Di camini, calderoni e funghi magici

di _Qwerty_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorni e partenze ***
Capitolo 2: *** Dubbi e certezze ***
Capitolo 3: *** Pustole e parole ***
Capitolo 4: *** Lettere dal Brasile ***
Capitolo 5: *** Decisioni estive ***
Capitolo 6: *** Esprimi un desiderio ***
Capitolo 7: *** Passato e futuro ***



Capitolo 1
*** Ritorni e partenze ***


Camini-1

30 giugno 1999, Espresso di Hogwarts, direzione Londra


“E ovviamente papà ha già pensato a quando mi presenterò a sostenere la prima orazione e su quale tematica. Sapete, io pensavo di andare direttamente ad un’orazione critica sull’autogoverno del Wizengamot, ma papà mi ha fatto riflettere che in effetti per un praticante di primo livello è più prudente iniziare su qualcosa tipo la regolamentazione della fabbricazione dei calderoni” stava spiegando Ernie McMillan al suo uditorio, composto in quel momento soltanto da Susan, Justin e lei.
Hannah sbadigliò.
“Anche tu Susan ti metterai a studiare Magisprudenza?” chiese Ernie.
“Penso di sì, ma vorrei anche lavorare da subito, per cui penso che mi candiderò al Ministero per varie posizioni” rispose la ragazza.
“Magisprudenza non fa per me – intervenne Justin – All’Ufficio Metropolvere ci sono un sacco di posizioni aperte, proverò subito lì.”
“E tu Hannah, cosa farai?” chiese Ernie.
In quel momento, avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, anche se gli voleva bene. Cosa avrebbe fatto, chiedeva Ernie.
Sua madre era morta quattro anni prima per mano dei Mangiamorte per aver cercato di difendere dei Babbani loro vicini di casa, lei era tornata a casa per aiutare suo padre, all’epoca un Guaritore di talento, caduto in una depressione che sembrava senza via d’uscita. Avevano vissuto come in clandestinità, perché si sapevano possibili prede dei Mangiamorte, e lei aveva acconsentito a tornare a Hogwarts soltanto perché suo padre aveva insistito, pensandola più al sicuro a scuola. Il che era vero fino a un certo punto, con Piton preside e i Carrow che punivano con la violenza gli studenti ribelli. Per lettera suo padre le raccontava quello che stava facendo: aveva iniziato a curare i maghi che vivevano in clandestinità e aveva ripreso i contatti con i colleghi del San Mungo, che cercavano di organizzare gruppi di aiuto e cura per i maghi Mezzosangue e Nati Babbani in difficoltà di nascosto alla Direzione controllata da uomini di Voldemort. Era stato così che suo padre aveva vinto la depressione e aveva aiutato anche lei a non cedere al dolore e al senso di sconfitta. L’ES andava avanti, sotto la guida di Neville Paciock e Ginny Weasley, e molti studenti si erano uniti a loro. Nonostante tutto, in quell’anno terribile aveva stretto ancora di più i legami con i suoi compagni, Tassorosso e non, e aveva persino recuperato un briciolo di speranza. Ma quello che non aveva potuto la depressione, lo fecero i Mangiamorte: suo padre fu ucciso nel suo ambulatorio clandestino insieme ad una famiglia di Nati Babbani poche settimane prima della battaglia di Hogwarts. Ricordava perfettamente la sera in cui la professoressa Sprite l’aveva chiamata da parte per darle la notizia, scoppiando subito dopo in lacrime. Ricordava anche come lei quella sera invece non versò alcuna lacrima e giurò a se stessa che avrebbe presto raggiunto i suoi genitori, ma l’avrebbe fatto portando con sé quanti più Mangiamorte possibile.
Poi c’era stata la battaglia, ed era stata davvero una liberazione. Nell’immediato partecipò alla ricostruzione della scuola, dando una mano insieme a tanti altri studenti. Quando rimise piede a casa era luglio inoltrato e ancora dovevano tenersi gran parte delle udienze per i Mangiamorte e i complici. Anche lei fu chiamata come testimone e andò a sentire le udienze riguardanti gli assassini di suo padre. Si fece agosto e la casa era vuota. Il 15 agosto le arrivò la lettera da Hogwarts con le indicazioni per il settimo anno, cui lei era iscritta con un anno di ritardo avendo dovuto recuperare il sesto. Non le importava assolutamente nulla del diploma e dei M.A.G.O., come invece aveva puntualmente ripetuto anche lei a chi ne chiedeva, insieme a quanti dei suoi compagni erano tornati a ripetere l’anno per dare gli esami, primo fra tutti Ernie.
Lei era tornata a Hogwarts perché la sua casa era vuota. E sebbene all’inizio le sembrasse che tanti compagni avessero ancora molto da dire e da elaborare sulla guerra appena finita, presto l’atmosfera a scuola era cambiata: ora che c’era la pace, tutti iniziavano a pensare al futuro, ai loro progetti, a cosa fare e un ottimismo diffuso e, a suo vedere, fin troppo euforico sembrava contagiare tutti gli studenti. Ernie era la personificazione di tutto questo: parlava in continuazione degli esami e di cosa avrebbe fatto dopo, e voleva trascinarla a fare lo stesso. Ma non erano più come al quinto anno, al tempo dei G.U.F.O., tutto era cambiato e lei non riusciva a capire come per Ernie potesse essere di nuovo tutto a posto. Anche se in realtà capiva benissimo: i suoi erano sempre stati al sicuro, non avevano subito attacchi, non avevano perso nulla della loro posizione economica e la sua casa era ancora piena. A conti fatti, non c’erano macerie nella vita di Ernie.
“Non lo so” rispose Hannah in un soffio. Poi sentì salire le lacrime, così si alzò e aprì la porta dello scompartimento. Susan fece il gesto di seguirla, ma l’occhiata che le lanciò la fece desistere. Hannah chiuse la porta dello scompartimento e fece appena in tempo a sentire la voce di Susan rivolta a Ernie.
“Sei proprio un coglione.”
Percorse un paio di vagoni, senza guardare da nessuna parte, cercando di calmarsi. All’improvviso la porta di uno scompartimento si aprì.
“Non è molto comodo passare il viaggio in piedi, a meno che il tuo non sia infestato di Spillibrilli.”
Luna Lovegood apparve sulla porta dello scompartimento, in cui erano seduti anche Neville e Ginny.
“Vieni, siediti” disse indicandole il posto accanto a Ginny.
Luna era una delle persone che le stavano più simpatiche. Tassorosso e Corvonero avevano molte lezioni insieme e si erano ritrovate nello stesso anno, così come con Ginny. Anche Neville le stava simpatico, era un ragazzo molto gentile ma anche determinato, come aveva dimostrato più volte prima della battaglia. Per un attimo Hannah si sentì sollevata di poter passare qualche minuto in compagnia di qualcuno che non avrebbe parlato in continuazione di Magisprudenza e carriere al Ministero.
“Se non tenete il posto per qualcuno…” iniziò.
“Tranquilla, Hermione sta pattugliando i corridoi e non si siederà un attimo fino a Londra!” disse Ginny.
Hannah sedette e dopo un momento di imbarazzo prese una delle copie de Il Cavillo che Luna aveva con sé, quando arrivò Hermione Granger, che non mancò di lanciare ai compagni Grifondoro un’occhiata interrogativa sulla sua presenza nello scompartimento.
Stava per alzarsi, ma Luna intervenne.
“Hannah è qui perché il suo scompartimento è pieno di Spillibrilli” disse con tono esplicativo, facendo spazio a Hermione accanto a lei e costringendo Neville a schiacciarsi contro il finestrino.
“Pieno di cosa, scusa?”
“Di Spillibrilli, quelle minuscole creature che pungono da sotto i sedili e ti costringono ad alzarti” spiegò Luna con uno sbuffo d’impazienza.
Di nuovo, stava per alzarsi e togliere il disturbo, ma Hermione sedette accanto a Luna e tirò fuori un libro da leggere.
Quando furono ormai in vista di Londra, Hannah si alzò.
“Grazie dell’ospitalità, ragazzi. Vado a recuperare il baule. A presto e in bocca al lupo!”
Ginny e Luna la salutarono calorosamente di rimando.
Rientrò nello scompartimento con i compagni Tassorosso ed Ernie non disse una parola. Una volta scesi, sembrava il momento dei saluti finali, cui lei si sarebbe sottratta volentieri.
“Beh ma ci sentiamo, cavoli!” concluse Justin.
Alla fine anche Hannah sorrise, mentre tutti e tre si avvicinavano alle rispettive famiglie. Poco più in là, Hermione correva da Ronald Weasley ed Harry Potter, che era circondato da curiosi e dalla macchina fotografica svolazzante di qualche giornalista con poco tatto. Il papà di Luna era riconoscibilissimo anche in mezzo al caos del binario.
Hannah si avviò ai camini pubblici della Metropolvere, cercando di capire quale l’avrebbe portata più vicino a casa, per poi smaterializzarsi con minore difficoltà, quando notò Neville accigliato davanti ai camini, che evidentemente cercava di capire quale prendere.
“Dove devi andare?” chiese abbozzando un sorriso.
Neville sembrò incespicare un attimo.
“Al San Mungo” disse alla fine.
Hannah sapeva delle condizioni dei genitori di Neville, ridotti a larve umane dalla crudeltà dei Mangiamorte tanti anni prima e in quell’istante pensò che no, non era la sola a cui la guerra aveva lasciato solo macerie che non si potevano più rimettere a posto.
“Quello – disse sorridendo – Devi aspettare che la fiamma disegni un osso, come nello stemma dell’ospedale, e confermare che vuoi andare al San Mungo.”
Neville non sembrava convinto.
“Dai, che abbiamo fatto cose molto più difficili che prendere un Camino Ufficiale, tu soprattutto!”
Neville arrossì ed entrò titubante nel camino che Hannah aveva indicato.
“In bocca al lupo!” disse lei prima di sparire nel camino che l’avrebbe portata a Sheffield, il posto più vicino al suo villaggio magico.
Neville rispose qualcosa, ma la Metropolvere si portò via le sue parole.

***

NdA: eccomi qua, con un nuovo esperimento! Nelle intenzioni si tratta di una mini-longfic su come Hannah e Neville hanno iniziato a frequentarsi, fino a decidere di sposarsi, con uno sguardo a cosa è successo in generale negli anni che vanno dal 1998 al fatidico "diciannove ani dopo". Sarà perlopiù dal punto di vista di Hannah o con narrazione impersonale e cercherò di essere il più IC possibile (Hannah gestisce la storica locanda Il Paiolo Magico e vive nell'appartamento di sopra con Neville, che è professore di Erbologia, così come detto dalla Rowling e come ricostruiamo da Pottermore e potterwikia), tuttavia con alcune necessarie invenzioni su come si è arrivati a questo punto.
Ci saranno probabilmente delle mie invenzioni di malattie ed erbe magiche, considerazioni riguardo la vita lavorativa dei maghi su cui la Rowling non ha detto molto e come già si vede la mia idea che il servizio Metropolvere non colleghi solo i camini privati ma serva anche da "aiuto" per gli spostamenti, perché ricordiamoci che è molto difficile smaterializzarsi a molti chilometri di distanza se non si è maghi molto dotati.
Inoltre, è la mia prima storia per così dire "sentimentale" e il timore di scadere nel patetico/melenso/pomeriggiocinquestyle è alto, per cui recensite e aiutatemi a correggere il tiro.


