Forever alone

di Plando
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 - Una voce dal passato ***
Capitolo 2: *** 02 - Terzo incomodo ***
Capitolo 3: *** 03 - Fame ***
Capitolo 4: *** 04 - Ammissione di colpa ***
Capitolo 5: *** 05 - Un luogo speciale ***
Capitolo 6: *** 06 - Sola ***
Capitolo 7: *** 07 - Sull’orlo della follia ***
Capitolo 8: *** 08 - Partenza ***
Capitolo 9: *** 09 - A casa Hopps ***
Capitolo 10: *** 10 - Ritorno a casa (Prima parte) ***
Capitolo 11: *** 11 - SOS ***
Capitolo 12: *** 12 - Ritorno a casa (Seconda parte) ***
Capitolo 13: *** 13 - Abbracci ***
Capitolo 14: *** 14 - Ricordi ***
Capitolo 15: *** 15 - Claustrofobia ***
Capitolo 16: *** 16 - Follia ***
Capitolo 17: *** 17 - Sul filo del rasoio ***
Capitolo 18: *** 18 - Ritorno a casa (Terza parte) ***
Capitolo 19: *** 19 - Viaggio allucinante ***
Capitolo 20: *** 20 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** 01 - Una voce dal passato ***


Una volpe e un lupo, una barca affittata, zaini e provviste e una fame di avventura che gli aveva fatto scegliere come meta un'isola, ancora senza nome, che si trovava a più o meno cinquecento miglia a sud di Zootropolis, in pieno oceano, tutti sapevano che c'era, ma nessuno si era mai preso la briga di visitarla, forse perchè troppo piccola per esserci qualcosa di interessante, ma a loro non importava, James e Roland si erano messi in testa di doverla esplorare, avevano un mese di ferie e se la maggior parte dei mammiferi intelligenti le passavano in relax sulle spiagge di Sahara Square per risanare il corpo e lo spirito da mesi di lavoro, i due amici le trascorrevano nella natura selvaggia, cercando ogni volta posti sperduti dove non avrebbero trovato anima viva, magari scoprendo qualcosa da donare al museo di storia naturale, come quando trovarono dei fossili di Vulpes erectus e Oryctolagus neanderthalensis.

“Ok, siamo arrivati” Roland si guardò attorno, era una specie di paradiso incontaminato, con palme da cocco sulla spiaggia, per poi mescolarsi con una fitta vegetazione man mano che si avanzava verso il centro dell'isola “Abbiamo cinque giorni, poi dobbiamo riportare la barca, direi di cominciare”

Montata la tenda si avviarono verso il centro dell'isola, era grande più o meno come il centro abitato di Sahara Square, dove stava il Palm Hotel, non si sarebbero persi nemmeno volendo

Trascorsi tre giorni cominciarono a pensare che davvero nessun mammifero fosse mai stato su quell'isola, nulla lasciava intendere che qualcuno ci avesse mai messo piede, il che era strano, il dubbio gli rimase finchè non trovarono una capanna, o quello che ne restava, dato che era diroccata

“Allora ci è già stato qualcuno” James stava per entrare quando il lupo lo chiamò, raggiunto dietro il rudere, quest'ultimo indicò una zona dove era evidente fosse stato seppellito qualcuno, un vecchio ramo, ormai secco, era piantato appena sopra il cumulo di terra, ultima dimora di qualcuno che probabilmente ci era naufragato su quell'isola.

“Controlliamo l'interno, magari troviamo qualcosa che ci può far capire chi fosse” Detto questo la volpe entrò, Roland restò fuori e si guardava attorno, anche se era improbabile chiunque avesse sepolto quel disgraziato poteva essere ancora in giro.

Se l'esterno era messo male, l'interno era ancora peggio, tutto faceva pensare che la baracca stava su per miracolo, si diede degli sguardi veloci in giro, non voleva stare li un minuto di più, a terra nulla più che dei vestiti a brandelli, logorati dagli anni, delle vecchie foglie secche probabilmente formavano quelli che potevano sembrare due letti di fortuna, un vecchio orologio da polso rotto, poi nient'altro, ci rimase deluso, non aveva scoperto nulla che potesse far capire chi fosse stato, anche solo per far sapere ad eventuali famigliari della sua sorte, fece per uscire quando pestò qualcosa che attirò la sua attenzione, semi-nascosto sotto le foglie secche ci stava qualcosa di arancione.

“Ma che...una carota?” Era più che sicuro che li non crescessero, prendendola in mano si rese conto che era di plastica, una penna, che dopo un'attenta analisi rivelò un piccolo registratore al suo interno, conosceva quell'oggetto, andava molto in voga tra i leporidi di Bunnyburrow.

“Trovato qualcosa? Cos'è quella? Una carota?” Il lupo osservava curioso l'oggetto tenuto in mano dall'amico che si voltò in direzione della tomba “Probabilmente erano dei conigli, questo è un registratore, ma le batterie sono scariche, torniamo a Zootropolis, voglio vedere se c'è qualcosa che possa farmi capire chi era”

Smontata la tenda e caricata la barca tornarono verso casa, in quei due giorni James prese più volte quell'oggetto tra le zampe, pensando a quali segreti potesse nascondere e sperando che non fosse troppo danneggiata.





Arrivati a Zootropolis i due amici si salutarono, era un mese buono che la volpe non andava a trovare i genitori, a questo punto ne avrebbe approfittato per fare un saluto, giunto davanti la casa suonò il campanello.

Ad aprire fu proprio suo padre “Oh, ma guarda chi si rivede, ti sei ricordato di avere dei genitori?” Lo sguardo serio non durò molto, la vecchia volpe era contenta di rivedere suo figlio “Com'è andata la vacanza?”

“Non bene come vorrei” Disse lui “La mamma?”

“Ringrazia il cielo che non c'è, un mese senza farti sentire, è imbestialita”

“Mi farò perdonare, senti...non è che hai una batteria tripla a in casa?”

“Controlla nel quarto cassetto in cucina, mi pare ci sia qualcosa” Finita la frase si voltò per tornare sul divano a vedersi la partita, Zootropolis Abes contro Luka Goers, finale di coppa.

Raggiunta la cucina e trovata l'agognata batteria cominciò a svitare la parte superiore della carota, era munita di presa USB, in caso fosse troppo danneggiata avrebbe potuto estrarre il file audio sul pc, la vecchia batteria al suo interno era estremamente ossidata, al punto che dovette pulire bene i contatti della penna prima di mettere dentro quella nuova.

“GOOOOOOOOOOLLLLLLLLLLLL, prendete questo, Goers del cavolo”

Non prestando la minima attenzione all'euforia del padre fece scivolare la batteria dentro la carota per poi richiuderla, una volta mandata indietro la registrazione premette il tasto play.

Solo statico, per dieci secondi buoni non sentì altro, poi qualche rumore, una voce che si sentiva a colpi, sempre più chiara

<< Sono...duecento bigli...al giorno...trecento...santacinque giorni...da quando avevo...anni >>

James tirò su le orecchie non appena udì la voce, riconoscendola fin da subito nonostante fosse molto disturbata e rimanendo stupito del fatto che fosse proprio quella che pensava.

“Pa...papà?”

Senza che se ne accorgesse Nick gli si era portato alle spalle, prese la penna dalle sue zampe e se la portò vicino agli occhi, studiandola nei minimi particolari, facendo partire la seconda registrazione, tremando al pensiero di quello che avrebbe sentito.

<< È vero...soltanto...coni...ottusa >>

Passata anche questa mollò la penna sulla scrivania, per poi buttarsi a peso morto sulla sedia con le lacrime agli occhi e suo figlio che lo fissava stupito da quella reazione.

“La sua voce...dopo tutto questo tempo...”





Note

E niente, sono stufo di dire che proseguo con le long e poi non lo faccio, ormai lo sanno anche i sassi (comunque ho intenzione di finirle)
Questa doveva essere una 1shot, mi sono reso conto poi che sarebbe stata troppo lunga, quindi divido.
Ciao a tutti e alla prossima.

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

992 parole

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Capitolo 2
*** 02 - Terzo incomodo ***


La penna cessò ogni comunicazione, risentire nuovamente la sua voce lo aveva letteralmente sconvolto, facendolo collassare sulla vicina sedia.

“Com’è possibile...”

James era più che sicuro di non aver mai visto suo padre in quello stato, era ovvio che conoscesse l'autore della registrazione, non si sarebbe sconvolto così per una persona qualunque “La conoscevi?”

Lo sguardo di Nick, che finora era stato sempre verso la penna, si alzò a fissare il figlio.

“Si, a quella coniglietta devo tutto, se non fosse stato per lei a quest'ora sarei un criminale, magari in prigione, è stata lei a cambiarmi in meglio, dove l’hai trovata?”

“Su un’isola deserta, in mare aperto ad est delle coste di Bunnyburrow, stava dentro una capanna cadente molto vecchia, che le è successo?”

“Partì con una sua sorella per andare a trovare uno zio lontano, l'aereo non arrivò mai a destinazione, ad oggi non si sa ancora cosa successe, dopo due settimane di ricerche inutili vennero dichiarati tutti morti” Guardò di nuovo la penna, porgendola al figlio “C'è dell'altro?”

“Non lo so, l'ho mandata indietro per vedere se andava...aspetta, fammi provare una cosa”

Presa la carota gli tolse la parte superiore e la collegò al pc del padre, si aprì quasi subito una finestra in cui venivano visualizzati diversi file audio, uno per ogni registrazione.

“Ci sono circa venti ore di registrazione”

“Ascoltiamo”

James annuì e fece partire il primo file audio, ascoltandoli dal pc si sentivano perfettamente e senza interferenze, probabilmente dovute alle pessime condizioni della penna.

<< Sono duecento bigliettoni al giorno, sciocchina, trecentosessantacinque giorni all'anno da quando avevo dodici anni >>

Si voltò verso il padre, reclinando un po’ il capo di lato.

“Magari un giorno ti spiego, fammi sentire il prossimo, per favore”


<< È vero, sono soltanto una coniglietta ottusa >>


Sentire nuovamente quella frase, stavolta nella sua interezza, fece sussultare Nick, ed ancora una volta suo figlio si chiese come fosse possibile che una semplice voce registrata potesse avere quegli effetti verso suo padre, non avendolo mai visto così.
I successivi dieci file erano tutte registrazioni precedenti il viaggio, lei che discuteva con Clawhauser, cercando di fargli confessare dove nascondesse le ciambelle, il pianto di uno dei suoi fratellini neonati, il decimo era quello che Nick mai avrebbe pensato fosse li, una vocina ansimante.

<< Oh, siiii, Nick... >> Una violenta zampata sul mouse mise in pausa l'audio, Nick osservava il monitor con gli occhi sgranati.

“Vuoi...ascoltarteli da solo?”

“Si, meglio” La risposta fù secca, seguita da un rapido gesto della zampa che indicava al figlio la porta della stanza “Ti chiamo io”

Dopo essersi messo le cuffie fece ripartire l'audio, ricordando quel momento come fosse ieri, qualche giorno prima che partisse, in camera da letto, solo loro due e a quanto pare la maledetta penna come terzo incomodo, chiedendosi più e più volte dove mai l'avesse nascosta, essendo entrambi nudi.





<< Tu mi ami, Carotina >>

<< Che volpe acuta >>

Attimi di silenzio, con solo il respiro dei due in sottofondo, lo ricordava perfettamente, si erano persi per un tempo indefinito lui negli occhi di lei e viceversa, ora poteva vedere che il “tempo indefinito” era pari a trentacinque secondi, prima che lui proferisse parola.

<< Meno male che non hai la tua penna, penso di essermi compromesso parecchio stasera >>

<< Già, quanto mi dispiace >>





Ascoltandolo ora, che era sicuramente meno eccitato e su di giri rispetto a quella sera, poteva chiaramente sentire quanto poco gli dispiaceva realmente, dato che era riuscita nel suo intento.

Nick non poté far altro che sorridere, tutto era nato da lui che un giorno gli disse che mai lei sarebbe riuscita a fargli confessare qualcos'altro a quell'aggeggio infernale “Brava Carotina, a quanto pare la coniglietta acuta è stata più abile della volpe ottusa”

File successivo, un rombo assordante, il motore dell'aereo riempiva le orecchie della volpe mentre si accingeva a decollare, Judy e Sofia discutevano del fatto che quest'ultima non aveva mai volato prima di allora ed era preoccupata.

<< Non preoccuparti, credimi sono molto più pericolose le strade, specialmente quelle di Zootropolis >>

<< Ok, ma perchè stai registrando? >>

<< Perchè sono stupida e l'ho lasciata accesa, aspe... >>

“Come non detto” pensò Nick “Eri proprio una coniglietta ottusa”

Posizionato il puntatore sul nuovo file esitò un attimo, le registrazioni erano ancora molte, troppe perché le avesse fatte tutte prima del disastro, per cui l’incognita era semplicemente se la prossima voce che avrebbe sentito fosse stata la sua oppure quella di qualche altro passeggero, che dopo essere sopravvissuto aveva trovato la penna.

<< .......... >> Silenzio, poi, dopo qualche secondo il rumore delle onde che si infrangevano sulle spiagge e un debole respiro, vicino al microfono, poi, infine, la sua voce.

<< Ancora non riesco a crederci, ho sperato fino all'ultimo che si trattasse di un incubo. Sono passati quattro giorni da quando siamo precipitati, stiamo aspettando i soccorsi, nella speranza che ci trovino. Senza contare me e mia sorella si sono salvati altri quattro passeggeri, sei su duecentoquindici, anche se credo che tra poco resteremo in cinque, dubito che il tasso ce la farà >>

“Era ancora viva...”





Note

Non ho nulla di particolare da dirvi, spero vi piaccia come prosegue.

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

858 parole

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Capitolo 3
*** 03 - Fame ***


La parte privata ed intima era durata molto meno di quello che sperava, prima di richiamare il figlio si riascoltò di nuovo quell'audio, lo sapeva che non c'era alcuna malizia nell'averlo registrato, non lo avrebbe mai usato per ricattarlo o per vendicarsi di qualche scherzo che lui era solito farle, voleva solo dimostragli che, nonostante tutto, lei riusciva ancora a metterlo nel sacco.

Dopo aver richiamato James nella stanza riprese dall'ultimo file ascoltato, aggiornandolo, c'era poco da dire e la curiosità era tanta, quindi, audio successivo.

<< Settimo giorno sull'isola, siamo tutti d'accordo di usare questa penna come una sorta di diario, speriamo ancora nei soccorsi ma non si sa mai, tra i sopravvissuti ci siamo io e mia sorella, Judy e Sofia Hopps, conigli, due zebre, i coniugi Zebrowski, Marty e Carla, erano in luna di miele, poi c'è Scar Adamska, un leone, a quanto pare è stato lui a portare in salvo me e Sofia dal mare, glie ne siamo grate, il... il tasso è morto ieri, Adamska è un medico ed ha fatto il possibile ma era ferito troppo gravemente ed è rimasto incosciente per quasi tutto il tempo, non aveva documenti addosso, non abbiamo idea di chi fosse, lo abbiamo sepolto poco più in là della spiaggia >>

Le registrazioni successive furono un susseguirsi di descrizioni dell'isola e di come ci si stavano adattando per riuscire a sopravviverci, le zebre avevano trovato una sorgente di acqua potabile mentre Judy e Sofia aiutavano Scar a catturare uccelli e piccoli rettili che componevano la fauna dell'isola, se infatti le leporidi e la coppia di equini potevano sostenersi con la vegetazione, lo stesso non valeva per il felino, senza gli integratori alimentari per predatori si ritrovò ben presto a dover cacciare per sopravvivere, di pesci nemmeno l'ombra, non si avvicinavano all'isola, restando in zone più profonde e difficilmente raggiungibili.

<< Giorno ventidue, è quasi un mese che siamo qui, stamattina facendo il giro dell'isola ho trovato delle valigie e dei pezzi di aereo sulla spiaggia, probabilmente portati a riva dalle onde, siamo riusciti a recuperare degli oggetti, in un borsone c'era un machete, non voglio nemmeno sapere di chi era o come ha passato il controllo all'aeroporto, tornerà sicuramente utile per aprire quelle maledette noci di cocco, dei medicinali sparsi in giro, qualche bottiglia, cianfrusaglie, dio mi sembra di fare una lista della spesa, la cosa più utile è senza dubbio la pistola lanciarazzi di segnalazione, il problema è che gli unici aerei che passano volano a diecimila metri di quota, da li non si accorgerebbero di un'esplosione nucleare , figurarsi questo affare >>

Quello che venne dopo fù una serie di messaggi di poco conto, non aggiungevano nulla di nuovo e dava l'impressione che stavano giorni, o settimane senza annotare nulla sulla penna, salvo qualche occasionale registrazione del leone che diceva la sua sul sapore dei gabbiani arrostiti, da quasi mezz'ora non sentivano nulla d'interessante.

<< Quelle cavolo di zebre, con tutti i passeggeri che potevano salvarsi abbiamo beccato i più scansafatiche, io, mia sorella e Scar ci stiamo dando da fare per costruire un qualche tipo di riparo e quei due non fanno altro che sco...quest'isola, ma soprattutto quei due deficienti mi faranno perdere le staffe molto presto.............mi manchi >>

“Anche tu mi manchi” Sovrappensiero, Nick non riuscì a capire se quella frase l'avesse detta solo nella sua testa o anche a voce, ci pensò suo figlio a togliergli ogni dubbio.

“Ma quindi tu e lei...”

“Ti sembra strano?”

“No, certo che no, ma non hai mai detto nulla, perchè?”

“Ci ho messo mesi per riprendermi, dopo la notizia che le ricerche erano state interrotte e che tutti i passeggeri erano stati dichiarati morti cominciai ad affogarmi nell'alcool, non ci volle molto perchè perdessi il lavoro, un poliziotto ubriaco sette giorni su sette non era proprio una bella cosa da vedere, semplicemente è una parte della mia vita che non mi piace ricordare”

“Poi che è successo?”

“È successo che ho conosciuto la volpe che poi ho sposato e mi ha fatto diventare padre, tua madre mi ha fatto capire che dovevo andare avanti con la mia vita, in fondo, credo che Judy avrebbe voluto così, non avrebbe mai accettato di vedermi ridotto a un alcolizzato depresso. Dopo qualche mese il capitano Bogo mi riprese alla centrale, dopo essersi assicurato che non bevessi più”

Scoperti tutti i retroscena, o quasi, visto che il file ad alto contenuto erotico non lo aveva sentito, a James restò solo una domanda da fargli. “Ma quindi hai conosciuto la mamma dopo l'incidente?”

“Si, più o meno un anno dopo” Nick si chiese dove voleva andare a parare.

“Quindi, se io ho ventisette anni, l'incidente risale a più o meno trent'anni fà”

“Si” Nick poggiò il gomito sulla scrivania tenendosi su la testa col palmo per poi aggiungere “Trent'anni, sei mesi e dodici giorni”

“Ecco perchè alcune cose non mi tornavano, andiamo avanti?”

“Si dai, fai partire il prossimo”

<< Siamo a tre mesi, i Zebrowski sono spariti da due giorni, io e mia sorella li abbiamo cercati per mezza isola, ma chi mi preoccupa di più è Adamska, è sempre più irascibile, facciamo sempre più fatica a trovare cibo per lui e sebbene Sofia continui a ripetersi che è un bravo mammifero, che è un medico e che non farebbe del male ad una mosca la verità che vedo io è un'altra, è a digiuno da tre giorni, le zebre sono sparite nel nulla e al momento l'unica cosa commestibile su quest'isola per quel predatore siamo io e mia sorella, lui ci ha salvate dal mare, gli dobbiamo le nostre vite, ma non aspetterò di certo che se le venga a prendere, non m'importa cosa dovrò fare, la sicurezza mia e di Sofia conta più di qualunque cosa >>





Note

Ecco un nuovo capitolo, un pò corto lo sò, ma ormai è una mia costante.

Come sempre ditemi se vi piace o meno e soprattutto, mi era stato suggerito di mettere il rating a giallo, fatemi sapere se è il caso o se va ancora bene così.

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

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Capitolo 4
*** 04 - Ammissione di colpa ***


Quest'ultimo messaggio lasciò sconvolte entrambe le volpi, per quanto potesse sperare in un miracolo, Nick vedeva il disastro profilarsi all'orizzonte, era convinto che tutto sarebbe stato più chiaro già dalla registrazione successiva, ma temeva quello che avrebbe potuto contenere e se ne rese conto anche il figlio.

“Potrebbe non piacerti quello che sentirai da ora”

“Lo so, fallo partire”

Il cellulare di Nick cominciò a squillare, lo prese e una volta visto chi lo chiamava roteò gli occhi al cielo e sbuffò infastidito.

“Papà?”

“Cielo, è ancora lei, non ce la faccio più” Tirò un sospiro e rispose al telefono “Sindaco Swinton, quale piacere”

James non sentiva cosa la suina avesse da dire al padre, ma il fatto che Nick agitasse l'apparecchio con moto circolatorio davanti a se gli fece capire che sapeva già benissimo cosa voleva da lui, quando il farfugliare cessò la volpe si riportò il cellulare alle orecchie “Adesso è lei il sindaco, non è più un mio problema”

Questa volta i toni erano ben più alti, abbastanza da fargli capire qualche parola “...conigli...nascite...milioni...buzzurri...”

“E che dovrei farci se il contatore demografico di Bunnyburrow è esploso? Comunque, può dire ai buzzurri, come li chiama lei, che esistono i preservativi”

James dovette trattenere le risate, così come Nick, chiedere ad un coniglio di usare anticoncezionali, di qualunque tipo, era come pretendere che un prete bestemmiasse in chiesa durante una messa.

Senza aggiungere altro mise giù la chiamata “Ma pensa te, questa qua ha paura che i conigli ci invadano, solo perchè sono centoventi milioni”

“C'è l'ha ancora con te perchè hai fatto abolire la legge sul controllo delle nascite di Lionheart?”

“Ehi, quella legge era ingiusta a dir poco, come puoi chiedere a un coniglio di fare non più di venti figli?”

Lo sguardo cadde inevitabilmente alla penna, ancora collegata al pc “Lei aveva quasi trecento fratelli e sorelle, una volta ebbe la folle idea di presentarmene la metà, ci abbiamo messo tutto il santo giorno”

“Continuiamo?”

“Continuiamo”

<< Ho provato a parlare con Adamska delle zebre, le solite domande, quando le ha viste l'ultima volta, se gli hanno detto qualcosa, eccetera eccetera, non riesco a capire se la stanchezza che mostra sia dovuta alla fame o al fatto che non vuole farmi capire che è sazio, in ogni caso nessuna delle sue risposte mi ha convinta minimamente, mia sorella continua a non capire la situazione, o probabilmente non la vuole capire e io sono sempre più terrorizzata da lui, so cosa devo fare ma non so se ne sono in grado, continuerò a registrare tutto, ormai nessuno ci troverà, Lionheart non stanzierà più fondi del dovuto, anzi, scommetto che ha fatto terminare prima le ricerche per intascarsi il resto, ma se qualcuno troverà mai questa penna almeno si saprà cos'è successo >>

Nick continuava ad osservare il file successivo, ogni avanzamento era sempre peggio e cominciò a maledire il momento in cui era stata ritrovata quella carota, nonostante il poter sentire di nuovo la sua voce dopo tutto quel tempo gli fosse mancato, senza pensarci troppo fece partire il successivo, da un pò era sempre Judy a parlare, chiaramente non dava più a nessuno la penna visto le registrazioni precedenti, ora la voce era carica d'ansia.

<< Non...non ho nessuna prova, nessuna prova che lui sia il responsabile della sparizione delle zebre, ne che le abbia uccise per poi...mang...nessuna prova, nessun indizio, niente di niente, ma lo so, lo so che è stato lui, questo posto fa gli stessi effetti degli ululatori, ma lentamente, non te ne accorgi finché non ti ritrovi gli artigli addosso, sono due giorni che non riesco più a dormire, ho il terrore che venga a prendermi da un momento all'altro, ma adesso basta, stasera la faccio finita, lui è un predatore e noi per lui siamo solo cibo >>

La volpe più giovane posò lo sguardo sul padre, era palese che fosse sconvolto da quello che aveva appena sentito, Nick si voltò verso di lui, intuendo immediatamente quello che stava per dirgli.

“NO, mi rifiuto di credere che lo abbia fatto, non lei, non...mi rifiuto”

“Che vuoi fare?”

“Siamo arrivati fin qui...prosegui”





<< .......... >> Per qualche secondo si sentì solo silenzio, poi una voce, che sussurrando appena iniziò a parlare, alzandola pian piano fino ad arrivare ad un tono normale.

<< Questa registrazione servirà se non verremo tratte in salvo, in caso contrario ci penserò io stessa a costituirmi, sono...ero un'agente di polizia, non fuggirò dalle mie colpe, a chiunque troverà questa penna, mi chiamo Judith Laverne Hopps, colpevole di mammifericidio di primo grado, la vittima è il leone Scar Adamska >>





Quello che vide James fù Nick che prese a pugni la tastiera, così forte da far saltare i tasti, poi in fretta e furia sfilò la penna dal pc e dopo aver preso le chiavi dell'auto si diresse verso la porta d'entrata.

“Dove va...”

“LASCIAMI IN PACE”

A fronte di una tale rabbia James non potè fare altro che tirarsi istintivamente indietro, non aveva ricordi di vedere suo padre urlargli contro così e la cosa lo spaventò non poco, probabilmente se ne accorse pure Nick, abbassò lo sguardo e non trovando il coraggio di parlare dopo quel gesto si limitò ad uscire di casa.

Qualche secondo dopo un'altra volpe varcò la soglia d'ingresso, lasciata spalancata poco prima, notando il figlio seduto sulla sedia di fianco al pc.

“Ehi, tesoro, dov'è andato tuo padre? L'ho visto partire a tutta velocità con l'auto”

“Ciao mamma, non lo so dov'è andato”

La volpe si avvicinò a lui, posandogli una zampa sulla spalla “Dimmi cos'è successo, avete litigato?”

“No, non si tratta di me”

“E allora che è successo? Dimmelo”

Cercò di riassumere più che poteva, partendo dal ritrovamento della penna alla scoperta che aveva causato quello scatto di rabbia a suo padre, lei lo ascoltava senza interrompere e quando finì si limitò a sorridergli.

“Non preoccuparti, se c'è di mezzo Judy Hopps allora so dove possiamo trovarlo, dai andiamo a cercarlo”





Note

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

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Capitolo 5
*** 05 - Un luogo speciale ***


Dopo essere entrati in auto, lei alla guida e il figlio di fianco, partirono per le strade di Savana Centrale, dalla reazione di sua madre James capì che lei conosceva bene la coniglietta e il rapporto che aveva con suo padre, qualcosa non gli tornava.

“Non capisco, ma tu la conoscevi questa Judy Hopps?”

“Certo, eravamo ami...aaaaah, adesso ho capito, tuo padre ti ha detto che ci siamo conosciuti solo dopo la sua scomparsa, giusto?”

La situazione cominciava a diventare un pò più chiara per lui “Mi ha mentito?”

“Non prendertela, lo fa solo perché non gli piace ricordare il suo passato, non ha avuto una vita semplice fino hai trentadue, quando la conobbe”

“Ma quindi, da quanto vi conoscete realmente?”

“Io e tuo padre? Bè dall'asilo, eravamo poco più che cuccioli, c'era una bellissima amicizia ed eravamo inseparabili, poi...” A questo punto Marian sospirò alzando lo sguardo al semaforo a cui erano fermi.

“...è successo che quando lui aveva undici anni morì sua madre, il padre li aveva abbandonati già da un pezzo e la cosa lo cambiò in maniera radicale, non lo riconoscevo più e per quanto lo cercassi lui era sempre più schivo nei miei riguardi, quando venni a sapere che era entrato nelle grazie di un boss malavitoso capì che lo avevo perso e decisi di dimenticarmi di lui, lo intravedevo qualche volta mentre vendeva ghiaccioli, probabilmente rubati, con un suo amico, aveva sempre un sorriso falso sul muso, lo vedevo”

Il giovane volpide rimase scioccato a sentire del passato di suo padre, aveva sempre saputo che non era stato roseo, ma non credeva una cosa del genere “Poi che è successo?”

“È successo che un giorno andai in centrale a Downtown, per denunciare un furto, appena entrata fù proprio lei ad accogliermi, chiedendomi come poteva essere utile, ne avevo sentito parlare al telegiornale ma non credevo fosse vero, una coniglietta sbirro, nonostante fosse un leporide fù molto gentile con me, capì il motivo solo quando mi fece accomodare nel suo ufficio”

“Papà?”

