Love will find a way

di _Mercury_Venus_
(/viewuser.php?uid=862658)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti al Campus Sunflower ***
Capitolo 2: *** Benvenuti al Campus Sunflower - parte 2 ***
Capitolo 3: *** Incontri a cena ***
Capitolo 4: *** La notte porta consiglio ***



Capitolo 1
*** Benvenuti al Campus Sunflower ***


Prologo
 
Esisteva un tempo in cui tutti gli esseri umani avevano due teste, quattro braccia, quattro gambe ed erano tondi. Per via della loro potenza, gli esseri umani erano superbi e tentarono l'ascesa all'olimpo per spodestare gli Dei. Zeus indignato decise di intervenire separando a colpi di saetta gli intrepidi umani, creando così due perfette metà di un'unica cosa. Da quel giorno essi sono alla ricerca della loro antica unità.
Questa è la storia di come due anime, provenienti da mondi diversi, ma alla ricerca della stessa felicità, si sono incontrate e riunite.
Tutto è cominciato quando ancora nessuno dei due sapeva di appartenersi.
 

 

 
Kovu uscì dalla macchina respirando a pieni polmoni l'aria fresca di montagna, sollevato di essere arrivato alla fine di quel viaggio, che se non fosse stato per la sensazione di nausea, sarebbe somigliato più ad un pomeriggio passato in una sauna.
Quel posto, il “Sunflower campus”, non gli piaceva affatto. Dal sito che aveva visitato insieme a sua madre, sembrava un luogo per ragazzini pomposi figli dell'alta società, quindi per niente adatto a lui.
Purtroppo non era riuscito ad imporsi al volere dei suoi genitori, non che a loro interessasse veramente quello che faceva o non faceva. Sapeva benissimo di essere lì solo perchè sua madre in questo modo avrebbe avuto un problema in meno di cui occuparsi. Per loro, lui e i suoi fratelli, erano solo un peso e i suoi genitori non perdevano occasione per ricordarglielo.
Fortunatamente il “Sunflower”, solitamente un posto inaccessibile per persone della sua classe sociale, quell'estate aveva aperto le porte anche ai meno abbienti. Grazie alla generosa donazione di un uomo facoltoso infatti, lui e altri bambini della sua scuola erano stati invitati a partecipare alle attività del campus per un mese.
Beh, di certo vivere per un po di tempo lontano da casa aveva anche i suoi lati positivi. In questo modo si sarebbe risparmiato le continue lamentele della madre nei confronti di suo padre, che passava la maggior parte del tempo fuori casa ad ubriacarsi. Avrebbe anche potuto allontanarsi da suo fratello maggiore e dai suoi stupidi scherzi.
Nuka era un pidocchioso adolescente tutto brufoli e niente cervello che sfogava la propria insicurezza sul fratello tredicenne, niente di più patetico.
Le uniche due consolazioni nella vita di Kovu erano la sua piccola sorellina minore Vitani, sempre piena di attenzioni per lui, e la sua arte.
Kovu amava disegnare, dipingere, modellare con l'argilla, creare cose dall'aspetto insolito che prima esistevano solo nella sua testa.
In quei momenti si sentiva veramente libero di essere sé stesso, non doveva atteggiarsi, o fare il duro come gli avevano insegnato i suoi compagni, in modo da cavarsela nel quartiere disagiato dove viveva.
Se non fosse stato per la necessità di soldi e il desiderio ardente di fuggire da quella che chiamava “casa”, il suo futuro sarebbe stato di certo quello dell'artista.
Ovviamente di questa sua passione ne erano a conoscenza in pochi. Una di queste persone era proprio sua sorella, che pur non avendo il suo stesso talento, o la stessa scintilla negli occhi mentre creava, si divertiva comunque ad impiastricciare i fogli con macchie di colori sgargianti.
D'altronde cosa ci si poteva aspettare da una bambina di sette anni?
Faceva davvero caldo quel giorno e Kovu sentiva come se stesse per scoppiargli la testa.
Così, dopo aver distrattamente salutato sua madre con aria assonnata,si limitò a prendere le sue cose e a dirigersi verso il posto all'ombra più vicino, dove aveva intenzione di passare il resto della giornata.
O almeno quelli erano i suoi piani....
 
 
 
 
Scagliare e vedere rimbalzare più e più volte le piccole pietre accumulate ai bordi del fiume sembrava essere l’unico passatempo possibile nel Campus Sunflower. Sopratutto se durante l’arco della giornata ti venivano imposte regole e divieti anche riguardo le attività del campeggio. 
Sembrava che per la giovane Kiara fosse tutto esageratamente pericoloso, difficile e imprudente. Non poteva arrampicarsi troppo in alto, doveva stare sempre attenta a dove camminava e soprattutto doveva convivere ventiquattrore su ventiquattro con i due più cari amici di suo padre, Timon e Pumbaa.                                                                                                     
I due uomini erano stati incaricati di tener d’occhio la ragazzina, così avevano trovato posto nel campus come animatori per i piccoli “scout”. Avrebbero dovuto giocare a nascondino, ma finivano con il cercare sempre e solo Kiara, per paura che potesse perdersi nel bosco vicino all’accampamento. Avevano anche organizzato una piccola battuta di pesca in un punto in cui il torrente era profondo e abbastanza trafficato da piccoli pesci d’acqua dolce ; Kiara aveva provato a recuperare un oggetto rimasto impigliato nell’amo , ma ben presto si era allontanata dal gruppo di campeggiatori sbuffando e gridando ai due supervisori “Voi due mi rendete sempre la vita impossibile!” poiché quest’ultimi le avevano suggerito di lasciar usare le canne da pesca agli scout più grandi ed esperti.
Nonostante Kiara fosse sotto la custodia di Timon e Pumbaa praticamente da tutta la vita, era difficile abituarsi. Soprattutto dopo aver compiuto dodici anni, che rappresentano  quasi le porte dell’adolescenza e la voglia di essere liberi di sperimentare è alle stelle.                                                    
 