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Capitolo 2
*** Dubbi e certezze ***


Camini-2

Tra la notte del 31 dicembre 1999 e fine gennaio 2000, al Paiolo Magico


Dopo Hogwarts Hannah avrebbe voluto diventare una Guaritrice, come suo padre, ma non aveva ottenuto i M.A.G.O. necessari e quindi poteva aspirare a diventare soltanto un Medimago, che in genere interviene in caso di emergenze, fatture e traumi da incantesimo minori. Aveva iniziato a seguire i corsi del San Mungo, ma trovava una grande difficoltà a studiare, sebbene le prove pratiche le riuscissero mediamente bene. Cercava di passare la maggior parte della giornata a lezione e tirocinio, perché casa sua continuava ad essere vuota, e le vicine di casa con le loro parole di commiserazione la facevano sentire ancora peggio. Continuava a vedersi con gli ex compagni Tassorosso, ma solo perché erano loro a cercarla, soprattutto Ernie.
Erano stati insieme ai tempi di Hogwarts, era stato il suo primo ragazzo e non aveva smesso di volergli bene, nonostante tutto. Si erano presi una pausa l’ultimo anno, perché lei glielo aveva chiesto, e lui era stato molto carino nel venirle incontro e non forzarla. Poi la scuola era finita e lui era tornato alla carica. Solo che adesso lei non era più innamorata come a sedici anni, adesso gli voleva bene come si vuole bene ad una persona che stimi e che ha significato tanto per te, ma non aveva il coraggio di dirglielo, anche se dentro di sé si sentiva in colpa, così assecondava i suoi desideri e tutti pensavano che si erano rimessi insieme, senza immaginare nient’altro.
Il 31 dicembre del 1999 c’era stata una grossa festa di fine anno nell’unico parco pubblico della comunità magica, poco fuori Diagon Alley, sull’onda dei festeggiamenti Babbani per il cambio di millennio. Musica e fuochi artificiali made in Tiri Vispi Weasley, fiumi di Burrobirra ma anche spazio per le famiglie per incontrarsi, tutto per celebrare non solo il millennio che cambia ma anche e soprattutto la pace finalmente raggiunta e sicura. Ovviamente lei era andata con Ernie e gli altri, ma non si stava divertendo molto. Quando stavano andando verso i camini pubblici, apparve un tizio del Ministero che fermò Ernie, i due si misero a chiacchierare di robe del Ministero e lei andò avanti. Non ce l’aveva minimente con lui per averla trascurata, se così si può dire, per arruffianarsi il tale del Ministero: capiva benissimo le aspirazioni dell’amico e l’ultima cosa che voleva era guastare la serata a qualcun altro. Stava per avviarsi ai camini, quando le cadde lo sguardo sull’insegna del Paiolo Magico. Era la più antica locanda magica del paese ed aveva rappresentato nei secoli il tramite privilegiato tra il mondo dei maghi e quello dei Babbani, l’unico luogo ad avere un accesso aperto da entrambi i lati, dove prima dell’attuazione dello Statuto di Segretezza anche i Babbani entravano come clienti qualsiasi e nessuno li faceva sentire fuori luogo, ed era al contempo il punto di riferimento per i maghi che venivano a Londra da molto lontano, costretti a spostarsi con mezzi Babbani, e che così trovavano un posto dove sentirsi in qualche modo a casa. Questo e molte storie sugli storici locandieri le avevano raccontato da bambina i suoi genitori, rammentandole quanto fosse importante per la comunità magica tutta. Con la mente a questi ricordi, Hannah entrò e osservò come ormai il locale fosse in completa decadenza. La sala comune col bar era praticamente deserta e anche nella semioscurità erano visibili alle pareti le macchie chiare dove dovevano essere stati appesi i ritratti dei più celebri locandieri del passato, fatti rimuovere dagli uomini di Voldemort in quanto “memoria di maghi troppo inclini a mescolarsi coi Babbani”. Dietro il bancone stava Tom, l’attuale gestore, un uomo anziano, magro e pallido, che Hannah aveva sempre visto già molto vecchio. Hannah si avvicinò al bancone e riprese a guardarsi intorno, ad osservare la malinconia che avvolgeva quel luogo una volta tanto glorioso.
“Desideri, figliola?” chiese improvvisamente Tom il barista.
“Da mangiare? Potrei avere un sandiwich?” rispose, del tutto presa alla sprovvista.
Tom il barista annuì appena e con passi lenti si avviò ad una piccola dispensa, adeguatamente stregata per tenere le cose al freddo, da cui estrasse un tramezzino dall’aria tutt’altro che invitante. Hannah sedette su uno sgabello al bancone e dopo aver scaldato con la bacchetta il tramezzino lo addentò. Nel locale non c’era nessuno, nonostante la serata di festa: i più erano già arrivati e crollati nelle camere a smaltire la sbronza, oppure erano ancora fuori a fare chiasso, nonostante fossero quasi le tre di notte. Mentre masticava il tramezzino secco, Hannah pensava che quel luogo rappresentava alla perfezione anche la sua situazione: un tempo serena e piena di prospettive come il locale un tempo era stato glorioso e pieno di vita, adesso andava avanti per inerzia, infelice, svuotata di significato, come il locale depredato e offeso dai Mangiamorte, ma anche trascurato dai maghi stessi cui dava ospitalità. Senza accorgersene, incrociò le braccia sul bancone e vi appoggiò la testa. Adesso anche solo alzarsi, andare ai camini, prendere quello giusto e poi smaterializzarsi per pochi chilometri a casa le sembrarono una fatica enorme. Non sapeva dire quanto tempo restò in quella posizione. Ernie evidentemente era troppo preso dal tipo del Ministero, o pensava che fosse già a casa. Un gran senso di tristezza la prese in quel momento, e pensò che nonostante ci fosse la pace, le cose andavano uno schifo lo stesso. A lei poi, più che a chiunque altro.
“Ti serve una pozione Antisbornia, figliola?”
La voce di Tom il barista la ridestò dal torpore.
“No, signore, sono solo stanca. E triste.”
“Per quello non ci sono pozioni, mi sa, figliola.”
Hannah riabbassò il capo sulle braccia incrociate, ma dopo poco percepì che il vecchio Tom la stava ancora osservando, così alzò di nuovo la testa.
“Sì?”
“C’è una camera in più, di sopra, nell’appartamento.  Se non riesci a materializzarti” disse in tono neutro.
“Ma l’appartamento è suo…non dovrei…lei come fa? – cominciò Hannah, cercando di ritrovare un contegno – E poi non so se ho con me denaro sufficiente per pagare una stanza…”
“Io non vado più di sopra, perché non riesco più a fare le scale. Sono vecchio. Dormo dietro la cucina, non ti preoccupare.”
Hannah ebbe appena la lucidità per osservare che doveva essere proprio messo male se non riusciva a fare le scale né coi piedi né materializzandosi di appena un piano.
“Se non è un disturbo troppo grande…”
Tom scosse il capo e si avviò lentamente verso la tenda che dava sulle scale, facendole capire di seguirlo.
“Domani posso darle una mano come lei ha bisogno per pagarla, se non ho soldi sufficienti” aggiunse in fretta.
“Ci pensiamo domattina. In cima alle scale a sinistra, fai tutto il corridoio, la porta in fondo a sinistra. Il bagno è la porta piccola. Io non faccio le scale, sono vecchio” concluse Tom il barista.
Hannah ringraziò ancora e salì in camera.
Era una stanza spaziosa, con una bella vista su Diagon Alley, ma che risentiva inevitabilmente del fatto di non essere abitata e, a giudicare dalla polvere e il puzzo di chiuso, da un bel po’ di tempo. Estrasse la bacchetta e diede una sistemata. Anche il bagno era pulito, eccezion fatta per la polvere. Hannah pensò che era tutto molto strano, ma quando toccò il letto, ancora vestita, si addormentò di colpo.

