Miscellanea

di 365feelings
(/viewuser.php?uid=54908)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte bianca 18 + I Should Be At The JIB Drabble Weekend ***
Capitolo 2: *** Drabble SunDay ***
Capitolo 3: *** Sigaretta ***
Capitolo 4: *** Ancora più lontano ***
Capitolo 5: *** In cui Jason vorrebbe alzarsi e Piper non è per niente d'accordo ***
Capitolo 6: *** La cosa più reale ***
Capitolo 7: *** Di scherzi finiti male e discorsi imbarazzanti ***
Capitolo 8: *** Will/Nico | Chris/Clarisse | Travis/Katie ***
Capitolo 9: *** spring shower ***
Capitolo 10: *** miscellanea 1 ***
Capitolo 11: *** miscellanea solangelo ***
Capitolo 12: *** 12 Days of Christmas ***



Capitolo 1
*** Notte bianca 18 + I Should Be At The JIB Drabble Weekend ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Notte bianca 18 + 
I Should Be At The JIB Drabble Weekend 
Coppia: Will/Nico, Jason/Piper
Rating: verde
Avvertimenti: post BoO, no spoiler, au, medieval au, flash fic
Prompt: eclissi; dichiarasi è più difficile di quanto sembra; medieval!au
Note: questo fandom sarà la mia rovina, me lo sento
  • per farla breve, mi sono ritrovata con un po' di storie scritte per varie iniziative che non sapevo dove mettere, così ho pensato e se creassi una raccolta solo per loro?
  • dato che mentre posticipavo questo momento le flash fic sono aumentate, i primi aggiornamenti saranno complessivi. I successivi però saranno un capitolo, una storia.
  • la prima solangelo è stata scritta per la Notte bianca 18, le storie invece altre per la I Should Be At The JIB Drabble Weekend indetta da We are out for prompt su fb.
  • per quanto riguarda la Jason/Piper: questa cosa poco storica e nemmeno troppo medioevale (si danno tutti del tu, piango) è ambientata durante l'anarchia inglese. Ho scelto un anno a caso tra il 1135 e il 1154, periodo durante il quale Matilde (figlia di Enrico I) e Stefano (nipote di Guglielmo il Conquistatore) si scontrano per il trono inglese. Davide I era lo zio di Matilde, suo alleato e re di Scozia. Ho avuto non pochi problemi con Piper perché è cherooke e l'America non è ancora stata scoperta. Ho pensato di renderla zingara, ma poi ho lasciato perdere perché non so nulla sulla loro cultura. Quindi mi sono aggrappata disperatamente al suo cognome e ho avuto un po' di fortuna. Il clan MacLean è uno dei più antichi clan scozzesi. La lingua strana che parla il coach è lo scozzese.

 

 
Eclissi

«Non credi di star esagerando?» domanda Nico, appoggiato allo stipite della porta, ma Will è troppo occupato a sistemare i sacchi a pelo che Travis e Connor gli hanno procurato (non sa a quale prezzo e non lo vuole nemmeno sapere) per prestare attenzione ad altro.«Come scusa?»
«Non credi di star esagerando?» ripete, alludendo allo stato della cabina e in generale al suo comportamento negli ultimi giorni «È solo un’eclissi e siamo al Campo».
«Solo un’eclissi!» esclama Will con una pila in mano e l’aria stralunata «Solo un’eclissi!»
«Sì» replica laconico Nico, che continua a non comprendere tutta quella agitazione. È piuttosto sicuro che l’oscuramento del sole sarà solo temporaneo e senza ripercussioni: il mondo non finirà l’indomani, per cui si chiede come Chirone abbia potuto approvare tutta quella follia. La Cabina 7 è diventata un bunker, ogni letto è stato fornito di un kit di sopravvivenza e a questo punto non si stupirebbe se scoprisse che Leo ha costruito da qualche parte una stanza anti panico.
«E dimmi, quante eclissi di sole hai vissuto come figlio di Apollo?» gli domanda il semidio biondo «Nessuna, esattamente!»
Alza un sopracciglio e sta per ribattere, ma nello stesso momento arriva Austin con uno scatolone di cibo e decide che quando è troppo è troppo, lui se ne tira fuori. I due sono troppo presi dall’organizzazione delle scorte (è l’ultima cosa che li ha sentiti dire e non ne vuole sapere altro) per accorgersi della sua assenza.
Mentre si allontana, Nico considera che Will Solace è definitivamente impazzito e la cosa non lo sorprende, in fondo ha sempre sospettato che non ci fosse del tutto con la testa. Ma non si aspettava che i suoi fratelli gli avrebbero dato retta.Sospira. Sono un covo di pazzi e lui ne sta frequentando il capo.



 
Dichiararsi è più difficile di quanto sembra

«Nico» richiama l’attenzione dell’altro e si schiarisce la voce «Ti devo dire una cosa».Ora, però, che il ragazzo per cui ha una colossale cotta lo sta guardando dritto negli occhi, Will perde tutto il coraggio racimolato. Ha caldo e la gola secca e gli tremano le gambe anche se è seduto. Dare voce ai propri sentimenti è più difficile di quanto sembra.
«Questo Big Mac è buonissimo» sfiata alla fine, allungando la mano verso il bicchiere, e salgono a tre le volte che, solo in quella sera, ha cercato di dichiararsi e non c’è riuscito – sette se si contano anche i tentativi del pomeriggio precedente e della settimana prima.
Se Michael fosse lì lo prenderebbe in giro. «Un figlio di Apollo che non riesce a dichiararsi?» gli direbbe «Nemmeno questo sai fare? Ma siamo sicuri di essere fratelli? Ti devo proprio insegnare tutto».
Nico annuisce e con un morso soddisfatto finisce il suo hamburger. Will invece sospira e si chiede perché non possa essere anche lui intraprendente come suo padre.

Si lasciano alle spalle il Mc Donald con le sue luci, i suoi rumori e l’odore di fritto parlando del corso di ceramica organizzato dalla Cabina 7. O meglio, Will parla. Lui si limita ad ascoltare, riflettendo sui goffi tentativi dell’altro di dichiararsi. Perché se ne è accorto, sarebbe stato veramente difficile non farlo.
Tra i due quello bravo con le parole è sempre stato Will e contava su di lui per superare l’imbarazzante momento del «Mi piaci, sono innamorato di te». Date, però, le tonalità di rosso che il figlio di Apollo raggiunge quando cerca di dirglielo, Nico capisce che può fare affidamento solo su se stesso.
Per cui si ferma, posa la mano sul braccio dell’altro per attirare la sua attenzione e senza dire nulla si sporge.È solo un bacio a fior di labbra, ma Nico si sente improvvisamente più leggero e il sorriso di Will è così radioso che potrebbe illuminare la notte.



 
Cavalieri senza memoria e dame coraggiose

Riprende i sensi nello stesso modo in cui si sveglierebbe da un brutto sogno: all'improvviso e con i muscoli tesi. Gli occhi sgranati nella penombra cercano di riconoscere il luogo in cui si trova, ma nulla ha significato per lui. Solo l'elsa della spada gli è familiare e si affretta a stringerla. L'ultima cosa che ricorda è, l'ultima cosa che ricorda è – per quanto si sforzi, nella sua memoria c'è il nulla. La sensazione di pericolo che lo ha ridestato dall'incoscienza, però, non lo lascia.
Esclude di trovarsi in prigione, dai continui scossoni deduce di essere in movimento, su un carro, e comunque non gli lascerebbero un'arma. Per lo stesso motivo esclude anche che lo stiano portando in cella.
Inciampando diverse volte in bauli e coperte, avanza a tentoni fino al lato opposto in cui si trova e cerca di aprire le ante di legno che chiudono il carro. Ci riesce e la luce lo investe all'improvviso, insieme all'aria fresca e all'odore del bosco.
Davanti a sé dei cavalli trainano un altro carro e il cocchiere, notandolo, tira le redini. Poco dopo anche il suo mezzo di trasporto si arresta e lui scende portando con sé la spada – l'unica cosa sicura in quella strana situazione che sembra diventare con il passare del tempo ancora più strana.
Si guarda attorno e conta due carri, una carrozza e almeno dieci persone, tutte armate anche se nessuna di loro indossa un'armatura. Non sembrano minacciose, ma non intende abbassare la guardia.
«Ti sei ripreso finalmente!» esclama un giovane dalla carnagione olivastra, vestito con abiti di buona fattura ma dismessi (sono bruciature quelle sulle maniche?). Sembra simpatico, parla la sua lingua anche se ha un forte accento spagnolo. Tuttavia non ha idea di chi sia e non riconosce nemmeno l'uomo basso e largo che lo guarda male borbottando tra sé e sé.
L'altro continua a parlare con tono gioviale, ma non lo ascolta: cerca nuovamente di trovare qualche ricordo, qualcosa, qualsiasi cosa, ma una fitta alla testa lo fa desistere.
«Chi sei?» gli chiede «Dove siamo?»
«Chi sei tu» replica il ragazzo e non ricevendo alcuna risposta si volta verso la carrozza.
«Il bell'addormentato si è svegliato e mi sa che ha sbattuto la testa molto forte».
Poco dopo uno degli sportelli si apre e scende una fanciulla avvolta in un mantello di tartan che li raggiunge, incurante del fango.
Anche se non indossa gioielli e il suo abito è semplice, da come i presenti la guardano capisce che è lei la persona più importante.
Non sa chi sia e non porta nessuno stemma, tuttavia sente di doverle mostrare rispetto.
«Mia Signora» la saluta. L'amnesia si è portata via tutto, tranne le buone maniere e, da come regge la spada, spera di non essersi dimenticato come si combatte – non che voglia farlo davvero.
«Va tutto bene» dice la ragazza con gentilezza «Ricordi qualcosa? In che anno siamo ad esempio».
«1143» risponde senza esitazione «Siamo in Inghilterra e il mio nome è...è...»
«Jason» lo aiuta lei.
«Ci conosciamo?» domanda e non sa perché, ma spera in una risposta affermativa che però non arriva.
«Sono Piper MacLean, sto raggiungendo le terre della mia famiglia nelle Highland. Due giorni fa ti abbiamo trovato svenuto in mezzo al sentiero. Eri ferito e ho chiesto a Leo e a Hedge di caricarti su uno dei carri. Abbiamo portato con noi anche il tuo cavallo. Tra le tue cose ho trovato un libro, in latino, sopra c'è un nome che credo sia il tuo».
Solo allora si rende conto di avere una benda che gli avvolge il capo. Ma cosa ci faceva incosciente in mezzo alla strada? Nulla di quello che la giovane gli ha detto ha senso per lui.
«Non ricordi nulla» dice Piper e non è una domanda. Guarda il giovane che la accompagna, mentre l'uomo esclama qualcosa di poco rassicurante in una lingua che non comprende, e poi ordina di rimettersi in marcia.
«Queste terre sono controllare dalla regina Maud» torna a rivolgersi a lui «Il nome ti dice nulla?»
«È la figlia di Enrico I che avanza false pretese sul trono inglese».
Non sa nulla di se stesso, ma ha piuttosto chiare le dinamiche politiche.
«Capirai quindi che non è prudente, per un cavaliere che porta le insegne di re Stefano, restare allo scoperto» continua lei, invitandolo a viaggiare nella sua carrozza.
Jason (se è veramente questo il suo nome) non ha molte alternative.
Può scegliere di riprendersi il cavallo e, se è fortunato, cavalcare per qualche giorno prima di imbattersi nei soldati della regina; a quel punto combatterebbe e morirebbe, senza nemmeno ricordarsi chi è. Gli sembra una fine molto stupida.
Oppure può accettare nuovamente l'aiuto di quella singolare dama e correre il rischio di essere riconosciuto dagli uomini di Davide I – e morire in ogni caso, ma almeno c'è la possibilità che nel frattempo sia riuscito a riacquistare la memoria.
«Ho sempre desiderato visitare la Scozia».
Piper sorride e non può fare a meno di trovarla bellissima (e anche coraggiosa).

«Ottima scelta» commenta Leo dandogli una pacca sulla spalla.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Drabble SunDay ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Drabble SunDay

Coppia: Chris/Clarisse, Jason/Piper, Silena/Charlie
Rating: verde
Avvertimenti: missing moment, au, modern au, high school au, angel au
Prompt
Chris/Clarisse, È come stare davanti ad un orso. Devi fingerti morto per sopravvivere; Silena + Clarisse modern!au "Clarisse, non m'interessa se la reputi una sciocchezza o una perdita di tempo, non ti permetterò di andare al tuo matrimonio spettinata"; Jason/Piper, fuochi d’artificio; Silena/Charlie + Jason/Piper modern!au l'ultima cosa di cui aveva bisogno era essere costretta a vedere quanto fosse perfetta la relazione di Charles e Silena quando il suo rapporto con Jason era ancora così complicato (bonus: su spunta/viene citata Drew); Jason/Piper, San Lorenzo
Note: ecco la seconda carrelata di storie
  • nel mio headcanon Will Solace arriva al Campo poco prima di Percy, all'età di dieci/undici anni anni, e viene riconosciuto quasi subito. Sempre nel mio headcanon Chris è pigro e ama fare pisolini. Non ci sono spoiler, però forse c'è una cosa che si capisce meglio dopo aver letto BoO.
  • in ogni mio headcanon Chris è messicano
  • la prima jasiper è legata alla mia au con punk!Jason e cheerleader!Piper (When our worlds collide)
  • la seconda jasiper è legata all'universo di For you I've waited all these years
  • tutte le storie sono state scritte per un'iniziativa (Drabble SunDay) del gruppo fb We are out for prompt - ancora una volta di drabble c'è ben poco




 
Consigli
 
Chris sta facendo fare il giro del campo al nuovo arrivato solo perché si trovava nei paraggi quando è arrivato. La sua intenzione infatti era quella di andare a schiacciare un pisolino nei campi di fragole, ma Chirone lo aveva intercettato e gli aveva affidato il ragazzino – un metro e qualcosa di stupore, occhi sgranati e sorrisi abbaglianti.Scommette dieci dracme (e lui neanche le ha dieci dracme) che è il moccioso è uno di quelli che vengono riconosciuti subito. Non che sia geloso – ok, forse un pochino.
Gli mostra le cabine, le stalle, gli indica il sentiero da prendere per raggiungere la spiaggia, lo avverte dei mostri che si aggirano nella foresta e lo porta nell'arena dove i semidei come loro sono soliti allenarsi.
«Non rischiano di farle male?» domanda il ragazzino e Chris ride, perché segue il suo sguardo e trova Clarisse circondata da altri tre figli di Ares.
«Al contrario. Sono loro che rischiano di farsi male. Molto male. Lo so per esperienza» replica mente la ragazza atterra il primo avversario «Sei gracilino, ti conviene non metterti contro di lei».
Il nuovo arrivato annuisce.
«Clarisse è una che non scherza» continua «È come stare davanti ad un orso. Devi fingerti morto per sopravvivere. Hai capito?»
Il ragazzino annuisce un'altra volta e in quel preciso momento la semidea si accorge della loro presenza.
«Rodriguez!» latra e cinque secondi dopo si è liberata anche dell'ultimo avversario. Troppo tardi per scappare.
«Clarisse» la saluta pacatamente,.
«Questo tappo chi è?»
«Nessuno» replica e nel tentativo di salvare il ragazzino dall'iniziazione aggiunge «Piuttosto, Luke si è procurato una cassa di birra. Ti tengo da parte una lattina?»
Clarisse guarda prima lui e poi il biondino al suo fianco come se stesse valutando quale dei due picchiare per primo e la risposta è decisamente il biondino perché l'istante successivo ha la brillante idea di presentarsi – cosa gli aveva appena detto?
«Ciao, io sono Will Solace».
Chris è convinto che il nuovo arrivato abbia degli istinti di morte, ma stranamente Clarisse si limita solamente a fissarlo dall'alto a basso senza degnarlo nemmeno di una contusione.
«Allora, questa birra?!»


