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Un’altra mia fic, e ancora una volta un cambio di
serie, stavolta tocca al Detective Conan! Da quando ho pensato questa fic a
quando ho iniziato a scrivere queste prime righe sono passati all’incirca due
mesi e mezzo. Questo perché il “giallo” su cui si basa l’indagine di Conan non
è frutto della mia mente, ma è preso in prestito da un mini racconto giallo di
4 pagine, di cui a fine storia ne fornirò titolo e autore; perciò ho avuto vari
problemi nell’incastrare le basi fornitemi dalla trama di quel giallo con le
altre vicende che Conan e i suoi amici si trovano ad affrontare, ma finalmente,
in una sera nella quale avevo una partita ma è stata rimandata, sono riuscito a
completare la stesura delle trame di tutti i capitoli!
Le strade di Tokyo,
come sempre a quest’ora, erano pressoché deserte.
Quando il sole si ergeva
in tutto il suo splendore alto nel cielo, fino dove nemmeno la torre della
città sarebbe potuta arrivare, e con la sua anima infuocata scaldava e
illuminava anche la più nascosta viuzza, gli abitanti della capitale nipponica
pensavano bene di starsene in casa a godersi il fresco posticcio dei loro
condizionatori ultramoderni, magari guardando ciò che la televisione passava in
quel momento sorseggiando nel mentre un paio di buone bibite energetiche e
rinfrescanti;
Non tutti i Tokyojin
facevano così, naturalmente. Ma uno dei protagonisti di questa storia è
l’esempio vivente di questo comportamento.
Kogoro infatti, come
ogni rovente primo pomeriggio estivo, si ritrovava seduto scompostamente sul
divano di casa sua, che da un po’ di tempo era stata anche adibita a “studio
dell’investigator Kogoro Mori”, a fare zapping davanti alla TV in cerca della
sua idol preferita, che quasi sempre coincideva con l’ultima idol in ordine
cronologico che i media presentavano.
Regnavano, su di un
basso tavolino accanto a lui, svariate bottiglie e lattine di birra e non si sa
che altro ancora, tutte già mezze vuote… ciò non contribuiva certo a rendergli
l’estate migliore perché, sebbene la sua ugola fosse sempre fresca e dissetata,
tutta la birra che si scolava lo faceva sudare in maniera spaventosa; Kogoro se
ne accorgeva, e ogni tanto volgeva lo sguardo verso il fondo della stanza, lì,
dove su un asta di metallo si ergeva quel poco che rimaneva del vecchio
ventilatore… e tirava un profondo sospiro…; appena iniziata l’estate il
detective aveva provato a farlo funzionare, ma le scintille che uscirono
dall’aggancio della ventola gli fecero capire che questa non ne voleva sapere
di girare in continuazione per un’altra estate, mentre un uomo in mutande e
canottiera si scolava fiumi di alcol.
Anche Ran era in casa,
in cucina esattamente, accasciata col busto sul tavolo, che cercava di
intrattenere il tempo disegnando scarabocchi più o meno belli su di un vecchio
block notes del padre. Come la ventola, anche la povera Ran era esausta di
questa situazione…
Ran: Uffa papà!! Ma è
possibile che tutti i miei amici se ne vanno in vacanza e noi ce ne dobbiamo
stare sempre qui!?
Kogoro: Ran! Pensi che
sia gratis andare in vacanza al giorno d’oggi? E poi…viviamo già in una delle
più belle città del mondo, che bisogno c’è di andare da altre parti!
Ran: Oooh papà, che
discorsi assurdi! Non capisco come tu possa essere un detective così in gamba!
Kogoro: Eheheh…figlia
mia… quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare! Ahahah!
Ran: Mah, sarà…
Kogoro: Ma dai Ran
vieni qui vicino a me, che la bellissima Midori è in TV!! Vieni a sentire come
canta bene! E che gambe!! *__*
Ran: Grazie… -_- ma non
mi interessa.
Kogoro: Tsk…queste
giovani donne sono così complicate…Midori! *___*
La voce di Midori che
fuoriusciva dalla televisione, assieme alle risate e ai commenti poco “garbati”
di Kogoro, erano un mix letale per chiunque, anche per Ran che viveva col padre
da sempre, ma ancora povera lei, non si era abituata… e dire che la stessa
storia si ripeteva ogni giorno…poi qualcosa ruppe la monotonia di quella
giornata…
“Driiiiiiin……….Driiiiiiiin……”
Kogoro: Oh no…spero non
sia qualche seccatore…Raaan! Vai a rispondere tu!
Ran: Sì, sì…vado…
Pronto? Agenzia
investigativa Mori! Oh, ma è lei professor Agasa! Si sto bene…un po’ di noia
ecco…come dice, vuole Conan? Sì certo glielo chiamo subito! Conaaaaan!!! Vieni
al telefono!!!
I passi veloci del
piccolo detective risuonarono per la casa e di slancio come un fulmine Conan si
precipitò da Ran! Era veramente buffo! Per via del caldo vestiva di un paio di
calzoncini neri ed una canotta dei Chicago Bulls numero 23 che apparteneva a
Shinichi e che di conseguenza gli stava tre volte più grande, tanto da fargli
da abito lungo!
Ran: Rispondi, è il
professor Agasa!
Conan: Pronto
professore, mi dica!
Agasa: Oh Shinichi sei
tu, bene! Senti… hai progetti per questo mese?
Conan: Tranne il torneo
di biglie con Jenta e le altre piattole e tutte le VHS di Midori
Makimachi…direi proprio di no!
Agasa: Ohohoh…bene!
Allora ascoltami, verso le 18:30, in modo che faccia un po’ meno caldo, vieni
qui da me, ti devo parlare di una cosa importante…
Conan: Una cosa
importante? Di che si tratta?
Agasa: Oh, è più
semplice che te lo spieghi faccia a faccia, preoccupati solo di una cosa adesso…fai
le valige e falle fare anche a Ran e Kogoro!
Conan: Le…le valige?
Per dove?
Agasa: Eheh…questa è
una sorpresa! Mi raccomando però, mettici abiti estivi! Ah…e informa Kogoro che
è tutto spesato… -.-
Conan: Va…va bene
professore, a stasera allora!
Agasa: Ti aspetto!
Ran: Cosa voleva il
professore Conan? Ti ho sentito parlare di valigie! Parte per caso? Beato lui…
Tsk… - commentava
sarcastico il “grande detective” dall’altra stanza, come al solito pervaso dai
fumi dell’alcol – quel vecchio pazzo…con le sue invenzioni strampalate è
diventato pure un riccastro…
Conan: Kogoro… ¬_¬ …
Cmq…il professore ha chiesto a tutti noi di prendere gli indumenti estivi e
prepararci le valigie perché partiamo in vacanza da qualche parte!
Ran: In vacanza?? Wow,
finalmente!!!
Kogoro: In vacanza???
Ran: Ma…dov’è che
dobbiamo andare di preciso Conan?
Conan: Beh…veramente
non lo so, il professore non ha voluto dirmelo; ma questo pomeriggio vado a
casa sua e vi saprò dire con più chiarezza! ^^ Intanto però preparate le valigie!
Ran: D’accordo, corro
subito a preparare la mia! ^__^
ALT!!
Come il grande capo di
una tribù indiana che si erge a difesa del proprio bestiame il detective Kogoro
Mori si parò di fronte a Ran, sguardo alto e fiero, braccia incrociate
all’altezza del petto, piedi ben puntati in terra… le sue parole, sono legge!
Kogoro: Qui nessuno fa
nessuna valigia! Dimentichi forse quanto cos…
Ah, il professor Agasa
ha detto che è tutto spesato…! – lo interruppe Conan!
Kogoro rimase stupito,
sorpreso e soprattutto entusiasta… ma gli dispiaceva aver rovinato quella scena
in cui sembrava il protagonista assoluto!
RAN!
Ran: Sì papà… é_è’’’
Kogoro: Non ti
dimenticare quel tuo costumino rosso coi laccetti! ^^;;
Ran e Conan: -_______-
*******
Tokyo, ore 18:15 – Casa Agasa
Conan, come d’accordo,
si reca a far visita al professor Agasa per ottenere maggiori delucidazioni su
questo viaggio “last minute” che il vecchio professore gli aveva annunciato in
mattinata.
Sentiva sempre un certo
senso di nostalgia il piccolo detective, ogni qual volta andava a far visita al
professore o passava da quelle parti… Agasa infatti è vicino della famiglia
Kudo e rivedere la casa dove abitava quando era ancora Shinichi non poteva che
fargli un certo effetto… si chiedeva spesso se mai sarebbe riuscito a tornare
quello di un tempo…; tuttavia, degli uomini in nero ancora nessuna traccia,
perciò tanto valeva non crogiolarsi troppo nei ricordi e godersi questa
benedetta vacanza!
-Sì, chi è?
-Sono io professore!
-Oh Conan entra!
Nella casa dello
scienziato c’era sempre il solito disordine! Sul tavolo della piccola cucina
che si intravedeva dall’ingresso campeggiavano pochi barattoli di riso al curry
e ramen, tutto rigorosamente precotto… l’aria sapeva di chiuso mischiato
all’odore del ferro lavorato…a Conan non sorprendeva che il professore non
avesse mai trovato una donna, anche se a dire il vero non è che egli la
cercasse con troppa voglia; molto spesso anzi, considerava un freno alla sua
genialità inventiva tutte quelle regole e quelle limitazioni tipiche della vita
matrimoniale.
Intanto accomodati pure
in cucina Conan, ti raggiungo subito! – avvisò Agasa che probabilmente si
trovava nel suo studio immerso in qualche assurda ricerca; la gente del posto
lo considerava una specie di vecchio pazzo, ma il professore, nonostante fosse
un po’ strambo, ci sapeva fare, e Conan lo sapeva benissimo! Sarebbe stato
spacciato in più di un’occasione, se non avesse avuto le invenzioni di cui era
costantemente munito!
Conan si accomodò a
tavola e dopo pochi minuti giunse anche Agasa.
-Allora Shinichi, hai preparato le valigie?
-Le sta preparando Ran…ma professore, allora, mi vuole
spiegare? Che significa questa improvvisa vacanza?
Il professore sorrise
bonariamente, dopodiché estrasse dal camice bianco una lettera e la porse al
bambino…
-Francobolli italiani? Ha parenti oltre oceano per caso?
-Avanti leggi…
-Dunque… qui parla di un “Convegno mondiale della
scienza”… cosa c’entriamo noi professore?
Vedi Shinichi, - prese
a spiegare il professore camminando su e giù per la stanza, lustrandosi i baffi
di tanto in tanto - come ogni anno tutti i maggiori scienziati si riuniscono
per una decina di giorni in una località prestabilita, per fare il punto sui
progressi della scienza e mostrare a tutti i frutti delle loro ricerche…
Ho capito, vada avanti…
- lo invitò Conan incuriosito;
Quest’anno il convegno
si terrà in Italia, a Roma! E i partners commerciali che finanziano questo
convegno, nonché le aziende farmaceutiche sempre interessate a nuovi sviluppi
nel campo scientifico, oltre al solito premio in denaro quinquennale per colui
che presenta la ricerca o invenzione scientifica più notevole, manda ad ogni
invitato biglietti aerei e soggiorni gratuiti in hotel affiliati per ben 4
persone!
Ma è fantastico
professore! – esclamò il piccolo detective sbarrando gli occhi per
l’incredulità – Roma poi è una città stupenda, ci saranno un sacco di belle
cose da vedere!!
Già, - aggiunse il
professore coccolandosi i biglietti aerei stringendoli al petto – tante cose da
vedere…e tanti illustri colleghi! – concluse ponendo una maggiore enfasi su
questa sua ultima frase;
-Cosa intende professore?
-Dimmi Shinichi, secondo te perché ho deciso di
invitarti?
-Mmm…perché non ha nessun altro che verrebbe con lei?
¬_¬
-Ehm…ok…a parte questo ^^’’
-Ho capito! Essendo pieno di scienziati e di professori
illustri lei pensa che ci possa essere qualcuno che abbia condotto numerose
ricerche e sia in grado di farmi tornare Shinichi!!
-Bravo! Ma io speravo anche in qualcosa di meglio…
magari possiamo trovare l’inventore del farmaco che ti ha fatto rimpicciolire!
Ha avuto un’ottima idea
professore! – aggiunse Conan sorridente scendendo con un balzo dalla sedia –
Così potremmo unire l’utile al dilettevole! E quando si parte?
-Tra una settimana, il tempo di fare tutti i documenti
necessari insomma!
-Bene! Ma…speriamo di convincere Kogoro a venire…
Beh Conan, non è
essenziale che venga pure lui – replicò il professore con aria stizzita, perché
a dire il vero i rapporti tra i due non erano idilliaci – non dobbiamo mica
fare delle indagini…siamo in vacanza!
Conan chinò il capo per
nascondere il rossore…
-Lo so professore ma…
-Ma…?
-Ma se Kogoro non viene non lascerà venire nemmeno Ran…
ed il pensiero di poter passare con lei un po’ di tempo in una città così bella
mi emoziona così tanto che… ecco mi dispiacerebbe troppo se non venisse!
Ahahah! E bravo
Shinichi! – esclamò il prof. a gran voce, dando una pacca alla spalla di Conan
così forte che per poco non lo fece cadere a terra! – allora dovrai essere
bravo a convincerlo!
-Ci conti professore! Le telefono stasera stessa!
*******
Tokyo, ore 19:20 – casa Mori
Conan eccoti qui
finalmente! – esclamò con gioia Ran aprendo la porta al bambino: i suoi occhi
quando sorrideva erano così belli, grandi e lucenti che Conan, così piccolo,
avrebbe voluto quasi tuffarcisi dentro… - ero così impaziente…allora cosa ha
detto il professor Agasa, dove si va?
Conan: Tenetevi
forte…si va in Italia, a Roma!!
Ran: Cosa?? A Roma??!
Ma…ma è fantastico!!!
Kogoro: Cosa? A Roma??
Ma dico, siamo pazzi! Quando ha detto vacanza pensavo in qualche località del
Giappone, che so…Osaka, Sapporo… ma fino in Italia!! Ran, mi spiace, ma non se
ne fa niente!
Ran: Ma come no papà!!!
Lo sapevo, è perché hai paura dell’aereo vero?
Kogoro: Ma cosa dici!
Non ho nessuna paura io… (bugiardo -.- ndRan) …solo che è troppo lontano!
Conan: Ma
Kogoro…considera che è tutto gratis…anche l’albergo…e poi…
Kogoro: Eh…eh…già, è
vero! *__* E poi… Carla Bruni…e anche…Valeria Mazza!
Ran: Ma papà, Valeria
Mazza è…
Conan: Shhhh! Non
correggerlo Ran…ormai è convinto! ^^
Kogoro: Bene, quando si
parte? ^^
Fine Capitolo 1
Lo so che magari è
ancora presto per qualsiasi commento, ma almeno fatemi sapere se la state
leggendo e se vi può sembrare interessante, con un messaggio in fermo posta o a
shinta81@tin.it!
Una settimana passò velocemente, e per i 4 giapponesi era finalmente venuto il tanto agognato giorno della
partenza;
Neanche a dirlo, quello più
emozionato di tutti era Kogoro, che nei giorni che lo separavano dalla partenza
si era documentato il più possibile sulle bellezze italiche, naturalmente non
solo quelle "artistiche"… inoltre sperava che la sua fama di geniale
investigatore avesse superato anche i confini nipponici, illuso di essere un
detective di fama mondiale;
Conan e Ran, così emozionati anche loro, tanto che nessuno
dei due la notte prima riusciva a prendere sonno, parlavano con gioia tra loro
riguardo ciò che avevano saputo o che già conoscevano
dell'Italia e delle sue tradizioni, della città di Roma e i suoi monumenti; e
Conan, anche delle squadre di calcio!
Il professor Agasa invece sembrava
quello più tranquillo: così tranquillo che, in attesa
che i quattro assieme agli altri passeggeri venissero chiamati per l'imbarco,
non trovava meglio da fare che dormire saporitamente…
Sembrava che niente e nessuno potessero
svegliarlo, ma ci pensò il segnale acustico dell'altoparlante, che annunciava
ai passeggeri del volo Tokyo - Roma di prepararsi per l'imbarco.
Se il segnale acustico aveva avuto
l'effetto di destare il professore, ebbe anche l'effetto di cancellare il
sorriso "malizioso" dalla faccia di Kogoro e trasformare la sua
espressione in una maschera di terrore! Ran aveva ragione: Kogoro aveva paura
dell'aereo!
******
Roma, ore 23:00, Aeroporto di Fiumicino
E così, dopo 12 ore di volo che parevano interminabili (non
per Kogoro che era imbottito di sonniferi), i nostri finalmente
misero piede in terra italiana, quasi commossi per questo sogno che finalmente
si realizzava…
"Quanto sei bella Roma, quann'è sera,
quanno la luna
se specchia dentro erFontanone,
e le coppiette, se ne vanno via,
quanto sei bella Roma, quanno
piove…
Stanchi per il lungo viaggio, ma eccitati per l'inizio del
loro soggiorno in Italia, Agasa, Conan e gli altri
dopo aver aspettato i bagagli presero il taxi che li portò all'Hotel Plaza, un bellissimo ed elegantissimo hotel in Via del
Corso, una delle vie più famose e rinomate della capitale.
Durante il tragitto in auto che dall'aeroporto li aveva
condotti fin nel cuore della città, Conan e Ran non facevano che guardare fuori dai finestrini questo nuovo paesaggio a loro
sconosciuto, ma che subito li aveva affascinati!
E che sorpresa quando si resero
conto che il loro hotel si trovava vicinissimo a P.zza
di Spagna, quella piazza così famosa per la sua bellezza e per essere una delle
più rinomate passerelle di moda a livello mondiale! Non vedevano l'ora
arrivasse il giorno dopo, per poter andare a scoprire anche il più piccolo
angolo di questa gemma di storia e di fascino, che è
Roma.
Quanto sei grande Roma, quann'è er tramonto,
quanno
l'arancia rosseggia ancora sui sette colli,
e le finestre so tanti occhi,
che te sembrano dì quanto sei bella…
Ancora a quest'ora c'era parecchia
gente in giro, specialmente giovani che si andavano a divertire e a
chiacchierare nei vari pub sparsi per le vie, ma anche tante famiglie, tante
coppie di giovani innamorati, che non volevano perdersi il piacere di camminare
per le strade della città con quella tranquillità e quell'atmosfera
quasi magica, che può dare una città di notte.
E anche quella canzone, che il conducente del taxi ascoltava
a ripetizione, sembrava abbracciarsi meravigliosamente a questa
atmosfera.
Quella musica e quelle parole rimasero in mente ai quattro
turisti tanto da accompagnarli fin nei sogni...
Oggi me sembra che…
er tempo se sia
fermato qui…"
_________
GIORNO 3
Roma, 10:00 - camera 11 dell'Hotel Plaza
- Oh, Conan! Vieni a vedere che bello!
Un caldo e accesissimo solo diede il
benvenuto nella capitale a Ran, che alzatasi prima di tutti, dopo essersi data
una sciacquata e aver riordinato i lunghi capelli, corse verso la persiana per
far penetrare nella camera tutta la luce e l'energia possibile, e ammirare il
panorama che si poteva scorgere dal loro albergo; sotto i suoi occhi decine e
decine di negozi di moda, gioielli e non solo, si snodavano come un lungo
serpente fino a terminare la loro corsa in una piazza nella quale era possibile
distinguere una lunga colonna proprio nel mezzo; ovunque c'era tanta gente che
andava e veniva,
Conan, svegliato da Ran, sembrava un cadavere ambulante!
L'effetto del fuso orario si faceva sentire su tutti, ma specie su di lui che
aveva il corpo di un bambino gravavano le poche ore di sonno fatte, perché il
piccolo detective la sera prima fu piuttosto tardo a cadere nelle braccia di
Morfeo… già per via della differenza di orario non
aveva molto sonno, in più sapete com'è no? Quando si
sa che il giorno dopo passerai una giornata bella e intensa, un'esperienza
nuova che si prospetta affascinante, si è talmente eccitati dalla voglia che
arrivi quel giorno che ci si nega quasi automaticamente la strada più breve per
giungervi: dormire appunto. Fu così che prese sonno solo dopo un paio d'ore
essersi coricato.
- Wow… - esclamò Conan… guarda laggiù, dove c'è quella
colonna…da quello che ho letto su internet dovrebbe essere P.zza
del Popolo…o P.zza Colonna…mah! Beh, non vedo l'ora
di andare in tutti e due i posti! ^_^
- Sì Conan, anche io! ^_^ Tu vai a svegliare il professore
che io sveglio quel ghiro di mio padre…ieri sera ha preso l'ultimo sonnifero
che gli era rimasto…-_-
******
Roma, 10:30 - ristorante Hotel Plaza
Nella grande e lussuosa sala da pranzo oramai semivuota, Agasa, Conan e Ran si ritrovarono, così attorno a un tavolo per consumare la loro prima colazione
all'italiana;
Agasa: Mmm..caspiterina, siamo gli ultimi a
fare colazione!
Conan: Lo credo bene professore ci siamo svegliati così
tardi!
Ran: Almeno noi ci siamo svegliati… quel pigro di mio padre
non sono riuscita a tirarlo giù dal letto!
Agasa: Ahahah,
stai tranquilla Ran, vedrai che ci penserà la donna delle pulizie!
Ran: Mah, speriamo… ma senta
professore, è oggi che inizia la conferenza?
Agasa: Oh sì, certo! Oggi più che
la conferenza in sé per sé c'è una sorta di introduzione
agli argomenti che verranno dibattuti nel corso delle varie giornate e cose del
genere… diciamo che è più un modo per ritrovarsi tra vecchi amici di
università!
Conan: Perché professore, lei ha frequentato l'università in
Europa?
Agasa: Oh, devi sapere che
l'università dove andavo io in Giappone, era ai tempi
una delle poche che offriva borse di studio all'estero per gli studenti più
meritevoli, ed io sono riuscito a studiare 2 anni in Inghilterra per poi
ritornare a Tokyo e laurearmi!
Ran: Wow, deve essere stata un'esperienza fantastica!
Sì, lo è stata… - commentò il professore con quella
malinconia tipica delle persone anziane che ripensano alla beatitudine della
loro giovinezza, della quale ovviamente ricordano solo i lati positivi, giungendo spesso a conclusione che i giovani siano
senza problemi - …e non vedo l'ora di incontrare qualche mio vecchio…collega!
Già…e speriamo che questi suoi vecchi compagni di studi nel
frattempo siano diventati dei veri e propri geni vero?
- aggiunse Conan alludendo alla speranza di poter trovare qualcuno in grado di
risolvere il suo problema, mentre finiva di bere il suo bicchiere di latte e
caffè;
Agasa: Eheheh…ben
detto!
Ran: Ma…io a volte non vi capisco… é_è
Agasa: Cosa pensate di fare oggi
ragazzi?
Ran: Beh, visto che è tardi, fino
all'ora di pranzo ci conviene rimanere nei dintorni, penso che percorreremo in
lungo e in largo questa via, entrando in tutti i negozi e provando tutti gli
abiti che mi piacciono! ^__^
Oh no… é_è - pensò il piccolo
Detective rabbrividendo solo all'idea - spero che stia scherzando… -.-
Bene, bene, bene… - sentenziò Agasa
massaggiandosi la pancia per l'ottima colazione - allora Conan, se ti dovessi
stancare di visitare negozi, puoi anche raggiungermi al convegno! Si tiene presso
la città universitaria, quindi non ti sarà difficile trovarla, basta chiedere!
Conan: D'accordo professore, verrò senz'altro!
In realtà Conan avrebbe addirittura preferito girare senza
sosta per negozi con Ran, piuttosto che assistere ad un noiosissimo convegno,
ma il professore aveva detto che oggi era solo una
giornata di presentazione, e poi, dopotutto, egli era interessato in prima
persona; il suo sogno di ritornare ad essere Shinichi,
poteva forse avverarsi…
******
Roma, ore 18:00, Aula Magna della Facoltà La Sapienza
Decine e decine di scienziati, professori, assistenti,
giornalisti, tutti provenienti da ogni parte del mondo per questo convegno
internazionale della scienza! Decine di cervelli che lavoravano tutto l'anno e
che poi si riunivano in qualche bella città per confrontarsi e mettere le
proprie scoperte e conoscenze a disposizione di tutti; quest'anno
inoltre, cadeva anche l'assegnazione del premio alla migliore invenzione tra
quelle presentate da un gruppo di circa una dozzina di
scienziati, una sorta di concorso che si ripeteva ogni 5 anni e che dava la
possibilità di ricevere un'ingente somma di denaro da spendere completamente ai
fini deontologici che l'attività di scienziato comportava, praticamente di
occuparne la maggior parte nella ricerca e nella sperimentazione!
Il professor Agasa, che aveva
ascoltato con attenzione tutta la cerimonia di apertura,
ed aveva visto sfilare davanti a sé tutti i suoi colleghi che avrebbero tenuto
conferenze nei giorni seguenti, non era uno dei partecipanti a quel concorso;
anche se i soldi gli avrebbero certo fatto comodo, non gli piaceva dover
lavorare per mettersi in competizione con altri suoi colleghi, egli vedeva la
scienza come un grande carro che tutti gli "eletti", ovvero gli
scienziati, dovevano trainare sempre più in là, anche un passo alla volta,
senza però mai pestarsi i piedi tra di loro; e inoltre, forse era questa la
motivazione più importante, era così sincero ed onesto che sapeva che non
avrebbe speso i soldi ricevuti in caso di vittoria, per continuare e migliorare
le sue ricerche, bensì per migliorare il suo tenore di vita!
Ora la conferenza era finita e tutti quanti si ritrovarono
nell'ampio spiazzale dell'università, dove era stato
allestito una sorta di buffet, con lunghe tavolate sovrastate da tutte le più
buone specialità italiane: mozzarelle, prosciutto, melone, tanti formaggi e
verdure, e soprattutto tanta pasta!
L'atmosfera era cordiale, i giornalisti intervistavano i
vari pezzi grossi, i diaframmi delle macchine fotografiche si aprivano e
chiudevano a ripetizione, e vecchi amici e compagni di studi si ritrovavano
dopo tanti anni, facendosi i complimenti reciprocamente e mentendo altrettanto
reciprocamente sul fatto di trovare l'altro: "per
nulla cambiato!"
Agasa si aggirava tra i tavoli famelico, non voleva perdersi nemmeno un prodotto
della favolosa cucina qual è quella italiana, e di tanto in tanto lanciava
delle occhiate con la speranza di ritrovare qualche faccia conosciuta!
Un timido venticello non riusciva certo ad alleviare la
calura e l'umidità che impregnavano l'aria, tuttavia la sera si stava
avvicinando ed il sole era già sensibilmente meno potente;
Mentre era indeciso tra il prendere
un altro piatto di pasta all'amatriciana, o di
provare la pasta con quella strana salsa verde, il professor Agasa si sentì bussare dietro la schiena…
- Agasa! Sei proprio Agasa! Ti ricordi di me??
Il professore, all'inizio sbigottito, fece mente locale tra
i suoi compagni dell'università, finché non ne trovo
un paio che, perlomeno per altezza e colore dei capelli, corrispondessero
all'uomo che lo aveva appena chiamato per nome;
-
Ehm…Rooney? Waylon Rooney?
- Esatto!! Ahahah, ne è passato di tempo eh!
- Eh già… noi non possiamo certo dirci non
siamo per nulla cambiati!
- Perché, mi trovi molto
invecchiato?
- Oh no, no…anzi! A dire la verità ti trovo benissimo!
Ed in effetti le parole di Agasa non erano semplice retorica; il professor WaylonRooney, suo vecchio
compagno di corso all'università di Oxford, con il quale tra l'altro non era
nemmeno in rapporti troppo di amicizia, si mostrava ben più giovane dell'età
che in effetti aveva!
Alto circa 1,80, gli occhi profondi e neri, come i capelli,
che il professore portava a spazzola evidenziando la brizzolatura sopra le
orecchie, si intonavano bene col colore della pelle,
un olivastro piuttosto marcato, che probabilmente, era dovuto a qualche lampada
artificiale.
Sbrigati i primi, consueti convenevoli, i due non
resistettero al bisogno di rievocare il passato, di ricordare i vecchi
compagni, professori, e tutte le situazioni difficili e divertenti che si erano
trovati a vivere a Oxford, durante i due anni di
permanenza del professor Agasa; nonostante i due non
si frequentassero troppo, avevano in comune parecchie esperienze legate a quei
tempi, e ciò fece sì che il professor Agasa entrò
parecchio in sintonia col prof. Rooney…
- E dimmi Agasa,
farai parte dei candidati al concorso delle scienze?
- Oh no, no… non sono abbastanza "ferrato" per
questo genere di competizione!
- Beh…forse è brutto dirlo, ma… meglio così!
- Cosa intendi dire?
- Vedi…io sono uno dei partecipanti, scelti tra un gruppo di
più di cento ricercatori, e spero proprio di farcela ecco!
Oh, i miei complimenti allora! - fece Agasa
stringendogli la mano e sorridendo bonariamente - e…se posso permettermi…in che
cosa consiste la tua ricerca?
Il professor Rooneysi incupì un attimo, come se infastidito dalla domanda di Agasa, che se ne accorse e subito ritirò indietro tutto;
Agasa: Ah, scusami, scusami tanto! Probabilmente queste sono cose che vanno
tenute segrete sino al momento della gara! Ecco, come vedi…con questo tipo di
concorsi non ci so proprio fare! Ahahah
^^
Rooney lo guardò e sorrise; la
simpatia del professore gli fecero abbassare la
guardia, e lo convinsero a credere che in fondo, se anche gli avesse rivelato
di che cosa trattasse la sua ricerca, non sarebbe stata poi mica la fine del
mondo! E poi, moriva dalla voglia di raccontare a qualcuno che cos'era il
frutto della sua mente, di vedere la sua espressione meravigliata, di ammirazione! E, a una decina di
giorni dal concorso, non resisteva più all'attesa…
- E va bene professor Agasa, -
fece Rooney accostandosi alla spalla di Agasa per poter parlare a voce
più bassa - ti dirò sommariamente cosa sono riuscito a fare in questi 3 anni di
studi in laboratorio…
- Oh bene, bene, dimmi! - fece Agasa
realmente interessato;
- Ecco, dopo un primo anno dedicato soprattutto alla ricerca
e allo studio teorico, nel secondo anno mi sono buttato anima e corpo nella
produzione di una sorta di farmaco con effetti quanto mai strepitosi:
infatti, facendo assumere a dei topi da laboratorio diverse quantità di questo
farmaco, sono riuscito a produrre una crescita istantanea delle loro cellule
ossee e dei loro tessuti epidermici e muscolari! Praticamente
riesco ad accelerare enormemente il loro processo di crescita!!
Il professor Agasa a queste parole
rimane di sasso!!! Quasi non credeva potesse essere
vero! Era venuto fin qui con lo specifico intento di poter trovare qualche
sorta di aiuto per Shinichi
e, come se fosse piovuto dal cielo, ecco un suo vecchio compagno di studi, il
professor Rooney, che gli fornisce la soluzione su un
piatto d'argento! No, troppo bello, non poteva essere vero!
- Che cosa c'è professore, ti sei
bloccato di colpo! Ritieni forse la mia ricerca immorale?
- Oh…oh no, tutt'altro!! E'…è geniale amico mio!!
