Slytherin or Gryffindor?

di Maggneto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando il Quidditch diventa spiacevole... O forse no. ***
Capitolo 2: *** Quella strana cosa chiamata The Sims. ***
Capitolo 3: *** Yandere o Tsundere? Part. 1 ***
Capitolo 4: *** Yandere o Tsundere? Part. 2 ***



Capitolo 1
*** Quando il Quidditch diventa spiacevole... O forse no. ***


 

Slytherin or Gryffindor?


1.
Quando il Quidditch diventa spiacevole... O forse no.







Che Levi Ackerman fosse un rinomato cacciatore dei Serpeverde, era risaputo, tutti nella scuola erano a conoscenza della sua bravura, così come tutti erano a conoscenza del suo particolare carattere.
Sì, perché Levi Ackerman non era suscettibile, no signore, lui era semplicemente un perfezionista: amava che tutto fosse curato nei minimi dettagli, che non vi fosse una cosa fuori posto e che tutto venisse ben organizzato, perché se così non fosse stato, semplicemente non si sarebbe presentato.

E tutti volevano che Levi Ackerman si presentasse a tutti gli eventi organizzati.

Ecco perché il corvino amava il Quidditch: si trattava di uno sport con un'organizzazione impeccabile e con un calendario delle rispettive partite schematizzato già prima dell'inizio del torneo.
Be', Levi Ackerman amava davvero tanto il Quidditch.

O almeno così era stato sino a quel momento.

Così come era risaputo il suo carattere impaziente, soprattutto nei riguardi di chi sembrava essere infantile o troppo superficiale, era risaputo anche che non apprezzasse particolarmente i Grifondoro, soprattutto se si andava a parlare della squadra di Quidditch dei Grifondoro.
Ma per quella seconda antipatia, la causa era ben chiara a tutti: Levi Ackerman non aveva nulla in particolare contro la squadra di suddetta casata, perché il loro schema di gioco era ben strutturato ed uno dei due migliori, insieme a quello dei Serpeverde, presente nella scuola; no, lui era completamente avverso solo al cercatore dei Grifondoro.

Eren Jaeger.

Non ricordava da dove fosse spuntato, perché fosse spuntato e se fosse davvero un appassionato di Quidditch, ma sapeva che un bel giorno della sua vita, Eren Jaeger aveva deciso di entrare a far parte della squadra di Quidditch come cercatore e, cosa che forse snervava Levi più di tutte le altre piccolezze snervanti del ragazzo, si era rivelato essere anche dannatamente bravo.

Sì, bravo al punto da mettere in difficoltà l'impeccabile squadra dei Serpeverde.

Tutti sapevano che tra Eren Jaeger e Levi Ackerman non corresse buon sangue, quindi nessuno si stupì quando il Serpeverde tornò dall'allenamento di Quidditch con un'aura nera al seguito, aura che non presagiva mai nulla di buono.
Levi era sempre composto, sempre indifferente, sempre con la stessa espressione stoica sul viso e quando non apprezzava qualcosa, si limitava solo a prendere a calci quel qualcosa, ma senza scomporsi più di tanto.
Per quelle ragioni, quando Levi tornava dagli allenamenti, o da qualsiasi classe, o luogo, o stanza, con quello sguardo tagliente, quell'aura nera che lo circondava e quel passo furioso tanto pesante da riecheggiare lungo i corridoi come un suono tetro e spaventoso, tutti sapevano che Eren Jaeger ne era la causa.
E quella volta, più di tutte le altre, il sangue si gelò nelle vene di tutti i poveri studenti malcapitati che ebbero la sfortuna di assistere a quella scena, perché Levi non era solo, no: non molto lontano, lo stesso Eren, con ancora indosso la divisa di Quidditch dei Grifondoro, stava inseguendo Levi con il fiato corto, segno che lo studente Serpeverde non avesse voluto saperne di dargli corda.
Eren non seguiva mai Levi, dopo aver combinato uno dei suoi soliti disastri, che l'altro proprio non riusciva a tollerare, troppo convinto di essere nel giusto per farlo, e proprio a causa di ciò, tutti i presenti si ritrovarono con il fiato sospeso e non impiegarono troppo tempo a dileguarsi dalla scena, facendo in modo che i due rimanessero soli nell'anticamera che precedeva la Sala Grande.

"Levi, ti prego, aspetta solo un momento" gridò bruscamente il Grifondoro, mentre si fermava solo un attimo sulla soglia del grande portone, nel tentativo di recuperare il fiato che aveva esaurito completamente.

Levi era fin troppo spazientito e, se non fosse stato per quella ragione, non si sarebbe mai sognato di voltarsi e di dare corda a quel moccioso snervante che non faceva altro che fargli venire la voglia di prenderlo sul posto.

Ovviamente, l'ultima espressione andava interpretata, ma per dare dei suggerimenti, Levi non voleva prenderlo a calci... Non principalmente, almeno.

"Che diavolo vuoi?" ringhiò tra i denti con impazienza, il peso del proprio corpo ora poggiato tutto sulla Firebolt con la quale aveva cercato di allenarsi sino a poco prima dell'arrivo di quell'idiota dagli occhi meravigliosi.

Levi non poteva negare che, ogni volta che incontrava quegli occhi, per qualche momento dimenticasse anche il motivo per cui era tanto arrabbiato con il ragazzo: gli piaceva così tanto guardarli, studiarli, scoprire tutte le assurde sfumature che quelle iridi potevano assumere, che non si sarebbe mai sognato di ammettere che in quei momenti gli venisse la pelle d'oca.

Nemmeno sotto effetto della pozione Veritaserum.

"Abbiamo davvero bisogno di quest'allenamento" spiegò l'altro con il fiato corto, mentre inclinava il capo lateralmente in un modo per cui Levi desiderò tanto prenderlo a pugni.

Quella nuova posizione, permise al corvino di osservare la pelle abbronzata, imperlata di alcune gocce di sudore, del collo del Grifondoro, le vene protese che sporgevano in alcuni punti e il modo in cui il tutto andasse ad incastrarsi con la base della nuca, i cui capelli disordinati completavano lo spettacolo, e l'incavo della mascella, che Levi desiderò poter prendere a morsi.

Ma, ovviamente, nemmeno in quell'occasione si sarebbe sognato di ammettere, a se stesso o agli altri, che trovasse Eren Jaeger incredibilmente sexy.

"Anche a noi quest'allenamento serviva, feccia" ringhiò ancora, in un modo molto coerente con i pensieri che stava avendo, pensieri che lo costrinsero a stringere il manico della scopa sino a far sbiancare le nocche, per potersi dare un minimo di ritegno e recitare al meglio la parte del Serpeverde infuriato.

L'ultima cosa che voleva, era rinunciare alla tetra reputazione che si era guadagnato a fatica.

"Voi siete già straordinari così, Levi" commentò Eren a quel punto, non senza una punta di imbarazzo nella voce per aver ammesso quel pensiero che lo aveva tormentato sin dal primo momento in cui aveva visto i Serpeverde giocare e, soprattutto, Levi giocare. "Avete una strategia eccellente e siete perfettamente sincronizzati, noi siamo ancora in alto mare da questo punto di vista e abbiamo davvero bisogno di lavorarci, se vogliamo avere qualche speranza di farvi il culo".

Levi, dal canto suo, apprezzò molto quelle ultime parole stonanti con il resto del discorso più educato e per nascondere il fatto che stesse osservando troppo il bel viso del Grifondoro, si portò una mano a massaggiarsi le tempie, distraendosi qualche attimo dalla figura dell'altro ragazzo.

Non poté fare scelta peggiore.

"D'accordo, ma la prossima settimana noi Serpeverde avremo diritto a...".

Non riuscì a terminare la frase, perché la voce gli si spezzò nel momento in cui sollevò di nuovo lo sguardo e trovò il Grifondoro ad una distanza così ravvicinata, che si domandò come avesse fatto a non accorgersi che si fosse avvicinato.
Fu costretto a sollevare appena il capo, per incontrare il suo sguardo, dato che l'altro era più alto di lui di qualche centimetro, e non poté nascondere in alcun modo il fatto che stesse trattenendo il fiato, perché il viso di Eren era così vicino al suo, che fu certo quello potesse anche scavargli l'anima, se solo avesse voluto. Cercò di mantenere un'aria gelida e totalmente seria, ma ciò gli risultò più arduo del dovuto, dal momento che percepire il corpo del Grifondoro, il suo calore, il suo intenso odore, a così poca distanza, lo stordì in un modo che non avrebbe mai creduto possibile.

"A cosa, Levi?" soffiò il ragazzo sul viso del Serpeverde, un tono di voce tanto basso e soave che l'altro si domandò per quale assurda ragione Eren non lo utilizzasse più spesso.

"Tutta la settimana di allenamenti sarà nostra" ribatté prontamente il ragazzo, imitando l'altro con il tono di voce più sensuale che conoscesse.

Giusto perché anche Levi sapeva giocare a quel gioco e non voleva di certo che quel Grifondoro maledettamente sexy potesse avere la meglio su di lui. Eren sembrò smarrito per qualche attimo, prova che il tono di Levi avesse sortito l'effetto desiderato, ma da bravo Grifondoro qual era, non impiegò molto tempo a ricomporsi, rivolgendo un sorriso sfacciato all'altro, sorriso accompagnato dal suo viso che si fece più vicino a quello dell'altro, risultando che le loro labbra sembrarono potersi sfiorare da un momento all'altro.
In quel momento, nessuno dei due si curò del fatto che potesse esservi qualcun altro ad osservare quell'insolito spettacolo, troppo presi quali erano nel portare avanti la loro discussione e nello scrutarsi a vicenda, in un modo che non risultava esattamente consono al loro continuo battibeccare.

Ma alla fine non era di certo la prima volta che si ritrovavano in una situazione del genere.

"Che tipo di allenamenti, Levi?".

Al corvino non sfuggì il modo in cui Eren enfatizzò il suo nome, facendolo scivolare dalla lingua alle sue labbra come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, come se fosse nato appositamente per pronunciare il suo nome con quella voce bassa e profonda, che alle sue orecchie risuonò quasi come una supplica, una supplica per qualcosa per cui Levi fremette dal desiderio di accontentarlo.

"Allenamenti di gruppo" proseguì il Serpeverde, non volendone sapere in alcun modo di cedere la vittoria a quel moccioso. "Allenamenti dove ci si aiuta a vicenda a scoprire i propri punti deboli, Eren".

Al Grifondoro venne la pelle d'oca e questo dettaglio non sfuggì al corvino, che notò subito il modo in cui le sue labbra tremarono appena e fu probabilmente in quel momento che si rese conto di quanto ferrea fosse la sua determinazione, nel non prendere immediatamente il viso del ragazzo tra le mani e baciarlo con tutto l'impeto con cui desiderava farlo.

E solo Salazar, in quel momento, sapeva cos'altro desiderasse fare al ragazzo con lo stesso impeto.

"Così i tuoi compagni non conoscono i tuoi punti deboli" si riprese dopo appena un attimo di incertezza, durante il quale la sua voce si trasformò in una vera e propria supplica implicita, a cui Levi non sapeva quanto sarebbe riuscito a resistere. "Curioso che io li conosca e loro no".

Il Serpeverde inarcò un sopracciglio con fare palesemente divertito, mentre subito riprendeva a scrutare con insistenza nelle iridi turchesi dell'altro, gesto che fu evidentemente molto apprezzato dal Grifondoro. "Tu li conosci, Eren?" domandò retoricamente.