“Proprio lui” Sul volto della volpe si stampò un sorriso, mentre ricordava quella vicenda “Se la vista di Judy mi aveva lasciata di stucco, quando vidi Nick, in divisa, ci restai letteralmente paralizzata, non ci potevo credere che Nicholas Wilde, che si era ridotto a trafficare con ghiaccioli, era agente di polizia, mi riconobbe subito e d'istinto corsi ad abbracciarlo, grosso errore”

“Immagino che Judy non la prese bene”

“Anche un cieco avrebbe potuto vedere quanta gelosia mostrava in quel momento, cominciò a tamburellare con la zampina a terra peggio di un martello pneumatico, non capì il motivo di quella reazione finché Nick si allontanò da me per andare a tranquillizzarla, mi presentò come un'amica d'infanzia e lei come sua collega ma soprattutto come sua fidanzata, ci rimasi male, per la differenza di specie però, non per altro”

Nel frattempo erano arrivati al confine tra Downtown e Rainforrest, appena usciti dal tunnel l'auto venne investita dalla fitta pioggia che contraddistingueva quel particolare distretto della città.

“Una volta chiariti si scusò per la reazione, non passò molto prima che stringessimo amicizia, era veramente simpatica, a quei tempi era difficile trovare un coniglio che non avesse pregiudizi contro le volpi” A quel punto il sorriso che aveva tenuto per tutto il discorso la abbandonò completamente “Poi venne quel giorno...quando diedero la notizia della fine delle ricerche e dichiararono tutti i passeggeri del volo come deceduti qualcosa morì dentro di lui, cominciò ad alcolizzarsi, lo vedevo che si autodistruggeva senza pietà, ci misi un po’ ma riuscì a fargli capire che doveva andare avanti” In quel momento fermò l'auto e dopo aver preso un ombrello smontò, seguita dal figlio

“Siamo arrivati due minuti e lo troviamo”

“Come fai a sapere che è qua?”

“Questa funivia è un luogo speciale per tuo padre” E infatti era così, a pochi metri di distanza, seduto su una panchina, sotto la pioggia, Nick osservava le piccole cabine passargli davanti, proprio nel punto in cui impedì a Bogo di licenziarla, continuando ad ascoltare le prime registrazioni, prima della sua partenza, improvvisamente l'acqua smise di colpirlo quando la moglie gli fornì riparo con l'ombrello.

“Dai tesoro, andiamo a casa”

Se non fosse che pioveva a dirotto si sarebbe potuto dire che Nick in quel momento stava piangendo.

“Io non ti merito, non merito nulla di tutto questo, invece di pensare alla mia famiglia ho ancora per la testa una persona morta da trent'anni, che dovrei semplicemente dimenticare”

Marian passò l'ombrello al figlio e abbracciò il marito da dietro posandogli il muso sulla spalla “Non potrei mai, lo so quanto tenevi a lei, non potrei mai chiederti di dimenticarla, ne voglio che lo fai, ma adesso andiamo a casa, finirà per ammalarti se stai qui”

Per tutto il viaggio di ritorno Nick non disse nulla, solo una volta arrivati a casa cominciò a parlare a James “Scusami, ti ho urlato contro senza alcun motivo, non avrei dovuto”

“Naaa, non fa niente, lo so che non ce l'avevi con me, eri sconvolto per quello che hai sentito”

“Se oggi sono un mammifero migliore è solo merito suo, mi ha contagiato coi suoi ideali e sentirla ammettere quella cosa per un attimo ha distrutto il ricordo che avevo di lei”

“Era terrorizzata, tu che avresti fatto al posto suo?”

“Probabilmente lo stesso, me ne rendo conto solo ora”

“Papà”

“Si?”

“Il pc è ancora acceso”

“Ok, andiamo avanti”

Stavolta si unì anche Marian all'ascolto, a giudicare dal numero rimanente dei file erano più o meno a metà, dopo avergli fatto un breve riassunto dei precedenti, tralasciandone uno in particolare, procedettero al successivo.





La voce della coniglietta era triste, veniva bloccata di tanto in tanto da dei singhiozzi che le soffocavano le parole in gola e sembrava che si dovesse mettere a piangere da un momento all'altro.

<< Ormai è...è da due giorni che Sofia sta male, la ferita che si è procurata alla zampa cadendo si è infettata ed ora la febbre continua a salire...è bollente e non so cosa fare...se va avanti così finirà col...perché nessuno ci trova? Che cavolo abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo? >>





Note

Ero parecchio indeciso su dove far andare Nick, la gelateria dove si sono conosciuti, la funivia, Cliffside, il ponte dove lei si è scusata, il museo, i posti sono tanti ma ho scelto questo per via del fatto che è stato li che Nick si è aperto con lei, raccontandogli del suo passato, tra l'altro quando Bogo la voleva licenziare lui poteva starsene zitto, se non gli fosse importato di lei si sarebbe tolto di mezzo una guastafeste e parecchi guai, quindi mi pareva il posto più indicato.

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

1025 parole

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Capitolo 6
*** 06 - Sola ***


Entrambe le volpi si aspettavano che prima o poi succedesse qualcosa del genere, in quelle condizioni bastava un attimo di distrazione ed era fatta, bastava sottovalutare una ferita all’apparenza innocua e il danno era irreversibile, ma nonostante tutto la notizia arrivò come un pugno nello stomaco, aggravata anche dal tono disperato con cui la coniglietta aveva registrato quelle parole.

“Ascoltiamo il prossimo”

“Chissà perché...” Dicendo questo Nick scosse la testa “...ma dubito che sentiremo la sua voce”

Ed effettivamente fu proprio quello che accadde coi successivi quattro file, le registrazioni duravano dai trenta ai cinquanta secondi in cui l'unico rumore udibile era il respiro della coniglietta, ogni tanto si sentiva che tirava su col naso, Nick riusciva chiaramente ad immaginarsela seduta sulla spiaggia, con la penna tra le zampe, cercando di dire parole che non poteva far uscire in quel momento, per poi terminare la registrazione con un nulla di fatto e lo sguardo perso nel vuoto.

Nick cominciò a dare spiegazioni senza che venissero chieste “Poco dopo che ci mettemmo assieme la dovetti accompagnare a Bunnyburrow, uno dei suoi fratelli era morto in un incidente stradale, per qualche giorno dopo il funerale non disse una parola, reagiva così alla perdita di una persona cara”

Finita la frase si volse verso suo figlio osservandolo attentamente.

“Il suo nome era James Hopps, le promisi che se avessimo mai avuto un figlio maschio lo avremmo chiamato come lui, anche dopo la scomparsa di Judy ho voluto mantenere questa promessa, per questo ti chiami così”

La volpe più giovane annuì semplicemente a questa rivelazione, osservando poi suo padre mentre si accingeva a far partire il successivo file, dove finalmente la coniglietta aveva trovato la forza di parlare.

<< Sono...sono passati cinque giorni da...da quando Sofia è morta...non avevo voglia di trascinarla chissà dove...l'ho sepolta dietro la capanna >>

“Deve trattarsi della tomba che ho visto vicino dove ho trovato la penna, dietro una baracca diroccata”

“Ok” Detto questo Nick aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una vecchia agenda, la sfogliò fino a trovare quello che cercava, c'era un misto di nomi e cognomi con relativi numeri di telefono buttati apparentemente a casaccio, tra cui quello che gli interessava, James gli lanciò una rapida occhiata.

Wolfard Jake

Albert Wesker

Jill Valentine

Aya Brea

William Hopps

Weyland Yutani corp

“Questa mi servirà quando avremo finito di ascoltare, mi sa che in fondo dovrò fare nuovamente visita a Bunnyburrow”

Marian diede un rapido sguardo al quadernino “E chi sarebbero Jill e Aya?”

Nick vista quest'uscita della moglie si voltò verso di lei ghignando appena “Le amanti, ovvio”

“Ah, addirittura due?” La volpe incrociò le braccia al petto infastidita.

“E meno male che era Judy quella gelosa, Jill era una mia collega in centrale, era distaccata nella Special Tactics And Rescue Service, Aya invece lavorava all'FBI, ci ho collaborato per un caso, quando ero sotto Bogo, non le sento da una vita, puoi stare tranquilla”

“Meglio per te, adesso vai avanti”

Fece partire un nuovo audio, stavolta la voce era calma e col solito tono, doveva essere passato un pò di tempo dal lutto.

<< Le batterie dell'orologio hanno deciso di abbandonarmi, ora mi è rimasta solo questa cavolo di carota a farmi compagnia, ieri mi segnava che era il primo di dicembre, quindi se non ho fatto male i conti sono qua da trecentodue giorni, la penna ha smesso di scrivere già da un pezzo quindi per tenere il conto dei giorni credo che comincerò a tirare machettate alla prima palma che trovo, magari mi sfogo pure un pò >>

Non c'era nulla di cui discutere, quindi cominciò a passarli uno ad uno, senza stare troppo a pensarci

<< Ok, per sfogarsi non serve a nulla, in compenso dopo venti giorni ho quasi abbattuto la palma, devo trovare un altro modo >>

<< Non ho trovato un altro modo, riprendo a martoriare le palme, ogni ceppo equivale a venti giorni e sono tutti felici >>

<< Oggi è un giorno diverso, se ho contato bene adesso dovrei essere a casa dei miei a festeggiare, a giocare coi miei fratellini piccoli e aiutare mia madre a cucinare la cena per poi mangiare tutti assieme a tavola, dovrei avere Nick al mio fianco e invece sono qui, su questa schifosa isola a registrare frasi che nessuno ascolterà mai, probabilmente solo per preservare la mia sanità mentale, mi chiedo se ne vale ancora la pena, vabbè oggi non è un giorno da essere tristi...buon Natale Judy >>

<< Ho deciso di festeggiare l'anno nuovo sparando il razzo di segnalazione, tanto nessuno si avvicina a questo posto.......non mi troveranno mai >>

<< Due febbraio, almeno credo, non sto più tenendo un conto preciso, altro giorno importante, con oggi sono qua da un anno, ho deciso che non terrò più il conto di nulla, limiterò anche le registrazioni per le cose importanti, non ho idea di quanto durino le batterie dentro questo affare >>

Nick decise di non aspettare oltre, prese il telefono e compose il numero, tanto per ora non c'era altro di interessante da ascoltare, l'apparecchio suonava libero per un pò, poi partì la segreteria telefonica.

“State parlando con la segreteria telefonica di casa Hopps, considerando che ci viviamo in duecento qua dentro direi che avete una sfiga tremenda a non trovare nessuno, richiamate più tardi o lasciate un messaggio dopo il...”

Riattaccò la chiamata, per cose di quel tipo non era il caso lasciare messaggi, decise che sarebbe andato direttamente a Bunnyburrow il giorno dopo, nel frattempo James face partire un nuovo file.

<< Io...io non volevo certo questo...l'ultima cosa che volevo era che anche lui restasse bloccato su quest'isola, ma almeno...ora non sono più sola...dopo due anni mi ha trovata, Nick è qui >>

Era la terza volta in quel giorno che Nick si ritrovava ad osservare il monitor sconvolto da quello che sentiva, senza accorgersi che sia suo figlio che sua moglie lo fissavano, come ad attendere chissà quale spiegazione





Note
Non c'è molto da dire, si va avanti, il nome di Wolfard non si conosce, nel film non viene detto, quindi ne ho scelto uno io, gli altri nomi sulla rubrica, apparte uno, sono delle citazioni.

Ringrazio Redferne, Freez shad, MizukiZukishima28, Djmathew, nami92, salamander92 e zamy88 per le recensioni fin qua e chiunque legga.

P.S. Questo è un consiglio, se avete la possibilità, guardatevi Zootropolis in lingua originale, magari coi sottotitoli, nonostante il doppiaggio italiano sia ottimo credo che quello inglese sia meglio ancora.

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

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Capitolo 7
*** 07 - Sull’orlo della follia ***


Dopo qualche istante di spaesamento in cui fissava il monitor senza osservare un punto preciso, Nick si voltò verso la moglie e il figlio che lo guardavano come se dovesse svelare i misteri dell'universo.

“Che cavolo avete da guardare voi due? Pensate veramente che abbia una spiegazione a questa pazzia?”

“Bè, in effetti no...”

“E allora piantatela di fissarmi come se sapessi di cosa sta parlando”

Le due volpi abbassarono lo sguardo e dopo qualche secondo di silenzio James disse la sua idea “Pensandoci bene è ovvio quello che è successo, in fondo, lei è un coniglio”

Non si rese nemmeno conto di quanto potesse suonare strana quella spiegazione, che al momento a lui pareva ovvia, scatenando un certo infastidimento in suo padre.

“E questo che vorrebbe dire?”

“Oh, no scusa, mi sono espresso male, quello che volevo dire è che loro sono abituati a vivere in famiglie numerose, tu stesso mi hai detto che aveva quasi trecento fratelli e sorelle, hanno sempre qualcuno accanto, non sono di certo mammiferi solitari, a lei gli è morta la sorella davanti agli occhi senza che potesse fare nulla e si è ritrovata sola e isolata dal mondo per due anni, ci credo che ha perso la testa”

Resosi conto che effettivamente ci poteva stare si limitò a sbuffare mentre afferrava il mouse per far partire il successivo.

“Questa cosa non può durare in eterno, prima o poi se ne accorgerà”

<< Ormai è una settimana che Nick è qui, sta cercando di costruire una specie di barca con dei tronchi, continua a dirmi che c'è speranza, io la mia l'ho seppellita con mia sorella, gli ho detto cos'è successo a Sofia, continua a dirmi che non è colpa mia, che non potevo fare nulla...NICK...dai di qualcosa... >>

Le orecchie di Nick scattarono all'insù, stava davvero per far registrare qualcosa a una voce che era solo nella sua testa? Ci fu qualche secondo di silenzio per poi sentire di nuovo lei.

<< Ma che ne so, quello che vuoi >>

“È veramente convinta che tu sia la”

Nick si afferrò la testa tra le zampe, per quanto provasse a non pensarci riusciva a vederla, mentre parlava da sola e stava ad ascoltare discorsi che riusciva a sentire solo lei, una scena degna dei migliori ospedali psichiatrici.

La “discussione” andò avanti parecchio, nonostante fosse impossibile sapere cosa le stesse dicendo il suo Nick immaginario si poteva intuire abbastanza facilmente dalle risposte che prontamente lei gli dava, ad un certo punto il tono di Judy si alzò con un crescendo sempre maggiore, all'inizio parve più che altro infastidita da chissà cosa, una bisticciata come erano soliti fare qualche volta, poi si ritrovò ad urlare in preda alla rabbia, probabilmente dimenticandosi completamente di stare ancora registrando, quello che le disse il suo Nick rimaneva un mistero, ma considerando la sua risposta doveva essere qualcosa di troppo pesante da sopportare in quelle condizioni.

<< NON POTEVO ASPETTARMI DI MENO DA UNA VOLPE, TI ODIOOOO >>

Quello che seguì fu il rumore della penna che sbatteva a terra, probabilmente lanciata in direzione dell'allucinazione in uno sfogo di rabbia per poi interrompersi.

Per quanto si rendesse conto che la situazione era completamente diversa Nick non poté fare a meno di ripensare a quella volta che Judy mise la zampa sul repellente per volpi, chiuse la cartella dove stavano i file e fece per alzarsi dalla sedia.

“Dove vai, non è finito, c'è dell'altro”

“Non c'è proprio più nulla da sentire, è pazza, da manicomio, non ho nessuna intenzione di stare qui a sentirla delirare ulteriormente”

Proprio mentre stava per uscire James fece partire il file successivo, che bloccò il padre sulla soglia, la voce da arrabbiata e furiosa era passata ad amareggiata, piangendo mentre diceva quelle parole.

<< Alla fine è vero...sono solo una coniglietta ottusa...l'ho ferito nuovamente...e lui se n’è andato...mi ha lasciata qui...e io sono così stupida che non gli ho neppure dato una risposta...probabilmente è quello che mi merito, sicuramente >>

Dopo questo Nick non poté far altro che tornare a sedersi, aspettando la domanda che sapeva sarebbe arrivata da un momento all'altro e che arrivò da Marian.

“A cosa si riferiva? Che risposta doveva darti?”

“Il giorno prima che prese il volo le chiesi di sposarmi”

“E non ti ha dato risposta?”

A quel punto un sorriso si stampo sul viso di Nick “No, era ancora parecchio indispettita da uno scherzetto che gli avevo fatto da poco, mi disse che avrei avuto una risposta quando sarebbe tornata, naturalmente sapevo che era un si, lei non aspettava altro, dopo che uscì di casa per prendere il volo mi buttai avanti, volevo farle una sorpresa per quando sarebbe tornata”

Ora fu il figlio a chiedere, curioso che proseguisse.

“L'anello?”

“No, quello già lo avevo” Dicendo questo prese dal cassetto una cartelletta, dopo averla aperta tirò fuori un plico di fogli, ingialliti dal tempo, con attaccati ad essi la foto di una coniglietta, probabilmente di pochi mesi.

“Pratiche di adozione?”

“Si, sai com'è, col metodo “divertente” non c'era nessuna possibilità, e lei non ne volle sapere di inseminazione artificiale, o si fa assieme oppure niente, questo mi diceva quando glie lo proponevo, pensai che questa fosse la soluzione migliore, chiaramente andò tutto a monte quando seppi dell'incidente”

Si fermò un attimo a guardare la foto “Ormai sarà sicuramente sposata e con figli”

Poi, voltandosi verso James gli mise una zampa sulla testa “Bè, direi che mi è andata bene comunque giusto? Insomma, non sei un tenero coniglietto con la coda a fiocco, ma la notizia mi ha comunque fatto svenire dalla gioia”

“Davvero?” Si voltò verso sua madre come per chiedere conferma.

“Si” sbuffò lei “Quella incinta ero io e mi è toccato portarlo all'ospedale, perché svenendo ha pensato bene di battere la testa sullo spigolo della cucina”

“Ehi, detta così sembra quasi che ho preso la mira”

Dopo qualche istante spensierato in cui la coppia si punzecchiò a suon di battute fu proprio il figlio a riportare i genitori alla realtà.

“Qua non manca molto, siamo quasi alla fine”

Nick tornò serio di colpo, osservando la lista sullo schermo, effettivamente avevano superato la metà già da un pezzo “Siamo arrivati sin qui, vai col prossimo”

Una vocina appena udibile cominciò a parlare, il tono era semplicemente terrorizzato, né più né meno.

<< Sono...sono salva per miracolo...se mi avessero visto...adesso sarei morta...mentre raccoglievo delle bacche ho sentito delle voci...c'erano dei lupi sulla spiaggia...stavo per uscire allo scoperto...hanno fatto scendere tre mammiferi dalla barca...erano legati...una tigre, un ippopotamo, e un castoro...uno dei lupi ha preso un coltello e li ha sgozzati, uno ad uno come se nulla fosse...hanno lasciato li i corpi e dopo aver fatto rifornimento d'acqua se ne sono andati, con le teste mozzate delle loro vittime >>

James si voltò verso suo padre “Questo va ben oltre le semplici allucinazioni”

Nick per tutta risposta scosse la testa “Non si tratta di allucinazioni, so benissimo di cosa sta parlando”

“Wolfcock?” La voce della moglie che pronunciava quel nome fece sussultare Nick.

“Proprio lui, quel gran figlio di puttana”





Note

Vabbè, come al solito non ho nulla da dire, spero di andare avanti bene.

Aggiornamento in data 01-11-2018

In concomitanza con la pubblicazione del diciannovesimo capitolo ho deciso di cambiare l’inizio della storia, per cui ci sono sostanziali modifiche ai primi capitoli, di conseguenza le recensioni lasciate prima di tale data potrebbero contenere spoiler, per chi iniziasse a leggere dopo questa data consiglio di evitare la lettura delle recensioni fino a quelle del capitolo otto.

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Capitolo 8
*** 08 - Partenza ***


James era più che convinto di essere l'unico in quella stanza a non capire di cosa parlassero, al punto che non poté più fare a meno di chiedere “Ma quindi, chi sarebbe questo Wolfcock?”

“È iniziato tutto poco dopo che presi il posto di Bogo come capitano del dipartimento di Downtown, sembrava quasi che lo avessero fatto apposta per complicarmi la vita, cominciarono a sparire decine di mammiferi, prede e predatori, tutti molto diversi tra loro ma avevano una cosa in comune, erano pescatori, prendevano il largo alla mattina e poi non tornavano più”

“Venivano attaccati da questi lupi?”

“Si, all'inizio erano poco più che una gruppo disorganizzato di predoni, poi arrivò Wolfcock, era un agente del distretto di Rainforest, probabilmente uno dei migliori, era pieno di poliziotti corrotti, che quando c'era d'agire si voltavano dall'altra parte, lui no, era la versione formato lupo di Judy, stessi ideali di giustizia, furono proprio quelli a decretare la sua fine, aveva messo i bastoni tra le ruote alla principale famiglia mafiosa della zona, decisero quindi di farne un esempio, per cui dopo averlo preso e legato ad una sedia lo costrinsero a guardare mentre gli torturavano fino alla morte moglie e figli davanti agli occhi, poi lo lasciarono andare, come se nulla fosse, dopo qualche giorno arrivò la conferma definitiva che quel dipartimento era marcio, lui venne licenziato, senza alcun motivo, solo poi scoprimmo che il suo capitano era sul libro paga dei mafiosi, la cosa lo fece impazzire e dopo qualche giorno, in preda ad un raptus mammifericida fece una strage per poi sparire dalla circolazione, non se ne seppe più nulla per un bel po’”

James era a dir poco sconcertato da quello che aveva sentito “È terribile, ci credo che è impazzito”

“Bè, tutto questo non lo perdona per come è diventato, dopo un po’ fece la sua ricomparsa quando prese il comando di questa banda di pirati da quattro soldi e grazie alla sua guida si fecero sempre più audaci, arrivando ad attaccare navi da carico e da crociera, lasciandosi dietro sempre qualche morto, nella registrazione ho capito che erano loro per via delle decapitazioni, in genere mozzavano la testa di chi uccidevano e poi ce le facevano trovare da qualche parte, come fosse una sfida, si erano fatti una base in un vecchio bunker della Grande guerra, quell'arcipelago ne è pieno”

“Ma quindi ogni volta si portavano dietro le loro vittime su qualche isola?”

“Certo che no, in genere facevano tutto sulla nave che abbordavano, poi quando finivano il saccheggio l'affondavano, quella volta che li ha visti Judy deve essere stato un caso”
“Mi pare di capire che nessuno faceva nulla per fermarli”

“Ti puoi figurare, con Lionheart come sindaco? L'unica sua preoccupazione era trovare modi sempre più creativi per spendere il denaro pubblico, passando da ampliamenti della sua villa a feste piene di puttane, quando ero ad un passo dal fregarlo automaticamente usciva una legge che lo scagionava, ormai io ero stufo, almeno una volta al mese dovevo chiedere a qualche povera vedova se riconosceva il marito dalla sfilza di teste che stavano nell'obitorio dell'ospedale, e quell'idiota di un leone se ne fregava altamente”

“È stato a qual punto che ti sei candidato?”

“Si, se come capitano di una centrale di polizia non potevo fare nulla, come sindaco avrei sicuramente avuto più possibilità, senza contare che a Zootropolis avrebbe fatto solo bene liberarsi di quel leone corrotto, non è stato facile ma alla fine ho vinto io, ed il merito fu principalmente di un coniglio in particolare”

“Aspetta, io pensavo avessi sfruttato a tuo favore la legge sul controllo delle nascite imposta ai leporidi”

Nick annui “Si infatti, ma fare una campagna elettorale dove la tua unica speranza sono i conigli quando sei una volpe era alquanto ardua come cosa, chiesi aiuto all'unico leporide che aveva una buona considerazione di me, il padre di Judy era molto conosciuto a Bunnyburrow e non solo perchè sua figlia fu la prima coniglietta poliziotta, con la sua influenza in meno di due mesi surclassai Lionheart”

A James venne spontanea la domanda, i fatti che raccontava erano capitati quando era piccolo e non ricordava bene, tra l'altro prima di allora non ne aveva mai approfondito la questione “Ma quindi sei passato da uno qualunque a sindaco di una metropoli? Che ne sapevi di politica”

Nick sorrise, aveva beccato subito il punto “Il minimo indispensabile, ma avevo conoscenze, ero famoso per conoscere tutti a Zootropolis, e trovai chi mi aiutò, ma non divaghiamo, grazie all'aiuto di un mio amico di Tundratown e della sua rete di spie scoprì l'esatta ubicazione della base di Wolfcock”

Al nominare questo “amico” una smorfia contornò il muso di Marian che si ritrovò a sbuffare, contrariata da quello che aveva detto il marito, lui chiaramente se ne accorse, riprendendola.

“Puoi sbuffare quanto vuoi, se non fosse stato per lui sarebbero ancora in giro a fare macelli”

“E allora chiediamo aiuto a tutti i boss malavitosi della città” Disse lei con tono infastidito

“No, solo a lui e comunque quella è stata l'ultima volta”

Dato che di famiglie mafiose a Tundratown ce ne stava solo una non si premurò nemmeno di chiedere chi fosse, lo aveva già capito da solo, quindi chiese di proseguire “Ok, va bene, ma poi che hai fatto? Sei andato la tipo Arnold Leoneger e hai massacrato tutti?”

“Si certo” Rispose ironico Nick “Tu guardi troppi film, no, prima di diventare poliziotto Judy ed io risolvemmo un caso di mammiferi scomparsi, incastrando prima Lionheart e poi Bellwheter”

“Ne ho sentito parlare, è stato parecchio tempo fà”

“Trentatre anni fa, ma lo ricordo come fosse ieri...specialmente una cosa in particolare” Lo sguardo cadde inevitabilmente verso la penna “Comunque, tra i mammiferi scomparsi ce n'era uno in particolare, una tigre, un pezzo abbastanza grosso della marina militare”

Il figlio annuì “Comincio a capire”

“Me ne ricordai e andai a trovarlo alla base navale di Fur Harbour, appena mi vide venne subito a stringermi la zampa, non aveva mai avuto modo di ringraziarci per averlo salvato, dopo avermi fatto le condoglianze per Judy mi disse le classiche parole magiche”

“Cioè?”

“Se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, chiedi pure”

“Immagino che non te lo sei fatto ripetere due volte”

“Non feci nulla di che, gli passai le coordinate, gli dissi chi ci abitava e gli diedi carta bianca, dopo nemmeno due giorni mi mandò una foto dell'isola, era stata completamente devastata, probabilmente dai due incrociatori da battaglia presenti sullo sfondo, non mi ha mai detto come ottenne l’autorizzazione per un attacco del genere, ma quando il bombardamento di granate da 305 mm finì non rimase neppure un albero in piedi, per non parlare del bunker, nonostante fosse di cemento armato era vecchio di quasi un secolo, venne giù come un castello di carte, seppellendo quei bastardi sotto tonnellate di macerie”

James ci rimase un pò male a questa spiegazione, aspettandosi chissà cosa “Insomma, finita così? Con quattro cannonate?”

“E cosa ti aspettavi? Che avremmo ingaggiato una lotta all'ultimo sangue armati di pugnali? Comunque vediamo di finirla qui, comincio ad essere stanco, ascoltiamo le ultime che poi vado a letto, domani dovrò guidare per almeno tre ore per arrivare a Bunnyburrow”

Nick contò velocemente i file rimanenti, ne erano rimasti cinque





<< Sono passati diversi giorni da quella brutta visita, se non altro non ne ho più avute, mi chiedo chi fossero...ma non ha più importanza, oggi, mentre giravo senza meta per l'isola, ho capito che razza di mostro sono diventata, non sono per nulla diversa da quei lupi, ho trovato i Zebrowski, o per lo meno quello che ne resta, gli scheletri erano in fondo ad un crepaccio, ancora nella posizione in cui sono morti, chissà quanti anni fa, abbracciati, entrambi avevano le ossa delle gambe spezzate, probabilmente ci sono caduti mentre esploravano l'isola, Scar era innocente...non ci avrebbe mai fatto nulla...anzi, forse...forse sarebbe riuscito a salvare Sofia, era un medico...>>

Come poco prima, decisero di procedere velocemente, c'era poco da dire, ed era evidente che Nick non ne voleva parlare.

<< Ho fatto del mio meglio, per galleggiare galleggia, se questa sorta di zattera riuscirà a portarmi via da qua è un altro discorso...è come quella che ha fatto Nick...e lui è sicuramente morto...sono passati anni da quando se né andato, lasciandomi qui, se si fosse salvato avrebbe detto a qualcuno dov'ero >>

<< Niente da fare, non posso remare per chissà quante miglia di oceano, la corrente mi riporta sempre verso l'isola, c'è parecchio vento, ma non posso sfruttarlo >>

<< Trovato, è la prima cosa buona che mi porta il mare dopo anni, sembra uno di quei teloni che si usano sulle navi per coprire le scialuppe, oggi lo sistemo e al primo giorno favorevole me ne vado da qui, punterò verso nord >>

Arrivati a questo punto rimaneva l'ultimo file, quello che avrebbe fatto capire a tutti i presenti della sorte della coniglietta.





