Un libro bianco

di Sylvie91
(/viewuser.php?uid=795580)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma questo è un trip mentale? ***
Capitolo 2: *** Lo scrittore. ***
Capitolo 3: *** Come il coniglio bianco di Alice. ***
Capitolo 4: *** Lontano, su nebbiosi monti gelati. ***
Capitolo 5: *** Il Drago Verde. ***
Capitolo 6: *** Vecchie storie. ***
Capitolo 7: *** Furia cavallo del west. ***
Capitolo 8: *** Chiacchierate maliziose. ***
Capitolo 9: *** Abbacchio arrosto. ***
Capitolo 10: *** Intermezzo. ***
Capitolo 11: *** Buio ***
Capitolo 12: *** Risveglio con sorpresa. ***
Capitolo 13: *** Il Paese delle Meraviglie. ***
Capitolo 14: *** Allenamenti. ***
Capitolo 15: *** Un artista nascosto. ***
Capitolo 16: *** Piccoli problemi di cuore. ***
Capitolo 17: *** Coniglietti rosa e capre bionde. ***
Capitolo 18: *** Di verruche ne è pieno il mondo. ***
Capitolo 19: *** Dalla padella... ***
Capitolo 20: *** ... alla brace. ***
Capitolo 21: *** Galeotto fu il libro. ***
Capitolo 22: *** Nella casa dell'orso. ***
Capitolo 23: *** Hansel e Gretel persi nella foresta. ***
Capitolo 24: *** Ragni, ragnetti e ragnoni. ***
Capitolo 25: *** Convivenza obbligatoria. ***
Capitolo 26: *** Pace, Pacina, Pacetta. ***
Capitolo 27: *** Nelle botti piccole c'è il vino buono. ***
Capitolo 28: *** Pontelagolungo. ***
Capitolo 29: *** Tre volte benvenuti. ***
Capitolo 30: *** Fiesta. ***
Capitolo 31: *** Meritato riposo? ***
Capitolo 32: *** Confessioni. ***
Capitolo 33: *** La desolazione di Smaug. ***
Capitolo 34: *** Gocce di memoria. ***
Capitolo 35: *** Smaug. ***
Capitolo 36: *** Pace apparente. ***
Capitolo 37: *** Fuga. ***



Capitolo 1
*** Ma questo è un trip mentale? ***


Guardo l’orologio del cellulare sbuffando seccata, non è possibile che io sia sempre in ritardo eppure mi sono impegnata, preparandomi in anticipo.
Monto in auto di corsa ed altrettanto di corsa inserisco le cinture di sicurezza, quasi friziono quando accendo il veicolo e premo l’acceleratore con foga; forse se ho fortuna riuscirò ad arrivare a destinazione con un ritardo piccolo piccolo.
Non riesco a fare neanche una decina di chilometri immettendomi nella superstrada, che mi porta verso Rennes, che il cellulare comincia a vibrare e subito dopo a suonare. Sbuffo, so che non dovrei rispondere; ma sicuramente è Christopher preoccupato per il mio ritardo.
Infatti guardando lo schermo vedo il suo volto sorridente lampeggiare, accetto la chiamata ed inserisco il vivavoce –Sto arrivando! Sto arrivando! Sto arrivando!- esclamo, mentre lui mi sbeffeggia ridendo.
-Mi sono preoccupato… sei per strada?- mi chiede con voce scherzosa.
-Sì, sì mi sono appena immessa nella superstrada… arriverò fra una mezz’oretta, se vado alla mia velocità.- rispondo stuzzicandolo, so bene che a lui non piace il mio modo di guidare.
-Anaïs, va piano… per quanto abbia voglia di vederti, non voglio che tu vada troppo veloce.-
-Dai tesoro… sai che sto attenta, anche se vado veloce.- miagolo al cellulare cercando di ammansirlo –E poi anch’io non vedo l’ora di vederti… è da una settimana che non stiamo assieme.-
Lui dall’altro capo sbuffa, mentre io ridacchio so già di averla vinta –Ti prego vai piano… e per quando arrivi la cena sarà pronta.-
-Sei un amore…- sorrido guardando la strada davanti a me, veramente contenta di avere un ragazzo così premuroso come fidanzato.
-A dopo, Anaïs…e mi raccomando rallenta.-
-A dopo.- lo saluto e chiudo la chiamata, togliendo per un millesimo di secondo lo sguardo dalla strada, millesimo di secondo che ha cambiato profondamente la mia vita.
 
Sono seduta su un morbido manto d’erba, credo di averci dormito sopra dato il poco sopportabile dolore; però che bel posto: attorno a me c’è la natura più ampia, distese di erba che sembrano infinite tappezzano il terreno ed alti alberi dal tronco largo e robusto si ergano in maniera scomposta… non sembra una foresta o un bosco.
Non ci sono molto abituata a questi paesaggi ormai la mia città ha solo dei piccoli amorfi giardinetti per bambini o per portare a spasso i cani.
Se sono ancora in Bretagna dovrei andare verso nord in modo da trovarmi sulla costa, sarebbe una fortuna andare verso Cancale… ma non sono così fiduciosa, per il momento non so neanche dove sia il Nord e non sono nemmeno una scout per riuscire ad orientarmi.
Quasi quasi maledico quella volta in cui ho rifiutato di entrare nel clan dei lupacchiotti.
Deve ancora arrivare l’alba…mi conviene aspettare sperando che arrivi presto, almeno così capisco dove sia l’est e poi orientarmi di conseguenza; quell’albero lì in fondo sembra ideale per appoggiarsi comodamente: le radici escono un po’ in fuori, ma il tronco incavato mi permette di stare più comoda.
Mi alzo per andare sul mio nuovo “letto” e solo allora mi accorgo che indosso vestiti un po’ singolari: pantaloni neri morbidi anche se un po’ troppo attillati per i miei gusti, sicuramente mi stanno segnando le gambe, accidenti quanto vorrei essere solo un po’ più magra… dei stivali alti sino al ginocchio, tacco basso, comodi devo dire; poi una specie di camicia spessa, molto spessa bianca e un mantello rosso con cappuccio.
Ma per caso sono andata ad un convention di pirati francesi senza nemmeno accorgermi? Mi manca solo una spada, una benda sull’occhio e un pappagallo sulla spalla per essere la perfetta figlia di Barbossa… forse sto solo immaginando tutto, magari sono andata ad una festa e questo è un mio trip mentale, ma sembra così reale.
Squadro ancora il mio strano abbigliamento finché non mi accorgo di una piccola borsa di iuta a terra, chiusa con una spilla a forma di foglia argentata, l’apro e trovo: un libro, dei fazzoletti di carta, una penna e basta… bene, insomma se avessi fame mi mangio carta condita d’inchiostro?
Prendo il libro, è piccolo ci saranno poco più di 300 pagine e completamente bianco a parte la copertina, questa è di pelle marrone con scritto qualcosa in rilievo di un colore che sembrerebbe dorato alla luce della luna: “Andata e Ritorno: un racconto hobbit di Bilbo Baggins”.
Buono: mi trovo in quella che credo che sia la campagna bretone, vestita come un pirata che vuole farsi notare dato il colore del mantello, equipaggiata con un libro bianco dal titolo particolare, fazzoletti ed una penna… ok è solo un brutto sogno, bruttissimo sogno, comincio anche ad aver fame dal nervoso.
Vado verso il benedetto albero per aspettare l’alba e vedere dove andare, e sfoglio man mano il libro ancora intonso… perché è bianco? E perché il titolo non mi è nuovo… non che mi ricordo tutti i libri che ho letto, ma questo è così particolare: racconto hobbit.
Mi viene da sorridere, gli hobbit già letti nei diversi libri e già visti al cinema; ma sono solo frutto della fantasia niente di più e niente di meno: piccoli ometti con i piedi pelosi, a cui piace vivere in pace e buon gustai; per quest’ultima caratteristica potremo andare d’accordo se fossero reali.
Arriva l’alba, diciamo che si è fatta attendere; ho dovuto combattere con la voglia di chiudere gli occhi un paio di volte, ma ora so dove andare.
Mi incammino con il mio leggero bagaglio, passando per questa particolare foresta; non c’è una fitta boscaglia, ma solo diversi alberi ben separati tra loro; mentre cammino ripenso ancora all’alba: è sempre uno spettacolo emozionante.
La prima volta che l’ho vista ero sopra una specie di palazzone, la notte prima aveva piovuto ed erano rimaste delle nuvole rade, ma scure che venivano trafitte dai raggi del sole; ed anche il contorno degli edifici circostanti era come illuminato.
Quel giorno il sole rese bello ciò che normalmente definirei come artificiale e triste, il cemento dei palazzi, quelle sfumature di grigio così brutte: con l’alba sembravano avere un effetto completamente diverso.
Quest’alba sembra come dipinta in uno splendido quadro, i colori del sole e del cielo limpido che accolgono i suoi primi raggi sono una gioia per gli occhi e questo spettacolo non mi fa pensare alle mie ristrettezze o al posto in cui sono capitata.
Poi la natura che man mano si sveglia coccolata da questi tenui ma già dolci raggi, la musica degli uccellini di prima mattina e il lieve venticello che mi scombina i miei capelli color mogano: danno un senso di pace innato.
 
Dopo un paio di ore di camminata mi sento parecchio stanca e sconsolata, è strano c’è vento ma non sento l’odore del mare; in Bretagna si sarebbe comunque sentito l’effluvio dell’oceano… vuol dire o che sono in una zona parecchio interna o che la mia intuizione è completamente errata.
Noto poco dopo quello che è un piccolo sentiero tortuoso fatto di sassolini gialli come quelli di montagna, ma molto ben curato: mi viene da pensare al sentiero d’oro del Mago di Oz… ecco sarebbe davvero il colmo trovarmi con un leone senza coraggio, un uomo di latta senza cervello e uno spaventapasseri senza cuore, non contando la strega con problemi di igiene dato la sua “allergia” all’acqua.
Anaïs basta trip mentali… talvolta sono peggio di JD in Scrubs.
Prendo il sentiero e spero di averlo preso per il verso giusto voglio vedere la civiltà… dopo un’altra mezz’ora di cammino vedo in lontananza quelle che sono delle costruzioni in pietra viva; corro disperatamente… voglio vedere se riesco a trovare un telefono in un bar per chiamare casa o chiedere aiuto o qualsiasi cosa di intelligente o quasi.
Corro, corro, corro senza neanche vedere bene dove vado, con la testa bassa seguendo il sentierino quando… mi trovo a terra e urlò  -Ma chi diavolo è in mezzo alla strada? -; alzo la testa e vedo la coda di cavallo che mi sventola davanti al naso: sono andata addosso al sedere di un cavallo.
Il cavallo si gira e il suo proprietario mi scruta stranito, sicuramente avrò impostato la faccia versione disgustata dato che lo sento sogghignare, lo guardo e …che il cielo mi fulmini… un vecchio con la lunga barba, occhi azzurri e furbi, sorridente e vestito di grigio: Gandalf?
Mi guardo interno ancora da seduta e vedo gente vestita in versione medievale che si fa grasse risate alla mia direzione, che personcine deliziose; ma ciò che mi tarla maggiormente il cervello è una sola domanda: dove sono VERAMENTE??
Oddio quell’uomo assomiglia davvero allo stregone non sembra un cosplay, mi alzo e lo fisso –Sei Gandalf? Quel Gandalf? Il Grigio?-
I suoi occhi mi guardano come stupiti, si vede che l’ho preso in contropiede –Così mi chiamano… ma io non ti ho mai vista, ne sentita in giro, chi saresti?-
-Anaïs, sono una ragazza italiana e credo di essermi persa nel vero senso della parola.-
-Italiana? Che cosa sarebbe?-
-L’Italia è dove abito, la mia patria o quasi in questi ultimi anni mi sono trasferita in Bretagna, scusa sto divagando… ma ho come l’impressione di essere in un mondo diverso a questo punto o in una gabbia di matti, dove siamo di preciso?-
-Terra di Mezzo, precisamente nella zona più ovest, questo sentierino porta fino alla Contea.-
- Bene, sono in una gabbia di matti.-
- Ma guarda se devo essere considerato matto da una ragazzina… La nostra conversazione finisce qui, io ho una missione, arrivederla.-
- No! La prego mi faccia venire con lei… non ho un posto, e se lei è veramente Gandalf me lo potrà provare… sono sicura che riuscirà a trovare un modo per rimandarmi a casa-
- Quindi vorresti seguire un matto?-
- Si fidi credo di essere anch’io sulla giusta strada per la pazzia-.
Mi sorride, credo di averlo convinto almeno spero.
Nutro ancora dei solidi dubbi ma se sono nella Terra di Mezzo, so che di Gandalf mi posso fidare; se non siamo dove dice allora mi godrò la compagnia di questo vecchio pazzo, dagli occhi sembra solo molto furbo ma per niente cattivo.
Gandalf mi fa arrivare un cavallo nero, (bravo il mio stregone ha già capito i miei gusti) e cerco con un po’ di goffaggine mal nascosta di salirci… è la prima volta che salgo su un cavallo, ma non voglio essere di peso e quindi non chiedo alcun aiuto, arrangiandomi come posso.
Una volta sistemata alla bene e meglio partiamo… spero di tornare presto a casa.



Capitolo un po’ cortino, ma comunque da l’incipit alla storia.
Ho deciso di riprendere in mano questa ff perché era da un po’ che non mi soddisfaceva più; insomma mi sono accorta che potevo fare di meglio… soprattutto dopo aver scritto la “storia di un nano”.
Nel suo precedente mi sono divertita con tutti i nani, in questa storia ho preso in considerazione in passato solo pochi noti e quindi non vedo l’ora di rinnovarla e modificarla… rendendo Anais stessa un po’ diversa, anche se sempre tanto ironica!
Ringrazio i vecchi lettori e spero che ce ne saranno di nuovi! Comunque un ringraziamento speciale va ad Evelyn80 che mi ha spiegato come spostare tutte le recensioni, facendo così partire questo progetto!
Credo che aggiornerò una volta a settimana circa… voglio prima far bene anche l’altra storia che ho iniziato!
A presto
Bisous
Sylvie
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lo scrittore. ***


Questa sella è dannatamente scomoda, poco ma sicuro che quando scenderò da qui sopra avrò il sedere piatto. Se scenderò mai da qui sopra… questo animale è troppo alto, probabilmente mi farò il volto nuovo cadendo di faccia.
Mi sistemo un po’ meglio sul posto, cercando una posizione comoda senza molto risultato: nella mia lista dei sogni c’era nell’elenco di fare una o più cavalcate, ma in questo momento mi sto pentendo di averle aggiunte.
Per fortuna che cavalchiamo lentamente seguendo il tortuoso sentiero di ghiaia gialla, contrariamente alla cavalcata questo posto mi comincia a piacere… sembra tutto così calmo: come se non ci sia la solita fretta con cui si condivide le giornate; nessun tipo di rumore artificiale come quello del traffico o della suoneria del cellulare o altre cose che consideriamo come ormai normali.
E se la normalità sia invece il rumore degli zoccoli ferrati sulla strada di sassi, la fresca brezza primaverile o il fruscio delle foglie… è tutto così distante dal mio mondo questa realtà.
Lo stregone non mi rivolge parola, magari è ancora offeso per avergli dato del pazzo prima… francamente poco mi importa, gli passerà, ho bisogno di pensare a diverse cose: perché sono qui? Chi mi ha mandato? Come faccio a tornare dalla mia famiglia? Dov’è Christopher, perché non è qui con me? Ed il libro perché mi è così familiare? E soprattutto perché non mi ricordo il contenuto?
Cioè il ricordo di Gandalf è stato come un fulmine, mi è saltato in mente come quando guardando la televisione rispondo ai quiz… ma non riesco a collegarlo ad altro, è come se parte della mia mente sia bloccata, e che ci siano dei ricordi a cui non ho accesso. Tutto sarebbe più semplice se avessi lo smartphone dietro, una controllata su internet et voilà: mistero risolto.
Invece nada, che cosa fastidiosa…
Riesco appena a ricordarmi il fatto che Gandalf sia uno stregone, ma non riesco a ricollegarlo ad alcuna cosa che lo riguardi o ad alcuna missione, si perché lui prima parlava di un incarico particolare; ma in che cosa mi sono imbarcata…
-La missione di cui parlava prima, di cosa si tratta?- dico rompendo il silenzio istauratesi ed aspettando una risposta, lo stregone si gira e mi fissa per un tempo direi troppo lungo; come se volesse capire se di me si possa fidare o meno.
-Lo scoprirai a tempo debito, cioè quando lo deciderò io…- mi risponde, non smettendo di fissarmi.
-Dai per piacere, non posso dirlo a nessuno… non conosco nessuno in questo mondo.-
-Giusto… ma comunque aspetterai; per quanto riguarda io non so se tu sia davvero di un altro mondo o cosa… potresti aver mentito per seguirmi o potresti essere tu la pazza dal mio punto di vista.-
-Ha ragione! Non ho alcuna prova per dimostrare che quello che dico è la verità… ma allora mi chiedo perché mi ha dato un cavallo e non mi ha impedito di venire con lei?-
Ricomincia a fissarmi stavolta stranito, come se si aspettasse una risposta diversa… mi sta di nuovo studiando… uffa, non sono mica una provetta da laboratorio o un esperimento… poi i suoi occhi mi mettono un non so che di ansia, sembrano scavarmi per davvero nella mente.
Rimaniamo a fissarci ed io, ovviamente, non abbasso lo sguardo, non sono quel genere di persona e se Gandalf vuole una prova della mia forza d’animo avrà pane per i suoi denti.
-Sarà divertente…- mi dice alla fine sorridendo.
-Cosa?-
-Quando verrà il momento capirai cosa sarà divertente.-
-E’ una qualità comune di voi maghi essere così dannatamente enigmatici?-
-Diciamo che facciamo e diciamo le cose con i nostri tempi-
-Peccato che i vostri tempi non siano molto compatibili con quelli di altre persone.- rispondo sarcastica, riconcentrandomi sul guidare il cavallo.
Silenzio.
Accidenti, ma perché devo essere così acida… non potevo rispondere con un va bene e basta, così si chiudeva il discorso; invece no, vero? Devo per forza punzecchiare le persone, provocarle così poi giustamente si seccano, e in questo caso magari mi dovrei dare una calmata: cioè solo lui mi può aiutare e non mi conviene indisporlo.
Continuo con le mie elucubrazioni  finché non sento la risata cristallina del mago, non sembra essersi offeso più di tanto, per fortuna.
-Sì, sì sarà proprio divertente; già vi vedo scontrarvi come due arieti.-
- Contro chi mi dovrei scontrare?!.. Sì, scusa saprò tutto più tardi anche in questo caso.-
-Esatto!-
 
Continuiamo il nostro viaggio ancora immersi nella quiete dopo le nostre poche battute, il paesaggio man mano cambia è molto più collinare; non posso fare a meno di meravigliarmi di quanto possa essere splendido il quadro che mi si figura davanti.
Sarei quasi tentata di fare una foto da tenere con me, peccato che in questo mondo manchino i mezzi necessari per queste piccole cose, così tanto entrate nel mio quotidiano.
Cerco di fermare il cavallo per godermi la vista, con non subito un gran risultato; finchè non interviene lo stregone che tira le redini del mio destriero fermandoci su un piccolo ponticello fatto interamente di pietra, le pietre sono grosse ma combaciano perfettamente in modo armonioso fra loro.
Sorrido a Gandalf che oltre ad aiutarmi, in questo modo mi ha anche insegnato come fermare l’animale; lui ricambia il sorriso bonariamente per poi guardarsi attorno ammirando anche lui questo paesaggio meraviglioso.
Il fiume sottostante al ponte è tranquillo e limpido, l’acqua è talmente chiara che si vedono i pesciolini nuotare sul suo fondo, i quali cercano i raggi del sole che si riflettono su quel limpido specchio per scaldarsi un poco.
Il gioco di luce del sole sull’acqua sembra voler illuminare ancor di più il posto creando delle piccole sfumature dorate sulla superficie, solo l’ombra del ponte e dei pochi alberi sulla riva sembra voler rompere la piccola magia; tuttavia la rendono ancor più affascinante.
Seguendo il percorso del fiumiciattolo vedo un casolare, l’abitazione anch’essa come il ponte è fatta di pietra e accostato c’è un piccolo mulino di legno che gira lentamente seguendo la dolce corrente; la cosa particolare è che queste poche costruzioni non stonano con la natura circostante, anzi completano l’ambiente redendolo se è possibile ancora più bello.
Mi avvicino allo stregone che nel contempo si è mosso lungo il sentiero, ha sicuramente notato il mio sguardo illuminato dal paesaggio e ha sentito il mio sussurro meravigliato mentre mi avvicinavo a lui; gli sorrido nuovamente e ripartiamo… ho come l’impressione che non manchi molto alla nostra meta.
Il sentierino ci porta per dei campi: il grano è ancora verde e appena cresciuto, deve ancora raggiungere la sua maturità, ma la piega che prende dal soffio gentile del vento è deliziosa, i lunghi e leggeri fusti non vengono sferzati, ma solo accompagnati nel loro inchinarsi.
Poi un campo di girasoli, sono così belli rivolti in preghiera verso il sole… gli ho sempre adorati, sono così allegri e nello stesso tempo dolci nella loro ricerca di calde coccole.
Superiamo i campi pian piano, e vedo che la strada cambia non c’è più la ghiaia, ma questa viene sostituita da delle pietre incastonate sul terreno, il suono degli zoccoli è più sordo adesso si sente maggiormente… comunque trovo piacevole il ritmo creatosi.
 
Dopo un buona ora di viaggio sul nuovo sentiero, in lontananza si erge innanzi a me un villaggio piuttosto particolare; ci sono le porte di casa e le finestre che si aprono all’interno a delle colline: devo dire che tutto sembra molto più piccolo di ciò che io considero normale.
Non sono altissima come ragazza, ma neanche bassa… insomma guardando le porte io ci arrivo giusta giusta con la testa probabilmente; Gandalf invece mi sa che avrà seri problemi ad entrare in un di queste piccole dimore.
Attraversiamo il mercato pieno di personcine davvero piccole, coi piedi scalzi ma grandi e pelosi: hobbit!
Sembrano tutti così spensierati e felici, i bimbi che corrono su e giù per le bancarelle, i vari venditori che chiamano i loro amici per fargli acquistare i loro prodotti, c’è persino un barbiere che accoglie i suoi clienti in una comoda poltroncina in mezzo al mercato.
Colori, gioia e festa si mescolano in turbinio di sensazioni non descrivibili; il sorriso dei bimbi che ci guardano dal basso meravigliati di vedere delle figure così alte al di fuori dei loro genitori, qualche vecchio hobbit che saluta Gandalf come un vecchio amico e che mi sorride accennando un benvenuto col capo.
Che gente cordiale e meravigliosa devono essere questi hobbit!
Continuiamo il cammino verso quella che è la collina più alta, prima di raggiungere quella che sembra una delle abitazioni più grandi del villaggio: scendiamo dai cavalli e li lasciamo in un piccolo spazio verde a riposare.
Io e Gandalf ci avviciniamo verso quella grande casa e vedo seduto su una panchina a fumare con una strana e lunga pipa un hobbit, sta aspirando felicemente il fumo appena espirato; è vestito molto bene, forse un pelo meglio degli altri abitanti, che ho visto prima al mercato: ha una camicia bianca, con sopra un gilet dorato ricamato con una fantasia floreale e i pantaloni di un marroncino chiaro.
I suoi capelli sono di un colore particolare non li definirei biondi, ma di un castano non chiaro ma neanche scuro; il viso è molto gioviale, anche se la mia sensazione è quella che ha molti più anni di quanto ne dimostra.
Gandalf si ferma e lo copre con la sua ombra, lo hobbit spaventato dall’improvvisa oscurità quasi tossisce innervosito, finchè sbotta con un –Buongiorno!-
-Che cosa vuol dire?- risponde il mago, con aria furba -Mi auguri un buongiorno od è un buongiorno che mi piaccia o no? O forse vuol dire che ti senti buono in questo particolare giorno? O affermi che questo è un giorno in cui occorre essere buoni? Mmm...-
Io a lato di Gandalf soffoco una risata vedendo la faccia sconcertata de lo Hobbit… povero sembra completamente spaesato.
-Tutte le quattro cose, credo…- bofonchia e poi guardando il mago continua –Posso aiutarla?-
-Questo resta da vedere…sto cercando qualcuno con cui condividere un avventura.-
Gandalf fermati che scoppio in una risata, ti prego…ti giri verso di me, che faccio evidentemente dei rumori strani per evitare di ridere in faccia al piccolo hobbit e mi fulmini con lo sguardo… va bene, me ne sto zitta e buona.
-Nessuno ha molto interesse per le avventure ad ovest di Brea.- continua il nostro nuovo amico alzandosi per prendere la posta dalla cassetta delle lettere – Cose brutte, fastidiose e per di più scomode…fanno far tardi a cena!- e con questo borbotta qualcosa e tagliando l’angolo verso casa dice ancora –Buongiorno!- accompagnandolo con un cenno di commiato.
Ed allora, io che vedendo questa tentava fuga mi è saltata un po’ la mosca al naso gli esclamo dietro – Ehi ma ci stai buongiornando?-, Gandalf mi guarda torvo ed io mi zittisco sbuffando; poi continua lo stregone- In effetti, come dice la mia “collega”, non pensavo di dover vivere per essere buongiornato dal figlio di Belladonna Tuc, come se fossi un venditore ambulante di bottoni-
-Come prego?-
-Sei cambiato…e non esattamente per il meglio Bilbo Baggins.-
Bilbo?... ma è l’autore del mio libro bianco… devo parlare con Gandalf, gli devo spiegare del libro e anche dei miei ricordi, quell’hobbit forse sarà lui a riuscire a farmi tornare a casa… anche se non so propriamente come.
-Vi conosco?-
- Conosci il mio nome, anche se non ricordi che sono io a portarlo: sono Gandalf.-
- Non sei quello dei stupendi fuochi d’artificio? Non credevo che fossi ancora in affari!-
-E cosa dovrei fare?... Beh sono contento che ricordi qualcosa di me, anche se sono solo i miei fuochi d’artificio… Si bene è deciso: sarà un gran bene per te e molto divertente per me, vado ad informare gli altri!-
-Gli altri chi?- chiede lo hobbit e me lo chiedo anch’io: altri chi? Non credevo che questa “missione” riguardasse tante persone oltre allo strano amico di Gandalf.
-No, qua non vogliamo nessuna avventura! Buongiorno!- conclude Bilbo e con queste ultime parole si rinchiude in casa.
Gandalf si avvicina alla sua porta e fa uno strano segno con il suo bastone magico, poi viene verso di me e mi supera andando verso i cavalli, naturalmente lo seguo; raggiungiamo i nostri cavalli e ci saliamo su, solo in quel momento gli dico –Ti devo parlare-.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Come il coniglio bianco di Alice. ***


