This is the life of a Grimm/ La storia di una Grimm.

di Eliosa
(/viewuser.php?uid=525822)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. They are among us/ Sono fra di noi. ***
Capitolo 2: *** Un allenamento piccante ***



Capitolo 1
*** 1. They are among us/ Sono fra di noi. ***


Only she could see what no one else can, the darkness inside… the real monster within… and she’s the one who must stop them. This is her calling. This is her duty. This is the life of a Grimm. (citazione adattata dalla serie)

 

Sono nascosti fra di noi, parlano, camminano, sorridono come noi, ma ricordatevi che non sono come noi. No, non mi riferisco ad alieni o cose del genere, più semplicemente sto parlando di una varietà di razze diversa dalla nostra che i miei antenati chiamavano Wesen.

Non so da quanto siano tra noi, ne da dove provengano, quello che posso dirvi è che sono in grado di celare la loro vera forma, beh, questo non sempre, forti emozioni come rabbia, paura, tristezza possono tradirli. Io posso vederli, io devo fermarli.

 

Sto correndo con il fiato in gola, le mie gambe si muovo velocemente ed io spero di non inciampare. Arrivo di fronte alla porta, la apro e mi fiondo nella stanza.

"Mammaa! C'è un mostro sotto il mio letto" grido tra le lacrime mentre stringo il mio orsacchiotto preferito.

Dal grande e soffice letto si alza la mamma. "Andiamo a sistemare questo mostro" dice con sicurezza.

Le prendo la mano ed insieme torniamo nella mia cameretta "Hai paura?" mi chiede guardandomi negli occhi. Scuoto la testa "No, c'è la mamma con me." dico sicura.

"Ellie, non devi avere paura nemmeno quando la mamma non c'è, altrimenti spaventerai anche il tuo peluches" mi sussurra convincente ma con tono di leggero rimprovero. Annuisco, so che la mamma ha ragione, devo diventare forte e superare le mie paure per proteggere il piccolo ed indifeso Bubu. Lascio la mano della mamma e mi avvicino al letto, ho ancora un po' di paura a dir la verità, ma la mamma mi guarda e voglio renderla fiera. Stringo a me Bubu e avvicino la manina tremante alle lenzuola; decisa le sollevo all'improvviso urlando "Via mostro!" scoprendo che non c'era più nulla sotto il letto.

Stupita mi giro verso la mamma che mi guarda con amore e soddisfazione "Brava tesoro, tu puoi sconfiggere qualunque mostro".

 

La pioggia che picchietta sulla vetrata mi riporta alla realtà giusto in tempo per vedere il mio "guardiano" avvicinarsi al mio tavolo con due bicchieroni di caffè.

"A cosa pensavi?" mi chiede con sguardo interrogativo "Niente di importante" rispondo vaga allungando la mano verso la mia colazione. Lui allontana il bicchiere

"Beh, questo è un vero peccato visto che non offro la colazione alle ragazzine acide" dice abbozzando uno dei suoi irresistibili sorrisi sarcastici. Odio quando fa così, mi sfida, mi stuzzica e mi fa impazzire. Non so se siano gli ormoni ma io odio quest'uomo e allo stesso tempo... beh allo stesso tempo provo sentimenti contrastanti.

"Non sono una ragazzina" rispondo atona, lui sorride vittorioso "Non neghi di essere acida però..." mi fa notare. Lo odio, e quello che odio di più è che per me è irresistibilmente affascinante. Guardo la strada fintamente annoiata "E tu non stai migliorando il mio umore". Lo sento ridere, sposto il mio sguardo su di lui che alzando le mani in segno di resa afferma "Hai vinto tu, mettici tanto zucchero, magari quello aiuta". Si passa una mano tra i capelli e borbotta tra se "Certo che voi adolescenti siete intrattabili". In quel momento si avvicina una cameriera sorridendo civetta "Posso portarle qualcos'altro?" chiede sporgendosi volutamente per lasciarci -o meglio lasciargli- vedere il suo reggiseno di pizzo rosso. Ian gentilmente scuote la testa ringraziandola. Torno a fissare i passanti,"Disgustosa" penso ad alta voce, quando ormai la gallinella si è allontanata. "Cercava solo di essere gentile" dice Ian esasperato. Mi giro fingendo di pensare "No..." faccio un po' dubbiosa, annuisco e continuo sarcastica "credo che cercasse solo di entrare nei tuoi pantaloni" affermo sicura. Abbozza un sorrisetto malizioso "Sei gelosa per caso?". Oh, se pensi che ti dia questa soddisfazione ti sbagli di grosso mio caro, faccio spallucce "Puoi divertirti con chi ti pare, ma se il tuo genere è quello..." "Beh lasciatelo dire, non hai buon gusto" concludo con un finto sorrisetto. Scoppia a ridere "Sei una peste" afferma. Nascondo il mio sorriso nella tazza e sorseggio il mio caffè.

