La Festa del Sole e della Luna

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


La Festa del Sole e della Luna

 

 

Parte I

 

Si guardò attorno meravigliata, ammirando i lampadari di cristallo, i drappeggi d’oro, i fiori, le grandi tavolate imbandite, i musici e gli ospiti riccamente vestiti. Sembrava che lo spettacolo non finisse mai e lei restò affascinata da tanta bellezza. Aveva dieci anni ed era la prima volta che poteva entrare nel grande salone che veniva aperto una volta all’anno, in occasione di quel giorno speciale.

Kara Zor-El indossava il vestito bianco e oro della sua casata, sul petto aveva intessuto lo stemma araldico e i capelli color del grano maturo erano trattenuti da una piccola treccia che simboleggiava la sua prima volta alla Festa del Sole e della Luna.

In più, quel giorno, era anche il suo compleanno. Dieci anni prima sua madre l’aveva data alla luce e lei era diventata il Sole della famiglia El.

Kara, hai dimenticato il bracciale!” Alex, la sua dama di compagnia, di qualche anno più grande, la raggiunse correndo e le tese un bracciale con intarsiato il risplendente astro, un regalo di sua madre.

“Grazie.” Disse educatamente, ma senza riuscire a distogliere lo sguardo dallo splendore della sala. Alex fece un sorriso divertito nel vedere la sua espressione rapita.

“Chiudi la bocca o potrebbe entrarci un incantesimo.” Le ricordò e la ragazza obbedì prontamente anche se aveva studiato a sufficienza magia, politica e storia per sapere che nessuno avrebbe usato un incantesimo il giorno del Sole e della Luna.

Poco distante i suoi genitori parlavano con i sovrani El: Jor-El e Lara Lor-Van. Poco distante Kal, suo cugino, stava chiacchierando con una ragazza, doveva trattarsi di Lois della famiglia Lane, una nobile casata da sempre alleata e fedele agli El.

“Credi che danzeranno assieme?” Chiese Kara indicando i due giovani ad Alex. Danzare assieme in quel giorno di festa era una promessa tradizionale che vincolava tutti i presenti come testimoni preannunciando il matrimonio della coppia.

“Probabile, lei è una valente guerriera e lui sta diventando forte e abile nell’intessere incantesimi.” Alex fece un sorriso, dall’alto dei suoi tredici anni era sicura di saperne di più della bambina che aveva accanto. “E poi si piacciono.” Aggiunse infatti con aria divertita.

Bleah!” Disse subito Kara facendo una smorfia e distogliendo lo sguardo per fissarlo su dei vassoi di cibo. Veloce passò tra gli invitati raggiungendo degli involtini di cui andava pazza, la magia richiedeva energia e lei aveva passato l’intero giorno precedente a fare esercizi di levitazione. Riempitasi la bocca e le mani di cibo si guardò attorno cercando Alex, ma i suoi occhi furono catturati dalla porta che dava sull’esterno. Aveva tutta l’intenzione di esplorare quel misterioso giardino che, come il salone, le era stato precluso fino a quel giorno. Lanciò uno sguardo attorno a sé e, vedendo che Alex era impegnata in una conversazione, corse oltre il grande arco di pietra e sparì tra i cespugli e la vegetazione.

Una volta fuori vista si mise a camminare lungo un sentiero di pietra bianca. Vi erano torce ed eleganti fontane oltre che fiori e siepi ornamentali, ma nessuno, tra gli invitati, era ancora uscito dal salone della Festa. Kara alzò gli occhi verso il cielo osservando il miracolo di quella ricorrenza speciale: nel cielo vi erano solo le stelle, la Luna e il Sole non si mostravano per ventiquattro ore. Un giorno in cui non si potevano compiere magie e nel quale qualsiasi azione ostile veniva sospesa: un giorno di pace e festa.

Camminò per qualche minuto e dopo essersi resa conto che non vi era nulla di interessante in quel posto si voltò per tornare indietro, ma udì qualcosa di sommesso e strano che la bloccò. Tese le orecchie desiderando di poter richiamare l’incantesimo dell’udito, ma conscia che ciò era impossibile quel giorno, allora si mosse, piano, cercando di cogliere la provenienza di quel suono.

Procedette concentrata fino a quando non si ritrovò davanti al muro di confine che separava il salone della festa degli El da quello dei Luthor, famiglie che un tempo avevano condiviso quel giorno speciale con brindisi e feste, ma che ora si guardavano in cagnesco e avevano costruito un muro tra i loro saloni della Festa per provare la propria reciproca avversione.

Il suono arrivava dall’altra parte, ovattato e distorto dall’incantesimo intessuto dagli El nel muro d’acciaio il giorno in cui era stato innalzato dai Luthor: magia e scienza si scontravano nel cuore delle due famiglie eppure si univano nel dividerle.

“C’è qualcuno?” Chiese, Kara, tendendo l’orecchio e sentendo il suono interrompersi bruscamente. Era quasi sicura che qualcuno, dall’altra parte del muro, stesse piangendo. “Perché piangi?” Domandò ancora, perplessa da quell’anomalia in un giorno di festa.

“Non sto piangendo.” Ritorse la voce, malgrado la leggera distorsione a parlare era chiaramente una bambina. Kara sorrise a quell’evidente bugia.

“Io piango quando mamma mi sgrida.” Ammise e sentì un sospiro giungere dall’altro lato.

“La mia mamma ha detto che sono stupida e debole e che il vestito per la festa mi sta male, dice che non rendo onore alla mia famiglia.” Kara sgranò gli occhi davanti a una simile rivelazione: a lei nessuno, mai, aveva detto cose simili.

“Non è una cosa carina da dire…” Disse. “E sono sicura che non sia vero.” Aggiunse, poi, convinta.

Dall’altra parte non giunsero risposte allora Kara si sentì spinta a riempire il vuoto. “Oggi è il mio compleanno, sai?”

