L'ombra di Konoha di 22Mavi (/viewuser.php?uid=237061)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
«Portatelo dentro»
La voce greve rimbombò nella gremita sala del palazzo.Il popolo di Konoha era in subbuglio, da giorni non aspettavano altro; si erano tutti radunati per vederlo.
Per vedere il Traditore. Immobili erano stati disposti in due ampie file umane, lasciando giusto lo spazio necessario per farlo passare.Ogni centimetro era occupato da un nobile della corte con il suo seguito di dame, alfieri, cavalieri. I loro occhi erano sgranati, avidi e impauriti.Si percepiva dell'elettrizzante attesa nell'aria.
Giravano voci contrasti a Konoha.C'era chi diceva di averlo visto morire sul campo di battaglia, assassinato dal suo stesso fratello.C'era chi sosteneva invece che, invocando Susanoo, aveva annientato tutti cavalieri del re, per essere poi pateticamente catturato con un inganno, l'ennesimo.Ultima, ma non meno importante, era la voce riguardo alla sua disfatta per mano della sorella e del fratello.Qualunque fosse stata la verità, non importava, infondo al popolo di Konoha non era mai interessata la verità.
Le pesanti porte si aprirono lentamente e davanti a loro finalmente comparve il traditore : imbavagliato, incatenato, umiliato.
Tocco la mia bocca e tengo a freno la lingua
Non sarò mai il tuo prescelto
Sarò a casa, nascosto al sicuro
Beh, puoi tentarmi se non vedo la luce del giorno
La luce lo colpì a tradimento, e barcollò, disorientato, mentre veniva condotto con violenza all'interno dell'enorme sala.
Gli occhi gli bruciavano terribilmente a causa di quelle strane gocce che gli avevano iniettato qualche ora prima, privandolo del tutto dei suoi poteri oculari.
Mise un piede davanti all’altro con indolenza, pronto a fulminare chiunque osasse guardarlo.Sebbene non avesse più l'uso dello Sharingan e del Rinnegan tra le migliaia di persone che assistevano all’atroce umiliazione, calò il silenzio non appena il Principe Rinnegato fece il suo ingesso.
Tutto tacque.Era bastato un solo sguardo per far cessare quel fastidioso brusio.
Mano a mano che percorrevano il grande salone dove l’avrebbero giudicato - lo stesso in cui Naruto sarebbe stato incoronato, un giorno - la concentrazione di spettatori aumentava sempre di più.I passi delle guardie e i suoi, alteri e sprezzanti, avevano sostituito il mormorio della folla.
Il condannato manteneva uno sguardo di ghiaccio, gli occhi neri erano puntati in alto, verso l'imponente trono dorato dove sedeva il Re, accerchiato da consiglieri, figli e guardie.
Più si avvicinava a loro più il suo sguardo si assottigliava, divenendo quasi ferino.Scrutava con immobilità ogni volto, in particolare quelli prostrati di suo fratello e sua sorella.
Quando giunsero finalmente al loro cospetto, le guardie che lo scortavano cercarono di farlo inginocchiare, con forza.
Riluttante dovette assecondare il loro volere, poggiando un ginocchio sul marmo lucido, in segno di rispetto verso Minato.
Una smorfia di disgusto accompagnò la sua sottomissione mentre le catene di ferro tiravano intorno ai suoi polsi arrossati.
«Liberategli la bocca»
La voce del Re riecheggiò tonante tra le mura del palazzo.Gli occhi azzurri, fermi su suo figlio, erano annebbiati da malinconia.
«Sasuke Uchiha, sei accusato di alto tradimento.Conosci la sentenza per i crimini da te commessi. Se non fosse stato per i tuoi fratelli, il Consiglio ti avrebbe condannato alla pena capitale.La loro intercessione è l’unico motivo per cui tu sei ancora in vita.»La folla era in un silenzio austero, attenti a non farsi sfuggire il minimo particolare seguivano i movimenti labiali del re, le espressioni del principe e della principessa, gli occhi affilati del traditore.Più per depravata curiosità che per reale coinvolgimento.Quanti di loro
desideravano vederlo morto? Probabilmente tutti, gli stessi che tempo addietro lo veneravano ossequiosi chiamandolo "Principe".
Il richiamo sulla mia carne era troppo forte
Trattengo la scelta e l'aria nei miei polmoni
Meglio non respirare che respirare una bugia
Perchè quando mi sono aperto ho vissuto in una menzogna
Lo sguardo di suo padre era indecifrabile, ma quello di Naruto era trasparente.Era ferito, dispiaciuto, in altre parole irritante.Alla sinistra del Re c’era anche lei,Sakura.
Lo fissava con il viso leggermente tirato e sebbene apparisse altera e composta, come si addiceva alla sua posizione, Sasuke notò che qualcosa nei suoi occhi era cambiato : si erano in qualche modo appannati, perdendo quella luce che invece lui ricordava.Avvertì il suo sguardo insopportabile quanto quello di Naruto, ma in un modo diverso.
Distolse rapidamente gli occhi da sua sorella, avvertendo un dolore acuto al centro del torace, gli sembrava di avere una pietra nel petto, fuoco nei polmoni.
«Trascorrerai il resto dei tuoi giorni chiuso in carcere, nessuno potrà farti visita. La tua pena è l'isolamento eterno...almeno fin quando non dimostrerai qualcosa al tuo regno, alla tua famiglia» l’ultima parola fece accendere gli occhi del traditore.L'iride destra si allargò assumendo le forme inquietanti dello Sharingan ipnotico.
Tra i cortigiani, quelli abbastanza vicini da poter scorgere il suo sguardo infernale, si levò un grido di terrore, ma nessuna delle sue abilità colpì il re e il consiglio.
«Riceverai ogni dieci giorni delle gocce ad entrambi gli occhi, tale farmaco è stato creato appositamente per te Sasuke Uchiha»
L'anziano del consiglio scandì bene il suo cognome.Sprezzante fu il tono in cui pronunciò Uchiha. «Non hai più alcun potere» aggiunse mostrando un borioso sorriso.
Sasuke continuò a fissarlo tagliente, riuscendo a incutergli un timore tale da sciogliergli immediatamente quell'espressione gratificante sulle labbra raggrinzite.
«Non hai niente da dire in tua difesa, Sasuke ?»
La voce ora era quella di suo padre, lo guardava diritto negli occhi e al traditore sembrò di scorgere un'ombra di speranza e fiducia in quell'azzurro così contrastante rispetto al suo nero. Rimase in silenzio, non perché avesse dolore alla mascella imbavagliata per ore e ore, ma perché così aveva deciso.
Si limitò a sorridere, un sorriso bellissimo e terribile, folle e allo stesso tempo spietato. Sasuke ascoltò compiaciuto il sommesso fragore che percorse la folla.
Trovò gratificante, se non inebriante, la confusione che era scaturita da un suo semplice movimento di labbra.Erano tutti così atterriti e disorientati.
Che creature stolte e insignificanti, pensò guardandosi intorno.
Non parlerò dei tuoi peccati
C'era per lui una via d'uscita
Ma lo specchio non la mostrava
I tuoi valori erano tutti delle pallottole
«Portatelo via» aggiunse il Re Minato rassegnato e stanco.
Le mani di Sakura iniziarono a tremare impercettibilmente e gli occhi verdi fuggirono dallo sguardo rammaricato di suo padre.Il Principe Naruto, l'eroe di Konoha, gli si avvicinò sussurrandogli piano qualcosa all’orecchio.
«Aspettate!» disse perentorio alle guardie che già stavano strattonando l'Uchiha «Il Principe e la Principessa desiderano accompagnarlo personalmente»
Un bisbigliante boato si sollevo dalla folla quando Sakura e Naruto scesero l’enorme scalinata di marmo lucido.Sembravano essere le uniche persone al mondo a non temerlo, eppure più volte aveva tentato di ucciderli.La calca sussultò nel momento in cui il salvatore di Konoha e la coraggiosa sorella affiancarono il folle.
Si inoltrarono in silenzio assoluto nelle viscere del palazzo, fino alla cella a lui destinata.
Ma, oh il mio cuore, era imperfetto
E riconoscevo la mia debolezza
Quindi stringi la mia mano
Non consegnarmi all 'oscurità
La sensazione di avere gli occhi puntati su di lui risultò più fastidiosa di quanto avesse creduto, ma l'umiliazione maggiore la provò quando fu proprio suo fratello ad aprire la porta di ferro «Mi dispiace Sas’ke» disse Naruto con degli occhi talmente buoni e sinceri da fargli venire il voltastomaco.
Sasuke lo fulminò.Non aveva bisogno del suo “dispiacere”, sapeva che il Consiglio non sarebbe stato tanto misericordioso con lui.
«Ti dispiace per cosa fratello? Per avermi destinato a una vita in cella?...immagino che dovrei ringraziarvi, entrambi, per aver commosso i cuori puri degli anziani del Consiglio, evitandomi la pena capitale…»
Li guardò tagliante, indignato per la sua insopportabile impotenza «Avrei preferito morire! » aggiunse sprezzante.
Vide una solitaria lacrima rigare il viso pallido e tirato di sua sorella.Ma prima che potesse indugiare troppo sulla sua figura Naruto le afferrò la mano allontanandola definitivamente da lui.
Finalmente solo si sedette a terra, poggiò la testa sul muro gelido alle sue spalle e chiuse gli occhi, emettendo un lungo e profondo sospiro carico di significati.
Era stato talmente vicino dall’avere tutto che avvertiva il sapore della vittoria ancora sulla sua lingua,girando lo sguardo però si accorse di non avere più niente.La sua sfilata tra la gente di Konoha era stata così degradante e patetica che nemmeno la paura che aveva letto nei loro animi era riuscita a consolarlo.Era arrabbiato, talmente tanto da pensare di non poterla contenere tutta.Aveva fallito come figlio del re, come gloria di Konoha, ma aveva anche fallito come incubo.Non era più niente.L'unica consolazione ora, era il silenzio e il buio che lo avvolgevano.Sasuke aveva sempre amato l'oscurità a cui si sentiva particolarmente affine, quasi fosse il suo stesso figlio.Lui, per cui essere un figlio, era stata una condanna sin dalla nascita.Inquieto, si addormentò sognando una terribile vendetta.
Perciò striscio sulla mia pancia finchè il sole non tramonta
Non indosserò mai la tua corono spezzata
Ho intrapreso questo viaggio ed ho imprecato fino alla fine
Ora in questo crepuscolo, come osi parlare di grazia
¤
«Non permetterò che lo lascino marcire in carcere»
Sakura stringeva un lembo del lungo vestito di seta.Lo sguardo preoccupato di Naruto era rivolto ai tetti di Konoha, il paese che amava e che suo fratello aveva cercato di devastare.«Naruto…» Sakura si avvicinò posando le dita sul suo braccio coperto dalla tunica porpora «Noi dobbiamo salvarlo…»
«Lo so» rispose amorevole e si voltò verso di lei, accarezzandole una guancia liscia.
Il Sole di Konoha era sempre stato un po' geloso delle premure che la sua sorellina riservava all’altro fratello, quello che con loro non aveva niente in comune, dai colori, al carattere.
Ma Sakura, da quando era al mondo, vedeva le cose sotto una luce diversa.I suoi occhi erano in grado di penetrare l'anima, scovandone le paure, le angoscie e i desideri più remoti e segreti.Lei,aveva intuito qualcosa di particolare in Sasuke.Lui, Naruto, non era stato così acuto.I silenzi di suo fratello, i suoi sbalzi di umore, la sua costante ricerca di approvazione da parte di Minato, non erano stati rilevanti,o almeno non abbastanza da capire. Eppure il rapporto che lo legava a Sasuke era sì conflittuale, ma sopratutto di vero e sincero amore.Aveva fatto di tutto per proteggerlo e avrebbe continuato a farlo. L'Ombra di Konoha aveva cercato di impossessarsi del potere, aveva tentanto di ucciderlo, di assassinare suo padre e sua sorella Sakura, aveva raso al suolo la capitale e l'intero regno, aveva seminato il panico e l'orrore tra la sua gente.Ma lui continuava a volergli bene, continuava ad avvertire quel pesante dolore al cuore quando la mente danzava tra i ricordi della loro infanzia.
«Nostra madre non lo avrebbe mai permesso» disse Sakura interrompendo il suo flusso di memoria.
«Il Re non può muoversi contro il Consiglio.Ancora mi domando come siamo riusciti a evitare la pena di morte» La gola della principessa si strinse al solo pensiero di vedere Sasuke inginocchiato difronte la ghigliottina.
«Ho sempre rispettato le decisioni del Consiglio, Naruto.Ma ora i loro occhi sono offuscati dall'orgoglio e dalla paura.Nostro padre crede di aver perso Sasuke per sempre,
ma io non ho intenzione di arrendermi.Dubito fortemente che nostro fratello abbia perso la ragione, anzi sono sono sicura che sia fin troppo lucido.Negargli di parlare con la famiglia potrebbe solo peggiorare le cose»
«Hai sentito quello che ci ha detto prima? Avrebbe preferito morire, piuttosto che essere salvato da noi due, dalla sua famiglia»
Sakura incastrò gli occhi verdi in quelli azzurri di Naruto.
«Non sono ancora pronta a perderlo.E tu?»
Angolo autrice :
Innanzitutto grazie infinitamente! Perché se state leggendo queste parole, avete concluso il primo capitolo. L'idea della fan fiction trae in parte ispirazione dalla canzone dei Mumford and sons "Broken Crown " soffermandomi distrattamente sulle parole, ho avuto l'illuminazione xD (l'intero testo tradotto è citato in questo primo capitolo) ora magari la citazione risulterà poco chiara, ma andando avanti con la storia tutto sarà rilevato.
La storia avrà una forte componente drammatica,ma non mancherà qualche pizzico di erotismo,mistero e azione.L'ultima cosa,i nostri protagonisti sono degli adulti,ho immaginato Sasuke e Naruto più o meno sui 28 anni,Sakura qualcosina di meno.
L'immagine è presa da una splendida fanart[http://zephyrhant.deviantart.com/art/Commission-Justyne-403603719] che ho ricolorato (aggiungendo anche il piccolo e amato rombo)
Dopo avervi ampiamente tediato con una serie di notizie che probabilmente poco vi importano, concludo sperando che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto impaziente vostre considerazioni.
Un bacione forte.A presto!
22M. |
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
1
Un cattivo
è la vittima la cui storia non è stata ancora
raccontata
Si era svegliato di
soprassalto e non si era subito reso conto di dove si trovasse, anche
se ormai era a casa
da
settimane.
Almeno pensava
fossero settimane, per quello che ne sapeva potevano anche essere
passati mesi interi.
La
stanza in cui era stato rinchiuso non era una cella come le altre, era
più spaziosa e più comoda.Il Principe detenuto
poi, poteva vantare un letto
molto più grande rispetto agli altri, e un vasto
assortimento
di libri per intrattenersi.Ma essendo totalmente priva di finestre,
Sasuke non sapeva più riconoscere il giorno dalla
notte.Sebbene gli
fosse stato riservato tale trattamento regale,
vi era anche l'altro lato della medaglia.Fuori la sua prigione infatti
il traditore era "onorato" da un numero elevato di guardie,
forse il
doppio rispetto agli altri malcapitati.Due di queste considerate tra i
migliori combattenti di Konoha.
Il suo popolo
dunque tremava di paura,
magra consolazione per il traditore ormai privo di qualsiasi
potere.Quantunque il pensiero di procurare tanto terrore, pur essendo
impossibilitato a qualsiasi movimento , lo gratificassero oltremodo,
quelle giornate intere in
solitudine lo stavano facendo uscire pazzo.Era sicuro che di
lì a poco
avrebbe perso totalmente il senno.
Le ore si
confondevano così come i giorni e le settimane.Il caro
padre gli stava concedendo
l'occasione di pensare.
E lui infatti pensava.
Pensava
a come avrebbe voluto distruggerli tutti, a come avrebbe gioito davanti
alla fiamme nere che divampavano terrificanti in ogni angolo di quel
dannato regno.
Eppure c'era
stato un momento della sua vita in cui
non aveva odiato ma amato quella terra sempre verde e rigogliosa, in
cui aveva riso tra le mura di quel glorioso palazzo
e in cui era
stato felice con la sua famiglia.
Perse
nuovamente il senso del tempo, mentre annoiato sfogliava le pagine
ingiallite dei vecchi tomi.
Improvvisamente
colse un rumore di passi leggeri ma decisi, alzò lo
sguardo. Nell'ombra di quel luogo remoto, vide la sagoma di sua sorella.
«Lasciatemi passare» la sua
voce era molto più dura di quello che lui ricordava
«Non si può, principessa.E' proibito»
«Il Re e il Consiglio hanno revocato l'impedimento.Ora il
traditore può ricevere le visite della sua famiglia» le
guardie si guardarono tra di loro titubanti.
Sakura continuò, irritata «Potete
chiedere udienza direttamente al vostro Re, a mio padre,
sottraendogli del tempo prezioso.O vi potete fidare della parola della
vostra principessa, figlia del Lampo giallo e sorella del bambino della
Profezia. Di colei che grazie alle sue ineguagliabili arti mediche, ha
salvato tutte le vostre vite.»
Uno degli uomini più anziani fece cenno agli altri di
liberarle la strada,
ma la bloccò prima che potesse avvicinarsi ulteriormente
alla porta
della cella.
«Principessa Sakura non potete entrare dentro.E' troppo
rischioso»
Lo
sapeva benissimo che era rischioso, ma non le importava, non le era mai
importato.Annuì silenziosa e accennando un gesto
veloce di mano ordinò
loro di lasciarla sola.
«Sasuke» la
sua voce uscì addolorata ed echeggiò
nella solitudine di quel luogo.
Per un tempo interminabile non vi fu risposta.Poi comparve,
velocissimo, difronte a lei.Era così alto che quasi si
sentiva inghiottita dalla sua ombra.
La fissava con i suoi occhi, uno rosso e uno violaceo, entrambi
particolarmente inquietanti nel buio della cella.
Tramante, infilò il braccio sottile tra le sbarre
d'acciaio.Voleva sfiorargli la guancia, fargli sentire una
presenza umana, amica.
Ma non riuscì a toccarlo, lui non si avvicinò
alla sua mano protesa.Rimase immobile con quello sguardo in grado di
attraversare l'oscurità.
Ritrasse angosciata l'arto, appoggiando le dita sottili tra le fessure
della porta di ferro.
«Perché sei qui?» disse
gelido mantenendo lo sguardo fisso su di lei.
«Io volevo vederti»
Sasuke
non rispose ma i suoi occhi oscillarono per un secondo «Volevi
vedere il mostro
in gabbia? Soddisfatta? » disse
mentre allargava le braccia, mostrando la sua maestosa figura.Sakura
sentì il petto contorcersi, soffriva, soffriva
terribilmente. «Sai che non è quello che
voglio.Io ti libererò da qui, convincerò nostro
padre e il Consig-» si
interruppe perché lo vide fremere di rabbia nel momento in
cui aveva
pronunciato "nostro padre" .Di scatto sferrò un pugno alla
griglia di
ferro, facendola sussultare.
« Quanto
sei ingenua sorella! Stai
attenta a quello che desideri, non dovresti volere la mia
libertà...perché non hai idea di quello
che vorrei
fare a te, a Naruto, a nostro padre.A tutti voi! E lo farò
credimi...quando riuscirò a riavere i miei poteri e ad
uscire di qua , accadrà.Rallegrati dunque Principessa di
Konoha, nel vedere Sasuke Uchiha in catene!!»
sibilò sprezzante.
Sakura si coprì la bocca con le mani, gli occhi verdi e
grandi si
stavano già riempendo di lacrime.Fu compiaciuto dalla sua
reazione,
crogiolandosi in quella piccola vittoria, ma consapevole del vuoto che
stava crescendo piano piano dentro di sé. Le diede le spalle
allontanandosi dalla sbarra di ferro che li divideva.
Passò del tempo prima che sua sorella riuscisse a ritrovare
il coraggio di parlare, di emettere anche il minimo suono «I-io
e Naruto stiamo convincendo il re e il Consiglio a proclamare un nuovo
processo.Potresti essere messo alla prova e, in caso positivo, ricevere
la grazia.Ma devi collaborare Sasuke! Devi dimostrarti pentito e
afflitto, solo così riuscirai a uscire di qui» Sasuke
si voltò verso di lei allibito. Era impazzita? Aveva capito
o meno che le aveva appena augurato la morte?
Restò
in silenzio limitandosi a non lasciare i suoi occhi. I silenzi di
Sasuke potevano essere un tormento tanto quanto le sue parole. E Sakura
conosceva bene la forza di entrambe le opzioni, l'affilatura di
entrambi i lati della lama.La vide deglutire per poi ricominciare con
una nuova fermezza negli occhi verdi. «Ora il
veleno dell'odio e della disperazione infetta le tue parole.Ma io ti
conosco, tu non sei questo.Ascoltati Sasuke, fallo almeno per
me»
In un secondo si avvicinò alla grata, così tanto,
che Sakura poté sentire il suo respiro affannato, rabbioso
«TU NON SAI NIENTE! »
le urlò furente.
Sakura
sgranò gli occhi impaurita, ma non si mosse, non
arretrò difronte alla
sua aggressività.Era l'uomo più pericoloso di
tutte le terre
conosciute, aveva tentato più volte di uccidere la sua
famiglia e probabilmente anche ora, se ne avesse avuto modo,
lo
avrebbe fatto. Ma Sakura non si sarebbe arresa, non così
facilmente.
«Madre,
non dovete temere.Il mio posto nel mondo è accanto a lui, io
non lo abbandonerò mai»
«Ora
cosa te ne farai di te stesso e della tua solitudine?» ebbe
l'ardore di chiedere con la voce rotta in gola.
Sasuke
aveva assunto un'espressione di gelida calma, con una posa rigida che
rendeva più tremendo il suo sguardo da belva sul punto di
azzannare
«C'è sempre un prezzo da pagare» disse
pacato.Gli occhi di Sakura, incredibilmente lucenti
nell'oscurità delle prigioni, piansero lacrime.
Sasuke si ritrovò incredibilmente spaesato e debole.Poteva
Sakura amarlo così tanto da perdonargli tutto, ogni errore,
ogni follia?
Lei che non lo aveva mai ingannato, l'unica in quel palazzo che non
aveva mai preferito Naruto a lui.
«Vai via, Sakura» non
poteva reggere quello sguardo appannato, tormentato.Il rumore dei suoi
singhiozzi gli stava riempendo il petto vuoto.
Lei si limitò a scuotere la testa, negandogli la richiesta.
«Non posso continuare a vivere sapendo che tu
passerai il resto dei tuoi giorni qui»
Gli
parlava di vivere proprio a lui che aveva cercato di ucciderla.Di
ucciderli tutti.
Fu
colpito dalla sua sofferenza, sapeva di essere -ancora- importante per
lei e Naruto, ma non fino a quel punto.Quanta bontà
albergava in loro e
quanta poca ce n'era in lui?
«Vattene»
«Solo
se mi prometti che se ci sarà un altro processo tu
collaborerai! Non mi
importa se sarai veramente pentito per quello che hai cercato di
fare.Quello che conta è farglielo credere.Menti Sas'ke,
menti come loro
hanno mentito a te, a noi!» lo
aveva urlato angosciata, arrabbiata, con le dita affusolate strette
intorno alle sbarre d'acciaio.
Lo
spronava a ingannare il Consiglio, a ingannare il suo
stesso padre, solo
per salvarlo da quella vita destinata alla totale solitudine, alla
follia.
Dunque tra Konoha e il suo fratello traditore, pazzo e omicida lei
avrebbe continuato a scegliere lui..Fu turbato da come quel pensiero lo
avesse tanto rassicurato.
«D'accordo.Ora vai, prima che le guardie scoprano la tua di
menzogna» Sakura chiuse gli
occhi per un secondo, finalmente più serena.
Si mosse
veloce percorrendo i corridoi buii di quei sotterranei.Sasuke si
voltò giusto in tempo per vederla sparire.
Per un
lunghissimo istante guardò la penombra che era rimasta al
suo posto, lo spazio vuoto debolmente illuminato dalle candele.
Non c'era modo
di scappare da quella prigione.
Sarebbe
morto lì ,tra quelle gelide mura.Doveva agire come Sakura
gli aveva
suggerito, ma l'idea di ripudiare quello per cui aveva lottato tutti
quegli anni, lo faceva sentire male.
Gli sembrava
quasi patetico che
suo fratello e sua sorella avessero pensato di riuscire a comandare la
sua volontà a tal punto da fargli rinnegare ciò
che era.
Il
Vendicatore, il Traditore, il Principe Caduto, l' Ultimo Uchiha,
l'Usurpatore.
Non era nella
sua natura cadere così in basso da
rimpiangere quello che aveva compiuto.
Forse non ne
andava del tutto
fiero, ma le sue azioni avevano un motivo, e non poteva girare il
viso e rinnegare le sue ragioni.
D'altro canto
solo l'idea di
passare il resto dei suoi giorni in quella prigione lo facevano
impazzire più di quanto già non lo fosse
diventato in quelle poche
settimane di reclusione.
Urlò
a squarcia gola mentre lanciava l'antica
scrivania di legno contro al muro.Nessuna delle guardie osò
entrare a
vedere cosa stesse succedendo.
Anni prima
«Aspettatemi!»
«Sei
troppo lenta sorella!»
Naruto le fece una linguaccia e lei inarcò le sottili
sopracciglia rosa, arrabbiata.
Il loro maestro di
combattimento, Sir Kakashi Hatake, affiancava il suo biondo fratello.
Sasuke invece aveva rallentato il passo e in poco tempo Sakura
riuscì a raggiungerlo.
«Grazie»
gli disse con il fiatone, lui le sorrise «Mi
raccomando oggi dai il meglio di te Sakura !» «Certo
fratello»
Quando arrivarono al campo di combattimento del palazzo, altri
cavalieri erano nel bel mezzo dell'addestramento, ma non
appena i principi fecero la loro comparsa tutti interruppero
gli esercizi abbassando il capo in segno di rispetto.A Naruto e Sakura
piaceva essere al centro dell'attenzione, a Sasuke di meno, si sentiva
sempre leggermente irritato in mezzo a tutta quella gente.
Fortunatamente a loro era destinato uno spazio separato, erano i figli
del Re e non potevano allenarsi con i semplici cavalieri.
Il Re
Minato però non voleva che anche la sua dolce
figlia si esercitasse con i suoi fratelli. Sakura era una principessa
non una guerriera, a lei erano riservati altri oneri.
Ma la bambina lo aveva
pregato, aggrappandosi al suo mantello, per giorni e giorni,
e grazie alla mediazione della regina Kushina,le era stato
concesso di allenarsi tre volte a settimana con loro.
Per Sakura quelli erano alcuni dei momenti più felici.
Sasuke eccelleva
nell'arte della spada, vederlo duellare con il maestro Kakashi la
ipnotizzava.Muoveva l'arma come se non pesasse nulla, con eleganza pari
a nessuno, eppure era ancora poco più di un
bambino.Cavalcava anche bene, non quanto lei, ma sicuramente meglio di
Naruto. Quest'ultimo in compenso aveva ereditato però tutte
le tecniche di combattimento del Fulmine giallo.
Sasuke, invece, non ne possedeva ancora nessuna. Per rimediare
a quella mancanza, il loro maestro gli aveva insegnato il
Chidori, che ora sapeva padroneggiare alla perfezione.
Sebbene quindi Sasuke eccellesse in tutto, era sempre un passo dietro
al fratello, e questo lo tormentava.
C'erano dei giorni in
cui Naruto si recava solo con il re Minato nel grande campo di
addestramento e, orgoglioso, gli mostrava i suoi progressi.In
quelle occasioni l'alone di gelo che Sasuke emanava naturalmente si
acuiva, e lo sguardo nero si assottigliava. Osservando suo fratello,
vedeva tutto quello che avrebbe sempre voluto essere: biondo,
spensierato e forte come suo padre. Quindi stringeva appena i
pugni e si ripeteva che lui lo avrebbe superato un giorno, e che quindi
sarebbe stato lui e non suo fratello, ad essere scelto da suo padre
come Re di Konoha. Ma la rabbia e il dolore non passavano facilmente,
perché per quanto sapesse di essere in molte cose
superiore a Naruto, per Sasuke non esisteva peggior sconfitta
del dover coesistere con ciò che non sarebbe mai potuto
essere.
Sakura allora lo
prendeva per mano, lo allontanava da quello spettacolo e lo
conduceva nella grande biblioteca reale.
Ormai era diventata
un'abitudine per loro due passare il tempo leggendo, studiando
e ricercando.
Fu in uno di
quei giorni che iniziò a perdere suo fratello Sasuke.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
2
La cattiveria nasce da sentimenti negativi come la
solitudine, la tristezza e la rabbia
Viene da un
vuoto dentro di te che sembra scavato con il coltello,
un vuoto in
cui rimani abbandonato quando qualcosa di molto importante ti viene
strappato via
Ryū Murakami
Non
aveva visto più Sakura, lei non era ritornata. Evidentemente
il suo inganno era stato scoperto; Oppure, semplicemente, aveva il
terrore di fargli nuovamente visita.
Si ritrovò a pensare a lei più di quanto avrebbe
voluto, domandandosi ripetutamente se fosse stata punita dal padre per
la sua imprudenza e disobbedienza.
Perché la possibilità che lei non volesse
più vederlo -aiutarlo- lo faceva sprofondare in un' angoscia
che a stento riusciva a controllare.
La mente, infatti, iniziava a giocargli brutti scherzi.
Nelle rare occasioni in cui riusciva a prendere sonno, le memorie della
sua crescita nel segno della vendetta e dell'odio si alternavano a
quelle della sua infanzia innocente e spensierata.Ricordava, soffrendo
terribilmente, le emozioni del suo giovane cuore, il sorriso di Naruto,
l'abbraccio di sua madre.Ricordava tutto quello che aveva perso e che
non avrebbe mai più avuto.Ma ciò che lo
tormentava maggiormente, era una consapevolezza che cresceva man mano
allo scorrere del tempo : Sarebbe destinato a morire lì.
E lui non voleva morire.Non prima di aver completato la sua
vendetta.
Non gli sembrava giusto andarsene in quel modo, dimenticato in quelle
quattro mura.
No, non lo avrebbe permesso! Lui non era finito, lui era ancora
lì respirava,
pensava, e
loro non avrebbero avuto il tanto desiderato lieto fine.No non lo
avrebbero avuto, il loro lieto fine, perché il cattivo non era
stato sconfitto, non ancora.Cercò
di calmare la sua mente, lasciando andare quei pensieri folli
e disperati.
Si chiese da quando fosse diventato così emotivo e si
ritrovò a pensare che forse lo era da sempre.Rise tra
sè ; Sì, stava decisamente delirando.
Il tempo continuò a muoversi nel vuoto fino a quando le
guardie scesero le scale per la solita ispezione giornaliera,
portando nuove ombre nella poca luce sotterranea.
Sasuke le osservò, torvo.
«Che c’è, Uchiha? Cosa stai tramando
lì rinchiuso come una bestia?» lo derise un
soldato. Era lo stesso che aveva tentato di prendersi gioco di lui il
giorno prima o quello prima ancora.Non ricordava bene.
Sasuke sorrise, perfido.
«Sicuro di volerlo sapere,
omuncolo?»
Il secondino digrignò i denti.
L’aggressività nei suoi occhi aveva una nota quasi
infantile.
«Mi chiedo perché il re Minato non ti abbia
mandato al patibolo, sarebbe stato un piacere vederti appeso al cappio»
Sasuke
non era affatto abituato a sentirsi mancare di rispetto da qualcuno di
così inferiore. Quella guardia doveva essere folle per
rivolgersi a lui in quel modo. O forse, la prospettiva della sua
reclusione a vita lo rendeva oltremodo ardito.Il principe
sentì la rabbia travolgerlo come un fiume in piena. Se
avesse potuto, avrebbe spezzato la schiena di quello sciocco
sfacciato con un solo movimento di braccia.
«Sai invece cosa sarà piacevole guardia? Vederti
bruciare tra le fiamme nere del mio Amaterasu. Le scritture narrano che
siano il fuoco stesso dell'inferno.Bruciano ininterrottamente per sette
giorni anche quando tutto quello che è stato catturato
è ormai ridotto in cenere. Sono io l'unico ancora in vita a
poter utilizzare questa tecnica e dicono che questo fa di me
il Signore degli Inferi... può darsi che io lo sia, come
può darsi di no. Ma una cosa è certa, guardia : Quando
uscirò di qui, le lingue nere ti verranno a cercare e tu
brucerai gridando il mio nome! Ricorda, non si scappa dall'Amaterasu e
non si scappa dal Lucifero che lo invoca »
La minaccia sortì il suo effetto, perché la
guardia strinse le labbra, paralizzato.Sasuke osservava divertito il
modo in cui a fatica inghiottiva la saliva, il tremore delle sue mani
che stringevano la spada.
Aveva quasi dimenticato come era inebriante l'odore della paura, quanto
lo gratificasse il terrore che era in grado di scatenare. L'altra
guardia, quella che era stata in silenzio e defilata, lo
afferrò per la spalla scuotendolo nella sua
armatura. «Smettila di tremare, idiota! Fin quando
gli somministrano le gocce non ha alcun potere. E ora allontanati dalla
sua cella, prima di fartela sotto» il giovane spaventato
serrò la mascella e corse via obbedendo agli ordini del suo
superiore.
«Non siete cambiato Principe Sasuke, la vostra lingua resta
tagliente quanto la vostra lama» disse quello ironicamente,
poi si sfilò l'elmo, facendo uscire i suoi
ciuffi argentati
«Kakashi Hatake...costretto a badare a un prigioniero.Che
brutta fine hai fatto Cavaliere Copia» disse mostrando un
ghigno.Vide l'uomo sorridere sotto la maschera nera che, dopo tutti
quegli anni, continuava a portare «Voi non siete un
prigioniero qualunque...» rispose avvicinandosi alle
inferriate della cella «A cosa devo l'onore, maestro? Per essere
stato mandato qui...deve essere sicuramente successo qualcosa»
disse indagatore, furbo e sveglio anche quando la sua mente era
annebbiata dal velo della pazzia.
Kakashi poggiò la schiena sul muro di pietra e
incrociò le braccia davanti « Il re Minato mi ha
chiesto di venire personalmente a controllare le vostre condizioni.E'
preoccupato...»
«Tsk...digli
che può dormire sonni sereni, per il momento mi è
impossibile recare alcun danno a lui e alla sua illustre discendenza
» a Kakashi venne quasi da ridere ma si trattenne,
quell'ironia pungente gli era fin troppo familiare.« Ho anche
un messaggio da parte di Sakura» disse alzando lo sguardo sul
traditore «Le è stato severamente vietato di
scendere qui »
Era stata scoperta, questo era l'unico motivo per cui non era
più venuta da lui. Certo, come aveva potuto dubitare? Se
fosse dipeso da lei, Sakura avrebbe passato ogni ora davanti alla sua
cella, pur di non farlo sentire solo.
« Mi ha chiesto di ricordarvi della vostra promessa»
aggiunse serio
«Ormai dovrebbe aver capito che di me non ci si
può fidare» rispose scettico «Sapete
come si comporta vostra sorella quando ci siete voi di mezzo...»
sembrava lievemente rassegnato, anche se Sasuke potè
scorgere un mezzo sorriso sotto la stoffa nera. Nessuno a Konoha poteva
vantare di conoscere i principi quanto Kakashi, lui era
sempre stato con loro, dal primo all'ultimo giorno trascorso in
quell'angustiante palazzo.
« Dovrebbe cambiare il suo modo di agire allora...»
disse lievemente infastidito.
« Non si sfugge alla propria natura, Sasuke»
Anche se Kakashi aveva pronunciato quella frase come una semplice
constatazione riguardante Sakura, Sasuke la sentiva dentro di
sè come una condanna, più pesante del
giudizio di Minato, di Konoha, o di qualsiasi essere vivente.
"La sua natura"
si era rilevata una prigione ben più terribile di quella in
cui era stato confinato dal Re.
E Sasuke aveva sempre detestato le costrizioni, gli obblighi, le
imposizioni, anche se provenivano da sé stesso.Rimasero in
silenzio scrutandosi l'uno difronte all'altro.Poi entrambi si voltarono
verso un nuovo rumore che aveva sostituito il silenzio delle prigioni.
Un giovane servo percorreva le scale di pietra velocemente,
avvicinandosi all'ex maestro « Sir Kakashi, i nuovi
cavalieri devono prestare giuramento.E' necessaria la vostra presenza»
disse con il fiatone « Arrivo tra un attimo»
il ragazzino fuggì via dopo aver lanciato un occhiata
spaventata e curiosa al terribile traditore.
« Che emozione...il giuramento dei cavalieri» disse
l'Uchiha sarcastico e Kakashi questa volta non riuscì a
trattenere una sommessa risata «Sicuramente meno
emozionante di uno scontro con voi»
Sasuke
sorrise tra sè e sè al ricordo dei loro
combattimenti, sia come maestro e allievo che come
nemici « Devo riferire qualcosa alla principessa?»
aggiunse prima di dargli le spalle
«Dille che io rispetto tutte le mie
promesse...sempre» Kakashi
accennò un assenso chinando il capo e se ne andò.
Si
ritrovò solo come sempre e anche se faceva di tutto per dare
a vedere il contrario, Sasuke iniziava ad annoiarsi. E la sua mente,
contro ogni sua resistenza, cominciò nuovamente a perdersi
nei ricordi del passato.
Sasuke non era
mai stato come gli altri bambini della corte, conosceva bene la
sensazione di essere diverso, ci conviveva sin da quando era poco
più che un neonato.
All'inizio ci
aveva fatto poco caso, protetto e coccolato dall'amore abbagliante di
Kushina e Minato. Per i primi anni dell'infanzia si poteva dire che
fosse stato sereno, se non addirittura felice,cullato in una bolla
d'affetto e comodità.Poi, man mano che la sua intelligenza
cresceva, la bolla aveva iniziato a riempirsi di crepe.
Dapprima erano
imperfezioni sottili, trascurabili poi, in un comico crescendo, erano
aumentate, fino ad inghiottire quella perfezione in un enorme buco
nero.
Pur
continuando ad affermare il loro affetto, tutti quanti –
Minato,Kushina e Naruto– pretendevano che lui fosse come loro
desideravano, senza accettare il semplice fatto che non sarebbe mai
stato come loro.
Non poteva, ed
era stanco di provarci.
Anni
prima
Ogni
loro passo riecheggiava sul marmo del castello.Tutto intorno il brusio
della corte.
Sakura
accennava eleganti saluti,il principe Sasuke invece aveva lo sguardo
fiero e distaccato.Alla sua destra, la principessina, percepiva
l'orgoglio del fratello bruciare quasi come se lei stessa stesse
provando quel tormento : Naruto mostravo orgoglioso i suoi progressi al
padre, mentre lui non era in grado di riprodurre alcuna tecnica del
Fulmine giallo.
Naruto
risplendeva illuminato dal sole della gloria, mentre Sasuke rimaneva
nell'ombra.Si morse forte un labbro, per reprimere la frustrazione.
Entrarono
nel loro nascondiglio, la biblioteca reale.Ogni volta che Sasuke
metteva piede in quel luogo,aveva la netta sensazione di riuscire
nuovamente a respirare, il suo animo si tranquillizzava tutto d'un
tratto.Tentava di attribuire quel beneficio agli splendidi affreschi
che ornavano il soffitto, all'odore dei libri
antichi,o al silenzio rigenerante.Ma in cuor suo sapeva che la
sua improvvisa calma derivava semplicemente dalla vicinanza
costante di sua sorella.Lo
sapeva,ma non voleva accettarlo.
« Che ti va di leggere oggi Sas'ke-kun?» chiese
facendo ondeggiare il vestito crema che indossava «
Non lo so,decidi tu»
Sakura
guardò tra gli scaffali, ormai avevano divorato la maggior
parte dei tomi più interessanti. Poi la sua attenzione fu
catturata dagli ultimi ripiani
« Che ne dici dici potremmo vedere lì»
chiese indirizzando ll dito verso scaffali più
alti, quelli che si potevano raggiungere solo con la scala «Va
bene, andiamo alla sezione di storia allora»
Sakura
gli sorrise e afferrando la sua mano corse tra i vari settori.
Si vergognava anche solo a pensarlo, perché sapeva
che Sasuke in quel momento sarebbe dovuto essere con suo
fratello e suo padre, a dimostrare quanto anche lui valesse.
Ma a lei piacevano troppo quei pomeriggi che passavano insieme immersi
nelle letture, trasportati tra luoghi esotici, scoperte rivoluzionarie
e storie leggendarie.
Aveva Sasuke tutto per sè e non poteva chiedere di
meglio.Avvolte si preoccupava, perché ormai era consapevole
che quello che provava per lui era un po' diverso dall'affetto che
nutriva per Naruto.
E quel particolare legame che sentiva nei confronti di Sasuke cresceva
con l'età.Le venne in mente di quando, insieme, lessero
alcuni libri su una nobile famiglia italiana: i Borgia.
Lei, poco più che bambina, fu profondamente colpita dalla
storia dei due fratelli Cesare e Lucrezia e glielo confessò
sottovoce, pudica e ingenua. « Sas'ke, pensi che sia
così immondo il loro amore?» Sasuke
puntò i suoi occhi neri in quelli verdi della sorella
« E' sbagliato Sakura...» la ragazzina
abbassò, piena di vergogna, gli occhi sulle pagine «
Già...» ammise soltanto.
Come poteva essere così stupida, era talmente ovvio che
fosse sbagliato,pensò stringendo le dita intorno all'ampia
gonna.
«Cesare non l'amava veramente...perciò
è sbagliato» «Perché
pensi questo?» «Perché se
l'avesse amata non avrebbe mai permesso che andasse in sposa, lui l'ha
manipolata per le sue ambizioni politiche» Lo sguardo di
Sakura si intristì, quello che si immaginava invece,
era una classica tragedia d'amore .E allora si
odiò, Sakura, perché ancora così
ingenua ,sognatrice e romantica.
Poi, Sasuke le alzò il mento delicatamente,
così che i loro occhi potessero rincontrarsi di
nuovo «Io non ti manderei mai in sposa a nessuno,
Sakura »
Sentì
chiaramente il suo cuore bloccarsi e gli angoli della bocca spostarsi
involontariamente verso l'alto, dando vita a un enorme sorriso.
Non ci pensò due volte e allungando il collo gli diede un
leggero bacio sulla guancia.Ricordò che quella fu una delle
poche volte in cui vide la pelle diafana di Sasuke divenire rossa.
«Siamo arrivati! » disse Sasuke interrompendo i
ricordi di Sakura sui Borgia.Il principe prese la scala e la
posizionò così da poterci salire entrambi.Si
aggrappavano l'uno all'altro ridendo allegramente mentre salivano gli
scalini di legno. Arrivando all'ultimo scaffale notarono con delusione
che erano perlopiù tomi sulle più
importanti e nobili famiglie dei Cinque Grandi Regni.
Indirizzarono la loro attenzione verso il Regno del Fuoco, e poi verso
la sezione destinata alle nobili famiglie di Konoha, la capitale.
« Aburame, Akimichi, Hyuga, Inuzuka ,Nara...Sarutobi,
Senju...che noia Sakura, non c'è niente di interessante
qui»
La ragazzina appoggiò un gomito sullo scaffale,
afflitta.Poi sentì un lieve sussurro, quasi un sospiro.
"Sakura" , ripeteva la strana voce.
«Lo hai sentito?» chiese tirando la
camiciola di suo fratello.
«Cosa? »
«Qualcuno ha pronunciato il mio nome...»
disse guardandosi intorno.
«Non c'è nessuno, Sakura »
« Ma io l'ho sentito...»
«Te lo sarai immaginato » rispose guardando
distrattamente alcuni libri.
"Vieni, sono qui" ripeté la voce sovrumana.Sakura
sgranò gli occhi e girò lo sguardo verso quella
voce che la richiamava.
Quel sussurro sembrava provenire da un libro, più
impolverato rispetto agli altri, posizionato all'estremità
del ripiano.Non ci aveva fatto caso prima, sembrava essere comparso dal
nulla.
«Aspetta! Ho trovato qualcosa...» Sasuke
guardò incuriosito il pesante libro dalla copertina nera che
la sorella portava in mano.
Un simbolo bianco e rosso era disegnato al centro della copertina di
pelle
« Non ho mai visto questo stemma...» disse lei
eccitata accarezzando con i polpastrelli l'insegna in rilievo.
« Storia e discendenza della nobile famiglia
Uchiha...» lesse piano Sasuke aprendo la prima pagina
« Sembra interessante no?...» chiese la sorella
sorridendogli allegramente.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
3
Come un ladro nella luce,non puoi nasconderti,
non puoi nasconderti dalla tua ombra
E non c'è bisogno di fingere che la perfezione sia tua amica
Perché siamo tutti rotti.
Tutti ci ritroveremo soli.
Qualcuno a palazzo
diceva che il traditore fosse completamente impazzito a causa della
prolungata solitudine. Ma Sakura credeva che il fratello non avesse
smarrito il senno, bensì la sua mente si stava sfaldando a
poco a poco, ferita dopo ferita. Sasuke era uno dei guerrieri
più forti delle terre conosciute, secondo solo a
Naruto, ma il suo animo non era riuscito a sopportare quella
cicatrice. Certo, era stato in errore nel suo modo di sfogare il
tormento ricevuto, ma questa sua ostinazione nasceva da circostanze che
il mondo attorno a lui aveva fatto sorgere.
Tutta Konoha ne era stata responsabile in qualche misura. Pochi
però erano disposti ad ammetterlo, e avevano preferito
indossare la maschera di un "lutto" ipocrita, aspettando che il tempo
lavasse via quell'alone -quello
sterminio Uchiha- dalla loro bella nazione del fuoco.
Si alzò di scatto dirigendosi verso il balcone spalancato.
Non riusciva più a sopportare il parlottio sottomesso che
stava accompagnando quelle ore di estenuante attesa. Sedute in
cerchio nella grande stanza soleggiata infatti, le sue dame di
compagnia non fingevano neppure di ignorare la situazione. Avevano
abbandonato i loro lavori sulle ginocchia o al suolo e bisbigliavano
senza sosta, piegando la schiena per avvicinarsi l’una
all’altra.
Qualcuna si era addirittura alzata per raggiungere le altre compagne.
Erano passati tredici mesi da quando Sasuke era stato condotto in
prigione e oggi finalmente era arrivato il giorno della sua
"redenzione". Minato e il Consiglio avevano accettato la richiesta del
giovane principe e della principessa : Sasuke quel pomeriggio sarebbe
stato messo alla prova.
La porta delle sue stanze personali si aprì con rumore,
Naruto le si avvicinava velocemente. Le dame si alzarono subito,
inchinandosi e restando a tessa bassa. Il futuro Re fece loro un
discreto sorriso, rendendo le gote delle nobildonne rosse
. «
Buongiorno
fratello » gli venne
incontro con la mano sospesa. Naruto gliela strinse al volo, dopo averla
sfiorata con le labbra. Odiava tutta quella formalità che
dovevano sostenere quando gli occhi della corte erano su di loro,
più o meno la maggior parte del loro tempo. «
Offuschi
il sole oggi, sorella »
disse
sorridendole e il viso gli si illuminò rendendo i suoi occhi
azzurri più belli.
«
Passeggiamo?
»
I giardini del palazzo di Konoha erano annoverati come alcuni dei
più lussureggianti del mondo, merito del clima favorevole e
della sempreverde terra fertile. Durante le giornate di sole
primaverile, Sakura trovava estremamente rilassante girare tra quelle
fontane e quelle siepi. «
Sei
preoccupato? » chiese coprendo un
poco la bocca con il ventaglio cremisi. In quella corte patinata e
ricca, dovevano sempre celare le loro parole; spie del consiglio e
complottisti potevano nascondersi sotto qualsiasi spoglia, dal nobile
ossequioso all' amico più fidato «
Nostro
padre è disposto a concedergli la grazia, ovviamente se
Sasuke ammetterà di dolersi delle sue azioni. Il Re non
vuole che vinca l’orgoglio e l’arroganza. Ma io
conosco nostro fratello, e temo che quando arriverà il
momento, non sarà darà al re la risposta che
desidera ».
« Sir
Kakashi mi ha assicurata che Sasuke manterrà la promessa.
Sono mesi che è rinchiuso lì dentro, ormai
dovrebbe aver capito che questa è l'unica soluzione...»
«
Lo
spero» disse puntando gli
occhi azzurri nei suoi verdi «....sarebbe bello
riaverlo tra noi » aggiunse chiudendo
appena le palpebre, accecato dal sole luminoso.
Su Konoha la luce era onnipresente.
Si rifletteva sui tetti di metallo lucido, splendeva sulle strade
lastricate e rifulgeva sui volti perfetti dei suoi abitanti, rendendo
tutto quanto ammantato da un'aura di perfezione irreale.
Eppure, dietro quella pace, quella bellezza, si nascondevano animi
oscuri, opposti a quella luce.
Sasuke sapeva di essere uno di loro, ma era anche consapevole di non
essere l'unico.
Certo, era stata una sua scelta quella di abbracciare la causa della
vendetta, ma non poteva dimenticare tutto quello che gli era stato
fatto per spingerlo in quella direzione. Tutto quello che era stato
fatto al suo sangue. E il fatto che lui fosse stato punito, e loro
vagassero ancora in quella luce, lo riempiva di rabbia, all'interno
dell'oscurità in cui era stato relegato.
Quella prigionia, piuttosto che farlo riflettere sui suoi peccati,
stava alimentando sempre di più la sua ira, il senso di
disprezzo per il popolo ipocrita di Konoha e la fame di potere.
Come un leone in gabbia, era stremato e umiliato, ma pronto a sbranare
i propri aguzzini non appena ne avesse avuto
l'opportunità, ma c'era solo quel silenzio che trovava
più logorante di una lenta agonia.
Sentì un tuono, rimbombò in lontananza
e sembrò rimbalzare sulle pareti della prigione come una
palla di cuoio.
Sasuke sollevò la testa, come se i suoi occhi potessero
ancora vedere oltre la roccia sopra di lui.
Chiuse gli occhi, respirando profondamente .Avvertiva, non sapeva
nemmeno lui come, che l'aria fuori stava cambiando, caricandosi di
umidità.
A breve, il temporale sarebbe iniziato.
Un secondo tuono, più vicino, gli riportò alla
mente ricordi dolorosi, anche se lontani.
Anni prima
«
Quindi questo Madara Uchiha ha
fondato Konoha insieme ad Hashirama Senju... »
La voce acuta di
Sakura era accompagnata da uno sguardo esterrefatto che seguiva
velocemente le pagine di quel vecchio libro.
«
Mi domando perché non
ne abbiamo mai sentito parlare » disse lui pensieroso girando il
foglio ingiallito.
Gli occhi neri furono attratti incredibilmente da un disegno: ritraeva
due iridi rosse con delle inquietanti figure nere.
« Sharingan e Sharingan
ipnotico » lesse la sorella piano, quasi
si trattasse di una formula misteriosa.
«Lo Sharingan
è l'arte oculare appartenente alla famiglia
Uchiha, le radici della sua esistenza sono storicamente ben note
all'interno della Foglia. Esso discende, come involuzione dell'Arte
Oculare di Hagoromo Otsutsuki. Lo Sharingan può inoltre
evolversi nello Sharingan Ipnotico. Esteticamente si presenta come un
occhio con una colorazione tendente al rosso in cui vi sono i tomoe
disposti attorno all'iride e alla pupilla, per un numero massimo di 3
tomoe partendo da uno per occhio. Ogni tomoe ha uno scopo diverso. A
seconda del numero di tomoe lo sharingan dell'utilizzatore
disporrà di diverse abilità: La precognizione dei
movimenti futuri compiuti dagli avversari ,la visione dello scorrere del
chakra attraverso i corpi , la possibilità di
copiare varie tecniche dagli avversari.
Lo Sharingan non appare
automaticamente alla nascita: tende invece a manifestarsi quando il
portatore è soggetto a forti stress emotivi o in situazioni
dove la sua vita è in pericolo.
Dopo la sua prima
apparizione, il portatore può attivarlo o disattivarlo a suo
piacimento .
Il livello e il potere
di uno Sharingan è basato sul numero di Tomoe presenti
sull'iride »
Sasuke non poteva credere a quello che leggeva. Cosa era quella
potentissima capacità oculare? Chi erano gli Uchiha, e
perché nessuno ne aveva mai parlato?
«
Questi occhi mi turbano...» lo raggiunse la voce
di sua sorella minore che ne studiava attentamente le iridi
rosse e nere disegnate su quelle vecchie pagine ingiallite.
Ci passò la falange sopra, seguendo le linee geometriche di
quello che veniva chiamato "Sharingan ipnotico".
«
Eppure, penso di non aver mai
visto niente di più bello » aggiunse Sakura con voce
bassa.Sasuke guardò il suo dito percorrere piano quelle
strane figure.
«
Continuiamo...» disse lui entusiata per aver
finalmente trovato una lettura coinvolgente.
Sua sorella annuì distogliendo solo ora gli occhi
dall'immagine, per portarli sul profilo elegante di suo fratello.E
-come al solito- ne fu rapita.
Era bello, così bello da offuscare qualsiasi perfezione
marmorea custodita in quel palazzo. E lei desiderava averla interamente
per sè tutta quella enigmatica magnificenza.
«
Perché mi fissi ? Sei
fastidiosa » canzonò
lui continuando a guardare le pagine del libro.
Sakura sentì le guance infiammarsi con la stessa
intensità di un fuoco estivo. «
Non ti stavo fissando,
egocentrico » mugugnò infastidita,
muovendo con un gesto altezzoso i lunghi capelli rosa.
Sasuke la guardò afferrando tra l'indice e il
pollice un ciuffo morbido di fiori di
ciliegio. Glielo tirò appena, quel tanto da
avvicinarle il viso.«
Non mi mentire »
Sakura allora si morse il lato del labbro girando lo sguardo «
Anche se ti stavo fissando, non
sono tenuta a dirti il perché. Non posso certamente palesarti
tutto quello che mi passa per la testa! »
sbottò con
le guance ora meno arrossate e lo sguardo lievemente accigliato.
«
Figurati se mi interessa sapere
cosa passa per la testa di una principessa di quattordici anni. Ho di
meglio a cui pensare » la schernì con un
mezzo sorriso sulle labbra.
«Tipo a quanto sia insopportabile
il tuo carattere? ...e smettila di trattarmi con una bambina, sono una
donna ormai! Sembra che tutti se ne siano siano resi conto tranne te »
Sasuke strinse appena le labbra guardandola finalmente negli
occhi. Davvero Sakura pensava che lui non si fosse accorto di quanto in
quei pochi anni fosse cambiata?
Nel giro di un attimo, Sasuke aveva visto sotto i suoi occhi la sua
dolce sorellina assumere le fattezze di una donna.
L'aveva ascolta ridere con una malizia nata dalla consapevolezza di
essere desiderata dai ragazzi.
L'aveva vista imporsi dimostrando un temperamento
forte, vincente, ereditato da sua madre Kushina.
L'aveva vista studiare le arti mediche con un'intelligenza e una
capacità pari a nessuno.
Certo sapeva che era cresciuta, semplicemente vederla ancora come una
bambina era un modo per proteggersi e proteggerla.
«
Per me resti una
bambina » disse con eccessiva freddezza,
mascherando la sua frustrazione.
Sakura capì che le lacrime sarebbero arrivate a breve,
quindi serrò forte le palpebre e le spinse
via. Perché una bambina avrebbe pianto, non una
donna e lei sarebbe voluta essere qualsiasi cosa davanti agli
occhi di Sasuke tranne che una sciocca e infantile mocciosa.
« E' più facile
così...» disse lei a voce bassa
«Che significa? » chiese sbuffando leggermente.
«Voglio dire che per un fratello
maggiore è meno "doloroso" continuare a vedere la propria
sorellina come una bambina, anche quando questa non lo è
più. Perché una volta entrata nell' età
adulta verrà corteggiata, con sempre più
frequenza, fin quando non troverà il gentiluomo giusto che
la sposerà, e lei sarà costretta a lasciare per
sempre la casa familiare. Il punto di riferimento diventerà
il marito, potrà contare su di lui per la protezione e
l'amore di cui ha bisogno. Creerà la sua di famiglia, e il
legame morboso con il fratello maggiore sarà solo un dolce
ricordo dell'infanzia »
Mantenne gli occhi verdi nei
suoi tenebrosi per tutto il tempo. Era soddisfatta di come aveva
rigirato la situazione a suo favore, mettendo in luce un aspetto
peculiare del suo rapporto con Sasuke : la gelosia e la
possessione che provava verso di lei da quando era piccola. Si fece
sfuggire un piccolo sorriso trionfante, quando vide gli occhi del
fratello vacillare sotto la sua naturale spigliatezza.
