Harry Potter e la Rinascita della Fenice

di KikiKetamine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Descrizione dettagliata dei personaggi. ***
Capitolo 2: *** Descrizione dettagliata dei personaggi. ***



Capitolo 1
*** Descrizione dettagliata dei personaggi. ***


Harry Potter.

"Vieni qui, forza" disse Lily con fare amorevole mentre il suo piccolo, ma ormai uomo, Harry restava sul ciglio della porta. Gli sorrise e si avvicinò. "Tesoro, sei molto forte e la tua mamma è fiera di te" un luccichio di orgoglio si fece spazio tra i suoi occhi. Harry rimaneva immobile, non riusciva a fare un solo passo. Si sforzò. "Cosa è successo.... mamma?" Harry sentiva lo stomaco ribaltarsi, sua madre era bellissima ed aveva una luce straordinaria attorno a se. Era talmente impegnato ad osservarla che per un attimo si dimenticò di tutte le domande che si era posto per sessantacinque anni. Una mano delicata si posò sulla spalla. "Posso spiegartelo io" sussurrò una voce calda che Harry conosceva molto bene. "Harry Potter... quanti anni sono passati" Harry si girò di scatto e si sentì mancare il respiro quando il suo padrino lo abbracciò. "Dov'è papà?" Riuscì a formulare. "Papà è di sotto in cucina, tra qualche minuto arriveranno anche Remus e Tonks" rispose Lily con una voce che fece sentire Harry sicuro. Harry si guardò attorno e capì immediatamente dove si trovava. Quella era la casa dei suoi genitori a Godric's Hollow solo che non era distrutta, come la ricordava lui, era completamente ristrutturata ed era addobbata per le feste natalizie. "Qui è dove sono nato io?" Lily sorrise. "Ti spiegheremo tutto tra poco, Remus e Tonks stanno arrivando per l'occasione. Vieni scendiamo da papà" Harry si girò e corse giù dalle scale senza aspettare nessuno, come se conoscesse a memoria quella casa, come se ci avesse sempre abitato. Girò a sinistra e vide suo padre che, ansioso, batteva il piede contro il pavimento. "Papà" sussurrò Harry. James si girò di scatto e quando incrociò lo sguardo di Harry si commosse. "Harry" sussurrò James. Si fissarono, come se si stessero studiando a memoria, come se entrambi non volessero perdere nemmeno un dettaglio dell'altro... come se fossero riflessi allo specchio. Il suono del campanello distolse lo sguardo di James che allargò un sorriso e finalmente riuscì ad alzarsi dalla sedia. Andò incontro ad Harry, passò un braccio attorno al suo collo e lo accompagnò verso la porta di casa con lo sguardo di chi ancora non si è reso conto della realtà. Remus e Tonks entrarono porgendo del Whisky Incendiario ed entrambi abbracciarono Harry. Lily rimase in disparte, accanto a Sirius ad osservare la scena tra le lacrime. Si sedettero tutti sui due divani, messi uno difronte all'altro per l'occasione. Lily, Harry e James ne occuparono uno mentre Remus, Tonks e Sirius ne occuparono un altro. "Sono morto vero?" Harry ruppe il silenzio. "Si, amore mio, la tua vita terrena è finita poco fa." Sussurrò James. Harry fece fatica a digerire quella notizia. Pensò a sua moglie Ginny... ai suoi figli. Lily, come se gli avesse letto nel pensiero, lo abbracciò. "Come..." Harry aveva la gola secca. "Com'è successo?" Cercò di ricordarsi. Ti sei addormentato e sei arrivato qui" sussurrò Sirius. In quel momento, il campanello suonò di nuovo. Harry ebbe paura che fosse arrivata anche sua moglie. Ma, pensò, lui non era entrato dalla porta principale. "Vai tu ad aprire Harry" sorrise Sirius. Harry corse verso la porta d'ingresso e quando la aprì la scena che si presentò davanti gli fece gelare il sangue. "Professor Piton..." uscì più silenzioso di un sussurro. "Possiamo parlare in privato?" Chiese il professore indicando la cucina vuota. 
Piton sorrise ad Harry come si sorride ad un vecchio amico. "Sono fiero di te Harry. Quando sono morto son venuto subito a Godric's Hollow per cercare tua madre, per cercare tuo padre" Harry rimase in silenzio "volevo raccontargli com'era uguale ad entrambi il loro unico figlio e... soprattutto, ho avuto modo di parlare con tuo padre in questi anni, eravamo dei ragazzini, ora siamo addirittura morti. Per questo abbiamo deciso di rimanere in buoni rapporti." Harry rimase stordito, ancora non si era reso conto di essere morto e quando svoltò l'angolo diretto al salotto rimase in piedi a fissare la sua famiglia seduta sui due divani come se fosse una fotografia. "C'è una festa qui?" Harry sobbalzò. Il professor Silente abbracciò caldamente "A me non serve suonare il campanello. Sarò anche morto ma rimango sempre Albus Silente" il professore allargò il sorriso ed Harry solo allora si rese conto che nessuno era invecchiato, tutti avevano l'età del giorno in cui erano morti. Harry sentì una stretta allo stomaco e corse a guardarsi allo specchio. Sperò di vedersi piccolo per essere coccolato dai suoi genitori... per poter ricominciare tutto dall'inizio. Ebbe paura di sembrare il più vecchio perché lui era morto a sessantacinque anni. Lo specchio riflettè la sua età, le sue rughe e la sua anzianità. Harry sentì le lacrime bagnare il viso e cadere a terra. Una mano accarezzò i suoi capelli. "Proprio uguali a quelli di tuo padre... per me rimarrai sempre il bambino di un anno che lasciai nella culla." Lily gli baciò la fronte ed Harry si fece guidare di nuovo in salotto. Notò che qualcuno aveva fatto apparire due poltrone su cui erano seduti il professor Piton e il professor Silente. Sirius fu il primo ad accorgersi della presenza di Harry. "E ora" si schiarì la voce. "Vorrei proporre un brindisi" agitò la bacchetta e apparvero otto calici d'oro a mezz'aria. "A Harry".