- Ah…molte grazie! E' che la vedevo così sorpreso…
- Eh dimmi…
Agasa si fece un po' avanti per
avere ulteriori delucidazioni sull'argomento, per
vedere se questa pista fosse realmente praticabile, se non ci fossero problemi
magari sulla sperimentazione umana, o cose del genere…ma non vi riuscì, in
quanto proprio in quel momento due amici del prof. Rooney
si avvicinarono a quest'ultimo per salutarlo e
scambiare due chiacchiere, cosicché in rispetto della "privacy" che
regnava in questo genere di confidenze, il professor Agasa
preferì non andare oltre con la curiosità e congedarsi dall'inglese; prima di
farlo però, riuscì a ottenere una sorta di appuntamento in un bar della Capitale
col professor Rooney, proprio per poter parlare
tranquillamente di questo farmaco miracoloso che, forse, potrebbe essere la
salvezza per Shinichi…
******
Roma, ore 19:30, spiazzale della città universitaria
Mentre il sole iniziava a perdersi rosso dietro gli alti
palazzi, tutti tra i giardinetti e le viottole dell'università osservavano
incuriositi quel bambino con la giacca blu e il papillon, la testa grande e
degli occhiali ancor più grandi, che si aggirava da
qualche minuto per la città universitaria in cerca di qualcuno… finalmente,
vicino ad un tavolo dove venivano versati per l'assaggio alcuni tra i vini più
buoni della zona, ecco scorgere l'inconfondibile sagoma del suo obiettivo…
- Professor Agasa, finalmente l'ho
trovata!
- Oh Conan, eccoti qua, ti aspettavo! Come
è andata la giornata con Ran?
- Oh, lasci stare…come aveva annunciato ha fatto visita a
quasi tutti i negozi di via del Corso…ed ha comprato un mucchio di vestiti e
oggetti inutili…-__- Però la città è davvero bella!
- Bene, sono contento che ti sia piaciuta…sai Conan…forse ho una buona notizia per te!
- Di che si tratta?
Il professore così, senza dilungarsi troppo, raccontò a
Conan del prof. Rooney e della sua ricerca, e informò
il giovane detective di non prendere appuntamenti per la mattina dopo, perché
sarebbero andati entrambi all'appuntamento col professore per vedere se ci fosse qualche possibilità per realizzare il suo sogno;
- Ma è fantastico professore!!! -
esclamò colmo di felicità Conan!
- Sì, ma…non ci fare troppo l'idea…come ti ho detto ne so
pochissimo ancora e magari potrebbe rivelarsi
addirittura dannoso per l'uomo…finora è stato provato solo su topi, almeno
credo…
- Speriamo bene…sarebbe bellissimo!
- Agasa! E' incredibile che anche
tu sia riuscito a laurearti!!! Ma come sei
invecchiato!
Questa voce! Questa voce così fastidiosa, così deridente e
monotona, nonostante sia un po' cambiata col tempo, per il professore era
inconfondibile! Era quella dell'odiato MartinRuby, un altro compagno di Oxford!
Con questo però, i rapporti erano piuttosto particolari! I due non facevano
altro che punzecchiarsi tutti i giorni, di darsi dell'ignorante, dell'incapace,
ma in realtà si stimavano moltissimo…solo che, non si sa
come, presero l'andazzo di stare sempre a bisticciare tra di loro, ed i due
anni di Agasa in Inghilterra passarono con Martin "il tarlo" Ruby
sul groppone!
Se non avessi riconosciuto la tua fastidiosa
voce avrei fatto fatica a distinguerti da Babbo Natale… Martin
il tarlo! - rispose Agasa sorridendo e voltandosi
appena verso il suo ex compagno;
- Vi conoscete professore? - fece Conan divertito dalla
scenetta;
- Sì Conan…devi sapere che il professore che hai ora davanti
a te è uno delle persone più intelligenti che io abbia
mai conosciuto… tuttavia è anche una delle più antipatiche! è_é
- Ahahah…non dargli retta piccolo…in realtà il tuo nonnino dice così perché gli
rode ancora il fatto che io avessi mooolto più
successo di lui con le ragazze!
- Ma cosa dici! A parte che non sono suo nonno, e poi ero IO ad avere più successo!
- Beh Agasa…capisco che tu all'età
che ti ritrovi possa aver perso un po' la memoria…
- Ma che impertinente…solo perché
ha un paio d'anni meno di me… -___-
I due si fecero una grossa risata e si abbracciarono, ma nel
farlo il professor Ruby estrasse dalla tasca un
foglio di carta bianco con un pezzo di scotch in alto e con
su scritto "I'm anidiot", e lo appiccicò dietro la schiena del
professore fingendo di dargli le pacche sulle spalle, e facendo poi
l'occhiolino a Conan per raccomandarsi di tenergli il gioco!
Doveva essere proprio un tipo simpatico,
pensò Conan! Già adesso sembra una peste, figurarsi da giovane! Eppure,
a vederlo non lo si sarebbe detto… di statura media,
radi capelli castani e corporatura esile, insomma…proprio un tipico vecchietto!
Invece, a detta del professor Agasa, un vero genio.
Agasa: Allora Ruby…
partecipi anche tu al concorso delle scienze?
Ruby: Oh no…per me quelle sono
cose superate…e poi… non ci sarebbe gusto a competere
con dei pivelli…vincerei senz'altro! Non mi dire che tu partecipi?? Cosa hai
inventato, un apparecchio acustico di ultima
generazione?
Agasa: è__é Col
tempo sei diventato ancora più acido e meschino! Comunque
no, non partecipo! Sai che a me non sono mai piaciute questo
genere di cose!
Ruby: Lo so…ed era
uno dei motivi per i quali ti stimavo particolarmente…
Agasa: Grazie…comunque
quando inventerò un elisir di giovinezza te lo farò sapere, sembra che tu ne
abbia bisogno!
Ruby: Ti pareva che non doveva essere tua l'ultima parola! -.-
Agasa: Ma sai chi partecipa? Ti
ricordi di WaylonRooney?
Ruby: Oh, certo che mi ricordo di
lui! E' uno scienziato di buona fama qui in Europa…e così ci riprova…
Agasa: Riprova? In che senso?
Ruby: Beh, anche cinque anni fa,
nell'edizione precedente, portò un suo esperimento al concorso, ma arrivò 4°…
chissà forse lo ha perfezionato!
E di cosa si trattava? - aggiunse
il professore incuriosito dando poi un colpetto a Conan per avvertirlo di stare
con le orecchie aperte… probabilmente si trattava dello stesso esperimento di crescita
rapida che proponeva quest'anno!
Ruby: Mmm…se
non ricordo male era qualcosa di piuttosto interessante…ah, ci sono! Propose un
farmaco in grado di alterare il PH della pelle! Ma arrivò quarto perché, anche
se valida teoricamente, la sua ricerca si dimostrò poco efficace in campo
empirico, ovvero non funzionò molto, mi pare con una media inferiore al 50% sui
volontari che assunsero il farmaco… inoltre, anche nei casi in cui si verificava un'alterazione del PH questa era non troppo
considerevole e poi non era duratura! L'equilibrio acido della pelle si ristabilizzava dopo pochi minuti; ma la cosa più importante
credo, fu la scarsa utilità di un farmaco del genere! Ma
magari a te sarebbe servito Agasa, non hai mai avuto
un buon odore!
Agasa: Ma come ti permetti!! Se eri tu quello che non si cambiava mai le mutande!
Conan: °°° Che schifo… é_è
°°°
Ruby: Ahahah…ok, finiamola…è stato un piacere reincontrarti
vecchio Agasa…questo è il mio biglietto da visita, se
ti va di farti risentire chiamami pure sul cellulare!
Agasa: Tsk…
se proprio ne avrò la necessità…è stato un piacere
anche per me!
I due si strinsero la mano sorridenti
e si congedarono; visto che l'ora si era fatta tarda Conan e Agasa, un po' delusi dal non aver avuto nuove informazioni
riguardo il farmaco di Rooney, si incamminarono verso
la metropolitana per tornare in Hotel per la cena e poi andarsi a riposare,
così da essere pronti domani ad incontrare quello che Conan sperava fosse il
suo "salvatore"…
Conan: E così domani conosceremo un po' del mio destino…
Agasa: Già Shinichi…speriamo
di avere buone notizie…
Conan: A dire il vero non vorrei essere troppo ottimista…
magari stasera starò tutta la notte a pensare di poter
tornare grande, e poi invece non se ne potrà fare niente…ci resterei malissimo!
Agasa: Forza…vedrai che andrà
bene!
Conan: Grazie professore…speriamo!
^_^
Agasa: Conan…?
Conan: Sì?
Agasa: Non vorrei allarmarti ma…c'è qualcosa di strano…
Conan: Che cosa?
Agasa: La gente che camminando ci
sorpassa…ecco… mi guarda in faccia e ride…!
Acqua. Elemento vitale, ed elemento predominante qui, in
questo luogo così suggestivo, magico; acqua, che si
alza, che zampilla e accarezza il marmoreo bianco di queste tre costruzioni
architettoniche meravigliose, in fila una di seguito all’altra, ognuna
possedente una bellezza unica, particolare, ognuna che nasconde chissà che
significati, con chissà che storia alle spalle…
Conan,
che seduto al tavolo di un bar al lato della piazza, ammirava e commentava col
professor Agasa la bomboniera che si trovavano di fronte, come sua abitudine si
era un po’ informato su questo luogo…
La prima fontana che si vede giù in fondo a
sinistra, - spiegava il piccolo detective al professore che pareva
molto interessato e affascinato dalle indicazioni del ragazzo – è detta Fontana
del Moro, perché raffigura un Etiope in lotta con un delfino ed è molto antica,
pare risalga alla fine del ‘500; quella di destra invece è la Fontana del
Nettuno, questo perché è dominata dalla statua del Dio dei mari, e invece
questa qui grande al centro è…
Quella grande al centro è la
Fontana dei Quattro Fiumi, dico bene piccolo?
Quella voce e quel marcato accento inglese che
si era intromesso nelle spiegazioni di Conan era ben conosciuto al professor
Agasa: finalmente era arrivata la persona che stavano aspettando!
Agasa: Oh Rooney, benvenuto! Mentre
ti aspettavamo Conan mi spiegava ciò che aveva imparato informandosi su
internet!
Rooney: Complimenti Conan! E
scusatemi se vi ho fatto aspettare…
Agasa: No, non preoccuparti… in una cornice
meravigliosa come questa è facile far volare il tempo ammirando le varie
bellezze!
Rooney: Eh già…P.zza Navona
è uno dei posti più belli di Roma…e cos’altro sai
sulla fontana centrale?
Conan: Oh beh…^^ non molto! Come ha detto lei si
chiama Fontana dei Quattro Fiumi, in quanto alla sua
base ci sono quattro statue che rappresentano il Nilo, il Gange, il Danubio e
il Rio della Plata, mentre al centro c’è l’obelisco
che rappresenta la luce solare con in cima una colomba che rappresenta lo
spirito santo!
Rooney: Bravo! Oltre ad essere già così maturo da
informarti sui luoghi che visiterai usando internet, hai anche una memoria
insolita per la tua età! Mi stupisci piccolo Conan… potresti
diventare un grande scienziato come il tuo nonnino…!
Agasa: N…non sono suo nonno… -___-
Conan: ^^;;;;
Rooney: Oh…oh scusami
Agasa! Beh, ma
che ci sarebbe di male! Alla nostra età è sempre gradito un nipotino no? ^^’
Agasa: Nel mio caso è difficile…cmq…cambiamo
discorso!
I tre ordinarono un tea freddo e con la gola fresca
Agasa si decise ad affrontare il discorso per il quale aveva chiesto questo appuntamento…
Rooney: Allora Agasa, per quale motivo mi hai
chiesto quest’incontro? Scusami se sono troppo frettoloso, ma sai… il concorso
è alle porte e devo “rifinire” ciò di cui ti ho parlato ieri…
Agasa, che fino ad allora
aveva riso e scherzato, si fece serio e, abbassando la voce e sporgendo il capo
come a cercare un’intimità fittizia col collega e Conan, prese a motivare la
sua richiesta di appuntamento…
Agasa: Vedi Rooney…in un certo senso è proprio di
questo che devo parlarti… poco fa hai detto che Conan ti sorprendeva per la sua
maturità, come se non avesse l’età che dimostra giusto…?
Rooney: Beh sì… già i turisti più grandi non si
prendono la premura di interessarsi un po’ alle bellezze del
luogo prima di giungervi, figurati un bimbo di…quanto avrà…7 anni?
Agasa: No…ne ha 17.
Rooney:
Ma dai, che cosa stai dicendo Agasa!
Conan:
E’ vero professore, ho 17 anni. Perché il prof. Agasa
dovrebbe mentirle?!
Ma…ma
questo è…è assurdo! – rispose il professor Rooney sbigottito e incredulo, come
se aspettasse da un momento all’altro che il suo ex compagno gli svelasse che
si trattava di uno scherzo; ma così non fu, e il prof. Agasa sembrava
irremovibile da quella dichiarazione. – Hai forse inventato
una pozione che ha l’effetto contrario di quella che sto sperimentando io??
Agasa:
Ecco…questo è il punto. Io non ho inventato niente di simile, ma qualcuno l’ha
fatto! Conan, il cui vero nome è Shinichi, ha accidentalmente bevuto una
pozione della quale non conosciamo assolutamente la provenienza, e dai suoi 17
anni è diventato un bambino di 7 anni!
Rooney:
Ma…ma è una cosa incredibile, spaventosa!
Agasa:
Già…ed è per questo che, quando ieri mi hai parlato
della tua ricerca, ho visto come una luce, una speranza per il piccolo Conan di
poter ritornare Shinichi… pensi che tu possa farlo?
Il
prof. Rooney ancora quasi non credeva a quello che stava sentendo… era qualcosa
di umanamente inconcepibile! Ma fu qui che, l’orgoglio di scienziato e la
fiducia nel progresso, cancellarono completamente ogni dubbio e incredulità dal
professore inglese, che si interessò completamente
alla causa del piccolo detective;
Rooney:
A…a dire il vero come ti ho già detto ho sperimentato il farmaco solo su topi,
anche se i risultati sono piuttosto soddisfacenti, oltre l’87% delle cavie infatti, hanno riscontrato una crescita fisica permanente…perciò
il farmaco è valido…
Conan:
E lei pensa che possa funzionare anche sugli uomini? Mi risponda
professore, la prego!
Agasa:
Probabilmente un farmaco come questo sarà dannoso per gli uomini…
Rooney:
… in realtà…in realtà professore non è del tutto vero che il farmaco è stato
provato solo su topi da laboratorio… io stesso sono stato la
mia cavia!
Agasa:
Co…cosa???
Rooney:
Sì… ho messo anima e cuore in questo esperimento…così
decisi di metterci anche il corpo…
Conan:
E come andò professore…?
Il
professor Rooney cominciò a ricordare i momenti nel suo laboratorio nei quali
egli stesso si offrì per testare quella sua nuova scoperta… la voce spenta, gli
occhi bassi e i pollici che si inseguivano in un
movimento frenetico denotavano il suo nervosismo…
Rooney:
Ecco…ne bevvi una quantità minima, e dopo un paio di minuti mi sentii male ed iniziai a vomitare… passarono all’incirca
dieci minuti prima di sentirmi bene… mi guardai allo specchio e feci un balzo
indietro per l’incredulità! La mia pelle si era leggermente aggrinzita, i miei
capelli erano ancora più brizzolati…inoltre mi sembrava anche di essermi
abbassato di statura…avevo paura di rimanere così per sempre, anche se
sicuramente avrei avuto il conforto che i miei studi sono stati condotti nella
maniera migliore…
E
dopo quanto è tornato alle sue sembianze? – Conan era sempre più interessato, e
ora vedeva veramente nel professore inglese la sua unica possibilità…
Rooney:
All’incirca dopo 10 ore incominciò a farmi male la testa, ed un’ora dopo questi
primi sintomi ripresi le mie sembianze… per scrupolo mi feci
delle analisi… tutto era nella norma. E non fu questa
l’unica volta in cui assunsi quel farmaco…
Agasa:
Davvero? E cosa successe nelle volte dopo?
Rooney:
Il farmaco giorno dopo giorno veniva perfezionato, e,
ad adesso, con la stessa quantità di prodotto si resta più grandi per circa 20
ore…; infatti provai anche a prendere una dose maggiore di farmaco, per
aumentare la durata dell’effetto…ma questo non accadde, perché ad aumentare non
fu il tempo in cui si rimaneva invecchiati, bensì… la quantità di anni che si
invecchiava!
Conan:
Ho capito…! Con una piccola dose si cresce supponiamo
di 2 anni, mentre con una dose maggiore, di 7-8 anni…
Rooney:
Già… è così.
Agasa:
E credi di poter riuscire ad aumentare la durata dell’effetto?
Rooney:
A dire il vero è da un po’ di tempo che avevo abbandonato questo proposito… ma
questa faccenda del piccolo Conan mi ha veramente incuriosito,
il mio spirito scientifico si sente risvegliato! Avevo pensato di proporre alla
commissione per il concorso il mio esperimento sulle
cavie animali, ma adesso… adesso se riuscissi a risolvere il problema di Conan…
avrei la vittoria sicura, e potrei diventare uno scienziato di fama mondiale!!
Se…se
lei riuscisse a rendere duraturo l’effetto del
farmaco… le prometto che io sarò lieto di fare da suo “esempio” al concorso di
scienze! – mormorò serio Conan. Anche se era una cosa
piuttosto imprudente, per lui che aveva per tutto questo tempo nascosto la sua
vera identità, era così contento ed eccitato al pensiero di tornare Shinichi,
che volle essere per una volta egoista…
Agasa: Co…Conan…
Rooney: Conan! Ho deciso di aiutarti! Da oggi pomeriggio
concentrerò le mie ricerche in quel senso notte e giorno, sperando di fare in
tempo per il concorso! E adesso, per celebrare questa
collaborazione, consentitemi di offrirvi il pranzo!
Agasa
e Conan accettarono l’invito del professore e, con il tintinnare dei bicchieri
di champagne, sancirono il loro patto.
******
Roma, ore 18:35, Via Condotti
Anche
questo pomeriggio, Ran aveva deciso di trascorrerlo tra le vetrine e i negozi
di via Condotti… finito di pranzare infatti, si era
andata a riposare un po’ in camera, poi dopo una bella doccia rinfrescante, si
preparò per fare i suoi primi acquisti romani; Infatti il giorno prima assieme
a Conan, nonostante avesse notato tante cose che le piacevano, non si fermò
molto in nessuno dei negozi e quindi non ebbe il tempo di provare nessun abito
o di scegliere qualche borsetta o qualche altro “prezioso souvenir” di suo
gradimento; questo perché non voleva che il piccolo Conan che l’accompagnava
potesse annoiarsi troppo; in quel senso si spiegava anche il fatto che fosse
voluta andare al DisneyStore!
Sperava di fare una cosa gradita a Conan, anche se questi non sembrava
particolarmente contento…
Era
per questo che oggi aveva deciso di rimandare tutte le visite a musei e
monumenti che si era programmata..! Oggi, doveva
essere tutto per lei e per le lussuose boutique di Via
Condotti!
La
cosa che la rallegrava di più era soprattutto il fatto che potesse comperare vestiti di marca a prezzi che, per lei come per
tutti i giapponesi, sembravano stracciati!
Ora,
era già da qualche minuto che si trovava ferma di fronte alla vetrina di una
gioielleria… il bagliore del girocollo che stava ammirando si specchiava nei
suoi occhi sognanti come fa il sole nell’acqua di
mare… era veramente bello, un gioiello di gran classe! Forse troppa per lei,
pensò Ran… , quel girocollo se lo potevano permettere
solo principesse, regine e imperatrici…non certo una semplice studentessa; ed
anche per lei il suo prezzo era davvero elevato!
Mentre la ragazza si perdeva in questi pensieri, sentì una mano appoggiarsi
sulla sua spalla…!
Ebbe
come una strana sensazione, che qualcosa di emozionante
stesse per succedere…alzò lentamente lo sguardo, che finora null’altro aveva
visto fuori che il prezioso collier, e di riflesso dalla vetrina cercò di
intravedere chi l’avesse toccata… era la sagoma di un ragazzo, un ragazzo
conosciuto… pochi secondi e Ran rimase senza fiato! I suoi occhi si fecero
umidi e lucidi e un profondo senso di calore la pervase in tutto il corpo…
senza voltarsi e fissando l’immagine riflessa del ragazzo che si trovava alle
sue spalle, con la voce rubata dall’emozione, riuscì ad emettere un semplice
nome, che sulle sue labbra suonava sempre così dolce…
All’udire
questa voce poco famigliare Ran si voltò, abbandonando l’immagine che la
vetrina della preziosa gioielleria le aveva riflesso,
per vedere l’originale… il suo imbarazzo fu forse pari alla sua delusione
quando si accorse che il ragazzo che era dietro di lei non era il suo Shinichi,
ma uno che semplicemente gli somigliava nella sagoma! Si asciugò in fretta gli occhi, e completamente rossa in volto tentò di
scusarsi…
-Oh…oh scusami! Scusami tanto davvero, ma ti avevo
scambiato per qualcun altro!
-Figurati anzi…scusami tu… e poi, sembra che la persona per la quale tu
mi hai scambiato sia una persona alla quale tieni molto, visto come eri emozionata! – rispose il ragazzo sorridendo a Ran;
-Ehm…sì…è una persona a cui tengo, ma…ma non fa niente! Scusami ancora adesso ti lascio in pace! ^^;;;
-Beh…non ti chiedi nemmeno perché ti abbia poggiato una mano sulla
spalla?
-Ah, è vero…oh scusami, forse ti impedivo di
vedere la vetrina?
Il
ragazzo rise in maniera contenuta, nonostante ciò poi si premurò subito di
scusarsi con Ran, rassicurandola che non stava ridendo di lei, ma che proprio
non ci si vedeva, lui che era un “comune” cittadino,a guardare vetrine di certi negozi così in!
-No, non è così! ^^ In realtà…sai, adesso mi imbarazzo
un po’ a dirlo ma…, vedi io subisco incredibilmente il fascino delle ragazze
orientali!
-Il fascino delle ragazze orientali?
-Sì ecco…lo so che adesso mi prenderai per uno stupido ma…qui a Roma ci
sono tante ragazze giapponesi che vengono per vedere la mia città, ma non sono per nulla carine…almeno la maggior parte…
-Ah no…?
-No…però…però in questa che mi sembrava una giornata come le altre,
svoltando all’angolo di via del Corso ho visto il
profilo di una stupenda ragazza orientale! Sono rimasto a guardarla quasi non
credendo ai miei occhi, ma questa ragazza era così bella, con i suoi lunghi
capelli castano scuro e i lineamenti così dolci e così orientali… ecco…non
sapevo bene cosa fare, ma… ma quella ragazza rimaneva impalata davanti a una vetrina, così ho avuto il tempo per trovare il
coraggio e farmi avanti ecco…Tieni,
questa è per te.
Il
ragazzo, che fino ad allora aveva tenuto una mano
dietro la schiena, la tirò fuori porgendo a Ran, che si sentiva imbarazzata, ma
anche contenta delle parole del ragazzo, una bellissima rosa rossa, i cui
petali erano bagnati da minuscole goccioline d’acqua come se fosse coperta di
rugiada…
-Oh…oh…grazie…! Grazie, ma…
-No, non dire nulla ho capito…scusami se ti ho imbarazzato,
evidentemente c’è qualcun altro nel tuo cuore… posso almeno sapere come ti
chiami?
-Certamente…mi chiamo Ran, piacere;
-Ciao Ran, io sono Valentino e sono di Roma…allora, ti piace la mia
città?
-Oh sì, è bellissima!
Valentino
si avvicino alla vetrina della gioielleria, incuriosito da
cosa stesse osservando Ran con tanta attenzione…
-Ah, stavi guardando quel girocollo vero?
-Eh sì… - rispose Ranchan sospirando…
-Cavolo, è veramente un gioiello sofisticato!
Una cosa del genere potrebbe stare solamente sul collo di una principessa o di
una regina! O su quello dell’imperatrice Masako! – concluse sorridendole;
-Già…era proprio quello che pensavo anche io…
-Ma secondo me, - continuò lui guardandola negli occhi con uno sguardo
non di seduzione o di provocazione, semplicemente uno sguardo dolce, innocente
e cristallino – secondo me starebbe meglio su di te
che su Masako…
Ran
arrossì di nuovo… Valentino era probabilmente uno che ci sapeva fare con le
ragazze, ma a lei appariva così puro e trasparente! I suoi occhi erano
veramente sinceri e lasciavano un senso di speranza, forse perché verdi, il
colore attribuito a questo sentimento…; ed ora che lo guardava bene, non
assomigliava nemmeno un pochino a Shinichi, nemmeno la sagoma! Era alto uguale,
ma i capelli biondo cenere erano un po’ più lunghi e
pettinati diversamente; le labbra, che tante belle parole erano riuscite a dire
al cuore di Ran, erano lucide e morbide; e poi il carattere…aaah,
tutto il contrario di quel fissato di gialli che era Shinichi!
Nonostante fino a quel momento il suo cuore non aveva voluto saperne di altri fuori
che il suo amico-detective, la gentilezza e i modi di fare di Valentino la
rapirono… era ormai un sacco di tempo che Shinichi era scomparso e, tranne in
rarissime occasioni nelle quali tra l’altro era sempre molto vago e frettoloso,
non si era mai degnato di una telefonata! Era forse così poco importante per
lui? Magari in tutto questo tempo lei l’ha tenuto nel suo cuore come il bene
più prezioso, tutte le sere passate a piangere stringendo tra le braccia il
cuscino della sua cameretta, mentre guardava quella foto di quando erano ancora
insieme… magari invece lui aveva trovato un’altra ragazza, qualcuna più bella
di lei, qualcuna a cui dedicare tutte le sue
attenzioni, a scapito di quella che per Shinichi doveva essere solo una vecchia
amica di infanzia, una semplice compagna di scuola…
Era
da tempo che qualcuno non la faceva sentire così
importante, che nessuno riempiva il suo cuore con una simile gioia. Poteva
essere questo quello che la gente chiama “colpo di
fulmine”? Non lo sapeva Ran, ma sentì che il suo corpo e le vibrazioni dei suoi
sentimenti la spingevano ad accertarsene in prima persona, la invitavano a
dimenticare Shinichi, e forse a mettere alla prova il suo stesso cuore con un
ragazzo che, alla fin fine, avrebbe potuto vedere solo per un’altra decina di
giorni…
-Valentino… - sussurrò Ran col capo chinato, tenendo stretto il ragazzo
per la maglietta, come se avesse paura che potesse sfuggirle da sotto il naso;
- è il secondo giorno che sono qui… ti…ti andrebbe di
farmi visitare un po’ Roma…?
Lui,
sorpreso dalle parole della ragazza, le sistemò indietro una ciocca di capelli
che le nascondeva gli occhi, poi le sorrise…
-Certo. È un onore per me…; allora, dove la posso portare Imperatrice Ran?
^_^
******
La sera era finalmente scesa anche sui sette colli, e le
prime luci artificiali si adoperavano per restituire il colore alle mura della
città. Alcune poi, facevano risplendere quella enorme
fontana, chiusa in una piazzetta non molto ampia, davanti alla quale erano
seduti Ran e Valentino;
lui,
come promesso, l’aveva portata in molte parti della città, gli aveva fatto
vedere il Colosseo, gli aveva spiegato il significato della barca di P.zza di
Spagna, P.zza Colonna e P.zza del Popolo…insomma, una vera e propria gita
culturale; ed ora, sul calare del sole, erano entrambi qui, davanti fontana di Trevi, assieme a pochi altri turisti…
Ran
si era trovata benissimo con Valentino, che da par suo è stato un vero
gentleman, offrendo più volte il tea alla ragazza, pagandole sempre i biglietti
per i mezzi di trasporto e facendole soprattutto da perfetto cicerone, difatti
ogni luogo visitato era accompagnato da alcuni cenni storici che lo
riguardavano e che Valentino sembrava conoscere perfettamente!
E
dopotutto, era anche molto simpatico…e molto carino.
Lo
pensava Ran, adesso che era seduta accanto a lui mentre gli
raccontava dell’attività di suo padre e lui, che ne pareva affascinato,
chiedeva sempre di farsi narrare qualche altra investigazione epica di quello
che già aveva raffigurato mentalmente come una sorta di SherlockHolmes nipponico!
Non
aveva nemmeno accennato a Shinichi, e anche adesso non lo aveva in mente… si
sentiva davvero bene con quel ragazzo italiano.
Alcuni
istanti di silenzio, lui la fissò negli occhi e ciò la fece arrossire; le prese
la mano e porgendosela alle labbra la baciò, mentre l’altra mano le cingeva le
spalle; la tirò un pochino a sé e si protese in avanti
per baciarle le labbra…; il rumoroso rincorrersi dei guizzi trasparenti, che
saltavano per andarsi a tuffare nell’ampio bacino acquatico della fontana,
riempivano quella mancanza di parole, parole che Ran cercava nella sua testa,
ma non trovava, parole che come le gocce d’acqua i cui suoni accompagnavano
quel momento, si rincorrevano veloci e indistinguibili… pochi istanti, pochi
attimi per pensare, per dare una risposta a quell’atteggiamento di Valentino,
senza però essere troppo sciocche da farsi comandare solamente dall’istinto!
Doveva trovare un punto fermo, un ancora alla quale aggrapparsi nel vortice di
pensieri e sensazioni che la stava risucchiando… pochi istanti, per accorgersi
che quest’ancora era il suo Shinichi.
Scusami Valentino…scusami veramente… - rispose così Ran tirandosi un po’
indietro…
Valentino
arrossì un poco dall’imbarazzo, mentre i suoi occhi, nonostante volesse
mascherare con un falso sorriso il suo stato d’animo, trasparivano
chiaramente la delusione che stava provando…
Scusami
tu Ran… – fece il ragazzo a voce bassa, lo sguardo fisso sulla statua di Oceano posta al centro della fontana, evitando di
guardare Ran, e accennò ad un sorriso… - mpf…di
solito non cerco mai di baciare le ragazze che mi piacciono subito la prima
vola che ci esco…ma con te…con te mi sono sentito davvero bene, davvero in
sintonia… sentivo un’atmosfera magica attorno a noi, una forte, fortissima
attrazione! Mi sono sempre chiesto se, quando si hanno sensazioni di questo
tipo, anche la ragazza che mi è di fronte le senta
come le sento io, se quella sorta di “tensione elettrica” positiva e piacevole
sia solo uno stato mentale immaginario personale e che poi si trasmette in
tutto il corpo, o sia invece come una grande bolla nella quale sono immersi
solamente due persone, solamente due eletti; solo e solamente loro all’interno
di questa bolla possono sentire le stesse emozioni, le stesse sensazioni… beh
dopo adesso posso proprio dire che la risposta giusta sia la prima…
Ran:
Senti Vale… voglio essere sincera con te…quelle sensazioni le sentivo anche io,
credo di aver provato ciò che provavi tu… è l’istinto che c’è negli uomini,
almeno credo, quella parte irrazionale che c’è in ognuno di noi e che, se non
fosse controllata dalla razionalità, ci spingerebbe a comportarci come gli
animali, facendoci agire sotto l’effetto di emozioni
temporanee… e questo potrebbe portarci a compiere gravi errori…
Il
mio istinto ti avrebbe restituito quel bacio, una, dieci,
cento volte!! Sei stato dolcissimo oggi, gentile e premuroso, e sei un ragazzo
davvero carino… ma come ti ho detto il mio cuore è occupato da qualcuno,
qualcuno che è molto tempo che non vedo e che mi ero illusa di aver smesso di amare… ma non ci sono riuscita, forse perché non volevo!
Questo
qualcuno non me la sento di “rinnegarlo” dopo una
sera… mi capisci? Scusami se ti sono sembrata egoista…io capisco te, posso
immaginare cosa provi… ma…
Non
preoccuparti Ran, ho capito… - la interruppe lui guardandola di nuovo, dopo che
era stato tutto il tempo a fissare la solita statua, e sorridendole
amichevolmente, un sorriso vero stavolta, continuò…– e avrei anche dovuto essere più prudente
sapendo del ragazzo che è nel tuo cuore… ma sono
sicuro che tu abbia il cuore così grande che ci potrà essere spazio per un
giovane cicerone…almeno per la tua permanenza qui…non trovi?