***

Il primo gennaio del nuovo millennio trovò una Diagon Alley illuminata dal sole ma ancora assonnata per la baldoria della sera prima e gran parte degli ospiti del Paiolo Magico non misero piede nella sala comune col bar e i tavoli fino a tarda mattinata. Non Hannah, però, che prima delle otto era scesa in cerca di Tom, sveglia, un po’ rintronata ma decisa a pagare per l’ospitalità e chiedere al barista se poteva ringraziarlo in qualche altro modo. Il vecchio Tom era già in piedi e stava rimestando pane e frutta con la bacchetta in quella che era la cucina della locanda, che, Hannah osservò, sembrava piuttosto maltenuta.
“Bernie non viene oggi, sistemo io la roba da mangiare” – disse Tom senza voltarsi – Il cuoco” aggiunse vedendo lo sguardo interrogativo di Hannah.
“Volevo pagare la stanza e ringraziarla per la cortesia. Non so quanto è il prezzo per la stanza, ma posso andare alla Gringott a prendere il resto, se si fida, o darle una mano con qualcosa, se preferisce” e mostrò il sacchettino con le monete che aveva.
“Mancherebbero solo due galeoni. Fa niente. Se proprio vuoi, ci sarebbero da riempire le taniche per la Burrobirra” disse il vecchio barista, indicando delle botti in legno in un angolo.
Hannah annuì ed estrasse la bacchetta.
Per gran parte dei lavori domestici, di servizio e di fatica in genere, con la bacchetta nessun mago aveva difficoltà, tanto che appunto, fra i purosangue ma non solo, non ricorrere alla magia per certi compiti era considerato quantomeno bislacco, se non addirittura disdicevole o degradante. Evidentemente il signor Tom era così vecchio da avere difficoltà anche ad alzare le braccia e ad eseguire i movimenti di bacchetta giusti e precisi per tenere in ordine il locale, mentre questo cuoco Bernie doveva essere un Magonò, viste le condizioni della cucina, pensò Hannah. Tempo un’oretta e la cucina era a posto, la Burrobirra caricata, il bancone pulito, il cibo avariato fatto evanescere senza lasciare odori e i primi avventori che scendevano trovarono un gradevole odore di bacon e pancakes.
Hannah fece una degna colazione e anche il signor Tom mangiò qualcosa, molto lentamente. Alcuni clienti mangiarono e se ne andarono, altri pagarono e uscirono. Hannah notò che qualcuno di loro cercava di confondere il signor Tom mentre faceva loro il conto e cercò di farglielo notare discretamente, ma non riuscì a comunicare con lui senza farsi notare. Glielo disse una volta a pranzo, che consumarono insieme in cucina, senza che a nessuno dei due fosse venuto in mente che Hannah aveva già ampiamente rimesso i galeoni mancanti della stanza.
“Non riesco più a fare tutto – disse il signor Tom – Sono vecchio.”
Stava per replicare, quando notò che il signor Tom guardava insistentemente l’orologio a muro.
“Aspetta qualcuno?”
“No. Ormai Eva non viene. Quella delle pulizie. È una Maganò. Viene quando vuole, ormai.”
“E lei la paga anche se non viene a lavoro e non fa il suo dovere?”
Il signor Tom alzò le spalle.
“Sono vecchio” rispose soltanto.
Hannah sospirò. Sapeva come sarebbe andata a finire, chi avrebbe dovuto mettere tutto a posto. Finì di mangiare e tirò fuori la bacchetta.
“Non sei tenuta…” iniziò l’anziano.
“Se ci mettiamo al lavoro subito, facciamo presto” disse lei.
“Io non faccio le scale” disse il barista macchinalmente.
“Lo so, la faccio materializzare come me di sopra” disse Hannah e detto fatto fu col vecchio in cima alle scale che portavano alle poche camere della locanda.
Hannah associava le faccende domestiche alle vacanze estive, quando a casa non c’erano gli elfi domestici della scuola e sua madre la spronava a mantenere sempre in ordine la camera e il giardino, in cui passava molto tempo a curare il piccolo orto di piante medicinali. Non che adorasse fare le pulizie, ma mettere in ordine casa, una volta vinta l’inerzia iniziale, aveva un che di appagante, come se mettere ordine nelle cose materiali mettesse ordine anche nello spirito.
Con la bacchetta, non ci volle molto a mettere in ordine le stanze. In una c’era una colonia di Doxy e, non avendo lo spray apposito, Hannah fu costretta a improvvisare: incantesimo Scudo per sé, Pietrificazione delle creaturine infestanti e Frantumazione delle stesse. In un’altra c’era un nido di uova di Ashwinder e, mentre il signor Tom si metteva le mani nei capelli per la disperazione, Hannah non seppe trattenere l’entusiasmo: eseguì l’incantesimo di Congelamento che aveva studiato essere utile per evitare che le uova diano inizio ad un incendio e si lasciò andare a grida di gioia vedendo che era riuscito alla perfezione.
“Posso tenerle?” chiese al signor Tom riferita alle uova, che sono un rimedio efficace per varie febbri malariche, oltre che in uso per pozioni d’amore.
“Cioè, facciamo a metà, se lei pensa di usarle…” si corresse subito.
“No, no, prendile tutte e portale via” rispose il barista, ancora allucinato.
“Eva non pulisce bene. Domani glielo dico, se viene” commentò soltanto alla fine della giornata.
“Come sarebbe a dire, se viene? Non può mandarle un gufo e richiamarla all’ordine?” chiese Hannah.
“Ha un gatto che è aggressivo con i gufi” fu la risposta penosa.
Qui c’è bisogno di qualcuno che prenda in mano la situazione, pensò Hannah.
Si era fatta sera e solo un avventore era tornato nella sua stanza, comunicando al signor Tom che se ne sarebbe andato l’indomani. Anche Hannah sarebbe dovuta andare, ma adesso che si era fatto tardi aveva la sensazione di dover ancora finire di fare qualcosa, ed era una sensazione che non ricordava di aver provato mai così intensamente.
“Se vuole, posso darle una mano con Eva domani, aiutarla a farsi rispettare, intendo. Questo posto è importantissimo per la comunità magica e non è giusto che la gente si approfitti di lei” disse al signor Tom mentre cenavano.
“Sei troppo gentile, Hannah – disse il vecchio barista – In effetti ho bisogno d’aiuto: sono vecchio” ripeté, come se quello spiegasse tutto.
Alla fine, Hannah restò nella camera di sopra anche quella sera, e quella dopo ancora, e per alcune settimane. Fece un salto a casa alcune volte, a prendere abiti e libri, portò la sua civetta, curò la zampa del gufo del signor Tom, fece una sonora ramanzina alla Maganò Eva quando si presentò due giorni dopo, istruì Bernie sugli oggetti stregati della cucina e come pulire con essi, parlò con i fornitori del cibo e degli alcolici, si preoccupò che nessuno di loro né dei clienti fregasse Tom sul conto. Poi cambiò la disposizione di tavoli e divanetti nello spazio comune del pub, rese più confortevole la stanza a piano terra del signor Tom, che non voleva saperne di riprovare a fare le scale, e rimise a posto a suo gusto l’appartamento di sopra.
Due settimane dopo, la cucina era pulita, il cibo buono, Eva non mancò un giorno di lavoro e diversi maghi di passaggio commentarono positivamente che tutto l’ambiente era come rinnovato e che il signor Tom aveva fatto proprio bene ad affidarsi ad una persona giovane per la gestione dello storico locale.
Si avvicinava febbraio e per Hannah si avvicinava il primo esame del corso per Medimago. Si trattava della prima parte sulle emergenze e i traumi da incantesimo e aveva studiato solo nei ritagli di tempo fra una cosa e l’altra nel locale. Aveva già superato senza troppo sforzo la prova pratica a dicembre ed era stata una delle poche a dare prima l’esame pratico della teoria. A pensarci adesso, sorrideva al ricordo delle prove pratiche dei G.U.F.O. che tanto l’avevano mandata in panico. La teoria invece, che di solito le riusciva meglio, questa volta la rendeva più incerta.
“Ho l’esame fra tre giorni, è il caso che torni a casa e stia fissa a studiare” disse un giorno al signor Tom.
“Certo, Hannah, anzi, sono stato io ad approfittare della tua disponibilità. Devo ammettere che è stato molto bello avere qualcuno che mi aiutasse ad aver cura del locale e sappi che sarai sempre la benvenuta al Paiolo Magico e che la camera di sopra è sempre tua.”
Hannah guardò l’anziano barista.
Tremava nel dirle queste parole e aveva gli occhi lucidi. Anche Hannah dovette trattenere le lacrime. Aveva ragione, era stato bello avere qualcosa da fare, prendersi cura di qualcosa nel suo insieme e sentirsi così parte della comunità.
Con questi pensieri tornò a casa e si mise a studiare nei tre giorni che rimanevano. La concentrazione non era il massimo e ogni tanto si ritrovava a chiedersi se adesso che lei non c’era Eva fosse andata regolarmente a fare le pulizie.
La mattina dopo andò a sostenere l’esame e il pomeriggio stesso misero fuori i voti. L’aveva passato, e con un voto decisamente superiore alle aspettative. Sentì dire da uno dei compagni che bisognava subito mettersi sotto per il corso del quadrimestre successivo, che riguardava le pozioni e i veleni, e in quel momento Hannah capì che non aveva dubbi.
Adesso sapeva cosa voleva fare e dove voleva andare.

***
NdA:
- in HP5 quando Harry, Ron e Hermione parlano dei colloqui orientativi coi professori circa il loro futuro dopo la scuola si dice proprio che occorrono almeno cinque O ai M.A.G.O. per essere presi a fare il Guaritore, che appunto Hannah non ha ottenuto; ho però immaginato che il Medimago, una figura citata di sfuggita mi pare in HP4, possa intendersi come una figura intermedia fra l'infermiere (madama Chips) e il Guaritore professionale, una sorta di paramedico che interviene appunto in situazioni più ordinarie, dove magari non c'è da mettere in atto chissà che pozioni o controfatture che devono essere studiate, e che quindi Hannah abbia inizialmente seguito le orme del padre in questo modo;
- i Doxy li conosciamo, per gli Ashwinder vi rimando a Gli Animali Fantastici: dove trovarli: non sono assolutamente idea mia!
- l'idea di fondo è che Hannah trovi nel prendersi cura del Paiolo Magico il modo per prendersi cura di se stessa e uscire dal periodo buio che sta attraversando;
- il barista Tom è molto vecchio anche per gli standard magici, se pensiamo che era già un uomo adulto nel 1938 quando Tom Riddle entra a Diagon Alley (ricordate Silente che dice al giovane Voldemort "Chiedi al barista, si chiama Tom come te"?)
Infine, recensite e commentate!!
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Pustole e parole ***


Camini-3

Ottobre 2001


Neville aveva scoperto che amava molto viaggiare. Se glielo avessero detto qualche anno prima, non ci avrebbe creduto di certo, e avrebbe avuto anche ragione. D’altronde, come poteva aver voglia di viaggiare in posti sconosciuti e pericolosi quando a malapena ricordava quello che doveva fare in una giornata? Dopo Hogwarts aveva partecipato ai processi contro i Mangiamorte e in virtù del suo ruolo di rilievo nella resistenza a scuola aveva avuto il permesso di prendere parte insieme agli Auror alla cattura degli ultimi complici e dei Ghermidori a piede libero. L’accademia degli Auror era anche disposta a chiudere un occhio sul fatto che non avesse i M.A.G.O. necessari per essere ammesso, così come era accaduto per Harry. Quando arrivò la lettera a casa, sua nonna era al settimo cielo. Sapeva che diventare un Auror era quanto sua nonna aveva sempre desiderato per lui, e anche lui pensava che sarebbe stato il modo migliore per onorare la memoria dei suoi genitori, eppure il pensiero non gli dava alcuna gioia, anzi. Dare la caccia ai maghi oscuri era uno dei compiti più prestigiosi e importanti che potessero essere affidati a un mago, per carità, ma lui non si era mai visto davvero nella parte del paladino della giustizia, checché ne dicessero alcuni che ogni tanto gli ricordavano con i loro complimenti il suo ruolo durante la battaglia. L’unico luogo del mondo dove invece si sentiva perfettamente al suo posto era, in realtà, la serra del giardino di casa, dove coltivava le sue amate piantine e dove cercava di far riprodurre gli esemplari più rari che il prozio Algie riportava dai suoi viaggi. E proprio il prozio Algie, una mattina di giugno dell’anno prima, gli aveva proposto di unirsi a lui ed altri maghi appassionati di erbe e creature in un viaggio di esplorazione da Istanbul fino in India, sull’Himalaya, in cerca di nuove specie botaniche magiche.
“Follia, Algie – aveva sentenziato sua nonna – Ci lascerete le penne, tutti e due: tu perché sei vecchio, e Neville perché non ha un briciolo di senso dell’orientamento.”
Voleva protestare, ma con sua nonna non era mai troppo consigliabile.
Poi una mattina lo zio Algie gli aveva detto che sarebbe partito di lì a pochi giorni e che quindi gli desse una risposta.
Aveva guardato ancora una volta la serra nel giardino e si era detto che stavolta non si sarebbe tirato indietro.
Sua nonna se ne sarebbe fatta una ragione. Lui non sarebbe mai stato un Auror, ma sarebbe andato alla scoperta di nuove piante magiche, anche dall’altra parte del pianeta.

