Supernatural

di AllisonHermioneEverdeen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno - l'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Capitolo due - rimpatriata e chiarimenti ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre - chiarimenti e promesse ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro - primo contatto, conseguenze e domande ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque - attacchi a sorpresa, domande e promesse ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei - vicoli ciechi, strani indizi e fantasmi sotto steroidi ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette - domande su domande, nuove conoscenze e l'inizio dei guai ***
Capitolo 8: *** Capitolo nove ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto - avvelenamenti, fantasmi impazziti e il potere svelato ***
Capitolo 10: *** Capitolo diec - nuovi indizi, il punto della situazione ***
Capitolo 11: *** Capitolo unidici - un tuffo nel passato ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici - un tuffo nel passato, seconda parte ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici - discussioni ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici - sorprese sgradite ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici - discussioni, piccoli crolli ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno - l'inizio della fine ***


Capitolo uno



- Hai un altro caso per me? -. Ormai era quella la domanda che Liv proferiva ogni giorno. Bobby alzò lo sguardo dai ritagli di giornale che stava leggendo.
- Buongiorno anche a te - disse. La ragazza si sedette alzando gli occhi al cielo.
- Buongiorno Bobby... hai un altro caso per me? -. Bobby bevve un altro bicchiere di vodka e rivolse l'attenzione a Liv.
- Quanto ore hai dormito questa settimana? Due, tre? - Liv sbuffò, ma lui non si fece scoraggiare. - Sono quattro mesi che non mi parli se non per avere nuovi casi... dormi male e poco, salti i pasti, quando non sei a caccia ti rinchiudi nella tua stanza in uno stato quasi catatonico... ti rendi conto che non puoi continuare così? -. Liv alzò gli occhi sull'uomo che considerava come uno zio. Il suo volto incorniciato dai capelli biondi era pallido, aveva due occhiaie da far paura e gli occhi verdi arrossati.
- Giusto, hai ragione: ricomincierò a piangere tutto il giorno, ci abbraccieremo e staremo tutti meglio, ed io e Sam... no, aspetta, se n'è andato secoli fa dopo che non siamo riusciti a riportare in vita Dean- lo guardò negli occhi, e Bobby potè leggerne tutta la disperazione e la rabbia. - Non c'è un modo per farmi stare meglio, Bobby, ma il lavoro evita che ci pensi troppo... perciò, hai un altro caso per me? -. Bobby sospirò e le porse i ritagli di giornale.
- Una donna è stata trovata morta nel suo appartamento: non c'è traccia dell'arma del delitto, porte e finestre erano sigillate... la polizia ha trovato tracce di zolfo sul davanzale - spiegò.
- Demoni, - lo sguardo di Liv si era oscurato. La ragazza si alzò in piedi. - E' un caso semplice, sarò di ritorno entro sera... prendo in prestito una tua auto -.
- Vai e divertiti - ironizzò Bobby riempendosi l'ennesimo bicchiere di vodka. Liv sospirò ma lasciò perdere: non era certo la persona più adatta per dirgli come doveva comportarsi per affrontare il lutto.
Bobby sentì la ragazza sistemare le armi nel bagagliaio e partire. Scosse la testa: Liv era cocciuta come un mulo, erano quattro mesi che si chiudeva in sè stessa rifiutandosi di accettare la morte di suo fratello. D'altro canto, la morte di Dean era stata un duro colpo per tutti.

Subito dopo che Liv se ne fu andata, il telefono di Bobby squillò. L'uomo rispose.
- Si? -
- Bobby -. La voce risultava familiare, ma non poteva essere...
- Si, chi parla? -
- Sono io-
- Io chi? -
- Dean -. Senza pensarci un attimo, Bobby riattaccò. Era furente: che razza di scherzo!
Di nuovo, il telefono squillò. Arrabbiato, l'uomo non diede tempo allo sbruffone dall'altro capo di accampare il suo scherzo stupido.
- Chiunque tu sia, non è divertente: richiama e ti ammazzo! -.
E riattaccò.
Il telefono non squillò di nuovo, per fortuna, così Bobby si mise a sistemare i ritagli di giornale del caso di cui si stava occupando Liv: poteva dare per scontato che l'avesse già risolto... Liv odiava a morte i demoni per tutta la faccenda di Dean, perciò non c'erano dubbi che avrebbe fatto fuori quel figlio di puttana in poche ore.
Quando finalmente Bobby finì di sistemare i ritagli di giornale, qualcuno bussò alla porta. " Wow, è stata davvero veloce questa volta " pensò Bobby. Liv aveva superato se stessa... Ma quando aprì la porta, di fronte a lui non c'era Liv, bensì Dean.
Bobby rimase paralizzato ad fissarlo; il ragazzo intanto fece un mezzo sorriso.
- Sorpresa - disse.
- Non... non ci credo- sussurrò l'uomo: non era vero, non poteva esserlo... Dean fece un passo avanti: era sporco di terra e aveva le labbra screpolate.
- Non ci credevo neanche io - affermò - Ma eccomi qui -. Bobby indietreggiò e cercò a tentoni il coltello d'argento sul mobiletto dietro di lui. Lo afferrò e si lanciò all'attacco di quel dannato demone, mutaforma o qualunque altro mostro che aveva preso le sembianze del suo figlioccio. Dean schivò il colpo, afferrò il braccio di Bobby e lo bloccò dietro la schiena.
- Bobby...! - provò a dire, ma l'uomo lo colpì in faccia con il braccio libero facendolo indietreggiare in sala.
- Bobby! Sono io! - esclamò questo.
- Come no! - ribattè l'uomo, infuriato: nessun mostro poteva prendersi gioco di lui in quel modo! Strinse il coltello d'argento e fece per gettarsi di nuovo all'attacco.
- No! Aspetta! - esclamò Dean riparandosi dietro la sedia di legno. - Il tuo nome è Robert Singer, tua moglie si chiamava Karen, ti voglio bene e sei come un padre per me! -. " Bene, è un mutaforma " pensò Bobby, ma per un attimo, fissando negli occhi quel ragazzo, gli sembrò che fosse davvero il suo Dean... Ma no! Non poteva farsi abbindolare così!
Dean si rilassò leggermente e si rimise in piedi, ma Bobby tornò all'attacco.
- No! Sono io - gridò il ragazzo.
- Col cavolo! - ribattè l'uomo, ma Dean gli tolse il coltello d'argento e alzò le mani.
- Va bene, se fossi un Mutaforma non potrei fare questo, - scoprì il braccio sinistro e si fece un piccolo taglio con il coltello. L'argento non sfrigolò sulla pelle... Bobby era incredulo: era lui, era... era Dean!!
- Dean... - sussurrò avvicinandodi. Il ragazzo sospirò di sollievo. - Come è possibile? -.
- Non lo so... - rispose Dean, girandosi per posare il coltello sul tavolo. - So solo che mi sono svegliato in una fos.. - si interruppe quando ricevette dell'acqua santa in faccia. Sputò quella che gli era rimasta in bocca.
- E come vedi, non sono un demone - disse stancamente. Bobby si sentì un po' imbarazzato.
- Scusa, dovevo controllare -

Liv aveva appena rimandato quel dannato demone nel buco nero da dove era arrivato. Quel caso era stato davvero semplice, adesso alla ragazza rimanevano solo due ore di solitudine in un'auto mezza rotta di Bobby. Due ore in cui non poteva scappare dal pensiero che la tormentava da mesi: Dean. Il suo fratellone, finito all'Inferno perchè non era stata in grado di salvarlo. Si odiava per quello, non riusciva a perdonarsi: il senso di colpa la stava rodendo dentro... ma era anche l'unica cosa che le permetteva di andare avanti senza impazzire. Come se prendersela con se stessa fosse l'unica terapia possibile per non affogare in tutta quella merda...
Finalmente arrivò a casa di Bobby: aveva proprio bisogno di una birra. Sperava solo che in sua assenza l'uomo non avesse finito, di nuovo, tutte le bottiglie di vodka.
Parcheggiò l'auto, prese il borsone con le armi dal bagagliaio e percorse il vialetto in mezzo alle auto sfasciate. Era il tramonto, aveva fatto davvero veloce con quel caso.
Aprì la porta di casa, superò la trappola del diavolo disegnata a terra e afferrò una birra lasciata sul mobiletto della sala.
- Bobby, sono tornata - disse stancamente entrando nel salotto. Ma Bobby non era solo in quella stanza... Quando la seconda persona, che era seduta sul divano, si voltò a guardarla, la birra che Liv teneva in mano cadde a terra e si frantumò.
- Non è possibile... - sussurrò la ragazza atterrita. Di fronte a lei c'era il suo fratellone: Dean.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Si, lo so di essere pazza, ma questa storia è rimasta accanto al mio cuore per troppo tempo.
Questo è il terzo tentativo di scriverla, ma stavolta credo di aver azzeccato il modo in cui scriverla ( per lo meno, mi soddisfa ).
Questo primo capitolo è un po' come un " Pilot ": se vi piacerà, domani ne metterò un altro e poi via, uno alla settimana.
Se non vi piacerà... non ci sarà un altro tentativo.
Se ci sono errori non esitate a dirmelo!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 2
*** Capitolo due - rimpatriata e chiarimenti ***


Capitolo due



- E' lui - disse Bobby quando Liv lo guardò in cerca di conferme. La ragazza non indugiò oltre: corse tra le braccia di suo fratello e lo strinse come se avesse paura che svanisse da un momento all'altro. Dean ricambiò: Dio, come gli era mancata la sua sorellina...
- Se sapevo che dopo quattro mesi di assenza saresti diventata così affettuosa, sarei morto prima! - scherzò. Perchè era Dean Winchester e non sia mai si lasciava andare a sentimentalismi!
Liv rise con le lacrime agli occhi.
- Stai zitto e non rovinare questo momento con la tua solita cretinaggine - lo rimbeccò. E poter di nuovo battibeccare con lui e prenderlo in giro era il più grande regalo che avesse mai ricevuto nella sua vita. Quando si staccarono Liv si sbrigò ad asciugarsi le lacrime; Bobby e Dean fecero finta di non averle viste.
- Come sei tornato? - chiese poi la ragazza.
- Non lo so - sospirò Dean. - Mi sono risvegliato nella mia tomba, vivo e vegeto.. a proposito: perchè mi avete seppellito? Perchè non bruciarmi? Non che non vi sia grato, ma... -. Liv sorrise mesta.
- Io e Sam ci eravamo messi in testa di riportarti in vita, e ti serviva un corpo per quando saresti tornato... Ma niente di quello che abbiamo provato ha funzionato, perciò escludi la possibilità che siamo stati noi - spiegò. Dean sospirò di sollievo: l'ultima cosa che voleva era che uno dei suoi fratellini avesse fatto una sciocchezza giocandosi l'anima.
- Sam adesso dov'è? - chiese allora. Liv si rabbuiò.
- Non ne ho idea... Dopo l'ennesimo fallimento se n'è andato chissà dove -. Dean riuscì a leggere tra le righe quello che pensava sua sorella: " Mi ha abbandonato anche lui ". Si sentiva male al pensiero di tutto quello che Sam e Liv avevano passato in quei quattro mesi...
- Allora troviamolo - disse pratico.

Non era stato difficile capire dove si trovava Sammy: lo conoscevano meglio di chiunque altro. Presero un'altra auto di Bobby per andare a Pontiac, dove in un motel sgangherato alloggiava Sam.
Bussarono alla porta; Liv era tesa: si sentiva ancora molto arrabbiata verso suo fratello gemello... l'aveva abbandonata quando aveva più bisogno di lui! Ma allo stesso tempo non voleva rovinare la rimpatriata tra Sam e Dean.
Quando la porta si aprì, di fronte a loro si presentò una ragazza molto carina, con gli occhi scuri e i capelli castani. Liv soffocò un grido: era demone! E non uno qualsiasi, ma Ruby: l'avrebbe riconosciuta ovunque.
- Allora, dov'è? - chiese Ruby. Bobby e Dean si scambiarono uno sguardo confuso. Liv continuava a fissarla come se avesse visto un fantasma.
- Dov'è cosa? -
- La pizza! - spiegò il demone esasperato. - Servivano tre persone per portarla? -. Liv capì cosa stava facendo: si fingeva umana, come se non si fossero mai conosciuti... ma perchè?
Poi nella stanza del motel spuntò Sam, e tutti gli altri pensieri passarono in secondo piano. Il ragazzo rimase incredulo a fissare Dean... e infatti subito dopo gli si lanciò contro.
- No! Fermo! - gridò Liv.
- E' lui! - le diede man forte Bobby bloccando Sam. - Ho già controllato... è davvero lui - ripetè. Sam si calmò, ma aveva gli occhi lucidi.
- Lo so... - fece Dean - Ho un aspetto fantastico! -. Liv scosse la testa: non era cambiato per niente! Si sarebbe messa a piangere dalla commozione, ma non era un tipo che piangeva facilmente.
Sam sorrise con gli occhi lucidi e abbracciò Dean, commosso.
- Scusate, voi... state insieme? - chiese Ruby, continuando la sua recita. Liv si era quasi dimenticata della sua presenza. Strinse i denti ma restò in silenzio: prima di " denunciarla " voleva parlare con Sam, e si augurava che il suo fratellino avesse una buona scusa per essere stato trovato in compagnia di quel demone...
- No.. cosa? No! - esclamò questi - Lui è mio fratello -
- Oh.. allora ... è il caso che io vada - disse Ruby.
Poco dopo era vestita e stava uscendo dalla stanza.
- Chiamami tu - disse.
- Certo... Kathy - sorrise Sam.
- Christie.. - sospirò Ruby. Poi la porta le si richiuse alle spalle.
- Felice di rivedermi, Sammy? - incrociò le braccia al petto Liv.
- Certo che lo sono, Liv - sospirò Sam - E mi sento terribilmente in colpa per averti abbandonata... avevi bisogno di me -
- Ma tu non avevi bisogno della tua sorellina, a quanto pare - replicò freddamente la ragazza.
- Non dire così, sai che non è vero... Io avevo tremendamente bisogno di te, ma credevo saresti stata meglio con Bobby, piuttosto che insieme a me - disse. Liv spalancò la bocca e fece per ribattere, ma Sam fu più veloce.
- Non ero più me stesso! Non volevo trascinarti nella disperazione insieme a me... sei sempre stata forte, credevo che senza di me ti saresti ripresa - spiegò. Liv strinse le labbra, scuotendo la testa: la trovava una scusa patetica... ma gli occhi di Sam erano sinceri. Sospirò e si sedette sul divano, lasciando momentaneamente cadere il discorso: adesso avevano altre priorità.
Dean e Bobby avevano ascoltato in silenzio, non osando interromperli: Liv era capace di strangolarli se si fossero immischiati, e Dean non era così ansioso di morire di nuovo.
- Se nè Sam nè io abbiamo fatto patti per riportarti in vita... chi ti ha tirato fuori dall'Inferno? - chiese Liv, cancellando ogni traccia della litigata dal suo volto.
- O cosa - sussurrò Dean. Sam si alzò per prendere delle birre e distribuirle: ne avevano bisogno!
- Ad ogni modo cosa ci fai da queste parti? - chiese Liv - Voglio dire: è il posto dove è risorto Dean -
- Quando ho capito che non saremmo riusciti a salvarlo... ho cominciato a dare la caccia a Lilith per vendicarmi - spiegò Sam. Sua sorella strinse la labbra e incrociò le braccia al petto, ma non disse niente.
- Da solo... - commentò Bobby al suo posto, burbero - Credi di essere come tuo padre?-
- Ehm... - abbassò lo sguardo Sam - Mi dispiace, avrei dovuto chiamarvi... ma ero sconvolto -
- In effetti noi, invece, stavamo benissimo! - scattò in piedi Liv. Era stato più forte di lei: Sam parlava del suo dolore come se fosse stato l'unico a provarlo, come se lei e Bobby, lasciati soli e senza notizie, fossero stati benissimo. Come se per lei perdere un altro fratello fosse stato terapeutico!
- Hai ragione - sussurrò Sam - Sono stato egoista e presuntuoso -. Liv si risedette, sempre a braccia conserte ma più calma.
- Aggiungi anche " stronzo ", " masochista " e " suicida " e potrei perdonarti - affermò. Dean scosse la testa, sorridendo.
- Ad ogni modo, - riprese Sam - Stavo seguendo delle tracce di alcuni demoni in Tennesse, e all'improvviso si sono diretti qui -
- Quando? - chiese subito Dean.
- Ieri mattina -
Il silenzio piombò nella stanza, come se tutti i presenti avessero troppa paura per dire ad alta voce ciò che pensavano.
- E' dove sono risorto - disse infine Dean, che odiava i silenzi opprimenti.
- Dici che sono qui a causa tua? - chiese Bobby. Non era un'ipotesi da scartare.
- Ma perchè? - chiese Liv - Voglio dire: hai forse fatto qualcosa all'Inferno che ti ha reso simpatico ai demoni? -
- Ne dubito... e comunque non ricordo molto - rispose velocemente Dean. Liv non sembrava convinta, ma se il suo fratellone non voleva aprire il discorso " Inferno ", non poteva certo biasimarlo!
- Allora perché? - insistette Sam.
- Non lo so, ma se un super demone è venuto fin qui a tirarmi fuori... ci deve essere una connessione - disse Dean.
- Come stai, comunque? - fece Bobby scrutandolo.
- Sono un po' affamato... -
- No, voglio dire... ti senti te stesso? Ti senti strano... o diverso? -
- O demoniaco? - ribattè Dean seccato - Quante volte devo provarti che sono proprio io? -. In effetti anche Liv cominciava a stancarsi: Bobby non aveva fatto altro che riempire di domande Dean da quando era tornato... come se si aspettasse che da un momento all'altro il ragazzo cominciasse ad attaccare la sua famiglia rivelando di non essere se stesso. Vabbé essere prudenti, ma quella era paranoia!
- E va bene, ascolta, - disse Bobby - Nessun demone ti lascia andare per bontà d'animo... devono avere qualcosa di malvagio in mente -
- Beh, io mi sento bene - chiuse il discorso Dean.
- Quindi sei resuscitato, non sai come, non sai perchè, ma qualche demone ti ha riportato in vita e probabilmente ha un piano per te... - riassunse Liv.
- Demoni con dei piani per gli umani? Mi risulta familiare - borbottò Sam.
- Taci Sammy! Azazel è morto! - lo rimbeccò la sorella. Non poteva neanche prendere in considerazione l'idea che quel demone ucciso due anni prima girasse ancora sulla terra. Dean gli aveva sparato con la Colt, adesso era morto. Fine della storia.
- Va bene, abbiamo un sacco di domande e nessuna risposta... - disse Dean - Ci serve aiuto -. Liv strinse le labbra: odiava andare ad elemosinare aiuto, se aveva un problema trovava il modo di tirarcisi fuori da sola... ma ora come ora, Dean aveva ragione.
- C'è una sensitiva a poche ore da qui - li informò Bobby - Forse può aiutarci... magari ha sentito qualcosa -
- Con la sua palla di vetro? - borbottò Liv: non si fidava dei sensitivi.
- Vale la pena provare - la guardò stranito Dean. Lei sbuffò, ma non replicò.
- Sarà meglio andare allora - disse Bobby alzandosi. Liv finì la birra e si stiracchiò prima di alzarsi.
- Ehi aspetta, - Sam bloccò Dean - voglio ridarti questa - e si sfilò la collanina di Dean, quella che anni prima aveva regalato al fratellone per Natale. Liv ricordava quel giorno come fosse ieri...
Rimase ad osservare Dean che se la infilava. Sapeva che non l'avrebbe mai ammesso, ma era commosso.
- Grazie - sussurrò il ragazzo.
- Figurati - rispose Sam sorridendo.

- L'hai conservata per tutto questo tempo - sussurrò Liv al suo fratellino. Sam non rispose, ma non ce n'era bisogno.
Dean era andato un attimo in bagno ( questioni impellenti di vescica, immaginava Liv ) e i due gemelli lo stavano aspettando nel corridoio del motel.
- Sai, mi dispiace davvero tanto averti abbandonato... ho fatto una vera stupidaggine - sussurrò Sam. Liv lo bloccò con un gesto della mano.
- Niente sentimentalismi, Samantha - sorrise. E con quelle tre parole, Sam seppe di essere stato perdonato.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Il Pilot sembra aver avuto successo, perciò ecco il secondo capitolo!
Sono davvero felice che questa " nuova versione " vi piaccia, e ringrazio di cuore Biota e Jerckchester per le loro recensioni che mi hanno scaldato il cuore!
Allora, in questo capitolo le modifiche alla storia sono praticamente nulle, ma non temete, ho in serbo delle novità...
A sabato prossimo con il terzo capitolo!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 3
*** Capitolo tre - chiarimenti e promesse ***


Capitolo tre



- Scommetto che vuoi guidare tu! - esclamò Sam mentre i tre Winchester si dirigevano verso l'Impala.
- Me n'ero quasi dimenticato, - Dean afferrò al volo le chiavi che Sam gli lanciò - Ciao piccola! Ti sono mancato? - sorrise all'auto.
Liv lo capiva: anche lei vedendo quella macchina si sentiva a casa. L'Impala era la loro casa: era dove avevano dormito le notti in cui non trovavano un motel decente, era dove si scatenavano ad ogni viaggio cantando gli AC/DC ( o meglio, Liv e Dean urlavano a squarciagola torturando Sam ), era dove John li lasciava quando doveva occuparsi di una caccia veloce... Avevano passato più tempo in quell'auto che in qualunque altro posto.
I tre salirono in macchina ( ovviamente relegarono Liv dietro, come al solito... ). La ragazza inspirò l'aria di casa e si accomodò sui sedili anteriori: era troppo felice di essere di nuovo sull'Impala per pensare di rimproverare i fratelli che occupavano sempre i posti davanti.
Dean si accomodò al volante e sorrise... per poi notare il tablet bianco collegato alla radio. Si voltò a guardare Sam, come a dire: " Sul serio? ".
- Cos'è questo? - chiese minaccioso.
- Ormai credevo fosse la mia macchina - sorrise imbarazzato Sam.
- Dovevi occuparti di lei, non modificarla! - lo rimproverò a denti stretti Dean. Liv soffocò una risata: vederli battibeccare di nuovo era troppo spassoso!
- E tu non ridere! Avresti dovuto proteggere Baby dalle manie di Sam - brontolò Dean. Poi mise in moto... e una musica soft rimbombò nell'auto. Liv stavolta non ce la fece: scoppiò a ridere guadagnandosi un'occhiataccia dal maggiore, che afferrò il tablet e lo tirò dietro, mancandola di poco.