Ma fu per poco, perché le sue ossidiane iniziarono a
brillare, mostrando un sorriso malizioso.
«
Quello che dici, sorella,
può valere per le altre, ma non per te...vuoi sapere
perché? »
«
Lasciami indovinare,
perché nessuno vorrà in moglie una noiosa
ragazzina dai capelli rosa? » domandò sarcastica.
Sasuke si avvicinò di più, mantenendo quel
sorriso malizioso che Sakura tanto detestava-amava-
«
Al contrario, i pretendenti ci
sono, e in futuro stai certa saranno ancora più numerosi. Ma
nessun uomo potrà mai essere il tuo punto di riferimento
quanto lo sono io, il legame che avrai con tuo marito sarà
sempre inferiore a quello che hai con me! »
«
Certo, perché il
nostro è un legame di sangue. Te lo sei forse dimenticato,
Sas'ke-kun? » chiese a sua volta maliziosa
guardandolo negli occhi.
La mascella di Sasuke si strinse impercettibilmente.
Dimenticarlo? Quel dettaglio lo tormentava come un tarlo fa con il
legno, scavando sempre più a fondo nel suo cuore, sempre
più giù, fino a dilaniarlo.
Portò la testa all'indietro, facendo scivolare i lunghi
capelli neri. «
Come potrei dimenticare di avere
lo stesso sangue di una mocciosa tanto noiosa ? » disse con un ghigno borioso e
lei rise a voce alta, facendo brillare i suoi occhi verdi.
¤
Ascoltò il suono dei passi veloci avvicinarsi, il rumore
delle armi che si muovevano.
Poi alzò lo sguardo : Le guardie nelle loro splendenti
armature ,entrarono all'improvviso, tutte insieme circondandolo.
«
Esigo
delle spiegazioni » la guardai
più anziana, l'unica che Sasuke conosceva perché
al servizio degli Uzumaki da anni, lo guardò con disprezzo
«
E'
giunto il momento della verità,principe » Sasuke
appoggiò la schiena sulla parete rivolgendogli uno sguardo
di ghiaccio
« La verità
dici? Quale verità, quella del tuo re? » rispose sprezzante
mentre si alzava.Le guardie lo fissarono quasi spaventate, il suo viso
era una maschera di odio.
«
Risparmia
le parole per il processo, Uchiha.» disse
strattonandolo.Lo incatenarono e lo spinsero con arroganza fuori.
Sasuke si lasciò condurre senza opporre troppa resistenza.
Se solo quel maledetto "incontro" non fosse avvenuto così
presto, se avesse avuto più tempo, se avesse scoperto
quale tipo di farmaco gli era stato somministrato
per privarlo dei suoi poteri , allora forse sarebbe riuscito a capire
come dileguarsi al momento del trasferimento dalla cella.
Ma il tempo dei sogni era finito, e senza nemmeno accorgersene era
già uscito dalle viscere delle prigioni.
Un' intensa luce lo colpì agli occhi. Da quanto tempo era
stato segregato nella più completa
oscurità ?...probabilmente da sempre, lui ci era nato nel
buio.
Il suo paese invece, Konoha, era un luogo di luce con poche tenebre. Lo
stesso Minato era una luce, la Regina Kushina lo era stata,
così come lo erano Sakura, Naruto, Kakashi,
Jiraya, Tsunade...e l'elenco poteva continuare per molto. Sasuke
però era un'ombra, anzi non una semplice ombra, era il buio
che era sceso sull'intero reame.
Lui era l'oscurità della follia di chi ha smarrito ogni
strada, il cui passato è una disperata menzogna.
Angolo
autrice :
Buongiorno, credo che si dica
" buongiorno" dato che sono le
3: 17
Comunque ritaglio questo piccolo spazio innanzitutto per ringraziarvi,
spero che la storia vi stia piacendo e se c'è qualche
errore, consiglio, precisazione vi prego di farmelo sapere ^.^
In secondo luogo ci tengo ad avvisare che tra pochi giorni
partirò per la France
e non posterò ulteriori capitoli, ma ho
quasi concluso la storia, quindi a fine agosto o inizi settembre
continuerò a postare il seguito, con frequenza :)
Un pensiero particolare a coloro che hanno trovato il tempo
di recensire, grazie di cuore sasusakusara7, meryl watase ,Viaggiatrice14 e _AmeLilly_
Ringrazio tanto anche chi ha inserito la storia tra
le preferite e/o seguite.E per finire quelli che si sono fermati anche
solo a leggere :)
Vi auguro a tutti una buona estate, ci vediamo presto un bacione forte!
<3 ,
22Mavi
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
4
Siamo tutti impastati
di debolezze ed errori;perdoniamoci reciprocamente le nostre
sciocchezze:
questa è la prima legge di natura
Voltaire
Sakura
strinse con forza i pugni, seguendo con gli occhi il drappello di
guardie e il loro prigioniero.
Non
lo vedeva da mesi e quando incontrò il suo sguardo ,quasi
tremò. Sasuke
era molto più magro di quello che lei ricordava, quasi
scheletrico.
I
vestiti che indossava lo facevano apparire ancora più
gracile: nessun
orpello dorato, nessuna insegna del proprio rango, nessuna armatura.
Tutto perduto, come il suo cognome, come molte altre cose...
I capelli
erano incolti, lunghi, cresciuti nel disordine di filamenti
neri : un
intreccio buio fuori e dentro la sua testa. Gli ricadevano sul viso
scavato, coprendogli l'occhio sinistro e a lei venne in mente
il quadro di Madara Uchiha, quello che suo padre le aveva mostrato dopo
la ribellione e la fuga del fratello.
Giunto
al cospetto della famiglia reale, dei cinque re e del
consiglio, Sasuke
fu fatto inginocchiare, anche questa volta non oppose resistenza, ma
Sakura non potè far a meno di notare una certa
rigidità nei suoi
movimenti. Il Re Minato si alzò dal trono e
proseguì illustrando dettagliatamente i crimini compiuti da
suo figlio.
Arrivando
all'omicidio di Danzo Shimura, Sakura potè scorgere un
sorriso affilato
spuntare sulle labbra di Sasuke, e involontariamente
rabbrividì per
quel ghigno.
Quando il re tacque, una guardia gli diede il consenso per poter
parlare «
Grazie
per il riassunto, padre.
Sono così tante cose che inizio a far fatica a ricordarmele
tutte.
Anche voi avete qualcuno che prima di andare a dormire vi elenca i
vostri misfatti?..»
Vide gli altri Re corrugare la fronte o manifestare espressioni di
dissenso. Minato però appariva tranquillo, ormai era
abituato alla sua
lingua affilata
«Sasuke,
hai qualcosa da dire in tua difesa? »
«Vi
siete dimenticato di specificare che le mie azioni sono state la
conseguenza delle vostre menzogne e dei vostri omicidi!
»
proseguì con sdegno
«Se
voi non mi aveste nascosto la mia vera discendenza...io non- »
«Temo
che le tue azioni non siano un effetto di ciò che hai
scoperto, ma che siano insite nella tua natura, Uchiha. »
era
stato un anziano del consiglio a frenarlo.
Sasuke,
interrotto, rimase un attimo con la bocca dischiusa e l’ira
negli
occhi, prima di serrare le labbra in una smorfia amara.
"Non si sfugge alla
propria natura"
«Dite
bene, nella mia natura. Quindi perché condannarmi per
qualcosa che non dipende dal mio libero arbitrio? »
Sakura
avrebbe voluto sorride, mostrare con trionfo che la mente del
fratello
era più che lucida, ma le sue labbra non si mossero. Era
folgorata
dalla capacità di Sasuke di raggirare quel manipolo di
vecchi
complottisti. Anche dopo quell'intero anno incarcerato nel
più completo
isolamento, la sua dialettica era ineccepibile.
«
Basta
così! »
tuonò Minato, rivolgendosi tanto al figlio quanto
all'anziano.
«Sono
stati commessi errori, molti errori...da entrambe la parti. Konoha ha
pagato tragicamente per quello che ti è stato sottratto,
Sasuke. Hai
sferrato la tua vendetta sul tuo popolo, colpendo indiscriminatamente.
Hai tradito la tua famiglia, hai assassinato e mentito. Hai tentato di
uccidere i tuoi fratelli e il tuo Re»
Sasuke
apprezzò l'aver evitato la parola padre «Ora
però siamo qui, l'uno di fronte all'altro. E io ti invito a
rispondere con il cuore, non con l'orgoglio»
si
interruppe un attimo poi riprese «Tu,
Sasuke Uchiha, rimpiangi tutte le tue scelleratezze? »
Sakura
trattenne il respiro mentre realizzava che era arrivato il momento di
scoprire se Sasuke l'avrebbe ascoltata oppure no. Cercò la
mano di
Naruto, che fino a quell’istante era rimasto immobile e in
silenzio.
Il giovane Uzumaki gliela strinse forte mantenendo gli occhi azzurri
fissi sul fratello. I secondi sembravano non passare mai.
Il
traditore alzò la testa, guardò i quattro Re che
avevano percorso
miglia e miglia per assistere alla sua redenzione. Guardò il
consiglio
che chiaramente voleva solo vederlo in catene a vita.
Guardò la
sua famiglia, speranzosa e tesa. Guardò Sakura i cui occhi
verdi non lo
avevano abbandonato per un secondo da quando era entrato in quella
sala.
Stava per rispondere, ma un improvviso dolore acuto lo colpì
alle iridi, sentì del sangue fuoriuscire e si
portò entrambe le mani
per coprire la vista che aveva iniziato ad appannarsi.
Un urlo gelido invase il salone.
Le
guardie rivolsero le loro lame su di lui, preoccupati che
avesse
riacquistato i suoi poteri oculari, Minato si alzò allarmato
dal trono
, appoggiandosi ai braccioli .
«
Principessa
Saura !»
Onoki, l'anziano Re della Regno della Terra tentò di
fermarla, ma
Sakura era già china sul traditore, che urlava in ginocchio
coprendosi
gli occhi.
Gli poggiò entrambe le mani sulle spalle, incurante della
possibilità che potesse essere tutta una messinscena, un
piano malvagio
per tentare un -ennesimo-omicidio.
«Sasuke!
Sono io guardami !»
il principe grugnì dal dolore mentre allontanava le mani e
indirizzava
lo sguardo verso la sorella, lacrime di sangue sgorgavano impetuose
dalle sue iridi.
«
Non
riesco a vedere !»
urlò. Sakura intreccio le dita nelle sue
mentre il fratello
agonizzante si contorceva a causa degli spasmi sempre più
violenti
«Padre,
vi prego lasciate che io lo curi !»
era disperata, tremava forse più di Sasuke. Naruto fu presto
al suo
fianco, l'Uchiha avvertì il suo braccio intorno alla
schiena.
«
Non
ha ancora ammesso il suo pentimento !»
intervenne un'anziana del consiglio
«Morirà
se lo richiudete di nuovo lì dentro, tanto valeva
condannarlo a morte!
Oppure è proprio quello che state facendo con le vostre
gocce?...»
chiese irrispettosa e adirata. Un sommesso boato di sdegno percorse
l'intero consiglio.
«Maestà
trasferitelo nelle sue stanze, ci metterò poco per sanare
l'infezione.Voi sapete che sono l'unica in grado di farlo. Non
lasciatelo morire qui....vi supplico
»
la voce le si ruppe in gola, strozzata dai singhiozzi che sentiva
salirle dal cuore. Le sopracciglia del Re franarono in un'espressione
di profondo sconforto. I suoi figli erano a terra, inginocchiati e
supplichevoli.
Le loro vesti reali, con il simbolo degli Uzumaki
cucito sopra, erano sporche del sangue del loro fratello, dell'altro
suo figlio, quello che rischiava di morire lì davanti ai
suoi stessi
occhi.
«
Aiutate
la principessa Sakura a scortare il principe Sasuke nelle sue
stanze »
le guardie esitarono, scrutandosi intorno con timore.
Il Re puntò il dito contro di loro, alzando incredibilmente
la voce «
Avete
sentito, guardie?! Scortate immediatamente i miei figli!!»
Le pareti del grande salone reale parvero tremare sotto il comando di
Minato.
L'unica
cosa che riusciva a sentire chiaramente era il flusso verde
del
chackra di sua sorella penetrargli direttamente nell'apparato visivo,
era una sensazione rigenerante, che poco tempo prima aveva provato,
quando lei gli aveva salvato la vita sul campo di battaglia.
Parallelamente percepiva la sua voce morbida lontana, come se
arrivasse, ovattata, da un luogo remoto e distante
«
Andrà
tutto bene, ti salverò Sasuke...non permetterò
che tu muoia »
ripeteva sua sorella accarezzandogli il viso.
Poi un tepore lo avvolse e sognò.
Sognò sua madre che lo abbracciava tranquillizzandolo, la
regina Kushina era avvolta in una luce chiara
«
Non
è colpa tua, Sas'ke. La mia malattia era incurabile, non
è stato il
dolore per il tuo abbandono ad uccidermi. Riposa ora figlio mio, il tuo
cuore ha bisogno di pace»
gli sussurrava all'orecchio.
Anni
prima
La Regina, per una volta
senza dame di compagnia, era intenta ad annodare tra loro i fili d'oro
e d'argento.
Tutti
i reami erano a conoscenza della straordinaria abilità della
moglie del
Lampo Giallo, le cui mani davano vita ad oggetti mirabili, chiunque vi
posasse gli occhi infatti, ne rimaneva folgorato. Pioveva da giorni
ormai e quando il temporale durava così tanto, l'intero
castello non
bastava a contenere i due principini.
I suoi figli erano ancora dei bambini e dove c'era l'uno c'era anche
l'altro, sempre.
Giocavano tra le varie stanze del palazzo, con le loro spade di legno,
sconfiggendo mostri e nemici immaginari.
Kushina sperava che non crescessero mai, che non scambiassero mai i
loro nemici di fantasia con quelli reali.
Ma sapeva che il loro destino era quello di essere splendenti e
impavidi guerrieri.
Che
la guerra e la morte sarebbero diventate il loro pane quotidiano e che
avrebbero provato il dolore e la disperazione troppo presto.
«
Bambini, quante volte vi ho
detto di non giocare nelle mie stanze?»
Due
paia di occhi innocenti,azzurri e neri,la osservarono dalla loro
posizione dietro cassetti pieni di rocchetti e tessuti ricamati e
srotolati.
«Siamo in missione mamma, i troll
ci stanno inseguendo, dobbiamo nasconderci qui»
Naruto
chiuse appena gli occhi emozionato e Sasuke, dietro di lui,
si guardò
intorno con sospetto : i troll potevano essere già arrivati.
Kushina
ambiva a poter mettere sotto chiave tutto quello che erano in quel
momento, tutto quello in cui credevano, tutto quello che ancora non
avevano cominciato a chiedersi.
Avrebbe voluto chiudere tutto in una scatola di cristallo, perfetta e
indistruttibile.
«Va bene ma vostra sorella dorme
nella culla, cercate di non svegliarla!»
«Voglio vederla ! »
urlò Naruto e Sasuke
prontamente gli tappò la bocca.
«Shh, dorme!
» lo ammonì a voce
bassa
Kushina
accennò un dolce sorriso, si alzò abbandonando
per un attimo il ricamo
e li prese in braccio, uno posato alla sua sinistra, l'altro alla sua
destra. Si avvicinò alla culla bianca di sua figlia,
la piccola neonata dormiva beatamente, ignara di quello che succedeva
attorno a sè.
«Vedete come è bella? »
disse notando gli occhi dei suoi
gemelli illuminarsi
«E' ancora piccolissima » commentò Naruto
sfiorandole piano la manina stretta nel minuscolo pugnetto.
«Noi la proteggeremo sempre,
madre »
aggiunse Sasuke, serio per la
sua tenera età.
Kushina li riposò entrambi a terra stampando un bacio sulla
fronte di ognuno.
Appena
toccò il suolo, Naruto iniziò a correre per la
stanza dicendo di voler
portare a termine la missione contro i malefici troll; ma il suo
fratellino sembrava meno entusiasta.
In poco tempo Naruto si annoiò,
non voleva restare a guardare la mamma filare, e andò via
alla ricerca
di nuove avventure. Suo figlio Sasuke invece continuava a osservare le
sue mani che intrecciavano i colori sgargianti dei filamenti.
«Non vuoi andare con tuo
fratello? »
«Preferisco guardarvi, madre» rispose accoccolandosi vicino a
lei.
Kushina
amava ugualmente entrambi i suoi figli. Il cuore della madre batteva ad
un unico ritmo. I suoi figli invece amavano diversamente. Naruto donava
i suoi sentimenti liberamente, a tutti. Mentre l'amore di Sasuke era
difficile da conquistare. Ma era un qualcosa che, se raggiunto, Sasuke
avrebbe tenuto stretto per la vita, come la cosa più
preziosa in terra.
Eppure
in una parte remota del suo animo, lei era convinta di non meritare
tutto quell'amore. La sincerità dei sentimenti di suo figlio
Sasuke
andava a cozzare con la rete di bugie in cui viveva, +
in cui loro
lo avevano costretto a vivere. Non riusciva nemmeno a immaginare la
reazione di suo figlio se avesse scoperto la verità.
Come avrebbe creduto ancora a loro, ai suoi genitori che lo avevano
cresciuto sotto le coltri della menzogna?
Li avrebbe odiati?...avrebbe odiato anche lei ?
Presero forma nella sua testa, le ossidiane nere di Sasuke, fissarla con
astio e delusione, e il cuore le si bloccò in gola.
Sapeva
che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, ma continuava a sperare,
a lottare contro un futuro già amaramente scritto.
«C'è qualcosa che non
va madre?» chiese alzando i suoi splendidi
occhi neri su di lei
«No, tesoro mio.» «Sicuro? » aggiunse indagatore.
Non
c'era niente da dire, suo figlio era fin troppo sveglio e intelligente.
Era capace di comprendere cose che altri bambini non avrebbero mai
trovato.
Lo prese in braccio, posandolo sulle sue ginocchia e lui
poggiò una guancia sulla sua spalla. Kushina gli
accarezzò i capelli
neri per poi stampargli un tenero bacio tra quei filamenti scuri.
Poi lo girò per poterlo guardare in viso, occhi negli occhi.
«Sasuke, ora sei solo un bambino,
ma voglio che quello che ti sto per dire, tu lo ricordi per
sempre. Va bene?» il figlio annuì
reggendo lo sguardo della madre
«Qualsiasi
cosa accadrà in futuro, io ti amerò sempre
immensamente, perché tu sei
mio figlio e questo non cambierà mai. Ricordalo Sasuke, sei
mio figlio
e io ti continuerò ad amare per il resto della mia vita » «Anche io vi amerò per
sempre madre
» disse arrossendo e la abbracciò con
tutta la sincerità della sua giovane età,
nascondendo il viso nel suo seno accogliente.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
5
Mostrami che sei
umano,non ti spezzerai
ama le tue imperfezioni e vivi per i tuoi errori
Dita
morbide percorrevano il profilo del naso, tracciavano il
contorno della mandibola, spostavano i capelli che ricadevano sulla
fronte,
accarezzavano
lentamente le tempie. Quando l'indice di Sakura, perché
sapeva che quella mano poteva solo appartenere a lei, si mosse sulle
labbra seguendone la linea,
Sasuke
ebbe un sussulto involontario. Le bloccò in un attimo il
polso ed aprì gli occhi, ma non vide niente.
Con
l'altra mano, quella che non stringeva con violenza ,
tastò la consistenza delle garze.
«Finalmente
ti sei svegliato» «Cosa è
successo?» chiese
a voce alta, mantenendo il braccio della principessa sospeso.
«I
tuoi occhi hanno subito una grave alterazione dovuta alle gocce che ti
hanno somministrato. Ma non temere non hai subìto
alcun effetto collaterale permanente» «Quando
riavrò la vista?»
« Presto,
devi solo tenerli a riposo per qualche giorno.Tsunade ha apportato
delle modifiche al farmaco, le nuove gocce non implicheranno dolori o danni» le
disse dolcemente.
Le liberò il polso fino a quell'istante stretto,
istintivamente, con eccessiva forza.
Si
alzò dalla posizione supina, appoggiando la schiena al
morbido cuscino di piuma d'oca. Non sapeva se l'essere stato in
prigione per tredici mesi avesse reso il suo giudizio più
mite, ma quello era il letto più comodo sul quale
avesse mai riposato. Quando però sentì bussare
alla porta, il suo copro s'irrigidì di scatto.
«Sas'ke!
Ti sei svegliato....» era
Naruto, lo aveva percepito ancor prima che parlasse. La sua voce era
sinceramente emozionata e lui non la sopportava. « Come
ti senti ?»
«Tralasciando
l'incapacità visiva, l'essere senza potere, e il dover
tollerare la tua presenza?» «Noto
che hai riacquistato il giusto spirito» disse
troppo allegro per i suoi gusti.
«Sakura,
che hai fatto al polso?» chiese
poi preoccupato « Nulla» rispose Sakura
coprendosi velocemente il segno violaceo con la mano
«Sasuke
ha bisogno di un bagno caldo, e non può farlo da solo...»aggiunse
subito, cercando di
distogliere l'attenzione.
«Chiamo
la servitù» L'Uzumaki
si era già spostato verso l'uscita, ma le parole di
sua sorella lo bloccarono «Naruto,
i servi hanno il terrore di lui, si rifiutano anche solo di
entrare in camera»
La
risata di Naruto invase la stanza, rendendo l'Uchiha ancora
più nervoso «Ma
ora non può fargli nulla...» disse ridendo,
ancora.
«Lo
so, ma preferirebbero essere frustati mille volte che entrare nel bagno
soli con lui!» «Va
bene allora ti aiuterò io»
L'Uchiha,
velocissimo, si scostò le lenzuola di dosso tentando di
alzarsi dal letto, ma si riscoprì eccessivamente debole,
tanto da perdere quasi l'equilibrio.
«Non
mi farò fare il bagno da te! Sono in grado di arrangiarmi da
solo!»
ringhiò secco
«Dai
Sasuke, non puoi- » «
Mettimi le mani addosso e ti uccido, Naruto» lo interruppe
stringendo con frustrazione i pugni
«Fai
come vuoi, sono stanco di venirti dietro Sasuke.»
urlò il fratello sbattendo la porta della stanza.
Intuì dal suono del suo respiro che Sakura aveva
trattenuto per un attimo il fiato per poi far uscire l'aria con rumore.
«Appoggiati
a me»
disse calma prendendo il suo braccio e portandoselo sulla sua spalla.
Sasuke
non obiettò, sapeva di essere ancora troppo debole. Si
puntellò su di lei il meno possibile, non per
gentilezza, ma per dimostrare che poteva -in parte- farcela anche da
solo.
Lo sentì immergersi nell'acqua calda con un sospiro mentre
lei, di spalle, fissava la porta del bagno.
«Perché
fai tutto questo per me?»,
le chiese facendola voltare verso di lui, la spugna stretta
morbosamente in mano per tenere a freno l'agitazione.
«Perché
voglio prendermi cura di te»
ammise. Sasuke tirò il viso per poi assumere un espressione
glaciale « Guerra
e morte è ciò che chiedo, non so cosa farmene
delle tue cure»
Percepì
il cuore serrato da una morsa mortale, ma la ignorò con
forza e si sedette sul bordo della vasca dietro le sue spalle.
Sollevò il pesante vestito sopra le cosce e immerse le gambe
nell'acqua calda, lo
sentì trasalire.
«Ti
do fastidio?»
Nessuna
risposta.
Si chinò a immergere la spugna nell'acqua, e gliela
passò lentamente dietro la schiena.
La pelle bianca era piena di cicatrici, molte -troppe- per quello che
lei riusciva a sopportare.
«Sei
dimagrito»
disse percorrendo le scapole
«Sai
sorellina, non ti nutrono a dovere quando sei un traditore folle che ha
tentato di impossessarsi del trono e uccidere l'intera famiglia reale»
Sakura
inghiottì rimanendo in silenzio, mentre le mani si
intrecciavano tra i suoi lunghi capelli neri, lavandoglieli con cura.
Il viso di Sasuke iniziò a rilassarsi gradualmente
mentre portava la testa all'indietro godendo del suo
massaggio.
Il profumo di quei saponi era uguale a quello che usava quando viveva
in quel palazzo, la stessa fresca fragranza di pini.
«Mi
piacciono i tuoi capelli, anche se ora sono così lunghi»
Intinse di nuovo la spugna nell'acqua, e gliela passò sul
torace. Lui poggiò, senza remora, la testa sul suo
ventre allenato bagnandole la parte superiore del vestito.
« Non
dovresti essere qui, con me...»
« Preferiresti
un ancella?»
Gocce
d'acqua caddero nel silenzio
« Non
è quello che intendevo»
Trattenne
il respiro per l'imbarazzo, e immerse la spugna nell'acqua sfiorandogli
l'ombelico per poi percorrere i quadratini perfetti dei suoi addominali
alti.
«Temi
che se a palazzo si venisse a sapere che ho fatto il bagno al Principe
Rinnegato, il mio onore verrebbe distrutto?»
Silenzio.
«Il
tuo onore è l'ultimo dei mie problemi»
«Un
tempo non era così»
rispose con un sussurro, passando la spugna sulle braccia e sulle
spalle.
Sasuke non ribattè ma lei avvertì chiaramente le
dita della mano sfiorarle la gamba, sotto la superficie dell'acqua. Una
scarica elettrica le attraversò il corpo, contro la sua
volontà.
«Tremi
sorellina. Hai paura?»
chiese allora con voce sibilante
«Sì
»
ammise in un soffio e vide il labbro di Sasuke alzarsi in un angolo per
quella risposta tanto sincera.
«Non
ti posso fare alcun male ora, Sakura»
Gli passò la spugna morbida dietro la nuca, girando intorno
al collo.I capelli bagnati le si attaccarono alle nocche, quasi come se
quei filamenti neri potessero seguire il percorso delle sue vene.
«Non
tremo per il male che potresti farmi; tremo perché
ho paura di quello che il mio cuore e il mio corpo desiderano.» confessò
con voce bassa
«Non
mi stuzzicare, sorella, non sono più il ragazzino che
riusciva a tenere a bada le tue provocazioni.»
La voce di Sasuke la colpì come una lama rovente,
accendendole un fuoco violento che in breve tempo raggiunse le guance
bianche. Si morse il labbro, per tentare di spegnere quel bruciore
impazzito che le invadeva il corpo. «Abbiamo
finito»
riuscì
a dire combattendolo, uscì
quindi dalla vasca e posò delle asciugamani di lino pregiato
sul bordo
«Le
asciugamani sono sulla tua sinistra»
disse e girò veloce lo sguardo dall'altro lato.
Dal rumore dell'acqua capì che Sasuke era uscito,
aspettò qualche minuto prima di rigirarsi verso di lui
:
Era all'impiedi con il telo posato sui fianchi, così in
basso da mostrare l'iniziale peluria intima. I capelli neri, grondanti
d'acqua, gli ricadevano lunghi e luminosi sulle spalle ampie
ed allenate.
Gli occhi fasciati le fecero prestare attenzione ad altri particolari
del suo viso, al suo naso perfetto ed elegante e alla sua bocca,
sensualmente accattivante.
«Ti
piace quello che vedi sorella?»
disse improvvisamente facendola sobbalzare «Cosa?!»
chiese sorpresa con le guance che sentiva nuovamente ribollire.
Come poteva sapere che lo stava fissando, era cieco. « Ti
piace vedermi così vulnerabile?...addirittura
impossibilitato a farmi un semplice bagno»
Sakura
sospirò avvicinandosi a lui «Ciò
che mi piace è rivederti in queste stanze, con me al tuo
fianco, fratello»
disse seria. Poi posò una mano sulla sua schiena spingendolo
appena verso l'uscita del bagno.
Naruto ricomparve proprio in quel momento « Diamine
Naruto, quante volte te lo devo ripetere? Bisogna bussare prima di
irrompere in una stanza !»
disse spaventata dalla sua irruenza
«Hai
ragione, perdonami! Ma nostro padre ci aspetta...»
Sakura si guardò allo specchio era perfettamente in ordine
per recarsi dal re. «Le
guardie sono fuori?
»
«Sempre,
ma Sasuke deve venire con noi
» «Perché?
»
chiese quest'ultimo profondamente infastidito
«Non
lo so, ma così mi è stato ordinato.
Sarà a porte chiuse comunque, nemmeno i vecchi del consiglio
ci saranno»
disse cercando di calmarlo. «Cos'è
una riunione di famiglia »
canzonò sarcastico
«Forse...ora
lascia che ti aiuti con i vestiti »
disse Naruto amorevole.
Sasuke non rispose, ma la sua frustrazione cresceva ogni ora che
passava, non solo aveva perso ogni potere, ora non riusciva nemmeno
più a vedere ed era costretto a dipendere da quei due.
Si limitò a maledire qualche dio mentre il fratello gli
infilava le vesti eleganti.
Avevano percorso in religioso silenzio il tragitto dalle sue stanze a
quelle dove li attendeva il Re. Dal momento in cui era venuto a sapere
che Minato aveva convocato anche lui, senza gli occhi vigili del
consiglio,
si era prefigurato quell’incontro. Non era abile a creare
illusioni solo all’esterno, ma anche all’interno di
sé stesso, e la sua immaginazione procedeva rapida dando
forma agli scenari a cui pensava.
Nella sua testa aveva previsto un dialogo freddo e controllato, una
marea di accuse a cui sarebbe stato chiamato a rispondere, e un baratro
insormontabile tra lui e quello che era stato suo padre ;
perciò, quando avvertì le braccia del re
circondarlo, Sasuke scattò all’indietro, atterrito.
«Prima desiderate la mia morte, e poi mi volete stringere tra
le braccia?» esclamò con ferocia.
«Sasuke, io non ho mai desiderato la tua morte»
rispose pacato
«Voi,
caro padre, avete schierato contro di me l'esercitò
più forte che i cinque regni abbiano mai visto. Non siete
riuscito ad uccidermi, ma non vuol dire che non lo avete desiderato.»
«Dovevamo
fermarti in qualche modo...sai bene che l'esercito non è
stato voluto da me, ma dal consiglio e dai quattro re. Eri diventato
troppo pericoloso... dopo che hai mosso guerra contro Konoha e Suna,
nessuno ha più voluto ascoltare obiezioni...avevo le mani
legate.»
«Peccato
però che vostro figlio Naruto non sia riuscito ad
annientarmi. Altrimenti voi e il vostro popolo avreste potuto
finalmente dormire serenamente, assassinando anche l'ultimo degli Uchiha»
«Sasuke,
ascoltami...la tua visione è distorta dal risentimento e dal
dolore. Io e la tua defunta madre ti abbiamo sempre amato come un
figlio. Tu sei
nostro figlio. Io e i tuoi fratelli abbiamo agito con ogni mezzo
per evitare la tua, altrimenti, inevitabile condanna a morte.
Non hai idea quanti accordi ho dovuto stipulare per farti sfuggire alla
pena capitale. Tutti ti volevano morto...»
«Non
mi interessa cosa avete fatto...Piuttosto perché mi avete
convocato?» mormorò a denti stretti. Non voleva
sentir parlare di Kushina e del suo amore.
«Per parlare con mio figlio» disse semplicemente.
Rimase in silenzio,scacciando quell'odiosa sensazione di stanchezza
emotiva.
«Ditemi voi di cosa desiderate parlare, padre»
esclamò poi «Perché sono certo che tra
tutto ciò che avrei da dirvi, non c’è
nulla che vorreste sentire»
«Sasuke»
esclamò rammaricato «neanche
per un'istante ho desiderato la tua morte, non quando sei stato
risucchiato dalla più cupa tra le tenebre, non quando hai
cercato di compiere, con ogni mezzo possibile,
la tua vendetta. Anche se le cose non sono andate nel modo in cui
avremmo pensato, sono felice di aver potuto vedere questo giorno. Sono
felice di ritrovarti a casa»
Era
lieto che in quel momento non era in grado di vederlo in viso, mentre
parlavano l'uno difronte all'altro.
Perché le parole che gli rivolgeva il re, così
calme, controllate e amorevoli lo facevano infuriare ancora di
più. Sentiva un gran peso nel petto, dolore, forse.
«Cosa
farò io ora?»
chiese irritato.Ignorando quel nodo di emozioni contrastanti che
avvertiva in gola.
«Sono
riuscito a convincere il consiglio dicendogli che io stesso, durante i
dolori acuti che ti hanno colpito gli occhi, ti ho sentito pronunciare
parole di rimpianto e pentimento per tutto quello che hai fatto.
Kakashi Hatake, Sakura e Naruto hanno prestato giuramento davanti alla
corte reale, riportando e confermando le tue parole di rimorso,
dispiacere e rammarico.»
Ricordava
poco di quelle ore di tormenti e dolori, in cui i suoi occhi non
avevano smesso un attimo di sanguinare. Ma sapeva benissimo di non aver
pronunciato alcuna frase in cui esprimesse pentimento o rimpianto. Lo
sapeva perché Sasuke stava per rispondere "No" alla domanda
che gli aveva rivolto il padre.
A costo di marcire in quella prigione, lui non avrebbe mai rinnegato
ciò per cui si era così battuto.
Quindi se in quel momento era lì, salvo e "libero", era per
una sola ragione : Tutti avevano mentito per salvarlo. Non solo il Re,
suo padre, aveva mentito al consiglio. Ma anche Naruto, Sakura e
perfino il suo ex maestro avevano giurato il falso al cospetto della
corte suprema. Atto che sarebbe stato definito, se scoperto, alto
tradimento, gettando disonore e vergogna su tutta la famiglia reale
Uzumaki.
Perché?...
Perché dopo tutto quello che lui aveva tentanto di fargli,
loro erano ancora al suo fianco, pronti a sacrificare i propri
princìpi per lui.
Riuscivano a vedere qualcosa di diverso nel suo animo talmente
cupo e oscuro?
Avvertì la mano di Naruto sulla sua spalla. Seppur non lo
vedeva sapeva che ora gli stava sorridendo. Il nodo in gola parve
acuirsi.
«Sappiate
comunque che mai mi sarei umiliato rinnegando ciò che ho
compiuto».
«Lo so, ti conosco Sasuke...ma questo non mi ha impedito di
sperare»
Sasuke
strinse le labbra in silenzio.Quello era il suo primo dialogo con
Minato da quando aveva deciso di lasciare Konoha per sempre, da quando
aveva capito che lui non sarebbe mai stato come Naruto, non avrebbe mai
reso suo padre orgoglioso come invece era in grado di fare suo
fratello.Non poteva renderlo orgoglioso, perché lui non era
come loro, lui era un Uchiha.
«Volevo
solo che tu sapessi che il mio affetto resta immutato.Con il tempo,
quando sarai disposto ad accantonare il tuo odio e la tua sete di
vendetta, spero che riuscirai a capire»
Sasuke
restò in silenzio. C’erano troppe cose dentro di
lui, e non riusciva ad esprimerne nemmeno una.
«Figlia
mia»
Il re si avvicinò alla principessa posando entrambe le mani
sulle sue spalle sottili. «ora
che finalmente la guerra è finita, ora che Sasuke
è di nuovo qui tra noi dovrai rispettare il tuo giuramento»
La ragazza abbassò gli occhi, fissò il pavimento
lucido e perfetto prima di rispondere «Si
padre.»
«Mio
tesoro»
disse il re alzandole il viso e guardandola negli occhi «Sarà
dura averti lontana da me»
Si sporse verso di lei abbracciandola calorosamente, ma quello che
avvertiva Sakura, mentre appoggiava la guancia sul petto di suo padre,
era solo freddo e paura.
Per quanto in quel momento il panico le stesse giocando brutti scherzi,
sapeva da tempo a cosa era andata in contro e, consapevole, aveva
accettato senza replicare il suo destino.
«Cosa
intendete con "lontana da me"?»
il tono aspro di Sasuke sciolse l'abbraccio tra padre e figlia.
« Il
nostro reame era ormai sull'orlo del crollo.I tuoi ripetuti attacchi
avevano decimato il nostro esercito e il cibo bastava a stento a
rifocillare gli uomini. Le donne iniziavano a morire di fame,
così come i bambini e gli anziani. Tra le strade di Konoha
c'erano più cadaveri che anime. Nostro padre,sotto le
incessanti insistenze del Consiglio, si è visto costretto a
cedere la mano di nostra sorella all'attuale re del Paese del Vento.
L'alleanza tra Konoha e Suna, l'aiuto economico che ci è
stato fornito, è stato possibile solo grazie alla promessa
di un'unione tra Gaara del Deserto e Sakura della Foglia»
Calò un silenzio che pareva di marmo. La voce di Naruto era
austera e Sasuke sapeva benissimo perché: Lo stava
incolpando.
Era lui la causa di quel matrimonio combinato. Se lui non si fosse
accanito così tanto contro la Foglia, Sakura non sarebbe
stata costretta ad abbandonare il palazzo.
Ora invece doveva separarsi dalla sua terra natia, dalla sua famiglia,
per sposare l'erede al trono di Suna. La furia dentro di lui
rallentò, trasformandosi in un dolore sordo
all’altezza del petto.
«Io
non ti manderei mai in sposa a nessuno»
«
E tu hai permesso che questo
accadesse?»
sibilò senza pensare contro l'eroe delle Foglia «Naruto
si è opposto con tutte le sue forze. E' stata una mia
scelta. Era l'unico modo per salvare il mio popolo»
Sakura aveva la voce rotta e tremante. La mente di Sasuke correva come
impazzita cercando di trovare un modo per accettare un simile
compromesso. Ma, paradossalmente, gli pareva impossibile.
Ci doveva essere una via d'uscita. C'era sempre una seconda strada,
un'alternativa, un bivio. «Vogliate
scusarmi, ma sento il bisogno di ritirarmi nelle mie stanze.Sono
improvvisamente nauseato»
disse
sarcastico accennando un inchino «Lo
accompagno io»
avvertii
la voce di Naruto vicino a lui «Se
permettete, caro fratello, preferisco essere scortato dalle guardie»
e girando i tacchi si incamminò verso l'uscita.
Anni
prima
«Principessa Sakura...Principe
Sasuke?Dove siete?!» una voce adulta interruppe la
loro furtiva lettura.
Sakura repentina prese il libro con il simbolo bianco e rosso e se lo
portò dietro la schiena. «Siamo qui,maestro!» disse urlando un poco mentre il
fratello afferrò un altro libro e ne
aprì a casaccio una pagina sul tavolo di legno antico. «Ancora qui a leggere? Vostra
padre vi cercava, principe» «Non è con Naruto?» chiese Sasuke
«No, ora il principe Naruto
è da qualche parte nel castello. Il re Minato vuole
trascorrere del tempo con voi, principe Sasuke»
Sakura sorrise e
notò che gli occhi bui di Sasuke avevano iniziato a
brillare, anche se il suo volto rimase impassibile «Andiamo allora» disse incamminandosi
«Io rimarrò un altro
po' qui» urlò appena, ma
Kakashi si abbassò su di lei sorridendole
«La regina ha bisogno di parlare
con voi, principessa. Le vostre letture dovranno aspettare»
«Andrò subito da lei
allora» rispose veloce sperando che
Sasuke portasse il suo maestro al più presto via da
lì.
Suo fratello prese un lembo della veste dell'Hatake tirandolo verso di
lui, Kakashi si fece portare via e finalmente Sakura potè
riporre l'antico tomo sul ripiano a cui apparteneva.
Scese veloce le scale e con il cuore in gola si recò verso
le stanze della madre.
Era convinta di aver scoperto insieme a suo fratello un segreto
incredibile e fantastico, ignorando che quello fosse l'inizio della
fine.
«Come stanno i tuoi fratelli
Sakura?» la regina Kushina e sua figlia
ricamavano, mentre le dame di compagnia si dilettavano intrattenendole
con il suono dell'arpa e del flauto.
«Bene,madre. Naruto
è pieno di energie ed è ormai sempre
più padrone delle tecniche di nostro padre. Sasuke invece
non ha paragoni nell'uso della spada e dell'arco.
Persino il maestro Kakashi dice di non aver mai visto una tale
precisione» La madre le sorrise «Ne sono lieta. E dimmi, mio
tesoro, sono felici e sereni?»
Sakura alzò gli occhi verdi sulla madre, i cui capelli quel
giorno aveva deciso di lasciare liberi. Le onde rosso fuoco le
ricadevano ribelli sulla schiena.
«Sì...litigano,come
sempre, ma alla fine sono inseparabili» le dame mossero alcuni fogli
dello sparito e la musica cambiò. «Eravate in biblioteca tu e tuo
fratello?» chiese sorridendole mentre
iniziava un altro colore sulla tela variopinta. Sakura annuì
cercando di memorizzare i gesti della mano della madre. Lei non era
molto capace a filare. «Cosa leggevate?» Sakura sussultò.
Avrebbe voluto dirle la verità, ma sentiva di non potere.
Non sapeva nemmeno lei perché, ma le mentì.
«Un libro su delle spedizioni in
mare. C'erano dei disegni bellissimi su delle strane creature marine» «Ti piace passare il tempo con
lui,vero?» la principessa
arrossì involontariamente.
Ormai ne era consapevole, c'era qualcosa di sbagliato in quello che
provava quando Sasuke era con lei, ma infondo "tutte le sorelle minori
sono un po' innamorate dei fratelli maggiori"
La sua amica Ino così l'aveva rincuorata. Ma Sakura era
sempre stata particolarmente intuitiva, e non era assolutamente
convinta che quello fosse semplice affetto fraterno.
Da quando Sasuke era entrato nel pieno dell'adolescenza, lui e Naruto
avevano iniziato a corteggiare le giovani dame, intrattenendosi con
loro, scherzandoci. Ogni volta che Sakura assisteva a quelle scene,
andando avanti con gli anni, sempre più frequenti, sentiva
il suo cuore spezzarsi mille e mille volte. Ormai aveva capito che la
sua gelosia non c'entrava affatto con il naturale amore tra
fratelli e sorelle; mentre sorrideva alle conquiste di
Naruto, odiava terribilmente quelle di Sasuke.
Le attenzioni che lui le riservava erano sempre le stesse, certo, ma a
Sakura iniziavano a non bastare più, voleva essere una di
quelle dame, ed era profondamente turbata da quei desideri scandalosi.
Poi però una notte dell'inverno passato, Sakura
capì che non era l'unica a nutrire sentimenti
proibiti.
Quella notte Konoha era completamente ricoperta dalla neve, evento
straordinario per la capitale del regno, il cui clima era
particolarmente mite e soleggiato.
La tempesta di neve aveva incorniciato il palazzo reale, tanto da farlo
apparire come sospeso su delle nubi. Erano l'uno accanto all'altro
illuminati dalle fiamme del camino.
Il coprifuoco di Kushina era scaduto da un pezzo, ma nessuno
dei due aveva intenzione di dormire, lo spettacolo era troppo unico e
irripetibile.
Sakura aveva tredici anni e suo fratello Sasuke
quindici «Se cadessi da cavallo non mi
farei male, la neve attutirebbe il colpo» gli disse guardando fuori nella
notte.
Immaginando mondi e creature fantastiche risvegliate dai
ghiacci
«Non ti faresti male lo stesso
perché ci sarei io a prenderti» rispose protettivo «Non è vero non ti
accorgeresti nemmeno che sono caduta» un velo di rabbia comparve sul
suo volto, ma continuò a fissare la neve «Perché dici
così?» «Perché ti ho visto!!
Perdi tempo dietro le gonne di quelle sciocche dame...ogni giorno ne
corteggi una nuova ,alcune le baci anche...» disse piena di rabbia e
gelosia. Sasuke la guardò di profilo, gli occhi verdi
inseguivano i fiocchi di neve che si posavano sulla finestra ghiacciata. «Io penso a te quando bacio loro» confessò
estremamente serio.
Lei avvampò, dimentica per un momento della gelosia, al solo
immaginarsi tra le sue braccia, in balia delle sue carezze.
Poi lui scappò via, combattuto e spaventato per aver anche
solo detto una cosa tanto oscena, e Sakura rimase sola a guardare la
neve che quella notte non smise di scendere.
«Sakura?» la madre si era chinata su di
lei con curiosità accennando un sorriso amorevole «Hai sentito quello che ti ho
detto?»
Sakura
annuì imbarazzata « Scusate madre ero distratta» Kushina le diede un piccolo
bacio tra i capelli rosa «Dicevo che noto con piacere che
tu e Sasuke passate molto tempo insieme»
«Sì, ma vorrei che
anche lui mostrasse i suoi progressi a nostro padre» aggiunse con un tono di voce
più sommesso e il viso dispiaciuto.
«Madre, secondo voi
perché Sasuke non ha ereditato alcuna tecnica di nostro
padre?» Kushina la guardò
allarmata, il battito le venne a mancare per un attimo.
«Il destino ha voluto
così figlia mia. Ma niente avviene mai per caso, il Fato ha
altri progetti per Sasuke. Vedrai che presto troverà la sua
strada»
«La sua strada?» «Sì, come tu e Naruto troverete
la vostra. Ognuno ha il proprio preciso posto nel mondo.» «Ora promettimi una cosa,Sakura»La regina si specchiò
nel verde ingenuo della figlia
«Qualsiasi strada Sasuke
deciderà di intraprendere, tu e tuo fratello Naruto ,non
dovrete mai abbandonarlo. Anche quando tutto ti sembrerà
perso, ricorda che lui avrà sempre bisogno di voi due»
La principessa la interruppe
aggrottando le sopracciglia rosa «Madre ,non temete. Io
starò sempre al fianco di Sasuke, sempre!»
Kushina le sorrise,
riacquistando un po' di fiducia in quel futuro che le appariva sempre
più incerto. Riprese a intrecciare i fili tra di
loro «Ne sono sicura, figlia mia»
aggiunse in un sussurro.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
6
Si sa che la fiamma del crudele
Amore, quando è ancora tenue, col suo primo calore procura
piacere,
ma poi, alimentata dalla consuetudine,
divampa in un incendio incontrollabile e divora completamente gli uomini
Apuleio
«Posso?»
chiese dopo aver
bussato. La
risposta non arrivò, come d'altronde Sakura si aspettava,
entrò quindi nella stanza, senza esitazione.
Sasuke era sdraiato sul letto, le coperte riverse da un lato, la
vestaglia da camera scaraventata a terra, il busto scoperto.
Procedette lentamente, avvicinandosi al balcone e chiudendone le tende.
La luce lo avrebbe infastidito troppo.
Si sedette sul bordo del letto, Sasuke avvertì il materasso
muoversi un poco sotto il leggero peso della sorella.
«Sono
venuta per disinfettarti gli occhi, da oggi in poi non avrai
più bisogno delle bende»
Sasuke
non rispose, si mise solo a sedere girandosi appena verso di lei. Quel
viso bendato, nel buio della stanza, le rallentò il battito.
Si avvicinò ancora a lui e sfiorandogli la pelle
iniziò a srotolare le garze.
Cercava di essere il più delicata possibile e la premura con
cui lo trattava, rendeva Sasuke più spossato di quanto
già non lo fosse.
Tutta quell'attenzione lo distruggeva. Avrebbe preferito che lei
disprezzasse anche il solo sfiorarlo. Sarebbe stato più
facile. Meno snervante. Strinse le dita intorno alle lenzuola,
frustrato, logorato .
«Ti
sto per levare l'ultima benda, la stanza è buia, ma potresti
comunque avere fastidio» .Quando
avvertì che anche l'ultima fascia era stata rimossa, tenne
per un attimo gli occhi chiusi.
Poi li riaprì piano, la vista era sbiadita, l'immagine di
Sakura poco nitida. Li richiuse immediatamente per il forte dolore.
Sakura prese un unguento su cui aveva lavorato per giorni e glielo
passò piano sulle palpebre serrate «Questo
dovrebbe alleviarti il dolore, l'ho preparato appositamente
per te» disse
guardandolo in viso.
Passarono diversi minuti di silenzio prima che Sasuke riaprisse gli
occhi.
Si fissarono
«Sapevo
che saresti riuscita a superare Tsunade» disse
all'improvviso continuando a guardarla.
«La
guerra mi ha aiutata a perfezionarmi...hai ancora fastidio?»
«No»
Sasuke si alzò e avvicinandosi al balcone aprì le
tende. La luce lo colpì tremendamente e arretrò
di fronte a tanta intensità.
Sakura gli fu subito accanto «Non
essere impaziente, i tuoi occhi devono ancora abituarsi» l'Uchiha
annuì e tentò nuovamente di riaprirli. Questa
volta l'incontro con la luce fu meno devastante.
Si guardò intorno, perso, ma consapevole della
costante presenza di Sakura accanto a lui. Gli ci volle un attimo per
rendersene conto, e il modo in cui il ricordo si insinuò
nella sua testa fu quasi doloroso.
Era la sua stanza.
Come principe cadetto aveva a disposizione alcuni appartamenti, ma
quella era proprio la sua stanza, dove aveva dormito da bambino e
passato il tempo da ragazzo.
Rimase senza parole.
Lo colse alla sprovvista il pensiero di non essere più un
prigioniero, e di essere tornato a casa.
«Non
è cambiato molto dopotutto...» mormorò
sua sorella. Sasuke si voltò di scatto verso di lei.
Sakura era in piedi con i capelli intrecciati lateralmente e un vestito
scuro, lungo, che ricadeva morbido sul pavimento lucido.
In un attimo se la ritrovò tra le braccia, il viso rosso
nascosto sul suo petto, le mani aggrappate alle sue spalle possenti.
«Non
mi sembra vero di riaverti qui, con me» ammise
singhiozzando. Un sasso nella gola le spezzò la voce.Sasuke
rimase immobile, stordito.
L'ultima volta che l'aveva vista così da vicino, era sul
campo di battaglia.
L'ultima volta che l'aveva abbracciata, era in un'altra vita.
Non respinse la sua stretta, ma non la ricambiò, le braccia
ricadevano ai lati del corpo, prive di movimento. Sentì ben
presto la consistenza delle sue lacrime bagnargli il petto nudo.
«Non
c'è bisogno di piangere così» disse
duro
«...
temevo di averti perso per sempre»
rispose alzando gli occhi su di lui.
E quando li rivide, quei due smeraldi liquidi, Sasuke fu riportato
indietro in un altro tempo. In una notte di luna piena in cui Sakura si
aggrappava a lui singhiozzando e, supplicandolo di non scappare via,
lacrimava sul suo petto di giovane ragazzo. «Ora
sono qui» disse
serio continuandola a guardare.
Singhiozzò ancora e ancora, questa volta non per il dolore,
ma per l'emozione di riaverlo lì con lei, così
vicino, così concreto da sembrarle non reale.
Sasuke rimase per tutto il tempo fermo, di marmo, ma ascoltò
il suo pianto fino all'ultima lacrima.
«Sakura,
devo vedere il re» mormorò
allontanandola, finalmente, da lui. «Sì,
scusami...» le
diede le spalle e indossò gli abiti regali riposti nel suo
armadio.
Sakura lo guardò attentamente mentre si chiudeva attorno al
collo il mantello nero. Lui la superò veloce avviandosi
verso la porta «Sasuke»
la sua voce lo bloccò, facendolo voltare appena.
Gli occhi di Sakura erano lucidi e la pelle splendeva sotto i raggi del
sole che entravano nella camera.
«Che
c'è?» chiese
con freddezza «Bentornato
a casa» disse
semplicemente con amore.
«Questa
non è la mia casa».
Aprì la porta.
C’erano delle guardie poco distanti, ma sapeva che ovunque
fosse andato lo avrebbero seguito sentinelle che non sarebbe mai
riuscito a vedere.
Affrontando a testa alta la propria fasulla libertà,
uscì dalla stanza e si incamminò per il castello.
Non aveva fatto particolare attenzione alle sue condizioni fisiche
durante la prigionia ma, mentre percorreva defilato i grandi corridoi
lucidi del palazzo, scorse fugacemente il suo riflesso sulla superficie
delle pareti. Intravide un volto sciupato e l'angoscia nello sguardo, e
per un attimo il pensiero di essere tornato a Konoha in quelle
condizioni gli suscitò un’umiliazione feroce.
Non fece nemmeno in tempo a riemergere dai propri pensieri che si
ritrovò Naruto al suo fianco. «Fratello!» disse
cercando di mantenere il suo passo
«Non
sono tuo fratello» «Lo
sei invece, che ti piaccia o no»
rispose aggrottando le sopracciglia bionde «Non
mi piace affatto, ma questo lo sai già» Naruto
sospirò
«Dove
stai andando?» «Da
nostr...dal Re» «Ma
lui non c'è» Sasuke
si fermò irritato.
Intanto chi attorno a loro non manteneva gli occhi fissi a terra
lanciava sguardi di puro terrore. Il Traditore aveva riacquistato la
vista e si aggirava tranquillamente nel palazzo, era prevedibile che
leggesse paura e indignazione. E d'altronde se ne rallegrava. «Quando
tornerà?» «E'
fuori per una battuta di caccia, tornerà all'alba di domani.» «Giusto
in tempo per salutare sua figlia» commentò
sprezzante
«Sakura
passerà solo quattro giorni a Suna, per la festa del
fidanzamento. Poi le nozze si svolgeranno qui a Konoha»
Aveva voglia di urlare. Dentro era tutto un groviglio di ira e
frustrazione. Quel matrimonio, per quanto non fosse che un dettaglio,
gli bruciava terribilmente.
Ma il suo unico dovere era vendicarsi dei torti subiti, e non
c’era posto per i sentimenti in tutta quella faccenda. La sua
vendetta sarebbe stata più efficace se nessuno avesse
sospettato alcunché, e quindi, chiaramente, doveva stare al
gioco e accettare il matrimonio come volevano loro, per
tranquillizzarli, perché si illudessero che lui non fosse
più un pericolo.
Era tutto molto semplice. Perché quel nodo nello
stomaco, allora?
«Ho
tentato di trovare un modo per evitarlo, ma sembra impossibile»
«Evidentemente
non ti sei sforzato abbastanza, Naruto.»
«Infatti
sei tornato giusto in tempo, sei tu quello che di solito aveva trovate
geniali. Pensa a qualcosa e salva nostra sorella
!»
Non ho tempo per questo, pensò
«Mi
sono dimenticato di avvisarti, anche io mi sposerò!» Sasuke
alzò un sopracciglio «Con
chi la rampolla degli Hyuga ?»
«Precisamente!
Come hai fatto a capire?»
Sasuke voltò la testa giusto per lanciare uno sguardo
storto «Ho tirato a indovinare» disse
sarcastico.
«L'ultima
volta che l'hai vista era una ragazzina, adesso invece dovresti vedere
che...» Naruto
fu interrotto proprio sul più bello con le mani a coppa
davanti al petto e un'espressione da ebete in faccia.
«Inconsueto
trovarvi insieme a battibeccare» Sakura
era davanti a loro con tre dame di compagnia un poco dietro a lei.
Le fanciulle guardarono per un attimo l'Uchiha, poi abbassarono
velocemente gli occhi, intimorite tanto dalla sua
pericolosità quanto dalla sua bellezza.
«Parlavamo
di...donne, sorella» disse
Naruto riacquistando il decoro proprio di un futuro Re
«Ma
per quanto belle possano essere, nessuna mai raggiungerà te,
sorella» aggiunse
baciandole la mano «E
tu cosa ne pensi Sasuke, non trovi che Sakura sia il fiore
più bello di Konoha?» disse
prendendola sotto braccio.«Il
mio parere poco conta, Naruto. Ma sono sicuro che il Re di Suna, la
pensi allo tuo stesso modo»
Sakura rise, mascherando l'angoscia che le lacerava il cuore. Non
voleva rovinare la sua vita con un matrimonio combinato, proprio lei
che aveva creduto che si sarebbe sposata solo per amore.
Si ricordò di un tempo, quando era poco
più che bambina, in cui aveva pensato che forse un giorno
sarebbe scappata lontano con suo fratello Sasuke, dove il loro
amore non avrebbe destato orrore.
Ma con gli anni si era resa conto che non sempre i desideri possono
essere soddisfatti, e allora cambiano nome. Diventano sogni.
Li aveva rinchiusi dentro di sé, in posti dov’era
difficile cercare e dove provava a non guardare mai. Adesso non poteva
fare a meno di pensare a quello che aveva desiderato e a ciò
che invece aveva ottenuto.
Per qualche strana legge dell’universo, ora che suo fratello
era tornato da loro, dalla sua famiglia, lei doveva abbandonarli.
Gruppi di cortigiani iniziarono a circondarli e Sakura si
girò alla ricerca del suo viso, ma Sasuke sembrava scomparso
nel nulla.
