Escursione sulle Montagne Gelide

di Lady I H V E Byron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Montagna ***
Capitolo 2: *** Gli animali ***
Capitolo 3: *** L'eco ***
Capitolo 4: *** La dalish ***
Capitolo 5: *** Zevran, il Latin... ehm! l'Antivan Lover ***



Capitolo 1
*** La Montagna ***


Note dell'autrice: fanfiction di risposta a: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3639794&i=1
Vi avverto che nessun personaggio interpreta radicalmente le parti uno di Aldo, uno di Giovanni e uno di Giacomo; tutti fanno tutti, non so se mi spiego...
Buona lettura!

 
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-ALISTAAAAAIR!!! Non muovere la corda in quel modo che è pericoloso!-
Sembrava una giornata perfetta per distrarsi, anche un solo attimo, dalla Prole Oscura e dalla guerra civile di Loghain.
Non sembrava ci fosse nemmeno l’ombra di questi conflitti.
Il cielo era limpido, senza una nuvola, illuminato dal sole.
Secondo Zevran, il gruppo dei Custodi non poteva sprecare un giorno così in combattimenti o questioni politiche.
Avevano tutti bisogno di una pausa, almeno per riprendere fiato e riordinare le idee.
Per i maschi, infatti, l’elfo aveva due opzioni: o il bordello “La Perla” o una bella scalata sulle Montagne Gelide.
Oghren avrebbe preferito volentieri il bordello, ma, purtroppo per lui, gli toccò la scalata.
Le donne, invece, erano rimaste a Denerim, nella tenuta di Arle Eamon, insieme ai Custodi Amell.
Questo era l’ordine in cui la componente maschile del gruppo stava scalando: Zevran, in cima, Sten, Oghren e Alistair (in caso di caduta improvvisa del precedente; doveva esserci Sten, ma il qunari aveva rifiutato).
Scalavano tutti senza problemi, ma il nano era quello più nervoso di tutti: scalava a scatti, con i nervi a fior di pelle. Non aveva ancora superato completamente la fobia dell’aria aperta.
-Questo perché tu stai serrato!- lo rimproverò Zevran, mettendo una mano su un appiglio e dandosi la spinta per salire –Muoviti, Oghren! Non possiamo stare qui tutto il giorno!-
-La fate facile, voi due, che trovate tutti gli appigli!-
-No. Avevo messo il piede su quella sporgenza lì.-
-Dove…?- domandò il nano, guardando ogni punto della parete rocciosa.
-Eh?-
-Dove, ho detto!-
-Quello là a forma di… zoccolo di halla.-
-Zoccolo di halla?! SO A MALAPENA CHE COS’E’ UN CAVALLO, FIGURIAMOCI UN HALLA!-
Sten non ne poteva più di subire le grida dei due compagni: li avrebbe volentieri presi per la collottola e scaraventati giù per la collina. Ma non poteva, non i quel momento e non in quella situazione. Si limitò a sospirare, quasi ringhiando. Si domandò come mai Alistair non si stesse lamentando per le paranoie del nano. Era più silenzioso del solito.
-Dai, su, stai serrato!- proseguì Zevran, continuando a salire, seguito dal qunari.
-Ehhh! Non sono serrato!-
-Ricordo che avevo messo il piede destro lì.-
-Dove? Doveeeeh?!-
-Mmmh!- continuò a ringhiare Sten.
-Non vedi quella sporgenza lì?!- domandò l’elfo, anche lui quasi al limite della pazienza.
-NO! NON LA VEDO!-
-Quella sporgenza a forma di nido di drago!-
-Nido di drago…? Deve essere un drago molto piccolo, perché non riesco a vederlo! Ma è a forma di nido?-
-Oghren la vuoi smettere?!- tuonò Sten, stufo di sentire continuamente la voce del nano –Mi stai facendo innervosire! Scala e stai zitto!-
-Ma come faccio a scalare se non so dove arrampicarmi, gigantone?!-
-Ma non vedi quell’altra sporgenza?- si intromise Zevran.
-No, le vedi solo tu, orecchie a punta!-
-Quella a forma di orecchio di gurgut!-
-Orecchio di gurgut… MA DEVO ESSERE MORRIGAN O UN CACCIATORE PER SCALARE LA MONTAGNA?!-
Per fortuna, erano quasi sulla cima. L’elfo di Antiva fu il primo a scorgersi. Vide uno spiazzo enorme di fronte a lui, circondato da una semiconca alta circa un paio di metri, con vista su Haven.
-Siamo arrivati, comunque.- annunciò, scavalcando la conca e cominciando a scivolare lentamente sulla corda, assicurandosi che fosse ben legata al suo zaino.
Anche il qunari raggiunse lo stesso punto e cercò di imitare il compagno, nella discesa.
Oghren era ancora un po’ titubante.
-Era ora, non ne potevo più, accidenti!- continuò a lamentarsi, nonostante le minacce -Ma che cosa sta succedendo, qua? M-ma come cazzo ho fatto a cacciarmi in questo guaio?! Ma non potevo rimanere a Denerim?! Perché non avete esteso l’invito anche a sorella Leliana?! Poteva venire lei al mio posto! Che qui la roccia è tutta franabile!-
Franabile.
Quella parola suonò strana anche nelle orecchie dell’elfo, che stava sciogliendo i nodi degli zaini per aver una presa migliore sulla fune e per aiutare il nano a salire.
-Casomai sarà “friabile”, non “franabile”.- corresse Sten, toccando il terreno –Dovresti anche saperlo, sei nato e cresciuto a Orzammar…-
-Sarà, ma resta il fatto che “frana” non è che “fria”!-
-Dai, smetti di lamentarti e vieni su! Un ultimo sforzo!-
Tremante, anche la faccia barbuta di Oghren spuntò sulla cima della conca.
-Ci sei?- domandò Zevran.
-C’è stato un mezzo miracolo lì.- disse il nano, ancora sul chi vive, e rivolgendo sguardi nervosi verso il cielo –Sono riuscito a passare. Tanto basta che voi due stiate davanti, non vi preoccupate di me.-
L’istinto dell’elfo di lasciare la corda per non sentire più le sue lamentele era forte, ma poi si ricordò che c’era anche Alistair.
-Qui è anche liscio come il marmo…!-
-No, avevo messo il piede lì sulla tua destra. Lì su quello spuntone.-
-Non lo vedo. E’ liscio come il marmo, ti sfido a trovare qualcosa… Sono bloccato qui!-
-A forma di vertebra di dorsopiumato.-
Oghren non ne poteva più dei paragoni del compagno. Incrementavano il suo nervosismo.
-Avanti! Dimmi come è fatta un dorsopiumato!-
Zevran assunse un sorriso da furbo sul volto.
-Ho detto “vertebra”. E’ all’interno del corpo, quindi non si vede. Eheh…- ridacchiò, incurante del disagio del compagno, che serrò le labbra carnose.
-Sì, si salva sempre, questo stronzo…- borbottò, prima di guardare in basso.
Aveva trovato qualcosa, in cui aveva messo il piede.
-Comunque, ho trovato un buco.- disse, salendo –Spero non sia il culo del dorsopiumato…-
Finalmente, anche lui era vicino ai due compagni. Si alzò sulla conca, ma si fermò nuovamente. Non sapeva come scendere.
-Dai, bravo, così…- aveva detto l’elfo.
-E adesso issati e metti il piede lì.- aggiunse Sten, indicando uno spuntone sulla conca.
Oghren lo guardò stranito, anche Zevran.
-Ho detto, issati e metti…- Nessun movimento da parte del nano. –Tirati su!-
-E dì “tirati su”!- fu la risposta, con tono nervoso.
-Ok, bravo, così…- mormorò Zevran, appena il compagno era riuscito a seguire le indicazioni del qunari -Oh… Oh, Hoplà!-
Oghren tirò un sospiro di sollievo al pensiero di non essere ancora caduto. Era riuscito a scavalcare la conca.
-Bene, adesso turnica e metti il piede sinistro lì.- proseguì Sten.
Usava parole troppo forbite per menti come quelle di Oghren e Zevran.
-Turnica e…- si accorse nuovamente degli sguardi dei compagni -GIRATI!-
-E DI’ “GIRATI”!- tuonò il nano –MA CHE DEVO ANDARE IN GIRO CON IL VOCABOLARIO IN MANO?!-
–Dai, metti il piede dove ti ho detto.-
-No! Quello dietro!- si intromise bruscamente Zevran, indicando lo stesso spuntone indicato da Sten.
Infatti, il piede destro di Oghren vagava nel vuoto, senza trovare niente, oppure andava nella direzione opposta rispetto a quella indicata dai compagni.
-No! Quello dietro…! NO! Il destro non incrociarlo o cadi! Mettilo dietro!-
-HO CAPITO!- esclamò nuovamente il nano –Però parla piano!-
-Quello dietro là!- ripeté l’elfo, più lentamente, scandendo bene le parole.
Sten continuava a scuotere la testa, come per dire “Sono circondato da deficienti…”.
-Devo saltare sul posto?-
-Macché saltare sul posto! Quello lo porti dietro.-
-Ah! Allora specifica, orecchie a punta!-
-E adesso arrotati e vieni giù.- riprese il qunari –Arrotati e…- gli sguardi dei compagni furono nuovamente straniti, a tal punto che sospirò ed esclamò –GIRATI!-
-E DI’ “GIRATI”, PER LA PIETRA!-
