Pas si loin - Non così lontani

di _Sherazade_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Primo incontro ***
Capitolo 2: *** 2 - Incrociare gli sguardi ***
Capitolo 3: *** 3 - Primo bacio ***
Capitolo 4: *** 4 - Tenersi per mano ***
Capitolo 5: *** 5 - Conoscere gli amici ***
Capitolo 6: *** 6 - Cena in famiglia ***
Capitolo 7: *** 7 - Primo appuntamento ***
Capitolo 8: *** 8 - Fare l'amore ***
Capitolo 9: *** 9 - Proposta di matrimonio ***
Capitolo 10: *** 10 - Farsi le coccole ***



Capitolo 1
*** 1 - Primo incontro ***


Pas si loin
Non così lontani


 
 
L'angolo di Shera ♥

Dopo secoli che non metto mano a word, eccomi di ritorno.
Purtroppo, come a volte succede, ho attraversato la mia fase di "rifiuto": non è che mi mancassero le idee, è che proprio non riuscivo a scrivere nulla di buono.
Nella mia testa era tutto "perfetto", ma non appena provavo a mettere su carta, molte cose non mi convincevano, oppure non si sposavano fra loro e la cosa mi mandava in bestia.
Ho anche rinunciato a tre contest che mi piacevano proprio perché non riuscivo a fare nulla che mi facesse dire "Perfetta... o quasi". I miei lavori non sono perfetti, presentano sempre qualche pecca, ma ci tengo a fare un buon lavoro.
Di una di quelle storie ero arrivata praticamente alla fine, quasi 20 pagine buttate nel cesso!
Il nervoso? Meglio che non ne parli.


Volevo però riprendere le due challenge a cui ero iscritta, e completarne almeno una delle due. La seconda, quella sulle stagioni, non so se portarla avanti o cosa. Ho finito una delle stagioni, ma non sono convinta di voler proseguire.


Ma torniamo a noi.
Ho deciso di scrivere questa premessa dato che le seguenti 10 storie sono basate su un mio vecchio lavoro "La nuova torre"; lavoro che ho rimosso dal sito.
Volevo sistemarlo perché molte cose non mi convincevano, così volevo ricominciare da zero (cosa che ho fatto anche per altri lavori).


La storia parlava di Alex, una ragazza di venticinque anni che si ritrova a dover compiere un viaggio per aiutare il suo amico Luc, uno spirito che lei stessa ha liberato dalla sua prigione, a recuperare le forze e la memoria. La loro missione ultima sarà quella di sconfiggere un misterioso male che desidera mettere le sue luride mani sul mondo, risucchiando ogni fonte d'energia, incrementando così il suo potere.
Alex è innamorata di Luc, nonostante lui non sia altro che un fantasma, ma non è ricambiata. Per meglio dire, il fantasma non ha compreso i sentimenti di lei.
A fare in seguito la sua comparsa sulla scena sarà Aidan, un semi-diavolo che intende aiutare Alex a portare a termine il suo percorso in modo che Luc possa adempiere al suo dovere di guardiano del pianeta.
Oh sì, i diavoli/demoni li ho intesi per quello che era il vero significato del nome: divinità minori. Quindi sono entità positive.
Quindi, sapendo già che questi brevi racconti sono incentrati su Alex ed Aidan, non credo serva che dica altro ^^.


Grazie per essere passati e buona lettura



Shera ♥

 


 
01 - Primo incontro
 
Roma



Eravamo arrivati a Roma già da qualche giorno, e nonostante ci fossimo messi subito al lavoro, ancora non eravamo riusciti a scoprire dove si trovasse l'entrata segreta nel Colosseo.
Lo avevamo girato in lungo e in largo nei precedenti tre giorni, guardandoci intorno con aria furtiva, tanto da far insospettire il personale. Ma cos'altro potevamo fare? La visione che avevamo avuto aprendo la piccola pergamena era stata piuttosto chiara: il posto era quello.
Luc era preoccupato, ma non per il frammento prezioso della sua anima che non riuscivamo a trovare, lui era preoccupato per me. Disse che mi stavo dannando eccessivamente, e che non mi faceva bene stressarmi così tanto. Lui era convinto che avremmo presto trovato l'ingresso alla stanza segreta, e che io dovevo rilassarmi.
Sapere che la mia salute lo preoccupava tanto, mi rese davvero molto felice, e per questo acconsentii a prenderci un giorno di pausa per visitare la città.
Il Signor Massimo, proprietario dell'albergo dove alloggiavamo, e amico di Pier, mio fedele consigliere ed amico, ci aveva regalato una fantastica cartina, e ci diede anche dei preziosi consigli su come orientarci. O meglio, mi diede. Nessuno, salvo me e Pier, era in grado di vedere Luc.



Dopo l'abbondante colazione, prendemmo la metro che ci portò in Vaticano, e da lì raggiungemmo la meravigliosa piazza. Da tempo desideravo vedere il Vaticano e le sue meraviglie artistiche; dato che eravamo nella città Eterna, era bene approfittarne. Ritrovare tutti e tredici i frammenti dell'anima di Luc si sarebbe rivelato un compito impegnativo, e chissà per quanto tempo la cosa ci avrebbe tenuti impegnati. Magari sarebbero passati anni prima che io potessi farci ritorno. Cominciai a fantasticare sulla possibilità di poterci fare ritorno con Luc, quando sarebbe tornato del tutto “umano”... Sarebbe stato davvero un sogno.
Anche se non era un giorno di festa, la piazza era completamente gremita, e la coda per entrare era davvero lunga, ma scorreva via velocemente. Gli addetti ai controlli erano davvero rapidi nello svolgere il loro incarico.
Non appena varcai la soglia fui divisa tra due sensazioni fortissime: la prima era la meraviglia, lo stupore di fronte a lavori di mirabile pregio, come La Pietà di Michelangelo; dall'altra, invece, sentii una strana sensazione allo stomaco.
Pian piano sentii come se mi stesse per mancare l'aria, come se qualcuno stesse cercando di soffocarmi stringendomi il collo. Mi appoggiai a una delle immense colonne, e incrociai lo sguardo preoccupato di Luc, ben sapendo che lui non avrebbe potuto far nulla per me, non davanti a tutti, e mentre la mia vista si oscurava, sentii qualcuno che mi prese in tempo, sostenendomi prima che potessi cadere a terra.
Era un ragazzo che mi aiutò ad uscire fuori dalla Basilica. Avevo bisogno di cambiare aria e, non appena ripresi i sensi, mi porse una bottiglietta d'acqua ancora sigillata.
- Negli ambienti affollati, e col caldo asfissiante, possono capitare di queste cose. - mi disse lui con voce calma, quasi suadente, senza incrociare il mio sguardo. All'apparenza sembrava quasi un ragazzo uscito dagli anni Cinquanta: indossava dei jeans, una maglietta chiara e un giubbotto in pelle, che per qualche assurdo motivo portava nonostante il caldo torrido. I capelli argentati erano rasati sul lato destro, con una piccola cresta sulla sommità del capo, e lunghi sull'altro lato. Era un taglio davvero singolare, tanto quanto lui. Insomma, era strano vedere un ragazzo del genere, che di primo impatto poteva sembrare quasi un teppista uscito da Grease, in un posto simile. - Cerca di bere molta acqua, o starai ancora male.
- Grazie – sussurrai ancora un po' intontita. Lui se ne andò prima ancora che potessi dirgli altro.
- Mai giudicare un libro dalla copertina. - mi disse Luc. Io mi girai per guardare lo spirito fluttuante che mi volteggiava accanto. Lui sorrise e guardò in direzione di quel ragazzo che mi aveva aiutata. - Tra tutte le persone che erano dentro la chiesa, lui è stato l'unico a preoccuparsi di te, una perfetta sconosciuta che si stava sentendo male.
- Già... Avrei voluto offrirgli almeno qualcosa.
- Chi lo sa, magari lo incontrerai di nuovo... - Luc sorrise sornione. Capivo cosa intendesse, e per questo gli lanciai un'occhiataccia: nel mio cuore c'era posto per una persona sola.
- Ne dubito, Luc. - dissi sorridendo: una parte di me sperava comunque di poterlo rivedere per ricambiare la sua gentilezza. - Non rimarremo a Roma ancora a lungo. Domani si riparte con la ricerca, va bene?





