Piano di conquista

di bad93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Un nuovo nemico? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Un'amara sorpresa ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Un nuovo nemico? ***


CAPITOLO 1:Un nuovo nemico?

 
Erano passati due anni dagli avvenimenti del calcio regolamentato, il piccolo Aaron era cresciuto e, nonostante le aspettative del padre di avere un figlio tranquillo, aveva il carattere della madre. La differenza era che Angie per quanto fosse difficile era abbastanza gestibile nonostante la sua imprevedibilità, il piccolo Aaron invece era del tutto ingestibile se non solo su alcune cose, ma anche con quelle non ci si poteva fidare a staccargli occhi di dosso più di tanto. Oltre all'imprevedibilità il piccolo possedeva anche agilità e intelligenza, caratteristiche del padre, succedeva spesso che, mentre stavano sul divano, si arrampicasse su di esso e con agilità si girasse per poi rischiare di cadere, ma prontamente era preso al volo. Come la maggior parte dei bambini della sua età Aaron aveva imparato a dire mamma e papà, ma le usava solo in alcuni casi, mamma lo diceva principalmente quando aveva fame e papà quando si trovava in pericolo. Entrambe le parole poi le usava se vedeva delle foto o dei filmati dei genitori, soprattutto quando riconosceva Axel, diceva subito papà tutto contento.
Quella sera Axel stava rientrando a casa come sempre, siccome Angie era fuori città per lavoro per un paio di giorni, Aaron era rimasto dal nonno ad aspettare il padre. Dopo qualche minuto Axel varcò la soglia e il piccolo gli corse incontro gridando papà tutto contento per poi saltargli in braccio, lui lo prese al volo per evitare che cadesse, rischiando però di cadere lui stesso assieme al bambino.
-Sei rientrato tardi come al solito.- protestò suo padre -Non ti sembra di esagerare? Hai un bambino ora.-
-Si lo so, non farmi la predica, avevo una riunione a scuola. Inoltre Aaron era qui con te e Julia, non era mica da solo. Anzi a quest'ora dovrebbe già dormire il signorino.- disse infine guardando il piccolo, che per tutta risposta si limitò a dire papà e ad abbracciarlo.
-Lo sai che non dorme se sa che sei via, di pomeriggio un pisolino lo fa, ma di notte finché non rientri non vuole sentire ragioni, non vuole nemmeno andare a letto. Si mette infondo al corridoio e aspetta che rientri; ormai ha imparato e sa che vieni a prenderlo dopo il cartone con l'orso e la tigre.-
-Sì anche a casa si battaglia per farlo dormire, Angie ci riesce solo perché lo mette nel nostro letto, sennò non si addormenta nemmeno con un sonnifero.-
-Non dovresti comunque tornare sempre tardi a casa, il bambino ne patisce.-
-Parli proprio tu che hai messo la carriera prima di noi?-
-Ero anche l'unico a crescervi e mantenervi.-
-Si hai ragione, scusa sono solo stanco.- disse dopo essersi accorto di ciò che aveva detto.
-Sarà meglio che vai a casa e metti a letto Aaron.-
-Già, è crollato dal sonno. Ci vediamo domani papà.-
-A domani.-
Axel uscì e andò alla macchina per poi rientrare a casa. Poiché erano soli, aveva dato al piccolo il vizio di dormire con lui nel letto matrimoniale, cosa che Angie non condivideva per niente se non solo in casi estremi, come il farlo addormentare o in caso incubi.
Il giorno seguente Axel si svegliò di prima mattina e scese in cucina per fare colazione, si era appena preparato il caffè che subito sentì una vocina chiamare mamma.
“Si è già svegliato? Credevo che oggi almeno il caffè me lo facesse bere.” Pensò mentre si alzava da tavola e andava su in camera. “C’è di buono che almeno non bisogna lottare più di tanto per svegliarlo”. Entrò in camera e prese il piccolo in braccio. –Ti sei svegliato eh? Adesso andiamo a mangiare, poi ci prepariamo che andiamo dal nonno- gli disse scendendo.
-Nono- ripeté il piccolo.
-Nonno, con due n- spiegò lui scandendo la parola.
-Nono-
-Prima o poi imparerai, sai mamma che è simile.-
-Mamma- esclamò contento il piccolo dopo aver visto una foto di famiglia.
-Si bravo c’è la mamma, stasera torna.- disse mettendolo a sedere nel suo seggiolone per poi preparare il latte.
