Noi due all'improvviso

di BereniceKerr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Quando mi sveglio Victoria sta ancora dormendo distesa nuda su di me.
I lunghi capelli castani le coprono la schiena mentre morbide ciocche le ricadono sul viso poggiato sul mio petto.
Le sue gambe sono ancora intrecciate ai miei fianchi, ma la loro presa non è più stretta e forte come poche ore prima, tanto che posso scivolare facilmente via da lei senza farla svegliare.
Mi porto le mani al viso e poi tra i capelli, e ripensando a quanto è accaduto ieri sera mi lascio sfuggire un sospiro stanco.
Ancora una volta abbiamo litigato... Ed ancora una volta Victoria ha preteso di risolvere tutto quanto tra le lenzuola.
Ed io come sempre ho lasciato che lei l'avesse vinta. Non ricordo nemmeno il motivo per cui abbiamo litigato. Praticamente succede per qualsiasi cosa e sta diventando quasi un abitudine. Alle volte ho come la sensazione che Victoria cerchi la lite di proposito solo per potersi sfogare. 
Anche il sesso con lei è diventato più un mero sfogo animale che qualcosa di sentimentale o passionale. Sono stanco di questa situazione che dura ormai da parecchi mesi. Ma tutte le volte che prendo l'argomento o decido di chiudere questa nostra relazione malata, lei si lascia andare a crisi isteriche e di pianto, minacciandomi addirittura di fare gesti estremi. E sono sicuro che pur di farmi sentire in colpa ed averla vinta, ne sarebbe capace.

Ancora assonnato, allungo un braccio per prendere il cellulare poggiato sopra il comodino accanto a me e mi accorgo che sono già le undici del mattino.
«Vick, svegliati! Sono le undici, dobbiamo andare all'aeroporto» la scuoto delicatamente cercando di svegliarla nel migliore dei modi. Detesta essere svegliata, lo so, ma abbiamo un impegno importante e non possiamo assolutamente rischiare di perderlo. 
Tuttavia ottengo da lei solamente un grugnito mentre si gira dall'altra parte per continuare a dormire.
«Dai Vick, l'aereo di tua figlia non atterra tra un'ora? Alzati forza...» mi allungo su di lei e scostandole i capelli le bacio la schiena risalendo piano verso il collo e poi verso l'orecchio.
Victoria risponde a quel gesto con un suono roco «Mmm... Può sempre prendere un taxi!» mormora con la voce ancora impastata dal sonno mentre, girandosi sulla schiena, si stiracchia come una gatta al sole.
E' bella Victoria, ed anche molto seducente. Sa di esserlo ed usa queste armi  per ottenere ciò che vuole, riuscendoci la maggior parte delle volte. Anzi sempre. Ed io ammetto di non esserne immune.
Le rivolgo un'occhiata incredula «Stai scherzando spero! Non mi hai detto che non la vedi da due anni? Dai, qual'è quella madre che non vede l'ora di riabbracciare sua figlia dopo tutto questo tempo che non la vede?» la rimprovero bonariamente mentre mi alzo per andare a fare una doccia.
«Ma io naturalmente!» mi risponde lei sorridendo «Dico sul serio, sai? Del resto... L'indirizzo di dove avverrà il funerale lo sa! Ed è grande abbastanza per cavarsela anche da sola!» aggiunge come se fosse la cosa più ragionevole del mondo «Potrei mandarle un messaggio e dirle che ho avuto un contrattempo.  Ad esempio che il mio instancabile giovane amante mi ha costretta a stare a letto con lui tutta la mattina, per soddisfare le sue voglie perverse!» l'espressione del suo viso mi fa intuire che sta davvero prendendo in considerazione quell'idea assurda.
«Alzati e preparati! O faremo davvero tardi» le ordino prima di entrare in doccia dove pochi istanti dopo mi raggiunge anche lei.

Arriviamo all'aeroporto con un ritardo di circa quarantacinque minuti, ma di sua figlia non si vede nemmeno l'ombra. 
Victoria controlla nervosa ed infastidita il cellulare nell'eventualità che Zoe, questo il nome della ragazza, abbia chiamato o inviato qualche messaggio e quando prova a contattarla, le risponde la segreteria telefonica.
«Che fastidio! Mi chiedo cosa le passi per quella testolina vuota! E' sempre stata una bambina stupida e viziata, ma pensavo che con l'età avesse messo il senno! Essere irraggiungibile e non farsi trovare nel posto concordato, è un chiara provocazione nei miei confronti! Lo sa che odio aspettare! Sai che ti dico? Andiamo via, la signorina si arrangerà da sola!» mormora stizzita mentre si accende nervosa l'ennesima sigaretta.
«Vick, vorrei solo sottolineare che siamo noi in ritardo e di ben quarantacinque minuti! La funzione funebre inizia tra meno di quindici, sarebbe anche normale che tua figlia si fosse stancata di aspettarci ed alla fine avesse preso un taxi!» le rispondo, cercando con lo sguardo una ragazza di cui ignoro completamente l'aspetto e di cui Victoria mi ha comunicato l'esistenza solo due giorni fa.
«Appunto... E' talmente idiota che non si è nemmeno degnata di chiamare per informarci dove avremmo potuto trovarla! Andiamocene! Sono stanca di aspettare la principessa» esclama lei, dirigendosi verso il posteggio ed ignorando completamente le mie proteste.