***

Il viaggio verso l’India era durato quattro mesi circa, i quattro mesi più spericolati e appassionanti che potesse ricordare. Sua nonna non aveva tutti i torti sui rischi del viaggio, ma ne era valsa la pena. Sì, in effetti si erano persi almeno quattro o cinque volte, erano stati derubati un paio, si erano ribaltati con un tappeto volante finendo dritti nell’unica palude dell’Iran popolata da Barbalampri, aggressive creature a metà fra il pesce gatto e il coccodrillo, si erano intossicati con i fumi di una strana pianta che aveva fatto loro crescere una sorta di cresta da gallo sulla testa, ma alla fine erano arrivati in Himalaya e avevano raccolto i preziosi semi della Indigella Pirifera, le cui foglie e frutti venivano impiegati dai maghi tibetani in numerose pozioni, sia per vincere il freddo fra i ghiacci che per curare varie febbri magiche come la malattia da graffio del Wampus, che portava i maghi affetti a miagolare durante gli attacchi di febbre e faceva ingrossare i linfonodi di tutto il corpo, e il terribile Cimurro del Gramo, che poteva anche essere mortale sì, ma per il mago colpito, non per il Gramo.
Al ritorno Neville si era adoperato per far germogliare i semi e aveva confrontato osservazioni e dati raccolti sulla pianta nel suo ambiente e quelli sulla sua coltivazione, riuscendo a pubblicare per primo le sue scoperte su Myrifolia, la più prestigiosa rivista europea di Erbologia e battendo così sul tempo una spedizione analoga di maghi erbologi statunitensi.
Adesso sua nonna non diceva più che “cercava solo di far riprodurre funghi inutili”, visto il riconoscimento che aveva ottenuto. Era stato designato “Erbologo dell’anno” proprio nel 2000 su Myrifolia ed era citato anche sull’altrettanto famoso Erbario di Gottinga, versione aggiornata proprio con i suoi disegni e schemi sull’Indigella Pirifera. Una delle cose che però sua nonna gli rimproverava era quella di aver rinunciato al brevetto sulle scoperte, lasciando così che ricchi maghi proprietari di orti botanici come i Bobbin e i Greengrass mettessero le mani sui semi e le piante e facessero profitto con le sue scoperte. Ma a lui non importava molto dei galeoni: la soddisfazione per la sua scoperta era più che sufficiente, e se le piantine venivano coltivate e vendute voleva dire comunque che i maghi potevano usarla nelle pozioni e sperimentare liberamente, contribuendo così all’incremento delle conoscenze, esattamente come aveva fatto lui.
Dopo la spedizione indiana, era partito altre volte, non più col prozio Algie, che stava davvero invecchiando, ma con altri erbologi europei, alla volta quando del Nilo quando del Mar Nero, dove aveva documentato una varietà particolare di Algabranchia, la famosa pianta acquatica del Mediterraneo che permette agli uomini di respirare sott’acqua sviluppando temporaneamente delle branchie.
Tuttavia, per ogni partenza c’era un ritorno, e il posto dove Neville si fermava più volentieri ogni volta che tornava a Londra era il Paiolo Magico.
Di ritorno dal primo viaggio in India col prozio Algie, avevano fatto una sosta al Paiolo Magico prima di rientrare a casa per una ragione non molto onorevole. Oltre i semi della preziosa Indigella Pirifera avevano riportato a loro insaputa anche uova di una strana pulce egiziana nascoste fra i vestiti, che avevano dato luogo ad un’eruzione di pustole azzurre non molto fastidiose ma decisamente antiestetiche e, d’accordo col prozio Algie, avevano deciso di trovare un rimedio per mandarle via prima di farsi vedere dalla nonna di Neville. Così avevano preso una stanza al Paiolo Magico, confidando di trovare in una farmacia di Diagon Alley una pozione efficace.
La sorpresa di vedere Hannah, una sua vecchia compagna di scuola e membro dell’ES, dietro il bancone al posto del vecchio Tom per un istante gli fece dimenticare la presenza delle pustole.
“Così ora sei tu a mandare avanti questo posto! Accidenti, devo essermi perso un sacco di cose in questi mesi!” esclamò Neville.
“Sono qui da sola soltanto da un paio di mesi, da quando il signor Tom ci ha lasciati, ma è dall’inizio dell’anno che mi occupo del locale. È stata una sorpresa e una gioia scoprire che il signor Tom lasciava a me l’eredità di occuparmi di questo posto e io cerco di fare del mio meglio per essere all’altezza” rispose Hannah con un sorriso radioso.
“Immagino… Di certo è una sorpresa anche per me, se non ricordo male tu a scuola volevi fare Guarigione!”
“Mai quanto per me sapere che tu invece sei stato in India a caccia di funghi magici!” ribatté Hannah divertita.
Neville arrossì e tirò ancora più su il bavero del mantello, pensando alle pustole.
“Come facevi a saperlo?”
“Beh, questa è una locanda, molti maghi vanno e vengono, molti maghi parlano – iniziò allusiva – Scherzo, una mattina è passata tua nonna e io l’ho riconosciuta e le ho chiesto che fine avevi fatto.”
“Eh, già, la nonna, sì…”
“Piuttosto, perché alloggiate qui? Siete subito di partenza?”
Neville non era mai stato bravo a improvvisare scuse e spiegazioni, ma quattro mesi a zonzo in Asia a qualcosa dovevano essere serviti, perché rispose subito:
“No, no, ma vogliamo farle una sorpresa” con tono assolutamente credibile.
Quella sera col prozio Algie diedero fondo a tutte le loro risorse di memoria sulle pozioni antipulci, per poi ridursi la mattina dopo a un paio di tentativi nelle farmacie di Diagon Alley, cercando di non farsi notare. Gli unguenti che rimediarono non fecero effetto subito e nei tre giorni che zio e nipote passarono al Paiolo Magico Neville ebbe modo di chiacchierare a lungo con Hannah dei tempi di Hogwarts, ricevendo ragguagli su un sacco di gente che non vedeva da un pezzo, ovviamente facendo sempre attenzione a non scoprire le braccia coperte di pustole, che, per qualche ragione miracolosa, avevano risparmiato la faccia e le mani.
“E così Ernie è alla Cooperazione Magica internazionale?” chiese Neville una sera, quando il prozio Algie era già salito in camera.
“Sì, all’inizio non era molto contento, perché sperava di essere preso come praticante in Magisprudenza all’Ufficio Applicazione della Legge Magica, ma pare che ora sia molto entusiasta, è stato mandato in Svizzera in missione diplomatica ed è decisamente nel suo elemento!”
“Se non ricordo male, Hermione è all’Ufficio Applicazione della Legge Magica. Il posto giusto per lei!”
“Sì, ma mi ha raccontato Ginny che deve dividere l’ufficio con Theodore Nott, di Serpeverde, ti ricordi?”
“Già… A quanto pare sei più informata tu di me su tutti!”
“È solo perché questo posto è sempre un viavai di gente, sono convinta che sia Hermione che gli altri non vedono l’ora di sapere tutto del tuo viaggio in India. E anche io sono assai curiosa!”
Così Neville le aveva raccontato del viaggio e dell’importanza dei semi che aveva raccolto. Era molto sorpreso dell’interesse che Hannah mostrava nei confronti del suo racconto e soprattutto della preziosa Indigella Pirifera.
“È proprio una cosa da te! – commentò a un certo punto – Eri molto bravo in Erbologia e anche la professoressa Sprite spesso ti portava ad esempio.”
Neville arrossì, per l’ennesima volta, senza notare che le pustole stavano pian piano scolorandosi.
Quella sera parlarono a lungo, di Hogwarts, delle persone che conoscevano, di quelli che c’erano ancora e di quelli che non c’erano più e Neville pensava che era davvero una bella sensazione poter parlare liberamente con qualcuno. Si sentiva anche stranamente a suo agio, e non aveva nemmeno finito la sua Burrobirra.
La mattina dopo le pustole erano quasi sparite e zio e nipote si diressero verso la dimora di famiglia. L’indomani andò a far visita ai suoi genitori e, in un momento di calma, prese da parte una Guaritrice e, raccogliendo tutto il coraggio che aveva, le chiese un consulto riguardo alle misteriose pustole.
La strega rise di gusto.
“Non è nulla di preoccupante, si tratta della Rubella cerulea, un insetto innocuo. La magia delle uova fa sì che le pustole azzurre compaiano e persistano finché la persona si sente a disagio, e svaniscono nel momento in cui invece si sente non più inibita” spiegò la strega.
Quindi me le porterò dietro a vita, pensò Neville.
Ma come se gli avesse letto nel pensiero, la Guaritrice riprese:
“Ma anche nel caso non riesca a farle svanire da solo, la magia dura sì e no un paio di mesi e poi si autospegne da sola.”
Neville tirò un sospiro di sollievo e ringraziò la Guaritrice.
Sarebbe stato un episodio divertente da raccontare, nonostante tutto.
Nei mesi successivi lavorò alla coltivazione della Indigella Pirifera e quando fu il momento di ripartire, dovendo usare per un tratto i mezzi Babbani, la prima cosa che gli venne in mente fu di passare dal Paiolo Magico: aveva come la sensazione che quel posto fosse di buon auspicio, con o senza pustole.
Nel salutarlo, Hannah gli rinnovò i complimenti per le scoperte erbologiche (a dire il vero, tutti quei complimenti avevano fatto spuntare qualche puntino azzurro sul polso, o forse era la sua immaginazione) e gli fece promettere di tornare a far tappa al Paiolo Magico una volta tornato.
Così fece una volta tornato dall’Egitto, e ancora una volta tornato dal Mar Nero e ogni volta fermarsi al Paiolo Magico era un breve momento di ristoro prima di tornare alla routine e allo studio nella serra di casa, nonostante naturalmente sentisse la mancanza di sua nonna, della famiglia e degli amici. Tuttavia, si rendeva conto ogni volta che era seduto al bancone col piatto vuoto e la pancia piena, mentre Hannah era in grado nello stesso tempo di dare direttive al cuoco Bernie, servire i clienti in arrivo ed ascoltare lui, che la ragazza mostrava un interesse sempre sincero verso di lui e che, quando i clienti si diradavano, vinta la riservatezza iniziale, era possibile parlare anche di altro, come della solitudine che in qualche modo faceva loro compagnia: a lei, che nonostante fosse ormai conosciuta e apprezzata come il vecchio Tom, aveva lasciato comunque una casa vuota a Sheffield, e a lui, che aveva ancora dei genitori in carne e ossa, ma con i quali non era possibile alcuna comunicazione, avvolte com’erano le loro menti dalla devastazione lasciata da persone orribili che ora tutti volevano dimenticare.
“Sai, – disse ad Hannah una sera – dopo la pubblicazione delle proprietà della Indigella Pirifera diversi pozionisti hanno cominciato a sperimentare e alcuni sostenevano che addirittura potesse essere usata per invertire l’effetto del bacio del Dissennatore. Tutte sciocchezze da millantatori, ovvio, ma io per un attimo ho pensato che forse qualcuno poteva fare qualcosa per i miei… Sono sempre il solito ingenuo!”
“No, nient’affatto, hai pensato quello che penserebbe chiunque! Ci vuole del tempo per lasciar andare qualcuno, anche se la realtà ci ripete ogni giorno che non è più con noi, e credo che comunque non si riesca mai a lasciarli andare del tutto. Almeno, per me è ancora così” rispose lei, con gli occhi velati, ma senza perdere il sorriso.
Era stato anche per quei momenti e per quelle parole che Neville tornava al Paiolo Magico, perché c’era qualcuno che capiva, che ascoltava tutto, sia le storie di viaggio sia i pensieri vaganti.
Non che volesse rimproverare qualcosa ad Harry, Hermione e Ginny: erano degli amici splendidi e non mancavano mai di sostenerlo e di fargli festa quando tornava carico di semi e funghi e di racconti, ma a volte non riusciva a non sentire una sorta di lontananza più impalpabile, più sfuggente. Adesso Harry e Ginny vivevano insieme a Godric’s Hollow e avevano con loro tutti i finesettimana il piccolo Teddy, figlio di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, e non c'era bisogno di essere degli acuti Corvonero per capire che presto sarebbe arrivato un piccolo Potter. Hermione parlava sempre di lavoro quando si trovavano tutti insieme a cena e aveva convinto Ron ad andare a convivere poco fuori Londra, mescolandosi discretamente con i Babbani, e tutti i discorsi finivano sempre sul matrimonio, cui Ron era tuttavia restio, almeno apparentemente.
Anche Luna viaggiava alla scoperta di creature magiche, ma non da sola, bensì col compagno, Rolf Scamandro, il nipote del celebre autore di Animali fantastici: dove trovarli, che aveva tre anni più di loro e si era risparmiato le traversie della guerra per il semplice fatto che viveva da sempre negli Stati Uniti, nonostante avesse ancora parenti in Gran Bretagna.
L’unico che non aveva progetti a lungo termine, con qualcuno, era lui e la cosa gli sembrava ogni volta più lampante.
Aveva rimuginato ancora su queste cose la sera prima di partire per una spedizione in Brasile con degli americani con cui lo aveva messo in contatto proprio Rolf, quando Hannah lo fece ridestare dai suoi pensieri.
“Se ho capito bene, non si tratta di qualche settimana, starai via dei mesi in Sudamerica e dovrò aspettare ancora così tanto per sentire delle meravigliose avventure dell’erbologo dell’anno 2000!” sottolineò lei.
“Dai non prendermi in giro! Comincio a detestare tutta questa celebrità” rispose scherzoso anche lui.
“Però potresti fare una cosa carina – proseguì lei – Potresti scrivermi e raccontarmi qualcosa, se ti è possibile con i gufi e tutto il resto nella foresta amazzonica…”