Il piccolo giocava battendo le mani sul ripiano in attesa di mangiare, ogni tanto si allungava per prendere le cose dalla tavola come ogni volta che stava nel seggiolone, era già successo che in compagnia di Axel si fosse sporto troppo per poi cadere; prontamente l’ex attaccante lo aveva recuperato come se fosse una palla dalla calcio per evitare che si facesse male per poi appoggiarlo a terra. Era stato più il suo spavento che del piccolo, il quale rideva divertito e ogni volta che poteva tentava di lanciarsi giù per farsi prendere al volo; ovviamente bisognava controllarlo spesso. Poco dopo Axel gli diede il biberon con il latte e i biscotti, il piccolo lo prese e inizio a mangiare, lui si mise a bere il caffè ormai divenuto freddo. Quando ebbero finito la colazione lui, vesti il piccolo e poi si preparò, infine scese e salì in macchina mettendo il piccolo nel seggiolino, poi partì per andare da suo padre. Appena arrivarono, lui entrò con Aaron in braccio, Julia andò ad accoglierli.
-Ciao tesoro.- disse al piccolo prendendolo in braccio, lui contento sorrideva.
-Papà?-chiese Axel
-Al lavoro. Tu rientri tardi anche stasera?-
-Sì, giacché vado a prendere Angie in aeroporto pensavo di portarla fuori a cena, inoltre non so di preciso quando arriva, l’aereo potrebbe anche tardare.-
-Vero, però fai bene a portarla fuori, è da quando è nato Aaron che non fate più qualcosa da soli, inoltre siete sempre impegnati.-
-Aaron è ancora piccolo, è normale che lui abbia la priorità dopo il lavoro.-
-Si lo capisco, ma prima di essere genitori siete una coppia.-
-Lo so, ma adesso dobbiamo occuparci di lui, non abbiamo molto tempo per noi.-
-Certo ma devi trovarlo.-
-Ci proverò. Ora devo andare, ci vediamo più tardi.-
-Vieni a pranzo?-
-Si credo di farcela.-
-Ok. A dopo. –
Lui uscì e andò al lavoro; verso l’ora di pranzo rientrò.
-Papà, papà- esclamava Aaron dal seggiolone cercando di attirare la sua attenzione.
-Arrivo, arrivo. Tranquillo.- disse lui entrando in cucina e salutando Julia.
-Papà è al lavoro, mentre la governante oggi ha il giorno libero. –spiegò lei servendo il pranzo.
-Come al solito.- commentò lui sedendosi vicino al figlio, che già giocava con le posate. –Non giocare con le posate, guarda che adesso la zia ti dà la pasta.- disse mentre Julia dava il piatto al piccolo, che subito iniziò a mangiare. Poco dopo anche lui e la sorella si misero a mangiare, un’ora dopo Axel dovette andare al lavoro ma Aaron avendolo visto faceva i capricci per non farlo andare via.
-Aaron stai qui buono, torno stasera con la mamma.-
-Mamma!-esclamò contento.
-Sì, se non mi fai uscire, non posso andare a prenderla e la mamma resterà in aeroporto. Non vuoi lasciarla là vero?-
-No.-
-Ecco quindi lasciami andare.-
Lui un po’ riluttante lo lasciò e offeso si mise sul divano, Julia dopo aver salutato il fratello raggiunse il piccolo, mentre Axel uscì e andò al lavoro.
Nel frattempo un nuovo nemico si era presentato di fronte all’Inazuma Eleven e aveva creato diversi paradossi temporali, il calcio fu vietato e i ragazzi non riuscivano ad allenarsi per fronteggiare il nemico. Axel venuto a conoscenza della situazione decise di incontrare la squadra e di aiutarli dandogli la possibilità di allenarsi allo stadio del giardino imperiale. La squadra sfruttò il campo e riuscì ad ottenere molti vantaggi.
Quella sera Axel andò all’aeroporto a prendere Angie, lei lo raggiunse al parcheggio.
-Ciao amore.- lo salutò lei baciandolo.
-Ciao, com’è andato il viaggio?-
-Bene, Aaron?-
-Sta da mio padre. –
-Ha fatto il bravo?-
-Il solito.-
-Bene, allora andiamo.-
-Ok, ho prenotato un tavolo al ristorante.-
-Come mai?-
-Così, non usciamo da soli da quando Aaron è nato, siccome ora è cresciuto e non ci vediamo da un po’ ho pensato di uscire. So che t’interessa di più vedere Aaron ora, ma fidati sta bene e una cena non compromette nulla.-
-Ok, ma non stiamo fuori tanto.-
-Va bene.- disse lui parcheggiando fuori dal ristorante ed entrando.
Lei lo seguì e insieme poi si sedettero al tavolo ordinando; poco dopo furono serviti. Loro mangiarono e come finirono, uscirono, poco dopo andarono a prendere Aaron il quale fu contento di rivederli; dopo aver salutato, rientrarono in casa e andarono a dormire, ignari che la loro vita sarebbe stata cambiata per sempre molto presto.