- Ancora non mi è chiaro tutto, - disse Dean a metà viaggio.
- Cosa vuoi sapere? - chiese Liv sporgendosi in avanti.
- Credevo che Lilith vi avrebbe ucciso - affermò il ragazzo.
- Beh, ha provato a uccidermi - confessò Sam - Mi ha scagliato una specie di raggio di luce incandescente... ma non è successo assolutamente niente. Poi se l'è filata -
- E Ruby? -. Liv si morse la lingua.
- Morta... o all'Inferno - mentì Sam. "Come no" pensò Liv, appuntandosi di parlare con Sam il prima possibile.
- E che mi dite dei vostri poteri psichici? - chiese ancora Dean.
- Non li ho più usati - affermò Sam. A questo punto, Liv non sapeva se credergli o meno...
- Davvero? - insistette il fratellone.
- Si, davvero! Mi avevi chiesto di non farlo, era praticamente il tuo ultimo desiderio! - disse Sam.
- E tu, Liv? Vedi ancora il vero aspetto dei demoni? - chiese allora Dean alla sua sorellina.
- Si - sospirò la ragazza - Orribili come sempre... e no, non ho ancora idea da dove provega questo mio potere - affermò prima che potesse chiederglielo.
- Siamo sempre sicuri che Occhi Gialli non ti abbia dato sangue di demone? - insistette Dean.
- Si - risposero in coro Sam e Liv. L'anno prima avevano affrontato quel discorso in continuazione!
- Ne abbiamo già parlato: Azazel non aveva idea dei miei poteri, è stata una sorpresa anche per lui - disse Liv. Così chiuse il discorso.
La ragazza odiava pensare alle proprie "capacità". All'inizio era entusiasta di poter incastrare subito i demoni, semplificava di molto il loro lavoro... Ma poi aveva cominciato a chiedersi cosa significassero i suoi poteri: quelli di Sam alla fine si erano rivelati il prodotto di sangue demoniaco!

Dopo tre ore di viaggio si fermarono ad una stazione di servizio: Dean cominciava ad avere bisogno della sua preziosa crostata, e Baby di benzina.
- Spiegati - intimò Liv a Sam appena il maggiore dei Winchester uscì dall'auto. Per fortuna il ragazzo non fece finta di non capire: Liv avrebbe potuto strangolarlo se ci avesse provato!
- Non è come pensi - sospirò Sam.
- E allora com'è? - incrociò le braccia al petto Liv. Non voleva arrabbiarsi di nuovo con il suo fratellino, ma trovarlo insieme ad una demone... E poi non era un segreto che Liv detestasse Ruby con tutta se stessa.
- Mi ha aiutato molto - confessò Sam, - dopo che Dean è morto e non siamo riusciti a farlo tornare mi ha trovato ed aiutato, non so dove sarei se non fosse per lei -
- Perciò - lo guardò negli occhi Liv, - hai accettato l'aiuto di un demone e respinto tua sorella -. Non era una domanda, era una constatazione. Si, Liv l'aveva perdonato, anche perchè adesso che era tornato Dean voleva solo tornare come prima: loro tre contro il mondo. Ma si sentiva anche ferita: suo fratello aveva preferito Ruby piuttosto che il suo aiuto.
Sam rimase in silenzio con gli occhi bassi; si vedeva lontano un miglio che si sentiva trementamente in colpa per averla abbandonata, e si era già scusato a sufficenza, così Liv decise di non infierire ulteriolmente.
- D'accordo, ti ha aiutato quando Dean è morto, ma adesso puoi anche troncare i contatti con lei, no? Dean è tornato -.
- Liv, - sospirò Sam - Non è così facile, io ci tengo a lei -
- Va bene, fai come preferisci - sbuffò la ragazza, - ma parla a Dean e digli tutto, non voglio ricominciare con lui mentendo -
- Glielo dirò - annuì Sam, - Ma prima scopriamo cosa l'ha tirato fuori dall'Inferno -. Liv non era molto convinta che aspettare fosse una buona idea, ma se Sam preferiva così l'avrebbe accettato, almeno per il momento. Poi, se il suo fratellino non si fosse sbrigato a parlare, lo avrebbe mandato da Dean a calci sul sedere.
Intanto il maggiore dei Winchester tornò in auto masticando con gusto la sua fetta di crostata.
- Quanto mi era mancata - disse con la bocca piena. Liv scosse la testa divertita mentre Dean finiva la crostata e metteva in moto.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco il terzo capitolo!
Mi dispiace sia così corto, ma non ho potuto rivedere le puntate dato che sono in montagna. Anzi, già il fatto di riuscire a pubblicare è un miracolo!
Grazie infinite a Biota e Jerkchester per le loro recensioni e i consigli, ne ho davvero bisogno! Spero che questo capitolo, nonostante sia corto, vi piaccia.
Al prossimo sabato con un capitolo più lungo - promesso!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro - primo contatto, conseguenze e domande ***


Capitolo quattro



- Bobby! - una ragazza alta, dalla pelle chiara e i capelli castano scuro si gettò tra le braccia del cacciatore. Liv lo guardò con sospettò: chi era quella furia così "intima" con suo zio?
- Pamela! - sorrise Bobby, rispondendo all'abbraccio. Quando questo si sciolse ci furono le presentazioni: la ragazza, Pam, era la sensitiva di cui aveva parlato Bobby. Senza indugio, li invitò ad entrare.
Se Liv l'aveva guardata con sospetto in un primo momento, adesso si ricredeva: Pamela le piaceva. Era allegra, sorrideva con malizia, aveva gli occhi luminosi ed era riuscita a conquistare Sam e Dean in un colpo solo!
- Ragazzi, lei è una sola e voi due, - fece notare loro Liv - non vedete qualche complicazione? -.
- Livvy, sono stato all'Inferno per quattro mesi, - affermò Dean guardandola esasperato - devo recuperare! -.
- Mi chiamo Liv! - sbuffò la ragazza - i quattro mesi all'Inferno ti hanno anche ammaccato la memoria? -
- Oh no, - sorrise a trentadue denti il maggiore dei Winchester - ricordo perfettamente tu che mi correggevi ed io che ti ignoravo! -. Liv cercò di ricordarsi che suo fratello era appena tornato dall'Inferno, non valeva la pena riucciderlo subito...
" Solo un pugno sul naso... " si disse " Un piccolo ed innocente pugno sul naso... "
Ma in quel momento Bobby li chiamò per iniziare la seduta e l'occasione sfumò.
Liv si sedette tra Sam e Dean; Pam spense le luci e si accomodò accanto a Bobby. La luce delle candele illuminava i volti ansiosi dei presenti; Liv detestava le sedute spiritiche, ma se era l'unico modo per aiutare Dean avrebbe chiuso la bocca e collaborato.
- Bene, - esordì Pam, anche lei un po' nervosa - prendetevi per mano -. Liv strinse la mano di Sam e quella di Dean.
- Ho bisogno di toccare qualcosa che ha toccato quell'essere misterioso... - disse Pamela, e diede un bel colpo a Dean sul sedere. Liv soffocò una risata mentre suo fratello sobbalzava.
- Oho! - esclamò questo - Purtroppo non mi ha toccato lì -.
- Peccato... - rise maliziosa la sensitiva.
- Quella lo mangierà vivo... - sussurrò Liv a Sam, che sorrise divertito. Ma l'atmosfera si fece più tesa mentre Dean si sfilava la camicia a quadri e sollevava la manica sinistra della maglietta verde. Guardò preoccupato i suoi fratellini e Bobby, ma questi erano troppo occupati a fissare ad occhi sgranati l'impronta rossa di una mano sulla spalla del ragazzo. Sam e Liv si scambiarono uno sguardo preoccupato, e notarono che anche Bobby non sembrava molto tranquillo.
- Va bene, - Pam poggiò la mano sull'impronta. Tutti chiusero gli occhi, stabilizzando il respiro e concentrandosi.
- Ti invoco, ti reclamo e ti comando, mostrati a me davanti a questo cerchio... ti invoco, ti reclamo e ti comando, mostrati a me davanti a questo cerchio... - cominciò a sussussare la sensitiva. Alla terza volta Dean socchiuse gli occhi e si guardò intorno: non era successo niente.
- ... ti invoco, ti reclamo e ti comando, mostrati a me davanti a questo cerchio... - continuò Pam. Improvvisamente lo schermo della televisione si accese, senza sintonizzarsi su nessun canale.
" Sono Castiel, sensitiva ". Una voce melodiosa e cristallina rimbombò nelle orecchie di Liv, che sobbalzò spalancando gli occhi. Dean, Sam e Bobby sembravano non essersi accorti di nulla, come se la voce, che si udiva tra i borbottii della TV, non avesse mai parlato.
- Castiel? - chiese invece Pam.
" Smettila, è rischioso " continuò la voce.
- No, non preoccuparti, non mi spavento facilmente - affermò la sensitiva.
- Castiel? - le fece eco Dean, interrogativo.
- Si, questo è il suo nome, mi sta consigliando di fermarmi - rispose Pam, poi continuò la seduta, - ti invoco e comando, mostrami il tuo volto... ti invoco e comando, mostrami il tuo volto! -.
" Non continuare, è pericoloso, ti farai male " avvertì la voce calma di Castiel mentre tutto il tavolino cominciava a tremare. Un capogiro colse alla sprovvista Liv.
- Ti invoco e comando, mostrami il tuo volto! - continuò la sensitiva. La testa di Liv girava, girava, girava... brividi freddi le percorsero la schiena... una lieve nausea cominciò a farsi largo nello stomaco della ragazza... le sembrava di fluttuare in un vortice senza fine... ormai la sala era un'immagine sfocata...
- Pam... basta... fermati... - sussurrò a fatica Liv, ma Pamela non sembrava averla sentita. - Ti invoco e comando, mostrami il tuo volto! - esclamò a voce sempre più alta.
- Liv... - Sam si accorse che la sorella era pallida e tremava - stai bene? -. La ragazza non rispose.
- Forse è meglio fermarsi, - disse Bobby, sempre più preoccupato.
- Ce l'ho quasi fatta! - ribattè testarda Pam. - Ti invoco e ti comando, mostrami il tuo volto! Ti comando di mostrarmi il tuo volto! MOSTRAMI IL TUO VOLTO ORA!! -. Una luce accecante si fece spazio nel vortice in cui era caduta Liv, un fischio acuto e assordante rimbombò nella sua testa e la ragazza, spaventata, confusa e tremante, gridò. Le candele aumentarono la loro fiamma... e gli occhi di Pam presero fuoco!
Il grido della sensitiva fu l'ultima cosa che Liv sentì, poi l'oscurità la inghiottì.

- Come sta Pamela? -
- I medici dicono che si riprenderà, è appena uscita dalla terapia intensiva, ma può dire ufficialmente addio ai suoi occhi -
- Dio... -
- Non se lo meritava -
Queste furono le voci che si intrufolarono nel silenzio nel quale era caduta Liv, svegliandola. La ragazza socchiuse gli occhi: si trovava sdraiata su un letto scomodo, sopra a delle coperte ruvide e un materasso bitorzoluto. La prima cosa riuscì a mettere a fuoco fu il soffitto sporco e ammuffito: dovevano essere andati al primo motel vicino all'ospedale.
- Liv! - esclamò Sam accorgendosi del suo risveglio. I due Winchester e Bobby corsero al capezzale della ragazza. Liv avrebbe tanto voluto sedersi, sistemarsi l'acconciatura ( una treccia ormai sfatta ) e dire con fare annoiato: " Perchè quelle facce preoccupate? ". Ma tutto quello che riuscì a fare fu scattare in piedi il più velocemente possibile e correre sulle gambe malferme fino al bagno. Bobby, Sam e Dean la sentirono vomitare anche l'anima.
Dopo dieci minuti infiniti, la ragazza si rialzò in piedi e andò al lavandino per sciacquarsi bocca e viso. Quando alzò lo sguardo incontrò il suo riflesso allo specchio: era incredibilmente pallida e i suoi mossi capelli biondi erano diventati un groviglio terribile.
- Tutto bene? - chiese Dean appena Liv riemerse dal bagno.
- Si, - sospirò la ragazza - cosa è successo? -
- La seduta è andata male, - affermò Sam. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
- Questo credo di averlo capito, - puntualizzò - io intendevo cosa è successo a Pam, a me, alla voce di Castiel... -
- Pam... - Bobby abbassò gli occhi, - è diventata cieca -. Liv inorridì: Pamela aveva due meravigliosi occhi azzurri, e per aiutare loro se li era giocati. Con un brivido, la ragazza ricordò la luce accecante che aveva visto prima di svenire: ne era certa, quella aveva causato la ciecità di Pam. Allora perchè lei ancora ci vedeva?
- Aspetta... - disse Sam - Hai chiesto cosa è successo alla voce di Castiel, vuoi dire che riuscivi a sentirla? -
- Si, era melodiosa e cristallina, parlava con molta calma e intimava a Pam di fermarsi, - spiegò Liv - mentre la sentivo ho cominciato a sentirmi male: ci vedevo sfocato, mi girava la testa e avevo la nausea. Quando Pamela ha ordinato a Castiel di mostrarsi ho visto una luce accecante e sono svenuta, come se il mio corpo non potesse reggere la vista di quell'essere, qualunque cosa sia -. Sam, Dean e Bobby si scambiarono uno sguardo preoccupato.
- Non sono cieca, - sbuffò Liv - non comportatevi come se non fossi in questa stanza! -
- Hai ragione, scusa, - sospirò Dean.
- Non hai idea del perchè sei riuscita a sentire la voce di Castiel? O perchè ne ai visto la luce senza accecarti? -. La ragazza scosse la testa, sospirando.
- Suppongo sia per lo stesso motivo per cui vedo il vero aspetto dei demoni, - disse - se lo scoprite, fatemi un fischio -
- D'accordo, mettiamoci al lavoro: ho alcuni libri che potremmo consultare... - cominciò Bobby.
- Oh no, - lo interruppe Liv - ora come ora ho bisogno di un doppio cheesburger al bacon e una bella birra, poi parlaremo di demoni e capacità fuori dal comune - si infilò la giacchetta verde.
- Io ti seguo! - affermò Dean. Sam guardò Bobby sconsolato, ma l'uomo scrollò le spalle.
- Vai con loro e assicurati che non si mettano nei guai, io comincio a fare le noiosissime ricerche che evidentemente nessuno vuole fare, - disse.
In un attimo, i tre Winchester erano fuori dal motel.

Trovare un fast food non fu affatto difficile: c'era un Johnny Mac's Dinner a soli dieci minuti dal motel.
- Tu resta in macchina! - ordinò Dean alla sorellina.
- Non ho più dieci anni! - protestò questa.
- Sei svenuta per ore! Io e Sam andiamo a prendere il pranzo e torniamo subito, tu resta su Baby -. Dean era irremovibile. Liv davvero non capiva in base a cosa l'Impala era più sicura di un fast food, ma era sempre la stessa storia: ogni volta che era ferita, stanca o anche aveva solo un mal di testa, Dean la segregava in auto.
- In base a cosa Sam può venire ed io no? - incriociò le braccia al petto la ragazza.
- Tu sei più piccola di lui, - affermò Dean.
- Di dieci minuti! - protestò Liv. Ma non ci fu niente da fare.
- Mi dispiace Liv, ti prenderò il più grande cheesburger al bacon del fast food, - le sorrise solidale Sam. Lei sbuffò e si appoggiò al sedile, lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

- Non credi di esagerare? - chiese Sam a Dean mentre si dirigevano alla cassa.
- Assolutamente no, - ribattè testardo questo.
- Dean, Liv non ha dodici anni, ma venticinque! -. Dean non rispose e Sam sospirò: non sarebbe mai riuscito a far ragionare suo fratello su quell'argomento.
- Pam è cieca e non sappiamo con cosa abbiamo a che fare, - cambiò argomento.
- Non è del tutto vero, - ribattè Dean, diventando improvvisamente più loquace - abbiamo un nome: Castiel. Significherà pur qualcosa! Possiamo evocarlo con un rituale e portarlo dritto da noi -
- E Liv? Non credi si sentirà di nuovo male se lo evochiamo? - chiese Sam.
- Infatti lo faremo senza di lei, - affermò Dean. Il minore rimase per un attimo a guardarlo, poi scosse la testa, incredulo.
- E' per questo che l'hai lasciata in macchina, - disse - non volevi sapesse dell'evocazione in programma -
- La conosci, - ribattè Dean - se lo sapesse vorrebbe assolutamente partecipare, ma questa volta non possiamo permetterlo: è svenuta per ore, e non sappiamo che legame abbia con quell'essere, non ho nessuna intenzione di metterli in contatto di nuovo -.
Interruppero un attimo la conversazione per ordinare il pranzo, poi la ripresero quando la cassiera andò a prendere i loro panini ( e la crostata! ) in cucina.
- Dean, evocare quell'essere è una pessima idea anche per noi, - affermò Sam - Pam ha tentato anche solo di vederlo e le si sono bruciati gli occhi, e tu vorresti addirittura sfidarlo? -
- Hai un'idea migliore? - chiese seccato Dean.
- Si, è meno folle della tua e sopratutto non esclude la presenza di Liv, - ribattè Sam seccato.
- E quale sarebbe? -
- Ho seguito dei demoni in questa città, possiamo andare a scovarli, - spiegò - dovranno pur sapere qualcosa -. La cameriera tornò al bancone, ma non c'era traccia del pranzo ordinato dai fratelli.
- Mi scusi, si è dimenticata i nostri panini, - le fece notare Dean.
- No, ho sentito che ci state cercando, - ribattè questa, mostrando i suoi occhi neri.

Liv era abbastanza sicura che per fare la fila al Johnny Mac's Dinner non ci volesse mezz'ora, sopratutto considerato che non c'erano altri clienti a parte i due fratelli! Perciò, o al fast food avevano finito i cheesburger e Sam e Dean dovevano aspettare che ne cuocessero altri, o i due fratelli erano nei guai. Liv optò per la seconda: ormai era abituata ai guai che spuntavano ovunque andassero i Winchester, perciò aprì lo sportello e uscì, dirigendosi verso il fast food.
Le bastò un'occhiata dalle finestre per capire il casino in cui erano finiti Sam e Dean: il Johnny Mac's Dinner era pieno di demoni... quattro contro un coltello? Liv la vedeva brutta. Doveva farsi venire in mente qualcosa!
- Non posso lasciarli soli un secondo...! - sbuffò la ragazza. Decise di entrare: magari avevano solo un coltello, ma se erano in tre potevano provare a tenere occupati i demoni e ucciderne uno alla volta. Sempre meglio che rimanere fuori a guardare come si evolveva la situazione!
Così la ragazza si diresse verso l'entrata... manco a dirlo, era chiusa a chiave.
- Maledizione! -

- Dean, sei tornato dall'inferno, - sorrise il demone-cameriera - sei un uomo molto fortunato -
- Proprio così, - affermò il ragazzo, sfoggiando il suo miglior sguardo senza paura.
- Sei riuscito ad uscire da quella fossa, - riprese il demone, - dimmi, cosa ti rende così speciale? -
- Credo che il merito sia dei miei capezzoli duri, - sorrise sfrontato Dean. La cameriera non rispose al sorriso e continuò a squadrarlo. Intanto Sam si guardava intorno, analizzando la situazione: tre demoni dietro di loro, uno a destra, uno a sinistra, uno davanti alla porta. Erano fregati!
- Non lo so! - riprese intanto Dean. Se c'era una cosa che aveva imparato nel corso degli anni, era che se un demone aveva voglia di chiacchierare, allora era meglio lasciarlo fare per guadagnare tempo. - Io non c'entro niente, non so chi mi ha tirato fuori -
- Certo, non lo sai... - gli fece il verso il demone.
- E' vero, non lo so, - insistette Dean.
- Non essere falso! - la cameriera sembrava parecchio seccata... e spaventata?
- E' la verità... - la scrutò il maggiore dei Winchester. Aveva capito una cosa... - Ma vorrei tanto sapere chi è, quindi perchè non mi illumini? Avanti! -
- Non essere così impertinente ragazzo, o ti trascino di nuovo all'Inferno- . Alle orecchie di Dean quelle erano solo minacce vuote, perciò fece segno a Sam, che stava per attaccare, di fermarsi.
- Tu non puoi, - sorrise spavaldo alla cameriera - tu non sai chi mi ha liberato e sei spaventata, quanto o forse più di noi -. Il demone cercò di mascherare le proprie emozioni, ma Dean l'aveva in pungo. - Stai cercando delle risposte... magari è stato qualche spirito superiore, o... Godzilla! O un grosso e cattivo boss demoniaco. Ma a una come te non dicono niente! Quindi chiunque sia stato mi voleva fuori di li... - Dean guardò negli occhi la cameriera - ed è più potente di te -. Il silenzio era pieno di tensione...
- Forza, riportami indietro! - la sfidò Dean - Ma non venirmi a chiedere aiuto quando ti verrà a trovare con un bel vasetto di vasellina-
- Scenderò per la tua gola e ti strapperò le interiora, - minacciò il demone, ma non era convincente.
Dean le si avvicinò sopra il bancone, sorridendo spavaldo... poi la colpì in volto. Il demone si raddrizzò e provò a recuperare un po' della credibilità persa... ma fu colpita di nuovo. Il cuore di Sam martellava nel petto: e se Dean avesse osato troppo? Non avrebbe permesso che tornasse all'Inferno, perciò avrebbe dovuto utilizzare i suoi poteri, ma non voleva... non davanti a Dean, non ancora!
Ma non successe niente: il demone non reagì. Dean aveva ragione!
- E' come pensavo, - annuì questo - andiamo Sam -. I due fratelli si incamminarono verso l'uscita, sempre tenendo lo sguardo fisso sui demoni: nessuno di loro tentò di fermarli.
Appena fuori dal fast food, Sam e Dean non fecero in tempo a sospirare di sollievo che un uragano biondo abbastanza infuriato piombò loro addosso! Liv li abbracciò, poi cominciò a prenderli a pugni.
- Non - pugno - provate - altro pugno - a lasciarmi - ancora pugno - di nuovo in auto! -.
- Calmati Liv! - esclamò Dean, ma ricevette un'occhiataccia raggelerante.
- Se mi aveste portato con voi non non saremmo neanche entrati: avrei riconosciuto subito i demoni e voi non avreste rischiato di morire per l'ennesima volta! - esclamò la ragazza.
- D'accordo, hai ragione! - disse Dean, più per farla calmare che per altro. I tre cominciarono ad incamminarsi verso l'Impala.
- Certo, ci è mancato davvero poco! - affermò il maggiore dei fratelli.
- Non avrete davvero intenzione di lasciarveli scappare! - esclamò Sam. Non sopportava neanche il pensiero! Quattro demoni liberi per la città!
Liv e Dean lo guardarono come se fosse impazzito.
- Certo! Sono in quattro, e noi abbiamo solo un coltello per difenderci! - affermò Liv.
- Ne ho uccisi molti di più ultimamente, - ribattè Sam.
- Rilassati, - disse Dean - il fratello intelligente è tornato! -