<< Non riesco più ad andare avanti così, sono passate settimane senza un alito di vento, ogni giorno è sempre peggio, quest'isola mi sta distruggendo, non ho intenzione di restare qui un minuto di più, il ritrovamento del telone mi ha dato una speranza, adesso ho una vela, posso provare ad andarmene da questa maledetta isola, anche se ho smesso di contare le stagioni da un pezzo sono più che sicura di essere qui, sola, da almeno dieci anni, questa è la mia ultima registrazione poi abbandonerò la mia penna, se sarò fortunata verrò tratta in salvo da qualche imbarcazione, altrimenti sarò cibo per i pesci, quando la troverete sappiate questo, tutti gli altri sono morti, parla Judith Laverne Hopps, unica superstite del volo 315 della Nostromo airline, passo e chiudo >>

“Finiti”

“Ok” Nick si voltò verso il figlio “Se vuoi dormire qua la tua stanza è ancora come l'hai lasciata, a parte qualche scatolone qua e la, domani vieni con me a Bunnyburrow”

James annuì, voltandosi verso la porta che dava su quella che fino a qualche anno prima era la sua camera, erano tutti stanchi morti e una bella dormita non avrebbe fatto che bene.





20 ANNI PRIMA


“...passo e chiudo” Terminata questa ultima registrazione lasciò cadere la penna a terra, all'interno della baracca che per un decennio aveva chiamato casa, uscita ci girò attorno fino ad arrivare davanti la tomba di Sofia.

“Perdonami, è stata solo colpa mia, se verrò tratta in salvo farò in modo che si sappia che sei qua, addio sorellina”

Arrivata davanti la zattera caricò delle provviste, un po’ di cibo e acqua potabile, la mise in acqua, remando per allontanarsi più che poteva per poi aprire la vela di fortuna che era riuscita a fare, si voltò un'ultima volta verso l'isola, consapevole del fatto che piuttosto che ritornarci sarebbe morta.





Note

Siamo arrivati alla conclusione delle registrazioni, adesso mi prendo una piccola pausa perché in questi giorni il lavoro mi sta uccidendo, comunque a tempo perso butterò giù qualcosa, magari una oneshot senza tante pretese, spero di continuare a mantenere vivo l'interesse.

Come sempre ringrazio Redferne, Freez shad, MizukiZukishima28, Djmathew, nami92, salamander92 e zamy88 per le recensioni fin qua e chiunque legga, GRAZIE A TUTTI.

Aggiornamento in data 01-11-2018

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Capitolo 9
*** 09 - A casa Hopps ***


“Vuoi avvisare i familiari di Judy di quello che abbiamo scoperto?”

Nick si voltò per un attimo verso suo figlio, per poi tornare con lo sguardo sulla strada, mentre lasciavano la periferia di Zootropolis in direzione di Bunnyburrow.

“In un certo senso, c'è una cosa in particolare che voglio fargli sapere, una cosa a cui loro tengono in particolar modo”

“Per loro intendi la sua famiglia o i conigli in generale?”

“Entrambi”

Sebbene la curiosità fosse molta e avesse tante domande da fargli decise di evitare, tanto aveva come il presentimento che avrebbe scoperto tutto una volta arrivati.





Dopo neanche un'ora di viaggio dal finestrino si vedeva solo paesaggio di campagna, un doppio cartello al lato della strada indicava che stavano lasciando Zootropolis e quello sotto che stavano entrando a Bunnyburrow.

“Bunnyburrow è veramente grande”

“Già” Rispose Nick “Abbiamo solo passato il confine, mancano ancora più di duecento chilometri alla nostra destinazione”

“Da quanto è che non vieni qua?”

Nick sospirò, non gli andava di ricordare le sue ultime due visite a casa Hopps, principalmente perche si erano concluse entrambe al cimitero, a pochi mesi l'una dall'altra.

“Tre anni, prima per il funerale di Stu, il padre di Judy, due mesi dopo toccò a sua madre”

“Che successe?”

“Lui ebbe un'infarto, aveva novant'anni e quando arrivò l'ambulanza ormai era tardi, per quanto riguarda Bonnie, una sera andò a dormire e non si risvegliò più, secondo alcuni dei suoi figli si lasciò semplicemente andare non riuscendo a sopportare la perdita del marito”





Dopo un paio d'ore arrivarono in prossimità di casa Hopps, a Nick scappò un sorriso, nonostante il tempo passato era tutto uguale, la prima volta che ci andò fù con Judy, come colleghi e amici, nonostante sapesse da tempo quello che provava per lei, fu proprio dentro quelle mura che riuscì a mettere da parte la sua maschera fatta di cinismo e sarcasmo, fu li che riuscì a dirle, imbarazzato come mai prima di allora, quanto l'amava, col terrore di rovinare tutto quello che c'era tra di loro, lei lo ricambiò fin da subito, dato che provava la stessa cosa ma non sapeva come dirlo.

Sorrise appena quando gli tornò in mente quella notte, quando Stu lo beccò in flagrante nella stanza della figlia mentre erano in procinto di...

“PAPÀ ATTENTO” L'urlo del figlio lo riportò alla realtà, facendogli pestare istintivamente il pedale del freno e inchiodando l'auto a pochi centimetri da un cervo che stava attraversando la strada.

James affondò gli artigli nel sedile e Nick avrebbe fatto un'infarto se non fosse che riusciva a vedere il pedone incolume davanti il cofano.

“Ma...ma a che cavolo stavi pensando? Come hai fatto a non vederlo?”

Quasi contemporaneamente il cervo andò a fianco della vettura.

“Ma dico io...voleva forse ammazzarmi?”

Nick scese dall'auto per accertarsi che fosse tutto a posto, dopo qualche minuto di scuse ripartirono.

“Stavi pensando a lei vero?”

“Cosa te lo fa pensare?”

“Dai, avevi la testa fra le nuvole, vuoi che guido io?”

“No” Disse Nick scuotendo la testa “Siamo arrivati”

La casa era separata dalla strada principale da una cinquantina di metri di stradina bianca ai cui lati ci stava un piccolo steccato di legno bianco che la separava dai campi che proseguivano fin dietro la proprietà, una volta parcheggiata l'auto ed essere scesi suonarono il campanello, aspettando che qualcuno aprisse.

“Cerchiamo qualcuno in particolare?”

“Se possibile mi piacerebbe parlare con William, è uno dei fratelli maggiori di Judy, ci andavo parecchio d'accordo”

Dopo qualche secondo un vecchio coniglio aprì la porta, facendo uscire un baccano tale che le due volpi non poterono fare a meno di pensare che fosse causato da almeno un centinaio di cuccioli impazziti, facendo voltare il padrone di casa prima che riuscisse a vedere chi ci fosse alla porta.

“Ok bambini, adesso basta, andate a giocare di sopra, ho gente alla porta” Il trambusto cessò improvvisamente, il coniglio sospirò e si voltò verso di loro.

“Scusatemi, quando si ha a che fare con una cinquantina di nipoti che il più vecchio ha dodici.........Nick?”

“Ciao Will, come va?”

“Bene, certo che potevi anche avvisarmi che venivi qua, ok che sei sempre il benvenuto, ma cavolo una chiamata ogni tanto...”

“Devo dirti una cosa, è importante”

Nick era serio, bastò quello a far capire al coniglio che era il caso di starlo ad ascoltare, ma non prima di aver accolto gli ospiti come si deve, li fece entrare e accomodare in sala “Tu devi essere James giusto?”

La volpe si voltò con sguardo stupito, non ricordava di essere mai andato a Bunnyburrow, come non ricordava quel coniglio “Si, le ha parlato di me mio padre immagino”

“Si, io e Nick ci siamo tenuti in contatto parecchio, anche dopo che...vabbè, non è il caso di essere tristi, vi devo assolutamente offrire qualcosa, ne va della mia reputazione, ti piacciono ancora i mirtilli vero? O preferite una birra?”

“Io prendo volentieri la birra” Rispose James.

“Ecco a te” Porse un bicchiere e la bottiglia già stappata alla volpe più giovane per poi voltarsi verso Nick.

“Io mi accontento di una manciata dei vostri fantastici mirtilli”

Il coniglio ci pensò su qualche secondo “Invece ti offro questa, l'ho fatta io”

Prese due bicchieri in cui versò un liquido blu scuro, tendente al viola, per un attimo gli fece tornare in mente il siero della Bellwether “È grappa ai mirtilli”

Nick ne bevve un sorso, il palato venne investito dal sapore dei mirtilli e lo lasciò per un attimo senza parole tanto era gustoso “Lo sai vero che per una cosa del genere ti potrei far arrestare? È sicuramente droga, sento già le crisi di astinenza che mi prenderanno nei prossimi giorni”

William rise, gli mancavano le battute di quella volpe “In questo caso penso che ti darò un paio di bottiglie da portare a casa”

Finita la frase fece per bere dal suo bicchiere quando qualcuno urlò alle sue spalle

“PAPÀ” Il coniglio per lo spavento fece cadere il bicchiere, versandone il contenuto sul pavimento “Mi pare che il tuo medico ti ha detto che non puoi bere quella roba, non posso stare qua a tenerti d'occhio tutto il santo giorno”

La coniglietta, che avrà avuto sì e no sui venticinque anni era pressoché infuriata, Nick la osservò attentamente, era una delle figlie più giovani di Will, dal manto beige e gli occhi azzurri riuscì anche a capire di chi si trattava, arrivando a pensare che a volte il destino era proprio imprevedibile “Ciao Judith, ti vedo cresciuta”

La coniglietta, sentendosi nominare si voltò verso la volpe “Ci conosciamo?” William, che in quel momento stava raccogliendo da terra il bicchiere si avvicinò alla figlia per presentargli gli ospiti.

“Lui è Nicholas Wilde, un amico di famiglia” La coniglietta si avvicinò per stringere la zampa, rivolgendosi quindi alla volpe con un pizzico di vergogna “Mi dispiace, io...non mi ricordo di lei”

“Dubito che potresti, avevi appena due anni, e non darmi del lei, mi fai sentire vecchio, chiamami pure Nick”

La leporide annuì per poi voltarsi verso la volpe più giovane, facendogli quella che poteva effettivamente sembrare una scansione dalla testa ai piedi “E te invece? Lo hai un nome?”

“Oh certo, mi chiamo James, sono suo figlio” Mentre diceva questa frase indicando il padre non si accorse che la coniglietta gli si era avvicinata, abbastanza che ci mancava poco che gli sfiorasse il muso col suo.

“Si, lo immaginavo, siete uguali”

Nick osservava come quella coniglietta si divertiva a mettere in imbarazzo suo figlio, che nel frattempo provava ad allontanarsi quel tanto che bastava per mettere almeno dieci centimetri di distanza dai loro musi, Will finse due colpi di tosse per richiamare sua figlia ad un comportamento al limite della decenza, lei intuì subito e dopo essersi allontanata un poco si rivolse al genitore “Ma quindi come vi siete conosciuti?”

Volpe e coniglio si scambiarono una sguardo veloce prima che fosse quest'ultimo a dare una risposta “Nick era il fidanzato di tua zia”

Lo sguardo stupito della giovane coniglietta non durò molto, ormai i matrimoni inter specie stavano prendendo piede anche a Bunnyburrow, nonostante molti li vedessero ancora come una aberrazione “Quale delle centosessanta?”

Lo sguardo di Nick si abbassò per un attimo al pavimento, per poi risollevarsi subito nella sua direzione “Quella da cui hai preso il nome”

L'entusiasmo iniziale della coniglia nel sapere che una sua zia stava con una volpe venne improvvisamente meno, facendogli ricadere le orecchie lungo la schiena e sussurrando appena “Oh...mi...mi dispiace...io non...”

“Non scusarti” Gli disse la volpe sorridendo e tirando a se suo figlio “Ormai quel che è stato è stato, e come vedi, ora ho anch'io una famiglia”

“Allora, adesso che tutti sanno chi è chi, di cosa mi dovevi parlare”

Nick chinò il capo mettendo una zampa in tasca per prendere la penna a forma di carota, non aveva idea di come avrebbe reagito il coniglio, quindi decise semplicemente di dargliela.

il coniglio la prese, portandosela vicino al muso in modo da vederla bene, non credendolo possibile “Se...se questo è una specie di scherzo idiota ti dico fin da subito che non è divertente”

“Non mi permetterei mai Will, quella è la sua”

“Ma...l'aveva con se quando...dove l'hai trovata?”

“L'ha trovata James, su un'isola a più o meno cinquecento miglia a sud di Zootropolis, erano la entrambe ed erano vive”

Per quanto poco fosse, un piccolo barlume di speranza si accese negli occhi del coniglio, ma svanì subito appena si rese conto delle parole della volpe “Erano? Come fai a...”

“Judy ha registrato parecchie cose su quella penna, l'ultimo audio risale a più o meno vent'anni fà, quando ha provato ad abbandonare l'isola, ma non sono venuto per lei”

Nick sapeva benissimo che stava riaprendo vecchie ferite, tuttavia sapeva anche che era la cosa giusta da fare, e che alla fine di tutto, William lo avrebbe ringraziato.

“Sofia?”

“Ti posso dire con estrema precisione dov'è sepolta”





Note

Ciao a tutti, prima di ogni cosa voglio fare un po’ di chiarezza sulle varie età dei personaggi, almeno dal mio punto di vista, sarà una palla, ma è una cosa che ci tengo a fare bene.

Dopo la recita si vede chiaramente, alla bancarella degli Hopps, che Judy ha dei fratelli e sorelle più grandi, più o meno dell'età di quando lei fa l'accademia credo, quindi mettiamo caso che William è stato tra i primi, quando Judy ha 9 anni lui ne ha 25, quindi per forza di cose Bonnie e Stu devono averne almeno 45 (Anche perché non dimentichiamoci che i 276 figli li hanno già all'inizio del film) passati i 15 anni Judy entra in polizia a 24, Nick ne ha 32, William 40 e Bonnie e Stu 60, finito il film ho messo 3 anni di convivenza tra i due protagonisti e poi i famosi 30 dopo l'incidente, considerando che a quanto dice Nick è andato al funerale dei coniugi 3 anni prima di quando lo racconta, Bonnie e Stu sono morti a 90 anni (mica male ora della fine), Nick ne ha 65, William 73 e Judy ne avrebbe avuti 57.

Spero che sia tutto chiaro, l'ho riletto almeno dodici volte per essere sicuro di aver scritto tutto bene, se vedete qualche incongruenza ditemelo.

Finita questa lista di età mi voglio scusare con chiunque mi segue per averci messo una vita a proseguire, tra impegni di lavoro, personali e di famiglia ho sì e no avuto il tempo di recensire, a tutto questo ci aggiungiamo due giorni di delirio dovuto a 39,5 di febbre e il gioco è fatto.

1651 parole

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Capitolo 10
*** 10 - Ritorno a casa (Prima parte) ***


“Allora, ti piace la mia barchetta?” Nel mentre che William si vantava del suo panfilo di quaranta metri, praticamente “rubato” ad un'asta giudiziaria, che data l'età sembrava più un peschereccio che una barca di lusso, Nick buttò la testa fuori bordo per un'ennesima sboccata in mare.

Il vecchio coniglio si fece delle grasse risate ai danni della volpe “Ehi, ho capito che è vecchia, ma addirittura da vomito, mi sembri esagerato”

Nick non rideva, non rideva affatto “Oddio, sento...che sto per morire, che...che bisogno c'era che venissi anch'io?”

“Non vorrai mica abbandonare un vecchio amico nel momento del bisogno”

“Ma se hai due tuoi figli più Judith a bordo, è venuto anche James, tu vuoi solo...” Non finì la frase che dovette nuovamente sporgersi dal bordo della barca per evitare di vomitare sul ponte.

Il coniglio rise ulteriormente e dopo aver dato una pacca sulla schiena della volpe decise di allontanarsi scendendo delle scalette che portavano sottocoperta, Nick si mise seduto, appoggiando la schiena al parapetto dell'imbarcazione, sperando che almeno la nausea pian piano passasse, quanto odiava il mare, o per meglio dire, navigarci, era una cosa che non era mai riuscito a superare.

“Tieni” Nick alzò lo sguardo per vedere Judith sorridente che gli porgeva un paio di compresse su una zampa e un bicchiere d'acqua nell'altra.

“Che roba è?”

“Per la nausea” Dopo averle prese se le mise in bocca e le buttò giù con un sorso d'acqua.

“Avreste potuto dirmelo prima che le avevate, ho vomitato l'anima”

La coniglietta fece spallucce “Naaa, avresti vomitato in ogni caso, comunque dopo aver buttato fuori tutto va meglio, o no?”

“Stavo decisamente meglio sulla terraferma”

Ci fu un attimo di silenzio, in cui la volpe tentava di riprendersi dalla nausea, prima che venisse interrotto dalla coniglietta “Io, porto il nome di mia zia, ma solo ora mi rendo conto che di lei so poco nulla, se non che era una poliziotta e che è morta in un incidente aereo”

“Vuoi sapere di lei?”

“Mi farebbe piacere, si, papà non ne parla molto, più che altro perché credo che è un argomento troppo triste” Poi, ricordandosi del rapporto che c'era stato tra la volpe e la coniglia, buttò subito le zampe avanti “Ma se non vuoi, se la cosa ti turba, fa lo stesso, non voglio che...”

“No no, sta tranquilla” La interruppe Nick “Come ho già detto, sono passati anni, ora ho una famiglia e sono felice”

La coniglietta si mise a sedere accanto a Nick, che nel frattempo aveva iniziato a raccontare, partendo dallo stranissimo modo in cui si erano conosciuti, con lui che la ingannava abilmente per un ghiacciolo jumbo, fino ad arrivare alla sua finta aggressione al museo, per fregare Dawn, nonostante fossero passati più di trent'anni lo ricordava perfettamente, come fosse successo da pochi giorni.

“Ce ne vuole di fiducia per infilarsi tra le zanne di un predatore, senza offesa, ovvio”

Nick annuì “Io non mi sono mai fidato di nessuno prima di allora, ma con lei fu diverso, in pochissimo tempo riuscì a cambiarmi, al punto che passai da essere un delinquente da quattro soldi ad agente di polizia, ha portato ordine nel casino che era la mia vita e di questo glie ne sono ancora grato, anche ora che non c'è più”

Si stavano per toccare tasti dolenti, ne era più che certa, e per evitare che l'emotività che contraddistingueva la sua razza prendesse il sopravvento, decise di cambiare argomento, anche se non era completamente sicura di quello che stava per chiedere.

“Io...ti devo chiedere una cosa...riguardo a tuo...”

Nick, che dalla sua ormai aveva una certa esperienza di conigliette che si vergognavano a rivelare certi dettagli, capì al volo cosa voleva, preferendo fare lo gnorri e vedere se ne veniva fuori da sola.

“Dimmi pure”

Dopo qualche attimo di esitazione lei scrollò la testolina “No, no lascia stare, non è nulla, una stupidaggine” Detto questo si alzò e fece per allontanarsi, quando venne fermata dalla voce della volpe.

“Al momento non c'è nessuna femmina nella vita di mio figlio”

Judith si fermò di colpo, alzando le orecchie, nonostante le desse le spalle, Nick riuscì a figurarsi la sua espressione, mentre si rendeva conto che lui aveva già capito tutto, dopo un attimo di esitazione, senza voltarsi annuì un paio di volte per poi proseguire.





Il giorno dopo arrivarono in prossimità dell'isola, James la riconobbe subito, assicurando di essere nel luogo giusto, si fermarono a qualche centinaio di metri dalla costa, per evitare di finire arenati sul basso fondale decisero di avvicinarsi con una barchetta più piccola, scesero in cinque, William, Nick, James, Judith e suo fratello maggiore Daryl, mentre l'ultimo, Norman, restò a bordo della nave.

Se da una parte Nick era più che felice di rimettere le zampe a terra, dall'altra si rese presto conto che odiava quel posto, al solo pensiero che Judy ci aveva passato dieci anni in completa solitudine dopo aver visto morire sua sorella senza poter fare nulla gli tornava la nausea.

Tutta la situazione aveva un che di surreale per la volpe, più si guardava attorno e più riconosceva i luoghi descritti nelle registrazioni, alle volte dalla coniglietta, altre volte da Sofia o da Adamska, le due zebre ne avevano registrata si e no una, alcune palme sulla spiaggia portavano ancora i segni dei colpi di machete.

Nel frattempo Daryl prese una cassa di legno dalla barca, facendosi aiutare da Nick a portarla, mentre James cercava di ricordare dove fosse di preciso la capanna e il luogo di sepoltura della sorella del vecchio coniglio.

“Sei...sei sicuro che sia lei?” Will rivolse questa domanda alla giovane volpe mentre osservava il piccolo cumulo di terra di fronte a lui.

“Io non lo so, nella registrazione Judy diceva di averla sepolta dietro alla baracca, ed è lì dentro che ho trovato la penna”

Ormai certo, Will si inginocchiò davanti la tomba, cominciando a spostare un poco di terra alla volta, sapeva che dopo trent'anni non avrebbe trovato granché, non ci volle molto perché si cominciassero a vedere le prime ossa, spostò ulteriormente la terra scoprendo la cassa toracica per poi arrivare fino al cranio, a quel punto non riuscì più ad impedire alle lacrime di bagnargli il viso, in quel momento arrivò Nick, dopo aver messo a terra la cassa posò la zampa sulla spalla dell'amico.

“Vuoi una mano?”

Il coniglio, ancora con le lacrime agli occhi, scosse la testa “No, questa...questa cosa dobbiamo farla io e mio figlio, lasciaci soli per favore”

“Come vuoi” Detto questo si allontanò, facendo cenno al figlio di seguirlo.

“Seppelliranno i resti a Bunnyburrow?”

“Si, almeno una di quelle due tombe vuote avrà un senso, so già ora che Will ne soffrirà parecchio per non poter seppellire come si deve anche Judy”

“E tu?”

Nick sospirò, sentendosi rivolgere la domanda “Lo sai come la penso, non c'è nulla dopo, nessun luogo felice dove saltelli da una nuvola all'altra, non c'è nessuna anima che abbandona il corpo per reincarnarsi sotto chissà quale forma, quando qualcuno muore, semplicemente, cessa di esistere, nessuna sepoltura fatta come si deve garantirà qualcosa dopo la morte, sono solo futili speranze per non accettare l'inevitabile”

“Non ci credo che pensi davvero questo, se è così allora perché sei venuto fin qua?”

“Per rispetto, verso William, so quanto ci tiene e nonostante io non ci creda andava fatto, tu invece? Cosa pensi che succeda dopo?”

“Io...non lo so, ma non voglio credere che la morte sia la fine di tutto, qualcosa ci dev'essere per forza, e poi non è assolutamente vero che si cessa di esistere, una persona muore veramente quando viene dimenticata”

“Bè, è il tuo punto di vista, non il mio, tanto prima o poi, sperando il più tardi possibile, la scopriremo tutti la verità”

Tornati sulla spiaggia si avvicinarono a Judith, che si era seduta su di una roccia a guardare il mare, mentre aspettava che tornassero.

“L'avete trovata?”

Gli rispose Nick “Ci stanno pensando tuo padre e tuo fratello, te non vai?”

La coniglietta scosse la testa “No, nella mia vita ne ho già avuti fin troppi di momenti tristi, sono stufa di piangere”

A cosa si riferisse non ne aveva idea, comunque non erano affari suoi, si allontanò un poco, senza perdere d'occhio la coniglietta, aveva iniziato a discutere di qualcosa con suo figlio ed il modo in cui lei lo fissava, non riusciva a capire se quegli sguardi che gli lanciava erano solo attrazione fisica o ci fosse di più, anche in quel caso comunque si disse che ne sarebbe rimasto fuori, lui il suo aiuto glie lo aveva già dato rivelandogli quel dettaglio della vita privata di suo figlio, adesso spettava a lei decidere che fare.

Dopo una mezz'ora buona William e suo figlio tornarono alla spiaggia, portandosi dietro la cassa contenente quello che rimaneva del corpo di Sofia, Nick si avvicinò, per aiutare il coniglio più giovane a caricarla sulla barca mentre James e Judith andarono dal più vecchio.

“Papà, torniamo a casa”

“Si, qua non c'è più nulla da fare, puntiamo la barca verso nord e andiamo a Bunnyburrow”

Verso nord, verso nord, queste due parole rimbombarono nella testa della giovane volpe per tutto il viaggio fino al panfilo, era più che sicuro di averlo già sentito per poi ricordarsi una delle ultime registrazioni della coniglietta

<< ...me ne vado da qui, punterò verso nord >>

Appena sulla nave aiutò a caricare tutto a bordo per poi cercare una mappa della zona, trovando quello che cercava, ora doveva solo convincere Will a fare una deviazione e a tardare il rientro di qualche giorno.





Note

Uff, alla fine ci sono riuscito, per questo capitolo mi ci sono dovuto impegnare davvero, spero solo che sia venuto bene, nella mia testa era tutto molto chiaro, ma quando si tratta di mettere per iscritto è tutta un'altra cosa. Non preoccupatevi per la giovane Judy, doveva avere più spazio, ma ho preferito dividere per non dilungarmi troppo

Come sempre ringrazio Redferne, Freez shad, MizukiZukishima28, Djmathew, nami92, salamander92 e zamy88 per le recensioni lasciate e chiunque legga, GRAZIE A TUTTI.

1600 parole

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Capitolo 11
*** 11 - SOS ***


James decise di evitare di parlare con suo padre di quell'idea, anche William era d'accordo, glie lo avrebbero detto solo quando sarebbero arrivati, effettuato il cambio di rotta la giovane volpe si appoggio al parapetto a guardare il tramonto, raggiunto poi da Judith, mentre Nick decise di andare a vedere come stava l'amico.

“Will? Tutto ok?”

Il coniglio annuì, era seduto su uno sgabello, intento ad osservare la cassa dove avevano deposto le ossa della sorella.

“Gli farete di nuovo il funerale?”

“Certo, verrai questa volta?”

“Si, ti chiedo ancora perdono per non esserci stato a quello di trent'anni fà, non avrei retto una cosa del genere”

“Non fa niente” Rispose lui “Abbiamo fatto il funerale a due bare vuote, contava fino ad un certo punto, e comunque sapevo come te la stavi passando, non ti biasimo”

Nick si ritrovò a fissare anche lui la cassa, era sicuro di aver fatto la cosa giusta, ma sentiva che mancava qualcosa, nonostante quello che credeva cominciò a sentire forte il desiderio di poter dare una sepoltura come si deve ad entrambe, sebbene per Judy fosse impossibile, era pienamente convinto che fosse finita sul fondo dell'oceano, o come aveva detto lei stessa, cibo per i pesci, ormai di lei non rimaneva altro che il ricordo.

Will, accortosi dell'espressione della volpe, decise di cambiare discorso.

“Parliamo dei piccioncini, che dici?”

Nick uscì dal suo apparente stato di trance, voltandosi verso di lui “Cosa? A che ti riferisci?”

“O suvvia, lo hanno visto tutti che Judith è persa di tuo figlio”

“Già, tu non hai idea di cosa ha provato a chiedermi ieri, mentre mi passava la nausea”

“Fammi indovinare” Lo interruppe il coniglio “Voleva sapere se James è, diciamo occupato, ma si vergognava troppo e ti ha detto che non importava”

Nick restò a bocca aperta “Di la verità, ci stavi spiando?”

“No, ci mancherebbe, so perfettamente cosa passa nella testa di mia figlia, solo, non è la prima volta che cerca un compagno in un mammifero di specie diverse”

Nick sorrise, chissà perché ma gli ricordava qualcuno, poi lo sguardo tornò serio “È consapevole del fatto che così non potrà avere figli? Tua sorella, nonostante lo sapesse, non ha mai rinunciato all'idea e questo la faceva soffrire molto quando si rendeva conto che era tutto inutile”

“O bè, non ci sono problemi in questo senso, lei figli ne ha già sette, hanno cinque anni, ora sono a casa con mia moglie”

Nick ci mise qualche secondo ad assimilare questa notizia “COSA? Vuoi dirmi che ha avuto sette cuccioli a vent'anni”

“E cosa credevi, non siamo mica lepri, quando noi mettiamo su famiglia, lo facciamo come dio comanda, sette cuccioli sono una cosa nella media, quando io sono diventato padre la prima volta erano tredici, conosco delle coppie che sono andate nel panico più totale perché ne erano nati solo quattro o cinque”

Nonostante Nick sapesse benissimo cosa aspettarsi da quella razza fin troppo prolifica ci restava di sasso ogni volta, non riusciva ad immaginarsi cosa avrebbe mai fatto con tutti quei cuccioli per casa.