Il padre di Kiara, Simba, poteva essere considerato un padre modello. Disponibile, generoso e responsabile, senza dimenticare il grande amore paterno che lo legava quasi morbosamente alla figlia. Spesso l’attaccamento dei genitori sfocia in comportamenti dannosi per il rapporto familiare. Infatti Kiara si sentiva sempre il fiato sul collo, che si trattasse della presenza di Simba, o dei suoi due fidati amici, o ancora di Zazu. Quest’ultimo faceva parte della famiglia ma senza veri legami di sangue. Come una specie di zio acquisito e molto protettivo, Kiara doveva fare i conti anche con lui ogni volta che si incontravano. 
Nala, la madre della ragazzina, sembrava l’unica in grado di capirla a fondo senza intromettersi nel suo spazio vitale. Poche parole, tanti sguardi. 
Fatto sta che l’idea di trascorrere l’estate lontana dalla città era stata presa e mantenuta da Simba . E quando si trattava di decisioni, non si lasciava mettere i piedi in testa né dalla moglie né dalla figlia, nonostante quest’ultima fosse personalmente coinvolta. Chiaramente “tutto a fin di bene”, diceva. Così Kiara era finita al Campus Sunflower, circondata da ragazzini che scorrazzavano ovunque e passavano il tempo, a detta di Timon e Pumbaa, in modi troppo pericolosi per lei.
Quando fu stufa di lanciare sassolini sulla superficie azzurra che aveva davanti, fece un saltello per mettersi in piedi e girò lo sguardo alla ricerca dei due istruttori. Erano impegnati a spiegare l’utilizzo dell’esca a un gruppo di bambini  con la puzza sotto il naso che lanciavano occhiatine di superiorità ai due goffi responsabili. “E’ il momento giusto!” si disse Kiara, e cercando di non inciampare rumorosamente, corse verso il boschetto che circondava l’accampamento.
 
 
L'idea di Kovu di rilassarsi in tranquillità all'ombra di un grosso albero sfumò rapidamente.
Non aveva fatto in tempo a varcare il cancello con la gigantesca scritta “Campus Sunflower” che un supervisore del posto lo fermò.
“Ehi piccoletto, tu devi essere Kovu, giusto?”chiese piegandosi verso di lui con un grosso sorriso stampato sulla faccia.
“Mmh sì, sono io” rispose il ragazzino facendo un passo indietro.
“Benissimo, ti stavo aspettando! Ho parlato con tua madre al telefono e le ho detto che questa estate ci divertiremo un mondo insieme, vedrai!
Seguimi, ti mostro il dormitorio! Stasera, dopo che avrai giocato e fatto amicizia con tanti altri bei bambini, ti farò vedere anche il resto del campus”
“Si comincia bene” sospirò tra sé e sé Kovu.
Mentre si incamminava verso un enorme edificio in legno, diede una sbirciatina nei dintorni.
Quel luogo era magnifico, una lunghissima striscia di verde pianeggiante, ricca di alberi dalle cime rigogliose e confinante con uno splendido specchio d'acqua.
Veramente meraviglioso, peccato per tutti quei marmocchi che facevano da cornice ad un capolavoro della natura. A decine scorrazzavano per quel prato sbraitando come un gruppo di scimmie, altri lanciavano sassi nel laghetto, altri ancora facevano impazzire gli animatori arrampicandosi su per gli alberi, e infine...
“Ma stanno cantando?!” si fece scappare con aria disgustata Kovu.
“Certo! Quello è uno dei nostri corsi obbligatori, per aumentare l'autostima e rafforzare i legami di amicizia! E da domani anche tu parteciperai” rispose il supervisore allungandogli un fazzolettino rosso con disegnato il simbolo di un leone.
“Ecco, siamo arrivati! Tu farai parte del gruppo dei leoncini! Il tuo dormitorio è questo, entra pure e riponi le tue cose sotto a uno dei letti liberi.
Ci vediamo tra poco vicino al lago per il corso di pesca. Dacci dentro piccoletto, aaargh” e se ne andò imitando pateticamente un ruggito.
“Ma mi hanno preso per un deficiente??! dove diavolo sono finito?!”.
Dopo alcuni minuti passati a fissare la porta, Kovu non era ancora riuscito a metabolizzare l'idea di dover rimanere al campus per un intero mese.
Alla fine decise di buttare le sue cose sotto al primo letto libero, assieme a quella stupida fascetta rossa, e andarsene a cercare un posto tranquillo.
Uscì velocemente dal casermone di legno e senza dare troppo nell'occhio si avventurò verso una parte dell'accampamento dove gli alberi erano più fitti e il terreno più scosceso.
Era sicuro che gli animatori del Sunflower mandassero raramente i loro marmocchi in un posto simile, “quindi è perfetto” pensò con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
Dopo pochi metri trovò il suo angolo di paradiso ai piedi di una grossa quercia.
Si distese e si addormentò.