Continua…  

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Un'amara sorpresa ***


Capitolo 2: Un'amara sorpresa.
 
La mattina seguente Axel fu il primo a svegliarsi, si alzò e andò in cucina a fare colazione; avendolo sentito Aaron si era svegliato iniziando a chiamare la madre. Lui lo sentì e salì a prenderlo.

-Lascia dormire la mamma è stanca, la vedi dopo oggi stai con lei tutto il giorno.- spiegò a bassa voce uscendo dalla stanza e tornando in cucina.
Dopo aver messo il piccolo nel seggiolone e avergli dato il latte, si sedette e fece colazione. Mezz’ora dopo Angie si svegliò e li raggiunse.

-Buongiorno.- li salutò
 -Buongiorno, credevo dormissi fino a tardi oggi.- rispose lui
-Ero sveglia e mi sono alzata.-
-Capisco, io devo andare al lavoro e poi passo alla Raimon.-
-OK, come mai alla Raimon?-
-Devo parlare con la squadra.- disse finendo la colazione
-Capisco.-
-Se ci sono problemi porta Aaron da mio padre.-
-Tranquillo, oggi resto a casa e lo tengo con me.-
-Ok, io vado. Ci vediamo stasera.- disse dandole un bacio.
-A stasera.-
Lui uscì e lei rimase a fare colazione col piccolo; successivamente disfò la valigia e fece andare una lavatrice, poi andò a farsi un bagno con Aaron. La mattinata passò in fretta e nel pomeriggio Axel andò alla Raimon per consegnare un cimelio, affinché la squadra potesse continuare a comporre la squadra perfetta.

Nel frattempo nel futuro, un’organizzazione stava osservando la scena.
-Questo non va bene, bisogna fermarlo…Axel Blaze…ho sottovalutato quest’uomo-
-Come pensi di fare?-
-Proviamo con modificare qualcosa nella sua vita.-
-Forse ho capito cosa intendi-
-Ottimo allora iniziamo con il paradosso temporale, al suo rientro avrà una bella sorpresa.-
-Bella per noi capo. Per lui non lo sarà tanto.-
-Ovviamente.-