“Ma scusa e il padre?”

“Pff, il padre” L'espressione schifata del coniglio lasciò pochi dubbi a Nick, che subito pensò al peggio.

“Oddio, non dirmi che l'hanno...”

“No, no, non ha subito violenze, almeno non fisiche, semplicemente si era innamorata di un coniglio a cui interessava solo trombare, lei era entusiasta all'idea di diventare madre, quando glie l'ha detto lui l'ha scaricata, rinnegando pure la paternità dei cuccioli”

“Ma..io non credevo che...”

“Di cosa ti sorprendi Nick? Credevi veramente che tutti i conigli avessero a cuore il significato di famiglia? Abbiamo anche noi le nostre mele marce, come tutti”

Ci fu un attimo di silenzio interrotto poi da Will.

“Purtroppo non è finita lì, nonostante tutto, lei lo amava ancora, non lo capiva che l'aveva usata come un'oggetto, lo andò a cercare, supplicandolo di tornare con lei, a quanto pare non era ancora soddisfatto di tutti i danni che aveva fatto, quindi acconsentì, ma in cambio lei avrebbe dovuto abortire”

Nick non seppe più cosa dire, anche se non era un coniglio sapeva benissimo quanto folle fosse quella richiesta “Immagino che lei non l'ha presa bene”

“Scherzi? L'ha distrutta, è caduta in depressione per tutta la durata della gravidanza, ed ora, ogni volta che un coniglio prova a farle delle avance le viene la nausea al solo pensarci, quel bastardo le ha rovinato la vita”

Ora Nick cominciò a capire parecchio, se non tutto “Per questo cerca un compagno tra mammiferi di altre razze? Solo, non capisco perché abbia tutta questa difficoltà, da un po’ di tempo le coppie inter specie sono diventate una cosa quasi normale e lei è anche carina e simpatica, insomma, mi sorprende che in cinque anni non abbia ancora trovato qualcuno”

“Infatti lei non ha problemi a riguardo, il compagno lo trova, è quando comincia a dirgli i nomi dei suoi sette figli, che si tirano sistematicamente indietro, difficile trovare qualcuno disposto ad imbarcarsi in una relazione del genere, vuole a tutti i costi dare una figura paterna ai suoi piccoli, tu sai cosa vuol dire crescere senza, non vuole che loro passino tutto questo”

Prima che Nick potesse aggiungere altro il coniglio proseguì “Comunque non preoccupartene, sarà sufficiente che dici a James di non darle corda e lei lascerà presto perdere”

“E perché mai dovrei farlo? Spetta a loro decidere, o no? E poi...” Si interruppe nel momento in cui si voltò verso di loro, facendo cenno all'amico di osservare, erano fianco a fianco, davano le spalle ai rispettivi genitori mentre osservavano il tramonto dal parapetto dell'imbarcazione, la coniglietta aveva la testolina appoggiata al braccio di James e quest'ultimo aveva iniziato a scodinzolare in una maniera che Nick avrebbe reputato a dir poco imbarazzante, lui si limitò a sorridere, William restava della sua idea, nonostante la scena fosse non poco dolce.

“Aspetta che comincia a fargli l'elenco dei nomi, allora vedrai come smette di dimenare la coda”

“Sei troppo negativo, dagli una possibilità, che cavolo”





Appena svegliato Nick salì sul ponte, l'imbarcazione era ferma e nonostante fosse una manna per la nausea, voleva capirne il motivo, erano ancora parecchio distanti da Bunnyburrow, la prima cosa che vide fu un'isola a qualche chilometro di distanza, a vederla si poteva dire che non fosse molto più grande di quella appena lasciata.

“Come mai siamo fermi?”

Will rizzò le orecchie all'udire Nick, voltandosi poi verso di lui “Tuo figlio ha avuto un'idea”

La volpe si voltò verso il figlio, attendendo una spiegazione “Ricordi che ha detto Judy in uno degli ultimi messaggi?”

“Che abbandonava l'isola?” Rispose lui.

“E che facendolo sarebbe andata verso nord, abbiamo seguito la stessa rotta, questa è l'isola più vicina”

Nick si limitò ad osservare, scuotendo poi la testa “Cosa speri di trovare? Non avrebbe mai potuto arrivare fin qua, è impossibile”

Quando suo padre faceva così a James gli dava sui nervi, al punto che proprio non riusciva a non dargli contro “Abbiamo trovato Sofia dopo trent'anni, non era contro ogni probabilità anche quello? E poi, tu che dici quella parola, quindi immagino che sia impossibile anche che una volpe diventi agente di polizia, giusto? Quando mai si è vista una cosa del genere? Senza contare tutto quello che è venuto poi, sei riuscito a far capire a una città piena di pregiudizi che noi meritiamo rispetto come tutti gli altri, quindi non venirmi a dire che qualcosa è impossibile”

Nick stette in silenzio qualche secondo osservando il figlio, era proprio come lei, Judy non aveva mai mancato di fargli notare quando faceva o diceva una stupidaggine, quindi acconsentì a sbarcare con lui, comunque continuava a pensare che non avrebbero trovato nulla, stavolta sarebbero andati solo loro due e Judith, la coniglietta non mollava James da quando avevano lasciato Bunnyburrow e non sembrava neppure volerlo nascondere.

Scesero con lo stesso metodo del giorno prima, appena messa zampa a terra la prima cosa che notarono fu la spiaggia, decisamente più grande dell'isola prima, se sull'altra la boscaglia iniziava a una decina di metri dal mare qua ce n'erano almeno una cinquantina di sabbia, Judy scese di corsa allontanandosi un po’ dalla barca per andare ad osservare delle cataste di pietre che sembravano tutto tranne che dove dovevano stare, lasciando momentaneamente sole le due volpi, Nick ne approfittò.

“Allora?”

Suo figlio si voltò verso di lui “Allora che?”

“Ti piace la coniglietta è?”

“Cos...come sei arrivato a questa conclusione?”

“Oh suvvia, non scodinzolavi così neppure quando hai portato a casa quell'adorabile volpetta, so riconoscere certi comportamenti”

James, capito che era stato beccato abbassò lo sguardo “La cosa ti dà fastidio?”

“Perché dovrebbe? Io voglio solo che tu sia felice e se lei a te va bene non vedo perché io dovrei pensare il contrario”

“E la mamma? Che pensi che dirà?”

“A tua madre andava bene che IO stavo con un coniglio, dubito che farà problemi con te”

Proprio in quel momento vennero interrotti da Judith che li stava chiamando, facendo cenno di avvicinarsi.

“Andiamo a vedere che vuole la tua fidanzata”

“Ehi, non c'è ancora niente”

“Si si, certo, convinto tu”

Le due volpi si avvicinarono, la coniglietta indicava una fila ondulata di rocce lunga almeno dieci metri, erano chiaramente state posate li da qualcuno.

“C'è stato qualcuno, credo sia...”

Nick venne interrotto da Judith “Guarda bene”

La volpe osservò meglio i sassi a terra, constatando che non si limitavano a formare una riga, la sabbia col tempo ne aveva sepolti altri, che una volta scoperti rivelarono un'enorme scritta a terra.

“Oddio”

“Formano la scritta SOS”

James osservò meglio, le lettere erano enormi “Possibile che nessuno le abbia mai viste?”

“Possibilissimo” Rispose Nick “Nonostante siano abbandonate da quasi novant'anni queste isole sono ancora zona militare, il traffico aereo è proibito, in teoria non ci si potrebbe nemmeno sbarcare qui”

“Facciamo un giro e cerchiamo qualcosa?”

Nick si voltò verso la coniglietta “Siamo qui, sappiamo che qualcuno ci è stato a questo punto vale la pena cercare qualcosa”





Note

Ciao a tutti, scusate per l'immenso ritardo, ma in questo periodo scrivere è proprio l'ultima cosa di cui ho bisogno (sto faticando anche a recensire) per cui questo capitolo l'ho finito poco alla volta, ho apportato una modifica ad alcuni capitoli precedenti, nulla di che, ho leggermente avvicinato l'isola di Judy a Zootropolis, invece di duemila miglia ora sono diventate cinquecento.

Un ringraziamento speciale a Freez shad che mi aiuta costantemente segnalandomi errori e sviste, che nel frattempo ho provveduto a correggere, inoltre come sempre ringrazio Redferne, MizukiZukishima28, Djmathew, nami92, salamander92 e zamy88 per le recensioni lasciate e chiunque legga, vi chiedo scusa in anticipo se ci metterò una vita ad aggiornare, ma va così, c'è poco da fare.

1665 parole

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Capitolo 12
*** 12 - Ritorno a casa (Seconda parte) ***


Dopo aver passato quasi un'ora a controllare le coste e dintorni capirono che non avrebbero trovato nient'altro di interessante, avrebbero dovuto avventurarsi all'interno, una volta preso tutto quello che poteva servire James fece strada attraverso la boscaglia, utilizzando Zoogle maps aveva notato che più o meno al centro dell'isola ci stava una sorta di spiazzo senza alberi, dopo aver controllato la bussola ed aver camminato per una mezz'ora buona James si fermò.

“Tappa”

“Non mi dirai che sei già stanco, voi due assieme non raggiungete nemmeno la mia età, i giovani d'oggi sono proprio molli”

“EHI” Judith si portò i pugni ai fianchi e lo fissò con aria contrariata “Io non sono stanca”

Nick sorrise, nonostante gli anni gli faceva piacere vedere che riusciva ancora ad infastidire con poche parole, se poi era una coniglietta era ancora meglio.

“Nemmeno io sono stanco, devo svuotare la vescica” Detto questo James si allontanò un pò, appena suo padre fù certo che si fosse allontanato abbastanza si avvicinò a Judith.

“Quando hai in mente di dirglielo?”

La coniglietta drizzò le lunghe orecchie di colpo, voltandosi verso di lui “Dirgli cosa?”

“Tuo padre mi ha raccontato tutto, mi spiace per quello che ti è successo, ma...”

“Se...se glielo dico, mi respingerà, come tutti gli altri, sono stufa di andare avanti così”

“Non puoi tenere segreti sette figli, già uno sarebbe impossibile, ti rendi conto che lo verrà a sapere prima o poi?”

“Si lo so lo so, quando torniamo sulla barca glielo dico, tanto ormai ci sono abituata ad essere rifiutata”

“Dagli una possibilità, magari ti sorprenderà”

“Ne dubito” Ora le orecchie erano afflosciate sulla schiena, gli ricordava molto la sua Judy quando restava delusa da qualcosa “Tu che faresti? Se una femmina di specie diversa che conosci da nemmeno quattro giorni ti dicesse che ha sette figli te ne prenderesti carico?”

Nick aspettò qualche secondo prima di rispondere, mentirle avrebbe solo peggiorato le cose, quindi decise di dirle la verità.

“No, nemmeno lontanamente mi prenderei una responsabilità del genere, ma mio figlio è molto diverso da me sotto certi aspetti, non ti posso dire che farà lui”

“Lo so già io cosa farà, sempl...” Si interruppe quando sentì James riavvicinarsi, poco prima che la volpe comparisse sollevò le orecchie e tornò sorridente.

“Allora? Ripartiamo?”

“Certo” Detto questo lei si alzò, affiancando la volpe più giovane, Nick la osservò, erano anni che lui aveva smesso di fare sorrisi falsi, da quando aveva conosciuto la sua Judy, ma questo non gli impediva di riconoscerli.

Dopo un'altra mezz'ora buona di camminata raggiunsero la radura, davanti a loro c'era una leggera scarpata di una decina di metri, la prima cosa che spiccava era il bunker di cemento armato, impossibile da notare dall'alto visto che la vegetazione gli era cresciuta fin sopra col passare del tempo.

“Come immaginavo” Cominciò Nick “Questa come tutte le altre isole qua attorno erano usate dalla marina per difendere le coste di Zootropolis in tempo di guerra, quella dove abbiamo trovato Sofia semplicemente era troppo piccola per fornire un vantaggio rilevante, per questo non c'era nulla”

James si sporse per osservare meglio, notando subito una cosa “Papà guarda”

Nick si avvicinò al ciglio, stando bene attento a dove metteva le zampe, guardando di sotto “No, non ci credo, quello è una specie di coltivazione?”

La coniglietta si sporse anch'essa, tenendosi stretta al braccio di James e dando fugaci occhiate di sotto, molto probabilmente aveva le vertigini “È una sorta di orticello, non sono sicura ma quella roba piantata sembra un qualche strano tipo di verza o insalata, mai vista una cosa del genere”

“Avviciniamoci, cerchiamo un punto in cui scendere”

Dopo aver percorso una decina di metri trovarono un punto in cui si poteva scendere in tutta sicurezza, avvicinandosi al punto in cui ci stava il piccolo pezzo di terra coltivata, la coniglietta strappò una foglia di quella strana verdura e dopo averla annusata ne prese un morso, sputandola subito dopo.

“Oddio...è una cosa orrenda, come si può mangiare questa schifezza?”

James gli si avvicinò “Te dai morsi a tutto quello che ti sembra commestibile?”

“Certo, ne vuoi uno anche te?”

“C...cosa...?”

La loro attenzione venne attirata da un rumore dietro di loro, un oggetto metallico era caduto a terra, si voltarono tutti e tre all'unisono e un silenzio di tomba regnò per qualche secondo mentre osservavano una coniglia voltata nella loro direzione ad una decina di metri, era nuda, il nasino le tremava e a terra c'era un vecchio elmetto, sicuramente recuperato nel bunker e probabilmente usato per trasportare l'acqua, che ora era tutta riversata a terra, fu proprio lei ad interrompere quel silenzio, con una voce appena udibile, quasi un sussurro.

“N...Nick?”

Prima che la volpe potesse dire, fare o anche solo pensare qualcosa lei scrollò la testa di lato, si abbassò riprendendo l'elmo e dopo avergli dato le spalle ritornò sui suoi passi, probabilmente per riempirlo nuovamente.

Nick era rimasto semplicemente pietrificato, era veramente lei, era viva, si trovava a neanche dieci metri da lui, si stropicciò gli occhi, pensando che fosse tutta un'allucinazione, credendo di essere impazzito, quando li riaprì vide che lei era ancora lì, era tutto vero, si era girata e si stava allontanando come se nulla fosse, aprì la bocca per chiamarla ed una parola che non pronunciava da anni ne uscì fuori.

“Carotina...”

L'elmo cadde a terra nuovamente, da troppo tempo non si sentiva chiamare in quel modo, lei si voltò con lentezza nella loro direzione, James poté notare lo sguardo perso della coniglia, nonostante li stesse osservando aveva come l'impressione che stesse fissando un punto vuoto dietro di loro, si avvicinò a piccoli passi fino ad arrivare di fronte a Nick e prima che lui potesse dire una parola lei lo colpì sul petto con la zampa, le orecchie scattarono all'insù e il suo sguardo passò da vacuo a sconvolto in un attimo riprendendo a dare colpetti sul petto della volpe, dopo due o tre volte Nick la fermò, afferrandole la zampa e provocandole un tremore in tutto il corpo.

“Non è un'allucinazione, siamo davvero qui”

Judy non ce la fece più e dopo essersi liberata dalla presa della volpe gli saltò al collo circondandolo con le braccia e tra un singhiozzo e l'altro riuscì a dire solo due parole.

“Era...ora...”





Note

Buona sera a tutti, non è stato per nulla facile arrivare a questa scelta, non era neppure la prima che avevo in mente, quello che dovevano trovare era ben diverso e molto, molto, molto più triste, ma alla fine ho preferito così.

Come sempre ringrazio Redferne, MizukiZukishima28, Djmathew, nami92, salamander92, zamy88 e Freez shad per le recensioni lasciate finora, un grazie anche a ChiaraThePrincessOfTheSea, Djmathew, jtkSmBs, naketij, Nilson_D_Rayleigh_2001, zamy88, Freez shad, gallade01, ivan_occa, MizukiZukishima28 e SellyLuna per aver messo la storia tra preferite e/o seguite.

1047 parole

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Capitolo 13
*** 13 - Abbracci ***


Nick quasi cadde all'indietro quando la coniglietta gli saltò addosso, gli circondò il collo con le zampine, appoggiandogli il musino contro, stringendo come se temesse che avrebbe potuto svanire da un momento all'altro, la volpe non ci credeva ancora, pensava davvero di essere impazzito di colpo, quando sentì le sue lacrime bagnargli il collo si rese conto che era tutto vero, lei era li ed era viva, alzò le zampe per abbracciarla, facendo scorrere i palmi sul pelo della schiena di Judy che cominciò a tremare e piangere ancora di più a quel contatto.

Solo il fatto di riuscire a riabbracciarla, dopo più di trent'anni in cui pensava di averla persa per sempre, fece letteralmente piangere Nick, la coniglietta più giovane era li a pochi passi, e dato che come la zia era anche lei emotivamente instabile, cominciò a piangere a sua volta, James era in disparte, non gli capitava spesso di vedere suo padre in quelle condizioni e questo gli fece capire più di ogni cosa il rapporto che c'era stato con lei, poi si voltò verso l'altra coniglietta, stava osservando la zia e la volpe con le lacrime agli occhi, e nonostante sorridesse la zampina stretta a pugno gli fece capire che qualcosa non andava, si avvicinò, abbassandosi per arrivare alla sua altezza, sorridendole.

“Oh, vediamo se indovino, vuoi un abbraccio anche te”

La coniglietta si passò le zampine sul muso per asciugare le lacrime per poi rivolgersi a lui con tono supplichevole.

“Siii”

La volpe allargò le zampe, accogliendola in un tenero abbraccio, ma questa mossa non fece altro che farla sentire in colpa, lui sembrava veramente che ci tenesse e lei non gli aveva ancora detto nulla dei suoi figli, la paura di perdere tutto questo era ancora forte, ma sapeva che non avrebbe potuto andare avanti in eterno, il momento non era il più adatto, perciò rimase dell'idea che era meglio aspettare almeno di tornare indietro, e comunque ora avevano altro di cui occuparsi.

“James, mia zia è...”

La volpe si voltò verso suo padre, capendo cosa volesse dire e togliendosi lo zaino dalle spalle, ne tirò fuori una maglietta che si era portato in caso di emergenza.

Nick nel frattempo continuava a stringere Judy, nonostante fosse felice di averla di nuovo li si rese presto conto delle sue condizioni, solo abbracciandola sentì che era parecchio magra, in alcuni punti della schiena e forse anche nel resto del corpo aveva chiazze in cui mancava completamente il pelo lasciando scoperta la pelle, inoltre, anche se non ne era sicuro, era convinto di averla vista zoppicare mentre si avvicinava a lui, la prima tappa da fare non appena riportata in luoghi più civili era sicuramente l’ospedale.

“Agente Hopps”

Sentendosi chiamare in quel modo dalla volpe più giovane la coniglia si staccò da Nick, drizzando le orecchie e volgendo uno sguardo curioso verso di lui.

“A…agent…”

“Si, sei tu giusto? Dai, tira su le braccia”

“C…cosa?”

L’altra coniglietta sollevò le zampe al cielo sorridendo raggiante “Così”

Judy, con un po' di titubanza, alzò le esili zampette aspettandosi chissà cosa, James con un rapido gesto gli infilò la t-shirt, era della misura della volpe, quindi arrivava a coprirla fino alle caviglie, per ora era più che sufficiente, una volta tornati alla barca ci avrebbe pensato Judith a darle qualcosa di più comodo.

“Ecco fatto, una signora perbene non dovrebbe andare in giro nuda”

Judy abbassò le zampe, portandole all’altezza del petto per poi afferrare la stoffa della maglia “Io non…non avrei voluto ma…”

“Non devi darci spiegazioni Carotina, James stava scherzando”

“James?”

“Si, è il mio nome, piacere di conoscerti, sono il…”

“È un amico, è stato lui ha trovare la tua penna, se siamo qui è merito suo” Venne interrotto da suo padre senza alcun preavviso, le due volpi si fissarono per qualche secondo e nel frattempo Judy si rivolse a loro.

“La…la penna? Cosa avete…sentito?”

“Tutto”

A quella parola un lieve tremore si impadronì della coniglia, le orecchie le caddero sulla schiena e un’espressione preoccupata si stampò sul suo volto

“Sa…sarò arrestata?”

La nipote drizzò le orecchie rimanendo stupita di questa domanda, lei non era al corrente di tutto quello che era capitato a sua zia e a quello che l’aveva condotta a fare.

“Cosa? Perché mai dovrebbero…”

Nick le fece cenno di lasciar perdere, facendole capire che gli avrebbe spiegato tutto per poi rivolgersi a Judy.

“No, per quel che mi riguarda hai già pagato a sufficienza per quello che hai fatto”

Non sembrava del tutto convinta, comunque si girò verso l’altra coniglietta.

“E tu?”

“Io sono tua nipote, mi chiamo come te”

“Ni…nipote? Di chi sei…”

“Sono la figlia di tuo fratello, William”

“Will…come sta?”

“Direi bene, è venuto anche lui, ora è sulla barca che ci aspetta”

Approfittando dell’attimo di distrazione James provò a far allontanare suo padre per parlargli, Judy se ne accorse e si avvicinò afferrando Nick per il braccio “Do…dove vai?”

“Dobbiamo solo parlare di una cosa”

Alla coniglia cominciò subito a tremare il nasino, era preoccupata e ben presto Nick capì il perché “Ti…ti prego…non abbandonarmi…non di nuovo”

Nick si abbassò per portare il muso proprio davanti a quello di lei “Tranquilla, non vado da nessuna parte senza di te”

La leporide più giovane si avvicinò alla zia, aveva capito che le due volpi dovevano discutere quindi attirò la coniglia più vecchia chiedendole informazioni su cosa fossero quelle strane verdure nell’orto.

Dopo essersi allontanati a sufficienza che non venissero sentiti James cominciò a parlare “Che ti passa per la testa? Perché non le hai detto la verità?”

“Tu non conosci i conigli come li conosco io, pensaci, ha cominciato ad avere le allucinazioni dopo soli due anni di solitudine e ora ne sono passati trenta, hai sentito cos’ha detto prima, è ancora convinta che l’ho abbandonata sull’altra isola, secondo te come potrebbe reagire se venisse a sapere che sono sposato e con un figlio? Tra l’altro lei e tua madre avevano anche legato parecchio”

“Prima o poi lo verrà a sapere, lo sai”

“Quando succederà noi saremo già a Zootropolis, ci penserà suo fratello ad aggiornarla di tutto”

“Aspetta, non vorrai mica…”

“La cosa migliore che posso fare è togliermi di torno, per lei sarà dura, ma solo così potrà rifarsi una vita decente, ormai appartiene ad un passato che non fa più parte di me, dovrà farsene una ragione, come ho fatto io”

Nel frattempo Judith era tornata in prossimità delle due volpi, Judy si trovava ancora nei pressi dell’orto, osservando la boscaglia a pochi metri da lei.

“Ha bisogno di cure mediche, avete visto come zoppica?”





Judy li osservava, ancora incredula che finalmente qualcuno l’aveva trovata, si voltò nuovamente verso la fitta vegetazione “Questa volta è tutto vero, me ne vado”

<< No Judy, lo sai che non andrà così, ti stanno mentendo, tutti e tre >>

Lei scosse la testa, non le avrebbe dato retta questa volta “No, Nick è venuto per salvarmi, mi porterà via”

<< Certo, come l’ultima volta, quando ti ha lasciata a marcire su quell’iso… >>

“Ora è diverso, non mi lascerà qua”

<< Sei ottusa, hai sentito come lo ha chiamato? >>

“È un caso, solo un caso”

<< Si certo, come no, si chiama James, come tuo fratello, te lo ricordi almeno? Quello che è morto in quel incidente >>

“Taci”

<< Secondo te è un caso che quella volpe porti lo stesso nome che te e Nick volevate dare ad un probabile figlio maschio, se mai ci fosse stato? >>

“Stai zitta ho detto”

<< È la copia sputata di Nick e gli occhi marroni sono quelli di Marian, sei stata tradita, cara la mia stupida coniglietta ingenua >>

A quel punto Judy non ce la fece più, tirò un sasso in direzione della boscaglia urlando a squarciagola, attirando l’attenzione di Nick e gli altri.

“TI HO DETTO DI STARE ZITTAAAAA!!!”





Note

Eccomi qua, più in ritardo che mai, ma con l’arrivo del caldo asfissiante di questi giorni le mie giornate lavorative sono diventate infernali, se non altro ho un po' proseguito anche le altre, sono stato fermo parecchio ma potrebbero arrivare aggiornamenti anche dalle altre long, vediamo come si mette.

1311 parole

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Capitolo 14
*** 14 - Ricordi ***


“Allora, Carotina?”

Dopo aver preso tra entrambe le zampe il test di gravidanza, Judy lo torse finché non si spezzò, per poi gettarlo a terra in preda alla rabbia.

“Ancora niente”

“Judy, devi rassegnarti al fatto che non è possibile, ormai è evidente e continuare a sperarci non ti farà altro che male”

“NO, non ci rinuncio, deve funzionare, deve…”

“Per certe cose, volerlo non è sufficiente, lo sapevi quando abbiamo iniziato questa relazione che era impossibile, non avremo mai figli nostri, ed io non voglio privarti di tutto questo”

Queste ultime parole fecero preoccupare mortalmente la coniglietta “N…Nick?”

“Potresti…”

Alzò le orecchie, curiosa di sentire l’idea del partner ed allo stesso tempo terrorizzata che le dicesse di lasciarlo, per trovarsi un compagno che potesse darle quella possibilità, per ora negata, non avrebbe mai potuto reggere una simile cosa.

“Potresti provare con l’inseminazione artificiale, scommetto che la banca del seme di Zootropolis ha anche…”

“Ma…ma così…sarà solo mio, mio e di chissà quale coniglio, non avrà nulla di te”

“Avrà il mio cognome, ed io gli vorrò comunque bene, come se fosse mio”

Judy si fermò un attimo, per riflettere, non ci aveva mai pensato, poteva avere un figlio, magari anche più di uno, ma quell’attimo durò troppo poco prima che tornasse con le zampe a terra, era convinta di quello e niente le avrebbe fatto cambiare idea.

“No, o si fa assieme oppure niente e su questo non transigo”











Rivederla, dopo tutti quegli anni, fece tornare alla mente di Nick gli ultimi momenti che avevano passato assieme, prima che lei partisse per quel maledetto volo e da cui non era più tornata, fu riportato alla realtà da Judith, che nel frattempo aveva raggiunto le due volpi, lasciando per un attimo da sola la zia.

“Ha bisogno di cure mediche, avete visto come zoppica?”

Nick annuì per poi voltarsi verso di lei, era ancora in mezzo all’orto, li guardò per qualche istante per poi dargli le spalle e girarsi verso la boscaglia.

“La cosa più importante da fare è condurla via da qua, portiamola alla barca, scommetto che tuo padre sarà al settimo cielo appena la vedrà”

La coniglietta lo fissò per poi alzare lo sguardo verso il cielo “Presto farà buio e abbiamo almeno quattro ore di camminata per arrivare alla spiaggia, credo sia meglio aspettare domattina, tanto mio padre lo sa che potremo metterci un po' e poi…”

“No” Nick la interruppe a metà discorso “Non ho nessuna intenzione di farle passare un’altra notte qui, è fuori discussione”

A quel punto si avvicinò anche James, guardando prima suo padre e poi la coniglietta, quest’ultima lo stava letteralmente implorando con gli occhi di farlo ragionare.

“Papà, è inutile rischiare per un giorno in più, c’è la luna nuova, stanotte sarà buio pesto e con lei in quelle condizioni ci metteremo ancora di più, non è sicuro, ha atteso trent’anni, può aspettare una sera in più e comunque ora non è più sola”

Nick la guardò ancora, era sempre ferma nello stesso punto e gesticolava qualcosa con le zampe, per poi voltarsi verso loro due.

“Ok, ok avete ragione, passeremo la notte nel bunker, ma domattina all’alba partiamo, se servirà me la caricherò sulle spalle, ma qua non ci resta”

Judith tirò un sospiro di sollievo, solo l’idea di avventurarsi in quella boscaglia in piena notte la terrorizzava, aveva dei figli da cui tornare, decise che una volta soli, quella sera avrebbe chiarito tutto con James, sebbene continuasse ad essere pessimista a riguardo, l’idea di tornare a casa e poter finalmente dire di avere una famiglia vera la allettava non poco.

“Ok, allora vado ad avvisarla, meglio dirgli che…”

“TI HO DETTO DI STARE ZITTAAAAA!!!”

Volpi e coniglia si voltarono verso Judy, che in quel momento stava letteralmente imprecando contro degli alberi.

“Non è del suo stato fisico che c’è da preoccuparsi”

Nick annuì alle parole del figlio per poi dirigersi vero di lei “Andiamo, cerchiamo di non lasciarla sola nemmeno un minuto”

Appena la raggiunse gli posò una zampa sulla spalla, facendola girare verso di lui.

