CATastrophe

di Mitsuki no Kaze
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Quando sua madre disse di avere una sorpresa da mostrargli, in vista della sua visita, Tobio aveva fiutato il pericolo, ma non si sarebbe mai aspettato… quello.
È bello, vero Tobio-chan? - chiese la donna.

Il ragazzo la guardò con gli occhi sgranati.
Mamma! È un gatto! Perché mi hai portato un gatto? - sbottò lui del tutto contrariato.
Perché sei tutto solo qua. - rispose la donna, spostando lo sguardo dal figlio alla bestiola che stava ispezionando il piccolo appartamento con una certa curiosità. - Ti farà compagnia! -

Tobio si era trasferito a Tokyo, una volta finito il liceo, ed aveva lasciato la casa dei genitori per andare a vivere in un piccolo appartamento nei pressi della grande metropoli. Un talent scout lo aveva contattato dopo l’ultimo torneo scolastico del terzo anno di scuola e gli era stato offerto un posto in un’università con una buona squadra di pallavolo, la stessa in cui si era iscritto il Senpai Iwaizumi. Il ragazzo non aveva perso tempo ed aveva accettato l’offerta. Le possibilità di essere ammesso in un’università più prestigiosa erano piuttosto scarse, dato i suoi voti a malapena sufficienti.

Tobio però abitava da solo. Non aveva coinquilini e sua madre temeva che potesse soffrire di solitudine.

Gli anni alla Karasuno erano stati splendidi, la donna aveva visto come si era legato ai compagni di squadra, creando dei veri rapporti di amicizia. Tobio era sempre stato scontroso fin da bambino ed aveva sempre fatto fatica a fare amicizia.

Il tempo passato al liceo era sembrato il periodo del riscatto del ragazzo e la signora Kageyama aveva tratto un sospiro di sollievo. Suo figlio era finalmente felice.

Purtroppo però quel periodo era finito. Quei legami con il passare del tempo erano andati persi. Quasi tutti i ragazzi avevano lasciato la prefettura di Miyagi per studio o per lavoro e Tobio stesso aveva dovuto lasciare i pochi che erano rimasti a casa.

Certo, un gatto non era proprio come una persona, ma almeno quando il ragazzo sarebbe ritornato a casa dopo gli allenamenti, avrebbe trovato quel musetto grazioso a fargli compagnia.

Gli occhi blu di Tobio la guardarono male.
Io sto bene da solo. -

Bugia.

La donna però non ebbe il tempo di ribattere, perché furono distratti da un tonfo provenire dalla camera da letto.

Il due si votarono verso la porta del soggiorno in cui si trovavano e rimasero un attimo in attesa.
Mamma. - chiamò il ragazzo con la fronte aggrottata. - Dov’è il gatto? -

Altri rumori risuonarono per il corridoio e costrinsero Tobio ad alzarsi per controllare.

Gli bastò affacciarsi dalla porta della stanza per vedere il gatto sfrecciare via, inseguendo una palla bianca, verde e rossa.
Nooo! - gridò il ragazzo precipitandosi verso l’animale.

Lo prese da sotto le ascelle e se lo portò vicino al viso.
-
Quello non è un giocattolo! E un pallone professionale! - esclamò, come se stesse sgridando un bambino.

Il micio miagolò e gli premette una zampa sul naso.

Tobio lo fissò in cagnesco e finalmente si preoccupò di osservarlo.

Era un gatto ancora cucciolo - a detta di sua madre aveva tre mesi - aveva il pelo lungo e liscio, per la maggior parte bianco, ma con una vistosa macchia rossa sul dorso, che si allungata fino alla testa e sulla coda.

Gli occhi vispi erano di una tonalità strana: sembrava un verde che virava al giallo.

Quell’animale gli dava sui nervi solo a guardarlo.

Passò il gatto su una sola mano e prese la palla sotto braccio, per poi dirigersi verso il soggiorno dove ancora lo attendeva sua madre.

Le consegnò il gatto e si sedette davanti a lei, dall’altro lato del kotatsu, mettendo il pallone al proprio fianco.
L’ho trovato a giocare con il pallone. - disse alla donna.
Vuol dire che piace pure a lui la pallavolo, no? -



 

~



 

Il temporale lo aveva colto a metà strada tra il konbini e la casa. Shouyou aveva iniziato a correre il più velocemente possibile, stringendo al petto la busta con la spesa, ma la pioggia portata dal vento non lo aveva risparmiato. Si ritrovò bagnato di tutto punto davanti la porta della palazzina in cui abitava e il suo primo pensiero, mentre rovistava tra le tasche alla ricerca del mazzo di chiavi, fu quello di prepararsi un bel bagno caldo.

Trovate finalmente le chiavi, il giovane dai capelli arancioni, si apprestò ad aprire la porta, quando un suono fievole e acuto attirò la sua attenzione.

La pioggia si era attenuata e scendeva lenta e silenziosa dal cielo grigio coperto dalle nuvole.

