Lya l'angelo caduto

di __Lily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** UNO ***
Capitolo 3: *** DUE ***
Capitolo 4: *** TRE ***
Capitolo 5: *** QUATTRO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. ***


PROLOGO.


 


Lya era un angelo, ma non il classico angelo, era un angelo caduto.
Lya era stata privata delle sue ali e del potere di proteggere altre persone, ma aveva potuto mantenere l’immortalità come segno di punizione, da quando il suo ultimo protetto era… be’ lei viveva in solitudine, lontana da tutti e da tutto. 
Si era creata un nuovo mondo, il tempo scorreva, il mondo cambiava ma lei restava sempre la stessa, adattandosi alla nuova società come meglio poteva. 
Secoli prima era stata assegnata ad un giovane ragazzo, il suo nome era Alexander, il suo nuovo protetto, fin dal giorno in cui era nato. 
Aveva avuto altri incarichi prima, ragazze e ragazzi indistintamente ma con Alexander era diverso. 
Figlio di nobili inglesi, un duca molto amato dalla sua gente, Alexander era così piccolo e carino, la gioia di sua madre. 
Il padre era sempre troppo occupato per poter passare del tempo con il giovane rampollo e così il ragazzo passava le giornate con la madre, facendo lunghe passeggiate a piedi e delle cavalcate nella sua tenuta, si rilassava stando seduto sotto ad un albero vicino al lago popolato da giganti pesci colorati che, sguazzavano liberi nell’acqua increspando la superficie con le loro pinne. 
Alexander sapeva di essere un ragazzo molto fortunato. 
Lya osservava ogni giorno il suo protetto, da quando era nato, da quando aveva aperto gli occhi lei era stata al suo fianco, invisibile per chiunque, anche per lui; eppure avrebbe tanto voluto che lui potesse vederla. 
Si era mostrata una sola volta, ma non a lui, era accaduto cento anni prima. 
La sua protetta si chiamava Marie, un giorno Lya fu costretta ad intervenire mostrandosi a lei per proteggerla, a gli angeli non era permesso farsi vedere. 
Alexander allungò una gamba sotto i tenui raggi del sole ignaro di essere costantemente sorvegliato, difficilmente nel Derbyshire le temperature salivano, pioveva molto spesso e così lui passava le giornate leggendo nella grande biblioteca del suo castello. 
Quel giorno però aveva deciso di godersi quel poco sole che tentava di riscaldare la natura e le persone. 
La sua puledra Penny era libera nel grande parco, per lo più mangiava l’erba o si riposava; il suo manto era scuro come la notte e i suoi occhi marroni e grandi, amava mangiare le mele e gli zuccherini che il suo padrone le portava di nascosto. 
Ogni giorno che passava, Lya era sempre più orgogliosa del suo protetto.

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Capitolo 2
*** UNO ***


1.

 

Il compito principale di Lya era proteggere il ragazzo dal lato oscuro, formato dai cosiddetti angeli neri al servizio di qualcuno molto malvagio. 
Era accaduto, ma non a lei, che alcuni protetti finissero dal lato sbagliato, diventando a volte loro stessi angeli neri.
Per questo Lya si era dovuta mostrare a Marie anni prima, per evitare che diventasse una di loro e che la sua anima finisse dannata per sempre. 
L’angelo dalle ali nere, Damian, aveva sedotto la sua protetta al punto che la ragazza per seguirlo stava per togliersi la vita. 
Lya così si era mostrata comparendo all’improvviso in un’accecante luce bianca sorprendendo la ragazza e Damian. 
«Non farlo!» aveva gridato a Marie, mentre le sue ali bianche si allungavano nell’aria. 
La ragazza l’aveva guardata stupefatta, la sua custode era bellissima tanto quanto il ragazzo che le stava difronte. 
«Tu non dovresti essere qui!» aveva urlato l’angelo dalle ali nere come il carbone, guardando Lya con rabbia.
«Cosa credevi? Che sarei rimasta a guardare senza fare nulla? Non ti permetterò di fare del male alla mia protetta!»
Marie aveva osservato quello scontro senza fiatare, ancora con il pugnale stretto in mano.
«Non è più la tua protetta, angelo!»
«Si invece!»
Lya aveva raggiunto Marie, poi con delicatezza le aveva fatto abbassare il pugnale che teneva puntato al petto. 
«Marie, non vuoi stare con me?»
Damian… quella povera ragazza era così confusa e spaventata da loro due, ma sia Lya che Damian stavano aspettando una sua risposta. 
«Mente Marie!» aveva continuato lei «Fidati di me. Tu sai nel profondo del tuo cuore che ti sto dicendo il vero. Il mio nome è Lya e sono la tua custode.»
Il pugnale era caduto al suolo di quella grande casa facendo un baccano terribile, scalfendo il pavimento. 
«Tu sei malvagio!» 
Damian si era limitato a risponderle con un sorriso. 
«Non hai idea del potere che potrei darti se solo tu venissi con me.»

