INESORABILE DESTINO

di Sabriel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incontro può cambiarti la vita ***
Capitolo 2: *** E LE COINCIDENZE POSSONO SALVARTELA ***
Capitolo 3: *** IN TRAPPOLA ***
Capitolo 4: *** PROPOSTA ***
Capitolo 5: *** VERITA' ***
Capitolo 6: *** AMORE ***
Capitolo 7: *** INTELLIGENZA ***
Capitolo 8: *** CHIARIMENTI ***
Capitolo 9: *** SCELTE ***
Capitolo 10: *** ALLEANZA ***
Capitolo 11: *** SCAMBIO ***
Capitolo 12: *** RIPENSAMENTI ***
Capitolo 13: *** INSTABILITA' ***
Capitolo 14: *** LA SVOLTA ***



Capitolo 1
*** Un incontro può cambiarti la vita ***


Eccovi una nuova storia! In questi giorni sono davvero depressa, e così faccio l’unica cosa che mi fa stare meglio oltre cantare; scrivo!
La protagonista della storia si chiama Ambra, non perché sia me, anche se viste le situazioni in cui la sbatacchierò mi piacerebbe molto *.*
L’ho chiamata così, perché non mi veniva in mente un altro nome che mi piacesse, e dato che credo di essere una delle poche persone che ama il suo nome, ho deciso di chiamarla come me, tutto qui.
E’ una storia un po’ particolare, ambientata dopo la morte di L. I fatti sono pressoché gli stessi della storia originale, ma ovviamente li modificherò un pochino. Spero vi piaccia, fatemi pensare che ne pensate!
Un bacio :*

UN INCONTRO PUO’ CAMBIARTI LA VITA

Camminavo assorta, a testa bassa. Ero nei guai, e parecchio! Ero scappata ma non sarebbe servito a niente, lui mi avrebbe trovata, anche fossi stata dall’altra parte del mondo.
E infatti sentii un braccio afferrarmi, crudelmente violento “Tu, razza di puttana, cosa ti sei messa in testa eh? Stavi forse cercando di andartene?”
“Io…” farfugliai, mentre inutilmente tentavo di sgusciare dalla sua dolorosa morsa. L’indomani avrei avuto un bel livido violaceo.
“Ti ho fatto una domanda, rispondi!” tuonò, strattonandomi con una forza tale da farmi cadere a terra, in ginocchio.
“Lasciala stare” una voce totalmente inespressiva si intromise, serafica.
“Ehi moccioso fatti i fatti tuoi se non vuoi finire male” minacciò Marcus, scocciato.
Alzai lo sguardo incontrando due occhi d’onice che mi fissavano, profondi e calmi. Era un ragazzo strano, dall’aria apatica. I capelli gli incorniciavano scarmigliati il viso chiaro, bianchi e candidi come il latte. Lo fissai stupita e affascinata, finché un ulteriore strattone non mi costrinse a voltarmi.
“Sei mia, hai capito? E’ solo merito mio se non sei in mezzo ad una strada, quindi mi devi obbedire!”
“Lasciami…” gemei flebilmente, spaventata.
Uno schiaffo mi colpì la bocca, violento. Trattenni il respiro, mentre qualcosa di caldo e denso mi calava lungo il mento.
“Devi stare zitta, parlerai solo quando ti…”
Un calcio colpì Marcus in pieno volto, facendolo stramazzare al suolo. Spalancai gli occhi scioccata, mentre lui boccheggiando si portava carponi, imprecando.
“Forse non sono stato chiaro, ti ho detto di lasciarla stare” la sua voce non era affatto mutata, così come la sua espressione.
Marcus si alzò, tentando di colpirlo, ma lui si scansò, lanciandogli un pugno nello stomaco.
Mi alzai per intimargli di smettere, perché sapevo che sarei stata io a pagare quell’affronto, ma l’arrivo di una coppia ci interruppe. Erano vestiti di nero, e l’uomo, che a occhio e croce avrebbe dovuto avere 35 anni, impugnava una pistola.
“Fermo o sparo” intimò, puntando l’arma sul mio aguzzino, serio. “Near, ti senti bene?” chiese poi osservando il ragazzo.
Ancora una volta posai il mio sguardo su di lui, leggermente in soggezione. Chi cavolo era? Sperai con tutto il cuore che non fosse un altro folle.
“Si, non è di me che ci si deve preoccupare” e, così dicendo mi porse la mano, osservandomi indifferente.
La afferrai, seppur titubante. Ero intimidita dalla sua pacata compostezza, da quella serietà che emanava, lo sguardo troppo grande per quel corpo da ragazzino.
“Come ti chiami?” chiese inespressivo.
“Ambra” sussurrai, abbassando lo sguardo.
“Non avere paura Ambra, non ti verrà fatto alcun male”non c’era sentore di dolcezza o calore in quelle parole, erano totalmente atone, quasi sterili.
Annuii, asciugandomi il sangue con la manica della giacca. Bruciava e pulsava terribilmente ma ero troppo angosciata per preoccuparmene.
Cosa avrei fatto adesso? Avrebbero arrestato Marcus oppure lo avrebbero lasciato libero?
‘Se riuscirà ad acciuffarmi nuovamente posso considerarmi morta’ pensai, mentre il cuore scalpitava preoccupato.
“Hai un posto dove andare?” mi chiese la donna di fianco all’uomo con la pistola, dolcemente.
La risata di Marcus aleggiò nell’aria, cattiva ed irridente. “Chi? Quella puttanella? Ma se l’ho trovata in un edificio abbandonato che era ancora una mocciosa!”
L’uomo con la pistola, gli si avvicinò pericolosamente, conficcandogli l’arma nella pancia “Chiariamo una cosa… la ragazza ha un nome, per tanto usalo”
“Non importa…” intervenni piano, insicura.
“Si invece” disse la donna, afferrandomi per le spalle, come a farmi coraggio. “E’ vero quello che ha detto?” chiese poi gentilmente, in un lieve sorriso.
Annuii, senza aggiungere altro, non mi piaceva parlare del mio passato.
“E i tuoi genitori?” domandò cauta.
“Non li ho mai avuti, almeno credo…”
“Halle, la porteremo con noi all’SPK”
“S che?” chiesi corrugando la fronte.
La donna mi sorrise “Non importa, vieni. Ci prenderemo cura noi di te”
La guardai diffidente, quasi spaventata. “No grazie, posso cavarmela benissimo da sola”
Che diamine era l’SPK?!, sapeva molto di circolo ambiguo.
E poi le pistole erano illegali, com’è che quel tizio la sventolava ai quattro venti con noncuranza? Gli abiti neri, e quel ragazzo misterioso, tutto vestito in bianco, quasi come fosse uscito fresco fresco da un ospedale psichiatrico.
E Near non era un nome, non poteva esserlo… sapeva molto di nome in codice.
Non mi fidavo.
“E’ comprensibile che tu non ti fidi di noi” ancora una volta la sua voce mi sorprese, neutra come il bianco che dominava su di lui. “specialmente date le circostanze” il suo sguardo si posò su Marcus, che adesso se ne stava li in silenzio, quasi fosse stato una statua di marmo.
Poi i suoi occhi inquietanti tornarono a posarsi su di me “Credo che dovresti correre il rischio, ti pare? Vivere per le strade di New York non è una cosa molto saggia se tieni alla vita”
Mio malgrado, dovetti concordare con il suo ragionamento. Infondo se fosse stato un delinquente non mi avrebbe certo aiutata no?
Annuii debolmente, chiedendomi preoccupata che ne sarebbe stato di me.
“Lei non va da nessuna parte” la voce di Marcus s’intromise, autoritaria.
“Mi sembra di aver capito che tu non sia legalmente il suo tutore, e… anche se lo fossi, credo che un giudice troverebbe facilmente valide motivazioni per sottrarti la patria potestà” la voce di Near era strascicata, quasi annoiata.
“Maledetto…” la pistola infilzata nelle costole gli impedì di continuare.
Avevo paura, lo sguardo del mio ‘patrigno’ non prometteva nulla di buono. “Non potete portarla via, non rinuncerò a lei così facilmente. E’ un investimento per me”
A quelle parole la donna che credo si chiamasse Halle, si accigliò, gelida. “E dimmi… quattro milioni di dollari sono sufficienti come rimborso?” chiese allettante.
Io spalancai la bocca, scioccata.
Quattro milioni di dollari? Ma erano un enormità! Da dove li avrebbero presi, dalla pentola magica?
Anche Marcus trattenne il fiato, mentre un malsano luccichio gli illuminava gli occhi. “Si, ma li voglio in contanti, adesso”
“Domani. Se preferisci, possiamo chiamare la polizia e indagare sul tuo conto, ma sarebbe una scocciatura e sono sicura che non ne caveresti nulla di buono”
Lui digrignò i denti, contrariato “E sia, ci incontreremo proprio qui. Ma state attenti, se si tratta di un bluff, qualcuno potrebbe finire per farsi male”
Nessuno parve intimorirsi per quella minaccia, nessuno tranne me.
“Coraggio” la donna mi afferrò una spalla con fare materno “andiamo”
Non risposi, seguendola in silenzio. Con la coda dell’occhio vidi l’uomo moro dire qualcosa a Marcus per poi scrollarlo malamente, mettendo via la pistola.
Poi, dopo un ultimo sguardo gelido rivolto al mio aguzzino, si diresse nella direzione mia e di Halle, seguito silenziosamente da Near.
A pochi passi dal parco era parcheggiata una lussuosa limousine. La fissai criptica. Era la loro?
Infatti come volevasi dimostrare, la donna mi sorrise dicendo “Ecco la macchina, quando arriveremo potrai farti una bella doccia e toglierti questi stracci di dosso”
La guardai sbalordita. Io non l’avrei definita semplicemente macchina, ma d’altronde era questione di punti di vista. Mi voltai notando che anche Near ci aveva raggiunto, scortato dall’uomo moro.
“Grazie per avermi difesa” bofonchiai imbarazzata. Non mi ero nemmeno presa la briga di dire un grazie.
“Non devi ringraziarmi” rispose semplicemente lui, puntando lo sguardo su di me, imperscrutabile.
Io arrossi scioccamente, distogliendo lo sguardo. Perché mi faceva quell’effetto?
Stavo facendo la figura dell’idiota, come sempre.
Salimmo in macchina e con imbarazzo mi accorsi che sarei dovuta stare dietro con lui. Il davanti della limousine era diviso da un vetro nero e spesso, praticamente era come se fossimo stati soli.
Iniziai a torturarmi i capelli, a disagio, cosa che non gli sfuggì. Era seduto con un ginocchio al petto, gli occhi disturbati dalla frangia che birichina ricadeva sul viso. Sembrava concentrato… a cosa pensava?
Improvvisamente volse il viso, beccandomi in pieno. Arrossii furiosamente, incapace di distogliere lo sguardo.
Ma che bellezza, stavo dando prova di somma maturità.
“Ti stai chiedendo dove stiamo andando, e chi io sia” non era una domanda, ma un affermazione pacata.
Annuii, ancora imbarazzata “Faccio parte di una squadra investigativa, il mio compito è aiutare la polizia o chiunque lo necessiti a risolvere casi particolarmente problematici”
Spalancai gli occhi, ammirata “Deve essere un lavoro molto stimolante” commentai.
Per la prima volta, vidi un sorriso affiorare sul suo volto, seppur lieve. “E’ difficile trovare qualcosa che mi stimoli, ma è comunque un lavoro interessante”
“Sei molto giovane e fai già un lavoro di tale responsabilità? Devi essere in gamba” sorrisi.
Lui tirò la testa indietro, meditabondo, senza contestare. “E dimmi, Ambra, come hai fatto a finire nelle mani di quell’individuo” domandò poi improvvisamente.
Sussultai, adombrandomi. “Non sapevo dove andare, avevo fame e freddo, lui non sembrava malvagio”
“Capisco” disse semplicemente, indifferente.
Uno schermo davanti a noi si accese, mostrando il viso dell’uomo moro.
“Near, torniamo direttamente all’SPK?”
“Si, Jevanni.”
Così si chiamava Jevanni… che nomi strani che avevano.
L’uomo fece un lieve cenno del capo, interrompendo la comunicazione.
“Near… è un nome strano” osservai pensierosa.
“Anche Ambra non è un nome comune” mi fece presente lui, pacato.
Abbassai lo sguardo, sfilandomi il ciondolo che portavo al collo “E’ un nome italiano. La ho al collo da sempre, non so neanche se sia il mio nome… ma è l’unica cosa che mi resta del mio passato”
“Anche io non ho mai conosciuto i miei genitori” mi informò lui, lo sguardo fisso davanti a se.
“Mi dispiace” dissi intristendomi.
“Ad essere sincero non me ne importa molto” spiegò lui imperscrutabile.
“Nemmeno a me, solo avrei voluto qualcuno che si fosse preso cura di me, giusto per sapere cosa si prova a non essere soli”
Ecco che partivo con i miei monologhi patetici, ero davvero penosa.
Lui sembrò colpito da quelle parole, divenendo pensieroso. La limousine si fermò e lui guardandomi mi informò che eravamo arrivati.
Scesi dalla macchina, le gambe mi tremavano un poco per lo spavento preso poco prima, ma non ci feci caso, seguendo Halle per le scale, che sorridente e inorgoglita mi spiegava che il palazzo era dotato di un sistema di sicurezza inoppugnabile.
Entrai in una stanza piena zeppa di monitor, sobria e silenziosa. Il pavimento era costellato di giocattoli, mi chiesi se in quel posto ci fosse un bambino.
La donna mi rivolse uno sguardo intenso “Credo che i miei vestiti non siano molto comodi, posseggo solo abiti da lavoro… domani andremo a comprarti qualcosa di decente.” Disse, osservando con astio i jeans consunti e sporchi e il top rosa shocking che indossavo.
“Near, ti dispiace imprestargli una tua camicia?” chiese la donna gentilmente.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di noi, per poi annuire e dirigersi fuori dalla stanza “Non c’è nessun problema, vado a prenderla”
La donna lo fissò esterrefatta, quasi avesse avuto le orecchie e la coda. “N-non occore, vado io…” balbettò titubante, ma Near era già sparito oltre la soglia.
“Che c’è?” chiesi confusa, non capendo il motivo di tanto stupore.
“Near non si interessa mai degli altri, e non fa mai niente di propria iniziativa” disse, assumendo un aria pensierosa.
Mi sentii lusingata, ma non lo diedi a vedere. Tornò poco dopo con una camicia, bianca ovviamente.
“Grazie” gli sorrisi ampiamente, felice di quel trattamento privilegiato.
Lui mi osservò nuovamente, inespressivo. “Di nulla”
Halle mi trascinò letteralmente in bagno, smaniosa di farmi togliere quei vestiti logori e sporchi. Era bellissimo poter restare nella doccia per più di due minuti, con l’acqua calda e senza nessuno che ti inveisse contro.
Uscii che mi sentivo totalmente rigenerata. Mi avvolsi nell’accappatoio e rimasi a fissare la camicia, inebetita.
Non avevo il cambio di biancheria, tanto meno dei pantaloni, ed Halle si era affrettata a far sparire i miei indumenti.
“Halle…” chiamai piano, imbarazzata.
Lei comparve da dietro la porta, celata da una nuvola di vapore spumoso. “Si?” cinguettò raggiante.
“Ehm… non ho biancheria” bofonchiai
“Eccola” disse in un sorriso, porgendomi un completo nero.
Nero…
Con sopra una camicia bianca…
Arrossii.
Presi la biancheria senza protestare, vestendomi in silenzio. Quando mi infilai la camicia, l’odore di Near, buono ed avvolgente mi ghermì le narici.
Arrossii appena, abbottonandomi.
“E i pantaloni?” chiesi preoccupata.
“Quelli sono un problema” confessò, portandosi una mano al mento, pensierosa. “Se ti accontenti di un paio di boxer come pantaloncini vado a prenderli”
Divenni cremisi. “B-boxer?” balbettai
“Si, credo che quelli di Near non ti stiano troppo larghi, vado a prenderne un paio”
Non feci in tempo a controbattere che si era già volatilizzata.
Mi guardai allo specchio, sgomenta. Sembravo una di quelle ragazze delle soap opera, che dopo una notte di passione, si infilano la roba del proprio compagno, dirigendosi sorridenti a preparare la colazione.
“Halle, mi vergogno a girare così” ammisi a disagio.
“Ma cosa dici, sei così graziosa con addosso le cose di Near” mi guardava con puro affetto materno, e un piacevole calore mi invase, colorandomi le guance.
Infondo non era così tragica la cosa, dovevo solo controllare ogni secondo che i boxer non mi scivolassero di dosso, lasciandomi impietosamente in mutande, ma la camicia, per quanto larga fosse mi donava.
Sospirai, conscia di non poter fare la schizzinosa.
Insistette per asciugarmi i capelli ed io la lasciai fare volentieri, estranea a quelle gentilezze.
“Che bei capelli che hai, scuri e lucenti”
Arrossii “Grazie Halle, ma non sono certo belli come i tuoi”
“Questione di gusti, io pagherei per averli scuri”
Ci volle un po’ di tempo, perché avevo i capelli parecchio lunghi. Quando finalmente furono asciutti mi feci condurre nuovamente nel salone, seppur non molto entusiasta all’idea che Near mi vedesse così concia.
Arrivai che lui era di spalle, mentre distrattamente giocava con un robot. Mi stupii di constatare che i giochi fossero suoi, e, cercando di non fare rumore mi sedetti su un divanetto alla sinistra della stanza, rannicchiandomi come a voler dare meno nell’occhio possibile.
Non ci volle molto prima che si accorgesse della mia presenza, puntando lo sguardo su di me. Io avvampai sotto quello sguardo, penetrante ed interessato.
Risi “Sembro una bambina con indosso i vestiti di papà!” dissi, cercando di allentare l’imbarazzo.
“Io trovo che ti stiano bene” lo disse con indifferenza ma mi accaldai lo stesso.
Portai le ginocchia al petto, e i capelli mi caddero davanti al viso, infastidendomi. Li portai da una parte, attorcigliandoli a mo di coda. Il suo sguardo era come una pressione sulla mia pelle, mi metteva in soggezione.
“Near…” chiamai, più che altro per esorcizzare quel silenzio imbarazzante.
“Dimmi”
“Niente”
Lui incrinò il capo, osservandomi curioso. Credo che notò solo in quel momento che indossavo i suoi boxer perché spalancò impercettibilmente gli occhi, per poi incrinare appena le labbra.
“Cosa fai?” domandai scioccamente.
Stava giocando con un robot, non ci voleva un genio per saperlo…
“Penso, giocare mi aiuta a concentrarmi”
Senza riflettere, quasi inconsciamente mi avvicinai a lui, sedendomi sul pavimento al suo fianco.
“Davvero?” chiesi curiosa.
Lui annuì, porgendomi il robot che aveva fra le mani. Lo afferrai, osservandolo scrupolosamente, come se celasse un particolare che non riuscivo a cogliere.
L’arrivo di Jevanni mi distolse dal mio esame. Notando me e Near intenti a giocare sul pavimento sorrise, sinceramente felice.
Non potevo sapere che Near non aveva mai ceduto alcun gioco, ne tanto meno che non avesse mai socializzato con nessuno.
Era un mistero per me, esattamente come io lo ero per lui.
Se l’avessi saputo mi sarei spiegata quella sincera ospitalità che mi era stata concessa.
Improvvisamente sullo schermo di un portatile adagiato sul pavimento comparve un L in stile gotico e Near fu subito al fianco del PC.
Si mise un paio di cuffie e fece un cenno a Jevanni che annuì serio.
“Si, L?” chiese pacato.
“Abbiamo convenuto che la cosa migliore sia collaborare, Kira è troppo scaltro, e dividerci servirebbe solo a facilitargli le cose”
Avevo sentito di questo Kira, ma credevo fosse solo un invenzione, qualche copertura di un’organizzazione terroristica o mafiosa…
Near ghignò, soddisfatto, mentre una mano saliva pigramente ad arricciare una ciocca di capelli chiari. “Bene, lavoreremo insieme d’ora in poi” la sua voce non tradiva alcun sentimento.
“E’ tutto, non appena avremo nuovi elementi te lo faremo sapere”
La comunicazione si interruppe e Near si sfilò le cuffie, in silenzio. Come se nulla fosse, tornò al mio fianco chiedendomi “Perché lo fissavi con tanto interesse?”
Esitai. Già, perché?
‘Perché sono una povera deficiente’ pensai critica.
“Beh, cercavo di vedere se magari riusciva a rendermi un po’ più intelligente. La concentrazione non è mai stata il mio forte” dissi, sorridendo.
Patetico, semplicemente…
Lui stiracchiò un sorriso. “Te lo regalo, se lo vuoi”
Lo guardai stupita. Mi stava regalando un robot… Gli sorrisi calorosamente “Grazie Near, nessuno mi aveva mai fatto un regalo, prima”
Era la triste ma pura verità. Non avevo mai ricevuto un regalo.
“C’è sempre una prima volta” disse placido, privo d’espressione. Io tornai nuovamente a scrutarlo concentrata, poi venni interrotta dall’entrata di Halle, che disse allegra.
“E’ pronta la cena, coraggio venite!”
Storsi il naso, non avevo per nulla fame. Near lo notò, e si incuriosì, riservandomi il suo sguardo intenso.
C’era un tavolo tipo buffet, pieno zeppo di roba. La osservai scoraggiata.
“Che ti prende?” chiese il ragazzo, facendosi vicino.
“Non ho molta fame” confessai stancamente.
“Povera Halle, immagino la sua faccia quando saprà che adesso ha due persone da persuadere” la frase era ironica, ma la disse completamente privo di inflessione.
Infatti non appena Halle notò la mia poca simpatia per il cibo, ne fece una tragedia.
“Insomma, alla vostra età è importante nutrirsi correttamente e con costanza, guardatevi, siete due acciughe!”
E partì con una manfrina che non sentii minimamente, troppo concentrata ad osservare Near che con pigrizia mangiucchiava dei biscotti.
Perché mi sentivo così quando lo avevo vicino?
“Ambra stai ascoltandomi?” chiese la donna sbuffando “Mangia almeno qualcosina” mi supplicò incalzante.
Near, senza alzare lo sguardo mi porse un biscotto. Mi sedetti di fronte a lui, allungandomi sul tavolo per afferrarlo.
Halle era esterrefatta di questo cambiamento di Near, e non lo celava di certo. Io cercavo di figurarmi un Near più apatico di così, confusa.
Dopo cena mi venne mostrata la mia camera, e, senza aspettare oltre mi buttai sotto le coperte, distrutta.
Osservavo il soffitto apatica, mentre lentamente scivolavo nel sonno. Improvvisamente sussultai, tirandomi a sedere.
Non avevo dato la buonanotte a Near!
Scesi dal letto, infilandomi i boxer e la camicia, allacciandola ogni due bottoni per risparmiare tempo.
Aprii piano la porta, il corridoio era immerso nel buio. Mi chiesi se non fosse troppo tardi, magari era già andato a dormire…
Decisi di tentare comunque. Entrai nel salone, trovandolo intento a costruire un edificio con dei dadi, assorto.
Lui si accorse subito di me e mi rivolse uno sguardo criptico. “Che succede, non riesci a dormire?” chiese pacato.
Scossi il capo, sollevata che fosse sveglio. Mi stropicciai gli occhi, sbadigliando.
“Mi sono dimenticata una cosa” sussurrai, timorosa di disturbare Jevanni che ronfava stravaccato sulla scrivania.
“Cosa?” chiese lui, curioso.
“Buonanotte” sussurrai dolcemente.
Lui rimase in silenzio, pensieroso.
“E ti sei alzata solo per questo?” per un secondo mi parve di notare una nota di stupore nelle sue parole.
Annuii, sbadigliando ancora.
Lui incrinò appena le labbra “Buonanotte Ambra”
Fu un sussurro spento, ma mi riempì di calore. “Non vai a dormire?” chiesi apprensiva.
“Fra poco” disse piano, mentre concentrato posizionava un dado all’estremità della costruzione.
“Allora ti faccio compagnia” dissi, decisa a scacciare il sonno.
“Non occorre. Si vede che sei stanca, hai avuto una giornata impegnativa”
Lo ignorai, sedendomi al suo fianco, per terra. Lui senza parlare, mi porse il cuscino che aveva sotto la sedia, intimandomi silenziosamente di sedermici sopra.
Obbedii, felice di quella premura. Rimanemmo così, in silenzio, lui a costruire il suo edificio di dadi, ed io ad osservarlo assorta.

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Capitolo 2
*** E LE COINCIDENZE POSSONO SALVARTELA ***


Ecco un nuovo capitolo, visto che velocità? xD
No, non sono matta, solo che la storia è già a buon punto, quindi mi andava di aggiungere anche il secondo capitolo, che rende il tutto un pochino più interessante. Fatemi sapere cosa ne pensate ^^


E LE COINCIDENZE POSSONO SALVARTELA

La mattina mi risvegliai nel mio letto, chiedendomi come cavolo ci ero finita. Mi stiracchiai pigramente, tirandomi a sedere. Scesi dal letto, dirigendomi in bagno per fare una bella doccia.
Frettolosamente mi vestii, legandomi i capelli ancora zuppi in una coda alta, seppur piccoli ciuffi ribelli, troppo corti per essere imprigionati dall’elastico, mi ricadevano sul viso,bagnandolo.
Scesi in fretta e furia, desiderosa di salutare Near. Come di consueto era li che giocava con i suoi robot, allineandoli in ordine di altezza, feci per avvicinarmi in un sorriso ma Halle mi prese per il colletto della camicia, con un espressione di rimprovero dipinta sul viso.
“Che cosa fai con i capelli bagnati?”chiese ammonitrice.
La fissai scioccata “Non mi va di asciugarli, ci vuole troppo tempo” protestai, gonfiando le guance.
Near si voltò, attirato dal battibecco, osservandoci in silenzio.
“Ti verrà la febbre se li lasci così. Fila in bagno, te li asciugo io!” ordinò autoritaria
“MA…Halle” tentai di protestare, piano.
“Niente ma!” mi lapidò, e senza troppi preamboli mi trascinò in bagno.
Tornai dopo un quarto d’ora, accaldata per via del phon. Feci per avvicinarmi a Near in un sorriso, ma Halle mi accalappiò ancora, raggiante. “Coraggio, andiamo a fare shopping!”
“Eh? Adesso?!” chiesi contrariata.
“Certo che sì, non vorrai mica restare in eterno con addosso i vestiti di Near” chiese conciliante.
Riflettei sull’eventualità, mentre per la seconda volta venivo trascinata lontano dall’oggetto dei miei pensieri.
Halle era un assatanata di shopping! Mi fece girare per tutti i negozi della città, continuando senza sosta a propinarmi roba da provare.
Tornammo all’SPK che ero sfinita, e piena zeppa di vestiti. Avevo più vestiti in quel momento di quanti ne avessi mai posseduti in tutta la mia vita.
Indossavo una gonna a ventaglio nera, e una maglia rossa con dei ricami neri di pizzo. Non appena mi vide Near posò il suo sguardo indifferente su di me, accennando un saluto con il capo, mentre lentamente si arricciava una ciocca di capelli.
“Near!” esclamai, sedendomi al suo fianco, sorridente.
Jevanni si alzò dalla sedia, osservandoci serio. “Bene siete tornate. Io e Halle andiamo all’appuntamento con Marcus, voi restate qui”
Annuii per entrambi, perché Near non diede segno di aver ascoltato, intento ad arricciarsi i capelli.
Passai il pomeriggio ad osservarlo lavorare, o almeno era quello che credevo facesse. Il misterioso L non si era più fatto sentire, ed io decisi che chiedergli chi diavolo fosse non era affar mio, ne tanto meno buona educazione.
Se avesse voluto mettermi al corrente l’avrebbe fatto.
Verso sera tornarono Jevanni ed Halle,e con sgomento notai che la donna mi aveva comprato altri vestiti. Mi aveva preso per una bambola?
Passarono diverse settimane, in cui le giornate scorrevano lente, anche un po’ noiose, se non per i brevi dialoghi con Near, e per alcune telefonate del misterioso L.
Ad essere sincera non capii molto del loro discorso… e mille domande mi frullavano impietose nella testa, rumorose.
Avevo sentito menzionare numerosi omicidi inspiegabili, quasi soprannaturali. Inoltre, durante i loro brevi colloqui menzionavano spesso un certo Mello, anche se non avevo idea di chi fosse.
Così, per ammazzare il tempo, facevo congetture su questo complicato caso Kira, cercando di capirci qualcosa.
Poi, un pomeriggio, accadde qualcosa che ruppe quella monotonia.
Ero sdraiata pancia sotto sul pavimento, che leggevo un libro di poesie che mi aveva consigliato Halle, quando Jevanni scattò in piedi esclamando “Near, il monitor… quello è Mello”
Alzai lo sguardo incuriosita, ma il mio interesse scemò d’un sol colpo quando vidi Halle con una pistola puntata alla tempia da un individuo incappucciato.
Saltai in piedi, ma Near mi bloccò
“Cosa vuoi fare?” chiese atono.
“Halle è in pericolo!” esclamai, cercando di divincolarmi dalla sua presa. Era delicata ma incredibilmente ferma.
“No, non lo è. Mello sta venendo qui. Cerca di non attirare l’attenzione per favore” una richiesta pacata, senza alcun cenno di panico.
“Ma cosa vuole quello da te?” chiesi spaventata e contrariata,risedendomi al suo fianco.
Lui sfoderò un sorriso sghembo. “La sua identità”
Lo guardai male, come fosse impazzito. Feci per parlare,ma la porta sbatté con impeto, attirando la mia attenzione.
Mello era li, imperscrutabile, la pistola puntata alla tempia di Halle.
“Finora è andato tutto come ti aspettavi… eh Near?” chiese pacato, i suoi occhi freddi mi davano i brividi.
“Già. Immagino che Ridner ti abbia già parlato del secondo L” Il viso di Near era l’icona della calma, ed io lo osservai scioccata, cercando di mimetizzarmi con il pavimento, il mio respiro era calcolato, per paura di attirare l’attenzione di quel ragazzo oscuro.
“Ormai sono molto vicino a Kira… e di questo devo ringraziare te, Mello”
Il biondo scattò infuriato, puntando la pistola verso il coetaneo. “Near!” urlò, ed immediatamente Jevanni e alcune guardie sfoderarono le armi. “Io non sono uno strumento per risolvere i tuoi puzzle” la sua voce era gelida, colma di risentimento.
“Mello, sei vuoi spararmi fai pure”
Mi avvicinai a lui circondandolo col mio corpo “Ma cosa dici, sei impazzito?!” sbottai spaventata, mentre il cuore accelerava impazzito.
Ok… avrei dovuto mimetizzarmi con il pavimento, ma che cavolo! Non potevo restarmene ferma e zitta mentre sfotteva un delinquente incazzato, spronandolo a premere il grilletto.
Come se non si capisse che fosse un tizio dal grilletto facile.
Il biondo posò lo sguardo su di me, dapprima stupito, poi nuovamente gelido, caricando l’arma. Lo guardai a mia volta, in un misto tra paura e supplica.
Halle, approfittando di quell’attimo di esitazione si sovrappose fra noi e Mello, seguita dagli altri, dicendo: “Mello, se sparerai a Near, subito dopo verrai ucciso da noi” spiegò pacata, quasi conciliante. “Cosa pensate di ottenere morendo entrambi? L’unico a gioirne sarebbe Kira”
Sante parole…
Lui le rivolse uno sguardo di pietra, poi, dopo quella che mi parve un eternità rilassò i muscoli,abbassando l’arma.
“Hai ragione” concesse, poi il suo sguardo si posò su di me, incuriosito.
Rabbrividii a disagio, stringendomi di più alla camicia di Near. “Near da te voglio solo quella vecchia fotografia che mi ritrae”disse secco, poi il suo volto venne storpiato da un ghigno poco rassicurante “Non sapevo ti fossi fatto la ragazza, è carina” il suo sguardo scese languido sul mio corpo facendomi arrossire come un pomodoro.
Near lo ignorò, scostandomi con dolcezza. Sfilò una fotografia dai pantaloni, trattenendola fra le dita.
“Certamente. E’ l’unica che ho, tutte le altre sono andate distrutte. Mi sono anche occupato di quelli che alla Wammy’s House conoscevano il tuo volto” disse, lanciandogliela a mo di frisby.
Il biondo l’afferrò al volo.
“Non ne avrai mai la certezza assoluta, ma dovresti essere immune a quel quaderno, adesso”
Corrugai le sopracciglia, confusa, ma non mi intromisi.
“Cercavi solo questo, Mello?” chiese poi, criptico. Si scrutarono intensamente per quella che parve un eternità.
“Near… io non intendo minimamente collaborare con te”
“Lo so” disse semplicemente lui.
Il biondo mi osservò nuovamente “E così anche un tipo freddo e apatico come te può avere dei legami affettivi con un altro essere umano” lo disse fintamente stupito, irridente.
Near gli rivolse uno sguardo incurante. Io tremavo, spaventata, e se ne accorsero entrambi.
“Di alla tua bambolina di stare tranquilla, non ho alcuna intenzione di ucciderti, oggi” aggiunse poi, soavemente, sorridendomi sornione. Poi sembrò riflettere su un qualcosa di ignoto “Sai, mi seccherebbe prendermi semplicemente la foto ed andarmene”.
Ancora una volta i loro sguardi si ancorarono gli uni agli altri, indecifrabili
“Il quaderno della morte appartiene ad uno Shinigami, ma esso è visibile soltanto al possessore del quaderno” dichiarò, mentre il suo sguardo assumeva un espressione folle.
Jevanni e alcuni membri dell’SPK gli diedero del pazzo, screditandolo con rabbia ma Near l’interruppe dicendo “Io gli credo. Mello non ha motivo di mentire in quel modo, se volesse farlo si inventerebbe qualcosa di più verosimile”
Non faceva una piega, nemmeno io ero in grado di inventare simili fesserie, ed ero la numero uno.
“Quindi lo Shinigami esiste” concluse atono, esponendo un semplice, mero dato di fatto.
“Pare poi che il quaderno sia stato usato da un altro Shinigami” continuò calmo il biondino “il quale ha riportato su di esso delle finte regole. Questo è tutto ciò che posso dirti.”
Avevo la bocca così tanto aperta che sarebbe potuto entrarci il trenino che mi sfrecciava di fronte.
Mello non aggiunse altro, facendo dietrofront, accingendosi ad andarsene. Si fermò giusto sulla soglia della porta.
“Near..”
“Mello”
Mi sembrava una scena di quei vecchi film western, in cui i pistoleri si sfidavano. Mi venne da ridere a quel pensiero, ma decisi che non era una cosa educata scoppiare a ridere come una scema e mi trattenni.
E, proprio come in un film Western entrambi si mossero rapidamente, Near per arricciarsi una ciocca di capelli, Mello per scartare ed addentare una barretta di cioccolato.
Ma non si scioglieva a tenerla in tasca?
“Chi di noi sarà il primo ad arrivare a Kira?” chiese il biondino ancora di spalle.
“E’ una gara” affermò Near in un ghigno, mentre con lentezza esasperante torturava una ciocca di capelli.
“Il traguardo è lo stesso per tutti e due. Ti aspetterò li”
Arrogante il signorino…
“Va bene”accettò Near, serafico, e Mello, senza aggiungere altro uscì dalla porta, sparendo oltre la soglia. Rimasi a fissare la porta con la tipica espressione di una sogliola lessa.
Poi, passato lo stupore del momento, mi arrabbiai.
“Near, sei uno scemo” sbottai gonfiando le guance “poteva anche farti saltare il cervello” gli feci notare.
“Lo so” rispose lui, laconico.
Mi alzai, afferrando il mio libro. “Vado in camera mia” dichiarai imbronciata, sparendo su per le scale.
Rimasi scossa per parecchi giorni, inspiegabilmente. Il fatto era che al solo pensiero che Near sarebbe potuto morire mi mancava il respiro. Come poteva essere così dannatamente irresponsabile?!
Ero pancia sotto sul letto, in camera mia. Non scendevo se non per mangiare, risalendo poi senza degnare Near di uno sguardo, limitandomi a buongiorno e buonanotte.
Dei tocchi alla mia porta mi allontanarono da quei pensieri truci.
“Avanti…”
Spalancai gli occhi per lo stupore, trovando Near sulla soglia. Non era mai venuto in camera mia prima.
“Ciao” dissi calma, in una tonalità molto simile alla sua.
“Ciao, sono parecchi giorni che non vieni a tenermi compagnia” mi fece notare pacato.
Scrollai le spalle, senza rispondere.
“Sei ancora arrabbiata?” mi chiese, puntando i suoi occhi scuri su di me.
“Un po’, mi sono spaventata” ammisi, senza perdere la calma.
Lui si avvicinò, sedendosi al mio fianco, sul letto. Mi stupii a quel gesto, arrossii un poco.
“Ambra, ero sicuro che non l’avrebbe fatto” spiegò serafico, e con la mano mi scostò una ciocca di capelli castani che mi nascondeva il viso.
A quel gesto mi sciolsi, mentre il battito del cuore accelerava preoccupantemente.
“Non voglio perderti, Near” le parole uscirono veloci, prima che potessi afferrarle e relegarle nel mio profondo.
Lui sussultò appena, stupito, ma il suo viso non mutò. Io mi imbarazzai per quelle parole affettuose, pensando di aver esagerato.
Spostò la mano, lasciandola ricadere pigramente lungo il fianco, osservandomi intensamente.
Mi stavo innervosendo, il suo sguardo era come bollente sulla mia pelle, fastidioso. Mi alzai piano, mettendomi in ginocchio per poi scendere dal letto.
“Credo che chiederò ad Halle di uscire, ho bisogno di un po’ d’aria fresca” spiegai tranquilla.
“Halle è fuori con Jevanni per conto mio” mi informò lui, pacifico.
Sospirai “Allora vorrà dire che andrò a farmi un giro qui intorno”
“Preferirei di no”
Mi voltai a fissarlo, stupita “Perché no?” domandai curiosa.
“Perché è pericolosa come zona, e nemmeno io ci tengo particolarmente a perderti” non un inflessione, ma le sue parole mi colpirono, procurandomi un piacevole calore.
Risi, per la prima volta dopo giorni “Tranquillo, so cavarmela, credo di riuscire a sopravvivere” dissi dolcemente.
Lui chiuse gli occhi, il viso inespressivo e rilassato. “Come preferisci, ma torna prima che faccia buio” non sembrava felice, ma avevo davvero bisogno di allontanarmi da lui, per poter riflettere.
Aprì gli occhi inglobandomi con i suoi occhi d’ardesia, serio. Gli posai una mano sulla guancia, mi venne istintivo.
“Promesso”sussurai.
Restammo a fissarci in silenzio,ma ovviamente ebbe la meglio e fui costretta ad abbassare lo guardo, imbarazzata.
Mi alzai ed in un ciao fuggii letteralmente fuori dalla porta.
Strascicavo i passi pensierosa, mentre mi chiedevo come diavolo facessi a rendermi sempre così ridicola. Camminai parecchio, sfogando quella tensione insopportabile accumulata negli ultimi giorni, finché qualcuno non interruppe la mia camminata propedeutica, afferrandomi per un polso.
Riconobbi quel tocco freddo ed indelicato “Marcus!” esclamai più stupita che irritata.
“Ma guarda guarda chi si vede, la mia piccola puttanella”
“Lasciami” sbottai, divincolandomi dalla sua presa.
Lui rise “Volevo solo ringraziarti, per merito tuo non sono più un pesce piccolo, adesso faccio parte dei piani alti”
Sapevo che si riferiva alla mafia, e storsi il naso contrariata.
“Ehi, non usare quel faccino snob con me, non mi interessa se adesso sei una ricca puttanella viziata, devi continuare a portarmi rispetto. Saresti morta, se non fosse stato per me” poi notando che ero sola chiese “Dove sono i due man in black e il piccolo alieno bianco?”
Non risposi, guardandolo storto. Lui mi afferrò nuovamente, ridendo. “non dirmi che ti hanno scaricata!”
“No, sono uscita a fare due passi” sibilai gelida.
Il suo sguardo dardeggiò “Ma come siamo insolenti, ti sei già dimenticata la buona educazione? Che ne dici di fare due passi, così mi potrai raccontare come va la tua nuova vita da principessa”
“Grazie non mi va” declinai cattiva, ma lui mi ignorò trascinandomi con sé.
Mi trasportò di peso quasi dall’altra parte della città, incurante delle mie proteste, come sempre. Sul mio polso si formava già un ematoma violaceo. Era sempre così con lui, era troppo violento ed io avevo la pelle delicata…
Con uno spintone mi fece passare oltre le porte scorrevoli. Mi chiesi dove diamine fossi finita, mentre la paura iniziava a farsi sentire sadica.
“Lasciami andare!”
“Perché, non ti va di passare un po’ di tempo con il tuo adorato patrigno? Ti mostro le mie nuove amicizie”
“Non voglio avere niente a che fare con le tue amicizie” sibilai velenosa, massaggiandomi il polso dolorante.
Lui, contrariato ed arrabbiato per il mio tono impudente mi afferrò per i capelli, trascinandomi nell’ascensore. Gemei di dolore, cercando di divincolarmi. Salimmo per una decina di piani, finché le porte non si aprirono ed io finii a gattoni fuori dalla porta, grazie ad un suo spintone.
Mi tirai su, boccheggiante, e alzando lo guardo vidi una figura famigliare stravaccata malamente sul divano, intenta a mangiare una barretta di cioccolato…

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Capitolo 3
*** IN TRAPPOLA ***