Shouyou rimase in attesa, le chiavi ancora in mano. Si guardò intorno alla ricerca della fonte di quel suono, ma non udì più nulla.

Un brivido di freddo gli percorse la schiena, ricordandogli di essere bagnato fradicio e del bagno che avrebbe dovuto fare. Diede un ultimo sguardo alla piccola traversa, poi inserì la chiave nella toppa e fece scattare la serratura.

Ancora volta quel suono raggiunse le sue orecchie e il ragazzo capì di non esserselo immaginato.

Lasciò il sacchetto con la spesa sul gradino davanti la porta e cominciò a camminare per il vicolo, facendosi luce con la torcia del cellulare. Via via che avanzava, il suono si faceva più intenso ed udibile, tanto che il giovane lo riconobbe come un verso. Un miagolio.

Infatti, dietro ad un bidone dell’immondizia, trovò un gatto. Non sembrava molto grande, aveva il manto nero bagnato dalla pioggia e tentava di ripararsi dietro il contenitore della spazzatura.

Shouyou sorrise e si sporse nella sua direzione, allungando le braccia per afferrarlo da sotto le zampe anteriori.
-
Sta’ tranquillo piccolino, ora ti porto all’asciutto! -

Ritornò a passo svelto verso la porta di casa, la spinse ed entrò. Spostò il gatto sul braccio destro, mentre con il sinistro prendeva la busta della spesa. L’animale però non gradì molto quel trattamento e cominciò ad agitarsi tra le sue braccia.
Stai fermo, siamo quasi arrivati. - disse Shouyou sperando di poter così calmare il felino infastidito.

Lasciò ancora una volta la spesa a terra, mentre dal mazzo prendeva la chiave del proprio appartamento, ma inserirla nella toppa non fu facile, dato che il gatto prese a miagolare disperato e a scalciare, nel tentativo di liberarsi dalla sua presa.

Il ragazzo finalmente riuscì ad aprire la porta e vi entrò velocemente, per poi afferrare il sacchetto. La porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo e solo dopo lasciò andare il gatto, che non perse tempo a nascondersi dietro la scarpiera, posta all’ingresso dell’appartamento.

Shouyou sospirò, domandando a se stesso il motivo per cui si era portato quel gatto in casa.
Mi faceva pena. - rispose più tardi a sua madre dall’altro lato della cornetta. - Era lì, tutto solo e bagnato. Ho pensato che fosse la cosa giusta da fare.-

Aveva fatto il bagno, preparato la cena per sé, aperto una scatoletta di tonno e scaldato un po’ di latte per il gatto. In più aveva disposto alcuni fogli di giornale in un angolo, designando quel luogo per i bisognini dell’animale.

Sua madre sospirò.

Avere un animale è una responsabilità, tesoro. Sei sicuro di riuscire a prendertene cura? -
Mamma, abito da solo da qualche mese ormai! Ho imparato a badare a me stesso, penso che saprò gestire un gatto, no? -

La signora Hinata ripensò a quando avevano preso quella decisione.

Shouyou aveva finito il liceo e doveva imparare ad auto gestirsi, per quel motivo avevano approfittato di quel piccolo appartamentino di famiglia sfitto, sempre nella prefettura di Miyagi, non troppo lontano da casa, ma perfetto per incominciare a fare esperienza della vita da adulto.
Sì, tesoro. Certo che lo sei. E solo che mi preoccupo, lo sai.- ammise la donna.

All’inizio era stato lei a pressarlo per farlo vivere da solo: Shouyou era ancora troppo immaturo a diciott'anni, a meno che non si trattasse di pallavolo. Forse, prendere quell’iniziativa era un modo che suo figlio stava usando per dimostrarle che effettivamente era cresciuto.
Domani andrò a comprare della lettiera, il cibo per animali, un trasportino e qualche altra cosa che mi servirà. - aggiunse il ragazzo.
Vedo che ti sei già informato. - commentò la donna sorridendo.
Sì, ho fatto una ricerca su Internet. - spiegò Shouyou. - Temo però di non avere abbastanza fondi per pagare il veterinario…-
Non preoccuparti, a questo ci penso io. - lo rassicurò la signora Hinata.
Va bene, mamma. Grazie!- rispose il giovane sorridendo.
Adesso fila a dormire, che è tardi! - lo rimproverò scherzosamente.
Agli ordini! - ribatté il ragazzo. - Buonanotte, mamma. Salutami Natsu! -
Certo, tesoro. Buonanotte.-

Shouyou chiuse la chiamata e si alzò pigramente dal tavolo al quale era seduto. Stirò la schiena e fece un giro per la casa.

Si lasciò sfuggire un sospiro avvilito non appena si rese conto che il gatto non era ancora uscito da dietro la scarpiera.

Si era rintanato là e non accennava a volerne uscire. Aveva provato a tirarlo fuori dopo aver il bagno, ma l’unica cosa che era riuscito ad ottenere era la collezione di graffi che faceva bella mostra di sé sulle sue mani e sui suoi avambracci.
Ci riproverò domani. - mormorò e con le spalle curve si avviò verso la camera da letto.