-Va bene, ma non qui… dobbiamo trovare un posto “isolato”.- mi risponde lo stregone cominciando a farmi strada.
Cavalchiamo per una decina di minuti a passo lento, finché non ci fermiamo davanti ad una locanda… sono leggermente dubbiosa: non si doveva andare in un posto isolato? Siamo anche in un giorno di mercato.
-Gandalf, scusami ma qual è la tua concezione di  passare inosservati?-
-Entra.-
-Ma Gandalf sarà pieno oggi ….è giorno di mercato, e se qualcuno sentisse quel che ti ho da dire?-
-Si, è vero sarà pieno di ubriaconi, che faranno chiasso senza badarci minimamente.- mi sorride lo stregone contento di aver avuto l’ultima parola –E poi abbiamo l’occasione di mangiare qualche specialità hobbit! La birra è fantastica!-
- Ma sono le prime ore del pomeriggio, dico per bere-
Entriamo, il locale è ampio, in centro ci sono i locandieri affaccendati a preparare le pietanze o riempire i boccali, intorno ci sono diversi tavoli disposti in maniera sparsa; è luminoso grazie alle ampie finestre che illuminano il suo interno, oltre ai grandi lampadari che scendono nella sala.
Prendiamo un tavolino tranquillo che sembra essere il posto fisso di Gandalf, la cameriera infatti sembra conoscere le sue preferenze, non ci chiede neanche cosa vogliamo; ma poco dopo ricompare con due piatti di pane e formaggio fuso, un po’ di carne secca e due pinte di birra… che di pomeriggio non è che impazzisca.
-Allora dimmi tutto- inizia Gandalf.
-Quando mi sono trovata qui, nella Terra di Mezzo, mi sono svegliata in uno spiazzo a circa 2 ore di cammino da dove ci siamo incontrati o scontrati… come preferisci insomma! Quando mi alzai dallo spiazzo per ripararmi sotto un albero notai due cose…- mi fermo aspettando un cenno dallo stregone, il quale mi indica di continuare con la mano.
- In primo luogo gli abiti questi nel mio mondo non sono normali, anche se in questo caso sono intonati con l’ambiente e mi fanno passare inosservata; poi in secondo luogo vicino a dove giacevo c’era questa borsa di iuta-.
Prendo il mio piccolo bagaglio e lo svuoto davanti agli occhi di Gandalf, mettendo in ordine sul tavolo prima i fazzoletti, poi la penna ed infine il libro; gli occhi dello stregone puntano come era prevedibile il libro, credo che per il titolo.
-Perché il tuo libro ha il nome di Bilbo?-
-Non lo so, ti posso solo dire che il titolo non mi è nuovo… è come se l’avessi già letto, ma quando l’ho aperto ho scoperto che non vi è scritto nulla dentro-
-In che senso non ti è nuovo?-
-Nel senso che nel mio mondo questo libro è già stato scritto e letto… soltanto che a me, ora, viene bloccato l’accesso al suo ricordo: non so cosa succederà nel futuro più lontano e non so che c’entra Bilbo con me; per quanto riguarda invece il futuro più vicino ho come dei flash.-
Gandalf apre il libro con aria incuriosita, poi rialza lo sguardo verso di me e dice –C’è un capitolo-
-Cosa?-
- Sì è scritto, c’è il racconto dell’incontro tra me e Bilbo, di te non c’è alcuna citazione al riguardo è come se non esistessi-
Gli prendo il libro dalle mani e comincio a sfogliarlo in maniera nervosa, leggendo a salti e in maniera incompleta; alla ricerca del mio nome, perché non è scritto? È come se non esistessi ed allora cosa sono in questo mondo?
Guardo lo stregone, so di aver gli occhi leggermente gonfi dal nervoso e dall’angoscia, ma ho bisogno di risposte –Perché non ci sono nel libro? Cosa sono?-
-Mi dispiace non ho alcuna risposta, non so perché non compari; so però che in questo mondo sei una persona visibile e tangibile!-
Sospiro pesantemente… grazie, ma caro il mio Gandalf non mi aiuti così, nella mia testa non fanno altro che installarsi dubbi e domande; mi tiro indietro con gesto seccato i capelli che ormai mi ornano la fronte, tengo lo sguardo basso e non parlo.
Lo stregone come capendo che per il momento il discorso è chiuso si ributta sul pranzo, mangiando silenziosamente e controllandomi di sottocchio; afferro anch’io quella che è un specie di bruschetta col formaggio fuso e cerco di finirla anche se la voglia di mangiare è scesa sotto le scarpe dopo le ultime novità.
Agguanto la birra con rabbia e nervoso, anche se è pomeriggio non m’importa, ho bisogno qualcosa che mi tiri su… la finisco velocemente, solo dopo aver appoggiato il boccale sul tavolo noto lo sguardo di Gandalf su di me.
-Scusa, la mia poca educazione, ma quando sono nervosa dimentico le regole di come si deve stare a tavola.- dico sottovoce.
-Non è per questo; più che altro è che non volevi la birra, ma l’hai finita prima di me!- a questa affermazione le guance assumono un colorito molto simile al mio mantello rosso e abbasso lo sguardo timidamente e imbarazzata.
Cerco di darmi un contegno tossendo un po’ ed ora dopo aver smorzato l’atmosfera precedente riprendo il discorso di prima.
-Gandalf, riprendendo il discorso: cosa devo fare? Sono qui ormai e l’unica cosa che posso fare è trovare la strada di casa, ma questo libro sembra che mi spinga a rimanere affianco a Bilbo… come se solo vivendo la vostra missione posso sperare di completarlo.-
-Dovrai venire con noi: me, Bilbo ed gli altri compagni che incontrerai presto. Non so che magia sia questa, è la prima volta che la vedo, ma hai ragione credo che l’unico modo che hai per tornare a casa sia di finire il libro.-
-Sì, c’è un altro problema: quando capirò che il libro è veramente finito? Cioè potrebbe non finire mai… potrei rimanere incastrata qui.-
-Non buttarti giù, figliola mia, credo che il libro avrà una fine e credo anche di sapere quale…-
-Davvero e qual è?-
-Non vorrai mica che ti rovino il finale di un libro?-
-Solitamente direi di no… ma in questo caso farei un eccezione.-
-Nessuna eccezione, mi dispiace, come hai detto tu: dovrai vivere quest’avventura passo a passo… però prima devi promettermi due cose-
-Sarebbe?-
-Nessuno dei nostri futuri compagni dovrà sapere del tuo libro, nemmeno Bilbo anche se lui è il diretto interessato… inoltre devi tenere nascosto i tuoi flash: cerca di mascherarli con sesto senso o con ciò che vuoi… ma nessuno deve sapere che riesci a vedere il futuro.-
-Va bene lo prometto, ma non è che io riesca a vedere proprio il futuro; lo intuisco, sono dei ricordi che riemergono a sprazzi e in modo disordinato. Un esempio è quando ti ho visto sta mattina: sapevo chi eri, ma non riesco a collegarti con altro o quando Bilbo ci ha buongiornato… in quel momento ti ho anticipato la battuta vero?-
- Sì, è vero, ed in quel momento ho pensato che tu avessi dei poteri particolari; ma che devono rimanere nascosti anche se possono dimostrarsi utili nel nostro viaggio.-
-Utili?-
-Sì, pensa riuscire ad anticipare un pericolo per una manciata di secondi… darà un minimo di tempo per prepararci. A proposito di preparazione io adesso ho un impegno; tu dovrai comprare un paio di cose per te, quel bagaglio non è sufficiente per il viaggio che dobbiamo affrontare.-
- Buono, cosa devo prendere?-
- Beh una sacca abbastanza comoda da trasportare con un paio di ricambi dentro, poi se riesci cerca di trovare una spada o qualche arma che puoi usare non si sa mai… per il resto sei libera ci vediamo a casa di Bilbo sta sera dopo il tramonto del sole, se non ti ricordi dove abita c’è un segno runico sulla porta che ho fatto prima-
A quel punto si alza, mi passa un po’ di monete e se ne va pagando il pranzo prima di uscire, lasciandomi li da sola nella locanda, chissà quale impegno dovrà fare di così urgente; probabilmente dovrà contattare gli “altri“ di cui ha accennato prima.
Vado verso il mercato e faccio uno shopping veloce e pratico, non mi è mai piaciuto fare spese pazze… anzi credo di avere una forte allergia ai saldi, li considero alla pari di un girone dell’inferno dantesco: quasi come quello degli ignavi, ma invece di inseguire un insegna c’è un capo scontato.
Mi allontano da quella zona festosa ma anche un po’ chiassosa per dirigermi verso il campo di girasoli visto prima, tanto lo stregone ha detto che ho il resto del pomeriggio libero perché non godermi un po’ di giusto riposo tra i miei fiori favoriti.
Seguo il sentierino in groppa al mio cavallo… adesso che ci penso devo dare ancora un nome al mio destriero: Fulmine?… nah troppo palese, Furia? Sì, cavallo del west che beve solo caffè… Spirit?...cavallo selvaggio… dai un nome originale, pensa Anaïs pensa…
E mentre appunto mi stringevo le meningi: -Ehi tu, lassù stai attenta con il tuo cavallo, mi stavi per prendere in pieno!-
Distratta dall’esclamazione rivolgo lo sguardo verso il basso e vedo un nano, vestito prevalentemente di scuro, con i capelli lunghi e fluenti neri come la pece con lievi striature argentate, i suoi occhi azzurri e profondi mi fissano con arroganza e con aria di superiorità mal celata.
-Mi scusi signor nano, mi sono un attimo distratta; ma se mi è venuto addosso si vede che neanche lei guardava dove andava!-
Si acciglia alla mia risposta, brontola qualcosa e se ne va nel verso opposto al mio, che nano strano, ma non importa tanto non lo rivedrò più.
 
Sono arrivata al prato pieno di girasoli così belli e rigogliosi, circondati da una morbida erbetta che sembra tagliata di recente dall’odore di fresco, prendo il mio mantello e lo distendo sul suolo, mi ci accomodo sopra con calma… alla fine ho fatto le commissioni di Gandalf velocemente per aver quest’attimo di pace.
Mi distendo e volgo il mio sguardo al cielo, è così bello… non ci sono altri aggettivi per descriverlo meglio; le nuvole sono bianche e sparse nella tavola azzurra, è divertente vedere le loro diverse forme e come si muovono lentamente, sembra che danzino su una musica immaginaria fatta di flauti e arpe: tutti strumenti così leggiadri nel suono.
C’è anche un leggero vento caldo che mi culla pian piano, è come una dolce ninna nanna che mi accompagna a socchiudere gli occhi, a rilassarmi e una canzone mi salta in mente e perché non cantarla un po’ per accompagnare la musica del cielo:
 
E se sei persa in qualche terra straniera
Ti canto una ninna nanna per sentirti più vicina
Un giorno guidati da stelle sicure
ci troveremo in un angolo di mondo lontano
nei bassi fondi tra i musici e gli sbandati
e sul sentiero dove corrono le fate
 
Canticchio i versi che meglio ricordo della canzoncina seguendo la melodia che solo la mia mente può sentire, sicura che nessun altro possa ascoltarmi a parte i fiori; le parole mi rimbalzano nella testa e più le ripeto e più mi sento vicina a casa.
Penso intensamente a Cristopher, sperando nel profondo del cuore di rivederlo il prima possibile; già mi manca e sono incastrata qui solo da un giorno... spero che l’avventura in questione non sia troppo lunga e pericolosa.
Dopotutto ho i miei progetti: dovevo vedere un appartamento assieme a Cristopher in questi giorni, sono da mesi che pensiamo ad una convivenza e di vivere finalmente assieme, non con quasi 40 chilometri di distanza l’uno dall’altro.
E pensando al mio dolce uomo, Morfeo mi accoglie tra le sue angeliche braccia.
 
… Oddio… ma quanto ho dormito il sole è già calato… accidenti, dovevo essere da Bilbo dopo il tramonto, speriamo che Gandalf non si arrabbi troppo!
Ritiro su le mie cose, monto velocemente sul cavallo e questa volta al galoppo, mi chiedo come si faccia a fermarlo… in camminata bastava tirare leggermente le redini, ma in questo caso?
Nel giro di una mezz’ora circa riesco ad arrivare nei pressi della casa di Bilbo, tiro a più non posso le redini tanto che il cavallo si ferma di botto e per poco non cado in avanti; scendo e man mano che mi avvicino al buco hobbit noto brillare il segno runico di Gandalf.
Vedo la porta socchiusa e la apro di botto, gridando esasperata –Eccomi, scusate il ritardo!- ,senza rendermene conto inciampo su quello che credo che sia il tappeto di entrata e razzolo addosso ad uno facendolo cadere sotto di me.
Mi alzo velocemente dal mio improvvisato materasso e gli allungo una mano per alzarsi, solo allora vedo due occhi di un azzurro già conosciuto che mi squadrano irati, il nano del sentiero! Ma cosa ci fa qui! Ma si può essere più sfortunate, alla faccia di non doverlo più vedere.
-Ci si rivede, signorina distratta.- borbotta con la sua voce bassa, resa ancora più profonda dall’arrabbiatura; io nel primo momento non riesco a spiccicare parola, ma nel giro di poco mi riprendo sbottando –E’ un piacere rincontrarla signor nano altrettanto distratto.-.
Dopo la mia battuta sento un tossicchiare nervoso, mi giro nella direzione del suono ed è Gandalf, ma solo in quell’istante mi accorgo che la casa di Bilbo è assediata da più di una decina di nani… qualcosa mi dice che sono questi gli “altri” a cui si riferiva lo stregone oggi.
Bilbo mi si avvicina piano e timoroso, sarà frastornato da questi ospiti così strani e mi dice –Tu sei la ragazza che eri con Gandalf prima?-
-Si, sono io…piacere Anaïs- gli allungo la mano e lui la prende velocemente stringendola piano con le sue piccole dita – Bilbo Baggins, piacere… la prossima volta è educazione bussare-.
-Scusatemi… ero in ritardo.- gli dico sorridendogli e grattandomi la testa in maniera imbarazzata.
Il nano del sentiero continua a fissarmi, forse è solo un’impressione ma il suo sguardo è davvero penetrante lo sento puntato sulla mia schiena essendomi girata a salutare lo hobbit, poi prende la parola –Allora prima di essere stato maldestramente interrotto, mi stavo presentando al nostro Scassinatore e ora anche a lei signorina: io sono Thorin Scudodiquercia. – mi giro verso il nano e sostengo il suo sguardo.
Ad un certo punto si rivolge completamente verso Bilbo, come a non volermi calcolare -Signor Baggins avete combattuto molto? Ascia o spada? Quale arma preferite?-
Il piccolo hobbit, poverino, risponde timidamente e visibilmente agitato dato il suo dondolio con le braccia–Sono bravino a Tira castagne, se volete saperlo… ma non so come questo sia rilevante.-
-Lo immaginavo… sembra più un droghiere che uno scassinatore.- controbatte il nano con una risata impertinente, seguito dagli altri suoi amici; io rivolgo lo sguardo verso il piccolo Bilbo, per cui già provo una certa simpatia, e lo vedo triste come quei bimbi che vengono presi in giro dai bulli del momento.
-Sì, un droghiere che ha aperto la sua casa per ospitarvi pur non conoscendovi… che bel ringraziamento gli date ridendogli in faccia!- esplodo ed ovviamente gli occhi di una dozzina di nani sono rivolti verso di me.
Thorin si rivolge a me –Signorina mi scusi, ma lei cosa ci fa qui?-
In quel momento in mio soccorso arriva Gandalf, ma credo che il suo intervento sia più per evitare una discussione epica tra me e il nano che per spirito di solidarietà nei miei confronti –Anaïs, sarà con noi nel viaggio: è una discreta cuoca ed è abbastanza intelligente, ci sarà di grande aiuto.-
-Gandalf, non voglio troppi pesi nella missione.-
-Guarda che il peso è davanti a te.- lo interrompo, prendendomi una lieve bastonata sullo stinco dallo stregone, va bene… ho capito l’antifona la smetto! Non serve cercare di gambizzarmi!
-Ne riparleremo in separata sede, ora dobbiamo discutere sul da farsi.- e con questo Thorin si ritira con il resto della compagnia nanica in un'altra sala; lasciando nell’antro me, Bilbo e Gandalf, finché quest’ultimo ci indica con un segno di unirci agli altri.
Seguo sbuffando lo stregone e appena entro constato che l’unico posto libero è tra due nani, uno ha la barba lunga e i capelli bianchi, il suo volto comunque è molto allegro e si stringe volentieri per farmi spazio; l’altro invece ha uno strano cappello, ma anche lui sembra simpatico… di fronte ho Gandalf, ho come l’impressione che mi voglia tenere sotto stretto controllo e a portata di piede nel caso ricomincio a ridiventare acida.
Cominciano a parlare di famiglie di nani, cose che non riesco a capire e a cui non mi importa granché; ma per il benestare comune annuisco e faccio finta di ascoltare con faccia interessata, finchè Thorin non parla della missione -…Loro non verranno dicono che l’impresa è nostra e solo nostra-.
Da dietro interviene Bilbo – P-partite per un impresa?-
-Ah Bilbo, mio caro amico, procuraci un po’ più di luce- gli chiede lo stregone e ,mentre Bilbo cerca quella che è una nuova candela, tira fuori un mappa –Lontano verso est, oltre montagne e fiumi si erge un'unica vetta solitaria-.
Io dalla mia posizione non riesco a vedere granché, ma Bilbo legge a voce non troppo bassa –La Montagna Solitaria.- e senza rendermene neanche conto sussurro –Il drago-, Gandalf mi guarda come se volesse incenerirmi, Thorin si gira di scatto nella mia direzione sicuramente mi ha sentito, come i due nani vicino a me.
Per fortuna che un nano dalla barba rossa li distrae –Sì, Oin ha letto i presagi. E i presagi dicono che è il momento-, poi un altro nano dalla barba grigia pettinata in maniera strana con delle trecce rivolte verso l’alto parla dei corvi, deduco che lui sia Oin.
-…Quando gli uccelli del passato, torneranno a Erebor il regno della bestia avrà fine.- sentenzia infine ; -Qua-quale bestia?-s’intromette Bilbo.
-Oh sarebbe in riferimento a Smaug il terribile, la maggiorissima e più grande calamità della nostra era… uno sputafiamme volante: denti come rasoi, artigli come ganci da macellaio, appassionato di metalli preziosi.- interviene il nano dallo strano cappello.
Dopo un paio di battute da parte di altri nani: uno che voleva infilzare non ho capito bene cosa nelle chiappe del drago e poi altri discorsi che non ho seguito; ho sogghignato non poco quando uno della compagnia ha cercato di indisporre Gandalf chiedendoli quanti draghi ha ucciso.
Lo stregone preso di sorpresa dalla domanda comincia a tossire e nel mentre tutti i nani si alzano in piedi discutendo e facendo un chiasso infernale, con Bilbo che cerca di riportare l’ordine, ed io ancora seduta con le mani sulle orecchie limitandomi a guardare.
Infine quando ormai la “discussione” è divenuta insopportabile, Thorin l’interrompe alzandosi e facendo tacere tutti gli altri –Se noi abbiamo interpretato i segni ci saranno anche altri che l’avranno fatto, occhi guardano verso la montagna valutando e ponderando, soppesando i rischi, e noi ce ne stiamo comodi quando altri prendono ciò che è nostro di diritto? O afferriamo l’occasione per riprenderci Erebor!-
E a questa esclamazione seguirono altre grida di incitamento e brindisi, subito spezzati dal nano più anziano vicino che a me- Ricordate che la porta principale è sigillata, non si può entrare nella Montagna-
-Questo mio caro Balin non è del tutto vero…- interviene Gandalf tirando fuori  una chiave – Mi è stata data da Thrain, è tua adesso.- passando la chiave ad uno stupito Thorin.
Io guardo Thorin: è la prima volta da quando ci siamo scontrati che abbassa le sue invisibili difese, fissa la chiave come se da quella dipendesse qualcosa di davvero importante per lui; i suoi occhi non si distraggono da quel metallico oggetto e sembra che viaggi con la mente anche lui…
È come se a quella chiave fossero legati numerosi ricordi… magari di questa Erebor, di cui parlano tanto; si nota un po’ di malinconia nel suo volto, ma ciò dura un attimo ritorna come prima ricostruendo una parete di vetro indistruttibile dove nascondere il suo vero volto.
-Scusate, ma se c’è una chiave non ci dovrebbe essere anche una porta?- intervengo attirando ancora gli sguardi dei nani, Gandalf mi fa un cenno di assenso come per rassicurarmi del fatto che questa volta non ho detto niente di sbagliato e indica di nuovo la mappa –Queste rune indicano un passaggio alle sale inferiori, il problema è trovare la via d’entrata: le porte dei nani sono invisibili se chiuse… io non ho queste doti e per l’incarico che ho in mente richiede segretezza e non una piccola dose di coraggio... ecco perché ho scelto Bilbo, come Scassinatore!-.


 
Ciao!
Ho deciso di unire due capitoli ehehe, questo perché ho intenzione di inserire di straforo capitoli nuovi ;) in questi due non ho cambiato molto a parte correggere gli errori ortografici ed inserire i punti nei dialoghi! Avete notato che la grande novità della storia è appunto che Anais è effettivamente occupata e con progetti seri… proprio questa idea mi ha portato a cambiare la storia e sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Per primo luogo ringrazio chi passa a leggere o rileggere tutto! In particolare ringrazio ellinor e Bisca88 che hanno aggiunto la storia tra le seguite!
A presto bisous
Sylvie

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lontano, su nebbiosi monti gelati. ***


-Come cosa?- chiede confuso Bilbo –Non sono uno scassinatore, non ho mai rubato niente in vita mia.-
-Temo di dover concordare con il signor Baggins: non ha la stoffa da scassinatore.- aggiunge il nano dalla barba bianca, che Gandalf ha chiamato Balin, … ed è così che comincia l’ennesima discussione della serata.
Finchè all’improvviso la stanza si fa più buia e vedo l’ombra dello stregone accrescersi e lui tuonare – Basta! Se dico che Bilbo Baggins è uno Scassinatore, allora uno scassinatore è! Gli hobbit hanno il passo notevolmente leggero, possono passare inosservati da molti se lo vogliono e mentre il drago è abituato all’odore dei nani quello degli hobbit gli è sconosciuto, mi avete chiesto di trovare il quattordicesimo membro e io ho scelto il signor Baggins in lui c’è più di quanto le apparenze suggeriscano ed ha da offrire più di quanto voi immaginiate, incluso lui stesso.-
Ad essere sincera in questo momento mi sento davvero mi troppo, vorrei tanto sgattaiolare via, se solo vi fossero altre possibilità di ritorno a casa; ma ho dei seri dubbi al riguardo …che cosa posso offrire io a loro? Magari ha ragione Thorin potrei divenire solo d’intralcio ed un oggetto di distrazione per la loro missione: alla fine non so impugnare alla spada, so solo qualche tecnica di judo imparata tempo addietro, tuttavia non ho mai affrontato nessuno.
-E per quanto riguarda Anaïs…- continua Gandalf distraendomi –…lei verrà con noi, è una persona che non volterà mai le spalle a nessuno di voi e sono sicuro che si renderà utile! Per quanto riguarda il motivo per cui lei viene con noi è privato, non siete autorizzati chiederlo, sappiate solo che anche lei sta cercando la sua casa e questa è la sua occasione. Dovete fidarmi di me anche su questo.-.
Gandalf caro, vecchio stregone bugiardo mi conosci da meno di 24 ore… va beh l’importante è che i nani mi accolgano nella compagnia senza tante domande, anche se Thorin mi sta guardando con aria alquanto dubbiosa, credo che sospetti qualcosa nei miei confronti.
-Molto bene, faremo a modo tuo.- conclude Thorin- Diamogli il contratto.-
-Contratto?- esclamiamo quasi all’unisono io e Bilbo Balin si alza e passa un foglio ripiegato in non so quanto parti a Bilbo e dice –Veramente ho solo una copia per Bilbo e sono le solite cose: durata prevista, remunerazione, organizzazione dei funerali e così via-
-Non vi preoccupate per me, è come se avessi firmato o se proprio ci tenete firmo su quello di Bilbo.- affermo rivolta a Balin.
 -Si, firmi pure sullo stesso contratto signorina.-.
-Chiamatemi pure Anaïs, signor Balin.-
-Non mi sembrava di essermi presentato a voi.-
-Sì, è vero. Ma Gandalf l’ha chiamata prima e mi sono ricordata il nome- gli dico sorridendo.
-Allora signorina, sono al vostro servizio.- chinando un poco la testa.
-Ed io al vostro.- rispondo facendo lo stesso gesto, per poi alzarmi per prendere di mano il contratto a Balin, lo studio un attimo facendo quasi finta di leggerlo e lo firmo.
Dopo la firma mi risiedo accanto al nano, passando il contratto a Bilbo che si butta in una veloce ma alquanto approfondita lettura; alzando talvolta la testa come sbalordito da ciò che legge e guardandomi stranito come per dire “cosa ti è saltato in mente di firmare”.
E mentre legge comincia a fare dei sospiri parecchio rumorosi, andando avanti e indietro per la stanza, perdendo colore ad ogni riga, finchè non si blocca e legge -…Lacerazioni?…Eviscerazioni?...Incenerimento?-; alle sue parole penso solo che mio padre ha ragione quando mi consiglia di leggere bene i contratti, ho come l’impressione che sia una fregatura ora, ma contrariamente a Bilbo: io non ho molta scelta se voglio tornare a casa.
Il nano con il cappello strano interviene- Eh sì, lui ti ridurrà a bracioletta in un batter d’occhio… pensa ad una fornace con le ali, lampo di luce, dolore cocente e poi puff sei solo un mucchietto di cenere-.
A queste parole Bilbo che era già pallidino diventa quasi trasparente, respira affannosamente finche dice –No.- per poi crollare a terra sotto gli occhi di tutti, io mi alzo subito in suo soccorso assieme a Gandalf e lo issiamo su una poltrona di un'altra stanza.
-Anaïs, vai in quell’altra parte prendi dei strofinacci e bagnali… se riesci metti anche a riscaldare dell’acqua così avrà qualcosa di caldo per quando riprende i sensi.-
-Va bene Gandalf, arrivo subito.-
Corro nella stanza indicatomi ed obbedisco a quanto detto, portandomi dietro una specie di tinozza colma d’acqua in modo da non fare su e giù per bagnare la stoffa, gli metto gli strofinacci sui polsi e in testa aspettando che riprenda pian piano i sensi.
-Anaïs, quando riprenderà i sensi gli devo parlare da solo.-
-Tranquillo Gandalf, vi lascerò parlare in pace.-
-Grazie.-
-Figurati, grazie a te per averli convinti.-
Dopo ciò mi allontano dalla stanza dove si trovano Bilbo e lo Stregone, e cerco un posto un po’ isolato; ma sembra che tutte le stanze siano occupate dalla compagnia; quindi esco almeno così posso trovare un attimo di pace.
Appena metto il piede fuori dal buco hobbit, una aria fredda mi sferza e mi maledico per aver dimenticato il mantello dentro casa, ma non ho voglia di rientrare e magari attirare l’attenzione di qualche nano curioso, mi siedo sui scalini davanti alla porta sfocatamente illuminata dalle luci interne.
Prendo il libro e comincio a leggere… niente: proprio non appaio, non esisto in questo racconto, magari una volta finita l’avventura nessuno di loro avrà un ricordo di me -Sono invisibile, non sono nessuno.- sussurro credendo di essere da sola.
-No, direi che sei la ragazza che ha tenuto testa a mio zio per ben due volte.- afferma una voce bassa, ma che sembra comunque dolce.
Mi giro di soprassalto e dietro di me c’è un nano biondo, gli occhi sono azzurri e si vede bene il loro colore nonostante la poca luce; mi alzo in piedi –Sono venuta qua per stare sola.- affermo stizzita, sperando che il nano non mi abbia visto col libro in mano.
-Posso immaginare, ma hai dimenticato questo…ce l’avevi addosso durante la tua spettacolare entrata e fa freddo qui fuori a quest’ora di notte.- ribatte il nano con un sorriso malizioso, passandomi il mantello.
-Grazie…ehm-dico e mettendolo con un unico gesto sopra le spalle –Scusa… non so il tuo nome.-
-Fili.- risponde semplicemente, non smettendo di sorridere in maniera amichevole.
-Grazie Fili, per il mantello… Ma adesso vorrei stare un po’ per conto mio, ti dispiace rientrare?- domanda cercando di essere educata, proprio perché ho bisogno di passare del tempo da sola.
-Beh un po’ sì…ma rientro, noi altri ci riuniamo fra un paio di minuti davanti al fuoco ci trovi lì.- mi invita Fili, e per un attimo noto come una smorfia contrariata sul suo volto, come se avesse veramente il desiderio di farmi compagnia.
-Va bene.-
-Ah un’altra cosa, io ti vedo.- e dicendo questo rientra nell’abitazione; questa affermazione mi coglie di sorpresa, è una frase così semplice ma dolce che scioglie un po’ dei miei dubbi… sono quasi pentita di avergli chiesto di rientrare.
Riprendo il libro in mano e lo rileggo… non so neanche il perché: so che non comparirò, ma mentre scorro le ultime pagine vedo una riga d’inchiostro che si sta facendo spazio tra una facciata bianca e man mano leggo, sembra che Gandalf stia cercando di convincere Bilbo… con scarsi risultati purtroppo.
Dovrò dare notizia a Gandalf di quanto è successo… quando non ci saranno nani ad ascoltare, dovrò stare attenta… non so cosa succederà se la storia non va come dovrebbe.
 
Rientro nella casa di Bilbo e vado nella stanza indicatomi da Fili prima, in questa c’è un allegro fuocherello che riscalda l’ambiente; Thorin è proprio davanti alle fiamme e le guarda… ma il suo sguardo sembra vuoto, sembra che veda altro.
Io sono vicina all’entrata della stanza, con Bilbo affianco e sembra che vi sia un silenzio innaturale rispetto al chiasso che facevano prima… poi pian piano con una melodia crescente Thorin, seguito dai suoi compagni, comincia a cantare:
 
Lontano, su nebbiosi monti gelati
In antri oscuri e desolati
Partir dobbiamo, l’alba scortiamo
Per ritrovare gli ori incantati
Argenti vivimi sulle vette
E nei venti il pianto della notte
Il fuoco ardeva, fiamme spargeva
Alberi accesi, torce di luce
 
Sarà la canzone o la solennità con cui cantavano, ma ad ogni parola c’è inciso un pezzo del loro dolore; non posso fare a meno di commuovermi e velocemente cerco di nascondere i segni di una lacrima traditrice che mi riga il volto.
Per fortuna che nessuno mi ha visto, tranne Balin che si è accorto della mia figura appoggiata allo stipite dell’entrata: quando ho alzato il mio viso da terra, l’ho visto sorridermi come se volesse comunque consolarmi.
Guardo Bilbo anche lui è scosso, forse qualcosa si sta muovendo in lui… un nuovo coraggio si sta formando e crescendo, lo vedo ne suoi occhi… già ora non sembra la persona di prima, quelle parole l’hanno profondamente colpito, come hanno fatto con me.
Sono sicura che verrà con noi.



