Blackout

di lalledy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Contatto ***
Capitolo 5: *** Loose control ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Era Maggio inoltrato, ma fuori pioveva ancora.

Odiavo quel caldo-umido azzeccoso;  a casa, sul divano davanti alla tv, stavo in pantaloncini e maglietta, ma sudavo comunque.

Vegeta, che ormai conviveva con noi stabilmente, aveva gli occhi rivolti allo schermo, ma non lo guardava veramente.

Dal viaggio su Namecc molte cose erano cambiate, prima tra tutte ciò che provavo per lui.

L’avrei dovuto odiare per tutto quello che ci aveva portato dal suo arrivo e sinceramente una parte, minima, lo considerava ancora un nemico. Però c’erano certe volte, come adesso, in cui il suo volto senza ghigno e senza quella rabbia che lo accompagnava sempre era di una bellezza disarmante e anche un po’ scoraggiante.

Davanti a lui mi sentivo sempre inferiore, umana.

Tornai con gli occhi sul telefilm che ormai non stavo più seguendo. Poi successe tutto molto in fretta.

Fuori rimbombo un tuono pazzesco e prima che potesse concludersi fui ricoperta dall’oscurità più nera.

Un blackout in tutta la città.

Ma quello che più mi spaventava non era la pioggia scrosciante, i tuoni, il buio asfissiante.

Ero sola, senza luce, insieme al principe dei Sayan.

 

Ok, lo ammetto, in questo periodo non posso farne a meno.

Le storie su Bulma e Vegeta mi vengono così, a scatti continui, una dopo l’altra senza sosta.

Penso che potete dare a Russel la colpa…sì, direi di sì!

-11 Alla fine del calvario e poi passerò le giornate a scrivere e pubblicare…mi immagino già la scena!

E poi io per Vegeta ho sempre avuto un debole, è l’amore della mia vita, il mio uomo ideale, sogno di essere al posto di Bulma da quando avevo sette anni! Forse per questo ho usato la prima persona…che sognatrice che sono!

Ma voi che ne dite…lasciate che vi faccia sognare con me??

See You!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Mi guardai intorno confusa cercando di non cadere nel panico.

Avevo solo bisogno di una candela…che era in cima alle scale chiusa nel cassetto di camera mia.

Realisticamente la probabilità di arrivare fin lassù, incolume per giunta, erano basse.

Molto basse.

Stavo decidendo cosa fare quando una mano, dal nulla, mi toccò una spalla.

Saltai in piedi urlando, ma forse mi diedi troppo slancio e inciampai sul tavolino di cristallo. Ero ad un centimetro dal vetro, stavo per caderci sopra frantumandolo in mille pezzi, invece mi fermai a mezz’aria. La stessa mano che mi aveva toccato la spalla mi teneva, senza sforzo e in perfetto equilibrio, all’altezza dello stomaco.

“Mi vergogno perfino a chiedertelo…ma chi pensavi che fossi considerato che in casa ci siamo solo io e te?”

Gli risposi con un grugnito. Mi sentivo già cretina di mio anche senza che lui mi rimproverasse

“Pensi di alzarti o rimaniamo qui immobili?”

Mi lascia cadere sulle ginocchia e mi rialzai.

Vegeta mi squadrava con i suoi occhi di ossidiana velati di una leggera nota canzonatoria.

Solo allora me ne accorsi, aveva una candela in mano.

“Dove l’hai presa?”

“Dalla tua camera”

“Tu sei salito, al buio, hai preso la candela e sei tornato giù in…”

“Quattro secondi” ed era fiero di sè.

“Quattro secondi?”

“Sì”

Mi guardava stranito, scettico, per lui tutto quello era perfettamente normale.

“E come l’hai accesa?”

Tra le dita libere comparve una piccola sfera di energia bianca. Indietreggiai d’istinto e inciampai nei miei stessi piedi. Di nuovo mi fermai prima di toccare terra. Stavolta mi teneva per la schiena e mi sovrastava col suo corpo. Mi sarei dovuta sentire piccola, minacciata dalla sua potenza, ma al contrario mi sentivo sicura, certa che non sarei caduta mai.

In quel momento lo sentii ridere.

Non stava ghignando maligno e beffardo. Stava ridendo, semplicemente e alzando lo sguardo per non perdermi quella espressione rimasi investita dalla potenza dei suoi occhi e dall’armonia del suo volto reso spigoloso dalla risata.

“Se ti volessi morta sarebbe un inutile spreco di energie. Come vedi fai già tutto da sola”

Mi lasciò di botto, io mi aggrappai al suo braccio, ma fu inutile:caddi, gambe all’aria, sedere a terra.

