Il nostro piccolo nido d'amore

di Giuls_BluRose
(/viewuser.php?uid=446426)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mercoledì 8 Febbraio - “18” by One Direction ***
Capitolo 2: *** Giovedì 9 Febbraio - “Lullaby” by Nickelback ***
Capitolo 3: *** Venerdì 10 Febbraio - “When you came into my life” by Scorpions ***
Capitolo 4: *** Sabato 11 Febbraio - “Step with me” by Mika ***
Capitolo 5: *** Domenica 12 Febbraio - “Heart by heart” by Demi Lovato ***
Capitolo 6: *** Lunedì 13 Febbraio - “You are not alone” by Michael Jackson ***
Capitolo 7: *** Martedì 14 febbraio – The end...or just the begin ***



Capitolo 1
*** Mercoledì 8 Febbraio - “18” by One Direction ***


Image and video hosting by TinyPic

 

Il nostro piccolo nido d'amore

 

Mercoledì 8 Febbraio - “18” by One Direction

 

I have loved you since we were 18,
long before we both thought the same thing:
to be loved and to be in love.
All I could do is say that these arms were made for holding you,
I wanna love like you made me feel when we were 18.
we took a chance, God knows we tried
Yet all along, I know we'd be fine.

 

 

Quel pomeriggio il sole era alto in cielo, la neve caduta durante la notte stava iniziando a sciogliersi a causa dell'alzarsi leggero delle temperature e in casa Hummel-Anderson il brusio della televisione si era impadronito dell'intero soggiorno.
La piccola Tracy, di appena quattro anni, era tornata da poco dall'asilo e si era andata a sedere sul divano a guardare i cartoni animati, sapendo che entrambi i suoi papà stavano lavorando molto in quei giorni. Era una bambina molto sveglia, come tutte a quella età richiedeva spesso l'attenzione dei genitori, ma capiva bene che se Kurt e Blaine stavano lavorando era certamente per qualcosa di importante e che avrebbero giocato con lei non appena avessero potuto.
Stava pensando al compito che le aveva assegnato la maestra da quando era tornata a casa, per svolgerlo aveva bisogno dell'aiuto dei suoi genitori, ma non voleva disturbarli; aveva quindi deciso che avrebbe aspettato che si fossero liberati per poter fare le sue domande.
Mentre aspettava si era messa a guardare i suoi cartoni animati preferiti, mangiando il panino che Kurt le aveva fatto trovare per merenda: pane dolce con marmellata alla fragola, uno dei suoi preferiti.
Stava tranquillamente finendo la merenda quando Blaine uscì dallo studio, per controllare che lei nel mentre non avesse combinato nessun pasticcio.
“Ehi, tesoro. Tutto bene?”
Le rivolse un grande sorriso caldo, che venne prontamente ricambiato dalla piccola.
“Tutto okay papà, mi stavo solo chiedendo quando potevo stare un po' con voi.”
L'uomo andò a sedersi accanto a lei, intenerito. Le scompigliò delicatamente i capelli, facendo ridere la bambina: la amava con tutto il suo cuore e capiva che aveva bisogno di stare con i genitori, non voleva certo farla crescere da sola.
“Io e papà abbiamo finito, lui sistema lo studio e stiamo qua con te.”
Il sorriso di Tracy si ingrandì e gettò le braccia attorno al collo di Blaine, che la strinse forte tra le braccia, ridacchiando per gli scatti di tenerezza della piccola.
Kurt uscì dalla stanza e raggiunse i due sul divano, vedendo che la bimba gli stava subito salendo sulle gambe, per poi accoccolarsi al suo petto.
“Dimmi scricciolo, come è andata oggi all'asilo?”
Tracy sorrise felice e annuì forte, facendo ridere i sue ragazzi.
“Tutto bene, la maestra ci ha dato da fare un disegno per domani.”
Kurt baciò i capelli castani della bambina, stringendola più forte al petto.
“Ah si? E cosa devi disegnare?”
Lei ci pensò un attimo, poi rispose, vedendo l'espressione curiosa sul volto di Blaine.
“Devo disegnare il primo incontro dei miei genitori, ma mi sono resa conto di non conoscerlo!”
Tracy gonfiò le guance, facendo ridere di tenerezza i due ragazzi, che si guardarono negli occhi complici, come se non ci fossero neanche bisogno di parole per comprendersi.
Fu Blaine a prendere la parola per primo.
“Vuoi che ti raccontiamo tutto?”
Gli occhi della bimba si illuminarono, mentre iniziava a battere le sue manine, felice che i suoi genitori le raccontassero una storia.
“Kurt? Vuoi iniziare tu?”
Il mezzo soprano annuì, conquistandosi la totale attenzione della figlia, che si sedette sul divano in mezzo ai due, con gli occhietti azzurri puntati sul ragazzo più grande.
“Quando ho conosciuto tuo padre avevo 16 anni, io frequentavo una scuola, lui un'altra. Sai vero che entrambi facevamo parte del gruppo di canto, vero? Perfetto. Quell'anno i nostri gruppi si sarebbero dovuti scontrare alle fasi provinciali e io ero stato ingaggiato di andare fino a Westerville per spiare il loro gruppo, gli Usignoli.”
La piccola aveva completamente gli occhi puntati sulla figura paterna, mentre le mani era sotto al volto, nella sua classica posizione di ascolto, sembrava molto interessata.
“Mi ero vestito imitando la divisa della Dalton, ma fallendo miseramente.”
Blaine rise piano, ricordando quanto fosse stato impacciato e altamente tenero il suo tentativo fallito di mischiarsi con un alunno della scuola.
“Eri adorabile, questo va detto però!”
Kurt rise facendogli la linguaccia, per poi continuare il suo discorso.
“Incontrai tuo padre sulle scale della scuola, lo fermai per chiedergli informazioni dato che sembrava esserci molto movimento quel giorno. Lui mi rispose che si trattava di una piccola improvvisazione del gruppo di canto, mi prese subito per mano, sai? Come se mi conoscesse da una vita. Mi strinse la mano e mi trascinò nel corridoio che portava alla sala degli Usignoli. Una volta lì scoprii che lui era il cantante del gruppo, ricordo come se fosse ora che diede la sua borsa ad un ragazzo e cantò Teenage Dream. Adesso può negarlo anche, ma non mi staccava gli occhi di dosso!”
Kurt e Blaine si guardarono negli occhi, mentre le guance del più piccolo si coloravano di un dolce rossore: infondo anche se non lo aveva capito, fin dal primo momento aveva avuto un debole per quel ragazzino maldestro e timido, trovandolo una delle persone più pure che avesse mai incontrato.
Tracy continuava a far vagare gli occhietti chiari da una figura all'altra, capendo bene, anche per la sua giovanissima età, che i suoi genitori erano ancora innamorati così come a 16 anni, lo leggeva dall'amore puro che emanavano i loro occhi.
“Papà?”
Entrambi i ragazzi abbassarono lo sguardo verso la figlia, che li guardava curiosa.
“Mi aiutate a fare il disegno o devo farlo da sola?”
Kurt baciò di scatto la guancia di Tracy, annuendo forte.
“Vai a prendere i pennarelli e aspettaci in cucina, io e papà arriviamo.”
La bimba obbedì e corse felice in camera a prendere tutto l'occorrente, mentre sul divano Blaine si avvicinava al marito e sussurrava qualcosa alle sue orecchie.
“Non ti ho trovato adorabile solo a 16 anni, ma anche ai 18 quando ti ho chiesto di sposarmi e tutt'oggi, non smetterò mai di trovarti adorabile.”
Lo baciò delicatamente sulle labbra, prima di prenderlo per mano e andare in cucina per aiutare la figlia.



Note dell'autrice:
Buon pomeriggio a tutti!
Allora, mi sa che bisogna iniziare con le spiegazioni di questa raccolta.
Io e Miriade abbiamo deciso di fare una collaborazione insieme per questa settimana di San Valentino, così ci siamo prefissate di scrivere due raccolte distinte, pubblicando una OS al giorno da oggi fino a Martedì 14. Per ogni OS ci abbiamo unito una canzone, scelte a turno.
La prima, appunto, è "18"  degli  One Direction.
Spero che questa idea sia di vostro gradimento!
Io ho deciso di fare una mini raccolta collegata in qualche modo alla mia Long "Courage, it will be Okay" ma si può leggere benissimo pure senza conoscerla.
Niente, detto questo spero mi facciate sapere quello che pensate e vi dò appuntamento a domani per il secondo capitolo!
Baci.

Giulia Pierucci

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Giovedì 9 Febbraio - “Lullaby” by Nickelback ***


Image and video hosting by TinyPic




Giovedì 9 Febbraio - “Lullaby” by Nickelback

 

You're loud out on the floor and you're not sure
you can take this anymore.
So just give it one more try with a lullaby
and turn this up on the radio.
If you can hear me now
I'm reachin' out to let you know
that you are not alone.

