Qualcosa da desiderare di Breed 107 (/viewuser.php?uid=3133)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo ***
Capitolo 1 *** Capitolo primo ***
Akane sospirò, per l'ennesima volta e con cautela,
volse lo sguardo dall'altra parte dell'aula. Se qualcuno l'avesse beccata
a guardarlo… Ma nemmeno il pensiero dei lazzi delle proprie amiche e delle
risate stupide dei suoi amici riuscivano quel giorno a farla desistere:
proprio non poteva impedirselo, doveva guardarlo, guardare Ranma.
Tanto
per cambiare, il suo fidanzato era placidamente addormentato, comodamente
adagiato sul libro di testo, indifferente alla lezione che la professoressa
Hinako tentava di portare avanti, lottando contro la sua inarrestabile voglia
di mettersi a giocare.
Akane
si sforzò di volgere altrove lo sguardo, dicendosi che ormai era questione di
istanti e la campanella l'avrebbe salvata… Non terminò nemmeno questo pensiero
che la salvatrice fece udire la sua stridula voce; il vero e proprio
boato che ne seguì coprì il suo esile sospiro di sollievo: finalmente la pausa
pranzo! Si alzò felice e dopo aver preso il suo obento, si volse verso Yuka e
Sayuri "Vi spiace se oggi mangiamo fuori? E' una così bella
giornata!" chiese, implorando con gli occhi le sue amiche affinché
l'accontentassero. Le due ragazze si scambiarono un'occhiata curiosa, prima di
accettare e seguire Akane fuori dall'aula. Nel passare davanti a Ranma,
finalmente svegliato non proprio gentilmente da Hiroshi e Daisuke, lei lo
guardò appena "Io sono fuori in giardino" lo informò, in un filo di
voce, prima di correre via.
Lui batté le palpebre, ancora offuscate dal sonno,
osservando curioso la fuga della ragazza, tallonata dalle altre due. Akane era
proprio strana quel giorno… anzi, a dire il vero, era quasi un mese che era
strana…
--- --- ---
"Cosa?!" Yuka e Sayuri la guardarono
stupite. Erano sedute sotto ad uno degli alberi del grande parco del Furinkan,
riscaldate dal caldo sole di quella tarda primavera. Akane, adagiò le bacchette
sul suo obento e annuì "Non credo che Ranma lo sappia" ripeté lei,
rinunciando a finire il suo pranzo. "Com'è possibile che non sappia che
domani è il tuo compleanno?! Akane, stavate per sposarvi un mese fa!"
asserì Yuka, ancora perplessa. Akane si morse le labbra, non amava ricordare
quel disastroso pomeriggio… Se quelle tre furie non fossero intervenute, forse
ora lei e Ranma… scosse la testa, tentando di scacciare fisicamente quel
pensiero e sorrise, tentando di assumere un'aria disinteressata "Non è poi
così strano, non me l'ha mai chiesto" "E tu non gliel'hai mai
detto" aggiunse Sayuri "Perché avrei dovuto? Non è poi così
fondamentale che quell'idiota insensibile lo sappia! Lo sapete che non amo
festeggiare il mio compleanno, visto che è anche l'anniversario della morte di
mia madre… In casa mia non lo festeggiamo mai, nemmeno ne parliamo, altrimenti
rischieremmo l'allagamento a causa delle lacrime di mio padre!" finì con
un tono allegro che era ben lungi dal sentire sinceramente. Le altre due si
scambiarono un'occhiata, pensando che invece la loro amica era ben lungi
dall'essere disinteressata…
Akane non aveva mai dato troppa importanza al suo
compleanno: le ricordava troppo la perdita di sua madre e aveva sempre creduto
che anche la sua famiglia preferisse non pensarci troppo. Ma… una parte di sé,
una parte infinitesimale certo, beh, avrebbe gradito che Ranma le avesse
fatto gli auguri, almeno… Non che le importasse granché, ma c'era questa
piccola parte di sé che ancora si illudeva su quel idiota… come potesse, era un
mistero per il resto di se stessa! Insomma, da quel maledetto matrimonio (o
meglio, mancato matrimonio), lui sembrava voler in tutti modi essere il più
sgarbato possibile, come a voler fugare ogni dubbio sui suoi sentimenti per
lei. O per essere più precisi, sulla mancanza di sentimenti per lei. La stuzzicava di continuo, sembrava cercare la lite,
offendendola come e più di prima, nemmeno temesse che non facendolo lo si
sarebbe potuto accusare di volerle bene! Che sciocco! Lei di certo non gli
avrebbe mai fatto un'accusa del genere…
In un primo tempo aveva provato a rispondergli per
le rime, ribattendo le offese con le offese, le battute acide con battute
altrettanto acide (e soventemente con alcune poderose martellate…), ma poi si
era sentita sciocca; il fatto è che per quanto non lo desse a vedere, non
voleva fargli del male, mentre le battute di lui gliene facevano, e molto.
Perciò aveva adottato una tecnica nuova: lo evitava, semplicemente.
Beh, a dirla tutta, attuarla non era affatto
semplice, dividevano la stessa casa! Però così facendo otteneva due ottimi
risultati: evitava di fargli del male e, più di tutto, evitava di farsene fare.
Perciò ogni mattina con la scusa di voler arrivare prima a scuola, non usciva
più di casa con lui; appena finito di cenare si rinchiudeva in camera, dicendo
che doveva studiare per riprendere il tempo perduto (in effetti con la storia
di Safulan e del monte Hooh era stata via molti giorni) e non si allenava più
con lui, anzi… appena Ranma la raggiungeva in palestra, raccoglieva le sue cose
e dopo averlo salutato educatamente, se ne andava, con le scuse più varie.
"Oggi tocca a te fare le pulizie, vero?"
le chiese Yuka, strappandola ai suoi pensieri "Sì, infatti. E' il mio
turno" e di questo ne era felice: trattandosi di lavorare, Ranma sarebbe
corso via a gambe levate: non avrebbe nemmeno dovuto inventarsi una scusa per
non tornare a casa con lui.
"Akane, senti, perché domani non festeggiamo
noi tre? Potremmo andare al cinema e a prendere un gelato! Così, niente di
particolare!" "E' vero, Yuka ha ragione! E poi, così Ranma non ne
saprà nulla comunque, se tu non vuoi…" Akane guardò le due amiche grata e
sorrise loro con calore "Vi ringrazio… D'accordo, ma non prendiamolo come
un festeggiamento, va bene? Diciamo che sarà un buon motivo per passare un
pomeriggio insieme!" ridendo per la prima volta sinceramente in quel
giorno, Akane riprese il suo pranzo, felice che almeno le sue amiche più care
tenessero a lei.
--- --- ---
Akane richiuse il suo armadietto e fece ritorno
verso la sua aula; la scuola era quasi deserta e il silenzio che ora vi regnava
le piaceva. Era stata trattenuta oltre il previsto dal comitato studentesco che
aveva in tutti modi tentato di convincerla ad accettare un ruolo nella commedia
che il club del teatro stava mettendo in piedi… Visto il successo
dell'anno prima… Incredibile, ma quel tipo del comitato aveva proprio detto
così! Lei scosse appena il capo, facendo ondeggiare i capelli che le carezzarono
il collo: stavano crescendo, pensò distrattamente, forse avrebbe dovuto farseli
aggiustare di nuovo da Kasumi. Oramai si era abituata a portarli così corti, si
disse, passando svogliatamente una mano tra le ciocche seriche e scure come
l'inchiostro.
Risalendo lentamente le scale che conducevano alla
sua classe, Akane rammentò la recita di Romeo e Giulietta in cui avevano
recitato lei e Ranma… Nonostante la confusione e l'equivoco finale (avevano
creduto che fosse in palio un viaggio in Cina, mentre in realtà avevano vinto
una serata in compagnia del signor Cina… Ranma aveva faticato a
riprendersi quella sera!) non serbava un brutto ricordo di quella recita,
soprattutto del finale… Arrossì involontariamente e sorrise appena, rammentano
quel quasi bacio… 'Già, allora l'ho quasi baciato…' .Un'altra stupidaggine,
un'altra delle sue stupide illusioni su…
"Finalmente ce l'hai fatta! Credevo non
arrivassi più" la sua voce la fece sobbalzare dallo spavento. Alzò gli
occhi e lo vide, seduto sull'ultimo gradino della scalinata che conduceva al
corridoio del terzo piano, dove si trovava la loro aula. Svogliatamente
appoggiato alla parete, lo sguardo puntato su di lei, leggermente annoiato…
Ranma sembrava davvero stare aspettandola da ore.
"Ranma…" lui si scostò dalla parete,
guardandola "Cosa volevano da te?" "Nulla d'importante… Perché
sei ancora qui? Credevo che fossi andato a casa, ormai" "Credevi… o
speravi?". Lei spalancò gli occhi, troppo sorpresa per ribattere, sorpresa
che lui scambiò per una muta ammissione (del resto, se pur per motivi che lui
non poteva sapere, non era una bugia); il ragazzo assottigliò i begli occhi
grigio- blu ed il suo viso divenne serio; si mise in piedi, alzandosi con calma
e poi affondò le mani nelle tasche dei pantaloni di taglio cinese "Senti
Ranma, ora non ho tempo, devo ancora finire i lavori in classe e…"
"Ti ho sostituito io mentre eri al consiglio. Non hai più nulla da fare
qui, possiamo tornarcene a casa. A meno che tu non ti trovi qualche altra cosa
da fare all'improvviso, come ti capita ormai ogni giorno" Akane percepiva
la rabbia che lui tentava di tenere a freno, celata nella sua voce
apparentemente calma. "No, non ho null'altro da fare… possiamo
andare" lui annuì e dopo aver raccolto la propria cartella, poggiata
accanto a sé, cominciò a scendere i gradini; quando le giunse vicino, si fermò,
in attesa e non si mosse fino a quando lei non iniziò a sua volta a scendere,
nemmeno temesse che lei scappasse. |
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo secondo ***
Mentre passeggiavano senza alcuna fretta,
nonostante l'orario, il sole stava tramontando su Nerima. Le loro ombre si
allungavano fino quasi ad appiattirsi dietro di loro e l'aria fresca di quel
tardo pomeriggio li accompagnava, spirando dolcemente lungo il fiume che
attraversava la piccola cittadina e che loro costeggiavano ormai ogni giorno.
Eppure, anche se avessero dovuto essere avvezzi allo spettacolo del sole morente
che si rifletteva sulle acque placide, quella visione era davvero affascinante
ogni volta, quella sera come le altre. Akane teneva lo sguardo puntato verso il
cielo, ammirando i colori che variando dal rosa cupo, all'arancione, al viola
acceso, dipingevano uno splendido acquerello con le rare nuvole che lentamente
si muovevamo spinte dalla brezza; inoltre non avrebbe guardato verso Ranma
nemmeno se minacciata.
Il ragazzo le camminava accanto, dividendo con lei
quel silenzio così compatto da innervosirlo; a lui non importava granché della
bellezza, pure indiscutibile, del tramonto; la sua mente era altrove, anche se
non molto lontana da lì. Stava pensando ad Akane. Il che non era strano di per
sé, gli capitava anche più spesso di quanto gli piacesse ammettere, ma
l'intensità dei suoi pensieri quel giorno stupiva anche se stesso… e forse la
chiacchierata che aveva avuto con Daisuke ed Hiroshi non era estranea a ciò.
"Che le hai fatto?" gli aveva chiesto di
punto in bianco Daisuke, guardandolo con curiosità "Che?! Io non le ho
fatto nulla!" "Allora perché ti sta evitando?" quella domanda di
Hiroshi lo aveva stupito tanto da farlo smettere di mangiare "Evitando?
Chi? Akane?" l'amico aveva annuito, mordendo il suo panino "Già, non
te ne sei accorto?" "No, ma non è che… insomma, è molto occupata
ultimamente" gli altri due ragazzi si erano guardati, poi avevano
sospirato e, sempre all'unisono, avevano scosso la testa "Sei proprio un
tonto a volte, Ranma… E' così chiaro che ti stia evitando! Probabilmente le hai
detto qualcosa che l'ha fatta arrabbiare" "Ma se non riesco a stare
da solo con lei da una vita! Quando avrei…." le parole gli erano morte
sulle labbra, mentre senza rendersene conto, aveva stretto le bacchette nel
pugno tanto da romperle: avevano ragione loro. Possibile che non se ne fosse
reso conto? Akane stava evitandolo!
Hiroshi aveva annuito con fare saccente e gli aveva
assestato una calorosa pacca sulle spalle "Allora se non è per qualcosa
che le hai detto, non c'è che un altro motivo…" "Già – ne aveva
convenuto Daisuke, annuendo a sua volta con aria altrettanto sicura e contrita
– probabilmente Akane vuole lasciarti e non ha il coraggio di dirtelo!"
"Fhè, che sciocchezza! Come se poi m'importasse qualcosa!" aveva
ribattuto lui con sicumera, anche se più di qualcuno avrebbe potuto giurare di
avvertire un sonoro crac provenire proprio dal suo petto. Akane non voleva
lasciarlo, Akane non poteva lasciarlo!
"Forse si è innamorata di un altro. Del resto,
visto che il vostro matrimonio è fallito già una volta…" "E questo
che significa?" aveva chiesto lui cupo, ignorando il secondo crac
proveniente dal proprio petto... "Come che significa?! Ranma, lei è
obbligata in questo fidanzamento quanto te, una volta che il matrimonio non c'è
stato, potrebbe pure interessarsi a qualcun altro" Hiroshi aveva annuito
energicamente, segno che approvava in pieno l'ipotesi dell'amico, poi aveva
sospirato, alzando sognante gli occhi al cielo "Magari fossi io quello per
cui ti lascerà, Ranma" sussurrò, ormai sicuro della profonda verità delle
loro geniali intuizioni.
Ranma aveva battuto le palpebre un paio di volte,
rifiutandosi di credere ad una sola di quelle parole; erano tutte stupidaggini!
E poi Akane non aveva conosciuto nessuno ultimamente, chi sarebbe 'sto tipo per
cui avrebbe dovuto lasciarlo? Quest'ultima considerazione lo consolò non poco,
ma subito l'insicurezza tornò a tormentarlo: forse non era un nuovo amico, ma
una vecchia conoscenza… Magari il fallimento del loro tentato matrimonio le
aveva fatto considerare qualcun altro che già conosceva. I corteggiatori del
resto non le mancavano, aveva pensato con una smorfia amara: sembrava che quasi
tutti quelli che la conoscevano finissero per innamorarsi di lei! Kuno,
Kentaro, Gosungughi, Kirin, Toma… per non parlare di Ryoga e Shinnosuke. Anzi,
Ranma era convinto che se proprio Akane avesse finito con l'innamorarsi di
qualcun altro doveva essere uno dei due… Sperò solo che non si trattasse di
Ryoga! Cavoli, non gliel'avrebbe mai perdonato se si fosse messa con quell'eterno
disperso!
Una folata di vento lo riportò al presente,
scuotendogli il codino che ondeggiò sulle sue spalle; si fermò, piantandosi
all'improvviso dov'era. Un pensiero lo fece fremere di nuovo come poche ore
prima, rinnovato da nuova rabbia: in realtà non le avrebbe perdonato se si
fosse messa con chiunque altro. Alzò gli occhi verso Akane che, ignara del
fatto che lui si fosse fermato, continuò a camminare ancora per qualche passo,
la sua attenzione rivolta al tramonto… 'Al tramonto… starà davvero pensando a
quello o… o a come trovare il coraggio di lasciarmi?'. Quel pensiero gli fece
molto più male di qualsiasi altra sofferenza fisica avesse mai provato. Solo
una volta aveva provato un simile sconforto: quando a Ryugenzawa aveva creduto
che si fosse innamorata di Shinnosuke… e solo un'altra volta aveva avvertito un
tale dolore: quando sul monte Hooh l'aveva stretta a sé credendola morta.
"Akane…" la richiamò, la voce tremula
quasi. Lei si fermò, voltandosi a guardarlo stupita "Ranma, perché ti sei
fermato? E' tardi" lui la guardò, come se volesse leggerle l'animo dritto
in viso "C'è qualcosa che devi dirmi?" Akane batté le palpebre,
confusa "Qualcosa da dirti? Non capisco… Non ho nulla…" lui abbassò
lo sguardo per alcuni istanti, poi tornò a fissarla "Hai notizie di Ryoga,
ultimamente?" lei inarcò un sopracciglio: non capiva il perché di
quell'espressione tanto seria per farle poi una simile domanda!
"In verità no… E' da – si fermò, esitando, poi
sospirò, abbassando lo sguardo sui suoi piedi – da un po' che non lo vedo"
precisamente dal giorno del matrimonio, ma non voleva tirare in ballo
quell'argomento con lui. In fondo non ne avevano mai parlato, tra loro… Akane
temeva che a lui non importasse molto parlarne.
"E P- chan?" "P- chan?! In effetti,
ora che mi ci fai pensare, è da un po' che non vedo nemmeno lui… Spero che stia
bene!" Ranma le si avvicinò ulteriormente "E per quanto riguarda il
nostro eterno disperso, non speri che lui stia bene?" era proprio strano
quel giorno. Akane lo guardò sempre più incuriosita: sospettava che dietro
quelle domande tanto strane ci fosse un perché, ma proprio non riusciva ad
intravederlo.
"A dirla tutta spero che Ryoga stia bene, ma
soprattutto che non sia solo ma con Akari, lo spero davvero tanto" Ranma
spalancò gli occhi e le si avvicinò ancor di più, tanto da esserle ora distante
che pochi centimetri "Lo dici sul serio? Lo speri sul serio?"
