Yume no Mai (La danza dei sogni)

di Youki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fantasmi dal passato ***
Capitolo 2: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 3: *** Burning Jelousy (Part I) ***
Capitolo 4: *** Burning Jelousy (Part II) ***
Capitolo 5: *** In viaggio verso la Fortezza: il tribunale dei demoni ***
Capitolo 6: *** La buia notte dell'esecuzione ***
Capitolo 7: *** Un aiuto inaspettato: il mistero svelato ***
Capitolo 8: *** In trappola! ***
Capitolo 9: *** Lo scontro sanguinoso: nè vincitori, nè vinti (Part I) ***
Capitolo 10: *** Lo scontro sanguinoso: nè vincitori, nè vinti (Part II) ***
Capitolo 11: *** Shocking Revelation ***
Capitolo 12: *** Speranza e disperazione ***
Capitolo 13: *** L'Alchimista ***
Capitolo 14: *** Verso Nord ***
Capitolo 15: *** L'ultimo Drago dei Ghiacci ***
Capitolo 16: *** Nel tempo e nel modo che è già deciso ***
Capitolo 17: *** La danza dei sogni ***



Capitolo 1
*** Fantasmi dal passato ***


Yume no Mai

(La Danza dei Sogni)


Finalmente ecco apparire il tanto sospirato primo capitolo della mia nuova storia.
Si tratta di una sorta di sequel di Una Storia del Passato, che è nato dalla mia personale curiosità di vedere cosa sarebbe successo se avessi fatto incontrare il mio personaggio, Sayouki, con la piccola Kagome...tutto è cominciato così, e ne è nata un’altra lunga fanfiction già praticamente conclusa sul mio pc, ma in costante revisione...per cui sappiate già da ora che i tempi di pubblicazione non saranno così brevi...forse 2-3 settimane tra un capitolo e l’altro...Ma almeno pubblicandoli avrò un ulteriore sprone nel terminare l’ultimo capitolo, in lavorazione da mesi e mesi!!
Ho cercato di fare in modo che anche chi non avesse mai letto Una Storia del Passato, potesse al meglio seguire questa nuova storia e ho preferito inserire brevi excursus che richiamano le vicende di quella fic, in modo da riassumerne i punti principali anche a beneficio di chi l’avesse letta al tempo della sua prima pubblicazione, vale a dire circa 3 anni fa...ma non so se sono riuscita nell’intento, quindi gradirei che voi mi diceste la vostra in merito!
Non aggiungo altro e vi lascio leggere in pace, sottolineando come sempre che tutti i personaggi sono frutto del genio della somma Rumiko Takahashi eccetto Sayouki, che è esclusivamente farina del mio sacco!
Buona lettura!

Youki (htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)



Cap 1

Fantasmi del passato

di Youki


-Inuyasha?! Mi rispondi?!-
Silenzio.
-Allora??!- la voce di Kagome era seccata -Guarda che io sto tornando a casa!-
La ragazza sbraitava rivolta ad un punto imprecisato tra le fronde di un grosso acero rosso e dopo qualche attimo dall’alto giunse una indispettita risposta:
-Tsk! Te ne vai a rilassarti mentre qui c’è tanto da fare! Sei un’irresponsabile!-
-Ma...- Un rossore di rabbia pervase le gote di Kagome, che riprese con vigore la sua invettiva: -Guarda che quest’anno ho gli esami finali, prima delle vacanze! Se non supero questi ultimi compiti in classe, finirà che non passerò gli esami e dovrò studiare tutta l’estate per recuperare e non potrò stare qui a cercare i frammenti della Sfera! E tu mi dai dell’irresponsabile!?-
A questo, Inuyasha non aveva proprio pensato...Ma in effetti lui che ne poteva sapere di quella ‘scuola’??
-E allora vai! Ma non ti concedo più di tre giorni, poi, esami o no, ti verrò a riprendere!-
Quest’ultimo commento, anche se non certo espresso con grazia o gentilezza, fece molto piacere alla ragazza, che si raddolcì un po’:
-Allora io vado...Non mi saluti?-
-Tsk! Che ti saluto a fare? Tanto tra tre giorni sarai di nuovo qui, no?-
Inuyasha non voleva essere così sgarbato, ma il suo orgoglio aveva agito di propria iniziativa e le parole gli erano uscite di bocca prima che lui potesse fermarle. Il danno ormai era fatto...
-Sei un insensibile cafone! Ecco cosa sei!!-
Kagome sentì salirle un nodo in gola e le lacrime pungerle gli occhi, ma si impose di non piangere. Per lei tornare a casa era sempre un momento misto di gioia e tristezza perchè, se da un lato poteva riabbracciare i suoi, la mamma, suo fratellino Sota, il nonno, dall’altro lasciava i suoi amici e, soprattutto, Inuyasha. Questo la faceva soffrire...Invece pareva che a lui non importasse nulla: non era venuto a salutarla quella mattina al villaggio e invece si era ritirato lassù, lontano da tutti.
Era un po’ di tempo che le sembrava così strano e distante...con lei si comportava in modo freddo e scontroso e spesso preferiva isolarsi, evitando anche la compagnia degli altri. Durante una delle loro ultime brevi escursioni in cerca dei frammenti, era rimasto zitto per tutto il giorno, e la notte Kagome avrebbe potuto giurare di averlo sentito parlare nel sonno...Sembrava stesse avendo un incubo...Che stesse sognando Kikyo? Era a causa sua che Inuyasha era così pensieroso? I vecchi dubbi riassalirono Kagome, la quale non aveva mai smesso di sentirsi un rimpiazzo della miko che cinquanta anni prima aveva occupato il cuore di Inuyasha.
-Beh? Sei ancora qui?- piovve dall’alto.
Lo sconforto nel cuore della giovane fu sostituito dalla consueta furia che sfociò immediatamente in un...
-OSUUWAAARIIII!!!!!!!-
A quel comando l’hanyou piombò fragorosamente a terra da una considerevole altezza, spezzando tutti i rami che incrociarono la sua traiettoria; mentre lui sbraitava e gemeva lamentandosi per la caduta, Kagome girò i tacchi furiosa e se ne andò.
‘Spero che le ossa gli facciano male per tutto il tempo che sarò via, così almeno si ricorderà di me!’

****

-Oh, Inuyasha, eccoti!-
Quando verso sera Inuyasha tornò al villaggio, fu accolto da Miroku, che si affrettò ad andargli incontro.
-La divina Kagome ti aveva cercato stamane per salutarti. Ti ha trovato...?-
Il bonzo notò l’andatura zoppicante dell’amico e riconobbe senza ombra di dubbio l’operato della ragazza.
-Ma che è successo??! Non l’avrai di nuovo trattata male?!!-
Tutto quello che ottenne in risposta da un Inuyasha sempre più indispettito fu solo un poco conciliante:
-Bah! Lasciami in pace maledetto impiccione!!-
L’hanyou passò oltre senza aggiungere altro e a Miroku non rimase che seguirlo verso la capanna di Kaede. Là, seduti attorno al basso tavolo imbandito per la cena, trovarono Shippo, Sango e la vecchia miko in loro attesa.
-Ma coooosa ti è successo??- esclamò il piccolo kitsune, vedendo Inuyasha zoppicare e procedere curvo. -Non ti sarai mica scontrato con qualche demone?-
-Ma ti ci metti pure tu, Shippo?!! Lasciatemi stare!!- ringhiò scontroso in risposta, aggredendo il cucciolo che si rifugiò tra le braccia di Sango, nascondendo il visino nella folta chioma castana di lei.
-Inuyasha! Se ce l’hai col mondo, evita di coinvolgerci! Noi eravamo solo preoccupati!-
-Uhm...Sono caduto da un albero...- borbottò allora con le orecchie basse, dopo il rimprovero della ragazza. -Oooh!-
Come Miroku poco prima, tutti avevano capito che in quella storia centrava Kagome e che, data la faccia truce di Inuyasha, era meglio lasciar cadere l’argomento.
‘Come sono complicati i grandi’ fu il pensiero del piccolo Shippo, ‘Se Inuyasha smettesse di trattare sempre male Kagome, lei smetterebbe di schiantarlo a terra e saremmo tutti più contenti. Non mi sembra così difficile!’
Scuotendo la testa, il cucciolo di volpe rinunciò a capire gli adulti e si buttò con il massimo impegno sulla sua ciotola di riso.

Terminata la cena i cinque rimasero nella piccola capanna della miko a discutere sugli ultimi eventi e a fare progetti per le successive spedizioni, ma a tutto questo Inuyasha non prese parte, ritirandosi presso la porta e stando lì, rannicchiato, a scrutare in lontananza nel buio della notte con aria assente.
-Tu che ne pensi Inuyasha?-
La domanda di Miroku lo colse impreparato.
-Che...di cosa? Cosa dicevi?- annaspò.
-Ora sei così calmo e taciturno che mi preoccupi...-
Il bonzo gli si avvicinò carponi e lo fissò con sguardo indagatore da una distanza fin troppo ravvicinata. Azzardò:
-Ti manca così tanto la divina Kagome??-
L’espressione distratta dell’hanyou cambiò repentinamente.
-MA CHE DIAVOLO DICI??? E piantala di farti i fatti miei! Quella dannata ragazzina è l’ultimo dei miei pensieri ora!!-
Fece per alzarsi nel tentativo di scansare Miroku, ma il movimento gli costò caro e una fitta lancinante di dolore quasi gli bloccò la schiena.
-AAAHHH! MALEDIZIONE!!! E’ tutta colpa di quella stupida!!- imprecò.
Miroku si lasciò sfuggire un sorrisetto saccente arretrando di un passo per esser sicuro di rimanere fuori della portata di tiro, prima di riprendere:
-Se tu ti mostrassi un po’ più sensibile nei suoi confronti...-
-TI HO DETTO DI SMETT...AAAHIIOOOO!!!- un secondo tentativo di balzare avanti si dimostrò ancor più deleterio del primo e Inuyasha si ritrovò faccia a terra, con gli occhi lucidi per il dolore.
Kaede, che fino a quel momento aveva ignorato il battibecco continuando a sorseggiare indifferente la sua tisana, posò la tazza, con calma si avvicinò all’hanyou e lo rimproverò, aiutando poi Miroku a farlo rialzare.
Più tardi, mentre la vecchia miko gli medicava la schiena dolorante applicando un impacco di erbe, Inuyasha fu aggiornato da Miroku sui progetti per l’indomani.
-Siamo rimasti d’accordo con Kagome che saremmo andati a controllare le voci che ci sono giunte su certe strane apparizioni al villaggio vicino.-
Ora che ascoltava, ad Inuyasha la cosa giungeva proprio nuova.
-Apparizioni?- chiese.
Fu Sango, esasperata, ad intervenire, parlando a voce bassa per non svegliare il piccolo Shippo, che le si era addormentato in braccio:
-Ma dove hai la testa, Inuyasha? Eppure c’eri anche tu ieri quando ci hanno raccontato la storia! Ma sei sicuro di stare bene?-
-Baah!- grugnì l’hanyou agitando una mano come per scacciare un insetto fastidioso. Sdraiato a pancia sotto com’era, mentre Kaede continuava a medicarlo, era il massimo movimento che si potesse permettere. Rassegnato, Miroku sbuffò e gli ripetè la storia.
-Quel mercante ha detto che da qualche tempo in quella zona succedono cose strane....Apparizioni....- il tono del bonzo si era fatto basso e tenebroso -...di fantasmi...pare...-
-F...fantasmi??-
-Sì...Uomini, donne, persino bambini...portano i segni di orribili ferite e si aggirano inquieti attorno al villaggio...Qualcuno ha riconosciuto i propri congiunti, defunti circa cinquanta anni fa durante l’attacco di pericolosi demoni...-
Ora Inuyasha ricordava l’ambulante che era giunto al villaggio due giorni prima, portando quelle strane notizie...Ma non appena aveva detto da dove veniva, Inuyasha era stato assalito da ricordi che avrebbe preferito dimenticare, mentre le orecchie gli ronzavano e la vista gli si sfocava, mettendosi di nuovo a fuoco su eventi di cinquanta anni prima.
-Ma le loro apparizioni non sono le uniche...Spiriti malvagi di uomini e youkai infestano il bosco di notte e terrorizzano gli abitanti, che non hanno il coraggio di uscire di casa una volta sceso il buio.-
‘Proprio come cinquanta anni fa, quando io e Kikyo giungemmo a quel villaggio... ‘
Di nuovo ricordi indesiderati si affollarono nella mente di Inuyasha: odore di fumo, carne bruciata, cadaveri scomposti che giacevano abbandonati nella polvere, nel sangue, tra la cenere che era stata il loro villaggio...
Ogni muscolo del suo corpo si contrasse nel tentativo di chiudere la mente a quelle immagini di morte e Kaede se ne accorse immediatamente. Terminata la medicazione, posò una pezza umida sulla schiena dell’hanyou e lo fasciò, permettendogli poi di riverstirsi. Inuyasha fu grato alla vecchia per quei pochi istanti che gli aveva concesso per riprendersi: in quei dolorosi ricordi aveva rivisto Kikyo rischiare la vita a causa del morso di uno youkai-vampiro...e tutto questo perchè lui non era stato capace di proteggerla.
-Se non sbaglio, Kaede-baba, quel villaggio sorge sulle rovine del precedente insediamento, quello distrutto dagli youkai, no?- volle sapere Miroku.
-Esatto- sospirò la vecchia -Ma per la precisione si trattava di uno youkai solo, tanto potente che nemmeno Kikyo fu in grado di fermarlo-
-Un solo demone??- esclamò Shippo che, chissà quando, si era svegliato e ora ascoltava, tutto preso, la storia. -Doveva essere mooolto potente per aver sconfitto Kikyo!!-
Kaede annuì gravemente e il suo sguardo si posò su Inuyasha che, le orecchie basse, doveva avere davanti agli occhi la stessa imagine che aveva lei...Kikyo, esangue, in fin di vita, sul collo due fori e un mortale lividore che si estendeva da essi verso il cuore...
-Io...non fui in grado di proteggerla...- mormorò l’hanyou. Poi non disse più nulla e prese a fissare insistentemente il pavimento.
-Molte persone morirono tra le macerie del villaggio incendiato, ma molte altre perirono per mano di quel demone-vampiro...Ero molto giovane all’epoca, ma sentii diversi resoconti dell’accaduto, perchè fu qui che si rifugiarono molti dei sopravvissuti, prima che il villaggio fosse ricostruito.- raccontò Kaede, lasciando Inuyasha al suo dolore.
-Ma che fine ha fatto quello youkai?- volle sapere Sango, mentre Shippo incalzava:
-Kikyo alla fine trovò il modo di distruggerlo?-
Fu Miroku a rispondere.
-Da quanto so io, fu il leggendario Hirofumi a sconfiggerlo.-
-Hirofumi???-
-Sì, Shippo, il leggendario monaco guerriero, uno dei pochi uomini in grado di padroneggiare il Nemureikon, il tantra del Sonno dell’Anima...-
Stupito e ammirato, nonchè deliziato dalla storia, il piccolo kitsune volle farsi raccontare la leggenda di questo favoloso monaco che, con i suoi armati, difendeva i villaggi e aveva sconfitto centinaia di potenti youkai usando il suo enorme potere spirituale. Sentire parlare di quel monaco risvegliò in Inuyasha una furia sopita da tempo e altri ricordi legati al passato si riaffacciarono alla sua memoria: Sayouki. La sua prima amica. L’unica che poteva capirlo in quanto era uguale a lui. Colei che per prima gli aveva sorriso e che poi lo aveva abbandonato...
Gli stessi, contrastanti sentimenti di un tempo, riaffiorarono nel cuore di Inuyasha. Nonostante tutto, alla fine Sayouki non lo aveva abbandonato...avevano combattuto insieme contro Hirofumi...o, meglio, LEI aveva combattuto...LUI non era nemmeno stato in grado di resistere al tantra e per poco ci era rimasto secco...Quest’ultima considerazione gli fece ricordare che anche lei aveva rischiato la vita, proprio sotto i suoi occhi, proprio come Kikyo, mentre lui...lui era immobilizzato da quella dannata litania e poteva solo guardarla morire. Anche in quell’occasione non era stato in grado di proteggere chi gli stava vicino.
Alla fine il nemico era stato sconfitto, certo, ma non certo per merito suo...
-Inuyasha? Ma che hai?-
Miroku aveva interrotto il suo racconto e tutti stavano fissando l’hanyou.
-Stavi tremando...e...guardati...-
Un rivolo di sangue gli scorreva tra le dita di entrambe le mani. In preda alla rabbia che quei ricordi avevano destato, aveva stretto tanto i pugni che si era ferito i palmi con i propri artigli.
Per cambiare argomento Shippo incitò Miroku a finire la storia di Hirofumi, ma Inuyasha esplose:
-Vuoi sapere chi era Hirofumi??!! ERA UN PAZZO INVASATO!! UN ASSASSINO SPIETATO E SENZA ONORE!- gridò, poi continuò abbassando il tono, parlando con voce tesa e rabbiosa: -Quel suo tantra ti strappava l’anima e i suoi sgherri ti finivano con sommo gusto mentre eri completamente immobilizzato! Era pieno di sè e tutto quello che faceva, lo faceva per la gloria e per il gusto di uccidere, non certo perchè era un difensore dei deboli!! Si prese anche il merito di aver salvato il villaggio dal vampiro, ma non fu lui ad uccidere quell’essere...-
Inuyasha si era alzato in piedi e ansimava. Sentiva montare sempre più una rabbia rimasta sopita per decenni, sigillata con lui all’albero sacro dalla freccia di Kikyo. Senza dire una parola, uscì dalla capanna e si inoltrò nella foresta, lasciando gli altri esterrefatti per quel comportamento così inatteso e aggressivo.
-Ma cos’ha?- chiese Miroku a Kaede.
La vecchia sospirò.
-E’ una lunga storia...Inuyasha e Kikyo affrontarono il vampiro, ma mia sorella venne ferita e rischiò la morte. Credo che il senso di colpa per non averla saputa difendere, bruci ancora nel cuore di Inuyasha. Poi giunse qui Hirofumi e si prese il merito di aver personalmente sconfitto il vampiro autonominandosi protettore del villaggio in vece di Kikyo...e alla fine si trovò a scontrarsi con Inuyasha...-
-Ma allora chi sconfisse il demone? E che fine fece il monaco guerriero?-
Shippo, voce dell’innocenza, aveva centrato il punto della questione.
Kaede, nonostante la serietà dell’argomento, si lasciò sfuggire un piccolo sorriso al ricordo che le si presentò alla memoria: una giovane pallida e composta, dal carisma indiscutibile e dalla grande saggezza, che diverse volte era tornata a trovarla...Lei l’aveva considerata sempre come una maestra, una guida, nonostante non fosse umana.
Incuriositi dall’espressione di Kaede, i tre attesero rispettosamente in silenzio che la vecchia parlasse.
-Fu una yasha di nome Sayouki. La Dama dei Sogni. Fu sempre lei a procurare l’infuso che guarì Kikyo e ad affiancare Inuyasha nello scontro con Hirofumi. In quell’occasione mi salvò anche la vita...Dopo quello scontro, di Hirofumi nessuno seppe più nulla...-
Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere a Sayouki cosa fosse successo al monaco. Aveva preferito non sapere...
-Quando accadde tutto questo?-
-Beh, Sango, fu poco tempo prima che cadessimo tutti vittime dell’inganno di Naraku...Kikyo si riprese lentamente dalle ferite e infine tornò alle sue occupazioni, ma era molto provata e i suoi poteri stavano già diminuendo, forse proprio perchè distratta dai sentimenti che provava per Inuyasha...Fu allora che lei gli propose di usare la Sfera per divenire umano...Il resto della storia la sapete...-
-Ora capisco perchè tanta furia...Il povero Inuyasha ne ha passate davvero di tutti i colori...Ma questa Sayouki, dove e quando l’avete conosciuta?- si interessò Miroku.
-Io la conobbi solo in occasione dello scontro con Hirofumi...mentre Inuyasha...era con lei quando giunse qui in cerca della Shikon no Tama...ma poi lei se ne andò, non so perchè.-
Era un’altra delle cose di cui Sayouki non aveva mai fatto parola. In fondo la vecchia miko sapeva ben poco di lei, che era apparsa e scomparsa ad intermittenza, come uno spettro, a distanza di mesi o di anni finchè lei, Kaede, era divenuta adulta e aveva preso le redini del villaggio, proprio come le aveva predetto la yasha stessa tanto tempo prima.
Poi, circa trenta anni prima, la Dama dei Sogni era scomparsa.
Non ne aveva più avuto notizie.

****

Alla prima luce dell’alba Inuyasha guardava il cielo schiarirsi e la leggera foschia alzarsi lentamente, mentre attendeva i suoi compagni per intraprendere il breve viaggio verso i tristi fantasmi del suo passato. Aveva trascorso un’altra notte ad agitarsi in preda agli incubi. Erano già diverse volte che si ripeteva sempre lo stesso sogno...Hirofumi, Sayouki, Kikyo, Naraku...le loro immagini si intrecciavano, si sovrapponevano, gli parlavano, lo schernivano, lo chiamavano...Ma non riusciva mai a ricordare cosa dicessero...E questo lo inquietava enormemente. Non aveva mai sognato tanto... Osservò scomparire l’ultima stella mattutina mentre il sole sorgeva in tutto il suo splendore estivo e riscaldava l’aria umida, fugando infine la foschia.
‘Si può sapere dove si sono cacciati? Si era detto di partire all’alba.’ pensò irritato. La nottata agitata non aveva certo contribuito a migliorare il suo umore e per giunta la schiena aveva ricominciato a dolergli. Ma eccoli finalmente arrivare tutti in gruppo, conducendo due cavalli.
-Era ora! E’ un pezzo che vi aspetto! Vi sembra forse l’alba?- sbraitò puntando un dito accusatore verso il sole ormai alto sull’orizzonte.
Shippo sbadigliò sonoramente dalla groppa del cavallo di Sango e Miroku, imitandolo, si scusò:
-E’ che irei sera abbiamo fatto tardi a parlare della storia di quel villaggio e di Hirofumi...- Sbadigliò ancora. -...E della Dama dei Sogni...- puntualizzò Shippo con voce impastata, stropicciandosi gli occhietti insonnoliti.
Inuyasha si rabbuiò. Sentirne parlare gli riportava alla mente i sogni della notte passata.
-Forza, andiamo. Non me ne faccio niente delle vostre scuse! Andando a cavallo ci vorrà meno di mezza giornata per arrivare, ma se vogliamo scoprire qualcosa dobbiamo passare là la notte.-
Detto questo fece per incamminarsi, ma si trovò la strada sbarrata da Kaede, sul suo cavallo.
-E tu che credi di fare, vecchia?-
-Visto che siete ancora qui, ho deciso di aggregarmi. Mia sorella rischiò la vita per quella gente. Mi sembra doveroso fare qualcosa a mia volta.-
Fu così che la piccola compagnia si mise in viaggio verso la meta designata.

****

-Eccoci arrivati.- annunciò Kaede poco dopo mezzogiorno. Avevano viaggiato velocemente, senza soste, per stare dietro ad Inuyasha che pareva indiavolato e ora erano giunti a destinazione.
-E’ molto grande.- constatò Sango, osservando il villaggio che si stendeva ai piedi del declivio su cui si trovavano.
-Già! Quanta gente! E che profumino!- Shippo si era lamentato per tutto il viaggio di aver dovuto saltare la colazione e ora, con lo stomaco che protestava sonoramente, incitò gli altri a scendere al villaggio per pranzare. Corse avanti guidato dal profumo di pesce arrostito che usciva da una piccola locanda proprio all’ingresso del paesino, seguito a breve distanza dagli altri.
Ma Inuyasha non si mosse. Non vedeva il prospero villaggio davanti a sè, non vedeva la gente indaffarata andare avanti e indietro e non sentiva il profumo del cibo che tanto attirava Shippo. Davanti agli occhi aveva la visione del villaggio semidistrutto che lo ossessionava nei suoi incubi e nelle narici il lezzo di morte, nelle orecchie grida e pianti...
-Ehi! Inuyasha!- si sentì chiamare da Miroku -Che fai lì impalato? Non hai fame?-
Il tintinnio metallico degli anelli dello sghakujo del bonzo fu come un campanello che lo riportasse al presente. L’hanyou prese un profondo respiro, la vista gli si schiarì.
‘Il passato è passato.’ decise ‘E i sogni sono solo sogni.’
Si incamminò giù per il sentiero per raggiungere gli altri.
‘Devo smetterla di pensarci.’


Il capovillaggio, informato dell’arrivo della miko e del suo seguito, insistè per ospitarli in casa propria, superando in fretta l’iniziale diffidenza dovuta alla presenza di due demoni nel seguito della miko. Alla fine si trovarono tutti assieme radunati amichevolmente per la cena a discutere degli ultimi avvenimenti con il loro ospite.
-Dunque voi stesso li avete visti?- lo interrogò Miroku, lanciando un’occhiata furtiva alla nipote dell’uomo.
-Si, houshi-sama. Infestano il bosco, di notte...e combattono tra loro. Si odono distintamente i rumori della battaglia provenire dalla zona delle Fosse...-
-Le Fosse?-
-Si tratta di un’area sacra in cui sono stati seppellite le vittime del vampiro, assieme alle ceneri dell’antico villaggio, Miroku- spiegò Kaede.
Il capovillaggio annuì:
-Anche Mineko-baba, la vecchia miko di questo villaggio, è seppellita lì. Lei sopravvisse all’attacco, ma quando sentì avvicinarsi il suo momento, disse di voler essere sepolta con i suoi protetti: non volle abbandonarli nemmeno dopo la morte.-
Kaede ricordava con affetto la vecchia miko, che si era presa cura di lei e si era occupata della sua istruzione in seguito alla morte di Kikyo.
-Hanno riposato in pace per cinquanta anni e ora...si sono risvegliati...- terminò l’uomo con un brivido.
-Secondo te, Miroku, perchè le loro anime stanno ancora vagando?- chiese Sango quando fu chiaro che il capovillaggio non aveva più nulla da aggiungere.
Il bonzo si fece pensieroso:
-Indubbiamente i loro spiriti inquieti non sono riusciti a trovare la pace e ora qualcosa li ha sconvolti tanto da permettere loro di assumere consistenza e potere...-
Il gruppetto rimase per qualche attimo in silenzio, poi fu Inuyasha ad esprimere il pensiero di tutti.
-Che la causa sia un frammento della Sfera!?-

Più tardi, quando il sole fu basso all’orizzonte, i cinque si recarono alle Fosse, guidati dal capovillaggio in persona. L’uomo li coprì di mille raccomandazioni e si affrettò a tornare la villaggio prima che facesse buio. La piccola compagnia esplorò la zona, una radura al cui centro sorgeva una sorta di altare, forse una lapide commemorativa, attorno alla quale il terreno era smosso come se fosse stato appena arato da un giogo di buoi impazziti. Diversi alberi ai margini erano spezzati e danneggiati e su alcuni erano visibili segni di artigli, ma per il resto non v’era traccia di orme o altri indizi definiti che facessero pensare a qualcosa di concreto... Cenarono in silenzio, un pasto freddo e frugale consumato alla luce del sole morente e attesero la notte.
****

-Brr...Con il buio questo bosco mette proprio paura!- blaterò Shippo, stringendosi forte ad Inuyasha.
-Zitto, moccioso!....E smettila di starmi appiccicato addosso!! Non ti lascerai mica spaventare da una storia di fantasmi, dopo tutti gli youkai che abbiamo affrontato!-
Cercando di salvaguardare il prorio onore, il piccolo kitsune scese dalla spalla dell’hanyou e prese a camminargli accanto, ma senza mai lasciare un lembo del kariginu rosso di Inuyasha, tanto per stare sul sicuro.
-Ma era proprio necessario dividerci?-
-Uffa!- rispose infastidito Inuyasha -Mi spieghi se no come avremmo fatto a tenere sotto controllo una zona così ampia? Dovevamo stare seduti su quelle tombe ad aspettare che ci arrivassero addosso?-
-Uhm...-
-E poi hai visto anche tu che il bosco è pieno di zone devastate. Non è detto che gli scontri avvengano sempre nello stesso luogo.-
-Ma è tutto così spettrale...-
-Si può sapere perchè diavolo sei voluto venire con me?? Potevi andare con Miroku o stare appostato con le donne alle Fosse, no?-
-Beh...senza Kirara...sei quello con cui mi sento più al sicuro...-
-Sssht! Lo senti anche tu Shippo?-
Un rumore lontano e indefinito, man mano sempre più chiaro...un pianto...
-Sì! Da quella parte!!-

****

-Kaede-baba...Cos’è quello?-
Sango e Kaede erano appostate al buio quando improvvisamente davanti a loro apparve un bagliore indistinto, una forma evanescente che lentamente stava acquistando contorni sempre più definiti, senza tuttavia raggiungere la solidità.
-E’ uno spirito, Sango! Puoi deporre la tua arma, è completamente inutile trattandosi di un fantasma...-
La vecchia aveva posato una mano sulla spalla della ragazza che si stava già preparando all’attacco. Ultima discendente della prestigiosa casta degli Sterminatori di demoni, Sango aveva sostituito il suo semplice yukata con l’armatura leggera da combattimento ed era stata pronta a lanciare il suo enorme e micidiale boomerang, Hiraikotsu, contro l’avversario.
Davanti a loro stava la figura di una vecchia, magra e dritta, rugosa come la corteccia di un pino: l’apparizione era così nitida che sembrava quasi reale.
-Kaede....- lo spettro non mosse le labbra e assunse un’espressione nostalgica mentre la sua voce scaturiva da un luogo lontano e invocava quel nome con tanta dolcezza.
-Voi...Somma Mineko?!-
L’apparizione sorrise, poi perse i suoi contorni definiti e divenne un’ombra luminescente che si mosse allontanandosi dalle Fosse.
-Venite...Seguitemi...- incitò la sua voce eterea -Aiutateci...-
-Quello spettro è davvero la sacerdotessa Mineko?- chiese Sango mentre arrancavano il più velocemente possibile dietro alla loro guida. Il fantasma procedeva veloce davanti a loro, distanziandole sempre più: la vecchia ansimava e la ragazza le si accostò per aiutarla. Non si erano ancora allontanate molto dalla radura delle Fosse.
-Grazie, Sango cara. Non possiamo fermarci...Se Mineko ha chiesto il nostro aiuto, la cosa è seria davvero...- Kaede respirava a fatica, ma non voleva cedere -Lei era una miko molto potente, anche se non a livello di Kikyo. Fu lei a prendere il posto di mia sorella come somma sacerdotessa e ad addestrarmi, finchè non presi i voti e la sostituii. Dopodichè tornò qui al suo villaggio e morì qualche anno dopo...-
-Ma il suo spirito vaga ancora inquieto...-
-Si, come ha detto il capovillaggio, forse nemmeno nella morte ha voluto abbandonare i suoi protetti...- Una fitta al fianco fece cadere Kaede bocconi.
-Vecchia Kaede! Non potete farcela! Andrò avanti io, voi fermatevi qui!-
-E sia...Vai avanti tu, Sango. Appena potrò tornerò indietro alle Fosse....-

****

Era il pianto di un bambino quello che aveva attirato fin lì Inuyasha e Shippo, ma ora il suono era diffuso tutto intorno a loro, non proveniva più da un luogo preciso e i due si fermarono incerti sulla direzione da prendere. Il pianto si fece più vicino e forte...divenne sempre più distinto finchè parve provenire esattamente da un punto a pochi passi da loro.
-Chi c’è??- balbettò il piccolo kitsune avvinghiandosi alla gamba di Inuyasha.
Come in risposta, davanti a loro si materializzò una piccola figura. Era lei che piangeva.
-Ma è ...una bambina!- esclamò un po’ rincuorato Shippo -Inuyasha, cosa facciamo? Inuyasha?-
Ma Inuyasha non rispondeva, aveva un’aria assente e aveva lo sguardo fisso... Aveva già visto quella bambina, l’aveva riconosciuta subito. Erano passati cinquanta anni da quando l’aveva abbandonata tra le fiamme del villaggio per andare a soccorrere Kikyo...Kikyo che aveva rischiato la vita per sottrarre la piccola dalle grinfie del vampiro, cadendone poi vittima lei stessa...E lui l’aveva lasciata sola, lì a morire. Solo la notte prima aveva rivissuto quei momenti nei suoi incubi...
La bambina smise di piangere e tirò su col naso, guardando Inuyasha con fare accusatorio.
-Adesso aiutami!- strillò e sollevò il braccio ustionato per indicare un punto più avanti, da cui si poteva percepire una tensione terribile, una sensazione di malvagità quasi palpabile.
-Questa volta non ti lascerò da sola piccola...- disse serio l’hanyou. Prese Shippo in spalla e corse più velocemente che potè verso il pericolo.

****

Era in atto una battaglia: non un tradizionale scontro armato, ma una guerra tra spiriti.
Miroku era giunto sul posto seguendo la traccia di potere che il loro radunarsi aveva lasciato: aveva sentito l’accumularsi di una grande energia...ed era giunto appena in tempo per assistere all’inzio dello scontro. Due fazioni si fronteggiavano, immobili come l’aria, due fazioni di spettri, forme indefinite, dai contorni vaghi e tremolanti. Il monaco poteva captare chiaramente i sentimenti che li animavano, perchè solo grazie ad essi quelle ombre potevano ancora esistere. Da un lato anime umane, fragili e deboli, legate a quella terra dal dolore e dalla ferma decisione di proteggere i loro discendenti, dall’altra spiriti empi di uomini e youkai che bramavano vendetta e potere. La tensione crebbe e giunse al culmine quando alla testa delle anime umane apparve una vecchia sottile e dritta come un fuscello: vestiva una casacca bianca e un hakama rosso, abbigliamento che ne attribuiva indubbiamente l’appartenenza alla casta sacerdotale.
‘Una miko! Che sia la venerabile Mineko!?’
Miroku rimase pietrificato quando la battaglia ebbe inizio. La vecchia miko raccolse l’energia spirituale dei suoi e si preparò a scagliarla mentre gli avversari favecano lo stesso, sia pur in modo più disorganizzato. Vennero così a formarsi due brillanti scudi di energia spirituale che furono lanciati l’uno contro l’altro: tutta la radura pulsava per l’energia accumulata e la terra tremò quando le due entità si scontrarono. Le pietre si frantumarono, zolle di terreno vennero divelte dalla loro sede, gli alberi più vicini sradicati.
‘Ora capisco cosa è accaduto alle Fosse! Deve esservi stata combattuta una di queste tremende battaglie!’ Una guerra di intezioni, dove ogni desiderio veniva tramutato in pura energia spirituale...
Gli alberi attorno a Miroku cominciarono a scricchiolare sempre più forte e un vecchio salice poco distante da lui fu spezzato a metà come da un fulmine. Con un agile balzo il bonzo si allontanò, rimanendo in vista della radura. Per poco non si scontrò con Sango.
Si lasciò sfuggire un grido, sorpreso.
-Miroku-sama! Sono io! Ma che sta succedendo?-
Miroku le spiegò quanto aveva potuto arguire circa quegli eventi e dovette ripetere il tutto un attimo dopo, quando furono raggiunti anche da Inuyasha e Shippo.
Fino a quel momento la battaglia si era svolta ad un livello di parità e, nonostante i danni provocati, nessuna delle due fazioni era riuscita a prevalere.
-Forse accade così tutte le notti e combattono fino ad esaurimento delle loro energie, per poi ricominciare la notte successiva...-
-Ma se è davvero così è terribile!- esclamò Sango -Già sono anime che non riescono a trovare la pace e sono oltretutto costrette a combattere all’infinito una guerra simile!-
-Di certo è a causa di uno Shikon no kakera. Abbiamo già visto cosa sono in grado di fare i frammenti della Sfera...Se solo ci fosse la divina Kagome potremmo individuarlo!-
-Beh, non dobbiamo sempre dipendere da lei!- sbottò Inuyasha -Adesso dobbiamo cavarcela da soli!-
L’hanyou stava per lanciarsi nella radura e sguainare la propria spada,Tessaiga, quando improvvisamente fecero la loro entrata sul campo di battaglia tre youkai-lupo.
Erano enormi e feroci, e animati dalla brama di potere che solo la promessa dei frammenti della Sfera riusciva a risvegliare nelle anime oscure dei demoni.
Prontamente, le anime maligne sfruttarono l’occasione e si impossessarono dei corpi dei tre lupi, fondendosi con essi. Le tre bestie assorbirono, grate, quell’inaspettato potere e divennero enormi. Nei loro occhi si accese una luce folle, che aggiunse ferocia a ferocia, e senza pensarci un attimo si lanciarono contro la eterea fazione avversaria. Vi fu un sonoro schianto quando quegli esseri si scontrarono con la barriera di energia che la vecchia miko aveva elevato in difesa dei suoi e la terra tremò per la potenza dell’attacco. Il potere di Mineko tuttavia non fu in grado di resistere a lungo a quell’attacco di corpi materiali e lo scudo protettivo andò ben presto in frantumi, originando un’onda d’urto che gettò a terra i quattro spettatori.
Quando si riebbero dal colpo fecero solo in tempo a vedere Mineko e i suoi svanire, senza lasciare traccia.
-Dannati!-
Inuyasha si lanciò all’attacco del lupo più vicino, ma lo youkai riuscì con facilità a scansare il colpo, mandando a terra il giovane con una zampata, poi, richiamato dall’ululato dei due compagni, non si preoccupò nemmeno di finire l’avversario e si inoltò nel bosco, proprio nella direzione da cui era arrivata Sango.
La giovane inorridì quando realizzò dove erano diretti.
-Oh, no! Troveranno Kaede-baba sulla loro strada! E’ rimasta indietro, a breve distanza dalle Fosse!-

****

Kaede stava faticosamente tornando indietro, come promesso a Sango ed era in vista della radura quando dietro di lei, con gran fragore di alberi spezzati, giunsero i tre feroci lupi, tallonati da Inuyasha e gli altri.
-Giusto in tempo! Vecchia Kaede!-
Inuyasha atterrò con un balzo proprio accanto a lei e Sango e Miroku furono pronti a sollevarla di peso e portarla in salvo dalla furiosa avanzata dei demoni.
-Non avete possibilità, stupidi!- abbaiò un coro di voci provenienti dal lupo più grosso, -Ci impossesseremo del frammento e torneremo alla vita!!-
Il loro attacco fu così repentino che Sango, Miroku e Inuyasha dovettero arretrare.
-Hiraikotsu!!!-
-Sankon Tessou!!-
Le loro grida di battaglia si confusero con i ringhi sordi dei loro avversari mentre Miroku cercava invano il momento opportuno per utilizzare il Kazaana, il buco nero sulla mano destra che era la sua peggiore maledizione, ma anche la sua più invincibile arma.
Kaede era arretrata fino all’altare che sorgeva la centro della radura e, riparandosi dietro di esso assieme a Shippo, lanciava le sue frecce cariche del suo potere spirituale. I lupi, tuttavia, sembravano non risentire del loro effetto e, nonostante diversi dardi fossero andati a segno, essi continuavano ad attaccare senza sosta i suoi compagni.
‘E’ molto debole’, constatò Sango, ricordandosi di come era crollata poco prima nella foresta, ‘Non ce la può fare ancora per molto e le sue frecce sono quasi prive di potere...’
Lo youkai più piccolo, dal fitto manto grigio, si lanciò in direzione della vecchia, le fauci spalancate, le zanne grondanti di bava acida. La giovane youkaitaijiya si frappose tra loro e fermò l’attacco con Hiraikotsu, usando il grande boomerang d’osso per bloccare le fauci del lupo e ingaggiando con lui un corpo a corpo. Come unica arma aveva ora la sua katana.
Miroku e Inuyasha erano intanto alle prese con gli altri due youkai e la lotta si stava facendo serrata. Il bonzo si difendeva a stento col suo bastone sacro e i colpi di Inuyasha non andavano mai completamente a segno; nemmeno con Tessaiga era riuscito a fermarli, nonostante avesse loro causato ferite apparentemente alquanto gravi...Come potevano opporsi ad avversari simili? Quegli esseri non erano più semplicemente youkai e non possedevano nemmeno più la propria aura demoniaca: erano solo dei corpi, vuoti e insensibili al dolore, guidati dalla volontà maligna che li possedeva. Il grosso lupo nero gli si avventò di nuovo contro e Tessaiga saettò, aprendogli un lungo squarcio nel fianco, ma il nemico, incurante, scartò di lato balzando di nuovo all’attacco. -Sono troppo resistenti! E troppo veloci!- constatò furioso Inuyasha, cercando di evitare le zanne fameliche.
Un grido di Miroku lo mise in allarme.
Il giovane bonzo era intrappolato sotto una zampa grigia del suo avversario e il suo bastone giaceva a qualche metro di distanza, fuori portata: doveva essergli caduto nel combattimento. La mostruosa testa del lupo lo sovrastava minacciosa e il bonzo stava freneticamente tentando di liberare il sigillo della sua mano destra per utilizzare il Foro del Vento. Una goccia di bava acida colò dalle fauci spalancate sopra di lui e gli cadde sulla spalla, facendolo gridare e contorcere per il dolore, mentre lo youkai gli bloccava anche il braccio destro, insospettito dal suo armeggiare con il rosario.
Inuyasha raccolse tutta la forza che aveva in corpo e sferrò un colpo terribile con la sua lama per disimpegnarsi dal suo aggressore e correre in aiuto di Miroku. Il lupo nero emise un ululato terrificante e, con l’addome completamente squarciato, girò su se stesso e si lanciò contro Sango e Kaede. Le due donne, già alle prese con un altro avversario, si accorsero troppo tardi del pericolo e non poterono difendersi. Sango fece da scudo a Kaede e la violenza del colpo le fece volare entrambe a diversi metri di distanza.
-Noooo! Sangoooo!- gridò Miroku, di nuovo libero grazie all’intervento di Inuyasha, correndo a raccogliere il bastone.
Inuyasha sferrò con Tessaiga un colpo micidiale e il grosso lupo grigio con cui era alle prese non fece in tempo a cadere finalmente morto, decapitato, che già lui stava correndo al fianco di Miroku.
I due youkai erano già addosso alle donne e solo Shippo si ergeva in loro difesa, lanciando disperatamente i suoi piccoli fuochi fatui. Era troppo tardi!! Era questione di un secondo, poi quelle fauci terribili avrebbero divorato i loro compagni!!
Ad Inuyasha sembrò di muoversi al rallentatore...Le gambe erano divenute pesanti, il respiro corto...Sollevò Tessaiga e la lanciò con tutta la forza che gli era rimasta per colpire il lupo più vicino, ma non sarebbe bastato, perchè i nemici erano due....

-GETSUNOGAI!!- Vi fu un grido, un lampo, poi improvvisamente tutto finì e cadde il silenzio: un silenzio di morte.
Tessaiga era conficcata nella schiena dell’enorme lupo nero: lontano dalla mano del suo padrone, aveva perso tutto il suo potere ed era ritornata ad essere una vecchia katana arrugginita. Ma quel colpo non era stato fatale per il demone. La testa dello youkai era stata recisa di netto così come quella dell’altro lupo e giacevano entrambe a terra, in un lago di sangue nero fissandosi a vicenda con occhi vitrei dall’espressione quasi sorpresa. Lo scontro era finito in modo così repentino e inaspettato che i cinque cominciarono solo ora a rendersi conto dell’accaduto.
Miroku si guardò attorno pieno d’ansia e individuò Sango, a terra, ferita, poco lontano da Kaede: il suo sangue sembrava nero come quello degli youkai alla luce pallida della luna. Il bonzo mosse un passo per andare da lei quando si accorse improvvisamente che non erano soli. Era apparsa una figura scura accanto alla vecchia miko. Stava per chiamare Inuyasha, ma capì che anche lui aveva visto e stava osservando immobile il punto in cui era apparsa quella misteriosa ombra.
Poi una voce ruppe il silenzio:
-Stai bene, chibi?-
Quella che aveva parlato era una voce dolce, di donna.
Inuyasha la riconobbe senza sforzo, nonostante fosse passato tanto tempo dall’ultima volta che l’aveva udita. A anche Kaede la riconobbe e sorrise al nomignolo che la nuova arrivata aveva usato pur rivolgendosi ad una vecchia come lei.
-Era da tempo che nessuno mi chiamava più così...Non posso crederci...Siete proprio voi?!-
Un gemito di Sango ruppe l’atmosfera irreale che si era creata e Miroku corse al suo fianco. Quando fu vicino, vide che la donna misteriosa sorreggeva delicatamente Kaede e con un lembo del kimono le detergeva il sudore e la polvere dal viso. Il suo occhio attento notò che vestiva abiti scuri come la notte e la sua pelle era così candida da parere evanescente al riflesso della luna. Era una figura spettrale, molto più simile alle anime che si stavano nuovamente materializzando attorno a loro, che non ad un essere in carne e ossa.

‘Un altro fantasma tornato dal mio passato...’ pensò Inuyasha.
‘Perchè Sayouki è qui...?’



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
osuwari: a cuccia.
youkai: demone.
yasha: demone femmina (ma ci sono pareri contrastanti, quindi non fidatevi troppo...)
kitsune: volpe.
miko: sacerdotessa.
houshi: bonzo, monaco.
hakama: tipico pantalone ampio di colore rosso che fa parte dell’abito dei sacerdoti shintoisti.
Hiraikotsu: enorme boomerang di osso di demone, arma di Sango.
kariginu: abito da caccia, l’abito di Inuyasha.
Nemureikon: Sonno dell’Anima, un tantra in grado di paralizzare i demoni privandoli dell’anima. Era l’arma più pericolosa del monaco guerriero Hirofumi, che divenne famoso per aver ucciso molte centinaia di demoni nel suo lungo peregrinare.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.
Kazaana: foro del vento, la maledizione che Naraku ha inflitto alla mano destra di Miroku.
Getsunogai: falce di luna.
chibi: piccola, bambina.
-sama, -baba: indicano rispetto, tipo “onorevole”, “venerabile”.

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Capitolo 2
*** Di nuovo insieme ***


Cap 2

Di nuovo insieme

di Youki
(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)

Un’atmosfera mista di attesa, stupore e tensione era calata sui componenti del gruppo, ora che il pericolo era cessato.
Sango, tra le braccia di Miroku, stava valutando con occhio guardingo la nuova arrivata: inequivocabilmente, si trattava di una yasha...Il bonzo le fece premurosamente appoggiare la schiena al vecchio altare e le fasciò alla meglio la spalla ferita con un lembo del suo abito.
-Voi...ci avete salvato...vi dobbiamo la vita...- mormorò la ragazza, rivolta alla loro salvatrice. Nella suo tono vi era una domanda inespressa: ‘Sarà un’amica o una nemica?’
La yasha sollevò il viso pallido e la luce della luna brillò nei suoi occhi e sui denti bianchissimi, piccole zanne appuntite, che si scoprirono lentamente in un cauto sorriso. La sua voce fu dolce nel ribattere:
-Sono io che devo ringraziare voi per essere al fianco della piccola Kaede.-
Quel vezzeggiativo imbarazzò non poco sia la vecchia miko che i compagni.
-Pi...Piccola??- esclamò Shippo avvicinandosi, tra l’incredulo e il divertito.
Fu Kaede ad intervenire per salvare il suo stesso onore e, schiarendosi la gola, fece notare che era passato tanto, troppo tempo, da quando si erano viste l’ultima volta.
-Sono diventata vecchia, mentre per voi il tempo pare non passare mai, Sayouki-sama...-
A quel nome Sango, Shippo e Miroku sussultarono. Solo la sera prima stavano parlando proprio di lei nella capanna di Kaede ed ora...eccola lì davanti a loro in carne e ossa, la misteriosa yasha, apparsa come d’incanto, uno spettro tra gli spettri del passato...La loro attenzione era completamente incentrata su di lei, e non notarono che Inuyasha era rimasto in disparte, conteso tra sentimenti opposti, come da sempre gli capitava quando si trattava di quella sua vecchia conoscenza. La sua mente era volata veloce ad un passato che pensava, sperava, di aver dimenticato...e invece...
‘Sono bastati pochi attimi perchè tutti pendessero dalle sue labbra...’. Lui sapeva bene cosa stava accadendo, e non si sarebbe lasciato ingannare un’altra volta.
-Potresti piantarla con i tuoi giochetti da manipolatrice, per favore?- interloquì acidamente -Sei qui anche tu per la Shikon no Tama o eri in viaggio di piacere, Sayouki?-
La giovane non smise di sorridere, ma allentò il suo controllo mentale. Il suo tocco era stato così leggero che nessuno, ad eccezione di Inuyasha che già l’aveva sperimentato anni addietro, se ne rese conto, nonostante le parole appena pronunciate dall’hanyou.
-Beh, come ogni youkai nell’arco di dieci miglia, ho sentito l’odore della Sfera e ho pensato di venire a dare un’occhiata.-
‘E’ dunque interessata solo alla Sfera?’ si chiese Sango, un po’ delusa. Quella donna aveva qualcosa che la affascinava: poteva a stento distinguerne la sagoma alla luce delle stelle, ma il suo portamento e la sua voce ispiravano una forza e un carisma non comune. Il suo intuito non poteva sbagliare: era affascinante, sì, e pericolosa...
-A proposito della Sfera...- intervenne Miroku, gettando sguardi apprensivi agli spettri che li circondavano -Anche stanotte i cattivi sono stati sconfitti, ma dovremo ricominciare da capo quando tornerà la divina Kagome...Quegli spiriti- e con un’ampio arco del braccio indicò le due schiere che si stavano riformando, -continueranno a combattere così finchè qui ci sarà il frammento della Shikon no Tama. Se solo sapessimo dove cercarlo...-
Sayouki aiutò Kaede ad alzarsi e si fece avanti, incuriosita e stupita.
-Io pensavo che voi steste proteggendo il frammento da quegli youkai e invece non sapete semmeno dove si trova?- pareva incredula. -Non lo percepisci nemmeno tu, Inuyasha?-
Quella domanda, apparentemente così innocente, sconvolse l’hanyou. Perchè avrebbe dovuto sentire la presenza degli Shikon no kakera??
-E che cavolo centro io?!- sbraitò -Chi è in grado di vederli è Kagome, ma la signorina aveva da fare a casa sua...-
Mentre Inuyasha continuava a borbottare, Kaede chiarì in breve chi fosse Kagome e quale fosse il suo ruolo. In quanto reincarnazione della defunta Kikyo, ora era lei la Guardiana della Sfera e la sola, tra loro , ad essere in grado di vederne e purificarne i frammenti. Spiegò che quel giorno erano venuti solo in esplorazione e non avevano pensato certo di imbattersi in una simile guerra tra spiriti. Sayouki girò allora attorno all’altare e, quando fu di fronte a Sango, chiese gentilmente a Miroku di aiutare la ragazza ad allontanarsi, pregando tutti di fare altrettanto. Si inginocchiò e posò la mano destra sulla pietra fredda e scheggiata; al solo contatto la pietra esplose in mille frantumi e tra essi, brillò il frammento della Shikon no Tama.
-Incredibile!- esalò Kaede in un soffio.
-Ma sei in grado di vedere i frammenti come Kagome?- chiese stupitissimo Shippo, esprimendo il pensiero di tutti.
Sayouki sorrise di nuovo. Di notte il suo sorriso poteva apparire davvero caldo e rassicurante.
-Sono in grado di individuarli, non proprio di vederli, ma, alla fine dei conti, suppongo che il risultato sia lo stesso.-
La yasha fece per raccogliere il frammento, ma Inuyasha la bloccò, balzando in avanti e afferrandole il braccio.
-Ehi! Ferma! Quel frammento è nostro!-
Totalmente conquistato dalla bella yasha, Miroku colpì indignato l’hanyou sulla testa col proprio bastone.
-Inuyasha! Sei il solito cafone!- lo rimbrottò, poi si rivolse a Sayouki: -Tuttavia, mia bellissima signora, potrei sapere cosa avete intenzione di fare con quel frammento?-
Sayouki sollevò la scheggia brillante e si rivolse ad Inuyasha:
-Se sei ancora intenzionato a diventare un demone completo, temo che me la terrò io...- lo punzecchiò.
-Tsk! Vuoi batterti?-
-In questi cinquanta anni ne ho imparate tante di tecniche di combattimento...Non so se ti converrebbe...- continuò a stuzzicarlo, ma poi, vedendo la sua faccia, decise di smetterla, prima che la attaccasse sul serio. In fondo, la compagnia di cui si era circondato dimostrava che Inuyasha non era più quello di una volta. Non avrebbe utilizzato la Sfera per scopi malvagi.
-Per quanto mi riguarda è vostro, houshi-sama.-
Inuyasha sbuffò e voltò loro le spalle, imbronciato.
-Non è quello che volevi, Inuyasha? Ci ha consegnato il frammento, ora che ti prende?-
L’hanyou con la coda dell’occhio fissava Sayouki, immobile, nella luce lunare. Lei poteva chiaramente vedere, nonostante il buio, la sua fronte corrugata dal dubbio e dal conflitto interno.
-...Se non ti fidi mai di nessuno si può sapere come...- stava continuando Miroku, ma lui lo interruppe.
-E dovrei fidarmi DI LEI??-
-Una volta ti fidavi.- rispose Sayouki, precedendo il monaco.
-E cosa me ne è venuto? Dov’eri quando c’era bisogno di te?-
La risposta, pronta già da lungo tempo, arrivò immediatamente:
-Troppo lontano per arrivare in tempo...-
Nel dire queste parole, Sayouki mosse inconsciamente una mano portandosela al collo, dove accarezzò distrattamente il collarino metallico che lo ornava.
Il resto del gruppo seguiva con difficoltà il veloce scambio di battute e stentava a raccapezzarsi anche Kaede, che ne sapeva assai più degli altri su quella storia.
-Inuyasha!- intervenne allora la vecchia -Sayouki sta dicendo la verità! Lei giunse al villaggio quel giorno stesso, il giorno della tragedia...ma troppo tardi per poter fare qualsiasi cosa! Tu eri già stato sigillato al Goshimboku e Kikyo...Kikyo...- le parole le morirono in gola. Emise un triste sospiro, come accadeva sempre quando pensava a quei momenti dolorosi.
La conferma di Kaede parve calmare l’hanyou che, smontata la collera iniziale, ora fissò con attenzione Sayouki. Il suo gesto distratto aveva attratto l’attenzione di Inuyasha sul collare, riportando nuovamente a galla i ricordi del loro ultimo incontro...lo scontro con Hirofumi; il nenju di perle del monaco stretto attorno all’esile, bianco collo della ragazza; Sayouki che agonizzava, soffocata e ustionata dal terribile potere di Hirofumi; Inuyasha immobilizzato a terra dal tantra poteva solo guardala morire...Odiava ammetterlo, ma lui non era stato in grado di liberarsi, di salvarla. Era stato qualcun altro ad intervenire e, disinteressandosi completamente dell’hanyou, l’aveva portata via, lontano. Inuyasha aveva creduto che Sayouki lo avesse abbandonato per sempre, scegliendo di seguire il suo odiato rivale e di non tornare mai più. Invece...lei era tornata. Era tornata quel giorno, per aiutarlo, per salvarlo, ma era già troppo tardi...
Abbassò lo sguardo e farfugliò sommessamente qualcosa di incomprensibile.
Sayouki sorrise.
-Anch’io sono felice di rivederti, Inuyasha!-

****

-Perchè Sayouki non è voluta venire con noi?- chiese la voce assonnata di Shippo, mentre gli occhi gli si chiudevano. Gli altri già dormivano della grossa, dopo l’avventura tremenda di quella notte, ma Inuyasha aveva troppi pensieri per la testa. Era felice e contemporaneamente preoccupato per la ricomparsa di Sayouki e proprio non riusciva a dormire.
-A lei non piace dormire al chiuso.-
Una volta recuperato il frammento, gli spiriti si erano dissolti definitivamente e ora che essi riposavano di nuovo in pace, la notte era tornata quieta e silenziosa. L’indomani Kaede avrebbe officiato una cerimonia per purificare la foresta e le Fosse, per assicurarsi che gli spiriti trovassero senza difficoltà la strada per la vita eterna.
Poco dopo mezzanotte Inuyasha e gli altri erano rientrati al villaggio e le loro notizie di vittoria erano state accolte con gioia dal capovillaggio e da sua moglie, rimasti in piedi a pregare per la loro riuscita. Le ferite di Sango e Miroku vennero medicate e tutti furono rifocillati e accuditi con solerzia, nonostante l’ora tarda, quindi fu preparata per loro una stanza per la notte e Inuyasha non se la sentì di rifiutare l’ospitalità...Anche perchè fuori c’era lei.
Sayouki non aveva voluto seguirli al villaggio e Inuyasha voleva schiarirsi le idee prima di riincontrarla.
-Ma qui si sta così comodi e sono stati così gentili con noi...- mugugnò ormai addormentato Shippo.
-Lei non ama la reazione che di solito desta il suo aspetto...-
-Ma a me è sembrata così bella...- il respiro del piccolo kitsune si fece profondo e regolare.
Inuyasha sospirò e, grato del silenzio che era calato, chiuse gli occhi: ‘Si è addormentato col sorriso sulle labbra...opera della Dama sei Sogni?’

****

Era quasi metà pomeriggio e il sole era abbagliante nel limpido cielo estivo. -Aaah! Come si sta bene! Non c’è niente di meglio di un po’ di riposo e un lauto pasto per rinfrancarsi da una nottata come quella che abbiamo passato!!- esclamò Miroku stirandosi come un gatto -Mi sento proprio in forma!- e si battè una mano sul braccio ferito constatando che non sentiva nemmeno più il dolore dell’ustione.
-Tsk! Hai mangiato come un maiale e ci hai provato con tutte le ragazze del villaggio! Sei un pervertito!-
-Inuyasha ha ragione! Avete veramente esagerato, houshi-sama!- il rimbrotto di Sango fu duro e seccato, ma non aveva la solita veemenza.
-Ma ieri notte ho rischiato la vita e il mio istinto di autoconservazione...-
-Il tuo istinto ha palpato il sedere della nipote del capovillaggio??- chiese interessato Shippo, dalla groppa del cavallo di Kaede.
Il bonzo, tirò fuori come al solito la scusa della maledizione inflittagli da Naraku e del fatto che se fosse morto l’indomani, senza eredi, non avrebbe potuto lasciare a nessuno il compito di perpetrare la propria vendetta.
-Così Naraku l’avrebbe vinta!- terminò.

-Naraku, dite?-

Quella voce non apparteneva a nessuno di loro e il gruppo si fermò sorpreso. Nemmeno Inuyasha aveva sentito la presenza di Sayouki, cosa che lo irritò non poco. Era da quando si erano allontanati dal villaggio che si aspettavano di incontrarla, come d’accordo, ma erano comunque stati colti impreparati. Si guardarono attorno per cercare di individuarla: il sole era ancora alto e la volta arborea era attraversata da fasci di luce dorati che penetravano dall’altro come lame tra le fronde, stagliando nettamente le ombre del sottobosco. Lo sguardo di Inuyasha si fermò su un grosso olmo secolare, il tronco ritorto e rugoso.
-Finalmente ti fai viva!- il suo tono era uno strano misto di sollievo e stizza.
Da dietro al tronco fece capolino la snella figura della yasha che, senza uscire dall’ombra del grande albero, si fece avanti verso il gruppo. Alla luce del giorno, tutti poterono vederla meglio.
Sayouki non era molto alta, ma la sua figura era snella e proporzionata; i capelli lisci legati in una coda bassa le ricadevano serici su una spalla, mentre ci giocherellava con una manina sottile e artigliata. La sua pelle era candida come la neve, quasi traslucida e il contrasto con il suo kimono blu la rendeva spettrale anche in pieno giorno. Quello che destò però più sconcerto fu il suo volto, così affilato e delicato e i suoi occhi...di ghiaccio, color del ghiaccio, freddi come ghiaccio e altrettanto privi di espressività.
-Felice di rivedervi, amici. Posso unirmi a voi nel vostro breve tragitto fino a casa?- chiese con voce soave ed un sorriso che intendeva essere gentile, ma sia Sango che Miroku rabbrividirono: il sorriso che la notte prima era parso loro così caldo e dolce, ora sembrava così improbabilmente freddo e distante...
‘Per quanto calore possano trasmettere la sua voce ed il suo sorriso, il suo sguardo inumano ti gela il sangue nelle vene...’ pensò Miroku, a cui passò immediatamente ogni voglia di fare il cascamorto con lei.
Ripresero dunque il cammino insieme, con Inuyasha, Sayouki e Shippo in testa, a piedi. Dopo un brevissimo momento di sconcerto, Shippo aveva messo da parte ogni dubbio e aveva deciso che Sayouki gli piaceva, nonostante quel suo sguardo che un po’ gli metteva paura, e per tutto il tempo le saltellò attorno sommergendola di domande. Anche Inuyasha venne così a sapere che per diversi anni Sayouki era tornata saltuariamente a trovare Kaede, ma quando le chiese che fine avesse fatto in seguito, Sayouki fu molto vaga.
-Sono stata molto lontano in questi anni.-
Di nuovo la mano andò ad accarezzare distrattamente il collare che, ora si poteva vedere, era fatto d’argento. Il metallo era finemente lavorato in forma di tre serpentelli che si attorcigliavano l’un l’altro e il cesello era così preciso da far risaltare ogni singola scaglia.
-Ma ditemi, - riprese lei cambiando discorso -Prima parlavate di un certo Naraku...-
-Lo conoscete?- chiese dall’alto del suo cavallo la vecchia miko.
Sayouki parve pensare un attimo a cosa e a quanto dire, poi rispose a Kaede.
-In tutti questi anni mi sono scontrata diverse volte con lui o, più spesso, con qualcuno dei suoi fantocci...Tutto cominciò cinquanta anni fa, dopo che me ne fui andata dal tuo villaggio, Kaede, e da allora continuo a trovarlo sulla mia strada. Sono certa che fu lui la causa di quanto successe a te e Kikyo.- continuò poi rivolgendosi ad Inuyasha -E’ un essere dai mille volti, astuto, infido e senza scrupoli...Ora è alla ricerca dei frammenti della Sfera ed è ancora più potente...-
-Di questo ne sappiamo qualcosa!- grugnì Inuyasha, spiegandole a grandi linee gli eventi degli ultimi tempi, da quando lui si era risvegliato dal suo lungo sonno, di come la Sfera fosse stata riportata nel loro tempo da Kagome e di come la ragazza l’avesse ridotta in pezzi, dando inizio al loro peregrinare che li aveva portati ad incrociare le strade di Sango, Shippo e Miroku.
-Sì.- annuì grave Miroku -Tutti noi abbiamo già avuto un assaggio del potere di quel maledetto!- Si guardò la sua mano destra, dove risiedeva il Foro del Vento, il buco nero che un giorno l’avrebbe inghiottito, e poi i suoi occhi cercarono Sango, partecipi anche della sua personale tragedia.
Ma la ragazza non disse nulla, anzi, aveva lo sguardo perso e stentava a mentenersi in sella respirando affannosamente.
-Sango!! Ma tu...- Il bonzo corse al suo fianco giusto in tempo per afferrarla mentre scivolava giù da cavallo.
-Presto, aiutatemi! Scotta! Temo che il morso di quello youkai abbia fatto infezione!-
-La porterò io!- si offrì Inuyasha -Siamo vicini al villaggio, voi seguitemi al galoppo più veloci che potete!-
-Sayouki!- implorò allora Kaede -Voi potete curarla! Andate avanti con Inuyasha!-
Davanti a quella richiesta, Sayouki non potè dire di no anche se l’idea di entrare al villaggio non l’allettava molto. Non vi aveva mai messo piede, nemmeno nelle sue precedenti visite...Questi pensieri le vorticavano nella testa mentre, a tutta velocità, seguiva Inuyasha verso il villaggio della Sfera.

****

Inuyasha e Sayouki giunsero a destinazione in pochissimo tempo, seguiti a breve da Miroku: non fecero infatti nemmeno in tempo a sistemare Sango su un giaciglio improvvisato che il bonzo si precipitò nella capanna, lasciando il cavallo schiumante davanti all’ingresso. -Come sta??- chiese subito, ansimante, reggendosi allo stipite della porta per non perdere l’equilibrio: aveva sfiancato se stesso e la cavalcatura pur di raggiungerli il più in fretta possibile. Guardando l’espressione intensa di Miroku, Sayouki invidiò Sango per il sentimento che vi lesse.
-E’ ancora viva, houshi-sama, ma vi saprò dire di più se mi permetterete di esaminare la ferita...- accese in pochi attimi il fuoco e vi pose a bollire una pentola di acqua e aceto. Addolcendo il tono, continuò: -Non temete, non la perderete.-
Sayouki si mise subito all’opera, frugò nel suo tascapane e ne trasse alcune erbe che aggiunse alla mistura bollente e si apprestò a rimuovere gli abiti di Sango, pregando i due uomini di uscire.
In uno dei suoi rari momenti di acuta sensibilità, Inuyasha si avvicinò impacciato all’amico e tentò di rassicurarlo.
-Non devi preoccuparti, Miroku, è in buone mani. Vedrai che Sango si riprenderà prestissimo!-
Il bonzo annuì.
-Sembra che sia tu che Kaede nutriate una gran fiducia in Sayouki, vero? -
‘Fiducia?’ ripetè mentalmente l’hanyou, mentre rispondeva:
-Sayouki ha dato prova più di una volta di essere una formidabile guaritrice. Possiede erbe dai grandi poteri curativi e fu solo grazie a lei che Kikyo e Mineko si salvarono dopo lo scontro con quel maledetto youkai-vampiro...-
-Se dici così...- blaterò il giovane tanto per rispondere qualcosa. Non riusciva quasi a sentire le parole dell’amico e tutto il suo essere era concentrato su Sango, sulla paura, il terrore di perderla. Non aveva mai provato una sensazione di terrore simile! Nemmeno l’idea di essere risucchiato dal suo stesso Kazaana pareva tanto spaventosa quanto quella di perdere la giovane donna...la donna di cui era innamorato...
Quando la yasha, un’ora dopo, uscì dalla capanna, annunciando che tutto andava bene, il volto di Miroku fu trasfigurato dal gran sollievo e quasi si mise a piangere di gioia, precipitandosi al suo capezzale e constatando con i propri occhi che la giovane stava davvero meglio.
Quando più tardi giunsero anche Shippo e Kaede, Sango riposava tranquilla: la febbre era scesa ormai del tutto e Miroku era ancora accanto a lei, accudendola amorevolmente.

****

-Cosa c’è tra quei due, Inuyasha?- chiese Sayouki all’hanyou quando si trovarono da soli, il giorno successivo.
-Chi? Tra Miroku e Sango? Cosa ci dovrebbe essere?- ribattè quasi stupito per la domanda. -Miroku è un gran donnaiolo, un pervertito...tu non lo conosci! Sango è troppo seria per poter essere interessata ad uno come lui!-
-Sarà...Ma d’altronde tu sei sempre stato cieco a queste cose...-
Sayouki sospirò e, appoggiando il mento al dorso della mano, sollevò lo sguardo al cielo, pensando a quando aveva conosciuto Inuyasha e aveva iniziato il suo viaggio con lui. I suoi sentimenti l’avevano strettamente legata all’hanyou e i suoi passi l’aveano portata ovunque lui fosse voluto andare. Ma quel testone non si era mai accorto di nulla. E poi le cose erano cambiate...ed era apparsa Kikyo. -Ma...cosa...? Che vuol dire cieco?- blaterò Inuyasha. Sapeva che qualcosa gli sfuggiva e sapeva anche, dal tono sibillino della giovane, che lei non avrebbe aggiunto altro. Per cambiare discorso e sviare la conversazione da quell’argomento che lo coglieva impreparato, attaccò:
-Allora, dove sei stata tutto questo tempo?- Il tono con cui le parole gli uscirono fu più aggressivo di quanto avesse inteso usare.
Da quando erano incominciati i suoi incubi, si era spesso chiesto dove fosse Sayouki e cosa avesse fatto mentre lui era sigillato...i suoi sogni gli avevano mostrato sempre l’immagine di lei assieme a... Si infuriò con se stesso, perchè non riusciva nemmeno a formularlo, quel pensiero. Per tutto quel tempo aveva creduto che lei lo avesse tradito e ora voleva sapere se era vero.
-Ho viaggiato molto...- disse vaga la yasha.
-Questo già lo hai detto.-
-Sono stata molto lontano, oltre il mare...Ho incontrato uomini di grandi doti, che mi hanno insegnato molte cose e ho combattuto con valenti avversari, affinando le mie tecniche di combattimento...Per tornare...e affrontare Naraku...-
Ogni pensiero di Inuyasha fu spazzato via dal solo nome dell’acerrimo nemico.
-Naraku...- ringhiò, digrignando i denti, tanto profondo era il suo odio per quell’essere.
-Dopo quel maledetto giorno in cui tu fosti sigillato al Goshimboku e Kikyo morì, io rimasi a lungo nei dintorni, non riuscendo a decidere cosa fare. Fu allora che mi avvicinai a Kaede e fu lei a darmi il coraggio per ricominciare tutto da capo. Partii quindi alla volta dell’ignoto e fu nel pieno dell’inverno che incontrai per la prima volta colui che si fa chiamare Naraku.-
Il flusso di ricordi era incominciato e Sayouki lo lasciò scorrere mentre raccontava a Inuyasha di aver riincontrato Hirofumi, uscito illeso dal loro scontro, ma impazzito in seguito a causa delle manipolazioni di Naraku, che aveva visto nel monaco e nel suo tantra un ottimo strumento per perseguire i suoi scopi. L’uomo, la ragione ormai in frantumi, aveva sterminato interi villaggi e quando le loro strade si erano riincrociate, Sayouki non aveva avuto altra scelta che ucciderlo. -Avevo completamente perso il controllo...In quel momento non ero in me...o, forse, cosa ancor più terribile, ero in me più di quanto non lo sia mai stata. Inuyasha! Io ho goduto del calore del sangue sulle mie mani...per un attimo ho provato un’immensa soddisfazione, mi sono sentita onnipotente...- tacque, scossa da un brivido. -Subito dopo capii cosa avevo fatto...Hirofumi non era altro che un uomo impazzito, non era più in sè...Fuggii da quel villaggio maledetto lasciandomi dietro una scia di sangue. Ero ferita, ma il più era sangue di Hirofumi. Il suo odore mi nauseava, stavo malissimo...Fu in quell’occasione che incontrai per la prima volta Naraku. Si complimentò con me per il delitto che avevo appena commesso, si fece beffe di me, di te, di Kikyo...e si vantò di essere stato lui l’artefice dell’inganno che vi aveva condotto ad annullarvi a vicenda...-
Inuyasha, che era stato zitto e teso fino a quel momento, non si sforzò di trattenere il fiume di imprecazioni che gli salì alle labbra.
-Quella fu la prima volta che lo incontrai, ma in seguito ve ne furono molte altre...-
Queste parole di Sayouki fecero di nuovo zittire l’hanyou.
-Vuoi dire che per tutti questi anni ti sei scontrata continuamente con quel dannato?- chiese.
-Pareva proprio che mi avesse preso di mira e ovunque andassi lo ritrovavo sempre sulla mia strada...La mia rabbia cresceva ogni volta perchè, pur scagliandomi contro di lui con tutte le mie forze, non riuscii mai a sopraffarlo, nè a liberare coloro che lui decideva di usare come proprie pedine...Mi sentivo come il topo, preda del gatto...Naraku stava giocando con me e ogni volta mi lasciava in fin di vita...ma pur sempre in vita, per ricominciare la caccia con rinnovato vigore. Alla fine giunsi a maledire la mia stessa natura, che non mi permetteva di morire a seguito delle ferite e tuttavia non mi permetteva nemmeno di vincere quel nemico così spietato...Così...-
La voce di Sayouki si spense e Inuyasha dovettere attendere qualche istante prima che lei riprendesse, con un sospiro:
-...Fuggii...-
Cadde un profondo silenzio tra i due. Nessuno riusciva a proferire parola, perso nei suoi tristi pensieri. Inuyasha non avrebbe mai potuto credere che l’indomabile Sayouki, la giovane testarda e combattiva che aveva conosciuto un tempo, avrebbe mai potuto anche solo ammettere di essere fuggita davanti al nemico. Naraku doveva avere fatto molta pratica con lei, dati i livelli di spietatezza a cui era arrivato ultimamente. -Stai pensando che sono una vigliacca?-
Il tono rabbioso di Sayouki sorprese Inuyasha. La guardò dritto negli occhi, serio, e disse:
-Non sto pensando nulla del genere.- i suoi occhi d’ambra erano così caldi e il suo sguardo così profondo -So di cosa è capace Naraku. E non parlo solo di me e Kikyo. Ha maledetto la stirpe di Miroku col Kazaana e ha sterminato tutti gli abitanti del villaggio di Sango, uccidendo suo padre e gli ultimi sopravvissuti per mano del suo stesso fratello...Non è un avversario che si possa affrontare da soli...-
Sayouki rimase in silenzio, ancora scossa, ma rincuorata da quanto le aveva detto Inuyasha. Non si accorse di aver portato la mano al collo e di accarezzare sovrappensiero il collarino d’argento, in un gesto che era ormai usuale agli occhi di Inuyasha.
-Da dove viene quel gioiello?- le chiese l’hanyou incuriosito dalle particolari fattezze dell’oggetto. L’aveva osservato per un po’ in silenzio, poi aveva deciso di porre la domanda, per alleggerire la tensione.
-Oh!- esclamò imbarazzata Sayouki, rendendosi conto del gesto involontario e fermando la mano a mezz’aria. -Questo...-
La donna si portò entrambe le mani al collo e, gettati i lunghi capelli neri dietro alle spalle, sfiorò con le piccole dita affusolate i serpenti intrecciati tra loro. Un leggero fremito parve far vibrare le tre creature di metallo lucente e, sotto lo sguardo stupito di Inuyasha, esse si mossero, strisciarono docilmente nelle mani di Sayouki abbandonando il suo collo e si reintrecciarono infine nella forma originale.
Lo stupore dell’hanyou non potè che aumentare quando il suo sguardo, staccatosi dalle mani di Sayouki, in cui giaceva inerte il monile d’argento, risalì la sua figura per guardarla in volto. Ma non arrivò al viso...si fermò appena prima...
Il collo pallido e flessuoso della giovane era sfigurato da una profonda cicatrice scura e raggrinzita...un’ustione che correva tutta attorno alla gola. Seguendo lo sguardo dell’amico, Sayouki dollevò di nuovo una mano per sfiorare la cicatrice, ma subito l’allontanò di scatto, come se avesse preso la scossa.
-...Il...il rosario di perle di Hirofumi...- balbettò Inuyasha: voleva chiedere perdono all’amica per non essere stato abbastanza forte per aiutarla, dirle quanto avesse tentato e quanto terrore avesse provato...ma non ci riuscì e abbassò gli occhi. -Scusa.- disse solamente, ma Sayouki capì ugualmente e lei stessa non voleva insistere troppo sull’argomento.
-Questa cicatrice a suo modo mi ha reso più forte...E questo gioiello, non serve solo a nasconderla.- Inuyasha drizzò le orecchie, attratto dal tono di Sayouki. -Hai udito quanto ti ho appena raccontato. Lo scopo per cui ho viaggiato tanto in tutti questi anni era trovare qualcosa che...-
-EHIIIII!!! INUYASHA!!!! SAYOUKI!!-
Il richiamo inconfondibile del piccolo Shippo li raggiunse imperioso.
Sayouki si portò velocemente il collarino alla gola e docilmente i serpentelli ripresero il loro posto, adagiandosi delicatamente sulla cicatrice, sotto gli occhi di un ancora stupito Inuyasha.
-Sango si è svegliata e sta moooolto meglio!!- annunciò il cucciolo di volpe, correndo loro incontro nel tramonto. -E’ tutto merito tuo, Sayouki, ha detto la vecchia Kaede! Ha detto che sei ancora la migliore guaritrice che conosca! E vuole che ceniamo tutti assieme stasera, così potrai raccontarci tante cose!! Verrai con noi, verooo? E poi devi assolutamente conoscere Kagome! Non vedo l’ora di farvi incontrare! Sono sicuro che vi piacerete subito e che diventerete tanto amiche...-
Sayouki sorrise all’inarrestabile fiume di parole del bambino e si arrese quando lui cominciò a saltellarle intorno e a tirarla per la veste.
-Va bene, va bene! Accetto! Ho come l’impressione che non mi lasceresti andare comunque, non è vero piccolino?-
Shippo le tese dunque la manina, tutto felice e lei la afferrò, grata, accarezzando la testolina fulva e ispida con l’altra mano. Era tanto tempo che non riceveva un benvenuto così caloroso e quel cucciolo così allegro le ispirava una tale dolcezza...
‘Ed è così diverso dal mio Ryu...’