«Si, potere. Ma danneresti la tua anima Marie» aveva replicato Lya. 
«Tu sei una dei bianchi! Cosa puoi saperne?!»
«Se credi che sia solo il potere a contare, sei più folle del tuo padrone!» 
Lya sapeva di essersi spinta troppo oltre, si era mostrata alla sua protetta, scontrata con uno dei neri e menzionato il suo padrone e così facendo in una sola volta aveva violato due delle regole più importanti. 

Damian smise di sorridere e il ghigno beffardo scomparve dal suo volto che stava diventando sempre meno angelico. 
La sua aurea si era fatta ancora più nera, ricordò Lya, che fu invasa dalla rabbia dell’angelo nero, da suo desiderio di prevalere su di lei. 
Parlare di lui non era stata la cosa giusta, ma ormai era tardi per tornare indietro e ritirare quelle parole. 
Si avvicinò a Marie e la avvolse nella sua luce per proteggerla da Damian, mentre la sua collera faceva tremare la casa e anche Marie, ma attinse a tutto il suo potere, alla sua determinazione e forza. 
No, Damian non l’avrebbe sopraffatta, lei era una dei buoni e non poteva permettere che lui vincesse e si prendesse la sua protetta.


CONTINUA.........

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Capitolo 3
*** DUE ***


DUE



E mentre la rabbia del nero faceva tremare la casa, un tuono rimbombò nel cielo limpido e azzurro, e Lya, finalmente tornò a respirare e rilassarsi.
Conosceva quel rombo era inconfondibile alle sue orecchie, gli occhi le si riempirono di lacrime; erano salve!
Giacomo comparve in una luce ancora più chiara della sua, era giovane bensì fosse membro del consiglio degli anziani, uno dei più importanti, si era meritato il ruolo che ricopriva. 

Giacomo la guardò in modo truce, il suo sguardo era carico di rimproveri.
«Damian!» aveva urlato lui. 
Damian smise di far tremare tutto e i suoi occhi si colmarono di rabbia. 
Un tempo lui e Giacomo erano stati amici incredibile da credere dato la situazione, ma Lya lo sapeva, l’angelo nero un tempo era stato un angelo bianco. 
«Giacomo, quanto tempo amico mio»
«Taci! Tu hai disonorato quella che era la nostra amicizia, hai disonorato te stesso e la nostra missione!»
«Io non ho disonorato nulla! Ho avuto il coraggio di fare una scelta Giacomo, quella stessa scelta che tu non hai avuto il coraggio di compiere!»
«Come osi?!»
«Non sono io ad aver osato troppo! Sarò anche uno dei neri ora, ma non ho dimenticato le regole dei bianchi, quelle regole che Lya sembra non conoscere!»
L’angelo anziano spostò il suo sguardo colmo di dolore su Lya e sulla sua protetta, Marie. 
«Lya! Oggi hai violato due delle nostre regole fondamentali!»
«Giacomo… mi dispiace ma se non avessi fatto qualcosa l’anima della mia protetta sarebbe stata dannata e lei sarebbe diventata una di loro. Io volevo solo proteggerla.»
Giacomo aveva ascoltato in silenzio le spiegazioni di Lya, certo aveva sbagliato e gli anziani l’avrebbero punita ma le sue ragioni erano giuste. 
Quella era tutta colpa di Damian. 
Giacomo tornò a lui, i suoi occhi colmi di rimpianto per non essere riuscito a salvare il suo amico del male, lo aveva visto trasformarsi in uno dei neri davanti ai suoi occhi, impotente. 
«Vattene.»
Fu tutto ciò che riuscì a dire all’angelo nero, Damian cambiò espressione e per un istante tornò ad essere l’angelo bianco che Giacomo ricordava. 
«Non finisce qui Lya, ti conosco meglio di quanto tu immagini. Ci saranno altre occasioni, altri protetti» disse lui avvicinandosi a lei, i loro volti erano a pochi centimetri, e quell’angelo malvagio era davvero il più bello che avesse mai visto, strinse gli occhi, no, non gliel’avrebbe data vinta, mai. 
Così alla fine era scomparso in una nuvola nera come la notte, con la promessa che Lya l’avrebbe pagata cara per la sua intromissione e insolenza.