Ran
sorrise e si guardò le punte delle scarpe, diede un’occhiata
all’orologio e poi, spingendosi verso Valentino gli diede un bacio sulla
guancia…;
Ran:
Mi piacerebbe molto incontrarti anche domani…
Valentino:
Allora…facciamo domani pomeriggio…alle 17:30 davanti
la Barcaccia a P.zza di Spagna; va bene?
Ran:
Sì, facciamo così…
Valentino:
Dai, ti riaccompagno all’Hotel…
Ran:
Grazie, sei davvero dolce…^_^
Valentino:
^_^
E
mentre l’acqua proseguiva incessante il suo scorrere, anche gli ultimi due
visitatori se ne andarono mano per mano, lasciando la
Fontana alla luce della luna.
******
Roma, 20:45
– Camera 111 hotel Plaza
Sdraiato
supino sul letto della camera graziosa e raffinata nella quale alloggiava,
Conan cercava di intrattenere il tempo che lo separava dall’andare a mangiare,
leggendo alcune riviste di calcio italiane, sport del quale era veramente
appassionato! Beh, in realtà più che a leggere guardava
le figure…ma gli piaceva lo stesso!
Era
così impaziente ed aveva una tale fame! Tutta colpa di Ran! Fosse
tornata prima sarebbero in sala da pranzo già da un bel po’!
Conan:
Ma insomma Ran, quanto ti ci vuole per finire questo bagno!!
Ran:
Dai Conan, non disperare! Faccio subito!
Conan:
Ma si può sapere dove sei stata tutt’oggi? E perché sei arrivata così in ritardo?
Ran:
Mmm…segreto! ^_^
Conan:
Tsk…ci mancava anche questa… -__-
Ran:
Senti Conan…perché non vieni a lavarmi la schiena?
Conan:
Eh??? La…lavarti la... la schiena? O_o!
Ran:
Sì dai, così facciamo subito e andiamo a mangiare! Ho fame anche io sa!
^/////^
Ehm…meglio di no Ran, e poi sto…ecco sì, stavo guardando la partita in TV!! ^^;;;; - rispose un Conan super imbarazzato accendendo in fretta e
furia il televisore per far sentire a Ran i rumori dello stadio!
Ran:
Ma va la…se l’hai accesa appena adesso! Dai, se vieni ti dico dove e con chi sono stata tutto il giorno!
Conan:
°°° Con chi? Come sarebbe a dire “con chi”! °°° A…allora vengo eccomi! °°° non
volevo entrare in bagno approfittando della sua innocenza nei confronti di un
bambino, ma devo sapere con chi è stata oggi! °°°
Conan
aprì la porta del bagno, e fu investito da un’ondata di vapore caldo che gli
appannò gli occhiali, impedendogli di vedere qualsiasi cosa! Chiuse la porta e lentamente la patina di vapore cominciò ad
abbandonare le lenti, finché di fronte al piccolo detective non si presentò la
figura nuda di Ran dentro la vasca da bagno, nella quale le poche bolle di
sapone non impedivano una visuale piuttosto… “chiara” della situazione…!
Conan:. . . @_@!!!!
Ran:
Conan cos’hai, perdi del sangue dal naso!
Conan:
Ho…ho sba…sbattuto contro la porta…per…per il vapore!
^^;;;;;;;;;;;;;;;;;; °°° caspita ragazzi! O_O °°°
La
ragazza si inginocchiò e si voltò dando le spalle a
Conan, passandogli poi la spugna ed il sapone, così il piccolo cominciò a
lavarle la schiena…
DISCLAIMER: Mi sono
sempre dimenticato di dire che tutti i personaggi di questa fic
sono di GoshoAoyama… ma
voi forse pensavate fossero miei? ^^ Di mio ci sono
Valentino, i due professori sinora conosciuti, e tutti gli altri personaggi che
ancora non sono comparsi! ^_^
_________
GIORNO 5
Roma, 08:45, Sala da pranzo Hotel Plaza
Ancora
una giornata splendente si affacciava ai finestroni dell’ampia sala da pranzo;
il canto degli uccelli e il lento mettersi in moto
della città erano coperti dai rumori di posate, dalle chiacchiere della gente
in tutte lingue che occupavano le stanze dell’albergo e che, come Conan, Ran,
Agasa e Kogoro, cercavano di godersi una buona colazione discorrendo sui
progetti di visita e divertimento che avevano per il giorno appena nato…
Anche al loro tavolo, riccamente imbandito con ogni pietanza e ogni genere
di succhi di frutta, finalmente tutti e quattro riuniti assieme facevano
progetti sulla propria giornata…
Agasa:
Finalmente la mia mattinata è libera, e penso proprio di farmi un bel giro per
la città… penso che me ne starò tutto il giorno in giro per Roma! Ran e Conan,
volete seguirmi?
Conan:
Con piacere professore! Anche se… beh ecco, dopo
dovrei parlarle un attimo…
Ran:
Io professore… ecco, il pomeriggio non so se posso essere dei vostri…!
Kogoro:
E cosa devi fare Ran?
Ran:
Ehm…oh, nulla di speciale ecco…vorrei fare un po’ di spese…anche ieri non ho comprato nulla! ^^;;;
Kogoro:
Dai, se vuoi ti accompagno io! Il tuo paparino è
anche disposto a comprarti qualche cosa…ho visto i negozi e tutte le cose
costano così poco qui!!! Beati gli italiani! ^__^
Conan: °°° Che idiota… -_____- non capisce che costa poco solo per noi… °°°
Ran: Oh no papà, preferisco andare da sola…^^;;;;;;;;;
Kogoro:
Ok, fa come ti pare…ma…aspetta un momento! Non ti dovrai mica incontrare con un
ragazzo???
Conan:
…
Ran:
Eh…? N…no papà, no!! Cosa ti salta in mente??! ^/////^
Ran
non riuscì a nascondere l’imbarazzo, e il professor Agasa scambiò un’occhiata
con Conan…anche lui sembrava aver capito…
Beh,
io ho finito! – chiuse il discorso Ran col sorriso sulle labbra, alzandosi dal
tavolo; - questa mattina mi sa che me ne resto nella piscina dell’hotel, vado a
cambiarmi! ^_^
Kogoro:
Eheheh…ora che non c’è Ran possiamo parlare a ruota
libera! Io pensavo di andarmi a fare un bel giretto qui intorno a caccia di
belle donne! ^__^ Vuole venire anche lei professore?
Conan:
Kogoro… -____-
Agasa:
Oh no, mi dispiace…meglio di no! Non ho più l’età!
Kogoro:
Eh già… ahahahah! Ma io sono ancora in forma per
queste cose, e poi chi sa resistere al fascino di un detective di fama
nazionale!!!
Conan:
Appunto Agasa…qui non siamo nella nostra nazione…non ti conosce nessuno! -.-
Kogoro:È vero…non ci avevo pensato…!
Vorrà dire che racconterò personalmente le mie gesta alle
fortunata donzelle!
Conan
e Agasa: °°° povere loro… °°°
Kogoro:
Allora salgo in camera anche io, buona giornata! Ahahah!
^___^
Conan
e Agasa così rimasero finalmente da soli, faccia a faccia, mentre continuavano
a gustare la loro colazione…
Agasa:
Allora Shinichi, cosa volevi dirmi?
Conan:
Ecco professore…anche lei se ne sarà accorto… ha visto
lo sguardo di Ran?
Agasa:
Già…me ne sono accorto quando Kogoro le ha chiesto se avesse
conosciuto qualcuno…
Conan:
Era il suo tipico sguardo sognante…-.-
Agasa:
Ma dai, forse è solo una nostra impressione…!
Conan:
No, professore, è la verità! Lei stessa ieri me lo ha
detto, mentre le lav…ehm…le asciugavo i capelli!
^^;;;;;
Agasa:
E cosa ti avrebbe detto?
Conan:
Oggi ha un appuntamento con un certo Valentino, un italiano che ha conosciuto
ieri…la cosa che più mi ha ferito è il come mi parlava
di lui! Sospirava, aveva le orecchie rosse, segno che
era arrossita, e non finiva mai di dirmi della sua dolcezza, della sua
bellezza, delle rose, il tea, la fontana e…e il bacio…
Agasa:
IL BACIO???
Conan:
Sì, ma per fortuna non c’è stato…lui ci ha provato, ma lei, anche se ieri non
sapeva bene il perché, lo aveva rifiutato…
Agasa:
Non so cosa pensare…magari ti stai solo sbagliando…forse le orecchie ti sono
sembrate arrossate per il caldo del phon…
Conan: Ehm…lo escluderei…^^;;;;
Agasa:
E magari questo Valentino qui non è altri che uno sciupafemmine! Ran è intelligente e saprà accorgersi che la
sta solo prendendo in giro!
Conan:
Non ne sono così sicuro… continuava a ripetermi che lo
guardava a lungo negli occhi quando parlavano, e da loro non traspariva alcuna
falsità! E poi, la cosa che più mi ha fatto stare
male, mi ha fatto ingelosire…era che non parlasse mai di me! Nemmeno un accenno
ecco!
Agasa:
Capisco…e cosa pensavi di fare...?
Conan:
Vede… devo cercare di non perdere Ran, assolutamente. Non tanto per questo Valentino,
lui vive in Italia, lo può vedere giusto per questi giorni…ma ho paura che
possa essere una sorta di apripista ai tanti
corteggiatori che una ragazza come Ran ha! Shinichi deve incontrare Ran il
prima possibile!
Agasa:
E come??
Conan:
Il prof. Rooney ha detto che per adesso l’effetto del suo farmaco dura solo 20
ore no? Beh, saranno più che sufficienti per passare una giornata intera con
Ranchan! Ma dobbiamo sbrigarci prima che sia troppo
tardi! Oggi mi presenterò anche io sul luogo dell’appuntamento, Ran mi ha detto
che è per le 17:30 a P.zza di Spagna!
Agasa:
Ho capito… per fortuna Rooney m’ha lasciato il suo
numero di cellulare, lo chiamo subito e gli spiego la faccenda!
Conan:
La ringrazio molto professore!
******
Roma, 09:35 – Via Principe Amedeo
Si incontrarono nei pressi di
P.zza Vittorio, dietro la stazione, in modo che non dessero troppo nell’occhio;
lì infatti ci bazzicava gente di ogni tipo e nazionalità tanto che non sembrava
nemmeno di starea Roma.
Trovarono
il professore ad attenderli di fronte un negozio di tessuti cinese o coreano,
non si capiva bene; era lì già da qualche minuto, con la sua ventiquattrore
nella mano destra. Lo avevano messo al corrente quasi
di tutto, fuorché la motivazione per la quale Conan avesse così bisogno di
tornare grande.
Scambiati
i primi convenevoli, il professore li condusse dentro un viottolo piuttosto
nascosto e poco frequentato. Aprì la valigetta e ne estrasse
un grande block notes;
Rooney:
Guarda Agasa…e guarda anche tu Conan! Questo è il mio block notes del 2003,
quello su cui appunto tutti i progressi delle mie ricerche! Ne ho uno per ogni
anno! Vedete qui… - continuò mostrando ai due alcune
pagine del blocchetto, soffermandosi poi su una in particolare – …ci sono le
prime modifiche apportate al farmaco! Credo che mi ci vorrà un bel po’ di
tempo, ma sono sulla strada buona per ottenere una crescita duratura Conan!
Agasa:
Credi di riuscire a farcela per il concorso?
Rooney:
Oh, lo spero…lo spero veramente! Continuerò a sperimentarlo
sui topi, speriamo di fare in tempo…
Conan:
Comunque è apprezzabile che lei non usi cani e gatti…
Rooney:
Beh…a dire il vero sono allergico ^^;; Ma non so se lo farei comunque…!
Conan:
Va bene professore…mi fido ciecamente di lei… sono pronto, mi dia il farmaco!
Rooney:
Va bene piccolo, è meglio sbrigarsi…
Il
professore estrasse una piccola fiala nella quale galleggiava un liquido
azzurrognolo, gli diede due colpetti alla base con le dita, dopodichéla aprì e la porse a Conan; il piccolo
detective la fissò un attimo, facendola roteare come un sommelier fa col suo
bicchiere di vino, infine cercò per un momento gli occhi di Agasa,
ed al suo cenno di approvazione la buttò giù tutta d’un sorso!
Si
asciugò la bocca, lo sguardo fisso in attesa che il
farmaco cominciasse a fare effetto, restituì la fiala ormai vuota al professore
e si sedette in terra;
Rooney:
Allora…? Come ti senti?
Conan
cominciò a sudare freddo, e si sentì girare la testa; fece per alzarsi ma
sbandò un pochino andando a finire contro il muro! Il professore
Agasa corse in suo aiuto tenendolo sotto le ascelle, mentre il professor Rooney
gli sentiva la testa e il battito cardiaco con la mano…
Rooney:
E’ un po’ più caldo e il battito è leggermente alterato, ma…dovrebbe
essere tutto normale…
Conan
piegato in due si liberò della presa di Agasa, corse
per un po’, poi sbilanciato cadde tra i sacchi di immondizia della viottola
parallela… nemmeno il tempo per Agasa e Rooney, ormai vecchi, di raggiungerlo,
che da quella stessa via si parò di fronte a loro un amico che il professor
Agasa non vedeva ormai da tantissimo tempo…
Agasa:
Shinichi…! Anche se me l’aspettavo…non posso fare a
meno di commuovermi…!
Lasciando
cadere un paio di lacrime ilprofessore si gettò addosso ad uno Shinichi
sorridente abbracciandolo fortissimo!
Rooney:
Allora è questo il tuo vero aspetto…come ti senti?
Shinichi:
Sto benissimo…non mi ricordavo più come si vedeva il mondo da questa altezza! Solo una cosa…
Rooney
e Agasa: Che cosa??
Shinichi:
Ehm…i vestiti! Non vorrete mica farmi andare in giro coperto solo di un cartone
dell’immondizia!
Agasa:
Per adesso mettiti il mio camice…ora andiamo a comprarti qualcosa da metterti
addosso…
Rooney:
La doccia se vuoi puoi farla al mio hotel…è qui vicino…
Shinichi:
La ringrazio moltissimo professore!
Rooney:
Come ti ho detto questo farmaco è stato sperimentato su di me…perciò ci
potrebbero essere dei disturbi…se qualcosa non dovesse andare bene chiamami in
albergo all’ora di pranzo, non sul cellulare per
favore… ti lascio il mio numero…
Il
professor Rooney cercò frettolosamente un pezzo di carta nella sua
ventiquattrore, ma non trovandolo fu costretto a strappare un foglio bianco dal
suo block notes, che porse poi immediatamente a Shinichi, il quale vi appuntò
il numero di telefono!
Agasa:
Mille grazie davvero Waylon…
Rooney:
Oh, figurati…è stato un piacere, spero solo vada tutto bene. E
adesso facciamo in fretta per questa doccia Shinichi, così posso continuare a
lavorare per farti rimanere così per sempre!
Nonostante
vestisse solo di un lungo camicie bianco, Shinichi era
così felice dal non sentirsi affatto imbarazzato, mentre assieme ai due
professori, si recava nella camera del professor Rooney.
******
Roma, 17:20 – P.zza di Spagna
Ran era seduta sul marmo che circondava la fontana di
P.zza di Spagna, quella che per tutti i romani era meglio nota come
“Barcaccia”, per la sua forma che ritraeva appunto una piccola barca; la
leggenda vuole che Papa Urbano VIII sarebbe rimasto così impressionato da una
barca arenatasi nella piazza in seguito ad una piena del Tevere, che volle
farne restare memoria con la foggia della fontana.
Il leggero e fresco vento che stranamente si
era alzato, faceva danzare sul suo corpo il leggero vestitino di seta color
vaniglia che aveva messo per l’occasione, e rendeva più gradevole l’attesa
della ragazza, che così poteva stare tranquillamente sotto il sole…
D’un
tratto, la mano di un ragazzo da dietro gli coprì gli
occhi.
Ran:
Valentino… sei già arrivato! ^^ Io ero così emozionata che sono
venuta un po’ in anticipo…
Non
parlare… - rispose il ragazzo con un tono di voce piuttosto basso…
Ran:
Dai, tanto lo so che sei tu! ^_^
Adesso
io ti scopro gli occhi…ma tu non girarti…
Va…va
bene… -fece Ran; pochi istanti dopo vide ritornare davanti a sé la mano del ragazzo, che gli
porgeva una rosa bianca…
-
Una rosa bianca… simboleggia l’amore puro; Te la regalo perché il mio amore per
te è sempre stato così, anche se forse non sono mai riuscito a dimostrartelo…
Ran
sembrava non capire… sentiva che la voce che le parlava, anche se bassa e
profonda, quasi sussurrata, non era la voce di Valentino…e poi questa persona
stava parlando come se la conoscesse e amasse da tantissimo tempo…; prese il
fiore tra le dita, quando pochi secondi dopo si vide porgere un’altra rosa, dai
petali rosati…
-
Una rosa di color rosa… simboleggia l’amicizia, la disponibilità; Te la regalo
perché io e te fin da bambini siamo stati amici, dei
veri amici… ma crescendo abbiamo capito che il fiore che c’era tra di noi non
era di questo colore, ma aveva i petali candidi e puri come la neve…
La
rosa cadde dalle mani di Ran, sparpagliando alcuni dei suoi petali ed una
lacrima vi ci si posò sopra…
-Puoi girarti ora…
Ma
Ran non si girò…era immobile, il capo chinato sul petto… Shinichi rimase
sorpreso da questa reazione… forse è stato troppo shockante per lei, forse
aveva sbagliato tutto, forse Valentino era riuscito veramente ad essere così
importante per lei, forse…oh, ma oramai era inutile stare a pensare. La cosa era fatta, poteva solamente chiederle scusa.
Fece
un passo verso di lei, si chinò per poterle parlare e scusarsi, avvicinò la
testa alla spalla di Ran…
Shinichi:
Ran, ti…ti prego… Ran, scu…
Ran: Shi…Shinichiiiiiiii!!!!!!!!
Con
uno scatto di reni Ran si girò completamente e si gettò tra le braccia del suo
adorato Shinichi, che cadde indietro per il contraccolpo!!!
Una scia di lacrime aveva accompagnato quel veloce movimento, le stesse lacrime
che ora non esitavano a bagnare la spalla di Shinichi, mentre tra i singhiozzi
lei non faceva che ripetere il suo nome, chiedendogli dove fosse stato tutto
questo tempo.
******
Finalmente,
dopo tutto questo tempo passato senza avere alcuna notizia di lui, senza sapere
dove fosse, con chi fosse, se stesse bene o avesse bisogno di
aiuto… finalmente Ran e Shinichi erano di nuovo insieme, gli occhi
dell’una in quelli dell’altro, la mano di lei che stringeva forte quella del
ragazzo, come se volesse evitare che scappasse via, come se avesse paura di
perderlo un’altra volta…
Ran:
Shinichi…Sono così felice che…ho persino paura di chiudere gli occhi anche solo
per un istante…; ho paura che questo sia un bellissimo sogno, ma che riaprendo
gli occhi possa non trovarti più davanti a me!
Shinichi:
Tranquilla Ran… non me ne vado di certo…
Ran:
Sì ma… avevi detto così anche quella volta, e poi sei sparito
per tutto questo tempo!
Shinichi:
Mi spiace Ran… sai…sai quanto io ami l’investigazione,
ogni volta mi si presentavano casi sempre più articolati e complessi, e per me
era sempre una nuova sfida alle mie abilità, che non potevo davvero rifiutare! E’ per questo che adesso sono qui a Roma…
Ran:
Però… non ti sei quasi mai fatto sentire… pensavo ti fossi
dimenticato di noi… pensavo avessi dimenticato me… - rispose Ran
chinando il capo sul petto, la voce bassa e malinconica. Shinichi prese un
pochino tempo, non trovava le parole per giustificarsi, non poteva ancora
raccontarle della verità di Conan…
Shinichi:
Hai ragione, ti chiedo perdono… - gli replicò serio il ragazzo, dopodiché cinse
col braccio le spalle di Ran e con un dito le accarezzò la guancia, finché Ran
non si girò per guardarlo; a quel punto lui le sorrise… - però, finalmente
abbiamo il tempo per recuperare no?
Ran:
Sì!- e il
volto di Ran tornò allegro e sorridente come sempre;
Fecero
per alzarsi, quando qualcosa dietro di loro cadde a terra, e incuriositi si
voltarono per vedere cosa fosse; sui sampietrini scuri
come la pece, il rosso coperchio a forma di cuore della scatola di cioccolatini
risaltava enormemente… tutt’intorno erano sparse delizie di cacao di ogni
forma… il proprietario con uncalcio
fece volare via la scatola e furente in volto, quasi con le lacrime agli occhi,
osservava Ran, che per il dispiacere si sentiva il cuore stretto in una morsa…
Ran:
Valentino, mi…mi dispiace…
Shinichi
aveva immaginato che quella persona potesse essere il famoso Valentino,
naturalmente si aspettava che questa situazione si sarebbe presentata, anzi non
aveva fatto assolutamente nulla per evitarla… si alzò
ed aiutò Ran a fare lo stesso, dopodiché le strinse la mano;
Valentino:
Cosa? Cosa ti dispiace?? – le sue parole diventavano
sempre meno tristi e sempre più colme di rabbia… - Ti dispiace
forse che io sia uno stupido sentimentalista? Che abbia sprecato i miei soldi e
il mio tempo per comprarti questi fottutissimi
cioccolatini!??? – ed accomagnò
queste ultime parole sfogando la sua rabbia con un calcio alle ultime
cioccolate rimaste in terra…
Ran
si sciolse dalla mano di Shinichi. Non voleva che vedendoli spudoratamente così
uniti la rabbia di Valentino potesse aumentare… e non voleva neppure ferirlo
ulteriormente.
Ran:
Sul serio…mi dispiace… - riprese con la voce quasi rotta dal pianto – ma c’è
una ragione te lo posso assicurare! Tu…non c’entri nulla, tu
sei un ragazzo dolcissimo…
Valentino:
No, io sono solo uno stupido, un misero stupido!! Credevo fossi una ragazza a
modo Ran, ma evidentemente fingevi! Ieri… ieri non mi hai nemmeno voluto
baciare…e oggi al nostro appuntamento ti fai trovare con un altro?????
Ran:
… scusami…
Valentino:
NO! Non voglio sentire le tue scuse! Non voglio sentire le scuse di una puttana!!!
Basta.
Oramai aveva sentito abbastanza. Anzi, con quest’ultima uscita il limite era
stato ampiamente superato. Shinichi non poteva permettere che si offendesse in
questo modo la sua dolce Ran-chan, soprattutto adesso che lei, invece che reagire
energicamente come suo solito, si era seduta di nuovo con la faccia coperta
dalle mani, mentre rivoli di lacrime scendevano giù dalle sue guance.
Shinichi:
Adesso finiscila Valentino!
Valentino:
Cosa vuoi tu eh?
La
Piazza intanto piano piano si riempiva di gente, ed
erano molti i curiosi che, a distanza di “sicurezza” osservavano e commentavano
la scena..
Shinichi:
Rimangiati subito quello che hai detto a Ran e chiedile scusa!
Valentino:
Tsk… altrimenti?
Shinichi:
Altrimenti te la farò pagare con le cattive…
Valentino:
Ah sì eh? Vediamo COME!!!
Valentino
portò il braccio destro poco dietro le spalle per caricare il colpo, ma
fortunatamente Shinichi se ne avvide in tempo e quando
il pugno lo raggiunse riuscì a piegarsi col busto all’indietro di quel tanto
che bastava per non prendere il colpo in pieno!
Ran
aveva smesso di piangere e assisteva quasi impaurita al “duello”, mentre invano
implorava i due litiganti di smetterla… poi guardò
meglio Shinichi in volto e sgranò gli occhi…
Ran:
Shinichi…noo! Stai…stai sanguinando!!!
Il
ragazzo avvertì un leggero bruciore poco sopra lo zigomo… vi passò sopra con il
pollice, che raccolse gran parte del sangue che era sgorgato
dal lungo ma leggero taglio che aveva…
Shinichi: Non preoccuparti Ran… è solo un taglietto…
sebbene mi sono spostato in tempo il suo colpo era
veloce, e deve avermi ferito con l’anello che indossa.
Valentino:
Smettila di blaterare!!
Si
apprestò ad assestare un altro colpo, ma stavolta Shinichi fu più veloce di
lui, si piegò sulle ginocchia e lo colpì con non troppa forza sulla bocca dello
stomaco! Il ragazz cadde indietro e per qualche
secondo rimase senza respiro…
La
folla intorno a loro si andava facendo sempre più numerosa, e cerano anche
persone che minacciavano di chiamare la polizia se non la avessero
finita immediatamente!
Valentino
era ancora in terra, i jeans chiari tutti sporchi, che
cercava di riprendere il regolare respiro e guardava Shinichi, al quale si era
avvicinato Ran, che gli consigliava di andarsene subito, perché sennò la gente
avrebbe chiamato la polizia.
L’italiano
fece una smorfia, quasi un sorriso, poi si tolse un po’ di polvere dai
pantaloni e si sedette sugli scalini della lunga scalinata...
Valentino:
Ran… è lui il ragazzo di cui mi parlavi ieri vero?
Ran:
Sì… è lui…mi disp…
Valentino: No, non dispiacerti tu… è colpa mia che sono il solito sfortunato in amore. – sorrise di nuovo.. – A quanto pare Shinichi, non posso proprio competere con
te…né in amore, né in “duello”… andatevene pure tranquilli…e siate felici anche
un po’ per me!
Il
volto sorridente e gli occhi brillanti di Valentino
sancivano la sua resa.
Valentino:
E adesso voi altri impiccioni basta guardare…lo spettacolo è finito!
Shinichi
e Ran si allontanarono… mano nella mano.
Note: E’ chiaro che nella storia
sia sottinteso che tutti parlino la stessa lingua… sennò non ci vorrebbe niente
a riconoscere Valentino da Shinichi e sarebbe anche difficile che tutti quanti
in Italia conoscano l’inglese, per non parlare del Giapponese… è anche per
questo che Conan e gli altri nel capitolo 2 capivano
le parole della canzone Roma Capoccia…^^
Postfazione:
Nel prossimo capitolo sapremo come finirà tra Shinichi e Ran, inoltre
finalmente ci sarà un piccolo accenno di quello che poi diventerà “il caso” su
cui indagherà il nostro investigatore! Ma sarà un caso “presunto” o “reale” ?Eheheh ^^A proposito… vi piace come si è comportato
Valentino in questo capitolo? Fatemi sapere e a presto, bye! ^__^
DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga Detective Conan sono di GoshoAoyama.
Note:
Questo capitolo è incentrato su quello che accade tra Ran e Shinichi nella
camera di Ran… non c’è bisogno comunque di vietare a
minori, sono stato molto contenuto, spero vi piacerà! ^^
_________
GIORNO 5
Roma, 19:10, Via del Corso
Rosso arancio. Tutto intorno a loro stava diventando di
quel colore.
Le
mura delle eleganti case, dei negozi di lusso, delle piccole e antiche botteghe
di artigianato… tutto questo pareva concedersi
silenziosamente,un silenzio piacevole e
quasi mistico, al lento imbrunire della sera.
Il
sole, rosso e grande in fondo al cielo, stava per lasciare spazio ad un fievole
spicchio di luna, che sebbene non fosse ancora notte,
si riusciva a scorgere tra le poche nuvole, che, riflettendo i tiepidi raggi
dell’astro, parevano enormi e soffici batuffoli rosati.
Ran
e Shinichi camminavano in direzione dell’Hotel Plaza,
e si tenevano stretti cingendo ognuno con un braccio i fianchi dell’altro.
Avevano
passato un pomeriggio bellissimo assieme… si erano raccontati cosa avessero
fatto durante tutto questo tempo (Shinichi aveva mentito spudoratamente), dei
progressi di Kogoro nelle investigazioni, del karate…del
piccolo Conan!
Ran
era felicissima, il suo volto sprizzava gioia da tutti i pori, dai suoi occhi
traspariva la felicità e la gioia di vivere che da tanto non provava! Si
rendeva conto che ieri, con Valentino, stava solamente cercando di traslare i
suoi sentimenti per Shinichi su di un’altra persona; ma oggi si era accorta che
“un’altra persona” non è Shinichi… sembrava sciocco solo pensarlo, ma solo lui
è lui.
Anche Shinichi era felice. Ma nei suoi occhi le ombre del sapere che tra
poche ore sarebbe tornato ad essere Conan, offuscavano
la luce di una gioia altrimenti grandissima. Si era ripetuto più volte che
avrebbe dovuto approfittare dell’occasione per potersi godere ogni più piccolo
istante assieme a Ran come il più prezioso dei tesori, ma non riusciva a
togliersi dalla testa il fatto che già da domani non si sarebbero più
incontrati…
“Ma devo avere fiducia nel prof. Rooney!
Assolutamente! E poi vedrai mia piccola Ran…starò
assieme a te per sempre!” – pensava il giovane detective!
Eccoci,
siamo arrivati! – esclamò Ran giunta davanti le porte dell’hotel;
Oh
bene… allora, ci lasciamo qui…
Ran:
Ma proprio non puoi rimanere a mangiare con me, mio padre, Conan e il
professore?
Shinichi:
No Ran, davvero…questa sera devo sbrigare qualcosa di piuttosto urgente sai…
Ran
annuì un po’ dispiaciuta, poi fissò il ragazzo negli occhi e quasi le sembrò di
potercisi tuffare dentro, tanto erano lucidi, caldi e profondi… fece due passi
all’indietro e diede un’occhiata alle finestre della
sua camera, notando che erano chiuse.
Shinichi
la osservava incuriosito, finché lei non gli si parò di fronte, con la testa
abbassata sul petto, nella classica posizione di chi vuole nascondere il
rossore del volto… gli prese le mani nelle sue e gliele strinse forte, poi
iniziò a parlare sottovoce…
Ran:
Senti Shinichi… su in camera…non…non c’è nessuno ancora…ti va di
accompagnarmi…di sopra…?
Per
la prima volta anche il ragazzo si fece rosso in volto e Ran prontamente si
scusò imbarazzatissima per la proposta fattagli!
Shinichi:
No Ran, non devi scusarti! E’ che…ecco…non me l’aspettavo! ^^;;; Però io…io ti
voglio troppo bene Ran…; non puoi sapere come è stato
difficile stare tutti questi giorni lontano da te, il non poterti parlare
apertamente, e poi…oh, ma sono problemi che proprio non posso spiegarti, mi
spiace tantissimo davvero! Ma io ti voglio un bene
dell’anima, ti voglio bene con tutto me stesso Ran…
Ran
alle dolci parole di Shinichi si sciolse completamente e gli saltò al collo per
abbracciarlo e baciarlo!
Ran:
Anche io Shinichi!! Anche io ti voglio bene, un bene
da morire!
Oh
Ran… quanto sei dolce… spero veramente che…che vada
tutto bene… - pensava Shinichi, mentre Ran continuava a stringerlo con affetto;
poi questo abbraccio si sciolse e Ran prese la mano del ragazzo è lo strattonò
con forza per farlo entrare nella hall dell’Hotel!
Col
viso sicuro e sorridente si girò da lui…
Dai…accompagnami su!
*******
Ran
entrò in camera, accese la luce e fece strada a
Shinichi, che ovviamente non ne aveva bisogno perché già conosceva quella
stanza, dopodiché chiuse la porta con le chiavi.
La
ragazza accompagnò il detective mostrandogli ogni camera della stanza, finché
non giunse di fronte la sua camera…
Ran:
E qui… è dove dormo io… vieni, entra!
