Al di là del cuore: Uno sguardo nel passato....

di Nlc
(/viewuser.php?uid=53032)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capiolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** 5 mesi dopo ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


capitolo 1

                                                                      1

Era inverno a San Francisco: la neve cadeva fitta sui tetti delle case, era un evento eccezionale per  una città calda come San Francisco che nevicasse, in quanto non accadeva da anni, i fumi dei camini uscivano fuori e due ragazzini stavano giocando dentro casa.

 

“ Monopoli. Caro Matt, ti ho battuto un’altra volta.”

“ uffa, non c’è gusto a giocare con te” disse Matt sbuffando con aria contrariata.

“ ragazzi, sono le 5, venite a fare merenda. Ci sono le ciambelle con la cioccolata calda”

“ Forte, mamma, ha fatto le ciambelle, sei mitica.”

“ Veramente l’ha fatte Martha, perché fra poco io devo uscire per lavoro.”

“ Non fa niente… mmmm, sono buone lo stesso….”

“ grazie signora.” I due ragazzi si misero a mangiare assaporando quei sapori dolci.

“ Li avete finiti i compiti di matematica?” chiese prendendo la borsetta sulla sedia.

“ Sì, Lydia è bravissima in matematica.”Il telefono squillò e la signora Mannelli andò a rispondere a telefono.

“ Allora ci andiamo a pattinare questo finesettimana? Chiese Lydia.

“ Ho gli allenamenti di tennis con Bob e Peter, le semifinali di gennaio si stanno avvicinando e il nostro coach ha chiesto più impegno. Comunque ogni volta che pattiniamo io casco sempre, non sono per me i pattini.”

“ Sei un impiastro infatti, tu adori solo il tennis, di sicuro vincerai sei il migliore..”

“ Sei sporca di cioccolata…”disse .

“ Anche tu…che buffo!” rise.

“ Matthew….” Il nome di Matt di battesimo era Matthew Daniel Mannelli e la madre preferiva chiamarlo con il suo nome di battesimo, ma lui piaceva  farsi chiamare solo Matt.

“ Che c’è mamma?” rispose pulendosi con il tovagliolo, mentre Lydia rideva ancora.

“ Tuo padre non torna a cena, si deve protrarre a Bergen un altro giorno, le linee aeree sono ferme a causa della bufera di neve.”

“ Che peccato!”

“Dove si trova Bergen ,signora Mannelli?” chiese Lydia curiosa.

“ in Norvegia ,mia cara, territorio con piogge molto abbondanti.”

“ Come un luminare di scienza come te non lo sa…” disse ironico Matt.

“ matthew…non fare lo sbruffone!” Lydia gli fece un’occhiataccia.

“ uffa..”sbuffò Matt. La madre prese il cappotto per uscire e guardò il tempo fuori dalla finestra. “ Lydia, ti conviene fermarti da noi per cena, sta nevicando molto forte e non credo che abbia intenzione di smettere per ore. Ci penso io ad avvisare i tuoi mentre vado in macchina.”

“ non lo so…”

“ Dai Lydia, rimani.”  Incitò Matt e l’amica decise di rimanere.

“ Allora a posto, ci vediamo più tardi.”

“ ciao mamma”

“ salve signora..”

 

 

 

 



La giornata era diventata lunga e i due ragazzi erano stanchi. Dopo cena Matt e Lydia erano sul letto a guardare la televisione dove una coppia si baciava.

“ Lydia, secondo te, le ragazze si potranno mai innamorare di me?”

“ Di che ti preoccupi? Hai uno stuolo di ragazze che ti vengono dietro in classe.”

“ solo perché sono carino,loro dicono, sul serio Lydia sono da baciare?” I due ragazzini si   guardarono.

“ Tu, tu sei un ranocchio puzzolente, se ti baciano dopo devono scappare…”

“ E tu sei una pulce fastidiosa.”

“ Che insolente! Vieni qua!” I ragazzi cominciarono a sbattersi con i cuscini.

“Lydia,vieni giù, tua madre è venuta a prenderti.” Urlò la madre di Matt da fuori della camera di cui la porta era aperta.

“ arrivo…” I ragazzi ridevano e trotterellavano sul letto, all’improvviso Matt si trovò vicino al viso di  Lydia, al suo corpo, alle sue piccole forme, non si era mai accorto di quanto fosse bella!

“Lydia, tua madre sta aspettando.” Arrivò la madre di Matt in camera che ruppe quell’incantesimo.

“ va beh Matt, ora ti devo proprio salutare, ci  vediamo domani a scuola.” Lydia mise indietro una ciocca di capelli e  si alzò per mettersi le scarpe.

“okay,ciao.” La porta della camera si chiuse e Matt per la prima volta nella sua vita sentì un buco nello stomaco, aveva un brutto presentimento.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


capitolo 2

                                                               2.

 

Il giorno dopo Matt andò a scuola, si avvertiva uno strano odore nell’aria e San Francisco era caotica più che mai. Aveva gelato la notte stessa e le strade erano scivolose,Matt era distratto e scivolò.

“ehi che fai, non ti reggi in piedi?” Matt si girò, era Lydia dal finestrino della macchina.

“ buongiorno Matthew, vuoi un passaggio?” Il padre di Lydia Jonathan Puiltizier,famoso avvocato di San Francisco.

“ come  mai vai a piedi?” chiese Lydia.

“ mia madre è andata a lavorare presto, mio padre non è tornato ed ho perso il pullman stamattina.”

“ Dai,sali che non disturbi.” Fece un cenno con la mano il padre di Lydia.

“ ve bene, grazie.” Il tepore della macchina lo scaldò e si tolse il berretto dalla testa con la radio accesa della macchina che stava trasmettendo una trasmissione radiofonica.

“ Mamma mia, che freddo!”disse sfregandosi le mani.

“allora Matthew…”

“ papà, chiamalo Matt…”

“ E va bene, sua madre lo chiama sempre matthew…allora matt, come stano i tuoi?”

“ Bene, ora che ci penso mia madre le manda gli auguri di Natale in anticipo anche se ci troviamo solo a fine novembre, in questo periodo è molto impegnata.”

“Eh tua madre matthew, volevo dire Matt, è una donna molto in gamba, è riuscita a mandare avanti uno dei migliori negozi di san Francisco, direttrice di un centro commerciale non è cosa da poco, comunque ricambio gli auguri volentieri.”

“ Allora Matt, che cosa hai chiesto per regalo quest’anno?”

“ il videogioco dei giocatori del NBA,tu invece?”

“ I miei genitori preferiscono  una gita in montagna per imparare a sciare,già immagino le cadute.”

“ a te non va?”

“ Preferivo rimanere qui a San Francisco.”

“ Come mai?”

“Beh, potevo rimanere a giocare con te.” Matt abbassò il viso, divenne rosso , accidenti! Ancora quel morso allo stomaco.

“ Bene, ragazzi siete arrivati a scuola.”

“ Allora ciao papà!” si chinò a dargli un bacio sulla guancia.  E Matt avrebbe voluto che quelle labbra si posassero anche sulla sua guancia, ma Matt cosa stai pensando?

“Lydia, ricordati di andare alla lezione di danza oggi pomeriggio?”

“Sì, alle 16,00 …”Matt svincolò il pensiero e ringraziò il padre di Lydia per il passaggio.

“ Matthew, Matt…mi scordavo, manda gli auguri anche a tuo padre quando lo vedi.”

“ Sicuro, signore arrivederci.” La campanella era appena suonata, così Matt e Lidya si sbrigarono ad entrare in aula. Matt andò a salutare i suoi amici di banco Bob , Peter e Jackson, mentre Lydia andava dalle sue compagne di banco Elisabeth e Alexis.

“ehi Matt…” parlò Peter.

“ Sbaglio, oh Lydia , si è fatta molto carina ultimamente, mi sembra che le siano cresciute le tette, l’anno scorso era piatta…” sogghignò Bob  .

“ Peter…”

“ Dai Matt, non fare quella faccia,  passi più tempo con lei che con noi, possibile che non ti è mai saltato in mente di dargli un bacio?”  Pensava alla sera prima a quando si erano trovati a un centimetro di distanza e il cuore che pulsava,e quel terribile morso allo stomaco.

 

No, non gli era mai passato in mente di baciarla! Matt era un ragazzino di 14 ani e non aveva baciato ancora nessuna ragazza e non perché fosse brutto, anzi era un bel ragazzino con i suoi occhi azzurri intensi e i suoi capelli neri che gli donavano un’aria misteriosa, secondo le sue ammiratrici come Elisabeth, amica di Lydia, che riempiva il suo banco di bigliettini profumati. Lui era semplicemente molto timido , rispetto a Bob e Peter che avevano baciato quasi tutte le compagne della loro classe,invece Jackson lo capiva , un tipo solitario con gli occhiali con cui gli piaceva parlare.

“ non dargli retta Matt, fanno i sbruffoni…” lui lo difendeva sempre. Bob e Peter, comunque, lo consideravano un gran fico, perché nonostante fosse un taciturno, aveva sempre le ragazze ai suoi piedi, ma Matt in realtà non gli importava niente. Era semplicemente se stesso.

Ma lui aveva classe nel rispondere e disse: “ Non ho bisogno di baciare Lydia , ne ho tante che potrei baciare.” Mentì, ma per lo meno smisero di fargli domande.

“ Hai ragione, guarda Kate per esempio, ha due bombe…”disse Bob.

“ Allora, non ti dispiace se ci provo io con Lydia!”chiese Peter. Matt guardava Lydia che rideva con le sue compagne, a quella domanda Matthew si girò di scatto.

“ no.”

“ ma se hai appena detto che non t’importa niente.”

“ Lydia è una brava ragazza, non credo che sia interessato a un tipo come te. E’ come una sorella per me, non voglio che la prendi in giro.”

“ Vedremo, vedremo che ne pensa lei…” Peter le fece un occhiolino e Lydia guardò male Matt. Arrivò la professoressa di storia che concluse la loro conversazione.

” Ragazzi, fate silenzio! Faccio l’appello, poi cominciamo la lezione, allora Alan George….”

 

Bergen

 

“ ah ah, gliel’hai fatta a quel volpone,Mannelli.”

“ il caro Jonhson non ha tanto fiuto ed io ormai avevo l’affare in tasca, c’è cascato in pieno”

“ Se andiamo avanti così, per la fine del’anno avremmo guadagnato il doppio delle vendite.”

Era sera a Bergen, vicino Oslo e loro si trovavano a bere un bicchiere di cherry per festeggiare il contratto.

“ Per fortuna che non sei partito prima, se non ci fossi stato tu, probabilmente avremmo perso l’affare, quella bufera di neve è capitata a proposito.”

“ ho una famiglia caro Mc Feel che mi aspetta a casa,ormai Natale si sta avvicinando.”

“tua moglie come sta?”

“ Bene, ma è sempre molto impegnata, ultimamente i nostri orari non coincidono. Quando io parto,lei sta a casa, quando ritorno sta a lavoro, insomma…”

“ Se state bene, scusa non per fare indiscreto ma ci andate ancora a letto insieme?”

“ eh tu Mc Feel, quante donne ti sei portato a letto alle spalle di tua moglie?” Lui rise sotto i baffi.

“ Comunque , si quando capita, anche se a volte si tira indietro, sarà l’età!” E rise anche lui.

“ Signori, scusi se vi disturbo..” arrivò il cameriere con due bicchieri in un vassoio.

“ Sì…”

“ vi è arrivato un omaggio dal balcone del bar, due vermouth…”

“ E chi l’ha mandato?” chiese Mc Feel.

“ Vedete quelle belle signorine al banco, dite che  vogliono conoscervi.”

C’erano due ragazze provocanti, una rossa e una coi capelli scuri che indossavano una minigonna e top molto stretti  da cui si  intravedevano le  forme preponderanti. Il pub era molto caldo,per questo le ragazze erano svestite.

“ Che dici? Le invitiamo al nostro tavolo?”

“ va bene, non ci sono problemi…” Le ragazze arrivarono al tavolo salutando in modo molto malizioso. Mannelli aveva 42 anni ed aveva ancora molto fascino sulle donne, due occhi azzurri intensi con i suoi capelli scuri, d’ altronde Matthew aveva preso i suoi occhi e capelli dal padre. Mc Feel le fece sedere e le due ragazze gli  posero un bacio sulla guancia.

“ Salve!” Le ragazze erano molto belle, per la prima volta Mannelli si sentì di 20 anni più giovane. Quelle due donne li corteggiavano , perché avevano molti soldi,anche se   non era la prima volta che attiravano le ragazze a causa del oro lavoro, infatti erano degli agenti di borsa che svolgevano trattative finanziare in tutte le parti del mondo.

Le donne si sedettero sopra le loro gambe.

“ che charme che avete signori, che bei vestiti che avete,perché non ci portate a ballare?”

Mannelli fissava quella donna castana sopra di lui, quegli occhi scuri che lo penetravano facendolo eccitare. La donna fumò una sigaretta,” vuoi?” chiese lei. Lei pose una sigaretta nella sua bocca e Federico tirò una boccata di fumo. La donna si chiamava Heidi e si mise a giocare con la sua cravatta, con il suo colletto. Era spaventato da quelle emozioni forti, probabilmente l’alcool gli aveva dato alla testa, comunque era un marito, un padre esemplare, non avrebbe mai potuto! Federico si alzò e si scusò con le due donne.

 

“ Sono molto stanco, vado in albergo che domattina ci dobbiamo svegliare presto. Il volo è alle 7,00.”

“ Ma Federico, queste donne vogliono la nostra compagnia.”  Federico spense la sigaretta e lasciò Mc Feel da solo con le due puttane, come lui pensava .

Mannelli era un uomo molto orgoglioso con delle tradizioni e valori da rispettare, ma ultimamente sentiva come qualcosa che gli mancasse, adorava il lavoro, però non sentiva l’entusiasmo di un tempo. Era in una città straniera ,per un istante pensò al figlio che lo adorava, diceva che sarebbe voluto diventare come lui e  sospirò.

 

Si trovò davanti al’albergo, ma aspettò prima di entrare per fumare un’altra sigaretta, dopo entrò nell’hall dell’albergo.

“ il bar è chiuso?” chiese Federico che vedeva il barista che lavava i bicchieri.

“ fra mezz’ora termino il servizio, nel frattempo cosa ordinate?”

“ uno scotch per favore.”

“ Anche per me,liscio per favore.” Lui si girò, non so cosa vide, forse una luce intensa, una stella caduta a terra, forse un angelo, vide dei capelli biondi  d’oro ondulati, due occhi verdi d’acqua stupendi e un calore che sentì nello stomaco, sì ,stava bevendo troppo!

Lui rimase a bere, tuttavia la donna non parlava, di sfuggita guardava quel viso radioso. La donna portava un vestito a pois bianco con sopra una  lunga sciarpa bianca che la copriva.  Lui era senza parole, quando:

“E’ proprio freddo questa sera!” esclamò sistemando la sciarpa fino al collo.

 “ Da queste parti in effetti la temperatura è piuttosto rigida, in fondo ci troviamo in una zona piuttosto alta.”

“ Non è per me questo posto, io preferisco i posti caldi, esotici.”

“ E’ qui per lavoro?” chiese Federico curioso.

“ Purtroppo sì, sono una hostess, ma la bufera di neve ha impedito di decollare l’aereo e sono dovuta rimanere.” Federico la guardò bene, era giovane, all’incirca avrebbe avuto tra i 25-26 anni.

“ Il mio stesso motivo, sarei dovuto partire ieri sera, poi ho finito di lavorare oggi e parto domattina.”

“ che lavoro fa?” chiese la donna che fece cenno  al barista di darle un altro scotch che aveva finito.

“ L’ agente di borsa, investo denaro, firmo contratti in tutte le parti del mondo come Amsterdam, Vienna, Parigi,Sidney….”

“ E le piace questo lavoro che gli fa andare da tutte le parti?.”

“ Sì, mi fa sentire forte.” Federico finì il so scotch.

“ E se non avesse il lavoro, cosa farebbe?” Per la prima volta Federico si sentì colpito, non aveva mai pensato a una cosa del genere nella sua vita, per lui il lavoro era tutto.

“ Non lo so, lavoro da quando ho 23 anni in questo campo , non ne ho la più pallida idea.”

“ io di sicuro se non fossi una hostess, strano a dirsi , ma vorrei essere semplicemente una mamma, ho iniziato a lavorare a 18 anni ed ora che ho 27 anni , ho bisogno di mettere i piedi a terra. E poi il volo m’impedisce di avere un rapporto stabile e duraturo con una persona, ora vorrei crearmi una famiglia. Comunque se non dovessi lavorare vorrei essere un’artista, dipingere quadri.”

“ Lei dipinge?” Federico aveva ragione sulla sua giovane età.

“ sì, quando ho tempo, perché tra un volo e un altro non ho molto tempo per me stessa. Torno a casa,ceno, mi faccio una doccia, invece di guardare la tv o uscire dipingo…”

“ caspita, è una cosa bella.”

 “ Signori, vi avverto che fra pochi minuti devo chiudere.”

“ Va bene, è molto tardi , devo salire in camera, la devo salutare, è stato un piacere parlare in sua compagnia.” Cercò di svincolare dopo il lungo discorso.

“ mi permetta di pagare lo scotch.”

“ Non c’ è bisogno, grazie!” La donna pagò.

“ che maleducato! Non mi sono presentato, Federico Mannelli.”

“ Questo è il mio biglietto da visita.” Le porse il suo biglietto che sfilò dal portafoglio.

“ pensa che ci rivedremo?” chiese Federico.

“ Chissà, forse in qualche altro posto, speriamo più caldo come l’ Europa.”

“ di dove è lei, dove vive?”

“ Io sono italiana. Vivo a Pavia in Lombardia.”  Dopo queste parole s’incamminò.

Lesse il biglietto. Quell’angelo che vide scomparire tra le porte dell’ ascensore si chiamava Silvia Ferraris.

 

 

 

Ore 15,00 pm San Francisco

 

“Ehilà,c’è qualcuno in casa?”

“ papà ,finalmente sei a casa!” Corse Matt verso il padre gli diede una pacca sulla spalla.

“ Salve ometto, ogni giorno sei sempre più alto, non è che mi superi?”

“ Non credo,sono già alto 1,67…”

“ beh, qualche altro cm crescerai,tua madre?”

“ Torna stasera, ha detto che ha molto da fare, con l’avvicinarsi del Natale il magazzino è sempre più pieno.”

“ Mi hai portato qualche regalo?”

“ purtroppo no ,figliolo, ma non ti preoccupare per Natale ci rifaremo.”

“ Sono contento.” Il padre gli scompigliò i capelli.

“ vado a cambiarmi e a dami una rinfrescata, poi parliamo un po’…”

Dopo un po’ Federico scese , un uomo affascinante con una leggera barba incolta e due occhi azzurri intensi. Andarono dalla cucina.

“ Papà ,Martha ti ha lasciato qualcosa da mangiare, in frigo,vuoi?”

“ sì, in effetti ho un pò di fame, prendimi anche una birra. Se vuoi prendila anche tu, allora Matt cosa mi racconti?” Matt non la prese, non aveva mai toccato un alcoolico in vita sua.

“ Ho preso A sul compito di matematica…”

“ Sei bravo come me con i numeri.”