Sten, a quel punto, perse la pazienza.
-CAZZO! CONOSCI SOLO DUE VOCABOLI: “TIRATI SU” E “GIRATI”!-
Oghren e Zevran furono stupiti da tale gergo, oltre che allarmati. Non lo avevano mai visto così arrabbiato: non verbalmente, almeno.
-Zevran, continua tu, te ne prego. Io getto la spugna! Mi sono già stufato di questo qui…- concluse, dando le spalle alla conca, seccato.
Il nano fu nelle mani dell’elfo. Mancava poco affinché anche il primo toccasse terra.
-Ok, Oghren, ci sei?- disse il secondo, simulando una caduta –Adesso developpa giù così.-
Se lo sguardo minatorio che seguì fosse stato una freccia, Zevran sarebbe morto.
Anche Sten si voltò, offeso per lo scimmiottamento.
Ridacchiò.
-Scherzavo, scusa.-
-SENTITE, FANCULIZZATEVI TUTTI E DUE CHE SCENDO DA SOLO!- tagliò corto l’altro, mostrando il dito medio.
Scese, continuando a tremare, cercando di prendere tutti gli appigli che poteva. Ad un certo punto, non trovò più niente. I suoi piedi vagavano nel vuoto, ogni tanto si appoggiavano sulla conca, in procinto di risalire.
-Dai, ci sei quasi. Lasciati andare.-
-Non ci vedo, elfo. Se non vedo non mi fido!-
Il qunari calcolò la distanza tra i piedi del nano e il terreno sottostante. Era veramente minima.
-Mancano quattro dita.- disse questi.
-Non vedo, ho la sensazione del vuoto.-
-Dai, Oghren, mancano quattro dita!-
-Non mi fido! E se poi cado da un’altezza inimmaginabile?-
-Ma fidati!-
-No! Sapete che c’è? Io risalgo la montagna e tanti saluti!-
Senza aggiungere altro e serrando le labbra, il qunari prese il nano per la collottola, staccandolo dalla conca.
-Ora mi stai facendo arrabbiare…!-
-NONONO!!! Oh.-
L’imbarazzo che provò l’ultimo, appena toccato terra, lo faceva sentire più piccolo di come già era di statura.
Zevran non aveva detto nulla sull’imprecazione del compagno: per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridacchiare.
-Quattro dita mancavano...- disse Sten, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Ehm… avevo la sensazione del vuoto.- si giustificò Oghren, ancora imbarazzato –E poi non c’è da fidarsi di voi qunari per quanto riguarda le distanze. Tra un po’ le vostre quattro dita sono alte quanto me…-
Il tutto fu seguito dall’ennesimo sospiro.
Nel frattempo, l’elfo stava tirando la corda, per aiutare Alistair a salire.
Stava scivolando troppo velocemente.
Qualcosa non andava.
E Sten fu l’unico fra i tre a sospettare qualcosa.
-Prendi esempio da Alistair, nano. Ha ascoltato le mie indicazioni e sta trovando tutti gli appigli.- disse Zevran, osservando il citato sorridendo in modo furbo.
-Ehm, Zevran…- mormorò Sten, cercando di attirare l’attenzione dell’elfo, invano.
-Viene su come un camoscio, viene su…-
-Zevran…-
Niente. Zevran lo stava ignorando.
-Bravo, Alistair, ti…!-
Non finì la frase, che si ritrovò l’ultimo capo della corda in mano.
Aveva i fili districati, come se fosse stata tagliata.
L’elfo la esaminò con stupore da tutti i lati, Oghren rimase con la bocca aperta dallo sgomento, mentre il qunari sospirò di nuovo, scuotendo la testa e incrociando le braccia.
-Io te lo stavo per dire…- mormorò –Ma tu non ti eri reso conto che non c’era peso attaccato?-
-Ehm…-
-Quello ti sembra Alistair?- domandò, indicando la fine della corda.
Zevran la rimirò, alzando le sopracciglia.
-Cavolo. Se è lui gli sono venuti i capelli bianchi…- commentò -Ma come, poi?-
Sten si batté le mani sui fianchi, dall’idiozia della risposta, per poi prendere la corda e gettarla per terra.
Il nano non si era mosso di un passo. Era come paralizzato.
-Va bene, va bene…- continuò l’elfo, togliendo la corda anche dal terzo zaino, per poi mettere la mano su uno spuntone –Vado a cercarlo. Spero solo abbia trovato degli appigli sicuri. Tieni qui, Sten. Al mio segnale tiraci su.-
-Ricevuto.-
Oghren rimase con lo sguardo fisso sulla corda, soprattutto sulla fine. Non era sicuro se era stata tagliata o se si fosse veramente spezzata. L’unico fatto certo era che Alistair non era lì.
Il panico gli tornò, più forte di prima.
Scattò verso Zevran e lo tirò per i calzari.
-A-a-aspetta…!- balbettò, deglutendo –Scendi che ragioniamo tutti…-
-Ragioniamo…?- domandò, confuso, l’assassino.
-Sì, ragioniamo. Allora… lì si è staccata la corda… Ho vissuto in una città sotterranea, ma so che quando una corda si spezza non è un buon segno… Scendi, che ci programmiamo come fare…-
Entrambi i compagni si osservarono allibiti.
-Ci programmiamo…?-
-Zevran, sei proprio uno scavezzacollo! Succede qualcosa, subito ti ci precipiti…!-
-Ma che problemi hai…?- aggiunse Sten.
-Problemi?! QUALI PROBLEMI! IO NON HO PROBLEMI!- Oghren diventava sempre più nevrotico e paranoico -Che la notte rimango solo! Già ho paura che il cielo possa risucchiarmi da un momento all’altro!-
-Ma cosa, "solo"? Ma se c’è Sten con te!- aggiunse l’elfo.
-Questo non è molto confortante!-
-Ehi!- esclamò, offeso, il citato.
-Ma tanto qui non c’è niente! Se il tuo timore sono i Prole Oscura…-
-Non si tratta dei Prole Oscura! Quelli mi fanno un baffo!- continuò ad imprecare il nano, tirando la corda -La mia paura di essere risucchiato dal cielo è amplificato col niente! MA LO VOLETE CAPIRE CHE HO VISSUTO AD ORZAMMAR PER LA MAGGIOR PARTE DELLA MIA VITA?!-
-NON TIRARE!- rimproverò Zevran, tenendo la corda.
-E cosa mi dici di Alistair?!- aggiunse Sten.
-TANTO PER LUI NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE!-
-Calmati!-
-RENDETEVENE CONTO! NON ATTACCATEVI ALLE COSE! ACCONTENTATEVI DI AVERNE PERSO UNO! SCENDI, ZEVRAN! SCENDI!-
-Calmati!-
-TI PREGO, RAGIONIAMO!-
Stufo delle urla, il qunari perse di nuovo la pazienza e diede delle botte al nano, una più forte dell’altra.
-CALMATI-TI-TI-TI!- esclamò, ad ogni colpo.
Oghren si era difeso, ponendo le braccia come uno scudo.
Zevran, sottovoce e con il pollice alzato, fece: -Bella mossa…-
Seguì un breve momento di silenzio.
Il nano taceva.
-Ti sei calmato?- domandò Sten.
L’altro abbassò le braccia, riflettendo, poi, le mise nuovamente a scudo.
-Ancora uno.-
Era pronto a ricevere il colpo, ma Zevran aveva fermato il compagno in tempo, indicando se stesso.
Rapido, strinse forte due zone della gola di Oghren, appena sotto la mandibola, che gli provocò lo svenimento.
Sten si abbassò, quasi allarmato.
-Ma che…?!- esclamò –L’hai ucciso?-
-No, tranquillo.- lo tranquillizzò l’elfo, prima di riprendere a salire –Si riprenderà presto. Purtroppo. Ma sarà calmo al suo risveglio. Torniamo a noi. Dammi corda. Ricordi cosa devi fare, no?-
-Sì, al tuo segnale tiro su te ed Alistair. Ma tu stai attento.-
-Certo che sto attento. Gente come me non si trova in giro…-
Dei rumori sospetti attirarono l’attenzione del qunari. Dei passi leggeri. Accompagnati da un motivetto cantato a bocca chiusa. Erano sempre più vicini.
Fu solo quando l’autore di quei rumori si manifestò che Sten si schiarì la voce e tirò la corda.
-Che fai? Tiri anche tu?-
-Indovina chi c’è qua?-
Anche Zevran rimase stupito: Alistair.
Sembrava completamente illeso. Rilassato. Di buon umore. Talmente tanto che ballicchiava e imitava Leliana mentre suonava il suo liuto.
Oghren si risvegliò proprio in quel momento.
-Eh? Che è successo…?- poi notò il giovane e sgranò gli occhi –E tu da dove salti fuori?!-
-C’è il sentiero.- fu la risposta di quest’ultimo, indicando un passaggio nella conca.
Il nano fu più sconvolto di prima.
-U-un sentiero…?!-
-Già. L’ho intravisto vicino ad una roccia a forma di coda di Zannelucenti.-
-Eccone un altro…-
-Scusate, non ne potevo più. Soprattutto di sentire le continue lamentele di Oghren, oltre a sorbirmi i suoi peti. Inoltre, era lentissimo e mi stava facendo venire i nervi. Per questo ho colto l’occasione e ho letteralmente tagliato la corda e proseguito fin qua.-
 
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Cassandra: Ehi, Josephine, che hai?
Josephine: Sai che questo animale non vuole nemmeno giocare a palla con il mio cuginetto?
Cassandra: Dai, Blackwall, con il cuginetto...
Blackwall: Ti ho detto che c'ho provato, Josie! Non rimbalza!