Storia scritta per la challenge 10 PASSI DELLA TUA OPT sul cosmic ocean.

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Capitolo 2
*** 2 - Incrociare gli sguardi ***


 
 
L'angolo di Shera ♥



Eccomi qui, e dopo neanche troppo tempo dalla prima pubblicazione, presto mi deciderò a pubblicare anche gli altri capitoli, ma ci tenevo ad aggiungere questa intro: da questo capitolo non seguirò più la numerazione originale della challenge, dato che Alex e Aidan avranno un modo loro di viversi la loro storia XD. Nulla seguirà la normale prassi, o quasi.
All'inizio pensavo di scriverla in ordine sparso, ma è più forte di me, quindi seguirò l'ordine degli eventi della storia (se mai la riprenderò in mano XD).

E niente, spero vi piaccia.

A presto, e grazie a Spettro94 per la recensione ^^



Shera ♥



 




02- Incrociare gli sguardi



 

Turchia
 

Per un attimo, sentii il cuore fermarsi.
Il ragazzo che mi aveva già aiutata a Roma, era in piedi di fronte a me. Con voce ferma e autorevole, intimò agli uomini che avevano tentato di aggredirmi, di andarsene.
A un certo punto, smise di parlare loro in inglese, e cominciò invece a parlargli in turco. Cosa gli avesse detto rimaneva per me un mistero, ma la paura nello sguardo dei tre non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni. I tre sparirono in fretta e furia, ed ero certa che se mai li avessi ancora rivisti, questi avrebbero evitato anche solo di incrociare il mio sguardo per paura di imbattersi di nuovo in lui.
Nonostante il pericolo fosse passato, le mie gambe non volevano saperne di rimettermi in piedi, e il ragazzo allungò una mano verso di me per aiutarmi ancora una volta. Incoraggiata da Luc, la afferrai e mi rimisi in sesto.
- Non dovresti avventurarti nella zona del Suq1 da sola. - disse lui con freddezza.
Mi risentii per il suo tono quasi accusatorio, ma non appena incrociai il suo sguardo, finii con lo specchiarmi in quegli occhi cremisi, molto simili a quelli di Luc. Una sola parola poteva descriverli: magnetici.
Provai a parlare, ma le parole non mi uscivano: ero come ipnotizzata da quello sguardo così distante, eppure sembrava quasi che quel ragazzo fosse sollevato.
- A dire il vero non sono sola. - dissi schiarendomi la voce. Luc mi guardò come per dire “E adesso cosa pensi di dirgli?” - Io e il mio amico ci saremmo dovuti incontrare qui al mercato, ma mi ha inviato poco fa un messaggio in cui mi diceva che era arrivato in albergo e che mi aspettava lì.
Il ragazzo guardò prima me, e poi il suo sguardo si spostò velocemente verso la stradina che riportava al Suq, l'unica via d'uscita da quel vicolo cieco in cui ero stata trascinata.
Fu davvero una cosa strana. Luc si trovava proprio al centro della strada e, per un instante, mi parve quasi che il ragazzo potesse vederlo.
- Mi pare evidente che non possa lasciarti qui da sola. Non voglio averti sulla coscienza e, per questo, ti accompagnerò fino al tuo alloggio.
- Come, prego? - il suo tono e le sue parole non mi piacquero per nulla. Sembrava quasi che si stesse rivolgendo a una ragazzina di neanche dieci anni, incapace di badare a se stessa.
Era vero che senza di lui non avrei fatto una bella fine, ma, dopo quella brutta esperienza, avrei certamente usato molta più prudenza, e avrei raggiunto il mio albergo senza perdermi fra i mercatini. Non volevo fare la parte dell'ingrata, così cercai di essere cortese. - Ti ringrazio per ciò che hai fatto prima, ma non serve che tu ti prodighi ancora per me. E comunque, non vedo come la mia incolumità possa essere di tuo interesse.
- Avendoti salvata una volta, non posso certo lasciarti sola, non qui almeno. Una volta in albergo non sarà più affare mio, è vero, ma fino ad allora è una mia responsabilità. Altrimenti il mio salvataggio avrebbe avuto poco senso. - A quelle parole, mi sentii ribollire. Chi credeva di essere?
- Ti ringrazio, - risposi piccata, - ma rifiuto. Buon proseg― - Mi ero già mossa per tornare sulla strada principale, ma lui mi sbarrò il cammino, frapponendosi fra me e l'unica uscita. - Spostati. - dissi spazientita, ma il ragazzo scosse la testa. I suoi occhi rossicci mi guardarono seri.
- Non ho chiesto il tuo permesso. Ti accompagnerò, che tu lo voglia o meno. - Lo guardai furiosa. - Fidati di me, questo posto non è sicuro: se la prendono sempre coi turisti che si aggirano da soli. Se il tuo amico, - mise molta, anzi, un'eccessiva enfasi nella parola “amico”, - fosse con te, non mi preoccuperei e continuerei per la mia strada, ma in questo caso non posso proprio permetterti di proseguire per conto tuo.
Luc mi sorrise e fluttuò al mio fianco “Fossi in te, accetterei”, mi sussurrò.
Sbuffai e mi arresi a quella inaspettata e sgradita soluzione.
Vidi il mio volto imbronciato riflesso nelle sue iridi cremisi, e anche se il suo viso sembrava impassibile, notai che i suoi occhi mi stavano sorridendo.



 

1. Il classico mercato arabo. Normalmente, in italiano, viene trascritto come “Suk”.

 
Storia scritta per la challenge 10 PASSI DELLA TUA OPT sul cosmic ocean.

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Capitolo 3
*** 3 - Primo bacio ***


03- Primo bacio
 

Norvegia

 
Uscii fuori dalla stanza, mentre sentivo che le guance stavano prendendo colore.
Una parte di me si stava maledicendo per quello che avevo cercato di fare, l'altra si rammaricava per non esserci riuscita.
Luc stava finalmente riuscendo a rendersi corporeo, e io avevo perso la mia occasione per dichiararmi.
- Stupida, stupida, stupida! - borbottai fra me e me mentre mi dirigevo verso il bar dell'albergo dove alloggiavamo.
Fredrik, il proprietario della struttura, mi incrociò proprio mentre stavo per sedermi al bancone per ordinare qualcosa, e dopo aver scambiato qualche parola, mi consigliò di andare nella piscina riscaldata con la grande vetrata.
- Da lì si gode di un'ottima vista. Perché non ne approfitti? - mi chiese lui con voce gentile. - Sono certo che, qualsiasi cosa ti stia preoccupando, potrà essere cancellata non appena ti tufferai in acqua e alzerai gli occhi al cielo. - Io ero indecisa sul da farsi. Se da un lato la proposta di Fredrik mi stava tentando, il pensiero di ciò che avevo fatto, o non fatto, mi stava ancora tormentando.
Vedendo che non riuscivo a prendere una decisione, l'uomo mi prese sottobraccio e mi condusse verso la mia stanza.
- Veramente... non ho neanche un costume. Anche volendo non potrei entrare in piscina. - cercai di trovare una scusa plausibile. In quel momento non volevo neanche vedere Luc: ero ancora troppo imbarazzata per potergli parlare.
- Oh, ma questo non è assolutamente un problema: il nostro negozio è fornito, tra le altre cose, anche di graziosi costumi da bagno. - l'uomo sorrise incoraggiante. - Non fatevi pregare...
Non mi lasciò neanche il tempo di rispondere che avevamo cambiato rotta, e arrivammo subito di fronte all'ingresso del negozietto interno alla struttura.
Capii che non avevo scelta, e comprai un costume color lavanda. Dovevo dargliene atto a Friedrik: c'erano un sacco di cose graziose in quel negozio.
Il proprietario dell'albergo mi condusse poi agli spogliatoi, e mi indicò la strada da seguire.
- Non ve ne pentirete! - sorrisi mio malgrado. Il fare di quell'uomo era davvero strano e, nonostante alla fine avessi fatto proprio quello che lui voleva, non mi sentivo raggirata, ma... sollevata.
Mi cambiai e seguii il percorso ciottolato che lentamente si riempiva d'acqua tiepida, e più proseguivo e più scendevo, fino ad arrivare alla grande piscina di acqua termale. Sentii come se tutti i problemi che da un po' di tempo mi avevano assillata scivolassero via dal mio corpo. Loro andavano a fondo, mentre io rimanevo a galla.
E poi la vidi. L'aurora boreale che sovrastava l'immenso cielo stellato. Era uno spettacolo senza eguali.
C'erano altre persone in piscina, alcune la guardavano estasiati tanto quanto me, altre continuavano a nuotare, beandosi dell'acqua tiepida che li avvolgeva.
Mi misi a bordo vasca e rimasi a fissare la volta celeste imbambolata, e ripensai a Luc.