 

“Kurt, giù c'era una lettera per te, te l'ho messa sul tavolo.”
Blaine era appena tornato a casa da una giornata piena di lavoro e aveva recuperato la posta, portandola in casa.
Il marito stava giocando con la figlia nella camera ben decorata della piccola e inizialmente non lo aveva sentito rientrare.
Tracy aveva convinto Kurt a giocare con lei e lo aveva fatto sedere davanti al piccolo tavolino rosa per fare finta di prendere il tè; l'uomo aveva accettato l'invito della figlia e in quel momento stava ridendo vedendo la bambina parlare animatamente con il proprio peluche preferito.
Blaine si era messo a guardare la scena silenziosamente con la schiena poggiata allo stipite della porta, sorrideva teneramente e sembrava che nessuno dei due della stanza avesse riconosciuto la sua presenza.
“Papà!”
Tracy si era voltata verso la porta e aveva visto una figura non troppo alta e dai ricci castani, si era alzata subito e gli era corsa incontro, facendosi prendere in braccio.
Blaine la sollevò salutandola e le baciò la guancia, mentre Kurt si alzava da terra e si sistemava i pantaloni.
“Ciao piccola mia, tutto bene?”
La bimba annuì e si lasciò coccolare dalle braccia paterne, mentre il riccio le scompigliava giocosamente i capelli.
“Papà stava prendendo il tè con me, sai?”
Kurt sorrise a quelle parole e si avvicinò ai due, baciando velocemente le labbra del marito, per poi mettersi di fianco a lui, carezzando il braccio.
“Kurt, c'è una lettera per te sul tavolo di cucina.”
L'uomo annuì e si avviò nel corridoio, lasciando Tracy e Blaine da soli; il padre allora la mise di nuovo a terra e la guardò per qualche secondo: indossava una semplice maglietta azzurra con delle farfalle colorate e dei leggins bianchi panna. Era una bimba molto graziosa, assomigliava in tutto e per tutto a Kurt, anche se parte del carattere lo aveva ereditato da Rachel, come per esempio la determinazione e la passione per il canto.
Anche se lo sperma era stato Blaine a donarlo la bimba aveva due splendidi occhi molto simili a quelli di Kurt, ereditati da chissà quale parte genetica; sembrava molto più figlia biologica del mezzo soprano che non del riccio.
“Papà, mi prepari la merenda per favore?”
Lo stava guardando con i suoi occhioni enormi e azzurri, che riuscivano sempre a persuaderlo a fare qualsiasi cosa la bambina gli chiedesse; erano occhi ipnotici, azzurri come il ghiaccio, ma in grado di emanare un calore unico, proprio come quelli di suo marito.
“Cosa vuoi mangiare?”
La bimba ci pensò qualche secondo, si vedeva perchè aveva le labbra leggermente tirate e le braccia incrociate tra di loro; poi i suoi occhi si illuminarono, facendo intuire a Blaine la sua richiesta.
“Mi porti un po' di cioccolata? Prima l'ho chiesta a papà, ma mi ha detto di no.”
Tracy mise il broncio, facendo intenerire l'uomo: Kurt era molto attento all'alimentazione della figlia ed erano rare le volte che le faceva mangiare una quantità di dolci superiore a quella che lui riteneva essere quella corretta ed era poca, veramente poca.
La bambina sapeva che le regole erano più facilmente trasgredibili con Blaine, perciò era sempre a lui che chiedeva.
“Sai che papà non vuole, adesso vado di là e ti prendo qualcosa. Se ti porto anche un quadretto di cioccolata di nascosto mi prometti che non lo dici a tuo padre?”
Blaine ridacchiò, vedendo la figlia promettere immediatamente.
Andò in cucina, trovando il marito seduto su una sedia con la lettera in mano, stava leggendo attentamente e aveva un'espressione intraducibile in volto.
Gli si avvicinò silenziosamente, posando una mano sulla sua spalla.
“Kurt, va tutto bene?”
Il più grande si voltò verso il marito, facendogli cenno di sedersi sulla sedia accanto alla sua, Blaine vide la sua strana espressione e fece quello che gli era stato indicato, prendendogli una mano nella propria.
“Ehi, va tutto bene?”
Kurt scosse la testa con aria rassegnata, allungandogli la lettera silenziosamente per fargliela leggere; il marito iniziò a leggere le parole stampate sul foglio, cercando di coglierne completamente il senso.

-Egregio Signor Hummel, siamo lieti di annunciarle che il suo copione teatrale “Trapped in an elevator: a love story” è stato apprezzato dalle compagnie californiane. Con il suo permesso saremmo lieti di averla qua con noi e lavorare con lei per la messa in scena nei teatri principali di Los Angeles e San Francisco. Distinti Saluti.-

Blaine sentì nascere un'immensa gioia nel proprio cuore: sapeva bene quanto Kurt tenesse ai suoi copioni e vedere il suo sogno realizzarsi gli riempiva l'anima di felicità. Non capiva perchè non riuscisse a cogliere la stessa gioia anche sul volto del castano, non riusciva a cogliere i pensieri del marito.
Kurt era senza parole, non sapeva se essere felice o meno di quella notizia; certamente era lieto che il suo copione fosse stato apprezzato, ma era incerto se accettare l'incarico. Andare in California per settimane, lasciando a New York il marito e la piccola Tracy, che alla fine aveva soltanto quattro anni: sarebbe stata una scelta saggia?
L'eterno dilemma tra lavoro e famiglia, quello che il mezzo soprano non avrebbe mai voluto affrontare.
Blaine sembrava aver capito quello che stava pensando il marito, bastava un solo sguardo per capirsi; strinse più forte la sua mano, donandogli un dolcissimo e calorosissimo sorriso.
“Non puoi tirarti indietro Kurt, è un'occasione d'oro per te e lo sai bene.”
Il ragazzo sospirò, chiaramente non era convinto, affatto.
“E dovrei lasciarvi qua da soli per settimane intere? Tracy è ancora molto piccola, ha soltanto quattro anni. Non lo so Blaine, sarebbe una grandissima opportunità, ma ho paura di fare la scelta sbagliata e far soffrire nostra figlia.”
Il mezzo soprano abbassò lo sguardo, cercando di fare chiarezza nella sua mente: avrebbe veramente voluto far realizzare quel progetto, ma aveva il grandissimo timore di far soffrire la figlia.
Blaine si alzò dalla sedia, andando ad abbracciare forte il marito: sapeva che il ragazzo in quel momento era confuso e aveva bisogno di sostegno.
“Ne abbiamo già parlato molte volte: non sarò io a dirti cosa devi fare e l'ultima parola sta a te, ma io ti chiedo di pensarci seriamente. Possiamo venire anche io e la piccola per qualche settimana, oppure faremo in modo di vederci tutte le sere su Skype, troveremo un modo anche con il fusorario. Ti prometto però che se accetterai la proposta non ti lasceremo da solo, ti seguiremo come una vecchia ninna nanna; ricordi Lullaby? Ricordi che ce la cantavamo tutte le sere quando tu eri qua e io ancora a Lima? Faremo uguale, saremo sempre accanto a te in qualche modo e ti sosterremo qualsiasi cosa accada. Non voglio farti sprecare una splendida opportunità come questa, pensaci tesoro.”
Kurt si strinse più forte tra le braccia del marito, istintivamente, e inspirò il suo odore: Blaine aveva ragione e lui lo sapeva bene, ma aveva bisogno di qualche giorno per prendere una decisione.
“Grazie Blaine.”
Il moro sorrise, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.
“Mi prendo qualche giorno per pensarci, ma tu non credo che avrai tutto questo tempo.”
Il ragazzo guardò Kurt senza capire, mentre vedeva una piccola risatina che nasceva tra le sue labbra.
“Tracy, credo stia aspettando la sua merenda.”
Blaine si voltò verso la porta e vide la bambina in piedi davanti ad essa, con le braccia incrociate al petto e un adorabile broncio sul volto.
“Papà, ho fame!”
I due ragazzi risero appena, facendo accomodare la piccola sulla sedia e iniziando a prepararle la merenda; no: con lei non avrebbero mai avuto tempo per riflettere su quello da fare, avrebbe sempre vinto lei, per qualsiasi cosa.



Note dell'autrice:
Buon pomeriggio a tutti!
Eccomi qua con il secondo capitolo di questa raccolta di mini OS.
La canzone scelta questa volta è "Lullaby" dei Nickelback, spero che sia di vostro gradimento!
Ricordo che questa raccolta è fatta in collaborazione con Miriade , quindi vi prego di andare a leggere anche la sua versione.
E nulla, noi ci sentiamo domani con il prossimo capitolo.
Un bacione.