Stiamo già entrando in auto quando sento la voce di una ragazza esclamare sprezzante «Ieri sera hai forse sbagliato la dose di sonniferi e stamattina non sei riuscita ad alzarti, Victoria? Oppure hai esagerato come al solito con l'alcool?»
Quando mi giro verso quella voce la vedo.
E'una ragazza minuta, non molto alta e dalla carnagione leggermente dorata. Indossa un tubino nero semplice che le arriva fin sotto il ginocchio e delle scarpe nere classiche con il tacco basso. Dei morbidi ed ondulati capelli color cioccolato, molto simili a quelli di Victoria, le ricadono a metà delle spalle e sul viso predomina un'espressione dura e fredda, in netto contrasto con i suoi lineamenti dolci e delicati.
Ma quello che cattura maggiormente la mia attenzione, provocandomi un inaspettato turbamento, sono dei profondi e splendidi occhi turchesi che saettano disgustati da me a Victoria.
«Zoe! Eccoti qui finalmente! A quanto pare l'averti mandata nelle scuole più care e prestigiose non è servito a correggere quella lingua velenosa che ti ritrovi! Sono preoccupata sai... Credo che dall'ultima volta che ci siamo viste, tu sia persino peggiorata!» è la risposta di Victoria che ricambia lo sguardo della ragazza con una smorfia di fastidio.

«Io invece noto che le tue visite dal chirurgo estetico si sono intensificate! Sicura che puoi stare al sole senza il rischio che ti si sciolga qualcosa dal viso? Sai... Non vorrei ritrovarmi uno dei tuoi zigomi tra i piedi!» poi volgendo lo sguardo su di me « Tu invece devi essere il suo nuovo giocattolo...» mi studia dall'alto in basso con aria fiera «Mi chiedo se la prossima volta debba aspettarmi un ragazzino che sta ancora frequentando il liceo! Lo sai che è un reato, vero?» mormora facendomi sentire stranamente a disagio mentre Victoria sembra avere smesso di ascoltarla ed è già entrata in macchina.

Cercando di camuffare il mio imbarazzo, le sorrido mentre le porgo la mano per presentarmi «Daniel Brant, piacere di conoscerti. Scusaci per il ritardo ma abbiamo avuto un guasto al motore dell'auto. Com'è andato il viaggio? Tutto bene?»

Zoe mi guarda di nuovo con quegli occhi profondi e penetranti. Nonostante continui ad avere quell'espressione fredda e sprezzante, mi sembrano gli occhi più belli che io abbia mai visto. Mi fanno venire in mente l'acqua limpida e cristallina di alcune meravigliose spiagge incontaminate che una volta ho visto in un documentario alla televisione.

«Zoe Harmon. Ma penso che tu sappia già chi sono... O almeno me lo auguro» mi risponde secca «Voglio chiarire subito che non occorre che ti senta in obbligo di essere gentile con me o di fare per forza il simpatico. Il fatto che ti scopi mia madre e che a colpo d'occhio possiamo essere coetanei, non implica che dobbiamo essere per forza amici!» ignora volutamente la mia mano ed avvicinando un carrello dove sono disposte in maniera ordinata le sue valigie «Se per favore adesso possiamo andare, vorrei cercare di arrivare almeno in tempo per vedere mio padre un'ultima volta, prima che lo chiudano in una bara e lo mettano sotto terra per sempre!»

La strada verso la chiesa dove da li a poco si sarebbe svolta la funzione funebre, sarebbe stata maledettamente pesante e difficile da sopportare se non ci fosse stata un po' di musica da ascoltare durante il tragitto in auto.

Victoria mi aveva accennato al fatto che fra lei e la figlia c'erano delle incomprensioni, ma non immaginavo che tre le due ci fosse in atto una guerra all'ultimo sangue.

Per tutto il viaggio sembrano ignorarsi. Victoria parla al cellulare o chatta con chissà chi, mentre Zoe è come se si fosse estraniata da tutto e da tutti.

Mentre guido, involontariamente, lancio degli sguardi distratti verso di lei attraverso lo specchietto interno dell'auto. In molti tratti del suo viso riconosco quelli di Victoria, anche se in Zoe sono molto più dolci e meno marcati.

Si accorge che la sto scrutando e dopo un'iniziale espressione di sorpresa, che le provoca un sorprendente quanto fulmineo rossore sul volto, mi lancia un'occhiataccia per poi girarsi infastidita verso il finestrino ed indossare dei grandi occhiali neri da sole mentre borbotta qualcosa tra sé.

Quando arriviamo al cortile della chiesa e fermo l'auto, Zoe scende velocemente per raggiungere con passo svelto gli altri parenti li presenti che, quando la vedono, si chiudono tutti intorno a lei abbracciandola e baciandola.

Al contrario invece, quando vedono Victoria, la salutano a malapena.

«Guarda quegli stupidi sempliciotti! Tutti stretti intorno alla piccola orfanella triste, che deve essere consolata per la morte del suo adorato papà! Nemmeno si degnano di venirmi a salutare! Cafoni... » esclama Victoria stringendosi improvvisamente a me, mentre si accende una sigaretta guardando tutti con sdegno ed altezzosità e salutando distrattamente qualche amico, che le si avvicina per farle le condoglianze.