Dopo il nostro ultimo viaggio, Luc aveva riacquistato un altro frammento della sua anima, aveva ricordato della sua missione, in quanto demone protettore, e ora non era più incorporeo: per qualche ora, riusciva a rendere il suo corpo solido, come se fosse stato “in carne ed ossa”.
Questo però lo stancava parecchio e, arrivati in albergo, era crollato sul letto e io mi ero comportata in maniera davvero ridicola.
Mi ero seduta accanto a lui, gli avevo sfiorato il viso e, incantata dalla sua bellezza, mi ero avvicinata per baciarlo. Lui si era svegliato di soprassalto prima che potessi farlo, e non ero certa se lui avesse capito cosa io avessi cercato di fare.
- Sono stata proprio una sciocca.
Rimasi per un tempo indefinito in acqua, fino a che non sentii i morsi della fame.
- Forse è il caso di uscire, adesso. - Ero rimasta solo io nella piscina, e la cosa non mi era dispiaciuta. Si sentiva solo lo scorrere dell'acqua che riempiva la vasca e nulla di più.
Mi mossi verso l'uscita quando vidi una figura muoversi per entrare in acqua. Essendo quella l'unica via, decisi di lasciarlo passare e di andarmene subito dopo, ma notai gli inconfondibili occhi rossi che contraddistinguevano una sola persona al mondo: Luc.
- Luc... io... riguardo prima... - Luc non mi rispose, avanzò verso di me, e io sentii il mio cuore fermarsi. Era arrabbiato? Perché non mi parlava? Nell'oscurità che si era appropriata per un attimo della stanza, non riuscivo a vedere neanche i suoi lineamenti.
- Io volevo solo controllare se avevi la febbre... Sì. - che scusa ridicola! - Mi sembravi strano e volevo sentire la tua fronte... - non convinceva nemmeno me quella giustificazione. Era così fasulla che nemmeno un bambino l'avrebbe usata. Sospirai, e mi feci coraggio. - No, la verità è che... da tempo io... - la mia voce tremava, e Luc era sempre più vicino, fino a che i nostri corpi non si sfiorarono.
Balbettai, e Luc mi afferrò con inaspettata delicatezza il mento. Lo sentii sospirare e le sue labbra si posarono sulle mie, e io mi sentii trasportare da quel gesto tanto atteso.
Poggiai le mani sui suoi fianchi e ricambiai i suoi baci. Sentivo che il mio cuore stava per esplodere dalla felicità. Luc mi amava. Amava me. Non era un sogno!
Volevo accarezzargli il viso, ma quando la mia mano sinistra gli sfiorò la guancia, sentii qualcosa di liscio e setoso. Era una lunga ciocca di capelli: Luc aveva i capelli corti.
Mi staccai da lui, mentre un atroce sospetto cominciò a farsi largo nei miei pensieri, e in quel momento, il vero Luc entrò nella vasca, e la stanza venne illuminata.
- Finalmente vi ho trovati... - Luc lanciò uno sguardo interrogativo prima a me, e poi a l'altra persona. - Ho interrotto qualcosa?
Piantai uno sguardo furioso contro l'uomo che si era approfittato di una situazione a lui favorevole, e gli piantai in faccia lo schiaffo più forte che ero in grado di dargli.
- Alex?! - gridò stupito Luc. - Perché lo hai...? - Ma io non lo stavo già più ascoltando.
Mi diressi di corsa verso l'uscita e sbattei con forza la porta dietro di me.
- Cosa mi son perso? - chiese Luc al ragazzo che avevamo incontrato a Roma e in Turchia. Lui non rispose, si massaggiò la guancia dolorante ed uscì a sua volta dalla vasca.

 


Storia scritta per la challenge 10 PASSI DELLA TUA OPT sul cosmic ocean.

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Capitolo 4
*** 4 - Tenersi per mano ***


4 - Tenersi per mano
 
Norvegia



“Maledizione! Perché doveva capitarmi anche questo?” pensai con la vista che si annebbiava per la rabbia, il disgusto e la vergogna. “Luc non doveva vedermi con lui... anzi, no! Non doveva proprio accadere nulla con Lui”.
Quel ragazzo non poteva aver frainteso: lo avevo chiamato Luc, e anche se lui avesse portato il suo stesso nome, non lo potevo sapere. Lui non me lo aveva mai detto, quindi lo sapeva che io stavo pensando di parlare con un'altra persona.
Correndo tra i corridoi andai ad urtare un uomo del personale. Mi scusai mortificata e lui, vedendomi in lacrime, mi chiese se stessi bene, ma io non volevo rispondere. Io non volevo nemmeno piangere. Io non piangevo mai! Non piansi quando mia madre ci abbandonò perché la sua vita era “troppo dura”, e prendersi cura di sua figlia era troppo opprimente. Non piansi quando mia madre tornò nelle nostre vite pensando di potermi comandare e di vietarmi di vedere zia Regina. Trovai un modo per rivederla, e anche quando mia madre ottenne l'affido, puntai i piedi fino a che non mi concessero quell'unica cosa che davvero desideravo con tutto il cuore: l'affetto della donna che mi aveva cresciuta ed amata sinceramente.
Avevo pianto solo quando zia Regina ci aveva lasciati, ma da sola, senza che nessuno potesse vedermi o compatirmi. Era normale essere tristi, ma non volevo che in quel momento di debolezza qualcuno potesse approfittarsi di me. E per qualcuno, io intendevo mia madre.
Se lei avesse intuito quanto fragile fossi in quel momento, di certo avrebbe cercato di trarre vantaggio da quella situazione, come solo una persona gretta come lei avrebbe potuto fare.