IN TRAPPOLA

“Mello!” esclamai sorpresa, mentre Marcus mi si faceva vicino, issandomi malamente per un braccio.
Lui voltò lo sguardo dapprima inespressivo, poi sinceramente stupito. Un largo ghigno gli sfigurò il volto “Ciao, bambolina”
Un ragazzo vicino a lui, distolse lo sguardo dalla sua playstation portatile osservandolo stupito, per poi posare lo sguardo su di me. Era molto carino, un po’ eccentrico, dai capelli rossi come il fuoco.
Marcus mi guardò scioccato, per poi osservare il biondino “Conosci Ambra?”
“Ambra..” pronunciò il mio nome lentamente, in maniera leziosa, facendomi arrossire.
Distolsi lo sguardo, improvvisamente affascinata dalla fattura delle mie scarpe.
“Cosa ci fa lei qui?” chiese in tono strascicato rivolto a Marcus, freddo,senza rispondere alla sua domanda.
Il mio ‘patrigno’ ghignò “Lei è mia, la trovai in un edificio abbandonato che era solo una mocciosa, è sempre stata un tantino difficile e ultimamente si era presa una vacanza non concessa.”
Lo guardai di traverso, carica d’odio. “Io non sono di nessuno” sibilai fra i denti.
Lui mi afferrò per un braccio, facendomi nuovamente gemere. “Come no… credevi davvero che avrei rinunciato a te così facilmente?”
“Lasciami, voglio tornare a casa” piagnucolai dolorante.
Lui rise cattivo “Ma sei a casa, il tuo posto è qui, a lavorare per me, dove è sempre stato”
“No” protestai debolmente, consapevole che quella resistenza mi avrebbe procurato parecchi lividi.
Adesso che conoscevo cosa volesse dire avere qualcuno che teneva a te, che ti accudiva e si preoccupava per te, non avrei rinunciato facilmente a quel tesoro.
Infatti fece per sferrarmi uno sberlone. Chiusi gli occhi, preparandomi a ricevere dolore, ma la voce di Mello lo bloccò.
“Lasciala, Marcus, non sopporto la tua violenza sconsiderata.”
Marcus con mio sommo stupore obbedì, cacciandomi malamente al suolo. “Come vuoi Mello, cercavo solo di ricordarle l’educazione”
Rimasi a terra, mi ero fatta male alla gamba.
“La voglio” la sua voce rimbombò nella stanza, decisa.
Alzai lo sguardo incontrando il suo sorriso sghembo, intimidita. Ero terrorizzata, l’aria era incredibilmente densa, difficile da inglobare.
Il mio patrigno rifletté attentamente. “Prendila pure se vuoi, te la regalo, è diventata troppo insolente per i miei gusti, e poi non posso nemmeno giocarci, è troppo delicata”
“Non sono un giocattolo!” sbottai, con rammarico e disperazione, mentre ondate di rabbia mi travolgevano, allontanando il panico, spronandomi a controbattere.
“E’ meglio che esca, prima che perda la pazienza e ti riempia di botte. Non hai mai imparato a stare zitta, ho provato con tutti i mezzi”
Lo guardai, gelida, sperando che la terra lo inghiottisse e lo trascinasse nei più reconditi angoli dell’inferno.
Lui, senza aggiungere altro uscì dalla stanza, passando per le scale.
Il ragazzo con i capelli rossi posò la console su un tavolino, alzandosi ed avvicinandosi a me. Indietreggiai impaurita, e lui si fermò, osservandomi.
La sua espressione era indecifrabile, poi sorrise. Era un sorriso dolce, non come quello di Mello, dolce e confortevole.
“Tranquilla, non voglio farti male” disse con dolcezza.
Mi ispirava fiducia, e quindi lo lasciai avvicinare. Lui, accucciandosi al mio fianco mi issò delicatamente il volto dicendo “L’hai fatto incazzare parecchio, ti ha ridotta male” i suoi occhi smeraldini mi scrutavano attentamente, e mi sentii in imbarazzo.
Nel riflesso degli occhiali che portava sulla testa, scorsi un livido sulla guancia sinistra e un taglio sanguinolento sul labbro inferiore.
Non risposi.
“Riesci ad alzarti?” chiese affabilmente.
Scossi il capo, fedele al mio silenzio, scostandomi dal suo tocco per poter abbassare il viso.
“Dove l’hai conosciuta?” chiese all’amico.
“E’ la bambolina di Near, era con lui all’SPK. L’ho incontrata il giorno che feci irruzione nell’edificio”
Il rosso mi guardò stupefatto. “Non sono la ragazza di Near” precisai, puntando i miei occhi nocciola in quelli zaffiro del biondino, dura. “Ah no? Credevo di si, visto il modo in cui eri abbracciata a lui” controbatté maliziosamente.
“Cercavo di proteggerlo dalla tua pistola” dissi, lanciandogli uno sguardo di rimprovero, suscitando in lui un ghigno divertito.
“Sembravate intimi, scusa bambolina. Near non permette alle persone di stargli così vicino solitamente, ma come biasimarlo”
Guardai il rosso, sforzandomi di sorridere. “Potresti aiutarmi ad alzarmi?” chiesi gentilmente,ignorando il commento provocatorio di Mello.
Lui ricambiò, e con leggerezza mi prese in braccio, come fossi stata una piuma. Arrossii, stringendo appena il suo gilet.
“Grazie” dissi grata.
Lui mi posò sul divano poco lontana dal biondino con estrema cura, e si accucciò ai miei piedi, per controllare la gamba. Mi tirò su il jeans dalla parte sinistra, fin sopra il ginocchio. Mi carezzò lentamente la gamba e quando si soffermò sulla caviglia sussultai, dolorante.
“Ti fa male qui?” chiese pacato.
“Si” lo guardai allungandomi appena, preoccupata.
“E’ una distorsione, ti passerà tra un paio di giorni, vado a prendere delle bende per fasciarla”
“Grazie” caricai le miei parole di gratitudine. Era stato molto gentile con me, anche se mi conosceva appena.
Lo osservai uscire ed il mio sguardo tornò inevitabilmente sul biondino “Mello, riportami a casa, Near sarà in pensiero” lo pregai pacata, concentrandomi per impedire alla mia voce di tremare.
Lui ghignò sarcastico “Io non ci conterei fossi in te, Near non ha a cuore nessuno, e anche volendo non posso. Sei un regalo, offenderei il mio socio se rifiutassi”
Spalancai la bocca, scioccata. Pensavo avesse detto così per sottrarmi da Marcus, ed improvvisamente un brivido mi percorse impietoso tutta la schiena.
Ero in trappola.
“Mello… non sono un giocattolo. Appartengo solo a me stessa”
Lui mi squadrò serio un istante, per poi far riaffiorare il suo ghigno arrogante “Nella mafia funziona così. Se lui ti reclama come sua e ti regala, non puoi protestare. Matt per esempio è mio e, se lo regalassi non potrebbe farci nulla”
Lo guardai con sommo orrore “Io non sono di Marcus!” esclamai stizzita.
“No, sei mia” disse atono, ed io rabbrividii.
“Lo stai facendo solo per via di Near” lo accusai.
“In parte… sei graziosa, voglio tenerti con me.”
Mi sporsi in avanti, rabbiosa “Parli come se io fossi un cane”
Lui non rispose, addentando pacifico la sua cioccolata. Intanto Matt rientrò e lo accolsi con un sorriso. Mi spalmò della strana crema rossastra e fasciò la caviglia, tanto gentilmente che quasi non me ne accorsi, poi mi sciacquò il labbro percosso e disinfettò il taglio.
Al contatto delle sue dita sulle mie labbra avvampai, suscitando in lui un ghigno. Dopodiché come nulla fosse si sedette al mio fianco accendendo la psp.
“A cosa giochi?” chiesi, per rompere il ghiaccio, cercando di scacciare quella sensazione d’angoscia e di racimolare la lucidità necessaria ad escogitare qualcosa. “A Resident Evil” rispose concentrato, mentre le dita pigiavano agilmente i comandi.
“Oh io l’ho già finito”
Alzò lo sguardo dalla console per lanciarmi un occhiata stupita.
“Oh no, un'altra patita di videogiochi, deve essere destino” sbottò Mello, portandosi una mano alla fronte con fare teatrale.
“I videogiochi sono interessanti e divertenti” ribattei caustica e Matt mi guardò adorante.
“Mi fa piacere che i miei cagnolini facciano amicizia, così sarà tutto più facile” lo disse per provocarmi, lo si capiva dalla sua espressione divertita fissa su di me.
Strinsi i pugni,senza ribattere e Matt rise cristallino “Mello non fare il bastardo, dalle almeno il tempo di abituarsi prima di torturarla con le tue frecciatine”
Mi adombrai e il rosso mi scostò una ciocca ribelle, affettuoso. Lo guardai, la sua vicinanza era inspiegabilmente rassicurante, nonostante fosse un perfetto estraneo.
Dopo un paio d’ore Marcus tornò. Io lo ignorai bellamente, perché ero tutta concentrata a spiegare a Matt come superare il livello.
“Più avanti troverai una baracca con un sacco di munizioni, se poi sali subito sul tetto hai la visuale completa del vicolo, e puoi ucciderli prima che arrivino a te”
Matt annuiva, concentrato sullo schermo della psp. Aveva un espressione tenera, che mi fece sorridere.
Presto si fece ora di cena, ed io sospirai triste. Chissà cosa stava facendo Near… mi avrebbe cercato oppure come aveva detto Mello se ne sarebbe fregato?
Cercai di immaginarlo mentre sgranocchiava svogliatamente i suoi biscotti, rimproverato da Halle, ma Matt mi sventolò un pezzo di pizza sotto il naso distogliendomi dai miei pensieri.
La afferrai di malavoglia, addentandola distrattamente. Mello continuava a mangiare cioccolata, incurante delle cibarie sul tavolo.
“Ti fa male tutta quella cioccolata, ti verrà il mal di pancia” lo avvisai gelida “perché invece non mangi qualcosa di normale?”
Il rosso rise “Lui mangia solo cioccolato” mi spiegò ilare, mentre con noncuranza fumava una sigaretta.
“Spero sia un modo di dire” mi allarmai
“No”
Mi sporsi verso di lui “E come fai a non star male, non hai neanche un calo di qualcosa? Io fossi in te mi farei delle analisi”
“Non ne ho bisogno, sto benissimo” telegrafò atono.
Incrinai il capo, contrariata. “Mello…” tentai, quasi dolcemente.
Non era il massimo della simpatia, ma dovevo fargli realizzare che si stava suicidando con gli zuccheri!
“… hai sotto controllo il diabete?”
Matt mi afferrò da dietro, attirandomi gentilmente fra le sue braccia, arrossii, mentre il calore di quell’abbraccio mi avvolgeva “Lascia perdere, è un caso perso, finirai solo per farlo arrabbiare, lui non ascolta mai nessuno”
Non lo ascoltai, assordata dal battito accelerato del mio cuore. Nessuno mi aveva mai abbracciata prima, era una sensazione bellissima.
Mello posò lo sguardo su di me, ghignando “Non dirmi che sei preoccupata per me bambolina”
Gonfiai le guance “No di certo, solo…”
“Solo ti sei preoccupata per lui” completò Matt, divertito, spegnendo la sigaretta in un posacenere poco lontano dal divano, su un tavolino.
Borbottai parole senza senso, piccata. Mi sentivo strana, non capivo cosa diavolo mi succedeva…. Dovevo scappare, non socializzare col nemico! Erano mafiosi, e avevo vissuto con gente del genere per tutta la vita, dovevo escogitare qualcosa…
Eppure…
Eppure stavo bene lì, con Matt, sotto la protezione di Mello.
Improvvisamente la mia urgenza di scappare scomparve, sostituita da un lieve torpore dovuto al calore del corpo del rosso, che aumentò quando malauguratamente scoprì il mio punto debole: i capelli. Iniziò ad accarezzarmi gentilmente la nuca, districando i miei capelli, ed io mi strofinai gli occhi, mezza addormentata.
“Matt, il nostro cagnolino ha sonno, portalo a fare la nanna” la voce di Mello era fintamente dolce, terribilmente irritante.
“Non ho sonno, e non sono un cane” sibilai irritata.
Matt insinuò il suo viso nell’incavo fra la spalla ed il collo, facendomi rabbrividire “Si che ne hai, andiamo” disse, alzandosi e prendendomi in braccio.
Misi il broncio, senza ribattere. Odiavo l’idea di essere trattata come un giocattolo, ma con la gamba in quelle condizioni non potevo fare molto, se non assecondarli. Matt mi portò in silenzio due piani più su. Mi chiesi perché non avesse preso l’ascensore, sembrava non sentire la fatica del mio peso. Entrammo in una stanza molto grande.
Era caotica, dato l’odore di fumo e i giochi accatastati, azzardai fosse la sua.
Arrossii nel notare che c’era solo un letto, matrimoniale.
Lui mi adagiò sul letto. “Per questa sera dovrai accontentarti di una mia maglietta come pigiama, domani ti comprerò qualcosa”
“Oh, non occorre” dissi a disagio.
Lui rise “Come, non vorrai tenere questi vestiti per sempre, si sporcheranno prima o poi”
Andò ad aprire un cassetto tirando fuori una maglia a righe, col collo a V.
“Tieni, metti questa. Io intanto vado al bagno, così puoi cambiarti con calma” spiegò, lanciandomela.
Annuii, e, quando era ormai sulla soglia del bagno lo richiamai, decisa.
Lui si voltò ad osservarmi “Si?” chiese affabile.
“Non c’è bisogno che tu finga di essere gentile con me, e sappi che non mi piace, non sono un cagnolino, e non m’importa delle vostre usanze mafiose” lo dissi pacata, ma seria.
Lui si ravvivò i capelli con una mano “Non è un gioco. Sto solo cercando di farti sentire a casa. Non è male come credi vivere con Mello, e neanche con me”
Mi sentii accaldata, e gli occhi si fecero lucidi. Non poteva essere che fossi davvero in quella situazione… se solo avessi dato retta a Near.
Near… mi mancava già.
Lui sussultò.
“Che fai… piangi?”
“Grazie. Non fraintendermi, apprezzo molto ciò che hai fatto per me, ma Near…”
Lui sorrise “Da adesso in poi mi prenderò cura io di te, se lo vorrai. Near non è capace di accudire qualcuno,non è nemmeno in grado di badare a se stesso. Lo dimenticherai.”
Mi veniva da piangere, avrei voluto andarmene da quella stanza, lontana da quell’odore buono e quel viso dolce che mi confondeva le idee, ma la gamba stava silenziosamente sfidandomi ad alzarmi, così trattenni quell’impulso.
“Vado di la, a tra poco” mi disse piano.
Annuii e non appena si chiuse la porta dietro le spalle mi spogliai, infilandomi la sua maglietta. Come con la camicia di Near il suo odore mi travolse, dolce e protettivo. Notai con gioia che mi arrivava quasi fino alle ginocchia. Mi imbarazzava l’idea di dormire con un ragazzo, ed essere mezza nuda non contribuiva certo.
Quando tornò mi squadrò tra il tenero e il malizioso “Mi piaci con addosso la mia maglietta, è sexy”
Arrossii furiosamente, distogliendo lo sguardo.
Lui si portò sul letto silenziosamente, intrappolandomi nuovamente fra le sue braccia, attirandomi sotto le coperte. “M-Matt… “ sussurrai mentre il cuore palpitava inspiegabilmente forte.
Non ero abituata a quelle situazioni, e non potevo fare a meno di pensare che il ragazzo che mi era affianco, che mi stringeva fra le braccia, era uno sconosciuto.
Lui sorrise, senza proferire parola, chiudendo gli occhi. Rimasi ad osservarlo, rapita, mentre mille interrogativi mi frullavano per la testa, infastidita dal battito folle del mio cuore, da quella sensazione concatenata di paura e sicurezza che mi provocava la vicinanza del rosso. Respirando profondamente, tentai di divincolarmi, sperando che la lontananza potesse donarmi un poco di lucidità. Gli scostai dolcemente il braccio, voltandomi di lato.
Mi sarebbe piaciuto sapere cosa diamine passasse nella testa di Matt. Il suo comportamento nei miei confronti era…
Non avrei saputo definirlo. Si comportava come se mi avesse conosciuta da sempre, come se fosse abitudine per lui avermi nel suo letto.
Ed io invece ero ufficialmente impazzita.
Avrei dovuto provare PURO TERRORE, irrazionale, viscerale terrore. Invece me ne stavo lì, nel suo letto, a curarmi di cosa pensasse, quando non avrebbe dovuto importarmene nulla.
Poco dopo sprofondai in un sonno irrequieto, colmo di strani sogni angoscianti.
La mattina mi svegliai infastidita dalla luce del sole. Matt non c’era, ero sola. Mi stiracchiai totalmente scombussolata, guardando il soffitto pensosa. Mi chiesi immediatamente cosa stesse facendo Near, e in particolar modo se fosse stato preoccupato per me.
Il rumore della porta mi distrasse. Alzai lo sguardo, incontrando il viso serio di Mello.
“Buongiorno” dissi.
Lui ghignò. “Buongiorno bambolina. Matt è uscito, penserò io a te finché non torna.”
La cosa mi inquietò, ma dissimulai la mia preoccupazione. Mi misi seduta al bordo del letto, valutando l’idea di alzarmi. Posai la gamba, ma non appena cercai di alzarmi, ripiombai seduta, in una smorfia di dolore. Mello sorrise divertito “Se vuoi ti porto io” propose furbamente.
Posai il mio sguardo nocciola su di lui, diffidente. “Devo andare al bagno, potresti per favore accompagnarmi fino alla porta?” chiesi educatamente.
“Certo, se prima ammetterai che sei il mio cagnolino”
Lo guardai storta “Mello smettila, non sei divertente” lo ammonii, acida.
Lui si avvicinò a me, lento, quasi felino, spaventandomi. Salì sul letto per poi bloccarmi con le spalle al muro, intrappolata fra le sue braccia. Il suo viso era vicinissimo al mio. “Coraggio bambolina, fa la brava” sussurrò languido.
“M-Mello…” balbettai tutta rossa in viso.
Lui emise un suono gutturale che mi diede i brividi. “Non sussurrare il mio nome in quel modo, considerata la situazione e il tuo pigiama improvvisato, potrei perdere il controllo”
Cercai di ricordarmi di respirare, ma mi risultò difficile, mentre il suo respiro mi scaldava le labbra. Sapeva di cioccolato.
“Per favore…” non so come, ma trovai la lucidità per pronunciare quelle due parole.
“Dillo. Di che sei mia ed io ti accompagno di la”
Rimasi in silenzio, mentre scrutavo dentro quelle pozze d’oceano, perdendomici.
“Dillo” sussurrò al mio orecchio, sensuale.
Il mio corpo iniziava a reagire, molto male.
“S…” era più forte di me, le parole restavano attaccate al palato, capricciose.
“Si?” me lo sussurrò praticamente sulle labbra, sadico.
Presi un profondo respiro “Sono tua” lo sussurrai appena, contrariata come mai in vita mia.
Volevo solo si allontanasse da me.
Lui sorrise soddisfatto. “Si. Mia” lo disse con un tale ardore da farmi sussultare.
Si scostò, veloce ed agile. Mi prese in braccio, anche lui senza dar segno di sforzo e come promesso mi accompagnò fino alla porta del bagno.
Entrai saltellando su un piede solo, chiudendo velocemente la porta. Una volta sola tirai un profondo sospiro, scossa. Matt mi avrebbe sentita, non appena tornato. Uscii dopo alcuni minuti, lavata e pettinata, ma con ancora addosso la maglia del rosso.
“Mello” chiamai piano.
“Che c’è?” chiese atono, stravaccato sul letto.
“Mi fai un favore?” chiesi conciliante.
“Certo bambolina” acconsentì
“Mi sono dimenticata i miei vestiti…” farfugliai imbarazzata.
“Non so se ho voglia di farti mettere i tuoi vestiti, quella maglietta è terribilmente sexy" ghignò.
Lo guardai in tralice “Decido io cosa mettere” sbottai risentita.
La sua espressione mi fece capire che avrei fatto meglio a restare zitta. Si avvicinò, intrappolandomi nuovamente con le spalle al muro. “Ma sei proprio selvaggia! Marcus aveva ragione” sospirò platealmente, scrollando il capo “Pare proprio che tu abbia bisogno di essere addomesticata”
Improvvisamente, senza preavviso, posò le labbra sulle mie, impetuoso. Spalancai gli occhi, scioccata. Si staccò in un sorrisino irridente. “Mmh, le tue labbra sono così morbide… potrei sostituirle alla cioccolata volendo”
“M-Mello…”
Con velocità allarmante, portò una mano sulla mia gamba carezzandola piano “Ti ho già detto di non sussurrare il mio nome in quel modo” disse, scendendo per mordermi il collo “mi eccita”
Mio malgrado, un gemito sfuggì al mio dominio, lento e… voglioso?!
Improvvisamente venni pervasa dalla paura, e racimolando tutta la forza che possedevo lo allontanai. Lui si scostò appena, sorridendo crudele.
“Scusa, non volevo risponderti male” tentai, tutto purché si togliesse di dosso.
“Non so se perdonarti, sei stata insolente” parlava strofinando le sue labbra sulle mie, esasperatamente lento.
“Ma ho chiesto scusa” puntualizzai. Stavo nuovamente arrabbiandomi, disgustata dal mio corpo che sembrava come bruciare, al contatto con le sue labbra.
Lui sorrise sornione “Dammi un bacio e dimenticherò la tua maleducazione”
Ebbi l’impulso di dargli un pugno, ma mi trattenni, conscia che mi avrebbe causato parecchi problemi.
Era solo un bacio, un bacio e mi avrebbe lasciata in pace…
Esitai. Gli posai le braccia intorno al collo, titubante, per poi baciarlo appena. Lui mi strinse a se, intensificando immediatamente il bacio, e carezzandomi le labbra con la lingua. Mi staccai delicatamente, ma ferma, per fargli capire che era troppo. Lui non protestò, liberandomi.
Mi accorsi di avere le gambe tremanti.
“Sei vergine vero?” quella domanda mi spiazzò, facendomi avvampare. Lui sfoderò un ghigno malizioso, e afferrandomi mi condusse nel salone del giorno precedente.
Per fortuna Matt arrivò presto. Entrò nella stanza, salutandomi calorosamente “Buongiorno piccola!”
“Buongiorno un corno!” sbottai nervosa.
Lui incrinò le labbra in un ghigno divertito. “Problemi con Mello?” chiese, anche se era più un affermazione.
“SI!” dissi, fulminando il biondino al mio fianco con il peggior sguardo che potessi fare.
“Mello, così rendi le cose difficili per tutti” gli fece presente lui, soavemente.
Il biondo fece scattare il sopracciglio, scettico. “Non direi, mentre non c’eri ho solo cercato di…” fece una pausa calcolata, fingendosi pensieroso “approfondire il nostro rapporto”
Lo guardai esterrefatta, avvampando. “Tu razza di…”
Matt si avvicinò, prendendomi in braccio. “Coraggio, smettetela.” Disse, lapidandoci. Io e Mello ci fissammo dritto negli occhi, io truce, lui divertito.
“Matt…” Data la nostra poca mansuetudine il ragazzo aveva deciso che sarebbe stato meglio portarmi lontana dal biondino.
“Dimmi piccola”
“Perché stai con uno come Mello, voglio dire… perché ti lasci trattare come se fossi una sua proprietà?”
Non riuscivo a capire… era dal giorno prima che questo interrogativo mi ronzava per la testa, impietoso.
Lui sorrise “Io e Mello siamo cresciuti insieme. Per me è come un fratello, e poi non è cinico e menefreghista come vuole apparire, quando lo conoscerai meglio capirai..”
“Si ma non mi sembra comunque giusto che ti paragoni ad un cane” aggrottai la fronte, profondamente contrariata.
Lui scoppiò in una delle sue risate cristalline “Si, in effetti Mello è un po’ indelicato a volte”
“Indelicato? Matt… è semplicemente un CAFONE ARROGANTE” dissi, scandendo bene le ultime due parole. “Forse, ma gli voglio bene, e questo non lo posso cambiare”
Ci pensai su qualche istante, colpita. Avete presente il detto: Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane?
Ecco.
Guardai il rosso, il suo viso rilassato e bonario… e mi dissi che Mello era proprio un idiota. Io non avevo mai avuto nessuno che mi volesse bene, e un amico leale e sincero come Matt era una cosa rara.
“Non badare a ciò che dice, non si è mai reso conto del potere che possono avere le parole sulle persone che gli sono vicine” disse, posandomi delicatamente a terra.
“Secondo te Near mi sta cercando?” non c’entrava niente, ma le parole furono più veloci della mia razionalità.
Lui parve interdetto, come se la situazione lo mettesse a disagio.
“Non lo so. Io ti cercherei, ma Near è sempre stato un ragazzo riservato e chiuso, non sono mai riuscito a capire se i sentimenti contassero qualcosa per lui. E poi, come avrai sicuramente notato, non scorre buon sangue tra i due, ed io essendo il migliore amico di Mello non ho mai avuto modo di conoscerlo.”
“Quindi anche lui viveva con voi?” chiesi interessata.
Lui annuì. “Near mi ha detto che anche lui come me è orfano, quindi anche voi…” dedussi.
“Si, veniamo tutti dallo stesso istituto”
“Capito” dissi, entrando in camera ‘nostra’ saltellando, lasciandolo indietro.
Quindi Mello doveva conoscere bene Near, e quel giorno all’SPK lo aveva in parte dimostrato. Forse non mi stava affatto cercando, sollevato per essersi tolto un peso. Anche Halle aveva detto che era un tipo che non amava la compagnia…
Ma poi…
Perché me la prendevo tanto?
Mi aveva salvata da Marcus e mi aveva tolta dalla strada, ma questo non mi dava certo il diritto di pretendere anche il suo affetto… dovevo semplicemente essergli grata, senza pretendere un tubo!
‘Cos’è, adesso il primo che ti fa una gentilezza, deve firmare un contratto di eterna dedizione?’ mi rimproverai, arrabbiata per quel groviglio pulsante che mi si era formato in gola, fastidioso.
Saltellai fino al letto, rovinandoci malamente sopra.
Però aveva detto che nemmeno lui ci teneva a perdermi… ma forse era una frase di circostanza, infondo… Un abbraccio caldo, protettivo… l’abbraccio di Matt.
“Non essere triste, non mi piace vederti così.”
Adesso il nodo si scioglieva lentamente,sgorgando dai miei occhi in calde stille salate.
Perché?
Non mi era mai importato di essere sola prima, o forse sì…
Un bacio leggero, sulla nuca. “Non piangere” un tono dolce, rassicurante, doloroso.
La verità era che avevo paura.
Paura di volere bene a qualcuno, di fidarmi per poi essere abbandonata. Lo scostai da me, bruscamente.
“Smettila! Se vuoi giocare al fratello maggiore fallo con qualcun altro, io non voglio avere nulla a che fare con te, tanto meno con quel bastardo egocentrico di Mello, voglio andarmene. ORA”
“Ambra…”
“Il vostro è sequestro di persona, è prevista la galera per questo” gli feci notare gelida, mentre le lacrime non volevano saperne di cessare.
“Lo so che hai paura”
Colpita…
“Certo che ho paura! Sono in un covo di mafiosi, e l’unica mia fortuna è che Mello ha deciso di tenermi come animaletto domestico, finché non si stuferà, e allora cosa ne sarà di me?”
“Non mi riferivo a quello, e comunque non succederà” parlava lentamente, serafico, nel tentativo di evitare la crisi di nervi che preannunciavo.
“Sei un bugiardo! Nessuno può volere vicino una persona come me” Mi sfilai la collana con rabbia, osservandola con odio. “non sono niente, non sono nessuno, solo uno stupido nome inciso su un ciondolo!” “Per me sei di più che un nome inciso su un ciondolo…”
“Smettila!” lo zittii, mentre quelle parole si radicavano nella mia testa, avvelenandomi il cervello, rendendolo terribilmente incline a credergli, ad abbassare la guardia…
“Anche se può sembrare assurdo, ti voglio bene”
Affondata.
Mi alzai, totalmente sconvolta da quelle sensazioni contrastanti che mi invadevano.
Paura, calore, rabbia…
Sensazioni che trasmutavano in lacrime, trasmutavano in ricordi dolorosi, nei ricordi felici degli ultimi tempi, e ancora in puro, violento dolore.
“Io ti odio invece, sei solo uno psicopatico, proprio come Mello” Mentii spudoratamente, mentre la rabbia celava la mia confusione.
Si avvicinò a me e per allontanarmi posai il peso sulla gamba sbagliata. Il dolore mi pugnalò la caviglia come una lama infuocata, e per poco non caddi. Le sue braccia mi afferrarono, prontamente.
“Non mi importa se mi odi, io mi sono affezionato a te, e non ti lascerò andare via. Sarò egoista, forse anche psicopatico come dici tu, ma da quando sei qui le cose sono diverse, vanno meglio. Anche Mello è più sereno. Non rinuncerò a te per Near. Lui non può darti quello che posso darti io. Se resterai qui mi prenderò cura di te.”
“Smettila, lo dici solo per incatenarmi qui” adesso la mia voce si era fatta calma, le lacrime erano scemate lentamente fino a cessare. Avevo ripreso il controllo di me.
“No, lo dico perché è la verità. Near non ti vorrà mai bene quanto me”
“Non mi conosci nemmeno” sbottai flebilmente
“Sto imparando a farlo.”
“Matt… tu non capisci…” “Capisco tutto invece. Non devi avere paura di essere tradita, io non lo farei mai, non abbandonerei mai una persona vicina”
Mi avvicinai, sprofondando tra le sue braccia. “Ma Near…”
“Basta!” era la prima volta che lo sentivo alzare la voce e mi zittii sussultando “non voglio più sentirlo nominare. Near non c’è, non ti è venuto a cercare, e per lui collegare la tua sparizione a Marcus è un operazione elementare, ovvia. A quest’ora, se avesse voluto trovarti, saresti già con lui” adesso la sua voce era pacata, ma quelle parole erano peggio di una doccia gelida, per me.
Era vero, Near era un ragazzo fuori dal comune, acuto e con un intelligenza fuori dalla norma, sarebbe stato semplice trovarmi, anche perché Marcus non era certo quel pozzo di furbizia e nonchalance…
Near non era li con me, Matt si.
“Scusami, prometto che non parlerò più di lui” sussurrai flebilmente.
Lui mi strinse,sollevandomi. “Siediti, non devi sforzare la gamba”
Ubbidii, sedendomi sul letto.



Ecco un nuovo capitolo!!^^
Sono contenta che la storia sia piaciuta, e sono felice di aver ricevuto delle recensioni, perché per me è importante sapere il vostro parere. Infondo, scrivo proprio per voi.
Alua, la storia si infittisce *.* Cosa farà la nostra Ambra? Non lo so neppure io xD Ci penserò su, io al posto suo non avrei molta voglia di scappare, voi?
Chissà… sarà più forte la nostalgia per Near o l’affetto verso Matt?
E cosa succederà fra lei e Mello?
Vedrete ù.ù
Volevo ringraziare coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:
1 - Lady_Jeevas
2 – PrinzexKikka
3 - Ritsuka96
E le persone che la seguono:
1 - gemi_girl
2 - Kicchina
3 - _NeMeSiS_
E ora, la cosa che mi piace di più: Rispondo ai vostri meravigliosi commenti ^^

Lady_Jeevas Grazie mille, sono contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere. Beh Mello lo definirei piuttosto contento, mi sa che invece la nostra Ambra avrà una bella gatta da pelare xD Ci vuole ferrea forza di volontà per respingere uno come Mello ù.ù Spero recensirai anche questo capitolo e che mi farai sapere cosa ne pensi ^^

gemi_girl Grazie del complimento! Spero continuerai a seguire la storia. Io ce la metto tutta per coinvolgervi e vedere definita la mia storia Fantastica è una soddisfazione grandissima^^

the vampire girl Eh si beata lei *.* Credo sia alquanto arduo entrare nelle grazie di Near, e altrettanto fantastico. Comunque lo allontanata visto che brava? Ù.ù Spero mi farai sapere che ne pensi anche di questo chappy. ^^

Lucia_Elric Ta dan!! Visto ho anche aggiornato abbastanza velocemente (cosa molto rara da parte mia). Non dirlo a me, adesso lo sognerei il doppio *.* Spero continuerai a recensire.

Un bacio a TUTTI.

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Capitolo 4
*** PROPOSTA ***


I giorni passarono veloci e la mia gamba guarì, ero sdraiata sul letto, che riflettevo sulla discussione avuta con Matt qualche giorno prima.
Forse con Matt potevo costruire qualcosa di stabile, forse finalmente non sarei più stata sola.
In quei giorni, conoscendolo meglio, mi ero resa conto di quanto fosse un ragazzo speciale, e di come fosse straordinario il rapporto che si stava creando tra noi.
La porta si aprì, strappandomi ai miei pensieri. “Ambra si può sapere che hai in questi giorni?” la voce di Mello era piatta, ma nei suoi occhi si poteva scorgere un sincero interesse.
Anche con Mello, litigi a parte, le cose erano stabili, iniziavo quasi ad ignorare le sue battutacce e ad affezionarmi ai suoi modi rudi.
“Nulla, Ambra è solo un po’ sotto pressione” rispose con leggerezza il rosso, che gli era dietro, avvicinandosi e stravaccandosi al mio fianco.
Puntai il mio sguardo su Mello, inespressiva. Lui mi scrutò attentamente “Se prometti di non farmene pentire facendo qualcosa di stupido, potremmo uscire un po’, ti va?” quella proposta mi stupì. In effetti stare rinchiusa in quel posto non contribuiva certo a rilassarmi.
“Cose stupide tipo?” volli informarmi.
“Tipo scappare, urlare aiuto o altre azioni avventate ed inutili” marcò bene l’ultima parola, perché fosse chiaro il concetto.
“Non scapperà” mi venne in aiuto Matt, deciso.
“No, non lo farò.” Promisi, sorridendo.
Lui mi inchiodò al suo sguardo, valutando la sincerità delle mie parole. “Allora vestiti, vi aspetto giù. Vedi di non metterci una vita” mi rimbrottò, per poi uscire dandomi le spalle.
Matt distolse lo sguardo dalla sua psp, accesa poco prima. “Non sei contenta? Uscire con Mello è uno spasso, puoi comprare tutto quello che vuoi”
Lo guardai stranita. “Davvero?”chiesi.
Lui rise. “Come credi che faccia a permettermi tutti questi giochi e console?”
Scesi dal letto, avviandomi verso l’armadio. Matt mi aveva comprato diversi abiti, non mi restava che sceglierne uno da mettere.
Non li avevo ancora degnati di uno sguardo, chissà che tipo di abiti aveva comprato…

“Matt…” chiamai seria
Lui spense la consolle, alzandosi dal letto. “Si?”
“Che accidenti hai comprato!” sbottai scioccata.
“Come cosa, vestiti no?” chiese aggrottando le sopracciglia, confuso.
“Io non li definirei vestiti” lo informai, sventolandogli un miniabito moolto osé davanti alla faccia.
“Non hai specificato il tuo genere” si giustificò “e poi li trovo perfetti per te”
“Perché sono corti o perché sono semi trasparenti” sibilai contrariata.
Sorrise malizioso “Per entrambi i motivi”
Sbuffai, lanciando l’abito nero sul letto. “Passami i miei vecchi vestiti, per favore”borbottai imbronciata.
Lui vagò con lo guardo verso l’armadio, grattandosi la testa rosso fuoco “Non ci sono più” mi informò cauto.
Spalancai la bocca, incredula. “Come sarebbe a dire?!” tuonai.
“Li ho gettati”ammise infine.
“TU COSA?”
“Erano orribili” disse serio.
“Matt… mi spieghi cosa cavolo mi metto?!” domandai cercando di mantenere un tono accettabile. Avevo una smania indicibile di urlargli contro.
Lui incrinò il capo, osservandomi tra il divertito e l’imbronciato. “Non fare la difficile, l’armadio è pieno zeppo di abiti, ce ne sarà uno che vada a genio pure a te”
Sospirai rassegnata, iniziando il mio attento esame del vestiario. Dopo dieci minuti riapparve Mello, contrariato. Il suo malumore aumentò quando mi vide ancora in biancheria intima, sommersa nell’armadio che gettavo abiti a destra e a manca.
“Ehi voi due, conoscete il significato della frase ‘non metterci una vita’?!”
“E’ colpa di Matt” lo informai indispettita “ha comprato degli abiti indecenti”
Matt rispose con uno sbuffo, riaccendendo la psp.
“Cosa stai facendo?!” la voce di Mello lo lapidò, gelida.
“Mi metto a giocare, ho già capito che è una cosa lunga”
Senza guardare gli lanciai un corpetto rosso fuoco, in pelle. “Sei da uccidere Matt, lentamente e in modo doloroso” mi sfogai arrabbiata.
Ci fosse stato un solo capo di vestiario che non fosse in pelle o trasparente…
“Ma quante storie! Qual è il problema? Il corpo per vestire in un certo modo ce l’hai no?”
Mi voltai, fulminandolo con lo sguardo. “Si ma vorrei camminare senza essere aggredita da qualche pervertito” ci tenni a precisare, piccata.
“Ci siamo io e Mello, se qualcuno osasse anche solo avvicinarsi, si ritroverebbe imbottito di piombo”
Sopirai nuovamente. Mello si mosse, affiancandomi. “Metti questo senza tante storie” ordinò con un tono che non ammetteva repliche.
Guardai il top in pelle nero, diffidente. Almeno non era trasparente, ne rosso fuoco… lo afferrai, infilandomelo.
Lui senza aspettare che glielo chiedessi, iniziò a stringere i lacci, annodandoli. Intanto il mio sguardo vagava alla ricerca di una gonna che non fosse ascellare. Alla fine, con mio grande sollievo notai che c’erano un paio di jeans, e allungandomi li afferrai.
Poco dopo ero pronta. “Possiamo andare adesso?” sbottò secco il biondo, non era una novità che fosse scontroso, ma quel pomeriggio lo era più del solito.
Annuii, togliendo la psp dalle mani di Matt e spegnendola.
“Nooooooooo non avevo salvato!” protestò ad alta voce.
Io mi limitai a fargli la linguaccia, dispettosa. Ben gli stava! Quando uscii e sentii sul viso l’aria fresca e il calore del sole un sorriso affiorò spontaneo dalle mie labbra. Matt si avvicinò afferrando la mia mano, ed io la strinsi a mia volta, trascinandolo verso il marciapiede. “Adesso andiamo a comprare dei vestiti normali, e me li scelgo da sola!” ordinai fintamente arrabbiata.
Lui rise “Ok ok… ma non tenermi il broncio”
Mello restava indietro rispetto a noi, camminando lento, con lo sguardo vago. Mi chiesi a cosa stesse pensando, ma non mi ci soffermai più di tanto, impegnata in un battibecco serrato con Matt. “Quello non rientra nel mio canone di decenza" sibilai esasperata.
“Come no! Sei impossibile, dammi una valida motivazione”
Era l’ennesima discussione, alla quale rispondevo nello stesso identico modo. “E’ troppo appariscente”
“No che non lo è, è FEMMINILE, hai presente?”
Roteai gli occhi, stufa. “Meloooo” lagnai, con voce infantile.
Lui ghignò, avvicinandosi. “Fa vedere” disse strappando il vestito dalle mani di Matt.
Lo osservò assorto per poi dire “Matt ha ragione, non avrai mica intenzione di vestire sempre come un maschiaccio”
Gonfiai le guance, contrariata. “Non vesto da maschiaccio!”
“Oh si invece” rincarò la dose il rosso, riprendendo il vestito in mano.
“E va bene compriamolo!” mi arresi. I due si scambiarono uno sguardo complice, per poi ghignare. Camminavo per strada assorta, stretta al braccio di Matt, osservando le vetrine. Era strana quella sensazione di tranquillità che mi attraversava l’intero corpo, non l’avevo mai provata prima. Mi sentivo bene, al sicuro, priva di preoccupazioni.
Improvvisamente Matt si fermò, lo osservai interrogativa, ma la voce di Mello dissipò la mia curiosità.
“Near, che piacere! Come mai senza guardie del corpo?” la voce del biondo era graffiante, cattiva.
Non osai alzare lo sguardo, e inconsciamente mi strinsi di più alla maglia del rosso.
“Non ne ho bisogno, sono semplicemente uscito a fare due passi” rispose, atono, non cogliendo la palese provocazione.
Sussultai. Non per cercarmi… per uscire a prendere una boccata d’aria. Presto il magone si fece sentire, opprimente.
“Ambra…” mi chiamò, facendomi sobbalzare.
“Near” sussurrai, alzando lo sguardo.
“Ero preoccupato” disse, atono.
“Non mi sembra” esclamai gelida.
Non rispose, puntando il suo sguardo d’ardesia su di me. Distolsi lo sguardo, tirando Matt per la maglietta.
“Andiamo a casa” dissi piano, quasi supplichevole.
“Mello…” chiamò Matt, in attesa di una conferma da parte del biondino.
“Ti avevo detto di non uscire, non mi hai dato retta” continuò il ragazzo, pacato.
Lo fissai incredula. Feci per parlare, intenzionata a urlargli contro, ma venni preceduta “E quando non è rientrata il tuo rinomato cervello non si è insospettito?” la voce di Mello era gelida, arrabbiata.
Non potevo crederci che mi stesse difendendo, non me lo sarei mai aspettato…
“Si, ma non avevo idea di dove fosse. Piuttosto è curioso che sia finita proprio da te”la voce piatta, il viso inespressivo, ma i suoi occhi parvero come infittirsi.
“Mello andiamo a casa, per favore” intervenni, preoccupata dalla tensione che emanavano, quasi palpabile.
Lui mi ignorò, puntando il suo sguardo di ghiaccio su Near, duro. “Non sono affari tuoi. Sapevo che non eri capace di cambiare, mi ero quasi ricreduto quando vi ho visti all’SPK, ma mi sbagliavo. Tu sei e resterai sempre un freddo, insensibile moccioso viziato”
Matt notando la mia tensione crescente, mi posò una mano sulla spalla, dolcemente.
“Mello, non importa, infondo non sono nessuno per lui” cercai di calmarlo, ma ottenni l’effetto opposto.
Near a quelle parole sussultò, ma la sua espressione non tradì alcuna emozione. “Voglio andare a casa” ribadii decisa.
Mello si voltò verso di me, la sua espressione mi dette i brividi, proprio come quel giorno all’SPK… Near riusciva a cambiarlo totalmente, facendogli perdere il controllo.
Ancora una volta lo sguardo del bianco si posò su di me, impassibile. “Non è come pensi”
Mi accigliai “Io non penso nulla Near, so solo che se non ci fossero stati Mello e Matt io probabilmente non sarei in grado di parlare al momento” dissi fredda.
“Halle ti ha cercata” mi informò
“TU no” lo accusai io.
“No io no” dichiarò calmo.
Ed ecco che una nuova fitta, una nuova pugnalata mi trafiggeva il petto, ingiustamente. “Non devi più preoccuparti per me, sto bene. Adesso ho chi si prende cura di me” avevo gli occhi lucidi, nonostante cercassi in tutti i modi di scacciare le lacrime.
“Lo vedo” si limitò a constatare monocorde, puntando lo sguardo su Matt che gli riservò uno dei suoi ghigni irritanti. Io, per rincarare la dose, mi strusciai sulla sua maglia con il viso chiedendo “Andiamo a casa?”
Lui si irrigidì, ma non proferì parola ne mutò espressione, limitandosi a guardarci compostamente.
“Si” mi sussurrò dolcemente il rosso, poi voltandosi verso Mello disse “Se vuoi restare fa pure ma io riporto Ambra a casa”
“Devo scambiare due parole Near” dichiarò in un tono preoccupante.
Matt annuì, ma io corsi incontro a Mello, abbracciandolo da dietro. Non volevo che litigasse con Near, o quanto meno non volevo essere la causa del loro litigio “Vieni a casa anche tu” lo supplicai “per favore”
“No” mi lapidò serio.
Rimasi immobile, con il viso affondato nella sua schiena. Dopo un paio di secondi lo sentii sospirare, spazientito.
“Vai a casa bambolina, vi raggiungo” si voltò, ancora intrappolato dalle mie braccia, afferrandomi il viso con la mano guantata ed avvicinandolo al suo. “è un ordine”
Il suo sguardo mi fece capire il concetto. Fu il mio turno di sospirare, scoraggiata. Mi posò un bacio a fior di labbra, leggero. Senza nemmeno guardarlo mi voltai, raggiungendo Matt che si stava già avviando.
“Mello è la persona più arrogante e cocciuta che conosca!” sbottai imbronciata.
Matt sorrise. “Anche tu non scherzi in quanto a cocciutaggine, povero me…” disse, portando una mano ai capelli cremisi, scompigliandoli.
“No, povera me.” Ribadii decisa.
Lui puntò il suo sguardo smeraldino su di me. “Ambra…”
Non feci in tempo a voltarmi che mi ritrovai le sue labbra pressate sulle mie, dolcemente. Il mio cuore accelerò pericolosamente. Lui dopo un istante si scostò, sorridendo. “Non è giusto che Mello assapori le tue labbra ed io non lo faccia, sei di entrambi”
Col cuore in gola avvampai, guardandolo come un ebete. Il suo bacio mi aveva dato sensazioni diverse da quelle di Mello, mi aveva riempita di calore, mi aveva emozionata.
Perché?
Quella domanda si fece strada dispotica nella mia mente, scombussolandomi più di quanto già non fossi.
Lui nel notare la mia espressione persa rise di gusto, scompigliandomi i capelli. “respira” mi fece notare,divertito.
Rifornii i miei polmoni di ossigeno, accorgendomi solo in quel momento delle loro proteste. Lui sempre ridendo mi cinse i fianchi, stringendomi a sé “Sei proprio dolce a volte, sembri proprio un cagnolino”
Mi arrabbiai,scostandolo bruscamente. “Matt non dire mai più una cosa simile” lo rimproverai.
Lui mi guardò divertito “D’accordo”
Smaniosa di allontanarmi da lui, varcai la soglia dell’edificio, scontrando contro qualcuno e finendo a terra.
“Ehi stai attenta mocciosa” una voce squillante mi perforò i timpani, fastidiosa. Era una donna. Feci per controbattere ma lei mi scavalcò, ignorandomi. “Matt, tesoro, ma che fine avevi fatto?” cinguettò, arpionandosi al suo braccio.
La guardai in tralice. Lui se la scrollò gentilmente di dosso, ma la sua espressione era dura. “Jessica, potevi almeno aiutarla a rialzarsi” l’ammonì, avvicinandosi e porgendomi la mano.
Io l’afferrai, ricambiando per nulla intimidita lo sguardo di puro odio che la bionda stava rifilandomi.
Ignorò le parole del rosso, dicendogli mielosa “E’ parecchio tempo che io e te non passiamo del tempo insieme… che ne dici di passare da me stanotte?” propose maliziosamente.
Ammutolii, schifata. Matt non poteva essere strato a letto con una donna simile, proprio no. Era troppo stupida, oca e…
Un nodo si formò nello stomaco, fastidioso… molto simile alla gelosia.
Guardai Matt, tirandolo per la maglietta. “Chi è QUESTA?” chiesi arrabbiata.
Lui dapprima si stupì, poi giurai che nei suoi occhi scattasse un luccichio divertito. “Nessuno”
La bionda a quelle parole raggelò, per poi scrutarmi torva. “Sono quella da cui si rifugia la notte, visto che probabilmente tu non sei in grado di soddisfarlo”
Spalancai la bocca, scioccata. “Senti un po’…” sbottai, ma la voce di Mello mi interruppe.
“Cosa succede qui?”
Mi voltai ad osservarlo, arrabbiata.
“Questa mocciosa mi è piombata addosso, e osa fare l’insolente con me!” mi precedette la donna.
“Perché chi saresti?” chiesi gelida.
Mello ghignò. “Ehi ragazze, state calme…”
Lo fulminammo con lo sguardo. “Io sono calma” gli feci notare, anche se non era propriamente la verità.
Lui si avvicinò a me, cingendomi la vita e posandomi il mento sul collo. “Dai bambolina non fare così”
“Così sarebbe lei il motivo della vostra improvvisa… astinenza”chiese lei, squadrandomi con aria di sufficienza.
Era troppo.
Inarcai un sopracciglio, contrariata. Mi scostai bruscamente dal biondo e rifilai un occhiataccia a Matt che sembrava si stesse divertendo come un pazzo.
“Io me ne vado” dichiarai gelida, rifilando alla bionda uno sguardo scontroso. Senza dare a Mello il tempo di riacciuffarmi entrai nell’edificio, arrabbiata come non lo ero mai stata.
Senza salutare nessuno mi fiondai in camera, sbattendo la porta e gettandomi sul letto. Con rabbia afferrai l’i-pod di Matt, accendendolo e infilandomi le cuffie nelle orecchie. Alzai al massimo, lasciando che la musica mi scorresse dentro, dissipando la rabbia. Qualcuno entrò in stanza, ma ovviamente non me ne accorsi.
Chiusi gli occhi, rilassandomi, tamburellando le dita sul copriletto, a ritmo. Improvvisamente mi cadde una cuffietta, aprii gli occhi e per poco non mi prese un colpo. Mello mi fissava, inespressivo. Era stato lui a toglierla.
“Mello!”
“Ehi, si può sapere che ti è preso?” chiese duro “Non avevo ancora conosciuto il tuo lato geloso”disse poi, mentre il suo viso assumeva un espressione irridente.
“Non sono gelosa!” dissi con rabbia, scandendo le parole.
Lui ghignò, intrappolandomi sotto il suo corpo. “Davvero?” chiese scetticamente,divertito. “A me è parso che l’idea di me e Matt con Jessica non ti piacesse per niente…”
“Se vi piacciono le donne senza cervello non è un mio problema, l’unico motivo per cui ho reagito così…”
“E’ perché sei gelosa” mi interruppe.
“NO”
Mi baciò, lentamente, mordendomi appena il labbro inferiore. “Non devi esserlo, Jessica era solo un passatempo per noi”
Risi, amareggiata. “Proprio come me”
Lui rimase colpito da quelle parole. Spalancò appena gli occhi, sedendosi al mio fianco, liberandomi. Io mi voltai di lato, mentre la rabbia minacciava di diventare dolore. Near+Jessica erano troppo per una giornata sola.
“Non dire idiozie, non sei sullo stesso piano di Jessica” disse serio, il suo sguardo mi infastidiva, come una pressione costante sulla schiena.
“No, infatti. Lei è la vostra amante, io il vostro cane” lo dissi con una stizza tale da farlo sussultare. Matt entrò giusto in tempo per ascoltare le ultime due battute, si limitò a fissarmi sulla soglia della porta. Io alzai lo sguardo, affrontandolo. Era arrabbiato.
Al diavolo… IO ero arrabbiata, e avevo tutto il diritto di esserlo!
“Vuoi essere la nostra amante?” quella domanda mi colse in contropiede,stupendomi e facendomi avvampare. Avrei voluto vedere l’espressione di Mello mentre lo chiedeva, ma gli davo le spalle. Matt invece era lì, statico, che mi fissava da dietro gli occhiali.
“Mello!” esclamai tra l’esasperata e l’arrabbiata “non è questo il punto!”
“E allora qual è? Sinceramente non capisco” continuò, in una pacatezza che non era decisamente da lui.
Mi alzai di scatto, non ero pronta per quella discussione, per qualunque cosa dovesse mettermi di fronte ai miei sentimenti per loro e ai loro nei miei confronti.
Feci per uscire dalla stanza ma Matt mi afferrò, per la prima volta indelicatamente. “Ambra ti stai comportando come una bambina. Sai perfettamente che è diverso… noi ti vogliamo bene, Jessica non è altro che una donna delle tante che circolano qui dentro e l’unica motivazione valida del perché proprio lei e non un'altra… beh, perché ci sa fare”
Viva la sincerità!
Sospirai, era ora di vuotare il sacco. “Hai ragione, mi sto comportando da stupida” ammisi. “Ma l’idea che una come lei vi abbia anche solo sfiorato mi da sui nervi!” esclamai.
Mello fece affiorare un sorriso sghembo ed io lo fulminai con lo sguardo, precedendolo. “Si, Mello, sono gelosa, contento?!”sbottai esasperata.
“Si” si limitò a rispondere, pacato.
“Posso andare adesso?!” chiesi più incavolata di prima.
“Dove?” chiese calmo Matt, leggermente curioso.
Già… dove?
Non risposi, rimanendo ferma davanti alla porta. Lui rise appena. “Sei proprio una scema” disse, abbracciandomi.
Ricambiai l’abbraccio in silenzio.
Poi scostandomi gentilmente rivolsi uno sguardo intenso verso Mello. “Sei arrabbiato?” chiesi piano, sedendomi al suo fianco sul letto.
“No” rispose fedele alla sua calma. “Dicevo sul serio prima” mi informò pacato, ed io trattenni il respiro, scioccata.
La loro amante… di entrambi.
Sentii Matt avvicinarsi, felpato, silenzioso. Stavano aspettando una risposta.
Cosa avrei risposto?
“Io non sono un giocattolo…” gli feci presente, fissandolo dritto in quegli occhi gelidi, seria.
“Non giocheremmo mai con te” intervenne Matt, serio.
“E allora cosa dovrebbe essere?” chiesi confusa.
“Quello che sarà” rispose Mello, serafico.
“Ma è una cosa strana… io non ho nemmeno…”
Mello ghignò, interrompendomi “E’ tutto ok. Certo avrei preferito non doverti dividere, e credo che lo stesso valga per Matt. Ma sei di entrambi”
Era semplicemente assurdo, una vocina nella mia testa strillava allarmata, cercando di farmi presente che stavo finendo in un qualcosa di più grande di me, ma non la ascoltai, totalmente scombussolata da quella discussione, dalle loro parole.
“Se io accetto, non vedrete più Jessica?” a quelle parole entrambi ghignarono.
“E’ da parecchio che non ho più rapporti con lei, e se ti avessi non mi verrebbe nemmeno in mente” sussurrò al mio orecchio il rosso, facendo scivolare una mano sul mio fianco.
Rabbrividii, mentre una piccola scarica elettrica mi attraversava tutto il corpo.
“Vale lo stesso per me” confermò Mello, serio.
“Sarai la nostra donna, non la nostra amante.” Incalzò sensuale Matt, dannatamente convincente.
Potevo fidarmi delle loro parole, o erano uno stratagemma per farmi cadere nella loro rete?
Cos’era che volevo davvero?
Non mi ritraevo di certo ai loro baci, anzi… infondo si trattava solo di dare il mio consenso ad un qualcosa che aveva già preso forma, cauto.
“Io…” tentai, ma la voce mi venne meno “Devo pensarci” riuscii a sputare, flebilmente.
Non avevo la forza di parlare, totalmente sconvolta dai battiti impazziti del mio cuore, alle sensazioni che si alternavano veloci, senza darmi il tempo di adattarmi. Matt mi abbracciò da dietro, e Mello si sporse in avanti, baciandomi. Ricambiai, rossa in viso, lasciando che un calore insopportabile si impossessasse di me. Si staccò, dando la possibilità a Matt di voltarmi, per baciarmi a sua volta.
Mi chiesi se lo avessero già fatto con Jessica, ma scacciai subito il pensiero, mentre distratta dal rosso non mi accorgevo che il biondino si era posizionato dietro di me, infilando le mani sotto il top. Mi staccai dolcemente da Matt, per riprendere fiato.
“No” dissi piano, ma decisa, ed entrambi smisero.
Matt ghignò appena, sciogliendomi dal suo abbraccio. Li osservai stranita. Non sembravano a disagio, come fosse normale dividersi una ragazza o fare sesso a tre. Avvampai nuovamente, mentre l’idea di una cosa simile era semplicemente inimmaginabile per me. Tante volte mi ero chiesta come sarebbe stata la mia prima volta, l’avevo anche immaginata, ma una cosa simile era troppo.
Mi ero sempre detta che lo avrei fatto con la persona che avrei amato, con quella giusta, e adesso mi ritrovavo fra le braccia di due ragazzi, dei quali infondo non sapevo nulla, nemmeno il loro vero nome.
Ma li amavo?...
Non capivo, per Matt provavo un qualcosa di molto profondo… con Mello era più una questione di attrazione fisica, ma provavo un grande affetto per lui.
Forse a modo mio, li amavo entrambi, ma come potevo dirlo?
Come si fa a capire che si ama qualcuno, se non si è mai amato prima?
La mano sventolante di Matt mi distrasse dalle mie riflessioni “Ehi hai sentito cosa ho detto?”
Sorrisi “No, scusami”
“E’ ora di cena, cosa vuoi mangiare?”
“Niente vale come risposta?” chiesi speranzosa.
“No” mi lapidò Mello, imperioso.
Sospirai “Allora pizza.”
“Tsk, poi dici di me che mangio solo cioccolato” mi beccò scontroso.
Gonfiai le guance. “Il cioccolato è dolce, pieno di grassi e zuccheri, la pizza è un alimento salutare”
“Un piatto di pasta è salutare, una fettina… ma la pizza rientra nei cibi spazzatura” controbatté.
Lo guardai come se avesse detto la cosa più grave e deplorevole del mondo.
Matt sospirò “Non vi metterete a litigare spero? Siete entrambi in torto, dovreste prendere esempio da me”
Era vero, Matt seguiva un alimentazione impeccabile, variata e anche piuttosto sana. Cucinava sempre per lui, senza rifugiarsi nei paciughi come me e Mello.
“Se Mello mangia normale, lo faccio pure io” dissi furba.
“Non ci pensare nemmeno” sbottò il biondo, guardandomi diffidente.
“Bene, vorrà dire che il giorno che mi ammalerò sarà tutta colpa tua” dissi pacata.
“Vado ad ordinare la pizza” disse Matt, alzandosi,ignorando il nostro battibecco.
Lo osservai uscire, per poi sdraiarmi sul letto, sotto lo sguardo criptico di Mello. Si sdraiò di lato, al mio fianco, continuando ad osservarmi, in silenzio.
Il mio cuore danzava folle nel petto, mozzandomi il fiato, mentre qualcosa di caldo e leggermente fastidioso serpeggiava in tutto il corpo, rendendomi accaldata e confusa. Cosa stavo facendo?!
“Che fai?” chiesi a disagio.
“Ti guardo…”
Avvampai, cercando di respirare. “Mello…” mi limitai a dire, per evitare un lungo silenzio imbarazzante.
“Se accetterai sarò io il primo ad averti, perché sono io che vi possiedo entrambi.” La sua voce era monocorde, una semplice informazione.
Fermati, fermati prima di pentirtene…. Il mio cervello continuava ad inviarmi segnali, a tentare di dissuadermi.
“Matt lo sa?” chiesi. “Certo, conosce le regole”
La paura cercò di attecchire dentro me. La scacciai, inspirando profondamente.
Quindi sarebbe stata con lui la mia prima volta… mi voltai verso di lui, per fissarlo in volto.
Lui ghignò. “Prometto che sarà indimenticabile, farò il bravo”
A quelle parole il mio cuore si scatenò, quasi volesse uscirmi dal petto.
Guardai il biondo, così dannatamente sexy e strafottente e mi chiesi cosa lo avesse reso tanto cinico e scontroso. Il mio sguardo si fermò sulla sua cicatrice. Su un'altra persona sarebbe risultata penalizzante, brutta, ma su di lui invece era bella, incredibilmente sensuale. Mi ero chiesta spesso cosa l’avesse provocata, ma non glielo avevo mai chiesto.
Allungai la mano, per toccarla. Era leggermente ruvida al tatto. Ne seguii il contorno, ma quando arrivai al collo lui mi bloccò. “Così non mi aiuti a fare il bravo…” mi ammonì, con gli occhi pieni di lussuria.
“Scusa” esalai, rapita da quello sguardo bramoso.
Ghignò malizioso, mentre le sue labbra si posavano lente, calcolatrici sulle mie ed io assaporavo l’amara dolcezza del cioccolato fondente, un po’ come la sua essenza.