Angolo autrice: Con mia somma sorpresa ritorno in questo fandom, con una long fiction (seppur breve) e con questa coppia. Con tutto il rispetto, io shippo KageHina, ma non sono tra le mie coppie preferite :'D
Date la colpa (il merito?) al KageHina Day, che mi ha convinta a finire questo capitolo e pubblicarlo nel giro di due ore (?)
Confesso che non sarò molto puntuale con gli aggiornamenti (ho altre cose nel pentolone, questa non era programmata-), ma arriveranno lo gggiuro.
Tra l'altro fatemi sapere se la formattazione va bene, è la prima volta che pubblico dal tablet, non so cosa potrebbe succedere (?)
Bene, ho concluso. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, o almeno incuriosito e che vogliate lasciarmi un parere~
Grazie a tutti per aver letto e grazie soprattutto a Yami per il betaggio ♡
Un bacione e a presto!
~ Mitsuki ♡

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Erano passate due settimane dalla visita della signora Kageyama e l’arrivo a casa di Tobio del gatto bianco e rosso. Due settimane di dura e forzata convivenza, ma era stata l’unica condizione che aveva messo d’accordo madre e figlio: alla fine di quel periodo la signora avrebbe ripreso con sé l’esuberante ospite.

Non appena la donna varcò la soglia di casa, il micio accorse, senza perdere l’occasione per strusciarsi contro le sue gambe, facendo le fusa.

Tobio lo osservava con stizza, mentre la madre lo prese in braccio ridendo e cominciando ad accarezzarlo.

I tre si spostarono nel soggiorno e presero posto intorno al kotatsu per scaldarsi e alla signora Kageyama non sfuggì il piccolo angolo della stanza destinato al gatto: due ciotole di plastica colorata piene una di cibo, l’altra d’acqua e un contenitore con della lettiera erano disposte nella parte più nascosta della camera.

Ti sei preso cura di lui.- commentò con un sorriso.

Il ragazzo fece una smorfia.

Dovevo pur farlo mangiare.- si giustificò. - si mette a miagolare quando ha fame. È fastidioso.-

In tutta risposta il gatto gli saltò in braccio, emettendo verso lamentoso.

Shouyou!- sbottò Tobio, togliendoselo di dosso.

Il micio non demorse e ritornò sulle sue gambe, sulle quali si acciambellò, facendo sospirare di frustrazione il ragazzo.

Gli hai dato un nome?- domandò la signora Kageyama sorpresa.

Il figlio si morse il labbro.

Colpito.

- Non potevo continuare a chiamarlo «gatto».- rispose distogliendo lo sguardo.

Ma non hai intenzione di tenerlo, no?- lo incalzò la donna.

Tobio emise un altro lamento. Se doveva essere onesto con se stesso, quel gatto non gli dispiaceva troppo. Certo, era rumoroso, lasciava peli ovunque, mangiava quanto lui e gli rubava i calzini, ma… si era ritrovato a provare una sorta di nostalgia da quando la bestiola era entrato in casa sua. Il micio correva all’ingresso non appena rincasava, gli faceva compagnia mentre cenava con il pasto già pronto acquistato al combini vicino la stazione e dormiva accanto a lui mentre guardava le partite professionali di pallavolo.

Non ne sono più così sicuro.- ammise infine.

Sua madre non rispose, limitandosi a sorridere.

Sembra che tu gli piaccia proprio.- disse osservando il gatto accoccolato sulle gambe del figlio.

Gli piace solo il kotatsu.- ribatté Tobio, anche se non ci credeva del tutto.

La donna sollevò lo sguardo e lo puntò sugli occhi blu del ragazzo.

Come mai lo ha chiamato così?-

Il moro sussultò sul posto e sentì le guance scaldarsi. Voltò il capo e sperò che sua madre non notasse il rossore del suo viso.

Fa salti molto lunghi da un mobile all’altro, quindi mi è venuto in mente un nome che ha a che fare con il volare.- spiegò, ma quella era solo una mezza verità.

La donna sembrò accontentarsi.

Ah capisco.- rispose infatti. - Che strano, credevo fosse il nome del tuo compagno di squadra, Hinata.-

Colpito e affondato.

 

~

 

Quando sono Shouyou aprì gli occhi, percepì un tepore sul petto accompagnato da uno strano peso. Gli bastò abbassare lo sguardo per trovare il gatto salvato dal temporale qualche sera prima disteso sul proprio costato, placidamente addormentato. Dopo il momentaneo stupore, un sorriso si disegnò sul suo viso. Allungò lentamente un braccio fuori dalle coperte e sfiorò con la punta delle dita il capo del micio. L’animale si mosse leggermente contro la sua mano e non si scostò al suo tocco, anzi un lieve gorgoglio si levò dal gatto segno che aveva iniziato a fare le fusa.