ANGOLO MALATA DI MENTE
Salve, o popolo di EFP!
Ecco a voi il quarto capitolo, più lungo e, spero, più corretto. Cominciamo ad entrare nel fulcro della storia, e spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Mi dispiace essere in ritardo con la pubblicazione, ma ieri sono stata occupata tutto il gorno ( ma proprio tutto: dalle sette del mattino a mezzanotte! ) e solo adesso sono riuscita ad avere un momento di pace.
Grazie a tutti coloro che seguono, preferiscono e ricordano!
Grazie anche a te, lettore, perchè stai continuando a leggere la mia storia. Non sai quanto è importante per me!
Al prossimo sabato con il quinto capitolo!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque - attacchi a sorpresa, domande e promesse ***


Capitolo cinque



Liv non riusciva a dormire: si girava e rigirava tra le coperte ruvide dell'ennesimo motel, il sonno che non riusciva a farsi largo tra i suoi mille pensieri. Era preoccupata e spaventata, anche se non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce: rivedeva la seduta spiritica ancora e ancora, cercando di trovare una risposta alle sue domande. Pamela aveva perso gli occhi e lei invece stava benissimo... perchè? Cose c'era di diverso in lei? Possibile che Azazel avesse mentito sul sangue demoniaco? A questo punto, la ragazza non sapeva cosa pensare.
Alla fine, dopo due ore in cui Morfeo sembrava essersi dimenticato di passare da lei, Liv si alzò dal letto. Aveva capito che non sarebbe riuscita a dormire, così si mise le scarpe e la giacca e uscì in strada. Sam e Dean dormivano, non voleva svegliargli per le sue assurde preoccupazioni: avevano già troppe cose a cui pensare. Così la ragazza prese il cellulare per chiamare Bobby: probabilmente il cacciatore era sommerso dalle ricerche, se non poteva dormire valeva la pena di dargli una mano. Stava digitando il numero di suo zio acquisito quando un'ombra le si gettò addosso buttandola per terra. Liv rimase senza fiato per la botta sulla schiena, ma dovette riprendersi in fretta: l'ombra che l'aveva attaccata era un demone!
La ragazza si alzò in piedi, bracollante ma pronta a difendersi: schivò un pugno, si spostò di lato per evitare un calcio e afferrò il piede ancora a mezz'aria. Strattonandolo buttò a terra il demone, poi gli diede un calcio, ma il mostro lo schivò e tirò fuori un pugnale. I poteri dei demoni inferiori non funzionavano contro Liv, perciò era ovvio che il demone si fosse armato per combattere contro di lei. La ragazza schivò la prima pugnalata e colpì con un pugno in faccia il demone.
- Chi ti manda? - chiese. Ma il suo avversario non aveva intenzione di perdersi in chiacchiere e tentò un altro affondo. La ragazza riuscì a schivarlo, ma inciampò e cadde a terra. Un attimo dopo il demone le era balzato addosso, pugnale in mano. Liv provò a scansarsi, ma la lama si conficcò nella sua spalla. La ragazza gridò, ma non poteva permettere al dolore di prendere il sopravvento, così rotolò per terra, si alzò in piedi, estrasse la lama e la lanciò contro il demone. Lo colpì proprio nel petto: non gli aveva causato molti problemi, ma almeno lo aveva distratto!
- Exorcizamus te, omnis immunde spiritus, omnis satanica potestas... - cominciò a rercitare. Il demone si contorse, gridando, estrasse il pugnale dal petto e si lanciò disperatamente contro Liv, che lo schivò.
- ... omnis incursio infernalis adversarii. Legio, omnis congregatio et secta diabolica... -
Il demone gridò e lanciò il pugnale, ma non riuscì a colpire Liv. Allora si rialzò in piedi barcollante e attaccò la ragazza con un pugno. Liv non si aspettava quella mossa e barcollò all'indietro, colta di sorpresa. Comunque non si fece scoraggiare: strinse i denti e continuò l'esorcismo.
- ... ergo draco maledicte et omnis legio diabolica adjuramnus te -. Il demone gridò e uscì dalla bocca della sua vittima, tornando da dov'era arrivato: l'Inferno.
Liv si appoggiò al muro del motel, esausta, la mano sinistra sopra la ferita della spalla destra per cercare di fermare l'emorragia.
Non capiva: quel demone era venuto fin lì a Pontiac solo per ucciderla, ma perchè? Chi lo mandava? Perchè qualcuno la voleva morta? Si, nel corso degli anni la ragazza si era fatta molti nemici, ma nessuno era mai andato a cercarla per ucciderla: la reputazione da cacciatrice esperta l'aveva tenuta alla larga da questo tipo di guai.
La spalla le pulsava dolorosamente: non poteva rimanere lì, davanti al cadavere di un uomo, sanguinante e vicino all'arma del delitto. Non aveva scelta: doveva chiamare i suoi fratelli e dovevano andarsene da lì.
Con passo malfermo si staccò dal muro e barcollò fino all'entrata del motel. Il sangue continuava a gocciolare tra le dita mentre camminava su per le scale. Ci mise un'eternità ad arrivare al secondo piano. La testa girava e la ferita non smetteva di pulsare. Si strascicò per il corridoio... era sempre stato così lungo? " Ci sei quasi " si disse " Continua a camminare, sei quasi arrivata ". Finalmente giunse davanti alla stanza che avevano affittato. Muovere il braccio destro era doloroso... le chiavi le sfuggirono dalle mani un paio di volte, ma finalmente al terzo tentativo riuscì ad aprire la porta. Lo spettacolo che le si presentò davanti le fece gelare il sangue nelle vene: vetri rotti ovunque, così tanti che non si scorgeva quasi più il pavimento. Dean era seduto sul letto con le orecchie sanguinanti e dei graffi sulle braccia; accanto a lui c'era Bobby con un panno in mano.
- Dean! - esclamò Liv. Fece per correre da lui, quasi dimenticatasi della ferita alla spalla... ma una fitta le percorse tutto il braccio, la testa le girò e la ragazza barcollò. Dean scattò in piedi.
- Liv! - le corse incontro. La sorresse fino al letto. - Ehi, ma che ti è successo? - chiese dopo averla fatta sedere sul materasso bitorzoluto. - Un demone mi ha attaccata sul retro del motel, - spiegò debolmente la ragazza. - E alla stanza cos'è successo? Sembra sia implosa! -.
- Castiel, - sospirò a mò di spiegazione Dean. Intanto che parlavano, Bobby sfilò la giacca e la maglietta a Liv e le scostò i capelli dalla ferita.
- Accidenti! E' bella profonda! - esclamò preoccupato.
- Già: è opera di un pugnale, - spiegò la ragazza.
- Il demone era armato di pugnale? - chiese Dean.
- Si, e so a cosa stai pensando: sembra sapesse che sono immune ai poteri dei demoni inferiori, - sospirò Liv. Strinse i denti mentre Bobby le sciacquava la ferita.
- Non ho ago e filo con me, dobbiamo andare a casa mia, - disse l'uomo.
- Sbrighiamoci allora, - affermò Dean, preoccupato per il crescente pallore della sorella.
- E Sam? - chiese Liv - dov'è? -
- E' andato a prendersi un hamburger, - fece spallucce Dean. La ragazza era abbastanza sicura che non fosse vero, ma in quel momento era troppo debole e stanca per ribattere. Si lasciò portare fino all'auto di Bobby, dove la fecero accomodare sui sedili posteriori ( come al solito! ).

A un certo punto del viaggio Liv doveva essersi addormentata, perchè si svegliò improvvisamente con Dean che la scrollava.
- Ehi Livvy, siamo arrivati -.
- Sono Liv, - sbuffò debolmente la ragazza scendendo dall'auto. Dean l'aiutò a percorrere il vialetto. In circostanze normali Liv avrebbe disdegnato il suo aiuto e l'avrebbe preso in giro, ma stavolta aveva paura che se Dean l'avesse lasciata sarebbe crollata a terra.
Bobby aprì la porta di casa e, mentre Liv si sedeva sul divano, corse a prendere il kit di pronto soccorso dei cacciatori. In un attimo era tornato in sala con ago, filo e disinfettante in mano.
- Farà male, - avvertì la ragazza.
- Come sempre, - mugugnò questa ad occhi socchiusi.
Bobby era bravo a ricucire le ferite, in poco tempo aveva finito. Liv era riuscita a non emettere un gemito, ma adesso era davvero sfinita.
- Riposati un po', hai perso molto sangue, - disse Dean.
- Non mettetevi nei guai mentre dormo, - bofonchiò la ragazza, poi si sdraiò e dopo pochi minuti stava dormendo.
Dean e Bobby andarono in veranda.
- Non era messa affatto bene, - disse Bobby. Dean appoggiò i gomiti sulla ringhiera, pensieroso.
- Il demone che l'ha attaccata era lì per lei: qualcuno l'ha mandato ad ucciderla, - ragionò.
- Chi pensi possa essere? - chiese Bobby.
- Non lo so... - scosse la testa Dean, - ma lo scoprirò, e gli farò pentire di essere nato -. Parlò con calma gliaciale: avevano toccato la sua sorellina, e nessuno poteva ferire la sua famiglia e sopravvivere.
- Quindi cosa facciamo adesso? - chiese Bobby.
- Quello di cui abbiamo discusso in viaggio: evochiamo questo spirito, Castiel - affermò senza indugio Dean.
- Mentre Liv sta dormendo? - incrociò le braccia Bobby.
- Proprio per quello, - ribattè il maggiore dei Winchester.
- Dean... -
- No, Bobby, - il ragazzo si voltò a guardare l'uomo dritto negli occhi. - l'ultima volta che ci siamo avvicinati a questo spirito o demone Liv è svenuta, non ho nessuna intenzione di coinvolgerla in un'evocazione! Sopratutto adesso che è debole! -. Bobby sospirò.
- Va bene, andiamo -.

Liv si svegliò dopo qualche ora. Si issò a sedere: il dolore alla spalla si era attenuato di molto, ormai era sopportabile. Si sentiva ancora un po' stordita, ma stava molto meglio.
Subito il silenzio della casa la agitò: dove erano finiti Bobby e Dean?
Si alzò, guardandosi intorno: la scrivania di Bobby, piena di fogli e bottiglie di vodka, era vuota, il kit di pronto soccorso era poggiato sul pavimento vicino al divano. Liv si spostò nel corriodio: vuoto anche quello. Neanche in cucina c'era nessuno. La ragazza stava per afferrare l'arma più vicina ( un fucile ) e correre fuori a cercare la sua famiglia, ma vide un foglietto appeso sulla porta di casa. Lo prese in mano: era da parte di Dean.
" Torniamo presto, siamo andati al vecchio magazzino di Bobby per tentare un'evocazione di Castiel. Non ti agitare, siamo pronti a tutto. RESTA IN CASA. Torniamo presto, Dean "
Un'evocazione?? Dean era forse impazzito?? Castiel aveva accecato Pamela perchè la sensitiva aveva solo provato a guardarlo, e lui voleva sfidarlo?? In quei quattro mesi all'Inferno doveva aver perso il cervello!
Liv afferrò il cellulare a chiamò l'unica persona che, sperava, aveva ancora un po' di sale in zucca.
- Pronto? -
- Sam! Ovunque tu sia, interrompi quello che stai facendo e vieni a casa di Bobby a prendermi: Dean sta facendo la più grande sciocchezza della sua vita! -. Quando voleva, Liv sapeva essere davvero convincente!
Sam ci mise un'ora ad arrivare: più veloce di così non poteva guidare!
Liv si infilò una maglietta verde e una giacca di pelle, finì di riempire il borsone con le armi ( non sapendo a cosa andavano incontro, si sarebbe portata tutte le armi che conosceva ) e corse verso l'Impala.
- Dove dobbiamo andare? - chiese subito Sam, mettendo in moto.
- Al vecchio magazzino di Bobby, - rispose Liv. Suo fratello non se lo fece ripetere: l'Impala sfrecciò sull'asfalto.
- A propostio, dov'eri? E non dirmi a prendere un hamburger, non ci casco, - incrociò le braccia al petto Liv.
- Con Ruby, - sospirò Sam. Liv strinse le labbra e si morse la lingua per non ribattere.
- E ovviamente non l'hai detto a Dean -. Questo non riuscì a trattenerlo.
- Te l'ho detto, prima voglio che scopriamo... -
- ... chi è questo Castiel, lo so, - ribattè Liv - Ma sinceramente credo che tu abbia solo paura -
- E con questo cosa vorresti dire? -. Sam odiava quando sua sorella si metteva a fare la psicoanalista... anche perchè indovinava quasi sempre!
- Voglio dire che sai che Dean detesta Ruby almeno quanto la detesto io, se non di più, - spiegò Liv pazientemente - e hai paura che se gli confessi che hai passato i quattro mesi in cui lui era all'Inferno con quella demone, si arrabbierà perchè non si fida di lei -. Il silenzio che seguì l'affermazione della ragazza era incredibilmente esplicito.
Liv sospirò.
- Senti, non voglio fare la polemica, nè giudicarti, ma non ho intenzione di ricominciare con Dean con dei segreti: non è giusto -. Sam continuava a guardare davanti a sè, silenzioso.
- Sam... -
- Gliene parlerò, - sbuffò il ragazzo - ma voglio trovare il momento giusto -. La risposta non convinse molto Liv, ma l'Impala arrivò al vecchio magazzino di Bobby, così i due fratelli furono troppo occupati a balzare fuori dall'auto, fucili e bottigliette con acqua santa in mano, per riprendere la conversazione.
Stavano per entrare, quando Liv si bloccò: c'era una luce, bellissima e ipnotica, che stava volando via dal tetto del magazzino: aveva una forma vagamente umana, tranne che per due ali splendenti che si muovevano sinuose. La ragazza dimenticò dov'era e cosa stava facendo... la realtà sembrava così lontana e astratta mentre seguiva il volo della luce...
- Liv? - la richiamò Sam. Riprendere i contatti con la realtà fu difficile, quasi doloroso. Sam osservò preoccupato lo sguardo perso della sorella che si guardava intorno, come per fare mente locale e ricordarsi perchè era lì.
- Liv, - ripetè il ragazzo - tutto bene? -. Lei lo guardò negli occhi e annuì.
- Si... - rispose, - si, sto bene. Forza andiamo, stiamo perdendo tempo! -. Sam non se lo fece ripetere: con un calcio spalancò la porta del magazzino e i due fratelli corsero all'interno, pronti a combattere. La scena che trovarono, però, non era quella che si aspettavano: Dean era inginocchiato accanto a Bobby, illeso, e nessun mostro infernale lo stava minacciando.
Liv lasciò cadere il fucile e l'acqua santa a terra e si precipitò da Bobby: suo zio stava bene, vero? Doveva stare bene!
- Bobby... - si inginocchiò accanto all'uomo, di fronte a Dean - Bobby! -. L'uomo grugnì e Liv sospirò di sollievo: aveva perso almeno dieci anni di vita!
- Sta bene? - chiese Sam, che intanto li aveva raggiunti.
- Si riprenderà, - affermò Dean. Liv si rialzò in piedi.
- TU! - puntò il dito contro suo fratello maggiore. I suoi occhi sembravano sfavillare di rabbia! - Non fare mai più una cosa del genere!! Hai idea di quanto mi sono preoccupata?? Cosa diamine ti è saltato in testa?! -
- Liv... - la voce di Dean suonava più flebile di quanto avrebbe voluto - dovevo capire chi era la creatura che mi ha portato via dall'Inferno... -
- Chissene importa di che cos'è, se finisci di nuovo ammazzato?? - ribattè la ragazza. Aveva gli occhi lucidi.
- Non posso... - la voce le mancò per un attimo - non posso perderti di nuovo. Non ce la farei una seconda volta -. Vedere sua sorella con i capelli spettinati, gli occhi lucidi, le labbra strette e i pugni chiusi, fece sentire Dean un vero stronzo.
- Scusa, - sospirò il ragazzo - non succederà mai più -
- Promettimelo, - ordinò Liv - Prometti che non agirai più alle nostre spalle: basta segreti, -. Per un attimo, la ragazza incrociò lo sguardo di Sam, che abbassò gli occhi sospirando, ma fu solo un attimo.
- Lo prometto, - disse Dean. Liv si asciugò gli occhi, annuendo.
- Ma che momento commovente, - una voce fredda e ironica fece sobbalzare i tre fratelli, che si voltarono di scatto: sulla soglia del magazzino c'era un ragazzo dai capelli neri spettinati, la pelle chiara e gli occhi blu. Indossava un paio di jeans neri ed una maglietta del medesimo colore con disegnato un teschio sopra.
- Quasi mi dispiace interrompervi, - proseguì il ragazzo. Liv recuperò con uno scatto la bottilgietta d'acqua santa.
- E' un demone! - gridò. Sam e Dean cercarono di recuperare i fucili, ma il demone con un movimento quasi annoiato li scagliò contro le pareti. Bobby, che ne frattempo si era svegliato del tutto, balzò in piedi, ma poco dopo aveva raggiunto i due fratelli sul muro. Liv adesso era da sola.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco qui il nuovo capitolo! Spero davvero che vi piaccia e di essere riuscita a scriverlo bene: è stato incredibilmente faticoso, sopratutto per le scene d'azione! Perciò, se ho sbagliato qualcosa non esitate a farmelo notare!
Grazie infinite a Biota e Jerkchester per le vostre recensiosi: siete molto d'aiuto, e sono felice che la storia vi stia piacendo. Come potete notare, le differenze tra la serie TV e la mia ff cominciano a spuntare fuori: il mio piano è di seguire a grandi linee il filo conduttore della quarta serie, ma allo stesso tempo aggiungere elementi e fatti nuovi.
Al prossimo sabato!
AllisonHermioneEverdeen
P.S. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di Liv: carattere, storyline, rapporto con Sam, Dean e Bobby... E magari anche come la immaginate!

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Capitolo 6
*** Capitolo sei - vicoli ciechi, strani indizi e fantasmi sotto steroidi ***


Capitolo sei



Il demone si gettò contro Liv con ferocia, buttandola a terra. La ragazza rotolò sul pavimento, la bottiglietta d'acqua santa salda in mano. Si mise in ginocchio cominciando a svitarla più velocemente possibile; quando il demone le si lanciò di nuovo addosso, Liv gli spruzzò l'acqua santa in piena faccia. Il viso cominciò a fumare mentre il demone gridava di dolore.
Liv approfittò del momento di distrazione del nemico per alzarsi in piedi e correre verso il pugnale anti-demoni, che era sul tavolo di metallo pieno di armi, poco lontano da lei. Lo prese in mano e sospirò di sollievo.
- Attenta Liv! - gridò Sam. La ragazza si voltò di scatto: il demone le era arrivato alle spalle. Liv alzò il pugnale per colpirlo, ma lui le afferrò il polso e le diede una testata, poi, senza darle il tempo di riprendersi, le sferrò un calcio nello stomaco. La ragazza cadde in ginocchio, tossendo. Sam, Dean e Bobby si dimenarono, ma non riuscirono a liberarsi: potevano solo stare a guardare.
- Sei più debole di quanto pensassi, - ghignò il demone sferrandole una ginocchiata in faccia. - E pensare che girano molte storie su di te, "Figlia degli Angeli " -. Liv non capiva di cosa diamine stesse parlando, ma in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri: riuscì ad evitare un calcio nello stomaco, rotolò per terra e si rialzò, pugnale in mano. Il demone le sferrò un pugno, ma la ragazza lo evitò, afferrò il braccio a mezz'aria e tirò il demone verso di sè, conficcandogli il pugnale nel petto. Il demone gridò, poi cadde a terra, morto.
Bobby, Dean e Sam, liberi dalla presa demoniaca, corsero verso Liv.
- Tutto bene? - chiese Dean.
- Si, - rispose Liv, asciugandosi il sangue che le usciva dal naso, - quel demone picchiava forte -
- Era qui per te, - sussurrò Sam.
- E' il secondo demone in due giorni che vuole ucciderti: qualcosa bolle in pentola, - affermò Bobby.
- Mi ha chiamata " Figlia degli Angeli "... - sussurrò la ragazza.

Quando la mattina dopo Liv entrò sbadigliando in cucina, Dean, Sam e Bobby capirono immediatamente che non aveva chiuso occhio quella notte: aveva due occhiaie terrificanti e gli occhi arrossati dalla stanchezza.
- Buongiorno, - li salutò, lasciandosi cadere nella sedia accanto a Sam.
- Credo che tu abbia un bisogno disperato di caffè, - affermò questo.
- Potresti avere ragione, - sbuffò Liv.
- Ecco a lei, principessa, - sorrise Dean porgendole una tazza di caffè fumante.
- Cosa ti preoccupa? - ribattè subito la ragazza. Dean, Sam e Bobby si scambiarono uno sguardo.
- Ma che dici... -
- Dean, - lo interruppe subito Liv - mi chiami principessa solo quando sei preoccupato -. Il ragazzo si sedette di fronte alla sorella, sospirando.
- Va bene, - disse - volevo farti svegliare un po' prima di parlarne, ma sembra che dovrò arrivare dritto al punto: hai subito due attacchi in due giorni, e non abbiamo idea di chi sia il mandante - .
- Non sappiamo neanche cosa intendesse quel demone con " Figlia degli Angeli " - sospirò Liv cominciando a bere il suo caffè. - O se gli angeli esistono: io non ne ho mai sentito parlare, e voi? -. Dean evitò lo sguardo della sorella.
- Avanti, diglielo, - lo incitò Bobby.
- Dirmi cosa? - incrociò le braccia al petto Liv.
- Quando abbiamo evocato Castiel, ieri notte, ha detto di essere un angelo, - spiegò Dean. Per un attimo, tutti rimasero in silenzio ad osservare Liv, che inizialmente rimase immobile, come paralizzata, poi balzò in piedi.
- Quando avevi intenzione di dirmelo?! - esclamò.
- Proprio adesso! - ribattè Dean - Non potevo certo sganciare la bomba ieri notte: eri ferita e sfinita! -. Liv aprì la bocca per replicare, ma incrociò lo sguardo di Sam. " Calmati " le diceva quello sguardo, " sai che ha ragione, non litighiamo per una sciocchezza ". Fin da piccoli, Sam era stato in grado di calmare la sorella con quello sguardo, e funzionò anche in quel momento: Liv fece un respiro profondo e cercò di schiarire la mente.
- Allora gli angeli esistono, - disse infine.
- Non credo che Castiel sia un angelo solo perchè afferma di esserlo, - ribattè Dean incrociando le braccia al petto. Sam alzò gli occhi: erano stati tutta la mattina a discutere di quell'argomento, non ne poteva più!
- Ma se lo fosse, - continuò Liv - allora potrebbe avere tutte le risposte che cerco -
- Liv... -
- Dobbiamo evocarlo di nuovo -
- Non se ne parla neanche! - ribattè Dean.
- E perchè? -
- Per prima cosa voglio essere sicuro che dica la verità, prima di averci di nuovo a che fare, - rispose il ragazzo - e poi, ti sei forse dimenticata l'effetto che ti ha fatto la sua presenza durante la seduta con Pamela? -. Liv sbuffò e si dovette trattenere dal prendere a calci il muro. Si sentiva come se fosse arrivata ad un vicolo cieco: le risposte erano tutte lì, al di là del muro, ma lei non aveva idea di come superarlo.
- Va bene, niente evocazione, - borbottò tra i denti - ma ho bisogno di saperne di più -. A quel punto di voltò verso Bobby, che aveva osservato tutta la scena dallo stipite della porta.
- Perchè guardi me? Ti assicuro che non sono un angelo, - affermò l'uomo.
- Tranquillo, non mi è mai venuto il dubbio, - sorrise divertita la ragazza - ma forse hai qualche libro che parla dell'argomento -. Bobby la guardò: era così speranzosa che rasentava la disperazione.
- D'accordo, forse ne ho qualcuno, - ammise.
Li condusse nel salotto e cominciò a frugare tra i libri dietro la scrivania. Quando riemerse aveva della polvere in testa, metà ragnatela appesa al berretto e una pila enorme di libri in mano.
- Diamoci da fare, - disse a mò di invito. Liv non se lo fece ripetere due volte! Afferrò il libro più pesante e si accomodò sul divano, cominciando a sfogliarlo.
Dean, invece, rimase a fissare la pila come sperando che sparisse.
- Beh, che aspetti? - lo scosse Bobby - Comincia a leggere -. Il ragazzo strinse le labbra e afferrò il libro più piccolo e leggero.
- Tu, - e indicò Sam con un gesto di stizza - portami una fetta di torta -.