Eccomi con un nuovo capitolo!
La cosa diventa interessante *.* Però prima di farle pronunciare il fatidico sì, voglio sapere il vostro parere. Quindi ditemi se vi intriga la cosa^^
Volevo ringraziarvi per i vostri commenti, perché mi tirano davvero su di morale, specialmente in questo periodo che sono in totale depressione. Siete davvero fantastici, e sono sempre felice di sapere cosa ne pensate, sia in senso positivo che negativo.
Come al solito ringrazio coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:
1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Lady_Jeevas
4 - Lucia_Elric
5 - PrinzexKikka
6 - Ritsuka96
E coloro che la seguono:
1 - gemi_girl
2 - ila_sabaku 3 - Kicchina
4 - _NeMeSiS_
E adesso rispondo ai vostri bellissimi commenti, che accendono in me la voglia di scrivere^^

the vampire girl Sembra che io ti legga nel pensiero o.O Devi sapere che questi capitoli erano già stati messi giù, non sto facendo altro che ritoccarli qua e là, e ogni volta ci azzecco. Sei gelosa di Ambra e io la faccio rapire, mi chiedi dove sia finito Near e io lo faccio ricomparire xD Sono o non sono brava? Si Mello sta dando il meglio di se stesso per essere odioso e dannatamente sexy, come sempre, e Matt… beh lui è semplicemente perfetto *.* Fammi sapere cosa ne pensi, un bacione

Ritsuka96 Chi non vorrebbe esserci? Io ucciderei, per uno come lui (ma non farlo sapere in giro), allora che ne dici, lo cediamo ad Ambra, tra donne dobbiamo essere solidali. Spero commenterai anche questo chappy.

Lucia_Elric Davvero? Sono felice che ti prenda tanto, mi fa piacere. Le cose si stanno facendo decisamente calde…spero di non scioccarti con la mia fantasia perversa!Fammi sapere se ti piace come idea. Mmh… io pure non saprei chi scegliere, ma credo che se stessi con uno come Mello con il mio caratterino alquanto permaloso, prima della fine della giornata uno di noi due finirebbe appeso fuori alla finestra xD A proposito di te, Mello, non ho aggiornato proprio dopo un oretta… ma mi perdoni vero? *.* Anche perché se non lo fai ti faccio morire ù.ù Segui il consiglio di Matt e tranquillizzati con la cioccolata, che se fai il bravo ti faccio rimorchiare. Spero recensirai anche questo capitolo, a presto!

Lady_Jeevas Ecco qui, adesso sarà ancora più difficile scegliere, povera lei! Si comunque, solo che la mattina lo tengo sempre spento perché sono una dormigliona e non voglio essere svegliata xD Però in settimana lo accendo, perché tanto sono sveglia. Fammi sapere cosa ne pensi, un bacio!

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Capitolo 5
*** VERITA' ***


VERITA’

Emisi un gemito strozzato, sorpresa. Timidamente ricambiai e quando sentii la sua lingua lambirmi le labbra le dischiusi appena, per farlo entrare. Iniziammo a baciarci concitatamente, ed io decisi di lasciarmi andare, senza pensare. Era la prima volta che baciavo un ragazzo a quel modo, e la prima volta che ricevevo quelle attenzioni. Fu lui a staccarsi per primo, ansimante.
“Va ad aiutare Matt” sussurrò roco.
Ubbidii, cercando di darmi un contegno. Matt stava cucinando, mi avvicinai, abbracciandolo. Lui mi diede un lungo, dolcissimo bacio, per poi sorridermi.
Mi allungai, cacciandogli le braccia al collo, baciandolo a mia volta. Non tardò molto che anche lui mi chiese il permesso di esplorare la mia bocca, ed io glielo concessi, felice.
“Ambra, sei bellissima” sussurrò al mio orecchio.
Sorrisi, lusingata “Matt …” avrei voluto dirgli tante cose, ma le parole mi abbandonarono.
Lui mi strinse a sé. Ci scambiammo un altro bacio, calmo, poi riprese a cucinare. “La pizza dovrebbe arrivare tra poco” mi informò.
Mi sedetti su una poltrona, accendendo la sua psp. “Stai attenta a quel che fai” mi minacciò, serio.
Ghignai. “Paura eh? Voglio solo girovagare un po’ in internet, non tocco i salvataggi, promesso”
Lui non rispose, riportando l’attenzione ai fornelli. Mi misi a cercare siti a caso, senza nessuna logica. Improvvisamente trovai un sito di un quotidiano, e i miei occhi si soffermarono su un articolo in prima pagina.
Parlava del caso Kira. Mi misi a leggerlo, aguzzando la vista, concentrata, mentre la mia mente tornava a quel giorno all’SPK quando Mello aveva parlato di Shinigami e Death Note. Entrai nel motore di ricerca e scrissi Shinigami. Aprii la pagina di Wikipedia, curiosa.
Non potevo crederci! Dei della morte, libri in grado di uccidere… quella era fantascienza! Mello si era preso gioco di Near, e la cosa più grave era che ci era cascato!.
Una ragazza entrò nella stanza, con la mia pizza. “Grazie Lilith” disse Matt senza guardarla in volto.
“Di nulla” cinguettò lei, per poi posarla sul tavolo ed andarsene. Prima di uscire giurai che mi avesse lanciato un occhiata scontrosa.
“Mi spieghi perché dobbiamo vivere in comitiva?” chiesi contrariata. Avevamo le camere fornite di bagno, e c’era più di una cucina. E, alla fine, Matt e Mello godevano di un trattamento privilegiato, quindi riuscivano ad ottenere una discreta privacy, ma vivere in quel covo di mafiosi mi dava comunque fastidio. L’edificio era come un gigantesco hotel, solo più particolare, se per particolare si intendeva il fatto che fosse frequentato da delinquenti ed assassini.
“Perché Mello ha deciso così” tagliò corto, e mi resi conto che la situazione non piaceva neppure a lui.
Cancellai la cronologia e spensi la consolle, alzandomi. “Vado a chiamare Mello?” chiesi.
Annuì ed io mi diressi di sopra, svogliatamente. Bussai alla porta della sua camera, non c’ero mai andata prima.
“Si?”
“E’ pronto. Cioè, noi stiamo per mangiare, vieni?” mi imbrogliai, dandomi mentalmente dell’idiota. Ero ancora scossa per quello che avevo letto… non poteva essere vero!
Eppure il ragionamento di Near era stato impeccabile, Mello non avrebbe mai detto una sciocchezza simile, a meno che non lo credesse vero.
Il punto era… Come poteva credere ad una cosa simile?!
“Entra” ordinò pacato.
Ubbidii. Lui era stravaccato sul letto, che leggeva un libro. “Mello non siete in pericolo di vita, vero?” chiesi scioccamente, prima di potermi controllare.
Lui posò il libro sul letto, fissandomi con le sopracciglia lievemente aggrottate. “Ma che domande fai?” chiese leggermente ammonitore.
Salii sul letto, guardandolo dritto negli occhi, seria. “Near mi ha detto che è una specie di detective, che attualmente sta aiutando la polizia a risolvere il caso Kira. E tu? Perché sei venuto all’SPK a riprenderti quella foto? Hai parlato…”
Un bacio mi impedì di terminare la frase. “Stai tranquilla, è tutto sotto controllo” disse rassicurante, carezzandomi il viso, lo sguardo impenetrabile, l’espressione da perfetto giocatore di poker.
“E allora perché usate un nome fasullo, perché siete tutti immischiati in dubbie attività?”
“E’ una storia complicata, che non posso spiegarti. Devi fidarti di me.”
“Mi fido. Ho solo paura che vi succeda qualcosa di brutto”
Ero stupita, pensavo che si sarebbe arrabbiato, e invece no. Però quelle informazioni estrapolate da internet mi avevano scossa, enormemente.
“Coraggio scendiamo” disse, scendendo dal letto in un balzo, mettendo fine a quel discorso scomodo. Decisi di non indagare oltre, per il momento.
Nei giorni a seguire vederli diventava sempre più arduo. Uscivano, senza avvertimento, e rientravano tardi, decisamente sospetto.
Quella notte però non avrei fatto finta di dormire.
“Mi dici cosa state combinando?” domandai a Matt, non appena mi affiancò sul letto.
“Niente. Lavoriamo. Non li fabbrichiamo mica, i soldi” disse lui tranquillo, con una nota di divertimento nella voce profonda.
Non risposi, mentre la mia mente elaborava la sua posizione, l’inclinazione della sua voce… non era affatto tranquillo, anche se sperava di celarlo dietro la sua maschera d’indifferenza.
“Si? Io invece credo che stiate indagando su Kira, e non sono affatto d’accordo”
Rise sguaiatamente, facendomi sobbalzare “Ambra, ma che scemenze ti passano per la testa?” mi abbracciò, baciandomi la nuca.
Lo scostai, arrabbiata. Stava mentendo, e, anche se lo faceva dannatamente bene, me ne accorsi lo stesso.
Lui mi sciolse dal suo abbraccio, stupito, e senza parlare mi diressi fuori dalla porta. Passai la notte sul divano, cercando di riordinare le idee, di far combaciare i pochissimi pezzi di un puzzle troppo grande…
‘Avrei avuto bisogno di Near per questo’, pensai improvvisamente e subito mi adombrai. Near era stato sincero con me, e anche se non mi aveva spiegato tutto, aveva svolto le indagini sotto i miei occhi. Si fidava di me.
Mello e Matt invece no.
Respirai profondamente, ricacciando con astio, le lacrime che tentavano di sopraffarmi. Dovevo evitare che il panico si impossessasse di me, dovevo ragionare, dovevo arrivare alla verità.
Dopo poco, il sonno mi sopraffece, e nonostante i miei sforzi mi addormentai.
La mattina mi svegliai dolorante e nervosa. Controvoglia andai in cucina, per farmi un po’ di caffè, nella speranza di riscuotermi da quel tedioso torpore.
Trovai Mello che stravaccato su una sedia osservava il suo pc, mortalmente serio.
Il suo sguardo mi fece paura. “Mello…” chiamai, e lui alzò il viso per guardarmi, imperscrutabile. “Si?” chiese, inarcando un sopracciglio biondo, in un espressione tra il rimprovero e la curiosità. Lo guardai, interdetta, mentre cercavo le parole adatte per chiedergli qualcosa che di preciso non sapevo neppure io…
“Cosa succede, ti vedo strano in questi giorni” farfugliai piano.
Lui continuò a trapassarmi con i suoi occhi di ghiaccio, in silenzio. “Nulla” telegrafò monocorde.
Ancorai il mio sguardo al suo, decisa a non cedere per prima. Restammo a fissarci per un tempo indefinito, finché Matt non mi interruppe dicendo “Vuoi la colazione?”
Non mi ero accorta di lui…
“Non ho più fame” dichiarai mesta, per poi far dietrofront, dritta dritta verso camera mia.
Avevo bisogno di sapere quale fosse il loro grado di coinvolgimento nel caso Kira e visto che Mello non era incline a parlarne lo avrei scoperto da sola.
Accesi il pc portatile di Matt, sapendo esattamente cosa avrei cercato. Mi segnai svelta il numero che appariva sullo schermo, sul braccio.
Cancellai la cronologia, e spensi il computer, frettolosamente. Poi, mi spogliai rapida infilandomi un abito di quelli etichettati come ‘no’ e corsi di sotto, guardandomi intorno.
Sorrisi, avevo trovato il tipo che faceva a caso mio. Mi avvicinai ad un uomo sulla trentina, che sedeva svogliatamente su una poltrona, sovrappensiero.
“Ciao” dissi soavemente.
L’uomo posò lo sguardo su di me, concentrato. Per una volta i mini abiti che mi avevano appioppato mi tornavano utili…
“Ho bisogno di fare una telefonata, mi chiedevo se potessi prestarmi il tuo telefono, io ho esaurito il credito”
Lui mi guardò affascinato, per poi chiedere “Tu non sei la compagna di Matt e Mello?”
Sorrisi ammiccante “Si, ma Mello sta lavorando e sai bene quanto odi essere interrotto, e Matt ha esaurito il credito” mi sporsi, per offrirgli la visuale di una buona porzione di seno, offerta dall’imponente scollatura.
Lui senza rispondere mi porse il telefono, sorridendomi accondiscendente. Lo afferrai “Grazie te lo riporto subito, è una telefonata privata” dissi, per giustificare il fatto che mi stessi allontanando.
“Non c’è problema” mi fece eco lui, pacato.
Mi diressi verso le scale e col cuore in gola digitai il numero. Non potevo rischiare di usare il telefono della camera, e nemmeno quello di Matt. Ero sicura che chiunque dei miei coinquilini, visto le loro dubbie attività, possedesse un cellulare con la linea protetta, quindi potevo stare tranquilla.
“Qui è il centralino dell’SPK, se avete informazioni di qualunque tipo riguardanti il caso Kira premete il tasto 1, se necessitate informazioni premete 2, per comunicazioni urgenti premete 3”
Pigiai l’ultimo numero indicato dalla voce metallica, ansiosa e agitata.
“SPK, chi parla?”
“Jevanni…” riconobbi subito la sua voce, bella e profonda.
“Ambra!” esclamò stupito.
“Devo parlare con Near, adesso” dissi spiccia, non avevo molto tempo.
“Ah… aspetta” c’era profondo stupore nella sua voce, ed una confusione più che giustificata.
Chissà se Near aveva detto a lui e ad Halle che mi aveva vista…
Mi mise in attesa. Iniziai a fare su e giù per le scale, agitata. Ma quanto diamine ci metteva? Improvvisamente la musichetta cessò, sostituita dalla voce atona di Near.
“Ambra…” si limitò a dire, inespressivo.
“Near” la mia voce al contrario, tradiva molte emozioni differenti. L’agitazione per quello che stavo facendo, il disagio e l’imbarazzo per ciò che era accaduto qualche pomeriggio prima, e l’immensa gioia di sentire la sua voce. “ho bisogno che tu mi dica la verità, in completa sincerità”
“Su cosa?” chiese calmo.
“Sul caso Kira, e sul ruolo che avete in questa faccenda”
Ci fu un lungo silenzio riflessivo.
“Dimmi quello che vuoi sapere” acconsentì poi, pacato.
“Kira può uccidere senza essere fisicamente presente sul luogo del delitto?”
“Si”
“Come fa?” chiesi tremante, colma di orrore per quella rivelazione.
“Proprio come disse Mello, utilizzando il Death Note di uno Shinigami. Gli occorre solo sapere il nome e il volto della persona in questione”
Il sangue mi si gelò nelle vene. Era assurdo, non poteva essere vero, non poteva!
“Chi è L?” chiesi poi, cercando di racimolare la lucidità necessaria a fare le domande giuste nel minor tempo possibile. Continuavo a camminare su e giù, nell’euforia totale.
“L era un detective, un ragazzo cresciuto con me Matt e Mello all’istituto, successivamente ucciso da Kira. Noi tre eravamo stati designati come suoi possibili successori, ed io ero il primo candidato”
“Ma… con chi parlavi allora?” chiesi sgomenta, ricordando le sue innumerevoli conversazioni con quell’enorme L che troneggiava sullo schermo del suo MAC.
“Probabilmente, anzi quasi sicuramente con Kira” per lo stupore mancai un gradino, cadendo.
“Cosa succede?” chiese, probabilmente notando il trambusto.
“Nulla.” Lo rassicurai, arrossendo. “Non capisco Near…” confessai poi, mentre l’angoscia mi ghermiva la mente, il cuore, l’anima…
Lui sospirò, probabilmente era restio a parlarne, ma proseguì “Credo che L sia morto perché Kira era un suo collaboratore, che spacciandosi per suo amico è riuscito a soggiogarlo. Conosco la sua identità, ma non ritengo utile ne saggio dirtela.”
“Near, voglio che la smetti. Voglio che tu e gli altri lasciate stare questa storia.” Dissi decisa.
Lui non rispose. “Hai altre domande?” chiese atono.
“Mello e Matt, che hanno a che fare attualmente col caso Kira?”
“Teoricamente nulla. Ma Mello mi ha lanciato una sfida, e farà di tutto per battermi”
Era tutto quello che avrei ricavato da quella conversazione, lo si capiva dal tono del mio interlocutore.
“Near…”
“Si?”
“Mi manchi” confessai, per poi riattaccare.
Cancellai le chiamate effettuate, rialzandomi. E, stando attenta a non incrociare ne i ragazzi, ne Jessica, andai a restituire il telefonino in un sorriso. “Grazie, sei stato gentile”
“Di nulla, se ti serve qualcosa chiedi pure”
“Lo farò” dissi, per poi allontanarmi, diretta nuovamente verso camera mia.
Ad aspettarmi trovai Matt. “Dove sei stata?” chiese sospettoso, in piedi a braccia conserte.
“In giro” dissi scrollando le spalle.
Si accigliò, puntando il suo sguardo rovente su di me. Avrei potuto provare a domandare a lui, ma sapevo che senza il consenso di Mello non avrebbe spiaccicato parola.
“Se non sbaglio non approvavi quel genere di vestito” mi fece presente, lasciando vagare lo sguardo sul mio corpo seminudo.
“Ho cambiato idea” sbottai, seccata da quel tono che non gli si addiceva, decisamente da Mello.
“Stai combinando qualcosa, e se se ne accorge Mello saranno guai grossi, per te. E stai tranquilla che se ne accorgerà, sempre se non l’ha già fatto”
“Non sto combinando un bel niente, cos’è un terzo grado?! E tutto perché mi sono allontanata da te dieci minuti e indosso un vestito che hai insistito fino allo stremo perché mettessi?!” mi arrabbiai, perché mi stavano mentendo, escludendomi da qualcosa di troppo importante, che presto o tardi avrebbe travolto la nostra vita, inesorabilmente.
“In questi giorni sei impossibile, sembri la brutta copia di Mello” sbottò arrabbiato.
Gonfiai le guance, ignorando il suo commento acido. “Sono stufa di tutto questo, mi soffoca il vostro zelo. Non posso stare sola un istante! Non scappo mica, voglio solo un po’ di privacy!” dissi, osservando Mello che entrava dalla porta, fissandoci stupito.
Il suo sguardo cadde lento su di me, mentre un ghigno impuro gli dipingeva le labbra. Questo mi fece arrabbiare ancora di più.
“Diventerò pazza, e sarà solo colpa vostra!” urlai, camminando come una furia per la stanza, senza meta.
Il biondo incrinò la testa, sconcertato dal quella rabbia che non mi si addiceva per niente.
“Sto iniziando a pensare che tu lo sia già” esclamò Matt.
Io non ci vidi più dalla rabbia, e senza riflettere, gli lanciai dietro una scarpa, che schivò senza problemi. “Fanculo Matt, sei un idiota, oltre che un bastardo!”
Lui rimase a bocca aperta, Mello quasi non si fece scivolare la barretta di cioccolato dalle mani. Continuavo a camminare, senza sosta. “Siete entrambi dei bastardi, ed io ESIGO di sapere che accidenti sta succedendo!”
Non potevano sapere che mi riferivo al caso Kira, e si lanciarono uno sguardo, preoccupati. “E finché non cambierete il vostro modo di fare, scordatevi di avere qualcosa a che fare con me, entrambi!” dissi, sfilandomi anche l’altra scarpa, che mi impediva di camminare agevolmente, gettandola con stizza contro il muro.
“Ambra, calmati adesso” intimò Mello serio, seppur con una nota di preoccupazione nella voce.
Gli lanciai uno sguardo di fuoco, gettandomi sul letto, braccia conserte. Serrai le labbra, livida in volto, imponendomi il silenzio.
“C’è qualcosa che non ci hai detto?” la sua voce era terribilmente seria, e melliflua.
Sorrisi, un sorriso scaturito dalla rabbia. “E voi? C’è forse qualcosa che non so e che DOVRESTE dirmi?”
“No, non c’è nulla che tu debba sapere”
“Perfetto” sibilai.
Mello inalberò un sopracciglio, ormai spazientito. “Non costringermi ad indagare Ambra, odio le perdite di tempo.” Il suo tono minaccioso mi fece capire che stavo esagerando, ma non me ne fregava niente.
“Sei il secondo successore di L, non ne perderai molto, garantito”
Quelle parole lo raggelarono, e la barretta questa volta cadde sul pavimento, in un leggero tonfo. Lo guardai colma di risentimento, ferita. E lui mi lanciò un occhiata furibonda, ero riuscita a fargli perdere le staffe, proprio come Near. “Mi credete stupida? Non sarò certo una super genio come voi, ma ho anche io un cervello!”
“Questo non ti riguarda” disse il biondo, gelido.
Mi alzai “Come sarebbe a dire?! Mi riguarda eccome!” urlai avvicinandomi a lui.
“No. Sono fatti nostri, tu devi limitarti a divertirci, è il tuo compito.”
Mi bloccai, come colpita da un pugno in pieno stomaco. Matt sussultò e fece per avvicinarsi, ma indietreggiai.
“Mi sembra giusto! E se ci lasciate la pelle io che dovrei fare?! No non me lo dire, hai già pensato a chi regalarmi! Non ti ha neanche sfiorato la mente che io tenga a voi e che la sola idea di perdervi è semplicemente insopportabile! Sei un bastardo Mello”
Entrambi sussultarono. “Ambra…” disse Matt, ma io lo interruppi, ormai in lacrime.
“State rischiando la vita e non vi siete nemmeno premurati di dirmelo! Se volevate solo una puttana con cui sfogarvi la notte bastava dirlo”
“Ambra, per favore… abbiamo sbagliato, noi…” si interruppe, osservandomi. Mi misi sotto le coperte, coprendomi fino alla fronte, desiderosa di tenebre, tenebre e silenzio.
Sentii il materasso abbassarsi e capii che qualcuno si era seduto al mio fianco, quasi sicura che fosse Matt. Le coperte si tesero verso il basso, ma io le afferrai saldamente, impedendogli di scoprirmi.
“Ambra…” sussultai, era Mello.
“Sono stato un idiota a parlare così, scusami. Non penso quello che ho detto” per lo stupore allentai la presa e lui riuscì a privarmi delle coperte.
Lo osservai con un espressione degna di quelle di Near, totalmente indifferente. Mi aveva ferita enormemente.
“Per favore, non fare così” mi pregò, pacato, portando una mano guantata sul mio viso, cacciando via una lacrima che si era bloccata sul mio zigomo, solitaria.
“Non sto facendo niente” gli feci notare piatta, totalmente rilassata, almeno in apparenza.
Lui non rispose, trapassandomi con il suo sguardo cinico e calcolato, così difficile da comprendere. “Come hai fatto a sapere di L?” chiese poi calmo.
“All’SPK avevo assistito ad alcune telefonate di questo fantomatico L, avevo anche sentito pronunciare il tuo nome di tanto in tanto, poi lentamente, ho iniziato a collegare i fatti, specialmente quando sono arrivata qui. Poi ho cercato in internet cosa diavolo erano gli Shinigami e poi ho collegato il discorso tuo e di Near e mi è preso il panico” lui non accennò attacchi d’ira, così decisi di continuare
“Così, dopo che ho provato più volte a parlartene senza ottenere risposta, ho chiamato Near e l’ho chiesto a lui. E lui mi ha detto che il vero L è morto, e che voi tre eravate i suoi possibili successori, e che probabilmente l’attuale L è Kira” Mello si irrigidì, furibondo.
“Quell’idiota! Come ha potuto immischiarti in questa storia!” urlò, poi afferrando il mio viso fra le mani mi disse “Ambra devi promettermi che qualunque cosa accada tu non ti farai mai coinvolgere da questa storia. Voglio che tu mi prometta che non cercherai mai L” i suoi occhi mi spaventarono, ridotti a due puntini azzurri, folli.
Non risposi, e lui mi diede uno scrollone “Promettilo!” urlò.
Sospirai “Non posso” dissi sinceramente.
Lui emise un urlo furibondo “Io lo ammazzo!” sbraitò fuori di sé, alzandosi. Iniziò a camminare come me poco prima, irrequieto. “E tu come cazzo hai fatto a metterti in contatto con lui!” mi aggredì poi, trapassandomi col suo sguardo gelido.
“L’ho chiamato all’SPK”
“E da dove?! Se avessi usato uno dei telefoni dell’edificio l’avrei saputo” tremava per la rabbia.
Scrollai le spalle “Me lo sono fatto prestare da uno dei tuoi sottoposti”
“Cazzo! Da chi?” ruggì.
“Non conosco il suo nome, e comunque non te lo direi”
“D’ora in poi sei sotto stretta sorveglianza, non voglio che resti nemmeno un solo istante da sola, sono stato chiaro?” sibilò con un tono che mi sfidava anche solo a provare a muovere proteste.
“Quello che volevo sapere lo so già” gli feci notare, incapace di trattenere la rabbia.
Diede un pugno sul tavolo, facendomi sobbalzare. “Ambra, non mi fare incazzare più di quello che non sono già! Ti ho sottovalutata. E’ chiaro che non sei affatto stupida, anzi… pertanto da oggi ti starò addosso, e attenta a ciò che fai, perché ti terrò incatenata al letto se necessario” era una terribile promessa, che non avevo voglia di sperimentare.
Guardai Matt, per valutare la sua reazione. Non sembrava arrabbiato, solo preoccupato, per entrambi.
Mello mi rivolse un ultimo sguardo, rovente e calcolatore, per poi uscire sbattendo la porta.
Sospirai, per poi guardare Matt “E tu cosa hai intenzione di fare? Seguirlo ciecamente anche se continuando di questo passo si farà ammazzare? Vi farete ammazzare entrambi!”
“Non siamo stupidi, abbiamo tutto sotto controllo. Non devi preoccuparti di questo” disse, mentre nervosamente tastava le tasche dei suoi jeans alla ricerca delle sigarette. Se ne accese una, tirando un lungo inspiro, per poi gettar fuori una nuvola argentea.
Stavo iniziando a rinunciarci. Sospirai, cercando con lentezza i vestiti che avevo gettato chissà dove ai piedi del letto. Lui ghignò. “Resta così” intimò, calmo.
Alzai lo sguardo su di lui e obbedii, in silenzio. Lui si avvicinò lentamente, quasi felino, per poi cavalcarmi, intrappolandomi sul letto, la sigaretta fra le labbra e lo sguardo intenso, malizioso.
Non commentai ne mi imbarazzai, ero troppo arrabbiata per godermi il fatto che Matt mi fosse addosso, desideroso di me. Mi limitai a scrutarlo, seria e curiosa.
“Non mi farò ammazzare, adesso ho un motivo in più per vivere” disse piano, scrutandomi.
“Non ti credo, non crederò più a ciò che direte d’ora in poi” dichiarai graffiante.
Lui assunse un aria sofferente “Non fare così, so che Mello ti ha ferita, ma lui non pensa mai a quello che dice”
“No, infatti. Dice solo quello che pensa, senza riflettere” le mie parole si macchiarono di amarezza, traditrici.
Lui spense la sigaretta sul posacenere poggiato sul comodino, poi si scostò di lato, trascinandomi fra le sue braccia. “Ti vuole bene, e la cosa lo spaventa e lo fa imbestialire… non sopporta di affezionarsi alla gente” lo giustificò parlandomi in tono dolce, quasi cullandomi. “Non l’ho mai visto comportarsi con nessuno come fa con te, e soprattutto non l’ho mai visto desiderare così qualcuno.”
Arrossii. A me non sembrava così attratto, e non capivo nemmeno cosa diamine ci trovasse in una ragazza come me, anzi cosa ci trovassero entrambi. Con ragazze come Jessica nei paraggi poi… proprio non mi capacitavo.
“Matt non voglio perdervi. Ho solo voi”
“Lo so, e lo sa anche Mello”
“Non credo lo tenga in considerazione” farfugliai triste, colma d’ansia.
“Si, invece.” Era sicuro, tanto quanto io lo ero del fatto che si illudesse, A Mello non importava nulla di noi, e se gli importava era comunque subordinato al suo bisogno di primeggiare su Near. Eravamo pedine, non sacrificabili quanto le altre, ma se fosse stato messo alle strette ci avrebbe esposto, tutto pur di dare scacco matto al re.
Il suo sguardo vagò sulla parete, soffermandosi sull’orologio. “E’ ora di pranzo” mi informò.
“Non ho fame” dichiarai, per nulla intenzionata ad alzarmi dal letto.
“Ambra mangi troppo poco, ti ammalerai se continui così”
“Probabile”
Lui non rispose, alzandosi. Sapevo che quando facevo così lo facevo imbestialire. “Vado a preparare qualcosa”
Lo ignorai osservandolo uscire dalla porta ma non passò nemmeno un minuto che Mello entrò nella stanza, chiudendo indelicatamente la porta dietro di sé.


Eccomi qua, mmh… sinceramente non so se seguire l’idea iniziale o trasformarla in una vera e propria what if… il fatto è che e non credevo potesse piacere così tanto, e quindi non avevo neanche pensato a continuarla.
Io…*si fa piccola piccola* avevo messo in conto che Matt e Mello morissero, ma non credo sia più una buona idea xD
Vorrei scusarmi in anticipo se i prossimi capitoli arriveranno un po’ in ritardo rispetto al mio solito ritmo, ma ho degli esami, e quindi sono un po’ presa, specialmente a fine mese. Quindi non linciatemi, vi prometto che farò del mio meglio per aggiornare rapidamente.
Povero Mello…se sapesse che Ambra è più che semplicemente sveglia, avrebbe reagito anche peggio, in poche parole… gli è andata bene.
Mi raccomando che nei prossimi capitoli arriva il bello, quindi continuate a seguire la storia!
Ringrazio coloro che hanno inserito la mia storia tra i preferiti:
1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - Lady_Jeevas
5 - Lucia_Elric
6 - PrinzexKikka
7 - Ritsuka96
8 - Sasori_Akatsuki
9 - _NeMeSiS_
E chi invece l'ha inserita nelle storie seguite:
1 - gemi_girl
2 - ila_sabaku
3 - Kicchina
4 - _NeMeSiS_

E ringrazio chi mi dedica un pochettino del suo tempo per darmi un parere, e che ha la pazienza di rispondere alle mie baggianate xD

Sasori_Akatsuki Grazie mille! Sono contenta ti sia piaciuta al punto da inserirla nei preferiti, e prometto che mi impegnerò ad aggiornare in tempi brevi. Spero mi darai il tuo parere anche su questo nuovo chappy, un bacio.

the vampire girl E’ vero Matt se lo merita cento volte più di Mello, ma non credo che il biondino la prenderebbe bene, potrebbe finire in tragedia. Si Near in apparenza è sembrato insensibile, ma Ambra non gli ha lasciato il tempo di spiegarsi poverino, non lo sa mica che per lui non è facile avere a che fare con le persone, vedrai che si chiariranno, parola mia ;) Mello… mh… spero di non averlo reso OOC in questo capitolo, ma credo reagirebbe così, infondo vuole bene ad Ambra, anche se non lo ammetterà mai ù.ù Aspetto il tuo parere, un bacio!

Lucia_Elric *_________* mi hai autorizzata a sfogarmi, non so se sai che non è saggio. No, non puoi saperlo perché non mi conosci, ma lo scoprirai xD In questo capitolo ho tenuto a bada le mie fantasie, perché devo anche dare un senso logico alla storia. Secondo te Mello è OOC? Ho il terrore di rendere i personaggi troppo inverosimili. Sto straparlando, scusa ma lo faccio quando sono agitata, e non so perché questa storia mi agita. Volete un bacio?*Q*... Spiacente ma non posso ù.ù sono fidanzata e il mio ragazzo non è molto mansueto, e a meno che non usiate i vostri cervellini superiori per trovare un posto segreto, lontano e sicuro dove io abbia la certezza che la cosa non si venga a sapere, ahimé devo declinare T.T Ma, in caso lo troviate, ve ne do quanti volete *.* Qui lo dico e qui lo nego >.> Beh, Lucy, posso chiamarti Lucy? (Se no, fornire un soprannome plz ù.ù) Aspetto un tuo commento.

Ritsuka96 *scuote la testa con veemenza* No, giuro, tutto tranne ucciderti. Beh si, in effetti… Ambra li ha tutti ai suoi piedi è.é Però posso sempre farla morire ù.ù quindi che stia attenta su chi mette le manine. Resisti che tra poco non dovrai più immaginare, sto già preparando un bellissimo capitolo a riguardo *.* Inizio a collegarla, ma stravolgerò tutto, a partire dal fatto che lascerò vivere i nostri due tesori, come da te richiesto ^^ Spero recensirai anche questo capitolo!

zeldaXroy Noto che qui avete votato si all’unanimità, allora farò del mio meglio ^.- Sono felice ti piaccia, spero di non deluderti nei prossimi capitoli e che continuerai a recensire, un bacio.

Lady_Jeevas Eccoti un nuovo chappy ^^ Scusa se non rispondo, sono poveraaaaaaa T.T comunque ti invio il capitolo, così mi dici che te ne pare. Ti invio anche il contatto skype così ne parliamo a voce che è meglio e soprattutto è gratis *.* Sono pur sempre genovese ù.ù devo tenere alto l’onore. Mi raccomando recensisci!

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Capitolo 6
*** AMORE ***


AMORE

Mi accigliai, guardandolo torva, e, imponendomi di ignorarlo mi sfilai il vestito per rinfilarmi il top e i jeans. Mi sentii subito meglio, pronta per affrontarlo.
Lui ghignò. “Ti faccio compagnia, il mio pranzo posso consumarlo benissimo qui” disse, sventolando con fare pigro la barretta di cioccolato davanti a sé.
“Fa come ti pare” sbottai gelida, afferrando la psp di Matt. Non avevo intenzione di stare li a fissarlo mentre sgranocchiava cioccolata.
“Che stai facendo?” chiese serio.
Lo guardai stupita. “Mi annoio, gioco un po’ con la psp”
“Non ci pensare nemmeno. Ti conviene posarla, Matt non sarebbe contento se accidentalmente facesse un volo fuori dalla finestra”
Sbuffai, guardandolo male. “Si può sapere qual è il tuo problema?! E’ perché Near mi ha resa partecipe o perché sono riuscita a soggiogarti?”
Lui addentò con foga la cioccolata, restando impalato ad un freddo silenzio.
“Mello… stai facendo il bambino” gli feci notare, braccia conserte sul letto.
“E tu la stronza” i suoi occhi catturarono il mio sguardo e lo tennero legato.
Mi indignai. Io sarei stata la stronza…
“Mi adeguo alle circostanze. Ho provato a parlartene, o sbaglio?”
“E com’è che a Near non le facevi tutte queste domande?” domandò gelido, gli occhi duri che mi fissavano intensamente.
Sollevai un sopracciglio scuro. “E tu che ne sai?” eruppi.
“Tengo Near sotto controllo, da sempre” lo disse con leggerezza, come fosse la cosa più naturale e ovvia del mondo.
Spalancai la bocca, esterrefatta. “Spii Near?!” chiesi tra lo stupito e l’arrabbiato.
“Ovvio. Lui ha accesso ad informazioni che a me sono negate. Devo ricordarti che sono un ricercato?” domandò brusco.
“E’ stata una tua scelta mi pare.” Puntualizzai fredda.
Lui non rispose, tirando fuori dalla stagnola l’ultimo pezzo di cioccolata, trattenendolo fra i denti, per poi appallottolare la carta, gettandola al suolo.
Sospirai. In effetti era vero, a Near non avevo mai fatto domande. Forse ero stata ingiusta con loro, dopotutto. Forse a modo suo Mello stava solo cercando di proteggermi…
“Near non rischia direttamente la vita, ci sono uomini pronti a farlo per lui” gli feci presente, come a tentare una flebile giustificazione.
“Questo perché è solo un moccioso codardo” controbatté, sdegnoso.
“Forse, ma ha importanza? L’importante è uscirne vivi no?”
“Forse” il suo viso era indecifrabile, lo sguardo fisso davanti a sé, lontano anni luce.
Mi alzai, portandomi di fronte a lui, seria. “Forse a te non te ne frega niente della tua vita e di quella di Matt, ma a me importa”
Ghignò. “Ti abbiamo sequestrato e ti teniamo qui per nostro capriccio e tu ti preoccupi pure della nostra incolumità, pare che io non sia l’unico a dovermi far ispezionare il cervello, qui dentro”
Era vero, avevo perso totalmente il senno, me ne rendevo conto, specialmente considerando il fatto che avevo seriamente riflettuto sulla follia dell’amante…
Scrollai le spalle. “E’ un alternativa migliore a quella in cui ho sempre vissuto, sappiamo entrambi che Marcus non è altrettanto paziente e delicato”
“Già ma con Near era diverso, li non avevi obblighi verso nessuno, eri finalmente libera, e avevi Halle che si prendeva cura di te, sicuramente meglio di quanto potrà mai fare Matt. Eppure l’altro pomeriggio hai chiesto di tornare a casa, come se questo posto potesse essere considerato tale” disse sprezzante, lanciando uno sguardo pigro alla stanza.
Non capivo il punto, se mi lamentavo si incazzava, se non lo facevo si innervosiva…. Ma che cavolo voleva da me?!
“Mello, non capisco quale sia il problema, preferiresti che ti odiassi?”
“Renderebbe le cose più facili, si”
Lo guardai stranita “Tu sei pazzo” sbottai.
Lui rise. “Si, e forse sarebbe stato meglio se tu fossi tornata all’SPK con Near, quel giorno”
Mi arrabbiai. “Fanculo Mello!” inveii semplicemente, sedendomi sul letto e afferrando le scarpe.
“Cosa fai?” chiese atono lui.
“Me ne vado. E’ quello che vuoi no? Torno da Near. Così non dovrai più preoccuparti di crescere ed assumerti le tue responsabilità. Così sarai libero di gettare nel cesso la tua vita e quella di Matt”
Lui mi osservò mentre mi infilavo le scarpe, in silenzio, immobile, senza nessuna reazione apparente. Con rabbia mi avvicinai a lui, che ancora poggiava con la schiena contro la porta. “Spostati”
Lui non si mosse, osservandomi criptico.
“Mello spostati” ripetei un po’ più forte, indispettita. Lui improvvisamente si mosse, afferrandomi per le spalle e baciandomi. Era un bacio violento, che mi mozzò il respiro. Subito rimasi interdetta poi tentai di allontanarlo, inutilmente.
Mi gettò sul letto, intrappolandomi sotto il suo peso, staccandosi appena per riprendere fiato.
“Che diavolo ti è pr…” un altro bacio mi impedì di finire la frase, mentre i suoi capelli biondi mi solleticavano la guancia.
“Tu mi rendi vulnerabile” c’era rabbia nelle sue parole, la voce tesa e bassa, pericolosa.
“Mello…” lo abbracciai, per non dover guardare il suo viso che mi osservava pieno di affetto e disprezzo, per calmarlo.
Lui rilassò i muscoli, abbandonandosi sopra il mio corpo.
“Ti voglio bene, non voglio andarmene. Voglio restare con te e con Matt” sussurrai al suo orecchio, calma. “Considero questo luogo casa perché ci siete voi due, siete voi la mia casa” tentai di spiegare impacciata, mentre le mie guance si spolveravano di rosso.
Lui non accennava un movimento, quasi fosse un corpo privo di vita, ma il suo respiro era regolare, quasi stanco ed il suo cuore appena accelerato. Gli baciai la nuca, il suo odore era buono, intenso. Lui alzò il capo, per guardarmi negli occhi, serio.
“E’ un si?” chiese, la voce carezzevole e incalzante.
Annuii, incapace di rispondere, mentre i suoi occhi mi inglobavano, magnetici.
Lui sfoderò un sorriso sghembo, afferrandomi la nuca da dietro, avvicinandosi languidamente a me. Avevo il cuore in gola.
Deglutii, cercando di ricacciarlo giù, inutilmente. I suoi baci erano calmi, quasi dolci, e cercai di non pensare, facendomi trasportare, incrinai il capo per baciargli il collo e lui gemette, stupito da quella mia iniziativa. Piano piano i baci iniziavano a diventare bollenti, audaci, insufficienti a placare quelle sensazioni violente che mi travolgevano.
Lui fece scivolare le mani sotto il top. Era stretto e percepivo chiaramente le sue mani esplorarmi la pelle. Gemetti, mentre mi toccava come nessuno aveva mai osato prima. Posai le mani sul suo petto, rendendomi conto di quanto fosse forte, lui mi afferrò le mani e le portò sopra il cuscino, trattenendole con una mano, mentre con l’altra sbottonava abilmente il top, nodo dopo nodo, baciandomi il collo, lentamente, seguendo con la lingua il palpito del mio cuore.
Mi sforzai di non gemere forte, consapevole che la camera mia e di Matt era quella affianco. Lui improvvisamente tirò la zip della sua maglia e se la sfilò velocemente, per poi privarmi del top. Si sedette su di me, ghignando. Io rimasi con le mani sovrapposte sopra la nuca, fissandolo.
“Non sai da quanto aspetto questo momento…” la sua voce vellutata e sensuale mi provocò un fremito, mentre qualcosa di caldo si dipanava nel basso ventre, mozzandomi il respiro.
Tornò su di me, leccandomi le labbra, carezzandomi le spalle e la schiena, lentamente, slacciandomi il reggiseno.
Risalì la schiena, salendo, carezzandomi le braccia per tutta la loro lunghezza. Mi afferrò gentilmente le mani, incitandomi ad alzarle. Obbedii e lui mi sfilò il reggiseno, scendendo per baciarmi il petto. Gemei, inarcando la schiena. Nel frattempo la sua mano scese agile lungo la mia gamba, carezzandomi la coscia da sopra i jeans.
Non appena mosse la mano all’interno, gemetti forte, irrigidendomi. Lui ghignò, sbottonandomi i jeans in un sol colpo, sfilandoli. Fece aderire il suo corpo al mio, ed il contatto del mio seno sul suo petto mi fece fermare il respiro. Avevo solo la stoffa dell’intimo e percepivo chiaramente la sua eccitazione su di me. “M-mello” sussurrai piano, totalmente persa dal piacere.
Lui ghignò, avvicinando la bocca il mio orecchio, mordicchiando piano il lobo. “Mihael” sussurrò sensuale.
Sbarrai gli occhi. Così era quello il suo nome.
“Mihael…” pronunciai piano, come a cercare di coglierne il gusto.
Lui mi diede un bacio profondo, per poi mordermi piano il labbro. “Come ti senti?” chiese improvvisamente. La sua domanda mi stupì, non credevo che si sarebbe preoccupato di me.
“Benissimo, anche se è tutto strano” sussurrai roca, deglutendo, cercando di riacquistare un po’ di lucidità.
Lui sfoderò una risata carica di erotismo. Si slacciò i pantaloni, alzandosi in piedi per sfilarli.
Lo osservai, rendendomi conto di quanto fosse bello. Tornò su di me, strusciandosi lentamente, sfregando la sua eccitazione sulla mia.
Gemetti, allargando appena le gambe, e lui, soddisfatto della mia complicità, lo fece nuovamente, salendo per baciarmi il collo, mentre con il palmo aperto mi accarezzava la coscia, per poi insinuare le dita sotto la stoffa. Al suo toccò fremei, leggermente spaventata.
Lui mi baciò piano sussurrando “Stai tranquilla” e con lentezza infilò un dito.
Inarcai la schiena, sentendo un leggero fastidio, e una specie di scossa elettrica attraversarmi. Lui mi baciò le labbra, lentamente, coinvolgendomi in un bacio sensuale, per distrarmi, mentre lentamente inseriva un altro dito.
Sentii dolore e mi irrigidì, mordendo appena le sue labbra. Lui iniziò a muoversi piano, ed il dolore divenne lentamente fastidio, per poi mutare in piacere.
Quasi non mi accorsi del terzo dito, totalmente persa da un piacere nuovo e sconvolgente. Mi sfilò anche l’ultimo indumento, riservando la stessa sorte ai suoi boxer.
Ci guardammo un istante, poi, lentamente,sfilò le dita ed entrò in me. Sentii un forte dolore e mi aggrappai alla sua schiena, appoggiando la bocca sulla sua spalla per attutire l’urlo. Lui rimase fermo dentro di me, baciandomi piano le labbra. Aspettò che mi rilassassi un istante, ed entrò ulteriormente, iniziando a muoversi. Gli morsi la spalla, con le lacrime agli occhi, ma non tardò molto prima che il dolore scemasse, ed i miei gridi diventarono gemiti.
Iniziai a muovermi anche io provocandogli dei gemiti bassi e lenti. “Mio dio come sei stretta” sussurrò, mentre aumentava le spinte, perso nel piacere. I nostri respiri si fusero, veloci ed irregolari.
“Mihael…” sussurrai, mentre sentivo il mio corpo vivo come non mai.
Lui nel sentirmi gemere il suo nome si eccitò ulteriormente, aumentando le spinte, approfondendo il contatto,facendomi dimenticare ogni cosa, persino Matt.
“Di che sei mia” mi sussurrò, seguendo il contorno dell’orecchio con la lingua.
“Sono tua” gemetti al suo orecchio, mentre quel calore, quel groviglio pulsante che sentivo nel ventre esplose, regalandomi il mio primo orgasmo, seguita da lui.
Si spostò, affiancandomi, mentre con le dita seguiva il profilo del mio corpo. “Non ti spaventare per il sangue” mi sussurrò piano. “è normale”
Decisi che era meglio non guardare il letto. Tirai su le gambe, tremavano incontrollabilmente.
“Mello…”
“Dimmi”
“Come è stato per te?” chiesi seria.
Lui ghignò “Bellissimo. Ti volevo da così tanto tempo… e poi è sempre bello con le vergini”
“Non intendevo quello… è stato almeno un po’ diverso dal semplice sesso?” adesso avevo un magone fastidioso bloccato in gola, inspiegabilmente.
Lui non rispose subito, col volto fisso davanti a sé. “Si, è stato più bello del sesso. Non avevo mai detto a nessuna il mio vero nome, sentirlo gemere dalle tue labbra è stata una cosa fantastica.” Poi, afferrandomi il viso perché lo fissassi in volto disse in un ghigno malizioso “non vedo l’ora di rifarlo”
Arrossii appena, e lentamente mi alzai. L’occhio cadde sulle lenzuola, impregnate di sangue.
Sbiancai.
“Forse è meglio che vada a farmi una doccia” farfugliai, totalmente scombussolata.
“Fai pure” Si alzò a sua volta, cercando i boxer, infilandoli. “Non usare l’acqua molto calda.”
Annuii, avviandomi veloce in bagno, smaniosa di sentire l’acqua scrosciarmi lungo il corpo. La doccia mi dette il colpo di grazia. Mi accasciai sul letto, esausta, aveva cambiato le lenzuola.
Quando mi svegliai era pomeriggio inoltrato. Aprii gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre.
L’avevo fatto per davvero…
Ancora stentavo a crederci, ma a giudicare dalla sensazione di intorpidimento che albergava in tutto il corpo, le immagini che si affollavano nella mia mente erano reali.
Poi la mia mente cambiò bruscamente immagine, cinica.
Matt… avrei voluto fosse con lui la mia prima volta. Quel pensiero arrivò come un fulmine a ciel sereno, spiazzandomi.
Mi alzai a fatica, dirigendomi in camera mia. Speravo ardentemente che Matt fosse in camera, e con sollievo misto ad ansia lo trovai supino sul letto, che giocava alla psp. Non appena mi sentì entrare spense la console, puntando i suoi occhi verdi su di me.
Io rimasi sulla soglia della porta, intimidita dalla sua espressione seria e dal suo silenzio “Come stai?” chiese poi dolcemente.
“Uno schifo” confessai. Lui incrinò le labbra in un mezzo ghigno e con la mano batté sul letto, facendomi cenno di raggiungerlo. Mi sdraiai al suo fianco poggiando la testa sul suo petto, la sua mano scese lenta ad accarezzarmi i capelli, delicata.
Mi alzai appena, baciandogli dolcemente le labbra. Lui ricambiò, trascinandomi sopra di lui.
Le nostre bocche si cercavano senza sosta, insaziabili, mentre mille sensazioni mi avvolgevano, sensazioni diverse da quelle provate con Mello, sensazioni profonde, pericolose.
Dopo quella che sembrò un eternità si scostò gentilmente da me sussurrando “Piccola no”
Lo guardai stupita e anche un po’ infastidita “Perché?”
“Perché è meglio aspettare un paio di giorni”
Sbuffai sul suo collo, nervosa. Volevo fare l’amore con lui. Già non sesso, volevo fare l’amore…
Lui ridacchiò. “Sei così impaziente? Abbiamo tutto il tempo del mondo”
“Voglio fare l’amore con te”
Lui sussultò, come pizzicato e puntò il suo sguardo su di me, criptico. “Fare l’amore…” ripeté meditabondo.
“Si” confermai, stringendomi ulteriormente a lui.
Lui rise con quella sua risata limpida, leggermente roca per via del fumo e dannatamente sexy.
“Beh, c’è comunque tempo, ti pare?”
Mi afferrò il viso, inclinandolo, baciandomi nuovamente.
Sorrisi, ricambiando quel bacio dolce, intensificandolo un poco. Poi mi bloccai, staccandomi per fissarlo dritto negli occhi.
“Matt… qual è il tuo vero nome?” chiesi vicinissima al suo viso, persa dentro quel verde intenso.
Lui ghignò, e dimezzando le distanze fra di noi, disse sulle mie labbra “Mail, Mail Jeevas”
“Mail…” era un nome strano, ma nel pronunciarlo lo trovai dolcissimo.
Lui chiuse gli occhi, baciandomi. “Sei la prima ragazza a sapere il mio nome” mi informò.
Anche Mello mi aveva detto la stessa cosa. Sorrisi, felice che loro si fidassero di me, pensando che infondo non era così male la mia convivenza con loro, proprio come aveva detto lui stesso.
“Ho fame” dichiarai in un sorriso, che ricambiò.
Mi scostai per permettergli di tirarsi su, e con lentezza mi diressi fuori dalla porta.
Giocherellavo con la forchetta, pensierosa. Ero partita con l’intenzione di litigare con Mello, per fargli capire che avevo il diritto di essere messa al corrente di cosa facevano, e invece ci ero finita a letto.
Davvero notevole…
Sospirai, sconsolata. Non sapevo cosa fare. Volevo che lasciassero perdere, o quanto meno non essere tagliata fuori.
Però era curioso… sia loro che Near, venivano dallo stesso istituto, ed avevano un intelligenza fuori dalla norma. Non poteva essere una coincidenza, no? E poi anche quell’ L era cresciuto con loro… e loro erano stati selezionati.
Quindi c’erano anche altri bambini come loro in quell’istituto.
Chissà se avrebbero preso anche me in un posto simile…
No, non ero tanto intelligente, avevo solo tanta memoria e voglia d’imparare, ma non poteva bastare.
Alzai lo sguardo per osservare Matt, che come di consueto giocava concentrato, estraniato da tutto e da tutti.
Avrei voluto sapere di più sul loro passato, sulla loro infanzia, conoscere a fondo quei tre ragazzi che erano riusciti a cancellare l’ineluttabile disperazione che aveva preso possesso della mia vita, donandomi la speranza che forse anche io, tutto sommato avrei potuto avere un futuro.
Il rosso intercettò il mio sguardo, e sorrise “A cosa pensi?”
“Niente” mi affrettai a rispondere, presa alla sprovvista.
“Come niente… avevi una faccia” mi sfotté, mettendo in pausa.
“Secondo te, sono strana?” chiesi piano, abbassando lo sguardo.
“Oh sì, parecchio” rise, divertito.
“Dico davvero…” lo ammonii, imbronciata “pensi che io sia fatta male”
Corrugò le sopracciglia, confuso. “In che senso?”
Soffiai, spazientita, odiavo quando non riuscivo a farmi capire. “Nel senso… pensi che io abbia qualcosa che non va nel cervello, qualcosa di rotto?”
Il suo viso si fece improvvisamente serio. “Certo che no” rispose perentorio, perforandomi con quegli occhi smeraldini.
Sospirai, che cosa stupida da domandare…
Il fatto era che mi sentivo dannatamente strana. La mia testa era un alveare di emozioni e pensieri caotici, rumorosi, che brulicavano tediosamente, confondendomi.
Forse erano gli ormoni, infondo ero un essere umano pure io no?
Si, era decisamente colpa degli ormoni! era colpa loro se mi ritrovavo tre ragazzi per la testa, senza capire un tubo sui sentimenti che nutrivo nei loro confronti, e se in quel momento avevo la sensazione che qualcosa di malvagio e terribile avrebbe rotto quel fragile equilibrio a cui ero faticosamente aggrappata.
“Ambra, non succederà nulla di brutto” Matt sembrò leggermi nel pensiero. Si avvicinò, accucciandosi davanti a me.
Alzai il mio sguardo su di lui, cercando di arginare quelle sensazioni fastidiose. “Lo so” dissi, stiracchiando un sorriso. “Mello diceva davvero quando sbraitava che sono sotto sorveglianza?” chiesi per cambiare argomento.
Ghignò “Credo proprio di sì, l’hai fatta grossa”
Risi “Ho solo chiamato Near” feci presente, minimizzando.
“Certo logico. Hai chiamato la persona che più odia al mondo per farti dire una cosa che non vuole assolutamente che tu sappia”
Ci riflettei un istante. Già… forse l’avevo fatta grossa, ma non l’aveva poi presa tanto male, tutto sommato.
“Usciamo?” chiesi. Non volevo restare chiusa in quel posto, mi annoiava a morte.
Lui si irrigidì un istante “Devo… andare in un posto, stasera proprio non posso”
Lo guardai intensamente, sospettosa.
“Perché non chiedi a Mello?” chiese tranquillo.
Mello…
Avvampai. Quando ero tornata in camera non c’era, ed avevo evitato la parte imbarazzante, ma prima o dopo avrei dovuto farci i conti.
Sbuffai “Volevo uscire con TE” precisai, irritata, consapevole che sicuramente doveva fare qualcosa di pericoloso ed illegale.
Lui mi carezzò il viso, in un sorriso sornione “E dai, non fare così, prometto che mi faccio perdonare” disse soavemente, ambiguo.
Decisi di non cogliere la sfumatura. Ero già in panico all’idea di affrontare Mello, alle allusioni di Matt ci avrei pensato dopo. Mi allungai, lambendogli dolcemente le labbra. Mi piacevano le sue labbra, erano incredibilmente setose, calde.
“Se non torno sarà solo colpa tua” precisai.
“Dovreste cercare di andare d’accordo” mi fece presente, serio.
“Io cerco di andarci d’accordo, ma lui mi fa saltare i nervi!” mugugnai, contrariata da quel rimprovero bonario.
Lui sospirò, sconfitto. Prese il suo gilet, infilandolo. “Vado, per favore, cerca di non farlo arrabbiare, si tratta solo di un paio d’ore”
Non risposi, voltando la testa verso il muro, indignata. Con la coda dell’occhio lo vidi ghignare, per poi sparire giù per le scale.
Rimasi li, seduta, soppesando l’idea di andare da Mihael per chiedergli di uscire.
Non volevo affrontarlo, non per prima. Mi sentivo fragile, troppo presa da quelle emozioni inspiegabili.
Guardai l’ora, erano le otto di sera.
Mi alzai, inquieta, non sapendo cosa fare… però strano… Matt mi aveva lasciata sola. Eppure Mello aveva detto che voleva sorvegliarmi 24 ore al giorno.
Scrollai le spalle, preoccuparmi di rispettare una decisione che non approvavo era controproducente, e, prima che la mia mente trovasse qualche altra scemenza su cui crucciarsi, decisi che era meglio andare in camera.
Salii le scale lentamente, avevo tutto il tempo del mondo. Una volta in camera mi gettai sul letto in uno sbuffo, senza guardare, tastai sul comodino, afferrando l’i-pod di Matt, che ormai era praticamente diventato mio. Lo accesi, decisa ad ascoltare la musica fino a che Morfeo me l’avesse concesso.