"Sì, Levi, io li conosco" rispose subito quello, andando nuovamente ad inclinare il viso lateralmente, in quel modo che Levi detestava quanto amava, perché quel gesto riusciva a mettere in risalto molti dettagli per cui il Serpeverde avrebbe volentieri strappato di dosso all'altro quella fastidiosa divisa. "Non è forse questo un tuo punto debole?"

"Cosa te lo fa pensare?"

"Il fatto che le tue pupille siano ora completamente dilatate".

Ed era vero, delle iridi ghiaccio di Levi erano rimasti solo alcuni margini che circondavano le pupille dilatate e ciò che Eren poteva ammirare, erano ora degli occhi neri come la pece, che lo portarono a convincersi del fatto che tutto quello gli stesse piacendo più di quanto avrebbe dovuto.
Per quella ragione, si lasciò completamente andare e si avvicinò ancor di più al corpo del Serpeverde, le cui divise da Quidditch ora si sfioravano, pochi centimetri a separare ogni parte delle loro figure: se solo fossero davvero riusciti a lasciarsi andare, in quel momento sarebbero molto più uniti di quanto chiunque si aspettasse.

"Potresti allenarti con me, Levi" soffiò dopo qualche attimo durante i quali non ricevette alcuna risposta da parte del corvino, troppo assorto nell'osservare i momenti lenti e quasi felini del Grifondoro, che per la prima volta stava dimostrando quanto la sua casata potesse essere astuta, se solo avesse voluto. "Non ti piacerebbe scoprire i miei punti deboli? Quelli che mi farebbero perdere l'equilibrio dalla scopa?"

Si interruppe per un attimo e si beò della vista del Serpeverde completamente assorto nelle sue parole, perché di certo quella vista di Levi Ackerman era più unica che rara e l'unico che poteva andare in giro a vantarsi di averla vista, era proprio Eren Jaeger.

E lo stesso Eren, che amava quel broncio sulle labbra arrossate, il respiro solitamente tagliente venire trattenuto in quel modo, i denti affondati con forza nel labbro inferiore carnoso che avrebbe baciato e baciato ancora, le ciocche di capelli che ricadevano sulla fronte a causa dei recenti sforzi fatti durante gli allenamenti, si rese conto di non averne avuto abbastanza, perché, nonostante stesse palesemente pregando Levi Ackerman di baciarlo, di afferrarlo per un braccio con uno dei suoi bruschi movimenti e di trascinarlo in una stanza dove sarebbero stati solo loro due, comprese che quel piccolo espediente non era bastato a far innervosire il Serpeverde abbastanza, da fargli abbassare la guardia subito dopo.
Perché quando Eren si era recato con prepotenza al campo da Quidditch, dopo essersi preso la briga di osservare Levi allenarsi per diversi minuti, altra cosa che amava fare, dato che il corvino non aveva idea di quanto fosse sexy qualsiasi gesto spontaneo che compisse, e aveva poi attirato l'attenzione della squadra dei Serpeverde per dire loro che i Grifondoro avevano urgente bisogno di allenarsi, aveva ben pianificato il tutto per far sì che Levi si imbestialisse al punto, da decidersi dopo di prendere Eren con prepotenza e farlo suo.
I Grifondoro non dovevano allenarsi quel giorno e, in quel momento, il moro fu semplicemente felice di aver fatto quella scelta perché, anche se non aveva portato all'effetto desiderato, lo aveva spinto molto vicino a quel limite.

Proprio per quella ragione, protese il viso lateralmente, esponendo ancora di più la sua spalle, il suo collo, la parte superiore del suo torace, in una maniera che sapeva facesse impazzire il corvino, per potersi poi dirigere con le labbra accanto al lobo delle sue orecchie, contro le quali lasciò infrangere il suo respiro caldo, la sua voce roca e volutamente desiderosa, in un ultimo tentativo per giungere al suo obbiettivo. "Quelli che mi farebbero piegare dinanzi a te?"

E Levi lo sentì, un brivido prepotente diffondersi nel suo corpo, così prepotente da fargli desiderare di unirsi al Grifondoro in quello stesso momento, di baciarlo come da diverso tempo desiderava fare, sebbene lo negasse anche a se stesso.
Ma per volere del caso o del suo buonsenso, notò alle spalle del ragazzo non uno e nemmeno due, ma ben tre membri della squadra di Quidditch dei Grifondoro dirigersi verso la biblioteca, non muniti né di divisa né di scopa per gli allenamenti.

E fu allora che capì che, tutto quello, era solo l'ennesimo piano organizzato dal ragazzo per fargli perdere il senno.

Fu allora che giocò il suo stesso gioco, fu allora che con le labbra sfiorò la pelle del suo collo, dell'incavo della sua mascella, in un modo che desiderava davvero fare, ma che in quel momento fu finalizzato solo a far abbassare la guardia al moro, che subito emise un leggero mugolio di apprezzamento, tanto basso che solo Levi poté sentirlo e che fu davvero grato al caso per quella cosa.

Desiderava davvero il ragazzo, ma non poteva far sì che quello avesse la meglio sul suo orgoglio di Serpeverde.

"Ti piegherai dinanzi a me" esalò con voce roca, facendo trascorrere qualche attimo, prima di passare alla prossima.

E quando Eren gli sembrò abbastanza assorto nell'atmosfera, con dei modi davvero ma davvero aggraziati, almeno secondo il suo canone di gentilezza – Eren avrebbe giurato di aver quasi perso l'equilibrio –, spinse via il Grifondoro, senza dargli nemmeno il tempo di domandarsi cosa avesse riportato con i piedi per terra Levi.

"Ti piegherai quando farò il culo a te e alla tua schifosissima squadra alla prima partita del torneo, feccia".

Quell'ultima sentenza fu emanata con voce sufficientemente alta da poter essere udita anche dagli altri studenti di passaggio, che non si stupirono più di tanto di sentire quel commento rivolto al Grifondoro, impregnato di così tanto veleno nella voce.
Ciò che davvero li stupì non fu nemmeno il fatto che Levi se ne andò di nuovo con gli stessi passi pesanti con cui era arrivato, più che convinto a tornarsene agli allenamenti al campo di Quidditch, quanto il fatto che Eren Jaeger, invece di ribattere con rabbia, scoppiò rumorosamente a ridere, azione che incrementò non poco l'aura negativa che aleggiava intorno al corvino.

D'altronde, un'altra cosa risaputa era che, se esisteva qualcuno capace di far perdere quasi del tutto il controllo a Levi Ackerman, quello era Eren Jaeger.

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Forse sarò pazza, forse no, questo non posso dirvelo, ma sono comunque qui con una raccolta!

Questa raccolta di one shots Riren, ambientate nel mondo di Harry Potter, sono senza il minimo impegno: le sto scrivendo per puro divertimento e spero che facciano rilassare/sorridere/ridere/quello che volete anche voi, perché ogni tanto fa bene scrivere cose leggere, perché scrivere è più bello quando ci si diverte e perché Eren e Levi sono la cosa più bella del mondo e quindi ho bisogno di scrivere su di loro!

Sproloqui a parte, se avete letto l'introduzione(cosa che avete sicuramente fatto, ma va be'), avete visto che ho già proposto alcune "trame" per le varie one shots che pubblicherò, di cui questa è la prima: be', ci tengo a precisare che al momento rispetterò l'ordine di quelle inserite, se poi me ne verranno in mente altre, le aggiungerò alla lista.

Se voi avete delle idee carine, originali, che vi farebbe davvero piacere vedere trasformate in one shots, potete anche proporle, vedrò cosa posso fare
! 

Pubblicherò le one shots a tempo indeterminato, sto scrivendo questa raccolta per divertimento(come già detto
!!!) e per prendere una piccola pausa dall'altra fanfiction piuttosto impegnativa che sto portando avanti... Quindi sì, sono matta a tenere due serie aperte, ma va be'!
Le one shots saranno tutte scene a sé, ma saranno al tempo stesso collegate tra loro: le piccole avventure che capiteranno ad Eren e Levi sono avventure che si concentrano in una storia continua, quindi io non farò altro che riportarvi gli episodi più carini... O assurdi, dipende da quanto demenziali diventano.

Detto ciò, spero che possiate apprezzare questo nuovo aborto e se volete lasciarmi un vostro parere, una vostra critica o qualche correzione sul capitolo che non ho notato, fatelo pure: non mangio nessuno e sono aperta ai punti di vista altrui, purché siano costruttivi e non offensivi
!

Peace and Love,
 

Maggneto.

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Capitolo 2
*** Quella strana cosa chiamata The Sims. ***


 

Slytherin or Gryffindor?


2.
Quella strana cosa chiamata "The Sims".









Tutti ad Hogwarts sapevano che Eren Jaeger fosse un nato babbano e che avesse anche un ferreo orgoglio da tale: non accettava la minima traccia di insulto alla sua natura, non tollerava quei pochi Serpeverde con una mentalità ancora impostata ai tempi di Lord Voldemort, quelli che lo guardavano dall'alto in basso, dando per scontato che non valesse nulla, così come non tollerava che venissero criticate le sue passioni o le sue abitudini babbane. Eren Jaeger era abbastanza suscettibile, da quel punto di vista, ma quel lato del suo carattere si fermava nel momento in cui realizzava che, a volte, gli sguardi straniti che riceveva non erano voluti ad offenderlo o discriminarlo, ma erano generati da sincera confusione.

Come, ad esempio, quelli che riceveva da un certo Serpeverde con cui non andava molto spesso d'accordo.

Levi Ackerman apparteneva ad una famiglia purosangue abbastanza antica, che un tempo era legata per linea di sangue a quella di Mikasa, stretta amica di Eren, prima che i loro legami di parentela divenissero ben differenti. Infatti, esistevano in quel periodo ben due famiglie Ackerman purosangue e, quella a cui apparteneva Mikasa, era caratterizzata da generazioni e generazioni di Auror rispettabili che si erano insediati nel mondo babbano nella speranza di poter portare le abitudini di questi anche nel mondo magico.

Che poi le abitudini e le comodità babbane fossero piaciuti loro al punto da non farli tornare più nel mondo magico, se non per svolgere commissioni o mansioni d'obbligo – o visite di cortesia, di tanto in tanto –, era un'altra storia.

Restava il fatto che Levi apparteneva alla prima diramazione della famiglia Ackerman e, di conseguenza, capiva a stento un quarto dei riferimenti babbani che Eren inseriva nei suoi discorsi. Motivo in più per cui il Grifondoro non gli andava proprio a genio, perché invece di evitare di fare quei riferimento assurdi, quello sembrava quasi divertirsi a pronunciarli tutti nelle discussioni con il Serpeverde, per il solo gusto di vederlo ammutolire con fare accigliato, non sapendo come altro replicare.
Quando poi Eren pronunciò, un giorno, una strana frase, allora Levi non ci aveva visto più.

"Sei più rigido di come ti ho creato in The Sims, Levi".

Il Serpeverde aveva speso diversi giorni a riflettere e riflettere ancora su quella frase, sull'acidità con cui era stata pronunciata dal Grifondoro e solo grazie a quel tono, Levi aveva capito si trattasse di un'offesa. Il suo orgoglio gli aveva più volte suggerito di non lasciarsi sminuire in quel modo, che la sua intelligenza era di gran lunga superiore rispetto a quella dell'altro ragazzo, ragion per cui si era visto costretto, dopo giorni e giorni di profonde riflessioni, a dover prendere delle contromisure drastiche per evitare che il Grifondoro potesse continuare a prendersi gioco di lui in quel modo.