****

Inuyasha seguì i due a breve distanza, non senza rimproverare Shippo di essere sempre troppo rumoroso e asfissiante, ma il cucciolo non gli fece assolutamente caso, tutto preso dalla sua nuova amica. D’altro canto, anche Inuyasha non fu troppo serio nel sgridarlo, perchè osservando Sayouki si rese conto che la giovane pareva davvero felice. Aveva un comportamento paziente e quasi materno col piccolo kitsune e la cosa spiazzava completamente l’hanyou.
‘Non avevo mai conosciuto questo suo aspetto...Sembra così strano! D’altronde per lei sono passati cinquanta anni e di certo devono essere cambiate molte cose.’
Non poteva certo credere che potesse essere rimasta la stessa.
‘E domani torna Kagome.’
Com’erano passati in fretta quei tre giorni!

****

Un profumino invitante stuzzicò le loro narici e li indusse ad accantonare qualsiasi altro pensiero, così si misero allegramente a tavola con gli altri. Anche Sango stava abbastanza bene da unirsi a loro e la serata passò tranquillamente.
Avevano sconfitto i lupi-spettri, ridato pace alle anime del villaggio, recuperato un frammento della Sfera e trovato una valente alleata. E l’indomani si sarebbe riunita a loro anche Kagome, che sarebbe rimasta per tutta l’estate. Non si poteva chiedere di meglio.



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Non mi pare di avere usato termini nuovi, no? In caso contrario fatemelo sapere e aggiungerò il dizionarietto anche in questo capitolo!
Cosa ve ne sembra di questi primi due capitoli introduttivi? Nel prossimo capitolo ritornerà Kagome e saprete come sarà il loro incontro...Voi cosa vi aspettate? Datemi un segno!!
Nell’attesa, passate a trovarmi sul mio blog!
Baci Youki.

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Capitolo 3
*** Burning Jelousy (Part I) ***


Cap 3 (Part I)

Burning jelousy

di Youki
(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)

Prima una una mano, poi l’altra, la ragazza dai lunghi capelli corvini si issò sul bordo del pozzo risalendo dall’interno e si guardò attorno. Indossava strani abiti e pareva cercare qualcuno...Era Kikyo...eppure non era proprio lei...
Sayouki, nascosta dietro un albero, osservava con interesse la nuova arrivata.
‘E’ tutto esattamente come lo vidi cinquanta anni fa.’, pensò, ‘Dunque questa è Kagome, la fanciulla giunta dal futuro. La reincarnazione di Kikyo.’
Ora che la vedeva con i propri occhi, gli occhi che guardavano sul presente, anche Sayouki se ne era convinta. Non solo la sua straordinaria somiglianza con la defunta Miko, ma anche l’aura di potere che emanava...Tutto confermava il suo retaggio...
Silenziosa e spettrale, la Dama dei Sogni continuò ad osservarla.

****

Kagome scavalcò il parapetto in muratura e si guardò indietro, come per dare l’ultimo saluto al suo mondo attraverso a quel passaggio temporale che era il Pozzo Mangiaossa. Poi si guardò attorno. ‘Come mai non c’è nessuno? Non sono venuti ad accogliermi come solito? Nemmeno Shippo...’
La radura era deserta. Possibile che nessuno sei suoi amici fosse venuto ad accoglierla e ad aiutarla con i bagagli? Nemmeno Inuyasha era venuto a prenderla, come aveva sempre fatto...
La ragazza si soffermò un attimo a pensare a come si erano lasciati tre giorni prima e, con un gesto di stizza, si voltò a guardare il suo enorme zaino che giaceva sul fondo del pozzo, valutando se lasciarlo lì fino a che qualcuno non l’avesse aiutata ad issarlo oltre il bordo.
-Aaah! Al diavolo!- sentenziò a voce alta -Me la caverò da sola!!- e per un buon quarto d’ora si impegnò per far uscire dal profondo cunicolo quell’enorme zavorra che era il suo zaino. Miracolosamente riuscì nell’intento, ma le ci vollero alcuni minuti per riprendersi dallo sforzo. Si appoggiò alla parete del pozzo e prese un profondo respiro, per calmare i battiti accelerati per lo sforzo. Fu allora che percepì...
‘Frammenti della Sfera!!’
Cominciò a guardarsi intorno freneticamente, alla ricerca di una qualche presenza ostile...ma non ne trovò, e anche la percezione della Shikon no Tama era più confusa.
Senza perdere tempo, si issò lo zaino sulle esili spalle e, alla massima velocità che quel peso le permise, si diresse di filato al villaggio per avvertire gli altri.

-Kagooomeeee! Bentornataaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!-
Shippo le corse incontro con un sorrisone enorme stampato sul musetto infantile e le saltò in braccio di slancio, rischiando di farle perdere il già precario equilibrio.
-Ciao piccolino! Almeno tu mi dai il bentornato come si deve!! Ma dove sono gli altri?- chiese la ragazza facendosi seria -Ho percepito almeno un frammento della Sfera quando ho varcato la soglia del pozzo...-
Il sorriso di Shippo, se possibile, si allargò ancora di più:
-Ma è nostro!! L’abbiamo trovato noi!! Siamo stati bravi, vero?- annunciò il cucciolo gongolante, ma accigliandosi in un secondo momento -...anche se in realtà è stato tutto merito di Sayouki...-
-Chi?- chiese Kagome, ma proprio in quella sbucò fuori da una capanna Miroku che le andò incontro anche lui tutto sorridente.
‘Ma che cavolo è successo in questi tre giorni??’ si chiese la giovane, impensierita da un comportamento tanto inusuale da parte dei suoi amici.
-Divina Kagome! Bentornata! Com’è andato il tuo...- corrugò la fronte e ci pensò su un attimo, poi si illuminò, -...compito? Ora sarai libera di passare l’estate qui con noi?-
-Ehm...E’ andato bene, per fortuna.- rispose con un sorrisetto perplesso. Doveva essere successo davvero qualcosa di strano mentre lei era via!
-Cos’è questa storia che avete trovato uno degli Shikon no kakera? E dove sono Sango e Kaede?-
Non ebbe il coraggio di chiedere dove si trovasse Inuyasha...Di sicuro era ancora furioso con lei...Ma gli stava bene!! Era ancora furiosa con lui, eppure quando Miroku le rispose, il litigio con l’hanyou passò immediatamente in secondo piano:
-Sono nella capanna della vecchia Kaede: ieri, durante la battaglia per il frammento, Sango è rimasta ferita...- e vedendo il cambiamento di espressione sul volto della ragazza, il bonzo si affrettò ad aggiungere che ora era tutto a posto.
Ma Kagome parve non udire le sue rassicurazioni e blaterando ansiosa: -Cooosa?! Sango ferita? E’ grave?-, cominciò subito ad armeggiare con le cinghie dello zaino, alla disperata ricerca della cassetta del pronto soccorso, del disinfettante, dell’antibiotico...
-Ferma, ferma! E’ tutto a posto ora! Sayouki si è tempestivamente presa cura di lei e grazie ai suoi medicamenti la nostra Sango è già in piena forma!-
Sayouki. Ancora quel nome.
-Ma chi è questa Sayouki?? Mi volete spiegare?-
Fu così che, mentre la accompagnavano da Sango, Miroku e Shippo le fecero un breve resoconto dell’avventura vissuta due notti prima al villaggio vicino. Kagome trovò Sango al tavolo che beveva un the con Kaede. La giovane youkaitaijiya aveva aveva una spalla fasciata e il braccio sinistro appeso al collo, ma sembrava in ottima forma, forse era solo un po’ pallida.
-Kagome-chan! Sei tornata! Abbiamo tante buone notizie da darti!- esordì l’amica appena la vide.
-Per fortuna stai bene Sango-chan! Mi sono tanto preoccupata quando mi hanno detto che eri ferita! Mi hanno anche riferito che siete riusciti a recuperare un frammento...-
-Eccolo qua!- esclamò Miroku, porgendole la scheggia opaca, che si purificò immediatamente al contatto con le dita di Kagome, divenendo viva e brillante.
La giovane guardò ad uno ad uno i suoi amici, le loro facce allegre...Persino Kaede sedeva gongolante mentre beveva il suo the...
-Che altro c’è? Avete delle facce...-
-Sayouki! Ha deciso di rimanere con noi!- esclamò Shippo in una esplosione di pura gioia -Non vedo l’ora di fartela conoscere! E’ così bella e così forte!! Sono sicuro che ti piacerà!! Dai, vieni!-
La prese per mano e la trascinò fino alla soglia. Ormai Kagome era così curiosa di conoscere questa formidabile nuova alleata che seguì il cucciolo senza opporre resistenza.
-Ma dov’è finita?- chiese deluso Shippo a Kaede dopo aver cercato ovunque con lo sguardo -Era qui attorno fino ad un attimo fa! Ci ha portato il miele per la colazione...-
-Forse è semplicemente andata fuori, nel bosco...- suggerì la vecchia.
E indelicatamente Miroku finì col dire, sovrappensiero:
-Sarà andata a svegliare Inuyasha...-
Sango e Kaede fulminarono il bonzo che, tardivamente, si morse la lingua.
Al sentire nominare l’hanyou, Kagome si fece più attenta e a Sango non sfuggì il lampo che le passò nello sguardo mentre si avviava verso il Goshimboku:
-Allora so dove andare a cercarli...-

****

-E’ giorno fatto, vecchio mio!- sussurrò Sayouki all’orecchio dell’hanyou, appollaiata sul ramo del Goshimboku, proprio accanto a lui.
Inuyasha doveva dormire proprio della grossa per non averla nemmeno udita avvicinarsi! Così la Dama si insinuò nei suoi sogni e gli mostrò la scena a cui aveva assistito poco prima al Pozzo Mangiaossa.
-Kagome, sei tornata...- blaterò dolcemente Inuyasha sorridendo nel sonno.
‘Allora qualcosa c’è tra te e questa signorina!!’ pensò tra sè divertita, Sayouki. In fondo, Kagome era la degna reincarnazione di Kikyo.
-Kagome!- ripetè Inuyasha destandosi completamente e scattando a sedere sul ramo, pronto a balzare giù, ma si trovò faccia a faccia con una Sayouki molto divertita, appollaiata a pochi centimetri da lui, col mento tra le mani e un sorriso malizioso sulle labbra sottili.
-Temo tu sia in ritardo. La tua dolce amica sarà già arrivata al villaggio, ormai, nonostante quell’immenso fardello che si è portata dietro! Sarà piuttosto meglio che tu ti vada a scusare per aver dormito anzichè andare ad accoglierla e aiutarla...-
‘Accidenti! Sarà furiosa!!’ fu il primo pensiero del giovane, ma poi il suo orgoglio si ridestò:
-Tsk! Guarda che non mi importa proprio niente! Quella stupida ragazzina mi ha quasi rotto la schiena l’ultima volta che ci siamo visti!- brontolò Inuyasha -E smettila di ridere!!-
Sayouki si stava troppo divertendo nel vedere l’amico tentare in tutti i modi di sviarla dal fatto fin troppo evidente che lui teneva molto a quella Kagome; e la sua reazione (proprio non riusciva a trattenersi dal ridere!!) non fece che far inviperire maggiormente l’hanyou, impegnato nella disperata difesa della propria mascolina dignità.
-Spaccarti la schiena? Come potrebbe fare una cosa simile quella gracile ragazzina!?- Sayouki non riusciva a smettere di ridere -E poi, che mai avresti combinato per irritarla tanto da meritare una simile punizione?-
-Io? Che ho combinato? Non c’è bisogno che combini qualcosa! Vedi questo!?!?- e con uno strattone indicò il nenju di perle nere alternate a denti di lupo che gli ornava il collo. Sayouki lo aveva notato sin dal primo istante, ma non aveva ancora avuto occasione di domandare all’amico di un tempo come mai portasse un siffatto ornamento. La mano dell’hanyou si strinse attorno a quell’oggetto e il tono della sua voce crebbe, rabbiosa. -A causa di questo, quella stupida mocciosa mi sbatte a terra ogni volta che le gira con quel suo maledetto...-
-OSUUUUUWAAAAARIIIIII!!!-
Il comando provenne inaspettatamente dal basso, da una voce adirata e perentoria, e fece precipitare e schiantare a terra il povero Inuyasha. Le risate di Sayouki si spensero immediatamente e lei, per istinto, assunse la posizione di difesa prima di rendersi conto che chi aveva parlato era stata Kagome.
La ragazzina era in piedi accanto all’hanyou gemente e torreggiava furente su di lui:
-Così impari a chiamarmi ‘stupida mocciosa’!!-
Sayouki si rese conto della situazione un po’ assurda e, mentre sopraggiungevano anche gli altri (attirati dal rumore, o guidati dalla semplice preoccupazione), si ricompose, scendendo con un elegante balzo dall’alto ramo del Goshimboku.
Kagome spostò lo sguardo su di lei e la sua prima reazione non fu diversa da quella che Sayouki si era aspettata: disagio; disagio nell’incontrare il suo sguardo...e...ostilità...
-Dunque ecco colei che ha domato il nostro Inuyasha.- esordì nel tono più gentile che potè, ma senza riuscire a nascondere una nota sarcastica. Con un incantesimo come quello del rosario, l’hanyou non poteva certo ribellarsi...e forse Inuyasha non aveva tutti i torti nel dire che quella ragazza usava troppo spesso e con troppa leggerezza quel potere. D’altra parte, l’hanyou non aveva mai imparato a frenare la sua impulsività...Sayouki si voltò verso l’amico ancora faccia a terra, mugolante, e continuò, saggiando con la punta di un dito la sua residua reattività:
-Ha ragione lei, però! Non sei stato molto cortese a chiamarla in quel modo!-
Alle spalle di Kagome, Shippo scoppiò a ridere, ma Kaede lo zittì e si fecero tutti avanti, cautamente, in attesa di ulteriori sviluppi. La tensione si tagliava con il coltello.
-Mi dispiace per la situazione assurda in cui ci troviamo, ma mi hanno parlato tanto di te che ora non so cosa dire...Io sono Sayouki, piacere di fare finalmente la tua conoscenza, Kagome.-
L’esordio amichevole della yasha attenuò un po’ l’ostilità di Kagome, ma nonostante l’atmosfera si fosse alleggerita, c’era ancora qualcosa che non la convinceva...una percezione confusa...
-Lo stesso vale per me...Non appena arrivata non hanno fatto altro che raccontarmi di te...Ero proprio curiosa di conoscerti...- si sforzò di essere gentile verso la giovane e inquietante yasha. -Devo ringraziarti...Hai curato Sango e pare che senza il tuo aiuto non avremmo potuto recuperare il frammento della Sfera...e sei stata molto gentile a consegnarlo a Miroku...-
Gli occhi di Kagome erano fissi in quelli chairissimi e inumani di Sayouki, che sostenevano apertamente lo scontro. Qualcosa non aveva convinto Kagome, che ora capì di cosa si trattasse.
-...Ma che dire degli altri frammenti che porti con te?-
L’espressione di Sayouki variò quel tanto che bastò perchè nessuno si accorgesse della sua sorpresa. Dunque era proprio vero che questa ragazza possedeva i poteri di Kikyo!
‘Ha percepito i miei frammenti, nonostante lo schermo che ho costruito loro attorno...’
-COOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAAA!!???- Inuyasha si riprese immediatamente. Si rialzò di slancio, spandendo terriccio tutto attorno e aggredì con enfasi Sayouki -Tu hai con te altri Shikon no kakera??!!-
-Si.- confermò freddamente Kagome -Quattro. No, cinque! All’interno del suo kimono!-
Tutti guardarono Sayouki, allibiti e confusi. Si erano fidati di lei...e lei aveva tenuto loro nascosto una cosa simile?
Inuyasha era ancora accanto a lei e la guardava dall’alto in basso, data la sua ridotta statura, ma l’hanyou non potè fare a meno di indietreggiare di un passo davanti allo sguardo gelido di quegli occhi inumani che pur conosceva tanto bene. Per un attimo temette lo scontro.
Poi Sayouki fece un piccolo inchino e abbassò lo sguardo, rivolgendosi infine a Kagome:
-Mi avevano detto che tu sei la reincarnazione di Kikyo e che sei in grado di vedere i frammenti. Ho voluto metterti alla prova, anche se, capisco ora, non ce n’era bisogno. Perdonami.-
Ora che Kagome non poteva guardarla dritta negli occhi, si rese conto che ogni gesto di quella ragazza, il suo tono e la sua postura comunicavano con sincerità le sue intenzioni pacifiche. Erano gli occhi a dare l’impressione che fosse tutto finto, spietatamente calcolato...O invece erano forse solo gli occhi a dire la verità?
La yasha estrasse da una tasca interna del suo kimono un piccolo involto di seta e, aprendone i lembi, tornò a sollevare lo sguardo verso gli astanti stupiti.
Shippo non riuscì a trattenere un’esclamazione di sorpresa quando vide le schegge rosa, brillanti, quasi completamente pure.
-Oooh!-
Ora che l’involto era aperto, Kagome poteva percepire chiaramente i frammenti, mentre prima aveva piuttosto tirato ad indovinare, soprattutto per quanto riguardava il numero.
-Sono praticamente puri...Ma dove li avete trovati, Sayouki-sama?- chiese Kaede.
-Li ho ritrovati poco dopo la distruzione della Sfera. Erano in possesso di piccoli animali che ne cominciavano appena a subire gli effetti, quindi non è stato difficile recuperarli...-
-Ma sono solo tre...- constatò Sango con tono interrogativo, rivolta a Kagome. Poteva essersi sbagliata?
Le dita sottili di Sayouki si mossero nuovamente per aprire una piccola tasca all’interno dell’involto e, sotto gli occhi inorriditi dei compagni, mostrò altri due Shikon no kakera. Erano di un rosa cupo, quasi neri e la malignità che emanavano fu tale da causare un conato di nausea al sensibile Miroku.
-Questi frammenti sono neri!!- esclamò Kaede -Sono intrisi di malvagità come non ne ho mai visti!-
Anche Kagome assunse un’espressione disgustata, come se percepisse l’immondo fetore del male.
-Per custodirli dovetti intessere questa tela di incantesimi estremamente potenti...altrimenti avrei attirato su di me chissà quali demoni e, temo, avrei subito io stessa la loro influenza...-
Miroku, serio, fu d’accordo.
-Data la loro malvagità, la vostra è stata una decisione quanto mai saggia...e un simile incantesimo richiede una preparazione non indifferente...-
Fin dove arrivavano i poteri di questa yasha? Il pensiero fu comune a tutti. E mentre da un lato si rallegrarono di averla dalla propria parte, dall’altro si chiesero se fosse poi davvero così e non poterono reprimere il brivido che provocò loro questo inquietante pensiero. Il tarlo del dubbio sembrava accompagnare ovunque Sayouki e insinuarsi subdolamente in chiunque le stesse vicino...
-Come vi siete procurata invece questi altri due frammenti?- volle sapere ancora Kaede; la risposta che ricevette, chissà perchè, non la stupì.
-Combattendo contro Naraku.-
Il silenzio calato dopo quelle parole fu tangibile, come se l’intero bosco avesse trattenuto il fiato.
-Tu hai battuto Naraku?- chiese Shippo incredulo.
-Non esattamente. Ho battuto chi, suo schiavo, mi attaccò, forte di questi frammenti. Una piccola vittoria, ma a caro prezzo...-
La voce di Sayouki si spense in un sospiro doloroso e tutti capirono che non avrebbe detto altro. Shippo aprì la bocca e prese fiato, ma qualunque cosa avesse voluto dire non ci riuscì, perchè Miroku glielo impedì, afferrandolo con una mano e, mentre il cucciolo si dimenava per respirare e liberarsi, parlò a sua volta:
-Una piccola vittoria, dite, ma tale comunque da aver fruttato alcuni frammenti della Sfera appartenuti a quel mostro...-
-Solo questi due.- precisò Sayouki, guardandoli come se davanti a sè non vedesse le due schegge opache. Con le dita fece come il gesto di accarezzarli, ma senza sfiorarli.
Ora rivolse il suo sguardo gelido dritto verso Kagome e, allungando il braccio, le porse i cinque frammenti.
-Io non sono stata in grado di purificarli. Se quanto dicono è vero, tu sei la sola capace di farlo. Dunque, in quanto nuova Guardiana della Sfera, questi spettano a te.-
Kagome non credeva alle sue orecchie! Fino all’ultimo aveva pensato che Sayouki volesse in qualche modo tenere per sè quelle potenti schegge, ma ora gliele stava consegnando, chiamandola ‘Guardiana’, poi!
Dopo un attimo di incertezza, la giovane sollevò tra il pollice e l’indice ad uno ad uno i frammenti, che riacquistarono istantaneamente, nessuno escluso, il loro originario splendore.
Pur non dandolo a vedere, Sayouki rimase impressionata dalla facilità con cui Kagome fu in grado di eseguire quella operazione e sorrise tra sè, riconoscendone la superiorità.
‘Ma quella ragazzina si rende conto del potere di cui dispone...?’ si chiese ‘Un simile potere in mano ad una giovane così immatura e inesperta potrebbe essere più che pericoloso...’ lei ne sapeva qualcosa.
-Ora che tutto è chiarito, possiamo tornare al villaggio e festeggiare?- propose Shippo quando Kagome ebbe terminato ed ebbe rivolto un sorriso di ringraziamento a Sayouki.
L’atmosfera si era decisamente fatta più leggera, anche se Inuyasha se ne stava cupo ad osservare la scena, immerso in chissà quali oscuri pensieri.
L’idea di Shippo piacque e fu approvata all’unanimità, quidi si diressero al villaggio per affrontare un giorno di vacanza.
Solo quella mattina avevano guadagnato altri cinque frammenti della Sfera. Potevano permettersi un altro giorno di riposo, no?

****

Un raggio di sole entrò dalla finestra e colpì Kagome in pieno viso, svegliandola.
‘Che dormita! Erano secoli che non riposavo così bene!’
Si stirò languidamente, crogiolandosi negli ultimi ricordi di un sogno bellissimo che stava facendo poco prima: di esso non rimaneva già nient’altro che una piacevole sensazione di benessere. Sollevandosi a sedere sul suo futon, notò che anche Sango si stava destando e sul suo viso aleggiava un sorriso disteso e beato.
-Buongiorno Sango-chan!- la salutò -Dormito bene?-
-Oh! Buongiorno Kagome-chan! Ho dormito benissimo! E non mi fa più nemmeno tanto male la spalla!- rispose la ragazza, ruotando prudentemente il braccio sinistro per saggiare lo stato della ferita.
-Davvero non ti fa male?- volle sapere Kagome, avvicinandosi a lei ed esaminando la fasciatura.
-Sicura!- le sorrise Sango in risposta -Mai stata meglio, soprattutto dopo due interi giorni di riposo e con le cure miracolose di Sayouki!-
‘Sayouki’.
Per qualche istante Kagome, destandosi, aveva creduto che i suoi ricordi della yasha facessero parte del sogno...Invece era reale! Avevano passato tutto il giorno prima ad ascoltare le storie dei suoi viaggi e ad interrogarla sul suo passato...Sayouki aveva incontrato Inuyasha ancora prima di Kikyo, ed erano divenuti amici quando l’unica occupazione dell’hanyou era attaccare e distruggere ogni villaggio che trovasse sulla sua strada e il suo più profondo desiderio era quello di diventare un full youkai...Inuyasha lo spietato e sanguinario mezzodemone, temuto dagli esseri umani, disprezzato e braccato dalla razza youkai...Inuyasha che odiava profondamente la sua natura semiumana...Quell’Inuyahsa aveva vissuto, viaggiato e combattutto fianco a fianco di quella Sayouki la cui immagine pallida e perfetta le fluttuava davanti agli occhi nel ricordo del giorno prima.
Ora quell’Inuyasha non esisteva più...lui era cambiato...ma...Lei...?
Sentimenti contrastanti le si agitavano nell’animo: che motivo aveva di non fidarsi di Sayouki? Kaede stessa mostrava un profondo affetto e una riverenza inusuali nei suoi confronti e anche Sango e Miroku, per non parlare di Shippo, ne erano completamente conquistati! Forse per questo lei si sentiva un po’ derubata...derubata dell’attenzione dei suoi compagni...di Shippo...di Inuyasha...
‘Oooooh! Smettila Kagome!’ si rimbrottò ‘Comportati da persona matura e smettila di frignare! Dimostra che tu vali quanto lei!’
Valere quanto lei...Era una parola! Sayouki sa fare questo, Sayouki è una maestra in quello, Sayouki ha sconfitto quel millepiedi con un dito...E poi era così bella, così minuta, così femminile...e agile e forte e misteriosa e piena di fascino...Aveva le sembianze di una diciottenne e la saggezza di una settantenne, la grazia di una regina e la pazienza di una matrona...Kaede le si rivolgeva come ad una venerata maestra, Inuyasha la trattava come un compagno d’armi, Sango, la diffidente Sango, non finiva mai di elogiarla, Shippo le saltellava continuamente intorno chiedendo di raccontare una delle sue fantastiche avventure in terra di Cina, e Miroku (ma da lui se lo aspettava) non le toglieva mai gli occhi di dosso, senza tuttavia (e questa era una cosa mooolto strana, quasi preoccupante!) azzardare proposte vergognose o gesti ancor più indecenti...
Insomma, era stata via tre soli miseri giorni e trovava tutto rivoluzionato a causa della sua presenza. Tutti adoravano Sayouki. Perchè lei non ci riusciva?
-Kagome-chan, qualcosa non va?- la richiamò Sango, vedendola assente.
-No...Nulla...-
Sango conosceva ormai bene la giovane e disse, cogliendo nel segno:
-Non ti piace Sayouki, vero?-
-Beh, ecco...Io sono tornata ...e voi tutti...Le cose sono successe così in fretta...- balbettò un po’ sulle spine. -Anche noi abbiamo avuto la stessa reazione, all’inizio, ma è bastato passare un po’ di tempo con lei per capire che non è malvagia, nonostante il suo sguardo dia i brividi...Forse bisogna farci un po’ l’abitudine, ma non è colpa sua se quello è il suo aspetto! Ci ha aiutato alle Fosse, salvandoci molto probabilmente la vita, e ti ha consegnato tutti i suoi frammenti...anche se non subito...E’ stata lontana per tanto tempo, bisogna capirla, non sapeva bene cosa avrebbe trovato tornando qui, dove aveva lasciato il suo unico amico, sigillato al Goshimboku...-
Forse Sango aveva ragione, si disse Kagome.
Sayouki era stata gentile ed amichevole con lei, mentre lei l’aveva trattata davvero male, accusandola di aver loro mentito riguardo ai frammenti...
-Allora vorrà dire che andrò a parlarle, tanto per conoscerci meglio. Come sempre hai ragione, Sango-chan!-

****

Sin dall’alba Inuyasha e Sayouki se ne stavano andando a zonzo per la foresta, parlando e discutendo, rievocando i vecchi tempi ad ogni passo, ad ogni albero spezzato, ad ogni roccia segnata o incrinata, come per recuperare tutto il tempo perduto negli anni passati lontani. Qui la radura del loro primo incontro con Kikyo...lì i segni lasciati da uno youkai scorpione che avevano battuto ai tempi della loro prima perlustrazione del villaggio...là il punto in cui avevano stabilito il campo dopo che le frequenti e sempre fruttifere perlustrazioni di Kikyo li avevano spinti alla massima cautela, convincendoli a ritirarsi a diverse miglia dal villaggio stesso...
-Ehi, Inuyasha! Che ne dici di un po’ di allenamento?-
L’hanyou afferrò al volo le intenzioni della yasha, notando che si trovavano proprio in un luogo ideale per un combattimento: una piccola radura attraversata da un ruscelletto gorgogliante che scendeva da una bassa collina rocciosa alle loro spalle e si tornava a perdere più avanti tra gli alberi fitti. Era in posti come quelli che un tempo cercavano di attirare i loro nemici, dove il maggiore spazio di manovra dava loro la possibilità di sfruttare al meglio i propri attacchi e di controllare più facilmente la situazione, spalla a spalla, evitando spiacevoli sorprese.
Prima di conoscere Sayouki lui non aveva mai badato a simili sottigliezze strategiche e si gettava a capofitto nella battaglia senza ragionare nemmeno un attimo. Non che ora fosse cambiato molto, ma ogni tanto ci pensava su un secondo prima di gettarsi nella mischia. Sorrise. Era grazie a lei che aveva affinato la sua tecnica di combattimento e che aveva cominciato ad apprezzare il fatto che ci fosse qualcuno a coprirgli le spalle.
-Ci sto! Possiamo anche cominciare!- annunciò con un ghigno divertito, pieno di aspettativa.
-Pronto allora?-
Dispostisi uno di fronte all’altra ai capi opposti della radura, i due si fronteggiarono in silenzio prima di fare contemporaneamente cenno con la testa e gridare:
-Via!-
Simultaneamente presero la rincorsa e spiccarono il balzo che li avrebbe portati a scontrarsi a mezz’aria, ma Sayouki fu di una frazione di secondo più veloce e sferrò un colpo inatteso che obbligò Inuyasha a torcersi in volo per evitarlo. Quel movimento gli costò caro perchè di colpo si ritrovò completamente bloccato a precipitare irrimediabilmente verso terra!
Un grosso tonfo sancì la sua caduta.
-Ma si può sapere che ti prende?! Non ti ho nemmeno sfiorato!- sbuffò Sayouki, contrariata.
Inuyasha mugolò dal basso qualcosa che poteva essere inteso come:
-La..mia..sch...schiena....bloccata!-
Aiutandolo a rimettersi seduto, la ragazza non fece domande, nè commentò l’accaduto, ma una volta che Inuyasha si fu riassestato in una posizione più idonea ad una persona che ad un lombrico, volle sapere cosa esattamente fosse successo.
-E’ tutta colpa di Kagome!- sbraitò Inuyasha -E’ la seconda volta in tre giorni che mi sbatte a terra con la sua maledetta formula e la schiena mi fa un male cane!! E tutto grazie a Kaede e a questo dannato nenju!-
Strinse forte con entrambe le mani il rosario ornato da denti di lupo e il suo sguardo si fece torvo.
-Ogni volta che si arrabbia con me, mi atterra con il suo ‘osuwari’ e io comincio ad esserne stufo!-
-Per il tuo orgoglio o per la tua schiena?-
Il brontolio dell’hanyou fece capire a Sayouki che la sua battuta non era stata apprezzata.
-Va bene, va bene. Ho qualcosa che può fare al caso tuo. Un rimedio cinese...la chiamano ‘unguento del drago’ e pare vada bene per tutto, ma io la utilizzo soprattutto per le infiammazioni o i traumi. Mi pare sia proprio il tuo caso...-
Grato, Inuyasha le rivolse uno sguardo adorante, con gli occhioni lucidi per il dolore.
-Su, togliti la casacca.- Sayouki aveva assunto il freddo cipiglio da guaritrice e a quel comando impersonale Inuyasha ubbidì senza imbarazzo e ripensò a tutte le volte che lei in passato lo aveva medicato, dimenticando quel comportamento da imbranato timido e impacciato che invece spesso esibiva quando era Kagome a medicarlo.
-E sia.- annuì -Speriamo che sia uno di quei tuoi medicinali miracolosi...-

****

‘Chissà dove si sono cacciati?’
Kagome camminava nel bosco alla ricerca di Sayouki e Inuyasha, nella direzione indicatale da Miroku. Lui si era offerto di accompagnarla, ma Kagome, in vena di fare un favore all’amica, lo aveva piuttosto consigliato di andare a fare compagnia a Sango. Il bonzo non si era certo fatto pregare!
Ora però la giovane si chiedeva se aveva fatto poi così bene ad avventurarsi da sola nel bosco: ormai si era allontanata parecchio e aveva con sè la Sfera...Niente di più stupido...Già il bosco pareva avere mille occhi, poi il fatto di avere con sè la Shikon no Tama non migliorava certo la sua situazione...anzi...quintuplicava la possibilità di venire attaccata da qualche demone!
‘Non ho nemmeno pensato di portarmi dietro arco e frecce!’ si rimproverò, sempre più a disagio. Poi però qualcosa attirò la sua attenzione, distraendola dalla sue preoccupazioni: la leggera brezza estiva aveva portato fino a lei un odore fresco e balsamico, di menta, e quasi senza accorgersene, Kagome cambiò direzione, seguendo incuriosita quel profumo insolito.




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Dunque dunque, che vi pare dell’incontro Sayouki-Kagome? Il capitolo originale era troppo lungo, così l’ho suddiviso in due parti, un po’ per aumentare il pathos, un po’ per ragioni stilistiche...mentre la prima parte riguarda prettamente i fatti, la seconda parte verterà maggiormente sul punto di vista di Kagome e darà una visione molto ristretta e decisamente astiosa della situazione che sto creando...Siamo ancora nei capitoli introduttivi, come mio solito, ma tra poco comincerà l’azione...o, per meglio rifarmi al titolo di questa fic, tra poco comincerà la danza...
Alla prossima! E tenete fatemi visita nel mio blog alla sezione fanfictions per eventuali ulteriori commenti, suggerimenti, approfondimenti, invettive all’autrice o quant’altro!
Riinserisco anche il dizionario per un piccolo ripasso, visto che ormai i termini che utilizzo sono sempre gli stessi!

Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
osuwari: a cuccia.
youkai: demone.
yasha: demone femmina (ma ci sono pareri contrastanti, quindi non fidatevi troppo...)
kitsune: volpe.
miko: sacerdotessa.
houshi: bonzo, monaco.
kariginu: abito da caccia, l’abito di Inuyasha.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.
futon: materasso ripiegabile.
-sama, -baba: indicano rispetto, tipo “onorevole”, “venerabile”.

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Capitolo 4
*** Burning Jelousy (Part II) ***


Cap 3 (Part II)

Burning jelousy

di Youki
(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


-Ehi! Piano! Questo ti pare un massaggio rilassante??!-
-Questo è un massaggio curativo. Inuyasha, sei forse diventato una donnicciola? Smettila di lamentarti e chiudi il becco!-
L’hanyou non si stava dimostrando un paziente molto diligente e Sayouki si stava irritando.
-Mi hai promesso un unguento miracoloso e invece mi stai spaccando in due la schiena!!-
Sayouki aveva esaminato ad una ad una costole e vertebre e aveva trovato dove fosse il problema.
-Stai buono! L’unguento non conterà nulla se prima non rimetto a posto la schiena!-
-Ma così mi frantumi le oss...aaAAAAHHH!!!-
Le parole del giovane si fusero in un grido di dolore quando, a tradimento, la yasha diede un bello strattone, puntando il ginocchio sulle reni del suo poco collaborativo paziente. Il risultato fu un sonoro ‘crock!’ che sancì la riuscita dell’operazione.
-Ecco fatto. Ora sì che ti meriti l’unguento...-
Mentre Inuyasha mugugnava tra sè (più per coerenza che per altro perchè dovette riconoscere che ora il dolore era assai diminuito), Sayouki estrasse dal suo piccolo tascapane una scatolina metallica, rotonda, finemente lavorata e decorata a colori vivaci, di evidente fattura cinese e quando la aprì, si diffuse un piacevole odore di menta.
-Che buon profumo!- esclamò un po’ sorpreso Inuyasha mentre l’amica cominciava a spalmare l’unguento. -Ero abituato alle pozioni puzzolenti della vecchia Kaede...-
Sayouki sorrise e continuò a massaggiare la schiena dell’hanyou, seguendo i fasci dei suo muscoli, dal basso verso l’alto, sentendoli a mano a mano rilassarsi, finchè le sue dita sfiorarono il rosario che gli ornava il collo.
Quasi tra sè, commentò:
-Certo che io e te non abbiamo molta fortuna con questi nenju...-
Inuyasha, che si stava godendo il massaggio, si rabbuiò istantaneamente, perchè quelle parole avevano richiamato alla sua memoria l’altro nenju a cui lei si riferiva e la terribile cicatrice che gli aveva mostrato il giorno prima. Il giovane non proferì parola, ma si irrigidì sensibilmente, Sayouki lo percepì:
-Che c’è Inuyasha?-
Seguì un silenzio carico di emozioni per entrambi, infine Inuyasha parlò:
-Non mi sono mai perdonato di non essere riuscito a muovere un dito, quel giorno, per essere stato così debole...-
Sayouki rimase allibita nel sentirlo parlare con quel tono abbattuto. Inuyasha si sentiva in colpa per quanto era accaduto?
-Non essere stupido. Non fartene colpe assurde. Me la sono cavata, no?-
Nel tentativo di risollevare l’amico, Sayouki capì di aver peggiorato le cose.
-Non certo grazie a me!-
Il tono di Inuyasha ora era duro e rabbioso, come ogni volta che anche solo pensava a quel giorno, perchè era l’immagine di una Sayouki inerme e svenuta, stretta tra le braccia del suo salvatore, ad esserglisi presentata alla mente. Il suo salvatore Sesshomaru. LUI l’aveva salvata, l’odiato fratello, lo spietato e sprezzante inu-youkai nelle cui vene scorreva prepotente il suo stesso sangue demoniaco e che quel lontano giorno l’aveva deriso e poi ignorato, quando, sollevata Sayouki tra le braccia, l’aveva portata via. Inuyasha non l’aveva mai più vista.
La brezza leggera che era spirata per tutta la mattina calò e si spense e la calura del mezzogiorno cominciò a farsi sentire anche lì, all’ombra dei salici.
Non volendo affrontare il discorso che inevitabilmente sarebbe seguito, Sayouki cercò freneticamente di cambiare argomento, dicendo la prima cosa che le venne in mente. Lo sguardo le cadde sulla vecchia katana che Inuyasha teneva appoggiata di traverso sulle gambe incrociate:
-E così quella è la famosa spada di tuo padre...Tessaiga, se non sbaglio...-
Ma i pensieri di Inuyasha avevano intrapreso ormai la via dei ricordi e il suo tono fu duro e aspro quando, scostandosi da lei, si girò a guardarla dritto neglio occhi e ribattè in un sussurro a malapena udibile:
-Gli è costata un braccio...-
Sayouki rimase immobile, il suo volto una maschera impassibile. Lo sapeva. Aveva previsto già allora che i due fratelli si sarebbero scontrati per il possesso di quella eredità e in qualche modo sapeva che avrebbe vinto Inuyasha. Il sangue che aveva arrossato la sua visione oltre cinquanta anni prima, non poteva che essere di Sesshomaru...In quegli occhi apparentemente vuoti e freddi, Inuyasha colse un’ombra di tristezza. La conosceva bene e sapeva leggere in quello sguardo inumano.
-Tornasti da lui?...voglio dire, dopo che io venni sigillato...tutto questo tempo...- chiese serio. Non ci fu però traccia di astio nella sua voce, come Sayouki invece si sarebbe aspettata.
Inuyasha aveva infine posto la domanda che lo tormentava da sempre, ma ora non era sicuro di voler sentire la risposta. E se lei avesse detto di si?
-No. Mai.- rispose lei, inginocchiandosi davanti all’hanyou e posandogli una mano su una spalla per rafforzare le sue parole. -Non l’ho più rivisto, da allora.- terminò senza battere ciglio.
Nessun tremito nella voce, nessun segno di incertezza. La Dama dei Sogni era una maestra in questo. Se anche dietro la gelida maschera c’era stata una qualche reazione, Inuyasha non fu in grado di accorgersene e decise di accettare la risposta senza più ribattere.
Si rialzò in piedi e si rimise la casacca, commentando che ora stava molto meglio e che sarebbe stato utile se Kaede avesse imparato a produrre quell’unguento, al posto di quelle vecchie mefitiche pozioni.
-E’ tardi.- blaterò -Si chiederanno dove siamo finiti. E poi ho fame, è ora che torniamo.

Tornarono indietro con calma, camminando fianco a fianco, ognuno immerso in pensieri che l’altro non avrebbe condiviso.
Un rumore sospetto dietro di loro fece riprendere coscienza della realtà ad Inuyasha. Allarmato, lanciò uno sguardo a Sayouki: anche lei era all’erta. Non se l’era immaginato: qualcuno li stava seguendo, spiando. ‘Maledizione’ imprecò mentalmente, fiutando l’aria e continuando a camminare ‘Ho le narici sature dell’odore dell’unguento e non riesco a percepire null’altro!‘
Un cenno d’intesa da parte di Sayouki gli bastò per sapere cosa fare: spiccò un balzo in avanti; contemporaneamente lei eseguì la stessa manovra all’indietro e...

Kagome si trovò si ritrovò circondata.
-Kagome!!?? Eri tu!- esclamò Inuyasha tra il sollevato e l’arrabbiato.
Passato lo spavento iniziale, con le ginocchia che ancora le tremavano un po’, la ragazza ridacchiò imbarazzata e balbettò qualcosa, ma lui non l’ascoltò e proseguì furente:
-Ma si può sapere cosa ci fai qui? Sei pazza ad inoltrarti tanto da sola nel bosco? E senza armi? Vuoi per caso consegnarti a Naraku come contorno alla Sfera su di un piatto d’argento!?-
L’hanyou stava inveendo così concitatamente, tanto era arrabbiato, che Kagome non riuscì nemmeno a fermarlo con il solito ‘osuwari’. Le salirono le lacrime agli occhi mentre cercava di dire:
-Io...vi stavo cercando...- ‘...Poi vi ho visti, insieme...così vicini...’
Ma Inuyasha continuò a rimproverarla senza sosta, finchè fu Sayouki ad intervenire.
-Inuyasha!- la sua voce assunse un tono di comando tale da far tacere immediatamente l’hanyou. -Smettila! Non ti sembra di esagerare? Era venuta a cercarci: siamo noi che ci siamo allontanati troppo!-
-Ma noi non siamo così stupidi da venire fin qui disarmati! E portando pure la Sfera per giunta!-
Sayouki non gli dava certo torto, ma non volendo inimicarsi la ragazza, tentò di fare da paciere.
-Io penso che tu stia sottovalutando Kagome! E comunque non è successo nulla di male.-
Lanciò alla ragazza uno sguardo complice, ma questo fu piuttosto inteso come un silenzioso rimprovero. Kagome si ritrovò a pensare che non sopportava proprio l’idea di essere giudicata da lei e la cosa le bruciava ancora di più perchè Inuyasha aveva perfettamente ragione nel dire che si era comportata da vera stupida a non pensare minimamente alla Sfera e al pericolo che aveva corso...
Una volta calmatesi le acque, ripresero in silezio il cammino.
Sayouki percepiva l’ostilità di Kagome e se ne dispiaceva, perchè sin dal primo istante, ogni suo tentativo di avvicinarsi a quella ragazza era miseramente fallito, mentre Inuyasha si sentiva terribilmente a disagio in mezzo a quelle due, in quella situazione. E Kagome...

****

Il ricordo della mano di Sayouki posata sulla spalla nuda di Inuyasha non abbandonava Kagome. Inuyasha non aveva mai concesso a nessuno tanta confidenza, tanta intimità, tantomeno a lei...e con tale naturalezza poi!
‘Lui non mi ha mai parlato del suo passato, prima di incontrare Kikyo. Magari non c’è stata solo lei nella sua vita...Nonostante sembri un ragazzo della mia età, lui ha vissuto molto più a lungo...’ Kikyo. Non bastava già lei a rendere tutto più difficile. Ora era spuntata anche Sayouki a complicare ulteriormente le cose.
‘E, per quanto spettrale possa sembrare, non si tratta certo di un freddo corpo di terra e ceneri quasi privo dell’anima, questa volta.’
Kagome non aveva mai visto Inuyasha comportarsi così, agire tanto in armonia con un’altra persona, non solo in combattimento. Per tutto il giorno precedente li aveva visti agire in completa sintonia qualsiasi cosa facessero, sempre insieme, sempre affiatati...e la sera prima non avevano fatto altro che scambiarsi sguardi complici e ridere compiaciuti, raccontando divertenti episodi, finendo l’uno le frasi dell’altra.
I ricordi della serata trascorsa attorno al tavolo nella capanna di Kaede riaffiorarono dolorosamente alla sua memoria e le rammentarono come mai si era svegliata così di cattivo umore quella mattina.
Inuyasha rideva. Aveva riso per tutta la sera, mentre Sayouki lo prendeva bonariamente in giro. E lei, Kagome, si era sentita come invisibile, perchè al centro dell’attenzione c’era la yasha il cui fascino aveva ammaliato anche Inuyasha. Oh,si, all’inizio lui aveva fatto il sostenuto, forte del proprio mascolino orgoglio, ma poi aveva finito col cedere. E...aveva cominciato a scherzare!

-...E dopo aver sopraffatto quel gigantesco serpente, mi concessi finalmente il meritato riposo...- stava raccontando l’hanyou, e Sayouki, per l’ennesima volta, aveva finito la frase:
-...Stendendosi su un’intera famiglia di istrici!!-
Era esplosa allora l’ilarità genereale e Inuyasha aveva mantenuto il suo burbero contegno, ma si vedeva chiaramente che era tutta scena e che si stava divertendo.
-Sì, sì,- aveva continuato Sayouki -passai tutta la sera a togliergli gli aghi di dosso, tra ogni sorta di imprecazioni e minacce!!-
Sbellicandosi dalle risate, Shippo, con le lacrime agli occhi per il divertimento, lo canzonò:
-Che fesso Inuyasha!!-
-Ah, si eh?- sbottò l’hanyou alzandosi in piedi di scatto con cipiglio aggressivo.
‘Ecco, ora si arrabbia’ aveva pensato Kagome, e invece Inuyasha aveva sorriso, beffardo:
-Ma chiedete alla signorina cosa accadde il giorno dopo!-
Al chè tutti gli sguardi, curiosi e divertiti, si erano rivolti verso Sayouki, il cui sorriso si era fatto incerto, per via del ricordo stava riaffiorando.
-Dopo aver spulciato il cucciolotto per metà della notte ero così stanca che mi coricai dove capitò e mi addormentai di sasso...-
-...Su un formicaio!!!- esplose ridendo fragorosamente Inuyasha -All’alba si divincolava come un’ossessa, solleticata da centinaia di insetti assai alterati per la sua intrusione!!-
Una breve pausa per riprendere fiato portò al limite la curiosità di tutti e Sango, tra il divertito e l’inorridito al solo pensiero di avere addosso tutti quegli insetti fastidiosi, chiese:
-E allora cosa faceste?-
-Vorrai dire cosa feci IO, Sango...- un ghigno diabolico era comparso sul volto del giovane mezzodemone, -La presi di peso e...-
-...Mi gettò nel fiume!!- aveva terminato la yasha, fingendosi oltraggiata.
‘Di nuovo!’
Mentre uno scroscio di risate aveva invaso la capanna, Kagome non aveva potuto fare a meno di infastidirsi per quante volte Sayouki aveva terminato le frasi di Inuyasha e viceversa.
Intanto un’altra storia aveva preso il via e quando si era giunti a parlare di ragni, Inuyasha si battè il pugno sul palmo come ricordandosi solo allora di qualcosa di importante e chiese:
-A proposito di ragni, Sayouki, non è che avresti ancora di quella resistentissima ragnatela per il mio kariginu? Con il tempo si è un po’ logorato...-
Kagome non aveva capito bene cosa stesse chiedendo Inuyasha finchè lui non si era tolto la casacca tendendola davanti al fuoco e guardandola in controluce. La resistentissima stoffa intessuta con pelo di Hinezumi, il leggendario Ratto del Fuoco, era davvero logorata! Piccolissimi forellini e taglietti cominciavano a divenire evidenti anche dove pareva integra, per non parlare dei precedenti rammendi, anche i più recenti, che stavano già cedendo.
Sayouki aveva sorriso compiaciuta e Kagome l’aveva osservata prelevare dal suo piccolo tascapane un gomitolino e un sottilissimo ago.
‘Ma è la borsa di Mary Poppins, quella? Possibile che ci tenga di tutto?’ era stato il suo primo, acido pensiero, ma aveva abbandonato ogni traccia di sarcasmo quando aveva infine realizzato qualse fosse la situazione: ‘Inuyasha vuole che lei gli rammendi il suo prezioso kariginu!! L’abito che gli fu dato come dono e protezione della sua amata madre umana...’
A lei non aveva mai chiesto nulla del genere, al massimo si era rivolto a Kaede...
-Ho di meglio!- aveva detto la voce fiera di Sayouki -Ho del vero pelo di Hinezumi!-
Un silenzio stupito era sceso sul gruppo, interrotto solo da un -Wow!- di Shippo e da un balbettante -Da...Davvero?- di Inuyasha.
La yasha si era inumidita le dita, aveva arrotolato tra il pollice e l’indice un capo della matassina e lo aveva inserito con cura e perizia nella cruna del sottilissimo ago, cominciando subito a rammendare con piccoli punti uniformi la casacca che Inuyasha le aveva consegnato.
Un lavoro di alta precisione, aveva dovuto ammettere Kagome: ‘Io non sono poi molto brava a cucire e avrei fatto un pessimo lavoro...Ma avrebbe potuto almeno chiedermelo! Possibile che si fidi così poco delle mie capacità?’
Dunque Sayouki era pure una brava sarta. Di fondamentale importanza e utilità per un demone! Kagome si era vista costretta a rifugiarsi nell’ironia e aveva sospirato tra sè.
-E’ molto rovinato, vero?- aveva chiesto Inuyasha con le orecchie abbassate. Certo che in quegli ultimi tempi quella giacca ne aveva passate tante!! Sayouki aveva sorriso di rimando rispondendo:
-No...Non più di quella volta, quando affrontammo quei....-
Di nuovo un’altra storia, un’altra avventura vissuta insieme.
Sayouki e Inuyasha, i compagni d’arme...
Le gag di Inuyasha, le battute sarcastiche di Miroku e le prese in giro di Shippo avevano ripreso a saettare per la stanza e anche Sango e Kaede erano intervenute entusiaste, di tanto in tanto, ma non Kagome. Lei non aveva più preso parte ai divertimenti e aveva osservato Sayouki, le cui abili dita stavano setacciando con cura ogni millimetro di stoffa, cucendo e riparando il prezioso kariginu. La yasha lavorava con destrezza ed eleganza e accarezzava la stoffa quasi con amore. Con amore...Stringeva tra le mani quella casacca come per trattenere il ricordo dei momenti passati con Inuyasha, ai tempi delle storie di cui stavano narrando. Avevano passato momenti difficili insieme, sempre in viaggio, costretti a combattere ogni giorno per sopravvivere...tempi duri, spietati...ma Kagome si era resa conto solo in quel momento che per loro quelli erano tempi felici...Quelle prove non avevano fatto altro che renderli più uniti, più amici di quanto non avrebbe potuto fare una qualsiasi circostanza ben più allegra.

‘Inuyasha ha avuto una infanzia molto triste, così diversa dalla mia...E anche Sayouki, a quanto ci ha raccontato, è rimasta orfana molto presto...Questo li rende sicuramente ancor più simili e più uniti...’
Continuando a camminare tra gli alberi, Kagome guardò davanti a sè, la schiena di Inuyasha, la schiena di Sayouki e solo allora, chissà per quale collegamento inconscio, realizzò che in quei cinquanta anni Sayouki non aveva mai smesso di pensare ad Inuyasha: aveva addirittura cercato e conservato per tutto quel tempo il pelo di Hinezumi...solo per lui...

****

-EEEEHHIIIIIIIIIIIIIIIIII!!-
Una voce familiare distrasse ognuno dai propri pensieri e i tre guardarono con sollievo e gratitudine Miroku affannarsi correndo verso di loro.
-Finalmente vi ho trovati!! Sono ore che vi cerco!- ansimò.
C’era una nota di urgenza nella sua voce, ma Inuyasha non seppe trattenere una battuta sarcastica quando il bonzo fu più vicino e potè vederlo bene in viso.
-Non si direbbe, data la manata che ti ritrovi stampata sulla faccia...-
Miroku si passò la mano sulla guancia gonfia e arrossata per lo schiaffone ricevuto poco prima:
-Ehm...Ero con Sango, prima...ma...poi ci siamo divisi...per avere più possibilità di trovarvi...-
-Tsk! Dì piuttosto che ne hai fatta una delle tue e che Sango ti ha cacciato a calci nel sedere!!-
Il bonzo non negò...Camminare dietro alla bella youkaitaijiya gli aveva fatto perdere come sempre il controllo delle proprie azioni e...Si era beccato il solito ceffone...ma ne era valsa la pena: poteva ancora sentire il calore del sodo fondoschiena di Sango sul palmo della sua mano...
Kagome chinò la testa, rassegnata, rinunciando ad apostrofare il monaco per la sua recidività.
-Come mai sei venuto a cercarci?- chiese per cambiare argomento.
Riacquistando il proprio contegno, Miroku disse loro che Kirara e Myoga erano tornati dal loro viaggio con notizie allarmanti.
-Dicci quali, bonzo! Smettila di fare tanto il misterioso!!- ringhiò Inuyasha. Il suo umore era notevolmente peggiorato a causa della tensione di quell’ultima ora passata con Kagome e Sayouki e aveva preso Miroku per il bavero come per scuotergli di dosso le notizie di cui era foriero.
-Calmati Inuyasha! Ne so poco anche io! Myoga ha detto che Naraku sta sicuramente tramando qualcosa e che abbiamo meno di due settimane per fermarlo! Sono venuto subito a cercarvi!-
-Cosa stiamo aspettando allora!? Muovetevi!-
A grandi passi l’hanyou percorse l’ultimo tratto che li separava dal villaggio, dove Myoga avrebbe loro spiegato tutta la storia.



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
yasha: demone femmina (ma ci sono pareri contrastanti, quindi non fidatevi troppo...)
kitsune: volpe.
kariginu: abito da caccia, l’abito di Inuyasha.
nenju: rosario.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.

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Capitolo 5
*** In viaggio verso la Fortezza: il tribunale dei demoni ***


YUME NO MAI
di Youki
(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)

Cap 4

In viaggio verso la Fortezza: il tribunale dei demoni


-Signorino Inuyasha! Come sono felice di rivederla!-
Non appena misero piede nella capanna di Kaede, il vecchio Myoga si precipitò subito a salutare il proprio padrone con una calorosa puntura sul naso.
SPLAT!
La vecchia pulce fu momentaneamente messa fuori gioco da un manrovescio dell’hanyou, ma ben presto si riebbe dal colpo e riaprì gli occhi, proprio mentre sopraggiungeva anche Sayouki e si fermava accanto ad Inuyasha: solo allora il piccolo youkai notò la nuova componente del gruppo e, attingendo al proprio smisurato patrimonio di conoscenze, ne riconobbe l’identità. Poco prima Shippo gli aveva parlato di una certa Sayouki, ma non avrebbe mai immaginato...
-Voi siete...la Dama dei sogni!!- esclamò agitato -Signorino Inuyasha, cosa ci fa lei qui con voi?-
-E’ una vecchia amica, sta tranquillo.- lo rassicurò il giovane, ma la vecchia pulce sembrò non esserne tanto convinto.
‘Allora c’è qualcuno che la pensa come me...’ fu il fuggevole pensiero di Kagome.
-Non fare quella faccia, vecchio. Ti ho detto che è un’amica, tanto ti basti.- tagliò corto Inuyasha prima che Sayouki potesse eventualmente dire qualcosa in propria difesa.
-Voi la conoscete?? Non sapevo...-
-Dicci piuttosto cos’avete scoperto di tanto tremendo. Cosa sta tramando Naraku?-
-Beh...Veramente...- tutti si chinarono verso di lui, in fremente attesa -Non lo so!-
SPLAT!
Di nuovo Myoga venne ridotto al silenzio da una manata dell’hanyou.
-Inuyasha! Smettila! Se continui così non sapremo mai cos’ha da raccontarci! Ora dovremo aspettare che si riprenda!- lo apostrofò seccata Kagome.
Proprio in quel momento dal bosco riemersero Sango e Kirara: nonostante l’ottimo fiuto del felino, le due avevano vagato per un sacco di tempo seguendo le tracce confuse di Kagome, finchè non erano incappate nella pista che lei, Sayouki e Inuyasha avevano percorso al ritorno ed erano ritornate al villaggio. Subito Kirara corse avanti, attirata dal nuovo odore che aveva percepito nella foresta e si avvicinò circospetta a Sayouki, fiutandola e osservandola. La yasha la lasciò fare, infine si chinò e le porse una mano in segno di amicizia. Dopo un attimo di incertezza, Kirara la annusò, emise un miagolio soddisfatto e tornò dalla propria padrona, dando il proprio consenso alla nuova amica.
Sango frattanto si era avvicinata a Kagome e, posatale una mano sulla spalla, le stava parlando:
-Ti sei allontanata molto, Kagome-chan. Non avresti dovuto, da sola e disarmata...-
La reazione di Kagome colse tutti alla sprovvista:
-So badare a me stessa! Non c’è bisogno che vi preoccupiate tanto per me!!-
Non avrebbe voluto essere così sgarbata, sapeva che Sango era solo preoccupata per lei, ma non sopportava che tutti la trattassero come una bambina, ingenua e incapace, e soprattutto che Sango le avesse rivolto lo stesso velato rimprovero della saccente Sayouki.
Sapeva benissimo che era stata una cosa stupidissima avventurarsi da sola nella foresta portando per giunta con sè i frammenti Shikon no Tama!!
-Ma cosa ti succede Kagome-chan? Ero solo in pensiero, vedendo che ti eri allontanata tanto!-
-Scusa Sango-chan...Non volevo...Hai ragione...-
L’atmosfera rimase tesa finchè il vecchio Myoga non si riebbe e, curando attentamente di non far più irritare il signorino, raccontò loro cosa avevano scoperto lui e Kirara nel loro viaggio esplorativo.
-Siamo andati fino a quel grande villaggio di cui avevamo sentito tanto parlare...Lo chiamano ‘la Fortezza’ ed in effetti è proprio ciò che è...E’ davvero esteso, sembra una piccola città, ed è protetto da mura su cui è stato posto un potente incantesimo che non permette ad alcun essere di sangue youkai di sorpassarle, nemmeno in volo...- Sapientemente Myoga catturò l’attenzione del suo pubblico con una pausa studiata e tutti, radunati attorno al basso tavolino che era diventato la sua pietra oratoria, lo guardavano in attesa che continuasse.
-Si dice che quello sia il luogo più temuto dai demoni, al pari del villaggio degli sterminatori, ormai distrutto.-
A quelle parole Sango si intristì e li vecchio demone si affrettò a continuare:
-E si dice anche che in quella fortezza siano custodite armi potentissime che danno agli uomini che le portano il potere di catturare, giudicare e giustiziare gli youkai.-
Un mormorio stupito si levò da parte di Shippo e Kagome intervenne con voce incerta:
-Una specie di tribunale, dunque?-
-Credo proprio che sia qualcosa del genere, divina Kagome.- rispose Miroku -Anche io ho sentito dire che gli youkai possono entrare alla Fortezza solo ridotti in catene...Si dice che quella comunità sia stata fondata dagli ultimi seguaci di Hirofumi, il monaco guerriero.-
Quel nome provocò un brivido lungo la schiena a Sayouki, che si irrigidì. Anche Inuyasha cambiò posizione, a disagio.
-Credevo fossero solo dicerie, ma...- stava continuando il bonzo, ma la vecchia pulce intervenne con enfasi: -Non sono dicerie! Ho visto io stesso quei monaci indiavolati far prigioniero un grosso millepiedi e obbligarlo ad arrendersi alla loro volontà, incatenarlo e portarlo così entro le mura...Diglielo anche tu, Kirara!-
Un miagolio serio provenne dal felino, che si rifugiò tra le protettive braccia di Sango.
-E cosa succede agli youkai qundo vengono condotti all’interno delle mura?- chiese la giovane.
-Purtroppo non ho potuto controllare di persona, ma ascoltando i discorsi dei mercanti e dei contadini che vanno e vengono dalla cittadella, mi sono fatto un’idea ben precisa...-
Anche Inuyasha e Sayouki, nella loro mente, avevano una loro idea ben precisa, che derivava dalla conoscenza diretta dei metodi di Hirofumi e dei suoi.
-Li privano dell’anima e li fanno a pezzettini?- chiese sarcastico Inuyasha, attirandosi sguardi incuriositi per quel suo cinico intervento.
-Che c’è?? Che avete da guardare? Magari voi sarete anche convinti che quell’Hirofumi fosse un sant’uomo, ma chiedete a noi, che lo abbiamo incontrato! Era un pazzo, un invasato e uno spregevole assassino!-
Quello sfogo sorprese ancora di più tutti gli astanti. Solo Sayouki capiva cosa si agitasse nel cuore dell’hanyou ma se ne stette zitta, in disparte.
Myoga riprese il suo racconto, precisando:
-Gli youkai vengono messi in prigione, in attesa del regolare processo...-
-Prigione?- chiese Shippo.
-Processo?!!- esclamò Sango.
Fu così che, tra commenti e interruzioni stupite, il vecchio Myoga fece sfoggio del suo infinito patrimonio di conoscenze e li mise al corrente dell’intera storia della Fortezza.
-Fu fondata circa 40 anni fa, quando gli ultimi monaci guerrieri, guidati da un certo Yuji Miyaura, giunsero in quella regione e decisero di stabilirvisi, facendone il centro focale della loro professione.- Myoga adorava far pendere tutti dalle sue labbra e fece un’altra pausa studiata, prima di riprendere -Con loro quei monaci portarono quattro portentosi oggetti sacri dotati di grandi poteri: la Falce, la Scure, il Bastone e la Catena...E con essi sottomisero ben presto un certo numero di pericolosi youkai, riducendoli in schiavitù grazie al potere di Catena. Fu così che venne costruito quel portentoso massiccio di pietra che è il nucleo vitale della cittadella, nonchè le possenti mura che la circondano.-
-E che fine fecero tutti quei demoni??- volle sapere Shippo incuriosito, terrorizzato e al contempo ammaliato da quella storia -Li uccisero tutti?-
-Ebbene...Quasi tutti...Alcuni giacciono ancora incatenati nelle prigioni, per decreto del Bastone giudice, mentre molti vennero considerati colpevoli di reati troppo efferati per la semplice reclusione e condannati a morte per decapitazione.-
-Ma dimmi una cosa, vecchio...- si fece sentire di nuovo la voce di Inuyasha, che si era un po’ calmato -Cosa c’entra con tutto questo Naraku? Vuole distruggere la città? Liberare i prigionieri? O i monaci di cui parli sono per caso in possesso di un frammento della Shikon?- in fondo Naraku aveva distrutto il villaggio di Sango per lo stesso motivo.
-Beh...Può essere...Ma veramente...Lui...- balbettava e sudava, forse temendo un’altra pericolosa manata –Naraku...è stato catturato!-
-Cooosaa?- ribatterono tutti in coro.
-L’ho visto con i miei occhi venire condotto in catene nella Fortezza...-
-Impossibile!- sbottò Inuyasha -Naraku non si farebbe mai catturare da dei semplici umani! Se è accaduto è solo perchè lo ha voluto lui! E’ strasicuro che sta tramando qualcosa!-
-Ho saputo che lo hanno processato e che è stato condannato a morte.- continuò la pulce.
Miroku si alzò in piedi, battendo un pugno sul basso tavolino:
-Io sono pienamente d’accordo con Inuyasha! Vecchio Myoga, quando verrà eseguita la sentenza?- chiese.
-Verrà giustiziato tra poco più di una settimana...Nove giorni a partire da domani.-
Inuyasha e Sayouki, notò Kagome, si lanciarono un’occhiata tesa.
-Allora dobbiamo sbrigarci! Anche partendo domattina stessa ci vorranno marce forzate per raggiungere la Fortezza!- conteggiò Sango -Arriveremo giusto in tempo...-
-Bene, è deciso, si parte all’alba e viaggeremo il più velocemente possibile! Io e Kirara potremmo trasportarvi, saremmo più veloci.- decretò l’hanyou.
-Ci sono anche io, Inuyasha.- intervenne Sayouki -Posso portare anche io qualcuno.-
Quell’affermazione distrasse Miroku dalla sua furia:
-Ehm, permettetemi, venerabile Dama, io sarei onorato se foste voi a trasportarmi...-, ma il suo impeto fu immediatamente stroncato da una infuriata Sango:
-HOUSHI BAKA! NON PENSARCI NEMMENO!!-
-BONZO PERVERTITO! SEI SENZA VERGOGNA!- si accodò Inuyasha.
SDENG!!! SBONG!!
Il risultato dell’azione combinata hanyou-youkaitaijiya fu un Miroku doppiamente ammaccato per opera di Hiraikotsu e del pugno di Inuyasha.
Dopo una breve discussione sulle perversioni di Miroku fu deciso che il bonzo avrebbe viaggiato sulle spalle di Inuyasha, così Kirara avrebbe trasportato Sango e Kagome e Sayouki il piccolo Shippo, che non volle sentire ragioni di essere lasciato al villaggio. Sia l’hanyou che il bonzo non furono soddisfatti della disposizione, ma dovettero adattarsi, di fronte agli sguardi severi delle due ragazze umane.
-Fermi, fermi...- vociò Myoga, agitato, riuscendo infine a farsi sudire in quel trambusto -Non potete andare...-
-Ma che ti succede Myoga!?- chiese Kagome -Perchè non dovremmo andare?! Non possiamo lasciare che Naraku porti a termine i suoi piani, qualsiasi essi siano!!-
-Ma non vi rendete conto!? La sentenza verrà eseguita fra nove giorni esatti, la prima ora dopo il tramonto!-
Tutti lo guardarono senza capire.
-La notte di shingetsu!!- esalò quindi con urgenza il vecchio. ‘Shingetsu! Non ci avevo pensato!’
Nel silenzio che era calato Kagome si rese conto di tutte le implicazioni e capì anche che quello era il significato dello scambio di sguardi di poco prima tra l’hanyou e la yasha. Lei sapeva! Sapeva anche questo! C’era qualcosa che Inuyasha non avesse condiviso con lei? Possibile che veramente si fosse fidato tanto di Sayouki, cinquanta anni prima? Cosa c’era stato veramente tra quei due? Kagome finalmente capì cosa la tormentava fin da quando aveva incontrato Sayouki, solo il mattino precedente.
Era gelosa.
Gelosa di Inuyasha, gelosa per come lui si comportava con quella yasha, della complicità e del cameratismo che vedeva rinascere tra loro ogni secondo...
Si sentiva esclusa e ne soffriva immensamente...

-Meglio!- sentenziò Inuyasha, e la sua voce riportò bruscamente Kagome alla realtà -Vorrà dire che anche io potrò entrare in città, allora.-

****

-Te la sei presa comoda, vecchio Myoga, e ora a noi tocca di correre come matti per arrivare in tempo!
Inuyasha e Sayouki correvano a tutta velocità affiancati da Kirara, ciascuno con i propri passeggeri.
Sango e Kagome cavalcavano Kirara, Shippo si godeva la gita sulle spalle di Sayouki, mentre Miroku divideva Inuyasha con Myoga che, dalla spalla dell’hanyou, sbraitava:
-Ma insomma, signorino Inuyasha! Le ho detto che nessuno youkai può metter piede in città! Ho dovuto raccogliere tutte le informazioni dai discorsi degli uomini fuori dalle mura, aggirandomi tra la gente in arrivo o in partenza per diversi giorni, prima di capire abbastanza di questa storia e poter tornare a riferirvi tutto! E’ stata una faticaccia...c’è un viavai che non potete nemmeno immaginare...- Disse le ultime parole soprapensiero, masticando a vuoto.
-Altro che! Scommetto che mentre raccoglievi tutte quelle informazioni ti facevi anche delle gran scorpacciate! E chissà che ronfate a pancia piena ti sei concesso!-
Un ringhio sommesso di Kirara confermò le supposizioni dell’hanyou e Myoga, punto sul vivo, disse: -E io che ho sfidato tanti pericoli...-
Pericoli?? Avevi paura di essere condannato a morte per aver punto gli abitanti della Fortezza??-
-Avanti, Inuyasha.- lo blandì Kagome -in fondo a questa velocità arriveremo con largo anticipo lo stesso. In tre giorni abbiamo percorso quasi metà del cammino!-
-Parli bene tu!- sbuffò scontroso l’hanyou -Non te lo devi mica trasportare in spalla tu questo grosso imbecille!-
-Se ti stai riferendo a me, Inuyasha, sappi che nemmeno io vorrei stare in spalla a te...- precisò Miroku, guardando con desiderio Sayouki e poi Kirara con in groppa le due ragazze. Cosa non avrebbe pagato per stare lì in mezzo tra loro!!
-Zitto o ti mollo qua! E poi non crediate,- aggiunse Inuyasha -che riusciremo a mantenere questo ritmo spossante per altri tre giorni!-
Kagome rimase perplessa nel sentire Inuyasha darsi dei limiti.
-Ma come, Inuyasha? Che ti prende?- lo canzonò Sayouki -Non dirmi che ti sei rammollito a tal punto!?- La yasha aumentò l’andatura, spronata dalle grida giubilanti di Shippo:
-Yippieee!! Youki-chan sei velocissima!! Inuyasha sei una pappamolla, non riesci nemmeno a starci dietro!!-
Inuyasha accettò la sfida e velocizzò l’andatura, riscoprendo una riserva nascosta di forze che non ricordava di avere.
Sayouki sorrise e allungò ancora il passo.

****

La sfida della Dama dei sogni aveva sortito il suo effetto e Inuyasha aveva corso come un treno per i successivi due giorni, pur di starle dietro e non dimostrarsi inferiore ad una femmina.
Erano ormai vicini alla meta, avendo percorso in soli cinque giorni la strada che normalmente ne avrebbe richiesti almeno sette di marcia, e per tutto il tempo Inuyasha aveva trovato anche il fiato per battibeccare di continuo con Miroku, minacciandolo ad ogni passo di lasciarlo lì ad arrangiarsi se il bonzo non avesse smesso di lamentarsi per ogni scossone.
La notte era scesa lentamente e la luna, ridotta ormai ad una sottilissima falce calante, splendeva nel cielo terso dell’estate. Avevano già ben due giorni di anticipo e l’indomani sarebbero giunti in vista della cittàdella Fortezza, quindi l’eterogeneo gruppo di amici si era concesso un meritato premio, fermandosi nel tardo pomeriggio e accampandosi in quella piccola radura nei pressi di un laghetto termale.

Sango e Kagome si erano subito prenotate per un bagno rilassante, imitate da Shippo e Miroku, che si erano offerti di far loro compagnia ma che, dopo l’occhiatacchia di Sango, dovettero attendere il proprio turno. Sango aveva invitato anche Sayouki ad unirsi a loro, ma lei aveva rifiutato. Non che non sentisse profondamente il bisogno di lasciarsi cullare dalle acque termali, dopo tutta la fatica del viaggio, ma sentiva l’ostilità di Kagome pungerla come mille aghi: sapeva che le due ragazze erano molto amiche e non voleva peggiorare le cose intromettendosi anche tra loro. Intuiva che l’ostilità di Kagome era dovuta proprio alla sua intromissione nel gruppo durante la sua assenza e, in particolare, questo lo aveva notato da subito, al fatto che lei, Sayouki, fosse così vicina ad Inuyasha.
-Perchè non ti sei unita a loro?- le aveva chiesto Inuyasha con fare indagatore dopo averla osservata a lungo e Sayouki aveva risposto semplicemente che era sempre stata un tipo solitario. Ma non era vero....Dopo tanti anni di solitudine non desiderava altro che avere un amico di nuovo al suo fianco, un suo pari su cui fare affidamento in ogni momento, senza dover temere di essere tradita...
Inuyasha aveva silenziosamente accettato quella risposta evasiva ed era andato a raggiungere Miroku ed il piccolo kitsune alle terme.

