Cuore di mamma

di Redferne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


 

 

 

CUORE DI MAMMA

 

(PRIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ci dica, signor sindaco: quando prevede che verranno ultimati i lavori di completamento della nuova superstrada? E per quanto riguarda il ponte sullo stretto a nord di MUDDY SWAMP? Quello che dovrebbe finalmente collegare il distretto di RAINFOREST con le MARSHLANDS? Cosa ci può dire, a riguardo?”

“Mmmh...mi sta chiedendo quando verranno ultimati i lavori in corso, giusto?”

 

Bravissimo, Leodore. Quando non sai che pesci pigliare, rispondi sempre ad una domanda con un’altra domanda. La stessa, possibilmente. E poi datti la risposta da solo. Funziona SEMPRE.

 

“Mmmmh...domanda più che legittima, direi. Del resto, é senz’altro quello che si staranno chiedendo tutti quanti, qui a Zootropolis e dintorni. Orbene, credo sia giunto il momento di dare ai miei stimati concittadini una chiara risposta, in merito. Comprendo che la situazione stia creando parecchi disagi, ed é profondo il mio rammarico nel constatare che i tempi di realizzazione si siano oltremodo allungati. Ma vi do la mia parola che, da ora in poi, mi impegnerò in prima persona affinché il problema venga risolto nel più breve tempo possibile. Ve lo prometto, sul mio onore!!”

 

Tsk! Quando verranno ultimati i lavori? Che domanda cretina, MAI!! Con tutto quello che io e i miei collaboratori guadagniamo in tangenti e bustarelle...ma che vogliamo scherzare, forse? E poi come farei ad intascare tutti quei bei soldoni da spendere per i miei COSTOSISSIMI capricci personali? Dovremmo essere tutti quanti rimbecilliti di colpo, per rinunciare ad un affare così redditizio!!

 

Questo pensava Leodore Lionheart, stimato ed acclamato imp...cioé, sindaco della ridente città di Zootropolis, dove ognuno può essere ciò che vuole (see...come no: che ci credano pure, se la cosa li aggrada, e se hanno voglia di credere alle favole: l’importante é che ci credano o, meglio, che glielo si faccia credere!), mentre riavvolgeva il filmato dell’ultima intervista, cliccando l’apposita icona di REWIND sullo schermo del portatile. Per poi farlo ripartire da capo e riguardarlo per l’ennesima volta.

Era un’abitudine ormai consolidata da tempo, e faceva parte di un lungo e collaudato processo di auto-perfezionamento. Lo stesso utilizzato da suo padre Edward, sindaco anch’esso. E lui aveva deciso di ereditarlo. Sapete come si dice: con gli insegnamenti dei genitori, fai come con il formaggio di soia. Tieni il buono e scarta la crosta. Preserva ciò che é utile e butta via il resto. E nel suo caso, tutto ciò che poteva tornar comodo per una sfolgorante, luminosa ma soprattutto LUNGA carriera politica, lo aveva giudicato degno di essere tramandato. A sé stesso.

 

Ricorda, figliolo: la folla é femmina. Glielo diceva sempre, il suo vecchio. E in quanto tale, ama essere lusingata e corteggiata, fino allo sfinimento. Ma, prima di ogni altra cosa, ama il bell’aspetto, i modi gentili e garbati e le promesse a lungo termine. Trattala da principessa e diventerai un re, per lei.

Tieni bene a mente questo mio discorso e, un bel giorno, tutto questo sarà…

 

“...Mio. E soltanto mio.” proclamò, con un ghigno di orgoglio misto a soddisfazione.

Parole sante, quelle del vecchio. E lui ne aveva fatto tesoro. Ottenendo la piena fiducia da parte di tutta la città. E delle zone limitrofe.

Ma era un risultato che pretendeva un alto tributo. Soprattutto in termini di rapporti con il pubblico.

Nelle apparizioni ufficiali e durante le interviste, tutto doveva essere curato in ogni minimo dettaglio.

La postura, prima di tutto: ben eretta e slanciata verso l’alto, chiara metafora dei successi e degli obiettivi raggiunti, nonché dei traguardi futuri; la sicurezza nel tono della voce, dal timbro suadente e con quella punta di spavalderia unita a quel pizzico di strafottenza. Un binomio che non solo non guasta, ma é anzi indice di assoluta sicurezza in sé stessi e nelle proprie capacità; l’espressione del volto, con il sorriso perennemente stampato, a riprova della fiducia nel proprio operato e in un avvenire sublime e radioso; and last but not least, ultima ma non meno importante, la gestualità, con strizzate d’occhio ed ammiccamenti vari, in modo da creare una subitanea corrente di simpatia ed empatia nei confronti di chi guarda ed ascolta, creando in loro la certezza che qualcuno stesse VERAMENTE pensando a loro, e ai loro problemi.

L’insieme ben dosato ed amalgamato di tutte queste caratteristiche dava vita un sindaco popolare, e quindi amato. E quindi, VOTATO. ED ELETTO. E RIELETTO.

Ancora, ancora, ed ancora.

Certo, c’era tutto il fastidioso corollario di pratiche da consultare, visionare ed approvare, e nugoli di scartoffie da firmare. A chili, ogni santo giorno. Che puntualmente scaricava sul minuscolo groppone della sua fidata assistente, Dawn Brutt...ehm, cioé, Bellwether.

Santa pecorella, la signorina Dawn. L’unica, in grado di sopportare i suoi improvvisi cambi di programma e di umore, logiche e nefaste conseguenze di un incarico tanto sfibrante quale era il suo, nonché di sobbarcarsi di una così gran mole di incombenze senza mai fiatare essendo dotata, come e più di tutti quelli appartenenti alla sua specie, di una mansuetudine, di un servilismo e di una PECORAGGINE (AH! BUONA DAVVERO, QUESTA! MA COME GLI VENIVANO?) pressoché uniche al mondo.

Certo avrebbe potuto, o quantomeno dovuto, occuparsene lui di persona, ma...sfortunatamente, il lungo ed estenuante lavoro su sé stesso portava via tutto quanto il suo tempo. Esiguo, tra l’altro.

“Mmmh, devo rammentare a quei babbei della ZNN di modificare l’angolo di vista, durante le riprese.” puntualizzò dopo l’ultima visione. “Devo essere io a risaltare, non ciò che si trova o mi accade vicino! Quello conta meno di zero, al mio confronto! E devono cambiare profilo: lo sanno, che vengo meglio con la parte destra in evidenza. Glielo avrò già ripetuto mille e mille volte, fino alla nausea, a quegli inetti, ma se lo dimenticano sempre… e occorrono più riflettori che mi puntano contro. Devo avere come un’aureola di luce, intorno alla criniera. Razza di buoni a nulla...devo insegnarglielo io, come si realizza un servizio quantomeno decente! IO!! CHE NON SONO NEMMENO GIORNALISTA!! E meno male che é il loro lavoro, DANNAZIONE!! E poi si stupiscono di non riuscire mai a combinare nulla di buono, nelle loro miserabili vite!!”