«Deduco che tu non sia rimasta in buoni rapporti con la famiglia del tuo ex marito» commento conducendola verso la porta d'ingresso della chiesa.

«In realtà non mi hanno mai potuta sopportare. E naturalmente l'antipatia è sempre stata reciproca. Hanno sempre sostenuto che io abbia incastrato il loro amato Neil. Mi hanno additata come una cacciatrice di dote, un'arrampicatrice sociale. Non facevano che metterlo in guardia sul fatto che sposandomi avrebbe fatto un grosso errore e che lo avrei reso infelice per tutta la vita! Ed ora guardali! Come mi scrutano con occhi pieni di odio e di rancore. Deve rodergli parecchio il fatto che l'assoluta beneficiaria del patrimonio di Neil sia io! Scommetto che tutti qui dentro, la mia figlioletta adorata in testa, preferirebbero di gran lunga che dentro quella bara ci fossi io e non lui!» getta la sigaretta ancora quasi integra per terra e, sistemandosi meglio la provocante scollatura dell'abito nero aderente che indossa, entriamo con gli occhi di tutti quanti puntati addosso.

«Vuoi che io mi metta in disparte durante la cerimonia? Forse è il caso che lì davanti rimaniate solo tu e Zoe» le sussurro all'orecchio, infastidito da tutti quegli sguardi accusatori su di noi.

«E perché mai? Sei così bello che sarebbe un vero peccato non mostrarti a tutti e far morire d'invidia tutte le donne qui presenti! Vieni, siediti accanto a me» e facendo una rumorosa risata che attira ancora di più gli sguardi di tutti, si stringe ancora di più a me dirigendosi verso la panca dove ha già preso posto Zoe.

Tuttavia quando sto per sedermi anche io accanto a lei, intercetto lo sguardo di Zoe che mi fissa con un'espressione di orrore e sgomento ed improvvisamente sento una forte morsa allo stomaco.

«No, dai... Preferisco stare in fondo. L'odore dell'incenso mi da fastidio e comincerei a starnutire» le invento poggiandole un bacio sulla fronte per poi dirigermi a testa bassa ed in silenzio verso gli ultimi posti dove prendo posto da solo, tentando di scomparire.

Durante la cerimonia  Victoria, Zoe ed altre persone si avvicendano sul pulpito per parlare di Neal. Zoe dedica al padre "La fine del giorno" di Charles Baudelaire. E' un momento molto dolce e commovente, che mi fa capire quanto quella ragazza fosse legata al padre e quanto, al contrario, detesti sua madre con la quale, per tutta la durata della cerimonia continua ad ignorarsi pur standole seduta accanto.

Quando la funzione termina Zoe viene avvicinata da un uomo di mezza età molto distinto. Non so chi sia, come la maggior parte delle persone qui presenti del resto, ma dato che poco prima ha salutato con calore anche Victoria, ne deduco che non deve essere qualche parente del marito, ma qualche amico di famiglia.

Me lo conferma poco dopo Victoria che prendendomi sotto braccio e con voce nervosa ed anche piuttosto incazzata sibila «Usciamo subito fuori da qui. Ho un assoluto bisogno di fumare ed anche di bere! A quanto pare il mio caro ex marito, ha cambiato all'ultimo minuto il suo testamento e pare che ci abbia infilato anche lei! Harvey Dixon, l'avvocato di Neal, la sta mettendo al corrente di tutto... Immagino sarà felice come una Pasqua! Non aspettava altro quella smorfiosa! Inoltre temo che dovrò sopportarla ancora a lungo, dato che non sarà possibile aprire il testamento non prima di un paio di settimane, per via di una stupida clausola che ha voluto mettere quello sciocco di Neal»

Le rivolgo uno sguardo curioso alla quale lei mi risponde facendo una smorfia spazientita ed accendendosi una sigaretta.

«A quanto pare avremo un terzo incomodo in casa... Neal ha dato ordine che io e Zoe dovessimo vivere insieme per almeno quindici giorni prima dell'apertura del testamento. Ma ti rendi conto? Che idiozia! Sarò costretta a cancellare il mio viaggio ai Caraibi che avevo previsto di fare tra una settimana per questo suo stupido capriccio!» sbuffa infastidita mentre con la coda dell'occhio vedo Zoe agitarsi e gesticolare nervosa con le mani.

Non so perché ma improvvisamente ho come l'impressione che mi attendono due settimane molto pesanti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Zoe

Dannazione! Non ci voleva proprio questa!

Ma perché papà ha voluto farmi uno scherzo del genere? Convivere con mia madre per almeno due settimane! Sapeva benissimo quanto ci detestassimo a vicenda, eppure le sue ultime volontà sono state proprio queste! Dio che nervi! Ho proprio voglia di urlare. 

Faccio dei lunghi respiri nella speranza di riuscire a calmarmi,  mentre punto i miei occhi sul panorama che mi scorre lento fuori dal finestrino aperto, e lascio che il vento tiepido mi accarezzi il viso.

Dopo qualche minuto sembra che la cosa funzioni, ho persino elaborato un piano per non impazzire durante questo periodo.