“Grazie eh!”

Il dolore pulsava all’osso sacro! Non mi aiutò ad alzarmi, non vedevo il suo viso, tuttavia mi sembrò di scorgere un sorrisetto sghembo appena illuminato dalla candela.

“Senti donna, secondo te è possibile far tornare la corrente? Mi devo allenare con la Gravity Room

Sbarrai gli occhi “NOI DOBBIAMO FAR TORNARE LA CORRENTE! TUTTE LE PORTE DI CASA MIA FUNZIONANO AD ELETTRICITà! NON RIUSCIREMO AD USCIRE!”

E non mi sarebbe dispiaciuto affatto….

La parte irrazionale e più svampita di me, sepolta in non so quale angolo del mio ego, mi incitava ad approfittare della situazione osando più del dovuto.

Che hai da perdere? diceva!

Ma l’altra voce, per me decisamente più chiara, familiare e ,ci avrei scommesso, razionale strillava indispettita rispondendo alla nemica con una sola parola: la dignita!

“Ti sei incantata?”

“No scusa. Il contatore è nello studio di mio padre, forse possiamo trovare una fonte di energia alternativa”

“hai caldo? Sei tutta rossa”

Il cuore mi balzò in gola.

“Scusa, ma fammi capire, tu vedi al buio?”

“Certo! Sono un Sayan!”

Odiavo il suo tono ostentato, ma non potevo negare quanto mi piacesse la sua voce. Soffiò sulla candela e tutto ritornò nero pece.

“Di questa non abbiamo bisogno”

“Abbiamo?”

“Seguimi e non ti lamentare”

“Non correre”

“Ok”

Fece un passo solo, almeno questo pensai di vedere, ma l’avevo già perso di vista.

“Allora? Ci muoviamo?”

Era d’altro lato della stanza.

“Ho detto di non correre!”

Un lampo gli illumino il viso: sorrideva della mia umanità.

“Non ho corso!”

“Allora riformuliamo la frase: puoi camminare a passo d’uomo, uomo della Terra proprio?”

“Facciamo che tu ti adegui a me…”

Sparì, per un attimo la sua presenza sembrò essere scomparsa completamente, poi mi sentii afferrare da dietro, un braccio mi circondò i fianchi e  mi sollevò tranquillamente a qualche centimetro da terra.

Vegeta appoggiò la testa sulla mia spalla sinistra, la sua voce mi solleticava l’orecchio, avevo il suo fiato, caldo, sul collo.

“Non penso che ti dispiaccia tanto starmi così vicino, o sbaglio?”

E partimmo alla velocità della luce, senza che io potessi controbattere.

 

Ciao a tutte!

Mancano 9 gg alla fine della scuola e a me mancano solo filosofia e matematica…dopo posso mandare a fanculo tutto! (Scusate la volgarità, ma se si arriva a un tale livello psicomentale…) Cari ragazzi, se avete letto anche le altre FF su NaruSasu, non vi preoccupate, che questa settimana ritorno a postare!

Intanto…

Saku_chan: oh! Una vecchia conoscenza! Sinceramente non ho mai letto una ff come la mia, ma in effetti l’idea base della ff (intendo l’ambientazione del blackout e loro due da soli) è un’idea piuttosto corrente. Ma vedi come si evolve la mia storia…non penso che ce ne siano di uguali…

Clara111294:ti è piaciuto questo capitolo? Ho aggiornata abbastanza in fretta?

Ka93: oh, bhè quello era il prologo…era un invito a seguire la storia. Ho sempre pensato che il prologo può essere anche di tre parole, ma è la parte più importante di tutto un libro. Ti devono catturare, altrimenti ti pass ala voglia di andare avanti.

Luna_07: Ciao! Il nostro principe si è già messo in azione in questo capitolo. E nei prossimi darà il meglio di sé…però anche se non faceva niente per me rimaneva il più figo comunque!

Kikka994: vabbè, ma allora Bulma non si rendeva conto di quello che faceva. Io mi farei ammazzare volentieri da lui sia chiaro,  ma lei presa dal momento non doveva averlo visto bene! Scusiamola questa povera cecata!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Arrivammo nello studio di mio padre prima che potessi anche solo rendermi conto di essermi mossa. Rimasi imbambolata lì dov’ero, disorientata e un po’ scombussolata da quel passaggio repentino di scena. Vegeta mi lasciò andare subito, forse consapevole del mio stomaco che girava pericolosamente o per deridermi, ancora una volta. Doveva essersi accorto che mi era tutt’altro che indifferente e dal sorrisetto malizioso che gli vedevo perennemente negli occhi doveva aver intuito anche “quanto” mi piaceva!