Proprio mentre era sul punto di esaurire finalmente gli improperi, e dare così il via alla cinquantaquattresima replica della stessa intervista, udì un cicalino.

Era l’interfono.

Cominciò a salirgli il nervoso ancora prima di rispondere.

“Si può sapere che c’é, Brutt-wether?” Chiese sbuffando, dopo aver premuto il pulsante. “Le avevo specificatamente raccomandato di non disturbarmi!!”

“M-mi scusi, signor sindaco, ma mi é appena giunta una segnalazione dall’ingresso al piano terreno. C-c’é una visita per lei.” squittì quest’ultima, con la sua vocina flebile.

“Allora lei non mi ascolta quando parlo, Brutt-wether!!” Sbraitò Leodore. “Mi sembrava di averle detto che oggi sarei stato MOLTO IMPEGNATO, e che non avrei concesso la disponibilità ad alcun genere di colloquio, per nessun motivo! Se lo ricorda, oppure no?”

“V-veramente, signore,” puntualizzò lei, “c-ci sarebbero tre appuntamenti in agenda, previsti per il tardo pomeriggio. Alle quattro arrivano quelli per l’autorizzazione del nuovo impianto di depurazione, alle cinque quelli della viabilità e alle sei bisogna decidere per l’approvazione del monumento ai caduti.”

“Oh, questa é veramente bella! Dover fare una riunione per decidere di regalar soldi ad un lercio SFRISA-BRONZO! E per che cosa, poi? Per fargli realizzare una crosta e poi intitolarla ad un branco di idioti che incespicano e cascano perché non guardano dove mettono le zampe!!”

“C-come ha detto, scusi?” Domandò la pecorella, stupita.

“I CADUTI, NO? Sveglia che é giorno inoltrato, Brutt-wether! Se si fosse svegliata prima, il giorno che hanno iniziato la distribuzione dei cervelli, avrebbe ottenuto qualcosa di meglio, al posto di quell’accrocchio funzionante in differita che lei si ostina a definire tale! Invece é arrivata ultima, tanto per cambiare! In compenso, però, si é rifatta con gli OCCHIALI!! Lei é talmente imbranata che se qualcuno organizzasse le olimpiadi degli imbranati, sa come si classificherebbe, eh ? LO SA?”

“I-io n-non saprei, signore...”

“Ma si che lo sa, e andiamo...sforzi un pochino quelle sue ridicole meningi e vedrà che ci arriva, pian piano. Avanti, me lo dica.”

“P-prima, f-forse?”

“NO, PER LA MISERIA! SECONDA! E lo sa, il perché? PERCHE’ E’ IMBRANATA, ECCO PERCHE’!!”

“M-ma signor sindaco, i-io n-non...”

“CADUTI...IMBRANATA...niente, eh? E va bene, vorrà dire che gliele spiegherò poi con calma, in privato. Dobbiamo URGENTEMENTE fare qualcosa per questo suo spirito di patata, Brutt-wether! Comunque, se proprio mi tocca, vorrà dire che parteciperò a tutte e tre. Razza di rompiscatole...e per oggi hanno già abusato a sufficienza, del mio tempo e della mia pazienza. Riferisca quindi allo scocciatore privo di invito di alzare i tacchi e SPARIRE. E di ripresentarsi a data da destinarsi! Il trentadue del mese del poi e dell’anno del mai, possibilmente!!” Ordinò, spazientito.

Richieste, richieste ed ancora richieste.

Sempre, a tutte le ore.

Possibile, che nessuno fosse in grado di capire il terribile prezzo che richiedeva la notorietà? Quanti sacrifici comportasse recitare la parte del sindaco in modo convincente e spontaneo?

Gente priva di comprensione e misericordia, ecco cos’erano. Tutti quanti, nessuno escluso.

“M-ma signor sindaco, la SIGNORA qui presente ha fatto un lungo viaggio per venire fin qui...” insistette la pecorella. “Almeno, ascolti cos’ha da dirle con così tanta urgenza. Per favore...”

Fermi tutti. Un momento. Cosa aveva appena balbettato? UNA SIGNORA?

Non appena ebbe udito quel termine, Lionheart drizzò le antenne. E, con tutta probabilità, qualche altra appendice.

“Aspetti un attimo, Brutt-wether: ha forse detto SIGNORA?” Richiese, questa volta a voce alta.

“Ehm...si, esatto, signore. Viene da Bunnyburrow.”

BUNNYBURROW, eh? Ecco un’altra parolina molto, molto interessante. Forse, non tutto il male veniva per nuocere, questa volta. In fin dei conti, é da un po' che aveva iniziato a lavorare ai fianchi la tribù degli sgranocchia-carote. Erano tanti, tantissimi, da quelle parti. E sempre in costante aumento. Capirai: due cose erano in grado di fare, laggiù. Coltivare la terra e sfornare prole. Di continuo. Benvenuti a Bunnyburrow, gente! Anche in questo istante, mentre vi sto parlando, state pur certi che due conigli stanno figliando! L’unica cittadina al mondo dove il contatore demografico elettronico non si ferma mai!

Si ricordò che una volta finì addirittura per esplodere. Accadde qualche mese dopo la prima installazione. Non era stato tarato per ritmi di lavoro tanto elevati.

Se fosse riuscito a conquistarsi la loro fiducia, avrebbe ricevuto in cambio tanti di quei voti da rimanere seduto sulla poltrona di sindaco fino a consumarla. Fino al giorno del giudizio, come minimo. Ne era più che certo.

Era dunque il caso di tenersi buono il popolino (già, proprio il termine adatto, viste le loro dimensioni!), almeno per questa volta. Soprattutto se dotato di incisivi sviluppati e di lunghe orecchie. E, parlando di FEMMINE, anche di una graziosa coda a fiocco e chiappette belle soffici e cotonate.

Proprio come quelle della giovane coniglietta a cui aveva autorizzato l’accesso all’accademia di polizia non molto tempo fa. Come diavolo si chiamava?

Pfff. Un coniglio poliziotto. Che assurdità. Di questo passo, tra un po' sarebbero spuntati fuori persino i gerbilli astronauti, pronti per andare sulla luna!

Beh, che venissero anche loro! Pensò Lionheart. Nella MIA CITTA’ vi é posto per le aspirazioni di chiunque, se servono a portare anche un solo voto in più. Far sognare non costa nulla e rende tantissimo!

“E va bene, dica a quel fannullone piantonato alla reception che lo autorizzo a farla salire.”

“Come...come vuole, signor sindaco. La faccio entrare, allora.”

Leodore mollò il pulsante. Le allettanti prospettive che gli erano appena apparse all’orizzonte non erano bastate a togliergli il malumore di torno. Ma forse si poteva ancora rimediare, almeno da quel punto di vista. In fin dei conti, pure con l’ascensore, ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo prima di raggiungere il super-attico dove era situato il suo ufficio. E magari quella rimbambita di una pecorella si era scordata di interrompere le comunicazioni anche questa volta. Per sua sfortuna, l’interfono non si spegneva in automatico.