***

NdA: ecco che torna in scena Neville! Mi sono immaginata che prima di diventare professore a Hogwarts abbia seguito la sua vera passione, lo studio di erbe e funghi magici, riuscendo a sottrarsi a chi lo voleva già incasellato nella figura di "bravo ragazzo coraggioso che diventa Auror/giustiziere in memoria dei poveri genitori" e che proprio seguendo la sua passione riesca a conseguire dei risultati che nulla hanno da invidiare a quelli di Harry ed Hermione.
Ci tengo a dire che i Barbalampri, le malattie e la portentosa Indigella Pirifera sono una mia invenzione e se per caso esiste qualcosa di simile (il che non è impossibile, perché come qualcuno ha detto, "tutto è già stato detto e parliamo per citazioni") non è nelle mie intenzioni alcuna volontà di plagio!
Quanto al Wampus, invece, lo trovate su Pottermore nella pagina della scuola di magia USA Ilvermony, è un felino magico di cui non mi ricordo molto, ma ci stava bene secondo me per parafrasare la non-magica malattia da graffio del gatto.
Infine, come vi sembra il mio Neville? Sono stata IC? Troppo miele e disgrazie? Manca qualcosa? Fatemi sapere!

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Capitolo 4
*** Lettere dal Brasile ***


Camini-4

Tra novembre 2001 e maggio 2002


Mentre Hannah accompagnava alcuni maghi svizzeri all’entrata di Diagon Alley, nel vicolo dietro il locale, vide un gufo planare in avvicinamento, diretto proprio verso di lei.
Afferrò la lettera e stava per aprirla quando notò che il gufo si era appollaiato su un bidone della spazzatura e non sembrava affatto interessato al pagamento.
“Sei stanco, eh?” disse rivolta al rapace.
Così si avvicinò e lo fece salire sul braccio, per poi portarlo nella stanza che aveva adibito a voliera allargata per i gufi dei visitatori e per quelli che dovevano riposare.
Sistemato il volatile, aprì la lettera.

Cara Hannah,
non so davvero da dove iniziare a raccontare! In questo momento mi trovo in un capanno dei Guardaforesta della riserva naturale dell’Anaconda Rossa del Ministero della Magia Brasiliano, insieme ai miei compagni della spedizione e ad alcuni maghi brasiliani che si sono uniti a noi. Devi sapere che il Brasile (ma in genere tutti gli stati del Sudamerica) attribuisce una grande importanza alla conservazione della flora e fauna magica e ci sono aree della foresta amazzonica nascoste ai Babbani, anche ai più intrepidi fra loro, dove crescono liberamente un sacco di piante straordinarie e vivono creature di cui a Hogwarts non abbiamo mai sentito parlare. A dire il vero, anche le persone sono un po’ strane qui, per come siamo abituati noi, e anche i maghi statunitensi non sono da meno per certi versi. I maghi americani sono anche molto più aperti di noi verso i Babbani, nel senso che anche se aderiscono allo Statuto di Segretezza ho visto che si fanno molti meno scrupoli ad usare la magia anche in mezzo ai Babbani. A detta loro, poi, anche i Babbani americani sono più aperti verso la magia, nel senso che è facile trovare un Babbano che non si spaventa di fronte ad un fenomeno magico ma anzi ne è attratto e vuole saperne di più.
Ma andiamo con ordine: prima di tutti ti devo dire di Damien, l’amico di Rolf che come me si interessa di erbologia, anche se più che alla coltivazione delle piante mi sembra più interessato all’uso che se ne può fare in pozioni sperimentali. Resti tra noi, ma mi sembra una persona piuttosto volubile, e con uno strano senso del rischio. Mi spiego, i suoi sono Babbani e lui mi ha detto che da ragazzo portava gli occhiali, ma ora i Babbani che fanno la stessa funzione dei Guaritori hanno inventato un marchingegno che “aggiusta” gli occhi e fa sì che uno ci veda anche senza occhiali. Lui si è sottoposto a questo marchingegno e a quanto pare ora ci vede bene e non fa altro che ripetere che su questa cosa i Babbani sono più avanti dei maghi, perché non esiste alcun incantesimo che rimetta a posto la vista se uno ha gli occhiali. Questo per farti capire il tipo, insomma.
Comunque, io e Damien siamo insieme ad altri tre maghi statunitensi, Claire e Marcus, due naturalisti come Rolf, e Horace Lebeaux, un giornalista di Magical Geographic (una simpatia, quest’ultimo, che lasciamo stare). A guidarci nella riserva della foresta amazzonica sono Joao, un Guardaforeste che purtroppo non parla inglese e che sembra la versione in miniatura di Hagrid, e Diana, che insegna erbologia nella Hogwarts brasiliana e che è una vera forza della natura, l’unica a cui interessa davvero questo posto, senza il desiderio nascosto di gloria o di farci su galeoni. È stata Diana a spiegarmi, per esempio, che qui in Brasile i serpenti e i rettili in generale non sono necessariamente associati alla magia oscura, anzi, quando un bambino mostra capacità da rettilofono tutta la famiglia fa festa e dà un banchetto in onore del Serpente Saggio, come lo chiamano loro. Questo perché secondo loro nelle profondità della foresta vive un Basilisco pluricentenario con cui grandi intellettuali nati rettilofoni hanno conversato e da cui hanno ricevuto consigli per la politica del paese o aiuti per inventare una pozione contro qualche malattia. Quando ho chiesto come sia possibile, dato che il Basilisco uccide con lo sguardo o pietrifica chi lo vede di riflesso, Diana ha detto che questi maghi sono andati di fronte al Basilisco ad occhi chiusi e che addirittura con alcuni di loro sia stato il serpente stesso a chiudere gli occhi mentre parlava con loro. Ne parla come se fosse una creatura buona e benevola, una sorta di divinità protettrice. Ovviamente io spero di non incontralo, perché è stato già abbastanza incontrare l’Anaconda Rossa. Si tratta di enormi serpenti simili alle anaconde che temono anche i Babbani, ma l’Anaconda Rossa è una creatura assolutamente non velenosa che ama interagire con gli umani e, a detta loro, soffre di solitudine e per questo cerca di avvolgere il malacapitato fra le sue spire. I maghi brasiliani ne hanno addomesticate molte e non è insolito che nelle piccole comunità magiche sparse per la foresta una o due anaconde facciano la guardia al villaggio in funzione anti-Babbani. Mi ripeto, saranno anche innocue, ma per proteggere la mia casa preferisco di gran lunga un Incanto Repellobabbanum fatto come si deve.
Venendo a me, sto catalogando un sacco di specie che qui tutti conoscono e di cui noi invece sappiamo a malapena il nome. Sono anche riuscito a eseguire un incantesimo sul mio borsone per ampliare un po’ lo spazio interno e suddividerlo in modo da creare come delle mini-serre per i vari esemplari, ma Diana dice che per quanto mi sforzi quando le piante saranno cresciute anche solo un po’ di più nella borsa scoppierà il caos e soprattutto all’arrivo in Inghilterra il freddo darà loro il colpo di grazia. Speriamo che si sbagli, mi sono impegnato un sacco per imparare da Hermione questo incantesimo così utile! Spesso poi mi prende in giro perché dice che noi inglesi siamo così rigidi e non abbiamo senso dell’umorismo ed io le rispondo che se fosse vero io non sarei lì all’avventura. Ovviamente è tutto per scherzare, nonostante Damien e Horace non facciano altro che cercare di compiacerla per farsi svelare sempre più cose sulle creature e la natura della riserva, per appropriarsene, in qualche modo, ma lei lo ha capito benissimo e non dà loro più soddisfazione del dovuto. Torna un po’ il discorso che aveva fatto mia nonna e di cui ti dicevo, che avrei dovuto brevettare la scoperta della Indigella e farmi pagare dai Bobbin e dai Greengrass che ora la coltivano e vendono. Anche Damien dice che è stato da matti non farlo e, anche se si nasconde nel suo modo di fare da simpaticone americano, l’ho capito benissimo che pensa che io sia un tonto. A dire la verità, non so più nemmeno quanto mi importi, perché di sicuro io rispondo alla mia coscienza e non alle aspettative di qualcuno, e anche tu sai cosa intendo. Su questo punto, infatti, con Diana siamo sulla stessa lunghezza d’onda: anche lei sembrava destinata a fare altro, nata com’era in una antica famiglia di legislatori magici, ma ha scelto di seguire la sua passione, qui in mezzo alla foresta, anche se non guadagna molti galeoni e i maghi di città sanno a malapena chi sia e non possono immaginare quanto sia importante occuparsi dell’ambiente. Mi diceva che è anche per questo che ha scelto l’insegnamento, per trasmettere questi valori, oltre alle conoscenze sulle piante, alle nuove generazioni di giovani maghi. Io non so se sarei in grado di fare l’insegnante, ma devo dire che la scelta di Diana ha tutta la mia stima.
Beh, mi sembra di essermi dilungato fin troppo, ho scritto un sacco di pergamena! Vorrei tanto sapere anche io come vanno le cose a casa, come va lì al Paiolo Magico e se mi sto perdendo cose importanti, ma non so se il gufo con la tua risposta riuscirà ad arrivare fin qua! A dire il vero, non so nemmeno se la civetta a cui ho affidato questa lettera te la recapiterà intera e leggibile, perché non so come funziona con la posta intercontinentale, ma Diana dice di non preoccuparsi perché al Ministero brasiliano sanno come far arrivare le missive in Europa sfruttando la posta Babbana di nascosto. Speriamo bene!
In attesa di tue notizie,
Neville

Hannah ripiegò la lettera. Non sapeva spiegarsi come, ma l’entusiasmo nell’aprire e iniziare a leggere la lettera di Neville si era trasformato pian piano verso la fine della lettura in una inattesa sensazione di stizza. Rilesse qua e là, in cerca di dettagli che le potessero essere sfuggiti, cercando di immaginarsi volti e voci dei compagni di avventura di Neville.
Stava giusto maledicendo lo stile di vita spericolato e serpentino di maghi e streghe brasiliani, quando entrò un cliente e la riportò alla realtà.


***

NdA: come promesso, Neville scrive ad Hannah delle sue avventure brasiliane e non tutto è come sembra, no? Cosa ne pensate di questo capitolo? Andreste in Brasile? Alzi la mano che vuole un'anaconda rossa come animale domestico! In ogni caso, recensite!