Cercai di raggiungere la mia stanza prima che altri potessero vedermi in quello stato pietoso, ma mi sentii afferrare la mano.
- Non ho bisogno di niente. - strattonai il braccio, ma la presa si fece più salda. - Voglio solo — - Mi voltai di scatto, pronta anche a difendermi se fosse stato necessario. Mi ritrovai però di fronte la causa di tutti i miei problemi.
Forse non tutti, ma certo mi aveva causato un grosso problema, grande abbastanza da giustificare il mio livore nei suoi riguardi.
- Il tuo “amico” ti sta cercando. - Perché doveva avere quell'aria strafottente nel rivolgersi a Luc? Lui non gli aveva fatto nulla, eppure il suo tono era così... incattivito.
- Lui sa dove trovarmi. - cercai di tirare ancora una volta il braccio, ma il ragazzo non voleva lasciarmi andare.
- Perché sei scappata? - Mi chiesi se non mi stesse prendendo in giro, o se non facesse il finto tonto solo per farmi arrabbiare. Lo guardai, eppure in quegli occhi color cremisi non riuscivo a scorgere nulla. Impassibile come una statua. Nessuna reazione che lasciasse trapelare qualcosa.
La sua mano allentò la presa, e per un attimo sentii un brivido percorrermi la schiena.
- Sono venuto per dire anche a te di venire nella capanna dell'anziana Helga ai confini del bosco, verso nord. Fatevi trovare lì domani, in tarda mattinata. - disse lui lasciandomi andare con un sospiro.
- Noi non veniamo da nessuna parte con te. - dissi io, e Luc comparve da dietro le sue spalle.
- Dovreste, - rispose il ragazzo misterioso, - se volete proseguire con la vostra ricerca. O non siete più interessati a recuperare tutti i frammenti della sua anima e a rimediare al suo errore? - La sua voce era sempre ferma, ma i suoi occhi si accesero di una luce di rabbia.
Io e Luc ci scambiammo un'occhiata, e senza bisogno di dirci nulla, Luc parlò anche a nome mio.
- Anche tu...
- Ne parleremo domani. - se ne andò, nonostante le mie proteste. No, non poteva parlarci in quella maniera e pretendere che noi aspettassimo fino al giorno dopo per saperne di più. Non poteva nemmeno sparire così dopo quello che aveva fatto nei miei riguardi!
- Alex... arrabbiarti così tanto non ti fa bene. Non è un nemico. - mi disse Luc mettendomi un braccio attorno alle spalle. Quel piccolo gesto mi fece sorridere, facendomi quasi dimenticare di cosa stessimo parlando, e di tutta la rabbia che stavo provando.
- E tu come fai a dirlo? Come fai a saperlo?
- Non lo so, è questo il punto. - Luc rise, ma io non avevo alcuna voglia di ridere, e mi scostai da lui, pronta ad andare verso la mia camera. - È il modo in cui ti guarda. - disse Luc come se quella cosa avrebbe dovuto farmi accendere una lampadina sopra alla testa. - Ti ha salvata due volte. Vorrà pur dire qualcosa.
- Sì, che ci stava pedinando e che la sa lunga su te, su me e sulla nostra missione. - risposi piccata.
- No, - disse scompigliandomi i capelli e rubandomi la chiave della stanza. - vuol dire che voleva proteggerti. Fidati del mio istinto: quel ragazzo non vuole farti del male.
Luc, in genere, aveva sempre ragione. Il suo intuito non sbagliava mai, ma io non potevo fidarmi di quello strano ragazzo che mi aveva rubato il bacio che sarebbe spettato a Luc.
Mi guardai la mano che lui aveva afferrato, e notai che al polso portavo il bracciale che mi era piaciuto molto alla bancarella del Suq dove ci eravamo fermati lungo la strada per arrivare al mio albergo. Prima che io potessi dire nulla, il ragazzo aveva detto che mi sarebbe stato benissimo al polso, e che mi avrebbe protetta. Nonostante le mie proteste, lo acquistò, ma io mi rifiutai di accettare il suo dono.
Pensavo che l'avesse gettato via, e invece l'aveva conservato.
La gemma rossa incastonata su di esso, sembrava splendere ancora più di quando l'avevo vista la prima volta.
- Forse è perché lui se ne è preso cura, e perché ora è al polso della sua legittima proprietaria. Ti sta davvero bene. Si può dire che entrambi abbiate avuto occhio.
- Non leggermi nel pensiero, Luc. - dissi infastidita. Però dovevo ammettere che aveva ragione. La pietra preziosa emanava una luce meravigliosa, tanto da sembrare viva.


 
 

L'angolo di Shera♥


Per oggi è tutto, ma spero di riuscire a finire presto questa Challenge.
Non mi piace lasciare le cose indietro e, nel limite del possibile, cerco sempre di portare a termine i miei lavori. Per questo mi piange il cuore vedere "In bilico fra i mondi" che non riesco a riprendere in mano, o a completare l'altra challenge, ma lì entrano in gioco anche altri fattori...
Ma sorvoliamo. A presto

Shera♥



Storia scritta per la challenge 10 PASSI DELLA TUA OPT sul cosmic ocean.

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Capitolo 5
*** 5 - Conoscere gli amici ***


05 – Conoscere gli amici
Agriturismo
 

Lucrezia e Pier ci vennero subito incontro non appena la macchina di Aidan imboccò il grande viale dell'agriturismo.
Ero nervosa perché quella era una situazione molto particolare, per non dire anomala.
Fin dalle elementari, non ero mai stata in grado di stringere grandi amicizie; persino il rapporto che avevo con Karen, la maggiore delle mie sorellastre, non l'avrei definito tale. E con lei andavo molto d'accordo.
Era strano a dirsi, ma i collaboratori di mia zia, che mi avevano accolta quando da piccola avevo cominciato a gironzolare nell'agriturismo, col tempo erano diventati ben più di semplici amici: loro erano la mia famiglia. La mia sola famiglia. Presentare loro Luc, era per me una cosa importante. Solo Pier sapeva tutta la storia, compresa la mia cotta, eppure mi sentivo agitatissima.
Per fortuna, o per sfortuna, la presenza di Aidan si stava rivelando più utile di quanto non avessi previsto: dovevamo fingerci amici per il bene della missione, e questo ci imponeva di mantenere un rapporto pacifico.
Luc era stato da subito entusiasta all'idea di poter continuare il nostro viaggio con lui. Io, però non lo ero stata per niente. Però dovevo ammetterlo, per quanto fosse dura farlo: noi avevamo bisogno di lui. Aidan, come l'anziana Helga ci aveva rivelato, era l'unico in grado di poter raggiungere la Dea Iris, e per questo non potevamo proprio fare a meno del suo appoggio.
- Alex! Finalmente sei tornata! - Lucrezia ci accolse con un largo sorriso. - Questi devono essere gli amici di cui avevi accennato al telefono. Sono loro che ti stanno scarrozzando in giro per il mondo portandoti così lontano da noi. - La donna allungò la mano per stringere quelle dei due ragazzi e per presentarsi. Subito mi lanciò un occhiolino che finsi di non vedere, sperando che Luc non l'avesse notato.



Luc fu molto socievole e brillante come sempre, Aidan più silenzioso, ma non per questo dava l'aria di sentirsi fuori posto. Per mia sfortuna... Avrei dato qualsiasi cosa pur di vederlo a disagio. Non gli avevo perdonato quel bacio rubato, e mai l'avrei fatto.
Pier e Luc si scambiarono lo sguardo di due vecchi amici che si vedono finalmente dopo tanto tempo; Pier era stato l'unico in grado di sentire Luc parlare quando era ancora un fantasma. Dopo l'incontro con Helga, Luc sembrava essere tornato “umano” del tutto. Ma sapevamo bene che la cosa non era ancora finita.
- Coraggio, perché non entriamo? I ragazzi hanno preparato una cena speciale. - Annunciò orgogliosa Lucrezia. - Sei stata via per parecchie settimane, e volevamo darti il bentornata a casa. - continuò sprizzando gioia.



Non ero solita partecipare a grandi cene, ma quello era come un rito: Zia Regina organizzava abbastanza spesso cene per la nostra “famiglia allargata”.
Era strano vedere Luc assieme ad altre persone; vederlo ridere e scherzare con altri che non fossimo io o Pier. Anche Aidan sembrava che si stesse godendo la serata e, per qualche strano motivo, mi misi a sorridere.
Ma dopo un po' che eravamo nel salone, cominciavo a mancarmi un po' l'aria, così tornai nell'atrio.