E quelle misure drastiche comprendevano la sfilza di rumorose risate, che in quel momento era costretto a sorbirsi.

"Non sai cos'è The Sims?" domandò a stento tra una risata e l'altra la sottoscritta compagna di misfatti, mentre si reggeva la pancia per non crollare al suolo. "Stai scherzando, Levi?"

"Ho la faccia di qualcuno che scherza, maledetta quattrocchi?"

Il tono aggressivo del Serpeverde non sminuì minimamente la Corvonero in questione, una ragazza che per via del caso – o di Erwin Smith –, si era ritrovato ad avere come "amica" e che recava il nome di Hanji Zoe, che invece sembrò ingranare con le risate, premendosi di tanto in tanto gli occhiali sul naso per evitare che cadessero, data la sua posizione oscenamente chinata in avanti.

"In che mondo vivi?"

"In quello dove vivi anche tu ora?"

Hanji poté notare quanto Levi fosse spazientito non solo dal tono acido, ma anche dal piede che freneticamente picchiettava sulle pietre del cortile dove stavano discutendo, e la cosa le fece capire che forse, dietro quella domanda, si nascondeva una questione più seria che catturò la sua attenzione.

Infatti, osservò il Serpeverde con curiosità, dopo essersi ricomposta e aver smesso finalmente di ridere, quasi cercasse di capire da sé quale fosse la ragione. "Posso sapere perché sei interessato al mondo babbano? Fino ad ora non te n'è mai importato nulla".

E quella era forse l'unica domanda che la Corvonero non doveva fargli, perché Levi faticava ad ammettere le sue sconfitte, soprattutto se ad infliggergliele era Eren Jaeger.

Per quella ragione distolse lo sguardo dalla ragazza e decise di assumere l'atteggiamento indifferente di chi non aveva imbarazzo di nulla e di chi non sarebbe mai sceso dal proprio piedistallo di superiorità intellettuale, sul quale lui comodamente sedeva. "Ho avuto una disputa con quel moccioso Grifondoro e si è parlato di questa... Cosa. Ero solo curioso di sapere cosa fosse".

"Perché avreste dovuto avere una disputa su The Sims?"

"Non chiederlo a me" rispose Levi con fare di superiorità, sebbene la sua espressione fosse rimasta stoica come al solito, l'atteggiamento di indifferenza ancora calato sul volto. "Ha fatto un commento che mi ha lasciato perplesso e da lì è scaturita la mia curiosità".

Hanji inarcò un sopracciglio con fare confusionario, sentendo che mancava ancora un tassello alla spiegazione del corvino e che quel tassello fosse proprio il commento fatto dal Grifondoro, che stranamente Levi non le aveva ancora riportato. Proprio a causa di quell'ultimo dettaglio, iniziò a formarsi nella sua mente l'ipotesi che quel commento fosse una sorta di offesa a cui il Serpeverde non aveva potuto rispondere, perché non aveva alcuna conoscenza riguardante l'argomento babbano, e solo quel pensiero bastò a farle venire voglia di mettersi nuovamente a ridere.

Ma si trattenne, ovviamente, perché voleva godersi al meglio l'espressione che avrebbe messo su Levi per spiegarle la questione.

"Che commento avrebbe fatto?"

"Ha detto: "sei più rigido di come ti ho creato in The Sims, Levi". Non ho ben capito cosa intendesse: come può avermi creato? Non è certamente mio padre".

La Corvonero sbatté le palpebre diverse volte, tenendo lo sguardo fisso nelle iridi ghiaccio di Levi che la scrutavano in attesa di una risposta, prima di scoppiare a ridere in maniera anche più rumorosa di prima, come se da quelle risate dipendesse la sua stessa vita, causando di conseguenza il disappunto del corvino, che non esitò a darle un colpo alla testa con fare stizzito, nel tentativo di far calmare le sue crisi isteriche.

Quella reazione convinse ulteriormente Levi di doversi, in qualche modo, redimere e fu dopo quella spiacevole discussione – almeno per Levi –, che lui e Hanji assortirono un piano d'attacco ben studiato, che avrebbe aperto al Serpeverde le porte per un mondo che difficilmente avrebbe compreso.

Perché quando Hanji Zoe si presentò in biblioteca con la strana scatola nera appartenente ad Eren, Levi trascorse cinque minuti buoni a domandarsi dove fossero i progressi del piano che avevano ordito.

Era stato stabilito che la Corvonero entrasse abbastanza in confidenza col Grifondoro, da potergli chiedere in prestito quella scatola nera e piatta, dalla superficie liscia e lucida che veniva trattata con così tanta cura, da far intendere a Levi che si trattasse di un oggetto abbastanza delicato: entrare in confidenza con il moro non era poi tanto difficile, Eren era abbastanza socievole con tutti e anche abbastanza stupido – secondo il punto di vista di Levi –, da dare via le sue cose senza soffermarsi troppo su chi gliele avesse chieste o su cosa quella persona dovesse farci.

Quindi il Serpeverde poteva considerare una parte del piano ben riuscita, ma ora?

Guardò accigliato la compagna in cerca di una risposta e quando la vide battersi una mano sulla faccia, capì che stavano passando alla fase successiva del piano: l'identificazione della scatola strana.

La suddetta era posta inerme sul tavolo dove erano entrambi seduti e Levi la stava osservando con così tanta intensità, che se si fosse sforzato ulteriormente, quella si sarebbe rivelata da sola e avrebbe fatto comprendere al ragazzo cosa fosse in realtà e a cosa servisse.
Ma siccome Levi non era una vera cima in Divinazione, in quanto riteneva che quelle pratiche fossero solo mere fandonie, e siccome non era dotato di telepatia, ci pensò Hanji ad adempiere a quella seconda parte: la ragazza si allungò verso la scatola e ne afferrò con cura i margini, sollevandola e separando quella che era prima una sola superficie sottile, in ben due superfici sottili. Nel momento in cui le due superfici si separano, Levi riconobbe subito che una delle due presentava uno strato nero che sembrava più lucido del resto del materiale di cui era fatta la scatola, mentre l'altra presentava quelli che sembravano essere tanti tasti, sui quali erano impresse le lettere dell'alfabeto, i numeri e altre parole a cui il corvino non seppe dare un significato specifico.

Con la solita espressione stoica, ma leggermente accigliata, alternò lo sguardo dalla scatola ora aperta a Hanji con fare interrogativo, continuando a non capire. "Questo sarebbe The Sims?"

Hanji esplose letteralmente in una risata tanto forte, da far sussultare alcuni degli studenti seduti nei banchi circostanti, intenti nella lettura dei testi appositi nella più totale calma, dato che si trovavano in biblioteca.
La bibliotecaria si fece immediatamente sentire, facendo capolino improvvisamente dal retro di una libreria, quasi fosse stata lì per tutto il tempo solo in attesa di poter spuntare fuori e compiere il suo dovere, e richiamò la Corvonero, intimandole di fare silenzio, al che la ragazza poté solo acconsentire cercando di non soffocare nel tentativo di trattenere le risate.
Si asciugò teatralmente una finta lacrima, mentre si apprestava a pigiare un tasto posto in alto a destra, che sembrò far scattare un meccanismo che irradiò immediatamente la superficie nera più lucida, reazione che lasciò Levi ancora più interdetto riguardo quella strana cosa chiamata "The Sims".

"Questo è un computer, Levi" mormorò allora la ragazza, mostrandogli come lo schermo mutasse lentamente, annunciando ad un certo punto un caricamento, che poi sparì per lasciar spazio ad una schermata.

Una schermata che lo lasciò ancora più spiazzato.

"Evidentemente, questo non è computer come tutti gli altri: questo è il computer di uno stalker, Levi".

Levi non aveva idea di cosa la ragazza stesse parlando, perché era semplicemente troppo sconcertato dall'osservare se stesso in quella schermata luminosa che era comparsa improvvisamente: se quello era la creazione che Eren aveva fatto di Levi in The Sims, allora aveva centrato il punto nel pensare che quella fosse un'accusa.

Quella era una foto ed era palese fosse rigida.

In quel momento, rimuginò su quanto il ragazzo fosse andato oltre, su come si sarebbe redento da quanto subito in silenzio, senza la possibilità di ribattere.

E mentre rimuginava su vari modi molto contrastanti tra loro per farla pagare al Grifondoro, Hanji catturò nuovamente la sua attenzione muovendo un dito su una superficie liscia, che sembrò direzionare l'icona di una piccola freccetta qua e là sulla sua faccia. "Questo qui è un cursore e con questo si possono aprire delle cartelle, delle applicazioni, dei giochi: il computer è un raccoglitore di ricordi, di informazioni e di giochi anche, The Sims, ad esempio, è un gioco che ti farò vedere a breve" spiegò, indicando con il cursore la piccola icona recante un diamante verde. "Prima, però, mi spieghi dove diavolo eri in questa foto?"

"Quindi questa foto non è la creazione che Eren ha fatto di me in The Sims?"

Hanji si impegnò moltissimo per non battersi la mano sulla fronte con fare esasperato, e si limitò dunque a scuotere semplicemente il capo con fare rassegnato, domandandosi come fosse possibile che nel mondo della magia quelle cose fossero considerate assurde e impensabili. "Levi questa è una foto che ti è stata scattata mentre eri distratto. Siamo ancora sulla schermata principale del computer, dalla quale si può accedere a tutte le cose che ti ho elencato prima: questa schermata può essere personalizzata, applicando un'immagine e il nostro caro Grifondoro ha scelto di usare una tua foto come sfondo".

Levi in quel momento sembrò capire perché Hanji avesse definito quello come il "computer di uno stalker" e sembrò immediatamente focalizzare la propria attenzione sulla propria immagine, sulla posizione che aveva e su ciò che stava facendo: l'immagine ritraeva se stesso con la divisa da Quidditch della propria squadra, seduto contro una pietra massiccia nel cortile che precedeva la piccola dimora del guardiacaccia, ma dettaglio fondamentale, si trattava di un'immagine che lo ritraeva mentre stava riposando.
Ricordava quel momento, era capitato qualche settimana prima, quando si era accasciato sfinito dopo un allenamento senza rendersene nemmeno conto e si era addormentato di conseguenza, solo per essere svegliato appena un'ora dopo dal guardiacaccia, che gli fece notare si stesse facendo molto tardi.

Nel vedersi all'interno di quella schermata, sentì una sensazione particolare formarsi allo stomaco e non seppe se fu il desiderio di prendere a calci il sedere sodo di quel Grifondoro rompicoglioni che aveva avuto il coraggio di importunarlo anche mentre dormiva, o se fu una sensazione di gioia nel constatare che Eren teneva lui come sfondo di una schermata principale, schermata che avrebbe sicuramente visto molto spesso.

"Ero nel cortile che precede il campo di Quidditch, quello che porta dal guardiacaccia" rispose con voce monotona, quasi le parole fossero scivolate contro il suo volere fuori dalle sue labbra, giusto per non far sembrare che stesse avendo un profondo conflitto interiore su come reagire dinanzi a quella notizia.

"Allora è vero il detto che dice: "chi disprezza, vuol comprare"".

Levi si accigliò nuovamente, ritornando bruscamente alla realtà nel momento in cui la compagna pronunciò quella strana frase che non aveva senso alle sue orecchie. "Chi disprezza, vuol comprare?"