“Ju…”

“Portami via da qui” Si rivolse a lui, interrompendolo, con tono disperato, appoggiandogli il muso sul petto “Ti prego”

“Tranquilla, domattina lasciamo questo posto”

“No, subito”

“Presto farà buio, ci muoveremo domattina all’alba”

“Ma…tu ci vedi benissimo al buio…e anche lui” Si voltò verso l’altra volpe, notando solo in quel momento che la coniglietta più giovane non lo mollava un secondo, arrivando a pensare che tra loro due ci fosse qualcosa, per un momento si sentì triste, ricordando quello che gli aveva detto l’Altra un attimo prima, pensando tra sé e sé.

“No, Nick non mentirebbe, non a me”

Alzò lo sguardo, incrociandolo con quello di Nick, capendo che non avrebbe cambiato idea, quindi si voltò verso l’entrata del bunker.

“O…ok, prendete delle foglie dalle palme, il pavimento è duro da dormirci sopra”

James sghignazzò per un attimo attirando l’attenzione della coniglia “Foglie? Ma non ci penso nemmeno” Finita la frase indicò il grosso zaino che aveva sulle spalle “Ho due teli qua dentro, sono sicuramente più morbidi e comodi, quindi, possiamo entrare?”

Judy annuì con la testa per poi avvicinarsi all’entrata, seguita dagli altri.

L’enorme porta d’acciaio, che a giudicare dalle dimensioni era studiata per consentire il passaggio di un elefante, era semi aperta, dalla quantità di ruggine presente sui cardini Nick capì che non si sarebbe spostata da lì, sicuramente c’era stato un tempo in cui sarebbe bastato posargli una zampa contro per farla slittare senza nemmeno un cigolio ed aprirla senza sforzo, ma ora, dopo quasi un secolo di abbandono, era completamente bloccata in quella posizione, permettendo a fatica il passaggio di Nick e dell’ingombrate zaino di James, quando anche quest’ultimo si accingeva ad entrare venne fermato da Judy.

“Aspetta”

“Cos…mi vuoi lasciare fuori?”

“No, c’è una catasta di legna, una decina di metri sulla sinistra, portane un po’, accendere il fuoco è l’unico modo per vederci di notte”

“Ok, ma…”

“Niente ma, sei maschio, giovane e forte…è tuo dovere”

Finita la frase Judy tornò dentro, lasciando la volpe a pensare a quanto appena accaduto, era certo di sentire suo padre sghignazzare, probabilmente aveva sentito tutto.

“Tsk, adesso ho capito chi portava i pantaloni tra quei due”

Come aveva detto lei, gli bastò percorrere una decina di metri prima di trovare un’enorme catasta di legna, già bella spaccata e pronta da bruciare, si era data parecchio da fare.
Ne approfittò per fare un giro li attorno, non sembrava esserci nulla di strano, di tanto in tanto, ancora fissati sui basamenti di cemento, si potevano vedere dei pezzi di artiglieria contraerea, abbandonati come tutto il resto e resi inutilizzabili dal tempo, dietro al bunker, invasa dagli alberi, si poteva scorgere quello che restava di una piccola pista di atterraggio, con qualche carcassa di vecchi caccia monoposto ad elica.

Dopo più o meno cinque minuti la volpe tornò con la legna, chiedendo dove la dovesse sistemare per accendere il fuoco, la coniglia gli indicò esattamente il centro della stanza, il pavimento era nero in quel punto, segno che già parecchie volte era stato piazzato lì.

“Non finirà che ci soffocheremo ad accenderlo qua?”

“No, il tetto è bucato”

James alzò lo sguardo, esattamente sopra al punto in cui doveva esserci il falò c’era un buco di cinquanta centimetri di diametro, il cemento armato del tetto, dello spessore di almeno un metro, era stato perforato come fosse fatto di carta.

“Cosa è stato?”

Judy osservò per un po' Nick, poi lentamente si voltò verso un angolo della stanza, indicando un’oggetto conico lungo almeno un metro e mezzo.

“Quello”

James si avvicinò per osservare bene, tirandosi subito indietro non appena si rese conto di cos’era; un proiettile perforante da quattrocentosessanta millimetri, probabilmente sparato da una corazzata nel tentativo, a quanto pare fallito, di distruggere il bunker.

“Ma, è sicuro stargli così vicini?”

Judy reclinò la testa di lato, osservandolo “Non è mica radioattivo”

“Ok, ma può esplodere”

“Non lo ha fatto per tutto questo tempo ed era già lì quando sono arrivata, lascialo in pace e vedrai che se ne starà buono”

L’idea di passare la notte a pochi metri da mezza tonnellata di esplosivo non piaceva a nessuno, ma come diceva lei sarebbe bastato ignorarla.
Dopo aver sistemato la legna al centro del spazioso atrio ed averci buttato sopra una manciata di foglie secce la coniglia comincio a dare dei colpetti con una pietra sull’elmo di ferro, sprigionando piccole scintille, nonostante la buona volontà non sembrava proprio volersi accendere.

“A volte ci metto anche mezz’ora”

James aprì una tasca dello zaino, dopo aver frugato un po' ne tirò fuori uno zippo, porgendolo alla coniglia “Tieni, con questo farai prima”

Lo prese e dopo averlo aperto, con un rapido movimento del dito accese lo stoppino, osservava la piccola fiammella muoversi ad ogni suo respiro, pensando a quanto un’oggetto così piccolo gli avrebbe semplificato la vita, se solo lo avesse avuto prima, non sarebbe durato tutto quel tempo certo, ma almeno all’inizio sarebbe stato più semplice.

A quanto pare Judith era molto meno attratta da quell’oggetto.

“Che…che cosa ci fai con quello?”

Nick, che sapeva, capì fin da subito le preoccupazioni della coniglietta, mentre James si limitò ad osservarla in silenzio qualche secondo per poi risponderle “Ci…creo le fiamme?”

Finì la frase con un sorriso da idiota, non durò molto, lei non rideva affatto e Nick si era posato un palmo sulla fronte, facendolo lentamente calare sul muso in segno di disappunto.

“Non fumo, se è questo che ti interessa, l’accendino è semplicemente per utilità, giusto Judy?”

La coniglia stava ancora fissando la fiammella quando venne chiamata, attirando la sua attenzione.

“S…si”

Allungò la zampa verso le foglie secche, non appena la fiamma le sfiorò si accesero, non ci volle molto perché anche la legna prendesse fuoco, illuminando la stanza, fuori cominciò a calare l’oscurità.

Nick si mise a sedere di fianco a lei, stava osservando il fuoco in silenzio quando sentì la zampa della volpe accarezzarle la testa, chiuse gli occhi e si abbandonò a quel piacevole tocco, posando il capo sul fianco di Nick che nel frattempo ricordò l’ultima volta che la vide.










“Dai Carotina, non ti sembra di esagerare?”

Judy gli dava le spalle mentre preparava la valigia, sbuffando ad ogni parola della volpe.

“Era uno scherzetto, te la prendi veramente per poco ultimamente”

Altro sbuffo, Nick cominciò a pensare che avesse perso il dono della parola, decise di giocare la sua carta, se non gli fosse passata nemmeno con quello, allora nulla l’avrebbe fatto.

“Ehi stupidotta, vieni qui” Gli posò una zampa sulla spalla costringendola a voltarsi.

“Te non sai proprio quando è ora di fare il serio, vero Nicholas Wilde?”

Doveva proprio essere arrabbiata per chiamarlo col suo nome completo, ma questo non fece demordere Nick che si inginocchiò davanti a lei per parlarle da un’altezza decente.

“No, nemmeno un po', ma è anche per questo che ti piaccio, anche perché sono un figo da urlo chiaro, ma più che altro per questo”

Judy soffocò a fatica una risata per poi voltarsi dall’altra parte “N…no, ti tengo il muso”

“Ok” Disse Nick alzandosi “Vorrà dire che questo anello con brillante lo riserverò ad una coniglietta meno imbronciata”

Le orecchie di Judy scattarono in su in un attimo, poi si girò verso di lui “Cosa?”

“Si insomma, come si può fare la proposta con una che ha un carattere come il tuo?”

“Dannazione Nick, la pianti con queste buffona…”

Venne zittita dalla zampa di lui che si chinò nuovamente verso di lei, mostrandole l’anello.

“Poche storie, mi vuoi sposare oppure no? Non voglio condizionarti, ma ti avviso, non accetto un no come risposta”

Judy guardava ad occhi sgranati l’anello nel cofanetto rosso, era adornato con due piccole gemme intagliate in modo da formare un cuore, l'una la metà dell'altra, uno smeraldo e un'ametista, non riusciva a crederci che finalmente si era deciso a farlo, certo, ormai potevano definirsi una coppia, considerando tutti i tentativi di avere figli provati finora, ma temeva che non glie lo avesse mai chiesto.

“Carotina? Tutto a posto? Sai, sto aspettando una risposta”

Decise che si sarebbe vendicata di quello stupido scherzo, e lo avrebbe fatto ora, mise sul muso un bel sorriso e si preparò a parlare.

“Certo…” Nick stava per fare i salti di gioia “…avrai la tua risposta, quando tornerò”

“Ma…ma…”

“Niente ma, così impari a fare lo scemo”

In quell'istante si sentì un clacson suonare fuori dall'appartamento, Sofia era arrivata, Judy prese la valigia ed uscì dalla porta seguita da Nick.

Appena raggiunta l’auto della sorella buttò il trolley nel baule per poi mettersi al posto del passeggero, Nick si appoggiò al finestrino, salutando la futura cognata.

“Ciao Sofy, fammi un favore, tieni d’occhio la peste di tua sorella”

“Ahahah, si, lo farò Nick”

Judy si voltò verso di lui “Sicuro di farcela senza di me?”

“Stai via una settimana, mica trent'anni, sopravvivrò, nel frattempo pensa a quello che ti ho detto”

“Non ce né bisogno, so perfettamente cosa risponderti”

Quasi contemporaneamente a quelle parole l’auto partì, imboccando una curva e sparendo alla vista della volpe.





Note

Meglio tardi che mai si dice, non è una scusa buona lo so, ma che vi devo dire, c’è caaaaaldooooo e la voglia di scrivere è ridotta ai minimi termini.

Come sempre ringrazio Redferne, Djmathew, nami92, salamander92, zamy88 e Freez shad per le recensioni lasciate finora, spero in un ritorno di MizukiZukishima28 e Psiche_00 (Se leggi, sto aspettando con ansia il proseguimento della tua long)

Ultimi ma non perché meno importanti, uno speciale ringraziamento a Freez shad per farmi notare un errore che mi capita spesso e spero di non aver fatto almeno qua, e poi Iron_Captain per l’aiuto che mi ha dato a sistemare la OS “Bye-Bye Bunny”

Alla prossima con un nuovo capitolo di “War never changes” o in caso una OS, dipende cosa finisco prima.

2184 parole

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Capitolo 15
*** 15 - Claustrofobia ***


Nick continuava a grattare la testolina, con delicati movimenti degli artigli, ricordando quanto piacesse a lei una volta, sorrise quando vide che il risultato non era cambiato neppure dopo anni; Judy si era completamente abbandonata al suo tocco, accoccolata al suo fianco, come una cucciola bisognosa di protezione.

“Quanto tempo?”

Nick si fermò, all’udire quella domanda che venne subito riproposta.

“Quanto tempo è passato?”

“Sei sparita per poco più di trent’anni, ormai nessuno aveva più la speranza di rivederti viva”

“Ma tu lo sapevi, lo sapevi che ero viva”

La voglia di dirlo, magari anche facendogli pesare il fatto di averla abbandonata, era forte, ma la paura di ripetere nuovamente lo stesso errore lo era molto di più, già quella volta aveva detto una parola di troppo, e l’aveva pagata cara, ora se ne sarebbe stata zitta.

James stava sistemando uno dei due teli a terra, poi sfilò un sacchetto dallo zaino da cui tirò fuori dei panini ed un paio di bottiglie d’acqua, lanciandone uno a Nick e Judith che lo afferrarono al volo “Uno col tacchino e uno con verdure”.

Si volse poi verso Judy “Hai fame? Ce né un altro vegano, tua nipote a quanto pare voleva ingozzarsi”

“Ehi, non è vero, l’ho preso in caso di emergenza”

La coniglia si voltò verso la porta d’entrata, anche se non era visibile era ovvio che stava fissando l’orto all’esterno.

“Ho passato anni a mangiare quella roba, fa schifo ma è commestibile, inoltre è anche difficile da coltivare, cresce a fatica, devo fare un pasto solo, un giorno si e uno no, sennò rischio di restare senza.”

“Per questo sei così magra”

“Si, non la voglio più vedere” Detto questo allungò la zampa, dove vi fu poi depositato il panino avvolto nella stagnola, la scartò lentamente e non appena l’aprì il suo nasino rosa venne investito dal profumo di verdure grigliate, per un attimo gli parve quasi di essere di nuovo a casa, a Bunnyburrow.

Judith si avvicinò, ingoiando un boccone appena preso dal suo panino “Assaggia, a parte il pane arriva tutto dalla fattoria di papà”

“Papà?”

Nick drizzò le orecchie e si mise quasi sull’attenti, si stavano per toccare tasti dolenti e lui voleva evitare di parlarle di Bonnie e Stu in quel momento.

“Si, tuo fratello Wiliam, lui ha…”

“Che hai fatto alla zampa?” Nick la interruppe bruscamente, lei ne intuì subito il motivo, facendola sentire una stupida per il modo troppo diretto in cui stava per darle una notizia del genere.

“La zampa?”

“Si, abbiamo visto tutti che zoppichi”

Judy abbassò lo sguardo verso l’arto inferiore, nonostante fosse passato parecchio tempo ricordava perfettamente il dolore infernale che aveva patito.

“Me la sono rotta appena arrivata qui, a causa del mare mosso la zattera si è schiantata sugli scogli, sfracellandosi in mille pezzi, io mi sono procurata una frattura scomposta”

I peli della nuca di Nick, ma forse anche quelli della schiena, si rizzarono al solo udire quelle parole, gli era capitato anche a lui una volta, sapeva benissimo quanto facesse dannatamente male, con l’unica differenza che lui fu portato subito all’ospedale, privilegio che a Judy non era toccato.

“Non…non ti sei raddrizzata l’osso?”

“Si, ma non così bene a quanto pare”

“Ti fa male?”

“Nemmeno così tanto, è più un continuo fastidio quando cammino”

James, che finora se n’era rimasto in disparte, si intromise anche lui nella discussione “Immagino che le poche provviste che avevi siano colate a picco con la zattera, come hai fatto a sopravvivere da sola con una zampa rotta?”

“Bè, è stato merito dell’addestramento all’accademia di…”

“Balle, perché non dici la verità?” Nick la interruppe, con un ghigno sul muso, lasciandola momentaneamente senza parole, la coniglietta più giovane apparve confusa dalla conversazione che stava venendo fuori.

“Non capisco, di cosa state parlando?”

Vedendo che Judy non proferiva parola ci pensò la volpe a raccontare i fatti.

“Devi sapere che tua zia non era minimamente soddisfatta dell’addestramento all’accademia di Zootropolis, lo riteneva troppo semplice, una serie di stupidi esercizi che portavano a poco o nulla, per cui, quando mi convinse ad entrare anche me in polizia, ci iscrisse entrambi, chiaramente a mia insaputa, ad un corso di sopravvivenza di tipo militare, passai due mesi a maledirla ogni santo giorno, ma quando finì si poteva dire che eravamo pronti per andare in guerra”

Voltò lo sguardo verso Judy, sorridendole e notando come lei lo ricambiasse, ricordando quei giorni.

“E non solo da me, si è presa le maledizioni di tutti i cadetti che sono venuti dopo di noi, era diventata famosa grazie ai suoi successi come poliziotta, al punto da convincere l’accademia di polizia ad adottare i suoi metodi”

Judy riuscì a malapena a soffocare una risata “L’ho…l’ho combinata grossa è?”

“Abbastanza, ma i poliziotti che ora escono da lì sono super cazzuti”

Cominciò un breve momento di risate, tutti e quattro ridevano, ne avevano bisogno e Judy più di tutti, ma fu proprio lei a fermarsi per prima, tornando seria.



“Mamma e papà non ci sono più, vero?”



Improvvisamente calò il silenzio, un silenzio che parlò chiaro prima ancora che Nick potesse solo provare a dare una risposta, era stato uno stupido a pensare che non si sarebbe accorta del suo voler a tutti i costi cambiare discorso, nonostante i trent’anni di completa solitudine, lei rimaneva sempre Judith Laverne Hopps, era ovvio che non si sarebbe fatta fregare da metodi così infantili, arrivando quasi a pentirsi di avergli mentito riguardo a James.

“No, da tre anni ormai, mi dispiace”

Tolse lo sguardo da Nick, cominciando a fissare il piccolo falò, con gli occhi che cominciavano ad inumidirsi, provò ad aprire la bocca, ma nessuna parola ne uscì, al contrario delle lacrime che gli rigavano il muso.

Nemmeno Nick aveva idea di cosa dire, arrivando a pensare che qualsiasi cosa avesse detto probabilmente non sarebbe servita a nulla, lei aveva semplicemente bisogno di sfogarsi, circondò la coniglietta con un abbraccio e la tirò a se.

James si voltò verso Judith, quell’improvviso cambio d’umore da parte di sua zia l’aveva scossa quel tanto che bastava a fargli capire che se non avesse fatto qualcosa subito probabilmente sarebbe scoppiata a piangere anche lei, si guardò un attimo attorno, intravvedendo un passaggio che portava chissà dove, ma era sufficiente, prese una torcia elettrica dallo zaino e si avvicinò alle orecchie della coniglietta bisbigliando appena.

“Andiamo a farci un giro qua dentro, lasciamoli soli”

Lei annuì, senza dire nulla la volpe più giovane si mise in piedi, diede uno sguardo a suo padre che capì immediatamente le sue intenzioni, agguantò uno dei due teli e si allontanò dalla stanza, sparendo nel buio del corridoio assieme a Judith.





“Non si vede niente, accendi la torcia, che l’hai presa a fare?”

James se la rise sotto i baffi, consapevole che lei non lo poteva vedere, mentre lui ci riusciva benissimo.

“Ma, io ti vedo”

“Bè, io no, accendi quella cavolo di luce”

Senza fare il minimo rumore gli girò attorno, fissandola quasi ammaliato, lei rimaneva ferma, immobile sulle punte dei piedi, con solo la testa che di tanto in tanto ruotava un poco e i grandi occhi azzurri spalancati, nella speranza di riuscire a vedere qualcosa nel buio più impenetrabile, le lunghe orecchie tese, a percepire anche il più flebile rumore, tutto in quel momento diede a James la sensazione di essere un predatore a caccia della sua preda preferita, e forse, in un certo senso era pure vero, prima di allora non si era mai particolarmente interessato a femmine che non fossero volpi, ma stavolta sentiva che qualcosa era cambiato ed il fatto che era proprio lei a cercare le sue attenzioni cominciò a mettergli in testa che forse era la volta buona, arrivando a pensare che sotto quell’aspetto probabilmente aveva preso più da suo padre che da sua madre.
Si prese un altro paio di secondi ad osservarla, poi appena gli fu dietro gli soffiò leggermente sul collo, facendola voltare di scatto.

“COSA…che cacchio è stato?”

Quasi contemporaneamente si accese una luce di fianco a lei, rivelando una volpe con un finto sguardo incuriosito sul muso.

“Cosa? Di che parli?”

“Ho sentito un…sei stato tu vero?”

“Eh? A fare cosa?”

Lei si limitò a scuotere la testolina per poi fregargli la torcia dalle zampe, riprendendo a camminare nel lungo corridoio, sulla parete destra non vi era nulla, quasi probabilmente perché dava all’esterno, su quella sinistra invece c’erano delle porte, una a tre metri dall’altra, erano fatte di acciaio ma, a differenza di quella all’ingresso, queste erano al riparo dalle intemperie e si muovevano ancora, aprirono la prima, scoprendo che probabilmente dovevano essere celle di qualche tipo, erano larghe si e no due metri e lunghe tre, e la porta all’ingresso oltre alla normale serratura era pure munita di un chiavistello esterno.

Le controllarono una dopo l’altra, tutte praticamente vuote, James ci entrava senza farsi troppi problemi, al contrario di lei che lo aveva atteso fuori ad ogni porta.

“Non entri?”

Lei gli rispose scuotendo la testa e stando stranamente silenziosa.

“Non ti mangio mica”

“Non…non si tratta di quello”

James cominciava veramente a non capirci più nulla “E allora qual è il problema, dai entra”

La coniglietta iniziò a muovere piccoli passi incerti, avanzando pochi centimetri alla volta, continuando ad osservarsi intorno, cambiando costantemente la direzione del fascio di luce proveniente dalla torcia, per illuminare ogni angolo della stanza, quando la volpe vide che lei cominciava pure a tremare allungò una zampa, posandogliela sulla spalla e facendola sussultare a quel contatto.

“Ehi, non dirmi che sei claustrofobica”

“F…forse…forse un po’ si”

Quello era molto più di un po', tremava come una foglia.

“Se vuoi usciamo”

“No” Lo afferrò per la zampa, fermandolo prima che proseguisse “Se la porta rimane aperta…ce la posso fare”

“Ok” James posò il telo a terra, invitandola a sedersi e tranquillizzandola quanto bastava “Va meglio ora?”
Rispose semplicemente annuendo per poi posare la testa al suo fianco, lui la circondò col braccio, stringendola ancora di più a se, nonostante la conoscesse da pochissimo non poteva negare che stava bene con lei, era disposto a vedere a cosa avrebbe portato, ma voleva sapere se era lo stesso per lei.

“Ehi” Sciolse l’abbraccio e si spostò, in modo da averla di fronte e guardarla negli occhi mentre gli parlava.

“Io ho avuto relativamente poche compagne, due per la precisione, ma quando mi impegno con qualcuna, lo faccio seriamente e pretendo che anche dall’altra parte sia così, niente scappatelle, nessun periodo di prova, se decidi che vuoi stare con me ne devi essere certa”

Ne restò sorpresa, perché pensava dovesse essere lei a fare una precisazione del genere, e dal discorso che gli aveva appena fatto capì che probabilmente non aveva avuto particolare fortuna con quelle due compagne.

“Ho già avuto la mia buona dose di delusioni, la penso come te” Chinò lo sguardo per un attimo, quello era il momento più adatto per dirgli dei suoi sette figli, e dalla sua reazione avrebbe capito anche se fosse stato sincero con lei.

“Prima…prima c’è una cosa che devo dirti…è importante, molto importante”

“Ok”

“Io…io ho…”

Dei rumori di passi lungo il corridoio la interruppero, la luce di una fiaccola illuminò leggermente l’ingresso, la testa di Judy fece capolino dalla porta aperta, osservando la coppia all’interno.

“James…dis…disturbo?”

James sorrise, altroché se disturbava, ma non avrebbe mai potuto dirglielo, in fondo, in un certo senso, loro li erano ospiti.

“No, no tranquilla, dimmi pure” Sembrava agitata e li per li non riusciva a capire cosa fosse successo.

“Tuo padre, Nick, sta male, mi serve una mano”

La volpe si alzò di scatto, osservando preoccupato la coniglia e voltandosi poi verso la torcia per afferrarla.

“Arrivo, che cos’ha, che è succe…”

Si rese conto tardi di essere stato fregato alla grande, nel frattempo l’espressione di Judy era mutata, la finta preoccupazione mostrata fino a quel momento era completamente svanita, lasciando spazio ad uno sguardo che trasudava rabbia, rabbia e follia; con un rapido gesto chiuse la porta, sbattendola e facendola rimbombare sulle pareti del rifugio.
James vi si lanciò contro, abbassando la maniglia, ma era inutile, l’aveva chiusa dall’esterno, li aveva chiusi dentro.

“Judy, apri la porta, ti spiegherò tutto”

“No, qualsiasi cose direte, saranno sicuramente balle, come tutto quello che mi avete detto finora, amico di Nick”

“Judy, ascoltami, c’è un motivo se papà ti ha detto che…”

Sentirlo nominare Nick come suo padre alimentò solo di più la rabbia che aveva in corpo in quel momento, facendola urlare a squarciagola di fronte la porta.

“NOOO, A VOI NON VE NE FREGA NULLA, SIETE VENUTI PER PRENDERVI GIOCO DI ME, SOFIA LO SAPEVA, MI HA AVVISATA MA IO SONO STATA COSÌ STUPIDA DA NON ASCOLTARLA”

James rimase senza parole, ci mise qualche secondo a decidere cosa rispondere.

“Judy, tua sorella, Sofia, è morta trent’anni fa, sulla prima isola dove siete naufragate, l’hai sepolta tu stessa”

“No” Stavolta parlò con un filo di voce, al punto che dovette posare l’orecchio sulla porta per sentirla “No, non è mai accaduto, è stata tutta un’allucinazione, lei è qui, lei non mi ha mai abbandonato”

Non riusciva più a distinguere la realtà da quello che la sua mente le diceva di vedere, lui la capiva ma ora l’importante era trovare un modo per uscire, nel frattempo poteva sentire la coniglia allontanarsi lungo il corridoio, voltandosi poi verso la sua compagna di stanza.

“Dobbiamo trovare un modo per…”

Si interruppe non appena vide in che condizioni si trovava Judith, lo sguardo, terrorizzato, era puntato sulla porta chiusa per poi osservarsi attorno freneticamente, in cerca di una via di fuga da quella trappola, era nel panico più totale, respirando sempre più velocemente.





Note

Eccomi qua, ci ho messo una vita, ma alla fine sono tornato. Questo capitolo mi ha dato non pochi problemi ed il periodo incasinato sul lavoro non ha aiutato, mi dispiace, ma sicuramente ci metterò parecchio per il prossimo capitolo, portate pazienza, arriverà.

2278 parole

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Capitolo 16
*** 16 - Follia ***


<< Visto? Che ti dicevo? Quel bastardo di Nick ti ha mentito >>

Judy si era appena allontanata dalla porta della stanza dove aveva rinchiuso James e sua nipote, quando sentì la sua voce, si voltò verso di lei, scoccandole un’occhiataccia.

“Non sono affari che ti riguardano, sei venuta a prenderti gioco di me?”

<< No, volevo solo vedere come te la cavi coi tuoi ospiti, a proposito, perché non gli hai detto niente di me? Non vorrai mica lasciarmi qua?>>

“Loro…loro hanno detto che sei…morta…”

<< Che novità, non hanno fatto altro che raccontarti balle da quando sono arrivati, in questi anni sei diventata stupida e ottusa >>

“Taci”

<< Bla, bla, bla, non sai dire altro >>

“Ti ho detto di stare zitta”

<< Altrimenti che fai? Mi ammazzi come hai fatto con quel leone? >>

A quella frase Judy iniziò a tremare, portando alla luce ricordi che avrebbe voluto tenere nascosti per sempre.
“Tu…come fai a saperlo?”

<< Oh suvvia, non avrai pensato veramente che avessi creduto a quella stupida scusa che mi raccontasti, non si è trattato di un suicidio, lo hai ammazzato a sangue freddo, sei un’assassina >>

Judy cadde in ginocchio, non riuscendo a sopportare le dure parole della sorella, che tuttavia sapeva anche lei essere la verità.

“Io non…non…”

<< Ma non te ne faccio una colpa, quel viscido ci avrebbe sicuramente uccise se non lo avessi fatto prima tu. Hai fatto proprio un bel lavoro >>

“No, è stato un errore, non è stato lui ad uccidere Marty e Carla, era innocente…”
<< Te lo ricordi vero? Ti ci sei avvicinata di soppiatto, terrorizzata che si svegliasse e ti aggredisse >>

“Falla finita”

<< Hai alzato il machete e sorpresa, un attimo prima di colpirlo lui si sveglia, quanto avrei voluto vedere il suo sguardo mentre gli squarciavi la gola… >>

“BASTAAA”

Judy non ce la fece più, si voltò verso la sorella e lanciò un urlo, per poi accasciarsi a terra, piangendo.

“Perché mi stai facendo questo?”