Ciao : )
Scusate se pubblico solo ora, ma sono appena rientrata da una piccola vacanza!
Velocemente ringrazio come sempre chi legge, chi segue e recensisce! In particolare ellinor e Bisca88!!
Questo capitolo non cambia molto dal precedente! Ma siamo solo all’inizio più avanti ci saranno le vere e proprie modifiche ;)
A presto bisous
Sylvie

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il Drago Verde. ***


Mi sento scuotere la spalla, stropiccio gli occhi stancamente e mi giro sbuffando verso lo sconosciuto disturbatore, trovando di nuovo lo sguardo azzurro di Fili –Anaïs, alzati stiamo per partire.-
-Ma io voglio dormire…- e mi rigiro nella posizione di prima –Voglio tornare nel mio bel sogno...-
Un altro insistente scossone, un borbottio seccato e ad un certo punto sento il mantello che mi faceva da coperta tirato via  –Muoviti, lo zio ti lascia qui: se non ti alzi subito.-
-Va bene, eccomi… c’è una spazzola? I capelli saranno un disastro.- affermo stiracchiandomi e sbadigliando.
-Non importa, sbrigati.- ribatte prendendomi la mano e tirandomi in malo modo verso la porta verde, mi rimangio quanto pensato ieri sera: è sgarbato, non si deve svegliare una persona in questo modo.
Mi sgancio dalla sua presa e ritorno verso il giaciglio su cui ho dormito per recuperare le mie poche cose, nascondendo accuratamente la sacca di iuta tra il mio corpo e la camicia; solo dopo mi incammino verso la porta di ingresso, tuttavia quando sento in fondo alla buca hobbit un lieve russare, mi giro e vedo Bilbo dormire beatamente; sto per andare a svegliarlo quando sempre Fili mi arpiona con forza il braccio.
-Andiamo.- sentenzia.
-E Bilbo? Dobbiamo svegliarlo! Deve venire con noi!-
-No, non ha firmato il contratto non è vincolato; può ancora scegliere comunque: Bofur gli ha scritto un biglietto dandogli appuntamento alla locanda Drago Verde a Lungacque alle undici esatte.- insiste tirandomi ancora, mentre mi aggancio allo stipite della porta per non essere portata via.
-Ma se non si sveglia per tempo?-
-Continueremo la missione senza Scassinatore.-
-No, devo svegliarlo! Bilb…mmm.- la sua mano mi copre la bocca mentre con l’altra Fili mi stringe la vita e mi porta fuori di peso, chiudendo il portoncino d’ingresso con un calcio.
-Mi dispiace, ordini dello zio.-
-Ti sei mai chiesto se i suoi ordini siano sbagliati o meno… o ti limiti a fare il bravo soldatino?- gli chiedo, sganciandomi dalla sua presa con una spinta che lo fa indietreggiare.
-Io ho qualcuno da seguire, contrariamente a te che ti sei aggiunta per non si sa quale motivo!- esclama inviperito, prendendomi di sorpresa: ieri mi aveva dato un impressione totalmente diversa da questa.
Mi sento male alle sue parole, se solo potessi spiegare il perché devo seguirli, se solo potessi far capire il mio punto di vista; tuttavia non lascerò che lui veda la mia debolezza, non se la merita… alzo lo sguardo e lo sfido –E’ vero, le apparenze ingannano. Sei solo un burattino nelle mani di tuo zio.-.
Detto ciò lo lascio davanti alla casa e vado verso il giardino in cui  ho lasciato il cavallo la sera prima, monto e mi dirigo verso il resto della compagnia seguendoli in coda alla fila… la giornata non è iniziata bene per fare amicizia.
Cavalchiamo lentamente e io spesso volto lo sguardo indietro sperando di vedere Bilbo correre giù dalla collina tutto trafelato e magari con il contratto finalmente firmato, i nani davanti a me montano dei piccoli pony su misura e vanno via dritti; nessuno di loro si è girato per vedere lo  hobbit scendere… però c’è qualcosa di strano: dov’è Gandalf?
Supero dei nani per avvicinarmi a Balin e al nano dal cappello strano –Scusatemi mastro Balin, ma dov’è Gandalf?-
-Buongiorno Anaïs, non lo so… ma non ti preoccupare è uno stregone e loro vanno e vengono come vogliono, vedrai che ci raggiungerà alla locanda.-
-E secondo me ci sarà anche il nostro Scassinatore con lui.- aggiunge l’altro nano rivolgendomi un solare sorriso.
Mi volto verso di lui e ricambio con cordialità, sono contenta che ci sia un altro che abbia fiducia in Bilbo – Scusatemi, ieri non mi sono presentata a nessuno di voi, sono stata proprio maleducata, voi siete?-
-Bofur e non ti preoccupare, avrai tempo per conoscerci meglio; ma come facevi invece a conoscere Thorin?- chiede fissandomi con uno sguardo che, a primo avviso, direi malizioso tanto da farmi lievemente arrossire.
-Lunga storia.- alludo grattandomi la testa imbarazzata – Mi potresti fare conoscere gli altri nani?-
-Certo volentieri! Allora quello a fianco a Thorin all’inizio della fila è Dwalin il fratello di Balin; poi dietro a loro ci sono Gloin e Oin.-
-Gloin ha la barba rossa e Oin è quello che ha letto i presagi giusto?-
- Si, brava… poi dietro a noi c’è mio fratello Bombur e mio cugino Bifur, Bombur lo riconosci subito è quello un po’ più grosso; poi  Nori, Dori e Ori : sono tre fratelli, ma con Nori devi nascondere le cose preziose ha le mani un po’ lunghe, Ori è il più piccolo e la sua “balia” è Dori il maggiore.-
-Mi ci vorrà una vita per imparare i nomi… voi altri partite avvantaggiati dovete memorizzare solo quello mio e di Bilbo.-
-Giusto! Ed infine a chiudere la fila ci sono i nipoti di Thorin: Fili e Kili, sono i nani più giovani della compagnia oltre a Ori, hanno rispettivamente solo 82 e 77 anni.-
-Giovani? Nel mio mond… cioè paese sarebbero considerati come anziani.- affermo davvero sorpresa dalla reale età dei nani più giovani, non voglio nemmeno pensare a quanti anni può avere Balin che sembra il più anziano.
-I nani raggiungono una certa maturità sui cento anni, anno in più o in meno; prima vengono considerati come adolescenti.- m’informa, facendomi rimanere ancora più di sasso.
-Ahn capisco… grazie Bofur, sei stato molto gentile.-
-Figurati, ho visto che parlavi con Fili prima avete già stretto amicizia?- mi domanda impostando ancora il suo sguardo malizioso, forse è meglio mettere in chiaro che io sono leggermente occupata.
-No… non direi proprio amicizia, abbiamo solo scambiato due  parole di cortesia.- gli rispondo cercando di nascondere il mio sarcasmo latente –Quanto è lontana Erebor? Ci arriveremo presto, vero?- chiedo curiosa per cambiare un po’ il discorso.
-Oh bambina, siamo appena all’inizio!- afferma Balin, guardandomi in maniera che direi strana –Non hai mai visto una mappa della Terra di Mezzo?- mi chiede sospettoso.
Accidenti… devo essere meno ingenua, probabilmente pensano che io sia di questa terra e che un minimo la conosca, tranquilla Anaïs sei brava ad arrampicarti sugli specchi –In verità so appena leggere.- mento spudoratamente cercando di infondere un po’ di tristezza nella mia voce –Quello che so l’ho imparato da sola, essendo senza genitori. Ora sto solo cercando dei miei parenti per chiedere un minimo d’aiuto.- continuo, guardando Balin sempre un po’ dubbioso, ma meno accigliato di prima.
-Povera ragazza.- sussurra, mentre io mi sento un po’ male per avergli mentito –Devi sapere che con tutta probabilità arriveremo ad Erebor in pieno autunno, se non ci sono troppi imprevisti.-
-Com’è Erebor?- chiedo sempre più incuriosita, notando gli occhi di Balin brillare e Bofur che si tira il cappello quasi a coprirsi gli occhi.
-Erebor, è la nostra patria. La Montagna Solitaria era ricca ed accogliente prima dell’arrivo di Smaug, tanti piccoli nani si divertivano a scendere sui corrimani dorati, vero Bofur?- lo richiama Balin, e io noto un suo sorriso triste comparire sul volto –Lì vivevamo tutti assieme, trovandoci nella locanda tenuta dalla vecchia Lina o al mercato dove partecipavano anche gli uomini di Dale; niente può sostituire la nostra Montagna, Anaïs.- conclude Balin, soffocando un singhiozzo di commozione.
 
 
Arriviamo poco dopo alla locanda e lì aspettiamo Bilbo, molti di loro affermano che attenderlo sia solo una perdita di tempo; all’improvviso una voce squillante che riconosco come quella di Bofur esclama – Scommetto 10 pezzi di rame, che Bilbo arriva qui alle 11 esatte!-
-Guarda che perderai i tuoi soldi, è un coniglio non arriverà mai.- afferma quello che credo che sia Dwalin seguito da un altro paio di nani, tra cui Gloin e Nori.
-Io sono con Bofur! Ma purtroppo non punterò, non ho denaro con me… al massimo laverò i vostri vestiti per la prossima settimana.- intervengo sicura di vincere; sarei contenta di vedere un paio di questi nani lavare i miei capi.
-Se perdi accetto volentieri i tuoi servigi.- s’intromette Fili che fino a quel momento era stato in disparte con suo zio, lanciandomi uno sguardo sprezzante ed arrogante.
- Contaci.- affermo ironica, non ho affatto intenzione di lavare i capi di quel pomposo nano biondo dalla tripla personalità: gentile e simpatico la sera, acido come un limone rancido poi ed infine arrogante; finita questa avventura gli consiglierò un buon psicologo.
-Io scommetto che lo hobbit arriverà ed in questo caso sarà Fili a fare da lavandaia!- esclama scherzando Kili, – Quasi quasi ti compro un grembiulino, ti piace il colore rosa?-
Rumorose risate si levano a questa battuta, e perfino Thorin accenna un piccolo sorriso… mentre Kili si prende solo uno scappellotto dal maggiore che poco dopo si risiede confabulando con Dwalin e guardandomi sottecchi; probabilmente mi studiano perché non si fidano di me.
La cosa non mi preoccupa molto; il viaggio è lungo e magari con il tempo riuscirò a dimostrare che ci si può fidare di me, tuttavia anche loro devono cominciare a trattarmi un poco meglio: di loro solo Balin e Bofur mi hanno rivolto la parola, il resto ha fatto finta di niente.
Mi guardo in giro studiando ogni nano: con Thorin è una battaglia persa in partenza, probabilmente dovrò togliermi un rene per ispirargli un po’ di fiducia; Dwalin continua a fissarmi come se fossi un chissà quale nemico da uccidere; Fili e Kili, il primo mi guarda spesso mentre il secondo ridacchia e sgomita il fratello non mi sembra un buon segno; Gloin e Oin parlano fra di loro, brontolando completamente disinteressati di conoscermi.
Bombur non mi ha neanche fatto vedere la cucina da campo, credo che sia molto geloso del suo lavoro; Bifur ha cercato di dirmi qualcosa, ma non ho capito niente; Dori, fa sempre un lieve inchino quando entro nel suo raggio visivo; Nori invece sta sulle sue, probabilmente ha visto che non ho niente da rubare addosso, tenendo conto quanto mi ha riferito Bofur; e infine Ori che per il momento non ha staccato gli occhi dal suo taccuino.
Le risate e gli scherzi continuano accompagnati da boccali di birra mattutina, mentre il tempo passa e le undici si avvicinano… guardo l’orologio della locanda notando che mancano solo pochi minuti  e di Bilbo, purtroppo,  non c’è nemmeno l’ombra.
-Io vado fuori ad aspettarlo.- si alza improvvisamente Balin, ed io a ruota lo seguo sperando di vederlo arrivare; infatti  poco prima dello scoccare della undicesima ora si vede in lontananza un esserino correre giù da una collina, tagliando dritto quello che è un tortuoso sentiero, con un foglio svolazzante in una mano e con un bastone in un'altra; per poi fermarsi davanti alla locanda tutto trafelato.
-Bravo!- dice Balin dandogli una pacca sulla spalla che per poco non lo stende per terra, mentre io gli procuro dell’acqua in modo da rinfrescarlo dalla lunga corsa.
–Ma quando ti sei svegliato?- gli chiedo.
-Dieci… dieci minuti fa.- mi risponde con il respiro corto.
Gli altri nani escono man mano dalla locanda e vanno diretti ai pony portandone uno anche Bilbo; -Montate su, voi tre, e partiamo!- esclama Thorin rivolto a Balin, Bilbo e me.
-Mi dispiace.- dice Bilbo, mentre l’aiuto a salire sul pony –Ma sono venuto via senza cappello, e ho dimenticato il fazzoletto e sono senza soldi. Ho ricevuto il vostro biglietto piuttosto tardi.-
-Non preoccuparti.- borbotta Dwalin –Dovrai fare a meno di fazzoletti e un po’ d’altre cose, prima di arrivare alla fine del viaggio. Per quanto riguardo il cappello, ho un cappuccio in più nel mio bagaglio.-
Io, invece, prendendo la mia borsetta di iuta gli passo uno dei tre oggetti contenenti -Tieni Bilbo, questi sono dei fazzoletti di carta; per il momento ti vanno bene finché non troviamo qualcosa di meglio?-
-E’ la prima volta che vedo questo tipo di fazzoletti… comunque sì, grazie.-
-Non c’è di che.-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Vecchie storie. ***


I giorni si susseguono lentamente e tutti uguali, ci alziamo presto e andiamo a dormire tardi; passiamo villaggi, guadiamo piccoli fiumi e passiamo le notti avendo come coperta un cielo stellato e come fonte di calore un allegro fuoco.
Pur essendo all’inizio dell’avventura non mi sento parte di questa compagnia, anzi è persistente la mancanza dei miei amici e di tutte quelle cose che credevo così ovvie, cose che sono entrate subito nella mia quotidianità ,ma che in questo posto sono sconosciute.
Ho visto in pochi giorni così tanti bei paesaggi che avrei pagato qualsiasi Dio per avere la mia reflex, mi sono sentita così sola che avrei voluto chiamare casa o i miei amici solo per dirgli che mi mancano e che spero di tornare presto… e che per una volta mi sento davvero fuori luogo.
Sì, questo non è il mio posto e non lo sarà mai, finchè le persone che amo sono da un’altra parte.
Mi chiedo come faccia Bilbo ad andare avanti, lo vedo così tante volte volgere il volto verso ovest; temo che presto avrà un torcicollo.
Anche la presenza dello stregone, che ci ha raggiunti un paio di giorni dopo l’arrivo di Bilbo, non mi da alcun senso di sicurezza anzi quasi mi inquieta la facilità con cui ci ha trovato: è sbucato fuori una notte, come se nulla fosse; salutando e facendoci i complimenti della strada fatta.
Gli devo ancora dire tuttavia del libro, che l’ho visto completarsi da solo; purtroppo c’è sempre in mezzo qualcuno della compagnia ed è difficile riuscirgli a parlare senza che scoprano qualcosa, che poi mi chiedo anche se lo sanno qual è il problema: comunque devo stare appresso a loro.
Talvolta aiuto Bombur con i pasti e con lui riesco a scambiare qualche parola allegramente, oltre che con suo fratello e Balin; il nostro cuoco è un nano molto preciso forse fin troppo per i miei gusti dato che sono abituata ad andare per istinto, però mi sta insegnando a cucinare ed a riconoscere le erbe più saporite.
Stranamente i nani più giovani, con cui credevo di allacciare un po’ di amicizia mi evitano come se fossi un appestata: Ori è talmente timido che ogni volta che gli sorrido per dargli il proprio piatto balbetta un ringraziamento ed arrossisce, mi fa tanta tenerezza; i due principini sono strani, il biondo mi fissa quando pensa che non me accorgo ma non mi rivolge alcuna parola, diversamente da Kili che definirei piuttosto logorroico in quelle poche volte in cui mi ha parlato.
Comunque secondo Balin ci stiamo inoltrando nelle Terre Solitarie, infatti con l’andare della marcia non ci sono più né persone né locande e le strade stanno andando a peggiorando, ci accampiamo dove possiamo, soprattutto all’interno di grotte naturali che ispezioniamo accuratamente prima di entrarvi; c’è sempre il pericolo di trovare inquilini poco simpatici.
 
-Accampiamoci, qui.- arriva perentorio l’ordine di Thorin che si ferma davanti ad una grotta che affianca il nostro sentiero roccioso –Fili e Kili, ispezionate la grotta. Bombur prepara da mangiare.- continua, mentre io guardo dietro di me la salita appena compiuta a piedi, dato che i cavalli facevano fatica con noi sopra.
Mi avvicino al dirupo ammirando il cielo e la luna piena nascosta da grandi e corpose nuvole cariche di acqua, spero tanto che piova stanotte altrimenti domani sarà davvero estenuante la marcia; mi massaggio le gambe sentendo i muscoli tendersi e brontolare per lo sforzo fatto.
-Anaïs, mi vieni ad aiutare a preparare la cena?- mi chiede quasi urlando Bombur, muovendo il mestolo facendomi ridacchiare –Certo, arrivo.- gli rispondo tranquillamente avvicinandomi a lui –Che cosa devo fare?-
-Prova ad andare nel boschetto lungo il sentiero a vedere se vi sono un po’ di radici per riempire la zuppa.- afferma Bombur, mentre Kili sbuffa apertamente –Basta zuppa, ti prego!- supplica.
-Kili, smettila di fare il bambino.- lo sgrida subito Thorin –Sei un principe, accompagna Anaïs invece.-
Ovviamente il principe dei miei stivali sbuffa, mentre io prendo il coltellino di Bombur e la sua sacca.
-Andiamo?- chiedo al giovane nano, che stava sussurrando qualcosa al fratello.
-Sì, sì… eccomi sono tutto tuo.- afferma lui malizioso, facendo ridacchiare anche Dwalin che rincara –Vacci piano, giovane: è solo una ragazzina.-
Sospiro nervosa, pensando che in sogno posso strozzarli uno ad uno, anche se sono contraria alla violenza fisica nei confronti di nani presuntuosi, arroganti e misogini; mi incammino lungo il sentiero seguita dal moro che si guarda in giro attento.
Dopo una passeggiata silenziosa di una decina di minuti trovo il luogo in cui il sentiero è adiacente alla boscaglia, mi insinuo tra gli arbusti agile sentendo dietro di me Kili brontolare, essendo un po’ goffo su questo terreno.
In poco tempo riesco a prendere dei funghi che se non ricordo male non dovrebbero essere velenosi, mi guardo intorno confusa non vedendo più Kili, chissà dov’è andato quel nano…
Mi distacco ancora di più dal sentiero segnando gli alberi che supero, finchè non trovo su un piccolo spazio privo di alberi dove cresce quello che sembra del finocchio selvatico, estraggo contenta il coltello di  Bombur: sarà sicuramente fiero di me.
Una mano tuttavia mi tappa la bocca e sento l’altra stringermi la vita tirandomi via dal finocchietto, mugugno qualcosa contro, finchè non decido di morderla e assestare una bella gomitata al mio rapitore che scioglie la presa.
Mi volto e vedo Kili a terra che si tiene la bocca dello stomaco –Ma sei impazzito?- gli urlo dietro abbastanza arrabbiata.
-Io ti ho appena salvato! Sei tu la pazza.- ribatte alzando verso di me uno sguardo sprezzante, mentre io mi volto verso il finocchietto –Di solito tra piante così alte sono nascoste delle vipere… ed io lo so bene.- mi spiega alzando i pantaloni su una gamba facendomi vedere la presenza di diversi puntini bianchi.
Credo di averlo giudicato un po’ troppo in fretta…
-Scusami Kili, ti ho fatto tanto male?- gli chiedo sedendomi vicino a lui.
-No… però mi hai preso di sorpresa, non credevo che reagissi.- risponde coprendo le cicatrici e massaggiando la pancia.
-Credevi che stessi ferma e buona… lascia faccio io.- gli sorrido mentre comincio a massaggiarli la zona colpita piano e delicatamente –Sei strana…- afferma lui dopo un po’.
-Perché?-
-Perchè sorridi davvero poco, quando invece dovresti farlo più spesso… stai andando verso la tua casa, giusto? Dovresti essere felice… Fili dice che non riesce a capirti e di solito lui capisce sempre tutto o almeno cerca di capirlo.-
-Ehi ehi fermo! Cosa ha detto Fili?- chiedo, vedendo lui arrossire sotto la rada barba, forse è meglio non investigare per ora –Dai andiamo, gli altri penseranno che ci siamo persi.- cambio discorso offrendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
 
Dopo aver cenato finalmente si presenta l’occasione di parlare con Gandalf: tutti i nani dormono o comunque si stanno riposando a parte Fili e Kili che sono davanti al fuoco per il turno di guardia e parlottano tra loro, mi alzo dal mio giaciglio e mi paro davanti allo stregone.
-Gandalf, ti devo parlare.- affermo senza concedere alcuna replica.
-Quando dici così non posso far altro che preoccuparmi.- risponde sorridendomi Gandalf e dandomi un po’ di spazio sulla roccia.
-Quando eravamo da Bilbo, la sera della riunione, tu mi hai chiesto di lasciarvi soli… ricordi?-
- Certo, continua.-
- Io sono uscita dall’abitazione, per non farmi vedere da nessuno ed ho letto il libro… non appaio ancora, ma ormai ci ho fatto il callo; ma la cosa impressionante è che l’ho visto scriversi da solo.- spiego cercando di non far notare la nota si stizza per la situazione.
-In che senso?-
-Ecco: come se una penna invisibile riempisse le pagine, ed ho letto la vostra conversazione mentre la stavate facendo…-
-Pensavo che il libro si completasse dopo aver fatto qualcosa, non durante… interessante.- commenta Gandalf guardando davanti a sé immergendosi in chissà quali pensieri.
-Da allora non ho più controllato.-
-Ed i flash?-
-A parte quella volta a casa Baggins non ne ho più avuti.-
-Mmmm- fa aspirando nervosamente dalla sua pipa per poi rilasciare un cerchio perfetto- ualQ
Qualche giorno fa, prima di ritrovarvi, sono andato a consultare un paio di libri, per scoprire che tipo di magia ti ha portato qui.-
-Ed allora? Cosa hai scoperto?-
-Un bel  niente.- mi risponde placidamente espirando un cerchio di fumo.
-Che?-
-La magia che ti ha portato qui non è di questo mondo, è sconosciuta… ma non credo che sia nera quindi non ha di che preoccuparti.-
-Non ho di che preoccuparmi.- ripeto quasi urlando, abbassando però subito la voce ad un cenno dello stregone –Vediamo: sono in un mondo che non conosco per niente, in una terra che selvaggia è dir poco, con una compagnia di nani che vogliono sconfiggere un drago. Detto ciò ovviamente devo stare tranquilla e non devo preoccuparmi.- concludo sarcastica.
-Sì, devi stare tranquilla …andrà tutto bene.-
-Me lo puoi promettere?- domando pur sapendo che la risposta non sarà altro che negativa.
-No.-
-Fantastico! Non è che hai una pipa in più… ti chiederei una sigaretta ma dubito che tu ne abbia mai vista una.-
-Non so di che cosa tu stia parlando, comunque ne ho una in più… la sai usare?-
-Ho visto mio nonno fumare la pipa, non sembra tanto complicato.-
-Non lo è, prendi pure un po’ della mia erbapipa.-
Preparo la pipa e l’accendo… aspiro un po’ e devo dire che l’aroma che mi solletica la gola non è male, anzi ha un che di fruttato; io e Gandalf fumiamo tranquillamente senza dire parola, credo che anche lui voglia godersi questo attimo di pace guardando il cielo, e ascoltando  i suoni  di piccoli animali come uccelli o insetti che ci circondano, comunque un po' sovrastati dal russare di Bombur.
Dopo un po’ vedo Bilbo alzarsi e guardare Bombur con stizza, sicuramente non è riuscito a chiudere occhio per via del respiro suo rumoroso, si alza a va dai pony ad accarezzarli, al suo destriero gli ha anche dato qualcosa da mangiare.
Poi dei guaiti lontani, lugubri nella notte fanno gelare il sangue sia a me che Bilbo, che si gira spaventato verso Kili e Fili –Che cos’era?-
-Orchi.- risponde Kili, e Fili continua –Sgozzatori, ce ne sono a dozzine la fuori… le terre solitarie ne brulicano.- a quanto detto mi alzo dal mio posto e mi avvicino a Bilbo per ascoltare –Attaccano nelle ore piccole, quando tutti dormono lesti e silenziosi, niente grida solo tanto sangue.-.
Bilbo che già è ansioso di natura a queste parole diventa solo un po’ più irrequieto, non che io sia tranquilla dalle parole dei due; tuttavia mi rendo conto che devo mantenere la calma per il mio piccolo amico che comincia a tremare, anche se cerca di nasconderlo ai due nani dandogli loro le spalle.
Prendo la mano di Bilbo stringendola forte, per cercargli di infondergli tranquillità: dopotutto sono sicura che i nani ci difenderanno in caso di attacco -Andrà tutto bene Bilbo, non hai sentito sono lontani, riusciremo a passare senza nemmeno incontrarli… su non prendere paura prima del tempo.- alzo lo sguardo verso i due nani che trovo sghignazzanti e li fulmino con un occhiataccia assassina.
Ma io due non smettono finché non sentono la voce bassa di Thorin –Lo trovate divertente.- afferma - Un incursione notturno degli orchi è uno scherzo?-
Entrambi i nipoti abbassano la testa davanti alle sue parole mortificati –Non volevamo intendere niente.- mormora piano Kili.
-No, infatti… non sapete nulla del mondo.- e detto questo Thorin si allontana, Balin svegliato dalla discussione si avvicina per consolarli –Non fateci caso…Thorin ha più ragione degli altri di odiare gli orchi.-.
-Ci puoi raccontare il perché Balin?- intervengo e mi siedo vicino al saggio nano.
-Dopo aver perduto la montagna solitaria, il Re Thror si diresse con un suo compagno verso Moria per riprendersi il vecchio regno, ma questa era roccaforte degli orchi… e lì Thror trovò la morte. Successivamente ci furono diversi scontri tra nani e orchi, ma la battaglia decisiva, che prese il nome di Azanulbizar, avvenne alle porte di Moria; in quel frangente Thorin perse suo fratello Frenin e suo cognato, oltre a…- l’anziano nano si ferma sospirando lasciando perdere il terzo nano caduto, guarda Thorin e poi ricomincia - Venne ucciso anche suo zio Nain per mano di un orco pallido di nome Azog il Profanatore, il quale aveva giurato di far scomparire la stirpe di Durin. Sconfitta e morte ci aspettavano, e fu allora che io vidi un giovane principe dei nani che affrontava l’orco pallido, fronteggiava da solo questo nemico con armatura squarciata, utilizzando un ramo di quercia come scudo, per poi mozzargli il braccio. Azog il Profanatore imparò quel giorno che la stirpe di Durin non sarebbe stata facile da troncare. Le truppe si rianimarono e respinsero gli orchi, il nostro nemico fu sconfitto; ma non ci furono feste ne canti i nostri morti superarono il nostro cordoglio… e allora pensai fra me e me là c’è uno che potrei seguire, là c’è uno che potrei chiamare Re-.
Mi giro verso Thorin, e vedo il rimanente della compagnia in piedi che lo guarda… non solo Balin lo riconosce come Re, tutti lo credono come tale, vedono in lui quella che è una tale forza e sicurezza e amore per il proprio popolo che non è misurabile.
Ho capito perché lo seguono e forse aiutarli ne varrà davvero la pena.
Si avvicina verso il fuoco guardando uno ad uno i suoi compagni e soffermandosi anche su di me, sostengo un poco il suo sguardo, gli sorrido e chino il capo verso di lui… quando lo rialzo vedo lui seduto sul suo giaciglio intento a lustrare la sua spada.
-E l’orco pallido?- interviene Bilbo.
-Ritornò dal buco da cui è venuto.- rispose Thorin –Quel lerciume morì per le ferite.-.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Furia cavallo del west. ***


Piove.
Piove fin troppo per i miei gusti, sono sicura che nelle mie scarpe ci stiano nuotando dei pesci; sento  i capelli ricadere sulla schiena pesanti e in grosse ciocche, sbuffo pensando che mi ci vorrà una vita per asciugarli una volta a casa.
Se arrivo a casa, il bus non accenna ad arrivare ed è in ritardo di almeno una decina di minuti; ovviamente non c’è alcuna riparazione e io mi sono dimentica l’ombrello… al dire la verità non andrei mai fuori di casa con un ombrello proprio perché li odio.
O loro odiano me, dato che non faccio a tempo ad aprirli che un colpo di vento li rendono inutilizzabili. Non vedo l’ora di arrivare a casa, sedermi sul mio divano guardarmi una puntata in streaming della mia serie preferita prima di iniziare a studiare.
Sicuramente la puntata nuova ha la precedenza, devo sapere come va a finire… forse questa è la volta buona che Geoffry muore e se è così la mia giornata sarà già migliorata, dopo questa doccia non voluta.
-Posso?- mi distrae la voce di un ragazzo che si pone affianco a me e mi copre la testa con il suo ombrello –Si deve sempre uscire di casa con un ombrello, in questo periodo dell’anno.- continua, mentre io penso a cosa si sia fumato per essere così gentile con una sconosciuta, non sono proprio abituata a ciò –O ti prenderai un malanno.-
Sbuffo un po’ irritata per la ramanzina, che assomiglia in maniera preoccupante a quella che farebbe mia madre –Non ho un buon rapporto con gli ombrelli. Loro non stanno simpatici a me ed io a loro.-
-Sei particolare… non ho mai sentito alcuno intrecciare relazioni con gli ombrelli.-
-C’è sempre una prima volta.- gli sorrido e lo guardo meglio, è moro con degli occhi smeraldini, la barba scura rasa ed accennata: non capisco se è curata o se lasciata crescere per pigrizia; è alto, molto più di me ed io non sono bassa come donna, anche se sono un po’ in carne.
-Senti, se non hai fretta ti va di prendere un caffè? Così ti riscaldi un poco… c’è un bar qui vicino.-
Geoffrey dovrà aspettare per morire male.
 