“Allora? Dov’è questo quadro elettrico?”

“Dietro la parete della libreria”

Mi orientai al buio con pochi problemi, ci arrivai senza inciampare sui miei piedi, almeno, sicuramente forzata dall’imbarazzo di una possibile figuraccia.

“Non vedo niente, non ce la farò mai!”

Il quadro era enorme, pieno di fili indefinibili al buio e sicuramente troppo intricati per riuscire ad operare alla cieca. Lo spazio tra la libreria e il muro era angusto, largo solo quattro piedi.

“Cosa devi fare?Lo faccio io!”

Mi scansò e mi passò davanti ostruendomi la visuale col suo corpo.

“Ci sono dei fili colorati nel pannello in basso a destra. Dobbiamo provare a ricombinarli”

Si girò verso di me all’improvviso, mi mise di nuovo davanti al quadro dei fili e si avvicinò da dietro così tanto che ogni muscolo del suo corpo andò a combaciare perfettamente col mio.

Di nuovo sentii il suo respiro lungo il collo, le sue labbra mi sfioravano la pelle. Mi prese la mano destra fino a portarla sul punto esatto del pannello.

Le sue dita, quasi bollenti, scivolarono sul mio braccio per tornare al loro posto.

Il brivido che mi aveva procurato mi attraversò la colonna vertebrale risalendo per le vertebre come acqua gelida.

“Cominciamo”

Ci misi qualche secondo per riconnettere, poi mi sforzai di concentrarmi.

E anche di tornare a respirare.

“Blu, nel buco verde”

Si protese di nuovo verso il quadro e seguì di nuovo le mie indicazioni.

“E il verde adesso?”

“Lascialo in sospeso e metti il rosso nel bianco”

“Sembra facile…”

“No, per niente”

“Perché avete usato il braille?”

“Questo pannello controlla l’energia di tutta l’azienda. Se dovesse essere manomessa  tutte le capsule vendute avrebbero problemi. Non possiamo rischiare!”

Così, al buio e dimenticandomi con chi stavo parlando, era facile dialogare con lui. Era curioso di natura, evitava le domande stupide oppure ovvie. Non era di certo eloquente, ma a differenza di Goku o gli altri, sembrava capire e interessarsi alle parole del suo interlocutore.

“Viola nel giallo”

“Sei sicura?”

“Perché?”

“Secondo me va nel nero. Viola e giallo hanno le stesse cariche e nero ha il numero di ossidazione perfetto per il viola”

Mi accigliai sorpresa.

“Come sai dei numeri di ossidazione?”

“Il quadro segue l’ordine della tavola periodica no?”

Mi voltai quasi sconvolta verso di lui: “Coma diavolo hai fatto?”

“In primo luogo la forma è simile, in secondo luogo stai associando tutto per elettroni di valenza o per equazione ionica” (*)

Rimasi a bocca aperta.

La sua intelligenza e il suo intuito mi avevano lasciata stupefatta.

“Per la guerra non serve solo la forza fisica”

Sussultai. Non avevo idea di come facesse, ma certe volte sembrava che mi leggesse nel pensiero, entrasse nella mia testa e vi guardasse dentro più del consentito.

“Nella guerra c’è chimica, biologia, matematica, psicologia, storia addirittura disegno. Non eravamo degli sprovveduti, avevamo una strategia”

“Vorrei dirti che siete spaventosi...invece siete un popolo affascinante”

Sorrise piano e sommessamente.

Per un po’ di tempo non parlammo, io mi limitavo a dargli indicazioni, Vegeta mi ascoltava pensieroso.

Forse si stava perdendo nei suoi ricordi…

“Arancione nel giallo”

Stavamo finendo ormai ed ero drammaticamente consapevole che quest’aria quasi intima che si era creata tra di noi, non l’avrei ottenuta mai più.

Avrei voluto che il tempo si fermasse lì.

“Soffri di tachicardia?”

Feci finta di non sentirlo mentre il mio stomaco faceva una capriola all’indietro.

“Bianco nel marrone”

Il marrone era quasi alla fine del pannello per arrivarci dovette allungare il braccio fino a circondarmi completamente col suo corpo.

Meccanicamente mi girai verso di lui.

Non mi aspettavo che mi stesse così vicino, ma quando il suo fiato mi accarezzò lentamente le labbra non riuscii a muovermi, i suoi occhi neri mi avevano incatenato.

Mi sentivo stordita, mi mancavano le forze, però sarei rimasta a guardarlo in quel modo per tutta la vita. Le sue dita, si fermarono sul mio collo, il pollice sul mento.