Liv era arrivata a metà del librone che si era presa, ma non aveva trovato nessun indizio sulla propria natura. Il demone aveva detto che era una " Figlia degli Angeli ", ma cosa significava? Era abbastanza sicura che i suoi genitori fossero John e Mary Winchester, però forse il demone intendeva " figlia " in un altro senso...
Girò pagina.
- Dean! - esclamò con un sorriso incredulo. Suo fratello corse subito da lei.
- Che c'è? - chiese. Liv gli mostrò la pagina: era la figura di un angelo che portava via dall'Inferno un'anima.
- Questo ti basta come prova? -. Dean distolse lo sguardo dall'immagine, seccato.
- No, è solo una figura, - ribattè.
- Dean... - sospirò Liv - perchè il pensiero che un angelo ti abbia salvato dall'Inferno ti spaventa tanto? -.
- Perchè avrebbe dovuto salvarmi? Perchè me? Significa che esiste anche un " Dio "? E se anche fosse, perchè è rimasto a guardare la nostra schifosisssima vita che andava allo scatafascio ancora, e ancora, senza fare niente, e improvvisamente si interessa a me? Cosa avrei di così speciale? -. Ecco, era esploso: aveva rivelato cosa pensava veramente. Adesso Liv capiva tutto...
La ragazza posò il libro e si alzò in piedi.
- Tu non credi di meritartelo, - sussurrò. Dean evitò il suo sguardo, ma lei non si fece scoraggiare.
- Non so cosa spinga Dio ad interessarsi a te, ma posso assicurarti che non conosco persone più degna di questo privilegio. Non sarebbe giusto che, dopo una vita di fatica e morte, finalmente i buoni vogliano aiutarci? -.
- Non lo so Liv, - sospirò Dean - mi sembra troppo facile -. I due fratelli si sedettero sul divano.
- Forse sono io che spero con tutta me stessa che siano angeli, - disse infine Liv in un sussurro. - Forse voglio solo credere che tutti questi miei poteri provengano da qualcosa di buono... -. Dean si voltò a guardare la sorella, ma questa aveva gli occhi bassi. - Forse ho solo bisogno di sentire di essere una persona buona -.
- Ascoltami, - affermò deciso Dean - non sappiamo se questo Castiel dica la verità o meno, e non sappiamo neanche cosa intendesse quel demone, ma so una cosa per certo: tu sei una persona buona. E non importa qualce dia l'origine dei tuoi poteri: non potrà cambiare ciò che sei. Guarda Sammy: ha sangue demoniaco nelle vene, eppure è un fratellino rompiscatole e fin troppo buono, anche con i suoi nemici -. Liv sorrise alzando lo sguardo.
- Hai ragione, - disse.
- Aspetta, mi stai dando ragione? - ribattè divertito il ragazzo - Devo segnare questa data nel calendario! -
- Ma smettila! - esclamò Liv, per poi afferrare il cuscino accanto a sè e scagliarlo contro il suo fratellone. Dean cercò di ripararsi con le braccia, poi prese un altro cuscino e " rispose al fuoco ". In poco tempo i due fratelli erano in preda alle risate e circondati da piume.
Purtroppo, Bobby entrò in sala interrompendo quel momento di ilarità. All'uomo dispiaceva far spegnere quelle risate, sopratutto considerando i quattro mesi di apatia di Liv, ma non aveva molta scelta.
- Dobbiamo andare, - affermò.
- Perchè? Cosa è successo? - chiese Dean.
- Ho un'amica, si chiama Olivia ed è una cacciatrice, - spiegò Bobby - l'ho chiamata quattro volte per questa faccenda degli angeli, non ha risposto. Non è da lei ignorare tutte queste chiamate, dobbiamo controllare che stia bene -.

Appena Sam tornò a casa, partirono.
- Dovreste smetterla di farmi sedere sempre dietro, - sbuffò Liv salendo in macchina: Dean e Sam si erano già accomodati suoi sedili davanti.
- Ognuno sta al suo posto in auto, - ribattè Dean.
- Hai solo paura che, stando davanti, non ti permetterei di ascoltare gli AC/DC, - incrociò le braccia al petto la ragazza.
- Ma che dici... - rise nervosamente il ragazzo. Sam sorrise e scambiò uno sguardo divertito con Liv. Dean li ignorò e mise in moto.

- Tu rimani in macchina! - ordinò il maggiore dei Winchester alla sua sorellina.
- Non se ne parla neanche! Non puoi segregarmi in auto ogni volta che usciamo da casa! - esclamò Liv.
- Qualcuno sta mandando dei demoni ad ucciderti! Nell'Impala ci sono trappole anti-demoni: ergo, resti in macchina, - ribattè Dean. Liv guardò Sam in cerca di sostegno, ma il ragazzo sospirò.
- Questa volta ha ragione, - si limitò a dire. Liv sbuffò e si risedette in auto, seccata.
- Traditori, - bofonchiò tra i denti guardando i due fratelli andarsene. Avrebbe voluto far notare loro che aveva ucciso entrambi i demoni mandati a farla fuori, ma tanto non l'avrebbero ascoltata. Odiava questa situazione: lei era una cacciatrice, correva incontro al pericolo e gli faceva saltare le cervella! Di certo non restava in auto a farsi proteggere!
Così decise: basta farsi segregare.
Aprì la portiera e uscì dall'Impala, correndo nella casa dove erano entrati Sam, Bobby e Dean. La scena che le si presentò davanti la fece inorridire: una donna riversa per terra davanti al letto, il petto squarciato. Bobby uscì subito dalla casa e Liv lo lasciò passare: non se la sentiva di fermarlo.
- Accidenti, - mormorò avvicinandosi.
- Che ci fai qui? - la " accolse " subito Dean.
- Il mio lavoro, - ribattè la ragazza.
- Torna in auto, - le ordinò il suo fratellone.
- No, Dean, - affermò Liv - non ho intenzione di restare in macchina per tutto il tempo solo perchè dei demoni mi hanno attaccata: so badare a me stessa, non sono più la bambina di dieci anni che aveva paura del buio e si rifugiava nel tuo letto, adesso ho venticinque anni e caccio mostri -. Sam e Dean si scambiarono uno sguardo: Liv aveva ragione, dovevano smettere di trattarla come se fosse una bambola di porcellana, fragile e da tenere al sicuro.
- Va bene, - sospirò Dean. Liv gli sorrise grata.
- Allora: sale, rilevatore di onde magnetiche... - Sam guardò i suoi fratelli - sembra opera di un fantasma -
- Altro che fantasma! - esclamò Liv avvicinandosi al corpo.
In quel momento entrò Bobby: aveva il cellulare in mano e sembrava scosso.
- Tutto bene? - chiese Dean. L'uomo giocherellò con il cellulare, nervoso.
- Ho chiamato altri cacciatori nei dintorni, - spiegò - neanche loro rispondono al telefono -. I tre fratelli si scambiarono uno sguardo preoccupato.
- C'è qualcosa in ballo, vero? - chiese Sam. Non c'era bisogno di rispondere.
Liv si inginocchiò accanto al cadavere, sospirando: quella donna non meritava una morte del genere. D'altro canto, Liv sapeva bene che i cacciatori non muoiono di vecchiaia in un bel letto, circondati dai propri cari.
Stava per rialzarsi, quando vide qualcosa... scostò le coperte del letto per guardare meglio e rimase paralizzata a guardare.
- Ragazzi... - sussurrò. Sam, Dean e Bobby la raggiunsero: per terra, quasi sotto al letto, c'era una scritta fatta di sangue. Una sola parola: Winchester.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Lo so, sono in ritardo: mi dispiace, ieri ho avuto la giornata piena!
Spero che questo capitolo vi piaccia, in caso contrario non esitate a dirmi cosa ho sbagliato! O cosa vorreste migliorassi.
Ho dovuto collegare la seconda puntata della quarta stagione con questo capitolo, perchè l'Apocalisse c'entra molto anche con Liv.
A proposito di Liv: i primi indizi cominciano a farsi vedere... Cosa ne pensate? Avete già delle ipotesi?

Grazie di cuore a Biota e Jerckchester per le loro recensioni:

Biota: Si, Liv è un misto tra i due fratelli; sono contenta di essere riuscita a renderla impetuosa e sensibile com'è, con la sua forza e la sua independenza ma anche l'amore che la lega a Sam e Dean!
Di certo Liv ha molti tratti in comune con Mary ( con la Mary giovane, non quella nuova della dodicesima stagione, che si sta rivelando un po' una mezza delusione... ). Di aspetto fisico mi sono divertita a darle i capelli biondi della madre e gli occhi verdi del padre.
Aspetta e vedrai da cosa nascono i poteri di Liv! E sono impaziente di far entrare Castiel nella mia fic...

Jerkchester: spero che anche questo capitolo sia abbastanza lungo e invogli la lettura, anche se l'ultima scena è " ispirata " alla seconda puntata della quarta stagione. Mi dispiace per gli errori di battitura: le mie dita si muovono talmente veloci che a volte non me ne accorgo! Spero di essere riuscita a rendere bene anche la scena d'azione iniziale: l'azione è buona parte di Supernatural ( tra una risata, un pianto disperato e una morte improvvisa di qualche personaggio a cui ci eravamo affezionati! ) e ci tengo a renderla bene.
Liv ci tiene davvero tanto a tenere unita la sua famiglia, sono felice di aver reso questa parte di lei bene. Spero continuerà a piacerti anche nei prossimi capitoli!
Per quanto riguarda il biglietto: Dean doveva lasciare una traccia di sè alla sorella, o Liv avrebbe cominciato a fare strage di demoni per trovarlo, ma in effetti mettere tutti i particolari di quello che stava facendo è stata un po' una forzatura ai fini di trama, spero di non dover più ricorrere a cose del genere.
Per quanto riguarda i poteri di Liv: tranquilla, non voglio renderla una super-eroina capace di tutto con un schiocco di dita, detesto quel tipo di personaggi, perciò i suoi poteri finiscono qui. Anche perchè i Winchester sono grandiosi proprio perchè, nonostante sono dei " semplici umani ", continuano a combattere e a salvare il mondo, spingendosi oltre i loro limiti e pagandole il prezzo.

Detto questo, grazie ancora e al prossimo sabato!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 7
*** Capitolo sette - domande su domande, nuove conoscenze e l'inizio dei guai ***


Capitolo sette



Tutti gli altri cacciatori nelle vicinanze erano morti, e tutti per lo stesso motivo: fantasmi " sotto steroidi ".
Rimontarono in auto diretti verso casa di Bobby: era il posto più sicuro dove stare.
- Per quanto tempo ignoreremo il messaggio di sangue scritto da Olivia? - decise di chiedere Liv a metà tragitto.
- Non lo stiamo ignorando, - ribattè Dean.
- No... - la voce della ragazza trasudava ironia - stiamo solo evitando di parlarne -. Sam e Dean sbuffarono.
- Il messaggio è chiaro: siamo i prossimi, - disse Sam - ma non ci faremo cogliere impreparati -
- Allora facciamo scorta di sale, ferro e pallottole speciali? - chiese Liv.
- Esatto -.

Dopo aver comprato otto sacchi di sale e otto aste di ferro, i WInchester si rimisero in marcia. Liv si addormentò dopo un paio d'ore di viaggio, rannicchiata accanto al finestrino. Sam si fermò a guardarla, come faceva sempre da bambino: solo quando dormiva, la ragazza sembrava serena, e considerando tutto quello che stava succedendo in quei giorni ( Castiel, i due attacchi misteriosi, la creatura che la voleva morta, i demoni che la chiamavano " Figlia degli Angeli " ed ora gli attacchi da parte dei fantasmi sotto steroidi ) aveva tutto il diritto di riposarsi.
- Ci stai pensando anche tu, vero? - sospirò Dean.
- Il messaggio di sangue da parte di Olivia, - sospirò Sam - credi anche tu fosse riferito a lei? -
- So solo che credere sia solo una coincidenza è sperare troppo, - affermò il maggiore dei fratelli.
- Spero che questa volta ci sbagliamo: ha già calamitato abbastanza guai, vorrei darle un momento di pace -. Stranamente, Dean rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri.
- Dean, - lo chiamò Sam - cosa ti preoccupa? -
- Niente... - provò a dire il ragazzo, ma intercettò lo sguardo ammonitore del fratellino e sbuffò. - Va bene: Castiel ha accennato a Liv -
- COSA? -
- Parla più piano, non voglio svegliarla! -
- Dean, cosa ha detto Castiel su nostra sorella?? -. Il maggiore sospirò, desiderando di non aver mai detto niente.
- Ha solo accennato al fatto che qualcuno di potente la vuole morta, - spiegò.
- E ti ha detto perchè? -
- Ha detto solo che era speciale, e che dobbiamo fare in modo che non passi dalla parte sbagliata -. Sam continuò a fissarlo, in attesa che continuasse, ma sembrava che Dean avesse finito le spiegazioni.
- Tutto qui? Non ha detto altro? -
- No, se l'è defilata prima che potessi fargli qualche domanda, - sospirò Dean. Sam trattenne un'esclamazione non proprio gentile nei confronti di Castiel: avrebbe tanto voluto che, per una volta nella loro vita, chi dava loro informazione avesse parlato chiaramente, senza enigmi inutili... Sapeva che non potevano evocare Castiel: anche lui non era proprio ansioso di rivedere la sorella svenire. Però avevano bisogno di risposte, possibilmente prima che qualche altro demone attentasse alla vita della sua sorellina.

Quando Liv si svegliò, l'Impala era ferma in un'area di servizio sull'autostrada. La ragazza sbadigliò mettendosi a sedere e cominciò a massaggiarsi il collo ( la testa contro il finestrino non era proprio la posizione più comoda per dormire! ). Dean dormiva e Sam non c'era: probabilmente era andato in bagno.
Liv aprì la portiera e uscì a sgranichirsi le gambe: le si era addormentato il piede. Un rumore di passi la fece scattare: impugnò la pistola e si voltò di scatto, puntandola contro l'ombra nascosta nel buio.
- Ehi, ehi, ehi, ritira gli artigli, sono un amico, - affermò l'ombra. Dalla voce Liv capì che era un maschio.
- Buffo, - ribattè la ragazza ironica - non ricordo amici che si nascondono nell'ombra -
- Hai ragione, - ammise la voce, ma aveva un tono troppo beffardo per i gusti della cacciatrice - sono stato proprio un maleducato, - uscì dall'oscurità. - Mi chiamo Alex, e non sono qui per ucciderti -. Era un ragazzo pallido, dai capelli scuri e gli occhi nocciola con sfumature rosso scuro. Era un demone.
Liv non esitò: sparò subito. Alex doveva aspettarselo, perchè riuscì a schivarlo.
- Sono qui solo per aiutarti, - affermò.
- Dammi un motivo valido per cui non dovrei ucciderti qui, adesso, senza pensarci due volte, - ribattè la ragazza.
- A parte il mio bel visino? - rispose Alex, ma notò l'espressione assassina di Liv e decise di passare subito al sodo. - Ho le risposte che cerchi, " Figlia degli Angeli "-.
Liv rimase a fissarlo, immobile: sapeva che doveva ucciderlo senza pensarci due volte, ma aveva bisogno di sapere che cosa significava quell'appellattivo...
Non ebbe modo di pensarci su, però, perchè in quel momento uno sparo la fece sobbalzare: proveniva dal bagno. Alex scomparve in un attimo e Liv corse verso il bagno, preoccupata da morire...
Quando spalancò la porta del bagno, pistola in pugno, pronta a sparare al primo movimento, mancò poco che non facesse fuori Dean.
- Liv! - esclamò questo allarmato. La ragazza abbassò l'arma e si guardò intorno: lo specchio del bagno era ghiacciato, il lavandino mezzo rotto e Sam a terra, ammaccato.
- Che cosa è successo? - chiese Liv inginocchiandosi accanto al gemello.
- Henricksten, - rispose questo con un sospiro.
- Ti ha attaccato il suo fantasma?? Ti ha ferito?? - esclamò subito la ragazza.
- Calmati Livvy, sono arrivato in tempo, - la bloccò Dean - piuttosto, tu dov'eri finita? -. La cacciatrice sospirò.
- Torniamo in macchina, vi racconto tutto in viaggio... -

ANGOLO MALATA DI MENTE
Lo so, scusate, sono di nuovo in ritardo... e il capitolo non è neanche abbastanza lungo per farmi perdonare, ma spero vi sia piaciuto lo stesso.
Purtroppo non credo riuscirò ad aggiornare il prossimo sabato, perciò il nuovo capitolo slitterà a lunedì. Mi dispiace, ma non dipende da me.
Grazie a tutti per aver continuato a leggere questa storia: vedere le visite che salgono sempre di più mi riempe il cuore di allegria!
A lunedì!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 8
*** Capitolo nove ***