"S- sì…" Akane batté di nuovo le palpebre, ora davvero non ci si
raccapezzava più! Ranma non solo le stava tanto vicino che lei poteva osservare
la bellissima sfumatura grigio- blu dei suoi occhi, ma quegli stessi occhi la
stavano guardando colmi di un'emozione che lei non riusciva ad interpretare…
sembrava quasi felice! "Ranma, stai bene?" gli chiese,
indietreggiando di qualche passo.
Lui annuì e con un'euforia difficile da comprendere
almeno per lei, saltò sulla ringhiera che costeggiava il fiume "Sto
benissimo! Mai stato meglio! Sai che ti dico? Spero anch'io che Ryoga stia con
Akari… e che ci resti il più possibile!". Akane era perplessa. Sapeva che
in fondo Ryoga era per certi versi il suo migliore amico, ma non credeva che
Ranma tenesse tanto a lui! "Sei strano…" gli disse, rimettendosi in
cammino. Lui la seguì per alcuni metri continuando a camminare sulla ringhiera,
poi con un elegante balzo le fu accanto "Akane" lei lo guardò,
stupita di ritrovarselo di nuovo così vicino "Sì?" "Ecco… se tu
avessi qualcosa da dirmi, qualcosa di importante, me lo diresti vero?"
"Perché continui a chiedermelo? Credi che ti nasconda qualcosa?" lui
si grattò la nuca, imbarazzato "Beh, no… ma ultimamente ecco ho come
l'impressione che tu mi stia evitando". Incredibile! Se n'era accorto!
Quell'essere insensibile come nessun altro si era accorto di qualcosa!
La guardò di sbieco, con la coda dell'occhio, studiando
le espressioni del suo viso: Akane sembrava stupita… e cosa ancora peggiore,
aveva l'espressione di chi era appena stato smascherato. "E' vero…
allora?" insisté "Ecco – lei si morse le labbra, fermandosi di colpo
a rimirarsi i piedi, in preda al più grande imbarazzo – non è proprio
così" "Uhm? No? Non che me ne importi poi granché, sia chiaro, ma… è
per qualcosa che ho detto?" lei stavolta lo fissò sbigottita "Come?!
Come sarebbe a dire 'non che me ne importi granché'?!" ecco che ci
ricascava! Ranma maledisse la sua boccaccia che non faceva che metterlo nei
guai. Ora l'aveva fatta arrabbiare e di certo Akane non gli avrebbe più detto
nulla… senza contare che quell'espressione proprio non prometteva nulla di
buono! Per non parlare di quell'aura che ora circondava la sua fidanzata, rossa
di rabbia… 'Martellata in arrivo!' si disse Ranma deglutendo nervoso, in attesa
del colpo. Ed infatti il colpo arrivò, anche se non si trattò di una
martellata, ma di un pugno, tanto violento da fargli superare la ringhiera e
farlo cadere nel fiume.
Quando riemerse, naturalmente trasformato in donna,
Akane stava già correndo via, imprecando contro uno stupido mostro… Non gli ci
volle molto a capire con chi ce l'avesse. Sbuffò e riemerse dal fiume, conscio
che per il momento non era il caso di rientrare dai Tendo: prima di tutto
voleva dare il tempo ad Akane di calmarsi, poi non voleva farsi vedere da sua
madre in quelle condizioni. Nonostante Nodoka sembrasse aver accettato
quell'aspetto di suo figlio, Ranma sapeva che vederlo trasformato in una
graziosa ragazzina dai capelli rossi non le dava certo piacere, perciò pensò
che fosse il caso di procurarsi dell'acqua calda prima di rimettere piede a
casa. Così, grondando acqua si avviò verso lo studio del dottor Tofu. |
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo terzo ***
Le sue precauzioni per non mostrarsi a sua madre in vesti
femminili furono inutili, perché fu proprio Nodoka ad accoglierlo nello studio del
dottore, occupato al momento con una visita. La donna lo vide entrare e gli
sorrise con calore, nonostante il suo aspetto nient'affatto virile "Caro!
Come mai da queste parti? E come mai vai in giro così?" Ranma batté le
palpebre e sorrise imbarazzato "Certo non perché mi piaccia! – specificò
subito, notando il sospiro di sollievo della donna a questa sua dichiarazione –
Sono caduto nel fiume mentre… mentre mi allenavo a correre sulla ringhiera e
sono venuto qui per avere un po' d'acqua calda. Non potevo mica andarmene in
giro così conciato, no?" Nodoka lo fissò, non del tutto soddisfatta della
spiegazione: conosceva abbastanza suo figlio da sapere che non sarebbe mai
caduto da una ringhiera, visto che fin da bambino pareva trovarcisi a suo agio
come sul più solido dei pavimenti, però gli sorrise comunque e gli disse di
aspettarla lì. Sparì per alcuni momenti nella piccola cucina dello studio
ortopedico fin quando, grato, Ranma la vide tornare con una teiera fumante.
"Ah, grazie mamma! Ora va molto meglio! Ma molto!"
affermò con un'enfasi anche esagerata; Nodoka gli sorrise e tornò a sedersi
"Come mai sei qui? Tutto bene?" le domandò poi preoccupato, ma lei
annuì "Sì, tutto bene, caro. Non sono qui per motivi di salute… Volevo
solo invitare il dottor Tofu per domani, visto che Kasumi ha pensato di fare
una festa" "Una festa? E per cosa? Ehi, non vorranno organizzare un
altro matrimonio, vero?!" "Oh no, certo che no… E' per il compleanno
di Akane, naturalmente… perché quell'espressione stupita, tesoro?"
"Il… compleanno di Akane! Domani?! Ma non ne sapevo nulla!" Nodoka
inclinò graziosamente il capo, leggermente sorpresa "Davvero? Che strano…
eppure è più di un anno ormai che vivi dai Tendo e poi Akane è la tua
fidanzata" "Quel maschiaccio non mi ha detto nulla!" protestò
lui, dimenticandosi di specificare come invece faceva sempre che quella non era
affatto la sua fidanzata. "Gliel'hai mai chiesto?" quella domanda,
così semplice, lo fece avvampare. No che non l'aveva mai fatto… Però nemmeno lei
gliel'aveva mai chiesto: se a lei non importava di lui, perché doveva
importargli qualcosa di quel maschiaccio senza grazia e femminilità? Già,
proprio così! Però…
Sospirò e sedette accanto alla madre, lo sguardo
triste perso sulle proprie mani poggiate sulle gambe "Ranma, tu ed Akane
avete litigato?" Nodoka glielo chiese con la solita voce tranquilla, e,
dalla sua espressione, il ragazzo comprese che già conoscesse la risposta
"Sì, ma non m'importa… Evidentemente a quella… quella vita larga non
importa granché di me. Da un po' mi evita sempre. Mi odia" quelle ultime
parole furono appena un sussurro, ma sua madre le udì ugualmente, o forse le
intuì soltanto.
Gli poggiò una mano su una spalla e gliela strinse
con affetto "Akane non ti odia affatto… e se ti sta evitando magari è
proprio per il motivo opposto. Non credi che forse quello che è successo un
mese fa le abbia dato di che pensare? Era pronta a sposarti…" "Sì,
per farmi avere l'acqua delle sorgenti, mica perché… perché ci tenesse, o
qualcosa del genere" Nodoka gli sorrise indulgente e si strinse nelle
spalle "Quindi, secondo te, voleva sposarti affinché tu potessi avere ciò
che più desideravi, sacrificando la sua felicità per questo… Era pronta a
sposarti pur non amandoti, per quello che tu credi di sapere e questo non ti ha
dato da pensare?" "Io… non ci ho pensato granché a dire il vero.
Pensare non è il mio forte" ammise lui, sempre più sconfortato "Lo
immaginavo. Ma magari lei ci ha pensato e molto… e cosa credi che provi nel
vederti continuare come se tutto fosse uguale, mentre lei era pronta a sposarsi
con te? Da parte sua è come se si fosse esposta, e molto, considerando il suo
orgoglio… e tu hai continuato a fingere che non fosse accaduto nulla.
Probabilmente ti evita perché crede che anche tu lo voglia" Ranma guardò
sua madre stupito; nonostante non lo dimostrasse, era intimamente insicuro per
tutto ciò che non riguardava le arti marziali. Tutto ciò che aveva a che fare
con sentimenti ed emozioni erano per lui fonte di dubbi ed incertezze, ma c'era
qualcosa di cui era certo: non voleva che Akane gli stesse lontana. La voleva
accanto, sempre e comunque. In Cina aveva creduto di perderla due volte e per
due volte aveva sentito il cuore lacerarsi… Egoisticamente il pensiero che
Akane morisse lo aveva atterrito anche perché, in quel caso, lui sarebbe
rimasto solo… solo senza di lei, che era peggio di qualsiasi solitudine.
Nodoka lo guardò, leggendogli in viso tutti quelle
sconvolgenti rivelazioni e gli sorrise, lieta che suo figlio avesse finalmente
compreso. "Pare che il dottore abbia concluso…" disse ed infatti dopo
alcuni istanti, il simpatico dottore li raggiunse, lieto di vederli e ancor più
lieto di accettare l'invito portatogli da Nodoka. Fu da lui che madre e figlio
scoprirono perché il compleanno di Akane non era di solito festeggiato dai
Tendo, visto che in quello stesso giorno cadeva l'anniversario della morte di
sua madre; probabilmente per quello lei non ne parlava, si disse Ranma, mentre
faceva ritorno verso casa.
… … …
Quando giunsero in casa Tendo era ormai ora di
cena. Senza sorpresa Ranma seppe da Kasumi che Akane non li avrebbe raggiunti a
tavola e che a causa di un forte mal di testa, sarebbe rimasta nella sua
camera. Nessuno naturalmente credeva alla veridicità di quel malore e più di
uno sguardo curioso si posò sul ragazzo che però li ignorò, mangiando di gusto
come al suo solito.
"A che punto sei con i preparativi,
Kasumi?" fu Nabiki a fare quella domanda "Oh, è quasi tutto pronto,
ma c'è un problema: Akane mi ha detto che domani ha un appuntamento e che non
ci sarà per tutto il giorno. Spero che non faccia tardi per la cena in suo
onore!" Ranma rallentò impercettibilmente la sua furia ‘mangereccia’,
prestando particolarmente attenzione a quelle parole "Akane ha un
appuntamento?! E con chi?" chiese Soun Tendo, dando voce alla stessa
domanda che lui si era posto. Kasumi si strinse nelle spalle "Non gliel'ho
chiesto… Credevo alludesse a Ranma – mancò poco che il ragazzo si strozzasse
con il cibo – ma non mi pare sia così" concluse la ragazza perplessa, notando
la reazione del suo futuro cognato. "Certo che no! E chi ci pensa ad
uscire con quella!" sbottò lui appena recuperato abbastanza fiato, anche
se le guance arrossate non erano dovute al quasi soffocamento di prima; Nabiki
lo guardò attentamente e poi sorrise come al suo solito, con malizia "E
non t'interessa sapere con chi uscirà invece? Magari con un altro
ragazzo…" Soun la guardò, le lacrime già pronte ad inondare la stanza
"Cosa?! La mia piccola esce con un ragazzo e non festeggia con il suo
papà?! Ma è impossibile!" Genma incrociò le braccia al petto, assumendo
un'espressione particolarmente seria "Amico mio, non è questo che dovrebbe
preoccuparti, ma il fatto che tua figlia esca con un ragazzo che non è Ranma…
certo, naturalmente la colpa è tutta di questo mio sciaguratissimo figlio! Ah,
che pena per un povero padre avere un tale incapace come figlio! Che vergogna
che tu non sappia trattare la tua futura moglie, tanto da spingerla tra altre
braccia!" Ranma linciò il padre con lo sguardo "Chissà, forse si
tratta di Ryoga… in fondo sono così amici" suggerì Kasumi, continuando a
mangiare tranquillamente "Oh, invece a me piacerebbe se fosse qualcun
altro! Sai che divertente? E' da un po’ che è tutto così tranquillo" disse
Nabiki con aria speranzosa "Magari è un compagno di scuola" quella
frase di Nodoka fu il colmo per Ranma, ormai tutti erano convinti che si
trattasse di un altro ragazzo… e lui non poteva escluderlo!
Infischiandosene che il suo comportamento potesse
apparire sospettoso, con modi bruschi mise giù la sua ciotola ancora a metà e
si alzò, tra gli sguardi meravigliati degli altri: di solito non lasciava la
tavola prima di tre scodelle di riso almeno! "Vado in palestra ad
allenarmi" fu l'unica cosa che disse prima di andarsene nel silenzio più
assoluto.
--- --- ---
Akane sospirò, triste. Era ancora arrabbiata con
Ranma, ma si sentiva anche in colpa nei suoi confronti: era come se gli stesse
mentendo, o qualcosa del genere. Si morse le labbra e ripensò a quella sera,
alle sue domande così strane. Le aveva chiesto se stava evitandolo… e lei
sapeva che era così. Lo stava evitando, ma forse avrebbe dovuto parlare con
lui, provare almeno a spiegargli quello che le passava per la testa. In realtà
aveva pensato che a lui non importasse granché, ma forse non era così… Certo,
la sua boccaccia poteva dire il contrario, ma ormai lo conosceva abbastanza per
intuire la verità.
Aveva reagito impulsivamente come al solito, spinta
dalla frustrazione che provava nel sentirgli dire cose che non avrebbero dovuto
invece ferirla, visto che le sapeva insincere… o almeno non totalmente vere.
Quante volte Ranma le aveva detto di non importarsene affatto di lei?
Centinaia, ma era anche vero che se si era trovata nei guai, lo aveva sempre
ritrovato al suo fianco, pronto a difenderla, proteggerla, salvarle la vita…
A dire il vero spesso si era trovata nei guai
proprio a causa sua, ma altre volte… Ripensò a Ryugenzawa e a tutto quello che
era accaduto nella foresta. Ranma aveva rischiato la vita per lei, affrontando
quell'orribile mostro per salvarla… Senza contare il fatto che per la prima
volta Akane lo aveva visto chiaramente geloso. Già, come spiegare altrimenti il
suo scontro con Shinnosuke? Le sue parole le risuonavano ancora nelle orecchie.
"Se è questo che vuoi io ti lascio libera, ma
devi dirmi il perché… Cos'ha lui che io non ho? Devi dirmelo, qui, ora … adesso"
E quel suo strano ed insolito gesto gentile al ritorno da
quello stesso posto? Le aveva preso la mano, senza avere il coraggio di dirle
nulla. Non era stato il solo gesto gentile che aveva avuto per lei, a
ripensarci bene.
Sospirando Akane si alzò dal letto ed inginocchiandosi ne
prese da sotto una grossa scatola, la stessa dove aveva riposto in passato il
corno della mangusta che aveva avuto da Shinnosuke. Era lì che teneva serbati i
ricordi più preziosi… La aprì ed illuminata dalla sola luce della luna,
splendida ed alta nel cielo, cominciò ad osservare i piccoli oggetti, un
sorriso intenerito sulle labbra.
C'era il piccolo ramo di bambù, su cui erano ancora
attaccate le due strisce con i loro nomi, quello suo e di Ranma… Carezzò
distrattamente quella con i caratteri del fidanzato e lo ripose, rammentando le
peripezie che lui aveva patito per recuperarle la sua striscia; era svenuto a
causa dei fuochi d'artificio, si era poi risvegliato farfugliando strane ed
incoerenti frasi sulle stelle…
Una ricetta, molto antica; gliel'aveva data un
vecchietto per preparare dei dolci alla ciliegia e scoprire con essi chi fosse
l'uomo destinato a sposarla. Quando Ranma aveva finalmente avuto il coraggio di
assaggiare uno dei suoi disgustosi dolci, era stata lei a non averne abbastanza
per scoprire la verità… Era stata così contenta quando gli aveva poi visto il
segno dei petali sul viso! Certo, prima che lui le spiegasse, tempo dopo, che
in realtà era il segno lasciatogli dai piedini di P-chan.
Eccolo lì il piccolo corno di mangusta! Akane lo
rigirò tra le dita, assalita dai ricordi, non solo di Ranma, ma anche di
Shinnosuke e di suo nonno.
Sul fondo della scatola vi era bellamente ripiegato
un abito, un abito di scena… Certo, la sua Giulietta non era stata delle più
classiche! Carezzò la soffice stoffa rossa e pensò che fosse un peccato non
aver conservato anche il nastro adesivo che aveva usato per baciare Ranma.
Arrossì e sospirando fece per richiudere quello ‘scrigno’ di ricordi, quando la
sua attenzione fu rapita da un piccolo oggetto, una specie di monile. Lo prese
e lo espose alla luce lunare, scoprendo il fine disegno che vi era inciso
sopra: una pesca. Certo, era la chiave che apriva le porta della sorgente
dell'isola di Toma. Che avventura anche quella! 'E pensare che a quest'ora
potrei essere una principessa…' si disse scherzosa, stringendo il piccolo
oggetto in pugno. Anche allora Ranma era venuto a cercarla… 'Già, perché voleva
trovare la sorgente…' si disse amara, ma sapeva di essere ingiusta: Ranma aveva
infine distrutto quella sorgente, dopo una dura lotta con Toma, per evitare che
anche lei vi finisse dentro e si trasformasse definitivamente in un maschio.
''Non la lascerò a nessuno, Akane è la mia
fidanzata'', questo aveva urlato al principe, mentre lottava contro di lui…
per lei.
"Ranma…" una lacrima quasi cogliendola di
sorpresa le scivolò dagli occhi, infrangendosi nel pugno ancora serrato.