Sentivo le cicatrice sulle sue dita dure e robuste.

“Il cuore…ti sta per scoppiare dal petto”

“Ho freddo…” dissi io sviando.

“Oppure hai paura…”

Non era una domanda.

Era una constatazione.

“Di te?”

La mia voce uscì molto più tremula di quanto volessi.

“Potrei spezzarti il collo con un cenno…le donne terrestri sono troppo fragili”

“Non ci buttano in un campo di battaglia dalla nascita”

“Noi siamo un popolo di mercenari, fa parte della nostra…come la chiamate, voi? Cultura?”

“Le tradizioni sciocche vanno cambiate se sono pericolose”

“Non facciamo altro che sfruttare il nostro potenziale”

Rimasi in silenzio, incapace di controbattere .

Un altro lampo illuminò la stanza e il suo sorriso rendendolo una smorfia cattiva.

Io indietreggiai fino al muro, Vegeta rilassò il braccio e mi lasciò via d’uscita.

“Perché la luce non è ancora tornata?”

“Devi dare il tempo a tutte le fonti di adeguarsi…ci vorrà circa un’ora”

“Ok” e fece per uscire dalla stanza.

Io ero totalmente cieca, non avrei saputo fare un passo senza inciampare, per non parlare del rimbombo dei tuoni che faceva tremare le finestre, presa dal terrore istintivamente lo afferrai per il gomito.

“Portami con te giù per favore”

“E perché mai?”

“Perché qui non riuscirei a camminare senza sbucciarmi un ginocchio e poi…mi mette ansia stare da sola, al buio”

“E preferiresti stare con un assassino?”

Non potevo dargli torto, due lampi non mi avrebbero mai ucciso con la stessa velocità di un principe dei sayan, era un ragionamento logico, ma in quel momento essere razionali era del tutto impossibile.

“Almeno ti tengo d’occhio! Che ne so se ti vengono strane idee?”

E sparimmo all’improvviso dalla stanza accompagnati dalla sua risata.

 

 

(*) Al ricordo ancora tremo, ma in realtà quello era un appunto di chimica buttato lì sul foglio, se qualcuno di voi fa chimica e pensa che tutto quello che ho scritto sia letteralmente campato in aria ha ragione e non me ne voglia!

 

 

Non avendo tempo per aggiungere altro mi limito a dire “Grazie a…”

Bulmamiky: Con questo penso di aver fatto solo un leggero ritardo, per Blackout il capitolo è finito e lo devo solo battere a computer. È venuto un po’ lungo, lo ammetto, e quindi mi ha preso un po’ di tempo. Grazie per tutti i complimenti, spero di rivederti anke per qst capitolo.

Owll: grazie per i complimenti, devo dire che Bulina e Vegeta in questo periodo mi ispirano non poco!

Kutai: come hai potuto apprendere da questo capitolo hanno ancora un’ora circa…(sottolineo il circa) e posso dire che è più che sufficiente, per iniziare qlc…è chiaro!

Kikka994: ma non ti definirei malefica, io stessa vorrei che la luce non si accendesse mai!

Saku_chan: sia mai detto che le mie ff allontanino i miei lettori dalla cultura! XD! Ma se stai facendo una tesina devi fare un esame!? In bocca al lupo!

Luna_07: Io adoro quando Vegeta è così bastardo, troppo dolce e romantico mi da fastidio. Lui non è così introspettivo, io lo immagino sicuro di sé, che gioca con le donne. Lo amo troppo!

Ka93: hai praticamente azzeccato questo capitolo. Vegeta ha aiutato molto Bulma a far tornare la luce! Certo che avere in caso 1 principe dei sayan bono e pure intelligente è una bella botta di fortuna!

Hele91: Grazie!

Bulma4ever: ormai quello strazio di scuola è finito. Naturalmente il Blackout è una delle situazioni intriganti per eccellenza e vegeta lo sa di certo. Penso che non sia ignaro dell’effetto che fa!

Kibinai: ma una recensione ogni tanto mi sta bene. Anche solo se la leggi per me significa tanto! Non ti preoccupare!

Clare111294: Vegeta è molto sexy vero…Bulma per me è sempre stata il personaggio anime/manga più fortunato della storia! Xd!

Nessie93: sì, in effetti la caratteristica che emerge di più nell’anime e nel cartoon di Vegeta è sicuramente l’indifferenza e la tendenza a tenersi le cose dentro. Però certe volte sfodera certi ghigni mozzafiato, da bastardo cronico…quindi non ho fatto altro che prendere questo lato e moltiplicarlo 1 pochetto! Come sono andate poi l’interrogazione e la verifica? Tutto bene?