Comment of the authors:
Salve a tutti e grazie mille per essere arrivati alla fine di questo nuovo capitolino! Siamo Mercury e Venus, due studentesse universitarie che bazzicano su EFP da parecchio, ma non avevano mai trovato il coraggio di scrivere e pubblicare le proprie storie (più che altro filmini mentali di cui tutte le fangirl sono affette, sì, anche tu che stai leggendo lo so che mi capisci *brofist). I personaggi di cui scriviamo ci stanno molto a cuore, praticamente come tutti i protagonisti dei cartoni animati Disney, cosa che ha reso mooolto ardua la scelta della storia giusta :') Continueremo ad annoiarvi con la nostra presentazione nel prossimo capitolo - sempre che abbiate voglia di leggere questi commenti, altrimenti.. grazie anche solo di aver finito il capitolo, DI NUOVO TwT- che pubblicheremo settimanalmente! Speriamo che deciderete di seguirci in questa avventura "umanizzata" di una delle coppie più belle di sempre <3 e che ci lascerete qualche vostro parere anche in poche righe di recensione! Ciaooo

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Benvenuti al Campus Sunflower - parte 2 ***


kovuKiara

Kiara avrebbe voluto perdersi per sempre tra gli alberi, il vento e il mistero della fitta foresta che le sembrava più grande e spaventosa a causa della fervida immaginazione da bambina. Stava per imboccare un sentiero che si diramava più in profondità nel bosco lungo tutta la pianura, quando si sentì chiamare alle spalle. Ovviamente sapeva di chi erano le due voci. Pensò che Pumbaa non avrebbe corso tanto a lungo a causa del fisico non proprio prestante, e che Timon si sarebbe spaventato al primo rumore sinistro.
Poteva farcela!                                                                                    
Diede sfogo a tutta la sua energia, e la giovane ribelle con la coda disordinata e la felpa verde bottiglia sparì dietro ai tronchi.
“Ecco fatto, ma chi gliela avrà consigliata quella maglia perfetta per mimetizzarsi con i cespugli, eh, Pumbaa?!” strillò Timon isterico, cercando di aumentare il passo. Si girò, non sentendo risposta. Il compagno si era accasciato su una roccia, e il fiatone non lo faceva parlare. Fece un gesto incomprensibile e si sdraiò completamente a terra, esausto. “Simba ci ucciderà” sussurrò Timon con gli occhi al cielo.
 

Il sentiero principale era già parecchio lontano quando Kiara iniziò a rallentare, temendo di inciampare tra le radici degli enormi alberi che la circondavano. La luce del sole le arrivava in viso, interrotta a momenti dalle alte fronde rigogliose. Respirò profondamente e sorrise, una nuova scossa di adrenalina la pervase e cominciò a correre ridendo, ma la gioia ritrovata durò poco.                                         
“Ahia!” Kiara tirò un urletto di sorpresa, finendo con la faccia sull’erba. Aveva sbattuto il piede contro qualcosa che le aveva fatto perdere l’equilibrio, ma quando rialzò il viso si sentì ancora più scombussolata. Due occhi verdi, corrucciati e magnetici, erano fissi su di lei. Il proprietario era quasi sicuramente la “cosa” su cui era inciampata. E lei si sentiva  quasi sicuramente una stupida.                               
“Allora, ti vuoi togliere?!”

 

Kovu guardò con aria scocciata la ragazzina che lo aveva bruscamente risvegliato e che ora se ne stava lì, distesa sulle sue gambe a fissarlo come un'idiota.
“Allora?! Sei sorda per caso?! Ho detto di toglierti!”
Kiara, come se si fosse ripresa da uno stato di trance, si alzò di fretta scuotendo via la terra dai jeans.
“Mi spiace, stavo correndo e non ti ho proprio visto”
“L'ho notato” assentì Kovu stizzito.
Quel tono saccente fece perdere le staffe a Kiara, già provata dalle continue ramanzine di Timon e Pumbaa.
“Ti ho già chiesto scusa, quindi smettila con quell'atteggiamento da vittima! Inoltre, se proprio lo vuoi sapere, questo luogo è vietato agli ospiti del campus; Tu qui non ci dovresti essere!”
“Potrei dirti la stessa cosa” osservò Kovu con aria di sfida.
Kiara aprì la bocca pronta a ribattere, ma subito si rese conto di non avere argomenti abbastanza validi che giustificassero la sua presenza lì.
“Cos'è?! Il gatto ti ha mangiato la lingua?” infierì il moro.
La frustrazione della ragazza salì alle stelle, le guance le si imporporarono, un po’ dalla rabbia e un po’ per l' imbarazzo. Chissà come, davanti a quello sguardo furbo e strafottente era rimasta senza parole, una cosa che non le succedeva spesso.
Così strinse i pugni e con aria impettita se ne andò a grandi passi nella direzione da cui era arrivata.

 

I due sorveglianti avevano rincorso, a perdifiato per dieci minuti buoni, un ipotetica “Kiara” rivelatasi solo un piccolo cerbiatto impaurito, e avevano finito per disorientarsi completamente.
“Bene Pumbaa, ho come l’impressione di aver già visto questa grande roccia muschiata almeno un paio di volte. Sai che significa?”
“Che hai un grande occhio per la botanica?”
“Certo!” strillò Timon colpendosi la fronte con una mano “Oppure che stiamo girando in cerchio da chissà quanto! Oh, Simba stavolta ci uccide, ci distrugge, ci…ci…” e cercando di non ribollire per la collera, tirò un grande sospiro appoggiandosi col braccio sulla spalla del compagno.
“Sai Timon, forse dovremmo lasciare un po’ più libera la bambina, così non ci odierebbe a tal punto da scappare in mezzo ai boschi …”

