Ho visto Jeff the killer

di Alieno Disperso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-L'interrogatorio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-Una scomoda verità ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-Tutto un incubo... o no? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-L'interrogatorio ***


Ok Margareth sei in un posto sicuro ora... racconta tutto, puoi fidarti di me voglio soltanto aiutarti

-Quella sera... i-io e la mia amica Clare stavamo guardando la tv... c'era freddo, molto freddo, io... io indossavo un maglione verde di lana e lei aveva addosso una copertina che le avevo prestato...-

Ti sto ascoltando continua pure

-Lei se ne andò verso le 11:30 da casa mia, mi restituì la coperta e ci salutammo abbracciandoci... -

Ok

-Iniziai a lavarmi i denti e la faccia prima di andare a letto... dovetti togliermi il maglione per mettermi il pigiama e iniziai a tremare dal freddo... fuori stava iniziando a nevicare... e poi...-

Continua pure non ti fermare

-Sentii un clacson, come se qualcuno mi stesse chiamando... era lei che mi salutava, purtroppo per l'ultima volta-

Capisco... una volta esserti sistemata per andare a letto che è successo?

-Andai a letto verso mezzanotte e un quarto e, non so per quale motivo, mi affacciai fuori dalla finestra... sulla neve vidi delle impronte ma ero sicura che fossero quelle di Clare e quindi mi addormentai tranquilla... un rumore mi svegliò verso le 2...-

Coraggio non piangere, finisci il racconto... che è successo dopo?

-Senza volerlo iniziai a pensare di avere commesso uno sbaglio e che quelle non potevano essere le impronte della mia amica, il portone si trovava a destra della casa e i segni sulla neve portavano verso la cantina... in quel momento...-

Calmati... vuoi bere un goccio d'acqua?

-Si grazie-

..Ecco a te; eravamo rimasti alle orme sulla neve, continua

-Qualcosa in cucina cadde ma ero troppo spaventata per vedere o sapere chi o cosa ci fosse, così tornai sotto le coperte e chiusi gli occhi... ed ecco... un... u-un'ombra oscurarmi la vista... da sotto le coperte vedevo soltanto una sagoma scura coprirmi con la sua orribile forma... oddio non riesco a continuare...-

Coraggio Margareth, arriva fino alla fine, ti assicuro che puoi dire tutto

-Una... una... u-una dannatissima mano lentamente tolse la coperta e non riuscii a muovermi dalla paura... tutto ciò che vidi una volta tolta fu qualcosa di rosso colare giù da una lama... era sangue... del cazzo di sangue... proseguii con lo sguardo per risalire a colui o colei che stava tenendo in mano quell'arnese e lo vidi... lo vidi... LO VIDI!!!!-

Chi? Margareth chi hai visto?

-Il mio peggiore incubo, la figura che per anni io e Clare avevamo ritenuto non esistesse... era Jeff, quel maledetto Jeff the Killer che non la smetteva di fissarmi con quei suoi piccoli occhi e con quel grugno a 32 denti ricoperti di sangue che mi avevano paralizzato... gettai lo sguardo in basso a destra e vidi... oddio... mi scusi!!-

...ti ascolto

-Vidi la testa della mia amica appesa per i capelli sulla sua mano sinistra... il sangue ancora le gocciolava da ciò che restava del suo povero collo innocente... lo so perchè lo ha fatto... LO SO!!!!... LUI CI ODIA MA IO LO CERCHERO' FINCHE' NON LO UCCIDERO' UNA VOLTA PER TUTTE, VOGLIO FARLO SOFFRIRE COME LUI HA FATTO SOFFRIRE ME E GLIELA FARO' PAGARE... SI MI HAI SENTITO DANNATO MOSTRO??? TE LA FARO' PAGARE!!!-

Margareth calmati non esiste nessun Jeff the Killer, stai solo male con la testa ecco perchè sei in un ospedale psichiatrico

-NO!! NON STO MALE LUI ESISTE E CI UCCIDERA' TUTTI!!!-

Ho detto calmati, basta!!!

-LUI E' DIETRO DI LEI, FACCIA ATTENZIONE!!!!!!-

...

-Mi scusi dottore, è richiesto urgentemente in sala d'aspetto-

-Grazie dottoressa- rispose l'uomo ansimante -Forse le farà piacere sapere, signorina McDiney, che la qui presente Margareth Harris, l'ha confusa con un serial killer-.

La signora rimase un attimo di sasso prima di sforzarsi di sorridere e cercare di non pensare a quanto appena dettole... sebbene sapeva benissimo di essere in un ospedale psichiatrico, detestava a morte coloro che si predevano gioco di lei o, semplicemente, la confondevano con qualcun altro; secondo qualche suo collega era proprio lei ad aver bisogno delle suddette cure.