 

Ci vediamo alla prox!

XOXO!
Lalledy

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Capitolo 4
*** Contatto ***


Contatto

 

Mi ritrovai seduta sul tavolo della cucina in pochi secondi, il mio corpo accostato alle sue spalle quasi perse l’equilibrio non trovando il suo appoggio. Vegeta era seduto di fronte a me quasi vicino al lavello, i polpacci nudi ciondolavano leggeri. Portava i pantaloncini larghi da basket, lunghi fino al ginocchio e una semplice canotta chiare. Certe volte mi stupivo di come tutti i suoi muscoli fossero esattamente allineati, incastrati l’uno tra l’altro armonicamente, perfetti anche nel dettaglio come la forma affusolata delle caviglie.

"Ehi? Sai, qualche volta ti incanti..."

Distolsi lo sguardo imbarazzata e cercai di non guardarlo con tutte le mie forze.

Il silenzio si stava facendo pesante, avrei dato qualunque cose affinchè la situazione si risolvesse, ma presa dal panico comincia a fargli domande sciocche.

"Com'era il tuo pianeta?"

Si acciglio di colpo.

"Un pianeta"

Mi limitai ad annuire.

"Scusa ma perchè mi fai domande così cretine! Non sei una donna stupida, che bisogno c'è di dire certe idiozie?"

"Non era una domanda stupida!"

"Come risponderesti se io ti chiedessi com'è la Terra?"

Mi zitti all'istante un pò offesa.

"Non c'è bisogno di essere sempre così suscettibili!"

"Sei tu che mi irriti"

"Oh Dio, ma quanti anni hai?"

Ci pensò su un momento, anche se aveva sicuramente notato la nota ironica della domanda.

"Sulla Terra un anno quanto dura?"

"365 giorni"

"Allora per voi ho 24 anni"

"Come per noi?"

"Su Vegeta 6 ne avrei 21"

"Allora se io ne ho 22, sul tuo pianeta ne avrei 19!"

Ero entusiasta, ma cercai di non darlo a vedere, essere più piccola di lui mi dava una certa sicurezza.

"Tsk, sei piccola!"

E si mise a ridere dondolandosi sul posto.

"Non sono affatto piccola!"

Fui pèarecchio risentita da quella presa ìn giro. Nel mio entusiasmo non avevo calcolato l'altra  faccia della medaglia.

"Sì invece! Sei piccola proprio di carattere!"

"Non sono piccola e te lo dimostro!"

Scesi dal tavolo e mi guardai intorno analizzando la situazione.

Lui i guardava divertito, in attesa.

Poi ebbe un'idea.

"Vediamo un pò quanto reggi l'alcol!"

"Non è una bottiglia di vodka che ti fa grande"

"Hai paura?" E ghignò beffardo, in puro stile Sayan.

Lo fissai con aria di sfida, Vegeta mantenne il mio sguardo.

Ero certa della mia vittoria, comunque, perchè in tutte le uscite con gli amici io ero l'unica che dopo la terza bottiglia era perfettamente sobria.

Vegeta afferrò la vodka che gli passai da sotto il tiretto e se la portò nella stanza accanto.

Io ne presi altre tre e lo seguii più lentamente per colpa del buio, infatti arrivatà a metà percorsomi bloccai incapace di preseguire.

Rimasi sul posto facendo un giro su me stessa.

"Vegeta?"

Una gamba mi colpì lievemente dietro il ginocchio per farmi cadere.

Come le altre volte mi fermai a qualche centimetro da terra sorretta dalle sue braccia d'acciaio.

"Bastava dire -sono qui- invece di farmi cadere?"

"Dovresti ringraziare il cielo che ho solo voglia di farti cadere, invece di farti fuori!"

Mi strinse i polsi con forza, sapevo che quella che stava usando era un millesimo della potenza Sayan. Provai ad immaginarlo in battaglia, con il suo ghigno sadico mentre uccideva senza pietà, le mani sporche di sangue, i suoi occhi di pece infuocati.

Cercai di divincolarmi colta imporvvisamente dal panico, lui si accorse che tremavo e mi lasciò.

Pensavo che iniziasse a ridere del mio timore, invece si sedette accanto a me e aprì una delle bottiglie.

Ero ancora troppo scossa per tenere la mia stretta e ferma nella mano.

Vegeta comicniò a bere in silenzio, appoggiato al muro, io portai il vetro freddo alle labbra e feci un lungo sorso.

L'alcol forte mi bruciò la gola, ma riuscì a distendermi.

La sua immagine in battaglia mi aveva parecchio inquietato.

"Non pensavo ti potessi spaventare in questo modo" anche se era atono, sembrava quasi volersi scusare.

