E luce fu

di gigio_animato00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La porta ***
Capitolo 2: *** Dolore antico ***
Capitolo 3: *** Il nuovo mondo ***



Capitolo 1
*** La porta ***


“ Quello che è nuovo, un giorno sarà antico”

Questa era la frase che appariva sul portone che lo separava da quella cosa. Dall’origine.

Draghi volavano sopra la sua testa, incuranti di ciò che accadeva sotto di loro, non a conoscenza che quell’essere che si addentrava tra quelle che altro non erano che le radici di un albero, sarebbe stato la loro condanna.

 

La cosa più viva che fosse mai esistita, si aggirava in quella prigione creatasi naturalmente, che sembrava quasi voler contenere quell’enorme potere, per proteggere tutto. Ma questo nessuno lo sapeva. Loro erano gli unici. Lui e suo fratello erano gli unici a conoscenza di tutto quello, gli unici che potevano esistere, che erano tangibili, a differenza di quelle “cose” che si aggiravano nelle viscere della terra. Erano gli unici veri esemplari della specie, gli unici che non si ritenevano inferiori a i padroni del cielo.

Perché a differenza dei draghi, che estendevano il loro dominio nell’aria, loro erano lì, ancorati alla terra, aberranti che non potevano librarsi in volo.

Ma la cosa più divertente è che era la stessa terra che i re ignoravano a custodire la cosa più preziosa.

 

Le rovine di qualcosa. Nelle profondità estreme dell’oscurità, qualcosa risiedeva, anche se si trovava nel posto sbagliato.

Una spada. Un’arma. Qualcosa che i draghi non potevano mai aver creato, qualcosa che era lì da ere, qualcosa che non apparteneva a quel mondo, ma che ne era la origine.

 

Guardava il suo corpo. Un’ombra sfuocata, che non ne delineava i contorni. Nessun occhio poteva vederla, a eccezione di quello di un drago. Ma lui sapeva cos’era. Era qualcosa che era meglio stesse nascosto. Era qualcosa di finto. Ma quella spada no. Si era sorpreso di poterla toccare, di poterla vedere, di poterla impugnare. Quello era un qualcosa di grezzo, senza lama. Era una spirale arrugginita, che sembrava potersi disintegrare in qualunque momento. Ma era una prova. Era una prova che qualcosa c’era, anche se non sapeva cosa. Su quel pezzo di ferro c’erano delle parole.

“ Nel cuore del vecchio mondo, ci sarà il seme di quello nuovo”.

 

Ed era lì. Nel cuore del mondo. Alle radici dell’albero più mastodontico. La spada non mentiva. Qualcosa aveva preceduto i draghi. Qualcosa era nato e morto prima di loro, e aveva lasciato quel messaggio. Chi era non aveva importanza.

 

Era ora di entrare. Era ora di vedere cosa c’era dentro. Era ora di far nascere il suo nuovo mondo.

Dopotutto, Kaathe era sempre stato il più intraprendente tra i due fratelli.

 

 

 

Nota dell’autore

 

DOVETE STARE CALMISSIMI!

So che è campata per aria, senza fondamenta e che va in conflitto con ciò che è la lore di Dark Souls, ma è una cosuccia scritta per diletto.

Dovevano essere tre capitoli, ma dato che mi sono accorto di farmi prendere troppo la mano, sarà una Flashfic brutta. Poi però mi sono reso conto che è da cattivi non continuare. E quindi la continuerò. Vi prego non linciatemi.

Comunque saranno tutte di questa lunghezza, e non ne faccio una unica più lunga perché un po’ di patos ci va.

Saluti, Gigio.

 

P.s. ho già parecchie storie pronte, quindi dovrei riuscire ad aggiornare non troppo tardi.

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Capitolo 2
*** Dolore antico ***


La porta si era aperta lentamente, senza bisogno di spingerla. Gli era bastato appoggiarci sopra la spada.