“Davvero? È anche il mio compleanno…”

“Forte! Possiamo festeggiare assieme, allora!” Disse felice, appoggiando le mani al muro e percependo il freddo del metallo incontrare il caldo della magia.

“Credi davvero?” Chiese la bambina sconosciuta.

“Sì, anzi, ho un regalo per te: e viene dal cielo.” Con un ampio sorriso si tolse il bracciale e poi lo gettò oltre il muro. Sentendo il tonfo giungere dall’altra parte annuì, soddisfatta. Sentì i passi della bambina muoversi tra quello che immaginava essere un giardino simile a quello in cui era lei, poi ci fu il silenzio. “Non ti piace?” Chiese, delusa dalla mancata reazione.

È bellissimo…” Disse però la bambina dall’altra parte del muro e Kara sorrise felice. I suoi occhi però colsero un movimento nel giardino e lei si allungò per vedere oltre la siepe nella quale si era infilata per toccare il muro.

“La mia dama di compagnia mi ha trovato, devo andare.”

“Aspetta!” La richiamò però la voce e un istante dopo un piccolo oggetto luccicò nel cielo notturno per poi ricadere poco lontano dai suoi piedi. “Anche io ho un regalo per te e viene dal cielo.” Mormorò la bambina.

“Wow!” Disse Kara raccogliendo il ciondolo in argento a forma di Luna sul quale era incastonato quello che sembrava essere uno zaffiro.

“Siamo amiche, ora?” Chiese la voce dall’altra parte del muro, titubante e incerta.

“Sì!” Rispose gioiosa Kara.

“Credi… credi che potremmo rivederci il prossimo anno? Qui?”

“Ci sarò.” Promise lei, poi vide Alex avvicinarsi ancora, sul viso aveva l’aria di quando era pronta a farle una ramanzina. “Devo andare, ciao!” Mormorò poi scappò, un largo sorriso sulle labbra. Al suo collo, nascosto sotto l’elegante abito, ora vi era un piccolo ciondolo d’argento.

 

***

 

Erano passati quindici anni da quando Kara aveva partecipato alla sua prima Festa del Sole e della Luna, molte cose erano cambiate da allora. La guerra aveva infuriato, spingendo la famiglia El contro i suoi nemici, i Luthor, scienza e magia avevano divorato i campi di battaglia e Kara aveva dato prova di essere una valente guerriera. Ora sulle spalle, sopra l’abito bianco e oro, portava il mantello bianco dall’interno rosso, segno del suo valore in battaglia, trattenuto dal simbolo degli El che spiccava dorato sul suo petto.

La guerra però era finalmente finita, Kal, in un’epica battaglia, era riuscito a catturare Lex e Lillian Luthor, mentre Lena Luthor era stata obbligata a consegnarsi come ostaggio, quando i suoi alleati erano tornati strisciando dagli El chiedendo il perdono reale.

Kara pensò alla più giovane dei Luthor, l’aveva incontrata spesso in battaglia o almeno l’aveva vista da lontano, mentre dirigeva le macchine dei Luthor con grazia e intelligenza, più spesso di quello che avrebbe voluto ricordare, Kara, era stata obbligata a far ripiegare le forze che guidava per non rimanere schiacciata dalla sua abilità.

Quel giorno si sarebbero incontrate senza che lo scopo fosse cercare di sopraffarsi e sarebbe stata la prima volta.

La sala era colma di nobili, l’eccitazione era palpabile, era la prima Festa del Sole e della Luna dopo quindici anni che non avrebbe visto, l’indomani, il ritorno al fronte e alla guerra.

È arrivata?” Chiese la sua inseparabile dama di compagnia, sopraggiungendo e guardandosi attorno con aria tesa. Alex dei Davers l’aveva seguita in ogni battaglia, era stata il suo inseparabile braccio destro, colei che sapeva consigliarla in ogni situazione, spronandola ad agire o suggerendole prudenza, si era esposta molte volte per salvarle la vita eppure ora era tesa e preoccupata come una bambina. Kara sorrise, ben consapevole di chi fosse all’origine di un simile sentimento.

“La famiglia Sawyer non è ancora stata annunciata.” Disse e vide la ragazza districarsi tra delusione e sollievo. “Dovresti chiedere a Maggie di danzare questa sera.”

“Come? È? Nooo…” Kara alzò un sopracciglio divertita e vide la ragazza arrossire.

“Avete condiviso i pericoli del fronte, entrambe avete dimostrato di saper guidare le truppe, di saper lottare e vincere. Credo anche che vi siate dichiarate i sentimenti che provate una per l’altra. Perché ora hai paura che non accetti di danzare con te?”

Mmm…” Disse solo Alex, mentre lanciava occhiate tese verso la grande porta da cui entravano le famiglie.

Kara, invece, guardò verso l’arco del giardino, la barriera d’acciaio era stata abbattuta e la magia dissolta. Sorrise ricordando come, anno dopo anno si era seduta con le spalle contro il muro chiacchierando con la sua amica dall’altra parte.

Non si erano mai presentate ed erano state attente a non parlare della guerra che, era ovvio, le vedeva avversarie, eppure, né lei né la sua amica, erano mai mancate all’appuntamento. Si erano scambiate pensieri e sentimenti, confortandosi, a volte piangendo insieme, altre ridendo fino alle lacrime.

Erano stati momenti unici: lì, contro il muro freddo, accarezzata dalla calda magia, Kara aveva potuto parlare delle proprie paure, delle proprie incertezze ed era stata ascoltata, confortata oppure incoraggiata, mentre a sua volta aveva potuto fare lo stesso per l’altra ragazza, apprezzando di poter essere d’aiuto ad un cuore diverso eppure affine al suo.

La barriera però, non esisteva più, il padiglione della Festa dei Luthor era spento e chiuso, perché tutti coloro che l’avevano abitato fino all’anno prima ora erano lì a festeggiare con i vincitori, facendo a gara per apparire come i più fedeli e leali servitori degli El.

