrava il caso- ribatté lui, in tono piatto.
Sybilla ci lanciò un’occhiata sospettosa e osservò: - Siete in lotta voi due, per caso?
Io e Loki abbassammo lo sguardo con aria colpevole: - No, scusa, Sybilla. Niente di che – borbottò lui – E’ tutto a posto.
- Forse andrebbe meglio se qui ci fosse Sigyn- sibilai, leggermente irritata.
- Che cosa intendi dire?- domandò Loki, gettandomi un’occhiataccia – Allora sarebbe giusto che al mio posto ci fosse Odhr, o sbaglio?
- Bene, allora!- sbottai, alzandomi in piedi – Vado a chiamare lui, così vi date il cambio!
- No, aspetta!
Loki mi afferrò una mano, cambiando improvvisamente tono: - Scusa, va bene? Se ti ho offesa non era mia intenzione. Me ne vado io, d’accordo?
Mi risedetti lentamente, senza separare le mani, e annuii, mentre Sybilla ci guardava leggermente turbata: - Non volevo essere brusca. Questa storia del matrimonio mi rende nervosa.
- A chi lo dici- mormorò Loki, alzando gli occhi al soffitto – Vi lascio da sole, ci vediamo fuori.
La sua mano scivolò lungo il mio braccio con una carezza, soffermandosi leggermente sulla mia spalla. Il contatto mi provocò i brividi.
Fu quando mi voltai di nuovo verso Sybilla che mi resi conto che il liquido all’interno della ciotola ribolliva di nuovo, producendo un leggero fumo.
Gli occhi di Sybilla diventarono bianchi, mentre si sporgeva per guardare. Un’immagine confusa si formò sulla superficie, ma non ebbi il tempo di osservarla meglio, perché sparì non appena la mia amica si ritrasse con un brivido.
- Sybilla?
La Norna mi gettò uno sguardo turbato, volgendo poi la vista oltre le mie spalle, dove pochi istanti prima si trovava Loki.
Le sfiorai una mano, con uno strano senso d’inquietudine che cresceva nel petto, e mormorai: - Sybilla, che c’è, cos’hai visto?
Lei scosse la testa, come se stesse cercando di scacciare degli strani pensieri, e sorrise leggermente: - Oh, non preoccuparti. Vorresti sapere qualcos’altro, in particolare?
- Ehm…- ci riflettei un secondo, poi scossi la testa – Preferisco tenermi la domanda per quando sarà il momento opportuno.
- Come vuoi- rispose lei, alzando le spalle – Esattamente, di cosa volevi parlarmi prima? Se non volevi farmi una domanda, di sicuro volevi sfogarti…
Sospirai, abbassando lo sguardo: - Io non voglio sposarmi.
- Sì, lo so- replicò lei, senza batter ciglio.
- Ma non è solo questo- tirai un profondo respiro – Il fatto è che… queste nozze hanno distrutto tutto ciò a cui tenevo. Il rapporto sincero che avevo con mio padre, la fiducia nei confronti di mia madre…- mi morsi un labbro, reprimendo un doloroso singulto – Il rapporto con Loki…
A quest’ultima affermazione, gli occhi di Sybilla diventarono quasi delle fessure.
- Ti ricordi com’eravamo, no?- sussurrai, con un sorriso malinconico – Speravo che le cose non cambiassero di molto, ma purtroppo mi sono resa conto che è impossibile. Lui si sta allontanando da me e io da lui. E la cosa brutta è che non riesco a fermare questa cosa.
- Vuoi che ti dica la mia riguardo a ciò?- mi domandò lei.
Annuii: - Sì, ho bisogno di sapere che cosa ne pensi.
Sybilla aprì la bocca per rispondere, quando Thor entrò con la grazia di un orso, interrompendoci: - Scusate, ragazze, accidenti che posto strano!- diede una rapida occhiata alla stanzetta di pietra, poi mi posò una mano sulla spalla e mormorò – Freya, dobbiamo andare. Padre ha ricevuto un messaggio, dobbiamo ritornare ad Asgard.
Sbuffai un po’, ma obbedii e mi alzai dalla sedia gettando a Sybilla uno sguardo incoraggiante: - Ne riparleremo un’altra volta.
- Certo- rispose distrattamente lei.
Seguii Thor fino all’uscita, scortata da Bygul e Trjegul che se n’erano stati buoni e tranquilli per tutto quel tempo.
Odhr stava parlando con Verdandi sulla soglia della caverna, mentre Odino, attaccato al braccio di Hefring, stava commentando qualcosa riguardo al paesaggio.
Thor raggiunse il gruppetto dei nostri amici ed io mi fermai, lanciando un’occhiata interrogativa a Odhr.
Lui si scosse e fece un sorriso alla Norna del Presente: - Va bene, allora ci vediamo all’incoronazione di Thor. Vieni, ci conto.
- Certamente- rispose lei, ricambiando il sorriso e scostandosi un ciuffo rosso ribelle dal viso.
Odhr le posò un bacio sulla guancia e poi mi sorrise: - Andiamo?
Io annuii, ma proprio mentre mi accingevo a seguirlo, qualcuno mi posò una mano sulla spalla.
Mi voltai, restando piuttosto sorpresa nel vedere Sybilla che mi fissava con una strana espressione: - Freya, posso dirti una cosa veloce?
Diedi una rapida occhiata al mio gruppo, che non sembrava ancora intenzionato a partire, così annuii: - Dimmi.
Sybilla si scambiò uno sguardo veloce con le proprie sorelle, poi sospirò: - Sai, prima… mentre guardavo nel tuo futuro ho notato una cosa abbastanza insolita… a proposito della tua vita priva di figli…
- Oh, non fa niente- risposi con un sorriso - Davvero.
- No, non è quello- mi interruppe un po’ brusca – In realtà… ho visto dei bambini sulla superficie del Fluido Rivelatore. E sono anche riuscita a scorgere il volto e le caratteristiche di uno di loro. Era una bambina, la tua primogenita.
- Davvero?- lanciai un’occhiata dubbiosa a Odhr – Beh, immagino che mio padre ne sarà contento.
-Oh, io ne dubito- rispose lei, gettando delle occhiate nervose al mio gruppo.
Iniziai a preoccuparmi: - Syb, vuoi dirmi che succede? Perché, quando eravamo tutti dentro, il fluido non ha mostrato nulla e ora tu vieni a dirmi che hai visto addirittura il volto di mia figlia?
