Di noi di Eustass_Sara (/viewuser.php?uid=359646)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. ***
Capitolo 1.
A volte Corvina sentiva il peso della solitudine. Era diverso dal
sentirsi soli: quando ti senti solo puoi sforzarti, ignorarlo e
sorridere. Il peso della solitudine, invece, è opprimente, ti
soffoca e ti tormenta; ti stringe la gola, ti chiude lo stomaco, fa
precipitare il tuo cuore nel buio più profondo e con esso
tutti i sentimenti. Quando si sente sola, Corvina può
sempre parlare coi Titans, stare con loro nella stanza, leggere un
libro ascoltando distrattamente le loro chiacchiere. Quando sente
il peso della solitudine, Corvina sa che restare coi Titans, al loro
fianco o nella stessa stanza, non cambia niente. Sa che il peso c'è
comunque e sa che loro non capiscono.
Per qualche strana ragione che non capiva, i suoi compagni erano
convinti che quando hai degli amici, smetti di essere solo. Corvina
ne aveva di amici: aveva Robin, Cyborg, Bibi e Stella, ma se davvero
con gli amici smetti di essere solo, perché lei sentiva il
peso della solitudine di tanto in tanto? Solo col tempo la giovane
strega aveva trovato la risposta.
Loro sono diversi. Loro non capiscono.
E Corvina sorrideva, respirava, restava
nella T-Tower. Ma sentiva a pelle la diversità, sentiva su di
sé gli sguardi confusi seppur rincuoranti dei suoi amici.
Ognuno di loro si chiedeva perché lei fuggiva nella sua
stanza, perché si nascondeva dietro ai libri, perché si
ostinava a preferire la solitudine nelle sue quattro mura. Si
chiedevano il perché Corvina fosse così...Corvina.
Solitaria, chiusa, misteriosa. Diversa. E ne soffriva,
naturalmente. Perché c'era un cuore sotto quel mantello in cui
annegava e per quanto i suoi amici lo sapessero, non capivano mai
fino in fondo. Ma non capivano non perché non volessero,
semplicemente non potevano,
tanta era la diversità fra loro. E se non potevano capirla i
suoi amici, chi poteva farlo?
Nessuno.
Di questo si era convinta, abbattuta e amareggiata, sola ma comunque
con amici e un pizzico di felicità che la consolava. I Titans
erano la sua casa, la sua famiglia e anche se non potevano capirla
fino in fondo, andava bene comunque.
Poi
era arrivato lui.
Avvolto
da tetri abiti, maschera soffocante schiacciata su viso e un fascino
oscuro, nella sua vita era piombato involontariamente Red x.
Comunemente appellato come Rosso, era un criminale: era abile,
intelligente, al pari di Robin e sembrava la sua perfetta nemesi.
Rosso non era il solito nemico che pretendeva di comandare sul mondo,
era un ladro senza scrupoli che studiava ogni mossa da fare. Corvina
era rimasta perplessa, confusa e anche un po' scettica: Red x aveva
molto potenziale, teneva egregiamente testa a ciascun Titans, aveva
le carte in regola per ambire a essere il padrone del mondo o
qualcosa del genere. Ma il ladro non ambiva proprio a niente. Perché?
Com'era possibile?
Corvina,
però, non si era mai accorta del pericolo che racchiudevano le
sue domande mute. Eppure, tutto era partito da esse: dalle domande,
dalla confusione, dalla curiosità, dalla voglia di capire e
scoprire cosa davvero volesse Red x. Il come fosse arrivata a
sentirsi attratta da Rosso, ancora non se lo spiegava.
A
ripensarci, si sentiva come un'ingenua farfalla caduta nella tela del
ragno, anche se Red x non aveva fatto proprio nulla tranne
combatterla con ogni arma a lui disponibile. Ma anche se si
combattevano, anche se Corvina non capiva il perché di
quell'attrazione né il come, anche se non era concepibile
essere attratti da un criminale, la giovane strega provava un moto di
felicità. Anche paura, ma soprattutto felicità. Anche
qui non capiva come fosse possibile, ma dentro di sé ne era
certa: anche quel ladro aveva un'anima buia e solitaria. Anche lui
era diverso.
All'improvviso,
Corvina non sentiva più il peso della solitudine.
Angolino
Eustassiano_
Ed
eccomi qua! Con un esperimento/raccolta parecchio folle sulla mia
coppia preferita e
inventata,
approdo anche nel fandom dei Teen Titans! I'm so happy <3 Non
ho molto da dirvi, dopotutto siamo solo al primo capitolo, tranne
solo che ogni capitolo sarà scollegato... ma anche collegato!
Nel senso che ogni capitolo sarà messo in ordine (la prima
attrazione, i primi pensieri, il primo bacio, etc..) ma ff in sé
racconta solo la storia. Per farla breve, se vi siete persi qualche
capitolo lettura facendo, non importa perché ogni capitolo è
a sé e non dipende dagli altri. Beh, io spero che li
leggiate tutti xD Per cui nulla, spero che il primo capitolo di
questo “esperimento” vi sia piaciuto, grazie per aver
letto fin qui e fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima! Kiss
and Bye
Eustass_Sara
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
Capitolo 2.
Il primo dialogo che Corvina ebbe con Red x non lo aveva cercato,
non se lo aspettava e soprattutto non in certe circostanze. Era
passato poco più di un mese dall'ultima volta che i Titans
l'avevano combattuto, quando Rosso si rifece vivo; così,
all'improvviso, irruento e con un piano ben delineato in mente. Il
suo obbiettivo era recuperare un cip piccolo, stipato all'interno di
una cassaforte nell'ufficio del museo antico di Jump City. Cosa
poteva esserci di così tanto interessante in un cip
appartenente a un museo, non si sapeva, specie perché la
persona interessata era un ladro pericoloso e intelligente, poco
avvezzo a rischiare la galera per manufatti o mummie.
In quel cip doveva esserci qualcosa di molto importante per
attirare l'attenzione di Red x. Un ragionamento logico su cui Corvina
si era buttata senza troppi complimenti, determinata a scoprire cosa
catturasse l'interesse dell'unico criminale che non aveva mai
rappresentato una minaccia per l'intera Jump City. Il piano dei
Titans era comunque lo stesso: combattere, sfinire il criminale e
farlo arrestare. Non facile, certo, ma pulito e preciso. Si erano
introdotti nel museo, cercando di individuare il ladro che correva
fra i corridoi dell'edificio chiuso e avvolto dalla notte; scovarlo
fu difficile, perché i suoi passi erano soffici e felini come
quelli di un gatto, inoltre era veloce e si muoveva come se avesse
imparato a memoria la piantina dell'edificio.
Alla fine lo trovarono. Mentre cercava di scassinare la cassaforte
in cui si supponeva ci fosse il cip, Robin aveva spalancato la porta
e l'attacco era partito subito, senza troppi preamboli. L'ufficio
ordinato presto fu un caos di fogli e mobili ribaltati, la cassaforte
dimenticata, Titans contro Red x. Dall'ufficio passarono al tetto e
lì le cose precipitarono troppo in fretta perché un
solo Titan potesse reagire.
Stella fu colpita. Robin perse il controllo. Cyborg urlò
il nome del leader. Bibi non riuscì ad avvicinarsi nemmeno
un po' per trattenerlo. Rosso fu ferito a un fianco. Corvina
era paralizzata.
Solo dopo Bibi e Cyborg riuscirono a raggiungere Robin e
impedirgli di aggravare a situazione. Ma mentre Stella si rialzava un
po' traballante e il leder sfogava la sua ira urlando, Red x riuscì
a fuggire. Solo la giovane strega si accorse dell'eccessiva fatica
che il ladro impiegò per scappare e della mano premuta con
forza sul fianco. I suoi occhi violetti continuarono a osservare il
ragazzo che fuggiva, spaventata, paralizzata e spaesata. Robin non
aveva mai mostrato simili comportamenti se si escludeva l'intera
faccenda di Slade e ritrovarsi lo stesso leader di quella volta, non
era piaciuto a nessuno.
Ma perché solo Corvina aveva osservato Red x? Perché
nessuno si era preoccupato di inseguirlo? Non era da Robin non urlare
un “inseguitelo!”, non era dagli altri rimanere lì
affianco al leader in apprensione come se a quest'ultimo fosse appena
stata recapitata una brutta notizia. Forse sbagliava Corvina a dare
tanto peso al ladro?
Beh, questo è certo.
Quella vocina fu prontamente zittita e
la giovane strega tornò alla T-Tower con l'amaro in bocca per
il mezzo fallimento di quella notte, come tutti del resto. Tornò
e si rinchiuse nella sua stanza in silenzio, con la bruciante
sensazione di non essersi posta le giuste domande, di star sbagliando
qualcosa nel suo ragionamento, che il problema non era la reazione
dei Titans. Lei odiava quella sensazione: la teneva sempre sveglia,
gli occhi sbarrati a fissare il soffitto e i pensieri che correvano
tanto veloci da farla innervosire.
Poi ripensò a Red x. Ripensò
alla sua fuga scoordinata, alla ferita che gli aveva inflitto Robin e
alla mano che aveva tenuto premuta sul fianco leso. Per chissà
quale ragione, Corvina zittì a prescindere la vocina che
cercava di dirgli quanto fossero sbagliati quei dubbi, quei pensieri;
per la prima volta, zittì la sua coscienza, lasciando che la
sua mente vagasse spinta da chissà quale sentimento. Di sicuro
la logica non c'entrava, altrimenti non avrebbe mai ripensato alla
ferita di Red x, al contrario l'avrebbe scordata nel momento stesso
in cui aveva rimesso piede nella T-Tower.
Qualunque cosa fosse ciò che la
spinse a fare quegli illogici pensieri, la portò anche ad
alzarsi dal letto con stizza e passi felpati. La spinse a richiamare
a sé il suo potere che l'avvolse completamente; alzò il
cappuccio della sua mantella, tese una mano avanti e passò
attraverso la finestra chiusa. Sospesa nel vuoto, Corvina ritirò
il suo potere e lo sfruttò per rintracciare il ladro, volando
più veloce che poteva.
E lo trovò. Un po' per banale
fortuna, un po' per caso e un bel po' grazie ai suoi poteri, lo
individuò su un tetto, accasciato in un angolo e ben
mimetizzato grazie al costume nero misto alla notte calata da un bel
pezzo. Il tempo di posare i suoi piedi sul freddo tetto di un anonimo
palazzo e il suo primo dialogo mai avuto con un criminale, iniziò.
-Qualunque cosa hai in mente, te la
sconsiglio.-
E lì, la giovane strega si
bloccò. Era sola con il ladro, ci stava parlando in un certo
senso e lei non era avvezza a quelle situazioni. Lei era brava a
usare i suoi poteri, a parlare di tanto in tanto coi suoi amici, a
chiudersi nei suoi silenzi e nella sua camera e a nascondersi nell
buio. Di solito erano gli altri Titans a controbattere verbalmente
coi nemici, difficilmente lei si prendeva tale ruolo. Non faceva per
lei parlare, cosa doveva dire? Il desiderio di calarsi ulteriormente
il cappuccio sugli occhi, la investì.