Kara si chiese come sarebbe stato incontrarla davvero. Si sarebbero piaciute o, tolta quella mistica divisione, tra loro sarebbe nato l’imbarazzo del non conoscersi affatto?

“La Luthor!” Sibilò allora Alex posandole una mano sulla spalla e attirando la sua attenzione.

Il grande salone si fece silenzioso mentre una sola donna avanzava, il mento alto, le spalle tese e gli occhi, fieri, fissi davanti a sé, rivolti verso coloro che avevano sconfitto la sua famiglia: i sovrani El.

Kara non poté fare a meno di ammirare la linea decisa del suo viso, i lunghi capelli scuri che entravano in contrasto con la pelle chiarissima.

Lena Luthor era bella come sempre e incedeva nobilmente, avvolta da un abito viola avvolto da veli azzurri e decorato da fili d’oro. Non aveva indossato il verde dei Luthor e quello era un primo segnale forte. Kara non l’aveva ancora incontrata, ma Kal sì e diceva che la ragazza parlava di ristabilire il nome della propria famiglia, di voler governare pacificamente le sue terre e ricostruire quello che la lunga guerra aveva distrutto.

Gli El non ci avevano creduto, eppure Kara ricordava di aver usato la magia per guardare nei suoi occhi sul lontano campo di battaglia e in essi non aveva visto l’euforia dello scontro, né il godimento della vittoria o il furore per una sconfitta, aveva letto forza e fierezza, ma anche tristezza e profonda solitudine, sentimenti ben lontani dall’arrogante crudeltà che aveva letto in Lillian o dalla follia omicida che brillava in quelli di Lex.

Lena Luthor arrivò ai piedi dei sovrani El e fece un’elegante riverenza, poi pronunciò le parole di rito alle quali rispose Jor-El. La sala riprese a respirare e le conversazioni si riaccesero mentre la donna lasciava lo spazio agli invitati dietro di lei, spostandosi di lato.

La più giovane degli El la stava guardando quando la donna alzò gli occhi e incontrò i suoi. Il cuore di Kara perse un battito, era la prima volta che la donna posava il suo sguardo su di lei.

Sawyer!” Mormorò Alex che non aveva notato la sua improvvisa tensione, per poi allontanarsi in fretta. Kara la notò appena, Lena Luthor stava avanzando verso di lei, gli occhi che non perdevano il contatto visivo.

Kara Zor-El.” Mormorò, chinando il capo, quando fu davanti a lei.

Kara si riscosse e imitò il suo esempio.

“Lena Luthor.” Pronunciò e la donna sorrise appena, sollevata, forse, di non ricevere l’offesa di non essere riconosciuta con il suo nome.

“Ci siamo incontrate tante volte sul campo di battaglia, ma non ti ho vista durante gli incontri per la pace.”

“La vittoria va a Kal, lui è l’erede e il risolutore della guerra, è giusto che sia lui a guidare i trattati.” La donna alzò un sopracciglio, ma poi annuì.

“Capisco.” Disse anche se non appariva molto soddisfatta della sua risposta. La giovane Luthor lasciò vagare lo sguardo e poi lo appuntò su di un gruppetto di uomini che le fissava. “Ho forse interrotto qualcosa presentandomi a te?”

“Come?” Chiese Kara che non riusciva a distogliere gli occhi dal viso della donna, era folle averla così vicina, il suo profumo era fresco e la sua voce… la sua voce parlava di segreti sussurrati sotto le stelle.

Lena si voltò verso di lei, sul volto un’espressione divertita.

“Quei nobili uomini stanno decidendo se hanno o meno il coraggio di venire a chiederti la danza.”

“Oh…” Kara lanciò uno sguardo al gruppetto e si strinse nelle spalle. “Tra loro vi sono i due uomini tra cui sceglierò il mio futuro sposo… così vuole la mia famiglia.”

“E tu? Cosa vuoi?”

“La guerra è finita e io ho venticinque anni, è giusto che mi sposi.” Lena inarcò di nuovo il sopracciglio, un segno, evidentemente, della sua disapprovazione.

“E allora perché gli uomini sono due? Perché sia giusto che ti sposi il prescelto dovrebbe essere solo uno.” Espose il proprio pensiero, Lena, con tono delicato, ma serio. “Vediamo: James nobile cavaliere degli Olsen o Mon-El, principe di Daxam? Dico bene?” Kara la guardò sorpresa, non si era aspettata che Lena Luthor conoscesse i suoi pretendenti, non che fosse un segreto comunque.

“Sì.” Rispose allora e Lena lanciò uno sguardo ai due uomini.

“Sono entrambi valorosi, ma James è troppo arrogante, in battaglia rischia spesso mettendo in pericolo se stesso e la sua compagnia. Vuole risplendere tutto da solo e non sarà mai il compagno ideale per te, soffrirebbe del fatto che sei molto migliore di lui, più forte, intelligente e capace. Mon-El, d’altra parte è più docile e amerebbe vivere nella tua ombra, ma non sarebbe mai un sostegno per te, forse è pronto a morire per salvarti, ma lo fa senza badare agli uomini che comanda e questo mostra il suo egoismo, vi è poi da aggiungere che è come una bandoliera al vento: un uomo inaffidabile. Nessuno dei due è un buon pretendente, anche se entrambi sono dei buoni partiti.” Kara aveva ascoltato a bocca aperta ogni parola della donna, come faceva a conoscere così bene lei e i due guerrieri? Al suo sguardo stupito la donna sorrise. “Ho lottano per anni contro di te, credi che non conosca come ragionano i tuoi capitani?” Con il mento indicò Alex che stava parlando con Maggie, le due erano immerse nella conversazione e sembravano aver dimenticato che il mondo le circondava. “Lei andrebbe bene. È forte, coraggiosa, leale, giusta. Difende i suoi uomini con intelligenza, è disposta a stare al suo fianco, appoggiandoti e facendoti brillare senza per questo impedirsi di raggiungere il proprio potenziale. Ma… credo che il suo cuore sia già preso.” Kara arrossì all’idea di lei con una donna come sposa.