Capitolo nove



Si era immaginata spesso la sua morte: facendo un lavoro come quello di cacciatrice, sapeva che era inevitabile, e che non sarebbe arrivata alla vecchiaia.
Aveva pensato che poteva finire in molti, orribili, modi: divorata da un wendigo, posseduta da un demone, prosciugata da un vampiro, sbranata da un lupo mannaro... Da piccola credeva che sarebbe morta come sua madre: divorata dalle fiamme scatenate da qualche orrida creatura.
Di certo, però, morire avvelenata sul divano senza poter fare assolutamente nulla non era esattamente rientrato nella sua lista delle possibili morti. Attraverso la nebbia confusa che era la sua testa, riusciva a captare pochi suoni, ancora meno immagini e un solo sentimento: la frustrazione. Almeno, però, aveva dato pace a Lucas. Una buona azione prima di morire. Chissà se così avrebbe potuto evitare l'Inferno. Sempre che esistesse un'alternativa: non avevano ancora idea se questo Castiel mentisse o no, e per quanto Liv fosse propensa al "no", non voleva illudersi.
Nel mezzo dell'oblio, sentì una voce familiare.
-Papà? -. Diceva solo questo. Era la voce di una bambina... ascoltandola, Liv si sentì trascinare via, e improvvisamente aprì gli occhi sulla stanza di un motel. Seduto sulla sedia di legno un po' cigolante c'era John Winchester, sporco di terra e sangue e visilmente sfinito, che scriveva qualcosa sul suo diario. Sulla soglia della porta c'era una bambina. Con un tuffo al cuore, Liv si accorse che era lei da piccola. Doveva avere più o meno sette anni, e sembrava così piccola in quel pigiama di Hello Kitty!
-Papà? - ripetè la bambina, esitante. John alzò gli occhi dal diario e guardò la figlia.
- Liv, - disse stancamente. - Dovresti essere a letto -. La bambina guardò esitante il corridoio buio dietro di sè, quello che aveva attraversato velocemente non appena aveva sentito il padre rientrare.
- Non ci riesco, - rispose.
- Chiudi gli occhi e stenditi, vedrai che alla fine ti addormenterai, - si limitò a dire John. Non era una buona serata per lui, il mostro che doveva condurlo dal demone dagli occhi gialli era morto e lui si era ritrovato punto a capo nella sua ricerca.
La bambina, però, non si mosse.
- Non posso, - sussurrò, abbassando gli occhi sul pavimento. - Ho paura del buio -. L'ultima frase l'aveva detta talmente a bassa voce che lì per lì John credette di averla immaginata. Guardando sua figlia strusciare il piede per terra, però, capì che non era così.
Ripensò al demone dagli occhi gialli, ai vampiri, ai mutaforma, ai lupi mannari e a tutte le minacce che c'erano là fuori per i suoi figli. Liv non poteva avere paura del buio, doveva sconfiggerla, e subito.
Con un sospiro, l'uomo tirò fuori dalla fodera una magnum e la porse alla figlia. La bambina osservò la pistola e sgranò gli occhi.
- Prendila, e non avere paura, - affermò duramente John. Liv annuì, deglutendo, e prese la pistola. Era fredda, e pesante, ma non poteva far vedere a suo padre che faticava a tenerla in mano. Si sforzò di non tremare mentre tornava a letto, attraversando quel lunghissimo corridoio buio. Impugnava la pistola come gli aveva insegnato John, ma non si sentiva al sicuro: si sentiva sola.
Lo scenario cambiò, e Liv si ritrovò in una classe. Si guardò intorno, e riconobbe quasi subito un Sam di quindici anni; e un banco dietro, eccola la quindicenne Liv, che fissava con sguardo truce la lavagna, i capelli biondi scarmigliati lasciati sciolti.
Detestava quella scuola. In quella del mese prima era riuscita a trovare un'amica, in questa giravano solo bulletti ed ochette, e i professori non avrebbero potuto essere più noiosi. Sperava solo che John si sbrigasse con la caccia, perchè non ne poteva più.
Finalmente suonò la campanella. Liv fu la prima ad essere fuori dalla classe; Sam sospirò mentre la guardava correre via: quella notte la sua sorellina aveva avuto un incubo, ma si era categoricamente rifiutata di parlarne. Negli ultimi mesi si era chiusa molto in se stessa, e sembrava sempre più arrabbiata: con papà, con i professori, con i compiti, con i mostri... Ma si rifiutava di parlare con chiunque.
Liv arrivò davanti al suo armadietto e lo aprì. Mentre cambiava i libri, qualcuno le chiuse improvvisamente l'armadietto in faccia.
- Ehi! - protestò la ragazzina. Davanti a lei c'era, ovviamente, Freddie McGuire, il bulletto numero uno della scuola. L'aveva presa di mira dal primo giorno in cui era arrivata. Con lui c'erano un paio di ragazzi che sogghignavano, ma Liv non si degnò neanche di guardarli: erano solo ragazzi privi di spina dorsale che seguivano le blaterazioni del loro "capo".
- Guardate un po' chi c'è, - sogghignò Freddie. - Olive Musona-Winchester -. I due scagnozzi ridacchiarono.
- Non sei riuscito a trovare un soprannome migliore? - rispose tagliente Liv. - Io avrei delle proposte: Maiale Musone, per esempio... Ma no, quello è più adatto a te -.
- Stai zitta! -. L'umore di Freddie cambiò in un attimo, ma Liv non se ne curò. Gli voltò le spalle e cominciò ad andarsene, ma il bulletto si era arrabbiato.
- Vattene pure! - esclamò infatti. - Ma io so la verità! So che vostro padre non si preoccupa neanche di sapere come state, so che dormite in un motel a giorni, abbandonati a voi stessi... Chissà, magari papino a volte torna a casa ubriaco? -.
Liv non pensò, si mosse a basta: in un attimo era addosso a Freddie, aveva schivato i tentativi di fermarla dei due scagnozzi e aveva assestato un bel pugno in faccia al bulletto, che non se l'aspettava ed era piombato a terra come un sacco di patate.
- Mi hai rotto il naso! - piagnucolò. Ma la ragazzina sembrava spiritata: gli assestò un altro pugno.
- Non ti azzardare a parlare di mio padre! - esclamò. Altro pugno. Avrebbe continuato, ma qualcuno la afferrò da dietro e la immobilizzò. Liv si sarebbe liberata senza problemi, ma si accorse che si trattava di un professore.
- Smettetela! - disse. Uno degli scagnozzi aiutò Freddie ad alzarsi. Il bulletto guardò Liv con gli occhi sgranati, il naso sanguinante.
- Tu sei pazza... - sussurrò.
Anche questo ricordo scemò sotto gli occhi lucidi di Liv. Non voleva vederne un altro, si sentiva già abbastanza male senza aggiungere altri ricordi dolorosi, ma si sentì trascinare in un nuovo paesaggio. Si trovava in un bar, un bar che avrebbe riconosciuto ovunque: era dove aveva conosciuto Lucas.
- Allora cerchi lavoro? -. La barista guardò di sfuggita la ragazza bionda che si era presentata quella mattina.
- Proprio così, - rispose lei. Aveva una voce vuota, apatica...
- Beh, devi parlare con il proprietario, ma in questo momento non c'è, - si voltò a guardarla. - Puoi aspettarlo sul retro -. Liv si limitò ad annuire e ad uscire dalla porta del retro.
Era passato solo un giorno da quando se n'era andata dal motel dove stava con John e Dean; non ce l'aveva fatta: dopo che Sam se n'era andato, l'atmosfera era sempre tesa, e John si arrabbiava per qualcunque cosa. Alla fine aveva detto basta: se n'era andata nel cuore della notte, lasciando un biglietto per Dean.
Al pensiero del fratellone si sentì invadere dal senso di colpa e dalla nostalgia. Cosa aveva fatto? Aveva abbandonato Dean con un padre che si riferiva a loro solo come soldati... Dopo tutto quello che Dean aveva fatto per lei e Sam, l'aveva abbandonato...
Si accorse di star piangendo solo quando qualcuno le porse un fazzoletto. La ragazza, confusa, si voltò: davanti a lei c'era un ragazzo alto, dalla pelle chiara e gli occhi luminosi. Non la stava guardando con pietà, ma con gentilezza.
- Allora, lo prendi o no? - disse, riferendosi al fazzoletto.
- Certo, scusa... - sussurrò Liv, prendendolo ed asciugandosi le guance. Cercò di darsi un contegno.
- Non devi vergognartene, - affermò all'improvviso il ragazzo.
- Come? - lo guardò senza capire.
- Di piangere, intendo, - chiarì lui. Liv non sapeva cosa rispondere.
- Beh... - sussurrò alla fine. - Grazie del fazzoletto -.
- Di niente, lo tengo sempre nel caso incontri una bella fanciulla, - sorrise lui. Liv lo guardò divertita: per un attimo, gli aveva ricordato Dean...
- Posso sapere come ti chiami, almeno? - chiese.
- Scusa la maleducazione, - sorrise lui. - Sono Lucas, - e improvvisò un inchino che fece ridacchiare Liv. - Onorato di fare la sua conoscenza -.
- Io sono Liv, - si presentò a sua volta la ragazza.
- Sei l'aspirante barista? - chiese Lucas.
- Si... - rispose esitante Liv. - Sei tu il proprietario? -. Lucas annuì. - Mi aspettavo qualcuno... diverso - lo squadrò lei.
- Vuoi dire un vecchiaccio dalle brutte maniere? Pare che, invece, ti sia andata bene - disse lui.
- Allora mi concederai il lavoro, oppure...? - chiese la ragazza.
- In cambio di una cena a casa mia, ne sarò be felice, - rispose Lucas con gli occhi brillanti. E Liv, che si sentiva di nuovo serena, accettò.
Un anno dopo Lucas le chiese di sposarla. Il giorno dopo fu ucciso da un demone che cercava Liv per vendetta contro John.

Liv non si muoveva. Era immobile in quel cavolo di divano mezzo sfasciato, salvo per quando veniva scossi da conati di vomito o dalla tosse. Dean detestava vederla così: sua sorella era forte, determinata, una grande cacciatrice. Ma era anche la sua sorellina, e se quel taglio l'avesse uccisa, Dean non se lo sarebbe mai perdonato.
- Possibile che non ci sia una sola, stramaledettissima cura?! - esclamò gettando l'ennesimo libro inutile per terra. Bobby e Sam alzarono i loro occhi stanchi dalle pagine ingiallite.
- Ci deve essere, - affermò Sam.
Caro il piccolo Sammy, non voleva arrendersi all'evidenza
All'improvviso bussarono alla porta. Sam impugnò la pistola e andò a controllare chi fosse. Una volta aperta la porta, si trovò davanti ad una ragazzo pallido, dai capelli scuri e gli occhi nocciola con sfumatura rosso scuro.
- Chi sei? - chiese diffidente il cacciatore. Questo, invece di rispondere, disse: - Non troverete mai una cura -. Sam gli puntò contro la pistola.
- Dean, Bobby! - chiamò intanto. I due cacciatori lo raggiunsero in un attimo. Appena lo vide, Dean non perse tempo: - Chi diavolo sei? - chiese con fare minaccioso.
- L'unico che può salvare la vostra preziosa sorellina, - rispose questo.
- Ma certo, e ci offriresti una cura per carineria! - esclamò Bobby. Il giorno in cui si sarebbe fidato di uno sconosciuto il mondo avrebbe smesso di girare!
- No, - alzò gli occhi al cielo lo sconosciuto in questione, - lo faccio perchè i Winchester che ti devono un favore sono sempre una buona cosa, per un demone -. Sì, così era già più credibile...
- Va a farti fottere, - disse Dean, duro. Non avrebbe affidato la vita di sua sorella ad un demone!
- Molto bene, - sospirò questo. - Peccato, perchè avevo la cura proprio qui, con me, e a lei non restano che pochi minuti... -
- Aspetta, - lo fermò Sam. Sempre lo stesso: dava fiducia troppo facilmente. D'altro canto, se a Liv restavano solo pochi minuti di vita, non potevano essere troppo schizzinosi.
- Come facciamo a sapere che non ci stai mentendo? - continuò Sam, ma il demone sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.
- Non lo sapete, - sogghignò. -Ma cosa potrei fare di peggio? -. A malincuore, i due fratelli e Bobby dovettero lasciarlo fare. Il demone tirò fuori dalla tasca una siringa.
- Dovete iniettarle questo, - disse solo.
- Se le farà del male, - lo avvertì Dean - Ti uccideremo. Lentamente -.
- Mi sento onorato da tanta fiducia, - alzò gli occhi al cielo il demone. Intanto Sam e Bobby erano andati da Liv, e Sam le aveva iniettato il contenuto della siringa. La ragazza si paralizzò, poi spalancò gli occhi.
- Dean, ha funzionato! - lo chiamò Bobby. Il cacciatore chiuse la porta in faccia al demone e li raggiunse.

Non avrebbe sopportato un altro ricordo: il suo cuore si stava ancora riprendendo da quello di Lucas. Stava cercando di prepararsi ad affrontare altro dolore, quando sentì una forza ignota che l'afferrava e la trascinava via... Un attimo dopo spalancò gli occhi e si ritrovò a fissare il rassicurante soffitto della casa di Bobby, pieno di simboli anti-creature oscure. Subito dopo, tre volti entrarono nel suo campo visivo, tutti e tre pallidi, ma sollevati: Sam, Dean e Bobby.

ANGOLO MALATA DI MENTE
So di essere una persona orribile, che aggiorna una volta ogni dieci anni e vi lascia appesi per mesi...
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Se non l'ho già detto, mi dispiace. Vi ho fatto aspettare fin troppo per questo capitolo, ma tra lo studio e un periodo non proprio facile che sto attraversando, non sono riuscita a pubblicare prima.
Spero che questo capitolo basti a farmi perdonare! Cercherò di aggiornare il più presto possibile, ma anche se dovessi metterci tanto, sappiate che non abbandono mai le mie storie e i miei personaggi. Magari ne scrivo dieci alla volta e le aggiorno in ritardo, ma ci sono troppo affezionata per abbandonarle.
Spero di avervi rassicurato almeno un po', e che il capitolo vi piaccia: so che avevate voglia di conoscere la nostra Liv un po' di più, così eccoci qua! Se non siete ancora soddisfatti, potrei fare una raccolta spin-off con tutte vicende che riguardano l'infanzia e l'adolescenza della nostra cara cacciatrice, e non dovreste preoccuparvi di ritardi: tempo fa ne ho scritta già una buona parte.
Detto questo, grazie a tutti i lettori silenziosi, a chi segue, preferisce o ricorda, e un ringraziamento speciale a:

Omar: nuovo recensore, di cui mi sono accorta più o meno ieri... Scusa se non ti ho risposto più, ma lo faccio adesso. Sono contentissima che trovi affascinante l'idea di una Liv Winchester, e sopratutto che ti piace come sto sviluppando la storia. Ne vedremo delle belle!
Grazie di cuore anche dei complimenti: ce la metto tutta nella scrittura, e sapere che la lettura scorre così facilmente è un'enorme soddisfazione!
Naturalmente, se dovessi riscontrare errori o passaggi non scorrevoli non esitare a dirmelo!

TheWalkingNerd (adoro il tuo nickname!): sono contenta che la scrittura risulti fluida e che Sam, Dean e Bobby non risultino OC (avevo il terrore di renderli male!). Per la storia di Liv: tra poco scoprirete l'origine delle sue capacità. Per quando riguarda il demone comparso per aiutarla, c'è un motivo se ricorda Ruby. Comunque non ruberà la scena a Sam e Dean (non potrei mai fare una cosa del genere ai miei due cacciatori preferiti!), ma la sto sviluppando adesso, all'inizio della stagione, cosicchè in seguito vedremo come si incastrerà con Sam e Dean, gli angeli e i sigilli.
Dare un arco narrativo "indipendente" per Liv era proprio ciò che volevo fare, ma starò attenta a non strafare, tranquilla!
Spero ti sia piaciuto questo capitolo in cui diamo una sbirciata nel passato di Liv. Per quanto riguarda Liv che si fa pestare da Lucas, beh... è una Winchester, dopo tutto! E quando mai Sam e Dean non si presi la colpa di una brutta situazione, di una morte, dell'Apocalisse... insomma, più o meno di tutto!
Tra poco comparirà Castiel (e dovrò maneggiarlo con cura!), ma per ora sono felice di averlo reso OC con il suo non-rivelare niente di davvero utile!
Sono felice di averti fatta ridere con i passaggi di Dean, mi sono divertita tantissimo a scriverli.

Allora alla prossima, e non temete: il prossimo capitolo è già in lavorazione!
A presto
AllisonHermioneEverdeeen

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Capitolo 9
*** Capitolo otto - avvelenamenti, fantasmi impazziti e il potere svelato ***


Capitolo sette



Non ricordava il momento preciso in cui l'avevano capito: forse quando aveva cominciato a tossire sentendosi raschiare la gola, seduta nei sedili posteriosi. O forse quando aveva barcollato rischiando di cadere con le chiappe a terra. Oppure quando aveva tossito sangue ed era crollata sullo zerbino di Bobby, sporcandolo di sangue.
Quando il cacciatore si era chinato e le aveva sentito la fronte, aveva ricevuto una zaffata bollente.
Adesso Liv era sdraiata sul divano, infreddolita e bollente, scossa dalla tosse e furiosa, perchè in quel momento l'ultima cosa di cui avevano bisogno era che si ammalasse.
Dal canto loro, Sam, Dean e Bobby erano preoccupatissimi: sapevano perfettamente che quella non era una febbre normale.
- Cos'ho? - chiese immediatamente Liv quando li vide rientrare in sala.
- Non lo sappiamo, - sospirò Sam - ma non è una febbre normale -.
" Di bene in meglio... ". Liv detestava stare così, sdraiata e malata, dipendente dalle cure degli altri. Perfettamente inutile e impotente.
Poi, le venne il dubbio...
- Controllate la spalla! - esclamò. Dean capì al volo e le sollevò la manica, per poi sfilarle le bende. Quello che vide non gli piacque per niente: il taglio mezzo cicatrizzato, che il primo demone che l'aveva attaccata le aveva lasciato come regalino, era verde di pus, e le vene attorno ad esso avevano assunto un brutto colore nerastro...
- Veleno! - disse.
Quella non era una buona notizia. Non lo era affatto! Wendigo, fantasmi, licantropi, demoni... armi, sangue freddo e problema risolto. Ma un avvelenamento? Non avevano idea di quale veleno avesse usato quel demone, e non potevano neanche chiederlo a lui, perchè... beh, era leggermente morto.
Mentre Bobby sistemava il sale a porte e finestre, afferrava le asti di ferro e caricava i proiettili ripieni di sale nei fucili, Sam e Dean si tuffarono nei libri polverosi alla ricerca disperata di un antidoto.
- Passamene uno, - disse con voce roca Liv dopo circa un'ora. Sam alzò la testa dal librone.
- Come? -
- Passami un libro, vi aiuto, - ripetè la ragazza mettendosi a sedere.
- Sicura che te la senti? - chiese Sam, preoccupato.
- Qui si sta parlando della mia vita, non resterò di certo sdraiata sul divano ad imbottirmi di farmaci, mentre aspetto che troviate per miracolo una cura! -. Già, non sarebbe stata Liv Winchester altrimenti!
Con un mezzo sorriso, Sam le passò un librone e la ragazza si mise a lavoro.

Era passata a mala pena un'ora quando cominciò: la porta della sala si chiuse di scatto e Henricksen comparve alle spalle di Dean.
- Attento! - gridò Liv. Appena in tempo! Il ragazzo si voltò di scatto e afferrò l'asta di ferro accanto a lui prima che il fantasma potesse colpirlo. Henricksen scomparve in una nuvola di cenere bruciata.
Bobby prese le altre aste e le consegnò a Liv e Sam. La ragazza fece per alzarsi dal divano e mettersi in posizione di difesa, ma la vista le si offuscò, il mondo prese improvvisamente a girare e la nausea l'assalì. Dovette risedersi sul divano e cercare di non vomitare.
- Sam, vai a controllare fuori, Dean, corri a prendere il sale, io resto con Liv, - ordinò Bobby. I due ragazzi non volevano lasciare la sorella, ma la ragazza fece loro cenno di andare, sorridendo per tranquillizzarli.
- Come stai? - chiese Bobby.
- Come se fossi finita dentro una centrifuga, - sospirò Liv.
Delle risate echeggiarono nella stanza e Bobby impallidì. Non potevano essere proprio loro... di tutti i fantasmi che potevano capitargli... E invece eccole: due bambine pallide che indossavano un vestitino scuro. Nella sala riecheggiavano delle risate, ma le due bambine erano serie in volto. Sfruttarono il momento di sconcerto di Bobby per scaraventarlo fuori dalla sala e richiudersi la porta alle spalle.
- Bobby! - gridò Liv. Strinse la presa sull'asta di ferro: la situazione stava sfuggendo pericolosamente dalle loro mani!

Dean afferrò i due sacchi di sale che avevano sistemato in cucina. Mentre tornava indietro sentì il grido di Liv e si precipitò verso la sala, preoccupato da morire: sapeva che Liv era una brava cacciatrice, una delle migliori, ma non di certo in quelle condizioni!
Ovviamente, la porta della sala era sigillata.
- Liv! - gridò il ragazzo cercando di entrare nella stanza.
- Dean! - rispose la ragazza - Hanno preso Bobby! Trovalo, presto! -. La sua voce era più flebile di quanto volesse e appena finì la frase tossì fino a raschiarsi la gola.
- D'accordo, lo vado a cercare, tu resisti, - rispose il ragazzo. Doveva trovare un modo di entrare in quella stanza, a costo di prendere un'ascia e distruggerla in tante piccole schegge!
Ma prima, doveva trovare Bobby: chiunque fossero i fantasmi che l'avevano preso, non volevano fare due chiacchiere amichevoli.

Sam impugnò il fucile a proiettili di sale e si guardò intorno circospetto: il freddo improvviso a metà agosto rendeva ovvia la presenza di un fantasma lì vicino. Ma dove?
Dean raggiunse il fratello di corsa.
- Liv è chiusa dentro la sala, non riesco ad entrare, e Bobby è stato preso da due fantasmi, - spiegò alla svelta.
- Mi occupo io di Bobby, tu aiuta Liv, - rispose Sam. Dean non se lo fece ripetere due volte!

Liv impugnava l'asta, tesa, cercando di mantenersi concentrata e di ignorare il dolore che proveniva... più o meno da ovunque!
Il fantasma comparve di fronte a lei all'improvviso, e appena la ragazza riuscì a metterlo a fuoco le si gelò il sangue nelle vene.
- Lucas... - sussurrò.
- Ciao, Sweetheart, ti ricordi di me? -. La sua voce era ancora calda e musicale, ma stavolta c'era un pizzico di sarcasmo e di rabbia sconosciute per Liv. I suoi capelli castano scuro risaltavano ancora di più sulla pelle pallida da fantasma, gli occhi verdi non brillavano vivacemente come nei ricordi della ragazza. Vederlo in quello stato era una cosa terribile per Liv.
- Sai dove mi sono ritrovato dopo essere morto? - continuò il ragazzo con un sorriso spento. - All'Inferno. Il demone che mi torturava non faceva che ridere e informarmi che era colpa tua se ero morto -
- Lucas, mi dispiace... - la voce di Liv era flebile.
- Anche a me, - ribattè il fantasma. Poi scaraventò Liv addosso alla libreria.

Dean impugnava un'ascia nella mano destra e l'asta di ferro nella sinistra. Era pronto a far fuori qualunque fantasma si sarebbe frapposto fra lui e la sorella. Non dovette attendere molto: una ragazza pallida, dai capelli biondi e l'aria vagamente familiare gli si parò davanti.
- Ciao Dean, - lo salutò con un finto sorriso - ti ricordi di me? -. E il ragazzo la riconobbe: era Meg. O meglio, la ragazza posseduta dal demone.

Liv si rialzò a fatica, barcollando e vedendoci triplo. Dovette appoggiarsi alla libreria per non crollare a terra. Stringeva convulsamente l'asta di ferro, ma in realtà non aveva nessuna voglia di usarla. Non contro Lucas... non contro il ragazzo di cui si era innamorata. Non contro il ragazzo che le aveva chiesto di sposarla.
- Lucas... - sussurrò Liv cercando di mettere a fuoco la figura del fantasma. - Non hai idea di quanto mi dispiace -.
- Non m'interessa! - ribattè Lucas - Sono stato torturato per anni! E tutto per colpa tua! -. E la colpì di nuovo.

- Senti, non per essere scortese, ma non ho davvero tempo da perdere, - sbuffò Dean.
- Oh, certo: devi andare a salvare la tua sorellina, - disse Meg - è l'unica cosa che conta, vero? La tua famiglia. Tutto quello che non la riguarda... beh, che bruci all'Inferno! -. L'asta di ferro volò via dalla mano di Dean, che imprecò.

- So che sei arrabbiato, - disse Liv mentre cercava di rimettersi in piedi. - E so che non è colpa tua se provi tutta questa rabbia. No, la colpa è mia, che avrei dovuto dirti tutto. Che avrei dovuto rimanere a casa, quella notte, a proteggerti -.
- Si! Avresti dovuto! - esclamò Lucas. La ragazza alzò lo sguardo sul fantasma e vide che aveva le lacrime agli occhi. Forse c'era ancora speranza... forse poteva ancora salvarlo.

Prima disarmato. Poi spalle al muro. Infine chiappe a terra. Non era esattamente il giorno fortunato di Dean.
- Senti, so che non cambierà niente, ma mi dispiace! - disse il ragazzo strisciando in cucina.
- Anche a me dispiace, - affermò Meg - mi dispiace di non essere riuscita neanche a salutare i miei genitori. Mi dispiace di essere morta perchè non avete detto cinquanta parole in latino prima di buttarmi giù dal settimo piano. Mi dispiace di aver visto la mia sorellina suicidarsi perchè ero morta! -. Dean sospirò: si sentiva da schifo all'idea di cosa aveva dovuto passare quella ragazza innocente, ma non poteva permettere a quel fantasma di impedirgli di aiutare Liv. Sollevò la pistola... e sparò al lampadario di ferro, che cadde sul fantasma facendolo scomparire in una nuvola di cenere.