La
ragazza entrò in stanza con passi veloci, quasi ad evitare di fermarsi a
pensarci troppo su per non correre il rischio di un ripensamento, e si sedette
comodamente sul letto, con le gambe incrociate, e Shinichi la seguì, sedendosi
di fronte a lei allo stesso modo; entrambi erano in
silenzio, si guardavano teneramente negli occhi e si sorridevano.
Ancora
una volta le piccole ed esili mani di Ranchan si sporsero per prendere nelle proprie quelle del ragazzo, e
vicendevolmente presero a carezzarsele con dolcezza, senza mai staccare lo
sguardo dagli occhi dell’altro…
Ran:
Che silenzio…
Lasciò
una della mani di Shinichi, si sporse indietro
sdraiandosi completamente sul letto, e i capelli le andarono a finire dietro le
spalle, lasciando scoperta la fronte e le orecchie, mentre Shinichi la
osservava deliziato, il cuore che gli batteva forte sempre più; voleva
prenderla e baciarla, la amava più di ogni cosa; lei protese il braccio verso
il comodino, dove il suo lettore cd era collegato allo stereo che avevano
trovato in camera (il collegamento lo aveva fato Conan naturalmente)… si fermò
un attimino a pensare, poi scelse dal lettore la traccia “11”…
Si
rialzò e guardò sorridente Shinichi negli occhi, poi si sporse leggermente
verso di lui sfiorandogli le labbra, mentre le note di una dolcissima canzone
iniziavano a riempire il silenzio della stanza, e rendevano più magico il
momento dei due ragazzi…
“If I
should stay
I
would only be in your way.
So
I'll go but I know
I'll
think of you
Every
step of the way.”
Entrambi
quasi contemporaneamente socchiusero gli occhi,
stretti in un forte abbraccio colmo di passione, si baciarono con tenerezza
muovendo le loro labbra lucide e morbide come se seguissero il soave andamento
della musica che Ran aveva scelto per questo suo primo bacio con Shinichi. Una
canzone bellissima e fortemente significativa… una
canzone che diceva parole che i due da tempo volevano dirsi…
“ And I
will always love you.
I
will always love you.
You
my darling you, mmm ...”
Ancora
stetti l’uno con l’altra entrambi si lasciarono cadere
sul letto;
Shinichi
era sopra Ran, e si teneva su braccia e ginocchia per evitare di fargli male
col suo peso, continuando a darle piccoli baci sulle guance e sulle labbra…
Dalla
persiana semichiusa un filo d’aria passava per mitizzare il caldo della stanza,
per raffreddare il bollore dei corpi dei due ragazzi;
Continuò
a baciarla, portandosi più in basso, prima sul collo, poi fu il candido decolletè della ragazza a godere delle
carezzevoli labbra di Shinichi;
Ran
cominciò ad essere attraversata da intensi brividi, le emozioni e le sensazioni
si rincorrevano veloci nel suo cuore, lasciando però traccia di loro sul suo
corpo, che si faceva sempre più caldo, che quasi tremava di passione, che
voleva Shinichi…
“Bittersweet
memories,
That
is all I'm taking with me.
So
goodbye, please don't cry.
We
both know I'm not what you, you need.
And
I will always love you.
I
will always love you.”
Fece
per tirarsi un pochino più su, poi sfilò la maglietta del ragazzo che rimase
così a petto nudo… stette un po’ a guardarlo, a guardare i suoi pettorali
scolpiti, l’addome ben modellato imperlato dal sudore… voleva toccarlo,
carezzare quel suo petto, quelle sue spalle larghe e i suoi fianchi…e così
fece, mentre Shinichi smise per un attimo di baciarla e si fermò a guardarla… e
anche lei lo fissò… le sembrava ancora più tenero, con tutti i capelli
scompigliati per via della maglietta…
Shinichi:
Come sei bella Ran… - le sussurrò dolcemente;
Ran
gli dette un bacio sul naso, si riappoggiò al cuscino dietro di lei ed iniziò a
slacciarsi la camicetta…;
Ran:
Dai Shinichi, aiutami… - gli chiese lei con un
sorriso;
Shinichi
l’aiutò a sfilarsi il leggero vestito che portava, così che Ran rimase in
biancheria… era davvero fantastica! Il rossore del suo volto tradiva in parte
la sicurezza dimostrata fino ad allora…era la prima
volta che qualcuno la vedeva così… era la prima volta che lui, Shinichi la
vedeva così! (se sapesse che Conan…^^;;; ndShinta)
Il
ragazzo si chinò su di lei, e cominciò a darle piccoli baci prima sulle labbra,
così morbide e bagnate, poi scese al collo, sino ad arrivare a sfiorarle i
seni…
Ran
era percorsa da mille brividi, il cuore le batteva a mille all’ora
e il suo respiro si faceva via via più frammentato,
gli occhi si chiudevano per amplificare dentro di lei, nel corpo e nel cuore,
le sensazioni che la bocca del ragazzo e le sue mani grandi e forti gli
regalavano, mentre le sfioravano il seno ormai scoperto…
“I hope life treats you
kind
And
I hope you have
All
you've dreamed of.
And
I wish for you joy
And
happiness.
But
above all this, I wish you love.”
Si sdraiò accanto a lei, senza mai distogliere gli occhi
da quelle perle blu lucenti e profonde che risplendevano nel viso di Ran, che
lasciavano trasparire tutto il suo amore…
Così
come il sole, che ormai carezzava leggero le persiane della stanza, e colorava
di porpora ogni cosa, allo stesso modo la rosa dei due ragazzi dai candidi
petali bianchi, iniziava a colorarsi, a tingersi dei colori dell’amore
passionale, del desiderio, del piacere di condividere tutto con la persona che
si ama…
Prese
a baciargli il petto, a solleticarlo con la lingua mentre la mano passava in
mezzo ai capelli di Shinichi per carezzarlo amorevolmente, perché solo con lui
si era spinta così avanti, solo con lui avrebbe voluto spingersi così avanti, e
forse anche oltre… anche per il ragazzo era così, anzi quelle iniziative di Ran
lo lasciavano quasi sorpreso, imbarazzato.
Ma
queste sensazioni erano nulla in confronto al suo cuore che scoppiava di
felicità, che forse neanche poteva più considerare solamente suo , perché sentiva che Ran era un bene così prezioso da
essere imprescindibile per Shinichi!
Con
un po’ di timidezza fece lui la prima mossa, sfiorando con
due dita l’intimità di Ran, cercando poi di leggere nei suoi occhi e nel suo
volto la reazione della ragazza… aveva paura di non averle fatto cosa
gradita…
…ma
Ran non lo ostacolò… sì, le palpebre serrate erano velate poco sotto da una
scia purpurea che non nascondeva il suo imbarazzo… ma dalle sue labbra
socchiuse che parevan morbidi petali di ciliegio
bagnati dalla rugiada mattutina il respiro usciva interrotto da flebili gemiti
di piacere, e l’esile bacino sembrava danzare ritmicamente per aumentare il
contatto con le dita del suo amore… finché anche lei non si lasciò andare ed
entrambi presero a carezzare l’intimità dell’altro…
“And
I will always love you.
I
will always love you.
I
will always love you.
I
will always love you.
I
will always love you.”
Ma anche il respiro di Shinichi
ora si faceva più frammentato, più pesante… troppo pesante… qualcosa non
andava! Cominciava a sentirsi le gambe deboli, che quasi tremavano, il sangue
gli correva velocemente alla testa e la vista gli si appannava di colpo per poi
ritornare nitida…!
Si
lasciò dall’abbraccio con Ran e balzò giù dal letto, ma un capogiro lo fece
barcollare un poco, e fu costretto ad appoggiarsi con le mani al muro per non
cadere!
Ran:
Shinichi!! Che c’è, che cos’hai??
Il
ragazzo stringeva forte i denti, il capo chinato sul petto e l’espressione
sofferente… fitte alla testa e allo stomaco che si facevano
man mano più forti… capì che l’effetto del farmaco stava per svanire, non
poteva rimanere ancora per molto davanti a Ran!
Si
affrettò a raccogliere gli indumenti e si vestì di corsa, mentre la ragazza, in
ginocchio sul bordo del letto, non capiva cosa stesse
succedendo e sembrava piuttosto spaventata… fece per scendere ad aiutare
Shinichi, ma lui con un gesto della mano piuttosto brusco la fermò,
rassicurandola sulla sua salute, ma intimandogli di stare calma e non muoversi!
Shinichi:
Non…non preoccuparti Ran, va tutto bene…
Ran:
Ma…Shinichi… che cos’hai?? Stai male?
Il
sudore gli colava sul volto, ma il fiatone sembrava normalizzarsi…
probabilmente la trasformazione che da qualche minuto pareva stringerlo come in
una morsa di sofferenza gli stava dando una tregua, un poco di sollievo per
salutare Ran, per dargli l’arrivederci al più presto possibile, o almeno così
sperava… piegato su sé stesso ai piedi del letto, sorreggendosi con le mani
sopra le ginocchia prese bene il respiro, poi si alzò e sorrise a Ran, per
tranquillizzarla e dimostrarle che era tutto passato, difatti lei se ne
rallegrò. Senza dire nulla le appoggiò una mano sulla spalla nuda, e Ran
d’istinto piegò la testolina per sfiorare con la guancia la mano Shinichi,
cosicché lui prese a solleticargliela con un dito…
Ran…
mi spiace, ma devo andare via…
Aprì
la bocca, meravigliata, mentre dei brividi di freddo iniziavano a pervaderle il
corpo, brividi di paura…
Ma…Shin…
Non
chiedermi nulla Ran, ti prego. Fidati solo di me… - anche lui aveva le lacrime
agli occhi;
Devo
andare via, assolutamente…ma credimi tornerò da te il prima possibile, e
staremo insieme per sempre Ranchan! Per sempre, non
ti vorrò lasciare più!
Il
ragazzo fece per andarsene, i capogiri e le fitte iniziavano a farsi risentire,
ormai mancava poco alla trasformazione, doveva muoversi, ma Ran, che era sempre
rimasta in ginocchio sul letto, lo afferrò con entrambe le mani per un braccio!
Rosso in volto per il malessere provocatogli dal farmaco si voltò a guardarla
per chiederle di lasciarlo andare;
La
ragazza aveva la testa chinata sul petto scoperto, e i lunghi capelli che le
andavano sul viso impedivano di vederne gli occhi…
Ran,
per favore, lasc…
Shinichi…
- lo interruppe lei – io…io mi fido di te…
…io
ti amo…!
Attimi
di silenzio
…ti
amo anche io Ranchan… presto tornerò da te… te lo
prometto.
Lasciò
la presa e le braccia ricaddero pesantemente su loro stesse, mentre i passi
veloci ma scomposti di Shinichi si facevano sempre più lontani…
Perché…perché
come quella volta al Luna Park… ho la sensazione che non ti rivedrò
più…? Shinichi!!
Bussarono
alla porta.
Ran
fu svegliata improvvisamente dai suoi pensieri e in fretta e furia indossò una magliettina ed un paio di pantaloncini ed andò ad aprire…
di fronte a lei si parò un giovane vestito di rosso che indossava un abito
alquanto insolito…era uno dei camerieri dell’Hotel.
Cameriere:
L…lei è la signorina Ran Mori?
Ran
annuì
Cameriere:
Bene, suo padre ha chiamato in albergo ed ha avvertito che probabilmente
stasera tarderà un poco nel rientrare, ma di non preoccuparsi…
Ran:
Grazie… ho capito… - fece per chiudere la porta, ma il
ragazzo la fermò;
Cameriere:
Ah…mi scusi… c’è un’altra cosa! Un ragazzo che è sceso poco fa… mi pare si chiamasse Shinichi… mi ha detto
di consegnarle questa…
Ran
prese dalle mani del ragazzo ciò che Shinichi le aveva lasciato,
dopodiché salutò e chiuse la porta.
Il
cameriere fece cenno al suo compagno che ora potevano andare, ma in faccia
aveva un’espressione strana…
Cameriere
2: Fra, che hai fatto?
Cameriere:
Quella ragazza…
Cameriere
2: Mh? Era molto carina?
Cameriere:
Quella ragazza…stava…
…piangendo…
Le
lacrime le sfioravano le guance andando poi a perdersi sul cuscino, che
stringeva forte a sé perché almeno lui non l’abbandonasse… i singhiozzi
risuonavano forti nella camera vuota e l’immagine di Shinichi che era ormai
viva in lei, nella sua testa e nel suo cuore, non faceva altro che alimentare
il suo pianto…
Nell’esile
ma lungo vaso di vetro turchese sul comodino accanto a al
letto, tre rose di pregiabile fattura davano colore al buio della stanza… tre
regali del suo ragazzo, tre bellissimi ricordi dai petali bianchi, rosa… e
rossi.
*******
Roma, 21:15, ristorante Hotel Plaza
Kogoro: Aaaah!! Finalmente si mangia!! ^__^
Conan:
E’ colpa tua che sei ritornato così tardi…noi avremmo già
mangiato sennò! ¬_¬
Kogoro:
Eheheh! ^^Sapete ho avuto il mio bel da fare con le italiane… ahahah!!
Ran,
Agasa e Conan: °°° Ma quando mai… -__-
°°°
Agasa: E’ per questo che ha tutta la guancia
arrossata detective?
Kogoro:
Ehm… professore, inizi a mangiare sennò si fredda la pasta!! ^^;;
°° e così almeno tiene la bocca chiusa…è__é °°
Conan:
Pfff…^^
Come
ogni sera della loro avventura romana, i 4 “amici” si ritrovarono tutti insieme attorno al tavolo dell’elegante ristorante
dell’hotel;
la
pasta nei piatti della combriccola nipponica era ancora fumante, tanto che il
vapore fece appannare gli occhiali di Conan, che fu costretto a toglierseli un
attimo per poterci vedere…
Ran
lo guardò ed ebbe un sussulto!
Ran:
Conan… quella ferita sotto lo zigomo…come te la sei
fatta?
Conan:
Eh..? F…ferita?? ^^;;; Ecco, ecco
io…
Agasa: Vedi Ran, stavamo passando all’interno di
una di queste ville pubbliche e il piccolo Conan si è sgraffiato con un ramo…!
Conan: Già…è proprio così!^^;;
Kogoro:
Tappo come sei con che ramo ti sei potuto sgraffiare Conan? C’è forse il parco
dei bonsai qui a Roma?
Conan:
°° Fa gli interventi acuti sono quando non dovrebbe… -__-
°° Ecco…io ero sulle spalle del prof. Agasa!
Agasa: già, proprio così! ^^’
Ran:
Strano però… - fece Ran pensierosa, fissando negli occhi Conan, che intanto
aveva provveduto a indossare gli occhiali… le sembrò
quasi di risentire per un attimo la stessa magia, la stessa atmosfera di poche
ore fa, quando di fronte a lei c’era Shinichi; Shinichi… certo che lui e Conan
si somigliavano proprio, pensò…
E
tu Ran, hai passato una buona giornata? – le chiese Kogoro interrompendo
involontariamente i suoi pensieri…
Beh,
qualche intervento indovinato lo fa… - pensò Conan,
che aveva notato l’aria pensierosa della ragazza;
Ran
sorrise, un sorriso sincero, gli occhi splendenti di gioia…
“Sì,
ho passato una fantastica giornata!”
Agasa: Bene, a quanto pare ci siamo tutti
divertiti!! Uhmm… questo cibo è squisito! ^^
Kogoro:
Già! E lei professore, che ci racconta?
Agasa: Oh ecco… oggi ho partecipato come sapete ad una delle solite
conferenze… niente di particolare anzi… una noia tale! Beh, però devo dire che
di qualcosa di avvincente si è parlato!
Kogoro:
Ah sì? E di cosa?
Agasa: Beh, è uno strano episodio accaduto ad uno degli scienziati che erano
presenti alla riunione di due giorni fa, un certoAdelmo
Ricci.
Conan
e Kogoro, si fecero più attenti alle parole del professore;
Sapete,
corre voce che costui sia un tipo alquanto losco e
bizzarro, e infatti in attesa di partecipare al concorso internazionale per la
scienza si era preso una bella vacanza sull’isola d’Elba.
Beh,
durante una sua passeggiata per il lungomare, è stato aggredito da 4 tizi senza
però riportare conseguenze rilevanti, se non una bella dose di paura.
Questo
mi è stato detto da alcuni colleghi che sono suoi amici, e che hanno parlato
direttamente con lui!
Kogoro:
Beh, se non altro avete parlato di qualcosa che non
siano atomi, protoni e quant’altre diavolerie…
Agasa: Già…la cosa strana però era che Ricci accusava
di essere stato punto con un ago durante la rissa, e la cosa lo impauriva
molto. Così subito dopo l’incidente è stato sottoposto ad
analisi accurate, per vedere se gli fosse stata iniettata qualche
malattia…
Conan:
Accidenti professore, sarebbe una cosa terribile! Ma…si
conosce il movente dell’aggressione?
Agasa: No, non se ne sa nulla! E poi non è stata una vera e propria
aggressione, infatti il professore è stato solo
sfiorato da questi quattro uomini…se non fosse per quest’ago… ma ho chiesto a
uno dei colleghi che mi hanno raccontato quest’evento di chiamarmi non appena
sapesse qualcosa! Credo che ormai dovrebbero esserci i risultati…
Ran
stava per dire qualcosa, ma proprio in quell’istante il telefonino del
professore vibrò!
Agasa: Deve essere lui… - disse prendendo il
telefono dal taschino – Sì? Oh… capisco! Beh, meglio così! Ahah!
Certo, allora lo vedremo per il concorso! Ciao e grazie!^^
Conan:
Beh professore, a quanto ha detto mi pare sia andato
tutto bene giusto?
Agasa: Sì Conan! Il professor Ricci sta benissimo,
nessuna anomalia gli è stata riscontrata! Anzi, già da stasera, in base alle
sue volontà, può finalmente tornare nel suo villino di Roma!
Kogoro:
Accidenti, già mi aspettavo qualche nuovo caso da risolvere!! Se la mia fama
divenisse tale anche in Europa… chi potrebbe resistermi!!!?
^_^
-___- E’ sempre il solito… - fu la risposta di tutti.
Fine capitolo 6
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere!^^
Nel
prossimo capitolo una notizia shockante turberà il
soggiorno dei nostri amici! Conan è finalmente pronto ad entrare in azione! ^^
DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga
Detective Conan sono di GoshoAoyama.
Dediche: A tutti quelli che aspettano che Conan 2 esca in fumetteria…
-____- grazie Kabuki.
Note: Da questo capitolo iniziano finalmente le investigazioni del piccolo
detective, che tuttavia non abbandonerà la speranza di tornare grande. Da qui
in poi il "giallo" occupa la maggior parte della trama.
_________ GIORNO 6
Roma, 08:30, Ristorante Hotel Plaza
Ah…bella…ma Conan… chi sarebbe questo Totti? ^^;;
Ma come Ran!! Non conosci Totti?? Ma è uno dei
più bravi giocatori di calcio del Mondo!!
Lo sai che io non mi intendo di questo sport…
Già… violenta come sei ti intendi solo di karate… _
CHE COSA HAI OSATO DIRE???????
Niente, niente…^^;;;;; °°° quando fa così mi mette paura…e poi dice di non
essere violenta é_è °°° Mmm… faccio finta di non aver sentito… e comunque…
anche se non conosco chi è Titti la maglietta che hai comprato è molto
bella!^_^ Totti… -.-
Ah, già…^^;;;
Il professore e Kogoro tornarono al tavolo proprio
in quel momento, entrambi con i piatti pieni di marmellate, panini, scatolette
di cioccolata, croissant e quante altre delizie si possono cercare per iniziare
al meglio una giornata!
Il tempo fuori era splendente e luminoso come al solito, tanto che i turisti
nipponici cominciarono a pensare che a Roma non divenisse mai brutto tempo; e
se fuori l'atmosfera era gioiosa, lo stesso si poteva dire per quanto
riguardava ognuno di loro: tutti sentivano una particolare carica, una bella
dose di energia positiva dentro di loro!
Agasa: Di cosa discutevate ragazzi?
Ran: Della maglietta di Conan… professore, lei conosce per caso questo… Tetti?
Conan: … si chiama Totti… Agasa: No… non mi intendo
molto di calcio sapete… è un bravo giocatore questo Toppi?
Conan: è___é si…si chiama…SI CHIAMA TOTTTTTIIIIII!!!!!!!!!
L'urlo di Conan fu così potente che di colpo tutta la gente che era nel
ristorante assieme a loro si zitì e lo guardarono meravigliati, quasi impauriti…! pochi istanti, poi il brusio dei vari discorsi riprese,
lasciando a Conan il tempo di vergognarsi…
Kogoro: Ma sei pazzo, urlare così in posto come questo??
Conan: Scu… scusate… ^^;;;; Agasa: Co…comunque la maglietta è molto bella^^;;
Ran: Professore, anche oggi sarà impegnato con i suoi colleghi? Agasa: Ebbene sì Ran… a dire il vero avrei dovuto
ricevere una telefonata già 10 minuti fa per avere la conferma della riunione
pomeridiana… strano che non abbiano ancora chiamato!
Kogoro: Vorrà dire che la riunione non si fa no? Agasa: Non credo… avrebbero comunque chiamato per
dirmelo!
Conan: Ma…sarà solo questione di tempo, tra poco la chiameranno professore! Agasa: Già! ^^ Ragazzi, che impegni avete per stamattina?
Ran: Oh, io e Conan vorremmo discostarci un po' dal centro storico, e dare un'occhiata
alle varie periferie, vedere come è l'ambiente in quei posti ecco… Agasa: Bravi, molto interessante! E' sempre bello e
intelligente visitare di una città i posti che non sono frequentati solitamente
da turisti! Si riesce a percepire meglio lo stile di vita degli abitanti del luogo e poi…
Il cellulare nel taschino del professore vibrò ed egli fu costretto a interrompere il suo discorso.
Agasa: Oh eccoli, devono
essere loro!
Il professore appoggiò il cellulare all'orecchio, rispose… e dopo pochi istanti
il suo volto si fece di ghiaccio!
Agasa: Co…come!?? Il professor Ricci è morto??
Ran, Kogoro e Conan, alle parole del professore si sentirono gelare, e
fissavano Agasa increduli, sperando di riuscire a
capirne di più…
Agasa: Santo cielo è terribile… ma...com'è morto??
Eh?? E' stano sbranato dal suo cane da guardia???
Com'è mai possibile una cosa del genere!! Ca…capisco… sì… no, nessun disturbo, ci sarò. Grazie ancora, ci
vediamo tra poco.
Conan: Professore, che cos'è questa storia?? Agasa: Il professor Ricci… che ieri era appena
ritornato dalla sua vacanza dall'isola d'Elba… stamattina presto è stato
ritrovato nel giardino della sua villa senza vita… e dai primi accertamenti
pare che sia stato il suo cane da guardia a farlo fuori… anzi, sembra sia sicuro!
Kogoro: Ma è terribile… certo… vatti a fidare di questi cani da guardia…! Agasa: Mah… forse era nuovo della
"famiglia" e ancora non aveva imparato bene a conoscere il padrone… o
forse era stato maltrattato da Ricci e si è voluto vendicare… possiamo stare
certi però che non è stato nessun uomo o donna a
uccidere il professore… tutto pare sia attribuibile all'irrazionalità tipica
degli animali…
Conan: … Agasa: Comunque… tra due ore circa ci saranno i
funerali… mi spiace non poter trascorrere la mattinata con voi…
Ran: Ma no professore cosa dice! Veniamo anche noi con lei! Agasa: No no ragazzi, non
disturbatevi, pensate piuttosto a divertirvi!
Conan: Professor Agasa, come potremmo divertirci
sapendo che lei è a un funerale…
Kogoro: Ma Conan, che vuoi che facciamo! Non lo conoscevamo nemmeno questo
professore!!
Conan: Pensaci bene Kogoro… magari non è stato veramente il cane ad uccidere
Ricci… potresti indagare e scoprire qualcosa di interessante,
e in questo modo la tua fama abbatterebbe ogni confine!
Kogoro: Già… anche se mi sembra ridicolo che non sia stato il cane, qualche
possibilità c'è… mi hai convinto moccioso! Agasa: D'accordo… allora saliamo a prepararci.
*****
Roma, 11:45, Cimitero
La bara del professor Ricci era distesa in terra,
accanto alla fossa entro la quale avrebbe riposato per l'eternità. Ai suoi
piedi un prete dava le ultime benedizioni e cercava in qualche modo di
consolare i parenti più stretti dello scienziato, che erano vicino a lui per
dare l'ultimo saluto al proprio caro.
C'era molta gente sì, ma per lo più erano gli scienziati e gli altri
colleghi di Ricci che erano accorsi in suo rispetto alla cerimonia; per il
resto pochi altri… evidentemente non doveva essere una persona troppo socievole
- pensò Conan, anche lui giunto al campo santo assieme aAgasa e Kogoro.
Stando piuttosto distanti dai pochi famigliari, per mantenere un certo rispetto
e discrezione, osservavano la scena in rigoroso silenzio. Per il piccolo
detective, il professore e Kogoro, era il primo funerale a cui assistevano dopo
la morte dell'ispettore Megure, e questo ricordo gli
stringeva i loro cuori in una morsa… (scusatemi, ma l'ispettore Megure lo
odio…è più stupido e incompetente di Kogoro! Che poi in fondo è anche bravo…)
La bara fu messa dentro, e uno di becchini prese a
ricoprirla col terriccio… una donna si gettò a terra in lacrime, mentre la
ragazza accanto a lei cercava di tirarla un po' su, nonostante si vedesse che
anche lei soffrisse molto…
Devono essere la moglie e la figlia… - mormorò Agasa
ai due detective;
Conan: Poverine…una fine così assurda poi…
Kogoro: Già… sbranato dal suo stesso cane…sembra impossibile… Agasa: E sì…è questo quello
che mi meraviglia… secondo voi è possibile?
Kogoro: Chi lo sa… magari il signor Ricci era spesso violento col suo cane… oppure
lo aveva appena preso e ancora non lo riconosceva come "amico"… la
polizia che dice? Agasa: A quanto ne so il fatto è stato subito
archiviato…in fin dei conti non ci sono dubbi che sia stato l'animale a
compiere il delitto. Lo hanno portato dal veterinario per
alcuni controlli, poi lo terranno alcuni giorni in un canile…dopodiché
verrà quasi sicuramente soppresso. Conan: Kogoro… non credi che il cane possa essere stato come…
"ipnotizzato" da qualcuno?
Kogoro: Ma come ti vengono in mente queste cose Conan?? E' stata solo una disgrazia, tutto qui!
Conan: Già… può darsi…
Rimasero tutti e tre in silenzio; la gente intanto, cominciava ad andarsene,
mentre alcuni si attardavano un poco per fare le condoglianze alle due donne, e
recar loro una parola di conforto…
Agasa: Sapete… non so quanto siano
fondate queste voci, ma… si dice che il prof. Ricci fosse una persona un po'
strana… che frequentasse brutta gente insomma…
Conan: Brutta gente?? Di che tipo? Agasa: Oh, nessuno mi ha saputo dire nulla di
preciso… si trattava di una persona piuttosto
riservata…
Conan si fece pensieroso. Apparentemente non c'erano dubbi che il professore
fosse stato ucciso proprio dal suo cane, che invece avrebbe dovuto proteggere
la sua famiglia e la sua casa dai ladri… ma il piccolo detective non era certo
abituato a fermarsi alle apparenze… anche se in questo caso i margini di indagine parevano invisibili. Per non parlare del contesto in cui si trovava!
Come al solito non poteva fare le sue investigazioni da solo, nessuno avrebbe
dato retta ad un bambino… e Kogoro non pareva certo il tipo da sacrificare una
vacanza completamente spesata per dimostrare "fedeltà" alla sua
professione!
Kogoro… - fece Conan - perché non provi a fare qualche domanda alla moglie del
professore?
Kogoro: Ma Conan! Ti pare il momento??
Conan: Lo so ma… - sbuffò - perché non le chiedi un incontro per domani ? In fin dei conti lo fai per
mettere definitivamente luce sulla fine del marito…
Kogoro: Sì, è vero ma… ma…ma poi perché dovrei investigare se non c'è nessun
tipo di delitto!!!!
Conan si alzò sulla punta dei piedi, e dopo essersi portato la mano alla
fronte, come volesse coprirsi dal sole, iniziò a
guardarsi attorno…
Kogoro: Che stai cercando Conan?? Ran non è venuta non ti
ricordi? L abbiamo detto che era meglio se non
fosse venuta!
Oh sì, mi ricordo! - fece Conan innocentemente continuando a scrutare tra le
poche persone che erano rimaste - ma non cercavo lei… in realtà cercavo il più
infallibile di tutti i detective, il geniale detective Kogoro Mori!! Ma non lo
vedo…
Kogoro: Ma cos'è questa assurdità? _
Senti Kogoro, quante volte durante le tue investigazioni, tutti i primi indizi,
tutte le apparenze portavano ad una soluzione del
caso, che poi, puntualmente, si rivelava quella sbagliata?
Agasa e Conan stettero a
guardare il detective in silenzio per un po'…
Kogoro: Beh…direi sempre…
Conan: Infatti. Il professore ci ha anche detto che questo
Ricci era una persona un po' losca, non credi che ci sia qualcosa di
strano in questa faccenda?
Kogoro: Ma sono in vacanza, non ci voglio entrare in questo tipo di storie! Agasa: Detective, guardi la figlia del professore…
potrebbe esserle mooolto riconoscente selei scoprisse l'eventuale assassino del padre…
Alzò la testa verso il cielo, come a fare ordine tra i pensieri sconci che
gli erano d'un tratto venuti in mente… poi quasi rosso
in viso si ricompose, guardò Conan e…
Kogoro: Va bene. In fondo non costa nulla… e poi sono o non sono il famoso e geniale Detective Mori?? ^^
Conan e Agasa: Certo! ^__^ (No che non lo sei… -__-
pensieri di Conan e Agasa)
******
Un detective?? - replicò meravigliata la vedova Ricci,
quasi svegliandosi dal torpore in cui il suo dolore l'aveva immersa…
Kogoro: Già… prima di tutto le porgo le mie condoglianze… Sig.ra Ricci: Cosa vuole detective? - replicò la
donna con la sua voce flebile e quasi rotta dal pianto, che
tuttavia sembrava molto dure nei confronti di Kogoro - le sembra questo
il momento per venire a fare domande??
Su mamma… non rispondere così, il detective non aveva alcuna intenzione di
urtare la nostra sensibilità… - intervenì Sabrina, la
figlia del professore, stringendo a sé la madre; Sabrina era una ragazza di
circa 20 anni, lisci capelli neri che le arrivavano alle spalle e degli occhi
azzurri e profondi come l'oceano; nonostante il viso fosse piuttosto
"provato" dagli ultimi eventi, la ragazza era di una bellezza
incantevole. Con le esili braccia stringeva a sé la
madre, che rispetto a lei era molto più piccina e paffuta, quasi che pareva
fosse Sabrina la madre e la signora Ricci la figlia.
Conan: No scusateci davvero… la signora ha ragione
a reagire così…
Kogoro: E tu che sei venuto a fare? Stai sempre in mezzo… _
Conan: …però vede… il detective Mori voleva solo
chiederle se per domani potesse essere possibile un incontro privato… Sig.ra Ricci: Un incontro privato??
Kogoro: Ah, ehm… sì, un incontro privato, ma per fare un po' di chiarezza sugli
strani fatti accaduti a suo marito in questi ultimi giorni! Sig.ra Ricci: Ma cosa volete ci sia sa chiarire! E'
stato quel cane, quel maledetto cane…!!
Conan: E ad aggredirlo all Isola d'Elba? E' stato
sempre il cane?