Giulia Pierucci

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Venerdì 10 Febbraio - “When you came into my life” by Scorpions ***


 

Image and video hosting by TinyPic

 



Venerdì 10 Febbraio - “When you came into my life” by Scorpions

 

You give me your smile
A piece of your heart
You give me the feel I've been looking for
You give me your soul
Your innocent love
You are the one I've been waiting for
I've been waiting for

 

“Buongiorno raggio di sole.”
Blaine mugolò qualche parola confusa, portandosi istintivamente il cuscino sopra il volto, per cercare di non far udire nessun rumore alle sue orecchie.
Era Venerdì e quello significava che era il suo giorno libero della settimana, insieme alla Domenica, ovviamente.
Il ragazzo voleva dormire per recuperare tutta la stanchezza che aveva addosso in quei giorni e già immaginava un bel sonno fino a tarda ora, ma a quanto pareva Kurt era dell'idea contraria.
Il castano aveva acceso la lampada posizionata sul comodino e stava sussurrando piano alle orecchie del marito per farlo svegliare, cosa che stava decisamente funzionando.
“Sveglia amore, sono le nove ormai.”
Blaine continuò a mugolare, premendosi il cuscino sul volto come se fosse una protezione, mentre Kurt sorrideva intenerito e continuava a chiamarlo sempre a voce più alta.
Quella mattina era passata Rachel ad accompagnare Tracy all'asilo, lasciando ai due ragazzi una mattinata di riposo; Kurt però non era molto disposto a rimanere a letto fino a tardi, quindi non appena sveglio del tutto aveva iniziato a “dare noia” al marito, per svegliarlo.
“Dai Blaine.”
Un sonoro sbuffo provenne da sotto il cuscino e il controtenore dovette tenersi più del dovuto per non scoppiare a ridere: sapeva bene ormai quanto Blaine amasse stare a letto e quando ne aveva l'occasione era più che felice di poter poltrire il più possibile.
Anche Kurt, solitamente, era molto felice di potersi riposare, ma stranamente quella mattina non voleva sprecarla a dormire.
“Kurt è presto ed io ho sonno.”
Blaine sospirò, levandosi finalmente il cuscino dal volto e guardò negli occhi il marito, che si era fatto ancora più vicino a lui: i suoi occhi azzurri, quasi ghiaccio, che si specchiavano in quelli color miele del marito, facendoli sorridere entrambi.
“Dovevi andare a letto prima, invece di restare sveglio fino a tardi a comporre musica.”
“Non dirmi “Te lo avevo detto” amore.”
Kurt rise piano e si accostò al volto del marito, strofinando il naso al suo, facendo sorridere Blaine, che istintivamente chiuse gli occhi mentre appoggiava la testa sul petto dell'uomo.
“Non posso stare qua a prendermi le tue coccole?”
Kurt ruotò gli occhi al cielo, divertito da quella richiesta tanto infantile del marito: se ci si metteva sapeva essere perfino peggio della piccola Tracy.
“Lo sai che non abbiamo più diciassette anni, non possiamo passare tutta la mattina a letto a farci le coccole.”
Il castano parlava mentre passava la mano nei ricci scuri del più piccolo, che beatamente si era messo ancora più comodo, con una mano che carezzava il fianco del mezzo soprano.
“Perchè no? Non ci vedo nulla di male.”
Blaine aveva iniziato a cantilenare come un bambino, mentre disegnava cerchi invisibili sul fianco del marito: amava stare così, quando erano soli – cosa che succedeva sempre meno – lui amava quei piccoli momenti di tenerezza col Kurt.
“No, non ci sarebbe nulla di male amore, peccato che tra poche ore nostra figlia tornerà a casa e io non vorrei essere in te se non troverà il pranzo fatto e la casa in ordine.”
Kurt non voleva essere duro, ma sapeva bene che Tracy amava l'ordine e era molto irascibile se tornata a casa non trovava il pranzo che l'aspettava; forse era tutta colpa dei genitori che l'avevano viziata, anche fin troppo, ma era difficile cambiare le abitudini di quello scricciolo.
“Ma Kurt...”
Il mezzo soprano rise intenerito, mentre continuava a carezzare i dolci e morbidi ricci del ragazzo sopra di lui: era molto rilassante tenere le mani in quei ricci lenti, erano un delle cose che Kurt amava di più di suo marito, da quando aveva smesso di soffocare i capelli sotto chili e chili di gel.
“Ti amo.”
Il più grande sussurrò quelle due semplici parole come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, uscirono dalle sue labbra senza che lui avesse modo di pensare a quello che stava realmente dicendo, sapendo perfettamente di non poter mentire sui suoi sentimenti verso il marito.
Blaine sorrise e chiuse gli occhi per qualche secondo, sentendo il cuore riempirsi di gioia: non era certo una novità che Kurt dicesse di amarlo, ma era sempre un attimo di felicità quando se lo sentiva ripetere.
“Vieni qua.”
Un semplice comando uscito dalle labbra del più grande, comando che il moro eseguì immediatamente, alzando appena il busto e portandosi stese accanto al marito, intrecciando mani e sguardo a quello di lui.
“Dimmi.”
Chiuse appena gli occhi color miele quando sentì le labbra di Kurt posarsi delicatamente sulle proprie, sorridendo nel bacio mentre gli stringeva più forte le mani.
“Tu mi hai dato il tuo sorriso, un pezzo del tuo cuore, mi hai dato il sentimento che stavo cercando.”
Il più piccolo aveva iniziato a cantare appena, tenendo le labbra che sfioravano quelle del marito; la sua voce era calda e delicata, ma abbastanza forte affinché il marito la potesse sentire.
“Cosa...?”
Kurt aveva aperto nuovamente i suoi occhi, sentendo che Blaine si era staccato dal bacio e aveva iniziato a cantare; il castano non se lo aspettava e per qualche attimo ascoltò quella delicata melodia che risuonava nelle sue orecchie.
“Mi hai dato la tua anima, il tuo innocente amore; tu sei quello che stavo cercando, che stano cercando.”

 

Inutile! E' stato tutto inutile! Io sono inutile!”
Kurt aveva iniziato alzando la voce, ma in quel momento si era ritrovato proprio ad urlare in mezzo alla sua stanza, colpendo ogni cosa che trovava a portata di mano. Un attacco di rabbia, l'ennesimo quella settimana.
Le vacanze estive erano appena iniziate e finalmente Kurt e Blaine potevano passare l'intera giornata insieme senza pensare alla pressione della scuola.
Sarebbe stato tutto perfetto, se solo Kurt non fosse stato così accecato dalla rabbia.
Non era stato accettato alla NYADA, dopo tutto l'impegno che ci aveva messo per arrivare tra i finalisti; apparentemente gli era passata, ormai erano passate due settimane da quella lettera di rifiuto, ma a Kurt ancora bruciava quella sconfitta e si sentiva inutile, come un giocattolo rotto.
Blaine assisteva impotente alla scena, mordendosi un labbro mentre cercava di trovare un modo per far placare la frustrazione del proprio ragazzo.
Erano quei momenti che Kurt Hummel sembrava una furia e che Blaine doveva agire in fretta se non voleva che mettesse sotto sopra la sua stanza da letto.
Improvvisamente una idea illuminò la sua mente e si alzò dal letto per andare a cingere delicatamente i fianchi del ragazzo, iniziando a cantare alle sue orecchie.
Lui non era inutile e certo non era un incapace; Carmen semplicemente non aveva colto tutto il talento presente in lui e Blaine sapeva che se ci avesse tentano una seconda volta sarebbe entrato.
Kurt era il suo mondo, era il suo amore e non poteva certo permettere a niente e nessuno di farlo sentire così.
“Sei la mia vita, non sei inutile Kurt. Ti amo, non te lo dimenticare mai.”