Mi alzerò presto tutte le mattine ed uscirò da casa prima che mia madre si svegli. Mi organizzerò delle piccole gite in giro per la città e quando tornerò a casa mi chiuderò nella mia stanza. Limiterò le mie interazioni con lei al minimo. In questa maniera dovrei riuscire a sopravvivere!

Faccio un sorriso compiaciuto, che mi si spegne improvvisamente quando giro la testa verso l'interno dell'auto ed incontro  lo sguardo di Daniel che mi osserva dallo specchietto retrovisore. Quando si accorge che anche io lo sto guardando lo distoglie immediatamente.

Non lo sopporto! Che avrà mai da guardare? Anche prima, durante il viaggio di andata, non ha fatto altro!

La sua presenza mi rende molto nervosa e a disagio.  Meno male che prima, in chiesa, ha avuto almeno la decenza di mettersi in fondo e da solo! Ci mancava averlo accanto per tutta la durata della funzione! Ero già pronta ad alzarmi e ad allontanarmi se ce ne fosse stato di bisogno!

Mi chiedo quanti anni potrà avere. Venticinque? Ventitré? Potrebbe essere mio fratello! Ma mia madre non si rende conto di essere ridicola a stare con un coetaneo di sua figlia?

Sarà anche una bella donna, per carità, questo non l'ho mai messo in dubbio, anche se ultimamente sembra davvero che le sue "sistematine", come le chiama lei, siano diventate abbastanza numerose... Ma ha quarantasette anni! Dovrebbe cercarsi un uomo più maturo, più adatto a lei e non uno che può essere scambiato con facilità per suo figlio! 

Approfittando degli occhiali grandi e scuri che mi coprono lo sguardo, e facendo attenzione a non essere nella traiettoria di quel maledetto specchietto, mi soffermo su di lui e non posso fare a meno di notare che sembra uscito da una delle pubblicità di Abercrombie e Fitch!

E' molto alto, di sicuro supererà il metro e ottanta; fisico atletico ed asciutto non eccessivamente palestrato o muscoloso; capelli biondi rasati ai lati e sulla nuca, mentre un ciuffo ribelle e perennemente scombinato gli cade davanti sulla fronte. Ha una carnagione molto chiara e degli intensi occhi blu che mi mettono una strana agitazione addosso.

Inoltre quando ride, e a quanto pare lo fa spesso, gli si forma una piccola fossetta sulla guancia sinistra che non posso fare a meno di fissargli.

Tuttavia, nonostante riconosca che sia un bel ragazzo, penso che sia una testa di cazzo ed un approfittatore. Lo deve essere per forza per accettare di essere il toyboy di una donna che può venirgli madre! Scommetto che questa bell'auto sportiva gliel'ha regalata lei, insieme a quel bel completo scuro dal taglio sartoriale che indossa!

I nostri sguardi si incontrano di nuovo e questa volta lui mi fa un breve sorriso. Colpevole di essere stata scoperta a fissarlo, mi giro subito verso il finestrino mentre sento formarsi dentro di me un'ondata di calore che velocemente mi sale fino al viso facendomelo incendiare all'istante. 

Quando finalmente arriviamo a casa, l'auto si ferma sul vialetto interno adibito a posteggio delle auto. Salto fuori come un razzo con l'intenzione di prendere la mia roba e seppellirmi nella mia vecchia stanza, ma quando mi trovo di fronte alla casa dove ho vissuto per diciotto anni e che non rivedo da due, ho un tuffo al cuore che mi fa bloccare immediatamente.

In questi due anni di assenza nulla è cambiato. 

La villa è a due piani in perfetto stile moderno ed è costituita prevalentemente da facciate in vetro oscurante che apportano molta luminosità al suo interno. E' circondata da un immenso giardino dove si trovano una piscina riscaldata con idromassaggio, un piccolo campo da golf ed una dependance per gli ospiti. 

Potrei dormire li durante questi giorni... 

Ricordi piacevoli si alternano ad altri meno piacevoli. Istintivamente il mio sguardo va verso un grande albero secolare dove spero di trovare qualcosa che ahimè non c'è più.

Figurarsi se quella strega di Victoria avrebbe mai tenuto la casa in legno che mio padre mi fece costruire sopra la grande quercia! E' sempre stata assurdamente gelosa di noi due!

Da quando sono nata ha sempre nutrito nei miei confronti una specie di intolleranza mista ad un'assurda competizione.

Il fatto che dopo la mia nascita, le attenzioni di mio padre non fossero più un'esclusiva sua, ma che dovesse condividerle con me, l'ha sempre infastidita.

Di norma, in una casa, ci sono foto dei vari componenti della famiglia... Ebbene in casa mia ci sono sempre state solo ed esclusivamente foto sue.

I suoi bisogni sono sempre passati in primo piano rispetto a quelli miei o a quelli di mio padre e, quando si è sentita troppo trascurata, le crisi di nervi per le quali decideva di rimanere a letto anche per settimane, erano la prassi.

Francamente quando le venivano queste crisi tutti in casa stavamo molto meglio. Dovevamo solamente avere l'accortezza di non fare troppo chiasso e non disturbarla. Dopo un paio di giorni però la crisi finiva e tutto ritornava come prima.

Tuttavia devo dire che non mi ha mai toccato con un dito. E con questo intendo anche che non mi ha mai abbracciata o coccolata. In compenso mio padre cercava di compensare questa sua mancanza ed ho avuto parecchie tate e governanti che si sono sostituite a lei in maniera perfetta.