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Capitolo 2
*** Gli animali ***



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Quasi imbarazzato, Zevran scese dalla conca.
-Beh, io… lo sapevo che c’era il sentiero…-
Oghren lo guardò minatorio.
-LO SAPEVI?!- tuonò –MA CHE CORAGGIO HAI DI DIRLO ADESSO?! PERCHE’ NON ABBIAMO PRESO IL SENTIERO?!-
-Ma per farvi fare un’esperienza nuova…-
-E NON TI SEI PRESO NEMMENO LA BRIGA DI CHIEDERE IL NOSTRO PARERE?!-
-Senti, quanto è fatto è fatto. Non possiamo tornare indietro. Soddisfatto?-
-Per niente! Sono stanco!-
Sten sbuffò, senza dire altro, mentre Alistair non faceva altro che osservare il nano, ridacchiando.
-Ehi, Zev, ma quanto si è cagato sotto il nostro “cielofobo”?-
-Davvero spiritoso…- fu la risposta, maleducata –Volevo vedere te lì, cretino…-
-Beh, io ho scelto la via facile… Non è mica facile scalare le Montagne Gelide, specie con tutta questa neve. Dovremo accendere un bel fuoco, tanto per cominciare, e montare le tende, o si morirà di freddo, stanotte.-
-Giusta osservazione…- commentò Zevran –Sten, tu vai a raccogliere della legna per il fuoco. Alistair, visto che sei il più riposato di tutti noi, monterai le tende.-
Il Custode Grigio alzò le sopracciglia.
-Perché devo montare io le tende?-
-Perché Sten sta andando a prendere la legna.-
Seguì un ringhio, ma non da parte di Sten.
-Va bene, ho capito.- sbuffò Alistair -Poso lo zaino e mi metto all’opera… voi rilassatevi pure, stronzoni…-
Non era mai stato pratico di cose simili. Per lui era più facile combattere da solo contro un intero esercito di Prole Oscura, che montare una tenda per la notte.
-Piuttosto…- proseguì l’elfo –Come siamo messi a provviste?-
-Io ho portato da bere!- rispose il nano.
-E per quanto riguarda il mangiare?-
Nessuna risposta.
Un breve momento di imbarazzo regnò in quello spiazzo solitario.
-Non ci pensava Alistair al cibo?-
Sentendosi di nuovo chiamato, il giovane si voltò.
-Io? Oghren, avevi detto che avresti pensato tu alle provviste!- ribatté.
-Io ho detto che avrei pensato alle bevande!-
-Alistair, ma sbaglio o il tuo zaino è vuoto?- osservò Zevran, con aria sospetta.
Infatti, lo zaino sfilato dal citato si era praticamente piegato su se stesso.
-Tu mi hai detto “Porta lo zaino.”…-
Sten batté nuovamente le mani sui fianchi.
-Mi sembra di essere circondato da deficienti!- si lamentò, prima di dirigersi verso un luogo dove avrebbe preso della legna per il fuoco –Io l’ho anche detto agli Amell, come fanno a vivere con dei deficienti come voi! Oghren e Alistair, insieme, non fanno nemmeno un cervello! Anzi, mettiamoci anche te, Zevran, così siamo a posto! Io… io non ho parole…-
-Ma perché in ogni cosa che faccio, risulto sempre un idiota…?- rifletté il Custode Grigio, mentre prendeva un lenzuolo bianco dallo zaino di Sten, in cui vi erano le parti che componevano le quattro tende in cui avrebbero dormito.
Zevran richiamò tutto all’ordine, mentre riavvolgeva la corda.
-Pazienza. Mangeremo bacche, muschi, licheni, o uccidiamo un animale e ce lo cuociamo al fuoco, come facciamo di solito.-
-Sì, certo… un beneficio per il mio mal di pancia!- aggiunse Oghren, incrociando le braccia –E me lo dice sempre Wynne, che se ne intende di queste cose. E’ una bravissima curatrice, quella buona donna…-
-Curatrice?- derise Zevran -Ma se tra un po’ ti ci vogliono quindici anni per curare un raffreddore, con tutte le malattie che dici di esserti preso da quando sei uscito dalla città sotterranea…-
-Già, e come se non bastasse, ho anche problemi nella digestione, come faccio?-
-Allora facciamo anche trenta!-
Sten era già tornato con dei rami secchi sulle mani e Zevran contribuì nell’accendere il fuoco, strofinando uno dei suoi pugnali su un sasso, creando delle scintille.
Alistair era ancora alle prese con la prima tenda. Cercava di distendere il lenzuolo, ma per qualche strano motivo, come il suo zaino, appena toccato terra si piegava su se stesso.
Oghren, ormai ripreso dal nervosismo di poco prima, era rimasto ad ammirare il paesaggio che si stagliava su Haven: i raggi del sole del tramonto stavano accarezzando la neve che si posava sopra i tetti del villaggio. E non solo: anche gli alberi, i sentieri… Uno spettacolo che non potevi credere che sarebbe stato distrutto dai Prole Oscura.
-Però, Zevran…- mormorò, facendo avvicinare l’elfo –Devo dire che, nonostante tutto, hai scelto un bel posto, in montagna.-
-Come li scelgo io i posti di montagna, non c’è nessuno al mondo.- si vantò l’altro –Il vantaggio di essere stato un Corvo, è quello di aver viaggiato e scoperto posti nuovi, a volte belli. Dovrei essere chiamato il Re della Montagna! A proposito… ho qualcosa che ti solleverà ulteriormente il morale…-
Senza pensarci due volte, tirò fuori due sigari. Il nano si illuminò.
-No! Li hai ripresi! E’ erba buona?-
-Non saprei, perché non lo scopriamo?-
Accesero i propri sigari con il fuoco del falò e aspirarono. Uscì del fumo dalle loro bocche, seguito da una lieve tosse del nano.
-Per la Pietra! E’ forte da spaccarti la gola questa roba qua!-
Sten annusò il loro fumo.
-Ma cosa fate, voi due, FUMATE?!- esclamò, scattando in piedi –Ci siamo arrampicati per mille metri e voi due fumate?!-
In sua difesa, Zevran mostrò il suo sigaro.
-C’è! Ma vuoi mettere come si sente un sigaro del Rivaini a mille metri di altezza, al freddo e al gelo?-
La risposta non si fece attendere: il qunari, dopo aver inarcato per mezzo secondo gli angoli della bocca verso il basso, strappò i sigari dalle mani dei compagni e li calpestò sotto i suoi piedi.
-Guarda come si sentono, guarda. Guarda.- intimò, indicando in basso.
Anche Oghren diede un’occhiata.
-Io direi non troppo bene.- commentò, indifferente. In realtà, era stufo di urlare. O meglio, era stanco.
L’elfo, invece, assunse uno sguardo dispiaciuto.
-Dieci sovrane calpestate così…-
Alistair stava quasi perdendo la pazienza con il lenzuolo. Per renderlo perfettamente aderente al suolo, dovette ricorrere ad una soluzione quasi estrema, nonché bizzarra: fermò due angoli con i piedi e gli altri due li strinse nelle mani.
“Speriamo che il terreno non sia così duro come sembra…” pensò, prima di fare un lungo respiro di concentrazione –Ultimo tentativo… Hop!-
Si sbilanciò in avanti, cadendo prono. Il lenzuolo era finalmente disteso come voleva, ma aveva rischiato di rompersi qualche osso o compromettere la zona importante.