<< Con tutto quello che mi hai fatto te, siamo sorelle e non mi hai più rivolto la parola… >>

“No…tu…tu sei morta”

<< E tu sei scema, io sono qui e puoi contare solo su di me >>

“Nick…Nick mi riporterà a casa”

<< Quale casa? La catapecchia di quella vecchia rimbecillita di una pangolina? Lei è sicuramente schiattata, e lo stabile l’avranno sicuramente raso al suolo. Non starai mica pensando alla casa di Nick vero? Tu li ormai non centri più nulla, te ne sei già dimenticata? Ti hanno sostituita, cara mia. Marian, lei e Nick non aspettavano altro che ti levassi dai piedi, è stato comodo per lui darti per morta, si era levato di torno una scocciatrice e finalmente poteva stare con chi amava davvero, inoltre, lo hai sentito Nick, mamma e papà non ci sono più, l’unico su cui puoi contare è nostro fratello, William, basta con queste dannate volpi >>

Judy, che nel frattempo era rimasta per tutto il discorso a tapparsi le orecchie con le zampe, si rese presto conto che non serviva a nulla, per quanto si sforzasse non riusciva a fare a meno di sentirla, la voce di Sofia gli rimbombava nella testa, mandando lentamente in frantumi quel poco di sanità mentale che restava alla coniglietta, che cessò improvvisamente ogni tentativo di resistenza facendo cadere le braccia molli lungo i fianchi, per poi lasciare uno sguardo rassegnato sul muso.

“Hai ragione, hai sempre avuto ragione”

<< Lo so! >>

Judy a quel punto si alzò, tremante e singhiozzando.

“Cosa devo fare?”

Sul volto di Sofia si dipinse uno strano ghigno, non ricordava di averla mai vista fare così.

<< Ce l’hai ancora il machete, vero? >>









Lo sguardo che Judith teneva sul muso era qualcosa che James non aveva mai visto prima, era terrorizzata, in un attimo cominciò a tremare come una foglia e mentre si guardava attorno in cerca di una via d’uscita cominciò a respirare sempre più velocemente.

“Ehi, sta calma, non succederà nien…”

“Io…io devo…devo uscire”

Detto questo si scagliò, urlando come una pazza, sulla porta di metallo, prendendola a pugni, neanche avesse realmente sperato di poterla davvero buttare giù.

“APRI LA DANNATA PORTAAA”

Si stava facendo prendere dal panico e non appena si rese conto di quanto fosse impotente a quella situazione si accasciò a terra in ginocchio, respirando sempre più velocemente e tremando come una foglia.

“Non p…posso restare qui…devo tornare dai miei piccoli”

James le si avvicinò, aveva sentito tutto, ma al momento la priorità era cercare di calmarla.

“Calmati, ci sono io qui con te, andrà tutto bene”

“Mi…manca l’aria…non respiro”

James gli si avvicinò, prendendola per le spalle e voltandola verso di lui “Ascolta, devi calmarti, non solo l’aria c’è, ma ne stai respirando anche troppa, se vai avanti così finirai per iperventilare”

Come avesse parlato al muro, non arrivò alcuna risposta dall’interessata che, a causa dei respiri troppo rapidi, stava accumulando quantità sempre più elevate di ossigeno nel sangue con una drastica riduzione dell’anidride carbonica, situazione molto pericolosa, dato che è proprio la quantità di questo composto che informa il sistema nervoso riguardo alla necessità di respirare, motivo per cui si tende a far respirare il soggetto in un sacchetto, che al momento non aveva, se fosse andata avanti così avrebbe rischiato una sincope, doveva agire in fretta e al momento non gli venne in mente altro.

“Avrei voluto tenermelo in serbo per un altro momento, magari più romantico di un attacco di panico, ma diavolo, mi ci hai costretto tu”

Detto questo la giovane volpe si avvicinò alla coniglietta e, dopo essersi abbassato per arrivare alla sua altezza, le prese il muso tra le zampe, con cui le tappò il naso, per poi posare le sue labbra a contatto con quelle di lei, cominciando a baciarla come solo due innamorati avrebbero fatto.

“Voglio proprio vedere se ora non ti tranquillizzi, dannazione”

Ci fu un attimo di smarrimento nello sguardo di Judith, cosa che durò poco, dato che subito dopo lui poté constatare che era sempre meno tesa, si stava rilassando, poco a poco il panico la stava abbandonando, la vide chiudere gli occhi, quasi volesse godersi appieno quel contatto che l’aveva colta così alla sprovvista, non appena si rese conto che si era calmata abbastanza decise di lasciarle libero il nasino rosa di svolgere il suo dovere, ricominciando a respirare, stavolta con la dovuta calma; quando sentì la volpe allontanarsi da lei riaprì gli occhi, fissandolo quasi delusa che quel momento fosse durato così poco.

“James…io…io…” Si ritrovò a venire zittita proprio da lui.

“Aspetta, parleremo di tutto dopo, ora la cosa più importante è uscire di qua, guarda lì”

Dicendo questo indicò un punto appena sopra la porta, l’architrave di cemento era leggermente danneggiato e col tempo si era aperto un buco che comunicava col corridoio esterno, troppo piccolo per lui, ma Judith ci sarebbe sicuramente passata.

“Montami sulle spalle, se spicchi un salto dovresti riuscire ad arrivarci, pensi di farcela?”

Per un attimo un leggero tremore prese possesso della coniglietta “Vuoi…vuoi che mi infilo…in quel buco?”

“Ascolta, capisco che hai paura, ma questo è l’unico modo per uscire, tua zia è completamente partita col cervello, dobbiamo fermarla prima che faccia del male a mio padre e a se stessa, io mi fido di te, so che ce la puoi fare”

Socchiuse gli occhi, inspirò un po' d’aria per poi buttarla fuori lentamente, cercando di pensare di essere in tutt’altro posto, quando li riaprì quello che vide James era uno guardo deciso che gli fece capire che lo avrebbe fatto prima ancora che lei stessa glie lo dicesse.

“Ok, facciamolo”









“Sta ancora dormendo”

Judy stava ferma di fronte a Nick, guardandolo mentre era disteso sul telo che avevano precedentemente messo li poco prima, osservando ogni suo singolo movimento nel sonno, ascoltandolo mugugnare frasi senza alcun significato.

<< Come è possibile che non si sia svegliato con tutto il casino che hai fatto prima? >>

“Sofia, io…non lo posso fare” Mentre diceva questa frase delle lacrime cominciarono a bagnargli il volto, poi lo sguardo scese verso la sua zampa destra, quella con cui stava tenendo stretto il machete.

<< Judy, lo vuoi capire o no che ti stanno solo prendendo in giro? Non ti porteranno mai via da qua, lui sta troppo bene con quella volpe, perché mai dovrebbe… >>

“Ma…io…io lo amo” La presa sull’arma si allentò un poco, ormai era evidente che non poteva farcela, tutto sommato lui era sempre Nick, non l’avrebbe abbandonata ancora una volta; nel frattempo la volpe si voltò nel sonno, mostrando il muso a Judy, stava sorridendo al che la coniglietta si chiese cosa stesse sognando in quel momento, qualche secondo dopo mugugnò una frase, stavolta molto più capibile.

“Anche io ti amo…”

La presa sull’arma stava definitivamente per cedere, sapere che, nonostante tutto, lui l’amava ancora in quel momento sembrò quasi bastarle, almeno finché Nick non terminò la frase.

“Anche io ti amo…Marian”

Quell’ultimo nome ruppe qualcosa dentro di lei, gli fu sufficiente per riafferrare a gran forza il manico del machete, senza esitare un attimo a portarselo fin sopra la testa, pronta a scagliarlo contro quello che in quel momento non riusciva ad identificare come Nicholas Wilde, ma come la volpe che era la causa di tutte le sue sofferenze, fatto sta che, proprio come accaduto molto tempo prima col leone, anche Nick in quel momento si svegliò, l’ultima cosa che vide fu lo sguardo di Judy, mentre cominciò inesorabile la discesa dell’arma verso di lui, uno sguardo che gli fece capire che in quell’essere non c’era più nulla di lei, Judy Hopps ormai era stata completamente sostituita, la follia aveva preso il sopravvento.





Note

Salve a tutti, innanzi tutto mi scuso con tutti voi che state seguendo la mia storia, stavolta ci ho veramente messo una vita ad aggiornare.
Ci tengo molto a ringraziare Redferne, Djmathew, Freez shad e zami88 per le recensioni lasciato al capitolo precedente, ma soprattutto ad EnZo89, che sta lasciando delle bellissime recensioni a raffica a questa storia, ed anche a chi legge senza recensire, ovviamente, GRAZIE MILLE a tutti voi, è grazie al vostro supporto che riesco a portarle avanti, statemi tutti bene e alla prossima.

1618 parole

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Capitolo 17
*** 17 - Sul filo del rasoio ***


Nick era sempre stato “duro” a riprendersi completamente dopo una dormita, specialmente quando la sveglia lo buttava giù dal letto tre ore prima del previsto, il tutto a causa di una coniglietta iperattiva, che voleva a tutti i costi alzarsi presto la mattina per avere la certezza di arrivare in centrale prima di tutti gli altri, magari sbrigando fin da subito qualche noiosa pratica lasciata indietro per poi andare di ronde per il resto della giornata, tutto questo Judy lo sapeva, così come sapeva che quella dannata volpe non avrebbe mai fatto in tempo a difendersi, in caso si fosse svegliato.

<< Vai, sul collo, vediamo come rotola la testa di questo schifoso >>

La coniglietta, obbedendo alla voce della sorella, avvicinò dapprima la lama al collo della sua vittima, sfiorandolo appena, continuava a dormire ignaro mentre, con una lentezza quasi bradipesca e lo sguardo perso nel vuoto, le esili braccine si alzavano fin sopra la sua testa, tenendo a gran forza quell’arma che già una volta si era macchiata di sangue per mano sua; fu in quel momento che Nick, senza alcun motivo, si svegliò, a differenza di lei, che aveva dovuto aspettare qualche minuto per abituarsi all’oscurità, i suoi occhi videro subito cosa aveva davanti, la coniglia stava dritta di fronte a lui, con l’arma pronta a colpirlo.

“Ju…Judy?”

La coniglia, persa com’era nei suoi pensieri, nemmeno si era accorta che lui si fosse svegliato, sussultò al sentire il suo nome, poi, con una rabbia che Nick non aveva mai visto su quel musetto, gli scagliò contro la lama del machete, quell’attimo di esitazione salvò la vita a Nick, che riuscì a rotolare da una parte quel tanto che bastava ad evitare di venire colpito, la lama colpì il pavimento di cemento, producendo un sordo suono metallico e scatenando ulteriormente la rabbia della sua assalitrice.

“AL DIAVOLO”

“Judy, che cavolo, potevi ammazzarmi”

Nick era finito col ritrovarsi a carponi nel tentativo di rialzarsi, si diede una spinta con le braccia per riuscire a rimettersi in piedi, ma non appena alzò il ventre da terra gli arrivò un calcio sul costato, provocandogli un dolore tale che non riusciva neppure più a muoversi, cadendo poi di schiena sul pavimento.

Non fece in tempo a riprendersi che subito sentì la zampa di Judy premergli sul petto, mentre quest’ultima sollevava nuovamente le braccia per tentare un altro colpo; Nick era ancora a terra, consapevole che stavolta non sarebbe riuscito a scansarsi.

<< Dai, fallo fuori, che cavolo stai aspettando? >>

Subito dopo aver sentito la voce della sorella, un altro rumore attirò la sua attenzione, si voltò verso l’entrata della stanza, James spiccò un balzo e la agguantò per la vita, allontanandola da suo padre per poi atterrarla, sovrastandola mentre gli teneva bloccate le braccia a terra.

“Adesso ascoltami bene, non me ne frega nulla se sei una femmina, fai qualche altra mossa strana e giuro che un pugno ti arriva”

Era in trappola, si voltò prima da una parte poi dall’altra, cercando l’aiuto di Sofia, per constatare subito dopo che non era più presente all’interno della stanza, come sempre gli toccava fare tutto a lei, riportò lo sguardo sulla giovane volpe che in quel momento la bloccava, rendendosi subito conto di quanto poco furbo fosse stato, Nick non avrebbe mai fatto un simile errore, non le avrebbe lasciato le gambe libere.

“Papà, togliti la cintura, adesso leghiamo questa pazza e poi…”

“James, sta attento”

Non fece in tempo a rendersi conto dell’avvertimento di suo padre che subito si ritrovò la gamba destra della coniglia che lo colpiva allo stomaco, con un calcio di una tale forza che lo ribaltò di lato, lasciandolo completamente inerme a terra; finalmente libera, Judy si allontanò di qualche metro per riappropriarsi della sua arma, voltandosi prima verso Nick, poi girandosi verso James, cominciando a camminare verso di lui.

Nick provò ad alzarsi, ma un forte dolore al petto lo costrinse nuovamente a terra, con quella pedata ricevuta poco prima era più che sicuro che gli aveva come minimo incrinato qualche costola.

“Judy, ti prego smettila, fermati”

La coniglia continuava il suo avanzare verso l’altra volpe, ignorando completamente la richiesta di Nick, si avvicinò quel tanto che gli bastava per colpirlo, ancora un ultimo sforzo e sarebbe riuscita a liberarsi di uno dei tanti problemi presenti in quella stanza.

“EHI!”

Judy si voltò, per rendersi conto che aveva sua nipote dietro di lei, non appena vi posò lo sguardo, la coniglietta più giovane la colpì in pieno muso con uno dei legni che dovevano servire ad alimentare il fuoco, facendole fare un giro su sé stessa prima che si accasciasse al suolo; Nick nel frattempo, non con poca fatica, si era rialzato, avvicinandosi a suo figlio per controllare come stava.

“Figliolo, tutto ok?”

La volpe più giovane era ancora a terra, uggiolando dal dolore che la pedata gli aveva procurato “Nooo, Dio…che male…”

“Mai, mai lasciare libere le gambe di un coniglio”

“E…me lo dici adesso?”

Nick negò col capo, per poi voltarsi verso Judith, era semi paralizzata mentre guardava sua zia riversa a terra, completamente immobile; subito dopo la loro fuga dalla stanzetta, la volpe le aveva intimato di stare indietro, per la sua sicurezza, lei gli aveva obbedito, osservando l’evolversi della situazione dall’entrata, ma non appena si rese conto che James era in pericolo capì che avrebbe dovuto fare qualcosa, in quel momento più di ogni altro, si rese conto di volergli davvero bene e che non voleva perderlo, senza pensarci entrò nella stanza e, dopo aver afferrato un bastone, attirò l’attenzione della coniglia, per poi colpirla con tutta la forza che aveva, ed ora che la situazione si era calmata, temeva di avercene messa troppa.

Nick le si avvicinò, posandogli una zampa sulla spalla, facendola sussultare a quel contatto.

“Grazie, ci hai salvati entrambi”

La coniglietta, che era ancora confusa da quello che era successo, tremava, facendo pure fatica a formulare una frase.

“Non…non l’ho…accoppata vero? È ancora…viva?”

Capito il motivo che tormentava la coniglietta, Nick si chinò su Judy, girandola in modo da potergli posare un orecchio sul petto.

“Tranquilla, è ancora viva, l’hai solo tramortita per bene”

Appurato che stavano tutti relativamente bene, Judy compresa, prese la torcia e la puntò contro di lei, per controllarne meglio le condizioni, la legnata era stata molto violenta, dal naso colava un po’ di sangue, era sicuramente rotto e uno dei due incisivi si era spezzato a metà, ma tutto sommato, sembrava stare bene, considerando che se l’avesse colpita un po’ più forte le avrebbe potuto rompere l’osso del collo.

Judith, che nel frattempo si era ripresa, passò di fianco a Nick e, dopo averlo superato, si fiondò addosso a James, affondandogli il muso nel petto e iniziando a piangere, in meno di dieci minuti era passata attraverso un attacco di panico da claustrofobia, smarrimento per l’improvviso bacio da parte della volpe, poi una sensazione di benessere, come non la provava da molto tempo, e che durò davvero troppo poco, dato che subito dopo si era ritrovata a dover strisciare in un buco in cui ci passava appena, col rischio di andare ancora nel panico, una volta liberi entrambi e raggiunta la stanza dove avevano lasciato soli Judy e Nick, aveva visto James saltare addosso alla coniglia mentre tentava di uccidere la persona che un tempo amava, quando poi sua zia aveva preso di mira lui, si sentì gelare il sangue, un brivido gli corse lungo la schiena, la terribile sensazione che, se non avesse fatto qualcosa, avrebbe perso qualcuno a cui teneva più di ogni altra cosa, poi il violento colpo dato alla sua parente, la paura di averla uccisa per la troppa foga, tutto questo per lei era troppo da sopportare in un lasso di tempo così breve.

James trattenne un gemito di dolore quando la coniglietta gli strinse le braccia attorno alla vita, premendogli involontariamente nel punto in cui aveva ricevuto il calcio, tuttavia vederla così preda delle sue emozioni gli fece semplicemente dimenticare il male che stava provando, voleva solo farla smettere di piangere; cominciò ad accarezzarle la testa, per poi scendere lungo le orecchie.

<< Oh voi coniglietti, siete così emotivi >>

Vedendo quella scena, Nick non poté fare a meno di posare il suo sguardo nuovamente su Judy, negò con la testa, consapevole che quelli erano ricordi di un passato ormai troppo lontano, erano trascorsi troppi anni e cambiate troppe cose, era cambiato lui e, inevitabilmente, era cambiata anche lei, al punto che faticava a riconoscere la coniglia a cui doveva tutte le cose buone che gli erano capitate da quando l’aveva conosciuta.

“Dai, non piangere, sto bene vedi? Ehi, guarda che se non la smetti comincio pure io eh”

La coniglietta soffocò una risata, per poi allontanarsi un poco ed osservare James ancora con le lacrime agli occhi.

“Brava, adesso aspetta un attimo, c’è una cosa importante che devo fare”

Detto questo si voltò verso la coniglia priva di sensi distesa in terra, senza farsi troppo riguardo girò Judy a pancia in giù, per poi legarle i polsi dietro la schiena.

“Cavolo, ma ti pare la maniera?”

“Papà, ci voleva ammazzare entrambi, lo capisci? È completamente andata col cervello, non ho nessuna intenzione di aspettare che si svegli, ed ora dammi la tua cintura, gli lego anche le gambe”

Vedere Judy ridotta in quelle condizioni faceva soffrire Nick più di quanto avesse voluto, tuttavia non poteva negare che entrambi se l’erano vista brutta, nonostante cercasse di non darlo a vedere, era ancora spaventato dalla cattiveria con cui la coniglia aveva provato ad ucciderlo, non riuscendo a spiegarsi cosa l’avesse spinta a tanto.

“Perché ha reagito così?”

Dopo aver preso dalle zampe di suo padre la cintura la girò attorno alle caviglie della sua prigioniera, per poi stringerla, in modo che non potesse muoversi, una volta legata ed assicuratosi che non potesse più nuocere si voltò verso Nick.

“Perché hai fatto una stupidaggine, ecco perché, non avresti dovuto mentirle, lo ha scoperto da sé e guarda come è andata a finire”

Nick restò in silenzio ad osservare Judy, legata come un salame, nonostante pensasse ad ogni soluzione possibile, non riusciva ad intravedere nulla che non fosse un ospedale psichiatrico per la coniglietta, ed in quelle condizioni non ne sarebbe uscita tanto presto, forse mai.
Scosse la testa, come volesse cacciare quei pensieri e sperare che lei potesse tornare quella di un tempo.

“Adesso riposiamoci, domattina ci aspetta una bella camminata e ci toccherà trasportarla, anche bene che si svegli dubito che collaborerà”

Detto questo James buttò un po' di legna sulle braci, il fuoco nel frattempo si era quasi spento, ma la temperatura era abbastanza da fargli prendere fuoco quasi subito, dopo poco l’unico sveglio era solo Nick, James e Judith si erano coricati li nelle vicinanze, le due volpi avevano deciso che era troppo rischioso lasciare Judy senza alcun controllo, dopo quanto accaduto non avrebbero rischiato che riprendesse i sensi trovandoli tutti e tre addormentati, anche se legata, decidendo quindi di fare dei turni di guardia.





“Dannazione come tira, Norman dammi una zampa o finisco fuoribordo”

Il coniglio, allarmato dalle urla del padre, mollò la canna da pesca sul ponte del panfilo, per poi afferrare quella di Will ed aiutarlo a issare a bordo qualunque cosa avesse pescato, a giudicare da come tirava doveva essere un bestione immenso, forse un tonno oppure addirittura un marlin, visto quanto costava al mercato del pesce sarebbe stata una gran fortuna.

“Oddio, se continua così ci spezza la canna”

“Papà, taglia la lenza, è troppo forte”

“Col cavolo, per come la vedo io, o viene su lui oppure mi tira giù me”

“COSA?”

I due conigli stavano per diventare viola a causa dello sforzo che stavano facendo nel tentativo di non finire in mare e allo stesso tempo non perdere la loro preda, nel frattempo Daryl, che osservava l’isola col binocolo, si voltò verso di loro.

“Papà”

“Non ora…non vedi che…”

“Sono tornati e…”

“E cosa?”

“Hanno qualcuno con loro”

Come udì quelle parole il coniglio più vecchio mollò la canna, che sfrecciò come un missile dalle sue zampe per poi finire in mare, Norman lo fissò attonito per qualche secondo.

“Addio canna da ottocento dollari…”

Will si avvicinò all’altro suo figlio, facendogli cenno di dargli il binocolo.

“Dammi qua, fammi vedere”

Il coniglio più giovane gli passò lo strumento che venne subito utilizzato per osservare il gruppetto mentre mettevano in acqua la zattera, in modo da tornare a bordo.

Norman si accorse subito che suo padre tremava mentre osservava.

“Papà, tutto ok?”

Per tutta risposta il coniglio, con le lacrime agli occhi, lasciò andare lo strumento ottico, che cadde fuori bordo, inabissandosi quasi subito.

“Ecco, perfetto così, bye bye anche al binocolo”







Note

Ok, non dite nulla, lo so già, quasi tre mesi per finire questa roba?
In realtà, tra lavoro, famiglia, lavoro, le altre long, lavoro, e qualche oneshoot che non potevo fare a meno di scrivere il tempo a mia disposizione per scrivere è stato pressoché inesistente, al punto che ho faticato anche solo a leggere e recensire, ah si, ho accennato al lavoro?

Comunque, come sempre ringrazio Redferne ed EnZo89 per le recensioni all’ultimo capitolo, e chiunque legga senza recensire (animali)

Fatto, stavolta voglio concludere con una novità, l’agosto scorso ho pubblicato una OS, Il quattordicesimo caso, una missing moments su Emmit Otterton che spiega come è diventato selvaggio, la mia intenzione era di farne una serie in cui avrei raccolto tutti gli altri tredici mammiferi (quattordici se contiamo anche Manchas) solo che mi sono reso conto che da solo non ce la posso fare, per cui chiedo aiuto a voi, se qualcuno fosse interessato a collaborare per dare una storia a questi poveretti dimenticati da Dio, non esiti a contattarmi, in privato sarebbe meglio ma anche in recensione va bene.

Spero veramente in un aiuto, altrimenti temo che rimarrà semplicemente una oneshoot.

Alla prossima.

2121 parole

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Capitolo 18
*** 18 - Ritorno a casa (Terza parte) ***


William si sporse quasi fino alla vita dal parapetto, mentre osservava la barca venire issata a bordo con i suoi occupanti da un apposito argano manuale, che in quel momento veniva azionato tramite una manovella dal figlio Norman, un ottimo sistema di ingranaggi e carrucole permetteva di sollevare parecchio peso facendo il minimo sforzo, in questo caso una scialuppa con dentro quattro passeggieri, e soprattutto permetteva di poterlo far fare a chiunque, a dispetto di dimensioni ridotte.

Non appena il bordo della barca arrivò allo stesso livello del parapetto del panfilo, Judith saltò giù, seguita poi da Nick ed infine da James, quest’ultimo aveva caricata sulle spalle la coniglia più vecchia, ancora priva di conoscenza e legata, dopo aver dato uno sguardo a sua figlia, il coniglio si volse verso James ed il carico che in quel momento stava trasportando, ancora incredulo che potesse essere tutto vero.

“No, no non è possibile”

Nel frattempo che la volpe più giovane posava a terra la coniglia, Nick si avvicinò al suo amico, posandogli una zampa sulla spalla.

“È proprio lei, l’abbiamo trovata…”

Nonostante l’avesse proprio di fronte, a pochi passi da lui, il vecchio coniglio ancora stentava a credere che la sua sorellina, perduta trent’anni prima, fossi li, ancora viva; si avvicinò a piccoli passi, fino a raggiungerla per poi sedersi a terra vicino a lei, osservandola bene finché non notò i lividi che aveva sul muso, allungò la zampa, sfiorandole appena il naso, il contatto, per quanto leggero, provocò un lieve dolore alla coniglia che, ancora incosciente, emise un gemito, tremando appena.

Nonostante fosse ciò che è più distante da un medico, era perfettamente in grado di riconoscere eventuali ferite riportate in seguito ad una caduta da quelle inferte volontariamente, aveva centinaia di figli scalmanati e negli anni alcuni di loro erano arrivati alle zampe con alcuni loro coetanei, ormai era esperto a riguardo, le condizioni del muso della sorella parlavano chiaro, non aveva dubbi che fosse stata colpita, e pure con forza, al punto che aveva perso conoscenza.

“Cos’è successo? E perché è legata?”

Senza voltarsi, fece quest’unica domanda, attendendo una risposta che ci mise fin troppo ad arrivare, facendolo alterare quel tanto che bastava per farlo voltare in direzione delle due volpi, alzando di poco il tono della voce.

“Dannazione, rispondimi Nick!”

“Sono stata io”

La voce di Judith interruppe sul nascere qualunque cosa stesse per dire Nick, il coniglio a questo punto si volse verso la figlia, osservandola con sguardo perso, riuscendo a sussurrare appena.

“Cosa…”

“Papà, sono stata io a ridurla così, ho preso un bastone e l’ho colpita con tutta la forza che avevo”

Queste parole da parte della figlia non fecero altro che confonderlo ancora di più.

“P…perché?”

A quel punto si fece avanti James, decise che era ora che il coniglio sapesse tutta la verità riguardo sua sorella, per quanto brutta fosse.

“Facendolo mi ha salvato la vita, sia a me che a mio padre, il lungo periodo che tua sorella ha passato nella più completa solitudine l’ha fatta impazzire, ha le allucinazioni ed ha provato ad uccidere sia me che lui, per questo abbiamo dovuto legarla”

Come se non fosse bastato quello che gli aveva appena detto la figlia, ora saltava fuori pure questo.

“No…non ti credo…”

“Cosa? Pensi che sto qui a raccontarti balle? Non hai idea di cosa abbiamo passato ieri notte mentre…”

Nick, che se n’era rimasto in silenzio per tutto il tempo, decise di intervenire, interrompendo suo figlio.

“Se non vuoi credere a lui, allora dovrai per forza credere a me, sono sempre stato onesto con te e tutta la tua famiglia, sai benissimo che non mi azzarderei mai a scherzare su cose serie”

Il coniglio si voltò verso di lui, da quando aveva iniziato la sua relazione con Judy la volpe fece subito amicizia con lui, si capivano al volo ed in un certo senso, Nick in lui ci trovò quello che era di più simile ad un fratello maggiore, sapeva che non gli avrebbe mentito, non su questioni importanti.

“Quindi…è tutto vero?”

“Si, mi dispiace ma è così”

Ci fu un lungo silenzio da parte di tutti i presenti, con William che pose nuovamente lo sguardo sulla sorella, era difficile per lui, se non impossibile, pensare che veramente lei avesse aggredito Nick, tentando di ucciderlo, non riusciva a capacitarsi del fatto che lei potesse veramente fare volontariamente del male a qualcuno, mentre aveva la mente ingombra di tutti questi pensieri Nick gli si avvicinò, attirando la sua attenzione.

“Che hai in mente di fare?”

Sbuffando e voltandosi verso di lui, il coniglio gli si rivolse come se la sua risposta fosse stata scontata fin da subito.

“Mi pare ovvio, la riporto a casa, a Bunnyburrow”

Nel frattempo Norman e Daryl, aiutati da James, si apprestavano a portare la coniglia più vecchia, ancora priva di conoscenza, sotto-coperta, in modo da adagiarla su qualcosa che potesse essere più comodo del ponte in legno, con Will che li seguiva con lo sguardo.

“Non è messa bene, guarda che magra è…”

“Non si tratta solo di denutrizione, ha un po' su tutto il corpo chiazze in cui gli manca il pelo, sta male, ha bisogno prima di tutto di cure mediche, poi potrai pensare al resto”

“Che intendi dire?”

Nick cerco di spiegargli nel migliore dei modi le condizioni di Judy, sapendo fin da subito che difficilmente il coniglio avrebbe accettato quello che stava per dirgli.

“Mio figlio non ti stava mentendo, tua sorella…Judy, ha completamente perso la testa, ha manifestato comportamenti strani fin dal primo momento che l’abbiamo vista, e sono andati aumentando sempre più, è fermamente convinta di aver avuto Sofia al suo fianco in ogni momento, quando sappiamo benissimo lei fosse morta da trent’anni, quando ha saputo che sono sposato e ho un figlio ha avuto una reazione rabbiosa, voleva uccidere sia me che mio lui, e su questo non ho alcun dubbio…”

“Quindi…” La voce del coniglio si fece quasi soffocata, faticando a trovare la forza per dire quello che in quel momento gli passava per la testa “…mi stai dicendo…che la devo rinchiudere in manicomio? È questo che vuoi dirmi?”

