Fairy-Tale Love: E se non volessi innamorarmi di te?

di Mel96ly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 pt. 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 pt. 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 pt. 1 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2 pt. 2 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3 pt. 1 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3 pt.2 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 4 pt.1 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 4 pt.2 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 5 pt. 1 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 5 pt. 2 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 5 pt. 3 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 7 pt. 1 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 7 pt. 2 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 9 pt. 1 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 9 pt.2 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 10 pt.1 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 10 pt.2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


11 anni prima

-Britney ridammi l'elastico.- Sento Kate che urla a squarciagola dal bagno e subito dopo una porta che sbatte e dei passi correre.

-Kate fammelo usare. Per piacere.- 

-No! Quando mamma ci ha portato al supermercato tu avresti dovuto prenderli al posto di quell'ombretto con i brillantini.-

-Ma è l'ombretto di Barbie.- Esclama la mia sorellina, come se Kate l'avesse appena offesa. Io mi sarei decisamente offesa. Non sono paragonabili degli stupidi elastici agli ombretti di Barbie. Continuo a mettermi il mio colore blu sulle palpebre. Sembro proprio lei!

-E questi sono gli elastici di Kate.- Risponde mia sorella maggiore.

-Mammaaaaaa!- Britney fa i capricci.

-Smettila Britney.- Le ordina Kate arrabbiata. Kate è sempre arrabbiata ormai. C'è un periodo del mese poi che diventa proprio cattiva, e questo deve essere quel periodo perché ho visto che si è portata in bagno quegli strani pacchettini l'altra notte, mentre fingevo di dormire, e non ho ben capito a cosa servono, ma sono viola e dentro ce una specie di piccolo pannolino un po' strano. Una volta ne ho aperto uno e mia sorella si è arrabbiata tantissimo. Chissà cosa c'è di così bello in un pannolino.

-Lasciami tenere l'elastico.-

-No.-

-Mammaaaaaa!-

-Okay okay, tienilo quello stupido elastico.-

-Stupido non si dice.- Britney ha ragione. "Stupido" è una brutta parola.

-Meglio che sparisci prima che ti faccia vedere io cosa...-

-Kate, Britney, finitela.- Si intromette Ashley. Ha solo undici anni ma sa fermare Kate che è di un anno più grande. Solo lei ci riesce. Kate è antipatica, a volte, e anche cattiva. Prende sempre in giro Britney perché è un po' cicciottella, ma a me piace comunque perché lei è diversa, noi siamo tutte uguali ed è noioso avere intorno persone uguali a te. Siamo tutte bionde, come la mamma e la nonna, lei invece ha i capelli scuri come il nonno, come Pochaontas e Jasmine, e sono proprio bellissimi. Vorrei tanto avere i capelli come Britney! Lei invece piange di notte, anche se pensa che non me ne accorgo, perché vuole essere come noi. E poi parla nel sonno quindi so tutti i suoi segreti. Però non posso dirlo a nessuno se no si arrabbia. Una volta ha anche confessato di aver rotto lei il nastro di ginnastica artistica di Ashley. Sento il rumore di qualcosa che si rompe da basso. Noi siamo tutte di sopra perché tra poco dobbiamo andare da zia Ianna a provarci i vestitini per quando si sposa e allora dobbiamo prepararci. Esco dal bagno e mi sporgo dalla ringhiera delle scale, ma non vedo nessuno. Sento però qualcuno che urla. È la mamma. E poi c'è qualcun altro, un uomo. Non mi piacciono tanto gli uomini. Non capisco cosa ci trovano di bello le altre femminucce negli uomini. Loro sono antipatici e noiosi e ti tirano i capelli.

-Belle torna in camera.- Mi ordina Kate. Non è più arrabbiata però è triste. Lo so perché le viene sempre la fossetta quando è triste. Sul mento.

-Ho sentito qualcosa rompersi, da basso.-

-Vado a controllare io, tu torna in camera, okay?-

-Ma la mamma sta urlando.-

-Belle non farmelo ripetere. Fa come ti dico.- Mi dice lei. La voce è bassa e proprio non capisco il perché. Se la mamma si è fatta male dobbiamo andare a darle il bacino così le passa, come lei fa con noi. È così che si deve fare. Faccio qualche passo indietro, verso la camera, ma appena Kate si gira mi lancio giù dalle scale correndo. Devo sapere che mamma sta bene. Magari ha solo rotto un bicchiere, o un piatto. Sicuramente è stato un incidente. Non ha fatto apposta. So che anche se non si fa apposta questa non è una buona scusa, come dice sempre nonna, ma può capitare, a me capita sempre. -Isabelle torna qui.- Mi urla dietro Kate, ma ormai sono giù. La mamma sta ancora urlando e anche l'uomo. Ha una voce famigliare, ma proprio non me la ricordo. Spingo forte la porta della cucina. 

-Dammi quei cazzo di soldi Meredith.- Dice l'uomo. Ha detto una brutta parola.

-No Drew.-

-Hai un fottutissimo ranch, non far finta di non averli.- Un'altra brutta parola.

-Non ti darò i soldi per portare avanti i vizi che ci hanno rovinato la vita. Te ne sei andato più di otto anni fa, lasciami in pace.-

-Sei soltanto una troia! Sai che potrei portarti via le bambine vero? Sono anche figlie mie, ricordi?- Non mi vedono perché sono nascosta, ma io vedo la mamma, anche se non capisco chi è l'uomo perché c'è quella mensola con su le tazze che gli copre la faccia.

-Non osare mai più dire certe cose a mia figlia Drew, non te lo permetto.- Sento dire dal nonno mentre entra dalla porta a vetri. È arrabbiato. È molto arrabbiato.

-Cosa succede?- Chiede la nonna. Lei non è arrabbiata, è preoccupata.

-Datemi quei cazzo di soldi.- Urla l'uomo. Mi sposto dal mio nascondiglio per vedere chi è che dice tutte queste parolacce. Papà è vicino alla mamma, più del solito, e le tiene stretta una mano intorno al polso. La mano di papà è tutta bianca mentre il braccio di mamma è rosso. Lo sapevo che si era fatta male! Nonno e nonna sono da parte a lei. Mamma sta piangendo, come sempre quando viene papà. Un altro motivo per cui i maschi sono cattivi, fanno piangere le femmine, oltre al mio nonno che è il più bravo del mondo perché lui è un principe.

-Mamma facciamo tardi se non vi preparate.- Tutti si girano a guardarmi. Devo avere qualcosa che non va perché mi guardano male. Papà è bianco in faccia, ma ha dei cerchi viola sotto gli occhi e la barba lunga. Sembra buffo. Rido.

-Amore cosa ci fai qui? Torna di sopra. Non faremo tardi.- Mi dice la mamma. Deve avere il raffreddore perché non respira bene.

-Hilary porta su la bambina.- Ordina il nonno alla nonna.

-Ehy Isobelle. Vuoi venire via con papà.- Si rivolge poi a me l'uomo cattivo... Sì, insomma, papà. La mamma dice che è mio papà però i papà delle mie amiche vivono con loro e non fanno piangere le mamme, quindi mi sa che mamma si è sbagliata, deve essere il nonno Rick il mio papà. L'uomo guarda la mamma con uno strano sorriso e lei è spaventata. Ha paura di papà. A me non piace tanto stare insieme a lui ultimamente. Prima era dolce con me e mi faceva tanti regali, era più simile a un papà, ma ora mi lascia sempre dalla nonna antipatica o mi porta dai suoi amici che sono un po' strani. Sono tutti magri e bianchi come lui. Assomigliano ai vampiri dei cartoni, ma non credo che papà sia un vampiro perché non lo ho mai visto bere sangue, quindi non lo sono neanche loro. Comunque non voglio andare con papà.

-Mi chiamo Isabelle papà. Però no, non posso, devo andare dalla zia Ianna a provarmi il vestitino.-

-E tu preferisci andare dalla zia che venire con me?-

-È un vestitino da principessa papà. Per il matrimonio di zia.- 

-Le hai messe contro di me vero?- Papà si gira vero la mamma, ma sta urlando e non mi piace quando urla. Mi allontano un pochino. Di solito quando urla poi mamma piange e lui alza la mano in alto e mamma piange di più. Non ho mai visto cosa succede dopo che la mano è in alto perché mi coprivano sempre gli occhi gli amici di papà. Non so se il nonno e la nonna lo sanno che papà fa così. -Le hai messe contro di me brutta...- Urla papà alla mamma, ma la nonna mi prende in braccio e mi porta fuori proprio mentre il nonno sta alzando una mano su papà. Non sento più urlare, ma fanno tanto rumore e c'è qualcosa che sbatte sui mobili.

-Nonna cosa vuole papà?-

-Niente piccolina, niente. Il tuo papà è un po' agitato oggi.-

-Si è arrabbiato perché non volevo andare con lui? È colpa mia se urla con la mamma?-

-No Belle, non devi pensarlo nemmeno. Come ti vengono in mente queste idee?-

-Kate una volta mi ha detto che papà è andato via quando sono nata io. Non voleva darmi la colpa, però forse lo è. È colpa mia nonna? È colpa mia se papà se ne è andato?-

-Non è colpa di nessuno piccola, proprio di nessuno.- Mi risponde la nonna. Mi sta accarezzando i cappelli, come quando ero piccola e mi addormentavo nel lettone con lei e il nonno. So che c'è qualcosa che non va. Papà è arrabbiato. Dev'essere perché lavora tanto, perché è stanco. Per questo ha quella brutta faccia. Henry, il mio fidanzatino, dice che il suo papà ha sempre la faccia bianca quando torna dal lavoro, perché fa l'avvocato e lui torna tardi tardi ed è sempre stanco. E mi ha detto anche che il suo papà ha gli stessi cerchi intorno agli occhi del mio. Però lui torna tutte le sere a casa, invece il mio di papà torna solo ogni tanto. Forse la famiglia di Henry è più bella della nostra. Forse Henry non rovescia i bicchieri a tavola e si ricorda sempre di fare la cartella prima di andare a nanna. Forse Henry non si sporca quando mangia il gelato e non prende mai solo due stelline a scuola. No, lui prende sempre cinque stelline. Da oggi anche io prenderò cinque stelline in tutto.

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SPAZIO AUTRICE

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Ciao a tutti!!
E' la prima volta che pubblico su EFP e spero che questo prologo vi sia piaciuto. 
Gli aggiornamenti saranno piuttosto frequenti anche perchè è una storia che ho praticamente quasi del tutto scritto, quindi è già pronta per esser pubblicata. Inoltre vorrei avvertire che ho pubblicato anche su Wattpad, quindi se alcuni di voi mi hanno trovata anche lì, non pensino che sono una abusiva che ha copiato la storia, ma semplicemene ho sequito il consiglio di una lettrice che mi ha detto di divulgare maggiormente la storia che secondo lei su Wattpad era sprecata perchè veniva seppellita dalle pessime storie che hanno tanto successo solo perchè trattano di personaggi famosi. Spero di trovarmi bene e crearmi un seguito e spero che la storia vi piaccia. 

Detto questo, se volete lasciare qualche consiglio o impressione io sono felicissima di leggerli e migliorarmi. 
Baci
Mel96ly<3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 pt. 1 ***


16 Agosto 

ISABELLE

Dio, cosa ho fatto di male per meritarmi questo? No, davvero, perché? Perché sono masochista, ecco perché, e ostinata, e orgogliosa, e perché tanto so che quando tornerò a casa, anche se sarò una poltiglia e mi dovranno tirare su col cucchiaino, comunque sarò fiera di me stessa per averci provato. Anche quando mia sorella mi dirà che sono pazza e ossessionata.

-Caleb ti prego fermati.- Gli urlo senza voce, rilasciando l'ultima aria che ho nei polmoni. Non ce la faccio più. Già vedo la luce bianca in fondo al tunnel, la mia tris nonna che mi tende la mano per portarmi nella beatitudine eterna con lei. Tranquilla nonna arrivo appena riprendo un po' di fiato.

-L'atletica Belle non riesce neanche ad arrivare fino a casa? Dai muovi il culo, prima che ti si afflosci.-

-Se per poter sopravvivere mi si deve afflosciare il sedere, allora che si afflosci pure.- Rispondo affannata, tra un respiro e l'altro, con le mani sulle ginocchia. Non sono esattamente il miglior esempio di femminilità ora. I polmoni bruciano e le gambe fanno dannatamente male.

-Davvero vorresti arrenderti? Concedermi la vittoria? Ammettere che non riuscirai mai ad avere la mia resistenza?-

-Stai zitto.-

Caleb si mette la mani aperte intorno alla bocca. –Attenzione, attenzione a tutti.- Inizia a urlare facendo girare una decina di ragazzi intorno a noi. –Isabelle Grant è una mezza sega.-

-Zitto Caleb.- Esclamo ridacchiando per le facce dei passanti. A quest'ora il parco è pieno di corridori, sono sicura che più rossa di così non posso diventare, ma se non fossi affaticata avvamperei.

-E non riesce a faticare per più di un'oretta. Chissà se ha questa resistenza anche sotto le...-

-Caleb!- Mi lancio addosso al mio amico nel tentativo di farlo smettere. Lui mi alza di peso e inizia a portarmi in braccio, mentre io scalcio e gli tiro pugni sulla schiena muscolosa. Ovviamente lui non sente niente. –Fammi scendere.- Lancio un urletto. Mi fa il solletico alla pancia e io rido come una bambina. –Mi arrendo, mi arrendo. Basta!- Caleb mi fa tornare a terra e io scoppio a ridere. Gli tiro un pugno leggero sul braccio. –Stronzo.- 

-Noiosa.-

-Antipatico.-

-Masochista.-

-Questo è vero!- Concordo continuando a ridere. Lo prendo a braccetto e mi appoggio con la testa alla sua spalla. –Andiamo a casa, sono esausta.-

-Vuoi che ti porto in braccio?- L'idea mi alletta, ma non potrei mai accettare e cedere in questo modo.

-Riesco ancora a stare in piedi, tranquillo.- Gli rispondo stringendogli di più il braccio. Quando mai ho deciso di accettare la sua sfida ieri mattina! "Ho più fiato di te." L'ho provocato io quando l'ho incrociato fuori dal supermercato col fiatone. "Davvero? Allora perché non vieni con me a correre domani?" Mi ha sfidata lui. E Dio solo sa quanto io non riesca a resistere alle sfide. "Certo!" Gli ho risposto convinta. Ma chi volevo prendere in giro? Io corro, io faccio kick boxing, io ballo e io cavalco, ma io non devo comunque sfidare un ex corridore di atletica e attuale halfback della squadra di football dell'università. 

Ridendo e scherzando arriviamo al mio appartamentino appena fuori dal campus e già dai rumori che sento in corridoio deduco che in casa ci siano Malissa, Brooke e Alex, che, nonostante non sia un mio coinquilino, sembra essere perennemente a casa nostra. Sicuramente stanno litigando. Lo so. Li sento. Apro la porta e di fronte a me si apre una scena ormai fin troppo conosciuta. Malissa, con in mano un cucchiaio di legno e un libro di ricette urla contro Alex, che intanto cerca aiuto in Brooke, che come al solito lo ignora, come se non fosse il suo ragazzo, e lo lascia a sbrigarsela da solo con l'ira della mia amica mentre lei fa zapping alla tv. –Buonasera.- Dico mentre entro in casa. Giusto per evitare che mi arrivi in testa qualche stoviglia. Caleb entra dopo di me, chiudendosi la porta alle spalle. Lo sento sospirare nel vedere la scena, proprio come ho fatto io poco fa.

-Oh, per fortuna sei arrivata Belle.- Esclama Malissa tutta contenta. Mi corre incontro, sventolando il cucchiaio e puntandomelo sotto il naso. –Per piacere, di anche tu a questo ragazzo che ha una casa propria e un proprio frigorifero e quindi, se vuole mangiare qui, deve pagare parte della spesa.- 

Guardo Alex con aria di rimprovero. Lo sa perfettamente che se tocca il cibo di Malissa lei finirà con l'urlargli dietro, eppure lo fa sempre. –Cosa hai mangiato questa volta?- Gli chiedo annoiata.

-Ma niente...- Mi risponde lui cercando di temporeggiare. 

Lissa lo interrompe. -Ha mangiato la mia cioccolata. Ora spiegami Belle, come posso fare le fragole ricoperte di cioccolato, se manca il cioccolato?- Urla lei. Sento Caleb sghignazzare alle mie spalle, se la ride, mentre io sto qui a fare da stato cuscinetto tra due paesi in guerra. Mi appunto mentalmente di fargliela pagare più tardi. O subito.

-Semplice.- Esclamo, quando mi viene l'idea perfetta. –Caleb aveva comunque voglia di fare un'altra corsetta. Può andare al supermercato e prendere non solo il cioccolato necessario, ma anche il gelato, quello al caramello con il croccante sopra che mi piace tanto, e una bomboletta di panna montata.- Dico guardando il mio migliore amico e lanciandogli uno di quei sorrisi a trentadue denti, e con gli occhi che sbattono, ai quali so che non resiste. Mi lancia un'occhiataccia, ma poi, rassegnato, afferra i soldi che Alex gli sta spingendo davanti, sul bancone, e esce di casa. Lascio i miei amici nelle loro discussioni e mi chiudo in bagno per una bella doccia fresca. 

-Guarda un po' chi è rientrata dalle vacanze.- Esclama Ginger vedendomi entrare nel locale dopo un mese, più che meritato, di ferie. Mi corre incontro. Ginger è il mio capo e per avere cinquant'anni è una delle donne più belle che io abbia mai visto. Capelli rossi e a caschetto, pelle di porcellana, tirata come una quindicenne, labbra carnose e occhi di un nero tale che sprizza lussuria con ogni sguardo. Mi abbraccia e mi stringe forte. –Barbie, sei la mia migliore barista. Guai a te se osi anche solo ammalarti un giorno quest'anno.-

-Oh no Ginger, quest'anno l'affitto è più alto, non posso permettermi di ammalarmi.- Le rispondo io, stringendola a mia volta.

-Siano beati quei bastardi dei padroni di casa allora!- Mi prende per le spalle e mi squadra con i suoi occhi penetranti. –Hai fatto qualcosa ai capelli bambola? Sono più biondi del solito. Oh e sicuramente ti sei fatta sbiancare i denti!- 

-No Ginger.- Le rispondo ridacchiando. –Ho passato le mie vacanze al ranch. Sai il sole... Schiarisce i capelli e scurisce la pelle. I denti risaltano.-

-Bhe, un mese fa non avrei mai creduto di poterlo dire, ma sei ancora più bella così.- 

-Grazie.- So che del sangue mi sta affluendo alle guance per il complimento.

-Forza, ora al lavoro!- Mi dice lei tirandomi una sculacciata. Come abitudine inizio col pulire il bancone con uno straccio inumidito, per poi passare ai tavolini. Il Lollipop è un locale notturno, quindi ho ancora un'oretta prima che aprano le porte e non mi manca molto da sistemare. Insieme a Violet, Kristal e Eva inizio ad arredare il locale per la serata a tema "scuola". I ragazzi tornano dalle vacanze e la settimana prossima riapre il campus, poi le lezioni, quindi tutti saranno su di giri e pronti a scatenarsi e a festeggiare. È una tradizione che al Ginger's Lollipop due sabati prima dell'inizio delle lezioni le bariste si vestano da sexy scolarette e facciano divertire i clienti. Nonostante a un occhio inesperto questo possa sembrare un night club, in realtà il Lollipop è solo un locale che sta aperto fino a tardi, dove le ragazze sono tutte piuttosto belle e i clienti se ne fregano dell'aspetto del posto perché più occupati a guardare le bariste. Alcool a basso costo e corpi poco coperti che sculettano dietro e sul bancone: cos'altro vorrebbe un ragazzo? Per questo qui c'è sempre il pienone, per questo guadagno un sacco di mance e per questo posso permettermi un'università costosa come questa, dato che la borsa di studio non copre il prezzo pieno. Vado in camerino e indosso una corta gonna a pieghe con tinta marrone a quadratini e una maglia senza maniche bianca, un paio di calzettoni bianchi coprenti tutto il polpaccio e un paio di scarpe da ginnastica. Codini, labbra fucsia e lecca-lecca in mano, come da tradizione. È un po' da troia, ma non ci si sveste e non si fa niente di male, il lavoro mi piace, si guadagna molto bene e se gli altri pensano che io sia una facile per questo, allora sono affari loro. Considerato che sto studiando legge direi che lo saprei se fosse qualcosa di illegale o anche solo di moralmente sbagliato! Sento le urla dei primi clienti nel locale e mi precipito dietro il bancone a servire Jonathan, un ragazzotto di venticinque anni, ormai un cliente abituale.

-Ehy Jon.-

-Barbie! Sei splendida stasera. Come da tradizione del resto.-

-Già. Allora, cosa posso servirti?-

-Oh il solito dolcezza. E servitene uno anche per te.-

-Jon non mi piace il whisky.-

-Allora offriti quello che vuoi, lo sai che devi accettare. O lo dirò al grande capo.- Regola numero 1 di Ginger: se un cliente ti offre da bere, accetta. Se non lo vuoi metti in bocca e poi sputa in un'altra bottiglia. Regola numero 2: non servire la bottiglia in cui hai appena sputato. Riempio un bicchiere con il whisky per Jon, poi mi prendo la bottiglia di vodka alla fragola, me la faccio rigirare tra le mani un paio di volte, come ho imparato al corso da barista che Ginger mi ha obbligato a fare, e mi verso un paio di bicchierini. Butto giù senza pensarci troppo e senza sputare nell'altra bottiglia. Nel locale parte ad alto volume "Sexy back" di Justin Timberlake e in due secondi Kristal è sul bancone a ballare in modo provocante, attaccata al palo. Non che si veda qualcosa, ma il pubblico maschile comunque impazzisce, come tutte le sere, e Ginger urla come una ragazzina a un concerto di Bieber. Le ordinazioni subito salgono alle stelle e io non smetto un minuto di riempire bicchieri e sorridere ai clienti. La serata è movimentata, frenetica, divertente e fantastica, come sempre. Sono a casa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 pt. 2 ***


DEREK

-Amico quel locale è una figata! C'è una moretta che fa venire la pelle d'oca, giuro. Anche se è la bionda il vero spettacolo. Peccato che non salga spesso sul palco quella bomba sexy.- Sento raccontare da un certo Arold... Aaron... Ashton... Sinceramente non mi ricordo il nome di 'sto tizio, ma poco importa perché non è amico mio, se lo è trovato Lucas, quindi ora sono affari suoi. Stiamo andando in un locale di Palo Alto, dove, a sentire questo Arold, ci lavorano i più bei corpi della California. Considerato che prima stava facendo il cascamorto con un cesso di cameriera al fast food dove abbiamo cenato, non so se fidarmi del suo giudizio o tornarmene direttamente a casa a rimuginare su quella cazzo di scommessa che sapevo già di perdere in partenza, e che infatti, ho perso. Eravamo in un pub sulla spiaggia quando Lucas mi ha sfidato a chi otteneva i numeri di più ragazze nel giro di un'ora. Mi aveva preso in giro il bastardo. Mi aveva provocato e io avevo accettato, come un idiota. Lucas ha quel qualcosa che io non ho, quel qualcosa che fa si che tutte le ragazze gli caschino ai piedi appena sorride. A me non basta sollevare gli angoli della bocca per ottenere un numero. Devo almeno dire un paio di parole, qualcosa di carino e il gioco è fatto, ma, in confronto a lui, non ho speranze. Meglio non pensarci o finirò solo per incazzarmi di più. Mi conviene, invece, godermi questa ultima settimana da spirito libero, perché poi verrò ingabbiato e addio divertimento. Un'insegna rosa mezza spenta mi fa capire che siamo dal lato della strada opposto al locale nel quale dovremmo entrare. "G...'s...pop" dicono le lucine sopra all'entrata. Un nome originale dopo tutto. Da tipico e squallido bar per ubriaconi. Nonostante questo però devo ammettere che fuori la fila è infinita e le persone in attesa di entrare non sono vecchi panciuti ubriachi, ma ragazzi e ragazze del college, da quelli in jeans e T-shirt a quelli in camicia o polo costose. Senza guardare, attraversiamo la strada e andiamo direttamente davanti all'entrata del locale, senza affrontare la fila. A quanto ho capito questo tizio conosce un tizio che ci dovrebbe far entrare senza fare la coda. Spero sia vero o mi toccherà fare a botte con qualcuno. 

-Ash!- Esclama un armadio di colore a 5 ante, completo di scarpiera e tutti i comfort.

-Ciao Travis. Allora? Tutto a posto questa sera?-

-Pienone, come al solito. Ma oggi c'è la school night, sono tutti su di giri.-

-Immagino. Allora amico, ci fai entrare? Siamo troppo importanti per fare la fila, noi.-

-A dire il vero non sei nessuno, tu, ma considerato che mi hai salvato il culo un paio di volte, ti sono debitore. Forza entrate.- Dice l'uomo sganciando la corda che tiene indietro il resto dei ragazzi in coda. Probabilmente con quella non si riuscirebbe neanche ad avvolgerlo per metà. Da qualcuno arrivano grida e insulti, ma non credo che siano disposti a prendersela col buttafuori. Camminiamo in un lungo corridoio spoglio e dalle pareti scrostate, illuminato solo da qualche luce penzolante senza protezione, ma, mentre ci avviciniamo, si iniziano a sentire le note di una di quelle canzoni adatte per uno strip teas pompare a una forza incredibile. Non ho ancora capito se questo sia un pub o una discoteca, ma in entrambi i casi, se si tratta di donne nude, la cosa inizia a stuzzicarmi. 

-Se abbiamo fortuna ci becchiamo anche Barbie oggi.- Esclama a un certo punto... Ashton. Sì, Ashton.

-È davvero quello il suo nome?- Chiedo alzando le sopracciglia. Se così fosse ora non avrei alcun dubbio del fatto che si tratta di uno strip club e che questi due mi abbiano trascinato qui solo per farmi soffrire ancora di più per la mia perdita. Quanto meno stasera potrei sfogarmi e scoparmi un po' di belle ragazze.

-No.- Mi risponde lui ridendo, come se avessi fatto chissà che battuta. Guarda la mia faccia seria e subito si ricompone. –Nessuno sa come si chiama. Qui è semplicemente Barbie perché... cazzo, è una fottuta bomba bionda! Occhi azzurri, tette esplosive e un culo che farebbe rizzare pure un vecchio di novant'anni senza prendere nessuna pastiglietta blu.- 

-Allora mi tocca conoscerla prima di dover essere incatenato.- 

-Amico quella non si tocca. Non è mai uscita con nessuno che frequenta questo locale.-

-Perché non ha ancora conosciuto il sottoscritto.- Esclamo convinto. Se c'è una ragazza difficile da conquistare quella è mia. Non bastano i sorrisi di Lucas per loro. –Anzi, facciamo un altro patto. Ci stai?-

-Un patto? Derek penso tu sia già fottuto così, non peggiorare la situazione.- Esclama il mio amico ridendo. Non si immagina neanche come possa migliorare la situazione per me.

-Dico sul serio.- Lo blocco per il braccio. –Se ottengo il numero di questa bionda impossibile mi sciogli dall'altra scommessa.-

-E se non te lo da?-

-Vedi tu.-

-Bene. Oggi mi sento buono, quindi se non te lo da non importa. Tanto non lo avrai.- Dice convinto. Vedo quell'aria di sfida nei suoi occhi, ma anche una certa incertezza che mi fa sorridere e mi carica ancora di più. Insomma, devo solo corteggiare questa ragazza stupenda finché non accetterà di darmi il suo numero. E magari se ho fortuna riesco anche a portarmela da qualche parte per una passatina veloce. Vedo il locale alla fine del corridoio, dietro una porta aperta. Camminiamo fino alla porta ed entriamo, facendoci spazio tra la gente accalcata. "Gasolina" di Daddy Yankee esce dalle casse a un'altezza assurda e al di là della gente, su ciò che penso sia un palco, una mora e una rossa di spalle agitano il loro lato b senza ritegno, ma riconosco che sono fin troppo vestite per trattarsi di un locale di spogliarelli. Non vedo il bancone al quale prendere da bere e seguo Ashton che si avvia verso un tavolino libero.

-Vado io al banco. Cosa volete?- Ci chiede Ash. Se lo scorda! Io devo andare a ottenere la mia vincita.

-Dov'è la bionda?- Chiedo io di rimando. Non ho tempo da perdere se voglio tirarmi fuori dal casino in cui mi sono cacciato.

-Di solito lei serve al bancone.-

-Allora vado io.- Non devo farmi vedere insicuro. La prima cosa che ragazze del genere capiscono è se sei imbarazzato o se esiti. Io non devo esitare, se no me lo scordo il numero di questa Barbie. Prendo le ordinazioni dei miei amici e mi avvio a gomitate tra la folla che urla e sbava verso le due sul palco. E sbavano davvero. A quanto mi ha spiegato Ashton non è il palco quello, ma proprio il bancone. Da quando si balla su un bancone? I bicchieri? I clienti? Come fanno? Tra poco avrò tutte le mie risposte, devo solo arrivare a quel dannato banco. Spintono un uomo di cento chili fin troppo eccitato e riesco a trovare un posto di fortuna a quel che sembrerebbe proprio essere ciò che stavo cercando. Le ballerine sono dall'altra parte, quindi posso ordinare tranquillamente, anche se devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto trovarmi la a vedere tutto il ben di Dio che si trova al di sotto di quelle gonne striminzite. Scandaglio con gli occhi dietro il bancone, in cerca della ragazza che devo sedurre, e non ci metto molto a individuarla. È di spalle che prepara qualcosa, ma il sedere è troppo coperto dalla gonna per capire se è bello come dicono. Si gira e la squadro attentamente. Deve avere su per giù la mia età e ammetto che è piuttosto carina, ma, da come me la aveva descritta il ragazzo, pensavo a qualcosa di molto più intrigante. Gli occhi non sono azzurri, ma verdi, e il seno non mi sembra poi così "esplosivo". Nonostante tutto, però, è una bella preda e, per uno che ci provava con la cameriera di prima, è ovvio ritenerla irraggiungibile. 

-Ehy bionda.- Le urlo dietro per attirare la sua attenzione. Vedo una mora avvicinarsi al bancone e fermarsi direttamente davanti a me.

-Dimmi dolcezza.- 

-Ma io a dire il vero...- Cerco di dire senza essere troppo sgarbato.

-Piccolo non siete qui per provarci con le bariste, siete qui per bere e ballare quindi ordina o esci dal locale.- Diretta e sexy. Si sposta i lunghi capelli dietro la schiena e appoggia le mani al bancone, come se volesse spaventarmi con il suo modo di fare da dura.

-Un whisky liscio con ghiaccio, una birra e un Martini dry.- Ordino ancora sotto shock per l'atteggiamento della ragazza. Lei prende una bottiglia di whisky e inizia a riempire un bicchiere.

-Bambola fammi un Martini dry.- Urla verso qualcuno che si trova dietro l'angolo del bancone e che non riesco a vedere. La bionda intanto serve gli altri clienti senza degnarmi neanche di uno sguardo. La barista alla quale ho ordinato se ne va e scompare dietro l'angolo verso il quale la avevo sentita urlare per il Martini. Anche lei è carina. Bel seno, fisico da modella, ma niente culo. Anche nascosto dalle pieghe della gonna si poteva capire che il sedere non esisteva li sotto. Appena torna mi posa le ordinazioni su un vassoio e me lo piazza davanti.

-Devo portarlo io?-

-Ti sembra che ho intenzione di portartelo io?-

-No.- Rispondo ancora più scioccato di prima, e anche un po' irritato. Prendo il mio vassoio e mi faccio spazio cercando di non fare cadere tutto. Stranamente la gente è così cortese da spostarsi senza che io neanche lo chieda e forse questa è la cosa più gentile che vedo fare in questo posto.

-Allora?- Mi chiede Lucas appena arrivo al tavolo. –Hai ottenuto il numero?-

-Non ci ho neanche parlato. Una mora si è messa in mezzo. Penso che se avesse potuto mi avrebbe staccato i coglioni a morsi.-

-Quella è Violet. È un po' aggressiva, ma innocua, tranquillo.- Si mette in mezzo Ashton.

-Non ho paura!- Per chi mi ha preso? Una ragazzina?

-Ah me sembrava di sì.-

-Bhè, ti sbagli.- Rispondo minaccioso. Okay, forse un po' troppo aggressivo, ma non mi importa. Devo raggiungere questa Barbie. Devo vincere la sfida. La seconda. Finisco la mia birra in due sorsi e torno subito al bancone. Mi guardo attorno e vedo che sta volta, però, è la bionda a essere sul bancone a ballare. Ordino un'altra birra e aspetto. Aspetto e ordino un'altra birra ancora. E poi ancora, ancora, ancora, finché il liquido ambrato quasi non lo sento neanche più scendere in gola e lo bevo solo per riempire l'attesa. A quanto pare la ragazza non ha intenzione di scendere da quel palco improvvisato. Ormai siamo qui da 3 ore e io ho bevuto un numero di birre impossibile da contare, ma la vedo. La vedo scendere dal palco, ravviarsi i capelli e venire dritta verso il banco. Sono sicuro di essere piuttosto sbronzo, ma sono comunque affascinante. 

-Ehy piccola.- Le dico attirando subito la sua attenzione.

-Ciao.- 

-Sono qui da tutta la sera a aspettare che mi guardi in faccia e tu solo ora ti degni di parlarmi? Mi hai fatto patire le pene dell'inferno, sai?

-Ah sì?- Fa lei, sporgendosi di più verso il bancone e dandomi così il modo di guardarle nella scollatura del top striminzito che indossa.

-Già.- La stuzzico io, facendo il mio sorriso da conquista.

-E come mai mi stavi aspettando?-

-Perché volevo provarci, dirti che sei bellissima e chiederti il numero, ma finché tu non venivi qui non potevo fare niente di tutto questo.- Dico sfacciato. A volte funziona, e credo che con questa Barbie sia proprio il metodo giusto. Forse quello che nessuno ha mai usato.

-Ora sono qui "biondo"!- La frecciatina non mi fa sorridere, ma abbocca all'amo e questo mi basta.

-Allora? Me lo dai il tuo numero?- E tiro il filo lentamente...

-Senza neanche offrirmi da bere?- Lentamente...

Metto sul banco venti dollari. –Piccola prenditi quello che vuoi e tieniti il resto anche.- Con calma la ragazza si infila la banconota nel reggiseno e versa in un paio di bicchierini di tequila, tira fuori una fettina di lime e mette il tutto davanti a me. Poi si lecca il lembo di pelle tra pollice e indice, vi cosparge sopra del sale e mi mette la mano sotto gli occhi.

-Alla salute allora.- Alza il suo bicchierino e ingoia senza la minima esitazione. Tosta anche lei, come la mora, ma probabilmente questa biondina è anche molto più disponibile ad un party privato post-serata in camera mia. Guardo gli occhi di questa ragazza e vedo subito lo scintillio della provocazione. Scintillio che non mi sarei aspettato di trovare nella ragazza che mi aveva descritto Ashton. Certo che se fosse stato lui a provarci, con il suo strano balbettio e l'accento inglese troppo marcato, non mi meraviglio che lei gli abbia dato un due di picche. Prendo tra le labbra la mano della ragazza, assaporando ogni millimetro e leccando la sua pelle saporita. Le do un leggero morso, poi mi alzo e butto giù teatralmente la tequila, infine morsico il lime. Sento la gola bruciarmi mentre il liquido scende lentamente fino allo stomaco. Devo assolutamente smetterla di bere questa sera. –Io stacco alle cinque, se ti interessa.- Mi risveglia dalle mie riflessioni la bionda, per poi girarsi e andarsene contenta verso un altro cliente. Sul banco, davanti a me, c'è un fazzoletto chiuso a metà. Lo apro e all'interno, in penna, è scritto un numero di telefono. Ha abboccato! È fatta. Sono a posto. Ho vinto! Corro a spintoni fino al tavolo per annunciare la bella notizia e sbatterla in faccia a Lucas.

-Era ora Derek. Muovi il culo e usciamo di qui.- Mi rimprovera Lucas lanciandomi addosso la mia giacca. Ma che cazzo gli è preso?

-Ma io...-

-Aspetta fuori, non sento niente qua dentro.- Decido di tener la bocca chiusa perché nello stato in cui sono potrei dire qualche stronzata e farlo innervosire ancora di più. Guardo Ashton, ma fa spallucce e alza le mani. Certo, era qui con lui e non ha capito qual è il suo problema! Usciamo in fretta dal locale e ci avviamo verso la macchina. Barcollo e probabilmente è un bene che non debba essere io a guidare.

-Ora posso parlare?-

-Che vuoi?- Mi chiede Lucas scontroso. Ce l'ha con me, ovviamente. Quando mai non ce l'ha con me?

-Senti amico ma che problemi...-

-Ehy, Derek, cosa dovevi dirci?- Ecco che si intromette il buon samaritano. 

-Ho il suo numero.- Rispondo fiero di me stesso. Gli occhi di Lucas si spalancano come se non credesse al fatto che sul tovagliolo che gli sto mostrando ci sia davvero un numero di cellulare. Ashton invece scoppia a ridere.

-Non può essere amico. Sarà un numero falso.-

-Giuro che me lo ha scritto la bionda.-

-Sì, ma non sarà il suo. Non può proprio essere!- Continua a ripetere. Inizia a darmi sui nervi e l'alcool che ho in circolo non aiuta. Vedo chiaramente la sua faccia in mezzo alla mia traiettoria e se non la smette in fretta gli arriverà un pugno dritto in mezzo agli occhi.

-Allora chiamiamola.- Lo sfido io. So sicuramente che si sbaglia perché una che ti guarda in quel modo, come se ti volesse saltare addosso, e che ti fa leccare il sale dalla sua mano, non può che averti dato il numero giusto. O almeno spero.

ISABELLE

-Che serata ragazze!- Esclama Ginger sdraiandosi su uno dei divanetti ai lati della sala. Ha proprio ragione. Sono le cinque e abbiamo appena cacciato a calci i nostri ultimi clienti. Ora basta dare una pulitina veloce e poi dovrebbe essere tutto a posto. Raccolgo qualche bottiglia di birra vuota che trovo in giro e, mentre ballo a ritmo di una musica a volume soft che ha messo su Kristal, cerco il cestino del vetro che non è al suo posto. Vedo Eva entrare col broncio dalla porta principale.

-Ehy ragazzina, cosa c'è che non va?- Le chiede Violet. Insiste a chiamare Eva ragazzina, nonostante i pochi minuti che separino le due nascite. Violet e Eva sono gemelle, ma non potrebbero essere l'una più diversa dall'altra. Dal punto di vista estetico quanto da quello mentale.

-Ho rifiutato ben sette, e dico sette, incontri focosi per stanotte, perché contavo su un moretto sexy che ci ha provato con me al bancone. E ora voi lo vedete? Ovviamente no! Se ne è andato il bastardo.- Racconta lei, abbastanza furiosa. Sbuffa e inizia a passare lo straccio sui tavolini.

-Oh sì, ho visto la scena della tequila. Un classico alla Eva!- Commenta Krystal. Ridacchio perché ha proprio ragione. Avrò visto migliaia di volte fare la scenetta del sale sulla mano a quella ragazza.

-Squadra vincente non si cambia! La tequila è la mia migliore compagna di viaggio ormai. Senza di lei come farei ad avere tante fantastiche avventure?-

-Eva non devi mica portarti a letto tutti i clienti del locale.-

-No, non devo, ma voglio, che è molto più importante!- Precisa lei iniziando poi a cantare a squarciagola il ritornello di "I'm sexy and I know it", accompagnato a qualche movenza piuttosto spinta. Iniziamo tutte a ridere sguaiatamente. La parte dopo il lavoro è quella che preferisco perché non c'è niente che più mi rilassa del mettere in ordine un posto completamente disordinato. Non come quando non metti a posto la camera per un paio di giorni, ma come quando fai le grandi pulizie di primavera e inizi a spostare mobili, pulire pavimenti e ordinare oggetti che prima erano alla rinfusa. -Gli ho anche dato il mio numero.- Sospira appoggiando la guancia paffuta su una mano.

-E non ha chiamato?- Le chiedo. Cosa più unica che rara che un ragazzo non ci stia con Eva. Ha dei bellissimi occhi verde smeraldo, lunghi capelli biondi e un seno perfetto, non c'è da meravigliarsi se la gente fa la fila ogni giorno per vederla.

-No. A dire il vero un numero mi ha chiamata, ma ho sentito solo dei versi incomprensibili, come di qualcuno che vomitava, e una voce di sottofondo che urlava di chiudere la chiamata e aiutare qualcuno. Non è stato piacevole.-

-Direi proprio di no.- Commento iniziando a ridere. Dopo due secondi stiamo tutte ridendo insieme. Uno dei momenti che preferisco. 

-Barbie i ragazzi sbavano per te. Perché niente bancone?- Mi chiede Violet mentre inizia a rigirare le sedie sui tavolini per poter spazzare il pavimento. Mi avvicino per darle una mano.

-Non mi piace troppo mettermi al centro dell'attenzione, lo sai.-

-Ma se a volte fai dei balletti da strafiga! Ti guardano tutti con la gocciolina che gli esce della bocca.- Commenta, imitando poi la faccia di uno di quei "clienti che sbavano" per me. Ridiamo per la smorfia.

-Ma ballare in mezzo alla pista è un conto, farlo sul bancone è diverso. E poi Ginger preferisce quando tengo il controllo dietro.-

-Parole sante bambola.- Conferma il mio capo. -Grazie al corso che ti ho fatto fare l'anno scorso e alla tua esperienza, sei quella che sa fare meglio i cocktail qui dentro.- So che ha ragione, perché più che altro il mio lavoro è quello di preparare drink, mentre le altre puntano sulle cose più semplici, eppure fa uno strano effetto sentirselo dire. 

-Secondo me, comunque, dovresti farla salire sul palco di più.- Dice la sua Eva. –Più loro sbavano, più hanno sete e più hanno sete, più noi guadagniamo.- Si avvolge una ciocca di capelli biondi intorno al dito e inizia a guardarsi le doppie punte, che probabilmente non ha.

-Vero anche questo.- Le risponde Ginger. –Mettiamola così: da settimana prossima sei obbligata a scendere in pista o a stare sul banco almeno una volta ogni due settimane. Se l'idea della biondina funziona, allora avrai un posto fisso li sopra.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 pt. 1 ***


1 Ottobre

ISABELLE

-Cosa ne pensi di questa uscita Spencer?-

-Posso non commentare ora, Dhora? Faccio un discorso unico quando avrò visto tutte le uscite.- Nel dirlo sembra stranamente decisa, con quel suo tono seccato e sbrigativo da chi non vede l'ora di trovare altri pretesti per incazzarsi. Come quando ce l'hai a tal punto con una persona che aspetti solo di vedere un altro passo falso per poterla accusare di chissà cosa.

-C'è qualcosa che non va?- Le chiede gentilmente la presentatrice. Ovviamente la vuole indurre a parlare ora, così da creare un bel casino che attiri gli ascolti.

-Preferisco parlarne dopo.-

-Okay, vediamo il video allora.- Si rassegna facendo un cenno ai tecnici.

-No, perché...- La fronte si aggrotta, le labbra si tirano e un verso strozzato esce dalla bocca: sta singhiozzando. Tipico dire che non vuoi parlare e poi farlo comunque. Come se la gente a casa, e in studio, sia così scema da non accorgersene. Sono anni ormai che guardo questo programma, e una come Spencer capita ogni volta. Quella ragazza piagnucolosa, che piange per tutto e che immancabilmente, non si come, arriva tra i finalisti.

-Sono lì solo da un mese, possibile che questa deve già fare 'ste scene?- Inveisco contro la televisione tirando una bella gomitata al povero Caleb, che se ne esce con un urletto da femminuccia. È mercoledì sera e, come da programma, siamo tutti davanti alla tv a vedere "A fairy-tale love". Con tutti intendo me, le mie coinquiline, i loro ragazzi e Caleb. Ci abbiamo messo mesi a convincere questi uomini a vedere con noi lo show, ma una volta persuasi non ci hanno messo molto a lasciarsi trasportare. Nonostante loro lo neghino, io credo che aai ragazzi inizi a piacere questo programma. Prima di tutto non li abbiamo mai obbligati a vederlo, ma abbiamo solo detto loro che se volevano stare da noi anche il mercoledì allora era alle nostre condizioni. In fin dei conti è pur sempre casa nostra, cavolo! Una si aspetterebbe che, alla prospettiva di vedere ragazze litigare tutta sera, un uomo preferisca amputarsi un braccio, ma a quanto pare i miei amici non sono poi così machi come professano. E poi li vedi talmente incazzati quando qualche concorrente fa qualcosa di sbagliato, che mi chiedo se in realtà non piaccia più a loro che a noi. "A fairy-tale love" è un reality show in cui un ragazzo e una ragazza delle università californiane possiedono il ruolo di re e regina del programma. Per loro si presentano delle corteggiatrici e dei corteggiatori che vengono chiamati cavalieri. Cavalieri e sovrani escono per alcuni mesi, passano giornate, week-end e persino una vacanza insieme e, infine, re e regina devono scegliere colei o colui che li "aiuterà a guidare il regno nel vero amore". O almeno così dice la pubblicità. A noi piace e ci divertiamo a criticare i partecipanti che si incazzano per motivi così stupidi, ma ho pensato più volte che sia solo una montatura. Certo, alcune coppie sembra durino davvero, si sposino e mettano su una famiglia, ma può sempre essere che succede un po' come quando due attori lavorano a stretto contatto in un film: si recita, ci si bacia in scena e poi fuori, una cosa tira l'altra e si finisce a letto insieme, e dopo un mese si ha un anello al dito e il patrimonio dimezzato. Detto questo non voglio sminuire l'amore. Io credo fermamente nel vero amore.

-È una ragazza emotiva.-.

-Ma cosa "emotiva"? Quella fa tutto per le telecamere e il pubblico. È falsa e, sinceramente, non capisco perché lui la tenga.- Possibile che sono l'unica a vederlo?

-Bhè, lui se le fa tutte, lei ci è rimasta male.- Ribatte Malissa con vocina dolce, come se si stesse difendendo lei stessa dalla mia accusa. Sicuramente si sente tirata in causa dato che io passo la mia vita a sgridarla perché si lascia mettere i piedi in testa da Lawrence. Lui la lascia e a lei non chiede il perché, lui urla e lei non dice niente, lui guarda le altre e a lei sta bene così. Anche le giornate più belle si coronano di un suo pianto e il cielo sembra essere sempre grigio per lei. Per questo io sto bene da sola. Non ho intorno ragazzi che mi fanno piangere, che pensano di potermi rigirare come un calzino, e non devo scervellarmi per i regali di anniversario.

-Prima di tutto a inizio programma è ovvio che se le faccia tutte, è un ragazzo, e finché loro ci stanno e non gli dicono niente lui andrà avanti a fare come gli pare. Ha bisogno di una che lo tenga per le palle, non che bacia la terra dove cammina.- Le rispondo con tono molto allusivo, spostando gli occhi da Lissa al suo ragazzo.

-Hey, rilassati o ti parte un'infarto.- Caleb mi stringe a sé un po' di più col braccio che ha intorno alle mie spalle, così mi accoccolo sotto di lui e mi tiro le gambe in grembo. È talmente caldo che potrei addormentarmi tra le sue braccia, e non sarebbe la prima volta. So che mi faccio prendere sempre molto dal programma, però tutto ciò che ho detto è ciò che penso. Non capisco l'ultima moda di venerare il proprio ragazzo come se fosse Dio sceso in terra. Alla fin fine il mare è pieno di pesci, se volessi potrei lasciarlo e trovarmene un altro, proprio come potrebbe farlo lui, quindi il rapporto è alla pari, nessuno ha il coltello dalla parte del manico. Invece le ragazze tendono sempre a tacere e concedere cose per il semplice quieto vivere. La parola d'ordine in un rapporto di qualsiasi natura è "rispetto", se no arrivederci e alla prossima.

-Sono solo realista. Dai Caleb, ammettilo, voi uomini, come noi donne, siete più attratti dalla ragazza tosta che da quella facile. Quella facile te la puoi portare a letto una sera, o anche un paio, ma in realtà vi piace quella che sapete di non poter avere, quella che vi sfida, che vi tiene testa. Voi credete di volere la ragazza cagnolino, ma poi vi stufate e basta, la mollate. Poi ovviamente ci sono le eccezioni, ma in genere siete tutti uguali e prevedibili.-

-A me una ragazza cagnolino non dispiacerebbe.- Mi risponde il mio amico stringendomi ancora un po'. Anche se non lo vedo so che sta sorridendo in quel suo modo carino. È un deficiente, lo ho sempre saputo in fondo, ma so anche che sta dicendo un sacco di cazzate perché a lui quel tipo di ragazza non piace. La ragazza cagnolino è quella adatta ai miei ex, ecco perché sono ex.

-Certo, senti chi parla. L'anno scorso con chi stavi scusa?-

-Con Jessica.-

-Una ragazza tosta. Troia, sì, ma tosta.-

-Mi ha tradito.-

-Perché era troia.-

-Avete finito voi due? Io vorrei ascoltare!- Urla Lawrence, il "ragazzo" di Malissa. Tutti ci giriamo a guardarlo, sconcertati dall'enfasi che ci ha messo per ammonirci. La prima volta che un ragazzo esprime davvero interesse verso il programma. Brooke inizia a ridere, trascinandoci dietro uno a uno. –No... Cioè... Io intendevo che Malissa...-

-Lasciami fuori da questa storia.- Dice la mia coinquilina alzando le mani in senso di innocenza. Ridiamo ancora di più, finché Lawrence non diventa tutto rosso e mette il broncio, facendomi smettere per compassione. Do un bacio sulla guancia a Caleb e poi mi sfilo dal suo braccio per andare a farmi una scatola di popcorn e a bere un goccio d'acqua.

-Cosa pensi di fare ora? Non vuoi andare a riprenderla?- Dice Dhora al re.

-Dhora, siamo qui da un mese, non ho ancora tolto le possibili entrate a nuove arrivate e sto frequentando 5 ragazze contemporaneamente. Io posso capire che forse avermi visto baciare le altre possa essere destabilizzante, ma è parte del gioco, è una cosa che deve succedere prima o poi e non penso di aver fatto niente di male. Mi spiace che Spencer non la pensi così e che ora stia piangendo, ma la sua reazione è davvero esagerata.-

-Quindi non hai intenzione di andarle dietro?- Richiede ancora la presentatrice, ovviamente poco convinta dalle parole del re. 

-Certo che le correrà dietro.- Commento io sprezzante. Gli altri mi guardano come se fossi pazza, ma so di aver ragione.

-Per ora non credo proprio.- Risponde il ragazzo. Certo, gli do 5 minuti!