Ian è davvero un bell' uomo, qualsiasi ragazza ne rimane affascinata al primo sguardo, alto, snello, muscoloso nei punti giusti, un sorriso illegale e dei vispi occhi blu.

Provo una grande riconoscenza verso di lui che ha lasciato tutto per venire a prendersi cura di me dopo la morte dei miei genitori. Morti in un incendio, questa è la versione ufficiale ma quell'incendio è stato appiccato solo dopo la loro morte. Lo so perché ho visto come la loro testa veniva separata dal loro corpo mentre cercavano di scappare o meglio mentre cercavano di allontanare il loro assalitore dal mio nascondiglio.

Due anni fa, avevo 15 anni quando smisi di essere una ragazzina spensierata. Avevo 15 anni quando giurai vendetta. Avevo 15 anni quando cominciai a vedere cose strane nella gente. Avevo 15 anni quando Ian cominciò a prendersi cura di me.

"Spero tu non sia così distratta anche durante l'allenamento, ragazzina" dice risvegliandomi nuovamente dai miei pensieri. "Tranquillo ti farò tornare a casa dolorante, vecchietto" rispondo a tono. Guardo l'orologio 8,40 iniziavo dieci minuti fa lezione, mi alzo di scatto e prendo il mio zaino "Perché non mi hai detto che ero in ritardo?!" gli chiedo frustrata. "E perché perdermi tutto il divertimento?" dice lui sorridendomi angelico. Irritata lo minaccio prima di uscire di fretta dal Caffè "Questa me la paghi, vecchiaccio." ed inizio a correre per la strada cercando di minimizzare il mio ritardo. 
 

Per fortuna non sono una liceale qualunque e questo ha anche dei vantaggi, come non arrivare sudata come un calzino dopo quattro chilometri di corsa.

Difronte alla porta della mia classe busso lievemente ed entro senza titubanza nonostante il ritardo, come accenno delle scuse vengo interrotta ma non dal mio consueto professore.

“Buongiorno… signorina?” inizia il professore cercando nel registro qualche sorta di suggerimento “”Eleanor Shane” affermo decisa aggiungendo in ritardo un “… professore.” fa cenno con la testa di avermi trovata “Dovrei segnarle il ritardo, ma visto che è il mio primo giorno, chiuderò un occhio” afferma l’uomo sulla quarantina. “Comunque come ho appena accennato ai suoi compagni, sono il Signor Mauz” annuisco titubante… quando arriva la parte in cui mi fa sedere al mio dannatissimo posto?! Come se avesse letto la mia esitazione, goffamente aggiunge “Oh, si, che sbadato, prego si accomodi”. Mi siedo al mio posto in un certo senso felice di essere a scuola… eh si in un certo senso non mi dispiace venire in questo postaccio perché almeno dà qualche tocco di sana normalità alla mia vita, per quanto passi comunque la maggior parte del tempo svogliata o distratta. Il professore inizia a preparare la lezione ma qualche ragazzo comincia a lamentarsi che il primo giorno non si dovrebbe fare lezione, mettendo il professore in difficoltà. I miei compagni iniziano a parlottare tra loro e faccio appena in tempo a godermi la mia dose di normalità quando fa la sua comparsa la nostra preside, una donna mestruata perennemente o forse peggio, perennemente in menopausa… insomma la classica donna sulla cinquantina, frustrata che cerca di rendere la sua vita migliore rendendo un inferno quella degli altri. Mi azzarderei perfino a definirla più spaventosa di un Spinnetod, che in tedesco significa ragno della morte, insomma non solo è una creatura che inietta un potentissimo acido nelle loro vittime liquefandone gli organi di cui ovviamente poi si nutre ma sono anche ragni, ragazzi ragni. Mi viene il disgusto solo a pensarci e so che mi verrà automaticamente anche ogni volta che d’ora in poi rivedrò la preside…

Con la sua comparsa la classe sprofonda in un silenzio tombale.