Sarà la pioggia che picchia sulle nostre teste coperte solo da mantelli e fini cappucci, ma questo ricordo ritorna come se fosse un fulmine ad illuminare la mia mente, sento la mancanza di Christopher e crescono anche i sensi di colpa per non aver pensato a lui in questo primo periodo di marcia.
È la prima volta che ci separiamo per un periodo così lungo, e quelle volte comunque eravamo collegati in qualche modo: una telefonata, qualche messaggio, insomma il minimo per tenere il contatto, per sentirci vicini anche quando siamo lontani.
La pioggia conquista il mio animo, tanto che delle lacrime scivolano sul mio viso nascosto dal cappuccio rosso; gli alberi non riescono a ripararci, anzi fanno scivolare dalle loro foglie gocce più grosse, ringrazio solo che non ci siano tuoni o fulmini: ne ho il terrore; quando un acquazzone estivo scoppia mentre sono fuori a casa mi riduco ad una bambina con bisogno irrefrenabile di coccole.
Infatti abbraccio qualsiasi cosa di morbido che sia nel mio arco visivo… quando ero nel mio mondo talvolta mi portavo in borsa Freddy, il mio orso di peluche o comunque c’era sempre Christopher; ma ora potrei mai “arpionare”  uno di questi nani? No.
I cavalli vanno avanti a fatica, gli zoccoli si incastrano sul fango e rischiano di scivolare, i nostri zaini, borse e qualsiasi altro bagaglio è bagnato; spero che non lo sia la mia borsa di iuta, l’ho infilata sotto la camicia per non rischiare di bagnare il libro e prude da morire.
Ad un certo punto Dori esclama –Ehi, signor Gandalf non potete fare qualcosa per questo diluvio?-
-Sta piovendo mastro nano e continuerà a piovere finchè la pioggia non avrà finito… se desideri cambiare il clima del mondo dovrai trovarti un altro stregone.-
-Ce ne sono di altri stregoni?- chiede poi Bilbo
-Noi siamo cinque il più grande dell’ordine è Saruman il bianco e poi ci sono i due stregoni blu, ed il quinto è Radagast il bruno.-
-E’ un grande stregone o è più come te?- ridacchio alla domanda di Bilbo, talvolta mi fa proprio morire; sto cercando di non ridere guardando la faccia di Gandalf che è tra l’indignato e lo stupito -Credo che sia un grandissimo stregone a modo suo, è un anima gentile che preferisce la compagnia degli animali agli altri, e tiene d’occhio le vaste foreste ad est.-
Appena lo stregone finisce di parlare un fulmine taglia in due il cielo scuro, lo guardo meravigliata finchè non giunge un forte tuono che spaventa me ed anche il mio destriero, che mi disarciona facendomi cadere a terra.
Vedo il mio cavallo nero impennare davanti a me, mentre io cerco di spostarmi sul fango dove sono caduta; rimango come immobilizzata quando il mio cavallo schizza all’interno della foresta preso dal terrore del momento.
-Anaïs, forza sali con me!- esclama Kili, allungando la sua mano verso di me per tirarmi su velocemente; io l’afferro in velocità e mi siedo dietro di lui agganciandomi alla sua vita mentre galoppa con gli altri in inseguimento del mio destriero.
-Mi dispiace…- sussurro.
Lui per tutta risposta ridacchia –Può capitare a tutti… non hai abbastanza esperienza. Ma adesso andiamo.- appoggio la testa sulla sua schiena e vedo come sempre Fili a fissarci insistentemente, lo sguardo è serio e seccato, per la prima volta abbasso lo sguardo consapevole che questo inconveniente è colpa mia.
Un forte nitrito coglie di sorpresa la squadra che si era momentaneamente fermata per vedere le tracce lasciate dal mio cavallo; riprendiamo la corsa fino a raggiungere un fiume le cui acque sono ingrossate dalla pioggia.
Il mio cavallo è incastrato con le redini nelle rocce e nitrisce spaventato con l’acqua che lo spinge via.
-Dwalin! Prendi le funi.- sento la voce di Thorin arrivare potente –Kili scaglia una freccia dall’altra parte, deve avere legata una fune.-
Kili obbediente scende dal pony e si avvicina al guerriero pelato legando all’estremità piumata della freccia la fune, mi guarda un attimo per rassicurarmi prima di scagliare la freccia, che si va ad incastrare contro un albero sull’altra riva.
Adesso capisco, hanno creato una fune di sicurezza sopra il fiume in modo che possono  agganciarsi ad essa mentre camminano sui massi del torrente così bagnati e scivolosi; vedo Fili che scende dal pony dando uno sguardo veloce a Thorin che annuisce.
Scendo dal pony di Kili raggiungendo il nostro caposquadra –Thorin, è il mio cavallo dovrei andarci io. Oltre al fatto che questa situazione è sempre colpa mia.-
-Sì, è colpa tua e della tua disattenzione.- risponde il nano –Tuttavia non saresti in grado di recuperarlo. Fili vai.-
Mi volto verso il suo nipote più grande che comincia a camminare sulle rocce tenendosi stretto alla fune ed avvicinandosi al mio cavallo; io corro verso di lui sentendo che in qualche modo devo aiutarlo, magari posso essere utile.
Dwalin mi blocca prendendo il polso e tirandomi verso di sé chiudendomi con un braccio la vita –Calma, ragazzina… Fili è in gamba e tu saresti solo una distrazione.-
-Non sono una ragazzina.- gli ringhio contro cercando di far venire meno la sua presa inutilmente.
-Tra noi lo sei, mettiti l’anima in pace… altrimenti alle mie mani sostituirò le corde e non sarò delicato.- minaccia il nano zittendomi per il momento, cercherò dopo di liberarmi da Dwalin intanto guardo ansiosa Fili che con una mano si regge alla corda e con l’altra si allunga per prendere le redini.
Non sembra molto stabile sulla roccia e quando si avvicina a prendere ancora le redini del cavallo scivola liberando il mio cavallo che viene spinto dalla corrente; sento Dwalin sobbalzare quando vede Fili in acqua che si  tiene alla corda per cercare di riprendere l’equilibrio sulle rocce.
Il mio cavallo nitrisce impazzito mentre l’acqua lo porta via, colgo questa occasione per assestare un pestone ai piedi di Dwalin, per poi  correre, una volta liberata, verso il fiume estraendo la mia spadina comprata al mercato degli hobbit… purtroppo per il cavallo non posso fare niente, ma per Fili… forse…
-No, Anaïs!- mi ordina Thorin, ma io sono già sulle rocce tenendomi con la corda lanciata da Kili; guardo dietro di me e vedo i nani agitati che vorrebbero muoversi, ma che invece sono fermi… come se volessimo darmi un poco di fiducia.
Thorin sembra aver capito cosa voglio fare e con un gesto indica la fune a Dwalin e Gloin, che la prendono saldamente; io mi muovo il più velocemente possibile arrivando verso Fili che stringe convulsamente la fune.
Supero le sue braccia, anche se con difficoltà; appena oltre a lui taglio la fune di sicurezza cercando di reggermi all’estremità di questa, a mia volta cado e sento l’acqua fredda ed invadente penetrare i vestiti come mille aghi pungono il mio corpo.
Non sento niente a parte l’acqua che entra nelle mie orecchie e nella mia bocca mentre cerco di supplicare l’aiuto dei nani che stanno sulla riva, e quando sento la mia presa sulla fune venir meno subito il braccio di Fili mi stringe la vita.
Man mano veniamo tirati alla riva, sento appena le urla di Dwalin e Gloin… e sono sicura che Thorin ci stia guardando con le braccia incrociate in trepidazione per il suo erede; una mano forte mi tira sulla terra ferma e stranamente vedo Dwalin sorridermi, mentre Kili abbraccia Fili.
-Brava ragazzina.- dice dandomi una pacca sulla spalla, mentre suo fratello tira fuori una coperta e mi copre –Riscaldati bambina, e fratello va ad accendere un fuoco… Nori ha trovato una caverna nel frattempo.- afferma Balin.
Mi alzo tremolante, stringendo la coperta… mentre seguo gli altri nani che si dirigono verso il riparo trovato da Nori, la maggior parte di loro hanno circondato Fili e gli stanno ponendo un sacco di domande, mentre accanto a ma c’è Bilbo che cammina fissando il terreno.
-Bilbo, c’è qualcosa che non va?- gli chiedo, incuriosita dal suo comportamento.
-No… cioè sì, cioè…-
-Dai dimmi… i nani non ti sentiranno se parliamo piano.- dico cercando di rincuorarlo –E poi si vede che sei pensieroso…-
Bilbo mi guarda un attimo muovendo il naso in maniera che definirei adorabile, mentre pensa a ciò che mi deve dire –Che mi sono rilevato inutile anche questa volta… magari potevo andare a salvare Fili o comunque fare qualcosa…- afferma lo hobbit.
-Ti ricordo che sono io che ho perso il cavallo… e mi sentivo in colpa per la situazione di Fili, vedrai che anche te avrai il tuo momento o comunque potrai dimostrare quando realmente vali.-
-Mi manca la mia casa…- sussurra.
-Anche a me.-
 
Davanti al fuoco scoppiettante trovo un po’ di serenità, i nani stanno dormendo serenamente tranne Fili, che si è posto all’entrata della grotta per il turno di guardia; stranamente non sembra avere freddo al contrario di me.
Guardo Kili e lui sta dormendo pacificamente nel suo giaciglio, ha i tratti del viso così rilassati che sembra un dolce bambino; alzo lo sguardo e vedo Fili fissarmi con il volto sempre serio e per metà nascosto dal buio della notte.
Non è la prima volta che ci fissiamo o che ci troviamo in questa situazione un po’ imbarazzante dal mio punto di vista; ma una cosa è sicura bisogna darci un taglio: voglio sapere perché mi fissa come se fossi la cosa più terribile giunta sulla terra.
Prendo la mia coperta e mi avvicino al suo giaciglio prendendo anche la sua.
-Avrai freddo, così lontano dal fuoco…- affermo  passandogli la coperta e sedendomi al suo fianco.
-Grazie.- risponde atono, girandosi a guardare l’interno della foresta; mentre sbuffo seccata –Senti, ho capito che non siamo partiti nel migliore dei modi… ma non ti capisco, mi guardi come se ti avessi ucciso il gatto!-
Lui ridacchia a queste ultime parole –Credo che Zun* non si farebbe abbattere facilmente da te.- comincia –Comunque il motivo per cui ti guardo è semplice…-
-E sarebbe?- chiedo incuriosita.
-Voglio imparare a capirti…- risponde Fili –Sono meno espansivo di Kili e devo prima capire chi ho davanti prima di fidarmi, inoltre ci sono altre cose che non sei tenuta a sapere.-
-Beh puoi conoscermi anche parlando, fissandomi non conosceresti molto di me.- lo informo, per poi domandargli –Ma tu hai un gatto?-
-Sì, Zun IV…- risponde quasi arrossendo, mentre io ridacchio appoggiandomi alla sua spalla per stare più comoda –Anch’io ho un gatto… si chiama Matisse.-
-Un nome strano quanto quello della padrona.- ridacchia il nano mentre gli assesto una gomitata –Quello che non mi spiego è come fai ad avere un gatto se non hai una casa…- continua per poi guardarmi intensamente, ed io mi sento talmente stupida ad essermi sbottonata tanto -… tranquilla, ho capito subito che hai un segreto.-
Sospiro di sollievo mentre mi riappoggio contro Fili che mi copre con anche la sua coperta –Se vuoi dormire fai pure Anaïs, sarai stanca.-
-Grazie Fili, buonanotte.- dico strascicando le parole, mentre gli occhi si chiudono da soli.


*Zun I è il nome del gatto di Fili e Kili, che ho inserito nella storia del nano…  farò riferimenti alla suddetta storia, ma se non avete tempo/voglia di leggerla non vi preoccupate che metto le note : )
 
Ehilà ciao!
È da un po’ che non scrivevo qua sotto! E mi dispiace, ho sempre aggiornato di fretta e furia. Questo capitolo è presocchè nuovo di palla e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate; non nascondo il fatto che la scena del fiume mi sia saltata in testa leggendo La figlia della montagna di Kano-chan, storia tra l’altro che consiglio vivamente!
Ringrazio i nuovi seguaci :Undomiel, elanorstella e ellinor!
E chi ha inserito la storia tra le preferite Beegrrrl e elanorstella!
A presto spero
Bisous
Sylvie
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chiacchierate maliziose. ***



Da quel giorno non ho più ritrovato il mio cavallo, ho paura che la furia dell’acqua lo abbia ucciso e mi fa male pensare che quanto accaduto è colpa mia, se solo non mi fossi distratta per colpa del fulmine… magari a quest’ora sarei un groppa al mio destriero e non su un pony assieme ad un borbottante Dwalin.
Thorin ha deciso che devo cavalcare a turno con ogni nano della compagnia tranne Bombur, per problemi legati al peso; oggi è il turno di Dwalin a farmi da balia o comunque a offrirmi un passaggio sul suo pony, ed ho come l’impressione che questa situazione non gli piaccia per niente.
-La smetti di brontolare, sembri una pentola di fagioli.- lo riprendo ormai stanca di sentire il suo continuo borbottare nella sua lingua –Se devi dirmi qualcosa, dilla e basta.-
Lo sento ridacchiare divertito, e naturalmente infastidita da questa sua reazione gli do un pizzicotto sull’avambraccio facendolo gemere –Così impari a ridere di me.- affermo girandomi appena in modo da fargli una linguaccia.
-Senti ragazzina, se non fosse per te starei davanti e non a chiudere le linee.- afferma Dwalin sistemandosi meglio dietro di me in modo da far sì che la mia schiena si appoggi meglio al suo petto –E’ una questione di orgoglio.-
Sbuffo visibilmente, questi nani sono dannatamente melodrammatici quando si parla di orgoglio e non ci pensano per nemmeno un secondo a vedere cosa ci può essere oltre a ciò; anch’io sono orgogliosa e piuttosto permalosa, ma credo di sapermi limitare o almeno lo spero.
-Se sono un così gran peso per te, chiederò a qualcun altro.- affermo seriamente.
-No è il mio turno, ed io rispetto i turni…- mi risponde Dwalin tranquillamente –Guarda che non ho aghi sul petto, se sei stanca di stare dritta come un fuso ti puoi appoggiare.- sussurra poi attento a non farsi sentire dai compagni, cose che mi fa sorridere sotto i baffi ma seguo il suo consiglio appoggiandomi delicatamente.
-Brava ragazzina, adesso vedo anche meglio la strada. Sei piuttosto alta per essere una donna umana.- continua, mentre a me viene stranamente sonno con la testa incassata sulla spalla del guerriero –Dwalin?- lo chiamo nuovamente.
-Che c’è ragazzina?-                                        
-Perché mi chiami ragazzina e perché sei stranamente gentile da quando ho perso il cavallo… prima non mi degnavi di uno sguardo ed ora mi sorridi persino.-
Alzo lo sguardo verso il nano cogliendolo a pensare, grattandosi con una mano la barba e rallentando il ritmo del cavallo; probabilmente non vuole che anche gli altri sentano cosa sta per dirmi –Ti chiamo ragazzina perché, francamente, ho scordato il tuo nome.- risponde lui tranquillamente, mentre io a momenti perdo l’equilibrio.
-Anaïs, il mio nome è Anaïs.- gli rispondo, mentre lui ridacchia –Scusa il fratello con la buona memoria è quello con la barba lunga e bianca.- ribatte lui ancora divertito –Ed ho cambiato atteggiamento perché hai sacrificato il tuo cavallo per Fili… e noi nani teniamo di gran conto questi gesti.-
-Non mi sembra che ciò valga per Thorin… mi tratta uguale, anzi senza cavallo sono maggiormente un peso; non mi vuole nemmeno accompagnare.-
-Non ti preoccupare per Thorin, è sempre stato restio con gli stranieri… che siano nani, umani, elfi o hobbit. Vedrai che col tempo le cose miglioreranno. Già apprezza il gesto che hai fatto.-
-Davvero, non sembra.- ribatto secca sistemandomi un po’ meglio, chiudendo un po’ gli occhi; ovviamente Dwalin continua a ridacchiare –Oh sì, ha apprezzato altrimenti avresti fatto il percorso a piedi.-
 
Uno scossone mi sveglia ritrovandomi ancora in sella al pony con Dwalin, il quale non mi guarda ma vi è un rossore alla base del collo che sembra essersi esteso anche sulle guance; giro lo sguardo davanti a me e vedo la compagnia ferma e ridacchiante che mi fissa.
Arrossisco anch’io notando che praticamente per reggermi meglio mi sono stretta a Dwalin abbracciandolo, sussurro delle veloci scuse saltando via dal pony e lasciando il guerriero a gestire da solo quei sorrisini maliziosi sperando vivamente che non tenti di tagliare la testa a nessuno della compagnia.
Mi do un occhiata attorno, è quasi sera ormai vedendo il sole calare oltre le montagne superate nei giorni precedenti; siamo in uno spiazzo verde molto ampio, personalmente non mi fermerei qui, ci sono delle abitazioni diroccate fatte con pietre e legna, che non mi danno alcuna sicurezza sul posto  in cui ci troviamo… anzi il legno è scuro come se fosse marcio da tempo per non parlare del muschio cresciuto.
Questo posto è stato abbandonato e un motivo per lasciarlo ci deve essere stato; mi avvicino a Thorin che guarda anche lui lo spazio circostante con uno sguardo serio ed attento.
-Ci accamperemo qui, sta sera.- ordina rivolgendosi a tutta la compagnia.
-Thorin, non mi sembra il caso.- sussurro io avvicinandomi, in modo che solo lui mi senta e non il resto dei nani, per una questione di rispetto nei suoi confronti.
- Non era un suggerimento.-
-L’avevo capito e ti giuro non voglio andare contro la tua autorità, ma…-
-Lo stai appena facendo- mi blocca il nano, dandomi le spalle e continuando la sua perlustrazione.
Non si fida di me o almeno del mio istinto, quanto vorrei dargli una prova della mia stima nei suoi confronti, quanto vorrei fargli capire che per me la sua impresa è importante quanto o anche di più della mia; dal racconto di Balin ho capito il suo dolore e vorrei tanto aiutarlo se me ne lasciasse l’occasione.
Tuttavia so che se spiegassi ciò a parole lui non mi crederebbe, devo solo aspettare il momento giusto per dimostrargli quanto valgo, come mi ha detto Dwalin prima di addormentarmi.
-Fili, Kili occupatevi dei pony: non dovete perderli di vista- continua Thorin.
-Secondo me, sarebbe saggio proseguire , potremmo raggiungere la Valle Nascosta-  interviene Gandalf appoggiandomi.
-Te l’ho già detto non voglio avvicinarmi a quel posto.- ribadisce Thorin avvicinandosi a me ed allo stregone, capisco comunque che per me non è aria, mi allontano e raggiungo Fili e Kili impegnati a legare i pony sui rami dei pochi alberi in zona.
-Anaïs, non te la prendere per Thorin.- mi dice ad un certo punto Fili, quando il fratello non è a portata d’orecchio.
-Fili non volevo contraddirlo te lo giuro, ma questo posto… non so… non mi piace.- cerco di giustificarmi in qualche modo.
-Beh io la trovo un’ottima piana, ci possiamo accampare velocemente.- risponde invece lui alzando le spalle e continuando il suo lavoro.
-E’ il tuo soldatino dentro di te che parla o  l’opinione è tua, questa volta?- domando punzecchiandolo un poco.
-E’ una mia opinione, simpaticona… comunque non sapevo che ti piacessero i nani più vecchi della compagnia.- afferma lui guardandomi in maniera maliziosa.
-Io che? Cosa?- domando rimanendo quasi pietrificata dalla sua allusione.
-Ti abbiamo visto tutti come dormivi abbracciata a Dwalin, ma è troppo vecchio per te… sarebbe meglio qualcun altro.- continua mantenendo quella aria volutamente maliziosa e provocante, con quel sorriso testato da seduttore.
-E chi? Di grazia.- chiedo io, facendo finta di niente.
Fili si ferma dal suo lavoro e mi fissa senza togliere il suo sorriso –Me, per esempio.- afferma indicandosi, mentre io cerco di trattenere una risata –E tuo fratello, no?- chiedo giocando anch’io a fare la maliziosa avvicinandomi pericolosamente a lui.
-Non ha la mia esperienza.- sussurra, alternando i suoi sguardi ai miei occhi e alle mie labbra.
-Ti devo dire un segreto gran seduttore.- lo avviso avvicinandomi al suo orecchio –Io ho già un uomo e non lo tradirò con alcun nano sia questo vecchio o giovane, esperto o inesperto.- gli sussurro per poi dargli un bacio sulla guancia e allontanandomi per raggiungere Bombur che comincia a preparare la cena.
Do uno sguardo a Fili che ridacchia e continua il suo lavoro con  i pony, devo ammettere che per essere un nano è proprio carino… Anaïs, no! Non è questo il momento, tu sei impegnata, stra-impegnata… fino ad un mese fa guardavi le case per andare a convivere con Christopher. Lui è solo un nano che sparirà alla fine di questa assurda storia.
-Anaïs, tutto bene?- mi distrae la voce di Bombur, io accenno un sorriso e un segno di assenso.
-Bene, ragazza. Allora mi taglieresti le verdure per cortesia?- domanda nuovamente e passandomi il coltello senza aspettare alcuna mia risposta.
All’improvviso vedo lo stregone allontanarsi velocemente zigzagando tra i nani e sembra visibilmente seccato  -Gandalf, dove vai?- chiede ingenuamente Bilbo.
-A cercare la compagnia dell’unico qui che abbia un minimo di buon senso!- esclama lui.
-E chi è?-
-Io stesso signor Baggins… ne ho abbastanza di nani per un giorno solo.- e va via… bingo! Bel colpo Thorin, te e la tua maledetta testa dura, chissà che cosa gli hai detto per innervosirlo così tanto.
-Forza Bombur e Anaïs, abbiamo fame.- ci ordina Thorin perentorio.
-Prepariamo qualcosa anche per Gandalf?- chiedo facendo la finta innocente.
-Non credo che ce ne sia bisogno.- ringhia il nano.
-Oh, chissà perché.- rispondo impostando un sorrisetto strafottente; credo che, se potesse, Thorin in questo momento vorrebbe tagliarmi la testa per poi giocarne a golf: mi ha lanciato un sguardo che fulminante era a dir poco; mi giro di corsa e continuo ad adempiere l’ordine.
 
Scende la sera e la cena è pronta: Bofur, gentile come sempre, mi aiuta a distribuire le pietanze –E’ via da parecchio!- esclama ad un certo punto Bilbo, consegnando anche lui i piatti.
-Chi?- chiede il nano
-Gandalf!-
-E’ uno stregone fa come vuole… tieni, facci un favore, porta queste ai ragazzi.- conclude Bofur, consegnando allo Hobbit la cena per Fili e Kili.
Finito di dare a tutti  la cena cerco un posto, come al solito isolato, per leggere il libro senza avere attorno occhi indiscreti; è da casa Baggins che non lo apro: da una parte ho paura di che cosa potrei leggere al suo interno… mi fa ancora un certo che sapere che in verità non esisto.
Ricomincio a leggere dalla mattina della partenza e noto che il libro non parla di quanto detto ed accaduto nella locanda, ma solo di quando Bilbo si sveglia e trova lo stregone ancora dentro la sua abitazione convincendolo a partire.
Di quanto abbiamo percorso non c’è scritto granché, c’è scritto della grotta e del racconto di Balin parola per parola; poi c’è oggi e dell’arrivo in questo spazio, ma sta continuando… come da Bilbo… la linea d’inchiostro continua a scrivere e io leggo man mano le parole che vanno a formarsi… oddio troll …Bilbo, Fili e Kili sono nei guai.
Cosa si può fare contro i troll: sono tanto grossi quanto stupidi, il che è un punto a nostro vantaggio… ma sono anche forti dobbiamo trovare il modo di neutralizzarli: pensa pensa Anaïs, ricordati il libro lo hai già letto e tu sai cosa succede.
Il sole!! Sì, ottimo… devo agire e avvisare gli altri del pericolo che corrono i tre, forse ho qualche idea a proposito; vado verso l’accampamento di corsa e vedo lì Fili e Kili –Avete lasciato Bilbo da solo con i troll? Ma cosa vi dice la testa?-
Kili mi guarda stranito -Come fai a sapere dei troll?-
Corpo di Buddha… che scema che sono stata, rispondo velocemente –Sesto senso.-
-Un sesto senso, fin troppo preciso dato che noi l’abbiamo saputo adesso.- interviene Thorin.
-Comunque, forse ho una buona idea… vi va di sentirla?- 




Ciao miao! Ecco un altro capitolo! Anche questo è un capitolo nuoverrimo! Sì perché nella scorsa storia non ho fatto interagire molto la protagonista con i nani… ed ora voglio un po’ recuperare xD qui la vediamo alle prese con Dwalin e Fili! È da ricordare comunque che nella storia del nano che precede questa il nostro Dwalin è già occupato *.* Comunque fatemi sapere se vi piace come ho trasformato questa storia! Dai che sono curiosa <3<3 Ringrazio sempre i lettori che passano di qui per caso ed i vecchi e nuovi seguaci! Bisous Sylvie

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Abbacchio arrosto. ***


I nani si guardano tra loro un po’ dubbiosi e sicuramente non nutrono ancora piena fiducia nei miei confronti per aver voglia di sentire ciò che ho in mente; Dwalin guarda Thorin indicandomi con la testa, mentre quest’ultimo borbotta qualcosa.
-Vi prego ascoltatemi… stiamo perdendo tempo.- gli incito mentre la loro riunione silenziosa continua davanti ai miei occhi, finchè una manina timida si alza quasi tremolante –Di-dico di darle fiducia. Ha… ha sacrificato il suo cavallo per Fili.- afferma Ori, facendomi nascere un lieve sorriso.
-Ha ragione, Ori… dovremo sentirla.- gli dà man forte Bofur, sistemandosi il capello.
Io guardo Thorin, sapendo che solo lui mi può dare il consenso a spiegare il piano; questi guarda ancora Dwalin che sorride quasi vittorioso e poi Gloin che grugnisce qualcosa di incomprensibile per me.
-Parla.- ordina il capo della spedizione guardandomi negli occhi, e capisco subito che questa è la mia occasione.
Chiudo gli occhi prima di parlare e faccio un respiro profondo per collegare le varie idee - I Troll temono il sole dobbiamo distrarli fino a quel momento …Dwalin ti è avanzata della corda?-
-Sì… per cosa ti serve?-
-Ottimo, l’idea è quella di farli inciampare su di essa:  Kili tu prendi un’estremità, tu Fili l’altra:  è abbastanza lunga da prendere “l’ingresso” del loro accampamento?-
-Sì, direi di si.- mi risponde Fili, poco convinto –In due non reggeremo mai il peso di quei mostri.-
-Io farò da esca, una volta richiamata la loro attenzione tirate la corda in modo da farli cadere. Una volta caduti li feriamo alle gambe in modo da non farli rialzare, capito tutto?-
-Sì…ma perché lo fai?- mi chiede Thorin incrociando le braccia, sempre piuttosto scettico.
-In primo luogo ho il passo più leggero del vostro e soprattutto perché voglio bene a Bilbo, è una brava persona e non merita di morire mangiato.- affermo seria affrontando il nano, che dopo una attimo di silenzio mi volta le spalle e se ne va come per dare il via all’operazione.
 