-Va bene. Allora facciamo vedere l'uscita con Angelina e la sua settimana.- Dice Dhora per annunciare l'inizio del filmato. I popcorn intanto sono pronti, li rovescio in una ciotola e torno al mio posticino caldo accanto al mio migliore amico. Lui alza il braccio ad accogliermi e mi sorride calorosamente, facendo spuntare le fossette ai lati della bocca. Ogni tanto mi piace passarci il dito in quelle fossette. Le ho sempre amate. Parte il video della settimana di Angelina e io mi concentro sul programma. È una ragazza rossa, davvero molto carina, ma fin troppo magra e piuttosto insignificante. In settimana non fa nulla di particolare: va a lezione, aiuta una sua amica a studiare, va a fare shopping e se ne sta tutte le sere in dormitorio a non far praticamente niente. Per quanto sia l'unica che mi piaccia, mi risulta strano che nella sua vita non esistano ragazzi ne altri generi di divertimento. Al sabato pomeriggio c'è l'uscita. Il re è forse uno dei migliori che ci sono mai stati nel programma. Alto, corpo da sportivo, robusto e muscoloso, con un imponente tatuaggio che gli esce dalla maglia e gli copre il braccio sinistro. I lineamenti del viso sono fini, eppure ben marcati, da uomo. Sotto le sopracciglia scure due occhi neri come la pece riescono a incantare qualsiasi ragazza. I capelli sono anch'essi mori, corti ai lati e un po' più lunghi al centro, dove restano in piedi in maniera scompigliata, naturale e terribilmente sexy. Ogni settimana per lui arrivano delle nuove cavaliere, e ogni volta lui ne tiene almeno una, bella o brutta che sia, una la tiene sempre, anche se poi non la porta mai in uscita. Questa volta Angelina ha deciso di portarlo a conoscere la sorella. Anche lei è una ragazza piuttosto magra, senza forme, con gli stessi capelli rossi, ma un colore di occhi differente. Mentre Angelina li ha blu, la sorella li ha azzurro chiaro. Vedo gli sguardi che il re lancia all'altra ragazza, la ragazza alla quale quegli sguardi non andrebbero lanciati, e mi scopro a sussurrare "bastardo".

-Cosa hai detto Belle?- Mi chiede subito Caleb.

-Ho detto che è un bastardo. Se ne sta li con Angelina e sta praticamente mangiandosi con gli occhi la sorella.-

-Già, è proprio uno stronzo lui.- Concorda con me Brooke. Almeno una volta!

-Non capisco chi si crede di essere per poter trattare così una ragazza.- Commento esasperata. –Fossi stata al posto di Angelina lo avrei mollato lì.-

-Bhè, ma l'occhio cade.- Si intromette Alex. Brooke si gira di scatto e lo fissa con sguardo assassino. Posso quasi vedere le fiamme scintillarle negli occhi.

-Cosa hai detto?-

-Cioè... Non volevo dire così... È che a tutti gli uomini comunque capita di dare un'occhiatina a un'altra ragazza. Insomma... non facciamo apposta.- Alex è il ragazzo più dolce che conosco ed è totalmente cotto di Brooke. A volte penso che se solo lei gli chiedesse di imparare a sparare la sua risposta sarebbe "chi devo uccidere?". E non solo è innamorato perso, ma è anche totalmente sottomesso, nonostante poi, con i suoi amici, sia uno dei leader del gruppo. 

-Ti stai scavando la fossa da solo, lo sai Alex?- Gli chiede Brooke sempre più furente. Cerco di nascondere una risatina appoggiandomi al petto di Caleb con la bocca. 

-Ma io...-

-No, è meglio che taci, fidati.- Lei si rigira e incrocia le braccia, lui le accarezza la testa e lei gli prende la mano e la sposta. Alex guarda nella mia direzione e gli vedo la tristezza negli occhi, così gli rispondo con un sorriso comprensivo, sperando che Brooke lo perdoni in fretta. È davvero un bravo ragazzo e lo sappiamo tutti. Durante l'uscita Angelina continua a toccare il re in tutti i modi possibili, come se dovesse sottolineare davanti alla sorella che lui è di sua proprietà. Si prendono un caffè e parlano, ridono, sono felici e formano un a bella coppia. È solo un mese che il programma è iniziato, ma dallo scintillio negli occhi di lei sono piuttosto sicura che sia pazza di lui, che invece non mi sembra per niente preso. La abbraccia, la bacia, ma senza trasporto. Non c'è quella sintonia che mi immaginerei di vedere in una coppia. L'uscita finisce e le videocamere tornano sullo studio televisivo. Spencer non c'è, così come non c'è il re. 

-Ma ci rendiamo conto? Angelina quel ragazzo è andato a rincorrerla un'altra volta. Ragazze perché ve ne state ancora qua?- Urla una signora del pubblico attraverso il microfono che Dhora deve averle fornito.

-Bhè, è normale che lui dia un po' di corda a tutte, no? Siamo qui solo da un mese, è davvero poco e non mi aspetto lui abbia occhi solo per me, anche se questa situazione non mi piace.- Risponde Angelina educatamente, certo però è che i suoi occhi dicono tutto il contrario. Dhora da la parola ha un'altra cavaliera.

-Dovremmo farci due domande però. E dovrebbe farsele anche lui. Siamo qua da un mese e Spencer è già uscita piangendo due volte dallo studio. Mi chiedo se studi economia o recitazione?- Commenta Jennifer e, nonostante la sua voce infantile, devo ammettere che le do pienamente ragione questa volta. Il pubblico applaude, così come Vicky, la regina, e un paio dei suoi cavalieri.

-Sei d'accordo Vicky?- Le chiede Dhora.

-Certo, ha ragione. Insomma si è qui da un mese, no? Capisco che le emozioni siano tutte amplificate, ma non può essere che lei davvero sia così innamorata da piangere ogni volta che lui bacia un'altra. In media il programma dura 5/6 mesi, li deve passare tutti così? E poi anche lui "no, no, non vado" e ora la rincorre? Allora, io inizio a pensare che lei sia solo una brava giocatrice e lui uno scemo, perché se fa così non so quanto possa trovare la ragazza giusta.-

-Oh, una con un po' di cervello! Cavoli, ha ragione.- Borbotto io. 

-Invece io penso che lei sia sincera. Ma lui è comunque scemo.- Mi risponde Malissa. Non saremo mai d'accordo sugli affari di coppia, considerando che lei fa tira e molla con Lawrence da quattro anni e che gli sia completamente sottomessa. Io credo nel vero amore, credo che ci sia qualcuno per ognuno di noi e credo che innamorarsi sia bellissimo, ma non credo che senza un uomo non si possa vivere e non credo che si debba andare avanti con la prospettiva che tanto prima o poi qualcuno con cui stare a vita, e che si occupi di noi, si trova. Io sono ancora per il ragazzo che ti apre la portiera della macchina, che si offre di tenerti la borsa quando sei stanca, che a volte per sorprenderti ti porta la colazione a letto. Sono per i baci rubati e non quelli chiesti, per gli incontri casuali e non quelli organizzati, per le litigate e non i compromessi ragionati. Sono per il ragazzo che ti offre la cena, ma che non ordina al tuo posto, per quello che fa il geloso se qualcuno ci prova, ma che non ti vieta di avere amici maschi, per quello che ti porta fuori a cena solo perché ne ha voglia e che non ti chiude in casa. Innamorarsi deve essere un'avventura, un atto spontaneo che nasce col tempo. Forse sono io vecchio stampo, o forse pretendo un po' troppo, ma non scenderò a compromessi su questo. Mi sento scrollare le spalle gentilmente e così mi riprendo dai miei pensieri profondi. Caleb mi chiede qualcosa guardandomi dall'alto.

-Cosa?- Gli rispondo confusa. Ero talmente persa nel mio cervello che non lo ho neanche sentito, poverino.

-Il programma è finito.- Mi spiega ridendo tra se e scuotendo la testa. Ora mi conosce abbastanza bene da sapere che per me è d'abitudine incantarmi a pensare.

-Oh, scusate mi sono persa nei pensieri.- Sorrido imbarazzata. -Cosa è successo?-

-Spencer è tornata sorridendo, lui aveva una faccia un po' seccata, ma non ha detto nulla. Hanno fatto vedere l'uscita con lei, niente di che, è durata poco ed è stata inutile perché lei non ha spiegato niente. È finito così.- Mi spiega Brooke alzandosi dal divano e schioccando un bacio a Alex sull'angolo della bocca.

-Ah. È stata un po' una palla oggi la puntata.- Sbadiglio. Non che abbia fatto qualcosa di particolare oggi, ma sono distrutta e sento le palpebre molli scendermi chiudendo gli occhi.

-Ma secondo voi Angelina si è accorta che lui guardava in quel modo sua sorella?- Chiede Malissa.

-Certo che se ne è accorta, la ho vista fare una smorfia quando lo ha beccato, ma non gli ha detto niente.- Sento la voce di Alex lontana e so che non dovrei addormentarmi, ma gli occhi non vogliono proprio obbedirmi. Non che ci stia mettendo molto impegno a dire il vero.

-Mmm...- Gli rispondo io. Non ho le forze per sostenere le mie idee.

-Belle non ti senti un po' esagerata?- Mi chiede Lawrence.

-Dai, lasciatela stare, è stanca.- Mi difende Caleb pettinandomi dolcemente i capelli con la mano. Mi accoccolo di più contro il suo corpo caldo e il suo abbraccio stretto. Da quando lo conosco è sempre stato un ottimo amico e ha sempre accettato la mia ricerca del contatto fisico con molta naturalezza, con lui non c'è spazio per i fraintendimenti, semplicemente lui c'è per me e io ci sono per lui. Sempre. Non so esattamente quand'è che perdo totalmente conoscenza, ma solo quando mi sento scrollare mi accorgo di essere crollata.

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SPAZIO AUTRICE

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Buongiorno <3
E buona domenica. Ho visto che qualcuno ha iniziato a seguire la mia storia e molti l'hanno letta: grazie mille. Come vi sembrano quaesti primi aggiornamenti? C'è qualcosa che non vi convince? Spero che iniziate a interessarmi a Isabelle e Derek e alle loro strane vite.
Baci
Mel96ly<3

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Capitolo 5
*** Capitolo 2 pt. 2 ***


-Piccola vai a letto dai, è tardi.- Mi dice una voce gentile. Apro un pochino gli occhi e dalla fessura vedo il volto sorridente di Brooke, con il sui begli occhi verdi un po' lucidi per la stanchezza e la traccia rossa che le scende da una spalla fino a sfiorarmi il collo. Richiudo un secondo gli occhi, per colpa della troppa luce, e poi li riapro lentamente. Okay, sono sveglia.

-Hey.- Le sorrido.

-Hey.- Mi risponde lei. –Sono le 2 di notte. Ci siamo addormentati tutti sul divano, ma io mi sono svegliata per andare in bagno e ci ho trovati qui. Non voglio neanche immaginare che mal di schiena avremmo avuto domani se non mi fossi svegliata.

-Già.- Mi alzo sui gomiti, mi strofino un occhio con la mano e mi guardo attorno. Sul divano c'è Alex, chiaramente anche lui appena svegliatosi, che mi saluta con la mano, mentre sulla poltrona c'è una Lissa totalmente fatta su nella coperta e ancora addormentata. Non c'è più traccia di Caleb e Lawrence. –Gli altri?- Chiedo ai miei amici.

-Se ne sono andati già da un bel po'. Tu ti sei addormentata addosso a Caleb, così quando se ne è andato non ha voluto svegliarti. Mi ha detto di salutarti e che vi vedete domani a pranzo.- Sono sicura di avere la faccia a punto di domanda in questo momento, ma in realtà ho capito tutto, solo che mi sembra così confuso. Evidentemente il mio cervello non si è ancora ripreso come dovrebbe. In qualunque caso, anche in stato confusionale, so che Caleb è il ragazzo più dolce che io abbia mai conosciuto, e che sono davvero felice di avere la fortuna di averlo incontrato.

-Allora? Quando vi metterete insieme tu e Caleb?- Mi chiede Alex dal divano. Ha la voce roca e bassa, ma chissà perché la sua domanda mi arriva chiarissima all'orecchio e mi fa passare ogni traccia di sonno. È da quando abbiamo iniziato a uscire insieme che la gente ci scambia per una coppia, ma noi siamo sempre stati solo buoni amici, niente di più. Non mi sarei mai aspettata che proprio i nostri amici nutrissero dei dubbi.

-Io e Caleb siamo amici Alex, lo sai.- Gli rispondo in tono canzonatorio.

-No, tu per lui non sei una semplice amica.- Commenta Brooke. 

-Sì invece. Non ci credo che pure voi nutrite dei dubbi! Lo sapete che ci vogliamo bene, siamo migliori amici, ma niente di più.- Sbuffo tirandomi in piedi per prendermi un bel bicchiere di succo.

-Belle forse per te lui è solo un amico, ma non vedi come ti guarda?-

-Per ora non mi ha detto niente che possa farmelo pensare e no, non vedo come mi guarda. Se ha qualcosa da dirmi lo farà. E se accadrà ci penserò poi. Sinceramente non saprei come affrontare una cosa del genere.- Rispondo sincera. No, non saprei proprio come affrontarla. Caleb mi piace tantissimo, è il ragazzo perfetto, ma è mio amico, lo adoro e gli voglio un gran bene, ma non mi piace in quel senso.

-Ma Belle, siete così carini insieme. Potresti dargli un'opportunità, il beneficio del dubbio.-

-Non provo niente di quel genere per lui Brooke.- Esclamo esasperata. –Altrimenti sarebbe già scattata la scintilla, no? Non è il mio tipo, per quanto vorrei che lo fosse, lo sai benissimo.- Brooke mi conosce da tutta la vita, da quando alla materna ci siamo prese a botte nei bagni, e mi ha vista evolvere da ragazzina piagnucolona, ad adolescente sproporzionata, fino a studentessa di legge, passando tra le braccia di ragazzi che in fondo erano tutti uguali. E tutti dei gran stronzi in realtà. Sa benissimo qual è il tipo di uomo che mi piace, quindi non vedo come gli possa anche solo passare per la testa il fatto che questo uomo possa essere Caleb. Sicuramente sarebbe meglio per me cambiare prototipo, in effetti, ma quando arriverà il momento ci penserò, per ora sto bene nella mia solitudine.

-Cos'ha che non va?- Mi chiede Alex con l'aria di chi la sa lunga. Alza le sopracciglia e si mette a fissarmi con una smorfia di sfida. So che non posso dargli altra risposta se non "niente", ma comunque non è questione di cosa va e cosa no in questo caso.

-Lui è... è lui!- Non riesco a trovare le parole. -Quando lo guardo non mi batte il cuore, non mi sento su una nuvola, non mi manca il respiro. Insomma innamorarsi dovrebbe essere una cosa spontanea, no? Se doveva succedere, sarebbe già successo. Invece con Caleb non ho mai sentito i brividi.- Cerco di spiegarmi un po' incerta. 

-Mica siamo in uno di quei romanzi rosa che piacciono a voi donne. La realtà è ben diversa.- Mi apostrofa lui. Lo ignoro e mi verso il bicchiere di succo che per colpa del loro discorso assurdo mi ero dimenticata di prepararmi. Li odio quando si mettono in combutta contro di me.

-Ha ragione.- Lo sostiene la mia amica. Traditrice.

-Ma io sono realista. Insomma, come vi siete conosciuti voi due?- Le chiedo sapendo già la risposta. Il loro destino era segnato fin da subito ed sono convinta che finiranno con lo sposarsi, comprare una villetta appena fuori da Palo Alto e vivere lì con due bei bambini e un cane.

-Bhè, mi sono seduta vicino a lui in biblioteca un giorno, quello dopo lui si è seduto vicino a me e... Bho, è successo.-

-Ecco, capisci? E con quanti sei stata prima di trovare Alex?- Le chiedo prima di tapparmi la bocca. Il volto di Brooke cambia immediatamente colore e io deduco che questa non era una domanda da fare. Ops.

-Sì amore, con quanti sei stata prima di trovare me?- Le chiede Alex che fino ad ora era rimasto in silenzio a contemplare la sua bella fidanzata.

-Con... con qualche ragazzo, il numero non è importante.- Risponde Brooke lanciandomi occhiate di fuoco. Okay, errore mio, ma non posso credere che dopo un anno e passa di relazione questi due ancora non si siano parlati dei rispettivi ex. Incredibile!

-Io invece credo...-

-Il punto è proprio questo.- Interrompo Alex prima di trovarmi in mezzo a una scenata di gelosia. -Ti andavano bene, no? Ma per il momento, non erano quelli giusti per una relazione. Caleb è anche amico tuo, ma scommetto che se ti chiedessi se ti ci metteresti insieme mi risponderesti di no, e non solo perché c'è Alex. Caleb è davvero, davvero, un bravo ragazzo ed è anche bello, ma non è affascinante, o almeno per me. Io cerco qualcuno che mi tenga testa, che mi stuzzichi, che faccia quello che voglio io, ma non senza combattere. Caleb invece è sempre così buono nei miei confronti che non mi suscita nient'altro che un affetto fraterno.- Spiego loro con molta franchezza. Dalle espressioni che vedo dipingersi sui loro volti capisco di aver fatto centro. Ognuno ha il suo tipo ideale, e non c'è niente da fare, Cal non è il mio.

-Okay lo capisco. Solo che sei single da tanto...-

-Non da così tanto.- Esclamo imbarazzata. Okay, da un bel po', ma non è una tragedia. In realtà non c'è nessuno che mi abbia colpita particolarmente. -Prima o poi arriverà. Quello giusto, prima o poi arriverà, è stupido affrettare le cose e finire come mia madre, con l'uomo sbagliato e con quattro figlie a carico.-

-Tua madre è un caso particolare.- Brooke abbassa lo sguardo  e si attorciglia le mani nervosa. Ha sempre dato più fastidio a lei parlare di mio padre che a me. Sarà che io l'ho presa molto bene fin da subito, o almeno credo dato che non ho nessun ricordo di quel periodo. So solo che sono sempre stata una ragazza molto solare e che non ho mai fatto pesare a nessuno il fatto di non avere un padre. Sicuramente non vado a sbandierarlo ai quattro venti, ma se me lo si chiede non inizio a piangere come una fontana. L'ho presa molto serenamente.

-Non poi così tanto particolare. Sai quante ragazze fanno così?- E le indico Lissa con il mento. –Si affidano solo al proprio ragazzo e poi ci stanno male quando lui diventa un coglione. Niente di personale Alex, ma una donna può farcela benissimo anche senza un uomo. Forse è triste, ma è così che funziona. Prima di tutto bisogna sapersi reggere sulle proprie gambe.-

-Tranquilla Belle, io la penso come te.- Mi risponde Alex con un sorriso. Ecco un ragazzo con un po' di cervello, ne esistono ancora, forse.

-Ora posso andare a dormire?- Chiedo prima che Brooke continui l'interrogatorio. Forse sembro più brusca di come vorrei essere, ma questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore.

-Certo piccola. Buonanotte.- Mi risponde lei mandandomi un bacio volante. Glielo rimando e mi avvio a piedi nudi verso il bagno. Non vedo l'ora di farmi un bella doccia calda e infilarmi sotto le coperte per una dormita risanatrice. Certamente, però, le impressioni che hanno avuto Brooke e Alex sul comportamento di Cal nei miei confronti non abbandoneranno subito la mia mente. Possibile che sono io ad avere le fette di salame sugli occhi?




 

30 Settembre

DEREK

-Ma che vuol dire? Ma ti pare che baci un altro mentre esci con me? No, io non ci sto. Non funziona così con me.- Sento dire da uno dei ragazzi nell'altra stanza. Ho dovuto prendere la scusa di dover bere un goccio d'acqua per potermi allontanare, se no col cazzo che mi lasciavano uscire. Qui sono tutti pazzi. Quando mai ho fatto quella scommessa! Cosa avevo nel cervello? Niente, ovviamente. Oh, sì, alcool. Avevo molto alcool che mi girava nel cervello in quel momento. E orgoglio. Maledetto orgoglio! Maledetto problema degli uomini di dover sempre gareggiare, di dover far credere di essere i migliori in tutto, i più virili, i più machi. Si è visto quanto sono macho infatti. Sono a un fottutissimo programma tv dal nome discutibile a uscire con delle ragazzine viziate. Ho firmato un contratto per il quale non posso uscire da qui per almeno sei mesi e ne è passato solo uno. Se sono già stufo ora, non voglio neanche immaginare come sarò alla fine. E le telecamere, che ti seguono ovunque, già è tanto che non mi seguono quando vado al cesso. Per fortuna si può scegliere un luogo dove non farle arrivare. Nel mio caso la casa. Oh ma sono sempre ben bene appostati fuori dalla villetta senza il minimo senso della privacy. Sono ingabbiato, proprio come avevo detto! Da quando dei ragazzi scommettono e si decide che chi perde deve andare ad "A fairy-tale love"? Nessuno sarebbe così stupido da accettare, tranne il sottoscritto, ovvio.

-Hai ancora tre minuti.- Mi avvisa uno di quelli che sta dietro le quinte. Spero che Vicky abbia quasi finito, perché se sento ancora quei ragazzi comportarsi come femminucce finirò per esplodere. Mi sistemo la camicia, passo una mano tra i capelli, faccio un respiro profondo ed eccomi a incamminarmi verso lo studio. 

-... sei venuto qua sapevi cosa comportava il programma. Se non ti va bene puoi andare a casa, nessuno ti trattiene Anthony.- Sta dicendo Vicky a uno dei ragazzi che è qui per lei, probabilmente lo stesso che sentivo urlare da dietro le quinte. Sono talmente tanti che ho dimenticato tutti i loro nomi. A mala pena ricordo quelli delle ragazze qui per me. La moretta è Spencer, quella che piagnucola sempre. Poi c'è Jennifer, lei ha le palle, a volte, ma non con me. Angelina è la rossa, ne sono quasi sicuro. È quella dalla sorella mozzafiato. Davvero molto carina. Miranda è la finta bionda. Le si vede la ricrescita anche a un miglio di distanza, ma ha un bel culo, si può tenere. E poi c'è Jane. La dolce, carina Jane, che va tutti i giorni al canile e mi prepara i biscotti per ogni volta che ci vediamo. Sono tutte piuttosto carine, ognuna con i propri difetti certo, ma dopotutto poteva andarmi peggio. Caratterialmente in realtà non mi interessano molto, non fanno altro che sputarsi fango addosso e lamentarsi del fatto che bacio le altre. Insomma, Vicky ha ragione, quando vieni a questo programma sai a cosa vai incontro. Ma sono piuttosto certo che almeno la metà dei concorrenti siano qui solo per andare in televisione. 

-Passiamo a te Derek. Sei pronto?- Mi risveglia la voce pimpante di Dhora. Lei è proprio una bella donna per i suoi quarant'anni suonati.     Se mi interessassero i soldi potrei anche provarci, magari è in cerca di un toyboy, ma sicuramente quelli non sono un problema per la famiglia Kinsella.

-Certo Dhora. Sono nato pronto.- Le rispondo facendole l'occhiolino.

-Bello spirito.- Ridacchia lei, mostrando la dentatura perfettamente bianca. -Allora, prima di tutto facciamo vedere come è andata la tua settimana.- Sullo schermo appaio subito io che vado a lezione di matematica il mercoledì mattina, poi io che prendo appunti, io che pranzo con gli amici, io che vado ad altre lezioni e poi agli allenamenti. Tutto così ordinario, così noioso. Poi  ci sono degli spezzettoni della mia uscita con Spencer e di quella con Angelina. Sì, la sorella di Angelina era proprio carina cavolo. Grazie a Dio non sono uscito con le altre perché probabilmente non le avrei sopportate. Dannazione, sono cinque! Non posso gestire cinque ragazze, il college e gli amici. Per fortuna finisce il cortometraggio sulla mia settimana, odio rivedermi sul grande schermo, e senza rendermene conto mi rilasso. Già odio pensare che l'America, se non il mondo, domani sera mi vedrà in tv, ma rivedermi io direttamente è una cosa imbarazzante e orribile. -Allora- Attacca subito a parlare la presentatrice. -Sei uscito solo con tre ragazze questa settimana. Come mai?-

-Bhè, come avete visto ho passato gran parte del tempo agli allenamenti e in casa, a studiare. Mi è davvero dispiaciuto, ma vederle tutte e cinque mi è proprio impossibile.- Cerco di essere il più educato e convincente possibile. In realtà non ho studiato granché questa settimana, ma ho giocato a poker, quello sì, e spesso anche, quindi ero comunque occupato. La verità è che è un mese che esco con queste ragazze e sinceramente non è ancora scattato niente con nessuna, se non trasporto fisico. Non sono tutte noiose, e alcune mi piacciono più di altre, ma sono già stufo di essere in gabbia.

-Certo, ingegneria non è facile. E come mai proprio Jennifer, Spencer e Angelina?- Mi chiede la presentatrice. Bella domanda. Una di quelle domande che preferiresti non ti facesse mai nessuno. Mi serve una scappatoia perché dire che sono uscito con Jennifer solo perché è la più porca non è sicuramente una cosa buona da fare.

-Spencer mi sembra sempre insicura. Sentivo che aveva bisogno di passare un po' di tempo con me, forse per schiarirsi le idee. Anche perché non capisco proprio questo suo modo di fare, l'essere triste, piangere, uscire... è una cosa che non fa parte del mio essere "scappare", quindi faccio fatica a capire le persone che lo fanno. Però vorrei capire cosa le passa per la testa.-

-E lo hai capito?- Mi chiede Dhora sbattendo le ciglia finte.

-Sinceramente non molto. In uscita mi sembra sempre piuttosto normale, ma qui diventa insicura tutto d'un tratto. Forse non ci siamo chiariti bene su questo punto.- Spiego cercando di sembrare più preso possibile. In realtà l'avrei già mandata a casa dopo la prima uscita, ma, prima di tutto, non resisto alle lacrime delle donne, e poi voglio fare qualcosa di utile per mio padre e tenerla lo è.

-Spencer? Tu cosa ne pensi?- Dhora le gira la domanda. Guardo la moretta, che si passa la mano sotto il caschetto, come se si fosse dimenticata che ha fatto quel taglio, e poi si gira lentamente verso la mia direzione. 

-Io pensavo di averti detto tutto in uscita. Insomma abbiamo parlato, pensavo ci fossimo anche chiariti.- Non capisco neanche se è delusa o solo annoiata di dover  rispondere. Probabilmente lei è una di quelle che si trova qui solo per la televisione, ed è un bene, dato che neanche a me lei piace. Ognuno ci guadagna qualcosa.

-Non abbiamo parlato molto a dire il vero. Avevamo solo un'ora a disposizione dato che tu avevi da fare e non ci siamo detti niente, in sostanza. Magari mi sbaglio e sono io che non ho capito cosa tu volevi dirmi. Ora vediamo l'uscita e cercherò di riascoltare attentamente quello che mi hai detto.- Mi giustifico.

-Sì, sì, certo, la vedremo, ma prima possiamo vedere quelle con Jennifer e Angelina.- Qui non si mette bene per me. So di aver fatto un po' il coglione questa settimana, ma in fin dei conti sono pur sempre un uomo, e un uomo non può restare in astinenza per un mese. Soprattutto uno che è abituato a sbattersene una al giorno, se non un paio. Dall'esterno posso sembrare un gran figlio di puttana, ma in realtà io non assicuro mai a nessuna che venendo come me avrà cioccolatini e fiore per il nostro anniversario, anzi, tutte sanno che sono un tipo da una botta e via, quindi è anche inutile che poi si mettano a piangere quando dico loro che è ora di andarsene. Come se loro poi fossero ragazze serie! Mi si presentano in minigonna e scollatura che lascia intravedere persino l'ombelico e mi saltano addosso come assatanate, sicuramente l'impressione che mi danno non è quella di una ragazza che vuol costruire qualcosa con me di diverso che da una posizione del kamasutra.

-Perfetto. Allora facciamo partire l'uscita di Jenny e Derek.- Ordina gentilmente Dhora ai tecnici. Subito il video si riaccende e inquadra me che salgo le scale del bar scelto da Jennifer per incontrarci. Il locale si trova dietro la sua università a Los Angeles, nascosto in una vietta laterale. Arrivo in questo posto con le luci basse, soffuse, e della musica lenta e sensuale. Mi ricordo che mentre attraversavo il locale già sentivo la tensione sessuale crearsi intorno a me. Pure ora deglutisco al ricordo di come mi ha toccato quella sera. Ora sono seduto dietro un separé e aspetto che lei arrivi. So già cosa viene dopo. Jenny compare, con indosso un vestitino attillato e cortissimo che le fascia fin troppo le forme inesistenti, che evidenza la sua mancanza di fondoschiena, ma che scommetto ha l'unico scopo di sottolineare la sua quarta abbondante di seno con quella scollatura profonda. Ecco una delle ragazze di cui ho appena finito di parlare tra me e me. In quel momento l'aria lussuriosa del locale mi aveva già contagiato e il mio cervello era in pappa. Le telecamere la inquadrano mentre si siede accanto a me, troppo, davvero troppo vicino, senza lasciarmi neanche lo spazio per respirare. 

-Ciao.- Mi dice lei avvicinando la bocca alla mia guancia, e stampandomi un bacio appiccicoso. Rabbrividisco al ricordo della sensazione di bagnato che mi aveva lasciato. Io non rispondo ma vedo i miei occhi da ebete sullo schermo e mi vergogno da morire ora che so che nessuno si può accorgere della mano di Jenny che mi risale la coscia e io sembro solo uno stupido ragazzo inebetito dalla sua "bellezza" o dal suo bacio. Come un ragazzino che inizia a scoprire che gli piace l'altro sesso e sbava sui giornalini di playboy del padre.Tossicchio, ora, proprio in contemporanea a quando lo faccio nel video.

-Allora... Vo-vogliamo  prendere qual-qualcosa.- Balbetto. Dio santo, ho balbettato! Ecco fatta la figura da scemo davanti a tutto il mondo. E mi ricordo benissimo l'agitazione che provavo nell'avere la mano della ragazza sopra ai pantaloni, direttamente nel punto dove mi stavo eccitando di più, e i suoi occhi verdi e piatti puntati nei miei senza ritegno. Guardo le persone in studio perché non ho il coraggio di vedere quello che viene dopo nel video. Spencer è concentrata, seria, potrei dire calcolatrice. Angelina e Jane non guardano, ma fissano il pavimento con il volto piatto e inespressivo. Miranda sta facendo ballare una gamba avanti e indietro, mentre si tortura le mani tra loro. Mi sento sospirare pesantemente attraverso le casse dello studio. Dev'essere il momento in cui Jenny mi ha infilato direttamente una mano nelle mutande.

-Certo. Quello che vuoi.- Le sento dire. Dopo due secondi sento un altro mio sospiro, questa volta di sollievo, associato a quando lei toglie la mano per prendere le liste dei drink. Ero consapevole del fatto che quando fossi atterrato avrei dovuto guidare fino a casa e che quindi sarebbe stato meglio non prendere dell'alcool, ma forse era necessario per rilassarmi. O almeno così pensavo. Ciò che davvero però mi fece calmare i bollenti spiriti fu la vista di Jenny che discuteva con la cameriera per avere dello zucchero dietetico. La cosa che più odio è una ragazza che davanti agli altri finge di essere una che mangia poco, magro e sano. È evidente il fatto che se Jennifer si è bevuta solo un caffè corto, e senza zucchero per giunta, è solo per apparire, perché non posso credere che una ragazza del genere ami il caffè espresso e amaro. Bevo il mio whisky e cerco qualche cosa della quale parlare, ma lei non mi risponde e mentre ora lancio uno sguardo alle altre ragazze capisco subito che alcune sono estremamente compiaciute si questo suo lato insopportabile e che si sono accorte dell'irritazione sul mio volto in video. Ritorno a guardare lo schermo e proprio in questo momento arriva la parte migliore della serata. Quella in cui smetto di cercare un qualche approccio impossibile e cui lei mi salta addosso. Mi salta proprio addosso. Letteralmente. Un minuto prima è sul divanetto, e quello dopo ha una gamba sopra la mia e mi sta divorando la bocca con un passionale bacio, mentre una mano, che per fortuna nel video non si vede, mi si infila nei pantaloni. Sento il sangue salirmi alle guance. Cazzo, non sono uno che si vergogna di norma, ma essere visto in tutto il mondo mentre una ragazza mi fa un lavoretto di mano non è esattamente una cosa normale. Guardo Jenny seduta al suo posto in studio, compiaciuta e con un sorriso a trentadue denti. Jane e Angelina continuano a non guardare. Le nocche di Miranda ora sono bianche, mentre il volto di Spencer non è cambiato di una virgola. Il resto del filmato continua inquadrando noi che ci baciamo appassionatamente e senza ritegno con come sottofondo le parole del ritornello di "Touch me" di Samantha Fox. Certo, ci mancavano solo quello a rendere il tutto ancora più imbarazzante. Il video sfuma e le luci in studio si riaccendo.

-Cosa ne pensi di questa uscita Spencer?- Le chiede subito Dhora, a brucia pelo. Certamente sta cercando di far infiammare qualche animo. Guardo la ragazza, che non ha più quell'aria seria e concentrata di due secondi prima, ma due occhioni lucidi le danno un aspetto devastato e triste.

-Posso non commentare ora, Dhora? Faccio un discorso unico quando avrò visto tutte le uscite.- Dice con voce decisa, che non rispecchia per niente la sua espressione.

-C'è qualcosa che non va?-

-Preferisco parlarne dopo.-

-Certo Spencer.-

-No, perché...- Dice la ragazza singhiozzando. -...io credevo stessero andando bene le cose tra noi, invece...- Certo, è una routine ormai che lei pianga. Giro lo sguardo, perché più la guardo più mi irrito e al tempo stesso provo dispiacere per lei. -...lui bacia tutte.- Di punto in bianco la sento fare dei versi strozzati nel microfono, mi giro a guardarla e il suo volto è inondato dalle lacrime. Mi guarda anche lei, come se stesse aspettando una mia reazione che non arriva, poi si alza, sistema la maglia e corre fuori della stanza. Mentre sto ancora guardando il punto da cui è uscita, sento i presenti parlottare tra loro e Vicky sbuffare al mio fianco.

-Cosa pensi di fare ora? Non vuoi andare a rincorrerla?- Mi chiede Dhora accennando un sorriso. Scommetto che sta pensando la stessa cosa che penso io: Spencer voleva farlo già da inizio puntata. E che farò io? La rincorrerò come al solito? Sinceramente ora sono più indeciso che mai. Se non la rincorressi potrebbe essere che se ne vada dal programma, anche se non credo, visto che è qui più che altro per le telecamere, ed eviterei di fare una figura da scemo, però vederla piangere ogni volta mi porta indietro nel tempo e non sopporto di sapere che lei se ne stia là dietro, nei camerini, tutta sola, a singhiozzare. Sono io che sono fissato con questa storia delle lacrima, ma non sopporto di vedere una ragazza piangere, soprattutto per colpa mia, e sento come un nodo in gola ogni volta che succede. Mi serve ancora un attimo per pensare.

-Dhora, siamo qui da un mese, non ho ancora tolto le possibili entrate a nuove arrivate e sto frequentando 5 ragazze contemporaneamente.- Esordisco a un certo punto. Faccio una pausa. Non so come spiegare ciò che penso senza sembrare uno stronzo. -Io posso capire che forse avermi visto baciare le altre possa essere destabilizzante, ma è parte del gioco, è  una cosa che deve succedere prima o poi e non penso di aver fatto poi nulla di male. Mi spiace che Spencer non la pensi così e che ora stia piangendo, ma la sua reazione è davvero esagerata..-

-Quindi non hai intenzione di andarle dietro?- Mi chiede stupita. Già, proprio stupita.

-Per ora non credo proprio.-

 

-Va bene. Allora facciamo vedere l'uscita con Angelina e la sua settimana.- Mi rilasso sulla sedia, pronto a vedere un'altra noiosissima settimana, come lo sono sempre quelle di Angel. Non capisco come faccia ad essere che nella sua vita non ci sia nulla di entusiasmante. Mai una festa, mai un ragazzo, mai un imprevisto, un brutto voto, una caduta, un'uscita tra amiche. Mai niente. È una ragazza semplice e le uscite con lei sono sempre piuttosto belle e spettacolari, ma sembra quasi che in settimana sia un'altra persona. Non guarda neanche mai le telecamere. A dire il vero nessuna guarda mai le telecamere, come se non ci fossero, come se si sentissero a perfetto agio con degli sconosciuti che le seguono ovunque. Mi guardo nello schermo, ma le immagini mi passano davanti senza neanche che io me ne accorga perché i miei pensieri sono per Spencer. So che probabilmente è solo una sua qualche trovata pubblicitaria, per il pubblico, per gli amici, ma non riesco a non pensare a quelle lacrime. In genere quando faccio lo stronzo se ne vanno prima di scoppiare in lacrime, e questo è un punto a mio vantaggio perché altrimenti mi avrebbero in pugno, ma a quanto pare questa ragazza ha capito il mio punto debole e lo sta sfruttando a suo piacimento. Mi alzo, senza dire niente a nessuno ed esco dalla sala.

-Dov'è andata?- Chiedo al primo cameraman che incontro. Lui mi inquadra e mi indica la fine del corridoio. Corro fino alla porta del camerino di Dhora, lasciandomi dietro gli addetti e le telecamere che mi stanno già raggiungendo. Sono sicuro di trovarla qui, è il camerino migliore, quello in cui tutti abbiamo parlato con Dhora prima di iniziare il programma, e nel quale ci sentiamo a nostro agio. Apro la porta. Spencer se ne sta lì, seduta sul divanetto rosso, con i gomiti sulle ginocchia e le mani sulla faccia, singhiozzando. Mi avvicino e mi inginocchio di fronte a lei. Non importa se così sto dando per l'ennesima volta prova della mia debolezza. Certo, la cosa mi incazzare se ci penso, ma vederla così non mi piace, quindi devo chiudere in una scatoletta l'orgoglio che mi porto sempre dietro e concentrarmi su un modo per non far stare male questa ragazza. –Ehy.- Le dico prendendole le mani tra le mie e scostandogliele dal viso. Due occhi azzurri, quasi blu, mi guardano, acquosi.

-Io non...- Inizia lei respirando affannosamente. –Mi spiace, ma vederti con Jennifer.- Fa un altro respiro. –In quel modo così intimo.- Singhiozza. –Non ce l'ho fatta.- Mi getta le braccia al collo e tira su col naso. Sento le sue lacrime bagnarmi la maglia e il petto e la cosa mi da piuttosto fastidio perché per quanto mi dispiaccia per lei, non voglio sporcarmi di fondotinta, mascara, rossetto e quant'altro sia sulla faccia di Spencer e di tutte le altre ragazze. Motivo per cui odio consolarle. Le poggio una mano sulla testa e la accarezzo il più dolcemente possibile. Devo tenere sotto controllo il mio carattere impulsivo più di quanto voglia in questo programma. Papà mi ammazzerebbe se gettassi sulla famiglia ancora più fango di quanto non gliene abbia già gettato baciando tutte le ragazze. Insomma, non mi ha mai fatto pressioni, non mi ha mai detto come gestire la mia vita e è sempre stato un buon padre, sicuramente è stato migliore in questo ruolo che in quello di marito, ma è comunque un uomo tutto d'un pezzo, di un certo spessore, di una certa importanza qui in California quanto a New York, dove c'è il distaccamento del suo studio legale, quindi vedere me in televisione che gioco con la mia vita e con quella di queste ragazze è tutt'altro che favorevole per i suoi affari, anche se non vuole ammetterlo. Non mi direbbe mai di lasciare il programma o il corso di ingegneria, ma so che per me aveva in mente altri piani nonostante non mi abbia mai accennato la cosa. Sono sicuro che Pam e Kris saranno all'altezza di prendere in mano la società, ma io nei panni di Derek l'avvocato proprio non mi ci vedevo e questo deve averlo deluso. Quindi devo comportarmi bene e far in modo che quando si pensi alla famiglia Kinsella non ci si scontri subito con il ricordo di quello stronzo di Derek Kinsella, che non era capace di tenerlo nei pantaloni neanche in tv.

-Mi spiace, ma devi fartene una ragione Spencer.- Le sussurro all'orecchio. Lei alza il viso arrossato. Si trova a pochi centimetri da me, con gli occhi puntati nei miei, cerchiati dal mascara nero che li mette in risalto, e con le labbra umide dell'acqua salina delle sue lacrime. Non mi trattengo e in un secondo la mia bocca è sulla sua, chiedendole con la lingua di aprire le labbra per me. Okay, forse questo è esattamente il mio problema. A quanto pare non riesco a trattenermi, neanche dopo tante belle parole. Lei non si fa pregare e schiude la bocca, mentre le nostre lingue si attorcigliano. Non c'è passione in questo bacio, non c'è neanche dolcezza. Non c'è niente. Nessuna emozione, nessun sentimento, niente di niente, solo due corpi che si toccano, che meccanicamente fanno operazioni semplici. Non passa troppo tempo prima che io mi stacchi da lei. Non so come reagirà al mio allontanamento e non so se posso guardarla negli occhi e leggervi una grande emozione, la stessa che io non ho provato, ma alzo comunque lo sguardo, perché glielo devo. Appena la guardo le lacrime non ci sono più e sul viso ha un enorme sorriso. Le prendo una mano e mi alzo, portandola con me. –Andiamo.- Le ordino e lei mi segue senza replicare. Mi lascia la mano e ruba un fazzolettino dalla scrivania di Dhora, asciugandosi subito il viso e il mascara colato. Quando arriviamo in studio tutti si girano a fissarci e vedo l'espressione di disapprovazione sul volto di Vicky. Cazzo se ha ragione su di me. Sono un coglione. Sono un femminuccia, che si fa sottomettere da una ragazzina viziata e probabilmente anche calcolatrice. Già sento i commenti di Lucas e Samantha, per non parlare dei miei compagni di squadra, Wade e Damon soprattutto, che non fanno altro che prendermi per il culo, i bastardi. 

-Tutto a posto la fuori?- Mi chiede Dhora guardandomi negli occhi. Il volto è comprensivo e l'espressione mette in risalto le rughette agli angoli degli occhi.

-Sì, sì, tutto bene.- Affermo sedendomi al mio posto.

-Perfetto, abbiamo poco tempo ragazzi perché ci siamo soffermati molto su Vicky oggi, quindi direi che facciamo vedere l'uscita con Spencer, commentiamo un attimo e poi dobbiamo proprio chiudere.-

-Certo, non ti preoccupare. Meno attiriamo l'attenzione su di me, più sono contento.- Il pubblico e i concorrenti ridono, Dhora sorride e scuote la testa, come a dire qualcosa tipo "non ho parole" o "cosa dovrò mai fare con te". Le faccio l'occhiolino e tutti si mettono a urlare e a ridere più forte, soprattutto i cameraman e le signore del pubblico. Ormai è una mese che sono qui e conosco già tutti coloro che ci lavorano. Sono persone disponibili e simpatiche, efficienti e dolci. Mi aiutano praticamente per tutto e mi fanno pochissime pressioni, quindi potrei dire che mi è andata bene sotto questo punto di vista. Gli sono subito entrato in simpatia con le mie battute e questo mi ha portato enormi vantaggi e favori davvero generosi. Persino alcuni dei cavalieri di Vicky mi parlano tranquillamente e senza preoccuparsi di telecamere e addetti. Mi sembra quasi di essere amico di tutti, nonostante praticamente conosca a mala pena il nome di queste persone. Pensavo che in questo programmi fosse tutto calcolato, che ognuno avesse un copione, invece è più vero che mai. I cavalieri, i reggenti, il pubblico, è tutto vero, e le emozioni e i sentimenti sono amplificati all'ennesima potenza. Di punto in bianco la canzoncina del video dell'uscita con Spencer parte, rapendomi dai miei pensieri. Devo riguardarla, stare attento. Ogni cosa che lei mi dice potrebbe aiutarmi a capirla, anche se non ne ho particolarmente voglia né interesse. Lei cammina nel parco della mia università e mi raggiunge su una panchina. Non solo non avevo molta voglia di organizzare quella uscita, ma oltretutto dovevo davvero parlarle per chiarire, ma avevamo solo un'oretta e il tempo non era abbastanza per organizzare qualcosa di carino e discutere anche. 

-Ciao.- Le dico io, alzandomi per darle due baci sulle guance.

-Ciao.- 

Dovevo andare dritto al punto, non potevo perdere tempo. -Allora, Spencer, so che abbiamo poco tempo perché poi tu devi andare via, quindi vado subito al dunque.-

-Certo, dimmi.- Mi risponde lei guardando per terra e tirando un calcetto a un sasso.

-Io non ti capisco.- Butto fuori di colpo. Analizzo il volto di lei che reagisce a ciò che le ho appena detto. Sgrana gli occhi, la bocca si apre leggermente. È stupita, bene, una sensazione vera che sul momento non avevo notato. –Cioè, non fraintendermi, mi sono trovato bene con te le uscite scorse, ma ho notato che sei sempre preoccupata di ciò che io faccio con le altre. Capisco che possa sembrare una cosa importante ovviamente, ma a un mese dall'inizio del programma è presto per esser già in ansia. Non devo decidere domani chi voglio al mio fianco per fortuna, ma ho davanti ancora un bel po' di tempo e io devo sfruttare questo periodo con voi per capire quello che mi piace e che non mi piace. Non posso stare dietro a te che non vuoi che esco con le altre o che le bacio. Non so, è questo il problema?-

-Io... Io non capisco cosa vuoi dire. Certo, sono gelosa, ma è normale no?- Mi chiede alzando la voce, spaventata, ma sulla difensiva. Le mani si attorcigliano in una danza caotica.

-È normale essere gelosi Spencer, ma non piangere già a inizio programma per questo.-

-Sono una ragazza emotiva io Derek.- Mi risponde alzandosi dalla panchina e iniziando a fare avanti e indietro con le mani in tasca. -So che posso sembrare strana, ma io piango spesso.- Per l'ennesima volta non mi guarda negli occhi.

-Okay, ma cos'è che ti porta a piangere? Cosa sto facendo di così tanto sbagliato?- Le chiedo alzandomi anche io e andandole incontro. La prendo per un braccio e la fermo, facendo in modo che lei alzi il viso e mi guardi negli occhi. Nero nell'azzurro.

-Ah allora vorresti dare la colpa a me? Sono io che sono sbagliata?- Urla, guardandomi e cercando di tirarsi indietro. Vedo i passanti dietro di me che si fermano a fissarci.

-Ehy, non ti sto dicendo questo, non metterti sulla difensiva. Voglio solo capire cosa ti porta a piangere.- Le spiego io.

-I tuoi comportamenti.- Risponde, come se fosse ovvio e fossi io il ritardato che non ci arriva.

-Ma quali?-

-Tutto.-

-Questa non è una risposta Spencer.- Sono visivamente scocciato e arrabbiato per la piega che stanno prendendo le cose. Guardo le ragazze in studio. Tutti sono attenti a guardare ogni mia mossa e ad ascoltare ogni risposta di Spencer. -Se tutto ti portasse a reagire così allora non saresti qui.-

-Cosa intendi dire?-

-Che se davvero tutto di me ti porta a stare male allora non saresti nel programma.- Lei non risponde, rimane in silenzio per alcuni minuti, seria e concentrata, a testa bassa. Poi apre la bocca.

-Vuoi dire che sono qui solo per la tv e non per te?- Dice con un filo di voce.

-Oddio, no, non ho detto questo.- Rispondo io esasperato, alzando gli occhi al cielo. Ero talmente in difficoltà in quel momento.

-Io... Io non s-so come fa-farmi ca-capire da te.- E cade la prima lacrima. Qui inizia la musica, "Beautiful" di Eminem, e ci vediamo noi due che discutiamo, ci alziamo e sediamo e io, che, alla fine, la abbraccio e le tolgo una lacrima dalla guancia. Lei mi da un casto bacio sulla bocca e poi si gira e se ne va. Il video si spegne, tornano le luci e vedo tutti gli occhi puntati su di me, tranne quelli di una delle signore del pubblico, che guarda Spencer in modo fulminante. Dhora si accorge subito di ciò che ho notato e non si fa perdere l'occasione di approfittarne.

-Elena c'è qualcosa che vuoi dire?- Le chiede sorridendo. Dhora sa qualcosa che io non so. Un addetto passa il microfono a Elena, che è ormai risaputo che mi odi. Lei subito si rimpettisce e solleva il mento, in tono di sfida.

-Certo che ho qualcosa da dire.- Le risponde la donna, poi rivolge lo sguardo a me. –Sai benissimo che non mi piaci Derek. Ti ritengo un farfallone e un ragazzo vuoto e amorfo. Non fai altro che sbaciucchiarti tutte e non mostri mai niente del vero te a nessuna. Tralasciando questo, non vedi che ti sta solo prendendo per il culo quella ragazza?- Mi chiede urlando. Dal pubblico arrivano applausi e urli, fischi e borbottii. Wow, che classe!

-Tranquilli ragazzi, tranquilli.- Cerca di dire Dhora tra una rata e l'altra. Anche lei ritiene la cosa piuttosto comica. –Cosa intendi dire Elena?-

-Dai, ce ne siamo accorti tutti che sa recitare benissimo Spencer. L'unico stupido che non lo ha capito sei tu Derek. E sai perché? Perché sei vuoto. Vuoto e senza emozioni.- La sua voce è carica di cattiveria. Chissà poi perché mi odia così tanto.

-Elena forse stai esagerando.- La rimprovera la presentatrice mentre continua a ridacchiare. Sento Vicky ridere profondamente a fianco a me, portando anche gli angoli della mia bocca a sollevarsi. Non so perché ma la scena che ho di fronte è particolarmente comica. –Elena, spiegati dai, perché credi che Spencer sia falsa?-

-Perché? Ha quella faccia calcolatrice, è sempre concentrata, analitica, attenta. Fidati Dhora, quella ragazza osserva ogni movimento e fa solo ciò che le è più comodo. Ciò che attira il pubblico. Ma non ci freghi cara, non ci freghi.- Scoppiano altri applausi.

-Derek tu che ne pensi?- Mi viene chiesto poi a me da Dhora. Rimango un attimo in silenzio. Cavolo! So che anche io lo ho pensato inizialmente, ma come si può piangere a comando così bene? Come si fa a essere così bravi a recitare? Spencer studia economia, non centra niente con il fingere. Anzi, forse è uno dei lavori più precisi e veritieri. Se facesse legge, gli avvocati sono abituati a mentire, o psicologia, dove sanno capire ciò che vuole il pubblico, sospetterei di più, ma economia. Cosa potrebbe mai architettare una studentessa di economia?

-Lo ho pensato anche io all'inizio.- Dico senza vergogna. Non avrebbe senso mentire. –Ma ora credo sia sincera. La vedo quando piange e certe emozioni non si possono comandare a proprio piacimento.- Ho detto una bugia colossale.

-Okay, perfetto. Allora grazie a tutti e alla prossima settimana con "A fairy-tale story". Cercate anche voi un amore perfetto.- Così si conclude la puntata e io non perdo tempo. Mi alzo ed esco dallo studio a tutta velocità. So che se rimanessi subito le ragazze verrebbero a parlarmi e non ne ho proprio voglia. Basta lamentele, basta discorsi noiosi e discussioni.