Premette nuovamente il tasto, tendendo le orecchie e rimanendo in fiduciosa attesa. Che fu prontamente ripagata.

“Roba da matti...fa il minimo indispensabile, per essere un sindaco, e quel minimo gli pesa pure!” Reclamò la voce stizzita di Bellwether, dall’altro capo del ricevitore. “E certo! D’altronde, che saranno mai bazzecole insignificanti come la viabilità, l’urbanistica e l’ordine pubblico di fronte allo stare imbambolato come un autentico idiota davanti allo schermo del computer, a guardare e riguardare sé stesso mentre sorride come un imbecille, facendo le mossette! Ma come si fa, dico io...se gli abitanti di questa città sapessero come lavora il loro STIMATO primo cittadino...”

Un ghigno di trionfo attraversò il muso di Lionheart.

Perfetto! Sublime! La cara, vecchia Bellwether non lo deludeva mai. Si faceva beccare in castagna che era una bellezza, dandogli sempre occasioni di ilarità e divertimento. Quasi si mise a ringraziare il cielo, se mai avesse davvero provato il bisogno di ringraziare qualcosa o qualcuno, per avere un’assistente così sempliciona e sprovveduta. Del resto, che vita sarebbe mai questa, senza un po' di sano SPASSO? Guai, se così non fosse. Un lavoro infame come il suo diventerebbe veramente insopportabile.

Decise di prendersi ancora un secondo, per meglio gustare la terribile rappresaglia che si sarebbe abbattuta di lì a poco, tra capo e collo della povera sventurata.

Poi, dopo aver preso un bel respiro per meglio scandire la voce…

“BRUTT-WETHER!!” Tuonò imperioso.

“Si, vecchio tromb...OH! OH, M-MI SCUSI, SIGNOR SINDACO! I-IO N-NON C-CREDEVO...N-NON I-IMMAGINAVO C-CHE...”

“Ahi, ahi, ahi, ahi...é forse un VECCHIO TROMBONE, quello che ho appena udito, Brutt-wether?”

“I-io n-non...”

“Mi dica: parlando di terminologia applicata, le dice niente la parola LICENZIAMENTO IN TRONCO?”

“Oh...oh no, signore...” gemette la poverina. “...l-la p-prego, l-la scongiuro, i-io...”

“Mmmh...vediamo, forse potrei ripensarci...ma, in cambio, mi servirebbe una piccola cortesia.”

“Q-qualunque cosa, signore! QUALUNQUE COSA, GLIELO GIURO!! N-non ha che da chiedere!”

“Bene. Ha presente le nuove VETRATE INFRANGIBILI? Quelle che abbiamo provveduto a far installare su tutto l’edificio? Ecco...diciamo che non sono molto convinto, a riguardo. Pertanto, gradirei che le testasse personalmente.”

“T-testarle? E...e c-cosa d-dovrei fare per la precisione, signore?”

“E’ molto semplice: dovrebbe anzitutto prendere una bella rincorsa, per poi sbatterci contro con la sua testolina, in modo da verificarne la resistenza.”

“SBA...SBATTERCI CONTRO? M-ma signor sindaco, i-io...i-io n-non...” balbettò la pecorella.

“Niente ma, Brutt-wether! E SI MUOVA, PIUTTOSTO!” Sbraitò lui. “O le garantisco che la faccio finire sul marciapiede qui di fronte prima che questa conversazione abbia termine, E’ CHIARO?!”

“A-agli ordini, signore.” rispose lei, rassegnata. “C-come desidera.”

“Eccellente, Brutt-wether. Ed ora, proceda. Lo sa che mi fido ciecamente, del suo giudizio. E mi raccomando, tenga la comunicazione aperta. Voglio sentire lo svolgersi dell’operazione, per filo e per segno. Non me ne voglio perdere nemmeno un istante!”

Dall’altro lato, a partire dall’istante successivo a quelle sue parole, si udì il cigolio di una porta che si apriva, a cui seguirono nell’ordine un rumore di piccoli zoccoli al trotto, una sorda e sinistra cacofonia di impatto contro un’ampia e dura superficie ed il tonfo soffice di un corpicino che stramazzava sulla moquette.

Musica celestiale per le mie nobili orecchie, pensava il sindaco, in preda ad un riso sguaiato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come promesso, ecco la seconda storia breve che ho realizzato durante le feste natalizie.

Chiedo scusa per il ritardo, ma in questa settimana una fastidiosa congiuntivite mi ha letteralmente impedito di mettermi davanti al computer.

So che la neve sta creando parecchi problemi, in varie zone d’Italia, ma qui a Milano, dalle mie parti, la qualità dell’aria é veramente pessima, di questi ultimi tempi. Se non arriva un po' (tanto) di pioggia o neve a ripulirla, la vedo molto grigia...

Questa volta, come vi avevo già anticipato, si tratta di un racconto comico-demenziale molto simile alle due storielle brevi che avevo pubblicato quasi un anno fa, quando ho iniziato a muovere i primi passi in questo fandom (Si dice così?): INDOVINA CHI VIENE (PURTROPPO) A CENA e ANCHE I CONIGLI PIANGONO.

Però, é già passato quasi un anno…

Avrei voluto ricominciare già con il nuovo capitolo di THE PROMISE YOU MADE (che comunque é quasi pronto, non preoccupatevi!) ma, come spesso accade, mentre realizzavo CICATRICI mi é venuto di getto anche quest’altro racconto.

E, anche stavolta, ho dovuto dividerlo in due parti, altrimenti sarebbe venuto veramente TROPPO lungo.

Ma soprattutto, esattamente come é successo con CICATRICI, ero partito con una storia comica ed ho finito con il prendere tutta un’altra direzione, creando una satira feroce (del resto, parlando di un predatore…) della politica e di certi difetti riscontrabili in chi fa parte di quel mondo. E’ ovvio che non voglio assolutamente generalizzare: per fortuna, non tutti quelli che fanno questo lavoro sono così!!

Ci si rivede tra qualche giorno per la seconda ed ultima parte.

Intanto, ringrazio Freez shad, MizukiZukishima28, nami92 e Plando (questi ultimi tre anche per averlo messo tra i preferiti!) per le recensioni della seconda parte di CICATRICI.

E, visto che questa volta sono pochi (almeno per ora!), ringrazio anche alegenoaentella, Carol12, WildeFox, Alessialuna25, iris1996, Lunastorta1999 e Nozorae per aver apprezzato.

Credo che, o prima o poi, dovrò fare la stessa cosa anche con la mia long, ma in quel caso la lista é moooolto lunga...e va beh, o prima o poi ringrazierò tutti anche lì.

Alla prossima,

 

 

See ya!!

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


 

 

 

CUORE DI MAMMA

 

 

(SECONDA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, mi dica: come posso aiutarla?” Chiese Lionheart con tono cordiale ed il sorriso stampato in fronte, mentre scrutava attentamente l’inaspettata visitatrice.