Nick se ne stette in silenzio per interminabili secondi, era veramente quello che voleva dirgli? Era veramente necessario tutto quello? Lo stare li a pensarci gli fece credere per un attimo che fosse tutto sbagliato, che probabilmente si fosse trattato solo di un caso isolato, che Judy sarebbe tornata quella di un tempo se solo fosse arrivata alla sua vecchia casa a Bunnyburrow, quella dove aveva passato la sua infanzia, ma più ci pensava e più capiva che la vecchia Judy Hopps, quella di cui si fidava ciecamente e che amava oltre ogni limite, ormai era morta, da tempo ormai era iniziato un lento cambiamento nella coniglietta, iniziato con un assassinio ingiustificato di qualcuno la cui unica colpa era di essere un predatore e culminato nel tentativo, fortunatamente fallito, di ripetere tale azione, per quanto si sforzasse non riusciva a pensare ad un’altra soluzione.

“Non piace nemmeno a me, ma è la cosa migliore, sia per lei che per la tua famiglia, non la puoi tenere in casa, è pericolosa, loro la possono aiutare, e forse anche farle avere una vita decente”

Non servì nemmeno che Will cominciasse a parlare, bastava lo sguardo che stava rivolgendo a Nick a far capire alla volpe quello che pensava in quel momento di quelle parole, Judith, che era nelle vicinanze, se ne rese conto e decise di intromettersi nuovamente, dicendo senza remore quello che pensava al momento.

“Papà, io non ho idea di cosa vuoi fare con la zia, ma ti dico solo questo, se deciderai di farla stare da te io prendo i miei figli e me ne vado, non ho alcuna intenzione di farli vivere sotto lo stesso tetto di una persona schizofrenica, che potrebbe impazzire per un nonnulla e fare chissà che, ho visto di cosa è capace, pur essendo indebolita dalle sue condizioni fisiche è riuscita a mettere al tappeto due volpi, di cui una con parecchi anni meno di lei, Nick ha ragione, l’ospedale psichiatrico è l’unica scelta ovvia”

Come se non fosse bastato Nick, ora ci si metteva pure sua figlia a dargli contro, trovandosi letteralmente attaccato su due fronti, tuttavia una cosa la capì al volo, voleva bene a sua sorella, ma se questo avesse voluto dire diventare un padre ed un nonno irresponsabile allora cambiava tutto, se anche Judith era arrivata al punto di minacciare di andarsene di casa, portando via i piccoli perché temeva per la loro incolumità, allora forse non avevano torto.

“Va bene, ci penserò…al momento però non mi sbilancio più di così”





“Ecco, ora se non altro starà più comoda”

Avevano appena finito di stendere Judy su di una brandina, Daryl, il più giovane tra i due fratelli e coetaneo di Judith, si mise a cercare una coperta dentro una cassettiera, Norman aveva qualche anno più di James, fortunatamente era in visita con la sua famiglia a casa di suo padre quando Nick arrivò, accettando di partire con loro per questa ricerca, quest’ultimo osservava la volpe mentre si guardava attorno.

“Hai bisogno di qualcosa?”

“Si” Rispose lui continuando a lanciare occhiate in giro “Un paio di manette sarebbero l’ideale, ma credo che mi dovrò accontentare di una corda…”

“Manette? E cosa cavolo te ne devi fare scusa?”

“Per legarla” Gli disse semplicemente, indicando l’ospite disteso sul lettino “Sai com’è, vorrei evitare altri assalti come quello che ci ha riservato ieri sera”

“Non ti pare di esagerare? Ora ci siamo anche noi e…”

Prima che potesse completare la frase venne interrotto dalla volpe.

“Senti, non ho voglia di discutere, fintanto che io, mio padre e Judith siamo a bordo la voglio immobilizzata, non ho intenzione di rischiare ancora la pelliccia perché tua zia dà via di testa”

Norman alzò le braccia in segno di resa, per poi rivolgersi con tono indifferente.

“Vabbè, fai come vuoi, tanto te la conosci più di me, ma spiegami una cosa, che intenzioni hai con mia sorella?”

“Che vuoi dire?”

“Suvvia, cerchiamo di comportarci da adulti, ok? Lei ci prova a non farlo vedere, ma ormai me ne accorgo quando cerca le attenzioni di qualcuno, ed è quello che sta facendo con te, e lo so che te ne sei accorto, si vede”

I diretti interessati non avevano neppure iniziato il discorso che già terze parti ci si volevano infilare in mezzo, questo, unito all’esperienza appena passata la sera prima ed il tono poco amichevole usato dal coniglio non fecero che infastidire James.

“Esatto, facciamo gli adulti, magari puoi cominciare pure te, facendoti gli affari tuoi, quello che c’è o non c’è tra me e tua sorella riguarda solo noi due”

Fece per voltarsi ed uscire, improvvisamente non gl’importava più nulla di legare la coniglia, voleva solo allontanarsi un po', sia da lei che da lui, ma prima che riuscisse ad oltrepassare la porta si sentì tirare con forza per la spalla, per poi venire girato da Norman che lo fissava in malo modo, Daryl osservava la scena, aspettando il momento giusto per intervenire e, se possibile, sbollire gli animi.

“Ascolta un po', sappi che ti tengo d’occhio, io voglio bene a mia sorella, ne ha passate fin troppe e se avrò anche solo il presentimento che…”

La frase venne nuovamente interrotta dalla porta che veniva aperta, dalla quale comparve la diretta interessata in quella disputa, che non mancò di notare la volpe con la zampa stretta a pugno e suo fratello maggiore mentre teneva quest’ultima per la maglia.

“Mi sono forse persa qualcosa?”

Le zampine strette sui fianchi e lo sguardo serio con cui osservava i due fece capire ad entrambi che si stavano spingendo troppo oltre, obbligandoli a rilassarsi e finire quella inutile discussione, prima che diventasse una zuffa.

“No, niente”

Detto questo Norman mollò la presa sulla maglia della volpe per poi lasciare la stanza, la coniglietta gli riservò uno sguardo serio per poi voltarsi verso l’altro suo fratello presente nella stanza, facendogli cenno di levare le tende, quest’ultimo quindi prese la coperta tirata fuori da un bauletto un attimo prima e coprì sua zia, per poi passare a fianco la coppia ed abbandonare la stanza.

“Scusalo per il suo comportamento, di solito non è...così...”

“Ha detto che ne hai passate fin troppe, ti va di parlarmene?”

Judith apprezzò il fatto che volesse evitare di discutere di quanto accaduto poco prima tra lui e suo fratello, ma ora aveva altro da dirgli, qualcosa che stava rimandando da troppo.

“No, o meglio, non ora, prima c’è una cosa che devi sapere, una cosa molto importante se deciderai di stare con me”

Manco a dirlo, lui aveva già capito di cosa voleva parlarle, per cui la interruppe facendole la domanda più importante, o per lo meno quella che lui riteneva tale.

“Ok, e come si chiamano?”

Non si aspettava questa domanda, non ricordava di averlo in alcun modo allertato sul fatto che lei avesse figli, per cui si ritrovò a fare scena muta per qualche secondo buono prima di rispondere.

“C...chi?”

“I tuoi figli, e chi sennò? Lo so che hai dei cuccioli”

Senza dire nulla si girò dietro di lei, osservando la porta da cui era entrata un attimo prima e da cui erano usciti i suoi fratelli.

“È stato Norman, vero? Te lo ha detto lui”

James negò con la testa, per poi indicarla con un dito.

“No, sei stata tu”

“Cos...no, non ti ho mai detto nulla del gen...”

Lui la interruppe posandole la zampa sul muso, facendole capire di parlare piano per poi indicare la coniglia sdraiata dietro di loro, si voltarono entrambi ad osservarla, non si era svegliata, ma se non altro ora sembrava stare meglio, nonostante il naso rotto.

“È stato quando lei ci ha rinchiusi dentro quella stanza, ti sei fatta prendere dal panico e hai vuotato il sacco senza neppure accorgertene”

“Ah...e tu...vuoi comunque stare con me...anche sapendo ciò?”

“Certo, non saranno un paio di cuccioli a farmi desistere, ma se dovrò cominciare a prendermi cura di loro voglio sapere che ne è del padre”

“Non c’è nulla da sapere, se non il fatto che se solo prova a mostrarmi il suo brutto muso lo picchio”

“Ok, scusa se ti ho chiesto ma dovevo saperlo”

La coniglietta rispose con un sorriso, che svanì quasi subito non appena lui le ripropose la domanda.

“Allora, questi nomi?”

Nonostante le rassicurazioni della volpe, Judith era ancora titubante a rivelare l’esatto numero di componenti che formava la sua famiglia, composta al momento da lei e i suoi sette figli.

“Allora...i maschi...i maschi si chiamano Jeremy, Oscar e Carl”

Aveva parlato di maschi, questo implicava che ci fosse anche una femmina, le fece cenno di proseguire.

“O..ok, e la femmina?”

“La femm...le femmine...sono Claire, Katherine, Lucy e Sophie, hanno tutti cinque anni”

Alla rivelazione di tutti questi nomi ci fu un lungo silenzio da parte della volpe, silenzio che la coniglietta cominciò ad interpretare come l’ennesimo rifiuto in arrivo, ormai c’era talmente abituata che si sarebbe aspettata un categorico no, non se ne parla, o magari più gentilmente le avrebbe detto che gli dispiaceva, ma non se la sentiva di ficcarsi in una storia così complicata, ed il brutto era che lei non avrebbe neppure potuto dargli torto, lo conosceva da nemmeno quattro giorni e gli stava chiedendo di prendersi cura di sette cuccioli che non erano neppure suoi e che avrebbero potuto pure non accettarlo, la risposta, come si aspettava era pressoché scontata.





“Mi dispiace...”







Note

Ciao a tutti, e finalmente sono arrivato a finire pure questo capitolo, è stato un vero parto, quando hai le idee ma non riesci a buttarle fuori come vorresti è quasi peggio che non averle, perché sai cosa vuoi scrivere ma non capisci come, questo capitolo l’ho scritto, cancellato e riscritto almeno tre volte completamente, e molte di più in parte, spero solo che il risultato finale sia buono.

Alla prossima, e grazie per il sostegno dai recensori e lettori.

2587 parole

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Capitolo 19
*** 19 - Viaggio allucinante ***


“Mi dispiace...”.

Eccola, la risposta che lei si aspettava dal primo momento in cui aveva messo gli occhi su quella volpe, alla fine lui non era per nulla diverso da tutti gli altri, non importava di chi si trattasse, in quei cinque anni era riuscita a farsi piacere da mammiferi che una coniglietta non se la sarebbero filata neppure di striscio, il primo, un furetto di nome Robert, sembrò anche molto interessato, almeno finchè lei non gli disse, entusiasta come non mai, che aveva sette figli con poco più di un anno, il “gentilmammifero” in questione decise quindi che era il caso di dileguarsi senza lasciare traccia, usando una scusa stupida come il dover andare in bagno, per poi abbandonare il ristorante senza più farsi rivedere, avendo almeno il buon senso di pagare il conto, al contrario del secondo pretendente, un castoro di cui neppure ricordava il nome, che dopo un non proprio garbato “Ma tu sei completamente fuori di testa” se ne andò, lasciandole due cene non proprio economiche da saldare, e gli altri non erano stati da meno.
Era quasi tentata di non lasciargli nemmeno finire la frase, tuttavia le parole da dirgli le mancarono, facendo scena muta, non prestando la minima attenzione a quello che la volpe le stava dicendo.

“...ma immagino che avere tre maschi in casa sia dura per te, pensa come ti si complicherà la vita ora che ne hai un quarto”.

Lei, completamente sconsolata abbassò china il capo, per un attimo ci aveva creduto davvero che fosse la volta buona.
“O...ok...capisco, in fondo tu...Aspetta, cosa?”.

La volpe a questo punto si avvicinò, posando delicatamente le zampe sulle spalle della coniglietta.
“Ascolta, a me piace dire le cose come stanno, se non mi fossi interessata te lo avrei fatto capire fin dal primo momento in cui ho inteso cosa avevi per la testa, mi piaci e mi trovo bene in tua compagnia, il fatto che hai già figli non cambia questa cosa”.

In quello stesso istante un gemito proveniente da li vicino interruppe la coppia, si voltarono entrambi verso Judy, la coniglia si era girata nel sonno, posando di poco il muso sul cuscino quel tanto che basta a provocarle un lieve dolore.

“Che ne dici se prima ci occupiamo di lei? Anche se non sembra potrebbe essere ancora pericolosa ed inoltre bloccandola eviteremo che si faccia male da sola”.

La coniglietta annui, per poi guardarsi attorno.
“Qua non c’è nulla per legarla, ma credo ci siano delle corde di sotto, andiamo a controllare”.

“Vuoi lasciarla sola? Non mi pare il caso”.

Judith a quel punto esortò la volpe ad uscire, seguendolo per poi chiudere la porta a chiave.
“Non preoccuparti, anche bene che si svegli non andrà da nessuna parte”.





Un altro movimento nel sonno e stavolta il dolore al naso rotto fu sufficiente a svegliare la vecchia leporide, che una volta di nuovo cosciente, si portò una zampa al muso, per capire meglio cosa avesse che non andava, non appena lo tocco ritrasse la zampa con una smorfia per poi cominciare ad osservarsi attorno, per un attimo le prese il panico, era al chiuso in un posto che non riconosceva, stava per alzarsi quando un rumore vicino a lei la convinse a girarsi in direzione della porta, era poco più che un gemito soffocato e sofferente, che lei riconobbe subito.

<< Ju...Judy >>.

Abbassò lo sguardo per vedere che, seduta a terra, ci stava sua sorella Sofia, e non era messa affatto bene, era completamente nuda, stava a capo chino ed il corpo era coperto di lividi e graffi, non appena la vide in quelle condizioni Judy scese in fretta e furia dal letto per andare da lei, appena fu abbastanza vicina le afferrò la testa con entrambe le zampe per sollevarla delicatamente, quello che vide dopo la lasciò sconvolta, il viso della sorella era completamente tumefatto, era stata pestata con estrema violenza, l’occhio destro era nero e talmente gonfio che non riusciva nemmeno ad aprirlo ed aveva tre profondi graffi sulla guancia destra che sanguinavano copiosamente.

“So...Sofia, rispondimi...chi ti ha fatto questo”.

<< Ni...Ni... >>.

Judy scosse la testa, intuendo quello che stava per dire la sorella.
“No, non lui, è stato suo figlio, è stato James vero? Ti ha fatto lui questo?”.

Nel mentre che formulava questa domanda, mollò la presa sulla testa della sorella, che nuovamente finì china, non avendo forze per tenerla dritta, Judy aspettava una risposta.

“Sofia?”.

<< Nick...l’altra...volpe, volevano farti...volevano... >>.

“Shh, zitta”
. Judy si voltò osservando l’interno della stanza, le pareti in legno e l’oblò rotondo, nonché il lieve ondeggiamento, le fecero capire che si trovava su di una imbarcazione, prese il telo che fino ad un attimo prima aveva addosso e lo usò per coprire il corpo della sorella ferita, per poi parlare sottovoce.
“Adesso fai silenzio, do un’occhiata in giro e ce ne andiamo”.

Convinta di ciò, la coniglietta si avvicinò alla porta per poi abbassare la maniglia, non si stupì nemmeno tanto che l’avessero chiusa a chiave, diede quindi uno sguardo a Sofia, ebbe un sussulto e respirava a fatica, doveva portarla via da lì il prima possibile, prese un po' di rincorsa e poi si lanciò contro la porta, quest’ultima non si mosse di un millimetro e lei finì a terra di schiena, portandosi la zampa sulla spalla dolorante.

<< Ah ah...che cre...tina >>.

“Zitta ho detto”.
Dopo averla rimproverata riprese ad osservarsi attorno, cercando una via di fuga, la sua attenzione si focalizzò sull’oblò.





Subito dopo essere usciti dalla stanza dove avevano rinchiuso Judy, la coppia aveva raggiunto William, chiedendogli dove potevano trovare qualcosa per immobilizzare la coniglia, indirizzandoli ad un ripostiglio poco distante, sfortunatamente la corda che volevano utilizzare era troppo in alto e non ci stava neppure una scala, per cui decisero che per prenderla Judith sarebbe montata sulle spalle della volpe, tuttavia anche con quello stratagemma ci arrivava a fatica.

“E stai un po' fermo, come puoi pensare che riesco a prenderla se continui a muoverti così?”.

“Scusa dolcezza, ma potevamo aspettare che tuo fratello arrivasse con la scala, e poi mi è difficile stare immobile davanti a questa bella vista”.

“Ma che diavolo stai a dire? Siamo in un ripostiglio, che bella vista può esserci?”.
Mentre diceva questo accennò un sorriso, soddisfatta di essere finalmente riuscita ad afferrare la corda.

“Le tue tenere coscette a cui darei volentieri un morso, per esempio”.
La volpe sorrise, immaginandosi già la reazione di lei a quella frase, tuttavia fu molto più movimentata del previsto, dato che, dopo un attimo di blackout da parte della coniglietta, quest’ultima si agitò non poco, perdendo l’equilibrio per poi cadere all’indietro, fortunatamente ebbe la prontezza di afferrare la scaffalatura che, almeno in teoria, doveva essere saldamente ancorata alla parete, ma a quanto pare non era così solida, visto che gli andò dietro ad entrambi, riversandogli addosso ogni genere di oggetto che conteneva.

“Ouch, porca...che botta”

“È solo colpa tua, creti...”

Prima che riuscisse a terminare la frase una lattina, probabilmente contenente salsa di pomodoro, cadde dal ripiano più alto, colpendo la coniglietta in testa, facendola gemere dolorante.

“Ahio...ecco guarda, mi sono tagliata”.

Dicendo questo lei le mostrò la zampina appena sporca di sangue, lui la fece scendere dal suo petto per poi afferrarle la testolina.

“Vieni qua, fammi vedere...”.

Cominciò quindi a scostare il rado pelo sulla testa dell’interessata, trovando subito la ferita e scoprendo che si trattava di poco più che un graffietto.

“Non preoccuparti, credo che sopravvivrai, comunque tranquilla, ora ci penso io”.

“E sentiamo, che avresti in mente di fa...”.

Non finì la frase che sentì la ruvida e calda lingua del canide darle una lappata sopra la testa, inumidendole un po' il pelo e facendola imbarazzare a livelli critici, non si era di certo preparata per una cosa del genere, e quello che fece e disse poi la volpe non l’aiutò per nulla.

“Mmmh, gustosa”.

Mentre lo diceva accennò un ghigno, per poi leccarsi i baffi, questo comportamento ebbe effetti a dir poco confusi nei riguardi della coniglietta, che non riusciva a capire se il brivido lungo la schiena che stava provando in quel momento fosse paura o eccitazione.

“Ehi, tutto ok?”.

L’apparente stato di trance della compagna aveva un po' allarmato James, che cominciò ad agitare la zampa davanti al muso dell’interessata, destandola, la coniglietta senza dare bado alla volpe raggiunse la porta del ripostiglio, per poi chiudersela dietro.

“Ora io e te facciamo i conti”.

Qualche minuto dopo Daryl era in direzione del ripostiglio armato di scaletta, consapevole che non sarebbero mai riusciti a raggiungere la corda da soli aveva deciso di andare a prenderla, una volta arrivato la posò sul muro a fianco ed aprì la porta per poi osservare all’interno, si bloccò immediatamente facendo schizzare le orecchie come due soldati che si mettono sull’attenti, la scaffalatura era ribaltata e posata sul muro di fronte, sotto di essa, in mezzo a diversi oggetti caduti da quest’ultima, corda compresa, vi stavano sua sorella e James che, oltre a non essersi minimamente accorti della sua presenza, si baciavano con passione.

“Vabbè, vedo che avete già fatto, ci vediamo dopo”.

Detto questo il coniglio si allontanò, chiudendo poi la porta, solo in quel momento Judith si rese conto che era successo qualcosa, interrompendo il bacio per poi voltarsi verso la porta.

“Che cavolo è stato?”.

“Niente, era solo tuo fratello che...”.

Sentendo queste parole la coniglietta schizzò in piedi allarmata.

“Cosa? Ma quindi lui ci...ci ha visti che...”.

“Ma si, che t’importa, tanto qua se ne sono accorti tutti che ci stavi provando con me”.

“Cosa? Stai scherzan...”.

Lui la zittì prima posandole una zampa sul musino, per poi riprendere a baciarla.

“Taci, e piuttosto riprendiamo da dove eravamo rimasti”





Passò un altro quarto d’ora buono prima che i due si decidessero ad uscire, dopo aver sistemato tutto il casino creato.

“Papà sembrava un po' scocciato quando gli abbiamo chiesto la corda”.

James la guardò di sbieco, mentre camminavano uno di fianco all’altra.
“Eh ti credo, ci vogliamo legare quella matta di sua sorella”.

“James...”.

La volpe si volse ad osservare la compagna, aveva il muso corrucciato, le zampe conserte e tamburellava il piedino a terra, era seriamente tentato di fare una battutina o due su quanto fosse adorabile in quella posa, tuttavia non era il momento ideale, preferendo rimandare ad un’altra occasione.
“Ok, scusa, ma dopo quanto accaduto ieri mi riesce difficile vederla in altro modo”.

“Va bene, questo te lo concedo, ma evita di fare battute a riguardo con mio padre presente, gli stai simpatico ed è già una buona cosa, cerchiamo di non rovinare tutto, ok?”.

“D’accordo”.

La coniglietta infilò la chiave nella serratura, facendole fare un paio di giri, quando quest’ultima si sbloccò la spinse fino a spalancarla, la prima cosa che notò fu la coperta gettata a terra vicino la porta, osservandola bene sembrava quasi che fosse stata riposta apposta in quel punto e non semplicemente buttata li, poi alzò lo sguardo verso la brandina vuota, la prima sensazione che la pervase fu più che altro paura, ricordandosi perfettamente di cosa fosse stata in grado di fare quella coniglia giusto la sera prima, si fece prendere dal panico, indietreggiando di qualche passo fino a sbattere contro James.

“È scappata...come ha fatto?”.

“Tranquilla, la porta era chiusa”.
Dicendo questo la volpe si guardò attorno, notando fin da subito l’oblò aperto.
“Probabilmente è uscita da li”.

Judith osservò per qualche secondo l’apertura che dava all’esterno, poi la sua espressione mutò, era ancora spaventata, ma non più per se stessa.
“James...quell’oblò...dà sul mare, non ci sta nulla li fuori”.

“Cosa? Vuoi dire che...”.

“Si, è sicuramente finita fuoribordo”.

La volpe non perse tempo e si avvicinò all’apertura, mise la testa fuori e diede una rapida occhiata, le pareti lisce dello scafo lasciavano pochissimo margine di dubbio sulla sorte di chiunque avesse provato ad uscire da li, il mare era abbastanza mosso ed era impossibile vedere se qualcuno si fosse allontanato a nuoto.

“James, dobbiamo fermare la barca e recuperarla”.

La volpe tirò nuovamente dentro la testa e poi in fretta e furia corse fuori, passando di fianco a Judith ed osservandola un attimo, era ancora scossa dalla scoperta e le tremavano le gambe.
“Vado ad avvisare tuo padre, te mettiti seduta e calmati, la recuperiamo”.

Detto questo sparì oltre la porta, lei accettò il consiglio e si sedette su di uno sgabello, osservando prima la porta poi l’oblò, le stava salendo l’ansia, nonostante la reazione che la sua parente le aveva mostrato la sera prima era veramente preoccupata per lei, aveva visto come zoppicava, in quelle condizioni non avrebbe potuto nuotare tanto a lungo ed ormai si erano allontanati parecchio dalla costa, al punto che l’isola già non si vedeva quasi più.

“Pss, ehi”.

I pensieri della coniglietta vennero interrotti da una vocina dietro di lei che ormai aveva imparato a riconoscere fin troppo bene, le si gelò il sangue e la paura prese velocemente il sopravvento, si volse con la velocità di un bradipo e quando riuscì a vedere dietro di sé poté notare che sua zia era appena uscita da un armadio presente nella stanza, tenendo un remo tra le zampe a mo’ di mazza, oltre ad essere terrorizzata dalla situazione che si era creata si sentì pure stupida, si erano fatti fregare come dei polli, ed ora era lì da sola in balia di una pazza.

“A...aspetta, non vogliamo farti del male...”

“Perdonami se non ti credo, non dopo quello che avete fatto a Sofia”

La coniglietta più giovane sussultò, era terrorizzata e non aveva idea di come la zia avrebbe preso la notizia che sua sorella era già morta da un pezzo, che quella che vedeva ed aveva visto per tutti quegli anni era solo una sua allucinazione, tuttavia si rese pure conto che più passava il tempo e più aumentavano le probabilità di venire attaccati, per cui raccolse un po' di coraggio, decidendo di dirle tutta la verità.

“Zia, tua sorella, Sofia, lei...insomma lei è morta molto tem...”

Non riuscì a terminare la frase che venne interrotta dall’espressione che si stampò sul volto di Judy in quel momento, la coniglia più vecchia aveva gli occhi spalancati e lo sguardo perso mentre osservava un punto dietro sua nipote, precisamente dove aveva lasciato la sorella ferita, la osservò per interminabili istanti, con estremo orrore si rese conto che non respirava più, perdeva sangue dal naso e dalla bocca, non dava segni di vita.
Judith non capiva cosa le succedeva, ma un campanello d’allarme le rimbombava nella testa, doveva scappare più in fretta possibile, per cui senza perdere altro tempo si volse verso la porta, iniziando a correre urlando a squarciagola.

“Jame...”

Non finì il grido che venne colpita in piena testa dal remo tenuto da Judy, facendola cadere a terra con un singolo colpo, con quest’ultima che prima si avvicinò a lei, una volta assicurata che non potesse più nuocere passò a sua sorella, quando le fu quasi di fianco si ritrovò James che le saltava addosso, la volpe era talmente furiosa per aver visto la compagna a terra temendo il peggio, che senza nemmeno pensarci si ritrovò a sovrastare Judy, preparandosi a colpirla con gli artigli per quello che aveva fatto.





Note

Eccomi qua, insomma, questo capitolo mi ha dato parecchio filo da torcere, ho avuto un periodo che tra lavoro e casini vari sono andato parecchio a rilento, ma non si molla mai, ormai siamo quasi alla fine ed ho intenzione di completare questa storia prima di riprendere l’altra, vorrei ringraziare in particolar modo Redferne, Sir Joseph Conrard, EnZo89, Djmathew e MizukiZukishima28 per le recensioni degli ultimi capitoli, grazie davvero.

Ne approfitto anche per dire che ho apportato delle sostanziali modifiche ai primi capitoli fino all’ottavo.

2538 parole

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Capitolo 20
*** 20 - Epilogo ***


“Vado ad avvisare tuo padre, te mettiti seduta e calmati, la recuperiamo”.

Detto questo James oltrepassò la porta, voltandosi un attimo verso di lei per accertarsi che fosse tutto ok, aveva un brutto presentimento e l’idea che Judy, sicuramente in preda a qualche delirio, rischiasse di morire affogata perché loro due non erano riusciti a tenere a freno gli ormoni lo tormentava non poco, tuttavia c’era anche qualcos’altro che non andava, nel frattempo si era allontanato già di un bel po', era quasi arrivato alle scale che portavano al piano di sopra, dove stavano suo padre e William, quando un terribile sospetto s’insinuò nella sua mente.
Gli tornò in mente il tiro che la vecchia coniglia gli aveva giocato dentro il bunker, quando aveva accennato al fatto che suo padre stava male, lui per istinto aveva reagito come avrebbe fatto un qualunque figlio preoccupato per il proprio vecchio, rendendosi conto troppo tardi che era tutta una messinscena, uno stupido inganno per scoprire la verità, al che gli venne da pensare se veramente lei fosse stata così stupida da gettarsi in mare nelle sue condizioni oppure se...

“Jame...”

Le orecchie gli guizzarono in su non appena udì l’urlo, era senza dubbio la voce di Judith, sembrava spaventata, se non addirittura terrorizzata, inoltre non era neppure riuscita a terminare il suo nome, lasciò perdere tutto, decidendo di tornare indietro, doveva essere sicuro che stava bene, lei veniva prima di tutto.

Si fiondò verso la porta e provò a chiamarla, ma la voce gli si strozzò in gola non appena posò lo sguardo all’interno della stanza, Judith era a terra, distesa di pancia con la testa girata nella direzione opposta a quella della volpe, non riusciva a capire se fosse ancora cosciente o meno, o se fosse addirittura m...