“Ehm… questo… di certo non è possibile e Alex… Alex è come una sorella per me.”

“Non vi è dunque nessun altro?” Sembrava aver preso sul serio l’idea di trovarle il marito giusto, il suo sguardo spaziò nella stanza soffermandosi su J’onn J’onzz, un prode combattente proveniente dalle lontane terre del Sud, suo maestro di tattica nonché comandante dell’ala destra del suo esercito. “Troppo vecchio, suppongo.”

“Lena!” La sgridò lei e la donna la guardò sorpresa e al contempo divertita.

“Perdonami, sono nervosa, ti ho osservato molto in questi anni di guerra.” L’ammissione della Luthor la fece arrossire, e sapere di avere gli occhi di lei puntati addosso rese il momento ancora più imbarazzante, come dirle che anche lei l’aveva osservata e studiata da lontano?

“Io… non immaginavo di poter parlare con te in questo modo.” Ammise e il sorriso si spense sul viso della donna.

“Siamo state in guerra per così tanto tempo… immagino che tu creda, come gli altri, che non esiste qualcosa come un Luthor buono.”

“Io credo che puoi essere ciò che vuoi essere, poco importa l’opinione degli altri.” Affermò e vide gli occhi della donna sorprendersi a quelle sue parole dette con fermezza. “Anche io ti ho osservato in questi anni.” Ammise infine, Kara, arrossendo un poco. “E so che non sei come gli altri Luthor, eri pericolosa sui campi di battaglia, che dico: eri dannatamente letale; ma mai crudele, non hai mai infierito sui miei uomini sconfitti. Ti ho visto ritirare le truppe per permetterci di soccorrere i feriti, ti ho visto lasciare una posizione vantaggiosa per non dover distruggere il raccolto di una famiglia, ti ho visto compiere gesti nobili e questo senza tradire la tua famiglia o essere meno pericolosa per noi. Lo so che eri il nemico, ma io ti ho sempre ammirata.” Le sue parole colsero la donna di sorpresa, era evidente, infatti Kara vide i suoi occhi velarsi di lacrime che però Lena non si permise di versare. Invece abbassò il capo in gesto di ringraziamento e poi si allontanò, come se le fosse impossibile rispondere a parole.

Kara la guardò andare via con il cuore che batteva veloce, sapeva di aver detto cose importanti e si chiese se non si fosse esposta troppo, dopo tutto non poteva essere sicura di conoscerla, non bastava uno sguardo per capire l’animo di un altro essere umano, no? Ma lei aveva l’impressione di conoscerla da sempre…

Guardò verso il giardino e sentì la tensione salire, alzò la mano e si sfiorò il petto sentendo la piccola luna nascosta sotto l’elegante abito, poi con passo deciso raggiunse l’arco di pietra che delimitava il salone e uscì con l’intenzione di percorrere il sentiero illuminato dalle torce e dalle stelle.

Kara.” Si voltò sorpresa, incrociando gli occhi di sua madre.

“Sì, madre?” La donna le fece un ampio sorriso.

“Sei così bella, mio piccolo Sole.” Le disse guardandola con dolcezza. “Io e tuo padre abbiamo parlato, sarebbe un segnale di forza e sicurezza se tu annunciassi oggi il tuo fidanzamento…” Kara aprì la bocca e poi la richiuse. “Lo so che è un passo importante e di certo non vogliamo spingerti verso un preciso pretendente… ma hai delle ottime scelte davanti ed è inutile procrastinare di un anno, non credi?” Le sorrise di nuovo e Kara dovette annuirle, dopo tutto aveva ragione.

“Va bene, madre.” Abbassò il capo e tornò verso il salone. Mon-El da lontano alzò un bicchiere nella sua direzione poi piegò la testa in segno di rispetto, sul volto il suo sorriso migliore. Kara pensò alle parole di Lena e si chiese perché mai aveva pensato a quel giovane come a un possibile compagno… gli voleva bene, ma non aveva fiducia in lui, sapeva che avrebbe potuto combinare qualche disastro non appena lei avesse voltato la schiena.

Sentì su di sé uno sguardo più forte e ruotò la testa fino a incontrare gli occhi chiari di Lena.

“Lena Luthor… si sta comportando bene, ma i Luthor sono degli abili manipolatori, ho visto che parlavate: fai attenzione.” Le mormorò sua madre e lei sentì un moto di rabbia invaderla. Non la conoscevano, non sapevano neppure chi fosse e osavano giudicarla: le stesse persone che ora brindavano con i generali contro i quali avevano lottato fino alla settimana prima! Ma lei che non aveva mai tradito la sua famiglia non meritava il perdono perché portava il cognome dei Luthor.

“Vado a parlare con lei.” Affermò allora in un moto di ribellione a lei inconsueto, fece un cenno di rispetto a sua madre e poi raggiunse Lena.

“Tua madre ti ha messo in guardia contro di me?” Le chiese la donna non appena la vide arrivare con passo deciso.

“Sì.”

“Ha ragione, nessuno qui con un briciolo di acume politico si avvicinerebbe a me.”

“Mi stai dando della stupida?” Chiese Kara picata e Lena rise. Kara osservò quel piccolo miracolo con occhi sgranati, molti altri si voltarono sorpresi, ma Lena non badò a loro, invece continuò a fissarla, gli occhi che brillavano di divertimento.

“Non direi mai una cosa simile, non a l’unica persona così gentile da parlare con me ad una festa affollata di persone. Quello che intendevo dire è che coloro che fino a pochi giorni fa erano i miei alleati non posso mostrarsi al mio fianco senza diventare sospetti e coloro che mi erano avversari non hanno niente da dirmi.”