Ora che era finalmente scesa la notte, Sayouki trovò sollievo immergendosi nella contemplazione delle buie profondità del cielo stellato. La fredda luce delle stelle lontane era l’unica che non ferisse i sensibili occhi chiari della yasha, che in quei giorni aveva sopportato stoicamente il bruciore causato dalla violenta luce del giorno, viaggiando con gli occhi stretti a fessura, per ripararsi dal sole quando la foresta non offriva il conforto di una fresca ombra uniforme.
Tutti dormivano. Non c’era stato nemmeno bisogno dell’intervento della Dama dei sogni per farli addormentare profondamente, per recuperare le forze. Dopo un bagno rilassante ed una cena a base di uno dei curiosi stufati in busta di Kagome, i sette erano crollati.
L’ottava componente del gruppo invece ancora non dormiva. Con il passare degli anni, di quei lunghi cinquanta anni, si era resa conto che non aveva bisogno di dormire più di qualche ora ogni tanto, non necessariamente ogni notte. L’esercizio stesso dei suoi poteri la poneva infatti in uno stato onirico simile al sonno, che le permetteva di riposare la mente, mentre il corpo rimaneva fermo in meditazione. Così, ogni notte, mentre tutti dormivano, Sayouki meditava e lasciava che la sua mente vagasse a sfiorare le coscienze addormentate, accarezzando i loro sogni e le loro speranze, quietando i loro dubbi e le loro paure...Solo con Kagome non aveva mai stabilito un contatto, temendo che la ragazza, accorgendosene, l’avrebbe accusata di plagio...Eppure sentiva che Kagome era tesa, piena di dubbi e incertezze, e avrebbe tanto voluto avvicinarlesi, aiutarla, farle capire che la sua presenza non rappresentava una minaccia per lei.
‘Inuyasha ti vuole bene’ le sussurrò, osando sfiorare i suoi sogni ‘Io non voglio mettermi tra voi...’
Sayouki si alzò, sciogliendosi dalla posizione di meditazione e, silenziosa come un’ombra, si diresse alle terme.
L’acqua produceva un leggero sciacquio infrangendosi in piccolissime ondine sulle rocce circostanti, mentre una leggera foschia di vapore velava la superficie, carica di odore sulfureo.
Sayouki si tolse le vesti e si immerse voluttuosamente nell’acqua calda, abbandonandosi alla piacevole sensazione che quel tepore le donava. Era curioso come, pur scorrendo nelle sue vene sangue di youkai dei ghiacci, la yasha apprezzasse tanto quel caldo abbraccio. Si era sempre chiesta come mai, senza trovare tuttavia una risposta.
Nuotò fino al punto in cui non si toccava e, prendendo un profondo respiro, si immerse, rimanendo in apnea e isolandosi dal mondo intero. Era così piacevole sentirsi completamente avvolta dall’acqua, con la folta massa di capelli corvini sospesa e andeggiante tutto attorno a lei...i suoni erano gorgoglii attutiti, i pensieri erano stati banditi e la stanchezza del viaggio veniva lavata via da quel calore avvolgente. Cercò di prolungare il più a lungo possibile quello stato, ma dopo alcuni minuti di apnea Sayouki sentì bruciante il bisogno di respirare e riemerse, nuotando contemporaneamente verso la riva.
-Ah!- Un grido sorpreso accolse la sua improvvisa emersione dalle acque scure.
Kagome era scompostamente seduta a terra accanto al punto in cui giacevano gli abiti di Sayouki. Li stava esaminado incuriosita e aveva riconosciuto il kimono blu della Dama dei sogni proprio quando la yasha era emersa improvvisamente e lei, spaventata, era caduta all’indietro.
-Sa...Sayouki! Se...sei tu!- balbettò ricomponendosi in fretta, profondamente a disagio. Il fatto che la yasha non la stesse degnando di una risposta contribuì ad aumentare la sua ansia. -Scu...scusa...Non volevo...disturbarti...E’ che mi sono svegliata e non riuscivo più a dormire...-
Nella notte poco illuminata e con la complicità della nebbiolina che emanava dal lago, la yasha risultava solo una figura indistinta, pallida come la luna. Ancora nessuna parola da parte sua.
-Scusami ancora...Me ne vado...-
-No, fermati!- la voce di Sayouki risuonò più dura del voluto. In quei pochi minuti di silenzio imbarazzato aveva vagliato mille possibilità su come chiarire una volta per tutte le cose con Kagome, ma ogni idea era stata scartata per un motivo o per l’altro e vedendo che la ragazza stava andandosene aveva reagito d’istinto, parlando con tono imperativo ed emergendo completamente dall’acqua per afferrarle un braccio. Kagome era sorpresa e spaventata.
Sayouki si diede della stupida e addolcì il tono della voce, lasciando la presa:
-Resta, Kagome, ti prego. Non volevo spaventarti.-
L’ultima cosa che Kagome avrebbe voluto era proprio quell’incontro, quella notte, dopo il sogno che aveva appena fatto e che l’aveva destata. Aveva sognato Inuyasha, che, come le capitava spesso ultimamente, per l’ennesima volta le diceva che Sayouki sì che era una vera donna, e non lei, Kagome, debole, indifesa e umana. Poi aveva sognato Sayouki, che con voce angelica le diceva che non voleva intromettersi tra lei e Inuyasha, che Inuyasha le voleva bene...Quelle parole le erano risuonate nelle orecchie come una presa in giro, perchè il suo cervello le faceva rivedere e rivedere all’infinito tutti quei comportamenti da seducente ammaliatrice che lei aveva nei confronti dell’hanyou. Quella mano, appoggiata sulla spalla nuda dell’hanyou...non aveva ancora dimenticato la scena a cui aveva assistito pochi giorni prima. Non l’avrebbe mai dimenticata!
‘Lei vuole portarmelo via e temo che ci riuscirà...’
Lo sguardo di Kagome fu inevitabilmente attratto dal corpo candido, piccolo e perfetto di colei che ormai considerava sua rivale e, ora che le era vicina, dovette ammettere che, a parte l’altezza, nulla aveva da invidiare ad una delle modelle che, nella sua epoca, erano gli idoli di ogni ragazzo della sua età. La sua bellezza esotica, la sua eleganza, la sensualità celata in ogni suo movimento, anche mentre si rivestiva...Questo pensiero irritò ancor più Kagome che dovette ammettere di avere sempre meno speranze di vincere contro una simile avversaria in amore. Sembrava fatta apposta per Inuyasha: bella, fiera, forte...e di sangue youkai.
-Tu temi che io voglia intromettermi tra voi due.-
Le aveva letto nella mente? Era entrata nei suoi sogni? Dunque sapeva cosa provava nei suoi confronti...
-Io...- Cosa avrebbe potuto dire? Sayouki sapeva già tutto! -Non è forse così?- chiese infine. Non le passò nemmeno per l’anticamera del cervello di negare i propri sentimenti nei confronti dell’hanyou, di fare la sostenuta o di fingere che non le importasse nulla. Kagome aveva davvero paura di perdere Inuyasha e avrebbe lottato perchè non accadesse.
-Forse in parte hai ragione.- ammise la yasha, sorprendendo ancora una volta la ragazza. Kagome non si aspettava una confessione così esplicita, quasi una sfida! -Sai, un tempo credetti di essermi innamorata di lui...-
Fissando i suoi occhi in quelli freddi di Sayouki, Kagome sussultò, sentendosi perduta: l’aveva ammesso, era stata innamorata di Inuyasha, un tempo. Ora le avrebbe detto che voleva riconquistarlo. Come avrebbe potuto opporlesi?
-Ero giovane e dopo tanti anni di solitudine avevo finalmente trovato qualcuno che mi accettasse, un amico, un compagno di viaggio. La sua presenza allo stesso tempo mi rassicurava ma mi rendeva vulnerabile. Ero confusa perchè nessuno mai mi aveva dimostrato tanto calore e tanta fiducia...-
Sayouki non era abituata a parlare con qualcuno dei propri sentimenti e fece l’errore di prendere il giro troppo largo, così Kagome, tutta presa dalle sue convinzioni e dalle sue paure, travisò: ‘Allora tra loro è davvero successo qualcosa!!’
-Perchè mi stai dicendo queste cose?- chiese turbata -Non riuscirai a portarmi via Inuyasha, non te lo permetterò!-
La yasha rimase interdetta per quella reazione. Capì di non essersi spiegata bene e tentò di porre rimedio al danno.
-Non volevo...Non hai capito...-
Ma Kagome non la ascoltava e guardava il cielo che cominciava a schiarirsi ad est. Sayouki si azzittì e scrutò nella stessa direzione, perchè stava cominciando a percepire qualcosa, qualcosa che Kagome, forte dei suoi grandi poteri spirituali, aveva percepito in anticipo.
-Un frammento!- esclamò la ragazza allarmata, rivolgendosi alla yasha, dimentica dell’ostilità di pochi attimi prima.
-Si, lo sento anche io, ora...Si avvicina a gan velocità...E cos’è questo sibilo?- Anche Sayouki era allarmata.
-Non è un sibilo!- ribattè Kagome quando il suono fu più vicino -E’ un ronzio!!- e si lanciò di corsa in direzione dell’accampamento, affiancata da Sayouki.

****

Fecero giusto in tempo a svegliare i compagni prima che un nero sciame di insetti velenosi oscurasse l’alba.
-SAIMYOSHO!!- gridò come avvertimento Kagome, ottenendo l’effetto immediato di far balzare tutti in piedi all’istante.
-Ma cosa sono?!- domandò Sayouki, che non aveva mai visto quegli insetti.
-Sono gli insetti velenosi di Naraku. Così Miroku non può sfruttare la potenza del kazaana in combattimento...L’ultima volta che lo ha fatto è quasi morto avvelenato.- Era stata Sango a risponderle, mentre, armata del suo enorme boomerang, lanciava uno sguardo preoccupato al bonzo alla sua sinistra.
-Non temere, mia cara fanciulla, non mi lascerò ingannare di nuovo. E poi non posso morire prima di aver trovato qualcuna disposta a darmi un erede!-
Sango scosse la testa, rimproverando il monaco. Come poteva pensare certe cose anche in un momento come quello?
Disposti in cerchio attorno a Shippo e Kagome, si prepararono allo scontro, mentre lo sciame nero si allrgava su di loro.
-VIENI FUORI MALEDETTO!- gridò Inuyasha.
Come evocata dalle parole dell’hanyou, si materializzò proprio sopra di loro la ben nota figura avvolta nella pelle di babbuino bianco.
-Naraku!-
-Mi sembra abbastanza in forma per essere in catene alla Fortezza!- commentò Shippo, stringendosi a Kagome.
-Lo sapevo che non poteva essere stato catturato!-
-Ti sbagli, Inuyasha!- lo corresse Miroku e Sayouki gli fece eco:
-Non è veramente lui!-
-Un’altro burattino dunque! Kagome...?- la youkiataijiya si rivolse all’amica, che si concentrò un attimo prima di rispondere.
-Si, Sango, ha un frammento della Sfera!-
La voce del nemico interruppe i loro borbottii:
-Ma bene! Che bella compagnia avete radunato! Vedo che ci sei anche tu, Dama dei sogni. La tua presenza è tutt’altro che inattesa, ma non per questo meno gradita! E’ un vero piacere vedere che stai bene, dopo il nostro ultimo incontro...Ma...- Naraku si guardò in giro, come in cerca di qualcuno -...Non manca qualcuno?- Sayouki non gli diede il tempo di terminare.
-Silenzio!!-
La yasha si lanciò inaspettatamente all’attacco, rompendo il cerchio e dando inizio così alla battaglia. Gli insetti velenosi attaccarono scendendo in picchiata e il burattino-Naraku si librò più in alto, evitando l’assalto di Sayouki, che dovette pensare a difendersi dai pungiglioni velenosi.
Non c’era più tempo di pensare, nè di parlare e ciascuno si difendeva come meglio poteva da quei pericolosi e infidi avversari. Miroku, impossibilitato ad usare il kazaana, roteava all’impazzata il suo bastone e lo stesso faceva Sango con Hiraikotsu, usando il boomerang come una enorme paletta per mosche.
-Attenti! Non respirate!- avvisò la giovane, lanciando poi una delle sue uova di gas venefico -Doku-fun!-
Decine di insetti caddero stecchiti, ma altrettanti li soppiantarono quando, un attimo dopo, la nuvola di veleno si dissolse portata via dal vento. Shippo si era proclamato protettore di Kagome e lanciava a destra e a manca i suoi piccoli fuochi fatui, ma alla fine dovette desistere e si rifugiò di nuovo tra le braccia della ragazza che rimpianse di non aver preso con sè una bomboletta spray insetticida...Myoga si era eclissato, come sempre nei momenti di pericolo, mentre Kirara agitava le zampe e la coda infuocate nel tentativo di scacciare gli insetti.
-Sayouki! Qua!-
La voce di Inuyasha che chiamava Sayouki fece voltare Kagome: i due stavano combattendo spalla a spalla, in perfetta intesa e ora spiccarono contemporaneamente un salto in direzione di Naraku. Sayouki stava per lanciare qualcosa che pareva una falce luminosa, mentre Inuyasha aveva levato Tessaiga, pronto a colpire.
-Sciocchi!- tuonò il burattino-Naraku -Se proprio volete combattere con me, vi accontenterò subito!-
In pochi istanti la forma ricoperta dalla pelle di babbuino bianco prese a deformarsi sempre più, aumentando di dimensioni, fino a perdere completamente le sue iniziali sembianze assumendo quelle di un enorme youkai-drago, dal corpo coperto di scaglie rosso fuoco. Dondolando la testa in un moto quasi ipnotico, spalancò le fauci ruggendo minaccioso e la sua coda irta di aculei saettò verso Inuyasha.
Prontamente l’hanyou la schivò, imprecando.
-Kagome!! Anche questo dannato kugutsu ha un pezzo della Sfera, hai detto?-
Scansando un’altra sferzata di quella coda micidiale, Inuyasha balzò al contrattacco, menando poderosi fendenti con Tessaiga, senza tuttavia riuscire a causare gravi danni al corpo scaglioso del drago. Nessuno dei suoi più potenti attacchi pareva aver scalfito quella coriacea armatura, come se l’avversario fosse protetto da una invisibile barriera. Anche Sango nel frattempo aveva lanciato più volte il micidiale Hiraikutsu, ma senza risultato. In ultima battuta l’avversario aveva scagliato il grande boomerang tra gli alberi, come se si fosse trattato di una mosca fastidiosa.
Sayouki, domato l’iniziale impeto, aveva osservato attentamente lo scontro e infine credette di capire cosa non andasse negli attacchi di Inuyasha e di Sango. Corse in loro aiuto, pensando di aver individuato un possibile punto debole:
-Getsunogaaaaiiiiiii!!-
La falce di luce saettò nell’aria e colpì l’avversario nell’incavo dell’articolazione, tagliandogli di netto una zampa. -Le scaglie non proteggono interamente il suo corpo!- avvertì –provate con dei colpi più mirati!- e intanto la Falce di luna, oltrepassato il drago ferito, tornò indietro come un boomerang, mirando all’altro arto. Accortosi in extremis del pericolo, il drago scartò di lato e la letale falce rischiò di colpire Inuyasha.
-Sayouki! Ma che diamine stai facendo!? Vuoi farmi la pelle!?- gridò inviperito, quindi si rivolse impaziente a Kagome -Allora? Lo vedi il frammento?-
La ragazza stava osservando la sinuosa figura rossa in cerca del familiare brillio. Un altro micidiale colpo, stavolta dell’hanyou, tagliò di netto una zampa interiore all’avversario. Grida di giubilo si levarono dai compagni, ma l’entusiasmo si spense nello stesso istante in cui le parti mutilate cominciarono lentamente a rigenerarsi. Tutto inutile, pensò: per quanto originale come kugutsu, quel drago era pur sempre un burattino e tutti loro sapevano bene che occorreva colpire il suo centro vitale per abbatterlo: il frammento della Sfera. Il più era individuare il punto esatto...
-Alloooraa Kagoomee!!??-
-Eccolo! All’altezza del...Aaaaah!- La ragazza si era distratta per cercare di individuare il frammento e il drago, contorcendosi alla cieca, privo di testa qual’era, l’aveva colpita in pieno con la coda, sbattendola violentemente a terra.
-Kagooomeeeeeee!-
Inuyasha era impegnato a tenere a bada le micidiali spire, quindi fu Sayouki a precipitarsi a soccorrere la ragazza: era piena di graffi ed escoriazioni, ma era vigile e cosciente.
-Al petto! All’altezza del cuore!- disse.
Sayouki passò voce ad Inuyasha che si divincolò dall’abbraccio scaglioso per caricare tutta la sua forza nel colpo decisivo. E mentre il potere della grande spada raggiungeva il suo bersaglio, Inuyasha sollevò l’elsa di Tessaiga sopra la testa con entrambe le mani e l’affondò nel petto dell’avversario, poco sotto alla zampa recisa. Il drago barcollò, poi crollò a terra con gran frastuono di alberi spezzati. Lo sciame di Saimyosho abbandonò il campo di battaglia e sorvolò la radura, tenendosi fuori tiro, molto probabilmente in attesa di recuperare il frammento.
Soddisfatto del risultato Inuyasha recuperò Tessaiga e corse da Kagome per accertarsi che stesse bene.
-Kagome! Come stai? Sei ferita?-
La giovane fu immensamente felice quando vide che l’hanyou era sinceramente preoccupato per lei e si affrettò a rassicurarlo.
-No, no. Ho solo qualche graffio, niente di serio!-
-Miroku!-
La voce allarmata di Sango richiamò la loro attenzione: la youkitaijiya era corsa in aiuto del giovane bonzo che gemeva febbricitante a terra, il bastone abbandonato a diversi metri di distanza. Nelle ultime battute dello scontro aveva visto Miroku combattere spalla a spalla con Shippo contro lo sciame di api, quando il drago mutilato, contorcendosi, lo aveva colpito facendogli perdere la sua unica difesa contro gli insetti velenosi.
-Scotta!! E’ stato punto dai Saimyosho!! Presto, aiutatemi!- gridò piena di ansia.
Sayouki accorse in loro aiuto e guardandosi intorno chiese dove fosse Shippo.
-Presto, presto!- si udì chiamare la voce di Myoga -E’ qui! Anche lui è stato punto!-
Il piccolo kitsune era steso su un fianco, ansimante, proprio al margine degli alberi distrutti dal drago. Accanto a lui Kirara miagolava, attorniata dai corpi fumanti delle api che aveva bruciato nel tentativo di difenderlo.
Entro breve poterono valutare i danni subiti e constatarono che non erano affato pochi: Shippo e Miroku erano stati avvelenati e occorreva subito somministrare loro l’antidoto, mentre Kagome era ferita seppur non gravemente in diversi punti e avrebbe potuto rischiare un’infezione. Ignorando il dolore, la ragazza corse a recuperare il proprio zaino e vi frugò dentro alla ricerca dei medicinali. Stava tornando indietro quando notò qualcosa di strano: il corpo del drago era ancora lì. Non avrebbe dovuto dissolversi, invece?
-Inuyasha, dov’è il frammento ?-
Gli altri seguirono la direzione del suo sguardo e capirono dove volesse arrivare.
-Già, Inuyasha. L’hai colpito, no?-
-Si, Sango! L’ho colpito in pieno petto e ho affondato la lama fino all’elsa!- O forse, distratto dalla preoccupazione per Kagome, non aveva colpito esattamente il cuore?
-L’hai mancato! Si sta rigenerando!-
E infatti, mentre loro pensavano ai feriti, il drago si era quasi completamente rigenerato. La testa e le zampe erano di nuovo al loro posto e rimaneva solo lo squarcio nel petto, che si stava lentamente richiudendo. Le api ronzarono più forte, più vicine e Miroku in un attimo di lucidità, portò mano al rosario che chiudeva il Foro del Vento.
-Userò il kazaana, se necessario!- farfugliò -Il veleno...è già in circolo...-
-No!- Sango gli afferrò repentinamente il braccio, fermandolo e arrossì violentemente quando, dopo qualche attimo, il bonzo cedette e portò l’altra mano sulla sua, prima di cadere nell’incoscienza. La ragazza scrutò il cielo su di loro, allarmata: gli insetti velenosi sembravano essersi moltiplicati e il nemico era di nuovo davanti a loro, pressochè integro e pronto a combattere. Hiraikotsu era disperso nella foresta e lei si sentì impotente come non mai.
-Non essere sciocco Miroku! Piantala di fare l’eroe! Sango, occupati tu agli altri, ci penseremo io e Sayouki a proteggervi!-
-No, Inuyasha!- intervenne gelida la Dama dei sogni -Questa volta...il drago è mio!-
Non attese nemmeno risposta e si lanciò all’attacco, prima che l’hanyou potesse esprimere il proprio disappunto e soprattutto prima che il drago si rigenerasse completamente. Sapeva dove colpire. Lo sciame di Saimyosho si scagliò verso il basso e Inuyasha fu costretto a difendersi, mentre Sayouki andava all’attacco. Affrontò l’avversario lanciando una terza Falce di Luna che lo privò di entrambi gli arti superiori, quindi, con un grido selvaggio, si tuffò di lato nella sua guardia scoperta e affondò gli artigli nel fianco, estirpandone il cuore.
Quella vista procurò a Kagome un conato di nausea, ma poi si rese conto che ciò che la yasha teneva in mano non era un cuore grondante sangue, ma una pietra, una semplice pietra con incastonato un frammento della Shikon. Questa volta, in men che non si dica, il corpo del drago si tramutò in polvere e di lui rimase solo una sagoma intagliata nel legno a cui era legato un capello nero.
-Un altro ricordino di Naraku!- esclamò amaramente Inuyasha, spezzando rabbiosamente il burattino col piede nudo.
Sayouki, in un gesto di sfida, sollevò il frammento al cielo e lo mostrò ai Saimyosho, che sorvolarono incerti due o tre volte il campo, poi se ne andarono, rassegnati.

****

Finalmente al sicuro, Kagome si occupò subito di somministrare l’antidoto a Miroku e Shippo, e Inuyasha e Sango dovettero insistere perchè si staccasse dal loro capezzale e si dedicasse a medicare le sue ferite.
-Se non ti medicherai tutti quei graffi, faranno infezione, Kagome-chan.- le fece notare Sango, sostituendola al capezzale di Miroku.
Cedendo infine alle insistenze, nonchè al crescente bruciore che la tormentava, Kagome tornò al suo zaino e ne estrasse la cassetta del pronto soccorso.
-Posso medicarti io, se vuoi...- si offrì gentilmente Sayouki, apparsa da chissàdove con Hiraikotsu sulla spalla. Era molto più bassa di Sango e di qualche centimetro più piccola di Kagome e nonostante le spropositate dimensioni e il peso del boomerang d’osso, ella maneggiava l’oggetto come se fosse stato un giocattolo, deponendolo ai piedi dell’albero sotto il quale si trovava Kagome.
Colta alla sprovvista e cosciente della necessità di un aiuto, la ragazza annuì. Spiegò alla yasha a cosa servisse il contenuto della cassetta e dovette ammettere che ci sapeva davvero fare. In meno di mezz’ora, ogni escoriazione era stata pulita, disinfettata e bendata, mentre da sola ci avrebbe messo un’eternità, senza contare che molte ferite erano sulle braccia e sulla schiena e il bruciore crescente cominciava a renderle doloroso qualsiasi movimento.
-Grazie, Sayouki.- le disse infine timidamente. Al di sopra della gelosia che poteva provare nei suoi confronti, Kagome dovette ammettere che la yasha aveva fatto molto per loro in quell’unico giorno e che se non fosse stato per lei forse ora avrebbero potuto essere ridotti molto peggio.
-Non ho fatto nulla di speciale, Kagome. Sarei anzi curiosa di saperne di più sulla medicina del tuo tempo...-
La modestia di Sayouki fece quasi vergognare la ragazza per il pessimo giudizio che aveva dato di lei.
-Ascolta, per quel che riguarda il discorso di stamattina...- riprese Sayouki senza guardarla in viso -non abbiamo potuto finire e temo di non essermi proprio spiegata bene...-
Kagome si irrigidì ricordando quel loro breve diverbio riguardo ad Inuyasha.
-No, sono io che devo scusarmi! Non dovevo reagire così. Lo so che tu lo conosci da tanto tempo ma io...-
Come richiamato dal sentore dei loro discorsi, Inuyasha si diresse verso di loro e per la seconda volta le due dovettero lasciar cadere l’argomento.
-Allora, come stai, Kagome?-
-Be...bene, grazie.- blaterò in risposta.
-Eh! Eh!-
-Che c’è da ridere?-
-Così bendata sembri una mummia!!-
Le prese in giro dell’hanyou riportarono la situazione alla normalità, tanto che Kagome fu tentata di propinargli un bell’”osuwari”, ma poi optò per un bel pugno in testa e fece per alzarzi, accorgendosi però tardivamente che quel movimento non era stata una buona idea. Sayouki la vide stringere i denti per il bruciore provocato dal riaprirsi dei tagli più profondi.
-Smettila Inuyasha, non hai alcun riguardo!-
-Ma l’ha detto lei che è solo qualche graffio!-
Sayouki scosse la testa e passando accanto all’hanyou gli propinò un memorabile pugno in testa, lanciando uno sguardo complice a Kagome. Anche se Kagome non riuscì ad interpretare quello sguardo, che le parve freddo e glaciale come sempre, capì che il gesto di Sayouki era stato inteso a punire Inuyasha per il suo comportamento nei suoi confronti e sorrise tra sè. Se pure dovevano essere rivali in amore, non c’era motivo di odiarsi a vicenda, decise.
-Le tue medicine si sono rivelate davvero ottime- disse infine la yasha -ma ora lascia che ti prepari una delle mie, per calmare il dolore.-
Si allontanò e poco dopo tornò con una ciotola di infuso fumante, che Kagome accettò, preparandosi ad ingurgitare una pozione curativa sì, ma terribilmente puzzolente come quelle di Kaede. Portò la ciotola alla bocca trattenendo il respiro, ma quando assaggiò il contenuto scoprì che aveva un buon sapore. Stupita lo annusò ed esclamò:
-Ma è buonissimo! E’ profumato...e sa di vaniglia!-
E Sayouki rise. Rise di cuore, un trillo allegro e inatteso e i suoi occhi risero con lei, per un attimo.
Kagome rimase esterrefatta e affascinata per quell’evento imprevedibile. Finalmente un’emozione era trapelata da quegli occhi di ghiaccio, finalmente un po’ di allegria aveva illuminato quei tratti seri e tesi, rendendo più raggiungibile l’inumana Sayouki! L’attimo passò e l’ilarità si spense, ma la voce della yasha rimase calda e amichevole nel continuare:
-Ti piace, dunque? Un tempo i miei pazienti si lamentavano continuamente per i terribili sapori e odori delle mie medicine, così ho cercato di porvi rimedio!-
Sayouki attese che Kagome terminasse l’infuso e poi, recuperata la ciotola vuota, si congedò lasciando soli Inuyasha e Kagome.
-Come stanno Miroku e Shippo?- volle sapere la ragazza. -Adesso dormono. La febbre sta lentamente scendendo, l’antidoto sta facendo effetto. Ma tu, piuttosto...Ti fa molto male?- Dopo la sgridata di Sayouki, Inuyasha si era si era reso conto che Kagome gli aveva detto che non si trattava di nulla di serio solo per non farlo preoccupare.
‘Che stupido sono stato!’
L’espressione dell’hanyou era così seria e abbattuta che Kagome si sporse a sfiorargli un braccio.
-No, Inuyasha. Non preoccuparti. Passerà presto, veramente, non è nulla di grave!-
Sollevato, il giovane le prese delicatamente la mano e la strinse. A quel contatto le gote di Kagome si imporporarono violentemente, ma lei non ritirò la mano: non l’avrebbe fatto per nulla la mondo. Seduti l’uno accanto all’altra, mano nella mano, i due rimasero un po’ in silenzio, finchè Kagome sentì il torpore diffondersi in tutto il corpo e blaterò:
-La medicina di Sayouki...Mi fa venire sonno...-
Con un gesto inatteso Inuyasha la attirò a sè a la circondò con il braccio.
-Allora riposa, Kagome...E perdonami se non ho saputo proteggerti...-

****

Sayouki si recò a controllare le condizioni di Miroku e, dopo aver appurato che stava decisamente meglio e che era in buone e amorevoli mani, si diresse ad occuparsi del piccolo Shippo. Seduta con la schiena appoggiata al tronco di un albero, accarezzando con la mano la testolina del cucciolo profondamente addormentato, si guardò intorno e sospirò.
A pochi metri da lei, Sango vegliava Miroku con una cura che rasentava l’adorazione, detergendogli costantemente il viso con una pezza umida e sussurrandogli dolcemente qualcosa ogni tanto. Tre alberi più in là, Kagome dormiva beata tra le braccia del suo Inuyasha, la testa poggiata sul suo petto, cullata dal battito del suo cuore di hanyou.
Sayouki chiuse gli occhi per non vedere. Si sentiva sola. Mai, come in quel momento, si era sentita sola negli ultimi cinquant’anni di vita.

****

L’intenzione di Naraku era evidentemente stata quella di rallentarli, ma grazie al vantaggio prcedentemente acquisito, gli otto compagni giunsero a destinazione con largo anticipo nonostante avessero duvuto sostare più del previsto per permettere a Miroku, Shippo e Kagome di recuperare le forze.
Al tramonto dell’ottavo giorno poterono ammirare lo splendido spettacolo delle bianche mura della Fortezza baciate dai caldi raggi del sole morente.
-Ma è bellissimo!- fu tutto quello che riuscì a dire Shippo, estasiato, osservando lo spettacolo dalla spalla di Inuyasha.
I raggi obliqui dell’astro, colpendo le pietre traslucide, creavano un curioso gioco di luci, che rendeva magica l’atmosfera e tingeva di rosa l’intera cinta muraria.
Decisero di accamparsi per la notte, tenendosi ad una certa distanza dal villaggio su consiglio di Myoga, per evitare di incappare in una pattuglia: l’indomani si sarebbero avvicinati e un piccolo drappello sarebbe andato avanti in esplorazione, in attesa che calasse la notte.
Nessuno di loro riuscì a dormire tranquillo, sapendo che quella notte avrebbero duvuto fare di nuovo i conti con Naraku, quello vero, stavolta, e che quella notte sarebbe stata buia come non mai perchè la luna non sarebbe sorta e Inuyasha avrebbe perso i suoi poteri.



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
osuwari: a cuccia.
youkai: demone.
yasha: demone femmina (ma ci sono pareri contrastanti, quindi non fidatevi troppo...)
Saimyosho: gli insetti velenosi di Naraku.
kugutsu: burattino, fantoccio prodotto delle arti oscure di Naraku.
Doku-fun: uova colmate di gas venefico, arma di Sango.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.



******************************

Eccovi dunque, come promesso, l’inizio vero e proprio dell’avventura: dieci pagine in arial 10 tutte per voi, cari lettori dei miei papiri! (E qui parlo a giodan che si era lamentato per l’ultimo capitolo ;-P)! Spero che questo primo scontro vi abbia appassionato e che le prime notizie sulla Fortezza vi abbiano incuriosito!
Alla prossima!
A tutti i commenti risponderò come solito nella sezione fanfiction del mio blog (www.youki-laportadellalba.splinder.com)

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Capitolo 6
*** La buia notte dell'esecuzione ***


YUME NO MAI

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)

Cap 5

La buia notte dell’esecuzione


La Fortezza era una vera e propria cittadina, potè notare quella mattina Kagome. La pace assicurata dai monaci guerrieri aveva fatto sì che il popoloso villaggio andasse sempre più espandendosi, e divenisse il fulcro delle attività commerciali e artigianali dell’intera regione. Mischiandosi alla folla che andava e veniva per l’ampia strada di terra battuta, lei, Sango e Miroku erano riusciti a penetrare la cinta muraria senza difficoltà e senza dare nell’occhio. Kagome aveva avuto l’accortezza di cambiarsi d’abito, indossando un semplice yukata fornitole da Kaede in previsione di una simile evenienza.
La città, costruita attorno alla vera e propria Fortezza, era abbarbicata in cima ad una ripida collina erbosa, circondata da un’ampia zona scoperta mantenuta a prato. Ciò permetteva agli abitanti della zona di pascolare gli animali mantenendoli in vista ed inoltre assicurava alle vedette un completo controllo dei dintorni per almeno un miglio in ogni direzione, fino al limitare della foresta. A nord-ovest si innalzava la catena montuosa in cui spiccava il sacro Monte Hakurei, mentre lontano a est, si estendeva, invisibile, il mare.
L’unico accesso alla cittadina era un colossale portone che si apriva nelle bianche mura di cinta sul versante sud, in corrispondenza dell’unica strada abbastanza ampia da essere praticabile con dei carri: era sorvegliato da quattro guardie armate ma l’attenzione che essi prestavano ai passanti era ben poca. Dopo aver percorso il lungo tratto completamente allo scoperto che divideva il loro accampamento dalla Fortezza, i tre avevano agevolmente superato le porte e ora stavano gironzolando per il chiassoso mercato, in costante ascolto, in cerca di informazioni.
Miroku era al settimo cielo per quella passeggiata al fianco delle due ‘divine fanciulle’, (anche se non mancava mai di analizzare a fondo ogni altro esemplare della popolazione femminile autoctona) e le teneva entrambe sottobraccio:
-Non vorrei vi perdeste nella folla!- era stata la sua principale scusa.
Kagome e Sango si erano scambiate uno sguardo complice e Kagome aveva capito che all’amica non sarebbe dispiaciuto poter fare una passeggiatina con Miroku, quindi, con una scusa, si defilò fingendo un profondo interesse per alcuni oggetti esposti su una bancarella.
-Voi magari andate avanti, io vi raggiungo tra un attimo.-
-Come vuoi, divina Kagome.- aveva risposto Miroku -Tanto tutte le strade portano alla Fortezza! Se dovessimo perderci, diamoci appuntamento sotto i bastioni del castello.-
Così dicendo i due si erano allontanati e Kagome era rimasta sola. Girovagò un po’ per il mercato e si fermò ad ascoltare alcune donne che parlavano dell’esecuzione in programma per quella sera, come se fosse cosa di ordinaria amministrazione.
-Hai bisogno di qualcosa, bambina?- le chiese gentilmente una vecchia che faceva parte della piccola crocchia di pettegole.
Imbarazzata per essere stata colta in fallo, Kagome arrossì e si scusò:
-Perdonatemi se stavo...ehm...origliando...Ma non sono di qui e mi chiedevo se sarà davvero giustiziato uno youkai questa sera come avevo sentito dire...-
-Ah! Piccola straniera, ti spaventa forse l’idea di vedere da vicino un demone?-
La vecchia aveva il tono di una che la sapeva lunga e pareva quasi farsi beffe della presunta inesperienza di Kagome con quelle terribili creature.
-Ehm, beh...Un pochino...- mentì la ragazza spudoratamente. Se glielo avessero chiesto solo pochi mesi prima, allora quella risposta sarebbe magari anche stata sincera, ma dopo tutto quel tempo passato a dar la caccia a Naraku...Dovette fare uno sforzo per non scoppiare a ridere!
-Devi sapere che non per niente questa città è chiamata Fortezza! I nostri protettori sono abili guerrieri e possono contare su armi imbattibili cui nessun demone è mai riuscito ad opporsi! Il demone che verrà giustiziato stasera non è poi così spaventoso, a parte quella stupida pelle di babbuino che si ostina a tenere addosso. Io credo che i monaci siano stati anche troppo clementi con lui a fargliela tenere...-
-A me hanno detto che hanno provato a togliergliela, ma il suo volto era così orrendo che per non turbare la popolazione hanno preferito rimettergliela!- intervenne un’altra donna, fiera di quell’informazione.
-Io invece ho saputo...-
A Kagome parve di trovarsi in un pollaio.
-Ehm...Scusate...?- la sua voce era quasi inudibile nel vociare delle donne, ma alzando un po’ il tono con la vecchietta che le aveva rivolto per prima la parola, riuscì a farsi dire dove e quando avrebbe avuto luogo l’evento.
-Nella piazza centrale, come al solito, mia cara. Lì è perennemente allestito il patibolo e la cerimonia dell’esecuzione comincia un’ora dopo il tramonto...Ma se fossi in te io non ci andrei, bambina...mi sembri un po’ troppo impressionabile. Non vorrei che ti sentissi male!-
Lasciando le donne ai loro pettegolezzi, la ragazza si allontanò con le preziose informazioni.

****

Passare tutta la mattina in attesa fece uno strano effetto ad Inuyasha. Era abituato ad essere sempre al centro dell’azione, mentre quel giorno era stato lasciato indietro...Ovviamente perchè nè lui, nè Shippo, Myoga, Sayouki o Kirara avrebbero potuto metter piede in città, essendo di sangue youkai. Per l’ennesima volta il suo sguardo spaziò intorno, posandosi annoiato sul panorama che ormai conosceva a menadito, dopo oltre tre ore di vedetta. La città con le sue bianche mura sopra la collina, il prato verdeggiante punteggiato di fiori che la circondava, gli animali al pascolo, i contadini al lavoro nei piccoli poderi...e poi ancora la foresta rigogliosa, le montagne sullo sfondo...Nulla di interessante insomma.
‘Ma quanto ci mettono quei tre a tornare?’ si chiese sconsolato e annoiato a morte: gli avevano anche vietato di allontanarsi, onde evitare di incappare in qualche pattuglia di Cacciatori...
Guardò il vecchio Myoga ronfare beatamente all’ombra di una foglia accanto a lui e quasi lo invidiò per la sua tranquillità. Inuyasha si sentiva male a starsene lì con le mani in mano, mentre Naraku, il suo più acerrimo nemico, era lì, a brevissima distanza da lui!
Una risata allegra di Shippo attirò l’attenzione dello sconsolato hanyou sulla piccola radura nascosta che avevano eletto loro campo base. Accanto al fuocherello su cui sobbolliva una piccola pentola d’acqua, Sayouki parlava con il piccolo kitsune e faceva giocare Kirara con una cordicella.
-Come sei buffa Kirara!!-
-Già, da bravo felino non puoi resistere a questo gioco, vero?-
Risero insieme quando con un balzo, Kirara azzannò la cordicella, strappandola di mano a Sayouki e, tutta fiera, sollevò il musino in segno di vittoria.
-Sai, Kirara? Mi ricordi un po’ uno strano giovane che ho incontrato tempo fa, poco prima di partire per la Cina...Aveva ben poco sangue youkai nelle vene perchè era figlio di un mezzodemone e di un’umana, ma i suoi tratti erano decisamente quelli di un neko...Si comportava davvero come un grosso micione giocherellone...ma era sempre così distratto!!- Sayouki riuscì a sviare l’attenzione di Kirara e a sottrarle di nuovo la codicella.
La piccola yasha sussultò sorpresa e la Dama dei sogni rise mentre Shippo, interessato alla nuova storia, insistè perchè continuasse. Pure Kirara si era avvicinata, come se volesse ascoltare il racconto.
-Ero da poco ritornata in patria quando un giorno incontrai questo strano ragazzo...Disse di essere uscito per una passeggiata e di essersi perso inseguendo una farfalla! Era così buffo! Pensa che disse di chiamarsi Bakayasha...(*)-
La scrosciante risata di Shippo svegliò persino Myoga che fece un balzo e cadde dal ramo, tornando poi ad appisolarsi ai piedi dell’albero senza più badare al cucciolo. Senza darlo a vedere, Inuyasha si appassionò alla divertentissima storia che Sayouki stava raccontando, ma la sua attenzione si concentrò piuttosto sulla narratrice, che ora aveva posato una mano piccola e delicata sulla testolina cisposa di Shippo e mentre parlava gli accarezzava i capelli in un gesto quasi materno. Era una cosa del tutto inattesa per lui scoprire un simile lato in Sayouki. La ricordava una giovane dispotica e a volte irriverente, in totale contrasto con l’impressione iniziale che ne aveva avuto, quando l’aveva incontrata la prima volta, quando ancora portava addosso l’abito sacerdotale. Quel passato era davvero lontano. Quando l’aveva rivista l’ultima volta, prima che Naraku attuasse il suo diabolico piano, lei aveva quel kimono addosso e non era più quella di prima, si era trasformata nella Dama dei sogni.
‘L’aver conquistato la sua eredità di Dama dei sogni l’ha cambiata...’ pensò ‘E di certo l’avranno cambiata molto anche questi ultimi cinquanta anni vissuti vagando senza posa, braccata da Naraku, stando a suo dire...’
Di nuovo si chiese cosa fosse veramente successo in tutti quegli anni. Più guardava Sayouki e più sentiva che c’era qualcosa di profondamente diverso in lei, qualcosa che lei gli aveva taciuto. La yasha intercettò il suo sguardo vacuo e lo chiamò, sorridendo:
-Allora Inuyasha, ti è piaciuta la storia?-
-Uhm??- colto di sorpresa, tanto era immerso nei suoi pensieri, rischiò di cadere dal ramo. -Eh? Ma guarda che a me non frega proprio un accidenti di quel neko!-
-Aaaah! Ma allora stavi ascoltando!- lo canzonò Shippo.
-Semplicemente è che il mio udito è molto fine e voi non parlavate certo sottovoce! E poi NON VI STAVO ASCOLTANDO!!-
-Vuoi dire che ti sei perso la fine?- il piccolo kitsune fece una faccia così stupita, come se volesse dire: “ti sei perso la parte più divertente!”, che riuscì ad incuriosire persino l’hanyou, che veramente non aveva udito la fine della storia, perso com’era nelle sue elucubrazioni mentali!

In quel momento dalla foresta udirono la voce di Sango gridare:
-Porco!!! Giù quelle mani!!-
E subito seguì un sonoro -Ahia!!!- da parte di Miroku.
Shippo balzò giù dalle ginocchia di Sayouki e corse ad accogliere Kagome, che stava uscendo proprio in quel momento dalla boscaglia.
Inuyasha scese dall’albero e si avvicinò a Sayouki, in attesa.
-Comunque, - cominciò lei -in sintesi persi definitivamente le tracce di Bakayasha quando, inciampando nella sua stessa coda, cadde da un dirupo e dal fondo mi gridò tutto entusiasta che lì c’erano delle more inoltrandosi poi nel bosco. Non lo rividi più, ma ogni tanto mi giunge qualcuno dei suoi strampalati sogni...-
L’ombra di un sorriso incurvò un angolo della bocca di Inuyasha che lo trattenne perchè ormai gli altri gli avevano raggiunti.
Miroku di massaggiava la guancia arrossata e gonfia per il ceffone di Sango e la giovane youkaitaijiya procedeva tutta impettita accanto a Kagome.
-Temo che Miroku-sama non si renda bene conto di cosa significhi far la corte ad una donna...Pensa di potersi esprimere meglio a gesti...- commentò sottovoce Sayouki -E che gesti!-, aggiunse, mettendo ancor più alla prova l’autocontrollo di Inuyasha che stentava a trattenere il riso.
Non era poi cambiata tanto! Era irriverente come al solito!
-Immagino che sia troppo chiedere a Miroku di tenere i tentacoli a posto!- ridacchiò Inuyasha, cedendo all’ilarità.

****

Alla luce delle informazioni raccolte in città dai tre esploratori, i sette discussero il piano d’azione per quella sera, riuniti attorno al fuoco su cui Sayouki aveva cucinato uno dei piatti pronti di Kagome. Kagome raccontò quanto aveva saputo dalle donne del mercato e Sango e Miroku descrissero come, a quanto era stato loro detto, si sarebbe svolta la cerimonia. Tracciarono anche la piantina stilizzata della piazza e del patibolo in essa allestito disegnando per terra con un bastoncino.
-Naraku verrà condotto al patibolo sotto il giogo di Catena un’ora dopo il tramonto, e subirà la cerimonia del giudizio del Bastone, che non è altro la conferma del giudizio già emesso in precedenza.- spiegò il bonzo -Infine la Falce calerà sulla sua testa per eseguire la condanna...-
-Ma di certo accadrà qualcosa prima che ciò avvenga.- asserì cinico Inuyasha -Non crederete veramente che si lascerà decapitare così!?-
Myoga concordò annuendo con la testa.
-Certo che no! Ha sicuramente in mente qualcosa, ma non riusciamo a capire come e cosa possa fare, essendo soggiogato dal potere della Catena! Ci hanno detto che nessuno youkai è mai stato in grado di resisterle, tanto che Naraku stesso giace calmo e immobile nella sua cella da quasi tre settimante, ormai!-
-Daltronde sappiamo bene che Naraku non manca certo di pazienza e autocontrollo.- constatò Kagome, sollevando pareri concordanti. -Se ha deciso di farsi condannare avrà pianificato tutto in ogni minimo dettaglio per riuscire nel suo intento, qualunque esso sia, e certo avrà messo in conto anche il potere di cui dispongono i monaci guerrieri.-
L’analisi della situazione fatta dalla ragazza era spietatamente realistica: tutti conoscevano bene il modo di operare di Naraku, la sua astuzia, la sua abilità nel tramare complicatissime tele.
-Cosa facciamo allora? Andiamo in città stanotte?-
Tutti guardarono il piccolo Shippo, che mostrava la solita impazienza.
-No, piccolo Shippo. Tu starai fuori ad aspettare, con me, Myoga e Kirara.- intervenne paziente Sayouki.
-Peeeerchè?-
-Dimentichi la barriera che impedisce agli youkai di entrare?-
Il musetto del cucciolo si fece serio e imbronciato, ma annuì, perchè non ci poteva fare poi molto.
Decisero infine che Sango, Miroku e Kagome sarebbero tornati in città il pomeriggio stesso, mentre Inuyasha li avrebbe raggiunti dopo il tramonto. Gli altri sarebbero rimasti indietro, di copertura, Sayouki immediatamente fuori dalle mura e i rimanenti nel bosco, al campo.
-Non mi alletta più di tanto di dover affrontare Naraku solo in quattro e con Inuyasha privo di poteri...- commentò Miroku. -Saremo in una piazza gremita di gente e non potrò neppure usare il kazaana, in caso di necessità!-
-Già. L’unica cosa positiva è che la barriera fermerebbe i saimyosho e non dovremmo preoccuparci di loro, ma poi...- Sango lasciò cadere la frase a metà, non volendo nemmeno immaginare la strage che ne sarebbe risultata.
Inuyasha si soffermò un attimo a pensare, quindi enumerò:
-Abbiamo Hiraikotsu, le frecce di Kagome e Tessaiga, che, anche se non si trasformerà, sarà sufficiente a proteggerci, come pure il suo fodero.-
-Però bisognerà attendere la prima mossa di Naraku per agire.- Ora tutti guardarono Sayouki, rimpiangendo di non poterla avere con loro.
-Se solo tu potessi venire con noi, mi sentirei molto più tranquilla.- le disse Sango, e anche Kagome si ritrovò ad annuire. Dopo averla vista combattere, capiva bene come mai l’amica stimasse tanto quella yasha.
Sorridendo, Sayouki li tranquillizzò, asserendo che si sarebbe tenuta pronta ad ogni evenienza e che in caso di necessità, a costo di abbattere l’intera cinta, sarebbe corsa in loro aiuto. Nessuno di loro dubitò che ne sarebbe stata capace e Shippo la guardò affascinato, pendendo dalle sue labbra.
-Così potrei entrare anche io!-
Sayouki posò una mano sulla testolina del piccolo per calmarlo, mentre pensieri agitati le vorticavano nella mente.
Voleva aiutare i suoi amici contro Naraku, rassicurarli del fatto che lei sarebbe stata con loro, proprio come Inuyasha e voleva combattere al fianco dell’hanyou la battaglia che li avrebbe visti opporsi all’origine di tutte le loro sofferenze, proprio come le aveva mostrato il suo dono di Veggente tanti e tanti anni prima. ‘Si...è lui l’origine del mio dolore...Mi ha perseguitata senza sosta e quando finalmente credevo di essere pronta per affrontarlo...sono di nuovo caduta in una delle sue trappole...’
Non si sentiva ancora pronta ad esporsi completamente, a raccontare loro tutta la sua storia e pregò mentalmente Inuyasha di assecondarla.
L’hanyou guardò attentamente l’amica e la vide annuire quando i loro sguardi si incrociarono. ‘Quindi ha deciso di non esporsi.’ Annuì a sua volta e si alzò in piedi stringendo i pugni.
-Ce la dovremo cavare da soli, perchè non si può distruggere la città solo per farvi entrare Sayouki. Ce la siamo cavata fino ad ora e ce la caveremo anche stanotte, no?-
L’improvviso ottimismo di Inuyasha sollevò una battuta di Miroku che fu seguito a ruota da Shippo e il morale dell’intero gruppo si risollevò nell’ilarità generale.

****

-Kirara, Myoga, tenete d’occhio Shippo, ve lo affido.-
-Ma...Youki-chan! Io voglio venire con voi!-
All’avvicinarsi del tramonto, Inuyasha e Sayouki si erano avviati insieme verso la città per raggiungere gli altri, ma che il cucciolo di kitsune non aveva voluto sentire ragioni e alla fine gli era stato concesso di accompagnarli per un breve tratto fino al margine della foresta. Si erano messi tutti e cinque in cammino, tenendosi ben nascosti e ora, giunti a metà, si sarebbero dovuti separare secondo i patti, ma ancora Shippo non cedeva.
-Non discutere, rompiscatole!! E’ troppo pericoloso, lo vuoi capire!?- lo sgridò con veemenza Inuyasha e Myoga si fece saggiamente avanti, spiegando:
-Quello che il signorino Inuyasha vuole dire è che qualcuno deve tornare al campo per tenere d’occhio la nostra roba.-
Preso da chissà quale capriccio, Shippo ignorò sia Inuyasha che Myoga e si rivolse di nuovo a Sayouki.
-Ma tu Youki-chan avevi detto che saremmo rimasti insieme!!-
La yasha sospirò e con estrema pazienza spiegò che lei sarebbe rimasta di guardia appena fuori dalle mura, e che quel posto non era adatto a lui perchè c’era il rischio che ci fossero dei Cacciatori di pattuglia in occasione dell’esecuzione.
-Ora è meglio che torniate indietro.- concluse cupa.
Kirara intervenne infine con decisione, afferrando il cucciolo per la cintura e avviandosi risoluta verso il loro campo. Myoga, mentre si allontanavano con Shippo ancora scalpitante, si voltò e salutò Sayouki e Inuyasha.
-Non perdete altro tempo, noi vi aspetteremo al campo!-
-Tsè! Non se lo è fatto ripetere due volte quel dannato fifone!- commentò sarcastico Inuyasha quando i tre furono scomparsi alla vista. -Andiamo?- chiese poi, rivolto a Sayouki.
Con un cenno del capo la donna si avviò con lui lungo l’ultimo tratto scoperto che li separava dalle mura. Il giorno stava morendo e gli ultimi raggi del sole giocavano a dipingere le mura della cittadella in uno spettacolo d’oro e di cremisi che toglieva il fiato, mentre attraversavano la verdeggiante distesa d’erba fino a raggiungere la strada ormai deserta. Per tutto il giorno la gente aveva affollato quella strada con lo scopo di finire al più presto le proprie faccende e dedicare la serata al tanto atteso spettacolo...e Sayouki aveva commentato disgustata che quegli uomini dovevano proprio essere i degni discendenti della banda di Hirofumi per attendere con tanta ansia una esecuzione. Il ricordo della loro esperienza diretta con il leggendario monaco, non li avrebbe mai abbandonati.
Camminavano lentamente per non avvicinarsi troppo alla città prima che fosse scesa la notte; ma il buio sembrava non calare mai, come se il riflesso della luce solare sulle bianche pietre della cinta tentasse di fugare l’oscurità stessa della notte senza luna. Inuyasha si chiese se per caso non si fossero mossi troppo presto.
Finalmente il crepuscolo cedette malvolentieri posto alla notte proprio quando furono arrivati in vista del grande portone e i due si soffermarono lungo la strada come per riposare ed osservare la tanto sospirata meta.
Le guardie non fecero nemmeno caso ai due viaggiatori stanchi che rimiravano la loro bella città accendersi di cento e cento baluginanti fiammelle, opponendosi al buio cercava di inghiottirla. Erano ben consapevoli che sia di giorno che di notte la Fortezza era uno spettacolo mozzafiato.
Ma, seppur colpiti dallo spettacolo che intravedevano attraverso il grande portone, Sayouki e Inuyasha attendevano qualcos’altro.
La notte si fece sempre più cupa e l’aria rinfrescò leggermente, mentre i grilli cominciarono a frinire come per celebrare a loro volta l’evento imminente.
-Ecco. Comincia.- disse Inuyasha, fremente.
In quel momento si sentiva sempre strano, ma quella volta, se possibile, lo era ancora di più...Aveva sempre odiato il momento in cui perdeva i suoi poteri e diveniva completamente umano, si sentiva inerme, indifeso e si era sempre nascosto da qualche parte per far passare la notte...eppure questa volta era qui che attendeva la trasformazione, pronto all’azione. Ma cos’avrebbe fatto una volta in città?
Guardò Sayouki: seria, apparentemente calma, lei guardava fisso davanti a sè.
-Sayouki? Tu credi che ce la possiamo fare?...-
Lei poteva capire perfettamente come si sentiva e Inuyasha, una volta tanto, non si vergognò di ammettere la propria paura.
Un paio di neri occhi umani si posò su di lui e la voce dell’amica tremò nel rispondere:
-Lo spero proprio, vecchio mio.-
Poco dopo i due giovani dai capelli neri come la notte entrarono in città oltrepassando le guardie che non mancarono di fare maliziosi commenti sulla coppia che si era attardata tanto fuori nel buio. Per loro fortuna Inuyasha aveva perso il suo finissimo udito e non potè captare quei discorsi, altrimenti ci sarebbe voluta un’intera Squadra di Caccia per sedare la sua ira.

****

-Eccoti, finalmente, Inuyasha!- esclamò Kagome vedendo il ragazzo farsi strada tra la folla -Cominciavo a preoccuparmi, non vedendoti arrivare! Temevo che ti fossi perso!!- lo canzonò.
-Ma che stai dicendo?! Io NON mi perdo MAI!-
Non disse che era stata Sayouki ad indicargli dove erano i compagni...Appena entrati in città, con tutta quella gente attorno e senza il suo finissimo fiuto a guidarlo, Inuyasha si era sentito completamente perso! Non era abituato a trovarsi in una simile folla e se non fosse stato per l’amica, ora sarebbe ancora per le vie a girare a vuoto tra quelle grandi case di pietra. Lanciò uno sguardo distratto alle sue spalle e, seminascosta da una colonna, individuò Sayouki, proprio dove aveva detto sarebbe stata.
Tornò a rivolgersi a Kagome che voleva sapere di Shippo e degli altri.
-Il moccioso ha fatto delle gran storie, ma poi Myoga e Kirara se lo sono portati via. Non preoccuparti!- aggiunse vedendo l’espressione poco convinta della ragazza -Kirara farà buona guardia e non gli permetterà di cacciarsi nei guai. E poi ricorda che c’è Myoga con loro. Non capiterà mai e poi mai che lui vada a cercare una situazione pericolosa!- rise, e Kagome dovette dirsi d’accordo.
-E Sayouki? E’ rimasta fuori dalle mura?-
-...Sì...- mentì Inuyasha, cambiando prontamente discorso: -Dove sono gli altri?-
La ragazza le indicò gli altri componenti del gruppo, che risposero con un cenno salutando Inuyasha.
-Sango è lì a destra, si vede Hiraikotsu, mentre Miroku si è posizionato sull’altro lato del patibolo...là...lo vedi? Così tra tutti e quattro avremo un buon controllo della situazione.-
‘Controllo della situazione...’ rimuginò mentalmente Inuyasha ‘Controllo della situazione??’ il suo vecchio caro istinto di conservazione si ribellò violentemente. ‘Ma chi vogliamo prendere in giro? Non potremo agire finchè Naraku non avrà fatto la prima mossa e allora sarà già forse troppo tardi!! Non abbiamo idea di quale sia il suo piano e stiamo qui a sperare di tenere sotto controllo la situazione??’
Erano pensieri come questi che ogni notte di novilunio l’avevano spinto a tenersi fuori dai guai fino al mattino successivo...fino ad allora...o, meglio, fino a che non aveva conosciuto Kagome...
Il suo sguardo corse di nuovo verso Sayouki, che guardacaso, stava scrutando proprio nella sua direzione.

‘Si può sapere che sto facendo?’ si stava chiedendo in quel momento la donna.
Aveva scelto di tenere gli altri all’oscuro della propria vera natura e ora si ritrovava a poche decine di metri da loro, umana, nascosta tra la folla e pronta a svelarsi e scattare in loro aiuto non appena ce ne fosse stato bisogno. Perchè, ne era certa, ce ne sarebbe stato bisogno!
Come in Inuyasha, anche in lei qualcosa si agitava e si dibatteva contrariato all’idea di dover affrontare Naraku senza i poteri demoniaci su cui faceva ormai unicamente affidamento da moltissimo tempo.
’Sarò ancora in grado di combattere in queste condizioni?’ si chiese dubbiosa.
La risposta la trovò in breve, dentro se stessa: ‘Certo che sì. Non si può cancellare quello che è parte di noi stessi...e non posso cancellare quello che sono...una persona che non disprezza il potere, qualsiasi forma esso assuma...’
Sorrise, riprendendo fiducia e coraggio. Era passato da molto il tempo in cui si faceva tanti scrupoli ad accettare la propria vera natura. E con ciò non intendeva la sua natura di hanyou, ma la vera personalità della Sayouki Dama dei sogni, sempre desiderosa di combattere per difendere i deboli...ma con il principale scopo di mettersi continuamente alla prova, di sondare i propri limiti e di oltrepassarli. La stessa cosa valeva per l’interesse che aveva da sempre nutrito nel campo della medicina e della religione... C’era stato un tempo in cui sapeva combattere come combattono le miko: avrebbe solo dovuto fare un piccolo ripasso quella notte.

****

Quell’attesa snervante stava distruggendo psicologicamente Inuyasha che già si sentiva soffocare in mezzo a tutta quella gente. Si agitò sbuffando, accanto a Kagome e passò di nuovo mentalmente in rassegna il loro arsenale per contrastare Naraku: Hiraikotsu era pressochè impossibile da maneggiare in mezzo ad una ressa simile e stessa cosa valeva per il kazaana, troppo pericoloso da usare tra la gente. Rimanevano arco e frecce di Kagome, la katana di Sango, lo shakujo di Miroku e, ovviamente, Tessaiga, seppur incapace di trasformarsi e sprigionare la sua potenza.
‘Bel piano...’ commentò tra sè, di nuovo preso da quel provante senso di insicurezza. Daltronde non potevano starsene con le mani in mano, anche se erano ben consapevoli che avrebbero rischiato più che mai la loro vita; ciò di cui Inuyasha era maggiormente conscio, era che in quelle condizioni non sapeva se sarebbe stato in grado di proteggere Kagome. Guardò la ragazza vicinissima davanti a lui: osservava con attenzione il soppalco approntato per l’esecuzione, dove davanti a quattro alti scranni di legno intagliato si ergeva il patibolo, e aveva un’espressione decisa sul volto. Inuyasha si sorprese di vederla così sicura di sè e quasi si vergognò della propria debolezza.
‘Io devo sopportare questa condizione solo una volta al mese, ma lei è sempre umana e nonostante questo mi ha sempre seguito e non si è mai tirata indietro...’
Quella ragazzina aveva un gran coraggio, doveva ammettere. Non poteva contare su poteri demoniaci o forza fisica sovrannaturale, ma aveva affrontato ogni sorta di pericoli e non l’aveva mai abbandonato. Anzi, gli aveva addirittura salvato la vita in più di una occasione!
‘Baka!! Sono proprio uno stupido e un vigliacco! Devo solo vergognarmi!’
Pensare a Kagome gli dava sempre forza e coraggio e Inuyasha si lasciò sfuggire un sorriso, mentre il moto della folla li pressava e il corpo caldo della giovane contro il suo gli provocava un brivido inatteso: respirò a fondo inebriandosi del suo dolce profumo.
‘Io ti proteggerò, mia piccola Kagome.’

Il grande portone della Fortezza infine si aprì e bastò questo perchè il chiasso della piazza si riducesse ad un sommesso brusio di attesa, mentre assisteva alla teatrale sfilata di dodici guardie nerovestite. Avevano il volto coperto da una maschera bianca su cui era raffigurato, in maniera molto stilizzata, un’espressione seria e cupa. Gli uomini presero posizione attorno al perimetro del palco e si immobilizzarono ciascuno al suo posto, in attesa.
-Quelli chi sarebbero?- chiese in un soffio Inuyasha a Kagome.
-A quanto ho capito sono i dodici Comandanti di altrettante Squadre di Caccia.-
Un unico, sonoro GONG suonato chissà dove, diede inizio alla cerimonia e la folla zittì completamente mentre il suono rimbalzava ancora sui muri delle case.
Sulla soglia buia della Fortezza apparve allora un vecchio curvo e canuto, vestito di una semplice tonaca nera che cominciò ad avanzare piano, con difficolatà, appoggiandosi ad un bastone nero molto simile a quello di Miroku, non fosse stato per il fine lavoro di intarsio che lo ornava e per gli otto anelli d’argento che, quattro per parte, tintinnavano sulla sua sommità.
-Quello è il Portatore del Bastone, immagino.- constatò Inuyasha, memore di quanto aveva raccontato loro Myoga.
Kagome annuì e un uomo accanto a lei si girò a sussurrare:
-Siete di passsaggio, immagino...E’ il primo Giudizio a cui assistete?-
-Ehm...Sì.- ammisero all’unisono i due ragazzi. Pareva che l’uomo non aspettasse altro e tutto fiero cominciò a spiegare loro per filo e per segno tutto ciò che stava accadendo.
-Quello che sta entrando ora è Miyaura-baba, il vecchio fondatore della nostra città, nonchè capo del Consiglio dei Quattro e Primo Portatore, cioè Portatore del Bastone del giudizio, Custode dello Scettro...- narrò con fare saccente il loro autonominato cicerone, spiegando poi che il suddetto Consiglio era formato dai quattro Portatori, a ciascuno dei quali facevano capo tre delle dodici Squadre di caccia, qui rappresentate dai rispettivi Comandanti e a ciascuno dei quali era affidato uno degli aspetti dell’organizzazione dell’intera città e della Caccia...
Ad Inuyasha cominciava a girare la testa per tutte quelle informazioni non richieste, ma l’uomo continuava a mormorare senza posa, sciorinando l’intera storia ad una Kagome che, imbarazzata, non sapeva come levarselo di torno e sorrideva di circostanza.
‘Quello...Yuji Miyaura...?’ pensava intanto Inuyasha, riconoscendo nei tratti decaduti del vecchio, con ben poca nostalgia, il giovane lanciere braccio destro di Hirofumi
Intanto il vecchio, a piccoli passi incerti, aveva percorso quasi per intero la lunga pedana che dall’entrata della Fortezza conduceva al palco della piazza e l’uomo che si era autoeletto loro guida turistica stava continuando a parlare dell’organizzazione delle Squadre di caccia e dell’eccezionale coraggio e abnegazione degli uomini che sceglievano quella vita, fino a vantarsi del fatto che suo figlio era per l’appunto uno di quei valorosi Cacciatori.
-...Ogni Squadra è composta da due Pattuglie, ciascuna di dieci uomini ben addestrati e armati...Mio figlio è Capitano, ve l’ho detto?...-
L’hanyou prestò orecchio per un attimo poi tornò a guardare il palco, ma...
‘...Dieci uomini...due Pattuglie...dodici Squadre...dodici Comandanti...’ Kagome la chiamava algebra, gli pareva...ma ad ogni modo c’erano DUECENTOCINQUANTADUE Cacciatori di youkai in quel posto e questo non gli piacque per niente!
Finalmente il vecchio barcollante raggiunse il suo scranno e vi si appollaiò sopra.
‘Come un corvaccio nero e rinsecchito.’ Rise sadicamente tra sè Inuyasha. Ora a quanto pareva erano dalla stessa parte contro Naraku, ma non poteva dimenticare il passato e vederlo ridotto così, infermo e invecchiato, gli procurava un sottile piacere.
-Ecco Ikeda-sama, il Secondo Portatore!- annunciò la loro fastidiosa guida, mentre, alla luce dalle numerose fiaccole, avanzava a grandi passi un altro uomo nerovestito, ma alto e muscoloso, nel fiore degli anni. Aveva lo sguardo torvo e penetrante e il volto scuro, per gran parte celato da una folta barba nera tagliata corta e la sua testa era completamente calva e riluceva sinistramente al bagliore dei fuochi. Sulla spalla, come fosse un boscaiolo, portava con disinvoltura un’immensa scure dalla lama argentata che doveva pesare almeno quanto l’uomo stesso.
-Ikeda-sama è il Portatore della Scure, l’Arma sacra in grado di spezzare qualunque incantesimo e di sopraffare ogni potere demoniaco.-
Il colosso fu così lesto a coprire la distanza che lo separava dal suo scranno, che il loro cicerone non ebbe tempo di aggiungere altro, perchè già era apparso il Terzo Portatore, un uomo alto e magro, anch’egli vestito di una tonaca nera, ma arricchita di ricami argentati. Una persona completamente anonima per quanto riguardava il resto, eccetto per l’Arma che portava, sorreggendola davanti a sè con entrambe le mani.
-Ecco la Falce dispensatrice di morte e dannazione...- mormorò il loro vicino quasi in adorazione. -Rikudo-sama è il Comandante di mio figlio. Ve l’ho detto che il mio Jiro è Capitano della seconda Pattuglia? Eccolo là dietro, di guardia al perimetro del palco...- continuava, indicando un giovanotto sui vent’anni proprio qualche metro davanti a loro, in uniforme e armatura leggera, come tutte le altre guardie.
Kagome aveva ancora stampato il sorriso di circostanza sulla faccia e gran parte di quei discorsi inutili la annoiavano, ma almeno in tal modo si stavano facendo un’idea chiara (fin troppo...) di cosa stava succedendo. La ragazza sospirò, mentre calava un silenzio teso, carico di aspettativa. Pure la loro guida tacque, in attesa. Tre Portatori erano posizionati sui loro scranni, mancava solo il Quarto, che avrebbe condotto il condannato fino al patibolo, ridotto in catene.
Infine, al culmine della tensione, fece il suo ingresso la Catena.
Il Quarto Portatore era in realtà una Portatrice, una donna poco più giovane di Kaede di nome Akiko che, nel suo abito scuro, procedeva con solennità stringendo un capo della Catena, costituita dello stesso metallo lucente delle altre Armi sacre, ma, notò Kagome, per uno strano gioco di luci, di colore rossastro.
Pochi passi più indietro, incatenato al collo, ai polsi e alle caviglie, fece il suo ingresso il condannato, coperto da una pelle di babbuino bianco.
La folla allora esplose in un boato assordante che accompagnò la sua penosa avanzata fino al patibolo. Inuyasha non partecipò al clamore, ma Kagome lo sentì tremare di rabbia mentre in un soffio diceva:
-Maledetto!-
Per un attimo, mentre raggiungeva il centro del palco, lo sguardo di Naraku parve alzarsi da terra e fissarsi sorpreso, dritto in quello di Inuyasha. L’hanyou fremette e si volse verso Kagome:
-Siamo sicuri che sia quello vero?-
Lei annuì.
-Ne posso percepire fin qui l’aura malvagia...e sento anche la presenza dei frammenti della Sfera! -
-Possibile che non glieli abbiano confiscati? Ce li ha lui?-
-Non riesco bene a focalizzarli...Forse sarà la barriera esterna a confondermi...in qualche modo anche la Shikon no Tama contiene in sè poteri demoniaci e forse la barriera è in grado di smorzarli...come aveva fatto Sayouki con i suoi frammenti, ricordi?-
L’hanyou annuì e guardò la ragazza al suo fianco con una intensità che la fece arrossire.
‘Come fai ad essere così piena di fiducia e coraggio in una situazione tanto disperata? Sei davvero unica...’
-Inuyasha, che hai?-
-Kagome...io...- gli mancarono le parole. Strinse forte l’impugnatura di Tessaiga e, ripreso fiato, continuò: -Ce la faremo, non preoccuparti. Io ti proteggerò...-
Kagome arrossì ancora di più, felice come non mai per quelle parole. Ostentava tanta sicurezza per non essere considerata la solita piagnona, ma aveva una paura folle e si sentiva tremendamente indifesa e debole. Però non voleva cedere e si diceva che doveva reggere il confronto con la coraggiosa Sayouki: questo le aveva dato la forza necessaria per reggersi in piedi quando altrimenti le gambe le avrebbero ceduto già da quel pezzo!
Un movimento sul palco attirò di nuovo la loro attenzione su Naraku: il mezzodemone era stato fatto inginocchiare davanti ai quattro scranni e ora il Primo Portatore si era alzato ed era avanzato fino a trovarsi ad un passo da lui. -Ecco, ora verrà ripetuta la condanna, poi assisteremo all’esecuzione...- sussurrò il loro vicino, riprendendo la parola per un’ultima volta prima di chiudersi in un ossequioso silenzio.
Osservarono il vecchio sollevare il Bastone (o Scettro, come l’aveva chiamato il loro indesiderato cicerone), e posarlo delicatamente sulla testa china di Naraku. Incredibilmente videro il metallo del Bastone brillare sanguigno, mentre gli anelli tintinnavano sempre più forte.
-Per il Bastone che è giudice dell’anima, IO TI CONDANNO, NARAKU.- sentenziò gracchiante Yuji Miyaura, facendosi poi da parte e rimanendo in piedi.
-Per la Catena che imbriglia la tua malvagità, IO TI CONDANNO, NARAKU.- fu la volta della sacerdotessa Akiko, mentre la Catena pulsava ancora di luce rossastra e i suoi anelli tintinnavano al pari di quelli del Bastone poco prima.
Quando la donna si sitemò a lato del vecchio, fu il merboruto Ikeda a farsi avanti, sollevando la Scure e riabbassandola con slancio calcolato che fermò giusto in tempo per non spaccargli in due il cranio. Anche la sua lama brillò sanguigna.
-Per la Scure che spezza il tuo potere, IO TI CONDANNO, NARAKU.-
-Pfh!- Inuyasha non potè trattenere uno sbuffo stizzito per quella inutile pagliacciata, ma venne zittito subito da Kagome con una gomitata, mentre avanzava il boia.
La tensione era al massimo mentre Rikudo sfiorava con la Falce il collo di Naraku, come per prendere le misure e la lama si accendeva dello stesso cupo colore della condanna, come se l’avesse già eseguita.
Tutti attendevano con ansia il momento in cui la testa del condannato sarebbe rotolata giù dal patibolo.
-Per la Falce che dispensa dannazione, IO TI CONDANNO A MORTE, NARAKU!!-
L’uomo tornò a sollevare la lama e, giunto al culmine dell’arco, la riabbassò.

****

Sango aveva seguito con estremo disgusto quella cerimonia. Non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse inscenare una parata simile per uccidere uno youkai. Una cosa del genere non era decisamente nello stile degli sterminatori, che rischiavano la loro vita al pari della loro preda, in un duello all’ultimo sangue...Era anche una questione di onore...In quel momento il boia aveva alzato la Falce sopra la testa e lo sguardo della ragazza si posò sulla Scure, che stava esattamente dietro, sulla spalla del suo Portatore, la lama a fare da complemento alla concavità della Falce, in un curioso ed inquietante gioco di prospettive.
Le ritornarono alla mente le parole udite poco prima: ‘...la Scure che spezza il potere...’
Come aveva potuto Naraku mandare quel burattino e i Saimyosho ad attaccarli mentre era prigioniero, privo dei propri poteri e assoggettato a Catena? Che non fosse vero che quelle Armi sacre erano invincibili? O forse che Naraku fosse addirittura più potente di loro?
‘A meno che...’
La Falce, raggiunto il culmine dell’arco, si riabbassò e quello che accadde in seguito nessuno dei presenti l’avrebbe mai più dimenticato.

Con uno strattone improvviso alla Catena, Naraku trascinò in avanti la vecchia Akiko, facendosi scudo con il suo corpo. Rikudo non riuscì a fermare lo slancio in tempo ed il suo volto si trasformò in una maschera di orrore quando la lama penetrò di taglio nella carne della donna, uccidendo la sacerdotessa sul colpo. L’uomo tuttavia non fece in tempo a disperarsi ulteriormente perchè la Scure saettò alle sue spalle, decapitandolo, un attimo dopo.

‘IL PORTATORE DELLA SCURE È UN UOMO DI NARAKU!!!’ Il grido di Sango giunse nello stesso istante, ma era già troppo tardi.
La battaglia per la loro vita era già cominciata.




Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
kitsune: volpe.
neko: gatto.
kazaana: foro del vento.
saimyosho: gli insetti velenosi di Naraku.
shakujo: bastone.
miko: sacerdotessa.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
Shikon no Tama: Sfera dei Quattro Spiriti.
-baba, -sama: forme di rispetto equivalenti a “onorevole”, “saggio”.
(*) Bakayasha: letteralmente “stupido spettro” è un buffo personaggio inventato dalla apprezzabile mente di Megabyte, che saluto e ringrazio per il ’prestito’! ^_^



Vi ho fatto penare un po’ prima di postare questo capitolo...ditemi se ne è valsa la pena!
Aspetto come solito i vostri commenti e le vostre visite!
Youki (www.youki-laportadellalba.splinder.com)

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Capitolo 7
*** Un aiuto inaspettato: il mistero svelato ***


Cap 6

Un aiuto inaspettato: il mistero svelato

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


Sayouki fu messa in allarme da una delle sue visioni un secondo prima che la Falce calasse, cioè pressapoco due secondi prima che entrasse in azione la Scure traditrice e Sango gridasse il suo avvertimento.
...La Scure insanguinata veniva lanciata dalle braccia possenti del suo Portatore e volava incredibilmente in alto, fino a conficcarsi nelle mura...creando una crepa che si propagava e si propagava finchè parte della cinta crollava su se stessa in un gran polverone...Naraku era libero di fuggire portando con sè le Armi sacre...
Gli occhi della veggente, fissi sulla sua visione, non videro ciò che accadde in quegli attimi terribili, ma quando tornarono a focalizzarsi sul presente, capì immediatamente cosa fosse successo.
Naraku aveva architettato bene il piano, come sempre, e prima di farsi catturare si era assicurato un potente alleato che gli permettesse di entrare in città conservando i propri poteri per resistere alla Catena.
La battaglia si stava delineando in quel momento, mentre i Comandanti gridavano ordini a destra e a manca e le guardie si schieravano in difesa del Primo Portatore e circondavano Naraku e il traditore.
Un sordo boato improvviso sopraffece per qualche attimo il clamore della battaglia mentre la folla urlante fuggiva terrorizzata, spintonandosi ciecamente e calpestandosi a vicenda.
Sayouki cercò disperatamente con lo sguardo i suoi compagni, ma non riuscì ad individuarli in tutto quel trambusto. Vide diversi drappelli di guardie accorrere da ogni parte, dal perimetro della piazza, dalla strada principale, dall’interno della Fortezza, e accorrere tutte verso il palco in aiuto del vecchio Miyaura.
Ma qualcosa non andava...Alcune di quelle guardie stavano attaccando i loro stessi compagni!
Ikeda non era solo! Aveva dalla sua parte due, no!, tre o addirittura quattro Pattuglie di caccia, nonchè Naraku e...
Dal portone della Fortezza, rimasto spalancato, si riversò nella piazza un’orda di demoni, forse più di una cinquantina, affamati e assetati di sangue.
-I prigionieri sono stati liberati!!- Sentì gridare qualcuno.
Ma chi poteva aver fatto una cosa simile?
Sayouki si maledisse per non essersi procurata arco e frecce, nè alcun altro tipo di arma, perchè in quel momento la sua fiducia nei suoi antichi poteri di miko ebbe un crollo.
Ma ormai era fatta e senza perdere più altro tempo la giovane donna si lanciò nella mischia verso la macchia rossa che le era parso di intravedere sul palco.

****

-Kagome!! Stai bene?-
Tra le braccia di Inuyasha, la ragazza si ritrovò in un angolo del soppalco, relativamente al sicuro.
-Sì, sì, tutto a posto. Ma cos’è stato?-
Il giovane le si parò davanti sguainando Tessaiga e la informò in un ringhio teso e preoccupato:
-La Scure ha spezzato la Catena e ora Naraku è libero e impugna la Falce!-
Kagome guardò terrorizzata la lama dell’Arma emanare un’intensa e maligna luce rossastra; le gambe minacciarono di cederle.
-Inuyasha...guarda!- con una mano tremante indicò l’orda di demoni che si riversava nella piazza -Se la Catena è stata spezzata e la sua Portatrice è stata uccisa...-
-...Tutti i demoni rinchiusi nelle segrete sono fuori controllo!!- terminò Inuyasha allarmato.
-Attento!- l’avvertimento di Kagome giunse giusto in tempo: uno youkai era riuscito a giungere fino a loro attraverso il trambusto e Inuyasha lo affrontò con Tessaiga, riuscendo tuttavia solo a ferirlo.
‘Dannazione! In condizioni normali sarei riuscito ad annientarlo con un solo fendente!!’ fu il suo stizzito pensiero, mentre menava un secondo fendente che andò a rimbalzare sull’avversario. Il corpo squamoso del demone serpente che si trovava dinnanzi a lui era troppo coriaceo e resistente per le sue limitate risorse di uomo. Tornò all’assalto, gridando di rabbia e frustrazione, ma fu preceduto da una freccia di Kagome, che colpì il bersaglio e lo disintegrò. La ragazza gli sorrise, fiera, dalla postazione rialzata su cui si era arrampicata per avere una visuale migliore. Da lì scagliava i suoi dardi sui nemici con una precisione che non mancò di stupire Inuyasha.
‘Sta davvero diventando brava!’ realizzò.
Dal canto suo, in realtà, Kagome aveva una paura folle di sbagliare mira e colpire qualcuno dei ‘buoni’. Si era resa conto anch’ella che ad aver tradito non era uno solo, ma come distinguere tra due uomini vestiti uguali e tutti di nero? Aveva quindi deciso di mirare solo ai demoni. Individuò Sango in mezzo alla piazza che faceva altrettanto con la sua katana, usando Hiraikotsu come scudo. E Miroku...dov’era?
Lo cercò e infine lo vide affiancare un isolato gruppetto di guardie alle prese con un più numeroso drappello di traditori.
-Inuyasha! Miroku è in difficoltà! Là, guarda!- gli indicò.
Il giovane fece per lanciarsi in soccorso dell’amico, ma esitò, non volendo lasciare sola Kagome. In quel momento Miroku fu colpito e scomparve alla vista.
-Inuyasha, presto! VAI!!-
Balzò giù dal palco per correre da Miroku, ma la strada gli fu sbarrata dal corpo enorme di un uomo.
Non di uno qualunque, ma del colossale Portatore della Scure, Ikeda.
-Bene, bene.- ghignò l’uomo –Tu devi essere Inuyasha, se non sbaglio. Naraku mi ha gentilmente pregato di farti fuori...ma non mi sarei mai aspettato di trovarmi davanti un semplice umano! E io che non vedevo l’ora di giudicarti con la mia Scure, mezzodemone!-
Il giovane, sorpreso, rimase impietrito davanti a quel colosso, ma fortunatamente la sua indole combattiva ebbe in breve il sopravvento e Inuyasha reagì alla provocazione.
-Quello che ha bisogno di un giudizio sei tu, dannato!- gridò, scagliandoglisi contro.

****

-Mirokuuuu!- chiamò Sango non vedendo più il monaco. Un attimo prima l’aveva visto alla sua sinistra assieme ad un drappello di guardie, un attimo dopo era scomparso.
-Miroookuuuu!!-
La giovane youkaitaijiya si guardò attorno con apprensione e individuò Kagome, arrampicata su un’impalcatura, che teneva costantemente sotto tiro qualcosa sotto di lei. La ragazza sollevò lo sguardo dalla ressa, vide l’amica e cominciò a gesticolare freneticamente indicando un punto poco più avanti di lei, poi uno alla sinistra di Sango, gridando parole che si persero nella confusione generale.
Infine Sango vide, e capì ciò che Kagome le indicava: Inuyasha stava combattendo contro l’immenso Ikeda e sembrava riuscire a tenergli faticosamente testa con Tessaiga, almeno per il momento....mentre Miroku...
‘Eccolo!!’
L’houshi era caduto a terra, ma non sembrava seriamente ferito: si stava rialzando facendo leva sul proprio bastone.
-Miroku! Stai bene?-
Sango accorse al suo fianco, sostenendolo e fermò con un calcio ben assestato l’assalto di una guardia in nero. Non osò colpire con la katana nel timore di uccidere un innocente. Nella confusione non si riusciva a capire chi fosse il nemico, a parte i demoni, Naraku e Ikeda, e la confusione generale portava allo scontro anche chi stava dalla stessa parte.
-Sìi, mia cara Sango, non preoccuparti...Mi hanno colpito di piatto alle spalle, ma non sono ferito...- Miroku si portò una mano alla nuca, massaggiandosi, e continuò, allarmato: -Dove sono Kagome e Inuyasha?-
La giovane gli indicò il punto in cui li aveva visti l’ultima volta e spiegò quale fosse la situazione.
-Si mette male...E Naraku?-
Un terribile presentimento fece sbiancare entrambi, quando non riuscirono ad individuarlo.
-Dov’è? DOV’E’??-
Il panico li stava attanagliando. Dov’era il loro nemico? Dov’era la letale Falce? Poi per un attimo la ressa si aprì e poterono vederlo.
-Là! E ancora sul palco!-

***

Naraku si era goduto in pieno la riuscita del suo piano ed era rimasto silenzioso in disparte ad osservare l’operato i suoi uomini, gli uomini che Ikeda aveva convertito alla propria causa in quegli ultimi mesi, dietro suo velato consiglio, con l’obiettivo di divenire il signore indiscusso della Fortezza.
Sotto il cappuccio i suoi occhi rossi scintillarono perfidi e le labbra si piegarono in una smorfia di sorriso.
‘Stupidi umani...’ li canzonò tra sè ‘Si stanno uccidendo tra loro, senza più sapere chi è amico o nemico!’
Rise compiaciuto e poi il suo sguardo volò sulla battaglia in cerca dei suoi speciali ospiti.
La ragazzina umana stava appollaiata in alto a scagliare le sue dannate frecce contro i demoni, i quali scorrazzavano tra i combattenti mietendo indistintamente vittime da ambo le parti. Kagome mirava solo ed esclusivamente agli youkai, timorosa di uccidere degli innocenti.
-Tu...- Chiamò il Capitano della seconda Pattuglia di Ikeda, quello che l’aveva catturato e portato in città seguendo precisi ordini. -Prendi alcuni dei tuoi uomini e portatemi quella mocciosa lassù!- indicò.
L’uomo annuì e si mosse immediatamente, mentre Naraku tornava ad esplorare il mare di corpi scuri che combattevano alla luce delle fiamme. Una macchia rossa nella mischia portò la sua attenzione sul combattimento tra Ikeda e Inuyasha. Osservò attentamente: non si era sbagliato. Poco prima, accedendo incatenato a quello che avrebbe dovuto essere il suo patibolo, Naraku aveva incontrato per una frazione di secondo lo sguardo di Inuyasha. Di un Inuyasha umano...Aveva creduto di essersi sbagliato...tutta la sua attenzione era concentrata nell’opporre resistenza al potere della Catena...Ma ora ne era certo: quella notte Inuyasha aveva perso i suoi poteri! Rise soddisfatto e continuò la sua ricerca: dov’erano l’houshi e la sterminatrice? Li individuò circondati da nemici. Il sorriso sulle sue labbra si allargò, divenendo un ghigno ancor più soddisfatto.
‘Ora pensiamo alle cose importanti.’ decise, e si rivolse ad affrontare l’ultimo vero baluardo di resistenza che si frapponeva tra lui e la completa vittoria.

***

-Presto Miroku!! Naraku vuole attaccare il Primo Portatore!!-
Sango aveva ragione: Miroku vide il loro acerrimo nemico avanzare verso il drappello di guardie che difendeva il vecchio. Teneva la Falce davanti a sè e mieteva letteralmente qualunque ostacolo gli si presentasse davanti, uomo o demone che fosse, amico o nemico. Naraku non aveva mai considerato amici i propri alleati, ma solo pedine, inutili una volta terminato il gioco...E il gioco sarebbe terminato, se Naraku avesse raggiunto Miyaura!
Attorno a l vecchio sacerdote si erano radunati i superstiti tra i Comandanti e le guardie ancora fedeli che erano riusciti a radunarsi prima che scoppiasse l’inferno: combattevano strenuamente, facendo cerchio intorno al loro capo e affrontando con rabbia i traditori che li incalzavano...ma il loro coraggio vacillò quando videro la Falce insanguinata avvicinarsi, minacciosa e letale.
Gli uomini di Naraku gli fecero largo e la lama saettò ancora e ancora, mietendo la sua messe di sangue tra i difensori del giudice. Tre uomini caddero sotto un sol colpo, ma subito il vuoto che avevano lasciato, fu riempito dai loro compagni, nell’estremo tentativo di fare da scudo al vecchio Miyaura.
-FERMATI, MALEDETTO!-
Sango balzò sul palco brandendo Hiraikotsu e si scagliò contro Naraku, affiancata da Miroku.
-Eccovi, finalmente!- fu il soddisfatto commento del nemico. -Vi stavo giusto aspettando per mettere in scena l’ultimo atto del dramma della Fortezza!-

****

Kagome dall’alto della sua postazione concentrò tutta la sua attenzione su Inuyasha e il suo avversario e finalmente trovò quello che stava cercando:
-Inuyasha!!- chiamò, ma il giovane era troppo impegnato a parare i feroci assalti di Ikeda per sentirla. -Inuyasha!!!-
Niente da fare: doveva avvicinarglisi! Mise l’arco sulle spalle e scese dal suo trespolo, usando poi l’arco stesso per menar colpi a destra e a sinistra e aprirsi la strada fino al giovane.

Inuyasha parò l’ennesimo attacco della Scure e le lame si scontrarono con un metallico stridìo, sprigionando scintille. Ikeda era un uomo dalla muscolatura formidabile e i suoi fendenti con quell’altrettanto formidabile arma avrebbero reciso di netto anche il tronco di una quercia secolare con un sol colpo. Eppure sembrava che se la stesse prendendo con calma, quasi volesse giocare con il suo avversario, aumentando di colpo in colpo la forza dei suoi attacchi per scoprire fin dove Inuyasha, privo dei suoi poteri, avrebbe resistito. E già il giovane si trovava in notevole difficoltà, perchè la forza del suo corpo umano non era neppure paragonabile a quella dell’avversario: parare quei colpi portentosi gli costava uno sforzo sempre maggiore.
-Inuyasha!- la voce di Kagome era vicinissima.
Disimpegnandosi dalla lama avversaria il giovane balzò indietro e se la ritrovò accanto.
-MA SEI STUPIDA!!?? Non vedi chi è quello!? Mettiti in salvo, vai al sicuro, presto!!- la scansò violentemente.
Ma Kagome resistette e lo afferrò per un braccio prima che si lanciasse di nuovo all’attacco, ansimando.
-Ascoltami Inuyasha! Quell’uomo ha un frammento della Sfera nella mano destra!!-
Lo stupore di Inuyasha si trasformò in disperazione quando si rese conto che quel colosso non stava usando che la metà della sua forza e che in quelle condizioni non avrebbe mai potuto pensare di spuntarla. ‘Potenziato con un frammento della Sfera...’ fu il suo unico ossessionante pensiero, prima di ritrovarsi di nuovo a combattere per salvare la propria vita e quella di Kagome.
-Aaaahhh! Lasciatemi!!-
Il grido di Kagome lo distrasse: alcune guardie in nero avevano catturato la ragazza e Ikeda ne approfittò per sferrare l’ennesimo potente fendente.
-Tutta qui la tua forza, miserabile? Non distrarti, mezzosangue, sono IO il tuo avversario!- ringhiò -E non temere, rivedrai presto la tua amichetta...ALL’INFERNO!!!-

Kagome era stata colta di sorpresa da quegli uomini che ora la stavano portando da Naraku. Gridò loro che stavano facendo un grosso errore a fidarsi di quell’essere malvagio e che qualunque promessa avesse fatto loro, non l’avrebbe mai mantenuta, che avevano tradito i loro compagni senza pensare alle conseguenze, ma venne zittita malamente.
-Ed ecco anche la piccola Kagome che viene a fare compagnia ai suoi amici...- l’accolse Naraku, allargando le braccia in un sarcastico benvenuto, indicando Sango e Miroku, anch’essi prigionieri.
Miroku era accasciato a terra, semicosciente, mentre la ragazza si divincolava nella presa di una delle guardie, il sangue che le colava da una ferita sul braccio e da una sulla coscia.
-Amici!- chiamò Kagome con le lacrime agli occhi.
La battaglia era giunta ormai al termine e anche Miyaura era stato fatto prigioniero, le sue guardie morte, gravemente ferite o a loro volta catturate. La piazza era coperta di corpi...vivi, morti, agonizzanti...i demoni superstiti si aggiravano famelici in quello che per loro era un paradiso; il sangue pareva imbrattare qualsiasi cosa, perfino i muri delle case circostanti. Sembrava uno stralcio di Apocalisse. Qua e là alcuni piccoli gruppi resistevano ancora: tra loro vi erano anche semplici cittadini che si erano coraggiosamente armati in difesa della propria città.
Naraku si rivolse ai propri prigionieri:
-Come potete constatare la vittoria è mia, questa volta. Anche il vostro Inuyasha è in grave difficoltà a quanto pare! Quale inaspettata fortuna che proprio stanotte sia il momento in cui l’hanyou perde i suoi poteri!- compiaciuto, indicò il giovane che era caduto a terra e contrastava la Scure a mani nude, Tessaiga caduta poco lontano, la lama avversaria che si faceva sempre più vicina al suo volto. I tre amici non poterono far altro che guardare con un groppo in gola.
-Ora, vecchio,- Naraku si rivolse di nuovo a Miyaura, -consegnami il Bastone e forse risparmierò i tuoi uomini.-
-Non fatelo, Maestro!- implorarono quelli.
-Non credetegli!- fecero loro eco Miroku e le due ragazze. -Ci ucciderà tutti comunque!-
Ma il vecchio respirò a fondo, annuendo risoluto, quindi strattonò il traditore che lo teneva fermo e con sorprendente fermezza avanzò verso Naraku, porgendogli il Bastone sacro con entrambe le mani.
-Vedo che dopotutto sei un uomo ragionevole, vecchio...- Dentro di lui derideva quello stolto e la sua debolezza di umano. Pensava davvero che li avrebbe risparmiati?
Tese la mano per afferrare il Bastone, ma appena questa si chiuse sul legno nero e lui, una luce bianca ed accecante esplose dalla sommità dell’Arma sacra, scaraventando all’indietro lo youkai.
-Maledetto!- inveì, ritrovando l’equilibrio -Tu sia dannato, vecchio! Vorrà dire che lo prenderò con la forza!!-
Naraku, furioso, levò minaccioso la Falce e balzò all’attacco con lo scopo di eliminare quel fastidioso ostacolo. Miroku gemette impotente, Sango e Kagome urlarono e si dibatterono selvaggiamente, gli altri prigionieri si ribellarono senza tuttavia riuscire a sopraffare i nemici. A due passi da loro, Miyaura era solo davanti a Naraku

-E’ la fine, mezzosangue! Arrenditi!-
Ikeda aveva infine fatto sfoggio di tutta la sua forza e Inuyasha, con i palmi sanguinanti per aver stretto la lama a mani nude nell’estremo tentativo di allontanare da sè la Scure, digrignò i denti per lo sforzo, dandosi ormai per spacciato.
-MAI!- gridò tuttavia in risposta.
-Come vuoi, raggiungerai comunque presto i tuoi amici...- ribattè subdolamente l’uomo. Ikeda gli lasciò il tempo sufficiente per voltarsi e vedere che Sango, Kagome e Miroku erano stati fatti progionieri, assieme a Miyaura e poche guardie. Naraku, di fronte a loro, si apprestava a colpirli con la Falce. I suoi amici ...Kagome...la Falce...non poteva sapere chi fosse il bersaglio...un grido inarticolato gli uscì dalla gola mentre la Falce saettava, rilucendo dell’ultimo bagliore dei fuochi.
-NOOOOOOOOOOOOOO!-

****

Naraku stava già assaporando la vittoria mentre con impeto balzava in avanti per colpire. Quando anche il Bastone fosse stato in suo potere, nessuno avrebbe più potuto fermarlo: sarebbe divenuto lui il Giudice. Doveva solo abbattere quel vecchio. Ecco...il sangue! Un violento colpo, del tutto inatteso, fece sbilanciare lo youkai, facendogli sbagliare il bersaglio. Miyaura barcollò all’indietro, sorpreso, ferito, ma vivo, e la Falce andò a conficcarsi nell’assito del palco, sfondandolo per la violenza del colpo.

Stupiti, tutti, Naraku compreso, guardarono a bocca aperta la piccola figura bluvestita che aveva fatto la sua entrata in modo così plateale. Una cascata di capelli neri ricadeva scomposta su un viso pallido imperlato di sudore. Il buio pareva avvolgere, protettivo, quella spettrale figura.
-Sayouki!- gridarono increduli e sollevati Sango, Miroku e Kagome.

-Naraku.-
-Sayouki...- constatò gelidamente l’interpellato, mascherando il proprio disappunto. -Che entrata poco ortodossa...Intervenire con una spallata!- rise -A quanto ricordo dovresti esser capace di ben altro, Dama dei sogni!-
Stava temporeggiando. Sapeva che la Sayouki si era unita al gruppo di Inuyasha qualche tempo prima, ma nei suoi piani la barriera costituita dalla cinta muraria avrebbe dovuto tenerla fuori dai piedi, almeno finchè ce ne fosse stato bisogno. Avrebbe dovuto tener fuori lei...e Inuyasha...
Un vento improvviso vorticò nella piazza e attizzò le ultime torce rimaste ad illuminare il massacro. Sollevando il volto alla luce, Sayouki fissò i suoi scuri occhi umani in quelli dell’odiato nemico.
-UNA HANYOU!!- Naraku scoppiò in una roboante risata, esprimendo a voce alta anche il pensiero degli stessi compagni di Sayouki. -Che fossi una hanyou mi era noto...ma che fosse proprio questo il momento in cui perdessi i tuoi poteri... Tu e Inuyasha! Entrambi! CHE FORTUNA DEL TUTTO INATTESA!! -
Queste parole, temute, veritiere, ma comunque scioccanti, fecero gelare il sangue a tutti i presenti. Kagome e gli altri, che avevano esultato per l’insperato intervento della loro formidabile alleata, rabbrividirono quando realizzarono il motivo per cui ella si era voluta tenere in disparte quella notte.
-E’ umana! Proprio come Inuyasha!- esclamò Sango.
Naraku risollevò la Falce, ancora ridendo, e Sayouki si preparò ad evocare il proprio potere. Non quello demoniaco che l’aveva sostenuta negli ultimi anni, fino a poche ore prima, ma quello spirituale, l’eredità ricevuta dal proprio padre umano. Chiamando a raccolta tutto il proprio coraggio si affidò ai vecchi insegnamenti ricevuti dai saggi maestri che l’avevano cresciuta. Attorno a lei si diffuse una leggera luminescenza, mentre raccoglieva la propria energia per scagliarla contro il nemico.
‘Se valessi anche solo la metà di Kikyo...’ sospirò tra sè.
-Sono proprio curioso di vedere l’esito di questo scontro...tu no?- fu la sfida di Naraku. Le azioni non tardarono a seguire i fatti. Sibilando la Falce saettò inequivocabilmente verso la testa della giovane donna e...si fermò. Il Bastone sacro l’aveva intercettata.
Il vecchio Miyaura era intervenuto bloccando la Falce a mezz’aria e ora le due Armi sacre pulsavano all’unisono, l’una sanguigna, l’altra bianca e accecante.
Sayouki fissò attonita la schiena del vecchio che si era parato in sua difesa e fu stupita del gesto. L’aveva riconosciuto al primo sguardo, il braccio destro del monaco pazzo, il suo scudiero e allievo... Una piccola parte di lei si era ferocemente ribellata all’idea di salvarlo: era uno degli spietati seguaci di Hirofumi! Alla fine, però Sayouki era intervenuta, spinta da quello stesso istinto che le aveva fatto tante volte rischiare la vita in difesa dei più deboli.
Naraku rise di quel gesto e gli bastò una lieve spinta per far sbilanciare il vecchio all’indietro. Sayouki lo sorresse e le sue mani si lordarono di sangue: usciva copioso falla ferita ricevuta alla spalla, facendogli velocemente perdere le forze. Con un debole sorriso di ringraziamento Miyaura si rimise in piedi, barcollando, ma ignorando il dolore.
-Ti ringrazio, figliola...Ora fatti da parte, non voglio coinvolgerti oltre...-
Sayouki si sentì a disagio. Pensava che il vecchio l’avesse riconosciuta, che si ricordasse di lei e dell’ultima battaglia sostenuta al seguito del suo maestro e invece...Molto probabilmente la vecchiaia aveva intaccato non solo la fermezza delle sue mani, ma anche la sua memoria. Forse sarebbe stato diverso se l’avesse vista nella sua reale forma di hanyou...perchè nessuno dimenticava gli occhi della Dama...
Senza più degnarla di attenzione, il vecchio strinse convulsamente il Bastone sacro e cominciò a mormorare sommessamente tra sè. Era una litania monotona e ripetitiva che gradualmete cresceva di tono; al pari, la luce dell’Arma sacra via via si intensificò, finchè le parole non furono chiaramente distinguibili e il Bastone risplendette fulgido.
-Il Nemureikon!- riconobbe speranzoso Miroku, cercando faticosamente di alzarsi da terra: se quel vecchio aveva davvero la facoltà di controllare quel tantra, allora c’era ancora una speranza di vittoria.
-Il Sonno dell’anima, il tantra del monaco Hirofumi?- Kagome si era fatta raccontare tutto quello che c’era da sapere sul leggendario monaco, dopo aver visto in che modo aveva reagito Inuyasha al solo sentir parlare di lui. “Il tantra che annulla la volontà dei demoni...Si dice che grazie ad esso il monaco guerriero abbia sterminato da solo centinaia e centinaia di youkai.”, le aveva spiegato Miroku. Kagome, dopo aver saputo che anche Inuyasha ne era rimasto vittima, aveva capito quale fosse il suo punto di vista...e si era trovata d’accordo: chiunque dovrebbe poter avere la possibilità di difendere la propria vita con tutte le sue forze...uccidere l’avversario dopo averlo immobilizzato privandolo della volontà era un atto imperdonabile...era pura codardia...

Nel frattempo, anche Naraku aveva riconosciuto il tantra e, sia pur sorpreso da quel risvolto inaspettato, non ebbe alcuna difficoltà ad opporvisi, perchè il monaco era ormai così debole che il suo potere era appena un barlume nel buio, nonostante l’intenso brillio del Bastone potesse far pensare diversamente.
-Sei inutile, ormai, vecchio! Il tuo potere spirituale è in declino e così pure il tuo corpo. Non sei nulla in confronto al tuo maestro. Lui...me lo ricordo bene...un uomo possente, un ottimo combattente, nessun dubbio...ma troppo confidente nelle sue possibilità...- sorrise con fare nostalgico ad un ricordo che non volle condividere e mosse un passo avanti, dimostrando con quale facilità riuscisse ad opporsi all’incantesimo. -Lo sai, vecchio, qual’è il rischio per chi non ha la forza per dominare il Nemureikon?- fece un altro passo, indisturbato -E’ quello di esserne dominati...e perdere la propria, di anima!-
Miyaura stava per cedere e solo allora Sayouki capì quale fosse la loro unica speranza, anche se qualcosa dentro di lei si ribellò convulsamente all’idea...Solo lei, solo ora, poteva farlo...Pose una mano sulla spalla del vecchio e si unì al suo canto, la voce di soprano forte e limpida, le parole impresse a fuoco nella sua memoria e nella sua carne. Il Potere della Parola...il potere dei monaci, dei sacerdoti, della fede...il potere che le ricordava la sua vita passata, una vita vissuta da umana, in un mondo che non l’aveva mai accettata come tale. Il tantra riprese forza e vigore e l’avanzata dello youkai si arrestò.
Sayouki era ben cosciente che non sarebbe bastato così poco pe fermare quel formidabile avversario e non fu sorpresa nel vedere che, seppur con più difficoltà, Naraku riprendeva a muoversi. Fu allora che, con un gesto deciso, Miyaura le afferrò la mano spostandola dalla propria spalla e portandola sul Bastone sacro. Il brillare dell’Arma si fece più fulgido quando l’energia spirituale di Sayouki, pura e fresca, si riversò direttamente attraverso di esso e fluì a rafforzare l’incantesimo. Ora Naraku non riuscì più a muoversi ed i suoi uomini cominciarono ad agitarsi, perdendo la loro baldanza. Alcuni di loro si defilarono in silenzio dal campo di battaglia, mentre coloro che erano rimasti fedeli al vecchio Miyaura ripresero coraggio. Sango si dibattè furiosamente e riuscì a liberarsi a suon di gomitate e gli altri prigionieri, seguendo il suo esempio, colsero alla sprovvista gli avversari e li sopraffecero. Anche Kagome fu libera e, subito affiancata da Sango, volò a soccorrere Miroku.
-Non preoccupatevi di me! Presto!- le incitò invece questi, forse l’unico ad aver veramente capito cosa stesse accadendo. -Divina Kagome, dobbiamo aiutare Sayouki e Miyaura-sama!-
-Ma come?- Kagome obiettò che non conosceva quel tantra e che non avrebbe saputo cosa fare. Il bonzo la interruppe assicurando che sarebbe bastato mettere a disposizione la propria energia spirituale.
-Dobbiamo solo toccare il bastone, come sta facendo Sayouki, e lasciare che la nostra energia vi fluisca!-
I tre aggirarono con prudenza Naraku, ora impossibilitato a muoversi, e raggiunsero la meta. Gli occhi dello youkai mandavano lampi d’ira che avrebbero incenerito un Oni, se l’invisibile catena del tantra non lo avesse tenuto così strettamente legato.
Sayouki accolse i compagni con un sorriso di trionfo e guidò per prima la mano di Kagome sul Bastone, mentre Miroku si affiancava al vecchio e aggiungeva il suo contributo.
In un’accecante esplosione di luce, Naraku si lasciò sfuggire un grido disarticolato in cui concentrò tutto il proprio odio, la propria rabbia per quell’evento imprevisto che stava per costargli la vita.
Sango recuperò Hiraikotsu e accorse in aiuto di Inuyasha, in grave difficoltà sotto il rinnovato attacco del Portatore della Scure. Gli ultimi colpi di scena avevano distratto per pochi attimi l’uomo e Inuyasha era riuscito a disimpegnarsi dalla pericolosa lama avversaria, ma subito dopo Ikeda era tornato allìattacco, completamente indifferente alla sorte del suo alleato. ‘Quest’uomo‘, il pensiero balenò nella mente di Inuyasha, tra una parata e uno scarto. ‘si è giocato il tutto per tutto...Ha tradito il proprio maestro, la propria città...e ora non gli rimane che combattere. O morire...’. Sango era giunta a breve distanza da loro e aveva sollevato Hiraikotsu, pronta a lanciarlo, quando Naraku giocò la sua ultima carta: -IKEDA!!-

Inuyasha si trovò improvvisamente libero. Un attimo prima era schiacciato sotto il peso del colossale nemico, impegnato a procrastinare per l’ennesima volta il momento della propria morte e ora...Ikeda era balzato via, all’imperioso richiamo di Naraku. Sollevandosi freneticamente da terra, l’hanyou lo vide scontrarsi con Sango: la ragazza parò il fendente con il suo boomerang d’osso e dovette gettarsi di lato per non venire travolta, mentre Ikeda proseguiva la sua corsa, intenzionato a cogliere alle spalle i loro amici.
-Hiraikotsu!- Sango lanciò prontamente la sua arma e riuscì a colpire il Portatore della Scure, ma quello, pur gravemente ferito, riuscì a portare a compimento l’attacco. Il vecchio Miyaura e due guardie vennero colpiti a morte, mentre Sayouki, nel tentativo di proteggere gli altri, rimase ferita. Il tantra si interruppe e Naraku fu libero.
-Sciocchi!- tuonò -Mi vendicherò per tutto questo!- Nonostante l’ira che gli ribolliva dentro, sentì di essersi troppo indebolito a seguito di quell’attacco. Scelse quindi di rinunciare al Bastone sacro e diede un altro secco ordine ad Ikeda.
-Adesso!!-
Sotto gli occhi stupiti di tutti, l’enorme Portatore, si erse in tutta la sua statura e sollevò la Scure sulla spalla destra, caricando per il lancio. Dal fianco sinistro, dall’orribile squarcio aperto da Hiraikotsu, fiottò una rossa cascata di sangue, ma l’uomo non parve nemmeno accorgersene. Tese i muscoli fino allo spasimo e lanciò con tutte le sue forze. L’Arma sacra volò altissima, roteando impazzita.
-Il frammento!- si udì gridare Kagome –Si è trasferito nell’impugnatura della Scure!-
L’Arma sacra volò sempre più in alto, più lontano, come dotata di una volontà propria che sfidasse le comuni regole della fisica, finchè raggiunse il culmine della parabola e cominciò la sua discesa. Veloce, sempre più veloce.
-Le mura!- esclamò allora Sayouki, ricordando solo in quel momento la propria visione.
Ma ormai era troppo tardi e non poterono che assistere impotenti al momento in cui la lama, con un terribile stridìo, si conficcò nella pietra della cinta. Si udì come il rumore di mille vetri infranti, mentre da quel punto si diramavano piccole crepe che ben presto fecero crollare il muro su se stesso, con un grande boato. La barriera era infranta: la Scure aveva spezzato il suo potere, proprio come aveva fatto con il Nemureikon. Una nuvola di polvere si levò ad incipriare il volto scuro della notte, mentre Naraku afferrava si alzava in volo: in una mano la Falce, nell’altra i resti di Catena.
-Me la pagherete, è una promessa.- furono le sue ultime parole, mentre scompariva alla vista.
Sicuramente si sarebbe premurato di recuperare anche la Scure, di questo tutti furono certi...

****

Non rimaneva che stimare i danni.

Gli ultimi focolari di battaglia si erano ormai sedati, anche grazie al Nemureikon evocato da Sayouki e Miyaura, che, pur non sufficiente a distruggere Naraku, aveva annientato tutti gli altri demoni, che ora giacevano come gusci vuoti, cadaveri tra i cadaveri che ricoprivano tutta la piazza. Molti erano i morti, pochi i superstiti e nessuno era più in grado di dire chi tra loro fosse stato complice di Naraku e chi no. Il bilancio era catastrofico, sia per quanto riguardava le vittime che per la perdita di tre Armi sacre su quattro.
Inuyasha, Sayouki, Kagome e molti altri erano radunati attorno alle spoglie del vecchio Miyaura. Il suo aggressore giaceva esanime in una pozza di sangue, a pochi passi da loro, dov’era crollato quando il frammento della Sfera aveva abbandonato la sua mano per trasferirsi nell’Arma sacra.
Ora due figure emersero dal buio della notte e si avvicinarono, suscitando un brusio deferente negli uomini: il più anziano era un uomo alto, segaligno, mentre chi lo accompagnava era un giovane robusto, dall’aria seria. Entrambi, come tutti, erano vestiti di nero, gli abiti a brandelli, e avevano le mani e il viso imbrattati di sangue solo in parte rappreso.
-Comandante!- esclamarono con gioia e sollievo le guardie. Per quanto coraggiosi e abili combattenti, quegli uomini erano solo dei soldati e si erano sentiti persi e disperati, senza più una guida.
-Comandante supremo!- fecero altri, attorniando i nuovi venuti.
Ferito ad una gamba, l’uomo procedeva lentamente, con passo claudicante, ma eretto e deciso. Benchè nulla in ciò che rimaneva del suo abito lo distinguesse dagli altri, sarebbe stato comunque chiaro per chiunque che non si trattava di una persona qualsiasi.
Gli uomini lo informarono subito della grave perdita, Miyaura-baba era morto. Non solo. La stima era molto peggiore: Ikeda traditore in fin di vita, gli altri Portatori morti prima ancora che la battaglia avesse inizio; solo due dei capitani e un terzo dei Cacciatori sopravvissuti, le Armi perdute, Naraku libero, le mura distrutte. La Fortezza non esisteva più. Ora erano solo mura e cadaveri e terrore. Questo senza contare un numero inquantificabile di cittadini che avevano perso la loro vita nello scontro. Improvvisamente schiacciato dal peso di quel bilancio catastrofico, il Comandante cadde in ginocchio accanto al corpo esanime del vecchio maestro.
-Miyaura-baba, mio signore, riposate in pace e possiate perdonare la mia cecità.- mormorò. -Non avrebbe dovuto accadere una cosa simile...il tradimento di tre intere Squadre di caccia! E io...il comandante supremo...sono stato cieco...- sospirò.
-Mio signore...- la voce incerta del giovane interruppe il silenzio che seguì quelle parole di sconforto. L’uomo non parve aver udito e per alcuni istanti rimase con lo guardo fisso in quello spento del proprio maestro. Infine si mosse e si guardò intorno, percependo su di sè il tocco di molti sguardi carichi di aspettativa. -Io...non sono stato un degno comandante. Mi dispiace.- Si scusò, incurvando le spalle in segno di rassegnazione. Ma gli uomini continuarono ad attendere, in silenzio. -Siete voi ora il nostro capo supremo.- sentenziò il ragazzo solennemente. E quando il suo superiore provò a negare, si rivolse agli uomini attorno a lui, esortandoli ad esprimere il proprio parere in proposito. -Tutti noi siamo colpevoli quanto voi per non esserci accorti di cosa bolliva in pentola, mio signore.- terminò – Quindi, vi prego, assumete il ruolo che vi compete e guidateci fuori da questo incubo...- Lo sguardo che l’uomo sollevò dal cadavere esprimeva chiaramente ogni suo singolo dubbio, conflitto, turbamento. Non aveva mai aspirato a quella carica che ora, ligio al dovere e alla responsabilità, avrebbe accettato per non abbandonare i propri uomini. Non poteva sottrarsi al suo dovere: lui era l’ultimo rimasto ad avere completato la propria preparazione di monaco guerriero. Era l’ultimo maestro rimasto.
-Non sento di meritare questo onore. Ma accetterò di lavorare con tutti voi per ricostruire ciò che è andato perduto...- sospirò, suscitando il generale sollievo.

-Non so chi siate nè perchè lo abbiate fatto, ma vi ringrazio di aver combattuto al nostro fianco.- esordì il nuovo reggente della Fortezza, rivolgendosi al gruppo di Inuyasha.
-Non ringraziateci- sbottò Inuyasha, amareggiato -il vecchio saggio è morto, Naraku è fuggito con le Armi e la vostra gente è stata massacrata. Il nostro aiuto non è servito a nulla.- Per l’ennesima volta Naraku l’aveva fatta franca e molti innocenti ne avevano pagato le conseguenze.
-Invece voi avete fatto molto più di quanto crediate.- il tono dell’uomo era teso, serio, solo la profonda ruga in mezzo alla fronte esprimeva tutto il suo cordoglio. -Se anche il Bastone sacro fosse finito nelle mani di quel demone, egli avrebbe acquisito un potere illimitato. Grazie al vostro intervento, invece, il Bastone è ancora in mano nostra e la Fortezza può ancora avere un nuovo Giudice.-
Fu Kagome ad intervenire prima che Inuyasha potesse dire qualsiasi cosa. La ricostruzione della Fortezza e dei suoi macabri rituali non sarebbe stata certo tra le sue priorità.
-Signore, da tempo ormai noi diamo la caccia a Naraku e sappiamo bene quanto possa essere pericoloso e non potevamo permettergli di portare a compimento i propri piani, qualsiasi essi fossero. Ora sappiamo che mirava ad impossessarsi delle Armi...e purtroppo è riuscito in parte del suo intento. Dovete al più presto ricostruire la barriera, trovare un modo per difendervi! Cosa farete se dovesse tornare per impossessarsi del Bastone?-
L’uomo scosse la testa:
-La Barriera non può essere ricostruita senza tutte le Armi sacre e i loro Portatori. Potremo ricostruire la cinta, ma servirebbe a poco. Ora la nostra unica speranza è recuperare le Armi sottratte. Ora, so di chiedervi molto e di non averne il diritto, ma...sareste disposti ad aiutarci a combattere contro questo Naraku?-
-Non sarà certo semplice, ma se potrà servire, noi vi aiuteremo.- accettò per tutti Miroku.
-Certo, i nostri obiettivi sono comuni.- concordò Kagome.
Sango annuì, imitata da Sayouki.
-Eppure non servirà a nulla stare qui ad aspettare che quel maledetto ci piombi addosso. Io propongo di andare a cercarlo!- Inuyasha, come sempre,espresse burberamente la sua idea. L’atteesa non faceva per lui: quella del mattino da poco trascorso gli era già ampiamente bastata.
L’uomo parve riflettere per qualche istante, ma poi prese una decisione:
-Avete perfettamente ragione. Allora, in qualità di nuovo Giudice, Portatore del Bastone, io vi affido lo Shakujo.- si rivolse direttamente a Sayouki che teneva ancora stretto tra le mani il legno nero. -E’ l’unica difesa che possiamo offrirvi contro le altre Armi. Ed è anche l’unico modo che avrete per rintracciare Naraku: le Armi sono collegate tra loro da un filo invisibile di Potere...Io ho visto come avete combattuto...non esiste più nessuno qui, che possa utilizzare il Bastone sacro in quel modo...nemmeno io. Quindi lo affido a voi...-
Sayouki esitò. Con ‘in quel modo’, intendeva forse per evocare il Nemureikon? Ma Miroku intervenne prontamente ad accettare l’offerta.
-Faremo del nostro meglio, mio signore.-
L’uomo annuì in segno di approvazione ed espresse di nuovo la propria gratitudine, suggerendo poi loro di fermarsi a riposare e a Sayouki di farsi medicare la ferita inflittale dalla Scure.
-Non preoccupatevi, è solo un graffio. Inoltre dobbiamo metterci subito all’inseguimento se non vogliamo perdere le tracce del nemico.- ribattè lei, lanciando di sfuggita un’occhiata preoccupata al cielo. Stava avvicinandosi l’alba.
Inuyasha scattò in piedi allarmato.
Capendo al volo la situazione, Miroku concordò:
-Vero, dobbiamo affrettarci, mio signore, non possiamo restare qui oltre!- Velate dalla polvere che ancora si librava sulla città, le ultime stelle stavano scomparendo nel buio che precede il nuovo giorno e non sarebbe stata una buona idea farsi trovare con due hanyou in mezzo a quei Cacciatori di youkai...uomini disperati per aver appena subito il più grande smacco della loro vita. Sayouki, con un gesto delicato, chiuse gli occhi al vecchio saggio defunto e si rialzò. Era davvero ora di andare.

****

I cinque furono scortati dal Comandante e dal giovane subordinato fino all’ingesso della città. Le porte erano ancora in piedi, ma tutta l’ala est delle mura era crollata. Come avevano sospettato, non v’era traccia della Scure: Naraku l’aveva certamente recuperata. Lui, o i Saimiyosho.
Si congedarono sulla soglia, con la promessa di fare presto ritorno.

Si erano ormai allontanati di un centinaio di passi quando il sole fece capolino ad est: i suoi raggi posarono il loro bacio consolatorio sulle le rovine della cinta e illuminarono i cinque stranieri che si allontanavano dalla Fortezza caduta. In coda al gruppo stava la giovane donna vestita di blu che reggeva il Bastone del giudizio.
I due rimasti sulla soglia dovettero ripararsi gli occhi con la mano per proteggersi dal riverbero del sole: esso produceva inquietanti giochi di luce sulle macerie...e non solo. Per una frazione di secondo Il Bastone parve riflettere una luce rosata, mentre la donna lo passava al bonzo.
-Comandante! Avete visto?-
L’uomo annuì:
-E’ stata solo la luce.-
-Ma i capelli del giovane vestito di rosso...Quello non è uno scherzo della luce...Lo vedete? Non sono più neri! E quelle non sono...orecchie canine??- insistè allarmato il giovane.
L’uomo corrugò la fronte al ricordo improvviso di un racconto che il maestro gli aveva spesso ripetuto, finchè il morbo non l’aveva cancellato dai suoi ricordi...la storia parlava di una giovane donna vestita di azzurro, pallida yasha dagli occhi di ghiaccio e di un inu-youkai dai capelli d’argento. Gli altri personaggi erano una bambina di nome Kaede, una sacerdotessa chiamata Kikyo, un giovane lanciere di nome Yuji Miyaura e il suo maestro, Hirofumi...
“Solo allora capii che il maestro non era più in sè, che era tutto sbagliato...Eppure gli obbedii e mi allontanai con la piccola Kaede tra le braccia, pur sapendo che li avrebbe barbaramente uccisi, anche se erano stati loro a salvare la bambina dai demoni...” gli parve di udire la voce di Miyaura.
‘Il maestro Hirofumi quel giorno scomparve e quei demoni, invece, sopravvissero. Ma forse non erano demoni...’ pensò tra sè ‘...erano hanyou...’ Poteva anche sbagliarsi, ma il suo istinto gli disse che aveva fatto bene a fidarsi di quei giovani, chiunque fossero. Si rivolse di nuovo al suo giovane coraggioso subordinato e amico, il Capitano che era sempre stato al suo fianco in ogni battaglia. -Sì, Jiro, ho visto. Hai ragione, non è stata la luce.-



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
miko: sacerdotessa.
youkaitaijiya: sterminatrice di demoni.
houshi: monaco.
Nemureikon: Sonno dell’Anima.
shakujo: bastone sacro.
Shikon no Tama: Sfera dei Quattro Spiriti.
-baba, -sama: forme di rispetto equivalenti a “onorevole”, “saggio”.




Bene bene, miei cari amici e lettori! Finalmente sono riuscita a mettere online anche questo capitolo...erano settimane che ci lavoravo su per revisionarlo, ma non mi convinceva mai e chi mi conosce, sa bene a quale livello di pignoleria io possa arrivare! Ebbene, avete dovuto attendere un po’, ma eccolo qui. Che ne pensate?
Questo è l’ultimo capitolo della prima parte di Yume no Mai.
Ora, pazientate, ma dovrò fare una sorta di pausa estiva, come nelle migliori serie TV...Venerdì 24 parto, vado per lavoro in Inghilterra e non avrò modo di revisionare o postare i nuovi capitoli fino al mio ritorno (12 agosto). Quindi nel frattempo godetevi le vacanze e il sole...io, da bravo alter-ego di Sayouki (da qui proprio il mio nick), me ne starò pallida e spettrale nell’ombra (spero condizionata) di un bel laboratorio oxfordiano!!
Non posso promettere nulla per agosto, ma certamente troverete i nuovi capitoli a settembre!
Come sempre, vi invito a contattarmi sul mio blog, là qualche occhiata la darò sempre e comunque, quindi passate pure a salutarmi (e a vedere se sono ancora viva..niente Youki, niente capitoli nuovi...^_^)
Un caldo saluto a tutti e a presto!!
Youki

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Capitolo 8
*** In trappola! ***


Rieccomi qui, miei cari lettori! Buon ferragosto!! Youki è tornata in Italia dopo due mesi indimenticabili a Oxford, a lavorare, ma anche a passare ogni attimo di tempo libero in giro a fare la turista! E’ una città stupenda, ricca di storia e di vita e che da la possibilità di incontrare persone da tutto il mondo, di confrontarsi con diverse culture e stili di vita...Amici, se mai vi verrà offerta la possibilità di fare un viaggio-studio da quelle parti, vi consiglio vivamente di cogliere al volo l’occasione, perchè è una esperienza indimenticabile!! Comunque ora sono tornata a casa e, trovandomi messaggi minatori tra i commenti, nella mail e sul mio blog, che mi intimavano bonariamente di continuare questa storia, ecco che, atterrata in patria venerdì sera (il 12 agosto), ho disfatto le valigie e mi ci son messa d’impegno per revisionare e pubblicare questo nuovo capitolo! Spero che vi godiate le vacanze e che mi lascerete qualche commentino, se non altro per dirmi “bentornata Youki”!! Buona lettura e vi prometto il capitolo 8 per fine agosto, OK?


Cap 7

In trappola!

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


-Kagoomeeee!!-
-Piccolo Shippo! Stai bene!?-
Il cucciolo di kitsune si gettò di slancio tra le braccia della giovane umana, imitato da Kirara, corsa subito da Sango.
-Ho avuto tanta paura!! Quando ho sentito tutto quel frastuono e ho visto le mura crollare...- si interruppe rabbrividendo, per poi alzare fiero il musetto e continuare -Ma vi ho aspettati qui, senza muovermi, come mi aveva detto Youki-chan...- disse con orgoglio, battendosi il piccolo pugno sul petto e girando intorno lo sguardo con aria interrogativa.
-Ma dov’è Youki-chan? E Inuyasha? Stanno bene vero?- si preoccupò.
-Sì, sì. Non agitarti, - lo calmò Miroku -stanno arrivando. Sono solo rimasti un po’ indietro...Ah, eccoli che arrivano!-
Shippo si liberò innocentemente dell’abbraccio di Kagome per correre incontro ai due, e la ragazza dovette fare uno sforzo per non indirizzare a Sayouki uno sguardo indispettito. Quante cose erano cambiate in una sola notte! Non sapeva più se esserle grata per il suo prezioso aiuto o se arrabbiarsi per l’ennesima mezza verità che era stata smascherata.
‘Sayouki è una hanyou, proprio come Inuyasha. E perde i suoi poteri la notte di Shingetsu, proprio come Inuyasha.’ Ripassò mentalmente Kagome; ora finalmente capiva cosa rendesse così uniti e complici i due, ma ciò non fece altro che risvegliare in lei l’antica gelosia che in quegli ultimi giorni era parsa magicamente svanire...
-Youki-chaaaan!-
La giovane hanyou sorrise al cucciolo e si chinò per accoglierlo nel suo abbraccio, mentre il piccolo si sbracciava per indicare il loro campo e il fuocherello che vi ardeva nel mezzo.
-Hai visto?! Ho fatto tutto quello che mi hai detto tu e ho anche acceso il fuoco per preparare la colazione!- -Sei stato proprio bravissimo, Shippo!- si complimentò sorridendo Sayouki.
Inuyasha, che le era accanto, la guardò, ancora una volta sorpreso per quel suo fare così sorprendentemente paziente e materno con il cucciolo, poi si riscosse e sbraitò:
-Ma piantala, marmocchio! Guarda che hai solo acceso un fuoco, neanche avessi compiuto chissà quale impresa! Dopo una nottata come quella appena passata, mi pare il minimo che tu ci abbia acceso un fuoco, piccoletto!-
Per una volta Shippo non prestò la minima attenzione all’hanyou, se non per scoccargli un’occhiataccia e fargli una linguaccia. Poi, voltando platealmente le spalle ad Inuyasha, prese per mano Sayouki trascinandola avanti, ma si fermò immediatamente.
-Ma...Cos’hai fatto alla mano Youki-chan??-

-Dev’esser stato il Bastone.- constatò Miroku, esaminando la bruciatura sul palmo destro della giovane. Il bonzo riesaminò mentalmente quanto aveva saputo sul Bastone e ricordò che quella era l’unica Arma sacra che, si diceva, uno youkai non avrebbe nemmeno potuto toccare. Si stupiva infatti che Naraku avesse voluto tentare di rubarlo...Il contatto con il Bastone provocava gravi ustioni...un contatto prolungato avrebbe potuto ridurre in cenere qualsiasi demone...e infatti esso era il delatore della condanna suprema della Fortezza, la più barbara e dolorosa che potesse esistere e che, forse proprio per queste ragioni, non era mai stata applicata ad alcuno: il Rogo. Il bonzo si limitò ad osservare Sayouki, capendo le ragioni della sua iniziale esitazione a toccare il Bastone, quando il vecchio Miyaura glielo aveva porto.
-Ora capisco la vostra premura nel consegnarmelo all’alba, Sayouki-sama.-
Sayouki tacque, intimidita dal silenzio teso che era calato. Nessuno, nel breve viaggio di ritorno, aveva sollevato la questione, ma ora tutti volevano chiarire la situazione, era evidente. Solo Shippo guardava dall’uno all’altro componente del gruppo, senza capire.
‘Non potevo sperare di cavarmela così, in fondo.’ sospirò tra sè la pallida hanoyu.
Avrebbe dovuto parlare loro della sua triste fanciullezza, del suo adorato padre umano, e di quel tempo doloroso che aveva fatto di tutto per relegare in un’altra vita...che ERA un’altra vita...
Prese un profondo respiro e sollevò con decisione il viso.
-E’ dunque ora che vi dia qualche spiegazione...- cominciò.

****

SNIFF SNIFF...
Shippo non aveva fatto altro nel loro viaggio di ritorno verso il villaggio di Kaede e tutt’ora, ogni volta che si avvicinava a Sayouki, la annusava, ribadendo, incredulo:
-Eppure continuo a dire che non hai proprio l’odore di una hanyou!-
E, udendolo, Inuyasha non poteva dargli torto. Sayouki non aveva mai avuto l’odore di un hanyou...Nè tantomeno di youkai o di umano...Profumava di violetta...una fragranza dolce e persistente...a volte quasi stordente.
Shippo continuava poi con le stesse domande, già ripetute mille volte: non riusciva a convincersi che Sayouki fosse veramente come Inuyasha...non riusciva proprio ad immaginarsela umana! Non che non credesse a quanto aveva raccontato lei stessa, o che non sopportasse l’idea...in fondo era abituato a stare con Inuyasha e il fatto che fosse un mezzodemone non lo infastidiva per nulla...Semplicemente il suo istinto rifiutava l’idea e il solo modo per metterlo a tacere, sarebbe stato farlo assistere alla trasformazione la prossima notte di novilunio.
-Baah! Vattene Shippo!- brontolò Inuyasha allontanando malamente il cucciolo da Sayouki e prendendolo per la coda. -Stiamo discutendo di cose serie qui!! Non è roba per te!-
-Kagoomeee!- si lamentò prontamente quello, chiamando in suo aiuto la ragazza. Inuyasha venne messo ‘a cuccia’ e Shippo si tenne accanto a Kagome per salvaguardarsi da eventuali rappresaglie.
Miroku riprese a parlare.
-Dunque, ricapitolando: Naraku possiede tre Armi sacre su quattro. Due, Falce e Scure, hanno elevatissimo potere offensivo, mentre la terza, Catena, è in grado di sottomettere la volontà degli avversari...Noi abbiamo il Bastone, che è letale per gli youkai, ma solo per contatto e, temo, anche molto prolungato...ma che è anche in grado di incanalare e amplificare il potere spirituale, come abbiamo potuto sperimentare alla Fortezza.-
Il bonzo si fermò e Sango annuì, intervenendo:
-Sarebbe l’ideale se potesse utilizzarlo Sayouki...ma...-
-Già. Purtroppo lei non sarà in grado nemmeno di toccarlo fino al prossimo Shingetsu e allora sarà tardi.- sentenziò Inuyasha, incrociando le braccia.
-Si...nessuno youkai o hanyou che sia può utilizzarne il potere spirituale.- confermò Kaede, arrivando con il the -Quindi io propongo che sia Kagome a portare il Bastone.-
-I...Io??- La ragazza parve sconcertata all’idea.
-Concordo. - intervenne Sayouki -In quanto reincarnazione di Kikyo i suoi poteri spirituali sono ben superiori a quelli di chiunque altro! Sarà solo questione di fare esercizio.-
Kagome era rimasta senza parole. Di nuovo tutti loro pensavano che essendo la reincarnazione della potente miko, anche lei fosse dotata di poteri straordinari, ma non era così! E per di più stavano di nuovo parlando di lei e dei suoi presunti poteri come se nemmeno lei fosse presente, assumendo che lei fosse d’accordo. Le venne voglia di urlare.
‘Io non sono Kikyo! Non sono brava come lei! Non riesco nemmeno a tirare bene con l’arco...le mie frecce fin’ora hanno colpito il bersaglio solo per puro caso!!’ -No!- esclamò a voce forse un po’ troppo alta, sorprendendo tutti. -No, secondo me la persona più indicata è Miroku. Lui è molto più esperto di me nel controllare il potere spirituale...-
Intuendo il tumulto interiore di cui era preda l’amica, Sango intervenne in suo aiuto:
-Allora houshi-sama porterai tu il Bastone, va bene?-
Il giovane bonzo non potè che rispondere affermativamente alla sua adorata taijiya.

Una volta deciso a chi spettasse il compito di Portatore, rimaneva solo un ultimo dettaglio da discutere: -E ora cosa facciamo?- chiese innocentemente Shippo, centrando in pieno il problema. Fu di nuovo Sango a prendere la parola e a dare una svolta alla situazione, dicendo che aveva bisogno di un po’ di tempo per riparare Hiraikotsu, danneggiatosi durante lo scontro con Naraku. Anche Kagome chiese tempo per recarsi nella sua epoca a prendere provviste e medicinali e Miroku si disse d’accordo, dichiarando che ne avrebbe approfittato per fare un po’ di pratica col Bastone sotto la guida di Kaede-baba.
-Bene, è deciso.- annunciò Inuyasha alzandosi in piedi -Ci fermeremo al villaggio il tempo necessario per recuperare le forze e riparare le armi, poi andremo a cercare quel dannato di Naraku!-
-Sì,- acconsentì Sayouki - ma dobbiamo stare all’erta e perdere meno tempo possibile, perchè Naraku aveva un piano ben preciso per rubare quelle armi.-
Miroku incrociando le braccia, corrugò preoccupato la fronte e chiuse gli occhi: -Già...E qualunque piano sia, non aspetterà certo i nostri comodi per metterlo in atto!-

****

-Kagome-chan? Mi stai ascoltando?-
Sango stava parlando da diversi minuti ad una Kagome del tutto assente: guardava fuori della capanna, attraverso la piccola finestra e scrutava la penombra al limitare del bosco, dove Sayouki parlava con Miroku. Il pomeriggio stava volgendo al termine, ma la luce del sole era ancora forte e vivida nella calura estiva, stagliando nettamente ogni cosa in uno spietato chiaroscuro che faceva doppiamente risaltare la pallida Dama.
Kagome vide Sayouki socchiudere gli occhi, infastidita dal chiarore e ritirarsi nell’ombra più profonda degli alberi.
-Sei in ansia per la partenza di domani?-
La ragazza non stava proprio ascoltando e la domanda la colse impreparata.
-Eh? Oh...beh...Sì, un po’ forse...- la sua attenzione era ancora tutta concentrata sulla hanyou quando sopraggiunsero anche Shippo e Inuyasha che si unirono a Sayouki e Miroku.
-Non ti da un po’ fastidio?- chiese improvvisamente all’amica.
Sango sulle prime non capì, ma quando si fu avvicinata a Kagome ed ebbe scrutato fuori della finestra, seguendo la direzione del suo sguardo capì quale fosse l’argomento.
-Parli di Sayouki?- chiese.
Dopo un breve silenzio, Kagome sospirò e annuì:
-Guardali, Sango, tutti pendono dalle sue labbra...lei è così fenomenale...qualsiasi cosa faccia, la fa alla perfezione! E’ una combattente senza pari, una guaritrice di alto livello ed è addirittura in grado di utilizzare il potere spirituale. Chi se lo sarebbe mai immaginato che una hanyou potesse venire ordinata sacerdotessa?-
La giovane taijiya tacque pensosa e Kagome, distogliendo infine lo sguardo dal gruppetto sotto gli alberi, lo spostò dritto in quello dell’amica.
-Tu le credi?-
La domanda, posta così a bruciapelo, fece agitare Sango. Anche lei, a volte, si sentiva a disagio nei confronti della misteriosa Sayouki e capiva benissimo cosa dovesse provare Kagome, soprattutto considerando il rapporto speciale che si stava ricreando tra Inuyasha e la pallida hanyou. Anche Sango non aveva apprezzato il gioco di mezze verità e di segreti taciuti che Sayouki aveva loro imposto, ma quando infine aveva raccontato la sua storia, quel giorno, dopo il crollo della Fortezza, era stata certa che avesse avuto le sue ragioni per tacere fino a quel momento. A quanto aveva loro raccontato, la sua vita era stata piuttosto travagliata e per tutta la sua fanciullezza Sayouki era stata discriminata per il suo strano ed inquietante aspetto. Rimasta orfana di madre, aveva viaggiato senza sosta con il padre umano in cerca di un posto in cui stabilire la loro dimora, un luogo che potessero chiamare casa e dove fossero bene accetti, ma era stato solo dopo aver attraversato mezzo Giappone che finalmente avevano trovato chi li aveva accolti a braccia aperte. Si erano così infine stabiliti in una comunità di monaci presso i quali Sayouki aveva ricevuto istruzione e affetto, divenendo guaritrice e, più tardi, sacerdotessa. Era stato dopo la morte del padre che aveva deciso di lasciare il villaggio che tanto le era stato caro e di intraprendere il viaggio che l’avrebbe poi portata ad incrociare la strada di Inuyasha. La storia che aveva loro raccontato era esauriente e sofferta, eppure Kagome aveva ragione: anche in tutto ciò, c’era qualcosa di sfuggente.
-Penso che ognuno abbia il diritto di avere i suoi segreti, Kagome.- rispose infine Sango. -E capisco che ti infastidisca la venerazione che tutti paiono avere per lei...persino Kaede...Ma...non so come spiegarlo...Per quanto i suoi modi possano essere amichevoli, materni o nostalgici, Sayouki pare sempre così distaccata, così...inumana...Hai notato anche tu che Miroku non si è nemmeno mai azzardato a farle una delle sue solite proposte oscene? La soggezione che ha di lei è più forte del suo stesso perverso istinto...-
Kagome riportò gli occhi sul gruppetto.
-Allora non è solo una mia impressione! E’ da quando sono tornata dalla mia epoca che vi sento decantare continuamente le sue lodi e pensavo di essere l’unica a trovarmi a disagio...- sospirò, quasi sollevata nel vedere che l’amica la pensava un po’ come lei -A volte sembra così fredda...Mi dà proprio un senso di gelo! E quando combatte...mi fa quasi paura...-
Già, quando combatteva, Sayouki si trasformava in un essere freddo e spietato. Sango l’aveva già vista in azione a sufficienza per capire che erano fortunati ad averla come alleata e non come avversaria.
-All’inizio anche io ho avuto la stessa sensazione. Quella notte, la prima volta che la incontrammo, la sua sola presenza mi fece venire i brividi...Sembrava uno spettro tra gli spettri...E in seguito, anche vedendola alla luce del sole...- Sango quasi rabbrividì al ricordo di quello sguardo che le aveva trapassato l’anima. Perse un attimo il filo e poi riprese: -Credo che sia tutta colpa dei suoi occhi. L’hai vista anche tu nella sua forma umana e sono quello l’unico particolare che fa veramente la differenza: aveva gli occhi neri ed erano così profondi e vivi e umani...-
-Sì, l’ho notato anche io, ma forse proprio per questo ora mi sento ancor più a disagio. Ora i suoi occhi mi sembrano ancor più gelidi e lei mi pare ancor più distante, inavvicinabile...Eccetto quando è con Inuyasha.-
Kagome tacque e Sango chiese, in tono inquisitorio:
-Sei gelosa di lei?-
La ragazza la squadrò tra la sorpresa e l’imbarazzo.
-Che? Chi? Io? Gelosa?-
Sango l’incalzò, spietatamente:
-Io credo che tu non riesca a farti piacere Sayouki perchè temi che ti porti via Inuyasha...-
Era da diverso tempo, per la precisione da quando era entrata nel loro gruppo Sayouki stessa, che Kagome non si confidava più con Sango: tutti parevano adorare la pallida hanyou e lei temeva che l’amica l’avrebbe rimproverata per quei sentimenti astiosi che covava nel cuore...e invece ora...La giovane cedette e finalmente aprì il suo cuore all’amica.
-Oh Sango-chan! Io per Inuyasha sono solo uno strumento per rilevare i frammenti della Sfera!! Non sono un granchè a combattere e per voi sono solo un intralcio...mentre lei è così maledettametne abile in tutto! E con il suo istinto di youkai è anche in grado di percepire gli Shikon no kakera...Adesso che si sono ritrovati sono sempre insieme, non vedi? E s’intendono a meraviglia, per non parlare poi di quando combattono!! Non bastava già Kikyo a complicare le cose...- la sua voce si spense in una serie di singhiozzi liberatori.
Sango si affrettò a consolarla, sollevata dal fatto che finalmente Kagome fosse riuscita ad esternare tutte le sue paure.
-Ora calmati, Kagome-chan.- sussurrò dolcemente -Certo tra Inuyasha e Sayouki si è creato un rapporto speciale, avendo loro condiviso tante difficile prove in passato, ma credimi, non è cambiato nulla tra te e lui!- Kagome non smise di singhiozzare e, amaramente, ribattè:
-Sì, non è cambiato proprio nulla...Non c’era niente prima e non c’è niente neppure adesso!- si allontanò di scatto dalla finestra e, pregando Sango di lasciarla un po’ sola, uscì, non vista, per rifugiarsi a piangere ai piedi del Goshimboku.

Fu lì che poco dopo la trovò Sayouki.
-Mi dispiace.- esordì la hanyou semplicemente.
Kagome aveva ancora gli occhi arrossati dal pianto e non sollevò nemmeno lo sguardo. Le era bastato vedere con la coda dell’occhio un angolo di lucida seta blu per capire di chi si trattasse, prima ancora che lei parlasse.
-E di cosa?- chiese seria, lo sguardo fisso davanti a sè. Non voleva più fingere di esserle amica, non voleva più trattarla con quella falsa cortesia che si riserva alle persone indesiderate nella speranza che se ne vadano presto. Lei non se ne sarebbe andata ed era ora che le cose venissero chiarite tra loro.
-E’ a causa mia se sei in questo stato d’animo e io non posso aiutarti se tu non riesci a fidarti di me...- Il tono di Sayouki era triste e il fatto che Kagome non la stesse guardando negli occhi, la aiutò a continuare: -Tu pensi ancora che io ti voglia portare via Inuyasha...No!- levò una mano artigliata per fermare la protesta di Kagome, che si ritrasse involontariamente dalle punte affilate. Sayouki se ne rese conto e a sua volta abbassò la mano, nascondendola nella manica come faceva quando era bambina.
-Lasciami parlare: è giunto il momento di chiarire questa situazione. Quando ti dissi che c’era stato un tempo in cui credevo di essermi innamorata di lui, credo tu abbia frainteso e in seguito non c’è più stata occasione di finire il discorso. Mi dispiace di aver atteso tanto, sono stata stupida ed egoista.-
Kagome aveva smesso di piangere. Era curiosa di sapere cosa significasse questo improvviso cambiamento in Sayouki e non capiva dove la hanyou volesse andare a parare. Guardò finalmente in volto la Dama dei sogni e...vi scorse imbarazzo. Sayouki teneva gli occhi abbassati e scrutava imbarazzata il suolo; un velo di rossore coloriva le pallide gote, mentre si accarezzava distrattamente il collare d’argento nel gesto ormai consueto, ben noto a tutti.
La ragazza non fece in tempo a stupirsi di questa incredibile dimostrazione di umanità, che le parole seguenti la sconvolsero ancora di più. Sayouki cominciò a raccontare.
-Tutto accadde inaspettatamente, quando per la prima volta entrambi ci ritrovammo in forma umana, una notte di novilunio. Eravamo in viaggio già da un po’ di tempo e io ero così felice di aver trovato qualcuno che condividesse la mia stessa sorte, che mi potesse capire così profondamente...Fino a quel momento non avevo mai provato un simile calore al cuore...Quella notte ebbi una visione...di me...e di...un uomo...- incredibilmente le guance di Sayouki si imporporarono ulteriormente e la sua voce ebbe un tremito -E mi convinsi che era Inuyasha che il mio cuore desiderava...Ma poi le cose andarono diversamente...- si affrettò ad aggiungere, percependo che Kagome era sull’orlo di una nuova crisi di pianto.
-Incontraste Kikyo.- sentenziò brusca Kagome, la voce rotta, il pianto a stento trattenuto. Dunque Sayouki, cuore infranto, era tornata per riprendersi Inuyasha? Ma lo sapeva che la sua rivale, per quanto defunta, era in realtà ancora in circolazione?
Sayouki credeva davvero di aiutarla raccontandole tutte quelle sciocchezze da romanzo rosa? O forse, in realtà, voleva velatamente farle capire che lei, Kagome, non aveva speranza alcuna?
Prima che l’occhiata velenosa di Kagome la trafiggesse, la hanyou parlò di nuovo:
-Sì. Inuyasha incontrò Kikyo.E io incontrai...l’uomo della mia visione.-
Gli occhi della ragazza si dilatarono inverosimilmente e la sua espressione mutò come dal giorno alla notte, mentre si rendeva conto di cosa significassero quelle parole. Sayouki le stava dicendo che l’uomo di cui si era innamorata NON era Inuyasha, era un altro!
La hanyou aveva riabbassato lo sguardo, fisso a terra, e non osava più sollevarlo sulla sua interlocutrice: rievocare, anche se così per sommi capi, il ricordo del suo amore travagliato, aveva riaperto una ferita mai rimarginata, da cui cominciarono a sgorgare rivoli sempre più copiosi di emozioni a lungo sopite. Possibile che dopo cinquant’anni non potesse ancora dimenticare?
La confessione di Sayouki sortì comunque i suoi effetti su Kagome. Sollevata e imbarazzata per il malinteso che si era venuto a creare e per il comportamento ignobile che aveva tenuto nei suoi confronti, la ragazza si scusò con la hanyou.
-E cosa successe in seguito?- chiese ora con genuino interesse e partecipazione per quella storia d’amore così misteriosa -Dov’è lui ora?-
Sayouki sospirò, felice per essere finalmente riuscita a chiarire il malinteso, ma ancora sconvolta dal turbine di emozioni che le si era risvegliato dentro:
-A volte, Kagome, bisogna fare delle scelte. Il nostro...il MIO amore,- si corresse, immediatamente -era impossibile. La nostra natura era troppo diversa: scelsi di mettere a tacere il cuore e alla fine me ne andai il più lontano possibile da lui...-
-Oltre il mare...?
-Sì, oltre il mare.-

****

-Sento qualcosa...Da quella parte, credo...- Kagome puntò l’indice verso il fondo della verde vallata che si estendeva sotto di loro. Erano già in viaggio da quattro giorni e si erano allontanati parecchio dal villaggio seguendo le indicazioni di Kagome.
-Ma è possibile che tu non sia mai sicura di nulla?- borbottò Inuyasha.
-E’ una traccia tanto debole che fatico addirittura a percepirla, figuriamoci a individuarne la direzione...E poi vorrei vedere te, Inuyasha!- ribattè seccata la ragazza.
-E tu non dici niente, Sayouki? Non percepisci i frammenti?- Inuyasha si rivolse alla hanyou che camminava accanto a Sango e che scosse la testa in segno di diniego.
-Sono troppo distanti...Se qualunque hanyou o youkai potesse essere in grado di percepire i frammenti ad una simile distanza, il pezzo della Shikon che porta al collo Kagome ci attirerebbe addosso ogni giorno migliaia di demoni! Ci sono limiti che non si possono oltrepassare...Solo Kagome ha un simile potere, quindi piantala di trattarla così male!- lo rimbrottò Sayouki, facendolo arrossire per la vergogna.
Inuyasha si era reso conto che tra Sayouki e Kagome era cambiato qualcosa. Percepiva ora un’atmosfera molto più distesa tra le due e si chiedeva cosa fosse accaduto per creare, da un momento all’altro, una simile complice intesa. Anche se ora si beccava costantemente una dose doppia di rimbrotti qualsiasi cosa dicesse o facesse, il fatto che quelle due avessero cominciato ad andare d’accordo gli procurava un segreto senso di soddisfazione. Erano due persone così imortanti per lui...
-Ehi! Guardate!- esclamò Miroku all’improvviso: nelle sue mani il Bastone sacro pulsava flebilmente, emettendo una sorta di tintinnanate vibrazione. -Credo che cominci a reagire alla vicinanza delle altre Armi sacre...Siamo vicini...-
-Invece a me i frammenti sembrano ancora così lontani...- mormorò Kagome -E le mie percezioni sono molto confuse...-
-Io sono ancora convinta che il Bastone ti aiuterebbe a focalizzare il tuo potere spirituale, se solo tu ci provassi.- propose Sayouki, assecondata da Miroku, che si offrì di farla esercitare.
A nulla valsero le deboli proteste di Kagome, che quella sera si ritrovò assediata dai due, nel tentativo di focalizzare i suoi poteri con l’aiuto del Bastone sulla ricerca non solo degli Shikon no kakera, ma anche delle altre Armi sacre.
-E’ tutto inutile, non ci riesco.- sbuffò stremata e assonnata la ragazza dopo l’ennesimo fallimento. -Sono morta di sonno e fin’ora tutti i miei sforzi non sono valsi a niente. A che pro continuare? Domattina mi dovrete portare a spalla per proseguire il viaggio...-
-Fai un altro tentativo, Kagome. Ci sei vicina! In quanto reincarnazione di Kikyo tu...-
-MA IO NON SONO KIKYO!-
Kagome aveva alzato la voce, presa dall’esasperazione. Ci si doveva mettere proprio Sayouki a ricordarglielo?
Inuyasha si avvicinò ai tre, allarmato da quello scatto furioso della giovane, ma prima che potesse aprire bocca, Sayouki ribattè irritata:
-Lo sappiamo benissimo che non sei Kikyo! Ma, che tu lo voglia o no, tu possiedi i suoi stessi poteri! Sei l’unica a non rendertene conto, qui!!-
Anche se la hanyou non aveva minimamente alzato il tono della voce, l’espressione che aveva assunto, assieme al tono perentorio con cui aveva pronunciato quelle parole, fece morire qualsiasi protesta sulle labbra di Kagome. Quella ragazza così minuta sapeva ispirare un notevole terrore, all’occorrenza, e Inuyasha conosceva bene i suoi metodi persuasivi. Gli altri non conoscevano altrettanto a fondo i poteri demoniaci della Dama dei sogni.
-E’ solo questione di imparare ad usarli e a controllarli.- continuò Sayouki, addolcendo il tono -Non ti è mai capitato, in situazioni d’emergenza, di scoprire in te una forza nascosta e dirompente che non avresti mai sospettato?- Sayouki immaginava che dovesse essere successo qualcosa del genere e conosceva bene la sensazione che si provava, perchè c’era passata anche lei. A volte la paura e l’istinto di conservazione erano metodi molto più efficaci della pazienza e dell’esercizio per far riemergere poteri altrimenti sopiti.
-Ehm...In effetti...sì...- rispose Kagome. A pensarci bene, era stata in grado di usare il potere della Shikon no Tama appena giunta in quell’epoca, ferendo il millepiedi che l’aveva trascinata nel pozzo...e poi anche in seguito, grazie al suo potere spirituale era riuscita ad annullare il potere di Tessaiga, quando Sesshomaru l’aveva sottratta ad Inuyasha e con essa stava per colpirlo...E non era stata anche in grado di riappropriarsi della sua anima quando la strega Urasue gliel’aveva estirpata per far resuscitare Kikyo? E molte altre volte...
-Sì.- ripetè più decisa -Hai ragione. Devo farcela!-
Pervasa da nuova determininazione, Kagome provò e riprovò, assistita da Sayouki e Miroku, fino a notte inoltrata, fino a quando tutti caddero addormentati, bonzo compreso. Il mattino successivo, al loro risveglio, annunciò fieramente quale direzione dovessero seguire.