Il medico Calvin White si diresse verso la vicina sala d'aspetto e, nel breve tragitto che lo separava da essa, iniziò a sistemarsi il camice leggermente piegatosi sulla spalla destra durante il tentativo di calmare la crisi della giovane paziente.

Giunto nella sala una forte sensazione di confusione e incredulità gli pervadero l'anima vedendosi di fronte 3 agenti di polizia in sua attesa; "rimani calmo, dimostrati professionale e non fare passi falsi" continuò a ripetersi nei 50 metri che lo separavano dagli uomini.

-Buonasera dottor White, io sono l'agente Christopher Moloone, a capo di questo gruppo d'indagine da noi rappresentato... se non le dispiace vorremmo farle qualche domanda circa una sua paziente-

-Sapete meglio di me che non mi è consentito concedere a dei perfetti sconosciuti, anche se poliziotti, di visionare e leggere i fascicoli dei pazienti qui in cura... è contro la loro privacy-

-Allora forse cambierà idea quando saprà che la sua paziente, Margareth Harris potrebbe essere accusata di omicidio plurimo... in ogni caso ecco il mandato-.

Un brivido gelido gli pervase la schiena, come se un cubetto di ghiaccio gli stesse lentamente scendendo lungo essa... non riusciva a credere alle sue orecchie; Margareth un'assassina? E la storia da lei raccontatagli? Gli stava sfuggendo qualcosa ed era intenzionato a scoprire di cosa si trattasse, così invitò i 3 uomini ad entrare.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-Una scomoda verità ***


-Gradite del caffè signori? Una cioccolata calda?- chiese cortesemente il dottor White

-No la ringrazio- rispose il poliziotto Moloone

Il primario prese una chiave con una foglia di acero come portachiave, se la fece passare tra le dita più volte finchè non disse agli agenti di seguirlo; così raggiunsero una stanza che si trovava sulla destra, al primo piano, di fronte all'aula riunioni... era il suo ufficio.

Fece cenno ai 3 uomini di accomodarsi su delle comode poltrone di pelle, colorate di rosso, ma il capitano rifiutò l'invito, affermando che si trovava meglio a parlare in piedi... gli permetteva di pensare con lucidità.

Finalmente, preso posto, il dottore disse loro -Vi ascolto-

-Prima di rivelarle la verità vorrei chiederle una cosa... lei cosa sa sul conto di Margareth Harris?-

L'uomo, sebbene con dell'evidente rifiuto dovuto al segreto lavorativo, rispose

-Dunque so che ha 25 anni, che abita a Sunset Boulevard, qui a Los Angeles, che ha perso i genitori quando aveva 3/4 anni, che secondo lei qualcuno ha ucciso l'amica Clare Bush, anche se io dubito assolutamente che si possa trattare di lei, che è amante di quelle storielle di terrore tipiche dei ragazzi chiamate Creepypasta e poi ho un elenco di tutte le sue caratteristiche fisiche che dubito possano interessarvi al momento... ho dimenticato qualcosa?- chiese anche con un leggero tono di sarcasmo che non passò inosservato

-Prima cosa... io odio il sarcasmo, quindi mi scusi ma la sua domanda mi è sembrata inopportura- a seguito di questo rimprovero il medico mise le mani avanti in segno di scuse

-Così va meglio... dunque si, ha sbagliato un gran numero di cose: intanto Margareth ha 29 anni e non 25 come da lei affermato, non abita a Sunset Boulevard bensì ad Alameda Street e non ha mai perso i genitori, almeno non tutti-

-Ok... e riguardo le Creepypasta e la morte dell'amica?- chiese confuso

-Beh il primo punto è corretto; Margareth è stata da sempre ossessionata da quei personaggi delle storie horror ormai così in voga tra i giovani d'oggi, soprattutto un tipo particolare che si chiama Jeff the killer, ovviamente puramente inventato, senza alcun riscontro con casi reali... la cosa che lei così come nessuno tranne me e questi colleghi sa è che lei non ha mai ucciso Clare perchè non è mai esistita-

-Cosa sta cercando di dirmi agente?-

-Voglio dirle che la persona che Margareth ha ucciso è sua madre, nonchè mia moglie... si, io sono suo padre-

In quel momento il medico stava sorseggiando un bicchiere d'acqua il quale, a seguito di quella rivelazione, lo fece affogare... gli ci vollero alcuni secondi prima di potersi riprendere completamente.