“ Merito di Lydia che mi aiuta sempre, se no per me la matematica sarebbe arabo.”

“ gli allenamenti di tennis invece?” Federico non piaceva tanto che facesse tennis,ce l’aveva mandato Jane, lo considerava una cosa da snob, preferiva uno sport da uomini come il basket, ma a Matt piaceva anche se non giocava tifava per i giocatori del NBA. Qualche volta in primavera Federico giocava a basket con il figlio nel campetto vicino casa e a suo modo Matt se la cavava.

“ Domani è sabato, scuola non c’è e vado agli allenamenti.”

“okay…”

“papà…”

“sì…”

“ che cosa provavi quando ti sei innamorato della mamma?”

“ Beh ero felice, il cuore batteva a mille, parlavo come un imbranato e stavo in paradiso.”

Ma ora per Federico il cuore sembrava spento come a un semaforo di cui si aspetta il verde per passare.

“ Sentivi qualcosa nello stomaco?”

“in che senso?”

“ Tipo un buco!” il padre prese un sorso di birra. Cercando di ricordare la prima volta che si era innamorato di Jane, bella, determinata e intraprendente, si era innamorato del suo carattere forte. Però Jane a causa del suo lavoro dopo Matthew non voleva avere altri figli.

“ Mmmm,si…Ricordo che avevo lo stomaco in subbuglio , come se qualcuno mi avesse dato un cazzotto allo stomaco,ma in realtà era solo estasi, perché lo chiedi? Ti sei innamorato?”

“ No, no, papà cosa dici?

“ Tua madre dice che passi molto tempo con Lydia, sarebbe normale se provassi qualcosa…ora stai diventando anche un uomo, sai ti sta cambiando la voce ultimamente.”

“ L’avevo notato, infatti con questa voce roca, Bob e Peter mi prendono in giro.”

 “ Papà, a proposito di questi cambiamenti…”Matt era imbarazzato di parlare di se stesso con il padre.

“ Che c’è’ ? Dai non fare il timido, tra noi uomini possiamo parlare.”

“ Stamattina quando mi sono alzato, come posso dire? E’ uscita una roba bianca ….ce l’avevo tutto dritto, ieri sera avevo visto un film…” Federico capì all’istante e si pulì la bocca con un tovagliolo.

“ Matt, vieni qui, fatti abbracciare…”

“ che c’è papà? Sto male? E’ grave?”

“ Niente di tutto questo, stamattina sei diventato un uomo.” Matt non capiva

“ Ma che è la roba bianca?”

“ma la scuola non t’insegna nulla di queste cose, con i tuoi amici non ne parli mai?”

“ beh,sì, parliamo di ragazze, però…”

“ capisco, andiamo in camera mia, facciamo un bel discorsetto,ma fammi capire una cosa, quale film hai visto?”

“ 9 settimane e ½, me l’ha dato Bob; diceva che mi avrebbe svegliato….”

“ in effetti…Dopo lo guardiamo in camera mia prima che arrivi mamma, devo spiegarti alcune cose.”

 

Eh sì! Il caro Matt era cresciuto e Federico lo vedeva crescere sotto i suoi occhi, si ricordava quando camminava a carponi nel salotto di casa. Per un attimo pensò a quella donna che aveva conosciuto a Bergen, a ciò che avesse detto sulla famiglia e sul bisogno di mettere radici e se avesse ragione? Mah, finì di mangiare e andò in camera con il figlio.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


capitolo 3

                                                                           3.

Ma chi l’avrebbe mai detto che Matt aveva avuto la sua prima eiaculazione?Va beh, Matt sapeva che si trovava nello stadio della pubertà dove l’intonazione della voce, la barba comparivano e  per fare un figlio bisognava fare l’amore, come sapeva che le donne avevano un ciclo mestruale mensile che simboleggiava l’inizio della fertilità, si rese conto  quando un anno fa Lydia gli disse che era diventata una donna, ma tutti quei dettagli sui liquidi del proprio corpo non li sapeva. Altro che matematica, dovevano fargli educazione sessuale! Ed ora Matt era molto confuso, quando aveva Lydia accanto sudava, balbettava, sembrava un cretino. Nel pomeriggio Matt e Lydia stavano studiando matematica in camera sua.

 

“ Matt, che hai? Ti sei incantato?”

“ no,scusa….”

“ stavo dicendo che il Teorema di Pitagora…” Tuttavia a Matt in quel momento non importava niente del Teorema di Pitagora, guardava intensamente le labbra di Lydia  cercando di distogliere l’attenzione.

“ Accidenti Matt, mi è cascata la matita per terra, me la prendi per favore?”

“ Sì…” vide le gambe di Lydia semiscoperte., perché indossava un vestito di lana con le calze, per un attimo Matt le sfiorò una  gamba e qualcosa gli sembrò che salisse sulle vene, spaventato dall’emozione si alzò di scatto.

“ Ouch…che male!” andò a sbattere sulla scrivania.

“ Matt, ti sei fatto male?”

“ Ohi, ohi…ecco la matita!”

“ Si può sapere cos’hai? Sei così distratto oggi…”

“ oh, sarà la tensione per le finali di tennis, il coach ci sta stremando ultimamente..”

“ ti fa male? Vado a chiamare tuo padre?”

“ non ti preoccupare, lascia stare, sta riposando.”

“ vado a prendere del ghiaccio in frigo, magari ti fa bene…”

 

Cretino, stupido, ma come ti è saltato in mente di toccarle le gambe, ma che caspita sta succedendo? Oh dio, che ha ragione mio padre? Mi sto innamorando di Lydia, oh no sarebbe un disastro, è solo un’amica, invece no è una cometa che brilla di luce intensa.

 

“ Matt, ti ho portato il ghiaccio, però cerca di stare attento, dove ti fa male?”

“Sulla testa?” Lydia le mise una mano sulla testa e sentì come un brivido.

“ Aspetta faccio da solo con il ghiaccio.”

“ che ti prende Matt?”

“ senti, vado un attimo in bagno, torno subito.”

“ vuoi che ti accompagno?”

“ tranquilla, faccio in un lampo!”

“Matthew,Matthew, ma sei stupido ?” si ripeteva da solo davanti alo specchio. Non riusciva più a vederla come una semplice amica, si sentiva come se fosse stato acceso un fuoco e non riusciva a spegnerlo, si tolse la felpa e rimase in maglietta, dopo tornò in camera.

“ Tutto bene? Senti caldo?”chiese Lydia.

“ Tutto bene, credo che i termosifoni siano troppo alti.”

 

 

 

 

Ore 20,00 pm

 

“Finalmente a casa, che giornata!”

“ Ciao mamma.”

“ Ciao tesoro, tuo padre è tornato?”

“ sì, è in camera sua a guardare la tv.”

“ okay, vado su, Lydia è andata via, sapevo che veniva nel pomeriggio.”

“ Sì, mezz’ora fa, la madre è venuta a prenderla.”

“ Te l’ho chiesto,perché ho visto la madre al centro, che donna stupenda! Certo che tu e Lydia sareste perfetti per stare insieme.”

“ Ma mamma cosa dici?”

“ Dico che cominci a capire come va il mondo, Lydia è di famiglia benestante e anche noi lo sai, se unissimo le nostre famiglie, sarebbe un patrimonio immenso.”

“ Mamma, non travisare con le fantasie, Lydia è solo un’amica.” Un’amica bellissima che prima si è spaccato la testa per avergli sfiorato una gamba, pensava Matt.

“ Sarà, dì a Martha di preparare la cena.”

“ Già, la sta preparando, è arrivata da poco.”

Jane aprì la porta della camera con la tv accesa alta.

“ Federico abbassa il volume, c’è un casino in  questa stanza.”

“ Che caloroso benvenuto! Comunque ciao amore, stavo guardando lo scontro di pugilato.”

“ Che sport pericoloso, non so perché  la guardi.”

“ Perché mi piace, com’è andata la giornata?”

“ caotica! C’è un casino di gente che si appresta a fare i regali e siamo solo alla fine di novembre oggi è il 28 se non sbaglio? Sto cominciando a perdere la concezione del tempo.”

“ Mamma mia ,che dolore con queste scarpe pesanti, queste neve a San Francisco è insolita, è sempre stato caldo qui.” Si tolse le scarpe e andò sul letto insieme al marito.

“ chiamasi effetto serra, dai che ti faccio un massaggio ai piedi.”

“ oh, si,si…divino, fantastico, sei un grande massaggiatore.”

 Vediamo se anche questo ti piace.” Federico la baciò sulla gamba e accarezzò l’altra, cercando di aprirle la cerniera dei pantaloni.

“ Dai Fede, lascia stare, è quasi ora di cena.”

“ la cena può aspettare.” I baci di Federico erano insistenti sulle sue gambe, sul suo collo.

“ Dai, lascia stare..”Ma Jane si ritrasse infastidita.

“ Ma cara…..”

“ Sono stanca,non ne ho voglia.” Jane si alza dal letto.

“Federico, ho lavorato tutto il giorno, sono stanca, volevo sapere quando riparti?”

“ parto per Nîmes martedì.”

“ Sabato abbiamo una cena dagli Sheridan e tu vieni con me.”

“ va bene..” senti bussare, era Matthew.

“Martha ha detto che la cena è pronta.”

“ ora veniamo.” Gli occhi di Federico erano delusi: era felice di stare a casa a riposarsi, non aveva voglia di uscire quel finesettimana, ma per Jane andare dai  suoi amici di fiducia nei finesettimana era una consuetudine.

Prima di scendere Jane disse a Federico: “ Hai mai pensato che Lydia e Matthew potrebbero stare bene insieme?”

“ Beh, sono amici, penso…”

“ Matthew pensa di essere innamorato, non so se di Lydia,però…” Gli occhi di Jane s’illuminarono.

“ Sarebbe bellissimo se stessero insieme.”

“ Hanno solo 14 anni, non credi che si troppo presto a pensare queste cose, non puoi decidere la sua vita”

“ Non posso deciderla, ma offrirgli delle occasioni sì, ti darebbe fastidio imparentarti con i Puiltizier. Il padre è un grande avvocato. Non credevo che riuscisse ad arrivare tanto, quando l’ho conosciuto, sembrava solo un cocco di papà.”

 Guarda che anche Matt rischia di diventarlo se lo viziamo troppo, poi  mio padre era solo un contadino quando è arrivato qui,te lo ricordi?”

“ Si,  dopo ha fatto i soldi ed è diventato proprietario di alcune terre della California.”

“Jane, Jane, sei proprio incorreggibile!”pensò Federico.

“ In effetti è vero, mio padre era un grande, comunque mi sembra presto pensare a un matrimonio.”

“ oh, va beh, però io a queste cose penso…” Secondo Federico, ultimamente Jane manipolava troppo i sentimenti delle persone senza pensare ai veri bisogni, pensava che si era troppo montata la testa dopo che era diventata direttrice. Amava Jane, ma a volte era pesante con i suoi intrighi patrimoniali. Senza pensieri, andarono a mangiare.

“ Matthew?”

“ si, mamma.”

“ ti andrebbe se la settimana prossima invitassimo la famiglia di Lydia a cena?”

“ Come vuoi, a me non importa.” Federico era contrariato, aveva capito il gioco che Jane voleva fare.”

“ però, io non ci sono, sabato io,bob e Peter abbiamo una festa di compleanno Luisa Parker,è anche un’amica di Lydia.”

“ Parker, si conosco i genitori in effetti sono un po’ tradizionalisti, allora facciamo un’altra sera sarei contenta che ci foste entrambi.” Federico batté il bicchiere sul tavolo.

“ come vuoi.” Il bello che Matthew l’ assecondava, era questo che Federico scocciava, con lui parlava a cuore aperto, mentre con lei no, perché aveva paura di assecondarla.

Sul tardi andarono a dormire, Federico si preparò per andare a letto e Jane uscì con la sua camicia da notte di seta, comunque Jane era una bella donna: capelli lunghi mori,occhi color celeste,carnagione ambrata,alta,seno medio, 40 anni, quel vestito contrastava con la sua pelle ambrata. Jane si distese vicino a Federico con gli occhi suadenti.

“Si…”

“ Volevo scusarmi per prima, ma ero molto stanca…” Jane lo baciava sul lobo dell’orecchio, sul collo e con un mano slacciava i bottoni del suo pigiama.

“ Dai, la tua pantera ha tanta fame.”

Federico si girò contrariata ed arrabbiata.

“ si può sapere cos’hai? Primo ero stanca,non mi andava ed ora fai tu lo scontroso.”

“ Ho visto prima quello che facevi a cena- Matthew,ti dispiace se invitiamo i Pulitzer a cena - ma cosa credi di fare?”

“ Sei esagerato, voglio solo il bene per mio figlio, poi preferisco che si fidanzi con una persona alta locata che conosciamo, che una qualunque che non conosciamo.”

“ ma Jane, ha 14 anni e non neanche cos’è il liquido seminale e tu pensi al matrimonio.”

“ Liquido, oh no,il mio bambino ha già fatto..”

“ no,no, è semplicemente diventato un uomo, ma non ti sei accorta che si è alzato di 10 cm e gli sta cambiando la voce.”

“ oh, è vero.” Jane pensava a Matt come un bambino innocente.

“ No, non ti sei accorta, sei troppo presa con il tuo lavoro e con le tue cene.”

“ Lo sapevi cosa comportava il mio lavoro accettando l’incarico, “

“ ma perché non lo lasci il tuo lavoro? Io sto sempre fuori e non posso fare anche il lavoro di madre.”

“Tu sei matto! Ma come ti viene il mente? Il centro commerciale mi frutta molti soldi, se non ci fossi io.”

“ già, se non ci fossi tu..”

“ lasciare il lavoro è una cosa assurda.”

“ Ci sono già io che lavoro, poi ultimamente il mio stipendio è aumentato.”

“ Ho lavorato fino al sesto mese di gravidanza quando ero in cinta di Matthew.”

“ infatti era un rischio..”

“ Insomma Federico..”  Jane si mise a carponi sopra di lui e si tolse la camicia di seta, rimanendo in reggiseno ,lo baciò sul petto,poi cominciò a scendere.  Purtroppo Matt aveva ragione, bisognava solo assecondarla.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


capitolo 4

                                                            4

 

 

A casa Sheridan

 

Federico e Jane si trovano a casa degli Sheridan e Jane non smetteva di essere la solita arrivista.

“ Allora, che cosa hai intenzione di fare con il tuo negozio?”

“ Penso che lo venderò.”

“ Può entrare nel nostro centro, ci vorrebbe una persona sveglia ed efficace come lei.” Federico tamburellava con il dito sul bicchiere.

“ E’ gentile da parte sua signora Mannelli, ma ho ricevuto altre proposte, ora scusi ma la signora Vanderson mi sta aspettando, buona serata.”

“ Ma certo.”

“ Che cosa stai facendo?”

“ sto facendo pubblicità, c’è qualcosa di male”

“ Siamo a una festa, devi sempre pensare a lavoro?”

“ Federico, il tempo è prezioso e ogni cosa è utile a favore nostro.”

“ Io vorrei anche rilassarmi,perché fra qualche giorno riparto, poi sono stanco…”

“ Su, tesoro, fai buon viso a cattivo gioco, si tratta di due ore, quanto ti costa fare 2 risate e cercare di essere diplomatico, se lo fai nei tuoi affari, lo puoi fare anche con gli altri.”

 

“ Che cosa mi costa?”pensava Federico..forse ho la mia vita Jane, voglio ogni tanto non pensare al lavoro, ma a me stesso, perché non mi chiedi se sono felice o triste?, perché non mi guardi con quegli occhi di cui mi ero innamorato?

 

 

 

 

La festa di compleanno

 

Peter: “ Hai visto com’è carina Rebecca stasera?”

Bob: “ sì, molto…”

Peter. “ Sai, potrei corteggiarla come ho visto in quel film a casa tua? Pensi che la signora Parker si arrabbia se prendo un fiore dal suo vaso, l’ ho visto dalla sua cucina.”

Bob: “ non farti prendere scrupoli, vai e colpisci se vuoi baciarla.”

Peter: “ Baciarla soltanto?” gli disse alzando le sopracciglia.

 

Jackson non era venuto alla festa, odiava le feste perché si sentiva a disagio in disparte a  guardare i suoi amici che facevano gli sbruffoni ,nonostante i tentativi di Matt di dissuaderlo a venire. Nel frattempo Matt era assorto nei suoi pensieri, ai discorsi del padre, a come i suoi amici erano disinibiti e lui si vergognava di provare qualcosa per Lydia, ma lui ormai era un uomo e lo voleva dimostrare a se stesso. In quella sera Matt sembrava davvero cresciuto, con i suoi primi peli della barba e la sua voce forte cambiata, indossava una camicia bianca con un completo blu notte che lo rendeva affascinante di cui  le amiche di Lydia se ne erano accorte.

 

“ Ehi, Lydia, hai visto Matt, è bellissimo stasera? Peccato che sia sempre così timido, parla sempre con te!”

Lydia era solita ascoltare le adorazioni delle amiche verso Matt ,ma solo lei sapeva che Matt di quei complimenti non ci faceva niente, perché lui era così, era Matt e basta, non voleva approvazioni, voleva solo essere se stesso.

“ A me sembra sempre il solito.”

“ non lo so, ma i suoi occhi, il suo sguardo mi fa tremare…”

“ Elisabeth, so che sei cotta di Matt, ma non credi di esagerare.”

“ scusa Lydia, ma tu e Matt siete solo amici o sbaglio,perché ti scaldi tanto?”

“ perché Matt è solo uno stupido bambinone. Ha paura sempre di sbagliare, di non essere all’altezza degli altri, di essere valutato per quello che non è, dei vostri complimenti non ci fa   niente, il suo bel aspetto lo salva e Bob e Peter gli serve solo per proteggersi.”

“ Spari un sacco di cavolate, tu sei solo una bambina, hai 14 anni e ti senti una star, perché sei la più brava della classe.”

“ Tu Liz, hai 14 anni e sei solo una maledetta oca, provaci pure con Matt, perché tanto lui ti scaricherà.” A quelle parole Elisabeth se ne va indispettita con le altre,anche gli amici di Matt si allontanano, così Matt si avvicina a lei.

 

“ Sei bellissima stasera!” Era vero, i capelli di Lydia biondi erano ornati da un fermaglio d’orato ed aveva un vestito lungo lilla  che le infondeva un senso di calore.

“ E tu sei un ranocchio.”

“ Ti ho fatto un complimento e ti arrabbi?”

“ le mie amiche stasera ti adorano, perché ti sei conciato così?” Sembrava Leonardo di Caprio sul Titanic con degli occhi scuri meravigliosi, pensò per un istante Lydia.

“ mia madre mi ha suggerito di vestirmi in questo modo, per farmi sembrare più grande.”

“ ci è riuscita, le mie amiche sono in estasi.”

“ Perché sei gelosa?” chiese spiritoso Matt facendole un pizzicotto sul braccio e lei sorrise.

“ Ehi, Matt,ciao Lidya ,pensavo che eri con Peter?” si avvicinò Bob dandogli una pacca sulla spalla.

“ no, pensavo che era con te. “

“beh,  credo che Peter stasera fa centro.”

“ oh, scusa Lydia, non sono discorsi per una ragazza bella e raffinata come te, puoi venire con me un attimo?” Matt lo guardò storto ripensando al discorso che gli aveva fatto a scuola.