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Capitolo 5
*** Decisioni estive ***


Camini-5

Tra la fine di luglio e i primi di agosto 2002


Al ritorno dal Brasile, Neville non aveva mancato di fare tappa al Paiolo Magico. Hannah aveva adesso un’aiutante, Nelly, ex-Tassorosso di alcuni anni più giovane di loro che appena finita la scuola aveva avuto difficoltà a trovare un impiego al Ministero e ora dava una mano ad Hannah nel finesettimana quando c’era maggior affluenza di clienti. Hannah aveva apportato anche altre modifiche al locale: adesso non si vendevano più solo la Gazzetta del Profeta e il Settimanale delle Streghe, ma anche altri giornali come Il Cavillo, Trasfigurazione Oggi e Pozioni Moderne, oltre che alcune copie di giornali stranieri equivalenti al Profeta.
Una delle prime cose che Neville notò inoltre fu che buona parte dei clienti seduti ai tavolini a leggere il giornale o a conversare avevano una piuma rosa shocking infilata fra i capelli dietro un orecchio o appuntata su una spalla.
“Serve per sentire la stazione radiofonica desiderata, senza infastidire gli altri” spiegò Hannah.
Nella sala comune del locale infatti adesso si potevano ascoltare a rotazione Radio Strega Network, le telecronache delle partite di Quidditch su BroomsNow, alcune radio minori e alcune stazioni radiofoniche di varie comunità magiche europee, grazie ad un incantesimo che permetteva ad ogni avventore di scegliere la stazione di interesse grazie alle piumette rosa adeguatamente stregate.
“È costato un po’ alle finanze del locale acquistare i diritti sull’incantesimo, ma secondo me è stato un buon investimento. I maghi si muovono per l’Europa e il Paiolo Magico deve essere un punto di riferimento per chi arriva in Gran Bretagna, moderno pur senza perdere il senso della tradizione” gli illustrava Hannah tutta contenta.
“Tu invece cosa hai riportato questa volta dal Brasile?”
“Ah, dal Brasile, sì, un sacco di esemplari! Solo che nella borsa si sono un po’ mescolati i semi, mi sa che ci sono stati degli incroci non previsti… Diana lo aveva detto in effetti!”
“Diana? La tua nuova amica brasiliana?” chiese Hannah in tono forzatamente neutro.
Neville pensò che non si doveva essere ancora del tutto ripreso dal cambio di fuso orario, ma gli parve di avvertire una nota di disappunto nelle parole di Hannah e il suo sesto senso gli suggeriva di cambiare discorso alla svelta.
“Ah, sì, ti avevo raccontato nella lettera… Comunque amica non come intendiamo noi, nel senso, amiche vere sono Hermione e Ginny. Diana è una ragazza in gamba, è intelligente e concreta, e vedendo che mire avevano gli altri del gruppo che volevano solo arricchirsi ha tutta la mia stima per quello che fa per l’ambiente… Ecco, in questo senso qui” concluse Neville, cercando di sembrare il più rilassato possibile.
“Capisco – disse Hannah, voltandosi appena e indicando qualcosa in cucina a Nelly – Va bene così, no?”
“Già – provò Neville, incerto su quale fosse la risposta giusta – Comunque, l’idea della radio a scelta è davvero geniale, come hai detto tu bisogna essere moderni e aperti alle altre comunità magiche, come…” continuò Neville, cercando ancora di cambiare discorso con naturalezza.
Hannah colse la palla al balzo.
“Anche io sono molto contenta di questa scelta, ma devo essere sincera e dire che non è stata un’idea mia. È stato Ernie a presentarmi l’inventore dell’incantesimo, un tipo svizzero che ha conosciuto a Basilea dove è in missione per il Ministero… Ti avevo detto, vero? Ecco, nonostante certi atteggiamenti Ernie ha davvero un gran senso delle istituzioni e del bene della comunità…”
“Vi sentite ancora molto quindi?”
“Beh, abbastanza direi, per me è stato molto importante e certe relazioni non si interrompono, anche se lui viaggia molto, proprio come te!” rispose la ragazza, senza sbilanciarsi oltre.
Nevile deglutì e osservò come sul volto di Hannah fosse comparsa un’espressione di malcelata soddisfazione, e si ritrovò a pensare che forse era meno rischioso accarezzare un’anaconda rossa che aggiungere qualsiasi altra cosa sull’argomento.
Per sua fortuna, in quel momento Hannah fu chiamata da un cliente che sosteneva di avere in camera uno specchio che diceva parolacce e salì a controllare.
Sì guardò intorno senza particolare interesse, quando una copia del Profeta lasciata aperta sul tavolo più vicino richiamò la sua attenzione.
Un articolo a metà pagina ma comunque ben in evidenza con tanto di foto animata annunciava ai lettori la notizia del matrimonio fra Harry Potter e – così recitava l’articolo a firma Rita Skeeter – la portentosa e sensuale Cacciatrice delle Holyhead Harpies Ginevra Weasley.
Ovviamente Neville sapeva del matrimonio da tempo e aveva ricevuto l’invito ufficiale quando era ancora in Brasile, con tanto di lettera a quattro mani di Harry e Ginny, ma non poté nascondere un moto di curiosità verso quanto riportava l’articolo.
Come aveva immaginato, la Skeeter non lesinava commenti sulla vita privata di Harry, che veniva ancora definito “l’eroe del mondo magico”, e di Ginny, di cui metà dei commenti riguardavano l’aspetto fisico e solo di sfuggita si accennava al fatto che si fosse rivelata nell’ultima stagione una grande giocatrice di Quidditch, nonostante avesse all’inizio dovuto subire le insinuazioni malevole di chi diceva che era stata presa in squadra solo perché già famosa suo malgrado. La fastidiosa giornalista poi lamentava il fatto che la coppia non avesse voluto rilasciare nessuna intervista e non c’era modo di conoscere la lista completa degli invitati, i cui nomi rivelava in esclusiva grazie a preziose fonti anonime vicine ai fidanzati più hot del mondo magico.
Neville era nauseato. Ancora non lasciavano in pace Harry, con tutto quello che era successo.
“Pessima, vero?” commentò Hannah vedendolo accigliato sul giornale.
“Già… Mi chiedo perché non sia stata allontanata dal Profeta!”
“Beh, lei non è mai stata accusata di nulla di grave, anche se tutti sanno che è una voltagabbana che a suo tempo ha difeso il regime dei Mangiamorte, ma per fortuna si occupa solo di presunte notizie scandalistiche e di gossip, mentre per le notizie serie ci sono altre persone.”
Neville annuì.
“Comunque, vedo che sei a pieno titolo nella lista degli invitati! Chissà che la Skeeter non inventi qualcosa anche sulle tue avventure sudamericane!”
“Spero proprio di no! E mi terrò alla larga da tutti gli sconosciuti al matrimonio!” ribatté subito Neville, leggermente preoccupato.
“Ma dai, sto scherzando! Piuttosto, saluta Harry e Ginny da parte mia e porta loro le mie congratulazioni!” rispose lei sorridendo.
In quel momento, nella mente di Neville prese forma l’immagine di lui e Hannah insieme al matrimonio di Harry. Sapeva che non sarebbe stato un problema andare con qualcuno, anzi, più volte gli amici gli avevano detto che avrebbero conosciuto volentieri chi stava frequentando, ma lui aveva sempre svicolato la questione, anche perché, ad essere realisti, lui non stava frequentando nessuno, e con le persone che aveva conosciuto nei viaggi non era così in confidenza da presentarli agli amici.
Stava per prendere la parola, ma un altro pensiero lo trattenne.
Magari Hannah non era affatto interessata, magari era lui che stava scambiando la sua gentilezza e il fatto che avevano molte cose in comune con qualcos’altro, magari lei si vedeva ancora con Ernie o con un amico di lui.
No, meglio non rovinare tutto facendo qualcosa di avventato.

***

Hannah stava facendo il giro delle camere vuote della locanda per verificare che fosse tutto a posto, prima di ritirarsi finalmente nel suo appartamento e andare a dormire. La cucina era pulita e l’incantesimo di sorveglianza per eventuali intrusioni notturne attivato. Pur essendo quasi mezzanotte, era ancora abbastanza caldo: quell’estate a Londra le temperature sembravano decise a salire oltre l’immaginabile. In maglietta e pantaloncini, finalmente rilassata, si appoggiò alla ringhiera del piccolo balcone della sua stanza, che dava direttamente sulla via principale di Diagon Alley, abbastanza in alto da vedere in lontananza fino alla fine degli edifici magici, dove si mescolavano di nuovo fluidamente alla città babbana. Da qualche parte, a Godric’s Hollow probabilmente, forse era ancora in corso la festa di Harry e Ginny e chissà quanti altri dei suoi anni a Hogwarts stavano finalmente costruendo qualcosa con qualcuno. Non che le mancasse il daffare con il locale, ma pensava che non sarebbe stato male avere qualcuno con cui guardare Diagon Alley di notte, in serate come quella. Con Ernie ormai aveva chiarito da tempo e anche lui si era rivelato la persona intelligente e gentile che era, così erano rimasti in buoni rapporti. Le aveva anche presentato un sacco di gente e le occasioni di incontri interessanti non erano mancate, ma alla fine tutti erano di passaggio e lei era sempre ferma lì. Anche Neville era sempre di passaggio al Paiolo Magico e in certi momenti, durante certe serate passate a parlare di tante cose diverse, Hannah aveva accarezzato l’idea che non sarebbe stato male se lui fosse rimasto un po’ più a lungo, magari su da lei. Ma ogni volta che ci pensava, scacciava i pensieri: di sicuro Neville aveva ancora altri progetti, viaggi e scoperte da portare a termine, e i suoi veri legami erano Harry, Hermione e gli altri. Molto probabilmente la vicinanza che si era creata fra loro era dovuta alla perdita che avevano subito entrambi e se Neville fosse stato davvero interessato a qualcosa di più avrebbe preso l’iniziativa.
Pazienza, anche se era davvero un peccato guardare le stelle da soli in una notte del genere.