Quella era la prima occasione in cui si avvicinava e si faceva accarezzare, dato che era rimasto per giorni nascosto nell’ingresso del piccolo appartamento e usciva di là solo per mangiare e bere, di notte o quando lui non era in casa.

Le carezze del ragazzo svegliarono il micio che emise un sonoro sbadiglio e si stiracchiò addosso al rosso, facendolo ridere. Anche Shouyou stirò la schiena sotto le coperte e si umettò le labbra, secche dopo il sonno.

Dobbiamo alzarci.- disse al gatto tornando ad accarezzargli la testolina.

La bestiolina aprì gli occhi e gli rivolse un’occhiata con i suoi grandi occhi blu. Al ragazzo mancò il fiato. Non aveva avuto modo di vedere gli occhi dell’animale, ma ora che li osservava si accorse che avevano un non so che di familiare. Scosse la testa e spostò le coperte per alzarsi e il gatto saltò giù dal letto pronto a seguirlo in cucina.

Il telefono squillò e il ragazzo rispose.

Buongiorno fratellone!- dall’altro lato della cornetta la voce di sua sorella lo travolse con la sua allegria.

Ciao, Natsu! Come stai?- le chiese sorridendo, incastrano il telefono tra l’orecchio e la spalla mentre cucinava la colazione.

Bene! Oggi io e la mamma passiamo a trovarti! Così vediamo anche il tuo gatto!-

La bambina non stava più nella pelle, voleva vedere il gatto da giorni, ma solo nel fine settimana era possibile vedersi.

Proprio stamattina l’ho trovato a dormire con me nel letto.- le raccontò.

Davvero? Waaah che bello!- strillò entusiasta. - Fratellone, ma glielo hai dato un nome?-

Shouyou spalancò gli occhi e rimase in silenzio.

Veramente no.- ammise.

Natsu cacciò un gridolino e il ragazzo riuscì a sentire in sottofondo la voce di loro madre rimproverare la ragazzina e dirle di non alzare la voce.

Devi trovarglielo!- insistette la sorella. - Guardalo negli occhi e dimmi il primo nome che ti viene in mente!-

Ma lo devo fare proprio ora?- si lamentò lui aggrottando la fronte.

Veloce!- insistette la bambina.

Shouyou si arrese e abbassò lo sguardo, portandolo sul micio seduto a terra, che lo osservava con interesse, probabilmente in attesa della colazione.

Tobio.- soffiò senza rendersene neanche conto.

Tobio?- ripeté Natsu delusa. - Non mi sembra un nome da gatto, perché proprio questo?-

Perché mi ricorda Kageyama.-


Angolo Autrice: Ed ecco il secondo capitolo di questa long! Mi sono liberata da certi impegni di scrittura ed ora posso tornare a dedicarmi alle fic, quindi riprenderò quelle che ho in sospeso~ 
Per quanto riguarda questa KageHina, non sarà molto lunga, infatti si concluderà con il terzo capitolo! Diciamo che con questo cominciano un po' le dinamiche e capiamo il significato dei mici!
Bene, credo di non aver altro da dire, solo grazie a Yami che ha revisionato il testo ~ ♡
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi un parere! Se notate degli errori, fatemelo sapere: tablet fa le bizze e corregge cose a caso- rileggo sempre, ma qualche cosa sfugge sempre :'D
Grazie per aver letto e a presto!
Un bacione e a presto!
~ Mitsuki ♡

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Kageyama non aveva dimenticato come era dicembre a Miyagi. Non aveva dimenticato gli allenamenti intensivi che separavano le qualificazioni per il torneo primaverile nazionale, non aveva dimenticato il freddo pungente dell’aria una volta volta uscito dalla palestra, gli schiamazzi dei compagni di squadra. Quell’anno però, l’inverno a Miyagi rappresentava solo la pausa dalle lezioni dell’università. Sua madre aveva insistito perché tornasse a casa durante la pausa invernale e lui non si era opposto più di tanto. Però, non appena era sceso dal treno, una strana sensazione si era impossessata di lui. La malinconia.

Passeggiare per le strade gli fece tornare alla mente i tre anni passati, quando era Capitano Daichi, poi Ennoshita e infine al terzo anno Yamaguchi. Erano successe tante cose in quei tre anni, le squadre contro cui avevano giocato, le formazioni che avevano schierato, gli schemi che avevano utilizzato. Da quando era andato a Tokyo erano cambiate altrettante cose, come i compagni di squadra, i Senpai e la palestra, ma la differenza era netta. Non aveva ancora superato la nostalgia dei compagni del liceo. C’era qualcosa che a Tokyo mancava e quel qualcosa era la Karasuno e in particolare il piccolo centrale dai salti incredibili, che sempre aveva schiacciato le sue alzate.

Shouyou miagolò dall'interno del trasportino, disincantandolo dai propri pensieri e Kageyama strinse la presa attorno alla maniglia della gabbietta.