"Nulla, Levi, nulla" scosse immediatamente il capo quella, cliccando poi sull'icona di The Sims ed innestando apparentemente un caricamento che sostituì alla schermata con la sua immagine, una completamente bianca, con un diamante verde che girava velocemente. "Questo è The Sims, Levi, ora scopriremo se sei davvero più rigido nella realtà piuttosto che nel gioco".

Levi emise un grugnito di disapprovazione che non mutò minimamente la sua espressione stoica, sebbene una punta di curiosità guizzasse nelle sue iridi color ghiaccio e lasciasse intendere che quegli aggeggi babbani, per quanto potesse disprezzarli, avevano un certo fascino per lui, al punto da catturare del tutto la sua attenzione.

E quando Hanji gli mostrò le schermate delle varie città, con annesse case, ritrovi pubblici e famiglie, il Serpeverde iniziò a capire man mano cosa quella frase, che gli aveva rivolto Eren giorni prima, volesse davvero significare: con quel gioco, il Grifondoro si faceva creatore di un mondo molto simile a quello reale, dove però tutto avveniva secondo i suoi piani, secondo le sue preferenze.
Osservò con estrema curiosità quel gioco e percepì anche una punta di meraviglia, crescere dentro di sé, nello scoprire come funzionasse quello, nel valutare come i babbani si impegnassero a compensare la mancanza della magia, con quella che Hanji aveva definito "tecnologia" e trovò che questa tecnologia fosse una trovata davvero geniale, che si avvicinava per diversi aspetti alla magia: in alcuni ambiti, sembrava anche superarla. Tuttavia, Levi non poteva negare che continuavano ad esservi cose che senza la magia non potevano essere compiute e quello, a suo parere, continuava ad affermare la supremazia del mondo magico su qualsiasi altro mondo.

"Questo è un primo piano della vita in città, in questo momento stiamo usando il sim che rappresenta Eren in questo mondo" continuò a spiegare la Corvonero, facendo scorrere il cursore sul sim appena nominato e facendolo sostare sull'immagine di una figura che effettivamente somigliava molto all'Eren originale, in modo tale che potesse comparire ben presto un'icona sopra di esso recante il suo nome e cognome.

"Eren Jaeger" mormorò Levi in risposta, leggendo l'insegna appena apparsa, che sotto indicava anche la scritta "adolescente", che Hanji gli aveva spiegato essere la fascia di età in cui rientrava il sim. "Almeno non è tanto egocentrico da crearsi diversamente da com'è nella realtà".

"No, somiglia davvero molto al vero Eren" commentò anche la compagna, annuendo con convinzione alle sue stesse parole, mentre spostava il cursore per far comparire sulla schermata anche quelli che gli aveva spiegato fossero i tratti che contraddistinguevano la personalità del sim. "Anche i tratti sembrano azzeccati: testa calda e geloso".

"Geloso?"

"È un lato di se stesso che forse non dimostra".

Levi sembrò contemplare molto quelle parole, immaginando come potesse essere un Eren geloso.
E ciò che immaginò gli fece venire la pelle d'oca, sia perché avrebbe reso il Grifondoro ancora più sexy di quanto già non fosse, sia perché lo avrebbe reso al contempo anche più fastidioso.

No, Levi non avrebbe sicuramente retto quel lato del suo carattere.

Quelle riflessioni profonde furono bruscamente interrotte da una figura che ben presto catturò la sua attenzione: una figura che nella schermata camminava indisturbata con il mento all'insù, quasi si desse delle proprie arie, e con la quale il sim di Eren sembrò avviare autonomamente un'interazione.

"Chi diavolo è questo mostro vestito da orso?"

La domanda gli era fuoriuscita spontanea e Hanji era sul punto di ridere, quando notò il sim che indisturbato si aggirava per la città in un costume da orso blu.
Presa dalla curiosità, spostò il cursore per vedere quale fosse il nome di tale sim e, quando l'icona recante le informazioni apparve sulla schermata, la Corvonero fu costretta a mettere il gioco in pausa per evitare di soffocare sul posto: esplose in una risata tanto sonora, da attirare l'attenzione di tutti gli studenti ai tavoli circostanti al loro e da creare il disappunto evidente dell'addetta alla biblioteca e non solo, ma anche l'ira funesta del temibile Levi.

Perché nell'icona apparsa sulla schermata, il nome e il cognome recanti erano inconfondibili: Levi Ackerman.

Levi impiegò un minuto prima di capire.

Eren Jaeger lo aveva creato in The Sims.

Eren Jaeger lo aveva creato in The Sims in modo che interagisse con il suo sim.

Eren Jaeger lo aveva creato in The Sims in modo che interagisse con il suo sim e lo aveva vestito da orso blu.

Sbatté le palpebre diverse volte, prima di metabolizzare la scena e perdersi invece la scena in cui l'addetta alla biblioteca colpiva ripetutamente Hanji alla nuca, utilizzando un manuale sulle buone maniere, per metterla a tacere: solo in quel momento, si rese conto di quanto Eren lo avesse offeso con quelle parole qualche giorno prima.

"Un orso" commentò atono. "Tutto quello che quel dannato moccioso vede quando mi parla... È un orso".

La Corvonero si portò una mano a coprirsi la bocca per non esplodere in una nuova risata tempestosa e rischiare di finire in infermeria a causa delle percosse, ma la cosa le risultava ardua, perché vedere quel sim e scoprire che quel sim fosse Levi, per poi vedere l'espressione del vero Levi dinanzi a quella scena, era quanto di più divertente avesse visto da diverso tempo.
Tra un tentativo di non soffocare e soccombere alle risate e l'altro, notò anch'ella l'interazione che il sim di Eren aveva avviato con quello di Levi e, presa dalla curiosità, rimise in play il gioco.

Ciò che accade dopo, lasciò entrambi a bocca aperta.

I due sim si muovevano indisturbatamente, in maniera quasi innocente, ignari del fatto che quell'interazione avesse fatto esplodere non pochi dubbi nella mente di Levi: nel bel mezzo della conversazione, il sim di Eren baciò quello di Levi.

La scena non era certamente delle più romantiche – Levi era pur sempre un orso –, ma nonostante ciò non poté fare a meno di rimanere a guardare quelle immagini per diversi attimi, non sapendo davvero come reagire.
Quando poi Hanji spostò incuriosita il cursore per andare a controllare che tipo di relazione avessero i due sim, la situazione certamente non migliorò: secondo la schermata appena apparsa, Eren e Levi in The Sims erano promessi sposi.

E anime gemelle, o almeno così indicava il gioco.

Levi non riuscì a dare voce allo scompiglio di pensieri che gli si creò in testa, ma quando sentì Hanji sul punto di scoppiare a ridere di nuovo, notò che i due sim sembravano starsi dirigendo in un altro luogo improvvisamente, nel bel mezzo di quello che era un vero e proprio scambio di effusioni.

Non poté non inarcare un sopracciglio con fare interrogativo.

"E ora?" domandò con vera innocenza, non avendo idea di che piega stesse prendendo il gioco.

La Corvonero lo guardò con le lacrime agli occhi, le mani davanti alla bocca per non fare troppo chiasso, complice la paura di ricevere altri colpi dalla bibliotecaria, non potendo fare altro che trovare la situazione mortalmente divertente. "Tu ed Eren state andando a fare Fiki Fiki, Levi".

Il Serpeverde non aveva idea di cosa fosse questo "Fiki Fiki", ma, in qualche modo, capì.

E fu in quel momento che le risate di Hanji raggiunsero nuovamente picchi altissimi, perché, nel bel mezzo del caos creato da lei che fuggiva inseguita dalla bibliotecaria infuriata, nessuno fortunatamente si rese conto di come le guance di Levi si fossero colorate di un leggero rosso, per cui lui passò il resto della giornata a maledire se stesso.





















Il giorno seguente, Eren Jaeger si era svegliato con una stanchezza tale, da farlo vagabondare in giro per la scuola con un aspetto poco differente da quello di uno zombie: la divisa era piuttosto disordinata, la cravatta, tenuta larga, ricadeva in maniera scomposta sula camicia stropicciata, i capelli permanevano in uno stato disastroso tale da poter quasi essere definito tenero – almeno in base a ciò che gli aveva detto Mikasa, non appena l'aveva visto –, e delle terribili occhiaie gli solcavano il viso, facendolo apparire più pallido rispetto al solito.

Non era affatto in forma e la causa di quel malessere recava, come al solito, il nome Levi e il cognome Ackerman.

In realtà, se proprio doveva essere sincero, il Serpeverde non c'entrava direttamente: non poteva certamente essere colpa sua se il Grifondoro, quella notte, si fosse svegliato di soprassalto, avvolto da uno strato di madido sudore e piuttosto eccitato, a causa di un sogno erotico avuto proprio sul corvino.

Eren era consapevole di questo, eppure, non poteva fare altro che maledirlo mentalmente, più per il fatto che ormai non sapesse più come fargli capire che stravedeva letteralmente per lui, piuttosto che per il fatto che avesse trascorso il resto della notte a darsi piacere da solo, per acquietare i propri desideri.

No, Eren non sapeva davvero più come fare.

Non si rese nemmeno conto dei corridoi che aveva percorso in maniera involontaria, per trascinarsi verso la Sala Grande, dove avrebbe dovuto consumare la colazione, e alla stessa maniera, non notò lo sguardo aguzzo di un certo Serpeverde guizzare su di lui non appena superò la soglia d'ingresso. Continuò semplicemente a trascinarsi verso la grande tavolata dei Grifondoro, ora con lo sguardo un po' più attento, essendo in cerca degli amici che sedevano al tavolo con lui.

E fu allora che lo vide.

La causa della sua notte insonne camminava indisturbata per le tavolate, con la sua solita aura mortale al seguito che impediva a chiunque anche per sbaglio di chiedergli perché si stesse comportando in quel modo assurdo; ma, ciò che davvero gli fece inarcare un sopracciglio con fare perplesso, fu il modo in cui quello stesse camminando, mentre si dirigeva proprio verso di lui: i pugni erano distesi lungo i fianchi, i quali ancheggiavano in maniera vistosa, mentre la schiena era forzatamente tirata indietro e il mento del tutto all'insù.

Sebbene l'immagine lo avesse lasciato esterrefatto, Eren riconobbe immediatamente quella come la camminata che aveva impostato in The Sims al sim di Levi.

Lo guardò attonito e continuò a farlo anche quando il Serpeverde si fermò accanto a lui, quasi in attesa che dicesse qualcosa; e, per quanto gli sarebbe piaciuto, in quel momento non riusciva proprio ad articolare una frase.

"Cosa...".

"Te lo spiego subito, moccioso" lo interruppe immediatamente Levi, quando il moro sembrava finalmente sul punto di poter porre una domanda vera e propria. "Ci sono modi e modi per chiedere qualcosa a qualcuno, sai? Indovina il più noto qual è?"

Eren rimase in silenzio per qualche attimo, non riuscendo a capire se quella fosse una domanda a trabocchetto o se il Serpeverde si aspettasse davvero una risposta da lui. Tuttavia, nonostante il dubbio, decise di essere sincero, anche perché era troppo stanco per poter ragionare secondo il punto di vista contorto del corvino.

"Ehm... Chiedere?"