La signora Anita e la figlia rimasero un po' in silenzio, poi Sabrina fece
un passo avanti verso i due giapponesi e col capo chinato prese la mano dei
Kogoro e la strinse tra le sue…
Sabrina: Ci dispiace, ma oggi per noi è una giornata incredibilmente
triste…e dobbiamo andare via… venga…venga domani
pomeriggio a casa, l'indirizzo tanto è su tutti i giornali…; non so perché, ma…
- Kogoro fu scosso da un brivido. Una goccia di pioggia era scesa a bagnare la
sua mano, quella stretta tra le delicate mani di Sabrina… anzi no, era una
lacrima caduta da quei suoi dolcissimi occhi; forse proprio una goccia di oceano… - ma ho molta fiducia in lei…
Sabrina si voltò e con la madre sottobraccio si diresse verso casa; Conan
stette a guardare Kogoro, che era rimasto estremamente
colpito dalle parole di quella ragazza. Forse per la prima volta, una ragazza
così bella e giovane lo aveva attratto non per il suo aspetto e la sua
avvenenza fisica… ma per le sue parole, le sue lacrime…la sua speranza.
Quel "…ho molta fiducia in lei…" pronunciato come un soffio, ma colmo
di sincerità, era penetrato sin nel cuore del detective. No, non si era
innamorato di quella ragazza. Ma le incominciava a
volere un bene incredibile, come se… come se vedesse Ran negli occhi e nelle
parole di Sabrina.
Si promise, che se ci fosse qualcosa di poco chiaro in questa vicenda, avrebbe
fatto di tutto pur di regalare un sorriso a quella ragazza così dolce, e così
sfortunata.
*****
Kogoro… guarda quel signore!
Il sole era ormai nel suo punto più alto e l'aria si era fata così calda e
umida che Conan e Kogoro decisero fosse ora di tornare nel proprio
appartamento, dove era pronto ad attenderli, oltre a Ran, un bel condizionatore
d'aria; sebbene figlia e moglie del professor Ricci fossero
già andate via da un pezzo, ancora c'erano alcune che persone che, presenti al
funerale, si erano intrattenute a parlare sotto l'ombra dei grandi cipressi che
dall'alto dominavano il campo fato di tristi lapidi, che sebbene bruciassero al
tatto per il gran caldo, apparivano sempre fredde e desolate…
Fu proprio mentre stavano per andarsene che Conan notò un uomo seduto in terra
con la schiena poggiata ad una colonna di marmo, proprio poco dopo l'ingresso
del cimitero… non poté vederlo in viso in quanto si copriva con le mani… le
spalle sussultavano regolarmente e in modo piuttosto insolito, e ogni tanto
dalla bocca scoperta sfuggiva qualche gemito… quel signore stava piangendo.
Conan tirò Kogoro per la giacca e lo costrinse ad avvicinarsi assieme a lui,
per vedere se quell'uomo seduto in terra avesse
bisogno di qualcosa…
Conan: Scusi signore… qualcosa non va?
L'uomo si fermò di colpo, si asciugò le mani bagnate sui pantaloni e, con
gli occhi ancora lucidi, tentò di abbozzare un sorriso rassicurante
Uomo: Oh… non ti preoccupare bambino…è normale piangere in
questi posti non trovi?
Conan: E già…mi scusi, pensavo ci fosse dell'altro…
L'uomo abbassò la testa per poi tornare a guardare di nuovo il piccolo Conan
facendogli cenno col capo che non c'era nient'altro
Kogoro: Insomma Conan, devi sempre disturbare tutti!? A forza di stare
assieme a me hai preso anche tu il vizio di fare il detective!
Il detective ha detto??? - l'uomo che fino ad
allora aveva mantenuto sempre una certa compostezza, sì alzò quasi di scatto
alle parole di Kogoro, e la sua espressione cambiò rapidamente… sembrava
scosso, ma non turbato…
Kogoro: Già! Io sono il famoso investigatore privato Kogoro Mori! Scusi il
bambino, ma è ancora un moccioso… mi raccomando, non perda
il coraggio, e condoglianze…!
Uomo: No! A…aspetti detective…
Kogoro: Uh…eh? Che cosa c'è?
L'uomo si guardò intorno; resosi conto che nessuno lo stava osservando tirò
a sé il detective in modo di tenerlo il più vicino possibile, per poter
colloquiare con lui anche a voce basa… iniziò il suo racconto e i suoi occhi,
che prima avevano posto solo per le lacrime, sembravano ora come impossessati
dal terrore, così come le parole, che uscivano tremule dalla bocca dell'uomo
che si era presentato come Guido Manara.
Vede… ho partecipato alla cerimonia e sono venuto anche qui… ecco ho potuto
sentire molti dei discorsi che venivano fatti tra i
colleghi del professore, e ho sentito che si vocifera che Ricci avesse brutte
amicizie…di cui nessuno però sapeva nulla…
Kogoro: Immagino che lei voglia smentire questa tesi…
Ancora una volta distolse lo sguardo dal detecitve,
diede un'altra rapida occhiata attorno a sé e senza guardare Kogoro negli occhi
proseguì…
Manara: Tutt'altro. Ecco… io so chi sono queste…
queste "brutte amicizie"!
Conan e Kogoro ebbero un sussulto! L'investigatore privato non si sarebbe
mai aspettata una cosa del genere e stette per un po'
a rimuginare su quale domanda avrebbe dovuto ora porre al signor Manara; ma fu
Conan più risoluto di lui, e lo sollevò dai suoi pensieri…
Conan: Da come si guarda intorno mi pare che per lei non
sia facile parlare adesso…allora ci dica subito tutto quello che sa e che può
riguardo queste brutte amicizie!
Manara: S…sì… (ma che bambino è questo? O_ondManara) ecco, io non credo alla
tesi della fatalità, del "cane killer"! Credo piuttosto che il
professore sia stato ucciso!
Kogoro: U…ucciso?? E da chi??
Manara: Ecco… sia io che il professor Ricci, facevamo
parte…di…di una setta religiosa clandestina e…
La consapevolezza che la cosa, se vera, si sarebbe potuta rivelare qualcosa
di piuttosto grave, misterioso e pericoloso, si confondeva con quella inimitabile sensazione che tutti i detective provano
quando sentono di aver trovato la pista giusta; questo strano abbraccio di
sensazioni brutte e belle, si risolse in un brivido freddo che attraversò come
un cubetto di ghiaccio la schiena dei due detective.
Il signor Manara stava per aggiungere altro, quando alle sue spalle si parò una
figura che a Conan, piccolo com'era, appariva gigantesca! Un uomo, sui 2 metri
circa, spalle larghe e volto piuttosto duro, burbero,
era appena arrivato dietro Manara, e pareva anche conoscerlo, in quanto gli
cinse le spalle col suo enorme braccio destro e lo tirò un po' a sé… Conan notò
che lo sguardo di Guido si faceva di nuovo come terrorizzato…!
A dispetto del suo aspetto rozzo, l'uomo scoppiò in una fragorosa risata…
Uomo: Ahahah! Ma dai
Guido, smettila di vaneggiare! E' vero, tutti siamo
scossi dalla scomparsa del professore, ma adesso… parlare addirittura di una
setta poi!! Ahah!! E' davvero… RIDICOLO!
Era stato spaventoso. Già, sembrava una persona per bene,
allegra e affabile…ma quando a pronunciato quell'ultima
parola, quel ridicolo…sembrava quasi ringhiasse! E i
suoi occhi!! Si erano conficcati duramente in quelli di Manara, come se fossero
spade, come se fosse uno sguardo di rimprovero, di avvertimento…
Kogoro e Conan se ne accorsero, ma rimasero in silenzio. Non volevano creare ulteriori problemi al signor Guido, che ora veniva quasi
trascinato via da quella persona così grande e muscolosa.
Conan: …Oh!
Kogoro: Cos'hai Conan?
Conan: Il signor Manara… mentre veniva portato via da quel suo
"amico"… gli è caduto il portafoglio di tasca! Presto Kogoro, dammi
un tuo biglietto da visita!!!
Incredibilmente senza fare domande, il baffuto detective porse il biglietto
a Conan, e questi dopo averlo preso, estrasse dal taschino della giacca una
penna, appuntando sul biglietto il nome e il numero di telefono del loro hotel,
con tra parentesi il numero di stanza….
Conan, corse in direzione dei due uomini, che già si erano allontanati
abbastanza, raccolse da terra il portafoglio e immediatamente vi inserì il biglietto da visita; dopo poco li raggiunse.
Conan: Signore! Signore scusi!!!Pant…pant…
Uomo: Cosa vuoi, ragazzino??
Conan: Anf… ecco, il suo amico ha perso questo!!
Manara: Oh, il mio portafoglio… grazie mille… -sorrise amaramente a Conan-
Non si preoccupi, - gli rispose il piccolo facendogli l'occhiolino senza farsi
vedere - dentro c'è tutto quello che le serve!
Manara parve non cogliere, ma una volta giunto a
casa avrebbe sicuramente capito a cosa il giovane detective si riferisse.
Roma, 20:40, Ristorante Hotel Plaza
Come ogni sera a quest'ora, Kogoro, Agasa, Conan e Ran si ritrovavano intorno al tavolo del
ristorante dell'hotel.
Ciò che era successo in questi ultimi giorni, l'aggressione al professore e poi
la sua strana morte, avevano turbato non poco il loro
soggiorno romano, tanto che tra una forchettata e l'altra, nessuno scambiava
con gli altri più di due parole…; era una vacanza già, ma tutti sembravano
avere tanti di quei pensieri per la testa…!
Persino Kogoro, che di solito prendeva tutto con estrema leggerezza, si
arrovellava il cervello per trovare delle connessioni logiche tra un cane, un
professore e una setta segreta… tutto per lei, Sabrina; non lo faceva per la
sua fama, per farsi bello con quella ragazza tanto più
giovane di lui; lo faceva per renderla felice, per punire chi quella felicità
gli aveva strappato. Sempre che sia stato davvero qualcuno.
Gli stessi pensieri tormentavano le menti del professor Agasa
e di Conan, ma alle indagini su quello che ormai era chiamato in tutta la città il "cane killer" si sovrapponevano,
soprattutto nel piccolo detective, le speranze e le preoccupazioni sul farmaco
miracoloso del professor Rooney.
Nel pomeriggio infatti, lui e Agasa si erano recati
dal professore. Non fu proprio una bella notizia per Conan, in
quanto dopo una mattinata così triste e intensa aveva proprio bisogno di
svagarsi un po'! Ma dopotutto ne valeva del suo futuro, e non doveva perdere
nemmeno un occasione per parlare con lo scienziato che
avrebbe potuto farlo tornare diciassettenne;
Soprattutto perché l'incontro era stato chiesto da Rooney
stesso, che aveva incontrato Agasa al funerale di
Ricci; egli infatti aveva bisogno di fare delle analisi di controllo a Conan,
per vedere come e se fosse stato smaltito il farmaco dal suo corpo.
Per sua fortuna, Conan ebbe due belle notizie! La prima era che, sebbene sarebbe
stato pericoloso riassumere a così breve distanza di tempo un'altra dose di
farmaco, dalle analisi risultava che tutto era andato
bene, e non c'era stato alcun tipo di complicazione o imprevisto. La seconda,
forse ancora più importante, che illuminava gli occhi di Conan con la luce
della speranza, era che il professor Rooney affermava
che le sue ricerche sul composto stavano facendo passi da gigante, e tra una
quindicina di giorni sarebbe finalmente riuscito a perfezionarlo!
Se gli occhi di Conan brillavano, lo stesso si poteva
dire per quelli di Rooney, che sentiva finalmente di
poter realizzare la sua sensazionale scoperta!
Dopodiché, non mancò il solito brindisi con lo champagne con l'augurio che il
premio della scienza di quest'anno venisse vinto a man
bassa dal professor WaylonRooney
con il suo farmaco della crescita.
Sapete… - fece Ran con voce bassa, quasi timida, distogliendo tutti quanti dai proprio pensieri e tagliando come una lama bollente nel
burro quel silenzio che aveva regnato fino ad allora in tavola - ieri… ieri ho
incontrato Shinichi…!
Conan: … (^^;;)
Kogoro: Che cosa?? Ran non ti starà facendo male il sole per caso?
Ran: No papà, l'ho incontrato davvero, e siamo stati
tutto il giorno insieme…
Kogoro: Ah, che bel coraggio! Non si fa vedere per tutto questo tempo e tu gli
permetti pure di passare la giornata insieme a te?
Ran: Ma dai, lo sai che è sempre impegnato… anche adesso era qui per risolvere
un certo caso, di cui però non ha potuto parlarmi… ma pensa sempre a noi. Eheh…- più andava avanti a ricordare quei momenti con Shinichi, più le sue guance si facevano rosse, e gli occhi
lucidi, e la voce tremula… - sai, mi ha chiesto anche di te papà, di come va il
lavoro… anche se si tiene sempre informato sulle avventure del famoso detective
Mori (già, chissà come mai… _ ndConan)
… e mi ha chiesto anche di te Conan!
Conan: Eh?? Ah…ah…grazie.. ^^;;
Kogoro: E cosa ti ha detto, ha intenzione di sparire ancora una volta?
Ran si morse il labbro inferiore e strinse tra le mani il tovagliolo… rimase
in silenzio, gli occhi tristi e abbassati sulla tavola, mentre in lei le parole
di Shinichi risuonavano ripetutamente…
…ti amo anche io Ranchan…
presto tornerò da te… te lo prometto.
…presto tornerò da
te… te lo prometto.
te lo prometto.
Chinò il capo per nascondere le prime lacrime che le carezzavano il viso,
prendendo poi un bel respiro per rispondere al padre, ma le sue parole venivano
di tanto in tanto interrotte da un triste singhiozzo…
Non…non lo so papà… ha detto che sarebbe tornato presto da me, ma… ma ho
paura di perderlo ancora una volta…
Tutti rimasero ammutoliti.
Poi lei si sentì sfiorare; una mano piccola e leggera si posò sulla sua. La
ragazza alzò il capo asciugandosi con l'altra mano occhi e guance bagnate e lui
la fissò negli occhi con uno sguardo così sincero,
così deciso, ma allo stesso tempo affettuoso, che Ran ne veniva rapita, e ne fu
quasi sconcertata.
Era infatti quello, uno sguardo che aveva visto
solamente negli occhi di un'altra persona…
Conan: Ran… non ti preoccupare. Vedrai che manterrà la sua promessa.
… solamente, in quelli…
…di Shinichi.
Fine capitolo 7
Postfazione: Sigh, come mi piace sta fine ç__ç
Anche questo capitolo è andato. Caspita, stavolta sono 9 pagine, nemmeno le oneshot le ho mai fatte lunghe
9 pagine.
Sono entrati in scena ben 4 nuovi personaggi, mica male!
Spero che la storia vi stia prendendo un po', e che la mia
narrazione sia di vostro gradimento; a volte ci sono dei passaggi che non
piacciono tanto nemmeno a me per come sono scritti, però non riesco a trovare
altri modi. Spero di non aver fatto Ran troppo piagnona… lei è molto
dolce, ma soprattutto di fronte agli altri cerca di mostrarsi forte, senza mai
essere troppo scontrosa; invece addirittura qui piange di fronte tutti e tre
gli altri ^^; Beh, però devo dire che è possibile, non è una situazione facile
quella che sta vivendo.
DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga
Detective Conan sono di GoshoAoyama.
Dediche:
grazie a tutti voi ke leggete la storia.
Note:
Da questo capitolo iniziano finalmente le investigazioni del piccolo detective,
che tuttavia non abbandonerà la speranza di tornare grande. Da qui in poi il
“giallo” occupa la maggior parte della trama.
_________
GIORNO 7
Roma, 16:30, Villa del Professor Ricci
Già dal di fuori, la villa appartenuta allo scomparso
professor Ricci, si dimostrava estremamente carina e accogliente.
Il piccolo cancello, che creava uno spiraglio tra la alte
inferriate coperte di edera che circondavano tutta l’abitazione, si apriva su
di un viottolo lastricato di grossi ciottoli grigio perla, tra i quali di rado
si faceva spazio qua e la un ciuffo di erba, e alcuni trifogli.
Percorrendolo si giungeva sino ad una sorta di marciapiede
che contornava l’intera villetta, e che era l’ultimo passo da compiere prima di
giungere dinanzi la porta che avrebbe permesso l’accesso alla sala da pranzo.
Tutt’intorno la villetta era giardino.
Il professor Ricci doveva essere un amante del verde e dei
fiori, in quanto il giardino era estremamente curato, per lo meno quello alla
sinistra del viottolo, perché la parte destra era un po’ più rovinata… il fatto
che in quella parte di prato ci fossero le cucce dei cani non stupì Conan di
questo fatto.
Bussato alla porta del salone, Conan e Kogoro furono
accolti dalla cameriera della casa, che appariva ancora scossa dal recente
evento… era una donna straniera, probabilmente dell’est, lo si capiva dal suo
accento;
Oh, voi dovete essere ospiti che la signora aspettava… ora
lei si sta preparando, vi raggiungerà subito… intanto vi prego, accomodatevi
pure in giardino!
E così dicendo li accompagnò dove l’erba era più curata,
facendoli sedere intorno ad un tavolo di plastica bianco all’ombra di una
grossa tenda, poi, lesta come se avesse ripetuto quell’azione più e più volte,
corse a prendere degli aperitivi dalla cucina e li servì ai due.
Però… - osservò Kogoro, non appena la cameriera se ne era
ritornata dentro, guardandosi un po’ attorno – il professor Ricci si trattava
bene eh?
Conan: Già… a quanto pare doveva essere uno scienziato di
grande fama… chissà se un giorno il professor Agasa…
Kogoro: Ah, ma cosa ti salta in mente! Altro che fama,
quello è solo di grande fame! Hai visto a tavola?? Mangia per quattro!
Conan : °°° ma sentilo -.- °°°
Kogoro: Comunque qui fuori…si sta davvero bene! – concluse
il detective quasi seriamente, stiracchiandosi le braccia e la schiena sullo
schienale della sedia.
Conan annuì sorridendo. Anche lui la pensava come Kogoro…
c’era una tale sensazione di pace in quella villetta… non si avvertiva il
benché minimo rumore, tanto che i due fino ad allora avevano parlato quasi
sottovoce, solo si sentiva quasi come una musica in lontananza il frinire dei
grilli e il canto delle cicale, che veniva trasportato da quel piacevole
venticello fresco che d’estate tanto si fa desiderare…
Rimasero in silenzio in attesa della signora.
Il vento, come un abile suonatore, muoveva delicatamente
gli steli dei lunghi tulipani rossi e gialli che erano raccolti in piccole
aiuole agli angoli del giardino, come se fossero corde di un arpa, e con la
stessa grazia trasportava il profumo delle chiare rose che spuntavano un po’
tutt’intorno il vasto prato.
Scusate il ritardo… - fece la vedova Ricci quasi
svegliando i due giapponesi che per poco non si lasciavano andare ad una
gradita siesta pomeridiana!
Oh no, si figuri! – rispose Kogoro facendo per alzarsi in
piedi, ma la signora lo pregò di rimaner seduto…
Scusatemi se vi ho accolto di fuori senza farvi entrare in
casa… ma dentro fa un caldo terribile, qui invece tira anche un po’ d’aria…
Conan: Non si preoccupi signora, qui va benissimo! Sa, il
suo giardino è davvero bello!
Già… - fece la signora rattristandosi un po’… - mio marito
lo curava con molto amore e passione… anche se ultimamente aveva pensato di
assumere un giardiniere, dato che la sera era spesso assente e non poteva
prendersene cura …
Senta… capisco il suo momento e, anche se le potrò
sembrare un po’ brusco, non vorrei farle perdere più del tempo necessario… - la
interruppe Kogoro facendosi estremamente serio - mi dica quello che sa a
proposito della morte di suo marito…
Conan guardò Kogoro e si accorse che non era per nulla una
domanda di rito… il detective era sinceramente interessato a risolvere il caso,
se poi in realtà ce ne fosse stato uno…
Anita: Ecco… io di quella notte non so nulla, non so
assolutamente nulla! Sa, mio marito si alza sempre molto presto la mattina,
molto prima di me… ci siamo addormentati assieme e poi quando mi sono
risvegliata… ecco, penso che lo saprete… ho aperto la porta a vetri della
camera da letto e ho trovato il corpo di mio marito in uno stato
pietoso…rivolto in una pozza di sangue! – e così dicendo fu scossa da un
brivido di dolore e paura talmente forte che non riuscì a trattenersi dal
piangere… - Scu…scusatemi…
Conan: Ma no, non si deve scusare… senta signora, entrando
abbiamo visto che le cucce erano più di una… ha altri cani lei?
Anita: Sì certo… vede era per una questione di sicurezza…
ah, e invece poi!
Kogoro: Di sicurezza?
Anita: Sì, per evitare che Zeus (Zeus? O_o’’’ ndKogoro e Conan) potesse venir addormentato o avvelenato
con delle polpette o cose del tipo, noi gli tenevamo sempre affianco 3 bastardini che gli dovevano fare un po’ come da cacciatorpedinieri…
Conan: Capisco, in modo che, se qualche ladro avesse
provato ad entrare addormentando Zeus, almeno uno degli altri tre avrebbe
iniziato ad abbaiare…
Anita: già, proprio così…
Conan: Così… il “delitto” sembra si sia consumato di
fronte la vostra camera da letto… ci può far vedere il luogo esatto?
Kogoro: Stai zitto moccioso, perché diavolo ti ho
portato!!
Anita: Beh… credo che sia inutile se venite fin qui senza
dare un occhiata al luogo dove mio marito è morto…
Conan: °°° qui di inutile c’è solo lui -.- °°°
Kogoro: Eh…già, mi da solo fastidio che si intrometta
sempre… sa gli piace giocare a fare il detective, ahahah^^
La signora Anita lo guardò perplessa, aggiustandosi i
capelli… di certo lei non aveva alcuna voglia di ridere…
Anita: Venite vi conduco alla camera da letto.
******
Attraversando il piano terra in tutta la sua lunghezza, i
tre si ritrovarono esattamente dalla parte opposta a quella dove erano prima,
cioè sull’altro lato della villa.
Qui statue di gesso e alcune anche di marmo, bianche come
la neve, decoravano la striscia di giardino larga all’incirca 10 metri sulla
quale si affacciava la grande finestra a vetri della camera da letto, nella
quale erano appena entrati Kogoro, Anita e Conan.
La signora avvicinandosi alla finestra la aprì tirando su
alcune “levette” e fece largo ai due detective sul prato, fermandosi all’incirca
a metà strada tra la porta a vetri e le inferriate di cinta.
Waah, faceva davvero caldo
dentro! Insopportabile! – si lamentò Kogoro allentandosi il colletto della
camicia
Già… – gli fece eco Conan, la faccia imperlata dal sudore
e la lingua fuori a mò di cane!
Ecco – pronunciò la signora anche con una certa solennità
– è qui che mio marito è stato ucciso da Zeus…!
Kogoro si mise ad osservare attentamente la porzione di
prato che la signora gli indicava, camminandoci attorno avanti e indietro, con
le mani unite dietro la schiena e con la stessa ansia di un genitore che
aspetta la nascita del suo bambino… guardava, guardava, ma non trovava nulla di
strano o particolare… in realtà proprio perché quella certa zona non era per
nulla dissimile dalle altre, se non per le comunque normalissime, in casi come
questo, tracce di sangue che sporcavano i fili d’erba e le foglie di trifoglio…
Signora! – chiese Conan con la schiettezza di un bimbo
Dimmi piccolo…
Immagino che voi siate molto ricchi, la vostra casa è così
bella…
Kogoro: Conan!
Sì, eravamo piuttosto benestanti… - rispose la donna
sorridendo dolcemente a Conan
Conan: Non capisco però, non avete nemmeno un
condizionatore in casa! E’ strano non trova?
Anita: Ah, il condizionatore… io lo avrei voluto, ma al mio
povero marito dava estremamente fastidio, gli faceva venire delle forti
emicranie quell’aria condizionata…
Conan: Capisco… perciò la notte dormite con la porta a
vetri aperta?
Anita: Oh no! Tutta la prudenza che abbiamo per evitare
ladri e malintenzionati sarebbe andata a farsi benedire subito se avessimo
lasciato la porta dove dormiamo aperta!
Kogoro: Vo…volete dire che dormite con le porte chiuse
anche se la vostra porta a vetri da sull’esterno???
Anita: Già… volere di mio marito… non gli interessava di
sudare un po’, tanto lui dormiva egualmente… per fortuna a me mi concedeva di
avere al mio fianco un piccolo ventilatore…
Conan si avvicinò alla porta a vetri, gli diede un rapido
sguardo e poi, battendoci le nocche sopra, ne testò la durezza…
Conan: Ahia!
Anita lo guardò e sorrise…
E’ vetro antiproiettile piccolino…
Kogoro: Zeus e gli altri cani non avevano nessuno problema
ad arrivare sin qui vero?
Anita: No…nessuno.
Kogoro: Beh io direi proprio che possiamo and…
Conan: Kogoro!
Kogoro: Cosa c’è ancora… -.-
Conan: Niente, è che mi è improvvisamente venuto in mente
quel mago che nei suoi spettacoli fa vedere che ipnotizza i cani, te lo
ricordi? Quello con i capelli bianchi, i baffi lunghi e le ciglia folte…
Kogoro: Sì che me lo ricordo, è il mago Gongoro! Ma ti pare il momen…
OH!! Già! Il tuo stupido ricordo mi ha fatto accendere la lampadina… SIGNORA!
Anita: Co…cosa c’è?? é_è
Kogoro: E’ per caso venuto un mago in casa sua
ultimamente?? Un certo mago Gongoro, con i capelli
bianchi, i baffi lunghi e le ciglia folte?
Conan:°°° Che
idiota… -.- °°°
Anita: Ma no, no, cosa dice? Di che va farneticando?
Kogoro: Maledizione…credevo di essere vicino alla
soluzione… è_é
Conan: Il detective voleva solo chiedere se ultimamente ci
fosse stato qualcuno qui in casa, oltre a lei e suo marito, che avevano avuto
contatti piuttosto ravvicinati con Zeus…
Anita: No…mi sembra di no…
Conan: Capisco…
Anita: Ah! Ora che mi ci fa pensare [un classico, ndShinta]… alcune settimane fa è venuta qui in casa una
persona che non avevo mai visto, un certo…mm… William…Cavenaghi mi pare si
chiamasse…sìsì, proprio così!
Kogoro: °°° Aveva per caso capelli bianchi, baffi lunghi e
ciglia folte…? °°°
Conan: A quanto pare lei non conosceva questo tizio prima…
Anita: No… abbiamo parlato solamente cinque minuti circa,
il tempo di presentarci e di farmi qualche domanda su Zeus…
Conan: Domande? Che genere di domande?
Anita: Ma niente di particolare, le solite domande… non
c’era nulla di strano in ciò che mi chiese… tutti quelli che vedevano quel
bestione di Zeus per la prima volta ci facevano sempre un sacco di domande su
lui e le sue abitudini…
Kogoro: Ma se lei non conosceva quel tizio, perché era
qui? Era forse il ragazzo di sua figlia Sabrina? è_é [ a proposito, dov’è?]
Anita: No no! Io era la prima
volta che lo vedevo, ve l’ho detto! Con me parlò solo alcuni minuti, ma pareva
discorrere piuttosto lietamente con mio marito, non so di cosa però!
Forse era un suo collega, ma Anselmo era sempre così
riservato per il lavoro, che non mi diceva mai nulla!
La signora appariva un po’ stanca dal troppo parlare, era
normale che ancora non si fosse ripresa, e i due se ne accorsero, così deciso
che per ora era abbastanza…
Kogoro: Signora, non la disturbiamo oltre… grazie mille
per la collaborazione…
Anita: Spero che serva a qualcosa… aspettate, vi mando la
donna di servizio ad accompagnarvi alla porta, arrivederci…
Dicendo ciò si sforzò in un sorriso, dopodiché sparì oltre
la tenda che faceva da coperta alla porta a vetri. Pochi attimi e giunse la
donna di servizio.
Mentre ritornavano verso il cancello d’ingresso, Conan ne
approfittò per porgere qualche domanda anche alla cameriera…
Conan: Ah… che triste sorte… i signori Ricci dovevano
andare veramente d’accordo non è vero?
Cameriera: Oh sì! Si amavano molto… beh, anche se in
ultimo periodo…uno due mesi diciamo…i rapporti tra di loro erano piuttosto
duri… spesso litigavano e li si sentiva urlare… ma in realtà sono sicura si
amassero molto…
Litigavano eh? – fece Kogoro fermandosi nel bel mezzo del
viottolo, dopodiché poggiò una mano sulla spalla della cameriera per
trattenerla un pochino… - e per quale motivo litigavano?
Cameriera: Oh… non penserà mica che la signora… no no, impossibile! Non sarebbe mai capace di una cosa del
genere!
Kogoro: Al momento non possiamo perseguire con sicurezza
nessuna pista, così come non ne possiamo escludere nessuna… ma se lei dice
tutto quello che sa, essendo così sicura dell’innocenza della signora, aiuterà
noi e la signora Anita a tirarsi fuori da questa situazione!
Nonostante non fosse direttamente coinvolta e non si
sentisse minimamente responsabile dell’accaduto, il sentirsi come “interrogata”
da un investigatore privato, fece perdere molta sicurezza , che appariva ora
visibilmente tesa, come lo dimostravano anche il tremore delle sue parole, al
che Kogoro cercò più e più volte di rassicurarla…
Cameriera: Comunque ve lo ripeto, non so per cosa
litigassero, né quale fosse il motivo…!Forse era perché lui rientrava spesso
tardi ultimamente, ma dove andasse non so nemmeno questo, e nemmeno la signora
lo sapeva!
Kogoro: Potrebbe avere un amante…
Cameriera: Io non so, non c’entro nulla ve lo giuro…
Ma certo, le crediamo! – la rassicurò Conan sorridendole,
e fece effetto, perché il volto teso della donna si rilassò lentamente in un mezzo
sorriso di sollievo.
Conan: Senta e del cane, Zeus, sa dirci qualcosa?
Cameriera: Oh… Zeus era davvero un bravo cane, era meglio
di antifurto… già tante volte era riuscito a sventare rapine di ladri, zingari…
beh, dopotutto era normale, visto che è stato addestrato a questo sin da
cucciolo…
Kogoro: Ah sì? E come lo sa? Lo hanno forse preso dalla
polizia cinefila?
Cameriera: No, lo so perché, chi ha addestrato Zeus… è
signora Anita!
Conan e Kogoro: La signora Ricci???
Cameriera: Sì…lei in passato è stata addestratrice di
cani… no solo cani da guardia comunque, anche per ciechi, di compagnia ecc… suo
desiderio era mettere su una specie di corso di addestramento e vivere
insegnando ai cani a comportarsi secondo il volere dei propri padroni…
Conan: E è riuscita nel suo scopo?
Cameriera: No, perché, quando lei mi raccontava queste
cose che eravamo sole, ecco perché io so, dicevo…no, perché poi conosciuto
signor Ricci che poteva benissimo mantenere lei e non voleva che lavorasse,
ecco tutto…
Kogoro: Mmm… capisco… così
scopriamo che il signor Ricci viene ucciso dal suo stesso cane, veniamo a
sapere che i rapporti con la moglie sono piuttosto tesi ultimamente ed alla
fine lei ci dice che la signora Ricci è stata colei che addestrava Zeus, il
cane che ha ucciso il signor Ricci… direi che mi pare sufficiente…
Le parole di Kogoro risuonarono come una minaccia nella
testa e nel corpo della donna di servizio, che si sentì tremare le gambe,
mentre il viso andava via via perdendo quel suo già
tenue colorito roseo… con forza si gettò verso Kogoro afferrandolo per i polsi;
Cameriera: No per favore! Signora non c’entra nulla, sono
sicura!! Ve l’ho detto, litigavano ma si volevano bene dopotutto!! Sono periodi
di matrimonio, anche lei li avrà passati con sua moglie!