Una scalinata di cui non si vedeva la fine scendeva verso le viscere della terra, ma dal suo fondo proveniva qualcosa. L’aria era strana, emanava qualcosa. Piccole particelle arancioni che sembravano vive galleggiavano su quel soffio, che causava uno strano dolore a Kaathe. Era come fosse investito da un’onda che gli causava un leggero dolore, che però lo copriva totalmente, e ogni volta che una di quelle particelle lo toccava, per un secondo provava un fortissimo dolore in quel punto. Ora anche i draghi lo percepivano, e si giravano a cercarne la fonte. Neanche loro avevano mai provato quel dolore, ma sapevano cos’era, perché era un qualcosa di cui avevano sentito parlare, anche se non gliene aveva parlato nessuno. Era una sensazione stranissima, che faceva impazzire molti di loro.

 

L’ombra scendeva rapido le scale. Man mano che proseguiva, quel dolore aumentava, ma non poteva farci nulla, però era sicuro di essere nel posto giusto, perché l’arma aveva iniziato a pulsare. Ma cosa c’era nelle viscere del mondo? Cosa stava cercando. Cosa c’era di così potente da dover essere segregata in quel posto?

Era forse l’origine di quel dolore? Quel dolore che nessun colpo sarebbe riuscito a dare, che appestava l’aria e che lo attaccava da ovunque in qualunque momento.

Doveva continuare a scendere.

 

Serpenti. Questo erano lui e la sua specie. Ma cos’erano veramente? Erano esseri sbagliati, ancorati alla terra e al buio, che non potevano volare, e che potevano però esplorare i meandri del Buio, dove tutto coincide in un unico punto. Era lì che aveva trovato la spada.

Ma il Buio nessuno sapeva cosa fosse, o meglio, tutti lo sapevano ma nessuno ne era a conoscenza. C’era come un sigillo che non faceva accedere alle risposte. Alcuni serpenti dicono che “quelle cose” che si aggirano sotto terra lo sappiano, ma nessuno si avvicina a loro. Si limitano ad osservarli: grosse ombre che passano gran parte del loro tempo a confondersi con l’oscurità.

 

 

Kaathe si arrestò. Era strano che non si fosse ancora posto quella domanda. Se c’era quella scala, qualcuno la aveva costruita, e di certo non erano stati i draghi. Quei gradini sembravano essere della stessa età della spada, da quanto erano consunti. Ma chi ci aveva camminato sopra? C’era veramente stato qualcuno lì, prima di lui, qualcuno che aveva varcato quella porta?

O, magari, qualcuno che l’aveva costruita?

 

La scala si fermò. Il dolore era immenso, quasi non riusciva a respirare da quanto era appesantita quell’aria, ma sapeva che era arrivato. Varcò la soglia e si ritrovo in un enorme sala circolare, scavata direttamente nella roccia, e dalla quale spuntavano le radici dell’arcialbero che ospitava quella cavità.

Ma la cosa veramente importante era quello che si trovava al centro della stanza.

Legato, immobilizzato da grandi catene, si trovava un essere. Era un qualcosa di indescrivibile. La penombra non gli permetteva di vederlo bene, ma sapeva che era lui l’origine di quell’onda di dolore. Però non sembrava pericoloso, o almeno, non in quel momento. Era quasi totalmente … annerito. La sua pelle era un enorme ammasso di croste nere, da cui cadeva della polvere grigia. Aveva dei buchi, dalla quale fuoriusciva un liquido arancione.

Però era vivo. Lo vedeva respirare ed emettere quelle particelle dolorose.

Cos’era stato un tempo per essere imprigionato in quella caverna, così lontano dal resto dell’universo. Era grosso, ma non era un drago, e la sua forma non si distingueva bene. Però si vedeva che stava morendo. Ma da quanto tempo era così? Oppure … era come i draghi, immortali? Ce n’erano altri come lui?

 

Improvvisamente la spada iniziò a produrre quello stesso dolore che era generato dal mostro, che sembrò accorgersene ed emise un grugnito.

Kaathe non sapeva cosa fare. Quel mostro era tornato immobile, dopo aver abbassato quella che poteva essere la testa. Era un inchino? Lo aveva riconosciuto come re?

Poi capì. Voleva che lo uccidesse, voleva che ponesse fine alle sue sofferenze. Però il serpente era incerto. Sicuramente in quelle condizioni non era utile, ma doveva veramente ucciderlo? E se fosse stata l’unica arma per creare il suo nuovo mondo?

Però, decise comunque di sopprimerlo. Strinse la spada e trapassò il suo corpo, che non oppose resistenza.