***

Anche quella sera era insolitamente caldo per l’estate londinese, ma sembrava proprio che quell’estate le temperature fossero fuori controllo e Neville non riusciva a prendere sonno, ma non per il troppo caldo.
Dal giorno del matrimonio di Harry, non riusciva a pensare ad altro e anche ritirarsi in giardino o nella serra a lavorare sui nuovi esemplari riportati dal Brasile (tutti in splendida forma, nonostante le gufate di Diana e degli americani) non era di nessun aiuto per sgombrare la mente, anzi. Il suo giardino e la sua serra non facevano altro che ricordargli che doveva prendere una decisione e anche velocemente, perché erano già i primi di agosto e settembre sarebbe arrivato in un baleno.
Infatti, era stato durante il ricevimento del matrimonio che la professoressa McGranitt, ora Preside di Hogwarts, invitata da Harry e accompagnata da un Hagrid eccessivamente entusiasta, gli aveva comunicato che si era liberato il posto di insegnante di Erbologia a scuola, perché la professoressa Sprite si era dimessa per andare a passare in assoluto riposo gli anni della sua vecchiaia in un’isola sperduta della Grecia. La McGranitt non aveva nascosto il suo disappunto, visto che la Sprite era anche più giovane di lei, che pure restava a scuola. La Preside poi non indugiò molto sull’implicazione di un mago greco della stessa età dai folti baffi di nome Spyros nella decisione della collega, ma ribadì la natura definitiva della cosa. C’era quindi un posto vacante a Hogwarts e aveva pensato in prima istanza proprio a lui, il suo ex-studente che in così pochi anni aveva contribuito così tanto alle scoperte botaniche e che aveva mostrato già ai tempi della scuola una vera vocazione per la disciplina.
Neville si era sentito incredibilmente lusingato e, per la prima volta, sinceramente orgoglioso di sé stesso, forse più di quando tutte le volte gli veniva ricordato il suo valore di combattente nella Guerra Magica, e aveva passato una mezz'ora buona a ringraziare la McGranitt della fiducia.
Nei giorni successivi, però, aveva fatto capolino dentro di lui una strana sensazione di inquietudine. Doveva davvero accettare e andare a insegnare a Hogwarts? Ripensando ai suoi viaggi, all’emozione di partire, alle mille cose fatte, a quanto era cambiato in quei pochi anni, alla gioia di tornare, alla passione per lo studio e le sue scoperte non poteva negare che l’idea di restare fisso per mesi a Hogwarts gli dava la sensazione di essere in trappola. E pensando questo, si sentiva in colpa: Hogwarts era il posto più importante del mondo, per lui e per tutti gli altri, il luogo dove nonostante tutto aveva lasciato un pezzo di vita importantissimo, e rifiutarsi adesso sarebbe stato tradire la fiducia che la McGranitt e tutti i suoi amici riponevano in lui. Sì, perché Harry, Hermione e tutti coloro con cui aveva parlato in seguito davano per scontato che sarebbe tornato a Hogwarts.
“Dovremo chiamarti professore adesso!” aveva sghignazzato Ron facendo scoppiare a ridere tutti quanti, tranne lui.
Professore, lui? Il pensiero di sé stesso di fronte a un’orda di ragazzini scalmanati, Serpeverde o Tassorosso che fossero, dei quali avrebbe anche dovuto mantenere la disciplina e ai quali avrebbe dovuto assegnare compiti e punizioni, gli faceva svanire la terra sotto i piedi. Sentiva quasi la mancanza delle anaconde rosse.
Non aveva detto nulla a sua nonna, ma aveva come la sensazione che già lo sapesse, forse dalla Preside stessa, e quindi qualunque suo tentennamento doveva essere nascosto.
Aveva bisogno di un consiglio, ma tutti intorno a lui sembravano non immaginare altra possibilità che un suo assenso all’offerta della Preside. Soltanto Luna si era mostrata più possibilista, condividendo la sua passione per i viaggi e le esplorazioni, e aveva concluso dicendogli che doveva fare quello che lo avrebbe fatto sentire a casa.
Ma cosa voleva dire? Certo, si sentiva a casa da sua nonna, che domande, era la sua famiglia; così come per altre ragioni anche Hogwarts era casa, ma cominciava a sentirsi a suo agio anche alle fiere erbologiche e i convegni, e la Stazione Europea Camini Intercontinentali di Bruxelles ormai era alquanto familiare.
Neville guardò l’orologio. Erano appena le ventidue, magari non era così tardi.
Poteva fare un salto al Paiolo Magico.


***


NdA: cosa abbiamo qui? Finalmente i nostri due amici capiscono che provano qualcosa di più di semplice stima e amicizia, ma non essendo due campioni di estroversione hanno ancora bisogno di un po’ di tempo, ma non temete, ci avviamo verso il lieto fine (anche perché le disgrazie e i maiunagioia li tengo tutti per un’altra storia ancora embrionale)! Non è un’idea grandiosa quella delle piume per sentire la radio preferita? D’altronde anche il Paiolo Magico deve essere all’altezza dei tempi moderni (ecco, fine del momento di autocompiacimento). Anche qua poi ritroviamo i Camini della Metropolvere che aiutano con gli spostamenti a lungo raggio, non sia mai che uno pensa Brasile e si ritrova in Burkina Faso. Comunque, cosa ne pensate? Manca qualcosa? C’è qualcosa di troppo? Recensite e ditemi la vostra!

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Capitolo 6
*** Esprimi un desiderio ***


Camini-6

10 agosto 2002, al Paiolo Magico


Quando Neville arrivò al Paiolo Magico, quella sera alle ventidue e dodici minuti, c’erano ancora alcuni avventori seduti ad un tavolino con i loro cocktail rinfrescanti e Hannah stava mettendo a posto dietro il bancone.
“Ehilà! Cosa ti porta qui a quest’ora? – iniziò lei – Intanto bevi qualcosa?”
“Ah, sì, grazie, non lo so, qualcosa di fresco, ma non forte, cioè…”
Una Burrobirra apparve prontamente fra le mani di Hannah.
“È successo qualcosa?” chiese la ragazza alla fine, dopo che Neville si fu sistemato meglio a sedere.
“No, cioè sì, ma non qualcosa di grave. Una buona notizia, credo” cominciò.
Hannah sedette anche lei, invitandolo a continuare.
“Al matrimonio di Harry la professoressa McGranitt, cioè la Preside, mi ha chiesto di andare a insegnare Erbologia a Hogwarts, perché la professoressa Sprite va in pensione adesso, e va a stare in Grecia” disse Neville d’un fiato.
“Complimenti!”
“Grazie – mandò giù un altro sorso – Appunto, è una buona notizia” ripeté, a metà fra la domanda e l’affermazione.
“Ma qualcosa mi dice che non sei qui per festeggiare” osservò Hannah, seria ma non accigliata.
“Già. Non so. Non so se sia la cosa giusta andare a insegnare a Hogwarts. Cioè, è sicuramente la cosa giusta, e sono sorpreso e felice che la Preside mi dia tutta questa fiducia, ma non so se sono io giusto. Non so se riesco a spiegare… Voglio dire, andiamo, io professore? Io che faccio lezione e tengo l’ordine con dei ragazzini? Saranno dieci mesi infernali!”
“E invece vorresti viaggiare ancora un po’? Mi sembravi molto ammirato di quella strega brasiliana, Diana, che ha scelto di occuparsi dell’ambiente e insegnarne ai giovani maghi il valore” rispose la ragazza, senza ironia.
Neville arrossì appena.
“Uhm, ricordi proprio tutto di quello che ho detto…”
“Le donne ricordano tutto, non lo dimenticare!” ribatté lei, non senza un certo compiacimento.
“A quanto pare… Comunque sì, la scelta di Diana era davvero ammirevole, e forse io dovrei prendere esempio, ma ormai tutti quanti si aspettano di vedermi a scuola a settembre e io mi sento in trappola ovunque mi giri!”
“Quindi vorresti viaggiare ancora un po’. Non devi sentirti in colpa per quello che pensi, se è questo che ti fa stare in pena. Devi fare quello che ti fa stare bene e non quello che gli altri, chiunque siano, si aspettano. E per quel poco che può servire, sappi che c’è sempre posto per te al Paiolo Magico!”
Hannah si avvicinò a lui dall’altra parte del bancone e Neville sentì che la situazione stava per sfuggirgli di mano. Così, strinse ancora di più il boccale di Burrobirra.
“In un certo senso, è quello che ha detto Luna: fare quello che ti fa sentire a casa – articolò alla fine – Ma tu sai spiegare le cose in modo più convincente in effetti” considerò, cercando di darsi ancora un tono.
“Esatto. E tu dove ti senti a casa?”
“Qui” rispose Neville in un soffio, ma Hannah non lo sentì, perché mentre lui apriva bocca risuonò la voce leggermente impastata di uno degli avventori che si erano alzati.
“Signora, noi andiamo, abbiamo lasciato i soldi e la mancia sul tavolo!”
Hannah scattò verso i clienti e salutò professionalmente, sistemando il tavolo con un colpo di bacchetta non appena i due ebbero infilato l’uscita.
“Signora… Neanche avessi già quaranta anni!” commentò di ritorno al bancone.
“Hannah, scusami, è davvero tardi e io sono venuto a parlare dei miei problemi a quest’ora, sono stato davvero inopportuno, adesso vado” disse Neville alzandosi con decisione.
“No!” esclamò soltanto la ragazza, con una nota di preoccupazione nella voce.
“Davvero, se io non fossi piombato qui avresti già rimesso tutto a posto e saresti già libera di andare a riposare, non dovevo…”
“No – lo interruppe Hannah, stavolta decisa lei a riprendere il controllo della situazione – Se hai la pazienza di darmi il tempo di sistemare un attimo poi possiamo parlare con calma, e seduti in un posto più comodo. Su da me” aggiunse alla fine.
Neville non seppe rispondere nulla, ma rimase impalato in piedi. Anche Hannah esitò un attimo, poi si girò e iniziò a rimettere a posto dietro il bancone e fra i tavoli. Ogni tanto si voltava di scatto, come per controllare che Neville non se ne andasse.
Quando ebbe finito, si fermò in mezzo alla stanza e fece un respiro profondo.
“Vieni, ti faccio vedere su da me.”
Neville la seguì e solo sulle scale, nella penombra, notò che Hannah portava un vestito corto al ginocchio, forse per il caldo, di un colore che non capiva bene sul momento, ma che le stava molto bene.

***

Guardare le stelle dal balcone della camera di Hannah che dava su Diagon Alley non era molto diverso che guardarle dalla finestra di camera sua a casa, almeno per le stelle in sé, ma aveva un che di avventuroso, pensò Neville.
“Quindi io posso venire a rifugiarmi qui ogni volta che mi sale l’ansia a Hogwarts e mi sento esaurito dagli studenti?” chiese per la terza volta, questa volta con tono decisamente più rilassato.
“Certo! Come ti ho detto, da Hogsmeade a qui smaterializzarsi è facilissimo. A meno che poi non inizi a  preferire Madama Rosmerta e i suoi Tre Manici di Scopa. Per inciso, quella donna mi odia, e io non la amo: d’altronde, è la mia principale concorrente” rispose Hannah divertita.
“Ma dai!”
Adesso l’atmosfera era decisamente più distesa e probabilmente la seconda Burrobirra che Hannah aveva evocato aveva aiutato entrambi.
A un certo punto, la scia luminosa di una stella cadente catturò l’attenzione dei due.
“Hai visto? Hai espresso un desiderio?” chiese la ragazza.
“Sì, sì, certo – una nuvola parve passare sul viso di Neville – A dire il vero, esprimo tutti gli anni lo stesso desiderio e non si realizza mai. Forse dovrei cambiarlo.”
“No, invece, è giusto così, perché in fondo siamo fedeli anche ai nostri desideri. Magari puoi pensare a un desiderio di riserva, se vediamo un’altra stella” disse Hannah, appoggiando la testa sulla spalla di Neville.
Per un attimo, Neville parve pensare davvero a un desiderio di riserva.
“Non lo so, non mi viene in mente niente – disse cingendo col braccio la vita di Hannah – Per adesso va bene così.”

***

NdA: Capitolo super-breve, ma, come promesso, il lieto fine è arrivato! I due ci hanno messo un po' ma alla fine si sono "sciolti", forse anche un po' grazie al caldo estivo, alla Burrobirra fresca e alla notte di San Lorenzo. Ho scelto proprio questo giorno in cui tradizionalmente si guardano le stelle cadenti perché ho immaginato che entrambi i personaggi abbiano dei desideri che sanno irrealizzabili, senza che per questo impediscano loro di realizzare pienamente la loro vita. Questo capitolo è però solo il penultimo, perché manca ancora qualche dettaglio alla storia. Recensite e commentate, il feedback è importante!!