Sono ancora immersa nei miei ricordi di infanzia, quando percepisco una presenza accanto a me e sento una mano sfiorare la mia per prendere la valigia che tengo stretta tra le dita.

«Lascia, faccio io. Vuoi che ti faccia vedere la tua stanza?» mi chiede Daniel sorridendomi gentile.

Vorrei capire perché continua a sorridermi così! Gli ho detto chiaro e tondo che non occorre che faccia per forza il simpatico con me!

Con un gesto nervoso ritraggo la mano, dove sento ancora l'impronta della sua «No, grazie, faccio da me! Abitavo in questa casa dopotutto... Oppure mia madre lo ha dimenticato? Credo di conoscere molto bene la mia stanza! » gli rispondo con un tono volutamente sprezzante. Nonostante ciò, mi rivolge un sorriso timido e massaggiandosi la nuca con aria imbarazzata r «Già...! Scusami, non volevo offenderti»

Sentendomi improvvisamente una perfetta stronza per come l'ho trattato, con passo quasi militare, mi affretto ad entrare in casa. In fondo lui voleva essere solamente gentile, mi dico. Ma questa situazione assurda e la presenza indisponente di mia madre mi ha fatto davvero perdere le staffe.

Sto per scusarmi del mio comportamento quando sento la voce di mia madre esclamare annoiata «Zoe, per quanto riguarda la cena puoi rivolgerti ad Osvaldo, il nostro nuovo cuoco.»

«Pensavo che Zoe cenasse con noi stasera...» ribatte Daniel titubante.

Victoria fa una piccola risata divertita «Ma cosa dici? Non essere sciocco! Zoe cenerà a casa. Lei odia questo genere di cose. Sono sicura che non vede l'ora di chiudersi nella sua cameretta e mangiare da sola piuttosto che unirsi a noi ed alla gente che sa come divertirsi! Dico bene Zoe?»

Le rivolgo uno sguardo carico di odio e disprezzo «Si mamma, dici benissimo! Voi andate pure a divertirvi! Dopotutto... Mio padre è stato seppellito da meno di tre ore, che cosa vuoi che importi?» le rispondo gelida trascinando in silenzio per le scale la mia valigia e chiudendomi finalmente dentro la mia stanza.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Daniel

Quando rientro a casa di Victoria dalla mia abituale corsa mattutina, si sono fatte appena le sette e mezza. 
Tutta la casa è ancora addormentata e silenziosa. 
I domestici non arriveranno prima delle otto e trenta, mentre Victoria non si sveglia mai prima delle dodici. A meno che non abbia qualche appuntamento importante come andare dal parrucchiere, dall'estetista o si debba vedere con una delle sue amiche del "Country Club".
Quanto a Zoe, la scontrosa figlia di Victoria che al momento vive in questa casa, non credo che la vedrò tanto spesso in giro e forse è anche meglio così.
Dannazione! Non ho mai visto una madre ed una figlia, mal sopportarsi in questa maniera, e dato che sembra che l'antipatia di Zoe si estenda di rimando anche a me, meglio starle lontano. Nonostante ieri abbia provato in tutti i modi di instaurare un rapporto pacifico con lei, mi guardava con certi occhi rabbiosi, che sembrava volesse incenerirmi all'istante! Ma come biasimarla del resto? Dopo due anni torna a casa per il funerale del padre e la madre, come se nulla fosse, si presenta al funerale con il suo nuovo compagno! Ammetto che anche io mi incazzerei parecchio se mia madre facesse una cosa del genere!

Avevo detto a Victoria che non mi sembrava una buona idea che ci fossi anche io al funerale e che sua figlia mi trovasse in questa casa, soprattutto durante questo triste evento, ma lei non ha voluto sentire ragione come al solito. Non che mi vergogni di stare con lei, no... Ma penso che il funerale del marito non fosse proprio l'occasione migliore per presentarmi a tutti quanti, inclusa sua figlia, che tra l'altro è anche mia coetanea, dettaglio che Victoria aveva distrattamente dimenticato di dirmi!

Il bip della macchinetta mi avvisa che il caffè è pronto. Lo sto ancora versando quando "lei" mi appare davanti all'improvviso.

Ha i capelli arruffati e sul viso porta ancora i segni del cuscino. Indossa un pigiama che Victoria definirebbe sicuramente "surreale" ma che nella sua stravaganza trovo invece carino: canotta azzurra con al centro stampato un cuore gigante con bocca ed occhi cigliati, ed un paio di pantaloni lunghi in tinta, con tanti piccoli cuori sparpagliati qua e la a caso, uguali a quello grande che ha sulla canotta. E' scalza, e noto con divertimento che le unghie dei suoi piedi sono colorate di un inconsueto smalto color verde mela. Dettaglio piuttosto inusuale per una tipa seria e rigida come lei, penso. 

Non si è ancora accorta della mia presenza all'interno della stanza, ed il perenne cipiglio sul suo viso ha lasciato posto ad un'espressione assonnata. Continua a stropicciarsi gli occhi mentre sbadiglia vistosamente. Mi ritrovo a guardarla affascinato e a pensare che sia ancora più bella di come me la ricordassi.

«Buongiorno Zoe!» esclamo «Dormito bene?»