Era una femmina di coniglio di circa mezz’età, dall’aspetto piuttosto florido ma, tutto sommato, ancora piacente. Doveva essere stata senz’altro un bel bocconcino, da giovane…

Per carità. Con certi termini era meglio limitarsi al solo pensiero. Guai, a dare del TENERO o del BOCCONCINO ad un esponente della loro specie, soprattutto se non ne si faceva parte!

Il suo manto era grigio cenere con una chiazza più chiara, quasi bianca, che partiva dal muso e proseguiva giù, lungo il collo e poi ancora più giù, chissà fino a dove…

Leodore avrebbe tanto voluto scoprirlo.

Gli occhi erano di un viola talmente intenso da farli sembrare due gemme d’ametista, e lo fissavano con aria ansiosa e preoccupata. Ma, del resto, che gli andassero a trovare un coniglio che non fosse terrorizzato o angosciato da qualcosa! Non sarebbero conigli, se così non fosse…

Indossava una camicetta a manica corta, in tinta ciclamino, ed una gonna lunga fino alle caviglie, color blu di Prussia. Abbigliamento semplice ma delizioso, come solo tutto ciò che proviene dalla campagna sa essere, nella sua genuinità.

Il suo aspetto in generale non gli era nuovo, tuttavia. Gli ricordava qualcuno o, meglio, QUALCUNA, ma proprio non riusciva a mettere a fuoco…

“Allora?” La esortò, di nuovo. “Guardi che non la MANGIO MICA, sa?”

La coniglia, a quelle parole, ebbe un leggero sussulto.

“Ah, ah, ah!! Si rilassi, era solo una battuta!” replicò il sindaco, con tono divertito. “Se lo desidera si può accomodare, intanto.”

Le indicò lo scranno a rotelle proprio di fronte alla sua scrivania.

“Grazie mille.” rispose timidamente lei, avvicinandosi e spostandolo.

“Di nulla. Ed ora, veniamo al sodo.” La avvertì lui, mentre si sedeva. “Sentiamo: come posso esserle utile? Ci sarà pure un motivo, per cui é venuta fin qui. Senza nemmeno fissare un incontro, come tra l’altro prevederebbe la procedura.”

“Ehm...sì, lo so bene, ma...”

“Lasci stare. Sono sempre pronto ad ascoltare le richieste dei miei concittadini, e a fare qualcosa per soddisfarle. Nei limiti del possibile, ovviamente. Ma la prego di essere estremamente rapida e concisa, perché oggi ho un mucchio di cose da fare. Se, intanto, volesse essere così gentile da ripetermi il suo nome...perdiana, con tutti i grattacapi che ho per la testa, me lo sono persino scordato, ma tu guarda...”

“Mi chiamo Bonnie. Bonnie Hopps.”

HOPPS, eh? Stà a vedere che…

“Ecco, io...” proseguì lei, titubante. “...sono la madre di Judith Laverne Hopps.”

BINGO!! Ecco chi era!!

“Forse...forse non si ricorda...del resto, come ha detto prima, con tutto quello che avrà da pensare...ma mia figlia si é arruolata nelle forze dell’ordine, a seguito della sua iniziativa per le pari opportunità rivolta a i mammiferi di piccole dimensioni...”

“Che? Ma vuole scherzare, signora? Ma certo, che mi ricordo di sua figlia!” La interruppe lui, entusiasta. “La nostra cara Judy Hopps! Mi lasci dire che ci tengo molto, alla riuscita del mio pian...cioé, del mio progetto di integrazione mammifera! Ne faccio motivo di vanto e di orgoglio! E sua figlia rappresenta sicuramente una delle colonne portanti di questo mio progetto, senza dubbio alcuno! Anzi, mi lasci aggiungere che, ora che la guardo bene, comprendo finalmente da dove ha preso quel suo aspetto così grazioso, la nostra piccola Judy! Le somiglia molto, sa?”

“Oh, beh...grazie, lei mi lusinga...” rispose Bonnie, con una leggera punta di imbarazzo.

“Dico sul serio, mi creda!” Insistette Lionheart. “Comunque, tornando ai discorsi seri: cosa vorrebbe sapere?”

“Ecco, signor sindaco...io e mio Marito Stu siamo molto preoccupati, riguardo alla nostra bambina...e gradiremmo capire come stanno VERAMENTE le cose, laggiù all’accademia. Insomma, dicono che gli addestramenti siano molto duri...e come saprà anche lei, in quel posto non é permesso portare con sé cellulari o smartphone. Lei...lei ci può telefonare soltanto una volta al giorno, e ci dice sempre che va tutto bene. Ma noi, ecco...temiamo lo stesso che le possa accadere qualcosa di brutto, lei capisce...é pur sempre l’unica coniglietta in mezzo a tutti quei mammiferi grandi e grossi e...e molti di loro, senza offesa, sono PREDATORI...ormai mancano solo due settimane alla fine del corso, ed io e mio marito vorremmo avere qualche notizia in più, se é possibile...magari lei potrebbe intervenire di persona, e farci sapere qualcosa...”

Pfui! I tipici genitori di tipo apprensivo, con il loro ridicolo affetto morboso. Li fulminasse il cielo, una buona volta! Fosse per loro i figli non dovrebbero mai andarsene di casa, neppure a ottant’anni suonati! Tsk, la loro bambina...ma chi vogliamo prendere in giro, per la miseria? La BAMBINA in questione dovrebbe avere la bellezza di VENTIQUATTRO ANNI o giù di lì, e chissà quante ne ha già passate, senza che loro sappiano nulla…

“Vede, signora: io la comprendo perfettamente, mi deve credere. Ma, anche se sono il sindaco, non posso compiere ingerenze di alcun genere.” le spiegò Leodore, con voce accomodante.

“M-ma...non le sto certo chiedendo di fare favoritismi, ci mancherebbe altro!”

“Qui non si tratta di favoritismi, signora. Autorizzare una cosa simile significherebbe dare vita ad un precedente, con tutte le conseguenze del caso. Si sa che poi, quando qualcuno ottiene una cosa nuova, subito dopo pretendono di averla tutti quanti. Lei capisce...Inoltre, sono fermamente convinto che tutti i cuccioli debbano lasciare al tana, presto o tardi, ed imparare a camminare con le loro zampe, anche a costo di inciampare. Vorrei tanto poterle dare una mano, ma proprio non posso. Mi dispiace.”

“La prego,” lo implorò Bonnie. “Lei é l’unico, a poterci aiutare…”

A fronte di quella nuova, accorata supplica, il sindaco rimase in silenzio, adagiando per bene la schiena sul fondo della poltrona, intrecciando le dita e appoggiando gli indici ben dritti ed uniti contro la punta del mento ed assumendo un’espressione pensosa, come a riflettere attentamente su ciò che avrebbe dovuto dire nell’istante successivo.

“E va bene.” Rispose. “Mi ha convinto, signora. Fortuna vuole che io abbia una cara amica, laggiù all’accademia. Fa il sergente istruttore ed é la migliore, mi creda. Non a caso, ho affidato Judy direttamente tra le sue grinf...cioé, alle sue mani. Però le devo chiedere di uscire al mio ufficio per qualche istante. Si tratta di una questione della massima riservatezza.”