-Scusi non credo di aver capito bene... lei è il padre di Margareth nonchè un poliziotto, sua figlia ha ucciso la madre e tutto quello che sapevo di lei è stata un menzogna?-

-In pratica si; ora le vorrei chiedere il permesso di spiegarle come sono davvero andate le cose-

-Ne sarò lieto ma prima gradirei farle io una domanda... lei come fa a sapere ciò contando che nei fascicoli che mi sono arrivati non viene menzionata da nessuna parte la sua presenza in quella casa la sera dell'"omicidio" e, soprattutto, come fa a dire che le informazioni di cui dispongo sono errate?-

-Credo sia davvero arrivato il momento di spiegarle tutto quanto... Brown, Smith, chiudete la porta e assicuratevi che non si avvicini nessuno-

Il sergente Moloone gli puntò contro una pistola e la reazione del dottor White non tardò ad arrivare... balzò di colpo in piedi, gli puntò contro un dito come se volesse accusarlo e recitò queste parole:"Cosa crede di fare? Non creda di non essere osservato, è circondato da telecamere e, di sicuro, con questa bravata, la sua carriera è in serio rischio".

Un colpo simile ad elettricità risuonò nella mente del medico il quale cadde a terra... una volta ripresosi si ritrovò nella camera degli interrogatori, legato, immobilizzato da una camicia di forza con, davanti a sè, i tre agenti e un'altra persona coperta da un sacco di colore verde scuro.

-Mi spiegate cosa sta succedendo?-

-Non si preoccupi, non era mia intenzione ucciderla, l'ho semplicemente immobilizata con un taser a basso voltaggio, ma sufficiente a stendere qualsiasi essere umano per 15 minuti... adesso tutto le sarà chiaro-

Il signor Maloone alzò il sacco e, sotto di esso, con un bavaglio ed una mascherina in plastica a coprirle la bocca, simile a quella indossa dal celebre cannibale Hannibal, si trovava la stessa Margareth.

-Che cosa significa?- urlò spaventato l'uomo

-Dai Margareth, saluta il dottore e chiaritevi una buona volta-

Il padre le tolse la maschera e il bavaglio che le coprivano la bocca solo per rivelare un inquietante taglio che ricopriva tutta la parte sinistra di essa e che, non l'orecchio, formava un falcetto... Margareth era stata orribilmente sfregiata.

Si slegò i polsi, si scrocchiò le ossa del collo e, con una voce incredibilmente dolce e fioca, disse

-Ho fame papà, posso?-

-Certo tesoro-

La ragazza saltò addosso al medico il quale, inerme, era pronto per esalare l'ultimo respiro quando vide l'enorme e disgustosa bocca della giovane ricoprirgli gli occhi

-Ma che?! NO, AIUTOOO!!!-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-Tutto un incubo... o no? ***


-Hey signor White si sente bene? Si calmi- disse la calda voce di una donna sulla trentina

-Cos'è successo?- chiese l'uomo visibilmente sconvolto e confuso

-Non ti ricordi? Sei qui per l'omicidio di tua figlia Margareth e, siccome il giudice ti ha ritenuto incapace di intendere e di volere ha preferito condannarti a passare il resto dei tuoi giorni in questa struttura altamente specializzata il cui nome e luogo sono tenuti strettamente riservati-

-Chissà perchè mi sembra di avere già sentito tutto ciò- disse grattandosi la testa e muovendosi rannicchiato avanti e indietro

-Beh, ha ragione, infatti tel o dico ogni giorno-

-Da quanto sono qui?- chiese, stavolta guardando un punto non ben identificato del soffitto insonorizzato

-Da circa 10 anni... oh, a proposito, hai una visita, ti sta aspettando-

La signora diede una mano al paziente ad alzarsi da terra, gli mise una mano sotto il braccio destro e, assieme, si diressero verso la sala d'aspetto dove incontrarono quella che una volta era sua moglie, Anna Stringhen

-Ciao Calvin, ti ricordi di me? Sono Anna, tua moglie- la signora Stringhen aveva perdonato il gesto del marito e, a detta del medico curante, avrebbe dovuto fingere di essere ancora legata a lui (anche se si era risposata ben 6 anni prima) così da non distruggere completamente la sua psiche, già gravemente compromessa

-Anna, sei proprio tu? Fatti vedere- richiesta insolita da un uomo che perse la vista alcuni mesi prima.

Calvin allungò la sua mano verso quella che era la guancia sinistra di Anna e la accarezzò dolcemente prima di iniziare ad urlare al vento come se la stesse in qualche modo esorcizzando.