- Prima o poi dovrai dirmi dove li hai scovati! - Lucrezia mi aveva seguita e si sedette accanto a me nel divanetto dell'entrata. - Sono entrambi simpatici... e anche quello più taciturno sa essere di compagnia.
- Luc lo conosco da qualche anno, - dissi arrossendo, - Aidan è... una conoscenza recente. È un parente alla lontana di Luc.
- Questo spiega il perché hanno gli stessi occhi... Sono davvero magnetici.
“Oh, non hai idea di quanto!” pensai sorseggiando il bicchiere di vino che mi ero portata appresso.
- E la tua cotta? - Per poco non mi soffocavo a causa di quella semplice domanda. Apprezzavo la schiettezza di Lucrezia, ma a volte era anche fin troppo esagerata. - Quando hai intenzione di dirglielo?
- Non è il momento giusto. - Sperai che il mio tono le facesse capire che non avevo una gran voglia di parlarne, ma a volte dimenticavo quanto lei potesse essere curiosa.
- Non appena ti sei alzata, lui ti ha seguito con lo sguardo, in maniera molto discreta, ma non abbastanza da sfuggire al mio occhio vigile e allenato. Non ha occhi che per te, lo sai?
- D-Davvero?! - forse il mio tono aveva tradito molto più di quanto non volessi lasciar trapelare. Lucrezia sorrise e mi abbracciò.
- Credo che Aidan tenga davvero molto a te, e non vedo il motivo per—
- Aspetta... tu intendevi dire che era Aidan interessato a me e non Luc? - Sentii il mio cuore sospeso mentre attendevo speranzosa la risposta “giusta”.
- Ovvio. Luc ci tiene a te, ti vuole bene come amica da come ne parla, ma non ha un interesse amoroso nei tuoi riguardi. - La delusione fu tanta che il sorriso che prima mi aveva fatto illuminare lo sguardo, era svanito. E forse per sempre.
Lucrezia aveva un'abilità singolare: riusciva a capire al volo una persona. Le bastava un'occhiata per capire se due individui erano fatti per stare insieme, per comprendere chi era innamorato davvero e chi no. - Aidan è così cotto che potrebbe “cogliere” la luna solo per vederti sorridere.
- Per una volta, prego che ti sbagli. - Lei mi fissò pensierosa.
- Impossibile. Il mio radar è infallibile! Ma dimmi, cosa è successo fra voi? Tutta questa tensione mi fa venire in mente certe idee... - Il suo respiro si mozzò: aveva capito. - Vi siete baciati!
- Non ne voglio parlare. - Dovevo cambiare in fretta argomento, o non mi avrebbe più lasciata stare. - Sai, quando l'altro giorno ho parlato con Pier mi è parso nervoso. Lui mi ha assicurato che non era nulla di preoccupante, ma non sono del tutto convinta. - Lucrezia aveva già cambiato espressione. - Cosa è successo?
- Oh, quello... Forse è bene che andiamo nel tuo ufficio. Non ti piacerà quello che sto per dirti.
C'era una sola parola al mondo per descrivere quello che Lucrezia voleva dirmi: Guai, e io già sapevo la fonte di quell'ondata di caos che stava per investirmi.



 




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Capitolo 6
*** 6 - Cena in famiglia ***


6 – Cena in famiglia


Casa



- Dunque... Da quanto tempo è che vi conoscete? - chiese mia madre con una punta di nervosismo nella voce.
- Da abbastanza tempo per sapere che son amici fidati, mamma. - risposi freddamente. Ancora dovevo capire come avevo fatto ad accettare quell'invito a cena. Il giorno dopo essere tornata a casa, mi ritrovai mia madre sull'uscio che pretendeva spiegazioni sui miei viaggi e sui ragazzi che stavano in casa con me. Lì per lì avrei volentieri sbattuto la porta senza rivolgerle alcuna parola, ma Luc mi aveva convinta ad andarle incontro nella speranza che poi ci lasciasse stare. Fu così che accettammo di partecipare a una bella riunione di famiglia. La nostra fantastica famiglia allargata. Avevo piacere di vedere mio padre e la sua compagna. Non mi dispiaceva nemmeno di rivedere il mio patrigno e Karen. Oltre a mia madre, l'unica persona realmente indigesta, era l'altra mia sorellastra: Melinda, che in quanto a invadenza, sembrava davvero essere figlia di mia madre.
Lei si schiarì la voce e continuò a mangiare ignorando il tono con il quale le avevo risposto.
- E questi viaggi a cosa servono per l'impresa che ti ha lasciato zia Regina? - riprese lei. - Certamente non ti serviranno per l'agriturismo.
- In realtà, - tutti gli occhi, inclusi i miei, vennero puntarono su Aidan, che aveva preso la parola, - avere a che fare con altre culture culinarie, potrebbe essere di grande aiuto. Io e Luc abbiamo una vasta conoscenza in tal senso, e conosciamo svariate lingue. Per questo siamo stati assunti.
Dovevo ammetterlo: la sua spiegazione era stata davvero molto convincente. Eravamo seduti vicini, ed ero sul punto di bisbigliargli un 'grazie', ma Melinda cominciò a parlare e persi la mia occasione.
- È davvero molto interessante come cosa... Potrei accompagnarvi... - La fulminai con lo sguardo.
- Non ho bisogno di terzi incomodi, Melinda. Noi viaggiamo per questioni di lavoro, non per divertirci. - Il che era una mezza verità. Avevo il tempo anche per svagarmi, ma stavamo facendo un viaggio pericoloso, e avere tra le scatole la più molesta delle persone, dopo mia madre, era proprio l'ultima cosa che avrei desiderato. Inoltre, Melinda aveva la mano lunga, e se già in passato i nostri rapporti erano stati freddi, dopo la sua “appassionata dichiarazione d'amore”, la voglia di averci ancora a che fare era del tutto esaurita.
- Ma per riallacciare il rapporto familiare... Sei così distante... - Il suo tono viscido mi dava alla nausea.
- La tua presenza sarebbe altamente fuori luogo. - Rispose un'altra volta Aidan. - È vero che anche mio cugino potrebbe essere ritenuto un terzo incomodo, ma la sua conoscenza ci è stata molto utile. Non è vero, cara? - disse voltandosi verso di me.
- Certamente. - “Cara?!
Mia madre sputò tutto il vino che si era appena portato alla bocca.
- V-voi due... - L'espressione sul suo viso paonazzo era stralunata. Dal terrore aveva anche cominciato a balbettare, - Non starete insieme?
Aidan sorrise quasi maliziosamente e mi mise un braccio attorno alle spalle. Io ero rimasta come pietrificata da quel semplice gesto innocuo.
- E dovreste vedere come sono carini insieme... - Disse Luc sghignazzando. Lui sapeva quanto questa cosa avrebbe fatto imbestialire mia madre. La sua più grande paura era che trovassi un ragazzo, e che così intestassi a lui parte del mio patrimonio. Se mi fosse accaduto qualcosa e avessi avuto qualcuno vicino, lei non avrebbe potuto mettere le mani su nulla. - Suvvia, Alex, non fare quella faccia, - continuò lui, - non serve a nulla tener nascosta la cosa. - Mi fece l'occhiolino.
“Su, devi dire qualcosa.” mi sussurrò Aidan all'orecchio, “Almeno ti lascerà in pace”.
- Non ne volevo parlare perché la nostra è... una relazione recente. Dato che, - incontrai prima lo sguardo di lui che annuì, e poi quello di Luc, che mi fece cenno di continuare, - stiamo insieme da poco tempo, non volevo parlarne per “scaramanzia”.
“Che diavolo ho appena detto?” pensai, ma oramai era fatta. Mio padre e la mia matrigna sembravano contenti, e così anche Karen e il mio patrigno... Le uniche scontente sembravano essere mia madre e Melinda.
Di certo, non appena avessimo lasciato quella casa, ne avrei dette di ogni ad entrambi quei diavolacci, ma in quel momento, volevo solo godermi quella piccola vittoria su quelle due.