“ Che cosa vuoi Bob? Ho altro da fare che darti retta.”

“ E’ una cosa abbastanza importante.”

“ E non me lo puoi dire qui…”

“ E’ una cosa privata…”

“ che sia un minuto però…” Matt li avrebbe dovuti fermare, temendo quello che sarebbe successo, invece Bob e Lydia si allontanarono nella folla.

 

Matt stava impazzendo, non riusciva più a vedere Lydia come un’amica, ogni cosa di lei lo scuoteva nell’anima, ciò avrebbe sconvolto la loro amicizia e non voleva perderla, inoltre  Bob e Lydia non erano tornati e questo lo infastidiva

“ Ehi Matt, Lydia ti ha lasciato sola?” Elisabeth si avvicinò.

“ Si è allontanata con Bob.”Liz fece un’occhiata in giro per vedere se era vero.

“ Ehi Matt, sai che sei molto carino stasera!”

“ Grazie!”

“ eh, questa giacca ti dona!”

“ E i tuoi capelli…” Elisabeth gli sfiorò i capelli e Matt scansò la sua mano.

“ Elisabeth, non prendertela a male, sei molto carina e molto gentile anche con i tuoi bigliettini che mi lasci sotto il banco, ma non mi interessi, non mi piaci, scusa se te lo dico e ti ferirò, odiami se vuoi, ma sono innamorato di un’altra!” Liz si irrigidì, appoggiando le mani sopra le ginocchia come segno di sconcerto.

“ Di chi? Di Lydia? Quella troietta se la sta spassando con Bob!”

“ Lydia è una mia amica, e che a te piaccia o no, è una brava ragazza, a differenza di te che ha fatto vedere il seno a metà della classe, inclusi Bob  e Peter  che hanno fatto una descrizione dettagliata del tuo corpo e del tuo tatuaggio che hai sulla spalla destra, una spada in un cuore se non sbaglio?Non prendertela a male, ma non credo cha tua madre sarebbe molo contenta a sapere che sua figlia a 14 anni invece di giocare con le bambole, gioca con altre cose…mia madre conosce molto bene tua madre, va spesso nel suo negozio!” Elisabeth si alzò di scatto arrabbiata e scandalizzata  andando via  esasperata. Elisabeth invidiava ed odiava fortemente Lydia, invece Matt era rassegnato, da un po’ di tempo Lidia e Bob si erano allontanati, perciò ,preoccupato ,andò a cercarla.

 

Nel frattempo, Bob aveva cercato in tutti i modi di rimanere isolato con Lydia, perché la voleva baciare, ma Lydia era una tosta e non si faceva incastrare facilmente. Ora si trovavano sulla stanza nel sottotetto da cui si vedeva il cielo stellato( Bob sapeva che Lydia adorava l’astronomia e le galassie tramite Matt) che Bob insieme a Peter avevano scoperto, quindi anche Matt ne era a conoscenza.

Bob: “ Quante belle stelle ci sono stasera!”

Lydia: “ Sai, quelle stelle formano l’orsa maggiore, sai cos’ è l’orsa maggiore Bob?”

“Sarà più dura del previsto”pensò Bob .

“ perché, non ti ritorniamo di sotto, qui è freddo!”

“ Dai Lydia,vieni qua, ti scaldo io.” Bob gli mise un braccio sulla spalla e Lydia la scansò,ma Bob la rimise.

“ io torno giù ,fra poco usciranno con la torta.”

“ Lydia, aspetta.” Bob cercò di baciarla. In quel momento Matt si ricordò del posto che Bob e Peter si sarebbero allontanati se fossero stati con qualcuna, così aprì la botola del sottotetto e trovò Bob che cercava di baciare Lydia tenendole le mani.  Irruppe di scatto verso di lui e gli diede un cazzotto che Bob  a sua volta  glielo diede per difesa.

“ Smettetela per favore, vi fate male! Per favore.” Matt e Bob continuavano a picchiarsi come due esasperati. “ Finitivela, il pavimento è fragile, potete farlo crollare…”

“ Perché ti stai comportando così Matt? Mi posso difendere da sola!”

“ Non mi pare, dato che stai qui…”

Bob gli diede un cazzotto sulla pancia. “ Bob,smettila…”

“ allora Matt, perché  difendi la tua principessina? Non è la tua amichetta del cuore, la tua sorellina ? Dai Matt,su forza …”Bob lo fece sbattere contro il muro.

“ Perché mi odi tanto?” Matt prese tutta la sua forza per scaraventarlo per terra  e urlò:

“non voglio che ti avvicini a lei, perché io la   amo pazzamente!” “

 

Scaraventandolo a terra, il pavimento della mansarda crollò e Bob e Matt cascarono sulla torta gigante di Luisa nella cucina,  di cui la madre di Luisa si arrabbiò moltissimo, dopo di che trovò Peter che aveva rubato i suoi fiori  e pomiciava nella stanza di Luisa con Rebecca  mezza nuda che era poi la cugina di Luisa , mandò via Peter, Bob e Matt per il loro atteggiamento immorale e irresponsabile e per aver rovinato la festa della figlia, urlando che avrebbe chiamato i loro genitori prendendo seri provvedimenti e Lydia non rivolse la parola a Matt,  non fece altro per tutta la festa e per tutta la notte che tornò a casa alle parole di Matt, ai suoi pensieri e ai loro momenti di amicizia trascorsi insieme, a quanto con una frase  così bella  aveva sconvolto il suo universo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


capitolo 5

                                                                   5

 

Il giorno dopo

 

“ Matthew ti sei impazzito, ma che cosa ti è saltato  in testa? La madre di Luisa mi ha chiamato in lacrime, dicendo che tu e i tuoi amici gli avete rovinato la casa, la festa per la figlia, che siete stati rozzi e impudichi….” Urlava la madre di Matt.

“ Ma io come mi devo comportare con te? Faccio il meglio per dare un’immagine sociale degna e nota della famiglia e tu rovini tutto per una cazzottata, ti sto progettando un futuro Matthew, la settimana prossima i Pulitzer vengono  a cena, e io cosa gli racconto? Che hai fatto a botte?”

“ Jane, non credi di esagerare con il ragazzo…”

“ Sta zitto Federico, sei stato tu che  con i tuoi pugilati e le cavolate tue gli ha messo in  testa queste cose, per non parlare di quella cassetta schifosa che Martha pulendo in camera ha trovato,ma io dico ma si può fare a botte  in casa di altri, …Io faccio di tutto per questa famiglia, lavoro per una buona immagine, ho un negozio dove conosco tutta la gente di San Francisco…”

“ a parte che quella cassetta era degli amici di Matt che io ho visto con lui solo per dargli delle informazioni minime, comunque solo per la tua immagine, ti importa?” Urlò Federico.

“ Certo,  penso che tu qualche volta te lo scordi, non esiste solo il tuo lavoro Federico, io non mi posso fermare, non me lo posso permettere, ho fatto la scelta di avere la carriera e io la voglio portare avanti, io non voglio abbandonare, tu mi stai dando l’idea che tu vuoi insegnare a lui l’abbandono, la rassegnazione, non sono qualità per andare avanti nella vita.”

“ io non ho mai detto niente di tutto questo a lui.” Matt si alzò.

“ Dove pensi di andare Matthew?” Matt non rispose, non voleva litigare e andò in camera.

“ Matt, Matt, torna qui…E’ diventato un irresponsabile questo ragazzo.”

“ Jane, calmati, stai esagerando,io non dico che ha fatto bene quello che ha fatto, non è stato corretto,ma gli hai chiesto se lui sta bene, per quale motivo ha litigato con Bob.”

“ Non m’importa, voglio solo che tenga un comportamento decente e rispettabile.”

“ come fai te, sei sempre al tuo posto, non ti lasci mai andare,non stacchi mai la spina…”

“ Ma Federico, ma che cosa vuoi da me? Sei sempre stato contento che lavoravo, da questi tempi in qua, ti lamenti sempre, sei sempre insoddisfatto,viaggi per paesi , ti lascio una fiducia grandissima e vengo attaccata come se fossi il demonio, ti sei stufato di lavorare, è questo il problema?

“ No, non ho mai detto questo, io lavoro, è il mio dovere da marito e padre responsabile, lavoro perché bisogna avere un ruolo in questa società…”

“ Allora, qual è il problema? Che cosa ti aspetti da me? Che lasci il lavoro? Non posso, ho una responsabilità troppo grande, ho un centro in azione che dirigo e tante persone dipendono da me, chi vuoi chi tu sia? Ci sono madri che passano il tempo con la famiglia e si lamentano di non essere indipendenti, altre che vogliono lavorare come me e vogliono avere altri obiettivi, cosa vuoi, che faccio la maglia come tua madre’”

” Non parlare male di mia madre, non ti chiedo di fare la maglia o di pelare patate, e se ora sono quello che sono è grazie agli insegnamenti dei miei genitori ! Non hai mai disprezzato pero i soldi che ho ricavato dalle terre di mio padre, comunque anche noi ti vogliamo, noi non dipendiamo da te? Io voglio solo la mia Jane e Matt vuole solo sua  madre…”

“ Federico,io a Matthew voglio bene, voglio solo un futuro per lui, se mi vuoi accettare io ho questo lavoro da vent’ anni ormai, non posso cambiare, ho un ruolo, se tu vuoi stare con me, sai che sono così….”

  E tu Jane mi ami ancora? “ Jane non rispose.

“ Io Federico….”

“ E’ una semplice domanda Jane? Mi ami o preferisci avermi solo per vantarti dei nostri pregi sociali?” Jane non riusciva a parlare, forse perché una parte di quel che diceva era vero, così gli chiese: “ E tu mi ami Federico?”

“ Io pensavo di amarti, ma ora non lo so più…” Federico si girò, salì per le scale e andò in camera a preparare le valigie, fra qualche giorno sarebbe dovuto partire per Nimes.

 

 

Jane si trovò sola in quella cucina, con il ticchettio forte degli orologi in quel silenzio agghiacciante.

In quel momento Jane  prese un bicchiere d’acqua dal lavandino, ma gli cascò dalle mani, si frantumò in mille pezzi, per raccogliere i vetri si ferì , facendole uscendole una goccia di sangue sull’indice ,  avvertì un qualcosa che aveva rotto l’equilbrio nella loro famiglia. Erano anni che non litigavano così furibondi, da quando lei aveva  cominciato a lavorare dal centro…

                                                          

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


capitolo 6

 

                                                                             6.

 

Più tardi, Matt andò dal padre, mentre Jane era uscita per andare al lavoro. Federico stava nel suo studio con il suo computer portatile a mettere a posto alcuni calcoli.

“ posso entrare?”

“ Sicuro figliolo, vieni…”

“ Che cosa stai facendo?” chiese Matt curioso.

“ Programmi,Excel, calcoli di borsa, gli indici di mercato sono piuttosto bassi…” disse grattandosi sulla testa.

“ E anche il tuo umore è piuttosto basso, si può sapere che cosa è accaduto alla festa Matt?”

“ Bob ha cercato di baciare Lydia e io dalla rabbia l’ho picchiato, perché continuava a prendermi in giro, poi perché sono innamorato di Lydia.”

“ Beh, picchiare per amore può essere una pazzia, ma non è corretto, comunque ti sei innamorato di Lydia, sei un ometto allora …

“ Dai, non mi prendere in giro, il problema è che io e Lydia non ci parliamo più…”

“ Viene domani a fare i compiti con te?”

“ Non credo.”

“ A scuola le hai parlato.”

“ No, stamattina, per niente…”

“ Che cosa pensi di fare? La settimana prossima verrà qui con la sua famiglia, conoscendo tua madre la cena lo farà lo stesso, per fare finta di niente.”

“ immagino, solo che io ora non so cosa dirle…”

“ devi solo esprimere i tuoi sentimenti anche se non è facile per noi uomini…”

“ tu hai mai fatto a botte con qualcuno?”

“ A botte no, però ero geloso di un collega che lavorava con tua madre quando era solo una segretaria, pensavo che mi tradiva, poi dopo un po’ di tempo sei nato te.”

Vuoi dire che sono nato da un litigio riparatore”

“ No,è brutto dire così ,ma sei stato un bellissimo regalo, all’inizio non volevano neanche fare figli per via dei nostri lavori, ma poi se nato tu e tutto è cambiato. “

 

Matt lo guardò, ma in realtà non era cambiato niente, il padre era sempre in partenza e la madre stava sempre fuori.

 Federico diede una carezza sulla testa di Matt, guardò i suoi occhi pieni di speranza, chiuse il PC , pensando che doveva prepararsi la valigia, presto sarebbe dovuto partire.

Naturalmente la cena con i  Pulitzer venne fatta lo stesso, infatti Lydia non venne come se l’era immaginato, la madre disse che le era venuta la febbre, ma in realtà Matt e Lydia sapevano quanto sarebbe potuta essere imbarazzante quella serata, comunque Matt era sempre più indeciso come esprimere i suoi sentimenti per Lydia.

Dalla cena,Matt si alzò prima irritato dalla madre che continuava a venerarlo di fronte ai genitori di Lydia ed andò in camera.

 Pensò alla prima volta che conobbe Lydia quando erano in quarta elementare. Lydia si era da poco trasferita , perché la sua famiglia era originaria del New Jersey. Si sedette vicino a lui, perché non c’erano altri posti. Lui faceva lo scontroso, non gli parlava mai e le faceva anche i dispetti,un giorno avevano una verifica e Matt si trovava in difficoltà , in quel momento Lydia lo aiutò, nonostante si era comportato male con lei, lo aiutò e lo fece copiare, prese una B,ma  una B che entrò nel suo cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7

                                                                          7.

 

“ Ehi, Matt, corri che ti prendo…”

“ Ah, ah, non mi prendi Lydia!!!”

“ preso!!!”

“ Ma come hai fatto? Vinci sempre te, non è giusto!”

 

“ Mannelli, Mannelli…”

“ Ouch….”

“ Mannelli,non può dormire in classe, che cosa le prende?”

“ scusi….”

“ Dopo ,a fine lezione, aspetti che le devo parlare.”

Dopo la lezione, di cui erano usciti tutti ,Matt andò dalla cattedra.

“ Mannelli, i suoi ultimi compiti di matematica scarseggiano.”

“ ah…”Matt ammutolì, dopo che lei e Lydia non si parlavano, lui non studiava più di tanto.

“ Come mai? Ha una B con me, ma se continua così dovrò darle un’insufficienza, in fondo ha una buona media con me e poi dovrei chiamare i suoi genitori….c’è qualche problema Mannelli? Matt guardò il banco di lydia.

La Pultizer non studia più con lei, le ha sempre dato una mano.” Poi pensò alla madre, a cosa avrebbe detto, così:

“ sono stressato, ho le partite di tennis, fra un mese abbiamo la finale.”

“ Mannelli, deve trovare il tempo anche per la scuola, non può rovinarsi per gli allenamenti, facciamo così venga qualche pomeriggio dopo il dopo scuola, facciamo un po’ di recuperò, va bene?”

“ Va bene.” Matt era piuttosto distratto e della scuola in quel momento non importava niente,  che cosa poteva dire a un’amica? Matt uscì dalla classe e Lydia era lì.

“ ho sentito che vai male in matematica.” Finalmente Lydia gli aveva parlato.

“ Non riesci proprio a fare nulla senza di me…”

 

 

 

 

 

Perché mi piaci
in ogni modo
da ogni lato o prospettiva tu
perchè se manchi
stringe un nodo
e il respiro non mi ritorna più
perchè non chiedi mai perdono
ma se mi abbracci
non ti stancheresti mai
e poi sai fare
morire un uomo
con l'innocenza del pudore che non hai

Già” disse Matt.

 

sei solo tu
nei giorni miei
sempre più
dentro me
sei solo tu
e dimmi che sono questo ora anch’io per te

così devi andare nel doposcuola?” rispose Lidia

 

perchè sei bella
che mi fai male
ma non ti importa
o forse neanche tu lo sai
e poi la sera vuoi far l'amore
ogni volta come fosse l'ultima

 

Matt:“ Purtroppo, altrimenti mi mette un’insufficienza”

 

sei solo tu
nei gesti miei
sempre più oramai
sei solo tu
dentro me
tutto il resto è invisibile

lydia“ Certo, sei un testone”

 

cancellato ormai
conquistato dagli occhi tuoi
quel che resta poi

 

 

sei solo tu
nei giorni miei
sempre più dentro me
sei solo tu a dirmi che
solo tu dentro me

 

Matt“ Dovrò mettermi a paro, anche perché le finali di tennis si avvicinano”

sei solo tu
nei giorni miei
sempre più dentro me
sei solo tu
e dimmi che
sono questo ora anch’io per te

“ Verrò a vederti, senti se vuoi ti posso aiutare anche io qualche pomeriggio.”

 

sei solo tu
nei giorni miei
sempre più dentro me
sei solo tu
e dimmi che
tutto il resto non conta
ora non conta
tutto il resto sei solo tu      

                                

 ( Nek, Perché mi piaci)

 

 

 

“ va bene, allora ci vediamo.”

 

“ Aspetta Matt,io…”

“ Tu cosa?”

“ voglio dirti…”

“ Sì, dimmi Lydia, sono qui!” Matt istintivamente si avvicinò verso di lei; per Lydia vedere gli occhi di Matt le faceva battere il cuore  all’impazzata.

“ Matt, quelle cose della festa…”

“ Sì, vai avanti Lidia…”

“ che dicevi che mi ami, lo dicevi per vero o  mi hai fatto uno scherzo con Bob prendendomi in giro?”

“ Hai pensato questo?Per questo non mi parlavi , pensavi che  ti avevamo preso in giro? Mi sono fracassato la schiena Lydia, non credo che scherzerei, io Lydia credo di amarti…”

“ credi Matt, non è un fatto di credere, l’amore c’è o non c’ è, non si può fare illusione!”

“ Hai ragione Lydia, ma sono ancora incerto, è tutto cominciato per caso,non lo so, da un’amica sei diventata per me un dolce angelo, per questo motivo non riuscivo più a parlarti e toccarti, tu cosa vuoi?”

“ Io vorrei tornare indietro!”

“ Ma,non possiamo tornare indietro.”

“ Tu cosa provi per me Lydia?”

“ E’ complicato”

“ Lydia, è complicata un’equazione, un problema, ma questo no! Non puoi dare una risposta a tutto, come se fossi per te un’espressione da risolvere, è successo e basta, ho scoperto di amarti, di volere te in questo momento della mia vita, è assurdo lo so, ma ascolta il tuo cuore, lascia stare la tua razionalità per una volta. E poi per farti ridere anche mia madre sarebbe contenta vederci insieme.”

“ Tua madre è come mio padre vuole solo il nostro bene, non odiarla Matt!

“ hai ragione.”

“ Smettila di darmi ragione, .” Matt le accarezzò la guancia.

“ Non ci posso fare niente, è più forte di me….”

“ Matt…”

“ sì, lydia!!!”

“ baciami !!!!!”

 

E fu lì in quel momento che Matthew e Lydia si diedero il loro primo bacio,un bacio impacciato, buffo, dove le loro lingue si scontravano, dove sentivano spalancarsi il paradiso dell’amore, dove una forte luce investiva i loro cuori. Ma quel momento magico, fu interrotto dalla professoressa di matematica che li richiamò all’ordine.