Nel breve istante che era passato dal momento in cui l’aveva vista a quello in cui cominciò a pensare al peggio, si rese conto di avere a portata di zampa colei che era responsabile di tutto questo, in un impeto di rabbia saltò letteralmente addosso a Judy, afferrandola per il collo ed immobilizzandola a terra, più la osservava e più sentiva la rabbia crescergli dentro, cominciò a ringhiare contro la coniglia più vecchia; Judy da parte sua era semplicemente terrorizzata, al punto che si era completamente paralizzata, la sceneggiata di Nick fatta più di trent’anni prima al museo di storia naturale era nulla a confronto, ora si trovava in balia di un vero predatore inferocito, che sembrava avere tutta l’intenzione di aggredirla.

James era su tutte le furie, erano tornati a cercarla nonostante credessero tutti che ormai fosse morta, l’avevano portata in salvo ed ora sarebbe finalmente tornata alla civiltà dopo tutti quegli anni, e lei per ricambiare non aveva fatto altro che tentare in tutti i modi di fare del male a tutti loro, ed ora quella che aveva da poco cominciato a considerare la sua compagna giaceva a terra immobile, la volontà di alzarsi ed andare a controllarne le condizioni era forte, tuttavia non poteva prendersi il rischio di lasciare Judy libera di muoversi, rischiando di venire attaccato nuovamente, fece scendere lo sguardo verso la coniglia più vecchia, nel frattempo Judy, ripreso un po' di coraggio nel vedere che la volpe non aveva intenzione di portare avanti l’assalto, cominciò a dimenarsi nel tentativo di liberarsi, per cui James in fretta e furia la girò con il muso sul pavimento, bloccandole poi un braccio dietro la schiena.

“Adesso basta, se non ti dai una calmata giuro che te lo spacco”

Vedendo che la coniglia non accennava a smettere di agitarsi cominciò a torcerle l’arto, facendola urlare per il dolore.

“Ho detto basta!”.

Per quanto provasse, la volpe non riusciva a farle capire, nemmeno usando la forza, che stava per perdere definitivamente la pazienza, tuttavia non se la sentì di attuare la sua minaccia, quindi, piuttosto che romperle il braccio, l’aiutò a sollevarsi, per poi strattonarla verso l’armadio in cui si era nascosta un attimo prima, non appena vi furono davanti la spinse dentro e chiuse le ante, fortunatamente quest’ultime erano munite di serratura con tanto di chiave già infilata dentro, probabilmente per impedire che la roba al suo interno fuoriuscisse in caso di mare particolarmente mosso, chiuse girandola completamente per poi estrarre la chiave, in quel momento arrivò Nick seguito da William, allarmati dalle urla sentite un attimo prima.

“Abbiamo sentito urlare, che succ...”.

La volpe non terminò la frase che subito notò Judith distesa a terra, apparentemente priva di sensi, ed il fatto che mancava l’altra coniglia all’appello, si preoccupò prima di tutto di controllare le condizioni della più giovane, con Will dietro preoccupato per la figlia.

“Che è successo? Dov’è Judy?”.

“Vuoi sapere che è successo? Bene, te lo dico io che è successo...”.

In quel momento entrò anche William, che vedendo la figlia riversa a terra si avvicinò per vedere come stava.

“...è successo che la suonata di sua sorella...” Dicendo questo indicò il coniglio più anziano, voltando lo sguardo prima verso di lui e poi Judith, la giovane coniglietta si stava riprendendo dalla botta subita poco prima e sembrava stare bene tutto sommato, non finì la frase che si avvicinò per accertarsi di come stesse la compagna, non avendo potuto prima a causa della presenza di Judy, dopo avergli lasciato un attimo di tempo Nick si avvicinò, riproponendo la domanda fatta un attimo prima.

“James, dov’è lei?”.

La volpe più giovane si volse quindi in direzione dell’armadio, facendo capire a Nick e William che si trovava li dentro, il coniglio si avvicinò per aprirlo, quando una voce rabbiosa proveniente dall’interno lo fece indietreggiare.

“Fatemi uscire...me la pagherai maledetta volpe!”.

Nick non poteva credere di aver sentito quelle parole provenire proprio da lei, si rese nuovamente conto di quanto era drasticamente cambiata in tutti quegli anni, provò ad avvicinarsi ma venne fermato da William, che lo tenne per una manica.

“No Nick, adesso tu e James aiutate mia figlia, vi voglio tutti e tre fuori da questa stanza”.

“Mi...mi stai dicendo che non la posso vedere?”.

“Ascolta Nick, ti sarò per sempre grato per quello che hai fatto ma...sì, è proprio questo che ti sto dicendo, mi dispiace, ma proibisco categoricamente a te James e Judith di vederla, d’ora in avanti ce ne occuperemo io e la mia famiglia...non complicare ulteriormente la situazione...ti prego”.

Capito che il coniglio non si sarebbe smosso da quella posizione, che tutto sommato capiva benissimo, si avvicinò a suo figlio, che in quel momento stava aiutando la compagna ad alzarsi, per poi uscire dalla stanza.

Il resto del viaggio di ritorno a Bunnyburrow, che durò per altri due giorni, lo passarono il più distante possibile dalla stanza di Judy, alla quale potevano accedere solo William ed i suoi due figli.

Tuttavia Nick non ce la fece a resistere, doveva vederla un’ultima volta, con l’aiuto di Judith riuscì a passare oltre la sorveglianza di Daril, intrufolandosi nella stanza dove riposava la vecchia coniglia, che in quel momento, per fortuna, dormiva profondamente; Nick si mise seduto su di una sedia li vicina, osservandola per qualche secondo, le avevano dato degli abiti più adatti, probabilmente di sua nipote, vestiva sempre una t-shirt, stavolta della sua taglia, ed un paio di pantaloncini corti, quando decise di averla guardata a sufficienza si alzò, per poi avvicinarsi a lei e sussurrarle piano in modo da non svegliarla.

“Carotina, anche se sono cambiate tante cose...io non ho mai smesso di pensarti, ti amo con tutto me stesso, e proprio per questo ti devo dire addio”.

Si tirò indietro un poco, la osservò per qualche altro secondo e poi si riavvicinò lasciandole un casto bacio sulle labbra a conclusione di tutto, la coniglia a quel contatto si mosse leggermente nel sonno stampando un accenno di sorriso sul muso, per Nick bastò quello, si voltò senza guardarla ulteriormente ed uscì dalla porta, consapevole che, per sua scelta, non l’avrebbe mai più rivista.

Una volta sbarcati a Bunnyburrow le strade di Nick e William si separarono, il primo tornò a Zootropolis, mentre il secondo si preoccupò di portare sua sorella in ospedale, in modo che le venissero offerte tutte le cure necessarie, James decise di restare qualche giorno, su richiesta di Judith, a casa Hopps, dove ebbe modo di fare la conoscenza dei sette figli della compagna, i coniglietti di cinque anni, seppure un po' restii all’inizio, accolsero calorosamente la volpe, così come William e sua moglie, che finalmente vedevano la loro figlia felice.





Passato qualche giorno, Nick fece ritorno nella terra dei conigli, stavolta accompagnato dalla moglie, l’occasione non era delle più allegre, dato che ci andavano prevalentemente per presenziare al funerale di Sofia, ma da una parte a Marian avrebbe fatto molto piacere rivedere Judy, prima dell’incidente si era instaurata una bella amicizia tra loro due, Nick l’aveva messa in guardia sul fatto che probabilmente non l’avrebbe neppure riconosciuta tanto era cambiata, comunque si risolse con un nulla di fatto, dato che non era presente, finita la cerimonia la coppia si avvicinò a William.

“Condoglianze Will”.

“Grazie, anche se...ormai è passato tanto di quel tempo che...”.

Si fece avanti anche Marian.
“Ciao Will, è da un bel po' che non ci si vede”.

Il coniglio si volse verso di lei, in effetti era da un bel po' di anni che non si vedevano, dal funerale di sua madre Bonnie, si scambiarono un abbraccio, poi la volpe gli domandò notizie su Judy.
“Come sta lei? Nick mi ha detto che l’avete trovata...”

Attese un attimo poi negò col capo.
“L’abbiamo portata all’ospedale per le cure primarie ma...ha dato via di testa non appena il medico si è avvicinato...siamo dovuti intervenire in quattro per tenerla ferma e prima che riuscissero a sedarla ha ferito un’infermiera”.

Si ammutolì di colpo e per un po' non disse nulla.

“Avevi ragione te Nick, è matta, l’hanno portata nel reparto psichiatrico dell’ospedale in attesa di essere trasferita in una struttura più adatta, al momento la imbottiscono di tranquillanti e psicofarmaci...”.

Qualcuno in quel momento chiamò William, che decise di congedarsi in silenzio dalla coppia, nel frattempo Marian aveva notato suo figlio, camminava fianco a fianco ad una coniglietta che non aveva mai visto, ma che in fondo conosceva dato che in quei giorni che era tornato a casa Nick glie ne aveva parlato, nonostante avesse tralasciato alcuni dettagli di una certa importanza, tipo che i due ora formavano ufficialmente una coppia, ma in fondo non era certo compito suo informare la moglie.

“James”.

La volpe più giovane sentendo sua madre chiamarlo si volse per andarle incontro, seguito di pari passo dalla coniglietta.

“Mamma, papà, come va?”.

La coniglietta gli stava continuamente appresso, osservando curiosa la madre del compagno, ansiosa che la presentasse, tuttavia lei fu più veloce.

“Bè, non mi presenti la tua amica?”.

Le reazioni dei presenti a questa frase furono delle più disparate, Judith abbassò le orecchie sulla schiena per poi mettere un’espressione seria sul muso mentre James si voltò verso suo padre, probabilmente quest’ultimo capì cosa voleva, dato che fece dietrofront per poi allontanarsi fischiettando come se nulla fosse.

Come immaginava, non le aveva minimamente detto nulla del fatto che lui e Judith si fossero messi assieme, sperava davvero che suo padre avesse in qualche modo dato lui la notizia, in modo da avere la strada leggermente spianata quando sarebbe stato ora d’informarla, tuttavia era anche vero che lei era pur sempre sua madre, William e Marta, i genitori di Judith, avevano accettato più che bene l’idea che la loro figlia si mettesse con una volpe e lo avevano accolto calorosamente nella loro famiglia, cosa sarebbe mai potuto accadere con sua madre.

“Ehh, mamma, lei si chiama Judith, è figlia di William, ed ecco...lei è la mia...”.

Non riuscì a finire la frase che subito la volpe femmina si avvicinò alla coniglietta, osservandola fissa negli occhi, quest’ultima per istinto indietreggiò leggermente.

“Già, ora che ti osservo bene, hai gli occhi di tua madre, mentre il colore del pelo è quello di tuo padre, è stato carino da parte di Will darti il nome della sua sorellina scomparsa”.

La coniglietta ritrovò il sorriso perso un attimo prima, portando nuovamente le orecchie tese verso l’alto.

“Grazie, non si è dimenticato nemmeno di Sofia, ho una sorella della mia stessa età col suo nome, dovrebbe esserci, qui da qualche parte”.

Si stava leggermente uscendo dal discorso, e non era quello che James voleva, se doveva dirglielo lo avrebbe dovuto fare subito, per cui non aspettò un secondo di più, finse un colpo di tosse per attirare l’attenzione, non appena si rese conto di averla ottenuta, almeno da sua madre, gli disse tutto.

“Mamma, Judith è la mia fidanzata, stiamo assieme da un paio di giorni e...”.

Si fermò non appena si rese conto che sua madre lo stava fissando silenziosamente con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca semi aperta, la coniglietta osservò prima lei, poi si voltò verso il compagno, bisbigliando per farsi sentire il meno possibile.

“Mi sa che non l’ha presa bene”.

La volpe, con sguardo serio, si avvicinò al figlio, a giudicare dall’espressione sembrava che fosse intenzionata a tirargli un ceffone, invece poi mise un sorriso sul muso per poi abbracciare il figlio.

“Era ora, finalmente...”.





Due anni dopo





“Nick, se non ti sbrighi a metterti la cravatta, giuro che la uso per impiccarti!”.

La volpe appena chiamata in causa abbassò le orecchie sul cranio mentre ascoltava la moglie maledirlo per non essere ancora pronto, per poi abbassare lo sguardo all’orologio.

“Tesoro, siamo in anticipo di undici ore”.
Finita la frase abbassò lo sguardo al completo elegante che la moglie gli aveva comprato, nemmeno al suo matrimonio era andato vestito così bene.

“In anticipo? Dobbiamo andare fino a Bunnyburrow”.

“E che ci vuole? Sono solo quattrocento chilometri, non è mica dall’altra parte del pianeta, cavolo più vieni vecchia e più diventi iste...”.

L’occhiataccia che gli arrivò subito dopo gli fece capire che non era il caso di proseguire, se ci teneva alla pelliccia, finì di vestirsi in silenzio e dopo nemmeno mezz’ora erano già in viaggio per Bunnyburrow, stavolta utilizzando un treno ad alta velocità, che li avrebbe condotti a destinazione in più o meno un’ora.

Il numero di partecipanti che presenziò alla cerimonia fu veramente di proporzioni gigantesche, più che altro a causa dei famigliari di Judith, parenti stretti e alla lontana arrivarono da ogni dove per partecipare al matrimonio della coniglietta, anche se ad attirare l’attenzione, fu più che altro il fatto che si stava per sposare con una volpe, nonostante i matrimoni inter specie stessero prendendo piede anche lì, raramente capitava di vedere due mammiferi così diversi amarsi ed unirsi fino a tal punto, per quanto riguarda i famigliari da parte di James, salvo i suoi genitori ci stavano giusto la nonna materna e un zio con relativa famiglia, sempre da parte di Marian.

Finita la cerimonia ed unito la coppia in matrimonio si passò al rinfresco, a causa del grande numero d’invitati si decise di tenerlo all’esterno, anche la giornata, serena e primaverile, sembrava permetterlo.
Nick stava parlando con uno dei fratelli più giovani di William, quando il suo sguardo si spostò quasi automaticamente all’udire una voce, una voce molto particolare, che attirò fin da subito la sua attenzione, alla sua destra, ad una decina di metri da lui ci stava Judy, la Judy che un tempo amava, mentre era impegnata a parlare con gli sposi, erano due anni che non la vedeva, da quando l’avevano lasciata in custodia a Will, tuttavia suo figlio andava spesso a Bunnyburrow, tenendolo informato sulle condizioni della vecchia coniglia nell’ospedale psichiatrico, negli ultimi mesi si era notato un buon miglioramento nelle sue condizioni, al punto che si era deciso che fosse pronta per provare ad uscire, sapeva che l’avrebbe vista, ma ora che era capitato fu roso dal dubbio di cosa fosse meglio fare, temendo che rivederlo potesse causarle una ricaduta, la osservò ancora per un attimo, notando uno strano braccialetto che riconobbe quasi subito, un’istante dopo fu avvicinato da una lepre, dall’aspetto sembrava avere più o meno la sua età, porse quindi la zampa alla volpe, presentandosi subito dopo.

“Immagino che lei sia il padre dello sposo, Nicholas Wilde, giusto? Judy mi ha parlato molto di lei”.

Nick allungò la zampa, ricambiando la stretta.

“Oh, è un vero piacere vedere che sono così conosciuto. Lei chi sarebbe? E come mai conosce Judy?”.

“Oh giusto, mi chiamo Mark Wood, ho conosciuto Judy due anni fa, è stata una delle mie ultime pazienti all’ospedale psichiatrico, prima della pensione”.

Nick lo osservò per qualche istante, prima di parlargli ancora.

“È lei ad essersi occupato di Judy, mi dica, adesso come sta?”.

Lo psichiatra ormai pensionato si volse verso la sua ultima paziente, osservandola mentre chiacchierava con James, per poi riportare lo sguardo verso Nick.

“Non si può certo dire che sia completamente guarita, per quello ci vorrà ancora parecchio, ma ha mostrato miglioramenti sufficienti per permetterle di lasciare l’ospedale”.

La notizia era ottima, tuttavia Nick non cambiò l’espressione fredda con cui si era rivolto fin da subito a lui, volendo togliersi ogni dubbio riguardo a quello che aveva visto.

“È migliorata abbastanza da poter lasciare l’ospedale, ma siete ben lungi dal fidarvi di lei, visto che le avete messo un braccialetto elettronico per monitorare i suoi movimenti, per non parlare dei due agenti in borghese che ho notato appena sono arrivato”.

La lepre strabuzzò gli occhi per lo stupore, ok il braccialetto, fin troppo evidente, ma non credeva che qualcuno si sarebbe accorto dei poliziotti.

“Ma...come ha fatto a...”.

“Sono un’ex capitano di polizia di Zootropolis, certe cose le noto, il primo è quel cervo sulla ventina all’ingresso, non riesco a capire perché abbiano scelto lui, in mezzo a tutti questi leporidi stona che è una meraviglia; poi ho notato l’altro, il coniglio che non la molla nemmeno per un secondo, devo dire che avete esagerato un po', per una coniglia quasi sessantenne, a questo punto se non eravate sicuri potevate tenerla dentro ancora, e giusto per la cronaca, lei lo sa benissimo di essere sorvegliata”.

Non si era certo fatto riguardo a dire quello che pensava, tuttavia la risposta non tardò ad arrivare, ed era ben diversa da quello che pensava.

“Oh...bè, intanto complimenti per l’occhio, comunque tutte queste misure non sono state applicate per le sue condizioni, ma perché è in libertà vigilata...”.

Nick storse il naso a sentire quella frase, ora più che mai voleva spiegazioni, cominciando a fare domande a raffica.

“Vuol dire che è in arresto? Per cosa? Ha aggredito qualcuno all’ospedale?”.

“Non le ha detto niente nessuno? Mentre era in cura ha confessato un mammifericidio compiuto diversi anni prima, ai danni di un leone, poi una volta fuori si è costituita e le hanno fatto un processo, tutto questo due mesi fa”.

Nick cominciò ad essere seriamente preoccupato, come aveva detto Judy nelle registrazioni, si trattava di mammifericidio di primo grado, se le andava bene si sarebbe beccata almeno trent’anni di prigione, considerando la sua età e condizioni fisiche, sicuramente non ne sarebbe più uscita.

“La sentenza?”

La lepre aspettò qualche secondo a parlare, aumentando le preoccupazioni di Nick, già di per sé elevate.

“Trentatré anni...”

Ecco la notizia che non voleva sentire, l’avevano appena liberata da trent’anni di solitudine su di un’isola deserta ed era riuscita a venire fuori da un anno e mezzo di manicomio solo per farsene altrettanti in prigione, nonostante lei stessa lo avesse detto che se fosse stata ritrovata si sarebbe costituita, aveva sempre sperato che col passare degli anni se ne fosse dimenticata, ma si trattava pur sempre di Judy Hopps, non sarebbe mai passata sopra ad un crimine del genere per nessuno, figurarsi per lei.

“...tuttavia...”

Mark riprese a parlare, attirando l’attenzione della volpe.

“...poco prima che fosse emessa la sentenza, la giuria ha chiesto, sapendo cosa avesse passato nei trent’anni prima, che la condanna fosse considerata già scontata, è stata quindi valutata la cosa e quando hanno capito che non era più pericolosa l’hanno condannata agli arresti domiciliari per due mesi, li conclude tra un paio di giorni”.

Questa notizia rincuorò non poco la volpe, nonostante tutto almeno ora Judy poteva provare a vivere una vita normale, si avvicinò quindi alla lepre, allungandogli nuovamente la zampa per un’ulteriore stretta.

“Grazie, davvero, grazie di cuore per essersi preso cura di lei”.

“Ho solo fatto il mio dovere, e continuo a farlo anche ora”.

Nick, che aveva capito a cosa si riferisse si tolse ogni dubbio.

“State assieme?”.

“Si, da quando ho perso la mia adorata Elen mi sono chiuso nel mio lavoro, poi è arrivata lei, più ci passavo del tempo assieme, tra una seduta e l’altra, più capivo che stava facendo per me molto di più di quanto io facessi per lei, quando l’abbiamo fatta uscire dall’ospedale non aveva un posto dove andare, non voleva tornare a casa di suo fratello per cui l’ho ospitata da me”.

Nick si volse nuovamente ad osservarla.

“È felice?”.

“Si, si lo è”.

La lepre accennò un sorriso, poi tornò con lo sguardo al diretto interessato.

“Perché non vai a parlarle?”.

“No, non è la cosa giusta, l’ultima volta che ci siamo visti ha avuto una brutta reazione”.

“Stiamo parlando di due anni fa, ti posso assicurare che è molto cambiata da allora e sono più che certo che gli manchi anche a lei”.

Probabilmente era quello che Nick voleva sentirsi dire, dato che dopo qualche secondo annui per poi camminare in direzione di Judy, che in quel momento le dava le spalle; James si accorse che stava arrivando suo padre, per cui si congedò dalla coniglia in modo da lasciarli parlare in pace.

“Carotina”.

Le orecchie della leporide schizzarono in su al sentirsi chiamare in quel modo da quella particolare voce, lentamente si voltò fino ad incrociare lo sguardo della volpe.

“Ni-Ni-Ni-Ni-Ni-Nick”.

Era più che sicuro che con suo figlio non balbettava in quella maniera, era anche vero che dopo la sua dimissione dall’ospedale James e Judith la andavano a trovare spesso, ormai si era abituata alla loro presenza a differenza di Nick che non si vedevano da due anni.

“Come stai, Judy?”.

“S-s-sto b-b-bene, sono...felice di ri-ri-rivederti”.

Ora, oltre alla voce balbettante, aveva iniziato pure a tremare, Nick iniziò a preoccuparsi quindi diede uno sguardo a Mark, li stava osservando dalla distanza, ma non sembrava preoccupato dalla reazione di Judy, probabilmente non era nulla di grave.

“Ni-Ni-Nick...”.

Attirò la sua attenzione, facendolo voltare nuovamente verso di lei.

“Sono qui, dimmi pure”.

“Non...non sei...a-a-arrabbiato?”.

Da una parte Nick capiva questa sua preoccupazione, in fondo lui aveva tutte le ragioni per odiarla, non solo aveva provato ad ucciderlo, ma aveva fatto lo stesso con suo figlio, tuttavia si rendeva conto che in quel momento non era in lei.

“Non potrei mai arrabbiarmi con te, Carotina”.

Le fece cenno di avvicinarsi per poi stringerla in un abbraccio, era una cosa di cui avevano un estremo bisogno entrambi, e ci restarono per un bel po' prima che Nick lo sciogliesse, parlando poi a bassa voce alla coniglietta.

“Dimmi, questo Mark, lui ti tratta bene?”.

“S...si, l-l-lui è sempre m-m-molto gentile con me”.

Mentre lo diceva gli elargì un gran bel sorriso, e riuscì quindi a vedere che le avevano pure sistemato il dente rotto dalla nipote, era evidente che fosse felice, a lui bastava solo quello, che potesse avere anche lei una vita normale come tutti; nel frattempo si era fatto tardi, molti ospiti erano già andati a casa, anche la stessa Judy, dopo aver avuto una lunga discussione con Marian e salutato tutti, salì in auto col suo compagno e se ne andò, Nick raggiunse gli sposi, arrivò da dietro Judith, posandole le zampe sulle spalle.

“Ed ora che avete in mente di fare voi due?”.

Judith restò senza parole e se non fosse stato per la pelliccia a ricoprirla si sarebbe sicuramente visto il rossore sul muso, era ovvio che non si stava riferendo a quello, ma lei automaticamente alla domanda della volpe pensò a cosa avrebbe volentieri fatto a suo marito una volta arrivata a casa, fortunatamente ci pensò James a trarla in salvo da quella situazione imbarazzante.

“Papà, torneremo a casa, ma passeremo da voi a Zootropolis coi piccoli prima del viaggio di nozze”.

Nick annuì e poi scompigliò il pelo sulla testa della coniglietta.

“Ok, allora noi andiamo, ancora congratulazioni ad entrambi”.

In un attimo se n’erano andati tutti per la loro strada, la coppia di volpi si era fatta accompagnare in stazione da uno dei fratelli di William, una volta soli sul treno Nick volle togliersi una curiosità.

“Ma, che vi siete dette te e Judy?”.

Lei lo squadrò di sbieco, per poi sorridergli.

“Cose tra femmine, niente che ti riguardi”.

“Oh dai, io lo voglio sapere...”

Lei rispose mantenendo il sorriso e sbuffando, per poi sedersi vicino al marito.

“Mi ha solo detto di prendermi cura di te...”.

A questo punto la voce cambiò, assumendo un tono più sensuale.

“Ed ho già in mente di come fare, appena arriviamo a casa”.

Finita la frase Nick baciò la moglie e poi scattò in piedi, puntando l’indice verso la fine della cabina sotto lo sguardo attonito di Marian.

“E adesso che cavolo fai?”.

“Mi pare ovvio mia cara, vado a dire al macchinista di far accelerare questo cavolo di treno”.

























Qualche giorno dopo a Bunnyburrow.

Judy si svegliò nel pieno della notte, aveva la gola secca, per cui si alzò dal letto per andare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, stando attenta a non svegliare Mark che dormiva affianco a lei, scesa dal letto ed abbandonata la camera percorse il corridoio fino ad arrivare in cucina, accese la luce e rimase paralizzata nel vedere che non era sola.

“T-t-t-tu cosa ci fai q-q-qui?”.

<< Si, anche io sono felice di rivederti >>.

“No, no, no, la-la-lasciami...in pace”.

<< Ma sentiti, balbetti peggio di Gideon, che fine ha fatto mia sorella? >>.

“Pe-pe-perché proprio ora?”.

<< Non hai più il braccialetto, ora siamo libere di andare dove vogliamo, dai sorellina, facciamola pagare ha chi ci ha fatto soffrire, prendi quel coltello >>.

La coniglietta si volse in direzione del bancone della cucina, ci stava un porta coltelli contenente i suddetti attrezzi in svariate dimensioni, ci si avvicinò pian piano per poi afferrare il manico di quello più grosso, senza tuttavia estrarlo.

“Io non voglio...”.

<< Ma pensa un po', invece lo farai, adesso prendi quel coltello e pensa prima di tutto alla lepre che dorme di la >>.

Il muso di Judy era fradicio a causa delle lacrime che le scendevano dagli occhi, tuttavia non riusciva a fermarsi, continuava ad estrarre il coltello, sebbene lentamente.

“No...”.

<< Sai dire solo quello? Ti ho detto di prenderlo, SUBITO >>.

“...”.

<< Allora? >>.

“...”.

<< JUDY! >>









“Ok”.



















Note

Oddio, allora, cominciamo col dire che non avrei mai pensato di riuscire ad arrivare alla conclusione di questa storia, sono passati due anni precisi da quando l’ho iniziata e non ne vedevo la fine...

Ma ce l’ho fatta, e tutto grazie a voi che mi supportate con recensioni meravigliose, grazie di cuore a tutti.

Questa storia durante il suo percorso ha visto un’infinità di modifiche che mi hanno fatto penare come se non ci fosse un domani, una di queste riguarda il capitolo 12, quello dove viene ritrovata Judy, inizialmente lo scrissi molto diverso, ma alla fine decisi di cambiarlo con quello definitivo, comunque lo ho ancora, e come promesso tempo fa lo posterò ma non come capitolo extra, questa storia così è e così rimane, invece farò diventare una raccolta una delle mie prime storie, cioè “like a hot knife through butter” che a sua volta era una versione alternativa di un’altra mia storia, tempo di sistemare il tutto ed arriverà, e poi poche storie, si torna a “Una nuova vita” l’ho lasciata troppo in sospeso.

Il nome della defunta moglie di Mark è una citazione alla protagonista della storia “Il valore dell'amicizia” di Iron_Captain.

Ora mi sembra il minimo di ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa storia, cominciamo coi recensori;
salamander92
Redferne
Djmathew
nami92
MizukiZukishima28
zamy88
Freez shad
EnZo89
Sir Joseph Conrard

Poi c’è chi l’ha messa tra le preferite;
AlephBlack
ChiaraThePrincessOfTheSea
Djmathew
EnZo89
kayney
naketij
Ray Nilson
zamy88

Ed infine chi l’ha inserita tra le seguite;
Djmathew
EnZo89
Freez shad
gallade01
ivan_occa
kayney
kayrem232
Lunastorta1999
MizukiZukishima28
naketij
Raanseur
Ray Nilson
SellyLuna
zamy88

Concludo inoltre rivolgendomi a tutti i lettori che non si degnano di lasciare una recensione nemmeno a pagarli, si sto parlando con te che ora leggi queste righe e ti senti chiamato in causa, grazie anche a tutti voi.





Davide

4464 parole
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