****

Procedettero senza sosta per altri tre giorni, inoltrandosi nella regione montagnosa dell’interno e percorrendo verdi valli selvagge e stretti passaggi tra rocciosi dirupi. Infine giunsero in vista di un vasto altopiano alberato che si sollevava a strapiombo su un’ampia: sembrava che, per un capriccio di qualche divinità, quell’enorme zolla di terra e roccia fosse stata divelta da qualche altro luogo e appoggiata alla meglio al centro di quello che, più che una valle, pareva un’immenso cratere.
-Lassù.- annunciò Kagome sicura -Li sento tutti distintamente, sia i frammenti che le altre Armi sacre.-
Tutti i componenti del gruppo si scambiarono occhiate silenziose.
Finalmente erano giunti alla fine della loro ricerca, ma quel posto ispirava una certa inquietudine e nessuno di loro si azzardò a muovere un passo in avanti.
-Sembra proprio una bella trappola...- mormorò piano Sango, rompendo il silenzio.
-Hai ragione, Sango-chan...Quel posto sembra così innaturale...Percepisco un’aura strana provenire da là...- -La sento anche io, divina Kagome, e non mi piace per niente!- concordò Miroku.
Rimasero fermi a dibattere sul da farsi per alcuni minuti, poi fu Inuyasha a metter fine ad ogni indecisione: -Inutile stare qui a fare supposizioni. Non possiamo sapere cosa ci aspetta, possiamo solo stare all’erta. Là ci sono le Armi e i frammenti. Cosa vogliamo fare? Aspettare che Naraku ce li venga a consegnare? Se quella è una trappola, non c’è modo di evitarla se vogliamo recuperare quegli oggetti. In un modo o nell’altro Naraku sa che siamo qui e ci aspetta a braccia aperte.-
-Già, non possiamo certo illuderci di averlo colto di sorpresa.- sospirò infine Kagome, rassegnata -Temo che Inuyasha abbia ragione: dobbiamo andare avanti, tenere gli occhi bene aperti ed essere pronti a tutto!- lei stessa si sorprese della propria temerarietà e non fu l’unica.
Poco più tardi, mentre si dirigevano silenziosi verso la loro meta, Sayouki si avvicinò a Kagome e si complimentò con lei:
-Vedo che la fiducia nei tuoi poteri sta aumentando, Kagome! Brava...Temo che ne avremo presto bisogno...- disse con un sorriso teso, poi affrettò il passo per portarsi in testa al gruppo, accanto a Kirara, lasciandola camminare al fianco di Inuyasha.

****

-Inutile!- sbuffò Inuyasha alterato -E’ tutta mattina che vaghiamo alla cieca!-
E in effetti era proprio così, perchè in quel posto c’era una tale aura di potere, che sia il fiuto di Inuyasha che le percezioni di Kagome e Sayouki risultavano inutili. Gli odori, come pure le auree, erano confusi e indistinguibili gli uni dagli altri. Inuyasha si sentiva inerme come nelle notti in cui perdeva tutti i suoi poteri e anche Kagome, che in quei pochi giorni si era abituata a contare quasi unicamente sul Bastone, ora si sentiva come nuda.
Improvvisamente qualcosa, come un suono acutissimo, ferì i timpani di Kagome e la ragazza si fermò di scatto.
-Che c’è??- le chiese allarmato Inuyasha andandole a sbattere contro -Kagome? Cosa c’è?- ripetè non avendo ottenuto risposta. La ragazza pareva in trance.
Kagome si voltò lentamente, tendendo l’orecchio e cercando di capire cosa fosse quel suono, ora ridotto ad un sibilo persistente, che nessun altro pareva udire.
-Ma non lo sentite?- chiese.
-Cosa?- ribattè Inuyasha muovendo le proprie canine orecchie in cerca di un qualche suono sospetto -Io non sento proprio nulla...-
-Mi sembra che provenga da qui...- sussurrò tra sè Kagome, facendo qualche passo avanti e superando Miroku che era in testa al gruppo -Vicino a quel grosso albero...-
A passi cauti si diresse verso un vecchio olmo dal tronco nodoso che sorgeva isolato dagli altri alberi del bosco ai quali, peraltro, toglieva ugualmente gran parte della luce, date le dimensioni che aveva raggiunto. Avrebbe potuto essere un Goshimboku.
-Ecco! Sì! Viene proprio da qui!-
Mentre Inuyasha e gli altri, sempre attenti a captare qualsiasi rumore, le si avvicinavano, Kagome balzò in avanti decisa, avendo finalmente individuato la fonte di quel sibilo sinistro: fece un passo e quasi inciampò in una radice sporgente dell’albero.
-Che imbrana...- Inuyasha stava per commentare con sarcasmo la scena di Kagome che mulinava le braccia per riacquistare in extremis l’equilibrio quando improvvisamente, facendo un passo indietro, lei sparì. Non un grido, non un suono.
Kagome si era volatilizzata!
-Kagomeeee!- il grido di Inuyasha accompagnò il suo scatto in avanti: in una frazione di secondo l’hanyou si trovò nello stesso identico punto in cui era scomparsa la ragazza e, allo stesso modo, scomparve senza lasciare traccia.
-Ma che diavolo...?- Sango fu la prima a correre sul posto, seguita a ruota da tutti gli altri, ma non c’era più traccia dei loro due amici. Perlustrarono la zona più e più volte, freneticamente, ma senza risultato alcuno. Fortunatamente non vi furono altre sparizioni.
-Non c’è altra spiegazione...- annunciò Miroku, annuendo pensieroso. -Deve trattarsi di una porta- -Esatto.- concordò Sayouki - Una porta, in una barriera, o qualcosa di simile.-
-Ma allora perchè io o voi non l’abbiamo percepita?-
-Forse semplicemente perchè i poteri di Kagome sono molto superiori ai nostri e qui le nostre percezioni sono notevolmente attutite...Inoltre lei aveva il Bastone Sacro ad amplificarli. Oppure...-
-Faceva tutto parte del piano di Naraku. Una barriera simile non si apre a caso...e ora è riuscito a dividerci. Cosa possiamo fare senza il Bastone e senza Tessaiga?-

****

-Kagome? Kagome, stai bene?-
Inuyasha scuoteva gentilmente la giovane, che lo guardava stranita. Kagome non capiva cosa fosse successo, ma non avrebbe ripetuto l’esperienza appena provata, neanche se le avessero promesso la vita eterna! Era come passata attraverso un tunnel freddo e oscuro, che puzzava di malvagità e di morte...E con lei vi era passato anche Inuyasha... come sempre non l’aveva abbandonata! Rabbrividì inconsciamente e infine riuscì a mettere a fuoco lo sguardo sull’hanyou che stava, preoccupato, davanti a lei, sorreggendola per le spalle.
-Inuyasha...Ma cosa è successo?-
Lui si guardò attorno per la prima volta e quello che vide non fu piacevole. Si trovavano su una terrazza rocciosa, chiusa su un lato da una parete quasi a strapiombo: nelle altre direzioni si estendeva per qualche chilometro una piana devastata, irta di rocce aguzze e monconi lignei che forse un tempo erano stati alberi...nulla a che fare con l’amena e verdeggiante foresta in cui si erano inoltrati quella mattina.
-Questo posto...una simile devastazione...sembra che vi sia stato scagliato un Miasma...-
L’implicazione che ne derivava era ben chiara: quella era la trappola che, lo sapevano, Naraku aveva preparato per loro, quella che avrebbero dovuto stare attenti ad evitare...
-Già...siamo caduti in trappola...ma dove siamo adesso? Non siamo più nella foresta...-
-Gradite il panorama?- una voce ben nota alle loro spalle li fece sussultare ed Inuyasha si parò subito davanti a Kagome per affrontare Naraku, Tessaiga alla mano.
-Dannato!-
Naraku non fece caso alle imprecazioni di Inuyasha e continuò:
-Non vorrei deludervi, ma vi trovate esattamente nella stessa foresta in cui stavate camminando poco fa...solo che questa è la realtà!- esclamò allargando teatralmente le braccia in un gesto che abbracciava l’intera landa desolata e distrutta. -Ho personalmente provveduto a sgomberare questo luogo proprio per questo scontro...Ditemi, che ne pensate? Ho fatto un buon lavoro?-
-Dovrei apprezzare? Spero non ti offenderai se ti ringrazierò facendoti assaggiare il filo della mia lama!- ringhiò di rimando il giovane, brandendo Tessaiga, minaccioso.-Dove sono i nostri amici?-
-Calma, calma. Ti ho già detto che vi trovate esattamente dove eravate prima. Non capisci? I vostri amici sono proprio qui a pochi passi, ma ho fatto in modo che nessuno ci possa disturbare...Sono oltre la barriera e nessuno potrà attraversarla senza il mio permesso!- rise lo youkai da sotto la pelle di babbuino.
‘Una barriera!’ Kagome realizzò finalmente cosa fosse stato quel suono che l’aveva attirata, purtroppo, in trappola. ‘Con l’ausilio del Bastone sono riuscita a percepire le vibrazioni che separavano la realtà dall’illusione! Se solo me ne fossi accorta in tempo!!’
-Nemmeno la tua bella Dama dei sogni può fare nulla- continuò Naraku beffardo, rivolto ad Inuyasha -...anzi, ho giusto un conticino in sospeso con lei. Penso proprio che andrò a farle un discorsetto...-
Detto ciò fece per andarsene, ma Inuyasha, al limite della sopportazione, gli si lanciò contro gridando:
-Maledetto!! Combatti! Non vorrai per caso fuggire?!-
-Ahimè- rise beffardo Naraku, sorprendendo i due ragazzi e scansando il colpo -Temo che ti deluderò, oggi ho altro da fare...Non sarò io il tuo avversario e, date le circostanze, forse non lo sarò mai...-
-Che diamine significa?- sbraitò Inuyasha, irritato all’inverosimile per il comportamento beffardo del suo mortale nemico.
Naraku si limitò a storcere la bocca in un ghigno malevolo e ad accennare con la testa ad un punto alle loro spalle.
Inuyasha non staccò gli occhi dal nemico: non intendeva farsi distrarre dagli stupidi giochetti di Naraku. Stavolta lo avrebbe affrontato, non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Ma quando Kagome si girò nella direzione indicata da Naraku, un gridolino di sorpresa e sgomento le uscì involontariamente dalla gola, improvvisamente riarsa e Inuyasha non potè fare a meno di distogliere lo sguardo dal nemico, mentre una voce anche troppo familiare annunciava vibrante:
-Sarò io il tuo avversario...fratellino!-

Inuyasha non avrebbe avuto bisogno di voltarsi per riconoscere la voce di Sesshomaru, ma quando l’ebbe fatto, non fu più del tutto sicuro che si trattasse proprio di lui.
Alto e fiero, con addosso i suoi stravaganti abiti e l’armatura, lo youkai aveva abbandonato la stola di pelo bianco per un altrettanto poco pratico mantello nero, che portava drappeggiato a mo’ di toga sugli abiti chiari. Stagliandosi sull’oscurità profonda di quel mantello, la sua chioma argentea risaltava ancora di più, illuminando il fine volto dallo sguardo glaciale. Ma la cosa più inquietante era che nella mano destra Sesshomaru reggeva la Falce Sacra, la cui lama riluceva scarlatta, vibrante di pura malvagità...Esteriormente, non c’erano dubbi, era lui, Sesshomaru, ma per quanto riguardava il resto...Attorno a lui aleggiava un’aura di malvagità mai vista prima e i suoi occhi, un tempo d’ambra brillante, erano oscurati da un velo opaco di tenebra.
Lo youkai fece ondeggiare minacciosamente la Falce davanti a sè, lanciando al fratello uno sguardo feroce. Mai, nel suo ferreo autocontrollo, il glaciale Sesshomaru aveva lasciato trapelare i propri sentimenti, mai i suoi occhi avevano espresso tanto furore: ma nessuno di loro poteva sapere che odio e sete di sangue fossero gli unici sentimenti che ancora animassero il fiero youkai dopo il suo ultimo incontro con Naraku.
Quest’ultimo guardò con orgoglio quella sua nuova creatura e si complimentò con se stesso per l’ottimo esito del proprio operato...Aveva lavorato alacremente per riavvicinarsi a Sesshomaru in quegli ultimi mesi e si era riconquistato il suo interesse, se non proprio la sua fiducia, promettendogli di fornirgli un’arma che gli avrebbe permesso di battere finalmente Inuyasha e, volendo, di appropiarsi di Tessaiga. Quando infine gli aveva mostrato la Falce, lo aveva indotto anche, con l’inganno, ad accettare l’anello di Catena...Naraku sorrise. Quando aveva proposto quel nuovo piano a Sesshomaru, questi si era mostrato assai scettico, e quando aveva visto il grosso pezzo della Sfera che era incastonato in quell’anello di metallo purpureo lo era forse stato anche di più. Ma Naraku sapeva bene che il giovane era perfettamente conscio, per esperienza personale, di quale fosse il potere che anche un singolo frammento della Shikon poteva fornire; quello che lui gli aveva offerto era quasi un sesto della Sfera stessa: non avrebbe potuto rifiutare. Una volta indotto Sesshomaru ad accettare quell’offerta, grazie all’influsso di Catena, Naraku non aveva dovuto spendere molte energie per fomentare nel giovane l’odio e la sete di vendetta nei riguardi di Inuyasha e di tutto ciò che a lui era legato: sapientemente, pazientemente, egli era quindi riuscito a manipolare e soggiogare completamente la mente dello youkai.
-Sesshomaru, dannato!- gridò Inuyasha pieno di rabbia -Sei sceso così in basso da allearti di nuovo con Naraku, pur di farmi fuori?!- Non ricevendo risposta l’hanyou continuò, con la voce carica d’ira -Ebbene...Farai i conti con Tessaiga!!- Di rimando, la lama brillò più vivida, come rinvigorita dalle parole del proprio padrone. -E poi toccherà anche a te, Naraku!!-
Ma Naraku era scomparso.
Kagome e Inuyasha si guardarono intorno, sorpresi, ma del nemico non rimaneva più traccia: ora l’unico nemico di cui avrebbero dovuto preoccuparsi era Sesshomaru.
-Inuyasha, hai visto quel collare!?- esclamò Kagome aggrappandoglisi al braccio.
-Sì. Lo vedo anche io...- Non c’era infatti bisogno dei poteri di Kagome per vedere il grosso frammento che brillava come una gemma, incastonato in bella vista -E vedo anche che quello è un anello di Catena...-
-Ciò significa che non solo tuo fratello è potenziato dalla Sfera...-
-...ma è anche sotto il controllo di quel dannato di Naraku!-

-Siamo dunque allo scontro decisivo, Inuyasha- la voce profonda di Sesshomaru spezzò il silenzio teso che era caduto.
-E sia!- rispose Inuyasha -Fatti sotto, dannato!-

E con un lampo rosso sangue la Falce saettò, dando inizio all’epico scontro.

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Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
kitsune: volpe.
hanyou: mezzodemone.
Shingetsu: novilunio.
youkai: demone.
houshi: monaco.
youkaitaijiya: sterminatrice di demoni.
taijiya: sterminatrice.
miko: sacerdotessa.
Goshimboku: Albero Sacro.
Shikon no Tama: Sfera dei Quattro Spiriti.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
-baba, -sama: forme di rispetto equivalenti a “onorevole”, “saggio”.
-chan: forma confidenziale equivalente a “piccolo”.


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Eccovi allora il 7° capitolo, che rappresenta l’inizio della seconda parte di questa mia storia. Vi starete ora chiedendo quanto mai sarà lunga questa fanfic, ma chi mi conosce sa che non mi ci metto nemmeno a scrivere qualcosa di breve, a meno che non si tratti semplicemente di una oneshot! Quindi continuate a seguiremi e abbiate fede! La fine c’è ed è già decisa e scritta, ma è ancora piuttosto lontana! Spero che i nuovi risvolti vi siano piaciuti e se avete qualche commento costruttivo, sono a vostra disposizione.
Alla prossima!

Youki

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Capitolo 9
*** Lo scontro sanguinoso: nè vincitori, nè vinti (Part I) ***


Cap 8

Lo scontro sanguinoso: nè vincitori nè vinti (Part I)

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


-Cosa facciamo adesso?- La voce di Sango risuonò tetra mentre si rivolgeva a Miroku e Sayouki, entrambi silenziosi.
-Non siamo riusciti ad individuare la sorgente della barriera, nè tantomeno ad infrangerla. Non è servito a nulla nemmeno raggiungere il massimo della concentrazione...- enumerò sconfitto il bonzo -Se Naraku non vuole farci entrare, temo sarà impossibile passare oltre.-
Sango si accigliò e altrettanto fece Sayouki, sospirando. Avevano tentato di tutto, ma senza il Bastone e senza Kagome ogni tentativo era stato vano.
-Il bonzo ha ragione- la voce di Naraku giunse loro dal nulla e dal nulla apparve subito dopo l’ombra del babbuino bianco. -Non avete alcun potere contro la barriera creata dalla Scure! Ricordate? Essa è in grado di resistere ad ogni attacco e di spezzare qualunque incantesimo...-
-Maledetto! Dove sono Inuyasha e Kagome?!-
-Oh...sono in buone mani, mia cara Sango. Ma non temete, fra poco li raggiungerete...nella tomba...-
Un sorriso sinistro e beffardo balenò sul volto di Naraku quando tutti scattarono in posizione di difesa, pronti a combattere.
-Dannato!- ringhiò Miroku a denti stretti, preparandosi a liberare il kazaana, pur essendo conscio della ronzante presenza dei saimyosho -Stavolta non esiterò ad usare fino in fondo il Foro del vento, se servirà ad eliminarti, Naraku!-
-No!- gli si parò davanti Sango, con Hiraikotsu pronto al lancio -Lo affronteremo assieme!-
Kirara le si affiancò protettiva, mostrando le zanne aguzze in un ringhio minaccioso.
Naraku parve divertito da quelle per lui insulse minacce. Non erano quei moscerini a rendere interessante il gioco: c’era un’ombra silenziosa alla sua destra. Aveva forse sperato di coglierlo di sorpresa?
-E tu, Sayouki, non hai nulla da dire?-
La pallida Dama dei sogni, rimase immobile dove si trovava e lo fissò con odio.
Anche Miroku e Sango si voltarono a fissarla, sorpresi: non si erano nemmeno accorti che si fosse spostata nel tentativo di aggirare Naraku.
Sayouki fremeva di una rabbia incontrollata che le impediva anche solo di parlare e il sangue le ribolliva per l’odio che solo quell’essere era in grado di suscitare in lei. Finalmente le parole le uscirono di bocca e cercò di dar loro iun tono irrisorio:
-Se sei in cerca dei frammenti...- ma Naraku la interruppe prima che potesse finire.
-Mi deludi, mia cara! Non hai proprio nostalgia dei bei vecchi tempi? Ma sì, dimmi, che fine hanno fatto tutti i tuoi frammenti...no, aspetta, credo di saperlo: li hai consegnati alla piccola Kagome.- le labbra dello youkai si inclinarono in un ghigno e gli occhi brillarono di un rossore maligno. Sapeva che Sayouki avrebbe fatto quella mossa, pur di farsi accettare dal gruppo di Inuyasha -Saranno comunque presto nelle mie mani, non temere...-
Gli occhi di ghiaccio della Dama dei sogni sfavillavano di puro odio e la sua aura, Miroku poteva percepirla chiaramente, si agitava fremente. Agli occhi dei due spettatori, sembrò che Sayouki stesse per esplodere, tanto era tesa; stringeva talmente i pugni che le nocche erano sbiancate e tremava...forse avrebbe scagliato da un momento all’altro la sua micidiale Getsunogai contro l’avversario?
-Dimmi dove sono Inuyasha e Kagome.- intimò invece la hanyou, riacquistando una parvenza di controllo. Aveva capito quale fosse il gioco di Naraku e non gli avrebbe permesso di giocare con lei fino a farle perdere il controllo. Aveva già pagato il suo prezzo, a suo tempo, per un errore simile e non sarebbe accaduto di nuovo, si ripromise.
-Come desideri, ai tuoi ordini...- la canzonò lui, sempre più divertito -...Ma sei sicura che saprai da che parte stare?-
Quelle parole sibiliine furono seguite da un semplice gesto della mano: l’aria tremò, e una serie di piccole onde concentriche, come un sasso gettato nell’acqua di un placido lago, si propagò dal punto invisibile sfiorato da Naraku. Lentamente la superficie dello specchio d’aria tornò ad acquietarsi, ma ciò che videro dietro di esso non fu più la foresta verdeggiante in cui tutt’ora si trovavano. Un paesaggio desolato e irto di rocce aguzze e alberi secchi era chiuso alla loro destra da una svettante parete rocciosa, a poche decine di passi dala quale si trovava Kagome. Voltava loro le spalle e stringeva il Bastone Sacro, osservando il feroce combattimento che si svolgeva davanti ai suoi occhi...Nessun suono giunse oltre il velo della barriera, ma la semplice visuale bastò a testimoniare l’efferatezza di quello scontro...tra Inuyasha e...
-Sesshomaru!- si lasciò sfuggire tra sè, Sayouki.
Sango stava per dire qualcosa, quando Miroku si lanciò in avanti nel tentativo di attraversare la barriera per raggiungere Kagome. Naraku si scansò, in un gesto quasi d’invito e solo troppo tardi Miroku capì il perchè di quel suo gesto beffardo. Nel momento in cui si trovò a contatto con l’inconsistente superficie d’aria, una scarica elettrica d’incommensurabile potenza attraversò il suo corpo e lo tenne avvinghiato. Il grido che uscì dalla sua gola non ebbe nulla di umano, ma nonostante il terribile dolore riuscì a rompere quell’abbraccio un attimo prima che il contatto divenisse fatale.
-Sciocchi!- sbottò Naraku. -Il fatto che vi abbia permesso di vedere oltre il velo, non significa che vi lascerò interferire!
Sango soccorse Miroku, passandogli un braccio attorno alle spalle per aiutarlo a stare seduto. Incurante delle ustioni, il bonzo cercò di alzarsi, ma una fitta di dolore lo bloccò e dovette limitarsi a scoccare un’occhiata furente al proprio nemico, mentre Sayouki mosse un passo pronta a scagliare la sua Falce di luna.
-Godetevi pure lo spettacolo, non abbiate fretta! Quando il mio fedele servo Sesshomaru si sarà liberato una volta per tutte del vostro patetico mezzodemone, tornerò ad occuparmi anche di voi... -
Naraku sollevò di nuovo la mano e scomparve, lasciando dietro di sè solo l’eco della propria risata.

****

Inuyasha sanguinava; sanguinava in più punti e stava perdendo rapidamente le forze. Tessaiga era potente, ma Sesshomaru stava dimostrando ancora una volta che l’hanyou non era dotato di quella freddezza e letale concentrazione che occorrono per vincere uno scontro all’ultimo sangue come quello in corso: troppa animosità guidava la sua mano impaziente in attacchi impetuosi e sfiancanti e diveniva sempre più evidente come la sua indisciplina lo rendesse inferiore all’avversario. Sesshomaru, invece, maneggiava la letale Falce come se fosse un’estensione del suo braccio e in più, notò immediatamente Kagome, poteva contare non solo sul grosso Shikon no kakera incastonato nel collare, ma anche su un secondo frammento inglobato nell’impugnatura dell’Arma sacra.
Decisa a tutti i costi ad aiutare Inuyasha, Kagome tese l’arco e incoccò una freccia.
‘Concentrati’ si disse.
La ragazza era tesa almeno quanto la corda del suo arco e stava cercando di raggiungere la massima concentrazione possibile, perchè non poteva permettersi di sbagliare il bersaglio: doveva centrare il collare, l’anello di Catena! Se l’avesse mancato...o...se avesse sbagliato...Non voleva uccidere Sesshomaru...in fondo, sotto il giogo di Catena, era rimasto vittima di Naraku anche lui.
I due combattenti continuavano a scontrarsi e separarsi come abili ballerini nella loro danza di morte, ma era sempre Inuyasha ad accusare le ferite più gravi e ormai solo la rabbia gli dava la forza di lanciarsi di nuovo all’assalto del fratello.
‘Sesshomaru è sotto il controllo di Naraku. Questo lo rende doppiamente letale...Devo assolutamente fare qualcosa!’
Kagome prese la mira, fece un profondo respiro e, quando le parve il momento, scagliò la sua freccia scintillante verso il suo bersaglio, il purpureo anello di Catena, al collo di Sesshomaru.
Ma lo mancò.
Sesshomaru si scansò giusto in tempo e se Inuyasha non fosse stato altrettanto lesto, sarebbe stato colpito. Non ebbe tuttavia tempo di inveire contro la ragazza, perchè, senza dire una parola, Sesshomaru era tornato all’attacco, freddo, spietato e instancabile.
La freccia di Kagome continuò indisturbata la sua traiettoria e andò a conficcarsi nel tronco di un albero morto, spaccandolo a metà, ma nessuno notò lo strano effetto che essa provocò nell’aria circostante...come le increspature causate da un sasso gettato nelle acque placide di un lago...


Dall’altro lato della barriera quattro spettatori osservavano la scena, completamente impotenti. Quella barriera era impenetrabile: lo aveva dimostrato Miroku e lo avevano confermato i successivi tentativi di Sango e Sayouki. L’unica cosa che avevano potuto fare era stata aggirare quello specchio sospeso tra le due realtà, scoprendo che esso permetteva una visuale a trecentosessanta gradi sul resto del desolato panorama.
La freccia di Kagome riportò improvvisamente alla memoria di Sayouki le micidiali hama no ya di Kikyo: la loro unica speranza era il potere spirituale della ragazza. La hanyou aggirò pensosamente lo schermo che si affacciava oltre la barriera e scrutò tra la lussureggiante, illusoria vegetazione.
-Guardate!- chiamò con urgenza, indicando agli altri un punto davanti a sè.
Ci volle solo qualche attimo perchè realizzassero l’accaduto, e Sango corse di nuovo dall’altro lato del velo per poi tornare trionfante: l’albero che Kagome aveva colpito nell’altra realtà, stava lì, proprio davanti ai loro occhi, ugualmente spaccato a metà.
-Ma certo!- esclamò trionfante Miroku -L’illusione di Naraku necessita di alcuni punti reali per poter mantenere salda la propria struttura, come una ragnatela, per quanto grande e complessa, si tende da un sostegno all’altro!-
Sango colse rapidamente il punto della questione:
-Se solo potessimo individuare ed abbattere qualcuno di questi sostegni...-
-La struttura si indebolirebbe...o potrebbe addirittura collassare!- terminò il bonzo, gli occhi scuri carichi di determinazione.


L’attenzione di Kagome era tutta concentrata sul cruento combattimento.
-Hijin Tessooouuu!-
Inuyasha aveva impegnato la Falce con Tessaiga e con la mano libera aveva scagliato le lame di sangue contro Sesshomaru, nella speranza di ferire, indebolire, o perlomeno distrarre il fratello, ancora sostanzialmente incolume. Inutile. Quel grosso frammento dava a Sesshomaru una forza incredibile e una illimitata resistenza al dolore, mentre la Falce stessa, anch’essa potenziata con la Sfera secondo Kagome, teneva fin troppo facilmente testa ai più temibili fendenti di Tessaiga.
Sesshomaru rinnovò il suo attacco con tutta la sua forza e lo stridìo delle lame fu assordante: Inuyasha dovette tenere Tessaiga con entrambe le mani per far fronte all’assalto, ma lo slancio del fratello fu tale che l’hanyou sentì cedere le ginocchia. Cadde all’indietro e perse la presa sull’impugnatura della spada. L’arma volò lontano, riprendendo le sembianze di una vecchia katana arrugginita.
-INUYASHAAAA!- Kagome gridò con tutto il fiato che aveva in gola, scagliando un’altra freccia: stavolta il dardo rimbalzò sulla lama scarlatta della Falce, ma non sortì alcun effetto.
Con un misto di orrore e di disperazione la giovane riportò la sua attenzione su Inuyasha, il suo Inuyasha, inchiodato a terra, disarmato e ormai privo di forze mentre la Falce si sollevava lentamente e la voce profonda e gelida di Sesshomaru decretava la sua fine.
-La vittoria al più forte, infine.-
La lama calò sulla gola dell’odiato fratello.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!-
Con un grido disperato Kagome si lanciò in avanti senza pensare e...CLANG!...la lama color del sangue interruppe il suo arco mortale contro la testa metallica del Bastone sacro.
-Ka...Kagome...- sussurrò Inuyasha, allo stremo, dopo aver perso tanto sangue. Aveva gli occhi velati e il suo sguardo si stava facendo vitreo.
Il Bastone sacro era sprofondato per un buon terzo nel terreno sotto l’impatto della Falce ma Kagome, stringendo i denti per lo sforzo immane di opporsi a Sesshomaru, sorrise dolcemente all’hanyou, con le lacrime agli occhi. Lui l’aveva salvata tante volte a rischio della propria vita...ora era il suo turno...
‘Sta di nuovo piangendo per me...’ realizzò Inuyasha.
Quel pensiero distante, al limite della coscienza, gli diede la forza di reagire. Con grande fatica si sollevò in ginocchio e afferrò a sua volta il Bastone. Non avrebbe lasciato combattere da sola la sua Kagome.

****

Sango, Miroku e Sayouki osservavano attoniti lo svolgersi degli eventi, a volte gridando nella vana speranza che i loro amici li potessero udire. Si sentivano doppiamente frustrati dopo aver tentato inutilmente di abbattere l’albero colpito da Kagome ed essere giunti alla conclusione che solo un intervento esterno all’illusione avrebbe potuto liberarli da quella trappola. Inoltre l’unico altro punto debole della barriera che avevano potuto individuare era lo schermo sospeso attraverso il quale stavano assistendo, sempre più disperati, allo scontro sanguinoso tra i due fratelli.
Kagome era accorsa in aiuto di Inuyasha, ma non avrebbero potuto resistere ancora per molto, in quelle condizioni, alla forza dirompente dell’avversario. Ora videro con orrore Sesshomaru tendere le labbra in un freddo sorriso e, senza muovere un muscolo, concentrare tutta la sua potenza e scagliarla attraverso la Falce, chiaramente intenzionato a farla finita.
Sayouki era in preda ad un incubo. Non riusciva a svegliarsi. Doveva essere un incubo. La disperazione che sentiva crescere in sè, le attanagliava il cuore in una morsa più che dolorosa e le toglieva il respiro, lasciandola rantolante ed in preda a brividi di terrore. No, non di terrore. Di rabbia. Avanzò barcollando verso quel velo sottile e impenetrabile che le mostrava ciò che non avrebbe mai voluto vedere e sentì quel nodo dentro di sè stringersi ancora e ancora, dolorosamente.
‘Naraku, maledetto....‘
Ancora una volta era lui l’origine di tutto quel dolore, quel dolore sordo e terribile che raggiungeva il suo più profondo essere e si trasformava in sorda rabbia.
Vide Sesshomaru, come al rallentatore, tirare le labbra in un freddo sorriso e scagliare attraverso la lama, tutto il potere della Falce. L’accencante esplosione di luce che seguì, fece calare un silenzio teso.
Quando il polverone si fu posato, gli attoniti spettatori videro che Inuyasha e Kagome erano stati sbalzati a diversi metri di distanza dal cratere che il colpo di Sesshomaru aveva creato, e ora giacevano, stretti l’uno all’altra, in una pozza di sangue.
Per un attimo temettero il peggio, poi videro che qualcosa si muoveva...
-Sono vivi!- esclamò Sango.
-Il Bastone!! Guardate il Bastone!!- le fece eco Miroku esultante -Li ha protetti!!-
Ancora una volta Sayouki si concesse di sperare.

****

Kagome sentì un gran calore dentro di sè, mentre la luce argentea e rassicurante che si irradiava dal Bastone le accarezzava il corpo martoriato. Aprì gli occhi e sbattè più volte le palpebre, confusa: era stesa a terra e stretto a lei c’era Inuyasha. Sentiva il calore del suo corpo contro la sua schiena...Entrambi tenevano le mani ancora strette sul Bastone, la cui barriera difensiva stava lentamente dissolvendosi.
-Inuyasha...?-
Kagome si girò piano, ma a causa di quel movimento le mani dell’hanyou persero la presa sul bastone sacro e ricaddero inerti, una a terra, l’altra sul fianco di Kagome.
-No...- sussurrò la ragazza -No...- ripetè implorante, realizzando che il calore che aveva percepito poco prima sulla schiena era quello del sangue che le infradiciava la camicia. Il sangue di Inuyasha.
Improvvisamente si rese conto che il giovane l’aveva protetta facendole scudo con il proprio corpo un attimo prima che il Bastone creasse il suo schermo difensivo.
-Inuyasha...- lo scosse gentilmente -Inuyasha, ti prego...-
Niente.
-INUYASHA NON MORIRE!!!-
Kagome gridò, dimentica di tutto, della battaglia, di Sesshomaru, di Naraku...Nulla aveva più importanza, perchè la chiazza di sangue si allargava sempre più e con essa cresceva la sua disperazione.
-Ecco la fine di un vero sciocco.- la voce di Sesshomaru le gelò il sangue -Sacrificarsi per una femmina umana...-
Incedendo lentamente lo youkai giunse a sovrastare Kagome che stringeva ancora a sè il corpo inerte di Inuyasha.
Con le lacrime agli occhi, decisa al tutto per tutto, la giovane riadagiò gentilmente a terra l’hanyou e, afferrato saldamente il Bastone sacro, si pose tra i due fratelli.
-Vuoi forse opporti a me, ragazzina?-
Kagome deglutì il nodo che aveva in gola e trovò il coraggio di parlare:
-Voi siete posseduto, signor Sesshomaru!- blaterò, tremando incontrollatamente -Naraku vi ha soggiogato con il collare che portate al collo...o vi siete spontaneamente venduto a lui?- le ultime parole le uscirono di bocca prima che lei stessa potesse fermarle, ma doveva cercare di fare breccia nella coscienza dello youkai in qualche modo...e l’unico che conoscesse era far leva sull’amor proprio di Sesshomaru.
Il giovane non parve essere particolarmente impressionato.
-Ora ho il potere.-
Non erano parole di Sesshomaru. Erano parole dettate da Naraku, Kagome non aveva dubbi: conosceva ormai abbastanza dello youkai per poter affermare che non avrebbe mai venduto l’anima ad uno come Naraku. Per nessun motivo.
-Potere, sì, ma in cambio della SCHIAVITU’!!- riuscì a gridargli di rimando.
Cosa era stato quel lampo negli occhi ambrati dello youkai? Che il vero Sesshomaru l’avesse udita?
Il giovane conficcò nel terreno la Falce e squadrò Kagome per un attimo.
‘Che sia riuscita a raggiungerlo?’ sperò lei.
-Essere insignificante...- con un gesto secco dell’unica mano Sesshomaru colpì Kagome in pieno volto e la fece rotolare lontano, ferita, stordita, prima che lei potesse pensare di difendersi con il Bastone.

Oltre il velo dell’illusione, i loro compagni gridarono, impotenti, e videro Sesshomaru sollevare ancora una volta la Falce sopra la testa di Inuyasha e muovere le labbra come in un estremo saluto.

-Ho promesso la tua testa a Naraku, fratellino, quindi...-
Di nuovo la Falce calò, spietata, in un orrendo revival di quanto vissuto pochi attimi prima, ma stavolta Kagome era troppo distante per intervenire. Tentò di afferrare il Bastone, che giaceva a breve distanza da lei e cercò di rialzarsi in piedi, ma le gambe non la ressero e cadde. Allora strisciò verso il Bastone sacro e riuscì ad afferrarlo, ma era troppo tardi...Impotente, non potè altro che gridare il suo terrore.
-NOOOOOOO!!! INUYASHAAAAAA!!!-

****

Sayouki stava guardando quel muto e macabro spettacolo come in trance. Non parlava, non gridava più... nemmeno respirava...
Inuyasha era in fin di vita, forse già morto.
Kagome era ferita e completamente inerme, troppo debole anche solo per alzarsi.
Sesshomaru era divenuto schiavo di Naraku.
E la risata beffarda del babbuino bianco risuonava insistentemente nelle sue orecchie...
‘Nostalgia dei bei vecchi tempi...?...Nostalgia... ia...ia...ia...?...Nostalgia...ia...ia...ia...?’
Il suo grido di disperazione si unì a quello di Kagome, al di là del velo.
-NOOOOOOOOOOO! INUYASHAAAA!!!-


Per una frazione di secondo il Bastone brillò intensamente e il tempo parve rallentare...


Sayouki si gettò senza più esitare contro la barriera. Le scariche elettriche che poco prima avevano quasi incenerito Miroku attraversarono il corpo dell’hanyou con violenza inaudita e la trattennero in una abbraccio mortale. Sayouki non cercò di divincolarsi: sussultò, gridò e si contorse in preda al dolore, ma non solo. Qualcosa di ben peggiore delle scariche elettriche stava scuotendo la sua anima. D’un tratto il monile d’argento che portava al collo di sciolse e tre piccoli serpenti metallici finirono a terra agitandosi freneticamente mentre l’aura della Dama dei Sogni esplodeva in tutta la sua potenza.
Sango e Miroku si allontanarono allarmati mentre quell’aura portentosa ingigantiva, oscura e terrificante e la Dama dei Sogni attraversava la barriera creata dalla Scure.

-Miroku!- gridò Sango senza trovare altre parole.
-L’ha attraversata!...- esalò in un soffio incredulo il bonzo, guardando alternativamente la barriera e i tre piccoli serpenti che ancora si contorcevano al suolo.
Nel punto in cui Sayouki l’aveva oltrepassato, il velo dell’illusione sembrava un mare in tempesta e non accennava ad appianarsi. In un tentativo disperato, Miroku tentò di lanciarsi dietro alla yasha attraverso la barriera, ma ne venne di nuovo dolorosamente respinto.
-Dannazione!- esclamò il bonzo -Speravo si fosse indebolita!-
-Ma cosa è successo?- chiese sango, confusa.
-Ora capisco perchè Myoga era tanto restio ad accettare Sayouki nel nostro gruppo!-
Stringendo convulsamente i pugni e colpendo un tronco vicino, Miroku sfogò la sua rabbia, ma non potè far altro che attendere che la barriera si acquietasse abbastanza da permettere loro di vedere cosa stesse succedendo.

****

Kagome era confusa: l’improvvisa luce emanata dal Bastone l’aveva quasi accecata e ora non capiva bene cosa stesse accadendo, la vista in parte appannata. Dal nulla, a poche decine di passi da lei, era apparsa un’ombra...Sayouki?...e, come una furia, si era lanciata su Sesshomaru, facendolo cadere all’indietro e sbalzandogli la Falce di mano; l’espressione dello youkai parve tradire per un attimo un minimo di sorpresa, mentre Sayouki, o, meglio, quella che sembrava Sayouki, faceva un passo verso di lui e poi si fermava.
Come se avesse improvvisamente ricordato qualcosa, la giovane si voltò di scatto verso Kagome, che potè chiaramente vedere il cambiamento avvenuto nella hanyou.
Il volto serio e composto era trasfigurato da una smorfia furiosa, e I suoi occhi erano, se possibile, ancor più freddi del solito. Un diverso tatuaggio a forma di doppia falce sotto l’occhio destro rendeva in qualche modo ancor più truce lo sguardo glaciale, sottolineando il singolare taglio dello zigomo. Zanne e artigli erano cresciuti di una certa misura e avevano un aspetto alquanto minaccioso.
Il fatto più preoccupante, però, era un altro: la sua aura era aumentata a dismisura e Kagome poteva percepire chiaramente quanto essa fosse oscura...
Le bastò un secondo per capire che davanti a lei non c’era più la Sayouki che aveva conosciuto.
‘Ma cosa sta succedendo?’ si chiese rabbrividendo ‘Sayouki è davvero un’amica? O è una nemica?’
Il suo sguardo indugiò incerto sulla yasha che aveva davanti per qualche attimo, prima di tornare ad Inuyasha, ancora steso a terra privo di sensi.
Kagome era pietrificata: voleva correre da Inuyasha, ma il suo corpo si rifiutava di muoversi, inchiodato dallo sguardo terribile di quella furia.
Sesshomaru si stava intanto rialzando da terra con lentezza misurata, preparandosi ad affrontare la nuova avversaria e Sayouki spostò su di lui la sua attenzione, dimentica di tutto il resto. Kagome sentì come un peso immane sollevarlesi di dosso e fu di nuovo padrona di muoversi, anche se troppo spaventata per farlo. Un debolissimo movimento dell’hanyou bastò per rianimarla e Kagome si rialzò in piedi, sopportando stoicamente le fitte dolorose alla testa e al fianco, per correre verso Inuyasha.

****

-NOOOOOOOOOOO! INUYASHAAAA!!!-
In quel grido Sayouki aveva messo tutta la sua disperazione.
Aveva lottato per mantenere il controllo, ma infine aveva capito che non ce l’avrebbe fatta, come non ce l’aveva fatta in nessuno degli scontri sostenuti in passato contro Naraku, almeno finchè non era riuscita a trovare il Sigillo dei serpenti, dopo essere fuggita in Cina, dieci anni prima. E fino a quel momento il Sigillo aveva messo a tacere quasi completamente la sua parte youkai, nonostante le provocazioni di Naraku.
‘Sì, fino a questo momento...’
Ora sapeva che quel macabro spettacolo era stato messo in scena solo per lei. Oh, certo, Naraku voleva vendicarsi di Inuyasha, voleva i frammenti della Sfera, ma voleva anche il potere di Sayouki, di questo lei ne era ormai ben consapevole, e da tempo, anche. Grazie a quel mirabile piano lo youkai avrebbe ottenuto tre piccioni con una fava...Naraku sapeva che lei non sarebbe stata capace di starsene lì a guardare massacrare i propri amici...sapeva che avrebbe gettato al vento ogni razionalità, sapeva che lei avrebbe presto o tardi tentato di oltrepassare la barriera.
E la Scure che spezza gli incantesimi, aveva infine spezzato anche quello che incatenava le profondità oscure dell’anima di Sayouki.
Ora solo Kagome avrebbe potuto fare la differenza e salvarli tutti. Da Naraku. E da lei stessa.
Questo fu l’ultimo pensiero coerente che Sayouki riuscì a formulare fissando il proprio sguardo negli occhi della ragazza, prima che una fitta nebbia le oscurasse la mente e la Sanguinara signora riemergesse dal suo passato e dal suo io più profondo prendendo il sopravvento. Adesso incominciava la vera battaglia. E Hirimi la Sanguinaria aveva perso un solo scontro in vita sua.


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina (ma ci sono pareri contrastanti, quindi non fidatevi troppo...)
kazaana: Foro del Vento sulla mano destra di Miroku
saimyosho: insetti velenosi al servizio di Naraku
hama no ya: freccia sacra
Hijin Tessou: lame di sangue
katana: spada
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.



Solo una piccola postilla...Non vogliatemene se anche stavolta ho diviso in due il capitolo...Era troppo lungo! Commentate e l’autrice vi ricompenserà con la seconda parte quanto prima!!
Alla prossima, Youki.

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Capitolo 10
*** Lo scontro sanguinoso: nè vincitori, nè vinti (Part II) ***


Cap 8

Lo scontro sanguinoso: nè vincitori nè vinti (Part II)

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)



****

Kagome ancora non credeva ai suoi occhi. Sayouki era divenuta una full youkai, non c’era altra spiegazione! Però in qualche modo era intervenuta al momento giusto per salvare Inuyasha. La giovane si avvicinò all’hanyou ferito e, cercando di muoverlo il meno possibile, tentò di fargli riprendere conoscenza.
-Inuyasha!...Inuyasha, ti prego, rispondimi....-
-Ka...Kagome...- il flebile sospiro di Inuyasha le fece sciogliere il nodo che aveva in gola e silenziose lacrime ricominicarono a rigarle il volto. L’hanyou stentava a tenere aperti gli occhi e non riusciva ad alzarsi: quel movimento non faceva altro che peggiorare la sua situazione, già critica.
-Non sforzarti, Inuyasha...- sussurrò la ragazza abbracciandolo, incurante del sangue che la lordava.
-Ma...cosa è successo?-
-Sesshomaru stava per colpirti con la Falce...ma Sayouki ha attraversato in qualche modo la barriera ed è intervenuta...-
-Sa...youki?- c’era una nota di stupore e preoccupazione nella voce spossata di Inuyasha. Anche lui percepiva quell’aura terribile...Cercò di nuovo di sollevarsi a sedere, ma un fiotto copioso di sangue caldo andò ad arrossare ulteriormente il suo kariginu.
-Sì...Credo che voglia fronteggiare Shessomaru...ma...è cambiata...-
La yasha entrò nel campo visivo assai ristretto dell’hanyou che, in un soffio, esalò:
-Full youkai!!-
La visuale sfocata di Inuyasha aveva sovrapposto all’immagine attuale quella di cinquanta anni prima, in cui Sayouki, terribile visu, afferrava Hirofumi e in pochi secondi ne inceneriva la volontà. Lo sguardo feroce e spietato, il tatuaggio sotto l’occhio destro, zanne e artigli cresciuti a dismisura...Per la seconda volta in vita sua Inuyasha vide la Dama dei sogni al massimo delle sue potenzialità.
E ne ebbe paura.
-Dobbiamo fare qualcosa!- esclamò l’hanyou, agitandosi allarmato -In quelle condizioni lei...lei è fuori controllo!-
Kagome si guardò attorno in cerca di scampo. Anche lei aveva percepito la pericolosità della nuova arrivata e l’unica cosa a cui poteva pensare era di portare in salvo Inuyasha. Solo allora notò che, nel punto in cui era apparsa Sayouki, la barriera era ora ben visibile e si agitava come un mare di aria liquida in tempesta che pian piano andava acquietandosi.
-Guarda Inuyasha! Quello è il punto in cui è apparsa Sayouki!-
-Se è così...- l’hanyou si interruppe, stringendo i denti per il dolore che lo trafiggeva ad ogni movimento. Kagome lo fece riadagiare e terminò per lui:
-...Là ci dovrebbero essere anche Sango, Miroku e Kirara!- o almeno lo sperava.
-Devi colpire la barriera con una delle tue frecce e distruggere l’illusione di Naraku! E’ l’unico modo e solo tu puoi farcela!- la incoraggiò Inuyasha. ‘E se ci riunissimo agli altri forse avremmo una possibilità nel caso dovessimo affrontare Sayouki...’ fu il pensiero inespresso che seguì.
Kagome tentennò, incerta di poter fare quanto richiesto, ma guardando Inuyasha steso a terra in una pozza di sangue, dovette farsi forza.
Devo farcela! Inuyasha ha rischiato la sua vita per me in più di una occasione! E se ora lui ripone la sua fiducia in me...io non posso deluderlo!!’
Senza lasciare all’hanyou il tempo di ribattere, Kagome, prese coraggio, tese l’arco e si concentrò, cercando di non far caso allo scontro furioso che stava cominciando alle sue spalle.
-So che ce la puoi fare, Kagome!- la sostenne flebilmente Inuyasha, tenendo sott’occhio lo svolgersi del combattimento in cui Sayouki e Sesshomaru si stavano scontrando senza esclusione di colpi. Sayouki era riuscita a recuperare la Falce sfuggita di mano a Sesshomaru e ora lui aveva come unica arma la sua spada, Tokijin, ma il combattimento era alla pari, tanta era la potenza fornitagli dal grosso frammento della Sfera.
Kagome mirò ad un albero che si trovava proprio nel punto in cui la barriera ancora tremolava e scagliò il dardo che, sfavillante di energia spirituale, centrò il tronco...ma non provocò altro che un’ulteriore increspatura dell’aria attorno. Però...
Come piccole onde le increspature provocate dalla freccia di Kagome si espandevano sempre più e qualcosa cominciava a mutare nella tessitura della kekkai.
-Guarda, Inuyasha!-
Oltre il velo d’illusione ora erano visibili le sagome confuse di due persone.
-Sono Sango e Miroku...- constatò l’hanyou.

****

-Miroku! Hai visto?!- Nel boschetto verdeggiante la cacciatrice di youkai si rivolse speranzosa al bonzo accanto a lei, anch’egli impotente spettatore di quanto accadeva oltre il velo illusorio. L’albero proprio dietro di loro portava il segno profondo di una freccia conficcata nel tronco, lunghe schegge di corteccia erano esplose all’invisibile impatto e giacevano ora sparse a terra.
-Sì, Sango!! Kagome sta cercando di infrangere la barriera! E ci sta quasi riuscendo!-
Entrambi videro chiaramente Kagome esclamare qualcosa e rivolgersi ad Inuyasha, indicando proprio loro col dito.
-Ci ha visti, Miroku!- Sbracciandosi, Sango cercò di incoraggiare l’amica a ritentare. -Devi farcela, Kagome!! Devi farcela!-
Lo sguardo del bonzo corse a Sayouki e Sesshomaru, impegnati nello scontro e poi ad Inuyasha, steso a terra in lago di sangue.
-Non può fallire...o sarà la fine!- disse rabbrividendo.

****

-Ritenta Kagome...- la voce di Inuyasha era quasi inudibile alle sue stesse finissime orecchie -Ritenta, ce l’hai quasi fatta!- Non le disse che doveva assolutamente farcela, perchè, in caso contrario, molto probabilmente si sarebbe trovata da sola ad affrontare Sayouki. Non voleva dar voce a quel terribile presentimento che gli diceva che la yasha non si sarebbe più fermata davanti a niente, perchè quella, lo sapeva, non era più Sayouki. E lui non avrebbe avuto la forza di sollevare nemmeno un dito in difesa di Kagome.
Kagome annuì e, decisa, incoccò un altro dardo.
Questa volta la freccia sfolgorò accecante come un lampo e quando colpì il bersaglio, riuscì nel suo intento.

****

Un grido di Sango accompagnò la comparsa della freccia di Kagome al di là del velo, conficcata nell’albero già prima scalfito. Kagome era riuscita ad attraversare la barriera, che ora si stava lacerando! L’illusione cominciò a dissolversi, rivelando il paesaggio per quello che era e Miroku e Sango si ritrovarono improvvisamente in quella terrazza rocciosa e morta, assieme a Kirara, a pochi passi dai loro compagni.
-Kagome-chan!- gridò la taijiya correndo subito dalla ragazza -Ce l’hai fatta!-
Kagome si abbandonò all’abbraccio dell’amica, provata dalla tensione e dall’uso dei propri poteri spirituali.
-Oh! Sango!- singhiozzò.
Intanto Miroku era corso a soccorrere Inuyasha.
-Inuyasha! Come ti senti?-
-Miroku...- rispose in un gemito l’hanyou -...E’ troppo forte...Non sono stato in grado di fare nulla...-
Il bonzo guardò gravemente l’amico e poi spostò l’attenzione sulla battaglia, che si era allontanata dal punto in cui si trovavano.
-Adesso Sesshomaru sta affrontando Sayouki e pare che lei riesca a tenergli testa...-
-Signorino Inuyasha!- Myoga spuntò dal nulla come solito, sorprendendoli tutti. La situazione era alquanto pericolosa e non era da lui farsi vivo proprio in quei frangenti. -Ora capite perchè non ero d’accordo ad accoglierla nel gruppo?! Se quella è davvero la Dama dei sogni, allora è anche l’erede di Hirimi la Sanguinaria!-
-Ehi, vecchio, si può sapere da dove sbuchi fuori?- gracchiò irritato l’hanyou, con enorme sforzo. Non era una novità per lui, che la nonna di Sayouki fosse la sanguinaria Hirimi. L’amica gliene aveva parlato anche recentemente. Il problema non era quello.
-Signorino Inuyasha! Ma voi siete gravemente ferito!- sbottò la pulce, costernata, saltandogli sul ginocchio.
Il giovane avrebbe voluto scacciarlo malamente, ma il gesto rimase solo a livello di intenzione, perchè non era in grado di muovere un muscolo. Potè solo ribattere acidamente che se non fosse stato per Sayouki ora sarebbe morto.
-Se avessi dovuto aspettare il tuo intervento, invece...- lo rimbrottò.
Myoga aveva già la risposta pronta:
-Ma io ero impegnato a cercare notizie...Ero preoccupato per l’arrivo di quella Sayouki...Ero preoccupato per voi! Sapevo che non mi avreste mai dato ascolto e che non avreste mai allontanato dal gruppo la Dama dei sogni se non vi avessi portato delle prove.-
-Prove di che genere?- chiese turbato Miroku, all’unisono con Kagome:
-Prove su cosa?-
Il vecchio demone pulce parve improvvisamente quasi imbarazzato.
-All’inizio non ho insistito tanto perchè non ne ero del tutto certo, ma ora non ci sono più dubbi. Avevo sentito diverse storie su di lei...sulla spietata Dama dei sogni...e...e...sul signorino Sesshomaru...
A quelle parole Inuyasha sussultò e Kagome ricordò improvvisamente qualcosa di cui le aveva accennato Sayouki...

****

La yasha e lo youkai si stavano affrontando senza esclusione di colpi, entrambi totalmente privi di controllo e completamente presi dal furore dello scontro, guidati dall’unico sentimento cosciente che ancora li animava: la sete di sangue.
Le lame cozzarono di nuovo stridendo orribilmente e una nuova esplosione eruppe nell’aria, sollevando schegge di pietra e una nuvola di polvere grigia. Il nero manto di Sesshomaru era ormai lacero e sul suo abito chiaro risaltavano alcune chiazze rosse, dove Sayouki era riuscita a raggiungerlo con la lama della Falce o con i propri artigli. Ugualmente, anche la yasha era ferita in più punti, ma entrambi, insensibili al dolore, continuavano a scagliarsi senza sosta l’uno contro l’altra, senza proferir parola, lasciando il dibattito alle armi.
In un ultimo, poderoso affondo, Sesshomaru riuscì ad incrociare la propria lama con quella della Falce; bloccandola e concentrando su di essa tutto il suo potere, riuscì a spezzarne, infine, la lama scarlatta. Furente, Sayouki gettò di lato l’arma ormai inutilizzabile, ignorando il frammento che ne era fuoriuscito e si preparò a combattere a mani nude.

****

-Perdonatemi se non ve l’ho detto prima...ma voi signorino eravate così convinto della sua lealtà che temevo di sbagliarmi...- Myoga guardò serio l’hanyou che, aiutato da Miroku, era ora riuscito a mettersi a sedere. Sango aveva recuperato per lui Tessaiga, che era di nuovo assicurata al suo fianco.
-Dicci tutto quello che sai, vecchio.- ordinò tetro Inuyasha. Ora avrebbe finalmente saputo cosa fosse accaduto tra Sayouki e Sesshomaru tanti anni prima.
Il piccolo youkai annuì gravemente incrociando tutte e sei le braccia e cominciò a narrare la sua storia.
-Prima che voi nasceste, oltre 600 anni fa, imperversava nella nostra regione una terribile yasha che seminava il terrore sia tra gli umani che tra gli youkai minori. Nominalmente ella ricopriva il ruolo di Dama dei sogni, ma avrebbe piuttosto dovuto chiamarsi Dama degli incubi...Fu vostro padre ad affrontarla e ad esiliarla dalle sue terre...-
-La esiliò? Perchè non la uccise?- chiese interessato Miroku. Prima di conoscere la madre di Inuyasha, Inu-Taisho non era certo un tipo compassionevole e il giovane non capiva come avesse potuto lasciare in vita una simile nemica...
-Non so bene cosa accadde...io non ero presente allo scontro...-
-Strano...- riuscì a commentare disgustato Inuyasha.
Dopo aver scoccato all’hanyou un’occhiata torva, il vecchio riprese:
-Comunque quella yasha, Hirimi era il suo nome, non si fece viva per diverso tempo finchè un giorno...Voi eravate appena nato, quando tornò. Gli abitanti dei villaggi attaccati vennero a chiedere aiuto a vostro padre. Inu-Taisho si mise così in cerca dell’antica nemica e ne seguì agevolmente le tracce, passando da un villaggio distrutto all’altro, senza tuttavia riuscire mai a scovarla. Quando giunse la notizia quella notte, vostro padre accorse immediatamente sperando di sorprendere la sfuggente Hirimi e affrontarla una volta per tutte: il villaggio era ancora in fiamme quando lui arrivò, ma, scoprì sorpreso, non v’era più traccia di lei, nonostante qualcosa della sua aura e del suo odore aleggiasse ancora nei paraggi.
Davanti a lui, dove si era aspettato di trovare Hirimi la Sanguinaria, stava invece una giovanissima yasha dallo sguardo triste e dagli occhi color del ghiaccio.
“Mia madre non farà più del male a nessuno.” Gli disse semplicemente...E infatti nessuno ne sentì più parlare.
Vostro padre volle invitare a fermarsi a palazzo quella giovane, che disse di chiamarsi Rie, ma ella, dopo un brevissimo soggiorno, si dileguò senza lasciare traccia e non sapemmo più nulla neppure di lei. Devo confessare che ci sentimmo tutti molto sollevati, nonostante Rie fosse una fanciulla così bella e gentile...Certo è che Hirimi non fu semplicemente scacciata dalla figlia...-
Tutti trattennero per un attimo il fiato, inorriditi.
-Stai dicendo veramente che questa Rie avrebbe ucciso la propria madre??- sbottò Kagome.
-Ehm...Non che non gliene fossimo stati grati...Hirimi era davvero malvagia...Ma come potevamo fidarci di lei, sapendo quello che era stata capace di fare? E se poi fosse diventata come la madre? In fondo...il sangue non mente...-
Inuyasha non potè fare a meno di sentire una fitta dolorosa quando il suo sguardo si posò sulla yasha che combatteva contro Sesshomaru.
-Rie...Era la madre di Sayouki.- confermò a denti stretti.
-E, dunque, Hirimi sua nonna.- concluse Myoga, facendo poi una lunga pausa per lasciare che gli altri assimilassero tutte le implicazioni. Poi riprese:
-Cinquant’anni fa, seppi che la Dama dei sogni era tornata nella nostra regione...e che viaggiava al fianco di Sesshomaru...- Inuyasha strinse i pugni aspettando il peggio, che non tardò a venire: -...E udii anche voci che dicevano che...era divenuta...la sua compagna...-
-Co-Compagna?- Kagome arrossì e la voce le uscì stridula.
“C’era un tempo in cui credevo di essermi innamorata di Inuyasha, ma poi tutto cambiò, quando incontrai LUI...e mi resi conto di cosa significassero amore e passione...” brandelli di conversazione le ritornarano chiaramanete in mente e riemersero dalla sua memoria anche le parole che, nascosta nel bosco, aveva udito scambiarsi Sayouki e Inuyasha: “Sei mai tornata da lui?” “No. Mai...”
Lo sguardo torvo ma non sorpreso dell’hanyou confermò i suoi dubbi: Inuyasha lo sapeva! Era Sesshomaru l’uomo di cui si era innamorata Sayouki tanti anni prima...Ma poteva essere tanto terribile questo fatto? E ora...cosa sarebbe successo?
Tutti gli sguardi tornarono a rivolgersi ai due combattenti impegnati in un corpo a corpo feroce.
Inuyasha non sapeva più cosa pensare: quello che da sempre aveva sospettato era dunque vero. Cinquan’anni prima, Sayouki l’aveva abbandonato e si era alleata con il suo odiato fratello...spontaneamente, per così dire...L’aveva abbandonato, sì, ma poi era tornata...per poi saparire di nuovo dopo lo scontro con Hirofumi. E, rediviva, cinquanta anni dopo, si era unita alla loro piccola compagnia come se nulla fosse mai accaduto e lui, da vero ingenuo, aveva pensato che fosse di nuovo tutto a posto, come ai bei vecchi tempi...finchè...
-AAHH!-
Il grido acuto di Sayouki attirò di nuovo la sua attenzione sul presente.

La yasha era stata ferita da un colpo ben assestato al fianco, e sanguinava copiosamente. Anche lo youkai non era messo meglio e il sangue gli colava in rivoli lungo il braccio e gocciolava a terra creando piccole pozze quando si fermava a riprendere fiato.
Per la prima volta Sesshomaru storse la bocca in una parodia di sorriso e parlò mentre avanzava barcollando, stremato:
-Proprio come ai vecchi tempi, Sayouki! Avevi anche tu nostalgia del passato, vero?-
A quelle parole, qualcosa scattò nella mente della giovane, che, da un angolo oscuro della sua anima, osservava impietrita lo svolgersi degli eventi. Quelle parole...la voce era quella di Sesshomaru, ma le parole...venivano direttamente da Naraku! Una rabbia cieca esplose nella sua testa e la sua coscienza si divincolò, scalciando furente, per liberarsi della prigionia.
In tutti quegli anni aveva cercato di fuggire dai ricordi, di dimenticare i propri sentimenti...ma solo la lontananza e l’autocontrollo le avevano permesso di non pensare più a Sesshomaru. Ora, in quella condizione in cui ogni controllo era perduto e ogni emozione scuoteva la sua anima con la violenza di un ciclone, ritrovarsi così improvvisamente conscia della vicinanza dello youkai, la fece almeno parzialmente rinsavire.
Finalmente vide ciò che aveva davanti. Quello non era più Sesshomaru.
Come lei stessa fino a un attimo prima, anche lui era rinchiuso da qualche parte dentro quel corpo, incapace di agire secondo la propria volontà, vittima delle trame di Naraku.
Sayouki conosceva abbastanza lo youkai per sapere che avrebbe preferito morire piuttosto che essere la pedina delle trame di quel maledetto che lo aveva reso schiavo sicuramente con l’inganno.
La giovane lasciò che tutto il suo dolore, la sua rabbia e la sua frustrazione prendessero consistenza in un grido, il grido devastante di una banshee, che penetra nell’anima e priva della vita. Come un canto doloroso quel grido acuto si levò dalla sua gola e si librò sul campo di battaglia, prendendo sempre più forza e crescendo sempre più di tono.

Sango gridò di dolore e a lei fecero eco Miroku e Kagome, che cercarono di tapparsi le orecchie, mentre gli altri, Inuyasha, Kirara e Myoga, si sontorcevano a terra ancor più dolorosamente colpiti per il loro fine udito.
-Presto, Kagome!- gridò Miroku -Prima che sia troppo tardi! Il Bastone!-
Ricordando la barriera che era riuscita a creare contro Sesshomaru, la ragazza, in un tentativo disperato, afferrò con entrambe le mani il Bastone e pregò con tutta se stessa che lo scudo protettivo si rimaterializzasse. Fortunatamente dalla sommità del Bastone sacro si irradiò una luce bianca soffusa che si fece via via più intensa e che li avvolse completamente, isolando i suoni provenienti dall’esterno. Improvvisamente i sei furono liberi da quella tortura e poterono osservare lo svolgersi della scena, rimanendo incolumi.

Sesshomaru si accasciò su se stesso, cercando invano di coprirsi entrambe le orecchie con l’unica mano. Non poteva sopportare oltre quel suono che gli penetrava nel cervello e gli faceva sanguinare i timpani. Sentiva la testa ronzargli, il dolore aveva ormai superato ogni limite sopportabile e l’unico pensiero coerente che lo youkai potesse formulare era una preghiera che quel suono smettesse.
Improvvisamente l’avversaria lo assalì e Sesshomaru si ritrovò con le spalle al muro, schiacciato contro la parete di roccia. Le mani artigliate della yasha si chiusero attorno al suo collo, stringendo, graffiando...ma lui non potè muovere un dito per impedirlo, privato di ogni forza da quel grido terribile che continuava ad uscire dalla gola dell’avversaria.
Poi tutto ad un tratto qualcosa di spezzò e quel tormento cessò.
Nelle mani della yasha erano rimaste le due metà dell’anello di Catena che fino a quel momento era chiuso attorno al collo di Sesshomaru, e il giovane fu nuovamente padrone di se stesso, del suo corpo, della sua mente e dei suoi occhi, che finalmente videro e riconobbero Sayouki.
Cosa ci faceva lì? E perchè stava combattendo contro di lei? Si sentiva così debole...
L’ultima cosa che ricordava, era di aver parlato con Naraku che, come promesso, gli aveva portato la Falce, quell’arma fantastica che ora vedeva giacere a terra spezzata e aveva insistito per fornirgli anche quello strano collare, in cui era incastonato quel grosso Shikon no kakera...Non ricordava di aver mai accettato...

-Non ho bisogno del tuo aiuto per liberarmi di quel mio insulso fratello- aveva detto Sesshomaru a Naraku quando si era ripresentato a lui con una nuova proposta di collaborazione. Lo youkai aveva riso sotto la sua pelle di babbuino, mentre Jaken sbraitava circa il modo adeguato di rivolgersi al suo padrone. Sesshomaru aveva messo a tacere il servo in malomodo, come sempre, mentre Naraku, insistendo a spiegargli almeno le proprie intenzioni, aveva catturato il suo interesse. Un’Arma sacra? Una Falce in grado di dannare l’anima del condannato a morte? Sarebbe stata la migliore vendetta nei confronti di Inuyasha...Ucciderlo e fare in modo che la sua indegna anima vagasse per sempre nella dannazione! Aveva dunque infine accettato l’accordo, ma quando in seguito Naraku gli si era ripresentato dinanzi, Sesshomaru ricordava di essersi rifiutato di sfruttare nuovamente il potere della Shikon no Tama.
-Non credo che rifiuterai la mia offerta, quando avrai visto questo...- aveva subdolamente commentato, porgendogli una mano.
Il frammento che Naraku gli aveva mostrato era così grosso da suscitare un moto di stupore persino nel glaciale Sesshomaru.
-E questa volta non dovrai nemmeno inserirlo nel tuo corpo - aveva continuato -Perchè ho trovato un modo per sfruttare ugualmente il suo potere. Il metallo di questo collare, - e così dicendo aveva mostrato un anello di lucido metallo sanguigno -è in grado di trasmettere a pieno il potere della Shikon, senza che il frammento sia direttamente a contatto con il corpo...Guarda...-
Sesshomaru aveva osservato lo youkai porre il frammento a contatto con quello strano collare e non aveva battuto ciglio quando i due oggetti si erano spontaneamente fusi a formare il singolare gioiello.
-Vedo che sei ancora titubante, ma facciamo una prova. Se non sarai soddisfatto faremo a modo tuo...-
L’ultima cosa che Sesshomaru ricordava era che aveva afferrato, sprezzante, il collare e lo aveva avvicinato al volto per studiarlo meglio, tenendo d’occhio l’infido youkai e...e poi le sue mani, di propria iniziativa, lo avevano avvicinato al collo...esso si era aperto...e poi richiuso sulla sua gola.

Poi il vuoto assoluto, fino a quel momento.
Vide Inuyasha che si reggeva a stento a sedere, coperto di sangue, e la ragazza umana, Kagome, anch’essa ferita e insanguinata e gli parve di ricordare qualcosa del combattimento che li aveva ridotti così...i suoi ricordi di quegli ultimi giorni erano confusi e nebulosi, come se lui fosse semplicemente stato disinteressato spettatore della propria vita e delle proprie azioni.

****

-OH!- gridò allarmata Kagome -sento avvicinarsi la Scure...con il frammento della Sfera! No! Aspettate! I frammenti sono due! Sono velocissimi!-

Gli eventi si svolsero così in fretta che nessuno dei presenti si rese conto di quanto stava accadendo, e tantomeno fu in grado di intervenire.
Con un sibilo di morte, l’enorme Scure sacra passò roteando in volo a pochi metri dal gruppetto, lanciata dalla invisibile mano di Naraku e diretta inconfutabilmente verso i due youkai ai piedi della parete rocciosa.

****

Sesshomaru, ora pienamente cosciente, incontrò gli occhi gelidi di Sayouki, ancora dinanzi a lui, con le braccia tese in avanti e con in mano le due metà del collare. Ricordi e sentimenti che non avrebbe mai creduto di poter riesumare, tornarono, prepotentemente vivi, in tutta la loro violenza. D’un tratto lo youkai percepì, nonostante i timpani martoriati, un sibilo inquietante, ma non fece in tempo a rendersi conto di cosa fosse, perchè esso terminò immediatamente in un tonfo sordo.
Gli occhi di Sayouki si spalancarono per la sorpresa e la piccola bocca snudò le zanne insanguinate in un rantolo strozzato, mentre la yasha veniva violentemente sbalzata in avanti.
Per riflesso Sesshomaru fece un passo e prontamente l’afferrò, stringendola a sè con l’unico braccio: solo in un secondo momento, sbilanciato dal peso, si rese conto che una enorme scure dalla lama scarlatta era conficcata profondamente nella sua schiena. Un gorgoglio incoerente uscì dalle labbra sottili della giovane e, riportando l’attenzione sul suo viso esangue, Sesshomaru vide che Sayouki aveva ripreso le sue normali sembianze di hanyou. Inaspettatamente, quelle labbra insanguinate si piegarono in un debole sorriso e dagli occhi chiusi sgorgarono calde lacrime che andarono a mischiarsi con il rivolo scarlatto che le scendeva da un angolo della bocca.
-Ouh!- fu solo un sospiro stupito quello che gli uscì come un soffio dalle labbra, ma tanto bastò perchè Sayouki aprisse gli occhi e leggesse nel suo sguardo quello che aveva sempre desiderato.
Nemmeno lui l’aveva mai dimenticata. Nonostante tutto.
Con estrema delicatezza, Sesshomaru si inginocchiò a terra e, sempre sostenendola con il suo corpo, divelse la lama dalla sua schiena: dallo squarcio schizzò un rosso fiotto di sangue.
Sayouki non emise il minimo suono...ormai era oltre la soglia del dolore e tutto quello che contava per lei era il corpo di Sesshomaru stretto contro il suo. Quando lui pronunciò il suo nome, poi, Sayouki decise che avrebbe anche potuto morire.
-Sayouki...- se non fosse stato impossibile, si sarebbe detto che la voce dello youkai era incrinata dall’apprensione.
La hanyou sorrise di nuovo, ma presto quel sorriso si trasformò in una smorfia di dolore e di rabbia quando, ormai priva di forze, si accorse che i due pezzi del collare che teneva ancora in mano avevano preso vita e si stavano divincolando nella sua stretta. Spossata e rassegnata, Sayouki non potè far altro che lasciarli andare. Capì allora in pieno il piano di Naraku, ma era troppo tardi...e si augurò di morire lì, nell’abbraccio di Sesshomaru. I due frammenti di metallo si mossero come dotati di vita propria e le si chiusero ai polsi, mentre la mente le si offuscava di nuovo e la volontà cominciava ad abbandonarla.
Sesshomaru sospirò e, senza più forze, si abbandonò con la schiena contro la parete, tenendola stretta a sè mentre un ronzio insistente si insinuava nella sua testa.
Ma quel ronzio non era dovuto alla stanchezza: erano i saimyosho, gli insetti velenosi di Naraku, venuti per conto del loro padrone ad appropriarsi del bottino. L’intero sciame sorvolò ronzando il campo di battaglia, oscurando il cielo già di per sè plumbeo e infine si diresse senza indugio verso Sayouki e Sesshomaru.
Neutralizzando i flebili tentativi di difesa dello youkai, gli insetti strapparono la giovane donna dal suo abbraccio, sollevandosi poi di nuovo in volo, sempre più in alto.
Ripresisi dallo shock, Kagome e gli altri tentarono di combatterli, di fermarli, ma fu tutto inutile.
Poi, improvvisamente, la voce di Kagome risuonò come uno squillo di tromba gridando un avvertimento:
-IL SECONDO KAKERA! E’ QUI!-
Ed esattamente nello stesso istante una esile figura argentata piombò come un fulmine nella radura:
-KOORIHIJIN!!! (lame di ghiaccio)-
Un’ondata di affilate schegge azzurrine volò a raggiungere la coda dello sciame ormai alto in cielo. Decine e decine di api caddero a terra congelate, frantumandosi in mille pezzi nell’urto, ma il grosso riuscì a scamparla, portando via Sayouki, la Scure e i frammenti della Sfera.
Un grido acuto e disperato fece gelare il sangue a tutti i presenti: non era il grido lacerante di una banshee, ma l’effetto fu altrettanto stordente.
-NOO!! MAADREEEEEEEEEEEEE!!!-
Ma l’eco si spense in fretta e nessuna risposta giunse a quella invocazione.




Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina (ma ci sono pareri contrastanti, quindi non fidatevi troppo...)
saimyosho: insetti velenosi al servizio di Naraku
kekkai: barriera
kariginu: abito da caccia, l’abito rosso di Inuyasha.
Shikon no kakera: frammento della Sfera dei Quattro Spiriti.
Shikon no Tama: Sfera dei Quattro Spiriti.
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.
taijiya: sterminatrice, cacciatrice.