“ Mannelli Pulitzer, la scuola non è adatta per questo genere di comportamenti, andate fuori! Mannelli, altro che sport, voi distraete la  Pulitzer dai vostri impegni scolastici, queste sono distrazioni….”

“ Non si preoccupi professoressa, ci penso io a disciplinarlo questo monello.”

  andate, andate….” Lydia sorrise, mentre Matt le prendeva la mano all’uscita della mano e continuarono a baciarsi  per tutto il pomeriggio, come due stelle luminose uscirono piene di speranza, in quel momento un angelo era nato in cielo.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


capitolo 8

 

                                                               8.

 

La partenza di Federico

 

Erano passati due giorni, il 15 dicembre  e Federico era in viaggio, da allora lui e Jane non si erano più parlati neanche tramite telefono. Era la prima volta  per  Federico che andava a visitare l’Europa, in particolare gli mancava l’Italia, la terra dei suoi genitori. Il giorno prima erano stati  a Nîmes per lavoro, ora dovevano andare in Spagna, a Barcellona, per firmare un contratto di alcuni investimenti in borsa. Però questa volta Federico si era promesso che sarebbe voluto andare a fare una visita dalla città, prima di partire, aveva bisogno un po’ di staccare da lavoro, dato che Jane ultimamente l’aveva messo troppo sotto pressione.

“ Mannelli, sei sovrappensiero?”

“ Sai, sarà l’aria delle feste che si sta avvinando.”

“ Eh già, il Natale è una bella festa,regali, tradizioni e famiglia.” Federico era turbato, prima di partire le giornate erano state insostenibili ,prima gli Sheridan, la litigata con Jane, la cena con i Pulitzer….

“ Qualche problema Mannelli?”

“Diciamo che la mia  mogliettina gli piace toppo fare la donna in carriera.”

“ Beh, che c’è di strano! Ormai Mannelli nell’epoca che siamo le donne lavorano, vanno in banca, trasportano auto, aerei, sono avvocati dei nostri diritti, ci tradiscono, hanno più amanti di noi, si lamentano sempre che non gli dedichiamo il nostro tempo e vogliono solo i nostri soldi, comunque  inoltre sono molto brave a letto.” Ci mancava la battuta  stupida di Mc Feel a rovinare del tutto l’umore, anche se aveva ragione. Era solo preoccupato che Jane caricasse troppo di aspettative Matt, è ancora troppo giovane e insicuro, avrebbero dovuto fare un altro figlio, ma il loro lavoro era diventato troppo pressante dopo la nascita di Matt,in quel momento  lo rincuorava il fatto che dentro al  suo cuore  c’era Lydia.

 

Invece lui avrà mai tempo per se stesso e per i suoi sentimenti? I pensieri di Federico si fermarono.

 

“ Mannelli,  l’autista del pulman,deve fare un sosta, arriveremo a Barcellona in ritardo.” Un viaggio lungo gli aspettava, così  Federico si addormentò.

Quando arrivarono a Barcellona, erano le 9 di sera e loro alloggiavano in un albergo di LLoret De Mar, non  tanto distante dalla città, perciò presero le chiavi delle loro stanze e si dissero di trovarsi il mattino dopo all’hall verso le 9.

Giunto al suo piano, Federico entrò nella sua stanza che aveva una bellissima   panoramica in vista sul mare. Era stanco , ordinò la cena in camera guardando la tv satellitare, poi sul tardi andò a fare  la doccia; quello stare da solo lo eccitava, se avesse avuto lì Jane lo avrebbe fatto impazzire di piacere. Jane era un donna potente in quel senso, determinata, ma a volte la sua intraprendenza lo intimoriva era pur sempre un uomo che voleva avere la sua virilità.

Forse per questo a volte non si ritrovavano, volevano entrambi la stessa cosa: il potere; così si lasciò andare in un attimo di piacere. Finita la doccia, prese una birra al suo frigo bar, si guardò allo specchio con due occhi stanchi, poi andò a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


capitolo 9

                                                                  9

 

Nel frattempo, Matt e Lydia si trovavano alla pista di pattinaggio, felici più che mai, non avevano tante parole, sapevano che per non rovinare la loro amicizia dovevano  ascoltare il loro cuore.

“Lydia, sta attenta che cadi.”

“ attenta, attenta…” Matt la prese tra le sue braccia  e la stringeva, era la prima volta che si sentiva così felice, mai niente avrebbe potuto rovinare quel momento. Lydia non gli faceva più battute, rideva,rideva, non smetteva più di ridere.

 

 

 

Era mattina, il sole caldo della Spagna batteva nei suoi occhi, Federico si alzò, andò a fare colazione e si trovò con  Mcfeel a parlare degli affari e a prendere accordi per la giornata.

La giornata di Federico fu molto lunga tra gli affari che  gli portarono  via tutta la giornata, infatti Federico rimase molto deluso, perché pensava che la trattativa fosse più facile da sbrigare, ma gli agenti della Spagna erano difficili da far convincere. Dopo la fine della giornata, andarono a cena in un posto non tanto lontano dall’albergo.

Se qualcuno avesse chiesto in quel momento, come  si trovava Federico quel giorno, si sentiva soffocare, sembrava che  gli mancasse il respiro. Non ne poteva più, aveva bisogno di prendere una pausa, tanto è vero che decise di rimanere qualche giorno a Barcellona, infatti Federico chiese  a Mc Feel di svolgere una relazione statistica sul campo dei prodotti che avrebbero dovuto vendere arrivati in America, quindi osservare e relazionare  come la popolazione utilizzava certi prodotti nel contesto socio. economico del territorio. Mc Feel fu d’accordo per la sua iniziativa e decise di lasciargli di questo compito.

Federico fu soddisfatto, aveva proprio  bisogno di prendersi una vacanza, tanto è vero che disse a Jane che sarebbe rimasto  qualche giorno .

Il giorno dopo, Federico si svegliò rilassato, dopo aver dormito per quasi l’intera mattinata, guardò il panorama dal suo albergo e decise di fare una visita per la città di Barcellona.

 

 

« È una vera fortuna scoprire una seconda città oltre la propria che diventi una vera città natale... Una quarantina di anni fa ho avuto un colpo di fortuna: ho incontrato Barcellona. »

(Robert Hughes, Barcellona l'incantatrice, 2005)

Barcellona (in spagnolo e catalano Barcelona) è una città (1.595.110 abitanti, area urbana: 5.327.872 abitanti[1]) della Spagna, capoluogo della Catalogna, una regione autonoma della parte nord-orientale dello stato, oltre che capoluogo dell'omonima provincia e della comarca del Barcelonès. È la seconda città della Spagna per numero di abitanti. Nel 1992 fu sede dei Giochi Olimpici estivi. Nel 2004, a Barcellona, fu ospitato per la prima volta assoluta il Forum Universale delle Culture. Forte del turismo, del porto e della vicinanza alla Francia (160 km da Le Perthus), la città vide la sua già prospera economia impennarsi dopo i giochi olimpici del 1992. La città è il secondo maggior centro industriale e finanziario della Spagna dopo Madrid, nonché il maggior porto commerciale e turistico e uno dei maggiori d'Europa. L'incremento demografico ripreso nel 2001 dopo qualche anno di calo è la dimostrazione più evidente che la città è il vessillo di una Spagna in fermento, ben lontana dagli anni di drammatica povertà patiti durante gli anni della dittatura di Franco.È situata al margine del Mar Mediterraneo, a circa 160 km a sud dalla catena montuosa dei Pirenei e 150 dal Col du Perthus, che segna il confine con la Francia, in una pianura situata tra il mare e la suddetta catena montuosa, tra le foci dei fiumi Besòs e Llobregat. Il comune è delimitato a nord dai comuni di Santa Coloma de Gramenet e Sant Adrià de Besòs, a ovest da Montcada i Reixac e da Sant Cugat del Vallès, a sud dalla zona franca con L'Hospitalet e Esplugues de Llobregat, mentre a est rimane solo il mare.I rilievi della città possono venire divisi in tre sezioni distinte: i monti della Collserola, con il Tibidabo come maggiore cima (512 m) a dominare la città con il suo Parco dei Divertimenti; la pianura; il delta del Besòs e del Llobregat perpendicolari alla costa. Altre vette minori emergono dalla piana litoranea, la più conosciuta delle quali è il Montjuïc (173 m), collina nei pressi del porto dominata da una fortificazione.

Il sindaco attuale è Jordi Hereu……………

Federico aveva preso un depliant dove spiegava la città di Barcellona ed ora si trovava su un pulmino in mezzo a turisti italiani e francesi, era davvero stretto e i rumori della voce delle persone erano assordanti.“ Lei è americano?” chiese una signora lì vicino che dall’accento capì che era italiana. Lui annuì, non aveva voglia di dare confidenza.

“ L’America è un bel posto, mio marito pace all’anima sua dopo la guerra è emigrato in America in cerca di un lavoro, con la speranza di un futuro migliore, ma è servito ben poco, perché poco dopo è morto a causa di una bomba…” Federico aveva capito le sue parole , nonostante non parlasse più l’italiano dalla morte dei suoi genitori a parte con i compratori italiani . Gli mancavano e per un attimo sentì un morso sullo stomaco. La signora scese e una donna con degli occhiali scuri e un cappello, con un vestito lungo bianco si sedette vicino a lui. Aveva un buon profumo, qualcosa di familiare, poco dopo la ragazza si alzò , ma distrattamente le cadde il cappello, la donna aveva i capelli raccolti in uno chignon.

Federico la chiamò per fermarla, ma non fece in tempo, perché la ragazza scese alla fermata.

 Federico andò dall’autista “ mi scusi, può fermare il pullman , una signorina ha lasciato qui il suo cappello?”

“ può scendere solo alla fermata successiva, mi dispiace!”

Quando Federico scese dall’autobus, si ritrovava con un cappello in mano e si chiese perché una ragazza in  inverno portasse degli occhiali scuri e un cappello. Era anche vero, che la temperatura a Barcellona era piuttosto gradevole, si fermò un attimo e guardò il cappello, ma non c’era scritto niente, a parte Malaguti.

Era una marca italiana di cappelli e di altri  prodotti , se lo ricordava bene, perché avevano finanziato vari investimenti per altri prodotti l’anno precedente, infatti  l'Antica Cappelleria Malaguti dal 1870 è un vasto assortimento di cappelli, berretti per uomo e donna di marche italiane, straniere e di bravi artigiani con grande esperienza, ma meno noti, tutti personalizzati e stirati con  la vendita autorizzata di articoli militari, decorazioni, onorificenze R.I. e dell'Ordine di Malta. Producono berretti sanitari, sportivi, da cerimonia, teatrali e militari, tocchi, feluche universitarie, toghe e cordoni ere dove vengono effettuati  riparazioni sartoriali e di cappelli,realizzati cappelli o berretti fuori taglia., anche un vasto assortimento di bastoni, ombrelli, cravatte, foulards e varie bretelle originali inglesi. La Vendita è al dettaglio e su misura di cappelli e berretti per donna, uomo e bambino ed articoli militari con sartoria.  Ricordava bene quella marca , ma rilevare il nome del proprietario sarebbe stato molto difficile, mise il cappello dentro la valigetta .

Si ritrovò davanti Fundació Joan Miró uno dei  i musei dell'arte di Barcellona di maggior interesse. Mirò è un grande esponente del surrealismo e quel tipo di arte lo incuriosiva.

 

Entrò guardando con occhi meravigliati e prese una guida :

Joan Miró i Ferrà (Barcellona20 aprile 1893 – Palma di Maiorca25 dicembre 1983) è stato un pittore, scultore e ceramista spagnolo, esponente del surrealismo Nato come figlio di un orefice e orologiaio in un vecchio quartiere di celestopoli , Joan Miró cominciò a disegnare dall’età di 8 anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali, ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all’arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo di convalescenza passato nella casa di famiglia a Montroig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo stesso Miró riconobbe in seguito in Montroig e Maiorca i due poli della sua ispirazione.Tornato a Barcellona nel 1912, frequentò l’Accademia Galí fino al 1915, dopodiché passò al Circolo Artistico di Sant Lluc. Furono questi gli anni in cui Miró scoprì il fauvismo e in cui tenne la sua prima esposizione personale alle Galeries Dalmau (1918)…….

Per un attimo Federico sorrise , anche Mirò fece studi commerciali, forse si sarebbe dovuto anche lui dedicarsi all’arte? La prese con ironia ed entrò, guardò un quadro che per quanto astratto era gli suscitava emozioni.

Chiuse gli occhi a prendere quell’emozione pacifica che entrava dentro di lui.

Come un vortice indietro nel passato,  tornava bambino a  correre tra i prati della campagna con suo padre che lo sgridava di non infastidire gli animali, vedere il sorriso del padre gli mancava, un sorriso, purtroppo un tumore lo aveva portato via, inoltre pensò anche alla madre , all’Italia, infatti i suoi erano originari della Calabria, la sua dolce mamma che muori verso i primi anni di vita di Matt, ancora ricordava le sue parole quando abbracciava il nipote: “è una perla che splende, destinato a grandi cose, protetta dalla sua grande conchiglia, sei tu ,figliolo, proteggilo e aiutalo con tutto il tuo amore.”

“ E’ felice?” La mente di Federico fu distolta da una voce.

“ Come scusi? Chiese senza girarsi , per non far vedere che si era commosso.

“ Ha avuto una bella sensazione, vero?”

“ Beh sì, mi ha fatto tornare indietro nel tempo.” Per Federico quella voce era familiare e sì girò, e sentì qualcosa che premeva nel suo cuore.

“ Lei è la signorina del pullman?”

“ Come, prego?” Federico prese il cappello dalla borsa.

“ oh mio dio, avevo paura di averlo perso, come ha fatto a trovarlo?”

“ Le era cascato sul autobus. Malaguti è una bella marca, è italiana?”

“ Oh, che maleducato , non mi sono presentato Mannelli, Mannelli Federico.”

 “ italiana sì…Silvia ….Silvia Ferraris.” E si tolse gli occhiali e riconobbe quegli occhi splendidi.

“ Ma noi ci siamo già conosciuti, credo.”

“ Mi sembra un po’ assurdo, non sono di questi luoghi.”

“Aspetti, le faccio vedere.” Tirò fuori il biglietto che gli aveva dato in Norvegia.

“ Oh, ora mi ricordo….è quel signore d’affari, sa viaggio molto, incontro molta gente e mi dimentico delle persone che incontro.”

 “ è normale, neanche io l’ho riconosciuta con il cappello e gli occhiali, piuttosto originale….”

“ Sono un’artista , anzi una “maledetta” . sorrise.

E da lì  Federico e Silvia visitarono il museo, con lei che gli spiegava tutto ciò che gli circondava,da Dalì a Mirò a come ogni oggetto astratto potesse contenere un grande patrimonio culturale e una grande storia dietro. Era fantastico trovare una donna così interessata in un mondo che per lui fuori dai numeri era davvero surreale, fuori da ogni razionalità. Si era fatto tardi ed era quasi le otto.

“ E’ stato un piacere parlare con lei, ma devo ritornare al mio albergo, è ora di cena.”

“ Mi farebbe piacere rivederla.”

“ Perché rovinare la bellezza di una giornata trascorsa  insieme, sarà il destino che deciderà per noi .” Federico guardò quella donna prendere il taxi, si sentiva parte di un film dove lei era la donna misteriosa e lui un semplice uomo che visitava la città turistica.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


capitolo 10

                                                                             10.

 

Nel frattempo, Matthew e Lydia stavano trascorrendo la loro storia d’amore,e si trovavano ora distesi nella camera di Matt. I loro baci erano diventati sempre più passionali, per quanto da poco si stavano frequentando, l’attrazione fra loro aumentava di giorno in giorno.

Matt era emozionato, per quanto i suoi amici gli avevano dato sempre consigli per come fare le prime volte, Matt era piuttosto confuso sull’argomento. Aveva visto tante volte Lydia in costume oppure un po’ scoperta, quando erano piccoli, ma ora era diverso.

“ Matt, non sarà ora che ci mettiamo a studiare…”

“ Mmmm….”

“ Dopo la prof di matematica, se la prende con me se non ti faccio studiare.”

Matt cercò di essere audace e posò la mano su un suo seno.

“ Matthew, ma cosa stai facendo? “ Lydia si alzò di scatto.

“ Scusa, non volevo.”

“ No,no,tu volevi, è da un po’ che hai preso quest’aria da ingordo.”

“ Scusa Lydia, ma tu sei bellissima, ma io non ho intenzione di fare niente se tu non vuoi.”

“ però tu vuoi….Ti devi comportare come i tuoi amici, non voglio essere presa in giro per gli scherzi cretini di quei deficienti.”

“ No,no, figurati…Io ,Lydia, non ti voglio prendere in giro, perché io ti amo e non voglio fare niente che ti faccia mancare il mio rispetto.”

“ innanzitutto , smettila di dirmi ti amo ogni secondo, Matt, ,ma mi fai sentire come qualcosa che si rompe” Lydia, sta attenta che ti fai male, mettiti la maglia che altrimenti senti freddo- cioè io sono contenta che ti preoccupi per me, che sei premuroso, ma non esagerare.”

“ Cercherò di stare più attento, non voglio invadere i tuoi spazi, voglio solo che stai bene.”

“ io sto bene Matt, ma andiamoci piano, sono ancora tanto confusa nei sentimenti che ho per te, abbiamo deciso di stare insieme da quanto? Non è neanche una settimana che stiamo insieme , per questo mi sembra esagerato affrettare i tempi, fino a qualche settimana fa giocavamo a monopoli, ora ci troviamo a pomiciare dalla mattina alla sera.”

“ Lydia, stiamo crescendo, stiamo attraversando quella fase che si chiama adolescenza e dai smettila di negarlo, ma io ti piaccio! Ti vedo, che tremi o che diventi rossa quando ti accarezzo…. Sai quante vorrebbero essere al tuo posto, tipo Elisabeth”

“ Stronzo! Va da Elisabeth, allora, di certo lei viene subito a letto con te.”

“ sei gelosa?”

“ No….”

“ Lydia è gelosa, Lydia è gelosa….”Cominciò a fare la voce sciocca e infantile.

“ Cretino….”

“ Falli da solo i compiti allora, io me ne vado.”

“ Ma Lydia stavo solo scherzando.” Matt la bloccò dalla porta….

“ Dove credi di andare donna?”

“ A casa ….”

“ Tu non vai da nessuna parte…” Matt aveva nascosto il cuscino dietro alle sue spalle.

“ Dai , lasciami passare, vai da tuoi amici….”

“ vuoi la guerra, allora sia…” Matthew tirò fuori il cucino e cominciò a sbatterlo.

“ Sei scorretto, ah si….” Prese l’altro cuscino e cominciò a tirarglielo in faccia, ebbene si Matthew e Lydia stavano crescendo, ma erano ancora dei bambini inesperti che non sapevano cosa significava veramente l’amore.

 

 

 Jane  si trovava a prendere un caffè nel bar del suo ufficio,seduta stava prendendo il suo solito caffè macchiato con la panna e una brioche, pensando a quello che avrebbe dovuto fare in giornata. Il magazzino era pieno e il suo ufficio si trovava al piano superiore, dove poco distante c’era il bar .