- E’ successo dopo che Odhr è andato via- la sua voce tradiva un certo nervosismo – Era davvero una bella bambina, sai?- disse poi, cambiando improvvisamente tono – Aveva i tuoi occhi, Freya, due grandi occhi azzurri. E sembrava piuttosto in salute, anche se era molto pallida. La sua carnagione sembrava quasi candida e sarà destinata a diventare una dea molto potente.
- Bene- risposi, senza sapere dove volesse andare a parare – E’ una bella notizia, no?
- In realtà, non ti ho ancora detto che aveva i capelli… neri.
A quel punto ebbi una specie di sussulto. Capelli neri? Com’era possibile, dato che i miei erano biondi e quelli di Odhr color castano dorato?
Poteva prenderli da mio padre o da Freyr? Impossibile, i loro capelli erano scuri, ma non neri.
Poi, un improvviso pensiero mi balenò nella mente, un tremendo dubbio che trovò conferma nell’espressione turbata di Sybilla: - Non mi dirai che…
- Capelli neri… lineamenti leggermente spigolosi e sguardo scaltro. Questa bambina non è apparsa quando ho letto il futuro a te e Odhr! L’immagine si è manifestata quando Loki ti ha presa per mano!
Uno strano ronzio nelle orecchie mi fece avvertire un leggero capogiro: - Sei… sei sicura?
- Il Futuro non è una cosa sicura, Freya- disse lei, severamente – Ma il fatto che abbia visto tua figlia così chiaramente quando Loki ti ha preso la mano è abbastanza esplicito.
Volevo saperne di più, ma qualcuno mi chiamò.
Sussultai, mentre lo sguardo di Loki incontrava il mio: - Andiamo, Freya?
Lanciai un’occhiata preoccupata verso Sybilla, poi gli afferrai il braccio: - Va bene…
Ci incamminammo svogliatamente a seguito del gruppo, restando in silenzio per un po’.
Loki alzò lo sguardo distrattamente verso il cielo e sussurrò: - Che cosa ti ha detto?
Io arrossii, ma diedi un’alzata di spalle: - Nulla… nulla di particolare.
 
***
Angolo dell’Autrice: Lo so, sono in ritardo e il capitolo non è granché. Spero che i prossimi siano più interessanti. Scusate ancora e grazie per aver letto.

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Capitolo 7
*** Avventata ***


La mattina dell’incoronazione sedevo impassibile davanti allo specchio, mentre le mie ancelle si apprestavano a sistemarmi i capelli.
Meno tre giorni al matrimonio.
Bygul si strusciò contro le mie gambe nude, facendo le fusa. Avvertiva il mio stato d’animo e cercava sempre di tirarmi su di morale ogni volta che ero triste.
Gli accarezzai la testa riconoscente, cercando di non scoppiare in lacrime davanti a tutte le serve, e gettai una rapida occhiata all’elaborata acconciatura che stava prendendo forma sulla mia testa. Un intricato groviglio di trecce e spille d’oro e diamanti che confondeva solo a guardarlo. Sì, le semplici pettinature dell’adolescenza erano davvero un lontano ricordo.
- Potete alzarvi, Altezza – annunciò finalmente Hilde in tono basso.
Mi trascinai davanti allo specchio soltanto perché ormai ero abituata a fare così, ma degnai la mia immagine riflessa di uno sguardo appena. Sapevo già come stavo, che vestito indossavo – quello bianco e oro – e non mi sentivo proprio in vena di pavoneggiarmi.
Senza dire una parola, uscii dalla stanza, scortata da Bygul e Trjegul, tenendo la testa alta e cercando di non inciampare nella lunga gonna dell’abito.
La Sala del Trono era sicuramente molto affollata, riuscivo a sentire le chiacchiere degli invitati già dall’inizio del corridoio. Qualcuno mi posò una mano sulla spalla e, voltandomi, mi ritrovai faccia a faccia con Hefring.
- Secondo te, quanto si pavoneggerà Thor non appena sarà diventato re? – domandò con un sorriso, cercando di scompigliarsi un po’ la treccia rossa che le cadeva davanti la spalla, probabile tentativo di nostra madre di renderla presentabile.
Mi lasciai sfuggire un sorriso, accarezzando la testa di uno dei miei gatti: - Probabilmente finirà col farsi spuntare un becco e delle piume.
- Non gli starebbero affatto male – rispose mia sorella ridendo, porgendomi poi il braccio – Posso scortarti, Principessa?
- Fà solo attenzione a non inciampare nella gonna dell’abito, Capitano – la punzecchiai, sapendo quanto dovesse costarle indossare una veste femminile.
Non appena varcammo l’ingresso della sala, gli invitati cercarono di aprirci un passaggio verso le scale che conducevano al trono su cui sedeva Odino, ma erano così numerosi che faticammo parecchio a non strusciarci addosso alla maggior parte di loro in modo decisamente equivoco.
Sulle scalinate più basse che conducevano al trono erano già appostati i Tre Guerrieri e Sif, abbigliati elegantemente per la cerimonia. Frigga occupava il gradino più alto alla destra del trono, sul quale sedeva Odino con espressione impassibile, il lungo mantello rosso calato sulle spalle.
Hefring si posizionò opposta a nostra madre, mentre io, ovviamente, dovetti prender posto tra Loki e Sif.
Odhr e suo padre si trovavano in mezzo alla folla, ben distinti dagli invitati per via delle solite armature d’oro scintillanti, mentre le Norne e Hodras erano poco distanti da noi, dandomi modo di notare che il loro abbigliamento non era molto diverso dal solito.
Scambiai una rapida occhiata con Sif, che mi sorrise.
Lei non aveva bisogno di agghindarsi troppo per essere bella, anzi, perfino in veste da notte doveva essere stupenda, almeno a detta di Hefring. Non avevo idea del perché e del per come mia sorella avesse avuto modo di vedere la nostra amica discinta, ma di sicuro non stentavo a credere alle sue parole.
- Non nutrire false speranze – mi sussurrò una voce alla mia sinistra.
Mi voltai confusa, gettando a Loki un’occhiata interrogativa. I suoi occhi chiarissimi mi squadrarono con fare un po’ freddo.