Green Card
 
«Clarisse, non m'interessa se la reputi una sciocchezza o una perdita di tempo, non ti permetterò di andare al tuo matrimonio spettinata» le dice Silena con fermezza, piazzandosi tra lei e la porta. E poi aggiunge: «Ho sopportato l'assenza di un abito di Vera Wang, ma sui capelli non transigo». 
Anche se brandisce la spazzola come fosse un'arma, può spostarla senza fatica e andarsene. Ma c'è qualcosa nel suo sguardo che alla fine convince Clarisse a roteare gli occhi, imprecare come un camionista e rimanere lì dov'è – in trappola.
Sapeva che non avrebbe dovuto invitarla, che a farlo sarebbe rimasta incastrata tra fiori e bomboniere e altre stupidaggini, ma le serviva un testimone. Possibilmente uno che conoscesse una chiesa e un prete disposto a celebrare un matrimonio dell'ultimo momento – non che sarebbe stato poi così difficile trovarli, considera, sono a Las Vegas.
«Sarà bellissimo» le sta dicendo Silena con aria sognante mentre le spazzola i capelli «Ci saranno candele e fiori e la musica...»
«Quanti soldi in più sono tutte cose?» domanda lei, pentendosi di aver chiamato l'amica.
«Non ho speso neanche un centesimo, stai tranquilla. Ma vedrai, sarà una cerimonia deliziosa. Certo, se mi avessi lasciato invitare qualcuno sarebbe stata ancora più bella. Immagino di dovermi accontentare. L'importante è che tu sia felice» replica «Ecco fatto».
Clarisse rotea nuovamente gli occhi: quante volte deve ripeterglielo? Si sta sposando solamente perché quelli dell'immigrazione stanno con il fiato sul collo a Chris.
«Non mi interessa nulla della cerimonia» le ricorda «Siamo qui solo per la Green Card di quel cretino –»
Silena la interrompe e le indica la porta.
«Non si dicono queste cose. Siamo ad un matrimonio e tu sei la sposa! È il giorno più bello della tua vita».
Clarisse spera vivamente che non lo sia, ma si trattiene dal dirlo e si avvia verso l'altare con passo militare.

«E ora lo sposo può baciare la sposa».
Dietro di sé, seduta in prima fila, Silena batte le mani con entusiasmo.
Chris invece si avvicina, appoggiandole una mano sulla schiena e si chinandosi su di lei.
«Non ti azzardare» ringhia e il suo migliore amico – no, suo marito – ride, ma non la lascia andare.
«Grazie» le sussurra all'orecchio e Clarisse sente improvvisamente molto caldo.

«E levati» ribatte, divincolandosi.
 

Fireworks
 
Si stanno ancora baciando quando i fuochi d’artificio esplodono nella notte e illuminano il cortile della scuola. È tutto così perfetto che Piper quasi non riesce a crederci: solo pochi mesi fa sospirava, osservandolo da lontano, mentre ora sono insieme – e sta indossando la sua giacca di pelle, che è molto più bella del bomber del quaterback.
Quando alla fine si separano, appoggia la testa nell’incavo del suo collo e rimane così, stretta a lui, mentre le mani di Jason restano appoggiate sui suoi fianchi, proprio lì dove la stoffa della divisa lascia spazio alla pelle nuda.
«Venerdì Talia ha un concerto» le dice il ragazzo «Ti va di venire con me?»
Piper sorride e alza lo sguardo. Sopra di loro continuano a piovere scintille dorate ed è piuttosto sicura che Jason sia arrossito.

Annuisce e poi lo bacia nuovamente.


Di appuntamenti e consigli
 
Piper sa che sua sorella era animata da buone intenzioni, ma seriamente, un’uscita a quattro? Senza contare che a metà della cena è comparsa anche quella serpe di Drew Tanaka – ed è ancora lì, seduta al suo posto.
Si passa le mani sul volto e sospira rassegnata: è un disastro e Jason sicuramente non vorrà più uscire con lei.
«Ti stai perdendo il dolce» le dice una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare. Ma quando si volta scopre che è solo Charles, il dolce, gentile, perfetto Charles – perché non può avere anche lei una vita sentimentale tranquilla come quella di sua sorella?
«Silena ha ordinato il tuo preferito» continua il ragazzo, sedendosi accanto a lei tra le peonie che adornano il parcheggio del locale «Lo so che sei tentata, è inutile che neghi».
«Ok, forse un pochino» ammette.
«Allora cosa stiamo aspettando?»
Piper resta in silenzio per un po’, perché si vergogna, però poi risponde – Charles le dà sicurezza ed è certa che non riderà di lei.
«C’è Drew» spiega «E io non posso competere contro di lei. Credevo di potercela fare, però l’hai vista? È semplicemente bellissima e mi sto odiando per averlo ammesso, ma è la verità. Questa sera è stupenda e sicuramente Jason preferisce stare con una come lei che con una come me».
«Una come te?»
«Sono un disastro. Combino guai, rubo –»
«Rubavi» la corregge Charles «E non sei un disastro. Sei un’adolescente. Alla tua età anche Silena ha attraversato un periodo difficile».
«Non ci credo».
Sua sorella è perfetta, è la persona che tutti vorrebbero essere.
«Ti sorprenderebbe sapere cosa ha combinato. Ma non spetta a me dirtelo, credo che dovrete fare una chiacchierata. Ora c’è un dolce che ci aspetta, senza contare che secondo me Jason non ne può più di Drew». 
Charles è sempre stato un ragazzo taciturno e nonostante sia il fidanzato di Silena da anni, questa è la prima volta che lo sente parlare così tanto. In qualche modo Piper sente di doverlo ascoltare.
«Tu dici?» domanda, giocherellando con la piuma che porta tra i capelli. Dovrebbe essere meno insicura e avere fiducia in se stessa.
«Io dico» replica lui alzandosi e porgendole una mano.
Piper decide di accettare e lo segue – non ha intenzione di rinunciare a Jason così facilmente.

Silena si sistema tra le braccia del suo ragazzo e sospira.
«Prima Clarisse e Chris, ora Piper e Jason» gli dice «Cosa sto sbagliando? Una volta ero brava in queste cose».
«E lo sei ancora» replica lui, stringendola a sé «Però forse devi lasciare che trovino la loro strada da soli. Inoltre credo che tua sorella abbia bisogno un po’ di autostima in più, le farebbe bene parlare con te. Le ho accennato che hai anche tu avuto un’adolescenza turbolenta».
La ragazza annuisce, ma sembra ancora un po’ triste e Charles non sopporta vederla così.
«Hai bisogno di distrarti» le dice «Di rilassarti. E io so cosa fa al caso tuo».

«Ah sì?» replica Silena, alzando lo sguardo verso il suo.
«Sì» risponde e la bacia.

 
 
 
Counting stars
 
«It's raining men alleluia it's raining men» canticchia il suo migliore amico mentre tiene per i piedi il ragazzo che hanno trovato privo di sensi in un cratere nel cortile della scuola.«Avanti Leo, non è divertente» lo redarguisce, reggendo l'altra estremità dello sconosciuto.
«Ma Piper, è letteralmente piovuto dal cielo».
Questo non lo può negare e il ragazzo riprende a cantare, continuando a camminare verso la macchina.
Piper non è sicura che portarsi a casa uno sconosciuto caduto dal cielo sia una buona idea, ma non potevano certo lasciarlo lì dov'era e nemmeno chiamare la polizia. Poi avrebbero dovuto spiegare perché si trovavano nella proprietà della scuola di notte e per quanto innocente fossero le loro intenzioni (guardare le stelle cadenti), avrebbero come minimo rimediato una denuncia per effrazione di cui facevano entrambi volentieri a meno.
Caricano il corpo sul pick up non senza difficoltà perché il ragazzo pesa.
«Questo è uno dei motivi per cui non mi faccio crescere i muscoli» commenta Leo, ma Piper non è sicura che si tratti solo di quello. Da giorni ormai i media non fanno altro che parlare di misteriosi individui che compaiono improvvisamente in luoghi di culto e scompaiono poco dopo, spesso accompagnati da esplosioni. Un elemento che li accomuna tutti è la presenza di ali e giusto quel mattino le è capitato tra le mani un articolo intitolato Gli angeli in mezzo a noi.
Osserva i lineamenti dello sconosciuto e considera che sembra un ragazzo normale: è veramente molto carino e potrebbe tranquillamente essere un suo coetaneo. Riesce a vederlo nei corridoi della sua scuola, uno zaino sulle spalle e magari addosso la giacca del quaterback.
Tuttavia, poco prima dell'impatto con il suolo di quella che credeva una stella e che invece si è rivelato un essere umano (o qualcosa del genere), le è sembrato di aver visto delle ali e per quanto si tratti di un ricordo vago e confuso, forse solo di una suggestione, non riesce a fare meno di pensare che forse ha davvero assistito alla caduta sulla terra di un angelo.
Per quanto assurda possa essere la cosa, Piper sente di non aver sognato e intende scoprire la verità.
«Cosa fai? Non vieni?» le chiede Leo, già seduto al posto del guidatore.
«Sto dietro con lui» replica, sistemandosi al suo fianco «Non vorrei che si svegliasse all'improvviso e si spaventasse».
Attraverso lo specchietto retrovisore riesce a cogliere lo sguardo divertito dell'amico e il suo sorriso sghembo: arrossisce, ma continua a tenere la mano dello sconosciuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sigaretta ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Sigaretta
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: triple drabble (105 – 104 – 110 w), college au
Prompt: sigaretta
Note: io e le drabble e i titoli nclpf
  • Storia scritta in occasione della corsa delle ventiquattro ore organizzata dal forum Torre di carta (qui la pagina)
  • Spin off di questa storia. Non è necessario averla letta, ma forse si comprende meglio l’ambientazione. Comunque, Will e Nico lavorano part time alla stazione radio del college.
  • Non sono sicura che si capisca e temo che vi sembrerà ooc, ma alla fine Will fuma solo per attirare l’attenzione di Nico – e non toccherà mai più una sigaretta in vita sua.
 
 
 
 
Il biondo accanto a lui arriccia il naso, assumendo la sua aria di disapprovazione, e Nico non deve nemmeno chiedere. Sa già qual è il problema.
Puzza di fumo.
Quello che non capisce, invece, è perché Will gli giri intorno se gli dà fastidio e gliene dà molto. La prima volta che lo ha visto con una sigaretta in mano c’è mancato poco che facesse una sincope e da allora continua a rimproverarlo, più o meno silenziosamente, per quel rovinoso vizio che gli distruggerà la vita – e che non intende abbandonare. Il problema è dell’altro, non suo.
Con questa convinzione continua ad impilare vinili.
 
Si sta per accendere una sigaretta quando lo vede.
È sdraiato sul prato con un libro aperto davanti a lui (anatomia probabilmente) ma non sta studiando. Due suoi amici gli stanno dicendo qualcosa (da come gesticolano forse gli stanno raccontando un aneddoto) e Will sta ridendo, il capo gettato all’indietro e il sole che accende di bagliori dorati i suoi capelli biondi.
Non lo aveva mai visto così rilassato e divertito – non si era mai accorto che fosse così bello.
Si rende conto di aver passato il cambio dell’ora ad osservarlo solo quando il professore entra in aula. E non ha nemmeno fumato.
 