- Andiamo a casa, su.-

 

Sua madre non aveva fatto nulla per trattenere la sua emozione nel vederlo. Lo aveva abbracciato e baciato e a niente erano serviti i tentativi di Tobio di togliersela di dosso e quando la donna accennò a staccarsi da lui, lo fece solo per togliergli di mano il trasportino del gatto e liberare l’animale. Shouyou zampettò in giro, odorando per terra e i mobili. Infine si voltò verso i due Kageyama e miagolò, reclamando cibo.

 

~

 

- Sì, mamma, sto uscendo di casa. Devo portare Tobio dal veterinario. No, deve solo fare il richiamo del vaccino. Sì, vengo a casa per cena, dì a Natsu che lascio il gatto a casa, non voglio che la graffi ancora. Ok, ok, a dopo! Ti voglio bene anch'io!-

Hinata chiuse la telefonata e rivolse un’occhiata al gatto che lo fissava dalla porticina del trasportino. Aveva un’espressione offesa e quando il ragazzo provò a mettere un dito tra le grate, Tobio non perse tempo e con un gesto fulmineo lo colpì con la sua zampa artigliata.

Il rosso mugulò di dolore e portò il dito graffiato alle labbra, guardando in cagnesco l’animale.

- Sei proprio un bambino.-

Prese allora la gabbietta e marciò fuori dal piccolo appartamento.

 

Nonostante fosse mattina cielo era grigio, coperto da nuvole che oscuravano i raggi del sole. Da esse filtrava solo una luce bianca che feriva gli occhi. Molti definivano quel tempo triste, cupo. Hinata aveva finito per adorarlo. In inverno, con la sospensione delle lezioni universitarie tutti i senpai e gli altri compagni di squadra tornavano a Miyagi. Non aspetta altro che rivederli tutti, non poteva negare di sentire la loro mancanza.

Aveva mantenuto i rapporti con alcuni di loro, ma rivedersi tutti insieme, anche solo per andare al tempio il primo giorno dell’anno, era decisamente meglio.

Si fermò ad un semaforo e mentre attendeva di poter attraversare la strada, si ritrovò a pensare a Kageyama. Il giorno del diploma gli aveva detto di essere stato preso in un'università di Tokyo e quella era stata l’ultima volta che si erano parlati. Nemmeno una telefonata, un messaggio un'e-mail. Niente.

Il semaforo cambiò e lui attraversò la strada, tentando di mettere a freno la strana sensazione che sentiva nel petto ogni volta che ripensavo a quelle cose. Com’era possibile perdere in quel modo i rapporti con una persona con cui si erano trascorsi tre anni gomito a gomito?

Alla fine, si rispose, erano solo compagni di squadra e avevano condiviso le classi a scuola al primo e al terzo anno. Infondo lui e Kageyama non erano mai stati amici.

Percorse il resto della strada che lo separava dall’ambulatorio veterinario fischiettando pur di tenersi distratto da quei cupi pensieri. Non appena però varcò la soglia dell’ambulatorio, temette che a furia di pensare a cose spiacevoli, quelle si fossero infine materializzate.

 

~

 

Kageyama aveva litigato con sua madre perché da quando era tornato a casa, lei non aveva fatto altro che rimpinzare Shouyou con tutto ciò che c’era in casa. Quando aveva visto il gatto leccare la ciotola con i residui della crema al cioccolato della torta che la donna stava preparando, il ragazzo si era preparato al peggio.

Infatti aveva passato una notte pressoché insonne a controllare Shouyou che dopo aver vomitato a sera, era stato debole e poco attivo.

Il giorno dopo Kageyama aveva fatto la doccia, si era vestito e dopo aver messo Shouyou nella sua gabbietta, si era diretto verso l’ambulatorio veterinario più vicino.

 

~

 

Hinata non poté credere ai suoi occhi. Seduto nella sala d’aspetto del veterinario c’era proprio Kageyama, con in braccio un gatto dal lungo pelo fulvo e bianco e ai suoi piedi una gabbietta con la porticina aperta.

Nella piccola stanza rettangolare, intonacata di bianco, con tante sedioline di plastica verde di poste lungo le pareti, non c’era nessun altro a parte loro.

Non appena lo sguardo blu dell’altro ragazzo incrociò il proprio, entrambi esclamarono:

- Tu!- puntandosi un dito contro.

- Che ci fai qua?- Hinata non perse tempo ad incalzarlo.

- Secondo te, brutto idiota? Sono qui per il mio gatto! Tu invece, una visita di controllo?-

Potevano essere passati più di sei mesi, ma Kageyama non era affatto cambiato. Continuava a prenderlo in giro come aveva sempre fatto e quella considerazione sollevò il ragazzo dai capelli rossi, più che farlo arrabbiare.

- Sei uno stupido come sempre, Kageyama! Anche io ho un gatto non lo vedi?-

Non poteva di certo mostrarsi contento del suo trattamento, perciò gli rispose a tono, senza troppi riguardi.