Pumbaa, lascia che ti spieghi cosa vuol dire fare il baby-sitter! Se lei fa ciò che vuole e poi torna a casa anche con un solo capello in meno di quanti ne avesse prima di partire per il Campus, suo padre probabilmente le farebbe una lavata di capo e a noi ci taglierebbe direttamente la testa!” spiegò Timon, scuotendo le esili braccia a destra e a manca. 
La conversazione stava per degenerare in uno dei soliti momenti in cui Pumbaa borbottava qualcosa di incomprensibile agli orecchi dell’amico e quest’ultimo si irritava ulteriormente, finendo per alzare la voce in modo isterico.
Fortuna che erano immersi nel verde selvaggio.
Fu una fortuna anche per Kiara, visto che nel silenzio della natura, riuscì a percepire senza problemi le due voci che si azzuffavano dietro a qualche albero non troppo lontano da lei. “Quei due si fanno sempre comandare a bacchetta da mio padre” pensò alzando gli occhi al cielo. “Dicono sempre tutti che mi vogliono bene, che sto diventando grande … e poi non mi offrono nemmeno un po’ di fiducia! Perché non si rendono conto che così facendo mi spingono ancora di più a ribellarmi, a trovare una mia strada da percorrere che non sia già spianata dalla mia famiglia?” sbuffò tra se e sé. “Ci sono bambini molto più dispettosi e maleducati di me che hanno tutta la libertà del mondo! Come quel ragazzino di poco fa! Mi ha risposto bruscamente e non sembrava minimamente pentito. Anzi, mi guardava con gli occhi corrucciati, come se inciampargli addosso fosse stata colpa mia. Uno sguardo così intenso … e due occhi così verdi come non avevo mai visto prima, uno sguardo … da sbruffone!”
Persa nei suoi ragionamenti, la giovane fuggitiva non si era accorta che le voci di Timon e Pumbaa si stavano avvicinando,e  non perché avessero aumentato il volume delle grida. Sembrava davvero che stessero per sbucarle davanti da un momento all’altro! Kiara sgranò gli occhi, tornando con i piedi per terra, e si guardò intorno per una via di fuga.

Indietreggiò velocemente e si mise a correre cercando di fare meno rumore possibile. Non sapeva nemmeno perché stesse continuando ad evitare i due uomini, visto che di lì a poco si sarebbe fatto buio e avrebbe comunque dovuto rincasare. “Vorrei potermi perdere davvero in questa foresta! Come hanno fatto quei due ad aver smarrito il sentiero?! Pensare che l’accampamento è praticamente dietro l’angolo …” pensava ridacchiando. Mentre cercava di farsi strada tra una serie di cespugli pieni di bacche, si accorse di aver superato la grande quercia a cui, poco prima, era appoggiato il teppistello che l’aveva fatta cadere. Kiara, con l’espressione vaga di chi vuol far finta di niente e quasi si mette a fischiettare, lo cercò con lo sguardo ma non lo vide.
Alzò un sopracciglio quando sentì uno scricchiolio alla sua destra.
"Bù!” di colpo il ragazzino saltò davanti a lei con le mani in alto per accentuare lo spavento. Kiara si tappò la bocca per non far uscire alcun rumore di sorpresa, anche se, guardandola in viso, si sarebbe tradita da sola.
“Dovresti vedere la tua faccia!” la prese in giro il moro, ridacchiando sotto i baffi “Non pensavo che ti avrei spaventata davvero! Cos’è, ti sei persa? O sei tornata a cercarmi?” domandò con un sorrisetto sghembo.
“Non mi sono affatto persa, e soprattutto non sono tornata per te” rispose lei con tono saccente “Anzi, se permetti …” Kiara posò una mano sulla spalla del ragazzo e fece per spostarlo, ma quest’ultimo le si parò davanti di nuovo.
Si fissarono per un momento. La ragazzina sbuffò incrociando le braccia. Doveva avere un’aria scocciata ma poco credibile, visto che di fronte a lei il piccolo attaccabrighe si fece scappare una seconda risatina. Kiara stava per domandargli quanto potesse annoiarsi una persona per arrivare ad infastidirne inutilmente un'altra, ma si bloccò con il braccio a mezz’aria.
“Hai sentito?” bisbigliò, voltandosi per scrutare tra gli alberi che la circondavano.
“Non ho sentito proprio nulla, hai le allucina-“ il giovane stava per prenderla ancora una volta in giro, ma la piccola fuggitiva gli premette il palmo della mano sulle labbra. Entrambi si erano abbassati automaticamente.
“I due istruttori mi stanno cercando.” sussurrò Kiara all’orecchio del moro, che scansò bruscamente la sua mano dalla bocca.
“E allora?” sibilò.
“E allora se non ci sbrighiamo ci troveranno entrambi in una zona assolutamente proibita per i campeggiatori! Non voglio finire in punizione” rispose la biondina, assumendo un’espressione abbattuta. Posò lo sguardo sul compagno di cespuglio, e vedendolo piuttosto impassibile alle sue parole, aggiunse: “Va bene, io … se mi fai scoprire dirò che è stata una tua idea venire qua da soli!”
Il ragazzino sgranò gli occhi e si sentì trascinare via dalla piccola scout, senza aver tempo di ribattere.

 

 

“Pumbaa, Pumbaa! Ho visto delle piante muoversi in quella direzione!” esclamò lo spilungone, indicando un punto davanti a loro.
“Timooon, sono quasi certo che fosse solo un altro animaletto selvatico …” sospirò il compagno, piegandosi con le mani sulle ginocchia.
“Già, forse hai ragione. La nostra Kiara non si nasconderebbe mai così, tra gli arbusti, in modo subdolo, per confondere le sue carissime guardie del corpo” rispose Timon, adagiandosi a terra “La bambina non è nemmeno abituata a stare così a contatto con la natura … Sarebbe sicuramente spaventata se dovesse infilarsi tra cespugli pieni di insetti e animaletti. Povera piccola, così tante strane forme di vita che nella città non ha mai visto!” continuò, asciugandosi una lacrimuccia di commozione.
Pumbaa si accomodò di fianco all’amico:“Però Timon dobbiamo ricordarci che un’adolescente in fuga è capace di tutto, che potrebbe benissimo avventurarsi in posti tremendi solo per darci del filo da torcere, che riuscirebbe a…”
“Shh, shh! Zitto, Pumbaa!” lo interruppe il compagno con un sussurro “L’ho visto di nuovo! Il cespuglio, si è mosso!” e scattò in piedi, facendo sussultare l’altro. Iniziò a camminare velocemente verso la meta, schivando buche e radici .
“Kiara, forza! Non crederai che i tuoi zietti abbiano paura di addentrarsi nella foresta!”
“Timon aspetta, non vorrei che ci fossero dei ragni…” commentava Pumbaa cercando di far rallentare il passo al collega “O davvero qualche animale pericoloso” continuava col fiatone.
“Non preoccuparti Pumbaa!”
“Aspetta, aspettaa…”
“Pumbaa muovi le chiap- AAAAH!“ Timon tirò un urlo di sorpresa(o puro spavento?) che non gli fece finire la frase. Indietreggiò per la paura e cadde insieme all’amico che gli stava alle calcagna, ma riuscì a intravvedere la coda bionda di Kiara che, uscendo dai cespugli, scompariva per l’ennesima volta nel verde circostante.
“Chi era?! Che succede?!” domandò allarmato Pumbaa, che aveva attutito la caduta dell’altro. Timon fissava il vuoto con le mani nei capelli.
“Uno…uno sconosciuto. Kiara è scappata con uno sconosciuto!”.