Finisce di bere la birra e se ne va; la musica è troppa alta, c’è troppa gente e lui non è mai stato un tipo da feste. Inoltre non è riuscito a vedere una certa zazzera bionda che è anche il motivo per cui quella sera è lì – non che lo ammetterebbe mai.
Quando esce, però, trova Will appoggiato contro il muro.
«Che c’è?» gli domanda con tono di sfida «Tu puoi e io no?»
Sa cosa sta cercando di fare.
Dalle labbra dischiuse esce una nuvola di fumo.
Vuole essere provocante – e ci sta riuscendo. Quel ragazzo è davvero seccante.
Gli toglie la sigaretta di mano e lo bacia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ancora più lontano ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Ancora più lontano
Coppia: Percy/Annabeth
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: flash fic, future fic, post BoO
Prompt: future fic, Annabeth non avrebbe mai lasciato che fosse Percy a fare la proposta di matrimonio! Nossignore!; things you said at the kitchen table
Note: molto rapidamente:
  • scritta per l'ultima drbble week del gruppo fb We are out for prompt; ovviamente non è una drabble perché nclpf e sono pure andata fuori prompt
  • post BoO: ho cercato di evitare spoiler, ma ho un headcanon che riguarda un pg e l'ho inserito e questo potrebbe essere un po' spoiler (inoltre la scena è ripresa da un'altra mia storia)
  • ho usato anche un prompt che mi aveva dato darkrin tempo fa (things you said at the kitchen table)
  • ho tenuto i soprannomi in inglese perché non mi piace la traduzione italiana






Chino sul tavolo della cucina e con una luce entusiasta negli occhi, le sta raccontando di quanto veloci siano le orche. Quando non è lei a parlare di architettura, è Percy a riferirle curiosità sugli animali acquatici. E' così che ha scoperto che le foche si tappano il naso quando si immergono e che possono resistere per quarantacinque minuti prima di dover tornare in superficie o che alcuni pesci abissali ospitano nel loro corpo batteri che trasformano le sostanze di cui si nutrono in energia luminosa.
Ora le sta spiegando che le orche vivono in gruppi e che ogni gruppo ha il proprio linguaggio ed è così preso da ciò che sta dicendo, che quasi si dimentica del piatto di biscotti blu - preparati ovviamente da sua madre e accompagnati da un biglietto.
Ricordatevi che la presentazione del libro è venerdì: non ci sono lavoro o mostri che tengano, avete i posti in prima fila.
Sally ha finalmente trovato un editore e ad Annabeth sembra ieri quando la donna frequentava il corso di scrittura creativa in cui ha conosciuto Paul. Invece sono passati anni e non bastano due mani per tenerne il conto.
Inevitabilmente ripensa a quanto lontani sono arrivati - lei e Percy, ma anche tutti gli altri. Prima Crono e la battaglia di Manhattan; sono sopravvissuti ai loro amici e continueranno a vivere nel ricordo delle loro risate, conservando con cura i bei momenti trascorsi insieme. Poi, quando tutto sembrava finito, la Profezia dei Sette, Era che viene intrappolata e Percy che scompare, Gea, il Campo Giove e la Argo II. Il Tartaro. L'Olimpo che viene nuovamente salvato. E' accaduto tutto così velocemente che a ripensarci le vengono le vertigini; non che poi il ritmo delle loro vite (o di quelle dei loro amici) sia rallentato di molto. La scuola e il college, Nuova Roma, il trionfale ritorno di Leo con drago e fanciulla al seguito che gli ha fatto guadagnare un abbraccio spacca ossa da parte di Jason e un pugno nell'addome da parte di Piper.
Senza quasi rendersene conto lei e Percy si sono ritrovati a convivere; una mattina Annabeth si è svegliata e ha realizzato di avere uno spazzolino nel bagno del ragazzo, una tazza nella credenza, i propri vestiti nell'armadio e i libri di architettura disposti ordinatamente su alcuni scaffali della libreria.
Poi un giorno il figlio di Poseidone se ne è uscito con «Io e Tyson andiamo a vedere le balene in Giappone» e lei ha colto l'occasione per rilassarsi a Malibù con Piper e Hazel. Al suo ritorno Percy era entusiasta: avevano visto i cetacei, bevuto sakè sulla spiaggia ed erano stati attaccati da alcune empousai.
Da quando hanno sconfitto Gea, i mostri si sono nascosti, sono diventati più prudenti e timorosi e hanno smesso di dare la caccia ai semidei; ogni tanto però alcuni ci provano ancora - e loro sperano che lo facciano, perché sono eroi e affrontare mostri è ciò che sanno fare meglio.
Ripensa a tutto questo e a come sono arrivati dove sono, lì, chini sul tavolo della loro cucina. Agli incubi e alle notti insonni, alla paura di svegliarsi e scoprire di essere ancora nel Tartaro. Alle giornate (poche) trascorse insieme a letto senza nulla da fare e a quelle (molte) in cui a malapena riuscivano a vedersi a causa dei loro impegni. A tutti i «Seaweed Brain» e a tutti i «Wise Girl». E all'improvviso realizza che possono andare ancora più lontano.
«Sposiamoci».
Per qualche secondo Percy continua a sorridere e a pensare alle orche, poi realizza ciò che lei gli ha appena detto e la guarda allo stesso tempo con stupore, eccitazione e timore.
«Dici sul serio?» le chiede «Sei sicura?»
Annabeth annuisce, sorridendo; gli ha appena proposto di sposarla e lo ha fatto con la stessa naturalezza con cui gli proporrebbe di ordinare una pizza per cena o di fare la doccia insieme. Avverte una scarica di adrenalina attraversarle la schiena all'idea di ciò che ha fatto e non pensa minimamente che potrebbe sentirsi rispondere di no. Percy infatti si dimentica che tra loro c'è un tavolo e si sporge, posando una mano alla base della sua nuca e attirandola a sé.
«Sposiamoci» ripete sulle sue labbra, prima di baciarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** In cui Jason vorrebbe alzarsi e Piper non è per niente d'accordo ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: In cui Jason vorrebbe alzarsi e Piper non è per niente d'accordo
Coppia: Jason/Piper
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: flash fic, future fic, post BoO, slice of life
Prompt
"ci siamo svegliati prima di tutti gli altri. Dovremmo approfittarne per fare cose utili" vs "torna a letto e facciamo cose inutili qui"
Note: aggiornamento rapido
  • anche questa è stata scritta per l'ultima drbble week del gruppo fb We are out for prompt
  • post BoO ma ho cercato di restare sul vago per non fare spoiler a darkrin (che mi ha lasciato il prompt <3)



  • L'idea era venuta a Percy. «Andiamo al mare», aveva detto, «Mia madre ha una cabina a Montauk, possiamo accamparci e stare insieme qualche giorno» e tutti si erano mostrati più che favorevoli alla prospettiva di rilassarsi su una spiaggia.
    Ed è esattamente su una spiaggia, quella di Montauk appunto, che ora Piper si trova. Sono arrivati il giorno prima, sul pulmino del Campo, sperimentando la guida inaspettatamente sicura di Percy e hanno montato le tende in cui stanno dormendo. O meglio, in cui tutti tranne lei e il suo ragazzo stanno dormendo.
    «Cosa c'è?» domanda, tenendo le palpebre abbassate (se non apre gli occhi non è davvero sveglia, giusto?). E fai che ne valga la pena; non lo dice, ma lo pensa.
    Nel sonno, infatti, ha sentito Jason muoversi diverse volte ed è piuttosto certa che non si tratti di incubi, perché sono mesi che nessuno di loro ne ha. La daga di Elena ha smesso di mostrarle immagini di morte e distruzione, tornando ad essere una semplice lama, e anche Percy, Annabeth e Nico stanno meglio. 
    «E' mattina» le risponde quasi con sollievo all'idea che anche lei sia sveglia e Piper non ha dubbi che lo sia, ma non trova che sia un buon motivo per alzarsi dai loro materassini. Sono lì per rilassarsi e divertirsi, per fare gli adolescenti e non gli eroi o i capocabina o i pretori.
    «E quindi?» mugugna, girandosi a pancia in giù.
    «Dovremmo essere già in piedi a fare cose utili e produttive» le spiega «Come la colazione ad esempio, possiamo prepararla».
    «Non serve, ho portato la Cornucopia. Ora torna a dormire».
    «Ma -»
    Non riesce a credere che stiano ancora avendo quella conversazione.
    «Siamo in vacanza, Jason. Avrete sicuramente le vacanze anche al Campo Giove» replica e nonostante il sonno nella voce è certa di essere stata retorica e ironica.
    «Beh, abbiamo il negotium e l'otium e -»
    «Non dicevo sul serio» sospira e si gira nuovamente «Vieni qui».
    «Eh?»
    «Vieni qui e porta il tuo materassino» ripete e ormai ha gli occhi aperti, quindi nota che il semidio si è già preparato per affrontare la giornata. Un po' goffo nello spazio ristretto della tenda che condividono (se lo scoprisse il Coach) e decisamente confuso se non addirittura imbarazzato, la raggiunge stando anche attento a non alzare troppa sabbia.
    «Ora torna a letto e chiudi gli occhi» gli dice. Jason non è per nulla convinto, ma la asseconda e si stende. E' rigido, sicuramente a disagio e desideroso di alzarsi e fare cose. Se non l'avesse svegliata per nulla, Piper lo troverebbe anche adorabile.
    «Adesso?»
    «Adesso restiamo così» risponde, appoggiando il capo sulla sua spalla e intrecciando le loro mani «E non facciamo nulla fino a quando anche gli altri non si svegliano».
    «Tutti? Anche Hazel e Nico?» domanda, sistemandosi meglio al suo fianco.
    «Anche Hazel e Nico».


     

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La cosa più reale ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: La cosa più reale
Coppia: Silena/Charles, accenni a Silena/Luke 
Rating: verde
Genere: angst
Avvertimenti: au, sense8 au, flash fic (410 w) 
Prompt: sense8 au
Note: quando ho deciso di fillare ero in doccia e mi era sembrata una così bella idea, poi sono uscita, mi sono messa a scrivere e meh, però è il mio unico contributo alla ship week dedicata alla coppia, quindi l'ho tenuta
  • il prompt proviene dalla Notte Bianca 19
  • la storia partecipa alla Ship Week indetta dalla comunity campmezzosangue; la settimana dedicata a Charles e Silena sta finendo, ma l'iniziativa continua con le altre ship (da lunedì: Jason/Piper)
  • per capire la ff è consigliabile aver visto il telefilm o conoscerne la trama, anche se temo che in generale non si capisca niente ;____;
  • Silena, Charles (nel mio headcanon è di Detroit), Clarisse (nel canon verse la madre vive in Arizona), Will, Lee (nel mio headcanon è di Miami), Michael e altri ancora da definite (quasi sicuramente Chris) fanno parte della stessa cerchia. Luke ha un po' il ruolo di Whispers e a capo della BPO c'è Crono.
     


L’avevano avvisata di non fidarsi di Luke (persone, nella sua cerchia, erano morte), che lavorava con Crono e che era un traditore.
La prima volta, però, che lo aveva visto (che lui l’aveva trovata; in un caffè nel X Arrondissement) non le era sembrato malvagio. Al contrario, era stato molto affascinante e non le aveva tenuto nascosta la sua collaborazione con la BPO.
Era stato convincente. Le aveva assicurato che le persone per cui lavorava non erano cattive, che lui non era cattivo. E aveva continuato ad esserlo, tanto da spingerla a rivelare nomi e luoghi, nonostante altre cerchie perdessero i loro sensates per mano di Crono – «Fidati di me, saranno al sicuro».
Lo aveva fatto e Lee era morto. E poi anche Michael era morto e la sua fiducia aveva iniziato a vacillare.
«Basta» gli aveva detto «Non voglio più farlo».
«Certo, capisco» aveva risposto Luke e per un po’ non lo aveva più rivisto (lui non l’aveva più raggiunta, perché era sempre lui a trovare lei e mai il contrario – «È più sicuro così» le aveva spiegato).
Poi, qualche giorno prima, si è ripresentato ed è stato bello quasi come la prima volta: le ha parlato, le ha riempito la testa di parole e promesse e lei, sciocca, ci è ricaduta.
«Per l’ultima volta?»
«Per l’ultima volta».
È stato allora che Charles (il suo Charlie) è morto.
Niente più colazioni sul tetto per loro o passeggiate per le strade di Phoneix o baci su una spiaggia di Miami mentre Clarisse e Will aprono le birre. Nessun futuro, nulla. Solo silenzio, com’è silenzioso l’appartamento ora che la saldatrice con cui il suo ragazzo lavorava non viene più accesa; Drew aveva creduto che stesse impazzendo quando mesi prima glielo aveva detto, perché non c’era nessuna saldatrice in funzione, e anche lei aveva iniziato a dubitare delle sue facoltà mentali, ma poi una notte lo aveva visto (era proprio lì, nella sua cucina e allo stesso tempo era a Detroit) ed era stato allora che aveva scoperto di essere una sensate – e di poter amare una persona che abitava ad un oceano di distanza senza neppure averla mai incontrata. Ogni momento vissuto insieme, però, ogni emozione condivisa, erano reali. Erano la cosa più reale della sua vita.
Adesso, invece, c’è solo silenzio ed è colpa sua, perché le avevano detto di non fidarsi di Luke, era stata avvertita – ma non ha ascoltato e ora il suo Charlie non c’è più.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Di scherzi finiti male e discorsi imbarazzanti ***


Autrice: kuma_cla
Titolo: Di scherzi finite male e discussioni imbarazzanti
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: commedia
Avvertimenti: flash fic (498 w), slice of life, lievi spoiler di BoO
Prompt: pelapatate
Note: ok, questo è l’ultimo aggiornamento
  • Storia scritta per la XIV week dell'inziativa PJO Ship Weeks Italia indetta dal CampMezzosangue.
  • Storia scritta per La corsa delle 48 ore un’iniziativa indetta dal forum Torre di Carta.
  • Volendo questa flash fic può essere considerata un missing moment di Out of the darkness, brighter than a thousand suns, collocabile tra il capitolo 9 (quando Will dice «Lo sai che tutti credono che stiamo insieme?») e il capitolo 10. Oppure no. Come preferite.
 