“ scusi, un caffè prego….

oh, Buona sera Jane….” Sentì una voce che interruppe i suoi pensieri.

“ Jonathan,salve, cosa fa da queste parti?”

“ Mi ha mandato Michela, vuole che prenda un regalo di Natale per Lydia,  ma io di regali per ragazze non m’intendo per niente ,anche se io avrei altri programmi per lei….”

“ Che cosa vuole farle? la posso aiutare, chiamo le mie assistenti….”Prese il cerca persone.

“ No, no,….niente oggetti, non si scomodi, volevo regalarle una vacanza in  montagna con noi…”

“ Beh, è bello, molto meglio di uno stupido oggetto inutile che poi butterà con il  tempo.”

“ E’ quello che ho detto anche io a Michela, ma voi mogli…. Ora che ci penso anche Matthew può venire , così i ragazzi stanno insieme , sotto il nostro controllo naturalmente .” Jane la prese con una risata, anche se le ultime parole di Federico l’avevano ferita, ma cercava di non pensarci.

“ glielo dirò, sarà felicissimo.”

 Comunque ultimamente Lydia sta sempre da voi, la vedo poco a casa.”

“ Pare che i ragazzi si stanno frequentando , credo che sta nascendo qualcosa….”

“ Sarebbe bello, però vorrei che la mia bambina non si buttasse troppo, è troppo giovane, ed ha altri impegni da portare avanti. .”

“ io penso che possano  anche rimanere anche col tempo.”

“ Non credo, è la prima storiella, poi mia moglie non è tanto d’accordo che venga troppo da voi.”

“ perché?”

“ Perché Matthew è un ragazzo e so  bene,  a quell’età cosa vogliono i ragazzi . Lo sono stato. E credo che te lo ricordi bene, vero Jey?” disse sarcastico, bevendo il caffè.

“ Se vuoi fare allusione a quella storiella che abbiamo avuto a 16 anni dove io ti ho lasciato, perché avevo altro per la testa e poi tu eri molto diverso da adesso, eri in un ragazzino.…Federico lo sa, Michela lo sa e non hanno mai fatto problemi, perché eravamo due ragazzini alle loro prime esperienze e non c’era nulla di male, poi conosco mio figlio, non penso che faccia qualcosa di imprudente.”

“ Lo spero per lei, signora Mannelli! Allora come si spiega la storia della festa di compleanno dei Parker?”  Il signor Pulitzer usò un tono di voce arido e pungente.

 

Già, pensò in mente Jane.

 

“ Io non ho problemi se i ragazzi si vogliono vedere,anzi lo invito tranquillamente in vacanza con noi, ma non voglio che la mia piccola stia male per le stupidate di un ragazzino di 14 anni che si diverte a fare l’uomo.”

“ si figuri, non succederà.”

“ Lo spero per lei, buon lavoro!”

“ Anche a lei…..” Per un attimo Jane si preoccupò.

 

 

 

 

Quando tornò a casa dal lavoro , vide che la cena era pronta. Ma Matthew non era in cucina, così salì dalla sua camera.

“ Si può?”bussò alla sua porta.

“ Entra mamma, Lydia è andata via mezz’ora fa.” Matt stava sul letto a giocare al computer.

Si sedette vicino a lui e gli diede una carezza…..” Come è cresciuto il mio ometto!”

“ Che cosa c’è mamma?”

“ niente, è solo che è da tanto che non parliamo, anzi diciamo per niente, volevo sapere che cosa ti passa per la testa.”

“ Lo sapevo….” Matt chiese il pc.

“ Che cosa? “

“ Tu stai per farmi il discorsetto sul sesso.”

“ Quale discorso?”

“ I miei amici me l’hanno detto, tutti i genitori quando cominci ad avere una storia ti fanno il discorso sul sesso.”

“potresti evitare di dire quella parola.”

“ Come lo devo chiamare ?”

“ Beh, fare l’amore.”

“ Non è lo stesso?”

“ Fare l’amore implica sentimento, complicità, andare oltre alla materialità del rapporto fisico fine a se stesso.”

“ Mamma, non ti sforzare, poi ne ho già parlato con papà.”

“ Già, tuo padre…quanto è bravo! Pensa sempre  a tutto lui…”

“ Non capisco , comunque io e Lydia, non abbiamo fatto se…cioè fatto l’amore, ci frequentiamo  da poco e poi sono da poco sono entrato nella fase della pubertà.” Matt non parlò della disavventura inopportuna che aveva avuto in quel giorno.

“ sì, tuo padre mi ha fatto un accenno del tuo cambiamento ,diciamo, ormonale….sei diventato più alto di me, quasi.” Jane si mise a piangere.

“ mamma che cosa hai?”

“ Niente, è solo che tuo padre mi rimprovera sempre di essere una madre snaturata, fuori dal normale….”

“ Mamma, non te la prendere, ma è vero! Noi due parliamo poco, quando ho fatto le mie prime recite scolastiche , c’era Martha che veniva a vedermi, perché tu e papà non c’eravate mai, io ti voglio bene, ma non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto.”

“ E non possiamo cominciare ora?Tu stai crescendo, quando tu sarai grande te ne andrai.”

“ E quando, scusa mamma? Stai sempre al lavoro, non ci sei mai.”

“ beh, sono venuta a te, non è un inizio? Dai andiamo giù , la cena si sta raffreddando.” Jane diede un bacio sulla fronte a Matthew, le sorrise. Era strano, non era mai stata così.

“ Comunque che cosa vuoi per Natale Matthew?”

“ Il gioco del NBA ho chiesto a papà!”

“ Che cosa diresti invece di una bella vacanza in montagna con Lydia e i suoi genitori?”

“ Sarebbe bellissimo, sei grande mamma!” Sì, pensò Jane, era ancora il suo bambino.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

                                                              11

 

La mattina dopo; Federico,come di parola , andò a svolgere la relazione sul campo, ma per quanto si potesse concentrare era distratto. Ora, era seduto in un parco a guardare come la gente del posto si muoveva, al di fuori del contesto lavorativo.  Assorto nei pensieri, vedeva le mamme che aveva portato i bambini nel parco, pensò che Jane non aveva mai fatto queste con Matt, per il lavoro non aveva seguito la sua infanzia, infatti fino a 10 anni l’educazione di Matthew era stata seguita dalla loro governante Martha. Era un peccato, perché Jane aveva perso i momenti più belli dell’infanzia di Matt. Non che anche lui fosse stato un padre modello,anzi ammetteva che anche lui stava poco con Matt, ma per quanto sia Federico aveva il cuore italiano tradizionalista  e pensava che fossero le madri che dovrebbero occuparsi dell’educazione dei figli.

C’era molto vento in quella giornata; si alzò ed andò a intervistare qualche signora che incontrava per il parco.

“ Sono un agente di borsa americano e stiamo facendo un’indagine statistica sul rapporto della popolazione con i vari servizi commerciali  nel territorio, vorrei sapere qual è il vostro rapporto con la Spagna, anzi con Barcellona e come la gioventù si trova “

 

Le riposte che si trovò più o meno erano le stesse:

-          I prezzi sono cari, l’introduzione dell’euro ha svalutato i prodotti commerciali, i bambini hanno giocattoli provenienti made in China che possono provocare danni, i giovani hanno poca considerazione del denaro, troppo agiati dai vari servizi telefonici, abbigliamento e discoteche….anziani,disoccupati e disabili hanno una scarsa assistenza sanitaria….-

 

Federico era un po’ sorpreso, rispetto all’ America l’ Europa aveva risentito molto della varia crisi economica che stava investendo negli ultimi anni e che sarebbe continuata, troppa disuguaglianza economica pensava lui. Si fermò da una panchina per scrivere gli ultimi dati, ma il vento gli portò via i fogli. Cominciò a rincorrerli per prenderli, ma il vento soffiava fino a portarli dietro a dei cespugli.

“ Finalmente vi ho preso.” Esclamò a voce alta inciampando tra i cespugli.

“ Salve….” Federico alzò gli occhi, era la donna del museo…

“ oh, salve…oh…” Federico cascò dal cespuglio come un salame.

La donna si alzò …” Vi siete fatto male?”

“ No, niente, il vento mi aveva portato via dei fogli….Santo cielo, il mio fondo schiena è indolenzito.”

“ venga, andiamo a sederci dalla panchina.” Si andarono a sedere.

“ Un po’ meglio..”

“ Sì…..”

“ A quanto pare il destino ci ha fatto di nuovo incontrare.”

“ Sarà che il parco non è  tanto distante dagli alberghi della zona.”  Silvia si ammutolì.

“ scusi,  ma la botta è forte….che cosa sta facendo qui tutta sola?” Silvia prese il book che aveva lì vicino“ Stavo disegnando il paesaggio, guardi…” Lo apri….

 

“ E’ molto bello, i colori, le forme, ma non è proprio uguale al reale…”

“ Mi sbizzarrisco con la fantasia, mi piace unire quello che vedo con quello che immagino , per renderlo più magico.” Sarà, ma in quel momento Federico si sentì come se gli fosse davvero fatto un incantesimo….

“ Senta, le piacerebbe stasera venire a cena con me? Ora devo finire di lavorare….”

“ Non lo so….”

“ L’ha detto lei, è il destino che ci ha fatto di nuovo incontrare.”

“ o sarà che gli alberghi della zona sono vicini al parco.”  Era intraprendente la ragazza, sveglia  simpatica….

 “ Senta, se ero uno malintenzionato non stavo così calmo a parlare con lei, è un semplice invito, guardi le lascio il biglietto del ristorante, io l’aspetto lì, è libera di venire o no… Le è tanto difficile fidarsi di me?.”

“ Come la metterebbe, una ragazza che viaggia per continenti, se andasse a cena con degli sconosciuti…?

“ Certo,ha ragione, mettiamola così io sto facendo una relazione di commercio per la mia agenzia, la intervisto  come rappresentante del campione che sto intervistando….una semplice cena di lavoro, un colloquio formale.”

“ Così mi sembra un po’ meglio? E chi me lo assicura se dopo al ristorante lei c’è o ci sono altre persone?”

“ Facciamo così, eccole il biglietto, sei lei venga , io aspetterò, se no non ci vedremo mai più.”

“ D’accordo, ci penserò.” Le diede il biglietto e Federico si alzò, non sapeva perché, ma aveva la sensazione che lei quella sera sarebbe venuta.

 

Quella giornata per Federico passò molto in fretta, nonostante si sforzava di lavorare nella sua stanza di albergo non riusciva a concentrarsi, pensava se era giusto o no se andasse a quella cena, in fondo a quella donna non le aveva detto che era un uomo sposato, però anche vero che non faceva nulla di male, che non feriva nessuno, voleva solo distrarsi, in fondo è solo una cena di lavoro, eppure perché era così estremamente agitato.

Arrivò l’ora di cena, vicino all’albergo che alloggiava c’era una piccola trattoria dove si mangiava bene, piccola, ma accogliente piena di luci soffuse con lampadari, le coperte dei tavoli erano rosa lilla e una piccola musica di violino suonava di sottofondo.

Non c’era tantissima gente, qualche coppia anziana e qualche famigliola , tra cui un bambino che urlava, il cameriere lo accompagnò al tavolo.

“ E’ da solo?”

“ No, aspetto un ospite..”

“ Gradisce un vino della casa mentre aspetta? Abbiamo un vino della Borgogna molto buono.”

“ Va bene per il vino.”

 Federico aspettava, era già mezz’ora che era arrivato e di lei nessuna traccia, ma non voleva scoraggiarsi e decise di aspettare.

“ Vuole ordinare signore nel frattempo?” Federico si prese un antipasto, non poteva stare senza mangiare. Federico guardava l’orologio e si sistemava il colletto della camicia ansioso.

 

9….9.30……10…..10, 30……Il cameriere cominciava a portare via la roba dai tavoli e lui cominciò a preoccuparsi che fosse successo qualcosa, non aveva neanche il suo numero di cellulare. Federico si alzò, probabilmente lei non si fidava e non sarebbe venuta.

Uscì dalla trattoria, stava piovendo molto , ma non aveva un ombrello per andare oltre…..

“ Serve un ombrello?” Si girò, era lei…..

“ Da dove spunta fuori? Sono  ore che la aspetto?” disse con uno scatto di ira.

“ Si calmi….in realtà sono sempre stata qui, sono arrivata alle 8, 30 l’ho visto dalla finestra al tavolo seduto, ma non ho avuto il coraggio di entrare , così l’ho guardata dalla finestra nel retro della trattoria riparata dalla pioggia.” Aveva due occhi timidi come un cerbiatto , ma che la rendeva affascinante e il suo scatto di ira gli passò subito.

“ Mi scusi, ma mi ero agitato, non ho neanche il suo numero, cominciamo a preoccuparmi, ma la nostra cena? Ormai la trattoria sta per chiudere….”

“ Non si preoccupi, dai venga l’accompagno dall’albergo.”

“ grazie!” La vicinanza stretta lo faceva tremare, sentiva il suo profumo intenso….

“ Sono un uomo sposato ed ho un figlio di 14 anni!” disse all’improvviso, mentre camminavano.

“ Me lo immaginavo, ho visto la fede…” Giusto, la fede, che stupido, pensò lui, per questo motivo non era entrata.

“ Guardi che non voglio tradire mia moglie!Comunque il mio albergo è questo.”

“ Allora perché mi ha invitato a cena?! Per la cena di lavoro?” Disse sarcastica chiudendo l’ombrello sotto l’entrata del portone.

“ Già, forse sono stato troppo impulsivo, non la volevo spaventare.”

“ non si preoccupi, mi è simpatico….”

“ Senta, entra un attimo, almeno le offro qualcosa da bere.”

“ Ecco lo vede, lo sta facendo di nuovo?”

“ Che cosa?”

“ Sfida, sembra che sta sfidando qualcuno, non deve comportarsi così per farmi piacere, non voglio essere assecondata.”

“ E cosa vuole allora?”

“ Non parli, entriamo in albergo, prendiamo un drink e basta.”

Si sederono dalla saletta dell’hall, dopo aver ordinato da bere con qualche stuzzichino.

“ E’ americano?” chiese.

“ Sì….”

“ l’avevo capito dall’accento.”

“ Ma ho origine italiane, i miei genitori erano della Calabria.Scusi lei quanti anni ha?”

“ Non si ricorda,l’avevo detto 27, non si preoccupi, sono una donna  adulta già da parecchi anni….”

“ Vive ancora con i suoi?

“ Non esattamente, sono andata via di casa quando avevo 18 anni, mia madre è morta di cancro quando avevo 14 anni , mio padre non l’ ho mai conosciuto, sembra che una volta messa incinta mia madre sia scappato via e non ha voluto più sapere di niente. Per questo ho deciso di fare la hostess, per fortuna mia zia mi accoglie ogni tanto quando torno in Italia, poi mia madre era spagnola, per questo sono molto legata alla Spagna.”

“ Mi dispiace ….”

“Odio gli uomini, non mi fido, per questo non sono uscita ad entrare….ho avuto solo  una relazione in tutta la mia vita quando avevo 22 anni  e l’ho rovinata io , perché ero troppo gelosa. Ho provato ad avere altre storie, ma appena un uomo entrava nella mia vita scappavo”

“ capisco. E non si fida neanche di me?”

“ mi è simpatico, è già un passo avanti ,sarà la prima persona di sesso maschile  da anni con cui parlo a parte i piloti degli aerei.”

“ E se io…..” Federico si sporse vicino a lei.

“ lei cosa?”

“ Le sfioro i capelli, le dà fastidio?” Per quanto Silvia si stava trattenendo cercando di  resistere, quell’uomo la faceva sentire a suo agio, pensava all’ultima volta che qualcuno l’aveva accarezzata….un vago ricordo. Non avrebbe voluto concedersi, sapeva che era un uomo sposato e non si fidava, pensava a sua madre e si ritirò indietro.

Gli scansò la mano..” non mi sembra il caso, quanti anni ha ?”

“ 42….” 

“ Senta, non mi prenda per un uomo ingordo, ho famiglia, ma lei mi attrae in un modo particolare, l’ho detto…..”

“ Lei pensa che sia vulnerabile, che mi senta sola e si approfitta….ma anche lei mi attrae…ops…”

“ Veda , è così semplice dire la verità….”

“ Ma è sbagliato….non si può…..” Federico non sa cosa gli prese, la baciò appassionatamente

afferrandole i capelli e lei corrispose. Si alzarono e di corsa andarono all’ascensore….Silvia stava abbandonando tutte le sue difese….un uomo maturo, sposato, le farà male, ma è solo per una notte e non lo vedrà più….

Si stavano baciando dentro l’ascensore…

“ Aspetta, in fondo non la conosco per niente.”

“ Innanzitutto mi dia del tu, Silvia chiamami per nome Federico….”

“ Per favore Federico….” Ma come pronunciò il suo nome, l’intimità e il desiderio accresceva. La porta dell’ascensore si aprì e Federico si dovette distaccare per aprire la porta.

“ Ora non puoi più fuggire!” le disse  scherzoso e la tirò su, prendendola in braccio ,con un piede chiuse la porta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

          

                                                                 12

 

I primi bagliori di luci del mattino, una luce calda che invade nel cuore, un profumo intenso sprigionato nell’aria, una musica dolce entrata in testa come una cantilena, lei addormentata con i suoi capelli biondi ricci sparsi nel cuscino come un  cerbiatto abbandonato, come una rosa appena germogliata, come un angelo che veglia nel cielo, come un faro nella notte.

Lui sta sognando di essere sperduto in un’isola deserta, naufraghi, con una notte stellata, il rumore del’acqua  dell’oceano,che va verso la riva , come due naufraghi con vestiti strappati, la passione, il fuoco divampa….

Lei….che si è ritrovata in un letto di un uomo, di essere stata nella sua doccia, di essere stata al centro del sole….Sogna di essere bambina e di trovarsi in un prato dopo un temporale, prende una margherita e vede l’arcobaleno.

Lei e la  voglia di essere amata e protetta, lui  e il desiderio di sentirsi giovane e amato….loro…due cuori che non dovrebbero stare insieme, che feriranno altri cuori senza volerlo….

La sveglia sta suonando, sono le 8,00 del mattino….

“ Buongiorno…”  le fa dandole un bacio.

“ Giorno….” Lo saluta con occhi ancora addormentati che hanno il colore di un verde acqua celestiale.

“ Chiamo il servizio in camera per la colazione.”

“ Mmmm….aspetta….” E ormai Silvia lo riempie di baci , senza alcuna difesa  si rotolano nel lenzuolo e lui la fa impazzire facendole il solletico.

“ Vado a fare la doccia!” dice lei.

“ Come non vuoi avere il mio odore impresso su di te?” Federico ride, e lei sorride con un sorriso malizioso e si prende il lenzuolo per coprire le sue nudità. Federico si alza dal letto e si mette i boxer, sente uno squillo, è il suo cellulare che aveva lasciato acceso nei pantaloni la sera prima….lo prende…. 4 chiamate perse…. Jane. E anche adesso sta chiamando.

 

“ Pronto!”

“ Oh Federico, finalmente rispondi , è da una giornata che ti chiamo.”

“ Scusa, ma mi sono svegliato da poco.”