“M-ma certo, comprendo benissimo...vado via subito!” Disse Bonnie, raggiante.

Detto questo, si alzò dalla poltroncina e si diresse verso l’uscita, non finendo più di ringraziarlo.

Rimasto solo, Lionheart consultò al volo la piccola rubrica di fianco al telefono, poi alzò la cornetta e compose il numero dell’accademia, rimanendo in attesa. Dopo un paio di minuti circa, qualcuno finalmente si decise a rispondere.

“Pronto? Accademia di Polizia di Zootropolis? Sono il sindaco Leodore Lionheart. Mi passi il sergente istruttore Hurtlocker, per favore. Si, attendo in linea, grazie.”

Seguirono un altro paio di minuti, poi…

“Pronto, Miranda? Sei tu? Oh, ma ciao, caro il mio FIOCCO DI NEVE!! Come stai? Ah, bene, mi fa piacere...sempre intenta a far vomitare l’anima a qualche cadetto a furia di flessioni, non é vero? A tal proposito...te la ricordi, Judith Laverne Hopps? La coniglietta che ho inviato proprio lì da voi? Si, proprio lei...e , dimmi, come se la sta cavando? Ah...ho capito. Va bene, ti ringrazio molto. Parlando d’altro...tuo marito é fuori casa, questo week-end? Si? Oh, benissimo!! Lo organizziamo un po' di movimento, allora? Che ne dici? No? Ok, sarà per la prossima volta, allora...ma sappi sin da ora che, per sdebitarti, ti voglio con il TANGA LEOPARDATO...si, proprio quello, lo sai bene che mi fa impazzire...a presto allora, TIGRE...ROOOAARGGH!! Si, lo so che sei un’ORSA POLARE, stavo soltanto scherzando, tesoro...ciao, si, anche a te, ciao...”

 

Tsk, le femmine. Hanno sempre mille cose da fare. Pensò, non appena ebbe terminato la chiacchierata. Meno male che ce ne sono tante, così un maschio del mio rango non ha che l’imbarazzo della scelta, grazie al cielo.

 

Decise che era l’ora di richiamare la cara mammina.

“Ho appena finito!” Gridò. “ Può tornare dentro!”

Bonnie rientrò giusto in tempo per vedere Lionheart fissarla dritto negli occhi, con aria solenne.

“Ehm...mi rincresce dover essere proprio io, a doverle comunicare una simile notizia...” annunciò il sindaco, con aria solenne.

“Oh, mio Dio!” Esclamò lei, allarmata. “Cosa...cosa é successo?”

“No, signora, non si deve preoccupare. Non é accaduto nulla di grave.” la rassicurò il leone, un attimo dopo. “Anche se, in un certo qual senso...”

“La prego, signor sindaco: non mi tenga sulle spine! Mi dica ogni cosa, per favore!”

“D’accordo. Vede...ho appena finito di parlare con il mio contatto all’accademia e, stando a quanto mi ha riferito, sua figlia non se la sta cavando tanto bene...”

“Oh, santo cielo! Non...non può essere...” disse Bonnie con aria affranta, coprendosi la minuscola bocca con entrambe le mani.

“Purtroppo le cose stanno così, mi dispiace.” aggiunse lui, fatalmente. “Temo proprio che non riuscirà a venire promossa, di questo passo.”

“La...la scongiuro, lei deve fare assolutamente qualcosa! Entrare in polizia é il sogno di Judy, fin da piccola!!”

“Comprendo i suoi sentimenti di madre, mi creda...ma guardiamo in faccia la realtà: per un coniglio é praticamente IMPOSSIBILE, superare i test fisici a cui vengono sottoposte le reclute. Si tratta di addestramenti specifici, tarati su mammiferi di taglia ben più grossa e ben più forti e resistenti! Persino animali come orsi, tigri, leoni e rinoceronti hanno grosse difficoltà, alle prese con allenamenti così massacranti, figuriamoci uno della vostra specie! Senza offesa, ma é già tanto che la nostra piccola Judy abbia superato la prova di ammissione!!”

“Ma...ma é stato proprio LEI, a fornirle questa possibilità, signor sindaco! Lo ha forse dimenticato?

Non...non può finire così...”

“Ha detto bene, signora. Io ho SOLAMENTE concesso alla sua cara figliola l’ingresso in accademia, ma non le ho garantito certo una sicura promozione! Già il fatto che la polizia abbia aperto le sue porte ai piccoli mammiferi é un notevole passo in avanti, mi deve credere...ma da qui ad avere il PRIMO AGENTE CONIGLIO...beh, ne dovrà passare, di acqua sotto i ponti!!”

“Dico! Ma lei ha solo una vaga idea, di quel che succederà?” Si sfogò Bonnie, ormai sull’orlo della disperazione. “E’ da quando ha imparato a parlare che nostra figlia ci fa una testa così con questa storia della polizia, a me e a suo padre! Lei non immagina nemmeno che cosa accadrà, nella nostra casa e nella nostra famiglia, se Judy non dovesse riuscire a superare il corso! Sarebbe una catastrofe! Per lei, questa é l’opportunità della sua vita! Se fallisse, potrebbe andare in depressione, oppure...oppure...non voglio neanche pensarci!”

“Mmmh...senta, signora...come ha detto che si chiama...BONNIE, giusto? Facciamo così: io le voglio venire incontro, sul serio. Ma prima, ci terrei a controllare una certa cosuccia, mi perdoni un attimo...”

Lionheart aprì l’ultimo cassetto del piccolo schedario situato sotto il tavolo, alla sua destra. Al suo interno vi era un’agendina di colore nero. Al centro della copertina rigida, stampata su di un’etichetta adesiva, vi era la scritta TROFEI DI CACCIA.

Sganciò la piccola fibbia laterale che la teneva sigillata e cominciò a sfogliarla, tradendo una certa frenesia.

 

Non credo di sbagliarmi, ma ne sono passate talmente tante, per questa stanza e tra le mie mani, che é sempre meglio controllare, non si sa mai...dunque, animali FEMMINE, lettera C, vediamo...Camoscio, ce l’ho...Canguro, ce l’ho...Capriolo, mi manca...Castoro, ce l’ho...Cavallo, ce l’ho...Cervo, ce l’ho...Cinghiale, mi manca...Koala...Koala?! Ma Koala inizia con la k, perdinci!! Comunque, mi manca...Coyote...veramente andrebbe in fondo alla lista, ad ogni modo, ce l’ho...ah, ecco! Coniglio...lo sapevo, MI MANCA!!

 

Con un ghigno soddisfatto, richiuse agenda e cassetto e riprese a parlare.

“Mi ascolti, Bonnie: voglio essere sincero con lei, fino in fondo. Quindi, le farò una domandina semplice semplice. Ma prima si sieda, per favore.”

“D...d’accordo.” rispose la coniglia, mentre riprendeva posto sullo scranno.