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SPAZIO AUTRICE

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Buongiorno e buon inizio settimana <3
Questo capitolo era piuttosto lungo. Ho visto che c'è già qualcuno che mi sta seguendo e ne sono davvero contenta. Sincermante non ho ben capito come funzionino alcune cose qui di efp, soprattutto la questione delle recensioni, ma spero di ambientarmi presto e che qualcuno lasci qualche recensione per dirmi come sto andando, se gli piace il mio lavoro o se invece ritiene manchi qualcosa. 
Bacioni

Mel96ly<3



 

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Capitolo 6
*** Capitolo 3 pt. 1 ***


31 Ottobre

DEREK

Sono qui da due ore, tra corpi che si strusciano e alcolici, eppure non ho ancora toccato neanche uno di quei pezzi di carne eccitanti. Sto diventando un bravo ragazzo. Per colpa di quello stupido programma diventerò un sfigato, senza amici né donne, uno di quelli che passano l'esistenza a giocare ai videogame, appollaiati sul divano nello scantinato di casa dei genitori, con trenta kili di troppo e le mani sempre unte di patatine e alette di pollo. Faccio pena, ai miei amici, ai miei compagni di squadra, a quelli che non conosco e persino a me stesso, diamine! Devo ammettere che la tv ha fatto si che migliaia di ragazze che neanche conoscevo, e anche piuttosto carine, mi donassero numeri di telefono, biglietti, lettere, foto, mail e video, come se dovesse arrivare l'apocalisse e io fossi il Noè dei giorni d'oggi, ma se tanto non li posso usare quei numeri, che me li danno a fare? A quanto pare le donne sono attratte dal proibito, da ciò che non possono avere, almeno quanto noi uomini. Anche  perché non credo che ci sia una sola di queste ragazze che non conosca a memoria il regolamento di "A fairy-tale love". Probabilmente anche meglio di me. In qualunque caso il non poter rispondere a nessuna di queste provocazioni non fa altro che far sprofondare il mio ego, incoraggiare quella vocina nella mia testa che mi ripete che sono un fallito e mi fa sentire anche stupido per perdermi un'occasione, anzi, delle occasioni, del genere. Certo, potrei fare uno strappo alla regola, è halloween, ci sono infermiere e poliziotte sexy ovunque, perché non dovrei? Chi non cadrebbe in tentazione? Chi lo verrebbe a sapere? Non lo so, nessuno  e non lo so. Se venissero a sapere, se anche una sola persona mi vedesse con un'altra ragazza o lei stessa spifferasse qualcosa, sarei morto. Avrei violato il contratto, sarei cacciato, preso per il culo da tutti e insultato dalle ragazze del programma. Tutte quelle fuori dal programma invece non vorrebbero avere più a che fare con me e finirei comunque solo, a quarant'anni, in casa dei miei genitori e con le mani in un sacchetto della rosticceria vicino a casa. Qualunque cosa io faccia il risultato sarebbe comunque lo stesso, certo, ma almeno se faccio il bravo e non mi lascio trarre in tentazione da nessuna ho una probabilità su un milione di uscire dal programma con una delle quattro ragazze che ho tenuto. Non che la cosa mi esalti a dire il vero, ma in caso poi essa mi lasciasse tutte mi cascherebbero ai piedi perché sarei il povero ragazzo della televisione mollato dalla propria cavaliera. Sarebbe perfetto!  Butto giù un altro sorso, finendo il bicchiere di birra che ho in mano. Non so a quale numero sono, probabilmente al quinto, o forse era l'ottavo? Perché, dopo il cinque c'è l'otto, giusto? No, no, c'è il nove, ne sono quasi sicuro. Scoppio a ridere da solo. O forse ne ho bevuti dodici. Sì, direi dodici. L'alcool mi fa fare strani discorsi. Al posto che essere la tra quelle ragazze a palpare, strusciare e ballare me ne sto qua seduto sul bracciolo di una poltrona. Si può essere più patetici? No, fanculo i soldi, il programma, le ragazze, il futuro. Fanculo tutto. Ora mi alzo e poi passerò la notte con almeno tre ragazze diverse. Sì, è deciso. Sto per alzarmi con convinzione quando qualcosa mi colpisce violentemente. Inizio a ridere e non riesco proprio a smettere.

-Ehy amico, vieni a ballare.- Mi chiama Lucas atterrandomi un'altra volta sulla spalla, poco delicatamente, e passandomi un altro bicchiere di birra.

-Lucas sei ubriaco?- Gli chiedo guardandolo barcollare. La mia voce ha un'intonazione strana. Rido di nuovo. Sicuramente è ubriaco. Tutti sono ubriachi a halloween. Anzi no, tutti tranne Angelina. La sua vita è talmente noiosa che probabilmente ora sarà a casa a dormire o a studiare. Perché lei è una brava ragazza. Se non ci fossero state le telecamere, la scorsa uscita, sarei saltato addosso alla sorella e avrei mollato lì Angel. Non aveva chissà che fisico, ma almeno era più sveglia della sorella minore.

-Amico ma chi sei? Mia mamma?- Mi chiede Lucas tirandomi un pugno sul braccio. È sempre gentile quando è ubriaco. Sì, decisamente gentile. Si passa una mano tra i capelli e poi la lingua sul labbro superiore mentre viene distratto da una rossa mozzafiato alla nostra destra. Brutto stronzo.

-Hai ragione, affari tuoi se domani ti ritroverai sul pavimento del bagno con la testa nel cesso. Vedi di non svegliarmi per chiedermi un'aspirina perché non te la porterò.- Gli rispondo seccato. Cazzo, io sono qua a far nulla e lui si sarà già fatto decine di tipe. Domani mattina potrei decidere di aiutarlo solo in caso fosse in punto di morte, si merita di patire le pene dell'inferno.

-Smettila di dire cazzate e vieni a ballare.- Mi dice lui con un tono di voce strano e tirandomi su dalla poltrona. Appena mi alzo il mondo inizia a girarmi attorno. Forse ho bevuto troppo anch'io, ma forse non  me ne interessa poi molto. Anzi, direi che l'ideale sarebbe sballarsi per bene. Butto giù d'un fiato la birra rimasta nel nuovo bicchiere e lo mollo sul tavolino di legno che mi sta davanti. La vista periferica ormai è totalmente offuscata e quella centrale non è delle migliori, ma posso anche passarci sopra perché, in fin dei conti, non mi servono gli occhi per tastare qualche sedere.

-Passami quel bicchiere Lucas. Stasera voglio godermela.- Gli urlo nell'orecchio, cercando di sovrastare la musica. Gli rubo il bicchiere dalle mani e ingoio tutto il liquido presente per poi lasciarlo cadere per terra. Di chiunque sia questa casa, sono piuttosto certo che non sia mia, quindi non mi importa proprio di chi dovrà pulire domani. Rido del mio stesso pensiero e spintono il mio amico, per le spalle larghe, fino alla pista, tra un passo malfermo e l'altro. So che non dovrei bere ancora, ma non mi interessa proprio. Voglio ubriacarmi, perdere il controllo, come quella sera a quello strano club del quale non ricordo neanche il nome.  Quel posto in cui ho perso anche la seconda scommessa. Credo che non andrò mai in un casinò, sono troppo sfortunato in gioco. Fortunato in amore? No, a quanto pare, ma l'amore non arriva adesso, arriva a trent'anni, e poi tutti divorziano al giorno d'oggi, innamorarsi è sopravvalutato. –Lucas.- Gli urlo ancora. Sta già ballando con una tipa, neanche il tempo di arrivare al centro della stanza e gli sono già tutte addosso come avvoltoi. 

-Che vuoi? Non vedi che sono occupato?- Mi rimprovera lui. È accigliato, con gli occhi lucidi, una macchia di rossetto rosso sbavato sulla mascella e un'altra sulle labbra. Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere. Vedo prima l'ira nei suoi occhi, ma  poi non riesce a trattenersi neanche lui, ovviamente, e ride con me subito dopo. Dobbiamo sembrare proprio dei coglioni.

-Ma quella sera con Arold, di chi era il numero che ho preso?- Chiedo al mio amico, un po' confuso mentre cerco di ricordarmi almeno un secondo di quella serata da dopo le prime birre.

-Si chiama Ashton. Era dell'altra bionda del locale.- Mi chiarisce subito lui. Ovviamente avevo il cinquanta percento di probabilità di trovare la bionda giusta e sono riuscito a scegliere il cinquanta sbagliato. Che poi, sarà che avevo bevuto, ma non ricordo proprio che ci fosse un'altra bionda nei paraggi. Se quel bocconcino di cui parlava Arold mi fosse passato davanti sicuramente me ne sarei accorto.

-Ah. Okay grazie amico.- Gli rispondo rigirandomi e lasciandolo alla sua amichetta. Però potevo anche tenermelo il numero di quella biondina. Alla fin fine era carina e ora avrei potuto chiamarla, farmela e poi dirle di non dire niente a nessuno. Scommetto che ci sarebbe stata, sicuramente prometteva bene vista la voglia nei suoi occhi. Mi sto eccitando solo a pensare al modo in cui ho leccato il sale dalla sua mano. Quel gesto sembrava molto più intimo di quanto non fosse in realtà. D'improvviso qualcosa mi si poggia proprio davanti al corpo, in una zona in cui non dovrebbe  appoggiarsi. Una diavolessa, con addosso un pezzo di stoffa dalle dimensioni di un fazzolettino, mi si piazza davanti, iniziando a dimenare il sedere proprio a livello del mio cazzo, che si risveglia ancora di più, dopo un'astinenza di due mesi. Sento ogni spinta, ogni spostamento, ogni tocco delle sue cosce su di me. È qui, a portata di mano, che mi si struscia addosso e io non posso fare niente, proprio niente. Se solo avessi ottenuto quel dannato numero di telefono quella sera, ora sarebbe tutto a posto. Mi rigiro verso Lucas che è impegnato a palpare il corpo della ragazza che gli sta di fronte e a mordergli il lobo dell'orecchio. –Ma voi la avete vista quella Barbie?- Gli chiedo urlandogli nell'orecchio. Lucas si gira e mi fulmina con gli occhi pieni di odio. Se non fosse che nonostante l'alcool capisco che è davvero incazzato, ora starei già ridendo a crepapelle. 

-Ma che problemi hai Derek? No, non l'abbiamo vista. Ora occupati del culo che hai davanti e non rompere.- Mi risponde minaccioso. Libero la risata che ho trattenuto fino ad ora e mi rigiro in tempo per vedere la diavolessa, che prima mi di dava le spalle, girata e intenta a farmi sobbalzare il suo seno prosperoso proprio sotto gli occhi. Il mio sguardo non può che non cadere su di esso e in un secondo le mie mani sono sul suo sedere e le dita sono conficcate nella carne nuda, spingendola contro le mie anche. Vedo i suoi occhi illuminarsi istantaneamente e veloce mi si avvicina al collo e inizia a leccarmi e mordermi come se fossi un ghiacciolo. La lascio fare, morsicandomi la lingua ogni volta che mi viene l'istinto di premere le mie labbra contro le sue e di sbatterla al muro. La stringo ancora più vicina, la sento ansimare e gemere contro la mia mascella mentre le passo la mano sul sedere e sulla schiena, e poi sul ventre, scendendo sempre più in basso. Divento sempre più duro e pensare a cosa questa ragazza potrebbe farmi con quella bocca peggiora soltanto le cose. Un attimo prima sono lì, con due palloni che mi rimbalzano sotto il mento e un paio di mani che mi si stanno per infilare nei pantaloni, e quello dopo sono scaraventato contro il muro da un'esile figura bionda di un metro e cinquanta. 

-Ma che cazzo fai Sam?- Le chiedo cercando di riprendere il controllo del mio corpo.

-Che cazzo fai tu Derek. Non puoi farti altre ragazze fuori dal programma, finiresti nei pasticci.- Mi urla addosso puntandomi un dito sul torace. Quando usa il dito in questo modo sembra che mi si debba creare un buco nella pelle ogni volta tanto il male che fa.

-Dai, Sam, non rompere.- Le dico mentre cerco di superarla. Mi ritrovo di nuovo contro il muro e con un dolore incredibile alle parti basse. Merda! Mi ero dimenticato di quanto potesse essere forte questa ragazzina alta la metà di me. Lancio un urletto di dolore e un'imprecazione a denti stretti.

-Oh non è ancora niente questo Derek. Se mi obbligherai potresti anche ritrovarti castrato domani mattina.- Le sue urla fanno più male che bene al mio cervello che mi sta già scoppiando dal mal di testa.

-Toglieresti un importante bene alla comunità.- Replico io in un bisbiglio. Cazzo che male!

-Bhe, non alla mia di comunità.- Mi risponde seria. Ha ragione. Samantha è lesbica, a lei non gliene frega niente del mio "patrimonio", ma a me sì, e tanto anche. –Forza, ora muovi il culo e vieni in cucina.- Mi afferra per il braccio e mi spintona come solo un ragazzo saprebbe fare.

-E perché?- Le chiedo mentre mi lascio spingere.

-Perché lo dico io.- Mi tira ancora.

-E tu chi...-

-Non osare neanche chiederlo Derek. Tu ora vieni in cucina. Punto.- Mi prende per i passant dei pantaloni e mi traina verso l'altra stanza. È sempre stata una ragazza piuttosto focosa, fin dal prima anno, quando la ho conosciuta. In cucina ci sono Amy, la sua ragazza, la parte dolce della coppia, e Trent, suo fratello. Non avevo mai notato quanto fosse carina Amy. Sì, insomma, capelli castani, lunghi e voluminosi, occhi verdi, fisico asciutto e slanciato. Il seno non è niente male, deve avere un terza, non pienissima, ma potrei accontentarmi ora come ora. Già mi immagino a morsicarle il basso ventre, a sentire la sua bocca su di me e a... che cazzo!

-Samantha ma sei fuori di testa?- Chiedo passandomi le mani sugli occhi per asciugarli dopo che la mia amica pazza mi ha rovesciato in faccia una ciotola di acqua ghiacciata. La guardo in cagnesco, o almeno penso di starla guardando così, ma lei sembra imperturbabile. Fredda come l'acqua che mi ha appena lanciato addosso.

-La prossima volta non guardare la mia ragazza come se fosse un hamburger e tu non stessi toccando cibo da mesi. E tieni giù le mani.- Mi risponde pettinando con le dita i lunghi capelli biondi, come se nulla fosse.

-Sam, lascia stare, non mi ha neanche sfiorata.- Cerca di difendermi Amy. Ma so benissimo che potrebbe anche essere che lo stessi per fare. Ho troppo alcool in circolo, non sono al cento per cento me stesso, e considerati i pensieri che stavo facendo su Amy...

-Ma stava per farlo. A me non piace condividere. Soprattutto con gli uomini.- Mi guarda ancora come se volesse amputarmi i coglioni e questo proprio non mi piace perché so che sarebbe capacissima di farlo, mio malgrado. A volte mi chiedo ancora perché sono suo amico, ma poi lei diventa di colpo carina e un'amica perfetta ed io me lo ricordo, fino a questi momenti, in cui vorrei non averla mai incontrata.

-Scusa Amy, non volevo.- Esclamo, con voce dispiaciuta. E lo sono davvero. Non solo perché Amy è mia amica e quello che stavo per fare non era esattamente un esempio di buone maniere, ma anche perché non potrei mai toccare la ragazza di un mio amico, o, in questo caso, di una mia  amica. -È che... la metafora è piuttosto azzeccata Sam a dire il vero. Anche se è un altro tipo di fame quella che sento.- Sorrido lanciandole un'occhiata molto significativa, che lei coglie al volo scuotendo la testa come se fossi un caso perso.

-Bhè, dovevi pensarci prima di infilarti in questo pasticcio.-

-Hai ragione. Sono un deficiente.- Mi siedo sullo sgabello e metto i gomiti sulle ginocchia e la testa tra mani. Sono davvero un deficiente. Mi prenderei a martellate in faccia, a calci in culo, a pugni in pancia, se servisse a tornare indietro. Non riesco ancora a farmene una ragione. Non riesco ancora a capire perché ho accettato. Certo, ne andava della mia virilità, della mia reputazione, ma tutto sarebbe stato meglio di questo. Che poi sto rovinando comunque sia reputazione che virilità. Dovevo pensarci al momento però alle conseguenze, cosa che invece non aveevo calcolato nel mio piano infallibile.

-Sì, lo sei.- Mi dice lei secca e sincera, come al solito.

-Ma che dolce.- Commento ironico. Non è tra i talenti di Samantha il tatto nelle situazioni difficili. È diretta, molto diretta, e so che può fare male, ma le voglio bene proprio per questo. Anche se a volte vorrei ucciderla. Ho davvero pensate un paio di volte a come potermi sbarazzare del cadavere. Ogni volta trovo un modo più creativo e studiato e, prima o poi, troverò quello perfetto. Magari farò incolpare un criminale, seminerò qualche prova.

-Non sono tua amica perché sono dolce, altrimenti sarei una di quelle che ti porti a letto.- Alzo la testa e la guardo nei suoi profondi occhi mentre dice queste parole. So che ha ragione. -Sono tua amica perché sono sincera e non sono attratta da te.-  

-Hai ragione.- Sprofondo nuovamente tra le mie mani, fino a che le dita non entrano nei capelli e io li tiro, nel vano tentativo di risvegliare la mente annebbiata prima di fare dei seri danni. -Perché ho accettato quella scommessa?-

-Perché sei stupido.- Mi conferma lei. Ecco, ora vorrei ucciderla ad esempio. -Ma non ce ne è proprio nessuna tra quelle che ti piace?-

Lascio passare un minuto prima di rispondere perché sinceramente non lo so neppure io. C'è qualcuna che mi piace? Qualcuna per la quale vale la pena tutto questo? Qualcuna che potrei davvero pensare di portarmi fuori e di averci insieme una vita? -C'è chi mi piace di più e chi di meno, ma nessuna mi ha colpito.- Rispondo infine sincero.

-E allora portane fuori qualcun'altra.- Esclama come se fosse ovvio.

-Non so se ne valga la pena ormai.- Le spiego con il morale che sta pian piano toccando terra.

-Tanto sei comunque lì a far niente.-

-Sì, forse hai ragione.- Ammetto tenendo gli occhi bassi. -Ancora.-

-Lei ha sempre ragione.- Si intromette Amy cingendole la vita e stampandole un bacio sulla guancia. Dio, ho sempre sognato una cosa a tre con queste due ragazze. 

-Purtroppo amico, è proprio così.- Si inserisce anche Trent, che fino ad ora era stato zitto nel suo angolino di mondo personale. -Averla come sorella non è esattamente il massimo.- Ridiamo tutti, tranne Sam ovviamente, che invece tira un pugnetto affettuoso sul braccio del fratello.

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Capitolo 7
*** Capitolo 3 pt.2 ***


ISABELLE

-Allora capitano, quando mi porterà in cabina per spassarcela con un po' di rum? Conosco delle nuove tecniche davvero interessanti per assaporarne il gusto al meglio e non vedo l'ora di sperimentarne qualcuna con lei.- Mi sussurra all'orecchio una voce roca e bassa, incredibilmente sexy e, purtroppo, molto riconoscibile. Bryan mi compare alle spalle mentre sto preparando dei drink ed io involontariamente sorrido, più per il solletico che il suo fiato mi ha provocato al collo, che per la felicità della sua presenza. Mi giro con molta tranquillità, anche se non sono per niente rilassata, e poso i cocktail sul vassoio, poi prendo una bottiglia di birra e la stappo. Oggi è halloween quindi clientela tripla e lavoro quadruplo visto che Ginger ha deciso che oggi serviamo ai tavoli. Ovviamente dovrò anche ballare, come ho fatto dal mese scorso ad oggi almeno una volta a settimana. Ogni volta rischio un attacco di cuore quando devo salire sul bancone. Ballare in pista è diverso, mi rilassa, ho più spazio e la gente non mi guarda dal basso, mentre sul bancone sono tutti li a fissare, aspettare, devi stare attenta bicchieri, bottiglie, vassoi, alcool rovesciato che potrebbe farti cadere, devi cercare di non farti toccare dai clienti dalla mano morta. Già sento il cuore in tachicardia. No, devo rilassarmi perché tanto oggi andrà tutto bene. Numero da cowgirl. Lo so a memoria ormai.

-Garzone Davis ritengo che non sia necessario che mi trasmette la sua esperienza con il rum. Non è mai stato uno dei miei alcolici preferiti se non ricorda. E comunque sono uno sceriffo stasera, non una marinaretta.- Rispondo a Bryan riprendendomi dal mio stato di trance. Bryan. Sospiro. Cosa ci fa ancora qui?

-Garzone? Così mi offende nell'animo sceriffo Belle.- Commenta lui toccandosi il torace dove c'è il cuore, come se lo avessi appena pugnalato, e facendo un'espressione a tema.

-Possiedi ancora un'anima? Pensavo che te la avessero risucchiata tutta ormai.- Commento ironica. Spero abbia colto la frecciatina perché di spiegarmi proprio non ho né voglia né tempo. Verso la tequila negli ultimi bicchierini da aggiungere al vassoio e cerco il lime per tagliarlo a spicchi.

-Ti riferisci alle ragazze con le quali mi intrattengo ogni tanto? Sai che io aspetto solo te.- Rido, sguaiatamente, senza freni, forse per colpa dell'alcool assunto da tutti i clienti che me lo hanno offerto o più probabilmente solo per la cavolata che il mio ex ha appena detto. Potremmo assumerlo come giullare, sarebbe davvero un ottimo acquisto.

-Ah, stai ingannando l'attesa quindi?- Riesco a dire tra un singhiozzo e l'altro. Per poco non mi taglio il dito col coltello che ho in mano. Se non mi si leva di dosso chissà cosa potrò finire per fare di altro con questo coltello.

-Esatto.-

-Allora continua ad attendere Bryan.- Gli dico secca, poi lo sorpasso senza degnarlo di uno sguardo e mi avvio verso il tavolo al quale devo portare l'ordinazione. Con i tacchi quindici che indosso e un ragazzo alle calcagna non è facile arrivarci, ma, tra uno spintone e un inciampo, ci sono quasi riuscita, se non fosse per un braccio che compare all'improvviso bloccandomi e impedendomi il passaggio tra due tavoli. Se non lo avessi visto immediatamente sarei finita dritta distesa sul pavimento, con le chiappe all'aria e l'alcool che mi faceva compagnia. Adesso sta proprio esagerando e la sensazione di tensione che provo in tutto il corpo sono piuttosto sicura non derivi dal mio sproporzionato e antico amore per lui. Guardo Bryan negli occhi. In quei bellissimi occhi verdi dei quali sono sempre stata innamorata fin dal giorno in cui li ho visti. Oh, sì, mi ricordo ancora quando mi ero persa al senior year, durante la visita all'università. Pioveva forte ed io, che come al solito, non avevo l'ombrello e correvo come una pazza nelle vie appena fuori Stanford alla ricerca dell'alloggio assegnatomi. Corsi un sacco quel giorno, e mi bagnai un sacco. Alla fine, arrivata davanti a una tavola calda, che poteva essere la mia unica fonte di salvezza, spalancai la porta con violenza e la sbattei dritta sul naso di questo bellissimo ragazzo, tatuato, biondo e sexy da morire, con due occhi in cui potevi vagare all'infinito senza mai trovarne l'uscita, e un naso arrossato dal quale iniziavano a scendere goccioline di sangue. Venni talmente presa dal panico, per colpa del sangue, per avergli fatto male, perché era tremendamente carino, che alla fine era stato lui a consolare me e non il contrario. E quando mi aveva guardato, con quegli occhi smeraldo screziati di oro, ormai ero persa. Imbambolata. Inebetita. Avrebbero potuto dirmi che stava arrivando l'apocalisse e io sarei comunque rimasta lì ferma a non far niente. Ma quella non era più la mia realtà, per fortuna e sfortuna allo stesso tempo.

-Dai davvero Belle, perché non vuoi uscire con me?- Mi chiede supplichevole per l'ennesima volta. Da quando lo ho lasciato un annetto fa non fa altro che ripetermi le stesse parole e domande e ricevere le stesse risposte, ma a quanto pare non gli bastano mai i miei "no". Lo guardo irritata perché stavolta non sono più in vena di scherzare. Un gioco è bello finché è corto, ma il suo sta andando avanti fin troppo.

-Bryan, fammi passare.- Glielo dico gentilmente, in genere non sono così educata quando qualcuno mi sta troppo addosso, ma sono al lavoro e mi devo contenere perché i clienti dei due tavoli già stanno guardando tutta la scena. Non voglio neanche immaginarmi cosa mi dirà Ginger a fine turno per questa inappropriata scenetta.

-Non finché non mi dici il motivo.- Insiste lui. Allora vuol dire che le cento volte precedenti non sono stata abbastanza esplicita, a quanto pare.

-Cosa hai in tasca?- Gli chiedo sapendo già la risposta, ma continuando a sperare, in realtà, di sbagliarmi.

-Quale tasca?- E già questo mi basta per capire che in realtà ho ragione, che ho sempre avuto ragione.

-Quella dietro dei jeans.- Gli rispondo. Sa benissimo di che tasca parlo, l'unica che lui usa, e anche io, ormai, sono certa dell'accusa che gli sto facendo, senza neanche averne le prove. Il suo viso, già chiaro, diventa paonazzo e gli occhi spiritati si allargano leggermente. Non posso far a meno di notare il pomo d'Adamo che sale e scende. Quindi ha già fatto tutto, proprio prima di parlarmi!

-Oh... Bhè...- Inizia a dire guardandosi intorno per essere sicuro che nessuno ci stia sentendo. -Ma non è per me, è per degli amici. – Cerca di giustificarsi, come da sempre, come del primo giorno. -Lo sai che io ho smesso, quasi.- Ed è quella parola che non mi piace. Quel "quasi" che stona in una frase tanto significativa. Anche "ho smesso" non mi piace, perché non avrebbe mai dovuto iniziare, non con me al suo fianco, non sapendo ciò che io penso a riguardo. Ovvio, non sa tutta lo storia, non sa tutti i problemi. Non me li ha mai chiesti e io non glieli ho mai detti perché, nonostante io non sia una di quella persone che si vergogna o che ci sta molto male, preferisco non tirar fuori l'argomento e passare per la povera sventurata dato che non mi ci sono mai sentita in quel ruolo. Non è da me fare la vittima e neanche sentire la mancanza di qualcuno. Non sono mai stata una che tiene molto alle persone, una che ti dice di continuo che ti vuole bene o che ti fa mille regali. Non ricordo i compleanni, non ricordo di chiamare a casa, non chiedo scusa neanche se ho torto e non mi do pacche sulla bocca per non dire ciò che penso a certe persone. Sono quella che può vivere senza un ragazzo, senza un'amica, ma che non sarebbe mai capace di vivere senza se stessa. Io non riuscirei mai ad annullarmi per qualcun altro. Non riuscirei mai a passare sopra a dei miei principi. E sicuramente non lo avrei mai fatto per mio padre o per Bryan.

-Senti Bryan, tu sei un bravissimo ragazzo, e probabilmente, in casi estremi, ti affiderei la mia stessa vita, ma io non esco con chi ha certi vizi.- Gli spiego gentilmente, perché la pena che mi fa è troppa per poter essere sgarbata.

-Ma piccola, praticamente ora è quasi finito, ho ridotto molto le mie abitudini.- Mi supplica ancora, prendendomi la mano libera tra le sue. Guardo le nostre mani e ricordo quando riuscivo a vederle come una prova del nostro amore, mentre ora sono solo un contatto freddo e sbagliato. Ritiro la mia e la appoggio sotto il vassoio per tenerla occupata.

-Sono contenta per te.- Dico sorpassandolo ancora una volta. Devo lavorare e  non stare a sentire le chiacchiere di un tossico che crede di poter tornare nonostante sappia che problemi ho io con certe cose. Raggiungo finalmente il tavolo che era a soli pochi metri da me e appoggio il vassoio velocemente. Come se avessi paura di far cadere tutto da un momento all'altro, ma in realtà so benissimo che la paura è che lui mi raggiunga e faccia una scenata davanti ai clienti.

-E se arrivassi a fumare e basta? Ti andrebbe bene?- Mi chiede Bryan ancora dietro di me, all'altezza del mio orecchio. Quasi mi prende un infarto e mi accorgo di aver fatto uscire un po' di liquido da uno dei bicchieri. Recupero un tovagliolino dal centrotavola e asciugo sorridendo in modo tirato ai clienti e scusandomi. Adesso inizio a incazzarmi sul serio.

-No.- Mi giro e cammino oltre.

-Ma Caleb ogni tanto se li fuma.-

-Ma infatti Caleb è mio amico, non ci sono mai uscita per un appuntamento e non siamo mai stati insieme.- 

-Barbie io e te abbiamo ancora il nostro feeling. Non senti l'aria che scoppietta quando siamo vicini? Devi ammettere che stavamo bene insieme.- Mi dice avvicinandosi di più. A ogni suo passo io ne faccio uno indietro, fino a che non arrivo schiena al muro. Sento con le dita la superficie fredda prima ancora che le mie scapole e il mio sedere vi si poggino. Probabilmente sto anche rovinando il vestito, ma il profumo famigliare di Bryan ogni volta mi spiazza e mi riporta ai momenti più belli della nostra storia. Quando avevamo deciso  di dormire in spiaggia, quando mi obbligava a vedere un film dell'orrore solo per il gusto di avermi tra le braccia, e io inspiravo quel profumo, quella colonia, che ogni volta mi mandava su di giri. Quando era sgattaiolato in camera mia, facendomi una sorpresa la notte del mio diploma. Tutti momenti perfetti, ma passati, momenti che non ritorneranno più. E non perché questo profumo non mi da più quell'euforia di una volta, anzi, è come se ne fossi dipendente, come per un alcolizzato passare dopo anni davanti a un negozio di alcolici. -Sì, hai ragione...- Sussurro, sapendo benissimo che non avrei dovuto dirlo. Ma proprio come un alcolizzato, uno di quelli che davvero vuole smettere, che lo fa per un buon motivo, per qualcosa di importate, so che devo imparare a passarci davanti ogni volta a quel negozio e a essere talmente forte da non entrare mai. Devo farlo per la mia dignità, per il mio orgoglio, per me stessa. Raccolgo tutto il buon senso che mi è rimasto e gli poggio le mani sul petto caldo. Mi avvicino il più possibile al suo orecchio e bisbiglio, in modo che nessuno possa sentire. Impregno ogni parola di autorità e risolutezza, scaricandovi tutta la rabbia che ho provato nei suoi confronti da quando ho scoperto il suo segreto. -Finché non hai deciso di iniziare quella cosa e mandare tutto a puttane.- Mi tiro indietro e gli do una spinta decisa, che lo manda contro uno dei tavolini dietro di lui. Per fortuna è vuoto. So che non avrei avuto questo risultato se non lo avessi colto di sorpresa. Avrei potuto, ma non con un semplice spintone. Avrei dovuto usare una di quelle mosse che uso a kick-boxing, una di quelle che fanno male, ma io non voglio fargli male, nonostante tutto. –Ora lasciami lavorare in pace e non rivolgermi più la parola. Dico sul serio.- Dico mentre me ne vado. Raggiungo di nuovo il bancone, dove so che mi aspettano ancora decine di clienti. Sono indietro con il lavoro per colpa di quel deficiente, ma sono certa che nessuno me lo farà pesare. I clienti sono tutti abituali e sanno come lavoro in genere, quindi sanno anche che se ho ritardato deve esserci stato un motivo preciso. Sistemo il dietro del vestito in modo che la gonna torni alla forma originale, quella che aveva prima di essere schiacciata contro il muro e inizio a prendere la prima ordinazione. Per fortuna la ragazza non vuole che le porti il vassoio al tavolo. Vedo un movimento alle mie spalle e penso che se è ancora Bryan questa volta non gli risparmierò un bel pugno in pieno viso, ma una voce mi coglie di sorpresa.

-Ehy, Barbie. Tutto a posto?- Mi chiede il vocione di Travis. Mi giro e una massa muscolare di almeno centotrenta kili mi sta di fronte in tutti i suoi due metri di altezza. Alzo gli occhi per cercare il viso, ma lo scoprire che ha una benda sull'occhio e un capello la pirata in testa mi fa scoppiare a ridere. È vestito di tutto punto, con giacca, cravatta e pantaloni neri, come al solito, ma quel cappello di pelle con la bandana rossa che pende sul lato del viso e la benda sull'occhio rendono il buttafuori più ridicolo che minaccioso. Certo, non mi metterei contro di lui neanche se indossasse un tutù, ma la visione è comunque esilarante. Mi guarda serio, tutt'altro che divertito. –Ho visto la scena di prima con quel ragazzo. Stavo per intervenire ma hai fatto tutto da sola.-

-Oh.- Rispondo stupita. Trav in genere se ne sta di fuori a far entrare i clienti, quindi non ha visto spesso il mio modo di  reagire con quelli che mi danno troppo fastidio. In genere non ho bisogno di un buttafuori. Oggi però Ginger lo ha voluto dentro, probabilmente perché essendo halloween non si può mai dire che cosa faccia la gente, e lui è stato uno spettatore del teatrino di Bryan. –Non devi preoccuparti Trav, so badare a me stessa.-

-Sei sicura Barbie?- Mi guarda come se fossi un gattino in mezzo a un branco di cani da combattimento.

-Sicurissima.- Gli rispondo posandogli una mano sull'enorme braccio per tranquillizzarlo. Sul suo viso compare un mezzo sorriso, che lascia intravedere i suoi denti bianchi che risaltano contro la pelle scura del viso. -Ora fammi lavorare maschione. O te la vedi tu con una Ginger arrabbiata.-

-No, preferirei di no.- Lui sorride e io ridacchio per quella risposta. Già, Ginger incazzata è come un'orsa quando ti avvicini al suo cucciolo. Torno al mio lavoro e la serata fila liscia. Niente clienti molesti, stranamente niente risse, tutti vanno d'amore e d'accordo e io ho smaltito la fila al bancone piuttosto in fretta. Sono brava nel mio lavoro, e anche se non è quello che ho intenzione di fare in futuro, devo ammettere che una vita fatta di locali notturni e bottiglie che volano non mi dispiacerebbe. Stasera ho fatto migliaia di cocktail e non sento più le mani, ma è piacevole. Sono l'unica che sa farli professionalmente, mentre le altre in genere sanno mettere insieme solo gli alcolici base, come per fare un vodka-lemon o un Cuba libre. Quando sono arrivata al Lollipop Ginger, parlando del più e del meno, mi disse che voleva attirare di più i ragazzi e le ragazze, rispetto a agli uomini che frequentavano il bar a quei tempi. Non le andava giù che dei bavosi cinquantenni si mettessero al bancone solo per ammirare le belle bariste. Certo, quella era una delle particolarità del bar e lei non voleva cambiasse, ma odiava la clientela che si era creata. Così un giorno mi venne l'idea di aggiungere cocktail più particolari e a basso prezzo alla lista, oltre alla creazione di giornate a tema. Dopo avermi fatto fare il corso e dopo alcune serate di autopromozione con aperitivi, karaoke e serate particolari eravamo riuscite ad abbassare l'età media dei clienti. Ho sempre sentito il Lollipop un po' come una mia creazione, e Ginger ha lasciato che la pensassi così, considerato che è grazie alle mie idee che ora fa il pienone quasi ogni sera.

-Bambola tocca a te e Kristal, a noi serve una pausa.- Mi dice Violet mentre mi passa dietro e mi tira una pacca sul sedere. So cosa intende, ma faccio finta di niente e continuo a preparare i miei due Long Island. Lei mi si avvicina di nuovo e sembra sul punto di parlarmi, quando invece mi supera e passa oltre. Mi rilasso, sapendo di non averla più intorno con quegli occhi pungenti. Fino a che non sento la sua voce a volume rialzato da dietro l'angolo del bancone. Non posso crede che lo stia facendo. Prima dovrei cambiarmi! Sento il fischio fastidio di accensione del megafono. –Buonasera a tutti ragazzi.- Urla la mia amica nell'apparecchio, ricevendo altrettanti urli di risposta. –Che ne dite di aiutarmi a incoraggiare la nostra Barbie a salire sul bancone? La volete vedere ballare?- Ragazzi distratti si girano, altri seduti si alzano, quelli lontani si avvicinano e tutti urlando "sì" a gran voce. Le mie guance si tingono di rosso e il mio cervello va in blackout. Non è per niente una bella sensazione. –Allora datemi una mano. Barbie. Barbie. Barbie.- Inizia lei e tutti subito la seguono. La guardo in cagnesco e lei mi rimanda un occhiolino e un bacio volante. So che è fatta così, ma non mi dispiacerebbe se fosse un po' più timida a volte. Riluttante, e passi lenti, mi avvio verso la fine del bancone e mi isso, mentre Kristal è già su che mi aspetta tamburellando le dita sulla parete. Questo significa che mi lascia il palo, ovviamente. E io voglio usarlo? O meglio, io so usarlo? Lo raggiungo e guardo il pubblico. Sono tutti in trepidazione, tutti ad aspettarmi. Sanno che io non ballo come le altre, sanno che io saprei ballare seriamente se volessi, come quando vado in mezzo alla pista. Le prime note di "shut up" dei Black Eyed Peas escono dalle casse e io mi riscaldo girando in torno al palo mentre con una mano lo tengo. Devo inventare ovviamente, perché quel balletto che avevamo provato da musica country non va bene per questa canzone. Mi hanno colta impreparata, mi hanno imbrogliata e per questo farò cadere qualche testa più tardi. Ora però devo solo sgombrare la mente e ballare. Faccio un respiro profondo, dimenticandomi della gente e inizio appoggiando entrambe le mani al palo e stringendole mentre mi rilasso chiudendo gli occhi e buttando indietro la testa, poi lego una gamba intorno al palo e gli scivolo attorno. Quando inizia il vero ritornello mi stacco al metallo freddo e mi muovo al meglio che riesco con i tacchi e sul bancone scivoloso del locale. Tutti fischiano e urlano, alcuni applaudono. Certo, sono una di quelle che non sale mai e che quando sale fa piccole esibizioni da un minuto, quindi in genere i clienti sono felici di vedermi sul palco, ma oggi, cavolo, oggi sono in delirio e so che mi sto muovendo bene. Sento la musica nelle ossa, il ritmo  fino nello stomaco, sono spensierata per quel po' di alcool che ho ingerito, ma l'adrenalina caricata per la discussione con Bryan vuole uscire. Mi sento leggera e libera grazie al vestito corto e poco vistoso. Mi sento sexy e bella e anche se non lo voglio ammettere so che è grazie a tutte queste persone che sono felici di vedermi ballare. Non sono chissà che balli, ma di sicuro non è il genere che ci si aspetta di vedere qui dentro e questo tanto basta per fare che anche le ragazze apprezzino più me delle altre bariste. Finisco il ritornello strusciandomi sul palo fino in fondo e poi tornando in piedi. So benissimo che gli occhi di Bryan sono puntati su di me e non si scollano un secondo, so che sono le parole della canzone a riportargli a galla i ricordi, ma vado avanti a ballare per tutta la canzone e a bere, e poi mi sento così libera che ballo anche per quella dopo, "need you tonight" degli Inxs, con la quale Ginger fa uscire il suo amore, che mi ha terribilmente trasmesso anche mia madre, per il film "Le ragazze del Coyote Ugly", e resto sul banco anche durante "the power" degli Snap!. Ora ho i piedi che mi fanno male, sono sudata e stanchissima. Scendo dal palco, seguita da ondate di "ooh" e "noo", ma proprio non ce la faccio più. 

-Sei stata grande stasera bambola!- Mi urla Ginger correndomi incontro e abbracciandomi. Saltella come una bambina di cinque anni alla quale regali delle caramelle. –Dio santo, sei talmente brava. Avremo fatto il doppio dei guadagni questa sera bambola.- Rido della sua espressione felice. Quando fa così sembra più giovane di tutte noi.

-Mica li abbiamo fatti solo grazie a me.- Le rispondono raccogliendo i miei lunghi capelli in una coda da cavallo.

-Smettila di fare la modesta. Sei una forza della natura Barbie, la migliore barista che io abbia mai avuto.- Mi urla addosso lei.

-Va bene, va bene.- Le dico stringendole forte la mano che non ci siamo ancora lasciate.

-Ora muovi il tuo culetto sodo fino al bancone e vedi di evitare che quelle ragazzine che stanno salendo sul banco con Eva finiscano con un piede in qualche cocktail.

-Ricevuto capitano.- Le rispondo facendole il saluto militare. Mi tolgo queste scarpe infernali, maledicendo chiunque le abbia inventate e torno subito al banco, dove tutti mi fanno i complimenti e mi offrono da bere. No, neanche stavolta sputo nella bottiglia. Mi sono creata una certa resistenza all'alcool da quando sono qui e quindi ci metto fin troppo tempo per ubriacarmi. Oltre al fatto che non arrivo mai all'essere totalmente ubriaca perché prima di quel momento sto già vomitando in un secchio, quindi in genere mi fermo appena sento la nausea. Lavoro per tutta la sera in mood frenetico, ma mi diverto e questo tanto basta per dimenticarmi la fatica che sto facendo. Il bello di lavorare qui è che ciò che faccio mi piace e non mi pesa fare le ore piccole o sgobbare tutto il tempo. Sto servendo altri cocktail quando vedo un viso famigliare in mezzo alla folla. Anzi, cinque visi famigliari. Davanti a me si materializzano Brooke, Alex, Caleb, Malissa e Lawrence, sorridenti e travestiti. La coppietta felice è vestita da Dr. Jeckel e Mr. Hyde, Caleb è Dracula e la coppietta poco felice interpreta un'infermiera e un dottore totalmente sporchi di sangue. Il mano Brooke ha un pacco di plastica trasparente nel quale vedo un vestitino molto molto corto e rosso, con corna e aluccie. –Ragazzi che ci fate qua?- Chiedo sorpresa, ma felice, mentre continuo a preparare drink e shot. 

-Sono le tre.- Mi risponde Caleb con voce impantanata. Scoppio a ridere, rovesciando un po' di vodka fuori dal bicchierino che ho davanti.

-E quindi?- Gli rispondo confusa. Che vuol dire?

-Quindi è ancora presto, c'è una festa e siamo intenzionati a rapirti da questo posto per portartici.- Mi spiega Malissa passandosi una mano tra i capelli sanguinolenti e stampando poi un bacio sulla guancia del fidanzato. La richiesta mi lascia un po' spiazzata perché vorrei davvero andarci, ma Ginger mi ucciderebbe se la lasciassi proprio oggi nel casino.

-Ragazzi non posso, lo sapete, mi serve questo lavoro e poi ormai è come una casa e...-

-E puoi andare bambola. Copro io il tuo turno.- Mi interrompe il mio capo. Mi giro subito e la guardo con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. Ginger che compre il mio turno? Ma lei è il capo, lei non copre turni. Regola numero 3 del Lollipop.

-No, no, tu non...-

Mi interrompe. -Muoviti prima che cambi idea bambina.- Mi ammonisce sventolando una mano in aria, come a scacciare un moscerino fastidioso.

-Sei sicura?- Le chiedo preoccupata ma eccitatissima. Non vedo l'ora di essere alla festa! Lei prende in mano una bottiglia e se la fa rigirare a fior di pelle. 

-Tu cosa ne dici?-

-Dico che sei il capo migliore del mondo!- Le getto le braccia al collo e la stringo più forte che posso. Quando mi scosto vedo che ha gli occhi lucidi e le guance rosse.

-Saresti stata una barista perfetta.- Dice mettendomi le mani sulle spalle e stringendo. La guardo accigliata e confusa. Sono già una barista. Non mi starà mica licenziando, vero? No, perché non avrebbe senso. Potrei anche farne cento di seguito di turni se è questo il problema. –Nel film.- Aggiunge poi e io rilasso tutti quei muscoli che non mi ero accorta di aver contratto. –Saresti stata una perfetta coyote nel film.-

Alzo gli occhi al cielo. -Ginger, ancora quel film?-

-È la fotocopia della mia vita, è ciò che faccio in questo bar da più di trent'anni. È come se fosse stato creato basandosi sul Lollipop, non posso dimenticarmene.- Gli occhi le si lucidano ancora di più.

-Certo.- Le stringo una mano teneramente, poi prendo il vestito che mi porge Brooke e vado nel retro a cambiarmi. È incredibilmente corto, e stretto, e complicato da indossare. Le ali non capisco come cavolo devono stare e il pizzo nero intorno al seno pizzica dato che mi sta un po' stretto su quella fascia, però è davvero stupendo e mi sta alla perfezione. Sono incredibilmente felice stasera. Talmente felice che potrei commuovermi se ci pensassi solo un po' troppo. Ho degli amici fantastici, una vita fantastica, ed è tutto maledettamente perfetto!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 4 pt.1 ***


04 Novembre

ISABELLE

Okay, mi trasferirò a Santa Monica, deciso. È bella, solare, divertente, c'è il mare, tutti sembrano felici... sarebbe davvero perfetto poter stare trecentosessantacinque giorni l'anno in un posto simile. C'è il mare! Il mare e il sole e la spiaggia e un sacco di verde anche. Potrei correre nei parchi verdi, andare coi pattini sulla riva, prendere il sole in bikini e imparare a fare surf. Già mi ci vedo: eccomi lì baciata dal sole e sdraiata sulla spiaggia, con su un bel costume rosso fuoco e a bermi un cocktail azzurro con ombrellino. Sì, è proprio bello sognare ancora per un po', sperando di tornare tra le braccia di Morfeo, mentre le coperte morbide mi avvolgono il corpo. Mi sono appena svegliata e sono qui sul letto che condivido con Brooke. Non riesco a far altro se non rimuginare sui giorni appena passati in quella meravigliosa parte di Los Angeles. Santa Monica. Brooke si è appena alzata e sta preparando il caffè considerato il profumo che sento, mentre io dovrei proprio tirarmi su e andare in bagno, ma non penso che il mio corpo ne abbia voglia. No, decisamente no. Chiudo gli occhi e mi vedo ancora a passeggiare sulla passerella lungo mare e poi al Pier. Il Pier al tramonto è qualcosa di unico e spettacolare col suo luna park un po' retrò, i negozi e i locali. Ho dovuto prendere un souvenir per ogni persona della mia famiglia e per farlo ho speso un capitale, il minimo che potranno fare è baciare la terra su cui camminerò e offrirmi una bel affogato al cioccolato delle dimensioni di un cono stradale. Era da tempo che non mi muovevo da Palo Alto per andare in un posto carino quindi mi ero completamente persa la cognizione di quanti fossero i miei famigliari, ma ora che ho dovuto fare i conti e mi sono accorta che i più stretti arrivano a 13 devo ammettere che capisco quando zia Brianna diceva che le costavamo più noi delle bellissime vacanze che faceva. Per non parlare poi del dover portare qualcosa agli amici, come Caleb, Ginger, Eva, Krystal e Violet. Grazie a Dio almeno Malissa e Brooke sono con me quindi risparmio almeno almeno venti dollari. Il mio idilliaco momento di beata e appagante serenità viene distrutto all'improvviso dallo squillo molesto del mio cellulare. Si mette a urlare e  vibrare facendo un casino infernale contro il comodino di legno massiccio. Quanto vorrei avere un martello ora! Lo recupero prima di svegliare i genitori di Malissa. Sullo schermo c'è scritto "Mamma Meme". Parli del diavolo...

-Ciao mamma.- Rispondo sbadigliando fino a mostrare le tonsille. Sono proprio una ragazza fine a volte. 

-Ciao amore. Ti ho svegliata?- Mi chiede con finta preoccupazione. Quando mai le è importato se dormissi o no di mattina di presto quando mi chiamava? 

-No tranquilla, mi sono appena alzata.- E avrei preferito non doverlo fare, ma ormai...

-Si sente dalla voce. Allora, come stanno andando le vacanze?-

-Tutto bene. Siamo arrivate ieri sera perché abbiamo finito presto da Greg. Ci ha chiesto una mano con i bagagli, gli scatoloni e altra roba, ma è stato piuttosto veloce mettere a posto la casa.- Le spiegai soddisfatta. Greg è il fratello maggiore di Malissa ed è un militare. L'estate scorsa ha comprato una casetta a Santa Monica, ma non si è potuto trasferire perché lo avevano richiamata per una missione all'ultimo momento. Settimana scorsa è tornato e si è trasferito, chiedendo una mano a Lissa per spostarsi e da buone amiche la abbiamo aiutata. Il lavoro è stato abbastanza divertente e facile e poi Greg è un ragazzo simpaticissimo. Lui sarebbe uno per il quale varrebbe la pena di portarne a decine di scatoloni per poter vedere quei suoi muscoli da lottatore e quel sedere statuario per tutto il tempo. 

-Amore ci sei?- Mi disturba mia madre dal mio ennesimo sogno. Sbuffo interiormente.

-Sì scusa, cosa mi hai chiesto?-

-Hai visto anche un po' del posto? O hai lavorato sempre a stretto contatto con quel bel  Gregory?- Mi chiede maliziosa. Scoppio a ridere perché non posso credere che lo abbia detto davvero. Certo, mia mamma non è una che si tiene questo genere di cose per se, ma lo ha visto solo una volta, santo cielo, e subito se ne è innamorata. Ha proprio occhio per i bei uomini.

-Ho passato un sacco di tempo in giro per Santa Monica, mamma, non con sono stata appiccicata a Greg. E poi tu sei vecchia per lui!- Rido ancora a ripensare alla frase che ha lasciato le sue labbra prima. - Comunque è bellissima, mamma! È un posto davvero stupendo.-

-Sì, ma casa nostra è sempre più bella cara, ricordatelo perché non ti lascio scappare a Santa Monica. Però quando torni mi puoi far vedere le foto.- Il suo tono è scherzoso, ma so perfettamente non mi lascerebbe mai andare lontano da casa. Al contrario della maggior parte delle altre famiglie americane noi siamo fin troppo affezionati a casa nostra e alla famiglia, e l'idea di spostarci troppo lontano dagli altri membri ci terrorizza. O almeno, a me di sicuro.

-Certo. Comunque torno domani e vengo subito li a cena, okay?- Era stupido porla come domanda considerato che era pur sempre casa mia, ma, non so bene perché, proprio non ce la facevo ad annunciare il mio arrivo come se mi fosse dovuto. Alla fin fine non vivevo più al ranch e mi sembrava giusto avvisare prima di piombare la e sconvolgere la quotidianità di tutti.

-Tesoro vieni quando vuoi, è casa tua.- Mi dice mia mamma, quasi come se avesse appena sentito i miei pensieri.  -Ti devo anche far conoscere una persona.- Un momento di silenzio, di puro e primitivo terrore. Mi deve fare conoscere una persona. Una persona donna? O una persona uomo? Io spero tanto nella prima.

-Una persona? Una persona... chi?- Chiedo confusa. Mamma ha un paio di amiche, entrambe maritate, e conosce una coppia sposata con cui ogni tanto esce insieme, ma è da un po' che non mi presenta nessuno di nuovo e la curiosità non può non assalirmi. Magari ha trovato un'altra buona amica, o magari ha trovato un qualcuno di sesso maschile. Magari finalmente ha trovato qualcuno che le potrà stare accanto per il resto della vita. Non so se questa ipotesi mi faccia realmente piacere, ma, nonostante l'orrore iniziale, poi mi tranquillizzerebbe l'idea che lei non vivrà sola con Ercole e Achille per il resto della sua vita.