'Perché? Perché nonostante tutto ciò non riusciamo ad essere sinceri? Perché…'.
--- --- ---
Sfinito, Ranma si lasciò scivolare contro la parete
in legno e sedette a terra. Era davvero esausto; aveva passato le ultime ore allenandosi
come un folle, per impedirsi di pensare, ma ora che non aveva più tanta
energia, i pensieri erano tornati alla carica, più pressanti di prima.
Sbuffò e con il dorso della mano asciugò il sudore
che gli imperlava la fronte, mentre il battito del cuore cominciava a
rallentare e stabilizzarsi. Akane aveva un appuntamento… E allora? A chi
importava? 'A te, idiota…' la vocina della sua coscienza gli rispose
immediatamente; fece una smorfia e alzò gli occhi verso il piccolo altare sulla
parete di fronte "A me non importa invece…" provò a smentirsi, ma la
vocina tornò alla carica 'Certo che si! Certo che t'importa, razza di bugiardo…
E sei anche geloso!' "Sta' zitta!". Stranamente la vocina interiore
gli ubbidì, forse perché aveva già detto tutto ciò che c'era da dire.
Akane aveva un appuntamento. Forse con un altro
ragazzo… possibile? Akane non era tipo da fare certe cose, non aveva mai
accettato mai nessun invito pur se i ragazzi non facevano altro che invitarla…
Beh, una volta era uscita con Ryoga per ripicca, anzi, ci era uscita ben due
volte. Turbato rammentò che però entrambe le volte era stato lui,
indirettamente, a spingerla ad accettare… O meglio una volta era stata Ukyo ad
organizzare il tutto, mentre dopo era stato a causa di quello stupido ed inutile
sapone di Shan- po. No, Akane non poteva uscire con un altro, soprattutto nel
giorno del suo compleanno! Che sciocchezza…
Però era vero che era arrabbiata con lui. Era vero
che dal giorno del mancato matrimonio si erano allontanati. Era vero che lei lo
stava evitando. Forse sua madre aveva ragione, però… Ecco cos'era la sua storia
con Akane: un mucchio di però e forse! Dubbi, incertezze… Erano troppo timidi
ed orgogliosi per ammettere i propri sentimenti. Sempre che lei ne avesse di
sentimenti verso di lui. A volte gli era parso di sì, ma non poteva essere così
sicuro: Akane non gli aveva mai detto nulla in merito. Non che lui l'avesse mai
fatto, certo.
'Però una volta sono riuscito a dirle la verità…'
si disse lui, rammentando quando nel parco le aveva detto che lei gli piaceva e
molto… Lei naturalmente non ci aveva creduto, pensando che fosse un altro
trucco per allontanarla da quella maledetta tutina. Non era poi tanto strano
che lo pensasse, vista la maniera idiota in cui si era comportato! Provare a
‘sedurla’ per allontanarla da quella tuta che la faceva essere più forte di
lui… Che idiota! Però… già, però… era stato così bello stringerla a sé,
nascosti in quell'armadio. Si era spaventata per qualcosa e gli si era gettata
tra le braccia e lui non aveva potuto far altro che stringerla… e sentirsi
strano, ma felice. Era sempre felice quando la teneva tra le braccia. Anche
quando avevano avuto quella stupida lite a causa del seno… Ranma arrossì
ripensando a quella storia: aveva rischiato seriamente di farsi uccidere da sua
madre allora!
Per non parlare di quello che aveva provato alle
fonte delle sorgenti a Jusenko… "No, quello no…" disse, serrando gli
occhi, non voleva ricordare quel maledetto istante. Certo, lei era viva, ma in
quegli attimi era così disperato che un simile dolore gli sarebbe bastato per
tutta la vita! Scosse la testa violentemente, cercando di scacciare quel
ricordo così infausto 'Se solo avessi detto ad Akane quello che provavo, invece
di pensarlo soltanto… ora lei non uscirebbe con un altro…'.
Ranma spalancò gli occhi, esterrefatto: aveva
proprio pensato quello che aveva appena creduto di pensare?
"Sono nei guai…".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo quarto ***
Quando Akane scese di sotto per la colazione, notò
stupita che di Ranma non c'era traccia. Genma era invece comodamente seduto al suo
posto, così come tutti gli altri, quindi il ragazzo non stava allenandosi con
lui.
Senza chiedere nulla in merito, anche se la
curiosità stava rodendola, sedette accanto al posto vuoto e dopo aver salutato
tutti gli altri, cominciò a mangiare, sforzandosi di non volgersi mai nella
direzione in cui avrebbe dovuto essere Ranma; se sua sorella l'avesse vista di
sicuro avrebbe detto…
"Se ti chiedi dov’è Ranma, guarda che è
uscito" Nabiki a volte sembrava leggere nel pensiero, si disse Akane,
scrollando poi le spalle "Non te l'ho mica chiesto" le disse,
fingendo indifferenza. Però era strano: nei giorni come quello, in cui erano
liberi dalla scuola, Ranma ne approfittava per dormire più del solito o per
allenarsi. Era ancora presto, dove poteva essere andato?
"Stanotte non ha quasi toccato il letto – la
voce di Nodoka era quasi preoccupata – è tornato tardissimo dalla palestra e
l'ho sentito aggirarsi inquieto nella stanza almeno fino all'alba… Poi quando
sono andato a chiamarlo affinché si allenasse con suo padre, mi ha detto che
non ne aveva voglia" Kasumi sospirò "In effetti era molto strano
stamani. Non ha finito la sua colazione, nonostante abbia saltato quasi tutta
la cena ieri sera" Akane abbassò gli occhi, ora anche lei era preoccupata.
Non era da Ranma saltare un pasto, figurarsi due! Che stesse allenandosi di
nuovo per quella stupida tecnica di Ryoga, lo shishi hokodan? No, non era
possibile.
"Ieri avete litigato, vero sorellina?"
Akane sussultò e guardò Nabiki, mentre il resto degli sguardi si appuntò su di
lei "Cosa? No, no… Niente di serio, il solito. E poi che vuoi dire? Ranma
non è certo il tipo che prende troppo a cuore le nostre discussioni. Litighiamo
sempre, ma non ha mai saltato un pasto per questo!" ''In effetti – Soun ne
convenne – anche se però devo dire che ultimamente vi ho visto litigare molto
di meno. Speravo volesse significare che vi stavate avvicinando…" Akane
fece una smorfia "Che idea!" commentò acidamente, in realtà era
proprio il contrario!
"Qualcuno vuole altro riso? Ne è avanzato un bel po' visto
che Ranma ed Happosai non ci sono" Akane ringraziò mentalmente sua sorella
Kasumi, che spostando l'attenzione su quel mostro pervertito del vecchio
maestro, l'aveva distolta da Ranma ed il suo strano comportamento. Senza che una
parola in più fosse aggiunta in merito, finì la sua colazione e cominciò a
prepararsi per il suo appuntamento con Yuka e Sayuri. Avevano deciso di andare
in giro per negozi, poi al cinema e infine di pranzare in un nuovo locale; il
programma era divertente, e di solito Akane avrebbe gradito quell'uscita tra
ragazze, ma quel giorno non era dell'umore adatto, per nulla. Comunque si vestì
con cura e addirittura si truccò leggermente, non voleva che le amiche
pensassero che non tenesse a quell'appuntamento con loro: già la accusavano di
averle escluse dalla sua vita, e lei non poteva negarlo. Con tutto quello che
le capitava di solito, con Ranma e via discorrendo, non aveva proprio molto
tempo da dedicare agli altri! Già, si disse, riponendo la spazzola, la sua vita
era piena di lui… O almeno era stato così fino ad un mese prima.
"Allora io vado… Ci vediamo questa sera"
Kasumi le sorrise con dolcezza, osservandola con amore. Era così graziosa con
quell'abito, ferma sotto lo stipite della cucina, lo sguardo timidamente
abbassato come se fosse in imbarazzo "Sei davvero molto carina così,
Akane" le disse Nodoka, riponendo un ultimo piatto "Grazie
signora…" "Credi che tornerai per l'ora di cena, Akane?"
"Credo di sì, Kasumi… nel caso però dovessi tardare, non preoccupatevi:
tenetemi qualcosa in caldo. Allora ciao!" "Ciao, sorellina,
divertiti!". 'Ci proverò' si disse Akane, mentre lasciava casa Tendo
diretta al centro commerciale.
--- --- ---
Quando Yuka uscì di casa era più o meno allo stesso
orario in cui Akane lasciò la propria. La ragazza non aveva fatto che pochi
passi quando, passando accanto ad uno degli alberi che costeggiavano il viale
che conduceva nel suo isolato, qualcosa le si parò improvvisamente davanti,
facendola urlare dallo spavento.
"Ehi, sono io! Yuka… non è il caso di
urlare!" la ragazza che aveva serrato gli occhi, li riaprì stupita,
fissando il ragazzo che ora le stava a qualche passo di distanza. "Tu?!…
Ma sei impazzito?! A momenti mi facevi venire un colpo!" lui si inchinò
leggermente, in segno di scuse e poi, imbarazzato la guardò, grattandosi
nervosamente la nuca "Posso parlarti un attimo Yuka?" lei inarcò un
sopracciglio: se Ranma Saotome se n'era stato appollaiato su un albero per
parlarle, e se per di più aveva un'aria così imbarazzata, non le ci voleva
molto a capire di cosa volesse parlarle. "D'accordo, ma incamminiamoci, ho
un appuntamento e non voglio fare tardi… allora? Cosa vuoi sapere su
Akane?".
"Eccì! – Akane starnutì lievemente, sorpresa –
Mmm, qualcuno sta parlando di me…" si disse, mentre osservava il via vai,
intenso in quella domenica mattina; l'appuntamento con le sue amiche era stato
fissato davanti ad uno dei negozi del centro commerciale e le ragazze erano in
ritardo. Guardò il piccolo orologio che aveva al polso e sospirò: non era da
loro, chissà se era accaduto qualcosa. Si volse a guardare la vetrina, per
ingannare l'attesa e distrattamente osservò gli eleganti abiti bellamente
sistemati sui manichini.
Era persa ancora in quella 'contemplazione' quando
sentì qualcuno bussarle leggermente su una spalla, richiamando gentilmente la
sua attenzione. "Finalmente! Era ora che vi decideste ad…" le parole
le morirono sulle labbra "Ciao Akane". Che ci faceva lui lì?
Ranma le stava davanti, sorridendo come se nulla
fosse, le mani dietro la schiena; Akane nello stupore ebbe però il tempo di
notare che aveva indossato la sua camicia preferita, quella azzurra. Le piaceva
tanto come quel colore si accordava con i suoi occhi grigio- blu ed i suoi
capelli nero- china e… "Cosa fai qui?" gli chiese, non potendo
evitare alle sue guance di imporporarsi "Ti dispiace vedermi?"
"No, non è questo, ma io ho un appuntamento e…" lui annuì "Sì,
lo so. Ho incontrato Yuka per caso e mi ha invitato ad unirmi a voi… ti
spiace?" Akane batté le palpebre sempre più stupita "Yuka ti ha
invitato? Ma…" "Mi ha anche pregato di avvertirti che lei e Sayuri
faranno un po' tardi e che non dobbiamo più aspettarle qui, ma ci
raggiungeranno al cinema" "Ma… aspetta un attimo, io non ci capisco
più nulla! Si può sapere che ci fai qui? Da quando ti piace fare un'uscita tra
ragazze?!" lui sorrise ed incrociò le braccia al petto "Se è solo
questo il problema, basta procurarsi un po' d'acqua fredda… anche se a dire il
vero, avrei preferito restare ragazzo per oggi" "Ranma, non scherzare!
Non è da te…" "Come non è da te uscire senza dire nulla. Non mi hai
detto nulla di questo appuntamento" "Sì, è vero, ma non credevo ti
importasse saperlo… e poi ieri… ieri abbiamo litigato" lui scoppiò a
ridere e si incamminò, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni "Ma
se è quello che facciamo sempre! Andiamo, facciamo un giro prima di raggiungere
le altre".
Era semplicemente attonita. Akane s'incamminò al
fianco del suo fidanzato, in silenzio. Tutta quella storia era davvero strana:
non si sarebbe mai aspettata di ritrovarselo avanti, proprio quel giorno.
"Ranma… perché stamattina sei uscito così
presto? " "Uhm, sono andato a correre, da solo. Non avevo voglia di
allenarmi con quell'idiota di mio padre" "Davvero?" lui la
guardò con la coda dell'occhio "Che fai? Dubiti?" "No, il fatto
è che a sentire tua madre… ecco, eri turbato, come se ti preoccupasse
qualcosa" lui si strinse nelle spalle "Nulla di che. Oh, guarda, al
negozio di animali ci sono dei cuccioli" disse poi correndo via, impedendo
ad Akane di fargli altre domande. Non aveva smentito però, quindi qualcosa lo
aveva preoccupato… ma cosa? Il loro litigio? 'No, impossibile, a Ranma non
hanno mai fatto nessun effetto le nostre liti… In verità è così superficiale
che nulla sembra preoccuparlo più di cinque minuti, tranne quando si tratta di
imparare qualche nuova tecnica…'. Sospirando la ragazza si avviò verso il
negozio di animali, decidendo che per il momento avrebbe lasciato perdere, ma
prima o poi sarebbe ritornata sull'argomento; voleva scoprire se lei avesse a
che fare con l'umore instabile di Ranma.
Dopo aver girato in lungo ed in largo il centro
commerciale, si accorsero che mancava ancora un bel po' all'ora
dell'appuntamento con le altre due ragazze, così Ranma propose di mangiare
qualcosa, così si diressero verso uno dei tanti caffè ospitati dal centro.
"Ho una fame!" affermò Ranma leggendo il
menù portato da una gentile cameriera "Forse perché hai saltato la
colazione… e anche la cena ieri" suggerì Akane, fissandolo attentamente
"E tu come lo sai?" lei sorrise, ironica "Credi che sia
possibile tenere qualcosa segreto a casa nostra? E' impossibile!"
"Dici? – lui la guardò per alcuni istanti, poi riabbassò gli occhi sul
menù – A me pare che tu riesca benissimo a mantenere i tuoi segreti, se
vuoi…" "Cosa? Che significa…" Nulla, dicevo così per dire. Hai
deciso cosa ordinare?" "No, non cambiare discorso ora. Allora, cos'è
questa storia dei segreti?" gli chiese con voce leggermente alterata, lui
si adagiò contro lo schienale della comoda poltroncina dov'era seduto e volse
lo sguardo altrove, osservando la gente che continuava a passeggiare nel grande
centro commerciale al di là della vetrina del caffè.
"E' per quello che ti stavo dicendo ieri, sul
fatto che mi stai evitando. Non riesco a capirne il motivo – sospirò e le
labbra si tirarono in uno stentato sorriso – ma probabilmente è per qualcosa
che ho detto o fatto… O forse per qualcosa che non ho detto o fatto – tornò a
guardarla, lo sguardo serio – ma non voglio chiederti di svelarmi questo segreto,
sta' tranquilla" "Anche perché se non sbaglio la cosa non ti
interessa, no?" "Più che altro m'interessa qualcos'altro"
"E cioè?" la voce di Akane continuava ad essere tesa, come se stesse
facendo chissà quale sforzo immane per non martellarlo a dovere. Cavoli, pensò
Ranma soddisfatto, era già un progresso rispetto al solito! La solita
Akane l'avrebbe prima spedito in orbita e poi magari chiesto delucidazioni…
"Vorrei che la smettessi".
Akane sentì la rabbia fluirle all'istante lontano,
rimpiazzata da sorpresa e… gioia. Sì, era felice. Forse stava illudendosi, ma
non vedeva che un unico motivo per cui lui le facesse una simile richiesta:
perché la cosa non gli piaceva. Possibile che fosse davvero quello il motivo?
"Perché?" ebbe il coraggio di chiedere, le guance già arrossate,
guance che esplosero quando lui le rispose "Perché non lo sopporto. Non mi
piace il pensiero che tu mi tenga a distanza". Nonostante il tono
volutamente svagato e il suo ostentare indifferenza, tuffandosi di nuovo nella
lettura del menù, Akane non seppe cosa dirgli, troppo confusa da quella
inaspettata rivelazione per poter dire qualsiasi cosa; ritrovò il fiato
sufficiente ad ordinare un'okonomiyaki alla cameriera per poi ripiombare nel
silenzio più imbarazzato.
Lo guardò ordinare a sua volta un'okonomiyaki,
stupita non solo per quello che lui aveva appena detto, ma per il fatto che
nonostante ciò apparisse così tranquillo… Non era arrossito, né sembrava
particolarmente a disagio. Che succedeva? Cosa succedeva al suo Ranma?
Non era da lui fare simili ammissioni con tanta naturalezza! In un anno non
aveva fatto che insultarla ed ora… "Credevo che tu fossi almeno mia
amica…" ecco. Avrebbe dovuto aspettarsela: la solita frase che distruggeva
ogni illusione che era stata tanto sciocca da farsi… Era sempre così con lui.
Il momento prima pareva farti sfiorare in cielo con un dito… e l'istante dopo,
con qualche frase buttata lì, ti faceva ripiombare a terra…
La delusione fu anche questa volta cocente: avrebbe
voluto seppellirlo sotto il tavolo a suon di pugni, ma non poteva farlo.