Anni
prima
«Maestro Kakashi!» Sakura
correva verso di loro, il viso illuminato dal sole estivo e i capelli
lasciati sciolti, ondeggianti alle spalle.
I suoi due fratelli e il suo maestro erano intenti ad allenarsi
«Principessa?»
«Che c'è Sakura? Non
vedi che io e Naruto ci stiamo esercitando?»
La ragazza ignorò lo
sguardo severo del fratello maggiore e si rivolse direttamente al suo
interlocutore, sfoderando uno dei suoi sorrisi che con gli anni aveva
imparato essere una delle armi più efficaci «Aiutatemi a tirate con l'arco,
maestro»
«Siete già brava, non
avete bisogno di me» Sakura
imbronciò le labbra piegando le braccia davanti al seno non
più acerbo.
«Desiderate una principessa
debole che non è in grado di trafiggere il cuore del nemico?»
Sasuke alzò gli occhi al cielo «Mi sembra che tu sappia
trafiggere molti cuori invece, cara sorella» Sakura
colse l'ironia, sapeva a cosa si riferiva suo fratello Sasuke.
Pretendenti alla sua mano iniziavano a venire da tutto il regno e
oltre. Famosa ormai era la bellezza della figlia del Re Minato.
«Andiamo, principessa. Vi
aiuterò se questo vi renderà felice» le
disse il maestro sorridendole.
Tutti e quattro raggiunsero il campo di tiro.
Percepì il respiro di Kakashi sul suo suo collo mentre le
teneva ferme le braccia, tese quanto la corda dell'arco che lei
tratteneva
«Abbassate un po' il gomito...» Sakura seguì
l'indicazione, lo sguardo fisso sul pannello di legno che
avrebbe dovuto centrare.
«Scoccate» disse
in un sussurro al suo orecchio. Lasciò la presa e
la freccia si scagliò perfettamente nel cerchio
rosso disegnato dal loro maestro.
Tirò altre tre volte da sola, e tutte le frecce centrarono
lo stesso medesimo punto.
Sakura si voltò verso Kakashi e verso i suoi fratelli che
stavano assistendo alla sua breve esercitazione. Sorrise radiosa
guardandoli con affetto.
«Sarai un perfetto arciere,
sorellina» le
disse Naruto orgoglioso, Sasuke invece aveva uno sguardo di ghiaccio e
rimase in silenzio fissando prima lei e poi il Cavaliere Copia.
Infine si voltò di scatto «Ora basta giocare, torniamo ai
nostri allenamenti!» interruppe
perentorio allontanandosi.
Kakashi le rivolse un sorriso malinconico quando notò i suoi
occhi verdi incupirsi per la rabbia e l'umiliazione e, insieme a
Naruto, seguì il principe.
Prima però le stampò un bacio affettuoso sulla
fronte, e in quell'istante Sasuke si voltò a guardarli.Vide
le guance di Sakura divenire rosse, e un sorriso dolce spuntare sulle
labbra.
.
Passeggiava con Ino, quando tra i corridoi del palazzo sentì
qualcuno pronunciare il nome di suo fratello maggiore, Sasuke.
«L'avete visto stamane? Si
è scontrato con il Cavaliere Copia !» diceva
quello che dalla voce era presumibilmente Kiba Inuzuka.
«Sembrava così
arrabbiato e pericoloso» mugugnò
Hinata Hyuga. Fu allora che Sakura decise di avvicinarsi, tirandosi
dietro la fidata compagna.
«Di cosa parlate?» interruppe
con eccessivo trasporto, gli amici. «Principessa Sakura» dissero
all'unisono inchinandosi. «Niente di rilevante, chiacchiere
futili» intervenne
Shikamaru Nara.
«So che è sconveniente
origliare, amici. Ma mi sono imbattuta per caso nella vostra
conversazione, e ho sentito dire da qualcuno di voi che mio fratello si
è scontrato con Sir Kakashi, vi prego raccontatemi» tutti sembravano intimoriti,
sopratutto la timida Hinata, ma Shikamaru prese in mano la situazione.
«Stamane il principe Sasuke ha
deciso di interrompere l'allenamento con il principe Naruto, per
potersi esercitare direttamente con il Cavaliere Copia.
Vostro fratello sembrava particolarmente arrabbiato. Commentavamo,
dunque, lo scontro di oggi e la forza che il principe Sasuke ha
dimostrato tenendo testa a Sir Kakashi»
«Perché ha deciso di
battersi proprio con il Cavaliere Copia?» chiese
curiosa la sua amica Ino
«Non sembra esserci un apparente
motivazione» sospirò lady Hinata
stringendo le dita l'una nell'altra.
Sakura tornò sui suoi passi sotto gli occhi preoccupati dei
suoi compagni e percorse di nuovo il corridoio, di corsa, sollevando la
gonna per non inciampare.
Arrivò a una grande finestra e scostò le tende
con il cuore in gola.
Si sporse oltre il parapetto, sotto di lei si stagliava il grande viale
alberato. Guardò attentamente e poi lo vide, seduto sotto
una quercia.
In quel momento Sasuke alzò lo sguardo verso di lei e i loro
occhi si incatenarano.
¤
«Vieni con me» disse
tirandolo per la mano
«Dove?...non possiamo andare in
biblioteca , devo allenarmi!»
«Vieni e basta, solo per poco, te
lo prometto » insisteva
continuando a tenergli la mano stretta. Sasuke sbuffò ma
assecondò la sua richiesta, riluttante.
Sakura lo strattonò, portandolo lontano dalla folla, dai
cavalieri, dal mondo.
E lui senza nemmeno accorgersene si lasciò
condurre, perché sua sorella aveva la
capacità di fargli dimenticare tutto, perfino la sua
rivalità con Naruto.
Si fermò dopo, in un luogo silenzioso dei giardini del
castello, sotto un antico arco di roccia. All'ombra di quella giornata
soleggiata, una mano di Sakura si tuffò tra i suoi capelli
neri facendoseli passare tra le dita sottili. I loro volti, vicinissimi
e respiri umidi e pesanti si confondevano nella penombra creata
dall'arcata.
Sasuke rimase impassibile, gli occhi puntanti nel suo verde. Dentro
però avvertiva un oceano in tempesta;
per lui infatti non bastava nemmeno un suo sorriso
particolare, né un vero e proprio ammiccamento.
Era sufficiente vederla passeggiare per un corridoio, vederla
avanzare verso di lui,
i capelli rosa come fiori di ciliegio, i seni chiusi in un
corpetto troppo stretto e dondolanti ad ogni suo passo, le labbra rosse
ed un poco screpolate sull'angolo sinistro
(quello che mordicchiava quando era nervosa), gli occhi attenti e
vigili, intelligenti, come nessuna li aveva.
Ecco, era tutto questo, riassunto in una sola visione, in solo due
passi verso di lui, in una sola frase, a farlo crollare.
«Perché mi hai portato
qui?» chiese
infastidito
«Sono a conoscenza del tuo duello
con il maestro Kakashi, e so anche quello che hai fatto a Rock Lee» disse
seria con gli occhi incollati nei suoi.
Si allontanò un po' da lei, ma non troppo. «Rock Lee è caduto nel
fiume» rispose
cupamente.
«Sappiamo entrambi che non
è così...tu hai deciso di sfidarlo in duello
perché non sopportavi l'idea di
vederlo continuamente intorno e hai dovuto sfogare in qualche
modo la tua frustrazione.
Una volta sconfitto, non ti è bastato e lo hai
spinto nel fiume...» si
dimostrò più matura e coraggiosa rispetto ai
quattordici anni che aveva, rendendo agghiacciante lo sguardo di Sasuke.
Aveva paura. Era stato scoperto, da lei che non avrebbe mai dovuto
saperlo.
«Pensi che abbia agito per
gelosia? Davvero sei convinta che mi sia fatto guidare da un gesto
tanto capriccioso?!» la voce
gli uscì aggressiva e rabbiosa, ma Sakura non la
percepì così.
Gli spostò un ciuffo di capelli arrivato vicino alle lebbra,
sfiorando con i polpastrelli la pelle bianchissima
del suo viso serio
«Non lo penso, io lo spero» sussurrò con le
guance appena arrossate.
Sasuke la fissò in silenzio per un tempo che alla
Principessa sembrò eterno.
Poi le dita si mossero da sole per toccarle il collo nudo,
procurandole un tappeto di brividi che le scossero tutto il corpo;
scivolarono sulle spalle coperte dal leggero tessuto indugiando su
questo per poi continuare il percorso.
La fissava, gli occhi socchiusi, un misto di di dolore ed estasi nelle
iridi lucide.
Lo sfregare delle mani sulla stoffa produsse un fruscio morbido e
ipnotico, il suo respiro trattenuto le accarezzava le labbra.
La ciocca nera gli era nuovamente ricaduta sul viso e danzava
a ogni sua sillaba.
«Sakura...» sussurrò velatamente.
Sembrava il più dolce e innocuo degli amanti, e
celava bene dietro la dolcezza il pericolo;
Nella penombra ben presto la distanza divenne esile, inusuale,
piacevole. Ma sbagliata, tremendamente sbagliata.
Una vicinanza maledetta, uno sfiorarsi di pelle, che
trasformò l'innocenza di un gesto in un peccato orribile.
Sakura socchiuse gli occhi assaporando le labbra di suo fratello che
aveva tante -tante- volte desiderato e sognato.
Capì che dopo quel passo avevano inevitabilmente
attraversato la soglia, quello era un contatto malato, impuro.
Ma lo desiderava, lo desideravano entrambi.
Scoprì ben presto che i suoi baci le facevano
girare la testa e accelerare i battiti, evocando irripetibili visioni.
Abbandonarsi ora era azzardato e sopratutto proibito, ma contro ogni
resistenza quello sfiorarsi di bocche divenne più possessivo,
perse quell’innocenza che non aveva mai posseduto,
per diventare più carnale e famelico.
Sei mio fratello, sei il mio sangue, la mia ragione, la mia infanzia,
ora sarai anche la mia dannazione pensò quando Sasuke
immerse le mani nei suoi capelli , morbidi e setosi,
stringendola di più al suo corpo. Sfiorarsi, toccarsi,
baciarsi ora era una necessità cui non riuscivano a dare un
nome, a cui non si ribellavano più.
Tremò leggermente, Sasuke, a causa del desiderio.O del
timore. Non lo sapeva.
"Cosa stiamo facendo?" Avrebbe dovuto gridare, ma non lo fece,
continuò a baciarla ad assaporarla.
Perché in realtà da troppo tempo non desiderava
fare altro."E' mia sorella!" una voce urlò nella sua testa.
Ma non le diede ascolto, le labbra di Sakura- di sua sorella- erano
più forti delle grida di condanna.
«Sasuke, Sakura...dove siete?» la voce
di Naruto arrivò lontana ma non quanto avrebbero voluto.
Sasuke si staccò da lei, il respiro era ancora pesante, ma
si calmò presto.
Si guardarono negli occhi colpevoli.
Ora era devastato , Sasuke, per il groviglio di sensazioni contrasti
che quel bacio gli aveva fatto nascere.
Certo, aveva già avuto esperienze con delle
giovani e nobili dame, aveva perso anche la verginità con
una di loro,
ma quello che aveva provato baciando sua sorella
minore, non era paragonabile a niente.
Si sentì morire così dilaniato, sopraffatto da
quel desiderio, da quell'amore, da quell'immondo peccato che, lo
sapeva, li avrebbe fatti bruciare all'inferno, insieme. Per sempre.
Ma Sakura mise a tacere la sua ragione e, prima di raggiungere Naruto,
si avvicinò di nuovo a lui.
Si alzò sulle punte per arrivare l'altezza del fratello e
gli rubò un altro bacio. Sasuke portò la mano
sulla sua vita cinta dal corsetto e strinse, disperato, intorno alla
stoffa del bustino.
Poi lei si allontanò , lo guardò un' ultima
volta, e gli occhi verdi sembrarono sussurrargli nello stesso tempo
mille cose proibite, mille paure, speranze, sogni, incubi.
Fece scivolare il lungo vestito e corse via verso il loro fratello,
Naruto.
Sasuke socchiuse gli occhi, rimase nell'oscurità di quel portico
di roccia. Sakura aveva già raggiunto Naruto, i loro
capelli, biondi e rosa, risplendevano sotto il sole.
Sasuke d' istinto guardò le
sue mani, colpevoli di voler esplorare posti indicibili ;
non solo le
sue, entrambe le loro mani erano sporche del peccato che avevano
commesso, ma non esisteva rammarico, non c’era pentimento.
E allora si
chiese come poteva esserci perdono per coloro che non
provavano rimorso.
Angolo
autrice :
Buonasera care lettrici/lettori , eccoci arrivati al momento tanto
critico : "Il bacio" !
Dal punto di vista cronologico, l'ultimo flashback avviene giorni dopo
l'allenamento con l'arco di Sakura.
Devo ammettere che ho avuto un po' di
difficoltà a scrivere questo capitolo,
l'amore incestuoso non è proprio un argomento facile e non
volevo sminuire il terrore,il dubbio e la disperazione che
accompagna una scelta del genere.(Certo Sakura e Sasuke non sono
fratelli, ma loro pensano l'esatto contrario)
Ho cercato quindi di rendere quanto meglio potessi il contrasto tra
ciò che i nostri protagonisti
vogliono disperatamente e ciò che la ragione dice loro. Il
timore di compiere un passo del genere,
e la necessità impellente di realizzare quello che i loro
cuori bramano.
Spero di essere riuscita nell'impresa :)
Non so cosa dire, insomma mi auguro che la storia vi stia piacendo, io
ce la sto mettendo
tutta e continuerò a impegnarmi :)
Un bacione forte e grazie a chi ha recensito, seguito, inserito tra
preferite e quant' altro.
A presto!
22M.
P.S ovviamente Rock Lee non è morto anneggato nel fiume,
è stata semplicemente una perfida scaramuccia
di Sasuke.
E' un tipo vendicativo, lo sappiamo |
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Arcano
è tutto,
fuor
che il nostro dolor
Giacomo
Leopardi
Mentre
attraversava il castello, fuggendo dagli sguardi di quella
gente falsa
e ipocrita, Sasuke non si rese subito conto di dove i suoi piedi lo
stessero portando.
Con la mente altrove, era arrivato fino all'ala
del palazzo che dava agli appartamenti della Regina. Si
guardò intorno,
come perso in chissà quale incubo, ma poi lo vide : il
ritratto di sua
madre.
Si sforzò a non alzare gli occhi sull'immagine e, serrando
la mascella, si voltò con rabbia.
Non
voleva guardare ma il ricordo si insinuò ugualmente nella
sua mente
spezzata; l'istante in cui era venuto a sapere della sua morte, un
altro brandello di luce aveva abbandonato l'animo di Sasuke.
Quel
pomeriggio il paesaggio intorno a lui, così diverso da
quello del Regno
del Fuoco, era arido e desolato e la poca vegetazione veniva
continuamente piegata dal forte vento proveniente da est.
Distante dai suoi uomini, Sasuke si stava allenando, come ogni giorno.
Sottoponeva
costantemente il suo corpo a uno sforzo, da molti considerato
sovrumano, al fine di raggiungere la meta tanto agognata : la morte di
Naruto, la caduta di Minato, la conquista del trono di Konoha. Ormai
padrone di tutte le tecniche degli Uchiha, Sasuke attendeva solo il
momento propizio, poi avrebbe agito.
I suoi sottoposti si avvicinarono lentamente, in silenzio, con la testa
bassa e lo sguardo fisso a terra.
Sasuke
si era -ovviamente- reso immediatamente conto della loro presenza ma
non interruppe l'esercitazione, continuò a lanciare frecce,
fendendo
l'aria con spade, pugnali e calci.
«Mio
Signore»
aveva sussurrato uno dei tre. Sasuke si limitò a guardarlo
con la coda
dell'occhio, saltando da una parte all'altra per evitare gli attacchi
di Suigetsu.
«Come
osi disturbare il mio allenamento!»
disse mentre lanciava una palla di fuoco suprema sul compagno
temporaneamente distratto, che all'ultimo si protesse innalzando uno
scudo d'acqua.
L'uomo strinse l'elmo sotto al braccio, poi
continuò «Perdonatemi
principe, ma ho notizie urgenti da Konoha»
con
quelle poche parole l'attenzione di Sasuke fu richiamata, il corpo si
immobilizzò e lo sguardo si accese. «Parla»
«La
regina Kushina è morta questa notte, mio signore»
Sasuke serrò la mascella, per poco la spada non gli cadde
dalle mani. Assottigliò lo sguardo «Ne
sei sicuro?»
chiese con un tono di voce piatto.
«Sì,
mio signore. I nostri infiltrati a Konoha hanno partecipato ai funerali
popolari»
La
guardia vide chiaramente gli occhi neri di Sasuke Uchiha vibrare,
e presto il suo Sharingan assumere una nuova forma, come un
fiore rosso
a sei punte.
L'uomo sapeva di cosa si trattava. Una volta
reclutati nell'esercito, infatti, erano stati anche informati sulle
capacità, nascoste e non, dell' Uchiha, e quello a cui stava
involontariamente assistendo era
il risveglio dello Sharingan Ipnotico, ne era certo. Spostò
subito lo sguardo, terrorizzato.
Sasuke
strinse le dita intorno all'impugnatura della spada e, come un felino,
saltò sulle teste dei tre malcapitati. In un istante li
sgozzò,
urlando.
Cadde poi in ginocchio con il viso sporco del sangue dei suoi compagni.
Suigetsu
guardò le sue spalle, coperte dal leggero tessuto blu scuro,
tremare
visibilmente e si allontanò, comprendendo che quel giorno
Sasuke non
avrebbe avuto alcuna voglia di continuare l' allenamento.
Girandosi scrutò le tre teste rotolate sul suolo e, con
un'espressione di disgusto sul volto, lo lasciò solo con i
suoi morti.
Il dolore gli strinse la gola con mani crudeli, facendolo rimanere
inginocchiato, con nessuna forza o voglia di rialzarsi.
La
Regina di Konoha era morta, la moglie di Minato, la madre di Naruto e
Sakura. Gli animi di tutto il regno sarebbero stati dilaniati, gli
stessi comandanti, l'esercito, il re e il principe, sarebbero stati
impreparati difronte a un eventuale suo attacco. Era tutto perfetto,
ora doveva agire!
Sognava di recidere quei legami da tempo,
sforzandosi di cancellare dalla memoria i ricordi del passato, ed ora
che una delle componenti della famiglia tanto odiata era morta,
Sasuke avrebbe dovuto solo gioire, libero da quei sentimenti che con
odio avvertiva pulsare ancora sotto la carne insensibile.
Ma no, Sasuke non ce la faceva, in quel momento non riusciva a fingere.
E quindi eccolo, sotto le mentite spoglie di un leone e senza un vero
posto da poter chiamare Casa, a cui appartenere.
Non
era più un Uzumaki, non lo era mai stato infondo, ma in quel
momento
non sentiva nemmeno di essere quello che così tanto pensava
di voler
essere.
Non era figlio, né estraneo, non provava amore né
odio, né risentimento o pietà.
Chi era?
Esisteva?
Forse sì, perché se sentiva tanto dolore, doveva
esistere.
Pianse allora lacrime che non sarebbero mai arrivate,
scagliò maledizioni che non uscirono mai dalle sue labbra
serrate,
si graffiò il viso, si strappò i capelli, ma le
sue mani non si mossero.
Ebbe
quasi la tentazione di arrendersi, perdersi completamente e smettere di
lottare per la vita. Sarebbe stato così facile,
così rassicurante. Mai
l'oblio gli era parso una strada tanto sublime.
Lentamente, pezzo dopo pezzo, ogni singolo frammento di ciò
che lui era stato venne distrutto.
Il
nuovo Sasuke, ora, desiderava soltanto non aver mai
amato. Quando si
rialzò, svuotato da ogni emozione, un solo monito lo spinse
a
continuare a vivere.
Si sarebbe liberato di tutti, e poi non avrebbe più sofferto.
Riemerse dai ricordi solo quando capì di aver raggiunto,
involontariamente, la sua
cripta.
Sentì improvvisamente freddo, e si chiuse nel mantello nero
che lo avvolgeva. Procedette con cautela, quasi misurando i passi.
Quando
se la ritrovò difronte, l'imponente statua di marmo
illuminata dal
fuoco di due candele, pensò che non le rendesse giustizia,
lui la
ricordava molto più bella.
«Madre»
disse in un sussurro accarezzandole il viso, troppo freddo. Ritrasse la
mano come scottato «Perdonatemi»
aggiunse abbassandosi sul regale sepolcro.
Anni prima
Quella notte decise di
andare da solo in Biblioteca, non perché non volesse Sakura
con sé, anzi.
Ma
proprio per ciò che era accaduto tra loro, lo scorso
pomeriggio, Sasuke
non si poteva concedere di irrompere nelle sue stanze nel cuore della
notte.
Più
volte si era ripetuto, nelle ore che avevano seguito quel dannato
gesto, che Sakura era sua sorella, solo quello, e che mai
più si
sarebbe spinto così in là.
Ma per quanto quel
proposito fosse da rispettare, Sasuke sapeva che quel bacio avrebbe
cambiato il loro rapporto per sempre.
Doveva
stare lontano da lei, non trascorre più ore su ore nella sua
sola
compagnia, perché per quanto Sakura fosse un angelo
intoccabile, lui
non era riuscito a non desiderarla,
a non tenere a freno il suo
istinto. Tutt'ora nella parte più remota di se, Sasuke
bramava
strapparle sospiri sommessi che un fratello non avrebbe mai dovuto
volere da una sorella,
voleva le sue labbra e la sua pelle morbida con
una vergogna lancinante.
Serrò gli occhi con forza, tremando al solo
pensiero che sua madre e suo padre scoprissero quello che si nascondeva
nel suo cuore.
Come avrebbero reagito a
quell'amore malato?
Lui
che voleva essere così ardentemente stimato e apprezzato da
Minato, sarebbe diventato la sua più grande
delusione.
Un figlio, un
mostro, che amava segretamente la sorella minore.
E, inevitabilmente,
Sasuke, detestò tutto in quel momento.
La vita, che aveva fatto
sì che Sakura fosse sua sorella e che complicava sempre le
cose.
Il suo folle amore che
lo rendeva cieco di fronte alla ragione, al buon senso.
Ed il suo cervello, che
non riusciva ad obbligare il suo cuore a vedere Sakura in un altro
modo, come sarebbe dovuto essere.
Ma
soprattutto Sasuke odiava se stesso, ancora così infantile,
ancora così
egoista , e la sua bocca, che non era riuscito a tenere ferma
e che
adesso aveva rovinato il dolcissimo rapporto con la sorella.
Non avrebbe dovuto
baciarla, sarebbe dovuto rimanere in silenzio e tenere per
sé i propri sentimenti.
Ma non l’aveva
fatto, ed ora il rimorso gli squassava il corpo, lacerandolo in mille
pezzi dall’interno.
Continuò
a camminare piano tra gli immensi corridoi del palazzo, di tanto in
tanto incontrava qualche guardia che gli riservava il formale saluto
militare,
nessuna chiaramente osò chiedere dove o cosa stesse facendo.
Il temperamento del
principe Sasuke, così diverso dal bonario e gaudente
principe Naruto, era ben noto ai servitori.
Prese il libro proprio
dove la sorella lo aveva lasciato giorni prima e continuò
l'attenta lettura.
Lesse
della fondazione di Konoha ad opera di Madara e Hashirama,
degli
scontri che ebbero successivamente, e dell'abbandono del grande Madara.
Lesse della fondazione di un organo di controllo
affidato esclusivamente agli Uchiha,
e delle continue ribellioni
scaturite dal ruolo di secondo piano che ricoprivano
all'interno della
Foglia.
Lesse del gesto avventato del Re che, impaurito dalla loro
straordinaria potenza, ordinò di confinarli ai margini della
capitale
per poter monitorare meglio i loro sempre più pericolosi
progressi.
Lesse
del capo di quella famiglia, Faguku Uchiha, e del colpo di stato che
aveva tentato di organizzare per poter, finalmente, governare su
Konoha. Come doveva essere da tempo.
Lesse
dell'intervento di due Uchiha, Itachi e Shisui, annoverati come veri
eroi, per aver sventato l'attentato alleandosi con la corte e tradendo
il loro stesso sangue.
Lesse poi della
decisione di Danzo Shimura di far sparire definitivamente gli Uchiha,
per il bene della pace e del Regno.
Gli
occhi avidi, curiosi e impauriti percorrevano velocissimi
pagine su
pagine, ingabbiando nella mente tutta quella mole di informazioni:
Nomi, fazioni, organizzazione e poteri di quella famiglia
tanto
rilevante.
Arrivò fino
alla fine del libro, il penultimo capitolo narrava delle vicende
avvenute la notte del 7 Giugno.
Scoprì
con orrore che l'intera famiglia Uchiha era stata massacrata,
più di
300 rappresentati tra linee dirette e non erano stati uccisi nel sonno
dai cavalieri del Re, capitanati dal primo ministro Shimura e da altri
due anziani consiglieri Koharu e Homura.
«Sas'ke...» la voce di sua sorella lo
interruppe facendolo sobbalzare. Pensava di essere solo lì
«Che ci fai ancora
qui?...è quasi l'alba» chiese sedendosi acconto a lui
«Dovevo sapere...»
rispose semplicemente «E tu che ci fai qui?» lei sbadigliò appena
poi lo guardò seria
«Mi
sono svegliata all'improvviso, ho fatto un incubo...succedevano cose
terribili...tu eri...diverso» era un po' agitata, Sasuke lo
aveva capito da subito.
«Sono
venuta a cercarti nelle tue stanze, ma i servitori mi hanno detto che
eri via, quindi ho capito che l'unico posto in cui potevi essere era
questo»
«Và
a dormire ora, era solo un sogno» disse aspro, tentando di
dissuaderla. Non doveva restare sola con lui, doveva andare via.
«Non ho più
sonno...dimmi, cosa
hai scoperto?» chiese seria. Sasuke
tentennò un attimo «Non sono affari che ti
riguardano, ragazzina. Torna a letto!»
«Se
non fosse stato per me non avresti mai trovato questo libro! Dimmi cosa
hai letto o lo farò da sola» concluse sporgendosi verso di
lui.
Sasuke
indietreggiò quando il petto di Sakura, coperto dala
leggerissima stoffa
delle vesti da camera, si scontrò con il suo braccio.
«Smettila di urlare, non ti
avvicinare, e ti dirò tutto»
Iniziò
quindi a riassumerle quello di cui era venuto a conoscenza in
quelle
ore di lettura. Vide gli occhi di Sakura allargarsi inorriditi quando
arrivò all'estinzione degli Uchiha.
«Come
è possibile che i nostri antenati abbiano permesso tutto
questo?...Il
Re in questione era nostro nonno Hiruzen, lui...come ha potuto
permettere che venissero uccisi degli innocenti?»
«Non
lo so, credo che questo Danzo e gli altri due consiglieri non gli
abbiano dato scelta, o forse anche nostro nonno Hiruzen era
d'accordo...»
Sakura non lo ricordava
bene, quando il
vecchio Re morì lei era solo una bambina. Ma era sempre
stato gentile e
buono con tutti, nonché considerato uno dei più
grandi re che Konoha
avesse avuto...
come era possibile che
avesse approvato una soluzione tanto terrificante?
«Credi che nostro padre sappia
qualcosa?»
Il silenzio
calò tra di loro.
Entrambi
sapevano che Minato era già grande all'epoca dei fatti, ed
entrambi
dedussero che probabilmente era a conoscenza di tutto quello
che era
successo alla famiglia Uchiha.
«Tutto questo è
vergognoso» disse Sakura indignata «Perché nessuno ne ha
mai parlato? Perché non ci sono quadri, statue o qualsiasi
altra cosa che ricordi gli Uchiha?...»
«Fingono
che non sia mai accaduto... infondo questi Uchiha non sono mai piaciuti
a nessuno. Gli antichi Romani lo facevano in passato, si chiama
Damnatio memoria, si tratta della cancellazione di ogni ricordo di una
persona, distruggendone qualsiasi traccia che potesse tramandarla ai
posteri, come se non fosse mai esistita. Si operava sopratutto per i
nemici di Roma, cosa non molto diversa da quello che hanno tentato di
fare qui a Konoha»
Sakura rimase in silenzio,
avrebbe preferito
non prendere mai quel libro tra le mani.«Manca ancora l'ultimo capitolo...»
commentò il fratello
girando la pagina.
Scoprirono
che la fine del libro era un elenco di tutti i nomi degli Uchiha
conosciuti con annesse riproduzioni di alcuni quadri che li ritraevano.
La
loro attenzione fu catturata dall'ultima immagine.
Si trattava di un
ordinario ritratto di famiglia: Tutti indossavano abiti eleganti, dato
l'elevato rango, ed erano disposti in modo ordinato e preciso.
L'uomo
al centro era designato come Faguku Uchiha, capostipite della famiglia,
la moglie Mikoto Uchiha era alla sua destra con in braccio un neonato,
sulla sinistra c'era il loro primo figlio, un giovanissimo
Itachi
Uchiha. «Il
nome del bambino non è riportato...c'è scritto
solo secondogenito
Uchiha» disse Sakura scrutando l'elenco
che seguiva l'immagine.
Sasuke
apparve stranamente colpito da quei ritratti, non solo quello di Faguku
ed eredi, ma anche da quelli di tutti gli altri componenti, tra
antenati più o meno diretti.
C'erano
delle costanti che accomunavano tutti i membri della famiglia Uchiha :
Pelle bianchissima, tratti del viso severi ed eleganti, capelli ed
occhi
neri come una notte senza luna.
In qualche modo tutti si
assomigliavano, un po' come gli Uzumaki, i cui colori erano il biondo e
il rosso.
Un pensiero inquietante iniziò a districarsi nella sua mente.
Il
battito iniziò ad accelerare, la salivazione divenne minima
e il
respiro gli si bloccò in gola.
Si alzò di scatto dalla sedia avvertendo
un dolore acuto ad entrambi gli occhi.
«Cosa
succede Sasuke?» il ragazzo serrò le
palpebre per un secondo.
Quando le riaprì Sakura vide che i suoi
occhi avevano assunto una
colorazione interamente rossa, al centro gravitavano due tomoe nere.
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Mai
come quando amiamo prestiamo il fianco alla sofferenza
Sigmund
Freud
«Sapevo
che ti avrei trovato qui» la voce
di Naruto arrivò piano alla sua destra. Sasuke si
rialzò continuando a fissare la statua della Regina.
Rimasero in silenzio, entrambi, l'uno al fianco dell'altro.
«Prima
di spirare per l'ultima volta, nostra madre mi ha consegnato una lettera» Sasuke
lo guardò cacciare da un tasca interna della tunica un
foglio stropicciato e ingiallito dagli anni passati
«Mi
ha fatto promettere sul letto di morte di consegnartela, era sicura che
saresti tornato prima o poi»
«Io
non sono tornato, sono stato sconfitto e catturato» disse
sprezzante. «Sei
stato catturato, sì, ma ora non sei più un
prigioniero...»
Sasuke lo guardo iroso «Credi
che non sia più prigioniero solo perché non sono
ancora segregato nei sotterranei? Ti svelo un segreto fratello,
il mio passato è una prigione ben più terribile
di quella in cui sono
stato confinato da tuo padre»
«Non
credere di essere l'unico ad aver sofferto, Sasuke» disse
Naruto serio.
L'Uchiha scattò su di lui facendolo sbattere sul muro di
pietra «COSA
NE SAI TU DELLA SOFFERENZA?» urlò
a un palmo dal suo viso.
Gli occhi azzurri dell'Uzumaki ressero lo sguardo cupo e carico d'astio
del fratello
«L'ho
provata tra queste mura quando tu sei andato via. Quando ho saputo
quale strada avevi deciso di intraprendere, quando hai tentato di
ucciderci tutti,
e quando ho dovuto scontrarmi con te, con te
che eri e sei ancora mio fratello! Tutti abbiamo sofferto,
tu, io, nostro padre, nostra sorella, nostra madre! »
gridò.
Sasuke
lo lasciò andare dopo averlo strattonato un'altra volta
contro la fredda parate. Naruto si sistemò la casacca rossa,
tirandola verso il basso, poi gli allungò la
lettera.
Sasuke l'afferrò stringendola tra le mani «Lasciami
solo » disse più
calmo. Naruto annuì silenzioso e dopo aver sfiorato
amorevolmente il sepolcro uscì dalla cripta.
Sasuke
fissò intensamente la luce delle candele, poi si decise e
aprì la busta. Gli occhi tremavano mentre leggeva le parole
di sua madre.
"Mio adorato Sasuke, se
stai leggendo questa lettera vuol dire che io non ci sono
più, ma sopratutto che tu sei nuovamente a casa, con tuo
fratello, con Sakura e con tuo padre.
So che le mie parole ti sembreranno ipocrite, ma le persone che ti sono
vicine rappresentano la tua famiglia, come io sento ancora di essere
tua madre.
Tu sei mio figlio, e lo sarei per sempre, perché
nell'istante in cui ti ho adagiato sul mio petto e ho guardato nei tuoi
occhi neri l'ho saputo,
il mio amore per te non avrebbe avuto limiti e confini.
Ti scrivo non solo per rinnovarti il mio infinito affetto, ma anche per
parlarti di quelli che sono stati i tuoi antenati. Del tuo sangue.
La nobile famiglia Uchiha discende direttamente da Indra Ootsuki
primogenito di Horomo conosciuto anche come l'eremita delle sei vie
della trasmigrazione.
Fin dalla tenera età, Indra dimostrò delle
capacità straordinarie, la sua forza e la sua
abilità erano talmente superiori alla media da
renderlo ineguagliabile.
Suo fratello minore Asura, lo amava e lo ammirava così
profondamente, da considerarlo come il più grande modello da
seguire, e fu solo grazie a un costante allenamento, a uno
sforzo sovrumano,
che riuscì a raggiungere il livello di competenze di Indra.
Quando giunse l'ora di Horomo Ootsuki, questi però decise di
eleggere come suo successore il secondogenito, la cui natura
collaborativa credeva avrebbe portato il mondo alla pace.
Indra, accecato dalla gelosia e dal risentimento,
dichiarò guerra al fratello per impossessarsi della corona
che credeva gli appartenesse legittimamente.
Sebbene entrambi i fratelli morirono sul campo di battaglia, le loro
anime non abbandonarono le nostre terre e la loro guerra fratricida
attraversò i millenni.
I due fratelli si reincarnarono infatti,
prima in Madara e Hashirama, successivamente in te e tuo
fratello Naruto.
Ma probabilmente questa storia ,mio Sasuke, tu già la
conosci.
Quando eri solo un bambino ti affiancavi a tomi già
altamente complessi ed enigmatici e sono sicura che crescendo
le tue letture siano diventate sempre più difficili e
critiche.
Quello che non sai però è cosa accadde la notte
del massacro degli Uchiha.
Sebbene Minato risiedesse nel consiglio ristretto del Re, la sua parola
di giovane principe non riuscì a sorpassare il coro degli
anziani del consiglio.
Il Lampo Giallo si oppose con tutte le sue forze alla soluzione
proposta da Danzo Shimura, ma suo padre, il Re Hiruzen, stanco
e ammalato si affidò al suo consigliere più
fidato.
Il Principe Minato decise allora di seguire, in incognito, la
delegazione di cavalieri incaricati dell'atroce sterminio.
Quando arrivò al tuo palazzo, per Mikoto e Faguku non c'era
più niente da fare, trovò invece tuo
fratello maggiore, Itachi, ferito mortalmente per proteggerti.
Tu eri solo un neonato, vittima innocente della paura. Minato uccise i
suoi stessi uomini per salvare te e tuo fratello, ma
purtroppo Itachi Uchiha perì tra le sue braccia.
Ti nascose urlante sotto al mantello e, galoppando tra la
tempesta, ti portò qui da me. Quella stessa notte nacque
Naruto.
Per salvaguardarti dai consiglieri, dai complottisti e da coloro che
temevano gli Uchiha e che avevano cospirato per porre fine
della discendenza di Indra, decidemmo di nascondere a tutti la tua vera
identità.
Durante il massacro dunque io partorii due gemelli.
Le vostre differenze emersero lentamente, ma erano
aspetti mutevoli che vi tenevano uniti anche più di quanto
vi tenessero separati.
Vincolati da un legame millenario, ciò che mancava ad uno
era presente nell'altro. Avendo radice l'uno nell'altro, tu e Naruto
siete facce complementari della stessa medaglia.
Io e Minato ci siamo quindi illusi che crescendo insieme lo scontro
fratricida ereditato dai vostri antenati, Indra e Asura, potesse essere
evitato.
Ma abbiamo fallito.
Accecati dal sogno di pace e dall'amore che nutrivamo per voi, abbiamo
sperato di poter andare contro il Fato, abbiamo mentito sui tuoi
natali, nascondendoti la tua vera discendenza,
solo per preservarvi da un futuro quanto mai doloroso.
Io ho sempre saputo che prima o poi tu saresti venuto a conoscenza
della verità, che saresti fuggito e che avresti vissuto nel
sogno di realizzare una vendetta contro coloro che avevano sterminato
la tua vera famiglia.
Ma se tu lo vorrai, in alternativa al compimento di questo proposito,
ci sarà un' altra strada, una seconda via.
Nonostante le apparenze, tu hai sempre posseduto una purezza
straordinaria e fin da bambino desideravi che qualcuno ti amasse per
ciò che eri. E con Sakura, lo so, hai vissuto i tuoi momenti
più belli.
Lei ti rassicurava, lei ti consolava, lei ti abbracciava quando credevi
di essere solo. E, se le darai l'occasione, sarà lei a
sanare le tue ferite e placare le tue angosce.
Sara lei, qualsiasi cosa accadrà , a rimanere con
te. Sempre.
Perché Sakura è molto più di quello
che tu credi, e di quello che lei pensa. Sakura è la luce
che ti proteggerà dall'odio e dall'oblio.
Fai entrare l'amore nel tuo cuore Sasuke, il futuro ha gloriosi
progetti per te, ognuno ha il suo posto nel mondo e il tuo non
è ancora stato deciso, puoi ancora tornare indietro e
salvarti, figlio mio.
Io ti amo e ti amerò sempre.
Tua
madre, la regina Kusina. "
Strinse
la lettera nel pugno ed ebbe quasi il desiderio di stracciarla. Poi
desistette.
Prima di lasciare la cripta riguardò la statua di marmo
della Regina, un velo momentaneo coprì il suo sguardo
imperscrutabile.
Anni
prima
Era
la prima volta che a Sasuke e Naruto era stato permesso di
lasciare il castello per un vero pattugliamento insieme ai cavalieri.
Questo era il regalo che Minato gli aveva promesso
per il loro quattordicesimo compleanno.
Sebbene i fratelli Uzumaki non avessero ancora completato
l'addestramento, aspettavano quel momento da sempre.
Sasuke si voltò verso Naruto che cavalcava alla sua destra.
Suo fratello rideva e sembrava spensierato.
Lui invece era attento e vigile, non voleva dare l'impressione di
prendere sotto gamba il compito affidatogli, suo padre doveva essere
fiero di lui.
Quando il suo maestro Kakashi gli rivolse un breve cenno di capo,
Sasuke spronò il cavallo con i talloni, tenendo il passo dei
cavalieri e il viso alto e fiero.
Quel giorno Sakura era seduta accanto al camino, nelle sue stanze.
Osservava le mani abili di lady Hinata, seduta di fronte a lei, mentre
infilavano con destrezza il nuovo filo nella cruna dell'ago.
Quando riprese il lavoro, Sakura riuscì
già a vedere la silhouette del principe in
miniatura che Hinata stava ricamando all'angolo del
fazzoletto.
Non poteva certo dire lo stesso del proprio lavoro. Stavano ricamando
la medesima figura, seguendo il medesimo modello, ma il lavoro di
Hinata era infinitamente più preciso e ordinato del suo.
Oltre che, naturalmente, quasi concluso.
Abbandonò con un sospiro il suo fazzoletto, insieme ad ago e
filo, sul tavolino, e si alzò in piedi, dirigendosi alla
finestra più vicina.
«Non avete più voglia
di ricamare, mia Signora?» le
domandò rispettosamente, seguendo il suo movimento
con lo sguardo.
Sakura stirò le labbra in un sorriso sarcastico.
«Credo di non avere mai avuto
voglia di ricamare, Hinata. E ti prego non essere così
formale con me.»
Hinata nascose una risatina
discreta dietro una mano. Ma Sakura non rise continuò a
guardare fuori la finestra, sentiva qualcosa, un presentimento di
sciagura.
«Siete preoccupata per i
principi, Principessa?» domandò
Sakura non si voltò. Lo sguardo verde era ancora perso fuori.
«Avverto qualcosa nell'aria» disse in un sussurro.
Kakashi fermò la pattuglia all'improvviso e con un gesto
della mano fece cenno agli uomini di mettersi in ascolto.
Sasuke tese l'orecchio, d'un tratto nervoso e spaventato, ma non
era in grado di udire nulla.
«Non si sente niente» mormorò
Naruto confuso in direzione di Kakashi che gli rivolse uno
sguardo serissimo.
«Non è mai un buon
segno» gli
rispose.
I banditi comparvero dal nulla: ci fu un boato di grida
disumane, prima, poi il clangore delle armi, e infine loro –
gli uomini.
I volti era contorti dalla furia e dall'odio, le spade sguainate, le
mazze che roteavano minacciosamente sopra le loro teste.
«A morte i figli del re!» urlò
uno di loro, sferrando il primo attacco.
Sasuke impallidì, la sua mente era una confusione
ronzante del nulla più assoluto. Si guardò
intorno allarmato, gli uomini di suo padre stavano difendendo
lui e Naruto.
Strinse lo sguardo e vinse il panico, riacquistando lucidità
estrasse la spada dal fodero.
Guardò verso Naruto immobilizzato sul posto, incapace di
reagire, la sua spada era solo un peso morto e dimenticato sul fianco
sinistro.
Vide Kakashi strattonarlo per un braccio e trascinarlo via, lontano
dalla traiettoria di una freccia scoccata da dietro un albero poco
lontano.
«Naruto!» urlò,
gli occhi spaventati di suo fratello girarono veloci verso di lui, «Naruto, la spada!»
Il tempo di guardar davanti a se
e Sasuke mise a fuoco l'immagine terrificante del volto di un bandito
con la spada levata contro di lui, pronto a colpire, a scuoterlo
definitivamente.
Il primo fendente lo colpì di striscio ad un braccio, ma
Sasuke riuscì a parare il secondo.
Il clangore del ferro era assordante, e il polso tremava per la
pressione esercitata sulla lama dalla forza straordinaria del suo
avversario.
Nessuno degli uomini di suo padre aveva mai combattuto così
contro di lui.
Senza regole, senza rispetto, senza cavalleria. Senza alcun riguardo
per il suo status, per la sua età, per la sua inesperienza.
Senza altro scopo se non quello di trasformare l'avversario in un corpo
senza vita che sarebbe stato lasciato a marcire alla fine del
combattimento.
Sasuke non aveva mai combattuto così, ma in quel momento non
aveva scelta. Quindi non potè far altro che parare un colpo
dopo l'altro.
Il respiro affannoso, le braccia che dolevano, ogni singola briciola di
concentrazione a sua disposizione impegnata in un combattimento impari.
Sasuke continuò a indietreggiare e al suo
avversario bastarono pochi secondi per costringerlo con la schiena
contro un albero.
Le lame delle due spade premevano con forza l'una contro l'altra.
Sasuke urlò, sforzandosi di mantenere la pressione sulla
lama. Urlò la sua paura e la sua frustrazione.
Ma ad un tratto il mantello di Kakashi entrò nel suo campo
visivo all'improvviso, verde e meraviglioso come un miraggio.
Con un avversario tanto esperto che lo incalzava, il bandito non
poté che allontanare la sua attenzione da Sasuke e
concentrarsi sugli attacchi serrati di Kakashi, permettendogli
così di riprendere fiato, ma il Principe non perse
un istante. Rotolò a terra con rapidità sotto il
braccio dell'uomo – come provava a fare tutti i giorni al
campo di allenamento, come gli uomini di suo padre gli dicevano, forse
per lusingarlo, forse no, che era così abile a fare
– e si rialzò in piedi alle sue spalle.
Con un grido di rabbia e di eccitazione, Sasuke conficcò la
spada in profondità nella schiena del bandito.
L'uomo sussultò, e la sua tunica presto si
inzuppò di sangue.
Sasuke osservò ad occhi sgranati l'uomo barcollare sul
posto, poi un gorgoglio insensato gli fuoriuscì
dalla bocca insieme a un fiotto di sangue.
Il braccio ferito iniziò a bruciare solo quando la frenesia
era ormai scemata, e Sasuke volse lo sguardo intorno a
sé.
Gli si presentò alla vista, squallido e impenitente, il
macabro spettacolo di almeno una ventina di corpi rimasti a terra come
il suo avversario a combattimento terminato.
Ricoperti di sangue, mutilati, morti.
«Naruto, fratello! » urlò a squarcia gola
correndo tra i cadaveri. Lo vide in lontananza con le ginocchia a terra
e Sir Iruka al suo fianco. Singhiozzava con una mano davanti
alle labbra.
Sakura socchiuse gli occhi verdi sino a renderli due fessure,
sforzandosi di individuare la figura del principe nella confusione di
punti che è il suo lavoro di ricamo
Scosse il capo con forza e afflitta porse il suo lavoro a Hinata con
uno sbuffo.
«Cos'ho sbagliato, Hinata?» domandò
avvilita.
«Niente, principessa Sakura» rispose
dopo un breve silenzio.
Poi ruotò il fazzoletto in maniera che potesse vederlo anche
Sakura
«Vedete? Lo schema è
giusto. Alcuni punti sono un po'... imprecisi, è vero, ma
sono certa che, una volta che avrete iniziato a ricamare il mantello,
il principe sarà riconoscibile. Ecco qui»
L'amica chiuse il punto della principessa e scambiò il filo
grigio con quello rosso, per poi porgerle di nuovo ago e filo.
«Provate a fare il mantello, ora,
e vedrete come- Oh! Oh, no! Principessa Sakura!»
Sakura ritrasse lentamente il dito dall'estremità appuntita
dell'ago.
Fu con un curioso senso di distacco che Sakura osservò la
goccia di sangue formarsi sulla punta del dito indice.
Guardò, come si trattasse di uno spettacolo che non la
riguardava, la goccia scarlatta che tremava appena sulla punta del dito
per poi staccarsi all'improvviso e cadere, pesante,
gravida di significati ancora soltanto potenziali, sul fazzoletto
ricamato.
E fu proprio il contrasto nitido del sangue quasi nero contro il
contorno grigio dell'armatura che le permette finalmente di
individuare, inaspettatamente, la figura del principe sul fazzoletto.
«Il
Principe è avvolto in un mantello di sangue» , disse Sakura distrattamente,
accarezzando con l'indice insanguinato la piccola figura ricamata.
Le servì qualche istante per rendersi conto che non
aveva minimamente idea da dove provenissero quelle parole, quei
pensieri.
Non si trattava di qualcosa che aveva intenzione di dire, che aveva
pensato di dire, eppure non era mai stata tanto certa della
verità di una sua affermazione prima d'ora.
Il Principe è avvolto in un mantello di sangue.
Sakura incrociò gli occhi sgranati di Hinata e si
alzò in piedi di scatto, strappando all'amica una debole
protesta.
«Principessa, vi siete ferita,» provò
a obiettare in tono allarmato. «Lasciate che vi ripulisca- »
«No» la
interrompe con il fazzoletto insanguinato ancora stretto tra le dita.
Sakura resse il lungo abito tra le mani, sporcandolo di sangue a sua
volta, e corse alla finestra.
Lanciò un'occhiata in direzione della foresta, ma
inutilmente. Non c'era nessuna carovana in avvicinamento, non
c'era nessuna traccia di lui.
Non sapeva perché non avvertiva il pericolo per Naruto, non
sapeva perchè gli erano uscite quelle parole di bocca.
Il Principe ricamato è avvolto in un mantello di
sangue.
Sakura non sapeva cosa significavano realmente quelle parole.
«Hinata, ti prego lasciami sola
ora»
La giovane esitò
sulla soglia, tormentandosi con le dita l'orlo di una manica.
«Ma principessa, non è
forse meglio se io- »
«Vai, te ne prego » le
sorrise debolmente, per convincerla. E lady Hinata la guardò
preoccupata, poi sparì dietro la porta.
Sasuke avanzava a testa alta accanto a Sir Kakashi, come richiedevano
le apparenze – perché un principe non piangeva, un
principe non si nascondeva –
ma quando nel cortile del castello uno stalliere prese in consegna il
suo cavallo, e i cavalieri si accodarono a Sir Kakashi per riferire a
Minato dell'attacco, Sasuke scoprì di volerli seguire a
tutti i costi.
Si spaventò di se stesso perché in cuor suo
desiderava vedere lo sguardo deluso e infuriato di Minato nell'udire
del terrore che aveva paralizzato Naruto sul campo di
battaglia prima, dell'orrore che lo aveva tormentato poi, costringendo
i cavalieri del re a rimetterlo nuovamente in piedi con la forza.
Ma Kakashi si voltò a guardarlo ormai in cima alle scale del
cortile «Andate a farvi visitare da Lady
Tsunade, Sasuke, siete ferito!»
Sasuke annuì, attese
la scomparsa dei cavalieri e di suo fratello oltre il portone, e
salì le scale del cortile a sua volta. Un servitore gli
venne incontro, ma Sasuke allontanò con un gesto
brusco della mano il sussulto del suo sottoposto alla vista
del sangue che gli macchiava una manica dell'armatura.
«Sto andando da Tsunade a farmi
visitare, non ho bisogno di te,» disse con
esasperazione, prendendo a salire la rampa di scale che
conduceva ai piani superiori.
Ma non appena il servitore non fu più in vista, Sasuke
cambiò strada e, invece di proseguire per la torre, percorse
quasi di corsa il corridoio del terzo piano fino a raggiungere la porta
dove attendeva Minato. Si nascose dalle guardie per ascoltare
la voce di suo padre.
«Non essere mortificato Naruto,
sei ancora giovane ed era solo il tuo primo combattimento»
«Padre, se Sasuke non me lo
avesse urlato contro, non sarei nemmeno riuscito a sfoderare la spada...»
Minato poggiò un mano
sulle spalle tremanti del figlio «Naruto, anche io quando ero
giovane impallidii difronte al mio primo scontro...»
«Ma Sasuke, lui è
stato così...coraggioso e forte, non ha tentennato un attimo
quando ha ucciso quel bandito. Io invece sono crollato a terra alla
sola vista dei cadaveri...
non potrò mai essere re, padre. Sasuke è
infinitamente più adatto di me. »
«Tu e tuo fratello siete diversi
Naruto, ma entrambi siete nati per essere Re. La sua tenacia e
il suo coraggio non lo rendono però migliore di te.
Ricordati Naruto, ciò che conta veramente per essere un buon
regnante non è il numero di persone che uccidi in battaglia,
ma la misericordia che alberga nel cuore...
vedrai la prossima volta andrà meglio! Ora và,
assicurati che tuo fratello stia ricevendo le giuste cure e poi portalo
da me"
Sasuke si allontanò infuriato. Non sapeva nemmeno lui
perché desiderava così tanto scorgere
della delusione negli occhi di suo padre.
Corse, la ferita al braccio bruciava, ma era qualcos altro a fargli
più male.
Entrò nella sua stanza senza bussare, sapeva che lo stava
aspettando.
La Principessa era in piedi al centro della camera, un fazzoletto
bianco stretto in mano.
Sasuke si sentì il cuore in gola, e parte di lui avrebbe
voluto semplicemente buttarsi a terra ai piedi di sua sorella,
piangere, e domandarle perché – perché
– perché non riusciva mai a essere
l'uomo che suo padre voleva che fosse. Perché toccava sempre
a lui dimostrare qualcosa, e quello che dimostrava non era mai
abbastanza.
Ma era troppo orgoglioso, affinchè le cose
potessero essere così semplici.
Quindi si limitò ad accennare con un gesto vago della mano
al fazzoletto che lei teneva in mano, su cui era visibile una grossa
chiazza rossa, e domandò in tono distaccato,
come se non gli importasse: «Cosa ti è successo?» Sakura nascose
rapidamente il fazzoletto in una tasca del vestito.
«Un incidente mentre ricamavo» rispose
senza guardarlo. «E a te?»
Sasuke abbassò lo
sguardo sulla sua manica insanguinata.
«Lo stesso.»
Sasuke si compiaque del piccolo sorriso che Sakura gli offrì.
«Quanto sei stupido,
Sasu » gli
disse, e gli si fece più vicina, esitante.
Sasuke si sentì tremare quando lei gli sfilò un
vambrace dal braccio ferito chinandosi per appoggiarlo delicatamente a
terra.
Mani di seta, pensò Sasuke nuovamente, mentre lei gli
arrotolava la manica all'altezza del gomito.
Il contrasto netto tra il rosso sporco della sua ferita e le mani
bianchissime di lei, che lo accarezzavano leggere, lo colse di sorpresa
e lo fece sussultare.
Sasuke notò solo in ritardo che la punta delle dita di
Sakura era ancora coperta di sangue.
Con un brivido pensò il proprio sangue mescolarsi a quello
di lei .
Sasuke pensò a loro due, e al divenire una cosa
sola. Non riusciva a smettere di tremare. Loro, fratello e sorella.
«Cosa succede?» gli
domandò Sakura a voce bassissima, senza guardarlo, tutta la
sua attenzione concentrata sulla ferita sul suo braccio.
«Ho...» Sasuke
si interruppe deglutendo visibilmente. «Siamo stati attaccati
prima...io...non ho esitato, ho... ucciso un uomo...pensavo che non ci
sarei riuscito, invece è stato così naturale....
l'ho trapassato senza rimorso nè terrore....c-cosa
c'è che non va in me? »
Sasuke scosse la testa, due
lacrime di frustrazione scesero a rigargli il viso, a bagnargli
l'armatura che ancora indossava.
Alzò lo sguardo a incontrare gli occhi di lei e li
scoprì lucidi di lacrime a stento trattenute.
«L'ho ucciso, Sakura. L'ho ucciso
con la mia spada. Non ho tentennato, mentre Naruto...lui era
atterrito...» la voce
di Sasuke si spezzò, e lui non pensò
più a nulla mentre compiva
quell'ultimo passo che lo portò tra le braccia di lei.
Sakura allora lo strinse al petto, forte, forse troppo forte per una
principessa, ma cosa importava ?
Quando erano insieme, loro non erano un principe e una principessa
– non lo erano mai stati.
Erano solo... loro. Erano loro. E forse fu per questo che
nella stretta soffocante dell'abbraccio di Sakura gli riuscì
così facile tornare a respirare.
«Hai fatto quello che dovevi,
Sasuke » gli
disse ferma «Non c'è niente che
non vada in te, ti sei difeso. Sei stato coraggioso» continuò con la voce
dolce e rassicurante
«Solo quello che dovevi » ripeteva
con convinzione come se Sasuke non l'avesse sentita. «Sono orgogliosa di te, Sasuke.»
Le labbra fredde di lei contro la sua fronte sporca di fango, di
sangue, di sudore, furono il perdono gelido di cui Sasuke aveva bisogno
come dell'aria che respirava.
Sasuke la strinse a sé e respirò il
profumo dei suoi capelli, saggiò con le dita la morbidezza
del suo abito, della sua pelle al di sotto della stoffa.
«Il mio Principe
ricamato » mormorò
Sakura, la voce soffocata contro la sua pelle. «Sei il mio Principe ricamato
avvolto in un mantello di sangue.»
E Sasuke non aveva
idea di cosa significasse, ma non lo domandò. Tra le braccia
di lei, era pronto a diventare qualunque cosa Sakura volesse che lui
fosse.
Angolo
autrice :
Buonasera a tutti!
Colgo l'occasione per chiarire alcune situazioni che forse possono
risultare fraintendibili.
La Regina Kushina sa molte cose, sul passato ma sopratutto sul futuro.
Sapeva che Sasuke avrebbe tentato di ucciderli, di impossessarsi del
potere eccecc. nel momento stesso in cui lo
ha "adottatto" ma nonostante questo non è riuscita a non
amarlo con tutto il cuore.
Perchè lei è in grado di vedere "altro",
così come la figlia Sakura.
Sapeva anche dei sentimenti di Sasuke nei confronti di Sakura e
viceversa, ed è proprio questo aspetto che la porta
ad avere fiducia in quello che avverrà. Sakura
potrà essere la luce della redenzione, il lato chiaro della
forza insomma xD
Per quanto riguarda il flashback, avviene prima del bacio e quindi
ovviamente, prima della scoperta del libro sugli Uchiha.