 

Nico prende un’altra patata dal suo ancora troppo numeroso mucchio e procede a sbucciarla, mentre i suoi due compagni di sventura chiacchierano allegramente. L’argomento della loro conversazione sono i ragazzi del Campo e non sa esattamente come siano finiti a parlare di quello; non lo vuole nemmeno scoprire, non gli interessa, è stupido e imbarazzante. Lacey però non sembra pensarla allo stesso modo perché ignora la sua aria schiva e per nulla scoraggiata dai precedenti falliti tentativi di dialogo gli chiede se è vero ciò che si dice in giro.
Il figlio di Ade non ha idea di cosa stia parlando e non lo vuole sapere, sospetta si tratti di qualcosa che è meglio ignorare, per cui continua a pelare con diligenza il suoi tuberi. Se continua con quel ritmo, infatti, nel giro di qualche ora sarà libero di alzarsi e andare a fare qualcosa di più produttivo a debita distanza dai membri delle Cabine 4 e 11 – è al Campo da qualche mese ormai e pensa di averne abbastanza per tutta la vita dei figli di Ermes e Demetra e dei loro litigi che finiscono sempre con avere ripercussioni sugli altri semidei. Nessuno sa esattamente cosa sia accaduto questa volta, quale diabolico scherzo abbiano ideato Travis e Connor, si sa solo che Katie e le sue sorelle lo hanno preso troppo sul personale, troppo sul serio e il mattino precedente il Campo Mezzosangue si è trovato invaso dai tuberi. C’erano patate letteralmente ovunque. Quando l’ha raccontato a Reyna, giura di averla vista ridere nel messaggio Iride.
La ragazzina, comunque, non demorde e aggiunge: «Che ti piaceva Percy».
La lama del pelapate si conficca nel tubero, scavando un solco e portando via della polpa insieme alla buccia – lo sapeva che si trattava di qualcosa di cui era meglio restare all’oscuro.
Nico pensa che quello sia il momento perfetto per viaggiare nell’ombra e sparire, ma alla fine solleva lo sguardo e cerca il coraggio per affrontare le conseguenze di quel «Non sei il mio tipo» detto con fin troppa leggerezza in un momento in cui ovviamente non era in sé. È sempre stato consapevole, comunque, che prima o poi la storia sarebbe uscita, era solo questione di tempo.
Dall’altra parte del tavolo Will lo osserva con aria indecifrabile e la sua presenza lo mette a disagio più di quanto non faccia la circostanza – non sa esattamente cosa ci sia tra loro e alcuni giorni prima se ne è uscito con «Lo sai che tutti credono che stiamo insieme?». Annuire quindi gli risulta più difficile del previsto, ma lo fa e il volto di Lacey si illumina.
«Beh, è veramente un bel ragazzo» approva «Non credere di essere l’unico ad essersi preso una cotta per Percy Jackson».
Il figlio di Apollo allora fa una cosa che Nico proprio non si aspettava e rende quella conversazione ancora più strana e imbarazzante: le dà ragione.
«Anche a me piaceva» rivela infatti con assoluta noncuranza «Peccato non averlo avuto più spesso in infermeria».

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Will/Nico | Chris/Clarisse | Travis/Katie ***


Autrice: kuma_cla
Coppie: Will/Nico, citati Jason/Piper; Chris/Clarisse; Travis/Katie
Rating: verde
Genere: triste, introspettivo, sentimentale | fluff | commedia
Avvertimenti: what if | missing moment | Hogwarts au
Prompt: Will/Nico, Brontide - The low rumbling of distant thunder (killuale ); Percy Jackson, Will/Nico, It is sad that we should meet only thus at the ending (alexiel_hamona) | Percy Jackson, Chris/Clarisse, Smancerie da donne; 12. things you said when you thought i was asleep (littledarkrin) | Hogwarts au
Note
  • (riporto le note del mio lj) Da un po' di tempo, ormai, ho questa idea di quale possa essere la punizione di Apollo. In realtà ora lo sappiamo, quindi questa diventa una what if a tutti gli effetti in cui Zeus se la prende con il figlio, però Artemide si mette in mezzo per difendere il gemello e il risultato è che a pagare è Will. Il problema di questa storia è che il plot ha un sacco di buchi, a partire dalla pianta in cui viene tramutato Will. Il prompt però mi ha ispirata e mi sono detta che se non ne scrivevo nemmeno un pezzo non l'avrei mai scritta. Quindi questo è quanto e ciò che segue in realtà non mi soddisfa completamente, però è un inizio a cui spero presto si aggiungerà il resto della storia. (...) ho scelto di inserire Jason perché figlio del responsabile di tutto e Piper perché figlia della dea dell'amore. Non ho ancora idea di quali prove/ostacoli dovranno affrontare, però sicuro incontrano di nuovo Cupido perché voglio contrapporgli Anteros ed ad un certo punto avranno a che fare con Zeus. Se qualcuno ha idee ben vengano. (...) in dialetto veneto scravassare significa che sta piovendo a dirotto. L'headcanon di Nico che ogni tanto parla/pensa in dialetto mi ha conquistata.
    Inoltre non ricordo se la morte di Maria sia stata precudata un tuono, non penso in realtà.
  • scritta per l'iniziativa di San Valentino del gruppo fb We are out for prompt
  • scritta per la notte bianca di maridichallenge su lj (la Serpeverde citata è ovviamente Clarisse)




The low rumbling of distant thunder, Will/Nico

Il temporale infuria con violenza e il fragore dei tuoni è talmente forte da far pensare ad una serie di esplosioni. Jason ritorna dalla ronda nello stesso momento in un fulmine attraversa il cielo e illumina l’imboccatura della grotta in cui hanno trovato riparo.
«Questo era vicino» commenta abbassando il cappuccio della giacca a vento e gocciolando ovunque.
«Vieni a scaldarti accanto al fuoco, rischi di prenderti un raffreddore» gli dice Piper e poi, rivolgendosi a lui, aggiunge «Avvicinati anche tu, Nico».
«Sto bene qui» replica laconico e la ragazza non aggiunge altro. Con la coda dell’occhio vede Jason raggiungerla, togliersi la giacca e tendere le mani sopra le fiamme, strofinandole l’una contro l’altra.
Fuori scravassa, come direbbe sua nonna, e continuerà così almeno per tutta la notte. Se sono fortunati il mattino successivo potrebbe esserci un miglioramento e loro potrebbero rimettersi in marcia, ma non ci spera troppo. Quel temporale improvviso è un avvertimento, il segno che Zeus conosce le loro intenzioni e vuole fermarli: ora lo sta facendo con le buone e se non desisteranno proseguirà con le cattive.
Altri tuoni e altri lampi, forti e vicini.
Piper sobbalza, anche Jason si irrigidisce. Nico resta immobile, seduto ad alcuni metri dall’ingresso della grotta, la spada dritta davanti a lui con la punta appoggiata al terreno e la presa salda sull’elsa. Fissa la notte senza vederla davvero, sente il rumore della pioggia senza udirlo realmente. È lì, ma allo stesso tempo è altrove, la mente che si perde in pensieri di rabbia e in ricordi, alcuni dolorosamente recenti e altri talmente vecchi che credeva perduti.
L’eco di un altro tuono che si perde nell’immensità del cielo gli ricorda, infatti, il brontolio basso che ha udito al Campo poco prima che Will pagasse al posto di Apollo una colpa che nessuno ha e gli riporta alla mente lo stesso rumore, sentito il giorno lontano in cui sua madre è morta. Stringe l’elsa con più forza, le nocche che diventano bianche, e l’unica cosa a cui riesce a pensare è che non è giusto. Diverse volte nel corso della sua vita è giunto a questa constatazione, a volte con rassegnazione e altre con disperazione. Quando Bianca è morta ed è passata oltre senza aspettarlo ci si è aggrappato fino quasi a farsi consumare dalla rabbia, dall’oscurità, dai suoi poteri.
Anche ora c’è disperazione perché non è giusto che la vita del figlio di Apollo sia stata spezzata per punire un padre che davvero non ha fatto nulla. Che lui e Will si siano incontrati solo alla fine, quando non c’era più tempo.
Ed è con disperata determinazione che ha iniziato quell’Impresa, senza nemmeno un oracolo a guidarlo e tutta l’intenzione di riportare indietro Will, che non è morto ma non è nemmeno più vivo, che è mutato, come mutano le ninfe per sfuggire agli dei – solo che lui non lo ha voluto, lui non stava scappando, lui stava vivendo la sua vita.
Ripensa al corpo del ragazzo che si ferma all’improvviso e al suo sguardo illuminarsi di terrore prima di perdere ogni luce. È successo in un attimo. È successo proprio quando iniziava a riprendersi, a pensare che forse poteva essere felice ed è per questo che fa così dannatamente male.
Una mano sulla spalla lo riporta alla realtà e realizza immediatamente che si tratta di Jason, solo per questo la spada rimane puntata verso il suolo. Piper è ancora davanti al fuoco ma lo sta guardando.
«Devi mangiare» gli dice allora e Nico sta per rispondere che non ha fame quando lei lo interrompe «Devi mangiare» ripete «Non sappiamo cosa ci attenderà nei prossimi giorni e non puoi permetterti di essere debole. Prenditi cura di te, del tuo corpo. È il primo passo per salvare Will».
Non sa se sia quella la parlata ammaliatrice di cui tutti parlano, ma Nico è costretto ad ammettere che la semidea ha ragione. Resta immobile per qualche altro secondo, lo sguardo di Piper che non lo lascia andare, quindi si alza e raggiunge il fuoco. Sul volto di Jason compare un piccolo sorriso che decide di ignorare e accetta il cibo che gli viene dato.
Il temporale continua ad infuriare e certamente a causare danni, ma seduto accanto ai due semidei che lo hanno seguito in quell’Impresa senza esitare e senza che glielo avesse chiesto Nico inizia a provare qualcosa oltre alla rabbia e alla disperazione. Ed è la speranza che forse riuscirà – no, riusciranno – a salvare Will.




Smancerie da donna, Chris/Clarisse

Il ghiaccio si scioglie lentamente. Prima le estremità, poi le gambe che stanno prendendo la rincorsa e le braccia tese verso il nemico che nel frattempo è stato sconfitto, quindi il petto e la schiena privi di armatura, infine il volto cristallizzato in una smorfia di rabbia e disprezzo, la bocca aperta in un urlo muto.
Chris è lì, che assiste alla scena con trepidazione perché la guerra è finita, loro hanno vinto e Clarisse non è più congelata. Si tende verso di lei per arrestare la sua rincorsa e aggiornarla, ma il corpo della semidea, ormai libero dal ghiaccio che lo immobilizzava, rimane per un altro istante lì dov'è e poi crolla a terra.
Il figlio di Ernes non ha il tempo per pensare, agisce d'istinto e si ritrova schiacciato sotto il peso di Clarisse.
A fatica riesce a spostarla e sistemare il capo sulle sue gambe. Solleva lo sguardo solo per cercare Will e non trovandolo torna a concentrarsi sulla figlia di Ares, i cui muscoli ora sembrano essersi rilassati.
Sui vestiti e sui capelli ha ancora tracce di brina, ma respira.
«Avanti Clarisse» le dice e quasi non si accorge di star parlando «Non è il momento di dormire. Mi stai facendo preoccupare. Se stai cercando di vendicarti per la storia del Labirinto, beh, ci sei riuscita. Ora svegliati però. Non posso perdere anche te. Non –»
«Cazzo Chris piantala con 'sta lagna e levati di dosso» bercia la ragazza di punto in bianco, cercando di alzarsi, ma lui non la ascolta e la abbraccia di getto. Il tempo di circondarla con le braccia e lei gli molla un pugno nello stomaco.
«Ti ho detto di levarti» ripete allontanandosi e guardandosi attorno; l'esercito di Crono è scomparso e gli altri semidei si abbracciano e si cercano «Non starai mica piangendo spero? E togliti quell'espressione dalla faccia!»
«È che... Vabbè, lascia perdere. Come ti senti? Cerco Will?» risponde il ragazzo massaggiandosi il punto leso.
«E basta con queste smancerie da donne Ridriguez!» abbaia Clarisse e lo afferra per il colletto della maglia.
Chris inizialmente pensa che lo voglia picchiare, di nuovo, ma a collidere sono le loro bocche.
È un bacio a stampo un po' violento, ma lui non si lamenta e si azzarda nuovamente ad abbracciarla, mentre dischiude le labbra e invita la semidea a fare la stessa cosa. Questa volta Clarisse non si sottrae e Chris si sente felice come pensa di esserlo stato veramente poche volte in vita sua.
Qualcuno allora li fischia, altri iniziano ad applaudire, c'è chi grida «Sgancia dieci dracme che ho vinto la scommessa» e chi ulula «La Rue si è fatta il fidanzatino».
Li ignora, sorridendo appena, e la figlia di Ares alza il dito medio, ma non si allontana e asseconda i suoi movimenti per approfondire il bacio.





Di pazienza e Mandragole, Travis/Katie

Prima di arrivare a Hogwarts si considerava una bambina paziente. Ok, magari non proprio la miglior rappresentante di questa virtù sulla terra, però abbastanza calma e tollerante – mica come quella Serpeverde che ti appende a testa in giù se non le dai o non fai quello che vuole subito.
I suoi genitori (al contrario di quelli della sua coetanea) sono delle persone miti che le hanno sempre detto che è la pazienza è una grande qualità e che le hanno insegnato ad esercitarla con gli anziani e i malati.
Fino all’anno precedente, quindi, Katie si sarebbe descritta come una bambina solare, tranquilla e, a ragione, paziente. Poi però ha iniziato la scuola e le è successo Travis Stoll, che non è né un vecchio né un infermo e che la rende intollerante come nessun’altra cosa o persona riesce a fare.
Seriamente, che problema ha, si chiede mentre si sistema i parorecchie. Per fortuna con quella cosa in testa non riesce a sentirlo chiaramente, ma lo vede e le sta ancora parlando – dando il tormento. Che disgrazia avere Erbologia in comune con i Grifondoro.
La professoressa, nel frattempo, dà alla classe il via e una quindicina di Maghi e Streghe, seguendo il suo esempio, estraggono le loro Mandragole dai vasi.
Nello stesso momento Travis stramazza al suolo.
Le piante vengono immediatamente rimesse dov’erano e alcuni ragazzini, lei compresa, si tolgono i paraorecchie e si sporgono per vedere se il loro coetaneo è morto. Katie ovviamente sa che non è morto perché il pianto di una Mandragola giovane non uccide – anche se, tutte quelle piante e lui non ha indossato le protezioni… scaccia il pensiero. La professoressa in fondo non sembra troppo preoccupata.
«Capita ogni anno» sospira infatti con rassegnazione «Katie, tesoro, accompagneresti il signor Stoll in Infermeria?»
La Tassorosso vorrebbe rifiutarsi perché Erbologia è la sua materia preferita, ma l’insegnante ha già deciso e non le resta che obbedire.
Di malavoglia estrae la bacchetta e, poiché non è ancora in grado di eseguire un Levicorpus e l’altro pesa, tenta con un Leviosa. Il corpo del ragazzino inizia a galleggiare in modo instabile, ma Katie decide che Travis se lo farà bastare, quindi esce dalla serra e con suo sommo dispiacere la lezione continua senza di lei.
Merlino quanto lo detesto, pensa con stizza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** spring shower ***


Autrice: kuma_cla
Personaggio: Clarisse La Rue, Lacy, Piper, Jason
Avvertimenti: post boo, angst, headcanon, dead characters, friendship varie, delirio; post BoO, headcanon;  post BoO (tipo sei/sette anni dopo), headcanon
tra The Lost Hero e The Son of Neptune, headcanons (Elizabeth Asmar è una figlia di Atena creata da Dragana, Alaine è una figlia di Afrodite creata da darkrin) | tra The Blood of Olympus e The Hidden Oracle, spoilers di THO | tra The Blood of Olympus e The Hidden Oracle, spoilers THO
Prompt: indicati prima di ogni storia
Note: sto cross-postando tutto ciò che ho scritto negli ultimi mesi su lj qui su efp. Le storie che seguono nascono come risposta alla Spring Shower. Il capitolo sarà un po' un polpettone, ma non avevo voglia di aggiornare separatamente. Restano escluse la ff su Hazel perché intendo pubblicarla separatamente, quelle su Silena perché faranno parte di una mini long e quella su Reyna che pubblico in un'altra raccolta; se volete già leggerle lì sopra c'è il link.