********************
Miei cari lettori, scusate il ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma i tempi si fanno piuttosto duri...Spero di rifarmi con il prossimo e di avervi incuriosito un tantino data la fine di questo capitolo! Commentate pure ^_-.
Alla prossima, Youki

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Capitolo 11
*** Shocking Revelation ***


Premessa: Mi spiace avervi fatto attendere tanto questo capitolo, ma sono un’autrice pignola e anche se odio correggere I miei lavori in corso di pubblicazione, purtroppo stavolta ho dovuto farlo. Qualcosa non mi tornava e devo ammettere che la soluzione che ho trovato è così semplice che mi son stupita di non averci pensato prima...Oggi, in data 20/11/2005, pubblico il nuovo capitolo di Yume no Mai e contemporaneamente ho apportato una piccola correzione al capitolo 8 parte I, nel momento in cui Sayouki attraversa la barriera creata dalla Scure. Chi avesse già letto il capitolo prima della data odierna, è sollecitato a dare un’occhiata a quelle poche righe...La modifica appare davvero insignificante, ma in realtà ha un grande impatto sulla storia, perchè fa la differenza tra la volontà di Sayouki e quella di Naraku...Spero mi perdonerete questa correzione postuma, prometto di non farlo più!
Grazie per il vostro sostegno!
Youki


Cap 9

Shocking Revelation

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


Un silenzio innaturale scese su tutti i presenti mentre l’eco dell’ultimo grido rimbalzava invano sulla parete rocciosa e si perdeva nella desolazione di quel luogo morto.
-Naraku! Tu sia per sempre dannato!!- inveì ancora il nuovo arrivato, la voce incrinata, i pugni serrati. La chioma argentea si agitò selvaggiamente quando scosse violentemente la testa e raccolse il fiato per lanciare un ultimo grido, disperato e insieme terribile. -MAADREEEEEEEEEEEEE!!!-
Sango, Miroku e Kagome, disposti in in difesa di Inuyasha, rimasero attoniti, incapaci di proferir parola. Fu Inuyasha a rompere ili silenzio con un gemito inarticolato, misto di dolore e sorpresa. L’hanyou guardava allibito il nuovo arrivato, senza tuttavia riuscirne a mettere bene a fuoco la figura argentea ora immobile, di spalle, al centro della radura. Non poteva vederlo chiaramente, ma ora percepiva distintamente la sua aura. Un’aura demoniaca.
Miroku, che si era chinato per sorreggere l’amico, sollevò lo sguardo preoccupato: chi gli stava dinnanzi era un giovane youkai, molto giovane per quanto si poteva arguire dalla statura ridotta e dall’esile corporatura. Un giovane...o...una donna. Fosse quel che fosse, la sua aura demoniaca indicava che non era qualcuno da sottovalutare.
-Chi diamine...?- bofonchiò Inuyasha e solo allora il bonzo si accorse che l’hanyou strizzava gli occhi nel vano tentativo di mettere a fuoco la figura davanti a loro.
Anche le ragazze erano rimaste immobili, incapaci di decidere cosa fare: pure loro avevano intuito che, nonostante l’apparenza, quello che si trovavano davanti era pur sempre uno youkai. Eppure qualcosa le tratteneva dall’agire; perfino Sango, sempre pronta a scagliare il suo Hiraikotsu, non riusciva a distogliere gli occhi da quell’ammaliante piccola figura: era vestita da capo a piedi di sete bianco-ghiaccio dalla foggia esotica, con ampie maniche e un lungo gilet affibbiato in vita; una cascata di setosi capelli argentati scendeva sulle spalle esili, coprendo parzialmente il disegno a losanghe blu, unico ornamento in tutto quel candore. Non portava armi, solo un piccolo tascapane appeso alla cintura. D’altronde, come avevano già potuto notare, non aveva bisogno di una spada al fianco per potersi difendere...
All’improvviso il giovane parve ricordarsi di non essere solo e si volse a fronteggiare Inuyasha e i suoi compagni.
L’unico a non sussultare fu proprio l’hanyou, che, la vista sfuocata, non potè vederlo in viso.
Il giovanissimo volto dai tratti delicati, ancora in parte infantili e per questo effeminati, era tuttavia indubbiamente quello di un maschio. La sua pelle, fresca e candida, riluceva di sfumature azzurrine e sulle gote spiccavano due vivide striature blu che sottolineavano la curva degli zigomi e lo sguardo freddo e diffidente. E fu questo sguardo a raggelare tutti gli astanti: un paio di occhi color del ghiaccio li stavano valutando uno ad uno...occhi tanto incredibili li avevano visti solo una volta: sul volto di Sayouki. Ma se fosse finita lì, il loro sconcerto non sarebbe stato altrettanto giustificato. Il fatto era che quegli occhi si aprivano su un volto che somigliava in modo impressionante a quello di un’altra loro conoscenza.
-Q...que...quel...ragazzino...- Kagome non riusciva nemmeno a formulare pensieri del tutto coerenti, tale era stato lo shock -...è...è...ha...chiamato Sayouki...madre...??- balbettò incerta, rinnovando l’interesse di Inuyasha. L’hanyou digrignò i denti per lo sforzo di sollevarsi su un gomito e chiese:
-Cosa c’è?! Dannazione...-
-Ecco...beh...pare la copia in miniatura di Sesshomaru!- rispose tesa Sango, dando voce al pensiero comune.
Inuyasha non rispose. Non poteva vedere chiaramente i tratti del giovane di fronte a loro, ma i suoi amici non avevano motivo di mentire. La sua mente galoppò veloce attraverso il tempo e di nuovo antiche ferite mai rimarginate si riaprirono suppurando veleno.
‘Lei mi ha mentito...Ha sempre mentito!!’
Simili pensieri si rincorrevano dolorosamente nella sua testa ferita e confusa fin quasi a farla scoppiare. Una rabbia a lungo sopita nei confronti della sfuggente Sayouki si risvegliò dopo un lungo sonno e ricominciò ad ardergli nel petto, dandogli la forza necessaria per resistere al dolore mentre si alzava faticosamente in piedi.
-Tu... - mormorò in un ringhio sommesso.
Per una frazione di secondo la vista gli si schiarì e Inuyasha vide un lampo di riconoscimento incrinare il ghiaccio di quello sguardo. Purtroppo il suo fisico lo tradì e, rimasto completamente senza forze, dovette abbandonarsi al completo oblio, cadendo svenuto a faccia in giù sul terreno.
Il giovane youkai lo fissò ancora per un attimo e, senza scomporsi nè muoversi, osservò:
-Se non erro, voi siete il gruppo di cui si sente tanto parlare, e lui - indicò con un cenno secco l’hanyou ora inerte tra le braccia di Kagome -è Inuyasha, vero?-
La sua voce era ancora quella di un bambino, chiara e limpida come acqua di fonte e altrettanto pura e cristallina...e fredda...
Sango, Miroku e Kagome furono colti di sorpresa da quella constatazione. Se come molte cose davano a pensare questo ragazzino era figlio di Sayouki, lei doveva avergli sicuramente raccontato di Inuyasha...e di Sesshomaru...ma...perchè un comportamento così ostile?
Fu come sempre Kagome, seguendo il proprio istinto, a compiere il passo giusto, facendosi avanti e a rivolgendogli per prima la parola con fare gentile:
-Esatto, lui è Inuyasha. Io sono Kagome e loro sono Sango, Miroku e Kirara.- presentò ad uno ad uno i componenti del gruppo, poi, divincolandosi dalla stretta di Sango e facendo cenno ai compagni di stare indietro, continuò ad avvicinarglisi:
-E tu? Chi sei, tu?-

Ora fu il turno del giovane ad esitare: percepiva un’aura molto potente provenire da quella strana ragazza e non sapeva come comportarsi. Aveva riconosciuto immediatamente Inuyasha, ne aveva sentito parlare spesso da Sayouki, come pure gli era bastata una fugace occhiata, l’unica che per ora si fosse concesso di dedicargli, per identificare Sesshomaru. Ma gli altri? Aveva solo informazioni frammentarie che lo inducevano a prestare la massima attenzione a quei tre umani.
Sapeva che il monaco era in grado di padroneggiare una tecnica altamente distruttiva chiamata Kazaana, la ragazza con l’enorme boomerang, era una temibile youkaitaijiya, mentre si vociferava che l’altra ragazza, quella che ora gli stava davanti con addosso quello strano kimono, fosse una miko dai grandi poteri, addirittura la reincarnazione della potente Guardiana Kikyo.
Li valutò tutti ad uno ad uno, compreso il grosso felino che, ringhiando sommessamente, si era schierato in difesa di Inuyasha; infine il suo sguardo tornò su Kagome.
La ragazza lo guardava diritto negli occhi, senza la minima traccia di diffidenza. Si poteva essere così ingenui? Era forse stupida? Offrirsi così disarmata ad un potenziale nemico?
Kagome fece un altro passo avanti ed il giovane contrasse le mascelle, teso. Era una trappola? Cosa voleva quella da lui?
-Sarebbe quantomeno educato rispondere, non trovi?-
Il giovane youkai sobbalzò impercettibilmente a quel rimprovero materno. Quella strana miko lo aveva forse preso per un bambino...? Qualcosa lo spinse a rispondere.
-Il mio nome è Ryu.- ribattè, ed ergendosi in tutta la sua parca statura, quasi eguagliò Kagome in altezza.
Inaspettatamente Kagome sorrise e fu come se un calore inatteso ma a lungo agognato gli riscaldasse un punto profondo dell’anima.
-Non devi essere così diffidente, stiamo dalla stessa parte...Anche noi siamo amici di Sayouki...-
Ryu non disse nulla tenendosi sulle sue, ma la giovane incalzò:
-Lei era venuta con noi per aiutarci a recuperare le Armi sacre...ed è stato per difenderci che ha combattuto contro...Sesshomaru...- cercò di individuare una qualche reazione del giovane a quel nome, ma non vi riuscì. -Io credo che fosse una trappola. Tu...tu sai cosa sta succedendo? Sai cosa sta macchinando Naraku?-
All’udire quel nome Ryu fremette e finalmente Kagome ebbe da lui una pronta risposta, anche se non fu quella che si era aspettata.
-No. Non so nulla...- sibilò, stringendo i pugni e distogliendo lo sguardo.
Qualcosa non quadrava, si rese conto Kagome. Se questo ragazzino era davvero il figlio di Sayouki, perchè non era con lei al momento del loro incontro? Perchè si erano separati? E perchè Ryu era così ostile nei loro confronti? Eppure Kagome non poteva abbandonarlo. Se Sayouki era davvero sua madre, ebbene, Ryu l’aveva appena persa, ferita, rapita, forse già morta. Nonostante l’apparente glaciale calma, il suo cuore doveva essere in tumulto.
-Vieni con noi, Ryu. Uniamo le forze per salvare Sayouki.-
Un rantolo sconnesso proveniente dai piedi della rupe distolse l’attenzione del ragazzo. Sesshomaru aveva tentato di alzarsi ma era indecorosamente rovinato a terra.
Ryu riportò la sua gelida attenzione su Kagome:
-Ora come ora non ci sono forze da unire. Siete tutti quanti stremati e dovete assolutamente riprendervi prima di affrontare Naraku.- Fece per allontanarsi, ma Kagome lo fermò.
-Ma tu, cosa farai?-
-Al momento ho altro a cui pensare.- tagliò corto il ragazzino e allungando il passo si diresse deciso verso Sesshomaru, lasciando al centro della radura Kagome, incerta, ad osservarlo.

Sesshomaru vide una sagoma sfuocata e argentata venire verso di lui, ma era toppo debole per muoversi, le orecchie gli ronzavano, tutti i suoni gli giungevano attutiti e gli occhi non riuscivano più a mettere a fuoco ciò che avevano davanti. Era sfinito. Non si era mai sentito così...così prossimo alla morte...e si scoprì a pensare che in fondo non gliene importava nulla, perchè era troppo stanco per curarsene.
Tuttavia, percependo avvicinarsi lo sconosciuto, il suo istinto lo portò sulla difensiva. Si raddrizzò a fatica, raccolse le forze e cercò affannosamente un appiglio sulla roccia con la mano destra. Tenendosi in precario equilibrio su un ginocchio riuscì infine a rialzarsi. Se questo era il modo scelto da Naraku per infliggergli il colpo finale, lui, Sesshomaru, non sarebbe stato inerte spettatore della propria disfatta.
Lo sconosciuto si fermò a pochi passi di distanza e lo fissò a lungo, prima di parlare.
-Non dovreste affaticarvi tanto Sesshomaru-sama...Non dopo aver subito gli effetti devastanti del grido della Banshee.- si sentì dire da una voce sconosciuta, la stessa voce infantile che poco prima aveva udito gridare...
Cosa aveva gridato?
Madre’...
Un moto di disagio, curiosità e inquietudine assieme scosse lo youkai che tentò di muovere un passo, senza tuttavia riuscirci. Il suo piede strisciò solo di pochi centimetri.
Ryu assistette in silenzio alla scena e il suo sguardo rimase fisso sullo youkai che gli si trovava di fronte. Rivoli di sangue rosso e brillante gli rigavano il viso pallido, fuoriuscendo dal naso, dalle orecchie e persino dagli occhi come lascrime purpuree; diverse ciocche di capelli erano imbrattate di sangue e sudore e gli aderivano al collo o ricadevano inerti sulle spalle. Ma anche in quella situazione disperata, il suo sguardo era duro e ostile, il portamento fiero, regale ed orgoglioso...Sayouki non aveva esagerato in nessun particolare nel descrivere quel glaciale principe che era Sesshomaru.
-Il mio nome è Ryu.- annunciò infine il ragazzo, senza scomporsi davanti a quello sguardo ostile.
-Tsk!- esclamò in un singhiozzo doloroso lo youkai. Non aveva l’abitudine di conversare con i propri avversari e non lo avrebbe fatto nemmeno ora, anche se gli avrebbe dato alquanto fastidio soccombere per mano di un bambino, cosa alquanto probabile date le sue attuali condizioni. Sarebbe stata questa l’ultima beffa di Naraku?
Dal canto suo Ryu non era uno sprovveduto, nonostante la sua giovane età, e seppe indovinare cosa passasse per la testa dello youkai. Doveva giocare bene le proprie carte: sapeva cosa doveva fare e l’avrebbe fatto. -Non ho nessuna intenzione di battermi con voi, se state pensando che mi abbia inviato Naraku.-
Le sue parole furono seguite da uno sbuffo soffocato.
-E cosa dunque ti porta da me, ragazzino?- soffiò con disprezzo lo youkai. Lottava strenuamente per rimanere in piedi, senza tuttavia lasciar trapelare l’immane sforzo che stava compiendo.
-Uhm.- la bocca di Ryu si incurvò in un sorriso teso ed emise uno sbuffo che si sarebbe potuto dire divertito.-Per quanto strano possa parere, vorrei aiutarvi...-. Stava per aggiungere altro, ma con un moto di rabbia Sesshomaru lo interruppe:
-Io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno!- aveva già parlato anche troppo per i suoi gusti e raccogliendo l’ultimo barlume di forza che gli restava, si lanciò in avanti protendendo gli artigli avvelenati.
-Allora- temporeggiò Ryu, scansandosi di lato, -consideratelo il saldo di un vecchio debito...contratto da mia madre Sayouki.-
Approfittando dell’unico, breve attimo di sconcerto di Sesshomaru, il giovanissimo youkai coprì la distanza che li separava e passò sotto il braccio proteso di Sesshomaru, colpendolo allo stomaco e mandando in frantumi parte dell’armatura, che esplose in schegge congelate. Il demone accusò il colpo e le gambe gli cedettero, ma Ryu lo sostenne prontamente e con sorprendente forza.
Ora, così vicino, Sesshomaru riusciva a distinguere meglio il volto davanti a lui...sebbene non vedesse perfettamente, quegli occhi color del ghiaccio non avrebbero comunque potuto passare inosservati...
Una tosse violenta gli scosse improvvisamente il petto e, vomitando fiotti di sangue, si accasciò infine inerte tra quelle braccia sconosciute e si lasciò condurre via.

****

-Inuyasha?-
la voce di Kagome, come sempre, riscosse l’hanyou dai suoi pensieri.
-Come va oggi? Stai meglio?-
Il giovane annuì semplicemente.
La ragazza si era aspettata la solita spacconata del tipo “Sono un mezzodemone, io! Le mie ferite guariscono in fretta!” e rimase dunque sorpresa dalla mestizia con cui Inuyasha le aveva risposto. Ma Kagome sapeva cosa lo rendeva tanto distante e mesto...sapeva a cosa stava pensando...
Erano passati cinque giorni da quando erano rientrati al villaggio, stanchi, malridotti e demoralizzati. Kaede aveva ascoltato con cipiglio scuro le notizie che le avevano portato e Shippo era rimasto sconvolto nell’apprendere quanto era successo a Sayouki.
-Ma è viva, vero? Naraku l’ha rapita ma è viva, vero? Ora noi andremo a liberarla, vero?- aveva implorato il piccolo kitsune con le lacrime agli occhi, aggrappato alla manica di Kagome.
Guardando i compagni distogliere lo sguardo dal cucciolo, Kagome aveva capito che anche i loro pensieri erano corsi alla terribile immagine della ragazza colpita a morte dalla Scure...ma nessuno aveva avuto il coraggio di riferire a Shippo quel truce particolare. Durante il loro pietoso viaggio di rientro in groppa a Kirara, erano giunti alla conclusione che, se Naraku si era preso la briga di rapire Sayouki, allora lei non poteva essere morta.
-Non occorre tuttavia essere vivi per diventare burattini di quel maledetto...- aveva commentato dolorosamente Sango, la mente rivolta a suo fratello Kohaku. -Il potere dei frammenti della sfera va ben oltre, come sappiamo.- Kohaku rimaneva infatti in vita solo grazie al frammento che Naraku gli aveva conficcato nella schiena e che gli garantiva il pieno controllo del corpo e della mente del ragazzino.
Questa constatazione aveva gettato nuovamente tutti nella più completa disperazione perchè a quel punto, che Sayouki fosse viva o morta, avrebbero comunque potuto trovarsi ad affrontarla in combattimento.
Poi, come se non bastasse, era saltato fuori quel misterioso ragazzino...
’Ryu’ Kagome ne ripetè mentalmente il nome.
Ecco a cosa stava pensando Inuyasha.
-Senti...Kagome...- Inuyasha stava fissando dritto davanti a sè.
-Uhm?-
Gli occhi del mezzodemone indugiarono a lungo sulle risaie allagate e sulle capanne del villaggio adagiate ai piedi della collinetta su cui si trovavano ora. La giovane seguì la direzione di quello sguardo e attese pazientemente che Inuyasha continuasse.
-Tu...anche tu pensi che quel ragazzino, quel Ryu...sia...- la voce gli mancò e non riuscì a continuare. Per lui era troppo.
-Che sia figlio di Sayouki?- Kagome sondò il terreno, ben conscia di dove volesse andare a parare Inuyasha. Il giovane si voltò a guardarla neglio occhi e Kagome rimase allibita nel vedere quello sguardo così pieno di rabbia.
-Che sia figlio di Sayouki...e...di mio fratello...- la sua voce vibrò al limite della tensione e Kagome rimase senza fiato, tanta fu la furia che percepì. Le ci volle un attimo per riprendersi e parlare.
-Beh...io....credo che sia...che sia possibile...- blaterò -Stando a quanto ci ha detto Myoga...potrebbe davvero essere...poi...si somigliano davvero tanto...non fosse per gli occhi che sono indubbiamente gli stessi di Sayouki.-
-Non mi fido di lui- la interruppe l’hanyou con astio. Pareva non aver ascoltato una parola. -E il fatto che si sia subito schierato dalla parte di Sesshomaru è un motivo già sufficiente!
-Ma, ragiona...se lui è veramente tuo nipote...-
-Ni...NIPOTE??- non ci poteva ancora credere. Non ci voleva credere.
-Ragiona, Inuyasha! Tu avresti abbandonato in un posto simile, ferito e sanguinante, tuo padre??-
A quelle parole il giovane sussultò. Quelli erano i fatti o, almeno, parevano esserlo. Ma se le cose stavano davvero così...‘Allora lei mi ha davvero sempre mentito.’

***

Tra il fitto sottobosco, faceva ogni tanto capolino una testa grigia, ma non era una semplice testa umana...era una rugosa mummia fissata sulla sommità di un bastone e dietro di essa ve ne era fissata un’altra, di donna. Tra grugniti e respiri affannosi, il portatore dell’orrido bastone arrancava cercando disperatamente di farsi strada nella luce morente del crepuscolo.
Jaken non aveva notizie del suo signore ormai da due settimane e l’aveva cercato ovunque, senza successo. Sapeva che non dovevano fidarsi di Naraku! Aveva cercato di far ragionare Sesshomaru, ricordandogli le precedenti esperienze con quel dannato babbuino bianco, ma come solito il suo signore non aveva ascoltato nemmeno una parola del suo devotissimo servitore e ora...
’Potrebbe essere morto chissadove!!’
Di colpo Jaken si fermò e, prendendosi la testa tra le mani, gli occhi sbarrati, scosse violentemente il capo, come per scrollare via quei pensieri terribili.
‘No! Ma che vado a pensare!? Sesshomaru-sama non si farebbe mai sconfiggere da un essere come Naraku! Il mio signore non teme rivali! Come ho potuto pensare anche solo per un attimo...’ -Basta! Devo ritrovare il mio signore! Avrà di certo bisogno di me!- si esortò a voce alta.
Scosse ancora la testa dandosi qualche pacca incoraggiante, quindi prese un profondo respiro e continuò ad avanzare nel fitto sottobosco.

***

Sesshomaru si agitava nel sonno, tormentato dagli incubi. Il suo corpo, notevolmente indebolito dalle numerose ferite riportate in battaglia, non riusciva a reagire e la febbre vorace rendeva rovente la sua pelle di demone. La sua mente era confusa, la testa doleva e ronzava ancora insistentemente, annebbiando ogni pensiero razionale e facendolo sprofondare ogni volta in un delirio più cupo.
A tratti era cosciente della vicinanza di qualcuno e a volte riusciva anche a riconoscere che si trattava di un ragazzino. Ora riuscì persino a ricordarsi il suo nome: Ryu.
Poi il vortice oscuro lo risucchiò di nuovo nel nulla dell’incoscienza e i sogni tornarono ad assalirlo.
Era un tormento, perchè lui, Sesshomaru, non aveva mai sognato in vita sua. Non era preparato a trovarsi in situazioni in cui non era in grado di mantenere il controllo, di agire secondo volontà cosciente, di ignorare quella flebile voce che a volte cercava di farsi udire anche quando era desto e che proveniva da qualche parte dentro di lui. Lo youkai non avrebbe mai sospettato che quella voce potesse provenire dal suo cuore, perchè non aveva mai creduto di possederne uno.
Davanti ai suoi occhi serrati, scorrevano immagini e ricordi del passato più o meno recente, volti che aveva odiato, avversari che aveva ucciso, nemici che aveva disprezzato...e poi suo padre Inu-Taisho, Inuyasha bambino assieme a quella sua madre umana...e il volto di Jaken, quello di Naraku....e ancora Inuyasha, Tessaiga...e Sayouki...
I febbricitanti occhi d’ambra si spalancarono improvvisamente davanti al ricordo di quel volto, come se si aspettassero di vedersela lì davanti e di fissarsi in quei suoi occhi inumani.
E fu proprio quello che accadde.
Lo sguardo allucinato dello youkai incrociò occhi color del ghiaccio, che però non appartenevano a Sayouki. In un lampo di lucidità, Sesshomaru riconobbe colui che aveva detto essere figlio di Sayouki e gli parve di guardarsi in uno specchio...
‘Figlio di Sayouki...’ un pensiero gli attraversò la mente improvvisamente vuota ‘Figlio...mio?’
Tanto bastò per ripiombarlo nel baratro oscuro del delirio popolato di sogni...o incubi...non avrebbe saputo dire la differenza. Un attimo prima si trovava davanti suo padre, fiero e orgoglioso della forza che lui, il suo primogenito, aveva dimostrato contro il suo primo avversario, poi improvvisamente la scena cambiava e stava guardando Inu-Taisho presentargli un piccolo fagottino scalciante e lo sentiva dire che tante cose sarebbero cambiate, che ora avrebbero vissuto in pace con quegli umani che gli aveva invece insegnato a disprezzare e che lui avrebbe dovuto amare quel nuovo fratellino mezzo umano. Perchè le cose dovevano cambiare? Perchè doveva amare quel mezzosangue? Cosa era poi l’amore? Quella maledetta donna umana gli aveva rubato suo padre...
Un attimo dopo i ricordi volavano ad un passato molto più recente e lui si trovava immobile davanti alla piccola e seducente figura nuda di Sayouki che emergeva dalle acque della pozza termale...non riusciva a muoversi, a respirare...Cos’era quella sensazione incontrollabile? Cos’era quella debolezza così...umana?
Un secondo appena e stava rivivendo il momento in cui aveva prelevato la perla nera dall’occhio destro di Inuyasha e aveva aperto il portale che l’avrebbe condotto alla tomba di suo padre, alla sua eredità, a Tessaiga...
Ora stava stringendo Sayouki con l’unico braccio, mentre le macerie della tomba di Rie si assestavano nel fango: lei tremava...Sesshomaru poteva vederne solo il capo, il suo volto era nascosto dalla cortina di capelli neri e poi...ecco che lei sollevava il volto e un paio di occhi scuri si fissavano nei suoi. Cos’era quel brivido che gli aveva percorso la schiena? Gli era parso di venire colpito da un fulmine e ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non mostrare la propria sorpresa...
I ricordi non si fermarono e uno dopo l’altro, in un turbine sempre più vorticante, si fecero avanti per sommergerlo.
-Sesshomaru sama!- la voce di Jaken risaliva ad oltre settanta anni prima, quando lui gli aveva tacitamente accordato il permesso di seguirlo entrando al suo servizio e gli aveva affidato il Nintojo.
La voce di Inu-Taisho lo rimproverava per aver minacciato suo fratello...
Sayouki era davanti a lui, pallida, nel buio di una caverna...
Jaken gli correva incontro...
Nella lotta Inuyasha gli amputava il braccio sinistro con Tessaiga...
Sayouki gli diceva addio...
Inu-Taisho gli rivolgeva uno sguardo severo e di compianto...
Inuyasha bambino gli chiedeva cosa gli avesse fatto di male per odiarlo tanto...
Sayouki veniva colpita dalla Scure...Era morta?
Sayouki giaceva davanti a lui, divorata dal potere oscuro del monaco pazzo...Anche allora stava morendo. Ma lui non voleva che morisse!
Perchè aveva voluto salvarla?
Perchè aveva osato tanto per riaverla?
Perchè era stato disposto a dare il suo braccio sinistro in cambio della vita di una hanyou?


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
kazaana: Foro del Vento sulla mano destra di Miroku
youkaitaijiya: sterminatrice di youkai.
kimono: tipico abito lungo giapponese
Nintojo: Bastone delle teste



Un doveroso grazie a tutti voi per la pazienza e per i messaggi e i commenti incoraggianti che mi mandate! Un ringraziamento in particolare per Neera, che mi ha recentemente spronato a pubblicare i nuovi capitoli! Spero di essere riuscita a mettervi di nuovo in difficoltà con questo nuovo capitolo...i misteri si moltiplicano, che ne dite?
Alla prossima (prometto, presto!!)
Youki

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Capitolo 12
*** Speranza e disperazione ***


Cap 10

Speranza e Disperazione

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


Il sole al tramonto faceva capolino tra le nubi basse e i raggi scarlatti fendevano l’aria umida della sera. Il temporale era stato intenso ma breve.
Ryu era fradicio fino al midollo, perchè il rifugio che aveva scovato tre giorni prima era troppo piccolo per riparare entrambi dalla fitta pioggia appena cessata. Il giovane non conosceva infatti la zona in cui si trovava e, dopo essersi allontanato con Sesshomaru dal luogo dello scontro, aveva cercato al più presto possibile un posto in cui fermarsi a medicare le terribili ferite dello youkai. Pensava di fermarsi solo per la notte e cercare successivamente un luogo più consono, nonchè più riparato e comodo, ma quando l’alba era sorta e il sole aveva illuminato il volto cereo di Sesshomaru, Ryu aveva capito che se lo avesse spostato, avrebbe commesso un grave errore. Benchè giovanissimo, aveva un notevole occhio clinico e, anche con la sua limitata esperienza in campo medico, si era accorto di quanto fosse peggiorato in una sola notte il suo assistito.
Aveva fatto tutto il possibile in quei tre giorni per curare quelle ferite che continuavano imperterrite a sanguinare e aveva dato fondo a tutte le scorte di medicinali fornitegli a suo tempo da Sayouki per abbassare quella febbre che gli incendiava la pelle.
Ma tutto ciò non era bastato. Tutto quello che poteva fare era cambiare le bende insanguinate, applicare impacchi di erbe sulle ferite e bagnare la fronte madida di sudore dell’uomo che un tempo Sayouki aveva amato.
‘Se ci fosse lei, qui, saprebbe cosa fare...’ rimuginò tra sè.
Bagnò di nuovo la pezza ricavata dalla sua stessa casacca nell’acqua fresca, strizzandola leggermente, prima di porla nuovamente sulla fronte di Sesshomaru. Per l’ennesima volta Ryu si soffermò a studiare quel volto così familiare e insieme sconosciuto, così simile al suo, così tormentato...
La bocca sottile era perennemente contratta in una smorfia di dolore e sotto le palpebre serrate si poteva intuire il frenetico moto delle iridi. Sapeva che Sesshomaru era in preda agli incubi del delirio e occasionali scatti degli arti o parole confuse non facevano che confermare la gravità della situazione. Ryu non conosceva affatto Sesshomaru, ma dal poco che sapeva, dubitava fortemente che in condizioni normali avrebbe invocato a quel modo il fratello, il padre o Sayouki stessa.
La testa di Sesshomaru scivolò di lato, facendo cadere a terra la pezzuola. Pazientemente, Ryu la raccolse, la bagnò di nuovo e deterse il sudore dalla fronte, dal volto e dal collo dello youkai, prima di dirigersi verso la piccola fonte per prendere altra acqua.
Fu allora, mentre era intento ad osservare il volo dei corvi nella luce morente della sera, che udì un fruscio sospetto. Si fermò all’istante, ad una decina di passi da Sesshomaru, tendendo le orecchie per cogliere ogni eventuale rumore.
Non dovette fare molta fatica, perchè il fruscio tra i rami del sottobosco non faceva che aumentare, divenendo via via più vicino e chiaro, accompagnato da sonori sbuffi e grugniti.
Nessuno poteva essere così stupido da muoversi in una foresta simile facendo tanto rumore. Che si trattasse di un qualche grosso animale? In tal caso non sarebbe stato un problema scacciarlo. No, non poteva essere un animale quello che sbuffava in un modo simile: c’era sicuramente qualcuno che stava venendo nella loro direzione e difficilmente si sarebbe potuto trattare di qualcosa di diverso da un nemico.
La sua sorpresa fu grande quando i cespugli si aprirono e da essi ruzzolò fuori faticosamente una piccola figura infangata armata di un singolare bastone, i cui occhi gialli da rettile si dilatarono per la sorpresa. Avevano visto la figura distesa al riparo dell’albero cavo.

-S...S....Sesshomaru-sama!- gridò Jaken con voce stridula, a metà tra la gioia e il pianto.
Tutto quell’arrancare tra dirupi e foreste era infine valso a qualcosa! L’aveva trovato! Sorreggendosi al Nintojo, il piccolo youkai-rettile fece qualche rapido passo zoppicante in direzione del suo signore, raggiungendone il capezzale. Vide la pezzuola bagnata, vide le bende e i medicamenti. Solo allora capì che Sesshomaru non era solo, che lì attorno ci doveva essere qualcun altro.
Pieno di ansia per la vita del suo signore, nonchè per la sua, Jaken si guardò lentamente attorno e il respiro gli si mozzò in gola quando scorse la figura argentea che era rimasta fino a quel momento immobile nell’ombra.
-Chi...Chi...?- balbettò, sudando freddo.
Nell’ultima incerta luce del giorno, Ryu fece qualche passo avanti e Jaken vide che si trattava solo di un bambino. Si rilassò visibilmente. Un bambino youkai è pur sempre un bambino.
-Voi dovete essere Jaken-sama, l’attendente del nobile Sesshomaru, se non erro.- disse cordialmente il giovane, avvicinandosi -Il mio nome è Ryu- aggiunse quando fu a pochi passi, accennando un piccolo inchino con la testa.
L’ossequioso comportamento, sortì su Jaken esattamente l’effetto desiderato: il piccolo demone si ricompose, riacquistando la dignità momentaneamente dimenticata. Non avanzò di un passo, ma, nemmeno, arretrò quando Ryu si fece più vicino.
-Bene...Esatto...Allora...Mi sai dire cosa è successo, ragazzo?- gracchiò dopo essersi schiarito più volte la gola, lanciando ripetuti sguardi alla figura bendata e febbricitante distesa a terra. Poi vide che tra le mani il ragazzino teneva una piccola ciotola di legno piena d’acqua.
-Se mi permettete, Jaken-sama, credo che prima sia opportuno riaccendere il fuoco. Si è spento a causa del temporale. Inoltre credo che Sesshomaru-sama sia assetato.- ripose educatamente Ryu, accennando alla ciotola che teneva in mano. -Sarò lieto di rispondere a tutte le vostre domande una volta che saremo asciutti. Non vi andrebbe di unirvi a me per cena? Ho catturato un coniglio stamane.-
Conquistato dai modi cordiali e dalla voce infantile del giovane youkai, nonchè dalla prospettiva di un coniglio arrosto per cena, Jaken lanciò al vento ogni remora e si disse d’accordo.
-Ti sei sobbarcato una grande responsabilità nel prenderti cura del mio signore e te ne sono grato, ma ora che ci sono io, è compito mio occuparmi di tutte le esigenze Sesshomaru-sama.- sentenziò poco dopo. Non gli piaceva più di tanto l’idea di lasciare il suo signore nelle mani inesperte di un ragazzino, per quanto provvidenziale potesse essere stata la sua presenza.
Con un cenno di assenso, Ryu gli passò la ciotola e annunciò che avrebbe cercato qualche ramo abbastanza asciutto per accendere il fuoco, avviandosi nel buio del sottobosco e lasciando Jaken solo al capezzale del dormiente.
-Ora ci sono qua io, Sesshomaru-sama! Mi occuperò io di voi e presto sarete di nuovo al meglio!- sussurrò, senza ottenere altra risposta che un gemito indistinto.
Con la piccola mano a tre dita sollevò delicatamente la testa di Sesshomaru e, posandogli il bordo della ciotola sulle labbra, cercò di fargli bere qualche sorso di liquido. Fu però più difficile del previsto e rivoletti limpidi sfuggirono dai lati della bocca andando ad impregnare gli abiti e attirando l’attenzione di Jaken sui rozzi bendaggi che fasciavano il torace di Sesshomaru. Posata la ciotola, si mise quindi ad esaminare accuratamente le fasciature e le medicazioni sul corpo del suo signore. Alcune ferite si erano completamente rimarginate e rimanevano solo rosee cicatrici che, con ogni probabilità, sarebbero scomparse entro il mattino successivo. I bendaggi, per quanto rozzi (parevano esser stati ricavati riducendo in strisce un qualche abito) erano ben tesi e fasciati stretti, anche se in parte intrisi di sangue. Inoltre percepiva chiaramente l’odore pungente delle erbe medicinali che costituivano gli impacchi umidi applicati sotto il tessuto. Non erano certo mani inesperte quelle che avevano curato Sesshomaru. Possibile che fosse stato quel ragazzino?
Come se quel pensiero lo avesse evocato, Ryu emerse silenzioso come un’ombra dal folto del bosco proprio alle spalle di Jaken facendolo sobbalzare. Senza dire una parola, lo superò e si accucciò davanti al misero rifugio per accendere il fuoco. Mentre osservava la figura del ragazzo, indistinta alla sola luce della luna, Jaken si chiese ancora una volta se fosse stato davvero lui a curare Sesshomaru o se per caso non ci fosse in giro qualcun altro. Stava per chiederglielo quando la prima scintilla scoccò dalla pietra focaia e le parole gli morirono in gola.
Gli era solo parso, o quel brevissimo sprazzo di luce aveva illuminato un viso dai tratti decisamente familiari? Una seconda scintilla.
No, no. Non ci si poteva sbagliare. Il naso, la bocca...
Una terza, una quarta scintilla.
Il taglio affilato del viso, le sopracciglia sottili e arcuate, i capelli, umidi di pioggia, ma decisamente argentei...
Una quinta scintilla.
‘Ma è la copia esatta di Sesshomaru-sama!!’ pensò Jaken ansimando come se improvvisamente gli mancasse l’aria.
Finalmente l’esca s’incendiò e con pochi gesti Ryu accatastò legnetti sempre più grossi, soffiando sulla fiamma finchè il fuoco non arse alto e le fiamme crepitarono vivide.
Fu allora che il ragazzo sollevò lo sguardo e i suoi occhi color del ghiaccio si socchiusero istintivamente per ripararsi dal riverbero delle fiamme.
Jaken emise un gorgoglio strozzato, assalito da mille ricordi alla vista di quegli occhi inumani. Erano cinquant’anni che non vedeva occhi simili e non li aveva certo rimpianti. Quelli erano gli stessi occhi della dannata yasha! Di Sayouki! Ed appartenevano ad un bambino il cui volto era la copia esatta di quello di Sesshomaru! Inatteso e decisamente indesiderato, si ripresentò alla sua memoria il ricordo più terribile della sua vita...il ricordo del mattino in cui aveva involontariamente sorpreso Sayouki e Sesshomaru insieme in quella grotta...il suo nobile signore...con quella indegna mezzodemone...
Scosse la testa per scacciare quel ricordo di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma solo per trovarsi davanti agli occhi, in carne ed ossa, il probabile risultato di quella unione!
‘No!’ si redarguì ‘Forse mi sto sbagliando. Sto correndo troppo...anche se la somiglianza è innegabile...’
Cercò di reprimere l’odio furibondo che il solo ricordo di Sayouki aveva suscitato in lui e dovette sforzarsi per mantenere il controllo sul terrore che da sempre aveva accompagnato quell’odio.
‘Non posso abbandonare qui Sesshomaru-sama.’ si disse per farsi coraggio. Non nutriva il minimo dubbio circa l’identità del giovane: Ryu l’aveva riconosciuto subito, chiamandolo per nome e qualcuno doveva dunque avergli parlato di lui. E non era certo stato Sesshomaru, visto lo stato in cui era ridotto. E poi non poteva fare a meno di chiedersi perchè quel misterioso ragazzino fosse saltato fuori solo ora, in un momento simile e dove fosse finita Sayouki. Che fosse lì nascosta da qualche parte? Che fosse stata lei a curare Sesshomaru? Non le si poteva certo negare che aveva doti straordinarie come guaritrice...
-Dimmi, ragazzo, sei stato tu a curare il mio signore?- si decise a chiedere alla fine.
Ryu si sedette a gambe incrociate accanto al fuoco, strizzandosi i capelli, intrisi di acqua piovana.
-Sissignore.- rispose educatamente e dopo un attimo di pausa continuò -Mi madre era un’abile guaritrice...-
‘Aha!’ Jaken sollevò un sopracciglio, incassando il primo punto in favore delle sue teorie.
-E qual’è il nome di tua madre, ragazzo?- Jaken doveva sapere.
-Lei si chiamava...si chiama Sayouki-
Quel lapsus colpì in modo particolare il piccolo youkai dagli occhi gialli che ascoltò in silenzio quello che Ryu aveva ancora da dire.
-Da lei ho appreso le basi della medicina...Pensavo che fossero sufficienti per curare il nobile Sesshomaru...ho usato tutte le mie conoscenze nel tentativo di fermare l’emorragia, di abbassare la febbre...ma non vi sono riuscito...- la sua voce ora aveva assunto un tono quanto mai infantile, e dava chiaramente l’impressione di quanto il giovane si sentisse impotente in quel momento. Tutto questo sempre che non lo si guardasse negli occhi.
Il suo sguardo gelido rimaneva fisso davanti a sè, come se contemplasse una scena al di là del visibile e del percepibile.
Ed infatti era così. Ryu stava rivivendo gli ultimi terribili attimi della battaglia in cui aveva visto Sayouki venire portata via dagli insetti di Naraku e Sesshomaru e Inuyasha crollare a terra come bambole di pezza, privi di ogni forza.
Sayouki doveva essere ancora viva, Sesshomaru doveva rimettersi al più presto e anche Inuyasha doveva tornare in forze. Non poteva finire così. Non l’avrebbe permesso.
Il giovane cominciò così a raccontare ciò che sapeva del combattimento sostenuto da Sesshomaru pochi giorni prima. Espose in modo conciso i fatti, proseguendo con le conclusioni che aveva tratto osservando le ferite riportate dallo youkai.
-Indubbiamente ha avuto a che fare con la spada di Inuyasha e si è certamente scontrato anche con Sayouki.- asserì. Erano inconfondibili i segni lasciati dal grido terribile della Banshee. I timpani di Sesshomaru avevano smesso di sanguinare solo la sera prima.
Jaken rimase in silenzio, in ascolto: troppi pensieri gli si agitavano in testa e voleva conoscere tutta la storia prima di fare un qualsiasi passo. Sempre che quella storia corrispondesse a verità...
‘Però, nonostante tutto, sembra sincero...’ dovette ammettere ‘E pare anche molto preoccupato per tutta questa storia...Dannato Naraku! Avevo ragione a dire a Sesshomaru-sama che non doveva fidarsi di quel maledetto!’
-Tuttavia...- riprese Ryu -Le ferite peggiori sono state inferte con un’arma maledetta, forse dalla lama avvelenata da un potente jiaki...quelle ferite non si rimarginano mai e sono infette...la febbre non scende e consuma il suo corpo dall’interno...-
Jaken rivolse di nuovo la sua attenzione allo youkai disteso accanto a lui, che gemeva nel sonno agitato.
-Tu sai quale arma potrebbe essere stata ad infliggere tali ferite?- chiese improvvisamente preoccupato.
Ryu ci pensò un attimo, poi rispose che sul campo aveva notato una grossa falce spezzata e una scure.
-Dannazione!- imprecò infine il demone minore, tremante di orrore. -E’ stato colpito con una delle Armi Sacre!-
Non ci voleva. Questo era un gran brutto affare.
Sin da quando Naraku si era ripresentato davanti al suo signore, proponendogli quell’ultimo accordo, Jaken si era riproposto di fare ricerche accurate per smascherare l’inganno che vi stava dietro e far desistere Sesshomaru dall’accettare la proposta. Purtroppo i suoi sforzi non erano bastati e il suo signore si era lasciato plagiare da quel maledetto, tentato oltre ogni modo dal potere che gli era stato offerto: un’arma... un’arma in grado di opporsi a Tessaiga...
A nulla era valso ricordargli che Naraku si era già rivelato un essere infido, che un’arma simile doveva nascondere qualche terribile segreto. Aveva saputo solo successivamente, troppo tardi, di che arma si trattasse: una delle Armi Sacre. La più terribile delle quattro. La Falce, Dispensatrice di Morte, l’arma in grado di dannare l’anima degli youkai. Questo, dunque, stava accadendo al suo signore? Quelle ferite che non si rimarginavano erano veicoli per la dannazione?
-Io...non so proprio che altro tentare...Forse se ci fosse qui lei...lei riuscirebbe a curarlo...-
La voce di Ryu era scesa di tono fino ad essere appena percettibile, come se il ragazzo parlasse tra sè e sè, dimentico della presenza di Jaken. Questi lo scrutò a lungo, prima di decidere che quel ragazzino, nonostante tutto, gli piaceva. Capiva quanto potesse sentirsi abbattuto e frustrato: sua madre era stata rapita da Naraku e lui non era arrivato in tempo per salvarla. D’altro canto, pur essendosi preso cura di Sesshomaru con tutto il suo impegno, i suoi sforzi non avevano sortito nessun effetto e lo youkai si stava indebolendo sempre più. Per qualche motivo provò pena per quel bambino così serio e tanto provato.
-Anche con tutto l’impegno del mondo, non credo avresti potuto fare di meglio per il mio signore.- tentò di consolarlo -la medicina degli umani che può averti insegnato Sayouki, non può nulla contro simili ferite.- vide che Ryu sollevava lo sguardo e continuò -Ma credo che potremo fare ancora un tentativo o due prima di abbandonarci alla disperazione.-
-Vi ascolto, Jaken-sama.-

Quella notte Ryu ascoltò quanto Jaken aveva da dire e poco prima dell’alba si mise in viaggio in direzione del campo di Jinenjii, il mezzodemone talpa che coltivava nel suo orto erbe miracolose. Viaggiando il più speditamente possibile, gli ci vollero solo poche ore per raggiungere la sua destinazione, ottenere l’erba di cui aveva parlato Jaken, e tornare indietro con le istruzioni necesssarie a preparare l’infuso medicamentoso. Assieme al piccolo demone-rettile, Ryu passò il resto della giornata e della notte a vegliare su Sesshomaru, assistendo alla sua lenta, lentissima ripresa. L’emorragia rallentò e quasi cessò, la febbre scese e i sonni di Sesshomaru si fecero più profondi, tanto che i due si sentirono così sollevati da permettersi di congratularsi per l’ottimo lavoro di concerto.
Erano bastati quei due giorni per creare tra loro una impensabile intesa; l’avere uno scopo comune aveva aiutato molto a forgiare quel legame, ma già dopo quel brevissimo periodo Jaken si convinse fermamente e definitivamente che Ryu doveva per forza essere il figlio di Sesshomaru, e si sentiva quindi una sorta di zio adottivo per quel giovane così promettente. Non gli chiese mai esplicitamente di parlare di sua madre o di suo padre, ma colse ogni minimo riferimento ai genitori nei suoi racconti. Del padre non parlò mai.
A quanto pareva, Ryu era rimasto lontano dal Giappone gran parte della sua vita, avendo attraversato il mare quando era ancora piccolo assieme a Sayouki e aveva trascorso gli ultimi 35 anni in terra di Cina. I conti più o meno tornavano: quel ragazzino esile e aggraziato non poteva avere più di 50 anni...anni umani, si intende. Jaken ascoltò con interesse Ryu che gli raccontava della sua vita in Cina e di quanto aveva appreso dalla madre circa gli eventi passati, nonchè di quelli futuri, che a volte lei era in grado di prevedere. Era stato a causa di una di quelle visioni che Sayouki aveva deciso di tornare.
Ryu non sapeva bene cosa lei avesse visto, ma gli aveva solo detto che ‘il momento era arrivato’.
-Quando volli sapere di più, disse che era giunto il momento dello scontro, lo scontro finale, quello in cui Naraku avrebbe finalmente pagato per tutto quello che aveva fatto.- Ryu fece una pausa -Sono sicuro che intendesse ‘per tutto quello che MI ha fatto’-
Gli occhi gialli di Jaken abbandonarono la sorveglianza di Sesshomaru per posarsi sul ragazzino. -Perchè? Cosa le avrà mai fatto?- Certo Sayouki era vendicativa, ma cosa poteva averle fatto Naraku per suscitare in lei una simile ira?
-Non so di preciso, è stata solo una sensazione. Io non ricordo, però a quanto ne so, lei e Naraku si sono scontrati parecchie volte prima che fuggissimo in Cina.-
‘Fuggire? Naraku ha inseguito Sayouki per quasi 15 anni, tanto da indurre quella yasha a fuggire?? Perchè lo aveva fatto?’ Jaken memorizzò l’informazione, ripromettendosi di ripensarci su, mentre Ryu continuava il racconto.
-Ad ogni modo, una volta tornati in patria, venimmo subito a sapere che la Sfera degli Shikon era riapparsa e che era stata ridotta in pezzi. Ci...dividemmo...per...raccogliere quanti più frammenti potevamo, prima che vi arrivasse Naraku. Lei disse che se la Sfera era tornata, allora Naraku non avrebbe di certo tardato a manifestarsi. E disse che era sicura che sarebbe tornato anche Inuyasha.-
-Inuyasha??- gracchiò incredulo il suo ascoltatore.
Il giovane annuì.
-Sì. Lei mi aveva raccontato di come fosse stato sigillato all’albero sacro da quella miko, ma nonostante ciò il suo tono non dava adito a dubbi. Era certa che Inuyasha fosse tornato in vita...Forse anche questo lo aveva visto...-
-...E non si è sbagliata...- concluse Jaken -Dicono che quella ragazzina umana, Kagome, sia la reincarnazione di quella miko. E’ stata proprio lei a liberare quel mezzodemone dal sigillo, e anche a rompere la Sfera, se è per questo!- sbuffò.
Ryu stava per ribattere qualcosa quando un grido di dolore lacerò l’aria e Sesshomaru si contorse colto da covulsioni spasmodiche. In men che non si dica i bendaggi furono di nuovo rossi di sangue e un rivolo scarlatto ruscellò anche dall’angolo della bocca contorta dal dolore.
-SESSHOMARU-SAMAAA!!- gridò Jaken in preda al panico.
Lo youkai era ripiombato improvvisamente nel delirio e chiamava il padre a gran voce, tanto che i due si chiesero dove avesse trovato la forza per gridare così.
-Le erbe di Jinenji hanno avuto solo un effetto ritardante!- si disperò Jaken, portandosi le mani alla testa -A quanto pare il potere di quel’Arma è troppo forte!-
Tra una convulsione e l’altra, Sesshomaru tossiva sangue e gridava frasi sconnesse, come se parlasse a fantasmi che solo lui poteva vedere, ma che non parevano prestargli ascolto, dal momento che lui ripeteva i loro nomi ancora e ancora. Jaken non disse nulla quando udì uscire dalle sue labbra il nome di Sayouki, però ne rimase profondamente sconvolto. Aveva sempre creduto che quella femmina avesse plagiato il suo signore con qualcuno dei suoi infidi poteri ed era sicuro che, una volta lontana, Sesshomaru l’avesse cancellata dalla propria mente. E invece ora scopriva che non era affatto così. In ultimo, stava scoprendo un lato della personalità di Sesshomaru che non aveva mai creduto esistesse. Che il gelido principe fosse davvero in grado di provare sentimenti diversi dall’odio e dal rancore? Guardò di nuovo Ryu, che si era accucciato al capezzale del ferito per cercare di calmarlo, ma senza successo. Vide con quale attenzione e determinazione teneva fermo il braccio di Sesshomaru, mentre con la pezzuola umida cercava di detergergli il sangue dal mento. Era decisamente un figlio che cercava di salvare la vita al padre. Il figlio del suo signore...Lui, Sesshomaru, lo sapeva? Era rimasto cosciente abbastanza a lungo per rendersene conto?
Un altro grido straziante lo indusse decidere.
C’era un’ultima carta da giocare. L’ultima e la più pericolosa...
Jaken spostò di nuovo lo sguardo sul suo signore. Per salvare Sesshomaru avrebbe sacrificato qualunque cosa.
-Ryu- disse gravemente, chiamando il ragazzo per la prima volta per nome, ma senza guardarlo in volto -ci è rimasta un’unica speranza.-

***

Kagome era preoccupata.

Sango e Miroku erano andati alla Fortezza per riconsegnare ciò che restava delle Armi sacre che avevano recuperato. Non sarebbe stato infatti saggio lasciare incustoditi anche solo i frammenti di simili oggetti.
Però in tal modo adesso Kagome era da sola in quella situazione a dir poco disperata.
Inuyasha non si stava per nulla riprendendo dalle ferite subite in battaglia. Nonostante le straordinarie capacità di recupero che il sangue youkai gli conferiva, alcune delle ferite riportate non avevano mai smesso di sanguinare e questo lo aveva notevolmente indebolito.
Dopo essere ricorsi alle miracolose erbe di Jinenji pareva che Inuyasha stesse decisamente meglio e i loro amici avevano intrapreso il viaggio verso la Fortezza per lasciagli il tempo di recuperare le forze. Al loro ritorno avrebbero studiato tutti insieme un piano per ritrovare Naraku e, forse, anche Sayouki. Purtroppo le erbe avevano avuto solo l’illusiorio effetto di rallentare l’emorragia per qualche tempo. A quanto pareva, il jiaki sviluppato dall’Arma sacra a causa di Naraku, unito al potere che le era stato conferito dai monaci, sortiva un effetto devastante su qualunque demone fosse stato anche solo colpito di striscio dalla Falce. Fortunatamente Inuyasha era solo per metà di sangue youkai. Kagome pensò a come doveva esser ridotto Sesshomaru...
In un solo giorno l’effetto palliativo delle erbe si spense e l’hanyou cadde preda di convulsioni terribili. Fu così che in un tentativo disperato, andando contro il parere di Kaede, Kagome decise di provare a sfruttare i poteri del Bastone, ben consapevole di mettere in tal modo ancora più a repentaglio la vita dell’hanyou. Era rimasta accanto a lui ogni istante da quando le sue condizioni erano peggiorate e lei si era sentita sempre più frustrata e inerme davanti alla sofferenza dell’hanyou: ora avrebbe fatto qualcosa di concreto. Era convinta che solo il potere di un’Arma sacra potesse contrastare quello di un’altra Arma sacra e Inuyasha, stoicamente, si disse d’accordo. Assistita da una riluttante Kaede, Kagome si disse pronta a procedere. Inuyasha cominciò a sudar freddo mentre il Bastone sacro si avvicinava inesorabile alla sua fronte e la tensione diventava palpabile: nessuno espresse il proprio pensiero ad alta voce, ma tutti si chiedevano cosa ne sarebbe stato dell’hanyou se Kagome non fosse stata in grado di contenere il terribile potere del Bastone. Il Rogo...quello era il destino di qualsiasi demone fosse rimasto troppo a lungo a contatto con l’Arma sacra, e in loro era ancora ben vivo il ricordo della mano ustionata di Sayouki al ritorno dalla Fortezza...E lei aveva stretto il Bastone solo per pochi attimi, mentre sorgeva il sole, prima di affidarlo a Miroku.
Kagome si concentrò e sentì le sue percezioni ampliarsi e risuonare a ritmo del suo cuore. Sollevò gli occhi per esaminare il corpo di Inuyasha e potè vedere il male che lo pervadeva come un’aura oscura e serpeggiante. L’argenteo e benevolo scintillio del Bastone le infuse coraggio, mentre era ormai a pochi centimetri dalla fronte di Inuyasha...ma quando la sommità del Bastone baciò la fronte febbricitante, un lampo di luce accecante esplose improvviso e un grido sorpreso di Kagome vibrò nell’aria immobile nella piccola capanna.
-AH! Ma che cosa...?-
Kagome stava inginocchiata di fronte ad Inuyasha, esattamente come pochi attimi prima, ma nelle sue mani il Bastone si era trasformato in cenere.
La ragazza, sconvolta, guardò prima le sue mani vuote e poi l’hanyou.
-Dimmi che ora ti senti meglio, Inuyasha!- lo implorò, pur conoscendo la risposta. Non c’era stato tempo di agire...il Bastone, nel momento stesso del contatto, si era tramutato in polvere.
L’hanyou posò su di lei uno sguardo addolorato e a Kagome parve che la guardasse come se fosse l’ultima volta che la vedeva.
Inuyasha avrebbe voluto cancellare dal viso della ragazza quell’espressione angosciata, avrebbe voluto dirle che c’era riuscita, che stava bene...ma la nausea lo colse e la febbre lo riassalì più devastante di prima, mentre piombava in un buio senza fine.

Ora Kagome era disperata.
Era passata appena un’ora dall’alba, ma lei e Inuyasha erano in viaggio già da diverso tempo. Quella stessa notte la luna piena era stata sufficiente a rischiarare loro il cammino e Inuyasha aveva voluto partire immediatamente, senza nemmeno attendere il ritorno dei compagni. Kagome si era opposta, offrendosi addirittura di andare lei da sola, ma l’hanyou non aveva voluto sentire ragioni. Aveva detto che non l’avrebbe lasciata rischiare di nuovo la vita per lui.
Era stato come solito Myoga, fonte inesauribile di informazioni, a parlare loro dell’Alchimista, una figura che Kaede aveva riconosciuto come leggendaria, ma che il vecchio demone aveva insistito essere reale, anche se difficilmente reperibile.
-Si dice che sia un semidio, nato dall’unione proibita di una dea e uno youkai e che sia in grado di fornire l’antidoto per qualsiasi veleno, la cura per ogni malattia, la soluzione ad ogni problema.- erano state le testuali parole del vecchio.
Inuyasha con una manata aveva cercato di spiaccicarlo al suolo ringhiandogli contro -Si può sapere allora perchè hai aspettato tanto a parlarcene, vecchio!?- ma Myoga era riuscito a saltare di lato prima che Inuyasha riuscisse a colpirlo. L’hanyou si stava davvero indebolendo a vista d’occhio...
-Se ho aspettato tanto, il motivo c’è eccome! Avevo sperato che le erbe di Jinenji potessero bastare, ma...- Inuyasha lo aveva guardato minaccioso -Signorino Inuyasha...il fatto è che l’Alchimista non si fa trovare tanto facilmente...anzi...se lo si riesce ad incontrare è piuttosto perchè è stato lui a trovarti...-
-Meglio, allora!- aveva sbottato impaziente l’hanyou, a cui quella condizione di debolezza andava sempre meno a genio.
-Non capite! Signorino Inuyasha, se voi lo cercate è perchè avete assoluto bisogno di lui e siete disposto a pagare qualsiasi prezzo...e lui lo sa! Se sarà lui a venirvi incontro, allora sarà solo perchè è interessato a quello che avete da offrire...Ma sarà lui a stabilire il prezzo!-
Queste parole avevano profondamente turbato Kagome, ma Inuyasha aveva ragione. Quella era la loro unica possibilità.

-Inuyasha? Come stai?- chiese ora Kagome, incerta.
L’hanyou era in sella al cavallo di Kaede dietro a Kagome e lei sentiva il suo respiro sempre più affannoso, mentre il giovane cercava di tenersi eretto con sempre maggior difficoltà.
La ragazza gettò lo sguardo indietro e poi in alto per vedere se Sango e Miroku non li avessero fortunosamente già raggiunti. Appena fossero tornati, Kaede li avrebbe subito indirizzati sulla loro strada, ma per ora non v’era traccia dei compagni.
Inuyasha prese un lungo respiro e rispose che non doveva preoccuparsi.
-Ce la faccio, stai tranquilla. Non saranno un po’ di febbre e qualche piccolo graffio a farmi capitolare!-
L’ultima frase, che avrebbe dovuto risuonare spavalda, gli uscì invece in una serie di rantoli affannosi.
L’effetto delle erbe curative era ormai solo un ricordo e Inuyasha stava peggiorando a vista d’occhio, come se dopo un primo effetto lenitivo, quelle erbe avessero invece sortito l’effetto opposto, aggravando la malattia.
‘Vi prego, amici, fate presto!’ implorò mentalmente Kagome, incoraggiando il cavallo a muoversi più speditamente ora che era giorno.
Il paesaggio stava lentamente mutando e la vegetazione si faceva via via più rada mentre seguivano le indicazioni di Myoga. Il demone-pulce monitorava costantemente i dintorni dalla groppa di un corvo e tornava periodicamente a riferire a Kagome indicandole la direzione da seguire per evitare le zone a maggior rischio. Stavano sempre più inoltrandosi in un’area montagnosa ed arida e spesso la terra franava sotto i piedi del cavallo, rischiando ogni volta di farli precipitare lungo la china ripida che stavano risalendo.
Al tramonto Kagome decise di fermarsi per un pasto frugale e si addormentarono tutti subito dopo, esausti, per svegliarsi prima dell’alba il mattino successivo e proseguire.
Verso mezzogiorno riapparve Myoga annunciando che erano arrivati. Kagome ne fu sorpresa: erano davvero così vicini? Era stato fin troppo semplice raggiungere quel luogo...Se solo Myoga ne avesse parlato prima!! Dopo un’ultima svolta del tortuoso sentiero, si trovarono davanti una parete pressochè verticale in cui si aprivano crepacci e anfratti al di là dei quali Myoga asseriva trovarsi la dimora dell’Alchimista. Il cavallo era distrutto per le fatiche del viaggio e ad ogni modo il povero animale non avrebbe potuto continuare oltre, quindi Kagome decise di lasciarlo libero di riposarsi e di pascolare lo sporadico foraggio ai margini della roccia: preferì non legarlo, in modo che potesse scappare se fosse stato attaccato da qualche predatore.
-Da qui in poi, sarà l’Alchimista a decidere quando farsi trovare, quindi è inutile seguire un percorso preciso.- annunciò Myoga, -Ma dobbiamo dimostrargli quanto siamo deterinati, se vogliamo che si interessi a noi!-
Si incamminarono così tra le rocce, e ben presto si trovarono a percorrere profondi crepacci sul cui fondo non arrivava nemmeno il sole o ad inerpicarsi su pericolosi cornicioni da cui era meglio non sporgersi troppo. In tutto questo Kagome vide Inuyasha procedere via via con sempre maggiore difficoltà, lo vide inciampare aggrappandosi con le mani alle pareti di roccia, barcollare e ritrovare l’equilibrio, ricominciando a mettere un passo davanti all’altro. Non volle mai il suo aiuto, finchè la febbre arrivò ad offuscargli la vista e per poco non cadde in un burrone. Allora Kagome si impose, si fece passare il braccio dell’hanyou sopra le spalle e lo condusse faticosamente avanti. Non le passò nemmeno per la testa di fermarsi per far riposare Inuyasha o per prendere fiato lei stessa: il tempo stringeva, lo sentiva con ogni particella del suo corpo, a stretto contatto con il corpo febbricitante dell’hanyou.
Il sole brillò per qualche tempo sulle loro teste e poi si nascose di nuovo oltre le pareti del canyon, lasciandoli ancora nella penombra tra le rocce. Erano risaliti di qualche decina di metri e si erano inoltrati parecchio in quella zona aspra e polverosa senza incontrare anima viva.
-Myoga, sei assolutamente certo che il iluogo sia questo vero?-
Il vecchio, seduto sulla spalla della ragazza, la guardò con aria seria e annuì.
-Si, Kagome. Sono sicurissimo. Ma dobbiamo mettere in conto la possibilità che lui non si faccia trovare...E allora per il signorino Inuyasha sarebbe la fine...-
-Non dire stronzate, vecchio...- rantolò Inuyasha sollevando a fatica la testa -Io non ho la benchè minima intenzione di lasciarci le penne per così poco...- tentò di sorridere ma un attacco di tosse glielo impedì, facendolo invece cadere in ginocchio.
-Maledizione!- imprecò con il primo fiato che riuscì a trattenere -Maledizione! Maledizione! Maledizione!-
Picchiò il pugno a terra più volte e sempre più debolmente, finchè Kagome non gli afferrò gentilmente il braccio e lo fece rialzare.
Stavano per rimettersi in cammino quando si accorsero di non essere soli.
Sulla parete opposta, in piedi su una cengia poco più in alto rispetto a loro, era fermo qualcuno che li osservava, ma prima che potessero anche solo dire una parola, quello fece un gesto con un braccio e, come se avesse scostato una tenda di invisibilità, scomparve...nella roccia!
-Ma che cosa...?- Kagome si stupì di vedere che ora dal punto in cui era scomparsa quella misteriosa figura, onde simili a quelle sul pelo dell’acqua si stavano allargando sempre più, modificando il paesaggio attorno a loro.
-Una barriera!- esclamò. Era esattamente lo stesso velo ingannevole che aveva usato anche Naraku! Però...il paesaggio roccioso era leggermente mutato, sì, ma non radicalmente. Attorno a loro le pareti di roccia erano solide e vere e anche il burrone che li separava dall’altro versante era vero...ma non del tutto...
-Myoga! Inuyasha! Guardate!- Gridò indicando con la mano libera un punto esattamente al centro del vuoto tra i due versanti.
-Cosa...?- Inuyasha si aggrappò alla solida roccia per non gravare troppo su Kagome mentre aguzzava la vista. -C’è un ponte...!- realizzò infine.
La barriera aveva smesso di fluttuare e si era infine aperta per lasciarli passare. Da un punto poco più avanti rispetto a dove si trovavano, partiva uno strettissimo ponte di roccia che si lanciava ad arco nel vuoto fino a raggiungere l’opposto costone roccioso. Al centro del precario ponte, pericolosamente posta nel punto in cui lo stesso si assottigliava al massimo, sorgeva una piccola cupola, di roccia anch’essa.
Quella era la loro meta. Doveva essere per forza lì che avrebbero trovato l’Alchimista.
Con rinnovata energia, Kagome accompagnò Inuyasha fino alla porta della strana costruzione. Chiamò, ma non ottenne risposta e Inuyasha, spossato e spazientito, si liberò dal suo abbraccio protettivo per entrare di prepotenza. La porta si aprì improvvisamente, scomparendo verso l’interno e il giovane caracollò in avanti fino al centro di una stanza inaspettatamente grande, male illuminata e ingombra di oggetti. Sarebbe rovinato a terra o, peggio, su di una pila di cianfrusaglie puntute, se qualcuno non lo avesse afferrato prontamente, sostenendolo.
Inuyasha sapeva di avere la febbre alta e sapeva anche che gran parte di quello che gli era sembrato di vedere ai margini della sua visuale era solo frutto del delirio incombente ma...quelle mani pallide erano vere e quello che gli si trovava davanti era senza ombra di dubbio il figlio di Sayouki.

-Benvenuti anche a voialtri, dunque.- disse un uomo dall’aspetto segaligno appollaiato in un angolo su di un alto sgabello. -Ora che ci siamo proprio tutti possiamo anche cominciare.-


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
Banshee: figura femminile della mitologia irlandese il cui grido terribile è latore di morte
jiaki: aura.
Nintojo: Bastone delle teste


Per farmi perdonare per la lunga attesa del capitolo scorso, eccomi quanto prima a postare questo nuovo capitolo! E’ un momento un po’ di stasi nella storia e spero che non me ne vogliate troppo se me la sto prendendo comoda con il procedere degli eventi, ma molti misteri devono essere svelati prima della fine di quesa fic, misteri che avevo lasciato in sospeso già in Una Storia del Passato...e questi capitoli di transizione mi servono assolutamente ai fini della buona riuscita (spero!).
A proposito di Una Storia del Passato...Sono un po’ abbacchiata per un commento piuttosto sconclusionato e negativo ricevuto su manganet.it...ma sono anche felice che, d’altra parte, affezionati come Giodan, Neera, Laurie e tanti altri siano sempre pronti a leggere i miei nuovi capitoli e a commentarli positivamente!
Forse il mio abbacchiamento è dovuto solo al fatto che si tratta del primo commento negativo ricevuto!
Ebbene, vorrà dire che mi rimboccherò le maniche per stupirvi con effettti speciali!
Alla prossima!
Youki

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Capitolo 13
*** L'Alchimista ***


Cap 11

L’Alchimista

di Youki

(www.youki-laportadellalba.splinder.com)


La stanza era decisamente molto più grande di quanto ci si potesse aspettare vedendo la cupola dall’esterno. Le pareti non erano neppure inclinate ed erano completamente ricoperte da scaffali pieni di libri, anfore, vasi di vetro contenenti oggetti non ben identificati e...polvere...polvere e polvere, che tutto copriva con uno strato pressochè uniforme. Nemmeno l’entrata turbolenta di Inuyasha era stata in grado di smuovere più di tanto quello strato di grigio e pesante che opacizzava ogni cosa.
-Bene bene.- disse l’uomo scendendo dal suo sgabello. -Il mio nome è Kurosei, l’Alchimista.-
Fece un gesto con il braccio, invitandoli ad avvicinarsi, ma non a sedersi, visto che non vi era alcun punto in cui farlo.
Kagome si affrettò a sorreggere Inuyasha che si era bruscamente allontanato da Ryu.
-Il mio nome è Kagome Higurashi e sono davvero onorata di trovarmi alla sua presenza, Kurosei-sama.- Quell’uomo incuteva un tale rispetto che la ragazza non ci pensò due volte a presentarsi nel modo più formale che conoscesse. -E lui...-
Tossendo, Inuyasha la interruppe: -Io sono Inuyasha, figlio di Inu Taisho...-
Attesero che anche Ryu parlasse, ma il ragazzino non disse nulla. Evidentemente, pensarono, essendo arrivato prima di loro, si era già presentato. Entrambi però si rammaricarono di non poter sentire dalle sue labbra le parole che l’avrebbero confermato definitivamente e senza ombra di dubbio come “Ryu, figlio di Sesshomaru”.
Con un colpo di tosse il loro ospite attirò di nuovo la loro attenzione: era piuttosto alto, magro e dritto e il suo volto sembrava impercettibilmente mutare ogni secondo che passava. Inuyasha credette che fosse l’effetto della febbre a farglielo vedere più vecchio di quanto gli era parso pochi istanti prima, ma Kagome non aveva dubbi: vedeva le rughe farsi leggermente più marcate attorno alla sua bocca mentre parlava...
-Vi stavo aspettando...tutti quanti. E’ da un po’ che vi osservo.- un gesto perentorio della sua mano fermò quanto Inuyasha stava per dire -Vi ho aspettato già abbastanza a lungo e ora che siete arrivati qui non c’è tempo da perdere. Fatemi la vostra richiesta e io vi dirò qual’è il mio prezzo.-
-Aaargghh- Inuyasha ringhiò sommessamente. -Se ci stavi aspettando saprai certamente anche il perchè siamo qui. Hai appena detto che non abbiamo tempo da perdere.-
Sollevando un sopracciglio, spazientito, l’Alchimista ribattè che c’erano delle regole da seguire. Il suo sguardo non ammentteva repliche.
Quindi Ryu si fece avanti e parlò:
-Sono qui per chiederti un antidoto al veleno delle Armi sacre.-
-Evidentemente non è per te.- osservò l’uomo, portandosi una mano a stropicciarsi la corta barbetta a punta. -Per chi, allora?- la domanda era puramente retorica, ma faceva evidentemente parte del protocollo. Ryu non battè ciglio e rispose senza esitare nè scomporsi.
-E’ per salvare la vita del nobile Sesshomaru. Ti prego di concedermi il tuo favore.-
Chi invece ebbe una evidente reazione, fu l’Alchimista, i cui occhi scuri brillarono per un secondo.
-Ho già udito questo nome...- mormorò tra sè con un mezzo sorriso, lo sguardo fisso su di un grosso vaso polveroso, senza tuttavia vederlo, perchè era rivolto al passato. Poi, così come si era perso nei suoi pensieri, l’Alchimista riemerse nel presente e sentenziò: -C’è un prezzo da pagare. Sarai disposto a darmi ciò che chiederò?-
Per un istante il volto infantile si offuscò e la bocca si tese impercettibilmente. Jaken gli aveva detto che sarebbe stato pericoloso, ma non gli aveva parlato di un prezzo da pagare...e allora capì che il piccolo demone aveva fatto una scelta tra il suo signore e lui, e aveva giudicato sacrificabile Ryu. Non poteva biasimarlo. Lui stesso l’aveva ingannato, in un certo senso...non gli era stato difficile ingraziarselo...anche se in fondo poi gli si era affezionato per davvero...
Mentre Ryu rimuginava tra sè, Kurosei si era rivolto ad Inuyasha e Kagome, chidendo le loro ragioni. Kagome fece per parlare, ma l’hanyou le disse di farsi da parte.
-Non voglio coinvolgerti oltre, Kagome. Questa è una cosa che devo affrontare da solo.- le sussurrò, quindi si rivolse all’Alchimista: -Sono stato ferito da una delle Armi sacre e mi serve l’antidoto per guarire e poter affrontare Naraku per fargliela pagare!-
-Quale veemenza, ragazzo, nelle tue condizioni! Naraku eh?- esclamò l’uomo con un mezzo sorriso -Sappi che anche a te sarà chiesto di pagare un prezzo molto alto.-
L’Alchimista squadrò entrambi i giovani e infine Kagome, poi, senza aggiungere nulla voltò loro le spalle e si diresse in fondo alla stanza. Là, vicino alla parete, era situato un oggetto dalla sommità tondeggiante, coperto da un pesante telo verde scuro, impolverato come tutto quanto nella stanza. Quando il telo venne rimosso, Kagome riconobbe nell’oggetto la forma di un mappamondo, molto antico anche per l’epoca Sengoku, sostenuto da un complicatissimo meccanismo di legno. Ora, quell’oggetto così lucido e pulito stonava decisamente con l’intorno dismesso ed impolverato...
Kurosei ordinò loro di avvicinarsi e di attendere il responso in silenzio.
Fu allora che, scrutando da più vicino, Kagome vide che quell’oggetto in realtà non era un mappamondo, bensì una sfera scura e lucida, nelle cui profondità si agitavano deboli luci inquietanti.
***[E qui, scusatemi, è ovvio che tutto questo fa pensare ai Palantir di Tolkien o ai Globi dei Draghi di Weiss-Hickman o magari anche alle Matrici di Darkover della Bradley...ma una sfera da veggente è sempre una sfera da veggente...NdA].***
L’uomo vi impose sopra le mani, le luci si fecero più vivide e turbinanti.
-Ora vedete di non disturbare la mia concentrazione per nessun motivo al mondo.-
In silenzio Ryu, Kagome e Inuyasha si avvicinarono incuriositi, trattenendo il fiato e....

Inuyasha si ritrovò nella foresta. Non una foresta qualunque, ma il Bosco che portava il suo nome. Era notte, un piccolo fuoco ardeva tra gli alberi, e c’era qualcuno che discuteva...
-Bene- stava dicendo una voce femminile...una voce che ben conosceva...era Sayouki!! -Appurato che te la caverai benissimo senza di me, io partirò domattina e, se giocherò bene le mie carte e sarò fortunata, credo che sarò di ritorno poco dopo il novilunio.-
Queste esatte parole lei le aveva dette almeno cinquanta anni prima, poco prima di partire per incontrare Sesshomaru...E lui ricordava di averle risposto...
-Ma…da sola? Sesshomaru è infido e pericoloso e non credo che i tuoi giochetti mentali possano molto contro di lui. Non dimenticare che sei pur sempre una mezzo demone come me e fin’ora io…le ho sempre prese.- Era proprio la sua voce che aveva parlato in quel momento! Inuyasha si avvicinò alla fonte delle voci e si vide, mentre cinquanta anni prima, parlava con l’amica per l’ultima volta, prima che tutto precipitasse...
-Me la caverò bene almeno quanto te, non sottovalutarmi! Tu, piuttosto, attento a non passare Shingetsu in questa foresta infestata…Non si sa mai che la nostra dolce Kikyo decida di uscire a caccia quella notte!- quelle parole strafottenti ancora gli diedero sui nervi.
-Insolente!- sussurrò all’unisono con il se stesso del passato.