- Vorrei rassicurarmi che tu non ti sia fatta qualche illusione riguardo l’incoronazione di Thor – spiegò in tono calmo – Intendo… sai che non potrà cancellare il tuo imminente matrimonio?
Alzai gli occhi al cielo, trattenendomi dall’impulso di imprecare: - Tu credi davvero che mi sia fatta sfiorare da un simile pensiero?
- Chiedevo e basta – replicò lui con un’alzata di spalle – Non mi sembra di aver detto nulla di male.
Gli gettai un’occhiata critica: - Senti, pensa al tuo copricapo assurdo invece che agli affari miei. Sembri un toro con quell’elmo cornuto, Loki…
Il mio fratellastro aprì la bocca per rispondere, ma una risatina gli sfuggì dalle labbra a tradimento.
Mi osservò con un mezzo sorriso e disse: - Tu invece sembri un lampadario.
Avrei voluto restare seria e non dargli soddisfazione, ma non riuscii a trattenere un sorriso. In effetti, aveva ragione.
Ci guardammo per un po’ e, per qualche secondo, mi sembrò che tutto fosse tornato come prima, quando non avevamo paura di incrociare gli sguardi e sorridere.
Un boato improvviso annunciò l’arrivo del futuro re di Asgard, interrompendo quel breve attimo di sollievo dalla dura realtà.
Thor avanzava fiero in mezzo agli invitati, l’inseparabile martello Mjolnir alzato sopra la testa.
Mi sembrò strano pensare a lui come il nostro futuro re: giovane, irresponsabile, anche un po’ arrogante. Non avevo idea del perché Odino avesse deciso di cedere il posto ad uno come lui.
D’accordo, in qualità di figlio maggiore Thor era il primo in linea di successione dinastica, ma dubitavo fortemente che nostro padre non avrebbe fatto uno strappo alla regola per il bene del regno. Forse faceva tutto parte di uno dei suoi piani intricati, o magari sperava che un incarico così importante avrebbe aiutato Thor a maturare…
Con un’espressione decisamente tronfia, mio fratello si inginocchiò davanti la scalinata, strizzando l’occhio a Frigga. Sì, cominciavamo proprio bene…
Lasciai scorrere lo sguardo lungo tutto il perimetro della sala, perdendomi metà del breve discorso di Odino. Mi resi conto di essere diventata decisamente distratta in quegli ultimi tempi…
- Giuri di sorvegliare i Nove Regni?
La voce di nostro padre, più grave del solito, mi scosse dai miei pensieri. Il giuramento era iniziato.
Thor sorrise orgoglioso, rispondendo semplicemente: - Lo giuro.
- E giuri di preservare la pace? – continuò Odino, incalzante.
- Lo giuro – affermò Thor, con maggiore zelo.
- E giuri di mettere da parte ogni ambizione egoistica e di prodigarti per il bene dei Regni?
A quel punto, la voce di mio fratello rimbombò per tutta la sala in maniera quasi assordante: - Lo giuro!
L’occhio sinistro del vecchio sovrano indugiò enigmatico sul volto del figlio maggiore. Accanto a me, Loki emise uno strano sibilo.
- In questo giorno – proseguì nostro padre - Io, Odino, Padre degli dei, ti proclamo…
Thor tenne lo sguardo fisso sul genitore, carico d’aspettativa, attendendo impaziente l’ultima parte della frase, attendendo quelle parole che da anni desiderava udire.
Parole che non arrivarono mai.
Il volto di Odino s’irrigidì, mentre l’atmosfera s’impregnava di inquietudine e ansietà. Dalle labbra del Padre degli Dèi uscirono soltanto quattro tremende parole: - I Giganti di Ghiaccio!

- Principessa, sicura di non aver bisogno di nulla?
I grandi occhi castani di Frida mi squadrarono con una certa ansietà.
Di sicuro, uno dei motivi del suo disagio c’entrava con la mia decisione lasciare le spille ed i gioielli in camera. Probabilmente non avrebbe avuto un’espressione molto diversa se mi fossi denudata davanti a tutti.
- Sto bene, Frida, davvero – la rassicurai, mettendole in mano l’ultima spilla – Porta tutto nella mia stanza.
Mentre la mia ancella si allontanava, un rumore sospetto attirò l’attenzione di Bygul e Trjegul, che cominciarono a correre verso la Sala dei Banchetti.
Li seguii immediatamente, pregando che i miei fratelli non stessero combinando una delle loro.
Alla notizia che uno gruppo sparuto di Giganti di Ghiaccio era penetrato nel castello, sfuggendo alla sorveglianza di Heimdall e riuscendo quasi a recuperare lo Scrigno degli Antichi Inverni, Thor aveva praticamente dato di matto, facendosi prendere dai suoi soliti vaneggi da guerrafondaio. Naturalmente, Odino aveva subito freddato il suo entusiasmo proibendo spedizioni punitive contro Jotunheim e cose varie ma, dopo tanti anni, conoscevo mio fratello troppo bene per credere che se ne sarebbe stato buono e obbediente a lungo.
Come previsto, nella Sala dei Banchetti era in corso una specie di complotto, dato che Thor, Loki, Sif, Hefring ed i Tre Guerrieri stavano discutendo tra loro con i volti illuminati da un’espressione entusiasta.
-Che sta succedendo qui? – domandai con un sospiro, varcando la soglia della grande stanza.
Thor mi sorrise con fare sbrigativo: - Oh, non credo ti interessi, niente faccende amorose, è una cosa tra guerrieri. Puoi tornare a sistemarti i capelli…
- Lasciala stare, Thor – mormorò Loki annoiato – Sul serio, non sei divertente.
- Andiamo a Jutunheim – spiegò Hefring, beccandosi un’occhiataccia da nostro fratello maggiore – Spedizione punitiva, naturalmente.
Alzai gli occhi al cielo, accarezzando distrattamente la testa di Trjegul: - Questo l’avevo immaginato. Ma penso che risulterei una guastafeste se dicessi che nostro padre ci ucciderà tutti quando lo scoprirà.