 

 

 

 

 



Comment of the Authors:
Beeeentornati a tutti! Grazie mille di averci seguito fin qua, speriamo che questa seconda parte vi sia piaciuta :') La terza pubblicazione è già in cantiere, e sarà leggibile la prossima settimana! <3
Questi personaggi stanno prendendo il sopravvento sulle nostre vite da povere universitarie, ci immaginiamo scenette esilaranti AD OGNI ORA DEL GIORNO, sì , anche di notte *sigh
Speriamo nelle vostre recensioni, un bacioooone
Mercury e Venus!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incontri a cena ***


Kovu e Kiara 3

Erano passate già due ore dall'incontro/scontro con Kiara.
Poco dopo l'appello delle 18:00, tutti i ragazzi insieme agli animatori e ai capogruppo, si erano ritrovati nella grande sala comune per la cena. La stanza era gigantesca, completamente costruita in legno e pietra era l'esempio perfetto delle tipiche baite di montagna. Le tre mura che davano sull'esterno avevano grandi finestre che permettevano una bella vista sul paesaggio circostante, mentre alle sue spalle un grosso camino,ora spento, occupava una buona parte dell'ultima parete. Quell'elemento di arredo, insieme ad altri piccoli accorgimenti, e in una situazione diversa avrebbero di certo reso l'ambiente accogliente e familiare.
Invece Kovu si era sentito un pesce fuor d'acqua. A causa dell'appartenenza al gruppo dei “Leoni”, era stato relegato in uno dei tavoli in fondo alla stanza con un capannello di altri sette coetanei.
Appena vide l'apparecchiatura elettronica all'avanguardia e i vestiti firmati che indossavano, iniziò a pensare ad un piano di fuga che gli avrebbe risparmiato una serata di occhiatine allusive e battutine sarcastiche. Così, incerto sul da farsi, iniziò ad arretrare sperando di non catturare l'attenzione di nessuno.
“Che fai, scappi di soppiatto piccoletto?!”

Kovu si voltò di scatto ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal "simpaticissimo” supervisore di quella mattina.
“Oggi non sei venuto al corso di pesca. Ci hai fatto preoccupare. Alcuni dei miei colleghi hanno dovuto abbandonare il loro lavoro per venirti a cercare. Vediamo che questo piccolo incidente di percorso non ricapiti mai più, ci siamo capiti?!” L'inquietante sorriso che l'uomo sfoggiò durante tutta la ramanzina fece venire la pelle d'oca a Kovu, che assentì con un cenno del capo avviandosi nuovamente verso il proprio tavolo. Per qualche strano motivo quella persona non gli piaceva affatto, l'aura gioiosa che lo pervadeva continuamente sembrava essere la maschera perfetta di un carattere meschino e manipolatore. Probabilmente vedeva lui e tutti gli altri bambini del campus come semplici numeri, quelli delle carte di credito dei loro ricchi genitori.
Kovu si sedette all'unico posto libero del tavolo assegnatoli, cercando di apparire il più sicuro e disinvolto possibile, anche se in realtà stava contando i minuti che lo separavano dalla fine di quella cena. Fortunatamente, a differenza di come si era immaginato, nessun silenzio
imbarazzante era calato su di loro, ansi era quasi come se la sua presenza non fosse stata proprio notata. Tre ragazzi davanti a lui erano tutti presi a guardare e lodare un biondino, che se non aveva capito male si chiamava Marcus, intento a battere l'ultimo livello di un gioco, ad una console che pareva costosissima. Altri due alla sua destra gli davano le spalle borbottando qualcosa su una certa Clara, seduta probabilmente al tavolo che stavano fissando con ostinazione.

“Meglio così” si trovò a pensare. Lo stridio metallico di una sedia che veniva trascinata sul pavimento lo fece voltare.
Adesso nel posto accanto a lui, prima occupato da uno zainetto nuovo di pacca con una strana fantasia floreale, si era seduto un tipetto dai capelli rossi e arruffati. Kovu senza volerlo rimase a fissare quel buffo ragazzo che con la massima concentrazione stava cercando di togliere una macchia di terra e erba dai pantaloni.
“Accidenti! questa roba sarà difficile da mandare via! Se alla fine del mese tornerò a casa con tutti i vestiti in queste condizioni mia madre mi sequestrerà la collezione d fumetti e mi impedirà di uscire per il resto della vita” si lamentò strofinando ancora più energicamente.

“Non credo che quel fazzoletto bagnato basterà a risolvere il problema” Kovu si fece sfuggire quelle parole senza nemmeno pensarci.
“ Mpfff, hai ragione!” sbuffò l'altro alzando la testa “mi sa che dovrò accettare le conseguenze della...” il rosso lasciò la frase a metà sorprendendosi nel vedere un viso sconosciuto.
“Ehi ciao!” rise “Tu devi essere uno di quei nuovi studenti della scuola pubblica, io sono Dominic, anche se tutti mi chiamano Nic, piacere” disse il ragazzo allungandogli la mano.
“Io mi chiamo Kovu”
“Beh comunque...no, hai ragione! Non posso farci nulla con un fazzolettino e un po' d'acqua” sospirò “Però che altro avrei potuto fare. Oggi vicino al laghetto, ai piedi di un albero vecchissimo ho trovato una tana. Ero talmente curioso che non ho resistito e cercando di vedere se era abitata sono scivolato macchiandomi i pantaloni”.