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Capitolo 2
*** Descrizione dettagliata dei personaggi. ***


Neville Paciock.

L'alba stava per sorgere, ma le nuvole quel giorno non davano spazio al sole. Abitava nel castello di Hogwarts l'uomo che da ben ottantasei anni insegnava Erbologia. Il canto dell'orologio appeso al muro lo sorprese mentre con la mente viaggiava lontano. Pensava a sua moglie, Hannah Abbott, che molti anni prima si prendeva cura di lui come se fosse un bambino ed ora era seppellita nel cimitero di Hogwarts. 
Come tutte le mattine si vestì e scese silenziosamente le scale. Guardandosi attorno vide Pix scrivere parolacce sui muri con l'inchiostro indelebile. Fece un mezzo sorriso e continuò la sua camminata tra i prati della scuola. Solitario e pensieroso, ecco come lo vedevano tutti. Al limitar della foresta ebbe un brivido e si fermò ad osservare il panorama. Vide la capanna di Hagrid che ormai non era abitata da nessuno, ma usata per tenere gli attrezzi di Erbologia. Il sole cercava di farsi spazio, ogni tanto, tra le nuvole. Sarebbe stato bello, pensò, raccontare ai suoi nipoti della battaglia di Hogwarts, ma purtroppo non potè raccontarlo a nessuno. Esattamente settantanove anni prima, dopo mesi e mesi di tentativi, Hannah rimase incinta. Neville era la persona più felice del mondo, i mesi passarono velocemente e all'ottavo mese si rese conto che iniziavano ad esserci delle complicazioni. Si rivolse a Madama Chips che, ormai anziana, suggerì di farle assumere quotidianamente delle erbe speciali. Neville se ne prese cura, cercò ogni rimedio e provò tantissime pozioni. Le acque si ruppero alla fine dell'ottavo mese e Madama Chips supportata da una levatrice di Hogsmade cercò di fare nascere il bambino che avrebbe dovuto chiamarsi Adam. Hannah concentrò tutte le forze per far nascere suo figlio, ma purtroppo morì di parto e qualche ora dopo morì anche Adam Paciock. 
Il dolore della perdita di sua moglie e di Adam fece perdere la testa a Neville che, invece di cercare la forza, si chiuse sempre di più in se stesso evitando, quando possibile, qualsiasi contatto umano. Sembro il professor Piton, pensò. Il manto di tombe si stendeva davanti a lui. Salutò con un cenno la tomba in alto, quella di Albus Silente e si avvicinò a quella di Hannah e Adam. Furono seppelliti uno accanto all'altro. "È passato un altro anno amore mio" sussurrò parlando come se Hannah fosse davanti a lui. "Mi mancate davvero tanto, mi chiedo per quale motivo debba restare qui su questa terra" singhiozzò.
Rivolse uno sguardo verso il castello, si strinse nel mantello e fece ritorno verso quella che da ottantasei anni chiamava 'casa'. 
Aprì la porta della serra e si sentì stupito quando vide che l'aula era piena di fiori bianchi che scendevano intrecciandosi a lui. 
"Neville, sono qui" risuonò la voce di sua moglie. Pensò di essere diventato pazzo, ma la vide. Era in piedi alla fine dell'aula e si avvicinava a lui. Sembrava che stesse volando. "Hannah..." mormorò. "Sono venuta a prenderti, il tuo momento è arrivato e finalmente potremo stare di nuovo insieme"