 
Spring shower – Clarisse

Lunedì – vecchie ferite

A volte le vecchie ferite, senza alcun preavviso, tornano a fare male. Clarisse lo sa bene perché ne ha molte. Il suo corpo è un reticolo di cicatrici che raccontano una storia di duri allenamenti (le mani portano i segni di quando era appena arrivata al Campo e la spada non era ancora il naturale prolungamento del suo braccio), risse (con i suoi fratelli e le sue sorelle, soprattutto) e battaglie (per difendere il Campo, la sua casa e i suoi amici, tutti quelli che sono troppo piccoli, inesperti o deboli per stare in prima linea e affrontare il nemico).
Ci sono giorni in cui la cicatrice che ha sul fianco torna a pulsare come se fosse ancora aperta. Altri in cui il taglio sulla nuca che si è fatta da piccola diventa incredibilmente sensibile.
Al Campo il cielo è sempre sereno, ma fuori il tempo cambia e sa che è quello il motivo per cui tornano certi dolori che in realtà sono più fastidi che altro. Ci è abituata.
Poi ci sono altre vecchie ferite, che come quelle della carne tornano senza alcun preavviso a fare male. Sono le più subdole. Non si cicatrizzano mai del tutto, alcune proprio non lo fanno, restano scoperte e sensibili. Non sono motivo di vanto. Te le infliggono gli amici che ora non ci sono più. A quelle, invece, non è per nulla abituata.
Ci sono giorni in cui le sembra quasi che siano finalmente guarite. Ci sono giorni in cui sono perfino sopportabili. E poi all'improvviso tutto precipita. Basta poco, una risata o una parola, e le vecchie ferite tornano a sanguinare.
La più dolorosa, quella che le ha scavato un buco nel petto per riempirlo di rabbia, rimpianti e altre cose che Di Angelo conosce bene, gliel'ha inferta Silena e non c'è cura. Non ci sono preghiere ad Apollo o la speranza che con il tempo andrà meglio. Silena sarà sempre una mancanza al suo fianco, un posto vuoto, qualcosa di insostituibile.
La più inaspettata, quella che forse fa meno male, ma che non ha visto arrivare e brucia, gliel'ha lasciata quello stronzo di Michael. Non ricorda nemmeno la prima volta che hanno litigato, ma l'ultima è indelebile. Di lui alla fine non hanno trovato che la faretra. Quello stronzo. Non lo sopportava (era reciproco) e le sarebbe tanto piaciuto averlo mandato in infermeria almeno una volta (era veloce, dannazione), ma era il fratello di Will. Will che è fatto di cosa sono fatte le cose buone, belle e luminose del mondo. Ed era un buon guerriero, deve concederglielo; con un arco in mano Michael era un dio. Ed era anche l'unica persona così folle da cercare, ripetutamente, lo scontro con lei. Non ne fanno molti di stronzi del genere.
La prima, quella che sapeva sarebbe arrivata prima o poi, perché è un guerriero ed una semidea, ma che per questo non ha fatto meno male, è di Beckendorf. Chris è sempre stato qualcosa di più anche quando dicevano di essere amici. Silena era un'intesa speciale che nessuno riusciva a spiegare. Michael era il suo rivale. Beckendorf, invece, era suo amico e lei non ne ha mai avuti prima del Campo. La gente con cui combinare guai non è mai mancata, ma qualcuno come Beckendorf non sapeva cosa fosse o che farsene prima di incontrare Charles. E adesso non sa bene come comporsi con il suo successore. Non ha ragione di essergli ostile, però non è Beckendorf.
Sono entrambi figli di Efesto, si sono entrambi accompagnati ad un drago (che poi è sempre lo stesso) e entrambi se sono sono andati nel fuoco, mangiati da un'esplosione. Ma le cose in comune finiscono qui, perché uno è tornato, l'altro no.
Beckendorf parlava poco e all'occorrenza picchiava forte. Leo Valdez, invece, parla un sacco e soprattutto quando non serve prende fuoco (anche se sembra essere migliorato). Con Beckendorf faceva wrestling. Leo Valdez non si è mai avvicinato all'arena e se lo toccasse lo spezzerebbe.
Beckendorf le aggiustava le armi e gliene creava di nuove, tutte bellissime, tutte letali. Leo Valdez... Leo Valdez sembra fare la stessa cosa.

Fa male stare davanti l'officina e non vedere Beckendorf chino sulle sue creazioni, mentre Silena, a pochi metri di distanza, prende il sole.
«Ho riparato la lama, adesso è come nuova».
Ma è soprattutto strano. Non necessariamente in senso negativo.
«E ho fatto delle modifiche».
Se Silena fosse lì, le direbbe di non prendersela con lui per non essere Beckendorf. Anche se straparla. Anche se le sue dimostrazioni implicano temere per la propria incolumità.
«Ok, Valdez, ho capito. Ora lascia a me che so come usarle queste cose» lo interrompe ad un certo punto, spazientita e poi aggiunge «Hai la manica che va a fuoco».
Lo lascia che cerca di spegnersi e se quando era arrivata era un po' triste, ora ha decisamente ritrovato la carica per andare a spezzare un po' di ossa ai figli di Nike.


Martedì – sotto l'armatura

«TU HAI FATTO COSA?!» sbraita agitandosi e Chuck emette un vagito felice.
Da quando è nato, Chuck trascorre molto del suo tempo lontano dai genitori in braccio a Clarisse. Chris ritiene che stia danneggiando il satiro: pochi giorni di vita e già sembra essere estasiato da tutte le manifestazioni di violenza che accompagnano la semidea. Cazzate, ovviamente, perché Chuck è ben lontano dall'essere rovinato. Chris (e non solo lui, ma è l'unico pazzo abbastanza da dirglielo in faccia e poi rubarle un bacio) ritiene anche che la storia della madrina la stia rendendo eccessivamente protettiva e qualcos'altro che ha rimosso (rimuove sempre le cose che non le interessano, soprattutto quando vengono esternate con lunghi giri di parole) ma che era pericolosamente suonato come rammollita. Altre colossali cazzate.
Forse, solamente forse, sta reagendo in modo eccessivo, ma dopo aver trascorso gli ultimi mesi della sua vita a cercare di difendere il Campo ed evitare altri Silena e altri Michael, scoprire che Will (Will!) durante la battaglia ha partecipato ad una spedizione non autorizzata le fa venire voglia di picchiare qualcuno. A sangue.
«Non guardarmi in quel modo» ribatte il figlio di Apollo per niente sconvolto dal suo tono di voce «Non ho fatto nulla di male».
Il sopracciglio di Clarisse si inarca visibilmente ed esprime tutto il suo disappunto.
«Sono sopravvissuto, no? E la guerra è finita. E greci e romani sono diventati alleati» le fa notare molto serenamente e la semidea gli risponde con un grugnito che viene prontamente imitato da Chuck. Will trova la cosa divertente, perché rivolgendosi al satiro risponde con una faccia buffa. Una di quelle che faceva con Michael. Non lo vedeva così dalla battaglia del labirinto e qualcosa, all'altezza del petto, si riscalda.
«Allora, vuoi sapere cosa abbiamo fatto?» le domanda poi e Clarisse si accorge che nello sguardo ha la stessa luce eccitata di quando era più piccolo e stava scoprendo il Campo «So che vuoi saperlo» aggiunge con quel sorriso sghembo che rivolge solo ai suoi amici e che fa sospirare diverse semidee.
La figlia di Ares sospira, la bocca che fatica a restare imbronciata.
Silena sosteneva che sotto l'armatura aveva un cuore grande e che non era così burbera e insensibile come sembrava; quando glielo diceva la mandava a quel paese, non le credeva e la imbarazzava sentire certe cose.
Ora però guarda Chuck tra le sue braccia, il Campo che questa volta è riuscita a proteggere, Will che si vede che è felice.
«Dai, racconta».
Forse Silena aveva ragione – come sempre.


Domenica – campo minato

«Non è ancora troppo piccolo?»
«Non dire cazzate».
«Linguaggio!» interviene Will.
«Sai dove te lo puoi mettere il linguaggio?»
«Dove? Dove?» domanda estasiato Chuck.
Prima che i due imbecilli si intromettessero, stava per insegnare al figlio del Coach a preparare un campo minato e non dimenticare dove sono le mine come fanno certi suoi fratelli. Mentre li osserva, però, inizia a formarsi un'altra idea nella sua mente. La loro presenza, in fin dei conti, può rivelarsi utile.
Contava di tenere il corpo a corpo per un'altra occasione, ma non tutti i giorni ti capita di avere due (ignari) soggetti su cui esercitarsi. Un po' le dispiace per Will. Non ricorda di averlo mai sfiorato, giusto qualche scappellotto ma non ne è completamente sicura. Cercherà di stare attenta con lui, al massimo gli lascerà qualche livido: una preghiera veloce ad Apollo e sono già andati via.
Ha deciso. Mentre i due ragazzi sono distratti a parlare, Clarisse stabilisce un contatto visivo con Chuck con cui ormai si capisce anche senza parlare. Lo sguardo che gli rivolge ora significa guarda attentamente e impara.
Attacca prima Chris. Il figlio di Ermes, abituato a certe mosse, fa resistenza, ma alla fine è tutto inutile. Will, invece, non si oppone nemmeno e la cosa è preoccupante. Va bene che non ci sono pericoli imminenti e che i suoi poteri riguardano l'ambito curativo, ma è pur sempre un semidio. Un semidio con zero esperienza e abilità nel corpo a corpo.
Tempo pochi minuti e ha le braccia chiuse attorno le gole dei due ragazzi che debolmente e inutilmente scalciano per essere liberati.
«Hai osservato attentamente? Devo rifarlo?»
«No no no!» esclamano Chris e Will.
«Zitti, non sto parlando con voi. Allora Chuck?»



 
Spring shower - Lacy

Lunedì - meglio dell'ambrosia

L’ora con le nereidi è forse la più proficua occasione di Drew per mettersi in mostra. Lì sulla spiaggia, con i suoi bikini e il suo corpo perfetto, è l’attrazione principale. Nessuno riesce a toglierle gli occhi di dosso, una volta due canoe si sono scontrate perché chi pagaiava guardava la figlia di Afrodite e non davanti a sé; lei, che è sua sorella da parte di madre, non fa eccezione.
Non è giusto, pensa con sconforto. Non è gelosa della popolarità della semidea, non le interessa essere l’ape regina e d’altronde non è nemmeno tagliata per la posizione di comando (per quella ci vogliono tutta una serie di qualità che le mancano e di cui, in realtà, non sente la mancanza). È tuttavia gelosa delle sue gambe lunghe e della sua terza abbondante. Lo è sempre stata, ma spesso non ci dedica più di qualche pensiero, ché non fa bene concentrarsi troppo su queste cose: guasta l’umore e ne risente anche la lucentezza della pelle. In momenti come quello, però, è davvero difficile non deprimersi.
Ti prego mamma, prega silenziosamente, qualche centimetro in più. Non le sembra di chiedere tanto, giusto di non sembrare così bambina quando non è nemmeno la più piccola della sua cabina.
Presa com’è dai suoi pensieri, nemmeno si accorge che Malcolm Pace si sta dirigendo verso di lei e quando se lo ritrova davanti ci manca poco che sobbalzi.Troppo vicino! e Per tutti gli Dei, quanto è carino! sono le uniche due cose che la sua mente riesce ad elaborare.
«Ehi, Lacy» la saluta e non perde tempo «Posso chiederti un favore?»
«Sì, certo» replica forse un po’ troppo in fretta.
Il figlio di Atena sorride appena e poi si fa serio.
«Si tratta di mia sorella, Eli».
Lo sguardo della ragazzina si sposta dal semidio a Elizabeth Asmar che se ne sta in disparte con un libro e la maglia del Campo sopra il costume. Non sembra molto felice e non sembra fare nulla per nasconderlo. È pronta a scommettere la sua nuova borsa di Prada che c’entra un ragazzo e non uno qualsiasi, bensì Sherman Yang – ah, l’amore.
«Ultimamente è un po’ giù, ma non so esattamente cosa fare per farla sentire meglio» continua Malcolm un po’ a disagio e per un istante è solo un adolescente preoccupato per la sorella, non il secondo in comando della Cabina 6 «Mentre tu, beh, è più la tua area di competenza».
È il suo turno di sorridere. Non è un leader, è una che segue. Che incoraggia, che conforta, che ascolta, cha aiuta. E la situazione di Elizabeth Asmar è senza dubbio una faccenda per lei. Questo è quello che le serve per dimenticare le sue gambe corte e la sua prima che fatica a diventare una seconda e riacquistare fiducia in se stessa.
«Non ti preoccupare, ci penso io».
Basta questo per ridare un po’ di serenità a Malcolm.
Pochi secondi dopo è sulla strada per la propria cabina e la figlia di Atena è con lei. Non ha i poteri di Piper e Drew, ma sa come parlare alle persone – come stordirle con le chiacchiere, direbbe qualcuno.
«… e ho giusto quello che fa al caso nostro» fa una pausa «I bignè di Alaine».
«I bignè di Alaine?» chiede Elizabeth; non capisce esattamente cosa sta accadendo, ma continua a seguire Lacy.
«Fidati, sono meglio dell’ambrosia».