-Domani, domani.- Mi liquida lei. Me la immagino che mi sventola la mano davanti agli occhi.

-Va bene. Spero tu non abbia fatto sciocchezze!- La rimprovero. Meglio prevenire che curare. -Come stanno gli altri?-

-Tutti bene, più o meno. Il nonno si è preso l'influenza e sai come è fatto, sembra sempre che stia per morire da un momento all'altro. Le solite scene! E manchi alla nonna. Passa il tempo a chiedere se stai bene, se è sicuro prendere l'aereo, se ti sei fatta sentire. È estenuante! Anastasia poi si è già lamentata fino allo sfinimento, nostro, non suo,  perché ieri era il giorno che dovevi venire a cena e non c'eri.- Rido per quello che mi ha appena detto. Già mi immagino Ana con i suoi riccioloni d'oro che saltella intorno a zia Brianna e a mamma chiedendo che fine ho fatto. È una bambina piuttosto vivace.

-Di alla nonna che sto bene e la chiamo stasera. Dillo anche ad Ana, vedrò di trovare il tempo tra una mega-portata della signora Bayle e l'altra. Ti giuro mamma, tornerò con dieci kili in più se non sto attenta.- Ripenso a tutti i buonissimi manicaretti che sono andati a finire direttamente sul mio fondo schiena in questi giorni e provo una notevole sensazione di mancanza e di vuoto. Non riuscirò mai a tornare ai pasti della mensa dopo questa esperienza.

-Saresti bella comunque.- Mi risponde dolcemente.

-Tu sei mia mamma, non conti in queste cose.-

-Così dicono.- Sento qualche rumore di sfondo e la voce di mia sorella Kate chiedere aiuto disperatamente. -Amore devo andare ad aiutare Kate con l'omogeneizzato di Hannah. A quanto pare la pera proprio non le piace. Ci vediamo domani a cena. E mandami un messaggio prima di prendere l'aereo.-

-Certo mamma. Ti voglio bene.- Le dico mentre mi alzo dal letto convinta che ormai tanto sono sveglia ed è ora di fare colazione perché pensare al cibo mi ha fatto venire una fame atroce.

-Io di più e tu di paglia.- Mi dice imitando il nostro giochino di quando ero piccola. A quanto pare ero una bambina piuttosto sveglia e non so come mi ero inventata questa storia sul ti voglio bene. La mamma ancora la usa con me ogni tanto, giusto per ricordarmi che sono ancora la sua bambina.

-Io di più e tu di paglia.- Le rispondo. Sento l'urlo del pianto di Hannah appena prima che mamma metta giù la cornetta. Quella bambina si sta facendo dei bei polmoni a furia di piangere! Distrattamente esco dalla camera, mi dirigo verso il piccolo bagno di casa Baley, che scommetto farebbe entrare in iperventilazione un claustrofobico tanto è angusto, e mi butto subito in doccia. Probabilmente i genitori di Malissa sono entrambi al lavoro e la casa sarà tutta per noi fino a prima di cena. Non so cosa faremo in questo lungo pomeriggio, ma di sicuro io devo andare a fare una corsetta più tardi, per sgranchirmi un po' le gambe e scaricare il nervoso che in genere accumulo durante e a fine ciclo. In genere sono una ragazza piuttosto gentile, anche se cerco di essere il più sincera e franca possibile, ma quando arriva questo periodo infernale del mese sono due le opzioni che mi si presentano davanti: diventare una stronza che ce l'ha col mondo e con tutti coloro che mi si presentano davanti perché ritengo indegni di parlarmi, o deprimermi al punto da scoppiare tra i singhiozzi semplicemente sentendo al telegiornale che un tizio ha intenzione di vendere un treno a vapore per bambini a edizione limitata. Insomma, se mi va di culo passo attraverso una sola delle due fasi, se invece non ho fortuna, e non la ho molto spesso, le combino, rendendo quasi impossibile agli altri starmi vicino. Ho scoperto però che la corsa, la kick o cavalcare mi aiutano a sfogarmi e diminuiscono gli effetti degli sbalzi d'umore ormonali, quindi oggi corsetta obbligatoria. Entro in cucina sentendomi fresca e rilassata dopo la doccia calda e con addosso il profumo di mela e cannella del mio bagnoschiuma. Brooke se ne sta seduta al tavolo a sorseggiare quella che deve essere la dodicesima tazza di caffè, mentre di Malissa neanche l'ombra.

-Buongiorno bella addormentata.- Mi saluta la mia amica. Mi avvicino e le schiocco un bacio sulla guancia, abbracciandola da dietro.

-Buongiorno. La proprietaria di casa?- Chiedo scostandomi.

-A fare la spesa. So che ti sembrerà strano, ma è mezzogiorno ora, quindi tra poco dobbiamo iniziare a preparare per pranzo, qualcosa di veloce, ma non c'era in casa poco niente.- In effetti solo ora noto che lei non è in pigiama e trasandata come me, ma anzi, è in perfetto ordine, con tanto si trucco e pettinatura curata.

-Mezzogiorno?- Chiedo stupita. Insomma, non mi sembra di aver dormito così tanto.

-Sì bambola. Non so a che ora tu ti sia svegliata , ma io alle dieci e ora se guardi l'orologio in sala vedrai che è mezzogiorno. Non fare colazione, non ti conviene.-

-No, certo. Aspetto Lissa.- Inizio a tirar fuori la tovaglia dal cassetto e a organizzare il tavolo per il pranzo. Dovrei anche togliermi questo comodissimo pigiama, ma chi me lo fa fare?

-Allora... Che mi dici di Wallace? Non mi hai ancora raccontato niente.- Chiede Brooke indagando fingendo ingenuità. Non la guardo neanche il faccia perché so di avere le guance rosse e questa sarebbe una prova a mio discapito. Wallace... Non è che sia molto da raccontare in realtà. È proprio sexy, ma tra noi non c'è mai stato altro che sesso. Bellissimo sesso, certo, ma solo quello.

-Perché non c'è niente da dire. Siamo... amici, credo.- Rispondo un po' confusa. Possiamo chiamarci amici dato che fuori del letto non ci rivolgiamo neanche la parola?

-Amici di letto vorrai dire.- Mi corregge subito lei. Questa definizione potrebbe essere la più adatta in effetti, anche se detta così mi fa sentire un po' una troia.

-Forse. Sinceramente non lo so. Wallace  non è un ragazzo che si impegna. A lui sta bene questa nostra cosa delle feste e a me anche. Non ho bisogno di qualcuno ora, anche se ovviamente non mi dispiacerebbe se comparisse il magico principe azzurro e mi rendesse felice e contenta.- Confesso rubando il latte del frigorifero per poi versarlo abbondantemente in un bicchiere.

-Già. Io lo vorrei biondo e con gli occhi azzurri.- Mi giro di scatto e la guardo ridendo. Non cambierà mai.

-Sai vero che Alex è moro e con gli occhi verdi?- Le chiedo alzando le sopracciglia.

-Alex infatti non è il mio principe azzurro, ma in sua attesa posso accontentarmi.- Risponde mentre posa i bicchieri sul tavolo e alza il mento con fare civettuolo. Scoppio a ridere e le do una spintarella col fianco.

-Che stronza.-

-Ehy, scherzavo.- Ride anche lei, per poi tornare di colpo seria. È come se ci fosse qualcosa che le gira sempre per la testa in questi giorni e io proprio non capisco cosa. Ho trovato più volte le mie coinquiline in sala o in cucina a parlare a bassa voce mentre io non c'ero, per poi farsi serene e stranamente soddisfatte quando comparivo da qualche porta. So di essere particolarmente occupata col lavoro al Lollipop e lo studio ultimamente e ho un po' paura di essermi persa qualcosa di importante della loro vita senza averci fatto caso. O forse sono solo io a essere paranoica. In realtà non fanno altro che chiedermi come sto, se mi piace la mia vita, se non ho voglia di avere un ragazzo, quindi credo che se avessero loro dei problemi non si interesserebbero poi tanto della mia di vita, ma le donne sono complicate anche per noi altre donne. -Però seriamente Belle, davvero non c'è nessuno che ti interessa? Caleb? Wallace? Bryan?- Come volevasi dimostrare eccoci tornare sul famigerato discorso.

-No, Brooke, lo sai. Caleb è mio amico. Wallace è il mio scopa-amico e Bryan è il mio ex e se si chiama così c'è un motivo.- Mi siedo di fronte a lei al tavolo della cucina. Sono esasperata da questa discussione che ogni volta si ripropone uguale alla precedente. Internamente vorrei urlarle in faccia di smetterla, ma so che questa è la mia personalità da ciclo, il mio lato cattivo che fuoriesce in gita solo questi giorni  del mese, quindi evito bene di far davvero ciò che mi passa per la testa.

-Giusto.- Tiene la testa bassa, come se si rendesse conto che la sua domanda era stupida. -Dico solo che mi dispiace vederti così. Saresti disposta a conoscere qualcuno?- Quasi mi strozzo con l'acqua che ho appena messo in bocca. Tossisco e mi picchio il petto per cercare di farmi passare il fastidiosissimo pizzicorino alla gola prima di strozzarmi seriamente. 

-Qualcuno chi?- Riesco a chiedere tra un colpo di tosse e l'altro. Ma è impazzita?

-Una persona, che io conosco. Magari nei prossimi giorni.- Mi racconta lei. Sembra molto fiera di questa cosa e ciò può solo farmi preoccupare di più. Odio gli appuntamenti al buio.

-Forse.- Sinceramente non so cosa rispondere e la cosa mi mette una po' a disagio. Come posso uscire con uno che non conosco? Non ci ho mia pensato e le cose combinate in questo modo non mi sono mai piaciute. Credo che se uno volesse chiedermi di uscire dovrebbe tirare fuori le palle e farlo, punto, senza far intercedere gli amici. Mentre se neanche sappiamo chi siamo allora è anche stupido incontrarsi perché comunque non saprei cosa dire e sarei imbarazzatissima. -Non mi piacciono molto le cose combinate.- Le ricordo, come se non mi conoscesse da una vita.

-Va bene capo. Vado in doccia allora.- E così dicendo mi abbandona ai miei pensieri. Bella amica!

Sto correndo da mezz'ora, sempre se ciò che sto facendo si può chiamare correre considerato che sono volute venire anche Malissa e Brooke con me e dire che loro sono ragazze atletiche equivale a una bestemmia. Probabilmente un bradipo spastico con una paralisi dalla vita in giù correrebbe più veloce di queste due. Prima ci siamo dovute fermare per far fare pipì a Lissa, poi per prendere l'acqua a Brooke, poi Lissa non aveva più fiato e appena siamo ripartite l'altra si è fatta male alla caviglia. Insomma di mezz'ora ho corso sì e no dieci minuti eppure mi hanno talmente sfiancata che ora sono totalmente sudata e stanca. Avrei potuto correre la maratona di New York e essere più in forza. Il piccolo top da ginnastica, che mi lascia scoperta tutta la pancia, mi sembra un cappotto invernale spesso venti centimetri e sto morendo di caldo. Stavo quasi per convincerle a tornare a casa prima, ma loro hanno voluto continuare fino a Mac Arthur Park prima di rientrare. Credo che se Lissa si lamenterà ancora una volta del sudore che le si forma sulla fronte e le sporca i capelli le metterò un paio di ghiande in bocca per farla stare zitta.

-Quanto manca?- Chiede Brooke a fiato corto. Stiamo correndo da neanche cinque minuti e già ha il fiatone. Io continuo a chiedermi perché hanno deciso di suicidarsi in questo modo, Sono delle brave ragazze, perché vogliono sfidare la mia pazienza proprio nel periodo del mese in cui mi sento la diretta discendente di Jack Lo Squartatore? Perché non lasciarmi sbollire i miei istinti da serial killer in pace? In fondo se ora le ammazzassi barbaramente saprei anche come nascondere prove e corpi, lo studio per il mio futuro, sarebbe fin troppo semplice per me, quindi perché tentarmi in questo modo?

-Non lo so.- Le rispondo seccata. Noto che la mima voce è perfettamente limpida, forte e decisa, neanche il minimo segno di stanchezza, ovviamente. -Non abito mica a Los Angeles io e non penso che Lissa abbia mai corso fino qui da piccola.-

-Va che io correvo sempre una volta.- Mi risponde Lissa, che, invece, sembra la stiano strozzando con un lazzo per catturare vitelli.

-Certo, allora quanto manca?- Sembrerò anche un'altezzosa ed egocentrica piena di sé, ma davvero speravo di sbollire con la mia corsetta giornaliera, invece sono più stressata di prima.

-Non lo so.-

-Appunto.-

-Fermati.-

-Cosa c'è ancora?- Ora mi sto incazzando sul serio e poi finisce che esplodo e qui non mi parlano più ne una ne l'altra.

-Fermati Belle.- Urla Brooke appena dietro di me. Non sembra una supplica,  ma più un ordine. Sbuffo mentre sto per girarmi a guardarle, ma proprio in questo momento qualcosa mi afferra da dietro e mi intrappola le mani. Cerco di tirare una pedata sul piede del mio assalitore, ma, nonostante i miei sforzi lui sembra non sentirlo neanche il dolore. Che cazzo, è un robot? Fare una delle mosse di kick è fuori discussione perché  con le mani bloccate in questo modo non riesco proprio a muovermi. È come se avessi intorno ai polsi un paio di manette, o una fascetta, eppure sono sicura che non è così, sono solo un paio di enormi mani che mi stanno stringendo forte.

-Ragazze aiutatemi.- Urlo presa dal panico. Non capisco cosa sta succedendo, finché il mio assalitore non mi fa girare e vedo le mie amiche che mi sorridono  a qualche metro di distanza vicine a un camioncino. -Ma che cazzo...- Dalla mia bocca escono solo i respiri pesanti per gli sforzi inutili di liberarmi, ma le corde vocali perdono ogni mobilità. Non può essere che loro se ne stiano lì così. Non può proprio essere.

-Stai tranquilla Belle. È una sorpresa.- Mi spiege Lissa. Non so se la cosa mi fa più incazzare o ridere. Una sorpresa? È da quando sono nata che odio le sorprese, che cazzo gli passa per la testa a queste due psicopatiche ficcanaso? Deve essere una sorpresa davvero orribile e spaventosa se hanno bisogno di sfiorare l'illegalità per convincermi. Ma stiamo scherzando? Queste mi stanno rapendo, Dio santissimo! Continuo a dimenarmi contro chiunque mi stia tenendo ferma perché la cosa che odio di più al mondo è che qualcuno possa pensare di averla vinta solo perché è grosso dieci volte me.

-Fatemi liberare le mani.- Dico pacata, ma solo perché sono troppo adirata e se urlassi potrei spazzare via tutti gli edifici nel raggio di un miglio.

-No. Mi spiace Belle, davvero, devi solo rilassarti. Ora dobbiamo anche bendarti gli occhi perché non puoi vedere nulla fino a che non sarei nel posto giusto.- Mi spiega dolcemente Lissa. Certo, non è mai dolce, ma in questi casi, nei casi in cui mi deve rapire, ne è capace. O ma a casa faremo i conti, appena sarò libera le salterò alla gola con uno sciacallo che sta solo aspettando la sua preda.

-Io non seguo nessuno senza sapere dove stiamo andando.- Mi impunto con i piedi, ma l'uomo che mi sta dietro mi alza come un burattino mettendomi un braccio intorno alla vita. 

-Non hai molta scelta bambola.- Mi dice Brooke sorridente. Ho una voglia di spaccarle tutta l'arcata superiore dei denti in questo momento che non se lo può neanche immaginare.

-Senti, stai tranquilla Belle, okay? Non vogliamo mica farti male, siamo le tue migliori amiche. È solo che sapevamo che non saresti venuta di tua spontanea volontà e quindi siamo dovute ricorrere a dei mezzi più... efficaci, ecco.- Mi spiega l'altra traditrice.

-Fidati di noi. Ti prego.- Aggiunge Brooke. Aspetto un attimo in silenzio. Non so cosa fare. In effetti non credo di avere altra scelta quindi a questo punto perché andare avanti a sprecare le mie forze combattendo contro terminator? Tanto vale che io le conservi per quando le divorerò vive. 

-Okay.- Cedo alla fine. Chiunque mi tenga stretta mi rimette a terra cautamente, come ad aspettare di vedermi scappare, ma io non lo faccio e lui si lascia in un profondo sospiro. Una benda mi cala sugli occhi e mi viene legata dietro la testa. Questa cosa mette i brividi. Davvero tanti tanti brividi di terrore. Non vedo niente e riesco solo a sentire una mano grossa, calda e forte stringermi una spalla e spingermi piano. Mi lascio guidare, cercando di mantenere il respiro tranquillo nonostante non riesca a vedere, e la cosa non mi piaccia per niente. Sento una mano infilarsi nella mia e la stringo forte. Probabilmente è di Brooke. È la più affettuosa tra le mie due coinquiline. 

-Alza il piede, devi salire sul camioncino.- Mi ordina la mia amica all'orecchio. Faccio come dice e appena sento qualcosa di simile a un sedile mi accomodo senza pensarci troppo. Sto sudando freddo. Odio il buio. Odio il non poter vedere. Odio il dovermi affidare agli altri perché io non mi fido di nessuno. Odio tutta questa situazione, quindi spero per loro che la sorpresa valga la pena di tutto questo. Sento lo sportello chiudersi e non avverto più l'aria fresca, ma solo quella stantia e al sapore di pino che vi è all'interno del camioncino. 

-Allora- Inizio a dire io per rompere la tensione. Sia quella esterna che si è creata, sia quella interna al mio cervello e al mio stomaco, che mi sta mandando i brividi e una forte nausea. -Non mi dite dove stiamo andando?-

-No.- Mi risponde Malissa secca. Come se fosse lei quella bendata e che dovrebbe essere incazzata. Un attimo di silenzio e sento un urletto di dolore. -No, non possiamo dirglielo Brooke.-

-Okay, scusa.- Risponde l'altra con voce acuta. -Stai tranquilla Belle. Magari all'inizio non ti piacerà molto, ma col tempo siamo sicure che ci ringrazierai.- Ora è tornata dolce. Disturbo della personalità multipla, lo ho sempre detto io.

-In che senso all'inizio non mi piacerà molto? Cosa volete dire? Questa situazione non mi piace ragazze, neanche un po'! Non so cosa vi siate messe in testa ma se già sapete che questa sarà una brutta sorpresa allora non fatemela.- Le sto praticamente supplicando, cosa che io non faccio mai, quindi devono ascoltarmi. Per forza.

-Col tempo la apprezzerai. Devi avere pazienza.- Continua la mia amica.

-Ma se non so neanche cos'è! Dio, sono sicura che questa cosa mi farà incazzare talmente tanto da prendervi a pugni tutte e due. Io non voglio avere pazienza.- Mi sto lamentando come una bambina di due anni. Come sono caduta così in basso?

-Bhè, devi imparare.- Mi risponde brusca Malissa. Non è un esempio di gentilezza, ma quando la si conosce, la scontrosa Lissa, riesce ad essere davvero dolce e disponibile. Per non parlare di come si comporta con una persona che ama. Sono anni che si fa trattare come uno straccio da Lawrence e ogni volta lo perdona. L'unica volta che la abbiamo convinta a lasciarlo lui le ha risposto "decidi tu" e lei "no, dimmi tu". Ma come fai a dire a uno che ti ha appena fatto capire che non gliene frega niente se lo lasci oppure no "dimmi tu"? "Dimmi tu" un corno! Io lo avrei preso a calci nel sedere, lo avrei lasciato su due piedi, gli avrei risposto "ho già deciso, a mai più", non gli avrei dato corda. Ma andarlo a fare capire a lei è impossibile e ci avrei già quasi rinunciato se non fosse che è una delle mie migliori amiche. Taccio mentre navigo tra i miei pensieri cercando di non far caso al fatto che sono appena stata "rapita" e che sono tutta sudata, e non per la fatica. Odio il buio. Aspetto di sentire il camioncino fermarsi, ma non ci vuole molto prima che lo faccia e appena sento lo sportello aprirsi salto giù senza aspettare l'aiuto di nessuno, quasi slogandomi una caviglia, e inspiro una profonda boccata d'aria pulita. Per quanto possa essere pulita l'aria di Los Angeles. Tra una fitta al piede e l'altra faccio un paio di passi in avanti.

-Vi prego posso togliermi la benda?- Chiedo supplicante. Voglio assolutamente capire dove mi hanno portata. Sento i rumori del traffico e ora ho la pelle d'oca a causa del leggero vento che accarezza il mio corpo sudato. Mi prenderò una polmonite.

-No, non puoi. Ancora pochi minuti Belle, stai tranquilla.- Mi ridice Brooke per l'ennesima volta.

-Se lo dici ancora ti stendo con un pugno.- Le urlo addosso bruscamente. Un po' troppo bruscamente forse, ma sono stufa di essere la protagonista di questo scherzo orribile.

-Come siamo scontrose! Hai il ciclo per caso?- Mi chiede Lissa. Ma che domande sono?

-E questo cosa centra?-

-Oh centra, centra.-

-Forza ragazza, vieni e non ti lamentare.- Si intromette una voce profonda e maschile terribilmente simile a quella di Travis. 

-Trav?- Chiedo confusa. Come può esserci Travis a Los Angeles? L'uomo ride profondamente, in modo roco, da fumatore, e mi appoggia ancora la sua pesante mano sulla spalla, ricominciando a spingermi. Mi muovo come un automa, cercando di capire con gli altri sensi in che posto mi trovo. Per sfortuna non riesco proprio a mettere insieme le cose. Il luogo è caldo e nonostante la benda riesco anche a capire che è molto luminoso. Cavolo se è caldo! Già ricomincio a sudare. Intorno a me sento molte voci sovrapporsi, ordini impartiti, gente che corre facendo rumore contro il pavimento e agitando l'aria che mi circonda. Sento il rumore di cose trascinate, come le rotelle dei carrelli al supermercato. L'odore è quello della plastica, ma si sentono anche dei profumi di tanto in tanto. Mentre cammino sento una voce farsi più alta delle altre, ma non riesco a distinguere le parole. Mi fermo un secondo, facendomi venire addosso l'uomo che mi ha appena condotta fino a qui. -Dove siamo?- Chiedo, un po' confusa. Non trovo niente di familiare in ciò che sento, non mi sembra di essere in un posto che conosco, ed è tutto un susseguirsi di odori, rumori e spostamenti d'aria, che mi mette in crisi, come se i miei sensi fossero sovraccaricati di lavoro e il  mio corpo stesse andando in cortocircuito. E poi fa caldo, terribilmente caldo. L'uomo mi spinge più in avanti e io ricomincio a camminare, anche se non mi sento più stabile come prima di entrare.

-Tra poco lo scoprirai.- Mi dice con quella sua voce roca e profonda. Inizio a provare puro odio per questo gorilla.

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Capitolo 9
*** Capitolo 4 pt.2 ***


DEREK

-Prego, di pure Miranda.- 

-Non riesco a capirlo io, Dhora. A me sembra che lui stia bene con tutte allo stesso modo. Non si sbilancia con nessuna, non si trova meglio con nessuna. Per essere al terzo mese ormai avrebbe già dovuto aver mandato via un paio di persone e questo non è successo. Ci siamo ancora qui tutte e cinque e penso stia tirando troppo i tempi.- Commenta la finta bionda facendo saltare lo sguardo tra me e Dhora, come se stesse osservando una partita di tennis. Possibile che ogni suo discorso debba essere un monologo?

-Derek.- Mi incita Dhora a risponderle. Sinceramente ho a mala pena ascoltato quello che ha detto e non ho la minima idea di cosa dire. Cosa vorrebbe sentire? Che non ne sopporto neanche una e che le tengo solo perché ormai sono in questa situazione del cazzo e devo restarci ancora per due mesi? Forse ha ragione lei, dovrei uscire con altre ragazze e mandare tutte queste a casa perché davvero non reggo più i loro battibecchi continui e monotoni che nascono per questioni stupide e futili che non hanno ne capo ne coda. Non sono capaci di litigare se non perché le bacio, come se questo fosse una qualche promessa speciale. È solo un bacio, Cristo Santo! A chi importa di un semplice bacio al giorno d'oggi? E soprattutto in un programma come questo. E non se la prendono neanche con me, ma se la vedono tra di loro e mi lasciano completamente fuori da tutto. Non che la cosa mi dispiaccia, ma è da persone ottuse e retrograde. Certo, non mi devono stare addosso, ma che senso ha prendersela tra di loro se sono io che le bacio? Le donne non le capirò mai e tanto meglio così. Ultimamente inizio a stare più attento alla storia di Vicky che alla mia! Non che i suoi cavalieri siano veri uomini, ma almeno lei non si è fossilizzata come me. Sicuramente io tifo per Gabe. Ha più palle di tutti gli altri che ci sono messi insieme ed è vero uomo. Se non fosse che... -Derek, ci sei?- Mi chiede ancora Dhora risvegliandomi dai miei pensieri. Faccio un sospiro profondo e guardo prima Miranda e poi le altre ragazze, che mi osservano con impazienza e preoccupazione.

-Sono talmente stufo di sentirvi lamentare che arrivo al punto di distrarmi mentre parlate.- Sento i risolini dei ragazzi, ma vedo le smorfie sui volti delle cavaliere. Ovviamente ora sono incazzate anche con me, e sarebbe anche ora in effetti. –No, davvero. Sto iniziando a stufarmi di questa situazione, che non ci sta portando da nessuna parte. Non fate altro che lamentarvi, litigare tra voi, sputarvi addosso fango a vicenda. Va bene, questo è un gioco del quale io sono il premio, ma non penso che vincerete questo premio continuando a fare così. Sono quasi intenzionato a mandarvi via tutte e vedere delle nuove ragazze.- Mormorii si sollevano dalle panchine degli spettatori e negli occhi di Angelina e Jennifer vedo il puro terrore. Bene. –Quindi Miranda, sì, non c'è nessuna che mi interessa più delle altre ora come ora, perché non mi sembra che voi mi stiate dimostrando qualcosa. Nessuna di voi.-

-Non ti stiamo dimostrando niente?- Chiede Jane interrompendomi. Con il suo metro e cinquanta appena superato sprofonda nella poltroncina sulla quale è seduta, sembrando ancora più fragile di quanto non sia realmente. Le luccicano gli occhi e si pettina i capelli con forza con le dita. –Ogni volta io ti porto quei biscotti. E non lo faccio solo perché mi diverto, ma lo faccio perché ci tengo a te e voglio farti qualcosa di speciale.- Certo, peccato che lavora in una pasticceria! Trattengo un risolino e sposto lo sguardo sulle sue belle gambe. -Hai conosciuto la sorella di Angelina, Spencer piange sempre per te, Miranda ti coccola un sacco e Jenny... Ehm, sì, Jenny...-

-Io ti do sempre ragione.- Si intromette Jennifer cercando di salvare la situazione e il discorso ispirato di Jane. Se questo è dimostrarmi qualcosa io allora non so proprio niente di relazioni e ragazze, ma in effetti, forse, è davvero così. Trattengo un'altra risata concentrandomi sul davanzale all'aria di quella porca di Jennifer. Ci fosse stata una sola uscita in cui non mi ha toccato il pacco.

-Vero, lei ti appoggia sempre. E tu dici che noi non stiamo dandoti niente?- Mi chiede decisa Jane, ma le sue parole non mi hanno minimamente scalfito. È strano però che lei parli e questo discorso sicuramente le da qualche punto in più. Però mi stanno mettendo in cattiva luce davanti a tutti, facendo sembrare me il mostro della situazione, e questo non va per niente bene. Mi sistemo meglio sulla sedia, cercando di temporeggiare prima di dover risponde a Jane dovendole dare un'altra cattiva notizia.

-Angelina cosa ne pensi?- Chiede Dhora. Sposto lo sguardo su Angel e vedo che tiene la testa bassa e non mi guarda. Questo mi fa più effetto delle parole di Jane, perché Angel è diversa, è dolce, e la vedo un po' come una sorellina minore. Una sorellina che sarei disposto a farmi, ovviamente.

-Io credo che noi stiamo dando tanto, ma lui non noti i nostri sforzi perché in realtà non gli interessa. O forse non è questo che vuole da noi. Non riesco a interpretarlo perché è sempre così diverso di volta in volta, e allo stesso tempo è uguale. Ciò che ha detto Miranda è vero: si comporta ugualmente con tutte e non manda via nessuna, anzi, accetta sempre nuove ragazze che poi non porta fuori.- Le ragazze in sospeso, quelle che tengo e poi non porto fuori, iniziano a parlottare facendo un po' di casino in studio. Per me si sta mettendo piuttosto male.

-Io penso che, poi dimmi se sbaglio Derek, lui non abbia ancora visto in nessuna di voi quella scintilla che gli serve per partire in quarta. Non gli avete ancora dimostrato quella cosa che lo fa interessare più all'una che all'altra.- Commenta Dhora. Come al solito ci ha pienamente azzeccato e ha dato voce a quei pensieri che io non esprimo. Non la interrompo mentre continua a spiegare il mio punto di vista alle ragazze, ma mi distraggo, venendo attratto da degli spostamenti tra il pubblico. Delle persone stanno scalando di posto per liberarne alcuni in prima fila che però, per ora, rimangono inutilizzati. Intercetto gli occhi di Dhora che stanno guardando qualcosa fuori campo, dietro le quinte e seguo il suo sguardo, fino a incontrare il faccione scuro di Abraham che mima delle parole con la bocca. Non sono mai stato bravo a leggere il labiale, ma riesco a capire, ne sono quassi certo, "ora" e "ti prego". Il fatto che un uomo come lui stia pregando una donna come Dhora è... insolito, anche se non troppo, considerata la posizione di lei in quanto direttrice del programma. Mi riconcentro sulla conduttrice proprio mentre ri-inizia a parlare. –A proposito di nuove entrate, c'è un'altra persona venuta in studio per te Derek. Solo una per oggi. Vogliamo farla entrare?-

-Certo, ora terrà pure lei e la prossima volta affitteremo un pullman dall'aeroporto a qui.- Esclama ad alta voce Miranda. 

Prima di riuscire a fermarmi la bocca si apre e sputo fuori una frase per la quale so non mi pentirò. –Miranda, va a casa. Così non dovrai sopportare questa sofferenza.- Ovviamente la colgo completamente impreparata e rimane a bocca aperta a fissarmi basita. Io non abbasso lo sguardo neanche di un millimetro e rimango a guardarla finché lei non si alza, bacia Dhora ed esce dallo studio, miracolosamente in silenzio, lasciandomi un'ultima visione del suo bel sedere sodo mentre se ne va. Mi mancherà quel culetto. Tonico, rotondo, un po' troppo grosso, ma mi piaceva comunque. Mi rigiro verso la conduttrice e le sorrido mentre lei mi guarda ancora scioccata. –Allora, la mia nuova ragazza?- Si risveglia dalla trance, sposta i capelli del caschetto corvino dietro le orecchie e fa un cenno verso Abraham con il mento. L'omone, elegante come al solito, scompare dietro la porta che divide lo studio dal corridoio e si sentono delle botte, come se stesse prendendola a pugni. La cosa mi spaventa, devo ammetterlo, anche se non penso proprio che quell'uomo che non farebbe male a una mosca sia in grado di picchiare realmente qualcuno, soprattutto una donna. Preferisco però continuare a fare il bravo con lui. A un certo punto compare con uno corpicino mezzo nudo in braccio, che si dimena come un pesce in una rete, e lo lascia cadere in piedi sul pavimento. Allora era lei la peperina che faceva tutto quel casino.

-Deduco che ha fatto dannare questa cavaliera. Ragazze siete sicure che la vostra amica voglia essere qui?- Chiede Dhora rivolgendosi ai due posti che prima erano stati fatti liberare nel pubblico e che ora ospitano due tizie niente male. L'una è castana, dai lineamenti un po' pieni e morbidi, l'altra è più secca, con dei luminosi capelli arancio raccolti in una coda da cavallo e gli occhi chiari vivaci che vagano senza sosta in giro per lo studio. Queste annuiscono e sorridono eccitate. Forse vogliono più loro essere qui che la ragazza che Abraham tiene tra le braccia. –Va bene. Derek lei è Isabelle Grant e non sapeva niente di questa sua presenza qui oggi. È stata un'iniziativa presa dalle sue amiche. Abraham libera la poverina. Non vorrei che questa improvvisata ci costasse una denuncia.- Sarei quasi disposto a credere a queste cazzate vista l'entrata agitata, ma le sue amiche non possono mica averla rapita e di certo quella era sono una bella messa in scena. Non mi stupirei se ora venisse fuori che questa Is-qualcosa sia un'attricetta da quattro soldi. Le attrici in genere mi piacciono, a letto i loro versi ben costruiti danno una certa spinta in più a tutto il rapporto, ma doverne sopportare una al di fuori di quell'ambito è un incubo ai livelli di Nightmare. Sposto gli occhi verso questa nuova ragazza e inizio a guardarla attentamente ora che non ci sono le braccia del buttafuori a coprire la visuale. Se si tratta di un'attrice deve essere una pornostar perché ha un corpo da sballo. Appena la inquadro per bene resto senza respiro e un improvviso calore mi scoppia dallo stomaco per arrivare a molti punti del mio corpo, compresi quelli ai quali proprio non dovrebbe arrivare in questo momento. Accavallo le gambe e tolgo il maglione che indosso perché inizio a sentirmi bollente ed eccitato. Vedo prima di tutto una gocciolina di sudore scenderle per il collo lungo, umido e abbronzato, fino a raggiungere il top da ginnastica che la riveste a mala pena, e insinuarsi proprio nel solco tra i suoi bei seni alti e sodi. Provo un brivido alla spina dorsale quando vedo un'altra goccia attraversarle il centro della pancia, una pancia piatta, scolpita, tonica, atletica e incredibilmente sexy. Sì, una pancia può essere sexy in questo caso. E la goccia scende fino ad arrivare all'ombelico e a scomparire dietro il piercing col brillante azzurro che lo occupa. L'unica cosa a cui riesco a pensare ora è a come potrei leccare quelle gocce lungo tutto il suo corpo. Faccio scorrere lo sguardo più in basso, finché non incontro un paio di pantaloni a pinocchietto, grigi, che le fasciano le gambe affusolate e atletiche. Poi la pelle liscia dei polpacci abbronzati e un paio di Nike fucsia in tinta perfetta con il top. Ripercorro la strada all'inverso, soffermandomi ancora qualche secondo sulle gambe, sull'ombelico e sul seno prosperoso e poi risalgo fino al viso. Il mio cervello sta partendo per un viaggio mentale lungo i migliori luoghi di quella terra favolosa che è il suo corpo. Ma se questo è da pornostar, il viso è la cosa più graziosa che io abbia mai visto. Angelico, ma con la giusta dose di sensualità. Le forme sono morbide e sottili, la pelle è del colore dell'oro fuso, e brilla come se fosse ricoperta di polvere di diamante, mentre le guance sono di un rosa perfetto, naturale, che la fa sembrare pura e candida. Il naso è piccolo e all'insù e le labbra sono rossastre e carnose, con il labbro superiore perfettamente disegnato e scolpito. Un paio di labbra che neanche il più bravo e fantasioso dei pittori poteva creare così perfette. Un paio di labbra che ho tutta l'intenzione di baciare e assaporare il prima possibile. Una ciocca di capelli biondo platino le cala sul viso, interrompendo l'incantesimo che mi aveva folgorato, per crearne subito un altro attraverso i riflessi dorati che lancia. Vedo Abraham intento ad armeggiare con la benda che la ragazza ha sugli occhi, con una bruschezza che mi sembra inadeguata considerando che lei sembra talmente fragile da poterla rompere con un solo tocco. I capelli sono raccolti in una folta coda, stretta e lunghissima. Adatta da tirare durante una sezione di sesso estremo. Sono biondi, con alcune ciocche più chiare ed altre più scure, e le ricadono ondulati sulle spalle nude, emettendo riflessi e bagliori luminosi che la fanno sembrare emettere luce propria, come una stella. Non so da dove il mio cervello tiri fuori tutte queste metafore, ma un corpo come quello risveglia parti di me che mi ero scordato esistessero. La sto ancora fissando quando mi accorgo che due grandi occhi, azzurri come il mare dei Caraibi ed elettrici come un fulmine durante una tempesta, si sono puntati nei miei. Circondati da lunghe ciglia bionde sembrano due pietre preziose incastonate per completare un gioiello già perfetto. La ragazza più bella che io abbia mai visto. Un azzurro così chiaro da ricordare i limpidi cieli dei pomeriggi d'estate, così pieno di riflessi dorati da farti credere che gocce di sole siano cadute sulla Terra solo per impiantarsi nelle iridi di questa ragazza. Occhi così limpidi da farti pensare di poter scorgere la sua anima solo guardandoli o di potervi veder rispecchiata la propria. È come essere di fronte alla barriera corallina, all'aurora boreale, all'eruzione di un vulcano e alle cascate del Niagara, in una volta sola. Ti senti così piccolo rispetto alla bellezza della natura, così insignificante... È uno sguardo che ti attraversa l'anima. Forte e prepotente. Uno sguardo freddo, furioso quasi, ma anche intelligente e indagatore. Uno sguardo profondo e che sa dirti milioni di cose, lasciandotene all'oscuro altrettante altre. Cazzo Derek, ora esageri! Non so se essere orgoglioso di me o infastidito da tutti questi pensieri sdolcinati. Sono ancora rapito da questi occhi quando, in un secondo, spariscono. La ragazza si è girata, all'improvviso, e senza darmi il tempo di capire cosa stia succedendo finché non la vedo tirare un pugno, forte e ben mirato, nello stomaco di Abraham. Rimango di stucco perché credo che neanche io avrei mai il coraggio di torcere anche un solo capello a quell'uomo, e invece quest'esserino minuscolo gli ha tirato proprio un bel gancio destro. Lui si è addirittura spostato all'indietro, anche se probabilmente più per la sorpresa che per la forza della ragazza. Lei si gira verso il pubblico guarda dritto verso le due ragazze che sono arrivate e ora siedono in prima fila. Hanno uno sguardo colpevole e terrorizzato, gli occhi della rossa non sono più vispi, ma, più che altro, afflitti e pieni di sensi di colpa. Direi che sì, o lei non sapeva niente di questa storia, o è una attrice molto più brava di quanto pensassi.

-E voi due non fate così. Quando arriviamo a casa giuro che...- Inizia a urlare loro contro, come se non ci fosse nessuno intorno a loro e facendomi scorgere una fila di denti perfetti e bianchissimi dietro quelle labbra sexy. Nonostante tutto la voce è calma e musicale. Suadente.

-Ciao Belle.- La interrompe Dhora. La ragazza si blocca e si guarda intorno confusa come se fino ad ora non avesse ancora notato nulla di ciò che la circonda. Subito il sangue le affluisce alle guance e diventa rossa come un pomodoro maturo. Cosa che, se possibile, la rende ancora più eccitante. Se vado avanti a pensare queste cose su di lei sicuramente non potrò alzarmi a salutarla senza far notare a tutti chi si è svegliato in questo momento. Si morde un labbro –Dio, non lo doveva proprio fare- e squadra attentamente molti dei presenti in sala. Praticamente tutti tranne me. Mi sorpassa e basta, come se la mia poltrona fosse vuota. Il mio stomaco si torce e devo ammettere di sentirmi stranamente infastidito, ma sò essere il mio egocentrismo a parlare.

-Ciao.- Dice infine salutando tutti con la mano in modo incerto. Il viso rosso, il modo timido in cui saluta, il sorrisetto di circostanza appena accennato e la confusione mista rabbia mista paura che lasciano intravedere i suoi occhi fa sembrare che proprio che non sia a proprio agio davanti a tutta questa gente e alle telecamere. Sembra una bambina, una di quelle impacciate, con le treccine e gli occhioni, che si vergogna di essere interrogata davanti ai compagni di classe.

-Allora Belle... posso chiamarti così vero?- Le chiede Dhora con un enorme sorriso. Di certo vuole metterla a suo agio, ma non sembra la cosa stia funzionando perché ora le piccole mani della ragazza si stanno torturando barbaramente le une con le altre.

-Sì.- Squittisce la bionda.

-Bene. Vuoi dirci qualcosa di te? Mi hanno detto che questa è un po' una sorpresa, che non sapevi niente fino a che non sei entrata in studio. Giusto?- È come veder un animale in gabbia e ora lo sguardo di Isabelle è gelido e calcolatore mentre si scaglia sulle amiche come se fossero le sue prede e lei non vedesse l'ora squartarle. La bocca si arriccia, in cipiglio strano che, invece, non riesco ad interpretare.

-Sì.- Squittisce di nuovo. Tutto il coraggio che ha avuto nell'urlare appena entrata è di colpo svanito nel nulla, come una bolla di sapone.

-Perfetto. Le tue amiche avranno avuto un buon motivo per farti questo sorpresa. Da quanto volevi venire qui?- È chiaro, però, che Dhora ha completamente sbagliato domanda e non ha capito un granché di questa ragazza.

-Non ci sono mai voluta venire qui!- Risponde Belle con forza, come se volesse convincere tutti e, al contempo, sputare fiamme per incenerire le due ragazze in prima fila. -Le mie amiche sono solo delle impiccione che farebbero molto meglio a farsi gli affari loro da oggi in poi.- Le guarda in cagnesco per l'ennesima volta. A casa faranno i conti. Se non è una messa in scena allora è davvero incazzata, ma si vede che nei suoi occhi c'è una sfumatura di qualcos'altro. Compassione, o comunque qualcosa che indica che probabilmente quelle due saranno perdonate prima di quanto lei voglia far sembrare. Ha un bel caratterino, se non è un copione. Gira su se stessa e si sofferma in particolar modo a guardare le telecamere. –Tutto questo non fa per me.- Dice indicandole con un gesto della mano. In realtà scommetto che sarà perfetta sullo schermo delle televisioni americane, Immagino già le varie chiamate che le arriveranno da fans, testate televisive, talk show, discoteche agenzie per aspiranti modelle. I soldi le cadranno dal cielo come pioggia. Sento un bisbiglio alla mia destra e quando guardo da chi proviene vedo subito Jennifer chiudere di scatto la bocca impanicandosi appena si accorge del mio sguardo. Da quando Isabelle è arrivata in studio non mi sono neanche più ricordato della presenza delle altre. Le ho semplicemente eliminate dal mio cervello, come se non esistessero. Invece esistono eccome. Più fastidiose e agguerrite che mai. Ci sarà da divertirsi!

-Devi dire qualcosa Jenny?- Le chiede Dhora cogliendo subito l'occasione di portare un po' di scompiglio. Non capirò mai da cosa dipende l'indice di gradimento del pubblico, ma sicuramente una bella litigata attira sguardi.

-Noi dovremmo credere che tu non sai niente?- Inizia l'altra con tono sarcastico, rivolgendosi direttamente alla nuova arrivata. Dhora rimane piacevolmente stupita. -Davvero pensi che siamo così stupide? Non so chi tu voglia prendere in giro, ma non penso che qui qualcuno si faccia abbindolare da questa scenetta che hai messo su e dai tuoi occhioni azzurri. Se credi di poterci fregare, e di poter fregare Derek, allora devi avere un quoziente intellettivo pari a zero. Scusa, ma ti sei vista? Da quale università arrivi? Barbieland? Sempre se la frequenti, chiaro.- Sputa fuori in tono velenoso. Forse ha esagerato, ma io non riesco a trattenere una risatina. Non che io ce l'abbia con la ragazza nuova, anzi, ma sentire Jenny combattere così per me mi fa morire dal ridere. Come se lei volesse una relazione seria! Il ghigno mi si spegne sulla bocca appena i miei occhi scorrono su Isabelle che, invece di sembrare colpita dalle cattiverie uscite dalla bocca di Jenny, è la più pura rappresentazione della serenità. Inclina un po' la testa e alza le sopracciglia, innocentemente. La squadra come se stesse cercando la cosa meno crudele da rispondere, come se la stesse studiando e cercando al tempo stesso una lista di insulti accettabili in questo programma. Mai vista una persona più tranquilla dopo esser stata provocata. La cosa è intrigante e inquietante al tempo stesso.

-"Che tu non ne sapessi niente" si dice, comunque frequento la Stanford. Secondo anno di giurisprudenza. Sarò bionda e con gli occhi azzurri, ma almeno io so che questo è un programma solo per universitari, quindi ora mi chiedo, sei tu ad essere stupida o soltanto la tua domanda lo è?- Replica la ragazza tranquillamente. Tagliente come una lama affilata ma elegante come nessun'altro. Strappa un risolino a tutta la sala, compreso me. Non si impegna neanche ad usare un tono cattivo, ma, nonostante la sua gentilezza, riesce benissimo a insultare la sua avversaria. Sembra una ragazza dalle mille sfaccettature e la cosa è estremamente eccitante. -Comunque io non devo di certo portarti dalla mia parte quindi tu pensa ciò che vuoi ed il resto del mondo farà lo stesso. Non sto cercando di fregare nessuno, tantomeno lui, che, in ogni caso, penso sappia combattere benissimo da solo le proprie battaglie.- Aggiunge indicandomi e guardandomi quasi con disprezzo, come se la sola idea di uscire con me la disgustasse. Al posto che darmi fastidio, però, la cosa mi intriga ancora di più e mi scappa un sorriso. Jenny è del tutto senza parole, forse per la prima volta da quando si trova qui, e non replica, così Dhora prende la parola, rompendo il silenzio che si è creato in sala.

-Mi spiace se non hai voglia di restare Belle, ma le tue amiche hanno firmato un contratto che ti vincola a rimanere per un po' di tempo. Ci hanno avvertita che saresti stata una ragazza... difficile, anche se io pensavo fosse per la timidezza e non perché proprio non volevi venire, altrimenti non avrei mai fatto firmar loro un contratto del genere.- Le spiega la presentatrice intimorita. Di certo non si aspettava di trovarsi di fronte una ragazza che non volesse avere niente a che fare con il programma, e in realtà anche io penso che non ci sia al mondo una che non vorrebbe venire qui, davanti alle telecamere, a farsi un po' di pubblicità. Sicuramente questo mi fa dubitare fortemente anche delle intenzioni di Belle, nonostante sembri così sincera. O meglio, sinceramente infuriata.

-Non penso sia legale. Vorrei leggere il contratto.- Replica subito lei. Ha l'espressione sicura, contrita, di chi sa cosa sta dicendo e facendo. Quell'espressione che puoi vedere sulla faccia di ogni buon avvocato. Ecco, ora mi sembra di aver appena visto di fronte a me Pam, Conrad e mio padre contemporaneamente. Loro sarebbero molto fieri di questa risposta. 

-Certo.- Dhora incrocia le braccia e poi sfodera uno dei suoi sorrisi ammaliatori con i quali in genere convince a restare coloro che vogliono andarsene dal programma dopo esser stati delusi. -A ogni cosa il suo tempo. Comunque dai, ora che ci sei tanto vale dirci qualcosa di te. Prova a buttarti, no?- Raccontare qualcosa di lei... Se ne sta lì, in piedi, come se non vedesse l'ora di scappare, come se aspettasse solo un momento di distrazione per correre via da questa stanza, come una preda e un predatore allo stesso tempo. Cosa potrebbe mai raccontarci di lei? O cosa vorrebbe mai dirci? Non mi sembra di sicuro pronta a collaborare. Vorrei sapere cosa passa per quel cervello che vedo lavorare attraverso i suoi trasparenti occhi azzurri. Ha il viso più espressivo che abbia mai visto, ogni pensiero, ogni emozione, si dipinge sul suo bel volto, ma per aver la possibilità di sentir spiegare da lei in prima persona cosa pensa pagherei oro.

-A dire il vero avrei io una domanda per lei.- Sputo fuori prima di riuscire a bloccarmi. Merda! Certamente volevo sentirla parlare, ma non pensavo che la mia bocca iniziasse a lavorare per conto proprio.

-Certo Derek, di pure.- Mi concede Dhora. Okay, ormai lo ho detto, devo chiederglielo. Sposto gli occhi su di lei e incontro il suo sguardo di ghiaccio che mi blocca prima di farmi aprir bocca. È come se il mio cervello abbia appena letto un messaggio in quegli occhi: apri la bocca e io ti stacco le palle. Le palle Derek, quelle che non avrai più se invece ti lasci intimidire da una ragazzina. Sistemo il maglione senza mai distogliere lo sguarda, poi mi passo una mano tra i capelli e mi spingo avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Lei intanto sta aspettando pazientemente di potermi staccare la testa come una vedova nera, solo che ha intenzione di saltare la parte del sesso sfrenato prima dell'uccisione.

-Cosa stai pensando?- Ed è forse l'espressione che mi rivolge dopo che le porgo questa domanda a farmi credere che magari c'è una speranza con lei. Ciò che ho detto la ha colta del tutto impreparata, probabilmente si aspettava un'altra domanda e la risposta a questa non la aveva preparata. Molto bene, sono appena riuscito a stupire la seconda ragazza fredda e forte che conosco nella mia vita. La cosa non potrebbe rendermi più soddisfatto, tanto che, mentre i suoi occhi sono ancora leggermente più aperti di prima e la bocca arricciata in quel modo strano, mi nasce uno dei miei bei sorrisi arroganti sulla faccia. Già, ho fatto centro. Ma la soddisfazione dura poco.

-A un modo per scappare, a uno con cui uccidere le mie amiche senza lasciare prove e a quanto fa dannatamente caldo in questo posto.- Rilassata, sicura, precisa ed autoironica. –Tu?- Devo ammettere che mi coglie un po' di sorpresa, ma di sicuro non impreparato.

-Al fatto che sì, fa dannatamente caldo in questo posto, al perché non vuoi restare qua dentro e al tuo bel culo.- Le rispondo con la stessa cantilena usata da lei. Questo scontro potrebbe anche piacermi.

-Sì, grazie, mi alleno molto.- E si vede ragazza, fidati. Le mie parti basse ne sono la conferma.

-Cosa pensi del programma, di me, delle cavaliere?- Le chiedo senza lasciare momenti silenziosi alla nostra conversazione. Ormai è come se nella sala ci siamo solo noi.

-Non conosco abbastanza né te, né loro per sputare sentenze.- Mi risponde lei pronta. Non vuole sbilanciarsi. Troppo facile così, non avrei mai pensato prendesse questa strada.

-Ma ti sarai fatta un'idea da casa.- La incito. Voglio vedere cosa pensa prima di accettare di tenerla. Certo, la terrei comunque, ma voglio sapere che idee ha. Voglio saperne di più di lei perché è la ragazza più misteriosa che abbia mai conosciuto. In genere non vedono l'ora di raccontarmi vita, morte e miracoli.