Ta dan! Visto che velocità?
E’ colpa/merito del mio ragazzo che mi fa girare l’anima, così per sfogarmi e non mandarlo a spigolare scrivo!Non fate caso al titolo, non sapevo come cavolo nominarlo xD
ANNUNCIO: Visto che sto aggiornando in tempo record, voglio un regalo ù.ù Niente di che, una sciocchezzuola…
Avete già qualche idea?
NO?...
Ce l’ho io! *_________*
Fate una bella votazione e scegliete tra Mello, Matt e Near, me lo impacchettate e me lo spedite via posta.
Comunque se me li mandate tutti e tre io non disdegno affatto.
Finalmente Mello ha consumato, anche se lo fatto parecchio penare poverino xD e chissà magari da adesso in poi andranno più d’accordo.
Nahhh! Ringrazio come al solito coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:
1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - gemi_girl
5 - Lady_Jeevas
6 - Lucia_Elric
7 - PrinzexKikka
8 - Ritsuka96
9 - Sasori_Akatsuki
10 - zeldaXroy
11 - _NeMeSiS_
E coloro che l’hanno inserita nelle storie seguite:
1 - gemi_girl
2 - ila_sabaku
3 - Kicchina
4 - Miss_Revenge
5 - _NeMeSiS_



Lady_Jeevas Ma no, poverino pensate tutti male di lui xD Voleva solo stressare un po’, per non smentire la sua fama di bellissimo bastardo. Eh già, devo ancora pensare al modo in cui Mello si vendicherà, perché lo farà di certo ù.ù Grassieee, mi raccomando se per puro caso sgarro, ramazzami per bene. Al prossima recensione tesora, un bacio!

zeldaXroy No no non lo faccio, promesso!^^ Davvero? lol Beh… ecco, diciamo che io sono un po’ come Mello, mi piace avere voti alti. Che poi in realtà non è nemmeno così, il fatto è che se non studio poi il mio cervello si fa venire i rimorsi e non mi fa dormire ù.ù Stupido cervello, mi servirebbe il manuale di brain stop, allora si che gliela farei vedere io! Fammi sapere che te ne pare di questo nuovo capitolo! Kiss

the vampire girl Allora? Com’è rispetto alla tua aspettativa? No, giuro, vivi e vegeti fino alla fine! Ecco, lei non lo sa… e nemmeno io lo so xD questa storia non ha pairing, anche se al momento ce l’ha, si insomma, boh O.o Devo ponderarci su. No vedrai che poi Near lo faccio riscattare, ti dedicherò un bel capitolo tutto sui pensieri di Near, promesso!^^ Ho aggiornato presto hai visto? Voglio il regalino >.>

Lucia_Elric Lucy! ^^ Allora? Che ne dici di questo capitolo? Mi raccomando eh, regalino che me lo merito! Mello!*.* Visto? Ti ho fatto rimorchiare, proprio come promesso. Volevo farti presente che non sono una tua sottoposta, e non mi paghi proprio un bel niente, quindi cuccia! Ù.ù Allora… chi di voi due si fa impacchettare per venire qui? Matt? *Q* Giusto per puro spirito di informazione casa mia contiene: 2 xbox360, playstation 3, 3 Nintendo DSI,la wii e 2 psp. (è la verità, sono i lati positivi di vivere con due ragazzi e una maniaca di Nintendo) Allora ci vieni? Io me la cavo con i videogiochi sai? Possiamo giocare quanto ti pare, a patto che prima ti liberi dei miei coinquilini, ma non è un problema per te no? Anche io vi mando tanti baciottoli <3 ma di più a Lucy, perché mi tratta meglio

Ritsuka96Va bene tesora, graziata sia. Allora che te ne pare? Finalmente è successo. Eh eh si in effetti l’ho fatto finire in maniera un po’ ambigua, ma giuro che non sono partita con cattive intenzioni, volevo solo farli litigare a sangue ù.ù Ma poi visto che tutte aspettavate qualcosa degno di Mello, ecco fatto^^ Un kiss

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Capitolo 7
*** INTELLIGENZA ***


INTELLIGENZA

Mi svegliai verso le tre di mattina, attirata dall’arrivo di Matt.
Lo guardai mentre silenziosamente si toglieva la maglietta, indecisa se parlare oppure no. Si avvicinò a me, felino. Chiusi gli occhi di scatto, sperando che il cuore non mi tradisse.
Sentii la sua mano carezzarmi il viso, leggera, per poi sfilarmi una cuffietta, che aveva resistito ai miei rigiri notturni. Aprii appena gli occhi, incuriosita.
Spense l’i-pod, allungandosi sopra di me per posarlo sul comodino. A volte mi chiedevo se Matt non fingesse spudoratamente. Era così dolce, così diverso da Mello… eppure molti avevano paura di lui, una paura che può suscitare solo una persona crudele.
Ma, più lo osservavo, più mi convincevo che uno come lui non potesse nuocere a nessuno. Come potevano quelle mani, dal tocco così delicato, essere portatrici di dolore?
“Matt” sussurrai.
Lui voltò la testa nella mia direzione “Scusa, ti ho svegliata”
Sfoderai un sorriso, ma fu immediatamente inghiottito dall’oscurità della stanza. “Non importa” lo rassicurai, lo stomaco contorto, inspiegabilmente.
Perché mi sentivo così… agitata?
Lui si portò al mio fianco, attirandomi fra le sue braccia, come faceva spesso, circondandomi col suo calore.
Chiusi nuovamente gli occhi, respirando a fondo il suo profumo. Era così familiare… mi sconcertava.
Li conoscevo da così poco, sapevo così poco di loro… eppure sarei morta, per loro.
“Sei uscita con Mello alla fine?” chiese tranquillo, con una lieve nota di interesse.
Scossi la testa, ma mi resi conto che non poteva vederlo. “No, ho preferito salire in camera a riposare” mentii, simulando indifferenza. Sentii il letto cigolare, e poco dopo le sue labbra setose sulle mie. Mi strinsi maggiormente a lui, insinuando una gamba fra le sue, portandomi leggermente in avanti. Mi afferrò la nuca, avvicinando il collo alle labbra, posandocele lentamente. Un brivido mi sfrecciò lungo la spina dorsale, delizioso. Gemetti appena quando sentii la sua lingua carezzarmi la giugulare, lenta.
Il mio cuore galoppava folle, dolorosamente, e senza rendermene conto mi ritrovai sopra di lui.
“Matt…” ansimai, accaldata e confusa.
“Mi faccio perdonare” spiegò lui, provocante, la voce bassa e roca, mentre si metteva seduto, inducendomi a sedermi su di lui.
Mi baciò lentamente, mentre con noncuranza mi sfilava la camicia da notte.
Rimasi così su di lui, totalmente rapita dai suoi baci dolci, lenti, terribilmente eccitanti. Le mie mani si mossero verso i suoi capelli, prive di controllo, scompigliandoli con energia.
“Matt…” non riuscivo a dire altro, non trovavo le parole per esprimere ciò che provavo, mi limitavo a ripetere il suo nome, come se ne fosse dipesa la mia stessa vita.
“Ambra…”
La sua voce assunse un timbro caldo, intimo, mentre con delicatezza mi stendeva sul letto, posizionandosi sopra di me.
Mi baciò la fronte, delicatamente, il naso, la guancia, il collo… mentre le sue mani si muovevano languide sul mio corpo.
Mugugnai di approvazione ed impazienza, mordendogli piano le labbra.
“No, non ancora…”
Sospirai, delusa. Lui rise flebilmente, divertito “ma possiamo sempre fare dell’altro” mi sussurrò lussurioso, soffiandomi sul collo.
Rabbrividii, mentre la sua mano scendeva lenta sul mio basso ventre, insinuandosi sotto la stoffa, adagio, provocandomi come una scarica che si diffondeva in tutto il corpo.
Sentivo le sue dita muoversi ritmicamente su di me, la sua eccitazione che sfregava contro la mia coscia. La sfiorai con la punta delle dita e lui gemette, bagnandosi un poco.
Incoraggiata dalla sua reazione la afferrai, iniziando a muovere lentamente su e giù. Era come una danza, un vortice, che andava crescendo in maniera proporzionale al nostro piacere. Ci volle poco prima di perdere del tutto il controllo. Matt mi baciava senza sosta le labbra, il collo, le guance, mentre l’altra mano mi carezzava un po’ ovunque.
Venni poco dopo, seguita da lui.
Si sdraiò al mio fianco, stringendomi a sé. “Allora, sono perdonato?” chiese fintamente innocente.
Non risposi, posando il capo sul suo petto, addormentandomi poco dopo, cullata dalle sue carezze.
La mattina mi svegliai decisa a parlare con Mello. Non sapevo nemmeno se fosse ancora arrabbiato con me per la storia di Near oppure no. Prima, però, decisi che era meglio farsi una doccia.
Uscii dal bagno sfregandomi i capelli bagnati, guardando Matt, che gambe incrociate sul letto, leggeva il giornale.
“Matt… secondo te se vado da Mello per parlargli, mi prende a calci?” chiesi apprensivamente.
Lui rise “Non ti prenderebbe mai a calci, ma c’è la probabilità che ti sbatta la porta in faccia senza darti il tempo di parlare”
“E quanto è alta la probabilità?” chiesi tesa.
Lui assunse un aria pensierosa. “A giudicare dai fatti, direi del 20%. Se fosse stato arrabbiato, non ti avrebbe lasciata sola ieri sera”
Sospirai, visibilmente sollevata. In effetti era vero…
Lo guardai, decisa. “Basta ci vado” dichiarai, avanzando a passi svelti verso la porta.
Matt incrinò le labbra in un ghigno beffardo “Buona fortuna”
Non risposi, ero già fuori dalla porta. Un passo, due…
Fantastico, ora dovevo solo bussare. Fissai la porta, incantata, la mano sospesa a pugno a pochi centimetri da essa.
Non potevo farmi prendere dal panico! Stavo facendo la bambina. Riservai al legno uno sguardo torvo, contrariata dalla mia titubanza. Presi coraggio e bussai, trattenendo il respiro nell’attesa.
Non ebbi risposta. Bussai nuovamente, ma ancora non ottenni risposta. Con passo felpato mi diressi in camera del biondino.
Ronfava bellamente, occupando quasi tutto il letto. Mi avvicinai, il letto sotto il mio peso cigolò ma lui non si scompose minimamente. Lo affiancai, sporgendomi in avanti.
“Mello” chiamai piano.
Lui si scostò bruscamente,biascicando qualcosa, ma non si svegliò. Ripetei l’operazione più volte finché non aprì gli occhi intontito.
Mi afferrò per le braccia, ribaltando la situazione “Sei nei guai” mi avvisò serio,mentre mi sovrastava con tutto il suo corpo. Non si era accorto che ero io.
Risi. “Ah si? Mi arresti per violazione del sonno?”
Lui spalancò impercettibilmente gli occhi, poi ghignò,criptico. “Spero tu abbia un buon motivo per avermi svegliato” sentenziò, la voce divertita.
Boccheggiai. “Beh…sì. Non volevo farti arrabbiare, e ad essere sincera non facevo i salti di gioia all’idea di chiamare Near, ma dovevo sapere”
Lui puntò i suoi occhi nei miei, afferrandomi il mento con la mano sinistra, carezzandomi le labbra con il pollice. Avvampai, distogliendo lo sguardo.
“Sei dannatamente bella lo sai?” chiese sensuale.
Non risposi, deglutendo. Questo suscitò in lui un risolino divertito. “E’ frustrante dover fare il bravo”
“Io non ti ho chiesto di fare il bravo” mi morsi la lingua, chiedendomi se ero veramente impazzita o se ero semplicemente diventata scema.
Lui parve stupito, poi riacquistò la sua aria spavalda. “No, ma è meglio così, almeno per un paio di giorni”
Mi chiesi se si mettessero d’accordo o se fossero telepatici, perché ogni volta mi ritrovavo ad ascoltare gli stessi discorsi.
Sospirai. “Mello usciamo a fare due passi?” chiesi supplicante.
Lui parve riflettere. “Vestiti” mi disse poi, scostandosi.

Camminavamo tranquilli, in apparenza come una normalissima coppia. “Mello posso chiederti una cosa?”
“Dipende” rispose lui, vago.
“Posso sapere perché tu e Near vi odiate tanto?”
“Perché non sopporto il suo carattere da spocchioso ed asociale, e perché non sopporto il fatto che mi superi sempre in tutto”
“Ma siete cresciuti insieme, devi volergli almeno un po’ di bene” tentai, speranzosa.
“Tsk, mi è totalmente indifferente. Per quel che mi riguarda la sua vita potrebbe spegnersi anche in questo stesso istante”
“Dio come sei cinico” borbottai, fintamente arrabbiata “si può sapere cosa ti rende così?”
“La vita è cinica, ed io non sono ipocrita”
“Mello voler bene a qualcuno o mostrarsi umani non è essere ipocriti” gli feci notare, saccente.
“Hai fame?” chiese, ignorando il mio commento.
“Un po’” ammisi, probabilmente aveva sentito il mio stomaco borbottare.
“Allora fermiamoci a quel bar” disse, indicandolo. “così almeno mangerai qualcosa. Non ci tengo a doverti portare all’ospedale, mi causerebbe parecchie seccature”
“Oh, ma che gentile, grazie” dissi sarcastica. Stavo mangiando il mio toast, tranquillamente, finché qualcuno non mi afferrò da dietro, stringendomi forte. Per lo spavento e lo stupore mi si bloccò un boccone in gola, ed iniziai a tossire rumorosamente.
“Ambra!” mi sentii strillare nell’orecchio.
Avrei riconosciuto quella voce ovunque. “Alice, mi stai strozzando” le feci presente, mentre con fatica cercavo di cacciare giù il boccone assassino. Lei si scostò ed io afferrai l’acqua, vuotando il bicchiere.
“Scusa” disse, ridacchiando, poi la sua attenzione si rivolse a Mello.
“Finalmente ti sei fatta un ragazzo, era ora!” esclamò, guadagnandosi un occhiataccia da parte mia “mi sembrava strano che con tutti quei bei ragazzi che ti venivano dietro non ce ne fosse nemmeno uno che facesse al caso tuo”
“Alice!” sbottai, già esasperata. Non sopportavo quella ragazza, a scuola mi si era appiccicata come una cozza e non ero più riuscita a levarmela dai piedi.
“E’ carino” constatò, lanciandogli un occhiata languida. Sospirai, non ne potevo già più.
“Così hai abbandonato l’università” mi disse poi, distogliendo lo sguardo da Mihael, che a giudicare dalla sua faccia, non apprezzava le mie amicizie.
Sussultò. Non sapeva che frequentassi l’università, non gliene avevo mai parlato. Anzi, in effetti nemmeno lui sapeva nulla di me, escluso il mio nome.
“Si…” telegrafai, sperando capisse che non ero in vena di fare conversazione, specialmente di parlare di quello.
“I professori sono disperati, eri la loro perla” mi sfotté.
Feci una smorfia. “Ah ah ah”
“Dico davvero, il professor Layton voleva un tuo recapito, ha detto che sei una mente sottratta alla scienza”
“Eh l’umanità sopravvivrà a questa perdita” dissi con fare tragico.
Lei rise e Mello ghignò, divertito. Wow ero riuscita a divertirlo con il mio sottile humour, un punto per me!
“Magari avresti trovato la cura contro il cancro” buttò li lei, pensierosa.
“Che facoltà frequentavi?” chiese improvvisamente Mello.
Lo guardai intensamente, stupita.
“Ne frequentava tre. Ma come Ambra, non glielo hai detto?” chiese Alice stupita, e anche un po’ ammonitrice.
Arrossii, distogliendo lo sguardo. “Ci frequentiamo da poco tempo” mi giustificai.
Questo la quietò, ma non ebbi altrettanta fortuna per il biondino di fronte a me. “Tre” affermò pacato. “Devi essere parecchio in gamba…” sembrava un complimento apparentemente, ma io lo conoscevo abbastanza da cogliere la nota di accusa nella sua voce bella e profonda.
“Niente di ché” farfugliai, abbassando lo sguardo.
“Non fare la modesta! All’università la conoscono tutti, è la migliore. Sei fortunato sai? Una ragazza che sia così bella e anche così intelligente non la si trova facilmente” disse, facendo l’occhiolino e Mello, che mi osservava attento, in attesa che sputassi il rospo, più accigliato di prima.
Maledetta Alice… ma perché non evaporava?!
“Ecco, mi piace imparare tutto qui. E mi riesce facile.” Spiegai spiccia. “Alice è stato un piacere incontrarti, ma adesso dobbiamo proprio andare” dissi, alzandomi. Aveva già fatto troppi danni, restare sarebbe equivalso ad un suicidio.
Mello si alzò a sua volta, senza protestare. Gliene fui grata, perché poteva benissimo infierire.
“Arrivederci Alice” disse educatamente, in tono strascicato.
“Ciao…” la bionda esitò, fissandolo in attesa.
“Mello” si presentò, senza porgere la mano.
“Ciao Mello” ripeté sorridente, poi si rivolse a me “A presto Ambra, e complimenti hai davvero un buon gusto”
Arrossii,smaniosa di uscire dal locale. “A presto Alice” farfugliai di fretta, per poi fiondarmi fuori. Forse non avrei dovuto avere tanta fretta di uscire, perché adesso ero costretta ad affrontare Mihael.
“Perché non mi hai detto dell’università?” chiese pacato.
“Perché non pensavo ti interessasse. Ci sono tante cose che non sai di me” Era la verità. Non credevo gli potesse importare qualcosa di quello che facevo e che mi piaceva fare.
“Tipo?” domandò curioso. Non era arrabbiato e la cosa mi sorprese. Ogni giorno scoprivo un lato di lui diverso, che mi sbalordiva completamente. Credevo mi avesse sbraitato contro e invece era solo curioso, nient’altro.
“Boh, non sai nulla di me. Marcus mi lasciava libera di fare ciò che volevo, bastava che prima facessi ciò che mi ordinava di fare”
“Che facoltà frequentavi?” chiese ancora.
“Medicina, Psicologia Criminale e Letteratura”
“Facoltà non molto semplici” forse era la mia immaginazione, ma c’era un non so che di mellifluo, in quella frase.
“Stimolanti” lo corressi, ed improvvisamente mi venne la smania di andarmene.
“E cos’altro c’è che non so di te?” volle informarsi.
Risi, divertita e un po’ esasperata. “Tutto” dissi, come se fosse ovvio.
Lui si fermò, sedendosi su una panchina e facendomi cenno di sedermi vicino a lui, ghignando.
“Abbiamo tempo… racconta”
Inarcai un sopracciglio, diffidente, ma mi sedetti. “Beh…” inizia, laconica.
“Perché hai scelto quelle facoltà?”
“Ehm… medicina perché mi piace aiutare le persone, psicologia criminale perché mi piace analizzare le mosse e i gesti dei criminali e perché vorrei riuscire a capire cosa spinge una persona ad ucciderne un'altra, letteratura perché mi affascina, e poi perché amo leggere”
“Cosa leggi?” lo guardai, quasi spaventata da quel Mello strano, sembrava avesse in mente qualcosa, e che le mie rivelazioni lo stessero aiutando ad attuarlo.
Lui mi squadrò. “Che c’è?” chiese calmo.
“Perché mi fai tutte queste domande?” domandai melliflua, sulla difensiva.
Lui sfoggiò uno dei suoi meravigliosi sorrisi sghembi “Perché mi interessa sapere cosa ti piace” la sua espressione non era per niente rassicurante.
“Mhh…”
“Ma se non vuoi parlarne non importa” aggiunse svelto, affabile.
“No! Cioè… non credevo potesse importarti qualcosa di ciò che mi piace fare…”
Lui non si scompose, osservandomi serio “Si invece, sei interessante. La tua amica ha ragione, non capita spesso di trovare una ragazza bella ed intelligente, lei ne è la prova”
“Mello!” lo rimproverai, infondo era comunque una mia amica.
Lui non reagì, in attesa. Sospirai “Leggo di tutto,dai classici ai fantasy, tutto quello che trovo”
“Anche a me piace leggere”
Chi l’avrebbe detto… lo guardai, stupita. “E cosa leggi?” chiesi.
Lui ghignò “Di tutto”
Sorrisi, avvicinandomi un poco, più a mio agio.
“E cos’altro fai?”
“Canto”
“Canti?”
Annuii sorridente “E suono il pianoforte.”
“Beh non si può certo dire che tu sia una persona priva di interessi”
Risi “Già, sono iperattiva, odio stare ferma”
“Ecco perché sei sempre così nervosa”
Era proprio quello il punto, stare segregata in quelle quattro mura mi dava sui nervi, indescrivibilmente.
“Quando torniamo voglio che tu faccia un test. E’ per una mia curiosità”
Esitai, ma poi acconsentii “Va bene…”
“E cos’altro ti piace?” continuò poi, posando piano la schiena contro la panchina.
Sembrava divertirsi nel pormi quella domanda, perché aveva intuito quanto poco mi piacesse parlare di me.
“Mi piace… la montagna. Ma ci sono stata solo una volta, per degli affari di Marcus”
“Non deve essere stato facile crescere con lui” affermò piatto.
Ecco che toccava un tasto doloroso, inevitabilmente. “Già… se sapessi quante volte ho provato a scappare… ho provato anche ad uccidermi, una volta” confessai, pentendomene subito.
Lui sussultò, puntando i suoi occhi zaffiro su di me.
“Ero disperata, non riuscivo a liberarmi di lui, e non sopportavo di fare quello che mi ordinava. Mi ha costretta a fare cose orribili” rabbrividii, inconsciamente.
Lui mi cinse la vita, tirandomi verso di sé, baciandomi lentamente, quasi carezzandomi le labbra.
“Però se non fosse stato per Marcus non ci saremmo mai conosciuti” mi fece presente.
“Veramente ti ho conosciuto grazie a Near” precisai.
Lui fece un espressione indifferente, contrariato. “Dopo quel giorno non mi avresti mai più rivisto”
Già… Marcus mi aveva fatto un favore dopotutto.
“Avresti potuto facilmente liberarti di lui, se davvero avessi voluto” mi disse improvvisamente, meditabondo.
“Già, ma i miei piani migliori erano tutti inattuabili, e poi ad essere sincera avevo troppa paura delle conseguenze di un mio eventuale fallimento” spiegai, ricordando le mille sere passate ad escogitare raggiri vari per scappare. “E tu mi dici perché hai scelto una vita del genere?” chiesi interessata.
“Perché mi serviva potere, mi serviva un mezzo per giocare ad armi pari con Near”
Sussultai. Tutto per puro, dannato orgoglio?! Non potevo crederlo…
“E non rimpiangi mai una vita normale?”
“No. Non ho mai avuto una vita normale, quindi non ne sento la mancanza”
“Io la vorrei una vita normale” dichiarai “Vorrei potermi costruire una famiglia, avere una casa, un lavoro… si, insomma, le cose ovvie”
Lui ghignò strafottente “Si ti ci vedo come giovane donna in carriera, felicemente sposata e madre modello”
Gonfiai le guancie, indispettita. “A volte sei proprio stronzo”
“Lo so. Mi viene naturale” disse, quasi con orgoglio.
Improvvisamente mi venne in mente Mello alle prese con un eventuale pargolo e scoppiai a ridere, divertita.
“Cosa ridi?” chiese, inarcando le sopracciglia. Io non risposi, mentre una risata violenta si impadroniva di me, incessante. Era troppo buffa come scena, non ce lo vedevo proprio.
Lui mi afferrò, portandomi di peso sopra di lui “Cosa trovi così divertente?” chiese indispettito.
“Tu… papà” esalai tra le risate, portandomi una mano sulla pancia, che protestava per lo spasmo.
Lui spalancò gli occhi, poi si arrabbiò. “Smettila, come ti vengono in mente certe stupidaggini?! Sicuramente lo soffocherei dopo due minuti, odio i mocciosi”
Lo guardai, sforzandomi di darmi un contegno. “Ma dai, sono così dolci i bambini, pensa che carino un piccolo Mello che gattona per casa, tutto sporco di cioccolato!” ripresi a ridere, questa volta contenuta.
Lui parve riflettere sull’eventualità, poi scrollò la testa, scocciato. “Ambra tu voli troppo con la fantasia” mi rimproverò.
Se avesse saputo cosa elaborava la mia mente deviata, a volte…
Mi corrucciai, fintamente offesa. “Bene, se non vuoi bimbi niente da fare. Vorrà dire che mi sposerò con Matt, e sfornerò tanti piccoli maniaci dei videogame” scherzai, fingendomi seria.
Fu lui a ridere, sinceramente divertito. “Non credo che Matt sia in grado di crescere dei figli, potrebbero anche finire dentro la lavatrice che non se ne accorgerebbe, troppo impegnato a friggere il suo cervello davanti a quel stupido affare”
Voltai la testa di lato, con aria di sufficienza. “Non è vero! Sei solo invidioso, appena torniamo glielo chiedo”
Lui ghignò, poi, avvicinandomi un poco mi baciò il collo, piano. “E’ meglio restare soli, con i mocciosi tra i piedi certe cose non si possono fare” mi soffiò nell’orecchio, furbamente.
Rabbrividii, inclinando il collo per concedergli maggiore spazio. Lui mi morse piano, facendomi sussultare. Mi voltai, sfregando le mie labbra sulle sue, circondandogli il collo con le braccia. Mi mordicchiò il labbro inferiore, lentamente, ed io gemetti piano, pressando le mie labbra sulle sue.
“Andiamo a casa” disse, scostandosi appena, giusto lo spazio sufficiente per farsi capire.
Sospirai, accaldata “Ok” dissi, alzandomi, aspettando che mi facesse strada.
Era stata un uscita strana, improvvisamente mi tornarono in mente le parole di Matt, quando mi disse che conoscendolo meglio avrei capito che non era come voleva apparire.
Quando arrivammo mi fiondai da Mail, per renderlo partecipe dei miei progetti famigliari.
“Matt!” chiamai, spalancando la porta della camera.
Lui era seduto sul letto, che giocava con l’xbox360. Mi rivolse un rapido sguardo, sorridendo. “Metti in pausa, ti devo chiedere una cosa” dissi in tono solenne, seguita da Mello che già se la rideva sotto i baffi.
Lui mise in pausa, incuriosito. Mi avvicinai, sedendomi fra le sue gambe. “Vero che tu lo vorresti un figlio da me?”
Lui mi guardò scioccato, per poi lanciare un breve sguardo a Mello, interrogativo. “Beh… se volessi un figlio vorrei che avesse una madre come te”
“Visto” dissi soddisfatta al biondino “Sposerò Matt”
“Sposarmi?” chiese lui, adesso divertito.
“Non vuoi fare di me tua moglie?” chiesi sfoggiando un sorriso da oscar.
“Oh cristo” imprecò Mello, divertito.
Matt rise, abbracciandomi forte. Ricambiai, pensando che in effetti non sarebbe stato male, ma fu un pensiero passeggero, che svanì immediatamente.
Mello si alzò, sparendo oltre la soglia, senza parlare. Tornò dopo qualche secondo, con un plico in mano ed una penna nell’altro.
“Tò, compilalo. Matt vieni di la, mi serve il tuo aiuto”
Mail nel vedere il modulo emise un sibilo stupito, voltandosi per fissare l’amico confuso. Questi ammiccò, facendogli cenno di seguirlo.
“Test d’ammissione alla Wammy’s House? Cosa sarebbe?”chiesi, ma quando alzai lo sguardo ero già sola.
Scrollai le spalle, accingendomi a compilare il modulo.
Ci misi un oretta a completarlo tutto, ma alcune cose erano semplicemente incomprensibili per me, e le lasciai in bianco.
Scesi dal letto, diretta al piano sottostante per consegnare il modulo a Mello. Questi non appena glielo diedi si mise subito ad osservarlo, attento.
“Cos’è la Wammy’s House?” chiesi, e lui mi fece cenno di star zitta con la mano. Anche Matt gi si era affiancato e scrutava il foglio, scorrendo lo sguardo sulle mie risposte. Più pagine sfogliavano più la loro espressione si faceva incredula, quasi scioccata.
“Non ci posso credere” sussurrò Matt, scioccato. “possibile che Roger se la sia fatta scappare? Pensavo avesse l’elenco di quelli come noi in tutto il mondo quello lì”
Mello ghignò “Se lo sapesse gli verrebbe un infarto. Probabilmente…”
“Ehiii” scimmiottavo su e giù sventolando le braccia. “Potrei avere delle spiegazioni? Grazie”
Mihael mi guardò serio. “Ti riesce facile imparare eh? Sai cosa hai appena compilato?”
Mi accigliai “No Mello, non lo so. E mi piacerebbe tanto saperlo”
“E’ un test per entrare in un istituto di bambini prodigio, lo stesso istituto da cui veniamo io, Near e Matt”
Spalancai la bocca, ma il suo sguardo si acuì “Pare proprio che io e te ce la giochiamo ad armi pari…domanda più domanda meno.”
“Cioè?” chiesi confusa.
“Marcus lo sa che il tuo quoziente intellettivo è superiore alla norma?”domandò il biondino, ignorando la mia domanda
Scrollai le spalle. “Sa che non sono una stupida”
Matt rise “No di certo.” Mi guardava strano, come se mi vedesse per la prima volta, sul viso ancora un retrogusto di stupore.
“E Near lo sa?” chiese poi.
“No. A parte il fatto che non mi ritengo così intelligente, non è la prima cosa che dico quando incontro qualcuno, solitamente mi limito a presentarmi”
“Fai poco la spiritosa, ci hai mentito” sentenziò severo.
“Mentito? Non sapevo di essere così intelligente! E per quanto riguarda l’università…”
“Università?” fece eco Matt, che non ci stava capendo nulla.
Sbottai, esasperata. “Si, università! La frequentavo ok, ma nessuno mi ha mai chiesto un accidenti di niente su me stessa. Nemmeno io so cosa facevate prima di incontrare me no?!”
“Si ma dovevi dirmi che eri una candidata al premio nobel per la scienza, ti pare?” fece sarcastico.
“Alice esagera, sempre”
“Alice?” l’espressione di Mail era adorabile, mi sforzai di non scoppiare a ridere.
“Fatti spiegare da Mello, io vado a farmi una doccia” dichiarai. Era l’unico posto dove non poteva seguirmi, il bagno.
“Perché tanta fretta?” domandò insinuante.
“Perché mi stai innervosendo, e parecchio. Ne stai facendo un affare di stato, non è colpa mia se sono intelligente!” esclamai arrabbiata.
“Non ho detto questo” lui era pacato, esattamente il mio opposto. Quando litigavamo i nostri ruoli si invertivano, inspiegabilmente.
Avrei giurato che lo facesse apposta. “sembra quasi che tu sia spaventata, per questo”
Colpita…
“Niente affatto, Freud. Solo non lo ritengo così importante. C’è un sacco di gente intelligente al mondo”
“Ma tu lo sei di più, tu sei come me, come noi. E dato che hai frequentato psicologia criminale ci sei utile per risolvere il caso”
Lo guardai scioccata. “Non avevi detto che non dovevo entrarci, in questa storia?”
“Ho cambiato idea”


Eccomi qui con un nuovo capitolo!^^
Gli altarini si scoprono, e adesso tutto si complica. Scusate se ci ho messo un po’ ma questo capitolo proprio non riuscivo a buttarlo giù.
Ringrazio come sempre coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:
1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - gemi_girl
5 - Lady_Jeevas
6 - Lucia_Elric
7 - PrinzexKikka
8 - Ritsuka96
9 - Sasori_Akatsuki
10 - zeldaXroy
11 - _NeMeSiS_
E anche coloro che hanno inserito la storia nelle seguite:
1 - gemi_girl
2 - ila_sabaku
3 - Kicchina
4 - Miss_Revenge
5 - _NeMeSiS_


Lucia_Elric Ma no tesoro, poi come faccio senza di te che mi assecondi nelle scemenze che scrivo! Però sei crudele, tra amiche ci si dividono le cose T.T Già devo ancora pensare a come far succedere la cosa tra i due, perché al momento non ho l’ispirazione adatta, e non verrebbe bene. Certo che ti li rimando i baciottoli <3, e te li rimando di nuovo, anche se sei cattiva >.> Invece, per quanto riguarda voi due, peggio per voi ù.ù Dato che non avete mosso proteste, vorrà dire che farò venire qui Near, me lo bacerò, lo coccolerò, giocheremo insieme ai videogiochi e ci abbuffiamo di cioccolato >:* E tu Mello non marciarci troppo capito?! Senza di te la fic non sarebbe più la stessa, ma continuerebbe sicuramente, quindi attento a ciò che dici ù.ù Comunque sarebbe meglio che tu metta a freno i tuoi istinti O.o mi inquieti. Lucy scusa se ci ho messo un po’, ma mi era venuto un blocco, a presto tesora! <3

zeldaXroy Grazie mille per i complimenti, ne sono davvero contenta. Shhhhhh! Che se si accorge di avere anche solo il minimo appoggio, ogni volta che mi fa arrabbiare e tengo i musi (il mio metodo migliore è lo sciopero del silenzio)poi mi dice: di che ti lamenti, ti rendo creativa ù.ù
Ne sarebbe capace *,…,* Esame di maturità T.T Non ricordarmelo, il solo pensiero… brrrrrrr. Si Mello farebbe impazzire anche la ragazza più pacata, calma e timidosa di questo mondo! xD Attendo il tuo verdetto, un bacione^^

the vampire girl xD Non mi morire salassata per favore. No, sarebbe troppo incongruente con la storia, però mi stai facendo frullare per la testa una nuova ficcy O.o Chissà magari la scrivo xD Comunque dai nei prossimi capitoli Near sarà molto più presente, farò del mio meglio ^^ Un bacio

_NeMeSiS_ Ma no tranquilla^^ Invece sono felice che alla fine hai recensito, meglio tardi che mai. Beh, pensa io che ste cose me le invento xD Peccato che in comune con la protagonista io abbia solo il nome T.T Mi fa piacere che ti piaccia il mio modo di interpretare i personaggi, sai avevo paura di renderli OOC, perché in fin dei conti non so molto su dn, ho visto solo l’anime e letto un po’ del manga.^^ No no non li faccio morire, ormai ho giurato, tranquilla. Spero continuerai a recensire, un bacione!

Ritsuka96 Sai, me lo sono chiesta tante volte, e sono giunta ad una conclusione. Si inventano personaggi del genere, per ricordarci quanto la realtà sia uno schifo xD Che poi fosse solo figo… dove lo trovi uno così sexy, e anche così intelligente? Giusto in un fumetto T.T Povere noi… Che ne dici di questo chappy? Aspetto un parere ^^

Lady_Jeevas Allora? E’ inutile che cerchi di spillarmi anticipi, sono una tomba, dimmi se ne è valsa la pena. Ù.ù Tanto tra un po’ ti chiamo, ciao tesoro!