Si scambiarono una lunga occhiata ostile, ma un miagolio li costrinse ad abbassare lo sguardo. Una lunga zampa nera usciva dal trasportino in mano ad Hinata e sembrava quasi che volesse toccare il gatto di Kageyama, acciambellato sul suo grembo.

- No, no, Tobio! Stai buono!-

Si era inginocchiato a    terra ed aveva poggiato il trasportino sul pavimento, per far calmare il gatto, senza rendersi conto di essersi fatto scappare una parolina che avrebbe potuto far scoppiare una vera catastrofe.

Angolo Autrice: Chiedo scusa per il vergognoso ritardo con cui ho aggiornato questa fic, ma un po' un blocco di scrittura, un po' vari problemi familiari mi hanno impedito di lavorare alla long... 
In più questa storia non si conclude con questo capitolo, ma ce ne sarà un altro, che fortunatame è già stato scritto :'D in origine era un capitolo unico, ma mi sono resa conto che stava risultando troppo lungo, perciò ho deciso di dividerlo in due! Entro la prossima settimana pubblicherò l'ultimo, quindi non temete: non dovrete aspettare mesi per vedere la fine di questa fic xD
Grazie a IvelostwhoIam per la recensione al capitolo precedente e a Ya_mi che mi ha aiutata con il capitolo ♡
Grazie a tutti per aver letto e spero che vogliate lasciarmi un parere o aggiungere la storia ad una delle liste~
Un bacione e a presto!
~ Mitsuki ♡

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Kageyama sgranò gli occhi. Doveva aver sentito male, non poteva averlo chiamato per nome.

- Come?- domandò più stupito che altro.

- Non parlavo con te, ma con il gatto.- spiegò Hinata.

Il moro ci capiva meno di prima. Aveva chiamato il suo gatto ‘Tobio’? Era assurda come cosa. Perché mai Hinata avrebbe dovuto chiamare il gatto come lui? E poi sarebbe stata una coincidenza sconvolgente che entrambi avessero dato il nome dell’altro al proprio gatto.

Scacciò quell’assurdo pensiero dalla mente si raccomandò di non pronunciare il nome di Shouyou davanti ad Hinata.

Proprio in quel momento la porta dell’ambulatorio si aprì e il veterinario uscì, accompagnato da una signora ed una bambina con un cucciolo in braccio. Il dottore si congedò con le clienti e diede una carezza al cagnolino. Era un uomo alto dai capelli bianchi e sotto il camice bianco, indossava uno yukata verde.

- Salve, siete qui per il richiamo del vaccino, vero?- chiese rivolgendosi ad Hinata.

- Esatto, dottor Fukuzawa!- esclamò il rosso.

Poi l’uomo si voltò nella direzione di Kageyama e dopo averlo squadrato per un attimo, concentrò la propria attenzione sul gatto che aveva in braccio.

- Cosa abbiamo qui?-

- Credo abbia fatto indigestione. Mia madre gli ha fatto mangiare di tutto e di più ed ha vomitato. È debole e non vuole né mangiare, né giocare.-

L’uomo annuì lentamente.

- Non sembra niente di grave, stai tranquillo.- e gli fece cenno di seguirlo nella sala più interna dell’edificio, dove si svolgevano le visite.

Kageyama portò Shouyou tra le braccia, per poi poggiarlo su un lungo tavolo d’acciaio. Il Dottor Fukuzawa fece una visita di routine, toccò il ventre dell’animale e alla fine confermò la teoria del ragazzo.

- Hinata puoi entrare, non c’è bisogno che spii dalla porta socchiusa.-

Kageyama strabuzzò gli occhi, senza capire come si fosse accorto che il ragazzo li stesse osservando, dato che stava preparando una siringa per Shouyou.

L’ex esca della Karasuno entrò nella sala delle visite a testa bassa, vergognandosi di essere stato scoperto, portando con sé la gabbietta con il suo gatto. Lo vide attendere con pazienza il veterinario che faceva l’iniezione al gatto e poi mettersi alla scrivania. Il dottore a quel punto chiamò Kageyama e gli chiese il libretto sanitario del micio. Lui si sedette dall’altro lato della scrivania e osservò l’uomo che leggeva gli appunti del veterinario di Tokyo, in attesa.

- Vedo che Shouyou ha già fatto tutti i vaccini.-

Oh no.

Calò il silenzio nella sala, rotto pochi attimi dopo dall’esclamazione di Hinata.

- Io non sono un animale!-

Il Dottor Fukuzawa sollevò perplesso gli occhi dal libretto sanitario.

- Io parlavo del gatto di Kageyama.-

Il rosso sgranò gli occhi.

- Hai chiamato il gatto come me!-

- E tu hai chiamato il tuo come me!- ribatté lui a tono.

Hinata non rispose ancora una volta, anzi arrossì vistosamente e questo gli diede la conferma di non aver sentito male. Aveva davvero chiamato il gatto Tobio.