Perché i suoi occhi sembravano leggere i suoi?
Alla fine scelse l'unica cosa che
poteva riuscirle bene in quei casi: abbassare lo sguardo. Non era
timida e non aveva paura, solo che non le piaceva quando la
osservavano così intensamente negli occhi. Era fastidioso, lo
odiava. In quel momento voleva solo sotterrarsi nelle tenebre più
profonde, ma era lì per una ragione e i suoi occhi
improvvisamente bassi gliela ricordarono.
-Sei ferito.-
-Non mi dire.-
Di nuovo, rimase spiazzata e zittita.
In lei bruciò vivo il desiderio di urlargli contro tutta la
stizza che sentiva in quel momento, di mandarlo al diavolo e di
lasciarlo lì a soffrire tutto il dolore possibile che quella
ferita poteva trasmettergli. Ma a colpirlo era stato Robin e lei
voleva, doveva accertarsi
che il suo leader non avesse fatto sciocchezze e se così fosse
stato avrebbe dovuto rimediare a qualunque costo perché loro
non erano criminali. Non si sporcavano le mani in quel
modo.
Con
furbizia, Corvina si avvicinò in uno scatto a Red x e con la
mano destra attivò il suo oscuro potere che bloccò il
ragazzo. Come previsto i suoi riflessi erano più lenti,
certamente a causa del dolore; con la mano libera, si avvicinò
piano al fianco ferito e la sua mano esitò, illuminata di una
luce bianca. Quello che stava per fare richiedeva un contatto fisico
e lei non era certa di volerlo. Non con un criminale.
È per Robin.
Concentrandosi
sulla sua mano, la giovane strega posò piano le dita sul corpo
del nemico e un brivido la travolse. Un brivido di disgusto, di
orrore e incredulità: ciò che sentiva era del tessuto
lacero, la pelle liscia fino a un certo punto e poi un buco. Un buco
che si estendeva in lunghezza e, colpo di grazia per il suo stomaco
già annodato, sulle sue dita solitamente gelide ora vi era
qualcosa di caldo che Corvina si sarebbe rifiutata di guardare anche
alla luce del sole. Che diavolo aveva fatto Robin?! Non sapeva se
poteva riuscirci, ma doveva rimediare, assolutamente. Anzi lei doveva
riuscirci, ad ogni costo.
Ignorò
il sussulto di Red x, il suo fiato trattenuto e i muscoli tesi,
chiudendo piuttosto i suoi occhi. Doveva ignorare quelli del ragazzo,
doveva isolarsi dal mondo circostante, perdere la cognizione del
tempo e dello spazio. Doveva immergersi nei suoi poteri e pregare che
fosse sufficiente per richiudere la carne aperta. All'improvviso,
tutto quello che percepì fu il vuoto, il buio, il silenzio...
la solitudine più profonda e concreta. Ma non era male, anzi:
sembrava un rifugio, una piccola tana in cui nascondersi dalle
tormente. Poi sentì i suo poteri: avvolgenti, irruenti,
agitati. Li richiamò a sé per poi guidarli nella giusta
direzione e rilasciandoli, affidandosi completamente ad essi.
Il
sospiro di sollievo fin troppo vicino per i suoi gusti, la destò
dalla sua concentrazione con un sussulto impossibile da nascondere.
Ricomponendosi in fretta, tastò ancora la ferita del ladro,
sentendola più piccola e chiusa; era probabile che non si
fosse rimarginata del tutto e che necessitasse comunque di cure il
prima possibile ma se non altro ora Red x aveva smesso di soffrire,
avrebbe potuto alzarsi e... vivere. Ci era riuscita. Aveva rimediato
al danno di Robin. Per una volta, si sentiva di aver fatto la cosa
giusta nell'ignorare la sua logica, ma quella sarebbe stata la prima
e ultima volta.
Si
alzò, allontanandosi da Rosso che teneva una gamba stesa e
l'altra piegata, braccio sul ginocchio e testa reclinata
all'indietro. Il sospiro che gli era sfuggito la diceva lunga su come
si sentisse ora, probabilmente stava ringraziando il sollievo
inaspettato e la tregua dal dolore. Chissà quanto gli aveva
fatto male. Beh, ormai non aveva più importanza: il suo dovere
l'aveva fatto, quell'episodio poteva rimuoverlo dalla sua mente e
tornare alla sua vita.
-Ti
serviranno delle cure, comunque. La mia magia non basta.-
Beh,
era doveroso avvisarlo: in quel modo lui si sarebbe curato, lei non
avrebbe avuto altre strane sensazioni e ognuno per la sua strada.
-Perché?-
O
forse no. Senza il coraggio di abbassarsi il cappuccio e con le
spalle già pericolosamente voltate al nemico, Corvina girò
appena la testa e vedere Red x in piedi nel tentativo di non
vacillare, le fece venire voglia di volare via il più
velocemente possibile.
-Perché
non siamo assassini.-
E
fuggì, pregando di non dover mai più rifare una cosa
del genere, né tanto meno di avere altri contatti ravvicinati
con il nemico. Non con Red x e non da sola.
Nonostante
il dovere svolto e i buoni propositi, Corvina quella notte non chiuse
occhio.
Angolino
Eustassiano_
….Ok.
Mi è appena uscito un poema più che una flash, ma più
corta di così giuro che non sono riuscita a farla xD In due
sere sono riuscita a rivisitarla la bellezza di sette volte, mi si
sono prosciugati gli occhi e credo di essere un po' troppo maniacale
con le mie ff. Cosa c'entra tutto questo? Nulla, ovviamente, ma se io
non straparlo allora non sono Eustass_Sara e in tal caso vi
converrebbe preoccuparvi. Ciance a parte, ho brutalmente
accorciato la non-flash (più che una flashfic, qui abbiamo
raggiunto la one-shot.. <.<...) e beh, secondo capitolo =
ferita grave per uno dei due pg principali. Quanto sono bastarda da
uno a cento? Ma beh, una Corvina che bussa romanticamente alla
finestra di Red x in stile Romeo e Giulietta al contrario, non ce la
vedevo. Dite che ci arriveremo mai a un Rosso che raccoglie
mazzolini di fiori per Corvina? Va bene, la pianto. Probabilmente
a questa mia uscita si saranno rivoltati occhi e organi a qualcuno di
voi (coff coff, Edo, coff coff) e per questo chiedo scusa ma non ho
saputo contenermi. E comunque lo sclero/schizzo di Robin merita tante
recensioni u.u Ora però vado a pestarlo perché ha
ferito Red x e non lo accetto °impugna la mannaia°. Prima
di rintanarmi nel mio anfratto, vi ringrazio per aver letto fin qua
(sopportando i miei deliri), spero che il capitolo vi sia piaciuto e
niente, alla prossima! <3 Kiss and Bye
Eustass_Sara
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. ***
Capitolo 3.
I casi erano due: o il destino la odiava o amava farsi beffe di
lei, non c'era altra spiegazione a quello. Dopo
quella notte sul tetto, in cui aveva curato Red x, si era ripromessa
di non zittire più la sua logica e di non finire mai più
in situazioni in cui era sola con quel ladro. Da quella volta erano
passati quattro mesi, poco più o poco meno, Corvina non era
stata a contarli. Certo, aveva avuto scontri con Red x, ma si
trattava di lui contro i Teen Titans, non il ladro e la strega da
soli.
Come diavolo ci era finita in quella situazione?
Sospirò, reprimendo il forte
desiderio di sbuffare frustrata e di sfogarsi sul nemico con tutte le
energie che aveva in corpo; lo avrebbe anche fatto, se non fosse che
di energie non aveva poi molte. Tutto era partito dal maledetto,
preciso e squillante allarme Titan, che aveva avvisato l'intera
squadra dell'ennesimo movimento criminale. Red x si era inoltrato in
una caverna dove si pensava fosse custodita la più leggendaria
e preziosa delle spade: la Honjo Masamune, celebre e dal valore
inestimabile. Anche definita come “la spada persa nel tempo”
a causa della sua improvvisa sparizione priva di tracce, fu
riconosciuta come tesoro nazionale nel 1939 e questo arricchì
ulteriormente il suo valore; a completare il pacchetto, sono l'ottima
qualità e fattura della spada, il cui solo possesso può
rendere milionari o chissà, miliardari.
Questo spiegava l'interesse di Red x
verso quella spada, ma non spiegava quella dannata situazione. Beh,
in verità da un punto di vista logico si, lo spiegava fin
troppo bene, visto che i Titans si erano separati per avere più
possibilità di trovare Red x all'interno dell'immensa caverna.
Ma che diavolo, di tutti e cinque proprio lei doveva beccare Rosso,
ritrovarsi con la via da cui era arrivata crollare, impossibilitata a
richiamare i suoi compagni e sola con il ladro?! Di nuovo?!
Stupida radiolina che non funzionava, stupida caverna gigantesca,
stupida spada leggendaria.
Ora Corvina e Red x stavano girando a
vuoto da almeno un'ora e mezza, non era certa che ci fossero altre
entrate da quella caverna per cui l'ossigeno era limitato a causa
della parete crollata, come fonte di luce avevano solo una minuscola
torcia che teneva il ladro e lei era esausta. Fra il mezzo
combattimento che i Titans avevano avuto con il ladro, -in fondo, la
parete non era crollata per caso-, e l'inseguimento protrattosi fino
allo stremo, le energie rimastegli erano scarse. Insufficienti per
passare attraverso le pareti e uscire da lì, insufficienti per
andare alla ricerca dei suoi amici. Era già qualcosa se
riusciva a volare per una mezz'ora e la cosa peggiore in tutto quello
era che si era infilata in una strettoia che la costringeva a stare
spalla contro spalla con Rosso. Proprio lei che meno contatto fisico
aveva col prossimo, meglio stava.
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Hai intenzione di pedinarmi ancora per
molto?-
-Potrei andare avanti per tutta la
notte pur di impedirti di mettere le mani su quella spada.-
A conti fatti, l'inseguimento era
ancora in corso e in un certo senso era ridicolo. Rischiavano di
avere poco ossigeno, si erano sicuramente persi ed erano provati per
il combattimento, davvero stavano pensando entrambi a una spada
piuttosto che a cercare una via di fuga? Però per cercare
un'uscita, Corvina doveva abbandonare Red x che di sicuro avrebbe
continuato la sua ricerca. E se avesse trovato la spada? Era
improbabile, ma se così fosse stato non se lo sarebbe
perdonato. D'altro canto poteva portarselo dietro ma il ladro non
l'avrebbe mai seguita di sua spontanea volontà, per
trascinarlo avrebbe dovuto toccarlo e non esisteva proprio, e ultimo
ma non per importanza portarlo fuori da lì significava
salvargli la vita. Di nuovo. Che diavolo era, la sua badante?! E poi,
quello era il nemico! Ok, i Teen Titans non uccidevano, ma non
proteggevano nemmeno i criminali. Il loro compito era proteggere la
città e tutti i suoi abitanti.