“Ma io sì.” Disse Kara.

“Tu sei diversa.” Ammise Lena e Kara arrossì di nuovo, gli occhi azzurri che brillavano per quelle parole.

Rimasero in silenzio, poi James sembrò prendere il coraggio e venire verso di lei con passo deciso, se le avesse chiesto di ballare sarebbe stato il segnale: un sì avrebbe portata alle nozze con lui, un no a quelle con Mon-El.

“Sei sicura che non esista nessuno di più degno?” Mormorò Lena e Kara la fissò, gli occhi che si perdevano in quel chiaro azzurro dalle sfumature verdi.

“Vorrei… vorrei poter…” Scosse la testa e la donna annuì.

“Credo che ora io debba lasciarti decidere. Vi è una certa persona che mi piacerebbe incontrare.” Lena chinò di nuovo il capo e si allontanò, Kara però non poté seguirla con lo sguardo perché James le si stava avvicinando deciso.

Kara!” Alex la catturò attirandola verso una delle piccole alcove laterali e sottraendola dalla scelta. James infatti si fermò, con disappunto. “Maggie: non so cosa fare!” Le disse la ragazza fremente e imbarazzata.

“Alex, sai quanto sei fortunata? Ti piace qualcuno, tanto, lo sai e sai che piaci anche a lei: va, prenditi quella ragazza, senza esitare. Non ti rifiuterà, ho visto come ti guarda.”

“Dici sul serio?”

“Sì.” La ragazza si morse il labbro, poi la guardò, accorgendosi del suo turbamento per la prima volta.

“Che ti succede?”

“Devo scegliere, oggi.”

“Oh… e?” Kara si strinse nelle spalle, scuotendo la testa.

“Non lo so… sono due bravi ragazzi, ma non li vedo accanto a me per sempre.”

“Se non sei sicura, non scegliere, la persona giusta potrebbe essere là fuori, in attesa d’incontrarti.”

“Lì fuori?”

“Sì.” Kara annuì per poi dirigersi decisa verso la porta, quando vi giunse, però, si girò guardando Alex.

“Non lasciarti sfuggire Maggie e… buona fortuna!” La ragazza sorrise e arrossì nello stesso momento.

Kara annuì poi si voltò dirigendosi decisa verso l’arco di pietra che portava al giardino: prima di decidere qualsiasi cosa doveva incontrare la ragazza al di là del muro.

 

 

 

Note: Prima di tutto un dettaglio, ho deciso di mantenere, all’incirca, la differenza d’età tra Kara e Kal com’è nel telefilm anche se, non essendoci stato il viaggetto nello spazio e la sosta nella Zona Fantasma, lei dovrebbe essere più vecchia di lui.

 

Ora, parliamo della storia! Vi piace? Siete interessate a come finirà? Chi è la bambina che Kara ha incontrato per tutti quegli anni senza mai davvero vedere? Vi è piaciuto il suo incontro con Lena Luthor?

Un po’ di spazio anche alle Sanvers, perché non guastano mai… e poi i soliti idioti (Mon-El e James) che invece guastano, ma che ci vogliamo fare… Winn non ha trovato uno spazio in questa storia… sarà per la prossima! ;-)

 

Ho diviso la storia in due capitoli, quindi il prossimo sarà anche l’ultimo, spero di avervi intrigati con questa prima parte e di leggere i vostri commenti e le vostre opinioni su questa piccola AU.

Ciao ciao.

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Parte II

 

Il giardino era immerso tra le ombre, le stelle brillavano nel cielo e le torce baluginavano nel leggero vento primaverile. Kara si mosse con naturalezza lungo il percorso che aveva seguito ogni anno per quindici anni. Quando fu sul punto di arrivare individuò una figura lì dove solo qualche giorno prima sorgeva il muro d’acciaio e magia.

Il suo cuore prese a battere mentre riconosceva la linea dura della mandibola, il naso sottile e la postura elegante.

“Desideravo tanto che fossi tu…” Ammise in un soffio, il cuore che le rimbombava nelle orecchie. La figura si voltò e incrociò i suoi occhi.

“Quando lo hai capito?” Chiese, Lena Luthor, con voce altrettanto leggera, gli occhi nascosti tra le ombre del viso. Kara tirò fuori dall’abito il ciondolo con la Luna e lo mostrò alla donna.

“Ti chiamano la Luna dei Luthor, perché sei nata in questo stesso giorno.” La donna annuì e mostrò il bracciale che teneva nascosto sotto la manica dell’abito.

“Il Sole degli El, che compie gli anni oggi.”

Avevano finto di non sapere chi ci fosse dall’altro lato del muro, perché ammetterlo avrebbe significato conoscere il nemico così intimamente da non poterlo più chiamare nemico.

Kara guardò verso il cielo e sospirò, poi si sedette a terra lì dove si era seduta tante volte. Lena la guardò per qualche istante poi la imitò sedendosi al suo fianco.

“Credi che la Luna si senta sola?” Le chiese dopo un lungo momento di silenzio. Kara si voltò a guardarla, Lena aveva chiuso gli occhi e parlava con la voce calma che aveva sempre avuto quando chiacchieravano una di qua e l’altra di là dal muro. Chiuse gli occhi a sua volte, felice di sentire la sua voce senza la distorsione della magia, felice di poterla avere accanto a sé, così vicina che allungando la mano avrebbe potuto toccarla.

“Le stelle hanno molte sorelle, il Sole è amato da tutti, ma la Luna… la Luna è sola e per quanto tenti di brillare è solo una pallida imitazione del Sole.” Continuò la donna.

“La Luna non è sola e non è una pallida imitazione.” Ritorse lei.

“Perché?” Chiese Lena, come faceva spesso quando lei contestava le sue parole. Kara sorrise nel percepire quel rituale durato quindici anni.