"Avvolto in un mantello di sangue" è un qualcosa
che forse accadrà, o che è già
accaduto, o che è stato
interpretato male o semplicemente non accadrà.
Insomma lo scoprirete solo vivendo :D
Non
ho nient'altro da dire e quindi per il momento vi mando un bacio!
A presto <3
22M.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Non so cosa sia peggio:
non sapere chi sei ed essere
felice,
o diventare quello che hai sempre voluto essere,
e sentirsi solo
Daniel
Keyes
Erano anni ormai che viveva con un solo pensiero.
Vendetta!
Sempre solo in sua compagnia, sempre curvo sotto il suo peso, sempre
raggelato dalla sua presenza.
Un tempo, gli sembrava esser passati secoli, era uno come gli altri. La
sua mente, giovane e fervida, era piena di fantasie, di sogni.
Ora però era imprigionata in una sola idea. Un'
idea cruenta, implacabile.
Un unico pensiero, un' unica convinzione, un' unica certezza :
Vendetta.
Qualunque cosa facesse, era sempre lì, quel pensiero
infernale;
come uno spettro solitario e geloso che scaccia ogni distrazione, che
lo scrolla con le mani gelide quando vuole voltare la testa dall'altro
lato e chiudere gli occhi,
che lo ossessiona da sveglio, che lo spia nel suo sonno convulso , che
riappare nei suoi sogni più neri.
Ma se fino a quel momento, quel pensiero lo aveva spronato,
sollevandolo nei momenti di frustrazione e di dubbio, ora lo faceva
sentire solo stremato.
La lettera di sua madre gli aveva fatto riaffiorare alcuni aspetti
-debolezze- del suo carattere che con gli anni aveva imparato a
sotterrare sotto l'odio e il rancore.
C'era un'altra strada, aveva scritto, bisognava solo "aprirsi alla
luce"...
Ma lui non la voleva quella luce, si era ripromesso di non tentare
più di essere come loro, non ci sarebbe mai riuscito e
infondo non voleva nemmeno esserlo. O forse si?
Percorse veloce i corridoi scarsamente illuminati da quei pochi raggi
di sole che riuscivano a penetrate le nuvole.
Si sentiva incredibilmente stanco, voleva tornare nelle sue
stanze, chiudere gli occhi e smetterla di pensare -pensare- e pensare.
Guardandosi intorno, dopo tutto quel tempo lontano da casa, non
poté far a meno di notare le innumerevoli insegne che
abbellivano le altissime pareti del palazzo.
Lo stemma della casata Uzumaki svettava sullo sfondo arancione del
tessuto. Persino quel minimo dettaglio cromatico era l'esatto opposto
di quello del suo sangue.
Dai balconi aperti scorse i vessilli e le bandiere sventolanti sulle
torri e immaginò, per un attimo, il simbolo rosso e bianco
degli Uchiha al posto del vortice che troneggiava in ogni angolo del
castello.
Il cielo si inscurì sempre più, eliminando anche
l'ultimo raggio. Le parole di Kushina furono immediatamente sostituite.
Pensieri cupi e rabbiosi si rimpossessarono della sua mente.
Il suo sguardo si fece più aguzzo, quasi ferino, e
una vampata d’irritazione lo avvolse: avrà la sua
vendetta, li sottometterà tutti, nessuno escluso.
Doveva solo destare il minimo sospetto :
accettare senza obiettare le gocce che giornalmente gli venivano
somministrate, cercare di sembrare più accondiscendente e
innocuo possibile, così da riottenere la fiducia di quegli
idioti.
Dopo avrebbe agito.
Avrebbe strisciato, sì, ma non come un verme, mai come un verme!
Avrebbe strisciato perché è quello che fanno le
serpi; come un serpente avrebbe atteso il momento propizio e poi
sarebbe scattato, conficcando le zanne nel punto in cui fa
più male,
e il suo veleno avrebbe iniziato il rapido viaggio
verso i loro cuori troppo buoni.
Perché adesso il trono non gli bastava più;
ciò che voleva ora era la loro impotenza,
l’adorazione dettata dalla paura di essere in bilico sul filo
del rasoio,
e se per ottenerla avrebbe dovuto ucciderli uno per uno,
così sarebbe stato.
Farà di tutto purché possa raggiungere il suo
scopo. In fondo, il fine giustifica i mezzi, e questo lo
aveva imparato a sue spese.
Crogiolandosi in quella vendetta così familiare e
rassicurante per il suo cuore, lo sguardo fu catturato da un movimento
lento di fili rosa che ondeggiavano.
E il pensiero, suo malgrado, fu nuovamente illuminato : Sakura.
Sakura che sarebbe andata via, Sakura che avrebbe sposato Gaara della
sabbia. Un nodo all'altezza dello stomaco comparve improvvisamente e la
rabbia fu sostituita dall'angoscia.
Sua sorella allontanò lo sguardo dal viso sorridente della
sua dama di compagnia e si accorse della presenza dell'Uchiha.
Erano l'uno davanti all'altro.
«Buongiorno,
Principe Sasuke»
remissiva, la bionda dama, accennò un inchino. Sasuke la
ignorò, continuò a guardare sua sorella il cui
vestito quel giorno era particolarmente scollato, rosso e vistoso.
Si riscoprì paradossalmente debole sotto i suoi occhi verdi.
Avrebbe voluto cavarglieli, quei maledetti occhi, sarebbero stati la
sua rovina, lo sapeva.
Perché non riusciva a sottrarsi?
Aveva deciso di lasciarsi tutto alle spalle, di farli soffrire tutti
quegli Uzumaki, ma tutto quello a cui pensava Sasuke, quando
incontrava quei due occhi verdi, era solo quanto la
desiderasse.
Sakura congedò la giovane accompagnatrice e con
pochi passi si avvicinò a lui.
Strangola ! Stringi quel
collo bianco, liberati di quegli occhi! Urlò
una voce nella sua testa.
Ma Sakura continuò a guardarlo fin quando, esitante,
infilò un braccio sotto il suo
«Andiamo
via»
disse alzandosi un po' sulle punte, per potergli sussurrare
all'orecchio. Sasuke inarcò impercettibilmente un
sopracciglio
«Dove?»
chiese suo malgrado.
«Accompagnami
nei giardini»
¤
«Il
tempo sta cambiando...a breve pioverà»
Il viso di Sakura era rivolto verso l'alto, scrutava il cielo coperto
da pesanti nuvole cariche di acqua.
Sasuke la guardò silenzioso. Lei era al suo fianco,
stretta al suo braccio, e passeggiavano in quei giardini come se il
tempo si fosse fermato all'età di quindici anni.
Incontrarono alcuni nobili sulla loro strada, e lui osservò
il gelo nei loro gesti e la paura nei loro occhi con
un’attenzione quasi morbosa, come a voler farsi del male.
Devo andarmene da qui, pensò dopo aver oltrepassato il terzo
drappello di nobildonne indignate.
Aveva creduto di essere abbastanza forte da poter sopportare quelle
facce, quegli sguardi, quelle parole, ma il problema era che lui non
poteva sopportarli.
Non ne era mai stato capace, nemmeno prima, ed era inutile che
continuasse a ripetersi di potercela fare. Non sarebbe mai stato in
grado di ignorarli.
Avrebbe voluto ucciderli tutti.
Sakura strinse appena le dita intorno al suo braccio, Sasuke
voltò nuovamente gli occhi su di lei. Un sorriso debole,
malinconico comparve sul viso della Principessa.
Sakura sapeva quello che suo fratello provava, lo aveva sempre saputo.
«Sei
così bello...e magnetico»
Era seria e combattuta mentre lo scrutava al suo fianco. Sasuke odiava
-amava- sentire gli occhi di Sakura su di lui. «Non
dire sciocchezze»
«Ti
imbarazzi Sas'ke?»
chiese al suo orecchio. «Non
sfidarmi, ragazzina»
rispose lui secco facendole spuntare un sorriso sulle labbra.
Rimasero in silenzio, ancora e ancora.
«Domani
partirò per Suna, Sasuke»
disse all'improvviso.
Sasuke assottigliò gli occhi bloccando i piedi per terra.
«E
questo dovrebbe interessarmi?»
«Dimmelo
tu, Sasuke»
rispose
riprendendo a camminare.
Con l'altra mano, quella non poggiata sul suo braccio, la vide
accarezzare una rosa bianca, soffermandosi sulla morbidezza dei petali.
Quanto erano delicate quelle mani, le cui dita sottili, bianche,
seguivano le forme del fiore. Quelle stesse mani che, tempo addietro,
lo accarezzavano immergendosi nei suoi capelli scuri.
«A
Suna non crescono i fiori...»
disse lei d'un tratto «e
avranno una regina il cui nome è Sakura...paradossale no?»
aggiunse con gli occhi appena lucidi.
Sasuke la fissò e improvvisamente si sentì
talmente pieno di rabbia e di amarezza che ebbe l’impulso di
smettere di camminare e restare lì dov’era. Gli
sembrava di soffocare.
Invece continuò a procedere accanto a lei, la mente altrove,
un nodo nel petto.
Non riuscì a dire niente, niente di tutto quello che gli
ronzava nella testa, nel cuore.
«Mi
dispiace, ti annoio con tutte queste idiozie...»
commentò a voce bassa, sorridendogli
amaramente e la prima goccia le colpì proprio la guancia
bianca, assumendo la forma di una lacrima.
Un fulmine anticipato da un boato percosse il cielo, e la pioggia
cominciò a scendere, prima lentamente poi sempre
più violenta colpì i loro corpi immobili.
Sebbene cominciasse ad infittirsi, loro non si mossero.
Sakura anzi aprì le braccia, alzò il viso
all'insù e sorrise sotto l'acqua. Il vestito ormai fradicio
si attaccava al suo corpo seguendone la linee sinuose e mature.
Ma quello che colpì Sasuke era il volto, disperato e
bellissimo.
«Sakura...»
lo
pronunciò così, quel nome, senza pensare, come
una preghiera, una invocazione. L'afferrò per un braccio,
tirandola verso di lui .
Le fece perdere l'equilibrio, e involontariamente lei gli
finì completamente addosso. Sasuke sentì, con un
brivido, i loro corpi, coperti dalle vesti pregne di acqua piovana,
aderire perfettamente.
Abbassò lo sguardo su di lei e ancora una volta
ammirò le sue chiome di seta e i tratti femminili del
suo viso, ora completamente bagnato, anche se non sapeva dire
se da lacrime o da pioggia.
Quando furono occhi negli occhi, respiro nel respiro, Sakura ebbe la
sensazione che il cosmo si fosse fermato ad assistere quel loro momento.
«Principessa
Sakura!»
un'anziana governante correva veloce verso di loro con due ombrellini
in mano.
Sakura non si girò nemmeno a guardarla, mantenne gli occhi
verdi sul viso fradicio di Sasuke, sui sui capelli neri grondanti di
acqua, sui suoi lineamenti.
«Ti
prego, stanotte vieni nelle mie stanze»
gli disse in un sussurro prima di correre verso
l'anziana serva. Sasuke notò il viso preoccupato
della vecchia donna indugiare su di lui.
I suoi occhi, un misto di orrore e terrore, lo fissavano con
disprezzo. Quella vecchia lo aveva sempre osservato torva, da quando
era solo un bambino.
Tentava di dividerli, quando li sorprendeva a giocare insieme,
sostenendo che la principessa non doveva intrattenersi troppo con lui,
già grande e uomo.
Quindi prendeva la sua Sakura e la portava via da
lui.
Ora Sasuke le osservò entrambe allontanarsi, come era
accaduto in passato, mentre ogni goccia che si infrangeva sul suolo gli
parve rimbombare nelle sue orecchie.
Chiuse gli occhi alzando il viso, nello stesso modo in cui aveva fatto
lei prima. Non vide più niente di quello che gli era
intorno, ad accompagnarlo c'era solo il rumore della pioggia.
"Senza tamburi, senza
musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente, nel
mio cuore: Speranza
piange disfatta e
Angoscia, dispotica e sinistra
infilza nel mio cranio
il suo vessillo nero"
Anni prima
La fissavano occhi rossi con piccole virgole
concentriche. Il viso bianco di Sakura era una maschera di terrore, la
principessa trattenne un urlo indietreggiando.
«Tu...tu sei»
«NON LO DIRE!» gridò lui disperato.
Due guardie entrarono velocemente nella biblioteca, allarmate dai
rumori improvvisi.
«Principe Sasuke, Principessa,
state bene? Cosa è successo? »
«Ma cos-...» disse uno dei due guardando gli
occhi del suo Principe «Andiamo a svegliare il Re, mio
signore voi non state bene!» preoccupato
raggiunse Sasuke.
Il Principe alzò lo sguardo infernale sui loro visi
allarmati «Avvicinatevi ancora e
avrò le vostre vite, o almeno una delle due» sibilò a denti
stretti.
Quando uscirono, con entrambe le mani rovesciò una delle
antiche scrivanie della biblioteca. La sua furia ormai era
incontrollabile.
«Fratello...ti prego, fermati» Sasuke voltò di
scatto il viso verso di lei. Sakura piangeva e tremava
,tremava di paura, per lui.
Ora Sakura lo vedeva chiaramente, lui era l'erede perduto della
famiglia che aveva terrorizzato il suo regno.
«Fratello? Quale fratello? Non
vedi sciocca ragazzina chi hai sotto gli occhi?!» disse a voce bassa ,gli occhi
rossi annebbiati da lacrime di dolore.
«Sasuke» la voce di Minato
spezzò la notte del palazzo di Konoha, una voce addolorata,
come mai Sasuke aveva sentito.
Suo padre era davanti a lui ancora con le vesti da camera, Kushina al
suo fianco stringeva le mani l'una nell'altra.
«Calmati, figliolo» aveva detto sua madre, con gli
occhi pieni di lacrime.
«Calmarmi madre?...come potete
chiedermi di calmarmi? Rispondetemi piuttosto! CHI SONO IO?»
«Sei nostro figlio» le parole di suo padre -no non
suo padre- di Minato, colpirono la sua anima come frustate. Non gli
credeva e non gli avrebbe mai più creduto.
«IO NON SONO VOSTRO FIGLIO, NON
LO SONO MAI STATO!» una sola lacrima
riuscì a vincere la sua resistenza, rigandogli il viso
bianco.
«Ho lottato per esserlo, e sfido
chiunque in questo regno ad affermare che io non ci abbia provato.
Desideravo così tanto essere come VOI mi volevate,
...ma per quanto mi sforzassi non era mai abbastanza.
"Uno solo di voi potrà ascendere al trono, ma entrambi siete
nati per essere Re" così ci dicevi ed io, che sono sempre
stato più intelligente del vostro stupido erede, ero quasi
del tutto certo,
che il trono di Konoha sarebbe toccato a Naruto
anziché a me. Sapete perché lo supponevo?
Perché con gli anni ho imparato a cogliere i
vostri sguardi colmi d’orgoglio destinati a mio
fratello, e purtroppo, ho colto anche le occhiate di
sufficienza che invece lanciavate a me.
E infondo ho imparato a conviverci, ho compreso che Naruto sarebbe
stato sempre un gradino al disopra di me; che io, Sasuke, avrei
costantemente vissuto nella sua ombra.
Nonostante ciò, non mi sono mai arreso e ho continuato a
credere di poter diventare, un giorno, il figlio perfetto :
Quello che avrebbe conquistato il vostro rispetto, che vi
avrebbe reso orgoglioso davanti al popolo di Konoha, che avrebbe
ereditato -prima o poi- le vostre tecniche migliori....
ma amara sorpresa, questo futuro mi è stato negato nello
stesso momento in cui sono venuto al mondo.
Perchè io non sono un Uzumaki, sono un Uchiha...
e voi non avreste mai potuto sopportare di vedere seduto sul vostro
trono l'unico erede ancora in vita della famiglia che il
vostro vile sangue ha sterminato nel più barbaro dei modi! »
Era furente. Le sue dita sottili e affusolate tremavano per la troppa
collera, col fiato corto e gli occhi rossi assottigliati in due fessure
fissava quello che un tempo aveva creduto suo padre.
«Sasuke, ti prego, il tuo sdegno
è sensato e legittimo. Ma lasciami spiegare...»
«NO! Non voglio sentire una sola
parola in più dalle vostre labbra d'inganno. Mi avete fatto
crescere nella frustrazione di non essere mai all'altezza, e invece io
ero all'altezza,
lo sono all'altezza, sono nato per esserlo! E voi mi temevate, temevate
che un Uchiha riuscisse a superare vostro figlio, ad essere l'erede
degno di Konoha.
Ma questa è una promessa Minato, vendicherò il
mio sangue e farò crollare il vostro regno, per sempre!»
Sotto gli occhi di Kushina prese
vita l'incubo che tormentava le sue notti di mezza luna. Ma
la profezia parlava chiaro, sapeva che quel giorno sarebbe arrivato
prima o poi.
Corse veloce, disperata, verso suo figlio. Si inginocchiò
difronte a lui, con un dolore al cuore che non poteva trattenere
«Sasuke, ti prego ascoltami.
Sì, tu sei un Uchiha. E nel tuo sangue scorre il potere
della maggiore tra le famiglie nobili della Foglia.
Scoprirai possedere doti straordinarie, l'Amaterasu, il
Suasanoo... e molto altro. Diverrai grande, il più grande
forse.
Potrai essere tutto questo, e lo sarai.
Ma tu sei anche mio figlio. Sarai per sempre mio figlio, e questo non
lo dovrai mai scordare,
qualsiasi sia la via che stanotte intraprenderei, io sarò
sempre accanto a te. Sakura sarà sempre la tua luce»
Sasuke girò lo
sguardo verso sua sorella, l 'amore proibito che gli aveva lacerato lo
spirito.
Lo fissava, piccola e impaurita come non lo era mai stata.
Levò lo sguardo dai suoi occhi cristallini quando
un' altra luce entrò nella stanza.
«Ch-che succede? Ho sentito le
guardie parlare fuori le mie stanze...perché siete tutti qui?»
Naruto, ancora assonnato e con
una candela in mano, era appena entrato nella biblioteca complice
dell'atroce verità .Un sorriso affilato comparve sulle
labbra dell'Uchiha.
«Eccolo, finalmente. Il futuro re
di Konoha...Naruto Uzumaki!» rise, lugubre dando vita alla
trasformazione da principe a folle .
«Accade, fratello che presto io e
te ci scontreremo. Io ti ucciderò e reclamerò
quello che è mio e che mi è stato sottratto!» aggiunse sprezzante, Naruto lo
fissò incredulo
«Sa-sasuke...ma cosa stai
dicendo? I...i tuoi occhi, io...non ti capisco...io»
«Certo che non mi capisci, quando
mi hai capito tu, fratello mio?...troppo intento a goderti il sole
lucente della tua grandezza, per prestare attenzione al silenzioso
Sasuke...
ma le cose cambieranno...vedrai cosa farò,
diverrò il tuo incubo Naruto, ti farò provare
quello che io sto provando ora!»
Spinse via Minato che cercò di avvicinarsi
«Tramite te il mondo sarebbe
dovuto arrivare alla pace. Morirei per difendere la tua vita, credimi
Sasuke! Io ti amo, ti ho sempre amato!» gli urlò disperato
il Re cercando di trattenerlo.
«NO! NON VI CREDO PIU' ! Io sono
nato dal sangue che VOI avete sparso in una guerra senza fine, mi
credevate mezzo per la pace? Bene diventerò arma di guerra e
distruzione.
Rallegratevi, padre, perché avete cresciuto colui che
porrà fine al vostro regno.»
Guardò sua madre, Kushina si sporse in avanti prendendogli
la mano fredda, gli accarezzò una guancia liscia guardandolo
diritto negli occhi e Sasuke non si sottrasse a quel tocco materno,
con lei no, non poteva.«Perdonaci, Sasuke» gli disse dandogli un bacio
sulla fronte.
Sasuke avvertì il vuoto sotto i suoi piedi, gli occhi
pungevano come spilli infuocati per le lacrime che volevano continuare
ad uscire ma che lui tratteneva violentemente.
Ormai allo stremo della sua forza, guardò per un secondo
quella che era stata la sua famiglia e si scaraventò fuori.
«Padre, ma cosa è
accaduto?» Naruto guardava i visi dei suoi
genitori che, prostrati, fissavano la schiena di Sasuke allontanarsi
sempre di più tra i corridoi del loro castello.
«Come avete potuto?» urlò Sakura contro
Minato e Kushina. Le sopracciglia erano incurvate rendendo il suo
sguardo verde rabbioso come non mai.
Si Allontanò dalle braccia della madre e corse fuori,
rincorrendo il suo Sasuke.
«Fermo Naruto, lasciala andare.
Sasuke vorrà vedere solo lei, prima di lasciarsi
dietro il suo passato.»
Kushina mantenne le dita
affusolate sulle spalle di suo figlio, Minato al suo fianco
annuì, una lacrima scese nello stesso momento sul viso dei
regnanti.
«Sasuke! Fermati» urlò, afferrandolo
per un braccio.
«Lasciami» grignò lui, e Sakura
sciolse la stretta obbedendo alla voce roca di suo fratello maggiore.
«C-che stai facendo?» sapeva perfettamente, Sakura,
quello che stava accadendo, ma non voleva crederci. Non poteva.
«Vado via. Non passerò
un altro istante qui» disse sistemando
meglio la sella del suo stallone dal manto corvino.
Era stato un regalo di suo padre per il sedicesimo compleanno.
"In tutto il Regno del Fuoco non vi è cavallo migliore,
scorre del sangue nobile in questo destriero dal manto color ossidiana,
e io lo dono a te, figlio mio.
Il tuo sangue nobile riuscirà a domare questo stallone" gli
aveva detto sorridendo.
Avvertì gli occhi punzecchiare in maniera fastidiosa, la sua
vita era un' intera macabra bugia, come sarebbe riuscito a continuare a
vivere?
Se avesse potuto, si sarebbe strappato il cuore dal petto con le sue
stesse mani.
«Ti prego non farlo! Non
lasciarmi qui da sola»
Sasuke non si voltò serrando la briglia intorno al muso del
destriero «Smettila, Sakura!» gridò quando la
Principessa lo strinse da dietro
«No! Non andare, o se non puoi
restare, portami con te!» Sasuke inspirò forte
tra quelle braccia e chiuse gli occhi.
«Potremmo scappare insieme,
andare via da qui...ricominceremo da capo, allontanandoci dalle loro
bugie»
Riaprì gli occhi, la vendetta era ciò che
desiderava, non una vita d'amore.
«Non essere sciocca.» le rispose sprezzante e, con un
movimento elegante e altero, montò sul cavallo.
«Ti amo Sasuke, ti ho sempre
amato sebbene tu fossi mio fratello.
E mi sono sentita talmente colpevole nel provare un sentimento
così impuro, che avvolte ho sperato di morire per poter
alleviare la mia pena.
Ma ora è diverso...ti prego se anche tu mi ami, fammi venire
con te! Non riuscirò più a vivere se ora tu
andrai via!»
Sasuke fissò quegli
occhi verdi che lo guardavano tremanti. La pelle diafana di Sakura,
come madreperla, era baciata dai chiari raggi lunari, risplendendo di
una luce rassicurante.
«Non c'è posto per te.
Nel tuo sangue scorre il loro stesso sangue...» disse soltanto, ma a Sakura non
bastò.
Schiuse le labbra per replicare, ma era scivolata in un turbine di
instabilità e gelo e nessuna voce usciva dalla sua gola. Si
aggrappò allora al suo mantello, lo tirò verso il
basso.
Il suo Sasuke era troppo alto, troppo distante, su quel cavallo nero.
«Torna da me, Sasuke. Quando
tutto sarà finito, torna da me! Io ti amerò per
sempre, te lo giuro.»
Il Principe le mise una mano
dietro la schiena, sollevandola un poco.
Si chinò su di lei baciandole le labbra che sapevano di
lacrime, con il presentimento che quella sarebbe stata l'ultima volta
in cui l'avrebbe stretta a sé.
Indugiò nel suo bacio, riscoprendo un po' di pace. Quando si
allontanò da lei un dolore al petto iniziò
a divorarlo da dentro, azzannandogli il cuore .
«Te lo prometto Sasuke, qualsiasi
cosa accadrà io ti aspetterò. Ti
aspetterò...lo giuro»
Sasuke la guardò
negli occhi, così luminosi e vivi rispetto ai suoi, ma fu
per poco.
In un attimo si raddrizzò
sulla sella e con un rapido e serrato movimento di briglia
voltò il cavallo e galoppò.
La sua fuga fu accompagnata dall' urlo straziante di sua sorella.
Ormai lontano, al bosco di Konoha fu concesso di vedere le lacrime
rigare il viso dell'ultimo degli Uchiha.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
cap 11
L'OMBRA
DI KONOHA
Tutta la varietà,
tutta la delizia,
tutta la bellezza
della vita
è composta
d’ombra e di luce
Lev Tolstoj
Sakura
ascoltò i propri passi risuonare lentamente, mentre
procedeva verso la sala del banchetto. Non aveva idea di come facesse a
muoversi, né di cosa la trattenesse dal voltarsi e tornare
nella sua stanza.
Il cuore le pulsava convulsamente nel petto, ma i pensieri erano
limpidi : L'indomani mattina sarebbe partita all'alba per
raggiungere Suna.
Per quattro giorni sarebbe stata costretta a mostrare sorrisi di
circostanza, inchini, riverenze e, sopratutto, avrebbe simulato gioia e
emozione per il fidanzamento e l'imminente matrimonio
che si sarebbe svolto poi a Konoha. Si ritrovò a pensare che
in realtà avrebbe dovuto fingere per molto più di
quattro giorni; tra qualche ora la sua intera vita si sarebbe tramutata
in una calcolata finzione.
Continuò a camminare. Un lontano brusio proveniente dalla
sala dei festeggiamenti affiorò al suo udito, mescolandosi
al silenzio innaturale che regnava nei corridoi.
Le superfici dei grandi passaggi marmorei erano lucide e levigate, e
Sakura osservò per un attimo la propria immagine riflessa
sulla parete, senza riconoscersi.
L'abito che Ino Yamanaka le aveva consigliato di indossare era
realmente splendido, ma lei avrebbe preferito qualcosa di meno
attraente, più consono al suo reale stato d'animo.
La contessa Yamanaka aveva però talmente insistito su quanto
una donna dovesse apparire meravigliosa l'ultima sua notte da nubile,
che Sakura non aveva avuto la forza di contrastarla.
Magari a lui sarebbe
piaciuto.
La parete si confuse tra complicati intarsi e il suo riflesso
sparì; Varcò la soglia e si trovò
davanti la sala, illuminata e festosa, gremita di gente.
Ogni singolo individuo nella stanza, si voltò verso di lei
nel preciso istante in cui entrò.
Avvertiva mille occhi catapultati su di lei, sulle sue
spalle, sulle curve dei suoi seni, sul ventre piatto e sui fianchi
fasciati dall'argento della stoffa.
Con un sorriso tirato e la mano posata sul braccio di Naruto
continuò a procedere e, ad ogni suo passo compito, il
vestito morbido le frusciò tra le gambe lunghe, creando un
effetto ipnotico e seducente.
Quando finalmente raggiunse il suo posto a sedere, alla destra di suo
padre, emise un impercettibile sospiro carico di significati.
Il tavolo di legno, imbandito splendidamente, era stato
posizionato in orizzontale così che la famiglia reale
potesse aprire il banchetto e guardare, o meglio farsi ammirare, da
tutti gli invitati disposti nei restanti e numerosi tavoli. Sakura si
guardò intorno, alla ricerca dei suoi occhi,
ma tra tutti quegli invitati, lui non c'era;
d'altronde non si aspettava nulla di diverso, sebbene in cuor suo
ancora viva fosse la speranza di rivederlo prima di abbandonare il
castello .
Le voci degli invitati rimbombavano tra le pareti, riempendole
fastidiosamente i timpani. Ma per quanto fossero alte e possenti, non
riuscivano a sovrastare quelle dei suoi pensieri, che più
forti di ogni altra cosa, giravano vorticosamente nella sua testa.
Guardò il bicchiere ormai vuoto e con un gesto
invitò il coppiere a riempirglielo nuovamente.
Mentre fissava apatica il liquido rosso scuro scendere dalla brocca
d'oro, immaginò per un istante di avvelenare il futuro Re di
Suna, il giorno stesso delle nozze.
Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lei - delicato fiore di
Konoha- e dunque una volta morto, sarebbe stata libera di
sposare chi voleva, di sposare Sasuke.
Quasi le venne da ridere all'idea, aveva ormai ventiquattro anni e
ancora sognava ad occhi aperti.
Non avrebbe mai ucciso Gaara della Sabbia, non ne sarebbe stata capace,
e sopratutto non avrebbe mai sposato Sasuke.
«Sorella,
Rock Lee vorrebbe dedicarti un brindisi» Sakura
si voltò verso il giovane cavaliere, sorrise e
alzò il calice in alto.
«Alla
Principessa Sakura, la cui partenza già dilania i cuori di
Konoha»
Il coro si levò riempendo l'immensa sala, e i bicchieri di
cristallo si scontrarono all'unisono quando dalle bocche dei commensali
si innalzò il grido "Alla Principessa"
Sarebbe dovuta essere la sua festa, ma per quanto l'acclamassero e
brindassero per lei, Sakura non riusciva a dissimulare l'angoscia che
l' attanagliava.
Non ce la faceva proprio, a fingere, non era mai stata brava a farlo,
neanche quando era solo una bambina. Sbuffò, guardando
lontano, cercando di distrarsi.
C'erano tutti i suoi amici che, radiosi, non perdevano l'occasione di
sorridere. Solo Lady Hinata era silenziosa, come sempre, ma non
smetteva nemmeno per un attimo di guardare il suo futuro
marito,
che rideva più forte di tutti e mangiava come un leone. Era
così fortunata, l'erede degli Hyuga, a poter sposare l'uomo
che amava, pensò fissando l'indefinito.
E accompagnata da quella riflessione iniziò ad avere freddo,
sebbene nella sala la temperatura fosse assolutamente confortevole.
Bevve l'ennesimo bicchiere di vino, tuttavia non riuscì a
migliorare il proprio stato, niente sarebbe riuscito a rendere quel
momento meno doloroso.
D'un tratto Minato, seduto al suo fianco, si
voltò verso di lei. Forse gli altri non lo avevano
capito, trascinati dalle rime dei menestrelli e dai fiumi di vino.
Ma lui conosceva sua figlia e Sakura sembrava essere
sull’orlo dell'urlo più disperato.
Ogni cosa di lei gridava che non voleva stare lì, che gli
sguardi che aveva addosso la ustionavano anche solo sfiorandola, e che
quella che si presentava non era la vita che voleva, né lo
sarebbe mai stata.
Non riusciva a sopportare ulteriormente di vederla in quello stato.
Aveva un doloroso peso al petto per colpa di quegli occhi
verdi persi nel vuoto.
«Naruto,
porta tua sorella fuori di qui»
gli disse a bassa voce. Il Principe lo guardò interrogativo,
ebbro di vino rosso.
«Io
non posso abbandonare i miei ospiti, ma tu puoi accompagnare Sakura
fuori. Non riesco a vederla così...»
ammise rammaricato.
Naruto si alzò, sorrise ai commensali e la prese
delicatamente per un braccio, catturando la sua attenzione.
«Andiamo» le disse all'orecchio, alzandola e
trascinandola via.
Sakura lo lasciò fare, indolente. Non aveva realizzato
subito il suo gesto. Sembrò riprendersi solo dopo qualche
passo.
«Non posso andare via» protestò senza
convinzione.
«È la tua festa e decidi tu quando
andartene» ribatté Naruto. Lei non disse altro.
Quando raggiunsero l’ampio porticato al di fuori della sala,
lontani dal brusio, dalla luce e dal calore, suo fratello si
fermò.
«Sakura» le disse all’improvviso,
sollevandole il volto per poterla guardare negli occhi.
«Che c'è?» chiese irritata
C’era una disperazione talmente feroce nello sguardo di lei
che quasi lo stordì.
«Nostro padre è in pena per te, e lo sono anche io
ora che ti guardo negli occhi, ti prego smettila di apparire
così frustrata».
«Non posso Naruto!»
Naruto la guardò triste «Conosco
Gaara, ho combattuto più volte al suo fianco. E' valoroso,
leale ed è ha anche una bella presenza...sarà un
buono sposo vedrai»
Sakura
assottigliò lo sguardo fissandolo negli occhi chiari.
«Non
mi interessa niente di tutto ciò....»
«Beh
sempre meglio che avere come marito un vecchio re
balbuziente...»
«Stupido...» disse
in un sorriso.
Naruto le accarezzò la guancia sorridendole
amorevolmente «Va'
nelle tue stanze. Dirò che eri stanca e preferivi riposare
prima del viaggio»
«Non
credi che sarà opportuna la mia presenza?»
Naruto la guardò ancora, poi le stampò un
delicato e amorevole bacio sulla fronte
«Ci
penso io, non ti preoccupare di nulla.»
Solo quando raggiunse le sue camere buie ebbe la sensazione di riuscire
nuovamente a respirare.
Spalancò il balcone inspirando forte a contatto dell'aria
gelida che, entrando nella stanza, mosse con vigore le tende
bianche.
Rimase per un tempo indeterminato a fissare il panorama e ad ascoltare
i richiami oscuri degli animali notturni. L'aria della notte era
particolarmente fredda, ma in quel momento Sakura desiderava solo il
lungo abbraccio di quel cielo scuro puntellato da luminosissime stelle.
Così facendo si sentiva in qualche modo più
vicina a lui, paradossalmente infatti, quei corpi celesti dotati di
luce propria, le ricordavano Sasuke. Condividevano con lui un fascino
freddo e distante, entrambi erano un qualcosa cui non si
sarebbe mai potuto realmente arrivare, ma che allo stesso tempo non si
può fare a meno di ammirare e desiderare di capire.
Quando finalmente si girò, per svestirsi e andare a dormire,
incontrò due occhi, uno nero l'altro violaceo, che la
fissavano nell'oscurità.
Con un tonfo nel cuore, naufragò nelle conformazioni
concentriche del Rinnegan.
«Sasuke...» sospirò «da
quanto tempo sei qui ?»
«Da
prima che tu arrivassi...come da te richiesto, sono venuto a porgerti
visita ad ora tarda»
Sakura
lo fissò, poi rivolse nuovamente il suo sguardo alla foresta
invasa dall'oscurità.
Pensò che Sasuke sarebbe stato più a suo agio in
quei boschi popolati da creature sinistre e silenziose che in quelle
mura splendenti.
«Perché
mi hai chiesto di venire» disse
dopo, alzandosi dalla cislonga posta al centro della camera da letto.
«Perché
voglio trascorre del tempo con mio fratello prima di lasciare il palazzo» rispose
continuando a dargli le spalle.
In quell'istante, non sapeva nemmeno lei il perché, Sakura
avvertì il gelo penetrargli direttamente nelle ossa.
Strinse le braccia intorno al corpo, per riscaldarsi, rendendosi conto
della presenza di Sasuke appena dietro le spalle, era fuori al balcone
con lei.
Le sfiorò la nuca scoperta, facendo passare la mano fredda
sulla pelle. Sakura sobbalzò al contatto, sentendo la pelle
bruciare nel punto in cui l'aveva toccata.
«Non
sono tuo fratello» disse
roco.
Sakura chiuse gli occhi, piegando leggermente la testa per assecondare
quella carezza, beandosi del suo tocco.
«E
ringrazio gli dei che tu non lo sia» avvertì
la presa di Sasuke più salda, le dita stringersi all'altezza
dell'attaccatura dei capelli che erano stati raccolti in alto.
Sakura si voltò di scatto per poterlo guardare in viso,
catturandolo con i suoi occhi verdi. Nell'istante in cui li
incontrò, Sasuke pensò che avessero la stessa
bellezza di uno sconfinato prato mosso dal vento.
No, non era vero, erano molto più belli di qualsiasi altra
cosa terrena.
La vide allungare piano il collo bianco, mantenendo lo sguardo fisso
nel suo. Poi, con la bocca appena socchiusa, gli sfiorò
le labbra serrate
«Hai
bevuto»
Disse
allontanando il viso e indurendo il proprio cuore. Scacciò
quelle immagini passate, quella danza di ricordi, che era nata al solo
toccare leggermente le sue labbra.
Ma non appena riportò gli occhi su di lei si rese conto di
non poter scacciare proprio nulla.
Di nuovo avvertì quel nodo nello stomaco, quella pugnalata
gelida.
«So
bene quello che desidero, il vino non c'entra nulla, Sasuke» disse,
arrabbiata per quell 'insinuazione.
«Dedica
il tuo tempo al riposo, Sakura. Ne trarrai di certo un guadagno
maggiore.» rispose aspro voltandosi appena, ma lei lo
trattenne senza esitazione.
«Quando
sei andato via, temevo che quella fosse l'ultima volta in cui avrei
visto il tuo viso, così ho riempito la mia memoria di te per
non scordare mai più i tuoi lineamenti...
ho vissuto per tutti questi anni nel tuo ricordo, e ora sono stanca di
riposare, Sasuke...»
L'Uchiha strinse la mano intorno alla ringhiera del balcone, con
violenza, quasi a volerle spezzare.
«La
persona che ha occupato i tuoi ricordi, non esiste più.»
Sakura
serrò le labbra, spostò lo sguardo sulla sua mano
sottile ed elegante. La stessa che aveva ucciso tante -tante- e tante
persone.
«Eppure
i tuoi occhi, la tua voce, le tue mani sono sempre le stesse»
Sasuke
allontanò lo sguardo rivolgendolo lontano, al buio della
notte che gli è tanto cara. «Non
essere ingenua... sai perfettamente che così facendo
soffrirai ulteriormente» disse
con gli occhi persi.
Sakura gli strinse le dita intorno al braccio coperto dal cotone
bianco. Lo tirò appena, obbligandolo a guardarla in faccia.
«Soffrirò
se respingerai ulteriormente il mio amore. Se tu rappresenti un
problema per te stesso, non puoi pretendere di rappresentarlo anche per
me.
Sono riprovevole, lo so, ma a me non interessa cosa hai
fatto, non mi interessa quante vite hai stroncato, non mi interessa cosa sei ,
né chi
sei, Sasuke Uzumaki, Sasuke Uchiha, il Traditore.
Il mio amore per te è immutato,... io» si
interruppe per un secondo, deglutendo a fatica «io
sento di appartenerti da sempre, non vi è alcun posto in cui
vorrei e dovrei essere se non con te.
Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime. Io so che la mia e la
tua sono unite dal medesimo destino »
E così dicendo, divenne un confine misero quello che divise
i loro visi.
I loro respiri si fusero in un solo sospiro, un respiro che si perdeva
fra le labbra che respingevano e quelle che pregavano.
L'impercettibile spazio di una piuma, li separava.
Sasuke allora fu consapevole, con rabbia, che i sentimenti erano un
veleno a cui il suo cuore non era ancora immune.
Nonostante avesse tentato con tutte le sue forze di purificarsi, li
sentiva pulsare sotto lo sterno in un vortice di rabbia, insofferenza e
delusione che lo confondeva e lo rendeva ancora più
vulnerabile di quanto volesse ammettere.
Sasuke respirò profondamente per non perdersi nei contorni
delicati che caratterizzavano il viso di lei.
Ma a malapena sentiva il vento freddo soffiare, come se non fosse
davvero in quel luogo, ma solo una proiezione distorta, il debole
riflesso di un ricordo.
E forse era così, perché la persona che Sasuke
sentiva di essere in quel momento sarebbe dovuta essere morta molto
tempo prima, precipitata in un abisso senza fine, inseguita da una
bugia violenta e mortale come una coltellata.
«Verrai
risucchiata dalla mia ombra» le
disse stringendole la vita coperta dalla stoffa argentata.
«Le
ombre non sono meno importanti delle luci» sussurrò
avvicinando ancora di più le labbra a quelle dell'Uchiha.
Con quelle poche parole Sasuke sentì ogni resistenza
sciogliersi. Avvertì il suo corpo d'un tratto sfiancato e
corrotto dalla solitudine e dal dolore secolare che aveva macchiato
prima l'anima di Indra, poi quella di Madara, ed infine la
sua. «Non
abbandonerò l'oscurità...» apostrofò
sulle labbra morbide «ma
per stanotte, reclamo la tua luce Sakura» aggiunse
con un tremito
«Sono
nata per donarti luce, Sasuke Uchiha» sussurrò
prima di affogare tra la sua bocca.
Sasuke la strinse a se con forza, eliminando qualsiasi
distanza. E sentì un dolore antico e assopito nel petto, un
sensazione dimenticata tra le pieghe del suo animo.
Il corpo di Sakura emetteva un calore tale da renderlo sovrumano,
divino quasi. A tempi lontani risaliva l'ultima volta in cui aveva
assaggiato le sue labbra, e la sensazione di averla di nuovo in quel
modo lo terrorizzavano, rendendolo fragile e disorientato.
Sasuke amava da sempre la sella e la briglia, e Sakura, che conosceva
tutte le callosità da soldato delle sue mani, arrendevole
gli permise di scivolare sulla gonna.
Il bacio si fece più famelico e vorace, gonna e sottogonna
non furono una barriera sufficiente a intralciare le sue mani frementi,
né quella sua volontà con cui desiderava piegare
persino la Natuna affinché i suoi sogni di guerra e vendetta
si realizzassero. La trascinò con impeto dentro la stanza,
portandola sul letto ancora pieno di cuscini ricchi e ricamati.
Sakura respirò veloce sulle sue labbra e con un
movimento leggero, sfilò la casacca del principe lasciandolo
a torso nudo.
Portò una mano calda, sul suo petto, sul suo cuore, che
lentamente scese, timida, verso il basso.
Si sentiva affamata quanto lui, affamata di amore perduto e della
felicità che pareva esser destinata a non raggiungere mai.
Entrambe le cose sembravano essere alla sua portata ma lei non riusciva
mai davvero ad afferrarle e farle proprie.
E quando Sakura iniziò a slacciargli il pantalone nero,
Sasuke non ci vide più.
La voltò con un gesto rapido e aggressivo, e con il respiro
accelerato e caldo sulla sua spalla nuda, velocemente le
slegò il corsetto stretto.
Lo allargò quel tanto da permettergli di infilare una mano e
toccarle il seno morbido, stringendo, forse troppo, perché
lei si fece uscire un gemito pesante.
Iniziò a baciarle la schiena ora completamente scoperta e
inspirò il dolce profumo della sua pelle, uguale a quello di
quando era solo un'adolescente.
La voltò nuovamente, sentendo il bisogno impellente di
guardarla negli occhi.
Il corpetto ormai era scivolato via, Sakura indossava solo la gonna
ampia, il seno nudo si muoveva a ritmo del suo respiro affannato, ma
gli occhi erano lucidi, sul punto di versare lacrime.
«Cosa
ti succede?» chiese
alzando le labbra dal suo corpo. «Nulla...scusami» gli
disse riavvicinandosi alle sue braccia.
«Parla!» sbottò,
rabbuiandosi al solo pensiero che lei avesse cambiato idea, che la
possibilità di giacere con il Traditore si fosse rivelata
più macabra del previsto.
«Io...non
voglio trascorrere la mia vita al fianco di Gaara del
Deserto, sento il mio cuore sanguinare al pensiero di
separarmi un'altra volta da te » confessò
con gli occhi pieni di lacrime.
Lo sguardo di Sasuke si incupì assottigliandosi
«No.» disse
secco. Con violenza la fece stendere completamente sul letto e con una
mano le strinse dolorosamente i polsi, tenendoli uniti al di sopra
della sua chioma rosata.
«No,
tu sei mia» urlò,
con crescente rabbia. «Mia,
mia, mia.» continuava
a dire catturandola di nuovo in baci irruenti fatti di morsi,
lingue e saliva.
«Nessun
altro, Sakura. Dovessi anche uccidere l'umanità intera, non
sarai di nessun altro.»
Ora
lo diceva con disperazione, e gli occhi assunsero una
tonalità più calda liberandole le mani.
La guardava catturato dalla bellezza altera del suo corpo nudo, dalla
strana luce che emanava la sua pelle chiara, dal diverso bagliore delle
iridi.
Le baciò, con una dolcezza inconsueta, la pelle bianca del
collo, le clavicole e i seni. Mentre lei portando la testa all'indietro
e stringendosi a lui, sentì un fuoco avvampare tra
le gambe bianche e tremanti.
Occhi dentro occhi, e pelle su pelle, Sasuke arrotolò con
impeto le gonne fino a sopra la vita e, alla fine le
allargò le gambe rapido e deciso ma senza dolere, e
l’aria fredda che entrò dal balcone aperto, le
fece passare un brivido di febbre dalla nuca lungo tutta la schiena.
«Non
ti farò male» le
disse con il fiato rotto, ma sembrò più dirlo a
se stesso che a lei.
La principessa sorrise teneramente toccandogli i capelli neri. «No,
non me ne farai.» sussurrò
rincuorandolo, perché lei era certa che non gliene avrebbe
fatto.
Quando lo sentì - il dolore della carne lacerata- si morse
un labbro, facendolo sanguinare, per trattenere l'urlo.
Entrambi respirarono forte, guardandosi, e restarono fermi, per
interminabili secoli di secondi.
Sasuke chiuse gli occhi, e cercò la bocca di Sakura
serrandola in un bacio appassionato e profondo.
Le mise una mano dietro la schiena per spingersi più a
fondo, e lei gettò indietro la testa, perdendo il respiro.
Le bocche ansanti, spalancate dalla sorpresa, una sull'altra, quando
quel gesto lo fece affondare dentro Sakura fino all'ultimo.
Si guardarono, di nuovo, sgomenti.
Nessuno dei due disse una parola, perso com'era negli occhi dell'altro
a cercare di riprendere il controllo del respiro.
Dentro Sakura, il dolore e il piacere si scontrarono come onde di fiumi
in piena, non appena Sasuke iniziò a muoversi.
Il ritmo era dolce e incerto, come se il Principe avesse bisogno di
abituarsi al pensiero.
Sasuke infatti non ricordava più la prima volta che aveva
fatto l'amore, e di sicuro non si trattava di amore in senso stretto:
gli sembrò quella, la prima in assoluto.
Un fuoco imperituro e dispettoso gli bruciava in testa, togliendogli la
cognizione di tutto ciò che non era lei, lei stretta intorno
a lui, lei bagnata per lui, lei ubriaca di lui, ogni centimetro di
pelle di quella donna che apparteneva soltanto a lui.
Lo sapeva da sempre, anche se aveva cercato di sotterrarlo in quegli
anni :
Lui sarebbe morto, per lei. Avrebbe raso al suolo Suna, per lei.
Avrebbe demolito l'Universo dalle fondamenta, per lei.
E questo lo faceva infuriare all'inverosimile.
Sciocco, debole,
vulnerabile... Uchiha
Sakura sentì spilli infuocati trafiggerle i lombi, si
aggrappò alle braccia di lui e due lacrime roventi le
inumidirono i lati degli occhi.
Seppur così dissimili, così dannatamente diversi.
Opposti.
Opposti come il tempo e lo spazio.
Come la creazione e la distruzione.
La vita e la morte.
Il sogno e la realtà.
Tutto
sembrava combaciare in maniera perfetta in quel momento:
La coscia tesa al di sopra del fianco del Traditore, la mano di lui che
le affondava nella pelle, arrossando i contorni dei punti in cui le
dita afferravano la carne,
il movimento di fianchi ora deciso e serrato, gli sguardi profondi e
incastrati l'uno nell'altro, e infine i loro gemiti che
fondendosi insieme, raggiunsero la luna, unica testimone di
quell'unione proibita.
Sasuke, incapace di ritrovare il senno, stava scivolando in un vortice,
tra le sue carni, e più si sforzava di sottrarsi,
più ci finiva dentro. Era disorientato, perso, annientato in
lei.
«Sa...Sasuke» pronunciò
stringendosi di più a lui.
Il Traditore alzò il viso, prima perso tra l'incavo del suo
collo e i capelli rosa, parve essere richiamato da un abisso di
solitudine da quella voce, come un antico incantesimo
avvertì il suo nome riecheggiare tra le mura delle stanza.
Il corpo di Sakura illuminato dai raggi lunari splendeva di una luce
ultraterrena, non naturale, trasportando gli occhi di Sasuke in un
mondo diverso e sconosciuto.
Le afferrò la mano stringendo le dita intorno alle sue,
tanto da rendere le nocche bianche.
Sakura sentì il suo respiro affannato, i suoi occhi
appannati dal desiderio e dalla disperazione, e al
suo orecchio arrivò un silenzioso «Sakura»
¤
Dopo, le si stese addosso, e appoggiò la testa sulla sua
spalla per riprendere fiato, respirando i suoi capelli.
Lei voltò il viso madido di sudore e cercò la sua
bocca, dolcemente. Con sorpresa, Sasuke, ricambiò
il bacio, mordendole appena il labbro inferiore.
Per non pesare ulteriormente sul suo corpo, l'Uchiha si
scostò, e stendendosi di fianco a lei si
passò una mano sugli occhi.
La testa continuava a girargli come stordita.
Sakura si tirò su un gomito accanto a lui e passò
le labbra sul suo torace sudato, all'altezza del cuore.
Sospirò a labbra chiuse appena sotto il suo collo e poi
quasi cessò di respirare,
perché stava vivendo un momento impossibile. Fino ad allora
quell’istante era esistito solo nella sua testa.
Era un momento così bello che lei aveva quasi avuto paura di
crederci quando lo aveva pensato, e viverlo non era meno spaventoso che
immaginarlo;
e allora restò ferma di fianco a lui, in perfetto silenzio,
come per paura che il minimo sussurro potesse spezzare
l’illusione e riportarla dentro ad una realtà dove
Sasuke non era con lei.
Non sentiva più nemmeno il battito del cuore infrangersi
contro il petto. Tutto era sospeso dentro di lei.
Era stata così totalizzante quell'unione di corpi, di anime,
da farla ancora tremare.
Non era stato solo per il piacere e il dolore, era un qualcosa che non
riusciva pienamente a comprendere, aveva avvertito talmente tante cose
avvinghiata tra le sue braccia, mentre lui si muoveva in lei.
L'amore, la disperazione, la luce e l'oscurità, la
serenità e il tormento, la vita e la morte, la rinascita e
l'oblio.
Alzò gli occhi verdi su di lui che sembrava preso da
chissà quale pensiero, forse non molto diverso dal suo.
«Ti
senti bene?» gli
chiese
«Pensi
che mi stanchi così facilmente?»
«Intendevo
altro...io, come dire? Ho una strana sensazione...è come se
stanotte avessimo cambiato il corso degli eventi, come
se qualcosa nell' Universo fosse mutato»
Sasuke
incollò gli occhi neri su di lei, più o meno
coperta dal lenzuolo di seta.
«Che
cosa sei?» disse
fissandola.
Sakura allargò le iridi, sorpresa da quella strana domanda.
«La
Principessa di Konoha, la figlia di Minato e Kushina
e l'erede di Lady Tsunade» rispose
con un sorriso.
«Che
altro?» chiese
ancora, serio, con gli occhi nei suoi.
«Non
lo so...» rispose
sinceramente.
La dolcezza e l'innocenza le trasfiguravano i lineamenti, sempre, anche
in quel momento, mentre si avvicinava a lui, mezza nuda, in quel modo
erotico e sfrontato.
«Che
altro, mi chiedi ?» disse
sulle sue labbra, posizionandosi con le gambe a cavalcioni su di lui.
Sasuke le arpionò le cosce stuzzicandole il collo.
«Sì,
cosa sei, Sakura?»
«Tua» sospirò
abbassandosi gradualmente su di lui, per poi accoglierlo, di nuovo.
Sasuke si lasciò sfuggire un rantolo di piacere, chiuse gli
occhi e gemette nell'istante in cui lei contrasse i muscoli.
Si odiò per essere diventato così fragile a causa
di una donna. E allora aumentò il ritmo, perché
era lui a decidere come e quando, sempre.
Le voleva fare male, forse, almeno un po', quindi le afferrò
i capelli e le morse il collo, con rabbia.
«Cosa
mi hai fatto»
le disse stringendole i capelli.
Sakura non ebbe nemmeno il tempo di decifrare quelle parole,
perché un'onda
incontrollabile le sottrasse il respiro dal petto e scese, come una
tempesta infuocata, dal cervello giù per i fianchi, fino
all'ombelico.
Quel
misto di dolore e lussuria nelle iridi verdi di Sakura, gli
annebbiò gli occhi gonfiando il suo ego già
saturo.
«Sasuke...»
O
no, no! Non pronunciare il mio nome così, maledetta!
Pensò sentendo il brivido dell'eccitazione incendiarlo.
E allora, ormai accecato dalla rabbia, dalla lussuria, dalla
consapevolezza di quanto quella donna tenesse il suo cuore e il suo
corpo serrato in pugno, la sollevò da sopra di lui, senza
sforzo.
Fuori controllo, la costrinse carponi e si spinse in lei più
a fondo che poteva, senza preoccuparsi.
Si mosse dietro di lei con irruenza e violenza, trattenendo il piacere
tra i denti. Non voleva lasciarsi andare di nuovo, ma un gemito
uscì comunque dalle sue labbra.
«Ti
prego, fa' piano»
«Non
prendo ordini da te»
le rispose, con la voce rotta dall'eccitazione. Gli piaceva da morire,
tutta quella sofferenza, quell'arrendevolezza di Sakura.
Era così stretta che gli faceva quasi male, con
foga le tirò i capelli inarcandole la schiena e si
piegò anche lui, poco in avanti per guardarle il viso
arrossato.
Sakura girò appena gli occhi verdi su di lui, baciandolo con
dolcezza.
Quel gesto inatteso, sconvolse Sasuke. Lasciò che la lingua
di lei si facesse strada tra la sua bocca e
che la mano delicata si posasse leggera sulla sua che
stringeva con eccessiva forza il fianco morbido.
Lasciò che rallentasse il ritmo, rendendolo meno aggressivo
e rabbioso, poi con una mano scivolò tra le sue gambe in un
punto sensibile.
La sentì gemere nella sua bocca come in preda a una febbre,
per poi svuotarsi all'unisono, persi l'uno nell'altro.
Ripreso il naturale ritmo respiratorio e cardiaco, Sasuke
girò lo sguardo su di lei che con gli occhi chiusi era
distesa al suo fianco. Percorse il suo corpo, arrossato nei punti in
cui lui l'aveva afferrata.
«Ti
ho fatto male»
disse rompendo il silenzio. Sakura aprì le palpebre, e lo
fissò, sebbene il suo tono fosse duro, lei
percepì senso di colpa e premura in quelle poche parole.
«Tu
mi fai male e mi fai bene, Sasuke.
E io amo ogni aspetto del tuo essere»
«Perché?
Perché qualsiasi cosa io faccia il tuo modo di agire
è sempre lo stesso?»
«Perché
non posso fare altrimenti, passerò il resto dei miei giorni
amandoti»
Sasuke
registrò ogni parola e allungò il braccio,
stringendola a sé, Sakura adagiò la testa sul suo
petto, spargendo i capelli rosa sui suoi muscoli.
«Mai
l'alba mi è parsa tanto odiosa»
disse chiudendo nuovamente gli occhi. Sasuke le accarezzo i capelli,
con una delicatezza che aveva sperato di non possedere più.
«Ora
riposa Sakura. Aspetterò al tuo fianco l'arrivo del dannato
sole»
Quando lei si addormentò, le baciò una tempia e,
involontariamente, le disse all'orecchio.
«Farei
qualsiasi cosa per te, qualsiasi»
Sapeva perché lo aveva detto in quel momento, quando lei
immersa nel sonno non poteva sentirlo, ma sapeva che quella sarebbe
stata anche la promessa di una vita.
Angolo
autrice :
Buonasera care lettrici, l'aggiornamento questa volta è
arrivato con lieve ritardo rispetto al solito, ma mio nonno non
è stato molto bene
quindi sono stata parecchio impegnata;
in questi giorni cercherò di rispondere anche alle
recensioni lasciate nello scorso capitolo, che sono state tutte
fantastiche!
Grazie davvero per l'affetto che mi avete dimostrato, sono immensamente
felice che questa storia vi stia piacendo ancora e che piano piano
si aggiungono anche nuovi sostenitori :)
Sto veramente amando raccontare questa storia, darle forma nella mia
testa e poi scriverla e tentare di trascinarvi dentro e farvi
vivere l'universo a cui ho dato immagine nei miei pensieri.
Spero di riuscirci e spero che voi stiate sentendo qualcosa, e che
questo ne compensi i difetti che so essere molti.
Vi ringrazio mille e mille volte per aver letto, recensito, seguito e
inserito la storia tra le preferite e, ovviamente, per i vostro
sostegno.
Ci sentiremo presto, un bacio forte <3
22M.