Poi la spada però divenne impossibile da tenere in mano, da quanto male iniziò a fargli, e fu costretto a mollarla. A quel punto quel mostrò urlò, facendo tremare le pareti, ma durò solo pochi secondi, prima che fosse strozzato dalla sua morte. Si accasciò a terra. Per poi iniziare a sbriciolarsi, divenendo piano piano nient’altro che polvere grigia. Ma proprio allora un enorme getto d’aria carica di quel dolore fuoriuscì, scagliando molto distante Kaathe, che assistette all’inizio del nuovo mondo.

 

 

Nota dell’autore

E anche la giornaliera dose di eresie di oggi è stata pronunciata. Però non so, a me questa storia un po’ affascina. Noi sappiamo a grande linee cosa c’era prima e, più nello specifico, cosa accadde dopo la nascita della Prima Fiamma. Ma come è nata la prima fiamma? Chi è che la ha fatta nascere, chi è che ha creato il mondo dei draghi? Domande senza risposta, a cui rispondo io male ;)

Saluti, Gigio.

 

P.s. mi ero dimenticato: DOVETE STARE CALMISSIMI!

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Capitolo 3
*** Il nuovo mondo ***


 

Il nuovo mondo, il suo nuovo mondo, stava nascendo. Da quel cadavere fuoriuscirono enormi figure arancioni, che si muovevano, come vive, ma in maniera casuale. Non avevano testa o corpo, ma pulsavano e emanavo quell’incredibile onda, carica di dolore. Ma cos’era veramente quel dolore? Cosa era in grado di fare?
Man mano che quelle strane figure aumentavano, il corpo da cui erano nate si distruggeva, fino a quando non ne restò solo un mucchietto di polvere grigia e ossa annerite, in cui era piantata la spada.
Poi scrutò qualcosa che si muoveva nell’ombra, e che si avvicinava piano. Era una di quelle creature che osservavano, ed era seguita da molte altre. Volevano tutti il suo tesoro, il suo nuovo mondo. Avrebbe voluto avvicinarsi per cacciarle, ma non riusciva a muoversi. Era come confinato nell’oscurità. 
Ora vedeva come erano fatte veramente quelle creature. Erano bianche e sottili, e camminavano su due zampe. Una di loro stava tendendo la mano sulla sua spada.
“No”
Ma non lo sentivano, e lui non poteva muoversi, non poté fare nulla nel vedere quella creatura tendere le mani e afferrare parte di quelle figure. E trasformarsi. Immediatamente divenne più corposo, acquisì un colore roseo e fu coperto da abiti d’oro.
“No”
Un’altra ne approfittò, coprendosi di abiti blu e generando altre piccole sfere arancioni intorno a sé.
“No” 
Una dopo l’altra, quelle creature attingevano al potere, al suo potere, e divenivano forti, più forti di quanto fosse lui. 
Poi qualcun altro si avvicinò. Era suo fratello, Frampt, che stava andando verso il suo potere. Ma era diverso. Era viscido, e il suo lungo corpo privo di arti spuntava dall’oscurità senza iniziare veramente da nessuna parte.  Ma, colto da un orrore atroce, si rese conto di essere anch’egli così. Anche lui era un mostro.
Frampt, come il fratello, non riusciva ad avvicinarsi, o almeno non poteva, fino a quando la prima delle creature rinate lo chiamò a sé, dandogli il merito per quella meraviglia e nominandolo suo servitore.
La sua meraviglia.
Alla fine se ne andarono tutti, portando con sé una parte di quella luce, che ormai era affievolita e non più viva come quando lui la aveva conquistata.
Ma arrivò un’altre di quelle ombre, più piccola delle altre. Il potere era diminuito, così che quando ne prese una piccola parte, quest’ultima diventò nera, trasformandolo a sua volta, ma in modo diverso rispetto agli altri. Ma qualcosa di diverso c’era in quella che capì essere un’anima. Le altre erano più grandi e potenti, ma in qualche modo … limitate. Ma la sua no. La sua era infinita, debole ma infinita, e frazionabile a piacimento. Quell’essere non era stato avido. Ne aveva presa una più piccola, più debole, ma in qualche modo, sembrava essere stato premiato.
Kaathe, che lo guardava da lontano, sapeva che quell’essere, ancora più mostruoso di prima, era vivo. E che era la vera arma che lo avrebbe condotto alla distruzione del mondo che gli era stato rubato, e alla sconfitta di quelle creature e di suo fratello. Gli bastava aspettare. Gli bastava nutrire quel potere, mantenerlo vivo e instabile.
Perché “Quello che è nuovo, un giorno sarà antico “
Nota dell’autore
DOVETE STARE  CALMISSIMI!
Questo mio sparare cazzate è finalmente finito, e quella che doveva essere una storia, per poi diventare una One-Shot, per poi tornare storia si è conclusa.
Per chi non lo avesse capito, cosa normale dato che so creare metafore quanto il mio gatto, il “dolore” che caratterizza la storia è il calore, cosa sconosciuta nel mondo dei draghi. La “figure arancioni” sono le lingue di fiamma e l’ultimo personaggio è, ovviamente, la Dark Soul (mannaggia non mi viene come si chiami veramente).
I falò so che in teoria sono stati creati dopo, ma mi piaceva pensare che quello della Fornace della Prima Fiamma si fosse creato insieme a quest’ultima. 
Ma alla fine, che cos’è il mostro carbonizzato nella prigione? È un’idea che mi è venuta durante la boss fight finale di DS3 (spoiler leggeri circa il suo significato), cioè un’incarnazione di tutto ciò che è stato prima, e che, come la spada, resta al suo posto ogni volta che ricomincia il ciclo. Vuole un po’ rappresentare tutti coloro che si sono immolati, ma anche qualcos’altro. Vuole significare che prima dei draghi qualcosa c’è stato, qualcosa che ha portato alla creazione della spada e di quella creature, che sono immortali di fronte al tempo e allo spazio, che è il fulcro della conversione in un unico punto di tutti gli universi.
Perché quel mostro è l’Essenza della Prima Fiamma, è la fiamma stessa, è colui che muore per dar vita al regno, e che nel momento in cui torna in vita alla fine dell’universo, viene rinchiuso al centro della terra per evitare che il suo potere venga utilizzato, ma allo stesso tempo che si spenga. È ciò che, secondo me, rappresenta meglio la Prima Fiamma, qualcosa che muore e torna in vita ogni volta, che sancisce la durata di un ciclo. È Gwyn, ma allo stesso tempo è l’Undead immolatosi, oltre che alla memoria dell’errore commesso dall’ Undead che ha fatto spegnere la fiamma.
Spero che si sia capito qualcosa, e vi aspetto alla prossima storia.
Saluti, Gigio.
P.s: scusate l’assenza negli ultimi mesi, riprenderò a pubblicare più frequentemente.