 


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Capitolo 7
*** 7 - Primo appuntamento ***


7 – Primo appuntamento



Antartide



- Che freddo! - borbottai stringendomi nel cappotto che Aidan mi aveva dato prima di partire. - Puoi spiegarmi perché Luc non è venuto? Non siamo qui per...
- Shht! Li spaventerai.
- Chi? Aidan tutto questo è ― - Aidan però mi poggiò la mano guantata sulla bocca e mi indicò delle strane figure che si muovevano verso di noi.
- Non ci credo! - dissi sbigottita. Li guardai con gli occhi che brillavano: erano dei pinguini! Io adoravo i pinguini.
- Non alzare troppo la voce, o li spaventerai. Sono abituati a vedere i ricercatori che vengono a studiarli, ma cerca comunque di non corrergli dietro. - La voglia di andargli incontro ed accarezzarli era forte, mi sentivo come una bambina... ma sapevo contenermi. Cercai di ritrovare un po' di contegno: Aidan mi aveva chiesto di seguirlo perché aveva avuto una visione.
- Non dovevamo venire qui perché avevi trovato un frammento dell'anima di Luc? - chiesi cercando di essere seria, ma un adorabile cucciolo di pinguino era appena scivolato a pochi metri da noi, e sentii la voglia di andare da lui e di stringerlo al petto.
- Era una scusa, o non avresti mai accettato di seguirmi da sola. Pensavo fosse chiaro. - Rispose lui con nonchalance, come se quello fosse stato ovvio da subito. Anche se nell'ultimo mese le cose fra noi erano migliorate, io mi sentivo ancora molto attratta da Luc, anche se...
Qualcosa era cambiato. Aidan non aveva mai nascosto i suoi sentimenti per me, e dopo la sua dichiarazione, mi ero quasi sentita in colpa per averlo rifiutato. Per necessità, dovevamo condividere lo stesso tetto, gli stessi spazi, e dovendo spesso parlarci, non avevamo modo di avere la nostra intimità.
Da una parte lo capivo, perché anche io provavo affetto per una persona che non contraccambiava i miei sentimenti. La cosa non mi aveva mai turbata, fino a che non avevo cominciato a guardare Aidan in modo diverso. Prima non le avevo notate, ma poi avevo cominciato a riconoscere le tante, piccole premure che ogni giorno mi riservava, e questo mi aveva fatto riflettere.
Non ero certo innamorata di lui, ma cominciavo a vederlo sotto un'altra luce. Non era più una seccatura, era... un amico.
- Grazie. - mi imbarazzava dirlo, mi metteva un po' a disagio quella nuova situazione, ma mi rendevo sempre più conto di come lui si era dato da fare per me, e il minimo che potessi fare era ringraziarlo. - Sei stato molto carino, oggi. - Non potevo però dargli troppe soddisfazioni.
Lo vidi con la coda dell'occhio: stava sorridendo.
Eravamo stati letteralmente circondati da dei pinguini, e uno, credo fosse molto giovane, venne accanto a me e strusciò il muso contro la mia gamba: le sue piume sembravano così soffici, anche se estremamente compatte.
- Credo voglia che lo accarezzi. Come ti dicevo, questa è un'area molto battuta da alcuni ricercatori, e alcuni di questi pinguini sono stati salvati da un'altra zona dell'Antartide più pericolosa. Dopo essere stati salvati, sono stati curati e lasciati in quest'area protetta. Alcune di queste bestiole sono state coccolate nel periodo di passaggio da un ambiente all'altro, e per questo, credo che gli manchino un po' di quelle attenzioni. - Aidan si inginocchiò, e un pinguino gli si avvicinò, reclamandone le attenzioni. - Non avere paura. - mi incoraggiò.
Scoprii che i pinguini erano davvero coccoloni, e adoravo il modo in cui “scodinzolavano” felici. Avevo sempre adorato quegli uccelli, e dopo quell'incontro, li avrei amati anche di più.
Restammo lì a lungo, ma poi, Aidan mi disse che era ora per noi di tornare.
Io ero dispiaciuta, ma sapevo che non saremmo potuti rimanere lì in eterno. Sentivo che avevo il naso completamente ghiacciato, e cominciai a strofinarmelo con i guanti.
- Lo so, fa incredibilmente freddo, ma hai dimostrato una magnifica resistenza. Non me l'aspettavo.
I pinguini si avvicinarono a noi, penso avessero capito che stavamo per lasciarli. Il più grande di quelli che si erano fatti avanti, strofinò la testa contro di me e la alzò. I suoi occhioni sembravano sorridermi, e io mi sentii sciogliere.
- Aidan?
- Sì?
- Un giorno... mi prometti che torneremo qui? - Il demone mi sorrise e mi baciò sul naso.
- Te lo prometto.
- Aidan?! - lui rise, e io sentii come una scossa attraversarmi la schiena. Quel gesto sciocco, infantile e intimo, non mi era affatto dispiaciuto.
- Allora, torniamo a casa, Alex?


 


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Capitolo 8
*** 8 - Fare l'amore ***


8 – Fare l'amore


Casa



“Non puoi sfuggire in eterno ai tuoi sentimenti.” Le parole della Dea continuavano a rimbombarmi nella mente.
Io ero innamorata di Luc, non di Aidan. Era quella la sola verità.
Eppure lei mi aveva detto che avrei anche potuto tentare di mentire agli altri, ma non a me stessa...
No. Io ero stata innamorata di Luc, ma già da qualche tempo, le cose erano cambiate e avevo cominciato a pensare ad un altro. E quella verità io non la volevo ancora accettare. Non ero pronta.