-Certo.- Mi risponde squadrandomi come se fossi un divano scadente ma a buon prezzo che non sa se comprare oppure no. Con le labbra arricciate e la fronte aggrottata inclina la testa, come se si fosse fatta una chiara idea di me e che questa non sia positiva. Vedo ancora il rossore sulle sue guance, ma il resto del volto è tutt'altro che imbarazzato ora. Non le rispondo, ma la guardo intensamente, finché lei capisce cosa sto aspettando e me lo da. –Il programma mi piace, mi diverte e lo guardo sempre, ma penso che chi viene qui voglia solo attenzione e niente di più. Di te penso che sei il tipico cattivo ragazzo, che tutte vogliono e del quale poi si lamentano per averle liquidate dopo una sveltina. Tutte pensano di cambiarti e di essere quella giusta, ma finiscono per uscire dalla tua stanza con un paio di mutandine strappate, un fogliettino con il proprio numero ancora in mano e litri di lacrime a rovinare il trucco. Ora che per te questa situazione è nuova, non sai come comportarti e continui a creare casini senza neanche rendertene conto, per poi incolpare gli altri. Non hai spina dorsale, non ti sbilanci con nessuna, sei arrogante, irrispettoso e maleducato. Quando vedo le uscite che fai non c'è trasporto o sentimento, vedo solo dei baci dati a caso, delle palpate a tutto ciò che ti capita sotto mano e degli sguardi vuoti e insensibili.- Chiude la bocca e il pubblico rimane di sasso, come me. Uno strano silenzio mi circonda e io non riesco a spostare gli occhi dal viso di questa ragazza terribilmente sincera. Non posso non provare un certo moto di fastidio, ma questa audacia è anche ciò che mi incuriosisce di più, un qualcosa che la rende diversa dalla altre e che ancora non ho provato. La vedo deglutire e le guance arrossarsi. Pensa di aver esagerato e io sono contento che si senta in colpa, ma non posso far altro che sorridere spontaneo. Come uno stupido non riesco a non piegare le labbra. Nel bene o nel male ci ha azzeccato su tutta la linea, dicendo cose che forse anche io non ho ancora ammesso nemmeno a me stesso. Lei mi guarda confusa, poi fa una cosa che mi spiazza ancora più del suo monologo: mi sorride. Il sorriso più bello che io abbia mai visto e il primo da quando è qui. Perché lo fa? Che senso ha? Ma non posso di certo chiederglielo e comunque non ne avrei l'occasione perché dopo di noi tutto lo studio è piegato in due dal ridere. Inizia pian piano Vicky, poi i cavalieri, poi Dhora e infine il resto delle persone, mentre le mie ragazze penso che se potessero si caverebbero gli occhi.

-Almeno ce ne è una che non ti lecca il culo qui dentro.- Urla Elena dal pubblico.

-A quanto pare no.- Le rispondo ancora sorridendo. Le guance di Isabelle si fanno ancora più rosse e ricomincia a mordersi il labbro. –Mentre delle ragazze cosa pensi?- Mi rivolgo ancora alla bambolina bionda che mi sta di fronte in piedi. La vedo guardare una per una le presenti e agitarsi attorcigliando le mani l'una all'altra. 

–Non credo sia giusto regalare insulti gratuiti.- Dice sorridendo a Jennifer. Chiaramente una frecciatina. -Penso solo che siano troppo accondiscendenti nei tuoi confronti. Ti danno tutto ciò che vuoi, sempre. Non è così che deve funzionare.-

-Ah no?-

-Non sono mica schiave egizie, che devono servirti e riverirti.- Il disprezzo con il quale pronuncia ogni parola è irresistibile, e il modo in cui alza gli occhi al cielo ancora di più. –Dovrebbero farsi valere e non baciare la terra su cui cammini, è per questo che tu poi le tratti da schifo: perché te lo permettono.-

-E tu come ti comporteresti?- Le chiedo incuriosito. La cosa inizia a farsi interessante e lei sta risultando sempre più diversa a miei occhi. Di un diverso che mi piace però.

-Se davvero sono obbligata a restare lo scoprirai.- Mi risponde guardandomi dritta negli occhi da sotto le lunghe ciglia. Sa più di una promessa che di un'ipotesi, ma è evidente che se troverà una scappatoia in quel contratto io non la rivedrò più. Dhora annuncia la pausa e la ragazza corre subito via, con la coda che svolazza di qua e di là, senza darmi neanche il tempo di parlarle ancora un po'. Quando a fine puntata la redazione mi porta il foglio per segnare chi voglio portare in uscita, questa settimana, vedo con piacere che tra le candidate c'è anche lei e la segno subito, lasciandole però decidere dove portarmi. Forse ci vuole una scossa al programma e lei è quella giusta per farlo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 5 pt. 1 ***


05 Novembre

ISABELLE

Devo solo restare calma, non parlarne con nessuno, soprattutto non parlarne con Ashley, che lei spiffera sempre tutto. Magari sono fortunata. Magari quest'anno, essendo l'ultimo del liceo per Britney, lei ha smesso di vedere quel programma. Domani tutta l'università lo saprà e io sarò come uno di quelli che indossano frecce al neon per sponsorizzare i negozi. Tutti sapranno chi sono, tutti mi fisseranno e si aspetteranno chissà cosa da me. Da me. Io sono solo Belle. Belle Grant. Quella che ha cambiato cognome durante l'estate. Quella che non ha il ragazzo. Quella che lavora in un bar dove le ragazze ballano sul bancone con vestiti succinti. Quella della famiglia che è andata per prima all'università. E, da ieri, anche quella che va in un programma tv per trovare la propria anima gemella. Come se quel programma funzionasse! Io non voglio attenzioni, voglio solo una vita normale. Ma quel contratto, era lungo, davvero davvero lungo, e minuzioso, preciso, con clausole e asterischi ovunque, eppure non c'erano scappatoie. Ieri lo ho riletto tre volte, ci ho perso ore sopra, ma niente, è un contratto particolare, che se firmato include delle terribili ripercussioni se non viene rispettato, e io non posso cacciare Brooke e Malissa in certi casini solo perché non voglio andare in tv per un po'. Anche se se lo meritano. Alle fine sono solo sei puntate, cosa potranno mai essere? Entro natale sarà finito tutto. Spero solo che meno gente possibile veda quel programma. Spero solo che ovunque lui sia non veda quel programma, perché non so a quel punto cosa potrebbe fare e come reagirei io a qualunque cosa.

Continuo a guidare, con la musica alta e cercando di togliermi dalla mente tutti i pensieri. Mancano solo un paio di minuti e poi sarò al ranch. Sarò a casa. Cena di famiglia, lo avevo promesso. E poi chissà chi mi deve far conoscere mamma. Passo vicina agli steccati e agli alberi di ciliegio e di pesco che abbiamo piantato tutto intorno ad essi. Vedo le luci di casa accese in fondo al viale e non riesco a trattenere un sorriso felice. So che li ho visti già settimana scorsa, ma casa è sempre casa. Parcheggio in cortile e prendo i sacchetti con dentro i regali per tutti. Alla porta citofono alzando il ginocchio, perché per quanto questa sia casa mia mi è difficile entrare se ho le mani occupate. Sento nonna urlare e poi la porta si apre. Anastasia compare, piccina piccina, da dietro la porta, saltellando come al solito. Appena apre mi salta addosso come se non ci vedessimo da mesi.

-Ehy, ciao piccola!- Le dico abbassandomi con fatica per darle un sonoro bacio sulla fronte. 

Subito di gira e si mette a urlare come una pazza mentre corre in salone con le braccia alzate. È una scena da film. –Mamma è arrivata Belle, è arrivata Belle!- Cerco di chiudere la porta con un piede, ma ha sempre il solito difetto, rimbalza e torna indietro riaprendosi. Merda. Non poteva restare solo per altri sue secondi quella peste? Provo a fare più piano, ma senza mani proprio non riesco. Sto per mettere giù i sacchetti quando alla settima volta la porta mi torna indietro rimbalzandomi sul fondoschiena, ma, grazie a Dio, di fianco a me si materializza Colin, il fidanzato di Ashley.

-Dammi, ti do una mano.- Mi dice col suo vocione, prendendo un paio di sacchetti dopo aver chiuso la porta.

-Grazie Colin.- Mi allungo, lui si abbassa, e gli stampo un bacio sulla guancia, sentendo pizzicare la sua barbetta che è così riluttante a tagliare. –Pizzichi.- 

-Oh Belle non ricominciare.- Mi risponde sorridendo e sospirando. È da una vita che va avanti così: gli rompo sempre le scatole dicendogli di tagliarla, ma mai una volta che mi ascolti.

-Okay scusa, scusa. Andiamo dagli altri dai.- Gli do una spintarella che non lo sposta neanche di un millimetro e gli passo avanti muovendomi verso la sala. Appena entro sento i rumori che mi sono tanto famigliari. La voce del nonno che parla veloce mentre discute con zio Samuel su come gestire il ranch, il piagnucolio di Hannah, che è risultata una bambina particolarmente frignona, il chiacchiericcio proveniente da davanti il camino, dove Kate e Ashley si mettono sempre per spettegolare e gli orribili rumori di gente che muore e proiettili che partono dal videogioco molto diseducativo dal quale Jacob, ovviamente, è rimasto incantato. Per ora è tutto perfettamente normale. Ercole e Achille, rispettivamente un pastore belga e un chihuahua, mi vengono incontro saltandomi addosso. –Ciao ragazzi.- Li saluto io coccolandoli con la mia unica mano libera e lasciandomi sbavare metà guancia da Ettore, che mi è saltato addosso.

-Certo, saluta i cani e ignora noi. Tipico.- Commenta Kate dal suo posticino davanti al camino. Il caschetto le sfiora le spalle candide mentre riflessi platino lo illuminano riflettendo il bagliore delle candele che mia nonna ha accuratamente riposto sul tavolo.

-Dai cavalli sei già passata?- Mi chiede Ashley dandole manforte. Al contrario della primogenita, la seconda ha la carnagione più scura, donatale dall'eccesso di melanina e i biondi capelli riccioluti sporcati da tracce più scure e quasi innaturali.

-Come siete simpatiche.- Vedo mamma arrivare dalla cucina con in mano un paio di bottiglie di vino. È bellissima nei suoi bei jeans stretti accompagnati dal top nero decisamente inadatto per l'età che ha. Per fortuna è giovanile e tutto le sta benissimo. –Mami sei sicura di non avermi adottata? Io sono molto più carina, dolce e intelligente di queste due bisbetiche.-

-Devo ammettere che tu e Britney siete quelle uscite meglio.- Mi risponde lei posando le bottiglie sul tavolo e avvicinando misi con andatura saltellante. Okay, è decisamente troppo felice e se è tutto grazie a un uomo è davvero preoccupante la cosa.

-Grazie mamma.- Dicono contemporaneamente le mie sorelle con lo stesso tono finto offeso. 

Mamma mi abbraccia forte e mi bacia sulla fronte, lasciandomi la traccia umidiccia del suo lucidalabbra. -Ben tornata piccolina.- Il suo sorriso illumina la stanza, come ha sempre fatto fin da quando sono riuscita a capire la differenza tra meraviglioso e bello.

-Sono stata via solo qualche giorno.- Commento io radiosa, ricambiando l'abbraccio nonostante i sacchetti che mi riempiono le mani. 

-Lo so, ma qui siamo tutti melodrammatici in questi casi, lo sai.- Mi tira una pacca sul sedere. Alzo gli occhi al cielo.

-Già. A proposito, dov'è Britney?- Chiedo cercando meglio tra i presenti. No nessuna testolina coperta da bei ricci mori in vista. Gli unici ricci scuri che vedo sono i quattro peli ancora attaccati alla testa di mio nonno. Non che sia pelato, ha solo sessantacinque anni, ma ormai la vecchiaia si sta facendo velocemente avanti sulla sua nuca.

-In camera. Deve finire un paio di compiti di chimica per domani.- Mi risponde prontamente mia madre. Sicuramente aveva la risposta pronta dato che è ormai abitudine che il mio primo pensiero vada a Bri.

-Allora vado a...-

-Belleee!- Sento urlare dal corridoio. Due secondi dopo sono stritolata dalle braccia di mia zia Brianna, frizzante come sempre nel suo vestitino rosa succinto. –Allora, com'è andata? Devi raccontarmi assolutamente tutto.- Le luccicano gli occhi dall'eccitazione mentre si morde il labbro. È sempre stata così da che io ricordi: sfacciata, allegra ed elettrizzante. Ogni giorno per lei è una festa e ogni attimo di banale felicità diventa un'ora di estasi sfrenata. È la tipica donna che potrebbe sollevarti il morale anche quando sei a terra. È quella che anima la festa e senza la quale tutto sarebbe molto più noioso.

Mi libero dall'abbraccio e la guardo sorridendo. –Certo zia.- Le rispondo. Ovviamente salterò la parte nella quale finisco in uno stupido programma tv, ma del resto le racconterò tutto. –Ascolta, in questi pacchetti ci sono dei regalini un po' per tutti, puoi distribuirli tu che io vado su a salutare Bri? Ho scritto i nomi qui pacchetti.- Le agito i pacchi davanti agli occhi e lei saltella nuovamente. A volte può essere estenuante tutta la sua euforia.

-Ma certo cucciola. Però prima saluta la nonna in cucina. Era preoccupatissima.- Mi dice facendomi l'occhiolino. La nonna è sempre esagerata quando si tratta di me. Ha sempre avuto un debole nei miei confronti, nonostante non sia la più piccola o la più brava tra le mie sorelle. Quella di sicuro è Bri. Recupero dai sacchetti il suo regalo e quello di nonna Hilary, do un bacio sulla guancia a tutti coloro che non ho ancora salutato e loro ricambiano, tranne a Jacob che è troppo occupato col suo gioco, e vado in cucina. Nonna se ne sta lì, in tutto il suo disordine, a ballare al ritmo di una canzone latina che sta canticchiando, mentre tira fuori dal forno l'arrosto.

-Ehy.- La saluto alle spalle, facendola spaventare.

-Dio santo Isabelle, per poco non rovesciavo la cena. Ho fatto il tuo arrosto preferito.- Appoggia la teglia sul fornello e io mi avvicino subito, attratta dal buon profumino. Ha un'aria favolosa.

-Quello in sfoglia e con il formaggio fuso dentro?- Chiedo eccitata. È il più buono in assoluto. Come anche il salmone in sfoglia che fa nonna. Si è presa il vizio di mettere in sfoglia un po' di cose in questi ultimi anni, e gli escono cibi talmente buoni che ora la cena del martedì, quella nella quale tutti mangiamo insieme a casa, c'è sempre qualcosa in sfoglia. L'arrosto è di gran lunga il mio piatto preferito.

-Sì.-

-Nonna, quanto ti voglio bene in questi momenti.- La abbraccio da dietro e la stringo forte. Lei invece prende un mestolo e inizia a picchiettarmelo piano sulle mani.

-Solo in questi momenti però. Non mi hai neanche chiamata in questi giorni.- Mi rimprovera severa.

Mi scosto prima che le nocche mi diventino rosse. -Scusa, sai come sono fatta, finché sto bene non ci penso.-

-Non è così che si fa.- Mi allontano pian piano da lei e dalla sua arma orribile, per poi lasciarle il pacchetto regalo sulla penisola.

-Vado su a salutare Bri.- Dico arretrando fino alla porta, poi corro fino alle scale.

-Sìcerto scappa, scappa.- Mi urla dietro. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 5 pt. 2 ***


Ormai sono sul pianerottolo di sopra. Sono fulminea quando voglio. Arrivata alla camera di mia sorella busso, ma non risponde nessuno. Ci riprovo, ma anche stavolta niente. Alla fine entro. Britney è seduta alla scrivania, inclinata sui suoi compiti e con le belle onde more raccolte in una folta coda. Mi da le spalle ed ha alle orecchie le grosse cuffie rosa che le ho regalato l'anno scorso per il compleanno. Mi avvicino e con le dita le pizzico i fianchi. Salta sulla sedia di almeno mezzo metro ed io scoppio a ridere fino a piegarmi in due, mentre so benissimo che lei mi sta fulminando con gli occhi. Ha le braccia incrociate in una posa che crederei risoluta se non la conoscessi bene.

-Tu sei una pazza omicida.- Mi urla addosso tirandomi un cuscino che recupera allungandosi sul letto. Continuo a ridere, facendomi addirittura scendere i lacrimoni. –Ti odio quando mi fai questi scherzi.-

-Lo so.- Riesco a dire tra un singhiozzo e l'altro delle mia risa. 

-Hai finito?- Mi chiede acida mentre mi riprendo.

-Sì, ora sì.- Mi siedo sul suo letto e la guardo attentamente. Si vede che ha perso qualche kilo e so che si sta impegnando un sacco per scendere fino al peso che il dottore ha ritenuto necessario per far si che lei non abbia più quelle pericolose e lunghe apnee notturne che le hanno diagnosticato un paio di mesi fa. Ogni tanto la porto a correre con me nel week end, ma essendo piuttosto lontane non è così semplice come sembra. In ogni caso era bellissima prima, è bellissima adesso e lo sarà anche dopo, su questo non ci piove. 

-Cos'hai da fissarmi?- Mi chiede con le guance bordeaux di vergogna. Tra noi quattro Bri è sempre stata la più timida e la più chiusa, soprattutto fuori casa. Non ho mai realmente capito il perché, e lei non me lo ha mai rivelato. Inoltre è sempre stata la più bella tra noi: capelli neri come l'inchiostro e viso chiaro punteggiato da lentiggini. Certo, ha il nostro stesso naso piccolo, gli stessi lineamenti del viso e i nostri stessi occhi azzurri, ma su di lei tutto risalta mille volte di più e le sta infinitamente meglio. 

-Aprilo.- Le porgo il regalo in carta marrone. -È una cavolata da Santa Monica.- La incito. So che sarà contentissima e non vedo l'ora di vederglielo scartare. Ormai sono mesi che non ne riceve una e ormai la conosco abbastanza bene da sapere che è in astinenza e che gli altri surrogati non le piacciono molto. Mi guarda incerta, poi prende un lembo della carta e lo strappa. Appena vede il contenuto i suoi occhi brillano di luce propria e diventano immediatamente sorridenti e felici. –Ti piace?- Le chiedo senza ottenere risposta. Credo che però solo il fatto che sia rimasta incantata sia una risposta sufficiente. Tira fuori la tela bianca e la appoggia sul letto, poi si concentra sul disegno di un pittore ambulante che le ho preso al Pier e sulle foto che ho comprato in quel negozietto di roba strana, che ritraggono perfettamente alcune delle viste più belle della città. Non è molto e la tela la conservavo da un po', pensando di regalargliela per il compleanno, ma quando ho visto quelle foto sapevo che doveva poterle mettere giù lei, con la propria fantasia e tecnica. È un'artista nata: è brava, ha passione, si diverte e quando la si guarda dipingere non si può non innamorarsene. Di colpo due braccia mi stringono il collo, facendomi finire a gambe all'aria tra le coperte ormai disfate.

-Grazie, grazie, grazie.- Mi urla in un orecchio stringendomi ancora di più. Certo, inizio a non respirare più, Ma questo ne vale di gran lunga la pena.

-Non c'è di che.- Rido. -Però appena ti arriva un'altra tela devi assolutamente dipingermi la foto con la ruota panoramica. Devo ricoprire un po' le pareti spoglie dell'appartamento.-

-Te ne dipingo anche venti sei vuoi. Grazie.- Mi dice poi dolcemente, scoccandomi un bacio sulla guancia prima di alzarsi da me.

-Allora, raccontami un po' di...- Vengo interrotta dal campanello che suona tre lunghe volte. –Aspettiamo qualche ospite? Se non mi sbaglio c'erano tutti in sala.-

-Oh sì, noi ci siamo tutti, ma mamma ha invitato il suo... amico.-

-Il suo amico? Bri ti prego, dimmi che stai scherzando!- Mi vengono in mente gli ultimi quattro "amici" di mia madre e, per quanto sappia che lei non è una donna stupida o ingenua, devo dire che non ha mai avuto molta fortuna con gli uomini. Dopo mio padre è stata sola per molti anni, occupandosi solo di noi, che eravamo già un bell'impegno, e poi si è lanciata in una serie di relazioni rovinose. Il primo era Jack, un avvocato di New York che, all'insaputa di mia madre, là aveva due figli e un felicissimo matrimonio. Quando lei aveva deciso di fargli una sorpresa a casa fu la moglie a fare una sorpresa a lei. Ovviamente Jack non si è più rivisto da queste parti. Poi arrivò Neil, con i suoi lunghi e radi capelli biondi, un paio di denti d'oro e gli stivali da cavallerizzo. Inutile dire che era un perdente, disoccupato, divorziato e sotterrato da debiti che neanche i suoi denti avrebbero potuto ripagare. Ci fu Juan, caliente cameriere troppo giovane e falsamente argentino -era biondo naturale- della tavola calda che dopo una settimana ha iniziato a usarla come punto di spaccio di cocaina, e infine, ultimo ma non meno importante, Raymond. Andava tutto a gonfie vele con lui, finché Samuel non lo ha scoperto chiuso in bagno a trastullarsi con una mia foto. Penso che non abbia fatto in tempo a farsi sistemare il naso dato che è finito subito in prigione per possesso di materiale pedopornografico sul pc. Insomma tutti bravi uomini che hanno reso la vita di mia madre un inferno. 

-Non fare quella faccia, lui è una brava persona.- Mi rimprovera con quello sguardo che solo lei sa fare. -Penso tu lo conosca anche.-

-Lo conosco?- Questa è proprio una novità. 

-Ragazze è pronto!- Arriva l'urlo di mia mamma da giù.

-Dai, andiamo o nonna si arrabbia.- Mi dice Britney prendendomi a braccetto. Mi lascio portare fino alle scale, anche se riluttante, e scendendole già sento una voce profonda e tranquilla, quasi famigliare, arrivare dalla cucina. Per ora la voce mi piace, ma quella frega sempre. 

-Hilary non si preoccupi, porto io la teglia in sala, lei si metta comoda per una volta.- Sento dire dall'uomo. È gentile, un punto a suo favore.

-Oh dammi del tu Charles.- Risponde mia nonna in modo civettuolo. Santo cielo, ha sessantadue anni e per quanto possa essere ancora un bella donna non può più permettersi di provarci con gli uomini. Sono ancora lì sulle scale con Britney quando nonna esce dalla cucina con dietro un uomo con in mano una teglia di arrosto. –Oddio Belle, mi hai spaventata. Piccole la cena è pronta, forza andate a tavola.- Ci rimprovera subito la nonna, ma io sto ancora guardando l'uomo alle sue spalle e la sento appena. È un viso conosciuto, lo ho già visto da qualche parte e il fatto di non ricordarmi dove mi infastidisce. Ho un vago ricordo, qualcosa di lontano, che però non riesco a decifrare, probabilmente perché al momento non avevo dato molta importanza alla cosa, ma ora... 

-Ciao Belle, ciao Britney.- Ci saluta l'uomo.

-Ciao Charles.- Risponde subito mia sorella, ma io resto zitta. Non per maleducazione o altro, ma invece continuo a guardarlo. È così diverso dai precedenti uomini di mia madre. Si tiene bene ed è ben curato, due dei quattro, e si veste sportivo, camicia e jeans, come gli altri due dei quattro, ma è il viso ad essere differente. Gli occhi sono profondi e scuri, incorniciati da delle sopracciglia marroni, e le rughette ai loro lati danno la sensazione di una persona che sorride spesso. Dello stesso colore sono i capelli, abbastanza corti e ordinati, pettinati all'indietro. Non vi è una traccia di biondo da nessuna parte. Neanche una sfumatura. Mia madre sta cambiando vittimologia e non so come dovrei prendere la cosa.

-Belle saluta.- Mi rimprovera nonna.

-Oh... Ehm... Sì, salve, Charles?-

-Sì. Immagino che tu non ti ricordi di me, esatto?- Mi chiede, scoprendo un gran sorriso luminoso. Scuoto la testa a confermare i suoi sospetti. –Ci siamo incontrati un paio di anni fa a scuola. L'ultimo anno faccio sempre una presentazione sui rischi dell'alcool e della droga. Sono lo sceriffo Cleary. Ti darei la mano, ma le ho occupate.- Oh mio Dio! Lo sceriffo! Come ho fatto a dimenticarmi di lui. Certo, ora me lo ricordo perfettamente, con la sua divisa che metteva ben in risalto i pettorali mentre con l'asticella picchiettava sulla proiezione a muro dei vari tipi di droga. Mi ricordo anche i commenti poco casti di Brooke riguardo il suo fisico, che devo ammettere non essere cambiato di una virgola. Assomiglia un po' a Robert Downey. Ma la cosa che continua a non tornarmi, e ora che so chi è a maggior ragione, è perché a mia madre interessa lui? Insomma, è una brava persona, è simpatico, non penso abbia precedenti penali, sono certa che sia nato qui e che sia vedovo, non beve, non fuma, né sigarette né altro, è moro e dagli occhi scuri, ha la sua età e non si veste come un pazzo in crisi di mezza età.

-E l'arrosto si sta freddando. Forza, tutti in sala.- Ordina la nonna non dando spazio a risposte, o ad altri pensieri. Charles mi sorride e va in salotto seguendola.

-Te lo avevo detto che lo conoscevi.- Mi rinfaccia Britney sussurrando e tirandomi un'ancata.

-Già, ma come lo ha conosciuto mamma?-

-Un paio di settimane fa ci è scappata Calipso e lui la ha trovata in città e ce l'ha riportata. A quanto pare è stato amore a prima vista. Così dice mamma.- Alza gli occhi al cielo, anticipando un gesto che avrei tanto voluto fare io. Se avessi un dollaro per ogni volta che per mia madre era amore a prima vista a quest'ora non dovrei lavorare al pub.

-Almeno sembra un brav'uomo.- Commento, anche se scettica.

-Già.- Varchiamo la porta della sala e tutti sono seduti al tavolo, lasciandoci i due nostri soliti posti, ma subito mi accorgo che c'è qualcosa che non va. Oltre alle nostre due al tavolo c'è un'altra sedia vuota vicina allo sceriffo Cleary, ma tutti i nostri parenti sono a tavola. Sento il rumore dell'acqua del lavandino che scorre provenire dal bagno e subito una ragazzina ne esce, seria e con una smorfia sul viso.

-Britney, Belle, lei è Yasmine, la figlia di Charles. Yasmine, le mie figlie minori.- Ci presenta nostra madre. La ragazza, probabilmente sulla quindicina, ci squadra con i suoi begli occhi da cerbiatta e inarca le labbra bronzee in una smorfia di disgusto. Stranamente, e per sua fortuna, la prima cosa che noto non è questa, ma il colore dei suoi occhi: quello a destra è di un acceso color verde con raggi azzurri che lo attraversano, mentre l'altro è intensamente e omogeneamente nero, tranne per uno spicchio così verde da illuminarlo nonostante la tenebra che lo circonda. È una combinazione mai vista in vita mia e non posso non ammettere che si tratta di una rarità che le invidio molto. Passo poi a squadrare il resto del suo viso e capisco subito che è una bellezza orientale. I suoi lineamenti sono delicati, la pelle color cannella e gli occhi dalla linea sottile e allungata, circondati da folte e lunghe ciglia corvine che riprendono il colore dei lunghi capelli a spaghetto e che mettono in evidenza le particolari pupille. 

-Piacere.- Diciamo io e mia sorella contemporaneamente. Yasmine ci guarda con aria annoiata, si sistema dietro le spalle alcune ciocche più corte e fa un gesto di saluto praticamente impercettibile con la mano, per poi andarsi a sedere vicino al padre. Ora che sono vicini si nota chiaramente il contrasto tra padre e figlia. I colori, i loro caratteri, i lineamenti... c'è ben poco che la ragazzina può aver preso dallo sceriffo. La cena va via veloce. Charles è simpatico e gentile e devo ammettere che mi piace, a me come a tutti gli altri. Inoltre è molto disponibile. Ho scoperto che sta aiutando il nonno e Samuel al ranch e nella ristrutturazione di casa di Kate, ogni tanto da una mano alla tavola calda e la sera aiuta Britney con matematica, dato che, per pura genetica, è una frana. Insomma, per ora non ha fatto niente di male e potrebbe anche essere la volta buona che mamma si è trovata qualcuno di adatto a lei. Tutt'altro invece Yasmine, è odiosa. Non parla, non risponde, non fa altro che fare smorfie, alzare gli occhi al cielo e ignorare le persone che le rivolgono la parola. Ed è buona se ti ignora perché quando invece decide di parlare non sai mai se può essere un velato insulto o una presa in giro. Sono stata sul punto di prenderla a parolacce un paio di volte, ma grazie a Dio lo sguardo supplichevole di mia madre mi ha fermata in tempo. Ora, con lo stomaco che scoppia e il pensiero fisso che domani dovrò correre per una cinquantina di kilometri se voglio smaltire ciò che ho ingerito in questi giorni, mi alzo dal tavolo per andare in cucina a prendere la crostata di nonna e la panna montata per guarnirla. Cerco i piattini nel mobile sotto la televisione e cerco di tirarli fuori facendo il minor rumore possibile per evitare di sentire la nonna urlarmi dietro.

-Cosa devo fare?- Mi chiede all'improvviso una voce sconosciuta alle mie spalle. Salto con in mano cinque piattini, che sbattono uno contro l'altro mentre il primo della cima cade e si infrange a terra in milioni di schegge e con un rumore assordante. Mi giro e vedo Yasmine dietro di me ridere a crepa pelle appoggiata al lavandino. È alta e ben slanciata, con un fisico piuttosto atletico, e mi duole ammetterlo, ma ha davvero un bel viso e quegli occhi la rendono particolarmente intrigante.

-Isabelle, tutto a posto? Cos'hai rotto?- Mi urla nonna dalla sala. Ovvio, appena lo scoprirà mi taglierà la testa.

-Niente nonna, hanno solo sbattuto un paio di piatti.-

-Devo venire lì?-

-No nonna.- Gli urlo di risposta. Spero che se la beva e che resti in salotto fino a che non avrò racconto tutti i pezzi e li avrò buttati in qualche posto ben nascosto in giardino. –Tu cosa ci fai qui?- Chiedo alla ragazza che sta ancora sogghignando.

-Papà mi ha mandata a darti una mano.-

-Sì, la hai data molto bene devo dire.- Rispondo irritata. Se solo se ne fosse stata zitta ora non avremmo un piatto in meno e non avrei neanche dovuto mettermi in ginocchio a raccogliere tutti i pezzetti di ceramica.

-Non è colpa mia se non sei capace di tenere in mano un paio di piattini. Non pensavo che quelle come te oltre che stupide fossero anche imbranate.- La rabbia che mi sale dentro è paragonabile a poche altre che ho provato nella mia vita. Ma si rende conto di essere in casa mia, vero?

-Se tu non fossi arrivata di soppiatto non sarebbero caduti.- Rispondo invece, educata, pensando alla mamma. –E comunque "quelle come me" in che senso?-

Ride ancora, rendendosi solo più odiosa. –Ti sei mai guardata a uno specchio Barbie? Ovviamente sì, che domande!- Alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia. 

-Sei la seconda persona che conosco in due giorni che discrimina le bionde, inizio a scocciarmi, quindi principessina gira a largo, okay?- Mi rialzo con le mani piene di cocci.

-Okay Barbie.- Mi schernisce. Si gira per tornare in sala.

-Non so se lo hai notato, ma non lo prendo per un insulto.-

-Dovresti.- Mi urla di rimando. È una bambinetta, antipatica, irritante e viziata. Avrei voglia di prendere uno di questi pezzi appuntiti e infilarglielo dritto della carotide!

-Isabelle Wood cosa hai fatto con i miei piattini?- Mi urla la voce della nonna dal salone. Una bambinetta, antipatica, irritante, viziata e traditrice, oltretutto. Ecco cos'altro è. Sento la padrona di casa spostare violentemente la sedia e camminare a passo pesante attraverso il corridoio. Io ho ancora in mano i pezzi del piattino rotto quando arriva e inizia a fissarmi con i pugni sui fianchi e quel suo sguardo accusatorio che mi rivolgeva sempre da piccola quando camminavo in casa con le scarpe sporche di palta e paglia. Mia nonna vive per pulire.

-Nonna non è colpa mia.- Inizio a giustificarmi. Proprio come quando ero piccola del resto. -Quella mi è arrivata alle spalle mentre li stavo tirando fuori e...-

-Quella ha un nome.- Mi interrompe lei severa.

-Ma chi? Quella cosa meschina, egocentrica e arrogante che c'è di là?-

Non riesce a trattenere un sorriso. -Non la conosci nemmeno.- Dice però in tono di disapprovazione.

-E non posso far altro che ringraziare il Signore per questo! Dai nonna lui sembrerà anche una brava persona, ma per aver cresciuto un mostro del genere deve esserci qualcosa che non va.-

-A dire il vero è molto bella.-

La fulmino con gli occhi. Quando vuole è bravissima a fare la finta tonta. -Sai cosa intendo.- Dico cercando di raggiungere un pezzetto che si è infilato sotto il mobile in un punto dove non arrivo. La nonna mi si accuccia da parte e mi schiocca una bacio sulla fronte prendendomi il viso tra le mani.

-Dalle una possibilità bambina mia, okay? La tua mamma è tanto felice e io penso sia diverso dagli altri. Si vede dagli occhi il buono che c'è il lui.- Mi accarezza la testa un paio di volte, ma una serie di risa, urletti e chiacchierii interrompe il momento.

-Isabelle! Isabelle!- Sento urlare dalla sala mia sorella Ashley. 

-Vieni subito qui.- Mi ordina Kate. Guardo nonna che mi fa una smorfia di confusione. Mi alzo velocemente e corro in sala guardandomi intorno finché non scopro tutta la mia famiglia concentrata sulla televisione. Oh merda! Mi faccio spazio tra loro fino ad arrivare davanti e rivedere me stessa nello schermo piatto. Me ne sto lì, con tutta la pancia fuori e il seno appena coperto, sudata e con tutti i capelli in disordine mentre quell'Abraham cerca di togliermi la benda dagli occhi. Le telecamere mi fanno la radiografia, così come lo sguardo di Derek, che viene subito inquadrato mentre mi fissa con una strana intensità e si toglie il maglione. Accavalla le gambe. Oddio! Se dovessi commentare da esterna a questa storia direi che gli sono piaciuta, ma io ci sono proprio in mezzo a questa storia e non posso proprio piacergli. Assolutamente no. E lui a me non piace. Di punto in bianco la me della tv si gira e tira un forte pugno, con tanto di teatrale rumore e passo indietro, all'omone dietro di lei. Il pubblico è ammutolito, Derek spalanca gli occhi, Dhora trattiene a mala pena una risata. Dietro di me sento gli uomini di casa ridere, ma sono troppo concentrata sulla tele per badare a loro.

-E voi due non fate così. Quando arriviamo a casa giuro che...- Mi sento urlare contro le mie migliori amiche. Ora sento le mie sorelle ridere invece, ma ancora non bado a loro. No, non gliela ho fatta pagare. Mi sono arrabbiata, ho urlato addirittura, ma alla fine ho metabolizzato la cosa, la ho accettata e ho deciso che l'unica cosa da fare è di non fare assolutamente niente. Niente per riuscire a rimanere in quel programma. Prima lui mi manderà a casa e meglio sarà per tutti. Si accorgerà che non sono quella giusta e in pochissimo tempo tornerò alla mia vita. Certo, domani arriveranno quelle telecamere che hanno il compito di seguirmi tutto il giorno e nessuno mi lascerà in pace in università, ma poi sarò storia vecchia. Ho sentito le mille giustificazioni di Malissa e le cinquemila di Brooke, le scuse e le preghiere di perdono, ho fatto la difficile, ho tenuto loro testa, ma, come al solito, poi ho ceduto e le ho perdonate. Erano comunque in fin di bene, no? Lo hanno fatto per me, perché pensano sia sola, perché non trovo nessuno che mi piace. Sono una cavolo di zitella. Vogliono solo il mio bene, anche se a volte lo dimostrano in modi un po' strani. -Le mie amiche sono solo delle impiccione che farebbero molto meglio a farsi gli affari loro da oggi in poi.- Mi sento dire ancora. Oddio, sono stata maleducata, arrogante, è uscita la rabbia. Non doveva uscire in tv.

-Cavolo Belle, che caratterino.- Commenta Ashley dandomi una gomitata al braccio. La guardo seria e subito la sua espressione cambia vedendo la mia. –Okay ragazzi, possiamo anche spegnerla la tele ora, non credete? Forza, Bri dammi il telecomando.-

-Ma io voglio vedere come va a finire.- Risponde Britney tenendosi stretta l'aggeggio. Sembra che sia appena tornata ad avere cinque anni.

-Sì, anche io.- Commenta con tono di scherno la stronza. Oh meglio, Yasmine.

-Ragazze spegnete...-

-Va bene così Ash. Prima o poi dovranno vedere comunque, quindi tanto vale che sia ora.- La fermo io. Non sono contenta di passare per quella talmente disperata da dover andare in un programma per trovare un ragazzo, nemmeno davanti alla mia famiglia, ma è un reality visto a livello non solo nazionale quindi non posso mica tenerlo nascosto. –Io intanto taglio la crostata e sciacquo i piatti.- Aggiungo cercando di farmi un varco tra i miei famigliari.

-Ti do una mano.- Mi dice Ashley afferrandomi per un polso.

-No tesoro, io sto bene, solo che non era nei miei piani finire in tv, tutto qui.-

-Sssssh.- Mi zittisce qualcuno da dietro.

-Stai qui, tu sei quella che vuole vederlo più di tutti.- Aggiungo a bassa voce. Lei mi sorride colpevole e io mi volto e vado in cucina. So già che Britney e Ashley saranno eccitatissime, mentre mamma e nonna non saranno per nulla contente. Per loro andare a questi programmi è stupido e chi ci va non è da meno. Volevano che diventassimo delle brave ragazze, studiose e intelligenti, e dopo che Kate e Ash hanno rinunciato al college puntavano tutto su di me. Ma ora, con questa storia le ho sicuramente deluse. Sicuramente. Kate sembrava portata per il college, ma poi ha conosciuto Chris, lui ha due anni in più, faceva, e fa, il meccanico e lei non ha più studiato, si è rovinata la media e ha deciso di non continuare gli studi per aiutare nonna e mamma alla tavola calda. Ci siamo rimasti tutti malissimo, ma nessuno ha incolpato Chris. È un bravo ragazzo e la ha sempre incitata a studiare e realizzare il suo sogno di diventare una interior designer, ma lei ha voluto rinunciare a tutto per non doversi trasferire dalla parte opposta del paese. Per qualcuno è romantico, per me è molto stupido. Ashley invece ha sempre dato evidenti segnali che lo studio non faceva per lei. Lei è nata per lo sport. Sport di qualsiasi genere. Saltuariamente fa la personal trainer e così si guadagna un bel po' di soldini. A quanto pare è molto brava, ma se fossi io non la chiamerei mai: è terribilmente severa. E quindi tutte le aspettative di famiglia ricadono su di me, e a quanto pare le stavo soddisfacendo a pieno fino a ieri. 

Sto ancora grattando una teglia quando Anastasia entra in cucina e inizia a tirarmi per la mano ancora sporca di sapone. Asciugo velocemente quella libera e le sto dietro fino a tornare in sala. Quando arrivo tutti mi guardano, chi con sguardo severo, chi felice e chi confuso.

-Devi raccontarci tutto.- Esordisce Britney frizzante e eccitata come non mai. So di star diventando tutta rossa con gli occhi degli altri puntati addosso. Peggio di ieri in puntata.

-Non c'è molto da dire. Brooke e Malissa mi hanno colto di sorpresa, mi hanno letteralmente rapita, con un camioncino e un uomo gigantesco e mi hanno trascinata in studio.-

-E tu non ne sapevi niente?- Mi chiede mia madre accigliata.

-Assolutamente no mamma. Lo sai cosa penso di queste cose. Io non ne sapevo niente.-

-E il contratto vincolante c'è davvero?- Mi chiede Charles. Non che siano affari suoi, ma sembra in buona fede.

-Sì, lo ho letto tutto e non c'è neanche una mezza riga che mi lasci una scappatoia.- Mi affloscio su me stessa, come un petalo in via di essiccamento.

-Ma perché lo hanno fatto?- Chiede nonna. So che a lei meno che a tutti gli altri piace questa situazione.

Abbasso lo sguardo e inizio a giocherellare con le dita. -Perché pensano che io sia sola da troppo tempo.-

-In che senso?-

-Bhè non ho più conosciuto nessuno dopo Bryan ed è stato l'anno scorso che abbiamo rotto, quindi...- Mi vergogno un sacco perché so che le mie sorelle sono a mala pena state single un paio di mesi tra una relazione e l'altra e a quanto pare hanno già trovato le loro anime gemelle. Ma io non sono come loro, decisamente no.

-Non hai un ragazzo da più di un anno?- Mi chiede Colin sorpreso.

-Non fai sesso da più di un anno?- Sputa fuori Chris. Di colpo mi sento avvampare e scorgo mia nonna distogliere lo sguardo e mia mamma sorridere divertita. Sì, mia mamma è strana. 

-Christopher.- Urla Kate a suo marito, rossa come un peperone. Intanto anche lui ora sta diventando rosso.

-Scusate.-

-Quindi? Com'è Derek? È bello come in tv?- Si intromette Britney ancora euforica. È una domanda che mi spiazza. Cavolo, sì che è bello. Mentre rispondevo a Dhora ieri non riuscivo a non pensare di volerlo guardare e quindi cercavo in tutti i modi di non farlo. È bello da mozzare il fiato e quando tiene la barbetta di un paio di giorni, come ieri, sta ancora meglio. So che esteticamente è il mio tipo. È assolutamente il mio tipo. Ma caratterialmente è del tutto l'opposto. Non ha le palle, non ti tratta da donna, vuole essere corteggiato e non ti da niente in cambio, gli piace la vita comoda e non gli importa di nessuna delle ragazze che ci son lì. È il tipico don Giovanni che se le passa tutte, ne porta a casa una per disperazione e la lascia dopo un mese. O meglio, aspetterà che lei lo lasci così da avere anche la gloria.

-Sì, carino.- Commento infine.

-Certo, carino, come no!- Mi schernisce Ashley.

Arrivo a casa stravolta e mentre salgo le scale penso che potrei addormentarmi sul pianerottolo se non trovassi le chiavi. Il resto della serata lo ho passato a raccontare di ciò che è successo in studio ieri. Tutti erano assorti, incuriositi. Persino mamma e nonna stavano attente. Persino gli uomini, compreso mio nonno e Charles. A quanto pare quando è tua figlia che va in tv il programma diventa di colpo interessante e mi hanno promesso che da oggi in poi tutti il mercoledì lo vedranno, con me presente a cena. Non ved l'ora! Sbuffo mentre entro in casa e vado dritta al frigorifero per bermi un bicchiere di succo prima di andare a dormire. Vedo per la prima volta lo schermo del cellulare illuminarsi e quando lo prendo leggo che ci sono cinque messaggi di Caleb, uno di Alex, due di Ginger e tre di Kristal, per non parlare di quelli che mi hanno mandato chiunque abbia il mio numero. Persone di cui io non lo ho addirittura e persone che proprio non vorrei sentire, come Bryan e Wallace. L'incubo è iniziato. Mi riprometto di leggerli domani, vado in camera, punto la sveglia e giro il cellulare con lo schermo in giù, in caso si illumini per qualche messaggio di notte. Sono troppo stanca per dar retta a qualcuno.

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Capitolo 12
*** Capitolo 5 pt. 3 ***


DEREK

-Ti è mai capitato di incontrare una che non conosci e sentirti subito attratto da lei?- Chiedo a Lucas mentre andiamo verso l'aula. So che è una domanda che lui non prenderà seriamente, perché se fosse stato lui a pormela prima di ieri anche io non gli avrei risposto seriamente, ma non riesco a non fargliela. Ho bisogno di sapere che è una cosa normale sognare la ragazza scontrosa e bellissima che hai appena incontrato, che capita a tutti di sentire quella strana sensazione di calore e che non sono io che sto cambiando, che sto diventando un pazzo o uno di quei sentimentalisti del cazzo dei quali si legge nei libri rosa per donne tristi. La gente cambia, sì, ma non per una donna o per un uomo, cambia per se stessa e l'amore finisce sempre, prima o poi. Il resto sono tutte cavolate.
-Oh sì.- Mi risponde lui ridendo. –Mi basta pensare a lei sopra di me che sento subito qualcosa di molto forte muoversi nei pantaloni.-
-Bella risposta Lucas, ma sono serio stavolta.-
-Anche io.- Mi guarda ancora ridendo, ma appena si accorge che io non gli sto facendo compagnia diventa serio e il suo viso si contrae dalla preoccupazione. -Okay amico, cosa intendi dirmi? È successo qualcosa al programma? O fuori?-
-Al programma. È arrivata una nuova e bho, non lo so, mi sono rincoglionito.-
-Com'è?-
-Arrogante... e sfacciata.- Spunto fuori. Cazzo, è stata proprio una stronza! -Sì, ha quel modo di fare come se non gliene importasse niente del mondo che la circonda, ma si vedeva dagli occhi che era intimidita dalla situazione. Cazzo, si vergognava da morire, ma l'unica cosa che riusciva a fare era urlare contro alle sue amiche e prendere a pugni Abraham. E poi mi ha parlato in un modo che le altre non si permetterebbero neanche, mi ha decifrato in un secondo e ha sputato sentenze su di me senza tenersi per se niente. Mi sarei dovuto incazzare no? E invece no, mi ha intrigato ancora di più.-
-Intendevo fisicamente, ma questa descrizione dice molte cose già di per se.- Mi risponde guardandomi attentamente, come se fossi una specie di caso anomalo, un qualcosa da studiare. Non mi piace quando mette in pratica le sue tattiche da terapeuta.
-Sei entrato in modalità psicologo?-
Sorride nervoso e si riscuote. -Quando tua sorella usa queste tecniche su di te e il tuo amico si comporta da femminuccia devi ricorrere a questi mezzi.-
-Coglione!- Gli dico dandogli una forte gomitata sul braccio e prendendomi uno scappellotto di rimando. Mi aggiusto il cappellino e mi tiro su la tracolla. -Non lo so amico, è stato strano. Fisicamente è una bomba, ma caratterialmente è fin troppo sveglia. Piacerebbe a Sam.-
-Allora sei messo male. Ce ne sono tante belle in giro Darek e più addomesticabili.-
-Sì, ma tu non l'hai vista.- Dico ripensando all'immagine di lei che ho marchiata a fuoco sulla retina da ieri pomeriggio. -Cavolo il suo corpo è troppo sexy. Ha ogni forma al punto giusto e la pelle sembra oro colato. Per non parlare degli occhi e dei capelli. Gli occhi sono... non so, sono come... come un cielo primaverile visto attraverso un cristallo lucido.- E questa poi da dove mi è uscita?
-Okay fratello basta. Sei ancora in modalità femminuccia e tutta questa merda mi sta facendo sanguinare i timpani.-
Mi blocco e ci penso un attimo. Ha ragione. Il mio amico ha ragione e io inizio davvero a fare pena. Mi vergogno di me stesso. -Cazzo, hai ragione. Vedi? È tutta colpa del sesso! Non scopo da tre mesi bello, tre mesi, te ne rendi conto? Quelli avvoltoi mi stanno sul collo giorno e notte, non posso fare un passo con una tipa che tutto finisce in televisione o sui giornali. Ho bisogno di una bella scopata o quella ragazza mi manderà in tilt.- Se la vedessi il mio cervello andrebbe a puttane, lo so, è già sulla buona strada. -Non posso rivederla. Assolutamente no.-
-Invece secondo me dovresti proprio uscirci.- Commenta Lucas pensieroso. Lo guardo confuso. Non capisce che se la vedo sarebbe peggio? Io non mi innamoro, io non mi metto con le ragazze, ho già fatto questo errore al liceo e, come mio padre, le ho messo troppe corna per essere contate. Ce l'ho nel DNA, è di famiglia. Noi Kinsella non siamo fedeli, non ci piace stare al guinzaglio. La sola idea mi fa venir voglia di prendermela con l'albero che ho davanti e sradicarlo. -Ci esci, vedi che è una di quelle ragazzine viziate e senza cervello che ti girano sempre attorno, la baci, ti fai fare qualche lavoretto se riesci, come con Jennifer, e poi la scarichi.- Aggiunge il mio amico. Ci penso un po' perché l'idea non mi dispiace. Quelle mani piccole e leggere su di me, quelle labbra carnose che mi sfiorano e si avvolgono intorno a me... Non mi dispiace per niente. -Ti renderai conto che non è speciale come credi e tutto tornerà normale.-
-Sì, hai ragione. Hai perfettamente ragione. Basta minchiate da ragazzina. Cavolo sono Derek Kinsella, non Christian Grey.-
-Christian Grey è un figo, lascialo dov'è!- Un figo, dipende dai punti di vista. Certo ha tenuto sotto controllo quella ragazza, ma è anche vero che si è fatto mettere in gabbia senza molti sforzi. Ma... aspetta un attimo... Lucas mi guarda in cagnesco, come se avessi insultato il suo giocatore preferito. Ha detto proprio quello che ho sentito?
-Hai letto quei libri?- Gli chiedo un po' sorpreso e un po' confuso.
-Perché? Tu?- In effetti ho tirato fuori io quel nome per primo e la cosa non va a mio vantaggio.
-Mia sorella.- Rispondiamo contemporaneamente. Okay, meglio non approfondire l'argomento, perché è vero che il libro era di mia sorella ma potrei averglielo rubato per un po' 'sta estate e non ne vado molto fiero. A mia discolpa c'è da dire che pensavo fosse un porno in versione scritta da come lo descrivevano su internet, solo che poi mi sono appassionato alla storia di Anastasia e insomma... Cazzo! FEMMINUCCIA. Mi tolgo dalla mente quel dannato libro. –Ci vediamo dopo la lezione.- Lo saluto con una pacca sulla spalla e corro in aula con ormai qualche minuto di ritardo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 6 ***


06 Novembre

ISABELLE

-Bella addormentata, hai ospiti.- Mi sussurra all'orecchio la voce di Brooke. Non mi giro neanche e faccio segno con la mano di lasciarmi in pace. Ovviamente non demorde. –Belle dai, svegliati. In modo tranquillo e fine possibilmente.-

-Brooke la sveglia non è ancora suonata, non rompere e tornatene di là.- Le rispondo farfugliando e mettendomi le coperte sopra la testa.

-Scusatela, di mattina è un po' irritabile.- Dice lei rivolta a qualcuno che evidentemente non sono io. Cerco di ricollegare i neuroni e il filtro cervello-bocca. Appena capisco il perché di tutta quella gentilezza nella voce di Brooke e del suo parlare con una terza persona mi alzo velocemente, rimanendo seduta sul letto. Intorno a me due telecamere con dietro due uomini, Malissa sulla porta e Brooke accanto al mio letto. 

-Buongiorno.- Dico rivolta alle telecamere. I due uomini si alzano e mi sorridono. Il primo deve avere cinquant'anni, ha i capelli brizzolati, qualche ruga sulla fronte e intorno agli occhi e un velo di barbetta con dei bei baffi. Il secondo avrà su per giù trent'anni, è pelato, ma non calvo, alto e con due begli occhi blu, sereni e dolci. 

-Io sono Eugene.- Si presenta l'uomo sulla cinquantina.