Magra consolazione era che, per lo
meno, erano appena sbucati in una strettoia già più
larga rispetto a quella affrontata fino a due secondi fa. Ora c'era
solo un centimetro scarso a dividerli, ma era meglio di niente per
Corvina. Il problema non era tanto che avesse vicino un criminale: il
problema era proprio lei. Non era abituata a tanto contatto fisico, a
malapena si era abituata agli abbracci dei suoi amici, alle loro mani
che si appoggiavano su una sua spalla per conforto o giù di
lì, ma niente di più. Non era disgusto il suo,
precisiamo, solo che il contatto fisico le era estraneo, sconosciuto
e ciò che Corvina non conosceva lo diffidava e lo respingeva
fino a isolarsi e chiudersi in una solitudine massacrante.
Era iniziato così anche il suo
rapporto coi suoi compagni di squadra: quest'ultimi avevano forzato
le sue resistenze, buttato giù i suoi muri e quando lei si era
sentita scoperta e fragile, loro le avevano sorriso, l'avevano
accolta per quel che era. Erano stati e sono tutt'ora veri amici,
cosa che in vita sua non credeva di poter mai avere.
La brusca fermata di Red x la riportò
alla realtà, costringendola a fermarsi a sua volta. Stette in
allerta, pronta ad attaccare con le poche forze che aveva racimolato
e con gli occhi assottigliati in una minaccia poco velata. Il ladro,
d'altro canto, era fermo davanti a lei, la maschera bianca puntava
nella sua direzione e la testa era leggermente inclinata sulla spalla
destra.
-Giri sempre vestita così?-
-Scusami?-
Con la mano libera, Rosso indicò
a palmo aperto la sua figura.
-Devo dire che è una strategia
interessante: distrai il nemico con la tuta aderente e poi lo
colpisci. Efficace, se il tuo avversario è un ragazzo.-
Corvina boccheggiò per qualche
istante, attonita: non poteva averlo detto sul serio. Allargò
le braccia e abbassò lo sguardo, scostando ancora di più
la mantella già aperta, rivelando la sua solita tuta nera e
aderente, che le lasciava nude le gambe. Riportò i suoi occhi
verso il Rosso che a giudicare dai lievi sussulti delle sue spalle,
cercava proprio di non ridere.
-Farò finta di non aver
sentito.-
-Ma io dicevo sul serio.-
-Allora mi sforzerò di
dimenticarlo. E smettila di fissarmi!-
-Nel caso non lo avessi notato, sono un
ragazzo: non rimango indifferente davanti a una ragazza che va in
giro con un body attillato.-
-Hai un secondo per cucirti la bocca e
tornare a camminare.-
-...È una terza quella che
vedo?-
La sfera nera che Red x schivò
al pelo, malgrado fosse carica di ben poche energie da parte della
strega, avrebbe potuto fratturargli maschera e faccia come se fossero
entrambe di burro. Soffocando al meglio una risata, il ladro riprese
a camminare e Corvina fece altrettanto, curandosi di chiudere la
mantella. Ermeticamente. Ringraziò il cappuccio che le
oscurava buona parte del viso, rifiutandosi di ammettere perfino a sé
stessa che l'improvviso calore che sentiva sulle guance era puro
imbarazzo.
Alla fine la spada, come era
prevedibile che fosse, non si trovava lì. Come minimo, erano
passate sei o sette ore, avevano camminato in lungo e in largo,
tracce di spade non ne avevano trovate, antri in cui poteva trovarsi
non ne avevano visti e ormai Corvina non desiderava altro che uscire.
Lo stomaco brontolava, i suoi piedi erano a pezzi, di energie non
aveva recuperate poi così tante a causa della camminata priva
di soste, volare gli dava un sollievo troppo breve per concedere
tregua ai piedi e le braccia nascoste dentro la mantella erano
incrociate, le mani ferme sulle braccia nel tentativo di racimolare
calore. Non si aspettava certo un freddo così penetrante in
quella dannata caverna, o forse finora non se ne era accorta perché
troppo presa dalla missione. Ormai fame e stanchezza l'avevano
stremata quanto bastava per farle pesare pure il freddo e, davvero,
ora l'ossigeno la preoccupava. Quante ore si poteva resistere lì
dentro con fame, stanchezza, freddo e ossigeno probabilmente scarso?
Senza contare che nessuno dei due sapeva più quale strada
prendere.
L'improvviso tremare della terra sotto
i loro piedi, fece sussultare sia Corvina che Red x. Le pareti
tremavano, preoccupanti scricchiolii preannunciavano il formarsi di
crepe sempre più grandi sulle pareti della caverna e il
lontano eco di rimbombi e spari giunse alle loro orecchie. Che
diavolo stava succedendo?! In un gesto involontario e istintivo,
fatto senza pensare, i due si scambiarono uno sguardo eloquente
malgrado il cappuccio di una e la maschera dell'altro.
E ora che facciamo?
Ironico. Non si erano più
parlati dopo quella sorta di discussione sulla tuta di Corvina, erano
nemici e nonostante tutto si erano appena scambiati un'occhiata di
preoccupazione mista a intesa, sintonia. Come se fossero un'unica
squadra, abituati a “lavorare” insieme da tempo. Non era
così che doveva essere. C'era qualcosa di sbagliato in tutto
quello, Corvina lo sapeva, ma... perché le veniva spontaneo
ignorare quel qualcosa? Perché non sentiva i sensi di colpa
che invece si aspettava? Perché non si preoccupava
dell'immediata sintonia estranea che si stava creando fra lei e
Rosso? Perché si sentiva così tranquilla, rilassata...
così...
...così bene.
Tutte quelle ore passate da sola con
lui nella caverna le avevano fatto male, non c'era dubbio.
-Attenta!-
Corvina non se ne era neanche accorta.
Non si era accorta dei rumori sempre più inquietanti, sempre
più forti e sempre più pericolosi; non si era accorta
delle crepe così larghe e vistose, non si era accorta delle
pareti che stavano cedendo. La parete che formava il soffitto di
quella caverna crollò, i grossi massi l'avrebbero sicuramente
schiacciata e uccisa, se solo Red x non si fosse buttato su di lei
tirandola via da morte certa.
Si sentiva fiacca, dolorante per lo
schianto inaspettato contro il suolo, ma per lo meno era viva. Cercò
di rialzarsi facendo leva sui gomiti, ma non andò poi così
distante: subito sopra di lei vi era Rosso, intento a osservarla, le
sue ginocchia che le chiudevano i fianchi. Non c'era nessun contatto
fisico, solo fin troppa vicinanza, eppure Corvina poteva sentire il
calore del ragazzo sui fianchi a causa di quelle maledette ginocchia
e si odiò per quel pensiero, ma non riusciva a separarsi da
quel calore. Non che ci fosse da stupirsi, infreddolita com'era.
Non credeva che tutte quelle ore sola
con Red x avrebbero potuto causarle un simile tormento, ma non c'era
altra spiegazione a quest'ultimo. E se il freddo che sentiva
giustificava la sua reticenza nel mollare quel minuscolo principio di
calore, non giustificava il suo sentirsi a suo agio. Lei non era mai
a suo agio quando era da sola con persone che non conosceva, le
respingeva, metteva tutta la distanza possibile e immaginabile.
Perché con Rosso non le veniva spontaneo farlo? Perché
non la infastidiva tutto il contatto che aveva avuto con lui? La
propria spalla contro la sua, i pochi centimetri di distanza che li
dividevano nel camminare, quel discorso malizioso, ironico e
saccente, le sue braccia che l'avevano afferrata per poi buttarla a
terra, al sicuro dalla parete crollata.
In fondo, erano così simili: soli e diversi.
Poteva davvero allontanarlo?
Avrebbe davvero potuto impedire che accadesse tutto quello che invece
era successo? Ma più di tutto, lei era davvero disposta a
farlo? Corvina preferì non sapere le risposte. Neanche
sapeva se le aveva già, ma non voleva cercarle perché
in un qualche modo, pur non conoscendole ancora, sapeva di doverne
avere paura. Anzi, ne aveva già e tanta. Forse era perché
le risposte ti danno prese di coscienza, forse perché alla
fine esse non sono mai quelle che ci aspettiamo o che vorremmo... o
forse perché risposte o no, la strega sentiva il suo
atteggiamento diverso dal solito come più prepotente, lo
sentiva a pelle e lo sentiva penetrargli fin nell'anima. Come se
qualcosa in lei urlasse “sto cambiando e niente può
impedirlo”. Cambiare, in effetti, le faceva paura ma non se ne
era mai preoccupata perché neanche credeva di poterlo fare.
Sentire i rumori di Red x che si
alzava in piedi scrollandosi la tuta, la ridestò dai suoi
pensieri tormentati. Era meglio non pensarci più, almeno per
il momento. Prima doveva uscire di lì, ritrovare i Titans,
tornare a casa e... ringraziare il ladro. Gli aveva appena salvato la
vita, un grazie glielo doveva. Senza curarsi della mantella sporca e
aperta, si rialzò in piedi per poi mordersi il labbro nel
tentativo di non far tremare né quello, né la sua voce.
-Grazie.-
-Mh?-
-Sarei rimasta schiacciata dai
massi e probabilmente pure morta, se tu non mi avessi spinta via.-
-Non ringraziarmi, ho solo colto
la palla al balzo per sdebitarmi dell'ultima volta.-
-Sono comunque il tuo nemico,
avresti potuto lasciarmi lì e non l'hai fatto, quindi grazie.-
-Sono un ladro, non un cinico
bastardo e ora usciamo: sono stufo di questa grotta.-
Nonostante le parole fredde e la
discussione sbrigativa, Corvina dovette reprimere un piccolo sorriso:
il tono di Red x era stato caldo e sincero, come se lui proprio non
avesse potuto in nessun modo lasciarla dov'era e questo era strano,
ma bello. Anzi, tutto era strano: la voce di Rosso, il suo gesto, la
scusa con cui aveva cercato di freddare i suoi ringraziamenti, il
sorriso che lottava per pronunciarsi sulla bocca della strega e anche
il fatto che lei si sentiva bene. Non agitata per il contatto fisico,
non in allerta, non in ansia, non severa verso Red x... non sentiva
neanche il peso da Titan, quello che solitamente le diceva “non
fidarti, ricordati che lui è il nemico”. E, di questo se
ne rendeva conto solo ora, non sentiva il peso della solitudine. Non
l'aveva mai sentito dacché era stata fianco a fianco con il
ladro, era stata così bene che manco se ne era accorta. Ed era
sorpresa e pure felice del gesto che lui aveva fatto. Si sentiva
semplicemente bene come non lo era da tempo.