- Ci?- mi interruppe Thor – Non vorrai mica venire con noi…
- Oramai so il vostro piano. Odino mi farà fuori comunque visto che sono coinvolta. Preferisco morire per qualcosa di dignitoso, piuttosto che come una spia mancata. Certo, potrei sopravvivere se gli andassi a raccontare tutto ora…
- D’accordo, sei dentro – si affrettò a rispondere mio fratello, rigirando Mjolnir tra le dita, a metà tra il nervoso e l’eccitato – Ora muoviamoci. Indossiamo gli abiti da guerra e troviamoci tra dieci minuti all’ingresso. Dopodiché ci resterà soltanto da convincere Heimdall ad attivare il Bifrost.
- Oh, non penso ci vorrà molto – sorrise Sif, posandogli una mano sulla spalla – Basterà usare la leva giusta.
Scambiai una rapida occhiata con Loki mentre ci dirigevamo verso il corridoio principale.
Non mi disturbava l’idea di affrontare una battaglia, ma mi suonava un po’ strano che uno come lui non fosse riuscito a convincere Thor a rinunciare all’attacco. Dopotutto, doveva esserci una ragione se Odino aveva espressamente proibito qualsiasi spedizione diretta a Jotunheim e dubitavo che l’avesse fatto per pigrizia o paura…
Aprii la bocca per chiedere spiegazioni, ma la richiusi all’istante. Probabilmente non sarebbe servito a nulla, Loki ormai non rivelava i propri segreti a nessuno, nemmeno a me.
- Pronta a fare marmellata di Giganti di Ghiaccio? – mi sussurrò Hefring con aria allegra, chiaramente entusiasta del fatto di potersi cambiare – E’ da un po’ che non combatti. Ti senti arrugginita?
- Spero di no – borbottai, giocherellando distrattamente con una delle trecce che mi cadeva lungo la spalla – Anche se mi preoccupa un po’ la reazione di nostro padre quando scoprirà la cosa…
- Non deve scoprirla per forza – rispose lei, gettando un’occhiata al gruppetto dei nostri amici – Anche la sua onniscienza ha dei limiti… ad esempio non sa che io…
Attesi che terminasse la frase, ma lei, dopo aver riflettuto per qualche secondo, scosse le spalle bruscamente.
- Non sa che tu… cosa? – incalzai, osservando con sospetto l’espressione colpevole che colorava il suo volto. Hefring arrossì leggermente, dal movimento della sua guancia capii che si stava mordendo la lingua con fare nervoso.
- Hefring?
- Non è nulla di importante – rispose spiccia lei, assumendo un’espressione sollevata non appena vide che eravamo giunti davanti alla mia stanza – Non metterci ore a prepararti, mi raccomando.
Sospirai, alzando gli occhi al cielo, mentre Bygul e Trjegul si fiondavano sul mio letto.
Chiusi la porta lentamente, poi mi avviai verso un baule sigillato, lasciato in un angolino remoto della camera. Non pensavo l’avrei mai più aperto.
Con le dita quasi tremanti tirai fuori i vari pezzi della mia vecchia armatura da guerra, la stessa armatura che una volta apparteneva a mia madre e che Odino fece riadattare per me, cambiando anche il colore dall’oro all’argento. Dopo averla indossata, legai i capelli in una singola treccia e mi coprii le spalle con una mantella pesante color blu scuro.
Frugai nel baule, fino a trovare un altro oggetto che non usavo da parecchio tempo: la mia asta di metallo. Sembrerò sentimentale, ma provai immediatamente un senso di completezza e potere non appena le mie dita si serrarono attorno ad essa.
Ero in procinto di ammirarmi per l’ultima volta allo specchio, quando la porta della stanza si aprì lentamente. Sulle prime pensai fosse Thor, visto che era solito entrare nelle stanze altrui senza bussare, invece mi ritrovai davanti il volto austero di Sybilla.
- Ciao – le sorrisi – Immagino tu sappia cosa stia per succedere…
- Lo so – si affrettò a rispondere lei – E so anche che in fondo ti senti entusiasta della cosa. Da quanto non prendi in mano un’arma?
Abbassai lo sguardo, arrossendo un po’. I miei occhi si soffermarono sulle pieghe della sua veste cremisi.
- Stiamo per fare una stupidaggine, non è così?
Sybilla sospirò, le mani serrate a pugno: - C’è bisogno di chiederlo, Freya? Tutto dipenderà dalle azioni di Thor.
- Allora siamo messi bene – borbottai, serrando le dita attorno all’asta con fare nervoso – Posso fare qualcosa per fermarlo?
- E credi che ti ascolterebbe? – replicò Sybilla, alzando un sopracciglio.
Scossi la testa sospirando: - No… ormai nessuno ascolta più nessuno qui. E pare che tutti abbiano dei segreti che non possono o non vogliono rivelare. Odio questa situazione. Adesso perfino Hefring non parla più con me…
- Hefring? – ripeté la Norna aggrottando la fronte.
Mi limitai ad annuire debolmente: - Ho il sospetto che sia innamorata di uno dei nostri amici… cosa che naturalmente non si può permettere dato il suo voto, quindi capisco che faccia di tutto per nasconderlo. Ma sono sicura che tempo fa non si sarebbe fatta problemi a confidarsi con me.
Gli occhi obliqui di Sybilla si socchiusero con fare enigmatico: - Le persone cambiano, Freya. Il tempo è un sovrano crudele, che cerca sempre di modellare le cose a suo piacimento. Credo stia a noi tentare di contrastarlo. E, se la cosa può consolarti, c’è chi ci sta in qualche modo riuscendo. Qualcosa sta per cambiare.
- Speriamo che il cambiamento avvenga in meglio allora – risposi stringendomi nelle spalle, quando dei colpetti leggeri alla porta distolsero la mia mente da enigmi e preoccupazioni.
Fandral fece capolino sorridendo, gli occhi azzurri e vivaci accesi di entusiasmo: - Freya, sei pronta? Thor ci sta già aspettando all’entrata.
Annuii, gettando un’occhiata a Bygul e Trjegul comodamente seduti sul mio letto: - Fate i bravi. Tornerò presto… spero.
Finsi di ignorare lo sguardo piuttosto esplicito che si scambiarono Fandral e Sybilla e, stringendomi nella mantella, varcai la soglia della stanza, attraversando il corridoio a passi rapidi e decisi.
Sapevo che stavo per abbracciare la causa idiota di un guerrafondaio impulsivo, ma, mio malgrado, non potevo fare a meno di sentirmi in qualche modo eccitata all’idea di poter scendere in campo di nuovo. Ogni dubbio era sparito non appena avevo stretto la mia amata asta tra le mani dopo tanto tempo e, in un certo senso, mi sentivo fiera di ciò. A quanto pareva, né il tempo né le opinioni altrui erano riusciti a spegnere la mia indole battagliera.