 
Spring shower - Piper

Venerdì – riflesso

Apre gli occhi. La sveglia segna le undici e trentotto. Non è poi così tardi, ma se il coach entrasse nella sua stanza sarebbero entrambi nei guai fino al collo. Jason, infatti, non dovrebbe trovarsi lì, poco importa se non stanno facendo nulla di male: il coprifuoco è scattato trentotto minuti fa. Non lo hanno nemmeno infranto intenzionalmente, semplicemente si sono appisolati sul suo letto, ma vallo tu a spiegare al coach senza peggiorare la situazione.
Dovrebbe svegliare Jason, sì dovrebbe. Invece resta sdraiata al suo fianco senza muoversi per non disturbarlo. È confortevole averlo così vicino, sentire il suo petto solido contro di sé le dà un senso di sicurezza, poco importa che al momento non ci siano pericoli imminenti.
Il mondo, quello dei semidei per lo meno, è in pace e loro stanno vivendo come due adolescenti qualsiasi – la scuola, il coprifuoco, la patente.
Sembra quasi un sogno per quanto è bello. Niente più combattimenti, niente di più incubi, niente più divinità che minacciano morte e distruzione. Sembra quasi irreale. Invece è la sua vita, è il suo presente ed è un presente luminoso, positivo. È di nuovo a casa, a Los Angeles. Suo padre continua ad essere molto impegnato, ma ora trova sempre del tempo da passare con lei. Jason è lì e per la prima volta in vita sua è solo Jason Grace, niente titolo altisonanti e cariche onerose. Chuck sta avendo un'infanzia spensierata.
Piper sa di essere fortunata e non c'è giorno che non sia felice della sua nuova vita, non potrebbe essere il contrario.
Il pensiero di Leo, però, torna a tradimento quando meno se lo aspetta. Perché per quanto quel quadro sia bello, non è completo. Manca un pezzo, manca il suo migliore amico. Erano insieme quando la Foschia giocava con le loro menti e dovrebbero essere insieme ora che è tutto finito. Saperlo vivo è un sollievo senza precedenti e alleggerisce quello che Nico ha definito il senso di colpa di chi è sopravvissuto, ma non basta perché nessuno sa dove sia e se stia bene, se ha bisogno di aiuto.
Undici e trentanove. Piper decide di alzarsi. Lo fa stando attenta a non svegliare Jason e a non fare rumore. Una volta in piedi recupera silenziosamente Katoptris e si sposta davanti la finestra da cui filtra la luce dell'illuminazione notturna del giardino.
La daga ha smesso di mostrarle il futuro o semplicemente ciò che accade altrove da quando Gea è stata sconfitta ed è tornata ad essere un semplice ornamento. Piper non rimpiange i tempi in cui la lama si animava con immagini terribili, ma spera ogni volta che riprenda a funzionare indicandole la posizione di Leo. Speranza vana perché ancora una volta Katoptris non le restituisce altro che il suo riflesso. È così deludente e frustrante, ma continua a scrutare fino a quando un paio di mani più grandi e ruvide non copre le sue e allontanano la daga.
Sobbalza, poi riconosce Jason nella figura alle sue spalle e si rilassa.
Non le dice nulla, non la rimprovera. Le resta vicino perché è quello di cui ha bisogno, di cui entrambi hanno bisogno.
Rimangono così per un po', qualche minuto o forse ore, nel silenzio della villa il tempo si dilata. Poi il momento di sconforto passa. La nostalgia resta, ma va meglio. In fondo Leo è vivo – vivo vivo vivo. Piper ha pianto quando lo ha scoperto, ha provato l'impulso di picchiarlo ed è partita alla sua infruttuosa ricerca con Jason. Ora sono lì, difronte la finestra della sua camera, in California, e giura sullo Stige che non appena lo ritrova un bel cazzotto non glielo risparmia nessuno.
«Meglio non sfidare la sorte» dice piano il figlio di Giove e Piper a malincuore annuisce. Che il coach non sia (ancora) lì mulinando la sua mazza da baseball è strano, ma non è il caso di sentirsi troppo al sicuro.
Jason si avventura silenziosamente fuori dalla sua camera e lei si prepara per la notte notando un paio di occhiali da vista sul suo copriletto. Sorride, glieli darà domani prima di andare a scuola.




 
Spring shower - Jason

Sabato – lenti appannate

Ci sono diverse cose con cui deve prendere le misure e per cui ci vorrà del tempo.
Avere una sorella, ad esempio. C'erano volte, al Campo Giove, in cui tra un allenamento massacrante e un altro pensava alla sua famiglia anche se la sua famiglia era l'esercito. Si chiedeva che volto avesse sua madre, quale fosse il suo cibo preferito, che suono avesse la sua voce, quale fosse la sua storia. Era figlio unico, dove era nato, aveva dei nonni? Erano le domande di un bambino senza radici, senza passato e i bambini, al Campo Giove, hanno vita breve: diventano soldati, centurioni, pretori. Non hanno il tempo di pensare a queste cose. Diventano eroi e capita che ritrovino pezzi di sé quando meno se lo aspettano, come è accaduto a lui. Talia è molte cose. È una cacciatrice di Artemide. È figlia di Zeus. È una greca. È difficile. È il passato che ha sempre voluto ma che non ha mai osato cercare. È sua sorella.
Sì ci vorrà del tempo prima che riesca a capire come muoversi con Talia Grace.
La morte di Leo è un'altra. Ti addestrano a combattere e a morire per Roma, ti insegnano che la vita è piena di sacrifici, che il dolore ti rende più forte e che solo i forti sopravvivono. Poi il tuo migliore amico se ne va nel fuoco e tu non sei un soldato, non sei un'arma, sei un essere umano e ti chiedi perché lui, perché non tu. Perdere qualcuno sul campo di battaglia è una tragedia che ogni buon romano accetta stoicamente perché non ci sono guerre senza caduti. Ma Jason non è più un buon romano e non è ancora davvero un greco: è qualcosa che sta in mezzo e ogni volta che chiude gli occhi rivede Leo morire.
Anche per questo ci vorrà del tempo.
E ancora, più banalmente, le lenti appannate. Ha accettato di buon grado gli occhiali, ora effettivamente ha una visuale più nitida. Le lenti appannate, però, lo destabilizzano come in quel momento: ha appena aperto la lavastoviglie e forse era meglio se aspettava ancora un po' prima di farlo. Sì, decisamente. Fosse stato sul campo di battaglia ora sarebbe già morto almeno due volte.
Piper, anche lei in cucina, si accorge della situazione, gli si avvicina e gli toglie di occhiali. Non appena lo fa Jason si accorge che sta sorridendo, divertita.
«Puoi chiedere a Lou Ellen se può fare qualche magia» gli dice «Oppure puoi provare con le lenti a contatto se ti dà fastidio».
Non è che proprio gli dia fastidio, più che altro è strano e anche vagamente ridicolo: un grande e grosso semidio sconfitto da un po' di vapore. Gli ci vorrà un po' ti tempo per abituarsi anche a quello, a non avere più mostri attorno e a vivere come un qualsiasi ragazzo americano. Ma non così tanto perché c'è Piper a fargli compagnia in quel nuovo capitolo della sua vita. Piper che è davvero vicina e gli sta pulendo gli occhiali. La bacia senza pensarci e sente che si sta già adattando.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** miscellanea 1 ***


Autrice: kuma_cla
Personaggi: Clarisse, Nico, Piper, Clovis, Chris, Will, Jason, Percy
Coppie: Chris/Clarisse, Will/Nico, Jason/Piper
Avvertimenti: lievissimo spoiler di tho | citati personaggi presenti in THO (solo uno in realtà: Paolo) | spoiler THO (ma non veramente)
Prompt: indicati prima delle storie
Note: altra carrellata di storie scritte rispettivamente per La corsa delle 24 ore (prima) e La corsa delle 48 ore (seconda e terza); l'ultima è stata scritta a caso dopo che darkrin ha condiviso un suo headcanon (Clovis e Percy diventano amici e al campo si mangeranno solo ciambelle blu). Trovate tutto sul mio lj.


1) Brindisi

Chris è ubriaco. Non abbastanza da non reggersi in piedi o da finire la serata con la testa nel cesso, ma abbastanza da proporre un brindisi in onore della sua fidanzata e della sua ammissione all’Università dell’Arizona con degli sconosciuti.
Clarisse arrossisce (di rabbia sia ben chiaro, non di imbarazzo) e per un istante è tentata di spezzargli il braccio che le ha messo attorno il collo. Solo per un istante però, perché quella vicinanza in fondo non le dispiace e la voglia di menare le mani è momentaneamente sostituita dalla voglia di restare così.
Quindi allunga il bicchiere e si unisce al brindisi.
«Arriba, abajo, al centro, pa dentro!»




2) A forza di riflettere, si finisce per arrivare a una conclusione. A forza di giungere a una conclusione, succede che si prende una decisione. E una volta presa la decisione, succede che si agisce per davvero - Abbaiare stanca, Daniel Pennac

A forza di riflettere, si finisce per arrivare a una conclusione

Chiude gli occhi. Will è lì, impresso nella sua memoria. I capelli che si arricciano sulla nuca. Lo sguardo luminoso, il sorriso accecante. Le spalle rilassate e le infradito ai piedi. La maglietta del campo che ogni tanto si solleva e rivela una linea di peluria bionda che termina oltre l'orlo dei pantaloni.
Apre gli occhi. È da solo nella propria Cabina, ma non riesce a smettere di pensare al figlio di Apollo. Non è la prima volta che gli accade, succede sempre più spesso e senza un motivo particolare. Semplicemente immagini e frammenti di discorsi del ragazzo continuano a rimbalzare nella sua mente. Ancora e ancora e ancora.
Nico, che ormai ha imparato ad essere onesto con se stesso, si arrende all'evidenza: gli piace Will.


A forza di giungere a una conclusione, succede che si prende una decisione.

Non è geloso. Questo è quello che si ripete da alcuni giorni, cioè da quando è arrivato Paolo. Paolo che parla solo portoghese eppure sta simpatico a tutti. Paolo che è figlio di Ebe ed è fastidiosamente di bell'aspetto. Paolo che entra ed esce dall'infermeria con una frequenza che fa invidia a quella dei figli di Ares.
Non è – sul comodino di Will da un giorno all'altro compare una grammatica portoghese («Nessuno parla la sua lingua» spiega notando che sta fissando il libro «Inoltre a volte è difficile capire che cos'ha») – e va bene, continuare a negare non ha senso: è geloso.
È geloso e c'è solo un modo per smettere di esserlo. Solo una cosa da fare ed è bene farla il prima possibile, che ha già aspettato abbastanza.


E una volta presa la decisione, succede che si agisce per davvero.

Questa volta non è una decisione avventata e improvvisa. Non è come il Non sei il mio tipo, no, niente del genere. Questa volta è il frutto di un'attenta riflessione. La diretta e naturale conseguenza di sentimenti che sono fioriti nel tempo. Questa volta, soprattutto, ci sono giorni – mesi – di quelli che anche per un cieco sono segnali – e lui non è cieco, magari un po' lento in queste cose, ma non cieco.
È avventato, però, il modo in cui agisce e brusco, inesperto, possibilmente da rifare con più calma.
Will lo fissa senza dire nulla e Nico inizia a spazientirsi. Lo ha appena baciato (ci ha provato almeno, in realtà è stato più che altro un rapido cozzare di bocche) e lui se ne sta lì senza reagire. Incredibile. Solo Will può essere così –
«Ti spiace se riproviamo?» gli domanda e non aspetta.
– oh, beh.



3) Spogliarsi davanti a qualcuno

Chuck è un satiro, ma è anche un neonato. E come tutti i neonati capita che vomiti.
Lo scoprono un pomeriggio che sono a casa da soli. Suo padre sta girando un film, Mellie in quanto sua assistente segue le riprese, il Coach sta quasi sicuramente dando consigli non richiesti al regista. Nella villa a Beverly Hills di Tristan McLean ci sono quindi solo loro due. E Chuck ovviamente.
Chuck che le ha appena vomitato addosso – di punto in bianco, senza preavviso. Piper ha cavalcato un drago e combattuto mostri sia in patria che dall'altra parte dell'oceano, è una dei Sette e si è sporcata. Di terra, sudore, sangue, ma mai prima di allora di vomito.
Jason sembra allibito quanto lei, cristallizzato in un'espressione di infinito stupore e dispiacere, ché anche lui ha avuto la sua bella dose di sangue, terra e sudore ma mai di vomito di neonato.
Il satiro emette un vagito che sembra quasi l'inizio di una parola, ma che non può essere perché il suo vocabolario è ristretto a solo tre nomi (mamma, papà, Clarisse) – e che infatti non è. Nel sentirlo entrambi si riscuoto. Piper, che sta ancora tenendo Chuck in braccio, lo allontana da sé tenendolo in alto e Jason lo prende con più sicurezza di quanto abbia mai mostrato in quei giorni di babysitting.
Una volta volta libere, le mani della ragazza corrono ad afferrare l'orlo della maglietta e a tirare il tutto verso l'alto nel disperato tentativo di togliersi il vomito di dosso. Mentre l'indumento le passa sopra la testa le sale un conato, ma tiene duro.
Realizza che si sta praticamente spogliando davanti ad un'altra persona, quando è sul punto di levarsi anche i pantaloncini che non ne sono usciti indenni e avverte il disagio proveniente da Jason.
Il figlio di Giove è ancora a pochi passi da lei con il neonato in braccio e gli occhi che si sforzano di guardare ovunque tranne il suo corpo, le guance deliziosamente colorate di rosso.
Piper non è nuda, ma ha certamente rivelato una grande porzione di pelle in presenza del suo fidanzato che non l'ha nemmeno mai vista in costume. Lo ha fatto senza pensarci, spinta unicamente dal desiderio di togliersi i vestiti sporchi, ma ora che se ne rende conto l'imbarazzo brucia in tutto il suo corpo. Non tanto per essere rimasta in reggiseno, anche se a parte le sue sorelle e forse Annabeth nessuno l'ha mai vista con qualcosa di meno di una canottiera, quanto piuttosto perché quella avrebbe dovuto essere una loro prima volta e di certo non sarebbe dovuta accadere così. Con del vomito in mezzo, Chuck che scalcia e con Jason che distoglie lo sguardo imbarazzato.
Per un lungo, lunghissimo, agghiacciante istante resta così, con le mani sull'elastico dei pantaloncini. Poi, combattendo contro l'impulso di coprirsi il petto, spezza il silenzio.
«Io vado...» inizia incerta «Meglio che vada a ripulirmi».
«Sì, certo».
«Te la senti di restare solo con Chuck qualche minuto?»
«Sicuro».
Piper non indugia ulteriormente e si eclissa in bagno.