-Io sono Scott.- Dice l'altro facendomi un cenno con la mano. Sembrano gentili e affabili e a pelle mi hanno fatto una buona impressione, anche se è mattina presto e il mio cervello non lavora come dovrebbe. –Siamo i suoi cameraman e contatti con la redazione del programma signorina Grant. La seguiremo ovunque, tranne in un posto di sua scelta, e cercheremo di non darle fastidio e di essere il più invisibili possibile. Non ci sentirà e la lasceremo in pace, solo la seguiremo e ci vedrà, ma non interferiremo con la sua vita in alcun modo.-

-Oh, non è un problema.- Rispondo, più sveglia che mai per la sorpresa. -Sarò io a parlarvi di continuo probabilmente. Non so stare zitta! Sempre se per voi non è un problema.-

-Certo che no signorina.- Mi risponde il più anziano.

-Allora iniziamo dandoci del tu.- Mi alzo dal letto e mi allungo per stringer loro la mano. Mi guardano in po' straniti, ma poi si allungano e ricambiano. –Io invece sono Belle, ma immagino lo sappiate già. Se non vi spiace vado a rendermi quanto meno presentabile.- Sorrido e aspetto di vederli ricambiare, poi prendo il cellulare, tolgo la sveglia e vado in bagno. Rilascio un lungo respiro di sollievo e scarico tutta la mia frustrazione nel lavarmi i denti. Non ero pronta a un arrivo del genere. Certo, sapevo sarebbero arrivati, ma non avevo ancora dato peso all'idea, non la realizzavo. Ora invece sono qui e mi seguiranno ovunque e tutti vedranno ciò che faccio durante le mie giornate, qual è la mia routine, dove vado di solito e chi frequento. Non potrò più uscire con dei ragazzi, non che prima lo facessi, ma se anche ora volessi non potrei. Non avrò più privacy e devo scegliere un posto in cui non voglio che loro mi seguano. Potrei scegliere le lezioni. Non riuscirei a concentrarmi con due telecamere puntate addosso. Oppure a casa, così potrei rifugiarmi qui quando non vorrò averli intorno. 

-Belle mi serve il bagno.- Mi urla da dietro la porta Malissa. Certo, perché non poteva andarci prima che io mi svegliassi. Mi raccolgo velocemente i capelli in una treccia che mi ricade sulla spalla e, ancora in pigiama, totalmente struccata e con gli occhi mezzi chiusi, esco dal bagno lasciandoci correre dentro la mia coinquilina. In cucina non c'è neanche l'ombra di Brooke, ma trovo i due cameraman in piedi in fondo alla stanza ad aspettarmi. Appena si accorgono di me si mettono subito a seguirmi, per fortuna da lontano, con le telecamere. Mi affluisce il sangue alle guance e sento un certo fastidio allo stomaco. Non sono esattamente a mio agio e certamente non mi piace farmi vedere in televisione in pigiama e con la faccia che è un disastro, ma quanto meno spero che se filmano ogni cosa che faccio durante il giorno nel modo più naturale possibile il re trovi qualcosa che non gli piaccia e per la quale mandarmi a casa. Il caffè è già pronto, così mi metto ai fornelli per prepararmi un paio di uova con bacon, pepe, formaggio e burro fuso, serviti su due fette di pane arrostito e accompagnate da un paio di salsicce. È il cibo dei giorni no, quello ipercalorico che mamma mi faceva a colazione quando ero un po' giù o c'era qualcosa che non andava. Le ragazze che si abbuffano non piacciono, vero? Almeno spero. Apparecchio il tavolo per uno e prima di sedermi cerco di attutire gli urletti provenienti dalla camera di Brooke alzando il volume della televisione. A quest'ora non dovrei avere molta scelta: telegiornale, cartoni e shopping. Per quanto le sirene mi piacciano e mi servirebbe proprio un nuovo set di padelle, credo che opterò per il telegiornale. Mi siedo al tavolo già pregustando l'idea delle mia uova piene di grassi, quando mi accorgo dei sue uomini. Li guardo un attimo indecisa, ma alla fine decido di chiederglielo.

-Né volete anche voi?- Scott e Eugene alzano la testa da dietro le loro attrezzature, si guardano l'un l'altro confusi e poi guardano me ancora più confusi. Non pensavo di far nulla di male, ma non ne sono più così certa.

-Parla con noi signorina Grant?- Mi chiede il più anziano dei due.

-Belle. Mi chiamo Belle. Comunque sì, parlo con voi ragazzi. Qualche problema?-

-No, è che... In genere non ce lo chiedono.- Mi risponde imbarazzato.

-Siamo solo dei cameraman, la gente o scappa o ci ignora.- Aggiunge Scott.

-Bhè, se mi è consentito non fare né l'una e l'altra cosa sarei felice di trattarvi come degli essere umani.-

-Certo signorin... Belle.- Eugene mi sorride divertito anche se sulle guance ha ancora i segni dell'imbarazzo. Per avere sui cinquant'anni è fin troppo timido e impacciato.

-Perfetto. Quindi volete?- Dico indicando il mio piatto pieno di cibo. Mi faccio schifo da sola considerato che sono solo le otto e trenta del mattino.

-Io ho già fatto colazione.- Mi risponde Scott allegramente.

-Io pure.- 

Li guardo ancora un attimo prima di convincermi del tutto che non ne vogliano un po', ma sembrano davvero sazi. -Sarà per un'altra volta allora.- E sarà una lunga, lunghissima giornata.

-E quando avevi intenzioni di rispondermi al cellulare?- Mi chiede Caleb evidentemente arrabbiato. Certo, con tutto quello che mi è capitato oggi mi ci voleva pure un migliore amico arrabbiato. Per strada tutti si giravano a guardarmi e già pensavo fosse orribile, ma arrivata al campus è stato un incubo. Mi additavano, venivano a presentarsi, mi schernivano e mi acclamavano. Non riuscivo ad andare da nessuna parte senza avere qualcuno attorno che casualmente avesse voglia di darmi consigli e opinioni gratuite sulle altre ragazze del programma o su come conquistare Derek. Come se io lo volessi! Tutti pronti a giudicare o a difendere senza neanche conoscere le persone, tutti ipocriti e impiccioni, tutti falsi. Non sono riuscita a parlare né con le mie coinquiline né con i loro fidanzati e sono stata a mala pena in grado di prestare attenzione durante le lezioni. Le telecamere non hanno aiutato la mia concentrazione, anzi, erano l'elemento che più mi disturbava. Quando mi veniva da morsicare il fondo della matita come mio solito, o di fare disegni strani sul foglio, quando avevo voglia di aprire sul portatile le pagine del mio libro preferito e leggere al posto che ascoltare la lezione o quando sbagliavo a scrivere per l'agitazione di essere osservata, pensavo subito a cosa potesse pensare la gente che avesse visto il mio riepilogo della settimana, pensavo all'impressione che avrei dato e per quanto non si vuole essere influenzati dalla presenza delle telecamere lo si è comunque perché proprio non ce la si fa a ignorarle. E così i gesti che prima ritenevi semplici routine della giornata divengono dei "se... allora..." "posso?" "devo?" e per quanto questo sia sbagliato è inevitabile e ti ritrovi a cambiare le tue abitudini, a non aprire più quel libro, a non disegnare più ai margini del foglio. Forse devo ancora abituarmi, forse è solo perché è il primo giorno, forse poi ricomincerò a fare tutto come prima, ma non ne posso essere sicura per ora e i forse non mi sono mai piaciuti. –Belle ci sei?-

-Cosa?- Chiedo al mio amico risvegliandomi dallo stato di trans in cui mi trovavo. Correre mi spinge a pensare e pensare mi fa isolare dal mondo.

-Almeno ascoltami!- Esclama ancora più arrabbiato di prima. -Ti ho chiesto quando avevi intenzione di rispondermi al cellulare.-

-Ma io ti ho risposto.-

-No. "Corriamo alle 17. Ne ho bisogno." Non è una risposta, è più un ordine, che cioè non implica una risposta, e che mi fa preoccupare. Perché avevi bisogno di correre? E perché con me? Vai sempre da sola quando devi pensare. -

-Perché mi seguono e se sono sola mi mettono ansia.- Mi guardo alle spalle e scorgo perfettamente Scott su una bicicletta con una piccola telecamera legata al manubrio e puntata su di me. Scommetto che Eugene si trovi più avanti, ma non guardo. Mi partono i brividi sulle braccia e mi giro per non vederlo più. -Piano, guarda a destra, non farti beccare.-

-Cosa c'è?-

-Tu guarda.- 

Caleb fa come dico e scruta le persone che ci circondano. Capisco subito quando ha visto i cameraman perché sbarra gli occhi e il suo viso non sa se piegarsi in un sorriso di imbarazzo o in una smorfia di fastidio. – Belle due telecamere ci seguono.- Dice l'ovvio. Come se non lo sapessi! Che poi devo dire che è stato molto discreto, proprio come gli avevo chiesto di essere. Uomini. Gli prendo il braccio e lo strattono finchè non si rigira a guardarmi e non riprendiamo a correre a andatura normale.

-Lo so, mi seguono da questa mattina. Si sono presentati da me alle otto e mi sono stati dietro tutto il giorno.- Faccio una pausa per respirare. -Insomma, sono simpatici, ma sai che non mi piace essere osservata. In più non mi stanno abbastanza vicini da parlare con loro o da tenere lontane le altre persone. Mi annoio a sentire gli altri che si intromettono.-

-Ragazze che sono incapaci di vivere una propria vita e così pensano alla tua?- Mi chiede come se lui ci fosse passato miliardi di volte.

-Già.-

-Okay.- Si ferma e io lo supero di poco prima di accorgermi che non è più al mio fianco. Lo raggiungo e lo guardo un po' stranita. Non capisco perché si sia fermato. Mi appoggia una mano sulla spalla, coprendomela praticamente tutta e rilasciandomi addosso il calore del suo corpo che mi scalda contro l'aria fredda che si sente a quest'ora di pomeriggio. -Facciamo che da oggi in poi ti vengo a prendere alla fine di ogni lezione e ti porto alla successiva, così evitiamo che si avvicinino troppo. Va bene?- Mi chiede sorridendomi. Negli occhi non vedo più la rabbia di prima, ma solo la sua solita dolcezza e il mio viso si contrae subito in un enorme sorriso che non riesco proprio a trattenere.

-Dio, sì Caleb. È perfetto!- Urlo saltellando come una bambina alla quale vengono regalate delle caramelle. Gli butto le braccia al collo e lui mi stringe forte con i suoi muscoli, fino a quasi far si che io scompaia nel suo abbraccio. –Grazie.- Gli sussurro contro il petto.

-Non c'è di che.- Mi allontana, mi guarda in modo strano, con gli occhi luccicanti e le guance rosse, si avvicina e mi bacia sulla fronte, delicatamente e castamente, come fa sempre. Gli stringo la mano e gli sorrido un'ultima volta prima di lasciarlo e fare uno scatto in avanti.

-Forza lumaca, voglio essere a casa per cena.- Lo guardo da dietro la spalla e rido vedendo la sua faccia confusa. Scuote la testa e inizia a venirmi incontro raggiungendomi in poco tempo. –Insomma, stavo correndo con Brooke e Malissa (te le immagini quelle due a correre?) quando mi hanno fatta rallentare per l'ennesima volta e questo uomo enorme...- Inizio a raccontargli distrattamente, guardando avanti e lanciandomi in approfondite descrizioni e commenti personali. Sputo fuori tutto, gli racconto tutto, come faccio da due anni a questa parte e lui mi ascolta, in silenzio, forse più in silenzio del solito, ma non ci faccio molto caso a dire il vero. Sono presa dal mio racconto e non riesco a stare zitta, come quando devo raccontargli di qualcosa di bello che mi è successo, solo che questo non è esattamente bello. Anzi, non è per niente bello. No, non lo è.

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Capitolo 14
*** Capitolo 7 pt. 1 ***


10 Novembre

ISABELLE

-Buongiorno Scott, buongiorno Eugene.-

-Ciao Belle.- Mi rispondono contemporaneamente mentre entro in cucina ancora intontita dal risveglio, come ormai succede ogni mattina. Sono passati solo quattro giorni, ma mi sono già abituata alla loro presenza e a quella di tutti gli altri. Forse ero così nervosa per il ciclo, o solo perché era una cosa nuova, ma ora mi danno molto meno fastidio le intromissioni della gente che non conosco e cerco di accettare ogni consiglio senza mandare all'inferno chi mi sta di fronte. Caleb ha mantenuto la promessa e ogni giorni a ogni lezione mi viene a prendere e mi scorta fino alla successiva. Non so come faccia a star dietro con le sue di lezioni, ma dice che non è un problema e io un po' ho insistito, ma alla fine mi sono stufata. Affari suoi! Io ho cercato di essere gentile e tanto basta. Brooke e Malissa riescono a comportarsi come se le telecamere non ci fossero e ne sono davvero felice perché non avrei sopportato che mi evitassero, mentre, al contrario, il resto della gente proprio non riesce a non pensarci, quindi o scappa o cerca di farsi vedere e mettersi in mostra. In genere preferisco quando scappano, perché quelli che si danno delle arie mi irritano. Come luogo libero dalla supervisione dei miei nuovi "amici" ho dovuto scegliere il Lollypop. Ginger a dire il vero avrebbe accettato di buon grado un po' di pubblicità, ma io ho preferito lasciare tutta questa storia fuori dal posto di lavoro. Mi va male che questo significa che, oltre al sabato e poche altre sere, io sia controllata ventiquattro ore su ventiquattro, ma tutto sommato non ho nulla da nascondere e non mi da più molto fastidio avere introno Scott e Eugene. Hanno capito che mi piace conversare e cercano di tenermi compagnia il più possibile quando siamo soli, riuscendoci benissimo. In questi giorni ho scoperto che Eugene ha una moglie meravigliosa e una figlia altrettanto carina di nome Rose, che per colpa di questo programma può vederle solo la sera tardi e la mattina molto presto e che mercoledì questo Rose fa quattordici anni, adora il programma e gli piace un sacco Derek. Scott invece è single, vive da solo e a casa nessuno lo aspetta, quindi spesso lascia andare via prima Eugene e gli copre il turno. Ha una cotta segreta per una ragazza che lavora nel bar vicino a casa sua, ma non trova il coraggio di invitarla a uscire.

-Con Zoe come va?- Gli chiedo mentre preparo tre bicchieri di succo e li appoggio sul tavolo.

-Non ce l'ho fatta neanche oggi Belle.- Mi risponde lui tristemente. Abbassa lo sguardo e si fissa le punte dei piedi con vergogna. È incredibile vedere come questi due siano simili. Timidi e vergognosi, dolci e gentili, un po' nerd, un po' nel loro mondo.

-Non avevamo deciso ieri che oggi glielo avresti chiesto?-

-Sì, ma oggi era lì, mi sorrideva e... non ce l'ho fatta.-

-Non è facile.- Commenta Eugene cercando di consolarlo. 

-Sì che è facile! Vai li e le dici: "Ciao Zoe, voglio il solito caffè nero. Non è che ti andrebbe di uscire con me?"-

-Non è molto romantico.- Commenta lui sorridendo come se avessi fatto una battuta.

Incrocio le braccia e lui subito si concentra sul suo bicchiere di succo cercando di non guardarmi negli occhi. -Non deve essere per forza romantico, il romanticismo arriva dopo.-

-Non lo so... è fuori dalla mia portata.-

-Ma che stupidaggine! Sei un ragazzo carinissimo, sono sicura che non è vero. Fidati. Solo perché sono in questo programma non significa che io non sappia niente a proposito di relazioni.- Eugene e Scott mi guardano in modo strano, come se avessi appena contraddetto i loro pensieri. In realtà non è colpa mia se sono single, è solo che i ragazzi che incontro non sono quelli giusti per me! Troppo spiritosi, troppo noiosi, troppo egocentrici, troppo egoisti, troppo maschilisti, troppo all'antica, troppo buoni... Dopo Bryan non ho più trovato un ragazzo che suscitasse il mio più minimo interesse. Oh, se dovessi guardare solo il fisico ce ne sarebbero che mi piacciono, o che comunque accetterei, ma non sono una che guarda troppo l'aspetto, quello non è davvero importante. Io cerco una persona che mi prenda mentalmente, che mi faccia girare la testa e che oscuri il mondo oltre a noi. Cerco il ragazzo dei film romantici, quello dei libri rosa, quello con la perfetta sintonia, ma trovare quel qualcuno si sta rivelando un'impresa impossibile.

-Belle!- Sento urlare Brooke ancora prima che la porta si apra. Entra barcollando sui tacchi alti, con decine di sacchetti da shopping tra le mani e gli occhiali da sole mezzi cascanti. Lancia il tutto sul divano in modo teatrale e si lascai cadere sulla poltrona lì affianco. –Ti ho preso un po' di cosucce.-

-A me?- Sono confusa. Non fa shopping per me da quando quella volta, a sedici anni, le avevo raccontato di aver conosciuto un tipo carino durante il tour dell'università e che ci sarei uscita qualche giorno dopo. Nel giro di un paio d'ore dopo scuola era tornata da me con tre vestiti, due paia di scarpe e una decina tra maglie e jeans. Ovviamente non era roba di marca o che costava chissà quanto, veniva tutto dal grande magazzino vicino a casa sua, ma per il mio primo appuntamento aveva fatto già troppo. Ma ora che motivo aveva di comprarmi sacchetti pieni di vestiti? E soprattutto ora non venivano dai grandi magazzini.

-Certo! Oggi è il grande giorno.- Esclama felice e terribilmente eccitata. Continuo a non capire. La mia amica è pazza e lo ho sempre saputo, ma questa volta mi sa che sono io a aver dimenticato qualcosa di importante. Tra noi c'è un attimo di silenzio, poi i suoi occhioni verdi si spalancano e lei inizia a imprecare sotto voce, finché non si blocca e fa un respiro profondo e degno di una scena da film. –Non dirmi che te lo sei dimenticata? Non puoi essertene dimenticata.- 

-Di cosa?-

-Belle oggi devi vederti con Derek.- Mi ricorda Scott a bassa voce. Mi sembra di essere tornata alle medie, quando non sapevo le risposte e i miei amici me le suggerivano, facendosi, ovviamente, sentire dalla prof.

-Esatto! Per fortuna che qualcuno se lo ricorda. Bravissimo Scott.- Risponde soddisfatta Brooke, alzandosi e schioccando un bacio al gusto di ciliegia sulla guancia del cameraman. Due secondi e il color rosso del lucidalabbra si mimetizza perfettamente con il colore delle sue guance. Guardo la mia amica come se stesse avendo un qualche attacco isterico mentre inizia a tirar fuori dai sacchetti delle cose incartate e ben piegate e le lancia in modo disordinato sul divano. Okay, mi sono completamente dimenticata che l'altro giorno ero stata avvisata dell'incontro di oggi. A quanto pare quel Derek è ostinato e ha deciso di uscire con me anche se ha chiaramente capito che non sono interessata, immagino si sia capito (no?), e io ovviamente ho dovuto accettare. Ha lasciato a me la scelta del posto e del programma dell'uscita, ma io ho da studiare, e per quanto non voglia essere maleducata o noiosa devo davvero impegnarmi per questo esame e quindi ho scelto di rimanere a casa. Brooke e Malissa saranno fuori tutto pomeriggio quindi saremo soli. La cosa non mi entusiasma per niente. Di cosa parlo con un ragazzo viziato e pieno di se come lui? E poi i primi appuntamenti non fanno per me in generale. 

-Va bene, me ne ero dimenticata, ma continuo a non capire.- 

-Tesoro ti ho preso qualcosa da metterti. Non puoi mica farti trovare in pigiama. So come sei fatta e quando stai in casa non ti cambi per tutto il giorno, ma non puoi certo accoglierlo... così.- Dice indicando il mio pigiama rosso con i mailini. –Già non è bello che come prima uscita tu lo faccia stare in casa, pensare di riceverlo così è proprio una pazzia.-

-Io non ci trovo niente di male. Devo comportarmi nel modo più naturale possibile, no?-

-Sì, così si dice, ma non devi assolutamente comportarti in modo naturale.- Mi risponde come se fosse ovvio. È una cosa stupida. Certo, non andrei mai in giro conciata così, ma in genere i miei amici se ne fregano di come sono vestita in casa mia e ormai le telecamere mi hanno inquadrata talmente tante volte in pigiama che la gente non ci farà neanche più caso quando vedrà le riprese.

-È una cosa stupida.- Rispondo, più che convinta.

-No, è una cosa che tutte le ragazze con un po' di cervello capirebbero da sole.-

La guardo offesa e incrocio le braccia. -Io ho il cervello. Ho molto cervello.-

-Solo per cose noiose e inutili come la scuola.- Mi risponde lei incrociando le braccia. -Ora signori, scusateci ma noi andiamo in camera con questi bei vestiti.- Dice rivolta a Scott e Eugene, raccogliendo i lunghi capelli arancio in una coda alta e stretta. -Voi state qui e ci darete la vostra opinione quando usciremo. Ci serve un parere maschile.- E così dicendo raccoglie i suoi sacchettini e mi spinge con forza verso camera mia. Sa benissimo che tanto farò di testa mia, spera solo di riuscire a farmi cambiare idea prima di questo pomeriggio. Improbabile. In fondo io non voglio attirare proprio nessun pesce nella mia rete, o quanto meno non Derek Kinsella.

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Capitolo 15
*** Capitolo 7 pt. 2 ***


DEREK

Bene. Sono qua fuori casa sua, o meglio fuori dal suo condominio. Devo solo suonare e probabilmente salire le scale. Da fuori non sembra un posto tanto male, ma mi aspettavo vivesse in una qualche confraternita al campus, in una supervilla, o comunque in un quartiere un po' più carino. In genere una ragazza che vuole farsi notare da tutta America non ti invita ad andare a casa sua se non si tratta di una reggia, come quella di Spencer, o di una confraternita, come Jane. Mi avvicino ai campanelli e li controllo uno per uno, finché non trovo quello con scritto "Isabelle Wood Grant. Malissa Bayle. Brooke Stuart." Mi incuriosisce il fatto che un cognome sia cancellato e devo dire che un po' mi preoccupa. O scappa da qualcuno o ha una pessima famiglia. Una qualunque di queste cose non va a suo favore. Non voglio ragazze dal passato complicato o che hanno bisogno di qualcuno che gli sta vicino tutto il tempo perché hanno problemi con la famiglia e si sentono sole e abbandonate. Faccio un respiro profondo e trovo il coraggio di suonare, anche se un po' incerto.

-Agitato?- Mi chiede Paul, il cameraman che oggi mi ha seguito all'appuntamento.

Lo guardo sistemandomi il cappello. –Un po'. Non so cosa aspettarmi.-

-Cosa pensa di lei?- Mi chiede ancora. Mi aspetto che tutto questo vada in onda e non so cosa è più giusto rispondere. Non so neanche cosa penso davvero in realtà.

-Credo che sia una bella ragazza, ma in studio non sembrava molto felice di essere nel programma, quindi non so cosa aspettarmi oggi.- Rispondo soppesando bene ogni parola. Provo a risuonare il campanello e aspetto che qualcuno questa volta risponda. C'è un po' di vento anche se la giornata non è male. Spero che la ragazza abbia intenzione di uscire almeno un po' o che sia abbastanza coraggiosa da darmi qualche contentino già al primo appuntamento, almeno per rendere la giornata casalinga meno noiosa.

-Oddio!- Esclama qualcuno urlando dal citofono. È una ragazza, si capisce subito dalla vocina acuta. –Scusa Scott, non ho fatto apposta. Sì? Chi è?-

Mi viene il dubbio di aver sbagliato citofono. -Ehm... Sono Derek.-

-Oh certo.- Risponde, quasi sorpresa, e subito la porta si apre con uno scattante rumore metallico. –Sono al secondo piano, la porta a destra.- Mi istruisce mentre sto per entrare. -Eugene, mi fai un favore? Tiri giù il caffè.- Dice con ancora il microfono aperto. Prima Scott, ora Eugene... due uomini. Perché ci sono due uomini in casa sua? O mi vuol far conoscere i fratelli o non capisco perché per al primo appuntamento abbai deciso di farmi conoscere due uomini. Forse è una tattica per farsi rimandare a casa o, al contrario, una per farsi vedere. –Stai già salendo?- Mi chiede poi. Sorrido perché capisco che evidentemente la telecamera che c'è sul citofono è rotta e lei non può vedermi. 

-No, ti ascolto far confusione.- Le rispondo divertito.

-Oh... Ehm, sì, scusa. Ti piace il caffè vero?- Mi chiede imbarazzata. Immagino le sua guance tingersi di rosso come martedì in studio e il mio sorriso si allarga.

-Sì.- Rispondo e aspetto una risposta, ma lei mette giù e mi lascia solo con Paul. Lo guardo e faccio un smorfia confusa alla telecamera. –Saliamo e vediamo cosa mi aspetta.- Apro la porta e subito vedo un atrio piuttosto scuro, che non lascia riconoscere l'esatto colore dei muri, con tre porte e delle scale che girano intorno ad un ascensore malandato. Si tratta di un ammasso di ferraglia arrugginita e all'apparenza poco resistente, perciò decido di andare a piedi. Percorro le tre rampe che mi separano dal secondo piano e, una volta arrivato mi accorgo subito che questo è il pianerottolo più pulito del palazzo. Okay, è una ragazza ordinata. Individuo la porta alla mia destra, l'unica con uno zerbino colorato davanti. Mi avvicino e suono in campanello. Sento chiacchierare da dietro la porta e dei passi leggeri avvicinarsi. Quando si apre, con qualche cigolio, mi trovo davanti una versione più vestita ma altrettanto sexy della ragazza che ho visto in studio, illuminata da una chiara luce proveniente da dietro le spalle che le da un'aria angelica e eterea. È bellissima. Non è sudata, non ha la coda, non sembra stanca e arrabbiata. I lunghi capelli biondi sono sciolti e le incorniciano con riflessi dorati il viso affilato; gli occhi sono più chiari e limpidi, cristallini, e la pelle più luminosa e brillante, come se ricoperta da uno strato d'ambra; le guance più rosee, il viso pulito e senza trucco ricorda il rivestimento di una pesca matura.

-Ciao.- Esclama sorridendo. Non capisco se è un sorriso di felicità o di educazione, ma in qualunque caso è davvero bello. Solo quando sento Paul tossire mi accorgo di starmene qui imbambolato e senza neanche riuscire a rispondere al saluto. –Come sei eloquente! Vuoi entrare o preferisci rimanere sulla porta?- Mi chiede divertita. Mi riscuoto e mi tiro mentalmente un pugno nello stomaco. Ma che mi è preso? Ho fatto la figura dell'imbecille. Le sorrido, poi mi allungo e le do due casti baci sulle guance, cogliendola di sorpresa e trattenendomi forse un po' troppo su entrambe. La pelle è morbida. Come vorrei darglieli in ben altri posti questi baci.

-Preferirei entrare.-

-Bhè, ci speravo, odio studiare in piedi.- Sorride e si scosta dalla porta, puntando verso la cucina e lasciandomi la possibilità di studiarle il sedere. Perfetto! Anche il sedere è perfetto. Questo non va bene. Studiare? Mi riscuoto ripensando alle parole usate da lei poco fa. Faccio un paio di passi avanti con Paul che mi segue e un altro paio di cameraman che mi stanno di fronte e ci inquadrano. La sala è grande e luminosa, in netto contrasto con ciò che mi aspettavo, visto il resto del palazzo. Il pavimento è di lucido e caldo parquet, le pareti sono bianche e gialle e riflettono la luce che entra dai finestroni in fondo alla sala, che danno su un modesto, ma discreto, terrazzo addobbato con un tavolino con tre sedie. Sulla sinistra, dietro un bancone a vista, c'è la cucina, piccola ma ordinata, mentre in sala ci sono due divani a fiori e una poltroncina, il tutto rivolto verso una vecchia televisione dallo schermo enorme e quasi piatto. Dietro uno dei divani, vicino a me, c'è un tavolo rettangolare in legno con sei sedie e sopra un vaso di rose arancio e una rivista di moda. –Vuoi del caffè?- Mi chiede Belle ancora sorridente. La guardo bene e mi accorgo che indossa una semplice tuta da ginnastica rosa confetto piuttosto larga, che si stringe alle caviglie, e un enorme maglione pesante, aperto sopra a una canottiera nera. È vestita in modo semplice, come la prima volta, e il viso e la capigliatura sono naturali. Sembrerebbe che non cerchi di impressionarmi, ma che voglia essere semplicemente se stessa e devo ammettere che è davvero bella anche così. Non so cosa sia che più mi sorprende, se il fatto che è molto bella anche senza impegnarsi con trucco o vestiti succinti, o se è perché mi piace nonostante non sia il mio genere di ragazza. Mi concentro su ciò che sta facendo e mi accorgo che sta parlando e io come un imbecille non la sto neanche ascoltando. –Ah, allora lo sai anche tu Paul.- Esclama mentre versa il caffè in cinque tazze sopra il banco della cucina. Non sta parlando con me evidentemente e sono abbastanza confuso, anche se sollevato del fatto che non si è accorta del mio essere distratto.

-Sì! Ma dovevi vederlo un mese fa, era disperato perché lei quel giorno non c'era.- Le risponde il mio cameraman ridendo e prendendo una delle tazze dal bancone. Ora sono molto confuso.

-Paul finiscila.- Gli dice l'altro cameraman che gli sta vicino. È un bel ragazzo, sulla trentina, ma un po' nerd proprio come Paul e tutti i tecnici che ho visto in studio da quando sono nel programma.

-Dai Scott non prendertela.- Si intromette Belle trattenendo una risata in modo stentato. La guardo confuso, poi guardo quello che ha appena chiamato Scott e poi l'uomo sui cinquanta, probabilmente Eugene, e scoppio a ridere. La concentrazione si sposta su di me e tutti mi guardano come se fossi impazzito. Smetto subito cercando di trattenermi dal mio improvviso attacco di consapevolezza. 

-Scusate, davvero, ma non avevo capito che...- Dico ridacchiando. –Che fossero loro Scott e Eugene.- Tutti mi guardano ancora peggio di prima e probabilmente sto passando per un pazzo. Certo non è la miglior impressione che potevo dare a una ragazza al primo appuntamento, ma continuo a sogghignare.

-In che senso?- Mi chiede Belle confusa.

- Insomma, hai chiesto loro di fare il caffè? Ti sentivo dal citofono.-

Mi guarda seria e penso di aver detto la cosa sbagliata, ma dopo un secondo sta già ridendo con me e stavolta sembriamo entrambi due pazzi. Ovviamente le telecamere ci stanno inquadrando, anche se non penso che ci trovino poi così da ridere i nostri cameraman. –Sì. Stavo mettendo la casa in una specie di ordine ed ero un po' in ritardo.- Aggiunge ridendo. La guardo e continuiamo a fissarci sorridendo ancora per un po'. Non so perché il fatto che lei tratti i suoi persecutori come degli amici di vecchia data mi sembri tanto divertente, ma sicuramente è strano. Nessuna ragazza ha mai fatto così. È strano e mi piace. Mi piace già troppo per non essere il mio tipo. –Allora, io avrei delle cose da fare e dato che hai scelto un giorno orribile per incontrarmi, devi adattarti ai miei impegni.- Dice a un certo punto seria, ma con ancora il sorriso sulle labbra. Non capisco se quell'espressione è dovuta a ciò che è appena successo o a ciò che stiamo per fare e la cosa mi incuriosisce e inquieta al tempo stesso. 

-Come mai sembri quasi una ragazza simpatica oggi?- Le chiedo col mio solito sorriso arrogante che in genere fa sciogliere ogni tipa che incontro. Lei emette una risatina di scherno e si avvicina di un passo.

-Se sono obbligata a frequentarti è inutile farti la guerra. E poi essere me stessa basterà affinché tu mi sbatta fuori.- Sorride a dentatura piena e mi fa un veloce occhiolino. Non mi perdo l'arroganza della sua risposta. È un po' fredda. In genere sono io che domino le uscite e che faccio battute, ma ora lei mi sta surclassando e la cosa mi diverte molto e mi mette in difficoltà al tempo stesso. Sarà difficile gestirla, è un esemplare di ragazza etero che mi mancava da incontrare. -Ora proseguiamo con i programmi.- 

-E quali sarebbero?- Chiedo cauto. Spero solo non sia qualcosa di noioso perché inizia a starmi simpatica e sarebbe un peccato rovinare il pomeriggio.

-Studiare.- È fiera e convinta di ciò che ha appena detto, ma sono sicuro che sul mio viso c'è un'espressione tutt'altro che felice.

-Stai scherzando, vero?-

-Assolutamente no.- Mi risponde lei con tono sicuro. Non posso credere che voglia davvero studiare durante le due uniche due ore che abbiamo per vederci! -Hai scelto di portarmi in uscita oggi e hai lasciato a me tutte le altre decisioni. Io giovedì ho un esame e quindi ho deciso che devo studiare. O torni a casa o studi con me, vedi tu.- È seria, con le sopracciglia alzate e le labbra arricciate. Non sta scherzando e non penso neanche che sia una strana tecnica per flirtare, deve davvero studiare, non ne è dispiaciuta e, anzi, forse spera che io decida di andarmene. Non ha capito niente di me allora.

-Studio con te.- Le rispondo sicuro e a testa alta. Le ci vorrà più di qualche ora di studio per farmi rinunciare. È troppo bella per farla andare a casa senza averla neanche conosciuta. Conosciuta da un punto di vista totalmente fisico, è quello il mio scopo finale. Sì, è quello. Lei non rimane sorpresa dalla mia risposta, non tradisce nessuna emozione e incrocia le braccia in tono di sfida mentre una ciocca di capelli le sfugge da dietro le orecchie. 

-Prevedibile.-

-Ah sì?-

-Assolutamente.-

-Forza Miss Arroganza, vai a prendere i libri. È meglio per te che tu sappia tutto.- Le labbra si arricciano ancora. 

-Mi stai sfidando?-

-Certo.-

-Bene. Ti aspetta un'ora di procedure investigative.- Dice soddisfatta mentre saltella verso quella che deve essere camera sua. Due secondi dopo ricompare con tre enormi volumi sotto il mento, un astuccio a penzoloni tenuto con un laccio in bocca e un blocchetto di post-it colorati in bilico in una mano. La osservo mentre cerca un modo per chiudere la porta con qualche altra parte del corpo libera. È impacciata e ciò la rende talmente umana e buffa che non posso fare a meno di fissarla sorridendo. Si guarda attorno e corruga la fronte, poi mi guarda accigliata e mi rivolge un terribile sguardo assassino. –Potvesti anche aiutavmi!- Mi rimprovera farfugliando contro il laccio che ha in bocca. Sorrido, la raggiungo e le tolgo dalla mano il blocchetto. Sul suo viso si forma uno strano cipiglio di offesa, gli occhi le si stringono in due fessure azzurrissime, le ciglia le sfiorano le guance rossastre e le labbra s'increspano attorno al laccio. Dio, quelle labbra devono essere buone come caramelle. Sento il sorriso allargarmisi in faccia per colpa della sua espressione buffa, nonostante so che questo la farà arrabbiare di più. Per fortuna ho ancora le braccia alzate, e i miei riflessi non sono niente male, quando mi lancia addosso i tre volumi di investigazione. Quando mi atterrano sugli avambracci emetto un verso strozzato e sento la circolazione fermasi istantaneamente. Pesano un quintale e mi sorprende che lei li abbia trasportati persino fino a qui. Non sono un tipo magrolino, anzi, portarli per me è uno scherzo, ma sentirseli atterrare addosso fa il suo effetto. Lei sorride, soddisfatta del suo atto di protesta, e io mi compiaccio a vederla così fiera di se per così poco. Mi avvicino al tavolo, ma lei mi ferma subito prendendomi il braccio e indicandomi il divano. Non capisco come possa studiare su quel coso, ma la seguo come un bravo schiavo.

-Allora, cosa devo fare io?- Le chiedo aprendo a caso uno dei libri che ho tra le mani e sfogliandolo. I titoli e le parole che leggo mi sembrano solo vagamente famigliari.

-Mi ascolti.-

-Tutto qui?-

-E mi fai qualche domanda.- La guardo con la fronte aggrottata. Come posso farle domande su cose che non conosco neanche io? E come faccio a correggerla se quando mi dice qualcosa sbaglia? O mi sta prendendo in giro o è terribilmente seria e mi aspetta un noioso pomeriggio di procedure legali delle quali non mi interessa assolutamente niente. Sto per dirle tutto questo quando all'improvviso esclama –Allora?- La guardo e vedo che mi fissa con due occhioni luccicanti. In questo modo le iridi sono ancora più grandi e azzurre del solito, risaltate dalla sua carnagione caramellata e dalle lunga ciglia. Il mio cervello si svuota! Rimango a guardarla per un po', cogliendo ogni sfumatura di questa nuova espressione del suo viso. Riesce a sembrare dolce e innocente, ma da ciò che ho visto finora è tutt'altro che ingenua. Mi stupisco della confidenza con la quale mi tratta, ma non sarò di sicuro io a protestare, anzi.

-Da cosa iniziamo?- Accetto all'ennesimo battito di ciglia. Lei alza gli occhi al cielo, ma poi sorride soddisfatta di aver vinto e ci mettiamo subito sotto a lavorare. Devo ammettere che è preparata e io non capisco molto delle cose che sta dicendo, ma mi sfida, mi interroga, come se fossi io ad avere l'esame, e alle sfide non so proprio resistere. Il suo modo di fare, da freddo e distaccato, pian piano cambia, facendomi apparire una Belle diversa da quella che ho visto fin'ora, più simpatica, dolce e scherzosa. Decisamente più affabile, e penso sia questa la sua vera natura perché una persona riservata e che se ne sa sulle sue non può cambiare in questo modo da un momento all'altro. La osservo mentre legge, si sistema i capelli dietro le orecchie, ripete la lezione e risponde convinta alle mie domande. Ogni volta che le chiedo qualcosa di intelligente si scrive la domanda su un post-it e poi lo attacca su quello precedente, invece quando la punzecchio o le chiedo qualcosa di stupido mi spinge o mi tira una pallina di carta. Ridiamo e ci prendiamo in giro e dopo poco che siamo insieme sembriamo già amici. Mi sento a mio agio e mi diverte, nonostante non sempre capisca bene il suo carattere. Riesco a cogliere in lei la dolcezza, la serenità e la sicurezza che ha in se stessa e nelle sue decisioni da semplici frasi e parole che mette qua e là. Non è solo una bella ragazza, ma è intelligente e simpatica, cose che singolarmente mi piacciono, ma che insieme, fino ad ora, ho travato solo in poche persone. Le sfioro la spalla con lentezza per sistemarle dei capelli in disordine, lo faccio con spontaneità, senza pensarci, e forse è ancora un po' presto per il contatto fisico, ma lei al posto di tirarsi indietro scoppia a ridere.

-Che ti prende?-

-Non farlo più.- Mi ammonisce col sorriso ancora sulle labbra. 

-Cosa? Questo?- E prima che lei riesca a liberare le mani dai foglio le passo le dita dalla clavicola fino al punto in cui la ho toccata prima. Lei scoppia ancora a ridere e scrolla le spalle.

-Ti ho detto di non...- Ormai ho capito qual è il problema: è estremamente sensibile al solletico. Così con una mano le stringo prontamente i polsi e con l'altra inizio a sfiorarle le braccia e le spalle fino al collo. Lei si agita sotto il mio tocco e inizio a ridere con lei, finché, senza che me ne accorga, riesce a liberare le mani e spingermi indietro. La guardo divertito e anche un po' preoccupato di aver esagerato, ma in effetti cosa mi importa? Se si offende peggio per lei. È questo che sto pensando quando però tiro un sospiro di sollievo nel vederla tirarmi una pallina di carta mentre cerca di trattenere il sorriso. –Sei uno stronzo.- Mi insulta senza crederci e così riprendiamo a ripassare. Ci mettiamo poco però a perderci in una discussione stupida sui telefilm polizieschi e su quanto a volte siano ridicoli. Iniziamo una gara su quanti libri e film gialli abbiamo visto e lei mi straccia alla grande, poi ricominciamo da capo a leggere e ripetere finché lei non è talmente esausta da iniziare a canticchiare le frasi e a fare voci strane. È così che scopro che quando è stanca si comporta come una pazza bipolare e mentre studia inizia a interpretare ciò che deve ripetere, facendo strane arringhe, e one-woman show ricchi di battute. Rido tutto il tempo finché lei non si ferma di punto in bianco. Sbuffa, incurva le spalle si lascia cadere di colpo con il fianco sul divano, la testa sulle mie gambe, e chiudendo gli occhi per un decimo di secondo. Non posso fare a meno di guardarla. È una calamita per gli occhi. È un disastro. I capelli sono un disastro, sparano da tutte le parti senza un senso logico. Il posto è un disastro, con fogli ovunque e ricoperto di palline di carta. Persino i suoi vestiti ora sono un disastro: la felpa è accartocciata per terra, un pantalone è stato tirato su fino al ginocchio e la maglia è stropicciata. È un disastro eppure è terribilmente sexy. La cosa mi mettere seriamente a disagio. È diversa dalle altre e non va bene. Mi vengono in mente almeno una ventina di battute antipatiche o volgari che potrei farlo in questo momento, ma non vale la pena rovinare il momento dato che siamo entrambi troppo esausti per insultarci.

-Sei stanca?- Le chiedo passandole una mano tra i capelli e sentendola irrigidirsi contro di me per un istante quasi inesistente e poi rilassarsi e far fuoriuscire un sospiro pesante. Siamo alla prima uscita eppure mi sembra di sapere più cose su di lei che su una qualunque delle altre ragazze che frequento.

-Troppo.- Si accartoccia contro la sponda del divano diventando una cosa così piccola che mi sembra quasi di poterla rompere con un solo tocco. Chiude nuovamente gli occhi e sbuffa una ventata di alito alla menta. -Sto esaurendo. Mi serve del cibo.-

-Ti preparo qualcosa se vuoi.- Mi offro ancor prima di pensarci su. Io? Cucinare? Per una ragazza? Questa si che è bella! E poi non so preparare niente, se non cose fredde e semplici. Oltretutto questa non è casa mia e non saprei dove recuperare le cose che mi servirebbero. Vabbhe che tanto è una ragazza, cosa vorrà mai mangiare? "Dieta" e "ipocalorico" non sono parole del mio vocabolario in genere. -Non so... vuoi un'insalata? Un panino?- 

Si alza all'improvviso e si mette a sedere per poi saltare in piedi e avviarsi verso la cucina a passo di danza. –Pancake.- Esclama soddisfatta. –Hai voglia di pancake?-

-Sì.- La guardo, stranito dal fatto che stia per mangiare un cibo pieno di zuccheri e grassi e che la cosa non la interessi minimamente. Inizia a prendere il latte e le uova dal frigorifero e io mi alzo per andarmi a sedere su uno degli sgabelli del bancone della cucina. –Allora tu mangi pancake?-

-Sì, la ricetta è giunta fino a casa mia.- Mi risponde sarcastica. -Perché?-

-Non so... la maggior parte delle ragazze che frequento in genere non mangia pancake. Sai... zuccheri e robe simili sono i nemici della linea.-

-Sono grassa?-

-Bhe, non prenderla male, ma un po' sì.- Le rispondo, ovviamente mentendo. Lei mi guarda e si mette a ridere.

-Perfetto allora, un kilo in più non si vedrà sulle abbondanti curve.- Mi risponde ancora col sorriso sul volto. Ovviamente sa che non penso ciò che ho detto, nonostante il mio tono serio e finto imbarazzato. Oppure non le importa niente. Okay, tentativo di scalfirla numero millecentoventisei fallito, anche lui. Fa un sorriso soddisfatto mentre abbassa lo sguardo sulla ciotola in cui ha appena inserito farina e zucchero. –Comunque anche le mie amiche mangiano.-

-Anche davanti al proprio ragazzo o alle telecamere?- Le chiedo con la fronte aggrottata. È da quando sono iniziate le riprese che vedo le mie cavaliere mangiare solo insalate, frullati, yogurt e verdura lessata e non posso credere che le uniche ragazze che si comportano in maniera così stupida le ho trovate io. 

-In effetti da quando ho iniziato il programma sono stranamente a dieta.- Mi risponde lei pensierosa, fissando il vuoto, come se non ci avesse mai fatto caso.

-Già.-

-Bhe a me non importa.- Aggiunge continuando a mescolare l'impasto. -Mangiare è uno dei piaceri della vita, se non mangio cosa vivo a fare?-

-Se la metti sotto questo punto di vista.- Rido io. Non posso credere alle parole che ha appena pronunciato e neanche al fatto che nonostante questo abbia un corpo praticamente perfetto. Cazzo, è una specie di dea! Afrodite, se è così che si chiamava quella tizia greca, non le farebbe neanche concorrenza. 

-Quindi sappi che diventerò ancora più grassa, piena di brufoli e diabetica, ti conviene mandarmi a casa subito.-

-Io le preferisco così le donne.- Le rispondo stando al gioco.

-Bhe, non si può dire che non ci abbia provato.- Sorride calorosamente e fa spallucce. Io sorrido, istinto che ormai ho capito che è inutile reprimere con lei.

–Allora, che mi dici della tua famiglia?- Le chiedo prima di cadere in un silenzio imbarazzato. Lei non alza gli occhi dalla padella sul fornello e continua a lavorare come se non avesse niente di che da raccontarmi a riguardo. Le vorrei chiedere qualcosa sul cognome cancellato sul citofono, ma non vorrei esagerare alla prima uscita. Se voglio conoscerla fino a non sopportarla devo fare il bravo ancora per un po'.

-Siamo tanti.-

-Tipo?-

-Tipo tanti.- Mi risponde sorridendo. -Viviamo tutti insieme, con i miei nonni e i miei zii. Ho tre sorelle: Kate, Ashley e Britney. Quando vedranno la puntata, e la vedranno in mia presenza dato che mercoledì sarò da loro a cena, saranno qualcosa tipo dei fuochi d'artificio pronti a scoppiare sentendo parlare di loro.- Mi spiega servendomi i pancake caldi con una buona dose di cioccolato sopra e pieni di panna montata. Porge un piatto anche ai nostri cameraman. Non posso crederci!

-Allora saluto tutti i tuoi parenti e dico alle tue sorelle che se sono belle anche solo la metà di te direi che possono tentare con la carriera da modelle.-

-Ecco, hai appena fatto venire un infarto a Britney e incazzare di brutto Ashley.- Scuote la testa, iniziando a tagliare il suo pancake.

Rido. -Porgile le mie scuse quando si sveglierà, e perché Ashey dovrebbe arrabbiarsi?- 

-Perché crede di essere più bella di me.- Mi risponde sottolineando al parola "crede". Probabilmente vuole solo far arrabbiare ancora di più la sorella e ci sta riuscendo benissimo, immagino. Rido per la risposta che mi ha dato. Con questa ragazza non riesco a fare a meno di ridere.

-Chiedi scusa anche a lei allora.- Assaggio il cibo che ho nel piatto. Il boccone mi si scioglie in bocca e sopra c'è la perfetta dose di Nutella, che li fa essere dolci al punto giusto e lascia le tracce sul piatto per poterle tirar via con la forchetta, proprio come piace a me. Ovvio, è anche un'ottima cuoca. Dov'è la fregatura? E ha qualcosa che non va? Altrimenti lasciarla perdere potrebbe diventare più difficile del previsto.

-Lo sto facendo proprio ora.- Si infila anche lei in bocca una forchettata e li assapora meglio leccandosi le labbra e togliendo le ultime tracce di cioccolato. È una cosa incredibilmente sexy. Sì, è anche sexy, e i miei pensieri devono distogliersi subito da dove vorrei leccare via quel cioccolato prima che il sangue mi affluisca alla parte sbagliata del corpo.

-Quanti anni ha Britney?- Chiedo per distrarmi il più possibile.

-Due meno di me: diciassette.-

-Com'è?-

-È diversa da noi.- Inizia abbassando gli occhi. Li vedo luccicare e sorridere. -Io, Kate e Ashley siamo tutte bionde, come mamma, sembriamo fatte con lo stampino, ma lei è unica e questo la rende ancora più meravigliosa. Ha i capelli lunghi e neri, come quelli di mio nonno, e gli occhi azzurri su di lei risaltano come la luna nel cielo notturno. Penso sia la più bella ragazza che io abbia mai visto.-

Paul fa capolino da dietro la telecamera. -Ragazzi avete solo due minuti.- Ci avvisa, facendo spaventare Belle, che evidentemente si era dimenticata quanto me della loro presenza.

-Sono già passate due ore?- Chiedo sorpreso. Il tempo è volato e non me ne sono neanche accorto. Mi sono dimenticato del programma e delle telecamere. Persino delle altre ragazze. Non le ho neanche chiesto cosa pensa a proposito e vorrei proprio conoscere la sua opinione.

-A quanto pare.- Commenta la ragazza togliendo gli ultimi resti del dolce dal piatto con il dito e leccandoselo. In questi momenti mi chiedo se è solo ingenua o se fa tutto parte di una strana tattica ben architettata. Neanche si accorge dell'effetto che ha un gesto del genere su uno come me. -Sei sopravvissuto a più di un'ora di procedure investigative. La prossima volta facciamo le leggi federali per le prove?-

-Allora vuoi che ci sia una prossima volta?-

-Diciamo che non mi sembri uno che molla facilmente e io sono comunque obbligata a restare per un po', quindi...-

-Allora la prossima volta preferirei non studiare.-

-Vedrò cosa posso fare.- Alza il mento, in tono di sfida, e arriccia le labbra in quello che ormai ho capito essere un vizio che si mostra ogni volta che vuol fare la dura.

-È ora di andare.- Si intromette uno dei suoi cameraman. 

-Certo.- Gli rispondo e poi guardo la ragazza che si è appena alzata e sta andando a salutare Paul. 

-Non sei come mi aspettavo.- Mi dice quando poi si gira verso di me.

-In che senso?- Non capisco proprio chi si aspettasse di avere di fronte.

-Nel senso che sei evidentemente uno stronzo e uno a cui piace giocare con le ragazze, ma mi sono trovata bene tutto sommato. Sei stato stranamente simpatico con me.- Mi guarda sospettosa, con le sopracciglia un po' aggrottate, come se proprio non volesse credere al fatto che io possa essere davvero una brava persona. In realtà non posso biasimarla e la cosa mi fa sorridere. Mi avvicino e le sfioro la mano calda. 