Levi sembrò compiaciuto dalla risposta di quello, tant'era vero che non esitò ad annuire lentamente alle sue parole. "Già, chiedere, Eren. È una cosa tanto semplice che mi sorprende tu non sia riuscito ad arrivarci prima".

A quel punto, il Grifondoro poteva dirsi completamente confuso.

"Levi, io non credo di stare capendo".

"Hai detto che sono più rigido di come mi hai creato in The Sims, qualche giorno fa" ribatté subito. "Eppure non mi sembra che al tuo sim dispiacesse tanto, quella mia rigidità".

Il modo in cui marcò l'ultima parola, con quel tono di voce più basso che tanto gli ricordava la discussione che avevano avuto durante gli allenamenti di Quidditch, qualche settimana prima, fu il detonatore che fece finalmente attivare il cervello ancora stordito di Eren, che si ritrovò con le labbra schiuse in un gesto sorpreso, del tutto colto alla sprovvista.
Metabolizzò lentamente ciò che l'altro gli stava facendo capire e, solo in un secondo momento, si rese conto del fatto che, per fare quel commento, Levi aveva avuto accesso al suo computer.

E non seppe se la cosa lo inquietasse o se lo facesse ridere, perché il Serpeverde vicino ad un computer non riusciva proprio ad immaginarselo.

"Hai preso il mio computer?"

"Hanji Zoe è una mia conoscenza, Eren".

Si diede immediatamente dello stupido, per aver lasciato con tanta facilità il proprio computer ad un'altra studentessa spuntata fuori dal nulla; perché se fosse stato meno concentrato sul nascondere la Mappa del Malandrino dalla vista di quella, quando la Corvonero gli aveva chiesto quel piccolo favore, forse sarebbe stato anche capace di ricordarsi che non poche volte l'avesse vista in compagnia di Levi.

Certo, solitamente il Serpeverde la prendeva a calci oppure la mandava via bruscamente, ma se fosse stato più concentrato, avrebbe capito che tutto quello era un piano del ragazzo che gli stava davanti in quel momento.

"Io... Posso spiegarti, sul serio" iniziò con fare imbarazzato, perché più trascorrevano i minuti, più si rendeva conto di quante cose Levi potesse aver visto sul suo computer e più cresceva in lui la voglia di volersi seppellire vivo.

"Se volevi farlo con me, Eren, o volevi così tanto iniziare a frequentarmi" lo interruppe bruscamente per la seconda volta quello, non badando al fatto che qualcuno potesse assistere o meno a quella scena.
Si avvicinò un altro po' al Grifondoro e con le labbra andò direttamente ad accarezzargli il lobo delle orecchie, come aveva fatto qualche settimana prima. "Bastava davvero chiedere, perché anche io muoio dalla voglia di farti mio".

Quelle parole, sussurrate con voce bassa e roca, distrussero letteralmente la sanità mentale di Eren: non si accorse del fatto che il Serpeverde, subito dopo aver fatto quel commento, avesse abbandonato la Sala Grande, né si accorse di come il suo viso avesse letteralmente preso fuoco. Sentiva solo quelle parole riecheggiargli nella mente come un mantra, fargli venire la pelle d'oca e dei brividi tanto forti da farlo quasi tremare, e, preso da quelle terribili sensazioni, da quel devastante battito cardiaco accelerato, Eren si ritrovò ancora più fiero di essere un nato babbano.

Perché, se non fosse stato per quella sua natura e per il suo giocare a The Sims, non sarebbe mai riuscito ad arrivare a Levi.

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Ed ecco il secondo aborto di demenzialità!

Ultimamente sono davvero presa da The Sims, soprattutto con l'ultima espansione uscita, quella sui vampiri, quindi per me era impossibile non scrivere qualcosa che lo riguardasse anche in minima parte. 
Devo ammettere che Levi qui risulta un po' stupido, ma essendo un Purosangue, non potevo fare altrimenti: basta ricordarsi il tono di Arthur Weasley quando chiese a Harry a cosa servissero le papere di gomma, per capire che i Purosangue non capiscono una beata mazza del mondo babbano
...
Quindi niente, questa one shot ha portato tanto nervosismo a Levi, ma tante risate a Hanji, che tra l'altro adoro e sono felice di aver inserito!

Non ho davvero nulla da dire: spero che anche quest'idea vi sia piaciuta e che vi abbia fatto almeno sorridere. 
Se avete qualche parere o giudizio, non esitate a lasciarlo
!

A presto,


Maggneto.

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Capitolo 3
*** Yandere o Tsundere? Part. 1 ***


Slytherin or Gryffindor?


3.
Yandere o Tsundere?
Part.1









Quando Jean Kirschtein gliene aveva parlato, Eren era scoppiato a ridere e aveva continuato a ridere anche quando Connie Springer aveva provato a confermare quanto avesse appena sentito.
Sì, insomma, nessuno dei suoi compagni Grifondoro era riuscito a far capire al ragazzo che il suo amico non stesse scherzando.
Precisamente, Eren smise di ridere quando fu il turno di Armin, di spiegargli la questione e, a quel punto, riuscì solo a sbiancare: perché non c'era alcun verso che Mikasa si sarebbe mai potuta interessare a Jean Kirschtein, mai in un milione di anni.

"Lascia perdere" gli aveva detto a quel punto, con l'aria di chi non ammetteva repliche non perché non volesse sentirle, ma perché quanto avesse detto semplicemente non poteva averne.

Mikasa non avrebbe mai e poi mai sviluppato un interesse romantico per Jean e questo poteva darlo per scontato dal momento che la ragazza non prediligesse particolarmente i Grifondoro troppo pieni di sé e Jean era certamente uno di quelli.
Poteva già vedere l'espressione di disappunto sul viso dell'amica nel momento in cui lui o Armin le avrebbero proposto di tenere in considerazione il ragazzo.

Gli vennero i brividi solo a pensarci.

"Posso capire perché, idiota suicida?" aveva urlato in rimando Jean e a quel punto Eren era sul punto di saltare sul tavolo, afferrare il colletto della sua divisa e usare il corpo dell'altro Grifondoro come saccone da box.

Ma un comportamento del genere avrebbe sottratto punti alla sua casata e il moro voleva davvero fare il culo ai Serpeverde anche in quella competizione.

"Mikasa è su un altro livello, faccia da cavallo, lei è troppo superiore".

Sentì chiaramente Armin battersi una mano sulla fronte, prima di decidere di intervenire per evitare che scoppiasse una guerra, e il moro non seppe se essere grato o meno all'amico, per essersi intromesso nella discussione prima che l'altro potesse spingerlo ad una rissa. "Ha interessi diversi, Jean" disse con tono pacato il Corvonero, attirando l'attenzione dell'irato Grifondoro. "Non apprezza molto i Grifondoro".

"Ma parla con questo qui!" protestò Jean, indicando Eren con dissenso.

"Perché mi conosce da una vita, idiota!" sbottò il moro a quel punto, esasperato dall'insistenza dell'altro. "Siamo amici d'infanzia io, lei ed Armin, lo sa praticamente tutta la scuola".

Jean lo guardò con accondiscendenza, le labbra premute tra loro in una linea retta che lasciava intendere stesse avendo un dialogo interiore abbastanza complesso: da un lato, non sapeva se fosse il caso o meno di offendersi per il modo in cui Eren gli aveva appena risposto, e quindi rispondergli a tono; dall'altro, non sapeva se fosse il caso di abbandonare ogni speranza e lasciar perdere l'orizzonte Mikasa per concentrarsi su ben altro.

Alla fine, vinse la seconda.

"Be', allora buona fortuna con quel pseudo-yandere che ti ritrovi" disse a quel punto con fare affranto, un attimo prima di abbandonarsi al cruccio di doversi trovare un'altra possibile candidata a diventare la sua ragazza.

Ad Eren non stupiva il fatto che Jean conoscesse quei termini particolari del mondo babbano, sia perché come lui era un nato babbano, sia perché, che gli piacesse ammetterlo o meno, era un nerd che cercava di mostrarsi al mondo come un Don Giovanni, ma era pur sempre un nerd.
Tuttavia, a quell'affermazione, non poté che aggrottare le sopracciglia e stranirsi, trovando insolita quella parola riferita a Levi: che lo avessero visto girare per i corridoi con un cadavere al seguito e lui si fosse perso la scena?

Se davvero così fosse stato, non se lo sarebbe mai perdonato.

"Perché lo hai chiamato in quel modo?"

"Perché?" domandò con sorpresa l'equino, voltandosi a guardare il Grifondoro come se gli avesse appena chiesto di spiegargli perché tutti avessero paura di avvicinarsi a Sasha Blouse durante il banchetto. "Sei serio, Eren? Se ne va in giro con quell'aura diabolica al seguito e fulmina chiunque provi ad avvicinarsi anche solo per sbaglio a te, soprattutto le ragazzine del primo anno".

Jean continuò ad elencare una serie di motivi per cui definiva Levi uno yandere, ma Eren non vi prestò minimamente attenzione: si era smarrito completamente nel primo punto elencato e vi si era concentrato al punto tale, da non rendersi nemmeno conto di come i suoi compagni Grifondoro fossero passati dal parlare di questioni amorose, al soccorrere Connie Springer prima che morisse soffocato a causa di un kiwi ingerito male.

Da quel giorno, Eren non fu più lo stesso.

E nemmeno Connie, se proprio andava detta tutta: il ragazzo fu costretto a cibarsi di cibo diluito e omogeneizzati per le seguenti quattro settimane, a causa del danno che si era autoinflitto per dimostrare a tutti il coraggio di un Grifondoro.
Che poi agli occhi di tutti, era sembrata più una prova della stupidità dei Grifondoro, be', era tutt'altra storia.

Ma, ritornando alla questione principale, da quel giorno Eren non fu davvero più lo stesso.

Pedinò Levi per settimane, sebbene oramai fossero ufficialmente una coppia – piuttosto ambigua agli occhi di tutto il castello, ma pur sempre una coppia –, e cercò di notare almeno tre quarti dei punti che faccia da cavallo gli aveva elencato per definirlo yandere.

E la maggior parte di quelli risultarono essere veritieri.

Levi fulminava davvero chiunque provasse ad avvicinarsi ad Eren per confessarsi o per chiedergli qualsiasi cosa coinvolgesse un avvicinamento fisico, a meno che non si fosse tratto di Armin, o Mikasa – con la quale non andava per nulla d'accordo, ma nonostante ciò provava a farsela piacere per far felice il Grifondoro; Levi era davvero a conoscenza del suo intero orario scolastico e sfruttava davvero quella conoscenza per poterlo incrociare più spesso nei corridoi del castello, per la felicità di Eren, anche quando non si erano concordati per vedersi; Levi prendeva davvero a calci solo le persone con cui aveva una certa confidenza e, soprattutto, prendeva davvero a calci Eren più di chiunque altro; gli occhi di Levi si illuminavano davvero per un istante ogni qualvolta vedesse il suo nuovo ragazzo, così come era vero che ogni volta che Eren facesse qualcosa che lo rendeva particolarmente fiero, mormorava un basso "non male".

Ad Eren sembrò di aver imparato di più sul corvino in quelle settimane, che in tutte le altre volte in cui erano stati insieme, e la cosa iniziò ad assillarlo al punto che persino Levi, dopo essersene accorto a causa del Grifondoro che stava rischiando di precipitare dalla torre di Divinazione, pur di nascondersi e continuare a pedinarlo, si vide costretto ad affrontare quel discorso con lui, non riuscendo proprio a capire perché il suo ragazzo lo stesse pedinando da settimane.