Finalmente ne ero certa: la Dea dell’Amore poteva benissimo essere una guerriera.

***
Angolo dell’Autrice: Quanti di voi mi odiano? Ho lasciato passare un’eternità prima di postare il nuovo capitolo ed il risultato è stato abbastanza disastroso, visto che oltretutto  mi sembra corto e poco interessante. Vi chiedo scusa, cercherò di farmi perdonare nel prossimo, purtroppo i capitoli di “passaggio” faccio sempre una fatica tremenda a scriverli.
Comunque, siamo entrati nel vivo degli eventi narrati nel primo film, ma naturalmente alcune cose cambieranno.
Spero che il prossimo capitolo vi piaccia di più, scusate ancora!
Ps: Sto scrivendo in contemporanea una ff al presente, quindi se trovate qualche tempo sbagliato ditemelo pure, perché potrei essermi confusa XD

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Capitolo 8
*** Jotunheim ***


Convincere Heimdall a spedirci nella terra dei Giganti di Ghiaccio si rivelò un’impresa meno ardua del previsto. Non avevo idea di come interpretare la cosa: forse il guardiano del Bifrost confidava nel nostro successo? Forse aveva ricevuto ordini da Odino in persona e si accingeva a dar vita ad uno dei suoi soliti intricatissimi piani?
Il brusco atterraggio su Jotunheim mi scosse da qualsiasi riflessione. Istintivamente mi coprii la testa con il cappuccio della cappa, lasciando che la treccia mi cadesse davanti la spalla destra. Sif, che si trovava più avanti rispetto al resto del gruppo, si voltò per un attimo, lanciandoci un’occhiata che non riuscii a decifrare.
- Non dovremmo essere qui – commentò Hogun in tono grave. Le sue parole suonarono decisamente convincenti e sagge, come al solito, tanto che perfino Hefring alzò istintivamente lo sguardo al cielo, quasi sperando che il Bifrost si riattivasse all’improvviso.
Come previsto, l’unico che non diede peso al consiglio del figlio di Màni fu Thor, che si limitò a grugnire un imperioso: - Muoviamoci!
Sospirai, incamminandomi assieme agli altri per le inospitali lande desolate. Non sapevo come fosse Jotunheim prima della guerra, ma non mi aspettavo che uno dei Nove Regni potesse avere un aspetto tanto trascurato e cadente: la terra ghiacciata era solcata da un intricato groviglio di crepe e crateri, l’aria era gelida e opprimente e, cosa che mi provocò un’infinita tristezza, non percepivo alcun cenno di amore o affetto nel raggio di miglia.
Era un mondo freddo, crudele, massacrato da una guerra avvenuta secoli prima, corroso dal tempo, divorato dall’odio e dal risentimento.
Il palazzo di Laufey si abbinava perfettamente al paesaggio circostante: la Sala del Trono era priva del soffitto e circondata da mura di ghiaccio semi-distrutte.
A parte al re malvagio, accomodato sul proprio scranno, non c’era anima viva.
- Dove sono? – domandò Sif con una punta di nervosismo nella voce.
Thor emise uno sbuffo irrisorio: - Si nascondono, come fanno i codardi!
In quel momento, Laufey dischiuse le orride labbra ghignanti e parlò in tono di scherno: - Avete fatto molta strada per morire, asgardiani.
Pronunciò l’ultima parola con palese disprezzo, quasi stesse trattenendo a stento l’impulso di sputarci addosso. La sua voce era profonda e gutturale, orribile.
- Io sono Thor, figlio di Odino! – si presentò tronfio mio fratello. Laufey lo interruppe all’istante.
- Sappiamo chi sei.
 Cercai di mantenere la calma, stringendo i pugni. Mi sentivo stupida e infantile, ma ascoltare le parole di quell’essere, di colui che aveva provocato la morte dei miei genitori e del padre di Fandral, scatenava in me rabbia, disperazione e perfino dolore fisico. Avrei tanto voluto mettermi a urlare.
- Come ha fatto la tua gente ad entrare ad Asgard? – insistette con arroganza il maggiore dei miei fratelli, del tutto ignaro della tensione che logorava il resto del gruppo.
Laufey restò per qualche istante in silenzio, volgendo, per motivi ignoti, gli occhi rosso sangue verso Loki.
- La casa di Odino – disse infine – E’ colma di traditori.
- Non disonorare con le tue bugie il nome di mio padre! – ululò Thor indignato.
- Tuo padre è un assassino e un ladro! – ruggì di rimando il Re di Jotunheim, alzandosi in piedi – E tu perché sei qui? Per la pace? Tu volevi la battaglia, la brami – il suo tono si fece più velenoso e suadente – Sei solo un ragazzo che vuole dimostrare a sé stesso di essere uomo.
Lentamente e quasi in sincronia, i sudditi di Laufey cominciarono ad uscire dai loro nascondigli, accerchiandoci. Afferrai d’istinto la mano di Hefring, cominciando a pentirmi amaramente di aver seguito i miei fratelli in quell’impresa suicida.
L’entusiasmo che mi aveva animato fino a poco prima si era ormai spento del tutto e mi stavo rendendo conto di aver paura. Non potevo immaginare che quella terra in rovina potesse scatenare in me tutte quelle orribili sensazioni, che quel gelo sarebbe penetrato senza pietà attraverso la mia carne, raggiungendo la mia anima.
Tutti i miei compagni si sentivano così? O forse il fatto di essere la Dea dell’Amore in qualche modo mi portava a formare un legame col cuore di quel regno desolato, facendomi assorbire tutto l’odio e la sofferenza accumulati negli anni?
Thor sicuramente non aveva di questi problemi, infatti continuava a fronteggiare Laufey con aria strafottente. Ero certa che di lì a poco avrebbe scatenato una rissa.
- Questo ragazzo è stanco del tuo scherno! – ringhiò, ignorando i giganti che ci circondavano, cominciando ad armarsi con spuntoni di ghiaccio che celavano per intero le loro orride mani bluastre.
Avvertii una flebile sensazione di sollievo non appena vidi che Loki si era avvicinato a nostro fratello maggiore, consigliandogli una ragionevole resa.