Abbassò lo sguardo addolorato e si morse le labbra, per impedirsi di rivelargli
quanto l'aveva ferita, per l'ennesima volta. Ma stavolta Ranma la stava
osservando; al contrario del solito lui stava volutamente osservando le sue
reazioni… Notò perfettamente la sua aria afflitta e sorrise intimamente: in
fondo quello non faceva che confermare i suoi sospetti. Certo, era una maniera
un po' rude per accertarsi dei sentimenti di Akane nei suoi confronti, ma non
era un esperto in materia, lui! Già prestare attenzione all'effetto delle sue
parole era una vera novità!
"Akane… allora?" lei quasi sobbalzò e lo
fissò, gli occhi ancora annebbiati dai propri foschi pensieri "Allora
cosa?" lui sorrise e poggiò il volto ad una mano, assumendo un'espressione
così divertita da farle rabbia "Continuerai ad evitarmi?" "Io
non ti sto evitando!" "No? Davvero? Mi era parso… Sai, io lo so di
essere una persona superficiale, il più delle volte… e so che non do mai
l'impressione di rendermi conto di alcune cose… Ed è vero, per lo più; ad
essere sinceri sono stati Hiroshi e Daisuke a farmi notare che stavi
evitandomi… ed è stata mia madre a suggerirmi un motivo. Sulle prime pensavo lo
facessi perché mi detestassi"Akane sbarrò gli occhi: davvero lui aveva
creduto quello? Che lo odiava? Il rimorso tornò a fare capolino in lei,
facendole quasi dimenticare la rabbia e la delusione di poco prima "No,
io… io credevo fosse quello che volevi… Quello che serviva ad entrambi in un
momento come questo!" Ranma la guardò seriamente e per alcuni istanti non
ribatté nulla, poi annuì e si rilassò contro il proprio sedile "Voglio
chiederti solo una cosa Akane, poi non parliamo più di questa storia,
d'accordo?" lei annuì, non era esattamente ciò che voleva, ma era troppo
curiosa di conoscere la sua domanda "Ecco… in questo tempo che hai avuto
per pensare, in questo ultimo mese che mi hai evitato, hai mai pensato di
rompere il fidanzamento? Seriamente…".
Akane deglutì, sentendosi messa con le spalle al
muro: cosa poteva dirgli? La verità? Che ci aveva, cioè, pensato ogni giorno,
ogni istante… E se lui le avesse poi chiesto come mai non l'avesse allora
ancora fatto, che gli rispondeva? Doveva mentirgli, dirgli che il pensiero non
le era passato nemmeno per la testa? Ma poi lui avrebbe potuto chiederle come
mai… che tenesse a lui così tanto? Quei pensieri le si affollarono nella mente
in pochi secondi, mandandola nel panico, sconcertata anche per la sua strana
espressione, un misto di tranquillità e serietà… Che cavolo succedeva?! Perché
era così strano quel giorno? La cosa non le piaceva, per nulla! Sospirò
pensando che per lo meno dopo quella sua risposta non avrebbero parlato più di
quelle storie così assurde e tutto sarebbe tornato alla normalità, lui sarebbe
tornato il solito Ranma, l'insensibile, maleducato, irritante… ma il suo
Ranma, quello a cui lei, nonostante tutto, sapeva di tenere.
"Sì, l'ho pensato… - istintivamente aveva optato per
la verità – ho pensato che forse sarebbe stata la soluzione migliore. Sarebbe
stato il modo più rapido per… per risolvere i nostri problemi: le tue fidanzate
che sbucano dappertutto, i nostri genitori così impiccioni, i pettegolezzi, le
gelosie… Tutto sarebbe stato più semplice" sospirò, sentendosi
incredibilmente sollevata. Ora che gli aveva aperto finalmente il suo cuore, si
sentì più leggera, come se fosse finalmente libera da un fardello che da più di
un mese le opprimeva l'animo. Lo guardò, forse leggermente sorpresa di se
stessa e attese una sua reazione e lui le sorrise, gentilmente "Hai visto?
Dopo tutto non era così difficile parlarne, no? Avresti dovuto farlo dal
principio… Bene, stanno arrivando le nostre okonomiyaki! Che fame!" Akane
capì di essere in trappola: da lui non avrebbe saputo nulla, a meno che non si
fosse esposta per prima! Per sapere cosa provava per lei, avrebbe dovuto dirgli
per prima cosa lei provava per lui… E non era ancora pronta, non dopo le ultime
emozioni! Fu quindi lieta della pausa offerta dall'arrivo del cibo, almeno
avrebbe potuto pensare a come fargli sputare l'osso… e nel frattempo poteva
godersi quell'inaspettato appuntamento con Ranma: era incredibile come nessuno
fosse ancora sbucato fuori ad interrompere quell'uscita casuale!
"Cosa avevate pensato di vedere al cinema, tu
e le ragazze?" "Mmm, uno di quei film d'amore strappalacrime che a
Yuka piacciono tanto" "Oh, no! Ma perché? C'è un bellissimo film
d'azione e…" "Guarda che tu non eri invitato, perciò puoi pure andare
a vedere ciò che ti pare!" "Ma se nemmeno a te piacciono quelle
robe?!" "Beh, sì, ma non voglio dispiacere Yuka e Sayuri, per una
volta che esco con loro… L'ultima volta che sono stata al cinema con delle mie
amiche, ho fatto una tale figuraccia! Tutto il pubblico era voltato verso di
noi" [ricordate l'episodio del fungo che costringe Ranma ad abbracciare
chiunque starnutisca? ^_^; N.d.A.]
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo quinto ***
Akane guardò l'orologio, le sopracciglia aggrottate
"Sono in ritardo…". Era strano… Si guardò intorno, ma tra la gente
che stava entrando nel cinema non c'era traccia delle due ragazze. Ranma,
accanto a lei, sembrava tranquillo "E se fosse successo qualcosa, Ranma?
Non è da loro tardare tanto" il ragazzo si strinse nelle spalle, evitando
di guardarla in viso. Sembrava non essere stupito di quel ritardo "Sei
sicuro che Yuka ti abbia detto che ci saremmo visti qui?" ''Uhm, uhm –
annuì lui, guardandosi in giro – così mi ha detto" "Senti, tu entra a
fare i biglietti, io provo a telefonare a casa di Yuka" "Perderemo
l'inizio del film… Facciamo così, faccio i biglietti e lascerò i loro alla
cassa. Chiederò alla cassiera di dir loro che siamo già dentro, che ne
dici?" Akane si morse le labbra, indecisa. Era preoccupata per le sue
amiche, ma forse loro erano in ritardo per lo stesso motivo per cui non erano
andate all'appuntamento ‘originario’. Si guardò un'ultima volta in giro,
sperando di vederle apparire, poi sospirò "D'accordo, facciamo così… Mi
chiedo cosa cavolo avessero da fare quelle due? Hanno insistito loro perché
uscissi a festeggia…" si bloccò, prima di finire la frase e guardò Ranma
che a sua volta la stava fissando curioso "A festeggiare? Cosa c'è
da…" "Nulla, nulla! Andiamo, prima che cominci il film!" e prima
che lui potesse fare altre domande, lo prese per un braccio e lo trascinò verso
l'entrata del cinema.
--- --- ---
'Non è poi così male…' pensò Ranma. Il film non era
poi quella lagna che si era aspettato, non che vi stesse prestando molta
attenzione, a dire il vero. Anzi, la sua attenzione era quasi completamente
rivolta ad altro… A quello che sarebbe successo più tardi… al braccio di Akane
che ogni tanto sfiorava il suo, dandogli dei brividi lungo la schiena. Ogni
volta che lei lo sfiorava, per sedersi più comoda o cambiare posizione, lui non
poteva evitarsi di avvampare; per fortuna la sala era immersa nel buio così non
poteva accorgersene…
"Ranma" quasi sobbalzò quando lei gli
sussurrò all'orecchio per richiamare la sua attenzione; il suo nome gli era
giunto in un alito caldo che gli fece accapponare la pelle ed ardere le guance.
"S- sì?" la voce era ridotta ad un fruscio strozzato "Mi
passeresti i pop-corn, per favore?" lui annuì e come in trance le porse il
contenitore; stupito notò che le mani gli tremavano leggermente… Che sciocco!
Possibile che essere solo con Akane, in una sala buia, così vicino a lei, lo
facesse sentire così? Lei sembrava così tranquilla… Gli sorrise, prendendo
alcuni chicchi di mais scoppiati e tornò a guardare il film tranquilla… Ogni
tanto si voltava verso l'entrata della sala, per controllare che le sue amiche
non fossero arrivate. Ranma sospirò e si costrinse a volgere sguardo ed
attenzione al film, doveva smettere di fissarla, aveva bisogno di lucidità per…
per quello che lo aspettava.
Già, ma cosa lo aspettava davvero? Sapeva quello
che avrebbe fatto, non ancora come, però grosso modo sapeva cosa avrebbe detto…
Ma il vero mistero era cosa avrebbe detto e fatto lei. Come avrebbe reagito? Lo
avrebbe spedito in orbita con un colpo di martello ben assestato? Lo avrebbe
guardato come se fosse impazzito di colpo per poi scoppiargli a ridere in
faccia? 'Oh, Dio, questo no! Ti prego, tutto ma non questo…' pregò le entità
che non andasse in quel modo.
Akane, dal canto suo, era in realtà molto meno
tranquilla di quanto desse a vedere. In verità era quasi in preda al panico;
ogni volta che casualmente finiva per sfiorarlo, la gola le si serrava e la
saliva spariva, lasciandole la bocca incredibilmente secca. Ogni tanto lanciava
occhiate veloci all'indirizzo del ragazzo, stupendosi di vederlo sveglio, in
primo luogo, ma soprattutto aveva notato che in un paio di occasioni lui stava
guardandola. E non poteva giurarlo, visto il buio in cui era immersa la sala,
ma le guance di Ranma non erano stranamente rosse?
'Accidenti, sembra quasi che sia un appuntamento
tra noi due. Che fine hanno fatto quelle due?!' pensò, guardando verso il fondo
della sala, poi però quello stesso pensiero la colpì… Un appuntamento. Già,
nonostante non fosse un appuntamento classico, quel giorno somigliava
sempre più spaventosamente ad un vero appuntamento… o almeno alla cosa più
vicina ad un appuntamento che lei e Ranma avessero mai avuto! Una parte di sé
sperava che le sue amiche arrivassero il più presto possibile, ma una parte,
quella più timida, sperava che Yuka e Sayuri non si mostrassero, così lei
sarebbe stata costretta a stare sola con lui… Sola con lui, già.
Prima che qualche sua fidanzata si facesse vedere o
qualcuno dei suoi rivali lo sfidasse. Era sempre così che andavano le cose,
sempre. Era un pensiero avvilente ed Akane, turbata da quella che ormai era la
sua vita, si morse le labbra. Perché lei e Ranma non potevano avere una vita
come gli altri? Non sempre, ma almeno per una volta, una singola volta le
sarebbe piaciuto essere una ragazzina qualunque, fidanzata con un ragazzo
qualunque e non con il miglior artista marziale del paese. Lanciò un'altra
occhiata a Ranma e sospirò, rimangiandosi quell'ultimo pensiero: non avrebbe
mai fatto a cambio. Nonostante il più delle volte fosse un insensibile,
sfrontato ed egocentrico sgarbato, non lo avrebbe mai cambiato con nessun
altro… Sorrise e come spinta da un impulso irresistibile, si appoggiò a lui,
facendo aderire la sua spalla a quella del ragazzo, non stupendosi di sentirlo
irrigidirsi per la sorpresa; sorrise di nuovo e si volse a guardarlo, conscia
che lui stava facendo lo stesso. Le venne quasi da ridere, notando
l'espressione stupita di lui e dopo un ultimo enigmatico sguardo, tornò a
fissare lo schermo, cercando di dedicarsi al film almeno per cinque minuti.
Il cuore di Ranma aveva perso un colpo. Quando lei
gli si era poggiata contro così dolcemente, lui aveva letteralmente sentito il
cuore balzargli in gola e si era voltato a guardarla, stupefatto. Come aveva
fatto a definirla 'per nulla carina ’ per così tanto tempo?! Era da pazzi! Era
così bella! La guardò stupito e quando lei si volse verso lo schermo, fece lo
stesso, la mente in completo subbuglio…
Ed era ancora in quello stato quando il campanello
lo riscosse; il film era finito senza che se ne fosse reso conto e ora,
battendo gli occhi, confusamente, guardò la gente alzarsi e chiacchierare.
Akane, alzatasi a sua volta, era voltata verso il fondo della sala, nella
costante ricerca delle due disperse. Cercando di riacquistare un minimo di
lucidità, Ranma si alzò "Le… le vedi?" chiese, schiarendosi la voce,
uscita quasi roca dalla sua gola arida. Akane scosse il capo e si strinse nelle
spalle "Saranno qui fuori… Probabilmente sono arrivate così tardi che non
le hanno fatte entrare… Andiamo?" lui annuì ed in silenzio si avviarono
verso l'uscita.
--- --- ---
Ma delle due amiche non c'era traccia. Ora Akane
era veramente preoccupata. "Devo chiamare Yuka… Non è affatto normale che
facciano così tardi!" Ranma annuì, non poteva impedirglielo senza… esporsi
troppo. Così mentre la ragazza andava ad uno dei telefoni della sala, ne
approfittò per tranquillizzarsi. Gli ci volle anche più del previsto e nemmeno
concentrandosi al massimo riusciva a scacciare la sensazione del braccio di
Akane poggiato al suo, della sensazione che lei stessa si fosse poggiata a lui…
Abbassò gli occhi sui propri piedi, rimuginando tra sé e sé e ricapitolando per
la centesima volta quello che doveva fare.
Akane lo raggiunse, l’espressione turbata
"Allora?" "Yuka era a casa… Mi ha risposto lei" Ranma
fremette, timoroso "Cosa… cosa ti ha detto?" "Che ha avuto un
improvviso mal di stomaco" lui sospirò di sollievo "Bene!"
"Come?" "No, non bene in quel senso. Almeno ora sai perché non
sono venute…" Akane annuì "Sì, ma… ma ora che ci penso, perché non te
l'ha detto quando l'hai incontrata stamani?" "Oh, già… bella domanda.
E sicuramente ci sarà una bella risposta, una risposta valida, che lei ti darà
lunedì a scuola" "Uhm purtroppo temo di saperla già" mormorò
lei, a sguardo basso. Ranma deglutì: possibile che avesse capito?
"Sarebbe?" chiese, la voce un po' malferma; per fortuna Akane non se
ne rese conto, troppo presa dai propri pensieri "Quella sciocca… Lei e le
sue idee romantiche! Ci scommetto che è tutto un piano… Dimmi la verità, Ranma
– lo guardò fisso negli occhi e lui sussultò – tu sapevi di questo appuntamento
fin da ieri, vero?" lui scosse la testa "No…- sospirò, sollevato per
non esser costretto a mentirle – non lo sapevo fino a quando non ho incontrato
Yuka stamani…". Era la verità… non tutta, ma non aveva mentito. Akane lo
fissò ancora, come a voler appurare se stesse mentendole o meno, ma i suoi
occhi le parvero sinceri "Quindi non sapevi che avevo un appuntamento
oggi…". Ecco, ora la cosa si complicava, pensò Ranma, cominciando a sudare
freddo "Sì, l'ha detto ieri sera a cena Kasumi. Non sapevo però che avessi
un appuntamento con le tue amiche…". Ancora una verità, bene, stava
cavandosela senza scuse o bugie…
Akane sospirò ed incrociò le braccia al petto
"Beh, forse allora non era premeditato… Ma ci scommetto che Yuka non ha
nessun mal di stomaco: è tutta una scusa per farci uscire da soli… Quella
sciocca!" Ranma nonostante fosse lieto che lei non avesse intuito la
verità, tutta la verità per lo meno, non poté non notare la sua espressione
contrariata e ne fu ferito, anche se non diede a vederlo, beh, non troppo
"Ti… ti dispiacerebbe così tanto se le cose stessero così?" le
chiese, evitando di guardarla. Akane si morse le labbra, incerta sul come
dovesse rispondergli "Ecco… mi spiacerebbe perché… perché avrei
l'impressione di essere forzata… o che tu lo sia… Ma uscire da sola con te… no,
non mi dispiace, anche se non ci sono molto abituata… Mi aspetto da un momento
all'altro che qualcuno sbuchi da qualche anfratto, urlando Muori, Ranma!
o Giù le mani dal futuro malito!" Akane aveva mimato la voce di
Ryoga e Shan- po, facendo ridere Ranma e dopo un po' anche lei si unì alle sue
risate. In effetti, non poteva darle torto, anche lui aveva i suoi stessi
timori; anzi, era già strano che nessuno si fosse presentato. Non che i
rapporti con gli altri fossero migliorati granché dopo l'ultimo disastro che
avevano combinato. Solo da poco Ranma aveva ricominciato a scambiare qualche
parola con Ukyo e Shan- po.
"Senti, ora che ti andrebbe di fare?" lei
lo guardò stupita "Ma… credevo che saremmo tornati a casa, visto che… -
Akane si interruppe un momento, stupita dall'espressione delusa di lui – però
in effetti è presto, abbiamo ancora tempo prima della cena, no?" lui
annuì, sorridendole felice: se avesse insistito per tornarsene a casa, tutti i
suoi piani sarebbero andati a monte. E non solo i suoi.
