Twins.

di Silvy Rainbowstorm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caro diario ***
Capitolo 2: *** Vieni a dormire. ***
Capitolo 3: *** Ti voglio bene, sorellina. ***
Capitolo 4: *** The Other Side ***



Capitolo 1
*** Caro diario ***


Caro diario...


Caro diario,
mi chiamo Dorothy. Spero di poterti confidare tutto di me e di quello che davvero penso, perché non ho mai potuto parlarne con nessuno, né con mia madre né con mio fratello. Loro non sanno cosa provi e non considerano importante la mia opinione. 
     La tua Dorothy S.
 
Questa è Dorothy Simmons, una ragazza che nessuno vorrebbe mai conoscere, secondo ciò che lei pensa di sé. Pure suo fratello Erin la pensa così e sua madre...
no, lei non sa più pensare con la propria testa da quando il figlio è diventato per lei un peso: soffre di crisi d'ansia da quando, pochi mesi prima, aveva udito delle voci borbottare freneticanente.
Non è uno scenario poco frequente in casa Simmons vedere Erin, i grandi occhi verdi spalancati in un grido di terrore, correre per l'abitazione e bloccare le porte e le finestre
con spessi assi di legno nel tentativo di impedire alla madre e alla sorella di uscire ed allontanarsi da lui. 
"NO! Non lasciarmi!", urlava il quindicenne in preda alla disperazione.
La madre, una donna anziana e stanca, si era rassegnata all'idea di vivere rinchiusi, tentando di convincere anche la figlia.
Dorothy cercava in ogni modo di trovare una via di fuga: durante la notte sgattaiolava silenziosamente per le
camere e le scale e percorreva intimorita il cammino verso la porta con una mano che scorreva cauta e tremante contro il muro.
-Oh, la porta!
Però nel buio due occhi verdi penetravano come aghi i suoi e... un dolore acuto.
(Non andrai via, vero sorellina?)
Era di nuovo nel suo letto, il pigiama grigio con le lunghe maniche strappate, le braccia sottili livide e il volto anch'esso martoriato e imbrattato di sangue viscoso.
 

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Capitolo 2
*** Vieni a dormire. ***


Vieni a dormire.


Caro diario,
vorrei tanto andare via, non soffrire più.
Perché non posso anch'io avere una vita normale? Voglio dire, senza una mamma (una figura inesistente ed egoista) che ti dica di accettare le cose così come stanno e ti levi tutta la speranza di dosso!
Ieri Erin voleva che io e la mamma a dormissimo in camera con lui. Mamma si è rifiutata e lei, allora, ha detto che io mi sarei offerta. Ho protestato, ma sono stata costretta.
           La tua Dorothy S.


Era da diversi giorni che in famiglia si respirava un'atmosfera sempre più tesa. Erin sembrava essere peggiorato per la disperazione della sorella, che stava lentamente perdendo l'ultimo briciolo di sanità mentale. Dorothy non ne poteva più, i suoi tentativi di fuga la facevano sentire un verme, incapace di scegliere il proprio destino.
-Io... non posso... farlo...
Stava seduta per terra di fronte allo specchio della sua camera. Ciocche di capelli color rame le ricadevano crespe sugli occhi mentre stringeva tra le mani le forbici da cucina.
-Loro non lo sapranno.
-Sì che lo sapranno!
-E allora? Tanto tuo fratello ti bastona e alla mamma non interessa!
Annuì.
Il bordo affilato delle forbici premette contro la tenera pelle del braccio per scorrere e affondare leggermente nel tessuto. Dorothy sorrise.
-Ho il controllo... deciderò io quando dovrà finire tutto.
Guardò soddisfatta il proprio capolavoro che sanguinava copiosamente, il suo modo di sentirsi felice: sentiva di far soffrire qualcun altro con il suo gesto e questo la riempiva di uno strano appagamento.
Il suo stato d'animo mutò quando sentì improvvisamente levarsi un grido da in fondo al corridoio, seguito da un rumore di passi: "Sorellina, vieni a dormire!"
-...no.
Erin aveva messo mano sulla maniglia della porta che si stava aprendo. Il suo viso era quasi visibile dall'uscio. Dorothy fece forza contro la porta.
"Sorellina..."
Il fratello si stava alterando.
"NO!"
"Vieni, sorellina".
"NO, NO, NO!"
"VIENI FUORI!"
Dorothy diede una brusca spinta bloccando l'ingresso con il chiavistello. La porta si richiuse di botto. Si udì un orrendo raschiare di unghie dall'altro lato.
"NON TI LIBERERAI DI ME! NON MI LASCERAI SOLO!"

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Capitolo 3
*** Ti voglio bene, sorellina. ***


Ti voglio bene, sorellina.

La povera ragazza, dopo lo spavento, si accasciò per terra facendo scorrere la schiena sulla porta chiusa e ridendo nervosamente tra le lacrime.
"È finita".
-Su, Dottie, è finita.
Se chiudeva gli occhi, in un flash poteva ancora vedere quelle notti trascorse nella stanza di suo fratello, il suo fragile corpo sudato avvolto dalle braccia del ventunenne come la preda è stretta tra le spire di un serpente.
"Ti voglio bene, sorellina. Ti voglio tanto bene". Seguiva una pausa colma di ossessivo amore fraterno.
"Mi vuoi bene anche tu?"
La sorella, intimorita e terribilmente nauseata dalla sua domanda, biascicava:
"Certo, ti voglio tantissimo bene".
"Quanto?"
"Talmente tanto da non poterlo misurare, fratellone".
-No, non ti voglio bene, malato. Voglio la mia vita indietro, adesso.
Per paura che la sua bocca avesse pronunciato quel pensiero furibondo e piagnucoloso, silenziosamente si mordeva la lingua.
La sua mente la fece bruscamente precipitare di nuovo nella camera: stufa dei tormentosi ricordi, riaprì gli occhi. 
Sola e stanca, si sdraiò nel suo letto e si addormentò. Sulla casa era calato un dolce manto di quiete e il silenzio era interrotto soltanto dal suono del vento. Nella camera illuminata dalla luce lunare tutto era in ordine, il diario con la copertina dorata era posato sul comodino e il lungo armadio grigio si stagliava imponente e spettrale sul letto, un gigante che vegliava sugli innocenti. Dorothy dormiva. La pelle liscia e abbronzata nel buio la faceva assomigliare a una bambola di porcellana.
-Oh, com'è bella quando dorme!
-Com'è giovane!
-Vorrei solo... solo toccarla.
"Buonanotte, Dorothy".
Al lieve sussurro, la ragazza addormentata si mosse.

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Capitolo 4
*** The Other Side ***


-Lil' sister, come back!
-NO!
-Please, don't run away! No one loves you outside.
-NO! Leave me alone!
Dorothy woke up during the night. Her skin was sweaty, her cold eyes wet and tired. She had dreamed about that sticky situation again. 
-It's a prison, isn't it?- she thought.
-I'd be the happiest person ever if I could see the sunlight.
Dorothy looked at the mirror's glass for a moment. The girl made a few steps towards it, then she stopped and stared at her reflection. Who was that slender stranger? How was she living in the other side? Was she free?
Despite it was 4 o' clock in the morning, as the alarm clock said, Dorothy reached out the mirror and, quivering, touched its cold surface with her fingertips. Suddendly, the glass vanished, opened and the girl was pulled in the Other Side. She fell in a pitch black sea, then everything became dark and numb.
 
 

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