"Posso sapere cosa succede?" aveva chiesto il suddetto giorno in cui, spazientito, lo aveva afferrato per un braccio e trascinato nella prima classe vuota che avesse trovato, pur di affrontare una volta per sempre quella discussione. In fondo, non capiva cosa gli passasse per la testa.

Eren era visibilmente spaventato, perché credeva davvero che Levi non si fosse accorto del fatto che lo stesse seguendo, quindi si vide costretto a rivolgergli uno sguardo sconcertato, prima di darsi una calmata e mettere a fuoco la domanda che il ragazzo gli aveva rivolto. "Cosa intendi?"

"Perché mi segui ovunque, Eren? Lo stai facendo da un po', ormai, e ti comporti in modo molto strano anche quando sei con me, non riesco a capire". Eren aveva sbattuto le palpebre più e più volte, non riuscendo a capire davvero cosa il corvino volesse dire.

O meglio, aveva impiegato diversi minuti per capire di essere stato colto con le mani nel sacco.

"No, è solo che..." aveva iniziato a rispondere.

Ma Levi lo aveva interrotto prima che potesse aggiungere altro.
E quell'interruzione lo avrebbe fatto morire dal ridere, se l'avesse sentita in altre occasioni, ma in quel momento non aveva sortito alcun effetto nel ragazzo, troppo preso qual era dalle sue preoccupazioni.

"Eren... Per caso mi vedi come un orso, in questo momento e in tutti gli altri?"

Eren non aveva scosso il capo, né lo aveva guardato con espressione piatta, no. Eren era esploso ed aveva indietreggiato di scatto con aria spaventata, prima di rispondergli con tono acuto. "Io ti vedo come uno yandere, Levi!"

E con quella frase, era corso via.

Levi, dal canto suo, non aveva capito nemmeno quella volta il commento del ragazzo, ma, diversamente da come era già capitato in precedenza, sapeva con certezza di doversi informare subito, perché quando Eren faceva dei riferimenti babbani riferiti al Serpeverde, si trattava sempre di riferimenti assurdi e senza senso, che chissà quale visione stavano creando nella mente deviata del Grifondoro.
E siccome Levi non poteva più fare a meno di quella mente deviata, si vide costretto a prendere in prestito, o rubare – dipendeva dai punti di vista, aveva detto lui a Hanji quando lo aveva visto all'opera –, il suo computer, così da poter cercare, su quella cosa che Eren gli aveva spiegato fosse internet, il significato di quell'arcano termine.

Era di nuovo in biblioteca, quel giorno, ed era anche piuttosto convinto di non essere stato notato da nessuno nel suo intento.
Proprio a causa di quella ragione, mentre una pagina era aperta sulla ricerca del significato, che gli stava rubando un po' di tempo a causa della lenta connessione, un'altra teneva aperta una cartella di immagini che raffiguravano Eren durante le vacanze estive, o quando era a casa in famiglia, con Mikasa e Armin: tantissime foto di cui Levi si innamorò immediatamente e desiderò poter custodire, sebbene non sapesse in che modo fare. Per quella ragione, lasciò semplicemente perdere.

Ma tornando al principio, Levi era davvero convinto di non essere stato seguito da nessuno quella volta e che, in quel momento, fosse solo ad ammirare con uno strano luccichio negli occhi le foto di Eren, mentre il motore di ricerca ancora lavorava.

Ma ciò non era così.

Eren stava osservando la scena dal retro di uno dei tanti scaffali della biblioteca ed era così preso nell'ammirare il viso rilassato e le gote appena arrossate di Levi, che si chiese perché non fosse giunto prima a quella conclusione.

Ma, giusto perché aveva bisogno di conferme, uscì allo scoperto e diede inizio all'ultimo test di valutazione sulla personalità del suo ragazzo scorbutico.

"Non starai davvero cercando il significato, Levi".

La domanda aveva abbandonato le sue labbra con facilità, liberandosi nell'aria e impregnandola di una strana tensione buffa che Eren percepì immediatamente: Levi era teso per essere stato colto sul fatto, ma ciò non faceva altro che far venire voglia al Grifondoro di scoppiare a ridere in quello stesso momento, cosa che non fece solo per non perdere credibilità.

Anche se, attimo dopo attimo, si convinceva sempre più del fatto che Levi fosse in realtà l'opposto di uno yandere.
Ovvero una creatura mistica di cui avrebbe avuto conferma di lì a poco.

Si voltò cautamente, il corvino, ed Eren poté solo ammirare ancor di più il suo viso: diversamente da qualche attimo prima, però, quello era sbiancato.
Levi deglutì cautamente, prima di rivolgergli lo sguardo più innocente di cui fosse a conoscenza per depistare i sospetti del ragazzo, cercando di nascondere lo schermo del computer, che mostrava una foto dove Eren sorrideva ampiamente durante una gita in montagna: si era soffermato su quella foto perché i raggi del sole facevano brillare particolarmente le iridi turchesi del ragazzo e perché, per quanto gli piacesse ammetterlo o meno, il Serpeverde era perdutamente innamorato del sorriso del Grifondoro.

Ed in quella foto era ciò che più veniva esaltato.

"Sto... Cercando il significato del termine "yandere", perché non mi va di passare altre settimane di fraintendimenti, come già è successo".

La sua risposta era poco credibile, sia perché era chiaro agli occhi di Eren che quello stesse cercando di non fargli vedere lo schermo del computer, sia perché il tono di voce era risuonato così flebile, che il Grifondoro si chiese per un attimo se quello davanti a lui fosse davvero Levi oppure un Tassorosso terrorizzato del primo anno.

Gli rivolse un sorriso, a quel punto, avvicinandosi di qualche passo.

"E hai scoperto cosa significa?"

"Non carica la pagina...".

"Oh" schioccò la lingua sotto il palato, Eren, mentre si chinava verso il Serpeverde, una volta fermatosi davanti a lui, andando a poggiarsi con le mani sui braccioli della sedia e bloccando quindi il suo ragazzo contro lo schienale, il viso non molto distante dal suo. "E immagino che, per intrattenerti, tu abbia deciso di guardare qualche mia foto, non è vero, Levi?"

Enfatizzò volutamente la pronuncia del suo nome, abbassando la voce di qualche nota nel modo che tanto piaceva al corvino e, quando vide quel barlume particolare attraversargli le iridi come accadeva ogni volta che lo incontrasse, sentì chiaramente delle piacevoli fitte al petto fargli capire che, per quella deliziosa reazione, avrebbe dovuto infastidirlo in quel modo molto più spesso.

Levi, ovviamente, si lasciò sopraffare dal suo orgoglio e si accigliò immediatamente, cercando di compensare il leggero rossore che ancora aleggiava sul suo viso, con tono e modo di fare burberi, sforzandosi in tutti i modi di non far notare quanto il suo petto si stesse contraendo in modo piacevole a causa di quella vicinanza.

Quella sensazione strana era qualcosa a cui il Serpeverde forse non si sarebbe mai abituato, né avrebbe mai ammesso di provare.

"Non darti troppe arie, maledetto moccioso, la cartella si è aperta per caso".

Quella risposta, ringhiata a poca distanza dalle sue labbra, andò a creare un ampio sorriso sulle labbra del Grifondoro, che colse alla sprovvista Levi non poco, in quanto somigliava davvero molto al sorriso luminoso della foto, il che non fece altro che aggravare quello strano calore che fece perdere qualche battito al corvino. Eren si chinò maggiormente, avvicinandosi ancora, sino a quando non sfiorò le labbra di Levi con le proprie, sino a quando non lo baciò con delicatezza, lasciando che le loro labbra potessero incastrarsi tra loro e fondersi; socchiuse le palpebre, lasciandosi trasportare dalle sensazioni che provava ogni volta si ritrovasse a baciarlo e dall'impressione che ogni volta sembrasse sempre la prima.

E sorrise di nuovo sulle labbra del Serpeverde, prima di allontanarsi quanto gli bastava per poter mormorare contro di queste la sua ultima sentenza. "Non sei uno yandere, Levi, tu sei uno tsundere".

Sebbene la curiosità fosse tanta, Levi non seppe, non quella volta almeno, cosa quei termini significassero davvero.
Perché in fondo era risaputo: Eren e Levi erano caratteri che parlavano con i gesti, non con le parole, e quella volta preferirono starsene segretamente abbracciati sulla sedia della biblioteca, piuttosto che litigare sul perché di tutta quella strana faccenda.

Delle vicende amorose di Jean Kirschtein, invece, non si seppe più nulla; le leggende narravano solo che un pianto maschile poteva essere udito dal bagno dei prefetti ogni pomeriggio intorno alle cinque, quando per il povero prefetto dei Tassorosso, Marco Bodt, arrivava l'ora di darsi una ripulita prima del turno di ronda notturno.

Marco Bodt, dal canto suo, non era più riuscito a lavarsi in pace.

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Et voilà!

Anche se un po' più breve delle precedenti, ecco la terza perla il terzo mostro!

La questione dello Yandere e dello Tsundere si svolge in due parti perché sia Levi che Eren hanno bisogno di dare spazio ai loro pensieri: infatti, qui abbiamo assistito alle pippe mentali di Eren, prossimamente assisteremo a quelle di Levi.

E, ovviamente, non vi assicuro nulla di serio
...

Comunque sia, come sempre, spero che possa avervi fatto sorridere leggere questo capitolo e che vi piaccia: mi diverto molto a scrivere queste cose, spero di riuscire a trasmettere la cosa!
Se volete farmi presente qualche vostro parere, fate pure; ma in qualsiasi caso, ringrazio tutti quelli che stanno recesendo, così come quelle che leggono in silenzio: grazie mille, sono felice di sapere che qualcuno sta seguendo questa piccola raccolta senza pretese!

Al prossimo episodio,


Maggneto.

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Capitolo 4
*** Yandere o Tsundere? Part. 2 ***



 

Slytherin or Gryffindor?


4.
Yandere o Tsundere?
Part. 2













Quando Eren aveva varcato la soglia della Sala Grande, l'intera scuola aveva tremato.

Aveva tremato letteralmente, però.

Gli studenti erano sobbalzati tutti contemporaneamente, con una simultaneità che fece spaventare persino il preside Pixis – che si supponeva fosse troppo ubriaco, per rendersi conto di ciò che stava accadendo –, e quel gesto aveva fatto letteralmente tremare il pavimento del castello, creando un eco che si diffuse e si amplificò anche nella larga e alta sala dove si trovavano le scale.

O meglio ancora, Eren così aveva vissuto la scena, perché l'unico rumore che riecheggiò davvero nella Sala Grande, e in tutto il castello, fu lo starnuto di Reiner Braun: il suo impeto era stato così forte ed improvviso, che non solo Bertholdt ne era stato travolto, ma anche Annie, Connie e Sasha.

Ovviamente, però, il Grifondoro non calcolò minimamente la rissa che di lì a poco sarebbe scoppiata tra i suoi compagni, troppo concentrato qual era sulle occhiate spaventate che gli altri studenti del castello gli stavano rivolgendo, complici del disastro che sarebbe esploso di lì a breve; perché Eren aveva sentito subito le voci di corridoio, se le era quasi imparate a memoria, per quante volte le aveva fatte ripetere al poveretto di turno che desiderava solo poter spettegolare in santa pace, e per quello si era precipitato come una furia nella Sala Grande, con una velocità disumana ed un impeto tale, da urtare e far volare letteralmente per aria la maggior parte degli abitanti del castello.