Kurt sorrise a quel ricordo, baciando nuovamente le labbra del marito per qualche secondo, prima di parlare nuovamente.
“Erano passati pochi giorni dal diploma ed io ero furioso, mi cantasti questa stessa canzone per farmi calmare.”
Blaine annuì con il capo, felice che il castano se la ricordasse; neanche sapeva perchè avesse deciso di intonare quella stessa canzone poco prima, era uscita da sola dalle sue labbra e non aveva avuto tempo di pensare; la domanda di Kurt però arrivò, anche se un po' Blaine se l'aspettava.
“Perchè hai deciso di cantare questa canzone adesso? Non sto avendo una crisi di nervi.”
Il più piccolo rise piano alzando gli occhi al cielo, aspettando qualche secondo prima di rispondere.
“Non lo so sinceramente, mi è venuta istintiva. Ultimamente non abbiamo molto tempo per stare assieme e mi mancano questi momenti. Qualcuno qua ha paura di fare l'amore perchè una certa Tracy potrebbe accorgersi di qualcosa.”
Kurt sbuffò appena: Blaine sapeva bene che se la notte la bimba si fosse svegliata e fosse andata in camera dei genitori trovandoli a fare cose “poco consone” si sarebbe potuta scioccare a vita!
Il moro sembrò leggergli nel pensiero, perchè iniziò a ridere, ricevendo in cambio un'occhiata truce.
“Non ridere sai perfettamente che ho ragione!”
Blaine sospirò, abbracciando forte il marito tra le calde braccia.
“Si, certo. Comunque dovremmo passare più spesso del tempo soli noi due, voglio ricordarti quotidianamente quello che significhi per me, voglio farti sentire amato come non mai.”
Parlava dritto nelle orecchie del marito, cercando di farlo sciogliere: aveva bisogno di sentirlo suo in quel momento, voleva fare l'amore con lui per iniziare al meglio ma giornata e sembrava che stesse funzionando, perchè sentiva il corpo di Kurt sciogliersi sempre di più.
Infatti il castano poco dopo cinse il collo del marito con le braccia, appropriandosi nuovamente delle sue labbra, ma quella volta con più foga, sentendo un impellente bisogno di sentirlo più vicino.
“Non ti ci abituare Anderson, oggi è uno strappo alla regola!”
I due si guardarono per qualche attimo con sguardo furbo, prima di ridere appena e tornare ognuno sulle labbra dell'altro.
Sarebbe stata una mattinata fantastica, se solo il cellulare dei due non avesse iniziato a squillare neppure venti minuti dopo, con la maestra dell'asilo che li chiamava per dire che Tracy era caduta e si era graffiata un ginocchio.
“Ma riusciremo mai a passare un paio d'ore da soli?!”
Blaine sbuffava esaurito mentre cercava la sua giacca.
“Hummel non mi importa niente se nostra figlia risentirà traumi a vita: stanotte resta a dormire da zia Rachel e noi due risolviamo una certa questione! Niente scuse!”
Il moro urlò uscendo dalla camera con fare scenico, mentre Kurt restava sul letto ridendosela alla grande e cercava il numero di Rachel nella rubrica, per avvisarla che quella notte avrebbe avuto ospiti.



Note dell'autrice:
Buon pomeriggio!
Ecco qua la terza mini OS di questa raccolta, la canzone è "When you came into my life" degli Scorpions.
Spero che sia di vostro gradimento e che mi facciate sapere che cosa ne pensate.
Ricordo che la Raccolta è in collaborazione con Miriade.
Detto questo vi dò appuntamento a domani.
Un bacione.

Giulia Pierucci

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sabato 11 Febbraio - “Step with me” by Mika ***


Image and video hosting by TinyPic




Sabato 11 Febbraio - “Step with me” by Mika

 

Step 1, come a little closer
Step 2, rest upon my shoulder
Step 3, I'm calling you baby
Three steps away from me

Step 4, we can get married
Step 5, top it with a cherry
Step 6, as good as it gets
Now come along and step with me

 

 

“Okay tigre, è ora di andare a letto!”
Blaine si alzò dal divano e si diresse verso la TV davanti ad esso, per spegnerla ed estratte il DVD dal lettore. Erano le dieci passate e per la piccola Tracy era ora di andare a dormire: la mattina doveva alzarsi alle sette e mezzo per andare al corso di pianoforte, anche se era domenica, quindi non poteva andare a nanna troppo tardi.
Aveva appena finito di vedere con il suo papà “La sirenetta” per l'ennesima volta, ma la bimba sembrava amare con tutta se stessa quel cartone animato, così come il moro, quindi non si stancava mai di vederlo. Entrambi conoscevano tutte le canzoni a memoria e non perdevano mai l'occasione per cantarle insieme, spesso sotto lo sguardo stranito e vagamente intenerito di Kurt.
Tracy si stropicciò gli occhietti azzurri e si alzò dal divano per andare incontro a Blaine, che stava sistemando il DVD nella sua confezione; si alzò sulle punte per riporla sulle mensole, ma perse l'equilibrio e fece cadere a terra uno dei tanti cofanetti riposti con meticolosa precisione.
Fu Tracy, curiosa, ad afferrarlo per vedere che cosa fosse: guardava la copertina, ancora incapace di decifrare cosa ci fosse scritto sopra, ma non riusciva a riconoscerci nessuno dei suoi amati cartoni Disney.
“Dammi qua piccola, lo rimetto in ordine.”
Blaine sorrise alla figlia e le tese la mano, aspettando che la bambina gli desse quella confezione, ma ciò non avvenne perchè Tracy continuava a scrutare quello che aveva in mano per capire che cosa contenesse precisamente.
“Papà, che cos'é?”
Blaine prese la confezione dalle mani della bambina e lesse il titolo del DVD.
-Kurt e Blaine: oggi sposi...di nuovo.-
Il moro sorrise teneramente vedendo che quello che era caduto era il loro video di nozze, notò l'espressione spaesata della bimba e si abbassò al suo livello, scompigliandole giocosamente i capelli.
“Questo è il video di quando io e tuo padre ci siamo sposati.”
A Tracy a quelle parole le si illuminarono gli occhi, felice di sentire quelle parole; soppesò per qualche secondo la richiesta che stava per fare al padre, ma alla fine parlò.
“Papà?”
Blaine la guardò curioso.
“Dimmi cucciola.”
“Posso vederlo?”
L'uomo guardò l'orologio, sospirando: Kurt sarebbe tornato da lavoro da lì a poco e se non avesse trovato Tracy a letto sicuramente si sarebbe arrabbiato. Stava infatti per dirle di no, quando vide gli occhi della bambina diventare ancora più chiari e mettere un tenero broncio.
“Ti prego papi, giuro che appena finisce vado subito a letto! Ti prego, per favore papi!”
Il moro la guardò per qualche istante, finendo poi per farsi intenerire da quegli occhioni chiarissimi che si ritrovava.
“E va bene, ma papà questo non deve mai venirlo a sapere, intesi?”
La bimba annuì vigorosamente con la testolina e corse immediata a risedersi sul divano in pelle, prima che Blaine potesse cambiare idea; il ragazzo mise il DVD nel lettore, ben consapevole del fatto che se Kurt fosse rientrato prima del dovuto si sarebbe arrabbiato molto, con entrambi.
“Il nostro piccolo segreto cucciola eh.”
Blaine seguì la bambina e premette il pulsante sul telecomando per dare il via al video: quello era stato uno dei regali di nozze dei loro genitori, avevano raccolto in un video le foto di quel giorno speciale e avevano deciso di mixarle sulle note di una delle canzoni che Kurt e Blaine avevano registrato insieme per un album di quest'ultimo, la canzone incriminata era Step with me di Mika.
Tracy si era accoccolata bene al petto del padre, gli occhietti azzurri che non si staccavano un attimo dallo schermo del televisore.
Le note della canzone iniziarono a riempire la sala e le prime foto iniziarono a scorrere sullo schermo: Kurt e Blaine sorridenti all'altare, mentre si scambiavano le promesse, poi ancora lo scambio delle fedi e il bacio che sigillava le loro parole. Altre foto degli invitati, Rachel che commossa stringeva a sé i due neo sposi, i genitori della coppia che sorridevano felici.
Blaine sentì una piacevole stretta allo stomaco, una sensazione che sapeva definire solo come amore: era un po' di tempo che non rivedeva quel video e doveva ammettere che era sempre stupendo poter rivivere quei momenti, specialmente perchè la bambina non aveva ancora visto quel video, soltanto gli album di foto e quelle che i genitori tenevano in casa.
La bimba sapeva che le voci dei suoi genitori si armonizzavano alla perfezione, ma ogni volta lei si lasciava trascinare dalla tenera melodia e finiva per sorridere beatamente.
Tracy si strinse più forte al corpo del padre, che istintivamente le baciò i capelli e la fece aderire maggiormente a sé.
Arrivò il ritornello, momento durante il quale Blaine chiuse gli occhi per far entrare nel proprio cuore ogni singola parola di quella canzone.


Step 1, vieni più vicino

Step 2, resta sulla mia spalla

Step 3, ti sto chiamando, tesoro.

 

Kurt era stato quello che aveva optato per quella canzone, convincendo anche il marito che fosse una delle scelte migliori per una canzone d'amore: al trovava semplice come testo e melodia, ma molto dolce e romantica.
“Mi chiedo ancora perchè al Glee Club non abbiamo mai fatto una canzone di Mika.”
Continuava sempre a ripetere Kurt, mentre sceglievano gli ultimi abbinamenti per il matrimonio.
Forse perchè altrimenti soltanto tu, Rach e Mercedez eravate in grado di sostenere le sue note?”
Kurt a quella risposta ironica, seppure vera, del marito continuava a rispondere scrollando le spalle e facendo finta di non averlo sentito.
Il più grande aveva sempre avuto un debole per Mika, ma il suo prof non glielo aveva mai assegnato come compito per la settimana, quindi aveva optato per cantarlo almeno come duetto nell'album di lancio di suo marito
Il brano era uscito con così tanta dolcezza che metterlo nel video di matrimonio era venuto spontaneo, si sentiva anche solo dall'unirsi delle voci quanto i due si amassero.