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Capitolo 8
*** CHIARIMENTI ***


CHIARIMENTI

Lo fissai come fosse un povero psicopatico, interdetta. Lui afferrò una barretta di cioccolata, scartandola.
“Sai Matt, Ambra è una cantante provetta” buttò li, indifferentemente.
Ammutolii, sapevo che avrebbe usato le informazioni ottenute nel pomeriggio contro di me, era troppo strano che non me la facesse pagare per averlo soggiogato.
“Davvero?” chiese il rosso, stupito.
“Cantaci una canzone” Mello puntò i suoi occhi zaffiro su di me, sembrava tanto un ordine.
“Non sono una intrattenitrice, se hai voglia di sentire una canzone accendi la radio” ero indispettita, e nervosa.
“Ma io voglio sentire la TUA voce.” Il suo sguardo mi diede i brividi, così come la sua voce.
“Anche volendo non ho ne una chitarra ne un p…”
Mi sventolò la chitarra davanti agli occhi, in un ghigno furbo. Aveva calcolato tutto….
Gliela strappai di mano, rabbiosa, intonando la prima canzone che mi passava per la testa.
Guardai Matt, che mi sorrise ampiamente, poi il biondino che sogghignava. Sospirai, mi era mancato cantare, da morire. Riposi la chitarra e mi sedetti sul divano, scompostamente.
“Non ho intenzione di collaborare a questo caso. E’ una follia, ed io ci tengo alla mia vita” aggiunsi poi, con veemenza.
“Non ho chiesto il tuo parere” mi fece presente Mello, inflessibile.
Lo guardai in tralice. “Beh, dovresti, visto che la vita è la mia!” esclamai.
“Mello” intervenne Matt, per evitare che l’amico controbattesse.
“Invece di rifugiarti dietro il buonsenso perché non ammetti che non ne sei in grado…” continuò, incurante dell’ammonimento del compagno, in un ghigno criptico.
Il mio cipiglio si inalberò “Scusa?” sbottai, se il mio sguardo avesse potuto incenerire, Mello sarebbe diventato un graziosissimo mucchietto di polvere. “Sono perfettamente all’altezza di risolvere questo caso!”
“Allora dimostralo”
Mi alzai “Se collaboro al caso, voglio essere informata di TUTTO, altrimenti non se ne fa niente” enfatizzai, perché non avevo alcuna intenzione di farmi asservire dal biondino.
“D’accordo” concesse, atono, mentre un ghigno soddisfatto aleggiava sul suo volto.
“Quindi risponderai alle mie domande adesso?” aggiunsi pacata.
Lui annuì, fissandomi intensamente. “La Wammy’s House è un istituto per bambini prodigio, giusto?”
“Si. I bambini con particolare intelligenza e capacità di deduzione vengono addestrati ad essere detective”
“E L era il numero uno, finché non è stato ucciso da Kira, che è un suo collaboratore. Voglio sapere il suo nome”
“No” impose, veemente.
“Allora niente da fare, non ha senso tentare di risolvere un caso se non conosco il nome del principale sospettato”
Lui si mosse sul divano, a disagio, visibilmente teso. “Light Yagami, figlio di un membro della squadra di polizia incaricata del caso Kira”
Sorrisi appena, soddisfatta di avergli fatto vuotare il sacco con tanta facilità.
“E questo Light, supponendo sia Kira, possiede un Death note, donatogli da uno Shinigami”
“Così pare…” incatenò il mio sguardo al suo, serio.
“Wow, se non me lo stessi confermando, penserei ad una balla televisiva per coprire qualcosa di molto umano e deplorevole.”
“Ambra… è una cosa seria. La gente coinvolta sta morendo una dopo l’altra, come mosche” si intromise Matt, che fino a quel momento era rimasto zitto, imperscrutabile, gli occhi celati dagli occhiali.
“Ragion per cui dovremmo tirarcene fuori finché siamo in tempo” gli feci notare, mortalmente seria.
“Ma non lo faremo, perché se c’è qualcuno in grado di fermare questo pazzo, quelli siamo noi” mi contraddisse Mello.
“Near compreso” aggiunsi, incaponendomi.
“Purtroppo si, Near compreso” ammise, con avversione malcelata.
Sospirai. “Near è in contatto con Light… voi?” chiesi, perforandoli con lo sguardo, sospettosa.
“No.” Lo disse fissandomi dritta negli occhi, e non scorsi nessun inflessione traditrice nella sua voce. Era sincero.
“Io posso entrare in contatto con lui” affermai, decisa.
“Non se ne parla” lo dissero in perfetto sincrono, perentori.
“Io non sono schedata dalla polizia, e non ho un passato, ne un cognome, forse nemmeno un nome. Sono quella più immune al quaderno, e quella che da meno nell’occhio. Non so se l’avete notato, ma siete un tantino…” presi tempo, cercando la parola adatta per definirli “eccentrici”
Mello sembrò riflettere sulle mie parole, meditabondo, Matt era visibilmente contrariato. “E’ comunque troppo rischioso” sputò fuori, severo.
“Matt ha ragione, non pensarci nemmeno”
Sospirai, erano davvero testardi. “Allora lasciatemi parlare con Near, lui non mi negherà le informazioni di cui è in possesso”
“Si, invece. Perché pensa che sia pericoloso rivelartele, e perché non è a conoscenza del fatto che tu non sia solo una povera, sciocca ragazzina” disse Mello, con una strana inclinazione nella voce vellutata.
“Allora gli dirò la verità” proposi
“Non ti crederà”controbatté.
“Gli dirò di mettermi alla prova”
“Matt, tu che dici?” chiese all’amico, dopo aver riflettuto alcuni istanti.
“Per me non c’è problema, per quanto riguarda Near” precisò, il suo viso fisso su di me.
“Allora è deciso. Domani andrò a parlare con lui” dichiarai, ferma.
Il discorso era concluso. Matt accese la sua psp, e Mello si scartò una barretta di cioccolata. Io invece, iniziavo a farmi venire i rimorsi. Adesso c’ero dentro fino al collo. Complimenti al mio orgoglio spudorato ed incosciente!
Mi massaggiai le tempie. Sentivo la testa scoppiare… adesso che ci pensavo la mia idea non era affatto male.
Agli occhi di Light potevo apparire come una semplice studentessa… se avessi finto di essere ammirata da Kira, forse si sarebbe scoperto… infondo non erano certo pochi i fanatici che lo credevano un dio giustiziere. Forse, se fossi riuscita ad avvicinarlo e dargli prova della mia dedizione e della mia intelligenza, avrei davvero potuto incastrarlo.
Proprio come lui aveva fatto con L.
Chissà se uno Shinigami avrebbe saputo dirmi il mio vero nome… magari non ce l’avevo per davvero. In tal caso potevo considerarmi immune agli effetti di un Death Note?
Alzai lo sguardo e mi accorsi che Mihael mi stava fissando intensamente, serio. Mi girai di lato evitando quegli occhi ardenti, e simulando indifferenza, mi sedetti tra i due, sospirando.
Meglio esserci dentro fino al collo che essere esclusa, pensai, mentre ancora una volta la certezza di aver finalmente trovato il mio posto mi invadeva, ristoratrice.
“Sono stanca”
Matt distolse lo sguardo dalla psp, osservandomi.
“Se vuoi andiamo di sopra”
Annuii, alzandomi. “Buonanotte Mello” dissi, senza nemmeno guardarlo in volto.
“Notte” rispose placido, puntando il suo sguardo sulla mia schiena, enigmatico.
Sapevo che avevo fatto il suo gioco, ma non avevo saputo resistere.
Mi avviai al piano superiore, precedendo Matt, smaniosa di allontanarmi da quello sguardo ambiguo, insistente.
“Credo che tu stia commettendo un errore” non feci in tempo ad aprire la porta che la voce del rosso mi raggiunse, tesa.
“Matt…” lo ammonii stancamente “ormai ho deciso”chiarii
“Prima mi fai la paternale perché mi lascio coinvolgere dalle follie di Mello, e adesso ti lasci abbindolare come una sciocca” c’era una sorta di rabbiosa amarezza nelle sue parole.
Era vero. Sospirai … stavo commettendo un errore. Ma non potevo restarmene ferma ed ignara mentre le uniche persone a cui tenevo rischiavano la vita!
“Se rinunci, lo farò anch’io” lo sfidai, consapevole che non avrebbe mai colto la provocazione. “Se lo facessi, Mello si farebbe sicuramente ammazzare”
“Se lo facessi, vi fareste sicuramente ammazzare” feci eco, risoluta.
“Ambra… per favore”
Un abbraccio mi intrappolò, energico.
“Andrà tutto bene” dissi, rassicurandolo con decisamente poca convinzione “siamo più intelligenti di Kira, possiamo soggiogarlo”
Improvvisamente, la consapevolezza che L era mille volte più intelligente di noi, mi invase, crudele, dissipando la tenue speranza che stavo cercando di incanalare. Mi incurvai, come sopraffatta da un peso invisibile, stanca come non mi ero mai sentita.
Dovevo essere all’altezza, dovevo riuscire ad entrare in contatto con Light Yagami. Se proprio qualcuno avesse dovuto rimetterci la pelle, allora quel qualcuno preferivo essere io.
Improvvisamente, le sue labbra sul collo mi fecero sussultare, mentre una serie di brividi si dipanavano lungo tutto il corpo.
“Matt…” sussurrai, chiudendo gli occhi.
“Non voglio, dico sul serio. Per te è pericoloso”
Mi voltai, guardandolo male, le sue mani ancora salde sulle mie spalle. “Cioè?” sibilai.
Fece ricadere le mani lungo i fianchi. “In caso di pericolo saresti capace di uccidere?”
Trattenni il respiro, scioccata.
Uccidere?!
Mi allontanai, voltandomi per poterlo osservare in volto.
“Sì” mentii, e fui decisamente poco persuasiva.
Lui, senza parlare mi lanciò la sua pistola. “Dimostralo, è caricata a salve”
Guardai l’arma nelle mie mani con sommo orrore, disgustata, poi alzai il mio sguardo su di lui, allibita “Come sarebbe a dire, dimostralo?!”
“Sarebbe a dire spara” spiegò piatto, trapassandomi con i suoi occhi smeraldini.
Diedi l’input al mio braccio di alzarsi, ma non lo fece, restando goffamente allungato distaccato dal mio fianco, statico. Non credevo che una pistola potesse essere tanto pesante.
Improvvisamente la lanciai sul letto, con impeto. “Piantala, Matt. Sai benissimo che non so sparare” la mia voce uscì stranamente calma, ne fui orgogliosa.
Sarebbe stato patetico puntargliela contro e tremare come una foglia.
Lui mi guardò intensamente, le labbra tirate. “Quindi non sei in grado di ammazzare” decretò trionfale.
Feci una smorfia, profondamente tediata. “E con ciò? Se per questo, anche per vivere qui avrei bisogno di saper uccidere” “Giusta osservazione. Ma qui posso tenerti d’occhio, là fuori non ne ho la possibilità. Specialmente se hai intenzione di fare di testa tua ed affrontare Kira”
Ma perché Matt doveva capirmi così dannatamente bene?!
“Sai anche tu che è un ottima idea”
“No è sciocca e pericolosa”
“E’ un ottima idea” ribadii, perché che gli piacesse oppure no doveva ammetterlo.
Lui imprecò in un sibilo, non l’avevo mai visto così arrabbiato. Senza aggiungere altro uscì dalla stanza, sbattendo la porta con violenza.
Mi gettai sul letto, supina, prendendo un abbondante boccata d’aria. Guardai la pistola abbandonata al mio fianco, arrabbiata.
Potevo difendermi benissimo senza uccidere!
L’afferrai, puntandomela alla tempia. “BANG!” esclamai, senza tuttavia premere il grilletto.
Restai così in quella posizione assurda, il freddo metallo premuto contro la tempia, che pulsava insolitamente veloce.
Matt aveva ragione, come sempre, e la cosa mi faceva imbestialire. O meglio… il fatto di averla data vinta a Mello.
Io NON ero una sua pedina, non volevo esserlo.
Scoppiai a ridere, senza riuscire a contenermi. Invece stavo proprio facendo il suo gioco, mettendo a repentaglio la mia vita.
Portai l’arma in grembo, lentamente. Anche ammesso che avessi imparato a maneggiare una pistola, sarei stata capace di sparare a qualcuno?
Forse…
Mi misi seduta, lasciando che i capelli mi ricadessero sul viso, coprendolo. Avevo voglia di piangere, avevo paura, e sapevo che non avrei dovuto averne.
La porta si aprì cigolando, ma non mi mossi, ne scostai i capelli dal viso.
“Ascolta… facciamo un patto”
Alzai lo sguardo,fissando il volto del mio interlocutore attraverso le ciocche corvine. “ti ascolto…” dissi.
“Giurami che se farai qualcosa di pericoloso o stupido mi avviserai. Non te lo impedirò, ma voglio che tu me lo dica”
“Solo se tu non lo dirai a Mello” concessi, scostandomi i capelli, per poterlo osservare attentamente negli occhi.
Annuì, ancorando il suo sguardo al mio. Restammo a fissarci, immobili, io seduta sul letto, i capelli disordinati e la pistola in grembo, lui, poggiato indolentemente contro il muro, braccia conserte.
Poi improvvisamente sulle sue labbra apparve un sorriso, inaspettato e bellissimo, come l’arcobaleno dopo la pioggia.
“Sei la ragazza più testarda che io abbia mai incontrato”
“Grazie” sorrisi, alzandomi per raggiungerlo, sprofondando sul suo petto. “Non voglio litigare con te, ma… tu hai le tue ragioni, io le mie” spiegai, perché infondo eravamo entrambi nella stessa barca, in balia dello stesso sconvolgente mare: Mihael.
Lui mi strinse, senza rispondere.
Il resto della serata passò tranquillamente, forse per il semplice e fatto che io e Mello ci eravamo ignorati reciprocamente.
Andai a dormire col cuore in gola, consapevole che l’indomani avrei rivisto Near.
Quando mi svegliai, se possibile, ero ancora più agitata. Quasi non ascoltai le parole di Mello, che pacato mi spiegava cosa avrei dovuto chiedere e cosa invece avrei dovuto nascondere e bla bla bla…
“Ambra, mi stai ascoltando?” chiese seccato, inarcando un sopracciglio biondo.
“Certo” lo rassicurai.
“Cosa ho detto?” domandò, severo.
“Che non devo assolutamente fidarmi di Near, che devo fare domande dirette che non può eludere e che non devo prendere alcun tipo di iniziativa” elencai piatta, sapevo che il succo era quello, anche se non avevo ascoltato molto della sua ramanzina.
Lui mi lanciò uno sguardo sospetto ma non controbatté.
“Ti accompagno fino alla base” mi informò Matt afferrando il suo gilet.
Annuii, deglutendo. Avevo la gola secca. Appena fuori dall’edificio il rosso si voltò verso di me, guardandomi con apprensione.
“Sei agitata vero? Non devi, vedrai che tu e Near chiarirete” mi rassicurò deciso.
“Non so… forse ho esagerato l’altro giorno”
“Io non credo, è stato lui ad iniziare. Sai ad essere sincero non mi piace l’idea che tu stia con lui da sola, ma è necessario”
Lo guardai, colpita. Non credevo che Matt fosse geloso, specialmente dopo la proposta che lui e Mello mi avevano fatto. Senza rispondere salii sulla moto, circondandolo saldamente con le braccia.
Lui accese il motore, dando gas. Mi strinsi ulteriormente a lui, mentre sfrecciavamo ad una velocità decisamente troppo elevata.
Arrivammo in un attimo. Mi tolsi il casco, imbronciata “Matt! Ma come guidi? Vuoi sfracellarti sull’asfalto?” lo rimbrottai, scossa, scendendo in un balzo.
Lui mi imitò, attirandomi a sé in una risata “La mia guida è perfetta” controbatté furbo.
Gli pizzicai la guancia. “Cerca di tornare intero, per favore”
“Promesso” mi rassicurò, posando le sue labbra sulle mie.
Quando sparì oltre l’angolo mi sentii improvvisamente persa. Mi voltai, aspettando il coraggio di entrare nell’edificio che mi si parava di fronte, imperioso.
Cosa avrei detto a Near?
‘Ciao sono venuta perché voglio sapere tutto quello che sai sul caso Kira’
La verità era che volevo che tornasse a fare parte della mia vita, e quello era l’unico modo. Mi concessi una buona dose di ossigeno, gonfiando con foga i miei polmoni, avanzando lentamente, un passo dopo l’altro, verso l’entrata.
Furono i sette passi più faticosi della mia vita. All’entrata venni fermata da due uomini.
“Si identifichi” mi invitò un agente alto e ombroso.
Ci pensai su. “Ecco, avrei bisogno di parlare con Halle Lidner, per favore” dissi, ignorando il loro ordine. Halle era decisamente più facile da gestire. Un problema alla volta.
I due si guardarono, stupiti ed interdetti. Probabilmente erano nuovi, e non capivano chi diavolo potessi essere.
“Come ti chiami?” chiese il compagno dell’uomo alto, autoritario.
“Ditegli che Ambra ha bisogno di parlarle” ancora una volta non risposi, non avevo voglia di andare per le lunghe.
Gli agenti si lanciarono un ultimo, lungo sguardo, poi finalmente il più basso si diresse dentro, svogliato.
Non attesi molto, nemmeno il tempo di prepararmi psicologicamente che Halle mi corse incontro intrappolandomi in un abbraccio stritola ossa.
“Ambra, grazie al cielo!” esclamò.
Mi irrigidii, presa alla sprovvista. Forse non ero pronta nemmeno per lo scontro con lei. Si staccò appena, senza smettere di abbracciarmi e sul suo volto apparve un espressione dura.
“Ma come diavolo ti è venuto in mente di uscire da sola eh?! Ti ho cercata dappertutto, ho temuto il peggio” sbottò, il volto inflessibile.
“Ecco…io” bofonchiai, abbassando lo sguardo.
“Ti è andata bene, se non ci fosse stato Mello…”
“Scusa” lo dissi a voce alta, quasi lo urlai.
Lei si bloccò, osservandomi intensamente. “Hai litigato con Near, vero?” chiese, la voce improvvisamente dolce, calda.
Sussultai, senza rispondere. “E’ stato meglio così” dichiarai, piatta. “Mello e Matt sono stati gentili con me” aggiunsi come a rassicurarla.
Lei mi attirò nuovamente a sé. “Non dire stupidaggini” mi sgridò.
Rimasi in silenzio, respirando il suo odore così dolosamente dolce, materno… come intontita.
“Near non ti ha cercata perché gliel’ho impedito io.” m’informò. “era troppo rischioso per lui. Ma è stato lui a scoprire il nascondiglio di Marcus, e ha deciso di fare di testa sua. Stava venendo a prenderti quando vi siete incontrati. E quando è tornato ha detto che non avevi più bisogno di noi, di smettere di cercarti”
A quelle parole il mio cuore mancò un colpo.
Stupida… come avevo potuto essere così stupida?! Nascosi il viso nella sua spalla e scoppiai a piangere come una bambina.
Lei rimase momentaneamente smarrita, poi con dolcezza mi accarezzò la nuca, sussurrando “Va tutto bene, tu non potevi saperlo”
La strinsi con tutta la mia forza, cercando di calmarmi. Respirai profondamente e quando sentii di aver ripreso il controllo alzai il viso, incontrando i suoi occhi, belli e preoccupati.
“Sono venuta per parlargli” spiegai, nonostante i miei sforzi la voce uscì lievemente vibrante.
Lei mi sorrise, liberandomi dal suo abbraccio. “Allora andiamo” disse soavemente, sembrava improvvisamente felice.
“Ecco… il fatto è che non so… non so cosa dirgli”
Rise. “Beh, allora non dire niente. Vedrai che sarà lui a parlare per primo”
Sospirai, seguendola per quelle scale familiari, meditabonda. Non potevo crederci…
Perché non me l’aveva detto? Perché quando gli avevo rinfacciato il fatto che non mi aveva cercata non mi aveva contraddetta?!
Entrai nell’ascensore, osservando i numeri aumentare progressivamente…47…48…49…
DIN!
Le porte si aprirono, ed io mi ritrovai ad osservare l’enorme salone colmo di schermi e apparecchiature, assordata dal battito del mio cuore, paralizzata.
Se Halle non mi avesse tirata fuori sarei rimasta dentro.
Near era lì, accucciato di spalle, che giocava con un aeroplanino. Non si voltò, probabilmente non aveva nemmeno fatto caso al suono metallico. Fu Jevanni a voltarsi distrattamente
“Halle vieni a…”
Si bloccò, mentre il suo volto trasmutava in un espressione buffa, a metà tra lo stupore, il sollievo e la felicità. “Ambra!” esclamò, anche la sua voce era intrisa di incredula sorpresa.
Non osai guardare Near, ma con la coda dell’occhio lo vidi muoversi pigramente, il volto puntato nella mia direzione.
“Jevanni” sorrisi, ero felice di rivederlo.
“Ho bisogno di aiuto, sono arrivate delle nuove apparecchiature” la voce di Halle era limpida e forte, gli occhi fissi in quelli dell’uomo.
Le labbra del moro si incrinarono impercettibilmente. “Vengo subito” Si tolse le cuffie, alzandosi e avanzando nella nostra direzione.
Li osservai entrare nell’ascensore e sparire oltre le porte metalliche.
Eravamo soli.
Impiegando tutta la forza di volontà in mio possesso, mi girai verso di lui, incontrando i suoi occhi scuri e magnetici.
“Near…” dissi, ma la voce mi venne subito meno.
Si alzò, lentamente, portando una mano ad arricciarsi una ciocca di capelli candidi. “Ambra, come mai sei qui? E’ successo qualcosa?” chiese in tono strascicato, gli occhi fissi nei miei.
Scossi il capo con decisione “Devo parlarti…” spiegai.
“Vieni, sediamoci” propose pacato, sedendosi ginocchia al petto sul divano.
Respirai profondamente, avvicinandomi per prendere posto al suo fianco, il volto fisso davanti a me. Cercai di non badare al suo profumo, di non pensare alle parole di Halle.
“Ecco…” iniziai, incerta. “Veramente ci sono parecchie cose di cui vorrei parlarti”
“Scusami” disse tranquillo, deciso.
Mi voltai di scatto, osservandolo esterrefatta. “Scusa tu. Sono stata una stupida, una vera idiota, tu non hai nulla di cui scusarti”
La voglia di piangere mi travolse come un onda. Trattenni l’impulso, cercando di respirare regolarmente.
Lui puntò nuovamente i suoi occhi nei miei. “Si che ce l’ho.” insistette, imperscrutabile.
Lo guardai confusa, non capivo. Lui incrinò appena le labbra, in una pallida imitazione di sorriso. “Non parliamone più, abbiamo sbagliato entrambi” concluse, tornando nuovamente ad arricciarsi i capelli, voltando lo sguardo verso il muro “Cos’altro devi dirmi?”
Lo fissai come un pesce lesso, incapace di articolare una frase. “Near…” chiamai, sentivo che non andava bene.
Stava evitando il discorso, e io non potevo lasciare le cose a metà.
“Ti voglio bene” lo dissi tutto d’un fiato, distogliendo lo sguardo dal suo viso, timorosa della sua reazione. “Voglio che tu lo sappia, qualunque cosa accada” aggiunsi, il cuore incastrato in gola, le lacrime premute minacciosamente contro le palpebre serrate.
“Lo so” disse semplicemente, serafico. Sentivo il suo sguardo su di me, attento e profondo.
Mi buttai in avanti, abbracciandolo impetuosamente, nascondendo il viso nella sua camicia profumata e le lacrime ebbero il sopravvento. Lui dapprima si irrigidì, poi mi circondò timidamente le spalle, poggiando il mento sulla mia testa.
“Non piangere” nella sua voce, incredibilmente calma, colsi una nota di rammarico. “scusa” ripeté nuovamente, stringendo appena più forte.
Le sue parole ebbero l’effetto opposto. “Smettila di scusarti, mi fa star male” singhiozzai “sono io l’unica che ha sbagliato, di che cosa ti scusi?!” sbottai, mentre il dolore che avevo abilmente celato nel profondo veniva rigettato fuori come un geyser.
“Mi scuso perché non riesco a dirti quello che vorrei dire” spiegò, e per la prima volta la sua voce si colorì, macchiandosi di frustrazione.
Mi scostai per poter alzare il volto, ma lui mi trattenne. “Ambra…” disse, la voce nuovamente atona “non lasciarmi più solo, per favore” Le sue parole mi colpirono nel profondo. Lo strinsi nuovamente, con più forza “No, non lo farò” lo rassicurai.
Restammo così, avvolti in un silenzio innaturale. Non volevo scostarmi da lui, e, visto che sapevo che lui non avrebbe mai preso iniziativa di alcun tipo chiesi sfacciatamente “Posso restare abbracciata a te?”
“Si, puoi fare tutto quello che vuoi” la sua risposta mi fece arrossire, ma ero io a dargli un significato ambiguo, perché la pronunciò senza alcun tipo di inflessione.
“Cos’altro volevi dirmi?” domandò poi. Adesso nella sua voce calma e fanciullesca riuscivo a cogliere lievi inflessioni, che prima non avevo mai notato. Dovevo solo imparare ad interpretarle, e a giudicare dalla domanda, mi dissi che era una nota di curiosità.
Mi spostai, sedendomi in braccio a lui, portandomi le sue braccia intorno ai fianchi. Lui accompagnò il mio movimento, spostandosi per restare comodo.
“Ecco, l’altro giorno ho compilato il test della Wammy’s House” raccontai.
Near a quelle parole si mosse appena. “E perché?” chiese, mantenendo la sua calma perfetta.
“E’ una storia lunga, ma il mio punteggio è molto vicino a quello di Mello.”
Aspettai una reazione che non arrivò. “Se stai cercando di dirmi che indagherai sul caso Kira, non sono d’accordo” m’informò pacato.
Mi voltai, sedendomi cavalcioni su di lui “Near, ti prego. Io devo sapere come vanno le cose, ho paura per voi”
“So badare a me stesso” disse, ignorando volutamente il VOI.
Sospirai “Se non mi dirai tu quello che ho bisogno di sapere lo scoprirò da sola” lo avvisai.
“Posso trattenerti qui, se voglio” era una minaccia, anche se la sua voce non tradì alcuna emozione.
“Ascolta… se tu e Mello cercaste di andare d’accordo…”
“Non sono io ad avere un problema con lui”mi interruppe, tranquillo “e giusto per informazione non me ne importa nulla di Mello, tanto meno di Matt”
Mi scioccai, spalancando gli occhi. “Ma come puoi dire così, siete cresciuti insieme!”
“Non sono nulla per me, e non voglio che Mello ti coinvolga in questa storia”
Fantastico, si incolpavano a vicenda per il mio coinvolgimento. Forse il mio piano ‘famigliola felice’aveva più falle del previsto.
“Mello non mi ha coinvolta in niente” mentii, mentre un ignoto istinto di difesa si impossessava di me “ho deciso tutto da sola”
Lui avvicinò il suo viso al mio, facendomi accelerare pericolosamente il battito cardiaco. “Sei una bugiarda” dichiarò, serafico, inglobandomi nel suo sguardo intenso.
Deglutii, distogliendo lo sguardo. “Voglio darvi una mano, e lo farò con o senza permesso”
Sospirò, senza però tradire alcuna emozione. “Allora dovrai farlo senza il mio appoggio”
Complimenti a me, gran bel risultato.
Mihael mi avrebbe uccisa, una volta tornata. Forse avrei dovuto ascoltarla, la sua ramanzina… ad un certo punto, non ricordo quando, giurai avesse parlato di come convincerlo…
“Ok… allora mettiamola così. Se non mi dici qualcosa di rilevante oggi, Mello non mi farà più venire”
“E cosa ti dice che io ti lascerò tornare da lui?”


Ecco un nuovo capitolo!
Come promesso Near ha fatto nuovamente il suo ingresso^^
Beh non so cos’altro dire, è mezzanotte e mezzo e io sono in piedi dalle sei, ed ho il cervello in stato comatoso, quindi passo direttamente ai ringraziamenti e a rispondere alle vostre recensioni
Grazie a coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:
1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - gemi_girl
5 - Lady_Jeevas
6 - lollyna
7 - Lucia_Elric
8 - PrinzexKikka
9 - Ritsuka96
10 - Sasori_Akatsuki
11 - zeldaXroy
12 - _NeMeSiS_
E grazie a coloro che hanno inserito la storia nelle fiction preferite:
1 - gemi_girl
2 - ila_sabaku
3 - Kicchina
4 - Miss_Revenge
5 - Sara_dn
6 - _NeMeSiS_

lollyna Ciao!^^ Sono felice che ti piaccia la mia ficcy, visto finalmente Near e Ambra si sono rivisti, anche se credo che avranno ancora molto da chiarire xD Fammi sapere che te ne pare, un bacio!

Sasori_Akatsuki Grazie mille! Tranquilla, a me basta sapere che apprezzi ciò che scrivo, attenderò i tuoi commenti con impazienza, ma non preoccuparti se non puoi recensire!L’importante è che non mi abbandoni ù.ù Un bacione

Lucia_Elric Visto tesora, veloce come sempre^^ Anche se leggermente assonnata xD Se malauguratamente il mio ragazzo si sveglia mi lincia! Comuque è normale avere dei periodi no, ci sono persone che sono mesi e mesi che aspettano che io continui alcune mie storie, ma proprio non mi riesce. :p Adesso, coè non adesso perché sono già in fase rem, vado a leggermi le tue storie. Poi ti lascio commentino. Mello devi smettere di mangiare tutta quella cioccolata, dovresti ascoltare Ambra… hai sotto controllo il diabete? O.o Matt devi tenerlo d’occhio, che razza di migliore amico sei? Ù.ù Al prossimo chappy, mille baciottoli <3<3<3

the vampire girl E’ tornato Near! Contenta?^^ Eh si, insomma ci mancava una donna intelligente, maschilisti che non sono altro! ù.ù Noi donne siamo più intelligenti degli uomini, dovevo rendere onore alla causa. Dimmi come ti è sembrato Near, ho cercato di farlo riscattare, un bacione

zeldaXroy Allora, Marcus è un mafioso che l’ha trovata quando era piccola, e si serviva della sua intelligenza per scopi criminali, le faccende non le so xD Non me l’ha voluto dire. Beh si Matt ce lo vedo di più come marito e padre… Ohi questo capitolo tutta farina della mia voglia di scrittrice, il mio ragazzo ronfa e oggi è stato stranamente pacifico, quindi mi arrogo tutto il merito. Un bacione

Ritsua96 Non dirlo a me, io spero sempre che ne appaia uno dietro l’angolo, che magari mi rapisce *__* Sono felice che ti sia piaciuto, si ho avuto un impeto di comicità, ogni tanto capita. Aspetto un tuo parere, kiss

Lady_Jeevas Ecco visto ù.ù Se ti anticipo le cose ci perdi tutto il gusto. Eh vedrai, credo che un idea te la sei fatta xD Un bacione tesoro mio.

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Capitolo 9
*** SCELTE ***


SCELTE

Trattenni il respiro, sconcertata, mentre metabolizzavo le sue parole. “Cosa?!” domandai
“Mello è un criminale, vivere in un covo di assassini fa di te una fuorilegge” spiegò tranquillo, sicuro dietro la sua logica impeccabile. Potevo forse contraddirlo?
Beh, sì.
“Mello non è cattivo, e lo sai anche tu.”
“Non ho detto che è cattivo” mi fece presente, paziente.
Stavo iniziando ad esasperarmi, come si poteva litigare con qualcuno tanto calmo e razionale?
Avrei mille volte preferito Mello al suo posto, così sarei stata libera di dare in escandescenza.
“Near… se la metti così rendi le cose difficili” gli feci presente. Se giocava di logica allora l’avrei fatto anche io.
Il suo sguardo si fece più intenso. “Mello ti userà solo per i suoi scopi, non gliene importa nulla di te.”
Abbassai lo sguardo decisa a non ascoltare le sue parole, che non facevano altro che intensificare un dubbio già di per sé doloroso ed insistente.
“Ti sbagli, non lo conosci…” ribattei flebilmente.
Lui si scostò, obbligandomi ad alzarmi. Lo guardai immobile mentre con pigrizia tornava dai suoi giochi, dandomi le spalle.
“Forse. In tal caso fai come credi” disse indifferentemente, afferrando un robot.
Come?! Tutto lì?...
Rinunciava tanto facilmente, senza nemmeno tentare di dissuadermi?!
Mi arrabbiai.
“Near! Molla quel dannato affare e ascoltami!” sbottai.
Lui voltò nuovamente il viso nella mia direzione, senza però lasciare il giocattolo “Pensavo non avessi più nulla da dire” replicò pacato, il viso rilassato ed imperscrutabile.
Gonfiai le guance, mentre la rabbia mi procurava delle ondate di calore insopportabili. “Anche se fosse, non ho molta scelta. Se tu non avessi fatto di testa tua forse adesso…” mi bloccai.
Forse adesso sarei stata felicemente innamorata di lui, e Matt e Mello non mi sarebbero passati nemmeno per l’anticamera del cervello?
Lui mi trapassò con quegli occhi enigmatici, sembrava interdetto, come indeciso se dire o fare quello che il suo cervello gli suggeriva.
“Non sono stato io ad uscire da solo in un quartiere pericoloso come questo” mi ricordò, composto.
“E’ stato un errore venire qui, lo sapevo, stupida che non sono altro” dissi mesta, le mani strette a pugno per impedirmi di tremare.
Mi voltai per andarmene, la gola ardente, il senso di vuoto nello stomaco, le lacrime che prorompenti mi solcavano le guance per la terza volta nella giornata.
Stavo per chiamare l’ascensore che la sua mano mi afferrò, strattonandomi indietro. “No” disse, semplicemente, piatto come sempre.
“Dammi una sola ragione per non farlo, per non uscire da qui e non tornare mai più”
“Perché a me invece importa di te. Non voglio usarti, voglio semplicemente che tu mi sia vicino”
Sussultai, e di lui, di lui potevo fidarmi?...

“Questo è troppo!” si alzò di scattò, facendo cadere il MAC sul pavimento.
“Mello… non avresti dovuto spiare la loro conversazione, sono fatti loro” spiegò il rosso, alzando gli occhi dalla sua psp, pacato, nonostante fosse più che felice di sapere cosa i due si stessero dicendo, e fosse altrettanto furibondo per le parole dell’ex compagno.
“E invece ho fatto BENISSIMO. Quel… quell’idiota le sta avvelenando il cervello con un sacco di balle. E’ stato LUI a coinvolgerla in questa storia, ma adesso basta” sfilò l’arma dai pantaloni, caricandola, seguito dallo sguardo attento dell’amico.
“Cos’hai intenzione di fare?” chiese, la voce tesa.
“Una chiacchierata” rispose, mentre un ghigno crudo gli sfigurava il volto. “non lascerò che Ambra diventi una delle sue pedine”
“No, giusto, è già la tua” nonostante gli sforzi il commento uscì dalle sue labbra, freddo e tagliente come una lama di ghiaccio.
Sul volto del biondo apparve un espressione di stupore che trasmutò subito in rabbia “E questo che significa?” chiese gelido, puntando i suoi occhi impietosi in quelli del compagno.
“Dovete smetterla di trasformare tutto in un motivo di competizione. Ambra non è un trofeo da vincere. E siete entrambi responsabili, se è finita dentro tutto questo” disse, preparandosi a ricevere dolore. Conosceva le reazioni dell’amico, ma questa volta non avrebbe lasciato perdere.
Infatti il biondo lo afferrò per la maglietta, strattonandolo con forza “COSA?! Così sarebbe colpa mia?...”
“Si, Mello, perché sei un fottutissimo bastardo menefreghista”
Ed eccolo, un pugno in piena regola, doloroso e violento. Con la manica si asciugò il sangue che colava lento dal labbro, puntando i suoi occhi smeraldini dritti in quelli dell’amico, spavaldi.
Il biondo caricò un altro colpo, ma trattenne il pugno in aria, gli occhi incredibilmente freddi. Liberò il rosso, facendolo cadere a terra.
“Fanculo Matt! Non capisci un accidenti di niente.” e senza dargli il tempo di ribattere uscì sbattendo la porta.
“Fanculo tu Mello, quando fai così sei proprio un idiota” rispose al nulla, accendendosi lentamente una sigaretta.

Near, se mi vuoi vicino, devi cercare di andare d’accordo con Mello, è importante per me” esortai persuasiva
Sospirò, forse l’unica vera spontanea reazione che avessi mai ottenuto da lui.
“Io non ho nulla contro Mello, mi è indifferente, gli avevo già proposto di collaborare” mi fece presente, e come un flash mi tornò in mente il primo giorno in cui incontrai il biondo.
“Ma se io riuscissi a convincerlo? Ti sforzeresti di andarci d’accordo?” volli sapere, incalzante.
“Si, se ti rende felice, ma non credo che dovrò tener fede alla mia promessa, visto che Mello non collaborerà mai con me” c’era un impercettibile nota di rassegnazione nelle sue parole.
Feci per parlare ma fui distratta dal DIN metallico dell’ascensore. Mi voltai, stranita, e smisi di respirare.
Mello…
Cosa ci faceva qui?!
E… soprattutto, perché aveva la pistola puntata contro Near?
“Mello!” esclamai “Cosa…”
“Si può sapere che diavolo hai in mente, Near?” chiese rabbioso, la canna della pistola puntata dritta nel mezzo della fronte dell’altro.
“Avevo intenzione di porti la stessa domanda” la voce del bianco al contrario uscì tranquilla, dolce. Mello caricò l’arma con stizza “Non osare giocare con me Near”
Mi interposi fra i due, il cuore in gola, terrificata.”Smettetela. Mello si può sapere cosa ti è preso?!” lo rimbrottai, avvicinandomi, tappando con delicatezza la bocca della baby desert eagle, puntando i miei occhi dritti in quelli di lui.
Abbassò l’arma, osservandomi con rimprovero “Andiamo a casa, ADESSO” ordinò imperioso.
Corrugai le sopracciglia, arrabbiata. “No, se non mi dici che cavolo ti è preso!”
“Mi prende che non tollero che quest’idiota mi addossi le sue colpe!”
“Non capisco a cosa tu ti riferisca” rispose Near atono, la mano intenta ad arricciarsi una ciocca di capelli.
Fu un attimo.
Mello si scagliò su di lui così velocemente che non ebbi il tempo di fermarlo, ed entrambi caddero a terra.
“Senti, piccolo bastardo, non sono stato io a darle informazioni confidenziali e pericolose, tu l’hai messa in questo casino” sibilò cattivo, vicinissimo al viso del rivale, la pistola piantata nelle costole.
“Mello, smettila” urlai. Le parole uscirono roche, impaurite.
Near lo spinse in avanti con fare pigro, seppur con forza, allontanandolo, per poi mettersi seduto sulle ginocchia. “Ma se non sbaglio sei tu che le hai proposto di collaborare al caso”
Mihael sussultò, come colpito da un colpo invisibile. “Avevo forse alternativa?” disse, tornando a puntare l’arma sul più piccolo. “Non provarci nemmeno a mettermela contro” minacciò
“Senti da che pulpito” controbatté l’altro, la voce incredibilmente calma.
“ADESSO BASTA” urlai furibonda, attirando l’attenzione di entrambi. “Me ne vado, non voglio ascoltare le vostre idiozie” dichiarai, entrando nell’ascensore.
Quando le porte si aprirono mi fiondai fuori, decisa a tornare da Matt a piedi, furente. Erano due idioti, ecco cosa erano!
Uscii dall’edificio, sotto i discreti sguardi di curiosità dei due agenti.
“Ambra” la voce di Mello era bassa e incredibilmente fredda.
Mi voltai, ritrovandomelo praticamente addosso. “Che vuoi?!” sbottai indisponente.
Lui mi afferrò un polso, strattonandomi con forza, mi fece male “Si può sapere perché accidenti non ti sei attenuta al piano?!”
“Ahia! Io mi sono attenuta al piano” mi giustificai “e poi tu che ne sai?! Mi stavi spiando!” lo accusai, liberandomi dalla sua presa.
“Ovvio, e non me ne pento. Non posso credere che tu ti faccia soggiogare da quel… ti ha abbandonata! Se non ci fossi stato io tu avresti fatto sicuramente una brutta fine” urlò, era davvero arrabbiato, e non sapevo come gestirlo.
Smentire la sua affermazione significava peggiorare le cose, stare zitta significava dargli ragione, e dare adito a quella strigliata.
“Mello, è complicato. Ti prego cerca di capirmi…” tentai, a bassa voce.
“Capire cosa? Che sei innamorata di lui?!” disse irridente, rabbioso “scegli, o noi o lui”
Smisi di respirare, ghermita da un dolore lacerante.
“No… non chiedermi di scegliere Mello, è crudele” lo supplicai, gli occhi lucidi.
“Non m’importa, non sono disposto a dividerti anche con lui. Devi dire di chi ti fidi, se delle sue parole o delle mie” era un imperativo categorico assoluto, inalienabile.
Rimasi li, boccheggiante, incapace di formulare una risposta, troppo scossa anche solo all’idea di dover rinunciare ad uno di loro.
“Ti prego…” supplicai ancora.
Lui non rispose, gli occhi fissi su di me, duri. Attendeva la mia risposta.
Abbassai lo sguardo “Se devo scegliere… allora non scelgo nessuno” dichiarai decisa.
La mia risposta lo sorprese, e suo malgrado sussultò. “che razza di risposta è?” sbottò rudemente.
“Torno da Marcus” quelle parole suonavano folli e ridicole persino a me.
“Non dire idiozie” la sua voce, per quanto fredda e arrabbiata celava una lieve preoccupazione.
Mi voltai, dandogli le spalle. “Ho deciso. Se non volete collaborare, allora tornerò a lavorare per lui. Preferisco che essere contesa tra te e Near”
Feci per andarmene ma lui mi fermò “Ti sto dando la possibilità di scegliere… quando potrei semplicemente obbligarti a restare con me. Me la devi una risposta”
Era vero, gliela dovevo.
“Non so quello che provo, sono confusa. Ma sicuramente voglio bene ad entrambi, come voglio bene a Matt, e non puoi chiedermi di escludere dalla mia vita uno di voi”
“Io non posso collaborare con Near, sei tu che devi cercare di capire, Ambra…”
“Ma perché!” mi voltai, poggiando entrambe le braccia sul suo petto. “Non puoi nemmeno provarci? Nemmeno se mi rendesse felice?” domandai ancorando saldamente il mio sguardo al suo.
Ok, era giocare sporco… ma volevo che andassero d’accordo. Insieme, tutti insieme, avremmo avuto sicuramente una possibilità.
Lui mi squadrò intensamente. “Non lo farò senza ottenere qualcosa in cambio, e non ti garantisco nulla”
Presi un profondo respiro, mentre il peso che sentivo pressarmi lo stomaco scemava poco a poco. “Tutto quello che vuoi” promisi, stiracchiando un sorriso teso.
Lui continuò a fissarmi senza rispondere. Sfilò una barretta di cioccolato e la addentò, dirigendosi verso la moto parcheggiata vicino al palazzo.
“Se devi salutare quell’idiota di un albino, fallo velocemente, altrimenti ti mollo qui” esordì senza guardarmi.
Annuii, anche se non poteva vederlo, entrando nell’edificio in tutta fretta. Near sedeva sul pavimento, immobile, incurante dei giochi abbandonati in un angolo.
“Near?” chiamai piano.
“Ambra.” rispose atono, senza fissarmi in volto. “che è successo?”
Mi avvicinai accucciandomi al suo fianco “Nulla. Mello ha acconsentito a collaborare” lo informai, senza la minima briciola di entusiasmo.
Alzò il viso per guardarmi in volto, probabilmente incuriosito dal mio tono da funerale, e raggelai. “Ti ha picchiato!” esclamai disgustata, avvicinandomi per controllare il labbro sanguinolento.
“Me lo sono meritato” rispose tranquillo, guardandomi attentamente mentre esaminavo il taglio.
“Scusami, è tutta colpa mia” sussurrai affranta, mentre con un fazzoletto ripulivo il suo viso dal sangue. La sua pelle lattea, era incredibilmente morbida al tocco, come velluto.
“Posso baciarti?” chiese tranquillo, come se si fosse trattato di tutt’altra domanda.
Il mio cuore accelerò improvvisamente. Mi bloccai, la mano ancora sul suo viso, mentre lo fissavo incapace di rispondere, rossa in volto.
Lo vidi avvicinarsi lentamente. Chiusi gli occhi, assaporando le sue labbra morbide, incredibilmente calde. Mi scostai, mentre la testa mi ronzava, e il cuore mi assordava.
“Forse è meglio che vada” dissi, e la mia voce uscì patetica.
Lui mi trapassò con quello sguardo indecifrabile e profondo. “Certo, non credo che far aspettare Mello sia conveniente” gli lanciai uno sguardo di sfuggita, alla ricerca di un imbarazzo che la sua voce non lasciava trapelare.
Il suo viso era come sempre, rilassato ed inespressivo, come se non ci fosse stato alcun bacio, solo il suo sguardo sembrava diverso, più tagliente del solito.
Mi alzai, e senza aggiungere altro scesi le scale, andando incontro a Mello che aveva già messo in moto.
Impiegai ancora meno che con Matt, ma visto il pessimo umore del biondino non mi sembrava saggio fargli notare le mille inflazioni commesse.
Entrai di corsa, ansiosa di trovare il viso sorridente del rosso, almeno il suo, ma quello che vidi non era esattamente la stessa cosa.
“Bentornata” disse, senza alzare lo sguardo dalla psp.
Era arrabbiato…
“Matt staccati da quell’aggeggio e dammi una mano” la voce di Mello era glaciale.
Spense la consolle osservando truce l’amico “Per favore no?!” sbottò rude.
L’altro sospirò, segno che stava per esplodere “Non ti è bastato oggi?! Vedi di non farmi incazzare” proclamò in una calma decisamente contenuta, scroccandogli un occhiataccia.
Matt si alzò, lanciando malamente la psp sul divano. Lo guardai scioccata. Mi ero decisamente persa qualcosa…
“Cosa è successo oggi ?” chiesi cauta, osservando il rosso allontanarsi.
“Fattelo spiegare dal nostro ‘padrone’” caricò l’ultima parola di rabbia, lanciando uno sguardo furibondo al biondino.
Mi stava scoppiando la testa, tutto quello che stava succedendo era semplicemente assurdo.
“Vi prego non ditemi che avete litigato per causa mia” mi lagnai, esasperata “se creo tanti problemi forse…”
“Non è per te, è per il suo comportamento” mi interruppe Matt, mentre i suoi occhi smeraldini sfidavano quelli dell’amico in uno scontro silenzioso.
“Matt crede che io voglia usarti per risolvere il caso Kira, proprio come Near. Quasi non noto la differenza… eppure si presuppone che il mio migliore amico dovrebbe conoscermi” anche lui pronunciò le parole con altrettanta stizza, accogliendo senza remore la sfida lanciatagli.
Non li avevo mai visti litigare, mi allarmai.
“IO ho deciso di collaborare al caso, Matt, non sono stata obbligata, e tu…” dissi rivolgendomi a Mello “dovresti imparare ad essere un tantino meno suscettibile, credo sia giusto che Matt esprima la sua opinione”
Fui trapassata dai suoi occhi di ghiaccio, calcolatori. “Ciò non toglie il fatto che il mio migliore amico mi creda un manipolatore senza scrupoli” ribatté inflessibile, come se non avessi parlato.
Sospirai. La situazione mi era decisamente sfuggita di mano.
Guardai Matt, nella speranza di calmare almeno lui. “Non credi di aver esagerato con i termini? Sono sicura che non pensi veramente…”
“Invece lo penso, e si arrabbia così tanto perché sa che è la verità” m’interruppe, lo sguardo duro come non aveva mai avuto.
Mello lo guardò impassibile, gli occhi freddi e lontani. “Nessuno ti obbliga a rimanere Matt, lo sai benissimo. Se i miei mezzi non ti vanno a genio prendi la tua roba e vattene”
“Giusta osservazione” rispose, dandogli le spalle per salire al piano superiore.
Mi irrigidii, mentre il battito accelerava progressivamente “Matt?” chiamai, e la mia voce uscì smarrita “cosa intendi fare?”
“Andarmene. L’hai detto tu stessa che Mello mi avrebbe fatto ammazzare, quindi meglio che io vada per la mia strada. Dovresti farlo anche tu”
La terra mi mancò sotto i piedi. Non poteva andarsene, non Matt… lui era la mia ancora, la mia certezza, l’unico che era davvero ciò che mostrava di essere.
Mossi un passo in avanti, alzando la mano, come se a quella distanza avessi potuto ugualmente trattenerlo per la spalla, paralizzata da quella rivelazione.
Lui credeva in Mello, vedeva oltre la sua maschera di cinico molto di più di quanto non vedessi io, non poteva ricredersi per così poco!
“Matt!” urlai, costringendolo a voltarsi “non andare via” supplicai con voce tremante, le lacrime agli occhi
“Vieni via con me” disse deciso.
Scossi il capo con veemenza “Resta con me” controbattei flebilmente.
Sospirò pesantemente. “Non posso, mi dispiace” e salì su per le scale.
Mi voltai verso Mello, gli occhi gonfi di lacrime, imploranti. Lui si limitò ad osservarmi, senza che dal suo volto trapelasse la benché minima emozione.
“Puoi seguirlo se vuoi, non ti fermerò”
Sussultai a quelle parole, ma non mi mossi. Se avessi lasciato Mello, avrebbe fatto sicuramente qualcosa di avventato e stupido. Matt invece aveva più buon senso di lui, almeno lo speravo.
Distolsi lo sguardo, avviandomi a passi lenti verso le scale. “Non andrò da nessuna parte”dichiarai mesta, accingendomi a salire al piano superiore.
Non ricevetti nessuna risposta.
Entrai in stanza, trovando Matt intento a preparare la valigia. “Matt, non puoi lasciarmi sola…” mi lagnai, mentre quella vista si rivelava grottesca ed insopportabile.
Lui non si volse a guardarmi, ne tanto meno smise di infilare le proprie cose nella valigia “Non sei sola, sei con Mello”
Non capii se fosse ironico o dicesse sul serio, ma la sua voce aveva un inflessione che non riuscii a cogliere.
“Avevi promesso che ti saresti preso cura di me” ribattei, nel disperato tentativo di dissuaderlo, giocandomi l’unica carta buona che possedessi.
Lui si bloccò, trapassandomi con i suoi occhi di smeraldo. “Vieni con me allora” propose nuovamente, questa volta più dolcemente.
“Sai benissimo che non posso, hai detto tu stesso che Mello non può affrontare questo da solo” gli ricordai.
Chiuse la valigia, alzandosi. “Fai come vuoi, il mio numero lo hai. Se cambi idea, basta una chiamata”
“Se te ne vai per causa mia, mi sentirò in colpa per il resto dei miei giorni” tentai nuovamente, afferrandolo per un braccio.
“Non è per te…” disse decisamente poco convinto, fissando un punto indefinito della stanza.
“Matt non mentirmi, siete già in troppi a farlo. Avrei cercato di collaborare al caso anche se questo non giovasse a Mello, anche se non mi avesse provocata”
“Sei tu a mentirmi adesso. Mi hai supplicato mille volte di lasciar perdere” spostò lo sguardo su di me, uno sguardo che non gli avevo mai visto, profondo ed inquisitorio, molto poco cordiale.
Ok… era vero accidenti! Ma non potevo certo gettare benzina sul fuoco.
“Ok, però posso aver cambiato idea” rettificai, fissandolo serissima “Mello ha ragione, Kira va fermato, e noi siamo gli unici in grado di farlo”
“Voi” precisò, dandomi sui nervi.
Lo lasciai come scottata “Fa come credi allora” sbottai secca, dandogli le spalle.
Sentii il suo sguardo sondarmi intensamente, ma non mi voltai, attendendo che lasciasse la stanza, inglobata nel silenzio innaturale che si era creato, denso di cose taciute, di spiegazioni non fornite.
Non appena sentii la porta richiudersi mi gettai sul letto, chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime di solcarmi le guance.
Non volevo piangere, così permisi alla rabbia di dominarmi, colmando il senso di freddo vuoto creatosi all’idea che non avrei più condiviso quella stanza con Matt, che non avrei più sentito l’odore pungente e soffocante della sua sigaretta, che non avrei più ascoltato il ticchettio frenetico delle sue dita sui tasti della Nintendo. Il suo volto si formò nitido nella mia mente…
Quando avrei rivisto quel volto dolce e sorridente?
Presto, m’imposi, mentre la rabbia e la tristezza divenivano determinazione. C’era solo un modo di porre fine a tutto quel gran casino… la cattura di Kira.
Ed io avevo tutta l’intenzione di catturarlo.
Sentii bussare, e mi voltai verso la porta “Avanti” intimai.
“Hai intenzione di restare qui o scendi a mangiare?” la voce di Mihael era ancora inasprita dalla lite col rosso. Alzai lo sguardo sui suoi occhi azzurri e gelidi come il cielo invernale, scrutandolo attentamente.
Mello era un vero e proprio mistero, un perfetto tipo anglosassone, biondo, pallido e snello. Riusciva a sembrare persino innocuo, se voleva, perché era un attore eccellente. Ma se non voleva, gli occhi lo tradivano.
Mi chiesi se quel malessere misterioso che traspariva dai suoi occhi, profondo e terribile, fosse lo stesso che si rifletteva nei miei.
Si può davvero arrivare ad un punto di non ritorno? Non lo sapevo… ma se era vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, allora Mihael si trovava in guai molto grossi.
Improvvisamente mi sorrise, e il ghiaccio dei suoi occhi si sciolse in qualcosa di molto simile alla dolcezza.
Me ne stupii e il mio sguardo si fece diffidente.
“Mi dispiace, non volevo finisse in questo modo” erano parole sincere, nonostante fossero state pronunciate con somma indifferenza.
“Nemmeno io” confessai, distogliendo lo sguardo.
Si avvicinò, sedendosi affianco a me, facendo abbassare il materasso in un flebile cigolio. Lo fissai con la coda dell’occhio, improvvisamente agitata, sulla difensiva.
“Sei arrabbiata?” la sua voce uscì imperturbabile. Era la maschera che più gli si addiceva, l’indifferenza.
“No, sono solo stanca”confessai, riversando in quella frase tutta la mia frustrazione.
Lui si voltò a fissarmi, scostandomi un ciocca di capelli dagli occhi, il viso serio ed indecifrabile. “Perché non sei andata con lui? Credevo tenessi più a Matt che a me”
Spalancai gli occhi, scioccata da una simile uscita. “Voglio bene ad entrambi, in egual misura” risposi prontamente, e, anche se non volevo ammetterlo con me stessa, era una bugia.
Piegò le labbra in un leggero ghigno. “Non sei affatto brava a mentire, lo sai?” mi sbeffeggiò, ma la collera era sparita dai suoi occhi, cedendo il posto al divertimento.
Il sarcasmo era una cosa che potevo affrontare,e ne fui felice.
“Hai ragione, non tutti sono dei maestri come te” ribattei, mentre un sorrisino sardonico mi incurvava le labbra.
Iniziavo a pensare che la vicinanza di Mello non mi facesse affatto bene.
Lui s’incurvò su di me, catturando le mie labbra in un bacio casto. “Hai ancora molto da imparare” il suo viso era così vicino che temevo che respirando potesse inglobarmi. Ascoltai seguendo il movimento delle sue labbra, terribilmente vicine alle mie, sentendo il caldo sapore di cioccolato avvolgermi come una coperta.
“Mello, mi insegneresti a sparare?”
Quella domanda lo spiazzò. Si allontanò quanto bastava per potermi guardare negli occhi, lo stupore dipinto sul viso.
“Perché vorresti saper sparare?” chiese serio, sinceramente interessato.
Scrollai le spalle, simulando indifferenza “Per sapermi difendere” dissi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lui non rispose subito, valutando la mia espressione e l’inclinazione della mia voce, alla ricerca della vera motivazione, ma quando annuì impercettibilmente capii che non l’aveva trovata.
Forse come attrice, non ero poi male come pensavo.
Sorrisi, alzandomi ad unire nuovamente le mie labbra alle sue.