“ Ah giusto, perché li è mattino, no volevo chiamarti prima di andare a dormire, qui è mezzanotte. Ti ho chiamato anche tante ore fa , ma non rispondevi, sentivo il cellulare acceso.”

“ Avevo lasciato il cellulare acceso, ieri ho avuto una cena di lavoro ed ho fatto tardi.”

“ Capisco….Vuoi sapere una novità?”

“ dimmi…ieri io e Matt abbiamo parlato e gli ho regalato una vacanza in montagna insieme a Lydia con suoi genitori, spero che non ti dispiaccia, era così contento…”

“ No, va bene, se lui è contento, in fondo è la sua prima fidanzatina, è giusto lasciargli un po’ di spazio, poi  se ci sono anche Jonathan e Michela.”

“ Tesoro, mi dispiace per la litigata dell’ultima volta.” Federico deglutì.

 

Arrivò Silvia all’improvviso“ Federico, devi sentire? I campioncini di shampoo sono buonissimi.” Lui  le fa cenno di scansarsi e sconvolta Silvia si allontana.

“ C’è qualcuno in camera?”

“ è solo il servizio in camera, mi ha mandato la colazione e qualche servizio per il bagno.”

“ ah.”

“ senti, ti devo lasciare, ci sentiamo più tardi. Buonanotte”

  A te buona giornata.” Chiuse la chiamata.

Silvia si avvicina “ Scusami, non volevo, era tua moglie vero?”

“ Sì…”

“ Ecco lo sapevo, non dovevamo…”

“ E’ inutile farsi prendere dai sensi di colpa, ormai quello che è fatto è fatto,  poi è stato bellissimo….”

“ poi è stato solo una notte, io oggi devo riprendere il mio lavoro.”

“ E io devo ripartire.”

 

Ma loro sapevano benissimo che non sarebbe stata solo una notte.

                                                     

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capiolo 13 ***


capitolo 13

                                                                                  13

 

Jane era rimasta seduta sul letto con il cellulare in mano.

Aveva sentito bene, c’era una donna in camera con lui, ma probabilmente era solo il servizio in camera, come ha detto lui. Federico non l’avrebbe mai fatto di tradirla. E’ sempre stato un uomo buono, rispettevole nei suoi confronti , per quanto viaggiava sapeva di potersi fidare, allora perché aveva quel magone nello stomaco, poi la litigata dell’ultima volta… quelle parole che ancora la tormentavano -  Non lo so se ti amo ….-Si mise la camicia da notte e andò a dormire, sperando che avesse capito male.

 

 

 

Il giorno stesso Federico accompagnò Silvia dall’aeroporto, dopo ore che parlavano erano arrivati alla giusta conclusione.

“ Allora ti saluto Silvia, è stato bello trascorrere le mie giornate con te.”

“ Anche per me Federico, è stato davvero emozionante, non mi ero mai lasciata andare così con nessuno….” Federico e Silvia si diedero u abbraccio.

“ Poi è giusto così sei un uomo sposato ed hai un figlio. So quanto può essere doloroso crescere senza genitori accanto.” Silvia si girò, cercando di trattenere le lacrime.

“ Sì, hai ragione, è giusto così…” Allora perché stava soffrendo così tanto.

“ Allora, ciao e fai buon viaggio”

“ A te, buon lavoro” Entrambi si girarono e si avviarono alle reciproche direzioni.

Silvia timbrò il cartellino di presenza e pensava alle parole, ai silenzi, agli abbracci, ai baci , a quando lui era cascato nel cespuglio, alla cena, la pioggia, a quando aveva ritrovato il suo cappello. Il destino gliel’ aveva fatto incontrare e diceva che non voleva perderlo, non voleva perdere un’altra persona importante, non voleva fuggire, non voleva essere gelosa.

“ Federico….” Urlò. La sentì all’uscio del corridoio e si fermo, lei andò oltre verso di lui.

“ Non ce la faccio.” Lo baciò.

“ Ti prego, non te ne andare, non so cosa farei senza di te.”

“ Silvia …..”

“ Sì…”

“ Credo di amarti.” Lo strinse forte, la gente li guardava incuriositi, ma era come se tutto vicino a loro si fosse annullato..le voci, i rumori delle porte, delle chiamate….si sentivano trasportati dalla corrente.

“ Però…”

“ però cosa…”

“ prima devo tornare a casa, parlare con mia moglie, chiarire….”

“ Tieni, questo è il mio numero di telefono e il mio indirizzo” sfilò da una tasca.

“ Comunque hai ragione, è solo che ho paura, paura di pensare che un altro uomo vada via nella mia vita.”

“ Silvia, te lo prometto, non succederà, ritornerò” si abbracciarono e baciarono intensamente.

Federico andò via con la sua valigia, Silvia si mise a piangere.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


capitolo 14

                                                                 14

 

Quando arrivò a New York, erano le 5 del mattino. Nel frattempo a San Francisco la neve si era sciolta, la stagione tiepida stava ritornando e le strade erano sgombre dalla neve. La casa era decorata degli addobbi di Natale, l’albero, le decorazioni, era veramente bello!

 Arrivò a casa , cercando di non svegliare nessuno, quando

“ signor Mannelli…..” Era Martha che stava in cucina a pulire

“ shhhh….”

“ ben tornato, vuole la colazione?”

“ No, grazie, vado a dormire, ci sentiamo più tardi.”

Passò davanti la camera di Matt ed entrò. Stava dormendo e si rese conto come il suo piccolo campione stava crescendo, stava diventando un uomo. Gli diede una carezza sulla testa e il ragazzo si rigirò nel letto, per non svegliarlo andò via.

Entrò in camera dove Jane dormiva coperta. Posò la valigia dove prese il minimo indispensabile e si mise il pigiama…

“ Mmmm…Federico, sei tu?”

“ Si, Jane, sono io, dormi che sono le 5.”

“ Perché non mi hai avvisato che arrivavi.?

“ Si era scaricato il cellulare, pensando al fuso orario non ti ho chiamato.”

Dai, ora dormi che sono stanco.”

“ Va bene”  e si addormentarono.

 

La sveglia suonò verso le  10, non c’era più il sole caldo della Spagna a svegliarlo.

Si girò verso lei che….ma si rese conto che quei capelli ricci biondi sparsi nel letto non c’erano più. Si sentiva spento come una macchina senza luci. Aprì gli occhi e Jane non c’era, in parte si sentì sollevato.

“ Buon giorno Federico!” Era Jane con l’accappatoio che si stava asciugando i capelli con l’asciugamano.

“ Giorno…Vai a lavorare?”

“ Sì….ti devo far portare la colazione in camera?”

“ No, volevo rimanere un altro po’ a letto, scendo io, non ti preoccupare.”

“ comunque a che ora torni?”

“ Non lo so, dipende dal lavoro.”

“ Comunque Matthew  torna nel pomeriggio, ma va a dormire da Lydia, perché partono domattina per la vacanza.”

“ ah….”

“ Quando torni, ti devo parlare.”

“ e’ successo qualcosa di grave?”

“ No….però è una questione delicata.”

“ va bene.”

“ Io dovrei uscire per lavoro, e a comprare il regalo per il ragazzo.”

Okay.” Gli diede uno schiocco sulle labbra. Ma quel bacio non aveva sapore di niente.

 

Dopo Federico si preparò per uscire , fece un paio di telefonate ai suoi datori di lavoro, poi decise di uscire per andare a comprare il regalo per Matt.

Nel frattempo Matt trascorreva molto tempo con Lydia, solo che trascurava i suoi amici, in particolare Bob che lo prendeva in giro, perché era geloso “ Ehi, vai a fare pucci…pomicione” Bob gli piaceva Lydia e la storia della festa non l’aveva mandata giù, si sarebbe promesso che un giorno si sarebbe rivendicato.

Con Peter e Jackson ci parlava qualche pomeriggio, uscivano e si facevano quattro risate in compagnia. Mente Lydia di Elisabeth ed Alexis, non le sopportava più, così aveva cambiato amicizie all’interno della classe. Parlava con Margareth e Tina che erano entrambe fidanzate e non facevano altro che vantarsi dei loro ragazzi che facevano già le superiori  con cui avevano fatto di tutto e di più. Lydia era intimorita, non che lo attraeva Matt, anzi quando l’aveva toccata si sentiva molto scossa. La madre l’aveva rassicurata, che era normale per una ragazzina della sua età avere lo stomaco in fermento come delle piccole farfalle.

Solo che Lydia aveva molte ambizioni, si era promessa che voleva diventare una donna importante ed indipendente , avere altri obiettivi come partecipare a progetti di pace. Avrebbe voluto sistemare il mondo.

 

Matt tornò a casa  nel pomeriggio verso le 5, 30, doveva prendere alcune cose prima della partenza e trovò il padre nello studio.

“ Oh papà,  che bello vederti, quando sei tornato?”

“ Stamattina presto figliolo, ho saputo che parti domattina.”

“ Sì, non vedo l’ora!”

“ Mi raccomando , stateci con la testa!”

“ Non ti preoccupare, c’è che già Lydia che mi rimprovera.”

“ che brava ragazza!”

“ Va un po’ in camera tua, che c’è una sorpresa.” Matt andò in camera e si ritrovò nel letto il videogioco del NBA.

“ Grande! Grazie! Facciamo una partita!” E si mise a giocare con il figlio.

Federico gli prese un dubbio,pensò alle parole di Silvia, se era opportuno o no rovinare la sua famiglia per una notte. Forse avrebbe dovuto chiamare Silvia e ripensarci, era meglio vivere, libero di essere se stesso o rimanere nella sua famiglia. Due amori, due promesse…quell’amore che scaldava il cuore….o un ragazzo che ha bisogno di un padre.

 

Non si sa bene cosa successe quella notte, ma fu la notte che Federico decise di andare via di c Matthew uscì dopo aver giocato con il padre, il giorno dopo sarebbe partito ed era immensamente felice. 

 

Federico era agitato, pieno di rimorsi e di dubbi. Pensava al figlio, così decise di chiamare Silvia, sapeva che l’avrebbe ferita, ma avrebbe capito. Ma in quel momento, aveva da fare per lavoro e dovette uscire, l’avrebbe chiamata più tardi, poi avrebbe parlato con Jane.

Era strano, perche Federico e Jane si erano amati, ma negli ultimi tempi lei aveva preso le sue distanze e a lui il suo lavoro non bastava più, aveva bisogno di vivere, di avere nuove emozioni,forse aveva paura di invecchiare. Non sapeva che cosa voleva veramente fare, era spaventato e sapeva che come si sarebbe mosso, avrebbe sbagliato, ma una certa era certa, lui si sentiva felice.

Quando Federico tornò, erano le 10 di sera passate, era andato a cena da un collega che l’aveva distratto dai pensieri della giornata. Però aveva ancora quel dubbio, si guardò intorno e vide che Jane non c’era.

Chiamò Silvia che rimase ammutolita per tutto il discorso.

“ …Ho guardato mio figlio….ho giocato con lui e mi stringeva il cuore vedere un ragazzo che mi vuole bene , che sta crescendo, che si sta innamorando e forse presto sarà uomo a tutti gli effetti…

Gli voglio bene e non vorrei ferirlo…”

 

Poi Silvia disse: Sai me lo immaginavo che avresti cambiato idea, forse è giusto così….”

 

“ Non puoi capire quanto per me sia difficile…perché ti conosco poco, ma ti amo, mi manca le tue parole su Dalì, sulla Spagna, su quei quadri che mi hanno sviluppato tante emozioni: mi manca il tuo sorriso, il tuo sguardo, quando mi sveglio…Mi manca il tuo corpo caldo e suadente ,il tuo calore, stringerti tra le mie braccia , fare l’amore come quella notte a Barcellona….”

 

CLICK.

 

“ Cos’ è quel rumore Federico?”

“ No….”

“ Che cosa no…”

“ c’è qualcuno in linea…” E dalla porta della camera entrò Jane con il cordless in mano.

“ Sì, cara….c’ è  sua moglie in linea…la richiamerà più tardi…” Federico chiuse ed interruppe  la sua chiamata con Silvia.

“ Quando sei tornata? Non ti ho visto, che cosa hai sentito,”

“ Stavo in bagno a farmi una doccia ed aspettavo una chiamata, ho preso il cordless, quando ho sentito una chiamata in linea, non mi aspettavo  di avere una rivelazione…ed ho sentito quanto abbastanza, alla stupenda notte a Barcellona.”

“ posso spiegare…”

“ Che cosa vuoi spiegare Federico? Che sei stanco di lavorare, che non sono una buona madre, che sono troppo presa nel mio lavoro, ma qui mi sembra che vigliacco e irresponsabile sei tu,carissimo.”

 

“ Jane…”

“ Ma non mi arrabbio, non farò una scenata d gelosia…vuoi rimanere per amore di tuo figlio,ma che ipocrita ! Io non conto niente , ora c’ è lei nel tuo cuore.” Federico si avvicinò verso di lei.

“ Non mi toccare…non voglio abbracci, ma chi ti credi di essere? Ma sicuramente hai conquistato una giovane ragazzetta ingenua che è cascata alle tue moine ….quanti anni ha ? 20, 23….”

27” Federico rispose rassegnato.

“ ma Jane non sai come stanno le cose.”

“ che cosa? Che non mi ami più, l’ho capito…”

“ Ma sai qual è il problema che sono io che no ti voglio più, non voglio dormire con uomo che non mi ama, che pensa che sia un demonio.

“ ma Matt…”

“ Oh, Matthew capirà che padre irresponsabile veramente sei….”

“ Tieni, prendi le valigie e vattene da questa casa…Sono io che decido per te…” Federico prese la valigia e cominciò a prepararla.

“ Ma sai anche io ho una rivelazione per te….  E te lo voglio dire, perché è giusto che lo sappia…20 anni fa anche io ti ho tradito e con il mio capo.”

“ Cosa?” Federico non capiva.

“ Che cosa credi come ho fatto ad avere la promozione? Per capacità, raccomandazioni, avevo 23 anni, facevo la segretaria e il mio capo mi avrebbe promosso una vita di successo, se andavo a letto con lui….E’ bastato poco, 2 anni a letto con lui e mi ha dato l’investimento per aprire il centro.”

Federico era stupito e sbigottito, ma  a differenza di Jane che era stata calma lui si arrabbiò.

“ Credo che questa scoperta! Mi fa capire che donna cinica, arrivista e manipolatrice che sei…Mi dispiace per Matt che ti crede una buona madre…”

“ Perché tu sei speciale?”

“ Io ci parlo con lui, l’ascolto….”

“ Quindi   hai ragione! Me ne vado, perché neanche io riesco dormire con una donna di ferro…”

Federico si avvicinò alla porta: “ E pensavo che avessi deciso di fare finta di niente, che potevamo essere una famiglia….Beh, addio!” E sbatté la porta.

 

Federico uscì d quella casa, che sapeva che non sarebbe tornato mai più, che non avrebbe più rivisto, il vento che si stava sollevando nell’aria ,che faceva muovere le foglie degli alberi rispecchiava il suo stato d’animo, un uragano aveva devastato la sua anima fino a scavare nelle radici del suo cuore. Chiamò Silvia: “ Amore, aspettami, prendo il primo aereo per l’Italia, ti raggiungo appena posso.”

 

E Jane che era rimasta imperturbabile per tutto il tempo, quando andò a letto dopo aver preso un calmante pianse nel suo letto vuoto. Il suo  matrimonio era distrutto, ma Matt non sapeva che al suo ritorno suo padre  non ci sarebbe stato ad aspettarlo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


capitolo 15

                                                                        15

 

Il  grande giorno era arrivato  e Matt si svegliò nella camera degli ospiti di Pultizier..

“ Su sbrigatevi a prepararvi, andate a prepararvi, fra 15 minuti partiamo.” Disse il padre di Lydia che era già pronto con le valigie .

Vestiti, Matt e Lydia  stavano facendo colazione ed ogni tanto si prendevano per mano.

“ Fra poco si parte, contenta?”

“ Molto…io mi metto davanti in macchina, se no mi fa male.”

“ Va bene, principessa…è buono il tuo tè con quella fetta biscottata alla marmellata?” Matt gli addentò la fetta biscottata che teneva tra le sue mani e sentì un sussulto. Entrambi erano molto agitati, perché la stretta vicinanza faceva aumentare l’attrazione che si era innescata fra loro.

Avevano solo 14 anni ed erano turbati. Erano cresciuti così in fretta,fino a poco tempo prima dormivano nel letto senza problemi come due bambini, ad un tratto erano diventati due adolescenti.

La madre entrò dalla porta e Lydia e Matt si ritrassero. Matt finì il suo bicchiere di latte .Matthew adorava il latte, non voleva the, caffè, aranciate…in tutta la sua vita a colazione prendeva il latte, anche dopo una partita di tennis, diceva che si sentiva più forte.

“ stupido….” E gli tirò il tovagliolo.

“ ragazzi….smettetela di bisticciare e scendete.”  Jonathan era agitato, perché il viaggio era lungo e stava mettendo fuori la macchina dl garage.  Erano un po’ bambini e adolescenti Matt e Lydia, ma per questo si amavano, erano per entrambi il loro primo amore.

Dopo aver sistemato le cose finali, scesero in macchina. Il viaggio era molto lungo, sarebbero andati verso le montagne del Nord America.

Durante il tragitto, i ragazzi si addormentarono.

“ Jonathan…”

“ sì…”

“ Questa mattina mi ha chiamato Jane.”

“ E allora?” rispose cinico, aumentando la velocità . Michela raccontò a bassa voce della litigata tra i genitori di Matt, che Federico si era innamorato di un’altra e che se ne era andato via di casa.

 

Jonathan rimase ammutolito.

“ Ti dico una cosa, mi dispiace per il ragazzo, ma a Jane sta bene.”

“ Che cosa? John, smettila…basta portarle rancore per una storiella avuta a 16 anni, sono stata anche io adolescente ed ho avuto le mie delusioni, ma tu stai esagerando.”

“ Era stata la mia prima ragazza e mi è dispiaciuto quando mi ha mollato, poi senza motivo…e questo dimostra che è un’insensibile…”

“ Allora quello che ha fatto Federico è giusto? Andare con un’altra….”

“Non urlare che il ragazzo ti sente.”

“ Comunque Jane mi ha raccomandato di non dirgli niente a Matthew, vuole parlarci da sola con il figlio.”

“ Per cosa? Per ferirlo ancora di più? Per me, glielo doveva raccontare questa mattina stessa.”

“ Senti John… te la vuoi smettere? Se no, mi riporti indietro, non siamo ancora tanto lontani.”

“ Calmati tesoro, non giustifico Federico, per quanto una persona ha problemi in matrimonio, bisogna chiarirli sin da subito per evitare inganni e tradimenti. Io dico solo che avrà avuto i suo motivi. E poi perché hanno litigato, perché Federico se ne è andato?”

“ Non me l’ha voluto dire.”

“ Vedi…”

“ Che cosa vuoi fare? Vuoi fare come lui?”

“ Ma chi ti ha detto questo? E poi lo sai che ti amo…” Jonathan teneva la mano sul volante e con un’altra le sfiorò la gamba

“ Non credo.” Michela appoggiò la mano sul finestrino  guardando  la pineta che aveva davanti ai suoi occhi.. Chiuse gli occhi e cercò di ballare dentro la sua mente per rilassarsi. La danza era per lei anima e corpo. Ballava , come se fosse sospesa tra le nuvole contando i passi.