 

 

Step 4, possiamo sposarci

Step 5, la ciliegina sulla torta

Step 6, meglio di così non si può.

 

Kurt aveva appena parcheggiato l'auto in cortile e stava prendendo la sua borsa dal sedile del passeggero; aveva notato entrando dal cancello che la luce in sala era ancora accesa, quindi Blaine doveva essere ancora in piedi ad aspettarlo. Glielo aveva detto molte volte, quando lui rientrava tardi da lavoro come quella sera non doveva aspettarlo alzato.
Erano quasi le undici ormai e Blaine la mattina si sarebbe dovuto alzare presto, doveva dormire; quasi istintivamente Kurt passò davanti alla finestra che dava sulla sala, vedendo che suo marito era seduto sul divano con un fagottino tra le braccia e il video del matrimonio ormai alla fine che scorreva sulla TV.
Sorrise teneramente, pensando che i due si fossero addormentati sul divano; mise le chiavi nella serratura ed entrò più silenziosamente possibile in casa, per non svegliare i due.
Non fu necessario ciò, perchè non appena Blaine e Tracy sentirono aprire la porta di casa si alzarono velocemente dal divano con un'aria colpevole in volto e lasciando di stucco il controtenore.
“Papà...”
“Kurt, tesoro...”
Il più grande ci mise qualche secondo per capire quello che stava succedendo, poi mise le mani sui fianchi e squadrò i due colpevoli.
“E voi due cosa ci fate ancora svegli?”
Tracy mugolò qualcosa, per poi abbassare la testa e avvicinarsi a Kurt lentamente.
“Scusa papi, mi dispiace. E' colpa mia, volevo solo vedere il video del vostro matrimonio...”
Il controtenore sentì il cuore sciogliersi a quelle parole, ma non poteva mostrarsi debole, doveva far vedere che le regole andavano rispettate.
“Coraggio tigre, adesso dammi il bacio della buonanotte e poi fila a letto: questa volta la passi liscia, la prossima no, intesi?”
La bimba annuì forte e diede un bacio sulla guancia nivea del ragazzo, per poi ripetere l'operazione con Blaine e correre nella sua stanza da letto.
“Blaine, cosa ti avevo detto?”
Il castano sospirò e scosse la teste, sapendo che Blaine non poteva resistere alle occhiate da cucciolo della figlia.
“Scusa, non mi sono reso conto dell'ora.”
Il moro si morse appena le labbra, mettendo su una faccia da cane bastonato, che fece ridere appena Kurt.
“Sai, molte volte scambiano Tracy per mia figlia biologica, ma dovrebbero vedervi quando mettete su quello sguardo, siete identici!”
Kurt rise e si avvicinò delicatamente al marito, per poi abbracciarlo e posare le labbra fredde sul suo collo, lasciando un leggero bacio.
“Sono stanco però, dovremmo andare a letto anche noi.”
Il riccio sorrise, sentendo i muscoli del più grande rigidi per la fatica; ricambiò il bacio sui suoi capelli e, senza preavviso, prese in braccio Kurt per portarlo nella camera matrimoniale.
Normalmente lui avrebbe urlato e iniziato a scalciare per essere messo giù, ma quella sera non trovava neanche la forza per controbattere, così poggiò la testa sul suo cuore, ispirando profondamente l'odore di menta del moro, e si lasciò cullare dalle sue braccia forti, mentre dalla colorita stanza in fondo al corridoio una piccola Tracy osservava la scena con un sorrisetto sulle labbra, mentre con le manine carezzava il pelo morbido di Brian, che faceva la fusa ai suoi piedi.

 


Note dell'autrice:
Buon pomeriggio e buon Sabato a tutti!
Okay, inizio con dire che questa è la mia canzone preferita di tutta la raccolta, quindi speroc che piaccia altrettanto anche a voi. Si tratta di "Step with me" di Mika.
Mi piacerebbe se lasciaste qualche recensione per fami capire se vi sta piacendo.
E nulla, al solito ricordo che questa raccolta è in collaborazione con Miriade.
Un bacio e a domani.

Giulia Pierucci

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Domenica 12 Febbraio - “Heart by heart” by Demi Lovato ***



 

Image and video hosting by TinyPic



Domenica 12 Febbraio - “Heart by heart” by Demi Lovato

 

When your soul finds the soul it was waiting for
When someone walks into your heart through an open door
When your hand finds the hand it was meant to hold
Don’t let go
Someone comes into your world
Suddenly your world has changed forever

 

Domenica mattina.
Doveva essere tutto molto silenzioso e tranquillo, in fondo erano soltanto le sette e un quarto, ma un grosso gattone non la pensava proprio in quel modo: Brian era entrato camera di Tracy e, quasi per miracolo, era riuscito a salire sul lettino della bambina, accucciandosi sul cuscino accanto a lei e facendole piano le fusa leccandole il nasino.
La bimba si mosse appena nel sonno, sentendo il micio che le si era posizionato accanto, con la chiara intenzione di svegliarla.
Brian non demorse, continuando a leccarle il naso con la linguetta ruvida, fino a quando non vide i grandi occhioni azzurri della bambina aprirsi.
“Brian...”
Tracy sbadigliò e si stropicciò gli occhietti, vedendo che il suo gattone aveva deciso di svegliarla prima del previsto; era solita svegliarsi con i due papà che la chiamavano gentilmente, quando ancora il micione stava ancora placidamente dormendo nella cuccia.
Brian però sembrava essere stato miracolato e, poco dopo le sette di mattina, era già sveglio e aveva intenzione di non far dormire neanche i suoi tre padroncini. Sapeva bene che se fosse andato a svegliare Kurt e Blaine i due lo avrebbero cacciato fuori dalla stanza, quindi aveva deciso che la sua vittima sarebbe stata Tracy, visto che a causa della sua tenera età non avrebbe potuto fargli nulla.
La bimba allungò la manina verso il volto del gatto, che immediatamente iniziò a strofinarcisi sopra, contento che le stesse dando quelle attenzioni.
Brian aveva sempre voluto bene alla bambina, fin da quando era nata si era sempre sentito responsabile della sua protezione e amava quando la piccola stava del tempo con lui.
Miagolò appena, mentre lei lo carezzava delicatamente sul musetto, passando poi alla morbida schiena.
“Meow.”
Un semplice miagolio che fece ridere la castana, mentre si svegliava del tutto e si metteva seduta sul letto, guardando l'orologio elettronico sul suo comodino: era molto intelligente per avere solo quattro anni e Kurt aveva insistito molto affinché imparasse da sola a leggere l'orologio.
Le sette e venti di mattina, pochi minuti e sarebbe suonata la sveglia: lei aveva insistito tanto per quelle lezioni di piano e solitamente si tenevano il giovedì pomeriggio, ma quella settimana il suo maestro aveva avuto un impegno e la lezione era stata spostata alle nove e mezza della domenica mattina; ciò significava iniziare a svegliarsi almeno due ore prima per sistemare tutto e tutti.
Il miagolio del gatto aveva fatto svegliare del tutto la bambina, che si era alzata dal letto per stiracchiarsi, seguita a ruota dal fedele micione, che la seguiva passo passo come fosse un'ombra.
Uscì silenziosamente dalla camera, per dirigersi verso quella matrimoniale dei genitori, che ignari di tutto stavano ancora dormendo beatamente.
La casa era avvolta nel più totale silenzio, gli unici suoni che si potevano sentire erano i passetti di Brain sul pavimento e la piccola Tracy che lo zittiva di tanto in tanto, beccandosi leggeri sbuffi del gatto.
“Sh Brian! Svegli i papà!”
“Meow.”
Il gattone miagolò appena, come a voler dire a Tracy di non preoccuparsi, che non sarebbe stato sufficiente il ticchettio delle sue zampine per svegliare i due padroncini.
La bambina si fermò davanti alla porta dei genitori, esitando per un paio di minuti con la manina allungata verso la maniglia della porta: le era stato insegnato fin da subito che non andava bene svegliare le persone senza un valido motivo.
Tracy era sempre stata una bambina ubbidiente e non voleva fare arrabbiare i suoi papà, ma Brian non era della sua stessa idea.
Premette il muso sulle gambe della bambina e la spinse ad aprire la porta: era soltanto il gattone di casa, ma aveva imparato fin da subito che alla bambina era permesso fare praticamente qualsiasi cosa, senza che ne subisse le conseguenze.
Soltanto una volta, quasi un anno prima, la bimba era stata messa in punizione da Kurt: Tracy era rimasta a dormire da Rachel e durante la notte era sgattaiolata in cucina per rubare dei biscotti, ma aveva fatto cadere il barattolo di vetro, rompendolo.
A causa di ciò il moro l'aveva messa in punizione e Brian ricordava bene come Tracy avesse passato il pomeriggio a piangere nella sua cameretta e come lui fosse stato sempre con lei, leccandole la guancia e facendole le fusa per farla calmare.
Non era sfuggito nulla agli occhioni gialli del gatto, neanche la figura slanciata di Kurt che guardava la scena da uno spiraglio della porta socchiusa, sorridendo teneramente.
“Meow!”
Brian miagolò ancora per farsi sentire dalla bambina, quella volta più forte e Tracy sembrò quasi svegliarsi dallo stato di trans. Scosse la testa e riportò l'attenzione sul pomello della porta, ma si fermò nuovamente, quella volta sentendo uno strano rumore provenire da dentro.
Sembrava che qualcuno stesse parlando o cantando, non riusciva a capire bene.
Il micio drizzò le orecchie per riuscire a comprendere quello che stava sentendo: più e più volte negli anni passati era entrato in camera dei due ragazzi sentendo strani rumori ed era stato scioccato dai suoi stessi padroncini e non voleva certo che anche la crescita di Tracy fosse compromessa a causa loro.
Da dentro sembrava provenisse una melodia leggera e una voce vagamente femminile, non sembravano provenire rumori preoccupanti, quindi Brian spinse appena sulle gambe della bambina per farle aprire.
La porta si aprì delicatamente e la piccola guardò al suo interno: i suoi papà stavano dormendo beatamente sotto le coperte e la piccola radio sul comodino continuava a suonare: l'avevano dimenticata accesa la sera precedente e si erano addormentati mentre il CD ancora stava suonando.
Brain ne approfittò immediatamente per saltare sul letto dei coniugi Hummel-Anderson e si accoccolò in fondo ad esso, tra le morbide coperte; la bambina invece si avvicinò al lettore per spegnerlo e svegliare di persona i genitori.
Tracy conosceva perfettamente la canzone che c'era in quel momento: gliela cantavano sempre i suoi genitori quando era triste e lei si sentiva subito meglio; adorava quella canzone e la faceva sorridere. Forse non avrebbe dovuto spegnere la musica, vedendo anche quanto i suoi papà stessero dormendo rilassati, forse proprio grazie ad essa.
Era una bimbetta davvero intelligente e riusciva a fare molte cose che una della sua età si sognava soltanto di fare e fu per quello che quando vide la sveglia che stava per suonare decise di avvicinarsi e spegnerla, conoscendo quale fosse il pulsante per disattivarla.
Cercando di fare il meno rumore possibile decise di salire sul letto dei genitori e riuscì piano piano a farsi spazio tra i corpi dei due, mettendosi al centro del letto e stringendosi tra loro.
Decise che non ci sarebbe stata nessuna lezione quel giorno, ma che avrebbero dormito tutti e quattro assieme.
Sorrise trovandosi ben presto nuovamente tra le braccia di Morfeo mentre sentiva i cuori dei suoi genitori battere insieme e le loro mani cercarci e poi trovarsi proprio come le loro anime avevano fatto anni prima.
Si sentiva protetta Tracy, si sentiva nel posto giusto.