Era passato quasi un mese da quell'incontro. Nessuno di noi tre aveva avuto alcuna visione sulla nostra prossima meta, e io cominciavo a sentirmi scoraggiata.
“È colpa mia? È per ciò che lei mi ha detto che non possiamo andare avanti?” Mi sentivo combattuta e sempre più preda dell'angoscia. “Ma come possono i miei sentimenti influire così tanto sulla nostra missione... ?”
Avevo cominciato ad apprezzare Aidan, e c'erano stati dei momenti in cui avevo cominciato a provare una certa attrazione. Forse la mia era stata una breve e fugace infatuazione, non era certo amore, solo una mera pulsione sessuale che era stata subito soffocata. Non avrei mai potuto avere quel tipo di relazione con lui.
Se mi capitava di pensarci, però, sentivo un brivido percorrermi per tutto il corpo, e lì non potevo far altro che rimproverarmi per aver ceduto, anche solo per qualche secondo, a pensieri che andavano oltre al semplice bacio.
- Ti vedo assorta. - Sussultai nel sentire la voce di Aidan. - Non trovandoti in casa, ho chiesto a Luc dove fossi finita, e lui mi ha detto che avrei potuto trovarti qui. C'è qualcosa che ti turba, vero? - Mi ero rintanata nel gazebo nel piccolo boschetto della proprietà di zia Regina. Speravo che nessuno sarebbe venuto a cercarmi. Quello era da sempre il mio rifugio: quando qualcosa mi turbava, quello era l'unico luogo nel quale riuscivo a buttare fuori tutto quello che mi faceva star male. E riuscivo sempre a trovare una soluzione.
Ma sapevo che non c'era nulla che potessi fare per liberarmi di ciò che avevo realizzato. Il mio orgoglio non mi permetteva di accettarlo.
- Sono un po' di giorni che ti comporti in maniera strana. Sei più fredda del solito, e non solo con me.
- Sono solo preoccupata: senza visioni non possiamo proseguire con la nostra missione. Abbiamo già sprecato un sacco di tempo. È quasi passato un anno da quando ho fatto per la prima volta i bagagli per cercare il primo frammento a Roma. - Aidan annuì e si sedette accanto a me e mi prese la mano fra le sue.
- Ma non è solo per questo che stai così... - Istintivamente ritrassi la mano, volgendo altrove lo sguardo. - È per via di quello che ti ha detto Iris, non è vero? - Mi voltai di scatto verso di lui. Cosa sapeva? Cosa aveva sentito di ciò che noi ci eravamo dette?
- E tu che ne sai? - chiesi con voce tremante.
- Nulla, ma sento che è per quello. Quando tornaste nella Sala, eri tutta silenziosa. Avevamo litigato già prima di partire, e anche al tempio non ci eravamo risparmiati... ma quando sei tornata, ho avvertito un cambiamento. Non dicesti nulla né a me, né a Luc, neanche una volta tornati qua, nel nostro mondo. - “Non sa, allora”, pensai sollevata. - Cosa ti ha detto?
- È una cosa fra me e lei. Non ha a che vedere con la missione, non del tutto almeno. - Mi sarei tagliata la lingua per essermelo lasciato sfuggire.
- Alex... - La sua voce aveva un tono supplichevole. Quando incrociai il suo sguardo, non vidi il solito Aidan, ma un ragazzo terribilmente preoccupato. E incredibilmente bello. - Ti prego, non ritrarti, dimmi la verità. - Aidan mi prese il viso fra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi. - Puoi fidarti di me.
Sentii gli occhi diventarmi lucidi, le labbra gonfie e pulsanti, e il cuore che non mi lasciava tregua. Avrei voluto baciarlo, e fui quasi sul punto, quando una parte di me - quella ancora sana, pensai - prese il sopravvento, e lo respinsi.
- No, non voglio! Non deve andare così! Non posso essere davvero così volubile come una qualsiasi ragazzina! - Mi alzai di colpo, pronta ad andarmene lontana da lui, ma il mio abito si incastrò nella panchina, bloccando la mia fuga. Pensai che Aidan ne avrebbe approfittato, ma invece mi stupì: liberò il lembo del vestito e non disse nulla. Puntò solo i suoi meravigliosi occhi scarlatti su di me, facendomi solo infuriare.
- No, questo non me lo puoi fare! - dissi puntandogli contro il dito.
- Non sto facendo nulla. - disse lui riacquistando la sua solita aria seria.
- Non è vero! Lo stai facendo ancora. Maledetto sia quel giorno in cui ci siamo incontrati. Tutto stava andando bene fino a che non sei saltato fuori. Io stavo viaggiando, a modo mio mi stavo pure divertendo. Avevo la mia cotta impossibile e non corrisposta, e avrei anche potuto sopportare di passare la mia intera esistenza ad amare qualcuno che invece non mi avrebbe mai amata... E tu? - Non sapevo come, ma tutte quelle parole mi fuoriuscirono dalla bocca come un fiume in piena. Anzi no, come una valanga. - Tu sei saltato fuori e hai scombinato tutto. Io ero felice della mia condizione più o meno infelice. Avevo un mio equilibrio. Tu, entrando nelle nostre vite, lo hai spezzato, e io mi sento come la più perfetta delle cretine. Com'è possibile che io mi sia innamorata di te? Perché non riesco a controllare tutto questo? - La mia voce cominciò a tremare, e io mi accasciai a terra, sputando tutto quello che mi ero tenuta dentro. - Non posso accettare di non avere il controllo su di me, sul mio cuore o sul mio corpo.
Aidan mi abbracciò da dietro e mi lasciò singhiozzare per un tempo indefinito.
- Forse amavi Luc, perché sapevi che era impossibile: un amore che sai da subito essere irrealizzabile, non può ferirti. Tu avevi già accettato tutto questo, tu che sei una maniaca del controllo, e non desideravi altro che vivere una vita che non ti riservasse alcuna reale sorpresa. Bella o brutta che fosse. - Non avevo la forza di rispondere, ma il mio capo si mosse involontariamente, ed annuii.
- Quando hai capito di... - si interruppe. Sembrava anche lui in imbarazzo. Non potevo vedergli il volto, ma sapevo che anche le sue guance si erano imporporate.
- Non lo so. Credo sia stato graduale. - Confessai con un filo di voce.
- Ti vergogni di me? - La sua voce titubante, mi fece capire quanto fosse teso in quel momento.
- No. - Aidan mi strinse ancora più forte a sé. Potevo sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro.
- Perché non volevi ammetterlo allora?
- Se lo avessi fatto, sarebbe diventato reale, e allora, se le cose fossero andate male, io... - Aidan non mi permise di continuare. Mi fece voltare, e mi guardò intensamente.
- Qualunque cosa accada, ricordati che io ci sono, e ti proteggerò per il resto dei miei giorni. - Qualcosa in me si sbloccò, e gli gettai le braccia al collo. Era la prima volta che lo abbracciavo, la prima volta che ero così spontanea con qualcuno dopo tanto tempo.
Anche se intimidita, anche se non era da me, anche se forse era sbagliato, io lo baciai. Lo baciai e sorrisi. Anche lui lo fece.
Tutto partì da quel semplice bacio. Seguì una carezza, e un'altra ancora.
Titubante, mi lasciai guidare da lui, e ne esplorai il corpo tonico, e mi lasciai sfiorare a mia volta. Mi liberai di quella timidezza e delle paure dell'inesperienza per poter godere di quel magico momento.
Le nostre labbra che si sfioravano, i corpi che si fondevano insieme, i nostri cuori che risuonavano all'unisono...
Quella sera, mi sentii liberata da un grosso peso che gravava sul mio cuore. Tutte le mie paure, tutti i miei timori non c'erano più.
Ci addormentammo abbracciati sotto il manto nero stellato, con la natura come testimone di quell'amore appena sbocciato.



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Capitolo 9
*** 9 - Proposta di matrimonio ***


9 – Proposta di matrimonio



Tempio di Anubi



Dopo le rivelazioni del Dio, mi sentii mancare l'aria.
Oramai mancava solo l'ultimo frammento dell'anima di Luc, e per riaverlo avremmo dovuto affrontare la fonte di tutti i mali sulla terra: lui, l'Unico.
Come potevamo sconfiggere quella malefica creatura che già una volta aveva distrutto Luc, esiliandolo nell'antico vaso che io avevo aperto? Forse era ancora più forte rispetto ad allora. E se ci avesse sconfitti?
Sentii il mio cuore vacillare, la testa girare e lo stomaco che mi si stava chiudendo. Mi sentivo male e Anubi mi prese in braccio prima che potessi crollare del tutto. Credo che in parte, Aidan rimase contrariato da ciò, ma non disse nulla. In fondo, Anubi era anche il mio spirito protettore: aveva vegliato su di me fin dal mio stesso concepimento.
Il dio mi depose sopra l'altare e mi chiese come stavo.
- Tutto questo è...
- Lo so, ma devi farti forza e reagire.
- E se non fossi così forte da reggere a tutto questo? - Sentii le lacrime salirmi agli occhi, e la gola chiudersi ancora una volta.
Proprio quando avevo scoperto il vero amore, proprio quando avevo trovato un nuovo meraviglioso equilibrio nella mia vita, le cose cominciavano a vacillare. Io stessa vacillai, preda delle ansie e dei timori.
- Allora ti sosterrò io. - soggiunse Aidan. Non riuscii a sostenere le lacrime, e scoppiai in un pianto dirotto.
- Non sarai mai sola, Alex. - disse Luc avvicinandosi a noi. - Vedrai che ce la faremo, e che tutto tornerà alla normalità. Anzi, sarà anche migliore. - E sorrise.
- Piccola mia, - il Dio mi poggiò la mano sulla testa e mi accarezzò con delicatezza, - fin da prima della tua nascita, io sapevo già tutto quello che il destino aveva in serbo per te, tutti i cammini che avresti potuto percorrere. Tutto andrà per il verso giusto, ma devi credere in te stessa e avere fiducia in chi ti sta accanto. - La sua voce calda era come una soffice carezza che mi sfiorava con garbo. Anubi si voltò verso Aidan e gli fece uno strano cenno, dopodiché si fece da parte, lasciando che lui si avvicinasse a me. Il demone si schiarì nervosamente la voce. Era strano da parte sua.
- Alex, tu sei maledettamente importante per me. - Mi asciugai le lacrime che ancora mi rigavano il volto, e lo fissai. - Non potrei immaginare la mia vita senza di te, e non posso pensare di andare avanti senza saperti mia. Mia e di nessun altro. - I suoi occhi cremisi si puntarono sui miei. Gli tremava il labbro, e anche se sperava di non farmelo notare, sapevo che era emozionato.
- Aidan, io... so di averci messo molto, forse troppo, - risi nervosamente e guardai verso Luc, che mi sorrise, - ma ora lo so: è te che amo. Sei l'unico uomo che desidero avere al mio fianco.
- So che il nostro viaggio non è ancora finito, e lo so che avresti meritato di più, ma... io voglio vivere per sempre al tuo fianco. - Lo guardai con tenerezza.
- Anche io, Aidan. Per sempre. - Dissi sorridendo. Aidan tolse dal giubbino una collana antica: era della sua tribù, ne riconobbi subito la fattura.
- Apparteneva a mia madre. La indossò nel giorno in cui si sposò con mio padre. - Aidan mi fece cenno di girarmi e di scoprire il collo. - Me l'ha data il giorno stesso che ti ha vista. - Ricordavo bene quel giorno, e ricordavo anche le strane parole che mi aveva rivolto: solo adesso capivo.
- Anubi? - Luc fece cenno al Dio di abbassarsi al suo livello, e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
- Sì... Credo di poterlo fare, se loro lo vorranno. - Luc sorrideva soddisfatto.
- Bene, è tutto a posto, allora.
- Cosa, Luc?
- Beh, ti ha chiesto di sposarlo e tu hai accettato. Anubi può — - Ma io lo bloccai prima che potesse proseguire.
- Aspetta! Come sarebbe a dire?
- Le sue parole, la collana... Andiamo, non era difficile! - Luc mi tirò giù dall'altare e mi mise di fronte a un imbarazzatissimo Aidan. Mi veniva quasi da sorridere: lui si era sempre dimostrato un ragazzo tutto d'un pezzo, ma in quel momento, sembrava un ragazzino.
- Lui ti piace? - mi chiese Luc da dietro le mie spalle. Aidan mi fissò in attesa di una risposta.
- Sì. Sì, mi piace. Non l'ho capito subito, ma... lo amo. - sentii di nuovo gli occhi pizzicare per le lacrime. Ma ero felice.
- E vuoi passare la tua vita con lui, fino alla fine? - Continuò a incalzarmi il demone. Anubi prese la mia mano e quella di Aidan.
- Sì. - risposi con un sussurro.
- E tu, Aidan. La ami? Vuoi stare per sempre con lei e proteggerla ad ogni costo?
- Sì. - I suoi occhi sembravano due rubini luccicanti.
Anubi pronunciò delle parole in egiziano antico, e Luc mi traduceva. Era un poema, una poesia meravigliosa, che mi fece sciogliere il cuore. La sua calda voce aveva riempito ogni sala dell'antico tempio, riecheggiando soavemente.