Il suono improvviso ed inaspettato della mia voce la fa spaventare, facendole fare un piccolo sussulto. Non appena si accorge della mia presenza, ha un breve attimo di esitazione nel quale mi sembra quasi turbata. Ma subito dopo eccola assumere la sua espressione corrugata «Che ci fai tu qui?» mi chiede scontrosa ignorando del tutto il mio saluto e la mia domanda.
«Faccio colazione» le rispondo con tono tranquillo sollevando verso di lei la tazza di caffè che ho in mano.
«Questo lo vedo benissimo anche io» risponde infastidita «Intendevo dire... Cosa ci fai qui a quest ora. Credevo di essere l'unica che fosse già in piedi in casa»
«In realtà lo pensavo anche io. Ma a quanto pare ci sbagliavamo entrambi. Caffè? L'ho appena fatto» le porgo il bricco ancora fumante.
Lo guarda disgustata come se le stessi porgendo la testa di un alieno che gronda sangue «No, grazie. Non bevo quella robaccia liofilizzata!» mi risponde, passandomi davanti a braccia conserte mentre si dirige verso uno degli stipi della cucina.
«Non è liofilizzato. E' caffè biologico. Guarda!» le mostro il pacco del caffè accanto a me.
L'espressione sorpresa del suo viso, mi fa intuire che devo averla finalmente spiazzata. Tuttavia cerca di nascondere la cosa, alzando le spalle indifferente e mormorando un debole «Ok!».

Bene, uno a zero per me!

Le verso il caffè in una tazza e cercando di mantenere sempre un tono neutro le dico «Se vuoi in frigo ho anche del succo di frutta fresco e... Dovrebbero esserci dei biscotti biologici nell'armadietto alla tua sinistra».
Si gira verso l'armadietto da me indicato, limitandosi solo ad osservarlo. Poi prende il succo dal frigorifero e due bicchieri «Cosa sei? Uno di quei come si chiamano... Nutrizionisti?» si siede su uno degli sgabelli della penisola della cucina, e versa un po' do succo in entrambi i bicchieri, dando per scontato che anche io ne voglia. Ed effettivamente è così.
«No, niente di tutto ciò. Sono soltanto qualcuno che cerca di mangiare in maniera sana. Il caffè lo prendi dolce o amaro?» le domando sedendomi di fianco a lei ma lasciando in mezzo a noi un posto vuoto.

Segue un lungo silenzio interrotto solo dal rumore dei cucchiaini che sbattono sulla ceramica delle tazze che abbiamo davanti. Mi accorgo, con un certo stupore,  che per uno strano scherzo del caso, mentre stiamo consumando la nostra colazione, io e lei facciamo gli stessi movimenti in perfetta coordinazione. 
Se ne accorge anche lei ed immediatamente la sento esclamare infastidita «Cos'è? Adesso facciamo il gioco dello specchio? Non è affatto divertente e trovo che sia un comportamento davvero infantile e fastidioso!»
Alzo le mani in segno di resa «Lungi da me volerti innervosire o prenderti in giro! E' stato solo un caso, credimi! Comunque... Toglimi una curiosità, sei sempre di ottimo umore la mattina oppure lo riservi soltanto ad un gruppo esclusivo di persone? » le chiedo cercando di ironizzare sulla sua palese antipatia nei miei confronti. Ma, ahimè, non faccio altro che peggiorare la situazione. 
Poggia rumorosamente la tazza, ormai vuota, sul ripiano della penisola e, rivolgendomi uno sguardo sprezzante, esclama «Stamattina sarei stata molto più socievole se stanotte fossi riuscita a dormire! Ma grazie alla rumorosa e, lasciamelo dire anche degradante, performance sessuale tua e di mia madre, ho dormito malissimo! Ringrazia che ho portato con me il mio ipod, altrimenti sareste stati interrotti da una bella cascata di acqua fredda che avrebbe calmato di sicuro i vostri bollori! »
La doccia fredda mi arriva comunque quando la sento pronunciare quelle parole. Oh cazzo! Ieri notte io e Vicky eravamo parecchio sbronzi e dobbiamo avere esagerato. Avevo completamente dimenticato che la sua camera è proprio accanto a quella di Victoria. E ieri c'è stato anche il funerale del padre! Dio! Che gran figura di merda! 
Non riesco a pensare cosa dire o a come scusarmi. Da come mi guarda sono sicuro che se potesse farmi fuori lo farebbe senza nessun rimorso. Devo trovare qualcosa da dirle ma riesco solo a balbettare un «Zoe... Io... Noi...»
Mi zittisce con un gesto rapido della mano. Si alza con aria nauseata e ripone velocemente le sue cose dentro il lavabo dove comincia a pulirle.
Dopo qualche secondo «Mia madre non ha mai dimostrato affetto o amore per nessuno tranne che per sé stessa! Non ha mai rispettato mio padre da vivo... Non mi aspettavo un comportamento diverso da morto!» mormora dandomi le spalle mentre ripone il bicchiere e la tazza ormai puliti sul gocciolatoio «Sembra che adesso abbia finalmente trovato qualcuno che sia perfettamente degno di lei! Io sto uscendo. Tornerò per cena e mangerò nella mia stanza. Puoi per favore riferirglielo tu quando si sveglia?» e senza aspettare la mia risposta o voltarsi verso di me, mi lascia in compagnia di un pesante silenzio.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 Zoe