P.s se credete che il capitolo sia eccessivamente dettagliato,
alzerò il rating da arancione a rosso. Fatemi sapere ;) |
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
11
Ma lascia almeno
ch’io lastrichi con
un’ultima tenerezza
il tuo passo che
s’allontana.
Vladimir Majakovskij
Sasuke
stese una mano sulle lenzuola umide.
Dalla finestra aperta spirava una brezza leggera che scuoteva delicata
le tende.
L'alba era giunta.
Girò il viso alla sua destra, il corpo di Sakura era caldo
ed emanava il familiare leggero chiarore: la pelle sembrava bruciare di
una fiamma quieta, le linee sinuose delle vene sottili, il respiro
calmo, la seta del lenzuolo che la copriva quel tanto che bastava a
tenere nascoste le ossessioni più profonde del Principe,
quelle tra le sue gambe. Il ventre teso, l'ombelico che seguiva il
ritmo regolare del respiro.
Sasuke lo sfiorò con le dita, sentendo prendere corpo dentro
di sé una fiamma antica quanto lui. Si alzò di
scatto come bruciato, indossò i pantaloni e uscì
fuori al balcone che dava ai giardini.
Inspirò forte quando il vento soffiò tra
i capelli neri.
Quel giorno il sole sembrava voler comparire con troppo anticipo. Ma le
nuvole glielo impedivano, catturando i raggi che lottavano per
lacerarle.
Con la mente persa, si accorse che Sakura era lì con lui
solo quando avvertì le sue braccia cingergli, da dietro, la
vita.
La principessa gli stampò un lento bacio sulla spalla nuda.
Sasuke chiuse gli occhi inspirando di nuovo, sentiva che qualcosa era
cambiato in lui dopo quella notte, un nuovo proposito stava sostituendo
il suo desiderio di vendetta e distruzione.
«Le
mie dame saranno qui a momenti...»
esordì lei trattenendo le lacrime tra le lunghe ciglia.
Sasuke si girò bloccandole le spalle con entrambe le mani.
La guardò negli occhi «Troverò
un modo, Sakura.»
.
La principessa gli sorrise malinconica, guardandolo negli occhi
scuri «Ci
siamo svegliati all'alba Sasuke, ma il nostro destino si è
svegliato secoli prima di noi due»
Sasuke
le accarezzò il viso con delicatezza, e Sakura gli prese la
mano che si era posata sulla sua guancia. Se la portò sulle
labbra morbide baciando le punte fredde delle sue dita affusolate,
poi la pressione di Sasuke aumentò e in un attimo
avvicinò il viso della principessa al suo, serrando la bocca
nella sua.
Avvertì le mani di Sakura aggrapparsi con disperazione alle
sue spalle, graffiando quasi la sua pelle scoperta.
Presero a baciarsi con irruenza, a cercare i corpi, le lingue, la pelle
con una frenesia drammatica.
I baci asfissiati non fecero sentire loro l'iniziale, discreto bussare
alla porta, perché quel desiderio incontrollabile,
quell'attrazione perpetua, avevano ormai reso le orecchie sorde ai
colpi del buonsenso.
Sasuke la spinse sulla colonna portante della stanza e, sollevandola
tra le braccia, le alzò le cosce allacciandosele intorno
alla schiena.
Ben presto il lenzuolo che celava le nudità della donna
cadde, scoprendola del tutto, e Sasuke non riuscì a
fermarsi, affondò tra le sue gambe con un rantolo.
Il bussare divenne più insistente, parallelamente
al ritmo del bacino dell'Uchiha.
In preda a quell'incontenibile piacere, Sakura strinse le dita tra i
suoi capelli neri, mentre Sasuke le teneva un mano sulla bocca,
trattenendone i gemiti che lei altrimenti non sarebbe riuscita a
contenere.
Una voce da dietro la porta ruppe quel momento. «Principessa?»
Sakura
spalancò gli occhi verdi, prima semichiusi dall'estasi, e
allarmata guardò Sasuke. Si scostò con riluttanza
da lui che tentava ancora di trattenersi tra le sue gambe, e corse
verso la porta, prima rialzando da terra il lenzuolo macchiato
dal sangue verginale della notte trascorsa «Chi
è che sollecita alla mia porta?»
La
voce uscì spezzata dal respiro ancora accelerato, provocando
un mezzo sorriso sulle labbra di Sasuke.
«Mi-mia
signora, perdonate la mia intrusione, sono Margherita...devo aiutarvi
con le preparazioni, la carrozza vi attende»
Sakura controllò il respiro affannato e
ammorbidì il tono «Stamattina
non ho bisogno del tuo aiuto Margherita, farò il bagno da
sola...»
«Come
desiderate Principessa, vogliate ancora perdonare la mia insolenza»
quando sentì ormai i passi della serva lontani, si
calmò: non erano stati scoperti.
Sasuke le fu un'altra volta vicino, la strinse da dietro immergendo il
viso nei capelli profumati da oli ed essenze.
«Sasuke...»
avvertì già la gola stringersi e le lacrime
raggiungere gli occhi chiari.
«Lo
ucciderò se sarà necessario»
le sussurrò all'orecchio. Sakura sgranò lo
sguardo voltandosi, di nuovo, verso di lui. Gli afferrò il
viso posando la fronte su quella dell'Uchiha.
«No,
ti scopriranno, e a quel punto niente e nessuno potrà
evitarti la pena capitale»
«Non
mi interessa, ucciderò chiunque voglia ostacolarmi,
abbatterò tutto l'esercito di Suna se necessario, e ti
riavrò con me»
Neanche
il tempo di concludere la frase, che neggli occhi d'ossidiana emerse
un'ombra sinistra e malvagia.
«NO!
Attendi quattro lune, al sorgere del sole sarò di nuovo qui»
«Per
sposarti!»
gridò lui furioso allontanando il viso dalle sue mani
tremanti.
Sakura strinse il lenzuolo che le copriva il corpo nudo e
scosso. Quasi corse per avvicinarsi di nuovo a lui che le dava
le spalle.
Lo abbracciò con una forza tale che Sasuke arrivò
a pensare che una morte del genere sarebbe stata dolce e rasserenante.
«Io
devo vestirmi, Sasuke. Devo andare ...ma tu promettimi che non farai
nulla...giuramelo!»
Sasuke
non la guardò, i capelli neri gli coprivano parte
del viso rendendolo più bello di quanto Sakura
potesse sopportare.
«Promettilo!»
urlò con le lacrime che scendevano irrefrenabili sulle
guance. Sasuke decise di non voltarsi, raccolse i suoi vestiti
sparsi per la camera sotto gli occhi angosciati della principessa.
Poi strinse con violenza la maniglia d'oro della porta.
«Ti
ho desiderata quando pensavo che fossi mia sorella, lottando
contro un sentimento che credevo impuro, proibito e depravato. Ho
tentato di resistere, ma non ce l'ho fatta. Quando ho scoperto la mia
vera discendenza ho odiato il tuo sangue Uzumaki, e ho provato ad
odiare anche te, ma ho nuovamente fallito miseramente. E ora che sei
finalmente mia, mi chiedi di prometterti di rimanere qui, imprigionato
in questo palazzo senza muovere un dito per riaverti? »
«
No Sasuke, ti prego non attaccare Suna! Io non voglio vite
spezzate in nome del tuo amore»
«Cio'
che tu vuoi non conta nulla, Sakura...io non abbandonerò i
miei propositi tanto facilmente.»
aggiunse
prima di sbattere la porta della camera e lasciarla.
¤
Sakura sapeva che sarebbe accaduto. Accadeva sempre, era il
loro destino - anime pellegrine, condannate a una lontananza che aveva
il sapore amaro della sconfitta -
Sapeva che sarebbe accaduto, eppure la lacerava lo stesso - come la
scorsa volta, come ogni volta - .
Perché la voragine che la sua assenza le lasciava nel petto
era tutto quello che le rimaneva di lui.
E lei si aggrappava ad essa, la accettava, quasi la
desiderava, perché era quanto di più vicino a una
presenza che riusciva ad avere, ora che erano separati di nuovo.
Guardò fuori il finestrino della carrozza, il paesaggio
cambiare lentamente. I boschi fioriti di Konoha appena dietro di lei e
l'immensità dell'ignoto davanti.
Avvertì i respiri farsi pesanti, faticosi in una maniera che
ormai le era troppo familiare, troppo legata a lui.
Le sembrò di doversi ricordare anche di respirare, quando il
peso della sofferenza che l'avvolgeva riuscì ad avere la
meglio sul suo corpo, forte ma debole.
Chiuse gli occhi verdi, bloccando nella mente quella notte di luna
piena.
L'amaro destino aveva deciso così per loro: dalla nascita il
loro amore era stato impossibile.
Prima fratello e sorella, poi nemici mortali e ora amanti separati.
Quindi lo avrebbe dovuto accogliere come un miracolo, quel
ricongiungimento notturno, ma a Sakura non bastava, l'unica risposta
che riusciva a trovare nel cuore era "Non è
abbastanza"
Eeclamava -ancora- la sua ombra con una disperazione tale da sentire il
cuore graffiargli sotto la pelle, scalpitare e sanguinare di
dolore.
Sasuke guardò fuori, gli avevano appena somministrato le
quotidiane gocce, e questa volta non aveva avuto nemmeno la forza di
lanciare occhiate glaciali.
Era arreso, sconfitto, morto.
Dal cielo cominciarono a scendere, di nuovo, gocce pesanti d'acqua,
come il pomeriggio precedente in cui l'aveva vista danzare sotto la
pioggia con il viso proteso verso l'infinito.
Quel giorno però il cielo piangeva le lacrime che
lui aveva versato dentro di sè, in silenzio, per la sua
principessa, che lo aveva lasciato ancora-ancora, ancora e ancora-
pellegrino infelice,
a custodire il suo dolore con tutto l'amore che sentiva pulsare
incontrollabile in ogni cellula del corpo, in attesa del suo ritorno.
L'ennesimo ritorno, l'invocata rinascita, in attesa della nuova
fioritura di quella lontana primavera interrotta.
Ma quel giorno, Sasuke non ce la faceva. Quel giorno no.
Quel giorno non poteva far altro che chiudere la porta al mondo e
nascondersi sotto le coperte
Contorcere il viso spigoloso in pieghe di dolore, ormai troppo
familiari, consumato nel dolore millenario,
che il destino -avido di sensazioni,di vita,avido di singhiozzi,lutti e
disperazione- non riusciva a decidere a far terminare.
Due
anni prima
Ricamato su uno sfondo
nero, il vessillo bianco e rosso degli Uchiha, ondeggiò nel
cielo, dove nubi oscure contendevano l'orizzonte a squarci di azzurro.
Una folata di vento si staccò dalla pianura e
risalì fino alla collina trapassandoli, fredda come una
falce di cristallo.
Uno spiraglio di sole fece scintillare migliaia di elmi, elettrizzando
il corpo di Sasuke.
Il momento era arrivato finalmente, lo sentiva nelle narici, nelle
orecchie, scivolare inesorabile attraverso le vene inebriandolo
oltremodo.
«Miei
uomini, davanti a voi vedo l'esercito del lampo giallo, conosco i loro
strateghi, sono astuti, i migliori forse. Ma non riusciranno a batterci
in una spianata come questa. Qui no.
Qui non scambierei uno dei miei con dieci dei loro!»
Un
boato si levò, facendo scartare di lato lo stallone di
Sasuke, con uno strattone alle redine, lo riportò in
posizione di fronte a loro.
«Hanno
massacrato il mio sangue nel cuore della notte, uccidendone bambini e
donne indifese! Ma oggi si scontreranno con un esercito armato e pronto!
Quindi gloriose belve, andate al passo con le insegne e le loro urla di
guerra diventeranno presto urla di terrore.
Niente potrà privarvi oggi della vittoria,perché
al finire della giornata tutto ciò che vedete là
in fondo sarà nostro.Vi do la mia parola»
L'entusiasmo dell'esercito, composto da uomini fedeli agli Uchiha ,dai
cavalieri di quelle nobili famiglie che desideravano ardentemente
sovvertire il potere degli Uzumaki e da mercenari reclutati in ogni
angolo del mondo, esplose in un urlo che ripercosse di manipolo in
manipolo. Sasuke si guardò intorno e con uno sguardo di
soddisfazione negli occhi furbi, lasciò riecheggiare intorno
a lui l'eco bellicoso del suo nome. «Sasuke,
Sasuke, Sasuke!! »
Indossò
l'elmo, squadrò i suoi sottoposti, Yahgo e Suigetsu e
urlò a tutto lo schieramento a pieni polmoni
«Vi
chiedo tre nemici a testa! Tre! Me li darete?»
Il
terreno sembrò vibrare sotto la risposta dei diecimila. Il
Principe Rinnegato sguainò la spada, brandendo al cielo
«Ricordate,
voi non siete uomini, voi non avete nulla di umano. Siete statue
ricoperte di ferro, e come tali devono vedervi. Non possono nulla
contro di voi, verranno avanti e vedranno un muro di scudi, armature ed
elmi. Un muro di acciaio senza paura e senza pietà. -Ora mio
scudo, siete pronti a combattere, ?»
«Lo
siamo, Principe Uchiha!
»
La risposta si alzò sopra una foresta di lance alzate.
«Ricordate,
il Principe Naruto deve essere mio!»
Sasuke
rivolse il cavallo al nemico e si allontanò dallo
schieramento, come per sfidare da solo l'esercito di suo padre.
"Esci fuori, Naruto" pensò tra sè.
Arrestò il maestoso cavallo dalla criniera nera e
puntò la spada verso i nemici, cercando con lo sguardo suo
fratello
"Vieni a prendermi! Vieni a prendermi, fratello, se vuoi il tuo regno!"
«Figliolo»
Minato guardava suo figlio Naruto, splendente nella sua armatura
argentata.
«Questa
volta non riusciremo a batterli »
«Ma
padre-
»
«No,
fammi finire. L'esercito di Sasuke è più
organizzato e numeroso rispetto all'anno passato, e il terreno non ci
aiuterà. Devi scontrarti direttamente con tuo fratello,
questo è l'unico modo per evitare la totale disfatta, per
limitare il più possibile la perdita dei nostri uomini. Per
quanto abbia cercato di evitarlo la realtà è solo
una :Voi due siete nati per questo, così
è iniziato e così deve finire.
Ashura e Indra devono scontrarsi, di nuovo.»
«Sì
padre, sconfiggerò Sasuke e lo riporterò a casa
»
Minato
sorrise appena infilandosi l'elmo.
«Sii
prudente Naruto.Non sono pronto a perdere un altro figlio»
Naruto
alzò il braccio chiudendo il pugno «Non
temete per me padre, difendete il vostro esercito, tornerò
presto e riporterò Sasuke! »
Il
giovane Uzumaki girò il cavallo verso Kakashi che stava
incitando la sua schiera di uomini.
«Condurrò
Sasuke lontano da qui, ci scontreremo da soli. Ma se dovesse capitarmi
qualcosa, Sakura lei...»
Si
bloccò perché avvertì la voce
tremare, aveva paura, lo si leggeva negli occhi chiari. Kakashi
poggiò una mano sulla sua spalla, con
l'altra teneva ferme le redini del cavallo.
«Non
vi preoccupate Principe, come vostra sorella anche io ho piena fiducia
in voi »
Naruto
annuì e girando il viso finalmente lo vide. Suo fratello
Sasuke, sull'imponente cavallo nero, scendeva dalla collina e galoppava
verso di loro.
Con lo Sharingan attivato scrutava le prime file alla sua
ricerca. Un brivido gli attraversò la schiena scuotendolo
nell'armatura.
Si mosse verso di lui, prima piano poi spronò il suo
destriero.
"Eccomi, fratello" pensò incontrando il suo occhio
rosso.
¤
Sakura arrivò protetta dall'armatura d'acciaio con il suo
cavallo bianco. Si guardò intorno alla ricerca dei suoi
fratelli, ma ciò che vide fu solo una scena di devastazione
e orrore umano indicibile, difficilmente immaginabile. Le affilatissime
aste piegavano elmi e corazze, per poi penetrare nella carne non
più protetta dal metallo. Gli uomini urlavano cercando di
svellare la lama conficcata nel proprio corpo, mentre venivano
sommersi dalla massa terrorizzata dei compagni. A centinaia cadevano
sul terreno bagnato o nelle pozze d'acqua, già agonizzanti o
semplicemente perché non riuscivano più a tenersi
in piedi in quel caos. Il sangue si spargeva dappertutto, schizzando
dalle arterie e dalle ferite aperte.
Sakura aveva assistito a tutta la scena : Al momento del corpo a corpo
le schiere assoldate da Sasuke infatti, avevano scagliato le lunghe
aste contro i disorientanti e barcollanti uomini della Foglia,
affrontando a spada tratta le linee esterne dell'esercito di Minato.
Essendo liberi di muoversi avanti e indietro, Suigetsu aveva guidato i
suoi soldati all'attacco incalzante : con le spade colpirono braccia,
colli e gambe, stracciando gli arti scoperti dalle armature. Il
sentiero in breve tempo si era trasformato in una massa di cadaveri
mutilati o di corpi che si contorcevano negli ultimi sussulti.
Il sangue ora scorreva a piccoli rivoli per terra, fino alla palude,
impregnando il campo di battaglia.
L'esercito di Sasuke Uchiha stava vincendo, ormai era più
che evidente. Anche se di tanto in tanto un gruppetto di cavalieri
riusciva a organizzarsi per respingere gli assaltatori, ferendone o
uccidendone qualcuno, si trattava di episodi sporadici di breve durata.
Pochi erano coloro che riuscivano a dare un reale contributo
all'esercito mutilato, gli stessi uomini con cui Sasuke si era
allenato, o aveva giostrato, tempo addietro. Ma non bastava, l'esercito
assoldato dall'Uchiha era più forte, organizzato, e assetato
di sangue.
Lo si leggeva nei loro occhi, quando alzavano le grida di guerra o
quando sventolavano i vessilli della casata Uchiha.
Sakura vide che in quel trambusto il vortice Uzumaki era squarciato nel
terreno paludoso mentre il ventaglio Uchiha si ergeva glorioso sulla
collina.
Scese da cavallo e si chinò a terra, il mantello bianco che
la ricopriva si sporcò del sangue dei suoi compagni toccando
il suolo martoriato.
Liberando la mano dal guanto, si morse un dito e disegnò
velocemente con il suo sangue la traccia geometrica sul terreno,
facendo aderire completamente il palmo al centro del disegno.
In un istante comparve sotto i suoi piedi la Regina delle Lumache,
Katsuyu.
«Signora
Katsuyu, la prego aiuti il mio popolo...gli uomini di mio padre cadono
come foglie d'autunno. La prego salvi i figli di Konoha»
La
Lumaca gigante assecondò la richiesta della giovane
evocatrice, e dividendosi in milioni di piccole copie,
strisciò tra le schiere dell'esercito curando quei pochi che
ancora respiravano.
«Principessa!»
Kakashi correva verso di lei, la maschera di tessuto nero ormai in
brandelli, l'armatura squarciata e mezza distrutta, il respiro
affaticato.
«MAESTRO!»
urlò
abbracciandolo con trasporto «Sono
così felice di vederti salvo!»
gli disse posando le mani sulle sue ferite
«Siete
riuscita ad evocare Katsuyu, sono fiero di voi principessa...»
tossì sputando un po' di sangue mentre le sorrideva
amabilmente.
«Salverete
tutti noi»
aggiunse perdendo l'equilibrio, dalla ferita al fianco infatti sgorgava
a fiotti del sangue denso e scuro.
Aspettava da tanto un riconoscimento del genere, ma ora quello che
importava era altro.
Lo fece sdraiare a terra e iniziò a rimarginare, attraverso
il chacrka, la lesione. «Maestro,
dove sono Naruto e Sasuke?»
chiese allarmata.
Vide il viso del Cavaliere Copia crollare in un'espressione di
sconforto mentre Sakura lo circondava con le braccia per aiutarlo a
rialzarsi, la ferita era infatti già stata abilmente
rimarginata.
Le urla di dolore intanto, arrivavano dal campo di battaglia con minor
frequenza grazie all'intervento di Katsuyu.
«Si
stanno scontrando lontano da qui...»
Sakura sgranò gli occhi indirizzando lo sguardo verde
all'orizzonte.
«Io
devo andare da loro»
«Verrò
con voi, Principessa »
Sakura annuì,
afferrò la mano del suo maestro e salì con lui
sul cavallo.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Il linguaggio esercita un
potere occulto,
come la luna sulle maree
Rita Mae Brown
Si
raggirava inquieto nella sua stanza e, fugace, lanciava di tanto in
tanto sguardi fuori il balcone spalancato, come se potesse
rivederla lì dove soleva passeggiare.
Quanto tempo era passato dalla sua partenza?
Minuti? Ore? Giorni?
Sasuke aveva completamente perso la cognizione del tempo, ugualmente
era accaduto un anno prima, quando era imprigionato nelle segrete del
castello.
Ma se all'epoca poteva giustificare il suo
disorientamento alla mancanza di finestre, ora, invece, era
del tutto interiorizzata quella sensazione di impotenza e dissociazione;
quindi come spiegarla?
L'aver perso Sakura lo aveva portato a un tale stadio dissociativo?
Non lo sapeva, ma di una cosa era certo : Tale era la
confusione da impedirgli addirittura la corretta elaborazione
della realtà, di quello che doveva fare.
Una voce nella sua testa ripeteva che era tutto perfetto ora che aveva
perso - di nuovo- la sua unica fonte di luce,
e che era quello il momento adatto per schiacciare tutti nel
più silenzioso ed atroce dei modi.
Ma un' altra voce, meno vigorosa ma ugualmente limpida nella sua testa,
gli diceva che non poteva, non doveva lasciarla andare.
Sasuke odiava quel flusso di pensieri opposti e sarebbe stato
così facile assecondare la prima voce... così da
zittire una volta e per tutte l'altra -decisamente più
fastidiosa -
Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a tenere a freno la sua mente
che, liberandosi come un cavallo indomato, correva in
qualsiasi direzione, cercando una qualunque soluzione che garantisse il
ritorno di Sakura.
Ben presto quindi, agli occhi di Sasuke, una sola divenne la via per
assecondare quella seconda voce, quel volere che si ribellava alla sua
ragione.
Avrebbe ucciso Gaara del Deserto.
Certo, questo piano aveva un grandissimo difetto, ne era consapevole.
Tale difetto non nasceva dal compiere un omicidio- per Sasuke infatti
la vita del Re di Suna valeva nulla in confronto al suo futuro con
Sakura-
né tanto meno perché macchiandosi del sangue di
Gaara sarebbe andato inevitabilmente contro i valori della Principessa
Uzumaki.
No, non erano quelli i punti deboli del suo programma.
Piuttosto l'assassinio di Gaara della Sabbia avrebbe comportato
irrimediabilmente alla rinuncia della sua vendetta.
Una volta scappato da Konoha, avrebbe raggiunto in anonimato Suna,
Sakura lo avrebbe protetto nascondendolo nel castello e lui al momento
giusto, nel cuore della notte, avrebbe compiuto l'omicidio,
poi sarebbero fuggiti. Sembrava essere tutto perfetto...ma dopo?
Dopo non ci sarebbe stato alcun perdono, ovviamente, dunque sarebbero
stati costretti a fuggire lontano, oltre i confini del mondo, dove non
li avrebbero mai trovati, e lui avrebbe abbandonato una volta e per
tutte i suoi sogni di vendetta e gloria. Ma ammesso che sarebbe
riuscito ad accantonare il suo "regolamento dei conti", Sakura
lo avrebbe perdonato per quell'ennesima atrocità compiuta ai
danni del Re di Suna?
In cuor suo Sasuke sperava che col tempo ci sarebbe riuscita, lui
avrebbe rinunciato alla sua spietata e prelibata rivincita per lei, e
lei avrebbe rinunciato ai suoi stupidi e sentimentali
princìpi per lui.
E quindi, per un secondo, l'immaginazione di Sasuke, sbrigliata dai
freni della critica e della "ragione", costruì una
fantasticheria paradossale, costruì una vita fatta solo di
loro due, senza ombre, lutti, bugie.
E con dolore, gli apparve più desiderabile della vendetta e
del potere.
Ma all'improvviso il
freddo invase le mura dell'appartamento reale ,
come un dente gelato si conficcò nella carne di Sasuke, e svegliandolo
da quella patetica illusione, rabbrividì visibilmente.
Le
tende si mossero a contatto con il vento destando la sua attenzione, e
un serpente dalle scaglie bianche comparve sul marmo lucido della sua
camera.
«Sasuke
Uchiha»
sibilò il rettile dagli occhi rossi.
Sasuke assottigliò lo sguardo fissando la creatura che
lentamente si avvicinava. «Chi
ti ha mandato?»
chiese dubbioso.
«Orochimaru
è vivo, Principe Uchiha»
disse strisciando verso i suoi piedi.
Non celò la sorpresa nell'udire quella notizia. Era sicuro
che fosse stato ucciso dal Lampo Giallo, almeno era quello che aveva
ascoltato dalle guardie durante la sua prigionia.
«Dove
è ora?»
«In
uno dei suoi nascondigli, riprendendosi dalle ferite inflitte da Minato
Uzumaki»
Sasuke si prese un attimo per riordinare le idee. Non di certo per
l'emozione di saperlo vivo, l'Uchiha infatti odiava quell'uomo quasi
quanto odiava la sua famiglia, ma diversamente da questi ultimi,
Orochimaru lo aveva aiutato a concretizzare il suo sogno, allenandolo
per anni e fornendogli una completa conoscenza delle arti Uchiha.
«Dunque,
come agiremo?»
chiese fissando la serpe albina
«Quando
sarà completamente guarito, attaccherà prima Suna
con il tuo esercito- che ti è ancora fedele Principe e
attende solo nuove direttive- . Una volta conquistata la capitale del
Regno della Sabbia marcierà verso Konoha e voi, mio signore,
finalmente riuscirete ad impossessarvi di ciò che
è vostro e vi spetta di diritto»
sibilò salendo sulla sua gamba, Sasuke avvertì un
brivido al contatto di quella pelle squamosa che si attorcigliava
intorno al suo corpo.
«Quando la
luna coprirà il sole, capirete che è giunto il
momento : l'eclissi segnerà lo scenario della vostra
vendetta. Orochimaru entrerà a Konoha e voi guiderete
l'assalto finale,
liberandovi finalmente di coloro che vi hanno ingannato»
Sasuke
allungò il bracciò così da permettere
al serpente di girarci intorno e raggiungere l'altezza del suo viso
«Porti
liete novelle, fidato amico»
disse avvicinandosi alla testa serpentina, sfoderando un sorriso
glaciale e inquietante.
Guardò fuori il balcone:
La giornata era troppo limpida per i suoi gusti, doveva scendere
la notte, portando il buio -la coperta- che lo avvolgeva per difenderlo
dal freddo, da quel freddo che non era sulla pelle, ma nel cuore.
Sasuke amava la notte, che era gentile con le creature smarrite ed
evitava di dare giudizi.
La notte lo accettava perché lui l'accettava,
perché Sasuke non le ricordava quanto essa fosse niente in
confronto alla bellezza del giorno.
Perché essa proteggeva la luna che rincorreva sempre la sua
nemesi luminosa, il sole, senza mai riuscire a raggiungerlo.
«Puoi
dire al tuo padrone che sarò pronto»
commentò lasciando andare via il serpente bianco e, con
passi decisi, dopo aver indossato la divisa nobiliare, uscì
dalle stanze.
Il pavimento color ocra era illuminato dalla luce che penetrava
attraverso grandi arcate di pietra ornate da delicati drappeggi dorati.
Il lungo mantello nero pece tracciava nell'aria linee invisibili e
sinuose.
Una domestica vestita di stracci e intenta a lucidare il pavimento, non
appena lo vide, si inchinò riverente, timorosa delle
conseguenze che ne sarebbero seguite se non l'avesse fatto.
Su quel viso così freddo e calcolatore, sempre attento a non
rivelare le sue brame, comparve un sorriso orgoglioso.
Percorse i corridoi velocemente finquando non arrivò
difronte agli appartamenti di Minato, le guardie gli
rivolsero il saluto militare ma non gli liberarono la strada.
«Lasciatemi
passare, devo parlare con il Re»
le guardie di tutta risposta, serrarono le lance, incrociandole davanti
alla porta delle stanze reali.
«Principe,
non abbiamo l'autorizzazione»
l'Uchiha serrò le labbra cercando di mantenere la calma
«Come,
prego?»
sibilò
stringendo lo sguardo. Poi avvertì la mano
possente di Naruto dietro il suo collo coperto dai capelli neri .
«Mio
fratello vuole parlare con il Re e voi glielo negate? Non capite che
evento raro sia!»
disse sorridendogli.
Sasuke spostò la coda dell'occhio verso il suo profilo
luminoso, trattenendo una smorfia di irritazione per quell'eccessivo
entusiasmo che dimostrava.
«V-vogliate
perdonarci Principe Naruto, noi no-non sapevamo se-»
«Stavate
solo eseguendo gli ordini. Ora che il malinteso è
stato chiarito, liberatemi la strada»
li interruppe Sasuke, dissimulando l'odio.
Doveva dare una buona immagine di sè, da quel momento in poi
tutti avrebbero dovuto credere alle sue buone intenzioni.
Naruto fu il più colpito dalla sua risposta poco ostile e
sorrise ancora di più -se possibile-.
Entrando negli appartamenti si trovarono subito Minato
davanti.
«Naruto,
Sasuke! Che piacere vedervi, insieme»
Sasuke si voltò verso suo fratello che continuava a
sorridere, e sbuffò leggermente ripetendosi di sopportare
tutta quella messa in scena.
«Minato,
sono venuto da voi perché ho importanti notizie»
il Re gli indicò una poltrona su cui accomodarsi, Sasuke
accettò l'invito chinando leggermente il capo.
«Dimmi,
Sasuke» «Sono
venuto a conoscenza di cose che vi riguardano da vicino, in particolare
mi riferisco all'incolumità del vostro regno»
«Cosa
Sasuke?...dicci tutto»
disse
Naruto sporgendosi dalla sua sedia.
«Calma,
Naruto. Come ben sapete sono cambiate parecchie-, come dire?...
situazioni... in questi anni, e io non vi dirò niente se non
avrò qualcosa in cambio»
Naruto si portò una mano tra i capelli biondi,
rassegnato. «Cosa
desideri in cambio delle tue informazioni, Sasuke?»
chiese serio Minato.
«Cosa
potrebbe volere, padre, se non il trono?»
rispose Naruto con un mezzo sorriso .
Perspicace, fratello, ma non è ancora il momento
per questo, pensò Sasuke.
«Il
trono non mi interessa più, Naruto. E' altro ciò
che desidero»
«Avanti
allora, cosa brami Sasuke?»
incalzò Minato.
Sulle labbra dell'Uchiha comparve un sorriso mellifluo,
incrociò le gambe l'una sull'altra con un rapido movimento
elegante.
«La
mano di vostra figlia Sakura»
L'espressione di Naruto fu esagerata come si aspettava: gli occhi
azzurri sgranati, la bocca spalancata, le dita strette intorno ai
braccioli rossi.
Il Re invece lo aveva semplicemente fissato, quasi come se si
aspettasse una richiesta del genere.
«Ma...cosa
dici Sasuke!? Sakura è nostra sorella! »
Sasuke portò indietro la testa, esasperato «TUA
sorella, Naruto!!»
gridò.
«Siamo
cresciuti insieme, avevi 17 anni quando abbiamo scoperto la
verità, questo non vuol dire che Sakura non sia tua sorella!»
«Idiota,
Sakura non è mia sorella! Non ho alcun legame di sangue con
lei, né con te, o con tutti voi! Forse, in passato,
tu sei stato mio fratello, te lo concedo; ma ti assicuro Naruto, che
lei per me non è mai stata una sorella»
Lo sguardo di Naruto divenne ancora più incerto, non capiva
o più probabilmente faceva finta di non capire.
«Sakura
è promessa sposa a Gaara della Sabbia, sai bene Sasuke che
non posso annullare il loro fidanzamento»
disse pacato Minato.
L'Uchiha continuò a sorridere e alzandosi dalla poltrona,
iniziò a camminare in circolo per la stanza, con entrambe le
mani strette dietro la schiena elegante.
Completamente vestito di nero, Sasuke era una pantera che
girava intorno alle sue prede.
«Ciò
di cui sono a conoscenza, Minato, riguarda direttamente anche il Regno
della Sabbia. La minaccia che incombe su di voi, incombe ugualmente
anche su Suna.
Il Re Gaara sarà felice di accettare questa mia proposta, o
anche se non lo sarà, dovrà accettarla per forza
: Cosa penserà il popolo di Suna quando verrà a
sapere che il loro Re ha sacrificato la loro incolumità per
mantenersi stretta la futura mogliettina? Come si può
definire Re, un essere che asseconda i propri capricci e non garantisce
pace e serenità al regno?
Da quello che so, Gaara della Sabbia è un uomo coscienzioso
e un buon governatore, sono sicuro che saprà prendere la
decisione giusta, d'altronde come ho già detto le mie
informazioni valgono la salvezza della sua gente, sarebbe folle
respingere la mia proposta. E, lo sappiamo, qui il ruolo del folle
appartiene ad uno solo»
concluse con il sarcasmo che lo contraddistingueva.
Minato osservò attentamente suo figlio mentre
esponeva il suo ragionamento, più che logico. Non sapeva come agire, di una
sola cosa era certo, i sentimenti che Sasuke provava per sua figlia
erano sinceri, e quella, forse, sarebbe stata l'unica loro salvezza.
«Perché
vuoi Sakura?»
chiese improvvisamente dopo un lungo silenzio. Sasuke si
bloccò guardandolo finalmente negli occhi azzurri
«Avanti,
padre, avete davvero bisogno di una risposta? Siete cieco fino a questo
punto...»
chiese con una nota di disprezzo.
«Non
odiavi gli Uzumaki? E chi o casa sarebbe questa "minaccia" che incombe
su noi e su Suna?»
interruppe Naruto fissandolo.
«Certo
che vi odio! Ma sono disposto a mettere da parte il rancore, pur di
averla con me!»
alzò un po' la voce, facendosi portare eccessivamente
dall'ardore.
Ma in un attimo riassunse il controllo, regolarizzando il
respirò già accelerato.
«Per
quanto riguarda la seconda domanda, figlio di Minato, un vecchio nemico
desidera tornare a farvi visita, un uomo che per la seconda volta avete
creduto morto...»
«Orochimaru...»
mormorò il Re con gli occhi lievemente preoccupati.
Sasuke rimase in silenzio a fissarli, padre e figlio
sembravano smarriti, confusi, e con l'ego che cresceva si rese
conto che lui sarebbe divenuto per loro l'unico rimedio.
Con vera tranquillità, dettata dalla sua superbia, e con
finta accondiscendenza, dettata dal ruolo che doveva recitare, concluse
il suo monologo.
«Pensateci,
mio Re. Convocate il Consiglio, se lo reputate necessario. Ma
sarà tutto a vostro favore : proteggerete il vostro regno,
garantirete la salvezza al Paese della Sabbia, e forse, rimedierete al
danno inflitto alla mia famiglia. Un matrimonio tra un Uchiha e un'
Uzumaki potrebbe rappresentare un passo decisivo verso la tanta
agognata pace che reclamavate quando mi avete portato qui!»
Scacco matto, pensò Sasuke chiudendo appena gli occhi,
assaporando l'inizio della sua rivincita.
Passarono alcuni minuti, un tempo interminabile fatto di sguardi e
silenzi, prima che Minato riaprisse bocca.
«D'accordo,
Sasuke. Oggi stesso convocherò il Consiglio, ci riferirai
tutto quello che sei venuto a sapere e solo allora manderò
un corvo a Suna, dove spiegherò dettagliatamente la
situazione.»
disse non lasciando i suoi occhi neri. «Saggia
scelta, Minato»
rispose abbandonando le stanze del re Uzumaki.
¤
Il clima di Suna era più caldo e afoso di quanto si
immaginasse e quelle rare ore serali di frescura le
accoglieva come una benedizione.
Il palazzo reale era decisamente notevole, e la corte
relativamente ben predisposta verso la loro futura regina.
Ma Sakura, in quei due giorni, non era assolutamente riuscita
ad abituarsi a quella diversità di usanze, sapori,
costumi.
Probabilmente se il suo cuore fosse stato sereno non avrebbe trovato
tante difficoltà, si sarebbe integrata perfettamente,
allietandosi con il gusto dei vini speziati coni i bellissimi
vestiti leggeri dai colori terra che le regalavano. Ma no, lei non
riusciva ad accogliere quella sua nuova vita, sapeva che non vi era
rimedio o soluzione, e che sarebbe stato meno straziante
accettare una volta e per tutte il suo futuro, ma tutto dentro di lei
era un grido avvilito di insoddisfazione ; e la morte, forse, sarebbe
stata l'estrema pace che tanto desiderava.
O forse no, perché Sasuke sarebbe stato definitivamente
avvolto dall' oscurità.
«Un
paesaggio estremamente diverso da quello di Konoha...»
la voce di Gaara la fece sobbalzare nel silenzio dell'immenso terrazzo
del castello. Si girò verso di lui inchinandosi.
«Sire»
mormorò rialzandosi quando le fu al
fianco. «Mi
auguro che gli appartamenti siano di vostro gradimento, così
come i vestiti che vi ho fatto confezionare»
«Lo
sono, maestà, grazie... vostra sorella è una
preziosa compagnia e una fidata amica, è lei che mi ha
mostrato come indossarli »
Rispose
abbassando leggermente gli occhi quando notò lo sguardo di
Gaara sul suo corpo poco coperto dalle stoffe di Suna.
La moda infatti era leggermente diversa da quella di Konoha, a causa
dell'eccessivo caldo, la maggior parte degli abiti regali lasciva
interamente scoperte la schiena e le braccia.
«Siete
una perfetta Sunaiana, e sono certo che sarete anche una splendida
Regina»
le disse serio
«Vi
ringrazio, maestà, mi auguro sopratutto di divenire un buon
regnante, almeno la metà di quanto lo siete voi»
rispose perdendosi nel paesaggio sabbioso fatto di immense dune.
Era lievemente a disagio, non tanto per la presenza di Gaara, quanto
piuttosto per la certezza che non sarebbe mai riuscita ad amarlo.
Ogni volta che lo avrebbe baciato, o peggio, sarebbe stata un' enorme
menzogna, avrebbe recitato, per tutto il tempo, e la sua
intera vita di lì a poco si sarebbe trasformata in una
gloriosa messinscena.
E sentiva di non meritarlo quel futuro, né tanto meno lo
desiderava per il suo prossimo marito;
Sakura e Gaara infatti si conoscevano
già prima della promessa di fidanzamento, da
piccoli avevano giocato insieme, da adolescenti avevano danzato ai
ricevimenti e banchetti, lui e Naruto erano buoni amici,
come del resto lo erano lei e Temari, e i loro regni avevano combattuto
insieme contro il Traditore. Ma con l'avvento della guerra, i lieti
incontri e i festeggiamenti erano finiti e non si erano più
visti per anni.
Quello che lei ricordava come un principino silenzioso e isolato, ora
era un Re rispettato e onorato.
«Parlate
già come una vera Regina di Suna»
le disse posando la mano sulle sue dita serrate al davanzale. I loro
occhi, dai colori tanto simili, si incontrarono nell'istante in cui le
loro mani si sfiorarono, Sakura gli sorrise e quando lui
ricambiò, capì rassegnata che non era l'unica a
fingere. Entrambi non volevano quell'unione, entrambi avevano altro nel
cuore.
Anni
prima
Attraversava ormai il bosco da giorni, ma non era ancora riuscito a
trovarne l'uscita.
Quella selva infatti sembrava infinita e, di notte, particolarmente
pericolosa e sinistra. Gli alberi, talmente alti da creare un soffitto
verde, circondavano totalmente il misero ruscello nel quale lo stallone
si stava abbeverando, rendendo quasi nullo il senso
dell'orientamento di Sasuke. Ma non sapendo ancora dove andare e cosa
fare della sua vita, a Sasuke l'idea di perdersi in quella
foresta non gli sembrò così male infondo.
D'improvviso il suo udito sviluppato colse un suono, un
rumore, forse cinghiali o cervi, che ben presto avrebbero riempito il
suo stomaco.
Scattò sui piedi e prese
una freccia dalla faretra allacciata alla schiena, pronto a centrare
l'animale.
Ma quello che gli si parò davanti agli occhi non era un
semplice animale.
Un serpente giallo, molto più grande rispetto alla media,
uscì dal cespuglio. Il cavallo nitrì, spaventato,
ma Sasuke non si mosse, nè colpì il rettile.
Fu quasi rapito da quel sinistro rettile e rimase immobile ad
osservarlo strisciare, finquando, dalla stessa siepe, comparve un
uomo.
«Ben fatto, Velenus, lo hai
trovato» disse quello accarezzandogli il
muso.
«Chi sei?» chiese l'Uchiha puntandogli
l'arco. L'uomo dai lunghissimi capelli neri, gli sorrise languido.
Sasuke pensò di non aver mai visto niente di più
inquietante : quell' essere dalla pelle particolarmente bianca,
somigliava più alla creatura alla sua destra che a un comune
umano.
«Ti aspettavo da tanto tempo,
Sasuke Uchiha» disse avanzando di un passo
verso di lui.
Quando sentì pronunciare il suo nome, il suo vero nome, la
mano che tendeva l'arco vacillò per un secondo.
Come faceva a sapere il suo cognome? La notizia era
già uscita da Konoha? Gli davano la caccia?
Fu breve l'istante di panico, Sasuke balzò all'indietro e
attivò lo Sharingan
«Se sai chi sono allora
non ti conviene sfidarmi, sciocco! » ringhiò.
«Bene...riesci già ad
attivare lo Sharingan a questa velocità! Per una volta le
scritture dicono il vero.»
Sasuke lo guardò, smarrito. «Ti staccherò quella
lingua una volta e per tutte, mi hai stancato» sibilò a
denti stretti sguainando la spada.
«Non sono tuo nemico, Uchiha»
disse alzando le mani in segno
di resa.
«Perchè dovrei
crederti?»
«Perché abbiamo un
comune un obbiettivo...»
Sasuke abbassò la
lama prima pericolosamente vicina al losco individuo, e
assottigliò lo sguardo.
«Te lo chiederò per
un'ultima volta. Chi sei?»
«Sono colui che ti
aiuterà a realizzare la tua vendetta»
«Cosa ne sai della mia vedetta?» gli urlò in faccia
spingendo nuovamente la lama sul suo collo bianco «Avanti, parla o giuro che ti
uccido, mostro!»
L'uomo chiuse per
un secondo gli occhi gialli, poi riaprendoli lo guardò serio.
«Sono stato anche io un cavaliere
della Foglia, Sasuke. Ero l' allievo prediletto di Hiruzen Serutobi, mi
definivano "Leggenda"»
Sasuke spalancò le
orbite, non riuscendo a contenere lo stupore. «Come è possibile? Tu
sei stato ucciso...» commentò,
improvvisamente conscio di chi si trovasse difronte.
L'uomo sorrise di nuovo «E tu fino a pochi giorni fa
credevi di essere il figlio del Re Minato. Non tutto quello che si dice
a Konoha rispecchia il vero, Uchiha»
Sasuke scostò definitivamente la lama mantenendo lo sguardo
sul volto dell'interlocutore
«Cosa vuoi da me, Orochimaru?» chiese sprezzante.
«Voglio essere il tuo maestro,
insegnarti le tecniche di combattimento appartenute agli
Uchiha e voglio renderti potente, il più potente
che il mondo conosciuto abbia mai visto.»
«Perché? E cosa ti fa
pensare che accetterò?»
«Perché io ho bisogno
del tuo potenziale, e tu hai bisogno di qualcuno che ti
sappia insegnare ciò che è da sempre appartenuto
ai tuoi avi.»
Sasuke rise, sarcastico.
«
Ma per favore, credi che me la beva?
Non ho tempo da perdere!» sbottò
allontanandosi da lui.
«Dimmi Sasuke dove andrai ora?
Credi che quello che chiamavi Padre non abbia già mandato un
schiera di cavalieri a cercarti, per riportarti a "casa"? Cosa credi
che succederà a Konoha quando si verrà a sapere
che non sei un Uzumaki ma che sei l'ultimo degli Uchiha?
Il Consiglio manderà i suoi sicari ad ucciderti, tutti ti
daranno la caccia, e credimi sono pochi quelli che non ti vogliono
morto. Tu rappresenti l'ultimo sangue Uchiha, sanno quanto sei potente
e quanto potresti divenire pericoloso. Credimi Sasuke, so come ti senti
ora-»
Il ragazzo si voltò di scatto, trattenuto dalle sue parole.
«No! Tu non sai niente! Io non
sono come te!» urlò con
frustrazione.
Sasuke conosceva il nome di Orochimaru, sapeva quanto forte e instabile
quell'uomo fosse, Minato gli aveva detto che era stato cacciato da
Konoha per dei macabri esperimenti che aveva condotto su altri
cavalieri del regno, testava quali modifiche il corpo umano potesse
sopportare e sfruttare, cercava quindi di allungarne il più
possibile gli effetti, al fine di raggiungere
l'immortalità.
Era un uomo malvagio, corrotto e sadico.
«Sai quello che ti
è stato detto, ma questo non vuol dire che tu conosca la
verità sul mio conto. Credimi, Sasuke, i nostri obbiettivi sono comuni. Ti
fornirò un esercito, insieme distruggeremo Konoha,
cancelleremo la stirpe di Minato e avremo la nostra rivincita sul paese
che non ci ha mai accettato, che ci ha umiliato e rinnegato per tutti
questi anni. Con me non sarai costretto a nasconderti, non dovrai far
finta di essere un Uzumaki. Sarai un Uchiha, il più forte
che abbia calcato questa terra »
Sasuke rimase in silenzio fissandolo, incerto su cosa dire o fare.
Non si fidava di quell'uomo, ma aveva scelta? Era solo, senza alleati,
e sopratutto senza la capacità di saper sfruttare
ciò che era insito nel suo sangue.
Il resto ora poco importava, la storia che Minato gli aveva raccontato
su Orochimauru poteva essere vera, come non, e lui non si sarebbe fatto
sfuggire quell'occasione.
Avrebbe tratto vantaggio da quel pazzoide che sembrava
conoscere le tecniche della sua famiglia e poi, se necessario, lo
avrebbe abbandonato, e se non glielo avrebbe concesso, allora lo
avrebbe ucciso.
«Hai parlato di "scritture" cosa
dicono? Perché parlano di me?»
La "Leggenda" rise
leggermente e i suoi occhi gialli si accesero.
«Quante domande, Principe! Ma
dovrai attendere prima di ricevere le risposte che cerchi...ogni cosa
ha suo tempo. Ora sei tu che devi darmi una risposta...dimmi,
Sasuke, accetti la mia proposta?»
Angolo
autrice :
Buonasera a tutti, siamo arrivati ad un momento per me
essenziale della storia.
Ovvero come Sasuke è riuscito a sopravvivere dopo la fuga da
casa, come ha sviluppato le sue doti Uchiha,
e come ha avuto i mezzi per dichiarare guerra.
Tutto ciò è stato possibile solo grazie a
Orochimaru!! -che personalmente adoro come personaggio-
Ho pensato ad Orochimaru quasi come ad un Palpatine per Anakin
Skywalker, insomma un maestro, un manipolatore.
Che si serve della straordinaria forza del discepolo, alimentandolo con
l'odio e il rancore che già nutre verso Konoha.
Che altro dire, da questo capitolo si inizia a capire chela persuasione
è diventata una caratteristica anche
dell'Uchiha, il quale ha in mente un piano davvero machiavellico.
-ecco giustificata la frase ad inizio capitolo-
Bhè spero che la storia continui a piacervi, un bacione
forte e ancora un grazie infinite a chi mi sta sostenendo!
22M.
P.S Dato lo scarso tempo che ho oggi, domani risponderò a
tutte le recensioni lasciate lo scorso capitolo- grazie ragazze!-
(-AmeLilly_ , Hanasaku, Vivyx, kry333, ValeUchiha) <3
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
13
Ma poiché gli
uomini sono cattivi
e non manterrebbero nei tuoi confronti la parola data,
neppure tu- Principe- devi mantenerla con loro
Niccolò Machiavelli
Il
borbottio del Consiglio ormai andava avanti da ore, anche se
indubbiamente la scelta poteva essere una sola.
Con riluttanza infatti i vecchi consiglieri erano stati costretti ad
ammettere che la proposta di Sasuke fosse inconfutabilmente necessaria
per la salvaguardia del regno, ma questo, ovviamente, non voleva dire
che si fidassero dell'Uchiha. Piuttosto erano lontani anni luce dalla
fiducia e, bisbigliando tra loro, sopra le scalinate della
sala del trono, lo guardavano con astio e disprezzo.
I più non si curavano nemmeno di celare le parole, anzi
alzavano il tono per farsi ascoltare da lui e da Minato.
"Ci tradirà, come ha sempre fatto! "
"Non dovete fidarvi di lui, maestà, quell'Uchiha
approfitterà della situazione per il suo tornaconto"
"Chi ci dice che non stia facendo il doppio gioco? Forse tutte le
informazioni che ci ha dato su Orochimaru sono false, come la sua
anima!"
"Ci sta ingannando, sire! Sulla mappa ci ha mostrato da dove
attaccherà l'esercito di Orochimaru, ma sono sicuro che
quando porterete le nostre armate in quel punto, non troverete nessuna
schiera nemica. Sono stati alleati fino ad adesso, e lo sono ancora!
L'Uchiha ci sta sviando con le sue parole!"
E queste erano solo alcune delle accuse che gli venivano mosse.
«Ma
che buona reputazione che avete Principe. Il Consiglio ha sempre delle
parole rassicuranti per voi»
Sasuke lo guardò con la coda dell'occhio, mal celando una
smorfia. «Lo
sai bene, maestro, qualsiasi cosa faccia sono e sarò sempre
il nemico»
disse piatto.
Kakashi rimase in silenzio limitando a ricambiare lo sguardo,
perché il suo ex pupillo aveva ragione.
Sasuke sarebbe sempre stato mal visto, quantunque avesse agito in
maniera retta, l'alone di odio e sfiducia che perseguitava la sua
figura non sarebbe scomparso facilmente.
Kakashi, avrebbe voluto spiegare a tutti che in realtà non
era lui ad essere cattivo, ma che erano stati gli altri a imporgli
questo ruolo. Voleva dire loro che non era stata colpa sua se era nato
con il cognome Uchiha e se rispetto agli altri konohaiani fosse
incredibilmente più forte. E far loro capire che si
sbagliavano, poiché lui non era mai stato il mostro della
situazione, né la vittima; semplicemente un attore a cui
avevano assegnato una parte che non gli si addiceva ma che recitava
alla perfezione, una pianta come la altre, ma coltivata male. Avrebbe
voluto dire loro tutto questo, ma avvolte anche lui non ci aveva
creduto, ed aveva visto Sasuke per come appariva : Uno spietato
vendicatore in cerca di distruzione. Ma ora, se quello che diceva era
vero, se il suo piano contro Orochimaru si fosse rivelato giusto,
allora tutti avrebbero dovuto fare silenzio e ammettere l'errore.
Kakashi sperava che le cose andassero proprio in quel modo, ma una
parte di sè era sicura che non sarebbe finita
così.
«Quindi
sposerete Sakura, eh?»
«Così
pare...invidioso?»
chiese con un tono estremamente familiare all'Hatake.
Kakashi accennò un mezzo sorriso coperto dalla stoffa nera.
«Ho
sentito dire che la sua carrozza arriverà a breve, ci
sarà anche il Re di Suna con lei. Vuole parlare direttamente
con voi»
Il
Cavaliere Copia fissò il profilo di Sasuke per scorgere una
qualsiasi espressione, ma il suo viso era indecifrabile. Si limitava a
guardare con gelo e distacco davanti a sè.
La possibilità di essere scoperto, non lo toccava
minimamente. Non perché non avesse paura di essere
condannato, una seconda volta, per altro tradimento, ma
perché sapeva di essere intelligente, scaltro e molto
più astuto di tutti quegli omuncoli senza cervello dediti
solo alla più vergognosa adulazione. Se ingannare tutta
Konoha, uccidere coloro che lo avrebbero contrastato, avrebbe
significato portare a buon fine i suoi piani, lui l'avrebbe fatto senza
alcun rimorso sulla coscienza. Anzi desiderava talmente tanto estirpare
quella foschia di leccapiedi e finta benevolenza, che non poteva fare a
meno di storcere il naso e domandarsi se lì dentro i veri
ingannatori non fossero loro, anziché lui.
Comunque aveva già programmato tutto, niente poteva andare
storto.
Nessuno questa volta sarebbe riuscito a mandare in fumo i suoi piani, i
tasselli iniziavano a combaciare, e presto lui avrebbe avuto la sua
vendetta.
«Sasuke,
maestro Kakashi!»
Naruto percorse con ampie falcate la sala fino a raggiungere Sasuke e
Kakashi. Era seguito da un tozzo e bizzarro omino, un suo servitore
probabilmente, che lo guardava in quel modo estremamente falso e
stucchevole che Sasuke tanto detestava.
«Mi
è stato riferito che il Consiglio ha accettato la tua
proposta, sono felice!»
disse in un sorriso posando una mano possente sulle sue spalle.
«Lo
sono anche io»
rispose, e mai le sue parole erano state tanto vere.
«Spero
solo che tu sappia quello che stai facendo...»
aggiunse il futuro re con una serietà spiazzante.
Sasuke girò gli occhi su di lui solo in quel momento. Cosa
stava insinuando quell'imbecille?
«So
sempre quello che faccio, Naruto»
gli disse mal celando l'astio.
«Mi
auguro che quello che ci hai detto sia vero, che intendi realmente
combattere Orochimaru al nostro fianco, e che tutto questo non sia
stato solo un abile piano per ingannarci tutti e tradirci. Lo spero per
te Sasuke, perché altrimenti significherebbe che ormai non
vi è più nulla di giusto nell'uomo che sei ora. E
lo spero anche per Sakura, che ne morirebbe di dolore.»
Chissà, forse Naruto non era poi così stupido
come voleva far vedere, pensò fissando l'Uzumaki.
Be’, questo non faceva altro che rendere le cose
più interessanti.
Diceva che non gli credeva? Ottimo. Era proprio quello che voleva!
Adesso era il momento di dare carta bianca a tutte le sue doti
d’attore e da ingannatore: sarebbe riuscito a rifilargli un
discorso così commovente e fraterno che, in un modo o
nell’altro, Naruto avrebbe finito non solo col credergli, ma
si sarebbe perfino fidato di lui. Perché, in fondo, si sa:
la fiducia è l'arma più pericolosa e, se
manovrata a dovere, può diventare letale.
«Ho
aspettato a lungo questo momento, Naruto...»
Cominciò, la voce ridotta a un sussurro e gli occhi colmi di
finta benevolenza «
mi
sono sempre sentito particolarmente legato a Sakura, in un modo strano
che non riuscivo a capire ed accettare. Quando ancora credevo di
esserle imparentato ho odiato me stesso per provare dei sentimenti del
genere, vergognandomi oltremodo. Ma ora che finalmente sono riuscito ad
avere la possibilità di sposarla, non me la
lascerò sfuggire tanto facilmente....Non le farei mai del
male...»
su quello, sfortunatamente, non c'era alcun bisogno di fingere.
Perché per quanto cercasse di negarlo, prima che si
presentasse il serpente con il messaggio di Orochimaru, Sasuke aveva
realmente pensato di abbandonare tutto: la vendetta, la distruzione
della dinastia Uzumaki, la sconfitta di Naruto; solo per preservare
Lei. Ma poi, i piani si erano rilevati così perfetti, che
era stato impossibile per lui non cedere alla tentazione di portare a
termine quello per cui aveva vissuto tutti quegli anni.
«So
che è difficile fidarsi, sopratutto dopo quello che ho fatto
alla tua gente, a tuo padre, e a te...sopratutto a te, di cui- lo
ammetto- fin da bambini, sono sempre stato un po' invidioso. Ma...»
Disse
quelle parole cercando di apparire il più credibile
possibile: doveva convincerlo, avere la sua fiducia. Non poteva
fallire. E d'un tratto, vide gli occhi di Naruto vacillare,
segno che ormai era in procinto di cedere, e fu allora che decise di
dargli il "colpo di grazia" : quello che avrebbe firmato la sua
vittoria.