-Ah, ancora una cosa: senza
cappuccio stai molto meglio.-
Le guance di Corvina si tinsero
di un rosso acceso e questa volta la strega non poté
nasconderlo nell'ombra del cappuccio. Si tastò in fretta la
testa, sentendo non più il tessuto rassicurante del suo
cappuccio, ma i suoi capelli e in quel momento desiderò
sparire. Nessuno all'infuori dei Titans l'aveva mai vista a volto
scoperto e questo era troppo, non poteva reggere anche questo. Con
uno scatto, riportò sul suo viso il cappuccio e se da un lato
si sentì al sicuro, dall'altro si sentì sciocca. Ormai
era stata vista, era tardi per coprirsi e malgrado Red x non la stava
più guardando dal un bel pezzo, lei continuava a sentirsi i
suoi occhi addosso. Istintivamente, richiuse anche la mantella e
abbassò il capo, pregando di trovare in fretta l'uscita.
-Corvina!-
Quando rivide i Titans, quando
Stella si precipitò da lei soffocandola in un abbraccio e
quando anche gli altri le si avvicinarono, la giovane strega non
sapeva bene cosa provava. Felicità per aver ritrovati i suoi
amici, sollievo per essere uscita dalla caverna... e poi si sentiva
strana. Come se uscendo da lì avesse interrotto qualcosa di
importante.
-Visto? Il mio cannone speciale
non fallisce mai!-
-Avresti potuto far crollare
l'intera caverna, Cyborg!-
-Ma non è successo, anzi,
abbiamo ritrovato Corvina!-
Mentre Stella le urlava nelle
orecchie quanto erano stati in pensiero e la soffocava con le sue
braccia, Cyborg e Bibi che parlavano del discutibile stratagemma del
primo per ritrovarla che spiegava l'improvviso crollo di un'altra
parete, Corvina si sentì a casa. Un po' aveva avuto il timore
di non rivederli, ma sapeva che era un timore sciocco: avrebbero
distrutto l'intera caverna pur di tirarla fuori da lì, perché
era una Titans anche lei e perché era loro amica. Diversa, con
i suoi difetti e i suoi dettagli incomprensibili, ma pur sempre loro
amica e Corvina non poteva essere più felice di così.
Anche col peso della solitudine sullo stomaco, anche sapendo che loro
non potevano capirla fino in fondo: era felice e basta.
-L'importante è che adesso
sei di nuovo con noi.-
Il sorriso di Robin e le sue
parole sincere quanto confortanti, si unirono ai volti sorridenti di
Cyborg, Bibi e Stella e davvero, Corvina non avrebbe potuto volere
niente di più. Eppure, mentre il momento serio passava e Robin
cercava dolcemente di convincere Stella a smettere di soffocarla e
mentre Cyborg e Bibi si erano inoltrati in una discussione animata,
la giovane strega non poté fare a meno di portare i suoi occhi
violetti all'insù alla ricerca di qualcosa. Non sapeva cosa né
il perché lo stava facendo, ma guardò il boschetto che
circondava quella caverna e in cui era ben nascosta per giunta.
Sul ramo più alto di un
albero non troppo distante, vide Red x. In piedi, con una mano
poggiata sul tronco principale e il mento alzato, sembrava osservarla
e Corvina, assieme alla felicità del momento, sentì
agitarsi impetuose dentro di lei le stesse sensazioni provate fino a
poco fa. Quelle sensazioni continuarono a mischiarsi con la sua
gioia, anche quando il ladro voltò le spalle e fuggì
veloce, saltando di albero in albero, fino a sparire dalla sua vista.
Corvina non avrebbe mai
dimenticato quelle ore nella caverna. Non avrebbe mai dimenticato le
sensazioni provate, i pensieri con cui si era ritrovata a fare i
conti, il minimo contatto fisico avuto, le parole che si erano
scambiati, gli sguardi, i toni ironici, maliziosi, caldi, sicuri e
sinceri, il gesto di quel ladro così diverso da chiunque
Corvina avesse mai conosciuto... ma al tempo stesso così
simile a lei.
-Senza cappuccio stai molto meglio.-
Uscendo da quella caverna non aveva
interrotto proprio nulla. Non sapeva se si era effettivamente creato
qualcosa, ne dubitava e probabilmente era solo suggestione ma... se
qualcosa si era creato, di certo non si era interrotto. Era rimasto,
si era insediato e pareva intenzionato a mettere radici fisse. E a
Corvina non dispiaceva poi così tanto.
Angolino
Eustassiano_
E puff, rieccomi qua! Speravo di
aggiornare prima, ma nisba, ancora una volta la mia mania di lavorare
sui capitoli fino a esserne soddisfatta al duecento per cento ha
colpito ancora. Tanto che avevo il capitolo pronto l'altro ieri ma
rileggendolo mi ha fatto schifo e l'ho cancellato, ripartendo da
zero. Impazzisco per il risultato. Prima che io deliri, ve lo dico
subito perché non so contenere la mia mania neanche nel mio
angolino Eustassiano (pace e amore <3): il legame che SI,
si è creato davvero fra Corvina e Red x, non è amore (a
quello ci arriveremo, non temete!). Semplicemente c'è
sintonia, interesse ed entrambi hanno fiutato la grande somiglianza
che c'è fra i due. Stop. Lo preciso solo per non confondervi
le idee, cosa che purtroppo a volte mi riesce bene, tanto sono
impedita nello spiegarmi -_- Ma possiamo parlare dei commenti di
Rosso sulla tuta di Corvina, per piacere? °modalità
fangirl: ON° Cioè, oddio, sono morta mentre lo scrivevo xD
Perché dai, diciamocelo, Corvina praticamente va in giro con
un body attillato. Ci tengo a ribadire che io amo tantissimo Corvina,
è il mio pg preferito di TT da sempre, ma... veramente,
nessuno dice nulla per i costumi che a volte hanno gli eroi? Ecco,
per una volta qualcuno doveva dire/fare qualcosa e se quel qualcuno è
Rosso io fangirlo ancora di più e ciaone. ...Vi prego,
ditemi che non sono l'unica a essere rimasta stesa da quel “è
una terza quella che vedo?”. Io amo quei due, è
ufficiale, basta, ciao, è stato bellissimo. E nulla, un
capitolo in cui le cose cominciano a cambiare ci voleva, ma ce ne
voleva anche uno un po' leggero: nel primo Corvina è la
depressione fatta a persona, nel secondo Rosso si becca 'na
coltellata così a random... almeno qui un minimo di leggerezza
ci voleva u.u E questo capitolo cita il precedente perché
non mi piaceva come l'avevo mozzato. Insomma, mancava la faccenda
della caverna! Ah, a proposito, la leggenda sulla Honjo Masamune è
“autentica”: non me la sono inventata di sana pianta,
l'ho trovato su internet. Ovviamente io ne ho parlato in modo tale da
far capire il perché facesse gola a Red x, quindi un po' me la
sono rigirata la leggenda, ma di fatto quella spada è
veramente stata definita nel 1939 come tesoro nazionale, è
davvero dispersa da secoli e vale davvero un botto, ma il suo valore
è letteralmente inestimabile. Quindi nulla, questa è
ufficialmente una one-shot, io sono impedita con le flashfic e anche
per oggi ho detto tutto. Credo. Grazie per aver letto fin qui, spero
che il capitolo vi sia piaciuto per qualunque cosa (domande, dubbi o
che so io) sono nell'angolo recensioni e noi ci sentiamo alla
prossima! <3 Kiss and Bye
Eustass_Sara
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. ***
Capitolo 4.
Il silenzio totale e avvolgente
riempiva le quattro mura. Tutto era fermo, immobile, come se il tempo
non scorresse e lei era lì, al centro della sua stanza con le
gambe incrociate e sospesa da terra. Non un solo alito di vento le
smuoveva i capelli o la mantella, facendola sembrare una bambola
sospesa nel vuoto grazie a chissà quale trucco. Una calma
assoluta regnava con ancora più prepotenza in lei.
Era tutto buio, silenzioso, sospeso...
non poteva sentire, percepire, respirare, toccare, parlare. Lì
non c'erano suoni, odori o tracce di vita: era sola, completamente.
Persa in un limbo astratto fatto di puro nulla, l'unica cosa che
poteva sentire era il freddo di quel luogo. Un freddo del tutto
incapace di raggiungerla, protetta com'era da un calore unico,
insistente. I suoi poteri. Come una specie di tornado, vorticavano
attorno a lei in un tentativo di protezione e possessione al tempo
stesso.
Lei apparteneva a loro come loro a lei.
Le sue gambe erano stese, lei in piedi
nel vuoto, le braccia abbandonate lungo i fianchi e la testa
reclinata all'indietro. Ogni tanto quel fiume di potere che la
avvolgeva, le sfiorava una mano, cercava un contatto che lei non
poteva e non voleva rifiutare. Privata della propria volontà,
rimaneva lì mezza nascosta da quel vortice nero, le palpebre
abbassate e il respiro così delicato da sembrare inesistente.
Non sentiva nemmeno il proprio battito cardiaco, malgrado il silenzio
completo, ma vi era abituata.
Quel luogo era pace, serenità,
calma. Ciò che lei bramava, ciò di cui aveva più
bisogno. Nonostante le mancasse la volontà e i suoi sensi
fossero inutili, quel luogo era perfetto così com'era: le dava
un contatto stretto e ravvicinato con la sua magia, la poteva
sentire, la poteva toccare. Non era del tutto cosciente, se avesse
teso una mano o mosso la testa non se ne sarebbe neanche accorta
tanto era profondo il suo limbo, ma sapeva e tanto bastava.
Erano solo lei e la sua metà
demoniaca, il suo sangue maledetto. I suoi poteri indomiti,
prepotenti e oscuri. Quei poteri che nonostante fossero il mal puro,
la proteggevano, ubbidivano al suo volere e in quel limbo la
accerchiavano senza pressarla, senza mai lasciarla. Era un legame
snaturato, anomalo, ma saldo e forte al punto tale che solo pochi
stregoni e streghe potevano vantarne uno simile; niente avrebbe
potuto spezzare quel legame. Solo il pensiero, strappava il fiato a
lei e incattiviva i suoi poteri, semplicemente perché erano
una cosa sola.
Non si accorse nemmeno di aver rialzato
il capo: lo aveva riportato in avanti con movimenti lenti, più
simili a quelli di una persona in trance o sotto ipnosi.
-Corvina!-
Infine, la pace si ruppe. Confusa,
spaventata e incredula, aprì gli occhi lentamente senza vedere
nulla. Continuava a sentire quel fiume di magia attorno a sé,
lo sentiva vorticare più veloce, con più rabbia; lampi
bianchi scattavano senza preavviso, il cerchio si strinse
maggiormente a lei, proteggendola da eventuali minacce e rimarcando
la possessione. I suoi poteri, come sempre, non l'avrebbero lasciata
riemergere tanto facilmente e volta dopo volta, per lei diventava
sempre più difficile staccarsi da quel limbo. Ma i suoi
occhi erano vigili, aperti: era certa di non essersi sbagliata, aveva
sentito un eco, una voce lontana e vicina al tempo stesso.