“Perché il Sole non smette mai di ammirarla.” Mormorò piano. Lena non disse nulla per un lungo istante poi Kara sentì le dita della donna sfiorare le sue. Con il cuore che accelerava allungò la mano e intrecciò le loro mani. Le dita di Lena erano setose e morbide, ma fredde, mentre le sue erano calde.

“Hai paura?” Chiese allora, Kara.

“Sì.” Rispose la donna.

“Perché?” Chiese e sentì lo sguardo della donna posarsi su di lei, con il cuore che batteva aprì gli occhi e incontrò quelli chiari e bellissimi di Lena.

“Perché stai per sposarti. Questa notte, finalmente, ho potuto guardarti negli occhi senza temere che tu leggessi in essi la debolezza che ho provato ogni volta che ci siamo sfidate in battaglia, quella paura di poterti fare del male, quella consapevolezza di doverci provare comunque. Ora, qui, posso guardarti negli occhi senza timori, ma presto non potrò più farlo…” La donna si interruppe, la sua voce si era leggermente incrinata perdendo la solita sicurezza. Il cuore di Kara batteva ancora più veloce.

“Perché non potrai più farlo?” Chiese in un sussurro, incapace di controllare il tremore nella sua voce. Lena inclinò la testa, osservando ogni dettaglio del suo viso, come se volesse memorizzarne ogni frammento.

“Perché quando sarai sposata dovrò nascondere i miei sentimenti per te.” Kara si sentiva rossa in viso e il cuore le batteva veloce come mai aveva fatto in battaglia. Aprì la bocca per chiedere ancora, ma Lena sollevò la mano posando due dita sulle sue labbra, implorandola di non chiedere ciò che non avrebbe potuto dire, ma che, lì, nel segreto di quel posto, sotto le silenziose stelle, avrebbe ammesso.

Kara rimase a lungo in silenzio cercando nel suo cuore le parole giuste da dire, la cosa giusta da fare. La mano di Lena lasciò le sue labbra e scese lungo la sua figura fino a fermarsi sul ciondolo che anni prima le aveva regalato.

“Un dono dal cielo.” Ricordò con un sorriso. Poi le sue labbra tremarono. “Sei stata la mia unica amica.”

“Non parlare al passato…” La supplicò lei, mentre la sua mano andava ad accarezzare il bracciale d’oro che Lena teneva al polso. Le sue dita però proseguirono seguendo la linea del braccio e salendo ad accarezzare il volto della giovane. Sentì che i loro cuori battevano veloci, quasi all’unisono. Guardò le labbra di Lena e lentamente si avvicinò ad esse, ma la donna scosse la testa e si tirò in piedi.

“Credo che tu debba tornare alla festa.” Kara rossa in volto si alzò in piedi. “Non pensare a quello che ti ho detto prima, l’Olsen e il principe di Daxam sono entrambi validi pretendenti.”

“Sì… ehm… certo…” Kara abbassò il volto incapace di sostenere lo sguardo di Lena i cui occhi erano di nuovo precipitati nell’ombra.

La donna fece un brusco cenno con la testa poi si allontanò decisa, tornando all’interno della grande sala della Festa.

 

Kara.” James le si parò davanti con aria seria, la figura imponente del guerriero sembrava evidenziata dal ricco vestito della festa, ma gli occhi di Kara non riuscirono ad ammirarne la bellezza perché sfuggivano alla ricerca di un’altra figura, molto più sottile, ma che spigionava eleganza ad ogni passo.

“Sì?” Chiese, cercando di concentrarsi, se le stava per chiedere di ballare doveva decidere quello che voleva e doveva farlo in fretta.

“Non dovresti dimostrarti così amichevole verso la Luthor.” Le sue parole furono come una doccia fredda per Kara, dopo sua madre anche lui? Ma come osava?

“Mi fido di lei e non credo che ti debba riguardare con chi mi mostro amichevole.” Ritorse e gli occhi del giovane si sgranarono dalla sorpresa, non si era aspettato una simile risposta da lei, sempre disposta alla mediazione e al buon umore.

“Io…” Cercò di dire, ma lei lo piantò in asso dirigendosi a passo deciso verso il tavolo con le pietanze del banchetto: doveva mangiare qualcosa perché era stufa di sentire quel fastidioso grumo nello stomaco.

“Salve principessa!” La salutò Mon-El intercettandola, evidentemente aveva visto come si era sbarazzata di James.

Mon-El.” Lo salutò lei afferrando un involtino e infilandolo tutto intero in bocca, dimenticandosi dell’etichetta.

“Fame?” Chiese lui, con aria divertita. Lei mugugnò un sì, mentre si infilava un secondo involtino in bocca. “Mi chiedevo… visto che James è, evidentemente, fuori dai giochi, balleresti con me, questa sera?” Kara si voltò scioccata verso il giovane, trangugiò l’involtino che aveva in bocca e alzò un dito puntandoglielo addosso.

“Fuori dai giochi? Il mio futuro, il nostro futuro assieme per te è un gioco?” Chiese sentendo tutta la frustrazione che aveva addosso fuoriuscire da lei come un uragano.

“No, certo che no… era solo un modo di dire e…”

“Un modo di dire? Parliamo, probabilmente, della scelta più importante della mia vita: la persona che vorrò accanto a me per sempre, un compagno, un sostegno, un amico, un amante. Qualcuno con cui ridere e piangere, qualcuno che sappia consolarmi o pungolarmi a migliorare, qualcuno che io possa rispettare e di cui possa fidarmi.” Kara cercò di calmarsi conscia che stava attirando l’attenzione degli ospiti.

“Ecco… io vorrei essere quella persona, sì.” Mormorò il ragazzo cercando di recuperare il terreno perduto con l’infelice frase di poco prima. Kara lo guardò a lungo, ma non erano i suoi occhi quelli in cui voleva specchiarsi. Sospirò e alzò la mano incontrando il ciondolo della luna che ancora pendeva al suo collo.