"Uhm, sì, abbiamo circa un paio d'ore…
Potremmo andare al parco… o ovunque tu voglia" lei ci pensò su e poi gli
sorrise "Sai dove vorrei tanto andare?" lui scosse il capo, tanto
stordito dal suo meraviglioso sorriso da non trovare abbastanza voce "Al
municipio di Tokyo! Credi che potremmo arrivarci?" "Beh, forse faremo
un po' tardi… però si può fare. Andiamo, c'è una stazione della metro non molto
lontana".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo sesto ***
Il treno era tanto affollato che per alcuni istanti
Akane pensò che fosse meglio lasciar perdere, ma trascinandola per una mano, Ranma
la fece salire prima che lei potesse obbiettare. La ressa la schiacciò contro
uno dei finestrini e sospirando, maledisse quella sua idea; Ranma notando il
suo disagio la prese per le spalle e la voltò verso di sé, poi pose le mani
accanto a lei, come a volerla imprigionare, ma facendole in realtà da scudo.
Grata della sua gentilezza, che ora le permetteva almeno di respirare! , Akane
lo ringrazio con un sorriso, le guance nuovamente in fiamme.
'E' arrossita… però, è davvero carina e uff!'. Fu
spinto con forza in avanti e dovette far forza sulle braccia per non
schiacciare la ragazza contro il finestrino ed imprecando sbuffò, lieto almeno
che alla prossima fermata molti sarebbero scesi, essendo una delle stazioni di
snodo più importanti nei pressi della metropoli. Akane alzò lo sguardo verso di
lui, per poi riabbassarlo immediatamente: gli era tanto vicina da poter
appoggiare agevolmente il capo sul suo petto, se avesse voluto. No che volesse!
Però… volendo…
Amava sentirsi così protetta da lui, e doveva ammettere
che Ranma l'aveva protetta in ogni situazione, anche nelle più brutte. Era
sicura con lui, certa che non avrebbe mai permesso che le capitasse qualcosa…
Perché? Se l'era chiesto molte volte… e la risposta era stata sempre diversa. A
volte credeva che fosse solo una questione di onore, a volte che Ranma temesse
le conseguenze (tipo una reazione spropositata di suo padre, che nella versione
demone era davvero spaventoso!), altre che fosse spinto dall'amicizia… o
dall'amore. Lo sperava tanto, il più delle volte, più che crederlo.
Se fosse stato quello il suo modo di dimostrarle il
proprio amore? Ranma era molto sicuro di sé, solitamente, ma per certe cose era
davvero il più timido tra i ragazzi; lo si notava dal suo arrossire
involontariamente, da quelle poche frasi carine che le aveva detto a volte non
riuscendo a guardarla nemmeno negli occhi… Era fatto così, poteva chiamarla
maschiaccio, ma poi si sarebbe fatto in quattro per lei. Ed in fondo era quello
che lei amava di lui, no? In verità non lo sapeva bene nemmeno lei perché lo
amava, l'unica cosa che sapeva era di amarlo molto. Tanto… forse addirittura
troppo.
Era strano… Era la prima volta che l'ammetteva così
candidamente, anche se a se stessa; era pigiata in un treno super affollato,
pressata contro quel ragazzo che non faceva che offenderla di solito, ma che
proprio in quel momento lei sapeva di amare più di se stessa. Lo amava…
Ebbe voglia di piangere; non sapeva se di felicità
o sconforto. Si morse le labbra più forte, per impedire alle lacrime di
giungerle agli occhi, dove lui le avrebbe viste e gliene avrebbe chiesto il
motivo. E lei non voleva dirglielo, non in quel momento, schiacciati tra
centinaia di estranei… No, non sapeva quando, ma certo non era quello il
momento di dichiararsi! Abbassò il capo, nel tentativo di nascondergli il
proprio turbamento e senza rendersene pienamente conto, poggiò la fronte al suo
petto. Ranma la guardò, preoccupato "Akane, stai bene? Akane…"
"Tutto bene… sì, sto bene, non preoccuparti. Ti… ti spiace se resto un po'
così?" gli domandò con un filo di voce e la risposta di lui fu un sussurro
molto simile "N- no… non mi … spiace…".
--- --- ---
Era triste? Arrabbiata? Delusa? Ranma non ci si
raccapezzava più. Non poteva guardarla in viso, ma la voce di Akane gli era
parsa debole ed incerta, triste, per l'appunto… Non riusciva a capirne il
perché, ma quello non era strano, in fondo quando mai la capiva del tutto? Non
era proprio per questo che lei gli dava di continuo dell'insensibile? Però… se
era arrabbiata con lui, perché appoggiare il capo contro il suo petto come a
cercarne conforto? E se era quello l'intento di Akane, cioè aver conforto,
poteva bastare così poco? Si sentiva impotente e come sempre questo lo faceva
sentire debole e lui odiava esser debole… Era la cosa che odiava di più
al mondo dopo veder piangere Akane, soprattutto a causa sua. Non voleva
interrompere quel momento comunque bello, ma doveva sapere, doveva sapere se
poteva aiutarla…
"Akane?" "Uhm…" "Sei… sei
sicura che vada tutto bene?" la sentì ridacchiare e ne fu sorpreso e
sollevato "Oh, Ranma… non sei per nulla romantico". Romantico?
Romantico?! Era quello che lei stava facendo? Voleva essere romantica?! Di
certo lo stava prendendo in giro, però… Sentì le guance andargli a fuoco e boccheggiò,
letteralmente, incapace di proferire verbo. Sgranò gli occhi e fu quella
espressione, a metà tra il confuso e lo stupefatto, che Akane gli vide sul viso
quando alzò gli occhi. Non poté far altro che ridere, dimenticando quel velo di
tristezza che la rivelazione di poco prima aveva portato con sé. "Io…
io…" provò a sbloccarsi Ranma, non riuscendovi ed avvampando ancor di più.
Forse avrebbe dovuto dirle qualcosa, fare qualcosa! 'Il solito citrullo
irrisoluto! Avanti, dille qualcosa, abbracciala almeno… No, questo non posso
farlo, non davanti a tutti… Allora parla idiota, avanti!' "Ranma?"
era stata lei a parlare per prima "Sì?" chiese in fretta "Non…
non occorre più che tu… Il vagone ora non è più affollato".
Il ragazzo si voltò e constatò che in effetti Akane
aveva ragione, la gran parte della gente era scesa alla stazione da cui il
treno stava ripartendo… Non si era nemmeno accorto che si fossero fermati!
C'era molto spazio ora e non occorreva più che le stesse così vicino. A
vederli, qualcuno avrebbe pensato che volesse abbracciarla… Avrebbe potuto
prenderli per una vera coppia di fidanzati.
"Oh…" fu la sua intelligente risposta e
si scostò da lei, meno velocemente di quanto avesse voluto e le si mise
accanto, appoggiandosi al suo stesso finestrino; con la coda dell'occhio notò
più di uno sguardo divertito rivolto verso di loro e, imbarazzato, abbassò gli
occhi a terra. Per un po' nessuno dei due disse nulla, poi Ranma, irritato da
quel silenzio, le chiese la prima cosa meno stupida che gli venne in mente.
"Perché vuoi andare al municipio di
Tokyo?" lei sorrise e sistemò meglio una ciocca dei capelli scurissimi
dietro ad un orecchio "Non ci sono mai stata… Quando ero piccola la mia
classe vi andò in gita, come fanno quasi tutte le scuole, io però ero assente…
per i funerali di mia madre" "Oh… mi dispiace" "Non
preoccuparti… Ho sempre voluto andarci, ma non avevo mai tempo o qualcuno con
cui andare. E tu, ci sei mai stato?" lui scosse il capo "No… In
realtà sono stato a Tokyo solo un paio di volte, tra un viaggio e l'altro fatto
con mio padre, scommetto che c'è stato più volte Ryoga… anche se non credo se
ne sia mai reso conto!" risero al pensiero del disastroso senso
d'orientamento del ragazzo.
Il tragitto verso Tokyo fu abbastanza lungo, ma i
due ragazzi chiacchierarono per tutto il tempo; per entrambi fu una sensazione
strana, chiacchierare così tanto e così facilmente dopo gli avvenimenti
dell’ultimo periodo… Già, pensò Ranma, squadrando la punta dei suoi piedi.
Com'era stato possibile che non si fosse reso conto dell'allontanamento di
Akane? Beh, dopo il disastro del mancato matrimonio forse lo aveva trovato
quasi naturale, ma come aveva potuto credere che fosse tutto normale tra loro?
Lui ed Akane avevano sempre parlato molto, e non solo per litigare! A volte la
sera, seduti davanti alla Tv avevano parlato a lungo, del più e del meno,
certo, evitando argomenti scabrosi come l'abilità culinaria della ragazza o le
tre fidanzate di lui per non discutere, ma era sempre stato… bello. Ora che
sentiva la voce divertita di Akane raccontarle di come quegli stupidi del
comitato volessero convincerla a recitare di nuovo, Ranma si chiedeva come
avesse fatto a non sentire la mancanza di tutto questo e del resto… Del
ritornare insieme a casa, ad esempio; dell'allenarsi insieme il tardo
pomeriggio; delle visite al dottor Tofu per portargli qualche delizia preparata
da Kasumi…. Ora tutte quelle cose che non aveva fatto con lei nell'ultimo mese
gli mancavano tantissimo, insopportabilmente.
"Naturalmente gli ho detto di no… Ci mancherebbe
un altro disastro come quello dell'anno scorso!" Ranma le guardò il bel
profilo, prestando di nuovo attenzione a quello che stava dicendogli "Non
è stato così male… Abbiamo vinto no?" lei fece una smorfia "Sì, dopo
aver semi-distrutto il teatro, stravolto la tragedia trasformandola in una
farsa e fatto rivoltare il povero Shakespeare nella tomba… E poi il pensiero di
Happosai che tenta di abbracciarmi… brrr" rabbrividì, mentre Ranma
scuoteva la testa "Almeno tu non hai dovuto dare un finto bacio a Kuno!
Bleach, se ci ripenso…" "Nessuno ti ha pregato per quello!"
"Già, ma tu non volevi farlo ed era l'unico modo per vincere il viaggio…
se ci fosse stato un vero viaggio in palio! Che schifo!" lei assottigliò
gli occhi e lo guardò, improvvisamente maliziosa "Avresti preferito che lo
facessi sul serio? Che baciassi io Kuno così tu non ci saresti stato
costretto?" Ranma la guardò stupito "Certo che no! Non l'avrei mai
permesso! Io…" si zittì come rendendosi conto solo in un secondo momento
delle sue parole "Io non… non volevo che tu lo baciassi per forza… perché
sapevo che non volevi. Tu non lo volevi, giusto?" lei si strinse nelle
spalle "Non particolarmente. Certo, Kuno è un bel ragazzo e forse con il
nastro adesivo sulle labbra… Chissà, avrei potuto farcela con un po' di
coraggio" gli rispose lei, col chiaro intento di scherzare, ma
l'espressione di Ranma non parve molto divertita "Coraggio? Lo stesso
coraggio che c'è voluto per… per baciare me?" Akane sgranò gli occhi,
fissandolo stupita per alcuni istanti. Poi abbassò lo sguardo sulle proprie
mani intrecciate in grembo "Per baciare te ce n'è voluto molto di
più" "Davvero? Ti ha fatto così senso?" lei cercò di trattenere
la battuta acida che il tono irritato di lui le aveva fatto salire
spontaneamente alle labbra e scosse la testa "Non intendevo dire questo.
Di solito sono io che salto alle conclusioni, Ranma… non tu" gli disse con
voce tranquilla; lui parve particolarmente colpito da quelle parole, oltre dal
fatto che lei non gli avesse risposto a tono… o con un pugno! "Cosa… cosa
volevi dire, allora?".
Lei sospirò, non poteva dare la colpa a nessuno per
aver tirato in ballo quell'argomento, se non a se stessa ''Mettiti nei miei
panni, Ranma… Insomma, dovevo baciarti per permetterti di vincere, superando
l'imbarazzo di doverlo fare davanti a tutta la scuola – quello Ranma lo capiva
perfettamente – e cosa vedo? Il mio fidanzato che preferirebbe farsi uccidere
pur di non baciarmi ed i nostri genitori che c'incitavano a farlo con cartelli
e megafono! Dovevo farlo, nonostante tu non lo volessi, sotto gli occhi di
tutti e con la paura di essere fraintesa e costretta a sposarti appena lasciato
il teatro. Credimi, ce ne vuole di coraggio per fare quel che ho fatto!"
"Lo sai perché non volevo, vero? Era per tutta quella gente… tutti quegli
occhi addosso m'innervosivano" Akane avrebbe voluto chiedergli se quello
significava che senza tutta quella gente l'avrebbe baciata senza fare storie,
ma le mancò il coraggio; si limitò ad annuire "Già… Gli spettatori sembravano
non voler altro che vederci baciare, che sciocchezza…" commentò
invece "Già. E poi sai una cosa?
Mi disturbava il pensiero che il nostro primo vero bacio dovesse avere un
pubblico… Sono contento che tu abbia usato quello stratagemma, perché così quel
finto bacio resterà appunto un finto bacio. No, il nostro primo bacio sarà
diverso e di certo non avrà tanti spettatori!".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo settimo ***
Possibile che Ranma intendesse alludere al loro primo
bacio? Al primo bacio tra loro, cioè? Sentì il sangue ronzare vorticosamente in
testa, darle un leggero capogiro… Stava parlando di loro due? Di un primo bacio
che loro due dovevano scambiarsi o… o di un primo bacio che avrebbero comunque
dato a qualcun altro prima o poi? Non voleva lasciarsi illudere, non poteva
permetterselo… però… 'Puoi chiederglielo… Avanti, Akane, puoi sempre chiedergli
cosa intendesse dire. In fondo hai il diritto di saperlo, in entrambi i casi!
Su, avanti! Non essere stupida! Parla!' ma per quanto si sgridasse, la voce non
le uscì… era troppo spaventata, troppo timorosa che lui le dicesse che di certo
non era sua intenzione dare il suo primo bacio 'volontario' a lei… O avrebbe
potuto rimangiarsi tutto, come al solito. Lo guardò con la coda dell'occhio,
cercando di leggere sul suo viso la reazione a quelle parole… Che le avesse
dette senza rendersene conto?
Ranma invece se ne era reso conto perfettamente.
Due secondi dopo che quelle parole erano uscite dalle sue labbra. Come al solito
aveva parlato senza riflettere ed ora intimamente tremava al pensiero delle sue
ovvie domande… E che le avrebbe risposto? Che sì, stava parlando proprio del
loro primo bacio, di quello che da tempo sognava di darle, avvampando al solo
pensiero; di quel primo bacio che molte volte era stato sul punto di darle… sul
tetto del dojo la notte di Natale ad esempio, dopo averle regalato quella
cornice. O rinchiusi nell'armadio per nascondersi alla maledetta tutina, o
quando aveva creduto che lei volesse far pace dopo la stupida lite per la
misura dei loro seni, mentre lei stava nascondendolo da sua madre. Quelle e
altre mille volte, quando avrebbe voluto essere meno imbranato e timoroso delle
conseguenze… Solo sotto l'effetto del terrore dei gatti, trasformato in gatto,
aveva avuto il coraggio di farlo. O almeno così sembrava, perché non lo
rammentava per nulla, purtroppo. Pure per quello voleva che il loro primo vero
bacio fosse indimenticabile, per ripagare quello che non rammentava.
Ma Akane continuava a restare in silenzio; il che
era davvero strano. Vincendo i suoi timori, Ranma si voltò verso di lei e
scoprì che lei stava guardandolo, negli occhi ancora traccia della sorpresa che
aveva suscitato con quella frase avventata… Ranma si perse in quegli occhi, grandi
e vividi, così sinceri che lui poteva sempre leggervi dentro ciò che Akane
provava; quegli occhi lo attirarono, irresistibilmente e per un istante che gli
parve lunghissimo, fu certo che l'avrebbe baciata. Sì, sì disse, forse
dopotutto il loro primo bacio avrebbe potuto benissimo avere il vagone di una
metro come scenario… Deglutì nervoso al solo pensiero e le si avvicinò
sensibilmente, tanto che vide Akane sussultare, ma, e questo era molto
incoraggiante, lei non si ritrasse. 'Sì, al diavolo tutto, al diavolo quello
che avevo deciso… Voglio baciarla ora, proprio nel vagone della metro e… la
metro?!'. Come se fosse stato tirato indietro da una forza estranea, Ranma si
voltò di scatto notando non solo che il treno stava fermandosi, ma che quella
era proprio la loro fermata. "Ehi, siamo arrivati!".
Akane lo guardò alzarsi e come un'automa si alzò
seguendolo; non ci poteva credere! Era sicura che lui stesse per baciarla,
finalmente e invece… Si sentiva beffata, ma non ce la faceva ad arrabbiarsi
(certo, sulle prime aveva pensato di legarlo sui binari della metro e lasciarlo
lì!). In fondo non era poi tanto sicura che lui volesse davvero baciarla… Altre
volte aveva avuto quell'impressione, ma poi non era mai successo. Perciò non le
restava che ingoiare il rospo e sforzarsi di riacquistare un minimo di
lucidità. Ora lui stava dicendole, qualcosa, guardandola curioso "Ah?
Cosa?" "Ti ho chiesto se sai da che parte dobbiamo dirigerci?"
"Beh… mi sembra naturale, no? Da quella parte, il municipio è là". In
verità la domanda di Ranma era solo un pretesto per sentire la sua voce, per
capire se fosse arrabbiata o meno… Non
lo capì, ma le sembrava delusa.