Note dell'autrice:
Buona domenica a tutti e buon pomeriggio!
Eccomi qua con il quinto capitolo di questa piccola raccolta, stavolta sulle note di "Heart by heart" di Demi Lovato.
Questa volta ho voluto dare spazio alla piccola Tracy e al micione Brian, spero che l'idea vi piaccia.
Al solito la raccolta è in collaborazione con Miriade.
A domani!

Giulia Pierucci

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Lunedì 13 Febbraio - “You are not alone” by Michael Jackson ***



 

Image and video hosting by TinyPic



Lunedì 13 Febbraio - “You are not alone” by Michael Jackson

 

Something whispers in my ear and says
That you are not alone
For I am here with you
Though you’re far away
I am here to stay
But you are not alone
For I am here with you
Though we’re far apart
You’re always in my heart
But you are not alone


 


 

La.

“No cara, te l'ho già ripetuto dieci volte:devi suonare un Fa, non un La.”
La bambina guardò il padre per una frazione di secondo, per poi tornare a posare lo sguardo sui tasti bianchi del pianoforte, con la massima attenzione.
Tracy aveva chiesto a Blaine di insegnarle a suonare il pianoforte, nonostante avesse solamente quattro anni, e il padre era inizialmente titubante all'idea, ma alla fine i grandi occhioni azzurri della bambina avevano avuto la meglio e l'uomo si era fatto convincere.
Aveva preso accordi con un suo amico per darle alcune lezioni una volta a settimana e lui quando poteva, a casa, l'aiutava a fare i suoi esercizi; la piccola sembrava avere un dono: stava imparando velocemente a leggere le note sul pentagramma e a riprodurle sullo strumento, anche se, come quella volta, poteva fare degli errori.
Era proprio in quel momenti che si vedeva chiaramente di chi era figlia Tracy: aveva il talento naturale per la musica ereditato da Blaine e la determinazione ereditata da Rachel.
“Va bene papà, riproviamo!
La bambina guardò il pianoforte quasi con aria di sfida mentre il padre rideva appena, scompigliandole i capelli e ritrovandosi a sussurrare tra sé e sé.
“alle volte sei proprio identica a Kurt, fai quasi impressione.”
Blaine sorrideva istintivamente, mentre Tracy lo guardava senza capire: Kurt era suo padre, era ovvio che si assomigliassero!
“Papà?”
L'uomo la guardava con aria curiosa, facendole cenno di porgergli la domanda; la bambina esitò un attimo, poi espresse il suo dubbio.
“Perchè non dovrei assomigliare a papà?”
Blaine le sorrise teneramente, la sia innocenza di bambina gli riempiva il cuore di gioia. Qualche mese prima le avevano provato a spiegare che Rachel era la sua mamma naturale, dato che lei aveva trovato dei documenti strani nel cassetto del comodino della ragazza, ma la bambina aveva risposto che Kurt e Blaine erano i suoi papà e nulla lo avrebbe mai cambiato, così come nulla avrebbe mai cambiato il fatto che Rachel fosse la sua “zietta preferita”.
I tre le avevano sorriso, inteneriti dalla sua risposta, sapendo perfettamente che Tracy non aveva veramente capito la situazione.
“Ehi papà!”
Blaine scosse la testa, riportando l'attenzione sulla figura della bambina.
“Sì, assomigli così tanto a Kurt proprio perchè è il tuo papà.”
La bimba lo guardò soddisfatta tornando a concentrarsi sul pianoforte, per poi fermarsi nuovamente, apparentemente pensierosa.
Il padre colse il suo sguardo e le avvicinò cingendole la vita e baciandole delicatamente i capelli.
“Cosa ti succede? Non hai più voglia?”
Il moro le accarezzava le spalle, vedendo il volto di Tracy estremamente pensieroso e credendo che la causa fosse uno strano malumore improvviso della bambina.
Lei, per tutta risposta, fece cenno di no con la testa e continuò a fissare per altri secondi i tasti bianchi e neri del pianoforte.
“Papà?”
I suoi occhioni azzurri incontrarono quelli color miele del ragazzo, mentre iniziava a mordicchiarsi il labbro con i dentini, altra abitudine presa dal controtenore.
“Mi stavo domandando se...”
Si fermò, quasi titubante, non sapendo se quello che voleva dire fosse appropriato o meno al momento.
“Cosa?”
Blaine le sorrideva, facendole un segno con la mano per invitarla ad andare avanti, che non doveva avere paura perchè lui era il suo papà e lei gli poteva chiedere qualsiasi cosa.
“Mi stavo chiedendo se...mi suoni qualcosa papà?”
La su voce si era fatta mano a mano più bassa mentre faceva la sua richiesta e aveva iniziato a guardarsi le mani, giocando con la propria maglietta.
La risposta di Blaine non tardò ad arrivare, si fece attendere soltanto pochissimi secondi.
“Cosa vuoi che ti suoni tesoro?”
Tracy alzò lo sguardo piena di gioia, mentre iniziava a battere le manine e lasciava che il padre prendesse il suo posto davanti al pianoforte, nel mentre che lei si andava a sedere sul divano accanto allo strumento.
“Mh, decidi tu papà.”
Blaine ci pensò qualche secondo, mentre con gli occhi scorreva sui tasti, come promemoria: aveva molte canzoni in testa, non riusciva a sceglierne una con estrema precisione.
Stava per mettersi a suonare uno dei suoi cavalli di battaglia, Teenage Dream, quando sentì la porta di casa aprirsi e vide la figura di Kurt entrare in casa con delle borse della spesa.
“Papà!”
Tracy urlò contenta e si catapultò tra le braccia del controtenore, che la prese prontamente in braccio e le scompigliò o capelli.
“Ciao tigre!”
Kurt sorrise e la portò nuovamente sul divano, dopo averle dato un bacio sulla guancia, per poi togliersi il giacchetto e portare le borse sul tavolo della cucina.
“Che cosa state facendo?”
“Papà mi stava per suonare una canzone!”
Kurt si avvicinò a suo marito e gli diede un bacio veloce a fior di labbra.
“Ah si? E cosa vuoi suonare Blaine?”
L'uomo gli sorrise complice, per poi sedersi meglio in posa teatrale e concentrarsi al massimo per fare bella figura con la propria famiglia; iniziò a suonare le prime note della famosa canzone di Katy Perry, ma Kurt sbuffò sonoramente, facendo ben attenzione a farsi sentire dal marito, che infatti smise subito di suonare e guardò il moro con sguardo indagatore.
“Scusa?”
Tracy muoveva gli occhi velocemente tra le figure dei suoi genitori, vedendo Blaine con un sopracciglio alzato e Kurt che cercava di non ridergli in faccia.
“Teenage Dream? Seriamente Blaine?”
“E allora dimmelo tu cosa suonare!”
Blaine alzò la voce esasperato, gli era sempre piaciuta a Kurt quella canzone, strano che avesse reagito in quel modo.
Suo marito gli si avvicinò e si sedette sul bordo dello sgabello, portando le braccia attorno al suo corpo e sussurrando qualcosa alle sue orecchie.
A Blaine a quelle parole gli si illuminarono gli occhi e la bambina iniziò a tirare la camicia di Kurt per attirare la sua attenzione e farsi spiegare che cosa gli aveva detto.
“Va bene piccola, dato che la prima donna che ti ritrovi per padre ha deciso che il mio cavallo di battaglia è troppo monotono, e stasera pagherà per questo, canterò qualcosa di più personale.”
Il moro sorrise soddisfatto e si andò a sedere accanto alla bambina, prendendola in braccio e accarezzandole le braccia, mentre Blaine faceva mente locale sulle note della nuova canzone e Tracy aspettava in religioso silenzio.
“Allora.”
Iniziò Blaine.
“La canzone che sto per suonare è un classico di un grande artista, era considerato Il Re del Pop sai? Io e tuo padre cantammo questa canzone insieme dopo il nostro fidanzamento ufficiale, quando io ero a Lima e lui qua a New York, e la distanza ci faceva troppo male. E' parte della nostra prima età adulta e vorrei che la tenessi con te e ti facessi tue queste parole.”
L'uomo sorrise al marito e alla figlia, mentre le lunghe dita iniziavano a viaggiare sui tasti bicolore del pianoforte.
Le note di “You are not alone” iniziarono a riecheggiare nella stanza, era una dolce melodia, molto lenta e delicata.
Blaine aveva chiuso gli occhi per mantenere una maggiore concentrazione e quasi non si accorse che Kurt, dal divano, aveva iniziato a cantarla, quasi come un sussurro.
Tracy passava velocemente gli occhi da un ragazzo all'altro e teneva le labbra strette per non parlare: amava la voce di suo padre e vederlo così rilassato la faceva essere felice.
Kurt nel mentre si era alzato e aveva stretto le spalle del marito, continuando a cantare alzando la voce di qualche tono, perchè si potesse unire bene alla musica.
Fu in quel momento che Tracy uscì silenziosamente dal soggiorno, lasciando i suoi papà da soli, sapendo che loro non l'avrebbero mai lasciata sola, sarebbero sempre stati al suo fianco passo dopo passo.
Era felice la bambina, sapeva di non poter chiedere di meglio dalla vita e sapere di avere due papà come Kurt e Blaine non la faceva mai dubitare del futuro.
E non si stava sbagliando, la voce dei due ragazzi l'accompagnò davvero tutta la sua vita: dall'infanzia all'adolescenza, dal primo giorno di college al matrimonio e poi ancora oltre.
Lei non fu mai sola, accanto a sé avrebbe sempre avuto due uomini che l'avrebbero sorretta in ogni circostanza, la loro voce era incisa nel suo cuore e lo sarebbe stata per tutta la sua vita.