“Mi stia bene a sentire: lei cosa sarebbe disposta a fare, pur di realizzare il più grande desiderio di sua figlia?” Chiese Leodore, con il tono perentorio di chi si aspetta una risposta immediata.

“Qualunque cosa, mi deve credere!” Esclamò decisa Bonnie.

“Tutto, dunque?”

“Tutto.”

“Ma...PROPRIO TUTTO TUTTO?” rilanciò lui, poggiandosi sul tavolo con entrambe le mani ed alzandosi ritto in piedi.

“Che...che intende dire?” Disse la coniglia, guardandolo stupefatta.

Lionheart allungò la zampa destra verso di lei e gli slacciò il primo bottone della camicietta, alla base del collo.

“Glielo ripeto ancora, Bonnie: proprio TUTTO TUTTO?” Ammiccò.

“...Tutto...” concluse lei con un sospiro, mentre si slacciava anche il secondo bottone, un paio di dita più in basso.

“Bene, bene, bene...”

Il sindaco premette nuovamente il pulsante dell’interfono.

“”Brutt-wether!!”

“Oh, per tutti i montoni...la mia testa...la mia povera testa...” rispose dolente una vocina dall’altro capo del microfono.

“Brutt-wether! Non me ne importa un fico secco delle sue emicranie, lo sa?”

“M-mi scusi, signor sindaco, c-come posso esserle utile?” Domandò la pecorella, riprendendo il consueto tono servile.

“Glielo dico io: ANNULLI TUTTI I MIEI IMPEGNI! OGGI, NON CI SONO PER NESSUNO!!”

“M-ma signore,” replicò la segretaria, “e le riunioni del pomeriggio? Non può assolutamente rinviarle!”

“E allora vorrà dire che se occuperà lei!” Tuonò secco Lionheart. “La prenda come un’esercitazione in vista di una sua possibile candidatura a sindaco, in un remoto futuro. Chissà, forse quando le stelle cadranno dal cielo sulla terra, e le zebre impareranno a volare, potrebbe arrivare la sua occasione, no? In ogni caso, il resto dei miei ex-impegni giornalieri é affar suo, sono stato abbastanza chiaro?”

Premette di nuovo il pulsante, ponendo fine alla breve conversazione.

“Ed ora a noi, mia cara.” disse sorridendo un attimo dopo, e guardando Bonnie dritta negli occhi. “Sa, il sottoscritto non si ritiene una persona che si basa sui luoghi comuni, quindi non vedo l’ora di scoprire se certe vocine sul conto di voi conigliette sono veritiere. E lei mi darà una mano a scoprirlo!”

“Beh, ecco...io...” rispose imbarazzata Bonnie, abbassando lo sguardo.

“Su, su, animo!” La esortò Leodore con tono mellifluo, prendendole il piccolo mento tra la punta del suo pollice e l’incavo del suo indice. “Si rilassi. Non c’é motivo di aver paura. Mi dica, conosce Gazelle?”

“Beh, si...ne ho sentito parlare...insomma, chi non la conosce? E’ una delle cantanti preferite dei miei figli, tra cui Judy...”

“Ecco...sa, cosa direbbe lei? TRY EVERYTHING!! PROVA TUTTO!! PAROLE SANTE! E’ COSI', CHE SI DEVE VIVERE!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dawn Bellwether premette il pulsante, assicurandosi di interrompere la comunicazione, questa volta.

La sua manina destra reggeva un sacchetto con del ghiaccio, posizionato nel bel mezzo della fronte, nel tentativo di riassorbire il più in fretta possibile un grosso bernoccolo.

Stava letteralmente ribollendo di rabbia.

 

Inaudito, pensò. E disgustoso. Semplicemente disgustoso. Quando le stelle cadranno dal cielo, eh? Quando le zebre impareranno a volare, vero? Ed invece le cose non si svolgeranno come pensi tu.

Goditela pure finché ne hai ancora il tempo e la possibilità, razza di borioso pallone gonfiato. Se le cose andranno secondo i miei piani, diventerò il nuovo sindaco di Zootropolis prima di quanto tu stesso riesca ad immaginare. Sei ad un passo dal pagarmele tutte, Lionheart, e non lo sai nemmeno. Basta solo che tutto vada come stabilito. A partire da quell’insulsa coniglietta, giù all’accademia…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Chiedo scusa, ma avevo promesso di dividere questo racconto in sole due parti, ed invece ne salterà fuori una terza (ma é veramente l’ultima, stavolta, promesso!!).

Diciamo che, come al solito, temevo che sarebe venuta fuori troppo lunga. E poi, ci sarebbe un piccolo colpo di scena che ho riservato per il gran finale.

Una piccola precisazione: TRY EVERYTHING, la nota canzone di Gazelle/Shakira, non significa propriamente PROVA TUTTO, perlomeno nel senso che intende il nostro caro sindaco. E’ piuttosto un’esortazione a non mollare mai, a provare e riprovare nonostante si fallisca in continuazione, fino a riuscirci. Non a caso, é una delle canzoni preferite da Judy: credo che racchiuda in pieno il suo spirito perseverante!

Inoltre, come sempre, ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questo racconto, ed in particolare Freez shad e Plando per le recensioni (ma non temete: se, nel frattempo, ne arriveranno altre, vi ringrazierò più avanti!).

Ci si rivede tra qualche giorno per la terza ed ultima parte.

Alla prossima,

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


 

 

 

 

 

CUORE DI MAMMA

 

 

(TERZA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Stimati cittadini! Come sindaco di Zootropolis, sono fiero di annunciare che la mia iniziativa di integrazione mammifera, mirata a garantire le pari opportunità anche agli animali di piccole dimensioni, ha finalmente cominciato a dare i suoi frutti. Sono qui, infatti, per celebrare personalmente la promozione di una brillante cadetta, che si é distinta per il suo coraggio, il suo valore e le sue capacità, fino a risultare la migliore del suo corso, diventando così IL PRIMO AGENTE CONIGLIO nella storia del nostro dipartimento di polizia. Signore e signori, JUDY HOPPS!!”

Lionheart era sul palco appositamente allestito per la cerimonia di premiazione. Al suo fianco vi era la fida Bellwether.

Di fronte ai due e a qualche metro di distanza dal palco, in formazione compatta e perfettamente allineati, i cadetti. Tra di loro, in prima fila, sull’attenti e con il berretto sottobraccio, si trovava Judy. Era felice, sorridente e raggiante.

Non appena udì il suo nome, la coniglietta salì sul palco, mettendosi accanto a Bellwether.

La folla alle spalle dei cadetti, composta da parenti, amici e conoscenti, ed ordinatamente disposta su alcune file di sedie di colore bianco, eruppe con un lungo applauso.

In mezzo a quella moltitudine, composta da animali di tutte le specie ma accomunati dalle considerevoli dimensioni, si trovavano Stu e Bonnie, attorniati da una nutrita schiera della loro numerosa prole.

Stu, seduto su di una seggiola anch’esso, era visibilmente commosso dalla gioia. Anche Bonnie, al suo suo fianco e ritta in piedi a tentare di consolarlo, lo era.