Com'era possibile? Che qualcuno stesse
disturbando la sua meditazione?
-Corvina!-
Per l'appunto, non si era sbagliata:
quella voce la stava chiamando da chissà dove e il cuore le si
strinse. Malgrado fosse solo lei in mero spirito con i suoi poteri,
era in grado di percepire ogni sensazione ed emozione come se fosse
nel suo corpo fatto di carne e ossa. La stretta al cuore aumentò,
sentendo distintamente quella voce ancora e ancora, mentre i suoi
poteri si agitavano furiosi per l'intrusione, spaventati all'idea di
spezzare così bruscamente il contatto, contrari a quella
separazione prematura. Poco importava il fatto che lei sarebbe
tornata ancora, sempre e comunque: in quel momento stava per spezzare
il contatto, qualcuno stava cercando di trascinarla fuori dalla sua
meditazione e Corvina non poteva fare niente per impedirlo. La sua
concentrazione calava sempre più e senza quella, l'ascesa nel
limbo cessava.
-Corvina!-
Sussultò. E tutto accadde troppo
in fretta: il vortice nero che diveniva alto, prepotente, si spezzò
e la accerchiò non più come un fiume ma come fuoco allo
stato puro. Le sue mani tremarono, gli occhi sgranati, la bocca
aperta in un rantolo muto; un'immagine, un volto, la voce sempre più
forte che urlava il suo nome ancora.
E ancora.
Ancora.
Ancora.
-Corvina, svegliati!-
La giovane strega perse l'equilibrio e
cadde. La testa le girava fino a causarle la nausea, tanto era stato
brusco il distacco avvenuto fra lei e i suoi poteri. Non ebbe
neanche il tempo di riprendersi che i suoi occhi misero a fuoco le
figure dei suoi amici, i Titans, intenti a osservarla con espressioni
che spaziavano fra il preoccupato e l'allarmato.
-C..cosa..?-
-Non c'è tempo, sbrigati!
L'allarme Titan sta suonando!-
...Era ripiombata nel mondo reale. Si
rialzò, cercando di tenere ferme le gambe e seguì gli
altri, per niente pronta a uno scontro. Era sconvolta, provata dal
brusco risveglio e necessitava di ripristinare il suo equilibrio, ma
non aveva tempo. In fondo era una Titan, il suo dovere era
intervenire in caso di attività criminale e non poteva certo
sottrarsi per avere un po' di riposo.
Ma il volto visto nel limbo non
l'avrebbe mai scordato. Fra le fiamme e la voce che la richiama con
prepotenza, Corvina l'aveva visto perfettamente: una maschera bianca
segnata da una x rossa indelebile e due occhi. Occhi che non poteva
distinguere né di forma né di colore a causa della
maschera, ma comunque occhi. Occhi che la scavano dentro, che la
fissavano come se quelle fiamme non ci fossero. Occhi che conosceva
bene, malgrado non li avesse mai visti concretamente. Gli occhi di
Red x.
Angolino
Eustassiano_
Tadaaaaaaan! Ho scritto una flash,
yuppy! Ce l'ho fatta! Questo capitolo mi frullava in testa da un bel
po' e lo riscritto e rivisto qualcosa come sette milioni di volte,
pur di rendere bene l'idea e spero di esserci riuscita (ed è
solo il maledetto quarto capitolo, pensate te che roba!). Spigherò
in breve la mia idea: Corvina che medita. Sostanzialmente, ho messo
la sua meditazione su un piano di accurato e profondo, cercando di
spiegare come si sente lei a mio modesto parere ogni volta che
medita. Piomba in uno stato catatonico che richiede tutta la sua
concentrazione, portandola quindi a isolarsi dal mondo stesso; in
questo stato catatonico, l'unica cosa che è lei è una
sorta di spirito e l'unica cosa che possiede sono i suoi poteri,
“vivendo” in prima persona il legame che ha con essi e
che le permette di gestirli con tanta destrezza. Logicamente se
Corvina viene disturbata e la sua concentrazione viene meno, la
meditazione si interrompe, un po' come si è visto nel
cartone. Beh, riportare le scene del cartone su scritto non è
facile, specie se poi si cerca di personalizzare un pelino il tutto
^^'''' Per cui niente, spero di aver reso bene l'idea. Per il
resto, qui non c'è un contatto diretto con Red x, Corvina ha
mescolato la voce che sentiva dal proprio stato catatonico con una
sorta di suo ricordo: insomma, è stata disturbata nella
meditazione, lentamente stava tornando nel mondo reale e il tutto
stato così brusco che le sue emozioni/sentimenti le hanno
fatto vedere Red x direttamente nel suo stato catatonico. Limbo, se
preferite. Perché proprio Red x? Beh no, dai, questo non
necessita di spiegazioni. Comunque sia, questo capitolo che può
apparire come scialbo, è più che altro di passaggio ed
incisivo, a suo modo. Prometto che dal prossimo capitolo, i nostri
due piccioni torneranno insieme. Si, piccioni, non piccioncini. Vi
risparmio il ragionamento molto stupido che ho partorito per
uscirmene con “piccioni” xD Ok, anche per stasera ho
più che straparlato e sto morendo di sonno, per cui vi
saluto. Grazie per aver letto, per avermi sopportato (cavoli se ne
avete di pazienza!) e alla prossima! Kiss and Bye
Eustass_Sara
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5. ***
Capitolo 5.
Non era mistero che Corvina amasse la calma e la solitudine. Lo era invece ciò che faceva molto spesso di notte, quando tutti i Titans dormivano ignari nei loro letti.
A volte riusciva a prendere sonno anche lei e si abbandonava fra le braccia di Morfeo, ma la maggior parte delle notti ne approfittava per svignarsela di nascosto e uscire dalla T-Tower. Quelle sue fughe notturne non le aveva mai confessate a nessuno, né era mai stata scoperta, anche se in fondo non erano un segreto scabroso: erano semplici fughe che faceva per respirare l'aria fredda della notte, sentirla sul viso e godersi una pace assoluta che di giorno non poteva avere. Poi comunque tornava sempre a casa, dai suoi amici, al fiorire dell'alba; si infilava nel letto, riposava gli occhi e attendeva che la sua piccola sveglia suonasse, annunciandole che era ora di vivere il nuovo giorno esattamente come gli altri. Niente rimorsi, niente sensi di colpa. Era semplice e calmo, come piaceva a lei.
Ma quella notte, qualcosa andò storto.
Come tutte le altre, Corvina aveva volato con calma fino a raggiungere il tetto di una fabbrica abbandonata. Si trovava nella zona portuale, distante dal vai e vieni di lavoratori e pescatori, ma comunque vicina al mare di cui poteva sentire il profumo salato. Probabilmente era quello che la attirava tanto: il mare con il suo profumo, senza ritrovarsi col naso impregnato dei fumi tipici delle fabbriche attive e inoltre godeva di una bella vista. Era così abituata al buio più profondo che per lei, quello della notte, era leggero e impercettibile, ci vedeva perfettamente trovando perfino le acque del mare più belle e lucenti di quando lo erano di giorno.
Chissà, forse non era l'unica a pensarla così o forse c'erano altre ragioni, ma quella notte Corvina non era sola su quel tetto. La cosa peggiore non era apprendere chi altro c'era, ma l'averlo fatto troppo tardi: Red x.
Era rannicchiato in un angolo, vicino al cornicione del tetto con le gambe piegate e i gomiti mollemente appoggiati sulle ginocchia; col suo costume nero, era così simile alla notte da mescolarcisi perfettamente. Sembrava assorto, col volto rivolto dritto davanti a sé e per un attimo Corvina, dalla parte opposta del tetto rispetto al ladro, si illuse di non essere stata vista o sentita. Sospirò, non rilasciando nessun fiato in verità e continuando a stare in allerta, pronta a un eventuale combattimento; guardinga, si sedette comunque sul tetto lasciando che le gambe penzolassero nel vuoto, la mantella che la copriva parzialmente e le mani saldamente attaccate al cornicione.
-E' inutile che te ne stai lì, ti ho vista.-
Per l'appunto, si era solo illusa come temeva. E pensare che Corvina era di natura placida e discreta: volava alta, atterrava in modo soffice da non farsi sentire e faceva di tutto per mescolarsi con le tenebre, sia per abitudine sia perché odiava avere i riflettori puntati contro, ma con Red x sembrava inutile. Anche se gli era parso assorto, si era accorto di lei come se fosse sempre vigile e cosciente al cento per cento del mondo circostante, attento a ogni cambiamento o sibilo.
Ad ogni modo, Corvina non rispose, né si mosse. Si rifiutò di aprire bocca, di guardarlo, di fare qualunque cosa: lei era lì per sé stessa, non per dare la caccia ai criminali e tanto meno per dare loro corda o per combatterli. Il cappuccio che le oscurava buona parte del viso, le diede più sicurezza e i suoi occhi si fissarono sul mare. Era bello, profondo e di notte aveva un fascino tutto suo, misterioso. Avrebbe potuto passare tutta la notte sempre lì, nella stessa posizione con gli occhi fissi sempre sullo stesso punto, senza annoiarsi o stancarsi, perdendosi piuttosto in pensieri tutti suoi. Sarebbe rimasta lì anche oltre, fino all'alba, a giorno inoltrato, pomeriggio e tramonto anche, se solo poi non avesse scatenato inutili e logoranti preoccupazioni nei suoi amici. Ma in fondo non aveva nemmeno di che rammaricarsi: quella non era l'ultima notte del mondo e il mare non si sarebbe prosciugato nel giro di due minuti, avrebbe avuto altre occasioni per vederlo e per perdersi in esso.
-Detesto essere ignorato.-
Corvina sussultò quasi con violenza e se non fosse stato per l'assoluto equilibrio sia mentale che fisico, sarebbe volata giù da quel tetto come un sacco di patate. Quando accidenti gli si era avvicinato Red x?! Perché l'aveva fatto?!
-Cosa vuoi?!-
-Di certo non combattere, quindi rilassati.-
-Con te affianco? Non farmi ridere.-
-Oh, quindi la mia presenza ti innervosisce. Mi sento lusingato.-
-Non intendevo in quel...! Lasciamo perdere.-
Corvina dovette fare violenza sui suoi nervi tesi all'invero simile pur di non cedere alla tentazione di scagliare i peggior colpi contro Red x, che sghignazzava beato, sedendosi sfacciatamente al suo fianco. Lo fece con movenze naturali, semplici, come se fosse normale per loro due sedersi vicini e a darsi botta e risposta. Ma no, non era normale, e non doveva diventarlo. Non che potesse accadere, ovviamente.