Nessuno parlò più, fino a quando il veterinario non si occupò anche del gatto di Hinata. Nel momento in cui il rosso aprì la porticina del trasportino, il gatto sgusciò via, senza che il ragazzo potesse trattenerlo. L’animale saltò sul tavolo d’acciaio e si diresse verso Shouyou.

- Prendilo!- esclamò Hinata preoccupato. - A Tobio non piacciono gli altri gatti!-

Quell’esclamazione ebbe solo il potere di infastidire Kageyama che lo guardò male, ma il dottore rimase ad osservare i due gatti con interesse.

- Aspettate, lasciamoli fare.-

Il gatto nero odorò l’altro, ancora dormiente e gli girò intorno. Shouyou si svegliò, e sollevò il capo osservando Tobio. Poi emise un verso gutturale e strofinò la testa contro di lui.

Hinata deglutì sonoramente, temendo una brutta reazione da parte del proprio gatto, ma con sua somma sorpresa l’animale si accucciò attorno all'altro, permettendogli di poggiare la testa sul suo corpo.

 

~

 

Quando uscirono dall’ambulatorio i due ragazzi non ebbero il coraggio di scambiare nemmeno una parola, ancora troppo imbarazzati dalla scoperta dei nomi dei loro animali.

Camminavano uno a fianco all’altro, con le teste basse pur di non doversi guardare negli occhi.

improvvisamente però Kageyama si voltò verso Hinata con la peggiore espressione che gli avesse mai rivolto.

- Perchè mi stai seguendo, idiota?-

Il rosso lo fissò offeso.

- Perchè mai dovrei seguirti? Solo andando a casa mia!-

- Ma tu non abiti sulla collina?-

L’altro spostò lo sguardo in avanti, l’espressione irritata era scomparsa.

- Mi sono trasferito dopo il diploma, ora abito da solo in un piccolo appartamento della mia famiglia.-

Il moro lo osservò sorpreso, poi scostò anche lui lo sguardo.

- Sei tornato per la pausa invernale?- chiese Hinata a bruciapelo.

Kageyama si limitò ad annuire con un cenno del capo.

- Per quanto resterai?-

- Fino a Capodanno, prenderò il treno della mattina del due gennaio.-

Un altro momento di silenzio di insinuò tra loro e fu Hinata a romperlo.

- Se a te sta bene, perchè non vieni un giorno a casa mia con… Shouyou? Così potrà stare con Tobio e si faranno compagnia. Sai, Tobio non ha amici. Graffia chiunque voglia toccarlo eccetto me, ma sembra che il tuo gatto gli piaccia.-

Kageyama ascoltò quelle parole con attenzione. Sebbene sapesse che il rosso stesse parlando del gatto, sembrava che si stesse riferendo a lui, complice il fatto che avessero lo stesso nome. Infondo però, lui stesso teneva lontani tutti e non aveva amici, fino alle scuole medie, poi aveva conosciuto Hinata e le cose erano cambiate. Si era però rifiutato di sentirlo dopo la fine del liceo, perché non aveva sopportato che l’altro avesse lasciato la pallavolo. Scacciò ancora una volta quei pensieri e si rivolse di nuovo ad Hinata.

- Perché no? Potrebbe aiutare Shouyou a guarire più in fretta.-

Forse era stato testardo a prendere quella decisione. Poteva ancora rimediare.

 

~

 

Era il pomeriggio del 1 Gennaio e dalla visita veterinaria Hinata e Kageyama avevano iniziato a vedersi quasi ogni pomeriggio per far stare insieme Shouyou e Tobio. In pochi giorni il gatto rosso si era rimesso in salute ed era tornato il micetto esuberante che la mamma del moro aveva regalato al figlio. Il gatto nero si era mostrato stranamente paziente nel sopportare il carattere giocoso dell’altro: gli permetteva di inseguire la sua coda e di mordere e leccare le sue orecchie.

Hinata non poteva credere ai suoi occhi, non avrebbe mai pensato che il suo Tobio potesse essere così gentile con un altro gatto.

- Perché hai chiamato il tuo gatto come me?- chiese quel pomeriggio.

Non avevano mai preso l’argomento e in quei giorni avevano fatto attenzione a chiamare il meno possibile i due mici con i loro nomi per evitare imbarazzo.

Kageyama guardò prima Hinata, che muoveva le dita davanti al muso di Shouyou per farlo giocare, poi il gatto.

- Fa sa salti molto alti e sembra che voli.-

E gli rifilò la stessa spiegazione che aveva dato a sua madre tempo prima.

- Io ho chiamato Tobio così, perchè mi ricordava te.-

La sincerità con cui lo ammise colpì il moro all’improvviso, facendogli male al petto. Stava quasi per ritrattare la sua risposta e confessare che aveva chiamato il suo gatto Shouyou per lo stesso motivo, quando Hinata riprese a parlare.