Note dell'autrice:
Buon pomeriggio ragazzi!
Ecco a voi il sesto e penultimo capitolo di questa raccolta (sempre scritta in collaborazione con Miriade)
Come avrete già capito la canzone è You are not alone di Michael Jackson.
Detto ciò non mi resta che augurarvi un buon inizio settimana e darvi appuntamento a domani con l'ultimo capitolo.
Un bacione.

Giulia Pierucci

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Martedì 14 febbraio – The end...or just the begin ***


Image and video hosting by TinyPic


 

Martedì 14 febbraio – The end...or just the begin

 

 

Why me?”
“Because you saw me when I was invisible.”


 


 

35 anni dopo


 

Così come tutti gli anni anche quella volta Febbraio era arrivato ed insieme a quel mese anche il quattordici, il fatidico giorno di San Valentino. Anno dopo anno quella festività era sempre arrivata, puntuale come un orologio svizzero ed era la protagonista a cui venivano dedicati film romantici strappalacrime e immensi peluches.
In tutti quegli anni Kurt non era mai riuscito a cambiare la sua opinione su quel giorno, gli era sempre sembrato inutile, era dell'idea che l'amore andasse dimostrato sempre, in ogni circostanza e non soltanto in un giorno prefissato.
Blaine, al contrario, lo aveva sempre amato, fin da ragazzo; non aveva mai perso l'occasione per riempire suo marito di regali, anche magari i più banali, ma lo faceva felice vedere il moro fingersi innervosito, ma poi sorridere mentre apriva il suo regalo.
Sapeva che a Kurt piaceva sentirsi in qualche modo speciale e Blaine amava essere l'uomo che causava la gioia nel suo unico amore.
Erano letteralmente cresciuti insieme, anno dopo anno, sfida dopo sfida; da quando avevano solamente sedici anni, passando per un matrimonio e anni da genitori, avevano affrontato tutto insieme e non sarebbero mai potuti più essere gradi alla vita per tutti i bellissimi doni che aveva fatto loro.
L'ultimo di essi era il loro nipotino di circa dieci anni, una vera peste che si era insinuata nelle loro vite con un uragano e le aveva sconvolte.
Il piccolo si chiamava Finn, in onore dello zio defunto; non c'era stato bisogno di dire nulla, non appena Tracy aveva scoperto di aspettare un bambino le era venuto spontaneo scegliere quel nome.
La ragazza avrebbe voluto conoscere quello zio con tutto il suo cuore, i suoi papà e Rachel ne parlavano sempre benissimo e lei si era fatta una grandissima idea di lui, tanto che aveva deciso di fare il suo nome al figlioletto.
Finn era un ragazzino del tutto identico a Blaine, sia per i capelli scuri e riccissimi, sia per i grandi occhioni color del miele; come il nonno non era molto alto, ma aveva una forza di spirito immensa e trovava sempre il lato positivo delle cose.
Caratterialmente aveva preso tutto da Tracy e Rachel: aveva una determinazione che faceva quasi paura e la sua voce si stava rivelando magnifica.
I due nonni materni avevano aiutato molto a crescere il bambino quando entrambi i genitori erano a lavoro: la madre era diventata un nome di spicco nel campo della psicologia statunitense e il padre era un farmacista rinomato; ambiti totalmente differenti da quelli di Kurt e Blaine, ma era felici e quello bastava.
Anche quel pomeriggio Finn era a casa dei nonni, chiuso in camera sua a giocare con i videogiochi: era un'abitudine che a Kurt non andava molto a genio e cercava sempre di spronarlo a fare altro.
“Scricciolo, non ti andrebbe di fare altro? Te ne stai sempre in camera quando sei solo.”
Il bambino mise in pausa il gioco e si alzò, andando incontro all'uomo.
“Nonno?”
Kurt lo guardò, facendogli cenno di parlare.
“Possiamo andare al parco insieme a nonno Blaine? E' tanto che non ci andiamo e voglio prendere un gelato!”
Kurt gli sorrise passandogli le mani tra i capelli e annuì, tornando in salotto per avvertire suo marito, comodamente seduto sulla poltrona a leggere.
“Ehi Blaine?”
Il più piccolo si voltò per guardare chi lo aveva chiamato e gli sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi.
“Dimmi pasticcino.”
Il più grande sbuffò divertito, colpendolo appena sulla spalla.
“Tesoro abbiamo settant'anni, ti pare il caso di chiamarci ancora con certi soprannomi da adolescenti?”
Il riccio fece finta di pensarci per qualche secondo, poi si alzò in piedi e andò ad accendere lo stereo, inserendo un preciso CD, tutto mentre Kurt lo guardava con sguardo dubbioso.
“Cosa diavolo stai facendo?”
La stanza, improvvisamente, fu avvolta dalle note di una famosissima canzone, “Dancing Queen” degli Abba; Kurt sorrise non appena la riconobbe e scosse la testa, sentendo le guance tingersi leggermente: erano passati decenni, ma nulla sembrava cambiato da quella sera.
Scusi, mi concede questo ballo?
Blaine era in piedi in mezzo alla stanza, tendeva una mano a suo marito e attendeva con ansia una risposta; il più grande si era morso appena le labbra, poi aveva deciso di stare al gioco, rispondendo.
Si signore, certamente.
Kurt aveva preso la mano del marito e si era stretto a lui, proprio come quella sera al Ballo di fine anno di moltissimi anni prima; sorrise mentre sentiva il riccio stringerlo a sé ed iniziarono a ballare nel soggiorno, come se esistessero soltanto loro due e nessun altro al mondo.
“Ricordi? La ballammo al ballo del terzo anno, Dave si era fatto sopraffare dalla paura e ti aveva abbandonato al centro della pista; avevo notato il tuo sguardo e allora decisi che dovevo fare qualcosa. Ebbi troppa paura alla mia vecchia scuola per affrontare i bulli, ma avevo abbastanza coraggio per affrontarli alla tua, che poi diventò la nostra. Sai chi mi aveva dato quel coraggio? Tu, eri stato tu Kurt e non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto per me, anche senza saperlo, in tutti questi anni.”
Il più grande sorrise a quelle parole: certo che ricordava quella sera, era stata una delle serate più belle della sua vita dopotutto; aveva capito che insieme a Blaine non avrebbe mai dovuto avere paura di nulla e che ci sarebbe sempre stato qualcuno al suo fianco.
“Mi stavo chiedendo una cosa, Blaine. Perchè me? Cioè, tra tutti quelli che conoscevi, perchè proprio me?”
Il più piccolo sorrise istintivamente e stava per rispondere a quella domanda, ma un colpo di tosse proveniente dal corridoio li distrasse; era Finn, che li stava guardando con aria indagatrice.
“Nonni?”
I due ridacchiarono e si staccarono, mentre Blaine andava a spegnere la radio e Kurt prendeva i cappotti per uscire.
“Allora, andiamo al parco?”
La domanda uscì flebile dalle labbra di Finn, ma la risposta di nonno Blaine era chiara.
“Andiamo al parco scricciolo.”