 

Il nuovo mondo, il suo nuovo mondo, stava nascendo. Da quel cadavere fuoriuscirono enormi figure arancioni, che si muovevano, come vive, ma in maniera casuale. Non avevano testa o corpo, ma pulsavano e emanavo quell’incredibile onda, carica di dolore. Ma cos’era veramente quel dolore? Cosa era in grado di fare?

 

Man mano che quelle strane figure aumentavano, il corpo da cui erano nate si distruggeva, fino a quando non ne restò solo un mucchietto di polvere grigia e ossa annerite, in cui era piantata la spada.

Poi scrutò qualcosa che si muoveva nell’ombra, e che si avvicinava piano. Era una di quelle creature che osservavano, ed era seguita da molte altre. Volevano tutti il suo tesoro, il suo nuovo mondo. Avrebbe voluto avvicinarsi per cacciarle, ma non riusciva a muoversi. Era come confinato nell’oscurità.

Ora vedeva come erano fatte veramente quelle creature. Erano bianche e sottili, e camminavano su due zampe. Una di loro stava tendendo la mano sulla sua spada.

“No”

Ma non lo sentivano, e lui non poteva muoversi, non poté fare nulla nel vedere quella creatura tendere le mani e afferrare parte di quelle figure. E trasformarsi. Immediatamente divenne più corposo, acquisì un colore roseo e fu coperto da abiti d’oro.

“No”

Un’altra ne approfittò, coprendosi di abiti blu e generando altre piccole sfere arancioni intorno a sé.