- Puoi colpirmi, se vuoi, - disse Liv, barcollante, guardando negli occhi Lucas. - Puoi colpirmi ancora, e ancora, e ancora se ti farà sentire meglio. Non mi opporrò, non ti combatterò. Voglio solo che tu sappia che la tua morte continua a perseguitarmi: avrei potuto impedirla? Forse. Avrei potuto salvarti? Forse. Non ho fatto abbastanza? Può darsi. Perciò ti devo almeno questo: puoi colpirmi, e spero che ti farà sentire meglio -. Lucas la guardò con gli occhi lucidi. Sentiva ancora quella rabbia cieca che l'aveva condotto fino a lì, ma stava diminuendo sempre di più. Se prima guardava Liv e voleva solo farle del male, farle pagare quello che le aveva fatto passare, adesso la guardava e si ricordava quanto l'aveva amata in vita.
- Liv... - sussurrò. La ragazza annuì.
- Sono qui, - rispose - non ti abbandono di nuovo -. Lucas allungò la mano lentamente: non sapeva se stava per colpirla o per abbracciarla. Liv tese le braccia, come a invitarlo a prendere una scelta. Il fantasma posò le proprie mani su quella della ragazza. Non la trapassò come avrebbe dovuto.
Liv lo sentiva: sentiva la sua pelle, ormai fredda, sulla propria. Poi lo percepì: era un lieve calore, che aumentava sempre di più... una filo argentato parve circondare i due, la ragazza e il fantasma, la viva e il morto. Lucas si sentì invadere da una luce confortante e calda. Liv lo guardò sorridere, poi sparire piano piano. Mentre Lucas scompariva, la ragazza lo sentì attraversarla, poi passare "dall'altra parte".
Aveva ritrovato la pace, ed era stata Liv ad averlo aiutato a passare "oltre", anche se non aveva idea di come aveva fatto. La porta della sala si aprì di fronte a Dean, che si stava preparando a sfondarla con l'ascia. Il ragazzo fece appena in tempo a vedere sua sorella circondata da un lieve luce bianca, poi Liv tossì sangue e cadde a terra, restando immobile.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ehm... ciao?
C'è ancora qualcuno qui? * Si guarda intorno titubante*.
Avete ragione, sono in ritardo. In un ritardo vergognoso! Purtroppo sono stata male, e spero non vogliate uccidermi per questo. Sempre che non vi siate già volatilizzati...
Per farmi perdonare, questo capitolo è più lungo, e finalmente vediamo qual'è la capacità specifica della " figlia degli angeli ". Qualcuno ha già capito cosa significa?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ce la metterò tutta per aggiornare puntualmente, voi continuate a sperare in me!
A presto
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 10
*** Capitolo diec - nuovi indizi, il punto della situazione ***


Capitolo dieci



- Avete un aspetto orribile,- gracchiò Liv. Cavolo, da quanto tempo aveva una voce così roca? Aveva un bisogno disperato di acqua.
Come leggendo i suoi pensieri, Bobby corse in cucina e tornò con un bicchiere colmo d'acqua, che la ragazza scolò in pochi secondi. Non fece in tempo a fare altro: si trovò stritolata da un mega-abbraccio di Sam e Dean.
- Sono appena scampata alla morte... - sussurrò la ragazza, - per favore, non soffocatemi! -. Ma era tutta scena: in realtà si godette quell'abbraccio fino all'ultimo. Quando l'abbraccio si sciolse, Liv si accorse di avere gli occhi lucidi; se li asciugò velocemente, desiderosa di dimenticare tutti i ricordi che le erano stati risbattuti davanti senza preavviso.
- Stai bene? - le chiese Sam, preoccupato.
- Adesso sì, - sorrise la ragazza. - Grazie a voi -. Uno scambio di sguardi un po' imbarazzati mise in allarme Liv.
- Siete stati voi a salvarmi? - saltò a sedere la ragazza.
- Non proprio... - rispose Sam.
- NON AVRETE FATTO UN PATTO CON UN DEMONE, VERO?!?! - esclamò Liv, terrorizzata.
- Niente stupidaggini del genere, tranquilla! - affermò Dean per calmarla. La ragazza sospirò di sollievo: le sarebbe preso un infarto se fossero caduti di nuovo in quelle vecchie abitudini.
- Allora come? - chiese, non appena il cuore rallentò un po' il suo battito impazzito. Un bussare improvviso alla porta la fece sobbalzare.
- Grazie a me! - esclamò una voce attutita. Liv si voltò a guardare i fratelli, che sembravano seccati.
- Avete intenzione di spiegarmi cosa è successo? - chiese, cercando di mantenere la voce calma.
- E' arrivato un demone con una cura, - si decise a rispondere Dean.
- Cosa ha chiesto in cambio? - fece Liv, alzandosi definitamente dal divano.
- Ha detto solo che i Winchester che ti devono un favore sono un bene per un demone, - spiegò Sam.
- E voi vi siete fidati? - esclamò Liv.
- Non è che avevessimo grande scelta, - affermò Bobby. - Stavi morendo: abbiamo solo pensato che non potesse fare di peggio -.
- Adesso che vi siete dati le debite spiegazioni vi decidete ad aprire la porta? - li chiamò il demone. Il gruppetto andò all'ingresso e Dean aprì la porta. Il demone non poteva entrare per via di tutti i simboli anti-demoni disegnati per la casa, ma Bobby impugnò comunque il pugnale ammazza-demoni.
Non appena Liv vide chi era il demone in questione, alzò gli occhi al cielo.
- Alex, - disse a mò di saluto.
- Winchester numero tre! - le sorrise lui. - Non ci vediamo da quando mi hai puntato una pistola addosso -.
- Motivo in più per dubitare del fatto che vuoi aiutarci, - affermò Sam.
- Rilassatevi, non sono qui per uccidere qualcuno di voi, o riportare all'inferno Winchester numero uno, sono qui perchè detesto gli angeli e so che, se sono scesi sulla terra, non è per una buona notizia, - spiegò Alex.
- Se voi demoni detestate tanto gli angeli per noi non può che essere una buona notizia, - affermò Dean. Alex li guardò esasperato.
- Voi cacciatori siete sempre così razzisti? - chiese.
- Sopratutto con i demoni, - disse Liv. - Sai, tendiamo ad ucciderli, perciò stringi il discorso e dicci cosa vuoi -.
Alex sospirò. - Va bene, va bene... - sbuffò. - Voglio solo avvertirvi di non fidarvi degli angeli -.
- Grazie per l'avvertimento, - disse Bobby. - Ora vattene -.
- Calma, ho anche un messaggio, - affermò Alex. - E' per Winchester numero tre, uno dei miei capi mi ha mandato a dirti che non sono i demoni a volerti morta -.
- Cosa...? - sussurrò Liv.
- Chi è il superiore ad averti mandato? - chiese subito Dean.
- Mi spiace, ho adempito al mio dovere, siete tutti felicemente vivi e ho consegnato il messaggio, perciò, che dire... -. Alex sorrise e li salutò con la mano. - Ci vediamo in giro! -. Un attimo dopo, non era più sul vialetto.

- Credi che mentisse? - chiese Liv. Dopo che Alex se n'era andato, I Winchester e Bobby si erano riuniti in cucina.
- Credo non dovremmo neanche chiedercelo, - affermò Dean. - E' un demone, e i demoni mentono, fine del discorso - e bevve un sorso di birra.
- Ma se sono i demoni a volere morta Liv, perchè le avrebbero salvato la vita? - fece notare loro Sam.
- Grazie, Sam, - alzò gli occhi al cielo Liv. - E' quello che sto tentanto di dire dall'inizio! -
- Non avrete davvero intenzione di fidarvi di quel demone! - esclamò Bobby. Sam e Liv si scambiarono un'occhiata dubbiosa. Liv sapeva che Sam non era esattamente il metro di misura sulla fiducia da dare ai demoni, ma non poteva fare a meno di pensare che forse Alex non aveva mentito.
- Liv! - esclamò Bobby, incredulo.
- Non dico di fidarci di lui, - si decise a dire la ragazza. - Ma se quello che dice è vero, potrebbe esserci qualcun altro a darmi la caccia, qualcuno che assolda demoni per coprire le sue tracce -.
- Sì, potrebbe, - sbuffò Dean. - O potrebbe essere un demone che vuole depistarci -.
- Allora perchè Alex mi avrebbe salvata? - esclamò Liv. - Se i demoni mi volessero morta, sarebbe bastato non salvarmi la vita -.
- Noi non ci fideremo di un demone! - esclamò Dean. Guardò sua sorella negli occhi per un po', mentre il silenzio calava in cucina. Alla fine, sospirò. - Prenderemo in considerazione le sue parole, - disse. Sam si limitò ad annuire e Liv non ribattè niente: sapeva di non poter ottenere di più.
- Adesso andate a dormire, - affermò Bobby. - Ne avete bisogno -. I tre fratelli non ribatterono: si sentivano spossati. Così diedero la buonanotte a Bobby, si sistemarono sul divano e chiusero gli occhi.

Liv non riusciva a dormire. Si rigirò e rigirò tra le coperte per un'ora almeno, ma le parole di Alex le rimbombavano in testa.
"Non farti abbindolare da un demone", si disse severamente. Quando finalmente riuscì ad addormentarsi, fece incubi su creature senza volto che cercavano di ucciderla...
Si svegliò di soprassalto quando Sam le sfiorò la spalla per chiamarla. Ci mancò poco che non lo colpisse con un pugno!
- Ehi! - fece lui, alzando le mani in segno di pace. - Calma, sono io-.
- Oh, - disse lei, cercando di metterlo a fuoco. - Scusa -.
- Tranquilla... Vieni in cucina, c'è una riunione generale indetta da Dean -.
- Perchè? -
- Pare che Castiel sia venuto a fargli visita -. A quelle parole, Liv balzò giù dal divano, il sonno ormai evaporato.
Qualche minuto dopo, i WInchester e Bobby erano in cucina.
- Vuoi una birra? - chiese Dean a Liv quando la ragazza entrò in cucina.
- Dean, - lo rimproverò lei. - Sono le nove del mattino -.
- E allora? - chiese lui. Liv si limitò ad alzare gli occhi al cielo e non disse niente.
- Allora, cosa ti ha detto Castiel? - andò dritto al punto Bobby.
- Mi ha detto che gli angeli mi hanno salvato dall'Inferno perchè hanno un lavoro per me, - rispose Dean.
- Cioè? - chiese Sam.
- Riguarda Lilith -. A queste parole, nella cucina calò il gelo. Tutti si ricordavano fin troppo bene la demonessa che aveva ucciso Dean e tentato di uccidere Sam. Liv aveva provato a pugnalarla, ma si era ritrovata con quattro costole rotte ed una frattura al polso.
- Sta spezzando i sigilli che porteranno all'Apocalisse, - spiegò Dean.
- Apocalisse?! - esclamò Liv. - Vogliono che ci occupiamo dell'Apocalisse?! -
- Pare di sì, - sospirò Dean. - Un bel salto di qualità! - aggiunse poi con un sorrisetto sarcastico.
- Questi angeli sono pazzi, - affermò Liv.
- Non possono fare qualcosa loro? - fece Sam. - Voglio dire: sono angeli! Ti hanno tirato fuori dall'inferno, possibile che non riescano ad uccidere una demonessa? -
- Castiel ha detto solo che i fantasmi sotto steoridi tornati per ucciderci erano uno dei sigilli, e che gli angeli stavano cercando di fermare Lilith da spezzarne altri, e per questo avevano già subito delle perdite, - spiegò Dean.
- Allora sembra che dovremo occuparcene da soli, - disse Bobby.
- Già... - sospirò Dean, poi guardò Liv di sbieco. - Senti... - esordì. - Non abbiamo avuto modo di parlarne prima, ma adesso potresti spiegarci cosa è successo con Lucas, ieri? -. Liv si irrigidì.
- Dean ha detto che quando è riuscito a entrare in sala, eri avvolta da una luce accecante, Lucas è scomparso e poi sei svenuta, - disse Sam. Adesso tutti fissavano la ragazza.
- Sentite, - sospirò questa. - Non so cosa sia successo: in qualche modo ho aiutato Lucas a "passare oltre", ma non saprei dirvi altro -. Adesso era quasi tentata di accettare la birra che gli aveva offerto Dean poco prima. - La prossima volta che vedi Castiel, chiamami: devo chiedergli un bel po' di cose, - affermò poi.
- Non credo sia una buona idea, - ribattè Dean. - Ti sei già dimenticata cos'è successo la prima volta che abbiamo tentato un contatto con lui? -
- No, non l'ho dimenticato, - sbuffò Liv. - Ma l'unico indizio che abbiamo su di me è quello che mi ha detto il demone al magazzino: "figlia degli angeli", perciò io dico di rischiare -.
- Liv... - provò a dire Sam.
- No! - esclamò lei, seccata. - Sentite, - aggiunse poi, cercando di calmarsi. - Capisco che volete proteggermi, ma sono stanca di essere trattata come una bambola di vetro: sono più forte di quanto pensate! -.
- Nessuno dice che sei debole, - si intromise Bobby. - Ma cerchiamo di essere prudenti: non ci tengo a rivederti stesa su un divano e in fin di vita -. Liv fece un respiro profondo, poi annuì.
- Bene, allora per ora concentriamoci su Lilith: come la troviamo? - cambiò argomento.
- Ottima domanda, - disse Dean. - Io direi di dare un'occhiata su internet per vedere se ci sono presagi demoniaci in giro -.
- Bene, io farò qualche telefonata, - propose Bobby. Così si misero a lavoro.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed eccomi qui!
Spero che abbiate passato un bel Natale, dal canto mio credo di essere ingrassata di un paio di chili!
Comunque, questo capitolo è più di passaggio, nel prossimo ci sarà più azione. Spero di non avervi annoiati, e ringrazio con tutto il cuore tutti i lettori silenziosi, chi segue, preferisce e ricorda, e un grazie speciale a Biota per le sue recensioni: sapere il tuo parere mi ha dato una spinta in più per i prossimi capitoli, perciò grazie!
A presto
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 11
*** Capitolo unidici - un tuffo nel passato ***


Capitolo undici



Quel motel non era dei migliori, questo doveva ammetterlo: per addormentarsi su quei materassi bitorzoluti ci aveva messo una vita, per non parlare della doccia in mezzo alla polvere! Però era il motel più vicino al paese dove avevano rilevato un'insolita attività demoniaca. Insolita per i vecchi tempi, in realtà: in quel periodo sembrava che l'attività demoniaca avesse avuto un picco improvviso. Forse per via di quel piccolo fatto dell'Apocalisse...
Liv si svegliò all'improvviso, e lì per lì non capì il perchè: sembrava tutto tranquillo... Poi, però, si accorse che il letto di Sam era vuoto. Saltò a sedere sul materasso bitorzoluto, guardandosi spasmodicamente intorno, ma di Sam nessuna traccia. Poi sentì un'auto accostare al motel. Si precipitò alla finestra: Sam stava salendo su quell'auto, in cui era già seduta Ruby.
- Sammy, cosa diavolo stai combinando? - sibilò tra i denti la ragazza. Provò ad uscire per fermarlo, ma l'auto era già partita. La guardò allontanarsi, arrabbiata: quando sarebbe tornato, avrebbe costretto Sam a forza di calci nel sedere a dire a Dean la verità su Ruby, era arcistufa di quella situazione di mezze verità.
Alla fine tornò dentro, pronta a passare il resto della notte al computer a fare ricerche, ma appena varcò la soglia della stanza del motel, vide una figura umanoide luminosa davanti a Dean: stava portando due dita sulla fronte del ragazzo...
- Dean! - gridò Liv, allarmata, e con uno slancio prese il fratello per un braccio, sperando di poterlo allontanare da quella strana creatura. Appena afferrò il braccio di Dean, però, si sentì risucchiare in un vortice indistinto di colori e suoni... Perse la presa e rotolò per terra. Quando si fermò, sentiva di star per vomitare. Si rimise in piedi a fatica, respirando profondamente, e si guardò intorno: era su un marciapiede; accanto a questo erano parcheggiate delle auto d'epoca. Per la strada ne passavano altre... Ma dov'era finita? In un raduno di fanatici di auto vecchie?
Per il resto, però, quella dov'era finita sembrava una normale cittadina americana. Ovunque guardasse, però, Liv non riusciva a vedere suo fratello.
- Dean? - chiamò preoccupata. Cosa poteva essergli successo? Era finito anche lui in quel posto, oppure era da tutta altra parte?
- Dean?! - alzò la voce, mentre il panico la stringeva nella sua morsa.
- Ehi? - la chiamò una voce gentile. Liv si voltò: davanti a lei c'era una ragazza più o meno della sua età, dai biondi capelli mossi, la pelle bianca come il latte e due luminosi occhi azzurri. Aveva un'aria familiare...
- Mio fratello... - cercò di spiegarsi Liv, agitata. - Non riesco più a trovarlo! -
- Va bene, vediamo se posso aiutarti, - le sorrise rassicurante la ragazza. Liv annuì, facendo dei respiri profondi per calmarsi.
- Mi chiamo Mary, - si presentò intanto la sconosciuta. - Mary Campbell, e tu? -. Liv rimase pietrificata a fissarla. Quella... quella era...
- Ehi, stai tranquilla, troveremo tuo fratello, - disse Mary, pensando che l'espressione attonita di Liv fosse dovuta al panico per la scomparsa del fratello.
- Certo, - si costrinse a riprendersi Liv. - Io mi chiamo Olive Van Hallan, ma tutti mi chiamano Liv - e le strinse la mano. Sto stringendo la mano di mia madre... pensò con un tuffo al cuore. Non riusciva a crederci...
Ma se era tutto vero, lei aveva viaggiato nel tempo!
Mentre stringeva la mano di Mary, abbassò lo sguardo e vide il braccialetto della ragazza: era d'argento, e aveva come ciondoli dei pentacoli e altri simboli scaccia-demoni. Liv rimase attonita a fissarlo.
- Tutto bene? - le chiese Mary di nuovo.
- Tu... - balbettò Liv. - Tu sei una cacciatrice! -.

- Quindi una strana creaura ha afferrato tuo fratello, hai provato ad aiutarlo e ti sei ritrovata qui? - riepilogò Mary.
- Esatto, - annuì Liv. - Tuo padre è un cacciatore, vero? -
- Si, come tutta la mia famiglia, - sospirò Mary, accostando davanti a casa sua. Aveva deciso di portarla dalla sua famiglia per aiutarla a ritrovare suo fratello. Dal canto suo, Liv era ancora attonita per le ultime scoperte, ma cercava in tutti i modi di non darlo a vedere.
- Eccoci arrivati, - disse intanto Mary. Le due ragazze scesero dall'auto e percorsero il vialetto di casa Campbell. - Ti avverto, - Mary si fermò all'ingresso. - Mio padre non si fida degli altri cacciatori, perciò cerca solo di fare una buona impressione -.
- Farò del mio meglio, - si limitò a dire Liv. Mary suonò alla porta e una donna venne ad aprire: aveva una bella chioma di capelli castano chiaro, occhi luminosi ed un sorriso rassicurante.
- Ciao Mary, chi è la nostra ospite? - chiese dopo averle invitate ad entrare.
- Olive Van Hallan, un'altra cacciatrice, - spiegò Mary. - L'ho incontrata mentre tornavo, sta cercando suo fratello, speravo potessimo aiutarla -.
- Samuel è in sala, - le informò la donna. - Cercherò di darvi una mano a convincerlo -. La casa era spaziosa, ma senza esagerare, arredata in modo semplice e pratico.
- Samuel? - chiese intanto Liv. - Tuo padre si chiama Samuel? -
- Sì, e mia madre Deanna, - scrollò le spalle Mary.
Samuel e Deanna... Liv si ritrovò a sorridere.
- Ehi, sorellina! - le sorprese una voce mentre stavano per entrare in sala. Dietro di loro c'era un ragazzo alto, dalla pelle chiara, il naso puntellato di lentiggini e una chioma di capelli castani tutti scompigliati. - Non mi presenti la nostra affascinante ospite? -
- Oliver, - alzò gli occhi al cielo Mary. - Un po' di contegno! Lei è Liv, una cacciatrice che ho conosciuto oggi -.
- Felice di conoscerti, - improvvisò un inchino il ragazzo.
Samuel, Deanna e Oliver... non dovrò mai più chiedermi da dove arrivano i nostri nomi! pensò Liv. Si chiese distrattamente quanta voce in capitolo avesse avuto suo padre nel dare loro i nomi: doveva essersi lasciato convincere da Mary!
- Lasciala in pace, - stava dicendo intanto Mary.
- Non ti ricordavo così noiosa, - la prese in giro Oliver. - Comunque volevo ricordarti che tra poco verrà il tuo prinicipe azzurro a prenderti -.
- E' vero! - esclamò Mary, cadendo dalle nuvole. - Stavo quasi per dimenticarmene... Grazie per avermi avvertito! - e corse su per le scale, gridando poi dal piano superiore: - Aiuta Liv a convincere papà ad aiutarla, io vado a prepararmi! -.
- Il suo principe azzurro? - chiese subito Liv.
- Proprio così, - sorrise Oliver. - Si chiama John Winchester, si sono conosciuti un po' di tempo e da allora Mary ci esce insieme... Ma non sono qui per annoiarti con queste storie! Vieni, papà è in sala, - e sparì oltre la porta accanto a Liv. La ragazza fece un respiro profondo per tentare di rallentare il suo cuore impazzito: prima Mary, poi John... Smaniava dalla voglia di riabbracciare i suoi genitori, ma al tempo stesso sapeva che quelli non erano i suoi genitori, non ancora, e non avrebbero preso bene una sconosciuta che improvvisamente li abbracciava.
- Ehi, vieni? - la chiamò Oliver.
- Arrivo! - si scosse Liv. Prima Dean, si disse. Prima pensa a ritrovare Dean, poi insieme a lui ti occuperai del resto.