- Thor – sussurrò – Fermati e rifletti, siamo inferiori numericamente…
- Sta’ al tuo posto fratello! – lo zittì l’altro caparbio, facendomi provare il forte impulso di prenderlo a sberle.
Cosa ci era saltato in mente? Perché l’avevamo assecondato? Ormai era chiaro dalle facce degli altri che non ero la sola a provare disagio di fronte alla prospettiva di una battaglia in quel luogo orribile, circondati da un intero esercito di mostri blu.
Laufey parlò nuovamente, rivolgendosi a Thor ma catalizzando l’attenzione di tutti.
- Non sai cosa potrebbero scatenare le tue azioni. Io sì. Andate, finché ancora ve lo consento.
Si avvicinò ai due principi di Asgard, squadrandoli con gelida severità. Per un istante, i miei poteri legati alle emozioni mi fecero percepire qualcosa di strano da parte del re di Jotunheim.
Non era amore, naturalmente, dubitavo che quella creatura fosse in grado di provare un sentimento simile, eppure quella flebile variazione di emozioni mi fece distrarre per una manciata di secondi, portandomi a chiedermi di cosa si trattasse.
Somigliava in modo sospetto al desiderio di rivelare un segreto, di raccontare un’importante verità a qualcuno a cui si è legati. Ma che legame poteva avere il malvagio sovrano dei giganti di ghiaccio con i figli di Odino?
Loki sostenne il suo sguardo con fare cauto: - Accetteremo questa tua gentile offerta. Andiamo, fratello.
Sì, ritirarsi era la cosa più giusta da fare, avremo forse fatto la figura degli allocchi ma ormai non mi importava. Volevo andarmene alla svelta da quel posto intriso di emozioni negative.
Sfortunatamente, proprio mentre il primogenito di Odino pareva aver accettato la resa, Laufey parlò di nuovo, questa volta col chiaro intento di provocare.
- Torna a casa, principessina.
- … appunto – commentò Loki, al quale non servivano i poteri di Sybilla per indovinare la futura mossa del fratello.
La provocazione venne ovviamente accolta con entusiasmo: Thor fece roteare Mjolnir, colpendo il re di Jotunheim e scaraventandolo contro il proprio trono.
Nel giro di pochi istanti, i giganti ci furono addosso.
- Vaffanculo, Thor, sei un idiota! – gridai, cominciando a roteare la mia asta e schivando il colpo di un avversario – E lo sono anch’io per essermi fatta coinvolgere!
Naturalmente, il fratellone non venne minimamente sfiorato dalle mie parole: agitava Mjolnir a destra e a manca, atterrando gli avversari e facendo il gradasso come solo lui sapeva fare.
Per fortuna non ero poi tanto arrugginita, o forse erano gli jotun a non essere guerrieri così temibili, almeno non presi singolarmente: con dei colpi ben assestati riuscivo a difendermi e ad atterrare buona parte degli aggressori, anche se più di una volta Hefring intervenne in mio aiuto, trapassando i nemici con le punte del suo tridente.
Sobbalzai non appena udii Volstagg gridare di dolore: uno dei giganti gli aveva afferrato il polso, congelandogli la carne.
- Non fatevi toccare! – ruggì il nostro mastodontico amico, liberandosi dell’avversario.
Ero continuamente tentata di controllare come stessero i miei compagni, ma non potevo permettermi distrazioni. Un gigante trovò una breccia nelle mie difese, lasciandomi un bel taglio sopra il gomito con la sua lama ghiacciata.
Stringendo i denti per reprimere il dolore, evitai il secondo attacco con un balzo all’indietro, poi colpii il mostro in mezzo agli occhi con la punta dell’asta, aprendo un buco nel suo cranio.
In quello stesso istante, un altro urlo straziato mi portò a voltarmi con il cuore in gola. Per poco non strillai a mia volta: Fandral era stato impalato da uno spuntone di ghiaccio che gli attraversava la spalla da parte a parte.
- No! – gridò Hefring con voce strozzata, affondando il tridente nel volto di un gigante.
Sif si volse verso mio fratello maggiore con aria disperata, chiamandolo senza ottenere risposta: Thor era talmente preso dalla battaglia da non rendersi conto che uno dei suoi più cari amici era gravemente ferito. Respingendo a fatica un avversario che mi aveva appena piantato la punta della propria arma nel polpaccio, imprecai sonoramente per il destino del regno di Asgard, che presto sarebbe passato nelle mani del più grosso imbecille dei Nove Mondi.
“Thor, ti voglio bene davvero” pensai con rabbia “Ma non credevo saresti riuscito ad arrivare a tanto. Che stupidi siamo stati a darti retta e fidarci di te!”
Volstagg si caricò Fandral sulle spalle e si ritirò in fretta, seguito da Sif, Hogun ed Hefring. Loki mi passò accanto, mi afferrò per il braccio sano e, aiutandomi a prendere equilibrio, mi sospinse verso l’unica via di fuga.
- Andiamo via!
- Andate! – fece eco Thor, per nulla intenzionato ad abbandonare il combattimento.
In tutta risposta, Laufey decise di movimentare la situazione svegliando il suo animaletto da guardia, fino ad allora rimasto imprigionato in un muro di ghiaccio.
Naturalmente, l’animaletto in questione era una bestia di dimensioni colossali, con la coda irta di spuntoni acuminati, pronti a maciullarci a dovere. Di bene in meglio.
Il polpaccio mi faceva un male cane, ma non osavo fermarmi nemmeno per controllare quanto fosse profonda la ferita. Rimasi aggrappata al polso di Loki, facendo del mio meglio per non rallentarlo e pregando ardentemente che non ci fossero arcieri esperti tra le file dei giganti di ghiaccio. O che la bestia non ci raggiungesse, certo.
L’Idiota Supremo non aveva ancora deciso di darsela a gambe, ma, arrivati a quel punto, non potei far altro che pensare “se ci tiene a farsi ammazzare è un problema suo”.
Improvvisamente, il terreno tremò, mentre il famigliare rumore di un fulmine attirato da Mjolnir e scagliato contro il suolo echeggiò per la valle ghiacciata che stavamo attraversando.
Non osai guardarmi alle spalle, ero troppo impegnata ad evitare le crepe nel terreno che si allargavano sempre di più, ad ignorare il dolore al polpaccio e a non inciampare addosso a Loki.