Kovu non riuscì ad aprir bocca che il rosso, senza neanche riprendere fiato ricominciò a parlare “Sai io amo gli animali, camminare per i boschi, raccogliere tracce, scovare nidi, rifugi segreti....a te piacciono queste cose?! Se ne hai voglia domani potremmo andare insieme alla tana e scoprire che animale la abita e dopo potremmo costruire una trappola per le rane e...”
Kovu alzò una mano zittendolo

“Non credo che potrò accompagnarti domani, sai com'è ci sono così tanti corsi
tipo...tipo..tipo la pesca ecco”.
“Ah, capisco..” rispose Dominic quasi deluso, “Comunque se cambi idea sai dove trovarmi”.
Per la felicità di Kovu, un braccio si intromise tra i due ragazzi che si ritrovarono davanti un vassoio con delle pietanze deliziose. Il moro sentì subito lo stomaco brontolare, in effetti non aveva tutti i torti, era da quella mattina che non metteva qualcosa sotto ai denti. Non aveva ancora assaggiato il primo boccone che il ragazzo fissato con i videogiochi davanti a lui parlò “ Ehi! E tu chi sei, uno nuovo?”
“Si, è uno di quei ragazzi del progetto con la scuola pubblica” intervenne Dominic.
“Aaah, capisco, quindi sei uno di quelli. Sarai felice di essere qui, probabilmente un posto così bello non l'hai mai visto” esordì accompagnando la frase con un sorrisetto maligno.

Le risatine deii tre accanto a lui non si fecero attendere.
“Ecco, si comincia” pensò Kovu alzando gli occhi al cielo. Probabilmente quelli erano un gruppetto di attaccabrighe che non vedevano l'ora di trovare la vittima designata per quell'estate. Peccato non essere nel suo quartiere, lì si che avrebbe saputo come risolvere quel tipo di problema. Non per niente era rispettato da tutti i suoi coetanei a casa, e anche da qualcuno di più grande. Ma lì, in quel posto di ricchi figli di papà non era il caso di alzare la voce e tanto meno le mani. Così decise di non rispondere alle loro provocazioni continuando a mangiare.
“Che c'è?! Sei rimasto senza parole? O forse nella tua scuola non ti hanno insegnato a parlare?! Ahahaha” infierì il biondino.
“Ma no Marcus, non vedi che ha la bocca piena? Chissà da quanti giorni è che non mangia!!! ahahhaha” intervenne il ragazzo accanto a Marcus battendogli il pugno sulla spalla in modo complice.

Kovu stava per esplodere, sapeva di dover trattenersi, ma come poteva non rispondere a quei due cretini che non sapevano niente di come si vive, abituati com'erano a crogiolarsi nel lusso.
“Voi no­”
“Ma perché non state zitti e usate la bocca per qualcosa di più utile?!” Kovu guardò perplesso Dominic che con sguardo rabbioso aveva risposto a tono a quei due.
“Hei Nic, ti metti a fare l'eroe adesso?!”
"No, ma neanche voglio essere un viscido marmocchio carente di attenzioni che per avere il suo momento di gloria si diverte a rendere la vita impossibile agli altri. Sai, se non fosse per i soldi e queste tre scimmie che seguono ogni tuo passo, probabilmente non saresti in grado nemmeno di allacciarti le scarpe da solo, o forse ne sei già consapevole?!”
“Però!, Il ragazzo se la cavava bene con le parole” si stupì Kovu.
Aveva un'espressione serissima quasi gelida, faceva paura. Il moro era certo che quella non fosse la prima volta che i due litigavano.
“Forse non tutti erano così male” pensò guardando Nic e sorridendogli.
Lui ricambiò lo sguardo con la coda dell'occhio “Vieni, troviamoci un altro tavolo”.
Alzandosi Kovu e Nic si accorsero che gli altri due ragazzi del gruppo, che fino a quel momento erano rimasti in silenzio, li stavano seguendo. Probabilmente neanche a loro stava a genio Marcus. Così conobbe Josh e Andrew. Finirono per parlare quasi tutta la sera di insetti, pesca e ragazze e, inaspettatamente, Kovu si fece anche qualche risata. Portandosi alla bocca l'ultimo boccone del dessert Kovu pensò che forse, alla fine, quell'estate non sarebbe stata così orribile.

 