“Non mi hai fatto male…”

Mi prese il polso e con l’altra mano formò la solita sfera di energia luminosa. Non capii subito cosa guardava, poi vidi la mia pelle macchiata da piccoli cerchi scuri. Solo quando Vegeta mise un dito sopra uno dei circoli compresi cosa voleva mostrarmi. Quelle non erano macchie, erano le impronte delle due dita.

“Oh!”

Adesso un’altra immagine si appropriò della mia mente facendomi rabbrividire più di prima. Vegeta che con un solo colpo, perfetto, calibrati, elegante e rude insieme, uccideva senza criterio chiunque gli sbarrasse la strada. Essere uccisi da una macchina così bella, da quel demone dai tratti angelici sembrava quasi una presa in giro.

“Cosa si prova ad uccidere?”  la buttai lì quella domanda, senza una ragione precisa. Lui mi guardò inespressivo, forse studiando la mia domanda.

“Uccidere è molto semplice, non è vero che ti fa sentire potente, non è vero neanche che ti far star male. Metti fine alla vita di una persona, un colpo e finisce tutto. Uccidere è facile come lasciarsi morire, è lo stesso principio. Il problema è dopo…”

“I sensi di colpa?”

“Ma quali sensi di colpa. O sei tu a morire o sono io…è la legge del mondo. Il problema è quando dormi, quando chiudi gli occhi e li vedi tutti quelli che hai ucciso, ancora feriti di quelle ferite che gli hai inferto tu, ancora sporchi di sangue e impietriti dal dolore che gli ho causato io…mi aspettano tutti giù all’inferno…desiderosi di vendetta”

Una goccia di alcol sfuggita dalla mia bocca venne raccolta dalla sua mano prima ancora di cadere dal mento. Il mio cuore reagì d’istinto, battendo frenetico contro il petto.

“Ti ho messo paura di nuovo…”disse con un mezzo sorriso.

“No. Io no ho paura di te…”

“Infatti quello che provi per me è più pericoloso che avere paura…”

Sobbalzai, lui mi si avvicinò piano.

“Ti sbagli, sayan”

Mi sussurrò all’orecchio, le sue labbra poggiate sulla mia pelle “Io non sbaglio mai”

Lo guardavo nell’oscurità, il braccio che combaciava col suo era diventato bollente.

“Non è solo attrazione…” disse quasi tra sé e sé “Però non so cosa sia…”

Lo amavo, ecco cosa non capiva.

Non poteva riconoscere qualcosa che non conosceva. L’amore è sempre stato assente nella sua vita, c’è sempre stato l’odio, la violenza, mai l’affezione, mai un sentimento positivo. Nessuno lo aveva mai amato, anche se mi sembrava una cosa impossibile, né lui aveva mai amato.

Vagabondando a distruggere non aveva neanche mai avuto una casa in cui tornare, qualcosa che fosse solamente suo.

“Con quante donne sei stato?” il solo pensiero della sua risposta mi faceva star male, ma era necessaria a capire quali fossero le basi su cui lui si poggiava.

“Più di quante credi”

“Ne hai mai amata una?”

“Amata…”

Rise sornione, gli occhi si illuminarono di una luce nuova.

“Per questo mi guardi come se il mondo finisse nei miei occhi…”

Si avvicinò al mio volto, l’adrenalina mi scorreva sotto pelle come fuoco nelle vene. Il suo profumo intenso mi bruciava la gola.

“Come puoi dire di amarmi? Come fai ad amarmi?”

Non c’era mai stato un perché, non c’era mai stato un senso. Cosa avrei dovuto rispondergli?

“Tsk…lo vedi?”

Cominciò a ridere e quel suono mi fermò definitivamente il cuore.

Ecco come potevo dimostrarglielo.

Gli presi la mano, lui fu preso alla sprovvista, ma mi lasciò fare, la portai sul mio petto, giusto all’altezza del cuore che batteva così velocemente da poterne sentire il suono nell’aria.

Vegeta rimase in ascolto, immobile, in silenzio.

“Adesso ci credi…”

Sarei voluta scappare da quella situazione imbarazzante, ma appena provai ad alzarmi la mano sul petto mi respinse a terra e le sue labbra poggiarono sulle mie.

Non fece niente, la sua bocca era immobile.

Mi girò la testa, mi dimenticai completamente di respirare.

Rise contro la mia pelle.

“I terrestri sono proprio strani…”

E la sua bocca si impossessò di nuovo della mia.

 

 

Buongiorno a tutti…bhè…mi dispiace per il ritardo. In questi mesi la linea a Brasilia ha dato problemi, e solo adesso, per puro miracolo sembra che Bangkok abbia deciso di farmi aggiornare.