Kogoro: °°° lasciamo stare che è meglio… -.-‘’’ °°° Mi
lasci per piacere!Quello che ho passato
io non conta…
Conan: E poi stia tranquilla… il detective Mori non è così
sprovveduto da accusare qualcuno senza avere un minimo di prova certa, sarebbe
un idiota se facesse così…non è vero Kogoro?
Kogoro: Eh? Eh..eh…certo, certo!
Sia pure tranquilla, la giustizia trionferà, parola del Detective Mori! E lo
dica anche a Sabrina! A proposito, ma dov’è oggi??
Cameriera: Sabrina doveva dare esame a università, non
poteva essere qui oggi…
Kogoro: Capisco…
*******
Lasciata la villa del professor Ricci, Conan e Kogoro
chiamarono un taxi, facendosi portare in una zona periferica della città, una
sorta di zona residenziale, dove tante piccole vie costeggiate da villini, e
condomini più o meno alti, si attaccavano ad una via maestra più larga e lunga,
che tagliava in due quella zona.
Era nell’appartamento di uno di quei condomini che i due
avrebbero dovuto incontrare il signor Manara, colui che il giorno prima, al
cimitero, gli aveva parlato di una setta religiosa nella quale era coinvolto il
professore morto.
Egli, grazie al bigliettino che gli aveva lasciato Conan,
la mattina seguente al funerale aveva chiamato i due, e si erano dati
appuntamento per le 19:00 nella sua casa fuori dal caos del centro abitato.
Manara abitava all’ultimo piano diun piccolo condominio di soli 4 piani, che si
affacciava direttamente sulla strada. Dal di fuori sembrava una costruzione
piuttosto vecchia, certo niente a che vedere con la villa Ricci, tuttavia
dentro era tenuta molto bene, come se tutto fosse stato ristrutturato.
Salite le scale, perché l’ascensore era guasto, i due
trovarono la porta già aperta ed entrarono chiedendo permesso;
“prego, prego, venite pure…vi ho visti arrivare dal
balcone”
Li fece accomodare sul divano del suo piccolo salottino,
poi appoggiò su un tavolino due bicchieri di Martini bianco ed uno di coca cola
per Conan, infine si sedette sulla poltrona di fronte ai giapponesi…
“Immagino che lei abbia qualcosa da dirci riguardo ciò che
ci ha accennato ieri…” fece Kogoro nel mentre che sorseggiava il Martini;
“Sì, è proprio così…” rispose tristemente l’uomo “ come le
ho detto, non sono affatto convinto che la morte del professor Ricci sia stata
una semplice fatalità…
“Ma è proprio sicuro che il professore fosse un adepto di
quella setta?” intervenne il piccolo detective;
“Sì sì, ne sono sicuro! Vedete,
anche io ne faccio parte come sapete… il professore c’era già prima che
arrivassi io…”
“Capisco! A quanto pare lei pensa che questa setta possa
entrarci qualcosa… ma che tipo di setta era? Una specie di setta satanica??”
A Conan non sembrava vero di poter fare tante domande da
detective esperto senza che Kogoro, che era concentrato solamente sul Martini e
nemmeno lo stava ascoltando, sospettasse qualcosa o lo interrompesse in qualche
modo;
“Oh, no… beh… insomma il punto è proprio questo…” ancora
una volta Manara sembrava titubante nel parlare, come se ci fosse sotto
qualcosa di molto grosso, di cui non avrebbe dovuto dire nulla.
“SIGNOR MANARA!!!” tuonò Kogoro con fragore
“S…sì?” é__è
“Non avrebbe un po’ di olive per questo Martini?” ^_^’’
“S…sono…sono di la in cucina sul tavolo…le vada anche a
prendere se vuole…” rispose l’uomo alquanto stupito, dopodiché guardò Conan
portandosi ripetutamente il dito alla tempia come per dire “questo è matto…”,
mentre Kogoro si era già alzato per le sue agognate olive…
“Non si preoccupi, è il suo modo di fare! Fa finta di non
interessarsi, ma in realtà ha già capito tutto! Eheh!
Lascia fare le domande a me, ma è perché me le ha suggerite lui!” ^^;;;;
“Capisco…”
“Comunque, cosa mi stava dicendo, riguardo il tipo di
setta che frequenta…”
“Sì… vedi piccolo, ultimamente all’interno della nostra
setta, che ai tempi della sua nascita era soltanto una semplice congregazione
religiosa diciamo, si erano venuti a creare dei problemi, dei piccoli dissapori interni insomma…
infatti, quella
che era una piccola congrega di discussione teologica e religiosa si stava
trasformando in una vera e propria setta satanica, con sacrifici di animali
all’altare e cose simili.”
“Accidenti…”
mormorò Conan, mentre Kogoro si risedeva accanto a lui…
“Già… e questo non
piaceva affatto al professor Ricci che, appoggiato da un piccolo gruppo di
adepti d’accordo con lui, aveva pensato di lasciare la setta e di denunciarla
poi presso la polizia! Ma quella del professore era solo una minoranza, della
quale comunque facevo parte anche io… però la maggior parte della congrega
stava dalla parte del capo setta, colui che si fa chiamare ‘Mahatma’
”
“Mahatma? Come Ghandi?? – fece il detective Mori tornando per un attimo
sulla Terra…
“Sì, proprio così…
il vero nome, non è dato a noi saperlo…; naturalmente come soprannome è
esagerato, ma il Mahatma ha davvero qualcosa di particolare, ha un fascino
tutto speciale, come posso dire… sembra brillare di luce propria, è calmo e la
sua voce è tranquillizzante… è per lui che io sono entrato in quella congrega…
volevo imparare tanto, tantissimo da lui, ha una cultura molto vasta… è un
grande uomo!”
“Eppure lei, lo
sospetta di omicidio…” fece Conan, serio e pungente
“Vedete…
nonostante abbia molta ammirazione per quella persona… insomma non sono
stupido… capisco benissimo che la sua può essere tutta finzione, che il Mahatma
può in realtà essere un uomo spietato dalla doppia faccia, che non esita a
spazzare via qualunque ostacolo si trovi di fronte alla sua via…; certo la sua
cultura non poteva certo fingerla… ma magari è stato qualcun altro, qualcuno
che era d’accordo con le idee del Mahatma e ha pensato di far fuori il signor
Ricci senza che il capo sapesse nulla…!”
“Mi dica, ci sono
mai stati degli screzi piuttosto forti tra il professore e questo Mahatma?”
“Oh sì… mi ricordo di uno
scontro abbastanza violento tra Ricci e il Mahatma, dopo il quale alla minaccia
del professore di abbandonare la setta e denunciare il tutto, il capo rispose
che chi avesse tradito la setta avrebbe pagato con la morte!
“La situazione è
piuttosto complicata quindi…” sentenziò a sorpresa Kogoro, che pareva non stare
a sentire ciò che i due dicevano, e inoltre, dal rossore sulle guance, il
nostro pareva anche essere un po’ brillo…
Manara guardò
Conan con occhi interrogativi e il piccolo scosse le spalle sorridendo
mestamente…
“Allora Kogoro, tu
cosa ne pensi?”
“Signor Manara,
quando c’è il vostro prossimo incontro? Intendo…di voi della setta…”
“Allora…sì, c’è
esattamente questa sera alle 22:30! Ecco, io avevo pensato di non andarci più
dopo ciò che era successo…”
“Capisco…
purtroppo invece lei questa sera ci andrà… e porterà con sé due nuovi
“adepti”…”
“Kogoro, non
vorrai mica…?” sussultò Conan sorpreso da quanto il detective stesse dicendo,
con tono così fiero e sicuro di sé!
“Sì Conan… gli
elementi pur preziosi che ci ha fornito il signor Manara non sono sufficienti,
sono solo frammenti di un mosaico più grande, che può essere completato in
buona parte, solo se stasera io e te andiamo a far visita a questa setta,
studiandola così dall’interno, e capendo bene quali sono le vere intenzioni e
la vera personalità di questo Mahatma!”
Manara ebbe giusto
il tempo di fare un “ooohh…” di ammirazione per
Kogoro, che quest’ultimo reclinò di scatto la testa
indietro cadendo in un sonno profondissimo.
E mentre Conan
prendeva appunti sul luogo dell’incontro per quella sera, il ronfare dell’uomo
rompeva il monotono silenzio di quel piccolo appartamento alla periferia di
Roma.
*****
I tre si
ritrovarono subito dopo cena sotto casa del signor Manara, e con la sua
macchina andarono in quella zona che viene comunemente chiamata dei “Castelli
romani”.
Lasciata la
macchina ai piedi di una collinetta verde, proseguirono a piedi per un bel po’
di salita… tutto intorno era buio e silenzio, solo le cicale e le lucciole col
loro canto e le loro luci, davano testimonianza della loro presenza. La fitta
vegetazione rendeva ancora più ardua la camminata, e i due giapponesi
faticavano un po’ a seguire Manara, che invece proseguiva spedito seguendo un
piccolo sentiero che conosceva ormai molto bene;
tuttavia apparve
chiaro che la zona era piuttosto disabitata e poco frequentata… le luci dei
paesini dei castelli brillavano sfocate e lontane tra le fronde del bosco che i
nostri attraversavano; una volta uscitine gli si parò davanti quello che era il
luogo dove si sarebbe tenuto il raduno, una chiesa sconsacrata che, sebbene
Manara affermasse che loro erano gli ultimi arrivati e tutti gli altri fossero
già dentro, abbriva buia e vuota.
DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga Detective Conan sono di GoshoAoyama.
Dediche:
a tutti coloro che leggono, grazie.
Note:
Amore, mistero… ma anche cultura con questa fanfic!
^__^ Ahaha! Oggi visita dei nostri a CastelSant’Angelo! Spero non vi annoierà, comunque
è giusto una paginetta! Ma prima… rechiamoci dal
Mahatma… che forse deve dirci qualcosa di interessante.
_________
GIORNO 8
Baaaaah… altro che
vacanza! Sarebbe stato meglio se ce ne fossimo stati a Tokyo! Secondo me stiamo sprecando i nostri giorni in Italia! – si
lamentava Kogoro, stiracchiandosi sul sedile posteriore del taxi che stava
conducendo lui e il piccolo Conan a casa del Mahatma.
L’avventura della
sera precedente li aveva stancati molto, in particolare Conan, che era stato
quasi stritolato da un esaltato, e che col suo fisico da bambino certo non
poteva permettersi tutti questi sconvolgimenti!
Naturalmente però,
il fuoco del sapere, la voglia quasi innata che animava Shinichi
nel risolvere i casi era tale, che sembrava muovere da sola
quel piccolo corpo da bimbo di sette anni.
Conan ascoltava in
silenzio le lamentele del “collega” mentre, con l’aria ancora assonnata
guardava fuori dal finestrino il paesaggio che gli
scorreva davanti agli occhi…
Tutto era molto
diverso dalla Roma che aveva visto finora… ai palazzi barocchi e rinascimentali
si erano sostituiti grossi agglomerati urbani, palazzi spesso usurati di
svariati piani, abitati da gente che certamente non poteva permettersi un qualsiasi
appartamento al centro dalla città.
Non era però qui
che si trovava il Mahatma.
Come tutte le
persone di una certa età benestanti e con un minimo di buon senso, egli aveva
deciso di non abitare nel caos del centro metropolitano, ma di godersi la pace
e la tranquillità delle campagne.
Così, scivolata
via dai quartieri residenziali, l’auto con a bordo i
due si trovò a percorrere una stradina circondata dal verde dei campi immensi,
colorati a tratti dall’oro delle spighe che ondeggiavano leggiadre al passaggio
della vettura.
Mentre
osservava la natura nella quale era immerso, Conan pensava a cosa potesse star
facendo Ran adesso…;
La sera prima,
quando tornarono dalla loro esperienza nella confraternita, la trovò al letto a
riposare, con il televisore della stanza ancora acceso, sintonizzato sui canali
giapponesi che l’hotel metteva a disposizione dei numerosi turisti del Sol
Levante mediante parabola.
Probabilmente
pensò che stesse cercando di rimanere sveglia in
attesa del suo ritorno, perché non era da lei addormentarsi senza spengere la
TV, e non potendola ringraziare in altro modo le si avvicinò e le tirò il
lenzuolo sino a coprirle le spalle, altrimenti con quell’aria
condizionata si sarebbe buscata sicuramente un gran raffreddore.
Questa mattina invece,
si era dovuto alzare presto per andare a svegliare Kogoro, e lei era ancora lì
che dormiva… sembrava che nel sonno stesse sorridendo,
e Conan si chiese se magari non avesse davvero sognato di lei e Shinichi, come aveva sperato la sera prima.
Prima di
andarsene, le lasciò un biglietto sul comodino, rassicurandola del fatto che
stesse bene, e che avrebbero finalmente passato un altro
pomeriggio tutti insieme.
Ora che ci ripensava, non era più molto sicuro di quella promessa.
Ogni volta, ad
ogni interrogatorio, dopo ogni incontro, veniva a conoscenza
di qualcosa di nuovo, che poteva significare tutto, come poteva essere niente,
e si sentiva così costretto ad altre indagini, togliendo spazio al tempo da
passare con Ran.
“Quando finalmente tornerò grande…” pensò, fissando il
riflesso del suo volto sul finestrino dell’auto “ti prometto che passeremo
tutti i pomeriggi che vuoi insieme, Ran…”
L’auto si fermò di
fronte ad un cancello di una proprietà privata.
I due scesero
pagando la corsa, e soffocati dal grande caldo che
sembrava addirittura triplicato per via della differenza di temperatura tra
l’interno della vettura, che aveva l’aria condizionata, e l’esterno, suonarono
al campanello del signor MARINI ANGELO.
Kogoro: Ah, allora
è così che si chiama…
Eheh! – rise Conan divertito… -
un santone come lui non poteva che chiamarsi Angelo!
Kogoro: Già! Ahah!
“Sì? Chi è?” – una voce metallica interruppe i due.
Signor Marini, sono l’ispettore Kogoro Mori – fece avvicinando la
bocca al citofono.
“Ah prego, entri pure!”
rispose il Mahatma cordialmente, e subito dopo la serratura
del cancello scattò.
Il
villino del signor Marini
era piuttosto simile a quello della famiglia Ricci, nonostante fosse un po’ più
piccolo.
L’edificio,
circondato dal piccolo giardino, aveva l’ingresso principale dalla parte
opposta a quella del cancello dal quale i due giapponesi erano entrati, così
che il Mahatma si apprestò ad andargli incontro per fargli strada all’interno
di casa.
Sulla facciata
proprio di fronte a loro un delizioso pergolato ombreggiava
un tavolino di legno piuttosto nuovo, con sopra un paio di libri aperti…;
probabilmente il Mahatma, nelle ore meno calde della giornata, passava
lì il suo tempo a leggere e coltivare i propri studi.
“Benvenuti, vi
aspettavo un po’ più tardi… scusate se dentro c’è un po’ di disordine” li
salutò il padrone di casa conducendoli per il giardino verso la parte opposta
dell’edificio.
A prima vista, i
due quasi non credettero che quell’uomo
che li stava accompagnando in casa sua fosse la stessa persona così “luminosa”
e piena di carisma che avevano visto solamente la sera
prima. Il signor Angelo Marini, spoglio delle vesti del Mahatma, appariva come
una semplice persona di una certa età, che vive da solo nella quiete della sua
casa di campagna, per non essere disturbato da tutte quelle che uno come lui avrebbe probabilmente definito “diavolerie
infernali del XXI secolo!”
La stessa sua voce
calma e pacata, che la sera prima era stata intuita da
tutti i presenti come prova di grande bontà e di pace interiore, adesso
appariva a Conan solamente come un segno di introversione e debolezza
dell’uomo.
Marini li fece accomodare nel piccolo salone della sua casa, che era
diviso dalla cucina da un muro piuttosto basso. A differenza di quanto aveva
detto il Mahatma la casa non era affatto in disordine,
ma questi continuava ripetutamente a scusarsi, quasi dando ai nervi!
“Posso offrirvi
del the freddo? Con questo caldo credo ci voglia proprio, non è così?”
“Oh sì, grazie
molte!” risposero i due detective, che avevano effettivamente una gran sete.
Mentre il signor Marini si recava in cucina per prendere bottiglia
e bicchieri, Conan, seduto sulla poltrona, continuava a guardarsi incontro per
capire che tipo di uomo fosse in realtà il Mahatma. Era chiaro che viveva da solo, in quanto si era dimostrato un perfetto
cicerone e, cosa più importante, non compariva nessun altro nome oltre al suo,
sia sul citofono che sulla buca delle lettere, così pensò che
nell’organizzazione del proprio ambiente domestico, si potesse riflettere
almeno una parte della personalità dell’unico inquilino.
Come aveva già
notato, tutto era assurdamente in ordine, nessuna cosa fuori
posto, il pavimento e le finestre erano tirati a lucido, i libri negli
scaffali erano addirittura disposti per grandezza e gradazione di colore!
Non potevano
mancare ovviamente, tutte ben disposte in file regolari, le cornici con le fotografie di lui in versione Mahatma, e dei vari incontri e
celebrazioni con gli altri aderenti la confraternita…
“Accidenti, ma
dove avrò messo i bicchieri più grandi…”penso ad alta voce il signor Marini mentre rovistava all’interno degli
scaffali e sopra le mensole della sua cucina.
Conan sorrise… un
tipo così ordinato e preciso e non trova nemmeno dei bicchieri in casa sua,
nonostante nessuno possa averglieli spostati, dato che
abita da solo…; e poi quelle foto appese alle pareti…: tanta severità per non
far trapelare l’appartenenza alla confraternita, e lui addirittura ne mette in
bella mostra le prove?
Con un balzo scese
dal divano e si avvicinò ad una di queste foto… la cornice ed il vetro erano stati puliti sicuramente da poco, Conan riusciva a
sentire l’odore dello spray utilizzato…; la carta da parati dalle tinte tenui
era piuttosto vecchia, e inscurita dal tempo e dalla polvere.
Il piccolo spostò
di un tanto la cornice, di nuovo sorrise sicuro e la
rimise dritta.
“Conan, torna qui,
che diavolo stai combinando?” gli disse Kogoro mentre prendeva dal vassoio portato dal signor Marini un bicchiere di the
alla pesca.
“Scusa, arrivo
subito!”. Prese anch’egli un bicchiere e si sedette accanto a Kogoro.
Marini: Allora… di
cosa volevate parlarmi? O meglio… so di cosa… ma cosa
volete chiedermi, ecco tutto.
Kogoro si schiarì
la voce.
“Vede, ci risulta,
da alcune testimonianze forniteci, lei ed altri suoi come dire…discepoli, siate
entrati in forte contrasto, nell’ultimo periodo con professor Adelmo Ricci, il
famoso scienziato, candidato numero uno per vincere il
premio delle scienze di quest’anno, che è stato
trovato ucciso ultimamente… è vero questo?”
Marini rimase un
po’ in silenzio, guardando il ghiaccio muoversi nel the, mentre lui faceva
roteare lievemente il bicchiere, come fanno i grandi intenditori di whisky.
Prese un profondo respiro e posò il bicchiere sul basso tavolinetto
di fronte a sé, dopodiché inizio a parlare.
“Beh… quel che
dice lei, ispettore… è decisamente vero” commentò
tranquillo e con semplicità il santone “…non posso certo negare che io ed il
signor Ricci su tutti, abbiamo avuto delle piccole divergenze di opinioni
riguardo alla gestione della confraternita; come non posso negare che egli è
purtroppo, e mi creda ispettore ne sono davvero rammaricato, morto a pochi
giorni di distanza da una nostra discussione un po’ forse forte ecco…”
“Ci è stato riferito che lei avrebbe minacciato di morte il
professor Ricci, nel caso avesse tradito la setta, è vero questo?” continuò
Kogoro
L’uomo sembrò non
perdere la sua calma abituale, abbassò un attimo la testa e subito dopo tornò a
fissare i due ospiti…
“Sì, anche questo
è vero… ma vede… ho detto così, e sono stato anche appoggiato da gli adepti che da più tempo frequentano la confraternita,
solamente perché non voglio che se ne sappia nulla in giro, e se mai si
presentasse il caso di dover mandare via qualcuno, lo si impaurisce un po’ per
assicurarsi che non parli…non avevo certo intenzione di uccidere il professore
per una simile cosa…comunque è vero che ho detto quelle parole…”
Conan e Kogoro lo
ascoltavano attentamente. Quasi sembrava che fosse tornato a vestire il saio
rosso che la sera prima lo aiutava a distinguersi tra la massa di suoi
seguaci…; evidentemente era un tipo che con la dialettica e l’arte oratoria ci
sapeva ben fare...; proseguì.
“Ma è altrettanto
vero, e mi perdoni detective se questo può sembrarle mancanza di rispetto nei
suoi confronti, non è assolutamente mia intenzione, dicevo… è altrettanto vero,
che il signor Ricci è stato sbranato dal suo cane… ed io” abbozzò una risata
“per quanto poco affascinante possa essere alla mia
età, non posso comunque davvero essere scambiato per un cane. Perciò, chiedo ora a lei… perché sono sospettato detective?”
Il
vecchio Mori sembrava
veramente spiazzato dalle parole dell’uomo! Il signor Ricci
era stato trovato sbranato nel giardino di fronte la sua camera da letto dal suo
stesso cane, un grosso pastore tedesco di nome Zeus. Punto. Cosa
c’entrava quest’uomo?? Cosa
c’entravano la moglie, il signor Manara, quel diavolo invisibile di William Cavenaghi… niente! Assolutamente niente!
Ma allora perché dal giorno del funerale non
faceva che compiere indagini, interrogare persone, valutare situazioni (in
realtà pensava di averlo fatto, ma non lo ha fatto quasi mai…; c’era chi lo
faceva in sua vece) invece di godersi la sua vacanza gratuita?
Era lui…sì…si era
fatto trascinare nelle indagini da quel piccoletto con gli occhiali, e senza
quasi rendersene conto lo seguiva come se i ruoli dei due fossero invertiti…
non riusciva assolutamente a crederci.
Kogoro: Ecco…io…
Conan: Signor
Marini, il detective Kogoro si è preso la briga di far luce sulla strana
scomparsa del professore, sul perché tutto a un tratto
il suo cane gli si sia rivoltato contro e lo abbia ucciso…; lei sapeva forse
che la moglie del professore era in gioventù una molto abile addestratrice di
cani?
Marini: No… non lo
sapevo, non so molto riguardo le vite private dei miei
disc…
Conan proseguì
incalzante, senza permettere all’uomo di terminare la frase
“E immagino non sappia nemmeno che per colpa della vostra
confraternita, il signor Ricci tornava sempre più spesso a casa tardi la sera
e, allo scopo di conservare il segreto che lei ha imposto ai membri
dell’associazione, non poteva parlarne alla moglie, che di conseguenza aveva
iniziato a diventare sempre più gelosa e ad inasprire i rapporti col consorte?”
“No… ve lo ha
detto lei questo?”
“Alcune cose…alle
altre ci si arriva semplicemente mettendo insieme i pezzi di un puzzle, proprio
come ieri sera ha fatto il detective Kogoro in una delle sue famose dormite”.
“Ah sì?” pensò
Kogoro perplesso;
“Supponiamo di
star costruendo un puzzle, partendo dal un solo pezzo.
Questo pezzo, guardandolo ci può sembrare una striscia pedonale, se si inizia a comporlo senza conoscere quale sarà la figura
finale; ma piano piano, unendo altri pezzi, ci si
accorge che quel piccolo pezzo a strisce verticali bianche e nere non
rappresenta delle strisce pedonali, bensì il corpo di una zebra.
E può darsi anche
che, aggiungendo altri pezzi al puzzle, nel caso non ci apparisse
chiaro e completo, possiamo venire a scoprire che quella zebra non è un animale
vero e proprio, ma la stampa su una maglietta di un ragazzo!
Noi abbiamo
collezionato tanti piccoli pezzi, alcuni si incastonano
tra loro alla perfezione, altri sono poco chiari, altri invece totalmente
incongruenti…; ma se trovassimo il pezzo con su disegnato il muso della zebra,
capiremmo anche che il pezzo con il quale siamo partiti non rappresenta delle
strisce pedonali, ma il corpo dell’animale. Ed è questo “muso di zebra” che noi
stiamo cercando da lei… anche se non sappiamo se lo possieda o
meno.”
Il Mahatma rimase
di stucco.
Un bambino di quell’età era stato capace di un discorso tanto
interessante quanto completo, da lasciarlo sbalordito. Pensava di poter avere
la situazione dell’interrogatorio in pugno, perché nulla dell’omicidio era
attribuibile a lui, e si sarebbe quasi divertito a
prendersi gioco dell’investigatore arrivato addirittura dal Giappone!
Invece era stato quasi messo alle corde da un
bambino.
Nei suoi pensieri,
dopo quella sua uscita nei confronti di Kogoro, il discorso si sarebbe dovuto
chiudere lì, ed i due se ne sarebbero presto andati.
A
quanto pare, si era
sbagliato.
“E…credete di
sapere qual è il ‘muso di zebra’
che cercate”?
“Probabilmente è…”
tentò di rispondere Conan, ma le sue parole vennero
superate dalla voce più potente di Kogoro
“Probabilmente è
conoscere l’identità di un certo William Cavenaghi!
Lei lo conosce, Marini? La pregherei di non mentire!”
“Mi dispiace ma…
io non ho mai sentito il nome di questo tizio, non so chi sia!”
“Ne è sicuro?” lo incalzò il detective
“Ma sì certo…;
William Cavenaghi, un nome così particolare… non avrei potuto scordarmelo facilmente! Sa, anche se l’età
avanza, il mio cervello continua a trottare come una volta…” e si sforzò questa volta di sorridere.
“Capisco… credo
che a questo punto non possiamo chiederle altro…; una sola cosa però... Conan
ha raccontato che mentre frugava nell’archivio della sua confraternita, ha
notato che la scheda riguardante il signor Ricci
mancava… l’ha per caso fatta sparire lei, per nascondere qualcosa?”
“Assolutamente
no!” rispose quasi spiazzato dalla domanda il signor Marini, agitando
freneticamente le mani di fronte a sé “l’unico motivo per il quale quella
scheda non c’era più è perché ero a riordinare
l’archivio quando appresi della morte del professore… e siccome ormai non
avrebbe potuto essere più tra noi, era normale che togliessi, non senza dolore
mi creda, la sua scheda…”
A questo punto
pareva veramente tutto.
La delusione si
leggeva chiaramente sulla faccia di Conan, anche questa visita non si era rivelata
altro che un buco nell’acqua, e tutto sembrava così vago e incerto…; cominciò a
pensare che forse, anche se il suo istinto che mai lo aveva tradito prima d’ora
gli diceva il contrario, forse la morte del professore è stata solamente una
tragica, assurda, incredibile fatalità.
Quando si era
alzato dal divano, ed era andato a spostare le cornici ,
notò che la parte di parete sotto di esse, che di solito è quella che si
impolvera di meno, era sporca allo stesso modo di tutta la carta da parati; ciò
stava a significare che il Mahatma non teneva mai quelle cornici attaccate, ma
se ne stava coi muri sempre spogli.
Per preservare la
sua immagine di Santone sicuramente non doveva ricevere spesso visite, e quando
le riceveva non lo faceva sicuramente in casa, ma di fronte ad un detective non
poteva rifiutare… così aveva addobbato le camere di tutte quelle foto che
ritraevano la setta e lui stesso, solo per dare anche a quella comunissima
casa, una parvenza di spiritualità, un qualcosa di continuativo
con la setta insomma…; Era evidentemente un uomo che teneva molto alle
apparenze, al contrario di tutta la spiritualità che professava… lo dimostrava
anche il fatto che la casa era perfettamente in ordine, ma lui non trovava i
bicchieri grandi, nonostante anche la cucina fosse ordinata come le altre
stanze.
Poteva dimostrare
che quell’ordine “apparente” non era certo l’usanza
di quel villino.
Era molto deluso,
quasi rassegnato.
Alcuni pezzi del
suo puzzle si mettevano assieme, altri combaciavano a fatica, altri ancora
invece parevano totalmente estranei alla figura che si voleva scoprire…;
rimaneva la curiosità di svelare l’identità di questo Cavenaghi,
l’unico che nei racconti, oltre alla moglie del professore, è stato descritto
in qualche rapporto con Zeus, quello che i giornali italiani avevano già
battezzato “il cane killer”.
Ma probabilmente
anche il fatto delle domande di Cavenaghi su Zeus
alla signora Ricci non erano altro che una semplice
coincidenza, un normale processo dei rapporti umani insomma… d’altronde chi non
fa domande al padrone di un cane grande e bello come quello…?;
Probabilmente
aveva perso gran parte dei suoi giorni di vacanza dietro qualcosa
che non esisteva, ed ora che pareva accorgersene il periodo in Europa stava per
finire…
Così decise che nel
pomeriggio sarebbero andati tutti assieme in giro per Roma, come non erano mai
riusciti a fare sino ad allora.
Salutato e
ringraziato il signor Marini per la gentile
collaborazione, attesero il taxi che li avrebbe ricondotti all’ Hotel.
Trovarono Ran proprio
nei pressi dell’edificio, che reggeva alcune buste della Benetton
in mano, mentre osservava divertita l’OnixStore che era di fronte…
“Ran, quanto hai
ancora intenzione di spendere??” tuonò Kogoro facendola sobbalzare dallo
spavento!
“Pa…papà, che paura! Maeccovi finalmente! Dove vi siete cacciati tutto questo
tempo, si può sapere?”
“Eheh, eravamo andati a far visita a degli amici” intervenne
il piccolo
“Questo pomeriggio
però voglio che andiamo tutti assieme in qualche bel posto, e non ditemi che avete
altri impegni capito!!?”
“No, oggi andremo tutti insieme ovunque vorrai…” e guardandola negli occhi le
sorrise.
Solo lei sapeva
fargli dimenticare i suoi dispiaceri.
******
Roma, CastelSant’Angelo , ore 17:00
E finalmente, eccoli
di nuovo tutti e quattro assieme!
A guardarli, non sembravano di certo due detective, uno scienziato ed il capitano di
un club di karate…; no, con gli zaini sulle spalle,
muniti ognuno di macchina fotografica e col professor Agasa
con gli occhi perennemente fissi sul monitor della sua telecamera, non erano
altro che dei normalissimi turisti giapponesi!
Ed in fin dei conti, era proprio ciò che Conan,
almeno per questo pomeriggio, voleva apparire, per dimenticarsi un po’ degli
ultimi giorni.
Il sole, che li
aveva accolti e accompagnati sin dal loro arrivo, questo pomeriggio era
oscurato da nuvoloni grigi carichi di pioggia, e
finalmente l’aria era un po’ più fresca, quasi frizzante…!
Anche Conan si sentiva un po’ così, quasi libero
da un peso.
Scesi dal pullman
turistico che li aveva accompagnati da Via del Corso, passando per i colorati
giardini di Piazza Venezia, costeggiando l’imponente e marmorea mole
dell’Altare della Patria, fino a tuffarsi, come in un incredibile e
meraviglioso viaggio nel tempo, tra le
rovine dei Fori imperiali, gli antichi centri della vita cittadina della
potente Roma dell’impero, passando quasi impauriti, ma forse è meglio dire con
una sorta di “timore reverenziale”, ai piedi di quella incredibile
costruzione di archi sovrapposti che era l’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto
in tutto il mondo come il Colosseo; arrivarono così sino
a quello che oggi viene chiamato CastelSant’Angelo, dove una guida era ad attenderli.
Seguendo la guida,
assieme ad altri turisti, attraversarono il ponte che sovrasta
il Tevere, fermandosi quasi ogni 2 metri per fotografare le 10 statue di marmo rappresentanti
degli angeli che ne adornavano i parapetti in tutta la sua lunghezza.