“Hai visto la nostra figliola, Bonnie?” Disse lui. “Non é splendida?”

“Già. E’ davvero splendida.” gli fece eco lei.

“Ma tu pensa, lei e quella sua fissazione di entrare in polizia! Ma chi l’avrebbe mai detto, che un giorno ce l’avrebbe fatta davvero, eh? Se avessi scommesso, a quest’ora sarei milionario e potrei pagare la gente per lavorare la terra e infangarsi le zampe al mio posto! Dico bene, Bonnie?”

“Già, proprio così. Chi l’avrebbe mai detto.”

“A proposito: PERCHE’ NON TI SIEDI ANCHE TU, cara?” le chiese poi il marito, facendole opportunamente spazio. “Questa sedia é bella grande: c’é posto per tutti e due!”

“N-no...grazie, caro.” rispose Bonnie, con una leggera punta di imbarazzo. “P-preferisco rimanere in piedi. Ti ringrazio lo stesso, comunque.”

C’era una nota strana nelle sue parole e nel tono della sua voce, quasi di sofferenza. La cosa impensierì Stu, che le si avvicinò.”

“Ho capito.” Disse lui, bisbigliandole nell’orecchio. “Ancora quel problema di EMORROIDI, vero? Tesoro, te l’ho già detto mille volte che dovresti fare un salto dal dottor Ross a farti dare un’occhiata, ma non ti decidi mai a darmi retta, una buona volta...”

“S-si, caro. Hai ragione tu. Dovrò finalmente decidermi, uno di questi giorni.”

“Del resto, mi sa che dovrò andarci anch’io, prima o poi...” aggiunse Stu, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani. “...ho sempre questo fastidioso doloretto ai lati della fronte, ultimamente. Chissà cosa può essere...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Judy, é con mio grande onore che ho deciso di assegnarti ufficialmente al PRIMO DISTRETTO DI DOWNTOWN, nel cuore di Zootropolis!” Proclamò Lionheart, trionfante.

“Ehm...ehm...Bellwether, il distintivo!” Ordinò poi, mentre si schiariva la voce.

“Oh, si...giusto, grazie.” Rispose la pecorella.

Detto questo, si diresse verso Judy e, dopo averlo estratto dall’apposita confezione, glielo appuntò al petto sulla parte sinistra, all’altezza del cuore.

“Grazie.” Disse fiera quest’ultima, mettendo la mano destra a lato della fronte, in segno di saluto. “Terrò alto l’onore.”

“Sa, io...sogno questo momento fin da piccola!” Confidò poi al vice sindaco, con un sorriso entusiasta.

“Capisco.” rispose Bellwether, ricambiando il sorriso. “Beh, oggi é senz’altro un gran giorno, per tutti noi piccoletti!!”

Sopraggiunse il sindaco.

“Ok, Bellwether, SI SPOSTI! FORZA!!” Disse, buttandola di lato con una zampata decisa.

Stavano arrivando i fotografi e non voleva assolutamente perdere la ghiotta occasione.

“Ok, agente Hopps: sorrida! Mostri bene quei denti!!” Le suggerì, poggiandole una mano sulla minuscola spalla.

Ghignarono entrambi soddisfatti, sotto una pioggia battente di flash.

Judy, per il coronamento del suo sogno. Certo, la strada da percorrere era ancora lunga, ma il primo mattone era stato finalmente posato.

Anche Lionheart rise di gusto. Per una volta tanto non aveva dovuto raccontare bubbole, per riuscire a tirare la stampa ed il pubblico dalla sua. Quello che aveva detto poco fa sulla Hopps era TUTTO VERO. Perché erano le stesse parole che Miranda, il suo sergente istruttore, gli aveva riferito per telefono due settimane addietro. E cioé che Judy, dopo un inizio a dir poco disastroso, aveva rivelato capacità a dir poco eccezionali, superando ogni prova con il massimo dei voti e risultando la migliore in assoluto del suo corso. Non occorreva alcuna spinta per aggiustare le cose, dunque. Non era necessaria. Ce l’avrebbe fatta benissimo anche da sola.

Ma tutto questo sua madre non lo sapeva. E lui si era guardato bene dal dirglielo.

Dopotutto, in politica, menzogne ed omissioni come questa sono da considerarsi BUGIE BIANCHE, dette a fin di bene. Può valer la pena ingannare, se poi alla fine risultano tutti felici e contenti.

Lo era l’agente Hopps, che aveva realizzato la più grande aspirazione della sua vita.

Lo era soprattutto lui, che a seguito di quell’operazione a buon fine avrebbe senz’altro guadagnato sostegno, fiducia ma soprattutto VOTI da parte dell’intera popolazione dei conigli, da qui negli anni a venire. Ed inoltre, con l’occasione aveva aggiunto un’altra tacca al calcio della sua pistola. E che tacca, signori...davvero memorabile. Da vantarsi, anche solo con sé stessi. Quella Bonnie...così timida e repressa, all’apparenza...e chi l’avrebbe mai sospettata, una roba simile? Proprio vero, ciò che si vociferava sulle femmine di coltiva-carote!!

Ecco, forse lei era quella un po' meno contenta, viste le ovvie differenze anatomiche tra le loro specie, con tutte le dolorose conseguenze del caso. Anche se, vedendo l’impeto e la passione che la matura coniglia aveva dimostrato, in quella circostanza, il buon sindaco non avrebbe osato mettere la zampa sul fuoco, a riguardo…

A quanto pare, il corn...(oops!! Non si deve dire, acciderbole! Qualche cornuto in quanto provvisto di corna si potrebbe offendere!) suo marito doveva essere troppo occupato a dissodare e seminare terreni, per poter adempiere ai suoi doveri coniugali. Oppure, parlando di un altro genere di semina, aveva già infornato la consorte con tanti di quei batuffoli di pelo da non giudicarlo più una priorità.

E comunque, si dice che i figli siano il nostro futuro, la nostra più preziosa risorsa. E che la loro gioia sia il nostro più gran traguardo. Quindi, cosa sarà mai un piccolo sacrificio, messo a confronto con la sempiterna felicità e gratitudine della propria beneamata figliola? E a proposito di figliola e di gratitudine, chissà che anche la giovane Judy, per ringraziarlo della preziosa opportunità che le aveva offerto, un giorno o l'altro non...

Per carità. Non c'era neanche da pensarci. Una simile eventualità non era nemmeno da prendere in considerazione, almeno per ora. Troppi riflettori addosso, a quella coniglietta. E troppa attenzione da parte dei media.

Essendo la prima della sua specie ad entrare nelle forze dell'ordine, la Hopps era sulla bocca di tutti, in quel momento. E per quei luridi spolpatori di ossa che la gente si ostina a definire giornalisti, un caso più unico che raro come quello era un'autentica manna dal cielo, ottima per riempire le pagine dei quotidiani e i buchi dei notiziari per intere settimane. Fino a che la gente non ne avesse avute piene le scatole. O fino a che non avessero trovato qualche altra fesseria più interessante di cui parlare.