Zevran e Oghren ridacchiarono, appena scoprirono cosa aveva causato quell’improvviso tonfo.
-Guarda che non è una bambola di pezza a grandezza uomo…!- osservò Sten, disgustato da quanto aveva appena visto.
Il Custode Grigio si rialzò, a fatica.
-Me ne sono accorto… Che male…-
-Sentite, io vado ad aiutarlo, altrimenti si passa veramente la notte al freddo…- si offrì il qunari, avvicinandosi a quest’ultimo.
Privati dei loro sigari, il nano e l’elfo dovevano trovare altro con cui passare il tempo.
-Ehi, Oghren… visto che non ti piace guardare il cielo… vieni a vedere lo strapiombo…-
Si avvicinarono cauti sul ciglio del burrone: era veramente ripido, oltre ad essere alto.
-Per la Pietra, abbiamo visto altezze più ripide nelle Vie Profonde, ma mi vengono ugualmente i brividi…-
-Saranno mille metri.-
-Lo hai detto…-
Nella mente di Zevran passò come un lampo: uno scherzo da fare al compagno.
Sorrise in modo furbo, prima di dare una lieve spinta alla “vittima”.
-OCCHIO!-
-MA DAI!-
Per fortuna, il nano fu abbastanza veloce da risalire, o sarebbe caduto, spiaccicato sulla neve delle Montagne Gelide.
-MA SEI STRONZO O COSA?!-
L’elfo non faceva altro che ridere alla sua reazione.
Alistair volle dire la sua, mentre Sten lo aiutava con la sistemazione della base della prima tenda.
-Fuma, fuma!- disse, alzando la testa –Hai visto che fa male?-
-Ma cosa c’entra il fumo?! Lo sapete tutti che sto soffrendo di attacchi al cuore!-
-Ma non mi dire…- aggiunse Zevran, sorpreso.
-Già, mio caro. Mi basta poco per spaventarmi, qua in superficie, allora sei scemo!-
-Non lo sapevo…-
-Sì, dici così, ma per un assassino, scherzi del genere non fanno né caldo né freddo…-
Non aveva torto: l’ex-Corvo aveva ammazzato molta gente in modi simili, prima di prender parte al Flagello.
Per forza non gli faceva né caldo né freddo.
Nel frattempo, il Custode Grigio stava preparando la base per la seconda tenda, ma tutta la legna che serviva gli sfuggiva di mano e nel tentativo di raccoglierla, ne cadeva altra.
-Cosa stai facendo? Stai preparando la casella del Tria?- lo umiliò Sten, appena finito di sistemare la prima tenda.
L’altro fece uno sguardo come se stesse dicendo “Boh?”
-Che spettacolo, raga…!- continuò Zevran, ammirando nuovamente il paesaggio. Ma qualcosa catturò la sua attenzione –Oghren! Una marmotta!-
-No! Una marmotta?! Non ne ho mai vista una! Dov’è?!-
-Laggiù! Vedi!-
-Alistair, vieni a vedere!-
Era da quando aveva sentito “marmotta” che Alistair aveva abbandonato il suo lavoro, per avvicinarsi ai due compagni e cercare di vedere quello che avevano avvistato, lasciando Sten a montare la tenda.
-E’ una sentinella quella!-
-Là! Sul masso grosso! Guarda come si alza!-
-Guarda che bella, Alistair!-
-E sta scendendo di lì!-
-Accidenti, è andata in tana…-
Alistair non aveva visto niente. Era rimasto con lo sguardo un po’ spaesato.
-No… fum! Andata via come quel pesce… come si chiama…? Anguilla! Accidenti!- imprecò il nano.
-No, è una marmotta, quindi è andata via come una marmotta…- corresse l’elfo.
-Alistair… dovevi vedere che belle cornina muschiate che aveva… quattro qui e quattro qui, bellissime, davvero…-
-Ma che cazzo di animale hai visto?! Come fa la marmotta ad avere quattro cornina muschiate, dai?!-
-Era… un po’ lontana, ho visto male…-
-Passi, ma il pelo liscio…-
Il giovane si batté le mani, contraendo le labbra.
-Per il Creatore, me la sono persa…!- disse, tornando al lavoro.
-Per la Pietra… non sapevo che qui in superficie ci fossero tali…-
-No…! Ma quello…!- tagliò nuovamente corto Zevran, puntando il dito su un’altra zona del paesaggio –Lo stambecco!-
-Nooo! Lo stambecco!-
-Che bello!-
-Alistair, guarda, là sul crinale!-
Il giovane tornò di nuovo dai compagni. Cercò di seguire i loro indici per vedere l’animale.
-Ed è anche maschio!-
-Lì, guarda lì!-
-E’ andato! E’ andato!-
-No!!! Accidenti!-
Niente. Alistair non aveva ancora visto niente.
Quella situazione si stava facendo sempre più fastidiosa.
Zevran e Oghren si stavano godendo le bellezze della natura e lui no.
-Alistair, che spettacolo!- esclamò il secondo, ancora euforico –Saltava come un grillo e, ad un certo punto, fum! Via come un’anguilla!-
-Anche lui…- aggiunse il primo, sottovoce.
-Dovevi vedere che belle corna muschiate che aveva! Partivano qui dalla testa e scendevano in giù fino fuori.-
-MA CHE CAZZO DI ANIMALI VEDI?! Come fa lo stambecco ad avere le corna rivolte verso il basso, dai?! Avrai visto un pettine…-
-Ehh…- si giustificò l’altro –Quest’aria fredda della montagna mi da fastidio agli occhi. Non riesco a vedere bene.-
-No, sei talmente ubriaco che vedi le immagini distorte!-
Il Custode Grigio era molto frustrato.
-Sì, ma…!- esclamò –Voglio dire… N-non è ch-ch-che… mh! C’è, qu-qu-quando v-v-v…- seguirono dei versi, che dovevano essere parole. Non era bravo a parlare, quando era sotto stress.
-Alistair…- lo zittì Sten –Ti conviene smettere, prima che ti si annodi la lingua! Aiutami a tenere fermo questo palo, piuttosto…-
Era la cosa migliore da fare e lo sapeva anche lui.
-Magnifico…- commentò il nano, sorridendo per la prima volta in tutta la giornata –Non avevo mai visto questi animali…-
-Non è poss…!- Zevran indicò qualcos’altro –Il muflone!-
-NO!!! IL MUFLONE!!!-
Almeno un animale, Alistair doveva vederlo.
Scattò verso i compagni con un balzo alto circa mezzo metro, atterrando sulle loro braccia. Cercò nuovamente di seguire i loro indici, più dell’elfo che del nano.
-Sono due, Alistair!-
-Guardali, Alistair! Lì, guarda, lì!-
-Sono maschio e femmina!-
-Lì! Lì!-
-Andati, andati…!-
-No…!!! Per la Pietra…-
Ancora niente. Il Custode Grigio si era messo persino in punta di piedi pur di vedere.
-Alistair, che spettacolo! Ad un certo punto… fum! Via come due anguille! Dovevi vedere che orecchie enormi che avevano…-
Il qunari si mise una mano sul volto, e l’elfo osservò Oghren confuso.
-Cioè, abbiamo visto l’unico animale con le corna grosse e tu gli vedi le orecchie?!- volle chiarire -Ma chiedi a Wynne di curarti gli occhi o a Morrigan di cambiarteli!-
Alistair protestò di nuovo.
-SI’, MA…! ANCHE VOI! C’E’, IO CHE NO… UNO INDICA DI LA’ E L’ALTRO…! M-MA…!- uscirono altri versi dalla sua bocca.
Decise, a quel punto di tornare a montare l’ultima tenda.