Ci muoviamo verso l’entrata dei troll, sentiamo dei rumori e dei borbottii di quei spregevoli esseri, silenziosamente i nani si posizionano più avanti seguendo chi Fili e chi Kili, nascondendosi nella vegetazione per reggere le estremità della fune, nel caso in cui la massa dei troll sia troppa da sopportare per i primi due.
Io ho paura, non so a cosa vado incontro; le mani mi sudano, le sento appiccicose e anche la fronte è imperlata di goccioline fredde, sento la mia voce tremare dentro di me… non so se riuscirò a farcela.
Il mio corpo è riempito di tremiti, la mia vista quasi offuscata: ho paura di cadere nel panico; guardo i nani e mi chiedo come fanno a non avere paura, come fanno ad avere un tale controllo sul loro corpo, li invidio per questo.
Di solito riesco a superare le cose freddamente cosa è cambiato in me da rendermi così insicura? Forse la paura di non vedere più le persone a me care del mio mondo se muoio qua, non vedere più i miei genitori, mio fratello e mia sorella, il fatto di non incontrare più i miei amici… Christopher… quanto mi manca ora e mi sento così maledettamente fuori posto.
E la paura di morire, nella prima prova sarebbe proprio ciò che evidenzierebbe la mia inadeguatezza, caratteristica che sempre mi ha perseguitato e che ho sempre tentato di nascondere; mi sento sola… sola come non lo sono mai stata nella mia vita.
Balin mi guarda da lontano sussurrandomi un “forza” scrollandomi dai miei cupi pensieri come se capisse a cosa stavo pensando, incoraggiandomi a continuare il piano e dopo aver preso un profondo respiro mi avvicino all’entrata della tana, fermandomi appena prima della corda stesa già a terra.
Vedo tre grossi mostri: uno ha un enorme mestolo in mano,  uno è seduto mentre l’altro ha Bilbo in mano per le gambe; una rabbia nascosta mi assale e mi da abbastanza coraggio per attirare l’attenzione dei troll.
-Ehi voi! Stupidi e orribili esseri, lasciate il mio amico, non vi sazierà è troppo magro… venite a prendermi!-
-Carne umana, da quanto che non l’assaggio!- dice quello col mestolo avvicinandosi.
Sorrido vittoriosa, sapendo che i nani non avrebbero il retto la massa di tutti e tre quei mostri.
-Su dai!! Non credevo che foste così lenti!- continuo e intanto scambio un cenno d’intesa con i nani già posizionati.
 -Hai così tanto voglia di farmi da cena?- dice aumentando il passo e venendo verso di me.
-Oh non esserne tanto sicuro!-
E’ il momento! I nani con movimento simmetrico e coordinato tirano la fune ed il primo troll cade, per poco non mi sotterra, se non fosse stato per Thorin che, appena lasciata la fune, è venuto verso di me e  preso velocemente per le spalle  scostandomi dalla massa in caduta libera.
Fili e Kili uscendo fuori dal nascondiglio si lanciano sul troll caduto, per ferirgli le gambe…sperando che sia sufficiente, sembra che abbia la pelle dura; poi saltano fuori tutti gli altri lottano contro i troll rimasti in piedi.
Il troll che ha in mano Bilbo ad un certo punto lo lancia addosso a Kili facendolo cadere, per poi avvicinarsi a loro cercando di agguantarli con le sue sudicie mani; Fili in protezione del fratello si intromette sguainando le spade e provocando numerose ferite all’arto del troll.
Vive la più grande confusione, il troll caduto si rialza a fatica e va ad aiutare gli altri due… il mio piano è miserevolmente fallito, a questo punto si deve solo attendere il sole… sperando di non essere mangiati nel frattempo.
Sguaino anch’io la spada corta l’unica trovata al mercato hobbit, che per i troll può essere considerata come uno stuzzicadenti, da quanto è piccola… ma per il momento non posso far altro che difendermi nel caso mi vogliano prendere.
La paura che provavo prima è svanita, al suo posto c’è una carica di adrenalina che mi fa combattere come non mai, la voglia di vivere vince quanto provato prima e la sento scorrere nelle mie vene e nelle mie arterie, e la sento nei fendenti della mia spada che ora è solo il prolungamento del mio braccio.
A pensare che è la prima volta che prendo in mano un arma… nel mio mondo facevo judo, mollando appena dopo aver conquistato la cintura nera, ma le sensazioni sono completamente diverse… sono consapevole di poter ferire, lesionare, se non uccidere qualcuno, e sa da una parte ciò mi raccapriccia dall’altra invece fa crescere ancora di più la mia voglia di sopravvivere.
Lottiamo cercando di ferirli sulle gambe… senza grandi risultati non sembrano stanchi, anzi probabilmente quando c’è il sole loro dormono o si riposano contrariamente a noi che abbiamo marciato sino a poco prima.
Ad un certo punto vedo Bilbo zigzagare tra le gambe dei troll e tra i vari nani intenti a lottare per andare a liberare i pony, speriamo che questi mostri non se ne accorgono; non faccio in tempo a riconcentrarmi nella battaglia che una mano mi prende e mi solleva.
Guardo in faccia il mostro che sghignazza davanti a me; mentre io vengo bloccata dal terrore: ora forse sono giunta al capolinea, chiudo gli occhi… sperando di venir mangiata in un colpo solo; ma invece sento un urlo beduino e il brontolio del troll.
Guardo giù e vedo Fili intento a ferire la gambe del mostro, cercando di evitare di essere schiacciato da queste.
-Reagisci Anaïs!- urla e solo in quel momento mi risveglio nuovamente.
Prendo la spada e la infilzo sul polso trapassandolo, lui per tutta risposta mi lancia via addosso a Fili, che sorride nel vedermi comunque intatta.
Mi guardo un attimo intorno e guardo i nani combattere, devo dire che sono più agili di quanto immaginavo e hanno un modo di combattere che dimostra appieno l’amicizia che li lega: non un solo nano in difficoltà viene abbandonato.
Tuttavia i nostri sforzi sono inutili, Bilbo viene catturato da due troll : ci minacciano di lasciare le nostre armi se non vogliamo vedere lo hobbit squartato in prima visione; il primo a buttare via la sua arma è sorprendentemente Thorin seguito da tutti gli altri.
Nel giro di poco alcuni di noi vengono insaccati e gli altri messi a rosolare pian piano su uno spiedo; i troll intanto discutono su come mangiarci meglio
-Non perdere tempo a cucinarli, sediamoci sopra di loro e spappoliamoli come gelatina.- afferma uno alzandosi dal tronco su cui sedeva e dirigendosi verso di noi.
-Potremmo farli saltati e grigliati con una spolveratina di salvia.-
-Mi viene già l’acquolina… e come dolce abbiamo anche carne umana.- dice uno a gran voce guardandomi, mentre io spero che perlomeno gli venga una indigestione o una diarrea fulminante dopo avermi mangiato.
-Spero di esservi indigesta stupidi esseri puzzolenti!- li grido dietro.
-Sarai il piatto forte la carne umana è così morbida- risponde avvicinandosi pericolosamente –Ma dobbiamo fare in fretta l’alba è vicina, non mi piace essere trasformato in pietra.-
Il sole: la nostra salvezza! Non manca molto, guardo un attimo Bilbo affianco di me credo che anche lui abbia capito che dobbiamo temporeggiare ancora un po’.
 –Aspettate, state facendo un terribile sbaglio!- esclama cercando goffamente di alzarsi per avvicinarsi saltellando allo spiedo, mentre i troll non capiscono di cosa stia parlando –Stavo parlando del condimento…-
-Cosa centra il condimento?-
-Ma li hai annusati, ci vuole qualcosa di più forte della salvia, prima di servirli sul piatto.- afferma indignato Bilbo, mentre io ridacchio divertita.
Diversamente dai nani che si agitano gridando –Traditore!- o –Io non puzzo!- e altre cose simili, non capendo che lo hobbit vuole solo distrarli e prendere tempo; io seguendo l’esempio di Bilbo intervengo –E’ vero possono fare concorrenza a un branco di maiali!-, e naturalmente mi prendo le occhiatacce degli insaccati vicino a me.
-E il segreto per cucinare il nano è…- continua Bilbo, cercando di riflettere su come servire un nano davanti a una tavola imbandita –…spellarli prima!-
-Maso, prendi un coltello da filettatura.- si rivolge il troll a fianco allo spiedo a quello dietro, mentre dietro di me si sollevano più di una imprecazione.
-Ma che fesserie stai imbabbocchiando… ne ho mangiati con la pelle e tutto, sbrighiamoci.- dice l’altro.
-Ha ragione non c’è niente di male in un po’ di nano crudo.- dice il terzo prendendo Bombur –Bello croccante.-
-No, non quello là è infetto…ha i vermi!- interviene Bilbo e detto ciò il troll molla subito il nano addosso agli altri- In effetti sono tutti infestati… io non rischierei, dico davvero.-
Ovviamente anche in questo caso i nani non capiscano il gioco dello hobbit, finchè Thorin con un calcio riesce a far comprendere il piano agli altri  e solo allora comincia la gara fra la compagnia di chi ha i parassiti più grossi.
Chi grandi quanto il proprio braccio, chi ha degli enormi parassiti quanto se stesso e altri che oltre i parassiti dice di essere infestato da pidocchi, chi ne è infetto gravemente ed eccetera eccetera… finchè compare da sopra una roccia Gandalf che solleva il bastone e lo fa battere con forza contro la pietra–L’alba vi prenderà tutti!-
Quella parte di roccia colpita si rompe ed primi raggi della giornata colpiscono con la loro forza e luce i troll in pieno viso, bruciandoli fino a trasformarli completamente in pietra.
Gandalf si avvicina a noi ridacchiando superando le statue –E’ bello rivedervi.- afferma facendo poi un occhiolino a Bilbo che arrossisce; mentre Thorin ordina –Liberaci!-
Lo stregone obbedisce liberando il capo della spedizione e via via anche tutti gli altri, a liberarmi viene Bofur sorridente e tranquillo dopo essere fuggito al girarrosto –Ehi Anaïs,  quindi puzzerei anch'io come un maiale?- scherza mentre mi libero dal sacco, io mi avvicino facendo finta di annusarlo ed arricciando il naso disgustata –In questo momento sai solo da bruciato.- affermo, per poi ridere entrambi dello scampato pericolo.



 
Ciao : )
Come state? Avete passato uno spaventoso halloween?
Ecco qui un nuovo capitolo!!! Non ho modificato molto rispetto al precedente, a parte qualche piccola aggiunta e modifica ai dialoghi rendendoli un po’ più carini ;)
Allora ringrazio tutti per leggere questa storia! Mi fa felicissima!!! Un ringraziamento particolare alla nuova seguace GabrelPrince!
Vi auguro una buona domenica!!!
A presto
Bisous
Sylvie

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Intermezzo. ***


Guardo incuriosita le tre singolari statue, chiedendomi se rimarranno sempre così o se di notte ritornano normali, una di esse ha la mia spada ancora incastrata nel polso; fa molto spada nella roccia penso sorridendo ad uno dei miei cartoni preferiti.
Mi siedo stancamente su un tronco sentendo la stanchezza invadermi al posto dell’adrenalina che mi ha animato poco prima; le gambe mi fanno davvero troppo male non essendo propriamente allenata a questi sforzi.
Kili si avvicina a me un po’ preoccupato mentre mi massaggio i polpacci che sicuramente saranno pieni di botte –Anaïs, va tutto bene?- mi chiede il nano ed io non riesco a negargli un sorriso per la premura che mi dimostra.
-Sì, Kili, non ti preoccupare… ho solo bisogno di riposo.- rispondo continuando il massaggio.
-Ne sei sicura?… ti vedo pallida.-
-Non è niente… se proprio vuoi aiutarmi avrei bisogno di un po’ d’acqua per rinfrescarmi.-
-Sì, te la vado a prendere ma intanto chiamo Oin che ti visiti.- afferma Kili preoccupato, allontanandosi da me prima che io possa dirgli che non mi piace essere visitata dai medici che siano di questo o dell’altro mondo.
Mentre sbuffo, un po’ irritata, vedo Thorin, Gandalf ed altri nani uscire da quella che era la caverna dei troll, con armi nuove e particolari; soprattutto quelle dei primi due hanno una lucentezza particolare.
Gandalf, mi guarda sorridente e poi si siede accanto a me – Come è andata la tua prima, diciamo, battaglia?-
-Ti dirò all’inizio avevo paura di svenire o di avere un attacco di panico.- affermo pensando al momento di panico avuto poco prima del mio tentativo di distrarre gli orchi.
-E poi?-
-Poi la voglia di sopravvivere ha vinto su tutto.-
-Appena riprendi un po’ il fiato dovresti entrare nella caverna, lì potresti trovare delle cose interessanti.- m’informa lui indicando col suo bastone l’entrata della caverna.
-Tipo?-
-Armi, la tua spada corta già era insufficiente prima adesso è inutilizzabile dato che l’hai lasciata infilzata nel polso del troll.- ridacchia lo stregone prendendo in giro la mia inesperienza.
-Va bene, ci darò un occhiata… però non ti prometto che prederò qualcosa.- gli rispondo scontrandomi con il sguardo azzurro ed interrogativo.
-Perché?-
-Perché combattere non mi è dispiaciuto… e ciò mi spaventa.- confesso, sentendomi un po’ in imbarazzo.
-Ti stavi solo difendendo se non lo facevi probabilmente saresti divenuta cibo per troll.-
-Non capisci.- sussurro  dispiaciuta di ciò che sto per ammettere sia a lui che a me stessa.
-Allora spiegati meglio...-
-Quando ho tolto la spada dal fodero l’ho sentita come parte di me e mi sono anche sentita imbattibile… l’adrenalina mi ha conquistata pienamente, tanto da non sentire dolore, tanto che l’unica cosa che volevo era uscirmene viva senza tener conto della vita di questi troll.- affermo guardando le statua –Non sono stata abituata a pensare così, non ho mai creduto al proverbio: morte tua, vita mia. Mai.-
Lo stregone sorride paternamente, togliendo dalla sua manica la pipa e accendendola con tutta calma –In questa terra, funziona così purtroppo… e comunque sono sicuro che quando verrà il momento riuscirai a controllarti, la vera forza sta nel risparmiare la vita degli altri… ma ciò non deve essere a scapito della tua.-
-Grazie, Gandalf… dico per il tuo sostegno.- affermo sorridendogli tranquillamente.
-Non c’è di che.- afferma lo stregone raggiungendo poi Bilbo e dandogli una dacia, della stessa fabbricazione delle spade prese da Thorin e da lui stesso.
Non faccio in tempo a rilassarmi un poco che torna Kili, accompagnato da Oin con tanto di trombetta già attaccata all’orecchio; il moro mi passa la borraccia sorridendomi, mentre io lo ringrazio con un gesto della mano.
-Dove ti fa male?- mi chiede Oin, avvicinandosi a me.
-Il polpaccio, credo di aver stirato un legamento.- rispondo guardando Oin tastare la mia gamba.
-Cosa? Hai preso un coniglietto?- mi chiede Oin, mentre Kili scoppia a ridere ed io rimango un po’ stordita.
-No! Il legamento!-
-E cosa c’entra il coniglietto.- brontola il medico.
-Ma niente… lei avrebbe bisogno di un apparecchio acustico migliore della tromba.- affermo incrociando le braccia.
-No, no. Non mi piace la pasta frolla.- continua Oin tastandomi mentre trattengo una risata in tutte le maniere possibili –Ragazza, hai un legamento stirato. Riposati.- afferma infine, mentre lo guardo stupita con Kili che non smette di sghignazzare.
-Grazie, Oin.- gli rispondo, mentre lui si rialza e si allontana brontolando che sta facendo solo il suo lavoro.
Appena il medico è ad una buona distanza comincio a ridere unendomi a Kili e tenendomi la pancia, sentendo le lacrime scendere lungo le guance al solo pensiero della buffa scenetta di prima; poco dopo si aggiunge anche Fili che ci guarda stralunato.
-Perché ridete?- ci chiede, sedendosi vicino a me.
-Oin, mi ha visitato… ma pur avendo la tromba non ha capito niente.- affermo ridacchiando, mentre lui mi sorride.
-Che cosa ti fa male?-
-Un po’ le gambe… sono fuori allenamento e voi siete davvero bravi.- rispondo massaggiandomi un poco i polpacci.
-Ci alleniamo da quando avevamo quindici anni!- esclama Kili sedendosi accanto a me anche a lui –Se vuoi ti massaggio i polpacci!-
-No, glieli massaggio io!- interviene Fili allungandosi verso le mie gambe, mentre io mi chiudo a riccio abbracciandomi le ginocchia –Le gambe sono mie e per il momento mi massaggio da sola.- affermo deludendo entrambi i nani che sbuffano: il biondo seccato, mentre l’altro sembra divertito alla reazione del fratello.
-Gandalf mi ha suggerito di dare un occhiata alla caverna dei troll prima di partire, mi accompagnate?-
I nani per tutta risposta mi offrono la loro mano per aiutarmi ad alzarmi, purtroppo mi sento ancora un po’ debole e appoggiata alla spalla di Fili ci muoviamo verso la caverna; il puzzo di feci, sporcizia e lerciume dei troll mi arriva alle narici facendomi venire i conati di vomito e la nausea, che fortunatamente riesco a trattenere.
Ci inoltriamo nella parte più interna della caverna dove c’è un odore ancora più mortifero, fino ad arrivare davanti ad un cumulo di armi, lì mi fermo e comincio ad esaminarle una ad una –E’ per questo che sei entrata qui dentro? Trovare un’arma.- mi chiede Kili curioso.
-Sì, Gandalf mi ha consigliato di cercare un migliore equipaggiamento; dato che la mia spadina è inutilizzabile.- rispondo prendendo in mano una spada un po’ troppo pesante per me
-Perché, non prendi l’arco?- mi chiede Kili, provandone qualcuno.
-Non lo so usare…come non so usare bene la spada.- rispondo prendendo un'altra arma seghettata.
-Beh per l’arco ti posso insegnare io e per la spada l’esperto è Fili, giusto fratello?- afferma Kili sempre entusiasta, mentre sento Fili annuire poco convinto.
-Ti ringrazio, ma non vorrei essere un peso in più per te e per tuo fratello.-
-Francamente saresti maggiormente un peso se fossi incapace di difenderti…- afferma il biondo prendendo in mano una spada e passandomela.
-Non sono molto convinta.- ribatto mentre guardo la spada trovata da Fili:  è della mia misura, di media lunghezza, ma comunque leggera e maneggevole, ha un intarsio particolare sull’impugnatura che sembra una fantasia di gigli e rami che contornano al mano.
Poco lontano trovo anche il suo fodero di pelle nera attaccato ad una cintura con strani interspazi a cui si possono aggiungere dei piccoli pugnali da lancio, questi li trova Kili e li inserisce correttamente all’interno dei spazi preposti.
-Prendi anche l’arco, dai! Ti può essere davvero utile una volta imparato!- insiste Kili passandomene uno un po’ più grande del suo con impugnatura argentata, la fattura sembra molto preziosa, e la faretra  con frecce dalla punta piccola e acuminata; io sbuffo ma alla fine accetto: magari ha ragione lui stavolta.
 
Usciamo dalla grotta e ci accingiamo a raggiungere gli altri, mi sento un po’ troppo sovraccaricata  da queste armi e anche a disagio, sembra davvero che debba partire per il campo di battaglia.
Ho ancora il cuore pesante da quanto confessato a Gandalf e aver preso così tanti armamenti non mi fa stare meglio, avrei bisogno di sfogarmi, vorrei tanto urlare il mio disagio al mondo per poi sentirmi vuota come un guscio di noce.
Anche quando esaminavo le armi sentivo il brivido della lotta, l’adrenalina che mi correva per la schiena, la voglia di combattere e solo guardandole…  in che cosa mi sto trasformando?
Io che fino a qualche tempo fa avevo i sensi di colpa a schiacciare una formica agogno adesso lo scontro… mi sento un mostro; mi sento come se fossi divisa in due: la vecchia me, quasi docile e pungente solo a parole e la nuova me spuntata fuori dalla voglia di sopravvivere.
Mi perdo in queste riflessioni sino a quando non spunta dalla foresta uno strano tipo su una slitta guidata da lepri, con una specie di colbacco in testa e vestito di pelliccia,  ma quello sulla faccia non sarà mica uno schitto? Che schifo.
-Radagast! E’ Radagast il Bruno!- esclama Gandalf contento di vedere il suo collega stregone –Che cosa ci fai qui?-
-Ti stavo cercando Gandalf, c’è qualcosa di sbagliato, di terribilmente sbagliato.- afferma bloccando il suo  discorso  un paio di volte, come se perdesse continuamente il filo –Avevo un pensiero ed ora l’ho perso: ce l’avevo qui sulla punta della lingua.- … Letteralmente sulla punta della lingua, infatti apre la bocca e da lì esce un insetto stecco: ripeto che schifo.
-Ragazzi, devo parlare con Radagast in privato vi dispiace allontanarvi?-ci chiede lo stregone girandosi verso di noi che ubbidiamo senza esitazioni, io ritorno a sedermi sul tronco dei troll con la mezza intenzione di leggere ancora il libro: da una parte spererei di scoprire che cosa si dicono i due stregoni, anche se rischio che Gandalf mi lanci una maledizione.
Non faccio in tempo a recuperare la mia inseparabile sacca di iuta che mi si avvicinano Kili e Fili, il secondo comincia –Anaïs, credo che dovresti fare degli allenamenti con me e Kili.-
-Nella grotta vi ho detto che ci avrei pensato.-
-E ci hai pensato?- mi chiede Fili, sedendosi nuovamente vicino a me.
-Beh è difficile prendere una decisione saggia nell’arco di dieci minuti…- gli rispondo in maniera ironica sorridendogli -… Comunque vorrei imparare un paio di trucchi in modo da essere un po’ autonoma da voi altri.-
-Bene, quindi da oggi saremo i tuoi maestri!-interviene Kili, abbracciandomi mentre noto che Fili sta cercando di fulminarlo con lo sguardo… ho come l’impressione che sia geloso di me, accidenti così non va affatto bene.
-Fantastico!-affermo io sorridendo ad entrambi, tuttavia non sono pienamente entusiasta all’idea di allenarmi.
-Però ci devi spiegare una cosa…-continua Fili appena Kili si stacca da me, sedendosi affianco al fratello.
-Sarebbe?-
- Come facevi a sapere dei troll ieri sera? Non c’eri quando ne parlavamo agli altri.- osserva il biondo, mentre il moro dietro di lui annuisce soddisfatto.
Beccata…- Vi manda vostro zio a chiedermelo?-
-No…. è che ieri sera noi ,come tutti, siamo rimasti stupiti.-
-Purtroppo per il momento non posso dirvelo.-
-Perché no?-
-Ho promesso a Gandalf di non dire niente a nessuno sino alla fine dell’avventura e quindi rimarrete col dubbio sino a quel momento.- affermo facendo un poco la misteriosa.
-Puoi dirlo a noi siamo amici, giusto? Te lo prometto che non lo diremo allo zio.- cerca di convincermi Kili, con quel suo bellissimo sorriso che scioglierebbe chiunque… tranne me, ormai ne sono immune e capisco il suo intrigante giochetto.
-Ragazzi, sapete il valore delle promesse… solo se necessario la romperò e solo con l’autorizzazione di Gandalf.- faccio per alzarmi, ma sono ancora traballante sulle gambe che non vogliono sapere di reggermi; tanto che Fili mi riporta in posizione retta prendendomi sotto spalla.
 –E poi credo che questo alone di mistero, mi renda ancora più affascinante.- concludo facendo poi l’occhiolino a Kili che si era portato nel frattempo innanzi a me –Più che miei maestri sembrate di più le mie stampelle.- continuo a scherzare cercando di cambiare discorso.
-Vedrai… durante gli allenamenti, ti distruggeremo.- continua Fili.
-Vi piacerebbe… ma ho la pellaccia dura, tesori miei.-  affermo sorridendo al nano biondo, contenta che abbia capito che non ho più intenzione di riprendere il discorso sulle mie capacità di previsione del futuro.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Buio ***


Guardo incuriosita i due stregoni parlare e gesticolare tra le fronde degli alberi, mentre i nani si sono divisi in vari gruppetti chi a riposare e chi a giocare con i dadi o parlare; i fratelli Durin alla fine si sono addormentati lasciandomi un poco in pace.
Non che disprezzi la loro compagnia, ma mi piace avere dei momenti di solitudine per pensare un po’ a me stessa; prendo il libero cercando di non farmi vedere da occhi indiscreti curiosa di sapere che cosa si dicono i due stregoni.
Ovviamente appena trovo il punto sento un leggero tossicchiare dietro di me, mi volto cercando di reprimere uno sbuffo e mi trovo davanti Bilbo che mi guarda desolato pensando di avermi disturbato.
-Scusami Anaïs, volevo solo… insomma.- balbetta lo hobbit, mentre io gli sorrido e batto la mano sul tronco per invitarlo a sedere –Dai, Bilbo vieni a farmi compagnia… questi nani sono quasi tutti degli asociali.- gli dico attenta a non farmi sentire nella parte finale.
-Chi sarebbe asociale?!- esclama Bofur sorprendendomi alla spalle con Bifur, che brontola qualcosa che non riesco proprio a capire toccandosi l’ascia impiantata in testa.
-Bifur, dice che sei matta… noi non siamo asociali.- traduce prontamente Bofur, mentre io ridacchio scuotendo la testa –Se stavate attenti prima della parola “tutti”, ho detto anche “quasi”.- ribatto –Vero, Bilbo?- chiedo guardando lo hobbit, che sorride tranquillamente.
-E’ vero ha detto anche “quasi”!- afferma Bilbo, dandomi man forte; Bifur parla ancora con Bofur indicandosi le orecchie e per poi indicare me e lo hobbit.
-Ha detto che non ha sentito quella parola, ed ha detto che così offendete le sue orecchie!- ride Bofur.
-Giuro, sulla mia testa che non tutti i nani sono asociali, e voi due non fate parte di quel gruppo limitato.- ribatto mettendo una mano sul cuore e facendo un finto giuramento, Bilbo mi imita –G-giuro anch’io! E sono convinto che le tue orecchie siano ottime Bifur.- balbetta lo hobbit, facendoci ridere.
All’improvviso un ululato rompe la quiete facendoci sobbalzare sul posto; i nani velocemente ed efficienti come sempre si sono di nuovo riuniti in una compatta squadra a cui Bilbo ed io ci uniamo.
-Lupi? Sono lupi?- chiede tremante Bilbo.
-No, quello non è un lupo.- risponde serio Bofur.
E dietro di lui, alto su un dislivello creato dal bosco… spunta fuori un animale con le sembianze di un lupo ma immensamente più grande, tanto che da dove sono posso vedere i suoi canini lunghi e acuminati; ringhiando scende e con un salto supera Bofur, scontrandosi, fortunatamente per noi, contro la lama di Thorin che gli squarcia il petto in colpo veloce e netto.
Ma quel “lupo” era solo un diversivo un altro ne sbuca dietro a Thorin… ed io sono immobile a fianco del nano, vedo il mannaro ringhiare ma non riesco a far muovere la mano verso la spada: riconosco lo stesso terrore, la stessa angoscia che i miei nervi hanno affrontato prima dell’incontro coi i troll.
Rimango ferma mentre il lupo si avvicina sempre più pericolosamente a me ed in pochi secondi sento la paura combattere con l’adrenalina, combattere con la mia voglia di vivere e di tornare a casa; e quest’ultima vince.
Sguaino la spada… ma i miei movimenti sono ancora troppo lenti: fortunatamente interviene Kili, che ferisce il nemico con una delle sue frecce per poi essere neutralizzato dal martello di Dwalin.
Io con la spada in mano sono visibilmente scossa, mi si avvicina Bilbo pian piano e mi sussurra –So, cosa stai vivendo… io e te non abbiamo mai lottato e combattuto, ma devi cercare di mantenere i nervi saldi per quanto difficile, però Anaïs guardami.- mi prende il viso per fare in modo che i miei occhi si concentrino sui suoi, solo ora mi accorgo di quanto i suoi occhi di un colore particolare quasi blu scuro siano simili ai miei: riconosco le stesse ombre e la stessa angoscia - Ce la possiamo fare, ti ricordi quella sera in cui ero spaventato e mi hai rincuorato dicendomi che loro ci avrebbero protetto? Ecco l’hanno fatto ieri e lo faranno anche oggi.- conclude Bilbo sicuro.
Appena finito il suo discorso lo abbraccio inginocchiandomi, sento delle lacrime scivolare sulle mie guance; sono contenta di aver trovato un vero appoggio, mai avrei sospettato che in un corpo così minuto si nascondesse una forza ed una saggezza così grande.
Finalmente mi lascio in quelli che sono lacrime e singhiozzi liberatori sulla sua spalla; ad un certo punto mi alza piano la testa dal mio appoggio –Su…Non sei bella quando piangi, su …vuoi uno dei fazzoletti che mi hai dato all’inizio del viaggio?- mi domanda sorridendo comprensivo e prendendo il pacchetto dal suo taschino.
-Grazie.- gli dico prendendo il fazzolettino e sorridendo cerco anche di riacquistare il mio normale contegno, mi alzo e vedo il resto della compagnia che ci fissa in silenzio finchè qualcuno sbuffa visibilmente –Non possiamo perdere tempo in piagnistei, abbiamo dei mannari alle calcagna.- afferma Dwalin tenendo stretto tra le mani il suo enorme martello.
Io annuisco silenziosamente e do un occhiata a Thorin, che rimane impassibile davanti a me… anzi sembra piuttosto seccato di questa dimostrazione di debolezza.
-Sono dei mannari ricognitori! Un branco di orchi non è molto distante.- dichiara Thorin, prendendo in mano la situazione.
-A chi hai parlato della tua impresa oltre alla tua famiglia?- chiede irato Gandalf al nano, avvicinandosi a lui velocemente.
-A nessuno.- risponde il nano facendosi avanti.
-A chi l’hai detto?- insiste lo stregone a voce ancora più alta.
-A nessuno, lo giuro.- promette il nano; ed io so che è sincero si sente dalla sua voce preoccupata… anche lui è sorpreso di incontrare questo ostacolo sulla nostra strada, l’unica cosa che vorrebbe è non mettere troppo in pericolo la sua compagnia, in prospettiva del confronto col drago.
E anche Gandalf lo ha capito, sbuffa –Ti stanno dando la caccia.-
-Dobbiamo spostarci da qui!- brontola Gloin, guardandosi attorno ed impugnando la sua ascia bipenne.
Ma Ori interviene- Non possiamo, non abbiamo i pony…-
E solo allora Radagast decide –Li depisto io…-
-Questi sono Mannari di Gundabad ti raggiungeranno!- controbatte Gandalf, visibilmente preoccupato per il suo collega.
-E questi sono conigli di Roshgobel… vorrei che quelli ci provassero.- conclude lo strano stregone con volto sicuro e montando velocemente sulla sua slitta.
 