Accanto alla guida
c’era il nostro Kogoro, che fiero guardava la sua polaroid appena scattata,
dov’era in posa impettita accanto ad un uomo vestito da gladiatore, mentre
sullo sfondo si notava Ran con una faccia rassegnata che lo guardava mettendosi
le mani tra i capelli.
“Non avrei mai
pensato che ci fosse un castello da queste parti!” parlò quasi a sé stesso il
detective Mori, ma le sue parole furono ascoltate dalla guida, che così e
approfittò per iniziare il suo discorso, imponendo lo stop al gruppo di
turisti, appena tutti avessero attraversato il ponte.
“In realtà, quello
che ora viene chiamato CastelSant’Angelo, non fu costruito con l’intento di
fungere da castello, bensì da Mausoleo, da tomba insomma!”
“Da…da tomba?!? O_o” esclamò uno spaventato Kogoro!
“Andiamo papà, di
cosa hai paura, che ci siano gli spettri forse?”
“Ran, non si può mai
sapere ricordati!”
“Ma piantala…” sospirò il piccolo Conan
“Il nome originale infatti,” riprese la guida, una giovane signorina di
origini giapponesi, ma che si era trasferita in Italia a soli 7 anni “era il
Mausoleo di Adriano, voluto da lo stesso imperatore Adriano e che doveva
fungere da tomba per sé e per i suoi successori; pensate che fu eretto nel 76
dopo Cristo, a quasi 2000 anni di distanza!;
“Incredibile!”
esclamò il professor Agasa, molto affascinato da
discorsi di questo tipo
“Già, tuttavia la
forma che vedete adesso non è quella originale. Prima
c’era solo una larga base rettangolare, sulla quale si ergeva una costruzione
cilindrica, in cima alla quale stava una quadriga bronzea guidata dallo stesso
Adriano; fu nel 400 d.C. circa che intorno a questa costruzione venne eretto un muro di cinta, quando già il Mausoleo non
aveva più la sua antica funzione di tomba, e fu allora che iniziò a venir
chiamato ‘castello’.”
Il gruppo di
turisti ascoltava attentamente, e tra una pausa e l’altra fotografava la
costruzione che gli si presentava di fronte.
“Ma come mai si chiama Sant’Angelo?
Forse per via degli angeli lungo il ponte?” chiese Ran, che da quando aveva
rivisto Shinichi, dopo un primo periodo un po’ di
preoccupazione e di timore, era di nuovo allegra e
piena di iniziativa!
“Giusta
osservazione,” sorrise la guida, “ma non è proprio
così. Il nome di “Sant’Angelo” deriva da una leggenda
romana molto antica, risalente all’anno 590 d.C. Si
dice infatti che in quell’anno ci fu a Roma una grave
pestilenza, ed il nuovo Papa, per scongiurarla, indì
una processione penitenziale che avrebbe dovuto attraversare tutta la città.
Quando la
processione giunse qui però, si narra che fu visto
librarsi in aria l’Arcangelo Michele, che rinfoderava la spada fiammeggiante,
simbolo evidente della fine della peste.
In onore a quell’episodio e in ringraziamento all’Arcangelo, al
Mausoleo fu dato il nome di Sancti Angeli, e
in cima ad esso fu posta la statua di Michele, che poi
nel corso degli anni è stata cambiata sette volte per varie ragioni, come
l’usura ed addirittura un esplosione causata da un fulmine che fece scoppiare
la polveriera e tutto il torrione!”
“E bravo
Michelino…” disse Conan a Ran sorridendo, riferendosi all’angelo del fuoco di AngelSanctuary.
“Una polveriera?
Ma allora divenne quasi una fortezza!” chiese il professore
“Sì, nel corso
degli anni cambiò assai spesso custode, il cosiddetto castellano, iniziando da
Adriano e i suoi successori, fino ai vescovi, i Papi e l’esercito, fino ad
arrivare ai giorni nostri, dove è diventato un
bellissimo museo. Ora se volete seguirmi, possiamo entrare…”
“Titutitutitutitu!! Titutitutitutitu!!” la melodia quasi sconclusionata di un telefonino interruppe per
un attimo la guida. Il professor Agasa,
accorgendosi che si trattava del suo, piuttosto imbarazzato cominciò a palparsi
il petto e i fianchi in cerca dell’apparecchio finché non lo trovò e
completamente rosso in volto rispose!
“Che campagnolo…” mormorò Kogoro sdegnato
“Ah..? Ah è lei
professor Rooney! Sì mi dica? COSA???Be…bene, benissimo!!! Sì ne sarà felicissimo! Grazie
ancora! Ci vediamo presto!”
Conan, che sperava
di aver intuito le parole del professor Rooney
si precipitò verso Agasa, gli occhi che pieni di
speranza cercavano in quelli del professore un cenno positivo, rassicurante!
Il professore da
parte sua, si chinò un poco e ponendogli le mani sui fianchi lo tirò su per
guardarlo faccia a faccia e con gli occhi lucidi gli sorrise
bonariamente…
“A quanto pare sembra che questa sarà una delle ultime volte
che avrò bisogno di prenderti in braccio per guardarti dritto negli occhi…”
“Grazie
professore…” rispose un Conan visibilmente emozionato… quasi non riusciva a trattenersi
“Hey, vi volete muovere????” Urlò
Kogoro ai due, che erano rimasti ovviamente indietro, mentre la gran parte dei
turisti era già entrata; Ran invece, li attendeva guardandoli, con le spalle
appoggiate sulle pietre antiche delle mura del castello.
“Ahah, e di che!” rispose Agasa e poi
quasi sottovoce… “…ha detto che il composto è quasi pronto, è solo questione di
giorni…; domani ci ha invitati in un piccolo studio che ha affittato per il suo
soggiorno qui, per fare gli ultimi test…; ma adesso…è meglio goderci questo pomeriggio tutti insieme no? Forza, entriamo!”
“Sì, entriamo!”
sorrise il piccolo, e dopo che il professore lo ebbe rimesso sulla
terra ferma corse verso l’entrata, tenendo da bravo bambino, la mano di
Ran stretta nella sua.
* * * * * *
Era sera, e un
tipico acquazzone estivo si stava abbattendo sulla città.
La pioggia tintinnava
sui vetri della stanza di Conan, che sdraiato supino sul letto se ne stava ad
ascoltare un po’ di radio, in attesa che Ran finisse
di cambiarsi per andare a cena.
Fuori, le luci
della città parevano sfumate dall’acqua che scendeva
copiosa, mentre in lontananza il fragore dei tuoni riempiva l’aria, e il vento
sibilava duro.
“E’ stata una
bella gita, vero Conan?” disse Ran dal bagno, ma la sua voce era quasi
totalmente coperta dal rumore del phon
“Come scusa?”
“Dicevo… è stato bello oggi a CastelSant’Angelo vero?”
“Ah…sì! Molto!”
“Che bello se fossimo stati tutti…”
“Ma Ran, c’eravamo già tutti…!”
“No, come al solito mancava una persona…” nella sua voce c’era molta
malinconia; Conan capì ciò che la ragazza voleva dire, ma non le rispose.
Durante il ritorno
tra auto e metro, si era fatto dare dal professor Agasa
alcuni resoconti che il professore aveva raccolto tra i suoi colleghi riguardo
Ricci. A quanto pare, non riusciva a togliersi la
questione dalla mente.
Il professore
aveva “scoperto” che Ricci, sebbene fosse sempre considerato una persona poco
affidabile, in quanto si continuava a vociferare delle
sue cattive compagnie, che poi si era visto non fossero realmente tali, era
comunque uno scienziato di tutto rispetto; nell’ultimo premio delle scienze
infatti, 5 anni fa, si classificò al secondo posto, ma quest’anno
quasi a detta di tutti era il favorito! Assieme al suo gruppo di lavoro, che è
quasi indispensabile per questo tipo di attività,
aveva architettato qualcosa di assolutamente straordinario! Di più non aveva
saputo… o meglio… solo cose di minima importanza, riguardo i
suoi inizi ecc…
“Povero
professore…” pensò Conan.
Le nubi, che fuori
scaricavano violentemente l’acqua di cui erano pregne, tornavano ancora una
volta ad addensarsi nella mente di Conan, che non era
riuscito a trovare una spiegazione logica, una soluzione alternativa alla morte
del professore.
Aveva con sé
tanti, troppi indizi… e forse nessuna prova.
Tra un paio di
giorni sarebbero tornati in Giappone, e allora si sarebbe dimenticato di tutto
ciò.
No, non ci sarebbe
riuscito. Il pensiero che non possa essere stata una
morte così casuale lo assillava, soprattutto perché il suo intuito gli diceva
che non era così!
Ran canticchiava i
motivetti che passavano in radio, mentre ancora si fonava
e pettinava i lunghi capelli.
“Ok… solo questa volta, solo un’ultima volta…; riordino
tutti gli elementi, penso a tutti i possibili sospettati… e poi, se non ne cavo
un ragno dal buco, non ci penso più a questa diavolo
di faccenda!” pensò Conan, deciso a provare ancora a fare un po’ di luce.
“Sì, credo mi sarà
molto utile… è sarà utile anche ai poveri lettori, che
a questo punto avranno dimenticato qualche particolare!!”
“il prof. Ricci viene aggredito
da quattro sconosciuti mentre si trova all’Elba in vacanza; accusa di essere
stato punto da un ago ma le analisi dicono che non ci sono problemi di nessun
tipo e le indagini per rivelare l’identità dei quattro tizi finiscono ancor
prima di cominciare.
Torna a casa e la notte viene
ucciso dal suo cane mentre era uscito, probabilmente per prendere un po’ di
fresco; infatti nonostante il caldo incredibile di questi giorni dormiva con le
finestre chiuse esenza condizionatore! E la scientifica ha dichiarato che i suoi vestiti erano
bagnati di sudore.
La moglie ha da sempre addestrato i cani e da un po’ c’era
maretta tra di loro…mmm… ma
è quasi impossibile far cambiare comportamento ad un cane che è stato educato
sin da piccolo ad amare e rispettare il proprio padrone…;
Questo William Cavenaghi poi…non
sono riuscito a capire chi cavolo sia, e se
effettivamente possa essere immischiato nella faccenda! Magari è un semplice
appassionato di cani…;
Rimane il Mahatma! Ma, se andiamo ad analizzare le dinamiche dell’assassinio il sospetto su di lui cade
clamorosamente! Il movente lo ha pure, ma… nonostante si mostri come un santone
è una persona comunissima e non ha mai avuto rapporti “lavorativi” con animali
di nessun tipo, né tantomeno con l’ipnosi! Ricci è stato ucciso da Zeus, non da un uomo…;
Il professor Rooney…ma anche
lui… il movente della competizione non regge molto, è una cosa tipica di questo
campo… e poi non aveva nessun rapporto con Ricci e anche lui non ha
dimestichezza coi cani! Anzi, - si ricordò Conan - c’è
pure allergico!
E se fosse stato Manara? Non ho
indagato a fondo su di lui, magari ci sono moventi che non conosco…ma mi sembra
tutto così assurdo…ed anche per lui poi vale lo stesso discorso del Mahatma e
di Rooney…chi può ipnotizzare un cane!!
Ho come la sensazione che manchi qualcosa, e c’ho mi fa venire i nervi…!
“Toctoc!”
bussarono alla porta,e Conan fu
improvvisamente svegliato dai suoi pensieri, con un balzo scese dal letto e
andò ad aprire.
“Ah professore salve! State scendendo per mangiare?”
“Sì Conan, vi aspettiamo giù! Intando
prendi…” – ed offrì a Conan un bicchiere di aperitivo
che stavano servendo nella hall; il professore poi si chinò un poco , per
parlare più confidenzialmente col ragazzo
“Conan, potresti avvertire il professor Rooney che domani non possiamo
andare in mattinata? Sai, sono molto stanco e vorrei
riposare…”
“Certo! Ma scusi, non può
dirglielo lei?”
“Non ti ricordi che aveva detto
di non chiamarlo sul cellulare, ma di chiamarlo nella sua stanza di hotel? [non
vi ricordate? Capitolo 5!] Così ti aveva appuntato su
un foglietto il suo numero…
“Ah sì ha ragione!” vado in corridoio e lo chiamo
immediatamente!”
“Va bene, allora ti aspetto qui!” e rimase con le braccia
conserte di fronte l’uscio, proprio accanto al telefono.
Conan bevve un sorso dell’aperitivo, ed i suoi pensieri
tornarono sul caso, e su ciò che mancasse… stranamente
sentiva di essere vicino, molto vicino…
“Ma dove ho messo quel
foglietto?”
Si ricordò poi che era nella tasca del camice bianco che
gli era stato dato quando si era trasformato, frugò un po’ nell’armadio finché
non lo trovò…; andò diretto al taschino interno ed estrasse il foglio,
ripiegato in più parti.
“Ran, io faccio una chiamata!!”
“Va bene, io intanto scendo, vado alla
sala ristorante! Mi raccomando non ci mettere una vita!” gli rispose Ran che aveva appena finito di pettinarsi, e scese
di corsa le scale salutando il professore.
“Ma sentila… -_- “
Andò nel piccolo corridoio della sua
stanza, e per arrivare alla cornetta fu costretto a prendere uno
sgabello. Riprese in mano il bicchiere d’aperitivo e spiegò il foglietto…
CRASH!!!
In mille pezzi.
Conan si era lasciato sfuggire di mano il bicchiere, che
ora brillava nella sua moltitudine di vetri a terra, riverso
nell’aperitivo rosso fuoco… il ragazzo però pareva non curarsene affatto, e
guardava il telefono con gli occhi sbarrati.
Il professor Agasa subito corse
verso di lui!
“Conan! Ma si può sapere che cosa
combini? Che succede?”
“E’…è terribile…”
“Cosa Conan, cosa stai dicendo?!”
Si voltò verso Agasa con le
lacrime agli occhi…
“Questa sera dopo cena faccia quello che le dico. Ho capito…chi è l’assassino.”
Capitolo 10 *** Ultimi giorni sotto il cielo di Roma ***
DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga Detective Conan
sono di Gosho Aoyama
DISCLAIMER: tutti i personaggi che appartengono al manga Detective Conan sono di GoshoAoyama. Dediche: nell'ultimo capitolo ringrazierò uno per uno tutti i lettori
che si sono fatti vivi, grazie di cuore anche agli altri. Note: E finalmente scopriamo chi ha ucciso il
professor Ricci, come e perché. E poi… perché Conan stava quasi per mettersi a piangere? O_o
_________ GIORNO 9 Roma, Commissariato di polizia - ore 7:45
Il violento temporale, che durante tutta la notte aveva bagnato la città di
Roma, questa mattina sembrava essersi calmato, ma la pioggia pareva non voler
smettere mai più di cadere.
Le gocce, che fini e regolari scendevano dalle nubi scure, si aprivano in
piccolissimi cerchi concentrici che si confondevano gli uni con gli altri
sull'asfalto nero, e la gente che per abitudine andava al lavoro con i mezzi, camminava tranquilla al riparo degli ombrelli, stando
attenta a non inzupparsi troppo le scarpe e l'orlo dei pantaloni. Anche lui era una di queste persone. Stamane, quando la suoneria del cellulare programmata
alle ore 6:30 lo aveva svegliato, si era dato una
rapida lavata al viso, gli occhi ancora mezzi chiusi…; si era poi affacciato
alla finestra, constatando che la pioggia sembrava non volerne sapere di
smettere.
In giornate come queste avrebbe di gran lunga
preferito starsene a casa, a dormire fino a tardi.
Ma oggi non poteva; giù in commissariato infatti,
erano appena arrivate la sera prima delle pratiche lunghe e importanti da
sbrigare, e lui, il commissario Delzeri, non poteva
lasciare questo compito a qualcuno dei ragazzi inesperti che erano lì; o almeno
non all'inizio.
Li avrebbe indirizzati verso una pista, un "modus operandi"
che lui credeva fosse quello più giusto da adoperare,
e avrebbe iniziato il lavoro che poi quelli che riteneva "i suoi
ragazzi" avrebbero portato a termine.
Lanciò un'occhiata al suo cane, che dormiva come un angioletto sotto la
copertina di ciniglia che gli aveva messo la sera prima, e provò un pizzico
d'invidia.
Quest'oggi, avrebbe voluto veramente rimanere a letto.
Dopo essersi vestito, mangiò un pezzo di pizza avanzato dalla sera prima, ed uscì.
"Buongiorno commissario, buongiorno!" lo salutarono.
"Dove sono gli agenti Maldera e Sculli?" [da chi li ho presi i nomi secondo voi? ^_^]
chiese con una certa autorità, ma col sorriso sulle labbra al ragazzo che era
al centralino.
"Buongiorno commissà! So annati
a pija quelle pratiche che so arivate
ieri! Mo tornano! Volete un caffè commissà?"
"Vorrei che iniziassi a parlare italiano…" gli disse scherzandolo un
poco "…ma dato che mi sa che è impossibile, accetto il caffè!" e si
recarono verso il distributore.
"Commissà, ammazza che occhi che c'avete! Co chi sete stato ieri sera eh?"
"Con una polacca…" rispose Delzeri
guardando in alto…;
" 'na polacca?? Anvedi
er commissario, prima le aresta e poi se le fa!"
esclamò il giovane agente divertito!
"Rossetti… ieri sera sono stato fino alle 2 qui con altri 3 agenti per
quel noto fatto di spaccio di cocaina…; se non sbaglio ci sarebbe
dovuto essere pure lei a rispondere alle chiamate assieme a Recchia!
Ma vi sarete addormentati come al solito vero?!"
"Eh… c'ha fatto tana commissà!" sorrise
imbarazzato, chinando poi la testa…
"Forza Rossè… pija er
caffè, che è pronto!" lo scherzò il commissario tentando di imitare la
parlata romana del sottoposto. Lui infatti non era di
Roma, ma era stato trasferito nella capitale da Bologna. Il suo accento
emiliano era decisamente forte. "Drrrrriiiiin!!! Drrrrriiiiin!!!"
Il telefono squillò una, due volte…
Il commissario guardò Rossetti, che intanto girava lo zucchero nel caffè, col
cucchiaino di plastica trasparente…
"Che fai, non vai a rispondere? Sbrigati!!"
"Eh? Ah sì, ecco!" ingurgitò in un unico sorso il caffè, che gli
bruciò la lingua e la gola, facendolo diventare il viso improvvisamente rosso
come il fuoco, e con le lacrime agli occhi si gettò sulla cornetta, ormai al
suo sesto squillo, e rispose…
"PRONNTOOOOOOOO!!!!!!! COMMIFFARIATO XYZ, COFA
DEFIDEAAAAA!!!!!" urlò in preda al dolore e con
la lingua mezza ustionata…
"Cosa desidera? Ma che siamo, un bar?" borbottò Delzerisconsolato.
"…ehm… vorrei parlare con il commissario. Sono un detective privato, e
credo di aver fatto luce sul caso del professor Ricci."
"Ah…sì, er commissario sta qua… n'attimo e jelo passo subito!" si passò la cornetta sull'altra mano
e con una la coprì in modo che il detective dalla parte opposta del filo non
potesse sentire.
"Commissà qua c'è un detective che vuole parlàco' lei! Dice che ha
risolto er caso der cane Killer!"
"i soliti mitomani…" sospirò il commissario "sentiamo
cosa si è inventato…può essere divertente."
Si fece passare la cornetta, e rispose.
"Sì, qui è il commissario Delzeri."
"Buongiorno, sono il detective privato Kogoro
Mori. Volev…"
"Come scusi? Non ho capito il nome…"
"Mori. Kogoro Mori, sono giapponese!"
"Aaaahh… giapponese. Un
detective giapponese." Gli occhi evidentemente diffidenti di Delzeri incrociarono quelli di Rossetti, che per tutta
risposta si portò il dito indice all'altezza della tempia, formando continui cerchi
nell'aria, per dire che quell' 'aspirante detective' era uno dei soliti fuori di testa che chiamavano
ogni tanto…
"Sì. La volevo informare che oggi pomeriggio, alle 17:30,
convocherò nella hall dell' Hotel Plaza alcune
persone tra cui il colpevole, che smaschererò sul posto."
"Bene, buona fortuna!" cercò di liquidarlo il commissario.
"Lei non mi crede, me l'aspettavo. Provi a telefonare alla polizia di
Tokyo, in Giappone, e faccia il mio nome. Sicuramente
sapranno dirle quanto valgo."
"… ma …guardi, neanche voglio perderci tempo, e poi il professore è
stato ucciso dal suo cane! E guardi che nell'Hotel Plaza
i cani non ce li fanno entrare!"
Rossetti, che aveva messo il vivavoce alla
telefonata, assieme ad altri 2 colleghi che si erano radunati lì attorno rise
di gusto!
"La prego di farlo…" continuò sicuro il detective.
"Ma lasci perd…"
"Commissario, io ho degli zii a Tokyo! Se vuole
li chiamo! E' pure tanto che non li sento!" fece uno dei ragazzi giunti in
seguito, interrompendo Delzeri.
"E va bene, chiama i tuoi zii e poi fatti dare il numero della polizia di
Tokyo…; che mattinata stramba…"
Il detective rimase in attesa, mentre al commissariato, da un'altra linea, il
giovane chiamò la zia in Giappone.
"P…pronto!!" una voce quasi terrorizzata, rispose in Giapponese
all'altro capo del filo!
"Zia Ruriko!! Ciao, sono io, Daniele!!"
alcuni attimi di silenzio…
gli agenti e il commissario si guardarono tra loro, smarriti…
"Zia Ruriko…?"
"TI SEMBRA QUESTA L'ORA DI CHIAMARE LA TUA VECCHIA ZIAAAA????"
L'urlo della donna, questa volta in un perfetto italiano, meglio di quello di
Rossetti, fu così forte che il telefono sobbalzò sulla scrivania, così come
saltarono dalle loro sedie gli altri agenti!
"Scusa zia^^'' Non ci pensavo al fuso orario… che ora è lì?"
"E' quasi l'una di notte, BAKA SARU!" [ora… se non ho sbagliato i
calcoli, se sono quasi le 8 di mattina qui, in Jappo
dovrebbe essere quasi l'una di notte… se ho sbagliato perdonatemi. Baka saru
vuol dire stupida scimmia.]
"Aoh, l'auguri ve li
scambiate dopo, mo dijedernummero dei piedipiatti, così se levamo
de mezzo sto esaltato de detective!" fece il solito Rossetti, ma il suo
"piedipiatti" aveva lasciato sbigottiti tutti quanti, compreso il
commissario Delzeri, che si era buttato le mani sul
volto.
"Ah sì zia, senti…ti ho chiamato perché qui in centrale ha chiamato un
certo detective giapponese che dice di essere molto noto lì alla polizia di
Tokyo, e volevamo il numero della polizia della tua città ecco…; volevamo
sapere se fosse davvero chi dice, o fosse solamente un pazzo che non ha meglio
da fare"
"Ah capisco…; e come si chiama questo detective?"
"Aspetta… commissario, come si chiamerebbe il detective?"
Il commissario, che non si ricordava, si fece ridire il nome sull'altra linea.
"Kogoro Mori è il nome."
"Zia, si chiama Kogoro Mori!"
"…cosa?? Kogoro Mori???"
"Sì perché?"
"Caro nipotastro degenere… non c'è bisogno di
chiamare la polizia per sapere chi è… il detective Kogoro
Mori è famoso in tutto il Giappone!"
Gli agenti e il commissario, dopo aver messo in contatto il detective e la
signora in modo che lei ne riconoscesse la voce, e dopo aver ascoltato i
resoconti di alcuni dei casi risolti dal giapponese, si prodigarono in scuse
verso di lui, e accettarono l'appuntamento fissato all'Hotel Plaza per le 17:30. Conan scese dallo scatolone che aveva messo nella
cabina telefonica e sistemò il modulatore di voce. Più tardi, usando lo stesso
sistema, avrebbe chiamato tutti i sospetti,
radunandoli nella hall per quel pomeriggio.
* * * * * *
Una stanza di solito adibita a ospitare riunioni e convegni all'interno
dell'Hotel, fu concessa al professor Agasa.
L'ambiente era lussuoso, ma piuttosto spoglio. Sulle
pareti color vaniglia campeggiavano le tele di artisti
minori, mentre dal centro della piccola sala sino alla parete in fondo, v'erano
una decina di file di poltroncine blu dal sedile reclinabile, come quelle che
si trovano nei cinema.
All'arrivo ella volante della polizia, dalla quale
scesero il Commissario Delzeri, e gli agenti Maldera e Ciarravano (quello con
la zia in Giappone), numerosi curiosi si radunarono intorno all'ingresso
dell'Hotel, e fu compito dei due agenti riportare un attimo la calma.
Il professor Agasa, come Conan
si era preoccupato di aggiungere in una telefonata seguente alla polizia con la
voce di Kogoro, avrebbe avuto il compito di
intrattenere il commissario fino a che Kogoro in
persona non fosse sceso ad illustrare le sue conclusioni;
"Ecco, qui è il posto che l'Hotel in via del tutto straordinaria ci ha
riservato" disse il professore conducendo Delzeri
e i due agenti nella piccola sala.
"Chi è quella persona?" lo interrogò il commissario non appena vide
che, seduta in una poltroncina della prima fila, stava il signor Manara, quasi piegato su sé stesso, che con la testa
reclinata sul petto agitava nervosamente una gamba…
"Quello era un amico del signor Ricci…; frequentavano la stessa
confraternita religiosa…"
"Una confraternita religiosa?" replicò sorpreso il commissario
"A quanto pare avete archiviato il caso ancor prima di iniziare a
studiarlo…"
"Mi pare tutto assurdo…" rispose sbigottito.
Uno per volta, fatti accomodare dal piccolo Conan, arrivarono tutti i "chiamati in causa".
Forse era esagerato chiamare tutte queste persone, ma Conan
pensò che fosse necessario per non far calare subito la tensione attorno alla
domanda "chi è l'assassino?" e uccidere così 10 capitoli di
fanfiction.
Dopo il signor Manara, il primo ad arrivare fu il
professor WaylonRooney,
che prima di andare nella sala si intrattenne un po'
col professor Agasa, informandolo sui grandi
progressi che il suo ritrovato aveva raggiunto.
Era stato avvisato per telefono come gli altri da Kogoro-Conan,
ma non capiva bene cosa sarebbe dovuto succedere quel pomeriggio.
"Ho sempre creduto all'ipotesi, seppur strana, del cane…" rivelò con
tono curioso di sapere quale altra ipotesi fosse stata avanzata, al professor Agasa, che però non seppe dargli risposta, anche perché Conan non gli aveva detto nulla, nemmeno chi fosse
l'assassino.
Dopo Rooney fu la volta della moglie del professore
scomparso, che venne accompagnata dalla figlia
Sabrina.
La donna non aveva mai parlato con Agasa, anche se lo
aveva intravisto al funerale del marito, e così non instaurò un vero e proprio
colloquio confidenziale con lui.
Si limitò a riferirgli, in tono sommesso "spero proprio
che questo detective riesca a far luce su ciò che è accaduto quella
notte", e assieme a Sabrina, si sedette accanto agli altri due
uomini già in sala. Nonostante fossero vicini, e fossero lì tutti per lo
stesso motivo, nessuno parlava all'altro.
C'era dentro ognuno di loro il timore di potersi
confidare o scambiare pareri o solo qualche parola con quello che poi si
sarebbe rivelato l'assassino del professore!
Solo ogni tanto le due parenti strette del prof Ricci iniziavano a parlare
fitto fitto e sottovoce, come due civette.
L'atmosfera tuttavia era così era tesa, che sarebbe stato veramente possibile
tagliarla con un coltello, e né Conan che aspettava i
"convocati" all'ingresso, né Agasa che
invece li intratteneva un po' e li accompagnava nella stanzetta, potevano fare
nulla per distenderla.
Giunse infine il signor Marini, meglio conosciuto come
Mahatma che, in quanto ultima persona rimasta delle chiamate da Conan, fu accompagnato nella sala dal piccolo detective
stesso.
Si dichiarò un po' infastidito dall'essere coinvolto in una faccenda del
genere, perché ne avrebbe potuto andare della sua
immagine e avrebbe potuto perdere il rispetto dei suoi 'adepti' , ma si piegò
al senso di giustizia che era in lui e che tanto decantava.
"Allora? E' più di mezz'ora che siamo qui, dov'è questo famoso
detective?"
"Deve stare ancora a prepararsi!" rispose Conan
al commissario Delzeri, aggiungendo che sarebbe
andato subito a chiamarlo. Kogoro intanto, era nella sua stanza a impomatarsi i capelli e a scegliere la camicia più adatta
da indossare. Era stato infatti informato da Conan che oggi avrebbe dovuto parlare in qualità di ospite
d'onore ad una conferenza dal titolo "I detective del giorno d'oggi",
e ne era particolarmente felice.
Il sapere di essere proprio lui l'ospite d'onore poi,
lo inorgogliva troppo! Conan trovò la porta della sua camera accostata, ed
entrò senza troppi convenevoli.
"Allora Kogoro, sei pronto? Giù aspettano solo
te!"
"Ahahah! Lasciali aspettare un
po', in fondo le grandi star si fanno sempre attendere!"
"Sbrigati, sennò van via tutti! -__- E guarda
che c'è anche Sabrina, la figlia del professore!"
Una veloce spruzzata di profumo, e il detective fu subito pronto a scendere per
la sua "conferenza"!
Quando scesero trovarono il commissario e i due agenti seduti su delle
sedie prese dalla sala ristorante, col volto rivolto verso gli
"imputati", che tutti seduti nella prima fila di poltroncine,
aspettavano con ansia l'arrivo di Kogoro.
Nelle ultime poltrone invece, sedevano i curiosioni
vari, che nulla c'entravano col caso, ma che lo stesso erano attirati dalla
presenza della polizia, e volevano vedere cosa sarebbe successo di lì a poco…;
questi ultimi erano anche piuttosto rumorosi.
"E' lei il famoso detective Kogoro Mori?"
disse amichevolmente e porgendogli la mano, il commissario Delzeri
"Eh? S…sì, sono io!" rispose un Kogoro
leggermente imbarazzato
"La stavamo aspettando. Siamo veramente tutti curiosi di sapere ciò
che ha da dirci!"
"Da…davvero? ^^;; Beh, ma io veramente… non avrei
preparato niente di particolare!! Ahahah! Il moccioso
qui me l'ha detto solo ieri sera di questa conf…"
"Ma di che sta parlando?" lo interruppe Delzeri
sgomento
"Eheh! Ha sempre voglia di scherzare, lo perdoni!
Ora forza Kogoro, mettiti seduto e finiamola al più
presto!" intervenne in soccorso Conan!
"Eh? Ah…sì, sì!"
"Spero non ci abbia fatti venir qua per nulla, caro detective!"
intervenne duramente il professor Rooney
"Ma veramente io nemmeno vi ho chiamati…" ormai il detective
non capiva più assolutamente nulla, e Conan, cercando
di non farsi vedere, pensò bene che fosse arrivato il momento di addormentare
il "collega"
ZIIIIN!
Kogoro sobbalzò per un attimo, dopodiché ebbe
giramenti di testa per qualche secondo, finché non cadde addormentato sul
banchetto, con le braccia incrociate sulle quali si appoggiava la fronte.
"Detective, cos'ha, si sente bene?!!" fece il commissario Delzeri alzandosi di scatto dalla sua sedia per andare in
soccorso dell'uomo
"Sì, non si preoccupi, e rimanga lì!" rassicurò tutti Conan che, nascosto dietro una tenda, aveva iniziato a
parlare con la voce di Kogoro.
Intanto Ran, che credeva anch'essa di dover assistere
ad una conferenza del padre, era scesa e si era seduta appena dietro gli
imputati.
"Ho chiamato tutti voi qui, perché volevo far luce su un argomento che
riguarda la maggior parte dei presenti. L'uccisione del professor Adelmo Ricci.
La morte del signor Ricci è stato un colpo forte per tutti qui… e fa ancora più
male sapere che Zeus, il cane che il professore trattava come un figlio sin da
quando era cucciolo, sia stato proprio colui che lo ha ucciso!