- All’inizio era solitario e un po’ dispotico: ha scelto un angolo del divano e se provo a spostarlo di là mi graffia! Adesso che ha conosciuto il tuo gatto, sto scoprendo un lato socievole di lui! Tu non sei così, infondo, sei sempre scorbutico.-

Kageyama increspò la fronte. Per lui dunque era solo una persona fastidiosa, ecco perché non si era preoccupato di contattarlo dopo il liceo. Per Hinata era stata una liberazione non averlo più tra i piedi. Infondo erano una coppia imbattibile solo nel campo da pallavolo, nient’altro.

- Perché hai smesso di giocare?- quella domanda era comparsa nella sua mente all’improvviso come un fulmine a ciel sereno.

Il rosso smise di muovere le dita per far giocare il gatto e Shouyou non perse l’occasione per mordicchiargliele.

- Dopo il terzo anno del liceo e il titolo nazionale ho capito che avevo raggiunto quello che avevo desiderato. Non mi interessava raggiungere il Grande Re o UshiWaka… avevo raggiunto il mio obiettivo: eguagliare il Piccolo Gigante. Bastava quello.-

- E ti sei dimenticato della nostra promessa?-

Hinata si voltò a guardarlo, gli occhi sgranati e la bocca schiusa. Kageyama aveva alzato la voce ed ora gli tremava.

Abbassò lo sguardo per non incrociare i suoi occhi, ma non si fermò.

- Prima dei preliminari dell’interhigh mi avevi promesso che saresti stato sempre al mio livello, anche se fosse significato diventare il migliore del Giappone o del mondo! Te ne sei forse dimenticato?-

Hinata lo fissava senza riuscire a dire nulla. Certo che ricordava quella conversazione, ma non pensava che Kageyama dicesse sul serio. Non pensava che per lui fosse così importante.

- È per questo che non ti sei più fatto più sentire?-

Era questa la conclusione che gli sembrava più scontata. Lo aveva deluso e aveva preferito interrompere i rapporti.

Il moro non rispose subito, rimase per un attimo in silenzio, il labbro inferiore stretto nella morsa dei denti, nel tentativo di rimettere in ordine i pensieri.

- Pensavo che tu fossi diverso, che le cose tra di noi fossero diverse.-

- Diverse… come?-

- Pensavo che la pallavolo ci avesse uniti e che avessimo continuato ad essere una coppia!-

Hinata strabuzzò gli occhi. In sei mesi di lontananza da una palestra e da una palla, aveva imparato ad allontanare di pensieri che riguardavano lo sport dal resto della sua vita. Kageyama invece non aveva affrontato quel cambiamento.

- Se riguarda solo la pallavolo non posso farci niente.-

Il moro corrugò la fronte in un'espressione addolorata.

- Ma potremmo continuare ad essere partner anche fuori dal campo.-

Gli occhi blu di Kageyama furono improvvisamente su di lui e Hinata si sentì arrossire.

- Voglio dire… potremmo esserlo nella vita, non solo nella pallavolo.-

Quel concetto suonava malissimo, sembrava strano e fuori luogo, ma era esattamente quello che voleva dire.

Era palese che entrambi sentissero la mancanza dell’altro: avevano rivisto il compagno nel proprio gatto, tanto da chiamare gli animali con i loro nomi.

Dovevano solo comprenderlo ed avere il coraggio di ammetterlo.

- Vuoi dire che dovremmo essere partner fuori dal campo? Essere una coppia… non sportiva?- azzardò Kageyama arrossendo lui stesso nel dire quelle parole.

Hinata annuì con un cenno nervoso del capo.

- Sempre che tu lo voglia!-

- Va bene.-

Rimasero in silenzio per un lasso di tempo che ad entrambi parve infinito, finché la loro attenzione non fu attirata dal rumore delle fusa dei gatti.

Shouyou e Tobio dormivano acciambellati l’uno contro l’altro e sembravano felici.

Hinata e Kageyama si guardarono negli occhi e sorrisero, mentre le loro mani lentamente si avvicinarono, fino ad intrecciarsi.

Sì, poteva funzionare.

 

Note autricePubblico questo capitolo con un po’ di anticipo, ma mi serviva uno stacco dal resto delle cose che sto scrivendo :’D eccoci giunti alla fine! Non è un finale estremamente romantico, ma nel mio immaginario Hinata e Kageyama sono ‘piccoli’ sentimentalmente parlando (?) questo essere infantili li rende un po’ lenti a capire come funziona la vita al di fuori di un campo da pallavolo :’D ma, ehi! Hanno diciott’anni è giusto che comincino a maturare anche sotto questo punto di vista u.u

Avete riconosciuto il veterinario? xD mi sono divertita tantissimo a fare questo crossover xD Comunque ciancio alle bande (?!) è ora che mi congeda! Grazie a IvelostwhoIam per la recensione al terzo capitolo e a Ya_mi per il betaggio ♡

Grazie anche a tutti voi per aver letto e per aver inserito la fic nelle liste! Ora che la storia è conclusa mi farebbe piacere avere il vostro giudizio complessivo~

Un bacione a tutti! E chissà, magari troverò il tempo per qualche altra fic xD

~ Mitsuki ♡

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