Non che lui se ne fosse accorto, dal momento che nella sua mente si era disegnata solo una terribile immagine: Levi vittima di un filtro d'amore.

Aveva immaginato la scena così tante volte, mentre correva verso il luogo dove il Serpeverde si trovava in quel momento, fragile e vulnerabile, che gli sembrava di stare impazzendo: si era infatti dovuto fermare diverse volte con la convinzione di aver intravisto Levi e chi gli aveva somministrato il filtro d'amore in altri luoghi che non fossero quello designato, deluso ogni volta dal fatto che si fosse confuso; si era sentito deluso non perché non aveva visto Levi dichiarare amore a qualcuno che non fosse lui, ma più perché sperava di poterlo incontrare prima, così da poterlo subito liberare dalle grinfie del nemico. Percorreva ogni giorno i piani e i corridoi del castello, ma mai come quel giorno il tragitto dall'aula di Divinazione alla Sala Grande gli era sembrato tanto grande.

Per quella ragione, quando giunse a destinazione, aveva anche il fiatone.

Ma, ovviamente, non vi diede affatto peso: si sarebbe fatto venire un infarto senza problemi, ma solo dopo aver messo al sicuro il suo Levi.

Non avrebbe permesso anche al primo infarto di turno di intromettersi tra lui e il suo ragazzo.

La situazione sembrava essere, tra l'altro, anche peggiore di quanto si aspettasse: Levi era in ginocchio dinanzi alla colpevole di quella disgrazia, non molto lontano dal tavolo dei Serpeverde, mentre sembrava offrire con reverenza alla ragazza una rosa, che Eren non aveva idea da dove provenisse, perché le rose erano l'ultima cosa che si potesse trovare facilmente nel castello.

Quella visione, gli fece venire l'impulso di vomitare.

"Amami, Petra Ral, amami come io amo te, dal profondo del mio cuore" canticchiava la voce stonata di Levi, in perfetto contrasto con le note rude e secche che la caratterizzavano.

Quella voce, quelle parole, fecero venire la pelle d'oca a tutti i presenti, fuorché alla sottoscritta Petra Ral, ragazzina della casata Serpeverde che aveva una cotta stratosferica per Levi, il suo Levi.

E quello lo sapeva tutta la scuola.

Tutta la scuola tranne Eren.

"Posso capire cosa sta succedendo?"

La voce gli era fuoriuscita bassa come un ringhio, mentre a grandi falcate si era avvicinato ai due protagonisti di quella tragedia, uno sguardo tanto aguzzo da fare invidia allo stesso Levi quando camminava per i corridoi con la sua solita aura di morte al seguito. Delle piccole vene gli sporgevano dalle tempie in maniera oscena, i pugni erano stretti lungo i fianchi con tanta forza, da aver fatto sbiancare le nocche, e un fuoco immaginario circondava lo sguardo scuro e il volto tetro che aveva, mettendo in seria discussione le leggi della fisica che provavano con certezza che un essere umano non potesse bruciare viva un'altra persona con la sola forza del pensiero.

In quel momento, Eren era la replica mingherlina e rosea dell'incredibile Hulk.

Non appena vide la figura del ragazzo avvicinarsi incombente alla scena, Petra Ral – diversamente da tutti gli altri studenti che indietreggiarono abbastanza da non rischiare di essere travolti dall'ira funesta del pelide Eren –, lanciò un'occhiata fiera, con tanto di petto gonfio, al Grifondoro, quasi stesse mostrando lui il trofeo che aveva desiderato ottenere da sempre e che finalmente aveva ottenuto.

Senza rendersi conto, però, che quel trofeo apparteneva ad Eren.

"Quello che vedi" cinguettò con un sorriso falsamente angelico, mentre i capelli sembravano brillare più dei suoi occhi.

"Pensi davvero che lui sia innamorato di te ora? Pensi che lui ti appartenga?" domandò con un filo di voce letale Eren, lanciando alla ragazza uno sguardo così carico di elettricità, da far venire la pelle d'oca anche a lei, nonostante fosse fiera del suo operato. "Levi è il mio ragazzo e non sarà di certo un filtro d'amore a portarmelo via".

Tutti sapevano che quel tono di voce non andasse sottovalutato, per quella ragione cercarono di fare cenno alla ragazza di farla finita, di ritirarsi ora che era ancora in tempo.

Ma, per quanto gli studenti stessero cercando di salvarla, il fato certamente non era dalla sua parte.

La persona che prese le sue difese era forse l’unica che non doveva immischiarsi, proprio per non peggiorare la situazione.

“Non minacciare la mia Petra, tu sporco mezzosangue” ringhiò a denti stretti uno stralunato Levi Ackerman, dal suo metro e mezzo di altezza e con il volto sollevato a guardare Eren, quasi come se non lo riconoscesse.

Nessuno sapeva a cosa quell’intervento avrebbe portato e, ciò che accadde, fu del tutto inaspettato.

Eren osservava con gli occhi sgranati il Serpeverde che gli puntava il dito contro con fare accusatorio, avendo già dimenticato l’espressione vittoriosa della ragazza bionda che aveva causato quell’assurda situazione, troppo preso qual era da quella sensazione dolorosa che gli si stava formando in petto. Era sempre stato abituato a provare sensazioni piacevoli, dinanzi a Levi o in sua compagnia, e per quella ragione quel dolore acuto lo colse del tutto alla sprovvista.
Durante una lezione di pozioni, il professore Shadis era stato piuttosto chiaro riguardo i filtri d’amore: i malcapitati che bevevano quel filtro, parlavano e ragionavano per nulla in maniera razionale, in quanto la sostanza annullava la loro volontà e la loro esperienza, solo per creare quella sensazione di desiderio nei confronti di chi la somministrava loro.
Ma, nonostante sapesse questo, Eren sentì alla stessa maniera una lancia trapassargli il petto e centrargli in pieno il cuore, non appena l’insulto di Levi arrivò alle sue orecchie, perché il pensiero che in qualche remoto angolo della sua mente il corvino pensasse davvero che lui fosse uno sporco mezzosangue, gli faceva dannatamente male.

Così male, che fu costretto a stringere i denti e ad afferrarlo per un polso, strascinandoselo dietro con una forza che con lui non aveva mai utilizzato.

“Lo spettacolo è finito, lui viene con me” ringhiò per annunciare cosa quel gesto comportasse, premurandosi anche di lanciare un’occhiata assassina a Petra Ral, prima di abbandonare la Sala Grande. “E tu non osare mai più avvicinarti a Levi, perché la prossima volta non sarò così gentile”.

E pronunciando quelle parole, abbandonò la Sala, lasciandosi alle spalle una sfilza di studenti terrorizzati e la rissa ancora in corso tra Reiner, Annie, Connie e Sasha, riguardante il precedente starnuto del primo.

Levi era molto forte, Eren lo sapeva, ma per quanto cercò di dimenarsi dalla sua presa ferrea, non riuscì a fare nulla contro il passo spedito del Grifondoro, infuriato come non lo aveva mai visto prima.
Sebbene fosse ancora sotto l’effetto devastante del filtro d’amore, tra i pensieri d’amore che dedicava a Petra, filtrava qualche pensiero preoccupato nei confronti del ragazzo: cosa lo aveva turbato al punto da farlo reagire in quel modo?

Eren perdeva molto spesso la calma, finiva molto spesso in risse inutili o in discussioni rumorose che non conducevano a nessun punto serio: non era la prima volta che lo vedeva innervosito o irritato; ma quella volta, in qualche modo, capì che era diverso.
Il suo volto era cupo, lo sguardo aguzzo, le iridi dilatate e scure e il corpo completamente irrigidito; la mano era stretta con così tanta forza intorno al suo polso, che il Serpeverde poté sentire i primi formicolii di quella, che indicavano si stesse addormentando, ma nonostante ciò non osò lamentarsi del dolore.

In qualche modo, capì che Eren non aveva bisogno di quello in quel momento.

Nonostante i pensieri irrazionali che si formavano nella sua mente, smise di opporsi, smise di lamentarsi e si limitò a seguire il ragazzo in silenzio, osservandolo come se, se avesse distolto lo sguardo per un attimo, avesse potuto perdere lo spettacolo più interessante che potesse mai vedere.
Non comprese subito il perché della sensazione piacevole che andò a crearsi nel suo stomaco, ma non la contemplò, anzi: se la godette a pieno, sino a quando Eren non si fermò nel bel mezzo del corridoio del Settimo Piano, sempre piuttosto deserto a quell’ora, dal momento che le lezioni di Divinazione erano terminate per quella prima metà della giornata.
Il Grifondoro spinse il corpo del corvino contro la parete e si premette contro di lui per tenerlo bloccato, una mano ferma sul muro accanto alla sua testa per incatenarlo ed un’altra a sollevargli il mento per incontrare il suo sguardo.

E nello stesso momento in cui Levi incontrò le meravigliose iridi turchesi di Eren, sentì l’effetto del filtro svanire completamente, per lasciare spazio ai sentimenti che provava per il ragazzo.

Ma, soprattutto, ad un sentimento di risentimento che gli creò uno strettissimo nodo alla gola.

Le iridi turchesi di Eren erano molto spesso luminose, soprattutto quando queste guardavano il Serpeverde, ma, in quel momento, erano luminose per ben altre ragioni: delle lacrime imperlavano i suoi occhi, lacrime a tratti trattenute dalle sopracciglia, che ben presto riuscirono a liberarsi e a scivolare lungo le guance che il corvino tanto amava baciare ed accarezzare; si stava mordendo il labbro con forza per non singhiozzare, stava cercando in tutti i modi di darsi un contegno e Levi poté capirlo dal modo in cui le sue dita gli stringevano con forza il mento, come se volessero sfogare le sensazioni sgradevoli che stava provando in quel gesto.

A Levi venne voglia di baciarlo in quello stesso momento, se quel gesto fosse bastato a calmare i suoi nervi e a non farlo più soffrire come stava facendo.

Levi odiava vederlo soffrire.

“Tu… Pensi davvero che io sia uno sporco mezzosangue?” mormorò con voce strozzata, stringendogli ancor di più il mento. “Preferisci davvero lei a me?”

Levi non seppe reagire subito, non perché non conoscesse la risposta a quelle domande, ma perché la visione di Eren che soffriva in quel modo, a causa sua, lo stava letteralmente devastando.
Ma sospirò, mentre lasciava che un piccolo sorriso, uno di quelli che rivolgeva solo al ragazzo, andasse a disegnarsi sul suo volto.
Aveva un sorriso amorevole, mentre sollevava una mano sul suo viso, mentre la poggiava sulle sue guance e con i pollici gli asciugava via le lacrime, e aveva uno sguardo stralunato, questa volta per davvero, mentre guardava il Grifondoro.

“Tu sei l’unico mezzosangue da cui mi lascio toccare in questo modo, Eren” mormorò con voce roca, mentre sporgeva il viso verso il suo per poggiare la fronte su quella del ragazzo. “L’unico mezzosangue che farei mio, l’unico mezzosangue che amo”.