Kagome resistette alla tentazione di seguire in profondità le luci turbinanti all’interno della sfera e dopo un attimo la tensione che l’aveva inizialmente colta, si allentò e svanì. Rivolse uno sguardo interrogativo ad Inuyasha, ma vide che il giovane stava fissando la sfera, rapito, come pure Ryu, dall’altra parte. I due avevano lo sguardo vacuo, fisso nella profondità della sfera e oltre.
‘Sono caduti in trance!’ realizzò, vedendo lo stesso sguardo vitreo anche negli occhi dell’Alchimista. La ragazza fece per riportare la propria attenzione su Inuyasha, ma in quel momento accadde qualcosa che la lasciò esterrefatta: Kurosei cominciò visibilmente ad invecchiare. Le sue mani, ferme sulla sfera, andarono raggrinzendosi sempre più, il suo volto divenne scavato, la pelle cadente e chiazzata, il corpo si incurvò, si deformò e si ridusse ad un mucchio di ossa e pelle...Kagome guardò inorridita la scena, ma, ricordando l’ammonimento dell’Alchimista, non osò dire o fare nulla e rimase spettatrice dell’orrenda trasformazione. Un rapido sguardo attorno le rivelò che non solo l’uomo, ma anche l’intera stanza, stava subendo gli effetti del tempo. La polvere era uno spesso manto grigio che ricopriva ogni cosa, ancor più di quando erano entrati. Gli scaffali erano sempre là sulle pareti, ma erano marci, al punto quasi di disfarsi, lasciando cadere tutte le suppellettili che sostenevano...nei muri si allungavano minacciose crepe e l’intonaco si sbriciolava cadendo sul pavimento...Kagome temette il peggio ma in quell’istante la trasformazione si invertì. L’Alchimista cominciò a riingiovanire e lei osservò a bocca aperta la carne rassodarsi attorno a quelle ossa, le membra tornare forti, la pelle giovane e liscia, la barba crescere rigogliosa...e poi di nuovo sparire sul volto di un Kurosei adolescente, poi bambino e infante. In tutto questo le mani del semidio rimasero salde sulla sfera che continuò a vorticare di luce nebulosa. Nel contempo la stanza sembrò rassettarsi da sola, il legno divenne lucido e splendente, i muri bianchi e luminosi, gli scaffali lindi e ordinati, come pure i vasi e gli oggetti situati su di essi. Kagome allora potè riconoscere alcune spade, statue, pergamente e vasellame sigillato con la cera con su incisi gli ideogrammi indicanti il contenuto, soprattutto erbe e misture officinali. Ma quando il suo sguardo cadde sullo scaffale a ridosso della parete opposta dovette trattenere un’esclamazione inorridita per quello che vide. Quello era lo scaffale pieno di grossi vasi di vetro il cui contenuto era prima nascosto dallo spesso strato di polvere. Adesso però Kagome poteva chiaramente vedere all’interno di essi...C’erano delle teste, là dentro! E degli arti, dei fegati e cuori, alcuni umani, altri evidentemente di youkai!
Kurosei...chi era costui? COSA era costui? Un semidio, diceva la leggenda, un essere che non sottostava alle leggi del tempo, anzi, che stava al di sopra di tutte le leggi che regolavano il mondo dei comuni mortali, demoni o uomini che fossero.
Colta da un timore e un orrore reverenziali, la ragazza tornò a guardare l’Alchimista, che era nuovamente invecchiato. I suoi occhi erano ancora vitrei e fissi nella sfera.
Cosa vedeva in quelle buie profondità? E cosa stavano vedendo Inuyasha e Ryu?

Ryu era al fianco di Sesshomaru all’interno di una grotta illuminata dal freddo lucore di un fuoco fatuo. Invisibile, assistette al primo incontro tra lo youkai e Sayouki e poi lo seguì alla ricerca di quanto pattuito con la Dama dei Sogni. Un mese passò in un secondo e si trovò imbarazzatissimo ad assistere al loro secondo incontro, distogliendo lo sguardo dal corpo nudo della giovane donna che emergeva da una pozza termale, sfidando apertamente Sesshomaru. Con loro si alzò in volo su di un demone corvo e raggiunse l’Hokkaido, dove Sayouki conquistò la sua eredità materna a rischio della propria vita e fu salvata da Sesshomaru.
Fece con loro il viaggio di ritorno, vide Sayouki cambiare, la vide innamorarsi del compagno di viaggio...E vide Sesshomaru cambiare anch’egli, lo vide in qualche modo morboso ricambiare quel sentimento...finchè un giorno Sayouki, in un villaggio semidistrutto, decise di andarsene. E allora Ryu cercò di seguirla, ma evidentemente la strada che doveva seguire era un’altra. Kurosei doveva avere le sue ragioni per indirizzarlo sui passi di Sesshomaru. Dopo la separazione, lo youkai ritrovò Jaken e lo riprese al proprio servizio, ma ben presto si separò da lui spinto da un’urgenza che non aveva precedenti. E allora Ryu volò al suo fianco fino al campo di battaglia presso il villaggio della Shikon no Tama, arrivando giusto in tempo per salvare la vita di Sayouki. Vide Inuyasha a terra, vide Sesshomaru prendere tra le proprie braccia Sayouki e portarla via, fino al suo castello. Al suo capezzale si rese conto che ormai non vi era nulla da fare.
Ma Sayouki era sopravvissuta!! Che Sesshomaru stesso fosse ricorso all’Alchimista per salvarle la vita?
Ed ecco infatti lo youkai di fronte a Kurosei, scrutare in quello stesso globo, mentre l’uomo invecchiava e poi ringiovaniva senza fine in un ciclo di continua nascita e morte...
Cosa aveva visto Sesshomaru? Non c’era modo di saperlo.
E cosa invece stava vedendo l’Alchimista in quella sfera?
-Io ho visto il futuro- disse il Kurosei di cinquanta anni prima. -E ciò che ti chiederò ora, in futuro mi sarà dovuto, nel modo e nel tempo che è già deciso.-

Inuyasha aveva seguito Sayouki per tutto il tragitto, andata e ritorno. Aveva visto tutto quanto era accaduto mentre lei era lontana, mentre lui si innamorava di Kikyo. Aveva visto che i suoi timori più terribili erano più che fondati, aveva visto Sayouki diventare una yasha spietata del tutto degna di suo fratello, che era divenuto il suo compagno. Aveva percorso il loro stesso tragitto e li aveva visti separarsi. Infine Sayouki era tornata da lui, ma solo per essere immediatamente portata via, in fin di vita, da Sesshomaru. Inuyasha aveva seguito il loro volo come un fantasma invisibile e aveva visto Sesshomaru tentare ogni mezzo per curare quella orribile ferita sul collo della ragazza, ma senza successo...finchè...lo vide recarsi dall’Alchimista pur di salvarla!
Sesshomaru amava davvero Sayouki!? Gli riusciva impossibile crederci, anche dopo aver assistito personalmente a tutto questo.
-Io ho visto il futuro- disse il Kurusei di cinquanta anni prima dopo aver scrutato a lungo nel magico globo. -E ciò che ti chiederò ora, in futuro mi sarà dovuto, nel modo e nel tempo che è già deciso.-
-Tu salvala e io accetterò lo scambio.- ribattè serio Sesshomaru, senza la minima esitazione.
-Vedo che sei determinato, ragazzo...In fondo ciò che ti chiedo è poca cosa...- L’Alchimista fece una lunga pausa -Sei disposto a dare un braccio per salvare la vita della donna che ami?-

Kagome vide lo stesso identico stupore dipingersi sui volti tesi di Ryu e di Inuyasha e un sorriso inquietante allargarsi sulle labbra ora giovani e piene dell’Alchimista. Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando tutto era cominciato, ma di certo l’uomo era invecchiato e ringiovanito almeno quattro volte. E ora, mentre il suo corpo tornava quello di un cinquantenne, tolse le mani dalla sfera e l’oggetto ridivenne scuro e inanimato.
Sia Ryu che Inuyasha si ripresero dalla trance e respirarono l’aria a pieni polmoni, come se fossero rimasti in apnea per tutto il tempo...Kagome corse dall’hanyou, aiutandolo a tenersi in piedi, mentre la tosse lo sconquassava violentemente. Anche Ryu vacillò per un istante, ma si riprese prontamente.

-Io ho visto il futuro- disse allora con voce sonora l’Alchimista. -E ciò che vi chiederò ora, in futuro mi sarà dovuto, nel modo e nel tempo che è già deciso.-
Inuyasha stava perdendo le forze, lo sentiva. Quella prova, quel viaggio nel passato attraverso quella sfera, lo aveva spossato oltre ogni modo e ciò che aveva visto aveva contribuito ancor più a peggiorare le sue condizioni. Sesshomaru era ricorso all’Alchimista per salvare la vita di Sayouki ed era più che evidente che aveva accettato lo scambio. Con una consapevolezza che gli derivava da un sesto senso che non sapeva di avere, Inuyasha seppe che se suo fratello non avesse accettato quello scambio, lui, Inuyasha, non sarebbe riuscito a ferirlo nel loro primo scontro per il possesso di Tessaiga. Il fatto che Inuyasha sarebbe riuscito ad amputargli un arto era stato deciso ben cinquant’anni prima da Kurosei stesso, mentre sondava le possibilità che il futuro offriva. A cosa poi, gli servisse il braccio di uno youkai come Sesshomaru, questo lo ignorava.
-A te, Ryu, io chiedo la testa dell’ultimo grande drago del ghiaccio.- A queste parole dell’Alchimista, Inuyasha vide il ragazzo sbiancare. Da quel poco che sapeva i draghi del ghiaccio erano una antica stirpe ormai estinta di youkai maggiori non tanto propensi a regalare la propria testa al primo venuto, menchemeno ad un ragazzino. Però, a pensarci bene, Inuyasha si rincuorò: temeva che le richieste dell’Alchimista sarebbero state molto più terribili...Quel Ryu avrebbe dovuto rischiare grosso per pagare il suo debito, ma non era una missione impossibile da compiere. E dopotutto, se Kurosei l’aveva visto nella sfera, significava che ci sarebbe potuto riuscire, no?
-E a te, invece, Inuyasha- gli si rivolse il semidio interrompendo le sue elucubrazioni -io chiedo il cuore pulsante del tuo peggior nemico.-
L’hanyou sentì un’improvvisa ondata di ilarità esplodergli nel petto...Il cuore del suo nemico! Il cuore di Naraku! ‘Questo significa che Kurosei ha visto che io posso sconfiggerlo...’
-Accettate il mio prezzo?- volle sapere freddamente l’Alchimista. Kagome fece per dire qualcosa, ma Inuyasha la precedette.
-Affare fatto!- sbottò; la vista ricominciava ad annebbiarglisi, non poteva attendere oltre e quella proposta andava in tutto e per tutto in suo favore. -Ora dammi quell’antidodo...-
A queste parole la sfera emise un improvviso bagliore, poi tornò ad oscurarsi, mentre l’Alchimista sentenziava: -Il sigillo è stato posto.- e nella sua mano apparve un’ampolla di vetro verde. La porse ad Inuyasha, dicendogli semplicemente di berne il contenuto e il giovane non se lo fece ripetere due volte. Facendo una smorfia per il gusto amaro, ingoiò il liquido tutto d’un fiato.
-E tu, giovane Ryu? Accetti le mie condizioni?-
Inuyasha e Kagome guardarono il ragazzo assumere un piglio deciso ed accettare lo scambio. Era tuttavia ancora molto pallido quando ricevette dalle mani dell’Alchimista la pozione che avrebbe salvato Sesshomaru e, una volta che ebbe la boccetta verde tra le mani, la osservò per un lungo istante prima di sollevare di nuovo il volto e parlare.
-Se ora mi permettete, ho un lungo viaggio da affrontare con la massima premura.- disse bruscamente, dimentico delle sue sempre impeccabili maniere. Senza attendere una risposta, con un cenno del capo rivolto a Kagome ed Inuyasha, uscì di fretta dalla porta e scomparve.
-I miei affari qui sono finiti.- interloquì Kurosei soddisfatto, con una punta di fastidio ora nella voce. -Sarà meglio che ve ne andiate anche voi due se non volete rimanere imprigionati dentro la mia barriera.-
L’uomo fece schioccare le dita e Kagome notò che il soffitto cominciava a ondeggiare e a dissolversi.
-Addio allora.- Inuyasha si alzò da terra, molleggiando sulle ginocchia di nuovo salde. La vista era tornata chiara e acuta e anche i suoi sensi avevano ripreso la normale funzionalità. E il suo sesto senso gli diceva che quell’uomo non scherzava: se non si fossero sbrigati ad allontanarsi avrebbe seriamente intrappolati lì! Prese Kagome per un braccio e la spinse verso la porta mentre lei si accomiatava cerimoniosamente dall’Alchimista.
-Le siamo molto grati per quanto ha fatto...!-
Mentre si precipitavano oltre la porta e di corsa attraversavano il sottile ponte sospeso, non videro l’uomo sfregarsi compiaciuto le mani e non lo sentirono sbuffare: -Puah! Che c’è da ringraziare?...Questi sono stati ottimi affari...Il Giorno è ormai vicino...-
Quando si voltarono indietro, al sicuro sul costone roccioso, la cupola dell’Alchimista e il ponte erano scomparsi e nulla testimoniava più la loro presenza.

-Kagome! Inuyasha! State bene?- Kaede ansimava per la corsa che l’aveva portata loro incontro. Shippo saltò subito in braccio a Kagome e non volle sapere di separarsene, restando nel suo materno abbraccio per una volta in silenzio e con le lacrime agli occhi.
-Quando abbiamo visto ritornare indietro il cavallo da solo ci siamo allarmati...-
-E’ tutto a posto, vecchia Kaede- la rassicurò Kagome e accarezzò dolcemente la testolina del volpacchiotto. -Abbiamo dovuto lasciarlo appena fuori della zona montagnosa perchè era sfinito e non avrebbe potuto affrontare gli anfratti rocciosi della dimora dell’Alchimista.-
-Già...e non solo il cavallo era tanto sfinito da non poterci seguire...- commentò acido Inuyasha, scoccando una occhiata obliqua al piccolo demone pulce che gli sedeva sulla spalla. Myoga spalancò gli occhi profondamente offeso.
-State forse parlando di me, signorino Inuyasha!? Non siate ingrato! Io, che vi ho guidati infallibilmente fino all’ingresso della tana di Kurosei...-
-Già, ma poi sei sparito!-
-Sono rimasto fuori di guardia! Non si sa mai...-
-E come mai sei riapparso solo quando eravamo già a metà della via del ritorno?!-
Kagome guardò divertita e sollevata i due che battibeccavano come sempre e si rivolse a Shippo, ancora avvinghiato a lei senza aver proferito parola.
-Shippo, va tutto bene, non temere. Siamo tornati sani e salvi, vedi?-
Dopo aver ricevuto notizia di quanto accaduto a Sayouki e aver visto Inuyasha rischiare seriamente la vita, il cucciolo di kitsune era molto cambiato. Ora si stava aggrappando a Kagome come se avesse avuto paura di non rivederla mai più e la ragazza, vedendo che le sue parole non avevano successo, non potè che abbracciarlo più stretto. Shippo era rimasto orfano e il loro eterogeneo gruppo era tutto ciò che aveva e li considerava davvero la sua famiglia: aveva già perso Sayouki, non voleva assolutamente perdere la sua amatissima Kagome e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, non sopportava nemmeno l’idea di perdere Inuyasha, colui che tante volte gli aveva salvato la vita e che aveva vendicato suo padre uccidendone gli assassini.
-La prossima volta non mi lasciate indietro!- sbottò di colpo, trattenendo stoicamente il pianto -Non voglio più rimanere qui ad aspettare!! Io non ho paura di morire combattendo!- e le lacrime gli ruscellarono abbondanti sulle guance arrossate. Kagome gli sorrise: capiva benissimo cosa provava.
-Ehi, tu piccoletto, si può sapere cosa stai blaterando?- intervenne burbero Inuyasha -Una mezza calzetta come te ci sarebbe solo d’intralcio se lo scontro si facesse veramente duro!-
Kagome stava per mettere a cuccia l’hanyou, ma Shippo la precedette.
-Stupido! Stupido, grosso imbecille! E invece io non sono d’intralcio!- gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Anche Inuyasha rimase stupito di quella reazione. Poi il cucciolo abbassò la voce e quanto disse commosse profondamente tutti i presenti: -Voi siete tutto quello che ho. Se combatterete, io combatterò con voi, se soccomberete, io morirò con voi. Non voglio rimanere mai più da solo.-
Avvicinandosi, Inuyasha sollevò una mano e la posò dolcemente sulla piccola testa ispida.
-Se le cose stanno così, la prossima volta verrai con noi, qualsiasi cosa accada.- disse incontrando lo sguardo appannato del bambino -Ma vedi di non starmi tra i piedi, piccoletto!!-
Alle ultime parole dell’hanyou, l’idillio scadde immediatamente nella rissa, perchè Shippo gli balzò in testa tempestandolo di pugni, costringendo Inuyasha a contorcersi per toglierselo di dosso, prima di cominciare ad inseguirlo per il villaggio, con Myoga impignliato in una ciocca di capelli che gli gridava di fermarsi e liberarlo. -Te lo faccio vedere io! Tanta scena e poi...! Se ti prendo!-
-Inuyasha no baka!! Ti farò vedere di cosa sono capace!!-
Il cucciolo non piangeva più e una nuova luce di determinazione brillava nei suoi grandi occhioni, mentre saltellava qua e là sfuggendo all’inseguitore.
Kagome se ne compiacque e per una volta ammise che Inuyasha aveva detto e fatto la cosa giusta al momento giusto. Mentre Kaede li invitava ad avviarsi verso le capanne, la ragazza si rivolse a Sango e Miroku. I due li avevano raggiunti appena fuori della zona rocciosa e avevano subito voluto sapere tutto quello che era successo, ma in presenza di Inuyasha, Kagome non era riuscita ad esternare i suoi dubbi. -Cosa pensate che ci aspetti?-
-Sinceramente non riesco ad immaginarmelo...- commentò Sango. -Dite veramente che è come sostiene Inuyasha? Che Kurosei gli abbia veramente predetto la sconfitta di Naraku?-
Miroku chiuse gli occhi soffermandosi a pensare prima di dire la sua.
-Sembrerebbe troppo bello per essere vero....significherebbe che siamo vicini alla fine di tutte le nostre sofferenze, che riusciremo a sconfiggere quel maledetto...- tremò guardandosi la mano destra e sfiorando con le dita i grani del rosario. Quel nenju era l’unica cosa che poteva sigillare il kazaana e impedirgli di risucchiare tutto quello che gli stava vicino. Ben presto però nemmno quell’oggetto sarebbe bastato a fermare la potenza distruttiva del foro del vento e lui stesso sarebbe stato risucchiato e sarebbe scomparso nel nulla. Ma se avessero davvero sconfitto Naraku... ‘Io finalmente sarei libero di costruirmi una vita...’. Senza che se ne fosse reso conto il suo sguardo era corso a Sango, ferma al suo fianco: i loro occhi si incontrarono e Miroku capì subito che i pensieri della ragazza erano invece ben lontani da lui.
Sango pensava a Kohaku, il suo amato fratellino, ora prigioniero e schiavo di Naraku, tenuto in vita solo da un frammento della Sfera. Se Naraku fosse morto, allora Kohaku sarebbe stato libero e grazie al frammento avrebbe potuto vivere la vita che gli era stata così crudelmente negata...
-Io...- la voce incerta di Kagome attirò di nuovo la loro attenzione sul presente -Io non saprei...Ma quel...quell’essere, Kurosei...un semidio...è molto...inquietante...- si strinse le mani al corpo, abbracciandosi stretta come se avesse improvvisamente freddo. Aveva una vaga sensazione di disagio che le faceva venire i brividi, ma non riusciva a dare un nome a quell’inquietudine: sperava che parlarne con loro forse avrebbe potuto aiutare a tranquillizzarla. Abbassò la voce.
-Voi non avete visto quel posto...metteva i brividi...nemmeno Inuyasha si è accorto di cosa veramente ci fosse intorno a lui...-
Kaede stava per chiedere qualcosa ma proprio in quella, Shippo, Inuyasha e uno sballottato Myoga li raggiunsero ed entrarono tutti insieme nella capanna della vecchia miko, dove finalmente poterono godersi un po’ di meritato riposo e una abbondante cena. Dopodichè si fermarono a lungo a parlare dell’accaduto attorno al basso tavolo sorseggiando fumanti tazze di the e infine si coricarono, esausti, per una volta senza pensare al domani.
Le Armi sacre erano distrutte, i loro frammenti erano stati riconsegnati alla Fortezza nella custodia dei monaci guerrieri rimasti, Inuyasha era guarito e a tutti gli effetti il patto con Kurosei pareva andare completamente in loro favore. Ora dovevano solo recuperare le forze e attendere la prossima mossa di Naraku, di più non potevano fare.
Anche Kagome, scivolando nel sonno, si disse che per una volta tanto la fortuna poteva essere veramente dalla loro parte e accantonò gli orrori di cui era stata unica spettatrice nell’antro dell’Alchimista, alimentando la speranza che sarebbe davvero potuto andare tutto bene.

I giorni trascorsero lentamente in una calma inquietante. Inuyasha, completamente ristabilito, fremeva impaziente e si aggirava nei dintorni del villaggio in una instancabile ronda il cui giro si faceva sempre più ampio. Una volta non tornò neppure a notte fonda e si ripresentò il giorno dopo. Kagome decise che era il momento di parlargli.
-Inuyasha- cominciò -Fin dove ti sei spinto questa volta?-
La risposta fu un borbottio sordo in cui la ragazza riuscì solo a distingure “Montagna del Fulmine”.
-Eeeeh!? Fino là?- sbottò sorpresa -Hai fatto tutta quella strada in un solo giorno? Ma c’era bisogno di allontanarsi tanto?...Ero preoccupata...- il suo tono passò dall’arrabbiato all’imbarazzato.
L’hanyou le stava di fronte, ma non la guardava e non accennava a rispondere: i suoi occhi dorati scrutavano il buio della foresta e vedevano un villaggio in fiamme e la figura di una sacerdotessa dagli occhi di ghiaccio. Inuyasha appoggiò il dorso al Goshimboku e si lasciò scivolare a terra.
-E’ là che incontrai per la prima volta Sayouki.-
Kagome trasalì, ma non disse nulla e gli si sedette accanto, levando il volto verso di lui, in attesa del racconto che, sapeva, sarebbe seguito. Inuyasha non parlava mai molto del suo passato, ma Kagome ormai sapeva riconoscere quando era sul punto di farlo...lo conosceva molto bene...e quasi si stupì di questa constatazione.
Con un sospiro Inuyasha riprese a parlare.
-Sono tornato al villaggio ai piedi della Montagna del Fulmine. L’ulitma volta che lo vidi era ridotto ad un mucchio di rovine, ma ora è stato ricostruito ed è di nuovo fiorente e pieno di vita.- abbassò gli occhi: si vergognava di dirle quanto stava per dirle...non voleva raccontarle delle orribili azioni che aveva commesso in passato, di come si fosse lasciato trascinare dall’odio e dalla sete di sangue e di vendetta...Come avrebbe potuto guardarla ancora in faccia dopo averle raccontato tutto ciò? E lei...lei lo avrebbe ancora guardato con la fiducia con cui lo stava guardando ora? No, doveva farlo, doveva liberarsi di quel peso, perchè da quando Sayouki era tornata, erano tornati anche gli incubi e, se possibile, essi erano pure peggiorati dopo la tragica scomparsa dell’amica.
‘No, non può essere morta’ si disse per l’ennesima volta, cercando di convincersene in tutti i modi, ma senza riuscirci e per questo quella lunga e forzata inattività l’aveva fortemente provato, spingendolo a vagare come un ossesso in cerca di indizi, tracce. Se avesse dovuto aspettare inerte ancora un giorno che Naraku facesse la sua prossima mossa, forse sarebbe scoppiato. Doveva fare qualcosa e per questo si era recato nel luogo del suo primo incontro con Sayouki, quasi sperando di poterla trovare là.
Inuyasha rifocalizzò lo sguardo sul presente e si volse ad incontrare gli occhi di Kagome.
-Quel villaggio...lo distrussi io.- cominciò, e tutto d’un fiato, prima che la ragazza potesse anche solo mostrare una reazione, continuò -Attaccai il tempio durante la notte e lo incendiai, ingaggiando battaglia con i monaci. Molti di loro morirono tra le macerie quando il tempio crollò su se stesso, mentre altri cercarono di fermarmi. Due di loro mi tennero testa quasi fino alla fine, ma il fuoco stava per avere la meglio su di loro e la lotta li aveva lasciati senza forze...- Mentre parlava scrutava ogni minima reazione in Kagome: gli occhi della ragazza si erano dilatati sgomenti alle sue prime parole, ma poi l’arco delle sue sopracciglia si era indurito e il suo cipiglio si era fatto serio e attento.
Kagome sapeva poco del passato di Inuyasha e pensava di essere pronta alle rivelazioni che ora lui le stava mettendo dinnanzi, ma non era riuscita a nascondere lo sgomento davanti alla durezza di quelle prime parole. Inuyasha un demone sanguinario...così in effetti le era stato descritto dai vecchi del villaggio all’inizio della sua avventura in epoca Sengoku, ma non aveva mai veramente realizzato cosa ciò significasse. Ora però doveva controllarsi e ascoltare fino in fondo il racconto dell’hanyou, che raramente era così loquace. In ogni caso Kagome decise che aveva fiducia in lui. Inuyasha non era più lo stesso di cinquanta anni prima. -Continua- lo incitò seria e Inuyasha saltò un battito del cuore quando lei mise la mano sulla sua e gliela strinse.
-...Io...stavo semplicemnte guardando quei due morire...avrei lasciato che il fuoco mietesse le sue vittime...ma proprio in quella arrivò Sayouki, che, uno alla volta, li trascinò lontano dalle fiamme, al sicuro, sfidandomi apertamente.
-Fu lì che vi scontraste?- Kagome ricordava che Sayouki le aveva parlato di un loro furioso scontro e pensò che doveva essere avvenuto appena si erano incontrati.
-No, non esattamente. Quella notte caddi vittima del suo strano potere e quando arrivarono i rinforzi dal castello, mi dileguai. Successe qualche giorno dopo. Io l’avevo seguita per pareggiare i conti e pensavo di coglierla di sorpresa, nel sonno...e invece lei mi stava aspettando! Si era trasformata in full youkai e mi attaccò con tutte le sue risorse...-
-Come nello scontro con Sesshomaru?- volle sapere la ragazza. Inuyasha annuì pensieroso. -E cosa successe? Voglio dire...è evidente che in seguito siete diventati amici...-
Inuyasha si soffermò un attimo sul ricordo di Sayouki che, piangendo, lo aggrediva, insultandolo, gridandogli di reagire, di colpire...
-Io credo...credo che lei volesse morire...ma il suo stesso potere glielo impedì come una sorta di istinto di conservazione. Dopo quell’episodio divenne completamente un’altra persona, come se avesse cambiato improvvisamente idea. E allora cominciammo a viaggiare insieme e, com’era cambiata lei...cambiai anche io...-
Da lì in poi Kagome conosceva il resto della storia: quel loro girovagare li aveva portati fino al villaggio di Kikyo e da lì le loro strade si erano separate fino al tragico epilogo avvenuto cinquanta anni prima.
-E così diveniste amici- disse semplicemente la ragazza, senza più la minima traccia della gelosia che aveva provato solo poco tempo prima nei confronti di Sayouki...soprattutto perchè ora sapeva di lei e Sesshomaru. -E alla fine siete giunti sin qui e vi siete separati. Ora ho un quadro completo.-
Inuyasha intervenne bruscamente:
-No, invece. Non è completo.- Kagome lo squadrò con aria interrogativa -C’è dell’altro. Ora so cosa accadde a Sayouki dopo che ci fummo separati. L’ho visto nella sfera dell’Alchimista.-
La ragazza rimase in silenzio e attese; ora comprendeva che Inuyasha aveva intavolato tutto quel discorso per giungere sin qui. Da quando erano tornati dalla dimora di Kurosei, nonostante lei gli avesse più volte posto la domanda, lui non le aveva mai voluto dire cosa avesse visto durante la trance. Aveva sempre risposto che non gli andava di parlarne, ma ora Kagome capì il motivo per cui fosse così restio.
-Tutto ciò che ha detto il vecchio Myoga è vero. Sayouki divenne la yasha spietata che ci ha descritto e fu a tutti gli effetti la degna compagna di Sesshomaru- la voce del ragazzo rimase fredda e impassiile nel dirlo, ma Kagome ebbe un moto di ribellione. Non poteva credere che Sayouki avesse commesso i crimini descritti da Myoga, anche se si chiedeva cosa sarebbe stata disposta a fare per amore di Sesshomaru...
-Però lei ha combattuto con noi e contro Sesshomaru...ci ha salvato la vita...non è malvagia!- quasi gridò, ma proprio in quella le venne in mente la terribile sensazione provata al momento del suo primo incontro con Sayouki. Successivamente l’aveva accantonata dicendosi che la gelosia aveva certamente offuscato il suo giudizio, ma ora, ripensandoci, il brivido gelido che aveva provato guardando negli occhi quella donna-bambina era qualcosa di più.
Inuyasha non fece che confermare i suoi dubbi dicendo:
-Io credo...che ci fosse qualcosa di oscuro in lei, qualcosa che lei cercasse di tenere sotto controllo costantemente ma che volesse uscire prepotentemente e forse in quel periodo lei ne aveva perso il controllo...- Inuyasha scosse la testa e con enfasi, allargando le mani impotente, ealò un sonoro sospiro -Aaah! Non risco a spiegarmi...Se l’avessi vista!! Non era più lei! Sayouki era diventata un vero demonio!-
Un vento leggero cantò sommesso tra le fronde dell’albero sacro sopra di loro e con esse giunse una risata musicale e divertita che li sorprese.
-Ti ringrazio del complimento, Inuyasha...- era una voce di donna, fredda e tagliente -Ma il nome di quel demonio di cui parli non è Sayouki-
L’hanyou scattò subito in piedi e si pose in difesa di Kagome, ringhiando, mentre dall’alto una forma scura balzava elegantemente a terra in uno svolazzo di stoffe. Emanava un’aura tenebrosa che diventava sempre più potente ad ogni secondo che passava.
-Chi sei tu, dannata?- Inuyasha era quasi felice che finalmente fosse venuto il momento dell’azione.
-Per la precisione il mio nome è Hirimi- rise l’avversaria dal buio davanti a loro.
Kagome trasalì:
-Hirimi? Non era il nome della nonna di Sayouki? Ma è morta da lungo tempo...-
Sprezzante, la voce della donna le rispose.
-E invece, piccola...Hirimi la Sanguinaria è rinata a nuova vita! E di ciò deve solo ringraziare Naraku!-


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
shingetsu: novilunio.
nenju: rosario.
kazaana: Foro del Vento sulla mano destra di Miroku
kitsune: volpe.
baka: stupido.
miko: sacerdotessa.
Goshimboku: albero sacro.


Sumimasen minna san!
Vi ho fatto attendere un sacco questo capitolo! Spero che giudichiate che ne sia valsa la pena! Aspetto i vostri commentucci!
Youki

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Capitolo 14
*** Verso Nord ***


Cap 12

Verso Nord

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


La notte parve farsi improvvisamente più buia ed il bosco tacque intimorito al cospetto di quella oscura potenza. Nemmeno Inuyasha, con la sua vista acuta, riusciva a discernerne i lineamenti, anche alla distanza di pochi passi che li separava. Pareva che quella creatura risucchiasse la luce, persino quella della luna e delle stelle e il suo jiaki stava crescendo a dismisura, come se di quella luce si cibasse.
-Consegnatemi il Bastone Sacro- intimò la yasha senza mezzi termini.
Un brivido di paura percorse il corpo di Inuyasha. Il Bastone, l’unica arma che poteva assicurare loro protezione contro le Armi in possesso di Naraku, era andato distrutto...
-Dovrai passare sul mio cadavere!- Bluffò. Non potevano rivelare così apertamente la loro vulnerabilità.
-Non essere stupido, Inuyasha- sogghignò la donna -pensi forse di poter resistere alla Dama dei Sogni?-
Kagome fu attraversata da un terribile pensiero: come aveva fatto Naraku a resuscitare Hirimi? Che il corpo di Hirimi fosse fatto di terra come quello di Kikyo? Ma quell’aura...non poteva essere che...?
’Un frammento della Sfera! Eccolo! Lo vedo!’ un bagliore oscuro che si confondeva con l’aura maligna che lo avvolgeva...un grosso frammento completamente nero... ‘Allora Naraku...ha rapito Sayouki per rubarle l’anima di Hirimi e resuscitarla!’
Non poteva essere altrimenti. Sayouki aveva raccontato come le Dame dei Sogni si succedessero trasferendo la propria anima, i propri ricordi e tutto il loro sapere nella loro erede, di generazione in generazione...quindi Sayouki doveva conservare in sè l’anima della nonna, e Naraku...era a quella che stava mirando sin dall’inizio! Da quel poco che sapeva di lei, Hirimi non era certo un tipo da schierarsi dalla loro parte e Naraku avrebbe preso due piccioni con una sola fava accaparrandosi l’aiuto della Sanguinaria e privando i propri avversari del supporto di Sayouki...
Hirimi sollevò d’improvviso il braccio sinistro e la mano artigliata ghermì l’aria in direzione di Inuyasha. L’hanyou venne sollevato da terra, in balia di una mano invisibile e rimase immobile a mezz’aria, senza fiato, come se una morsa ferrea gli impedisse di respirare, privandolo delle forze. Con un ringhio sommesso Hirimi roteò lentamente il polso e sogghignò, mentre Inuyasha cominciava a contorcersi e a gridare di dolore. Solo allora Kagome si riscosse dalla paralisi che l’aveva colta e si rese conto di essere del tutto inerme e assolutamente inutile senza il proprio arco, rimasto nella capanna di Kaede. Cercò di chiamare Inuyasha: il giovane continuava a contorcersi in quella morsa invisibile, mentre Hirimi rideva soddisfatta, il pugno sinistro stretto e sollevato, in un terribile attacco a distanza. Non poteva perdere un secondo di più. Doveva agire...e c’era un solo modo di intervenire: scattò in avanti e si gettò con tutto il suo peso contro la nemica.
-Stupida ragazzina!- la derise la donna e con la mano libera le ghermì il volto, immobilizzandola col suo potere.
-Divina Kagome! Inuyasha!!- la voce di Miroku annunciò l’arrivo dei rinforzi.
Un jiaki tanto potente e manifestatosi così all’improvviso non era di certo passato inosservato e un piccolo gruppo di contadini armati aveva seguito Kaede, Miroku, Sango, Shippo e Kirara nella radura. Ai loro occhi apparve la terribile scena in cui Inuyasha si contorceva gridando a mezz’aria, mentre Kagome era avvinghiata in un atroce abbraccio ad una forma scura la cui aura pareva un buco nero. Miroku quasi svenne, sentendo il suo kazaana pulsare in sintonia con quell’aura maligna.
-Dev’essere opera di Naraku...- rantolò stringendosi il petto.
Sango concordò.
-Ti senti bene houshi-sama?-
Il monaco non rispose, ma si raddrizzò e si lanciò in avanti, incurante del disagio che aumentava ad ogni singolo passo. Sango e gli altri lo seguirono, pronti a combattere.
-Fermi!- intimò loro l’ombra scura -Fermatevi se ci tenete a questi due!-
Non poterono che obbedire.
Shippo, le lacrime agli occhi, osservò atterrito Kagome, immobile e muta nella stretta del ferreo artiglio, poi Inuyasha, che, per contrasto, gridava e si contorceva in preda a chissà quale terribile dolore.
-NOOOO! Maledetta! Non fare loro del male!! Kagomeeeee! Inuyashaaaaa!!- gridò, e prima che qualcuno potesse fermarlo, il cucciolo si scagliò di corsa contro il nemico.
Di nuovo una risata divertita e Shippo cadde a terra urlante: era bastato uno sguardo della yasha per sopraffarlo. Li aveva tutti in pugno ed era stato fin troppo facile per i suoi gusti. Naraku, pur conoscendoli bene, li aveva tutti sopravvalutati...ma daltronde...non conosceva lei. Di nuovo Hirimi sorrise e con voce minacciosa si rivolse agli astanti. Sango, Kaede, Miroku e Kirara non avevano fatto in tempo a fare un passo per fermare Shippo e gli uomini alle loro spalle squadravano atterriti la scena, incerti sul da farsi. Tutto era accaduto troppo velocemente.
-Sciocchi! Avete distrutto il Bastone Sacro! E avete riconsegnato i frammenti della falce a quei monaci inetti!- rise. Era stato fin troppo semplice, per lei, leggere nella mente di Inuyasha. -Vorrà dire che mi sarà ancora più facile distruggerli e dacchè ci sono mi divertirò a finire il lavoro che la povera Sayouki non ha mai avuto il coraggio di completare! E’ molto che non assaporo sangue di monaco...- e il suo sguardo si spostò su Miroku. -prima però mi concederò il piacere di eliminare voi!-
Il suo jiaki esplose come una nube velenosa e tentacoli neri avvilupparono ad uno ad uno gli avversari, i cui sforzi per liberarsi non fecero che peggiorare la situazione. Kaede già faticava a respirare e anche Sango si trovava in seria difficoltà: più si agitava più quei tentacoli densi e neri la stringevano...già le si stava offuscando la vista, tutto era buio e anche la luna stava scomparendo dalla sua visuale. In lontananza, come attutita, sentiva la voce della yasha...
-Naraku! Guardami! Hirimi ti consegnerà oggi stesso le loro teste!-
E in quel momento anche la luna venne inghiottita dall’oscurità.

Kagome assistette come paralizzata agli eventi che seguirono il suo gesto disperato. Appena Hirimi l’aveva toccata, un gelo infinito si era impossessato di lei e l’aveva precipitata in un buio senza fine. I suoi occhi sbarrati fissavano il volto davanti a lei senza vederlo, ma in qualche modo la ragazza era cosciente di quanto stava accadendo. Alle grida strazianti di Inuyasha si erano aggiunte quelle del piccolo Shippo e poi anche Miroku e gli altri erano stati sopraffatti. Kagome non poteva sopportare il loro dolore, le loro grida la trafiggevano come coltelli e tramite il contatto con Hirimi era come se potesse vedere la loro sofferenza, la loro paura. Per un attimo pensò anche di poter udire i loro pensieri...
‘Kagome!!’ un richiamo, una preghiera, un grido disperato. ‘Perdonami! Non sono riuscito a proteggerti!’
Un dolore lancinante e un forte senso di rimpianto attraversarono la mente e il cuore di Kagome...
‘Inuyasha!!’
-Inu...yasha...- dalla gola la voce le uscì rauca -Inu...yasha...!- Le palpebre sbatterono, le dita delle mani si strinsero di nuovo faticosamente attorno al braccio teso di Hirimi. -Smettila...- le mormorò Kagome, -Smettila!- la voce stava riprendendo forza -Basta! Adesso BASTAAAA!-
Hirimi stessa si stupì della forza che la ragazzina mise nel liberarsi della sua stretta e quell’attimo di distrazione le costò caro: come una furia, Kagome le balzò di nuovo addosso provocando, con il suo solo tocco, un’accecante esplosione di potere spirituale.
Come se fosse stata colpita da una freccia sacra, Hirimi sentì il potere di Kagome disintegrare la sua aura e le forze venirle risucchiate via dalle mani roventi della ragazza. Con una violenta spinta la allontanò da sè, mandandola a sbattere contro il Goshimboku, ma non ebbe tempo di riprendersi dallo smacco, perchè dovette prontamente balzare di lato per evitare l’Hiraikotsu lanciato da Sango. Anche gli altri si erano liberati dai tentacoli di Hirimi e ora la stavano accerchiando. Inuyasha, sia pur a fatica, era accorso da Kagome e aveva sfoderato Tessaiga, disponendosi in sua difesa. Faticava a reggere la spada e le braccia gli tremavano nello sforzo, ma nei suoi occhi si poteva leggere la determinazione a non farsi sorprendere di nuovo.
-Tutto bene Kagome?- chiese tossendo, senza perdere di vista il nemico. La ragazza non rispose, ma respirava regolarmente. Per usare tutto quel potere spirituale doveva essersi sfinita, pensò Inuyasha, e si rivolse allora ad Hirimi.
-E ora che non puoi usare i tuoi dannati trucchetti mentali, cosa intendi fare?- Chiamare quel terribile potere un ‘trucchetto mentale’ era un voler sminuire il fatto che ci aveva quasi rimesso la pelle poco prima, ma con questo suo atteggiamento spavaldo sperava di nascondere la propria debolezza. -E’ vero, il Bastone è andato distrutto, al pari del tuo jiaki! Ma sappi che noi siamo pieni di risorse...Avrai il coraggio di combattere ad armi pari, ora?!- la sfidò pieno di ira e di apprensione per Kagome, ancora inerte alle sue spalle.
La yasha avanzò, avvolta in quello che restava del suo manto d’ombra, allargò le braccia come in un gesto di resa e fece un inchino beffardo.
-Grazie a quella ragazzina avete vinto una piccola battaglia- rise -ma non crediatevi invincibili. Per stanotte vi lascerò vivere, ho cose più interessanti da fare...Ma ci riincontreremo presto, non temete...- e detto ciò svanì in una nuvola di fumo nero.

La mezzaluna tornò a splendere in cielo e la brezza parve riprendere solo allora il suo soffio leggero. -Kagome! Stai bene?- chiese Sango accorrendo dall’amica ai piedi dell’albero sacro. Kagome stava riprendendo i sensi lentamente e aveva un’espressione sconvolta.
-Io...io...- balbettò, ma Miroku la fermò, esaminando cautamente l’ematoma che le si stava allargando sull’occhio destro.
-Non sforzatevi di parlare divina Kagome, avete preso una brutta botta in testa.-
-No!- la ragazza si agitò freneticamente nell’abbraccio di Sango e guardò con occhi allucinati i compagni radunati attorno a lei. Fissò il proprio sguardo appannato in quello teso di Inuyasha e disse, in un soffio: -Io l’ho vista!! L’ho vista in volto!- tutti si fecero ancora più vicini. C’era un’urgenza tremenda nella voce di Kagome.
-Quella era Sayouki!-

****

Hirimi correva nel bosco. Era profondamente contrariata per la debolezza che aveva dimostrato nello scontro con quella ragazzina. Un tempo l’avrebbe incenerita con un solo sguardo, mentre ora...Quel nuovo corpo non la soddisfaceva...per metà umano....era più debole, meno veloce, poco resistente. Non fosse stato per la Sfera...Il potere di quella Kagome sarebbe stato in grado di respingerla, di riprecipitarla nell’oblio da cui Naraku l’aveva ridestata? Hirimi si guardò il polsi, ai quali brillavano sinistri i lucidi bracciali fatti dagli anelli di Catena: era solo grazie ad essi se Naraku era riuscito a risvegliarla.
‘Grazie a questi ed alla Sfera’ si corresse mentalmente portandosi le mani al petto; sentire pulsare il grosso frammento nero le diede la forza per riprendere la sua corsa verso la Fortezza.
All’improvviso la vista le si sfocò e davanti ai suoi occhi si delineò la scena della sua stessa morte. Hirimi si rallentò e sorrise malignamente: se avesse insistito nei suoi propositi, i monaci guerrieri avrebbero potuto avere ragione di lei anche senza il Bastone Sacro. Non doveva dimenticare quell’arma incredibilmente letale che era il Nemureikon...Quello sarebbe stato il suo futuro immediato se si fosse sopravvalutata tanto da ostinarsi ad attaccare la Fortezza nelle sue attuali condizioni.
‘Condizioni piuttosto pietose’ commentò tra sè, inciampando in una radice e ricordando il tempo in cui per spostarsi le sarebbe bastato solo pensare al luogo di destinazione.
Si sentiva stanca e non le era mai successo in vita sua. Doveva cominciare a studiare quel corpo e imparare a conoscerne i limiti o le sarebbe costata la vita...di nuovo...
‘Tuttavia la mia piccola nipote non ha saputo sfruttarsi al meglio.’ Valutò obiettivamente ‘Questo corpo non sarà forte come quello di un full youkai, ma data la sua discendenza possiede un potere le cui possibilità sono pressochè illimitate...’
In fondo il sangue di veggente si era appena dimostrato alquanto utile e c’era ampio pazio di miglioramento per quanto riguardava l’eredità demoniaca. Si concentrò, rallentando il passo.
‘In fondo, perchè correre?’
Hirimi adorava il sangue e già ne pregustava l’odore dolce e stordente, ora che la Vista le stava mostrando quanto ne sarebbe stato versato nell’imminente futuro.
‘Lasciamo pure che vengano da me. Sapranno dove trovarmi...’ sorrise ‘e per allora sarò più che pronta ad accoglierli.’

****

-Sesshomaru-sama! Come vi sentite?-
Sesshomaru aprì gli occhi e fu come svegliarsi da un incubo in una bella mattina di sole. Ma lui fu infastidito, piuttosto che compiaciuto, dalla luce che trafiggeva la volta arborea e ricadeva insolente all’ingresso della piccola caverna.
Per un attimo i suoi pensieri volarono ad una caverna e ad un passato di cui aveva preferito dimenticarsi, assieme al volto di Sayouki. Sbattè irritato le palpebre, chiedendosi come mai stesse riesumando simili ricordi. Era vero che l’inaspettato incontro con la rediviva hanyou e i lunghi giorni di agonia popolata di incubi l’avevano inevitabilmente provato, ma non era da lui farsi sorprendere così. Il passato non contava nulla, e tantomeno gli spettri che ne fuoriuscivano...ma poi, guardandosi intorno, incontrò due occhi dalle iridi di ghiaccio aperti su di un volto talmente familiare che avrebbe potuto essere il suo stesso riflesso. Allora ricordò.
Quello era il ragazzino che era comparso improvvisamente sul campo di battaglia, troppo tardi per salvare Sayouki. E l’aveva chiamata madre...
-Quanto tempo è passato?- chiese gelido a Jaken, la voce profonda, raschiante, come se le corde vocali gli si fossero atrofizzate a causa della febbre. Si portò una mano al collo e si massaggiò la gola, lo sguardo fisso sul suo tremante vassallo, ignorando intenzionalmente il ragazzino che, ricordò, aveva detto di chiamarsi Ryu.
Il piccolo demone dedicò un fugace e dubbioso sguardo alle sue spalle, dove il giovanissimo demone stava ritto immobile e impassibile e si affrettò a contare sulle proprie tre dita.
-Ehm...mio signore...sono passati più di quindici giorni da quando vi ho trovato qui, agonizzante. Il giovane Ryu, qui...- indicò alle sue spalle gettando allo youkai un altro sguardo incerto -...ecco, mi ha raccontato della battaglia che avete sostenuto sotto l’influsso di quel dannato Naraku. Disse che vi eravate scontrato con Inuyasha e il suo gruppo e che con loro c’era anche la dannata yasha...quella Sayouki...- abbassò la voce, senza nemmeno accorgersene, nel pronunciare quel nome; il suo disprezzo, misto a terrore, fu chiaramente intuibile.
Il solo suono di quel nome spronò Sesshomaru a raccogliere le proprie forze per rialzarsi. Fu un’operazione difficile, suo malgrado, debole com’era e con un solo braccio, ma rifiutò bruscamente l’aiuto di Jaken. Alla fine riuscì a reggersi stabilmente sulle proprie gambe, fece qualche passo in direzione di Ryu, lo oltrepassò senza dire una parola e si inoltrò tra gli alberi. Jaken lo seguì, e il suo ciarlare su come avesse tentato invano ogni sorta di medicamento e su quanto si fosse disperato, in pena per la vita del suo signore, lo accompagnò imperterrito fino a che furono giunti sulle rive del ruscello. Colto da un improvviso capogiro, Sesshomaru dovette sedersi su una roccia poco distante. Era ancora troppo debole, ma sentiva che le forze stavano pian piano ritornandogli, anche se non era una condizione che apprezzasse particolarmente, soprattutto con quello strano ragazzino nei dintorni...
‘Nonostante l’aura che emana sia di scarso livello come quella di Inuyasha, qualcosa in lui non convince. Potrebbe nascondere qualcosa...’
Non che avesse il minimo timore di quel Ryu, ma sentirsi così debole e non poter avere pienamente in mano il controllo della situazione, lo urtava profondamente.
Nulla di tutto questo trasparì dal suo volto mentre scrutava gelido le acque che scorrevano davanti a lui, gorgogliando come per protesta contro il ciarlare continuo di Jaken.
-Mio signore! Non sapevo più che cosa fare...le vostre ferite continuavano a suppurare veleno e voi vi agitavate nel sonno, gridando a volte...- stava dicendo il piccolo youkai, quando colse l’occhiata di Sesshomaru e balzò indietro, visibilmente imbarazzato per aver dovuto assistere a scene simili e timoroso del suo stesso signore, che mai avrebbe ammesso una simile debolezza...-Cioè...no, non è che voi gridaste...voi siete sempre così controllato...era la febbre e....temevo per la vostra vita...-. Già, senza Sesshomaru, che avrebbe fatto il povero Jaken? Sarebbe rimasto solo allo sbaraglio, in balia di tutti i pericoli possibili! Aveva già sperimentato quel tipo di esperienza e di certo non aveva voglia di ripeterla. -Sembrava che non ci fosse più nulla da fare se non sperare nei miracoli...quando...- il suo tono si fece più incerto e ciò incuriosì Sesshomaru, che tuttavia lo lasciò continuare senza degnarlo di attenzione. -Quando mi ricordai di quel Kurosei...-
Il giovane demone si voltò di scatto fulminando il proprio servo con uno sguardo così gelido e irato che se avesse avuto il potere di uccidere, l’avrebbe ridotto in cenere all’istante.
-Cos’hai fatto?- Ringhiò a voce così bassa che fu quasi impossibile udirlo.
Jaken non si aspettava una simile reazione, anche se sapeva che il proprio signore non avrebbe certamente apprezzato un gesto altruistico nei suoi confronti. Ma perchè tanta ira? Gli aveva salvato la vita e questo avrebbe dovuto bastare...
-Io...ho mandato Ryu a chiedere la medicina all’Alchimista...- mugolò -Tempo fa voi faceste lo stesso per sua madre e io ho pensato che vi fosse dovuto...-
Jaken non aveva seguito il suo padrone anni addietro, quando Sesshomaru era andato alla ricerca del famoso semidio ed era tornato con un medicamento miracoloso che aveva salvato la vita di Sayouki. A lui era stato tassativamente ordinato di prendersi cura dell’odiata yasha e se non l’avesse fatto sapeva che ne sarebbe andato della sua vita. Ancora una volta si chiese quale terribile icantesimo avesse intessuto Sayouki attorno a Sesshomaru, perchè il suo padrone non si era mai comportato così prima.
In uno svolazzo repentino della stola, lo youkai si alzò dal masso su cui era seduto e ghermì Jaken in un impeto di furia che dominò quasi all’istante, gettando nelle basse acque del ruscello il terrorizzato servo.
Lanciando uno sguardo intenso verso il campo dove sapeva che Ryu era rimasto immobile in attesa, il glaciale youkai emise un soffio infastidito e si avviò tra gli alberi in direzione opposta.
Cosa aveva chiesto a Ryu il vecchio Kurosei? Qual’era stato il prezzo per la vita di Sesshomaru? Cosa voleva da lui quel ragazzino, tanto da essere disposto a pagare il prezzo richiesto dall’Alchimista? Sesshomaru non avrebbe mai compreso il significato di un gesto di puro altruismo e comunque era convinto che Ryu l’avesse aiutato per un qualche motivo, un motivo tale da spingerlo a sacrificarsi per lui. Cosa voleva veramente quello strano ragazzino? Vagò per il bosco per ore e solo a notte fonda rientrò al campo, dove Ryu lo attendeva nello stesso punto in cui l’aveva lasciato.
-Non aspettarti ringraziamenti.- gli sibilò passandogli accanto.
-Non erano attesi.- fu la risposta.
Sesshomaru si diresse al piccolo fuoco languente e guardò con disinteresse i resti del pasto che era stato consumato in sua assenza; Jaken sonnecchiava lì accanto, seduto su una roccia e appoggiato al Nintojo, come se avesse preteso di rimanere di guardia. Le labbra sottili dell’inu-youkai si incresparono quasi in un sorriso beffardo. Lui, Sesshomaru, doveva la vita a questo piccolo e insignificante essere...e a quel Ryu... gettò un’occhiata indietro, senza voltarsi.
Sapeva che Jaken, per quanto disperato, non sarebbe mai andato dall’Alchimista per salvare la vita del suo padrone a rischio della propria, e se si era tanto impegnato nel profondere le proprie cure era stato solo per non perdere la protezione che Sesshomaru stesso gli garantiva con la sua sola presenza. Tuttavia...
-Vi ha cercato a lungo, Sesshomaru-sama.- improvvisamente Ryu gli fu accanto e Sesshomaru si stupì della propria debolezza: non aveva percepito alcun movimento. Doveva stare all’erta, decise, soprattutto con questo strano ragazzino che odorava di neve fresca e che non lasciava trasparire alcuna emozione, come se i suoi tratti infantili fossero di ghiaccio, almeno quanto gli occhi.
Lo youkai non disse nulla e Ryu continuò. Pareva che si fosse deciso a dire quanto aveva da dire.
-Non avrei mai immaginato che Jaken vi fosse tanto affezionato, soprattutto stando a quanto mi aveva raccontato Sayouki di voi.- Non ottenne nessuna reazione a queste parole, ma il suo sguardo si posò sul piccolo demone-lucertola e la sua espressione si addolcì, per quanto possibile. -Mi ero aspettato un essere viscido e ripugnante, servile e infido...e invece...non è così...non del tutto almeno.- si corresse -Sono certo che anche voi lo sapete, altrimenti non lo terreste al vostro servizio.-
Tacque e parve non avere altro da aggiungere, poichè rimase in silenzio accanto a lui.
Sesshomaru rimase ancora una volta incerto circa le reali intenzioni del ragazzo. A che scopo questa apologia di Jaken? Non aveva senso. Il fuoco stava languendo e distrattamente Sesshomaru si sedette e lo attizzò, lo sguardo perso nelle fiamme. Perchè il fuoco gli stava riportando alla memoria Sayouki? Era stato l’accenno che ne aveva fatto Ryu pochi attimi prima a risvegliare in lui ricordi tanto insidiosi? Ricordi di una donna...una hanyou...
-Quali sono le tue intenzioni ora?- La voce di Sesshomaru fu un freddo sussurro nel silenzio della notte. In quella domanda lo youkai riassunse cripticamente tutti i suoi interrogativi.
Ryu parve quasi sorpreso, ma non ebbe esitazioni nell’ignorare le implicazioni più profonde e rispondergli: -Viva o morta non posso lasciare Sayouki nelle mani di Naraku...Devo ritrovarla.-
Doveva aspettarselo, dopotutto, si disse Sesshomaru: nel cuore di questo ragazzino si agitavano sciocchi sentimenti umani, che non avrebbero mai permesso ad un figlio di abbandonare la propria madre nelle mani di un nemico. Daltronde, un pensiero preoccupante attraversò la mente dello youkai: ‘Se Naraku usasse su di lei la Sfera degli Shikon...’. Sesshomaru aveva già avuto prova di cosa potesse fare il mistico gioiello e valutò la possibilità che Sayouki potesse esserne dominata, come lo era stato lui stesso. Stando a quanto si diceva, infatti, essa sarebbe stata in grado di resuscitare anche i morti, quindi non aveva importanza che la hanyou fosse ancora in vita oppure no, Naraku avrebbe potuto disporre dei suoi poteri. Come se si fosse ridestato solo ora da un lungo sogno fatto di nebbia e di torpore, Sesshomaru realizzò che fin da principio lo scopo di quel dannato demone doveva essere stato proprio quello di catturare Sayouki. Signore delle trame, il maledetto ragno aveva usato lui, Sesshomaru, come esca e come pedina...
Un’ira tremenda montò rombando nei suoi pensieri e con il fragore di uno tsunami si infranse contro le barriere del suo ferreo autocontrollo.
-Anche io ho un conto in sospeso con Naraku.- disse a denti stretti. Avrebbe cercato anche lui quel maledetto e avrebbe avuto la sua rivincita. Non poteva perdonargli ciò che gli aveva fatto...lo aveva ingannato ma, peggio ancora, lo aveva soggiogato al suo volere con un raggiro...
Ryu stava per ribattere quando, senza preavviso, la notte divenne più cupa e fu come se la luce stessa della luna e delle stelle fosse risucchiata via da qualche oscura potenza. Un jiaki smisurato si manifestò in tutta la sua oscurità ai limiti della loro percezione ed entrambi balzarono in piedi colti alla sprovvista; persino Jaken si destò dal suo sonno, disturbato da quell’esplosione di pura energia negativa. Senza nemmeno pensarci sia Ryu che Sesshomaru si mossero all’unisono in direzione di quella terribile aura, quando, improvvisa come era venuta, quella si dileguò. Tutto era durato pochi istanti, ma entrambi avevano riconosciuto, all’interno di quell’oscurità, il jiaki di Naraku e, soprattutto, quello che restava dell’aura di Sayouki.
Non ci furono scambi di parole, sarebbero stati inutili: quello che entrambi cercavano era là, al nord, e non c’era un attimo da perdere.
Ryu fece semplicemente un cenno a Sesshomaru e si inoltrò come un fulmine nel bosco.
Sesshomaru invece attese qualche istante e, per non sprecare le proprie rinascenti forze, chiamò sè il fido Aun.
Volando seduto sulla groppa del grosso demone a due teste, Sesshomaru vide che la luna e le stelle erano tornate a brillare e illuminavano di argento il fiume che si snodava sotto di lui.
‘Verso nord. Verso Naraku...’
Ma il suo ultimo pensiero rimase inespresso persino nella sua mente.
Verso Sayouki.




Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
houshi: monaco
jiaki: aura maligna.
kazaana: Foro del Vento sulla mano destra di Miroku
Goshimboku: albero sacro.



Lo so, i miei tempi si stanno allungando di troppo, ma non posso farci nulla. Perdonate le lunghe attese e abbiate pazienza con la povera Youki, oberata di lavoro! Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo...
Alla prossima!

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Capitolo 15
*** L'ultimo Drago dei Ghiacci ***


Cap 13

L’ultimo Drago dei Ghiacci

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


Erano arrivati troppo tardi. Inuyasha non riusciva a staccare gli occhi dalla desolazione che si trovava dinnanzi, ma poteva percepire lo sconvolgimento dei propri compagni, quasi fosse qualcosa di tangibile.
L’aria era satura di fumo nero e denso ed i corvi erano l’unica cosa che si muovesse in quell’aria tetra e carica dell’odore di morte. Il lezzo della decomposizione fece venire il voltastomaco a Kagome.
Dopo lo scontro con Hirimi e la rivelazione di Kagome, il piccolo gruppo si era messo immediatamente in viaggio, mantenendo velocità insostenibili in condizioni normali. Erano ormai vicini alla meta quando il vento, che fino a quel momento aveva soffiato costante da sud, come per capriccio aveva invertito la propria direzione portando quella nube terribile ad investirli in pieno...A quell’odore Inuyasha aveva inevitabilmente associato memorie di un lontano passato -un villaggio bruciato, cadaveri abbandonati tra le rovine annerite che erano state le loro case- e si era affrettato ancor più nel percorrere le ultime miglia che li separavano dalla Fortezza, sperando di poter ancora arrivare in tempo.
Ma erano arrivati troppo tardi. E lo spettacolo che gli si parava ora dinanzi non era nemmeno lontanamente immaginabile.
La Fortezza era bruciata. Anche le mura erano bruciate. O, per meglio dire, erano state fuse. Dell’imponente struttura di pietra madreperlacea non rimaneva che un’informe massa nera e lo stesso valeva per ciò che un tempo erano state le case, le strade acciottolate e persino la vera e propria fortezza, nelle cui segrete erano stati imprigionati a centinaia i demoni in attesa del giudizio.
Dove solo poche settimane prima sorgeva una fiorente cittadina, ora si stendeva una sgraziata, nera, immensa pietra tombale. Anche l’ampio pascolo tutto attorno era bruciato fino ai margini della foresta, dove gli alberi erano ridotti a pietosi tronchi morti.
-Se sono stati colti di sorpresa...non può essersi salvato nessuno...questa è l’opera di un Miasma...uno come non se ne sono mai visti...- rilevò Miroku, la voce spezzata dalla rabbia, dall’orrore e dal dolore. Il giovane monaco stava stringendo il suo bastone con forza tale da farsi sbiancare le nocche: la sua mano tremava violentemente e i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal disastro.
Gli altri non riuscirono nemmeno a proferire parola. La loro disperata corsa era stata completamente inutile...

Si inoltrarono guardinghi nella desolazione fetida, scacciando stormi di corvi alla ricerca di cibo: la pietra fusa copriva quasi per intero il sito su cui era sorta la cittadella, ma in alcuni punti erano chiaramente visibili i corpi di coloro che erano morti in modo così atroce, come sotto una colata di lava. Di alcuni rimanevano le sagome in rilievo sotto la superficie ormai solidificata, di altri si scorgevano solo bianche ossa che spuntavano dalla massa nera, la carne consumata fino all’ultimo dal veleno, dal calore o dai corvi...ma il peggio lo incontrarono poco più avanti, dove la roccia fusa non aveva ricoperto la terra.
Ultimo baluardo contro il nemico, gli abitanti della Fortezza si dovevano essere radunati attorno agli ultimi sacerdoti guerrieri, i quali avevano creato una barriera che li aveva salvati dal Miasma.
-Non potendo più contare sui poteri delle Armi Sacre, i sacerdoti non hanno potuto fare molto per loro- dedusse con un sospiro Miroku -e seppur sopravvissuti al Miasma, i superstiti hanno dovuto fare i conti con il nemico.-
I corpi giacevano scomposti, ammassati e incompleti tutto attorno a loro, ma Sango notò che non erano solo membra umane, quelle che stavano nutrendo i corvi e appestando l’aria.
-Sono stati attaccati da un’orda di demoni...ma a quanto pare hanno venduto a caro prezzo la vita, per quel che può valere.- sospirò.
Non c’era nulla da aggiungere, nulla da fare: non potevano mettersi a seppellire tutti quei corpi e non potevano nemmeno rimanere ancora lì: l’aria era irrespirabile e di sicuro il nemico non era lontano...forse li stava addirittura aspettando.
-Kagome- La voce di Inuyasha era tesa, preoccupata. -Percepisci il frammento della Sfera?-
La ragazza era davvero pallida e pareva stesse per svenire da un momento all’altro; stringeva a sè Shippo come se fosse l’ultima salvezza e non aveva detto una parola da quando si erano affacciati su quel triste spettacolo. Eppure, quando Inuyasha e Miroku si erano offerti di andare in avanscoperta, lei aveva rifiutato di rimanere indietro e altrettanto aveva fatto Sango, seguita a ruota da Shippo, mentre Myoga era già sparito da un pezzo, la qual cosa non poteva che essere cattivo segno. Avevano quindi optato per muoversi tutti assieme.
Ora Kagome chiuse gli occhi qualche secondo, cercando di concentrarsi, poi scosse la testa in segno di diniego. Sentiva la testa come piena di ovatta, non riusciva a percepire nulla di nulla e anche il normale udito le pareva compromesso. Era come se quel fumo, quell’odore, i resti stessi del potente Miasma che aveva distrutto la città, la stessero avvelenando lentamente. Inuyasha notò il suo estremo pallore, sempre più allarmato.
-Andiamo.- disse, e prese in braccio Kagome senza suscitare alcuna protesta -Allontaniamoci di qua.- Ma non andarono troppo lontano.

-Già volete andarvene?- la voce di Hirimi fu come una lama che tagliasse l’aria densa e nera. -Vi stavamo aspettando con ansia.-
I sei si guardarono attorno con un moto di rabbia e stupore e videro che erano circondati.
Decine e decine di demoni...forse centinaia, chi poteva dirlo, in mezzo a tutto quel fumo...li avevano accerchiati, senza che loro se ne accorgessero.
-Dannazione!- ringhiò Inuyasha stringendo Kagome con fare protettivo. La ragazza stava ansimando e pareva faticare a respirare.
-Inuyasha...questo Miasma...- tossì -Non riesco a percepire la Sfera...eppure Hirimi è qui...- tossì di nuovo -E io non sento la Sfera!-
-Dannazione! Dannazione!!- ripetè l’hanyou. Quell’aria era avvelenata e stava indebolendo fisicamente Kagome, non solo i suoi poteri spirituali. Forse l’uso del Bastone Sacro l’aveva davvero sensibilizzata oltre ogni dire e ora quel vantaggio si stava rivolgendo loro contro. Il suo secondo pensiero fu che anche Miroku, seppur per meno tempo, aveva utilizzato il Bastone: si volse verso l’amico e vide che anche il monaco mostrava segni di debolezza.
-Non preoccuparti per me, Inuyasha, io sto bene- lo rassicurò l’houshi. Piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte, ma il giovane era perfettamente in grado di controllarsi. Annuì silenziosamente.
L’orda di demoni aveva stretto il cerchio e sopra di loro fluttuava l’ombra oscura di Hirimi, un buco nero nel nero del cielo pieno di fumo.
-Il Bastone è infine distrutto. Dei monaci guerrieri non rimane più nulla...E presto anche voi sarete solo un ricordo!-
La risata di Hirimi, che si levò acuta e beffarda, fu come un segnale per i demoni radunati in fremente attesa attorno a loro: come una sola cosa, la massa di youkai si lanciò all’attacco senza preavviso e al gruppo di Inuyasha non rimase che combattere per la propria vita.

Accerchiati da ogni lato, i sei si disposero schiena contro schiena per affrontare il pericolo. Inuyasha sfoderò Tessaiga e con un singolo potente fendente fece piazza pulita della prima ondata di avversari, tuttavia altri demoni soppiantarono quelli caduti e la battaglia si fece più ardua che mai. Shippo in groppa a Kirara lanciava i suoi fuochi fatui, Sango, brandendo Hiraikotsu, si faceva largo agilmente, mentre Miroku con il suo shakujo non aveva tregua e cominciava a risentire seriamente degli effetti del Miasma. Gli avversari non erano molto impegnativi per se stessi, ma il loro numero era la loro forza e l’aria avvelenata il loro complice. Naraku e Hirimi li stavano semplicemente usando per tenere gli avversari intrappolati nel Miasma, nell’attesa che i venefici vapori semplicemente sortissero il loro mortale effetto. Kagome si reggeva a stento in piedi, ma la sola idea di morire in quel luogo orribile e in un attacco così vile la spronò a farsi forza: ‘Devo riuscire a purificare questo Miasma o non sopravviveremo!!’
Incoccò e scagliò una dopo l’altra le sue frecce sacre, senza alcun altro effetto che abbattere qualche decina di youkai. Realizzò allora che forse l’unico modo di eliminare quel Miasma sarebbe stato colpirne la fonte...ma ormai la vista cominciava a sfocarsi e sudore freddo prese a stillarle dalla fronte: i suoi poteri la stavano abbandonando assieme alle forze e le ultime frecce che scagliò cercando di colpire Hirimi non furono altro che pallidi barlumi di energia spirituale che la yasha nemmeno si curò di evitare. I dardi non la raggiunsero neppure.
-Inuyasha, dobbiamo andarcene di qui!- boccheggiò la giovane.
-Ha ragione, non possiamo resistere ancora molto in queste condizioni!- le fece eco Miroku e proprio in quel momento inciampò cadendo all’indietro. Non fosse stato per Sango sarebbe rimasto vittima di uno youkai locusta dalle chele affilate.
-Houshi-sama!- la giovane aiutò il bonzo a rialzarsi, ma le ginocchia gli cedettero e lei dovette sostenerlo di peso. Guardò in direzione di Inuyasha e ribadì a sua volta:
-Dobbiamo andarcene!- Nonostante la protezione della maschera da taijiya che aveva indossato, anche lei cominciava a percepire i primi effetti dell’avvelenamento.
Inuyasha non sapeva che fare: quell’orda di demoni pareva infinita e i suoi compagni non potevano resistere ancora molto...Kagome era a terra, Kirara e Shippo si erano parati in sua difesa, Miroku non si reggeva in piedi e Sango vibrava il suo boomerang con sempre minor impeto...Lui stesso presto avrebbe cominciato a subire gli effetti del Miasma.
-Hirimi! Maledetta! Abbi il coraggio di combattere da pari a pari!- gridò -Che onore c’è in un attacco del genere?!-
E dall’alto piovve una risata feroce:
-E chi ha mai parlato di onore? Hirimi usa ogni mezzo per vincere...soprattutto quando non vale nemmeno la pena di sporcarsi le mani...- la sua scura forma fluttuante scese a terra e tutti i demoni si immobilizzarono all’istante, in risposta ad un comando inespresso. Inuyasha potè ora notare che avvolta attorno ai polsi e alle braccia Hirimi portava la Catena, come se si fosse trattato di una morbida stola...o, piuttosto, di un infido serpente, dato che l’Arma Sacra pareva muoversi come dotata di vita propria.
-Tu, sciocco mezzodemone...non meriti nemmeno il tocco della Dama Sanguinaria!- lo derise lei. -E’ giunto il momento di farla finita, Inuyasha...è ora che tu assaggi un po’ del mio veleno...- e così dicendo scagliò nell’aria una sfera venefica che esplose in un altro mortale Miasma violaceo.
I demoni minori che li avevano circondati si accasciarono all’istante, privi di vita mentre già il veleno consumava i loro corpi. Con le sue ultime forze Miroku eresse una barriera che li protesse dal contatto diretto con la nube, ma il bonzo era troppo debole per mantenere a lungo le difese e ben presto lo schermo protettivo svanì e i sei si trovarono inermi, avvolti da quella nube di morte.

Hirimi si stava godendo quel momento quasi più della battaglia (se così poteva esser chiamata) sostenuta solo il giorno prima contro i monaci della Fortezza. Le grida disperate e terrorizzate dei cittadini erano state una dolce musica per le sue orecchie, ma la rabbia, il dolore e la disperazione che poteva leggere negli occhi dell’hanyou erano un balocco altrettanto apprezzabile.
-Dimmi, Inuyasha, non senti la morte strisciare lenta verso di te?- lo derise, -Senti le sue gelide dita stringersi attorno al tuo collo?- fluttuando di lato evitò un goffo tentativo di attacco da parte dell’hanyou -Perchè ti affanni tanto? Abbandonati alla disperazione e lascia che il mio Miasma ponga fine alle tue sofferenze...Pare che i tuoi amici abbiano già smesso di lottare.- indicò i corpi distesi a terra dietro di lui: anche Shippo aveva perso conoscenza e solo Kirara si reggeva ancora sulle proprie zampe, ringhiando. Non c’era via di scampo, Hirimi lo sapeva bene. Aveva architettato quel piano con ogni cura, forte delle premonizioni che il dono della Vista le aveva elargito. Ora doveva solo aspettare...