 

Era una giornata di sole anche se non caldissima, ma fuori si stava bene e l'inverno stava lasciando spazio quasi alla primavera. Finn stava giocando con altri bambini al parco e i suoi nonni lo stavano guardando seduti su una panchina poco lontano.
Erano in silenzio, ma in quella situazione non c'era bisogno di molte parole, anzi sarebbero state anche superflue.
La mano di Kurt era stretta in quella di Blaine e l'uomo stava guardando verso l'orizzonte: il sole stava ormai tramontando e il cielo si stava tingendo di un bellissimo rosso aranciato.
Tracy sarebbe arrivata in pochi muniti da loro per prendere il figlio e riportarlo a casa, lasciando ai due la serata libera: Blaine ricordava perfettamente che era il giorno di San Valentino quello e a casa, ben nascosto, c'era il regalo per il marito.
La figlia, infatti, arrivò neanche dieci minuti dopo, baciando la guancia dei padri e sorridendo loro.
“Allora, come si è comportato Finn?”
Kurt le fece spazio sulla panchina alla figlia e le sorrise calorosamente.
“E' stato bravo, mi ha fatto piacere che ci abbia chiesto di uscire come quando era più piccolo.”
Blaine aveva voltato il viso verso i due e aveva poggiato appena la testa sulla spalla di Kurt, godendosi quel momento.
La sera avrebbe risposto alla domanda posta il pomeriggio dal marito, doveva solo trovare il momento giusto.


 

“Tu sei pazzo, completamente pazzo Blaine!”
Kurt aveva la bocca semi aperta in un gesto di puro stupore mentre il marito era apparso in soggiorno con in mano un enorme peluche di un gatto del tutto identico a quello che avevano anni prima, Brian, e che aveva nelle zampe una confezione dei cioccolatini preferiti di Kurt, quelli al cioccolato bianco e frutti di bosco.
“Un regalino per mio marito! Buon San Valentino amore.”
Blaine si era avvicinato al più grande e lo aveva abbracciato, mentre Kurt ancora cercava di metabolizzare quello che stava succedendo.
“Credevo che solo i ragazzini si facessero il regalo.”
Blaine sbuffò divertito.
“Non fare il guastafeste acido Kurt, ti ho fatto il regalo perchè sei mio marito e io ti amo ancora tantissimo.”
“Bene mi fa piacere, perchè molte coppie anziane restano assieme solo perchè non hanno né la voglia né i soldi per divorziare.”
Il sarcasmo del più grande non si era certo affievolito negli anni, anzi si era sviluppato in maniera esponenziale.
“Sei il solito romanticone Kurt.”
“E tu un bambino in un corpo cresciuto, ma è anche per questo che ti amo.”
I due si sorrisero e Blaine si avvicino nuovamente al marito, stringendolo in un abbraccio, nel quale Kurt si immerse immediatamente, posando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.”
“Perchè tu mi hai visto quando ero invisibile.”
Kurt aprì gli occhi e guardò il marito, senza capire cosa gli stesse dicendo o a cosa stesse facendo riferimento.
“La domanda che mi hai fatto oggi, perchè ho scelto te. Da ragazzo, soprattutto quando ero alla Dalton io ero quello che tutti ritenevano forte, mi ero creato attorno una maschera di falsa sicurezza che mi faceva rispettare da tutti. Tu sei stato il primo a capire che dentro di me c'era molto di più e sei stato il primo a far crollare quel muro che nel corso degli anni mi ero creato attorno. Mi sono innamorato di te subito e la mia anima già lo sapeva, dovevo solo capirlo io.”
Kurt sentendo quella riposta si era stretto più forte al marito, donandogli un leggero bacio a fior di labbra; inspirò forte il suo odore e si lasciò perdere nei ricordi, fino a quando la sua mente diventava sempre più leggera, fino a quando...
In lontananza qualcuno stava piangendo?

Kurt si svegliò di scatto, sentendo il pianto cristallino di una bambina che ad occhio e croce non doveva avere più di qualche mese.
Blaine si era alzato e in quel momento stava tornando a letto con in braccio la piccola Tracy, che non la voleva smettere di piangere.
“Sh piccola mia, non piangere, ci sono i tuoi papà con te, va tutto bene.”
Il moro la stava cullando invado, vedendo che la bambina non ne voleva minimamente sapere si smettere di piangere.
Vedendo che non si calmava Kurt la prese in braccio ed iniziò cantarle una ninna nanna, carezzandole la manina minuscola; ci volle un po', ma piano piano finalmente la bambina sembrava calmarsi. La voce di Kurt aveva un qualcosa di terapeutico e calmante per Tracy, era l'unico che riusciva quasi sempre a placare il suo pianto.
Blaine aveva abbracciato entrambi nel mentre e aveva posato la testa alla spalla del marito, guardando il loro piccolo angelo che lentamente tornava tra le braccia di Morfeo.
“E' un piccolo miracolo, credi che faremo un buon lavoro con lei?”
Kurt guardò il marito sorridendo, rivedendo chiaramente quello che aveva sognato quella notte, quel sogno che sembrava completamente realistico. Baciò le labbra del marito e si accoccolò bene al suo petto prima di rispondere.
“Ne sono sicuro, questa adesso è la nostra vita e Tracy è la nostra bambina, nessuno potrà mai cambiarlo. Siamo una famiglia Blaine, questo è il nostro piccolo nido d'amore.

The end


 

Al mio Blaine,
grazie per esserci sempre e di sopportarmi anche nelle peggiori giornate no.
Sei il mio Teenage Dream .
Ti amo.
E ad Aurora,
per non mandarmi a quel paese con tutti i miei scleri
e per sostenere tutte le mie pazze teorie ed idee.
Tutto il meglio carissim
a.

 



 

Note dell'autrice:
Buon pomeriggio a tutti e un felice San Valentino a tutte le coppie!
Bene bene, siamo arrivati alla fine di questa raccolta, spero che non vi abbia fatto schifo il finale, altrimenti sorry (?)
Bhe, come detto da una settimana questa raccolta era in collaborazione con la dolce Miriade, quindi sarà meglio per voi che abbiate letto anche la sua!
Piccola delucidazione: questa OS non si basa su una canzone come avete visto, ma su una frase che fin dall'inizio era piaciuta molto a tutte e due, quindi abbiamo scelto quella.
Questo ultimo capitolo è dedicato, appunto, al mio Blaine visto che io mi sento molto più vicina a Kurt per vari motivi.
E nulla, spero che vi sia piaciuta e non mi resta che darvi appuntamento alla prossima OS/Long.
Un bacione.

Giulia Pierucci

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3636941