“No”

Una dopo l’altra, quelle creature attingevano al potere, al suo potere, e divenivano forti, più forti di quanto fosse lui.

Poi qualcun altro si avvicinò. Era suo fratello, Frampt, che stava andando verso il suo potere. Ma era diverso. Era viscido, e il suo lungo corpo privo di arti spuntava dall’oscurità senza iniziare veramente da nessuna parte.  Ma, colto da un orrore atroce, si rese conto di essere anch’egli così. Anche lui era un mostro.

Frampt, come il fratello, non riusciva ad avvicinarsi, o almeno non poteva, fino a quando la prima delle creature rinate lo chiamò a sé, dandogli il merito per quella meraviglia e nominandolo suo servitore.

La sua meraviglia.

Alla fine se ne andarono tutti, portando con sé una parte di quella luce, che ormai era affievolita e non più viva come quando lui la aveva conquistata.

Ma arrivò un’altre di quelle ombre, più piccola delle altre. Il potere era diminuito, così che quando ne prese una piccola parte, quest’ultima diventò nera, trasformandolo a sua volta, ma in modo diverso rispetto agli altri. Ma qualcosa di diverso c’era in quella che capì essere un’anima. Le altre erano più grandi e potenti, ma in qualche modo … limitate. Ma la sua no. La sua era infinita, debole ma infinita, e frazionabile a piacimento. Quell’essere non era stato avido. Ne aveva presa una più piccola, più debole, ma in qualche modo, sembrava essere stato premiato.

Kaathe, che lo guardava da lontano, sapeva che quell’essere, ancora più mostruoso di prima, era vivo. E che era la vera arma che lo avrebbe condotto alla distruzione del mondo che gli era stato rubato, e alla sconfitta di quelle creature e di suo fratello. Gli bastava aspettare. Gli bastava nutrire quel potere, mantenerlo vivo e instabile.

Perché “Quello che è nuovo, un giorno sarà antico “

 

 

 

Nota dell’autore

DOVETE STARE  CALMISSIMI!

Questo mio sparare cazzate è finalmente finito, e quella che doveva essere una storia, per poi diventare una One-Shot, per poi tornare storia si è conclusa.

Per chi non lo avesse capito, cosa normale dato che so creare metafore quanto il mio gatto, il “dolore” che caratterizza la storia è il calore, cosa sconosciuta nel mondo dei draghi. La “figure arancioni” sono le lingue di fiamma e l’ultimo personaggio è, ovviamente, la Dark Soul (mannaggia non mi viene come si chiami veramente).

I falò so che in teoria sono stati creati dopo, ma mi piaceva pensare che quello della Fornace della Prima Fiamma si fosse creato insieme a quest’ultima.

Ma alla fine, che cos’è il mostro carbonizzato nella prigione? È un’idea che mi è venuta durante la boss fight finale di DS3 (spoiler leggeri circa il suo significato), cioè un’incarnazione di tutto ciò che è stato prima, e che, come la spada, resta al suo posto ogni volta che ricomincia il ciclo. Vuole un po’ rappresentare tutti coloro che si sono immolati, ma anche qualcos’altro. Vuole significare che prima dei draghi qualcosa c’è stato, qualcosa che ha portato alla creazione della spada e di quella creature, che sono immortali di fronte al tempo e allo spazio, che è il fulcro della conversione in un unico punto di tutti gli universi.

Perché quel mostro è l’Essenza della Prima Fiamma, è la fiamma stessa, è colui che muore per dar vita al regno, e che nel momento in cui torna in vita alla fine dell’universo, viene rinchiuso al centro della terra per evitare che il suo potere venga utilizzato, ma allo stesso tempo che si spenga. È ciò che, secondo me, rappresenta meglio la Prima Fiamma, qualcosa che muore e torna in vita ogni volta, che sancisce la durata di un ciclo. È Gwyn, ma allo stesso tempo è l’Undead immolatosi, oltre che alla memoria dell’errore commesso dall’ Undead che ha fatto spegnere la fiamma.

Spero che si sia capito qualcosa, e vi aspetto alla prossima storia.

Saluti, Gigio.

 

 

P.s: scusate l’assenza negli ultimi mesi, riprenderò a pubblicare più frequentemente.

 

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