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Aveline (con in braccio suo figlio neonato): Allora, posso offrirvi qualcosa per festeggiare?
Merrill: Oh, sì, grazie! *rivolta al neonato* Oh, ma che visetto carino che hai, Wesley!
Varric: Ma perché? Intero non ti piace?

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Capitolo 3
*** L'eco ***


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-Tra l’altro…- proseguì Zevran –Qui c’è anche l’eco.-
-L’eco? Lo fate anche qui in superficie?- domandò Oghren, stupito.
-Sì, se siamo in una zona montuosa e le montagne “si chiudono”, è possibile.-
-Davvero? Incredibile!-
All’elfo, ovviamente, non bastò solo raccontare un altro elemento interessante delle Montagne Gelide.
-Facciamo una gara?- propose.
Il nano non ci pensò due volte.
-Chi perde paga un giro di birra a tutti, quando torniamo a Denerim?-
-Solo uno? Facciamo due! E donne alla Perla!-
-Sì, andata!-
I due si scambiarono un dieci, come se avessero stipulato un accordo.
-Me la sento già qui…- disse Oghren, toccandosi la gola.
-Sì, che ti rimane in gola e muori soffocato…- ironizzò Zevran, prima di mettere le mani a conchiglia e urlarci dentro –ZEEEEEVRAAAAAAAN!!!-
Persino Alistair e Sten interruppero un attimo il loro lavoro e si voltarono verso il compagno: il secondo stava stringendo le corde del sostegno della tenda e il primo teneva fermi i pezzi di legno.
-Zevran… Zevran… Zevran… Zevran… Zev…- riecheggiò nelle montagne –…RAAAAAAAANNN!!!-
-Cinque!- annunciò l’elfo, fiero, prima di rivolgersi al rosso –Ti sfido a superare questo numero!-
-Non sottovalutare un guerriero di Orzammar, elfo!-
Cominciò a inspirare ed espirare, come per riscaldarsi.
-Occhio, che ti arriva troppa aria al cervello e rotoli giù…-
-Spiritoso…- anche lui mise le mani a conchiglia –OOOOOGHREEEEENNN!!!-
Come risposta ottenne solo dei suoni gracchianti, non una ripetizione del suo nome.
Il Custode Grigio aveva persino alzato gli occhi, per vedere che tipo di volatile stesse passando sopra le loro teste, ma poi si era accorto che era Oghren.
-Che eco di merda che hai…!- canzonò Zevran.
-Ehh… Ho un po’ di mal di gola, quindi…- si giustificò l’altro, toccandosi la gola.
-Sì, eccone un’altra…-
Mancava poco all’ultimazione della quarta tenda, ma Alistair decise ugualmente di lasciare il lavoro al qunari.
-Non è giusto che vi divertiate solo voi!- protestò –Voglio provare anch’io!-
-Prego, l’iscrizione è ancora aperta…- accolse Zevran, con tono gentile, ovviamente per sarcasmo –Ricorda: chi perde paga da bere alla taverna di Denerim e le donnine della “Perla”.-
-Tu quanti ne hai fatti, Zev?-
-Cinque.-
-E tu, Oghren?-
-Lascia perdere…- rispose nuovamente l’elfo.
Anche il giovane inspirò ed espirò.
Zevran ebbe un’altra idea malefica in mente: picchiettò il nano su una spalla.
-Ehi, gli facciamo uno scherzo?- gli sussurrò.
-Di che tipo?-
-Ascolta…-
Alistair urlò il suo nome alle montagne.
-AAALISTAAAAAIIR!!!-
Ma il suo eco fu coperto dall’elfo e dal nano, che passarono davanti a lui, facendo un balletto e cantando:
-Perché lui è il nostro re! Perché lui è il nostro re! Perché lui è il nostro re!-
Lo scherzo non fu visto di buon occhio dal Custode Grigio. Anzi, fu visto piuttosto come un’offesa.
-Non siete per niente spiritosi…- commentò, con le sopracciglia aggrottate.
Zevran e Oghren si misero a ridere.
-A proposito, abbiamo finito di montare le tende, Sten?-
-“Abbiamo”? Praticamente ho fatto tutto io, Alistair…- corresse Sten, con la sua solita mancanza di tatto –Comunque sì.-
-Ottimo.- si intromise l’elfo –Perché allora non ti aggreghi anche tu al nostro gioco?-
-No.-
-Avanti! Voi qunari avete anche la voce forte…-
-Ho detto di no! E’ imbarazzante!-
-Dai! E’ divertentissimo!- cercò di incoraggiarlo Alistair.
-HO DETTO DI NO!-
Occorreva un colpo basso per costringere un testardo come il qunari.
Zevran, per fortuna, conosceva i suoi punti deboli.
-Allora dirò a Leliana e a Wynne di non comprarti più i biscotti.-
Colpito.
Sten si alzò in piedi e si unì ai compagni.
-Cosa c’è in palio?-
L’ex-Corvo sorrise in modo furbo.
-Allora… per noi, due giri di bevute e tutte le donne che vogliamo alla Perla. Nel tuo caso… se vinci tu, ti compriamo il doppio dei biscotti del solito.-
-Io ho accettato per le bevute, intendiamoci…- volle chiarire Alistair.
-E sia.- accettò Sten, raccogliendo le energie per la sua voce possente.
L’elfo, però, aveva in serbo un altro scherzo, cui ne parlò con i due compagni.
-E se s’incazza?- domandò, preoccupato, il Custode Grigio.
-Andiamo! Stiamo affrontando la prole oscura! Cosa vuoi che sia un qunari?-
Oghren alzò le sopracciglia e inclinò poco la testa, come per dire “Come se l’uno non fosse peggio dell’altro…”
-STEEEEEN!- esclamò il qunari, più forte che poteva.
Udì il suo eco, seppur insieme ad altre tre voci.
-IL QUN NELLA LATRINA!!!-
Una mossa azzardata. O meglio, una frase azzardata.
I qunari erano noti per il loro fanatismo nei confronti della loro religione; Sten non era differente dalla sua razza.
Ringhiò e si avventò sui compagni, specialmente in Zevran, il primo che gli era capitato sottomano.
Lo prese su un braccio e cominciò a strangolarlo.
Alistair ed Oghren cercarono di soccorrere il compagno, che si stava dimenando.
-MA SEI SCEMO?!- esclamò il primo, cercando di separare il qunari dall’elfo –MA LO VUOI LASCIARE?!-
In un gesto da “Come desideri…”, Sten liberò Zevran, come se nulla fosse accaduto.
Lo stesso non si poteva dire di quest’ultimo, che si toccò la testa con entrambe le mani e cadde sul terreno, lamentandosi dal dolore.
Alistair si abbassò, allarmato.
-Ehi, Zev!-
-Ahiahiahiahi…!-
-Ti ha fratturato l’osso del collo?-
-No!- fu la risposta, senza staccare le mani dal cranio –Mi ha strappato via un capello!-
Il nano trattenne una risata, mentre il qunari restò impassibile, con le braccia incrociate.
-Ma sei impazzito, Sten?! Potevi ucciderlo con una presa del genere…!- lo rimproverò Alistair, avvicinandosi a lui.
Sten fece spallucce.
-Siete voi che avete incominciato con quell’offesa mascherata da spirito verso il Qun…- si difese –E comunque non gli ho fatto niente. Non ho nemmeno fatto pressione. Era solo un avvertimento.-
-Se posso dire la mia …- si intromise Oghren –Questo non è molto confortante… E poi, considerando che, se non ha la sua spada o è terrorizzato, ammazza le persone intorno a lui, se offendi il Qun, ti strangola (se sei suo amico, altrimenti chissà cosa è capace di fare…)... -
-Già…- rifletté Alistair – Quindi, se attentiamo alla vita dell’arishok, cosa farai, Sten? Distruggerai l’intero Thedas con una testata? Anzi, tutti voi qunari invaderete l’intero Thedas, saccheggiandolo fino a quando non rimarrà solo polvere?-
Altro movimento di spalle da parte del qunari.
-E’ probabile.-
Risposta che fece rabbrividire chi lo aveva domandato.
-Comunque, avvertimento per Zevran.- proseguì, rivolto all’elfo, ripreso dallo shock –Non prendere mai più in giro Sten o il Qun.-
-Sì, ricevuto…- rispose Zevran, dopo un sospiro; stava cercando qualcosa per terra.
Nessuno aveva vinto la gara dell’eco. Niente bevute. Niente donne. E niente biscotti per Sten.
-Allora cambiamo gioco.- propose l’ultimo –Venite qui, prendiamo un sasso. Un sasso a testa.-
Mentre lo diceva, lanciò un sasso a Oghren, che allungò una mano, apparentemente per prenderlo. Ma il sasso era rimbalzato sulla sua mano. Difatti, il nano si era creato una specie di scudo, per eludere il sasso.
-Ma allora sei deficiente!- disse, nervoso –Dillo “Sono deficiente.” e lo so! MA LO SAI CHE NELLE VIE PROFONDE HO SUBITO UN COLPO DA BRANKA IN QUESTA MANO E ANCORA NON E’ GUARITA!-
-Oghren, ma sei una latrina vagante…!- si lamentò Zevran –Almeno voi due, ecco, prendete un sasso a testa.-
Alistair e Sten presero al volo i propri sassi.
In un lampo, tutti e tre capirono all’istante l’intenzione del compagno.
Infatti, aveva preso il suo, e se lo era messo dietro l’orecchio.
-No, non fare cazzate in montagna…!- lo avvertì il qunari.
-Vediamo chi lo lancia più lontano!-
-NON FAR CAZZATE IN MONTAGNA!- urlarono tutti e tre insieme.
Troppo tardi.
Il sasso sparì tra gli alberi sottostanti.
-Visto gli stambecchi?- disse Zevran, sorridendo, divertito, prima di fischiettare e fare il gesto di un qualcosa che si disperde nell’aria.


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Anora (accarezzando il muso di un mabari): Piccolino!
Teagan: Sapete, me lo hanno dato per mia moglie...
Cailan: Davvero? E dite un po', dove li fanno questi scambi?

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Capitolo 4
*** La dalish ***


Note dell'autrice: per quanti non sapessero, "Lyna" è il nome del Custode Grigio dalish, se vogliamo giocare DAO in veste di elfo femmina dalish... [MODIFICA] ho rinunciato a quell'idea e messo un personaggio che, effettivamente, si vede in DAO e anche in DAII...