--- --- ---
"Signori, questo è l'ultimo ascensore per
oggi, la terrazza panoramica dell'edificio chiuderà tra venti minuti"
Akane guardò Ranma che si strinse nelle spalle "Be', siamo arrivati fin
qui… Meglio starci un po' che per nulla" lei annuì e dopo aver ringraziato
il gentile addetto, entrarono nell'ascensore dove c'erano solo altre tre
persone. Il velocissimo movimento verso l'alto fece girare la testa ad Akane
che si appoggiò alla parete trasparente dell'abitacolo; Ranma la guardò
interrogativamente "Tutto bene?" "Sì, solo non mi aspettavo che
fosse tanto veloce… Non dovrebbe farmi tanto effetto, dopotutto più di una
volta sono stata strizzata come in una lavatrice dal tuo Hiryu shotenha…"
lui sorrise e incrociò le braccia al petto "E' vero… e ne sei uscita
incolume ogni volta" "Uhm, soprattutto grazie a te. Se non mi avessi
tirato fuori dal vortice ogni volta, ci sarei rimasta… Se non ci fossi stato
tu…". Ranma la guardò stupito, poi sospirò e guardò di fronte a sé
"Se non ci fossi stato io, non saresti stata mai coinvolta".
Akane lo osservò: la voce di Ranma le era parsa
carica di rimorso… Si sentiva in colpa forse per tutto quello che era accaduto?
Si riteneva responsabile… In effetti, Akane sapeva che se Ranma non avesse
fatto parte della sua vita, questa sarebbe stata molto più tranquilla, però…
"Mmm, come esperienza non è stata poi tanto male. E poi l'abbiamo superata,
no?" "Sì, l'abbiamo superata però…" Ranma sospirò, non voleva
parlare di quello che era successo in Cina, non per il momento comunque; prima
o poi avrebbe chiesto ad Akane di parlargliene, ma non in quel momento: lo
aspettava una prova già abbastanza ardua ed aveva bisogno di tutto il suo
coraggio già per quello… Per ora gli bastava rammentare i momenti cupi passati
alla fonte delle sorgenti, per avere la forza di fare ciò che doveva, nulla di
più.
Silenziosamente l'ascensore condusse i pochi passeggeri
alla sala panoramica della torre, a circa 242 metri dal suolo: la vista della
città dalle enormi vetrate della sala era strabiliante.
Attirata da quel panorama mozzafiato, Akane corse
diretta ad una delle grandi vetrate e ad occhi sgranati osservò Tokyo
distendersi davanti a lei: sembrava persino più bella vista da lassù, così
immersa nella calda luce pomeridiana. "Guarda, si vede il Fuji!"
infatti il maestoso vulcano si stagliava nitidamente contro il cielo
primaverile, spazzato da una leggera brezza che aveva eliminato ogni nuvola.
Ranma annuì, non ugualmente entusiasta: lui preferiva di gran lunga altri
panorami, tipo il cielo stellato che a volte ammirava dal tetto di casa Tendo.
Non si rifugiava lassù solo per ricercare quella solitudine e quella intimità
che la caotica vita al dojo non sempre gli consentiva, ma a volte rimaneva ore
lassù solo ad ammirare il cielo. Tutto qui, ammirava le stelle e pensava ad
Akane.
Guardò la ragazza con la coda dell'occhio,
ammirando il sorriso che stava illuminandola e come sempre lo stomaco gli si
contrasse: l'aveva presa proprio brutta! Eh, sì, detta in parole spicciole…
Tornò a guardare il panorama e ripensò a quella giornata, così strana e così
bella. Stare con lei, solo con lei era stato persino più facile del
previsto: certo, c'erano stati momenti di imbarazzo però… però non avevano
litigato. Lei, tanto per dirne una, non lo aveva martellato nemmeno una volta.
"Nerima è in quella direzione – Akane indicò
un piccolo agglomerato lontano, quasi invisibile tanto era distante – si vede
appena… Però… è proprio piccola" "Certo, paragonata a Tokyo" lei
annuì e si morse il labbro inferiore "Però… a volte non ti sembra che
Nerima sia un mondo a parte? – Ranma si volse a guardarla – Cioè, è una piccola
cittadina, ma ne succedono così tante e di così incredibili! A volte credo che
Nerima viva in un'altra dimensione rispetto al resto del pianeta. Non credo che
quello che ci capita quasi ogni giorno sia normale per gli altri" "E
ti spiace?" "No, anzi… E' vero, a volte viviamo nel caos più totale,
rischiamo la vita di continuo e conosciamo i tipi più assurdi in circolazione…
Ma ci ho pensato molto ultimamente: non vorrei cambiare nulla della mia vita… o
quasi". Quel quasi assunse per Ranma un'importanza capitale: aveva il
terrore che il ‘quasi’ comprendesse lui.
"Akane… c'è una cosa che…" lei si volse
nella sua direzione, dando le spalle alla città; vista così lei sembrava quasi
stagliarsi contro il cielo che ora andava impreziosendosi dei caldi colori del
vicino tramonto. Era così bello osservare il gioco che la luce creava sul suo
viso, la calda sfumatura dei suoi occhi…. però Ranma non doveva farsi
distrarre, assolutamente doveva restare lucido. O avrebbe detto qualcosa di
stupido. "Sì, Ranma?".
--- --- ---
Abbassò gli occhi a terra e nervoso, infilò le mani
nelle tasche; la sua espressione parve imbronciarsi ed Akane cominciò a temere
che quello che lui stava per dirle non le sarebbe piaciuto: sembrava quasi
combattuto…
"Devo dirti una cosa… E' da ieri che ci penso,
da quando abbiamo discusso" lei deglutì ed incrociò le braccia al petto,
come cercando istintivamente una sorta di difesa dalle sue parole "E… poi
ieri sera mia madre mi ha fatto pensare ad una cosa. Io e te non abbiamo mai
parlato veramente di quello che è successo un mese fa… no, aspetta – la fermò,
vedendo che lei stava per dire qualcosa – per favore, fammi finire… Ecco, io
come uno stupido credevo che visto come sono andate le cose, non ci fosse nulla
di cui parlare. Non possiamo cambiare quello che è successo, perciò meglio
andare avanti come se nulla fosse, ecco cosa pensavo. E poi ero convinto che tu
non volessi parlarne… in fondo tu volevi sposarmi per farmi avere l'acqua delle
sorgenti, e quella se l'era bevuta il vecchiaccio…" "No, aspetta! –
Akane non poté trattenersi oltre – Non era solo questo" Ranma la guardò
appena, poi annuì "Avrei dovuto chiedertelo, avremmo dovuto parlarne… da
soli. Avrei dovuto chiedere come ti sei sentita dopo…dopo quel disastro, capire
se la cosa ti aveva sconvolto. E invece ti ho fatto credere che per me fosse
una storia passata e ti ho costretto a starmi lontana… Pensavi che non
m'importasse" "Non è così? Hai detto che non pensavi ci fosse
qualcosa di cui parlare" "E invece sì!" Ranma aveva alzato la voce,
attirando l'attenzione degli altri visitatori, ma se ne infischiò, per una
volta non gli importava degli altri "Ci sono un mucchio di cose di cui
dobbiamo parlare! Io… io vorrei farti tante di quelle domande! Fino a ieri sono
stato come un cieco, ma ora ho tanta di quella confusione in testa da non
sapere nemmeno cosa sto dicendo… Però una cosa l'ho capita, sai?" Akane
serrò le mani intorno ai gomiti, facendosi quasi del male; avvertiva di nuovo
la sensazione di panico avvertita al caffè poche ore prima. Il panico più totale
la assalì, avrebbe voluto zittirlo, impedirgli di continuare perché tutto
continuasse come prima, come prima di quel maledetto matrimonio! La vita non
era uno spasso, ma almeno… almeno Ranma era al suo fianco, chiaro, cristallino…
Non conosceva i suoi sentimenti, ma sapeva che lui teneva a lei e che non
avrebbe mai scelto una delle altre. Ma ora… una parte di sé le diceva che in
realtà era giunto il momento di mettere in chiaro le cose o avrebbe continuato
a vivere nell'incertezza sui sentimenti di lui e fino a quando? Fino a che i
loro genitori non avessero organizzato un altro matrimonio? E se stavolta tutto
fosse andato liscio, cosa sarebbe successo? Avrebbe finito con sposare un uomo
che non sapeva nemmeno se la amava o se semplicemente teneva a lei? No, non
poteva accettarlo, però… Se ora lui metteva in chiaro le cose, questo avrebbe
significato la fine della vita che avevano vissuto fino a quel momento.
"Tu stavi per sposarmi… questo l'ho capito,
tardi però" "Tutto qui?" gli chiese stupita. Era ovvio che stava
per sposarlo, no? Ranma sospirò e passò una mano tra i capelli, ora davvero era
nervoso "Akane, tu stavi per sposare me, di tua volontà! Nessuno ti aveva
drogato o costretta con la forza, nessuno ti aveva imposto di sposarmi… e tu
stavi per farlo. Ed ora c'è una cosa che mi tormenta – la guardò dritto negli
occhi – lo avresti fatto anche se non ci fosse stata l'acqua delle
sorgenti?" lei distolse lo sguardo, incapace di rispondergli "E' una
domanda tutto sommato logica, no? Avrebbe dovuto venirmi in mente di fartela
subito, ma credo che temessi la risposta… io…" "Sì"
"Come?" "L'avrei fatto… comunque". Akane lo guardava dritto
in viso, senza apparente imbarazzo o paura…
"Credevo che … che a Jusenkyo tu fossi sul…
sul punto di confessarmi il tuo amore. Ero convinta che… sposandoti avrei
potuto darti l'acqua e… farti felice… E' stato sciocco da parte mia, del resto
quelle parole che… che credevo tu stessi per dirmi, erano probabilmente dovute
al… al dispiacere di sapermi morta. Mi spiace per l'acqua, ma dopotutto tu non
volevi confessarmi un bel nulla in quella grotta, quindi è stato un bene che il
matrimonio non ci sia stato" "Lo credo anch'io". Ecco, le parole
che più temeva di ascoltare da lui… e le aveva dette. Akane capì che in realtà,
nel suo intimo, era stato quello il motivo per cui l'aveva evitato: per non
sentirgli dire quelle parole. Tutti gli altri motivi, il non voler litigare, il
voler evitargli ogni sofferenza… tutte scuse, pretesti. Non avrebbe mai voluto
ascoltare quelle parole… ecco tutto. Si morse le labbra, tentando di reprimere
rabbia e sofferenza perché accidenti se facevamo male!
"Voglio rompere il fidanzamento". Akane
sbarrò gli occhi. Incredibile, ma vero: aveva trovato parole anche peggiori… La
gola le si serrò spasmodicamente, costringendola a schiudere le labbra per
poter respirare. Lui voleva…
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo ottavo ***
Lui voleva rompere il fidanzamento. Il giorno del
suo compleanno… Era davvero ironico, ma Akane non ebbe alcuna voglia di
mettersi a ridere. Se ne avesse avuta la forza lo avrebbe colpito con tutta la propria
sofferenza, ma… così si sarebbe completamente svuotata perché al momento non
aveva null'altro in sé. Gli diede le spalle, affinché lui non le leggesse in
volto ciò che non era capace di nascondere, e non fu solo per orgoglio che non
volle fargli capire quanto le stesse facendo del male. In fondo lui aveva ogni
diritto di rompere il fidanzamento; che poteva farci lei? Costringerlo a
mantenere un impegno così gravoso? Non poteva costringerlo ad amarla, ad amarla
così come lei amava lui. Questo non significava che amasse un'altra delle sue
fidanzate, ma per lei non cambiava granché: lui non la voleva, punto.
"Akane?" "S- sì – deglutì,
ricercando un po' di voce tra le lacrime che le serravano la gola – d'accordo…
Parlerò con mio padre e…" "Non vuoi sapere il perché?" Akane si
voltò a guardarlo, gli occhi lucidi "Credo di immaginarmelo…" lui
scosse la testa e le si fece più vicino "Akane, guardami… - lei infatti
aveva distolto nuovamente il viso – tu non lo sai perché, non puoi saperlo
perché io sono così stupido da non avertelo detto… E avrei potuto farlo un
mucchio di volte, soprattutto in Cina… Avrei dovuto farlo quella volta…
Se voglio rompere questo fidanzamento è perché non… non voglio essere legato a
te per la scelta di qualcun altro" "Questo l'ho capito! Credi che sia
così stupida?! Non vuoi essere legato a me? Bene, ti lascio libero! Contento?
Ora sei libero, completamente libero… Non hai più alcun obbligo nei miei
confronti! Sei soddisfatto?" lui annuì ed Akane ebbe voglia di picchiarlo.
Lo scostò in malo modo e fece per avviarsi all'ascensore, ma lui la fermò
prendendola per una mano e costringendola a voltarsi. "Lasciami!" gli
intimò, ora le lacrime le affollavano gli occhi, non era più in grado di
trattenerle "Se per una volta mi lasciassi finire, Akane! Devi
ascoltarmi!" "Cos'altro vuoi dirmi? Eh? Che non ti è importato mai di
me? Risparmiatelo, ora come ora è l'unica cosa che non ho voglia di
sentire!" Ranma la afferrò per le braccia e la scosse leggermente. Non
erano così che aveva previsto andassero le cose! Ma che si era aspettato? Che
Akane dimenticasse il suo carattere e gli chiedesse il perché di quella
decisione?
"A me importa di te, Akane, mi importa
tantissimo, non c'è nessun altro che mi stia a cuore quanto te! Io darei la
vita per te!" Akane lo guardò stupita, alcune lacrime ora stavano
scivolando giù dagli occhi, risplendenti negli ultimi raggi del sole morente.
Era confusa… smise di fare resistenza e lo guardò, le sopracciglia lievemente
aggrottate. Era davvero confusa…
"Ehm, scusate se… Ecco, tra cinque minuti
dovremo chiudere la sala panoramica e ora c'è l'ultimo ascensore". I due
ragazzi guardarono stupiti la gentile addetta all'ascensore che li aveva
accompagnati prima; sorrideva imbarazzata, infatti si era resa conto di aver
disturbato quei due in un brutto momento. Lei stava addirittura piangendo…
"Sono mortificata, signori, ma devo pregarvi di seguirmi" si scusò
ancora, inchinandosi davanti ai due. Ranma sospirò e lasciò andare Akane: era
stato uno sciocco, aveva perso troppo tempo ed ora non poteva spiegare ad Akane
cosa gli passasse per la testa… La guardò appena, maledicendosi per ogni sua
lacrima e poi i due si avviarono dietro alla signorina che li aveva avvertiti.
Mentre l'ascensore li portava giù, il cuore di
Ranma gli batteva così forte in petto da stordirlo; Akane, al suo fianco,
teneva gli occhi bassi, nel vano tentativo di nascondere le sue lacrime… tanto
per cambiare le aveva fatto del male. Era uno stupido, ma poteva rimediare…
Doveva rimediare.
Akane sentiva il viso in fiamme e avvertiva il
sapore salmastro delle lacrime; si vergognava tantissimo, sapeva degli sguardi
curiosi degli altri occupanti dell'ascensore puntati su di lei. Che bella idea
del cavolo aveva avuto! Farsi portare al municipio di Tokyo per farsi mollare!
'Che cretina… ed io che mi ero illusa con quella stupida storia del bacio!
Vuole rompere il fidanzamento… d'accordo, forse è meglio così. E cos'è questa
storia che darebbe la vita per me? Che… bastardo! Crede che dicendomi una
simile bugia io mi senta meglio?! Come vorrei odiarlo! Sarebbe più facile… e
meno doloroso'.
Sollevata dal fatto che i secondi necessari a
raggiungere il piano terra fossero finalmente passati, appena le porte
silenziosamente si aprirono, Akane schizzò fuori; voleva allontanarsi da lì al
più presto, da quegli sguardi pietosi e dal sorriso imbarazzato di quella
ragazza in divisa che prima era stata costretta ad interromperli, lontano da
Ranma e dalle sue parole crudeli. Perché le aveva fatto quello? Perché aveva
passato con lei tutta la giornata per poi lasciarla? Perché illuderla? Tutto
sommato Akane era cosciente di non essersi poi immaginata tutto, i suoi rossori
improvvisi, le sue parole, alcuni suoi riferimenti… Non erano solo frutto di
una mente facilmente suggestionabile!
A passo svelto lasciò l'edificio, inseguita da
Ranma che faticò a starle dietro. Quando finalmente la raggiunse, erano giunti
dinanzi alla stazione della metro che avevano lasciato appena mezz’ora prima.
"Akane! Aspetta!" lei si voltò a
guardarlo, gli occhi ora asciutti, ma ancora arrossati "Che cavolo
vuoi?" "Dobbiamo parlare" "Ora vuoi parlare?! Ci hai messo
un mese per lasciarmi e credi che cinque minuti di chiacchiere e bugie mi
facciano capire meglio?" "Bugie? Io non ti ho mentito!" lei
scosse il capo, finalmente stava arrabbiandosi. La rabbia la comprendeva,
sapeva viverla, sapeva usarla… ma la tristezza, quella proprio non sapeva come
gestirla.
"E tutte quelle storie sul fatto che dovessi
smetterla di evitarti?! Sul fatto che non ti piace che io ti eviti?! Non sono
forse bugie, crudeli menzogne? Io non ti facevo così meschino!" Ranma
serrò i pugni e la guardò, cupo "Io non stavo mentendo" "Già,
come no! Del resto come facevi a piantarmi se continuavo ad evitarti? Che… che
stupida… Per una volta sono io la stupida, non tu" lo guardò con vero e
proprio astio, poi comincio a scendere i primi gradini che l'avrebbero portata
alla metro.