“Allora signor Mauz come sta andando il suo primo giorno?” chiede arcigna la signora, con tono inquisitorio ma senza dare al povero professore nemmeno il tempo di rispondere alla sua domanda ovviamente retorica “Qui non siamo alla sua vecchia scuola e quindi non ammetto atti di insubordinamento nei confronti dei professori, quindi se vuole rimanere con noi spero sia in grado di tener a bada i nostri ragazzi, la creme della creme. I miei ragazzi sono i più educati del paese e non dovrebbero dare filo da torcere nemmeno ad uno come lei, ma non serve che le ricordi cosa succederebbe in caso contrario, giusto?” ed ecco che vedo la mia oasis di normalità prosciugarsi come una goccia nel deserto del Sahara quando vedo il viso del professore, spaventato dalle minacce della preside cambiare forma in quello di un ratto, o meglio di un Mauzhertz… dentro di me scoppio a ridere ma come può quel professore essere tanto schiocco Dio mio! Quel suo cognome è come un cartellino con scritto “QUI UN WESEN” a caratteri cubitali, cartellino leggibile solo da noi Grimm, ovviamente. Tuttavia, normalmente i Mauzhertz sono pressochè innoqui e indifesi e come scrisse un mio antenato Grimm: No one writes about them, indeed they never do anything worth writing about. Ossia non occupano grande spazio nei libri dei Grimm perché in genere non rappresentano alcuna minaccia per noi umani.

Beh, per quanto riguarda il mio nuovo professore credo di essere preoccupata più che altro per lui, sperando che il topo non finisca nelle fauci di quella strega della mia preside.

Finite le lezioni vengo fermata da Matt, il mio ex ragazzo, che ovviamente ho cercato di tenere il più distante possibile dopo aver capito di non essere proprio il prototipo di ragazza normale. Matt è il ragazzo più dolce che conosca e non vorrei per nessuna ragione al mondo che gli capitasse qualcosa di brutto, e credetemi nella vita di un Grimm di cose brutte ne capitano, io ne sono la prova vivente, così come lo è stato mio padre. Non riesco ancora a capire come mia madre abbia potuto coinvolgere nella sua vita l’uomo che ha amato, un normalissimo uomo, sapendo il rischio che avrebbe corso, ne come abbia potuto mettere al mondo un bambino… Non sono arrabbiata con lei, ne giudico le sue scelte, solo non capisco cosa l’abbia spinta a farsi una famiglia nonostante tutto.

“Ehi Ellie” mi ferma Matt, con tono più gelido che riesco a fingere rispondo al suo caloroso saluto con un semplice “...Matt...”. Non capisco come abbia ancora la forza di parlarmi dopo tutta la freddezza che gli mostro… mi spezza il cuore trattarlo in questo modo ma se questo è l’unico modo per saperlo al sicuro non ho intenzione di vacillare. “Eric mi ha riferito che sei arrivata in ritardo stamattina, adesso inizi a divertirti senza di me o Jinny?” “Problemi?” ma Matt è deciso e non si scoraggia “Eddai potevi invitarci in nome dei buon vecchi tempi” si certo potevo invitarvi ad inseguire e decapitare un incredibilmente stupido Ziegevolk, un uomo-capra che in sostanza seduce le donne rilasciando dei feromoni che stimolano mangiando rospi(o cosi ho letto). Ah, incredibilmente stupido perché questo geniale wesen ha provato a sedurre proprio una Grimm… ovviamente accorgendosene leggermente in ritardo, quando convinto di potermi “aggiungere” alla sua collezione di donne rapite, ho rivelato la mia identità con una bella pugnalata al cuore, lo stesso organo con cui il dongiovanni si era divertito a giocare, solo che questa volta era il suo. Teatrale? Forse ma se aveste visto come aveva ridotto quelle poverette, in gabbie piccolissime continuamente drogate e tenute come animali, vi sareste pentiti di avergli concesso una morte così rapida.

Ovviamente a Matt non posso raccontargli della mia “divertente serata”.