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Era scesa la sera nel Ferelden.
Le Montagne Gelide avevano come assunto un’atmosfera tetra.
C’erano molte stelle nel cielo, tante da far venire il capogiro.
Zevran, per la cena, aveva cacciato un cervo, che poi venne cotto sul fuoco del falò.
Nonostante la piega che aveva preso la giornata, la sera stava procedendo tranquillamente.
O meglio, così sembrava.
Oghren, improvvisamente, scattò in piedi, allarmato.
-Ehi, cos’è stato? Ditemi che sono stato solo io a sentire uno strano rumore!- balbettò, nervoso.
L’elfo si voltò da una parte, con aria seria.
Dei passi si stavano facendo sempre più vicini. Sembravano calpestare continuamente delle foglie.
-Questo è un animale grosso…- mormorò l’ultimo.
Ciò non rassicurò il nano.
-I-io vado nella mia tenda!-
Alistair per poco non scoppiò a ridere.
-Ma che fifone sei, Oghren? Sarà un cervo.-
-No, bello mio. Dai passi, questo mi sa che è un animale su due zampe.- corresse Zevran, pronto a sguainare i pugnali –Un orso, forse.-
In quel momento, fu il Custode Grigio a deglutire ed indietreggiare.
-Ok… Sten, pensaci tu!- disse, spingendo il qunari in avanti.
-Perché io?-
-Tu sei alto quanto un orso. Cos’è per te un orso, rispetto a quanto abbiamo affrontato fin ora?-
-Questo non dovrebbe valere anche per te? Non hai affrontato anche un ogre?-
-Veramente gli ho sempre dato il colpo di grazia!-
-Sei davvero un codardo…-
-Scusa se ci tengo a vivere!-
-Ma che guerriero sei, Alistair?- aggiunse Oghren, con un pizzico di ironia nel suo nervosismo.
-Ha parlato l’impavido, ha parlato… Ma se ti basta una formichina per spaventarti.-
-Questo è un colpo basso, giovanotto.-
-Per forza è basso, tu sei un nano.-
-E NON SEI AFFATTO SPIRITOSO!-
-Smettetela di litigare!- li fermò Sten.
In quel momento, un’ombra fu intravista tra gli alberi, e si faceva sempre più vicina.
Spuntò fuori all’improvviso, allarmando i presenti.
-AHHH!!! CORRI, CORRI!!!- urlò Oghren, saltando, nervoso, e facendo allarmare i compagni -SALVATI ALMENO TU, ALISTAIR!!! CORRI!!!-
La figura di fronte a loro non era né un orso, tantomeno un Prole Oscura. Anzi, sembrava più spaventata di Oghren alla vista dei quattro uomini.
Il qunari richiamò tutto all’ordine, dando una piccola botta sulla testa del nano.
-Ma è una ragazza!-
-Deficiente…- aggiunse Alistair, rinfoderando la spada -“Salvati almeno tu!”…-
Era un’elfa, una dalish, a giudicare dai tatuaggi sul suo volto, vestita con un’armatura leggera, capelli bruni raccolti in tanti codini e occhi verde chiaro.
Notarono un bastone strano dietro di lei.
Forse era una maga.
Una maga dalish.
Sorrise cordialmente, una volta superato lo spavento, e salutò timidamente con la mano.
-Ehm… Aneth ara.-
-AHHHH!!! CORRI, CORRI!!!- urlò nuovamente Oghren, saltando.
Il Custode Grigio e Sten sospirarono, scuotendo la testa dall’imbarazzo, mentre Zevran riponeva le sue lame negli appositi foderi.
-Scusalo, è lo scemo del gruppo…- si scusò questi.
L’elfa sorrise di nuovo, prima di indicare i presenti, dicendo qualcosa nella sua lingua. Nessuno riuscì a comprenderla, ma dal tono, sembrava una domanda.
-Ma cosa dice?- domandò il nano, sottovoce.
Alistair ebbe come un’illuminazione: si voltò di scatto verso l’elfo.
-Zev! Tu sei un dalish.- si ricordò, spingendolo verso di lei –Quindi riesci a capirla, no?-
-Ehi, per esattezza, mia madre era dalish, ma questo non significa che sappia parlare o comprendere la loro lingua, eh!- protestò.
-Ma andiamo! Tra elfi vi comprendete sempre, no?-
Notando che il giovane di fronte a lui era della sua stessa razza, la ragazza si sentì più tranquilla.
Infatti lo prese per un braccio e lo allontanò di pochi passi dai compagni e gli parlò, ogni tanto guardando indietro.
Zevran la osservava in modo confuso, ma cercò di non farlo notare. Studiò dettagliatamente i lineamenti del volto di quell’elfa, i grandi occhi, che esprimevano dolcezza, i capelli marroni come il legno degli alberi e i tatuaggi sul suo volto. Graziosa, pensava.
-Ehi, Zevran.- lo fece svegliare il Custode Grigio –Chiedile come si chiama.-
-Ehm…-
-Eddai, Zev!-
L’elfo non aveva la più pallida idea di cosa dire.
-Zevran!-
-Zev!-
-Ehi, Zevran!- continuavano a dire i compagni, spronandolo a dire qualcosa in dalish.
-Ehm…-
-Ma dai! Ma la prima cosa che si impara in una lingua è come si chiama!- si lamentò Sten.
-Ma anche se sapessi il dalish, gigantone…- ribatté l’assassino -…secondo te insegnerebbero come si chiama lei? E che ne so io?!-
Ad assumere il ruolo della persona confusa, in quel momento, fu la ragazza dalish.
-Ma non lei “lei”!- corresse il qunari –“Lei” in generale!-
Quella discussione fece sorridere, divertita, l’elfa. Scoppiò in una fragorosa risata.
-Tu… non… parli mia lingua…?- disse, timidamente.
-Ah, ma allora parli la nostra lingua!- si stupì Zevran.
-Poco. Mia vostra lingua non buona.- proseguì lei -Tu dalish, ma no parli dalish?-
-No, mia madre dalish.- fu la risposta, scandendo bene le parole, per farsi comprendere –Io Zevran. Tu?-
-Io Merrill. E lui?- domandò, indicando Sten.
-Lui Sten. Lui qunari.- fu la risposta, simulando i muscoli e l’altezza dei qunari -Qunari… alti… forti…-
Anche Merrill lo imitò, piegando le braccia verso il basso e stringendo i pugni.
-Sì, qunari… Rrrhhh!- Sten si sentiva imbarazzato ad essere descritto in quel modo così goffo -E lui?-
-Lui Oghren. Lui nano.- mise la mano in basso per rendere l’idea -Piccolo.-
-Sì… lui piccolo nano…-
-Va’ che è bello sentirvi parlare…- commentò Oghren –Sono indeciso se considerarvi due bambini mentre pronunciano le loro prime parole o due idioti che si sono persi nelle Vie Profonde e si chiedono indicazioni a vicenda…-
-E lui?-
Alistair sentì il suo stomaco gelare, sapendo che si stava riferendo a lui. Non era abituato a ricevere le attenzioni del gentil sesso.
-Ah, lui shamlen…- rispose Zevran, sogghignando.
Anche Merrill ridacchiò.
-E tu dicevi di non sapere niente in dalish, eh, Zevran?- ribatté il giovane, incuriosito, ma anche offeso, a giudicare dalle reazioni dei due –Cosa significa “shamlen”?-
Fu ella a rispondere, senza smettere di ridacchiare.
-Come si dice…?- mormorò l’elfa, chiudendo gli occhi, come se stesse cercando di ricordare –Umano di merda?-
Anche Oghren si unì alle risate dei due elfi. Anche Sten volle unirsi, ma si trattenne. Dei suoni strani, tuttavia, uscivano dal suo naso e si copriva la bocca con una mano.
Alistair osservò tutti con aria offesa.
-Basta! Basta!- implorò il nano, toccandosi sotto le costole, ma senza smettere di ridere –Mi vengono le coliche!-
-Coliche?- domandò Merrill, confusa dalla parola –Zevran, cosa sono coliche?-
L’elfo si mise a riflettere.
-Ehm… le coliche, sì! Disturbi di intestino! Incontinenza! Voglia continua di andare nella latrina. Prim, pram!-
-No, non è la cagarella!- corresse il nano, la cui voce veniva coperta dalle risate dell’elfa, molto forti per un essere così minuto –Le coliche!-
Anche Alistair si mise a ridere, ed escogitò un’idea per vendicarsi di poco prima.
-Sì, oggi le coliche!- mise la mano sotto una costola e fece un piccolo balletto -Parappapapapà, rappapapapà!-
La ragazza apprezzò quel piccolo balletto, infatti lo imitò.
-Ora sei tu a non essere spiritoso…- brontolò il nano, incrociando le braccia.
-E quei movimenti non si confanno ad un futuro re…- aggiunse Sten, una volta ripreso il controllo delle sue emozioni.
-Oh, sentilo!- ribatté Alistair, osservando il qunari con aria seria –Adesso vuoi insegnarmi cosa deve fare o non fare un re? Già non lo voglio diventare…-
-Ma devi pensare al bene del Ferelden…-
-E uccidere i Prole Oscura non è già abbastanza?-
Merrill volle interrompere il discorso fra i due, scostandosi di poco per vedere le quattro tende.
-Scusate…- disse, con la sua voce lieve –Quelle… molto belle…-
-Ah, quelle? Sono le nostre tende.- spiegò Zevran, facendo un gesto che ricordava un triangolo.
-Tende? Ah, tende!-
Si rimise nuovamente a ridere. Il motivo era ignoto.
-Ragazzi, ma questa è fuori…- commentò Oghren, sottovoce.
-Piuttosto… tu niente zaino o tenda?- riprese l’elfo, controllando la schiena della sua pari. Aveva solo quello strano bastone, ma nient’altro.
-Io… tenda…? No. No.-
-Ho capito.-
-No!-
-Ehi, Oghren, avevi ragione, questa è fuori…-
-Io persa. Io non so dove andare.-
-Ma allora dove dormi?-
La domanda fu accompagnata da un gesto che ricordava una persona mentre dormiva.
-Dormi…? Ah, sì, dormi! Boh, mah? Chi sa?-
Riprese a ridere in modo strano, a voce molto alta.
Anche Alistair accennò una risata.
-Ai dalish non fa bene l’aria di montagna, vedo…- commentò –Se impazziscono tutti così…-
-Sarà spaesata…- la difese l’assassino -Ha detto che si è persa…-
Oghren non ne poteva più di quelle risate: serrò le labbra, fece un passo avanti e parlò.
-E comunque, tu…-
-PRAM, PRAM, PRAM, PRAM!- tagliò corto Merrill, ricordandosi quanto le era stato detto poco fa sul nano, prima di rivolgersi ad Alistair, canticchiando.
Questi aveva già capito tutto.
-Parappapapapà, rappapapapà!- cantò, eseguendo il balletto di poco prima.
Anche Zevran si mostrava divertito, e Sten continuava a nascondere i suoi sogghigni.
-TU… MI… STAI… SULLE… PALLE!- tagliò corto Oghren, battendosi il petto.
-Cosa significa…?- domandò l’elfa, ripetendo il gesto del nano.
-Che ce l’ha un po’ alte…- rispose Zevran, prima di indicare le tende –Comunque… tu, vuoi dormire in una tenda?-
-Dormire… in… tenda…?-
-Noi non possiamo lasciare te qui al freddo.-
-Freddo…?-
-Sì, freddo…- si strofinò le mani sulle braccia per essere più chiaro.
-Ah, sì! Freddo! Dormire in tenda! Sì! Ma serannas! Grazie!-
I tre rimanenti si guardarono l’un l’altro, non si sapeva se per eccitazione di avere una compagna nella propria tenda o per timore di passare la notte fuori.
-Ma… in quale…?-
-Quella lì è la più comoda, se vuoi.-
-Sì, ma serannas! Dareth shiral. Buonanotte.-
-Buonanotte.-
Baciò Zevran sulle guance senza pensarci due volte. L’elfo alzò le sopracciglia e sorrise ritraendo le labbra. Poi fu la volta di Alistair.
-Buonanotte.-
-B-buonanotte…-
Poi toccò a Sten.
-Buonanotte.-
-Buonanotte.-
Con stupore di tutti (forse compresi i lettori) si fece baciare. Solo dalla Custode Amell si faceva baciare, fino ad allora. Forse era per il fatto di aver preso in giro Oghren.
Questi, però, non fu baciato dall’elfa.
Gli era passato oltre, mormorando: -E prim, prim, prim, prim…-
 