 

Michela Von Damm, donna di classe, elegante , era stata una ballerina di danza classica da giovane ed ora aveva una scuola di danza, dove anche Lydia seguiva. Era di buona famiglia, era andata alla accademia di danza della Juliard ed aveva conosciuto suo marito, tramite amici dell’accademia.

 

 

 

 

“ Che cosa dici?”

“ Tu non hai superato la cotta adolescenziale per Jane…poi per me la mia adolescenza è stata diversa…ho dato tutta me stessa alla danza e lo sai bene…i ragazzi mi corteggiavano, ma io non gli davo retta…solo verso i 22 anni ho cominciato a guardarmi intorno.”

“ Ed hai conosciuto me 6 anni dopo….comunque non dire stupidaggini, sai che non mi importa niente di Jane.”

“ Ed allora, smettila di darle tutta questa importanza, da quando Matt sta con Lydia, non fai che parlare di lei? Non è che la loro storia ti proietta inconsciamente verso la storia con Jane? Sarà per questo che sei così prevenuto con  il ragazzo? E poi mi dà fastidio.”

“ Hai ragione cara, ho esagerato, non ne parlerò più.”

“E’ che…”

“ Cosa?”

“ Ho paura per Lydia, non voglio che cresca troppo in fretta, è la mia bambina.”

“ Ecco il problema…John…l’adolescenza è difficile, non possiamo pretendere che rimangono i nostri bambini, pensi che per me sia stato facile, a 16 anni ero già lontana dalla mia famiglia per studiare danza.”

“ Lo so, hai fatto molti sacrifici.”

“ Io voglio bene alla mia piccola, ma voglio farle capire che dalla vita ci sono altre cose, non solo l’amore. Secondo me è meglio che soffre adesso, altrimenti non crescerà mai, preferisci avere una figlia dipendente che non si stacca mai dalla famiglia?”

“ No, per carità…deve essere libera ed indipendente, voglio solo che non si scordi di noi.”

“ Non lo farà tesoro….”

“ Non stai meglio, adesso che ne abbiamo parlato.”

“ Sì…amore….ti amo, ma sul serio…grazie.” E in una sosta verso l’ora di pranzo la baciò calorosamente.

Quando erano partiti erano le 8 del mattino, quando arrivarono erano le 15 del pomeriggio.

C’era molta neve, freddo, nulla in confronto al caldo di San Francisco dove quella breve tempesta di neve era già finita. Jonathan prese la valigie dalla macchina.

“ Dai Matthew..dammi una mano, almeno noi uomini lavoriamo.”

“ Ha ragione…”

“ Su Lydia, diamo una mano anche noi, prendi la tua valigia ed io la mia.” Entrarono in albergo con il facchino che andò loro incontro. Jonathan andò a parlare con il portiere dell’albergo.

“ Siamo la famiglia Pultizier…ho prenotate due stanze per due letti singoli.”

“ Sì…aspettavamo il vostro arrivo! Camere 734 e 736. Ha un panorama bellissimo, buon soggiorno, la prima colazione è alle 7, 30, il pranzo a 12, 30 e la cena alle 19,30, per gli altri servizi può consultare il depliant, inoltre queste sono le vostre tessere per le terme e i vari servizi sportivi.”

“ okay, grazie….”

“ Tesoro, perché hai preso due stanze con due letti singoli?.”

“ Semplice, io dormo con Matt e tu con Lydia.”

“ Non ci credo. potevi prendere una matrimoniale con due letti.”

“ non conveniva, costava troppo.”

“ Hai sentito , non ci fanno dormire insieme.”

“ ma tu guarda..” Michela fece uno sguardo rassegnato

“ Hanno ragione, hanno paura che il lupo cattivo entri nella mia stanza.”

“ Esagerata! Al massimo ti faccio il solletico.”

“ parla quello che ha paura del buio.”

“ Oh…la mia sveglietta con la luce ce l’ho.”

“ Quanto sei ….” E si  baciarono di sfuggita ed andarono nelle loro stanze. Nel pomeriggio passarono una giornata all’insegna dello sci  delle passeggiate, pattinaggio, piscina e bagni alle terme.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


capitolo 16

                                                              16

 

Il giorno di Natale fu fantastico per Matt e Lydia che si scambiarono il loro primo regalo da innamorati. Matt regalò a Lydia un portagioie con carillon, solo che il carillon era la terra che ruotava intorno al sole, mentre Lydia regalò un libro di sport, “ il tennis, come diventare campioni.” Il sogno di Matthew era di diventare un atleta famoso e lo sarebbe diventato.

In quei giorni tra Matt e Lydia l’attrazione era aumentata a causa del continuo avvicinamento.

Si erano persino nascosti in uno sgabuzzino per non farsi vedere dai genitori di Lydia.

“ siamo pazzi vero!”

“ No, tu sei pazzo, dirò a tutti che mi hai fatto prigioniera.”

“ Se parli, sai che faccio?”

“ si, che cosa fai?”

“ Ti riempio di baci…” Solo che in quel momento la porta dello sgabuzzino si aprì, trovandosi la donna delle pulizie che li rimproverò.

 

Quella sera stessa, Matt era molto stanco, aveva passato la giornata a sciare, per non parlare della passeggiata che tutti i giorni facevano alle 7 del mattino, diceva “ l’aria del mattino è fresca e salubre”, solo che il sonno era tanto, e Matt e Lydia si ritrovavano ad andare a dormire alle 10, 30, massimo alle 11. Stava per andare a dormire, quando il padre di Lydia che era da poco entrato in stanza lo fermò un attimo.

 

“ Matthew, puoi aspettare un attimo, vorrei parlarti.”

 

Jonathan Pulitzer era un uomo distinto, era uno dei migliori avvocati di New York, si sapeva che da giovane aveva avuto una storia con la madre di Matt, ma che egli lo lasciò per scarso interesse.

Gli disse con voce pronta: “ sono troppo giovane per amare, per stare con te…voglio vedere il mondo, mi dispiace John…” Ma lui ne soffrì, era giovane ed inesperto, ancora vulnerabile al mondo circostante, avevano solo 16 anni. Gli passò, ebbe altre storie, poi fece giurisprudenza ad Harvard, divenne avvocato e conobbe Michela con cui si  sposò ed ebbero  una meravigliosa figlia.

 

John distolse da questi pensieri e parlò con Matt, seduto con il pigiama e la vestaglia sul letto.

“ Matt…”

“ Sì…”

“ Tu vuoi bene a Lydia.?”

“ Io la amo signore.”

“ e sai che cosa significa amare?”

“ penso di sì…”

“ non devi pensare, devi esserne certo.”

“ Che cosa vuoi fare da grande?”

“ diventare un tennista famoso.”

  Pensi di prendere l’università?”

“ Sì, ma  non lo so ancora quale facoltà…signore…”

“ Chiamami John….”

“ Qualche problema? Senta io ne ho parlato anche con i miei genitori…io e Lydia non abbiamo fatto l’amore.”

“ Matt, stai parlando della mia bambina…”

“ Che sta crescendo…non voglio mancarle di rispetto, voglio solo essere sincero…Io e Lydia ci vogliamo bene, so che può sembrarle strano, in fondo Lydia è la sua unica figlia ed anche io sono figlio unico, è normale che ha delle aspettative su di lei, però voglio dirle questo non farei niente che la facesse soffrire.”

“ sei in gamba per avere solo 14 anni.”

“ signore, volevo dire John, mia madre mi parla molto bene di voi,che con lei era stato un uomo elegante….mi ha raccontato un fatto curioso che un giorno le si era sporcata la camicetta con il gelato e lei l’ha portata a cambiarsi a casa sua, dandole una camicetta a fiori di  vostra sorella anche se la stava grande, poi gliel’ha regalata, perché vostra sorella non la portava più”

“ Ah…si, mi ricordo, quante risate…ma ancora se lo ricorda?”

“ Ha ancora la camicetta nell’armadio.”

“ Ah.” Jonathan rimase stupito ed andò a dormire. Si sentiva sollevato, come se improvvisamente quel bruciore che sentiva nello stomaco non l’aveva più, e si diede dello stupido, pensando a sua moglie e a sua figlia, di cui era pazzamente innamorato che dormivano a due stanze accanto alla loro.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


capitolo 17

                                                             17

 

 

Il giorno dopo Matt e Lydia per la prima volta erano riusciti ad andare a fare una passeggiata da soli, verso le 5 del pomeriggio dopo aver svolto i compiti delle vacanze. Jonathan disse: -andate, ma non vi allontanare.-, così si incamminarono.

“ Dai Matt, non mi lanciare le palle di neve…Ah, è così e guerra sia.” Si diventavano e Matt per scherzò le saltò addosso, vide il viso pallido e un po’ abbronzato tra la neve e le sue labbra fredde,un po’ viola che sapevano di amore. La baciò in un bacio lungo ed appassionato.

 

Continuarono a camminare tra le vie della montagna, tra gli alberi grandi di una pineta innevata che sembrava un labirinto, ma cominciò a nevicare. Dopo un po’ la neve si stava facendo fitta:

“ Matt, dove siamo…. ?”

“ non lo so, non vedo più niente,  sta nevicando troppo forte, bisogna tornare indietro.”

Si rimisero a camminare, ma non riuscirono a ritrovare la strada di ritorno.

“ Ci siamo persi,accidenti se avevo la bussola degli scout!

  Ci siamo persi!”

“ Lydia, calmati, ho il telefonino, provo a chiamare i tuoi…” Un minuto dopo:

“ Non prende…”

“ Ed ora come facciamo?”

“ Bisogna ritrovare un riparo.”

“ Matt, è colpa tua.”

“ Che cosa stai dicendo?”

“ mi sono fidata di te, dicevi che facevamo la strada giusta…”

“ Lydia…lo senti il vento, la neve….ci stiamo congelando, moriremo assiderati se continuiamo a stare qui.”

“ Sei un deficiente…come tuo padre….”

“ Che cosa c’’entra mio padre adesso?”

“ Niente…”

“Allora perché hai detto in quel modo?” Matt si girò.

“ è andato via di casa, l’ho sentito di sfuggita dai miei genitori questa mattina.”

“ Non è possibile….”

“ No, è  che…..ahhhhhhhhhh!!!!!!” Lydia scivolò verso un dirupo e riuscì a trattenersi  cascando su un masso.

“ Oh dio Lydia…..”

“ Matt, aiutami, ho paura….”

“ non guardare giù….” Il vento stava tirando forte e la neve era sempre più intensa, Matt si tolse la giacca  della tuta.

“ Afferra la giacca…”

“ No, ho paura…”

“ Per la buona volta, vuoi ascoltarmi…prendi la manica….”

“ fidati…guarda a me, solo me..”

“ Matt…” Prese la manica e la tirò su con tutte le forze e se la ritrovò stretta tra le sue braccia. Erano pieni di neve e i lori visi erano pallidi più che mai, la neve stava cascando da tutte le parti.

“ scusami Matt, scusami…..”Lo baciò.

“ Ahi….”

“ Che cosa c’è?”

“ Credo di essermi fatta male alla gamba.” Matt la montò sopra le sue spalle, in quel momento Matt vide una baita e con tutta la forza che aveva la raggiunse con Lydia dietro di sé.

Aprì la porta: “ C’è nessuno?” Entrarono : la baita era rimata isolata e cercò di far sedere Lydia su un divano. C’era un camino e Matt lo accese con i pochi legni che c’erano, prendendo tutto ciò che si poteva bruciare. Dopo un po’ riuscirono a scaldarsi, mentre entrambi rimasero ammutoliti.

“ mi dispiace Matt, io non volevo…”

“ lascia perdere…”

“ dicono che si sia innamorato di un’altra, loro non si sono accorti che l’ho sentiti.”

“ Sono le 9; Lydia, cerchiamo di dormire….”

“ Matt…” Lidia lo baciò e si tolse la maglietta.

                                                               

 

 

 

Quando Matt vide Lydia in reggiseno con le sue piccole forme, si sentì assalire da un calore forte, come se un fuoco era stato acceso. Lidia era imbarazzata, era diventata rossa dalle guance… Matt si tolse la felpa, quel poco che gli era rimasto sotto la tuta da neve.  Si guardavano e si baciavano, impacciato Matt mise una mano sotto il reggiseno di Lydia e lei reagì con un  sospiro, spaventata di quello che stava succedendo. Si erano spogliati solo sopra per non   sentire freddo. A Lydia ogni carezza di Matt la faceva tremare. Si sentiva fragile e scomposta a trovarsi davanti a lui in questo modo. Matt guardava quella piccola donna, dando attenzione al suo seno, la baciava, ma ad un tratto si fermò.

“ Che cosa c’è Matt?”

“ Lydia, dobbiamo fermarci. Non voglio che tu lo faccia, perché ti senti in colpa.”

  No, Matt….Io lo voglio, solo che ho paura…ahi….”

“ Ti fa male la gamba?”

“ Sì….”

“ Lydia….”

“ sì…”

  sei bellissima.”  E le sfiorò un bacio su un seno.

“ Ma penso che sia meglio finire qui, non voglio approfittare di questa situazione, tu stai male …”

“ Per una volta Hai ragione Matt, ci siamo fatti prendere troppo dal desiderio.”

“ Lydia, io vorrei che la nostra prima volta sia speciale, non così….”

“ Vorresti dire che…”

“ No, non l’ho mai fatto.” Matt e Lydia si sentivano così speciali l’uno per altro, le accarezzò il viso, poco dopo si rivestirono e riuscirono a riprendersi.

“ Il fuoco si sta spegnendo, cerco di riaccenderlo, sono le 10, 30,credo che sia meglio riposarci e cercare aiuto domattina…”

“ Matt, mi dispiace per tuo padre….”

“ lascia stare…”

“ No,Matt….a volte parlo troppo….sono troppo critica nei tuoi confronti…”

“ Non ti preoccupare, ci sono abituato.”

“ Matt….ti amo….”

“ Anche io Lydia.” Una volta riacceso il camino, Matt abbracciò Lydia e stretti tra le loro braccia si addormentarono.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


capitolo 18

                                                                        18

 

Il mattino dopo, Matt e Lydia si ritrovarono svegliati dai soccorsi, con le luci delle torce dirette sui loro occhi.

“ Signori…sono qui…”

“ Oh santo cielo….” Arrivò la madre di Matt che abbracciò la sua bambina.

Arrivò anche Jonathan che diede uno schiaffo a Matt.

“ Papà….”

“ INCOSCIENTI! VI SEMBRA QUESTO IL MODO DI ALLONTANARVI….PER FORTUNA CHE TI HO DATTO FIDUCIA MATT…”

“ Abbiamo perso l’orientamento…ahi…”

“ Che così hai Lydia…?”

“ Mi sono fatta male alla gamba, sono scivolata su un dirupo…” Gli occhi di Jonathan  si riempirono di  rabbia.

“ papà, non te la prendere con Matt, mi ha salvato.”

“ Signore, siamo stati colpiti improvvisamente  dalla tempesta di neve, abbaiamo provato a chiamare, ma il telefono non prendeva.” E Michela ascoltava

“ E’ vero papà….e se non fosse stato per Matt, io sarei morta…..”

“ E poi è anche colpa mia…”

“ Che cosa stai dicendo?” disse Michela.

“ gli ho detto del padre, che se ne è andato…l’ ho sentito da voi ieri mattina…”

“ Ah….” I genitori di Lydia si calmarono e i soccorsi fornirono delle coperte e cercarono di aiutare Lydia  a uscire dalla baita.

 

Matt e Lydia tornarono in albergo, nel pomeriggio prepararono i bagagli, nel frattempo Matthew era rimasto silenzioso per tutto il tempo.

“ Matt, si può sapere che cosa hai? E’ da questa mattina che non mi parli.” Chiese Lydia, quando lo vide di sotto nella hall che portava le stampelle,per fortuna la frattura alla gamba era lieve.

 

“ Secondo te Lydia? Tuo padre mi odia, torno a casa e non ho nessuna voglia di sapere di questa storia. ”

“ Matt…per favore, ieri sera era stato bellissimo…mi devo pentire…” Matt guardò Lydia che sembrava stesse scoppiare a piangere.

“ oh scusa Lydia….io non volevo….non voglio ferirti, voglio chiederti se mi puoi lasciare da solo , per favore….magari ne parliamo più tardi….” La baciò appassionatamente.

“ Su …non piangere, non sei tu quella forte…” A   Lydia scese una lacrima

“ Sì,  sto piangendo…è che anche io posso sbagliare Matt….io non volevo…”

“ Non è colpa tua, è colpa mia , sarei dovuto  stare più attento…Lydia, non te la prendere, tu puoi aiutarmi, ma a volte devo pensare d uscire dai miei guai da solo…devo diventare più responsabile…. Per quanto riguarda ieri sera, è stato molto bello e non voglio rovinare tutto per questa cosa…” Lydia si rassicurò, più tardi Matt e Lydia si ritrovarono nella strada di ritorno, con Matt che aveva il cuore nello stomaco.

Nel frattempo, i genitori di Lydia avevano avvertito Jane dell’accaduto e delle parole di Lydia con Matt. Jane era rimasta stupita, ma al  tempo stesso sollevata, perché non aveva le parole per raccontarlo al figlio.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


capitolo 19

                                                               19

 

 

Quando Matt tornò a casa, erano le 16 del pomeriggio. Entrò in casa, sperando di non incontrare la madre, invece Jane c’era.

Matt se la vide davanti….

«  Matt, quanto sono felice che sei tornato, mi sei mancato bambino mio.” Matt non rispose e andò su in camera con il borsone.

Jane rimase così senza parole, sapeva che ci sarebbe voluto del tempo, ma non credeva che Matt avrebbe reagito così male.

Jane andò su in camera e bussò alla porta.

“ Matt! Posso?” Entrò lo stesso, con Matt che aveva lasciato il borsone per terra e messo il lettore mp3 alle orecchie.

 

“ Matt, per favore…..dobbiamo parlare, fra mezz’ora devo andare a lavoro.”

“ MATT…” Matt arrabbiato si tolse le cuffie.

“ Si può sapere che cazzo vuoi?”

“ Non parlarmi così! Sono tua madre…ho saputo dell’incidente che avete avuto ieri tu e Lydia…Ero preoccupata….”

“ TU PREOCCUPATA….”

“ Non cominciare anche tu….”

  perché papà è andato via di casa?”

“ Lo vuoi proprio sapere, si è innamorato di un’altra il tuo paparino speciale.”

“ mi sembra stano, quando l’ ho visto qui, era tranquillo, abbiamo giocato insieme, era sempre lui.”

“ MATT…TUO PADRE NON è QUELLO CHE SEMBRA? Credo che lo idealizzi troppo.”

“ perché TU COME SEI?”

“ MATT, PER FAVORE,NON RIVOLGERTI così IN QUESTO MODO…”

“ Anche fosse avesse un’altra, perché  è andato via? Avete litigato?”

  sì..ho sentito che parlava con quella donna….e….” Ma Jane si fermò, non volle raccontare ciò che aveva detto a Federico, di lei, del suo lavoro e del tutto il resto…no, altrimenti avrebbe perso anche lui.

“ E….mi sono arrabbiata, sono volate parole pesanti….e tante altre cose….lui era indeciso se rimanere o andare da quella donna.”