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Capitolo 7
*** Passato e futuro ***


Camini-7
Natale 2002, sala da pranzo di Augusta Paciock


“Devo dire che all’inizio ero un po’ scettica, sai, Neville si è rivelato piuttosto bravo con le piante, ma non ce lo vedevo proprio a fare lezione a un’orda di ragazzini e adolescenti scalmanati. Insegnare a Hogwarts è un grande onore e chi pensa il contrario non ha memoria storica” disse la signora Paciock ad Hannah, dopo averle raccontato altri svariati aneddoti che Neville avrebbe volentieri evitato di riascoltare.
“Tu piuttosto, cara, non ti ho mai chiesto come sei finita a gestire il Paiolo Magico…”
“È avvenuto abbastanza per caso, all’inizio del duemila: all’epoca stavo facendo il corso per Medimago, sa, non avevo i requisiti di scuola per essere presa fra i Guaritori, e…”
“Se non ricordo male tuo padre era un Guaritore, non è così? Ed è stato ucciso dalle canaglie di Voldemort” chiese la signora Paciock senza scomporsi, come se avesse chiesto se era pronto il tè.
“Sì, mio padre ha pagato con la vita il suo impegno per aiutare i Nati Babbani, e mia madre prima di lui” rispose Hannah con serietà.
“Un Purosangue col cervello, direi. Di questi tempi sono una specie rara. Sono proprio contenta che Neville non si sia messo dietro ad un’oca Serpeverde con la nostalgia della purezza del sangue” concluse decisa.
Hannah sorrise educatamente e scambiò uno sguardo complice con Neville.
Era il primo Natale sereno che passava da diversi anni ormai, con qualcuno che la faceva sentire parte della famiglia. Aveva ricordi bui del Natale degli ultimi anni di scuola e anche i successivi li aveva passati al Paiolo Magico, cercando di distrarsi nel sistemare le varie faccende del locale e condividendo la sensazione di solitudine con i rari avventori che capitavano in quella giornata, anche loro evidentemente senza qualcuno con cui passare il giorno di festa.
Adesso però le cose erano finalmente cambiate. In Neville aveva trovato la persona che la faceva stare bene e con cui sentiva di non doversi nascondere nel personaggio “la giovane e agguerrita locandiera del Paiolo Magico”, come l’aveva descritta sull’omologo svizzero del Profeta un amico di Ernie, perché sapeva che poteva lasciarsi andare senza essere giudicata, e ogni giorno cercava di fare lo stesso per Neville. Alla fine, era andato a Hogwarts come professore e in effetti all’inizio aveva dovuto impegnarsi alquanto per entrare nel ruolo, ma alla fine quella strega brasiliana, per quanto antipatica, aveva ragione: era importante trasmettere ai giovani maghi le conoscenze sulla natura e il valore dell’ambiente, e Neville era la persona che poteva farlo meglio di chiunque altro. Durante quei primi mesi di scuola potevano vedersi solo nel finesettimana e ormai Neville praticamente viveva da lei il sabato e la domenica, così, arrivato Natale, era venuto naturale passarlo da lui, che le aveva presentato, con entusiasmo ma non senza una punta di imbarazzo, sua nonna e tutti gli zii e prozii presenti. Dire che si sentiva del tutto a suo agio sarebbe stato mentire: sapeva quanto per Neville fosse importante l’opinione di sua nonna e quanto forte fosse il loro legame e non poteva negare di sentirsi un po’ sotto pressione, tanto ci teneva a fare all’anziana strega e a tutti i parenti una buona impressione. Anche se dover gestire un locale e stare sempre a contatto col pubblico l’aveva fatta crescere molto, facendole imparare anche a non farsi buttare giù da critiche gratuite, commenti e gossip malevoli che inevitabilmente nascono nei locali molto frequentati, un’altra cosa era il valore dell’opinione delle persone che sapeva importanti per Neville. Da questo punto di vista lui non aveva mancato di rassicurarla, scherzando sul fatto che anche lui continuava a sentirsi comunque un po’ sbagliato di fronte alla nonna, e aveva anche cercato di farla sentire parte del gruppo ogni volta che uscivano insieme ad Harry e gli altri. Hannah sapeva che molti dei suoi timori erano infondati, perché sia Harry che gli altri non l’avevano mai fatta sentire fuori posto, ma lei era consapevole che quanto avvenuto ai tempi della scuola aveva cementato un legame unico fra Neville, Harry, Hermione, Ron, Ginny e Luna, rispetto al quale lei era un’ospite, e forse era giusto così. Sapeva per esperienza personale che occorre del tempo per tutte le cose: tempo per elaborare la perdita dei propri cari, tempo per costruire un progetto di realizzazione personale e di vita con qualcuno, e lei non avrebbe certo forzato i tempi suoi e di chi le stava intorno.


Maggio 2003, La Tana


Alla fine, Ron e Hermione si erano sposati davvero, con tanto di festa nel grande giardino di casa Weasley, anche se i due vivevano già da tempo insieme poco fuori Londra, e stavolta anche Hannah aveva partecipato assieme a Neville. Frequentando gli ex-Grifondoro negli ultimi mesi aveva avuto modo di apprezzare altri lati di Ron e Hermione, sui quali sicuramente non si sarebbe fermata a riflettere ascoltando solo i racconti di Neville o ripensando a Hogwarts.
Ron da tempo lavorava col fratello George nel negozio di scherzi a Diagon Alley e non mancavano le occasioni di incrociarsi per commissioni varie, in farmacia o in fila alla Gringott. Ron aveva sofferto molto la condizione di fratello più piccolo e anche andare a lavorare nel negozio col fratello sembrava apparentemente un ripiego, un non poter fare altro, a confronto con Harry Auror, Hermione lanciata nella carriera al Ministero all’Ufficio Applicazione della Legge Magica e una sorella già star del Quidditch. In un certo senso, Hannah avvertiva della somiglianza con la sua situazione, pensando a Ernie già brillante rappresentante in missione per la Cooperazione Magica, Susan trasferitasi alla Metropolvere elvetica dopo aver sposato un ragazzo svizzero presentatole da Ernie stesso e Justin rivelatosi abile esecutore di incantesimi di Occultamento Edile e Architettonico dai Babbani, con cui si manteneva da libero professionista. Lei si era ritrovata in effetti davvero per caso al Paiolo Magico e chiunque avrebbe pensato che per una ragazza così giovane era comunque un sacrificio chiudersi in un locale che richiedeva lavoro sette giorni su sette ventiquattro ore su ventiquattro, ma anche che forse non aveva saputo trovarsi di meglio. Invece non era così, lei amava il locale e anche il sacrificio che richiedeva, così come per Ron non era un ripiego lavorare nel negozio di scherzi, ma un modo per restare unito alla famiglia e alla memoria del fratello Fred.
Con Hermione le cose erano un po’ diverse. L’aveva sempre vista come la prima della classe a scuola e non la invidiava per questo, perché sapeva riconoscere che alcuni hanno per natura una marcia in più in determinati contesti, e inoltre immaginava che doveva essere stata dura essere così brava con qualcuno che la chiamava sempre Sanguesporco, o che, anche se non lo diceva a voce alta, trovava comunque scandaloso che ad essere così dotata fosse una Nata Babbana. Di sicuro ad Hermione negli anni di scuola era stato richiesto un surplus di forza e determinazione che ai suoi compagni purosangue, a lei stessa, non era mai stato richiesto, pensava Hannah. Adesso dava il massimo nel suo lavoro al Ministero e quella non era altro che la continuazione del percorso iniziato a scuola.
“Ma a voi non va di ballare?”
La voce squillante di Rolf, il compagno di Luna, la ridestò dalle sue riflessioni. Anche Neville parve ricordare all’improvviso dov’erano.
“Già, ecco la musica, Neville che dici, andiamo?” fece lei titubante.
“Lo sai che non mi piace ballare” rispose lui, vagamente implorante.
“Neanche a me, ma tanto non ci guarda nessuno. Guardano tutti gli sposi, oppure Luna e Rolf.”
Hannah e Neville presero posto insieme alle altre coppie, mentre gli strumenti stregati attaccavano un lento.
“Mi sono sempre chiesto come abbia fatto una persona delicata come Luna a trovare un tipo come Rolf” commentò Neville.
“Forse perché sono fuori di testa allo stesso modo, e hanno in comune più di quello che sembra dall’esterno – rispose Hannah – Come noi, alla fine.”
Si guardarono negli occhi, per qualche secondo in più, e risero insieme.
“Stasera a casa però devo controllare la Cloronia, il vaso era ancora pieno della seconda versione di concime sperimentale, non vorrei che non si fosse nutrita a sufficienza…”
“Neville, quella pianta sta bene, è sopravvissuta all’inverno inglese quando era ancora un germoglio, sopravviverà anche a un paio di giorni senza concime!”
“Lo so, lo so… Sai cosa dovremmo fare, però, metterla di sotto, nella sala comune del locale, vicino al corridoio per entrare a Diagon Alley, invece di tenerla sempre su. Soffre di solitudine se non riceve attenzioni e col fatto che io sono sempre a scuola e tu sempre di sotto sta rallentando la crescita… Non guardarmi in quel modo, non è una diceria, ci sono prove che la Cloronia abbia bisogno della presenza umana per crescere e fiorire al massimo!”
“Non ne dubito, ma se poi dovesse sfuggirci di mano e crescere troppo? Non credo sia una buona idea trasformare la sala comune in un angolo di foresta amazzonica, per il momento!”
La musica sfumava e i due videro Luna e Rolf tornare alla carica verso di loro.
“Beh, devo ammettere che le vostre feste di matrimonio non sono male, anche se siete inglesi” commentò Rolf.
“E lo hai detto davanti a Ron e Hermione?” chiese Neville, stupito ma non troppo.
“Certo, sono stati molto aperti all’impressione di un non-britannico” rispose Luna.
Hannah e Neville si guardarono, sicuri di stare immaginando la reazione di Ron e Hermione allo stesso modo.
“Comunque, il nostro matrimonio sarà diverso – continuò Rolf – Sarà da me, nella zona dei grandi laghi, con spazio per volare, alberi che cantano…”
“Non credo proprio che sarà da te, se sarà” lo interruppe Luna, col tono di chi commenta le previsioni del tempo.
“Dobbiamo prima vedere com’è la steppa.”
“Sapete, a luglio andiamo in Kazakhstan con una spedizione a cercare Pterocini – spiegò Luna cogliendo lo sguardo interrogativo di Hannah e Neville – Grigorj, la guida con cui un amico di Rolf ci ha messo in contatto, ci ha già scritto un sacco di cose meravigliose sulla bellezza dell’ambiente naturale, come la steppa che dice bionda come i miei capelli. Quindi potremmo anche sposarci là” concluse sognante.
“Grigorj terrà la bocca chiusa e la bacchetta a posto quando saremo lì, altro che steppa bionda” rispose Rolf, tutt’altro che sognante.
“Invece voi quando vi sposerete?” chiese Luna.
Hannah e Neville si guardarono, arrossendo appena.

Ops.


***

NdA: eccoci davvero alla fine! Lo so, magari era più logico che descrivessi anche il matrimonio di Hannah e Neville, magari potevo inserire qualche scenetta con i due alle prese con la quotidianità, ma… Preferisco lasciarli all’immaginazione di qualcun altro: so che rovinerei con castronerie iper-romantiche e iper-banali un racconto che vorrebbe mantenere la cifra della delicatezza. Tutto qua! Non ho nemmeno altre parole conclusive, se non quelle per ringraziare tutti i lettori e i recensori, e in particolare Elsinor che ha recensito ogni capitolo incoraggiandomi ogni volta! :) 

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