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Capitolo 4
*** TRE ***


2.

 

 


Il ricordo del nero lasciò Lya con dell’amaro in bocca, ovvio che Damian ci avrebbe riprovato prima o poi, non era il tipo da fare minacce in vano.
  Provò a dimenticare quella storia, erano passati più di cento anni infondo, solo che la paura non se ne era mai andata davvero del tutto e con gli ultimi due protetti era stata sempre molto vigile.
  Alexander si alzò e fece qualche passo, vicino a quel lago pieno di pesci si trovavano molti fiori profumati e colorati
  Lanciò un’occhiata alla sua puledra per assicurarsi che non se ne fosse andata lasciandolo solo e a piedi, ma lei era ancora lì a brucare l’erba fresca.
  Si piegò e raccolse dei fiori che legò poi con un nastro rosso che aveva portato con se, erano molto belli e sapeva che alla madre sarebbero piaciuti molto.
  Tornò a sedersi cercando di metterli bene assieme e di godere della giornata che ormai stava volgendo al termine, il vento soffiava leggero scompigliandogli i capelli, quel ragazzo era sempre e dolce e gentile, capace di mille gesti di affetto e amore.
  Quando il cielo iniziò a tingersi di arancio recuperò Penny, le fece una carezza cavalcò verso il castello, grande forse fin troppo per sole tre persone, ma era comunque la sua casa.
  Già da lontano intravedeva la sua possente mole, era stato creato per far capire a tutti quanto fosse grande e potente la famiglia che ci viveva.
  I raggi morenti del sole che splendevano sulle sue vetrate riuscivano  a colorare le stanze, a volte la luce che filtrava sembrava quasi un arcobaleno, come se i suoi abitanti vivessero in un quadro di un pittore capriccioso.
  Un uomo dai capelli corvino stava attendendo il suo ritorno.
  «Mio signore, spero che la cavalcata sia andata bene» disse con la sua solita voce roca, poi prese le redini della puledra per permettere al suo signore di scendere con calma.
  «Si è stata piacevole, grazie Sven».
  Alexander prese i fiori e li nascose dietro alla schiena, voleva che fossero una sorpresa per la madre.
  Sven era un uomo alto, forte e muscoloso e con l’età di certo non aveva perso la sua forza anzi era aumentata se possibile.
  «Ne sono felice signorino.»
  «Sven? Dalle uno zuccherino, sai quanto le piaccia.»
  «E quanto le faccia male anche» rispose l’uomo rimproverando con benevolenza quel giovane ragazzo.
  Tutti stravedevano per Alexander, sapevano bene che un giorno sarebbe stato un buon signore e che avrebbe aiutato sicuramente molte persone, il suo cuore era buono e puro e Lya non poteva essere più felice per il protetto che le era toccato, era da i tempi di Marie che non le capitava una persona come Alexander.
  Lei camminava al suo fianco anche se lui non poteva vederla ma a volte era quasi come se lui sentisse la sua presenza, anche se ovviamente tutto ciò che poteva vedere o sentire era solo l’aria. 
  Corse felice fino all’ingresso dove si tolse le scarpe sporche di terra, quando le ebbe cambiate iniziò a correre per il castello fino ad arrivare alla stanza della madre.
  Sua madre, la contessa Ilenia era una donna bella e giovane, molto più giovane del marito, Alexander non bussò, non lo faceva mai, entrò e vide che la madre sedeva vicino alla finestra che dava nel prato dove alcuni giardinieri stavano terminando di tagliare alcune aiuole, si era fatto tardi anche per loro.
  Ilenia era intenta a leggere un libro mentre gli ultimi spicchi di sole illuminavano la sua stanza.
  «Madre» disse Alexander.
  La contessa smise di leggere e posò lo sguardo sul figlio, gli sorrise e allungò una mano verso di lui, Alexander le si avvicinò.