«Ma
come ho continuato a percepire un legame con Sakura per tutti
questi anni, questo vale anche per te. Ho cercato di ucciderti per
liberarmi dell' affetto fraterno che sentivo mio malgrado, ma ho
fallito...non ti ho ucciso e continuo a volerti bene, Naruto. Quindi
non dubitare mai di quello che sento per te e Sakura»
Concluse, e per un momento, guardando negli occhi cristallini di suo
fratello, sentì le viscere contorcersi. Durò solo
un istante, giusto il tempo di un battito di ciglia e di dirsi che non
era il momento di farsi prendere dai sentimentalismi, ma ciò
che provò in quell'attimo fu come la sensazione del ricevere
un pugno in pancia ben assestato. Non lo avrebbe mai ammesso a se
stesso, ma lui, nonostante tutto, voleva davvero bene a Naruto e quindi
sapere di stare per "tradirlo", di nuovo, per quanto potesse dire il
contrario, non lo lasciava affatto indifferente.
Ma ormai era troppo tardi per i rimorsi.
E quando guardò di nuovo dentro gli occhi azzurri del
fratello, Naruto gli fece un mesto sorriso poggiandogli la
mano dietro il suo collo coperto dai capelli neri
«Grazie,
ho aspettato a lungo questo giorno, fratello»
Gli disse semplicemente, e per Sasuke quelle parole furono come una
pugnalata.
Era un paradosso, constatò, perché era stato lui
a volere tutto quello; eppure, non riuscì a togliersi di
dosso quell’orribile sensazione, quasi di sporco, di viscido.
«Per
quanto possa interessarti, voglio che tu sappia che io non ho mai
dubitato di te Sasuke. Per tutto questo tempo ho sempre saputo che il
vero te, quello con cui sono cresciuto, con cui ho giocato, litigato e
riso, fosse sopravvissuto. E ora ne ho l'assoluta certezza»
Ti
prego smettila di dire queste cose, sciocco! Pensò
avvertendo una fastidiosa sensazione di nausea. Aveva voglia di
vomitare e una parte di sè, forse proprio quella a cui aveva
fatto riferimento Naruto, desiderò scappare via da tutta
quella situazione che lui stesso aveva creato.
«E
ora abbracciami!»
scherzò Naruto, cercando di smorzare il fastidioso silenzio
che si era venuto a creare.
Sasuke rise, per finta, -almeno si illudeva che fosse finta - e gli
diede una leggera pacca sul petto, un gesto fraterno che gli
uscì quasi naturale.
Ritrasse la mano, scosso da quanto era stato facile
"immedesimarsi" nel ruolo del buon fratello. Guardò in alto
verso il trono, sentendo il suo sguardo.
Minato infatti li stava scrutando con la stessa espressione d'amore che
Sasuke ricordava da bambino; strinse la mascella improvvisamente
turbato dalla miriade di emozioni opposte che provava in quel momento,
li odiava, li odiava tutti! Perché lo facevano sentire
ancora così debole, e bisognoso di affetto, lo
stesso ragazzino che rincorreva con affanno il loro sole, senza mai
raggiungerlo veramente.
Minato lo guardava come un eroe, un eroe che non era mai stato, ma che
aveva così sperato da adolescente di diventare.
Sasuke si ritrovò a pensare alle
parole del suo autore, Machiavelli.
"meglio essere temuti che amati" diceva, e Sasuke sotto un
certo punto di vista era d'accordo.
Ma ora pensava che a volte chi era
amato poteva fare più paura di quello che Machiavelli
avrebbe mai
potuto immaginare
Poi, la porta che dava alla sala del trono si aprì e Sasuke
ebbe un involontario sussulto. Cercò colei che lo
tormentava, ma quello che vide non gli piacque.
Gaara, Re della Nazione del Vento e protettore di Suna, camminava con
passi lenti e decisi verso di loro, seguito da alcuni dei suoi
cavalieri ricoperti dalle armature proprie del suo regno.
I vessilli stretti tra le mani, e la clessidra, il simbolo del
Villaggio della Sabbia, cucita sulle vesti.
Naruto gli andò incontro non trattenendo la gioia nel
rivedere il suo caro e vecchio amico.
«Maestà»
disse in un sorriso stringendogli la mano che il Signore del Deserto
ricambiò con affetto. «Principe
Naruto, è sempre un piacere rivederti»
Sasuke
rimase immobile con Kakashi poco distante, ad assistere a quello
scambio di inutili cordialità, fremeva di impazienza mista a
rabbia, aveva voglia di urlare.
Dove era Sakura? Dove era quello che aveva richiesto in cambio di
ciò che sapeva su Orochimaru?
Strinse il pugno quando finalmente Gaara e Naruto si avvicinarono.
«Sasuke
Uchiha, di cui il solo pronunciare il nome rende insonni le notti del
mio popolo»
commentò guardandolo.
Sbagliato, non solo del tuo popolo, pensò il Traditore.
Si portò una mano ampia al petto, chiudendo leggermente gli
occhi.
«Maestà,
così mi mettete in imbarazzo»
recitò con falsa modestia, facendo indignare tutto il
Consiglio per quella risposta tanto sfacciata.
Naruto intervenne proprio nel momento opportuno, posando una mano sulla
spalla del gemello. «Sasuke
ha importanti notizie, Gaara. Il suo aiuto sarà prezioso per
proteggere i nostri reami»
Sasuke
si divincolò dalla stretta del fratello e con straordinaria
eleganza e compostezza si rivolse direttamente al re Minato e al
Consiglio che lo circondava.
«Non
erano questi gli accordi, mio Re. Mi avevate promesso la mano di vostra
figlia Sakura, ma io qui vedo solo il tracotante Re di Suna senza la
sua dolce promessa sposa»
Minato
chiuse appena gli occhi, come se avesse il peso dell'intero mondo sulle
spalle, e in parte era vero, quella trattativa si stava dimostrando
più complicata di quanto credeva.
«Vostra
figlia è stata scortata dalle sue dame di compagnia
direttamente nelle sue stanze. Non vi sarà alcun accordo,
almeno non prima di ascoltare con le mie stesse orecchie ciò
che il Traditore promette»
Gaara
aveva raggiunto Sasuke, e parlava a Minato con fermezza.
Sasuke sentì il sangue ribollire nelle vene, le mani strette
nei pugni per nasconderne i brividi di rabbia.
Inspirò con il capo chino e gli occhi serrati.
Espirò, la mente ora lucida e controllata.
Sii volpe e leone, volpe per riconoscere le trappole, leone per
impaurire i lupi.
Ripeteva domandosi.
«Vi
dirò tutto quello che volete»
disse girando il viso verso di lui, lo guardò negli occhi
chiarissimi, contornati dal marcato trucco nero.
«Bene»
intervenne Minato rompendo quella guerra di sguardi. «Accomodatevi
Re Gaara. Naruto e Sasuke, anche voi, sedete qui con me.»
Si alzò dal trono invitando gli altri a prendere i propri
posti.
Apparentemente sembrava una tavola rotonda, un colloquio alla pari in
cui si sarebbe discusso delle questioni cruciali per i Reami del Vento
e del Fuoco.
Nessuno sapeva con certezza cosa Sasuke celasse veramente dentro la sua
mente buia, potevano ipotizzare certo, ma in ogni caso erano davanti a
un vicolo cieco, non vi era scelta se non quella di fidarsi di lui.
«Quindi
Orochimaru ti crede ancora suo alleato?»
chiese il Re di Suna con le mani intrecciate sulle gambe.
«E'
quello che ho detto»
rispose secco.
«Non
ti ha riferito però quando avrebbe attaccato Suna e Konoha?»
«No,
mi ha semplicemente mandato a dire che era vivo e che, una volta
riacquistate le forze necessarie, muoverà il mio esercito
contro le vostre armate»
«Forse
non gli ha dato altre informazioni perché non si fida
ciecamente di lui...forse ha capito che ora è dalla nostra
parte»
tentò di giustificarlo, Naruto, rivolgendosi direttamente a
Gaara
«Sempre
se Orochimaru sia vivo, e sempre se tutto quello che ci ha detto
l'Uchiha non sia solo frutto della sua distorta e manipolatrice mente»
Sbottò
un anziano guerriero del Consiglio. Sasuke rimase in silenzio sotto lo
sguardo apparentemente distaccato di Kakashi.
«Già
una volta abbiamo commesso il medesimo errore; Pensavamo che Orochimaru
fosse morto, e invece si era solo nascosto, non aspettando altro che
allenare Sasuke. Lo ha accolto sotto la sua apparente ala protettrice,
quando Sasuke credeva di non avere più nessuno al mondo, e
lo ha plasmato nell'odio e nel rancore, annegandolo nel buio e nella
distruzione totale. Una volta pronto e cresciuto nel pieno delle forze,
lo ha scagliato contro di noi per i suoi fini malvagi. Io non
permetterò che questo Consiglio prenda nuovamente una
decisione sbagliata, come è accaduto in passato sotto il
regno di mio Padre ai danni della nobile famiglia Uchiha. Io credo a
quello che Sasuke ci ha detto, mi fido di lui. E questa
è l'occasione per rimediare ai nostri sbagli, amici.»
disse improvvisamente Minato che per tutta la durata delle
disquisizioni era rimasto in silenzio.
Sasuke avvertì il cuore bloccarsi e la gola stringersi. Si
rese conto di iniziare a perdere il controllo della situazione e si
maledì per questo: solo i deboli non riescono a dominare le
emozioni.
Di nuovo, la voglia di urlare lo colpì come una vampata
d’aria calda quando Minato gli rivolse un cenno di capo, un
incoraggiamento, un apprezzamento, una riconoscenza che lui aveva
sognato e sperato per così tanto tempo; e per un momento,
Sasuke si sentì così male da non riuscire nemmeno
a respirare. L’aria gli parve essersi fatta di colpo pesante,
opprimente, e l’unico colore che riusciva a vedere in quel
momento era il nero: il nero per il dolore, nero per il sangue che
aveva versato e che avrebbe versato, nero per la trappola di bugie e
tradimenti che stava creando, nero per la morte che sarebbe arrivata
per tutti loro, per mano sua. Tutto era nero. Eppure Sasuke desiderava
altri colori, più caldi e rassicuranti, l'azzurro degli
occhi di Minato e di Naruto, il rosa dei capelli morbidi di Sakura, il
bianco della sua pelle candida, il rosso delle onde infuocate di sua
madre Kushina.
Sasuke ne aveva abbastanza di tutto quel nero.
«Bene,
allora se questa è la vostra decisione Minato, mi
adeguerò. Anche io ripongo la salvezza del mio regno nelle
vostre mani, Principe Uchiha»
Con
quelle parole Sasuke smise momentaneamente di ascoltare il cuore e di
vivere nel passato.
I sentimenti sono nuovamente le debolezze che ha sconfitto, e quello
che conta ora è che hanno abboccato, ce l'ha fatta!
Gaara non lo aveva ancora chiamato con l'appellativo "Principe" ed ora
invece, seguendo l'esempio di Minato, si dimostrava collaborativo e
accondiscendente.
Inconsapevolmente sulle labbra di Sasuke nacque un sorriso, uno di
quello che se potesse un lupo farebbe dopo aver addentato la sua preda.
Sasuke sentì nuovamente riaccendersi dentro di se la
fiamma del potere, era riuscito a soggiogare tutti quanti che,
con estrema facilità, erano irrimediabilmente caduti nella
sua tela. Come si era prefissato, aveva fatto leva sui loro punti
deboli, sull'amore sconfinato di Naruto e sul senso di colpa di Minato,
e li aveva piegati ed utilizzati per i suoi fini. Nella sua mente prese
vita il futuro che lo attendeva : Suo il trono, il rispetto e il potere
che da anni disperatamente sognava, Sua la gloria di aver sconfitto una
volta e per tutte Orochimaru, Suo l'onore di aver cercato di
difendere la vita di Minato e Naruto - ma ahimè senza
successo- e Sua l'unica donna che desiderava, con cui ricreare la
famiglia che gli era stata sterminata.
Sasuke capì che quella volta ci sarebbe riuscito, avrebbe
avuto finalmente la sua Vendetta.
Dal Consiglio si sollevarono, di nuovo, svariate proteste
più o meno composte. Ma bastò una mano di Minato
per zittirli tutti. L'unica a cui fu concesso di parlare fu Lady
Tsunade, una delle Leggende, maestra di Sakura e amica storica di
Jiraya, ucciso nella guerra che lui aveva scatenato.
«Maestà,
sapete quanto anche io desidero la disfatta di Orochimaru, ma vi prego
non dimenticate cosa la guerra ci ha sottratto e sopratutto chi
è stato ucciso in questo conflitto impietoso. Ricordate
anche quanto vale la parola di un bugiardo »
Tsunade
pronunciò quelle parole in maniera misurata, scandendo bene
l'ultima frase. Era fiera e calma come una leonessa, e forse tra tutti
quei consiglieri lei era l'unica che Sasuke apprezzasse veramente, per
la tenacia e la determinazione che aveva sempre dimostrato.
«Avrete
la vostra rivincita su Orochimaru, Lady Tsunade, questa è
una promessa»
sibilò
accattivante rendendo sottile lo sguardo dorato della donna. Era sul
punto di replicare, ma le porte della sala del trono si aprirono
lentamente interrompendo la sua protesta.
«Mio
Signore non siamo riusciti a trattenerla- »
disse con rammarico una delle guardie vicino al portone. Poi fece la
sua comparsa, in un abito dello stesso colore della vento, pallido e
infinito.
«Sasuke»
La voce femminile arrivò suadente e morbida come un panno di
seta spessa che scorre su un mobile di legno: tutti i maschi nella sala
del trono rabbrividirono, volenti o nolenti.
E quel suono scalò anche i capillari di Sasuke, insinuandosi
come miriadi di piccoli aghi nelle sue vene.
Quindi eccolo, di nuovo, Impotente... Debole... Sasuke...
Dillo ancora... per me.
Sasuke... Sasuke...
Perfino i vecchi guerrieri che costituivano il Consiglio, arroccati
intorno al trono, ebbero un lievissimo, palpabile sussulto di seduzione
all'udire quel nome così odiato per anni ed anni.
Sakura, splendida e turbata, camminò verso il punto della
sala in cui si stava consumando l'alterco, quasi scivolando sul
pavimento, priva di peso. Sasuke avvertì gli occhi di tutti
pesarle addosso, avidi, e le rivolse uno sguardo sagace. Aveva ripetuto
il suo nome, con quell'identica voce, ancora e ancora tra lenzuola
ridotte a un contorto mucchio di pieghe umide. Lo aveva ripetuto sotto
di lui fino allo sfinimento, arpionando la stoffa che ricopriva il
letto, affondando le unghie nella sua schiena, stringendogli forte le
cosce intorno ai fianchi. Un piacere sinistro con un vago retrogusto di
trionfo gli si insinuò nei pensieri, e si sentì
infinitamente superiore a tutti quegli uomini. Per una volta nella
vita, si sentì veramente superiore a Naruto. Solo lui poteva
averla, dove e quando voleva. Lui soltanto. Anche lo sguardo,
perennemente freddo di Gaara, era fermo su di lei, sull'onda che il suo
vestito creava a ogni suo passo.
Quando raggiunse le scalinate si inchinò al cospetto del Re
della Sabbia e di suo padre, poi alzò gli occhi verdi su di
lui, che era immobile.
«Dunque,
miei signori, sono stata ridotta a vile merce di scambio?»
Questa volta la voce uscì molto più severa, ma
non meno seducente per Sasuke che se avesse potuto l'avrebbe fatta sua
sposa proprio in quel preciso momento, per poi trasportarla nelle sue
stanze e perdersi tra le sue gambe. Gaara scese la scalinata in fretta
sotto gli occhi vigili e sprezzanti di Sasuke. Le prese una mano
inchinandosi davanti a lei.
«Principessa
Sakura, mai vi avrei voluto riservare un simile oltraggio, ma non
c'è stata scelta. L'accordo era chiaro : la vostra mano
all'ultimo degli Uchiha, in cambio della salvezza del mio Regno»
Sakura
abbassò gli occhi verdi sul Re di Suna che era inginocchio
con la testa bassa davanti a lei.
«Mio
Signore, alzatevi vi prego, non è a voi che rivolgo il mio
sdegno»
disse dolce sorridendogli.
Sasuke sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
Il suo "sdegno" quindi era rivolto a lui? Come osava, quella piccola
ingrata?
Sasuke le rivolse un sorriso sadico, i suoi occhi neri erano divenuti
due spietati tizzoni ardenti.
«Sorella, sono
dovuto scendere a patti con i tuoi familiari, con cui sai bene non
scorre buon sangue, pur di averti come sposa. Dovresti essere
più riconoscente, ho assopito i miei rancori, per te»
Disse,
ma gli occhi di Sakura non sembravano sereni. Che non si fidasse di lui?
Quindi continuò ammorbidendo la voce -come meglio poteva-
«Non
svilirti definendoti merce di scambio, quando invece diverrai colei che
mi aiuterà a portare agli antichi fasti il mio cognome»
Un
sommesso boato di indignazione percorse l'intero Consiglio, Naruto
sbuffò leggermente roteando gli occhi. Sasuke scese piano le
scalinate e si portò vicino a lei, guardandola con la coda
dell'occhio.
Le guance di Sakura si erano già lievemente imporporate.
«Sei
spudorato!" disse a voce bassa quando lui le cinse la vita con un
braccio.
«E
questo ti piace da morire, non è vero sorellina?»
Rispose al suo orecchio, sfiorando con il naso la pelle d'oca.
Sakura serrò le labbra, allo stesso tempo sdegnata e
attratta dalla sua sfrontatezza.
«Sakura,
mia adorata. Hai obiezioni circa questo matrimonio con Sasuke Uchiha?»
Minato
si era alzato dal trono e la guardava con il quotidiano bagliore
d'amore.
«No,
padre.»
Sasuke mantenne le labbra serrate, ma Sakura avvertì le dita
stringersi appena intorno alla sua vita nel medesimo istante in cui lei
aveva acconsentito.
«Principessa,
aspettate vi prego, voi siete consapevole a cosa andate incontro? Il
fascino dell'Uchiha vi ha potuta fuorviare ma vi assicuro, quell'uomo
non è il fratello che voi ricordate! Quell'uomo è
tutto ciò che di male c'è in terra...è
un mostro assetato di sangue e vendetta. Già in passato a
cercato di uccider - »
«Basta
così»
disse lei in un tremito, interrompendo l'anziano guerriero del
Consiglio.
«Come
vi permettete di rivolgervi in questo modo? Quest'uomo, questo mostro,
come voi lo definite, vi sta aiutando! Certo ha commesso degli errori,
ne sono consapevole e non intendo giustificarli, ma quanti di voi ne
hanno commessi di imperdonabili quanto i suoi? C'è davvero
bisogno che rammenti tutto quello che il Cosniglio ha complottato e
ordinato in questi anni, ancor prima della mia nascita? Sasuke
Uchiha sta percorrendo la via della redenzione e voi non fate altro che
ostacolare i suoi già incerti passi! So benissimo
qual'è l'uomo che ho accettato di sposare, e ne vado fiera.
Io scelgo l'ultimo degli Uchiha, lo sceglierò sempre, ogni
giorno, finché avrò vita! »
Così
dicendo si sporse e poggiò un casto bacio sulle labbra di
Sasuke. Gli occhi di tutti, come una maledizione, si puntarono su di
loro.
Sakura aveva cercato di controllarsi, davvero aveva provato a rimanere
in silenzio, ma invano. Le parole le erano uscite come un fiume in
piena e non era riuscita a fermale.
Non riconosceva in sé la donna che lo aveva baciato davanti
a tutti, davanti a suo padre. Sasuke ora la guardava in silenzio, con
un bagliore di soddisfazione nelle iridi d'ossidiana, ma c'era anche
dell'altro che Sakura aveva timore di decifrare. Il Consiglio invece
era ammutolito, solo Tsunade sembrava non essere sconvolta dall'ardore
della sua discepola.
Sakura si inchinò con una mano al petto, per placare quel
battito convulso.
«Perdonatemi
Padre, ho bisogno di aria. Spero di rivedervi presto, Maestà»
aggiunse con un secondo inchino rivolto a Gaara, che come gli altri
sembrava una statua di cera.
Detto questo lanciò un'ultima occhiata a Sasuke, per poi
rivolgere la schiena a tutti allontanandosi a grandi passi dalla sala.
Quando la sua figura femminile scomparve oltre l'enorme porta, Minato
sospirò in un mezzo sorriso.
«Qualcuno
di voi ora potrebbe dire che Sasuke ha corrotto il carattere
dolce e remissivo della Principessa Sakura. Ma io so che non
è così, in lei vedo la Regina Kushina, riconosco
la medesima forza e l'implacabile amore con cui lo ama.»
disse semplicemente.
Sasuke guardò il punto in cui la principessa era scomparsa
con un pesante macigno al petto. Aveva detto che sarebbe
stato facile? Bene, ora si sarebbe rimangiato tutto.
Perchè in quel piano diabolico, così
meticolosamente ingegnato, in quel disegno che era diventato
perfettamente nitido nella sua mente, Sasuke non aveva fatto i conti
con una componente essenziale : avrebbe ingannato anche lei? Una volta
uccisi Minato e Naruto, una volta salito al trono, sarebbe riuscito a
guardarla negli occhi verdi e a mentirle? Con quale coraggio le avrebbe
detto che sì, lui veramente aveva provato a
salvarli, ma che sfortunatamente suo padre e suo fratello erano rimasti
comunque vittime dell'aggressione di Orochimaru?
E Sasuke ebbe d'un tratto paura. Paura che nel momento decisivo non
sarebbe riuscito a scegliere quale strada intraprendere, paura che si
sarebbe fatto annientare dalla Luce.
Sakura si fermò solo quando raggiunse uno dei porticati
esterni, il cuore le batteva convulsamente, ma non per la vergogna, un
altro sentimento si era insinuato nelle sue membra. Paura.
Sakura aveva paura perché una parte di lei gridava che
Sasuke non li stava affatto aiutando, che lo sapeva perfettamente che
stava architettando un piano malvagio, che lei lo conosceva
troppo bene per credere che aveva rinunciato alla vendetta in nome del
suo amore. Ma Sakura aveva paura anche di se stessa e di quanto quel
pensiero terribile non riuscisse del tutto a sconfortarla,
perché bilanciato dall'incontenibile felicità di
divenire sua sposa. Unita per sempre con l'unico uomo che avesse mai
amato.
Sakura aveva paura perché non sapeva quale futuro l'
attendeva, e quale sarebbe stata la sua scelta in caso di bivio. Paura
che si sarebbe fatta sedurre dall' Oscurità.
Anni
prima
Era seduto intorno al fuoco, le voci dei soldati che ridevano, bevevano
e giocavano a carte gli arrivavano lontane, quando il suo maestro gli
lanciò un libro che Sasuke afferrò al volo.
Se lo rigirò distrattamente tra le mani, era piccolo con una
pesante rilegatura in cuoio.
«Cos'è questo?» chiese alzando un sopracciglio
«E' il tuo regalo di compleanno,
su' aprilo» accennò Orochimaru.
Non ricordava nemmeno che era il suo compleanno pensò
sfogliando le prime pagine.
Il Principe di Niccolò Machiavelli, lesse sulla prima pagina
ingiallita. «Lo conosci?»
Sasuke alzò
distrattamente lo sguardo sul suo pallido interlocutore.
«Sì, ho studiato un
po' di letteratura italiana quando ero... » a casa «a palazzo. Ma non l'ho mai letto»
riprese a sfogliare lentamente
captando qua e là qualche frase sparsa.
«Machiavelli è un
luminare, Sasuke. Un provocatore, in esilio, come noi due.»
Sasuke lo vide alzarsi e
avvicinarsi a lui, il fuoco intanto proiettò ombre scure sui
cavalli e sui pochi uomini alle loro spalle.
«E' uno spregiudicato politico,
un maestro che ci dice che per chi governa -o
governerà- è meglio essere temuti
piuttosto che amati, che è meglio imporre la forza
piuttosto che applicare le leggi, che non ci si deve allontanare dal
bene quando è possibile, ma entrare doverosamente nel male
quando opportuno....perché ciò che conta per il
Principe, Sasuke, è la capacità di indirizzarsi
secondo il vento della fortuna e il cambiare delle situazioni, di
modificare il fine sorvolando sui mezzi.»
La voce di Orochimauru
era melliflua; sembrava colare nell'aria come un rivoletto untuoso, ma
aveva un che di gelido e sibilante che gli fece rizzare, suo malgrado,
i capelli sulla nuca.
«Dì, ti piace?» chiese con tono allegro mentre,
scompigliandogli un po' i capelli, si rialzò.
Ora sembrava tutt' altra persona rispetto a quella di pochi attimi
prima.
«Sì, grazie maestro» disse con freddezza abituale.
«Bene, leggilo! Vedrai che ne
trarrai grande giovamento, questo libro è un manuale figliolo»
«Sì maestro, lo
farò» disse posizionando il piccolo
libro nella sacca.
Orochimaru sorrise lievemente per poi raggiungere il suo sottoposto,
Kabuto. Prima però si voltò nuovamente verso il
suo discepolo «Eh, Sasuke!» cominciò, attirando
la sua attenzione.
L'Uchiha alzò lo sguardo nero su di lui. «Buon diciannovesimo compleanno» aggiunse solo.
Sasuke
finì il libro stesso quella notte. Quando Orochimaru si era
chiuso nella sua tenda, Sasuke si era allontanato dal restante gruppo-
chiassoso e ubriaco- , aveva acceso un fuoco per conto suo, e si era
immerso nella lettura. Aveva scoperto che "Il Principe" era un libro
sì breve, ma profondo, inquietante e per certi versi oscuro.
L'Uchiha da
subito era stato affascinato dall'autore, dalle sue parole
così conturbanti, ma era stato il XVIII capitolo,
dedicato alla "Lealtà del Principe", a
illuminarlo ; in quel capitolo Machiavelli svelava alcuni fra
gli aspetti più sconvolgenti e segreti del potere del
Principe. Affermava che questi, all'occorrenza, doveva essere bestia
oltre che uomo, doveva essere in grado di simulare e doveva potersi
muovere con competenza nel regno del male. Al principe era richiesto di
fare "quel che occorre per vincere e conservare il potere" e dunque, in
caso del bisogno, anche uccidere;
Non
a caso come esempio additato al lettore, Machiavelli utilizzava Cesare
Borgia, uomo assai capace nel mentire, corrompere e trucidare. Ma
Sasuke, da lettore impegnato e profondo qual'era, aveva colto qualcosa
di estremamente sbagliato nel ridurre il contenuto del libro a quelle
efferatezze, in quanto il potere del principe si basava anche sul
consenso, assicurando ai propri sudditi il maggior vantaggio possibile
dalle crudeltà commesse e "ben usate". Dunque colui che
governava doveva suscitare timore senza odio, dato che, scriveva
Machiavelli, era possibile essere temuti e nello stesso tempo non
odiati. L'arte di governare sembrava dunque per Sasuke, trovare un
punto di equilibrio fra gli antitetici condizionamenti della vita
reale. Un principe di qualità avrebbe dovuto
essere in grado di destreggiarsi tra amici e nemici, consiglieri e
adulatori, tra aspirazioni di pace ed esigenze di guerra, oltre che far
uso della forza e ricerca dei consensi.
Sasuke avrebbe
imparato a servirsi delle qualità della volpe e del leone
perché "coloro che si limitano ed essere leoni non conoscono
l'arte di governare" .
E la
necessità di governare servendosi dell'astuzia, della forza
e della crudeltà scaturiva da un qualcosa esterno al
principe e precisamente dal fatto che gli uomini stessi, secondo
Machiavelli risultavano essere pieni di difetti e di vizi.
Gli uomini, scriveva l'umanista, erano ingrati, volubili, simulatori e
dissimulatori, timorosi dei pericoli, avidi dei guadagni e, come se non
bastasse, Malvagi.
E Sasuke lo
sapeva bene quanto gli uomini potessero essere crudeli e vili, dunque
la malvagità del principe non era che una conseguenza delle
malvagità altrui. Nel potere non poteva esistere
un partito del bene capace di prelevare servendosi esclusivamente di
strumenti onorevoli e leale, la stessa condizione umana non lo
consentiva. Le esperienze di Machiavelli, nelle quali Sasuke aveva
ormai già proiettato le sue, gli avevano insegnato che "i
prìncipi che hanno tenuto poco conto della parola data e
ingannato le menti degli uomini, hanno anche saputo compiere grandi
imprese e sono alla fine riusciti a prelevare su coloro che si sono
fondati sulla lealtà" .
E con una
risata sadica, Sasuke si ritrovò a pensare che sarebbe
diventato colui che aveva promesso a Sakura di non essere mai, un
Principe ben peggiore di Cesare Borgia.
Angolo
autrice :
Buonasera , mi dispiace per l'aggiornamento lievemente in
ritardo rispetto al solito :(. (ma insomma l'importante è
che arrivi)
Utilizzo questo spazio per scusarmi con la povera anima del sommo
Machiavelli, ma il suo libro mi ha ispirata per
creare il "mio" Sasuke, quindi non potevo non inserirlo. Mi vergogno
tanto per averlo degradato fino a questo punto xD
Un bacione forte a chi mi sta seguendo <3
22M.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
14
Perché la luce sia
splendente, ci deve essere l'oscurità
Francis Bacon
Sakura,
rintanata in una delle sue camere, era distesa sul tappeto rosso fuoco,
con gli occhi chiusi e le mani perfettamente giunte in grembo, un'
abitudine che si portava dietro da bambina.
Ci si chiedeva come potesse trovare comoda una posizione del
genere, che ricordava più quella di un cadavere che di una
donna che riposa, eppure lei ripeteva che in quella particolare
collocazione si sentiva bene, sognava e lo spirito si rilassava; Ma
quel giorno Sakura non riusciva ad avere visioni felici.
Con le palpebre serrate, la sua mente veniva proiettata nel bel mezzo
di una battaglia :
All' interno di una fredda foresta del Nord, sotto un'incessante
nevicata, due lupi, uno bianco come la neve e uno nero come la notte,
si preparavano ad attaccare.
Rabbia/ Avidità/ Orgoglio era l'uno
Verità/ Compassione/ Amore l'altro.
Duali, come Paradiso e Inferno, i due lupi ringhiavano ogni istante
l'uno contro l'altro.
Poi, d'improvviso, scattavano e, azzannandosi con violenza, si
strappavano a vicenda una parte.
La neve venne tinta del rosso vermiglio del loro sangue e Sakura
capì che non era il lupo migliore che vinceva,
ma quello che riusciva ad alimentarsi.
Il rumore dei passi, sempre più vicini, sul pavimento la
fece sussultare, spalancò gli occhi e tese le orecchie.
Quando sentì la porta aprirsi trattenne quasi il fiato, ma
rimase immobile nella stessa posizione.
Richiuse leggermente gli occhi quando Sasuke le arrivò al
fianco, abbassandosi sui talloni.
Il mantello nero si distese intorno a lui, aprendosi morbido come seta
sull'enorme tappeto rosso.
Sebbene in silenzio, Sakura sentiva i suoi occhi neri fissarla da sotto
i capelli liscissimi che gli ricadevano sul viso.
Prendendo coraggio si girò a guardarlo con aria di sfida.
«Finalmente
ti ho trovata» il tono caldo e suadente, aveva una nota di
rimprovero che non sfuggì a Sakura.
«Mi
cercavi? Sono sempre stata qui »
«Nascosta
nelle tue stanze come accadeva da bambina, quando ti spaventavi per un
incubo, o peggio.» disse mantenendosi abbassato, gli occhi
fissi su di lei.
«Non
sono spaventata. Avevo solo bisogno di riflettere»
commentò senza inflessione di tono.
«Hai
riflettuto, dunque?» chiese con un accenno di sarcasmo.
Sakura chiuse di nuovo le palpebre lentamente, respirando profondamente.
«Non
come avrei voluto» disse poi.
Il silenzio prolungato di Sasuke fu più eloquente di mille
parole. Dopo si alzò sui piedi, sistemandosi il colletto del
mantello.
«L'idea
di sposarmi ti terrorizza a tal punto da doverti
rintanare?» chiese interrompendo il silenzio.
Sakura rivolse lo sguardo verso di lui, e accennò un sorriso.
«Credimi,
sarebbe tutto molto più facile se fosse
così»
Sasuke non trattenne un mezzo sorriso, le prese la mano e la
tirò su da terra in un gesto fluido che la portò
vicina a lui.
La guardò in modo divertito sistemandole delle ciocche rosa
che erano uscite dalla mezza coda chiusa in un nastro blu.
«Hai
messo su un bel teatrino prima, davanti a tutto il Consiglio, a tuo
padre, tuo fratello, al tuo -ormai non più- promesso sposo
del Deserto, persino davanti alla tua illustre maestra
Senju-»
«Smettila
Sasuke, sei crudele!» lo interruppe, cercando di
allontanarsi. Ma lui la trattenne, con fermezza. Una mano le strinse la
vita e l'altra si spostò dalla lunga schiena al collo
sottile ed elegante, leggermente piegato in una posa che sapeva di
attesa. Le affusolate dita di Sasuke ne percorsero l'intera linea,
accarezzando con l'indice e il medio l'incavo tra la base e le spalle,
le uniche parti di corpo non celate dal vestito.
«Lo
so...» disse continuando il percorso sul braccio,
sfortunatamente coperto dalla stoffa.
«Non
avrei dovuto dire quelle cose, sono stata una sciocca»
«Di
certo hai sconvolto i presenti, io stesso non avrei saputo fare di
meglio» aggiunse con un sorriso accattivante mentre
avvicinava le labbra alle sue, ma Sakura voltò il viso,
negandosi.
«Che
diavolo ti prende Sakura?» disse sprezzante a causa
del suo rifiuto.
«Non
trattarmi come una stupida Sasuke, non trattarmi come loro...»
Lo sguardo di Sakura aveva una fermezza tale da renderlo
insopportabile, Sasuke percepì chiaramente tutta la sua
rabbia.
«Non
so di cosa tu stia parlando, ragazzina» commentò
abbandonando la stretta.
«Sasuke...»
disse in un sussurro «E'
la verità?»
L'Uchiha girò appena il viso, quel poco da mostrarle a
stento il profilo del naso.
«Tu,
tu...non ti fidi di me!» disse solo pieno di ira.
«Io
mi fido di t-»
«BUGIARDA»
urlò all'improvviso scattando. «Non
eri tu quella che diceva "sceglierò sempre l'ultimo degli
Uchiha?"»
«Ed
è la verità! Io ti amo Sasuke»
«Dimostralo»
disse tra i denti.
Sakura si avvicinò con lentezza, quando fu abbastanza vicina
posò la mano sul petto di Sasuke, all'altezza del
cuore.
«So
chi sei realmente, sono cresciuta con quel bambino. Ma con il tempo ho
imparato a conoscere anche la malinconia, il tormento e l'odio
dell'uomo che sei oggi. Non allontanarmi Sasuke, sono
semplicemente preoccupata per te»
«So
badare a me stesso» disse guardando il palmo della sua mano
chiara, ancora aperto sul suo petto duro.
«Forse
l'uomo sì, ma il bambino ancora no. Lui hai bisogno di me
più di quanto tu intendi ammettere» disse e Sasuke
avvertì una sensazione di calore nel cuore, sotto la sua
mano.
«Sono
sceso a patti con il Consiglio, con tuo padre, per riportarti qui. Non
conta niente questo per te?» chiese allontanando la sua mano
con un gesto brusco.
«Certo,
e sono felicissima di essere di nuovo con te! E' proprio questa mia
felicità a spaventarmi, sono dilaniata Sasuke...ho paura di
non riuscire a riconoscere più ciò che
è giusto da ciò che non lo
è» ammise «Vorrei
così tanto lasciarmi andare e smetterla di pensare ad altro
se non a te, a noi...»
Sasuke la guardò negli occhi, si riavvicinò a
lei, abbassando il viso.
«Allora
fallo» sussurrò sulle sue labbra dischiuse per
poi poggiare lentamente la bocca sulla sua.
E appena ne sentì la consistenza, tutto scomparve nella
mente di Sakura. Accettò quel bacio,
perché per una vita intera si era sentita angosciata, alla
disperata ricerca di salvare il suo amore che tutti dicevano perduto
per sempre, e ora dopo tutto quel tempo, la voglia di toccarlo,
baciarlo, sentirlo su di lei, era troppo forte per non assecondarla.
In poco tempo, Sasuke portò le dita sui lacci del vestito,
velocemente li allargò per avere accesso alla sua pelle
calda.
«Ti
ho sognata ogni notte da quando sei andata via» disse con la
voce roca, smorzata dal desiderio. «Anche
io...» rispose con impeto, portando entrambe le braccia
intorno al suo collo.
Bastò poco affinché i respiri diventassero
più veloci, interrotti, bollenti. Sakura, impaziente, gli
aprì il mantello, lasciandolo cadere a terra.
Sasuke, con abilità, aprì tutto il prezioso
abito, che cadde ai suoi piedi lasciandola solo con la sottoveste,
bianca e completamente trasparente.
Con la mano sulla sua vita l'allontanò appena per ammirarla
: I capezzoli già turgidi sfioravano il tessuto
leggerissimo, le spalle forti e ossute si muovevano a ritmo di un
respiro smorzato, gli occhi languidi e splendenti lo fissavano
pregandolo di farla sua in quell'istante. La riavvicinò
accarezzandole la schiena, per poi scendere giù seguendo il
profilo del sedere.
Sakura tremò contro suo volere, e prese lentamente a
baciargli il collo, con le labbra roventi e la lingua umida che
seguivano i sospiri carichi di Sasuke. Succhiando la pelle chiara del
Traditore, con un gesto veloce, gli sfilò la cottardita
grigia. Si prese un attimo per guardare le numerose cicatrici sul
petto, scolpito dagli allenamenti, dalla guerra e dal dolore, per poi
iniziare a giocare, sfacciata come mai lo era stata, con l'apertura dei
suoi calzoni e infilare le dita oltre l'orlo.
«Sei
imbarazzata» soffiò lui, notando il
rosso vermiglio che le colorava il viso. Eccitato, fece salire la mano
sulla coscia scostando con poca grazia il tessuto leggero della
sottoveste per arpionare la carne liscia.
«E
questo ti piace da morire, non è vero fratellino?»
disse in un sorriso malizioso, ripetendo le stesse parole che
lui le aveva sussurrato all'orecchio nella sala del trono.
«Non
hai idea quanto» ammise con la voce rotta, mentre velocemente
e senza preavviso infilò la mano tre le sue gambe.
Il corpo di Sakura rispose a quel tocco bagnando immediatamente le dita
del Traditore, che continuavano ad accarezzare e spingere la sua
intimità. I gemiti sommessi ovattarono l'udito di Sasuke
che, afferrandola per un fianco, la trascinò sulla
cislonga, senza che la sua mano lasciasse un secondo l'apertura calda
della sua femminilità. Si stese su di lei e le morse il
collo, strappandole un lamento di dolore e piacere.
Sakura si rese conto che era talmente eccitata da non pensare nemmeno
più alla possibilità che lui avesse mentito a
tutti, costruendo un astuto doppiogioco.
Bastava poco per perdere il controllo e divenire totalmente
incosciente. Era diventata creta nelle mani di quell'uomo.
«I
vecchi del Consiglio... ti credono pura ed illibata, raggirata dal
losco Traditore, cosa direbbero se ti vedessero adesso... con il corpo
che mi implora di prenderti...»
Le disse sadico, tra morsi e baci.
Ma sebbene le sue parole fossero lame affilate, Sakura non riusciva a
mettere a tacere i propri gemiti, si sentiva impazzire.
Perché, nonostante quelle frasi la mettessero in
difficoltà, ciò che il suo spirito la spingeva a
fare era semplicemente affidarsi?
Perché, nonostante una parte di lei voleva fuggire il
più lontano possibile da lui, ciò che in
realtà spasimava era il restare ad assaporare quel tocco
abile ?
Sakura si era sempre considerata -ed era parimenti lodata- come una
ragazza particolarmente assennata, coscienziosa e giudiziosa ma ora
riusciva solo a pensare alle sensazioni che lui le dava, a come si
sentisse finalmente bene, felice, amata, desiderata come aveva sognato
per troppi anni.
E quindi al diavolo tutti, al diavolo Konoha, i complotti, le vendette,
le guerre. Al diavolo il mondo intero, se significava essere stretta
tra le sue braccia per l'eternità.
Al diavolo tutto per lui, al diavolo la sua moralità, i suoi
valori, la sua anima.
«Perderei
la ragione... pur di aver...ti con... me, Sa...su...ke»
articolò a fatica, aggrappandosi al suo collo quando lui la
penetrò con un unico movimento.
Ed era vero, perché un briciolo di luminosità
già aveva lasciato la sua anima. Inconsapevolmente Sakura
stava sfamando la sua parte oscura, celata, ma comunque presente in
ogni essere umano.
Possesso, egoismo, risentimento vincevano.
E, sotto quell' incessante nevicata, la guerra tra i lupi andava
avanti, Sakura strappava un altro brandello di se stessa.
Quelle parole rotte, impregnate di sudore e sesso, uscite
dalle labbra gonfie di Sakura, accompagnarono le spinte di
Sasuke, e il desiderio divenne incontenibile divorando le viscere degli
amanti.
Sakura inarcò sinuosamente la schiena al passaggio della sua
mano per poi sospirare quando questa raggiunse e strinse i suoi glutei.
«Ah...Sas..»
la voce non le uscì perché ormai stava
abbandonando qualsiasi controllo su se stessa, sul proprio
respiro e sui gemiti di piacere che provava.
Sakura si stava dimostrando incredibilmente debole e schiava della
carnale passione che stava vivendo, e le sembrava di avvicinarsi troppo
a un qualcosa: qualcosa che l' aveva sempre affascinata come le
infinite sfaccettature e imperfezioni di quell'uomo che amava ma che,
rispetto a se stessa e a quello che incarnava, considerava un
pericoloso nemico al quale non si sarebbe mai sottomessa.
Rialzò la mano, prima stretta tra i cuscini sopra la sua
testa e tentò di posarla sul petto del Principe per frenare
le sue spinte, ma invano;
Perché le scosse di piacere l' attraversarono con una
potenza incredibilmente intensa, tanto da farle tremare, al tempo
stesso, le cosce e il bacino sotto l'assalto dei suoi lombi.
Ogni suo sensuale gesto era una catena che la imprigionava nella
lussuriosa cella che lui stava creando, ed i suoi languidi sospiri
erano gli anelli che la tenevano salda ai suoi polsi.
E non voleva privarsene.
Non voleva fuggire... non più.
«Non smettere...» un inusuale sospiro
lasciò le sue labbra socchiuse nella foga dei gemiti che
ormai si susseguivano in ripetizione: tremante, incerta...
intimorita... mentre le mani si rialzavano e, con lo stesso
tentennamento, si posavano sui suoi fianchi, chiudendosi e premendo su
di essi nel bisogno che ormai aveva manifestato.
«Non ne ho alcuna intenzione, Sakura» le
sussurrò con provocazione sensuale all'orecchio,
continuando a spingersi in lei con una foga violenta che lasciava
comunque costantemente spazio all'attenzione che il Principe riservava
solo alla sua dolce sorella.
La visione di Sakura, così imbevuta di piacere,
così gradualmente abbandonata a lui, era eccitante e dolce
al tempo stesso...in quel momento, senza rimpianti, si sarebbe arreso a
lei, concedendole ciò che nessuno al mondo avrebbe mai
potuto ottenere, accettando e riconoscendo quella luce che sembrava
assopita da anni nel suo spirito.
Sakura d'improvviso sentì un tonfo al petto, una forza che
non riusciva ad identificare le si smorzò nel
ventre, per risalirle il petto come se avesse dei tentacoli.
"Brava Sakura... abbandonati..." - sussurrò una voce ad un
orecchio, nella sua testa. Mentre Sasuke ghermiva possessivamente il
suo bacino, che fece rialzare per arrivare sempre
più dentro lei.
"Liberati di te stessa..." - concluse quel sospiro femminile
e lascivo; le fiamme del camino che illuminavano l'ambiente aumentarono
in concomitanza con i sospiri pesanti che Sasuke non riusciva a
reprime.
Un immenso gelo pervase immediatamente il corpo della
Principessa, la quale spalancò gli occhi con un'espressione
allarmata sul viso perché non capiva a chi appartenesse
quella voce, e quella richiesta era qualcosa su cui non aveva
minimamente riflettuto e che la metteva in difficoltà
perché significava concedere molto più
di quanto era disposta.
"No... non... non posso..." - pensò appena tra i gemiti che
comunque non riusciva a trattenere per via dell'estasi sempre
più intensa e vicina.
Non conosceva esattamente cosa possedeva e cosa quindi quella voce
chiedeva, sua madre le aveva solo detto che era il Dono della Luce, e
che quello appartenente a Sasuke era ugualmente antico, quanto il Tempo
stesso e, sotto certi versi, incredibilmente più potente e
maestoso, come colui che lo possedeva.
"...non chiedermi questo..."
Un' ultima implorazione quando ormai il suo cuore aveva già
preso un battito incontrollabile, come una parte oscura del suo stesso
spirito che, a sua volta, si stava risvegliando, richiamata.
Chiuse gli occhi e la sua fronte si corrucciò quasi cercasse
di tenere a bada qualcosa divenuto ormai incontrollabile, ma il piacere
che si stava diramando dentro di lei la stava già spingendo
a lasciarsi andare inevitabilmente.
"Non devi averne paura, Sakura" - la incoraggiò la voce
troppo simile alla sua... Era lei stessa a elaborare quei pensieri?
"Lascia la Luce! Non ti dimostrerai debole per questo... sarai solo
più... libera...e ti sentirai sempre meglio. Accetta
l'oscurità! "
"No... no, io non..." - ancora un tentativo di ritrarsi da parte di
Sakura che parve però soltanto un eco lontano a confronto
dell'immensa potenza della tentazione.
Poi, d'un tratto, il sussurro di Sasuke la salvò.
«Sakura»
disse solo con voce roca, accarezzandole i fianchi e baciandole il
collo mentre l' avvolgeva con il calore del suo corpo.
Sakura lo guardò e non poté fare a meno di
ammirare lo splendore di quella creatura che la sovrastava,
ammantata di quell'alone mistico e oscuro
«Sa..sasuke,
non voglio...perdermi. Aiutami...» ansimò mentre
un'altra fitta di piacere le investiva i lombi.
Sasuke fu percorso da un tremito, non capiva, ma sapeva che nemmeno lui
lo voleva.
«Non
lo permetterò» sussurrò al suo
orecchio. «Non...hai..
niente da temere, tr..a le mie braccia»
Sakura annuì sorridendo lievemente. Non temeva Sasuke,
nè ciò che la passione poteva portare, ma temeva
se stessa e quanto avrebbe rinunciato per lui.
Le sue movenze si fecero meno veloci ma più intense, il
contatto fra i loro corpi e i loro spiriti sempre più saldo
e piacevole...
«Io...ti
amo Sakura» le disse combattuto, fissandola negli occhi.
Sakura sentì il cuore mancarle di un battito, era la prima
volta che Sasuke le diceva di amarla, e così senza
accorgersene, il verde limpido delle sue iridi rilucette e la pelle
assunse un bagliore caldo e argenteo che investì anche
Sasuke che rimase con un'espressione confusa e intimorita come se,
nonostante tutto, quel naturale ed intenso contatto tra loro lo
turbasse profondamente.
Sakura sorrise, amabilmente, perché non appena Sasuke aveva
pronunciato quelle poche lettere, aveva sentito diradarsi dentro di
sè, nelle vene, una luce purissima e chiara come la luna, e
quando sentì anche Sasuke concedersi al calore della sua
luce, avvolse il Principe, che si ergeva sopra di lei, in un abbraccio
reso ancor più intimo dall'aumentare
dell'intensità del bagliore ammaliante di cui si erano
avvolti.
Ormai smarriti in quel turbinio di sensazioni, smisero infine
di pensare a se stessi, ai propri passati, a ciò che erano
diventati nel tempo.
Null'altro esisteva nei loro "essere" se non quello potente e radioso
dell'altro che lambiva e si fondeva col proprio, ed anche i loro corpi
parvero allora assumere la stessa liquida movenza.
Ad un tratto Sakura alzò una mano e la posò
d'istinto sulla guancia di lui, con le falangi a rasentare il suo
profilo, osservando il suo volto splendente quasi che non lo
riconoscesse.
Socchiuse la bocca per parlare ma ne uscirono solo sospiri dell'estasi
dei sensi che stava per esplodere dentro di lei.
Sasuke
continuò a guardarla negli occhi semichiusi, accarezzandole
le labbra dischiuse con il pollice; accompagnando quel gesto
a movimenti secchi, veloci e profondi dentro di lei, mentre la loro
luce si fondeva, riscaldando e avvolgendo completamente i corpi di
entrambi, che contribuì a far fremere e vibrare.
Oltre i sospiri e la carne, oltre quell'unione pura e mistica, le
labbra di Sakura si inclinarono in un dolce sorriso e da esse
scivolò quel solo sussurro...
«Siamo...un'unica
anima...in un unico corpo ora...»
I contorni della realtà materiale di quel momento svanirono,
perduti dietro l'immensità dell'Eterno che si stava
sprigionando.
Ed, incontrollabile, Il tripudio dell’orgasmo
l’investi simultaneamente, con le fronti imperlate e le
bocche schiuse in un lamento vittorioso.
Quando Sakura posò, sospirando appena, la testa sul
petto lievemente sudato di Sasuke capì che la guerra tra i
due lupi era avvenuta dentro di lei così come avveniva
dentro Sasuke, e che stava a loro decidere qual'era il lupo da saziare
e che, forse, entrambi ne sarebbero usciti vivi.
Avevamo da sempre combattuto per qualcosa, ma in quel momento eravamo
la stessa cosa, metà nell'ombra, metà illuminati
dalle fiamme.
E la sua oscurità era divenuta la mia luce.
Anni prima
Lei aveva detto loro di non farlo, lei glielo aveva fatto notare che
poteva essere pericoloso, aveva detto loro che avrebbero dovuto non
farlo, lei li aveva avvertiti.
Sakura aveva l’espressione più scura in volto che
riusciva a mostrare una bambina di undici anni, la fronte corrugata, le
labbra tese in una smorfia, le braccia congiunte al petto mentre
scendeva il più rapidamente possibile dalla scogliera. Non
poteva andare troppo veloce, aveva addosso un vestito color porpora che
le intralciava i movimenti, i capelli lunghi rosa intrecciati per
formare una treccia che le circondava l’intera testa con
delle ciocche che continuavano ad andarle davanti alla faccia per via
del vento che c’era quel giorno. Gettava continuamente uno
sguardo verso l’acqua lì sotto, aspettando che
comparisse una testa bionda e una nera, ma non succedeva.
Il cuore di Sakura cominciò a battere più forte
man mano che passavano i minuti e lei si sbrigava a scendere, le iridi
verdi fisse sull’acqua.
Niente. Non si muoveva nulla.
L’espressione precedente diventò preoccupazione,
lei gliel’aveva detto ai suoi fratelli che continuavano a non
ascoltarla, a fare di testa propria, a escluderla da quei stupidi
giochi pericolosi.
Ma in quel momento, mentre correva in discesa nonostante fosse
imprudente, non pensò neanche lontanamente al fatto che
ancora una volta avesse avuto ragione lei, bensì che non
riusciva più a vedere i suoi fratelli.
"Quando diventerò Re, guiderò la mia
flotta attraverso i mari più pericolosi,
sconfiggerò pirati e mostri marini e infine
scoverò tutti i tesori nascosti nei relitti" aveva detto
Naruto guardando l'orizzonte. I capelli corti mossi dal vento estivo,
gli occhi azzurri che riflettevano i raggi del sole di quell'infinita
estate.
"Tsk... ma per favore, se non hai nemmeno il coraggio di nuotare a
largo" lo aveva deriso suo fratello Sasuke, con un espressione di
scherno sul viso perfetto;
e Sakura suo malgrado si era fatta uscire una stupida risatina.
"Ma se potrei buttarmi anche dalla scogliera!"
"Bene! Allora fallo" gli aveva detto Sasuke con un ghigno.
Sakura aveva assistito centinaia di volte a quei battibecchi e a quelle
stupide sfide che sembravano divertirli tanto, ma buttarsi dalla
scogliera le sembrava un po' troppo esagerato rispetto al solito.
"Ehi! Ma dove state andando, mica fate sul serio?" aveva urlato
inseguendoli.
"Guardami Sakura, io non ho paura di niente" aveva risposto suo
fratello maggiore, girando la testa bionda verso di lei.
"Aspetta Naruto!" aveva urlato affrettando il passo, alzandosi il
vestito lungo nel quale inciampava.
Quando finalmente li raggiunse erano all'estremità del
dirupo, scrutando il mare agitato.
"Non...fate gli stupidi, è troppo...pericoloso" aveva detto
riprendendo fiato.
"Io non ho paura...forse Sasuke ne ha" lo provocò Naruto che
aveva già iniziato a sfilarsi gli stivali di cuoio.
"Tsk... facciamo a chi si butta prima?!" aveva incalzato imitando il
suo gemello biondo.
"Smettetela! Potete farvi davvero male... E' troppo alto!"
"Allora...al mio tre!" l'avevano ignorata, come al solito.
"Fermi, vi prego!"
"Uno" aveva detto Sasuke portando un piede scalzo indietro, per darsi
la spinta necessaria.
"No! Finitela, finitela!!" aveva urlato lei con la faccia
più arrossata per la paura e la rabbia.
"Due..." gli aveva sorriso Naruto, mostrando i canini affilati.
"TRE" avevano urlato all'unisono, per poi lanciarsi nel vuoto.
Sakura aveva gridato terrorizzata. sporgendosi dal dirupo fino a vedere
le loro teste sempre più piccole -data l'eccessiva altezza-
scomparire tra la spuma del mare.
Quando arrivò al termine della scogliera, aveva le guance
colorate di rosa, il respiro più affaticato e i capelli
scompigliati.
Non urlò il nome dei suoi fratelli, non ce ne fu bisogno
visto che loro erano lì.
Erano completamente fradici, dalla testa ai piedi, ma stavano
sorridendo; quel sorriso imbecille che per un solo secondo fece
tentennare Sakura che si stava dirigendo verso di loro con la furia in
volto che aveva sostituito le lacrime di paura. Era tentata di
dargliela vinta, di sorridere a sua volta, ma cacciò via
quell’impulso non appena si avvicinò ai fratelli.
«Sasuke e Naruto
Uzumaki, vi rendete conto di quello che
avete appena fatto? Di quello che dirà nostro padre
non appena lo saprà?! » li fissò.
Uno sguardo carico d’ansia e preoccupazione, ma anche di
rabbia. Perché lo avevano fatto, ma non dovevano
assolutamente farlo ancora.
«Era pericoloso! Se ci fossero
stati degli scogli sotto? Eh? Sareste morti, ecco cosa!» il
tono di voce della ragazzina si alzò, succedeva sempre
così quando era arrabbiata, soprattutto quando i
suoi fratelli non l’ascoltavano e continuavano a
fare di testa loro, incuranti dei pericoli.
E Sasuke e Naruto se ne restavano lì, con quello sguardo
divertito sul volto.
«Oh Saku, calmati, stiamo bene,
siamo vivi» il ragazzino con gli occhi neri
scoppiò in una risata.
«Non per molto, quando lo
saprà nostra madr- » ma la frase di Sakura venne
bloccata da Naruto, che aprì i palmo delle mani e
mostrò a sua sorella quello che avevano trovato.
Erano tre semplici conchiglie, niente di elaborato, ma erano
perfettamente integre.
«Le abbiamo trovate
mentre risalivamo.Una vicina all'altra, nel bel mezzo degli abissi,
come noi tre» spiegò il ragazzo, stringendosi
nelle spalle e allungando la mano che teneva le conchiglie verso la
sorella. «Tieni, una è per
te.»
Sakura poteva avere tutto quello che voleva, aveva bracciali,
abiti, collane, tutte cose che erano invidiate e desiderate dal resto
delle donne e bambine del paese, ma mentre suo fratello gli
porgeva quella conchiglia e le loro mani si sfioravano,
realizzò che valeva molto di più di tutti quei
preziosi gioielli che teneva nella propria camera, perché
era un regalo di Naruto e Sasuke.
L’avevano trovata e l’avevano raccolta per lei.
Mentre pensava a questo, suo fratello Sasuke la stava fissando.
«Non ti devi preoccupare per
noi Sakura, sappiamo badare a noi stessi» le disse.
«Mi preoccuperò sempre
per voi! Siete comunque degli incoscienti e con molta
probabilità lo sarete anche da grandi» ma stavolta
lo disse con la voce più bassa, un sussurro lieve,
continuando a rigirarsi il regalo tra le mani.
«Tienila con te»
ripeté Naruto, mentre le sue le mani si misero su quelle di
Sakura, chiudendogliele delicatamente e racchiudendo la conchiglia tra
le dita della sorella.