-Ci vediamo Belle.- Siamo vicini, molto vicini, e nonostante io mi renda conto che la conosco appena e che lei probabilmente mi respingerà non riesco a non guardare quelle due piene labbra rosse e morbide. Fantastico da quando sono arrivato sui mille modi in cui quelle labbra potrebbero toccarmi e non so se potrei sopportare di esser uscito da questa stanza senza averle nemmeno sfiorate. Mi allungo cautamente verso il suo viso. Nei suoi occhi vedo la consapevolezza di ciò che sto per fare, ha capito benissimo le mie intenzioni, ma non sembra preoccupata, spaventata o contrariata. Mi basta poco per uscire dalla porta, già aperta alle mie spalle, ma mi avvicino di più al suo viso e lei chiude gli occhi e trae un profondo respiro, pronta a ricevermi, -lo vuole, vuole il mio bacio- prima di posarmi una mano sul petto e spingermi delicatamente fuori casa. Spalanco gli occhi, confuso, irritato ed eccitato. Non capisco cosa le sia preso e perché cavolo mi ha spinto indietro. Era lì, era così vicina che sarebbe bastato un decimo di secondo in più e le mie labbra ora sarebbero sulle sue e la mia lingua scorrerebbe sulla sua intrappolandola in una spirale lussuriosa, ma lei si è spostata. Anzi, mi ha spostato! Sono ancora scosso e infastidito quando mi si avvicina, mi stampa un bacio sulla guancia e all'ultimo mi tocca il naso con un dito e scappa in casa. Sento una sostanza appiccicosa sulla pelle. Lei ride come una bambina e mentre la guardo sento l'irritazione e la confusione ritirarsi in un cassetto chiuso a chiave del mio cervello per lasciar posto alla sorpresa e a una strana sensazione di serenità. Inizio a ridere con lei, scuoto la testa incredulo e mi lecco via dal dito il cioccolato che ho tolto dal naso. 

-Ci vediamo Derek.- Mi dice salutandomi con la mano sventolante. 

-Sei un'ottima cuoca.-

-Lo so.- Mi risponde. Poi chiude la porta e mi lascia in corridoio, con Paul, pronto a farmi mille domande, come al solito. Non riesco a togliermi il sorriso neanche a questa noiosa prospettiva.

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Capitolo 16
*** Capitolo 8 ***


ISABELLE

-E 5, 4...- Inizia a contare una donna dai capelli rossi che si trova in fondo alla sala. Il resto del conto alla rovescia viene fatto in silenzio, mimato con le labbra, finché non finisce e parte la canzoncina di apertura di "A fairy-tale love". Sono seduta su una comodissima poltroncina azzurra girevole. Alla mia destra ci sono Vicky, che ho avuto l'opportunità di conoscere dietro le quinte e già mi piace, e Derek, che non mi ha ancora degnata né di uno sguardo né tanto meno di un saluto. A sinistra invece c'è il pubblico, con davanti, seduta su una poltrona rossa simile alla mia, Dhora Pope, una delle più belle donne sui quaranta che io abbia mai conosciuto, non che anche simpatica, scaltra e intelligente. Davanti e a fianco a me sono posizionati i cavalieri e le cavaliere. Jennifer, Spencer e Angelina sono schierate dall'altro lato dello studio, Jane invece si trova alla mia destra. Ho scambiato con lei quattro parole poco fa e devo ammettere che è gentile esattamente come lo sembra nelle riprese, persino in camerino è stata carina con me nonostante io sia quella nuova e sia odiata praticamente da tutte le altre. Angelina non lo ha mostrato in maniera evidente, mentre Jennifer e Spencer hanno chiaramente girato il viso dalla parte opposta alla mia quando sono entrata nel palazzo salutando. Jennifer indossa uno dei suoi vestitini succinti, Spencer un paio di pantaloni molto eleganti e una camicetta bianca, pienamente nel suo stile, anche se sembrava molto più di classe attraverso la televisione, Angelina e Jane indossano entrambe una gonna e una magliettina semplice ma raffinata. Sono l'unica a essermi presentata con un paio di jeans strappati, un maglioncino ampio e comodo e un paio di Converse bianco sporco. Il viaggio in aereo è stato un incubo a causa del mal tempo e questo non ha sicuramente fatto bene alla mia immagine, che, quando sono entrata nel bagno dell'aeroporto, aveva i capelli in piedi, il trucco sbavato e la palle cerea. Mi sento un po' a disagio con la mia diversità sotto gli occhi, non solo, del pubblico in studio, ma anche dei milioni di telespettatori che domani mi vedranno da casa. Compresi i miei parenti. Mio nonno mi ucciderà per essermi presentata in jeans e maglione davanti a tutto il mondo. Devo sembrare spaventata perché quando mi giro a sinistra vedo Gabriel, uno dei cavalieri qui per Vicky, sorridermi e farmi un occhiolino complice. Gli sorrido nervosa e mi asciugo le mani sudaticce sui jeans.

-Stai tranquilla, è sempre così le prime volte, poi ti abitui.- Parla un ragazzo alle mie spalle. Mi giro e incrocio un paio di occhi grigi circondati da chiarissime lentiggini. È uno di quei ragazzi dalla carnagione chiara abbinata a capelli arancio e occhi chiari. Al contrario di quelli che ho conosciuto fin ora però non è magrolino e dell'aspetto malaticcio, ma robusto e dai lineamenti squadrati. La cosa è al tempo stesso buffa e affascinante. –Mi chiamo Matt.- Si presenta.

-Matt.- Ripeto a me stessa, come se stessi cercando qualcosa di strano anche nel suo nome. Allungo una mano e lui me la stringe con fervore. –Piacere Matt. Io sono Belle.-

-Sì, abbiamo visto tutti la tua entrata della settimana scorsa. Una cosa fatta per passare inosservati.-

-Già...- Sorrido imbarazzata. -Le mie amiche tendono a fare le cose un po' in grande.-

-Davvero non sapevi di venire qui?- Mi chiede con il viso che ha praticamente preso la forma di un enorme punto di domanda. Abbasso gli occhi e scorgo Derek guardarmi di sottecchi.

-No, ma dici che te lo direi se fosse il contrario?- Rispondo riportando l'attenzione sul mio interlocutore. Sento la musica lentamente sfumare e so che il tempo delle chiacchiere sta per scadere.

-Touché.- Mi sorride ampliamente. -Non ti preoccupare, come ho detto prima, poi non senti più l'agitazione.-

-No, è che io qui proprio non vorrei esserci. Non ho bisogno di...- Ma mi fermo quando sento la voce di qualcuno interrompermi. Intorno a me silenzio e guardo subito Derek, anche se non so esattamente perché, ma lui è intento a osservare Spencer.

-Belle.- Mi sento chiamare da Dhora. 

-Oh... Sì?- Mi giro verso di lei.

-Hai già fatto amicizia vedo.- Mi sorride amichevolmente, facendomi sentire come in un posto familiare.

-Sono una persona piuttosto socievole, se posso farmi qualche amico all'interno di questa arena per gladiatori, perché non tentarci?- Chiedo retoricamente e suscitando un paio di risate tra il pubblico che tornano a farmi imbarazzare. Sono così forte e poi mi imbarazzo per delle cavolate!

-Sei una ragazza sveglia. Direi quindi di iniziare prima con Derek, siamo tutti curiosi di vedere come è andata tra voi e come hanno reagito le altre alla tua entrata. Sei la prima ragazza nuova che Derek porta in uscita, non lo ha mai fatto.- Io annuisco non sapendo cosa rispondere e un secondo dopo mi ritrovo a guardare sullo schermo gigante il video della settimana di Derek. A partire dal momento in cui esce di casa fino a quello in cui rientra non fa altro che parlare, scherzare e giocare con amici e, soprattutto, "amiche". Le ragazze intorno a lui spuntano come funghi dopo la pioggia e qualcosa mi suggerisce che non è solo per la fama acquisita con il programma. La cosa che più mi stupisce però è che quelle con cui più si intrattiene sono le more, quelle particolarmente svestite o quelle che flirtano spudoratamente con lui nonostante le telecamere, tutti stili che non mi appartengono. Un punto a mio favore. Ovviamente lui non si tira mai indietro e accetta di buon grado ogni fanciulla disposta a baciare la terra sulla quale cammina. Sorrido capendo quanto devono essere disperate o stupide quelle ragazze e ringrazio Dio per avermi fatta crescere con un po' di cervello nella testa, abbastanza da non farmi trattare come uno strofinaccio per pavimenti da un ragazzo o da qualunque altro essere umano. Distolgo lo sguardo dallo schermo perché tanto immagino che tutta la settimana sia uguale e le uscite con le altre le vedrò comunque dopo, così, mentre canticchio a bassa voce la canzone di sottofondo del video, osservo le ragazze che mi stanno di fronte. Spencer sembra annoiata mentre si guarda le unghie e ne controlla la lunghezza, Angelina sembra dispiaciuta e alza lo sguardo sullo schermo solo di tanto in tanto, mentre Jennifer ha i pugni chiusi appoggiati alle ginocchia con in viso un cipiglio che dimostra chiaramente la sua gelosia. Quando il video finisce noto che Derek si è fatto sempre più piccolo sulla sua poltrona, come se sperasse di essere inglobato da essa. Nonostante sia uno stronzo arrogante si vergogna di far vedere al mondo quanto lo sia. Davvero mascolina come cosa! Alzo gli occhi al cielo. –Una settimana piena di incontri questa.-

-Le ragazze non fanno altro che inseguirmi.- Sorride, vorrebbe essere una battuta, ma nessuno ride. La cosa mi confonde: perché dovrebbe vergognarsi dato che non gli importa niente dei sentimenti delle cavaliere?

-Sì e devo dire che tu le respingi tutte in effetti.- Commento sarcastica tra me e me, prima di capire il significato di ciò che ho appena fatto. Tutto lo studio si gira verso di me mentre io divento consapevole del fatto che indosso un microfono che amplifica ogni cosa che dico. Già mi sento arrossire. Guardo prima Derek, che si è fatto ancora più piccolo sulla sua sedia e è rosso quanto me, e poi Dhora che sorride divertita davanti a un pubblico in preda alle risate. Gabe mi fa un altro occhiolino e sento Matt da dietro che sogghigna, facendo aumentare solo di più la sensazione di calore e panico.

-Penso tu abbia appena dato voce ai pensieri di tutti Belle. Derek, qualcosa da replicare?- Chiede Dhora ancora sorridente. 

-Non dovrebbe interessarti dato che tu non sei qua per me.- Risponde il re seccamente. Ecco che esce il ragazzo stronzo che ho sempre pensato lui sia.

-Non ti illudere, a me non importa proprio, ma il modo in cui hai reagito al mio commento mi fa chiaramente pensare che la cosa ti dia piuttosto fastidio.- Sorrido maligna io. Se lo può scordare di rispondermi come con tutte le altre e che io stia zitta. Cosa crede? Di piacermi forse? Certo, mi sono trovata molto bene l'altro giorno, ma questo non vuol dire che abbia comunque delle riserve su di lui.

-No tranquilla.- 

-Allora perché non mi mandi a casa?- 

Lui ride vigorosamente. –Sai, mi incuriosisci, preferisco tenerti ancora per un po'.- Io mi affloscio, furiosa, sulla sedia. Mi sembra di essere l'oggetto di una compravendita e la cosa mi da ai nervi. E non posso fare niente!

La stessa domanda posta a Derek, Dhora la pone anche alle cavaliere, ma loro decidono di non aprir bocca, ovviamente. Non capisco come fino a due minuti fa potessero essere arrabbiate, deluse o tristi, ma ora che hanno la possibilità di parlare lo neghino. Il programma continua e vediamo i tristi resoconti di Jane e Jennifer e poi le altrettanto noiose uscite con Derek. Jane lo ha portato a fare un picnic a base di cibo vegano, bastava vedere la faccia del ragazzo per capire che non gli era piaciuta la sorpresa, mentre l'uscita di Jenny era stata simile a tutte le altre, molto spinta, lui che sembrava un bambolotto che ha perso l'uso della parola, mani che scompaiono sotto tavoli e bocche che ansimano in maniera davvero poco aggraziata. Nessuno commenta le due uscite, palesemente poco interessanti, se non le ragazze che dicono di essersi divertite molto e Derek che annuisce come un automa. Devo dire di essermi tranquillizzata durante la mezz'ora appena trascorsa e anche annoiata, a dire il vero. Vedere "A fairy-tale love" è una cosa divertente se posso vederlo a casa mia, con i miei amici, il mercoledì sera, mentre mi rimpinzo di popcorn, patatine, gelato e schifezze varie. Non passare mezz'ora seduta a vedere cose noiose che nessuno commenta perché anche volendo non ci sarebbe niente da dire. L'unica cosa che ha attirato la mia attenzione durante le uscite era l'inevitabile momento in cui si parlava delle altre concorrenti, ma di me si era detto ben poco, se non che erano entrambe d'accordo sul fatto che fosse impossibile che non sapessi di venire nel programma e vari insulti che mi sono scivolati addosso.

-Vogliamo vedere la settimana e l'uscita con Belle? O avete da commentare per questa uscita?- Chiede Dhora a Jennifer e Derek. Tra le ragazze si diffondono sguardi confusi e visi preoccupati e stupiti. È dall'inizio del programma che Derek accetta altre ragazze, ma che non ne porta fuori neanche una di quelle nuove, quindi probabilmente si aspettavano di non vedermi oggi sul grande schermo.

-La mia uscita è andata molto bene. Possiamo anche vedere la sua.- Risponde Jenny sfoderando immediatamente un finto sorriso. Dopo la discussione di poco fa, credo che lei sia proprio sicura che la mia uscita sia andata male... non sa quanto si sbaglia. Vedo Vicky ridere tra sé e sé e lanciarmi un'occhiata complice che io subito ricambio.

I tecnici eseguono gli ordini della presentatrice e la prima immagine che compare sullo schermo è quella di Brooke che cerca di svegliarmi il giorno dell'arrivo delle telecamere. Mi rivedo mentre col viso imbronciato le rispondo male sopra al sottofondo creato dalla canzone del film Cantando sotto la pioggia, "Good Morning". Sorrido per la presa in giro e sento le risate del pubblico. Poi, sulle note di "It's a beautiful day" di Michael Bublé, mi vedo mentre preparo la colazione per tutti, anche per Eugene e Scott, mentre chiacchiero con le mie coinquiline, mentre passeggio verso il campus e prendo appunti a lezione, mentre corro per i prati verdi di Stanford, mentre mangio schifezze, questa scena compare fin troppo spesso, e poi quando compare Caleb, che pian piano è sempre più presente nel filmato. Spesso siamo inquadrati solo io e lui, che ridiamo, mangiamo, scherziamo, corriamo, lui che mi prende in braccio e lui che mi fa il solletico sul divano, io che gli ripeto la lezione per l'esame in camera mia a gambe incrociate, sul letto, in pigiama, in piena notte. Sorrido ricordandomi gli esaurimenti di quel venerdì notte e le nostre facce del sabato mattina. Il video fa vedere anche dei piccoli spezzoni della mia uscita e finisce con me che saluto Derek alla porta di casa e sorrido alle telecamere. In studio cala il silenzio, ma vedo subito le facce poco contente sia delle cavaliere che del re stesso.

-Derek?- Chiede subito Dhora. Lui non dice niente ed io in effetti non so neanche cosa si aspetti il pubblico che lui dica.

-Scusate ma non era vietato frequentare ragazzi fuori di qui?- Chiede Jennifer sperando di mettermi in difficoltà. La domanda non mi spiazza come vorrebbe lei e non mi infastidisce nemmeno perché nessuno qui dentro ha ancora capito che io qui non voglio starci, che Derek è carino, ma non voglio averci niente e che possono darmi tutti gli ordini che vogliono, ma io non cambierò vita per un programma televisivo.

-Ecco, infatti, Dhora.- Commenta all'improvviso Derek, lasciandomi, ora sì, confusa. –Per quanto ne sapevo nessuno di noi poteva frequentare altre persone al di fuori del programma. Eppure mi sembra che Belle abbia un'intensa vita sentimentale. Io capisco che lei non voglia stare qui, ma non può farci niente e ci sono delle regole.- La frase mi coglie impreparata e non posso fermare il fastidio che probabilmente ora sta trasparendo dalla mia espressione. Non solo mi stupisce e infastidisce il tono di superiorità che ha usato, ma sono anche confusa su cosa lo abbia spinto a credere che io abbia una relazione con Caleb e soprattutto cosa gli interessi. È tutto il giorno che non mi guarda in faccia, ma ora ha anche il coraggio di prendersela perché non elimino i miei amici dalla mia vita? 

-Belle?- Mi richiama la conduttrice. Sorrido sicura di me e cerco di rilassarmi, nonostante dentro sono nervosa e vorrei urlare contro Derek e Jennifer. Accavallo le gambe e mi appoggio bene allo schienale.

-Lui è Caleb, è un mio amico e tra noi non c'è niente più di questo.- Rispondo rivolta a Belle, per poi girarmi verso il viso serio e spazientito di Derek. -Comunque stai tranquillo che so benissimo quali sono le regole del programma, sicuramente meglio di te visti i tuoi atteggiamenti.-

-Non è più di un amico? A me sembra una cazzata. Vi baciate appena le telecamere si girano?- Mi chiede freddo. Ci siamo visti solo una volta e già pretende di poter avere il controllo su di me?

-Prima di tutto le telecamere non mi perdono mai di vista, quindi no, non avrei tempo di baciarlo se anche volessi farlo, ma poi, si può sapere cosa vuoi da me? Siamo usciti una volta e sono qui sotto costrizione.- Il mio tono di voce si sta alzando e sento una pressione tale dentro che vorrei solo urlare. 

-Come faccio a esserne sicuro?-

-Non puoi. Dovrai fidarti.- Lo guardo sfidandolo. Non risponde, non è convinto né contento delle mie parole. –Se ti sta bene è così, se no mandami a casa, mi fai solo un favore.- Gli rispondo secca.

-Mi erano già arrivate voci di te e questo tuo fidanzato ieri sera e aspettavo solo di vedere le riprese per mandarti a casa.- Per quanto io voglia davvero tornare a casa mi irrita pensare che lo fa non perche non gli piaccio ma solo perché pensa, come centinaia di altre persone che non ci conoscono, che io e Cal stiamo insieme. –Volevo crederti sul fatto che non sapessi del programma e tutto il resto, ma ora non so neanche cosa sia vero e cosa no di quello che mi hai detto.-

-Oh ma ti prego, sembra che siamo qua a discutere perché mi hai beccata a letto col tuo migliore amico il giorno delle nostre nozze.- Rido nervosamente. -I fatti sono questi: io e Cal siamo amici e io non sapevo che le mie amiche mi avrebbero portata qui. Chiedi a quell'armadio che lavora qui come ho reagito quando mi ha trascinata sul camioncino.- Faccio una pausa per cercare di rilassarmi, anche se funziona poco. –Senti, io non vogli stare qui, okay? Quindi perché dovrei dirti che io e Caleb non stiamo insieme quando dicendotelo mi manderesti a casa?- Continuo calma. –Io sono una persona fin troppo sincera, anche se non mi conosci abbastanza per saperlo, e quando mi manderai a casa dovrà essere perché non ti piaccio, non perché pensi che io stia col mio migliore amico.- Concludo appoggiandomi allo schienale della sedia. I miei battiti sono di gran lunga superiori a quelli normali. Ho addosso un tale nervoso che vorrei solo alzarmi e prenderlo a schiaffi. Lui, quel suo bel faccino e tutta la sua arroganza da ragazzo viziato.

-E se ti chiedessi di non vederlo più?- Anche il suo tono è più calmo, ma si capisce chiaramente che non è tranquillo da come muove la gamba.

-Non smetterò di uscire con persone che mi conoscono da sempre e che mi sono state vicine in momenti difficili solo perché me lo chiedi tu. Non sei nessuno ora per me in confronto a loro e se anche questa cosa tra noi dovesse continuare e diventare importante non cambierei comunque idea.- Dico in tono fermo. Non mi sono mai fatta dare ordini da nessuno, per nessun motivo, e non incomincerò di certo ora, neanche se me lo chiedesse il presidente degli Stati Uniti in persona. Non distolgo lo sguardo da Derek neanche per un secondo. Ci guardiamo negli occhi in quella che so benissimo essere una sfida, ma sono pronta a aspettare che sia lui a cedere perché io non ne ho la minima intenzione. Che mi faccia restare o mi mandi a casa a me non cambia, la scelta è sua, ma sicuramente non ha fatto una bella figura chiedendomi di non frequentare più Caleb e anche se alla nostra uscita potrebbe essermi piaciuto il suo modo di fare con questo ha cancellato ogni possibilità che si era creato. Conosco quelli come lui, pronti a comandare, ma con me non funziona così. Lo osservo con attenzione: un secondo prima mi sta guardando serio, quello dopo abbassa lo sguardo, rassegnato. Scuote leggermente la testa e la appoggia tra le mani, con le dita ben aperte tra loro, poi le sposta fino sulla nuca, rimanendo chino con i gomiti sulle ginocchia, infine si passa velocemente avanti e indietro le mani tra i capelli, spettinandoli in modo, mi duole dirlo, molto sexy. Bene. Non so cosa gli sia passato per la testa, ma sembra ora si stia piano piano riprendendo.

-Va bene.- Cede infine. -Vedremo come andrà più avanti. Se dici la verità non c'è motivo di non tenerti.- Commenta ancora con viso contratto.

-Ma Derek...- Si intromette Jennifer con una strana vocina acuta. Sembra addirittura offesa, come se questo sia uno smacco a lei. La cosa mi fa ridere e non provo neanche a trattenermi, tanto è troppo concentrata su Derek per badare a me ora.

-Le decisioni le prendo io Jenny.- Lui è brusco e adirato, lei stupita e triste. I suoi occhi si ingrandiscono a lasciar intendere tutto il suo stupore, ma poi non dice niente, fa un cenno e abbassa lo sguardo. Scommetterei che se a difendermi, se posso dire così, fosse stata una persona del pubblico a quest'ora Jennifer le sarebbe già saltata in testa, ma dato che ha parlato Derek se ne sta buona buona al suo posto. Non ho mai visto una persona più insignificante. Non che lui sia da meno, considerato il suo comportamenti ridicolo e da perfetto bastardo.

-Perfetto, allora possiamo vedere l'uscita di Derek e Belle ora.- Dice Dhora imponendo silenziosamente l'ordine di mandare il video. Le ragazze iniziano ad agitarsi sulle poltroncine e si mettono in posizione di attenti verso lo schermo. Nella mia mente sto ancora ballando per aver vinto contro Derek, quando lui compare sullo schermo. Certo che è proprio bello! Quel giorno indossava un paio di pantaloni verde militare leggermente aderenti che si stringevano alle caviglie, e gli facevano un sedere bello da impazzire, una maglia bianca attillata al punto giusto, che metteva in risalto ogni singolo muscolo dell'addome, una camicia a maniche tre quarti color jeans e un cappello a coste di lana in tono con i pantaloni. Non solo è davvero un bel ragazzo, ma ha anche gran gusto nel vestire, cosa che sicuramente non rende la decisione di andarmene più facile. Sicuramente si meriterebbe tutta l'attenzione che le donne gli danno, se non fosse che quel bellissimo contenitore racchiude un'anima non alla sua altezza. Okay, ormai sono qui, perché me ne dovrei andare? Per ora sono stata bene con lui, si è comportato bene con me... ma, e qui viene il problema, lo ho visto comportarsi in modo diverso con le altre per tre mesi e sicuramente un ragazzo del genere non cambia per una tipa appena conosciuta.

-Agitato?- Sento chiedere da Paul da fuori campo. Il ragazzo si tira più in giù il cappello e saltella da un piede all'altro mentre sprofonda le mani nelle tasche dei pantaloni in evidente segno di nervosismo. Sorrido: la sua agitazione al pensiero di vedermi è piuttosto confortante, oltre a farmi provare una strana sensazione di piacere che va a colpirmi direttamente la bocca dello stomaco.

-Un po'. Non so cosa aspettarmi.-

-Cosa pensa di lei?- Gli chiede ancora. 

-Credo che sia una bella ragazza, ma in studio non sembrava molto felice di essere nel programma, quindi non so cosa aspettarmi oggi.- Risponde Derek. Si sente la mia voce fare casino nel citofono e tutti in studio ridono. Con "First date" dei Blink 182 lui sale le scale e io gli apro la porta con il sole alle spalle che mi fa sembrare una di quelle immagini su quei santini che tiene sempre mia nonna nel portafoglio. Manca solo il velo! Mi vedo che preparo il caffè, Derek che ride perché credeva che Eugene e Scott fossero due ragazzi in casa mia, io che gli do la notizia sullo studiare e la sua faccia spaventata che non avevo notato ieri pomeriggio e che di conseguenza mi fa scoppiare a ridere. Poi parte "You & me" dei Lifehouse e noi iniziamo a studiare, ridere, scherzare, giocare e farci il solletico, io mi appoggio a lui e mi sdraio, lui mi pettina i capelli, e ora, qui, riesco ancora a sentire quel tocco, che mi fa percorrere da brividi che non dovrei provare. Il potere delle parole di una canzone e di un montaggio ben fatto! Mi accorgo solo ora di quanto mi sono lasciata andare alla nostra uscita e questo non va per niente bene. Certo, all'inizio ero bella distaccata, ma poi? A chi la voglio dare a bere? Mi sono arresa a lui come se mi avesse puntato una pistola alla testa! La maggior parte delle volte che veniamo inquadrati entrambi Derek se ne sta li a fissarmi mentre leggo, studio, scrivo o cucino, ma per il resto del tempo sono i miei movimenti a essere ripresi, come se fossero direttamente gli occhi di Derek a guardarmi. Dio santo, sembriamo una coppietta! Mai più. Devo stare attenta la prossima volta. Il video si sofferma in modo particolare quando parlo della mia famiglia. Ovviamente questo fa gossip e piace al pubblico, perciò mi scrivo l'appunto mentale di stare attenta a ciò che dico. Il vero problema di finire in un programma come questo, ed è anche il vero motivo per cui ho sempre detto che non ci sarei mai venuta, è che in questo modo si diventa personaggi pubblici, quindi la gente pensa di potersi intromettere nella tua vita quando e come vuole, compresi i produttori del programma, che sarebbero disposti a cercare i miei scheletri nell'armadio pur di poter fare più soldi. Pensare che la mia vita privata diventi di dominio pubblico è uno dei miei incubi peggiori: io voglio la privacy e voglio che il passato resti nel passato. Nonostante i miei pensieri ora non siano esattamente i più felici e tranquilli riesco comunque a concentrarmi sul filmato e devo dire che quei montatori ci sanno proprio fare con i computer: la canzone dona al tutto un aspetto più romantico, il montaggio e le tattiche cinematografiche donano l'atmosfera giusta, fin troppo dolce, e certamente non rispecchiano la realtà, perché tra noi non c'è del tenero! Infine si vede il tentato bacio dal quale mi sono abilmente spostata. Sembra quasi un gioco tra noi due, ma in realtà quando lo ho visto avvicinarsi in quel modo sono rimasta talmente sorpresa da aver quasi ceduto. "Quasi" ovviamente, perché mi sono subito ricordata che non devo ricadere nei miei soliti errori e chi avevo davanti era sicuramente un enorme errore, un gigantesco, mastodontico errore che non dovevo proprio commettere. 

-Allora vuoi che ci sia una prossima volta?- Mi chiede Derek.

-Ci vediamo Derek.- Io vengo inquadrata mentre chiudo la porta e lo guardo andarsene dallo spioncino, poi mi volto, mi appoggio di schiena ad essa e con un sorrisino da ebete in faccia vado a raccogliere i piatti sul tavolo. Certo, sorridi come se fossi pazzamente innamorata! Ma che diavolo mi è preso? È stato un bel pomeriggio, certo, lui è stato carino e gentile, ma in sostanza non mi ha dato niente, nessun fatto che mi possa far presupporre che lui sia adatto a me, che mi possa piacere, e poi anche se fosse non potrei davvero cadere in questa trappola.

-Allora Belle? Come è andata?- Mi chiede Scott da dietro la telecamera. Guardo oltre per vedere direttamente lui.

-Bene.- Esclamo tornando nel presente d'improvviso. Certo, mi ricordo bene cosa stavo facendo mentre mettevo i piatti nel lavandino: pensavo a quanto fossero belle le braccia di Derek, a quanto fossero grosse le sue mani e a quanto mi sarebbe piaciuto se con quelle mani mi avesse... lasciamo perdere. 

-Quindi hanno fatto bene a portarti in studio Brooke e Malissa?- Mi chiede Eugene.

-Assolutamente no.- Rivolgo le spalle alla telecamera. -Io non ho bisogno di un fidanzato. Penso solo che Derek sia un gran figo, ma questo lo sanno tutti.- Rispondo, ma subito dopo tossisco. Ora mi lecco le labbra con la lingua al ricordo di quando, in quel momento, me le sono morsicate per obbligarmi a non dire altra parola. Già quello era troppo per l'ego smisurato di quel ragazzo. Torno a guardare lo schermo e la scena cambia inquadrando Derek che viene torchiato da Paul.

-Perché? Secondo te come è andata?- Chiede camminando con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e con uno strano sorriso sulle labbra. Certamente non è il sorriso sexy che fa di solito, è di un'altra categoria, ma altrettanto bello, forse persino di più!

-Credo bene.- Risponde il cameraman. -Mi sembra che Belle si sia divertita e anche lei mi sembra che si sia divertito.-

-Sì, infatti.- Derek si fa pensieroso e il sorriso che gli illuminava il volto se ne va. -Ma lei non vuole stare nel programma. Non capisco. Ci sono ragazze che farebbero i salto mortali per uscire con me e lei invece è in totale indifferenza.- Guardo il ragazzo qua in studio e vedo chiaramente il suo stupore: non credeva mandassero in onda questi pezzi di registrazione.

-Cambierà idea.- Risponde Paul divertito. Il video finisce così, lo schermo si spegne e ora tutti gli occhi sono puntati su di me mentre in studio si diffonde un rumoroso brusio. Guardo Derek, che ricambia il mio sguardo sorridendo, e poi mi volto verso Dhora. Come ho fatto a cacciarmi in questo guaio? Penso di sapere cosa mi chiederà e ho tutta l'intenzione di essere il più sincera possibile, ma la cosa non mi piace, non mi piace per niente. Arriva un microfono fino al pubblico e viene dato a una donna bionda e un po' rotondetta che riconosco come Elena, un'ospite fissa. 

-Derek forse ne hai trovata una per la quale vale davvero la pena di andare avanti in questo programma.- Inizia la donna. –È graziosa, intelligente, simpatica, ti fa ridere e, cosa più importante di tutte, ha due palle grosse così.- Esclama facendo il gesto con le mani. Tutti scoppiano a ridere, tranne Jenny e Spencer che rimangono serie e, probabilmente, offese. Io non riesco a non arrossire, ma non trattengo neanche una risata. –Tu, ragazza, mi piaci e cascasse il mondo se non ti vedo rubare questo bello stallone da sotto il naso a tutte le galline che ci sono sulle quelle poltroncine.- Il pubblico applaude, Dhora la rimprovera, ridendo, e io arrossisco. Mi sento lusingata, ma ora come ora penso che non avesse per niente ragione Matt, non ci si abitua alle telecamere e al pensiero che tutto questo andrà in onda domani sera. Avrò anche due palle così, ma in certi momenti mi vorrei solo chiudere a riccio e rotolare via.

-Derek.- Parla un uomo di quasi una quarantina d'anni seduto davanti a Elena. –Questa è una delle più belle uscite che tu abbia mai fatto. Sei sereno, spensierato... Mi stai quasi simpatico!- Ci sono altre risate. 

Derek ride. –Deve esserti proprio piaciuta se ti fa ammettere che in fondo ti piaccio.-

-E allora cosa aspetti a portartela a casa? Belle ti ha fatto dimenticare che quello non era un normale appuntamento, che c'erano le telecamere e che tutta l'America vi avrebbe visti. Tienitela stretta Derek, perché quando ero io al tuo posto è stato difficile trovare una ragazza che mi facesse uscire dal mondo che mi circondava, e quella donna ora è mia moglie.- Io rimango a bocca aperta mentre tutto il pubblico fischia, applaude, ride e urla. Guardo Derek per vedere se anche per lui l'idea è assurda quanto per me, ma a quanto pare no visto che se ne sta lì a ridere anche lui. Dio santo, siamo usciti una volta e sembra che devo sposarlo domani. Calmi e sangue freddo, perché ce ne vorrà prima che uno come lui possa convincermi a restare. Il brusio si calma e tutta l'attenzione viene portata su di me.

-Belle, tu cosa ne pensi dell'uscita?- Mi chiede Dhora distogliendomi del tutto dai miei pensieri.

-Credo sia andata bene, mi sono divertita.-

-Quindi inizia a piacerti Derek?-

Mi accomodo meglio sulla poltroncina. –Il punto non è che non mi piace, anzi, forse è proprio questo il problema. Sono una persona sincera e vi dirò la verità, Derek è proprio il genere di ragazzo che frequento di solito e sono stufa di ragazzi come lui. E poi lui non vuole una come me. Sì, gli piace il mio fisico, gli piace il mio modo di fare finché rappresento una sfida, ma alla fine non sono io quella che cerca. Vuole una ragazza semplice e obbediente, che non gli crei troppi problemi, e lui è arrogante ed egocentrico, non adatto a me.- Rispondo sicura, perché so che è così, come è così Wallace, come era così Bryan e come sono tutti i ragazzi fighi e puttanieri che conosco.

-È un'analisi approfondita per esserci visti solo una volta!- Commenta lui facendo alzare le teste delle altre corteggiatrici, fin troppo soddisfatte. –Non so se esista un prototipo di ragazzi fatti come me, ma penso che ognuno sia diverso e non vedo come tu possa essere sicura del fatto che per me rappresenti solo una sfida.- Fa una pausa di scena, guardandomi dritta negli occhi con i suoi scuri e penetranti. -Certo, ti ritengo una bellissima ragazza e devo ammettere che adoro le sfide e raramente me ne faccio scappare una, ma sinceramente sono qui per cercare qualcuna con cui passare, spero, la mia vita, non per giocare. Alla fine ti piacerò. Ne sono certo.- Quante belle parole scritte a copione.

-Ne dubito.- Commento scettica. 

-Vedremo.-

-Vedremo.- Lo guardo dritto negli occhi e capiscosubito che dentro di lui si è scatenato qualcosa. È sull'attenti, attivo efelice come una giocatore d'azzardo davanti a un nuovo e splendente casinò. Hoesagerato, gli ho servito io il gioco suun piatto d'argento e ora sarò io a dover fare i conti con quello che ha inserbo per me. Il suo sguardo è profondo e indagatore, sta già pensando alla suatattica, alle prossime mosse, sta cercando i miei punti deboli, ma io devoessere migliore di lui a questo gioco se voglio uscirne senza il cuore spezzatoe con tutta la mia dignità. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 9 pt. 1 ***


11 Novembre

ISABELLE

-Allora? Come è andata?- Mi chiede Brooke saltellando mentre entro in casa. Sono appena tornata da Los Angeles e non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti. In aereo mi sono addormentata e ora mi sento le ossa a pezzi: è stato come dormire legati a una lastra di pietra trainata da un cavallo in corsa su per un sentiero di montagna.

-Bene.-

-Dai, cosa vuol dire bene? Voglio sapere i dettagli, non ci dici niente!-

-Brooke se vi anticipo tutto poi non avrete più voglia di vedere la puntata domani.- Per ora voglio solo rilassarmi un attimo, ma non penso che questa filosofia faccia parte dei pensieri di Brooke.

-Non dire cavolate! A qualcuno da fastidio avere le anticipazioni della puntata di oggi e dell'uscita di Belle?- Chiede alle altre tre persone presenti nella stanza.

-No.- Rispondono in coro Malissa e Lawrence.

-Dai, amore, aspetta che arrivi domani sera e vedrai tutto, che gusto c'è altrimenti?- Commenta invece Alex. Da buon amico lui mi da spesso man forte, anche contro la sua ragazza, ma non sempre riesce a vincere la sfida. È totalmente assoggettato a lei certe volte! La mia amica si gira di scatto e gli deve aver lanciato una delle sue occhiate micidiali perché lui sbianca improvvisamente e finisce col dire: -No, non ho nessun problema.- Brooke si gira sorridendo soddisfatta mentre io scoppio a ridere per la scena appena vista. 

-Va bene, va bene, a cena vi racconto tutto.- Rispondo sbuffando e alzando gli occhi al cielo. In realtà non mi da fastidio raccontare ciò che mi è successo, anzi, lo avrei fatto comunque dato che ho proprio bisogno di parlarne con qualcuno, ma tirare un po' la corda con Brooke è sempre divertente e poi ho proprio voglia di una doccia calda.

-Abbiamo invitato anche Caleb.- Mi avverte Malissa.

-Certo, perfetto.- Sorrido. -Almeno non devo raccontare le cose due volte.- Vado verso la camera e lancio il borsone sul letto. So che Eugene e Scott non arriveranno fino a domattina quindi oggi posso rilassarmi più del solito e comportarmi come ho sempre fatto. La prima più grande soddisfazione è poter raggiungere il bagno in mutande e reggiseno come era nella mia quotidianità e farmi una lunga doccia. Una strana abitudine, lo ammetto, ma pur sempre una piccola conquista. Mi spoglio, scelgo nell'armadio uno dei miei pigiami colorati e con tutta tranquillità, con il mento alto e soddisfatta di questa libertà percorro la sala a piccoli passi. 

-Ci mancava il tuo bel culetto in effetti Belle.- Commenta Lawrence ridendo. Malissa gli tira uno schiaffo sulla testa e lui si sfrega il punto dolorante con la mano. Deve avergli fatto davvero male stavolta! So perfettamente che scherza e che nonostante sia un cretino non ci proverebbe mai con me quindi non do peso alle sua parole, così come so che Alex ha occhi solo per la sua ragazza e che quando passo non mi vede neanche. Se qualcuno che non ci consce vedesse questa scena mi prenderebbe o per pazza o per una alla quale piace farsi ammirare, ma in realtà sono solo una che ha sviluppato strane abitudini durante la sua vita e alle quali i suoi amici si sono adattati perfettamente, per fortuna. A casa mia essendo quasi solo donne era, ed è, normale andare in giro così, e appena arrivata qui cercavo di stare attenta, ma poi abbiamo deciso all'unisono che non ci importava se una o l'altra girava per casa in biancheria, e una volta arrivati i ragazzi se ne sono fatti una ragione. 

Sono già le sei e mezza quando entro in bagno e qualcosa mi dice che la mia lunga doccia calda non sarà poi così lunga. Appoggio i vestiti sul ripiano del lavandino, mi strucco con una salvietta e riporto la mia pelle al suo stato naturale. Fisicamente mi sento uno straccio, ma mentalmente sono davvero soddisfatta e in pace. Ho tenuto testa a Derek, senza imbarazzarmi troppo per le telecamere e senza fare nessuna gaff, e poi, anche se abbiamo avuto una bella uscita, per ora non sono attratta da lui e a me sta benissimo così, devo solo avere una buona forza di volontà. Tutto sta andando liscio come l'olio, ma è anche vero che sono solo alla prima settimana e sicuramente avrò qualche problema prima dell'ultima. E se poi mi piacesse? Come farei? No, non mi piacerà mai... è troppo egocentrico. Mi ricordo ancora il suo video di presentazione e già lì mi aveva dato un'impressione orribile. 

Una ragazza dai capelli rossi e i tacchi a spillo lo rincorreva davanti all'università. Aveva gli occhi lucidi, il mascara sciolto che le rigava il viso e un aspetto da post coito orribile. Quando lo raggiunse gli prese il braccio per trattenerlo, l'aria affranta, lui si girò, la squadrò e, come disgustato, liberò il braccio dalla stretta, poi alzò una mano e pulì una guancia della ragazza dalle umide strisce nere. Fin qui poteva anche sembrare un po' strano, ma comunque dolce, ma poi hanno iniziato a parlare e tutti i buoni propositi che si potevano avere nei suoi confronti sono spariti. 

-Cheyenne, è inutile che mi insegui, è stata una bella avventura, davvero, ma ora sono occupato- Indicò le telecamere che erano lontane. –E poi te l'ho già detto, tra noi non c'è niente e non ci sarà mai.- 

-Ma usciamo da una settimana.-

-No, scopiamo da una settimana, è diverso. Io non esco con nessuna, non è il mio stile.- Il tono non era arrogante o scontroso, anzi, sembrava quasi comprensivo.

-Sei uno stronzo.- Urlò lei con voce roca.

Sul viso di Derek comparve quel solito sorriso sexy. –Me lo dicono in tante, dovreste fare passa parola, almeno potrei evitare queste scocciature. Ora devo andare, chiamami se hai voglia di divertirti.- Fece una pausa. –Anzi, no, sto per diventare un ragazzo serio, non posso più divertirmi.- La ragazza rimase di sasso, mentre osservava Derek avvicinarsi alle telecamere. Una bionda bassina spuntò alle sue spalle e si avvicinò a Derek con aria decisa.

-Sei una troia.- Gli disse in tono disgustato ma tranquillo, mentre lui le metteva un braccio intorno alle spalle. –E spero che quelle telecamere mi abbiano sentito, così manderò un avvertimento a tutte quelle che vogliono conoscerti.-

-Na, sono troppo lontane. Altrimenti che razza di figura ci farei?- Qui poi il video dui momenti della sua giornata tipo finiva, con la bionda che scuoteva la testa e Derek che sorrideva spavaldo, per poi passare alla presentazione fatta da lui stesso a parole davanti alla telecamera, in cui diceva di voler cambiare e trovare una ragazza seria. Certo! 

Non faccio in tempo a puntare un piede sul pavimento scivoloso della doccia che sento immediatamente il campanello suonare per annunciarmi l'arrivo del mio migliore amico. Mi faccio scendere sulla mano una quantità inesistente di shampoo e inizio a sfregarmi velocemente i capelli per poi passare al corpo. Mi sono soffermata due ore a pensare a quello stronzo e ora sono in ritardo per colpa sua. Risciacquo il tutto e nel giro di neanche dieci minuti la mia lunga doccia calda è finita. Mi strofino con un asciugamano ruvido e vecchio e mi maledico per dimenticarmi sempre di comprarli. Settimana prossima, lo prometto. Infilo il pigiama che scorre a fatica sulla mia pelle ancora umida e corro fuori dal bagno con i capelli ancora semi bagnati che mi ricadono sulle spalle. Caleb, Alex e Lawrence sono comodamente seduti sul divano a vedere non so che programma televisivo mentre le mie coinquiline cucinano insultandosi continuamente. È come se fossero la mia seconda famiglia: queste sono le scene che mi riempiono il cuore. E quale sarebbe il mio ruolo nella famiglia se non quello di punzecchiare un po' gli altri? Mi avvicino piano piano al divano sul quale c'è Caleb. Mi da le spalle quindi sono in vantaggio, lo raggiungo e prima che si accorga della mia presenza lo abbraccio forte da dietro, chino la testa sopra la sua e gli faccio cadere i miei capelli bagnati sul viso. Sembra stupido, perché lo è in effetti, ma Caleb odia "il viscidume dei capelli lunghi bagnati addosso". Non so che cavolo di problema abbia con i capelli bagnati e non me lo vuole neanche raccontare, ma ormai ha imparato che lo prenderò in giro a vita per questo e che appena potrò gli darò fastidio con i miei bei capelli bagnati. Gli scocco un bacio sulla guancia e poi scappo via prima che abbia il tempo di reagire e rincorrermi per tutto l'appartamento. Quando raggiungo le altre in cucina Brooke mi guarda con rimprovero.

-Dovresti smetterla con questo scherzo.- Mi sussurra avvicinandosi. -Ogni volta che lo fai lui rimane con un sguardo terrorizzato per un paio di secondi buoni. Devono fargli davvero schifo... o paura.-

-Certo, ho letto proprio ieri di uno studio sui capelli assassini!- Le rispondo rubandole le posate di mano e avviandomi verso il tavolo.

-Se lo dici tu...-

-Belle ti odio.- Mi urla Caleb.

-Anche io ti voglio bene.- Sorrido e guardo Brooke come a dire "te lo avevo detto". Lei scuote la testa. –Cosa mangiamo?- Chiedo a Lissa.

-Pasta.-

-A che gusto?-

-Non ha senso che tu mi chieda che gusto di pasta sia. La pasta ha gusto di pasta. Semmai con che sugo vorrai sapere.-

-Dai non fare la precisina Lissa!- Sorrido mentre le do una spintarella col fianco raggiungendo il cassetto delle posate. Dieci minuti dopo la tavola è pronta e la cena anche. Prendo la pentola in cucina e la porto al tavolo per riempire i piatti degli altri. 

-Vuoi che faccia io?- Si offre Caleb. Da quando Brooke e Alex mi hanno detto le loro impressioni sul nostro rapporto non faccio che pensarci. Quando lo guardo, quando fa un gesto gentile, io vedo il solito Caleb di sempre, quello gentile e carino, premuroso con tutti, non vedo qualcuno che fa così solo con me, che possa essere innamorato di me. Certo, io lo amo, lo amo come un fratello, ma non come un possibile fidanzato e non faccio altro che dirmi che se anche lui provasse certi sentimenti nei miei confronti non potrebbe cambiare nulla, ma forse mi sbaglio. Se lo sapessi per certo forse mi sentirei un po' a disagio in certi momenti, ma non riuscirei, non riuscirei proprio a lasciar perdere la nostra amicizia, ad allontanarmi. Non riuscirei a far finta che non sia stato il migliore amico. Continuerei a trattarlo come sempre e questo lo farebbe soffrire, e io mi sentirei peggio. Sono egoista? Sì, ma solo perché gli voglio bene. Ma poco importa quello che "potrebbe essere se..." perché tanto lui non è innamorato di me, noi siamo solo amici e siamo felici della nostra condizione.

-No, non ti preoccupare, faccio io.- Gli rispondo con un sorriso. Lui mi imita e si risiede al suo posto. È un bel ragazzo ed è anche buono e intelligente. Forse sarebbe proprio quello adatto a me, quello che cerco e che sia diverso dai ragazzi sexy e superficiali che frequento di solito. Non che Caleb non sia sexy, anzi, ha davvero un bel corpo, è scolpito, muscoloso, anche se meno di Derek o Bryan, ed è alto e asciutto. Ha due fossette adorabili sulle guance quando sorride e i suoi occhi cambiano sfumature in base al tempo. È un ragazzo davvero speciale. Non è uno sciupa femmine o uno stronzo, è sempre gentile, premuroso, dolce... È davvero un bravo ragazzo. Io dovrei volere un bravo ragazzo, farei un affare a mettermi con qualcuno come Caleb, sarebbe come vincere la lotteria: "Vuoi una vita perfetta, con un uomo perfetto che ti tratti come una principessa? Compra un 'Vinci un Caleb' e tenta la fortuna". Già. Sarebbe tutto facile, perfetto... Ma io sono stupida, mi piacciono sempre i ragazzi peggiori, e non per il mito de "il ragazzo stronzo piace", ma perché io sono proprio fatta così, le cose facili non mi piacciono, le cose perfette mi annoiano, chi mi da sempre ragione e mi accontenta sempre finisce per darmi sui nervi. Con questo triste pensiero servo l'ultimo piatto, mentre sento pian piano allargarsi in me la consapevolezza che io non cambierò mai, che ormai sono un caso perso, e che continuerò a preferire ragazzi incerti e stronzi a quelli dolci e prevedibili. Il giusto modo per rimanere single per tutta la vita.

 

-Allora Belle, stiamo aspettando solo il tuo racconto.- Mi incita Brooke. È talmente eccitata che non mi stupirei se iniziasse a saltellare sulla sedia.

-Quale racconto?- Chiede Caleb.

-Di ciò che è successo oggi in studio. Vogliono le anticipazioni.- Alzo gli occhi al cielo.

-Perché? È successo qualcosa di importante?- La sua espressione cambia e da spensierata e sorridente diventa seria e un po'... triste? Certo, so che non gli piace che io faccia parte del programma, e ovviamente ha ragione, sa che è tutta una cavolata, una montatura e ha paura che io possa scottarmi con Derek, ma ormai ci sono dentro, mi hanno fregata, che ci posso fare?

-Non proprio. Insomma, Derek ha fatto delle affermazioni che non mi aspettavo, ma era tutto da copione, immagino. È stato uno vero stronzo con le altre, e mi ha risposto male un paio di volte, ma ho saputo tenergli testa.- Sorrido fiera di me. –Però è stato anche dolce per un certo verso. Quando lo hanno attaccato per averci provato ha detto che avevamo creato un bel clima, che si sentiva l'intimità tra noi e quindi lui si è sentito di baciarmi e se tornasse indietro lo rifarebbe. Non avrei mai pensato che potesse dirlo. Che poi cambia tutto con una buona musica di sottofondo. Quando vedrete la nostra uscita vi sembrerà il trailer di un film romantico.- Racconto tra un boccone e l'altro.

-Come? Cosa avete fatto? Vi siete baciati e non mi hai detto niente? Belle devi dirmele...-

-Cosa?- Caleb interrombe Brooke quasi strozzandosi con il maccherone che ha in bocca. Al contrario di lei, lui non sembra per niente eccitato e anzi, se non lo conoscessi bene direi che è infuriato. Decido di ignorare la sua uscita da bambinetta gelosa e mi concentro su Brooke.

-Ho detto che sembra romantica, non che lo è stata. E poi te la ho raccontata l'uscita Brooke!-

-Sì, ma magari non mi avevi detto qualcosa.-

-Tu sei paranoica.- Rispondo infilandomi in bocca un maccherone.

-Ora mi ignori? Com'è che a me non la hai raccontata l'uscita?- Mi chiede Caleb. Non lo capisco proprio, da quando gli interessano le mie vicende amorose? Non che ne abbia avute molte da raccontargli in questo ultimo anno, ma lui non me lo ha neanche mai chiesto se ci fosse qualcuno.

-Perché non ci siamo visti Caleb, la ho fatta ieri pomeriggio.-

-Ah.- Mi risponde, deluso di non avermi colta in torto, con quel solito cipiglio che gli viene quando si sente sconfitto. –E cosa avete fatto a questa uscita? L'hai organizzata tu? Ti stai facendo prendere da questo programma stupido, non devi farti abbindolare da quello, vuole solo andare in televisione.-

-Sì, l'ho organizzata io.- Il mio tono è serio e di sfida. -Non abbiamo fatto niente e comunque so giudicare anche da sola le persone che mi stanno attorno, senza che tu ti intrometta.- Gli rispondo scocciata. Il tono che usa non mi piace e il modo in cui mi sta attaccando anche meno. Come se fosse un problema suo! Sa che non mi farei mai prendere seriamente dal programma e da Derek.

-Certo che mi intrometto, è mio compito difenderti da quelli come lui. Vi siete baciati?-

-No Caleb, no, non ci siamo baciati. Dio santo, ma che problema hai? Domani lo vedi, okay? E ora cambiamo argomento, sono troppo stanca per star dietro alle tue scenate di gelosia.- Capisco benissimo che tra noi ci sia un legame forte e che per lui, che è l'unico uomo della mia vita da un anno e passa, non debba essere facile veder entrare nella cerchia un altro, un po' come i cani, è possessività e istinto di protezione, ma deve darsi una calmata.

-Ma io...-

-Basta Caleb.-

-Ecco- inizia a dire Brooke rivolgendosi a Caleb. –Per colpa tua ora non ci racconterà la puntata.- Lui tiene gli occhi bassi sul piatto e mangia in silenzio senza ascoltare le accuse della mia amica. È chiaramente arrabbiato, e questo istinto di protezione che sembra avere nei miei confronti è esagerato e inizia a infastidirmi, o quanto meno il modo che ha di esprimerlo. Tutti tacciono e si può udire solo la televisione di sottofondo. I miei amici non sono abituati a vedere dei litigi tra me e Caleb, noi non litighiamo spesso. A pensarci bene non abbiamo mai litigato, ma passerà. 