Samuel Winchester era un uomo pelato dall'espressione severa. Aspettava Liv seduto sul divano, come se volesse rendere l'idea che la sua visita non doveva scomodarlo.
- Allora, - esordì senza tanti giri di parole. - Tu saresti la cacciatrice che Mary ha incontrato stamattina? -
- Sì, signore, - rispose Liv drizzando la schiena. Doveva fare bella impressione? Bene, l'avrebbe fatta.
- Mi hanno detto che non riesci a trovare tuo fratello, - continuo Samuel senza scomporsi.
- Infatti, e Mary si è offerta di aiutarmi a cercarlo, - rispose tranquillamente la ragazza.
- Dimmi, quando uccidi un vampiro usi l'argento o un paletto nel cuore? - chiese Samuel scrutandola.
- E' uno scherzo? - fece Liv. - Nessuno dei due: di solito li decapito -. Il cacciatore accennò ad un'espressione soddisfatta, ma durò giusto un millesimo di secondo.
- Brava, ora puoi andartene, - disse tornando al suo giornale.
- Papà... - provò a protestare Oliver alzando gli occhi al cielo.
- Non mi fido degli altri cacciatori, perciò: quella è la porta, - ripetè Samuel.
- E' la tua ultima parola? - chiese Liv, scrutandolo.
- Senza dubbio, - rispose questo senza tentennamenti.
- Bene, mi spiace averla disturbata con la mia inutile visita, in fondo mi serve solo aiuto per ritrovare mio fratello, ma se sollevare gli occhi da quel giornale e prestare attenzione ad una ragazza alla disperata ricerca del fratello è troppo faticoso per lei, allora nessun problema: arrivederci e grazie -. Liv aveva parlato con estrema feddrezza, e dette queste parole girò i tacchi e andò verso l'uscita.
Oliver guardò con rimprovero il padre, e Deanna, che era rimasta sulla soglia, scosse la testa. Samuel dovette sentirsi osservato, perchè roteò gli occhi e disse: - Aspetta! -. Liv si bloccò.
- Come si chiama tuo fratello? - le chiese il cacciatore. La ragazza si sarebbe messa a fare i salti di gioia, ma non voleva rompere quell'equilibrio precario, perciò si voltò con un sorriso appenna accennato in volto.
- Dean, - rispose. - E' biondo, con gli occhi verdi e veste con una giacca di pelle -.
- Va bene, Oliver ti aiuterà a cercarlo, - affermò Samuel. - Ma sappi che la tua irriverenza non mi è affatto piaciuta: vedi di comportarti in modo più rispettoso - aggiunse poi.
- Sì signore, - annuì Liv.
Una volta che lei e Oliver uscirono dalla sala, Oliver le sorrise vittorioso.
- Ben fatto! - le disse. - Confesso che pensavo ti avrebbe incenerito... -
- Confesso di averlo pensato anche io, - ammise Liv.
Mentre si dirigevano alla porta furono raggiunta da Mary, adesso pettinata e con abiti puliti.
- E' arrivato? - chiese subito. Oliver aprì la porta di casa: in fondo al vialetto, parcheggiata accanto al marciapiede, c'era una bellissima Impala del 67 nera. Liv stava per correre incontro a Dean, ma si ricordò in tempo che l'Impala non aveva viaggiato con loro. Infatti, quello che aprì lo sportello era un ragazzo di bell'aspetto dai capelli neri. Con un tuffo al cuore, Liv si rese conto che non poteva che essere suo padre da giovane. Quel John Winchester, però, sembrava uno sconosciuto: sereno, sorridente, pulito...
Mary lo raggiunse di corsa, sorridente anche lei.
Non piangere si impose Liv. Non-azzardarti-a-piangere!
- Ti senti bene? - le chiese Oliver. Doveva essersi accorto che era un po' scossa.
- Si... - rispose in fretta Liv. - No, - aggiunse poi. - Devo trovare mio fratello! -
- Allora andiamo, - le sorrise rassicurante Oliver. Peccato che Liv non si sentisse affatto rassicurata: si trovava nel passato, di fronte ai suoi genitori, sorridenti e pieni di speranza per il futuro, e aveva scoperto che sua madre faceva la cacciatrice. Si sentiva in balìa di queste nuove scoperte, sola e sperduta. Tuttavia, fece un respiro profondo per calmarsi e seguì suo zio.
Una cosa alla volta si disse. Prima devo trovare Dean.

Avevano controllato tutti i locali e chiesto informazioni a passanti e amici di Oliver, ma nessuno sembrava aver visto Dean. Liv cominciava ad essere preoccupata, e quando era preoccupata diventava intrattabile.
- Vedrai che lo troveremo, - le disse Oliver quando scesero dall'auto. Oliver aveva un vecchio amico che vendeva auto, pensava che potesse aver visto Dean.
- L'hai detto anche due ore fa, - sibilò Liv.
- Ma questa volta credo ci siamo vicini, - affermò Oliver. Liv ingoiò una rispostaccia che le stava per scappare: ci mancava solo che offendesse l'unico alleato che aveva della famiglia Campbell, Samuel non l'avrebbe neanche più fatta entrare in casa!
Mentre seguiva Oliver verso il negozio di auto, però, vide una figura umanoide avvolta da una flebile luce bianca davanti al locale lì vicino.
- Torno subito! - esclamò la cacciatrice. - Tu parla pure con il tuo amico! - e, senza aspettare risposta, sfrecciò verso la figura.
- Chi sei? - le chiese subito, trattenendosi dal saltarle addosso: non voleva rischiare di ritrovarsi in un tempo diverso.
- Scusi? - provò a dire la figura. Liv strizzò gli occhi, cercando di scrutare la forma umana avvolta da tutta quella luce.
- Ti ho chiesto chi sei, - ripetè. - E voglio sapere anche dov'è mio fratello! -. Se si concentrava riusciva a vedere un uomo dall'aria un po' malaticcia, qualche capello grigio tra la chioma ramata, gli occhi marroni e la pelle puntellata di lentiggini. La stava scrutando con curiosità.
- Tu... - sussurrò, continuando a fissarla. - Tu non sei di questo tempo... -
- Grazie! - ironizzò Liv. - Hai trasportato me e mio fratello indietro nel tempo, perciò smettila di fare il finto tonto! -
- Ti sbagli, - affermò questo. - Non sono stato io: la mia grazia non è abbastanza potente -.
- La tua... cosa? - chiese Liv, confusa.
- La mia grazia, - spiegò pazientemente lo sconosciuto. - La mia energia, tutti gli angeli ne hanno una -.
Aspetta. Rewind. Angeli?
- Sei un angelo, - constatò Liv, sconcertata. - Perciò, anche quello che ci ha trasportati qui è un angelo -.
- Esatto, - affermò il suo interlocutore. - Mi chiamo Elia -. Continuava a guardarla con curiosità, sembrava scrutarla dentro...
- Molto bella, - disse infine. Liv lo guardò confusa, e lui parve accorgersene.
- Intendevo la parte di grazie in te, - spiegò, come fosse una cosa ovvia. Liv rimase a fissarlo a bocca aperta.
- La mia... parte... di grazia? - boccheggiò.
- Sì, molto luminosa, e familiare... - Elia si accigliò. - Sembra quasi... - sussurrò ancora, poi parve sbiancare. - Non può essere! - esclamò, indietreggiando.
- Cosa c'è? - chiese Liv.
- Non avvicinarti! - fece Elia. Sembrava terrorizzato. - Non voglio gli altri angeli alle calcagna! -. Indietreggiò ancora di un passo, poi semplicemente sparì.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ohilà gente!
Eccoci qua con il nuovo capitolo!
Liv si ritrova a fare un bel tuffo nel passato, in cui ha il piacere-infarto di trovarsi a faccia a faccia con una certa Mary, di conoscere sua nonna Deanna e il suo adorabile nonnino Samuel (che dopo aver visto la sesta stagione, non sopporto proprio!). Ho aggiunto un personale originale alla famiglia Campbell, cioè Oliver: mi sembrava carino, dato che i nomi si Sam e Dean sono presi da Samuel e Deanna, che anche il nome di Liv derivasse da un parente di Mary.
Detto questo, spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto!
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della rivelazione dell'ultimo paragrafo: ve l'aspettavate? L'avevate intuito? Oppure è stata una completa sorpresa?
Grazie a tutti i lettori, a chi segue e preferisce. Grazie infinite a Biota per le sue recensioni!
A presto
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici - un tuffo nel passato, seconda parte ***


Capitolo dodici



- Mi dispiace che non siamo riusciti a trovarlo, - sospirò Oliver scendendo dall'auto. -Riproveremo domani, qualcuno deve averlo visto -.
Liv non disse niente: non riusciva ad essere ottimista, non dopo una giornata di ricerche inutili. Oliver capì che non era il caso di insistere. Un attimo dopo, però, Liv lo superò di corsa.
- Dean! - gridò la ragazza. Infatti vicino a Mary, sul vialetto di casa Campbell, c'era proprio Dean. Liv gli buttò le braccia al collo, sentendosi invadere dal sollievo. Dean la strinse a sè, sollevato anche lui che la sua sorellina fosse sana e salva.
Appena si sciolse l'abbraccio, Liv diede uno schiaffo alla spalla di Dean.
- Ahi! - protestò lui.
- Non azzardarti a farmi prendere un altro spavento del genere! - esclamò sua sorella, guardandolo truce. Oliver ridacchiò, scambiando un'occhiata divertita con Mary.
- Dove l'hai trovato? - le chiese.
- Fuori dal ristorante dove mi ha portato John, - rispose Mary. - Ci seguiva da un po', perciò credevo fosse un demone, o qualcosa del genere... In realtà l'ho attaccato, - spiegò. Liv guardò Dean divertita. "Ti sei fatto pestare da nostra madre?" diceva quello sguardo. Il ragazzo sbuffò.
- Quando ha saputo che Liv era da noi è voluto venire subito, - completò intanto Mary.
- Vorrei conoscere vostro padre, - affermò Dean. - Ringraziarlo per aver aiutato mia sorella -.
- Non è un tipo molto socievole... - disse Mary, dubbiosa.
- Ma non vedo perchè non dovrebbe accettare dei ringraziamenti, - affermò Oliver, invitando teatralmente Liv e Dean ad entrare in casa.

- E così sei il fratello della cacciatrice arrivata qui stamattina con Mary, - esordì Samuel senza distogliere gli occhi dal libro che stava leggendo.
- Sì, signore, - rispose senza scomporsi Dean. - Volevo ringraziarla per l'aiuto che ha dato a mia sorella -.
- Ringraziamenti accettati, - disse Samuel. - Adesso fuori da casa mia -.
- Papà! - esclamò Mary con rimprovero.
- Non mi fido degli altri cacciatori, ho aiutato Liv solo perchè era disperata, adesso che vi siete ritrovati vi voglo fuori da casa mia -. Liv sbuffò: il nonnino è proprio insopportabile!
- Falla finita Samuel! - esclamò Deanna avvicinandosi a loro. - Non hanno neanche un posto dove dormire, o mangiare, perciò li inviterò a cena, - affermò. - Avete fame? - si rivolse quindi ai due.
- Da morire! - rispose Dean.
- Bene! - gli sorrise la donna. - Io sono Deanna, lui è mio marito Samuel... lavatevi le mani, - e andò a finire di sistemare la tavola. Dean si voltò verso Liv.
- Samuel e Deanna? - fece.
- E questo è Oliver, - replicò Liv indicandolo, sorridendo.

L'atmosfera a tavola era abbastanza tesa. Deanna tentava di fare qualche domanda ai due fratelli per avviare una conversazione, ma ogni argomento era rischioso da affrontare: nè Liv nè Dean volevano lasciarsi scappare niente che potesse collegarli alla famiglia Campbell o Winchester.
- Da quanto tempo siete cacciatori? - chiese ad un certo punto Samuel.
- Da tutta la vita, - rispose Liv scrollando le spalle. - Nostro padre ci ha cresciuti così dopo la morte di nostra madre -.
- E quali mostri affrontate di solito? - chiese ancora l'uomo.
- Un po' di tutto, - disse Dean. - Demoni, wendigo, mutaforma, fantasmi... -.
- E state seguendo un caso? - continuarono le domande.
- Non lo so, forse, - rispose evasivo Dean. Liv si riempì la bocca di cibo per evitare di poter essere interpellata: non sapeva mentire bene come suo fratello, si sarebbe potuta far scappare qualcosa.
- Che vuol dire? - disse intanto Samuel.
- Che neanche io mi fido degli altri cacciatori, - affermò Dean. A Liv sembrò persino che il nonnino sorridesse... Ma no, forse aveva bisogno di un paio d'occhiali!
- Tua sorella ci ha detto che una strana creatura vi ha trasportati qui da molto lontano, - proseguì Samuel. - Che fine ha fatto? -
- Morta, - rispose subito Dean.
- E cos'era? - chiese ancora Samuel.
- Papà, lasciali in pace, - sbuffò Mary.
- Già, papà, - disse Oliver. - Continua a fare il terzo grado e presto cominceranno a fare domande anche loro... e a quel punto dovrai rispondere -.
- Voglio solo saperne di più, - ribattè Samuel. - In fondo li sto ospitando in casa mia -.
- Solo per una cena, - lo riprese Deanna. - Falli mangiare tranquillamente -. Samuel sbuffò, ma si arrese e smise il terzo grado.
- Scusa Dean, - disse Mary. - Ma perchè seguivi me e John? -. Liv guardò di sbieco il fratello: e adesso che si sarebbe inventato?
- Credevo che il tuo ragazzo fosse in pericolo, - rispose senza scomporsi Dean. - Ma mi sbagliavo -.
- John Winchester che ha a che fare con il soprannaturale, - rise Oliver. - Ve lo immaginate? -. Liv e Dean si scambiarono uno'occhiata, poi tornarono svelti al loro pasto.
- L'ho vista, sai, - disse intanto Mary, rivolta al padre. - Quell'aria di disapprovazione! -
- Ma che dici! - si schernì lui. - John è un ragazzo molto simpatico... -. Oliver e Mary lo guardano con le sopracciglia arcuate: Samuel non faceva che lamentarsi di John!
- Preferiresti che Mary uscisse con uno come lui? - gli chiese Oliver indicando Dean. Liv rischiò di soffocarsi con il pollo che stava ingoiando, mentre Dean esclamava:-No! No, no, no, no! - e sorrideva imbarazzato.

- Scusate papà, - disse Mary mentre accompagnava Liv e Dean alla porta.
- Figurati, capisco la diffidenza, - rispose Dean. Liv evitò accuratamente di aprire bocca.
- State lavorando a qualche caso? - chiese invece.
- Sì, - rispose Mary. - Alla fattoria Witchshire il padrone è morto per una trebbiatrice, - spiegò.
- Non sembra essere coinvolto il soprannaturale, - disse Liv, dubbiosa.
- Il bello è che i raccolti erano distrutti, - intervenne Oliver, raggiungendoli.
- Presagi demoniaci, - annuirono i fratelli.
- Esatto, - annuì Mary.
- Potremmo aiutarvi, - propose Liv.
- Dubito che papà vi farà più entrare in casa nostra, - ribattè Oliver. - Ma se volete provarci, fate pure: è sempre divertente vederlo furioso... -
- Olly! - lo mise in guardia Mary.
- D'accordo, d'accordo... - sbuffò Oliver.
- Bene, - Mary tornò a rivolgersi a Liv e Dean. - Allora arrivederci! E' stato un piacere conoscervi -.
Una volta fuori da casa Campbell, Liv si fermò per fare un respiro profondo.
- Va tutto bene? - le chiese Dean.
- Neanche un po', - replicò la ragazza.
- Lo so, - sospirò Dean. - Rivederli vivi è... da brividi -
- Vivi e pieni di speranza per il futuro... - sussurrò Liv. Si accorse solo in quel momento di avere gli occhi lucidi, e si affrettò ad asciugarseli prima che Dean potesse notarlo. - Non è solo questo, - continuò poi mentre si avvicinavano all'auto blu "presa in prestito" da Dean.
- E allora cosa? - chiese Dean.
- Ha scoperto l'origine dei suoi poteri -. Non era la voce di Liv. I due fratelli si voltarono di scatto: dietro di loro era appena apparso Castiel.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Lo so, lo so, mi odiate a morte e state chiamando Lucifero per arrostirmi allo spiedo rinchiudendomi nella gabbia all'Inferno... oppure Gabriele del mondo apocalittico, che tanto è peggio.
Mi dispiace per non aver più aggiornato durante le vacanze, sono una persona orribile... Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto!
Grazie a tutti i lettori silenziosi, a chi segue, preferisce o ricorda.
Grazie di cuore a per la sua recensione.
Purtroppo non posso assicurarvi di aggiornare frequentemente, ma posso assicurarvi che continuerò a scrivere la storia ogni momento possibile. Il prossimo capitolo è già mezzo fatto, perciò almeno quello arriverà a breve.
A presto!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici - discussioni ***


Capitolo tredici



- Castiel? - esclamò Dean.
- Come? - disse Liv. - Allora lui sarebbe Castiel? -. Guardandolo, non vide altro che una figura umanoide illuminata da una luce bianco-perlacea che splendeva all'interno del suo corpo. Se si concentrava, però, riusciva a intravedere un uomo moro, dagli occhi blu, in impermebaile beige.
- Sì, sono io, - affermò intanto l'angelo guardando Liv dritto negli occhi. - Mi era stato ordinato di portare Dean qui, ma la tua presenza qui è un errore, non dovevi scoprire l'origine dei tuoi poteri -
- Perchè? - replicò la ragazza. - Sono i miei poteri! Ho il diritto di sapere da dove vengono! -
- Io eseguo solo gli ordini, - si limitò ad affermare Castiel.
- Se davvero non volevate che ne scoprissi l'origine, perchè non mi hai fermata? - la ragazza incrociò le braccia al petto.
- Perchè trasportare qui anche te mi ha indebolito, quando mi sono ripreso era troppo tardi, - disse Castiel.
- Ormai lo sa, - affermò Dean.
- Alea iacta est - gli fece eco Liv con un sorrisetto.
- E' vero, - disse Castiel, impertubabile. - Ma posso rimediare a possibili danni futuri riportandoti nel tuo tempo -
- No! - esclamò Liv, indietreggiando. - Dean è qui per un motivo, e finchè resta lui, resto anche io! -
- E poi, - le diede man forte Dean. - Cosa pensi che potrei dire ai Campbell per spiegare l'assenza di Liv? Non crederanno a nessuna scusa -. Castiel parve ponderare bene la questione.
- Molto bene, - disse infine. - Impeditelo allora, ma dovrò tenere sotto controllo Olive - affermò. - Ci vediamo al motel-.
Un attimo dopo era sparito.
- Oh, andiamo! - esclamò la ragazza, che stava riordinando le idee per fargli qualche domanda.
- Fa sempre così, - sospirò Dean. Liv sbuffò.
- Allora, qual è l'origine dei tuoi poteri? - le chiese Dean.
- Te lo spiego in viaggio, - rispose lei.

- Un pezzetto di grazia? - ripetè Dean per l'ennesima volta.
- Sì, - annuì Liv.
- Ma quale angelo ti avrebbe messo un pezzetto di grazia dentro? - chiese lui.
- Non ne ho la minima idea, - sospirò Liv. - Ma l'angelo che me l'ha rivelato, suito dopo si è volatilizzato, terrorizzato -. La ragazza cominciò a stropicciarsi la maglietta verde, sovrappensiero: non poteva negare di essere preoccupata. Se un angelo era fuggito da lei, allora la grazia che aveva dentro era... cattiva? Pericolosa, di certo. Poteva solo consolarsi con l'idea che almeno i suoi poteri non erano di una qualche origine demoniaca... ma questo voleva anche dire che non avevano idea di dove portassero...
- Non ti azzardare a deprimerti, - la minacciò Dean, notando il silenzio troppo lungo. - Ti conosco: ti fai troppi filmini mentali, - continuò. - Ne sappiamo ancora troppo poco per preoccuparci, - concluse.
- Agli ordini, - rise Liv, sentendosi un po' più leggera. Era così fin da piccoli: Dean aveva il potere di farla ridere anche nei momenti più cupi. - Allora, - riprese più allegramente. - Cosa intendeva Castiel con "impeditelo"? -
- Se riesci a fargli sputare il rospo, avvertimi, - ironizzò lui.
- Ma che hanno gli angeli? - sbuffò Liv. - Sono allergici alle risposte dirette? -
- Comincio a sospettarlo, - affermò Dean, accostando al motel. - Forza, andiamo a dormire qualche ora -.

La stanza era piccola, composta da due letti, le pareti rosso sbiadito, il soffitto bianco spordo di muffa e il bagno completamente bianco.
- I motel facevano schifo anche prima, allora! - esclamò Liv buttandosi sul letto. Le molle si lamentarono con un cigolio.
- A quanto pare... - disse Dean posando a terra il borsone con le armi.
- Ma dov'è Castiel? - chiese Liv guardandosi intorno. - Aveva detto di dovermi tenere d'occhio... Non che mi lamenti! - si affrettò a dire.
- Magari ha sbagliato motel, - scrollò le spalle Dean.
- Speriamo ricompaia, - sbuffò Liv. - Ho un mucchio di domande da fargli! -
- Buona fortuna, - borbottò Dean. Un attimo dopo dietro di lui comparve l'angelo. Liv si drizzò in piedi, allarmata, e Dean si scostò in fretta.
- Smettila di comparire in questo modo! - esclamò.
- E'... è normale? - fece Liv, incredula.
- Ho usato le mie ali per raggiungervi, - disse Castiel come se stesse spiegando una cosa ovvia.
- Quali ali? - chiese Liv, scrutandolo. - Non mi sembra che tu abbia ali -
- Ce l'ho, ma voi umani siete avete i sensi troppo ottusi per poterle vedere, - spiegò Castiel. - Persino tu, figlia degli angeli, puoi vedere solo la mia grazia -.
- A proposito, - Dean colse la palla al balzo. - Perchè non volevate che Liv scoprisse l'origine dei suoi poteri? -
- Eseguivamo gli ordini, - risponde Castiel.
- Quindi mi avreste lasciata nel dubbio di avere qualcosa di orribile dentro di me piuttosto che rivelarmi la verità? - esclamò Liv balzando in piedi.
- Erano gli ordini, - afferma Castiel, guardandola dubbioso.
- Non avete il diritto di decidere ciò che devo sapere e ciò che non devo! - affermò la ragazza, alzando sempre di più la voce. Castiel la guardava come se fosse qualcosa di inaspettatamente nuovo, in un misto di confusione e rigidità.
- Liv,- intervenne Dean. - Calmati -. Lei lo guardò malissimo: si vedeva che fremeva per gridare ancora addosso a quell'angelo, scaricandogli tutti gli anni in cui si era sentita sbagliata.
- Ehi, Livvy, - si avvicinò Dean. - So che fa schifo il suo comportamento, ma adesso hai bisogno di calmarti -. Con uno sforzo immane, Liv riuscì a fare un respiro profondo e sedersi nuovamente sul letto.
- Adesso dormiamo un po', poi andremo ad aiutare i Campbell alla fattoria Witchshare, - disse Dean. Liv si limitò ad annuire.