Ululati e guaiti si espandono per la radura, vediamo i Mannari con i groppa gli orchi inseguire Radagast ed appena allontanatesi ci muoviamo correndo nella direzione opposta.
Tengo in mano un paio di coltelli da lancio, spero di riuscire a costruire una parvenza di difesa prima di uno scontro ravvicinato con quei sudici esseri; ad un certo punto Thorin che è capofila si ferma e  sfilano poco distante da noi lo stregone con gli orchi dietro.
-Rimanete uniti.- ci incoraggia Gandalf, facendoci ricominciare la folle corsa tra l’erba rada e le poche rocce, ci fermiamo un seconda volta nascondendoci in una rientranza per poi riprendere al segnale dello stregone; scendiamo ora su una valle piana, ma priva di alcun tipo di protezione naturale a parte un enorme masso dietro cui siamo rintanati.
 Non c’è nient’altro dietro cui ripararci, se ci vedono… avremo davvero poche possibilità.
Un orco in groppa si è proprio appostato sopra la grande roccia che ci difende, Thorin guarda Kili e gli ordina di ucciderlo con un semplice gesto di assenso, il giovane nano scocca due frecce e subito dopo cadono ai nostri piedi le due temibili bestie.
Il rumore per dare il colpo di grazia ai due però attira l’attenzione del branco, che è presto dietro alle nostre calcagna, -Muovetevi! Correte!- ci urla Gandalf allarmato dalla pericolosa situazione in cui ci siamo andati a trovare.
Seguiamo lo stregone, anche se non sappiamo dove ci vuole portare, all’improvviso Gloin grida indicando- Eccoli la!-
Gandalf cambia direzione facendoci fare una discesa tra erba secca ed alta, che ci limita non poco i movimenti; se non fosse che mi fido ciecamente dello stregone gli sarei già andata a chiedere se per caso negli ultimi cinque minuti  si fosse bevuto il cervello; siamo in una posizione svantaggiata rispetto ai nostri nemici.
-Kili uccidili!- ordina Thorin, ed il nano comincia a scoccare frecce una dietro l’altra colpendo gli avversari, tuttavia sono troppo numerosi e si stanno avvicinando; mi aggiungo agli altri nani in posizione difensiva metto via i coltelli da lancio e impugno a due mani la spada.
I miei respiri sono profondi e pesanti… uno …due… li conto, come per calmarmi e per aspettare più a mente lucida l’attacco; mi impegno ad avere i nervi saldi… non posso permettermi di sbagliare, guardo Dwalin che ci indica con la mano  libera di rimanere nella formazione.
-Da questa parte stupidi!- tuona la voce di Gandalf dietro ad una roccia.
Ed rieccoci a correre come prima per raggiungere la salvezza, Thorin si è messo sopra al masso di entrata per verificare che tutti entrino prima di noi: ci richiama infatti e ci incita ad entrare velocemente nella rientranza trovata dallo stregone.
Vedo però un orco che in sella ad un mannaro rompe le proprie righe e si avvicina velocemente a Thorin con l’arco carico, il nano non sembra accorgersene troppo impegnato a controllare che gli altri si salvino.
Corro verso di lui il più velocemente possibile, salgo sulla roccia e mi paro davanti a Thorin, deviando sulla mia pelle la traiettoria della freccia… un dolore lancinante mi coglie nel mezzo della schiena tra le scapole, faccio fatica a respirare e sento il corpo cedere e perdere forza.
La mia vista si appanna, vedo solamente Thorin che mi guarda con aria disperata, ordina qualcosa a qualcuno e poi mi sento sollevare e portare a peso morto all’interno dell’insenatura indicata dallo stregone… spero … credo…
I miei sensi sono tutti ovattati a parte il dolore sulla schiena che mi riempie la testa, non sento bene e vedo peggio… solo ombre che vanno su e giù.
Mi hanno disteso a terra su quella che sembra una superficie rocciosa, sento un peso sulle braccia… mi hanno bloccata… non vogliono che mi muova perché? Perché non mi lasciano stare?
All’improvviso sento la freccia che mi era rimasta tra le scapole tolta di colpo… le mie carni lesionarsi e aprirsi, sento il sangue percorre il mio corpo disteso e dalle mie corde vocali nasce un urlo senza fine, il dolore che provo mi sta distruggendo, vorrei morire piuttosto di  sentirlo ancora.
Mi sollevano di nuovo.
No, lasciatemi lì, lasciatemi morire… la storia può continuare senza di me… non voglio continuare, se esiste un Dio ti prego fammi tornare a casa, ti prego, ti scongiuro… cosa ho fatto di male per ritrovarmi qui con questa sofferenza.
Questa non è casa mia… mamma, papà perdonatemi di avere il desiderio di morire prima di voi e lontana da casa, so che è il più grande dolore che vi posso causare, sorella mia tieni a bada nostro fratello anche per conto mio e sappiate che vi voglio bene e che non avrei mai voluto lasciarvi… avrei voluto difendervi e accudirvi per altri tanti giorni…
Christopher semplicemente ti amo, ma questa è la mia fine e non la tua.
Buio.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Risveglio con sorpresa. ***


Un calore si espande sulla mia schiena, il dolore si affievolisce e sembra sbiadire; è come una candela di cera quando si scioglie… pian piano un dolce tepore si espande dal centro per andare a riscaldare le mie braccia, le mie gambe, tutto il mio essere e con la stessa lentezza questa sensazione se ne va… lasciandomi in un stato di benessere.
 
Apro lentamente gli occhi disturbati dalla luce del sole, sono su un comodo grande letto… le lenzuola sono candide e fresche, alzo un la testa lentamente, per evitare movimenti troppo bruschi, e mi guardo intorno la stanza è grande e ai suoi angoli ci sono delle colonne corinzie di marmo bianco.
Le pareti sono di grigio perla, su una c’è un grande specchio, su un'altra un grande armadio sempre bianco ma con degli intarsi argentati: come uniche decorazioni ci sono delle piante di media altezza, niente quadri e vicino al letto, una poltrona in cui c’è seduto un addormentato ospite.
Mi siedo meglio sul letto, solo allora mi accorgo della fasciatura che mi stringe il petto e come in un flash back comincio a ricordare dell’inseguimento, degli orchi,  di Thorin e della freccia sulla schiena, oltre al dolore e alla voglia di morire.
Mi avvicino al mio ospite e cerco di scuoterlo accarezzandogli il braccio, senza grandi risultati; continuo finchè non lo sento borbottare –No, amad è presto…voglio dormire.-.
Soffoco una risata, allora anche a lui piace dormire a lungo, adesso lo scuoto un po’ su una spalla e lo chiamo piano –… Sveglia… su dai…-, ma lui come risposta sbuffa e si gira.
-Filiii! Gli orchi! I mannari! Smaug! Svegliaaa!- esclamo ed ottenendo il risultato voluto, il nano si alza in piedi, mezzo addormentato e cercando di sguainare le spade che in questo momento non ha appresso.
Stropiccia gli occhi sorridendo –Beh… Tu sei molto peggio di tutte queste calamità messe assieme! Hai spaventato tutti noi!-
-Mi dispiace, non volevo farvi preoccupare… da quanto tempo sono in questa stanza? Mi sento così riposata.- chiedo un po’ rammaricata, sperando di non aver rallentato troppo il viaggio.
Fili si avvicina sorridente e si siede sul letto accanto a me – Hai dormito per un giorno intero, ma ora come stai?-
-Bene, la schiena è come nuova… non sento alcun dolore, ma dove siamo?-
-A GranBurrone, Elrond ci ha ospitato e i suoi elfi ti hanno  curato la schiena…- afferma Fili, senza mai togliere il suo sorriso, mentre noto che contrariamente a me lui ha delle brutte occhiaie e lo vedo anche un po’ stanco.
-Elrond, il Signore di Gran Burrone… non è mi è nuovo questo nome.- sussurro sottovoce, per poi guardare nuovamente il mio compagno –Lo sai credo di aver sentito la guarigione. Quando cioè sono intervenuti gli elfi.-
-Come?-
-Mentre ero svenuta ad un certo punto ho sentito un tepore che si espandeva sulla schiena, una sensazione meravigliosa.- sospiro contenta, appoggiandomi sul cuscino.
-Comunque avrai tempo per riposarti, staremo qui per cinque o sei giorni per recuperare un po’ le forze.- mi avvisa Fili, alzandosi dal letto e sistemandosi la casacca –Poi continueremo il viaggio, come da piani. Potresti stare qui finchè noi non conquistiamo Erebor… e ci raggiungi dopo.- conclude dandomi la schiena.
-Cosa? No, io devo venire con voi! Devo partecipare a questa avventura per ritornare a casa non sarà un gruppetto di nani alla Biancaneve a fermarmi!- esclamo concitata alle parole di Fili che mi hanno fatto rimanere di sasso, dopo tutto quello che ho fatto per la compagnia loro vogliono lasciarmi qui? Se lo scordano.
-Non conosco questa Biancaneve, ma il viaggio è troppo pericoloso… hai rischiato troppe volte.- afferma con un espressione seria che lo rende particolarmente simile a Thorin.
-E Bilbo? Bilbo, non ha rischiato per voi? Perché io dovrei rimanere qui?-
-Bilbo è il nostro Scassinatore… tu invece…- tenta di spiegare il nano, senza tener conto che io mi sto davvero innervosendo.
-Io, cosa? Perché sono una donna? Perché non posso svelarvi la mia missione? Rispondimi Fili!- esclamo.
-Perché sei una distrazione per me!- urla di rimando, mentre io comincio a tremare dopo aver capito quanto ha detto –Non è una idea della compagnia ma è mia… Tu mi distrai ed io non me lo posso permettere. Sei troppo debole.-
Non riesco a fuggire dal suo sguardo, i suoi occhi, solitamente limpidi, sembrano diventare scuri e profondi come l’oceano; io sapevo già dall’inizio dell’avventura che non ero all’altezza, ma sentirselo dire fa tutto un altro effetto.
-Allenami.- affermo sicura.
-No.- scuote la testa il nano, tanto che io esco appena fuori dal letto per bloccarla ed incastrare nuovamente il suo sguardo con il mio.
-Perché?-
-Perché ieri ho preso paura, e non ti voglio allenare per farti diventare una guerriera… rincorreresti il pericolo, non hai alcun istinto di sopravvivenza.- afferma prendendomi le mani al lati del suo viso e togliendole per incastrarle tra le sue, non so perché ma ad un gesto così dolce non riesco a nascondergli il rossore.
-Ho paura che è più probabile che io venga ferita senza allenamento, che con…- sussurro io cercando di convincerlo.
-Preferirei comunque non allenarti.- Insiste Fili accarezzandomi il dorso delle mani leggermente come se fosse una piuma, mettendomi ancora più in imbarazzo, una parte di me vorrebbe far venir meno questo contatto, ma dall’altra parte non riesco a fare a meno di questa dolce carezza.
- Fili, non capisci… anch’io all’inizio non ero così sicura degli allenamenti, ma dopo quello che ho passato sono necessari. Voglio imparare a difendermi e a difendere evitando di prendermi una freccia perché non conosco soluzioni migliori.- ribatto piccata sperando che la mia argomentazione sia abbastanza convincente.
-Ti allenerò.- sbuffa -Però dovrai promettermi che prenderai in mano le tue armi solo se strettamente necessario.-
-Te lo prometto.- affermo contenta, dandogli semplicemente un bacio sulla guancia e abbracciandolo sussurrandogli all’orecchio –Grazie Fili-; il nano sembra leggermente imbarazzato, contrariamente a quanto pensavo, è fermo, immobile come una delle colonne di marmo della stanza… solo dopo un po’ ricambia l’abbraccio.
Questo momento di pace viene interrotto da una porta che viene aperta molto rumorosamente da un certo
 Kili sghignazzante che nasconde dietro di lui anche Bilbo.
Io e Fili cerchiamo di  sciogliere velocemente l’abbraccio ritornando alle posizioni iniziali: Fili seduto sulla poltrona e io seduta sul letto con la schiena appoggiata sui cuscini.
Kili, comunque ha visto tutto, sorride come un ebete a me e a suo fratello; facendomi anche l’occhiolino –La nostra bella addormentata si è svegliata: è per caso arrivato il bacio del bel principe?- domanda il moro con voce innocente.
Le mie guance diventano di tutti i colori di questo mondo, Fili quasi soffoca e Bilbo fa una faccia tra lo stupito e l’imbarazzato cercando di tenersi occupato guardando le piante; riprendendo il controllo di me gli  lancio addosso uno dei tanti cuscini dietro la schiena.
-No, simpaticone mi sono svegliata da sola per colpa del russare di tuo fratello!-
-Sì vede che ti sei svegliata, mi mancava la tua voce a fracassarmi i timpani!- risponde di rimando il nano, rilanciandomi il cuscino e salendo sul letto dove l’attendo armata (sempre di cuscini, ovviamente).
-Sei tu che provochi!- affermo ridendo e cominciando una guerra di cuscinate tra me e Kili
Bilbo ad un certo punto interviene tossisce nervosamente e ci blocca con i cuscini mezzi in aria –Anaïs:  Gandalf e Thorin ti vorrebbero parlare più tardi , ma prima come stai? La schiena?- chiede premuroso il mio piccolo amico.
-Sto bene, Bilbo grazie… la schiena è a posto ora. Quando devo incontrare i due?-
-Stai tranquilla, puoi incontrarli quando vuoi e quando ti senti meglio.-
-Vuole dire che andrò da loro ora, mi sento meglio e sono stanca di rimanere ferma a letto.- affermo sorridente uscendo dal letto, non ricordandomi di essere vestita di solo una sottoveste bianca, Kili e Bilbo arrossiscono guardandomi, mentre ho come l’impressione che Fili mi stia passando ai raggi X al solo sguardo - Vi dispiace uscire, mi dovrei cambiare-.
Gli ospiti escono salutandomi e chiudendo con cura la porta, io mi muovo un po’ sforzando la schiena senza, per mia gioia, sentire alcun dolore; mi avvicino all’armadio e lo apro sperando di trovare i miei vecchi abiti.
Invece davanti a me ci sono una serie di vestiti bianchi o comunque di tinta pastello, molto dolci e carini; opto per un vestito bianco imperiale; su un piano dell’armadio ci sono anche delle spazzole e pettini, fiocchi per i capelli e fermagli: finalmente avrò i capelli in ordine, quasi urlo al miracolo!
Faccio una veloce treccia, costatando che i capelli mi sono cresciuti di non poco, dato che mi arriva a metà schiena e cerco qualcosa da mettere ai piedi, desolata non riesco a trovare niente… un fottio di abiti e neanche una scarpetta, pazienza starò a piedi nudi per il momento.
Esco velocemente dalla stanza e mi metto alla ricerca del nostro stregone e di Thorin.
 
Giro spaesata fra i vari corridoi, cercando di trovare i due; l’interno di questo posto è meraviglioso e non vedo l’ora di vedere anche l’esterno, mentre cammino incrocio un paio di elfi che mi guardano  straniti.
-Scusate, sapete indicarmi dove si trovano Gandalf il Grigio e Thorin Scudodiquercia?- chiedo sentendomi davvero piccola di fronte a questi due elfi di almeno venti centimetri più alti di me.
-Li ho visti fuori, nel terrazzo piccolo… da qui vai dritta, poi ti troverai una scalinata che passa per un altare, la percorri ed infine a destra vedrai una vetrata che conduce al posto che cerchi.- afferma uno dei due.
-Grazie, molto gentili.- dico facendo un piccolo inchino e ricominciando il mio percorso.
Seguo le indicazioni e velocemente mi trovo davanti all’altare a cui si riferivano, c’è una statua di una donna che sorregge quella che sembra una tavola ovale, il suo viso è rivolto verso il basso come di commiato; ma anche se triste, i suoi lineamenti così delicati che la rendono comunque molto bella.
Sulla tavola ovale c’è un drappello azzurro scuro, quasi ciano e sopra a questo c’è una spada rotta, i frammenti sono stati avvicinati gli uni agli altri per far figurare la sua antica forma; l’arma è molto grande e doveva essere anche molto pesante, vedendo il spessore del metallo.
Mi giro per continuare il mio percorso, ma i miei occhi si concentrano invece su un affresco dirimpettaio alla statua, a cui lati c’erano delle decorazioni che richiamano il colore dell’orpello su cui è poggiata la spada.
L’affresco rappresenta uno scenario di guerra: c’è un grande uomo con l’armatura nera; gli occhi, che pur non si vedono dietro lo strano elmo, sembrano rossi … insanguinati, questi ha in mano una mazza; ma la cosa che viene maggiormente evidenziata è un Anello, d’oro giallo che nella rappresentazione contrasta con lo scuro essere.
A terra invece c’è un uomo piccolo che ha come unica difesa una spada alzata e niente di più… dall’impugnatura sembra la spada rotta sull’altare, do un'altra occhiata all’arma… e poi corro via! Sia  a Gandalf che a Thorin non piace aspettare!
Mi ritrovo velocemente sul piccolo terrazzo e i due stanno confabulando qualcosa appoggiati al parapetto di marmo, dandomi le spalle –Salve, è una meravigliosa giornata per stare all’aperto non credete?-
Entrambi si girano al suono della mia voce; lo stregone velocemente si avvicina a me e sorridendo –Si, lo credo anch’io.- afferma, mentre Thorin ha un viso che pare sollevato dal vedermi; forse ha dormito anche poco, i segni di un paio di occhiaie preoccupanti  gli contornano gli occhi.
-Come stai, piccola Anaïs?- continua lo stregone.
-Bene Gandalf, non ho alcun dolore e sono felice di vedervi sani e salvi.- gli rispondo sorridendogli di rimando –Bilbo, mi ha detto che mi dovete parlare.-
- Si, è vero.- interviene in quel momento Thorin avvicinandosi anche lui a me, come ha fatto lo stregone –In primo luogo ti devo ringraziare, probabilmente se non fosse stato per te io avrei già concluso la missione.-
-Non serve ringraziarmi, ogni nano della compagnia avrebbe fatto lo stesso… ognuno di loro ti avrebbe difeso come ho fatto io, se non in maniera più efficace.- rispondo sicura.
-Tu non sei un nano, non avevi nessun dovere nei miei confronti- ribatte Thorin senza staccare il suo sguardo dal mio.
-Uffa… Io ti vedo come un Re, dalla sera della grotta e ho capito cosa vedono in te i miei compagni, ti seguirò, Thorin; ovunque questa avventura ci porterà, te lo prometto- cerco di concludere il discorso allungandogli la mano.
E lui fa una cosa inaspettata guarda la mano come seccato, la scosta e mi abbraccia e io rimango di sasso… finchè non gli dico – Non credere che basti un gesto affettuoso per farmi stare zitta e buona, sai bene che dirò sempre la mia opinione anche se contrastante alla tua.-
Si stacca, mi guarda fisso e sorride… un vero sorriso… fino ad oggi mai avrei creduto che ne fosse capace.
-Correrò il rischio.- afferma.
-Qual è la seconda cosa che dovete dirmi?- chiedo incuriosita guardando alternativamente lo stregone ed il nano.
Adesso si fa avanti Gandalf –Sì, ho detto a Thorin del libro… gli elfi l’hanno trovato mentre ti stavano curando.- guardo un attimo stupita il nano che mi fa un cenno di assenso, ora sa tutto e devo dire che ciò mi da una sensazione di sollievo.
-Dov’è la mia borsa?-
-L’ho dato a Re Elrond, per vedere se lui scopre qualcosa.-
-Va bene, agli altri della compagnia devo dirgli del libro?-
-Io preferirei di no.- interviene Thorin –Se proprio vuoi solo nei confronti di chi hai più fiducia, ho visto che hai stretto una forte amicizia con i miei nipoti, se vuoi ne puoi parlare con loro… ma preferirei che la cerchia rimanesse stretta.-
-E con Bilbo? Lui è lo scrittore.-
-No, non credo che sia una cosa saggia.- mi risponde Gandalf.
-Capisco.- affermo non proprio convinta, secondo me anche lo hobbit deve conoscere il mio segreto – Questo posto è davvero stupendo, vorrei tanto dare un giro esplorativo.-
-Non mi sembra un idea malvagia, sono sicuro che Bilbo ti accompagnerebbe l’ho visto nel giardino, andiamo!- si offre lo stregone.
-Io rimango qui, non mi interessa la architettura elfica.- brontola Thorin, rivolgendosi ancora verso il balconcino.
Ci incamminiamo io e Gandalf e grazie alla conoscenza dello stregone del posto ci muoviamo velocemente.
-Gandalf, mi stavo chiedendo una cosa…-
-Cosa?-
-Che cosa potrebbe succedere se io strappo le pagine del libro?-
-Beh non lo so, nei migliori dei casi potresti tornare indietro nel tempo, nei peggiori potresti non avere più spazio per concludere la storia e rimanere bloccata qui, ma sono solo ipotesi che mi vengono in mente ora,  niente di sicuro,  perché questa domanda?-
-Mi è venuta in mente poco fa… solo curiosità… non ho intenzione di perdere la possibilità di non tornare a casa.- rispondo seria.
-Sei sicura di voler ritornare? Ti vedo bene in questo mondo ed hai stretto amicizia velocemente coi nani, persone come te mi farebbero comodo.-
-Ho la mia vita dall’altra parte… come tu ce l’hai qui.- affermo piccata, essendo convinta di non voler rinunciare niente di ciò che ero.
-Ma anche qui ti stai costruendo qualcosa.- sorride lo stregone con aria volutamente maliziosa, probabilmente ha notato gli atteggiamenti di Fili nei miei confronti.
-Cosa intendi dire?- chiedo facendo volutamente la gnorri.
-Credo che tu lo sappia.-
-Sei peggio di un prete.- ridacchio sotto i baffi, sperando di cambiare velocemente l’argomento di conversazione.
-Che cos’è un prete?-
-Una figura del mio mondo, la classica persona che sa tutto di tutti e a cui piace dare consigli a destra e a manca.- rispondo alla ben e meglio, sarebbe troppo complicato spiegare la divisione tra i preti, la presenza del Papa e tutte le cose che ci vanno dietro
-Ce ne sono tanti?-
-Più di cinque di sicuro. Avresti maggiore concorrenza ma nessuno di loro avrebbe il tuo fascino.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il Paese delle Meraviglie. ***


Arriviamo ad un giardinetto molto piccolo e carino, ci sono degli alberi ad alto fusto che proteggono dalla luce del sole, che per quanto bella è fin troppo forte; un po’ distaccata dagli alberi c’è un panchina e a lato di questa c’è una piccola scalinata che porta verso una rustica pagoda.
Seduto sulla panca c’è Bilbo che, talmente immerso in chissà quale lettura,  non si accorge nemmeno del nostro arrivo, mi siedo a lato e guardo curiosa il libro sperando di riuscire a capire cosa vi è scritto e con mio rammarico mi accorgo di non conoscere la scrittura di questo posto.
Sono praticamente analfabeta in questa terra, quanto vorrei leggere un mio libro o sarebbe anche interessate imparare a leggere questa strana lingua.
-Cosa stai leggendo?- chiedo allo hobbit, che sussulta nel sentire la mia voce.
- Anaïs, mi hai spaventato non mi ero accorto del tuo arrivo.- afferma Bilbo, tenendosi il petto
-C’è anche Gandalf dietro di te.- gli indico il nostro amico sorridendogli, e questi si siede sul posto rimanente della panchina.
-Oh, Buongiorno.- si gira lo hobbit rivolgendosi allo stregone, poi chiude il libro e me lo passa per farmelo vedere, è rilegato di pelle nera con intarsi argentati, lo apro e faccio scorrere le dita lungo le pagine beandomi al tatto della carta scritta e nel sentire il profumo delle pagine girandole ad una a una, di nuovo la voglia di leggerlo sale prepotente.
-Bilbo, è una così bella giornata… ti va di fare un escursione, per scoprire Gran Burrone?- domando alzandomi e appoggiando il libro sulla panca.
- Si certo, Gandalf vieni con noi?- chiede lo hobbit a Gandalf che invece tira fuori la sua pipa cominciando a caricarla con la sua erba pipa -No, credo che mi riposerò all’ombra di questi alberi.-.
Così io e la mia guida ci incamminiamo, fortunatamente Bilbo ha già fatto un giro ieri e si orienta tra i vari sentieri e luoghi come se non avesse vissuto in un posto diverso; come prima tappa mi porta su un ponticello che attraversa un piccolo lago interno, è un connubio di natura e costruzioni di tale armonia che  i miei occhi fanno fatica a gustare in una sola volta; sul lago c’è il riflesso dell’edificio principale di Gran Burrone oltre a quello delle nuvole, l’acqua è limpidissima e l’immagine su di essa sembra talmente realistica che si ha la sensazione di guardare uno specchio.
A lato del ponte un po’ distaccato c’è una statua di un elfo femmina seduta che sorride, sembra quasi che voglia accogliere chiunque si fermi a vedere questa meraviglia.
Poi mi conduce a vedere una pagoda bianca, i suoi archi sembravano voler copiare il fluido movimento dei rami, ma ciò che circonda lo spiazzo intorno alla costruzione è la magia, questa poggia su un pavimento di granito con decorazioni geometriche rade ma essenziali.
Dalla pagoda poi si possono vedere due cascate una più bella dell’altra tra cui in mezzo c’è un'altra statua di donna sempre con fattezze elfiche; i giochi d’acqua, gli schizzi formano una sinfonia ammaliante con il canto degli uccellini, che passano a volo basso non avendo paura degli abitanti della casa.
Ed infine siamo sul piccolo terrazzo, dove prima avevo incontrato Thorin e Gandalf, solo che non mi ero accorta della sua vista maestosa da ammirare: si vede un pezzo di cielo di un colore indefinito, il solito azzurro è come illuminato dai lievi raggi del sole creando delle sfumature rosate.
La montagna da un lato e la casa dall’altro completa la splendida vista, poi il venticello fresco che ci smuove i capelli e ci porta l’effluvio dell’erba, degli alberi, dei fiori in questo fantastico giorno di piena estate completa tutto.
Io e lo Bilbo ci godiamo in silenzio questa pace finché non giunge un elfo alto dai lunghi capelli mori e con una coroncina d’oro.
Si avvicina a noi piano e sorridendo –Salve signor Baggins e salve signorina Anaïs, io sono Elrond il signore di Gran Burrone.- si presenta a noi facendo un lieve inchino.
-Salve anche lei, la ringrazio per le cure che mi avete apprestato, senza il vostro aiuto probabilmente mi sarei persa tutta questa meraviglia.- rispondo, inchinandomi a mia volta e ricambiando il suo sorriso.
-E’ stato un piacere curare una signorina tanto coraggiosa, non siete con i vostri compagni?- chiede ponendosi affianco di Bilbo sul cornicione del terrazzo.
Bilbo interviene –Non credo di mancargli… per molti di loro non dovrei trovarmi in questo viaggio.-
-No, Bilbo… non è vero.- m’intrometto io – Devi solo trovare ancora avere la tua occasione, ma sono certa che l’avrai presto e vedrai che dopo anche i nani più cocciuti ti accoglieranno!-
- Non so come fai ad essere così sicura.- afferma sbuffando Bilbo
-Sono sicura, perché ho quasi sempre ragione.- gli faccio l’occhiolino e me ne vado salutando l’elfo con un inchino e lasciandoli parlare in pace.
 
Cammino ancora un po’ da sola, perdendo e ritrovando la strada cercando di scoprire sempre più cose e meravigliandomi ad ogni angolo che svolto, altro che il Paese delle Meraviglie di Alice: questo è sicuramente meglio, per lo meno non ci sono regine che vogliono tagliare la testa alla gente.
Giro un ultimo angolo e vedo una specie di fontana enorme, in cui giocano e si divertono i nani, adesso che ci penso dovrei farmi anch’io un bagno… anche se non con loro dato che sono completamente  nudi e non ci tengo a vedere tutti i loro attributi al vento, come non ho intenzione di far vedere le mie di nudità.
Poco lontano dalla fontana noto un altro giardinetto, mi avvicino contenta di aver trovato velocemente un mio spazio: l’erba è bassa ma soffice, pieno di deliziose margheritine e come feci tanto tempo fa alla Contea mi distendo  e comincio a guardare le nuvole, prendendo i fiorellini per giocare con i petali.
M’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama… chissà come sta Christopher, ormai sono passati quattro mesi dalla mia scomparsa, spero tanto che non mi abbia dimenticata… voglio tornare da lui e stare con lui; quanto mi piacerebbe rivedere ancora i suoi occhi verdi ed accarezzare i suoi capelli scuri e ribelli.
Pensando a lui, aspetto così il calare della sera.
 
Riapro gli occhi un po’ scombussolata, notando che il sole sta calando oltre le montagne… accidenti! Sicuramente i miei compagni si saranno già radunati per la cena…mi alzo, sistemo il vestito come posso, è un po’ sporco d’erba; ma non ho tempo né voglia per cambiarmi, purtroppo non so neanche dov’è imbandita la cena e non so quanto ci vorrà per trovarla.
Corro come una pazza per il palazzo cercando i miei compagni, finchè non sento una delicata musica d’arpa… la seguo, sperando che la mia intuizione sia esatta ed infatti eccoli i miei nanetti alle prese con il cibo elfico, cioè la temibile insalata!
Mi siedo nell’unico posto vuoto tra Fili e Kili, salutando prima il tavolo d’onore in cui vi erano seduti Gandalf, Thorin ed Elrond, e i due cominciano a sghignazzare.
-Cos’è che avete da ridere?- chiedo guardando alternativamente prima l’uno e poi l’altro.
-L’ultima volta che eri in ritardo sei caduta addosso allo zio, oggi sembra che ti voglia trasformare in una margherita.- risponde il moro – Stai migliorando almeno non prendi le persone come materasso.- continua ridacchiando.
-Perché una margherita? Che cosa ho?- chiedo guardandomi il vestito, è vero è sporco di verde ma non ci sono margherite sopra.
-La tua testa è piena di petali e di margherite incastrate.- risponde Fili cominciando a districarmi i capelli e a togliere le margherite.
-Oh… dai Fili fai dopo, sto morendo di fame.- affermo facendo smettere per poi allungarmi verso la prima terrina di insalata che trovo libera.
-Come fai a mangiare quella roba?- fa Kili guardandomi disgustato.
-Dovresti mangiarla anche te, fa bene alla salute!- rispondo mettendomi in bocca una bella forchettata di insalata.
Adesso che ci penso è dall’attacco dei troll che non metto qualcosa sotto i denti, e la fame si risveglia mangiando, se potessi spazzerei da sola tutto ciò che c’è sul tavolo.
Una lieve musica di arpe e flauti accompagna la cena suonata da leggiadri elfi che sembrano rapiti dalle note e dalla loro melodia, ad un certo punto vedo Kili che fa l’occhiolino all’elfo femmina che suona l’arpa, gli sorrido maliziosa e lo smuovo un po’ con il gomito.
-Non posso dire di gradire gli elfi femmina.- inizia il nano –Sottili, hanno gli zigomi altissimi e la pelle cremosa, troppi pochi peli sulla faccia; anche se quella lì non è male.- indicando un elfo passato dietro di lui vestito di verde con una cetra argentata in mano.
Mi metto le mani davanti alla bocca per non ridergli in faccia, per fortuna che interviene Dwalin e  non proprio sottovoce gli dice–Quello non è un elfo femmina.-.
Kili sbianca e rimane con la bocca aperta come un pesce appena preso all’amo, si volta incredulo per guardare meglio l’elfo e poi si rivolge di nuovo verso Dwalin che gli fa l’occhiolino.
E io non resisto più… gli rido in faccia, e come me tutta la tavolata mentre lui rimane serio a fissarci come un baccalà; Fili ridacchia divertito vicino a me cercando di colpire Kili con un pomodoro, mentre la musica  continua anche sopra alle nostre risate.
Ad un certo punto Bofur si alza dal suo posto, non so per quale preciso motivo si mette sopra una piattaforma, tra i due tavoli e fa un breve inchino prima di battere a tempo i piedi.
 