La sera lui rientrò, Aaron gli andò in contro come sempre e lui lo prese in braccio.
-Ehilà monello, hai fatto il bravo con la mamma ?-
-Sì-
-Aaron dove sei?- chiese Angie andando in salotto- E lei chi è?! Cosa ci fa in casa mia?! Ma soprattutto, come è entrato?! Lasci andare mio figlio immediatamente!- ordinò
-Ti è dato di volta il cervello?! –
-Senta io non la conosco e veda di andarsene subito o chiamo la polizia.-
-Ho capito stai provando una parte, molto divertente, ma ora smettila.- disse mettendo il bambino per -terra, il quale si lamentava perché non voleva scendere. Lei si affrettò a prenderlo in braccio e portandolo lontano da Axel.
-Non sto provando nessuna parte, la smetta di comportarsi come se mi conoscesse.-
-Ti conosco eccome mia cara, potrei dirti qualunque cosa. –
-Impossibile!-
-Sono cose normali quando si è sposati, ti pare?-
-Certo, ma non tra due sconosciuti.-
-Ti pare che sia uno sconosciuto? Aaron mi è corso incontro, non lo fa con chi non conosce-
-Io non so chi lei sia! Se ne vada, tra poco rientra mio marito.-
-E’ già rientrato.-
-No! Rientra a breve!-
-Che succede?-chiese un uomo rientrando
-Amore! Tu lo conosci questo tizio?-chiese lei indicando Axel
-No, mai visto. Ma non ti preoccupare lo riaccompagno io.-
Axel uscì rassegnato “Evidentemente questo è un altro paradosso, ma non vedo il motivo. Lo faranno per fermarmi? Peccato che questo non mi fermerà” pensò
-Ci si rivede eh Axel? Come ci si sente ad aver portato via ciò che si ha di più caro al mondo?-chiese l’uomo con aria di superiorità
-Perché le hai mentito Worchester? Sapevi perfettamente chi ero-
-Vero, ma non potevo rischiare. Lei non sa chi sei per cui, ora posso avere ciò che è sempre stato mio di diritto.-
-Lei non ti è mai appartenuta e lo sai!-
-Ora si, e se credi di poterla riprendere fallo! Peccato che lei non voglia avere nulla a che fare con te- disse beffeggiandosi di lui e rientrando in casa.

Axel prese la macchina e andò in un albergo, nel frattempo Aaron piangeva disperato gridando papà, nonostante Angie tentasse di calmarlo mostrandogli che Worchester era presente, ma lui per tutta risposta continuava a fare i capricci e scalciare che voleva scendere. Worchester lo prese con forza e lo portò al piano di sopra mettendolo nel lettino.

-Perché fa così? –chiese lei al marito.
-Sarà solo stanco.-
-Forse.- disse servendo la cena.

Intanto Axel era riuscito a trovare una stanza e si stava facendo una doccia cercando di scacciare i brutti pensieri. “Non mi piace questa cosa, non hanno scelto una persona a caso, ma lui!” pensò adirato colpendo il muro con un pugno. “Però come mai lui e Aaron si ricordavano di me? Forse il paradosso non ha effetto sui bambini troppo piccoli, ma la cosa non varrebbe per quel bastardo. A meno che non abbiano modificato solo i ricordi di Angie, avrebbe un senso; di conseguenza sia Julia che mio padre si ricordano di me e possono far tornare a Angie i ricordi più facilmente.” continuò uscendo dalla doccia e sdraiandosi sul letto, per poi prendere la fede nuziale dal portafogli e iniziando a osservarla, ricordando il loro matrimonio.

Angie dal canto suo si era sdraiata a letto con accanto il piccolo Aaron per farlo addormentare, Worchester come ogni sera era uscito a bere con gli amici, lasciandola sola. Il piccolo andò a sdraiarsi dove solitamente dormiva Axel e lei lo raggiunse, sentendo così il profumo dell’uomo che iniziò a farle ricordare alcuni momenti passati con Axel, ma nella sua mente al posto dell’ex attaccante della nazionale, c’era Worchester. Il piccolo dormiva tranquillo e lei si addormentò poco dopo, sognando il passato con Worchester ma in alcuni momenti il viso dell’uomo misterioso, appena incontrato quella sera appariva e lei si svegliò di soprassalto.
“Cosa succede? Perché ho sognato lui? Non lo conosco nemmeno, sono solo stanca e la mia mente si è fatta soggiogare.” Pensò rimettendosi a dormire.


Continua...

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