-Te lo chiedo per l'ultima volta: cosa vuoi?-
-Hai interrotto la mia solitudine, quindi non vedo perché tu debba goderti la tua.-
-Sul serio, Rosso?-
-Sul serio.-
Il tono saccente e scettico di Corvina si scontrò con quello arrogante e risoluto di Red x che aveva assunto la stessa posizione che aveva in quell'angolo remoto del tetto, ma stavolta la sua testa era rivolta verso di lei, i suoi occhi la fissavano da dietro quella maschera e la giovane strega odiò quest'ultima con tutte le sue forze. Non potergli vedere gli occhi era frustrante, non poteva ipotizzare a cosa stesse pensando, né tentare di prevedere una sua qualunque mossa: era svantaggiata in quanto il suo cappuccio non nascondeva poi molto i suoi occhi. Anzi non lo faceva per niente.
Cercò di ignorarlo e, davvero, fu una delle cose più difficili che Corvina dovette fare: gli occhi del ladro erano insistenti, un mistero per lei che non poteva vederli e pressanti, come se stessero spingendola a fare o dire una qualunque cosa. Era assurdo, semplicemente assurdo, perché in fondo Red x non poteva volere niente da lei, entrambi erano di due mondi diversi, in tutti i sensi, e non c'era mai stato nessun tipo di interesse fra i due. Nemmeno il classico di nemici giurati, niente di niente. E quella loro vicinanza sembrava forzata, come se qualcuno cercasse di incastrare a forza due pezzi di un puzzle fra loro; due pezzi che, chiaramente, non combaciavano e mai l'avrebbero fatto, ciascuno appartenente a un suo puzzle.
Ma nonostante Corvina fosse convinta di questo pensiero, quella notte la passò su quel tetto a pochi centimetri da Red x. Centimetri che forse erano millimetri, non lo sapeva con certezza e non voleva saperlo; voleva solo il silenzio e che tutto restasse com'era. Con lei che guardava il mare, seduta sul cornicione con le gambe a penzolare nel vuoto e il silenzio ad avvolgerla meglio di come faceva la sua mantella. Curiosamente, Rosso parve rispettare e perfino condividere quel suo desiderio: per tutta la notte restante smise fissarla, concentrò il suo sguardo sulla distesa d'acqua salata e stette in silenzio. Un silenzio piacevole, che non dava imbarazzo né metteva tensione: era leggero, lo si poteva quasi respirare col sorriso sulle labbra ed era perfetto.
Dopo quella notte, ce ne furono altre, ognuna uguale alla prima.
A giorni non stabiliti, del tutto casuali, la giovane strega volava nel cielo scuro e raggiungeva il solito tetto della fabbrica abbandonata. Vi arrivava, trovava già Red x seduto affianco al suo posto che lei, immancabilmente, occupava senza porsi troppi pensieri. Non era certo normale condividere le notti in bianco con uno sconosciuto, men che meno con un ladro, ma erano tutte frasi vecchie che Corvina ormai si rifiutava in automatico di ascoltare o darvi peso.
Per qualche ragione il suo senso di allerta, notte dopo notte, andava ad affievolirsi sempre più quando si parlava di Rosso. Sarà perché ormai stava faticosamente accettando l'idea che lui invadesse con tanta sfacciataggine i suo spazi, anche solo con la conclusione di starsene poi zitto, abituando però lei ad avere sempre più contatto non necessariamente fisico. Sarà perché in fondo Corvina non era stupida e volta dopo volta, si rendeva perfettamente conto della somiglianza che c'era fra loro due. Una somiglianza pressante che aleggiava nell'aria, si imponeva fra loro due: impossibile da ignorare e impossibile da non notare.
Forse era questo ad aumentare l'agio della ragazza: quella somiglianza. Quell'essere entrambi così silenziosi, misteriosi... diversi. Per la prima volta, Corvina sentiva davvero di aver trovato qualcuno di diverso proprio come lei, il che a mente fredda le pareva illogico: insomma, lei era in crude parole un alieno, veniva da Azarath, possedeva una magia oscura e aveva condotto una vita tutt'altro che rosea come invece lo erano le vite di certe ragazzine terrestri in confronto alla sua. Red x era un umano: non aveva poteri, non era nato con maledizioni o profezie a gravargli le spalle e di certo non aveva un demone per padre o a quest'ora Corvina l'avrebbe già scoperto grazie alla magia demoniaca che le scorreva nelle vene. Se non aveva o non aveva avuto niente di tutto ciò, perché scegliere la vita da ladro? Perché Rosso le sembrava così diverso?
-Io non vi capisco.-
-Mh?-
Ormai quelle notti che avvenivano, erano tre a settimana e di settimane ne erano già passate cinque, per cui Corvina non si stupì di essere riuscita a dire qualcosa di civile senza minacce di fondo proprio a Red x. Di solito era sarcastica, minacciosa e aggressiva coi criminali, si difendeva con tutto ciò che aveva, anche con le poche parole malevole che si sentiva di dire sul momento. Che poi non erano di chissà quale malvagità le sue parole, lasciavano solo trapelare ostilità allo stato puro. In fondo lei non era cattiva.
-Non capisco perché scegliete di fare del male, voi criminali. E non capisco perché tu sei... così.-
-Sono indeciso se offendermi o se sentirmi lusingato, giuro.-
Corvina sbuffò irritata e frustrata. Ok, stava parlando in maniera sincera e civile, ma stava facendo un'immensa fatica a cavarsi quelle parole di bocca. Possibile che Red x non lo capisse? Eppure lo ricordava molto più arguto e intelligente di così. Ma forse avrebbe dovuto chiedersi il perché si stava forzando di parlare, il perché volesse esprimere i suoi dubbi... il perché stesse parlando di un argomento che si era sempre tenuta per sé e invece spiattellava proprio al nemico. Avrebbe davvero dovuto chiedersi tutti quei perché, forse l'avrebbero fermata dal dire o fare stupidaggini. Ma non lo fece.
-Non cerchi di conquistare il mondo, ti limiti a rubare e io non ti capisco. Non ha senso.-
-Non ne ha nemmeno voler conquistare questo mondo.-
Corvina aggrottò le sopracciglia, non vista grazie al cappuccio. Non che lei sostenesse coloro che meditavano di conquistare la Terra, anzi li combatteva senza nemmeno doverci pensare, ma le parole di Rosso erano suonate... sprezzanti. Come se non ne valesse la pena di conquistare quel pianeta e, qualunque fosse la ragione dietro le sue parole, era comunque il primo a pronunciarle. Ironia della sorte, Rosso possedeva una fine e acuta mente criminale, il che lo rendeva temibile a tutti gli effetti.
Nonostante le notti condivise su quel tetto in silenzio, Red x non aveva mai smesso di pianificare, attaccare e scontrarsi coi Teen Titans e ogni volta sembrava che le notti non ci fossero. Certo, in campo e nel bel mezzo della battaglia, Corvina è la prima a non pensare a quanto si trovava bene sotto quel cielo scuro assieme a quel ragazzo, ma non era certo quello il punto. Il punto era che lei si stava abituando, seppur con fatica, a quelle notti e le trovava piacevoli, in un certo senso. Per quanto fossero sbagliate, avere la compagnia di quel ragazzo stava diventando assurdamente naturale e bello. Doversi rendere conto che nonostante quelle notti, lei Red x non lo conosceva per niente era come sbattere contro un muro: improvviso e doloroso.
Ma cosa si aspettava, in fondo? Di poterlo conoscere semplicemente stando lì a fissare in silenzio il mare? Beh, non era così che funzionava e purtroppo Corvina se ne era momentaneamente scordata. Così come si era scordata che lei non doveva essere lì, che non doveva fare conoscenza con Red x. Che Red x era un ladro.
Velocemente si mise in piedi sul cornicione e scrollò la mantella, pulendola in fretta e furia, desiderando solo di tornarsene a casa. Fece per librarsi in volo, ma una mano la trattenne per il polso e quel contatto gli bastò per paralizzarla da capo a piedi. Nessuno dei due prima d'ora aveva azzardato un vero contatto fisico, come se fosse una sorta di regola non scritta che avevano tacitamente accordato entrambi. Nervosa, Corvina si mordicchiò l'interno guancia in attesa, neanche lei sapeva di cosa.
-Non mi sorprende che non capisci le mie parole, ma per farlo dovresti aver vissuto questa vita e credimi, te lo sconsiglio. Anche se sono un ladro, anche se sono il nemico: credimi.-
A Corvina mancò il fiato di colpo, come se all'improvviso le fosse stato rubato e non era una bella sensazione. In quelle parole dette con distanza, freddezza e calma, la giovane strega aveva letto fra le righe e avrebbe preferito non farlo. Perché con “questa vita”, sospettava che Rosso intendesse “la mia vita”. Perché sospettava che quel ladro, in realtà, avesse capito qualcosa di troppo sul suo conto.
La presa sul suo polso si fece più dolce. Con la coda dell'occhio, Corvina guardò Rosso che non mollava la stretta mentre saliva anche lui in piedi sullo spesso cornicione. Teneva le spalle dritte, era rilassato e a suo agio come sempre, perfino mentre era a un passo dalla morte. Come diavolo facesse lo sapeva solo lui. Non temeva neanche lontanamente la morte? Non aveva paura nel sapere che sarebbe bastato sbilanciarsi e perdere la presa sull'unica persona che poteva salvarlo? Bastava davvero troppo poco, abbastanza dal toglierle la voglia di continuare a stare lì su quel maledetto cornicione ma Rosso non si muoveva: respirava piano mentre fissava di sotto le stradine della zona portuale che da lassù sembrava piccola.
In uno scatto, poi, rialzò la testa e puntò i suoi occhi su di lei, come se i pensieri da cui era stato preso fino a quel momento avessero trovato un punto.
-L'ho capito che non appartieni a questo mondo.-
La sua mano tremò mentre il polso era ancora fra le dita di Red x. Quella mano guantata che continuava a tenere la presa con sicurezza, il suo tono caldo che lasciava intendere un sorriso dietro la maschera e quelle parole così vere che non chiedevano niente, portarono Corvina a deglutire. Forse era spaventata, agitata, emozionata o confusa: non lo sapeva. Sapeva solo che troppe emozioni si stavano mescolando in lei tutte in una volta e non ci era abituata. Nemmeno i suoi amici avevano il potere di farla sentire così e se questo era un buono o cattivo segno, la giovane strega non era più in grado di stabilirlo. Era completamente destabilizzata.
-Da... da cosa l'hai capito?-
-Dal fatto che sei diversa, come me.-
A quel punto Corvina ne era certa: Rosso stava sentendo il suo tremore fattosi più prepotente, ma stava sorvolando, preferendo non farglielo presente né a parole né a gesti e di questo gli fu grata. Per il resto, la strega non poté fare nulla per il cuore improvvisamente attivo che batteva troppo forte, né per i muscoli rigidi o per l'aspettativa che si stava insinuando serpentina in lei.