C’era li un osteria una vecchia osteria
Là sotto la collina
Talmente scura la birra fa
Che fin dalla luna scese
L’uomo lento per bere qui
E nell’osteria un gatto brillo
Che suona il suo violino
E su e giù con l’arco
Stridulo a volte, a volte cheto,
Ed a volte solo un trillo.
 
E la canzone continua, con Bofur che tiene il ritmo con i piedi e altre voci che si unisco al nostro cantante, storpiando un po’ le parole; io batto le mani allegramente e rido appena mi arriva addosso un panetto di pane, che rilancio di rimando contro Dwalin.
Nel giro di pochi minuti cominciano a volare pezzi di insalata e di pane in giro, una vera e propria battaglia col cibo; sotto gli occhi stralunati di  Elrond che credo che ci penserà due volte prima di invitare tredici nani a cena.
 
Ormai è notte fonda e comincio ad sentire i primi accenni di stanchezza, dopo aver girato tutto il giorno per il palazzo, sono su l’ennesimo terrazzo con i nani, che stanno facendo lo spuntino di mezzanotte con salsicce e quant’altro, ovviamente cotte con quello che era il mobilio circostante.
Ad un certo Bofur guarda il fuoco e mi sussurra –Adesso ti insegno come procurarti della legna in poco tempo.-
Io lo guardo confusa non sapendo propria cosa vuole fare, dato che il nostro bel fuocherello è animato già con un bel paio di sedie.
Il nano prende la salsiccia e grida –Bombur!- lanciandogliela, quest’ultimo che è in equilibrio precario su un alto tavolino, la prende al volo mangiandola voracemente; uno scricchiolio preoccupante preannuncia il cedimento dell’appoggio di Bombur, che cade con le gambe all’aria, incapace di muoversi come una tartaruga.
Rido asciugandomi le lacrime, sentendo sghignazzare anche gli altri vedendo Bombur alzarsi barcollante; ad un certo punto sento qualcuno che mi tocca delicatamente i capelli, mi volto e vedo Fili intento a togliere le margherite una ad una.
-Ti faccio male?- chiede gentilmente, mentre io mi rilasso sotto il suo tocco gentile che mi fa quasi addormentare.
Chiudo gli occhi, pensando solo al benessere derivato dal delicato massaggio, ad un certo punto l’immagine delusa di Christopher si forma nella mia testa, mi rendo conto che così potrei dare delle speranze a Fili.
Mi scuoto velocemente allontanandomi da lui e dalle sue mani che stavano per farmi cedere, mi guardo attorno e per fortuna gli altri non ci hanno dato alcuna attenzione; sbadiglio sonoramente facendo finta di essere assonnata –Ragazzi vado nella mia stanza, sono ancora un po’ stanca, buonanotte a tutti!-
-‘Notte!- urlano quasi in coro.
Mi avvio verso la mia stanza quando sento una mano prendermi delicatamente il polso: Fili.
-Anaïs, ti posso accompagnare?- chiede il nano, guardandomi speranzoso.
Io mi trovo leggermente spiazzata e faccio semplicemente un gesto di assenso con la testa e gli sorrido sfilando però la mia mano dalla sua; gli devo parlare, ma non voglio dargli false illusioni.
Anche se sento ancora sul polso il calore lasciato dalla sua grande mano, è una sensazione piacevole, quasi di protezione; che solitamente non provo con Christopher… devo smetterla di paragonarli, non mi fa bene, per niente…
Camminiamo silenziosamente entrambi imbarazzati, finchè non giungiamo alla mia stanza.
–Grazie Fili, di avermi accompagnato.- affermo tranquillamente.
-Di niente… non mi andava che andassi in giro da sola.- borbotta, mentre io rido divertita dalla sua scusa.
-Non credo che in verità qui ci siano grossi pericoli… comunque grazie anche per essere stato presente al mio risveglio, mi ha fatto piacere.-.
-Davvero?-
-Sì, mi ha fatto piacere… però ti devo dire una cosa.- gli dico cercando di trovare un modo per non farlo soffrire, faccio un sospiro –Quando dicevo che ho un uomo, dicevo sul serio.- affermo per poi vedere Fili prima corrucciarsi e poi sorridere maliziosamente –Ma io non sono geloso.- ridacchia alzando le spalle, mentre io non so se piangere o ridere.
-Fili, io sono già innamorata di un'altra persona…e ho notato le tue attenzioni.- ribatto convinta, mentre lui continua a sorridermi tranquillamente –Le mie attenzioni continueranno, te lo posso assicurare… e poi sono proprio curioso di vedere quanto riesci a resistermi.-
-Aspetta e spera. Buona notte, Fili.- sospiro stanca aprendo la mia porta ed entrando nella stanza, chiudendo fuori lui ed il suo sorrisino.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Allenamenti. ***


Mi distendo sul letto spiumacciando i cuscini e rivolgo lo sguardo al soffitto lavorato con strani intarsi, cercando di seguire quelle che sono le linee formate dalle lavorazioni; il mio pensiero si rivolge a Fili e sono contenta di aver trovato il coraggio di dirgli di Christopher.
Anche se devo ammettere che con Fili mi trovo bene come con Christopher, dopo l’inizio burrascoso devo dire che mi piace davvero parlare con lui e stare in sua compagnia, è stato anche molto premuroso a vegliare mentre dormivo.
Tuttavia non posso vederlo che come un amico e niente più… non posso far traballare la mia relazione per Fili, per quanto lui possa essere affascinante e… basta Anaïs, se solo ci fosse Christopher, se solo potessi vederlo almeno una volta ancora.
Quanto vorrei poterlo nuovamente abbracciare e stringere contro di me, scombinare ancor di più i suoi capelli già spettinati, baciarlo e coccolarlo, sentire le sue braccia circondarmi quando ho freddo o quando ho bisogno di conforto.
Perché sono in questo mondo? Cosa c’entro io con questa vita… voglio la mia camera, i miei libri, voglio guardare Masterchef con la mia famiglia (lo ammetto mi manca quel figo di Cracco); e tutti questi dubbi sono nati perché Fili ci sta provando con me… e se ci riuscisse?
Starei qui o tornerei comunque a casa?
Io non sono di questo mondo, appena finita questa avventura non lo vedrò mai più; già dai presupposti una vita con Fili sarebbe impossibile; che cosa mi può mai offrire? Al massimo una Montagna, che come un ovetto Kinder nasconde come sorpresa un tenero drago sputafuoco.
Credo che la soluzione migliore è cercare di fare in modo che lui si disaffezioni a me, devo cercare di trattarlo con freddezza, gli potrei parlare del libro in modo da farlo desistere e magari si guarderà maggiormente attorno, alla fine sono l’unica donna della compagnia e neanche lui ha molta scelta.
Sì, questa è la scelta giusta… allontanarlo il più possibile da me e fargli notare che può avere altro, spero solo che questo piano non si ripieghi contro di me.
 
Il sole fa capolino nella stanza, svegliandomi dai miei sogni, mi stropiccio gli occhi e volto lo sguardo inconsciamente verso la poltrona vicino al letto, trovandola vuota.
Quasi mi dispiace nel non vedere Fili addormentato, scrollo la testa cercando di liberami dal pensiero del nano, devo ricordarmi della decisione presa ieri notte prima di addormentarmi e non devo avere ripensamenti; sono sicura che Christopher mi sta aspettando.
Come il giorno prima mi dirigo verso l’armadio e noto che ci sono i miei indumenti, li hanno solo lavati e mi hanno dato una camicia nuova, l’altra sicuramente sarà andata buttata via essendo stata rotta dalla freccia, con un sospiro di sollievo vedo che ci sono anche i miei stivali.
Mi vesto velocemente, temendo di aver dormito troppo rispetto ai miei compagni che sono abituati ad essere molto mattinieri, mi faccio una coda semplice ed alta guardandomi allo specchio, sbuffo alla vista dei parecchi centimetri di ricrescita castana che si scontra con il mio colore mogano.
Quando apro la porta, ormai pronta per uscire, ai piedi di questa sono appoggiate per terra le mie armi con sopra un bigliettino, lo apro e stranamente riesco a leggere cosa c’è scritto, contrariamente al libro di Bilbo le cui rune mi erano sconosciute : “Oggi si comincia l’allenamento! Ti aspettiamo davanti alla fontana appena ti svegli. I tuoi maestri Fili e Kili”.
Non posso fare a meno di sorridere a leggere  il biglietto, sorpresa da quanto loro hanno preso sul serio il loro compito, l’appoggio sul letto e velocemente indosso le armi per poi imboccare la strada per raggiungere il luogo dell’incontro, non vorrei che aspettassero troppo a lungo.
Arrivo al posto concordato e li trovo che stanno creando con una fune una specie di circonferenza di diametro di circa tre metri, insomma un spazio abbastanza grande –Buongiorno!- li saluto stiracchiandomi un poco.
-Buongiorno anche a te Anaïs! Lascia pure le tue armi cominceremo con le tecniche corpo a corpo.- mi risponde Kili, mentre Fili mi guarda appena, troppo preso da mettere a posto la corda per l’ennesima volta.
-Ehm… non credo che il combattimento corpo a corpo sia necessario.- rispondo, non è per vantarmi, ma dopo dieci anni di judo agonistico credo di essere capace di difendermi con le mani.
-Non vorrai già disubbidire ai tuoi insegnanti!- esclama Kili facendo il finto irritato.
-Non sia mai… ma ti ho avvisato.- ribatto cominciando a togliermi tutti gli armamenti sino a rimanere disarmata, mi accingo ad entrare nel cerchio e Kili mi raggiunge veloce, anch’egli privo di armi, mentre il fratello si mette al bordo del cerchio accedendosi la sua pipa.
-Allora è importante per un guerriero sapersi difendere con le mani prima che con le armi.- comincia Kili –Quindi cominceremo con questo, le regole sono semplici: nessun pugno al volto.-
-Paura di rovinarti il bel faccino.- sorrido stuzzicando il nano invitandolo a farsi avanti, mettendomi nella mia posizione da judo preferita; il nano preso alla sprovvista si avvicina velocemente e con un gancio cerca di colpirmi, ma lo evito facilmente e continuiamo così per un po’: lui che tenta di colpirmi e io che aspetto il momento opportuno.
Finalmente Kili seccato cerca di colpirmi con un diretto,  riesco quindi a prendergli il polso e girandomi su me stessa utilizzo la forza che ha impresso nel pugno per proiettarlo a terra; non contenta e tenendo ancora in mano il polso, gli blocco il braccio mettendolo in una posizione tale che basta un lieve frizione per romperlo.
Kili stralunato afferma – Come hai fatto? Non hai mai attaccato.-
-Ti avevo detto che il combattimento corpo a corpo non era necessario.- gli rispondo liberandolo dalla presa e aiutandolo ad alzarsi.
-Io invece credo che sia perché mio fratello è una schiappa.- interviene Fili alzandosi e cominciando a togliersi ogni spada e qualsiasi altra arma semi nascosta.
-Vuoi provare te, Fili?- gli chiedo, da una parte sono un po’ preoccupata… non voglio un contatto fisico con lui, perché sono sicura che lui contrariamente a me lo sta cercando.
-Con me non sarà così semplice…- avvicinandosi e togliendosi la casacca, passandola a Kili, rimanendo a petto nudo.
Mando giù a vuoto la saliva, studiando il fisico solido e muscoloso di Fili… lo sta facendo apposta quel maledetto, lo vedo dal sorrisino mezzo soddisfatto che mi sta rivolgendo, spero di toglierlo a suon di schiaffi prima o poi.
Ci ritroviamo in mezzo al cerchio, io accenno il solito inchino rigido come ero abituata prima di ogni combattimento, mentre Kili a lato si sposta massaggiandosi il braccio maltrattato, sedendosi poi sullo stesso posto in cui era prima Fili per guardarci appoggiato ad un albero.
Comincia Fili ed evito il pugno per un pelo, e riesco a bloccare il secondo con l’avambraccio; tento la presa solita di judo (NdA: la presa consiste la mano sinistra aggancia la manica dell’avversario, mentre la destra il bavero o comunque la maglia) ma quei centimetri in meno sono un vantaggio per il nano che riesce a liberarsi facilmente.
Sono veramente in difficoltà… Kili non è riflessivo nelle mosse che esegue quindi è bastato innervosirlo un po’ per farlo cadere in trappola, mentre Fili fa un paio di attacchi e poi smette come se voglia pensare ad un strategia di attacco.
Non so davvero cosa fare, le sue tecniche sono rozze e dettate dalla sua forza muscolare maggiore rispetto alla mia;  riesco a bloccare un suo pugno laterale con il braccio sinistro e da questa posizione cerco di entrare nella sua difesa attaccandolo con il mio corpo e cercando di squilibrarlo all’indietro.
Stranamente da questa posizione di vantaggio per me lo vedo sorridere, infatti dopo poco si sposta facendomi cadere sulla polvere; sono stata una stupida mi sono fatta distrarre dal suo maledetto sorriso dovevo falciargli le gambe e poi provare ad immobilizzarlo, ora invece mi trovo a pancia a terra.
Faccio per girarmi con l’intento di rialzarmi ma vengo bloccata a terra da Fili che senza remore mi schiaccia con il suo corpo, cerco inutilmente di sollevarlo, ma è tutto inutile e lui ovviamente ridacchia soddisfatto.
-Alzati, hai vinto.- affermo arrendendomi.
-Io sto abbastanza comodo, hai un corpo morbido.- ride cercando i miei occhi col suo sguardo azzurro.
-Questa affermazione non è un complimento… dai, alzati!- ripeto cercando di spingerlo ancora.
-Chi ti ha insegnato a combattere così?- mi chiede poi seriamente.
-Un maestro di una terra lontana.- rispondo di nuovo arrendendomi al suo peso.
-Padroneggi delle tecniche strane.- sussurra come se lo stesse ripetendo fra sé, per poi avvicinarsi al mio orecchio –Sono sicuro che non ti dispiace questa situazione.-
Io arrossisco innaturalmente sentendolo ridere contro di me, maledetto… -Lasciami, Fili!- continuo ad urlare  e muovermi nuovamente, finchè non riesco ad assestargli un calcio sugli stinchi fuggendo velocemente alla sua presa, rimanendo sempre a terra.
Pur dolorante il nano mi guarda sempre malizioso facendomi diventare rossa, come una fragola matura, mi alzo velocemente e scappo via da Kili…non va bene così, per fortuna che dovevo essere più distaccata… accidenti, povera me.
 
Ormai sta calando il sole ed io trovo con la mia spada in mano intenta ad imparare velocemente gli schemi di scherma che Fili e Kili mi hanno proposto; il biondo guarda attento ogni mio passo mentre scambio qualche colpo con Kili, sistemandomi i piedi sempre troppo a papera e la schiena per raddrizzarla.
Con la scusa di questi insegnamenti quel nano tocca sempre un po’ troppo, anche se delicatamente; c’è una dura lotta dentro di me da una parte il pensiero di Cristopher che arriva sempre prepotente, dall’altra parte sento che la mia volontà sta vacillando.
-Raddrizza quei piedi Anaïs, non sei qui a fare un balletto.- mi sgrida nuovamente Fili, mentre paro un colpo di Kili.
-Fili, è stanca… è da ore che andiamo avanti e questo è il suo primo allenamento.- cerca di difendermi Kili abbassando la sua arma.
-Ha solo una settimana per imparare a difendersi…- gli ricorda il maggiore –Continuate gli schemi.- ordina poi perentorio, con la voce impostata molto simile all’intonazione che solitamente usa Thorin.
Kili ricomincia sbuffando ad attaccarmi, mentre io cerco di concentrarmi ripetendomi che non ho alcun dolore alle braccia, quando in verità se i miei arti fossero autonomi si staccherebbero e mi manderebbero a fare in culo.
Continuiamo ancora un poco finchè una voce stridula ci chiama prima da lontano e poi avvicinandosi piano piano –Fili, Kili, Anaïs la cena è pronta!- ci avvisa Ori.
-Per il momento chiudiamo qui l’allenamento.- afferma Fili con le braccia incrociate muovendosi verso Ori; io stanca butto la mia spada per terra, in verità non ho per niente fame preferisco andare a farmi un bagno e poi a dormire.
Mentre i nani si dirigono verso la tavola imbandita della sera precedente, io li depisto andando verso la mia camera; ieri un po’ per pigrizia e un po’ per sonnolenza non mi sono lavata e adesso non vedo l’ora, vado a passo deciso nel bagno e mi ingegno per riempire la vasca.
L’acqua è gelata, ma è meglio di niente alla fine devo solo rinfrescarmi e togliermi di dosso la puzza di sudore, agguanto una piccola ampolla e ne verso un goccio sull’acqua e subito si sente una fragranza fresca di rose.
Mi rilasso sempre di più, sento i miei muscoli sciogliersi e il dolore farsi sempre più lontano; mi serviva una pausa dopo tutta una giornata con quei due inarrestabili fratelli.
Chiudo gli occhi e solo dopo un bel po’ li riapro guardando le mie mani e la pelle ormai raggrinzita sulle dita; esco dalla vasca attenta a non combinare troppi disastri e mi copro con un grande telo annodandolo all’altezza del seno.
Appena entro in camera noto sul letto una terrina di insalata con un po’ di carne dentro oltre alle posate e con affianco la mia spada, sul fodero di questa c’è un biglietto firmato; lo leggo un attimo e mi spunta naturalmente un sorriso.
“Mangia, che domani continuiamo. Per oggi sei andata bene.
Fili.
p.s. puoi non credermi ma ho aperto appena la porta del bagno, per poi chiuderla subito.”



Ciao : )
Come potete notare ho allungato la permanenza a Gran Burrone! Da una parte è necessario che lei impieghi un po’ di tempo per allenarsi e anche per relazionarsi coi nani in una situazione tranquilla e non di corsa!
Fili la marca stretto contrariamente alla versione originale, da una parte mi piace pensare che sia più intraprendente di quanto avevo descritto prima!
Nella versione originale la protagonista vinceva anche contro Fili, ma ho deciso di cambiare perché sembrava troppo Mary Sue… voi che dite?
Allora come sempre ringrazio tutti in particolare Tata Tatosa che ha aggiunto la storia tra le preferite! Oltre a quella de “la storia di un nano”!!! :D
A presto
Bisous
Sylvie
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Un artista nascosto. ***


Dopo tre giorni di allenamenti non sento più né le braccia né le gambe e mi muovo per inerzia, mancano solo tre giorni prima di partire per raggiungere la Montagna ed io da una parte non vedo l’ora di lasciare Gran Burrone per limitare gli esercizi muscolari di Fili e Kili.
Mi alzo di malavoglia dal letto fermandomi davanti allo specchio, notando i diversi lividi sul mio corpo soprattutto sulle braccia e sui polpacci, mi vedo dimagrita e questa è l’unica nota positiva degli allenamenti.
Sbuffo sapendo che oggi mi aspetta un'altra dura giornata, mi vesto lentamente indossando dei vestiti che gli elfi mi hanno gentilmente fornito non potendo utilizzare ogni santo giorno gli stessi indumenti sporchi.
Cammino veloce per i corridoi per arrivare nella solita tavolata pronta per la colazione con latte, thè, biscotti e frutta fresca; guardo all'interno e non vedendo alcun nano intorno mi siedo sul primo posto libero che trovo versandomi sulla tazza un po’ thè.
In verità avrei una gran voglia di caffè, ma ho come l’impressione che qui non esiste… come faccio a sopravvivere senza caffè?
-Buongiorno bambina.- mi distrae la voce dolce e calma di Balin che si avvicina a me con un sorriso piacione, mentre metto giù un biscotto che ero intenta ad assalire.
-Buongiorno Balin, dormito bene?- chiedo ricambiando il suo sorriso.
-Sì, non c’è male… anche se i miei compagni russano fin troppo.- risponde sedendosi vicino a me e riempiendosi una scodella di latte.
-Dormite tutti assieme?- domando curiosa, non essendomi mai interessata di trovare le stanze dei miei compagni.
-Sì, l’unica fortunata con la stanza singola sei tu.- ridacchia l’anziano nano –Come vanno gli allenamenti? Fili e Kili ti trattano bene?-
-A parte il fatto che ho dolori ovunque, non mi lamento.- rispondo finendo in una sorsata il thè –A proposito devo andare!- esclamo dando un bacetto sul capo di Balin e infilandomi in bocca due biscotti.
Sento ancora Balin ridacchiare mentre corro giù per una scalinata  di marmo riparata da alti alberi, come sempre questa sarebbe una giornata meravigliosa per trascorrere un pomeriggio a passeggiare o giocare in un parco.
Arrivo davanti alla fontana, che ormai è diventata il nostro punto d’incontro; diversamente al solito non ci sono Fili e Kili, ma anche Dwalin e Gloin con Ori appoggiato al tronco di un albero intento a scribacchiare sul suo taccuino.
-Eccola la nostra ritardataria.- ride Kili venendomi incontro –Oggi facciamo un lavoro diverso! Sarà divertente!- esclama entusiasta, mentre a me mette davvero i brividi tutta questa sua agitazione.
-Avrai il pomeriggio libero, se ti impegni in quel che faremo.- mi raggiunge Fili con le sue spade già in mano.
-Che cosa devo fare?- chiedo un po’ titubante affiancando i due fratelli mentre ci avviciniamo ai due guerrieri l’uno con il proprio martello in mano, mentre l’altro ha l’ascia posta a terra tra i suoi piedi.
-Faremo una simulazione di battaglia.- spiega Fili mentre io strabuzzo gli occhi verso di lui –Io e Kili ti saremo d’appoggio contro Dwalin e Gloin.-
Alle sue parole mi fermo di botto guardando i due disgraziati di fratelli –Io sono da tre giorni che mi alleno, che cosa vi fa pensare che sono in grado di affrontare Dwalin e Gloin?-
I due si guardano come se si stessero mettendo mentalmente d’accordo –Non sei malaccio.- alza le spalle Kili, mentre io lo guardo come se fosse appena uscito dal manicomio.
Dwalin e Gloin, d’altro canto guardano la scena e ridono –La ragazzina ha paura.- afferma Dwalin scuotendo il suo amico con il gomito.
-La ragazzina ha spirito di conservazione!- rispondo io di rimando.
-Io volevo divertirmi un poco però.- brontola Gloin prendendo in mano la sua ascia a doppia lama e poggiandola sulla spalla, ricordandomi vagamente la figura di un boscaiolo.
Fili con uno sbuffo seccato mi prende il braccio stringendo troppo da farmi male –Fili! Mollami!- brontolo mentre lui mi spinge verso gli altri due guerrieri che sorridono divertiti –No! Volevi essere allenata e questo è l’allenamento.- risponde.
Io mi arrendo, voglio far finire questa pagliacciata il prima possibile… una volta arrivata davanti a Dwalin e Gloin sfodero la mia spada e prendo uno dei miei coltellini da lancio; spero tanto che ci vadano leggeri essendo alle prime armi.
-Bene cominciano i giochi!- afferma ridente Gloin sollevando l’ascia cercando di fracassarmela in testa, noto che comunque si muove lentamente per darmi il tempo di parare il colpo ed allontanarlo muovendo il pugnale davanti a lui.
Intanto Dwalin mi attacca di lato cercando di colpirmi le gambe, io salto riuscendo, non so per quale miracolo, a superare il martello –Però agile la ragazzina.- afferma Dwalin.
-No, sono solo miracolata.- rispondo schivando un colpo di ascia di Gloin –Ma voi non dovete aiutarmi?-
-Nah siamo stanchi…- si stiracchia Kili sedendosi vicino Ori, mentre con la coda dell’occhio noto Fili seguirmi in questa simulazione.
Riesco a schivare un altro paio di colpi, ma anche se ho appena iniziato sento le gambe cominciare a farmi male e dei crampi alle braccia ogni volta che la mia spada incontra l’ascia di Gloin o svia il martello di Dwalin.
Mi rendo conto che pian piano ripeto gli schemi di Fili e Kili, anche se i due guerrieri mi stanno agevolando con movimenti ampi e lenti che mi permettono di prepararmi al meglio.
Ad un certo punto però aumentano di colpo il ritmo ed io mi trovo ad indietreggiare, finchè non sbatto contro il corpo solido di Fili dietro di me che mi afferra le braccia trattenendomi –Basta, così.- afferma rivolgendosi verso i due guerrieri.
-Ma abbiamo appena iniziato, Fili.- brontola Gloin un po’ seccato.
-No, il ragazzo ha ragione… la ragazza è all’inizio e non è male.- ribatte invece Dwalin –Fili, Kili forse è il momento di fare voi un po’ di esercizio.- continua il guerriero ed a queste parole sento Fili che lascia la presa sulle mie braccia.
-In effetti gli allenamenti con Anaïs, mi annoiano troppo.- sghignazza Fili, mentre che io rimango un po’ delusa dalla sua affermazione mi allontano avvicinandomi all’albero a cui è appoggiato Ori tutto concentrato sul suo libretto.
Kili intanto raggiunge il fratello sguainando la spada, li vedo guardarsi complici prima di lanciarsi contro Gloin e Dwalin in un combattimento veloce ed aspro; solo ora capisco quanto potrebbe essere pesante per Fili e Kili allenarmi, se sono abituati a questi ritmi.
Mentre i nani combattono guardo cosa sta facendo Ori, che tutto concentrato non si era accorto del mio arrivo, meravigliata mi rendo conto che non sta scrivendo, ma che sta disegnando e che in questo caso a ritratto me e Fili.
In quel momento in cui lui mi ha preso le braccia bloccandomi, ha catturato proprio il momento in cui ho abbassato lo sguardo verso e lui che mi sorride ironico; noto che Fili sembra ancor più bello di quello che è nel disegno ed io ho le gambe leggermente più magre del normale.
-E’ molto bello, peccato che io non sia così magra.- affermo facendo sobbalzare il giovane artista –G-grazie.- balbetta intimorito.
-Ori, come hai potuto notare in questi mesi io non mangio nani a colazione, puoi essere meno titubante con me!-rido cercando di metterlo a suo agio e un timido sorriso mi fa pensare di essere sulla strada giusta.
-S-scusami, ma sono fatto così.- risponde un po’ imbarazzato.
-Forse è perché sono umana, se fossi stata una nana ti saresti trovato meglio?- chiedo, un po’ infastidita dal rumore delle lame in sottofondo che si scontrano.
-I-io non so, insomma conosco la compagnia da anni… e loro sanno che sono un po’ timido all’inizio.- continua timidamente, mi fa davvero tanta tenerezza.
-Alla cena di Bilbo ti sei dimostrato esuberante, però! Mi ricordo ancora il tuo proposito di prendere a calci il sederone di Smaug!-
Finalmente sento Ori ridere, ciò mi fa stare meglio era da un po’ che volevo rompere il suo muro di timidezza verso di me –Mi fai vedere i disegni?- chiedo e lui gentilmente mi passa il taccuino e si avvicina a guardare con me.
Il primo disegno rappresenta Nori e Dori che litigano, fa quasi sorridere il primo con le mani dietro la testa che fa effettivamente finta di ascoltare, mentre il secondo ha una posa molto simile a mia mamma quando è arrabbiata un braccio sul fianco e dito indice puntato.
-Loro due sanno del disegno?- chiedo sorridente.
-Nori sì, se lo faccio vedere a Dori si arrabbia… dice che rappresentarlo quando è arrabbiato non è giusto.-
-Sembrate molto uniti…- sussurro da una parte non vorrei toccare tasti delicati e troppo personali.
Ori mi guarda quasi indeciso sul da farsi per poi rispondere –Aye.- e chiudere il discorso; giro il foglio per trovarmi davanti un ritratto dei principi Durin che dormono abbracciando Thorin, nel mezzo tra loro.
-E’ bellissimo, questo.- affermo notando Ori arrossire, in questo quadretto per la prima volta vedo Thorin togliere dal volto il rigido comportamento di Re in esilio e diventare zio nei confronti di Fili e Kili; chissà quanto è preoccupato per loro, siamo ancora lontani dalla meta e per il momento i pericoli non sono mancati.
-Se vuoi, te lo regalo.- azzarda Ori ed io lo guardo meravigliata –No, Ori… è un tuo lavoro… non mi sembra giusto.- balbetto io presa in contro piede.
Come risposta il giovane nano estrae un coltellino e taglia dove c’è la colla del taccuino lasciando libero il disegno –Ecco tieni, si vede che ti piace molto.-
-Grazie.- affermo sinceramente piegando delicatamente il foglio, dopo appena rientro nella stanza lo inserirò nella borsa di iuta così sono sicura di non rovinarlo; guardo ancora il taccuino e vedo il ritratto di Fili intento a fumare anche se il suo sguardo è fermo come se stesse studiando qualcosa, le labbra sottili appena piegate in un sorriso formando la sua solita fossetta sulla guancia.
-Stava guardando te, mentre cucinavi con Bombur.- m’informa il nano facendomi imporporare le guance –Nah, ti stai sbagliando.- rispondo, cercando di contenere l’imbarazzo.
-Io conosco Fili da molto, ma non l’ho mai…-
-Scusami Ori.- lo interrompo seria, guardando il nano biondo parare sorridendo un colpo di Dwalin –Non lo voglio sapere. Ti prego.- lo prego; non voglio proprio sapere che cosa pensa Ori di Fili, insomma già ho dei problemi a gestire i miei sentimenti aggrappandomi al ricordo di Christopher… che sta diventando ogni giorno sempre più labile e scivoloso.
Ori mi sorride comprensivo e gira il foglio scoprendo il disegno di Dwalin e Thorin che ridono, non sembrano neanche i soliti  temibili guerrieri ma semplicemente dei vecchi amici; il primo che da una pacca al secondo che ride con sempre le braccia incrociate.
E devo dire che Thorin quando ride è davvero bello, sembra quasi rivedere Kili più maturo ed Ori è riuscito a catturare nei suoi occhi quella luce di divertimento.
-Cosa state guardando?- ci distrae una voce alle nostre spalle, che riconosco come quella di Fili anche se un po’ affannata; io ed Ori eravamo così concentrati a guardare i disegni che non ci siamo accorti che il rumore delle spade è cessato.
-Ho scoperto che tra noi c’è un artista.- rispondo sorridendogli.
-Beh ovviamente io sono quello che viene meglio nei suoi ritratti.- si pavoneggia il nano facendo l’occhiolino a Ori che ride di rimando.
-Veramente il soggetto più bello secondo me è Thorin.- affermo sinceramente, vedendolo sbuffare divertito –E’ proprio vero ti piacciono i nani vecchi! Ma ora ti rinfresco io le idee!- esclama cercando di acchiapparmi per le gambe.
Io passo velocemente il disegno appena donatomi ad Ori perché lo custodisca, ho come l’impressione che Fili voglia farmi uno scherzetto; infatti una volta catturata mi solleva sulla sua spalla bloccandomi le gambe per evitare di ricevere calci.
-Fili! Mollami!- rido dandogli qualche pugno sulla schiena, che probabilmente non sente.
-No! No! Hai proprio bisogno di una rinfrescata, sai anche un po’ da puzza!- afferma facendo una voce schifata, mentre io cerco di muovermi per liberarmi finchè non arriva una pacca sul sedere –Bello sodo!- ride, mentre io m'imbarazzo sempre di più.
-La smetti di tocca…- la mia frase s’interrompe per colpa di un tuffo non voluto nella fontana dove ci sono già a rinfrescarsi Dwalin e Gloin (grazie al cielo, non nudi e con i pantaloni) che ridacchiano alla mia direzione quando riemergo con i capelli davanti agli occhi e raffreddata come un gattino.
-Maledetto, bastardo.- sussurro pensando di vendicarmi, ma presto sia Kili che Fili mi raggiungono facendo un tuffo e bagnandomi ancor di più; appena il biondo riemerge cerco subito di riaffondarlo e con la coda dell’occhio vedo Ori sorridente già intento a fare quel che credo sia un nuovo disegno.