-Allora...- inizia Alex, cercando di rompere il silenzio. –Come vanno gli allenamenti quest'anno? Riuscirete a vincere qualcosa o farete schifo come gli anni scorsi?- Chiaramente sta parlando con Caleb e subito il discorso si sposta sulla squadra di football dell'università e sullo sport. Mi estraneo da quel mondo, ripensando a Caleb, a Derek, a Bryan e a Wallace. Sono ragazzi. Sono i ragazzi che fanno o hanno fatto parte della mia vita e Caleb è l'unico che non centra con gli altri, ne per il tipo di relazione che ha con me, ne come persona in generale. Forse ha ragione, forse ho dato troppa confidenza a Derek, ma come mi dovrei comportare? Dovrei fare la distaccata e la stronza? Ma io non sono così. Io parlo, troppo, e rido, scherzo, mi piace il contatto fisico e non è facile per me essere fredda con lui, neanche se so bene il perché lo faccio. Neanche se non mi piacesse neanche un po'. Neanche se non fosse così bello e avesse quel modo di fare che... Che cosa? Che niente. Quel modo di fare che niente. Proprio niente.

 

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Ciao a tutti lettori! 
Ho letto il paio di recensioni che mi avete lasciato e ne sono felicissima! Son qui a scusarmi con voi perchè avete ragione, ho aggiornato in maniera pessima! Il problema è che quando ho iniziato a pubblicare qui su EFP ero un po' scettica, ma lo facevo molto spesso, poi però ho riscontrato pochi risultati -letture e apprezzamenti-, forse perchè sono abituata a wattpad, dove la connessione con i lettori è molto più elevata, e la cosa mi ha abbattuta, facendomi credere nessuno mi seguisse veramente qui. Ma ora che ho letto i vostri commenti credo mi abbiate dato lo spirito giusto per iniziare a pubblicare ad un ritmo più regolare!
Grazie mille, aggiornerò tra pochi giorni.

Baci

Mel96ly<3


 

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Capitolo 18
*** Capitolo 9 pt.2 ***


12 Novembre

L'aria è frizzante e continuo a essere percossa da brividi lungo la schiena. Dal condizionatore esce aria fredda e non capisco proprio perché la mia macchina abbia deciso di farmi congelare proprio stasera. Gli altri dovrebbero essere già a letto a quest'ora, perché mi sono attardata più del solito, quindi spero vivamente di avere le chiavi in borsa perché altrimenti non saprei proprio come entrare e svegliare una delle mie coinquiline potrebbe essere pericoloso per la mia incolumità. Stasera a casa ho rivisto la puntata con la mia famiglia e Charles, che a quanto pare è una presenza fissa ora. Sembra un brav'uomo e tra mamma e lui sta andando tutto bene, quindi credo che possa anche piacermi, ma un giorno di questi lo prenderò da parte in cucina e gli metterò in chiaro che se dovesse farle qualcosa dovrà vedersela con me. Insomma, aver imparato a sparare dovrà pur servire a qualcosa. Ho imparato per autodifesa l'anno scorso, quando Bryan mi perseguitava dopo che lo avevo lasciato, ma la cosa potrebbe tornarmi utile in qualsiasi momento, così come la kickboxing. Per fortuna stasera non c'era la figlia. Ecco, lei la brucerei volentieri sul rogo subito stante, come le streghe. Ultimamente mi sento particolarmente violenta, e non riesco a capire a cosa sia dovuto. Sento vibrare il cellulare da dentro la borsa e so che non si dovrebbe fare, ma con una mano lo cerco e butto l'occhio per vedere almeno chi mi ha scritto. È un numero che non conosco. La cosa non mi stupisce. Da quando sono al programma mi arrivano un sacco di messaggi da gente della quale non ho il numero, ma che stranamente ha il mio ed è pronta a consigliarmi, farmi i complimenti o insultarmi. È una cosa un po' inquietante, ma dopo una settimana ci si fa l'abitudine. Non leggo il messaggio e ributto l'iPhone in borsa. Vedo dallo specchietto l'auto dei miei cameraman che mi segue. Anche questo è inquietante. Mancano solo un paio di quartieri e poi potrò cercare le chiavi e andare a dormire. Mi dispiace che loro non possano andarsene fino a che io non vada a letto perché sicuramente sono stanchi e seguirmi ovunque non deve essere per niente divertente. Entro nella mia stradina e posteggio la macchina davanti al marciapiede. Vedo qualcuno seduto all'ombra sulla panchina lì vicina. È tutto buio, la lampadina del lampione deve essersi bruciata, di nuovo. Dovrei scendere e tornare in casa, ma chiunque sia su quella panchina è un uomo, si vede dalle spalle larghe e dal portamento, e mi sta guardando. O almeno, sta guardando verso di me, verso la mia macchina. Controllo che ci sia il camioncino dei miei cameraman. C'è. Prendo il cellulare, ignoro il messaggio che mi è arrivato e cerco invece il numero di Scott. Sapevo di aver fatto bene a chiederglielo l'altra mattina. Lo chiamo e aspetto. Uno, due, quattro squilli e poi, grazie a Dio, risponde.

-Pronto.-

-Scott, sono io.-

-Belle?-Sembra incredulo e stupito. Sicuramente non si era segnato il mio numero lui.

-Sì. Lo vedete anche voi quell'uomo giusto?-

-Dove?-

-Sulla panchina.-

Aspetto un minuto. -Oh, sì, visto.-

-Io scendo, ma scendete subito anche voi, okay? Se volesse farmi qualcosa dovrei sapermi arrangiare, ma preferisco non essere sola.-

-Vuoi chiamare la polizia?-

-No! Cioè, magari è solo un vicino.-

-Allora quando apri la portiera, scendiamo anche noi.-

-Perfetto, a tra poco.- Rimetto il cellulare in borsa e mi tolgo la giacca perché, se necessario, sarò più libera di difendermi senza impedimenti. Guardo ancora una volta l'uomo, raccolgo il mio coraggio e apro la portiera. Faccio kick da qualche anno ormai, e, non per vantarmi, ma sono davvero brava, e ho seguito delle lezioni di autodifesa. Non mi era ancora capitata una situazione del genere e sono agitata, ma devo solo mettere in pratica quello che so, giusto? Scendo dall'auto, ma non sento aprirsi la portiera dietro di me. Alzo la testa e mi incammino con fare deciso verso il mio condominio. I miei cameraman non sono ancora scesi e non capisco proprio cosa li stia trattenendo. Magari quest'uomo è qui per rapirmi e i suoi scagnozzi sono saliti sul furgoncino e hanno immobilizzato i miei amici. Aumento il passo, e vedo un'ombra affrettarsi dietro di me. Okay, è il momento. Rallento e aspetto che l'uomo si avvicini. Pian piano lo sento sempre più prossimo, finché mi coglie preparata quando mi tocca la spalla con la mano. Sono pronta. Faccio un passo indietro verso di lui, piegandomi gli tiro una gomitata nello stomaco, poi mi giro e senza pensarci due volte alzo il ginocchio decisa a castrarlo a vita. L'uomo, o meglio, il ragazzo, fa un verso davvero strano e poi si piega in due e inizia a ansimare. Faccio per correre via, quando mi sembra di riconoscere il tono di voce con cui mi chiama. Sa il mio nome? Mi fermo di colpo e spero davvero di non aver appena fatto ciò che penso di aver fatto. Guardo i riflessi bronzei della luce lunare sui capelli del mio "aggressore" e poi mi avvicino un po'. Mi abbasso, per vedere se il mio intuito ha ragione e purtroppo la ha. 

-Ti fa ancora tanto male?- Gli chiedo stringendogli la mano che poggia sul tavolo. Con l'aiuto di Scott e Eugene lo ho fatto entrare e poi gli ho dato del ghiaggio. Ormai è qualche minuto che se ne sta lì piegato in due sulla sedia e digrignando i denti.

-Sta passando.- Mi risponde con un filo di voce. 

-Scusa.-

-Sì, lo hai già detto. Una quindicina di volte.-

-Lo so, ma... mi dispiace davvero Caleb.-

-Volevi uccidermi?-

-No, solo castrarti. Non si arriva così alle spalle di una donna. Specialmente di una donna che sa come difendersi.- Lo vedo sorridere nonostante abbia il viso piegato verso il basso. –Che ci facevi li fuori?-

-Ero venuto a parlarti, ma sapevo che eri dai tuoi e allora ho aspettato qui fuori.-

-Potevi entrare.- Lo rimprovero.

-E disturbare il sonno delle coppiette felici? No grazie. Ci tengo alla vita.- Lo guardo e ci mettiamo a ridere. Ha ragione. Per fortuna ho trovato le chiavi in borsa, ma già so che se alziamo ancora un po' la voce tra poco arriverà Malissa con una mazza in mano. –E poi volevo pensare un po', schiarirmi le idee.- Sembra pensieroso e ritorna serio. Appoggia il sacchetto col ghiaccio sul tavolo, e con il pollice della mano che tiene ancora nella mia mi accarezza dolcemente il dorso. Mi nasce spontaneo un sorriso vedendo quanto può essere dolce anche dopo che lo ho torturato.

-Cosa volevi dirmi?- Gli chiedo mentre torno al presente.

-Prima di tutto vorrei chiederti scusa.- 

-Chiedermi scusa?- Non capisco proprio a cosa si riferisce. A fatto qualcosa di brutto che non mi ricordo?

-Per ieri sera. Dai Belle, vengo a chiederti scusa e tu mi dici così? Era meglio se me ne stavo zitto.- Lo guardo, seria nel ricordarmi il suo comportamento e il fastidio che anche ora mi suscita il ricordo, ma poi lo riguardo e non riesco a trattenere un sorriso. Se ne sta lì, ancora dolorante, con la fronte corrugata e la sua espressione preoccupata.

-Perché ridi?- Mi chiede ancora più preoccupato. Sorrido ancora di più.

-Perché sei carino.- Mi allungo e gli stampo un rumoroso bacio sulla guancia. Lui diventa paonazzo e guarda le telecamere. Ovviamente Scott e Eugene stanno riprendendo tutto e sono certa che questa sarà una delle scene madre del video della mia settimana, ma non mi importa granché.

-Quindi sono perdonato?- È incerto ed è chiaro che ha davvero paura che io non lo perdoni. Non abbiamo mai litigato ma dovrebbe sapere come sono fatta, io non tengo il muso.

-Certo, stupido.- Il volto gli si illumina e gli occhi quasi brillano. –Però non trattarmi più come se fossi una stupida. Lo so che tu vuoi solo proteggermi e che mi vuoi bene, ma io posso fare quello che voglio e tu non devi preoccuparti per me.-

-Belle, il punto è... Sì, insomma...- Si ferma e guarda le telecamere. Gli da fastidio parlare di cose serie davanti a loro, ma dovrà abituarsi, proprio come ho dovuto fare io. –Io... io ci tengo a te. Ci tengo molto.- Afferma guardandomi serio. -Capisci?- Mi chiede poi con uno strano cipiglio.

-Certo.-

-Davvero? Perché per me sei più di una semplice amica.-

-Sì.- Rispondo un po' confusa dal suo sguardo. Ma che ha? -Anche io ci tengo a te Caleb. Dovresti averlo capito ormai.- Gli stringo di più la mano.

-Bhè, non è facile come credi interpretare i tuoi modi di fare. Non so neanche se hai capito cosa intendo.- 

-Tengo a te più di quanto tu creda probabilmente.- Ed è vero. io tengo moltissimo a lui. Lo preferirei a chiunque altro, sempre e comunque, e so che a volte non ne do l'impressione e che posso essere poco esplicita, ma non sono proprio brava nell'esprimere i miei sentimenti.

-Allora... vorresti uscire con me? Solo io e te insomma. Magari andiamo a mangiare da qualche parte.- Mi chiede improvvisamente raggiante.

-E perché dovrebbe essere un problema?- Non capisco dove sia la novità, ma è probabile che sia il dolore appena provato a fargli avere queste idee strambe. Mangiamo insieme quasi tutti i pasti. -Certo. Ti va bene per domani a pranzo? Tra una lezione e l'altra dovrei essere libera. Magari mi aiuti a ripetere la lezione per l'esame.-

-A pranzo?- Non sembra molto convinto.

-Hai già degli impegni? Se no possiamo vederci più tardi per la corsa e semmai rimandiamo il pranzo a venerdì.-

-La corsa... Certo.- Non mi guarda negli occhi e sembra quasi distratto. Ha più sbalzi d'umore di una quindicenne mestruata. –No, va benissimo il pranzo per domani. Pensavo di andare...-

-In mensa. Sai che ho l'esame dopo, è meglio se non andiamo troppo lontano.- Lo prevengo io. Non posso permettere che l'esame mi vada male e devo ripassare prima, quindi, per quanto non sia ansiosa di mangiare cibo irriconoscibile e schifoso, devo restare in università. Caleb sembra stanco e non è più entusiasta come prima, ma non lo sarei neanche io se volessi andare a mangiare in chissà quale ristorante e invece dovessi cambiare programmi per la mia amica noiosa. –Hey.- Gli dico non sentendolo rispondere e appoggio anche l'altra mano sulla sua. Lui mi guarda, come se lo avessi appena svegliato da un sogno. –Se non hai voglia lasciamo perdere e mangiamo insieme un altro giorno, mi porterai dove vuoi tu.-

-No, no, scusa, va benissimo domani in mensa.-

-Ascolta, sei troppo stanco per guidare fino al dormitorio, resta qui stanotte. Ti porto il mio secondo cuscino e una coperta, il divano è comodo, lo sai.- Gli offro io. Non mi sembra in gran forma, è un po' pallido, le spalle sono ricurve e il viso è proprio stanco e forse persino triste. Mi fissa un attimo, poi toglie la mano da sotto la mia e si alza in piedi.

-No, non voglio essere svegliato con una mazza puntata contro la schiena come l'altra volta, grazie.-

-Ma dai è successo solo una volta. Lissa neanche ti conosceva, e ormai è passato un sacco di tempo.- Mi alzo anche io.

-Lo farebbe ancora.-

-Non lo ha più fatto.-

-Con lei non si è mai al sicuro.- Mi sorride ancora un attimo, poi mi poggia le mani sulle spalle. –No, davvero, ho voglia di farmi una camminata al fresco.-

-Come vuoi.- Lo abbraccio alzandomi sulle punte dei piedi e gli do un bacio sulla guancia, per poi farmi stringere ancora un secondo e lasciarlo andare. Mi depone un bacio sulla fronte.

-Buona notte Caleb.-

-Notte Belle.- Lo guardo chiudersi la porta alle spalle e dopo aver salutato Scott e Eugene faccio uscire anche loro e chiudo a chiave la porta. Sono quasi le due di notte. Considerando che domani ho la prima lezione prestissimo e che vorrei svegliarmi prima per ripassare è il caso che io vada a letto. Vado in camera, mi metto il pigiama rosso e cerco il cellulare per andare a ricontrollare il misterioso messaggio. Il numero ha il prefisso dell'Oregon. Non conosco nessuno in Oregon, se non i miei nonni paterni, ma non penso che siano capaci di usare un cellulare e, se anche fosse, sicuramente non avrebbero il mio numero. È un messaggio semplice, niente consigli, niente complimenti o insulti, niente di niente.

Ciao 

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Capitolo 19
*** Capitolo 10 pt.1 ***


13 Novembre

DEREK

-Ciao Derek. Come va?-

-Hey. Bene, te?- Non mi ricordo il suo nome, ma so che me la sono portata a letto almeno una volta. Riconosco vagamente il viso, ma mi è ben chiaro il ricordo di quel piercing sul capezzolo che si intravede dal maglioncino. Sì, godeva parecchio quando lo prendevo tra i denti e lo succhiavo.

-Benissimo.- Mi dice appoggiandomi una mano sulla spalla. -Ascolta, stavo pensando che magari potremmo andarci a bere qualcosa insieme stasera.- La mano scivola sulla mia maglietta rossa e si poggia su uno dei pettorali, premendo, come a testare se siano veri. Vado avanti a guardare il professore, prendendo appunti sul portatile.

-Non posso.- Rispondo secco, cercando di far trasparire il mio disinteresse. So già che tutte queste immagini andranno sul grande schermo dello studio e ci manca solo un'altra discussione sul mio poco autocontrollo. E hanno ragione. Che impressione posso dare accettando le avance di tutte? Mio fratello mi sta già col fiato sul collo per la brutta impressione che do ai soci dello studio legale.

-Domani?-

-Neanche.- Non la guardo nemmeno, tanto già so che non proverei un'attrazione talmente forte o particolare da valermi la partecipazione al programma. Ormai ci sono dentro e non voglio fare figure di merda.

-Allora facciamo per venerdì?-

-Se facciamo per mai?- Le chiedo girandomi a guardarla. Vedo gli occhioni da cerbiatta diventare tristi e duri. Spero non insista. -Lo sai, non posso uscire con persone all'infuori del programma.- Questo dovrebbe bastare.

-Ma volere è potere.- La mano scivola fino ai miei addominali. È calda e lenta e le unghie lunghe mi solleticano attraverso la maglietta in un modo che in genere mi fa impazzire. Lei lo sa bene. Ora però inizia solo a essere fastidiosa e vorrei proprio che si levasse e mi lasciasse ascoltare l'unica lezione interessante della giornata. -Potremmo trovare un modo.-

-Allora diciamo che non voglio, okay?- Mi scosto le mani di dosso e gliele appoggio sul banco che abbiamo davanti. La guardo mentre mette il broncio. Sembra proprio la stia prendendo come un gioco, ma non ha capito che io non sono mai stato così serio. –Non voglio uscire con te. Sei stata una bella scopata, davvero, ma ora ho smesso con queste cose, quindi levami le mani da dosso e togliti di mezzo. Vorrei ascoltare il professor Walker. Ci si vede.- Ora sì che è incredula, sconvolta e veramente incazzata.

-Sei uno stronzo.- Si alza e spintona la sedia talmente forte da farla cadere, facendo zittire il professore. Tutti ci stanno fissando. -Tornerai. E quando tornerai io non sarò più disponibile.- Mi urla contro prima di girare sui suoi tacchi da quindici centimetri e scappare, impacciata, su per le scale. La osservo per un secondo mentre quasi si ammazza correndo su quelle caviglie deboli, poi mi rigiro e guardo il signor Walker fissarmi allibito. Non sembra arrabbiato, solo confuso. Gli faccio un sorriso di scuse alzando solo un angolo della bocca, lui sembra riprendersi e dopo qualche secondo la lezione prosegue come prima. Prendo qualche appunto e cerco di stare attento nonostante le occhiate che mi vengono lanciate dai miei compagni di corso. Non so quale sia il loro problema, ma lo scopriranno presto se non la smettono. Quando al campus è venuto fuori che partecipavo ad "A fairy-tale love" non si è fatto altro che parlare di me per giorni. Trovavo ragazze e ragazzi ossessionati ad ogni angolo: dietro i cespugli fuori da casa, appostati dietro le macchine, che venivano in palestra con le fotocamere o persino che mi rincorrevano nei gabinetti. Non riuscivo a spostarmi senza trovare qualcuno che non cercasse di fotografarmi, filmarmi, seguirmi o chiedermi informazioni e autografi. La cosa che mi fa più ridere è che probabilmente mio padre è meno famoso di me ora come ora! E il suo nome compare ogni giorno tra le pubblicità del New York Times o in un qualunque articolo americano che parli di una causa legale importante. Certo, all'inizio si parlava di me perché il figlio del grande Patrick Kinsella, il più famoso avvocato difensore del ventunesimo secolo, si era iscritto a ingegneria e non a legge, senza quindi seguire le orme del padre. Poi perché quello stesso figlio partecipava a un programma per adolescenti con problemi di cuore e ora perché era lo scandalo del momento, quello che non poteva fare a meno di non baciare un qualsiasi essere vivente. Sicuramente non sto facendo fare una buona impressione alla mia famiglia e allo studio legale, eppure papà non si è ancora lamentato. Certo, sicuramente tra poco potrei ricevere una telefonata se continuassi così, ma forse spera che io mi renda conto da solo dei miei sbagli e che cerchi di rimediare, come ho sempre fatto. È proprio ciò che sto cercando di fare. La lezione finisce, il professore ci assegna dei compiti e appena prima che finisca l'ora esco correndo dall'aula. Non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti prima di dover incontrare Angelina. Non so bene cosa abbia organizzato per me oggi, ma mi ha detto di vestirmi comodo e di raggiungerla a casa sua, quindi è meglio che io metta qualcosa sotto i denti prima di arrivar la con lo stomaco che protesta per la fame e fare una figuraccia. Corro verso la mensa, schivando ogni ragazza che cerca di avvicinarmi durante il tragitto. Le conto. Sono già arrivato a quindici. Mancano cento metri all'edificio ma già vedo il gruppetto con il quale mi fermo a fumare di solito aspettarmi lì fuori dalle porte. Individuo subito Lucas perché non ho tempo di fumarmi una Marlboro oggi, ho solo mezz'ora prima di dover partire per l'aeroporto e devo riuscire a mangiare e a parlare con il mio amico della puntata che è andata in onda ieri sera. Mi guardo indietro e capisco subito che Paul mi sta prendendo a insulti. Sorrido al pensiero di quel ragazzo sfigato e magrolino che corre con una telecamera che pesa la metà di lui su una spalla e i lunghi capelli biondi che gli si appiccicano sulla fronte e davanti agli occhi. Saluto velocemente i miei amici e le ragazze, afferro Lucas per un braccio e lo trascino in mensa facendogli cadere la sigaretta.

-Ehy amico l'avevo appena accesa.-

-Scusa, ma sono di fretta.- 

-Tu, ma non io.- Mi risponde sistemandosi la felpa nel punto in cui la ho afferrata per portarlo dentro. Prendo due vassoi e gliene piazzo uno tra le mani. –Non potremmo fare con più calma?-

-No Lucas. Sto morendo di fame e tra mezz'ora devo partire.-

-Chi vedi oggi?-

-Angelina.-

-Quella con la sorella figa?- Mi chiede mentre la signora della mensa mi da un piatto con sopra una massa indefinita che dovrebbe essere pasta al formaggio.

-Ehm... sì, ma non nominiamo più la sorella. Non è piaciuto molto in modo in cui la ho guardata.- Dico guardando le telecamere per assicurarmi che siano a distanza di sicurezza e che non mi possano sentire.

-Le stavi sbavando addosso.-

-Ma che cazzo, ci manchi solo tu! Non le stavo sbavando addosso.-

-Oh sì invece, amico.- Ci sediamo al nostro solito posto e dopo poco vediamo entrare gli altri e andarsi a prendere un vassoio.

-Ascolta, ho un problema. Non riesco a togliermi dalla testa la puntata. O meglio, non riesco a togliermi dalla testa il modo in cui mi ha risposto Isabelle.-

-Ha le palle quella ragazza.-

-Già, ha le palle. Ma giuro, volevo mettermi a urlarle dietro come un'adolescente quando ho visto il video della sua settimana. Se ne sta lì a prendermi per il culo, capisci? Non lo accetto dai miei amici, pensa da una ragazzina arrogante come lei.- Solo ripensare al video mi fa sentire una morsa allo stomaco.

-Derek Kinsella si è preso una cotta?-

-Ma mi ascolti quando parlo? - Rispondo con veemenza. Forse troppa. I miei compagni che si stanno sedendo al tavolo mi guardano preoccupati e confusi. –Che cazzo avete da guardare?- Chiedo loro. Come al solito, si girano dall'altra parte e si mettono a parlare tra loro ignorandomi, come se avessero paura di chissà quale mia reazione. Mi rigiro verso il mio migliore amico e sto bene attento ad abbassare la voce. -Solo che non può frequentare altri ragazzi mentre frequenta già me e non può rispondermi in quel modo, è divertente, certo, ma anche irritante.-

-Lei ha detto che è un suo amico. E ha ragione, non la vedevo sbavare per lui come tu hai fatto per tutta la settimana con le altre ragazze.- Lucas mette in bocca una forchettata della massa indefinita e fa una smorfia di disgusto, che si tramuta subito in una di apprezzamento quando passa Milly, una matricola che in due mesi ha già frequentato i letti di metà squadra, tranne il mio ovviamente. Gli tiro un calcio da sotto il tavolo.

-E non sei neanche in astinenza come me! Sbaveresti dietro a ogni culo che incroci.-

-Lo faccio già e comunque io infatti non avrei mai accettato una scommessa del genere.-

-Mi hai fottuto. Solo per quello ho accettato.-

-Hai accettato perché eri ubriaco.- Mi rinfaccia ingoiando un altro po' della pasta. -Ora prenditi le tue responsabilità.- Dice a bocca piena. -Ma lo sai benissimo che devi smetterla di fare il figo ora che sei in questo programma. Devi rigare dritto Derek. Per le ragazze, per te, per tuo padre e anche per me, cazzo. Ho una reputazione da difendere.-

-Che cazzone!- Lo spintono e lui si tocca il punto in cui lo ho toccato, come se gli avessi appena infilato un coltello nella spalla. 

-E, se vuoi una mia opinione, a me piace Belle. Se non ti interessa passamela, fratello.-

-Come se a una come lei potesse mai piacere un tipo come te.-

-Nessuna resiste a questo.- Sfodera il suo affascinante sorriso e mi strizza l'occhio. Mi sembra quasi di sentire lo spostamento d'aria creato da una ventina di ragazze che probabilmente sono appena svenute.

-Per questo frequenti solo puttane.- Commento scherzoso. 

-Non sono puttane, ma ragazze che si accontentano di avermi anche solo per una notte pur di star con me.- Sposta avanti il suo vassoio e beve un sorso d'acqua direttamente dalla bottiglietta. -E le frequentavi anche tu una volta.-

-Sono cambiato.- Fa strano dirlo e sinceramente non so neanche io se crederci o meno.

-Solo perché sei nel programma. Appena finirà tornerai lo stronzo di prima.-

Il fatto che il mio migliore amico pensi che io non possa cambiare e che nessuna voglia impegnarsi seriamente con me mi lascia con l'amaro in bocca, ma ha ragione, io non sono cambiato, non sono il tipo da ragazza fissa, finirei per mettere troppe corna e non ho voglia far star male nessuna. Per questo non prometto mai niente alle ragazze con cui vado a letto e per questo mi sento un ipocrita a stare nel programma. Le ragazze si aspettano che una volta fuori da li saremo una bellissima coppia innamorata, ma io non mi innamoro, e poi sarà una relazione a distanza, se già non ne reggo una a vicinanza come posso essere fedele in una relazione a distanza? No, non fa per me. –Ben detto.- Rido, anche se non per divertimento. -Pensi che uscirò da solo dal programma? Sai, credo di avere ottime possibilità di portarmi a casa una delle ragazze.-

-Certo, ma devi smetterla di fare il deficiente, di limonartele tutte e di trattarle come se fossero loro a dover fare tutto il lavoro. Se vuoi far credere al pubblico e a loro di voler una ragazza seria muovi il culo e impegnati un po' Derek. Lo sappiamo entrambi che sai fare meglio di così. Se solo volessi, pure Belle sarebbe già ai tuoi piedi, ma tu non ti sprechi neanche.-

-E cosa dovrei fare?- Dico alzando un po' la voce e suscitando l'interesse degli altri ragazzi del tavolo. Mi guardo attorno e mi avvicino a Lucas. -Prima di tutto Isabelle non pensa minimamente a me e non le piaccio, la abbiamo sentita tutti chiaramente. E comunque tra di loro non c'è nessun'altra per la quale mi sprecherei e con la quale mi vedrei anche solo una settimana fuori da qui.-

-Nessun'altra? Allora per lei lo faresti.-

-Non ho detto questo.-

-Sì invece. Hai esattamente detto questo. Dai ammettilo, quella ragazza ti piace.-

-Ok, mi piace, ma non sono ancora sicuro di volerla portare in questo casino. Non so, ma sembra una che ne ha passate tante, non ti viene un carattere del genere se non c'è dietro qualcosa, e io non voglio essere quello che le rovina la vita. E poi ha ragione, con lei sarebbe tutto più complicato, non è una ragazza facile.-

-Allora hai anche tu dei sentimenti! Ora posso dire di aver visto tutto nella vita.- Commenta lui ghignando.

-Finiscila.- Lo rimprovero io.

-Senti, allora tu non lasciarla. Derek lei ti piace, probabilmente proprio perché non è come le altre, ed è vero che la vita da single è una figata, ma magari tu vuoi qualcosa di più. Non sei obbligato ne a rimanere solo per sempre, ne a giurare amore eterno, ma devi capire cosa vuoi fare della tua vita. Magari Belle non è quella giusta, ma forse può farti capire che c'è qualcosa per cui vale la pena combattere, qualcuna, anche fuori dal programma, per la quale potresti smetterla di fare lo stronzo.- Wow. Sembra così sensato il suo ragionamento... ma no, sono piuttosto sicuro che non sia così.

-Sì, ma...- Mi blocco. Non so neanche io perché ho così tanta paura di dover affrontare una ragazza seria. Non lo ho mai fatto, non è nel mio DNA. Mio padre è riuscito a stento a trovare una che gli piacesse abbastanza da pensare di potersela tenere per tutta la vita, una che non gli facesse girare le palle ogni volta che parlava e non si immischiasse nei suoi affari. Una con la quale parlare e confidarsi, ma non amare. E infatti ha sposato la sua migliore amica. Non che questo gli abbia impedito di portasela a letto e averci tre figli, ma di certo non cercava l'amore da favola che vogliono "tutti". Ora il loro rapporto è cambiato, ma la ha tradita prima, e non solo una volta. Forse ora si amano, ma io non so più capire la differenza. Suo padre ha sempre avuto un sacco di donne e il padre di suo padre, il mio bisnonno, quando ha scoperto che bisnonna Adeline era incinta è scappato a gambe levate. E se io sono come loro allora non sono predisposto ad avere storie d'amore. Forse è la prima volta in vita mia che penso davvero di non saper fare qualcosa. -...non so se ne sarò in grado, ne tanto meno se lo voglio.-

-Sei proprio uno sfigato.- 

-Forse.- Gli sorrido. -Ora devo andare Lucas. Ci vediamo stasera.-

-Ci vediamo. Pensa a quello che ti ho detto.-

-Sicuro.- Rispondo mentre prendo il cappellino e corro fuori dalle porte scorrevoli infilandomelo sulla testa.

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Capitolo 20
*** Capitolo 10 pt.2 ***


-Ciao piccola.- Le sorrido quando me la trovo a dieci metri da me, fuori dall'aeroporto, che mi aspetta. Indossa una tuta da ginnastica verde e tiene i capelli rossi raccolti in una coda alta. Riconosco che non è per niente nel suo stile e ora capisco perché continua a guardarsi intorno come se i passanti dovessero mettersi a insultarla da un momento all'altro. Si sente a disagio, ma ovviamente nessuno fa caso a cosa indossa, anzi, nessuno fa proprio caso a lei. La raggiungo, le cingo la vita con un braccio e le do un casto bacio sulle labbra. Lei non cerca di più e io non voglio insistere stavolta. Non so ancora cosa voglio da questo programma e dalla mia vita, ma forse è meglio se inizio a fare il bravo. Mi sorride e mi stringe a se. Buon segno. –Allora? Cosa facciamo oggi?- Le chiedo per cercare di tranquillizzarla mentre mi lascio guidare verso la sua macchina.

-Oggi stiamo a casa.- Mi risponde sorridendo. È così soddisfatta di questa decisione che non oso dirle che tutto questo non mi sembra per niente da lei. Angel in genere è la ragazza che mi organizza sempre le uscite più particolari, quelle più interessanti e divertenti. Mi ha portato a una festa in maschera, a una maratona di volontariato, ha organizzato un flash mob nel mio campus e mi ha portato per un giorno alle terme, facendomi persino un massaggio con le sue stesse mani. È sempre stata carina e dolce, è una ragazza con la testa sulle spalle e con lei mi sembra sempre di vivere un'avventura, ma oggi vuole stare a casa e non centra niente col suo modus operandi... oddio, studiare con Belle è stato più istruttivo di quanto pensassi! Comunque no, lei non è così. E poi indossa una tuta, lei che è sempre elegante e in genere indossa solo vestitini. 

-Stiamo a casa a far cosa?-

-Ho affittato un film. Uno dei miei preferiti. Ti piacerà un sacco!- Commenta tutta eccitata. Saliamo a bordo della sua Solstice coupé gialla, cosa che mi incuriosisce dato che ne esistono solo milleduecento esemplari in tutto il mondo. Non so se Angelina abbia molti soldi, ma vista la macchina con cui mi è venuta a prendere e considerando che è la prima macchina che ha, a quanto mi ha raccontato, direi che i soldi non le mancano. Non ho mai fatto caso alle firme che indossa, so solo che è sempre ben vestita e curata. Sicuramente lei non si è mai vantata di essere una riccona sfondata, come invece ha fatto spesso Spencer. 

-Immagino che non mi vuoi dire che film sia...-

-Esattamente! Dai, fidati di me, è proprio il genere che può piacere a un ragazzo.-

-Non mi vorrai svelare che in realtà non possiedi organi genitali femminili! Perché non so se riuscirei a sopportarlo, mi spiace ma io sono etero.- Scherzo guardandola con aria sconvolta. Lei diventa paonazza e fatica a mettere la retro tra un colpo di tosse e l'altro. Sul mio viso si allarga un ghigno divertito che infine scoppia in una risata. Dio, l'ha presa proprio male! Quando finisco noto che Angelina invece non è per niente divertita. Mica ho discriminato gli omosessuali, ho solo fatto un commento scherzoso... meglio lasciar perdere! Punto gli occhi sulla strada e lascio che il silenzio cali tra noi. È davvero imbarazzante, è uno di quei silenzi che ti portano a scavare nel cervello in cerca di qualcosa da dire e più non trovi niente più ti agiti. Probabilmente Belle avrebbe trovato un modo colorito e arrogante di rispondere alla mia battuta, o di prendermi in giro, e ora staremmo ridendo. Ma Angel è Angel e io non ho troppa voglia di sentirla parlare in questo preciso momento. Ma è mio dovere, giusto? –Allora...- Inizio svogliatamente. –Cosa ne pensi di tutta questa situazione? Delle altre, di Isabelle?- La guardo di sottecchi e noto che si è finalmente rilassata. Come può rilassarsi quando le chiedo una cosa del genere? Penso che tra le mie ragazze nessuna abbia ancora capito in che situazione critica si trovano.

-Lei è una bella ragazza, se ti piace quel genere, chiaro.- Risponde senza distogliere lo sguardo dalla strada. Non capisco bene le sue parole, ma qualcosa mi dice che non intendeva dire niente di buono.

-In che senso? Che genere?-

-Il genere della barbie rifatta e che crede di essere superiore degli altri.- Non mi sfugge la rabbia e il sarcasmo con il quale ha pronunciato quelle parole velenose. Non sono il genere di cose che mi aspetto che escano dalla bocca di questa ragazza, ma soprattutto non sono cose che mi piaccia sentire. In realtà sento l'istinto di dover difendere Belle che mi pulsa nelle vene. Non so da dove arrivi esattamente questa sensazione, ma so per certo che non ha senso, la ho vista solo una volta. Eppure mi da fastidio e mi irrita più di quanto dovrebbe.

-Penso sia presto per giudicarla. E poi chi ti ha detto che è rifatta?-

-Nessuno, ma basta guardarla per capirlo. Dai una non può avere per natura quel seno e quel culo! Fidati, è rifatta dalla testa ai piedi.- Le parole che escono dalla sua bocca non le appartengono proprio, come tutto di lei oggi. Non ho mai visto Angelina così scontrosa e irritabile.

-Mi informerò.- Le rispondo un po' turbato. So per certo che Angel si è rifatta il naso dopo aver visto una foto di due anni fa nel portafoglio di sua sorella. Prima aveva un uncino al posto della piccola protuberanza che possiede ora, quindi non capisco tutta questa avversità nei confronti di un'altra ragazza che ha modificato il proprio corpo. In qualunque caso non ho mai pensato che Isabelle fosse rifatta e continuo a non pensarlo, ma forse potrei davvero informarmi al riguardo. Giusto per esserne sicuri... In realtà se solo potessi toccarla lo capirei da solo se sia o non sia rifatta. L'immagine di lei nel top da ginnastica striminzito mi balena subito davanti agli occhi. Quei seni sodi, il sudore che le scivola sul collo, sul petto, fino all'ombelico e poi più giù, nei pantaloncini, in posti che vorrei esplorare con le mani, con la lingua, con ben altro!

-Scusa.- Dice a bassa voce Angelina, svegliandomi dalla mia meravigliosa fantasia. Nonostante da parte a me abbia una ragazza fantastica non riesco a smettere di pensare all'unica che mi odia. Ma che razzo di problema ho?

-Di cosa?-

-Ti ha turbato, quello che ho detto. Non volevo. In genere non sono una persona meschina, è solo che è una giornata no oggi. Parlare di Belle non è esattamente ciò che avevo in mente.- La voce le tremola e sembra davvero dispiaciuta.

-Fa niente. Capitolo chiuso.- Le rispondo, nonostante per me non sia per niente così dato che il tutto stia ancora a ronzare nel mio cervello, come una mosca fastidiosa. 

-Sai, l'ho visto durante la puntata scorsa.-

-Cosa?- Ma non può mettere un cazzo di soggetto nelle frasi?

-Come la guardavi. Sembravi un bambino di fronte a un pacchetto di caramelle.-

-A dire il vero la scorsa puntata ho fatto tutto il tempo a evitare di guardarla.-

-All'inizio, ma dopo che ti ha affrontato te la sei mangiata con gli occhi per tutto il tempo. È stato come se i suoi modi sgarbati ti abbiano risvegliato gli ormoni. Avevi ragione, è da temere e mi intimorisce il modo in cui la guardi, ma non capisco se di lei ti piace solo il corpo o il pacchetto completo. Ho bisogno che tu sia sincero Derek.- Mi guarda con lo sguardo risoluto, ma so che in realtà ha una paura assurda di ciò che potrò dire.

-Sinceramente? Non lo so.- Faccio una pausa. Sto ancora cercando di capire me stesso, è difficile cercare di capire anche loro. –Fisicamente è davvero bella.- Ammetto infine. –E per il resto sono un po' confuso. Non la conosco ancora abbastanza bene e sicuramente voglio saperne di più su di lei, però quello che vedo per ora mi piace, anche se non so decifrarla.-

-E con noi altre ci dei riuscito?-

-Forse.- Torno a guardare la strada e lei non ribatte. Dopo un paio di minuti ci avviciniamo a un enorme cancello con riportate sopra le lettere FF in oro. Ci fermiamo vicino a un citofono, Angelina digita un numero e il cancello si apre, lasciandoci entrare in una meravigliosa villa. Percorriamo il lungo viale alberato circondato da ettari di prato verde, fino ad arrivare a uno spiazzo sterrato, al centro del quale un'enorme fontana spruzza acqua dalle bocche di quattro bellissimi cherubini bianchi. La villa è enorme e maestosa, preceduta da un piccolo portico al di sopra del quale si trova una balconata che da direttamente sul viale e sul giardino. –Wow- Dico senza riuscire a contenere il mio stupore. Spencer abita da sola nell'attico che le ha comprato il padre per poter andare all'università, ma Angel deve vivere con i propri famigliari in questa mega villa reale, perché non posso credere che il padre gliela abbia comprata solo per gli studi.

-Già, fa sempre questo effetto agli sconosciuti, ma a chi ci vive non sembra poi così speciale.- Effettivamente Angelina aveva ragione, casa mia, o meglio, quella dei miei genitori, è molto grande e con un enorme giardino, una piscina, un campo da basket e uno da tennis, una dependance e una zona giochi che usavamo io e i miei fratelli da piccoli. È una villa moderna, non come questa, ma per noi è solo casa, niente di così speciale. Questa però è una villa d'epoca. Deve avere minimo duecento anni. Somiglia ai palazzi dei nobili che ho visitato durante il mio viaggio per le capitali d'Europa. Certo, è molto più piccola, ma lo stile è lo stesso. –Forza entriamo, prima che si metta a piovere.- Mi dice Angel spingendomi verso la scalinata d'ingresso che porta al portico rialzato. Salgo i gradini ammirando i due leoni ai lati dello scalone. Una volta entrati non rimango sorpreso di vedere che l'interno è in perfetto accordo con l'esterno. Tutto sembra antico, costoso e ricco di storie da raccontare. –A quanto pare i miei antenati erano dei pezzi grossi della nobiltà Inglese quando vennero qui a vivere, erano dei proprietari terrieri un po' esaltati, e ci siamo lasciati questo posto di padre in figlio durante i secoli. Ora andiamo nella sala di svago, ti piacerà un sacco. C'è il bigliardo, uno schermo 3D enorme e tutte quelle cose che piacciono a voi uomini, come l'xbox e il resto.- Mi dice spingendomi in fondo al corridoio e poi giù per altre scale. Arriviamo davanti a una porta in legno, tutta borchiata e con un enorme catenaccio. Angel lo spinge fino a liberare la porta, che si apre con un rumore inquietante. Probabilmente questa è la stanza delle torture e mi ha portato qui sotto per uccidermi. Faccio un passo incerto verso l'interno, la ragazza mi supera e preme un pulsante alla nostra destra. Si accendono delle luci soffuse ai lati della stanza, dandole uno stile in totale sintonia con i muri di pietra e sassi. Sulla sinistra c'è il tavolo da bigliardo al quale aveva accennato Angelina, al centro c'è un tavolo rotondo, in legno scuro, con quattro sedie abbinate e una scatola chiusa appoggiata sopra, a destra un enorme divano bianco in pelle è posizionato di fronte a un camino con sopra appoggiato un televisore a schermo ultra piatto. La vedo prendere un telecomando, schiacciare un paio di pulsanti e dopo un attimo il camino si accende da solo, come per magia. Di sicuro è un ambiente molto suggestivo. Mi porta fino al divano e si siede. Mi accomodo abbastanza vicino a lei, ma non troppo. Non so bene come ci si comporta quando si vuole davvero vedere un film e questo non è un scusa per scopare nel mentre. Guardo le telecamere che ci inquadrano. 

-Tutto a posto?- Chiedo a Paul. Lui mi sorride e mi fa il segno del pollice con la mano. Angelina mi guarda perplessa, come se non capisse cosa ho appena fatto. È strano ma fino a lunedì scorso anche io quasi non avevo mai rivolto la parola ai miei cameraman, ma ora, dopo aver visto il rapporto istauratosi tra Belle, Eugene e Scott mi sembra maleducato ignorare Paul e dare per scontato il suo lavoro. Le luci si spengono di colpo e la tv si accende. Parte la sigla di un film che conosco fin troppo bene: Rambo. Per quanto il film mi piaccia e lo abbia visto milioni di volte con mio padre e mio fratello quando ero piccolo, non mi aspettavo certo che fosse questo il film scelto da Angelina per il nostro appuntamento. Non è un horror, non è un film romantico e neanche uno di quelli d'azione un po' comici. È un film crudo, che non posso capire come possa essere il suo film preferito. Certo è che oggi lei è piena di sorprese. 

Siamo seduti vicini, ma non troppo. Le nostre gambe si sfiorano e ad ogni minimo movimento le spalle si incontrano, ed io vorrei solo sdraiarla sul divano e baciarla senza dover pensare ad altro, ma ovviamente non è proprio il caso. Dopo le prime scene però appoggio un braccio sullo schienale dietro di lei, aspettandomi due possibili reazioni: o che si sposti o che si avvicini. Mi sento disorientato quando lei sembra totalmente disinteressata. Non reagisce minimamente al mio tocco, come se io non le facessi provare niente. Non si sposta, è già una buona cosa, ma neanche si avvicina. Sembra così attenta che ho quasi paura di disturbarla se la toccassi di più. Ciocche rosso aranciate le scendono sul viso e sembrano voler dividere le lentiggini che le tingono le guance rosate, mentre gli occhioni blu vagano da un punto all'altro della televisione. Non capisco se è una finta perché vuole sembrare distaccata o se è veramente indifferente. Restiamo in silenzio a guardare il film, ma nonostante io stia cercando di concentrarmi non riesco a togliermi di mente le parole che Angelina mi ha detto durante il viaggio. Non mi piace così tanto Belle. Certo, è un bella ragazza, è simpatica e divertente, ha un bel caratterino e la cosa mi eccita da morire, ma non mi piace al punto tale da sbavarle dietro come dice Angel. Neanche la conosco. E poi cosa vuol dire "piacere"? Perché il "piacere" arriva prima dell'"innamorarsi" e io non mi innamoro. Non mi sono mai innamorato e sicuramente non inizierò ora. Finirò per uscire con una come Spencer o Angelina, e dopo un mese neanche mi scaricheranno perché capiranno che non sono il ragazzo adatto a loro. Belle ha ragione, io non cambio per nessuno, non possono credere di potermi plasmare a loro piacimento. Sono immerso in questi contorti pensieri quando Angelina salta su all'improvviso e io, perso in me stesso, mi spavento con lei. Roba da infarto, cazzo!

-Che schifo.- Grida durante la prima scena di sangue del film. Mi avvicino e stringo il braccio che le avevo messo attorno alle spalle, dando per scontato, ora, una reazione, ma no, lei non si appoggia. Rimane lì, rigida e schifata, lasciandomi in una posizione scomoda e piuttosto incazzato dalla figura di merda che sto facendo a cercare un approccio che non è corrisposto. Quante ragazze hanno ancora intenzione di dirmi che non vogliono avere niente a che fare con me? Non ho mai avuto un rifiuto e in una settimana questa è la seconda ragazza che sembra totalmente disinteressata a me. Torno a vedere il film mentre cerco, inutilmente, di svuotare la mente ripetendo le battute in modo inespressivo. 

Grazie a non so quale divinità la tortura è finita! Siamo ai titoli di coda e se non mi contengo finisco con l'alzarmi e correre a velocità della luce fino al camioncino dei cameraman. Tiro un lungo sospiro di sollievo. Per tutto il resto del film Angel non ha fatto altro che urlare, coprirsi gli occhi, fare versi strozzati e commenti che mi hanno impedito sia di pensare che di godermi ciò che mi stavo vedendo. È stata uno dei momenti più fastidiosi della mia vita. Sicuro è che mi devo allontanare da questa ragazzina schizzinosa e, ora come ora, irritante. Lei spegne la tv e io,senza aspettare un secondo, mi alzo e mi sistemo la maglia arricciatasi sulla schiena.

-Io... direi che è ora che vada. Devo studiare per un paio di esami e sono rimasto indietro.- Annuncio con voce ancora roca dopo le due ore di mutismo appena passate. Alzo le braccia e mi stiro i muscoli della schiena, ormai contratti. In teoria dovrebbe durare ancora un'oretta la nostra uscita, ma non vedo l'ora di prendere una boccata d'aria fresca e di tornarmene a casa mia, nel mio letto, lontano dalle telecamere e da Angelina. Faccio un cenno molto esplicito a Paul per fargli capire che dobbiamo scappare. Angel mi dice qualcosa mentre torniamo di sopra, io sorrido e annuisco, come se la stessi ascoltando. So che forse il mio comportamento è esagerato e non è sicuramente giusto nei suoi confronti, ma è stato frustrante vedere questo film con lei, me lo ha rovinato. In genere partiamo bene, ci divertiamo a una delle sue trovate stravaganti e poi, pian piano, iniziamo a baciarci e basta. Oggi invece siamo proprio partiti male e finiti peggio. 

-Sei sicuro di non volere un passaggio fino in aeroporto?- Mi chiede Angel con occhi languidi mentre siamo sulla porta. Certo, prima che la abbracciavo neanche mi calcolava e ora mi fa gli occhioni da innamorata.

-Non ti preoccupare piccola.- Le rispondo con tutto il falso sentimento che riesco a inserire in quest'ultima parola. Lei mi sorride radiosa, mi da un bacio a stampo e mi accarezza un bicipite. Prendo nella mia la sua mano morbida, gliela ripongo lungo il fianco e poi scappo sul furgoncino di "A fairy-tale love". Non commento l'uscita davanti alle telecamere perché so che direi cose poco carine e che poi Angelina ci rimarrebbe male, ma faccio l'unica cosa a sembrarmi sensata in questo momento: mando un messaggio alla redazione. "Domani vorrei uscire con Belle. Grazie." Non so cosa questo significhi, ma non voglio soffermarmici troppo sopra, ho solo voglia di vedere qualcuno con cui mi possa sentire a mio agio e passarci una bella giornata insieme.
 

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ISABELLE

"La informiamo che Derek Kinsella ha espresso il desiderio di vederla domani. Se accetta confermi a questo numero scrivendo "Sì" ed ora e luogo dell'incontro." Leggo dal cellulare mentre sono in pausa dalla mia corsetta quotidiana. Ci siamo visti Lunedì e ha già voglia di vedermi? Non gli sembra un po' esagerato? Però via il dente via il dolore. È meglio accettare. Inoltre domani dovrò andare a fare kick in palestra quindi sarò sudata, puzzolente e spero ripugnante al punto da lasciarmi a casa. "Alle 15.00 a casa mia. Grazie e ciao." Digito e invio.

-Ciao biondina. Come mai sorridi? Mi stavi pensando?- Alzo gli occhi dal cellulare e ne incontro un paio grigio ghiaccio che mi squadrano centimetro per centimetro. Subito il sangue risale alle guance.

-Ciao Wallace. Come va?-

-Ora che ti ho incontrata meglio.- Mi risponde sfoderando un sorriso. Qualcuno dovrebbe dirglielo che è molto più sexy quando se ne sta serio, il sorriso rovina tutto. Gli sorrido di rimando.

-Ora utilizzi la classiche frasi da rimorchio? Sei caduto in basso.- Gli dico con un ghigno soddisfatto. Si avvicina come un felino alla propria preda e mi cinge la vita con un braccio, premendomi contro di lui. Lo sento subito contro il mio ombelico.

-E pensare che queste frasi da rimorchio con te funzionano alle feste.- Mi risponde ancora più soddisfatto di me. Sento che sto diventando paonazza e subito gli appoggio le mani sul petto e cerco di spingerlo via. Ovviamente non si sposta neanche di un millimetro. Invece mi stringe ancora di più e lascia scivolare una mano sul mio sedere. Scommetto che le telecamere stanno riprendendo tutto e che alla prossima puntata ci farò una figura da troia, ma non c'è bisogno di prenderlo a pugni per farlo spostare, lui è totalmente innocuo. Mi avvicino di più, fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra.

-Se non vuoi ricevere una ginocchiata nelle palle e passare per un maniaco davanti a tutta America è meglio se ti sposti.- Dico freddamente. –Puoi vedere le telecamere alla nostra destra se controlli.- Lanciata la bomba aspetto il momento di confusione che traspare dai suoi occhi mentre cerca i miei cameraman e poi lo spintono ancora più forte di prima. Lui si stacca da me e rimane li a guardarmi, inebetito. Mi sistemo la maglietta che mi ha fatto risalire fino a lasciar scoperta la schiena. –È stato un piacere rivederti Wallace.- Sorrido, gli do una pacca sulla spalla e torno a percorrere la mia strada senza voltarmi indietro.

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