La mattina dopo, quando Liv aprì gli occhi Dean era già lavato e sistemato e stava aprendo una confezione con dentro una torta (ovviamente!). Lei, invece, ci mise qualche secondo a ricordarsi dov'era, perchè non c'era Sam... e perchè un angelo stava in piedi davanti al letto a fissarla.
- Castiel! - biascicò balzando a sedere. - Cosa stai facendo?! -
- Ti tengo d'occhio, - rispose lui con naturalezza.
- Tenermi d'occhio non significa stare a fissarmi per tutto il tempo! - esclamò lei, esasperata. Castiel la guardò senza capire, lei sbuffò e decise di lasciar perdere.
- Sei stato lì a fissarla tutta la notte? - chiese Dean, come se avesse realizzato questo pensiero solo in quel momento.
- Sì, - rispose Castiel.
- E' un po'... - - Inquietante, - finì per lui Liv.
- Ma come, - la prese in giro Dean. - Non ti sei sentita come Bella ed il suo vampiro? -
- Odio Twilight! - sbuffò lei. - E ti conviene non farmi arrabbiare di primo mattino, o potrei vendicarmi rubandoti la torta... -
- Non oseresti! - esclamò Dean.
- Speralo... - sorrise furbetta Liv. Da quello scambio di battute, Dean non si azzardò a prendere di nuovo in giro la sorellina finchè non ebbe finito la torta. A quel punto lei si era lavata (- No, Castiel, non puoi seguirmi anche in bagno! - ) e vestita con gli abiti del giorno prima: jeans, maglietta verde e giacchetta di jeans. Non che avesse vasta scelta: tutti i suoi vestiti erano rimasti nel 2016.
- Non mi hai lasciato neanche un pezzetto di torta! - protestò Liv guardando storto il fratello.
- Fcufa- biasciò Dean con la bocca piena. Liv gli diede uno scappellottolo sulla nuca.
- Andiamo alla fattoria, - disse solo.
- fi, buofa idea! - annuì Dean, seguendola. Castiel non potè fare a meno di uscire insieme a loro, pensando a quanto fossero strani gli essere umani.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco qua il tredicesimo capitolo!
Sono riuscita ad aggiornare puntuale nonostante lo studio, merito una statua di cioccolato!
Spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto, ho cercato di rendere Castiel meglio possibile, ma vi prego, avvertitemi subito se sono finita OOC! (E' il mio terrore! )
In questo capitolo non succede granchè, è più di passaggio, ma nel prossimo ci sarà più azione.
Detto questo: grazie a tutti i lettori silenziosi, a chi segue, preferisce e ricorda, nonostante rimanga nell'ombra. Grazie di cuore a Biota per la sua recensione, sono contenta che la storia continui a piacerti, e lo so che mi so fare odiare per la fine dei miei capitoli... ma spero che mi sia fatta perdonare per la velocità di aggiornamento... non ci tengo ad una visitina di Lucifero! Sì, non è esattamente semplice vedere i tuoi genitori felici e spensierati sapendo cosa succederà...

Allora a presto!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici - sorprese sgradite ***


Capitolo quattordici



- Stai benissimo, padre, - Liv sorrise divertita in direzione di Dean, che si stava sistemando il colletto da prete.
- Io sto benissimo con qualunque cosa! - affermò in tutta risposta il ragazzo.
- E sopratutto sei modesto, - disse Liv, alzando gli occhi al cielo.
- E' la mia più grande virtù, - le sorrise Dean, poi aprì la portiera ed uscì. Erano arrivati alla fattoria Withcshare da pochi minuti, i Campbell non erano ancora comparsi e i due fratelli avevano deciso di iniziare a lavorare al caso.
- Io entro a fare le mie condoglianze, tu dai un'occhiata in giro per vedere se ci sono segni demoniaci, - disse Dean.
- Agli ordini, - rispose Liv, poi picchiettò al finestrino del posto di Castiel. - Devi aprire la portiera per uscire! - gli disse.
- Non occorre -. Una voce dietro di sè la fece sobbalzare: l'angelo era comparso alle sue spalle.
- Ok, smettila di fare così! - esclamò la ragazza.
- Perchè? - la guardò Castiel senza capire.
- Perchè comparire all'improvviso alle spalle delle persone è una cosa inquietante! - affermò Liv. Dato che l'espressione dell'angelo le faceva ben capire che avrebbe avuto più fortuna a parlare con un muro, sbuffò e decise di chiudere il discorso. Intanto, Dean aveva percorso il vialetto ed era entrato in casa. Liv decise di cominciare a dare un'occhiata in giro dal retro della fattoria, che sembrava deserto: setacciò il prato, diede un'occhiata al deposito della legna, poi si avvicinò alla trebbiatrice che aveva ucciso il signor Witchshare. Stava giusto allungando la mano verso la macchina, quando una voce dietro di lei esclamò all'improvviso: - Ma che sorpresa! -. Liv scattò: in un attimo si era voltata e aveva afferrato la maglietta di chi le si era appostato dietro, e quasi nello stesso istante gli aveva dato un pugno. Solo dopo averlo fatto si rese conto che "l'aggressore" era solo Oliver Campbell.
- Oliver! - esclamò con voce acuta.
- Cavolo, - disse lui, mani in alto. - Ricordami di non farti mai arrabbiare! -. Liv lo lasciò andare, ancora imbarazzata.
- Scusa, mi hai colta di sorpresa... - tentò di giustificarsi.
- Tranquilla, - scrollò le spalle lui. - Io una volta ho quasi sparato a mia madre -.
- Tu... cosa?! - esclamò la ragazza.
- Lascia stare... - disse Oliver. - Allora, tu e tuo fratello avete deciso di venire comunque! Lo sapevo che anche a voi piaceva vedere mio padre furioso! - e sorrise con un luccichio malandrino negli occhi.
- Per quanto sia un piacere immenso, temo che ci siamo solo resi conto di cacciare la stessa cosa, - rispose Liv.
- E chi è l'amico che vi siete portati dietro? - chiese ancora Oliver, indicando Castiel. L'angelo li stava guardando impassibile da qualche metro di distanza.
- Oh, lui? - fece Liv, mentre il cervello lavorava frenetico per cercare una bugia convincente. - E' solo... un amico di famiglia, - affermò. - Passava da queste parti e ha deciso di darci una mano -. Per il momento sembrava che Oliver se la fosse bevuta; Liv rischiò di fare un sospiro di sollievo equivoco quando il cacciatore cambiò argomento.
- Allora, trovate prove di presenza demoniaca? - chiese.
- Stavo controllando prima che m'interrompessi, - disse Liv, tornandò alla trebbiatrice. Sulla macchina c'era una polverina bianca... la ragazza ci passò sopra la mano e poi l'annusò.
- Zolfo, - disse, voltandosi verso Oliver. - Ecco la prova -.

Mary stava parlando con il figlio del signor Withcshare, e a lei si era unito Dean. Liv ed Oliver li raggiunsero in tempo per sentire Dean chiedere.
- E come ti sono sembrati i suoi occhi? Magari neri... o rossi? -
- No, - rispose il ragazzo. - Gialli. Erano gialli -.
A Liv sembrò che i suoi polmoni si fossero svuotati tutti in un colpo. Faticava a respirare, faticava a pensare, il cuore le batteva così forte nel petto che credette sarebbe esploso. Paralizzata, non riuscì neanche a girarsi verso Dean: le sembrava di sprofondare sempre più in basso, trascinata in un pozzo vorticoso di oscurità, panico, confusione... rabbia.
- Liv? - una voce familiare tentò di chiamarla, ma la sua mente era troppo annebbiata per capire che significato avessero quelle tre lettere messe una dietro l'altra. Si sentì scuotere, ma era tutto così lontano...
- LIV! -. Questa volta il suono riuscì a farsi spazio nella sua mente. Con uno sforzo immane, la ragazza riuscì a mettere a fuoco suo fratello che le stava di fronte, preoccupato.
- E' lui, - sussurrò Liv. - E' qui -. Dean non rispose: sapevano entrambi che era superfluo.
- Che sta succedendo? - chiese Oliver.
- Ci vediamo a casa vostra, - rispose Dean con voce atona, poi andò alla macchina con Liv e Castiel al seguito. Mary ed Oliver si scambiarono uno sguardo confuso.
- Ho detto qualcosa di sbagliato? - fece il giovane Witchshare.

- Impeditelo, - sibilò Dean tra i denti mentre sfrecciavano verso casa Campbell. - E' questo che intenevate voi angeli, non è vero? -. Era rivolto a Castiel, ma l'angelo non sembrava intenzionato a rispondere.
- Azazel è ancora vivo, - disse Liv. La sua voce era inespressiva. - E' vivo, - ripetè. - E non ha ancora ucciso la mamma, nè papà -
- Dobbiamo ucciderlo, - affermò Dean. Liv era in assolutamente d'accordo con lui: quel demone aveva rovinato loro la vita, adessero l'avrebbero ammazzato.
Mentre facevano una curva, però, un'auto andò improvvisamente contromano e li prese in pieno. Dean accusò il colpo peggio di tutti: era il suo lato quello colpito; lo sportello gli si era accartocciato addosso e lui aveva perso i sensi.
Liv sbattè la testa e la spalla contro contro il finestrino, slogandosi la spalla. Per un attimo il nero invase la sua visuale, mentre la nausea l'assaliva. Quando tornò a vederci, fece appena in tempo a intravedere una figura sfocata tra le lacrime di dolore, che il suo sportello fu aperto malamente e qualcuno la afferrò per i capelli, trascinandola fuori, sull'asfalto. Liv afferrò il polso di chi la teneva e tentò di slogarlo, la spalla ferita non rispondeva ai comandi, mandandole solo fitte di dolore. Il misterioso assalitore le sbattè la testa per terra, poi si alzò sopra di lei. Liv vide una lama scintallare nella sua mano, e una scarica di adrenalina la investì: rotolò da una parte, gridando per il dolore alla spalla. Cercando di schiarirsi la mente, si rialzò, barcollante, asciugandosi gli occhi lucidi: il suo assalitore era un demone.
- Credi di potermi combattere nelle tue condizioni? - quasi le rise in faccia. Purtroppo aveva ragione: Liv barcollava e la testa le pulsava dolorosamente, per non parlare della nausea...
Il demone sorrise, strinse la lama e si scagliò contro di lei... venendo bloccato da Castiel, che lo aveva afferrato per la maglietta. L'angelo gli mise una mano sul volto e il demone gridò... i suoi occhi bruciarono... un attimo dopo era morto.
Liv aprì la bocca per ringraziarlo, ma vomitò, poi il buio la inghiottì. Prima di perdere i sensi sentì solo una voce rassicurante che le diceva: Andrà tutto bene...

ANGOLO MALATA DI MENTE
Eccoci qua!
Ho aggioranto prima che cambiasse secolo... AL MIRACOLO!!!!
Allora, il capitolo vi è piaciuto?
Grazie a tutti i lettori silenziosi, sono felice che continuiate a leggere la mia storia, anche se dall'ombra...
Grazie a chi segue, preferisce e ricorda, e grazie di cuore a Biota:
Sono felice che lo scorso capitolo non sia risultato noioso. Gli angeli sono degli s*****i, questo lo sappiamo tutti... A parte Cass, ovviamente! (Scrivere di lui che osserva Liv tutta la notte mi ha divertita da morire! )

Allora a presto!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici - discussioni, piccoli crolli ***


Capitolo quindici



- Sicuro di andartene da solo? -
- Si -
- E cosa diremo a tua sorella? -
- Che tornerò una volta finito il lavoro -
- Lo sai che si arrabbierà da morire, vero? -
- Pensate a tenerla al sicuro, al resto penso io -
- Di cosa dovremmo preoccuparci? Hai lasciato il tuo amichetto inquietante a vegliare su di lei -
- Si... beh, cercate solo di non perderla di vista: è capace di scappare per venirmi a cercare -
- Ora sì che ci sentiamo rassicurati... -
- Oliver, apprezzo davvero tutto quello che avete fatto per noi, ma adesso devo pensare a questa cosa, e devo farlo da solo. Mia sorella... - un sospiro. - Tenetela d'occhio e basta, va bene? Sarò di ritorno prima che ve ne accorgiate -
.
Sentiva delle voci in lontanza, ma non riusciva a capire bene cosa dicessero. Una era particolarmente familiare... Ma prima che potesse identificarla, l'oblio la riattirò a sè.
Quando riprese i sensi, intorno a lei c'era solo il silenzio. Socchiuse gli occhi, mentre la testa le pulsava dolorosamente. Nella sua testa vorticavano informazioni senza alcuna logica apparente... Le ci volle qualche minuto per riordinare le idee, ma appena si ricordò cosa era successo, balzò a sedere, guardandosi spasmodicamente intorno: era stesa sul divano di casa Campbell, nella sala immersa nella penombra. Poteva intravedere le luci della cucina accese, da dove provenivano delle voci. Accanto al divano c'era un'ombra in piedi, che la fissava. Liv balzò in piedi e afferrò la prima cosa che trovò: la lampada. Colpì l'ombra con tutta la forza che aveva... ma questa neanche si scompose. In compenso, il ferro della lampada si piegò.
- Tranquilla, sono io -. Quella voce monocorde non poteva che essere...
- Castiel? -
- Sì -. Liv riabbassò la lampada, sollevata.
- Cos'è successo? - chiese. - L'ultima cosa che ricordo sei tu che uccidi quel demone... -
- Sei svenuta subito dopo, ho guarito te e tuo fratello, ma tu ci hai messo un po' di più a riprenderti, poi sono arrivati i Campbell e vi hanno portato a casa loro -.
- Dov'è Dean? - chiese allora la ragazza. - Di là in cucina? -
- No -
- Allora dove? - insistè Liv.
- Se n'è andato circa un'ora fa -. A Liv ci volle qualche secondo per registrare la notizia.
- Andato? - ripetè. - Dove? -
- A recuperare la Colt per uccidere Azazel -
- DA SOLO?!?! - esclamò Liv. Non ci poteva credere: per l'ennesima volta Dean si assumeva il carico di tutto il lavoro da fare e la lasciava in un luogo che riteneva "sicuro". Liv non vedeva l'ora di strangolarlo: quante volte doveva ripetergli che lei era in grado di cacciare quanto lui?
- Dov'è andato? - chiese. - Lo raggiungo subito... -
- Ha esplicitamente detto di non seguirlo, in particolare che tu dovevi rimanere qui, - replicò Castiel.
- Me ne frego di quello che dice! - esclamò la ragazza. - Sono sua sorella, vado dove va lui, faccio saltare le cervella all'assassino dei miei genitori insieme a lui, e poi lo strangolo! -
- Perchè dovresti strangolarlo? - chiese Castiel, confuso. Liv lo guardò per un attimo, come per decidere se spiegargli cosa fosse il sarcasmo o no.
- Lascia perdere, - disse solo. - Adesso limitiamoci a raggiungerlo -
- No -. Liv fece un respiro profondo per non scoppiare.
- Perchè no? -
- Te l'ho già detto, - disse Castiel. - Ha esplicitamente... -
- Andiamo! - sbuffò la ragazza. - Sei un angelo e segui le regole di un umano? - scosse la testa.
- Io vado, tu fai un po' come ti pare... - e gli diede le spalle per dirigersi verso il corridoio. La mano di Castiel le afferrò il braccio in un lampo. Liv si voltò di scatto verso l'angelo.
- Toglimi le mani di dosso, - ordinò.
- Non posso permetterti di andartene, chi ingaggia demoni per ucciderti ti ha seguita in questo tempo, appena uscirai da questa casa sarai in pericolo -
- Sono una cacciatrice! - fece Liv alzando gli occhi al cielo. - Sono costantemente in pericolo! -
- Questa volta è diverso, lo sai bene -. Gli occhi verdi di Liv e quelli blu di Castiel si fissarono in una battaglia silenziosa; nessuno dei due aveva intenzione di retrocedere.
- Liv! -. Una voce li fece sobbalzare; Castiel lasciò andare il braccio di Liv e la ragazza si voltò a guardare chi era appena entrato: Mary. La ragazza entrò in sala e accese la luce.
- Finalmente ti sei svegliata! - sorrise. - Cominciavamo a preoccuparci -
- Ho preso una bella botta, - scrollò le spalle Liv. - Sai dov'è andato mio fratello? -
- No, mi dispiace -. Liv si lasciò cadere su divano con un sospiro: odiava queste situazioni, con lei bloccata senza notizie "al sicuro" e suo fratello nel "grande e cattivo mondo reale" a far fuori qualche demone.
Mary si sedette accanto a lei.
- Puoi lasciarci un attimo sole? - chiese a Castiel.
- Devo tenerla d'occhio, - ribattè l'angelo. Mary scambiò uno sguardo dubbioso con Liv, del tipo: "E' proprio strano questo vostro amico!"
- Tranquillo, la tengo d'occhio io, tu puoi aspettarci in cucina -. L'angelo le guardò dubbioso ancora per qualche istante, ma alla fine si allontanò di qualche passo, aprì la porta della cucina e sparì al di là di essa. Liv sospirò di sollievo: cominciava a sentirsi soffocare sotto il controllo di Castiel.
Per un attimo le due ragazze rimasero in silenzio, poi...
- So che fa schifo, - esordì Mary.
- Cosa? - replicò Liv. - Dovresti essere un po' più specifica -. Non voleva dare una rispostaccia, ma non era esattamente dell'umore giusto per le risate.
- Dean non è l'unico fratello kamikaze del mondo, - proseguì Mary: non sembrava essersela presa. - Oliver mi ha messa da parte un mucchio di volte, sempre con la stessa scusa... -
- Stare al sicuro, - completò per lei Liv.
- Esatto, - sorrise Mary. Liv strinse le ginocchio al petto, appoggiando la testa su di esse.
- Odio tutto questo, - sussurrò poi. Mary non disse niente: sembrava aver capito che la ragazza aveva bisogno di sfogarsi.
- Detesto svegliarmi ogni mattina in un motel sudicio, detesto vedere la mia famiglia rischiare la vita ogni giorno, detesto veder morire le persone a cui tengo di più, detesto il comportamento iper-protettivo di Dean... Ma lo capisco, - sospirò. - E' solo che vorrei non mi escludesse così: voglio proteggerlo tanto quanto lui con me -.
- Hai ma pensato di smettere? - chiese Mary, lo sguardo perso nel vuoto. - Di cambiare vita... -
- Non ci ho solo pensato, - replicò Liv. - Me ne sono andata: è stato bellissimo! -
- E come mai sei tornata? - chiese Mary.
- Non è finita bene, e la mia famiglia aveva bisogno di me quanto io di lei -. Mary rimase per qualche secondo a guardare quella ragazza rannicchiata nell'angolo del divano.
- Voglio smettere, - disse infine. Liv si voltò a guardarla.
- Voglio andarmene, sposare John, - e qui Mary sorrise. - Avere una famiglia... Sentirmi al sicuro -. La sua voce si spense per qualche attimo, poi riprese: - Sai qual è la cosa peggiore che non vorrei mai che accadesse? -. Liv scosse impercettibilmente la testa, il fiato sospeso... - Che i miei figli crescano tra queste cose come è successo a me, - la voce di Mary tremò appena, prima di riempirsi di determinazione. - Io non permetterò che accada -.
Liv sentì il rumore del suo cuore che si spezzava, lentamente, dolorosamente... Si spezzava, si divideva in tanti piccoli frammenti, sanguinando... E quei frammenti andarono a lacerare la sua anima già travagliata, lasciando dei segni indelebili. Non si accorse di stare piangendo finchè Mary non la guardò preoccupata.
- Stai bene? - le chiese. Liv si asciugò le guance in fretta, ma gli occhi -quei traditori!- continuarono a bagnarsi.
- Adesso mi passa, - balbettò la ragazza, inghiottendo i singhiozzi che minacciavano di scuoterla. - E' solo... - aggiunse poi, esitante. - E' solo che vorrei che mia madre avesse potuto proteggermi da questa vita -. La voce le si spezzò alla fine della frase e, nonostante tutti i suoi sforzi, Liv non riuscì a fermare la marea: troppe lacrime represse negli anni, troppi sogni infranti, troppi "Si, signore" al posto di un abbraccio, troppi notti insonni con i sensi all'erta, troppo dolore per tutto ciò che aveva perso. Tutto quello che aveva nascosto accuratamente in tutti gli anni della sua vita, rinchiudendolo così in fondo alla sua anima da sperare di dimenticarsene, riemerse per sopraffarla.
- Tranquilla, - sussurrò Mary. - Puoi piangere, - e si avvicinò per abbracciarla. Liv si strinse a sua madre come ad un'ancora di salvezza: non le importava che quella Mary non era consapevole di cosa fosse per lei, non le importava di essere in un altro tempo: in quel momento si strinse a sua madre, inspirando l'odore si sicurezza, e si sentì un po' meno sola, un po' meno disperata, un po' meno arrabbiata con il mondo.
E per la prima volta ci credette: sì, non era sola, e sarebbe andato tutto bene.

ANGOLO MALATA DI MENTE
E dopo secoli di assenza, eccomi tornata con il quindicesimo capitolo!
Mi dispiace averci messo tanto, ma lo studio mi ha tenuta lontana dal PC e da quella strana cosa chiamata "vita".
Spero davvero che il capitolo vi piaccia! Ho lasciato un po' di spazio per la fragilità di Liv, che si è solo intuita nei capitoli scorsi. A volte anche lei ha bisogno di piangere, e diciamocelo: lo scherzetto degli angeli con il viaggio nel tempo non ha migliorato la situazione!
Ma non temete: la Liv rompiscatole e impetuosa tornerà nel prossimo capitolo, che sarà più lungo e più denso di avvenimenti.
Intanto vorrei ringraziare tutti i lettori silenziosi: vedere ogni giorno il vostro numero che aumenta è la mia piccola gioia giornaliera!
Grazie anche a tutti coloro che seguono, preferiscono e ricordano, significa molto per me.
Last, but not Least , un grazir sincero a Biota, che non si è lasciata scoraggiare dalla mia lentezza nell'aggiornare ed ha speso parte del suo tempo a scrivere una recensione, cosa che ha riempito il mio cuore di gioia, oltre che essere utile per sapere cosa pensa della mia piccola follia;
Già, se Dean e Liv riuscissero ad uccidere Azazel, salverebbero un milione di vite, per non parlare di Mary, il sangue demoniaco di Sam e la loro vita!
Castiel è il loro angelo custode, ormai, dopo nove stagioni ne sono convinta! E in questo capitolo vediamo anche un piccolo scontro tra Liv e il nostro caro angioletto... (Era solo questione di tempo: Liv ha un carattere che si scontra inesorabilmente con quello di Castiel!).
Parlando di Dean: fisicamente è a posto, emotivamente... Beh, forse non così bene. Comunque ha voluto fare una mossa delle sue e lasciare Liv a casa Campbell... Al solito, insomma!
Comunque, continua a leggere e vedrai cosa succederà!

A presto,
AllisonHermioneEverdeen

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