Ciao a tutti…
Lo so, non ditemelo, sono in straaaritardo!
Ma mi sono successe tante, troppe cose in quest’ultimo mese, e mi sono ritrovata impossibilitata a scrivere, sia per problemi tecnici (mi si è rotto il pc) che per motivi personali.
Sono mortificata, d’ora in poi aggiornerò in maniera decente, promesso! ^^ Anche perché sono ricattata da Lady_Jeevas, che mi requisisce i braccialetti é.é
Dedico questo capitolo a gemi_girl con la quale ho instaurato un bellissimo rapporto d’amicizia, che spero continui a crescere.
Alua so che il capitolo non è esaltante, ma visto le mille cose successe ho davvero fatto fatica a tirarlo giù. Aspetto i vostri pareri

Grazie a coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:
1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - Elly Mercer
5 - gemi_girl
6 - gintama
7 - Lady_Jeevas
8 - lollyna
9 - Lucia_Elric
10 - PrinzexKikka
11 - Ritsuka96
12 - Sasori_Akatsuki
13 - zeldaXroy
14 - _NeMeSiS_

E grazie a coloro che hanno inserito la storia nelle fiction seguite:
1 - gemi_girl
2 - gintama
3 - ila_sabaku
4 - Kicchina
5 - lain87
6 - Lucia_Elric
7 - Miss_Revenge
8 - Sara_dn
9 - _NeMeSiS_


Ritsuka96 Eh si, e il vero casino deve ancora venire! Vero, Ambra è fortunatissima *-* quanto vorrei non avere in comune solo il suo nome e certe abitudini… T.T Ma si sa, dei ragazzi così intelligenti e splendidi li trovi solo in finzioni

zeldaXroy Beh, Mello com’era logico non molto bene, Matt neppure ma lo darà a vedere solo in seguito, poiché nonostante sia molto paziente, anche la sua pazienza ha un limite ù.ù Gli esami sono finitiiiiiiiiiiiii *-* Spero però che siano anche andati bene, io ce l’ho messa tutta

Sasori_Akatsuki Meno maleee, scusami per l’enorme ritardo, non lo farò mai più T.T Nuooo pubblica, io voglio leggerle *-* Sarò felicissima di darti un mio parere ^^ Grazie per i complimenti, spero che questo capitolo, nonostante non sia stato scritto al meglio delle mie potenzialità, ti piaccia comunque, aspetto con ansia un parere. Kiss

the vampire girl Ambra non lo sa, e poverina… la capisco xD Si adesso Near entrerà a fare definitivamente parte della storia, spero ti piacerà il modo in cui renderò il personaggio, aspetto un tuo commento, un bacio e scusa per il ritardooo T.T non lo faccio più, giuro ù.ù

Lady_Jeevas Amoreee, rivoglio il mio braccialetto ù.ù Ho aggiornato perciò non hai più motivo per tenerlo in ostaggio. Ti ho stupito ancora una volta immagino… non vedo l’ora di chiamarti per sentire cosa hai da dire xD Non mi ramazzare troppo però, c’è un motivo valido se ho fatto agire Matt così >.>

gemi_girl Tesorooo, visto, eccolo qui come promesso, puntuale sogno! Ù.ù Infatti Matt si è arrabbiato, ed è solo l’inizio, la febbre mi ha dato tante bellissime idee *-*, in questi giorni, visto che non ho niente di meglio da fare tranne ciacierare con te, mi metto sotto. Un bacio

lollyna Adesso sarà anche peggio, visto che l’ha baciata *-* Spero che Near non sia troppo OOC, sto facendo del mio meglio, e adesso, con la collaborazione forzata fra lui e Mello ci sarà da ridere xD Spero mi darai il tuo parere anche su questo chappy, un bacio

Lucia_Elric Il danno è fatto *-* Speriamo che Mello non lo scopra, o la situazione potrebe decisamente andare peggio di così, Near si sta facendo intraprendente, e questo metterà alla prova i nervi mooolto instabili del biondino. Mello, ritiro ciò che ho detto, fatti una buona dose di cioccolata, ne avrai bisogno xD Matt… non fare l’orso ù.ù Cerca di tornare e fare pace che se aspetti che Mello chieda scusa fai in tempo a diventare nonno. Allora Lucy, ecco il nuovo capitolo… scusamiiii T.T Come ho già detto alle altre giuro e spergiuro che non capiterà più, tanti baciottoli

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Capitolo 10
*** ALLEANZA ***


ALLEANZA

Ricambiò il bacio, cingendomi i fianchi. “Andiamo di sotto prima che perda il controllo” sussurrò “Devi mangiare”
Ebbi una fitta al petto, poiché solitamente era Matt a preoccuparsi in quel modo di me. Improvvisamente mi chiesi come sarebbe stato dover convivere con Mihael senza l’intermediazione di Matt ed entrai subito in panico.
Io e Mello non eravamo molto compatibili, e alla prima litigata sarebbero stati dolori senza Matt a gestire i nostri caratteracci…
Suggerimenti?
Dovevo contare fino a dieci prima di parlare, e, soprattutto, sforzarmi di assecondarlo.
Scoraggiante ma vero.
“Andiamo” concessi, improvvisamente a disagio nel percepirlo tanto vicino, le sue mani che mi lambivano i fianchi.
Lui mi scrutò un istante, come se avesse colto la mia esitazione improvvisa, poi mi liberò precedendomi.
Mi sforzai di mangiare decentemente, per evitare discussioni, nonostante il mio stomaco fosse ridotto ad un groviglio pulsante, di tanto in tanto lanciavo occhiate di soppiatto a Mello, che giaceva placidamente sul divano, sgranocchiando cioccolato con lo sguardo perso.
Mi chiesi se stesse riflettendo sulla discussione avuta con Matt, ma il suo viso era indecifrabile. La rabbia era scivolata via, lasciando una pacatezza innaturale.
Improvvisamente incrociò il mio sguardo, catturandolo. “Domani mattina andrai da Near” dichiarò imperioso.
“E tu?” chiesi, simulando tranquillità.
“Ho una faccenda da sbrigare”
Il suo tono non mi piacque per niente. Inspirai profondamente, contando mentalmente fino a dieci. “Che genere di faccenda?” domandai, celando l’irritazione che furbamente tentava di trapelare dai miei occhi castani.
Lui non rispose, voltandosi. Fantastico, adesso mi ignorava pure!
Improvvisamente la poca fame che avevo mi abbandonò. Scostai il piatto ancora mezzo pieno, strisciando rumorosamente la sedia all’indietro.
La sua attenzione fu nuovamente su di me. “Non ti piace?” chiese distrattamente, puntando lo sguardo sul mio piatto.
“No no, solo non ho più fame” dissi, e la mia voce uscì più aspra del dovuto.
Lo sentii sospirare pesantemente. “Io non sono Matt, perciò vedi di non farmi incazzare” lo disse in tono stanco, quasi rassegnato.
Le sue parole mi urtarono i nervi, così decisi di votare il silenzio, perché non ero molto sicura dell’inclinazione della mia voce.
Si alzò, portandosi al mio fianco, afferrando gentilmente il mio viso fra le mani, inglobandomi nel suo sguardo glaciale.
“Cerca di fare la brava. Domani andrai senza tappe impreviste da Near, e non te ne andrai se non prima del mio arrivo, sono stato chiaro?”
Annuii, stringendo le mani a pugno. Ghignò inaspettatamente, soddisfatto della mia arrendevolezza. Posò le labbra sulle mie, in un bacio casto, che divenne subito vizioso.
Poggiai le mani sul suo petto, indecisa se allontanarlo oppure rispondere alla sua lingua che mi carezzava il palato. Lo scostai gentilmente, giusto lo spazio necessario a fissarlo dritto negli occhi.
Forse non lo conoscevo bene come Matt, ma capivo quando qualcosa non andava.
“Cos’hai intenzione di fare?” chiesi preoccupata
“Nulla” il suo viso era quello di un perfetto giocatore di poker. Lo abbracciai, affondando il viso nel suo petto e rimasi così, in silenzio, in attesa che il suo orgoglio cedesse.
Rimase immobile, perfettamente rilassato. “E’ stato un errore permetterti di entrare nella mia vita” non c’era ira nelle sue parole, solo una triste consapevolezza.
Guardai il suo viso, totalmente inespressivo “Forse” ammisi, perché infondo aveva ragione.
Era una situazione svantaggiosa, per entrambi. “Ma puoi sempre mandarmi via, se vuoi” ricordai serafica, scrutandolo attentamente in attesa della sua reazione.
La linea sottile e sensuale delle sue labbra si allargò in un ghigno criptico.
“Non fingere di non sapere che non posso farlo” disse, in tono quasi divertito.
Riflettei un attimo sulle sue parole, cercando di decifrare quel sorrisino che ancora spadroneggiava sulle sue labbra. Era mai possibile che davvero Mihael fosse innamorato di me?
Improvvisamente mi resi conto di non volerlo sapere.
Era già maledettamente frustrante non capire i miei di sentimenti, e l’idea che Mello potesse amarmi mi spaventava troppo per dargli anche solo la minima considerazione.
“Credo sia meglio andare a dormire, domani sarà una giornata difficile” suggerii, smaniosa della muta oscurità della mia stanza.
Mi lanciò un occhiata strana, per poi annuire. Lo liberai, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. “Buonanotte Mello” dissi, senza guardarlo negli occhi.
“Buonanotte, Ambra” qualcosa nella sua voce mi suggerì di non alzare lo sguardo.
Mi voltai per dirigermi al piano superiore, senza aggiungere altro. Mi chiusi la porta alle spalle, sospirando pesantemente. La stanza era desolatamente vuota senza i giochi di Matt accatastati malamente sullo scaffale, senza il posacenere stracolmo di mozziconi di sigaretta.
Mi vennero improvvisamente le lacrime agli occhi, così distolsi lo sguardo, avanzando verso il letto. Mi ci sdraiai supina, mani e braccia distese a coprire entrambe le piazze.
Mi sentivo sola, e il letto non mi era mai sembrato così grande. Sospirai, cercando di non farmi invadere dallo sconforto, dicendomi che era una sensazione infantile, priva di fondamenta.
Chiusi gli occhi con forza, come ero solita fare se non volevo piangere, quasi come se le lacrime, in quel modo, non avessero avuto il tempo di sgorgare fluide dalle mie guance.
Scattai seduta, infuriata con me stessa. Non sarei riuscita a dormire, ne ero certa. La mia mente passò immediatamente in rassegna l’ipotesi di andare da Mello.
“NO” dissi ad alta voce, ammonitrice.
Non potevo andare a piagnucolare da Mihael, cosa avrebbe pensato?
Però mi sentivo così sola… mi mancava Matt. Il mio sguardo si posò sul cellulare che Mello mi aveva dato poche settimane prima. Lo afferrai cautamente, indecisa sul da farsi.
Poi, dopo un breve scontro tra il mio orgoglio e il mio istinto, digitai il numero di Matt.
“Pronto?”
“Non riesco a dormire per colpa tua” dissi tranquilla.
Ci fu un breve silenzio, che avrei giurato fosse per via di un ghigno spuntato sulle sue labbra.
“Davvero?” chiese, e la sua voce aveva un retrogusto di divertimento.
“Davvero. Torna a casa” era più un ordine che una richiesta.
Sospirò lungamente. “Piccola lo sai che non posso. Se tornassi sarebbe come dire che mi sta bene così” adesso la sua voce era pacata, mortalmente seria.
Mi mossi nel letto, frustrata.
“Anche tu mi manchi” disse improvvisamente, spiazzandomi.
La tristezza che avevo cercato di reprimere prese il sopravvento. Rimasi in silenzio, perché se avessi parlato si sarebbe accorto che stavo piangendo.
“Non piangere…” m’intimò dolcemente.
Fantastico…
“Domani verrai da Near?” domandai, cercando di non far tremare la voce.
Ci fu un lungo silenzio. “Perché dovrei?” chiese dubbioso.
“Perché voglio vederti” dissi leggermente irritata. Era ovvio.
Non rispose, così aggiunsi “Almeno fai un salto, devo darti una cosa”
“Cosa?” chiese, sinceramente incuriosito.
“Lo vedrai solo se verrai” dichiarai solenne.
“Questo è un ricatto” mi fece notare, ma non era arrabbiato, potevo scorgere il divertimento dietro il suo tono fintamente indignato.
“Si, un ricatto bello e buono” ammisi, e non mi potei impedire di sghignazzare.
“Sai, non avevo mai sentito la tua voce al telefono prima, è sexy”
Arrossi furiosamente e per fortuna non poté vederlo. “Matt!” lo ammonii
“Ma è vero!” protestò “verro domani, ma solo perché ho una gran voglia di baciare le tue labbra”
“Buonanotte” dissi fintamente dura, ignorando il suo commento, che mi aveva procurato un insopportabile calore.
“Buonanotte. Non fare l’orgogliosa e va da Mello, conoscendovi starete entrambi a fissare il soffitto tutta la notte, come due poveri idioti”
Rimasi scioccata dalla sua uscita, ma non dissi nulla, riattaccando. Forse aveva ragione… dopotutto io e Mello eravamo amanti no?
Cosa c’era di male a voler passare la notte con il proprio amante?
Assolutamente nulla.
Mi alzai in un sospiro, afferrando il cuscino. Potevo tentare, al massimo mi avrebbe cacciata con una battutina di scherno, ma sarei sopravvissuta.
Bussai alla sua porta, flebilmente, quasi nella speranza che non sentisse, in modo da poter tornare in camera mia senza rimproverarmi per la mia vigliaccata.
“Entra”
Lo disse così, semplicemente, senza nemmeno domandare chi fosse. Forse se lo aspettava… non saprei dire il motivo ma la cosa un poco mi diede fastidio.
Entrai lentamente, aprendo la porta solo in parte. “Mello?” chiamai.
Forse aspettava qualcun altro, e non volevo infastidirlo. Era seduto sul letto, che leggeva. Alzò lo sguardo su di me, incuriosito.
“Hai intenzione di restare sulla porta tutta la sera?” chiese e nella sua voce si insinuò una nota di derisione.
Non risposi, entrando e richiudendo la porta alle spalle, il cuscino stretto al petto quasi ad esorcizzare la tensione palpabile che da un po’ si era creata tra noi.
Non era solo tensione sessuale, era un qualcosa di indefinito e tedioso, che mi tartassava insistentemente.
Sentivo il suo sguardo addosso, quasi come un vento lieve che mi carezzava la pelle, così lo guardai, puntando i miei occhi castani nei suoi, in attesa di una parola qualsiasi, che non arrivò.
Beh, in effetti ero io ad aver bussato in camera sua, e a fissarlo come un pesce lesso con un cuscino abbracciato a mò d’orsacchiotto, spettava a me la prima parola.
Un onore che avrei volentieri rifiutato.
“Ecco..” iniziai “io… non riesco a dormire, posso restare qui con te?” mi pentii immediatamente delle mie parole, perché il suo viso immobile e privo di espressione, quasi severo non fu affatto confortante.
Poi le sue labbra si stiracchiarono in un ghigno pigro. “Se prometti di non svegliarmi domattina, non c’è problema”
Rilassai le spalle, e sorridendogli, mi avvicinai. Lui scostò le coperte, e quando mi sedetti sul letto morbido me le poggiò addosso, circondandomi di calore.
Mi sentivo improvvisamente contenta, forse perché non mi aspettavo che accettasse. Mi poggiai sul suo petto, incrinando il capo per leggere la pagina sulla quale era aperto il libro. Lui abbassò lo sguardo su di me, fedele al suo silenzio.
Lo ignorai volutamente, in attesa di una sua reazione, incuriosita.
Intanto il mio sguardo scorreva veloce sulle frasi di quello che sembrava un libro di leggende giapponesi, più precisamente un libro sugli Shinigami, gli dei della morte. Non feci commenti, anche se la cosa mi inquietò.
Con la coda dell’occhio vidi muoversi la sua mano, e quando la ritrovai sulla mia testa, sussultai esterrefatta. Si insinuò lentamente fra i miei capelli, districandoli, provocandomi un leggero brivido lungo la schiena.
Con la mancina serrò il libro, senza tenere il segno “Non ti hanno insegnato che è maleducazione ficcare il naso nelle cose altrui?”
Sorrisi. “No, Marcus non me l’ha mai insegnato. E poi non stavo ficcanasando, potevi chiuderlo se non volevi che leggessi” rettificai, divertita dalla sua irritazione.
Lui fece per parlare, ma ci ripensò, sospirando profondamente. Probabilmente anche Mello stava adottando la mia stessa tattica.
Però, che bravi che eravamo!
Probabilmente avremmo resistito più tempo del previsto. Mi alzai, facendo leva sulla sua spalla posandogli un bacio leggero sulle labbra. “Scusa, non volevo irritarti” recitai dolcemente.
Non volevo litigare con lui, e infondo non aveva tutti i torti.
Lui mi baciò nuovamente, issandomi su di lui. Mi misi cavalcioni, approfondendo il contatto, gettandogli pigramente le braccia intorno al collo.
“Dimmi una cosa, tu e Matt…?” non finì la frase ma capii perfettamente la domanda.
Scossi il capo, osservando attentamente la sua reazione. Il suo volto rimase serio, impassibile, ma i suoi occhi si schiarirono un poco… o forse era solo una mia impressione?
A quella distanza potevo osservare ogni lineamento, ma non mi aiutò affatto a capire i suoi sentimenti.
Lo baciai nuovamente, facendo aderire il mio corpo al suo, inebriandomi del suo odore dolce, incredibilmente diverso dalla sua essenza, eccitante e caldo.
Lo sentii mugugnare appena, mentre il suo corpo reagiva con incredibile velocità. Gettò il libro sul pavimento, circondandomi con le braccia, avvicinando ulteriormente i nostri corpi.
“M-mello…” sussurrai, mentre un improvviso disagio mi attraversava.
“Mh?” bofonchiò, mentre lentamente scendeva a baciarmi il collo. Sospirai pesantemente, cercando di restare lucida.
Non sapevo cosa dire, così lasciai perdere. Nascosi il viso nel suo petto, per impedirgli di continuare a baciarmi.
“Cosa c’è?” chiese tranquillo. La domanda giunse ovvia, ma mi colse lo stesso impreparata.
“Mi fa male la pancia” mentii, spudoratamente.
Lui si sorprese, e dopo un attimo di riflessione rispose “Dove? Secondo me hai fame, non hai mangiato molto questa sera.”
Sollevata per il fatto che ci avesse creduto, assunsi un aria afflitta, e indicai il punto dove avvertivo quell’angoscia terribile, che però non aveva nulla a che vedere col dolore fisico.
Lui rise “Quella non è la pancia” mi fece presente. “quello è lo stomaco”
Mi imbronciai “E’ la stessa cosa” farfugliai inviperita.
“No che non lo è” disse, piegandosi per poter baciare le mie labbra.
Lasciai cadere il discorso, rossa in viso per la gaffe, e, accoccolandomi meglio su di lui decisi che era ora di dormire. Così, lasciandomi cullare dal calore del suo corpo, e dalla sua mano che sporadicamente si insinuava tra i miei capelli mi addormentai.
La mattina venni svegliata da Mihael, che era già vestito e in procinto di andarsene. Si limitò a strattonarmi, e dopo avermi ricordato di non fare nulla di testa mia, uscì.
Rimasi pancia sotto sul letto, senza alcuna voglia di alzarmi.
Poi, mi ricordai che sarei dovuta andare da Near e un po’ del mio intorpidimento svanì. Ero un po’ ansiosa dopo il bacio della giornata precedente, ma comunque desiderosa di vederlo.
Così, seppur svogliatamente andai a fare una doccia, mi preparai, e mi diressi fuori dall’edificio. Mello mi aveva spiegato come raggiungere la base dell’SPK in autobus, ma sapevo anche come arrivarci a piedi. Scelsi la seconda opzione, digitando il numero di Matt.
“Lo so, lo so, sei partita poco fa.”
“E tu come accidenti fai a saperlo?” chiesi sconcertata.
Cacciai un urlo, sentendomi afferrare da dietro, il cuore dritto in gola. Sentii la risata cristallina di Matt ad un soffio dal mio orecchio.
“Piccola sono io!” disse tra le risate.
Mi voltai, con la chiamata ancora attiva, e con la mano libera gli piazzai un pugno nel petto.
“Idiota! M…” un bacio m’impedì di finire la frase. Mi avvicinai quasi convulsamente al suo petto, respirando l’odore intenso del fumo, mi era mancato da morire, e mi era stato lontano solo per un giorno.
Quando pose fine al bacio mi limitai a guardarlo, indecisa se essere arrabbiata o felice.
“Scusa, prometto che non ti spaventerò più, volevo farti una sorpresa”
“Beh ci sei riuscito” dissi sinceramente.
Lui mi rivolse uno sguardo intenso, accarezzandomi piano le labbra. “Non pensavo che potessi mancarmi tanto, la notte senza di te non è lo stesso”
“Vuol dire che torni a casa?” chiesi speranzosa. Il pollice della sua mano era ancora poggiato sul mio labbro inferiore. Gli afferrai il braccio gentilmente, scrutandolo in attesa di una risposta.
“No, significa che non credevo fossi così importante, per me…” c’era un qualcosa di molto importante in quella frase, che non riuscii ad intuire. Era un sentimento molto forte, ma ambiguo.
Non capivo se lo considerasse positivo o negativo.
“Mi accompagni?” domandai in un sorriso, cambiando rapidamente discorso.
“No, ho delle faccende da sbrigare. Cos’è che dovevi darmi?”
Anche lui…
“Come vuoi” concessi, e improvvisamente la mia voce divenne fredda, distaccata. “Te lo sei già preso…”
Mi voltai per andarmene ma mi intrappolò fra le sue braccia in un nuovo bacio, più intenso e malizioso del primo.
“Ho una voglia matta di te” sussurrò, e l’alito caldo nel mio orecchio mi fece mancare il respiro. “Se fossi rimasto probabilmente mi avresti avuta” gli feci notare, arrabbiata senza un motivo valido.
Lui non rispose, liberandomi dall’abbraccio. “Ti chiamo stasera” disse, quasi come non avessi parlato, e senza darmi il tempo di ribattere mi diede le spalle, allontanandosi.
Lo osservai finché non svoltò l’angolo, il cuore che si agitava arrabbiato, confuso e stanco.
A furia di battere in quel modo si sarebbe rotto… pensai, stanca di sentirmi in balia di quelle sensazioni violente ed irrazionali.
Arrivai da Near dopo una quindicina di minuti. Alla porta trovai Halle, che stava fumandosi una sigaretta.
Non appena mi vide mi sorrise ampiamente, salutandomi con un cenno della mano.
“Ciao Halle” esclamai, ricambiando il sorriso, affiancandola.
“Che succede? Ti vedo strana…” asserì, lanciandomi uno sguardo apprensivo.
Erano così evidenti le mie sensazioni?
Sorrisi “Nulla” la rassicurai scuotendo il capo.
Lei mi riservò un occhiata scettica ma non controbatté. “Near ti sta aspettando” m’informò invece, con il solito tono dolce.
Senza indugiare oltre, entrai, prendendo l’ascensore. Mentre i numeri scorrevano veloci sullo schermo pensavo a come comportarmi con Near, improvvisamente agitata all’idea di doverlo vedere.
Quando le porte si aprirono non ero ancora pronta, e non appena incrociai il suo sguardo il mio stomaco finì sottosopra, impietosamente.
Lo fissai, paralizzata. Cercai di parlare e la voce uscì solo al secondo tentativo “Near, io…”
Si alzò ed io mi irrigidii nel notare che stava venendo verso di me. Si fermò giusto quando mi fu di fronte.
“Ambra, non c’è ne è bisogno” disse dolcemente, e le sue labbra si tirarono in un lieve sorriso.
Rilassai le spalle, tentando di sorridere a mia volta. C’e n’era bisogno invece, ma dato che non avevo una spiegazione razionale o precisa da offrirgli, rimasi zitta, afferrando la mano che mi porgeva.
Come fossi stata una bambola mi lasciai guidare da lui, e quando mi fece sedere sulle sue gambe non protestai, cercando di capire le sensazioni che mi attraversavano, di decifrarle.
“Non respingermi Ambra… fa ciò che vuoi, ma non allontanarti da me” le sue parole sussurrate all’orecchio mi fecero sussultare.
Mi voltai a guardare dentro quei pozzi di tenebra, alla ricerca di un qualcosa che potesse farmi capire cosa stesse provando.
Non la trovai e la profondità del suo sguardo mi costrinse a volgere l’attenzione altrove, colta da un improvviso senso di smarrimento.
“Near, io… mi sento confusa” confessai.
“Lo so” si limitò a dire, e il calore del suo alito sul collo mi fece rabbrividire. C’era qualcosa nella sua voce… come una nota bassa e carezzevole, che prima non avvertivo.
Mi stupiva profondamente quel cambiamento da parte sua, ma dire che non mi piaceva sarebbe stato mentire spudoratamente.
Mi appoggiai al suo petto, respirando profondamente. “E tu?” chiesi, racimolando tutto il mio coraggio “tu ti senti confuso?”
Sorrise, non l’avevo mai visto sorridere in quel modo, e ne rimasi affascinata. Vederlo sorridere era qualcosa di meraviglioso, bello e raro come l’arcobaleno dopo la pioggia.
“No. Io lo so cosa provo, e mi dispiace di non riuscire a mostrartelo come vorrei. Ma è la tua insicurezza a confonderti, non la mia”
Era vero. E lui stava facendo in modo che lo fosse ancora di più, con quel suo modo diretto e totalmente atipico.
“E cosa vorresti da me?” domandai, le parole uscirono flebili, smorzate dalla tensione che avvertivo sul petto come un masso.
Si avvicinò così tanto che pensai volesse baciarmi. “Una possibilità, proprio come l’hai data a Matt e Mello”
Ancora una volta dovetti guardare altrove per non sprofondare in quegli occhi enigmatici e scostandomi le nostre labbra si sfiorarono, provocandomi un fremito.
“La… la situazione è già complicata così, Mello non la prenderebbe affatto bene…” deglutii nuovamente, nel tentativo di riacquistare lucidità, perché avvertivo che c’era qualcosa di più… qualcosa che la sua mente fredda e razionale riusciva a calcolare mentre la mia no.
“E tu non dirglielo”
Semplice, diretto… da quando Near parlava in quel modo persuasivo?
Non risposi, rigirandomi nervosamente una ciocca scura fra le dita. Cosa dovevo rispondere?
Era vero, aveva il diritto di una possibilità…
“Se sceglierai uno di loro a priori, senza sapere cosa significa essere mia, lo rimpiangerai per il resto della tua vita”
A quelle parole il mio cuore si dimenò così forte da mozzarmi il fiato. Rabbrividii al pensiero e lui se ne accorse, sogghignando impercettibilmente.
Conoscevo il suo gioco, ancora una volta avvalorato dalla sua logica perfetta, e sapevo che gliel’avrei data vinta.
Gliel’avrei data vinta perché mi aveva attratta dal primo istante in cui avevo posato lo sguardo su di lui, perché era stata la prima persona a cui mi fossi davvero avvicinata dopo tanto tantissimo tempo…
Mi voltai e lui, non seppi dire se volontariamente o no fece lo stesso, e le nostre labbra si unirono nuovamente. Rimasi come pietrificata e, notando il mio nervosismo mi carezzò la guancia.
Arrossii furiosamente, come se prendessi coscienza solo in quel momento delle nostre labbra unite. Mi scostai rapidamente, non osando guardarlo negli occhi.
“Dimmi di sì” c’era un urgenza quasi dolorosa in quelle parole, anche se il suo viso era intenso e rilassato come sempre.
Annuii, mentre un mal di testa lancinante si impossessava di me, quasi come fossi stata stordita.
Lui mi strinse appena, a sussurrò nuovamente al mio orecchio “Voglio sentirlo uscire dalle tue labbra questo assenso”
“Si, ma decido io le regole”
Per un momento la sua impassibilità vacillò in un espressione confusa, ma fu fuggevole, come un lampo nell’oscurità.
“Che intendi dire?” chiese, e la sua voce era l’icona della calma.
“Non lo so” ammisi, e scoppiai a ridere. Fu più uno sfogo nervoso che una vera e propria risata, ma non riuscii a trattenerla.
Lui rimase impassibile, aspettando che il riso cessasse. “Adesso è meglio che ci dedichiamo al caso, o Mello avrà tutte le ragioni del mondo a dire che questa forzata alleanza non porterà da nessuna parte” la sua voce era tornata piatta, priva d’inflessione, e capii che era entrato in modalità “lavoro”.
Sorrisi a quel pensiero, cercando di celarlo.
Era incredibile come riuscisse a dominare le proprie emozioni, il mio cuore ancora scalpitava esagitato, e lui era perfettamente calmo. Era così perfetto da quel punto di vista che tutti commettevano l’errore di credere che non provasse emozioni – io compresa – ma ci sbagliavamo.
Era solo che relegava le sue emozioni nel profondo, dove non potessero condizionarlo o ferirlo, facendole emergere solo consapevolmente.
Annuii, in attesa che mi esponesse le sue teorie, e indecisa se riferirgli la mia idea.
Forse Near, che non lasciava spazio all’emotività mi avrebbe appoggiata…
Forse…



Ta dan! Ma come siete >.> Prometto che non lo faccio più ù.ù
Il capitolo lo dedico a gintama, che parte e mi lascia sola T.T così le regalo questo chappy come augurio di buone vacanze ^^
Cooomunque… state tranquilli che Matt torna xD Solo che Mello deve capire che non può sempre fare di testa senza pagare di tasca.
E così il triangolo amoroso diventa un quadrato *-* Era giusto che anche Near avesse la sua chance…
Come sempre ringrazio quelli che hanno inserito la storia nei preferiti

1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - Elly Mercer
5 - gemi_girl
6 - gintama
7 - Lady_Jeevas
8 - lollyna
9 - Lucia_Elric
10 - PrinzexKikka
11 - Ritsuka96
12 - Sasori_Akatsuk
i 13 - zeldaXroy
14 - _NeMeSiS_

E coloro che hanno inserito la ficcy nelle storie seguite:
1 - gemi_girl
2 - gintama
3 - ila_sabaku
4 - Kano_chan
5 - Kicchina
6 - lain87
7 - Lucia_Elric
8 - Miss_Revenge
9 - Sara_dn
10 - _NeMeSiS_


the vampire girl Eh si lo penso pure io xD Mello non riflette mai su ciò che fa ù.ù Tranquilla Matt torna, non appena Mello chiede scusa. No, forse meglio non aspettare le scuse di Mello, potrebbero non arrivare mai… xD Spero mi dirai che ne pensi anche di questo nuovo chappy, come promesso Near sta entrando effettivamente nella storia, nuovamente.

Sasori_Akatsuki Non vedo l’ora di leggerla ^^ Grazie sono contenta che ti sia piaciuta, e non vedo l’ora di lasciare commentino alla tua ficcy, perciò su su ù.ù ritoccare e postare! Aspetto un parere su questo nuovo chappy, un bacio!

Ritsuka96 * Si fa piccola piccola* Scusa… però non ti arrabbiare così ù.ù Sennò poi sudi, ti viene il mal di gola (proprio come me ora)… e poi muori :l No che non ti voglio morta >.< Come lo consoli? O.o no, non dirlo, non lo voglio sapere xD Perdonata? Un kiss

lollyna Eh si, io sono maestra negli intrighi, ci vivo in mezzo da sempre xD Cooomunque, tranquilla tesoro Matt torna, ma prima Mello deve rendersi conto che non può sempre fare l’egoista spocchioso ù.ù Near sta muovendo le sue pedine, piano piano ovviamente… chissà adesso che farà Ambra O.o non lo sa, perché non lo so nemmeno io xD Aspetto un parere un kiss

zeldaXroy Ho preso 80 =_= che tristess… Ma uffi :* Io sono una persona moolto strana, e quando succedono tante cose tutte insieme vado in panico e non capisco più una cippa lippa xD E quindi mi cala l’ispirazione. Lady_Jeevas se ne approfitta >.> Però che bello, se non scrivessi su efp non l’avrei conosciuta, e non avrei scoperto che vive a due passi fa casa mia, e non avrei continuato il capitolo xD E non avrei conosciuto nemmeno te e gli altri. *-* Non ce l’avresti fatta a puntarmi la pistola contro, so fare facce che intenerirebbero anche Mello >:p e poi con le cattive non si ottiene nulla da me (ignoriamo il ricatto di Lady) ù.ù Se però venivi con una pizza extralarge si poteva trattare *Q* Basta sto scrivendo una pagina intera xD Poi mi sgridano, aspetto il tuo parere un kiss ps: ho fatto sciogliere Near ù.ù adesso è diventato una granita

Lucia_Elric Mello è rimasto a secco ù.ù Così impara a fare lo splendido xD Mi avete minacciata tutte T.T Ci puoi infilare anche la pizza nelle padelle? *-* Comunque non ci tengo ad avere una padella spiaccicata sulla faccia :* Io cantooooooo *-* da quando ho otto anni, e io e amici stiamo formando un gruppo. Coooomunque niente cassette, sennò è la volta che mi arrestano per davvero ù.ù e tu Mello fai il galantuomo o Matt non ti spacca la faccia. Tesora dimmi che ne pensi, un kiss

gemi_girl Tesoro spero che almeno, quando tornerai dalla tortura, ti tirerai su con questo chappy ^^ Visto non è successo niente di grave, almeno secondo me :p Matt torna tranquilla, come si fa a stare senza di lui? Non si può, quindi è necessario ù.ù Si Mello dovrebbe andare a spigolare, ma si sa.. alla fine gli si perdona tutto. Mi sa che è già ridotta in pappa, se calcoli che è un mio personaggio. A presto, un bacio enorme.

Lady_Jeevas >.> Senti un po’, qui tu ti stai un po’ troppo Mellizzando, e io sto facendo la fine di Matt T.T Non si trattano così le amiche ù.ù La prossima volta che mi ricatti ti mordo >.< e non vengo più al mare, visto che per me è sommo sacrificio ù.ù Vabbé, anche se sei una Mello in piena regola, ti voglio bene <3 Aspetto commentino.