Ringrazio moltissimo: BulmaMiky, Lady Lexy, Bulma4ever, ka93, owll, Saku_chan, Nessie93, kutai, Felix85, Pao87, Luna_07,Hellfire, katie37, 4ever_friends.

Mi dispiace di non poter rispondere, ma ho paura di riperdere la linea.

Alla prossima!  

 

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Capitolo 5
*** Loose control ***


Loose control

 

Avevo sempre pensato che niente fosse meglio dello sguardo di Vegeta, del suo profumo o del suo corpo da Dio.

Se c’era lui nei paraggi ogni cosa diventava secondaria, superflua.

Ma a quanto pareva mi sbagliavo.

C’era qualcosa di più buono, qualcosa che potesse ancora stupirmi in quell’essere sfuggente.

Il sapore delle sue labbra.

Sembrava una specie di droga, più lo assaggiavo, più lo volevo.

Vegeta si tratteneva, lo sapevo, se si fosse lasciato andare ai suoi impulsi mi avrebbe fatto del male con la sua potenza inumana: questa delicatezza, questi limiti che si auto imponeva non erano che un’ulteriore prova della sua disciplina, del suo controllo.

Io, al contrario, non mi ero mai sentita così.

Mi sentivo totalmente in balia dei miei ormoni, alla più completa deriva.

La mia mente si era spenta e adesso ogni pudore, ogni inibizioni erano andate a farsi una passeggiata negli angoli più remoti di me stessa.  

A malincuore mi allontanai dalla mia droga, umanamente bisognosa di ossigeno nuovo per i polmoni, ossigeno di cui lui, ovviamente, non sembrava sentire alcuna necessità.

Alzai gli occhi e insieme ci studiammo nella semioscurità della candela.

Le nostre labbra avevano troppo voglia di riunirsi, ma non ci sarebbe stato nessun impeto ad aiutarci questa volta.

Tutti e due aspettavamo, io con il respiro corto, Vegeta con i suoi occhi vaghi. Sapeva che non avrei resistito e, parlando molto sinceramente, non aveva per niente torto: il mio corpo urlava alla ricerca del suo, avrei passato la vita a non fare nient’altro.

Forse mi lasciai prendere troppo la mano perché gli finii praticamente addosso.

Rise della mia foga.

“Mi rendi tutto troppo difficile…”

“Non hai la minima idea dell’effetto che fai”

“Sì invece, sono pericoloso…”

“No, sei bellissimo”

Per la prima volta da quando lo conoscevo e, ci avrei giurato, anche nella sua vita, lo vidi sussultare.

Cercai di entrare nei suoi pensieri lasciati liberi dalle catene e dai cancelli che di solito li proteggevano dalle intrusioni esterne, ma lui capì subito quello che volevo fare e per evitare di scoprirsi oltre mi prese il viso tra le mani per cominciare un nuovo bacio.

La questione poteva aspettare, la feroce eleganza della sua lingua era una facile e piacevole distrazione a qualunque questione umana.

Le dita ferme sul mio collo scesero a prendermi la gamba nuda, le unghie spinsero ancora di più la mia nuca contro le sue labbra. Lasciai che mi accarezzasse la pancia, che mi toccasse dove nessuno mai aveva provato.

Non riuscivo a provare imbarazzo, non ne avevo neanche il tempo.

Il suo calore, la sua presenza erano quasi intossicanti.

Neanche quando mi spogliò riuscii ad  avere soggezione di lui assorta com’ero a scoprire il suo corpo lentamente.

Nei miei sogni quella che sarebbe dovuta essere la mia prima volta era piena di candele, fiori, consapevolezza, ma adesso che ero lì capivo che non erano altro che mucchi di sciocchezze, più mi baciava più me ne rendevo conto.

A me bastava Vegeta, nient’altro.

Se stavi facendo l’amore con la persona che amavi più di ogni altra cosa al mondo, se, come lui stesso aveva detto, la guardavi come se l’universo intero finisse nei suoi occhi allora la cornice passava naturalmente in secondo piano.

Mi toccò lievemente un fianco per poi scendere tra le gambe.

La sua lingua sul mio collo mi precludeva da qualunque altra sensazione, ma la fitta che provai quando mi prese mi riportò sulla Terra con la violenza di uno schiaffo.

Il dolore pulsava nel mio corpo, nelle vene, lo sentivo scorrere sotto alla pelle accanto ai nervi mentre nelle orecchie non avevo che i miei gemiti e il suo respiro rotto.