Giungemmo al punto di partenza, chiamando a gran voce Heimdall perché aprisse il Bifrost, ma il guardiano non acconsentì alla richiesta. La cosa, ad essere sinceri, non mi sorprese affatto: eravamo inseguiti da centinaia di soldati nemici e, come se non bastasse, la bestia di Laufey ci si era appena parata davanti, torreggiando minacciosa su di noi.
D’istinto, lasciai la presa sul polso di Loki, afferrandogli la mano. Era fredda e un po’ rigida, ma ebbi comunque la sensazione che avesse ricambiato la stretta, seppur forse in modo inconscio.
L’abnorme ed orrenda creatura spalancò le fauci, pronta a gustarsi un prelibato banchetto di divinità asgardiane, ma, prima che potesse nuocere in qualche modo, una specie di saetta si fece strada attraverso la sua orrida bocca, lasciandole un bel buco di carne bruciacchiata che partiva dalla gola e terminava sulla testa.  
Il mostro crollò, mentre Thor, roteando Mjolnir, atterrò davanti a noi con aria soddisfatta.
Hefring lo fulminò con lo sguardo: - Io non riderei tanto se fossi in te: Heimdall non può attivare il ponte. Siamo bloccati qui!
Proprio mentre i giganti cominciavano ad accerchiarci, una colonna di luce piombò dall’alto di fronte ai nostri sguardi stupiti: la figura imponente di Odino, in sella al suo cavallo a otto zampe Sleipnir, portò i nemici ad arretrare istintivamente. Thor alzò il martello in segno di vittoria.
- Padre! – gridò – Insieme li stermineremo!
- Silenzio! – lo redarguì il sovrano di Asgard, mentre Laufey avanzava verso di lui, osservandolo con fare irrisorio.
- Padre degli Dèi… sembri stremato.
C’era un qualcosa di viscidamente trionfale nella sua voce, qualcosa che mi diede i brividi.
- Laufey – ansimò il mio genitore adottivo – Adesso finiamola.
- E’ stato tuo figlio a volerlo – replicò impassibile il sovrano di Jotunheim.
Odino sembrò misurare con cautela le proprie parole: - E’ vero – concesse – Sono state le azioni di un infante. Considerale tali. Finiamola qui e ora, evitiamo di spargere altro sangue.
Un lampo malefico attraversò gli occhi cremisi del gigante.
- Siamo ben oltre la diplomazia, Padre degli Dèi. Avrà ciò per cui è venuto: guerra e morte.
Mi morsi nervosamente la lingua, attendendo con ansia la risposta del mio re. Egli, tuttavia, si limitò ad acconsentire con due semplici parole.
- Così sia.
A tradimento, Laufey tentò di scagliarsi contro il sovrano avversario, ma Odino respinse rapidamente l’attacco e, prima di rendercene conto, ci ritrovammo a viaggiare attraverso il Bifrost, giungendo in poco tempo alla stanza circolare.
Thor era particolarmente furioso.
- Perché ci hai riportati indietro? – tuonò, rivolgendosi con rabbia a nostro padre.
Non potevo davvero crederci: ci eravamo resi tutti quanti conto di aver fatto un’immensa stronzata già dal momento in cui i nostri piedi si erano posati sull’arida terra di Jotunheim, mentre lui, dopo l’esito disastroso della spedizione, pareva non curarsi nemmeno delle nostre condizioni ed era ancora convinto di essere nel giusto.
L’avrei preso volentieri a testate sui denti.
- Sai cos’hai fatto? Cos’hai scatenato? – ruggì Odino di rimando.
- Proteggevo la mia casa!
- Non sai proteggere neanche i tuoi amici, come puoi sperare di proteggere un regno? – il re di Asgard fece un cenno a Volstagg e Hogun che sostenevano insieme Fandral – Nella Camera della Guarigione, subito!
Lo spadaccino biondo aveva assunto un brutto colorito, il suo volto era serrato in un’espressione di dolore.
Lasciai la mano di Loki, scambiando con lui uno sguardo preoccupato, mentre Thor e Odino continuavano a litigare. Il Dio degli Inganni mi fece un cenno con la testa, invitandomi a seguire gli altri; realizzai di non aver ancora smesso di sanguinare, così, facendomi aiutare da Hefring, zoppicai fuori dalla sala del Bifrost.


Le mie ferite, seppur dolorose, non erano gravi: grazie alla magia curativa della Camera della Guarigione, vennero sanate prima che Frida, svenuta alla vista del mio sangue, riprendesse conoscenza.
Provai a compiere dei piccoli passi, arrivando ad una poltroncina, e fui ben lieta di constatare che le fitte al polpaccio erano completamente scomparse e la mia andatura non era più malferma e zoppicante. Proprio in quel momento, Sybilla entrò nella stanza a passo di carica, raggiungendo la lettiga su cui giaceva Fandral; lo spadaccino aveva corso un bel rischio, ma sembrava già leggermente meno pallido rispetto a prima, o almeno sperai che il colorito più sano del suo volto non fosse soltanto un inganno della luce che emettevano le rune mediche impresse nel suo giaciglio.
- Fandral! – la voce della norna era palesemente intrisa di apprensione – Oh, se solo avessi visto prima, se solo… stupida, stupida inutile veggente, perché non vi ho fermati quand’ero in tempo?
Fu davvero strano vederla in quelle condizioni: lei, sempre stoica e composta, ma in quel momento pareva completamente fuori di sé.
Il biondo le sorrise, rimuovendo il panno pulito che si teneva premuto contro la ferita: - Ciao Skuld. Non preoccuparti, guarda: l’emorragia comincia già a fermarsi.
- Un’emorragia che si poteva benissimo evitare – commentò lei a denti stretti, prendendogli la mano tra le proprie ed aiutandolo a fare di nuovo pressione col panno – Avete corso un rischio enorme ed io non ho fatto nulla per fermarvi. Ho cominciato ad avere delle visioni orribili quando ormai eravate già partiti…
- Visioni orribili di che tipo? – domandò Volstagg, permettendo a Frida di applicargli dell’unguento sul braccio ancora congelato – Morte, sangue e devastazione?