4) Di sogni e ciambelle (blu)

Non è il suo sogno. E non è nemmeno di Nico né di uno degli altri semidei al Campo. Ormai ha imparato a riconoscerli; non che sia sua abitudine entrare nei sogni degli altri, ma quando era più piccolo e non ancora pienamente consapevole dei suoi poteri ha fatto un po' di esperienza. Inoltre capita a volte che qualcuno sogni troppo rumorosamente. 
Per cui quello non è il sogno di qualcuno che conosce.
C'è odore di mare nell'aria e c'è molta confusione. Occhi grigi e riccioli biondi. Una penna, no, una spada. Onde alte come grattacieli. La persona che sta sognando deve essersi accorta della sua intrusione. Infine c'è Percy Jackson. Quello è il sogno di Percy Jacksone non sembra molto saggio restarci un secondo di più.
L'altro semidio si avvicina con aria minacciosa, la tempesta nello sguardo, e Clovis ricorda di quando ha fatto esplodere una montagna. Ha un po' paura, ma suppone che anche lui sarebbe sulla difensiva se gli fosse accaduto tutto ciò che è accaduto al figlio di Poseidone.
«Chi sei?»
«Clovis, cabina 15».
Le spalle di Percy si rilassano, la sua espressione si rasserena e così fa anche il sogno. Ora sono su una spiaggia di sabbia bianca e non ha più fretta di andarsene.
«Scusa, non mi ricordo di te».
Clovis fa spallucce, salvare l'Olimpo due volte non ti lascia molto tempo per fare amicizia, e gli porge la scatola di ciambelle che ha portato con sé dal suo sogno.
«Non ne hai una di blu?»
«Blu?» e come lo dice la glassa di quella al cioccolato cambia colore.
«Quelle blu sono le migliori» gli dice Percy. Adesso ci sono anche due sedie sdraio.
«Perché?»
«Sono blu».
Il ragionamento, pensa Clovis indossando un paio di occhiali da sole, non fa una piega.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** miscellanea solangelo ***


Note prima di iniziare: ho così tante fanfiction su Percy Jackson da cross postare che non so nemmeno da che parte iniziare e se penso che dopo questo capitolo ce ne saranno molti altri mi viene da piangere. Prima o poi non cross posterò più, me lo sento, e lascerò le storie lì dove stanno (facebook, livejournal, ao3). Nel frattempo beccatevi un po' di solangelo.


Prompt: Will/Nico, Stop - killuale
Avvertimenti: post BoO, post THO, vaghissimo spoiler di THO
Note: e niente, questa cosa della presunta gelosia (che per me non è mica tanto presunta) di Nico mi piace troppo.
(rileggendo mi sono accorta che più che Stop, questa storia si abbina meglio a Sorry: perdonami. però giuro che c'è il calmare l'altro, velato ma c'è)



Nico è una chiazza bianca e nera su un mare di smeraldo, un gioco di chiaro scuro sotto il cielo sempre limpido del Campo.
«Sei di cattivo umore» dice, sdraiandosi al suo fianco. Se sposta appena il braccio può prendergli la mano nella propria.
«Non è vero» replica l’altro. Il broncio che indossa ormai da giorni afferma a gran voce tutto il contrario.
«Perché sei di cattivo umore?» insiste, anche se conosce già la risposta e sa che lo riguarda. Senza davvero volerlo, senza alcuna cattiva intenzione, ne è la causa.
«Non sono di cattivo umore» ripete il figlio di Ade «Ma potrei diventarlo se non stai zitto».
«Ok».
Resta in silenzio per qualche secondo.
«Nico?»
Dalle labbra dell’altro esce un esasperato che c’è?!
«Scusa».
È sempre dell’idea che essere diretti e sinceri sia il modo migliore per risolvere situazioni simili.
«Eh?»
«Ho detto: scusa».
«Sì, quello lo avevo capito» ribatte il ragazzo agitandosi e poi, quietamente, aggiunge «Il perché mi manca».
«Lo sai il perché».
«Voglio sentirlo» è la semplice richiesta del semidio al suo fianco.
Mentirebbe se dicesse che l’idea di Nico geloso non lo abbia lusingato. È così difficile ottenere dal figlio di Ade un segnale di ciò che accade nella sua mente (o nel suo cuore), perciò quando ha iniziato a tradire niente di meno che della mal posta gelosia, Will si è sentito stupidamente importante (e normale, normalissimo, niente di più che un altro ragazzo che attraversa l’adolescenza) tanto da rivolgere a Paolo qualche occhiata più del necessario.
Mentirebbe e a lui piace essere onesto, con se stesso e con gli altri. Per cui inizia.
«Paolo. Sei geloso di Paolo, di ciò che c’è tra di noi. Tra parentesi: nulla, non c’è nulla tra me e il figlio di Ebe. Dicevo, sei geloso di Paolo e sono stato egoista e avido, invece di tranquillizzarti ho approfittato dei tuoi sentimenti e delle tue incertezze per inseguire una parvenza di normalità di cui non ho bisogno. Sono stato ingiusto e ti ho fatto soffrire».
Accanto a sé Nico non dice nulla. C’è un po’ di tensione nell’aria e del vago imbarazzo. Will si sente risucchiato da quel silenzio.
«Mi perdoni?»
«Non sono geloso» replica dopo un po’ il figlio di Ade.
«Non sei geloso?» domanda senza crederci nemmeno un po’ «Mi stai dicendo che ti sei sentito miserabile per tutto questo tempo e che hai approfittato di ogni occasione per infastidire Paolo e fargli dispetti perché non sei geloso
«Ti ricordo che sei qui per chiedere scusa» ribatte «E che vuoi che le tue scuse vengano accettate».
«Però tu non sei geloso».
Volta il capo e Nico è già lì ad osservarlo, occhi scuri che assorbono ogni dettaglio del suo volto. Ricambia lo sguardo.
«Però io non sono geloso, esatto».
Will sa che l’argomento è chiuso, archiviato. Si puntella allora sul gomito e si sporge quanto basta per poter baciare il suo fidanzato.
Le labbra di Nico sono fredde, le sue sono calde. Viaggiano sui contrasti, loro due. Il giorno, la notte. La vita, la morte. E si trovano a metà. Forse è per questo che stanno così bene insieme.
«Paolo lo sa che tra te e lui non c’è nulla?» gli chiede quando si separano. Will aggrotta le sopracciglia, annuendo senza capire.
«Fossi in te non ne sarei così sicuro» continua Nico, acuendo la sua perplessità. Di cosa sta parlando? Perché ne sta parlando? Era sincero quando ha detto che tra lui e il figlio di Ebe non c’è nulla, se non al massimo un rapporto guaritore-paziente, ma quello è un rapporto che ha praticamente con tutti gli semidei passati per il Campo da quando ha capito come sfruttare i suoi poteri – e sono davvero tanti.
«Cosa –» inizia, ma viene interrotto.
«Gli piaci» spiega il figlio di Ade con lo sguardo di chi sa e Will, che vorrebbe tanto replicare con un ma cosa stai dicendo, non trova le parole per rispondere.
 
 
 
Prompt: Will/Nico, Surprise - PandorasBox
Avvertimenti: tra BoO e THO
Note: ha senso, non ha senso, chi lo sa. Volevo solo aggiungere Austin e Kayla perché mi piace tantissimo il fatto che Nico faccia praticamente parte dell'Apollo family e abbia un gruppo di amici che non è quello dei Sette.


Will soffre il solletico.
Non c'è nulla di strano in ciò o stupefacente. Al mondo ci sono tantissime persone che soffrono il solletico. Anche lui, sotto i piedi.
Eppure non riesce a smettere di guardare il figlio di Apollo contorcersi tra le risate mentre Austin e Kayla gli stuzzicano i fianchi.
«No, smettetela, basta, vi – vi prego» lo sente supplicare inutilmente, senza quasi più fiato. I suoi fratelli, infatti, si stanno divertendo troppo per smettere proprio ora.
Altre risate. Will si agita, scalcia, perde un'infradito, ride istericamente.
Non lo ha mai visto così – non sa nemmeno come definirlo. Scomposto forse, a tratti selvaggio. Will è sempre rilassato e di buon umore e allo stesso tempo sempre teso. Non ci ha fatto caso subito, stordito dai sorrisi dell'altro, ma essere il miglior guaritore del campo e anche capo-cabina sono compiti richiedono costante concentrazione e non lasciano spazio ad alcuna leggerezza.
Il Will che si agita sotto le dita dei suoi fratelli e ride ride ride, le lacrime agli occhi e il volto arrossato dallo sforzo, assomiglia tanto al Will di un tempo. Al bambino che è stato e che Nico non ha conosciuto, ma vedendolo ora la sua mente formula un unico pensiero: è così che deve essere stato Will solo pochi anni fa.
È quindi forse questo ciò che lo sorprende: non tanto il fatto che soffra il solletico, quanto piuttosto che quel Will esista ancora, che quella leggerezza sia ancora lì, nascosta sotto tutte le responsabilità di cui si è fatto carico – che gli sia permesso di assistervi.
«N – Nico» lo chiama il figlio di Apollo, accorgendosi della sua presenza sulla soglia della Cabina «Aiutami!»
Austin e Kayla gli rivolgono uno sguardo veloce (un invito) e poi non badano più a lui perché hanno un fratello maggiore da torturare e Nico improvvisamente si ricorda com'è avere un familiare (una sorella) più grande da tormentare e stranamente non fa male.
Lancia un ultimo sguardo al trio, un intreccio di braccia e gambe e risate, infine si unisce a loro.
«Traditore!»


Prompt: Nico/Will, Birthday - Pandoras Box
Avvertimenti: post THO, slice of life, future fic
Note: nulla da dichiarare se non: secondo me Nico preferisce la dc comics alla marvel per via dei toni più cupi della prima, in particolare le testate di batman, ma sono aperta a qualsiasi altra idea.


Nelle settimane precedenti, con l’avvicinarsi del suo compleanno, il primo al Campo, ha avuto modo di riflettere senza deprimersi sulla vita che continua anche senza Bianca, sul significato di quei quindici anni prossimi ad essere compiuti e di accettare che molto probabilmente (no, sicuramente) Will gli avrebbe fatto un regalo.
Quindi, quando il figlio di Apollo, il giorno del suo compleanno, si avvicina con un pacco regalo, Nico non è stupito e nemmeno eccessivamente a disagio. Solo un po’ imbarazzato e di conseguenza un po’ rigido, ma Will ha imparato a riconoscere i suoi umori e gli sorride sereno, porgendogli il presente.
«Buon compleanno» gli sente dire festoso, mentre scarta il regalo e apre davanti a sé una delle magliette più brutte nella storia delle magliette brutte «Ho sentito che ti piacciono».
Palme e pappagalli variopinti su sfondo giallo canarino. Atroce.
Nico non ha combattuto due guerre per poi sentirsi mancare davanti alla mancanza di gusto del suo fidanzato, ma ci manca poco. Nelle settimane precedenti è riuscito ad accettare l’idea che Will non si sarebbe limitato ad augurargli buon compleanno, ma non si è preparato a ricevere il regalo che tiene in mano.
Porta lo sguardo dalla maglietta al figlio di Apollo, consapevole di dover dire qualcosa. Possibilmente non il «Fa schifo» che ha sulla punta della lingua.
Apre la bocca e sta per ringraziarlo, quando nota che il labbro inferiore del semidio trema come a trattenere una sonora risata e che lo sguardo indirizzato al regalo è fin troppo soddisfatto – come se avesse impegnato tutte le sue energie per trovare qualcosa di così orrido e Nico scommette che lo ha fatto. 
Uno. Inizia a contare. Due. Will è pessimo. Soprattutto a restare serio. Tre.
Il figlio di Apollo scoppia a ridere. Gli rivolge un’occhiata critica. Ti sto giudicando. Ti sto giudicando male, smettila. Ma l’altro continua e gli allunga un secondo pacco.
Sotto la carta c’è Batman Anno uno e questo, questo sì che è un regalo. Dedicarsi alle attività del Campo sarà davvero difficile sapendo che ad attenderlo c’è un fumetto simile.
Si sporge per dare un veloce bacio a stampo al ragazzo, mentre continua a tenere in mano il volume, incapace di concentrarsi su altro – gli Dei benedicano la DC Comics e le sue testate, che da generazioni fanno felici nerd come lui.
«Ci hai creduto» gli dice Will, allegro per lo scherzo di prima «Eccome se ci hai creduto!»
«Taci» risponde. Non ammetterà mai che per alcuni terribili istanti ha davvero pensato che fosse la maglia il suo regalo. Mai.
«Te lo si è letto in faccia».
«Vuoi stare zitto?»
Will continua a sorridere come l’idiota che è.
«Fammi stare zitto tu» ribatte e Nico rotea gli occhi, ma lo bacia.