-Se ora lasciassi il tuo polso e scendessi, torneremmo alla vita di tutti i giorni.-
E finalmente, Corvina riacquistò il fiato. Guardò di sotto, perfettamente conscia degli occhi di Rosso su di sé fissò lo sguardo sul cemento così distante del porto. Ecco a cosa pensava il ragazzo vicino a lei: non pensava alla morte o al pericolo che correva, non pensava a follie o a strani piani che solo lui avrebbe potuto ideare e poi attuare. Pensava a un dato di fatto che si era verificato sempre alla fine di ogni notte che avevano trascorso su quel tetto e glielo aveva fatto presente come se quella notte più che mai fosse importante farlo. Ma quel dato di fatto era diventato errato e Corvina era sicura che anche lui se ne era reso conto.
-Non del tutto.-
-E sei sicura, Corvina? Sei sicura di volerlo?-
In un'altra occasione la strega si sarebbe sorpresa di sentire il proprio nome uscire dalla bocca di Rosso, che mai aveva fatto altrettanto con gli altri Titans. Ma quella notte non si sorprese più, tante ne aveva sentite tutte in una volta. Erano tante sensazioni ed emozioni, doveva analizzarle con calma una per una, separatamente e fare ordine in sé stessa. Con determinazione, soppresse il tormento emotivo che sentiva per poi fissare Red x apertamente mentre la mano libera abbassava il cappuccio che l'aveva nascosta nel bene e nel male fino a quel momento. Probabilmente il più sicuro dei due, in quel momento era proprio Rosso che teneva la sua maschera sul viso o forse era lei a essere più sicura, considerato quanto si sentisse determinata in quel momento.
-Non hai bisogno di una risposta.-
-In effetti no.-
-Tanto per fartelo sapere, odio quando fai il beffardo. E togliti quel sorrisetto che sicuramente hai sulla faccia.-
-Buono a sapersi, mi assicurerò di essere sorridente e beffardo più spesso.-
Ignorò la risata velata di arroganza di Red x, mentre con entrambi le mani si riportò il cappuccio sulla testa. Distrattamente, ascoltò il lieve fruscio del ladro che si allontanava, saltando di appiglio in appiglio con estreme agilità e facilità. Dentro il proprio cappuccio, Corvina nascose anche il suo sorriso piccolo e indecifrabile, ma forse felice. Forse.
O forse l'aria della notte le aveva dato alla testa, chissà.
Angolino Eustassiano_
Bonsoir, fanciulli e fanciulle.~
Ammetto che scrivere questo capitolo è stato particolarmente difficile, già :/ Oh beh, pace, ormai l'ho scritto e ne sono miracolosamente soddisfatta, più o meno... diciamo che mi sono decisa a non rileggere più il capitolo, altrimenti finisco col cancellare ancora qualcosa qua e là e scrivere fino tipo a fare... mezzanotte? L'una? Le due? Natale 2017? Direi che la quarta opzione sia la più probabile, in effetti.
Ho una paura fottuta di essere inciampata nell'OOC. Ditemi voi come vi sembra, io come ho già detto è meglio se non lo guardo più questo capitolo xD
Ma veniamo al dunque: i miei bimbi sono tornati insieme, yeeee!
In questo capitolo ho optato per un avvenimento che si protrae nel tempo, sia per accelerare l'andazzo evitando di allungare stupidamente il brodo, sia perché volevo evitare di fare più capitoli sulla stessa scena di loro due sul tetto insieme. Tetto in cui si avvicinano taaaaaanto tanto, per la mia gioia di RedRae shipper <3
Non sono bellissimi questi due pulcini? Si che lo sono, ow.~
Vi lascio con un pucciosello Rosso che fa l'arrogante beffardo con Corvina e con Corvina tenerella che in un qualche modo cerca ancora, disperatamente e stupidamente, di dare un senso logico alle proprie reazioni ed emozioni. Perché il suo era un bellissimo sorriso felice, toh.
E ora scappo perché ho una fame assurda, quindi grazie per aver letto fin qui, spero che il capitolo vi sia piaciuto (nonostante l'imbarazzante ritardo dovuto a motivi ancora più imbarazzanti) e alla prossima! <3
Kiss and Bye
Eustass_Sara
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Capitolo 6 *** Capitolo 6. ***
Capitolo 6.
-Corvina?-
Il suo nome pronunciato con esitazione e durezza al tempo stesso,
le causò un lungo brivido lungo la schiena. Sapere che a
pronunciarlo in quel modo era stato Robin, la irrigidì da capo
a piedi. Onestamente Corvina era spiazzata da quell'improvvisata:
Robin, il leader dei Teen Titans, aveva appena bussato due colpi alla
sua porta per poi entrare, dire il suo nome e chiudersi la porta
stessa alle spalle, il che era una novità assoluta.
Lo guardò brevemente da sotto il cappuccio: era sospesa nel
vuoto, le gambe incrociate e gli indici e i pollici di entrambe le
mani erano giunti fra loro, segno che stava meditando. La giovane
strega sapeva del suo leader quanto bastava per affermare a occhi
chiusi che doveva esserci sotto qualcosa di grosso o, perlomeno, un
argomento molto serio per spingere il moro a entrare nella sua stanza
senza nessun preavviso in quel modo. La bocca del leader stesa in una
linea piatta e i suoi movimenti lenti che sembravano voler nascondere
tensione allo stato puro, furono una conferma allarmante. Qualcosa
preoccupava Robin, ma cosa? Perché entrare in quel modo nella
sua camera? Quelle quattro mura erano off-limits, se non era Corvina
stessa ad aprire la porta al prossimo, voleva dire nessuno doveva
entrarvi.
Quella stanza era il suo piccolo mondo che aveva il sapore di
Azarath, la sua terra natia. Dolore, paura, sofferenza, sicurezza,
lacrime, calma. Era un rifugio e un inferno al contempo, dove la
giovane strega si abbandonava ai timori e ai pensieri. Ogni cosa che
riempiva quella stanza era un frammento di lei stessa, a cominciare
dai vecchi libri ormai pieni di polvere, fino agli oggetti stregati
che custodiva gelosamente; evitare che i Titans entrassero lì
significava tenerli lontani da quegli oggetti pericolosi, ma anche
lontani da lei stessa. Coi suo tormenti e i suoi poteri, pericolosi
più di quanto i suoi amici fossero disposti a credere, Corvina
non era esattamente una persona da tenere vicino e lei era la prima a
saperlo.
Non erano cose che si potevano spiegare, ma in qualche modo i
Titans avevano capito e rispettato sempre quella sua scelta. C'erano
anche stati alti e bassi, momenti in cui avevano insistito per
strapparla dalla sua camera e dalla solitudine in cui lei si
chiudeva, ma nessuno di loro si era mai azzardato a entrare così,
senza preavviso e permesso. La cosa non le piaceva.
-Devo parlarti.-
Corvina abbandonò le mani in grembo, non osando togliersi
il cappuccio né avvicinarsi a Robin. Rimase seduta nel vuoto
senza spiccicare parola, mentre il leader faceva qualche passo avanti
nella sua stanza senza nessuna remora, timore o ripensamento. La
osservava da dietro la sua maschera, le braccia lasciate lungo i
fianchi e Corvina sospettò che il ragazzo non stesse
stringendo le mani a pugno solo per non darle cenni di nervoso.
Il capo moro di lui si voltò a destra, fissando con finta
insistenza la sua libreria piena di tomi, boccette e strumenti
antichi, probabilmente cercando il modo più civile e
diplomatico di iniziare quella che sembrava una discussione aspra. Se
non fosse perché era Robin e perché aveva un assoluto
rispetto nel suo leader, la giovane strega a quest'ora l'avrebbe già
cacciato dalla sua camera.
-Ultimamente sei strana, Corvina. Più del solito.-
Già l'inizio mise in allerta i suoi sensi e i suoi poteri
si agitarono nervosi nelle sue vene, fluendo rapidi e solleticandole
i polpastrelli delle dita. Con un autocontrollo ferreo, Corvina si
costrinse a reprimere il suo istinto, la sua magia e tutte le
sensazioni conseguite a quella misera frase del leader; non chiuse
neanche gli occhi, come invece avrebbe voluto fare, giusto il tempo
per prendere un profondo respiro. Ad un occhio esterno e ingenuo,
sembrava impassibile e composta. Corvina sperò che, pur
essendo senza ingenuità, nemmeno Robin avesse compreso
qualcosa del suo reale stato.
-Ho solo una domanda da farti e vorrei che tu mi rispondessi
sinceramente. È successo qualcosa con Red x?-
Quella domanda ebbe il potere di congelarla, sia fisicamente che
mentalmente. Come aveva collegato la sua presunta stranezza con Red
x? Perché proprio lui? Di concreto non era mai successo nulla
con quel ladro, su questo Corvina non mentiva e avrebbe potuto dirlo
a voce alta senza paura, ma era innegabile che i suoi pensieri
ultimamente erano molto puntati su Rosso. A cominciare da chi ci
fosse dietro quella maschera, per esempio, fino ad arrivare a
pensieri più illogici visto che erano ladro e Titan: si
chiedeva perché rubava, da quanto e... e pensava alla loro
somiglianza. Si, alla somiglianza che la giovane strega sentiva di
avere con quell'umano, una somiglianza che forse non esisteva, o
forse si, che la ossessionava e che era pericolosa. Una somiglianza
che la attraeva e Corvina ne era conscia.
Se proprio doveva essere sincera, allora doveva confessare non
solo la malsana attrazione priva di sentimento che aveva per quel
ladro, ma anche un qualcosa che lei faceva da un po' di tempo a
questa parte all'insaputa dei suoi amici. O almeno, sperava che
nessuno se ne fosse accorto. Negli ultimi combattimenti contro
Red x, senza porsi domande a cui poi avrebbe dovuto dare risposte
scomode, aveva preso la malsana abitudine di non fare mai sul serio
con il ladro. Cercava di non ferirlo, qualche colpo lo mirava a vuoto
e quelli con cui doveva colpirlo per forza per non destare sospetti,
li lanciava deboli e in punti in cui Rosso non avrebbe ricavato
niente più che lividi.
Lo fissava con odio, lo inseguiva, proteggeva i suoi amici e sé
stessa, ma poi combatteva male contro di lui. Combatteva per
finta. Non si era mai chiesta il
perché, non voleva ricevere delle riposte che le avrebbero
fatto male e probabilmente, se si fosse decisa a rifletterci per
davvero, avrebbe trovato subito
la risposta o comunque un'ipotesi concreta e fattibile. Ma era
codarda in quel lato e si, si vergognava profondamente ad ammetterlo
a sé stessa.
-No, non è successo nulla.
Avrebbe dovuto, forse?-
Si odiò come mai in vita sua,
dopo quella risposta. Concretamente parlando non aveva mentito, fra
lei e Red x non era successo nulla, ma c'era della menzogna in quelle
parole che aveva pronunciato con una facilità disgustosa. Non
avrebbe dovuto sorprendersi, in fondo: mentiva sui propri poteri,
sulla propria condanna*, su chi era davvero, quindi non era mai stata
sincera del tutto. Tuttavia quando i suoi amici le chiedevano
qualcosa, lei rispondeva al massimo della sincerità, complice
il fatto che non aveva mai dato loro modo di fare domande scomode;
aveva sempre cercato di non dire troppe bugie, di limitarsi a quelle
su di sé e i suoi poteri, invece ora stava mentendo su un
qualcosa di nuovo e diverso.