 “ Era indeciso…e tu non hai fatto niente per farlo rimanere….” Matt era sconvolto.

“ No….non mi sembrava il caso, e non era il modo giusto….”

“ Io con la vita vostra non c’entro, perché non me l’hai detto prima?”

“ non volevo rovinarti la vacanza…”

“ Tanto me l’hai rovinata lo stesso…..per favore, esci…..”

“ Matt….”

“HO DETTO ESCI DALLA MIA STANZA…..” Jane uscì pietrificata e Matt sbatté la porta.

Si mise la musica alta tra le orecchie, per non sentire i  vari pensieri di gioia, dolore, tristezza che affollavano nella testa.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 5 mesi dopo ***


5 mesi dopo

   5 MESI DOPO:

 

Era passato il tempo da Natale, da quando Federico era andato via di casa, nel frattempo Federico era andato ad abitare a Pavia con Silvia, inoltrando le pratiche di separazione e divorzio, ma la procedura era molto lunga.

Jane si buttò a capofitto nel lavoro e cominciò a seguire una terapia, chiese anche a Matt di andarci, ma lui non voleva.

Matt e Lydia continuavano a stare insieme, per fortuna vicino a lui c’era Lydia che lo rincuorava, che gli stava vicino, altrimenti Matthew avrebbe perso la ragione.

Aveva rancore con la madre, con il padre che lo chiamava, ma non rispondeva, aveva perso fiducia in se stesso e in ogni cosa,perdendo anche le finali di tennis che lo portò all’esclusione al campionato, a scuola se la cavava giusto perché c’era Lydia che lo aiutava.  Lydia era preoccupata, anche perché Matt non aveva pianto, non era aggressivo, niente…non aveva per niente elaborato la separazione dai suoi.

 

Era un giorno di primavera, e Matt e Lydia erano usciti. A San Francisco era molto caldo ed erano andati a fare una passeggiata nel  parco.

Matt aveva comprato a Lydia un gelato.

“ Non è che a forza di mangiare gelati ti ingrassi?”

“ A me piacciono i gelati e poi ho preso solo i gusti della frutta, pesca, fragola e limone. Vuoi assaggiare? “

“ No…”

“ Non credi di esagerare con questo muso?” Poco dopo andarono avanti, e si trovarono Bob e Peter che avevano parcheggiato vicino all’entrata del parco con le motociclette.

“ Ehi, piccioncini…. Tubate, ma quanto vi volete bene…”

“ Quanto pomiciate.”

Lydia rispose loro: “ E voi sapete che non potete parcheggiare i vostri motorini all’entrata del giardino….”

“ Guarda, guarda, la signoria parla…” Matt si avvicinò verso di loro, prendendo Bob dalla camicia.

“ Calmati che nessuno ti tocca la tua fidanzatina….” I suoi amici erano rimasti arrabbiati, perché Matt aveva smesso di uscire con loro, ogni tanto sentiva per telefono Jackson che lo chiamava  per sentire come stava. Parlava con Jackson e Lydia , ma almeno sapeva che si poteva fidare.

“ Senti Bob, mi hai stufato abbastanza, fattine una ragione, io posso stare bene anche senza di te…non ho bisogno della tua protezione per vivere.”

“ E di chi? Di Jackson? Quello ha paura anche della sua ombra.”

“ Beh, ha una cosa che non ha te, il rispetto e la sincerità, non mi è amico solo per conquistare le ragazze…..”

“ Difendi i tuoi amichetti tuoi quando vuoi, ma rimarrai solo e dovrai strisciare …”

“ Prima che striscio, passerà molto tempo. Arrivederci!” e lo lasciò andare e s’incammino con Lydia all’uscita del parco.

  Bravo, hai detto il fatto tuo. E’ questo il Matt che mi piace.” Lydia gli diede un bacio.

“ Sai di fragola, buono…vieni un po’ qua….” E la riempì di baci.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


capitolo 20

                                                                  20

 

Ma Bob e Peter non erano i soli a essere gelosi, ma anche Elisabeth ed Alexis. Ma Lydia aveva cambiato amicizia e di loro non gli importava più niente. A parte che il prossimo anno sarebbero andati alle superiori,sia Matt che Lidia avevano scelto  l’ambito umanistico e letterario.( Secondary school of second level)

 

Un giorno, Matt era solo in classe dopo la lezione di recupero di matematica. Matthew aveva perso la motivazione e le sua insegnanti, dopo aver parlato con Jane delle sue vicende familiari, avevano preso a cuore Matt , in particolare la prof di matematica cercava di aiutarlo per la matematica e le materie scientifiche, per il resto se la cavava abbastanza bene.

 

Lydia non c’era, dopo la lunga fisioterapia alla gamba, poteva riprendere a danzare ed a seguire tutte le sue discipline sportive, per esempio il coso di pattinaggio l’avrebbe dovuto abbandonare, perché sforzava troppo i legamenti, così diceva il dottore.

 

“ Credo che possa bastare per oggi Mannelli, corregga li ultimi esercizi …è migliorato, se continua sì, non avrà più bisogno del mio aiuto.”

“ Grazie professoressa!” E se ne andò dall’  aula. Si avvicinò al suo armadietto, andando a mettere a posto i suoi libri, pensando di essere solo.

“ Buonasera….” Matt fece un sussulto.

“ Spaventato?” Era Elisabeth…..

“ Per favore, cerca di andare via, che non è aria…”

“ oh….perché tanto rancore? Ma come sei maleducato.”

“ Con te ci vorrebbe neanche di più.”

“ Che ti ha detto Lydia? Per trattarmi così…”

“ Non ho bisogno di Lydia, ti vedo come ti comporti, sei la sgualdrina della classe.”

“ Ma come siamo nervosi,….il bimbo non ha ancora….” Matt mise gli occhi all’infuori dallo stufo.

“ colpito nel centro….a quanto pare tu e Lydia siete ancora dei bambini a proposito…..”

Matt ripensò a quelle vacanze di Natale, a come era stato bene insieme a Lydia, poi quella tempesta di neve aveva rovinato tutto.

“ Va bene…ho capito,ho esagerato…vieni a prendere un caffè con me?”

“ Non posso, devo andare via.” Matt s’incammino, ma Elisabeth gli stava alle costole.

“ Un caffè? Mica ti salto addosso. Di che hai paura?”   Matt non ne poteva più.

“ Vada per il caffè, ma 5 minuti.” Così Matt e Liz si avviarono al bar della scuola.

“ Senti, vammi a prendere tu il caffè….ti aspetto fuori!”

“ Addirittura, non ti vuoi neanche sedere…”così Matt l’aspetto fuori, e Liz andò a prendere il caffè, non immaginando che cosa Liz gli mise dentro al caffè.

“ Ecco il tuo caffè, bevilo tutto, altrimenti si fredda.”

In quella giornata, Matt non si ricordò di quello che stava facendo, ma ad un tratto il vuoto, l’annullamento, poi il buio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


capitolo 22

 

                                                                  22

 

Lydia era rimasta sorpresa ed arrabbiata, lasciata sola in mezzo al bar , non comprendendo il comportamento di Matt che da quel giorno non rispose alle sue chiamate.

Voleva lasciarla ….pensò…..pensò a quella cosa che gli aveva raccontato, ma gli sembrava assurdo.

 

 

Pochi giorni dopo, Lydia stava parlando con le sue amiche, a fine lezione, quando vide Elisabeth e Alexis che stavano fumando fuori dall’uscita della scuola, così Lydia si recò verso di loro.

  O chi si rivede dalla grande Hollywood? La regina di tutte le star.”

  Non sono venuta qui per farmi prendere in giro, che cosa hai fatto a Matt.?

“ Direi che cosa ha fatto lui a me? E’ stato un grande   a letto….sai ha davvero un gran….ma come si fa a non andarci al letto.”

 Lydia sgranò gli occhi e le diede uno schiaffò.

“ Oh…oh….la verginella ha osato schiaffeggiarmi.”

“ Tu….tu……” Lydia scappò via, piangendo con Alexis che dispiaceva di vederla così.

 

 

Lydia tornò a casa e pianse per l’intero pomeriggio, per fortuna i suoi genitori non c’erano, quando:

“ Signorina Pulitzer….c è una ragazza di sotto.” Le disse la governante.

“ Mandala via, non voglio parlare con nessuno.”

“ E’ la signorina Alexis Estro, dice ch è una cosa importante.”

“ E va bene, falla venire qui….” Così Alexis entrò e gli raccontò dell’accaduto.

“ Guarda che Liz non è andata a letto con Matt, è vero l’ha drogato, gli ha dato un sedativo nel caffè che gli ha fatto dimenticare tutto, l’ ha messo nel letto suo e l’ha spogliato , facendogli credere che era stato con lei, ma non hanno fatto niente. Voleva fare un dispetto a te, perché è gelosa di te e di Matt.”

“ Oh Alexis, ho sbagliato sul tuo conto, e pensare che Matt me l’aveva raccontato e non gli ho creduto. E’ già la seconda volta che non gli credo e non è vero.” Lydia ed Alexis si abbracciarono, promettendo che sarebbero tornate amiche..

 

 

La sera stessa, Lydia andò  a casa di Matt e gli raccontò del dialogo avuto con Alexis.

“ ma tu guarda quella maledetta stronza!”

“ Matt….ma perché non mi hai risposto?”

“ Perché non sapevo che cosa dirti. Non mi credevi e ho preferito il silenzio.”

“ Mi dispiace….ho dubitato di te un’altra volta….”

“ Già, ma ti perdono…e io mi sento un imbecille per averle dato retta, invece di stare con il mio angelo.”

 

“ Ti amo Lydia ! “

“ Anche io Matt!

“ E si baciarono, chiusero la porta, approfittando del silenzio e del vuoto della camera, e questa volta Matt e Lydia si amarono, ma sul serio come delle rose appena sbocciate, pronte ad aprirsi al mondo. I loro vestiti caddero a terra e Matt spinse il corpo esile di Lydia nel letto.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


capitolo 23

23

 

 

 

Caro Matthew,

so che non riceverò risposta anche questa volta. Sono in Italia, a Pavia, qui i sapori sono totalmente diversi da quelli dell’ America. Qui i colori, le emozioni sono tutti  più accesi. Il sole dell’Italia , il grano , i cereali, la mia terra Matt, dei tuoi nonni e anche della tua, sangue del mio sangue.

Io posso capire se mi odi Matt, potrei  capire il tuo dolore se ti aprissi.

Vorrei che venissi da me quest’estate. Qui ci sono dei bellissimi posti artistici i come Roma, Firenze, Venezia ,Milano, ci sono stato con lei , si chiama Silvia, ed è una bravissima persona, ha avuto tanti problemi nella sua vita, anche lei ha avuto un padre che non l’ha voluta e sua madre è morta, scusami a te può solo dare fastidio che parli di lei, ma ne sono innamorato. Non so se mi capisci, tu mi vedrai come un traditore villano, lo so che tu vorresti che tornassi a casa, ma non posso, ora ho la mia vita qui in Italia e tua madre ti vuole bene, anche se non lo dimostra, stalle  vicino Matt, comprendila, perché io non sono riuscito a farlo.….sai, sono ritornato nella casa dei miei genitori e ho apprezzato i miei ricordi d’infanzia nelle terre della Calabria.

 

 Hai  15 anni, sei   quasi un uomo ormai, il prossimo anno prenderai la patente. Non sono stato al tuo compleanno e  mi dispiace molto..

Matt….rispondimi…., sai che cos’ è l’amore Penso di sì figliolo, salutami Lydia, quella brava ragazza che ti aiuta sempre.  So di non essere un buon padre e mi dispiace davvero….

Ti voglio bene…..

 

 

 

Ma Matt non   rispose a quella lettera, ne alle altre 50 per  ben lunghi 6 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6 anni dopo:

 

Matt e Lydia si trovano all’aeroporto. Lydia vuole intraprendere il corso di marketing aziendale , mentre Matt ancora non lo sa, ha bisogno di scoprire quale è la sua vera strada e parte per l’Italia, la terra che suo padre ha origine. Ma questo provoca dolore nel cuore dei due ragazzi feriti e sconvolti.

 

“ Matt, sei sicuro di quello che stai facendo?”

“ sì Lydia,

“ sei solo un vigliacco….”

“ Lydia, io non posso più stare qui, questi 6 anni con te sono stati bellissimi, ma io devo andare alla ricerca di me stesso.”

“ perché non vieni con me?”

“ Non posso Matt, la mia vita è qui….”

“ L’aereo sta per partire…”

“ Matt, sei uno stronzo , sei un bastardo…..è così che vuoi scappare come un cane, abbandonando tutti.”

“ Lydia non mi rendere le cose più complicate, anche per me è difficile…..

“ Matt….se tu vai in Italia….non ci vedremo più….”

l Lydia …..Ti amo!

Lydia pianse. E Matt provò a raccogliere la sua lacrima con un dito.

“ Non posso stare qui, non ce la faccio più, con mia madre,con tutti….”

“ L’aereo sta per partire…”

“ “ Ti devo salutare Lydia….”

  Questo…. che ti dò Matt è il mio ultimo bacio di addio…… Chiudi gli occhi e considera questo come un lungo bacio. Un bacio di addio  disse Lydia a Matt. 

 

Matt saluta Lydia con una carezza sul viso. La guarda nel finestrino, la sua vita con lei, vista come piccoli flash:il loro primo bacio, la vacanza in montagna, la prima volta, le feste passate insieme, le litigate e la pace, le partite sconfitte e le lunghe corse di Lydia verso Matt…..  e Lydia vede Matt scomparire nell’aereo tra la gente che sale, quell’aereo che vola verso nuovi mondi, dove una parte di Lydia se ne sta andando .

 

 

“Chiudi gli occhi e considera questo come un lungo bacio. Un bacio di addio. So che se ti concentri riuscirai a sentirlo. Sentire tutto quello che dentro ci sto mettendo. Nel mondo reale forse ce ne saranno altri ma li conserverò per noi. Questo t è il mio bacio di addio perché farò in modo che questa vita  non contenga più nulla, nulla che esplicitamente parli di te. Almeno ci proverò. E lo farò per quel rispetto che nella mia vita reale ti ho concesso dall'inizio alla fine della nostra storia. Di te conservo un'immagine perfetta. Perfetta pur con tutte le sue incrinature. Perfetta nella sua imperfezione. So benissimo che tu sai cosa voglio dire, cosa ho provato, cosa provo davanti ad ogni singolo istante passato insieme. Non ci sono mai state sviolinate o parole romantiche per esprimere il rispetto di un sentimento così privato come è quello che ci ha unito per anni. Quel rispetto te l'ho dimostrato quando non ho voluto sporcare nemmeno un istante della nostra storia. Le altre le ho sporcate, spesso. La nostra mi sono guardata bene dal farlo.

Ne sono stata talmente gelosa da non volerla condividere con nessuno. Nessuno della mia famiglia. Nessuno dei miei amici. Nessuno che potesse in qualche modo sporcarla con parole inutili, vacue. Con le poche persone con cui ho parlato di te, ho cercato di dare l'immagine più bella, quella racchiusa dentro di me. E so che questo potrebbe sembrar strano.

 So che potrei apparire l'amante ferita che ancora ti aspetta. Ma tu sai che se l'ho fatto, se lo facciamo è per un motivo ben preciso. Si, l'ho fatto perché se tiro le somme, il bene che ci siamo fatti è maggiore di qualsiasi cicatrice ci portiamo addosso. Perché se io chiudo gli occhi e torno indietro, io spererei ancora di incontrarti. Questi anni, pur con tutto il male che c'è stato, non avrebbero avuto alcuno senso senza te.  Io ho scelto di viverti. Ho scelto di amarti. Io ho sempre saputo di poter vivere senza te, semplicemente non volevo. Almeno fino a qualche mese fa, io non avevo voglia di fare a meno di te.

Così ho fatto in modo che nessuno mai delle persone che mi vogliono bene mi vedesse in lacrime per te. Ho lasciato che fosse il tempo ad asciugarle e non un amico che potesse indicarmi un solo tuo difetto. Ho sempre pensato che ci sono dolori che solo noi che li viviamo possiamo lenire. Ho preferito non coinvolgere nessuno nel mio dolore. L'ho tenuto per me a costo di sembrare cattiva. Ho addirittura preferito allontanarmi, pur di non permettere a nessuno di sapere che ci sono stati giorni in cui mi mancava il respiro. In cui andare avanti mi sembrava inutile. Bada non ho scritto impossibile, ho sempre saputo che posso andare avanti solo che per mesi non ne trovavo il senso. E non volevo un amico che mi consigliasse - così come io avrei fatto con lui - di amplificare i tuoi difetti e portarli al limite della sopportazione. Sarebbe stato più facile, ucciderti nella mia mente, massacrarti con il ricordo dei tuoi errori. Sarebbe stato più facile ma io volevo che te ne andassi via dolcemente. Non volevo perdere un solo minuto dell'amore che ho avuto ed ancora oggi conservo per te. Non ho mai raccontato - nemmeno qui su questo posto virtuale - i motivi che c'hanno spinto a dirci addio. Non li ho voluti condividere con nessuno. Con nessuno, perché nessuno le avrebbe capite.

Su una cosa puoi star certo: non verrò mai meno a quella promessa che tanti mesi fa ci siamo fatti. Non ti sporcherò mai, non permetterò mai a nessuno di mettere in dubbio quello che è stato. Non crederò mai a nessuno di quelli che potranno dire che il male che ci siamo fatti è stato volontario. Non permetterò a nessuno di distruggerti. Difenderti al costo di perdere me stessa. Come da mesi tu stai facendo con me. Precipitare in un abisso e risalire, questo si, ma mai e poi mai ucciderò te per salvare me stessa. Non lo farei mai. E questo lo sai. Lo sai perché nessuno mi conosce come mi conosci tu. Tu conosci ogni centimetro della mia pelle, tu che conosci ogni centimetro della mia mente, tu lo sai che fino a che potrò rispetterò quella promessa.

 La rispetterò perché senza te io oggi qui non ci sarei. E te lo devo. Te lo devo per tutto quello che gratuitamente sei stato in grado di darmi. Non permetto a nessuno di farti male. Nemmeno con insinuazioni sciocche. 

 Perché so che alterno momenti di nostalgia dolcissima a momenti di rabbia tremenda ed in questi ultimi potrei credere alle parole di chi non conosce né me né te. E potrei anche se solo per un secondo non rispettarti... Ma ho sempre pensato che quando vivi un amore il primo pensiero deve essere nella tutela dell'altro, il rispetto che ho per te continua ancora oggi che non ti amo più. Non ti sporco oggi che con una fatica immensa sono riuscita a farti scivolare via così dolcemente. Non oggi che non sento più quel vuoto che sentivo mesi fa. Non lo faccio oggi che sono riuscita a perdonare me e te per tutto il male che ci siamo fatti. Non oggi che vivo senza te senza alcun rimpianto e senza alcun rimorso, oggi non posso rischiare di buttar via i nostri sforzi fatti per non perderci in questo mondo. Così questo è il mio lungo bacio di addio . Ci troverai dentro amore, rabbia, nostalgia, malinconia e gioia. Quel mix che ti ha sempre intrigato. Chiudi gli occhi e prendilo è tuo. Solo tuo.”

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=361801