Esco di casa facendo attenzione a non incontrare di nuovo Daniel. 
Devo confessare che questa mattina, trovarmelo in cucina in tenuta da jogging appena rientrato dalla corsa, mi ha molto turbato ed innervosita. 
Quando si è seduto accanto a me, nonostante fosse ancora accaldato e sudato, aveva un odore molto gradevole... Come l'odore di terra bagnata quando ha appena piovuto.
Perché diamine adesso mi metto a pensare a lui e al suo profumo? 
Di colpo mi sento a disagio e mi ritrovo con il viso in fiamme. Accidenti a lui! 
Sicuramente devo essere ancora sconvolta a causa del funerale di mio padre, e per quello a cui mi hanno costretta ad ascoltare lui e mia madre! E' stata una cosa davvero imbarazzante e sgradevole. Spero che non si ripeta mai più altrimenti davvero stavolta gli faccio vedere io!
Sono molto soddisfatta di averlo messo a disagio. Non sapeva cosa dire e quasi boccheggiava cercando di prendere aria. Ben gli sta! Così la prossima volta starà più attento!

Arrivo a piedi fino alla fermata dei bus vicino casa. 
Da quando sono andata via per frequentare il college, ho perso i contatti con quasi tutti i miei amici, ed adesso non ho idea di dove poter andare. Dovrei avere i loro numeri registrati qualche parte... 
Magari stasera chiamo qualcuno di loro così ci rivediamo.

Salto sul primo autobus che passa lasciando al caso la mia destinazione. Durante il percorso cerco di annullare la mia mente ascoltando la musica del mio ipod a tutto volume. Estraniarmi dal mondo è sempre stato il mio modo di affrontare un dolore o comunque ciò che mi fa stare male.
Da quando ho saputo della morte improvvisa di mio padre, mi sento come se mi trovassi dentro ad uno strano sogno, come se tutto quanto non fosse accaduto realmente.
Anche ieri, al suo funerale, nonostante abbia pianto sulla sua bara, dentro di me mi sentivo distante da tutto e tutti, come se tutto quello che stava accadendo non mi riguardasse direttamente.
Eppure mi manca tantissimo e mi chieso come farò ad affrontare tutto quanto senza di lui.

L'autobus mi porta in centro. Scendo ad una fermata a caso per poter fare due passi a piedi e godermi la bellissima giornata.
Siamo in piena estate e fa veramente caldo. Per fortuna stamattina ho deciso di indossare un semplice prendisole di cotone leggero e dei sandali comodi.
Il centro è caotico come sempre. La gente procede spedita da ogni parte. 
Alcuni negozi sono ancora chiusi, ma all'interno di essi si possono intravedere le commesse che si apprestano a sistemare tutto quanto prima dell'apertura. 
I bar sono stracolmi di avventori, uomini e donne in eleganti abiti da ufficio si mischiano ad altri in divisa da lavoro o a ragazzi di tutte l'età che stanno per andare a scuola.
Attratta dal profumo di ciambelle appena fatte, mi siedo al tavolino di un bar,  dove un efficiente cameriere prende veloce la mia ordinazione. 
Dopo meno di dieci minuti ho la mia ciambella calda tra le mani ed un bel cappuccino cremoso da bere.
Mangio lentamente assaporando la mia seconda colazione. 
Che strano, normalmente ne faccio a malapena una di corsa prima di andare a lezione, ed oggi me ne concedo addirittura due! 
Della prima ne avrei anche fatto volentieri a meno... O almeno avrei rinunciato molto volentieri alla compagnia di quello scocciatore!

Sorseggio il mio cappuccino, godendomi il sole che riscalda la pelle delle mie spalle e di tanto in tanto vengo accarezzata da una dolce e leggera brezza che mi provoca un piacevole brivido sulla pelle accaldata.
Mi soffermo a guardare la gente che mi passa accanto veloce e distratta ed 
Improvvisamente il ricordo di mio padre si fa vivo nella mia mente. 
Penso a quando la mattina presto andava a lavorare e mi lasciava sempre un bigliettino con il buongiorno sopra il mio comodino; a quando ero ancora una bambina e tornava la sera e, anche se era stanco, trovava sempre il tempo o di giocare con me o di raccontarmi una fiaba. 
Penso alle nostre chiacchiere in salotto, o d'estate sotto il gazebo a bere te freddo illuminati solo dalla luce della luna. 
Anche quando sono andata via per frequentare il college, trovava comunque il tempo di chiamarmi, anche solo cinque minuti ritagliati tra una riunione di lavoro ed un'altra e, se avevo bisogno, ovunque fose lasciava tutto e tutti ed era da me. 
E pensare che solo due giorni prima di morire,  mi aveva promesso che tra un paio di settimane sarebbe passato a trovarmi. 
Ma quel maledetto arresto cardiaco se l'è portato via nel sonno, e per la prima volta nella sua vita non ha potuto mantenere la promessa che mi aveva fatto.
Una forte fitta al cuore mi fa realizzare di colpo che da adesso in poi non sentirò più la sua voce allegra; non vedrò mai più il suo volto stanco che ha sempre un sorriso speciale per me; che non berremo più del te freddo sotto il gazebo illuminati dalla luna; che il mio punto fermo, la mia roccia, non c'è  più. 
Comincio a piangere senza alcun freno.
La gente seduta ai tavoli accanto mi guarda preoccupata, ma io non mi curo di loro e lascio che finalmente tutto il mio dolore esca fuori.
Il cameriere di prima mi si avvicina lentamente e con un tono preoccupato mi chiede se sia tutto a posto o se mi occorra aiuto.
Gli faccio un piccolo sorriso e lo rassicuro di stare bene. 
Pago la mia colazione e mi butto anche io tra la folla visitando tutto quello che incontro per strada come negozi, musei e mercatini vari.