«Finché ce
l’avrai, noi saremo sempre con te e non ti dovrai
preoccupare più.» quel contatto durò
qualche minuto, e rimasero lì con le mani strette
l’uno nell’altra.
Suo fratello Naruto sapeva sempre come farla tranquillizzare, come
farla mettere a proprio agio. Dopo un po’ tolse la mano,
stringendo ancora la conchiglia
«Allora voi terrete le
altre due?»
«Certo, ognuno ha la sua.
Così anche quando saremo lontani, ascoltando il rumore del
mare, ci ricorderemo di non essere soli, ma di poter contare sempre
l'uno sull'altro» rispose Naruto in un sorriso genuino,
Sasuke era al suo fianco e anche se non sorrideva come suo fratello, i
suoi occhi risplendevano della medesima luce mentre stringeva la sua
conchiglia tra le mani.
Non se lo spiegava ma le veniva quasi da piangere, era così
felice che il cuore le pulsava frenetico.
« Non pensate
che non lo dica lo stesso a nostro padre!» li
canzonò lei sorridendo, e facendo una smorfia subito dopo
iniziò a dirigersi verso il castello estivo, con Naruto e
Sasuke completamente bagnati al seguito, che ridenendo
facevano ridere Sakura a sua volta.
Naruto Sakura
e Sasuke ridevano con la certezza infantile che mai niente sarebbe
riuscito a scalfire i loro sorrisi.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
15
Mi è sacra.
Ogni desiderio in sua presenza
tace.
Non posso
dire cosa succede in me quando le sono vicino;
mi pare che tutta
l’anima si riversi nei miei nervi.
Johann Wolgang Goethe
«Abbiamo
terminato Principessa»
Le aveva detto una delle sue cameriere non appena aveva finito di
sistemarle il diadema tra i capelli. Solo in quel momento Sakura aveva
alzato lo sguardo davanti a sé, quasi intimorita.
L'immagine che vide allo specchio le smorzò il respiro. Il
suo viso e i suoi occhi verdi erano luminosi più
del sole, rifulgeva di una bellezza straordinaria.
«Sei...stupenda»
Commentò con emozione la figura bionda alle spalle.
Sakura notò un lieve rossore sulle guance chiare di Ino
mentre gli occhi azzurri dell'amica si riempivano di lacrime malamente
trattenute.
«Non
piangerò, altrimenti farò piangere anche te e
rovineremo il tuo splendido visino»
le disse quando Sakura le prese le mani tra le sue.
«Mi
sembra quasi irreale...»
sussurrò
quest'ultima in un sussurro pudico.
«Ti
ricordi quando eravamo piccole e sognavamo il giorno dei nostri
matrimoni ?»
Sakura annuì, le mani strette in quelle dell'altra, gli
occhi verdi puntati nei suoi.
«Litigavamo
perché entrambe immaginavano Sasuke al nostro fianco»
continuò con un sorriso dolce sulle labbra piene.
«E
quando correvamo da lui, con le corone di fiori tra i capelli, a
chiedergli quale delle due avrebbe voluto sposare, lui ci guardava con
dolorosa indifferenza "Non disturbate i miei allenamenti per una cosa
tanto ridicola!" rispondeva la maggior parte delle volte, e noi con
dispiacere e imbarazzo scappavamo via.» «Che
bambino perfido»
commentò Sakura ridendo al ricordo della loro infanzia
fianco a fianco.
«Sì
lo era, ma sebbene ci dicesse quelle cose, i suoi occhi neri quando
incontravano i tuoi, assumevano una sfumatura diversa, talmente diversa
rispetto al solito da farmi pensare -a me che ero solo una bambina di 9
anni- di voler avere come sposo un bambino che mi avesse guardata con
lo stesso sguardo con cui Sasuke ti fissava...»
Suo malgrado anche gli occhi di Sakura si stavano riempiendo di
lacrime, con forza sbatté le lunghe ciglia per trattenersi.
«Quando
poche settimane fa mi hai confessato che lo avresti sposato, ti ho
sorriso e ti ho detto "Congratulazioni amica mia!" baciandoti e
abbracciandoti.
Sembravo felice, ma in realtà non lo ero. Dentro di me
ruggivo, pensavo che un assassino come lui non sarebbe mai riuscito ad
amarti come meritavi, e che tu eri una sciocca a fidarti di
lui, troppo innamorata per riuscire a vedere quanto marcio quell'uomo
fosse! Ho pensato che ti stava solo usando o che lo avrebbe fatto prima
o poi ; ho pensato che sicuramente fingeva, e che ti avrebbe ferita
dimostrandosi per come era veramente...ho pensato tutto questo e molto
altro, lo ammetto. Ma la mia preoccupazione nasceva solo dall'infinito
affetto che nutro nei tuoi riguardi, e mai e poi mai avrei permesso che
ti fosse fatto del male, ancora.»
disse velocemente con lo sguardo nel suo. «Poi
però, qualche giorno dopo, l'ho visto passeggiare con
Naruto. Il portamento naturalmente aristocratico, il passo deciso, il
mento alto e la bocca serrata in un'espressione ferma e altera, gli
occhi freddi, spenti ...vuoti. Pensai tra me e me che era bello
sí, forse più bello di quanto ci saremmo
immaginate da piccole, e che se era stato il sogno di ogni bambina del
regno, ora con grandissima probabilità lo era ancora per
ogni donna ; ma che mai sarebbe riuscito a renderti felice! Troppo
preso da se stesso e dal suo risentimento per poter prestare le dovute
cure alla sua sposa. Eppure in quel preciso istante, mentre formulavo
quei pensieri, notai qualcosa cambiare nei suoi occhi. Si erano accesi.
Il nero aveva assunto una tonalità diversa, come il moto
delle maree, o il fruscio delle foglie d'autunno. Vidi nei suoi occhi
qualcosa che riconobbi subito e indirizzai lo sguardo al punto preciso
che lui stava fissando; e quindi ti scorsi mentre sorridevi e li
raggiungevi a grandi passi. Stetti ancora lì, spettatrice
nascosta di quell'incantesimo, il viso di Sasuke era sempre una
maschera di inespressività e i suoi gesti rimanevano minimi
e calcolati, ma i suoi occhi cantavano promesse d'amore eterno,
gratitudine, affetto, dolcezza, compassione e rispetto, cantavano della
speranza di un nuovo inizio, del dolore di una separazione e della
felicità del ricongiungimento, sussurravano questo e molto,
molto altro... E allora capii che la tua felicità era
racchiusa in quegli occhi neri e che Sasuke, nonostante tutto, ti
guardava ancora come quando avevamo 9 anni, e che io, nonostante tutto,
credevo ancora che la vera espressione di gratitudine e amore fosse
racchiusa negli occhi di Sasuke quando guardavano te»
Concluse
in un sorriso che rese il suo viso ancora più bello -se
possibile-
«Ino...»
mugugnó allora Sakura fiondandosi tra le sue braccia, la
strinse forte a sé immergendo il viso tra i lunghi capelli
biondi «Grazie,
non sai quanta pace mi hanno donato le tue parole »
Ino ricambiò quella stretta e una lacrima le rigò
la pelle bianca della guancia
Il discreto bussare alla porta sciolse il caldo abbraccio. Una giovane
dama rivolse un gentile sorriso «Vi
attendono Principessa, è giunto il momento»
Sakura e Ino si guardarono per un intenso istante per poi raggiungere
mano nella mano l'uscio della stanza da letto.
Era tradizione che la sposa passasse i tre giorni precedenti il
matrimonio lontano dal futuro marito, tre giorni durante i quali si
sarebbe progressivamente lasciata alle spalle la sua vecchia vita,
preparandosi ad accoglierne una nuova. Ma per Sasuke quei giorni di
attesa erano stati tremendi. Il primo giorno forse era stato il
peggiore. Quando un attendente si era presentato di buon’ora
alla sua porta, chiedendogli di seguirlo per prendere parte ad una
serie di procedure e di tradizioni, Sasuke aveva quasi minacciato di
ucciderlo, e l’altro per poco non se n’era andato
via di corsa. Dopo era arrivato Naruto, al quale Sasuke non aveva
riservato un trattamento migliore. Alla fine comunque era stato lui
stesso a convincersi, non perché avesse messo in campo una
qualche argomentazione, ma soltanto perché Sasuke si era
reso conto che la sua resistenza sembrava quasi un capriccio e per non
perdere la propria dignità, aveva acconsentito stoicamente a
partecipare a quelle insulse procedure. Ma la sua mente era volata
altrove per tutto il tempo, pianificando ulteriormente le sue azioni
malvagie una volta portato a termine il matrimonio.
Del secondo giorno Sasuke ricordava un glaciale scambio di sguardi con
alcuni membri Consiglio, intenti a supervisionare i preparativi
dell’evento. Si era dileguato un attimo dopo, ma Sasuke aveva
continuato a sentirsi addosso gli occhi del Consiglio. Parlavano di
ingratitudine e di diffidenza. Guarda come sei ingrato, dicevano. Noi
ti abbiamo salvato, e tu hai ancora quella faccia.
Arrivò alla sera del terzo giorno così ricolmo di
rabbia da non riuscire nemmeno a dormire. Sentiva quella stessa
pulsazione sorda all’altezza del cuore che lo aveva spinto in
urla la prima notte che aveva passato in cella, quando era stato
riportato a palazzo. Si affannò a soffocare tutto, emozioni,
ricordi, idee. Se solo la sua immaginazione si fosse fermata per un
istante, se solo lo avesse lasciato in pace.
Invece, appena chiudeva gli occhi si vedeva davanti Sakura che gli
veniva data in moglie, Sakura che gli stava accanto durante i
festeggiamenti, Sakura che lo seguiva nelle loro nuove
stanze.
Avrebbe voluto pensare alla sua vendetta, lasciarsi ossessionare dai
piani di rivalsa, e invece continuava a vedere lei.
Con sforzo, si dedicò con tanta minuzia a soffocare ogni
pensiero che alla fine riuscì ad addormentarsi.
La mattina dopo si svegliò intontito, di controvoglia.
Realizzò con calma che era il giorno del suo matrimonio, e
con calma gli si annodò lo stomaco.
Rifiutò l’aiuto che gli venne offerto da alcuni
attendenti che aveva ricevuto il compito di aiutarlo a prepararsi.
Sì vestì da solo e con solennità, come
se stesse indossando l’armatura prima di una battaglia,
quando guardò il suo riflesso allo specchio si
sentì per un attimo emozionato .
Era pur sempre il giorno del suo matrimonio.
Attese l’inizio della cerimonia in una sala i cui intarsi
dorati erano troppo carichi e splendenti per i suoi gusti. Naruto lo
raggiunse poco dopo. Probabilmente aveva avuto la brillante idea di
fargli compagnia.
Sasuke era già pronto a cacciarlo, ma
nell’osservare come si era tirato a lucido e il sontuoso
mantello arancio non riuscì a trattenere un ghigno.
«Ti trovo a tuo agio, come damigella
d’onore» commentò. Naruto parve
offendersi per un istante, ma poi un grande sorriso si dipinse sul suo
volto.
«Però non aspettarti che ti regga lo
strascico» replicò fingendo malamente di essere
ancora serio. Poi la sua espressione mutò di nuovo, e
batté la mano sulla spalla del fratello in un gesto che era
solo affetto.
Sasuke avrebbe voluto sentirsi in qualunque altro modo tranne che
così, perché quel fratello lui lo odiava, lo
odiava così tanto da aver tentato di ucciderlo, ma in quel
momento sentiva solo l’amarezza pungente che si prova quando
ci si trova davanti a qualcosa che si è perduto per sempre.
Avrebbe voluto cancellare l’amore dal viso di Naruto con un
pugno ben assestato, ma invece sorrise in risposta.
Aveva sempre capito quello che Naruto pensava ancora prima che lui
stesso se ne rendesse conto, e lo capiva anche adesso. Naruto stava
dicendo che gli dispiaceva.
Che sapeva che aveva trascorso dei momenti tremendi, ma che da quel
momento in poi tutto sarebbe andato per il verso giusto,
perché anche lui ora gli era accanto ed erano di nuovo
insieme, tutti e tre.
E Sasuke, con suo immenso orrore, gli stava rispondendo.
Non era certo, però, di quale fosse la risposta che gli
illuminava gli occhi.
L’amarezza gli rimase ben impressa sotto la pelle anche
quando le porte si aprirono e lui percorse al fianco di Naruto un breve
corridoio, fino a sbucare all’aria aperta.
La cerimonia era stata allestita nei giardini, all’ombra di
un grande frassino, il più antico di tutta Konoha, che
avrebbe rappresentato l’albero della vita. Per permettere ai
nobili di partecipare all’evento erano stati eretti
sull’erba degli ampi spalti circolari. Anche alla popolazione
comune era stato permesso prendere parte ai festeggiamenti, e la gente
si era radunata ad una certa distanza dagli spalti.
Molti di loro sembravano sinceramente emozionati.
Tutti, nobili e plebei, stavano guardando verso di lui.
Sasuke li odiava. Nessuno di loro aveva spezzato una lancia in suo
favore durante il processo, ma ora erano pronti a festeggiare il suo
matrimonio. Li odiava tutti, li odiava da morire. Li odiava
già da prima, ed era sicuro che, sotto a quegli opachi
sorrisi di circostanza, anche loro lo odiassero.
Naruto lo accompagnò lungo il corridoio erboso fino ai piedi
del frassino. Solo allora Sasuke si accorse del palco sul quale
sedevano i regnanti delle Cinque Grandi Nazioni, poco
lontano. Incontrò lo sguardo di Gaara del Deserto, lo stava
scrutando con quegli occhi gelidi e troppo chiari, ricambiò
il tacito astio e con eleganza girò il capo davanti a
sè.
Strinse gli occhi per combattere il sole, e in quel momento la vide
avanzare nel prato.
Gli attendenti di corte si erano dati da fare per esaltare
l’aspetto della sposa, ma non avevano esagerato con lo
sfarzo. Sakura indossava un abito semplice, chiaro e leggero.
La luce del sole si rifletteva brillando sul rosa dei capelli
e sui diamanti del diadema che portava sul capo, ma Sasuke non ci fece
troppo caso. Era preoccupato a guardare lei, i suoi occhi.
Voleva sapere che cosa pensava, voleva sapere come stava. Voleva sapere
se stava come lui.
Quando Sakura fu abbastanza vicina per permettergli di osservarla
più attentamente, Sasuke si rese conto che la sua
espressione era pura gioia. La bocca piegata in un sorriso,
che non riusciva a contenere, il collo dritto, la testa alta. E per un
attimo anche sulle sue labbra comparve un sorriso. Quando
Minato raggiunse il frassino insieme alla figlia, Sasuke
capì che era arrivato il momento.
Lo sguardo di Sakura scivolò inavvertitamente nel suo, e
Sasuke credette di annegarci dentro.
Non c'era alcuna angoscia o paura negli occhi di Sakura, quella che si
prestava davanti al pubblico che adesso attendeva trepidante attorno a
loro, era semplicemente una ragazza innamorata, forse la più
innamorata del Regno.
Sasuke, suo malgrado, sentì qualcosa spezzarsi, e
pensò fosse quel nodo di rabbia che sentiva nel petto, ma la
sensazione gli rimase. Non capì mai che cosa si fosse
spezzato veramente. Sapeva solo che in quel momento, davanti alla gioia
che Sakura riusciva a malapena a combattere, non ce la faceva a
sentirsi esasperato come sempre. Avrebbe voluto dirle che doveva avere
paura di lui, non perché le avrebbe fatto del male fisico,
questo no, ma perché peggio l'avrebbe ingannata, raggirata.
Avrebbe voluto dirglielo, ma agli occhi di Sakura che non lasciavano il
suo volto neanche per un attimo, Sasuke rispose solo con un intenso
sguardo.
Minato appoggiò la mano della figlia su quella di Sasuke con
un gesto pomposo, e Sasuke riuscì giusto a realizzare che
persino il tocco della sua mano, lo lasciava interdetto.
Il sacerdote che gli stava davanti, sorrise loro, pronto a procedere
con il rito.
Adesso si sentiva teso. Rimase in piedi, rigido, senza ascoltare le
parole del sacerdote. Pensava a come si era immaginato quel momento, e
a quanto fosse diverso da come aveva pensato.
Si ricordò con rabbia che le cose che accadono sono sempre
diverse da come le si immagina. Forse sarebbe stato più
semplice se non si fosse nemmeno reso conto di essere lì, ma
lui si rendeva perfettamente conto di essere lì, sentiva i
minuti scorrere, i raggi del sole sulla pelle, la mano emozionata di
Sakura nella sua. Senza pensarci, la strinse più forte per
calmarsi.
Sakura si voltò verso di lui e Sasuke guardò
ancora i suoi occhi.
Perché proprio in quel momento doveva pensare alla trappola
di bugie che aveva creato? Perché non riusciva a godersi
appieno quell'incredibile vittoria che man mano stava conquistando?
Distolse lo sguardo, riconducendo la propria attenzione verso il
sacerdote che stava dicendo qualcosa riguardo alla solennità
del vincolo del matrimonio.
C’era solo una cosa che trascinava la sua rabbia in una sorta
di malinconia, uno stato non meno doloroso, ma più dolce, ed
era una cosa che aveva visto negli occhi di Sakura. Una cosa che solo
lui poteva sapere.
Ai piedi di quell’albero , mentre si consumava il rito,
Sakura si sentiva esattamente come lui.
Sakura alzò la mano, appoggiandola sulla destra di
Sasuke, per permettere al vecchio sacerdote di intrecciarvi sopra un
nastro di raso rosso. Un’unione simbolica, una metafora del
loro legame.
Sakura sollevò lo sguardo su Sasuke, sorprendendolo per una
volta con gli occhi fissi a terra. Non sembrava sereno, i suoi occhi
erano tormentati da demoni di cui non riusciva a liberarsi, di cui
-forse- non voleva liberarsi. Ma lei ce l'avrebbe fatta, ne era capace,
era abbastanza forte, perché lo era giusto? Si
guardò per un attimo intorno, osservata da centinaia di
occhi curiosi, oggetto di uno spettacolo di cui si sarebbe parlato per
un po’. La povera vittima del Traditore, usata come mezzo per
svelare complotti, piccola e ingenua bambolina nelle mani del Folle
Uchiha. Pensò a quanta ipocrisia si celava dietro quelle
occhiate.
Osservò ancora Sasuke. Era così che si era
sentito, quando era stato condotto ai cancelli del palazzo con indosso
le catene, e tutta la reggia si era affacciata alle finestre per
guardarlo tornare?
Sasuke alzò lo sguardo e Sakura istintivamente
abbassò il proprio.
Il sacerdote continuò a parlare, la mano aperta sopra quelle
intrecciate degli sposi, e ad un certo punto Sakura sentì la
mano di Sasuke stringere forte la sua.
Alzò lo sguardo, senza preoccuparsi di che cosa dovesse
esserci sul suo volto, e incontrò gli occhi di Sasuke, seri
e pensierosi.
Come sempre, parlavano. Non ne aveva mai avuto paura, e anche quella
volta cercò di ascoltarli.
Era uno sguardo diretto, profondo, e pensò che volesse
rassicurarla, forse. Sembrava impossibile, ma più lo
guardava e più se ne convinceva.
E allora sorrise, conscia però che i
suoi occhi erano più bravi di lei a esprimere le emozioni,
in quel momento.
Poi improvvisamente Sasuke distolse lo sguardo da lei e disse qualcosa.
Sakura sussultò. Erano le parole che dovevano essere
pronunciate alla conclusione del rito. Era già tutto finito.
Ascoltò le stesse parole uscire dalla propria bocca senza
quasi rendersi conto di pronunciarle, mentre il cuore le batteva a
mille e le tappava la gola.
Ebbe l’impressione che stesse per esplodere, quando
terminò di parlare e suo padre concluse solennemente la
cerimonia.
Si voltò verso Sasuke, consapevole del bacio che come da
tradizione doveva ricevere.
Nell’istante senza tempo in cui fissò Sasuke con
il cuore in gola, pensò che quello sarebbe stato il loro
primo bacio come marito e moglie.
Era forse un sogno? Era caduta vittima di un'abile illusione, e tutto
ciò che stava vivendo era fasullo?
Sasuke mise a tacere i suoi pensieri, si sporse in avanti e la
baciò, un bacio forse eccessivamente lungo e
intenso, rispetto al protocollo, ma a cui lei rispose
immediatamente . Facendosi catturare dalle sua labbra e circondare dal
suo braccio. Poi lui tornò al suo posto e si
voltò verso la folla che aveva già iniziato ad
applaudire. Sakura lo imitò, stordita. Mentre l'emozione del
bacio si attenuava e il mare di gente sorrideva estatico,
iniziò a rendersi conto della gravità nascosta
nell’esultanza della gente. Le sembrò che tutto
iniziasse a vorticarle intorno, e fu contenta della presa salda della
mano di Sasuke nella sua.
Era così consapevole di quello che era appena successo da
sentirsi quasi male.
Si era sposata, con Sasuke Uchiha.
Gli ci volle ogni briciola di autocontrollo per restare calmo, mentre
davanti a lui la folla esultava. Esultava per cosa? Avrebbe voluto
andare da loro, afferrarli per il bavero uno per uno e chiederglielo.
Invece rimase fermo dov’era, la mano di Sakura stretta nella
sua in qualche modo a trattenerlo. Osservò la folla a lungo,
paralizzato, la mascella serrata e il fuoco negli occhi.
Provò l’impulso fortissimo di starsene da solo,
poi si ricordò che avrebbero dovuto essere loro a dare
inizio ai festeggiamenti, e senza aspettare oltre si
incamminò lungo il corridoio erboso portando Sakura con
sé. Forse si mosse un po’ troppo velocemente,
perché avvertì una leggera confusione subentrare
alle esclamazioni esaltate della gente, ma non se ne curò
affatto -come sempre-
«Tutto bene?»
La voce di Sakura lo sorprese tanto da farlo sussultare. Non la vedeva
da solo tre giorni, ma gli sembrava di non sentire la sua voce da molto
più tempo. Spostando lo sguardo su di lei notò
una scintilla di comprensione nei suoi occhi.
«Mi infastidisce tutta questa gente falsa e ipocrita,
desidererei che bruciassero, tutti.» ribatté,
duro. Sakura abbassò lo sguardo. Sembrava delusa. Sasuke
fece caso al piccolo broncio in cui si erano piegate le sue labbra, e
si rese conto che gli era talmente familiare da scatenargli una
tempesta di ricordi infantili. «Mi impegnerò ad
ignorarli comunque» disse a bassa voce, quasi per scusarsi.
Sakura gli sorrise e si incamminarono verso il coperto.
La sala dove avrebbero avuto luogo i festeggiamenti era gigantesca. Le
pareti erano lunghi porticati e terrazze, e i raggi del sole
inondavano la stanza. Sasuke, ovviamente, la giudicò subito
troppo luminosa.
I pilastri erano così lucidi da potervisi specchiare, e lui
evitò accuratamente di rivolgere lo sguardo verso il proprio
riflesso.
Sakura gli stringeva ancora la mano, splendente e taciturna. Sasuke non
sapeva se quel silenzio era dovuto a una qualche emozione negativa,
decise comunque di ignorarlo.
Era troppo preso dalla rabbia. Era furioso perché non
riusciva a godersi il suo matrimonio, a causa di quei pensieri
sul futuro e a causa di quegli sguardi su di loro.
Ed era furioso perché Sakura pretendeva di cercare di
capirlo pure in quel momento.
Quando i primi invitati si avvicinarono per congratularsi con gli
sposi, Sasuke si rese conto di non essere in grado di ingoiare la
rabbia e rispondere. Pensò che non ce l’avrebbe
fatta a trattenersi e che li avrebbe davvero ammazzati tutti. Fu allora
che Sakura ruppe il proprio silenzio e iniziò a salutare e
ringraziare chiunque si parasse loro davanti, conversando con
abilità e gentilezza in modo così convincente che
Sasuke si voltò a guardarla, allibito. Sakura aveva
intuito che si trovasse in difficoltà, ed era corsa in suo
aiuto, come succedeva sempre, ogni volta. Lei era lì,
qualsiasi cosa accadesse, sempre al suo fianco a sorreggerlo, a
ricordargli che non era solo, non lo era mai stato e che da quel giorno
lei sarebbe rimasta accanto a lui per l'eternità. Una
sensazione di calore devastante crebbe nel suo petto e dopo un
po’ iniziò anche lui a rispondere alle
congratulazioni dei nobili, seppur con freddezza. Una parola, un cenno
del capo, una specie di sorriso quando poteva.
Ma nonostante tutto dovette apparire veramente ostile,
perché ad un certo punto le congratulazioni cessarono.
Sasuke tirò un sospiro, e anche Sakura gli sembrò
sollevata. Una seccatura in meno. Ne mancavano ancora molte prima di
arrivare a sera.
In quel momento qualcun altro entrò nel suo campo visivo.
Qualcuno che non aveva ancora fatto loro i migliori auguri, e che con
ogni probabilità intendeva farli proprio adesso.
Erano gli amici di Sakura, perchè sebbene un tempo avrebbe
ammesso che erano stati anche i suoi, ora era completamente differente.
Li guardò attentamente, Ino Yamanaka e quel suo strano
marito di cui non ricordava il nome, Shikamaru Nara e la sua sposa
della Sabbia, Shizune Kato, Ten Ten e quell'imbecille di Rock Lee.
Chi più chi meno, avevano l’aria di chi non
avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione. Sasuke sorrise
amaramente: almeno su quello era d’accordo con loro.
Si inchinarono quasi simultaneamente.
«Le più sentite congratulazioni per la vostra
unione» proclamò il Nara. Evidentemente era stata
scelto come portavoce.
Sasuke scoccò un’occhiata, chissà
probabilmente in verità tutti avrebbero voluto mettere in
guardia Sakura piuttosto che congratularsi. Non era improbabile.
Sakura stava già per rispondere, ma lui la precedette.
C’erano delle cose che voleva dire, e altre che voleva sapere.
«Sono estremamente lieto che approviate il legame tra me e
Sakura» rispose. Era una frase assolutamente fuori posto, e
lei si voltò di scatto verso di lui. Sasuke la
ignorò.
Tutta la sua attenzione era concentrata su di loro. Non riusciva a
smettere di sorridere, perché con quelle parole aveva
ottenuto esattamente l’effetto sperato.
Tutti e otto si erano improvvisamente irrigiditi, gli occhi puntati su
di lui come di fronte ad un terribile pericolo.
Rimasero in silenzio, e Sasuke si rese conto di averci visto giusto.
Avrebbero voluto metterla in guardia.
Shikamaru ribatté senza distogliere lo
sguardo.«Tutti noi confidiamo nella buona riuscita della
vostra unione» disse scandendo bene le parole.
Sasuke capì subito, e si lasciò sfuggire una
risata da mettere i brividi. Era una minaccia, quella, e nemmeno troppo
velata. Lo leggeva negli occhi ostili di Shizune, nelle espressioni di
pietra di Ino. Tuttavia, era una mossa azzardata. Se volevano davvero
giocare quella partita, avevano trovato un avversario micidiale. Sasuke
si concesse di godersi per un attimo la tensione tra gli sguardi, il
caos negli occhi dei suoi nemici, i loro piccoli segnali di agitazione.
Ne era compiaciuto, perché sapeva di essere stato lui a
scoprire le carte in tavola, a dirigere il gioco.
Sakura fece un passo in avanti, e questa volta fu lei a precedere
Sasuke.
«Le vostre congratulazioni ci fanno onore. Grazie
amici» disse con tono deciso, accennando un inchino. Era un
chiaro segnale che la conversazione era conclusa. Ino e gli altri si
allontanarono titubanti, e Sasuke rimase lì, fremente, lo
sguardo ancora fisso su quelli che una volta erano stati i suoi
compagni di avventure. Fu il tocco gentile di Sakura a riportarlo alla
realtà, e a ricordargli che era stata colpa sua se non era
riuscito ad avere l’ultima parola nella conversazione. Si
voltò bruscamente per dirle qualcosa a riguardo, ma non ci
riuscì. Sakura lo stava guardando in modo tale da non
permettergli di pensare.
Per la seconda volta in poche ore, rimase scosso dai suoi occhi.
«Dobbiamo prendere posto» gli stava dicendo. Sasuke
si riprese, e guardò verso la grande tavolata. Era il
momento del banchetto, ma tutti avrebbero aspettato loro per iniziare.
Il pensiero di dover fare un discorso o qualcosa del genere lo
nauseava. Per qualche motivo non riusciva a controllarsi come faceva di
solito. Si sentiva sul punto di esplodere da un momento
all’altro.
Si voltò verso Sakura. Gli sembrò agitata, e nel
vederla così Sasuke, paradossalmente, si
tranquillizzò un po’.
«Sicura di non voler tornare indietro?...Essere la moglie del
Traditore è stancante, lo so» le
bisbigliò all'orecchio, sarcastico. Sakura trattenne una
risata «Sono abbastanza forte, non temere» .
Sasuke lo sapeva, era forte sua moglie, ma abbastanza forte per
sopportare tutti quegli sguardi e quelle malelingue? Abbastanza forte
per sopportare il suo incredibile tradimento?
Con quel pensiero che gli attanagliava la mente pronunciò a
denti stretti le poche parole di rito, bevvero all'unisono il primo
sorso dai calici, e il banchetto ebbe inizio.
Scoprì di avere lo stomaco chiuso, perché Minato
ancora non gli aveva rivolto la parola, ma qualcosa nel suo
atteggiamento gli fece pensare che presto lo avrebbe fatto.
L’idea di dover sostenere un dialogo con suo padre gli fece
passare del tutto l’appetito. Si rese conto che si era
sentito soffocare fin da quando aveva messo piede nella sala.
Perciò, quando tra una portata e l’altra Sakura
gli chiese se desiderava fare due passi con lei, accettò
senza farselo ripetere. Il banchetto sarebbe durato ore e loro non
erano tenuti a restare seduti per tutto il tempo. Si alzò e
si allontanò insieme a lei prima che qualcuno potesse
fermarli e fare loro qualche altra stupida congratulazione.
Si diresse verso la terrazza più lontana. Pensò
che sarebbe stato piacevole conversare per un po’ con Sakura,
lontano dall’allegria insopportabile degli invitati, ma dopo
qualche istante si rese conto di aver completamente dimenticato un
punto molto importante.
Il punto era che tutto era cambiato.
Non appena si trovò da solo con lei, non riuscì a
dire neanche una parola. Rimasero entrambi in silenzio, incapaci di
emettere un suono. Sasuke si perse a fissare l'orizzonte, come aveva
già fatto troppe volte nelle ultime settimane. La rabbia
montò rapidamente dentro di lui, un familiare fiume in
piena, e si sentì di nuovo sul punto di esplodere.
«Non dobbiamo smettere di parlare solo perché
adesso siamo sposati» disse all’improvviso. Era
più che altro un pensiero che gli era sfuggito, ma Sakura si
voltò subito verso di lui. Gli rivolse un piccolo sorriso.
«Hai ragione. È assurdo, ma
io…»
«Hai paura».
Sakura sussultò «No».
Ma invece c'era qualcosa che le faceva veramente paura. Era il modo in
cui si fidava di lui. Era il modo in cui tutte quelle
malvagità compiute, sembravano non avere più
importanza. Era il mondo in cui lo desiderava, e gli voleva bene, lo
amava.
A Sasuke venne da ridere, perché le ricordava
così tanto quando erano piccoli e lei si scusava sempre per
il timore di aver detto qualcosa di sbagliato. La nostalgia gli
bloccò la gola, e ancora una volta si sentì
soffocare.
«Sei sempre stata una pessima bugiarda»
mormorò, celando il magone «Ma credevo che fossi
migliorata un po’ con gli anni».
«Con gli altri, forse. Ma non ho intenzione di mentire con
te».
Era proprio una di quelle cose che solo lei avrebbe potuto dire. Sasuke
la guardò. La voce era la stessa, le parole le stesse, anche
gli occhi erano gli stessi di prima, eppure avvertiva chiara e forte la
tremenda impressione che tutto fosse cambiato in lui. Perché
le cose non potevano restare com’erano?
«È una promessa ammirevole, da parte di una moglie
al proprio marito» disse, consapevole di infastidirla. Sul
viso di Sakura si dipinse una smorfia.
«Lo avrei fatto anche se non ci fossimo sposati»
«Ne dubito»
«No. Lo sai che lo avrei fatto» replicò.
«Questa volta sei tu il bugiardo.»
Sasuke rise, e Sakura gli rivolse un sorriso che gli fece pensare che
forse no, le cose non erano cambiate perchè quando si
trattava di lei, lui era sempre lo stesso.
Rimasero ancora un po’ sulla terrazza. Non si dissero
molto, si sfiorarono con delicatezza, quasi per caso, ma non
c’era l' imbarazzo nel silenzio, anzi. Era un bel silenzio.
Riposante, in un certo senso.
Almeno finché Sasuke non si mise a pensare di nuovo che non
andava affatto bene, che Sakura non poteva certo essere
un’alleata nella sua vendetta e che avrebbe dovuto mettere
subito una distanza tra sé e la sua sposa. Di sicuro, non
avrebbe potuto mettere quella distanza se avesse continuato ad essere
così gentile con lei, a preoccuparsi per lei, a guardare i
suoi occhi e a provare nostalgia di quei momenti in cui lei cercava di
rivolgersi a lui senza ferirlo, con una delicatezza tale da
costringerlo a rispondere ancora, e ancora…
« Forse dovremmo tornare dentro, gli ospiti ci
aspettano» disse poi lei posando la mano sul suo braccio e
così acconsentì perdendosi di nuovo nei suoi
occhi.
Tornò con Sakura nella grande sala, animato da sentimenti
contrastanti. Quando la ragazza fu avvicinata da alcuni amici, tra i
quali riconobbe Tsunade Senju e Hinata Hyuga, e si allontanò
con loro per un momento, Sasuke non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi
per indovinare la presenza alle sue spalle. Minato era lì, e
gli stava chiedendo di parlare con lui. Sasuke avrebbe tanto voluto
rifiutare, ma non poteva.
La prima cosa che Minato fece fu mettergli una mano sulla spalla, e
Sasuke combatté disperatamente la tentazione di scrollarsela
di dosso in un gesto rabbioso.
«So che questo è ciò che volevi,
Sasuke» disse il Re. L’affetto che ammorbidiva la
voce di suo padre gli faceva male. Apriva vecchie ferite. Sasuke non lo
voleva ascoltare.
«Tua madre lo ripeteva sempre : "Sono fatti per stare
insieme, caro. Prima o poi succederà, lo so." ma io non le
credevo, o almeno facevo finta di non crederle, perchè voi
eravate i miei figli e insomma sarebbe stato strano...».
Minato si interruppe imbarazzato e Sasuke lo fissò, in
silenzio, soffermandosi su ogni aspetto di quel viso invecchiato, su
ogni ruga, macchia o cicatrice che lui non conosceva. Eppure per quanto
i segni del tempo e del dolore avessero modificato la fisionomia di
quell'uomo, Sasuke lo trovava ancora troppo familiare, troppo vicino.
«Quello che sto cercando di dirti Sasuke, e che sono quasi
del tutto sicuro che tu sia l'unica persona adatta per mia figlia, e
che lei sia l'unica donna per te.» esclamò poi
«Ti auguro tutta la serenità del mondo, Sasuke.
Tutta la pace che ti meriti, e tutto l'amore che io non sono riuscito a
darti» concluse con un sorriso lasciando la sua spalla.
Sasuke sentì ancora la presenza della sua mano, e trattenne
il pensiero su quanto sentiva freddo ora che non era posata
più su di lui.
«Grazie, sire» disse solo, Minato gli sorrise
ancora e fece per allontanarsi. Ma Sasuke, in un moto incontrollabile,
lo trattenne. Minato si voltò, sorpreso.
«Voi...avete tentato di fare del vostro meglio con me, non ve
ne fate una colpa per tutto quello che è successo. Infondo
sono sempre stato una causa persa» confessò con
amara sincerità. Gli occhi di Minato si velarono di
malinconia, Sasuke sapeva che aveva voglia di abbracciarlo, ma il Re si
trattenne. «Non sei mai stato una causa persa, sono io che
non sono riuscito a capirti...e sono orgoglioso dell'uomo che sei oggi
»
Sasuke spalancò gli occhi e avvilito guardò a
terra, perchè lo sapeva Minato avrebbe sicuramente
riconosciuto la tragica espressione di chi vuole dire qualcosa, ma non
riuscirà a dirla.
Gli diede le spalle e si allontanò a grandi passi con una
morsa al cuore.
Si trovò improvvisamente davanti Sakura e
l’impulso di abbracciarla quasi lo travolse. Si
fermò, mentre lo sforzo di trattenersi lo faceva ritornare
in sé stesso. La guardò, bellissima nel suo abito
da sposa.
Poi notò l’espressione del volto, distesa e
serena. Quando si girò a guardarlo, gli occhi di Sakura
parlarono. Se non altro, lo facevano con lui. Lo avevano sempre fatto.
E quello che gli stavano dicendo in quel momento era che aveva udito
ogni cosa.
Un' irrefrenabile rabbia lo travolse. Non è come pensate
voi! Avrebbe voluto urlare, non c'è niente di cui essere
orgogliosi! Io sono il vostro nemico, lo sarò sempre, e
vendicherò la mia unica e vera famiglia, quella che voi
tutti avete sterminato! Ma il fiume di collera si calmò non
appena Sakura gli prese la mano e lui, suo malgrado, le
accarezzò le dita per un istante.
«Non farti turbare dalle tue emozioni, Sasuke. E non ti far
abbattere dai tuoi pensieri» disse con l'abituale dolcezza, e
lui rimase in silenzio, stringendole più forte la mano.
Ben presto Naruto li raggiunse, radioso come poche volte.
«Come siete romantici!» commentò
guardando le loro mani intrecciate. «Idiota!»
rispose Sasuke lasciando a malincuore la presa.
«Avanti,
non essere timido! Non è mica una brutta cosa avere un cuore!»
«Ma
Sasuke infatti non lo ha un cuore, giusto?»
disse Sakura sorridendogli e lo spinse un po' con il gomito. Lui
ghignò appena, guardandola con la coda dell'occhio.
«Che
ne dici, vediamo chi riesce a mandare giù più
coppe di nettare degli dei, fratello?»
gli disse Naruto con emozione mal celata.
Sasuke sentì di avere le vertigini, quella
cerimonia stava mettendo a dura prova il suo muscolo cardiaco. Diresse
comunque il suo sguardo in quello di Naruto
«Tsk...non
cresci mai eh?»
«Che
c'è hai paura di ricevere un' umiliante sconfitta il giorno
del tuo matrimonio?»
Sasuke sorrise prendendolo per la spalla. Si ripetè tra
sè e sè che era solo per quella messinscena, che
non implicava alcun vero affetto, che fingeva. Ma ormai lo sapeva, non
era un bravo bugiardo, non con sè stesso.
«Se
poi finisci barcollante nella scollatura di Tsunade, non prendertela
con me»
commentò mentre Naruto lo trascinava via, sotto gli occhi
lucidi di Sakura.
Più tardi, quando i musicisti presero posto, la folla in
tutta pompa si accalcò al centro dell'enorme sala -
l'ennesima che avevano cambiato quel giorno- Sakura percepì
il disagio di Sasuke, aprire le danze era sicuramente una cosa che gli
dava parecchia noia, come molte altre cose. Si avvicinarono comunque,
lei con la mano sopra alla sua, nel punto in cui i rumorosi ospiti
avevano lasciato lo spazio per farli danzare.
Dietro ordine di un quanto mai ubriaco Naruto, i musicisti intonarono
l'aria di danza. Sasuke le rivolse un inchino e le afferrò
la vita stringendola a lui, e in quel momento i bisbigli arrivarono
chiari alle loro orecchie. Sakura notò che le labbra si
chiusero in un sorriso tagliente «Potremmo
dargli uno spettacolo ben più scabroso" disse in un ghigno
malizioso. Sakura rise, le guance arrossate dal vino e dall'imbarazzo.
Ballarono con la musica che li cullava avanti e indietro, trascinandoli
in cerchi, leggeri come foglie nell'aria, belli come piume di pavone.
La mano di Sakura nella sua, i suoi occhi incastrati e i passi
perfettamente sincronizzati, gli trasmisero una piacevole sensazione di
appartenenza.
Ben presto Naruto si unì in quel ballo accompagnato da
Hinata, seguiti a ruota da Kakashi e Tsunade, Ino e Sai,
Shikamaru e Temari.
Poi la notte arrivò, scese sullo splendido palazzo, insieme
alle stelle e la luna. E con questa arrivò anche il momento
dell'addio degli sposi.
Sakura e Sasuke si congedarono sotto gli occhi di tutti. La novella
Uchiha aveva pensato che salutare le persone sarebbe stato bello e
rimase delusa quando si rese conto che se a Sasuke riservavano occhiate
ricolme di paura, per lei c’erano soltanto sguardi di
compassione. Molti, quasi tutti, le parlavano come se fosse stata
condannata a scontare qualche pena, rivolgendole la parola con
precauzione e, talvolta, con diffidenza. Le sembrava di assistere ad un
funerale, e non ad uno qualunque, ma il proprio - perché
dietro alla voce di chi la salutava sembravano quasi nascondersi delle
condoglianze.
I loro sguardi scivolavano da lei a Sasuke, implacabili e feroci.
Si impose di resistere. Una volta Sasuke le aveva detto che era
importante non mostrarsi deboli, che doveva porsi al di sopra degli
altri, e quindi si sforzò di restare impassibile e cortese.
Ma quando si sentì stringere la mano e si trovò
davanti proprio Sasuke, vide nei suoi occhi che lui aveva capito
benissimo.
«Andiamo», bisbigliò Sakura. Sasuke
annuì e si allontanò insieme a lei.
Solo quando furono fuori Sakura si sentì abbastanza al
sicuro da poter parlare liberamente. «Ci guardano tutti come
se fossimo…», non riusciva a trovare le parole
giuste. «…diversi».
«Non lo siamo?» rispose Sasuke senza guardarla. Le
dava le spalle, appoggiato al davanzale.
«Non nel modo che intendono loro»,
replicò lei.
«Io sì». Sasuke si voltò
appena. «E anche tu, adesso, perché sei mia
moglie, sei un Uchiha».
Sakura si sentì in qualche modo ferita. Rimase in silenzio,
e Sasuke proseguì.
«Tu però non sei nata per questo. Io invece
sì. Non è il tuo destino, né lo
sarà mai. Poco importa se il mondo non lo capisce».
Si avvicinò a lui quasi di corsa, perché riusciva
a sentire che cosa c’era sotto quelle parole, ed era un
significato terribile.
«Sasuke».
Lui non si girò. Sakura lo afferrò per il braccio
e lo spinse a voltarsi. «Sasuke!».
Aveva la risposta a quelle sue frasi terribili, l’aveva
proprio lì, in mezzo al petto, pulsante e splendida, ma non
riusciva a trovare le parole. Allora, lo baciò.
E si accorse subito che ogni bacio che si scambiavano era sempre
completamente diverso dai precedenti. Si allontanarono l'uno dall'altro
solo quando una piccola congregazione - i reali, i parenti, una
sacerdotessa - li raggiunse conducendoli fuori dalla stanza, mentre gli
altri invitati proseguivano i festeggiamenti. Avrebbero continuato a
celebrare anche senza di loro, in un gesto propiziatorio per la loro
unione. Sasuke le sussurrò all’orecchio qualcosa
in proposito, una battuta cattiva, e Sakura rise di gusto facendo
indignare la vecchia sacerdotessa. Muovendo un passo dopo
l’altro, sentiva il cuore esplodere in grandi, poderosi
battiti, offuscandole l’udito, avviluppandola in un sogno.
Niente di tutto quello che la circondava le sembrava reale. Sapeva che
Sasuke la stava scrutando di sottecchi, ma continuò a
camminare impassibile finché il gruppo non si
fermò davanti all’ingresso dei loro nuovi
appartamenti.
Qualche gesto della sacerdotessa, qualche parola di Minato, qualche
battuta di Naruto sui libretti del maestro Kakashi. Sasuke le
aprì la porta e se la chiuse alle spalle dopo che lei ebbe
varcato la soglia.
La camera era molto grande, ammobiliata con sfarzo. Sakura poteva
scorgere grandi finestre, un’ampia terrazza e due porte che
dovevano condurre ad altre numerose stanze. Rimase immobile sulla
soglia mentre Sasuke passava oltre, del tutto indifferente alla
novità. Si tolse il mantello ed emise un sospiro di
stanchezza. Sakura si rese conto di essere tremendamente stanca anche
lei. Si sedette sul letto, ignorando le coperte sontuose.
«E'
stato terribile»
disse lui, iniziando a spogliarsi. «Ter-terribile?!»
alzò un po' la voce, indispettita.
«Avanti
non dirmi che ti sei divertita ad essere guardata, o meglio compatita
da tutti i Cinque Regni?»
Sakura iniziò a svestirsi, abbandonando parti del
vestito nuziale sul pavimento.
«Certo
che no, ma insieme agli sguardi di compassione e pietà,
c'erano anche gli sguardi felici di Naruto, dei nostri amici
e di nostro padre»
«Di
tuo padre, prego»
disse incrociando il suo sguardo nello specchio. «E
sì molti mi guardavano come se fossi stata condannata al
patibolo, ma altre mi lanciavano sguardi di pura invidia...»
Sakura scorse un sorriso allo specchio, mentre suo marito- le sembrava
assurdo chiamarlo così- si sfilava l'elegante casacca
blu. «Sul
serio? Pensavo che dopo tutto quello che ho combinato, tu fossi l'unica
a volermi ancora. Se sapevo di avere ancora successo, non ti avrei
sposata»
«Idiota»
rispose lei dandogli un leggero schiaffetto sulla schiena scoperta. Ma
in un attimo Sasuke si voltò verso di lei imprigionandole il
polso, Sakura sussultò per l'intensità con cui la
stava guardando.
«Sei
sicura di volere questo?»
«Me
lo chiedi ora perchè ormai non posso più tornare
indietro?»
rispose lei prendendolo in giro.
«Sono
serio Sakura, hai pensato alla vita a cui andrai incontro, sei un
Uchiha da oggi in poi...questo cognome comporta dolore, inimicizia,
risentimento e sospetto»
«Sasuke
ne abbiamo già parlato...a me non importa, perchè
sei così preoccupato?»
Sono preoccupato per te, per te che ti infetterai se passerai il resto
dei tuoi giorni con me. Deglutì a vuoto. Doveva riprendere
il controllo di sé stesso, doveva calmarsi, zittire la sua
testa.
Così non andava bene, non andava bene per niente.
Perché continuava a perdere di vista quello che era davvero
importante?
Si voltò di scatto, abbandonando la presa e dirigendosi
fuori il balcone.
«Sasuke,
che cosa succede?»
Ancora una volta tentò di ignorarla. Dentro di
sé, sentiva l’odio per Konoha bruciare senza
consumarsi, come sempre; sentiva la rabbia divampare feroce alimentando
il proprio desiderio di vendetta.
Era sempre sé stesso, pensò. Però
voleva voltarsi, tornare da Sakura, sdraiarsi accanto a lei, baciarla e
accarezzarla fino a scivolare nel sonno. Pensandoci, forse era troppo
sè stesso. E non lo doveva essere.
Non poteva.
Negli ultimi giorni aveva pensato che, forse, quando avesse messo in
atto il suo piano, lei sarebbe potuta restare al suo fianco. Non
l’avrebbe mai abbandonato, lo avrebbe aiutato e sostenuto e
insieme avrebbero ottenuto la rivalsa su chi aveva manipolato le loro
vite. Ma non era sicuro di voler esporre Sakura ad un rischio
così grande.
Sentì la mano di Sakura sfiorargli il braccio e si
voltò senza opporre resistenza, ma quando se la
trovò davanti realizzò che mai e poi mai avrebbe
potuto chiederle di stare al suo fianco nella propria vendetta.
No, pensò, mentre ricominciava a perdere la presa su
sé stesso. Sakura non avrebbe mai voluto niente di tutto
ciò e lui avrebbe conquistato il trono ma si sarebbe
ritrovato senza lei, solo come sempre era stato.
Lei si sporse in avanti piegando la testa nell'incavo del suo collo,
Sasuke le sfiorò con il naso lo zigomo, chiuse le palpebre e
inspirò il suo odore.
«Ricordi
cosa diceva nostra madre?»
gli disse.
« "Ciò
che rende il futuro meno spaventoso, è il conforto che
troviamo nel creare il nostro destino insieme a qualcuno". Ed io ho
scelto di legare il mio destino al tuo, qualsiasi cosa questo comporti.»
Sasuke
si perse tra quelle parole e le sfiorò la curva della gola
con le labbra. «Tu
non sai cosa potrebbe comportare...»
commentò a
labbra socchiuse, che raggiunsero la piega delicata della mascella,
facendola rabbrividire.
«Certo
che lo so»
rispose con
serietà per poi sentirla trattenere il respiro, quando le
labbra furono vicine al suo orecchio sinistro.
Piegò
appena la testa e si appoggiò contro la guancia di lei,
inebriandosi di nuovo del profumo della sua pelle. I suoi
capelli odoravano di
dolcezza e ciliegie, di dannazione e tormento.
«Ma
mi fido di te»
concluse portando gli occhi nei suoi, poi si allontanò dal
suo corpo, rientrò nelle stanze chiudendosi nella veste di
seta rossa.
E dentro di lui, da qualche parte molto in profondità, si
annidò un terrore smisurato, lo stesso mondo buio in cui
aveva passato il suo tempo aspettando la morte nelle prigioni del
palazzo. In quel momento però non lo voleva vedere
nè sentire. In quel momento cercava solo di pensare a come
ogni piccolo ingranaggio fosse stato posizionato correttamente, pronto
a funzionare e a mettere in moto la sua vendetta.
Era stato immobile a lungo, troppo a lungo, ma adesso che era ripartito
non si sarebbe più fermato.
Era più forte di lui -pensava-.
Ne era attratto senza rimedio -ripeteva-.
Lui doveva vendicarsi e doveva vincere. Con un po’ di
fortuna, avrebbe avuto entrambe le cose.
D’altronde, pensò lasciando il balcone per
raggiungerla a letto, in battaglia poteva succedere qualunque cosa a
chiunque. Anche a Naruto, o a Minato. Forse non avrebbe nemmeno dovuto
ucciderli, e gli avrebbero fatto il favore di morire da soli.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
16
Quando guardi a lungo
nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro.
Friedrich Nietzsche
Potenza
e adulazione la circondano. E' seduta sul trono, con la stessa corona
di sua madre posata sul capo, Sasuke è vicino a lei, la mano
stretta
nella sua.
Altero, regale e irraggiungibile guarda innanzi a se, sui capelli neri
splendono zaffiri e rubini.
Non
vorrebbe distogliere lo sguardo da quella creatura così
perfetta e
potente, estasiato come mai Sakura lo aveva visto prima, ma una scena
altrettanto gloriosa le si presenta davanti : La sala del trono
è
ricolma di stendardi blu sui quali il ricamo bianco e rosso del simbolo
Uchiha fiammeggia come se fosse in vita. Giocolieri e circensi
intrattengono i numerosissimi ospiti, che battono le mani e ridono
gioiosi.
«Lunga
vita al Re Sasuke e alla Regina Sakura, lunga vita agli Uchiha!» urlano
tutti, e a lei spunta sul viso un sorriso felice.
Si guarda intorno, ma non riesce a scorgere nessun viso amico
tra quelli.
«Sei
contenta mia Regina?» Sasuke
la scruta con soddisfazione, e un' ombra di cupidigia vela il suo
sguardo. Sakura sente le fiamme divampare nel suo corpo, non appena
ascolta quella voce ferma, non appena incontra quegli abissi
oscuri. «Come
non mai, mio amato Re» risponde
con un sussurro cupo, avido, non suo. E immagina estasiata la sua
lingua sui suoi seni, i suoi denti nella pelle, i respiri sotto la
carne.
Poi, come dal
nulla, compaiano intorno a lei tre uomini incappucciati, ricoperti di
sangue. In un attimo cadono ai suoi piedi. Si accasciano e pronunciano
lamenti incomprensibili, rantoli e piagnistei.
Ma nessuno se ne cura, nessuna guardia interviene, nessuno riesce a
vederli, tranne lei.
«Chi
siete?» chiede
chinandosi su di loro. Passano dei minuti di attesa silenziosa, gli
uomini tremano.
«Hai
lasciato che lui ci uccidesse!» sibilano
poi di risposta, mentre ragni e scorpioni escono dalle loro vesti,
circondandola.
Sakura
balza in piedi, spaventata, fa cadere la corona di sua madre per terra
e la vede rotolare con lentezza per tutte le scalinate. Si guarda le
mani, grondano sangue viscido e denso.
Impallidisce
e indietreggia, sente la gola riarsa e l'aria bloccarsi, gli insetti
della notte continuano a invadere il pavimento e Sakura urla, chiede
aiuto, ma nessuno la sente.
«Io..io
non so di cosa parlate» balbetta
tentando di pulirsi sul vestito, ma i festeggiamenti sono ancora
più
forti di prima e Sasuke non può aiutarla, non la vede,
ammira sotto di
se la corte che lo osanna.
Sakura guarda con orrore il sangue che non se ne va dalle sua mani
tremanti.
«Tu...tu
dovevi redimerlo, era scritto! E invece sei stata sedotta
dall'oscurità, dalla menzogna, sei diventata ciò
che eri nata per
debellare!»
I
tre uomini hanno i volti coperti, ma le loro grida di maledizione hanno
una disperazione tale da renderli mostruosi . E un urlo esce dalla gola
di Sakura.
«Io...mi
dispiace...io..., non sono abbastanza forte!» cerca
di giustificarsi tra le lacrime. Si porta le dita sugli occhi, tentando
di far sparire quegli uomini, ma finisce solo per sporcare anche le
guance bianche e le labbra. Ora il viso è completamente
intriso di
sangue vermiglio.
«Tu
hai mentito a te stessa credendo alle sue bugie! Sapevi quale era la
verità, ma hai preferito chiudere gli
occhi per il folle amore che
provavi. Ci hai fatto uccidere tutti Sakura, ci hai ucciso tu, non
lui!!TU HAI ABBANDONATO LA TUA ANIMA NELLE TENEBRE!»
Sakura spalancò gli occhi.
Il
cuore batteva freneticamente contro la cassa toracica, la
gola era
tremendamente secca e gocce di sudore freddo imperlavano la sua fronte.
Si
guardò intorno allarmata, riconoscendo pian piano la stanza
da letto.
Le ci vollero diversi minuti per placare il terrore e rendersi conto
che ciò che aveva visto non era reale.
Si voltò inquieta tra le
lenzuola tiepide, una cosa a cui nonostante fossero passate settimane
dalla prima notte di nozze, non era affatto abituata.
Sasuke
dormiva su un lato vicino a lei; la schiena si alzava e si abbassava
lentamente. Si voltò piano, per guardarlo muoversi
leggermente nel
calore delle coperte; fu tentata di passargli una mano tra i capelli,
ma il braccio si fermò a metà strada
tra lei e lui, che le dava le
spalle. La matassa di capelli neri si apriva sul cuscino
chiaro, quei
fili scuri, fatti di un materiale ben più puro della seta
della federa,
li amava con una forza devastante. Come amava tutto quello che li
circondava.
La voce cupa, rimbombò nella sua testa, scuotendola con
terrore.
"Per il folle amore che provavi, ci hai ucciso tu, non lui!!TU HAI
ABBANDONATO LA TUA ANIMA NELLE TENEBRE!"
Chiuse
gli occhi con forza sentendo un brivido salirle fino al collo,
smorzandole il respiro. Il cuore le riprese a battere convulsamente,
mentre un pensiero inquietante si districava nella sua mente: Avrebbe
pugnalato a morte se stessa – o almeno, una parte di se
stessa – in
cambio di una vita al fianco di Sasuke?
Si avvicinò a lui, esitante, e poggiò la fronte
sulla sua schiena sospirando a labbra chiuse .
«Sei
fastidiosa anche nel sonno» lo
sentì sussurrare, con quella voce tagliente e venata di
sarcasmo anche
quand'era intorpidita dal sonno. Sorrise, sentendosi sollevata anche se
non sapeva bene da cosa, e si distese, addosso a lui, puntando le mani
sul materasso per guardarlo. Teneva ancora gli occhi chiusi, il viso
ostinatamente girato di lato, ma i muscoli tesi in un sogghigno
indicavano che era più che sveglio. Sakura gli
piantò un bacio veloce
sulla fronte e notò che i suoi capelli rosa gli
solleticavano il viso.