“I buon vecchi tempi sono finiti, Matt ” continuo “e puoi dire al tuo amico di farsi gli affari suoi” il ragazzo di rabbuia “Non capisco perché ti comporti così?!” “Sono un caso perso lasciami stare” ribadisco e faccio per andarmene ma mi prende per il braccio “Non posso, El” sussurra fissandomi con quei suoi dolcissimi occhi nocciola, questo fa più male a me che a te, fidati Matt. “Sono sicura che il bel quarterbeck della scuola non abbia così tanta difficoltà a trovare una ragazza da scopare” sparo, acida e volgare sottraendomi dalla sua presa, mi guarda questa volta ferito “Pensi sia per questo? Sul serio per una scopata?!” scrollo le spalle mentre muoio dentro, lui continua “Senti se vuoi chiuderci fuori dalla tua vita è una tua scelta, non so cosa abbiamo fatto di male ma non puoi chiudere fuori tutto il mondo! Eric cerca solo di esserti amico visto che tieni tutti i tuoi compagni a debita distanza” mi preparo mentalmente per il colpo di grazia perché so che questo metterà fine alla conversazione e probabilmente ad ogni altro tentativo di Matt… “Senti, una mamma l’ho avuta, è morta ma non ho bisogno di un’altra.” non voglio nemmeno vedere la sua espressione dopo questa mia cattiveria, mi allontano con gli occhi lucidi senza farmi vedere e torno a casa con il cuore spezzato.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un allenamento piccante ***


Cap 2 Un allenamento piccante


Come entro in casa, appoggio lo zaino e mi si avvicina un irresistibile Ian con tanto di grembiulino che, nonostante l’umore sotto i piedi, non posso che trovare irrimediabilmente sexy. “Allora, migliorata la giornata?” mi limito a guardarlo e lui capisce al volo “Hai voglia di parlarne?” “No, non ho voglia di niente” cerca di dissuadermi “Neanche del mio fantastico riso alla cantonese?” “Ho cambiato idea Ian, ho voglia di sfogarmi” abbassa la testa rassegnato “Non mangi niente prima?” scuoto la testa decisa, ho bisogno di sgranchirmi, di combattere e spegnere il cervello. Lo vedo togliersi il grembiulino e fare cenno verso il boschetto dietro casa. Non serve che mi cambi dal momento che ormai il mio outfit è sempre sportivo e sempre accompagnato dalle mie fedelissime nike, giusto per essere pronta ad ogni evenienza... e con questo mi riferisco ad improvvisi attacchi da parte di Wesen o nel peggiore dei casi da “visite” a sorpresa da qualche Reapers che per farla breve sono Wesen a cui noi Grimm non piaciamo molto… e credetemi quando vi dico che la cosa è reciproca… o per lo meno lo diventa quando questi cercano di staccarmi la testa con la loro falce.

Mi dirigo verso il nostro usuale “ring” e mentre aspetto che compaia Ian comincio a scaldare ogni muscolo del mio corpo per prepararmi al meglio per lo scontro, il mio avversario infatti non ha di letale solo l’aspetto fisico. E’ agile ma allo stesso tempo con una forza incredibile per un umano, è molto logico e anche durante un combattimento è in grado di analizzare, studiare e prevedere le mosse dell’avversario. Insomma non potrei chiedere insegnante migliore dal momento che in ballo c’è la mia stessa vita. Sono conscia che abbia ancora molto da insegnarmi ma per lo meno quello che sono riuscita ad imparare mi ha tenuto in vita fino ad ora.

Il rumore di un ramoscello lo tradisce ma fingo di non accorgermene per avere l’effetto sorpresa e penso a come farlo cadere nella mia trappola.

Continuo nel mio stretching, divarico le gambe e scendo con la schiena, una posizione sfavorevole per me se non fossi certa che il mio bel pesce abboccherà senza esitazione, si forma un sorriso sulle mie labbra non appena percepisco uno spostamento d’aria alle mie spalle e il rumore delle foglie sotto i suoi piedi.

Velocemente sferro un calcio mentre mi volto mantenendo la schiena bassa per dare più slancio al colpo. Prontamente riesce a parare il mio calcio ma noto un’espressione di piacevole sorpresa sul suo volto coronata da un sorriso compiaciuto. “Doveva essere una trappola?” mi chiede ironico “Doveva essere un attacco a sorpresa?” rispondo decisa con il suo stesso tono giocoso. Ride “Pensi di poter battermi mocciosa?” batterlo? No di certo, ma tenergli testa per poi venir sconfitta abbastanza decorosamente… quello potrei riuscirci.

Comincio a sferrare una serie di pugni, uno dietro l’altro, che ovviamente schiva e para tutti e comincio a sentire la razionalità scivolare da me per lasciar spazio all’istinto. La mia mente finalmente si svuota da ogni preoccupazione e pensiero, i miei sensi sensibili ad ogni odore, rumore ad ogni sua minima esitazione, al suo battito e al suo respiro.