- Diciamo che, rispetto alle mire premonizioni, vi è andata piuttosto bene – represse un singhiozzo, inspirando a fondo – Io… non pensavo saresti tornato ad Asgard vivo, Fandral… avevo visto chiaramente che tu…
Si morse le labbra, guardando in basso. Dal modo in cui batteva le palpebre capii che stava cercando di celare gli occhi lucidi.
- Ehi – sussurrò lo spadaccino, sfiorandole la guancia col dorso della mano libera – Va tutto bene. Mi sento già meglio, davvero: tra pochi minuti sarò di nuovo in piedi.
C’era qualcosa di decisamente intimo nel modo in cui si guardavano, tanto che Volstagg e Sif repressero a fatica una risatina, Hefring arrossì volgendo lo sguardo altrove ed Hogun si finse improvvisamente interessato alle punte dei propri stivali.
Il momento di silenzio fu interrotto da un leggero ticchettio di passi provenienti da corridoio e, pochi istanti dopo, una ragazza minuta e pallida, abbigliata con una lunga veste blu notte, apparve sulla soglia della stanza. Aveva i capelli castani, lunghi e mossi, e gli occhi tanto scuri da sembrare neri.
Sbuffai tra me e me: quella ragazza era Sigyn, Dea della Fedeltà. Non mi infastidiva soltanto per via del legame che sembrava aver creato con Loki, aveva di per sé un atteggiamento molto strano, quasi sfuggente; parlava poco e sembrava detestare particolarmente il contatto visivo, non riusciva mai a guardare qualcuno negli occhi per più di qualche istante. Avevo notato infatti che, quando intratteneva delle conversazioni, spostava quasi subito lo sguardo sul naso o sulle labbra dell’interlocutore, chiaro espediente per mostrarsi interessata ma senza concedere la visione diretta delle proprie pupille.
- Chiedo scusa – disse, col solito tono piatto e flebile – Il principe Loki mi ha ordinato di informarvi che… il principe Thor è stato privato dei suoi poteri ed esiliato dal Padre degli Dèi come punizione per la propria disobbedienza ed arroganza, causa della rottura della pace tra Jotunheim ed Asgard.
- Cosa? – strillammo all’unisono, facendo sussultare l’introversa annunciatrice.
- Non è possibile! Padre non può aver fatto una cosa del genere! – si disperò Hefring, serrando le dita sui propri capelli rossi, quasi fosse tentata di strapparli.
- Abbiamo disobbedito tutti quanti al volere di Odino – balbettò Sif, senza rivolgersi a nessuno in particolare – Dovremmo essere banditi tutti allora, così non… non è giusto…
- Dobbiamo far cambiare idea al Padre degli Dèi! – s’intromise Fandral, mettendosi seduto di scatto ma emettendo subito un gemito di dolore, che lo obbligò a stendersi di nuovo stringendosi la spalla.
Mi alzai in piedi, pur sapendo che le gambe avrebbero potuto cedere da un momento all’altro, e cercai di mettere insieme delle parole per formare una domanda sensata: - Loki era presente – la mia voce tremava in modo incontrollato – Non ha provato a far ragionare nostro padre?
- Non ero presente alla scena, ho soltanto riferito quanto mi è stato chiesto – mormorò Sigyn.
Un fastidioso groppo alla gola cominciò a tormentarmi, mentre il mio respiro si faceva più affannoso e gli occhi si inumidivano. Ero ancora arrabbiata con Thor per il modo in cui si era comportato a Jotunheim, ma mai avrei voluto che Odino arrivasse a tanto. Non era giusto, mio fratello era uno scemo sbruffone ed egocentrico, ma non meritava una punizione tanto crudele.
Dov’era stato esiliato? Cosa avrebbe fatto, senza la sua famiglia, senza i suoi poteri? Sperduto, in una realtà che non gli apparteneva?
Hefring si avvicinò con uno scatto a Sigyn e la afferrò per le spalle: - Dove l’ha mandato? – le sue guance erano rigate dalle lacrime – Sai dove nostro padre ha mandato Thor? E’ molto lontano da qui? Il suo… il suo esilio non sarà… non può essere davvero permanente… non lo è, no?
La castana si morse il labbro inferiore, riuscendo però a fissare mia sorella dritta negli occhi: - Credo che il principe Thor ora si trovi a Midgard ma… mi dispiace davvero, Hefring. Non ho idea delle intenzioni del Padre degli Dèi. Ho riferito tutto quello che so. Il destino del principe è nelle mani del re di Asgard.



***
Angolo dell’Autrice: Sono riuscita ad aggiornare e mi dispiace davvero tanto avervi fatto aspettare. Ho avuto un blocco dello scrittore durato più o meno due anni, l’ispirazione è apparsa solo a piccoli sprazzi e, per fortuna, è tornata per questa storia.
Già che ci siamo, penso di dover spiegare alcune cose: il mio stile e la mia concezione di personaggi e trama sono cambiati molto, tanto che, rileggendo i capitoli precedenti di questa storia, sono rimasta un po’… stranita. Mi sono resa conto che il mio stile di qualche anno fa era davvero discutibile, probabilmente per il fatto che scrivevo la sera dopo esser stata a lezione all’università, facendo quindi molta meno attenzione durante la rilettura.
Oltretutto, la psicologia di Freya non mi è sembrata abbastanza approfondita e le vicende ruotavano quasi interamente attorno a lei e Loki, quindi, nei prossimi capitoli, aspettatevi un testo come quello che avete appena letto. Cercherò di rendere Freya più realistica possibile come personaggio, approfittando magari del fatto che adesso non è più una ragazzina, ma una persona adulta, che, nonostante i difetti, è in grado di comprendere i propri errori (alcuni in fretta, altri con più calma) e di maturare piano piano, fino a staccarsi dall’infantile bambina eccessivamente romantica che era e a trasformarsi in una donna più forte e consapevole. Oltretutto, verrà dato maggiore spazio agli altri personaggi e, finalmente, si vedrà all’opera il Loki che tutti conosciamo, tanto diverso dal ragazzino gentile e innamorato che era in passato.
Come potete vedere, in questo capitolo sono presenti le battute e le scene del film, cosa che non amo particolarmente ma… beh, era necessaria.
E sono riuscita ad introdurre brevemente il personaggio di Sigyn, che ha in serbo delle belle sorprese.
Spero che il capitolo comunque vi sia piaciuto, chiedo ancora scusa per l’attesa e ringrazio tutti coloro che hanno letto!

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