Kiara stava fissando il proprio piatto da un po’, senza curarsi delle compagne che ridevano intorno al tavolo. Aveva la testa piena di pensieri, e cenare non sembrava tra le sue priorità. La ramanzina di Timon e i cenni d’approvazione di Pumbaa le avevano lasciato l’amaro in bocca e lo stomaco in subbuglio. Provava e riprovava a fingere un’espressione da spavalda, ostentava una maschera da “ragazzina tosta”- come la definivano le sue amiche-, ma praticamente ogni sera era sopraffatta da quel sentimento di libertà negata. E non sapeva se odiare di più suo padre o i suoi due inviati. Quel pomeriggio però, oltre che estremamente divertente grazie a Timon e Pumbaa che riuscivano sempre a farsi sfuggire la giovane sotto il naso, era stato anche molto interessante. L’incontro con il ragazzo dagli occhi verdi aveva fatto scattare l’ennesima molla di ribellione nella testa di Kiara. Le era sembrato talmente incurante del pericolo e delle possibili punizioni che, dentro alla giovane, si era acceso un inevitabile interesse.
Inevitabile come il ritorno al campus e alla successiva discussione con i supervisori che, come di norma, si erano concentrati solamente sulla ragazzina lasciando sgattaiolare via l’altro fuggiasco. Più ci ripensava e più la curiosità nei confronti di quel ragazzino andava trasformandosi in qualcosa più simile alla voglia di tirargli una scarpa dritta in faccia!
“La prossima volta gli faccio vedere io…” farfugliava tra se e sé. Voltando lo sguardo intravide un gruppo di scout che sembrava appena uscito da una lite con i soliti ragazzini presuntuosi attaccabrighe. Li vide prendere i propri vassoi e incamminarsi verso un tavolo più piccolo ma vuoto, vicino alla parete con appese le mappe e le cartine geografiche del posto. Kiara aguzzò la vista, e dietro ad una chioma rossa e scompigliata che dirigeva la fila verso il nuovo banco, intravide il suo compagno di sventure di quel pomeriggio. Aveva i capelli neri che nascondevano gran parte del viso, ma la ragazzina giurò di vederlo rivolgere una risata al suo amico “pel di carota”.
Distolse lo sguardo e cercò di mandare giù qualche boccone, ma finì solo per giocherellare con la forchetta a spargere cavoli e patate su tutto il piatto. Dopo una decina di minuti interruppe il flusso di pensieri a causa di una vocina che udì alla sua sinistra:
“Kiara se non ti piacciono le verdure non serve che ci fai queste schifezze” osservò Irma disgustata, con gli angoli della bocca all’ingiù mentre arricciava una ciocca castana intorno al dito.

“Hai ragione” rispose la biondina “meglio che vada a buttarle” disse sorridendo. Si alzò dal tavolo e aggiunse tra sè e sé “Qualcuno mi dica come riuscirò a sopravvivere con queste smorfiose per un mese, perché io proprio non lo so!”






Comment of the Authors:
Buona seraaaa!! Ben ritrovati al terzo capitolo di questa storia d'ammmore che deve ancora iniziare praticamente hehe ^^' Questa versione di Kovu e kiara giovincelli ci piace un sacco, speriamo che valga anche per voi che ci leggete e che WOW SIETE DAVVERO ARRIVATI FINO A QUA *siamo commosse*
Dunque, come al solito speriamo di leggere qualche parere e opinione, se avete idee o scenette che vi piacerebbe leggere sentitevi liberissimi di consigliarci! Ci rileggiamo tra due settimane questa volta! ;D saooo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La notte porta consiglio ***


KovueKiara

Kovu non rimase stupito quando uscendo dalla mensa un brivido lo percorse lungo tutta la schiena. Sapeva che le notti al Sunflower sarebbero state fresche, ma adesso capiva perché sua madre aveva insistito per fargli mettere in valigia alcune maglie a maniche lunghe e una coperta. Le temperature erano più basse di quelle che immaginava. Il vento soffiava forte passando tra gli alberi e gli edifici, accapponandogli la pelle. L'erba dei prati era già ricoperta da un sottile strato di brina.
Stringendosi ancora di più la felpa sulle spalle, Kovu si affrettò a raggiungere il dormitorio. Tutto intorno a lui era immerso in un piacevole silenzio, gli unici rumori erano quelli dei sassolini del viottolo, che scricchiolavano sotto i suoi passi sicuri, e del vento che muoveva le foglie. Il dormitorio non era molto lontano dalla mensa, già dopo qualche metro si riuscivano a vedere le luci accese che trapelavano dalle finestre dell'edificio.
“Devono essere ancora svegli” pensò Kovu che, finita la cena, aveva appositamente aspettato che tutti i suoi compagni andassero a dormire per rimanere un po' da solo. Per fortuna non aveva dovuto attendere molto prima che la mensa iniziasse a svuotarsi, sembrava che i ragazzi fossero letteralmente stremati dall'aver seguito tutti i corsi del campus. L'unico vero problema fu riuscire ad allontanare Dominic, una vera impresa! Per quanto Kovu si fosse impegnato a convincerlo che non voleva restare da solo perchè stava male a causa dei broccoli mangiati a cena, che non soffriva di un acuto attacco di malinconia verso sua mamma e che non stava architettando qualche piano segreto per sgattaiolare via di nascosto quella notte, Dominic non gli aveva creduto pienamente. Alla fine lo lasciò da solo, ma non prima di averlo squadrato da capo a piedi un paio volte in cerca di non si sa bene cosa. Ottenuta la tanto agognata solitudine, Kovu si era rilassato sulla sedia. Aveva iniziato ad elencare nella propria mente i pro e i contro di quella giornata e si era stupito quando la valutazione finale era risultata pressochè positiva, anche se era ben consapevole che quella sensazione di benessere non sarebbe durata a lungo. Andava sempre così: appena abbassava la guardia aprendosi agli altri, rimaneva ferito, era già successo e sarebbe accaduto di nuovo.
Solo dopo essere inciampato nel gradino del portico, Kovu si rese conto di essere arrivato al dormitorio. Fece appena in tempo ad aggrapparsi ad uno dei pali che reggevano la tettoia evitando di cadere rumorosamente e di far aggiungere alla lista di Marcus un altra cosa su cui prenderlo in giro a vita. Velocemente si ricompose dandosi dello stupido per essersi lasciato prendere così dai propri pensieri. Entrando notò che quasi tutti i suoi compagni stavano dormendo, solo una piccola lampada era rimasta accesa in un angolo in fondo alla stanza. Improvvisamente anche Kovu si sentì stanco, tutto lo stress e l'ansia della giornata iniziavano a pesare. L'unica cosa che voleva in quel momento era stendersi nel letto e sprofondare in un sonno profondo. Lentamente, cercando di non fare troppo rumore, recuperò le sue cose da sotto al letto e andò a cambiarsi nei bagni del dormitorio.
Passando davanti ad uno degli ultimi letti in fondo alla stanza, riconobbe Josh. Il ragazzo era illuminato dalla luce di una piccola torcia che teneva stretta tra i denti, mentre con le mani reggeva un gigantesco libro dall'aspetto antico intitolato “Storia della pesca: ami, esche e pasture..”. Josh si accorse dell' amico che si era fermato a fissarlo, gli rivolse un sorriso biascicando un “buona notte” e si ri-immerse nella lettura.
La zona dei bagni era enorme All'ingresso si trovava lo spogliatoio con diversi armadietti, panche e lavandini con grandi specchi, più avanti sulla destra i gabinetti e a sinistra una serie di docce. Senza pensarci due volte Kovu si avviò verso le docce a grandi falcate, contando ad ogni passo i metri che lo separavano dalla sua meta, e arrivando alla conclusione che già solo quella parte del dormitorio era grande quanto casa sua.
Venti minuti dopo era già sotto le coperte. Le ultime luci della stanza erano spente, ma anche brancolando nel buio il ragazzo era riuscito ad arrivare alla sua postazione, come se la stanchezza fosse diventata una specie di bussola che puntava verso una direzione sola...il letto.
Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi non andò al cuscino morbido in cui era sprofondato, né alla cena di quella sera, o ai ragazzi che aveva conosciuto. In realtà non capì bene cosa la sua mente stesse elaborando in quel momento. Una figura indistinta, una figura che correva tra i boschi, una figura con una lunga coda bionda.