Come vedo arrivare il suo pugno mi sposto, e mi accuccio per evitare il secondo ma sono in posizione di svantaggio e cerco di rimediare puntando alle sue gambe. Lui l’ha previsto e indietreggia appena in tempo, lasciando il mio calcio a fendere l’aria. Mi rialzo in fretta e mi metto in posizione, sull’attenti entrambi aspettiamo la mossa dell’altro, ma sono troppo impaziente e mi fiondo in avanti. Mi accorto tardi di avere il fianco scoperto, mi colpisce e trattengo il respiro per il dolore. Non mi faccio distrarre e riesco a parare il secondo colpo, questa volta è lui scoperto sul lato destro. Sferro un calcio poco potente ma rapido e riesco a colpirlo a mia volta, sorride come se non fosse nulla e con un calcio finisco contro un albero. Impreco, errore da dilettante, mi sono distratta. L’impatto con la corteccia non è dei migliori e mi lascio sfuggire un gemito, ora sono incazzata e il gemito diventa ringhio. In apnea mi fiondo su di lui, alla cieca e finisco nuovamente contro un albero ma questa volta a farne le spese è il mio braccio. Merda. Pensa Eleanor, pensa. Mi metto sulla difensiva aspettando che mi attacchi nuovamente, so che non lo farà aspetta che mi getti io stessa sulla sua tela. Questa volta rifletto e non mi lascio sopraffare dalla rabbia, con lui non funziona, riesce a leggermi dentro e prevedere le mie mosse quindi provo con la logica. Gli attacchi frontali sono inutili, ma lui se li aspetta da me. Ho un piano, fingere.

Imito il ringhio di prima e mi fiondo su di lui con lo stesso schema, se non che prima che mi colpisca mi accuccio, gli passo tra le gambe e sono alle sue spalle. L’ho colto di sorpresa e non me la lascio sfuggire questa occasione. Lo abbraccio da dietro… beh abbracciare è un parolone, non immaginatevi un abbraccio sdolcinato da commedia romantica, con abbraccio intendo il mio braccio attorno alla sua gola… Mentre sto per colpirgli la gamba per farlo piegare e concludere il combattimento, Ian ribalta la situazione, ribaltando anche me in effetti. Mi catapulta in avanti e mi trovo nella stessa posizione di prima, solo che sono io quella abbracciata ora. Provo a divincolarmi senza successo, lascio sfuggire qualche lamento di frustrazione ma non c’è verso. Sono in trappola. Non ho la sua stessa forza e da questa posizione non riesco a far nulla. Mi trovo in un’ impasse. Allenta la presa che diventa più giocosa “Scacco matto” mi sussurra all’orecchio con un tono strano che mi fa eccitare all’istante. La mia temperatura corporea sale e perdo l’uso della parola. “Se avessi avuto un arma...” sempre sussurrando, pensa poi continua “mm… si penso che ti avrei colpita qui...”.

Con la mano sfiora il punto dietro la schiena, chiudo gli occhi mentre sento delle scosse partire da dove mi sfiora ed emetto un gemito di piacere. D’un tratto tutto finisce, mi lascia e si allontana. Mi schiarisco la gola e fingo di non aver appena intravisto le porte del paradiso. Mi volto dopo aver ripreso contegno e noto che il suo volto è strano, forse leggermente scosso. Eleanor tirati fuori da questa situazione imbarazzante e alla svelta! Sorrido come se nulla fosse “Credo che ora mi sia proprio venuta fame!” cerco di dire allegra e spensierata ma il suo viso non si rilassa, si schiarisce la gola e con voce roca mi comunica che va a farsi una doccia. Annuisco mentre si volta e si incammina verso casa mentre cerco di nascondere le emozioni che cercano di uscire prepotenti. In primis la paura. Impreco. Finora ero riuscita a celare la mia attrazione per lui, che credevo per lo più infatuazione. Cercavo di giustificarmi pensando di confondere quella che era riconoscenza con un’ interesse di altro genere… ma oggi, mentre mi toccava il mio corpo ha perso ogni sua funzione normale. Ora ho paura di perderlo, che questo mio gesto lo porti ad allontanarmi, ad abbandonarmi… Diamine è il mio guardiano che mi vede solo come una ragazzina e che si diverte a prendermi in giro ed io sono solo una stupida adolescente in preda agli ormoni!

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3642542