Perché qualcosa con Red x era
successo e poco importava il fatto che fosse concreto o meno, che lui
ne fosse consapevole o ignaro. Semplicemente Corvina sapeva di
combattere male di proposito, sapeva che se avesse fatto sul serio
gli avrebbe fatto male e sapeva che quest'ultima cosa non la voleva.
Il sospiro pesante di Robin la riportò alla realtà.
-Spero di sbagliarmi, Corvina, lo spero
davvero.-
-Ma...?-
-Ma ho l'impressione che tu ti comporti
con Red x diversamente da come fai di solito.-
Una piccola, grande parte di sé,
morì non appena Robin terminò la frase. Corvina fremeva
dalla voglia di cambiare postura, camminare per la stanza, mordersi
il labbro inferiore o le pellicine delle dita, ma ciascuno di quei
gesti erano sinonimo di nervosismo e nel compierli si sarebbe
automaticamente tradita da sola. A fatica, mantenne la sua aria
imperturbabile e seria, dipingendosi sul volto uno sguardo scettico e
sfrontato che sembrava dire “ma fai sul serio?” al leader
dei Teen Titans. Peccato che, nella penombra della stanza e ben
nascosti dal cappuccio, quegli occhi possedevano una luce tremula di
paura. Tipica negli occhi di chi teme di essere stato colto in
flagrante.
-Non vedo perché dovrei.-
Però lo faceva comunque.
Il sospiro che Robin fece, mischiandolo
con un sorriso strano, placò per qualche istante il tormento
di Corvina. I suoi occhi violetti continuarono a seguire la figura
del ragazzo, anche mentre quest'ultimo voltava la testa, tornando
finalmente a guardarla negli occhi. Ora che si guardavano dritti in
faccia con un'aria meno tesa, seppur in apparenza, alla giovane
strega non sembrava più che il suo leader volesse tastare
terreno, indagare e scoprire la verità. Perché era
stato quello il suo atteggiamento, fino adesso: aveva palesato
un'implicita accusa che in realtà Robin non voleva fare verso
di lei perché lei era Corvina, una Teen Titans, un'amica
e per quanto strana potesse essere non li avrebbe mai traditi.
Un sottile ma disturbante senso di
colpa la colse, mentre qualcos'altro si ruppe in lei. Sapeva di avere
la fiducia di tutti i suoi amici, non aveva mai dato loro modo di
dubitarne e beh, lei era la prima a volere loro del bene, tanto che
mai si sarebbe sognata di tradirli. Ma ciò che stava facendo
alle spalle di tutti, di testa sua, a causa di sciocchi pensieri e
sensazioni, era un tradimento a tutti gli effetti. Inutile menarsela
con frasi fatte e giustificarsi: lei stava proteggendo il nemico.
Conoscendo i Teen Titans, se lei fosse
stata tenuta sotto scacco in qualche modo e ricattata affinché
proteggesse il nemico, loro l'avrebbero capita, aiutata e difesa,
abbattendo il criminale di turno. Ma neanche Red x sapeva ciò
che lei faceva: aveva iniziato tutto di sua spontanea volontà,
esitando quando le si presentava l'occasione di colpire seriamente
Rosso. Esitava, qualcosa le faceva tremare la mano e i suoi poteri,
malgrado obbedissero ad ogni suo comando, non volevano davvero
manifestarsi. Non contro quel ladro. Poi erano arrivati i dubbi e
i tormenti.
È un umano.
Cinque contro uno.
Mi basterebbe un colpo.
E se avesse una famiglia?
Qualcuno?
È giusto quello che facciamo?
Gli rovinerei la vita.
È simile a me.
Non è ciò che voglio.
Così simile...
Prima fingeva di essersi brevemente
distratta, quanto bastava per perdere un'occasione; poi lasciava che
alcuni dei suoi attacchi la colpissero; e ancora, a volte fingeva di
colpire per pura casualità allo stesso tempo di un altro
Titan, mandando le proprie sfere nere contro gli attacchi dei suoi
amici; infine lanciava colpi deboli, non sfruttava nessuna delle
buone ma rare occasioni che aveva di metterlo seriamente in
difficoltà o k.o. Ognuna di queste cose erano iniziate con
calma, erano sporadiche e fatte quando i tormenti le assillavano il
cervello. Poi però erano divenute più frequenti, seppur
di poco, Corvina aveva iniziato ad essere più seria e
metodica, studiava il momento opportuno per compiere anche uno solo
di quei gesti con la dovuta discrezione, falsa ingenuità,
schermandosi con le solite occhiate d'odio e gli inseguimenti
testardi che aveva sempre fatto nel tentativo di fermare una volta
per tutte Red x.
Probabilmente non era sufficiente,
probabilmente sarebbe stata scoperta a breve visto che Robin era
entrato di colpo nella sua stanza col sospetto incollato addosso e
probabilmente, aldilà dei suoi tormenti e dubbi, lei non era
altro che una sciocca traditrice. Anzi, su quell'ultimo punto il
'probabilmente' era superfluo. Davvero, era sciocco ciò
che stava facendo, sciocco e sbagliato, ma...
Non riusciva a smettere.
-Scusami Corvina per aver...
sospettato. Deve essere lo stress, ultimamente siamo tutti tesi.-
-Va bene così, non preoccuparti,
solo...-
La giovane strega cedette: si morse il
labbro. Come avrebbe dovuto finire quella frase? Con quali altre,
false parole? La stretta dei denti sul labbro, aumentò,
impedendo che altre sporche parole uscissero dalla sua bocca. Le sue
mani tremarono e Corvina si costrinse a chiuderle in pugni stretti;
li strinse, ferendosi i palmi con le unghie e cercando di far
smettere quel tremore prima che Robin si preoccupasse. Il fatto di
avere i suoi occhi puntati si di sé, non aiutava.
-Corvi-
-Esci. Per favore.-
L'obbligo usato per cavarsi di bocca
quel 'per favore', non attutì molto il tono stretto e
perentorio usato all'inizio. Eppure Robin non parve accorgersi di
nulla, piuttosto scattò dritto, la mascella serrata e l'aria
di uno che aveva appena realizzato un qualcosa di importante, grave.
La preoccupazione con cui stava richiamando la giovane strega, morì
all'istante lasciando spazio a dispiacere, senso di colpa e fretta,
di chi vuole rimediare il più velocemente possibile a un danno
fatto senza pensare. Con grandi falcate, si diresse alla porta e
uscì dalla sua stanza, facendo trapelare delle scuse sincere
con un'ultima occhiata e un ultimo sorriso gentile.
Sola e con la porta chiusa, Corvina
esplose. Un taglio gli si aprì sul labbro che prese a
sanguinare, ancora stretto fra i denti e il tremore delle mani si
fece più feroce; si buttò sul suo letto, trattenendo
lacrime e singhiozzi, mentre il senso di colpa prese a dilagare in
lei. Non serviva a niente chiedersi con severità cosa diavolo
stava facendo, né serviva dirsi di smetterla immediatamente
con quel gioco pericoloso. Non serviva a niente, perché lei
avrebbe continuato ed era questo ad aumentare il suo senso di colpa.
Le scuse di Robin, la sua
preoccupazione sincera e il suo sorriso gentile, invece, erano lame
affilate che la trafiggevano ripetutamente. Non si meritava per
niente la sua fiducia, la sua gentilezza, la sua preoccupazione,
tutto. Di tutto ciò che il suo leader aveva da offrire, ed era
davvero tanto, lei non meritava nulla. Prima lo meritava, prima di
cedere a tormenti nati chissà perché e chissà
per come, prima di iniziare a tradire i suoi amici e prima di
scegliere di nascondersi e continuare, piuttosto che smettere e
confessare. Odiò sé stessa per starsi giocando
tutta la sua vita, forse non bellissima, ma comunque felice e piena
d'amicizia. Odiò Red x e lo incolpò, in un mentale
scatto rabbioso, di tutto ciò che rischiava di perdere.
E il suo senso di colpa crebbe ancora,
perché era l'ennesima bugia: Rosso non aveva nessuna colpa e
lei non lo odiava.
Considerato ciò che faceva,
probabilmente, non lo avrebbe mai odiato.
Angolino
Eustassiano_
Si, si, lo so, sono schifosamente in
ritardo. Mi vergogno profondamente, sappiatelo. Mi vergogno sia per
il ritardo che per il paesino del piffero in cui vivo, dato che qui
internet va e viene, impedendomi di aggiornare la ff. Se non altro,
per amor della mia pignoleria acuta, ho avuto tempo a sbocco
sufficienza per sistemare, rileggere, rivedere e correggere il
capitolo. Oh si, anche per scriverne di altri, decisamente più
allegri e vitali di questo xD A proposito. Eccoci qui. Primo
confronto fra Robin e Corvina. Anche in questo capitolo Red x non
c'entra in maniera diretta (non appare, in crude parole), ma prima di
arrivare a Robin vs Red x, volevo che il primo si confrontasse con
Corvina stessa. Dopotutto è il leader e, nel tentativo
disperato di rimanere IC, ho pensato che fosse da lui sospettare, del
tipo “qualcosa non va”. Malgrado poi, io abbia usato
vari “stratagemmi” per il tradimento di Corvina,
immaginatevi il tutto in maniera discreta
e accurata al punto
che nessuno si accorge/sospetta qualcosa. A parte Robin, ovviamente.
* = Qui faccio riferimento alla profezia di Corvina e, di
conseguenza, al cartone. Per un veloce rinfresco della memoria,
Corvina nasconde una profezia che le grava sulle spalle fin dalla
nascita e che la vede come portale per l'ascesa del padre Trigon
sulla Terra. Nel complesso, ho cercato di restare IC il più
possibile, pur considerando che l'OOC è inevitabile vista la
coppia principale della raccolta. Spero di aver scritto qualcosa
di fattibile, dal punto di vista dei caratteri... soprattutto per
quanto riguarda Robin. Con lui vado sempre in paranoia, o mi
sbilancio troppo o troppo poco e credetemi, non avete idea di quante
volte ho scritto quel pezzo. E quello del tradimento di Corvina. E
tutto il capitolo. ….Sono pazza, lol. Ok, ora scappo
perché sono stanca, il lavoro mi ha massacrato e non
linciatemi per questo capitolo un po'... brusco? Improvviso? Non so
più come descriverlo, aiut- Ma, se beccate errori di un
qualunque genere, non esitate a farmeli notare u.u E non esitate a
recensire, io non mordo e non mangio. Ho più feeling con
fragole, panna e cioccolato piuttosto che con la carne xD Grazie
per aver letto fin qui, alla prossima! <3 Kiss and Bye
Eustass_Sara
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