Ranma la guardò allontanarsi. Con lei era tutto
così difficile! Non lo lasciava mai parlare, equivocava sempre tutto. Ed era
così testarda! Con lei i grandi discorsi erano inutili. "Razza di
testona…" mormorò a labbra strette, poi come preso dalla rabbia la
rincorse e le afferrò un braccio, trascinandola verso di sé; Akane fece per
schiaffeggiarlo, ma lui le prese la mano con la propria prima che lo colpisse
"Ora tu vieni con me". Nella sua voce vi era rabbia e determinazione:
l'avrebbe costretta ad ascoltarlo, ne fosse pure andata di mezzo la sua vita… e
soprattutto la sua integrità fisica. Akane, troppo stupita per reagire, si
sentì trascinare su per le scale e poi fu costretta a correre per tenere il
ritmo del ragazzo che con una presa salda al braccio le impediva di
allontanarsi. Era sconcertata: per la prima volta Ranma l'aveva fermata… Non
era mai successo prima. Non sapeva perché, ma lui si era sempre fatto colpire e
lei come una sciocca non si era mai chiesta come mai lui, tanto agile e con
quella specie di sesto senso che gli faceva quasi prevedere da dove sarebbe
stato attaccato, non aveva mai evitato i suoi colpi. Solo ora che le aveva
effettivamente mostrato di averlo sempre potuto fare, Akane se ne meravigliava.
Ranma intanto continuava a trascinarla in quella corsa
senza una meta precisa; non conosceva quasi per nulla la città e non aveva la
minima idea di dove stesse correndo (capiva un po' come dovesse sentirsi
Ryoga…), ma sapeva cosa voleva fare: cercare un posto dove potessero parlare,
finalmente! Un posto isolato dove non preoccuparsi di essere osservati troppo.
'Che idiota! Dove lo trovo un posto così nella metropoli più affollata del…'.
Si bloccò di colpo, tanto che Akane andò a sbattergli contro: aveva trovato
quel che faceva al caso suo. Non molto distante da lì, infatti, notò un parco,
proprio come quello che c'era a Nerima e senza perder tempo, (e prima che Akane
lo spedisse in orbita), s'incamminò verso quegli alberi, sperando che a
quell'ora non fosse molto affollato.
Non era un parco molto grande, vi era qualche
albero striminzito, uno spiazzo con delle altalene e alcune aiuole dove potersi
sedere; non era esattamente il posto più romantico del mondo, ma non gli
importava granché. Scese i gradini che dal livello stradale conducevano alle
prime aiuole e poi si fermò. Akane alle sue spalle stava riprendendo fiato e
quando finalmente smisero di correre si guardò in giro, perplessa: che cavolo
ci facevano lì?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo nono ***
Che ci facevano lì? Quello stupido credeva davvero
che se ne sarebbe stata buona lì ad ascoltare le sue bugie, le sue spiegazioni sul
perché l'avesse lasciata dopo aver trascorso con lei un'intera giornata?!
Akane alzò lo sguardo rabbuiato verso di lui e
provò a liberarsi dalla sua presa "Lasciami il braccio" "NO! Non
ti lascio finché non prometti di stare zitta e di ascoltarmi" "Che?!
Tu sei…" "Promettilo!". Era più che serio, non lo aveva mai
visto tanto deciso per qualcosa che non fossero le arti marziali "Ti prego
Akane". Quello poi… lui la pregava! Rassegnata, Akane annuì e lui le
lasciò andare finalmente il braccio; rammaricato, osservò i segni rossi che le
sue dita le avevano lasciato sulla pelle, doveva aver stretto senza rendersene
conto. Mortificato la guardò, cercando di riacquistare abbastanza calma
"Mi… mi spiace" si scusò, ma lei liquidò la questione con un'alzata
di spalle "Non è nulla, non sono poi così delicata io, non fai che
dirmelo… Allora? Parla". Ranma sospirò e chiuse gli occhi: non si era
certo immaginato che le cose andassero in quel modo. Tutto il bel discorsetto
che si era ripetuto fino allo spasimo era diventato inutile… E forse, per un
certo verso, era meglio così, si disse: era troppo smielato. Sospirò di nuovo e
riaprì gli occhi, Akane lo guardava in irritata attesa.
"Io non ti stavo mentendo prima… E' vero, a
volte l'ho fatto, ti ho detto un mucchio di bugie, ti ho detto cose che in
verità non pensavo nemmeno, ma prima non mentivo. Sia quando ti ho detto quelle
cose nel locale, sia quando ti ho detto che darei la mia vita per te… del resto
in un paio di occasioni sono stato sul punto di farlo davvero e non puoi
negarlo" "Come osi rinfacciarmi…" Ranma le puntò contro un dito
"Avevi promesso! – le rammentò imperioso e lei si morse le labbra, sempre
più furiosa – Nessuno ti rinfaccia nulla, Akane. L'ho fatto e lo rifarei non
una ma cento volte… E anche tu hai rischiato la vita per me, più volte di
quanto mi piace ricordare" la guardò negli occhi, ma lei non ne sostenne
lo sguardo, fece infatti vagare i suoi occhi per quel piccolo spiazzo deserto.
Anche lei l'avrebbe rifatto, se fosse stato necessario; persino in quel
momento… persino dopo che lui l'aveva lasciata. Ma quella consapevolezza, di
essere ancora pronta a dare la vita per lui, aumentava la frustrazione. E la
rabbia.
Irritata rialzò di nuovo gli occhi verso di lui,
affrontandolo "Con questo? Sì, qualche volta hai rischiato la vita per me,
bene… Ma quante altre volte mi hai trattata come se di me non ti importasse
nulla, infischiandotene dei miei sentimenti?! Allora cosa dovrei pensare di
quelle volte? Cosa dovrei pensare del fatto che la prima volta che ti sei
degnato di uscire con me è stato per lasciarmi?! Che t'importa di me?! No, che
sei un bugiardo, ecco cosa devo pensare!" gli urlò contro, esasperata.
Avrebbe voluto andarsene, piantarlo lì con le sue parole inutili e scappare
via, dove non sarebbe stata costretta a stargli dinanzi, ad ascoltarlo.
I ricordi di quella giornata le si affollavano
nella mente, alternandosi al momento in cui lui le diceva di voler rompere il
fidanzamento. La serietà della sua voce, la convinzione che aveva avvertito in
essa le facevano ancora così dannatamente male… ed ora doveva pure sentirgli
spiegare i motivi per cui non voleva più essere il suo fidanzato, i motivi per
cui lui la stava lasciando. Che ci faceva ora in quel maledetto parco, distante
chilometri da casa sua?
In un sussulto di rabbia, provò ad allontanarsi, ma
Ranma la riafferrò per le braccia, costringendola a non muoversi da dov'era
"Se mi lasciassi finire, una buona volta! Perché ti è così difficile
fidarti di me?" "Perché mi hai illusa! – la sua voce, fino a quel
momento carica di astio risuonò incrinata dal pianto – tu, razza di... di
bugiardo! Mi hai fatto credere che… che…" il dolore le impedì di
continuare. Aveva sperato che la rabbia l'aiutasse ad affrontarlo, ma
evidentemente non era così forte come credeva. Con disappunto crescente sentì
gli occhi inumidirsi, ma non voleva commettere l'errore di piangere dinanzi a
lui di nuovo: aveva ancora un briciolo d'orgoglio da difendere, dopotutto.
"Quello che ti ho detto è vero: non c'è nulla
che mi stia a cuore quanto te, Akane…" "E continui con le menzogne?!
– con uno strattone più violento Akane riuscì a liberarsi dalla sua presa, ma
non scappò, ora troppo furiosa per potersi controllare e non urlargli contro
tutta l'amarezza che aveva in corpo e che ogni parola di lui aggravava sempre
più – tu e le tue stupide bugie! Non volevi che ti ignorassi perché così non
potevi lasciarmi, ecco qual è la verità!
Sei uno sporco bugiardo… Ma del resto che m'importa? Non mi importa
nulla di te e di quello che dici. Ho imparato da tempo ad ignorare le tue
parole, visto che per lo più sono offensive e cattive…". Akane si asciugò
nervosamente una lacrima, sfuggita al suo controllo, ma fu inutile, altre
lacrime seguirono la prima e le riempirono gli occhi, impossibili da frenare.
Abbassò il capo e perdendo la sua guerra in difesa del proprio orgoglio,
cominciò a singhiozzare nascondendo il viso tra le mani, mentre Ranma la
fissava, lacerato dai sensi di colpa. Era come se ogni lacrima, ogni suo
singhiozzo gli rammentasse le sue manchevolezze: era colpa sua se Akane stava
soffrendo. E pensare che se solo l'avesse lasciato parlare, le cose sarebbero
andate in tutt'altra maniera!
"Akane…" "Sta' zitto!"
"Non posso, devi starmi a sentire" "Sta' zitto... sei un
bugiardo" "Sì, hai ragione, d'accordo, sono un bugiardo. E' questo
che vuoi che ti dica? Bene, sono un bugiardo, ma ora devi ascoltarmi".
Akane levò gli occhi ancora carichi di lacrime verso di lui, guardandolo
dubbiosa. "Perché?" domandò con voce titubante, quasi da bambina ferita.
Ranma sentì il cuore stringersi e represse a stento l'impulso di abbracciarla
"Perché non sopporto di vederti così disperata" "Non darti tante
arie! Non credere che… che mi importi qualcosa di… di te, è la rabbia che…
Piango per rabbia" sbottò lei, ancor di più sulle difensive. 'Chi è la
bugiarda adesso?' fu la domanda spontanea che Ranma ebbe però la saggezza di
tenere per sé…
"Allora perché stai reagendo in questo
modo?" le domandò invece con leggerezza, nemmeno si trovasse sul serio a
cospetto di una bambina offesa. Era una domanda semplice, logica, così semplice
e logica che Akane sentì il panico quasi sopraffarla. Non poteva certo dirgli
che le aveva spezzato il cuore! Non dopo che lui l'aveva lasciata. Aveva ancora
quel briciolo d'orgoglio… certo, era sempre più un briciolo, però… "Non
c'entra nulla con te, nulla! Io... io non... " Ranma le si avvicinò, la
rabbia completamente fluita via. Il cuore gli batteva tanto forte che temeva
lei potesse sentirlo; le sfiorò una spalla con una delicatezza che non sapeva
nemmeno di possedere, ma lei gli allontanò la mano con un gesto irritato e
indietreggiò fino ad addossarsi alla piccola aiuola alle sue spalle
"Stammi lontano! Non toccarmi, non voglio che mi tocchi!"
"Akane..." provò ad avvicinarsi di nuovo, ma stavolta lo colpì al
volto con uno schiaffo deciso, anche se non fortissimo. "Io ti
odio!". Quelle parole, urlate tra le lacrime e dettate dal panico, ebbero
per lui più effetto dello schiaffo stesso.
Ranma restò alcuni secondi a fissarla stupefatto,
disorientato non solo da quella frase tanto dura, ma anche dal dolore che
quelle parole gli stavano procurando; non era la prima volta che gliele sentiva
dire, eppure gli fecero molto più male che in passato. Forse perché sentiva di
non meritarsele. Forse perché per la prima volta era pronto ad aprirle il suo
cuore. Forse perché, per quanto lo sapesse non vero, quel ti odio urlato
con tanta veemenza somigliava troppo al peggiore dei suoi incubi. Come spinto dalla
forza di quelle parole, indietreggiò, lasciando cadere lungo il fianco la mano
con cui aveva provato a sfiorarla pochi istanti prima.
Akane lo guardò a sua volta, le labbra tremanti e
gli occhi sgranati, sconcertata almeno quanto lui dalle proprie parole, parole
che non pensava affatto e che avrebbe voluto poter cancellare. Quando notò
l'espressione stupita di Ranma, abbassò il capo per poter piangere anche più
furiosamente di prima.
"Sai che ti dico? Fa' come ti pare" la
voce di Ranma vibrò di rabbia e prima che lei potesse fermarlo, si era già
voltato ed allontanato di corsa. Non le restò che guardarlo allontanarsi,
incapace di seguirlo... Che stupida! Sentì le gambe piegarsi ed
infischiandosene di tutto, si lasciò scivolare lungo la fredda aiuola fino a
quando non si ritrovò a terra tra la polvere, piangendo convulsamente, le mani
chiuse a pugno sulle ginocchia ed il capo chino. Si morse le labbra, fin quasi
a farsi del male e serrò gli occhi tentando inutilmente di porre un freno a
quel pianto irruente, ma per quanto provasse, l'unico risultato era quello di
piangere ancora più forte.
… … … …
Ranma si era allontanato da lei solo un centinaio
di metri quando cominciò a rallentare; era semplicemente furibondo, talmente
arrabbiato con quella dannata testarda che pensò davvero di lasciarla lì,
disinteressandosi di lei e delle sue frasi crudeli. Lo pensò sinceramente per
circa cinque secondi.
Le sue parole, quel 'Ti odio' urlato tra le
lacrime, gli echeggiavano ancora in testa, facendogli ancora tanto male, però.
Si fermò e inspirò nervosamente, per poi voltarsi verso il parco dove andavano
accendendosi le prime luci della sera. Akane era ancora lì, seduta a terra e
stava piangendo. Anche se lontano, Ranma poteva vederla abbastanza bene e quel
pianto così disperato gli smosse qualcosa dentro: non aveva mai visto nessuno
piangere tanto disperatamente… Non aveva mai visto lei piangere tanto.
Sospirò e con una mano tremante, si scostò i capelli dalla fronte
'Maledizione...'.
Era stata davvero un'ipocrita. Ecco cos'era in
realtà: un'ipocrita bugiarda. Aveva accusato Ranma di essere un bugiardo, ma
anche lei non faceva che mentire, a lui, agli altri, alla sua famiglia, persino
a se stessa. Era ancora furiosa con lui, però... però non avrebbe mai dovuto
dirgli quella crudele falsità. Urlargli d'odiarlo… Perché lo aveva fatto poi,
per ferirlo? Sì, forse... ma come? Per Ranma in fondo lei non era che una
piantagrane, un maschiaccio senza speranze, un onere impostogli dalle loro
famiglie... Forse la considerava un'amica, tutt'al più e dopo quella
stupidaggine, nemmeno più quello con tutta probabilità. Lui l'aveva lasciata,
ma dicendogli quella crudele falsità lo aveva perso definitivamente...
"Mi spiace" la sua voce le giunse
all'improvviso. Stupita, riaprì gli occhi e lo vide, seduto a terra davanti a
lei; il volto era serio e una guancia era ancora arrossata per lo schiaffo di
prima, evidentemente lo aveva colpito più forte di quanto avesse creduto in un
primo momento. "Scusami". Lui le stava chiedendo scusa?! Aprì la
bocca per dirgli di non scusarsi, che così la faceva sentire peggio, perché era
lei a doversi scusare, perché era solo lei ad essersi comportata da stupida…
Non riuscì a dire nulla; la gola era così serrata da non poter articolare alcun
suono. Nascose di nuovo il viso tra le mani, continuando a piangere… sembrava
non saper più far altro. E fu così che si ritrovò tra le sue braccia.
Ranma la attirò a sé, cingendola con forza, una
mano dietro le spalle, l'altra tra i capelli; la costrinse così a poggiare il
capo contro il suo petto, sperando di fare per una volta la cosa giusta. La
prima cosa che Akane pensò, non proprio coerentemente, fu che il corpo di Ranma
era caldo. Dolcemente caldo. Non era mai stata abbracciata in quel modo: se non
fosse stata una ragazza forte, probabilmente quella presa le avrebbe fatto
addirittura male.
Sentiva la pressione delle braccia di lui contro di
sé, le braccia così forti di Ranma sembravano sostenerla… proteggerla.
Stranamente, nonostante dentro si sentisse morire per la tristezza e la
vergogna, era completamente a proprio agio, come se essere abbracciata da lui
fosse normale. Come ritrovarsi in un luogo familiare e sicuro…
Non aveva smesso di piangere, ma Ranma si rese
conto del fatto che il corpo di Akane, prima rigido, ora si era rilassato; la
sentì aderire a sé con naturalezza e fu stupito di come quell'abbraccio che
nelle sue intenzioni avrebbe dovuto consolare lei, aveva invece il potere di
confortare anche lui. Non era solo bello tenerla così stretta, sentirla così vicina
gli dava un'altra emozione: era... naturale. Non c'era il solito imbarazzo,
quello stesso imbarazzo che a volte gli impediva persino di guardarla in viso.
E poi Akane sembrava esser fatta per stare tra le sue braccia, pensò lievemente
sorpreso, come se fossero due tessere di un mosaico finalmente riunite… La
carezzò con la mano che le teneva tra i capelli, stupendosi di come fossero
morbidi e profumati.
La sua voce gli giunse in un sussurro appena
udibile, nonostante il silenzio sceso tra loro. Sembrava infatti che il mondo
intorno a loro fosse sparito… o si fosse zittito per assistere a ciò che
accadeva. "Io... mi vergogno" la sentì appena, ancora perso
nell'analizzare tutte le emozioni che tenerla tra le braccia gli dava. La
strinse ancor di più, incapace di pronunciare una sola parola; avrebbe voluto
dirle che non c'era nulla di cui vergognarsi, che l'importante ora era averla
tra le braccia e che nulla contava.