In assenza di reazioni, Sakura si chinò a strofinare il naso
sulla sua
guancia e poi gli crollò addosso, nascondendo la testa
nell'incavo del
suo collo e respirando tra i suoi capelli neri. Sentì la
mano di lui
poggiarsi sull'attaccatura della coscia e stringere delicatamente,
fremendo.
«Non
riesci a dormire?»,
le chiese, voltando la testa verso il soffitto.
Sakura si limitò ad annuire, come una bambina, e un po'
sentiva di esserlo in quel momento.
Sasuke
la fece muovere e si stesero uno di fronte all'altra, i visi vicini e
le mani che si toccavano quasi per caso tra di loro.
«Hai
avuto un incubo?»
disse guardandola negli occhi, riconoscendo il panico nel verde delle
sue iridi.
Sakura chiuse le palpebre con forza, come per tenere a bada quelle
immagini- quelle grida- che aveva udito e visto poco prima.
«Cosa
hai visto?»
La voce di Sasuke era apparentemente ferma, ma lei riuscì
comunque a cogliere una sfumatura di preoccupazione.
Riaprì gli occhi, incontrando i suoi vicinissimi, attenti e
profondi, maledettamente profondi.
«Non
lo so....sembravano auspici, rivelazioni di un futuro...-»
si interruppe stringendo le dita intorno al lenzuolo «...
Sembrava reale»
Sasuke
rimase in silenzio limitandosi a fissarla, raccogliendole la lacrima
che le stava scendendo inevitabilmente sulla guancia.
«Parlamene»
le disse sfiorandole appena le dita.
«...noi
regniamo su Konoha»
iniziò con la voce ridotta a poco più di un
sussurro. Riconobbe
immediatamente negli occhi di Sasuke la fiamma di un' inquieta bramosia
e le si annodò qualcosa nello stomaco, ma
continuò. «La
Sala del Trono è gremita di gente che ci osanna come i primi
regnanti
Uchiha, sembriamo felici e probabilmente lo siamo davvero, ma la morte
mi divora. Dei cadaveri mi tormentano...Mi dicono che sono stata io ad
ucciderli, che ho lasciato la mia anima alle tenebre, facendomi
corrompere dall'oscurità. Le mie mani grondano di sangue e
insetti
notturni strisciano ai miei piedi, come infimi servitori- »
«Basta
così» le
disse solo tendendo i muscoli della mascella. Sakura girò il
viso dall'altro lato, dandogli le spalle.
Sebbene
tentasse di affondare i singhiozzi nella morbidezza del cuscino, Sasuke
riconobbe subito il sommesso tremolio delle spalle che accompagnava
sempre i suoi pianti.
L'avvicinò,
allungando un braccio e portando la sua schiena sussultante contro il
suo petto. E lei si rannicchiò a contatto del suo corpo
infilando i
piedi tra le sue gambe. Le baciò la parte di nuca scoperta
dai lunghi
capelli rosa, respirando il suo profumo di pesca. «Era
solo un incubo...»
sospirò sulla sua pelle accarezzandole con l'altra mano,
quella non
allacciata intorno alla sua vita, i capelli lunghi. Sakura non rispose,
perché entrambi sapevano che i suoi sogni, non erano
semplici
proiezioni distorte della mente, ma presagi, terribili e oscuri.
«E'
stato orribile...»
Sasuke la strinse, di più. «E'
passato ormai...»
Sakura allora si voltò, e con gli occhi chiusi
appoggiò la fronte sulla sua, respirando piano.
«Lo
è davvero?»
Non era una domanda, era una coltellata in pieno petto, una
constatazione la cui verità fece vibrare l'animo di Sasuke.
Si
sentì così insicuro che il dolore gli
investì direttamente il cervello,
serrandolo in una morsa. Chiuse gli occhi respirando a fondo. Sakura
alzò il viso, poggiando la testa sul suo petto, l'orecchio
combaciò
perfettamente sul cuore del Traditore. Solo quando ascoltò
quel battito
sembrò ridestarsi completamente dall'incubo che aveva
vissuto.
«Resta
così»
le disse posandole una mano sul capo rosa. «Co-come?»
chiese perplessa con gli strascichi ancora del pianto
tormentato.
«Resta
così sul mio petto...voglio che tu ti riaddormenti
ascoltando questo suono»
Sakura
spalancò gli occhi. Quella richiesta le dimostrava una
purezza così
assoluta da risultarle persino dolorosa, era figlia di una premura
unica nel suo genere, una premura che aveva il retrogusto amaro della
tortura. E, inevitabilmente, alla gioia si affiancò il
dolore. Sakura
pensò a quanto sciocca lei fosse : Come poteva
accettare completamente
quel percorso di dolore, di amore e di sangue?
Come poteva accettare
colui che si era macchiato di peccati così grandi da essere
imperdonabili? E come poteva essere compresa colei che, pur
scoprendo
chi e cosa lui fosse, sceglieva di stargli comunque accanto? Nonostante
tutto il dolore che lui aveva portato, tutto il sangue di cui si era
sporcato. Sapere e rimanere con lui. Per quell'unica stilla di luce
ancora viva in lui. Per quell'unica scintilla accettare tutto il resto.
Amare il mostro. Ed esserne riamata indietro. Pensò che
nonostante
quella gentilezza che lui le donava, lei non sarebbe mai riuscita a
chiudere occhio quella notte; non si rese conto che il battito di
Sasuke l'accompagnò in uno dei sonni più sereni.
«Dunque,
Principe Uchiha, a cosa si deve questo interesse per i fenomeni
astronomici?»
Il
vecchio scienziato era completamente ingobbito su libri e strani
strumenti sparpagliati sulla scrivania impolverata. La barba lunga e il
naso aquilino gli davano quella certa solennità che lo
rendevano allo
stesso tempo una figura austera e misteriosa, l'età avanzata
-più che
avanzata- e la grandissima capacità scientifica gli
conferivano poi un
rispetto particolare, persino per uno come Sasuke -tendente da sempre a
considerarsi superiore a chiunque- L'Uchiha lo scrutò in
quella postura
piegata e apparentemente fragile, si sforzò di ricordarlo
differente,
più giovane almeno, ma nelle sue memorie sembrava essere
sempre stato
così, perennemente vecchio, ricurvo e con la barba
bianca. «Ho
sempre avuto una particolare propensione per gli studi astronomici,
forse non ricordate.»
L'astronomo alzò solo ora lo sguardo dai libri,
rivolgendogli un'occhiata severa. «Ricordo
che quella che eccelleva in questa scienza era tua sorella! Tu invece
sei presuntuoso e impertinente come quando eri ragazzo!»
sbottò sistemandosi gli occhiali, mentre un colpo di tosse
scuoteva tutto l'esile corpo.«Dunque
la tua è semplice curiosità...»
mugugnò allisciandosi la barba. Gli aveva dato del tu, ma
Sasuke non se ne curò più di tanto. «Esattamente»
ripose in un mezzo ghigno.
«Bhè
la tua richiesta mi ha colto di sorpresa, devo ammetterlo. Di certo
però non posso prevedere la prossima eclissi solare totale
così, su due
piedi,...dovrai darmi più tempo.»
Sasuke
annuì, consapevole che gli studi dell'Universo non fossero
cosa da
poco; Ma era impaziente, doveva capire quando Orochimaru si sarebbe
mosso. Per quello che ne poteva sapere l'eclissi poteva avvenire tra un
giorno come tra un anno.
«Per
quanto riguarda la seconda domanda che mi hai posto...»Iniziò
il vecchio aprendo un immenso registro in cui Sasuke vide appuntate una
quantità esorbitante di date, calcoli e disegni.
Girò velocemente
diverse pagine, le dita raggrinzite e rugose passavano velocemente in
rassegna annotazioni su annotazioni. «Bene,
ecco! »
esclamò puntando il dito su un disegno preciso. «L'ultima
eclissi solare totale è registrata il 14 Gennaio di quattro
anni or sono»
Sasuke spalancò gli occhi e si sporse sul registro
dell'anziano
scienziato. Lesse chiaramente la data con annesso schizzo : La Luna era
interposta tra Terra e Sole, e quest'ultimo proiettava sulla Terra
l'ombra della Luna. «Non
è possibile...»
mugugnò esprimendo ciò che doveva essere solo un
pensiero. «Come
scusa?»
«Il
14...Gennaio... ne siete sicuro?»
Il vecchio sbatté una mano sulla scrivania, con una forza
tale da far tremare il legno. «Come
osi?... Chiedere a me se sono sicuro!»
Sasuke
rimase immobile a scrutare lo splendido disegno. Era sconvolto, e non
poteva nasconderlo.
«L' avresti uccisa! Cosa sei diventato Sasuke? Quando
finirà questa follia?»
«Se
tu fossi meno presuntuoso, ricorderesti che le eclissi di Sole
sono
visibili solo da zone limitate nel mondo, sempre diverse; qui a Konoha
l'ultima volta che l'uomo ha potuto assistere al totale oscuramento del
Sole è stato il 14 Gennaio di quattro anni or sono, su
questo non c'è
alcun dubbio Uchiha!»
Il
vecchio uomo aveva alzato gli occhi per portarli in quelli neri del suo
sfacciato interlocutore, cogliendone lo sgomento e il turbamento.
Rimase in silenzio, vedendolo chiaramente in difficoltà; era
sicuro che
quell'arrogante Principe Uchiha non fosse andato da lui solo per
curiosità, ma evidentemente le notizie lo avevano sconvolto
più del
previsto. L'ultimo Uchiha si raggirava inquieto per lo studio, andando
avanti e indietro, gli occhi fissi si spostavano da una direzione
all'altra, freneticamente, sembrava un folle. Esasperato, l'astronomo
si allisciò la canuta barba. «Forza,
cosa vuoi chiedermi ragazzo!»
disse allora sedendosi sull'enorme poltrona ricoperta di pelli d'orso.
Solo allora Sasuke riprese a guardarlo, immobilizzandosi.
«Quando
avverrà l'eclissi, la Luna si frapporrà tra il
Sole e la Terra, e
l'ombra calerà su di noi. Non ci sarà
più...luce, è esatto?»
L'uomo
lo fissò in silenzio, scrutandolo con gli occhi chiari e
opachi. «E'
esatto...ma solo in parte»
disse poi, poggiando le mani sui braccioli. Sasuke scrutò il
suo viso, invitandolo velatamente a continuare.
«Il
Sole proietterà l'ombra della Luna solo su Konoha, nel Regno
del Vento,
o della Terra, non si assisterà all'eclissi totale. E no
Principe, la
Luna non oscurerà il Sole; o per meglio dire, lo
farà, ma sarà solo una
nostra impressione. Il diametro del Sole è nettamente
superiore
rispetto a quello della Luna, l'unico motivo per cui noi vediamo il
completo occultamento del Sole è perché la Luna
è più vicina alla
Terra. Ma ripeto, è apparente, il Sole non sarà
mai oscurato veramente
dalla Luna»
concluse con un profondo colpo di tosse che lo fece lievemente
ripiegare su se stesso.
« Sasuke, ti pre...go...fer..mati »
Delle
voci richiamarono momentaneamente l'attenzione diel principe che
buttò
un occhio fuori la finestra spalancata. Era il primo giorno della
raccolta delle mele, Sakura gli aveva chiesto di partecipare ai
festeggiamenti, ma come al solito lui si era rifiutato. Risa e musica
arrivarono tra i filari degli alberi fino alle sue orecchie, si
allungò
leggermente e vide donzelle danzanti in vaporosi abiti bianchi, molto
simili alla sua divisa da prigioniero. Portò gli occhi neri
più in
là scorgendo Minato e Sakura che arrivavano a
benedire la raccolta -un
tempo era sua madre che si occupava di questo tipo di cerimonie- e
intravide Naruto muoversi tra i festanti, il sole brillava tra le sue
ciocche dorate. Sorrideva a tutti, e tutti di rimando gli sorridevano.
Sarebbe stato amato dal suo popolo, probabilmente di più di
quanto lo
era Minato. Sarebbe stato amato come lui non lo sarebbe mai stato.
«...ora
va' devo studiare»
Sasuke allontanò lo sguardo dalla scena festosa per
riportarlo su quello accigliato dell'astronomo. «Forza
ragazzo, se continui a starmi tra i piedi non saprai mai quando
avverrà la prossima eclissi solare!»
sbottò facendolo parzialmente rinsavire
dall'amarezza. «Sì...»
riuscì solo a pronunciare allontanandosi dallo studio
sepolto dai libri.
Quando
si chiuse la porta di legno pesante alle spalle, si appoggiò
immediatamente alla colonna di pietra alla sua destra, quasi si
aggrappò ad essa. Il respiro era veloce, la testa persa in
innumerabili
pensieri. L'ultima eclissi era avvenuta a Gennaio di quattro anni
prima, per esattezza il 14...semplice coincidenza? No, Sasuke non
credeva più alle coincidenze, c'era qualcosa di molto
più spaventoso e
potente dietro. Il caso non esisteva, tutto era già stato
scritto, e la
Luna lo seguiva in ogni passo della sua vita, tenendolo per mano quando
si spingeva sempre più addentro l'oscurità,
aiutandolo a spegnere ogni
luce intorno a sè. Accecandolo con i sogni di vendetta,
facendogli
assaporare e desiderare il potere. E la prossima volta che avrebbe
sfidato il Sole, oscurandolo, l'animo di Sasuke sarebbe stato marchiato
per l'eternità.
«Tutto
bene, Principessa?»
Sakura trovò la forza di girare appena il viso verso quello
preoccupato di Hinata. «Non
credo di sentirmi troppo bene, Hinata»
ammise appoggiandosi all'albero alle sue spalle. «Lasciate
che vi accompagni nelle vostre stanze...»
. Nel silenzio del castello, riversato interamente fuori per la
raccolta, Hinata guardava la sua amica. Ampie occhiaie circondavano i
suoi splendidi occhi verdi, la pelle era pallida e il viso tirato in un
espressione di dolore e preoccupazione. Aveva già visto
Sakura in
condizioni del genere, ma in quel momento l'esile figura della
principessa, sembrava straordinariamente fragile, sul punto di
spezzarsi in mille pezzi. «C'è
qualcosa che vi preoccupa?»
Sakura la guardò con affetto serrando le labbra in una
smorfia che
sarebbe dovuta essere un sorriso. Come poteva spiegare? E come poteva
capire, la dolce Hinata, il suo infinito tormento? «Ho
solo bisogno di riposare...»
disse a voce bassa. Ma sapeva che non appena avrebbe chiuso gli occhi,
la dannazione l'avrebbe tormentata. Non c'era Sasuke a scacciarla con
il suono dei suoi battiti, e lei l' avrebbe dovuta combattere da sola.
Hinata si limitò a rimanere in silenzio e quando arrivarono
alle stanze
spostò i cuscini dal materasso, l'aiutò a sedersi
sul letto e chiuse
lievemente le tende, agendo come una semplice dama di compagnia e non
l'erede di una delle famiglie più nobili di Konoha. «Non
disturbarti ulteriormente Hinata...va' a festeggiare con gli altri» «Lasciate
che vi aiuti»
rispose seria sedendosi accanto a lei sul letto. «Hai
già fatto tanto, Naruto ti starà cercando» «No,
non ho fatto nulla per voi. Vi prego, mi avete salvato la vita una
volta, permettetemi di sdebitarmi almeno un minimo.»
timida, le posò una mano sulla sua
stringendogliela e scoprendola fredda come quella di un
cadavere. «Cosa
vi tormenta? Vostro marito-» «No,
Sasuke non ha fatto niente»
per il momento, pensò con un brivido. «Ho
avuto solo uno spiacevole incubo...»
Hinata le strinse più forte la mano, in passato era
già accaduto che
Sakura fosse tormentata da oscuri sogni, che nascondevano dietro
presagi e temibili futuri. «Una
parte di me preferirebbe morire piuttosto che vivere nella notte,
un'altra però anela ardentemente l'oscurità e i
suoi servitori...»
Hinata spalancò leggermente gli occhi perlacei e la sua
pelle fu percorsa da un brivido. «Qualcosa
sta cambiando in me, Hinata,...e non so se sarà in grado di
contrastarla»
le rivolse uno sguardo spaventato, gli occhi verdi tremarono appena, e
la giovane Hyuga senza esitazione l'abbracciò, vincendo la
propria
riservatezza. «Hanno
cercato di piegarvi, ma voi avete sempre resistito alle
avversità e ai
dolori che la vita vi ha riservato. Niente è più
forte della vostra
tenacia...voi siete come le piante di bambù»
Sakura la guardò con curiosità, provocando un
lieve rossore sulle guance di porcellana di Hinata.
«Questa
pianta ha una crescita decisamente insolita. Il suo progresso
più che
lento, sembra praticamente nullo. Nei primi anni è piccola,
debole,
fragile. Poi dopo quattro anni, svetta verso il cielo in un modo
spettacolare, raggiungendo dimensioni notevoli. Il suo corpo diventa
duro e fermo eppure ondeggia dolcemente nella brezza, mentre il suo
tronco rimane saldamente radicato nel terreno sottostante. La sua base
è solida, anche se si muove e ondeggia armoniosamente con il
vento
senza mai lottare contro di esso. Col tempo, anche il più
forte vento
si stanca, ma il bambù rimane ancora ritto in piedi, segue
una naturale
flessione verso le intemperie delle stagioni, si piega ma mai si
spezza. E in inverno quando il peso della neve lo inclina sempre
più,
il bambù sembra sull'orlo di rompersi definitivamente, fino
a quando
però un giorno la neve divenuta troppo pesante, scivola via,
e a quel
punto la pianta scatta di nuovo verso alto, scostando tutta la neve
rimasta. Il bambù, ha sopportato il pesante fardello della
neve, ma
alla fine la sua natura ha prevalso urlando "Io non sarò
sconfitto".
Ecco, voi possedete la stessa forza e la stessa tenacia del
bambù...
sono sicura che per quanto sareste sottoposta a fardelli pesanti,
ignobili e dolorosi da sostenere e scacciare, riuscirete sempre a
riergervi e sollevarvi. Io ho piena fede nelle vostre
capacità e nella
vostra inesauribile forza, e finquando lo vorrete non vi
abbandonerò
mai.»
Sakura
assaporò tutte quelle parole pronunciate piano, quasi
sottovoce, e una
lacrime di riconoscenza e di stanchezza le uscì dagli occhi.
«Hai
davvero una tale considerazione di me...» Hinata
sorrise e si alzò dal letto, ma quando Sakura la vide
allontanarsi, la trattenne con gentilezza.
«Posso
approfittare ancora un po' della tua gentilezza?»
La giovane Hyuga sembrava sorpresa e felice «Credevo
che volevate rimanere sola, che la mia presenza vi-»
balbettò, ma Sakura le prese una mano rivolgendole uno
sguardo carico di affetto e gratitudine.
«Sarei
felice di averti ancora qui... vorrei restare in tua compagnia, se
ciò non ti dispiace»
Dopo
le confidenze di Sakura, dopo la paura e l'angoscia, più
tardi delle
risate calde, femminili, e delle confessioni pudiche. Nel tepore
dell'ambiente leggero e familiare che si era venuto a creare, Sakura
improvvisamente si alzò di scatto dal letto, correndo in
direzione
delle stanze da bagno. Hinata la seguì, raccogliendole i
capelli rosa,
mentre Sakura era piegata sul lavabo di ceramica.
Quando il malessere sembrò passato, Hinata l'aiuto ad
alzarsi, lavandole con cura il viso pallido e prostrato.
«Scusami...deve
essere stato uno spettacolo disgustoso»
La Hyuga le prese un braccio e se lo portò sulle
spalle, per poi farla adagiare sulla poltrona fuori le terrazze. «Un
po' d'aria mi farà bene, grazie!»
Si sedette al suo fianco porgendole un bicchiere d'acqua. «Posso
farle una domanda?»
«Certo»
«Avete
spesso queste improvvise nausee?»
«No,
questa è la prima volta.
Oggi è stata una giornata abbastanza pesante, mi sento
particolarmente debole»
«...posso...controllare
una cosa?»
«Ahah
certo Hinata!»
le rispose in una calda e sonora risata. Con stupore di Sakura
però,
l'amica attivò il Byakugan. Gli occhi vitrei si soffermarono
sul suo
ventre per poi divenire ancor più grandi a causa della
sorpresa.
Euforica e con il battito accelerato, Hinata le prese una mano, sotto
lo sguardo stupito della Principessa.
«Ho
un po' di influenza?»
«No,
Sakura..»
era la prima volta che si rivolgeva a lei senza inutili
formalità.
Ma l'emozione era troppa e sincera per poter prestare attenzioni a cose
del genere.
«Sakura...sei
incinta!»
Angolo
autrice :
Rieccomi,
finalmente! Innanzitutto spero che abbiate trascorso delle felici e
serene feste, e che questo 2017 sia iniziato nel migliore dei modi :)
E'
passato un po' di tempo dall'ultimo capitolo postato, ma mi sono dovuta
occupare di tesi di laurea e altre cose noiose, quindi non ho avuto
modo di aggiornare.
Inizialmente questo capitolo includeva anche il
flashback sul "14 Gennaio di quattro anni or sono"...e quindi su cosa
rappresenta questa data per Sasuke.
Ma ho deciso di inserirlo nel prossimo capitolo per dargli la giusta
attenzione che merita.
(E comunque non so se si capiva o meno, ma le frasi in corsivo sono
ricordi di Sasuke)
Ultimamente
sono parecchio "in fissa" con la serie tv Penny Dreadful, dai toni
decisamente oscuri e gotici, e la descrizione dell'incubo di Sakura
trae spunto proprio
da queste atmosfere evocate dal programma. Lo
ammetto, avrei voluto rendere la visione ancora più dark, ma
ho
desistito, forse in futuro ;)
Per il momento vi lascio con i tormenti e i sogni dei nostri
protagonisti :)
Alla
prossima Un bacione fortissimo a chi mi sta seguendo, grazie per
esserci -ancora-<3
22M.
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
L'OMBRA
DI KONOHA
Capitolo
17
Alle pulsioni di vita, vengono
per la prima volta affiancate le pulsioni di morte,
le cui manifestazioni hanno il carattere della distruttività
contro se stessi o contro gli altri.
Sigmund Freud
Quando
era piccolo Sasuke non credeva nel destino. Credeva invece che ognuno
avesse la possibilità di cambiare ogni cosa nella vita,
purché lo desiderasse veramente, e che il Fato fosse solo
una delle ripetute ciance che le balie gli dicevano per mettergli
soggezione e indurlo a non combinare guai. Anche sua madre, la
sorridente Kushina, era solita raccontare quelle storie prima che lui e
Naruto andassero a dormire, diceva che il destino era relegato
alla terra, che nel momento stesso in cui si nasceva esso nasceva con
noi, conducendoci in una strada già tracciata, come le
radici degli alberi che via via crescono, formano intrecci e nodi
sempre più intricati e fitti con altre radici; ma Sasuke non
ci aveva mai veramente creduto.
Crescendo le convinzioni del giovane Sasuke vennero in parte scalfite,
la massima secondo la quale l'uomo "faber est suae quisque fortunae"
andava contro la realtà dei fatti; se l'uomo è
artefice del proprio destino, allora perché -per quanto si
impegnasse- lui non riusciva a modificare il corso degli eventi? Non
riusciva ad essere come suo padre, come Naruto?
Divenuto ormai uomo, Sasuke arrivò alla constatazione che il
Fato esisteva, e che non si poteva in alcun modo cambiare il corso
inesorabile e causale degli avvenimenti, ma anzi ciò
che conveniva era accettare quello che era, la sua natura. Se il
destino l'aveva voluto così vendicativo, pericoloso e pieno
d'odio, c'era una ragione, e non vi era alcuna libera
volontà ma tutto avveniva perché così
era stato già deciso.
Il suo Clan era stato completamente distrutto affinché lui
potesse essere raccolto e cresciuto dagli Uzumaki, Sakura aveva trovato
il libro sugli Uchiha affinché lui scoprisse da solo la
verità sui suoi antenati, Orochimaru l'aveva trovato e
allenato, affinché potesse avere le forze necessarie per
combattere Naruto e divenire una volta e per tutte la sua nemesi, e
infine gli era stato donato l'amore di Sakura affinché fosse
ulteriormente tormentato, per inculcargli la speranza che il
suo destino -forse- potesse essere modificato solo dall'intervento
provvidenziale degli dei, di Sakura, essenza stessa della Luce.
Se poco prima però Sasuke aveva accettato questo suo
percorso a testa alta, facendosi carico di quel ruolo che il fluire
degli eventi lo aveva spinto ad assumere- quello di essenza stessa
dell'Oscurità- ora dentro di lui si sentiva pieno d'ira;
sotto una certa ottica infatti si vedeva quasi come una pedina in mano
a una divinità sadica e capricciosa. In tutta la sua vita
era mai stato veramente libero di scegliere, o ogni sua mossa
era stata voluta per poterlo portare a una fine che tutt'ora gli
appariva incomprensibile? Perchè, a Konha, ogni qualvolta la
Luna oscurava il Sole lui, sebbene lontano dalle terre natie,
commetteva un passo decisivo nella dannazione? E perché sua
madre che gli raccontava sempre dell'inesorabilità del
destino, nella lettera che Naruto gli aveva dato mesi prima, aveva
scritto : " Se tu lo vorrai, in alternativa al compimento di
questo proposito vendicativo, ci sarà un' altra strada, una
seconda via. [...] ll futuro ha gloriosi progetti per te, ognuno ha il
suo posto nel mondo e il tuo non è ancora stato deciso, puoi
ancora tornare indietro e salvarti, figlio mio"
Dunque era libero di scegliere cosa essere?
E nel caso lo fosse stato, quale sarebbe stata la sua scelta, cosa desiderava veramente
divenire, cosa possedere con tutto se stesso?
Serenità? Vendetta? Pace? Distruzione?...Potere?...Perdono.
«E tu...credi di conoscere il mio
desiderio?»
14
Gennaio, 4 anni prima, Paese del Ferro
Sakura non provava nulla
in quel momento, nè rimorso, nè vergogna. Eppure
aveva stordito i suoi giovani compagni -alcuni tra i migliori cavalieri
di Konoha- lasciandoli tramortiti sul suolo innevato, aveva ingannato
il capitano Yamato e il maestro Kakashi, e aveva mentito
anche a Naruto. Ma l'ingenua Sakura si ripeteva che quel comportamento
aberrante era essenziale per la riuscita del suo piano : era giunto il
momento di porre fine a quella follia, e la fine sarebbe arrivata attraverso le
sue stesse mani.
Continuò a galoppare nell'aria gelida che la costrinse a
chiudersi maggiormente nel lungo mantello bianco, facendole serrare gli
occhi quando i mille spilli affilati del vento freddo le colpirono il
viso, e il ronzio soffocato che sentiva nelle orecchie, altro non era
che l'ululato del vento tra gli altissimi alberi della foresta; con
tenacia però assottigliò lo sguardo in avanti,
dalle labbra bianche e tremanti uscì un solo sospiro
caldo. «Sei tu, sei qui Sasuke»
Lo aveva avvertito, era vicino.
« SASUKE! »
Un urlo a squarcia gola, troppo familiare, lo costrinse a sollevare lo
sguardo. Se la ritrovò davanti, dall'altro lato del ponte
distrutto. Le sopracciglia incurvate, lo sguardo fermo, il viso sudato
per la corsa. Si maledisse per non aver avvertito immediatamente il suo
chackra. Come aveva fatto ad essere così cieco, si era fatto
trovare, proprio da lei.
«...Sakura?»
Quando girò
il viso verso di lei, Sakura notò che appena
sotto l'occhio destro vi era del sangue rappreso, che gli
aveva imbrattato la casacca bianca già lacerata.
Era sporco e ferito, come se avesse appena terminato di duellare. Lo
sguardo che le rivolse, carico d'astio, fu terribile da sostenere.
Ciò che aveva davanti, era un uomo completamente diverso da
quello che ricordava.
La proiezione distorta e raccapricciante di colui che amava.
«Perché sei venuta da
me?»
Sakura si riprese,
inghiottì la saliva, e gridò per farsi sentire.
«Sasuke, fammi venire con te! Sto
abbandonando Konoha!» terminò
appena la frase e, decisa come lo era sempre stata, saltò
per raggiungere l'altra parte del ponte, per raggiungere lui.
Ora che erano più vicini, Sakura potè guardare
con più attenzione la ragazza che, riversa su un fianco,
sputava sangue ai piedi di Sasuke. Lui, ancora immobile, la guardava
diritto negli occhi verdi.
"Stupida ragazzina, pensi che me la beva?...faresti meglio a scappare,
fuggi Sakura...non rendere le cose più difficili di quello
che sono."
«...e tu che ci guadagneresti a
seguirmi? Non essere ridicola...» Vai
via, dannazione.
La sua voce sprezzante era talmente simile a quella di quando era a
Konoha, che Sakura pensò per un attimo che non ce l'avrebbe mai fatta.
Che non ne era assolutamente in grado, e che infondo lei non lo
voleva. Ma un secondo
colpo di tosse della fanciulla rossa la ridestò. Doveva farlo.
«Sono seria! Da quando te ne sei
andato...non ho fatto altro che rimpiangere di non aver avuto la forza
di seguirti...»
E quanta
verità c'era in quella frase? Forse troppa per essere
accettata persino da lei stessa. Pensò che convincente lo
era, ma doveva sforzarsi ancora di più per riuscire
veramente a persuaderlo.
Ma Sasuke in silenzio, si limitava a fissarla con scarso interesse.
«Farò tutto quello che
desideri. Quello che conta è che non voglio avere
più rimpianti!»
In quel momento, lo sguardo di Sasuke si fece più aguzzo,
l'ira dipinse il suo volto e le sopracciglia nere franarono in un'
espressione accigliata.
«E tu...credi di conoscere il mio
desiderio?»
«Non importa...mi
andrà bene qualsiasi cosa, farò tutto quello che- »
«Io voglio annientare Konoha!
Questo è il mio desiderio!» la
interruppe calcando con irrazionale calma il suo angosciante proposito.
Fu' allora che la maschera che Sakura aveva assunto crollò e
gli occhi verdi si allargarono per la sorpresa e la paura.
«Davvero tu arriveresti a tradire
Konoha per me?» il tono
basso, fermo, glaciale, le fece accapponare la pelle.
Ma, ingenua, continuò quella pagliacciata. «Certo! Se tu mi ordini di farlo
io lo farò»
"Sei sempre stata una pessima bugiarda Sakura! Te la sei proprio
cercata...ormai non si torna più indietro, sorella"
Un ghigno incurvò un lato delle labbra di Sasuke, mosse solo
un passo verso di lei, rivolgendole uno sguardo sagace.
«Molto bene...mettiamo alla prova
questa tua volontà...»
Sakura
inspirò ed espirò profondamente, quando Sasuke le
rivolse una seconda occhiata.
«Se vuoi che ti accetti al mio
seguito...dalle il colpo di grazia!» disse
indicando la ragazza in fin di vita.
Gli occhi di Sakura
mantennero la stessa fermezza, sebbene dentro il panico fosse
ingestibile. «Chi è?»
«Una del mio esercito, come vedi
ora non mi è di alcuna utilità...tu saresti un
ottimo rimpiazzo dopotutto»
Chi era l'uomo che aveva davanti? Sakura non lo riconosceva
più, niente di quello che vedeva e sentiva apparteneva al
suo Sasuke. Come poteva lasciare che degenerasse ancora di
più? Lei doveva salvarlo,
e quello era l'unico modo ormai. Si avvicinò lentamente a
lui e alla sua sottoposta, trattenne quasi il respiro quando lo
superò per raggiungere il corpo della ragazza.
Da quanto tempo non lo vedeva? Da quanto tempo non gli era cosi
vicino...
Estrasse il pugnale dal fodero di pelle e chiuse appena gli occhi, quel
tanto da suscitare il commento beffardo dell'Uchiha. «...che ti succede?Non mi dirai
che non ne sei in grado?...»
Doveva agire senza
perdere tempo, doveva girarsi in quel momento e conficcargli la lama
nel torace, un unico movimento e tutto sarebbe finito.
Doveva uccidere Sasuke. Doveva farlo, ora!
«Sasuke...fermati» un
lamento flebile, una preghiera sommessa, uscì dalle labbra
bianche della ragazza dai lunghi capelli rossi. Sakura ebbe il tempo
minimo di razionalizzare cosa stesse succedendo, girò
velocemente lo sguardo alle sue spalle e incontrò l'inferno
nel vuoto degli occhi di Sasuke. La stava per trapassare, implacabile e
senza pietà, come quando attaccava i manichini durante gli
allenamenti a palazzo. Chiuse gli occhi...stava per morire per mano del
contorto e raccapricciante riflesso del ragazzino con cui era
cresciuta. Arrivò a pensare che probabilmente era meglio
essere uccisa da lui, piuttosto che ucciderlo lei stessa.
Sentì prima una presa ferma sul suo polso, deviando con
forza la traiettoria del suo attacco, poi lo vide : Kakashi e
i suoi occhi; e lo sentì, rancoroso e a denti stretti.
«Autentico intento omicida...sei
caduto così in basso...Sasuke»
Cercò di replicare con un calcio, ma quello che ricevette
dal suo maestro fu una risposta pronta e violenta che lo costrinse a
indietreggiare.
«Ahah...eccone un altro» commentò
in un ghigno sadico e impudente, fissandoli entrambi con scherno e
disprezzo.
«Sasuke...sai che detesto dover
ripetere più volte le stesse cose...quindi te lo
dirò un'altra volta soltanto.Non lasciare che la vendetta si
impadronisca di te...»
Una risata glaciale, spaventosa, uscì dalla bocca
dell'Ultimo Uchiha. Echeggiò nell'enormità di
quel luogo devastato dal conflitto, e rimbombò nel cuore di
Sakura.
«Itachi...mia madre...mio
padre...IL MIO CLAN! VOI RIPORTATEMELI...RIPORTATEMELI QUA E VI
PROMETTO CHE TUTTO QUESTO FINIRA'!»
Urlò tramutando il
suo viso in una maschera di odio.
«...Non nutro alcuna voglia di
ucciderti» disse
allora Kakashi fissandolo.
Fu allora che -se possibile- la voce di Sasuke divenne ancora
più velenosa e agghiacciante.
«Parli ancora come se potessi
davvero uccidermi! Finiscila con questo patetico atteggiamento da
maestrino. Kakashi...ti svelo un segreto...io sto tremando fino alle
ossa dalla voglia che ho di sporcarmi le mani con il tuo sangue!»
Sakura ascoltò quelle
parole senza muovere un muscolo, ma per la prima volta dopo tutto quel
tempo, pensò che Sasuke fosse realmente e completamente
perso e insalvabile.
E la disperazione le attanagliò le viscere con violenza
«Sasuke, ti pre...go...fer..mati
» un gemito spezzato uscì involontariamente dalle
sue labbra, crollò con le ginocchia a terra, piangendo tutte
le lacrime che le erano rimaste.
D'un tratto quindi palesò tutta la sua debolezza, il dolore
atroce che lui causava e di cui non si curava. Sasuke non fece altro
che rivolgerle un occhiata infastidita, "Sei patetica" le dicevano i
suoi occhi neri,"sei debole, ed inutile" ripetevano, per poi
voltarsi sul suo maestro ed iniziare ad attaccarlo.
Sakura ancora tremante e impaurita, tentando di curare quella giovane
donna dai bei capelli rossi, ascoltava il violento cozzare delle armi,
i salti e gli attacchi che i due si scagliavano l'uno contro l'altro,
agguerriti e instancabili. E poco dopo, quando udì
l'imprecazione di Sasuke, le grida di dannazione a causa
dell'incapacità momentanea di usare le sue arti oculari,
capì che era quello il momento di agire. Riprese il pugnale,
armandosi del coraggio che credeva di possedere, e si
avvicinò alle sue spalle, silenziosa come una gazzella. Non
poteva più tirarsi indietro, era lei a doversi occupare di
Sasuke. Cacciando la forza necessaria per porre fine alla sua
follia. Si sarebbe fatta carico di quel peso, lo avrebbe sopportato,
perché per amore, per l'eterno e immortale amore che
provava, ce l'avrebbe fatta.
La lama distava ormai pochi centimetri dalla schiena di Sasuke, la
punta avrebbe centrato perfettamente il simbolo bianco e rosso degli
Uchiha cucito sulla casacca.
Tremò appena Sakura, con le lacrime che ripresero a scendere
copiose sulle guance bianche, le labbra tremolanti serrate quasi
violentemente, per soffocare i vagiti di dolore.
Doveva farcela,
doveva affondare quel pugnale avvelenato e ucciderlo, ma...continuava a tremare e
restare ferma.
"Muoviti...uccidilo...cosa stai aspettando?" Sapeva che era la cosa
giusta da fare, per tutti, per il suo popolo, per la sua famiglia, per
se stessa e anche per lui...e allora perché le mani non
seguivano ciò che il suo cervello comandava?
Ma infondo...come aveva potuto credere di riuscire veramente a farlo?
Come poteva stroncare la vita dell'uomo che con dolore inimmaginabile
continuava ad amare, come poteva uccidere Sasuke ?
Non era pronta per quello, e non lo sarebbe mai stata.
E di quel tentennamento, così umano e sofferto, se ne
approfittò Sasuke, che a causa di un singhiozzo malamente
trattenuto divenne cosciente di quello che stava accadendo appena
dietro di lui.
Si girò di scatto incontrando i suoi occhi verdi pieni di
lacrime, e con violenza le serrò la gola tra le dita.
La sollevò stringendo ancora più forte il collo
bianco.
Avvertiva sotto le dita l'incapacità di Sakura di respirare,
annaspava tentando di racimolare un po' d'aria.
No, non l'avrebbe uccisa soffocandola, ci sarebbe voluto troppo tempo,
Kakashi sarebbe intervenuto di lì a breve, e forse sarebbe
stato stesso lui a non riuscire fino in fondo a strapparle la vita in
quel modo. Ci voleva qualcosa di più veloce, immediato.
Quindi, le afferrò il pugnale che teneva ancora in mano,
l'avrebbe fatta finita con la stessa arma con cui lei -la stessa
bambina che lui aveva protetto nei momenti di pericolo, la stessa
sorella con cui era cresciuto, la stessa ragazzina che gli aveva
giurato eterno amore- aveva tentato di ucciderlo.
Le avrebbe tagliato quella splendida gola -che manteneva lo stesso
profumo e morbidezza che lui ricordava- il suo sangue gli avrebbe
inzuppato la casacca bianca, pulendogliela con il suo candore, e
così finalmente si sarebbe liberato anche dell'ultimo
fardello, annegando nel sangue puro e incontaminato di Sakura.
La lama era talmente vicina alla sua gola che Sasuke involontariamente
trattenne il respiro, per la frenesia o per l'atroce
disperazione poco importava, e non si rese conto -preso
com'era dal tentato omicidio- che Naruto era appena dietro di lui.
Suo fratello in un attimo afferrò Sakura tra le sue braccia,
allontanandola dalla morte certa.
Sasuke sbattè
le palpebre come per mettere a fuoco la figura davanti a sé,
colui che gli aveva strappato Sakura dalle grinfie dell'oblio.
Lo sguardo limpido di Naruto, mostrava una tale sofferenza,
delusione e dolore, da fargli venire il voltastomaco. Pensava di star
soffrendo? Cosa ne sapeva lui del vero dolore?
«L' avresti
uccisa! Cosa sei diventato Sasuke? Quando finirà questa
follia?» gli urlò con disprezzo.
«Questa, che tu chiami follia,
non è altro che la conseguenza di quello che TUO padre e il
TUO villaggio hanno causato! » disse inalberandosi.
«No, tu non sei questo... »
«E cosa ne sai tu? Sono diventato
quello che il tuo popolo, i tuoi ministri, hanno deciso che io fossi,
che la mia intera famiglia fosse! Cosa sono gli Uchiha, se
non assassini e squilibrati?...
Non è questo che raccontano ai bambini per
intimorirli?...non è questo che avete voluto tramandare?
Quindi eccomi, fratello, il più folle tra gli Uchiha»
«E per questo...uccideresti anche
lei?...Sakura?»
Il viso di Naruto era
rosso per la collera, ma gli occhi sebbene infuriati erano lucidi sul
punto di piangere, e la voce tremava appena, segno della disperazione
più totale.
Sasuke li
guardò, suo fratello, sua sorella e il suo maestro, tutti e
tre l'uno vicino all'altro. Guardò Sakura, con gli occhi
rossi a causa del pianto, le gambe sottili tremolanti per il freddo, o
più probabilmente per la paura, sciupata e fragile, spezzata.
«UCCIDERO' CHIUNQUE VOGLIA
METTERSI SULLA MIA STRADA!!»
«Sasuke...Sasuke?»
L'Uchiha alzò il viso dalla scrivania di legno sulla quale,
fino a qualche attimo prima, pensava di aver semplicemente adagiato il
capo. E invece si era completamente addormentato, senza alcun contegno,
quasi come faceva Naruto quando era ragazzo. Con fastidio si
maledì per aver fatto quel paragone con il nemico Uzumaki.
Girò lo sguardo sulla mano di Sakura posata delicatamente
sulla sua spalla.
«Ti
sei addormentato...»
"E ho ricordato, ho ricordato tutto...e non sono in grado di sopportare
questo ricordo."
«A
quanto pare»
«...urlavi» gli
disse lei con dolcezza «Hai
avuto un incubo?»
«No,
sto bene» mentì,
alzandosi con il contegno che da sempre lo contraddistingueva. E
voltandosi completamente verso di lei la vide tentennare.
Con le mani strette l'una all'altra all'altezza del ventre, lo guardava
diritto negli occhi, in un silenzio snervante. «Che
c'è?» le
chiese quindi annoiato.
«Ho...devo
dirti una cosa, Sasuke.»
L'Uchiha
si portò due dita sulla tempia, massaggiandola. La testa gli
scoppiava e un pesante nodo in gola, come un macigno, gli strappava
l'aria. «Dimmi»
«...non
mi sono sentita molto bene questo pomeriggio e Hinata mi ha aiutata...
Sono appena uscita dalle stanze di Tsunade»
«Mmm...
noto che ti senti meglio, altrimenti la tua Tsunade non ti avrebbe mai
lasciata andare» disse
con distrazione.
«Sì...»
«Bene,
allora perché sei qui?» chiese
lievemente infastidito dalla sua presenza, dopo quello che aveva
rivisto, non aveva proprio alcuna voglia di vederla. Voleva rimanere
solo, al buio, con i suoi pensieri e i suoi demoni. Sakura
abbassò lo sguardo, si avvicinò a lui lentamente
e gli prese la mano. Quando sentì la consistenza delle dita
delicate di Sakura sulle sue, solo allora alzò nuovamente lo
sguardo sul suo viso. «Sasuke...sono
incinta»
La novella Uchiha guardò gli occhi di suo marito
spalancarsi, le dita sottili ed eleganti stringersi d'istinto tra le
sue, come per aggrapparsi a lei.
«Sei...incinta?» la voce
vibrò per l'emozione, mentre l'improvvisa
felicità che provava nel cuore si tradusse in una commozione
quasi fisica. La vide annuire, con gli occhi verdi lucidi e le gote
arrossate.
«...Sasuke» sussurrò
e la voce tremò di un affetto così profondo che
sbaragliò ogni barriera nel suo cuore. Gli portò
la mano ancora intrecciata nella sua sul ventre, che ora stranamente
gli appariva lievemente più rotondo, e lui senza pensare lo
accarezzò delicatamente, quasi timoroso, muovendo piano la
stoffa leggera che copriva la sua pelle.
«Nostro...figlio» pronunciò
Sasuke piano, per quella gioia troppo intensa da soffocare. Raccolse
poi una lacrima che era scesa lentamente dagli occhi di Sakura e le
portò un braccio dietro la schiena, avvicinandola
definitivamente a lui. «Io
non merito tutto questo» disse a
mezzavoce appoggiando la fronte sulla sua e chiudendo gli occhi.
«Non
dire così...» rispose
lei accarezzandolo, con i capelli neri che le si infilavano tra le
dita. «Questo...» aggiunse
riportando la mano del marito sulla pancia. «E'
un nuovo inizio, e nessuno merita un nuovo inizio più di te»
Gridò dentro Sasuke, per il tormento. Cosa meritava
veramente lui, se non le fiamme della dannazione? Quale futuro poteva
assicurare a sua moglie e a...suo figlio...
Come avrebbe potuto crescere quel bambino, che esempio di padre sarebbe
stato per quella creatura incontaminata? Lui...un assassino, un
traditore.
L'amarezza gli esplose dentro, velenosa, mescolando al presente i
ricordi dolorosi del passato. Le parole di Sakura, sebbene
così dolci, rimbombavano nella sua testa." Nessuno merita un
nuovo inizio più di te"
Lui? Lui che come una serpe strisciava nel buio e orchestrava la
più totale e terrificante vendetta.
«Sarà
odiato...perché sarà un Uchiha, e avrà
come padre il peggiore tra tutti» disse
quindi con rabbia e angoscia, immaginando già le occhiate,
le voci, che avrebbero accompagnato ogni passo di suo figlio e rivide
se stesso in quel bambino, allontanato e disprezzato. «Cosa?
Questo è assurdo!» l'incredulità
di Sakura rese il suo tono più aspro. Non aveva intenzione
di lasciarlo sopraffare dai suoi tormenti, decise di affrontarlo a
testa alta, determinata a ingaggiare battaglia, pronta a difendere
l'uomo che amava.
«Pensi
che Konoha lo accetterà? Unico...erede della famiglia odiata
per così tanti decenni ? Sarà peggio del
matrimonio, fingeranno tutti -come hanno sempre fatto- di essere felici
della nascita, ma sotto trameranno contro il nostro bambino...»
«Smettila
Sasuke, non andrà così...sarà amato, e
noi...noi lo proteggeremo!»
«E
chi lo proteggerà da me?!...non gli mentirò,
questo mai! Ma come affronterà il mio passato? Cosa
leggerò nei suoi occhi quando scoprirà chi
è veramente suo padre, e cosa ha fatto!»
La disperazione dei naufraghi velava gli occhi di Sasuke e Sakura
credette per un attimo che suo marito si stesse spezzando
definitivamente. Provò un dolore così forte nel
vederlo in quello stato che pregò gli dei
affinché le dessero la forza di sostenerlo, ignara che
quella forza lei l'aveva sempre posseduta.
«Soffrirà...ma
non per la delusione, nè per la vergogna.
Soffrirà per te, perché capirà tutto
il dolore che hai patito, e sentirà la purezza del tuo
animo. Sarà orgoglioso di avere un padre come te!»
Da una serpe come lui poteva nascere una colomba? Dimmelo Sakura,
tu...ci credi?
Sakura lo guardava negli occhi, ma Sasuke non riusciva a capire se gli
stesse mentendo o meno. Tuttavia vedeva comunque qualcosa. La stessa
fiera passione che aveva notato in lei anni e anni prima, e che era
stata la sua rovina.
E strinse i pugni cercando di resistere alla tentazione di prenderla
tra le braccia, guardarla negli occhi e dirle tutta la
verità. Dirle che stava architettando la caduta di Minato e
Naruto, dirle che mai aveva rinunciato alla sua vendetta, dirle che
ancora anelava la morte di suo padre e suo fratello. Dirle che...da
qualche tempo non sapeva più cosa fare. Dirle che era
disperato...e terrorizzato. Invocare aiuto.
«Non
aver paura...» gli
disse con una dolcezza che gli inebriò i sensi, evocando
emozioni che per i suoi conflitti avrebbe fatto meglio a ignorare.
Sasuke voltò appena lo sguardo fuori, verso il cielo sereno.
Le nuvole si muovevano tranquille scivolando nell'aria. Quella
normalità lo sconvolse. Evidentemente non erano consapevoli
del dramma che si stava svolgendo poco più sotto di loro.
«Come
posso essere sicuro che non gli verrà fatto del male in
questa corrotta Nazione del Fuoco?»
La sua voce era rabbiosa, e Sasuke dovette concentrarsi per controllare
le violente emozioni che lo stavano scuotendo.
«La
tua ira funesta dovrebbe essere di per sè già un
buon motivo per dissuadere qualsiasi intento malvagio» le
rispose in un sorriso sarcastico, cercando di alleggerire l'animo. Ma
per un attimo Sakura si maledisse per quella battuta, perché
scorse un lampo di dolore negli occhi neri di Sasuke, ma fu solo un
istante. La determinazione rimpiazzò
immediatamente quella fugace visione.
«Dovremmo
crescere nostro figlio lontano da questa gente...o disfarci una volta e
per tutte di loro!»
Sakura spalancò gli occhi scostandosi appena da
lui. «Come
puoi dirmi una cosa del genere?»
«Come
puoi pensare tu, che io non lo dica!»
sbottò lui respirando a fatica.
«Non
intendo scappare con mio figlio, dalla terra in cui sono nata e
cresciuta. Dal nostro Villaggio»
«Che
mi ha voltato le spalle anni fa! Che ha ordito lo sterminio del mio
intero clan! Che mi ha ingannato!» commentò
lui ad alta voce.
«Sasuke...» si
riavvicinò lei, tirandolo appena per incontrare di nuovo i
suoi occhi neri. «Un
bambino ha bisogno di stabilità, ha bisogno di amici, di
amore!»
Quelle parole gli piovvero addosso come una cascata gelata. Lo
sconvolgeva -ancora- la capacità di quella donna nel
riuscire a fargli perdere la padronanza di sé. Sapeva bene
ciò di cui un bambino aveva bisogno, lui aveva sentito il
bisogno di essere amato durante tutta l'infanzia. Dunque poteva essere
un buon padre? Sarebbe stato in grado di amare suo figlio nel modo
giusto? E suo figlio lo avrebbe amato comunque, pur sapendo...?
«Sarà
felice qui, riceverà tutto l'amore di questo mondo e
crescerà in serenità. Tu gli insegnerai tutte le
tecniche Uchiha, ed io le arti mediche...avrà il meglio di
noi due»
E ci credeva veramente Sakura...
Perchè infondo quello di Sasuke era stato veramente un
tradimento?
Potevano davvero condannarlo per quella scelta?
Sakura non ci volle pensare, quello che sapeva era che loro, gli
altri...quelli che non sapevano, non conoscevano veramente i suoi
occhi. E non avrebbero mai avuto il coraggio di specchiarsi
nell'oscurità per lavarne via la tristezza. Quella invece
era la sua missione, da sempre. E lei non ne era mai stata impaurita,
nè ora nè allora.
Con quelle calde rassicurazioni, improvvisamente Sasuke si
sentì di nuovo bambino. Lo stesso ragazzino che in quelle
stesse mura era in perenne attesa di un riconoscimento, che sotto
quello stesso cielo, in piedi brandendo spade e pugnali, sognava di
ereditare un giorno le tecniche di suo padre Minato, il grande e
splendente Lampo Giallo. Aveva sperato e atteso per molti anni per poi,
finalmente, allontanarsi violentemente da quell'inutile e ingannevole
sogno.
«Che
sia un lui o una lei, sarà cresciuto nell'amore, lontano
dalle menzogne. Non c'è bisogno di scappare, noi
affronteremo qualsiasi ostacolo o dolore, insieme...»
Lui o lei. Ed ecco che nella sua testa, il bambino assunse
un'identità, una forma concreta.
Sarebbe potuto essere una femminuccia con i capelli neri degli Uchiha e
la tenacia di Sakura, o un maschietto dagli occhi verdi, dolce e con un
sorriso sfrontato.
L'immagine di lui, Sakura e il piccolo neonato gli occupò la
mente. Una sensazione di tepore e calore gli avvolse il cuore, e Sasuke
decise di lasciare andare momentaneamente quei terribili pensieri, e di
abbandonarsi a quella pace. Accarezzò delicatamente Sakura,
le sfiorò la guancia morbida e scese giù sul
collo lungo sentendo con piacere la pelle di lei rabbrividire.
«Come
fai?» «A
fare cosa?» chiese
lei in un sospiro, presa da quelle carezze gentili e allo stesso tempo
sensuali.
«A
placare l'orrore che si nasconde dentro di me»
«Non
mi basta» disse
in un tremito procurato da un suo bacio dietro l'orecchio. «Non
mi basta placarlo, io voglio cancellarlo o se non posso, voglio
aiutarti a sopportarlo.»
Avvicinò lentamente le labbra, con gli occhi fissi nei suoi,
la mano aggrappata alla sua spalla stringeva tra le dita la stoffa
della cottardita blu scuro.
«Sono
abbastanza forte, posso farcela sai?» pronunciò
sulla sua bocca già socchiusa.
«Si
lo so» disse
solo, per poi annegare in quel vortice di labbra, speranza e
timore.
Più lontano a Nord, in un covo sotterraneao, illuminato dal
fuoco caldo delle numerose fiaccole, Kabuto era stato mandato a
chiamare. Percorse il corridoio in silenzio per raggiungere la sua
stanza, le sue gambe si muovevano meccanicamente ma con una certa
frenesia che si sforzava di limitare, più volte si era
recato lì per curare le braccia del suo Signore e tutte le
volte gli aveva fatto uno strano effetto vederlo costretto in quella
situazione, sapeva quanto il suo padrone stesse soffrendo per quella
debolezza.
Entrò nella stanza, arredata con il minimo necessario, nello
stile orientale che Orochimaru tanto amava. Sentì il rumore
ripetuto di uno strusciamento e si girò in quella direzione.
Un serpente strisciò fino a lui, gli sfiorò la
caviglia con la pelle umida e squamosa, continuando a strisciare fino a
sparire in un angolo non illuminato. Kabuto posò le erbe
mediche sulla sua desta ed alzò il viso sulla figura di
schiena, seduta a gambe incrociate su un enorme cuscino.
«Mi ha fatto chiamare? Vi ho
portato le erbe mediche, mio signore» «Sì,
vieni» disse rauco per poi slacciare
la cintura del kimono viola -veste che Kabuto apprezzava
particolarmente sul suo signore- mostrando il corpo niveo e un fisico
sottile, ma non esile. I capelli, una setosa cascata nera, gli
scivolarono da un lato della spalla nuda creando agli occhi di Kabuto
un piacevole contrasto. Il servitore deglutì a vuoto, senza
un particolare motivo, o forse per tutti i motivi rimasti muti,
inespressi. Si avvicinò definitivamente iniziando il suo
lento e accurato lavoro di frizionamento dell'unguento sulla pelle
bianchissima di Orochimaru, partì dalle mani passando ai i
polsi e alle spalle, ripassando prima giù e poi
sù numeroso volte, mentre la mente obbligava gli occhi a non
indugiare troppo su quel corpo.
«Sei sempre stato un fidato
alleato, Kabuto, e senza alcun dubbio di notevole utilità.
Sei un ottima spia, un ottimo medico e un grande combattente...»
«Grazie,
mio signore»
«A breve potrò riutilizzare le
braccia, sarò finalmente in grado di concludere
l'assedio di Konoha , e
questo lo devo sicuramente a te...
Ma so bene che odi Sasuke Uchiha...tu lo vuoi morto, non è
vero?»
la voce era sibilante e profonda come al solito, ma quella volta
l'effetto che ebbe sulla mente di Kabuto fu diverso. L'attendente
infatti rabbrividì suo malgrado, perché era vero
: lui detestava quell'ingrato Uchiha e desiderava con tutto il cuore
vederlo morire, con sofferenze se possibile. Ma d'altra parte, Kabuto
non era uno sprovveduto, sapeva perfettamente che in futuro Sasuke
sarebbe dovuto divenire il nuovo contenitore per il suo maestro, e lui
non era così sciocco da mettersi contro i voleri del suo
signore. No, andare contro Orochimaru non sarebbe stata una
mossa intelligente.
«Non
vi creerò problemi, se è questo che temete maestro»
rispose senza emozione. Orochimaru si leccò le labbra
risistemandosi il kimono sulle spalle bianche. Si girò verso
di lui, fissandolo con i suoi occhi gialli e inquietanti per i
più, ma non per Kabuto. «E'
nel tuo interesse, mio caro»
sibilò spostandogli un ciuffo argenteo dietro l'orecchio,
sfiorando appena con le dita affusolate un suo zigomo.
«Ti
strapperei gli occhi se venissi a sapere che hai tentato di sbarazzarti
del mio contenitore»
La voce arida e gelida fece accapponare la delicata pelle di Kabuto,
che sentì una goccia di sudore freddo scendere lungo la
schiena, si irrigidì mantenendo però gli occhi
nei suoi. «Non
oserei mai andare contro il vostro volere, maestro»
Orochimauru piegò la testa di lato facendo ondeggiare i
lunghi capelli neri. «Ho
un compito da affidarti allora»
sorrise, mostrando i denti bianchissimi e affilati, e
accarezzò il capo di un serpente nero che gli si era
avvicinato.
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