___________________
BONUS ebbene sì, c'è un bonus. Questa scena mi è venuta in mente e non sapevo bene dove piazzarla. Se la lasciavo su word e basta finiva nel dimenticatoio quindi eccola qui.

«Dimenticavo, mia madre ti fa gli auguri» dice Will seduto dall’altra parte del tavolo, un bicchiere in mano.
Oh
Oh è l’unica cosa che Nico riesce a pensare. Il figlio di Apollo gli fa guadagnare altro tempo aggiungendo: «Voleva regalarti una copia autografata del suo ultimo album, ma le ho detto di non preoccuparsi e che molto probabilmente non sarebbe arrivata in tempo».
Naomi Solace non solo ha incaricato il figlio di fargli gli auguri da parte sua, ma voleva anche fargli un regalo. Chissà se Maria avrebbe fatto lo stesso per Will.
«Grazie» risponde alla fine e quasi timidamente continua «Non è un bell’album?»
«No no» replica Will «È che il country non penso sia il tuo genere. Kayla mi passi – sì, esatto, quello, grazie».
Nico annuisce, felice senza capire esattamente il motivo.



Prompt: Will/Nico: una volta che è Will a essere ombroso, ma Nico lo fa tornare a splendere
Avvertimenti: post the trials of Apollo
Note: la ruota è uno dei simboli di Tyche, la dea della fortuna. Quella del Sotoportego del Tragheto è una superstizione che ho trovato in internet: se si riesce a toccare le ancore allora la morte è lontana. Questo perché il traghetto un tempo attraccava lì e la fermata successiva era quella del cimitero.
(scritta in occasione di una delle iniziative del gruppo fb We are out for prompt)

«Dovresti andartene» piagnucola Will dal letto in cui si è isolato per la salvezza propria e altrui «Potrei essere contagioso».
Nico non sottovaluta la natura dispettosa degli dei e da sua nonna, che gli faceva sempre toccare le ancore se passavano per il Sotoportego del Tragheto, ha ereditato un po’ di superstizione e scaramanzia. Tuttavia gli dispiace per la punizione impartitagli da Tyche (certo, se non avesse rotto il timone sacro alla dea conservato nella Casa Grande ora non si troverebbe in quella situazione, ma è stato un incidente e sarebbe potuto capitare a tutti) e, soprattutto, sente la mancanza del figlio del Apollo.
Quindi rotea gli occhi, perché qualche giorno di sfortuna ha fatto scoprire a Will un’inclinazione per la drammaticità chiaramente ereditata dal padre, e avanza nell’infermeria.
«Vai più in là» gli intima e l’altro obbedisce con aria mogia, facendogli spazio. È un po’ come se avessero spento il sole e Nico detesta vederlo così. Will è solito dire «Esistono brutte giornate, non vite brutte» ed agire di conseguenza, ma perseguitato com’è dalla sfortuna ha smesso di crederci. Per accorciare la punizione o renderla più sopportabile hanno anche mandato un messaggio Iride a Chiara, ma nemmeno lei è riuscita ad intercedere presso la madre. Al quinto giorno, la condizione del semidio ha smesso di essere divertente e anche irritante ed è semplicemente triste.
«Ho portato un po’ di cose» spiega indicando la borsa che ha con sé e che Will guarda con tiepido interesse.
Iniziano dal laptop che Alice Miyazawa gli ha eroicamente prestato, ma il dvd che vogliono vedere non parte e lo stesso i film contenuti nella pen drive.
«Colpa mia» mormora il figlio di Apollo, ma Nico è giunto preparato e gli propone di giocare a carte.
«Se ti piace vincere ogni partita» replica l’altro, così anche il mazzo ritorna nella borsa senza nemmeno un tentativo.
Il figlio di Ade gli propone allora di uscire e di prendere almeno un po’ d’aria – quasi stenta a credere che simili parole provengano da lui e non dall’altro. Will, però, memore di tutto ciò che gli è capitato nei giorni passati (dal portafoglio rubato e il mignolo rotto all’acqua sempre fredda, passando per allergie che non ha mai avuto e innumerevoli altre sfortune di cui si parlerà per molto tempo) preferisce restare lì, al sicuro. Considerando che il tetto non gli è ancora caduto in testa, forse per il semidio quello è davvero il luogo più sicuro.
«Manchi a tutti» gli dice, togliendosi le scarpe «E Austin è terribile come capo-cabina».
«Cosa stai facendo?»
Nico gli rivolge uno sguardo che a parole suonerebbe come non è ovvio?
«Ti faccio compagnia» risponde comunque.
«Non ti metterai nei guai con Chirone?» domanda preoccupato «Le attività sono in corso e potrei contagiarti».
«Da quel che mi risulta hai rotto tu il timone e la sfortuna ha colpito solo te» replica e poi chiede «Non mi vuoi qui?»
Will si affretta a negare, gli occhi azzurri sgranati con orrore alla sola idea del contrario, e le labbra di Nico si curvano verso l’alto mentre considera che non c’è niente da fare, è irreversibilmente innamorato di quel perdente biondo.
«Allora smettila di lagnarti» ribatte e riprende a raccontare gli avvenimenti principali di quei giorni, soffermandosi su come se la stanno passando i suoi fratelli senza di lui. È allora che succede una cosa bellissima: mentre sta parlando Will scoppia a ridere, una delle sue risate contagiose, una di quelle che ha lo stesso suono della felicità.
«Grazie Nico» gli dice non appena torna serio, quindi lo bacia.
Tutte le volte che vuoi, pensa distrattamente il figlio di Ade. 

____________
BONUS

Nico gli ha appena messo una mano tra i capelli e stanno scivolando sdraiati quando la porta dell’infermeria si apre e la figura di Chirone si staglia sulla soglia.
«Di Angelo» tuona il centauro «Non ho acconsentito alla tua richiesta perché ti infilassi nel letto del tuo ragazzo. Da te proprio non me lo aspettavo. Ora fuori».
La mia solita fortuna, pensa Will trattenendo però a stento un sorriso. Comunque sia andata, il suo umore è decisamente migliorato.

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12 Days of Christmas ***



prompt:  Will/Nico: Nico ama la neve perché sembra portare silenzio e calma. Pur essendo il figlio del dio del Sole, anche Will ama una buona nevicata. La cosa che amano di più, però, è guardare la neve che si posa sul campo mezzosangue. Insieme.


L’infastidito «E va bene, e va bene!» di Mr. D lo raggiunge nonostante si trovi sul portico e gli strappa l’accenno di un sorriso. La delegazione di semidei deve aver compiuto con successo la propria missione – in codice, Bianco Natale.
Alice e Julia gli passano accanto di corsa, seguite da altri ragazzini in un coro di voci concitate e risate – «Ce l’abbiamo fatta!» «Ellen si pentirà di essere tornata a casa!» «Qualcuno svegli Clovis!»
La notizia si diffonde rapidamente per tutto il Campo e allo stesso tempo i primi fiocchi attecchiscono sull’erba verde e sulle pietre secolari. Presto il bianco diventa il colore predominante.
Nico, ancora appoggiato ad una delle colonne del portico della Casa Grande, prende un respiro profondo e chiude gli occhi, godendo la quiete che la neve porta con sé. Le voci infatti si sono progressivamente spente in mormorii di stupore e infine si sono perse tra un cristallo e l’altro. I familiari rumori del Campo giungono attuti e tutto sembra rallentare.
Quando li riapre, davanti a lui si presenta un paesaggio lunare e la neve non ha ancora smesso di cadere, copiosa. Probabilmente Mr. D intende seppellirli tutti per ripicca.
«Cioccolata?» domanda piano Will, accostandosi con due tazze e lo sguardo luminoso di chi ammira ogni anno la neve come fosse la prima volta. Nico allunga la mano per ricevere la propria e ruba uno dei marshmallow che quasi traboccano dalla tazza del suo ragazzo.
In lontananza, uno dei nuovi arrivati si avventura nella neve fresca e notandoli agita entrambe le braccia con entusiasmo, cercando poi di catturare i fiocchi di neve.
Will ricambia salutandolo con la mano libera, mentre Nico considera che quello, tutto quello vale ampiamente ogni cicatrice sul suo corpo.


 
*


prompt: Piper/Jason, Hogwarts!AU "sta lontana/o da quel vischio, è pieno di nargilli!"
avvertimenti: Hogwarts au, Grifondoro!Jason, Grifondoro!Piper, Corvonero!Leo
note: è ambientata al quinto o al sesto anno. 


«Cosa guardi?» domanda Piper affiancandosi a Jason, fermo nel bel mezzo del corridoio mentre tutti gli altri studenti si affrettano a raggiungere le aule.
«Il vischio» replica lui, senza distogliere lo sguardo dal ramoscello che galleggia a mezz'aria. Manca poco all'inizio della vacanze invernali e come da tradizione Hogwarts è un tripudio di decorazioni natalizie.
Piper resta in silenzio, sperando che il rossore che improvvisamente le colora le gote non venga notato.
«Secondo te ci sono i Nargilli?»
«Secondo me ci sono i Nargilli?» ripete la Grifondoro senza capire. Non era certo questa la domanda che si aspettava.
«Sì» risponde il ragazzo, voltandosi verso di lei «Non ricordi? Al primo anno mi hai avvertito di stare lontano dal vischio perché c'erano i Nargilli».
L'espressione perplessa di Piper si trasforma in una divertita mentre ricorda la se stessa undicenne di cui parla Jason – un metro e qualcosa di divisa stropicciata e ferrea convinzione che i Nargilli esistono.
«E tu mi hai creduto?» domanda, sorridendo. Quella, ricorda, è stata anche la prima volta che gli ha rivolto la parola – «Stai lontano da quel vischio, è pieno di Nargilli!» gli aveva detto, sicuramente spaventandolo. Dopo un inizio simile, riflette, è quasi un miracolo che siano diventati amici.
«Eri molto convinta» ribatte.
«Avevo undici anni» gli fa notare «Ero anche molto convinta che Babbo Natale leggesse la mia letterina» e poi, in un moto di coraggio, continua «Comunque non penso che ci siano i Nargilli in questo vischio».
Jason all'inizio non risponde, lo sguardo nuovamente rivolto verso la decorazione e chissà quali pensieri in testa. Piper si chiede se hanno in mente la stessa cosa, se anche lui sta immaginando di baciarla, se ha interpretato correttamente i messaggi dell'amico o se ha frainteso tutto.
«Bene» mormora quietamente il ragazzo e la speranza cresce nel petto della Grifondoro, insieme ad un'altra convinzione: se non mi bacia lui ora, lo bacio io.
Non c'è modo però di dar seguito alle sue intenzioni perché Leo si ferma accanto a Jason. Per qualche secondo guarda davanti a sé, in silenzio, poi si volta verso di loro.
«L'idea di andare a lezione è così avvilente che anche fissare il vuoto è meglio?» domanda e i due Grifondoro sobbalzano: entrambi si sono completamente dimenticati di Pozioni e ormai nel corridoio oltre a loro non c'è più nessuno. Senza perdere un secondo di più scattano, lasciando indietro il Corvonero.
Bah, pensa Leo senza capire i suoi amici. Poi lo sguardo cade sul vischio. Oh.
Un ghigno malandrino gli illumina il volto.
«Vi ho per caso interrotti?» esclama a gran voce e scommette le sue Gobbiglie che Jason è diventato rosso come gli stendardi di Grifondoro.
«Un po' di maniere» lo redarguisce un fantasma di passaggio, scuotendo il capo «Siamo in una scuola, non ad una partita di Quidditch».


 
*


prompt: Talia/Reyna: -occasionalmente, al Campo Giove, si organizza un banchetto a base di pizza e gelato (e anche Reyna si scioglie un po')
avvertimenti: post blood of olympus


Reyna è formale e impettita come se si stesse rivolgendo al senato mentre le parla del banchetto che si terrà quel fine settimana al Campo Giove. A Talia l’immagine fa un po’ ridere, ma cerca di trattenersi.
«Si mangerà pizza e gelato, il menù è sempre lo stesso» la sente aggiungere, ma può dire quello che le pare, non le importerebbe: ha preso la sua decisione nel momento esatto in cui ha sentito l’invito.
«Sicuro» replica, sistemandosi la faretra «Ci sarò».
«Bene» commenta la semidea romana prima di chiudere la comunicazione «A venerdì».
Dall’altro lato del messaggio Iride, Reyna si concede un impercettibile sospiro prima di tornare alle sue attività abituali.
«Com’è andata?» chiede timidamente e con discrezione Frank poco dopo. È stato lui, infatti, a ricordarle l’esistenza dei messaggi Iride, di cui aveva già sentito parlare da Piper e Nico – un punto per i greci.
«Viene» replica semplicemente, dissimulando la soddisfazione.

La sera del banchetto Talia arriva un po’ in ritardo, ma d’altronde viene dall’Illinois ed organizzare un trasporto è stato un po’ più complicato e lungo del previsto. Anche superare i ferrei controlli del confine del Campo non è stata un’operazione celere.
Ora che è lì, comunque, prende uno spicchio di pizza, chiedendosi come si siano procurati un tale quantitativo (insomma, si tratta pur sempre di un esercito), e cerca Reyna con lo sguardo. Non impiega troppo a trovarla, è la stessa ad andarle incontro.
La semidea romana indossa come sempre la maglietta del Campo, ma ai piedi ha un paio di infradito che rivelano una pedicure impeccabile. I jeans inoltre, nota la figlia di Zeus, sono veramente molto aderenti e la treccia che cade sulla spalla è un po’ spettinata.
«Gelato?» chiede Reyna, offrendole il cucchiaino che stava portando alla bocca.
Talia annuisce anche se ha ancora in mano la pizza: quello ha tutte le premesse per essere il miglior venerdì sera degli ultimi tempi.
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3160155