"Mi vergogno così tanto! Non avrei mai... mai
dovuto... dirti" la voce di Akane era ancora colma di pianto e Ranma,
tenendola per le spalle, la allontanò quel tanto che bastava a guardala in viso
"Non dire così, non devi vergognarti di nulla" "Ma cosa penserai
di me?" "Io... non penso nulla" ed era vero: ora che la guardava
così dritto negli occhi, con il calore di quell'abbraccio che ancora lo
avvolgeva, la sua mente era completamente sgombra; non riusciva a pensare a
null'altro che a lei e a come gli sembrassero belli i suoi occhi. Akane gli
poggiò una mano tremante sul petto, aggrappandosi alla sua camicia "Non
volevo colpirti... scusami" Ranma sorrise appena, confuso: dove la mano di
lei toccava il suo petto avvertiva uno strano calore, una tensione che quasi
gli impediva di pensare coerentemente… E non era la prima volta, quel giorno.
Per una frazione di secondi sperò che lei lo toccasse ancora, desiderava
disperatamente sentire le sue mani su di lui…
"Non mi hai fatto male, non preoccuparti… Di
solito mi prendi a martellate, che vuoi che sia uno schiaffetto come
quello?" le disse infine scherzoso, sperando di restituirle quel sorriso
che tanto gli piaceva ed infatti Akane gli sorrise incerta, ma presto il
sorriso svanì, sostituito da un'espressione tanto contrita che Ranma temette
ricominciasse a piangere di nuovo "Non dovevo dirti quella cosa"
"Non importa" "Sì che importa! Io non ti odio, non avrei dovuto
dirtelo! E non solo perché è una bugia, ma perché... perché l'ho detto per
farti del male e questo è meschino... Non importa se quel che dico per te non
conta nulla, questo non mi giustifica" "Non conta nulla?! Tutto
quello che ha a che fare con te, Akane, per me è importantissimo! Quante volte
devo ripetertelo perché tu ci creda?! E' da prima che cerco di dirtelo!".
Akane lo guardò, come per scrutargli dentro, poi, in risposta a segreti pensieri,
il suo volto assunse una sfumatura vicino al cremisi. "Mi piace…"
sussurrò dopo alcuni istanti di silenzio, chinando poi di nuovo il capo a
celargli il proprio imbarazzo "Eh? Cosa?" "Mi piace sentirtelo
dire che … sono importante per te… Anche per me tu… sei …" non finì la
frase, ma non occorreva che lo facesse…
Per una buona manciata di secondi Ranma attese che
il cuore gli cedesse di botto, schiantato dalla violentissima emozione che
stava provando, ma evidentemente essere un atleta gli dava il vantaggio di una
discreta resistenza: se non moriva d'infarto in quel momento… Era una magra
consolazione, avendo scoperto che quel cuore che gli batteva furiosamente in
petto tanto da stordirlo non gli apparteneva più. Ed ora doveva trovare il modo
per dirlo a lei, una volta per tutte. Ranma non aveva mai avuto tanta paura in
vita sua, nemmeno il peggiore degli avversari lo terrorizzava come il pensiero
di ciò che avrebbe dovuto dirle, senza ulteriori indugi.
"Akane, io… non ho rotto il fidanzamento per…
per quello che credi tu, per lasciarti… L'ho fatto solo perché non voglio che
tu sia come le altre fidanzate che mi ha appioppato mio padre. Non voglio che
tu sia come… come loro, perché non è una di loro che… che voglio". Beh,
come dichiarazione non era certo il massimo e non era nemmeno il massimo del
romanticismo, ma lui arrossì comunque e deglutì, ricercando in se stesso la
forza per continuare a parlarle. Ma fu lei la prima a farlo.
"E
me? Potresti volere me… Ranma?".
Come
risponderle? Non certo usando le solite frasi fatte, tipo che non aveva mai
voluto altro o che persino il pensiero di lei a volte gli impediva di ragionare
con lucidità… Come poteva rispondere alla domanda più importante della sua
vita? Dove trovare le parole adatte, soprattutto con i suoi occhi così vicini
da confonderlo? Era impossibile… perciò non lo fece. In fondo era un 'uomo
d'azione', e come tale agì.
La strinse ancora tra le braccia e la baciò, semplicemente. Sperava che quella
fosse una risposta più che sufficiente, e poi detta sinceramente, non ne vedeva
l'ora. Se solo abbracciarla era stato così perfetto, figurarsi baciarla! Ed
infatti fu davvero perfetto, soprattutto quando anche lei ricambiò il bacio:
aveva labbra così morbide, così calde… Non aveva mai baciato nessuna come stava
baciando lei, non era nemmeno sicuro di sapere come fare, ma si lasciò guidare
dall'istinto e quando lei, all'improvviso, schiuse le labbra, non perse tempo a
chiedersi cosa fare, lo fece e basta.
Un
bacio vero e che stavolta entrambi avrebbero ricordato. Akane si arrese a lui,
non solo permettendogli di baciarla più appassionatamente, ma ogni barriera in
lei cadde. Non le importava di null'altro che di lui, delle sue labbra e del
suo abbraccio. Dimenticò tutto, la tristezza che solo poco prima l'aveva fatta
disperare, l'orgoglio, la gelosia, i dubbi... ogni cosa che non fosse Ranma. Da
quanto, si chiese fuggevolmente, la amava senza volerlo ammettere? Da quando?
Non si diede alcuna risposta per il momento, ora era troppo impegnata, le
domande potevano aspettare.
Quando
il baciò finì non si separarono del tutto, incapaci di farlo; restarono vicini,
tanto che le loro labbra continuavano a sfiorarsi, come se non volessero
smettere di assaporare quel bacio, interrotto solo dalla necessità di
respirare. "Ranma..." sussurrò lei, carezzandogli così la bocca con
la propria e procurandogli una serie di brividi lungo la schiena. La baciò
ancora e ancora, senza rendersi conto del tempo che passava, della sera che
avanzava e del mondo che continuava a vivere intorno a loro due...
Tutto il suo mondo in quel momento era Akane, con le
sue labbra, le sue braccia, il suo profumo dolce e il battito accelerato del
cuore che avvertiva contro il proprio, ugualmente folle di gioia. Akane era tutto
ciò che in quel momento gli serviva per vivere: la sua aria, il suo respiro…
Era stato proprio uno stupido: si era arrovellato cercando le parole giuste,
parole che invece avevano ottenuto come unico risultato quello di far del male
ad Akane, quando per rendere entrambi felici non aveva dovuto far altro che
baciarla.
Che senso avevano le parole quando le loro labbra
con un bacio stringevano più di mille giuramenti d'amore?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo decimo ***
Non riuscì a lasciarla. Anche dopo quel lunghissimo bacio,
non riuscì a separarsi da lei, a rompere quell'abbraccio… Ranma la strinse forte,
affondando il volto tra i suoi capelli soffici e ne respirò appieno il profumo
intossicante. Il poterlo fare, stringerla con amore, era così emozionante da
non poter trovare le parole per descriverlo.
Akane non gli oppose resistenza, lasciò che lui la
abbracciasse fino quasi a farle male e ricambiò la stretta, il viso premuto
contro il suo collo… Ancora quella sensazione di calore, pareva non volerla
lasciare mai.
'Non è la prima volta… ho già provato tutto ciò…' .
Non impiegò molto a ricordare: era stata quella sensazione di calore ad
accoglierla quando, al monte Hooh, si era risvegliata tra le braccia di Ranma.
Lui la stava tenendo stretta proprio come in quel momento. Non ricordava molto
altro, se non il freddo pungente, così intenso da farle male, poi quel calore,
il corpo di Ranma stretto al suo ed il suono della sua voce. Avrebbe voluto
gridargli di essere viva, che il suo calore l'aveva riportata in vita… Forse
non era vero, ma era piacevole pensarlo.
"Dimmelo…" Ranma la udì appena.
Stranamente sapeva a cosa Akane alludesse, così come sapeva il perché di quella
richiesta, sussurrata con tanta incertezza da sembrare una preghiera… E forse
era proprio così: Akane stava pregandolo affinché gli dicesse ciò che aveva
taciuto allora, in quel momento il cui solo ricordo bastava a dargli i brividi.
Rivide fuggevolmente se stesso, annientato dal dolore, urlare il suo nome,
mentre lei inerme tra le sue braccia era così… fredda "Dimmelo,
Ranma…" stavolta la sua richiesta risuonò più esasperata, la voce ancora
debole per il pianto di prima.
"Ti amo".
Ecco, l'aveva detto… Ed il mondo era ancora
incredibilmente lì! Non era crollato, né scomparso! Il suo cuore batteva ancora
(forse solo più veloce), il sangue gli pulsava ancora nelle vene, come sempre…
solo la paura sembrava esser sparita, quella paura tanto attanagliante che lo
aveva costretto a mentirle per quasi un anno, era svanita.
L'aveva detto. Akane lo aveva sentito. Serrò gli
occhi per contenere nuove lacrime, mentre in un angolino della sua mente rideva
di se stessa e di quelle lacrime degne di un'eroina manga… Zittì quel pensiero
assurdo e affondò ancor di più il volto contro di lui.
"Anch'io" sussurrò, con voce più tremula
che mai e fu come se un enorme peso le scivolasse via dal petto. Il peso delle
bugie, delle frasi non dette in quell'anno, il peso di mille timori sul fatto
che Ranma potesse innamorarsi di un'altra, il terrore di non potergli piacere
mai e poi mai con i suoi modi da maschiaccio, la sua cucina venefica, la sua
incapacità nel combattere… Le erano bastate due parole dette con sincerità in
una sera, seduta a terra nella polvere, per non avere più di quelle paure.
"Ora… ora non potrai più rimangiartele queste
parole, lo sai?" Akane si separò da lui e lo fissò con attenzione;
nonostante il tono quasi scherzoso della sua voce, Ranma sapeva che non stava
affatto scherzando. "Sì, immagino di sì…". Lei non aggiunse altro, si limitò ad annuire col capo, poi con
gesti imbarazzati, strofinò gli occhi per cancellare le ultime lacrime;
orripilata notò le strisce nere che le imbrattarono le dita: aveva
completamente dimenticato di essersi truccata!
"Oh, sarò orribile!" disse con voce più
alta di quanto avesse voluto, non voleva certo offrire a Ranma l'occasione di…
"In effetti… Somigli a mio padre in questo momento, versione panda,
naturalmente".
Appunto.
Le vecchie abitudini erano dure a morire: non aveva
certo sperato che con quella confessione lui acquisisse maggiore educazione.
"Stupido…" fu la sua replica fiacca, era troppo spossata per malmenarlo.
E poi aveva avvertito nella sua presa in giro una nota così dolce nella voce,
non era il caso di punirlo. Ripulì gli occhi alla ben meglio, poi con un
sospiro si guardò intorno "Si è fatto tardi, stanno spuntando le prime
stelle" "Già, non ci siamo resi conto del tempo che passava… Hai
freddo?" Ranma aveva infatti notato il leggero brivido che aveva fatto
tremare la ragazza, ma lei si strinse nelle spalle. Come spiegargli che non era
per il freddo, ma per il distacco da lui che provava freddo? Troppo
imbarazzante…
"No, è passato, sto bene" "Forse
dovremmo incamminarci per tornare a casa" Akane annuì, ma sul suo viso la
sua espressione era più contrariata di quanto quel cenno potesse far credere
"Non… non potremmo restare, almeno un po'?'" lui le sorrise,
intenerito da quell'Akane così inedita e disarmante nella sua dolcezza
"Non vuoi tornare?" lei sospirò e si strinse nelle spalle
"Quando attraverseremo la porta del dojo, immagini cosa succederà, vero? –
Ranma annuì – Dovremmo mentire, fingere di non provare nulla… come al
solito" "Non possiamo fare altrimenti: se venissero a sapere quello
che ci siamo detti, le nostre famiglie…" "Ci ritroveremmo ai piedi di
un altare prima di domani mattina, imbottiti di chissà quali narcotici!"
finì lei la frase, stizzita per tutta quella situazione assurda.
Perché l'amare Ranma doveva essere tanto arduo?
Avrebbe voluto gridarlo al mondo intero, soprattutto a quelle tre folli che
avrebbero continuato imperterrite a correre dietro Ranma, il suo Ranma!
Ma il pensiero di ciò che i due padri avrebbero organizzato, parandosi dietro
alla favola di volere la loro felicità quando invece era solo il loro egoismo a
spingere ad un matrimonio tanto rapido, le dava i brividi a sufficienza. Al
momento non aveva nemmeno la forza di pensare alla reazione dell'orda di
schizzati che ormai faceva parte stabilmente della loro vita.
"Senza contare che non ho uno yen da dare a
Nabiki per comprare il suo silenzio…" Akane lo guardò, annuendo poi sempre
più mogia "Già… non c'è soluzione: dovrò continuare a fingere di
odiarti". Si alzò e con gesti stizziti ripulì la gonna dalla polvere,
sotto lo sguardo serio di Ranma. Anche a lui il pensiero di dover nascondere
ciò che provava non piaceva, soprattutto perché tale silenzio non era dettato tanto
dalla sua timidezza, ma dalla necessità di non rendere le loro vite ancora più
caotiche… e pericolose. Se solo pensava a quello che Shan- po avrebbe tentato
di fare ad Akane. "Non sarà così per sempre, lo sai?" le domandò,
rialzandosi a sua volta "Sì, lo so. Il fatto è che… non… non potrò starti
vicina, né tenerti per mano quando voglio o..." non continuò, in preda
alla vergogna più assoluta. Abbassò gli occhi tristi sui suoi piedi, mordendosi
le labbra per lo sconforto.
Come a volerla smentire, Ranma le sollevò il viso e
dopo averle sorriso, la baciò. Una carezza lieve, uno sfiorarsi con tutta la
levità che era mancata al loro primo bacio, di cui questo sembrava voler
compensare la tenerezza. Quando si allontanò da lei, i grandi occhi di Akane
erano spalancati, come sorpresi ed increduli da tanta morbidezza "Non sarà
così per sempre, credimi. Non la perdo di certo questa sfida, stanne
certa". Eccola lì, la determinatezza di Ranma, quella forza e quella
tenacia che facevano di lui quello che era… E lei annuì, sollevata: non avrebbe
permesso a nessuno di rovinare quel sentimento. Ranma non avrebbe perso nemmeno
quella sfida.
"Torniamo a casa" gli sussurrò,
sorridendogli con amore.
Molti credevano che il punto debole di Ranma fosse
la sua paura per i felini. Niente di più falso. Eccolo lì il suo unico, vero
punto debole: il sorriso della sua Akane.
… … …
Intanto, a Nerima, al buio di una palestra…
"Uffa, ma quando arrivano? Siamo rinchiusi qui
da un'ora quasi!"
"Ssst, Nabiki… Non parlare così ad alta voce. Akane
potrebbe sentirti arrivando… Ricordate, quando le porte si apriranno e Ranma
accenderà la luce, tutti a gridare SORPRESA! Dottor Tofu, lei è sempre qui,
vero? Con questo buio non riesco a vederla…"
"S- sì Kasumi…"
"Sei sicura che Ranma sappia di questa festa a
sorpresa?"
"Sì papà, gli ho chiesto io di far in modo che
Akane fosse qui per cena"
"Ma è stato lui a dirti che usciva con
Akane?"
"No papà"
"Allora è stata Akane"
"No papà"
"…"
"Che idea starcene al buio! E poi… Happosai,
prega che non sia la tua mano quella che sento dove non dovrei!"
"Oh, sei tu Nabiki? Credevo fosse il mio
cuscino, sono inginocchiato a terra e alla mia età è doloroso"
"Lo diventerà ancor di più se non togli subito
quella mano!"
"Maestro si vergogni!"
"Mmm, Saotome, perché ho l'impressione che tu
stia masticando? Non avrai allungato le mani sulla torta, vero?"
"Ehm… no, cosa ti … - chomp, chomp – viene in
mente, amico mio? Piuttosto, Tendo, hai preparato quel regalo…"
"Sì, sì, è tutto pronto"
"Di quale regalo parlate, tesoro?"
"Ulp! Niente, cara… un piccolo regalino per
Akane, ecco"
"Tesoro, dimmi che non è un anello di
fidanzamento o qualcosa del genere"
"Eh? N-no, certo che n…"
Swish
"Co- co- cos'è questo rumore?"
"Credo che la signora Nodoka abbia appena
sguainato la sua katana, signor Saotome".
Fine? Fine?! Ma come fine?! Così?…. Beh, non
proprio… forse sarebbe più corretto dire:
Fine prima parte
Quando ho cominciato a scrivere "Qualcosa da
desiderare" non credevo mi prendesse tanto la mano… questa fic che avete
appena letto è nata come un regalo ad un'amica, la mia amica del cuore. Avevo
pensato di darle qualcosa da leggere per passare le circa otto ore di treno che
la separavano dalla sua nuova città, qualcosa di mio, scritto di mio pugno che
potesse conservare. Poi a causa di parecchi intoppi, non riuscì a darle il
lavoro finito, così pensai di pubblicarlo, per divertimento e per far sì che
lei potesse leggerlo connettendosi semplicemente in internet. Beh… la cosa mi è
esplosa tra le mani: scrivere mi ha conquistato! Non vi dico quando sono
cominciati ad arrivare i primi commenti: stentavo a crederci che qualcuno oltre
la mia amica leggesse quello che producevo io, così a cuor leggero… Quindi ho
cominciato ad impegnarmici di più, avevo dei lettori da accontentare e così
questa fic è diventata la prima parte di una trilogia: la seconda parte è già a
buon punto e la terza è ad un buon punto di maturazione nella mia testa. Che
dire? Vi ringrazio, non finirò mai di dirvi grazie, grazie all'infinito per
aver letto quello che scrivo perché così avete reso la mia vita più
interessante ed emozionante. Grazie…
Ci risentiremo per la seconda parte… Sempre che vi
interessi! Potete continuare a commentare la fic e darmi il vostro parere,
anche su questo semi-finale! Baci!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=35731
|