Non diede il tempo ad Eren di rispondere, perché appena un attimo dopo, premette le proprie labbra sulle sue, le accarezzò con la propria lingua, le schiuse e lasciò che queste potessero fondersi, come erano solite fare, come amava facessero.
Il Grifondoro accettò di buon grado quel gesto, sebbene in un primo momento fosse stato colto alla sprovvista, e lasciò che la mano che teneva stretto il mento dell’altro, andasse a circondargli le spalle, mentre Levi gli portava le braccia al collo, una mano ad accarezzargli i capelli dietro la nuca. Il Serpeverde amava la sensazione dei capelli morbidi del moro tra le sue dita, adorava accarezzarli, anche quando se ne stavano seduti insieme nei cortili, Eren con la testa sulle sue gambe e lui con il busto poggiato ad un tronco, e non si privò di quella sensazione piacevole nemmeno quella volta. I loro baci risultavano sempre scontrosi, passionali, le loro lingue si inseguivano in una lotta per il dominio che il Grifondoro lasciava sempre vincere a Levi e, una volta ottenuta quella vittoria, lo stesso non lasciava inesplorato nemmeno il più piccolo lembo della bocca del suo ragazzo: amava sentire il suo calore, il suo sapore, la sua morbidezza e quando le loro lingue si intrecciavano, sentiva sempre un calore accendersi nel suo petto e subito dopo guizzare nel basso ventre, dove dei brividi adrenalinici lo spingevano a premersi contro il corpo del moro, a spingere il proprio bacino contro il suo. Quando ciò accadeva, Eren mugolava sempre contro le sue labbra e lo fece anche quella volta: un suono piacevole si librò nell’aria e Levi desiderò solo poterne sentire degli altri.

Per quella ragione, con un colpo di bacino più forte dei precedenti, ribaltò la situazione e spinse il corpo del Grifondoro contro la parete, mentre lui lo teneva bloccato contro questo con il proprio corpo.

Lasciò che una mano percorresse il suo petto da sopra il tessuto della divisa, permise alle sue dita di tastare i muscoli appena più accennati del dovuto del ragazzo, che nonostante fosse magro, risultava piuttosto ben piazzato; sospirò contro le labbra del ragazzo in un gesto di apprezzamento, quando si spinse nuovamente contro il suo bacino e constatò che anche egli aveva un principio di erezione, esattamente come lui.
Eren mugolò ancora, portando entrambe le mani alle sue spalle quasi volesse aggrapparsi a queste e strinse le dita con tanta intensità, da far credere a Levi di avergli graffiato la pelle.

Non seppe subito se fosse davvero così, ma in quel momento nemmeno gli interessava.

Tutto ciò su cui era concentrato, erano solo i suoni gradevoli che il suo ragazzo emetteva, i mugolii di piacere che rilasciava, bassi e rochi come piacevano a lui, e continuò a spingere il proprio bacino contro il suo, per far sì che potesse crearsi una frizione tra le loro erezioni, che si sfregavano tra loro al di sopra dei tessuti. Quando Levi percepì chiaramente il membro duro di Eren premere contro il proprio, rilasciò un mugolio basso di piacere, mugolio che andò ad infrangersi contro le labbra del Grifondoro, rosse e gonfie per i baci che continuavano a scambiarsi. Gli morse il labbro inferiore con i denti, lo tirò verso di sé e lo sfregò per farlo arrossare maggiormente, perché adorava vedere il suo ragazzo devastato in quel modo, con le labbra gonfie, le guance rosee, gli occhi lucidi; si beò della vista di quell’Eren travolto dal piacere anche quella volta e si dannò solo perché non potevano andare propriamente a fondo.

Per quella volta, doveva accontentarsi di quello.

Levi” esalò il moro con un filo di voce roca, spezzata dal piacere che il contatto con il membro dell’altro gli stava dando.

“Sì?” provò a rispondere il Serpeverde, mentre le spinte con il bacino proseguivano con maggiore intensità, assecondate da Eren che prese ad ondeggiare i fianchi per andargli incontro, per far sì che i loro membri potessero sfregarsi con più intensità, potessero darsi piacere con più passionalità.

Rilasciò un gemito basso di piacere, nel sentire una scossa più forte crearsi nel basso ventre e poi andare a concentrarsi nella sua erezione, in quel momento pulsante, e sporse leggermente il capo all’indietro, poggiandolo alla parete mentre teneva le palpebre chiuse e le labbra socchiuse, il fiato che man mano diveniva sempre più affaticato. “Voglio sentirti dentro di me, Levi, questo non mi basta” sussurrò ancora. “Voglio sentirti mio e voglio sentirmi tuo”.

Alla stessa maniera, Levi percepì un brivido di piacere più forte concentrarsi nella propria erezione, non appena udì quelle parole, e ringhiò perché anche lui desiderava che quello potesse accadere.

Tu sei mio, Eren” esalò con voce roca, mentre avvicinava le labbra all’incavo della sua mascella e afferrava tra i denti un lembo di pelle, esattamente come aveva fatto con le sue labbra poco prima.

Torturò anche quel lembo di pelle, lo succhiò e lo lappò con la lingua per inumidirlo e si fermò solo quando fu certo che un livido si sarebbe formato, un livido piuttosto visibile che avrebbe fatto compagnia alla pelle già arrossata.
E il sentire i gemiti bassi del suo ragazzo inseguire i propri e le spinte che univano i loro bacini, separati solo dagli indumenti, fece sì che entrambi potessero raggiungere un climax di piacere che gli fece raggiungere l’orgasmo, rilasciando tutto ciò che le loro erezioni avevano trattenuto sino a quel momento.

Levi detestava certamente gli indumenti sporchi, ma, in quel momento, non gli importava minimamente delle condizioni in cui versava.

Ciò che importava, era il fiatone che lui ed Eren condividevano, le sensazioni piacevoli che avevano appena affrontato insieme, il modo in cui Levi poggiò la sua fronte sul petto ansante del suo ragazzo, coperto dalla divisa che ora era del tutto disordinata.

Eren aveva un respiro pesante, ma nonostante stesse ancora ansimando per l’orgasmo appena raggiunto, portò entrambe le braccia a circondare il corpo di Levi e a stringerlo a sé possessivamente, per poi sussurrare tra i suoi capelli. “Ti amo anche io, Levi”.

Sul petto di Eren, mentre teneva le palpebre chiuse per riprendersi dalla sensazione piacevole che ancora gli faceva tremare il corpo, Levi sorrise.

Perché quelle parole gli diedero ancora più piacere di quello fisico appena raggiunto.






















Dopo l’episodio del filtro d’amore, Eren era cambiato del tutto.

Tutti sapevano quanto fosse spaventoso e protettivo nei riguardi di Levi, ma dal quel giorno, la situazione peggiorò drasticamente: non appena compariva il Serpeverde, il moro si trasformava in un vero e proprio angelo, ma appena quello si allontanava, fulminava con lo sguardo chiunque provasse a guardarlo anche solo per sbaglio.

La situazione non era certamente delle migliori, ma più che spaventare l’intero castello, quella questione lo divertiva.

Petra Ral, da quel giorno, non aveva più avuto il coraggio di avvicinarsi a Levi e Jean Kirschtein continuava a piangere a causa dei suoi amori sfortunati.

Che poi di amori non ve ne erano, ma quella era un’altra storia.

Quella principale, quella volta, riguardava suddetto Jean Kirschtein mentre inciampava.

Le voci che girarono per il castello, per le seguenti settimane, parlavano del Grifondoro equino che inciampò per sbaglio in una nocciolina, mentre reggeva il contenitore del ketchup e, per sbaglio, spremette tutto il liquido sulla divisa di un altro Grifondoro, un Grifondoro con il quale non andava proprio d’accordo: Eren Jaeger.
Il ketchup andò a compensare il fatto che Eren stesse perdendo sangue dal naso, troppo impegnato qual era a sognare ad occhi aperti e a rivivere il rapporto sessuale con indosso i vestiti che aveva avuto con il suo ragazzo qualche giorno prima: infatti, fu solo perché quel piccolo inconveniente faceva passare in secondo piano il sangue che gli colava dal naso, che il moro non fece a pezzi Jean sul posto.

In fondo, doveva essergli grato per avergli fornito una copertura.

Ma ciò che davvero rendeva la storia assurda, era che nello stesso momento in cui Jean inciampò e spremette il contenuto della bottiglietta di ketchup addosso ad Eren, Reiner starnutò nuovamente, facendo spaventare Sasha che per sbaglio batté la testa contro il tavolo e si ferì e, sempre nello stesso momento, Levi varcò la soglia della Sala Grande e assistette solo alla scena finale che venne a crearsi.
Considerando che Sasha era seduta accanto ad Eren e che Jean era per metà sul tavolo e per metà sul pavimento, in bilico per chi sapeva quale legge della fisica, la scena suggeriva che Eren avesse fatto loro male, dal momento che era coperto di liquido rosso.

E quella scena accese una lampadina inevitabile nella testa di Levi, che però doveva avere delle conferme, prima di sparare qualsiasi sentenza.

Ecco perché pose la fatidica domanda.

“Cos’è quel liquido rosso che ti cola dal naso?”

Eren non poté rispondere, semplicemente arrossì e scappò prima che il corvino potesse rendersi conto della realtà dei fatti, ignaro dell’ambiguità delle sue azioni e del quadro che si era creato in quel momento.

Ma, soprattutto, ignaro della conclusione a cui Levi era giunto.

Perché nel vedere quella scena e nel considerare anche come si era comportato nelle ultime settimane, il Serpeverde capì che Eren era uno yandere.
E doveva ammettere a se stesso che la cosa non gli dispiaceva poi così tanto.

Levi non seppe mai che quella supposizione era forse la più errata a cui potesse giungere, così come non venne mai a conoscenza dell’esito dell’ennesima rissa tra Sasha e Reiner, a causa del fatto che, nel ferirsi, Sasha aveva rovesciato sul pavimento il suo piatto di purè di patate: e tutti sapevano che non bisognava mai separare Sasha Blouse dal cibo.

Le voci, semplicemente, avevano narrato che ai pianti di Jean Kirschtein provenienti dal bagno dei prefetti, se ne erano aggiunti degli altri, più bruschi e rumorosi: quelli di Reiner Braun.

E fu così che una nuova amicizia iniziò e che Marco Bodt smarrì completamente la sua vita sociale e scolastica, per sempre bloccato in quel bagno.

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Sì, sono tornata con l'ennesimo aborto demenziale solo per infastidirvi deliziarvi!

E con questo, la mini-serie "Yandere o Tsundere?" si conclude qui: diversamente da come avevo pensato, i pensieri di Levi sono ridotti solo alla fine, ma questo è scaturito dal fatto che l'idea originale non riuscivo proprio a scriverla... Allora ho preferito cambiare un po' e alla fine ce l'ho fatta!

Ormai ho preso una particolare passione nell'inserire a caso personaggi che fanno cose demenziali e prossimamente inserirò anche delle shot con coppie come Marco x Freedom o Reiner x Starnuto, perché vanno inserite e perché potrei scriverci delle pagine di diario e andare avanti all'infinito, se solo volessi... Giusto per farvi capire fin dove arriva il livello di demenzialità.

Anche questa volta, spero che quest'altra piccola shot possa avervi fatto almeno sorridere e che ne apprezzerete la lettura; vi voglio ringraziare proprio per i complimenti che ho ricevuto e tutti i commenti, ma voglio ringraziare anche i lettori silenziosi e chiunque si rilassi almeno un po' nel leggere questa raccolta: alla fine, il mio scopo è quello e se so che arriva a buon fine, può solo farmi piacere
!

See you soon con il prossimo aborto,
 

Maggneto.

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