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Capitolo 11
*** SCAMBIO ***


SCAMBIO

Restai ad ascoltarlo in silenzio, concentrata, annuendo di tanto in tanto quando notavo che la sua voce assumeva un inflessione interrogativa.
In effetti era un buon metodo concentrarsi su un obiettivo, e svuotare la mente da tutto il resto… il mio cuore aveva ripreso il suo battito naturale e il mal di testa era quasi scomparso.
“Secondo me Kira ha un complice” dissi, una volta che ebbe finito di illustrarmi i dati in suo possesso.
“Si, è ormai certo ma… chi?” nelle sue parole potevo scorgere il riverbero della frustrazione, che faceva ondeggiare la sua voce in un modo innaturale.
Lo guardai mentre con forza gettava da un lato uno degli omini giocattolo che aveva predisposto in fila sul pavimento.
Sospirai. Aveva ragione, era come cercare un ago in un pagliaio… con tutti i folli seguaci di Kira, avrei scommesso ci fossero almeno una decina di ignoti con il cervello adatto ad un simile compito.
“Near…”
Voltò appena il capo, guardandomi di sbieco.
“Dimmi”
“Io posso far si che Kira si fidi di me. Devi solo darmi il permesso di avvicinarlo” spiegai cauta, scrutandolo intensamente per valutare la sua reazione.
Non si mosse, fissando con intensità anormale un pupazzo al centro della fila, quasi a sondarlo.
“Light non è uno sciocco, potrebbe ucciderti se si rendesse conto che lo stai ingannando…” pronunciava le parole lentamente, riflettendo, il che mi fece sperare in una risposta positiva.
“Nemmeno io sono stupida…” ribattei “sono convinta che nel giro di due mesi confesserebbe e mi cederebbe il quaderno”
Lui si voltò a guardarmi intensamente “No, non mi va di rischiare la tua incolumità per un piano basato sulla concatenanza di variabili incerte”
Respirai profondamente, per impedire alla rabbia di prendere il sopravvento. “Non sono variabili incerte, Light è prevedibile nella sua genialità, segue uno schema… credo che l’avrai notato anche tu”
“Si. Agisce sempre per vie indirette e strategiche, ma è imprevedibile nella sua follia, e non posso rischiare. E poi Mello non lo permetterebbe”
Feci un gesto di stizza, esasperata “Mello non è mio padre, non può decidere per me” dissi con rabbia.
“Ma è il tuo amante no? Avrà pure il diritto di volerti proteggere…” la sua voce si incrinò appena, arricchendosi di una sfumatura che mi sembrò molto simile alla amarezza, mischiata ad una sorta di contrarietà.
Sicuramente lo stavo immaginando. Potevo credere tutto di Near, ma non che fosse geloso.
Ammutolii. Dovevo aspettarmi una risposta del genere da parte sua, e come al solito aveva pienamente ragione.
“E comunque nemmeno io sono d’accordo” asserì , trapassandomi col suo sguardo d’ardesia. C’era come un senso di sfida dietro quelle parole, ma decisi di non cogliere la provocazione.
“Allora non ho idee migliori. Vorrà dire che continueremo a brancolare nel buio” chiosai, poggiando con indolenza le spalle contro i piedi della poltrona.
“A proposito… sai per caso cosa doveva fare Mello?” chiesi improvvisamente, incuriosita.
Scosse il capo. “E’ stato chiaro, io non faccio domande e lo informo sui dati in mio possesso, e lui in cambio sopporta la mia tediosa presenza.”
Risi. “Sono state queste le sue parole?”
Assentì, impassibile, afferrando un omino di legno, rigirandolo fra le dita. “Credo sia il massimo che si possa pretendere da lui” spiegò serafico.
“Anche Matt mi ha detto che aveva una faccenda da sbrigare…” buttai lì, pensierosa.
“Sei in contatto con lui?” mi domandò, rivolgendomi nuovamente lo sguardo.
“Si. Come hai saputo che se ne è andato?”chiesi sinceramente stupita.
“Tengo sotto controllo Mello da anni…” spiegò calmo.
Spalancai la bocca, scioccata. Si spiavano a vicenda! Avvampai all’idea che Near avesse assistito alla mia convivenza con i due, e sperai ardentemente che non ci fossero microcamere nelle stanze da letto.
Lui sembrò sentire i miei pensieri, perché aggiunse “Ho fatto installare microcamere nei saloni dove solitamente vengono decise le strategie da seguire, e dove gli vengono riferite le informazioni” riposizionò l’omino al suo posto, voltandolo leggermente verso destra. Il mio sollievo fu visibile.
Guardai il ragazzo vicino a me, così criptico, così calcolato… e adesso così improvvisamente… non trovai le parole per descrivere il rapporto creatosi fra noi.
Chissà cosa sarebbe cambiato… non ero abituata a quel suo lato persuasivo e sensuale, mi spaventava. Ancora una volta sembrò captare i miei pensieri, perché mi afferrò per la mano attirandomi fra le sue braccia.
Mi mancò il respiro per la sorpresa, e un calore insopportabile mi diede l’impulso di togliermi la maglietta.
Poggiai l’orecchio sul suo petto, e ascoltai il suo cuore che batteva velocemente, traditore. Il cuore non poteva mentire, e se la rideva della sua espressione di indifferenza…
Alzai il viso, per poterlo baciare… ma il suono di una chiamata mi colse alla sprovvista. Mi scostai bruscamente da lui, arrossendo come un bambina.
Voltammo entrambi lo sguardo, e sullo schermo del MAC troneggiava la solita L in stile gotico.
Trattenni inconsapevolmente il respiro.
“Stai in silenzio” m’intimò tranquillo, infilandosi le cuffie e accettando la chiamata.
“N mi serve il tuo aiuto” nessun saluto, nessun giro di parole, Light sembrava teso e adirato, nonostante tentasse di celarlo dietro la sua voce bella e profonda.
“Dimmi L, vedrò quello che posso fare per te…” come di consueto iniziò a torturarsi una ciocca di capelli. Restai a fissarlo incantata, finché il suo interlocutore non mi riportò alla realtà.
“Immagino tu sia al corrente di cosa stia accadendo… posso chiederti di avvisare la compagnia aerea, la polizia e l’esercito, affinché restino in attesa senza prendere iniziativa?”
Corrugai le sopracciglia, confusa. Near non mi aveva detto di aver parlato con Light negli ultimi tempi, e di che situazione parlava?!
“D’accordo L, calcoleremo il punto di atterraggio e sorveglieremo l’area circostante con il satellite” mentre rispondeva, chiamò Jevanni con il cercapersone, e subito fummo affiancati da lui e altri membri dell’SPK. “se c’è altro che posso fare… sono ai tuoi ordini”
Lo guardai intensamente, seria, in una muta richiesta di chiarimenti. Mi guardò, portandosi un dito alle labbra, intimandomi silenzio, poi con le labbra scimmiottò un “ti spiego dopo”.
Mi sistemai meglio, contrariata e a disagio.
Avevo un brutto, bruttissimo presentimento…
Il satellite riprendeva i movimenti di un aereo di linea. Lo osservai in silenzio, finché non notai che non stava seguendo il proprio corridoio. Mi avvicinai a Jevanni, sussurrandogli all’orecchio.
“Chi c’è in quell’aereo?”
“Il vicedirettore della polizia Giapponese”
Sbuffai, indispettita. “Potrei sapere perché?!”
Lui guardò Near, come a chiedere un consenso, che gli fu negato. Sconfitta tornai al suo fianco, imbronciata.
L’aereo atterrò nel bel mezzo del deserto. Osservai l’uomo scendere dal velivolo. Sembrava un brav’uomo, tutto d’un pezzo. Chissà perché si trovava in quel posto sperduto…
Aveva una valigetta in mano, il che mi fece subito pensare che fosse li per uno scambio. Si… ma di che genere di scambio si trattava? Cosa c’entrava Kira in tutto questo?
Le domande si susseguivano veloci nella mia mente, tutte senza risposta.
“L stiamo sorvegliando il luogo dell’atterraggio con il satellite” la voce piatta di Near mi distolse dalle mie congetture “ti sto mettendo in grado di vedere le stesse immagini che vediamo noi”
Se Near era così incline a collaborare con Light, voleva dire che c’era sotto qualcosa di grosso.
Improvvisamente, davanti all’ispettore si aprì un entrata sotterranea. Rimasi di stucco, trattenendo il respiro. Chi possedeva tali mezzi? E cosa c’era di così importante in quella dannatissima valigetta?
Osservai il viso dell’uomo.
Era teso, e le rughe d’espressione sul suo volto, marcate a causa della stanchezza lo facevano sembrare più vecchio della sua età effettiva.
Mi mossi nuovamente. Ero troppo agitata per restare ferma, e Near lo notò. Sembrò incupirsi, ma volse nuovamente l’attenzione sullo schermo.
“Un sotterraneo” esclamò un membro.
“Questa si che è bella” disse. Sembrava compiaciuto e allo stesso tempo irritato, ma non ne capivo la motivazione. “L hai qualche mossa in mente? Mi auguro di sì. Non posso credere che tu abbia davvero intenzione di lasciare il quaderno in mano ad uno sconosciuto” adesso nella sua voce si insinuò una sottile derisione.
Scattai in piedi, esterrefatta, ma il suo sguardo mi inchiodò, ordinandomi silenzio.
Improvvisamente il portale si riaprì, e l’uomo ne uscì con una ragazza. Era giovane, e a giudicare dal modo in cui ciondolava, sotto shock.
“Il sequestratore si sta dirigendo ad un elicottero. Lo scambio è avvenuto” disse Near, solo per puro spirito d’informazione.
“Fate tutto quello che è possibile per seguire l’elicottero fino all’atterraggio. Non perdetelo assolutamente di vista” mi ero quasi scordata di Kira, perché era rimasto in religioso silenzio per tutto il tempo.
“La fai fin troppo facile tu” controbatté il bianco, con tono annoiato. Sapevo cosa stava pensando… lo pensavo anch’io.
Light credeva davvero che i rapitori, con tutte le precauzioni prese, fossero così stupidi?
“…e va bene faremo il possibile.” Concesse poi, ma subito dopo un missile uscì fuori da sotto la sabbia rossastra come per magia. Near sorrise impercettibilmente “niente da fare, ti hanno fregato L. E’ uno di quelli invisibili ai radar”
Il missile dopo alcuni istanti decollò, sparendo nell’azzurro infinito del cielo.
Mi sedetti nuovamente, in un sospiro. Mi pizzicai piano il braccio… giusto per constatare di non essermi addormentata, perché quello aveva tutta l’aria di essere uno strano, inconsueto sogno.
Il dolore mi assicurò che non stavo sognando.
Ora la domanda era una sola:
Il Death Note si trovava sul missile o sull’elicottero?
Ghignai, non potei non impedirmi di pensare che chiunque fosse il rapitore, fosse un genio.
Intanto i nostri radar continuavano a seguire il velivolo. Nella stanza c’era un silenzio quasi palpabile, tutti troppo esterrefatti per parlare, troppo ansiosi per muoversi.
Improvvisamente un suono fragoroso squarciò il silenzio, il suono di un’esplosione. L’elicottero era finito in mille pezzi, spazzato via insieme alla vita del conducente.
Mi alzai nuovamente, di scatto, e il mio urlo fu coperto dal botto.
Beh, se non altro almeno una delle mie domande aveva trovato risposta. Il quaderno, era nel missile.
Deglutii, cercando di ricacciare il cuore al suo posto, scossa, confusa e anche un po’ arrabbiata per l’omissione di Near.
Avrebbe dovuto dirmi che c’era un rapimento in atto…
“Abbiamo perso il missile. Era impossibile seguirlo” annunciò Jevanni, mesto.
Near si sfilò le cuffie, il che mi fece dedurre che L aveva interrotto la comunicazione.
“Near…” la mia voce suonò bassa e minacciosa. Tremavo ancora per lo spavento, e mi bloccai solo per guardare chi mi aveva messo una mano sulla spalla.
Era Halle. Non mi ero accorta che fosse entrata. Un improvviso mugolio distolse la mia attenzione.
Mi voltai e restai pietrificata dall’orrore. Un membro si contorceva per terra, con la bava alla bocca, tenendosi il petto con foga.
Spalancai gli occhi, dai quali trapelò tutto il mio terrore. Halle mi afferrò, nascondendomi quell’orrore, ma non poté impedirmi di ascoltare i lamenti, che aumentavano.
Era Kira?!
Ci stava uccidendo tutti?...
Mi scostai da lei, sprofondando nel petto di Near, stringendolo forte a me. Le lacrime che ormai non potevo trattenere mi inzupparono il viso, macchiando la sua camicia.
Saremmo morti… e io avrei dato volentieri la mia vita per salvare la sua. Speravo solo di morire per prima, perché non avrei sopportato di vederlo inerme e senza vita fra le mie braccia.
Uno sparo mi assordò.
Sussultai, spaventata e dolorante, e Near mi mise le mani sopra le orecchie, avvicinando la mia fronte alla sua. Chiusi gli occhi, estraniandomi totalmente da quell’incubo, aspettando che la morte mi raggiungesse.
Ad un certo punto la stanza sprofondò nel silenzio. Sentivo ancora le sue mani salde sulle mie orecchie e con sollievo compresi che era vivo.
Con cautela aprii gli occhi, improvvisamente ansiosa di sincerarmi dell’incolumità di Halle e Jevanni. Eravamo vivi. Gli unici vivi.
Scoppiai a piangere, stringendomi di più a lui, che con delicatezza mi passò una mano tra i capelli. “Shh… va tutto bene” mi rassicurò dolcemente, tranquillo.
Come faceva ad essere così calmo?! Quasi tutti i suoi colleghi erano morti, accidenti!
Piansi per un tempo indefinito e non appena smisi di singhiozzare Near si avvicinò ulteriormente, poggiando leggere le sue labbra sulle mie.
Avvampai, conscia che Halle e Jevanni erano ancora li. “Devo chiamare Light, un istante. Poi ti spiegherò tutto”
Annuii senza la forza di rispondere. Lui intanto si rimise le cuffie schiacciando un tasto che non individuai, tanto era stato veloce il movimento.
“L?”
“Si” Kira sembrava appena uscito da un funerale, la voce piatta e stanca.
“Ci hanno fregati”
“Fregato?” chiese confu
so. “Si. Quasi tutti i membri dell’SPK sono morti”
Non capii perché gli stesse fornendo quelle informazioni, ma aveva sicuramente i suoi motivi, quindi non protestai.
Light parve sinceramente sorpreso. Possibile che avesse davvero ceduto l’unico quaderno di cui era in possesso?!
E soprattutto… come faceva allora il rapitore a conoscere i nomi dei membri dell’SPK? Perché ci aveva risparmiati?
Avrei venduto l’anima al diavolo per scoprire chi fosse. Rappresentava un problema, perché era dannatamente intelligente.
“L tu e i tuoi uomini gli avete praticamente regalato il quaderno senza combinare nulla” nelle sue parole si insinuò una collera palese, che decisamente non era da lui. Lo guardai stupita. Allora anche lui era scosso per l’accaduto.
“N, mi stai dicendo che se avessi avuto il comando tu, sarebbe finita diversamente?” anche la voce di Kira era bassa e furente.
Near si rigirava una ciocca con tale intensità che temetti se la spezzasse. Sospirò. “No” ammise controvoglia “con un piano accurato come quello credo che chiunque si sarebbe fatto fregare. Non ci porterà a nulla litigare tra di noi”ecco che la sua voce tornava piatta e pacata,straordinariamente controllata. “Penso di avere qualche idea sull’identità del rapitore. Credo che in questa faccenda ci sia dietro un individuo soprannominato… Mello”
Scattai in piedi e non parlai solo perché lui si alzò a sua volta, tappandomi prontamente la bocca con la mano.
“Soprannominato Mello?” domandò l’altro, incredulo.
Era impazzito?!
Come poteva mettere a rischio in quel modo la vita di Mello? Lui non c’entrava nulla in tutta quella storia!
Cercai di liberarmi, inutilmente.
“Non ho foto di lui, ne conosco il suo vero nome. Tutto ciò che so è che fino a quattro anni fa viveva in un orfanotrofio chiamato Wammy’s House a Winchester, in Inghilterra. Io credo che Mello stia giocando con me… a chi cattura per primo Kira” fece un cenno a Jevanni, che interruppe la comunicazione.
Mi liberò e io lo guardai colma di sdegno “che ti è saltato in mente?!” sbottai, furibonda.
“So quello che faccio” rispose seraficamente.
“NO CHE NON LO SAI!” urlai, sull’orlo di una crisi di nervi. “sorvolando sul fatto che hai accusato Mello di questa carneficina… lo hai messo in serio pericolo di vita!”
“Siediti, devo parlarti di una cosa…” disse lentamente, come se fossi una bambina disubbidiente.
“No che non mi siedo!” sbottai indisponente, con una smania indicibile di picchiarlo.
“Io e Mello eravamo d’accordo. E’ stato lui a rapire la sorella di Light, e lui a dirmi di rivelare queste informazioni a L, e di proporgli il mio aiuto. Inizialmente aveva rapito il capo della polizia, ma si è suicidato. Così abbiamo dovuto coinvolgere Matt e correre ai ripari, rapendo la sorella di Light. Avevo temuto che Matt te lo avesse detto quando avevi raccontato che lo avevi sentito ”
Le gambe cedettero e se Halle non mi avesse afferrata sarei finita per terra. Non potevo crederci… le mie orecchie si rifiutavano si sentire ciò che Near stava dicendomi.
Erano davvero disposti a tanto pur di catturare Kira?!
“E…” il mio sguardo vagò per la stanza “… Questo? Anche su questo eravate d’accordo?”
“Mi hai chiesto tu di collaborare con lui. Questi sono i suoi metodi”
Feci per rispondere, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Stava accusando me di quell’omicidio di massa!
Mi scostai bruscamente da Halle, decisa ad andarmene.
“Se non sbaglio Mello ti ha ordinato di restare qui fino al suo arrivo” mi ricordò.
“Non me frega un cazzo di quello che ha ordinato Mello” risposi gelida, totalmente dominata dalla rabbia.
Mi sentivo vuota, strana, come se improvvisamente i corpi morti attorno a me avessero perso importanza, come se tutto quello che avevo sentito avesse perso valore… ero sotto shock.
“Ambra sei sotto shock…” la voce di Jevanni giunse ovattata, come se mi fossi trovata sotto una campana di vetro.
Mi sedetti sul divano, le gambe mi tremavano incontrollabilmente. Le portai al petto, affondando il viso nelle ginocchia.
“Cosa ti aspettavi da uno come lui? Ti avevo detto che è un assassino”
Tentai di alzarmi, smaniosa di spaccare qualcosa, ma il pavimento mi mancò sotto i piedi e all’improvviso tutto si fece buio…
Quando mi svegliai ero nel mio letto. Riconobbi subito la mia stanza, dove c’erano ancora i vestiti malriposti sulla sedia, così come li avevo lasciati.
Halle non aveva toccato niente, forse perché sperava che tornassi a vivere li alla base.
Mi voltai incontrando lo sguardo criptico di Near.
“Come ti senti?”
Non risposi, voltandomi dall’altra parte. Ero ancora scioccata per ciò che era accaduto, mi bastava chiudere gli occhi per rivivere tutta la paura e l’angoscia provata, per sentire quell’esplosione e quello sparo assordante…
“Ti capisco se sei arrabbiata, ma era necessario che tu ne fossi tenuta all’oscuro, per la tua incolumità”
“E l’incolumità della tua squadra? Quella non contava nulla per te?” domandai dura.
Ci fu un lungo periodo di silenzio, tale che quasi ebbi la tentazione di voltarmi, per sincerarmi che non se ne fosse andato, ma non lo feci.
Poi, finalmente, parlò:
“Non so perché Mello abbia ucciso i miei uomini, il piano non era questo. Il piano era contrattare per ricevere il quaderno. Convalidare l’ipotesi dello Shinigami, e trovare un modo per far confessare Yagami. Io collaboro con Kira, fingendo che esista un nemico comune, Mello attira l’attenzione su di sé, dandomi la possibilità di trovare il tassello mancante. Sono questi i patti. Inoltre Mello ha chiarito che non devo oppormi ai suoi metodi, per quanto brutali o illegali siano.”
Ero scioccata, e io che pensavo che in quel breve lasso di tempo in cui io me ne ero andata dalla base avessero fatto a botte!
“E ovviamente io non ne dovevo sapere niente” dissi, in una calma forzata, tesa e imprevedibile come il vapore di una pentola a pressione.
“Preferisco che Mello stermini i membri dell’SPK, preferisco che si serva della mafia e che uccida, piuttosto che lasciarti entrare in questa storia”
Mi misi seduta sul letto, voltandomi per poterlo guardare in volto. “Near… non li voglio questi morti sulla coscienza, chiaro? Precisai, cercando di controllare la mia voce.
“E’ Mello ad averli sulla coscienza, non tu” ribatté tranquillo.
“No invece!” urlai, alzandomi dal letto “State sacrificando altri per non sacrificare me! Io posso mettere fine a questi omicidi, e lo posso fare senza lasciarci la pelle”
“Non ne hai la certezza”
No, non ce l’avevo…
“Allora trovate un altro modo, perché se morirà anche solo un'altra persona a causa mia, me ne andrò e questa volta sarà per sempre”
Inchiodò il suo sguardo al mio, ma questa volta non cedetti.
“E’ a Mello che devi dirlo, non a me”
“Invece lo dico ad entrambi. Anzi, a tutti e tre”
Di una cosa ero certa, Matt e Mello non l’avrebbero passata liscia questa volta.
“Quando tutto questo sarà finito dovrai scegliere”
Spalancai gli occhi, guardandolo stranita “Cosa?” chiesi, come se non avessi capito.
“Finito questo caso, dovrai dirmi con chi vuoi stare, se con me o con lui”
“Siete così pieni di voi da non considerare minimamente Matt?!” mi arrabbiai, perché mi sentivo come un premio da vincere, chi risolve il caso, chi si prende Ambra.
“Va bene, allora mi coreggo. Dovrei scegliere se me o loro.” La sua voce era serafica, così come la sua espressione.
“Mi vuoi solo perché sto con Mello. Se fossi stata con un altro di loro, forse anche solo con Matt, la cosa non ti avrebbe minimamente sfiorato” la mia, al contrario, suonò spaventosa, colma di livore.
Era quella l’impressione che stava dandomi, e non mi piaceva per niente… io non ero una cosa, e se era solo questione di primeggiare, mi sarei regolata di conseguenza.
Ma visto che non dormivo la notte per la paura di ferire uno di loro, direi che avevo il diritto di sapere se mi amassero davvero oppure no.
Lui assunse un aria scioccata, e dato che era improbabile se non impossibile vedere in Near un espressione tanto emotiva, ne dedussi che ne era davvero indignato.
“Credi che ti voglia solo perché stai con Mello?!” la sua voce era carica di incredulità.
“Si” affermai, in tono di sfida.
Lui rindossò la sua maschera di indifferenza. “Sei infantile”
Sentii il sangue ribollirmi e salire fino al cervello “INFANTILE?!” tuonai, e lo urlai così forte che probabilmente l’avrebbero sentito anche Halle e Jevanni.
“Si. Non sei il centro dell’universo, ed è pura coincidenza il fatto che tu e Mello vi siate incrociati. Mi piacevi già da prima” disse, senza mutare il tono della voce.
“E perché non me lo hai detto?!” lo accusai, addolcendomi un poco.
“Non ne ho avuto il tempo. Se fossi rimasta quel giorno, invece di scappare, probabilmente te lo avrei detto”
Improvvisamente mi sentii uno schifo. Era vero era stata infantile ed egocentrica. Lui aveva il suo carattere, e di certo non era Mr Espansività…
Ed io ero fuggita non appena aveva mostrato un minimo di umanità nei miei confronti. Grande!
Chissà se mi avrebbero dato un premio per la mia stupidità…
“Mi dispiace” dissi, sinceramente affranta.
“Comunque anche io ho commesso i miei errori. Ho avuto mesi per dirti quello che provavo già dai primi giorni, e non ho avuto il coraggio per farlo. Per questo non ti rinfaccio il fatto che tu sia finita fra le braccia di Mello… e Matt” aggiunse rapido, forse per paura che mi arrabbiassi nuovamente.
“Quindi non sono un motivo di competizione?” avevo bisogno di sentirglielo dire.
“Io non sono mai stato competitivo. Non m’interessa essere il numero uno, semplicemente lo sono, e devo comportarmi come tale. Però intendo lottare, prima di perderti, forse infondo la competitività c’è comunque”
“Se me lo avessi detto prima, le cose sarebbero andate diversamente” asserii con rammarico.
Sorrise appena “Vorrà dire che dovrò impegnarmi per riparare al mio errore”
Mi sforzai di sorridergli di rimando, avvicinandomi per abbracciarlo. Mi strinse con insolito vigore, sprofondando il viso nei miei capelli.
Mi scostai, per riprendere quello da cui eravamo stati interrotti, posando le mie labbra sulle sue.
Lo baciai una volta, due, tre… poi inaspettatamente reagì, premendo con foga la bocca sulla mia. Sorrisi sulle sue labbra, rispondendo al bacio. Dischiusi le labbra, per approfondire il contatto, ma fummo nuovamente interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
Lui mi lasciò, allontanandosi di qualche passo. “Si?”
“Near, Ambra… Mello è arrivato” ci avvisò la voce profonda di Jevanni.
Sospirai abbattuta.
“Grazie, arriviamo” rispose, ma probabilmente era già sceso. Posò lo sguardo su di me, scrutandomi attentamente, facendomi arrossire. “E’ meglio scendere, per quanto possa essere di buon umore, non credo gli piaccia l’idea di noi due soli in una camera da letto”
Avvampai come una sciocca a quel commento, affrettandomi ad afferrare la maniglia. Intanto il mio cervello ponderava il modo più cattivo di far pagare a Mello quel lungo pomeriggio di terrore.
Quando vidi anche Matt, con lui, il mio cipiglio aumentò. Fu a lui che rivolsi il primo sguardo, rovente. Poi lo posai su Mello che ricambiò con una delle sue occhiate enigmatiche.
“Halle ha detto che sei andata sotto shock”
“Scusa se non resto impassibile di fronte ad una carneficina” risposi irata.
Avevo appena innescato la bomba.
Non rispose, rivolgendo l’attenzione su Near, in un sorriso, tirando fuori dalla tasca un quadernino nero.
Il Death Note.
Nel vederlo mi dimenticai della mia rabbia, che era stata spodestata dall’ansia. Così era quella l’arma di quei numerosi e terribili omicidi?
Era davvero di proprietà di uno Shinigami?
“Per ora non è apparso nessun essere soprannaturale e rubarmi l’anima”disse beffardo. “ma abbiamo constatato che funziona”
Mi irrigidii a quella frase, rispostando lo sguardo su di lui.
Aveva ucciso tutte quelle persone solo per sperimentare i poteri del quaderno?!
Lui mi ignorò volutamente, continuando ad osservare Near, divertito.
Near lo ignorò a sua volta, rivolgendo l’attenzione su Matt. “Matt, è tanto che non ci vediamo… se non ci fossi stato tu il piano sarebbe andato in fumo, grazie.”
“Sai perché l’ho fatto” rispose, per nulla cordiale. Sembrava arrabbiato tanto quanto me.
Io rimasi fedele al mio silenzio, scrutandoli. Se non avessi avuto quell’opprimente angoscia dritta sul petto, mi sarebbe sembrata una situazione interessante.
“Ambra, andiamo.” Disse improvvisamente il biondo, senza guardarmi.
Il mio primo istinto fu quello di pronunciare un secco e irreversibile NO, per il puro gusto di farlo incazzare.
Invece sospirai pesantemente, lanciando uno sguardo a Near a mò di saluto, che venne ricambiato con un cenno del capo. Affiancai Mello, puntando lo sguardo su Matt “Ciao…” dissi piatta, arpionandomi al braccio del biondo.
Lui mi guardò stupito, probabilmente perché sembravo una bambina che intimorita salutava uno sconosciuto da dietro il braccio del papà, peccato che io non fossi intimorita, ma furibonda.
Il braccio di Mello era necessario, perché ero ancora un po’ instabile. Near mi aveva aiutata a scendere le scale, ma per non irritare Mihael avevo abbandonato il suo appoggio appena varcata la soglia della stanza, e adesso, quell’atto di volontà stava iniziando a farsi sentire.
La voce invece uscì stranamente cauta, forse perché stavo cercando di non far trapelare la mia ira.
“Ciao…” la risposta fu molto più dolce di quella riservata a Near.
“Torni a casa?” chiesi, sempre incredibilmente calma, una calma che insospettì tutti.
“Non ancora” m’informò prudentemente.
Probabilmente i miei occhi rivelarono il mio immenso disappunto perché disse “Tornerò tra un paio di giorni, prima ho…”
“…Delle faccende da sbrigare” finii per lui, indifferente. “a presto allora” dissi senza guardarlo, poi rivolsi la mia attenzione a Mello “mi gira ancora la testa e mi tremano le gambe” lo informai, per giustificare il modo in cui abbracciavo il suo arto sinistro.
Lui senza parlare fece uno scatto fluido, prendendomi in braccio ancora prima che potessi protestare.
“Domani decideremo il da farsi” disse a Near, e senza salutarlo si voltò, entrando nell’ascensore. Era una mia impressione o Matt era rimasto fermo?!
Le porte si chiusero, ed eravamo soli. Subito mi preoccupai, non sapendo cosa avesse da dire a Near, sperando che non facessero a botte.
Ma poi mi dissi che non ero il centro dell’universo, e che sicuramente avevano da discutere sul caso…


Ciao a tutti!
Ecco un nuovo capitolo. Prima che qualcuno me lo faccia presente, sono consapevole che questo fatto è avvenuto prima di quello che ho descritto nei primi capitoli. Infatti io ho precisato subito che avrei modificato la storia.
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia nei preferiti:

1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - Elly Mercer
5 - gemi_girl
6 - gintama
7 - Lady_Jeevas
8 - lollyna
9 - Lucia_Elric
10 - PrinzexKikka
11 - Ritsuka96
12 - Sara_dn
13 - Sasori_Akatsuki
14 - zeldaXroy
15 - _NeMeSiS_

E coloro che hanno inserito la mia storia nelle fic seguite:

1 - gemi_girl
2 - gintama
3 - ila_sabaku
4 - Kano_chan
5 - Kicchina
6 - lain87
7 - Lucia_Elric
8 - Miss_Revenge
9 - Sara_dn
10 - _NeMeSiS_

lollyna Ciao! Bene, allora vuol dire che vado migliorando! ^^ Eh si Mello è geloso, e Matt pure xD Non ancora, povero Matt lo sto facendo impazzire, però poi ne varrà la pena, prometto ù.ù Near innamorato è una bella gatta da pelare, infondo come si può sapere che tipo è in amore? O_O E’ come chiedersi: Perché esistiamo?. Però l’ipotesi che sappia passare in varie fasi è plausibile se ci pensi, e vedrai quando entrerà in modalità “super love love” *-* si si mi piace proprio come definizione xD Grazie per i tuoi complimenti, alla prossima, kisses <3<3

gemi_girl Si si, passerà gradatamente alla modalità “super love love” xD Eh si Mello è confuso, e non credo che la cosa gli faccia piacere… vedrai appena scopre che Near e Ambra si sbaciucchiano… altro che carneficina xD Alla prossima, un bacio :*

The Vampire Girl Mamma mia si vede che tu proprio adori Near xD Si Matt tornerà, perché non riesce a stare lontano da Ambra, mica per altro, aspetto il tuo parere ^^

Sasori_Akatsuki Di al tuo pc di non fare storie, sennò vengo li e lo smonto piano piano fino a ridurlo ad un ammasso ferroso ù.ù Non può andare in pensione, deve incoraggiare la scrittrice che c’è in te, non ostacolarla >.< Diglielo eh! Solitamente le minacce col mio servono xD A volte dico al mio ragazzo: “Mo sto pc ormai chiede pietà, dobbiamo cambiarlo” inizia ad andare liscio come fosse un superpc della nasa xD Davvero? O.o Vuol dire che siamo in sintonia *-* E poi è ovvio che ci è venuta in mente una storia così, quale ragazza non vorrebbe trovarsi in un triangolo amoroso con quei due? Solo una ragazza a cui piacciono le ragazze ù.ù Aspetto il tuo parere, un bacio

zeldaXroy Davvero ti piacciono le granite? *-* L’altra sera mi hanno invitato a prendere il gelato, e invece ho preso una granita (al limone) xD. Me l’hanno messa in un cono di plastica trasparente troppo forte xD che adesso chiamo cono magico e lo uso per bere la notte, lo infilo sopra la bottiglietta (Quando l’ho fatto vedere al mio ragazzo ha detto che non sono normale, e mi sa che ha un po’ ragione), comunque… prendo la granita, e faceva un caldo… così la guardo e penso: “Oh, ora mi rinfresco”, l’ho assaggiata ed era così aspra che mi bruciavano le labbra T.T e per poco non mi soffoco con un seme del limone >.< Almeno mi è rimasto il cono magico >.> Si, ma potevano anche darmi 90 quei babbuini, ho fatto un orale da premio nobel ù.ù xD beata te che riesci a non studiare, a me vengono i maledetti rimorsi! Davvero lòl Noooo sei un esemplare unico nel tuo genere! *-* Voglio conoscerti, sei un caso da studio scientifico xD Quindi sei insensibile? O_O Allora mi sa che ho scelto la persona sbagliata a cui fare le mie faccine cucciolose T.T Aspetto un commento a questo nuovo chappy, che è un po’ strano, un kiss. Ma come mai ti scrivo sempre questi poemi? O.o

Kano_chan Come posso dimenticarti, sono la tua nee-san :* Grazie, sono contenta che ti piaccia, anche perché se non ti fosse piaciuta non ti avrei conosciuto xD Si torna, è già in crisi d’astinenza da Ambra ù.ù Oh, volevo giusto chiedertelo qual’era il tuo preferito l’altro giorno *-* allora tu sei l’addetta a dirmi se lo rendo OOC, che è una cosa che odio. Un bacione

Lucia_Elric Beh, more, in un certo senso lo fabbrico il chappy xD (nooooooo T.T ma tu canti o suoni? Unitevi a noi, facciamo un gruppo allargato xD) La pizzaaaaa *Q* *afferra e ingurgita* ahahahah eh si, ovvio, non c’è il tre senza il quattro, sembra che non diventi un pentagono con Light xD Scherzo, Light mi sta sull’anima ù.ù Lui lo lascio in bianco. Aspetto commentino, vero che è strano questo capitolo? O_O non lo so lo leggo e mi sembra strano… sono matta xD baciottoli <3<3<3<3<3

Ritsuka96 Grassie more :* xD no non me la segare in mille pezzettini, mi serve! Credo che se me lo dicessi ti censurano, sempre se non ti arrestano per turbamento della sanità pubblica xD Matt tornerà a breve, quindi se devi consolarlo fallo in fretta ù.ù (io non ti ho detto niente) Alla prossima, un bacio

Lady_Jeevas Si si mi lovverai anche di bene, ma mi maltratti T.T I cuccioli non si maltrattano, sennò poi soffrono, non mangiano, si ammalano e muoiono >.> Poi diventerò un fantasmino e verrò a tirarti i piedi mentre dormi *,..,* Anche io ti lovvo, ma lo farei ancora di più se non cercassi di trascinarmi al mare >.< Ieri non ho risposto perché… festeggiavo i tre anni di fidanzamento xD insomma, cerca di cogliere il significato celato tra le righe ù.ù Visto che l’ho fatto? Ho reso Near languido e sexy! Wuahahah *-* Per questo merito una pizza. Un bacio <3

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Capitolo 12
*** RIPENSAMENTI ***


RIPENSAMENTI

Non parlai ne durante il ritorno a casa ne quando rientrammo. Non avevo voglia di parlare. Ero arrabbiata, questa volta sul serio.
Aveva ucciso un sacco di persone, e l’aveva fatto consapevolmente. Persone che conosceva; in parte, anche se solo di vista… come aveva potuto?!
Avevo avuto paura di morire, paura di perdere Near, di vederlo morto davanti ai miei occhi, di non rivedere più ne lui ne Matt. I pensieri mi si erano affollati nella mente in una frazione di secondo, uno più ansiogeno dell’altro, e quando avevo riaperto gli occhi era stato anche peggio.
Non si era limitato a farli morire con il classico infarto… c’erano persone con il cranio spappolato, con la gola squarciata, con le vene tagliate… ad un certo punto avevo smesso di vedere, forse perché la mia mente stava cercando di proteggermi da quell’orrore.
Non mi avrebbe sconvolta in quel modo se fosse stata opera di Kira, o di uno sconosciuto… ero sconvolta perché era stato Mihael, la stessa persona che la sera prima mi aveva stretta a sé perché non riuscivo a dormire, che mi aveva coccolata…
Senza quasi riflettere mi spogliai, entrando nella doccia. Lasciai che l’acqua mi scorresse addosso, che lavasse via la tensione, scrostandomela di dosso come fosse stata uno sporco leggermente insistente.
Matt poi… come aveva potuto rapire quella ragazza?!
Uscii dalla doccia in un sospiro, avvolgendomi in un enorme asciugamano spugnoso. Mentre con uno più piccolo mi frizionavo i lunghi capelli castani.
Chiamatelo sesto senso, intuito femminile… ma ero sicura che Mihael sarebbe venuto ad affrontare la questione, ed io non ero pronta.
Mi sedetti sul letto morbido, riflettendo…
Avrei potuto semplicemente chiudere la porta a chiave e tanti saluti, ma si sarebbe incazzato e l’avrebbe sfondata a calci, o peggio ancora a colpi di pistola.
L’avevo provocato all’SPK e lui aveva lasciato perdere – meglio – aveva procrastinato.
Mi guardai allo specchio, e vidi un volto che mi fissava teso, gli occhi castani lucidi, come sul punto di piangere, la bocca priva di flessione, una precisa, indifferente linea retta. Improvvisamente scoppiai a ridere.
Avevo paura cazzo!
Paura del ragazzo con cui andavo a letto.
E la cosa peggiore era che anche volendo, se avesse perso il controllo, non avrei saputo difendermi.
Improvvisamente la porta si aprì. Mi irrigidii, ma non mi mossi, osservando la sagoma esile e allo stesso tempo imperiosa di Mello entrare senza fretta.
Chiuse la porta poggiandovi sopra il suo peso, restando così, in quella posizione innaturale.
Non parlai, aspettando che fosse lui a scagliare la prima pietra. Non sapevo se fosse arrabbiato o meno, di conseguenza non sapevo se era venuto per fare pace o per litigare.
“Non mi pento di quello che ho fatto oggi, quindi, se era una paternale quella che stavi iniziando prima, risparmiatela” disse freddo, fissandomi dritta negli occhi. L’azzurro delle iridi era denso, duro, ghiaccio puro.
Era venuto per litigare.
“D’accordo” risposi, tranquilla, continuando ad asciugarmi i capelli, apparentemente non curante, ma con la coda dell’occhio lo osservavo, pronta a scattare giù dal letto.
Lui rimase impassibile alle mie parole, e non rispose, impalato ad un freddo silenzio. Poi, si mosse, ed io sussultai, voltando lo sguardo.
Il suo sopracciglio scattò in alto, in un espressione accigliata, ma non fece commenti, avanzando verso il letto.
Mi imposi di non balzare giù come una povera demente, respirando profondamente. Si inginocchiò di fronte a me, sopra al letto, afferrandomi per le spalle. Alzai lo sguardo su di lui e le sue labbra si incrinarono in un ghigno “Hai paura di me?” lo disse con incredulità, ma potevo sentire la rabbia serpeggiare tra le parole, cruda.
Mi imposi di non scostarlo, di sembrare a mio agio in quella posizione decisamente svantaggiosa. “Non dovrei? Hai ucciso un sacco di persone oggi, persone che conoscevo…” precisai, e fui fiera della mia voce, sufficientemente calma.
“Le avrai viste si e no due volte in vita tua, avevo bisogno di testare il quaderno, e di controllare che non fosse un falso”
“E non ne bastava una, di cavia? Dovevi sterminare l’intera squadra operativa?” domandai, e un brivido, al ricordo dei loro occhi che mi fissavano - vitrei e spalancati - mi attraversò rapido la schiena.
Non rispose, e le sue labbra assunsero una curva beffarda. “Avrei potuto uccidere anche Near, mi avrebbe reso le cose più semplici… eppure non l’ho fatto.”
“Ma che animo nobile…” dissi, colma di rabbioso sarcasmo “Non l’hai ucciso perché non conosci il suo vero nome” dichiarai, sicura delle mie parole.
“Perché tu si?”
Lo trapassai con lo sguardo, seria. “E se fosse? Non te lo direi, e lo sai”
“Potrei sempre obbligarti” la sua voce era scesa di un ottava, pessimo segno.
“Non conosco il suo nome” ammisi, con orgoglio malcelato.
Lui scoppiò in una fragorosa risata. “Ma come… dice di tenere tanto a te… eppure non si fida” mi derise, e mi ferì.
Era vero, non me l’aveva detto, e allora?
“Forse non è sciocco quanto te” insinuai freddamente.
Nello stesso istante in cui lo dissi mi resi conto dell’errore che avevo commesso. Infatti il ghigno si spense dalle sue labbra in un espressione di puro furore.
“Cos’hai detto?” chiese glaciale, aumentando la pressione sulle mie spalle, facendomi male. Rimangiarlo sarebbe stato patetico. “Lo sai quello che ho detto”
Mi gettò indietro, strappandomi un gridolino. Il cuore mi sfrecciò in gola, impazzito. “Lo sai, ho ucciso per molto meno” minacciò sulle mie labbra.
Pregai che la voce uscisse “E allora smettila di fare il bastardo, se non vuoi essere ripagato con la stessa moneta”
Pregai che il tremolio non mi tradisse, perché la mia voce era orgogliosamente ferma, flebile ma ferma.
Mi baciò, premendo violentemente le labbra sulle mie. Voltai il capo, sottraendomi al suo tocco e mi afferrò il viso con rabbia, incrinandolo nuovamente verso di lui.
“Se mi chiedi scusa, faccio finta che non sia successo” la sua voce era calma, ma non c’era nessuna traccia di calore in essa.
Non capivo se si riferisse al bacio o alle mie parole, ma in entrambi i casi non avevo intenzione di scusarmi, così rimasi in silenzio, osservandolo con impassibilità.
Lui rise di nuovo, una risata vuota, priva di alcuna felicità “Ambra… perché vuoi obbligarmi ad essere cattivo?”
“Non sto facendo niente” precisai, sperando che riprendesse lucidità, che non perdesse il controllo.
“Si, invece” sibilò, e la sua presa si rinserrò, facendomi sfuggire un gemito.
“Mi fai male” gli feci notare, cercando di mantenere la calma.
Lui incrinò le labbra in un sorriso crudele. “Lo so”
Avrei tanto voluto lasciare che il panico mi invadesse, invece lo placai con un grande respiro.
Bastava un movimento, uno solo, e si sarebbe scatenato l’inferno.
“Sei venuto per litigare, e sei in torto. Davvero credevi che sarei stata zitta a subire il tuo sarcasmo velenoso?”
Lui mi scrutò alcuni istanti, poi allentò un poco la presa, senza però lasciarmi. “Non sono in torto. Sei tu che non capisci…”
“Capire cosa?” chiesi, lasciando che l’esasperazione trapelasse dalla mia voce.
Non rispose, portandosi di lato, liberandomi il volto da quella morsa dolorosa. Mi portai le mani al viso dolorante, muovendo cautamente la mascella a destra e sinistra. La sentii scricchiolare pericolosamente…
Si sdraiò pesantemente al mio fianco, restando immobile. “Credo sia meglio che tu vada a stare da Near”
Mi voltai ad osservarlo, scioccata. “Cosa?! Prima sbotti di gelosia se solo mi ci avvicino, e poi mi mandi da lui?” domandai incredula.
“E’ chiaro che senza Matt non riusciamo a convivere. Quindi prima che succeda qualcosa di brutto è meglio che tu vada da quell’idiota di un albino. Ho bisogno di riflettere…”
Sembrò pentirsi dell’ultima frase, quindi non commentai.
“Allora vado da Matt” contrattai. Non volevo andare all’SPK, perché temevo il nuovo Near, e temevo che la mia confusione potesse farmi compiere azioni di cui poi mi sarei pentita. Matt era maggiormente gestibile, nonostante fossi ancora adirata con lui.
“Come preferisci… credevo fossi arrabbiata, con Matt”
“Lo sono”
Si voltò ad osservarmi, i capelli dorati caddero scomposti sugli occhi, ma non li scostò “E’ una cosa temporanea, ma è meglio così”
Ci scrutammo alcuni istanti, in un silenzio colmo di parole.
Concordavo pienamente. Dovevo esorcizzare quella paura nei suoi confronti, avevo bisogno di riflettere lucidamente sull’accaduto, e con lui nei paraggi non era possibile.
Però… lasciarlo solo mi rendeva triste, inspiegabilmente.
“Se me ne vado posso chiamarti come facevo con Matt?” chiesi titubante, cauta.
Scoppiò a ridere, spiazzandomi. In un attimo la durezza del suo volto si sciolse, in un espressione innocentemente divertita.
“Sei incredibile… stai già pensando che ti mancherò?”
Arrossii furiosamente, abbassando lo sguardo sulle lenzuola candide.
“Puoi chiamarmi, quando e quanto vuoi. Ma adesso chiamalo e fatti venire a prendere” Annuii, ubbidendo.
Matt ci mise poco ad arrivare. Il suo volto era un miscuglio di emozioni diverse: stupore, diffidenza, confusione…
“Cos’è successo?” chiese non appena mi vide uscire dalle porte scorrevoli.
“Nulla. Preferisco stare un po’ con te, se vuoi” spiegai tranquilla, anche se la mia voce era incredibilmente piatta.
Lui non chiese altro, afferrando la mia borsa.
Quando arrivammo a destinazione sorrisi. Non avevo mai visto un appartamento… avevo sempre vissuto in Hotel, covi, o comunque posti simili, e quel posto così ordinario ed estraneo mi fece sorridere.
“Che c’è?” chiese curioso, posando la borsa sulla moquette morbida.
“Non sono mai stata in un appartamento” confessai, e l’espressione di sconcerto sul suo viso fece allargare il mio sorriso.
“Davvero? E dove vivevi?” chiese. Notai un lieve nervosismo nella sua voce, che mi fece tenerezza.
Lo osservai senza rispondere… no, Matt non poteva essere capace di rapire qualcuno, era troppo… Troppo Matt.
“Ehi… sei ancora sul pianeta terra?” domandò, sventolandomi la mano davanti alla faccia.
“Matt, ho bisogno di parlarti. Devo sapere cos’è successo oggi, devo sapere il tuo grado di coinvolgimento o non dormirò più la notte” lo sputai fuori, come fosse stato un nocciolo incastrato in gola.
Lui non sembrò stupirsi delle mie parole. Sospirò stancamente, come se avesse aspettato quel momento.
“Mi è stato chiesto di rapire la sorella di Light, ed io l’ho fatto. Poi l’ho affidata agli uomini di Mello.”
A quelle parole ebbi un fremito, che non gli sfuggì. “C’era anche Marcus?” volli sapere.
Lui esitò, come restio a darmi quell’informazione “Si, ma non credo le sia stato fatto nulla di grave” aggiunse velocemente, in un pallido tentativo di rassicurazione.
“Dovevi dirmelo oggi, quando ci siamo incontrati” lo sgridai, ma la voce non uscì dura quanto avrei voluto.
Stava ammettendo le sue colpe, come potevo arrabbiarmi?
“Lo so, ma non potevo. Non volevo rischiare che facessi qualcosa di avventato e stupido”
“Perché non pensate mai al fatto che la cosa è reciproca?!” sbottai.
“Perché è giusto che sia così. Ho giurato che mi sarei preso cura di te, ed è quello che sto facendo”
Ebbi un tuffo al cuore. “Matt…” sussurrai, senza trovare le parole adatte a quel particolare momento.
Lui mi sorrise, con quel suo sorriso dolce e rassicurante, afferrandomi la mano con delicatezza. “Vieni ti faccio vedere l’appartamento” disse, con voce divertita.
Mi imbronciai “Non è divertente. Scommetto che un sacco di persone invece non sono mai state in un covo mafioso”
Rise “Puoi scommetterci. Ti mostro la tua stanza”
“La mia stanza?” domandai stranita. Pensavo che avessimo condiviso la stanza come sempre… e mi chiesi il perché di quel cambiamento.
Lui sembrò accorgersi del mio dubbio… “Si… credevo fossi arrabbiata, così ho pensato fosse meglio che ciascuno avesse la propria stanza”
Scoppiai a ridere. “Sei uno scemo” dissi, abbracciandolo forte, con il rischio che finissimo entrambi per terra.
“Lo so” rispose divertito, visibilmente sollevato nel constatare che non ero poi tanto arrabbiata “ma non è carino sbattermelo in faccia in questo modo” aggiunse, in tono fintamente offeso.
Non appena entrai nella mia teorica stanza, afferrai il cuscino “Fammi vedere la nostra stanza per favore”
Lui sorrise, un sorriso così bello da togliermi il fiato, caldo e ricco di dolci promesse. “Vieni” disse piano, afferrandomi per la mano. Mi lasciai guidare in camera, con il cuore in subbuglio. Avevo le mani sudate, la gola secca…
Mi fece entrare nella stanza, e con un sorriso notai che non era poi molto diversa da quella dove avevamo sempre dormito. Posai il cuscino sul letto, e mi voltai, ritrovandomelo di fronte. Mi scostò una ciocca di capelli, impassibile. “E’ bello riaverti qui, nel mio letto”
Arrossii a quella frase, apparentemente innocua. Si avvicinò, lambendomi le labbra. Posai le mani sul suo petto delicatamente, aumentando la pressione sulle sue labbra.
“Non sei più arrabbiata?” sussurrò
Riflettei un istante “No, anche se dovrei”
Lui sorrise, baciandomi nuovamente, adagiandomi sul letto e posizionandosi su di me “Bene, io ho comunque intenzione di farmi perdonare”
Le sue mani scostarono le lenzuola...e poi tornarono veloci sul mio corpo, sfilandomi il vestito. Mi osservò attentamente, mentre con l’indice della mancina mi carezzava la gamba, provocandomi un immenso brivido.
“Sei bellissima”
Le mie guance si colorarono come di consueto, e sorrisi timidamente “Anche tu lo sei”
Scese su di me per baciarmi il collo, dolcemente, con piccoli lenti baci. Risi lievemente perché mi faceva un po’ di solletico e afferrandogli la nuca lo strinsi a me.
Lui mi baciò più insistentemente, alternando le labbra alla lingua, iniziai a gemere. Gli sfilai la maglietta, baciandogli il collo a mia volta. Lui si fermò improvvisamente.
“Sei sicura?” quella domanda mi sorprese.
Annuii, sorridendo“Non sono mai stata più sicura in vita mia”
Presto anche la mia maglietta sparì finendo in un punto indeterminato della stanza. Gli slacciai i pantaloni, lentamente…
Lui mi afferrò i polsi, portandoli sopra la mia testa e trattenendoli “Non ancora…” sussurrò al mio orecchio facendomi rabbrividire di piacere.
Scese lungo il petto, baciandomi attraverso la stoffa del reggiseno. Inarcai la schiena, gemendo appena, scese ancora, lambendo l’ombelico e poi giù, deviando sull’interno coscia. Stavo iniziando a perdere il controllo.
“Matt… per favore”
Lui tornò sulle mie labbra mordendole delicatamente. “Shh…”
Mi slacciò il reggiseno, afferrandolo e buttandolo a terra, accompagnato dai suoi pantaloni. Tornò a baciarmi il seno, lentamente, come se stesse gustando qualcosa di estremamente buono e dolce.
Io ero percorsa da brividi e piccole scariche elettriche, il cuore si dimenava impazzito…
Improvvisamente, senza preavviso, scese sul mio sesso, in un bacio leggero, casto, da sopra la biancheria, facendomi mugolare forte. Risalì per baciarmi la fronte, mentre mi privava anche dell’ultimo indumento, ero nuda sotto di lui, che indossava ancora i boxer.
Ero totalmente persa, in preda di un piacere che non avevo mai provato con una tale intensità. Lui si sollevò osservandomi.
“Sei bellissima”
Sorrisi “Me lo hai già detto” sussurrai in un filo di voce e mettendomi seduta gli strappai un bacio,mentre insieme riserbavamo ai suoi boxer il destino di tutti i nostri vestiti.
Quando entrò in me mi irrigidii appena, lo percepivo chiaramente, duro e caldo dentro di me, i nostri corpi uniti, le labbra che ardevano, le mani che esploravano… era come se tutto il mio corpo si fosse sciolto, fondendosi con il suo in un qualcosa di unico e perfetto.
Continuò a baciarmi il viso con dolcezza, ad accarezzarmi le braccia, le gambe… poi, improvvisamente aumentò il ritmo, catturando le mie labbra in un morso leggero, terribilmente eccitante. Gemetti, arpionandomi alla sua schiena, iniziando a muovermi senza controllo, ormai persa in quel piacere intenso ed irrazionale.
Presto quelle carezze dolci, quei baci timidi, diventarono passionali, turbinosi, e dopo poco venimmo entrambi, stremati.
Ero distesa fra le sue braccia, totalmente rilassata.
“Come ti senti?” chiese dolcemente
Mi alzai appena, per osservarlo in volto “Bene, e tu?” domandai. C’era qualcosa nel suo sguardo… un espressione smarrita, che mi fece subito pensare di aver commesso un errore.
“Bene… come non sono mai stato in vita mia”
Non sembrava che la cosa gli facesse piacere. Sospirai, alzandomi. “Vado a fare la doccia ok?” dissi dolcemente, cercando di ricacciare il magone che sentivo in gola. Perché tutte le volte che facevo l’amore con qualcuno poi avevo voglia di piangere?!
“Ok, ti aspetto” rispose semplicemente, senza guardarmi in faccia.
Mi diressi in bagno a passi lenti, svogliata. Che accidenti gli prendeva?! Prima Mello, adesso lui… quelli erano telepatici! Ormai ne ero certa al 99,9%
Aprii l’acqua e mi infilai nella doccia, affondando il viso in quella cascata limpida, lasciando che il getto mi massaggiasse la nuca, che trascinasse via quelle sensazioni spiacevoli.
Probabilmente mi lasciai sedurre da quella sensazione di pace, perché ad un certo punto sentii bussare.
Chiusi l’acqua. “Si?” chiesi, stropicciandomi gli occhi che bruciavano un poco.
“Tutto bene?” la voce di Matt era preoccupata, ovattata dalla porta.
“Si” lo rassicurai, confusa.
“E’ un ora che sei li dentro, pensavo ti fosse successo qualcosa” disse, il sollievo palese nella voce profonda.
Sgranai gli occhi. Un ora? Mi sembrava di essere appena entrata…
Aprii la tendina di plastica, afferrando un asciugamano per avvolgermici, poi andai ad aprire.
Non appena mi vide tutta intera sospirò “Dai asciugati e vieni a letto. E’ tardi, e domani dobbiamo alzarci presto”
“Ok…” acconsentii senza entusiasmo, afferrando il phon inforcato nell’apposito sostegno. Uscii dopo una quindicina di minuti, e, raggiungendolo sul letto chiesi flebilmente “Te ne sei pentito?”
Dovevo saperlo perché io no, non lo ero. Ero un po’ scossa, spaventata da quel triangolo amoroso, che adesso si era ulteriormente complicato con Near… ma non ero pentita di nulla.
Ne di aver acconsentito a quel gioco strano e pericoloso, ne di aver fatto l’amore con lui.
“No, non sono pentito. Scusa per prima…“ rispose, trascinandomi tra le sue braccia come era solito fare. Respirai profondamente, rendendomi conto solo in quell’istante di aver trattenuto il respiro.
“Nemmeno io” lo informai, accoccolandomi fra le sue braccia, e scivolando nel sonno poco dopo.
La mattina mi svegliai totalmente intontita. La giornata precedente era stata inverosimile, ricca di emozioni ed eventi, e quello che era successo con Matt aveva consumato tutta la mia energia.
Così, quando mi carezzò i capelli per svegliarmi, sussurrando che era ora, lo guardai vacua, cercando di racimolare la forza necessaria per alzarmi dal letto. Ci misi un eternità a prepararmi, il che non era decisamente da me.
Non appena uscii dal bagno, vidi Matt poggiato allo stipite della porta, che fumava una sigaretta.
“Mello si incazzerà per questo colossale ritardo” mi fece presente, fissandomi con uno sguardo che dietro quei suoi strambi occhiali non riuscii ad interpretare.
Scrollai le spalle con noncuranza, avvicinandomi “Tanto la sfogherà su Near la sua rabbia, ed è arrabbiato comunque” gli ricordai, facendogli cenno di spostarsi e uscire.
“Già. Alla fine non mi hai detto perché avete litigato” buttò lì, mentre con calma infilava la chiave nella toppa della porta.
“Per le solite cose” risposi, evasiva.
“Sarebbero?” chiese pacato, aprendola e facendomi cenno di precederlo.
“Grazie” dissi, senza rispondere alla sua domanda.
Non volevo raccontargli il modo in cui Mello si era comportato, perché sapevo che si sarebbe arrabbiato, e poi… non lo sapevo nemmeno, alla fine, perché avevamo litigato in quel modo.
Sarebbe bastato un semplice scusa, ed io avrei sorvolato su tutto il casino che aveva combinato, su tutte quelle persone assassinate… sarebbe bastato un semplice “scusa”, ma farsi dire scusa da Mello non era affatto semplice.
Sospirai e lui puntò il suo sguardo smeraldino su di me, indagatore. “Hai un livido sulla spalla sinistra e un graffio in faccia” elencò tranquillo, sorpassandomi per andare ad accendere la moto.
Mi bloccai, scioccata. No che non li avevo… d’istinto mi portai una mano sulla faccia, passando il palmo sulle guance, lentamente. Improvvisamente incappai in una rialzatura ruvida. Al contatto iniziò a prudere… quando mi ero graffiata?
Raggiunsi Matt, salendo sulla moto, e mentre accendeva il motore, scostai leggermente la maglia, fissandomi nello specchietto.
Il segno violaceo delle dita di Mello spiccava sulla mia pelle chiara, inequivocabile. Lo osservai con rabbia, perché dovevo essere così dannatamente delicata?!
“Ho la pelle delicata” dissi, improvvisamente, stupendolo.
“Davvero?” chiese scettico.
“Mi ha solo afferrata per le spalle, non mi ha fatto male, eppure è rimasto il segno” dissi con leggerezza, poi risi “sono proprio fragile”
Lui si fece scuro in volto. “La prossima volta che ti lascia un segno del genere gli spacco la faccia” mi avvisò e dalla sua voce era sparita ogni traccia di dolcezza.
“Matt…” supplicai leggermente scocciata.
“No, niente Matt. Deve dominare i suoi attacchi d’ira, perciò chiarisci il concetto, perché la prossima volta lo farò io”
Non controbattei, infilandomi il casco. Non aveva senso discutere, tanto non sarebbe successo mai più.
Lui non lo mise, il che mi contrariò, ma non dissi nulla, aggrappandomi ai suoi fianchi mentre partiva ad una velocità decisamente pericolosa.
Quando arrivammo, Mihael era furente, come previsto da Matt, e sbraitava contro Near come previsto da me. Non appena si accorse di noi ci trapassò con uno sguardo di ghiaccio.
“Matt, dì un po’, sei diventato un povero deficiente? Sai guardare l’ora?” domandò imperioso, acido.
“Scusa, Ambra non è stata bene” disse con un tono eloquente, troppo.
Mi voltai per fulminarlo con lo sguardo, ma nel voltarmi Mello si accorse del mio livido. Sussultò, ed io riportai l’attenzione su di lui, sfoggiando un sorriso forzato.
“Non è niente, io ho la pelle delicata” lo rassicurai, avvicinandomi per salutarlo. Il suo sguardo passò in rassegna ogni centimetro di pelle scoperta e ovviamente non ignorò il graffio vicino la guancia destra.
Mi avvicinai per baciarlo, ma mi bloccò, fissandomi dritta negli occhi, serio “Pensavamo di chiedere alla polizia Giapponese di poter fare delle prove sui detenuti” mi informò, il tono piatto e strascicato.
Mi scostai, offesa. “Se non c’è altra soluzione…” concessi, avvicinandomi a Near. Mi feci spazio tra le sue braccia e lui mi afferrò con fare pigro, in una pallida imitazione di abbraccio.
“Buongiorno” cantilenai dolcemente, posandogli un bacio sulla guancia.
Lui mi scrutò attentamente e la sua mano scattò rapida ad arricciarsi una ciocca di capelli “Buongiorno” ricambiò, rilassato.
Mello si irrigidì, stringendo i pugni, per nulla contento della mia iniziativa. Così imparava a respingermi in quel modo… il giorno prima per poco non mi metteva le mani addosso, mi aveva mandata via, e adesso neppure mi salutava!
Matt invece non fece niente, mantenendo la maschera di durezza che aveva assunto non appena era entrato nella base.
Che bel modo di iniziare la giornata… pensai, sconsolata.
Passammo in rassegna un sacco di documenti, parlammo a lungo di chi dovesse o meno tenere il quaderno, parlammo delle mosse successive, Mello puntò due o tre volte la pistola contro Near, Matt fece fuori un pacchetto e mezzo di sigarette… in quel modo non ne avremmo cavato nulla di buono.
Mi alzai dal divano in cui mi ero accovacciata, mortalmente seria “Sentite, così stiamo solo perdendo tempo”
Mello, che era accucciato ai piedi del divano si alzò a sua volta “Prenditela con quest’idiota, è lui ad avere contatti con Kira. Se invece di giocare con i robot si desse una svegliata…”
“Ti ho già detto che non posso contattare Light, o si insospettirebbe. Devo aspettare che sia lui a fare la prossima mossa” spiegò nuovamente, calmo, senza guardarlo.
Mihael scartò con rabbia una barretta di cioccolata, addentandola. Mi voltai a vedere cosa stesse facendo Matt, dato che da una buona mezz’ora non aveva aperto bocca. Stava giocando alla psp. Non appena Mello se ne accorse, esplose.
“E’ assurdo. Come posso lavorare con due imbecilli che non fanno altro che giocare! Siamo in un asilo o in una base operativa?”
Mail non si accorse dello sfogo dell’amico, tutto preso dal suo gioco… mi venne da ridere, ma mi trattenni, conscia che se avessi fatto qualcosa di sbagliato anche io, avrebbe perso del tutto il controllo.
“Mel… tanto è inutile stare sull’attenti, non abbiamo elementi su cui lavorare. Dobbiamo aspettare che Kira ci contatti, è la cosa più logica” lo incalzai dolcemente.
Lui fece un sospiro forzato “Allora vado, se ci sono novità aggiornatemi” disse, rivolgendosi a me, lanciandomi uno sguardo strano che non decifrai.
Sospirai a mia volta “Come preferisci…”
Lo guardai uscire dalla stanza, totalmente depressa, stanca… poi la mia attenzione tornò su Matt, che era rimasto imperterrito.
Si era accorto che Mello se n’era andato?!
Mi avvicinai, sfilandogli gentilmente la consolle dalle mani. Lui alzò lo sguardo su di me, in un espressione interrogativa.
“Mello è andato via” lo informai.
“Lo so” rispose, fissandomi in quella posizione scomoda. “posso riavere la psp?” chiese poi, tranquillo.
“Dovresti andare a parlare con lui” suggerii decisa, mettendo il gioco in pausa.
Lui si spostò, voltandosi per potermi guardare senza farsi venire il torcicollo. “Dovrei…”
controbatté, allungando la mano per intimarmi a restituirgli la playstation portatile.
Lo fissai seria “Non sopporto la tensione che si è creata tra voi due, e non sopporto di esserne la causa”
“Ambra…” sbottò, scocciato.
“Dico davvero…”
Mi guardò un istante, impassibile. “E va bene, ci vado ci vado!” borbottò, alzandosi in uno sbuffo.
Sorrisi, avvicinandomi per posargli un bacio sulle labbra “Grazie” sussurrai.
“Prego, adesso però restituiscimi la psp…”
Risi, dandogliela. Lui salvò la partita, poi spense. Lo osservai correre verso l’uscita, e non appena lo vidi sparire, sentii le braccia di Near afferrarmi e trascinarmi giù…


Nuovo chappy, che regalo alla mia amora, per il suo non compleanno xD
Penso, credo, e so, che in questi capitoli non sto dando il meglio di me, e mi dispiace. Mi infastidisce scrivere capitoli che non mi soddisfano, ma in questo periodo è il massimo che posso fare, perciò clemenza miei giudici, ok? :*
E visto che non credo interessi a nessuno sapere perché mi vengono capitoli storpi, e la maggior parte di voi lo sa già, passo subito ai ringraziamenti e alle recensioni.