Quella sera, non solo Aidan mi aveva espresso il suo amore eterno, promettendomi di amarmi fino alla fine dei tempi; quella sera, lui mi aveva chiesto di essere sua per sempre, e io avevo accettato di tutto cuore.
Con il mio Dio protettore, e lo spirito che mi aveva guidata fino a quel momento, come nostri testimoni, il nostro amore era stato unito in eterno.



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Capitolo 10
*** 10 - Farsi le coccole ***


10 - Farsi le coccole
 

Roma



Da quella piazzetta del Pincio si godeva una vista spettacolare su quel tramonto che tingeva di rosso la Città Eterna.
Mi sporsi dalla balaustra per ammirare ancora meglio quella visione. Tutto era cominciato proprio in quel luogo.
- A cosa stai pensando? - Chiese Aidan raggiungendomi con due bicchieri di tè freddo.
- A niente di particolare. - Sorrisi allungando la mano verso di lui. Mi squadrò e scosse la testa.
- Ancora segreti?
- No. - ridacchiai massaggiandomi il ventre prominente. - Sono solo felice. Questa città ha un che di magico, tutto qui.
Aidan posò i bicchieri sul tavolino bianco, e mi abbracciò con dolcezza.
- A volte non mi sembra vero che sia tutto finito. - mi baciò la fronte e poggiò la sua mano sulle mie. - Spero che quando nascerà, il mondo possa davvero essere migliore.
- Anche se Adon è stato sconfitto, e con esso la sua malvagità, l'uomo ha ancora molta strada da fare per potersi davvero guadagnare un mondo migliore. Ci vorrà il suo tempo, Aidan. - Mi sedetti sulla panca in pietra dalla quale si poteva godere meglio il panorama.
- Che fai lì in piedi? Non ti vuoi sedere accanto a me? - Sembrò quasi risentito per la mia frase, ma fece comunque quanto richiesto e mi abbracciò.
- Credi che abbia bisogno del tuo permesso per farlo?
- Sì... e no. - Lo baciai sulla guancia e poggiai la testa sulle sue spalle, con lo sguardo fisso verso San Pietro.
- È là che mi hai soccorsa la prima volta. Ricordi? - Le mani di Aidan mi massaggiarono la spalla. Mi sfioravano la pelle con delicatezza, e il calore che sprigionavano sembrava quasi che si diramasse lungo tutto il mio corpo.
- Non potrei mai dimenticarlo... È stata la prima volta che ho potuto finalmente avvicinarti. - Lo sentii inalare il profumo dei miei capelli. - Lo desideravo da anni, ma il mio compito era quello di vegliare su di te da lontano fino a che non fosse iniziato il tuo viaggio. Non dovevo attirare su di te troppi sospetti.
Avevo dovuto aspettare parecchio tempo prima di poter finalmente conoscere tutta la verità, e quando questa venne a galla, mi ritrovai ad amare Aidan ancora di più.
Restammo abbracciati a lungo, con gli occhi fissi verso il sole che lentamente spariva al nostro sguardo, mentre la luna diventava sempre più splendente, assieme alle stelle che pian piano ricoprivano la volta celeste.
- Aidan?
- Cosa c'è? - Chiese lui stringendomi ancora più stretta.
- Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa? Se potessi avere una vita normale, senza il peso dell'Ordine, senza doverti preoccupare per me, senza aver dovuto pensare di restituire a Luc la sua anima... tu lo faresti?
Aidan rimase in silenzio per una manciata di secondi.
- Se tornassi indietro, vorrei rivivere ogni singolo evento, perché ognuno di essi mi ha portato a stare qui con te. Non importa quanto è stato difficile, importa solo il risultato finale.
- Mi amerai per il resto della tua vita?
- E anche di più. - Sentii il mio cuore così colmo di emozioni che stavo quasi per piangere. Lo abbracciai e baciai a lungo.
- Alex, guarda. - disse alzando un dito verso il cielo. - Una stella cadente! Non esprimi un desiderio?
Guardai prima lui, e poi la mia pancia.
- Non mi serve nulla: ho già tutto quello che desidero. Tu sei mio, e io sono tua. - Aidan mi mostrò uno dei suoi rarissimi sorrisi a trentadue denti.
- Per sempre, mia stella.



 
L'angolo di Shera ♥

Eccoci alla fine di questa piccola e semplicissima raccolta di storie.
Ammetto che cimentarmi in questa piccola impresa, mi ha fatto tornare la voglia di ripescare quella long e di darle un degno finale. Tutte queste dieci storie, mi hanno aiutata a compensare alcune lacune nel mio stile: lacune che il mio beta ha cercato in ogni modo di colmare. Spesso ero carente nello sviluppo dei sentimenti fra i due protagonisti, e qui ho potuto meglio capire cosa sbagliavo nei miei precedenti lavori.
Riprenderò quindi "La nuova torre", la long alla quale appartengono Aidan, Alex e Luc?
Non ora, ma spero di riuscire un giorno a farlo.
Per il momento proseguirò con la raccolta per l'altra challenge a cui ho preso parte.

Spero che le storie, per quanto imperfette, e per quanto la storia principale possa sembrarvi confusa, possano esservi piaciute.
Per qualsiasi cosa, lasciate pure un commento, o una critica.

Un abbraccio

Shera ♥



Storia scritta per la challenge 10 PASSI DELLA TUA OPT sul cosmic ocean.

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