Quando cominciò a muoversi ancorai le mie mani alla sua schiena, lo graffiai, me ne accorsi perché sentii i polpastrelli bagnati di sangue sotto le unghie, ma da perfetto Sayan non diede la minima impressione di fastidio.

In breve tempo cominciai ad avvertire che di quel bruciore iniziale, di quel male così intenso che pensavo non sarebbe finito mai, non era rimasto che una sensazione di fondo.

Il piacere era così tanto da frastornarmi, si era impossessato di ogni organo vitale, sentivo Vegeta ovunque su di me, avevo voglia di tenermelo accanto, di toccarlo, di morderlo addirittura.

Incredulo e orgoglioso di avermi resa così pazza di lui, rise della mia frenesia e irrimediabilmente mi mancò il respiro quando lo vidi, il suo volto illuminato, già bello come la luna adesso più giovane, più straordinario per quella risata.

“Ti amo” gettò fuori la mia voce, anestetizzata.

“Perché?”

“Perché ho bisogno di te”

E non riuscii a dire altro perché il piacere arrivò al culmine e mi lasciò senza fiato.

Vegeta venne fuori per evitare inconvenienti e anche se non proferì parola le sue labbra, immobili sulla mia gola, si tesero in un nuovo sorriso.

Si sdraiò accanto a me e lasciò che io mi abbandonassi tra le sue braccia.

Proprio quando stavo per abbandonarmi sulla sua spalla la luce del soffitto ci abbaiò illuminando tutto il soggiorno.

Il blackout era finito, la luce era tornata.

Arrossendo a dismisura nascosi il viso sotto il suo mento.

“E adesso?” fece lui, ghignando.

Coraggiosa mi alzai, completamente nuda davanti a lui, con così tanta vergogna addosso da non riuscire neanche a guardarlo in faccia, andai verso l’interrutto e ci poggia il dito sopra.

Prima ancora che potesse farsi buio Vegeta era accanto a me che rideva, le sue labbra sulle mie, le nostre mani che si intrecciavano.

Quella notte durò all’infinito.

Solo ed esclusivamente per noi.

 

Morena Felini

 

È stato faticoso, lungo, impegnativo…ma alla fine devo dire di essere proprio contenta di questa ff! Come sicuramente qualcuno avrà notato il rapporto Bulma-Vegeta è molto simile a quello umana-vampiro…bhè se lo avete notato, avete fatto bene, perché sono stati proprio i libri della Meyers a ispirarmi!

Devo assoluatamente ringraziare queste persone:

Archangel Reliel: grazie per i complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!

Bulma4ever: carissima! Per quanto riguarda l’alcol, non penso che Vegeta sia mai stato per locali, ma la vita da guerrieri deve essere proprio dura senza un goccetto, o no? XD! L’idea degli anni diversi in base ai pianeti mi è venuta di getto, non so come…spero che questo capitolo abbia risolto tutti i tuoi dubbi!

Lady Lexis: sinceramente un Vegeta vergine nn ce lo vedo proprio…non so ocme possa anche solo saltare al cervello una cosa simile…Vegeta è un tipo un mercenario romano…un principe dell’antica grecia…un neo Alessandro magno! Non può essere vergine! Sei d’accordo anche tu, vero? Grazie per i complimenti!

Luna_07: Grazzzzziiiiieeee!! Baci =*

Kutai: spero tu stia bene visto che la scena “dell’oltre” è finalmente giunta! No mi ti sciogliere di nuovo che poi come fai a recensire!! Ahahaah! Tvb

Ka93: grazie! Io Vegeta l’ho sempre immaginato così, solo così può essere lui per me,un essere giovane, passionale, feroce, elegante e acculturato. Per questo l’ho sempre amato!!

Nessie93: mi fa piacere sapere che la storia ti coinvolge! Grazie per la recensione!

Owll: grazie per i complimenti! Ti è piaciuto questo capitolo?

Hellfire: sì, in effetti sono abituata a viaggiare tanto con i nonni sparsi nel mondo che mi ritrovo!! Grazie per tutti i compliementi, Vegeta è molto felce di farti sospirare, ma ti ricorda che è sposato con me e solo con me! Ù_ù =D

Saku_chan:grazie per tutti i compliementi!!! =D! arrossisco! Per me conta davvero cercare di non essere scontata, banale…è molto importante per una scrittrice!! Gli uomini sono idioti per natura, senza noi donne si estinguerebbero e addio mondo! Mi trovi perfettamente d’accordo con te!

Coniglietto 94: grazie infinite!

 

E così siamo alla fine (almeno credo) amici e amiche! Grazie per avermi seguito!

Grazie per aver sognato insieme a me!

Lalledy

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