I medici intervennero subito e placarono immediatamente la sua ira ma, mentre i 3 che accorsero in aiuto della donna portavano vai Calvin, egli "guardò" dritto negli occhi la moglie e le disse

-Sappi che non è finita qui, io so tutto maldetta-

L'inquietante reazione del marito non turbò granchè la donna, abituta ormai da 10 anni a simili comportamenti da parte dell'ex coniuge... tornò sui suoi passi, verso casa, non prima però di aver firmato il verbale riguardo le visite programmate ed aver organizzato la successiva, prenotata per due settimane a partire da quel giorno.

...

Sono passati 5 giorni dalla crisi dell'uomo e, come ogni Sabato, il medico Walter Wallace si accingeva a sottoporre il paziente all'ennesimo interrogatorio circa le gesta che portarono alla sua condanna

-Calvin, sono il dottor Wallace, ti ricordi?-

-Salve dottore- salutò l'uomo con il gesto vulcaniano di Star Trek senza alcuna apparente ragione

-Calvin, ti ricordi cos'è successo il 25 Ottobre di 10 anni fa?- la domanda era molto precisa e, sebbene strano fosse, egli era perfettamente in grado di esprimersi riguardo quel giorno e raccontare tutto nei minimi particolari

-Ricordo che erano le 7:45 di sera, stavo tornando dal lavoro quando, per caso, notai che vicino la ruota destra della mia macchina, appena parcheggiata nel garage, vi era un gatto... era l'animale preferito di mia figlia Margareth.

In quel periodo il mio lavoro era diventato molto stressante, al punto da non riuscire più a dormire la notte nè, tantomeno, a passare più di 10 minuti con la mia famiglia... credevo di impazzire.

Poi successe qualcosa quel maledetto 25 Ottobre... ero così turbato da un'operazione al cuore andata male che decisi di riprovare a casa col mio manichino; notando quel gatto vicino a me però mi venne in mente una cosa: se ho un paziente vivo, l'esperimento potrebbe risultare molto migliore e soddisfacente una volta finito-

Giunto a questa parte del racconto, una dottoressa che in quel momento era entrata nella camera disse

-Questa è la parte che più detesto- e uscì mettendosi una mano davanti la bocca in segno di rifiuto

-A quel punto entrai in casa, portai il gatto con me, salutai mia figlia dandole un bacio sulla guancia e dicendole che avrei dato una lavata al gatto perchè emanava cattivo odore.

Chiusi la porta del bagno a chiave, presi il collo dell'animale e, mentre lui si dimenava e graffiava la mia sporca pelle della mano, lo immersi nella vasca facendolo annegare... infine, preso il rasoio da me utilizzato ogni mattina per farmi la barba, estrassi il suo cuore e lo gettai nel cestino posto sotto al lavandino.

Mia figlia purtroppo sentì tutto; vidi il suo occhio attraverso la fessura nella quale si inserisce la chiave e corsi a prenderla mentre, disperata, cercava di scappare, piangendo e imprecando contro di me.

Le diedi una botta dietro la nuca così forte da farla svenire per diversi minuti, tempo per me sufficiente per denudarla, legarla al tavolo della cucina e imbavagliarla; quando si svegliò dovette affrontare la cruda realtà... stava per diventare la mia cavia.

Ah, in tutto questo mia moglie era in viaggio di lavoro e sarebbe tornata appena il giorno dopo.

Presi un bidone e lo posizionai sotto il tavolo, vicino il bordo, afferrai il rasosio e, mentre le dicevo:"Amore mio grazie di tutto, finalmente potrò portare a termine la mia operazione", le incisi il petto, mostrando le ossa della gabbia toracica... tutto rigorosamente da viva.

Tramite un metodo segreto che non posso al momento confessarvi, ruppi tutte quelle ossa ed estrassi il cuore; mentre moriva davanti a me corsi a prendere quello precedentemente estrasso dal gatto e lo impiantai nel suo petto, conscio del fatto che non si sarebbe mai più ripresa ma che, almeno, mi era servita da cavia per la mia ultima operazione, finalmente riuscita.

Infine le diedi un bacio sulla bocca, così lungo che quasi mi fece dimenticare delle grosse lacrime che ancora cadevano sul suo bel visino ormai senza un'anima... a quel punto persi completamente la memoria e non ricordo più nulla-

Il medico, rimasto ormai solo, si congratulò col paziente elogiando il fatto che, ogni volta, la storia che ripeteva era assolutamente identica.

A quel punto chiese alla stessa dottoressa di prima di fare entrare una persona, qualcuno che aveva voglia di parlare con lui; il povero Calvin rimase di stucco quando, per la prima volta dopo 10 anni, riascoltò le parole di sua figlia

-Ciao papà, ti ricordi di me?-

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