Ringrazio come sempre coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti:

1 - the vampire girl
2 - Danielle_Lady of Blue Roses
3 - Ellah_Gore
4 - Elly Mercer
5 - gemi_girl
6 - gintama
7 - Lady_Jeevas
8 - lollyna
9 - Lucia_Elric
10 - PrinzexKikka
11 - Ritsuka96
12 - Sara_dn
13 - Sasori_Akatsuki
14 - zeldaXroy
15 - _NeMeSiS_

E coloro che hanno inserito la storia nelle fan fiction seguite:

1 - gemi_girl
2 - gintama
3 - ila_sabaku
4 - Kano_chan
5 - Kicchina
6 - lain87
7 - Lucia_Elric
8 - Miss_Revenge
9 - Sara_dn
10 - _NeMeSiS_

gemi_girl Amore che fine hai fatto? T.T sei svampata >.< Insomma, mi sa che da un corpo a corpo ne uscirebbe un tantino acciaccata xD Si è fermata in tempo per evitare la morte, chiamiamola fortuna va ù.ù ahahah sai come ci rimangono quei due, fregati dal terzo in classifica, sarebbe proprio il colpo di grazia alla loro stima di se stessi. Oh dio, povero Near O_O In questo chappy finalmente Matt e Ambra si danno da fare, aspetto il tuo parere, un bacio grande

Kano_chan Ecco qui come promesso un capitolo tutto per te, anche se dopo ciò che mi hai confessato non lo meriti, le palline sono sacre ed inviolabili ù.ù Concordo. Allora cosa ne pensi? Anche se non è proprio tornato è sulla buona strada direi xD Vero, infatti Near è la mia spina nel fianco, ma cercherò di trovare un equilibrio tra l’amore e l’indifferenza O_O Un bacio <3

zeldaXroy Si è l’unico momento in cui sono riuscita a farmelo piacere, peccato che il quaderno gli avesse bruciato tutti i neuroni innoqui T.T Tutto quel ben di dio sprecato ù.ù Si anche a me è piaciuta da morire quella scena xD (lo sapevo, e se le vedessi dal vivo le adoreresti di più, sono anni che mi alleno ù.ù e con queste faccine sono riuscita a fare in modo che il padre del mio ragazzo comprasse una tartaruga xD E poi con me non si può stare indifferenti sono troppo goffa) Meno male che a voi piacciono, io ultimamente mi picchio con le mie creazioni, spero ti sia piaciuto anche questo chappy. Mille baci

lollyna No visto, ho contenuto i danni al minimo sindacale ;) Eh si, povero Near, già lui ha difficoltà a lasciarsi andare e appena ci riesce, ecco li che lo interrompono xD Credo che se potesse mi ucciderebbe ù.ù Tranquilla io aspetterò il tuo parere quando tornerai, un bacione e buone vacanze (divertiti anche per me)

Lucia_Elric Meno male, l’importante è che ti piaccia, magari sono io che sono nervosa e me la prendo con i miei poveri capitoli, che invece fanno il loro dovere come sempre ù.ù (si dai diventiamo le nuove Paola e Chiara, più belle intelligenti e brave, oppure non so… però facciamo il duo del secolo ù.ù) Nemmeno io i avevo fatto propriamente caso, ma per descrivere le scene, mi guardo la puntata e poi la rielaboro come mi viene bene, inserendoci Ambra, e allora me ne sono resa conto. Continuo tranquilla more, a singhiozzi ma continuo. Baciottoli <3<3<3<3

Ritsuka Ma tesoro tu sei in accontentabile xD cosa devo fare per conquistarti? Ù.ù Povero Near, cosa ha fatto per inimicarsi la tua benevolenza? Si Ambra è facilmente impressionabile,proprio come me. Fammi sapere cosa pensi di questo chappy, un kiss <3

Lady_Jeevas Non so se devo prenderlo come un complimento o incavolarmi, quindi ci sorvolo sopra. Noooo, tu?! Giammai xD Evvivaaaaaaaaa vuol dire che non insisterai più? *_* Visto ti ho dimostrato che io non sono Ambra, l’ha presa con molta filosofia, decisamente non da me >.> Aspetto commentino amore mio, ti voglio un mondo di bene.

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Capitolo 13
*** INSTABILITA' ***


INSTABILITA’


Guardai dal basso verso l’alto il ragazzo che mi teneva fra le braccia,il volto rilassato ed impassibile.
“Near…” dissi, donando alla mia voce un tono interrogativo.
Lui si limitò a scrutarmi intensamente, in silenzio. Quello sguardo scuro e profondo mi mise soggezione, e dopo poco iniziai a muovermi, a disagio.
Feci per alzarmi, ma le sue mani me lo impedirono.
“E’ stato Mello vero?”
Non capii subito, e posai nuovamente lo sguardo su di lui, confusa. Quando realizzai indossai un espressione neutra. “Abbiamo litigato” spiegai.
“Capisco” si limitò a dire, atono, ma la foga con cui la mancina andò a districare una ciocca di capelli mi fece capire che era irritato dalla cosa, e parecchio.
Aprii la bocca per aggiungere qualcosa a difesa del biondino, ma poi ricordai il modo in cui mi aveva trattata poco prima, e cambiai immediatamente idea.
Lui si chinò su di me, improvvisamente, poggiando le labbra sulle mie, in un bacio casto. Quando si scostò lo guardai intensamente.
Piegò le labbra in un sorriso pigro “Non pensi mai al fatto che io possa essere geloso?” chiese soavemente.
Le mie sopracciglia si aggrottarono, confuse.
Near geloso?
No, non ci avevo mai pensato.
Sorrisi. “Sei geloso?” chiesi maliziosamente.
Non rispose, continuando a scrutarmi con quei pozzi di tenebra, belli e profondi. Tornò a lambire le mie labbra, piano, per poi allontanarsi nell’angolo sinistro della stanza, dove giaceva abbandonata la miniatura della base operativa, costruita interamente di lego.
Lo scrutai intensamente, assorta.
Da quando Near era tornato nella mia vita mi sentivo più tranquilla, avevo riavuto quella parte di me che credevo si fosse sgretolata con la consapevolezza che mi avesse abbandonata.
Ero tornata un po’ più me stessa, un po’ meno cinica, un po’ meno dura… vivere con Matt e Mello mi aveva resa terribilmente pragmatica, e avevo scordato certe sensazioni…
Ma con Near era diverso, con lui potevo essere me stessa, la stessa che aveva incontrato quel giorno ormai lontano.
“Credi che io sia cambiata?” chiesi tranquilla, anche se non lo ero affatto.
“Diciamo solo che l’influenza che Mello esercita su di te è evidente” rispose atono, senza sbilanciarsi.
Sospirai, riflettendo sulle sue parole. Mihael mi aveva resa cinica. Lo sapevo, me ne rendevo conto sempre di più…
Non mi piaceva quello che stavo diventando, mi spaventava, ma non potevo farci nulla. Era necessario che fossi così, necessario per non farmi escludere da quella situazione inverosimile e pericolosa.
Forse ero pazza, perché qualunque altra persona sarebbe fuggita a gambe levate, o quanto meno avrebbe provato paura.
Io invece non ne provavo. O meglio… ne avvertivo un vago sentore, come fosse stato un suono lontano; troppo astratto e debole per concretizzarlo.
Però avevo la consapevolezza di quanto in realtà quel pericolo fosse reale, che inevitabilmente ci avrei sbattuto contro e avrei dovuto fronteggiarlo…
E per quanto dicessi di essere pronta, che potevo farlo… in realtà non lo ero affatto.
“Ambra…” la sua voce piatta e serafica mi riportò al presente. Alzai nuovamente lo sguardo, in silenzio.
“Non pensarci…”
Sussultai. Come faceva a sapere che stavo pensando a Kira?
Con Near non avevo bisogno delle parole. Lui mi capiva, mi capiva come solo una persona vicina poteva fare… Come se fosse stato parte di me.
E chissà forse lo era davvero, forse era l’altra parte del mio essere, quella più profonda e spirituale. Ma nella vita si potevano incontrare tante parti di sé differenti?
Una volta avevo letto, in un libro religioso, che noi siamo eterni perché siamo manifestazioni di Dio, e per questo attraversiamo molte vite e molte morti.
Nel mentre riflettevo, e, leggendo della reincarnazione, mi chiedevo: Ma se sono sempre le stesse anime a reincarnarsi, come è possibile che il numero di persone sulla terra aumenti negli anni? Il libro ovviamente aveva una risposta anche a questo.
Una risposta semplicissima, disarmante. Secondo la tradizione, durante alcune nostre reincarnazioni ci dividiamo.
Proprio come i cristalli e le stelle, le cellule e le piante… così come il resto dell’universo, che si scinde per espandersi, così anche la nostra anima si divide.
La nostra anima si scinde in due, e ciascuna di queste in altre due… e così, nel giro di alcune generazioni, ognuno di noi si ritrova ad abitare buona parte della terra, il cosiddetto Anima Mundi.
E… proprio mentre pensavo, contrariata e spaventata, che forse era proprio per quello che l’uomo era così irrimediabilmente triste e solo, il libro spiegava che, dato che se l’Anima Mundi dovesse soltanto suddividersi si indebolirebbe, così come si separano, le anime si ritrovano.
E questo incontro si chiama Amore.
Rimasi affascinata da questa visione dell’amore, così semplice e naturale.
L’amore non è affatto semplice… ci costringe a metterci a nudo, a renderci vulnerabili ed indifesi, e nessuno ama sentirsi indifeso.
Ma, continuando a leggere compresi cosa il libro volesse dire.
Era un po’ come le carte dei Tarocchi. Sono tutte differenti, dai diversi significati, eppure appartengono tutte allo stesso mazzo. Per comprendere il loro messaggio abbiamo bisogno di ciascuna di esse, poiché ognuna è ugualmente importante.
E questo valeva anche per le anime.
Gli esseri umani sono collegati fra loro, proprio come gli arcani del medesimo mazzo, nello stesso inesorabile destino.
Così, in ogni vita, abbiamo il silenzioso obbligo di ritrovare almeno una delle nostre altre parti. E quando ciò non accade , o siamo troppo stolti per rendercene conto, ci sentiamo irrimediabilmente soli, privi di significato.
Sorrisi. Chissà perché mi tornava in mente proprio ora, quel vecchio libro…
Forse perché, sempre nello stesso libro, si parlava di cosa significasse trovare più parti di sé.
Dolore e sofferenza.
Era quello il mio caso?
Erano loro le altre parti di me?
Scossi il capo al nulla, attirando la curiosità di Near che era rimasto in silenzio, rispettando le mie taciturne elucubrazioni.
Tornai a posare lo sguardo su di lui, mentre la paura che fosse una parte di me si insinuava nella mia mente.
Infondo… era possibile che Matt, Mello e Near fossero piccole parti di quello che una volta era un unico essere. Erano necessari uno alla sopravvivenza dell’altro, anche se non volevano ammetterlo.
Mello aveva bisogno della competizione con Near, aveva bisogno di odiarlo per non ammettere di essere divenuto così dannatamente vuoto.
Near d’altro canto si serviva di Mello per vivere quelle sensazioni che aveva paura di provare, che aveva bandito dalla sua vita, e viveva nel rapporto tra lui e Matt, l’amicizia che non aveva mai avuto, o che non aveva avuto la forza di affrontare.
Matt invece si appoggiava a Mello, come ad un fratello maggiore, trovando in lui la forza che ogni tanto gli veniva meno per affrontare quella vita non proprio benevola, e vedeva in Near ciò non voleva essere, riuscendo così a non cadere nell’apatia.
Rabbrividii a quelle constatazioni. E allora io cosa ero? Il loro collante?
Scossi nuovamente la testa, con più veemenza, alzandomi.
“Near… “la mia voce lasciò trapelare disagio.
Lui mi sondò con il suo sguardo d’ardesia, più attentamente del solito. “Non devi essere tesa, Kira farà la fine che merita”
“Come fai ad esserne sicuro?” chiesi scettica.
“La giustizia vince sempre”
“La giustizia è un utopia” asserii con veemenza.
“Forse. Ma se è tale è perché nessuno opera affinché diventi realtà”
Era un ragionamento impeccabile, glielo concessi.
Mi sedetti nuovamente, in un sospiro. Non volevo litigare, ed era evidente che la pensavamo in modi differenti. Lui era cresciuto in un istituto dove la Giustizia era il Santo Graal, io in un covo di mafiosi, obbligata a vedere cose che di giusto non avevano proprio nulla, osservando la peggiore feccia della città farla franca senza alcun intralcio da parte delle autorità. Anche quelle erano corrotte.
Come potevamo pensarla nello stesso modo?
“Sai credo che dovremmo parlare della nostra attuale situazione”
Spalancai gli occhi, scioccata da tanta schiettezza inaspettata. “… si, lo credo anche io” ammisi infine, per quanto non avessi voluto.
Doveva succedere prima o dopo, ed era la cosa migliore.
Con uno sforzo di volontà non indifferente, mi costrinsi a fissarlo negli occhi, in attesa che introducesse il discorso.
“Io ti amo Ambra, non lo ripeterò una seconda volta… ma voglio che tu lo sappia prima di prendere una qualsiasi decisione”
Trattenni il respiro, mentre il mio cervello iniziava una silenziosa e turbolenta lotta interiore. Cos’era Near per me?
Il battito del mio cuore mi suggeriva che qualunque posto occupasse era importante, essenziale… il mio cervello non sapeva dove collocarlo, e mi lanciava l’allarme, spaventato.
Ok… però uno straccio di risposta gliela dovevo dannazione!
“Io… tu… tu sei…”
Al contatto con le sue labbra morbide mi bloccai, spalancando impercettibilmente gli occhi.
“Non ti ho chiesto di dirmi cosa sono per te, non m’importa, non ancora… voglio solo che tu sappia che io non ti tradirei per nulla al mondo”
Mi incupii; sembrava una frecciatina verso Matt e Mello, ma iniziare un litigio in un momento come quello sarebbe stato paradossale.
“Lo so” risposi invece, semplicemente, ricambiando quel contatto delicato, insinuando una mano fra i suoi capelli setosi.
Inaspettatamente scattò in avanti, sovrastandomi. Al contatto del suo petto sul mio seno sospirai sulle sue labbra, ordinando al mio cervello di tacere.
Dovevo rilassarmi, dovevo lasciarmi guidare dall’istinto… forse mi avrebbe saputo suggerire meglio.
Chiusi gli occhi, sondando le sensazioni che mi attraversavano nell’averlo così dannatamente vicino, nel sentire le sue labbra sul mio collo, le sue mani sulle spalle…
Era così strano vedere il suo viso accaldato, le mani tremanti, fredde quasi quanto le mie….
Aveva detto che mi amava.
Quel pensiero mi trafisse, facendomi sussultare.
Perché non riuscivo a decifrare i miei sentimenti? Mi sentivo così… sbagliata. Come se avvertissi che i miei processi cognitivi non rispettavano la regolare tabella di marcia. Per tutta la vita avevo sognato qualcuno che mi amasse, qualcuno da amare, e adesso che avevo la possibilità di scegliere non ne ero capace.
Il freddo del pavimento mi strappò bruscamente ai miei pensieri. Ero supina, schiacciata dal suo peso, ed improvvisamente ebbi paura.
Una paura bizzarra, che non aveva nulla a che fare con il timore di essere ferita fisicamente, ne con la mancanza di fiducia, bensì una sorta di bolla nello stomaco, che mi solleticava l’intero ventre e allo stesso tempo rendeva l’aria troppo densa.
Mi chiesi se era quello che le persone consideravano coinvolgimento emotivo, se fosse la paura di scoprire quanto Near fosse importante per me.
Probabilmente notò che mi ero irrigidita perché si scostò la distanza necessaria ad osservarmi in volto.
Avevamo il fiatone, le espressioni nettamente in contrasto, la sua serafica, la mia un misto di emozioni differenti.
“Ma cos…” farfugliò, spalancando impercettibilmente gli occhi.
Ricambiai la sua confusione, il cuore in gola per la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Che c’è?” domandai, la voce ancora roca per l’emozione.
“Stai piangendo” rispose, perfettamente composto. Mi portai le mani alle guance, sinceramente stupita. Piangevo per davvero…
“Non… non me ne sono accorta” sussurrai imbarazzata.
Che diavolo mi stava succedendo?!
“Se non ti senti pronta…”
“No.” esclamai, alzando leggermente la voce “non è colpa tua, è che…”
Era che nessuno mi aveva mai detto ti amo.
Matt e Mello a loro modo me lo facevano capire, sempre ammesso che il loro fosse amore, ma Near me lo aveva sbattuto in faccia.
E la cosa mi aveva sconvolta.
Mi incollai alle sue labbra, la cassa toracica ferita dalle martellate del mio cuore impazzito, la gola in fiamme, la bolla nello stomaco sempre più ingombrante, sperando che lasciasse perdere, che non indagasse sull’origine di quelle lacrime traditrici.
Ma Near non era Mello, e di certo non avrebbe sorvolato. Quando sentii il suo viso allontanarsi dal mio sprofondai in un panico sordo.
“Non voglio fare l’amore con te sul pavimento, e non voglio farlo mentre piangi” spiegò, e anche se la sua voce non suggeriva nessuna particolare emozione, mi immaginai che fosse arrabbiato.
Si poteva essere più idiote di me?
“Scusa” dissi, e le mie lacrime assunsero un significato palese.
Lo avevo ferito, e ne ero profondamente dispiaciuta.
“Non devi scusarti, forse sto correndo troppo, e ti sto solo confondendo ulteriormente le idee”
“Near, non…” era inutile, non riuscivo ad elaborare frasi di senso compiuto, così mi alzai, accorgendomi di avere le gambe molli ed incredibilmente pesanti.
“Non…” provai nuovamente, invano. Presi un profondo sospiro.
“Non mi confondi le idee” dissi infine, contrita, e senza aspettare un secondo di più mi accinsi ad uscire dalla stanza, profondamente scossa.
Fissavo l’impersonale metallo dell’ascensore, dando deliberatamente le spalle a Near, smaniosa di sentire il cigolio che annunciava la chiusura delle porte.
“Si, sono geloso”
Mi voltai di scatto, ma si chiusero un secondo prima, così mi ritrovai a fissare quel grigio smorto, sbalordita.
Sprofondai le mani nei capelli, cacciandoli all’indietro, tentando di donare un po’ di lucidità al mio povero cervello.
Una cosa alla volta, e sarei riuscita a sistemare tutto.
Scesi dall’ascensore, sperando ardentemente che sia Mello che Matt fossero ancora fuori a discutere, e fortunatamente li trovai nel posteggio adiacente all’ingresso, a dibattere apparentemente in maniera pacifica.
Rimasi interdetta alcuni istanti, indecisa se interromperli o meno, ma fui vista da Matt, che smise immediatamente di parlare, attirando su di me anche l’attenzione di Mihael, così mi avvicinai.
“Se avete bisogno di stare soli ancora un po’ torno dentro” dissi tesa, e loro ghignarono.
“Non serve, andiamo” disse Matt, inforcando il casco con fluidità.
“Aspettami dalla moto, devo dire una cosa a Mello” asserii.
Lo vidi irrigidirsi, mentre alle orecchie giungeva l’ovattato assenso del rosso.
“Ok, ascolta solo un momento. Non voglio sapere perché mi eviti, e so che me lo dirai non appena lo riterrai opportuno, ma la tensione creatasi tra noi intralcia il regolare svolgimento delle indagini”
“Passi troppo tempo con quell’albino, inizi a parlare come lui”
“Parlo sul serio” affermai seriamente, racimolando la determinazione necessaria a non perdere il controllo e mettermi a litigare.
“Quindi sentiamo, cosa proponi?” chiese ferino. Lo scrutai un istante, accorgendomi con tristezza e paura che aveva innalzato nuovamente un muro, che era tornato il mafioso che incontrai quel giorno con Marcus, malizioso, distaccato e letale.
“Beh, avevi promesso che mi avresti insegnato a sparare, se mantieni la parola, prometto che renderò i tuoi propositi di evitarmi molto semplici, ti chiedo solo un paio di ore la settimana, finché non sarai tu a cambiare idea”
Lui posò lo sguardo su di me, in silenzio. Potevo sentire il frenetico rumore dei suoi pensieri. “Ok, il lunedì, mercoledì e venerdì alle cinque del mattino”
Sgranai gli occhi, scioccata “Alle cinque?!” mi lagnai, dimenticando per un istante i miei propositi.
Sul suo viso si incurvò un ghigno. “Si alle cinque. E vedi di essere puntuale, o non se ne fa niente. E non dirlo a Matt”
“Come faccio a non dirglielo?! Se esco a quell’ora devo avere una valida motivazione!” protestai, e nonostante le mie buone intenzioni la rabbia stava già accelerando il flusso sanguigno.
“Non è un mio problema” dichiarò, dandomi le spalle.
Presi due profondi respiri, soffocando il desiderio di rincorrerlo e prenderlo a schiaffi, ed imitandolo mi diressi verso Matt.
Per tutta la sera non feci altro che pensare ad una scusa plausibile. Vagliai tutta una serie di ipotesi, tutte patetiche.
Come facevo a darla a bere a Matt, che mi conosceva molto meglio di quanto io non conoscessi me stessa?
Avrei scommesso l’anima che Mello l’avesse fatto apposta!
L’avrei messo in conto per quando le cose si fossero sistemate, e gliel’avrei fatta pagare.
Mentre truce riflettevo sui miei problemi, sentii la porta della camera aprirsi. Alzai lo sguardo, incontrando il cipiglio inquisitorio di Mail.
Questo complicava incredibilmente le cose: accidenti!
“Che c’è?” domandai, cercando di mantenere un tono neutro.
“Sei strana, il che vuol dire che c’è qualcosa che mi nascondi”
Uno a zero palla al centro…
“No… sono solo triste per il comportamento di Mello”
Infondo non era un bugia, quindi il suo Ambradetector avrebbe dovuto mantenere un oscillazione stabile.
Lo sentii sospirare pesantemente. “Lo sai che Mello è complicato, devi dargli tempo” spiegò stancamente, quasi controvoglia.
“Lo so” risposi semplicemente. “ascolta… in questo periodo mi sento particolarmente nervosa, instabile… così pensavo che fare un po’ di jogging non sarebbe un idea malvagia”
Di tutte le patetiche scuse che avevo elaborato, avevo scelto la peggiore.
Lui strabuzzò gli occhi, per mera sorpresa. “Tu che fai jogging?! Ma se ti lamenti anche solo per passare da una stanza all’altra” esclamò divertito.
“Non è vero!” controbattei offesa e leggermente imbarazzata. “E poi ho messo su un paio di chili ultimamente, non voglio diventare una balena” mugugnai, alzando la maglietta per osservarmi la pancia lattea.
Lui scoppiò a ridere fragorosamente. “Non durerai una settimana” bofonchiò fra le risate.
Gonfiai le guance, sinceramente irritata. “Vedremo! Inizio domattina alle cinque”
La sua risata aumentò, inesorabile. “Questa poi… se quando ti alzi presto sono le undici!”
“MATT! Sei un cafone!” urlai, indecisa se arrabbiarmi o ridere di sollievo.
Una vocina nella mia mente mi diceva che avevo poco da ridere, che se mai Matt l’avesse scoperto si sarebbe incazzato come mai in vita sua, ma non le diedi adito, afferrando un cuscino e scaraventandolo sul rosso, che non accennava a smettere di ridere.

Ciao a tutti!!
E’ una vita che non mi faccio viva, ne sono consapevole, e chiedo scusa. T.T
Ho seriamente pensato di non continuare questa storia, e, ad essere sincera, ho pensato di smettere proprio di scrivere.
Solo che, nonostante i problemi gravi o meno che mi possono essere capitolati addosso, mi sono resa conto che non posso smettere.
AMO scrivere, e non posso privarmene, quindi spero di non avere più blocchi simili.
Come al solito ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti:

1 - the vampire girl
2 - Cavallina_Bianca
3 - Danielle_Lady of Blue Roses
4 - eiby
5 - Ellah_Gore
6 - Elly Mercer
7 - flam94
8 - gemi_girl
9 - gintama
10 - Lady_Jeevas
11 - lollyna
12 - Lucia_Elric
13 - Oo_dolcebimba_oO
14 - PrinzexKikka
15 - Ritsuka96
16 - Sasori_Akatsuki
17 - Sasori_Danna
18 - Xx_Jade_xX
19 - zeldaXroy
20 - _NeMeSiS_

E coloro che l’hanno inserita nelle storie seguite:

1 - dani969
2 - DominoWhite
3 - gemi_girl
4 - gintama
5 - ila_sabaku
6 - Kano_chan
7 - lain87
8 - lollyna
9 - Lucia_Elric
10 - Miss_Revenge
11 - Poison_Girl
12 - Sara_dn
13 - Terry17
14 - _NeMeSiS_

the vampire girl Ciao! Scusami, mi dispiace di averti fatto penare, ma dai alla fine il regalo è arrivato anche se con un mese di ritardo, buon natale! xD No, scherzi a parte, spero che il capitolo ti piaccia, e spero che avrai ancora voglia di farmi sapere il tuo parere nonostante il colossale ritardo

DominoWhite Eccomi qui, blocco superato spero. Già pure io mi comporterei come lei (mica sceme né? ù.ù) ti ringrazio di aver letto la mia storia, e sono contenta che ti sia piaciuta, eh eh, Matt si sta rendendo conto che forse è un tantino cotto e la cosa non gli piace, Mello invece l’ha presa proprio male! xD spero continuerai a seguirmi e a darmi il tuo parere. E’ vero non ci conosciamo ma sono comunque felice di aver parlato con te ;)

lollyna Ovviamente mi scuso anche con te, soprattutto per averti lasciato con il fiato sospeso, e in fin dei conti, non averti accontentata nemmeno in questo chappy :* Non ce l’ho fatta, mi ci vuole tempo, proprio come ad Ambra xD Si Mello è decisamente troppo suscettibile, ma devi ammettere che Ambra non è un tipino facile, credo che sia proprio la paura delle conseguenze a frenarlo. Grazie mille per i tuoi complimenti, sono importanti per me, specialmente in questo periodo di totale sconforto e 0 autostima, spero di ricevere presto il tuo parere, un kiss

Poison_Girl Io sono rincoglionita doppia, perché sono stata un quarto d’ora a capire il senso prima di realizzare che magari potevi aver sbagliato xD Me l’hanno fatto notare, ahahahah. Amy sono contenta che tu ti sia decisa a recensire e a darmi il tuo parere, perché per me è importante sapere che ne pensate. Sapessi come mi diverto io a scriverlo xD Meno male che non gli ho resi OOC, è il mio incubo, spero che continuerai a recensire e a dirmi che te ne pare.

abcdefghilm Ahi mi hai beccato proprio nel momento no! Proverò a seguire i tuoi consigli, e spero che continuerai a seguire e consigliarmi ^^ Si in effetti ci ho pensato anche io, ma non è facile farla scegliere. Sai in effetti io ero partita per una AmbraxNear, ma poi mi è cambiato tutto e mi sono smarrita in questi intrighi amorosi, ma prometto che sbriglierò la matassa, giurin giuretto ù.ù Ho provato a rendere il capitolo un po’ più sentimentale, che ne dici? Aspetto un tuo commento

Sasori_Akatsuki Mi sono accorta ora che l’hai messa >.< mi ero dimenticata cosa mi avevi scritto! (e tu dirai per forza disgraziata è sei mesi che non aggiorni!) scusa T.T Ma il lato positivo è che molto probabilmente avrai il pc ok e potrai leggere la storia e recensire^^ , e che sicuramente sei ritornata dalle vacanze xD ok la smetto, ironizzo per non piangere. Uhh, brutta cosa i denti, io ho paura del mal di denti, lo odio. Adesso finito di postare, vado a leggerla, e ti lascio commentino, un bacio

Lucia_Elric Lucy! Beh spero ti piaccia ancora, anche se sono sparita dalla circolazione per mesi :* Per pegno mi farò bionda, così possiamo fare la coppiata del secolo ù.ù Già, è così raro vederlo perdere le staffe, e mi sa che le perderà nuovamente :p ma è giusto che anche lui tiri fuori gli attributi ogni tanto ù.ù Spero di ricevere presto la tua recensione, 100000 baciottoli(ci sono tutti gli arretrati)

Kano_chan Sono felice che ti abbia fatto piacere, era il mio intento^^ Come da prassi, scusaaaaa T.T Non sono nemmeno riuscita a contattarti per dirti cosa mi è capitato, ma l’importante è che sono qui xD Come disse Ambra a Mello ‘l’importante è sopravvivere’ ù.ù Visto? Dovevo per forza visto che il chappy era per te! Ti voglio bene, e scusami ancora per essere svampata :* un kiss

ZeldaXroy Eccoci qui, suppongo che anche tu sei tornata dalle vacanze xD (non dire niente, ci penso da sola ad insultarmi) Certo che Mello è possessivo, sennò non sarebbe Mello. Ahimé non ce l’ho fatta, mi ci vuole moolto impegno per far accoppiare Ambra e Near xD Dovrai aspettare un po’ di chappy. Scusami davvero, spero avrai ancora voglia di seguire la mia storia e recensire, un kiss

Lady_Jeevas Allora… tanto per incominciare ci tengo a dire, che il fatto che tu abbia nuovamente il mio braccialetto non c’entra niente xD E’ una strana coincidenza! Poi, volevo ringraziarti davvero, perché mi sei stata accanto in ogni momento, anche quando temevo di non farcela, e volevo dirti che sei un amica fantastica, che non mi sarei mai sognata di meritare, ti voglio bene!

Ritsuka96 Mamma mia sicuro che mi lincerai °_° *si mette in ginocchio* scusaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa T.T Spero ti piaccia anche questo chappy, sempre nella tua incontentabilità, e spero che continuerai a darmi la tua opinione. Sai ci avrei scommesso che eri una fan di Mello xD a volte sei la degna sosia femminile (è un complimento eh!) Beh quante possono vantare una cosa del genere?! *.* anche se tecnicamente non proprio tutti dato che L è morto, ma non credo che Ambra sia una necrofila xD un bacio :*

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Capitolo 14
*** LA SVOLTA ***


LA SVOLTA

Il suono acuto e ritmico della sveglia mi penetrò nelle orecchie, stordendomi. Schiacciai malamente il tasto dell’apparecchio, decisamente di pessimo umore.
Matt, al mio fianco, fece un movimento indolente, mugugnando un ‘buon jogging’ sconnesso. Non lo soffocai sotto il cuscino per il semplice fatto che mi sentivo terribilmente in colpa per quella bugia. Mi diressi in bagno, trascinandomi sotto la doccia. Aspettai con ansia l’acqua scorrermi lungo il viso, acquistando un poco di lucidità.
Dovevo sbrigarmi, perché sapevo che Mello non mi avrebbe concesso nemmeno un minuto di bonus, così mi asciugai velocemente, infilando in fretta e furia le prime cose che trovai nell’armadio, uscendo con ancora i capelli zuppi.
In futuro gli avrei fatto pagare anche questa.
Aspettai l’autobus per 10 minuti buoni, dopodiché optai per il classico MG, il mezzo più semplice ed efficace che conoscevo: Movimento Gambe.
Alla fine, arrabbiata e divertita nello stesso tempo, mi ritrovai davvero a fare jogging, pregando tutti i santi a mia conoscenza di non arrivare in ritardo.
Arrivai sotto il portone alle 4 e 58, e per la fretta per poco non rischiai di spaccarmi il naso, ma se non altro arrivai nell’atrio del covo alle 5 precise.
Dopo 15 minuti Mello non si era ancora fatto vivo. Salutai distrattamente due o tre persone che incontrai per caso, mentre come un furia mi dirigevo al piano superiore, verso la sua camera. Mi stava prendendo in giro?!
Speravo ardentemente che non stesse dormendo, perché in quel caso non avrei risposto di me. Afferrai la maniglia della porta, decisa a mangiarmelo vivo, quando la sua voce mi fece sobbalzare.
“Sei in ritardo”
Mi voltai, trovandolo poggiato alla ringhiera delle scale che sgranocchiava cioccolata, imperturbabile.
“COSA?!” urlai.
Chiusi gli occhi, costringendomi a respirare profondamente. Arrabbiarmi significava fare il suo gioco, dovevo stare calma. “Non sono in ritardo, non hai specificato il luogo dell’appuntamento, ti aspettavo nell’atrio” imposi alle mie parole un tono tranquillo, ma ottenni solo un inflessione tesa, decisamente poco serafica.
Lui si limitò a fissarmi, per poi scrollare le spalle. “Seguimi, il poligono è un po’ fuori mano, dobbiamo prendere la moto”
Non risposi, seguendolo in silenzio al piano sottostante, nervosa come non ero da parecchio tempo.
Sarei stata in grado di usare la pistola?
Avrei perso le staffe sotto le continue frecciatine di Mihael?
Speravo vivamente di cavarmela, in entrambi i casi. Lo osservai mettersi il casco e montare la moto, mentre un senso di smarrimento si impadroniva di me. Era così distante… mi sembrava un perfetto sconosciuto.
Montai a mia volta, infilando silenziosamente il casco che mi veniva offerto. Non protestai nemmeno per l’elevata velocità, persa nei miei pensieri non proprio positivi.
Quando arrivai ero super agitata, entrai che mi tremavano le gambe.
“Allora innanzitutto devi imparare a grandi linee i vari tipi di pistole e le loro caratteristiche, quindi questo è tuo”
Mi passò un volume piuttosto consistente, pieno di illustrazioni e caratteristiche tecniche, lo guardai male ma non commentai.
“Ok” borbottai, decisamente poco contenta.
“Allora, questa dovrebbe essere adatta, primo perché è una semiautomatica e secondariamente perché è facile da impugnare e piuttosto leggera. L’unica pecca è che ha un rinculo secco, ma ti ci ho messo un calcio che dovrebbe diminuire l’effetto”
“Mello… stai parlando arabo per me” dissi allungando la mano per afferrare la pistola che mi veniva offerta.
Era piccola, ma pesante quasi quanto quella che mi aveva dato Matt quel giorno, però mi piaceva, avevo la sensazione che mi ci sarei trovata bene, anche se ne ignoravo il motivo.
Lui ghignò alla mia osservazione, per poi dirmi “Ha solo sei colpi, dopodiché va caricata manualmente.”
“Come si chiama?”
“Cosa?”
“La pistola. Come si chiama?”
“E’ una revolver Smith & Wesson modello 60, ma puoi darle il nome che preferisci”
“Perché; è mia?” chiesi stupita, osservandola con soggezione.
“Si, se sarai in grado di usarla”
La puntai davanti a me, per valutarne la pesantezza. Mi sudavano le mani.
“Ehi vacci piano, non ha la sicura inserita,molla subito il grilletto non appena spari e metti le cuffie prima” disse, infilandomi dei paraorecchi neri ed austeri.
Sorrisi a quel gesto premuroso, godendomi l’ovattato silenzio fornitomi. Lui mi guardò dritta negli occhi, senza ricambiare il sorriso, e con un gesto mi indicò il bersaglio.
Ebbi un attimo di esitazione, dopodiché puntai e sparai. Mi sbilanciai all’indietro, ma mantenni l’equilibrio, mentre una scarica potente ed irruente mi ghermiva il polso attraversandomi tutto il braccio. Alla fine della lezione probabilmente avrei avuto il braccio fuori uso.
Lo vidi ghignare compiaciuto e dire qualcosa che le cuffie mi impedirono di sentire. Mi fece nuovamente cenno di sparare ed io obbedii, cercando di mirare un punto preciso.
Ripetei automaticamente gli stessi gesti per altre quattro volte, finché non si esaurirono i colpi. Mi tremavano le braccia e avevo il polso sinistro, dove impugnavo la pistola, pulsante ed anchilosato, ma ero contenta.
Posai la pistola e mi sfilai le cuffie. “Allora?” chiesi apprensiva.
“Beh per essere la prima volta non te la sei cavata male, vediamo se hai centrato il bersaglio” Osservai la sagoma di compensato avvicinarsi, chiedendomi quanti colpi avessi mandato a segno.
“Mhh, cinque su sei, ma devi imparare a mirare ai punti vitali”
A quella frase mi irrigidii appena, cosa che non gli sfuggì. “Basta per oggi, se continui domani avrai il braccio totalmente fuori uso e Matt se ne accorgerà. Se durante la giornata il male al polso dovesse persistere fascialo, ci vediamo Venerdì”
Improvvisamente mi sentii a disagio “ Ok… questa tienila tu per ora.” Bofonchiai, porgendogli la pistola. Nell’afferrarla le nostre mani si sfiorarono ed io mi ritrassi, come scottata, arrossendo.
Lui ghignò “C’è stato molto di più tra di noi, il tuo imbarazzo è fuori luogo non trovi?” chiese maliziosamente e nel farlo mi sfiorò la guancia con la mano guantata.
“Forse. Comunque… non so come tornare indietro” gli feci presente, seccata.
Lui scoppiò a ridere. “Se ti accompagno desterai sospetti”
“Accompagnami nelle vicinanze del quartiere, poi me la sbrigo da sola” guardai l’ora, erano solo le sette, appena tornata a casa sarei tornata a dormire, e di corsa.
Lui si fece pensieroso; avrei scommesso che stesse soppesando l’idea di lasciarmi ai miei problemi, per il semplice gusto di farmi imbestialire, ma poi annuì, avviandosi in silenzio verso l’uscita.
Lo guardai allontanarsi, mentre un po’ del peso che gravava sul mio stomaco scompariva poco a poco. Non era stato tremendo come avevo immaginato, e non avevamo litigato. Forse ero stata io a sbagliare, mi capitava troppo spesso ultimamente.
Mello non era perfetto, non lo era mai stato, ed io avevo voluto a tutti i costi vedere i suoi lati positivi, ignorando deliberatamente il fatto che fosse un mafioso, e, ovviamente un assassino. Non era questione di morale, o di repulsione, avevo semplicemente scelto di idealizzarlo.
Pessimo errore.
Per convivere con lui, soprattutto per capire se lo amassi o meno dovevo esplorare entrambi i lati della medaglia.

Quell’estraneità innaturale creatasi tra noi era snervante. Quasi balzai fuori dalla moto, felice di potermi finalmente allontanare da lui.
“A venerdì” dissi atona, restituendogli il casco senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Non ricevetti risposta.
Quando entrai in casa trovai Matt ancora arrotolato nelle coperte, che respirava piano, calmo. Ebbi l’impulso quasi doloroso di svegliarlo, di sprofondare fra le sue braccia e restarci a tempo indeterminato, ma non lo feci.
Invece mi diressi in bagno, alla ricerca di un antidolorifico. Ok, la lezione era andata bene, ma il polso faceva un male cane. Perché avevo sacrificato proprio la sinistra?
Avevo il terrore che Matt se ne sarebbe accorto, anzi ne avevo la terrificante certezza. Non trovai nulla, così, decisamente nervosa decisi di fasciarlo.
Potevo sempre dire che ero inciampata e mi ero slogata il polso, no?
Era una cosa decisamente da me.
Mi sentivo intorpidita, come dopo una lunga nuotata, stranamente svuotata. Anche se non me ne ero resa conto, l’idea di passare la mattina con Mello mi aveva teso come una corda di violino, e questo era il classico post stress, la tipica sensazione che si ha dopo aver terminato un esame.
Iniziai a vagare come un anima in pena. Andai in cucina e misi tutti i pacchi di pasta nei contenitori, pulii i fornelli, sistemai i giochi di Matt in ordine alfabetico, svuotai tutti i posaceneri della casa. Guardai l’ora e mi accorsi con costernazione ed irritazione che erano solo le otto e mezzo.
Sbuffai sonoramente, alla silenziosa ricerca di qualcosa da fare.
“Ok che vuoi buttare giù peso ma così finirai per scomparire”
Alzai lo sguardo, incontrando il viso divertito e leggermente insonnolito di Matt, i capelli scarmigliati ed arruffati.
Sorrisi.
“Ti ho svegliato?” domandai, leggermente dispiaciuta.
“Cosa hai fatto al polso?” chiese, mentre il suo volto diventava improvvisamente serio.
Costrinsi ogni singolo muscolo facciale a tirarsi, sfoggiando un sorriso imbarazzato.
“Sono inciampata e sono caduta sul polso. Sono passata in Farmacia e mi hanno detto che è slogato. Ma non è nulla di grave, domani non farà già più male”
“Ambra, ma possibile che tu non possa stare sola senza farti del male? Sei peggio dei bambini” disse sorridendo, avvicinandosi per stamparmi un bacio sulle labbra.
Ma perché doveva essere così dannatamente ingenuo?!
Sentii una fitta di rimorso sconquassarmi le viscere. “Vuoi la colazione?”
I suoi occhi si spalancarono platealmente, in un espressione di puro stupore. “Tu che prepari la colazione?! Cosa hai combinato?”
Il mio cuore mancò un battito. “Niente!” esclamai d’un fiato. “Perché per farti un piacere devo aver combinato qualcosa?”
I suoi occhi si ridussero a due fessure, e pregai che stesse solo scherzando, mentre il rimorso offuscava il mio giudizio.
Dopo quella che sembrò un eternità scrollò le spalle. “Naah, non m’importa che hai combinato. Voglio una spremuta d’arancia, un toast e un uovo sbattuto”
Scoppiai a ridere, un po’ per scaricare la tensione, un po’ per quel copioso elenco.
“Hai fame per caso?” chiesi divertita.
Sfoggiò un sorriso ammagliante “Molta”
Fui felice di preparare la colazione, perché mi dava la possibilità di incanalare i pensieri e le energie in un'unica cosa, evitando stupidi intrighi mentali.
Restai relativamente rilassata finché non arrivò il momento di andare all’SPK. Non volevo vedere Near, lo avrei volentieri evitato per… non so, cinque o sei anni?
Giusto il tempo di relegare la mia stramaledetta stupidaggine nel cassetto dell’oblio, sempre ammesso che lo avrei mai dimenticato.
Arrivati Near ci salutò con la solita indifferenza, se non fosse stato per il breve sorriso che mi rivolse, che non sfuggì neppure a Matt.
Bene, ero ufficialmente confusa. Non doveva essere arrabbiato, o quanto meno offeso per il mio patetico attacco di panico?
Era sempre così con lui, mi faceva sentire una bimba, immatura e sciocca. Lui era sempre superiore, superiore persino ai suoi sentimenti.
Quell’inaspettata comprensione mi fece sentire ancora più male. Presi un profondo respiro, perché piangere non sarebbe stato per niente un modo carino di ricambiare il suo sforzo, e mi costrinsi a sorridere.
“Ci sono novità?” chiesi, ignorando il cuore che rimbalzava su e giù, inspiegabilmente.
“No”
Mi avvicinai alla scrivania, carezzando assorta la pelle ruvida e fredda del quaderno. Possibile che un oggetto così innocente fosse in grado di compiere quelle atrocità?!
Near si mosse a sua volta, scostandomi dolcemente la mano, come se il quaderno avesse potuto mordermi.
“E’ qui da due giorni ormai, eppure non si è ancora fatto vivo nessuno Shinigami” disse, rivolgendosi a Matt.
“Beh, non so tu, ma io non ci tengo proprio a fare la sua conoscenza” rispose, poggiando la schiena contro il muro, sospirando sonoramente.
“Io non credo che sia lo Shinigami il problema, secondo me non c’entra con gli omicidi”
I loro sguardi scivolarono su di me.
“Che intendi dire?” domandò il rosso, perplesso.
Presi un nuovo respiro. “Intendo dire, che lo Shinigami è il proprietario del quaderno, ma non è colpa sua se quella gente è morta. E’ Light ad usarlo, questo… questo ipotetico essere lo sta semplicemente lasciando fare”
“E perché dovrebbe lasciare commettere degli omicidi?” chiese nuovamente.
“Non lo so. Forse per lui gli umani non valgono nulla, forse si annoia”
Near ghignò “Si annoia?”
Annuii, seria.
“Ma che modo carino di passare il tempo” affermò Matt, in un tono decisamente poco divertito, lasciando che le sue parole si macchiassero di profondo rancore.
“E’ solo un ipotesi” ammisi, abbandonandomi su una sedia.
Restammo in silenzio per alcuni minuti.
“Scusate, ma se è vero che il quaderno appartiene ad uno Shinigami… mettiamo che non sia come dico io, e sia un alleato di Light, non credete che in tal caso sappia che siamo noi ad averlo?”
“Ci avevo pensato anche io, ma in tal caso non saremmo qui a parlarne”
Mi morsi il labbro. Era vero. Quindi o era come avevo dedotto, o qualcosa decisamente non quadrava.
Rimasi alcuni minuti assorta nei miei pensieri finché l’arrivo di Mihael non mi riportò alla realtà. Mi alzai di scatto dicendo “Matt, il polso mi fa ancora male, vado fino in farmacia a vedere se hanno qualcosa contro il dolore”
Sentii lo sguardo di Near scivolarmi addosso, fino a soffermarsi sulla fasciatura. Chissà a cosa stava pensando…
Ero certa che qualunque cosa fosse dopo me ne avrebbe parlato.
Uscii senza incrociare lo sguardo di Mello, pur sentendone il peso addosso, affrettandomi verso l’ascensore.
Una volta protetta dal ferro luminescente concessi ai miei muscoli di rilassarsi. Non avevo idea di dove andare, e di certo non ero ansiosa di tornare dentro. Ultimamente non ero per niente a mio agio con i ragazzi, e tutti quei conti in sospeso non aiutavano certo la situazione.
Il solito suono echeggiante mi fece presente che le porte si erano aperte. Alzai lo sguardo, preparandomi ad uscire, ma il mio corpo si immobilizzò, proprio come l’urlo strozzato che tentava di fuoriuscire dalle mie labbra.
Poco lontano da me, sospeso ad almeno un metro dal suolo c’era l’essere più spaventoso che avessi mai visto. Anzi l’unico che avessi mai visto.



Ecco un nuovo capitolo. E’ stato davvero faticoso tirarlo fuori, e devo confessare che non mi soddisfa più di tanto. Comunque spero di riuscire a combinare qualcosa. Passo alle recensioni. Riguardo questo volevo ringraziarvi, davvero. Non avete mai smesso di contattarmi e incoraggiarmi, e siccome sono una persona terribilmente incostante e contorta, questo mi ha aiutato davvero a ridarmi l’ispirazione e la voglia di scrivere.


The Vampire Girl: Spero apprezzerai anche questo capitolo, nonostante Near sia poco presente. Grazie come al solito per la tua recensione, spero continuerai a seguirmi.

zeldaXyuki: Direi che il tuo esperimento è riuscito xD Grazie mille dei complimenti e del bentornata, spero mi farai sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo. Adesso le cose dovrebbero un pochino complicarsi, giusto perché non lo erano abbastanza.

Lollyna: Grazie mille, davvero. Sono molto felice che ti piaccia tanto il mio modo di scrivere, e grazie per l’incoraggiamento e le minacce costruttive xD Aspetto il tuo parere con ansia, un bacio.

Stellina_ : Sono contenta che tu ti sia appassionata alla mia storia, e spero ti piaccia anche questo capitolo e che tu voglia farmi sapere il tuo parere. A presto.

deathnotelawliet: Wow, grazie mille. Sei davvero molto gentile. Spero ti piaccia il capitolo, e che continuerai a seguirmi, un bacio.

orihime02: Grazie dei complimenti. Alla fine sono andata avanti, anche se con i miei tempi. Spero mi farai sapere che ne pensi.

Pazzabest: Ecco il capitolo! ^w^ Ho mantenuto la promessa, visto? Spero ti piaccia e che mi darai il tuo parere, un bacio.

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