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Dorian: Amatus, lo sai che ti vedo bene, oggi?
Il Toro di Ferro: Dici?
Krem: Per forza. Per la gioia di entrambi, l'ho messo a dieta. Infatti stasera gli preparo confettura di riso al miele, alge un po' marinate, sgombro di Amaranthine, lumache affogate, rane al salto, grana con gelato, sgroppino e dessert alla lavanda.
Il Toro di Ferro: ...gastrica.

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Capitolo 5
*** Zevran, il Latin... ehm! l'Antivan Lover ***


Note dell'autrice: so che la storia per intero è stata una schifezza, ma mi andava di scriverla, giusto per togliermi uno sfizio dell'infanzia... XP
Qui mi sono presa molte libertà, rispetto allo spettacolo, lo ammetto...
Grazie per aver seguito e grazie al mio unico commentatore (per ora) per aver, ovviamente, commentato.


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-Sì, ridi ridi…- commentò Oghren, con le braccia incrociate, offeso soprattutto per non essere stato baciato dall’elfa –Se quella tipa entra in una tenda, uno deve per forza rimanere fuori. E conoscendo il tuo modo di fare, caro il mio elfo, scommetto che per prendermi in giro le hai indicato la mia tenda, così da lasciarmi da solo, al freddo e in preda alla mia fobia del cielo. L’ultima volta che sono stato fuori a fare la guardia all’accampamento mi sono beccato un bel raffreddore. Pensa che mi facevano male i polmoni!-
Sten sospirò di nuovo.
-Allora ti sotterreremo qui, contento?- aggiunse Alistair, dello stesso umore del qunari.
-Davvero spiritoso…-
-Ma poi l’hai vista? Scalza, come tutti gli elfi (a parte Zevran), vestita in quel modo, con una temperatura sotto zero, ci rimetteva la pelle.-
-Il debole è destinato a morire. Questa è la legge della sopravvivenza.- si intromise Sten, con la sua solita mancanza di tatto.
-Non sei di aiuto, gigante…- rispose, seccato, il Custode Grigio.
-E comunque, Oghren…- tagliò corto Zevran –Non è la tua tenda che le ho indicato, ma la mia.-
I tre si voltarono verso l’assassino.
-Però… devo dire che, sotto la tua perversione, allora ce l’hai un po’ di galanteria…-
-Davvero mi credi quel tipo, Alistair? Ma non avete visto quanto è carina? Sarebbe uno spreco se me la lasciassi sfuggire così…-
-Quando si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio…- sospirò Sten.
-Per il Creatore, Zevran, sei un mostro!- si sconvolse il Custode Grigio.
-Ma mostro cosa? In fondo, non faccio niente di male… Scusa, è una piccola dalish indifesa e perduta in queste lande fredde e desolate, ha perduto la strada, si è separata involontariamente dal suo clan, avrà vagato ore senza sosta, è spaesata; quindi, tutto ciò che le serve per sentirsi meglio è un po’ di compagnia e un po’ di conforto, magari da parte di un suo simile, non ti sembra?-
-Ah, già, dimenticavo che tu sei praticamente cresciuto in un bordello…-
-Poi hai visto il suo bastone?- aggiunse Oghren –Se ti avvicini o te lo pianta nelle chiappe, o ti ci pesta le palle… Metti che sia anche un bastone magico. Lo sai che i dalish sono campioni nel tiro al pervertito?-
-Ma…!- commentò l’elfo, imbronciato.
-E magari vedendoti si spaventa e corre tra le braccia di Alistair.-
-Perché proprio le mie?-
-Sten fa paura e io le sto sulle palle, quindi… Ma poi cosa direbbe la tua adorata Custode, se lo venisse a sapere?-
Quella frase fece arrossire Alistair, che si offese. Riprese a balbettare, senza dare un senso logico alla frase che stava dicendo.
-Oh, andiamo!- riprese Zevran –Nessuna donna ha mai resistito al mio fascino! E non succederà stasera.-
Il nano sorrise in modo furbo.
-Scopriamolo, allora. In palio c’è quello che ci siamo promessi con la gara dell’eco.-
-Affare fatto.- decise l’elfo –Ma se lei ci sta, voi mi pagate tutte le bevute che voglio e le donne con cui andrò a letto alla Perla per una settimana.-
-Che ingordo…- commentarono, quasi all’unisono, Alistair e Sten.
-Però… per entrare in un luogo appartato mi serve una scusa… Ehi, ho dimenticato le lame! Devo averle lasciate nella tenda. Vado a prenderle, se stanotte tocca a me montare di guardia…!-
-No, bello! Le tue lame ce le hai sulla schiena, come sempre!-
Il nano non aveva alcuna intenzione di perdere la scommessa e Zevran questo lo sapeva.
-Non sei di aiuto, nano… ma perché dovresti esserlo? Dopotutto, è una scommessa…-
Poi schioccò le dita, sorridendo nuovamente in modo furbo.
-Ce l’ho! E stavolta non ve lo dico… Voi osservate il maestro… Vi insegno come si conquista una fanciulla la prima notte…-
-Non vedo l’ora di scoprire cosa combinerà…- commentò Alistair, incuriosito.
Senza far alcun rumore, l’elfo entrò nella sua tenda, scostando con cura l’entrata.
Era tutto buio.
Il fuoco era lontano dalla tenda e si stava quasi spegnendo.
-Ciao…- mormorò, quasi sottovoce e scandendo bene le parole –O, aneth ara, come dite voi. Scusa la mia intrusione e, forse tu stavi già dormendo, ma, sai, mi ero dimenticato il mio brandy. Mi serve, se voglio stare sveglio la notte. E’ davvero speciale, viene da Antiva, il luogo in cui sono cresciuto. Sai che mia madre era dalish? Purtroppo non l’ho mai conosciuta… Avrei imparato molte cose della vostra cultura…-
-Raccontare la propria storia cercando di intenerire la preda e avvicinarla più a sé…- commentò Sten, riflettendo –Non male…-
-Ehi, ancora non è successo niente.- chiarì Alistair.
Oghren li zittì.
Nel frattempo, Zevran aveva raccontato una parte della sua vita, soffermandosi alla sua vita come membro dei Corvi.
-Nei miei viaggi ho conosciuto molte donne, ma devo ammettere che tu le superi tutte. Hai dei capelli così lisci e setosi, un volto così delicato, così puro, e i tatuaggi danno proprio il tocco di classe. Magari è proprio essere dalish a metà che mi rende così affascinante. Sono sempre stato curioso della tradizione dalish. Ma dimmi… è vero che i giovani diventano uomini cacciando bestie feroci? Sai, io ne ho uccise tante. Ho preso persino parte al Flagello, quindi ora uccido persino Prole Oscura…-
-Ho paura di sapere dove vuole arrivare…- si allarmò il Custode Grigio.
-Beh, è tempo di lasciarti in pace, e fare il mio turno di guardia, sorseggiando il mio buon brandy. Ma prima… mi permetti di darti un bacio…?-
Oghren e Alistair sghignazzarono, Sten restò ad ascoltare in silenzio.
-Così almeno saprai di essere al sicuro. Queste terre fredde e selvagge non si addicono ad una fanciulla graziosa come te. Hai per caso avuto paura, prima di venire da noi? Non rispondi, eh? Oh, dimentico che non comprendi bene quello che dico. Beh, un punto a favore… per me, ovviamente…-
-Castrazione rapida e dolorosa in avvicinamento…- sussurrò il nano, simulando quello che sarebbe potuto accadere poco dopo.
-Questa non me la voglio perdere…- aggiunse il Custode Grigio -Zevran che fallisce ad uno dei suoi tentativi di seduzio…-
Ma dei suoni strani fecero loro perdere il buonumore.
Dei baci.
Persino Sten si stupì.
-M-ma come?!- esclamò Alistair, sgomento –Lo ha appena conosciuto e già si lascia baciare?!-
-Ma come si lascia baciare…- aggiunse il qunari, in un misto tra sorpresa e indifferenza.
Dalla tenda si intravidero dei movimenti, che facevano muovere il lenzuolo bianco, e dei mugolii.
-PER IL CREATORE, MA PERCHE’ PROPRIO IO?!- udirono dalla tenda. Era la voce di Zevran.
 -E ci sta! Guardate come ci sta!- disse Oghren.
- Allora sono vere le storie sulle dalish che si allontanano dai loro clan… Meno male mi sono rivolto a lui per conquistare la mia amata…-
-Allora ricordami di chiedergli qualche consiglio per Felsi… O, per la Pietra!-