Troppi rischi, dunque. Troppi, perchè lui, in quanto sindaco, potesse concedersi il rischio di correre. Per chi occupa una posizione come la sua, un simile colpo di testa equivaleva alla classica MOSSA SBAGLIATISSIMA che avrebbe finito per far franare tutto quanto il castello. Con il probabile risultato di vanificare totalmente tutti i suoi sforzi fatti finora.

Bisogna sapersi accontentare, nella vita. Si può essere avidi, ogni qualvolta se ne abbia l'occasione. Ma ingordi, MAI.

E poi, giusto per essere sinceri sino in fondo: con una mammina così, CHI AVEVA BISOGNO DELLA FIGLIA?

Leodore buttò un occhio in mezzo alla folla e scorse Bonnie che nel frattempo, sfinita dalle continue e pressanti richieste del marito, e anche per non farlo insospettire troppo, aveva deciso finalmente di sedersi accanto a lui, ignorando le fitte.

I loro sguardi si incrociarono per un breve istante.

Ciao, chiappe di peluche.Pensò il leone, mentre le faceva l'occhiolino. Ci si rivede in strani posti, a quanto pare.

Lei, per tutta risposta, si nascose il volto, guardando dall'altra parte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano trascorsi ormai tre giorni da quando Judy era partita alla volta di Zootropolis, per continuare ad inseguire il suo sogno.

Stu fermò il furgone di famiglia davanti alla loro bancarella di frutta e verdura.

"Allora, tesoro: io vado a dare una rapida occhiata ai campi. Più tardi verrò a darti una mano, intesi?" Disse lui, guardando la moglie seduta nel sedile accanto.

"Ok, caro. A più tardi." rispose lei.

Si diedero un bacio, poi Bonnie scese lentamente dal furgone, a fatica.

"E mi raccomando: và a farti fare quel famoso controllino, uno di questi giorni!" Le raccomandò Stu, mentre ripartiva.

"Va bene, va bene, caro. Te lo prometto." replicò lei mentre arrancava verso il negozietto, tenendosi per un fianco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poco distante, una tigre in abito ed occhiali scuri osservava la scena, in silenzio.

All'improvviso, portò la mano destra verso l'orecchio corrispondente, attivando l'auricolare.

"Si, signore...ho il bersaglio sotto tiro, proprio qui davanti a me...il marito ha appena finito di salutarla. Entrerò in azione non appena si sarà allontanato. Passo e chiudo."

 

 

 

 

 

 

 

 

Bonnie emise un sospiro, da dietro al bancone.

Quel mattino non c'era stata ancora l'ombra di un cliente. In oltre, i dolori non erano ancora cessati del tutto. E, come se non bastasse, Stu non aveva ancora finito di insistere, con quella storia del dottore e delle EMORROIDI...

In compenso era la prima volta, dopo tre settimane dal COLLOQUIO PRIVATO con il sindaco, che riusciva di nuovo a poggiare il fondoschiena su qualcosa. Anche se doveva trattarsi di qualcosa di UNICAMENTE MORBIDO.

Ed in fin dei conti, la consolava la consapevolezza di averlo fatto per una buona causa. Per esaudire il più grande desiderio di sua figlia.

Coraggio, Bonnie: ti può capitare sicuramente di peggio, nella vita. Cerchiamo di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, Pensò.

Del resto, non era forse quello che da sempre sosteneva la sua cara, piccola Judy?

Un'ombra di fronte a lei la distolse dai suoi pensieri.

Vide una tigre, in completo scuro ed occhiali da sole dai riflessi color rubino. Pareva un agente segreto o una guardia del corpo.Tra le braccia teneva un enorme mazzo di rose scarlatte. Dovevano esere una cinquantina, almeno.

"B-buongiorno...posso aiutarla?" Chiese lei, con un certo timore.

"Per lei, signora." rispose semplicemente la tigre, porgendole i fiori.

"P-per me?" domandò la coniglia stupita, prendendo le rose e portandole a sé.

Le annusò, chiudendo gli occhi ed inspirandone la fragranza. Non erano solo bellissime: emanavano anche un profumo a dir poco delizioso ed inebriante.

"Grazie, davvero." Aggiunse poi. "Ma chi..."

Nessuna risposta.

Bonnie riaprì gli occhi e si diede un'occhiata intorno. Della tigre, più nessuna traccia. Era come sparita, dissolta nel nulla.

Guardò ancora il gigantesco mazzo di rose. Sulla sommità vi era una picola busta bianca.

Bonnie la prese e la aprì, come colta da un improvviso presentimento.

Dentro vi era un biglietto con le seguenti parole, scritte in corsivo ed a cratteri dorati:

 

Mia adorata Bonnie,

questi sono per te.

Un piccolo, sciocco pensiero per ringraziarti delle poche,

ma dolci e travolgenti ore trascorse in tua compagnia.

Come te, NESSUNA MAI.

TE LO GIURO.

Sempre a tua disposizione.

Quando, dove e come vuoi tu.

A presto,

caro il mio bocconcino (e al diavolo il bon-ton!!)

 

 

 

Leodore,

il tuo tenero leoncino

 

(GRRAAUUUURRGGHHHH!!)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Eccoci giunti al termine anche di questa breve storia.

Ne approfitto per tirare due conclusioni veloci sul modo in cui ho voluto raffigurare Lionheart, il sindaco di Zootropolis.

Ammetto di aver esagerato un pochino, esacerbandone alcuni aspetti che nel film venivano appena accennati: che fosse un individuo cinico ed opportunista l'avevamo già capito tutti da un bel pezzo. Siamo sinceri, qualcuno ha mai veramente creduto (a parte Judy, ovviamente) alla storia delle PARI OPPORTUNITA'?

Ha fatto entrare la coniglietta in polizia solo per avere i voti da parte della popolazione dei conigli. Altrimenti non gli avrebbe importato nulla.

Qui, comunque, abbiamo un Lionheart che é un autentico tiranno: avido, egoista, approfittatore, arrivista senza scrupoli e p...da competizione.

Ad ogni modo, credo di averlo ritratto in maniersa abbastanza verosimile.

Un piccolo appunto riguardo al capitolo scorso, di cui avrei già dovuto parlarvi ma che poi ho tralasciato (la memoria...): l'orsa polare che fa da sergente istruttore a Judy, in realtà, non ha nome. Nei credits viene nominata con un generico DRILL INSTRUCTOR. Quindi, l'ho ribattezzata io. MIRANDA HURTLOCKER mi sembrava un nome carino. E bello tosto.

Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo la storia ed il sempre presente Plando per la recensione.

Ancora una cosa: lasciatemi dire che mi é piaciuto molto scrivere quesi due ultimi due raccontini brevi.

Ma, adesso, basta giocare. Ricomincia ufficialmente THE PROMISE YOU MADE.

Quando? Prestissimo.

Il nuovo capitolo é già pronto, devo solo effettuare alcune correzioni. Entro la prossima settimana dovrei riuscire a pubblicarlo (salvo imprevisti sul lavoro).

Grazie a tutti e alla prossima!!

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

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