“Mi dispiace.” Disse al ragazzo e poi si allontanò, la scelta era chiara davanti ai suoi occhi eppure era qualcuno che non avrebbe potuto avere.

 

Alex, come sempre, riuscì a trovarla mentre lei lanciava delle pietre in una delle fontanelle del giardino.

“Cosa succede? Tua madre mi ha detto che dopo aver rifiutato sia James che Mon-El sei sparita.” Kara rimase in silenzio e la ragazza annuì appoggiandosi accanto a lei, aspettando.

“Non voglio nessuno dei due.” Ammise alla fine Kara, con un sospiro abbattuto.

“Va bene, sei stata coraggiosa a rifiutarli anche quando sarebbe stato più facile e comodo scegliere uno di loro.” Kara si voltò a guardarla e Alex sgranò gli occhi nel vedere le lacrime scenderle lungo il viso, lacrime silenziose, ma che mostravano la grande sofferenza della ragazza che aveva saputo sollevare il morale a tutti anche dopo le battaglie più difficili.

“Cosa succede, sorellina?” Non la chiamava spesso così, erano sorelle di spirito non di sangue, ma quando lo faceva era per tirarle su il morale.

“Credo…” Scosse la testa e ricominciò. “Ti ricordi che ti dissi di aver perso il bracciale che mi aveva regalato mamma, quando avevo dieci anni?” Alex corrugò la fronte, cercando di ricordare, poi annuì, si erano prese due settimane di punizione per quella storia del bracciale. “Non era vero.”

“Come?” Alex la fissò stupefatta, Kara non sapeva mentire, non a lei almeno, e non lo aveva mai fatto.

“Lo avevo regalato…”

“Regalato? A chi? E perché non me lo hai detto?”

“Ero uscita in giardino, ricordi?” Al suo vago cenno di assenso Kara continuò. “Ho sentito piangere, era una bambina, dall’altra parte del muro.” Indicò con il mento il salone buio dei Luthor e Alex la fissò sempre più perplessa. “Ho parlato, abbiamo parlato e lei ha detto che era il suo compleanno, era triste e io… io le ho lanciato il bracciale. In cambio, lei mi ha lanciato questo.” Kara aprì il palmo della mano e mostrò il ciondolo d’argento con lo zaffiro incastonato.

“Una Luna?” Chiese Alex sgranando gli occhi, immediatamente consapevole di ciò che significava.

“Lena Luthor era quella bambina.” Ammise e Alex rimase in silenzio per un lungo istante, poi si strinse nelle spalle.

“Va bene…”

“Non ho finito.” La interruppe Kara. “Quella fu la prima volta, ci siamo incontrate ogni anno, in questa notte, accanto al muro, per quindici anni abbiamo passato un’ora a chiacchierare. Quel momento era speciale, io so chi è, conosco il suo cuore e lei conosce il mio.”

“Questa notte hai scoperto che era lei la ragazza che incontravi?” Le chiese Alex iniziando a capire, però Kara scosse la  testa con aria colpevole.

“In realtà l’ho scoperto qualche anno dopo la prima volta, quando avevo tredici o quattordici anni. Ricordo ancora mia madre che parlava della Luna dei Luthor… non ci ho messo molto a fare due più due e per lei è stato lo stesso, immagino.”

“Avete continuato a incontrarvi anche sapendo che poi sareste scese in guerra una contro l’altra il mattino dopo?” Chiese stupefatta Alex.

“Noi… noi non lo abbiamo mai detto, non ce lo siamo mai confidate, era… era un momento nostro, non c’era il mondo, non c’era la guerra, solo io, lei e le stelle sulla nostra testa.”

“E un muro di acciaio e magia a ricordarvi perché non dovevate parlare!” Scattò Alex passandosi la mano tra i capelli.

“Alex…” La donna scosse la testa cercando di assimilare quella verità sulla sua protetta, incredula che per tutti quegli anni vi fosse tra loro un simile segreto. “Io sono innamorata di lei.” Mormorò però Kara e quelle parole lasciarono la giovane donna a bocca aperta.

“Tu, cosa?” Kara strinse nel pugno il gioiello a forma di Luna e sospirò.

“E… e credo che lei provi lo stesso per me.”

“Questo è troppo.” Alex si lasciò cadere sul bordo della fontana incurante dell’abito che si sgualciva, i gomiti appoggiati alle gambe mentre i palmi delle mani le sostenevano la testa.

“Ho bisogno che tu mi aiuti.” Supplicò Kara e lei alzò il viso a fissare le nuove lacrime che facevano brillare le sue guance.

“Come posso aiutarti?” Chiese allora lei, incapace di veder soffrire la sua sorellina.

“Dimmi di dimenticarmene… dimmi di scegliere un guerriero che vada bene alla mia famiglia e io lo farò.” Alex scosse la testa, continuando a guardarla.

“Non posso… non posso dirti una cosa simile.”

“Perché?” Chiese, disperata, Kara.

“Perché tu l’ami!” Ritorse Alex. Conosceva la giovane El come le sue tasche e finalmente, ora che aveva un quadro completo della situazione, comprese molte cose che prima aveva ignorato.

“Non posso!” Ripeté ancora Kara. Alex prese un profondo respiro e si tirò in piedi.

“Non hai tremato davanti alle battaglie più difficili, non hai ceduto davanti alla sconfitta, ritirando le truppe con scaltrezza e limitando al massimo le perdite, non hai permesso, mai, che un solo civile cadesse vittima della guerra, non ti sei mai sottratta a un dovere scomodo, non hai mai chiesto a qualcuno di sostituirti anche quando la decisione da prendere era difficile.” Alex la guardava dritta negli occhi con severità, ma adesso addolcì lo sguardo. “Ora ti sei innamorata, non permettere che qualcosa come un nome si metta tra te e colei che il tuo cuore ha eletto.”