La foresta sembrava viva, si muoveva e cambiava aspetto intorno a lei che in quel momento si sentiva libera come un uccello. Kiara stava correndo lungo un sentiero che si inoltrava nel cuore del bosco, non ricordava da quanto tempo stesse andando a quella velocità senza fermarsi. Le piante le sferzavano il corpo, il cuore le batteva forte e i muscoli le facevano male, ma non importava. Niente aveva più importanza, a parte quella sensazione inebriante. Ad un certo punto le si parò davanti un ostacolo, un grosso tronco caduto bloccava il sentiero, ma Kiara non si sarebbe fermata, non ne aveva alcuna intenzione. Così accelerò, costringendo il suo corpo ad uno sforzo immane, e con un balzo si librò in aria. Per un secondo qualcosa cambiò, il tempo si era fermato e l'eccitazione che fino a quel momento l'aveva pervasa scomparve, lasciando il posto ad una serenità avvolgente. Kiara credette per un momento di aver colmato quel vuoto che da sempre sentiva nel profondo....poi toccò di nuovo terra. Stavolta però non erano le sue gambe a correre, bensì due paia di zampe agili e forti. Ovviamente non poteva vedersi, ma era come se sapesse esattamente cosa fosse diventata: una bellissima e giovane leonessa. L'adrenalina saliva ad ogni falcata, i battiti acceleravano e solo dopo alcuni metri si accorse di non essere più sola. Al suo fianco un leone dalla criniera nera stava correndo guardando dritto davanti a sè, non era una gara, non stava cercando di superarla o fermarla, semplicemente correvano insieme. Correvano con lo stesso ritmo, i loro battiti e il loro respiro andavano all'unisono, lo sguardo proteso verso una luce che li stava aspettando. Poi il leone si girò a guardarla negli occhi cogliendola alla sprovvista e... Kiara si svegliò di soprassalto spaventando a morte la sua vicina di letto che da più di due minuti stava provando a svegliarla.
 “Kiara accidenti! Mi hai spaventata! Credevo che fossi svenuta, non riuscivo a svegliarti” Kiara guardò la ragazza, ma era ancora scombussolata dal sogno appena fatto.  Aveva come la sensazione che se si fosse alzata dal letto in quel momento le gambe le avrebbero ceduto. “Scusami Jess, io...io stavo sognando ecco, non volevo farti agitare” l'amica la squadrò per un secondo, un po' preoccupata dall'aspetto scombinato della ragazza  “Si lo so, non preoccuparti. Senti io mi avvio alla mensa per la colazione, le altre se ne sono già andate da mezz'ora, vedi di sbrigarti”. Detto questo Jess si infilò velocemente gli scarponcini e lasciò il dormitorio. Kiara si mise a sedere sul bordo del letto fissando il pavimento. Quel sogno, in qualche modo, le aveva lasciato un senso di malinconia. Non capiva bene quale fosse la causa di quella sensazione, ma di una cosa era sicura, l'ultima cosa che aveva visto prima di svegliarsi: un paio di occhi verdi che la fissavano, occhi verdi limpidi e puri che nascondevano un velo di tristezza. Occhi che lei sapeva perfettamente dove trovare...











Ciao a tuttiiii e ben ritrovati!
Ragazzi/e non sapete quanto è stata dura riuscire a pubblicare questo seguito, ci dispiace un sacco aver fatto passare tutto questo tempo dall'ultimo capitolo T-T Purtroppo gli impegni quotidiani sono sempre più numerosi e anche con tutta la buona volontà è comunque difficile trovare spazio per scrivere, revisionare, mettere d'accordo le nostre due testoline...
MA
grazie alle vostre visualizzazioni e recensioni ci siamo sentite spronate,apprezzate e capite nel nostro delirio mentale (insomma, fangirlare di brutto su due leoni umanizzati non è roba da tutti u_u) e quindi un grazie immenso va a voi prima di tutto! Non possiamo dire con certezza quando arriverà un prossimo capitolo, ma state certi che ci teniamo davvero troppo a questo progetto per abbandonarlo completamente :') Quindiiii come sempre aspettiamo consigli, critiche, recensioni e spunti per scenette in cui vedreste bene i nostri due teneri Kiara e Kovu (e ovviamente tutto il resto della ciurma!) NOI VI ASPETTIAMOOO E VI ABBRACCIAMO FORTE!

Le vostre autrici, Mercury e Venus <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3423522