Con gli occhi lucidi, Neville rivolse un ultimo sguardo al castello illuminato dalla luce del sole e chiudendo gli occhi, prese la mano di Hannah. Un brivido leggero gli attraversò la schiena, ma non sentì alcun dolore. Aprì gli occhi e gli scese una lacrima quando vide che era ancora nello stesso punto e che i fiori e sua moglie erano spariti. Decise di andarsene dalla serra e fare ritorno nella sua stanza. Quel giorno avrebbe annullato tutte le lezioni dandosi malato. Appena uscì dalla serra un'aria calda lo avvolse e vide due persone corrergli incontro. Prese gli occhiali dalla tasca del mantello e li mise sulla punta del naso. Gli tremarono le labbra e le mani.
"Mamma... papà..." cadde in ginocchio. "Mi dispiace così tanto delle vostre sofferenze in vita!" Fu la prima cosa che il cuore gli suggerì di dire. Frank Paciock battè un colpetto affettuoso sulla spalla di Neville e lo aiutò a rialzarsi. "Adesso siamo tutti insieme e... per sempre" sussurrò sua madre. Neville alzò subito gli occhi fissandola intensamente. Capì che non era stata immaginazione, lui aveva davvero seguito sua moglie ed era morto. Quando si rese conto di tutto ciò notò anche che la scuola sembrava in migliori condizioni e Thor era nei prati della scuola. Vide Hagrid che da lontano gli faceva cenno con la mano. "Tesoro, vai nella tua stanza. Hannah e Adam ti stanno aspettando" sorrise Alice. Neville corse su per i prati e poi su per le scale, ma andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. "Scusami, ero di fretta e non ti ho visto" si sbrigò a scusarsi. "Non si preoccupi signore. Anzi, ha per caso visto Harry Potter in giro?" Chiese qualcuno che a causa della caduta sembrava essere finito dentro ad un armadio. "Harry Potter?" Chiese Neville stupito per la domanda. "Scusami, ma tu chi sei?" Non riuscì a trattenersi. "Sono Dobby signore, l'elfo domestico" e apparve un piccolo elfo con una giacca elegante, una maglietta dei Rolling Stones e dei pantaloni a quadri. Aveva anche un calzino rosso ed uno verde infilati in quelle che sembravano essere orecchie. "Scusami Dobby, non so dove sia Harry, ma sono di fretta." Si affrettò a raggiungere la porta della sua stanza e tirò un grosso respiro. Aprì la porta e vide che il suo letto era stato sostituito da una culla piccolina che si dondolava da sola. Hannah aveva sicuramente fatto qualche magia perché dove prima c'era l'armadio, vide un letto matrimoniale e al posto della sua libreria, si trovava una cucina piccola. D'istinto si avvicinò alla culla e prese in braccio il suo piccolo Adam. Lo strinse cercando di non fargli male. Nonostante fossero passati settantanove anni dalla sua morte, Adam era rimasto piccolo. Hannah aveva ancora la stessa età del giorno in cui era morta. Tutti in realtà, si rese conto. Anche i suoi genitori, Hagrid... e Dobby? Non ci aveva pensato.
Chi era quel buffo elfo che si aggirava per Hogwarts? E per quale motivo stava cercando Harry? Si trovava anche lui lì? Scosse la testa tentando di scacciare via le domande e si concentrò su Adam. In quel momento Hannah entrò dalla porta dietro di Neville e si mise accanto a lui. Con un gesto lieve della bacchetta fece apparire uno specchio che rifletteva la loro immagine. "Ho aspettato così tanto per vederci in questo modo" sussurrò Hannah dando un piccolo buffetto al piccolo Adam e sorridendo, attraverso lo specchio, a Neville.

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