  «Per te.»
  Le porse i fiori che aveva nascosto dietro alla schiena e colto con tanta cura nel parco incontaminato, quel piccolo spazio che a lui sembrava quasi un paradiso.
  Lei li annusò e sorrise felice a suo figlio.
  «Sono bellissimi Alexander» rispose, poi si alzò in piedi e baciò suo figlio sulla fronte, il suo profumo era davvero buono, gelsomino, i suoi orecchini tintinnarono erano freddi a contatto con la sua pelle.
  Lya osservò tutto ciò dalla porta, chiedendosi come sarebbe stata la sua vita se non fosse morta tanto presto, se anche lei avrebbe avuto un figlio premuroso come Alexander oppure una figlia, quei pensieri la rattristarono, non poteva permettersi debolezze simili.
  «Com’è andata la passeggiata?» domandò lei annusando i fiori.
  «Bene madre, è stata una bella giornata.»
  «Sai, tuo padre vuole dare una grande festa per il tuo compleanno.»
  Lya entrò nella stanza, invisibile ai loro occhi, Alexander storse la bocca, le feste non gli piacevano, non si sentiva a suo agio.
  «E non potreste dissuaderlo?»
  «Alex» disse la contessa passandogli una mano tra i capelli, «è per il tuo compleanno.»
  «Sapete che queste feste…»
  «Sarà solo per una sera, mh? Ti vestirai elegante, converserai e danzerai. Ci saranno così tante giovani ragazze…»
  «Non mi importa» rispose in un sussurro guardando fuori.
  «Dici così ora, ma cambierai idea. Prima o poi troverai una ragazza che farà battere il tuo cuore.»
  «Io dubito che esista.»
  «Esiste, Alexander. Vedrai.»
  Lya si avvicinò a lui, silenziosa come l’angelo che era, avrebbe voluto posare una mano sulla spalla di quel giovane ragazzo, scompigliare i suoi capelli ma non poteva, già con Marie aveva rischiato troppo e se avesse fatto un altro errore…
  «Vai a cambiarti per la cena, sai che tuo padre vuole vederti in ordine.»
  «Si.»
  Alexander si avviò verso la porta, Lya lo seguì con lo sguardo, colma di speranze per lui, un vento improvviso spalancò la finestra, per loro era solo una ventata, ma Lya vide molto di più.
  Una sagoma scura entrò dalla finestra aperta, si avvicinò mentre la contessa Ilenia la chiuse.
  Lui la guardò con occhi di sfida, come era accaduto anni fa, con Marie.
  Sorrideva, un sorriso malvagio che la fece tremare.
  Damian si fermò difronte alla contessa e poi raggiunse il suo protetto posandogli una mano sulla spalla, invisibile, Alexander sentì solo un po’ di freddo.
  Lya si avvicinò a lui, Damian e i suoi occhi di sfida che tanto la spaventavano.
  «Ti avevo detto che non era finita» sussurrò al suo orecchio.
  «Che cosa vuoi da lui?» urlò Lya, ma il nero rimase a osservarla.
  Alexander uscì dalla stanza e Damian scomparve nel nulla, in una nube nera, ma il suo sorriso, il suo ghigno beffardo, il ghigno del nero la seguì per il resto della giornata e l’avrebbe seguita per il resto della sua missione.
  Restò attaccata ad Alex ogni minuto di ogni giorno, aveva paura che prima o poi Damian si sarebbe vendicato usando il suo protetto, Lya teneva a quel ragazzo più che a chiunque altro, e questo era un problema.
  Alexander dormiva sereno, pacifico.
  Lya gli passò la mano tra i capelli, ma lui non poteva sentirla, solo perché era ancora invisibile, sentì solo un po’ di freddo come un alito di vento durante l’inverno niente di più, si tirò ancora più su le coperte e continuò a dormire come un bambino.
  «Sogni d’oro, mio caro Alex» sussurrò Lya anche se lui non poteva sentirla, ma Damian invece si, era lì, alle sue spalle, lei lo percepì ma fece finta di niente, rimase a vegliare il suo protetto, lo avvolse nella sua luce per tenerlo lontano da ogni pericolo, per tenerlo lontano da Damian.