Quando rientro a casa mi accorgo che sono le diciannove e trenta passate. 
Vengo travolta da uno strano via vai di domestici che si affaccendano da tutte le parti. 
Non curandomi di loro, mi dirigo spedita verso camera mia al piano di sopra. 
Sperando di non incontrare gli altri due, cerco di fare meno rumore possibile ed evitare di passare troppo vicina all'arco che conduce nel salone dove mi è sembrato di intravedere l'ombra di qualcuno.

Sto per poggiare il piede sul quarto gradino delle scale, quando la voce strascicata e melliflua di mia madre mi blocca.
«Mi hanno detto che sua altezza la principessa stasera vuole mangiare in camera sua da sola...» 
Esclamo sotto voce una breve imprecazione. 
Torno indietro sui miei passi poggiando pesantemente i piedi sui gradini per fare volutamente rumore e mi dirigo rigida e seria in volto, verso la stanza che poco prima avevo cercato di evitare ma con scarsi risultati. 
Trovo mia madre semi distesa in una delle due chaise longue in pelle nera che sono lì presenti. 
In una mano tiene un tumbler con all'interno i resti di qualcosa che doveva essere sicuramente alcolico, mescolato a quello che rimane di alcuni cubetti di ghiaccio. Nell'altra mano c'è una sigaretta accesa, la cui cenere è pericolosamente in bilico sulla punta, in procinto di finire sul tappeto sotto i suoi piedi.
Victoria indossa un lungo abito a sottana di seta color champagne che le modella perfettamente la sua figura snella, mantenuta in perfetta forma grazie alla costante palestra e all'intervento delle mani esperte di un bravo chirurgo estetico. I lunghi capelli color mogano le scendono voluminosi sulle spalle, formandole intorno al viso una sorta di criniera leonina, mentre il trucco impeccabile le mette in risalto i suoi grandi occhi castani dal taglio felino e la sue labbra carnose rosse come il sangue, mi sorridono soddisfatte.
«Da come sei vestita deduco che uscirai anche stasera...» le dico «Cosa ti importa se voglio cenare nella mia camera? Dopotutto ieri non ho cenato da sola mentre tu festeggiavi da qualche parte la morte di mio padre?»
Come se le avessi appena raccontato una barzelletta divertente, getta indietro la testa e fa una risata roca che poco dopo si trasforma in alcuni colpi di tosse dovuti al fumo della sigaretta.
«Piccola sciocca che non sei altro! Stasera darò una cena e verranno alcuni miei amici. Tuo padre avrebbe voluto così. Non avrebbe mai permesso che il mio bel volto potesse essere oscurato dalla tristezza! Mi diceva sempre che adorava il mio sorriso e che non avrei mai dovuto spegnerlo! Un giorno mi disse che quando sarebbe morto avrei dovuto dare una festa per ricordarlo con tutti i nostri amici, quindi, mi dispiace per te, ma dovrai rimandare il tuo piccolo rendez-vous solitario ad un altro giorno».
«Scusa, ma sono stanca e preferirei davvero andare in camera mia. Dopotutto la mia presenza non è mai stata richiesta alle cene con i tuoi amici. Pensavo che non dovessero sapere che hai anche una figlia! » le rispondo aspra.
Ma mia madre come al solito sembra non avermi ascoltata perché continua «Ci sarà anche il figlio di una mia carissima amica. Mettiti qualcosa di decente addosso. Qualcosa che ti levi quell'aria da educanda repressa e cerca di non fare troppo la stronzetta con lui! Vedrai... Non morirai di certo se almeno una volta nella tua triste vita proverai a divertirti! Potrebbe persino piacerti avere ogni tanto le attenzioni di un uomo!»
Vorrei risponderle che preferirei mangiare del vetro piuttosto che stare insieme ai suoi amici ipocriti e falsi e  peggio ancora, ai loro figli boriosi e snob! Tuttavia so bene che quando mia madre vuole una cosa la ottiene anche con la forza, e pur di farmi partecipare a questa stupida cena, sarebbe capace di trascinarmi fuori dalla mia stanza in pigiama o fare una delle sue solite scene isteriche, mettendomi in imbarazzo davanti a tutti e facendomi diventare lo zimbello della serata.
Cercherò di mantenere un basso profilo e di avere meno contatti possibili con tutti quanti, soprattutto con il fantomatico figlio della sua carissima amica!
Do un veloce sguardo all'antico orologio a pendolo, si sono fatte da poco le venti. Tra poco dovrebbero cominciare ad arrivare tutti quanti e, seppur controvoglia, non mi rimane che andare in camera mia e prepararmi per questa lunga e terribile serata.

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