L’aria era irrespirabile. Veleno puro. Inuyasha sapeva che non avevano scampo se avessero respirato ancora per pochi attimi quell’aria malsana. Voltandosi ancora una volta a guardare i propri compagni, decise che doveva giocarsi il tutto per tutto o non avrebbero davvero avuto speranze.
-Sappi che non mi darò mai pervinto, maledetta!- sputò con rabbia e disprezzo all’indirizzo della yasha. Mai e poi mai avrebbe pensato di ricorrere volontariamente al proprio sangue demoniaco, ma era la loro unica speranza: uccidere Hirimi per liberarsi dal Miasma. Sollevò la propria spada davanti a sè e per un attimo guardò il proprio riflesso nel taglio della lama, prima di conficcarla nel terreno e allontanarsene di un passo.
Hirimi parve sorpresa. Non poteva sapere che quella spada rappresentava per l’hanyou l’unico sigillo al suo sangue demoniaco. Non poteva sapere che senza Tessaiga, Inuyasha avrebbe perso ogni controllo e sarebbe stato guidato unicamente dalla sete di sangue che il suo retaggio youkai gli avrebbe dettato. Non poteva saperlo perchè nemmeno Sayouki l’aveva mai saputo.
-Getti la spada, Inuyasha? E’ questo il tuo modo di non darti pervinto? A me pare piuttosto una resa...- lo derise, cercando di temporeggiare. Qualcosa decisamente non andava: cominciava a percepire un’aura nuova provenire dall’hanyou, un’aura preoccupante, un’aura demoniaca. Possibile che quel mezzodemone avesse in serbo qualche altra sorpresa?
Distratta da questo sviluppo imprevisto, lo sguardo glaciale fisso su Inuyasha, Hirimi non si accorse della presenza che si era avvicinata silenziosa alle sue spalle:
-Koorihijin!-
La yasha fece appena in tempo a ripararsi da un nugolo di taglienti schegge di ghiaccio prima di capire che quell’attacco non era stato diretto contro di lei. Come un turbine, le lame volarono in cielo e si frantumarono le une contro le altre, originando una fitta pioggia di ghiaccio sottile. In pochi attimi il ghiaccio si transformò in candida neve e ripulì l’aria dai velenosi effluvi del Miasma.
-Tu.- sussurrò soddisfatta la yasha. Tutto secondo i piani.
Inuyasha sorpreso, riacquistò piena lucidità, nell’udire Hirimi pronunciare il suo benvenuto:
-Ti stavamo aspettando...piccolo Kooryu...-

***

Era intervenuto al momento giusto, si disse Ryu. Non era stato difficile seguire fin lì le tracce lasciate dal gruppo di Inuyasha, ma aveva preferito mantenersi in disparte per capire come stessero le cose. Quando i demoni avevano fatto la loro comparsa, il suo giovane cuore aveva saltato un battito nel riconoscere fra loro l’amata figura di Sayouki, ma gli era bastato un secondo sguardo per capire che non si trattava più di lei. Eppure dentro di lui si agitava indomita la speranza di poterla ancora salvare. Glielo doveva, dopo il modo in cui si erano separati. Voleva chiederle scusa, e per farlo doveva riavere indietro Sayouki.
Il suo sguardo si spostò da Hirimi ad Inuyasha. Gli era solo sembrato o per qualche attimo la sua aura si era oscurata? L’hanyou pareva ora aver ripreso il controllo e, riappropriatosi di Tessaiga, stava a sua volta occhieggiando nella sua direzione, senza tuttavia perdere di vista l’avversaria.
La neve smise di cadere e l’aria di nuovo limpida parve rinfrancare anche gli altri compagni di Inuyasha.
Tornò a rivolgersi ad Hirimi e, in un tentativo estremo, chiamò:
-Madre! Vi prego, tornate in voi!-
La risata di Hirimi fu come il crepitare di un fulmine:
-Sciocco bambino! Qui c’è solo Hirimi, l’unica vera Dama dei Sogni! Non v’è più traccia di coloro che hanno osato opporsi a me...Nè di Rie la matricida, nè di Sayouki la mezzosangue!-
I piccoli pugni del giovane demone si strinsero fino a far sbiancare le nocche. Che avrebbe potuto fare ora? Avrebbe dovuto combattere contro di lei? Sarebbe stato in grado di affrontarla? Non v’era risposta a questa domanda: se non avesse potuto salvare Sayouki, allora avrebbe dovuto uccidere Hirimi.
-Se le cose stanno davvero così, allora preparati a combattere...- quello che avrebbe dovuto essere un ringhio glaciale gli uscì dalle labbra tremanti come un lamento e in quel momento si vide quanto quel ragazzino fosse giovane e provato dagli eventi.
Anche Inuyasha, che fino a quel momento l’aveva considerato con riserbo, riconobbe Ryu per quello che era: un ragazzino che era rimasto solo. E gli ricordò molto se stesso. Tutta quella sicumera, non era altro che una maschera fittizia e nonostante il livello apparentemente elevato del suoi poteri, si trattava pur sempre di un bambino.
Prima che Hirimi potesse ribattere, l’hanyou si rivolse a Ryu:
-Ehi ragazzino, Ryu...o Kooryu, comunque ti chiami...non dimenticare che questa è la mia battaglia!- sorrise obliquo -Ma se ti vuoi fare avanti, credo che ci sia spazio per tutti...- indicò alle spalle dell’avversaria, dove si stava ammassando una nuova schiera di demoni. Il cielo, già plumbeo, si fece ancor più scuro e tra la massa si fece largo una figura ormai ben nota.
-Naraku!- ringhiò Inuyasha e, interdetta, gli fece eco anche Hirimi:
-Naraku! Perchè sei venuto? Non hai forse sufficiente fiducia in me?- sbottò offesa, voltandosi a fronteggiare il suo alleato. Per un attimo Inuyasha e Hirimi si trovarono entrambi a fronteggiare Naraku e Hirimi, colta da improvviso deja-vù, fu pervasa di crudele ilarità nel ricordare come Sayouki avesse riposto tutte le sue speranze nell’avverarsi di una tale ingannevole visione, avuta almeno 50 anni prima. La previsione del momento in cui lei e Inuyasha avrebbero di nuovo combattuto fianco a fianco contro Naraku, aveva sostenuto la nipote per tutti quegli anni di esilio...ma mai Sayouki avrebbe pensato di aver tanto frainteso ciò che il suo potere le aveva mostrato con tanto anticipo!
L’attimo successivo Naraku sorrise e parlò.
-Non temere, mia signora, ho piena fiducia nelle tue capacità...solo non mi pareva onorevole assistere a questo epico scontro nascondendomi dietro un albero...- sorrise maliziosamente, lo sguardo perso in lontananza tra i tronchi bruciati. -Non credete anche voi, Sesshomaru-sama?-
Naraku aveva alzato di poco la voce, certo di venire comunque udito dal diretto interessato che, con gran stupore di tutti, si fece avanti da dietro un moncone annerito. Incedeva lentamente e con passo misurato, per nulla impressionato dalle parole di Naraku. I suoi occhi d’ambra non tradivano la minima emozione e guardavano davanti a sè soppesando freddamente ogni cosa.
Sesshomaru fermò i suoi passi a breve distanza da Ryu, ma non lo degnò che di una breve occhiata. A vederli così, fianco a fianco, nessuno parve avere più dubbi sulla loro parentela.
-Bene, ma che bella riunione familiare!- rise Naraku.
Sguardi tesi volarono da Inuyasha al fratello ad Hirimi e a Ryu, ma il silenzio venne presto rotto.
-Non tergiversare, maledetto! Combatti piuttosto! Questa sarà la resa dei conti!- Inuyasha non era fatto per le lunghe attese, per gli attimi di intenso pathos. Naraku era davanti a lui e tutto il resto non contava più nulla: si era finalmente giunti alla resa dei conti e lui avrebbe pagato il suo debito con l’alchimista portandogli il cuore dell’odiato nemico su di un piatto d’argento. Questa era la sua occasione! Brandendo Tessaiga si lanciò in avanti con furia, ma fu fermato brutalmente da un colpo di Hirimi, che lo mandò a terra dolorante.
-Non così in fretta, mezzodemone.- lo redarguì la donna -Sono io la tua avversaria!-
Rialzandosi Inuyasha emise un ringhio sordo e stava per ribattere quando Ryu si fece avanti, parlando per la prima volta rivolto a Naraku.
-Sì, Inuyasha. Quella è la tua battaglia. Ma questa è la mia.- la voce ferma, fredda. Il ragazzo aveva ripreso il solito autocontrollo.
Divertito, Naraku distorse le labbra in un sorriso e spostò il proprio sguardo sulla copia adulta del ragazzino: -E Sesshomaru-sama non ha nulla da dire?-
Sempre parco di parole, Sesshomaru si limitò a sfoderare Tokijin, aggiungendo solo in ultimo:
-Pagherai lo scotto per l’onta che ho ricevuto.-
-No!- si oppose Ryu, suscitando un moto di stupore in Sesshomaru -Questa è la mia battaglia! Naraku deve pagare! Deve pagare per tutto ciò che ha fatto a mia madre...-
La figura ammantata di bianco davanti a loro fu scossa da un violento tremito mentre una roboante risata usciva di nuovo dalle labbra sottili.
-Tua madre, piccolo sciocco? Allora non è di me che ti devi vendicare...ma di Sayouki!-
L’affermazione di Naraku gettò tutti quanti nello sconcerto. Di nuovo sguardi interrogativi volarono tra i presenti e persino Sesshomaru parve cedere ad un istante di incertezza.
Cosa significavano quelle parole? Non era forse Sayouki stessa la madre di Ryu!?
-Tsuyome fu uccisa da Sayouki.- sentenziò Naraku.
-Quella non era più mai madre! Tu l’avevi resuscitata usando il potere della Sfera! Era solo uno dei tuoi malefici burattini!- nonostante cercasse di controllarsi, era chiaro che il giovane era quasi sull’orlo delle lacrime.
All’udire quelle parole, la mente di Kagome, di nuovo lucida, corse indietro al suo primo incontro con la Dama dei Sogni e ai due frammenti neri che ella portava con sè, sigillati da un potente incantesimo. Ricordava lo strano comportamento di Sayouki quando le aveva consegnato quelle due schegge...Aveva ammesso di aver ottenuto i due frammenti in seguito ad uno scontro con Naraku e alla domanda di Shippo se fosse davvero riuscita a battere Naraku, lei aveva precisato che non si era scontrata direttamente con lui ma ‘Ho battuto chi, suo schiavo, mi attaccò, forte di questi frammenti. Una piccola vittoria, ma a caro prezzo...’ Che si trattasse della vera madre di Ryu? Chi era allora, davvero, il piccolo youkai?

Era accaduto solo pochi mesi prima, appena tornati in patria. Quel giorno lui e Sayouki si erano separati in cerca di frammenti e mentre perlustrava la foresta Ryu era incappato in uno scontro tra una yasha e alcuni demoni che l’avevano attaccata in gruppo. Forte dei saldi principi insegnatigli da Sayouki, il giovane si era schierato dalla parte della donna e insieme avevano sconfitto gli avversari. Solo mentre lo stava ringrazando ella parve riconoscerlo.
-Quest’aura...questi occhi...- aveva sussurrato tra le lacrime incipienti -Io...ti ho cercato così a lungo, piccolo mio!!-
Colto alla sprovvista il giovane si era ritratto istintivamente dal tentativo di abbraccio, ma osservando la donna, gli parve che avesse una certa familiarità. Ricordava pochissimo dei suoi genitori, persi in un passato lontano e doloroso, ma ora immagini sconnesse affiorarono sulla superficie dei ricordi e il volto di sua madre si sovrappose a quello della donna che gli stava dinnanzi. Pelle candida e vellutata, labbra piene e rosse come cigliegie, soffici capelli argentei e occhi a mandorla, chiari come il ghiaccio...tipiche caratteristiche di una yasha dei ghiacci di sangue puro.
Una mano delicata si era sollevata per elargire una morbida carezza sul viso infantile.
-Io...ero convinto che foste morta!- le aveva detto.
-E quasi morii. Fu un miracolo, ma riuscii a sfuggire a Naraku e da allora non ho mai smesso di cercarti, bambino mio!- erano state le parole più dolci che Ryu avesse mai sentito.
Dimentico dei frammenti e di tutto quanto, aveva passato l’intero pomeriggio accampato accanto ad un ruscello con Tsuyome, raccontandole tutto quello che era successo da quando Sayouki lo aveva portato con sè, di come fosse stata una madre per lui e di quanto sarebbe stato contento di farle incontrare. Sereno, fiducioso, cullato dalle braccia materne, Ryu si era assopito come un infante e non si era nemmeno accorto che l’abbraccio di Tsuyome stava diventando troppo stretto. Quando aveva riaperto gli occhi, conscio solo allora dell’anomalia, aveva guardato dritto negli occhi il volto trasfigurato della madre e aveva sentito i suoi artigli perforargli la gola. Nemmeno allora aveva mosso un dito, confuso, deluso. E proprio in quel momento, sul calar della notte, era apparsa Sayouki in suo aiuto. Implacabile in battaglia come una furia, la Dama dei Sogni aveva dato fondo ai suoi poteri telepatici per costringere Tsuyome a lasciar andare Ryu e una volta ottenuto il proprio scopo, non aveva esitato ad affrontarla, eliminandola dopo un estenuante confronto.
La luce della luna aveva irrorato d’argento la dipartita di colei che un tempo era Tsuyome e Ryu aveva capito di essere stato raggirato. Era caduto vittima di una delle più classiche trappole di Naraku. Sayouki lo aveva avvisato: in tutti quegli anni lo aveva più volte messo in guardia dalla meschinità del loro nemico, ma a quanto pareva non era servito a nulla.
-Posso giurare che tua madre morì davvero trent’anni fa.- gli aveva assicurato Sayouki quella notte -Quella non era più Tsuyome; era soltanto un guscio vuoto controllato da Naraku per perpetrare la sua vendetta- e così dicendo gli mostrò i due frammenti che aveva estratto dal suo corpo prima che si volatilizzasse. Erano neri e intrisi di un potere tanto malvagio da provocare il voltastomaco. Quella notte stessa Sayouki rimase sveglia per tessere il potente incantesimo che avrebbe sigillato quell’aura maligna.
Anche Ryu era rimasto sveglio: rivedere la sua vera madre dopo tanto tempo era stato uno shock per lui, e ancor più scoprire che era divenuta completamente schiava di Naraku. E vederla morire di nuovo davanti ai suoi occhi, per mano di Sayouki, l’aveva fatto quasi impazzire.
Approfittando della profonda trance della Dama dei Sogni, Ryu si era allontantato nel buio e non era più tornato indietro. Finchè non era stato troppo tardi.


La voce di Naraku risuonò ancora beffarda.
-Non sto parlando di quello scontro. Io sto parlando di quanto avvenne trent’anni fa, prima che Sayouki ti portasse con sè oltre il mare. -
Per un attimo Ryu rimase zitto, ma si riprese subito:
-Non c’è nulla da dire su quanto accadde allora! TU! Tu sei la causa prima di tutto quanto!- scosse violentemente la testa, come per scacciare la confusione -Tu desti l’ordine a mio padre! Tu ordinasti il sacrificio!-
Sempre più confusi gli altri rimasero immobili spettatori del dialogo: l’unica cosa chiara, adesso era che Ryu non era figlio di Sayouki, e tantomeno di Sesshomaru.
-Tuo padre è sempre stato uno dei miei più fedeli seguaci, piccolo Kooryu. Sì, io diedi l’ordine: mi occorreva il sangue di uno youkai dei ghiacci. E lui si adoperò per procurarmelo...Cosa credi che ci facesse lì la Dama dei Sogni?-
Anche Ryu era sempre più confuso. Lui ricordava pochissimo degli avvenimenti di quel tempo e Sayouki gli aveva sempre detto che Tsuyome era morta nel tentativo di difendere suo figlio dal destino che Naraku e il suo stesso padre gli avevano preparato. Sayouki gli aveva sempre detto che avrebbe dovuto essere lui, la vittima del sacrificio di sangue, non lei. Ma...cosa ci faceva allora lei in quel luogo?
Cogliendo l’incertezza del giovane, Naraku continuò:
-Lo sapevi che in Sayouki scorre il sangue di Kikara?-
Se Myoga fosse stato presente avrebbe riconosciuto immediatamente quel nome e avrebbe potuto informare tutti quanti che il demone in questione era stato uno dei più potenti youkai dei ghiacci mai esistito...che era chiamato il Grande Drago... che era stato il compagno di Hirimi circa 500 anni prima...e che da lei aveva avuto due figli, un maschio e una femmina. La femmina si chiamava Rie. Ma data la situazione di estremo pericolo, il vecchio demone pulce era introvabile e gli ascoltatori dovettero estrapolare tali informazioni dalle successive battute.
La confusione sul volto di Ryu era ora evidente.
-Suvvia...Non mi dire che proprio non ricordi cosa accadde quella notte! Che la Dama dei Sogni ti habbia obliviato la memoria?- insistette Naraku -Tuo padre aveva catturato per mio ordine Sayouki. Era suo il sangue che intendevo sacrificare per operare il mio incantesimo. Tra tutti i demoni dei ghiacci, in fondo, quale vita è più sacrificabile di quella di una inetta mezzosangue?- si soffermò ad osservare la reazione del giovane e continuò -Purtroppo allora non avevo ancora piena coscienza di cosa fosse capace la Dama dei Sogni e la sottovalutai. Riuscì a liberarsi e a battere tuo padre, ma tua madre si espose in difesa del compagno e perì sotto la sferza degli artigli di colei che ora chiami madre in sua vece.
-No! Le cose non andarono così!- gridò di rimando Ryu. I suoi pochi vaghi ricordi erano sempre più confusi e dalle profondità della sua memoria affioravono immagini che erano rimaste sepolte chissadove e si sovrapponevano tra loro. Poi, come un puzzle, nella sua mente ogni frammento parve ricomporsi, ricreando il ricordo, vivido come non mai: una notte buia, una radura, suo padre stava fronteggiando una Sayouki indemoniata. Tsuyome piangeva e lo stringeva tra le braccia e gli diceva di non avere paura, che tutto sarebbe andato a finire bene. Il corpo di suo padre veniva sbalzato a terra a pochi metri da loro, sconfitto. Tsuyome sollevava il figlio tra le braccia per correre dal compagno ferito...e un attimo dopo un fiotto di sangue aveva inondato Ryu: Tsuyome era morta, trafitta da artigli affilati. Quell’attimo era impresso a fuoco nella mente del giovane. Non l’aveva mai scordato. Ma ora affiorò un altro particolare: quegli artigli erano di Sayouki.
-No! Non è vero!- Ryu scoppiò in lacrime e si portò le mani alle orecchie, come per escludere quei ricordi quasi fossero suoni fastidiosi. -Non fu Sayouki ad uccidere mia madre!- scosse ancora violentemente il capo, la chioma argentea che sferzava l’aria. Si rifiutava di credere che tutta la sua vita fosse stata una menzogna. Non poteva essere! Ma se davvero Sayouki avesse usato i suoi poteri per cancellargli la memoria? Ne era certamente in grado...ma perchè fargli una cosa del genere?
-Mio povero, piccolo Kooryu...- intervenne allora Hirimi -I ricordi di Sayouki sono tutti qui, in questa mia mente...questa purtroppo è la triste verità...Sayouki, degna figlia di sua madre, per il potere non guardò in faccia a nessuno, nemmeno ai componenti della sua stessa famiglia...- il suo sguardo si fece più intenso -Credi che potrei mentire al sangue del mio sangue, figlio di mio figlio?-
Per un attimo il giovane rimase interdetto, poi gli ultimi tasselli andarono ciascuno al proprio posto e finalmente capì da dove venisse quel senso di familiarità che lo aveva sempre legato a Sayouki.
-Kikara, mio nonno...e voi...Hirimi?-
-Proprio così, piccolo mio...- intervenne Hirimi -... tu sei il figlio di mio figlio...così come Sayouki è la figlia di mia figlia. E per dimostrarti che sto dicendo la verità, c’è qui una persona che dovresti proprio vedere...- con gesto plateale indicò dietro di sè. -Vieni avanti, Otenki, figlio mio.-
Ryu fu certo che le gambe gli avrebbero ceduto. Otenki, suo padre.
L’orda di demoni si aprì per lasciar passare uno youkai alto come una montagna, dagli inconfondibili occhi incolori e dalla chioma di un argento così puro da parere bianco. Portava i capelli corti, alti sulla fronte spaziosa, da cui spuntavano due magnifiche corna ricurve. Se non fosse stato dotato di un corpo tanto possente, non avrebbe mai potuto sostenere il peso di quei palchi. Era vestito di un mezzo abito da caccia color della notte completato da bracciali, pettorale e schinieri di metallo scuro e lucente. Un guerriero portentoso da capo a piedi, nei suoi due metri e cinquanta di altezza...tanto portentoso che per poco non passò inosservata l’arma che portava legata al fianco come fosse una spada. Ma non era una spada: era la Scure.

A breve distanza Inuyasha, Kagome e gli altri avevano seguito ogni battuta senza nemmeno fiatare, troppo sconvolti dalle rivelazioni appena udite. Kikara, il grande demone dei ghiacci, era stato il compagno di Hirimi. Rie, madre di Sayouki, non era stata l’unico frutto di quell’unione: da lei era disceso il ramo che aveva perpetrato i poteri della Dama dei Sogni, mentre c’era stato anche un figlio maschio, Otenki, che aveva ereditato il titolo di demone dei ghiacci. Ryu era il figlio del figlio di Hirimi, Sayouki figlia della figlia. Ryu e Sayouki erano cugini.
Ma tutto questo era solo una minima parte di quanto avevano appreso: circa trenta anni prima, Sayouki si era scontrata con Naraku e Otenki e nella lotta Tsuyome, la vera madre di Ryu, aveva perso la vita. Ryu incolpava Naraku, Naraku incolpava Sayouki. Quale fosse la verità era un mistero, anche se nessuno di loro poteva credere che la Dama dei Sogni avesse ucciso senza ragione Tsuyome, per rapirne poi il figlio e allevarlo come se fosse suo.
-Qui c’è qualcosa che non quadra- blaterò Inuyasha, preoccupato. -Pare che Naraku e Hirimi stiano facendo di tutto per far passare il moccioso dalla loro parte...-
-Già, sembra che vogliano riunire sotto l’ala di Naraku tutta l’allegra famigliola.- commentò cupo Miroku.
-E noi dobbiamo assolutamente impedirlo!- aggiunse Kagome -Lo stanno raggirando, ne sono certa!-




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Eccomi qui miei cari lettori! Finalmente Youki è giunta ad una conclusione e si è decisa a mettere online gli ultimi capitoli di Yume no Mai! Spero, leggendoli, che capiate le difficoltà che ho incontrato nel far quadrare il tutto e, se per caso qualcosa non dovesse tornarvi, fatemelo notare, perchè credo ormai di essere fusa!
Youki


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
houshi: monaco
shakujo: bastone sacro.
taijiya: cacciatrice, sterminatrice
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Capitolo 16
*** Nel tempo e nel modo che è già deciso ***


Cap 14

Nel tempo e nel modo che è già deciso

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


La battaglia non ebbe subito un vero e proprio inizio. La tensione si fece così palpabile che nessuno ebbe l’ardire di muoversi finchè l’orda di demoni che li circondava, non sopportando più l’attesa, cominciò a fremere ed un minaccioso brusio si diffuse tra le fila youkai.
-Non può essere vero!-
La voce di Kagome ruppe il silenzio come uno squillo di tromba e lo stesso Ryu si voltò a fissarla come se fosse l’ultima persona che si sarebbe aspettato parlasse. Quella piccola umana che nulla sapeva di lui e che pure lo aveva trattato con tanta gentilezza al momento del loro primo incontro...
-Piccolo Ryu, ascolta: io non ho potuto conoscere bene Sayouki, ma sono certa che quello che ti stanno dicendo non è assolutamente vero!- non sapeva da dove le venisse quella certezza, ma era indefessa e assoluta, come le verità dei sogni. -Sayouki non avrebbe mai ucciso a sangue freddo un innocente!-
Le parole che Kagome credeva avrebbero dovuto far breccia nel dubbio di Ryu, suscitarono invece una inattesa ilarità da parte di Hirimi e un’occhiata indecifrabile da parte di Inuyasha.
-Ah! Ah! Ah! Ben detto ragazzina: dimostri di non conoscere AFFATTO la piccola Sayouki- tuonò beffarda la yasha.
Lo sguardo di Inuyasha confermò che quanto ella aveva appena detto doveva esser vero. Dunque Sayouki era stata davvero capace di uccidere degli innocenti a sangue freddo!? Un’altra cosa del suo passato che la Dama dei Sogni aveva taciuto loro...e Inuyasha lo sapeva...
Anche Ryu pareva sapere e questo non fece che confondere ulteriormente Kagome, che si ritirò sconfitta dalla discussione. Strinse i pugni al petto e scosse violentemente la testa, di nuovo contesa tra opposti sentimenti nei confronti di colei che aveva creduto prima una rivale, poi una nemica e infine un’amica: nonostante tutto non poteva ancora credere che le cose fossero veramente andate come dicevano Hirimi e Otenki. Prima che potesse pensare di dire altro per convincere il giovane youkai, Inuyasha brandì Tessaiga e la puntò contro Hirimi:
-Basta parlare. Passiamo ai fatti!- e con un impeto tremendo liberò tutta la potenza di Tessaiga in un unico fendente che spazzò via metà dei demoni che li circondavano.
Questo fu l’inizo del più epico duello che il gruppo di Inuyasha avesse mai combattuto e tutti erano consapevoli del fatto che doveva essere anche l’ultimo.
Hirimi, che era riuscita con abile mossa ad evitare il colpo di Inuyasha, si gettò all’attacco rispondendo di buon grado alla sfida, quasi non aspettasse altro di combattere quella battaglia. Come una sola entità, gli youkai superstiti, forti di un invasamento innaturale, ruppero le righe e si lanciarono nella mischia. Era come se fossero privi di paura, pervasi di pura follia omicida e tuttavia attenti al minimo ordine della Sanguinaria: nessuno di loro osò toccare Ryu, che era rimasto fermo immobile, lo sguardo fisso negli occhi del padre.
Da quel momento non vi fu più il tempo di pensare a null’altro se non a difendere la propria vita.
Kagome, Sango, Miroku e persino Shippo, spalleggiato da Kirara, dettero fondo a tutte le loro risorse per affrontare l’orda di demoni che li incalzava senza tregua: a quanto pareva, secondo i piani di Naraku, quei demoni erano destinati ad intrattenere proprio loro cinque, mentre Hirimi se la vedeva con Inuyasha e Naraku...
Stava osservando soddisfatto e divertito la scena da una posizione privilegiata a mezz’aria quando davanti a sè si parò la gelida figura di Sesshomaru.
-Noi abbiamo ancora un conto in sospeso, Naraku.- sibilò a denti stretti l’inu-youkai, e Naraku sorrise accettando la sfida.

Ora Kagome si guardava costantemente attorno per tenere sott’occhio lo svolgimento della battaglia: da un lato Hirimi e Inuyasha avevano ingaggiato uno scontro ad armi impari, perchè la yasha stava utilizzando la Catena come una frusta, in modo da deviare tutti gli attacchi dell’avversario. L’hanyou, dal canto suo, non si faceva scoraggiare e la incalzava istante dopo istante, senza permetterle di raggiungere la concentrazione necessaria a sferrare attacchi mentali. Ma prima o poi Inuyasha si sarebbe stancato ed era evidente che Hirimi stava giocando con lui come il gatto con il topo, nell’attesa di dargli il colpo finale. Kagome avrebbe voluto intervenire, ma i movimenti della Dama erano troppo veloci e le frecce sacre l’avrebbero di certo mancata. Kagome si affiancò a Kirara per poter tendere l’arco e far piazza pulita di una decina di demoni che stavano per aggredire alle spalle Sango, quindi guardò alla sua sinistra per cercare la figura argentea di Sesshomaru: Naraku stava rispondendo colpo su colpo ai fendenti di Tokijin e doveva a tratti innalzare una barriera protettiva per far fronte all’impeto dell’avversario che, gelido e determinato, era deciso una volta per tutte a lavare con il sangue l’onta subita.
In mezzo a tutto, come in un’oasi incontaminata, Ryu era immobile, gli occhi fissi in quelli del padre, mentre Otenki gli parlava. Che cosa gli stava dicendo? A volte le labbra del ragazzino tremavano e si dischiudevano in un tentativo di protesta, ma poi tornavano a serrarsi in una smorfia tirata e sofferente. Kagome allora fu certa che Otenki doveva aver ereditato sia pur in minima misura, i poteri della madre e stava ora cercando di irretire il figlio per portarlo dalla propria parte. Ancora una volta la ragazza si stupì della certezza assoluta con cui le si era rivelata quella verità indiscutibile e non dubitò nemmeno per un secondo che di verità si trattasse. Cercò di gridare di nuovo a Ryu di non ascoltare, che lo stavano ingannando, ma la sua voce non potè sovrastare il caos della battaglia, nè tantomeno sfiorare il pur sensibilissimo udito di Ryu.

Il giovane era completamente assorbito dalla voce del padre, che gli arrivava chiara e nitida come se si trovassero all’interno di un tempio nel più assoluto silenzio. Otenki gli stava parlando della propria vita, dell’amore che l’aveva legato a Tsuyome e della gioia provata al momento della nascita del primogenito, lui, Ryu. La sua voce era profonda e accorata e quelle erano le parole che Ryu avrebbe sempre voluto sentire dal padre fiero e affettuoso che aveva sempre sognato di conoscere. In un angolo della sua memoria gli parve di ritrovare il ricordo di una giornata passata insieme ad Otenki e Tsuyome in riva ad un grande lago...una giornata gioiosa, piena dell’affetto orgoglioso di suo padre, delle risate di lui, infante, e della voce melodica di sua madre. Come se questo primo ricordo fosse stato il tampone che ostruiva una falla, le successive memorie furono più immediate, complete e via via sempre più travolgenti. La vita che Sayouki doveva aver sigillato in un qualche punto in profondità dentro di lui, eruppe nella sua mente come una violenta mareggiata. Ricordi di amore e felicità lo torturarono con la loro semplicità e la loro gaiezza e il pensiero che fossero davvero stati sigillati dentro di lui per farlo dimenticare, l’idea che fosse davvero stata l’amata Sayouki a fargli questo, gli scossero l’animo sin nel profondo. Cadde in ginocchio e si portò le mani ale orecchie nel tentativo di escludere, nell’irreale silenzio che avvolgeva lui e Otenki, il frastuono dei propri tumultuosi pensieri.

Fu in quell’attimo che Hirimi riuscì finalmente ad immobilizzare un Inuyasha ansimante e fremente di rabbia. L’hanyou si dibatteva come un ossesso nella morsa psichica della Dama, che lo teneva sospeso a mezz’aria, invitandolo a dire addio ai propri amici. Con un enorme sforzo di volontà, l’hanyou resistette all’impulso di gridare e concentrò tutta la propria forza su Tessaiga, saldamente stretta nel suo pugno. Con suo grande sollievo, la spada entrò in risonanza con il fodero, che già più di una volta aveva dimostrato la le sue proprietà difensive, e si oppose al potere psichico di Hirimi. Il disappunto fu chiaramente visibile nella smorfia che apparve nel volto levigato dell’avversaria, ma ella certo non si lasciò scoraggiare, perchè aveva a sua disposizione l’Arma più idonea a combattere quella battaglia di volontà. Gli anelli di Catena fremettero e tintinnarono volenterosi nelle sue mani e come dotati di volontà propria: l’Arma si lanciò fulminea a compiere il proprio dovere e avvolse Inuyasha in una morsa ferrea operando su di lui l’unico incantesimo per cui era stata creata. Annullare la volontà del prigioniero.
L’hanyou si afflosciò su se stesso, inerme, e la possente spada gli cadde di mano. Hirimi si avvicinò, raccolse Tessaiga e, dopo aver osservato per qualche attimo la vecchia e inutile lama in cui si era trasformata, la gettò lontano, inconsapevole di firmare, con quel gesto, la propria condanna a morte.

Nel buio in cui era immersa la sua coscienza, Inuyasha si preoccupava di una sola cosa: avrebbe voluto salvare Sayouki. Poco prima che sopraggiungesse Ryu (quanto tempo era passato? Minuti, ore?), Inuyasha era stato deciso a giocarsi il tutto per tutto pur di salvare Kagome e i suoi amici dalla morte certa che avrebbe procurato loro una ancora prolungata esposizione al Miasma. Aveva volontariamente abbandonato il sigillo costituito da Tessaiga, per dar pieno sfogo al suo sangue youkai, consapevole di tutto ciò che avrebbe comportato. Davanti ad una Kagome moribonda, avrebbe sacrificato senza indugio non solo la propria vita pur di salvarla, ma anche quella di Sayouki. Grazie all’apparizione del giovane youkai, tutto questo non era stato necessario e Inuyasha si era sentito profondamente sollevato, rivedendo immediatamente le priorità e tornando all’idea originaria di liberare Sayouki, in qualche modo. La prima cosa da fare sarebbe stata privarla del frammento della Shikon no Tama che amplificava in modo tanto spropositato i suoi già tremendi poteri. Si diede dello stupido: avrebbe dovuto chiedere a Kagome dove si trovasse esattamente...Mentre gli ultimi pensieri coscienti lo abbandonavano, Inuyasha seppe che non c’era più nulla da fare. Tessaiga era a terra, lontana, e nelle orecchie sentiva pulsare sorda la marea montante del proprio destino.

Il cuore di Kagome saltò un battito nel vedere la scena:
-Oh, no! Inuyasha!- parole che le uscirono come un soffio.
Anche Sesshomaru si concesse un secondo per gettare un’occhiata al fratello, avendo percepito quel mutamento ormai a lui ben noto nell’aura dell’hanyou. Inuyasha si stava trasformando in full youkai.
Persino Naraku si distrasse nel captare quella nuova vibrazione nell’aria: una vibrazione di potere selvaggio e incontrollato che non mancò di fargli gola. Ma quando ne individuò la fonte, non potè che rimanere contrariato.
Dal canto suo, Hirimi non si aspettava nulla del genere e solo qualche attimo prima era certa di avere la situazione in pugno. Ora però le sorti si stavano per capovolgere, lo sentiva con ogni fibra del suo essere...Catena vibrava nelle sue mani come se fosse viva e il suo pulsare sanguigno si fece via via più intenso e oscuro, mentre quello che un tempo era stato Inuyasha, si risvegliava a nuova vita, gli occhi iniettati di sangue, le zanne spianate e un’aura di potere demoniaco in continua, incontrollata espansione. Catena vibrò, tintinnò, si disperò e si contorse nel tentativo di contenere quella furia animale e alla fine si spezzò. Il minimo movimento di Inuyasha fu sufficiente a mandarla in frantumi e di essa rimasero solo i due malridotti anelli che ancora si aggrappavano ai polsi di Hirimi.
Il giovane era completamente fuori controllo: non era più dotato di una volontà propria e per questo Catena non aveva potuto operare il suo incantesimo sullo youkai; Inuyasha era ora solo guidato da una insaziabile e animalesca sete di sangue. Si gettò su una sconcertata Hirimi e l’assalì con una violenza tale da lasciarla senza fiato entro i primi tre colpi. La Dama li evitò tutti, ma con sempre maggiore difficoltà, finchè non ricorse, in ultima risorsa, ai propri poteri mentali. Il suo aggressore si trovò immobilizzato a metà del suo slancio e rovinò a terra in malomodo, mentre l’avversaria si concedeva un sospiro di sollievo. La tregua fu di breve durata, però. Come una diga che non riesca a far fronte ad una piena improvvisa, il potere di Hirimi non fu sufficiente ad arginare la furia cieca di Inuyasha: la yasha sentì opporlesi una pressione sempre più schiacciante e seppe che stava per soccombere sotto quel peso. L’enorme sovraccarico di potere mandò in frantumi anche le ultime vestigia di Catena: gli anelli ai polsi di Hirimi si polverizzarono con uno stridio doloroso e la Dama dei Sogni, rivolgendo lo sguardo al campo di battaglia come in cerca di aiuto, individuò Ryu e il padre e sussurrò con voce rotta mista a sorpresa:
-Otenki!!?-
In quell’attimo Inuyasha si liberò e la aggredì ad artigli spianati, trapassandola da parte a parte.

***

Fu lo spettacolo più terribile che Kagome avesse mai visto e si augurò che si trattasse di un incubo. Il corpo inerte della Dama dei Sogni cadde a faccia in giù sul duro terreno affogando nella pozza di sangue che si allargava a vista d’occhio sotto di lei. Ad assaporare il suo trionfo, Inuyasha torreggiava sogghignante sul minuto corpo martoriato e stringeva nel pugno grondante il frammento della Sfera, infisso nel cuore ancora pulsante di Sayouki.

Nella bolla di silenzio ovattato che lo circondava, Ryu stava per soccombere sotto l’ondata dei propri ricordi. L’insensatezza delle presunte azioni di Sayouki, il suo affetto, l’affetto che ora ricordava di aver avuto per i porpri veri genitori, gli stavano facendo scoppiare la testa. Gli sembrava che un vortice immane avesse preso sede all’interno della propria scatola cranica e stesse riducendo a brandelli quella che aveva creduto fosse stata la sua vita sino ad allora. In quella confusione, si alternavano sentimenti di rancore verso Sayouki che lo aveva ingannato, verso Naraku che lo aveva usato come pedina in quel gioco, verso Otenki che non era mai venuto a riprendersi suo figlio....e sentimenti di amore verso Tsuyome che lo aveva cullato, verso Sayouki che lo aveva cresciuto e verso quel padre che quasi non aveva conosciuto, ma che ora pareva ricordare così bene...I ricordi erano contrastanti almeno quanto i sentimenti che rievocavano.
‘Ne morirò se non capisco qual’è la verità’, fu certo.
Il tuo cuore sa sempre dove sta la verità.
Era la voce di Sayouki, emersa dal tumulto di ricordi. Era ciò che gli aveva detto subito dopo lo scontro con la falsa Tsuyome, il burattino di Naraku resuscitato grazie ai frammenti della Sfera. Ryu, sconvolto, aveva pianto per la prima volta dopo decenni e, dispiaciuto e disperato, si era sentito un vero inetto per non aver subodorato l’inganno, rischiando così inutilmente la vita.
-Ma come avrei potuto distinguere la menzogna dalla verità?- aveva chiesto confuso a Sayouki, e quella era stata la risposta: ‘Il cuore sa sempre dove sta la verità’.
Ed infatti Ryu si era reso conto di come, in quel pomeriggio passato tra le braccia della presunta madre, avesse voluto credere con tutto se stesso che fosse reale, ma in verità aveva già capito che non poteva esserlo. Era stata solo la nostalgia, la consapevolezza del fatto che Sayouki, per quanto affettuosa e materna, non fosse veramente la sua genitrice, a far sì che lui cedesse alla tentazione di credere a quella farsa.
E ora, Ryu seppe di trovarsi nella stessa situazione. Voleva credere a tutti i costi alle parole di Otenki, ma sapeva nel suo cuore che non erano vere. Sayouki era stata sempre onesta con lui: non gli aveva mai mentito sulla sua vera madre, perchè avrebbe dovuto farlo su suo padre?
Finalmente ebbe la forza di rimettersi in piedi e guardò dritto in volto Otenki. Le parole che lo youkai gli stava rivolgendo avevano perso significato ed erano una mera cacofonia di suoni sconnessi alle sue orecchie. Il silenzio innaturale che li circondava e un leggero ronzio appena percepibile sotto il primo strato della coscienza, gli dissero che era vittima di un incantesimo e che Otenki, figlio di Hirimi, poteva verosimilmente aver ereditato almeno in piccola parte i poteri psichici della Dama. E ora li stava usando su di lui per plagiare la sua mente.
Improvvisamente, con un crepitio assordante, la barriera di silenzio si incrinò e una parola fece breccia tra padre e figlio:
‘Otenki!!?’
E Ryu vide finalmente la battaglia che li circondava e vide Sayouki cadere a terra in un lago di sangue e vide il suo cuore, pulsante, stretto nel pugno di un Inuyasha trasfigurato, terribile e selvaggio.
E come una seconda ondata di piena, una valanga di ricordi dolorosi si riversò nei meandri della sua mente spazzando via ciò che rimaneva dell’inganno. Quelli erano i ricordi che davvero Sayouki aveva sigillato nella mente del bambino che aveva salvato da morte certa quella notte di trenta anni prima. Erano i ricordi dolorosi di come Naraku, con la complicità di Otenki, avesse usato Tsuyome e Ryu stesso per prendere in trappola Sayouki. Era vero che Sayouki fosse in realtà la vera vittima sacrificale, ma nè Naraku nè Otenki avrebbero esitato un secondo a disfarsi dell’infante e lo aveva dimostrato il fatto che, quando Ryu e Tsuyome erano stati coinvolti come ostaggi nella battaglia, Otenki non si era fatto scrupolo di usare la propria moglie come scudo per proteggersi dall’attacco della Dama. Era stato così che, involontariamente, Sayouki aveva finito per uccidere la vera madre di Ryu e con lui aveva abbandonato poco dopo il campo di battaglia e aveva sigillato quei dolorosi ricordi nei meandri più profondi che avesse potuto raggiungere. Ma non li aveva cancellati. E di questo Ryu le fu infinitamente grato.
Senza che una lacrima rigasse la sue guance infantili, Ryu ringraziò per l’amore che gli avevano dimostrato la sua vera madre e la madre che era stata tale negli ultimi trent’anni. Tsuyome era morta. Sayouki era morta. Gli unici colpevoli erano Naraku e Otenki e ora lui avrebbe perpetrato la sua vendetta.

Nella confusione causata dalla morte di Hirimi, i demoni superstiti, persa la propria guida, se la svignarono dal campo di battaglia. Naraku, sempre più contrariato per come si stavano mettendo le cose, si disimpegnò abilmente dal duello con l’implacabile Sesshomaru, approfittando della sua evidente distrazione e si dileguò.
Sesshomaru, cercando di non dare a vedere il proprio turbamento dinanzi al truce scenario, senza indugio lasciò perdere Naraku ed atterrò proprio di fronte al fratello che, ansimante e imbrattato di sangue, con lo sguardo selvaggio fisso sul cuore che ancora teneva nel pugno, si godeva gli ultimi adrenalinici momenti dello scontro appena sostenuto.
Tutti si chiesero cosa Sesshomaru intendesse fare: portò l’unica mano al fianco per estrarre la spada, ma non si seppe mai se avesse avuto intenzione di sfoderare Tenseiga o Tokijin, se resuscitare Sayouki o uccidere Inuyasha. Fatto sta che in quel momento Inuyasha riprese coscienza di sè e vide, e capì cosa aveva fatto, proprio mentre il corpo di Sayouki si volatilizzava davanti ai loro occhi senza lasciare traccia.
L’hanyou, dapprima tremante e privo di parole per esprimere il proprio orrore, cominciò a versare amare lacrime di rabbia e un lacerante grido di dolore gli uscì dalla gola a più riprese, mentre nel pugno stringeva il frammento della Shikon no Tama. A quello straziante richiamo subito accorse Kagome, seguita da tutti gli altri, per porsi in difesa di un Inuyasha stremato e distrutto che gemeva e gridava inginocchiato davanti al fratello, dove un attimo prima c’era stato il corpo di Sayouki. Nessuno di loro osò parlare, perchè la perdita era stata sì grave, ma lo scontro non era ancora finito.

Dal lato opposto, Ryu e Otenki si stavano silenziosamente fronteggiando. Il ragazzino non sprecò nemmeno una parola per esprimere il proprio rancore verso quel padre che avrebbe disconosciuto fino alla morte e Otenki parve non essere interessato a dare giustificazioni per il proprio comportamento. In un crescendo di tensione che fece congelare l’aria attorno a loro, i due continuarono a guardarsi in silenzio, finchè il gelo fu tale che cominciò a nevicare. Solo allora Ryu fece un passo e dove mise il piede si allargò immediatamente una vasta lastra di ghiaccio. Ryu sapeva di non avere speranza di poter vincere uno scontro corpo a corpo con suo padre: l’unica alternativa valida era abbandonare la propria forma umana per sfruttare a pieno il potere di youkai dei ghiacci, di cui disponeva per i tre quarti del suo sangue, mentre Otenki essendolo solo per metà, non era mai stato in grado di assumere la forma animale. Questo lo ricordava bene. Concentrando il proprio potere, sotto lo sguardo attonito di tutti, Ryu abbandonò la propria esile icona umana e sfoggiò tutta la sua potenza di scaglie azzurrine e zanne aguzze, svolgendo le spire del suo immenso corpo a circondare il padre. Otenki non battè ciglio e sfoderò la Scure, il suo corpo possente teso e pronto al combattimento: aveva evidentemente già affrontato battaglie del genere con avversari molto più grossi di lui e altrettanto evidentemente ne era sempre uscito vincitore.
Nella neve che cadeva sempre più fitta, i due diedero il via ad una danza ipnotica e surreale fatta di lampi argentei e spire azzurrine, in cui la centenaria esperienza di Otenki faceva da contrappunto alla furia inesperta del figlio, che tuttavia poteva contare su una maggiore forza fisica per via delle dimensioni.

Tremando di freddo e scivolando sul ghiaccio che aveva ormai ricoperto l’intera zona, Kagome osservò padre e figlio muoversi all’unisono in quella danza di morte e seppe che se anche Ryu fosse uscito vincitore da quello scontro con il padre, il bambino non avrebbe mai più potuto essere lo stesso di prima. Il suo sguardo preoccupato andò ad Inuyasha, che giaceva ancora inginocchiato accanto a lei e si chiese se anche il giovane hanyou sarebbe per sempre rimasto segnato da quella tragedia.

Ryu era cosciente del fatto che stava combattendo una lotta ad armi pari e che se fosse riuscito a prevalere, avrebbe dovuto agire senza indugio e uccidere l’odiato padre. Ma ne sarebbe stato capace? Non era quello che gli aveva insegnato Sayouki...ma lui aveva giurato di perpetrare la propria vendetta per la morte di entrambe le sue madri... La resistenza di Otenki era impressionante, e la sua velocità, nonostante la mole, era anche più sconcertante. Per ogni colpo che Ryu riusciva a mettere a segno, altri sette o otto andavano a vuoto e altrettanti ne riceveva. Fino a quel momento era riuscito ad evitare il taglio avvelenato della Scure, ma le lame di ghiaccio del padre erano quasi sempre arrivate a segno, procurandogli non poche brucianti ferite. Il vantaggio procuratogli dalle maggiori dimensioni, gli si stava ora rivoltando contro, offrendo al nemico una notevole massa su cui dirigere i propri attacchi. Ryu non aveva valutato appieno il fatto di non essere abituato a combattere in quella forma e trovava difficoltoso muoversi con la stessa agilità che aveva acquisito con il suo corpo umano: dubitò allora di aver preso la decisione giusta. Improvvisamente Otenki sfoderò uno dei suoi migliori attacchi e lanciò verso l’avversario una serie di enormi stalattiti appuntite che lo ferirono in più punti, conficcandosi in profondità nella carne. Ryu si contorse dal dolore e l’enorme corpo scaglioso crollò a terra rompendo lo spesso strato di ghiaccio sul terreno in lastre taglienti. Il terreno vibrò per la caduta di quel corpo portentoso. Otenki si avvicinò con passo misurato al sinuoso corpo del figlio e si preparò a sollevare la scure all’altezza del cuore per porre fine al combattimento.
-Se non facciamo qualcosa Otenki lo ucciderà!- esclamò Kagome e corse a recuperare le frecce rimaste intatte per rimpinguare l’esile scorta nella faretra. Inuyasha non reagì a quelle parole e continuò a guardare apatico la scena con occhi vacui, mentre Kagome prendeva la mira.
Inaspettatamente Ryu sfruttò quell’attimo per colpire duramente il padre con una zampata e in un attimo riportò la situazione in proprio favore. Dallo squarcio che gli aveva aperto sul petto, lo youkai sanguinava abbondantemente e giaceva supino su un letto di neve rossastra. Ryu strisciò fino a lui e con tutto il peso del proprio corpo, si dispose a schiacciarlo nella morte più ignomignosa che un guerriero potesse incontrare. Fu allora che Otenki gli parlò per la prima volta da quando era iniziato quello scontro:
-Se devi uccidermi, figlio, che sia con il ghiaccio di cui sei fatto.- rantolò.
Mosso da sentimenti così onorevoli, Ryu domò la sua ira e riacquistò la sua forma umana, mentre nella sua mano destra cresceva una lunga stalattite tagliente.
-E sia dunque. Sia fatta vendetta.-
In quelle parole crude Ryu mise tutta la determinazione e il coraggio di cui l’ira e il dolore per le perdite subite lo avevano caricato, ma nel gesto di abbassare quella lama vi fu un’esitazione che Otenki non mancò di notare. Si sottrasse all’ultimo alla lama rotolando sulla neve e trascinando con sè il piccolo youkai.
Nell’arco di un secondo la situazione si capovolse di nuovo e Ryu si trovò immerso a faccia in giù nella neve coinvolto in quel corpo a corpo che aveva voluto evitare sin dal principio. In meno di un battito di ciglia il giovanissimo demone soccombette alla schiacciante superiorità fisica parterna. Otenki lo prese rudemente per i capelli, gli diede un violento strattone, esponendo il collo. Ryu si ritrovò con la Scure puntata alla gola.
Sarebbe morto. Si biasimava solo per aver commesso il madornale errore di esseri lasciato impietosire da un onore simulato che si faceva beffe di tutto ciò che gli era stato insegnato da Sayouki; l’ira che ora lo pervadeva era rivolta più contro se stesso che contro il suo avversario.
Sentì la lama tagliare la soffice carne della gola e il sangue che ne colò gli fece curiosamente il solletico scendendo sul petto e infiltrandosi sotto gli abiti.
Poi improvvisamente la tensione si allentò, il corpo di Otenki ruzzolò via e la Scure fu sbalzata lontano dalla sua gola. In piedi accanto a lui, Sesshomaru lo stava squadrando con uno sguardo indecifrabile.
-Sesshomaru-sama...-
Non sapeva cosa dire...se ringraziarlo o arrabbiarsi con lui per essere intervenuto in quella faccenda d’onore in cui lui non aveva alcun interesse. Si chiese quale motivo avesse mai spinto il gelido youkai a correre in suo aiuto e non riusciva a darsi una risposta plausibile. Rimase quindi in silenzio mentre Sesshomaru si allontanava dirigendosi verso Otenki per assestargli il colpo di grazia.
Lo youkai, riverso a terra, non diede segno di paura e con le sue ultime forze cercò di risollevarsi sui gomiti per guardare in volto l’avversario.
-Non crediate, con questo, di essere un padre migliore di me!- lo derise, facendosi beffe dell’unico pensiero che mai avesse turbato davvero Sesshomaru nell’arco di tutta quella vicenda.
Sarebbe probabilmente stato molto fiero di Ryu se il bambino fosse stato davvero suo figlio.
Sesshomaru si fermò ad un passo dallo youkai sfoderando Tokijin.

Ryu rotolò su se stesso e cercò di ricomporsi. A pochi metri da lui Otenki disse quelle parole beffarde e Sesshomaru non mostrò, com’era da aspettarsi, alcuna reazione... Ma in quel momento Ryu capì perchè Sayouki avesse amato tanto profondamente il gelido youkai: guardando quella figura regale, il cui portamento ed il cui volto esprimevano un orgoglio e una spietatezza senza pari, Ryu riuscì a scendere più in profondità e capì che Sesshomaru stava a suo modo soffrendo. Soffriva per la morte di Sayouki, forse addirittura soffriva per aver perso il figlio che aveva creduto di avere. Il bambino si sentì in colpa per avergli taciuto la verità, mantenedolo volontariamente nell’incertezza per ottenere il suo aiuto contro Naraku. Ryu aveva usato Sesshomaru...ma lui gli aveva salvato ugualmente la vita.
Un ronzio indistinto al limite della coscienza mise in allarme il giovanissimo youkai, strappandolo alle sue romantiche considerazioni. Qualcosa non andava. Solo all’ultimo si accorse che Otenki stava solo temporeggiando, mentre concentrava le sue ultime risorse nel tentativo di smuovere la Scure. L’arma si sollevò da terra fluttuando, assoggettata al suo volere mentale, pronta a colpire.
Nel preciso istante in cui Sesshomaru sollevò la spada per vibrare il fendente fatale, la Scure scattò roteando in direzione della sua schiena.
-La Scure!-
Lo youkai non avrebbe avuto bisogno dell’avvertimento di Ryu per capire quale fosse il pericolo, perchè il ricordo di quel sibilo era ancora ben chiaro nella sua mente; e ricordava molto bene anche il tonfo sordo che avrebbe provocato nel colpire il bersaglio. Ancora una volta gli eventi si svolsero così velocemente che fu impossibile prevederne il corso: Sesshomaru diede il colpo finale a Otenki e proseguendo con un movimento rotatorio si volse verso il sibilo sperando di essere in tempo per intercettare la Scure e scoprendo che era troppo tardi.
La lama gli era già quasi addosso. Ma non lo colpì.
In un tentativo estremo, Ryu si era gettato contro Sesshomaru per toglierlo dalla micidiale traiettoria e ci riuscì, a prezzo della propria vita. Mentre cadeva sgraziatamente sulla neve fresca, Sesshomaru vide morire il figlio che avrebbe voluto avere nel modo più orribile ed eroico che avesse potuto immaginare. La Scure, lanciata all’altezza della schiena di Sesshomaru, colpì invece il piccolo youkai con una precisione estrema all’altezza del collo, diffondendo nell’aria una pioggia di sangue e una setosa nuvola di capelli argentei.

Kagome era caduta in ginocchio accanto ad Inuyasha. Aveva più volte teso l’arco e poi l’aveva riabbassato nel timore di sbagliare mira, mentre gli eventi si susseguivano incalzanti sul campo di battaglia. Era rimasta sorpresa quando Sesshomaru aveva deciso di intervenire, ma in cuor suo si era rallegrata che il gelido youkai avesse infine compiuto un’azione che ne determinasse il buoncuore. Nonostante l’atavico terrore che le aveva sempre ispirato il fratello maggiore di Inuyasha e del disprezzo che lui le aveva sempre dimostrato, Kagome aveva pian piano cominciato ad apprezzare l’orgoglio e il senso dell’onore tanto radicati in lui. Fu certa che Sesshomaru avesse agito in difesa di Ryu per amore di Sayouki e, forse, anche per una sorta di rispetto verso quel ragazzino che, fino a qualche ora prima aveva probabilmente creduto suo figlio, al pari di tutti loro.
Ora anche Ryu era morto.
Kagome si fece forza e trascinando Inuyasha con l’aiuto di Sango e Miroku, si avvicinò a Sesshomaru.
Lo youkai era ancora a terra e Tokijin giaceva inerte sotto la sua mano, conficcata in un cumulo di neve; nel suo sguardo Kagome credette di leggere una certa incredulità, come se non si fosse assolutamente aspettato che qualcuno scegliesse liberamente di sacrificare la propria vita per lui. Le sue labbra erano socchiuse e al pari del suo sguardo esprimevano silenziosamente la sua sorpresa.
All’avvicinarsi di Inuyasha e compagni, lo youkai si ricompose e assistette impotente alla scomparsa dei miseri resti scomposti davanti a lui. Come era accaduto poco prima per il corpo di Sayouki, anche Ryu e Otenki si dissolsero nel nulla, senza lasciar altra traccia se non il sangue che aveva ridotto la candida neve in una poltiglia fangosa.
Senza dire una parola, Kagome si diresse verso la Scure insanguinata e le si inginocchiò accanto; sfilò dalla faretra una freccia sacra, vi infuse tutto il potere che le era rimasto e, tenendone lo stelo a due mani, colpì ripetutamente la lama rossastra finchè questa non si spezzò...e continuò a colpire finchè non la ridusse in frantumi.
E per tutto il tempo pianse lacrime così ardenti che sciolsero la neve e riportarono l’estate al suo stato naturale.




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Amici, non linciate l’autrice per la fine tragica...in fondo l’Alchimista l’aveva detto...e chi ha letto Una storia del Passato dovrebbe anche ricordarsi della visione avuta da Sayouki dopo il suo primo incontro con Inuyasha: la Dama dei sogni sapeva già che sarebbe morta per mano sua sin da allora. Ebbene sì, la fine di questa fic era programmata già diversi anni fa! E in USdP ho disseminato a questo scopo altri indizi per decifrare i misteri di YnM...
Leggete l’epilogo la settimana prossima e capirete quale sia il filo conduttore di entrambe le storie...Prometto che sarà online entro sabato 06 maggio 2006 non più tardi delle 14!

La vostra Youki vi saluta!



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
yasha: demone femmina.
Tessaiga: spada di Inuyasha, dalle proprietà distruttrici.
Tenseiga: spada di Sesshomaru, dalle proprietà guaritrici.
Tokijin: seconda spada di Sesshomaru, dal grande potere distruttivo

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Capitolo 17
*** La danza dei sogni ***


Cap 15

La danza dei sogni

di Youki

(htpp://www.youki-laportadellalba.splinder.com)


I raggi obliqui del sole al tramonto arrossavano la parete inclinata della Cupola. Un fascio incerto di luce entrava da una finestrella parzialmente ostruita da grossi vasi, illuminando le minuscole particelle di polvere che turbinavano scompostamente nell’aria. Sugli scaffali non rimaneva che un grigio strato uniforme, interrotto solo dalle orme circolari dei vasi che ora ingombravano, vuoti, il pavimento. Al centro della stanza, un calderone nero era stato abbandonato a raffreddarsi dopo che il suo contenuto era evaporato per effetto dell’immane calore.

-Bentornata, madre.-
L’Alchimista si rivolse alla figura eterea che era apparsa sulla soglia, proprio davanti a lui.
La donna fluttuava leggera nell’aria, in uno svolazzo di sete dai colori pastello, avvolta dal prezioso hagaromo che ne attesteva la divinità.
-Sono felice di rivederti, figlio mio.-
La dea sorrise e le labbra si incurvarono dolcemente, trasmettendo quel calore agli occhi dal colore indefinibile. La sua pelle era traslucida come madreperla ed i suoi tratti erano cangianti quasi fosse l’irreale apparizione di un sogno. Si trattava infatti della dea dei sogni.
Kurosei si affrettò ad uscire dalla cupola polverosa per inginocchiarsi dinanzi alla divina genitrice.
-Oyume-sama...- disse prostrandosi e sfiorando terra con la fronte -il Destino si è compiuto e voi siete finalmente libera dalla maledizione che vi incatenò a questa terra di mortali ormai diecimila anni fa.-
Oyume accarezzò amorevolmente il suo hagaromo, lieta di averlo riavuto indietro dopo una così penosa attesa.
-Non fosse stato per la tua devozione, figlio mio, mi sarei reincarnata in altre mille vite come Dama dei Sogni- con leggiadra compostezza depose i piedi a terra e fece rialzare l’Alchimista, porgendogli una piccola mano diafana -...E avrei dovuto soffrire altri diecimila anni di dolore alla mercè dei giochi crudeli di chi mi esiliò e condannò per il solo crimine di aver amato un mortale.-
L’uomo, frutto di quella unione proibita, non commentò.
-Cosa farete ora, madre? Tornerete nel Tengoku a reclamare il vostro legittimo posto?-
La donna diresse lo sguardo verso gli ultimi raggi del sole calante e sospirò, scuotendo lentamente la testa. L’elaborata acconciatura che raccoglieva sul suo capo la folta massa di capelli neri ondeggiò con lei ed un pettine dorato brillò infuocato catturando un raggio solitario.
-Nei lunghi anni che ho vissuto come una mortale, ho imparato tante cose...sui mortali...ma anche sugli dei. Il disprezzo che le divinità nutrono nei confronti dei mortali, siano essi youkai o umani, non trova in me nessuna ragione di esistere. In queste mille vite ho imparato ad apprezzare la fugacità del tempo e l’intensità dei sentimenti che animano questo mondo terreno, effimero sì, eppure infinitamente più vivo dello splendente Regno del Cielo...Diecimila anni di storia mi hanno fatto capire quanto grande sia la distanza che ormai mi separa dalle mie origini. No. Non tornerò indietro all’apatia sterile e immutabile del mondo celeste. C’è ancora molto che devo fare per questi mortali.
L’Alchimista parve confuso. Dopo aver passato diecimila anni incatenata al mondo mortale dalla maledizione della reincarnazione, si sarebbe aspettato che Oyume si dirigesse immediatamente nel Tengoku per reclamare i suoi diritti e cercare vendetta. Ma a ben pensarci, Kurosei poteva capire che sua madre non avesse tanta fretta di tornare da coloro che l’avevano esiliata, maledetta e perseguitata...
-Cosa intendete fare, dunque?- chiese.
La dea sorrise:
-Perchè si compisse il mio destino, molti hanno profondamente sofferto e non posso permettere che le loro giovani vite ne vengano distrutte. Sarà molto meglio, per tutti loro, dimenticare di aver mai conosciuto la Dama dei Sogni.-

Nella notte buia, una figura evanescente vagava solitaria per la foresta: chi avesse già incontrato la Dama dei Sogni avrebbe potuto giurare che si trattasse certamente di lei, ma nessuno, da quella notte in poi, se ne sarebbe più ricordato. La dea stese sull’intera isola il più potente incantesimo del sonno che fosse mai stato operato e in una sola notte cancellò, ad una ad una, ogni traccia lasciata nel mondo e nella storia dalla Dama dei Sogni. Cominciò, con odio e minuziosa perizia, da Naraku.
Oyume non era del tutto immune ai ricordi dell’ultima vita vissuta e non poteva guardare in modo spassionato alla condotta di quell’essere, anche se ora sapeva che egli, il pericoloso Ragno tessitore, non era altro che un burattino in mano agli dei. Non provò compassione nemmeno al pensiero che Naraku stesso, nonostante la sua precedente vita dissoluta, potesse aver davvero meritato il trattamento crudele e beffardo che gli dei del cielo gli avevano riservato. Quegli stessi dei che avevano scacciato e maledetto Oyume diecimila anni prima e si erano poi dedicati a perseguitarla di vita in vita, trovando infine Onigumo e si erano trastullati nel trasformarlo nel più adeguato strumento di infelicità che potesse esistere al mondo. Naraku. Con infinita pazienza eliminò selettivamente dalla mente dell’hanyou tutti i ricordi che riguardavano non solo Sayouki e Hirimi, ma anche tutto quanto aveva appreso sul conto di Inuyasha successivamente al primo scontro alla Fortezza. La dea, con nel cuore gli ultimi desideri di Sayouki, decise di fare tutto quello che poteva per salvare il segreto di Inuyasha. Se avesse potuto, avrebbe volentieri cancellato quell’essere infido e malvagio dalla faccia della terra, ma non erano così che andavano le cose...perchè anche gli dei erano impotenti quando si trattava del Destino ed erano assoggettati alle sue leggi. Così come i suoi avversari non avevano potuto impedire la liberazione di Oyume, ma soltanto rinviarla il più possibile, ora Oyume non poteva far altro che rimandare quanto poteva il tempo in cui Naraku avrebbe di nuovo scoperto il punto debole di Inuyasha. Prima o poi quei due sarebbero giunti davvero allo scontro finale, ma lei, giurò a se stessa, avrebbe fatto in modo che accadesse solo quando Inuyasha fosse stato pronto. Avrebbe agito in silenzio, invisibile, inudibile, proprio come aveva fatto Sayouki stessa negli ultimi momenti della sua vita, quando, intrappolata in un buio senza ritorno, era stata in grado di sfiorare la coscienza di Kagome per rivelarle la verità. La dea non avrebbe creduto possibile una cosa del genere, se non ne conservasse lei stessa il ricordo. Con questa decisione nella mente e nel cuore, Oyume pose fine al suo operato e se ne andò, lasciando Naraku al sonno della dimenticanza.
Nel suo breve viaggio attraverso la penisola rimuginò ancora una volta sul retaggio lasciatole dalla vita di Sayouki: per diecimila anni Oyume si era reincarnata in youkai e come tale aveva vissuto godendo di una certa protezione, nonchè di una relativa longevità...ma, che l’avesse voluto il Destino o che fosse stata una macchinazione dei suoi persecutori, l’ultima vita l’aveva vissuta come mezzodemone, tra gli umani. Si chiese se, nel caso Kurosei non fosse riuscito a completare l’incantesimo necessario a liberarla, le vite successive sarebbero state sempre più brevi e, perchè no, umane. Ora che aveva conosciuto gli esseri umani, non provò quel terrore che avrebbe provato un tempo al solo pensiero di vivere una vita così breve e miserevole...anzi, amò quegli esseri dal cuore tempestoso così come li aveva amati Sayouki e come lei desiderò di proteggerli dalla meschinità della loro esistenza. Se ne compiacque.
Posando gli occhi su una Kaede vecchia e addolorata, Oyume versò per lei una lacrima di nostalgia e accarezzando la sua mente con delicatezza la liberò dal peso del dolore e dei ricordi. Fece lo stesso con Sango e Miroku e donò loro un sogno comune, in cui potessero finalmente condividere i propri sentimenti.
Shippo piangeva nel sonno, ma smise quando la dea gli passò una mano eterea tra la chioma ispida, portando via ogni sofferenza.
Kirara si agitò nel sonno facendo le fusa al suo tocco impercettibile, apparentemente ignara della presenza pruriginosa di Myoga, accoccolato dietro al suo orecchio. Ad Oyume occorse un po’ più di tempo per frugare tra le copiose informazioni stipate nella piccola pulce, ma anche quei ricordi furono infine cancellati e la dea passò oltre.
Davanti a lei Kagome si agitava nel sonno, la fronte madida di sudore, i capelli corvini appiccicati al collo e al viso. Nonostante il potente incantesimo di Oyume, la sua coscienza era al limite della veglia ed era tormentata da visioni e ricordi di quella giornata tremenda. Era profondamente addolorata per la fine tragica di Ryu e Sayouki, ma era anche più in pena per la sorte di Inuyasha, la cui mente era un groviglio doloroso di disperazione e senso di colpa, orrore e terrore. Non aveva più detto una parola da quando aveva riacquistato coscieza di sè e aveva capito cosa era successo, quale fosse il tranello che si celava nelle parole dell’Alchimista.
Oyume guardò quei due giovani così provati eppure così forti ed ebbe compassione di loro, del loro amore tormentato, della loro vita travagliata, del loro sonno inquieto. Il tormento di Inuyasha era una nube oscura quasi tangibile e la dea non potè che condividere quel sentimento di orrore che attanagliava l’hanyou. Inuyasha avrebbe voluto morire per la propria leggerezza. Si sentiva in colpa per aver accettato senza pensare il prezzo richiesto da Kurosei, per non aver dato ascolto a Kagome che, nella sua prudente saggezza, aveva forse subodorato l’inganno o la mezza verità, che dir si volesse. L’hanyou avrebbe dovuto aver imparato la prudenza, invece si era lasciato trascinare dall’oracolo ingannevole dell’Alchimista, senza fermarsi a riflettere. In fondo, pensò Oyume, Hirimi, ovvero Sayouki, era davvero stata “il peggior nemico” di Inuyasha...perchè in realtà era la sua migliore amica. Cosa ci poteva essere di peggiore che combattere le persone amate? I pensieri confusi di Inuyasha andavano anche costantemente a Kikyo e al triste destino che li aveva separati e successivamente li aveva fatti ritrovare come avversari. Anche questo era opera di Naraku e, per suo tramite, delle divinità che l’avevano reso tale. Oyume avrebbe voluto fare qualcosa per lenire quel dolore, ma anche in quel caso non le era permesso intervenire. Placò i dubbi e le paure di Kagome, cullò la mente sconvolta di Inuyasha ed eliminò in loro ogni ricordo legato a Sayouki, versando lacrime brillanti nel dire addio all’amico di cui conservava ricordi tanto vivi che non erano del tutto suoi.

Era ormai l’aurora, e, dopo aver percorso in lungo e in largo tutta l’isola, nell’oscurità assoluta che precede l’alba Oyume si apprestò a cancellare dalla faccia della terra l’ultimo ricordo che era rimasto di Sayouki.

Sesshomaru era tormentato. Il solo vederlo risvegliò nella dea un sentimento assoluto, pari solo all’amore che le era costato la condanna all’eterna reincarnazione; così come Oyume, Sayouki aveva perso ogni diritto all’amore e alla felicità nel compimento del proprio destino e la dea non potè che soffrire per lei e per se stessa. Ad uno ad uno, dolorosamente, sfilò dalla mente tumultuosa dello youkai tutti i ricordi della giovane Dama e dal suo cuore tormentato quei sentimenti d’amore che tanto l’avevano trasformato dal loro primo incontro. Per ogni memoria obliata, per ogni sentimento cancellato, la dea pianse calde lacrime, cosciente che così facendo avrebbe riportato Sesshomaru a quello stato di gelida aridità sentimentale in cui si trovava quando l’aveva conosciuto. Eppure non poteva fare altrimenti, se non conservare gelosamente lei stessa quei ricordi che avevano ormai abbandonato il mondo.
Quando ebbe finito, esplorò le profondità del cuore dell’amato youkai e vi trovò solo il gelo.
Asciugandosi le ultime lacrime piante per la fine tragica dell’amore di Sayouki, Oyume si ripromise di tornare, un giorno, da Sesshomaru, per riparare in qualche modo al danno appena causato. Quando i primi raggi del sole superarono l’orizzonte a rischiarare il cielo terso di un nuovo giorno, la Dama dei sogni era scomparsa per sempre e con lei ogni ricordo del suo passaggio.

-Bentornata, madre.- la salutò nuovamente l’Alchimista.
Oyume stette in silenzio a rimirare lo spettacolo del sole nascente.
-Cosa farai, ora, figlio mio?- gli domandò.
Kurosei indicò l’interno della Cupola, ora perfettamente pulito e sgombro da tutti i tributi ricevuti negli ultimi diecimila anni. Tutto ciò gli era servito per operare l’ultimo grande incantesimo.
-Credo che continuerò a fare quello che ho fatto negli ultimi diecimila anni...Non ho mai aspirato al regno celeste, nè credo che vi sarei ammesso...e temo di essermi affezionato, al pari di voi, a questi piccoli mortali dalle grandi passioni. Ora che la maledizione è spezzata, non sarà più necessario chiedere tributi tanto elevati in cambio del mio aiuto.-
In passato eveva cinicamente rifiutato di prestare soccorso a coloro che non avevano nulla di utile da dargli in cambio, ma ora decise che non si sarebbe più tirato indietro: avrebbe fatto ammenda per le crudeli scelte compiute in passato.
Oyume annuì, soddisfatta.
-Addio, figlio. E’ ora per me di andare: c’è un’ultima cosa che devo fare.-


C’era un’anima pura e perfetta che attendeva di esser condotta nel paradiso dei bambini: Oyume intendeva accompagnare personalmente nell’oltretomba l’ultimo ed il più coraggioso dei suoi discendenti, il cui sacrificio estremo le aveva restituito il suo hagaromo e la sua libertà. Lassù, tra soffici nuvole di ovatta, Ryu la aspettava fiducioso.

Nella diafana atmosfera mattutina la dea prese congedo e si sollevò, fluttuando, da terra. E sorrise, volteggiando sempre più in alto nell’ultima danza che dedicò al mondo prima di dissolversi nella nebbia dei sogni.


---------------FINE---------------



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
Hagaromo: alla lettera “abito di piume” è la stola fluttuante che contraddistingue le figure celestiali nella mitologia giapponese. Nel caso di Oyume (prendendo spunto da Ayashi no Ceres), la restituzione dell’hagaromo significa anche la restituzione dei poteri divini.
Tengoku: paradiso.


Ebbene, dopo tanti patimenti eccovi l’epilogo di questa lunga storia.
Per chi stesse per chiedermi “Ma finisce così????”, l’invito è di dare (o RIdare) un’occhiata alla breve oneshot “Il gelo del cuore” e farmi solo allora eventuali rimostranze, se proprio non fosse soddisfatto...^_^

Grazie per essermi stati fedeli e aver atteso i lunghi tempi per la pubblicazione di questi ultimi capitoli, nonchè per le vostre mail, per i vostri commenti e il vostro sostegno e incitamento! Non so se sarò mai ispirata ad imbarcarmi in di nuovo in un’impresa simile alla stesura di USdP o YnM, ma spero che vorrete leggere eventuali altre mie produzioni, anche se di minor portata e impegno.
Vi prego inoltre di continuare a leggere qui sotto, perchè vorrei riportare una piccola divagazione sulla psicopatia dell’autrice...Della serie: “quanto si può impazzire per scrivere due fanfictions”...

Visto che siamo giunti alla fine e che sono saltati fuori davvero tutti i personaggi che avevo previsto, vorrei ora illuminarvi su una particolarità (fin’ora nota soltanto all’autrice psicopatica) di Una Storia del Passato e Yume no Mai. Il fatto è che i nomi dei personaggi che compaiono in queste fic, non sono per nulla casuali, ma sono stati debitamente studiati con a fianco il mio dizionario di giapponese per principianti (in realtà c’è scritto “for dummies”...)^_^...

Eccovi allora dopo il tradizionale “Piccolo dizionario di giapponese senza pretese”, una sorta di “albero genealogico” di queste due fics (ugualmente senza pretese, visto che non ho idea se accoppiando parole diverse come ho fatto io il significato venga effettivamente mantenuto):

-Hirimi: nonna di Sayouki.
Ho cercato nel vocabolario la parola che meglio esprimesse il lato peggiore delle cose e “hirimasu”, alla lettera “escremento” è stata quella che ho deciso di trasformare nel nome del personaggio più controverso della storia.

-Kikara: nonno di Sayouki.
Deriva da “kiken”= pericolo e “arai”=duro, difficile, per sottolineare la grande forza e la pericolosità di questo leggendario Demone dei Ghiacci.

-Rie: Figlia di Hirimi e Kikara, madre di Sayouki.
“Rieki”=profitto, vantaggio. Colei che è riuscita a volgere a fin di bene un’azione tanto deprecabile quale il matricidio.

-Otenki: Figlio di Hirimi e Kikara, padre di Ryu. Alla lettera significa “tempo atmosferico” e l’ho scelto in concomitanza con il nome della moglie per fare un abbinamento originale per una coppia di demoni dei ghiacci ^_^

-Ohjo: Padre di Sayouki.
E’ l’unico che non ha un vero significato. E’ frutto di immaginazione e illuminazione.

-Tsuyome: Demone dei ghiacci, Madre di Ryu.
Alla lettera “stagione delle piogge”, ma può anche derivare da “tsuyu”= coraggioso e “yome”=moglie. In effetti è la moglie coraggiosa che ha sposato Otenki...ed è tutto un dire...

-Sayouki: Figlia di Rie e Ohjo, Dama dei sogni, ultima incarnazione della dea Oyume.
“Sai”= talento e “Yooki”=contenitore, sarà brutto da tradurre, ma la nostra Sayouki è davvero piena di talenti e volevo che fosse chiaro!

-Sato: Maestro di Sayouki ai tempi del monastero.
Significa “casa” perchè il monastero per Sayouki è stata l’unica vera casa che abbia mai conosciuto.

-Kooryu: Figlio di Otenki e Tsuyome, ultimo Demone dei ghiacci (o Drago), cugino di Sayouki.
“Koori”=ghiaccio e “Ryu”=drago. L’appellativo è abbastanza chiaro e per chi avesse qualche rudimento poteva anche essere un indizio...

-Oyume: Dea dei sogni, spririto originale della Dama dei Sogni.
“Yume”=sogno, “O-“= particella che indica rispetto.

-Kurosei: Semidio figlio di Oyume e di uno youkai ignoto.
“Kuro”=”oscuro”, ma anche “difficoltà, tribolazione” e “-sei”=suffisso che indica il materiale con cui è fatta una cosa. Pertanto il nostro Alchimista è “fatto di oscurità” perchè i suoi scopi ci sono rimasti oscuri fino alla fine, ma è anche “fatto di tribolazioni”, perchè tante ne ha dovute passare per liberare la madre dalla maledizione.

E con questo ho decisamente finito. Grazie ancora a tutti!

Qui la vostra affezionata Youki, che vi saluta con un bacio e vi invita a non abbandonarla, scrivendole (youki-chan@libero.it) o passando ogni tanto dal suo blog per un saluto (www.youki-laportadellalba.splinder.com).

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