“La mia famiglia non lo accetterà mai.” Le lacrime non cadevano più dagli occhi di Kara e la sua voce aveva smesso di tremare, Alex sorrise accarezzandole il volto con gentilezza.

“Questa è la Festa del Sole e della Luna, mia coraggiosa sorella, danza con lei nel salone della Festa e nessuno potrà sciogliere il vostro impegno davanti al regno.”

 

Kara sentiva il cuore batterle veloce nel petto, Alex le aveva chiesto di essere coraggiosa, ma lei non doveva sfidare la sua intera famiglia davanti a tutto il regno e poi Maggie avrebbe detto di sì al volo, Lena invece… e se avesse detto di no? Se l’avesse rifiutata davanti a tutti? Le sue mani tremavano e Kara le strinse con forza, sul petto il suo stemma araldico brillava, così come brillava il ciondolo d’argento.

Mentre attraversava la stanza molti sguardi si fermarono su di lei seguendola, forse colpiti dalla sua inusuale serietà.

Incrociò lo sguardo di Alex che le sorrise fiduciosa, cercando di infonderle in coraggio che vedeva mancare ai suoi passi.

Si mosse fino a vedere la figura di Lena, le era di spalle e stava parlando con Kal, Kara poteva immaginare che il ragazzo, sempre educato e gentile, nell’averla vista da sola aveva fatto lo sforzo di andarle a parlare. La situazione peggiorava ancora di più per lei, ora avrebbe dovuto parlare davanti al cugino. Cercò con gli occhi Lois, sperando in un suo aiuto, ma la ragazza chiacchierava con la sorella, Lucy, ed era distratta.

Kara prese un profondo respiro e poi un altro, cercò di cadere nella calma che le permetteva di levitare sul campo di battaglia, scagliando fulmini dagli occhi o gelando i nemici con il suo respiro, ma le era impossibile, non con il cuore che batteva così veloce.

Si fermò alle spalle della donna e accarezzò il ciondolo in un ultimo tentativo di calmarsi. Kal la notò e Lena si voltò perplessa. Quando i loro occhi si incontrarono Kara vide un bagliore, presto nascosto, brillare in quelli di Lena.

Kara, va tutto bene?” Le chiese Kal premuroso e probabilmente preoccupato nel vederla così visibilmente agitata. L’intera stanza sembrò cristallizzarsi, come se ogni occhio e ogni orecchio fosse fisso su di lei. Kara si schiarì la gola annuendo a Kal e poi fissando il proprio sguardo su Lena.

“Lena Luthor, posso… posso…” Si interruppe, abbassando gli occhi, le parole della formula rituale le sfuggivano dalla mente. Kal guardò verso i genitori con aria stupefatta, mentre nella stanza ogni residuo di conversazione spariva. Le sembrò quasi di sentire Alex che le chiedeva di respirare e così lo fece, respirò e tornò a guardare Lena che, immobile, aspettava.

“Lena Luthor, posso avere il piacere di danzare con te, in questa notte lunga un giorno e per tutti i giorni e le notti che seguiranno?” Questa volta la sua voce non aveva tremato, Lena rimase in silenzio, ma lei tese la mano, inchinandosi, senza distogliere gli occhi da lei, ma ammirando ogni sfumatura verde azzurra del suo sguardo, aggrappandosi al silenzio che era mille volte meglio di un rifiuto.

“Come può la Luna dire di no allo sguardo del Sole?” Mormorò infine la donna e sulle sue labbra apparve il sorriso più bello che Kara avesse mai visto. La donna tese la propria mano e prese la sua, le loro dita si intrecciarono e Kara, emozionata, la condusse al centro del salone.

Il silenzio non era ancora stato spezzato, ma la giovane El non si chiese se la musica avrebbe suonato per loro, perché nel suo cuore essa risuonava già.

Piano, piano iniziò a muoversi seguendo un ritmo che solo lei e Lena conoscevano, poi eccola la musica iniziare a scandire i loro passi. I loro occhi erano intrecciati, i loro lunghi abiti sfrusciavano sul pavimento di marmo, mentre loro due danzavano eleganti e bellissime sotto lo sguardo stupefatto dell’intero regno.

“La tua famiglia non approverà…” Bisbigliò Lena.

“Oh, non piacerà neanche alla tua di famiglia.” Ricordò Kara e Lena le sorrise. Volteggiarono una, due e tre volte.

“Lena, quali sentimenti avresti dovuto nascondere ai miei occhi?” Chiese Kara, Lena le aveva detto di sì, ma non aveva ancora detto cosa provava per lei. La donna sorrise, volteggiò ancora una volta e poi si fermò davanti a lei. I loro sguardi non si erano mai lasciati e, ora, Kara poté leggere negli occhi chiari di Lena tutta l’emozione che l’albergava, ma la donna non disse nulla, invece, dolcemente si avvicinò a lei fino a quando non chiuse le palpebre e posò le proprie labbra sulle sue.

Avrebbero potuto essere sole per quanto ne sapeva Kara, perché quel bacio annullò ogni cosa esistente se non il corpo che poteva stingere contro di lei. Le loro labbra si fusero in un bacio dolce, pieno di promesse e aspettative per il futuro. Poi Lena si tirò indietro e sorrise commossa, non vi era bisogno di parole, ora Kara lo sapeva: Lena Luthor l’amava.

Sorrise felice, non importava cosa avrebbero detto i suoi genitori o cosa avrebbe detto il mondo. Nulla aveva importanza.

Il Sole degli El e la Luna dei Luthor non avrebbero mai smesso di brillare una per l’altra.

 

 

 

Note: E così finisce anche questa piccola storia. Spero il finale vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo! J

 

Vi ringrazio per aver letto e recensito, come sempre spero di poter condividere altre storie con voi in futuro.

 

Ultima cosa: sentitevi liberi di spoilerare l’episodio appena uscito (2x12).

Ciao ciao

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