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Capitolo 5
*** QUATTRO ***


3.

 

 

 

 

Qualcuno bussò alla porta della sua casa riscuotendola dal passato, dai ricordi che serbava con amore e gelosia, i ricordi di Alex.
  Lya scostò le coperte e scese dal divano, ancora una volta la sua mente l’aveva riportata indietro nel tempo, un tempo felice, un tempo in cui ancora era un angelo bianco, un tempo in cui Alex era con lei, un tempo di amore.
  «Lya, apri» disse una voce femminile.
  Ma Lya rimase a fissare quella porta, indecisa su cosa fare.
  Da quando era stata privata delle sue ali e della possibilità di proteggere le persone, si era chiusa in se stessa e aveva rifiutato ogni tipo di aiuto, ma qualcuno, una persona speciale per lei non se ne era andata.
  Marie era rimasta.
  Nonostante i suoi sforzi, quella giovane e bellissima ragazza era morta tragicamente cinque anni dopo il suo intervento, Lya non aveva potuto fare nulla per salvarla ma non era quella la ragione per cui aveva perso le sue ali.
  «Dobbiamo fare così tutte le volte? Aprimi ti prego.»
  Alla fine si fece forza e aprì la porta, trovandosi difronte la sua migliore amica.
  «Marie, come mi hai trovata?» chiese.
  «Sono un angelo Lya, dovresti sapere come si trovano le persone.»
  «Un tempo forse» rispose tristemente, «entra.»
  Marie entrò in casa, posò la busta che teneva in mano sul piccolo tavolo della sua cucina e poi la raggiunse.
  «Lya…»
  «Sto bene» risposi.
  «No, non è vero e non mentirmi sai che riconosco bene le bugie.»
  «Cosa vuoi che ti dica Marie?!» urlò alzandosi dal letto.
  Marie si avvicinò a lei, la abbracciò e la tenne stretta contro il suo petto, era caldo e profumato e le lacrime caddero sulla sua maglietta bagnandola.
  «Devi smetterla di punirti in questo modo» sussurrò lei, accarezzandole i capelli.
  Restarono in quel modo per un po’, poi preparò del tè e prese dei biscotti.
  «Perché non si riprendono questo?» disse Lya indicando il suo corpo ormai stanco e quasi scheletrico.
  «Perché nonostante tutto sei un angelo, e hai fatto del bene.»
  «Io ho fallito come angelo.»
  «E hai pagato per il tuo errore, è giunto il momento di riprenderti le tue ali.»
  «No! Io non le voglio! Non voglio tornare a essere un angelo, non voglio un altro protetto!»
  «Lya, è il momento di andare avanti, sono passati così tanti anni, Giacomo mi ha chiesto…»
  «Ti ha mandata Giacomo?»
  «Sarei venuta lo stesso, come ho sempre fatto, però si, Giacomo mi ha chiesto di parlarti.»
  «Che cosa vuole?» chiese con voce tremante, una parte di lei avrebbe voluto che si prendessero una volta per tutte la sua vita, quel limbo era peggio della morte vivere sapendo di aver fallito, vivere sapendo il male che avevo causato ad Alex.
  Il tè si mosse un po’ dentro la tazza scura che le ricorda Damian e la sua promesso alla fine mantenuta.
  «Il consiglio ha deciso.»
  «Cosa?» domandò guardandola con gli occhi gonfi di lacrime.
  «Devi riprendere il tuo posto Lya.»
  «No.»
  «Ti prego.»
  «Marie, io non posso!»
  «Si! Lya, tu mi hai aiutata quando non lo credevo possibile, quando stavo per cedere la mia vita e diventare una dei neri, mi ha salvata mostrandoti a me quando non avresti dovuto. Il consiglio sa quanto tu sia speciale e sei stata perdonata. Torna con me» disse, poi le  prese la mano e la strinse tra le sue.
  Lya guardò fuori dalla finestra, faceva freddo, le foglie erano cadute al suolo formando un tappeto colorato.
  «Speravo che il consiglio mettesse fine a tutto questo.»
  «Devi lottare e se non vuoi farlo per te stessa, allora, ti supplico, fallo per me. Per me e per tutte le persone che aiuterai con la tua luce.»
  «Io non aiuterò più nessuno Marie» disse, lasciò la tazza sopra al tavolo e si alzò, si osservò a torno, osservò la piccola casa in cui si era nascosta da qualche anno.
  «Alexander non vorrebbe che tu rinunciassi a ciò che sei.»
  «Il mio Alexander non esiste più» rispose, gli occhi che bruciavano, strinse i pugni e si maledisse ancora una volta.
  «No, non esiste più, ma una parte di lui vivrà sempre in te. Era un ragazzo buono Lya, era generoso e gentile. Cosa ti direbbe se fosse qui?»
  «Ma non c’è! Lui non c’è Marie!» urlò, voltandosi di scatto verso di lei.
«Lya…»
  «Ed è solo colpa mia. Ho fallito.»
  «Tu non hai fallito, tu… Lya, è ora di tornare. Ti prego.»
  «No, io non sono posso più proteggere nessuno Marie, non dopo Alex.»

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