Già, perché a questo abbiamo pensato tutti, una volta appuratene le
circostanze… bene signori… io vi posso garantire che le cose, anche se
all'inizio convalidavo anche io l'ipotesi del cane killer, non sono andate
così. Il signor Ricci è stato ucciso!"
Tutti i presenti spalancarono gli occhi sbalorditi. Solamente gli agenti
sapevano che erano lì perché il detective Giapponese avrebbe dovuto chiarire la
vicenda del professore. Gli altri sapevano solamente che si sarebbero dovuti
sottoporre a una sorta di interrogatorio.
A quelle parole, persino i curiosi delle ultime file si zittirono, per seguire Kogoro.
Agente Ciarravano: "Ma se anche la scientifica
ha stabilito che è stato il cane a sbranare il professore!!"
"Io non ho mai affermato il contrario." - asserì con calma il
detective, che poi continuò - "Seguitemi. Prendiamo la
signora Ricci..."
La signora accigliò non poco e divenne rossa come un peperone
"Come si permette solamente di prendermi come esempio! Come potrei aver
ucciso mio marito!!"
"Calmati, per favore…" la tranquillizzò Sabrina.
"All'inizio pensavo a lei, perché i rapporti con suo marito erano
diventati tesissimi ultimamente e in passato fu per molti anni addestratrice di
cani…; i delitti tra moglie e marito sono molto
frequenti, perciò non ci sarebbe stato tanto da stupirsi, e poi avremmo anche
trovato la spiegazione per lo strano comportamento del cane!
"Me pare che nun fa 'na
grinza…" aggiunse naturalmente Rossetti.
"Non esattamente. La signora era stata sì un'addestratrice di cani, ed
anche colei che aveva addestrato personalmente Zeus! Ma non avrebbe potuto mai
convincere un cane feroce, ma fedele come il cane lupo
a rivoltarsi contro il suo padrone solo con l'addestramento! Ed inoltre, se il
movente fosse stato quello dei litigi continui, non ne avrebbe
neppure avuto materialmente il tempo, visto che i rapporti tra il signore e la
signora erano tesi solo da qualche settimana.
Un cane di quell'età poi, difficilmente perde gli insegnamenti ricevuti in
infanzia per riceverne di diversi, addirittura contrari!"
"Visto mamma? Il detective ti ha scagionato…"
La signora, che non aveva fatto altro che sventolarsi nervosamente col suo
ventaglio bianco e rosso, si sciolse in un profondo sospiro.
"Anche il signor Marini qui presente, aveva delle questioni in sospeso con
il povero professore… ma lui non è nemmeno un addestratore, né tantomeno un ipnotizzatore! Non avrebbe potuto fa rivoltare
il cane contro il suo padrone…"
"Allora, si decide a dirci chi sarebbe stato??"
- intervenne Manara insolitamente agitato -
"Nessuno di noi qui è un addestratore o sa usare l'ipnosi sui cani!"
"Con calma… adesso ci rimangono queste persone… un certo William Cavenaghi, il prof. Rooney e
Guido Manara, amico…diciamo "particolare"
del professore… il colpevole è tra questi tre miei cari amici…
Di nuovo lo stupore e la curiosità presero possesso di quella stanzetta. Conan chinò il capo, tirò un sospiro profondo
scuotendo il capo e si apprestò a concludere…
"Il colpevole è…
il professor WaylonRooney!
I presenti non fecero nemmeno in tempo a esprimere la loro incredulità che il
professore balzò in piedi fuori della sua poltroncina e ringhiò rosso di rabbia
contro il detective!
"Che sciocchezze sta dicendo Kogoro??? Come si
permette!!? Lo dimostri se ne ha le prove!" Il signor Manara lo prese cautamente
per un braccio, invitandolo a risedersi, e così fece il professore,
riacquistando un po' della calma persa.
"Tsk…ho anche perso gran parte della mia giornata che invece potevo
dedicare ai miei studi!"
"Sono proprio i suoi studi il movente, carissimo professor Rooney."
"C…come?"
"Il movente è questo. Lei aveva urgentemente bisogno di vincere quel
concorso soprattutto per il premio in denaro, che doveva essere destinato
interamente a nuove ricerche, ma lei lo avrebbe utilizzato per pagare i vari
debiti di gioco che aveva fatto in giro per l'Europa ed ora i creditori le sono
venuti a bussare alla porta tutti assieme e lei aveva
paura per la sua incolumità… ed eliminare il candidato numero uno al premio
finale le era sembrato il sistema migliore!" Rooney: Come si permette di fare simili affermazioni?
Io sono un onorato scienziato, non ho debiti con nessuno!!
"Posso dirlo perché fortunatamente sono riuscito a scoprire l'identità di
William Cavenaghi. Quando ho
iniziato a pensare seriamente che il colpevole potesse essere lei, mi sono
ricordato delle parole del professor Agasa, quando mi
aveva detto che per questo tipo di ricerche uno scienziato non lavora mai da
solo. Così è bastato rintracciare gli albi di qualche anno fa per vedere quale fosse lo staff che era assieme a lei nell'ultimo concorso
internazionale della scienza, contattare alcuni dei suoi colleghi che meglio la
conoscevano per sapere se ne avesse nel tempo cambiato qualche membro, e a quel
punto, ottenuta risposta negativa, ci fu semplice individuare dove cercare
quest'uomo."
"E allora? William era un mio assistente, che male c'è?"
"Hn… c'è che, messo alle strette, ci ha
consentito di fare un piccolo sopralluogo nel vostro studio dove abbiamo
trovato i numeri di telefono di alcuni dei suoi creditori che ci hanno
confermato tutto ciò. Abbiamo inoltre scoperto che tra loro ci sono molto
strozzini, gente spietata che non accetta ritardi nei pagamenti." Kogoro iniziò ad elencare alcuni nomi, ma il
professore lo interruppe ben presto.
"Ebbene sì…è vero." Confermò Rooney cedendo
all'evidenza. "Ma volevo che non si sapesse perché avrebbe macchiato la
mia professionalità di uomo di scienza! Vi giuro che
con la morte di Ricci non c'entro nulla!"
"Mi dica…perché Cavenaghi è andato a casa di
Ricci e si è informato sulle abitudini del cane…?"
"Penso che già lo sappia detective…"
"Sì, in effetti il suo assistente mi ha detto che
è stato mandato da lei per proporre una ricerca con altri suoi due colleghi per
la quale vi serviva il prof. Ricci, ed anche di documentarsi un po' sui suoi
cani… ma lo stesso Cavenaghi non ne capiva il
motivo…prego, ce lo dica lei…"
"Forse lei non lo sa, ma io sono allergico ai cani… dato che Ricci aveva
un bellissimo studio in casa sua pensavamo di condurre le ricerche lì, ma prima
volevo un po' documentarmi sul tipo di cani che c'erano senza andarci
direttamente! Fossero stati di quelli dal pelo corto non ci sarebbero
stati problemi!"
"E non poteva chiederlo al professore direttamente?"
"No, lui mi avrebbe senz'altro detto di non temere nulla, perché adora i
cani! Mi avrebbe anche mentito, era un tipo strano, lo sanno
tutti! Visto che comunque dovevo mandare il mio
assistente a proporre il gruppo di lavoro ho colto la palla al balzo per
informarmi riguardo i suoi animali."
"Papà per favore… basta, il prof. Rooney è
innocente!" intervenne Ran cercando di fermare
le accuse del padre, che a lei parevano ingiuste
"Innocente dici Ran? Ecco come sono andate le
cose…"
"Il prof. Rooney ha
pronta una scoperta sensazionale che gli potrebbe permettere di vincere il
premio della scienza. Non può assolutamente non vincerlo,
come detto ha problemi economici.
Suo grande rivale per questo premio è il povero Ricci,
che può soffiargli via l'unica speranza di sfuggire ai creditori che quasi
sicuramente lo avrebbero ucciso, e se non avesse fatto proprio questa fine, si
sarebbero presentati al suo cospetto con vendette trasversali tipiche di chi è
in questi giri…;
Ora il problema era: uccidere Ricci senza essere scoperti, far sembrare tutto
una fatalità…già, ma come?"
Tutti lo guardavano attenti, nella sua strana posa dormiente. Anche il Mahatma,
per la prima volta, si trovava ad essere lui lo spettatore di un uomo che sapeva
tenere incollata l'attenzione dei presenti.
"Ricci va in vacanza all'Elba e qui viene aggredito da quattro tizi. Dopo
la rissa accusa la puntura di un ago, ma dalle analisi non risulta
nulla. Ci vuol dire lei cosa c'era in quell'ago signor Rooney?"
"Assolutamente non lo so." Rispose duro l'uomo
"Non credo che non lo sappia, forse non lo ricorda… le rinfresco la
memoria. 5 anni fa lei arrivò quarto al concorso con un esperimento su un
liquido che poteva alterare il PH degli animali. Grande scoperta, che però non
le garantì la vittoria perché il prodotto era piuttosto grezzo ancora, aveva
una percentuale di successo di poco sotto il 60%… Dopo quel giorno lei non ne
parlò più, e tutti pensarono avesse abbandonato quel suo progetto…; In realtà,
come dimostra questo foglio sul quale lei stesso ha scritto un indirizzo per il
piccolo Conan, le sue ricerche in quella direzione
non sono terminate!
Dietro il foglio infatti, che lei ha strappato
inavvertitamente dal suo blocco degli appunti di studio del 2003, ci sono i
risultati delle ultime verifiche che davano una riuscita del cambiamento del PH
a livelli altissimi, quasi dell' 80% anche sugli umani!
"E cosa c'entra questo scusi! E' forse vietato proseguire le proprie
ricerche?" si alterò il professore;
"Mi ascolti. Il professor Ricci torna nella sua
casa, col suo bel PH della pelle cambiato… nessuno se ne accorge naturalmente,
come sarebbe possibile? Ma quella stessa sera Ricci è
morto, e io sto accusando lei, perché?" Ran: Già papà, perché?
Proseguì Kogoro…
"Il professore non aveva aria condizionata in casa, perché diceva che gli
faceva male. Inevitabilmente la notte sudava molto…l'estate romana è
caldissima, molto umida… così Ricci esce fuori a
prendere un po' di fresco… esce… tutto sudato…; mi risponda. Se
il ph della pelle cambia, cambia anche l'odore di una
persona? Mi risponda signor Rooney…
"No…non saprei…"
"E' molto strano che non lo sappia…lei professor Agasa,
cosa ne dice, cambia l'odore del sudore?"
"Sì detective Kogoro. Certo
che cambia."
"Già… il farmaco che per mezzo di quattro uomini, assoldati probabilmente
in cambio di quel poco di denaro che aveva da parte, era piuttosto subdolo.
Assolutamente innocuo. Ma aveva cambiato l'odore del
professore. Gli dava un odore completamente nuovo.
Ovviamente, nessun cane lupo avrebbe sopportato una cosa del
genere."
Tutti rimasero di stucco, gli occhi sbarrati. La
signora Ricci, che durante il racconto aveva seguito quasi
imperturbabile, scoppiò a piangere tra le braccia della figlia, anch'essa
visibilmente scossa. Ran si accostò loro per incoraggiarle. Rooney intanto, rimase al suo posto senza fare una
piega, con gli occhi accusatori di tutta la sala poggiati su di lui.
"Detective Kogoro…" ruppe i brusii il
commissario Delzeri "La sua ipotesi è molto
plausibile, davvero, anzi sono ormai convinto che sia andata come dice lei…ma
mancano le cosiddette prove "eclatanti".
"Lo so… ma in un omicidio come questo è
impossibile avere una prova eclatante…a meno che…"
"A meno che la prova eclatante non la fornisca l'assassino stesso…"
proseguì Rooney, alzandosi in piedi.
"ebbene sì… sono stato io. Se
fossi stato zitto avrei potuto quasi sicuramente fuggire alle accuse portatemi
dal detective Kogoro ma… ma quello che è successo non
mi avrebbe sicuramente più permesso di vincere il concorso, e perciò non avrei
potuto fuggire ancora a lungo dai creditori. Era vero che volevano fargli la
pelle, e lui gli aveva promesso che dopo questo concorso che avrebbe
sicuramente vinto, sarebbero stati tutti pagati!
E poi uno scienziato ha questo difetto. È estremamente
affascinato dall'intelligenza umana, così come è disgustato dalla stupidità.
Pensavo di essere stato geniale nel progettare un omicidio del genere, pensavo
all'omicidio perfetto, quello di cui nessuno ne avrebbe
potuto carpire nemmeno una piccola trama, nemmeno quelli che, a loro insaputa,
ne erano direttamente coinvolti, come Cavenaghi per
esempio, o i quattro aggressori… tutti erano all'oscuro di tutto, o conoscevano
solo una piccola parte che però gli sarebbe stata impossibile da ricollegare a
tutto il mosaico…
Ma di fronte all'astuzia e l'intelligenza di questo Detective… il mio delitto
perfetto è stato svelato in tutte le sue trame e i suoi connotati più
nascosti…di fronte a un uomo come questo io mi devo arrendere."
I due agenti si avvicinarono a Rooney e lo
ammanettarono, mentre Kogoro stava riprendendo
conoscenza. Conan uscì da fuori la tenda e incrociò gli occhi del
professor Rooney, che, chiedendo il permesso agli
agenti, si chinò per parlargli un pochino…
"E' stato davvero bravo il tuo amico detective…" gli disse
bonariamente, con un sorriso amaro il professore
"Sì, maledettamente bravo." Rispose Conan un po' sconsolato
"Non farò parola a nessuno della tua "trasformazione". Anche perché poi credo che ormai, nessuno creda più a ciò
che dico…"
"Grazie professore…"
"Purtroppo non ci sono altri in grado di proseguire i miei studi sulla
crescita… ero giunto a buon punto sai? Anche se in
realtà non ero così sicuro dell'efficacia dei risultati…"
"Immaginavo. Mi toccherà comprare i vestiti nei negozi per bimbi ancora
per un bel po'…"
"Se mi danno poco, magari quando esco ci possiamo
risentire."
"Si tratta di omicidio. Spero che quando lei esca io abbia
già risolto questo spiacevole problema."
Il professore sorrise, e poi fu quasi strattonato dai due agenti che lo
avrebbero dovuto portare in commissariato. Conan lo guardò andare via.
Con lui, sparivano anche i suoi sogni.
Si voltò a guardare Ran, che nella sala spiegava ad
un incredulo Kogoro di come fosse stato bravo a
risolvere l'ennesimo caso! Era così felice e sorridente… si morse le labbra al
pensiero che, ben presto, avrebbe dovuto darle un'altra delusione.
__________ GIORNO 10
Il giorno seguente, il decimo, riprese a piovere forte, ma i nostri lo
passarono girando come trottole tra Roma e Milano per i vari studi televisivi; Kogoro ed il suo incredibile fiuto avevano conquistato
l'Italia ed il detective, ridente e splendente come non mai, non si sottraeva
certo alle numerose interviste ed ai ripetuti flash dei fotografi.
Convinto che la sua fama avesse oramai conquistato mezzo mondo, progettava già
un viaggio in Oceania, per svelare magari il mistero di qualche "Kangaroo Killer", oppure in America, immaginando poi
di veder ben presto nei cinema qualche produzione
Hollywoodiana narrante le sue gesta!
"Ahahah! Mi piacerebbe essere interpretato da DenzelWashington!!!"
"Ma…Denzel Washington…è…è nero…"
tentò di spiegargli l'incredulo giornalista de "Il Messaggero", ma fu
vano, perché Kogoro non la smetteva di ridere
sguaiatamente, come un esaltato. Ma se lui era felice, gli altri tre della compagnia, chi per
un motivo chi per l'altro, nascondevano sotto una maschera sorridente, un
profondo dispiacere. Conan, come pure Agasa, era
dispiaciuto, affranto completamente.
La notte prima non aveva dormito, crogiolandosi riguardo al fatto se avesse fatto bene o meno a svelare l'identità
dell'assassino. Quel suo forte senso di giustizia, che gli aveva dato la forza
di portare avanti le indagini anche quando pareva chiaro che non esistesse
nessun killer, gli si era rivoltato contro come un coltello a doppia lama, ed
ora la ferita che gli aveva aperto bruciava da morire.
Si ripeteva, cercando di convincersi, che un uomo che uccide così
diabolicamente un collega, con la chiara intenzione di non lasciare traccia per
farla franca, e in base ad un movente, quello dei debiti ingenti, che non era stato certo il professor Ricci a creare, non meritasse
di restare impunito per l'egoismo di un ragazzo che, incredibilmente regredito
all'età di 7 anni, aveva nel professore-killer quell'unica, dannata, maledetta
possibilità di tornare normale!
Al suo dolore poi, si aggiungeva la tristezza e la rassegnazione di Ran.
Poco prima di addormentarsi, parlando confidenzialmente con Conan…
"Domani partiamo piccolo Conan… e probabilmente
lui, ancora una volta, non verrà…" parlava piano, non tanto per non
disturbare, quanto per non far trasparire troppo la sua tristezza.
"Parli di Shinichi?" chiese Conan fingendo
di non sapere, e mascherando la tristezza che gli stringeva il cuore.
"Sì… di quello stupido…!" aggiunse un po' arrabbiata, poi si girò nel
letto dando le spalle a Conan, che sospirò affranto.
Il piccolo chiuse gli occhi tentando di dormire, ma Ran
ne catturò di nuovo l'attenzione; sembrava stesse piangendo.
"R..Ran…"
"Quello stupido…stupido, dolce Shinichi!" mormorò tra i singhiozzi, e
asciugatasi gli occhi, tentando di fuggire i pensieri da quel ragazzo, si
addormentò.
__________ GIORNO 11
La sveglia suonò verso le 8:00 di mattina. Alle 13:00
si sarebbero dovuti presentare all'aeroporto, per il check-in dopodiché
sarebbero partiti per far ritorno in patria. Ran bloccò il suono fastidioso della sveglia e aprì
pigramente gli occhi.
Le tende, blu come l'oceano profondo, erano chiuse; tuttavia nella semioscurità
riuscì a scorgere il letto di Conan.
Lui non c'era, doveva essersi svegliato prima, e magari ora era in bagno.
Scese stancamente dal letto, infilò le pantofole e aprì le tende.
Il sole, lucente e brillante come nei primi giorni di vacanza, entrò
prepotentemente nella stanza, cacciando via l'oscurità e delineando
nettamente i colori e le forme degli oggetti, che nella penombra parevano
mescolarsi tra loro.
Spalancò così le finestre, e accolse con piacere l'aria fresca mattutina che le
soffiava lievemente sul volto, facendole ondeggiare i lunghi capelli castani.
Era il suo ultimo giorno in Europa.
Affacciata alla finestra che dava su una via del Corso quasi deserta a
quest'ora, guardava come il sole sembrava magicamente ridare nuova vita a un
paesaggio che nelle ultime giornate le era apparso così triste.
Chissà se il sole sarebbe tornato anche dentro di lei, per spazzare via le sue
ombre…;
Il suo sguardo si perse in lontananza, mentre i pensieri, leggeri come piume
d'angelo, le sfioravano la mente… pensava ai suoi giorni passati in Italia.
Solo una decina di giorni, ma quante cose erano successe! [già,
davvero parecchie… ndShinta]
La partenza improvvisa, inaspettata…; l'aver visto una cultura così differente
dalla loro, una città così bella, storica, affascinante…; e poi le giornate di
shopping tra i vari negozi, le cene a tavola assieme alle persone che aveva più
a cuore, l'incontro con Valentino, l'appuntamento a Piazza di Spagna…e poi…
Bruscamente interruppe i suoi pensieri, e lasciò la finestra per andare in
bagno. Conan non era nemmeno lì, probabilmente era già sceso
per la colazione, quindi Ran pensò che si sarebbe
dovuta dare una mossa.
Entrò in bagno, chiuse la porta e si sfilò… Ran: "Hey…non vorrai
per caso seguirmi anche qui vero???" Shinta: Ehm…^^;;;
Con un perfetto colpo di karate stese il povero
scrittore, che fu costretto a proseguire la narrazione dal momento in cui Ran scese per far colazione con gli altri.
* * * *
Si ritrovarono per l'ultima volta tutti attorno allo stesso tavolo, e
sembravano tutti quanti un po' nostalgici.
La musica di sottofondo che riempiva la stanza, a basso volume, non riusciva ad
allietare la malinconia dei partenti…
Persino Kogoro, che era stato per tutta la giornata
precedente la star nazionale, era triste perché non aveva potuto sfruttare come
avrebbe voluto tutta la sua fama!
Ogni qual volta la mattina si ritrovavano attorno a quel tavolo, parlavano
spensieratamente dei progetti per la giornata che era appena iniziata, e
questo, senza saperlo, li riempiva di grande gioia,
dava a ognuno la carica giusta per cominciare bene. Oggi che invece non potevano parlare di altro se non del
lungo viaggio in aereo, la mancanza di quelle chiacchiere fresche e leggere, si
faceva sentire terribilmente. Ran, che era scesa per ultima, lì trovò tutti già
seduti, anche se per rispetto ancora nessuno aveva toccato nulla del proprio
piatto.
Si recò al buffet per prendere qualcosa, ma mentre stava per sedersi si bloccò;
fu poco più di un attimo, ma se ne accorsero tutti,
tuttavia solo Conan capì…
"Che cos'hai Ran…?" chiese Kogoro incuriosito dallo strano comportamento della figlia.
"N…nulla papà, non è niente" le rispose sorridendo, e si sedette. Conan la guardò… con lo sguardo perso verso un punto
indefinito della stanza, Ran era immersa nei suoi
ricordi, e quasi si dimenticava di mangiare la sua colazione.
"Scusate…" una ragazza si avvicinò loro. La riconobbero subito, era
la ragazza dell'Hotel che sta alla reception.
"Sì, cosa c'è?" le sorrise bonariamente Agasa
"Siete voi i signori Mori vero?"
"Sì, siamo noi!" intervenne Kogoro con la
bocca piena! [che maleducato -.- ndShin]
"Allora la signorina Ran deve essere lei, mi può
seguire per favore?" disse sorridendo con gentilezza la ragazza guardando
la bella giapponese, che le rispose un po' sorpresa.
"Io? Ma perché scusi…?"
"Qualcuno ha lasciato una lettera per lei."
"Per me? Chi è stato?" il cuore prese a
batterle forte, fortissimo…
"Non lo so… ad un tratto me la sono ritrovata sul bancone… ma sulla busta
c'è il mittente, solo che non me ne ricordo il nome…"
"Va bene, vengo…" e scusandosi con gli altri si alzò per seguire la
ragazza.
"Non sarà quel Valentino…?" mormorò Agasa a
Conan, che per tutta risposta inarcò le sopracciglia,
stringendosi nelle spalle.
* * * *
Nella hall la musica si sentiva ancora più distintamente, e Ran
notò che c'era ancora la stessa canzone di quando era entrata al ristorante…;
stette qualche secondo ad aspettare che la ragazza trovasse la lettera, tra una
colonna di carte bianche…
"Eccola!" fece soddisfatta e la porse a Ran.
La busta era completamente bianca, nessun colore, nessuno
disegno, niente di particolare, escluso un piccolo "bozzetto" sulla
busta, come se dovesse contenere qualcosa.
Dietro, scritte con una calligrafia che conosceva bene, poche parole.
"Per la piccola Ran Mori.
Da Shinichi."
Le ultime note della canzone che aveva accompagnato Ran
durante la colazione, si stavano ormai spegnendo…
"And I will always
love you.
I will always love you.
I will always love you.
I will always love you. I will always love you."
Fine del capitolo 10
Il prossimo capitolo sarà praticamente il contenuto
della lettera di Shinichi a Ran.
Adesso tutti sapete chi è l'assassino e perché Conan
abbia reagito in quel modo, abbandonando così la possibilità di tornare grande.
Io probabilmente avrei scelto di tornare grande, ma il senso di giustizia di
Shinichi, la passione che da sempre ha per l'investigazione non credo
l'avrebbero portato a percorrere quella strada. Probabilmente avrebbe confidato
di trovare gli uomini in nero il prima possibile.
Spero che ciò non vi abbia deluso, ma davvero non me
la sentivo di farlo tornare grande e farla finire "disneyianamente"
bene.
Voglio dire… non l'ha ancora fatto l'autore, figuratevi se posso farlo io!^^
A presto per l'ultimo capitolo
Capitolo 11 *** Vorrei donarti la Luna, Ran... ***
11 - Eleven Days - capitolo finale
Vorrei donarti la Luna, Ran
ma forse non basterebbe per farmi perdonare,
per farti dimenticare che ancora una volta ti ho fatto una promessa
che poi invece non potrò mantenere.
Ti avevo chiesto di fidarti di me, mentre invece sono ancora qui a
chiederti scusa,
costretto a dirti tramite un pezzo di carta, senza poterti guardare in
quei tuo occhi dolci e grandi,
che non ci potremmo incontrare presto come ti avevo promesso.
Forse in questo monento mi starai odiando con tutta te stessa,
forse starai piangendo lacrime di tristezza, o di rabbia,
starai magari maledicendo il mio nome...
Ne avresti tutte le ragioni Ran,
mi sento così in colpa con te...
Forse non riusciari a capirlo, ma se ancora una volta siamo costretti
a separarci,
non lo faccio perchè non ti considero una persona importante per
me,
o perchè ti metto in secondo piano rispetto ad altre cose...tutt'altro.
Ran, tu per me sei la cosa più importante del mondo,
sei il primo battito del mio cuore, l'angelo che mi è stato vicino
per così tanto tempo
e del quale mi sono innamorato, talmente tanto che farei qualunque cosa
per proteggerti,
anche andare contro la mia stessa felicità.
Vorrei donarti la Luna,
perché tu non possa né voglia mai dimenticarmi,
perché tu sappia che prima o poi un giorno tornerò da te,
e allora niente potrà separarci, nessuna cosa.
Vorrei sognare le nostre giornate in riva al mare,
sentire i tuoi lunghi capelli mossi dalla brezza spandere il loro delicato
profumo,
vedere le onde riflettersi lucenti nei tuoi splendidi occhi, invidiando
il sole che coi suoi raggi ti carezza la pelle...
Sedermi accanto a te sulla sabbia a fissarti ore e ore, perdermi nel tuo
sorriso,
sfiorare le tue labbra morbide con le mie, mentre il grande astro va a
perdersi tra i flutti in lontananza,
conferendo al cielo mille tonalità fantastiche.
Vorrei prenderti per le mani, guardati in viso, e senza paura,
senza timore di essere poi smentito, giurarti che non scomparirò
più.
Vorrei donarti la Luna,
perchè credo che un giorno tutto questo sarà possibile,
se tu ancora mi vorrai,
se dopo le lunghe e faticose giornate a Tokyo avrai tempo per affacciarti
alla finestra della tua stanza
e vedendo la Luna avrai una lacrima per me, che sei la stella più
luminosa del mio cielo ;
il mio cielo così ancora troppo scuro che non voglio ti avvolga
affievolendo il tuo splendore.
Vorrei donarti la Luna,
ma forse sarebbe inutile e non te ne faresti niente.
La tua stanza è troppo piccola per contenerla, mentre il tuo cuore
è così grande che finirebbe col perdervisi.
Il tuo cuore è davvero grande piccola Ran, e a volte mi sento stupido
perchè ho il sogno di poterlo avere tutto per me,
ma finchè conserverò nel mio le tue parole di quella giornata
a Roma (e credimi lo farò per sempre), combatterò con tutte
le mie forze
affinchè la Luna che volevo donarti, trovi la sua parte mancante.
Solo, aspettami ancora, ti prego,
aspettami amore mio.
Shinichi
Aveva riletto quella lettera per la centesima volta, e sulle labbra sentiva
ancora vivo il sapore del sale.
Lo avrebbe aspettato ancora, l'avrebbe fatto perchè lo amava, e
perchè questi giorni in Europa gli avevano fatto capire che per
lei non c'era nessun altro.
Il segnale di "allacciate le cinture" si spense, oramai erano
arrivati.
Fuori dal finestrino le mille luci e le insegne della città che
non dorme mai brillavano nell'oscurità, ben presto tutti sarebbero
tornati alle loro vite di sempre.
Oramai stavano per atterrare, e Ran ripose i fazzoletti e il burro di
cacao nel marsupio, dal quale spuntava fuori la busta della lettera di
Shinichi.
Per tutto il tempo non aveva riposto il foglio sul quale il giovane detective
aveva scritto quelle parole dolci e amare, ma l'aveva tenuta stretta al
petto, o ben salda tra le dita, avendo forse paura che anche quella, tutto
d'un tratto, potesse sparire.
Estrasse la busta per infilarci finalmente la lettera di Shinichi, quando
si accorse che conteneva qualcosa, tenuto attaccato all'interno della
busta con del nastro adesivo.
Fissò l'oggetto per un poco, poi raccolse col dito la sua ultima
lacrima, che bagnò quelle labbra increspate in un dolce sorriso,
e ripensò alle ultime righe scritte dal ragazzo.
Ad aspettarli c'erano i piccoli Jenta, Mitsuiko e Ayumi, e Sonoko, la
migliore amica di Ran, che la aspettava a braccia aperte.
Lei le corse incontro felice, mentre sul petto saltava brillando una catenina
che aveva comprato pochi giorni prima, dalla quale pendeva un bellissimo
ciondolo.
Era una mezza Luna d'oro, di quelle che si vendono a coppia agli innamorati,
che devono possederne una metà ciascuno affinchè possano
riunirsi il più presto possibile.
Era la Luna, che Shinichi le voleva donare.
11 - ELEVEN DAYS - FINE
Postfazione.
Cavoli... non ci credo... è finita! ç___ç Sono commosso,
davvero... un pò mi spiace.
Scrivere questa storia mi è piaciuto tantissimo, e mi ha fatto
apprezzare sempre maggiormente una serie che già amavo.
Inoltre mi ha fatto imparare tante cose, per esempio ho visto che il capitolo
che è stato più letto e apprezzato è stato quello
dove Ran e Shi si incontrano e vanno nella stanza d'albergo, e che invece
quelli meno letti sono stati quelli riguardanti prevalentemente o unicamente
il giallo.
Vorrei concludere ringraziando uno per uno tutti quelli che si sono fatti
sentire con me al riguardo di questa mia storia, la più lunga che
ho mai scritto, inviandomi i loro commenti e i loro pareri. Grazie con
tutto il cuore a Estel, Chronos, -lixi-, Wilwarind, Hermychan, Ottavia,
Naco-chan, Moki-chan, Giucchan, Sweetchiara, Akemichan, : (si è
firmato/a con due puntini...^^'), Jeji-chan, Hoshii, Ran84, Aenea, Saya,
Pan_z e Saki, tutti in ordine sparso!
Ah, non devo dimenticarmi di dirvi da chi ho preso spunto per il giallo!
Il giallo sul quale mi sono basato si intitola "La strana droga del
Dottor Caber", di un certo Lord Dunsany, miniracconto di 4 pagine
che ho letto in una raccolta intitolata "Codice n. 2" di Alfred
Hitchcock, edito per la collana "Giallo Junior" della Mondadori.
La storia partiva dal domanda che si pongono alcuni amici che discutono,
sul fatto se sia possibile compiere il delitto perfetto, che non lasci
nessuna traccia; così uno di questi racconta la storia di questo
dottore, che utilizza il metodo del farmaco per far cambiare l'odore (con
tanto di puntura di ago durante una rissa) su di una spia della CIA (o
del KGB, non mi ricordo^^;), tutto qui.
Con questo direi che è proprio tutto tutto, spero che quest'ultimo
capitolo non vi abbia deluso, e vi ringrazio ancora tantissimo (verrei
a ringraziarvi tutti di persona!) di aver seguito le vicende di Conan,
Ran, Kogoro e Agasa sino a qui.
Grazie a tutti!