La copulata stava facendo letteralmente muovere la tenda, in tante posizioni diverse, a testa in giù, saltando, addirittura camminava.
Sten decise di darci un taglio al suo controllo delle emozioni.
-Per il Qun! Ci sta dando dentro!-
-Io non credo ai miei occhi…-
-Va’ che roba! E stavolta non posso dire di essere ubriaco…!-
-Ehi…! La fanno camminare?! Ma come è possibile?!-
-Ti confesso, Sten, che non lo so neppure io…!-
Se fossero stati meno attenti ai movimenti della tenda, si sarebbero accorti di un’altra ombra avvicinarsi a loro, di corsa.
Oghren, tuttavia, aveva notato qualcosa di strano con la coda dell’occhio, grazie anche alla luce ormai flebile del fuoco.
-Ehi, voi!- chiamò, una volta voltatosi, incitando i due compagni a distogliere lo sguardo dalla tenda, che stava saltando a mezzo metro di altezza.
Alistair e Sten ebbero un lieve momento di sincope.
Merrill era esattamente accanto a loro. Aveva un’aria strana, come se si fosse ripresa da una corsa. Si stava sistemando la cintura.
-M-ma…!-
-Ma tu non sei lì dentro!- esclamarono i due.
-Io ero lì dentro.- spiegò lei -Ma dovuto allontanarmi per emergenza. Non ce la facevo più, quindi uscita per…-
Le mani dalle dita sottili che premevano sul ventre diceva tutto.
Il nano quasi scoppiò a ridere.
-E’ DENTRO DA SOLO!- esclamò.
La tenda, intanto, stava continuando a saltare. L’elfa, con sguardo confuso, ne seguì i movimenti con la testa.
Il Custode Grigio ebbe un’idea; la spiegò frettolosamente, prima che Zevran uscisse, ed era questione di minuti.
-Facciamogli uno scherzo. Tu, Merrill, nasconditi là e al mio segnale esci fuori e fai “Bau Sette!”-
-Sì… esco e “Ciau Betty”!- rispose la dalish, dirigendosi verso il punto indicatole dal giovane.
-Sì, “Ciau Betty”… E noi tre facciamo le facce invidiose e diciamo “Oh, cavolo!”…-
-Io non posso, mi sono fatto revitalizzare un dente da poco da Wynne…-
-C’è! Manca solo una bella roncolata qua sulla cervicale e…!-
-Sst! Sta uscendo!- avvertì Sten.
Zevran infatti uscì, con il sorriso sulle labbra, e stirandosi, fiero.
-Mitico Zev!- adulò Alistair –Una degna dimostrazione di quello che mi hai insegnato per fare colpo sulla mia amata…!-
-E come puoi vedere, ha funzionato per entrambi, figliolo...-
-Possiamo vederla?-
-No, Oghren, lasciala riposare.-
-Devo ammetterlo, Zevran, anche noi qunari abbiamo lo stesso ardore, quando vogliamo riprodurci. Non mi aspettavo che un elfo mingherlino come te avesse la forza di uno di noi.-
-Quando c’è da fare l’amore, nessuno è migliore di Zevran Arainai! E si sa, le donne dalish sanno essere di facili costumi…-
-Sul primo punto non c’è dubbio! Sei un grande, Zev!- adulò nuovamente Alistair, scambiandosi un cinque con lui.
Anche Oghren si unì all’adulazione.
-Sì, concordo! Magari puoi suggerirmi qualcosa per fare colpo su Felsi… Per la Pietra, che dolore!- aveva scambiato il cinque con la mano ferita da Branka.
-Sì, presto detto, amico.- spiegò l’elfo, ancora fiero –Stasera ho anche sperimentato una nuova posizione. Quella dello struzzo.-
I tre compagni si guardarono l’un l’altro, confusi.
-La… posizione dello struzzo? Cos’è uno struzzo?-
-Un volatile che non sa volare.- rispose Sten.
-E com’è questa posizione?- domandò il Custode Grigio.
-Tu sotto e lei sopra.-
-Scusa se mi permetto, Zevran, ma non è la posizione che si usa fare per copulare?-
-Sì, Sten, ma nella posizione dello struzzo lei è prona e ha la testa sotto il cuscino. Semplice, no?-
-Ah, ma davvero…?-
Alistair si era fatto sempre meno invidioso e Oghren si era messo a ridere. Sten stava quasi ridacchiando.
Merrill sbucò da dietro un’altra tenda, saltando.
-Ciau Betty!- esclamò, ridendo.
Vederla suscitò un sentimento strano dentro l’assassino: era come se il suo cuore stesse sprofondando nel vuoto, qualcuno stesse strizzando il suo stomaco e il respiro interrompersi di nuovo.
-Eccola lì!-
-Ehi, senti un po’, “maestro”, con chi hai sperimentato la posizione dello struzzo, con la marmottina? Con il camoscino? Se aspetti un attimo, magari arriva il muflone. A voi Zevran Arainai, il donnaiolo delle Montagne Gelide!-
-No, addirittura peggio…- Sten era entrato nella sua tenda, per poi uscirne con il sacco a pelo in mano. C’era una specie di incisione al centro –Con il suo stesso sacco a pelo! Che roba, gente…-
Per Zevran era troppo: senza che se ne potesse rendere conto, le sue gambe lo portarono nello stesso punto da cui era sceso quel pomeriggio, prima di raggiungere il luogo che avrebbero usato per accamparsi.
Stava quasi singhiozzando. Non era tipo da lasciarsi coinvolgere sentimentalmente nelle sue relazioni, ma non si trattava del caso di un cuore spezzato, o meglio, non completamente. Era per l’umiliazione, l’imbarazzo di un suo fallimento provato di fronte a delle persone, e per le derisioni da parte dei compagni.
-Dai, Zev!-
-Che fai? Scendi! Potresti cadere nel vuoto!- cercò di incitarlo il qunari.
-Voi stronzoni lo avete fatto apposta a lasciarmi scegliere il posto dove andare non è vero?- domandò l’elfo, continuando a singhiozzare –Per poi deridermi e umiliarmi alla prima occasione!-
-Beh, da un certo punto di vista sì, ma solo perché non sapevamo dove andare e tu hai sempre le idee chiare…- si giustificò Alistair.
-No, no! Non dire stronzate!- esclamò Zevran, in cima alla conca e ormai al suo esterno –Siete invidiosi di me perché so fare più cose di voi e voi avete pensato bene di rovinarmi con le mie stesse mani per umiliarmi!-
-Invidiosi? Ma che dici…?-
-Ma se hai fatto tutto da solo…?- aggiunse Oghren.
-Appunto! E’ questo che stavo dicendo! Begli amici che siete! E scommetto che lei l’avete già incontrata…!-
Non finì la frase, che il suo piede scivolò su una roccia, facendogli perdere la presa sulla conca e, quindi, farlo cadere, urlando.
I rimanenti ebbero nuovamente la sincope.
-Per il Qun!- imprecò Sten, allarmato –SEMPRE A PRENDERLO PER IL CULO, VOI, EH?!-
-Ma noi…!- cominciò a giustificarsi il Custode Grigio.
Merrill, preoccupata, corse verso la conca, si arrampicò fino alla cima e guardò in basso.
-ZEEEEEVRAAAAANNNN!!!- esclamò.
Forse si era veramente infatuata del suo simile.
-Sì, ma cosa urli anche te?-
-Per il Creatore, adesso che facciamo?!-
-Torniamo a Denerim a cercare aiuto!-
-Ma che bella idea, Oghren! Tanto Denerim sta dietro l’angolo…!-
-Non è il momento di scherzare!-
-Non stavo scherzando! Vado immediatamente a cercarlo! Spero caldamente che sia vivo, altrimenti chi li sente, gli altri? ZEVRAN! ZEVRAN!-
Oghren e Merrill erano in preda al panico, non sapevano cosa fare, mentre Sten cercava, a suo modo, di calmarli.
Alistair si stava arrampicando, per raggiungere la cima, quando l’atmosfera di terrore venne interrotta da una voce maschile.
-DEFICIENTI!-
Si voltarono tutti: Zevran, ancora vivo. Un po’ scosso, ma illeso.
-C’è il sentiero.-

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Josephine: Guarda, Leliana, sono stressatissima! Pensa che, secondo l'erbalista, dovrei andare in vacanza, magari una crociera nell'oceano di Amaranthine, per sei mesi.
Blackwall: Davvero...?
Leliana: Dai! E tu dove la porti?
Blackwall: Da un'altra erbalista.
*Josephine lo guarda con aria minatoria; poi rivolge per un attimo lo sguardo sulla torta alla panna di fronte a loro*
*Blackwall guarda la torta*
Blackwall (preoccupato): Ahia...
*Josephine prende la torta e la lancia contro Blackwall, che si abbassa appena in tempo; Cullen si becca la torta in faccia*

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