 
Ciao : )
Ecco qui che facciamo amicizia soprattutto con Ori, nella versione precedente giocavo solo con Fili e Kili adesso mi piace giocare con anche gli altri nani e pian piano cercherò di inserirli tutti xD
Questo capitolo è nuovo di palla e quindi sono davvero stra curiosa di sapere cosa ne pensate! Se volete xD
A presto! E grazie ci sono davvero tanti lettori e ne sono felicissima!!!
Bisous
Syl
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Piccoli problemi di cuore. ***


Oggi è l’ultimo giorno di soggiorno a Gran Burrone, Elrond mi ha convocata poco fa interrompendo prima gli allenamenti con Kili che mi stava insegnando a come usare l’arco; mi dirigo verso la mia stanza per il cambio d’abito e per rinfrescarmi: non posso presentarmi tutta sudata e devastata alla sua presenza.
Vorrei tanto rilassarmi un po’ con un dolce bagno profumato, che dopo la fatica di questi giorni me lo meriterei tutto, tuttavia non voglio far aspettare troppo l’elfo; chiudo gli occhi pensando ai giorni appena passati e da una parte devo ammettere che mi piace stare qui: insomma non devo preoccuparmi del lavoro né della tesi della laurea, né dei soldi per la casa nuova.
Peccato che l’indomani partiamo e spero che Dio mi assista nella continuazione di questa avventura, ci tengo particolarmente alla mia pellaccia.
Esco dalla vasca con la pelle d’oca anche se l’acqua questa volta era calda, velocemente mi asciugo e mi vesto al volo in modo da mettermi alla ricerca di Elrond il prima possibile.
Trovo l’elfo nel  terrazzino dove ho incontrato Thorin e Gandalf quando mi sono svegliata dalla ferita e come sempre mi accoglie con un caloroso sorriso –Buonasera Anaïs, come stai?-
-Buonasera Elrond, bene grazie anche se un po’ stanca per gli allenamenti a cui mi sottopongo i nani.- affermo grattandomi la nuca un po’ imbarazzata.
-Ho visto i tuoi allenamenti. E sei migliorata molto in poco tempo devo ammettere.- afferma gentilmente facendomi arrossire.
-Vi ringrazio, voi siete troppo gentile.- ringrazio con un lieve inchino.
-Comunque il motivo per cui ti ho convocata non è per parlare dei tuoi miglioramenti.- continua girandosi verso la panchina dietro di lui per prendere il mio libro ancora perfettamente intatto dopo la battaglia con i troll e la fuga dagli orchi –Ti restituisco il tuo libro.- dice passandomelo.
-Ha scoperto qualcosa?- chiedo, sperando che mi possa dare buone notizie.
-Purtroppo non di più di quello che hai scoperto tu in questo periodo.- risponde un po’ desolato, sedendosi sulla panchina; mentre io guardo la copertina del libro un po’ rassegnata. Rimarrà un bel mistero.
-Non vi preoccupate, avete già fatto tanto per me… mi avete curata e avete donato un attimo di pace a me e i miei compagni.- ribatto, ritrovando il sorriso.
-L’unica cosa, non strappare le pagine. Perderesti la possibilità di tornare alla tua casa e non conosciamo le conseguenze che potrebbero derivare da questa azione.- mi spiega l’elfo.
-Gandalf aveva ipotizzato che strappando le pagine avrei avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo.-
-E’ possibile, ma non probabile. Ti consiglio di non rischiare.-
-Capisco, vi ringrazio ancora per il vostro aiuto e è stato un piacere conoscervi, se non dovessimo vederci più.- affermo allungando la mano verso di lui, che la guarda stranito; ho come l’impressione che in questa terra le strette di mano non siano la prassi. Ritiro la mano velocemente e faccio un lieve inchino.
-Il piacere è stato  mio signorina.- sorride Elrond –E spero di rivederti presto, la mia casa sarà sempre aperta ad accoglierti Anaïs.-
Mi inchino ancora innanzi ad Elrond, per poi gironzolare senza meta per Gran Burrone.
Dopotutto il mio giro di perlustrazione l’ho fatto solo il primo giorno con Bilbo e devo dire che non mi dispiace godermi questa giornata in pace, invece che impugnare un arma contro Dwalin o Gloin.
Come sempre da quando ci siamo stabiliti il sole splende e scalda, sono davvero contenta di aver optato per un vestito in occasione dell’incontro con Elrond; non so quando avrò l’occasione di indossare ancora una gonna dopo la partenza.
Cammino tranquillamente fino ad arrivare al campetto di margherite, dove la prima sera mi sono addormentata; mi siedo e comincio a fare una piccola ghirlanda da mettermi tra i capelli per la cena.
Stranamente non c’è confusione, di solito si sente qualche risata o qualche imprecazione nella lingua dei nani; ho quasi paura a pensare a cosa stanno organizzando i nani per la sera prima della partenza, sicuramente hanno in mente qualche festeggiamento.
Ovviamente da una parte festeggiano la ripartenza per nostra missione, ma dall’altra ho come l’impressione che non vedano l’ora di allontanarsi il prima possibile dagli elfi; il motivo non riesco a capirlo, non ci stanno trattando male anzi siamo ci trattano come degli ospiti graditi.
Non tenendo conto i nani più giovani e Balin, gli altri miei compagni sembrano vivere con difficoltà questo soggiorno quando nel loro raggio visivo entrano degli elfi.
Mi alzo dal mio bel praticello, magari Bombur ha bisogno di una mano per cucinare qualcosa di più vicino ai sapori forti dei nani, indosso la mia bella ghirlanda volendo per oggi essere un po’ vanitosa; mi incammino sorridente verso la terrazza riservata ai miei amici.
Quando arrivo ci sono solo Bombur e Bifur intenti a parlare nella loro lingua davanti ad un enorme calderone da cui esce un buon profumo di carne e verdure; probabilmente per questa sera i nani hanno optato per un cena più tradizionale per i gusti dei nani.
Mi avvicino al duo prendendo di nascosto un cucchiaio di Bombur, che troppo concentrato a parlare per darmi retta non si accorge della mia presenza; cerco di assaggiare la zuppa ma ricevo una veloce cucchiaiata  sulla testa… se verrà fuori un bernoccolo Bombur me la paga.
-Signorina bella, non si mangia.- mi sgrida il nano, mentre volteggia ancora il mestolo di legno.
-Volevo fare un assaggino!- piagnucolo –Ha così un buon odore!-
-Mangerai con gli altri fra una mezz’ora!- continua  Bombur – Intanto puoi aiutare Bifur, con la tavola.-
Bifur mi sorride e mi prende per mano conducendomi verso una piccola saletta in cui ci sono due grandi tavoli uniti e delle sedie tutte attorno; guardo un attimo il mio compagno intento a tirare fuori da un armadietto un lenzuolo, che mi sa farà da tovaglia.
Senza dire niente prendo i due lembi liberi e assieme stendiamo la tovaglia, mettiamo i piatti e ciò che occorre per magiare, riempiamo le caraffe di vino e birra, tagliamo il pane; tutto in silenzio.
Ad essere sincera mi sento un po’ a disagio con Bifur, magari sono infantile ma quell’ascia conficcata in testa mi fa un po’ impressione e non so se mi capisce, lo sento sempre parlare nella sua lingua; lo guardo un attimo di sottecchi  vedo che accende i candelabri sopra la tavola sorridendo.
Prendo coraggio, alla fine sono riuscita a parlare con Dwalin senza rischiare la testa e Bifur mi sembra un brontolone buono –Bifur, dato che abbiamo finito ti va di passare il tempo con un gioco?- chiedo avvicinandomi a lui che annuisce sorpreso.
-Dai vieni, sediamoci da qualche parte.- lo invito offrendogli la mano e prendendo posto già per la cena, lui intanto mi guarda interrogativo probabilmente sta aspettando le mie istruzioni.
Prima di spiegare pongo le sue mani sopra le mie, palmo contro palmo –Questo gioco non so come si chiama, ma da piccola lo facevo spesso devi dare uno schiaffo alla mia mano prima che io riesca a fuggire. Dai proviamo.-
Dovendo iniziare io comincio a dargli dei piccoli schiaffetti sul dorso, finchè non capisce e sorridendo riesce a schivare un mio colpo –Bene! Tocca a te ora prendermi!- esclamo ridendo, sono davvero contenta di essere riuscita a creare un minimo di legame.
-Ahia! Ho le mani delicate io!- esclamo facendo la finta arrabbiata, mentre lui brontola qualcosa che non capisco –Non sai la mia lingua?- chiedo, pentendomi subito vedendo il nano rabbuiarsi per indicare l’ascia conficcata.
-E’ per questa che non riesci a parlare…- sussurro e mi sento così stupida per non averlo capito da sola –Scusami Bifur, io non volevo… non lo sapevo.- balbetto, ma lui comprensivo muove le mani come per dirmi di stare tranquilla.
-Bifur, Anaïs vi siete persi? Sono da portare i piatti a tavola… fra poco gli altri arrivano.- ci richiama Bombur dalla cucina provvisoria; Bifur ridacchia e prendendomi per mano mi trascina praticamente da cuoco intento ad assaggiare la zuppa.
Io e Bifur non facciamo in tempo a riempire i primi piatti che già un assordante chiacchiericcio arriva alle nostre orecchie, avvisandoci dell’arrivo del rimanente della compagnia; ovviamente i primi ad arrivare di corsa ed affannati sono Kili e Fili.
-Sono arrivato prima io!- esclama Kili sorridendo – Il mio fratellone sta invecchiando.-
-Hai imbrogliato!- ribatte il biondo innervosito.
-Dai bambini, basta litigare la cena è pronta.- li riprendo un po’ ironicamente, attirando gli sguardi dei due che si soffermano a guardarmi come se fossi E.T –C’è qualcosa che non va?- chiedo guardandomi il vestito.
-No, non c’è proprio nulla.- afferma Fili, guardandomi come incantato, cosa che mi mette non poco a disagio.
-Beh, allora venite a sedervi.- svio, allontanandomi verso la sala da pranzo lasciandomi dietro le spalle una piccola risata derisoria di Kili.
 ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
Non potevo che rimanere meravigliato alla sua visione, se in questi giorni ho cercato di aprirmi con lei in  maniera espansiva ora l’unica cosa che penso sia giusto fare è ammirarla essendo lei un fiore delicato; mi ritrovo quasi a pensare di essere un emerito idiota nel fissarla, ma sento che i miei occhi non sono mai sazi di vederla.
Adesso riesce a scherzare anche con Bifur, che ha come compagno di tavolata; sento uno strano fastidio alla bocca dello stomaco, tanto che non riesco a finire di mangiare.
-Fili, tutto bene?- mi risveglia la voce bassa di Dwalin, che mi poggia la mano sulla spalla come per scuotermi.
-Sì, sì tutto bene.- rispondo distratto, ma ho come l’impressione che il guerriero non se l’è bevuta dato che cerca di seguire dove punta il mio sguardo, che naturalmente come se fosse stato calamitato cade su  Anaïs.
-Donne.- sussurra Dwalin, capendo tutto e ribattendomi di nuovo la spalla quasi in segno di commiato sta volta –Se hai bisogno di qualche consiglio… cioè… mi hai capito.- balbetta il guerriero, direi quasi leggermente imbarazzato dal discorso.
Mi viene quasi da ridere al pensiero di ricevere consigli da Dwalin, non che lui abbia avuto problemi con le donne, tuttavia per dichiararsi a mia madre gli ci sono voluto davvero tanti anni e a essere sincero io non ci riuscirei proprio.
-Non serve, grazie.- rispondo cordialmente, vedendo il volto di Dwalin rilassarsi alla risposta come se la sua proposta fosse per mera cortesia.
-Dai facciamo un po’ di musica!- esclama ad un certo punto Bofur tirando fuori il suo flauto ed arrampicandosi sulla tavola cimentandosi in un musica allegra e veloce, ed eccola lei che si alza dal posto battendo le mani a tempo; finchè non giunge Kili che la invita a ballare mentre noi battiamo sul tavolo i piatti e le posate.
Sta ridendo e la sua risata si ripercuote nella stanza, vorrei vederla sempre ridere e sorridere; talvolta la vedo così preoccupata e seria che vorrei tanto riuscire a capire i suoi problemi ed il suo segreto per riuscire ad aiutarla.
-Fili.- mi chiama la voce perentoria di Thorin, che ha il viso contratto seriamente e mi invita con un cenno sul terrazzo in modo da parlare isolati e lontano dal chiasso.
Lo seguo curioso di sapere che cosa deve dirmi Thorin di così importante, si appoggia contro il balconcino e con la mano mi chiede di unirmi a lui per parlare sotto un immensa luna piena, è così bella quasi quasi dopo chiedo ad Anaïs di venire a guardarla con me.
-Fili, vedo come guardi la ragazza.- afferma subito Thorin, arrivando senza giri di parole al punto.
-Mi piace.- ribatto sinceramente, non ho affatto voglia di nascondere i miei sentimenti.
-Non dovrebbe piacerti, è umana e non è adatta a te.- continua non guardandomi in faccia, mentre io non rimango sorpreso da questa uscita –E chi te lo dice, credo che sia la prima donna la cui sola vista mi appaga.- ribatto –E sai bene che non mi sono fatto mancare niente.-
-Lo so e ho ripreso varie volte la tua condotta, fin troppo simile a Frerin.-
Sorrido tristemente, io non ho ricordi di Frerin come non ho ricordi di mio padre; so che lui con le donne ci sapeva fare, nei racconti di amad lo zio scappa sempre inseguito dai padri delle donne con cui è stato.
-Con Anaïs è diverso, sento che è diverso. Avrai sentito la stessa cosa tu con Beth, giusto?- domando, sapendo qual è il nervo scoperto di Thorin e vedendolo deglutire a vuoto; so bene che la morte prematura di zia Beth è il suo punto debole.
-Sì, era diverso. Tuttavia Anaïs ci lascerà finito la missione e tu, se ti affezioni troppo, starai male.- risponde non darmela vinta.
-Sono sicuro che alla fine starà con noi.- ribatto deciso.
-No, se ne andrà. Fili, ti parlo da zio, lasciala andare.-
Sgrano gli occhi, è da quando avevo vent’anni che Thorin non mi parla come zio o come padre; forse ha ragione e mi sto davvero sbagliando, forse devo vedere come vanno le cose staccandomi un po’ dalla ragazza e assumendo comportamenti più freddi –Ci proverò, indad.-



Ciao, pensavo di aggiornare domani e invece eccomi!
Per la prima volta mi metto anche nei panni di Fili e spero che ciò vi piaccia; insomma per il momento è lui che ci prova anche se ad Anais stanno crollando pian piano delle certezze.
Che dire questo è un altro capitolo nuovo xD fatemi sapere cosa ne pensate!!! Con ciò vi ringrazio e vi auguro una buona settimana!
A presto
Bisous
Syl

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Coniglietti rosa e capre bionde. ***


Guardo la strada appena percorsa fermandomi dopo una mezz’ora di cammino in mezzo al sentiero, ammiro i dolci archi e i curati giardini, le cascate schiumose e il palazzo armonioso nel paesaggio montano: Gran Burrone sembra solo un bellissimo sogno.
Sento Bilbo sospirare triste, per lui è davvero dura abbandonare Gran Burrone, questi giorni di pace l’hanno ravvigorito, ma ora lo vedo stanco e quasi rassegnato e io mi chiedo se ha ancora intenzione di continuare questa avventura, mi volto verso il sentiero stretto e impervio tanto che siamo obbligati a stare in fila indiana per andare avanti.
-State in guardia stiamo per varcare i confini delle Terre Selvagge …Balin, conosci la via, guida tu.- ordina Throrin all’anziano nano, attirando anche l’attenzione mia e de lo Hobbit entrambi malinconici a lasciare un posto così incantevole per uno completamente sconosciuto.
-Mastro Baggins, Anaïs vi suggerisco di mantenere il passo.- ci riprende serio Thorin.
-Ma Thorin, la vista è così meravigliosa da quassù.- gli rispondo un po’ seccata dal suo intervento e tirando su il mio cappuccio rosso.
-Muovetevi, non abbiamo tempo da perdere.- ribatte, per poi andare appena dietro a Balin.
Sorrido divertita, Thorin è ritornato ad essere il solito nano brontolone di sempre, quanta pazienza.
-Dai Bilbo, muoviamoci… vedrai che quando tornerai verso casa ti potrai fermare quanto vuoi!- esclamo pensando già ad un futuro che non è proprio certo.
-Se tornerò a casa…- sussurra tristemente e si incammina per la salita subito dietro a me.
Percorriamo il sentiero senza mai fermarci, sembra che Thorin abbia fretta di tornare ad Erebor e voglia recuperare cinque giorni di riposo in uno, io sarei tentata di distendermi lungo il sentiero e dormire; non mi interessa  che il posto sia un tantino scomodo, ma ho troppo sonno attorno.
Sta notte non ho dormito assolutamente niente, ieri durante i festeggiamenti per la partenza non mi sono risparmiata in balli e in vino, soprattutto il secondo; non sono più abituata alle sbronze spacca testa e a cercare nei meandri della mente spezzoni di ricordi resi nebulosi dall’alcool.
Non so neanche come ci sono arrivata alla mia stanza, mi ci sono trovata e basta.
Ho dormito credo cinque minuti dal momento in cui  mi sono passati i conati di vomito al bussare incessante di Bilbo alla mia porta, quando finalmente gli ho aperto  dovevo essere in condizioni orribili dato che l’ho visto filare via, sembrava quasi spaventato.
Mi avvicino a Bofur poco più avanti di me, per sapere se ho combinato qualcosa di compromettente; di solito quando sono ubriacata faccio, dico e vedo cose strane, una volta ho avuta una discussione con un coniglio rosa su quanto mi piace il Trono di Spade.
(A proposito del Trono di Spade, prima o poi deve venire fuori la sesta stagione e io devo sapere se Jon è morto o meno! Accidenti, voglio la connessione internet.)
-Bofur! Scusami ti posso chiedere una cosa?- gli domando, attirando la sua attenzione cercando di rubargli il cappello.
-Sì, solo se lasci in pace il mio cappello!- afferma mettendosi le mani sulla testa.
Mi avvicino a lui circospetta e gli sussurro all’orecchio –Ieri sera ho fatto qualcosa di strano?-
Bofur sgrana gli occhi per poi sorridermi in maniera inquietante –Sei stata fortunata che Dori e Thorin si sono ritirati, altrimenti avrebbero avuto un collasso.-
Io arrossisco imbarazzata –C-cosa ho fatto?- balbetto, non essendo molto sicura di sapere cosa ho combinato –Non mi ricordo granché.-
-Cosa ricordi?-
-Di aver ballato con Kili, che tu suonavi il flauto e che tu eravamo allegri e briosi.- affermo muovendo le mani, come se potessi rappresentare l’allegria a gesti.
-Beh… ti sei messa a cantare, sopra il tavolo e temevo che tutti cani di Arda fossero intenti a piangere in quel momento.- afferma Bofur, e io tiro un sospiro di sollievo: so di essere un po’ stonata quando mi ubriaco, ma se ho fatto solo ciò posso stare tranquilla.
-Poi non contenta di averci stuprato le orecchie, hai deciso che dovevi fare una treccina a tutti… Dwalin si è rifiutato e tu gli hai tolto un ciuffo di capelli. Mi meraviglia il fatto che hai ancora tutto apposto, in effetti.- continua Bofur, mentre io vorrei morire.
-Ed infine, prima che Fili ti caricasse per portarti alla tua stanza, hai smontato la tua ghirlanda lanciando i fiori in giro e canticchiando una filastrocca che non ho mai sentito.-
O mio Dio.
Penso un attimo alla poesia e l’unica che mi viene in mente è “La vispa Teresa”.
-Bofur, per caso è questa:
“La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
“L’ho presa! L’ho presa!”.
-Sì, è proprio quella!- esclama Bofur, prendendomi in giro e sento anche gli altri nani ridacchiare a sentire nuovamente la filastrocca; le mie guance stanno prendendo fuoco, ho fatto davvero una figura barbina.
Mi guardo attorno e noto che l’unico a non prendermi in giro, a parte Thorin, è proprio Fili e ciò è strano insomma lui non avrebbe perso tempo a ridere; ciò è anormale.
Ma adesso che ci penso anche sta mattina quando sono andata a salutarlo, mentre metteva a posto le sue amate spade, si è comportato stranamente rispondendomi con un grugnito, insomma che risposta è un grugnito? Probabilmente anche lui è stanco, immagino che come me ha dormito poco, mi ha anche portata in camera; spero solo che non sia una cosa più grave.
Il sentierino che stiamo percorrendo attraversa le montagne e devo ammettere che più sono in questo mondo e più amo la natura circostante, da questa posizione si vedono gli alberi sempreverdi, pini e abeti sovrastati dalle alte montagne innevate le cui punte sono nascoste da quello che è un cielo azzurro intramezzato da delle nuvole bianche.
 
Come i primi giorni di marcia, anche in questo caso Thorin non ci permise grandi riposi, anzi chi ha avuto il turno di guardia non ha dormito per niente cercando poi di recuperare durante le piccole soste, che duravano appena il tempo di sedersi.
In questi giorni il massimo delle parole scambiate con i miei compagni sono state “buongiorno”, “buonanotte” ed “E’ pronto da mangiare”; siamo tutti sempre affaticati, tanto che ci sembra impossibile anche solo parlare.
Il comportamento di  Fili continua ad essere strano: sembra quasi che siamo tornati ai primi giorni del viaggio in cui non andavamo molto d’accordo; da un certo punto di vista ciò dovrebbe rassicurarmi, invece le sue attenzioni mi mancano e non poco.
Non poche volte mi sono fermata a riflettere che mi piacerebbe di nuovo vederlo ridere con me o farmi compagnia mentre cucino nei rari casi in cui Bombur si allontana dalla pignatta; mi manca e non riesco a trovare un momento per riuscire a chiedergli se ho fatto qualcosa di sbagliato la sera della festa.
Anche se da una parte dovrei essere lieta da questo distacco, insomma non era quello che volevo?
Io volevo creare un distacco con lui, per Christopher… ma adesso sento desiderare tutto il contrario, come faccio a fargli capire che mi manca.
Sospiro, pensando ad altro come il fatto che i miei piedi stanno piangendo dal dolore per via delle vesciche e che questo sentiero roccioso non mi aiuta per niente, tanto che sembra di camminare sulla vetta  della catena e attorno a noi non ci sono altro che cime bianche e rocce; per fortuna che il cielo ci regala qualche nuvoletta dalla forma simpatica.
-Fermiamoci per oggi.- ordina Thorin ad un certo punto bloccandosi su un piano montuoso, ai piedi di un altro tortuoso sentiero, che dovremo affrontare l’indomani probabilmente.
-Bombur, Anaïs preparate la cena.- continua Thorin perentorio –Gli altri sistemino il campo e le tende.-
Come sempre mi avvicino al capo cuoco che sorridente mi passa i coltelli e la carne che devo tagliare e pulire, quando Bombur si mette a cucinare sembra che tutta la fatica che ha provato durante il viaggio svanisca, si vede proprio che ama il suo lavoro.
-Bombur, da quanto tempo fai il cuoco?- chiedo curiosa, buttando nel pentolone gli alimenti mentre lui continua a girare il mestolo.
-Dall’arrivo di Smaug, circa.- mi risponde, non capisco se il suo tono sia triste o meno –Prima ero un ragioniere.-
-Davvero un ragioniere?- ripeto sorpresa, anch’io ho studiato come ragioniere ma purtroppo non posso confessarglielo dato che il mio passato deve rimanere segreto.
-Sì, ma non mi piaceva molto come lavoro… Smaug, mi ha tolto la casa, ma ho trovato un modo di fare ciò che mi piace nelle incertezze.- mi spiega il nano.
-Perché non hai fatto subito il cuoco?- domando ancora –Se non sono troppo invadente.-
-Noi nani abbiamo la tradizione di passare il lavoro da generazione a generazione, mio padre era un ragioniere e anche Bofur doveva apprendere quel lavoro.-
-Quindi non c’è la possibilità di fare una scalata sociale, un minatore non può diventare ragioniere o viceversa. Non mi sembra molto giusto.- ribatto io, sorprendendo Bombur.
-Per essere una donna ti piace la politica, andresti d’accordo con Dis.- ridacchia il nano, mentre io sono un po’ confusa –Chi è Dis?-
-La madre di Fili e Kili, oltre ad essere la sorella di Thorin.- risponde Bombur –Questo ragionamento non è nuovo per lei.-
Sorrido, pensando se mai avrò la possibilità di conoscere quella nana, sicuramente sarebbe un incontro interessante: se tanto mi da tanto deve essere una donna molto forte per tenere testa ad un tipo come Thorin e badare allo stesso tempo sia a Fili che a Kili.
Chiacchieriamo ancora un poco, finchè non arrivano anche gli altri una volta pronta la pietanza; non ci abbiamo messo molto a mangiare, tutti quanti eravamo parecchio affamati e stanchi con il solo desiderio di ritararci nelle tende.
Dopo mangiato mi dirigo nella mia tenda sarei tentata di cambiarmi subito per la notte, ma da quel che ho capito il secondo turno di guardia è di competenza di Fili ed io vorrei tanto parlargli.
Sbuffo indecisa, distendendomi sulle pesanti e calde pelli finchè davanti alla mie tenda noto un ombra minuta che potrebbe essere quella di Bilbo o di Ori.
-Sei Ori o Bilbo?- chiedo.
-Bilbo. Sei presentabile?- domanda lui sicuramente imbarazzato, mentre io ridacchio divertita –Non ti preoccupare mi sono appena tolta gli stivali.-
Bilbo entra infreddolito massaggiandosi le braccia con le mani –Scusami Anaïs, ma la mia tenda è rotta e le altre sono tutte occupate, tu sei l’unica con la tenda singola e quindi mi chiedevo se… insomma capisco che potresti pensare male, non voglio attentare alla tua virtù, ho solo bisogno di dormire.- blatera lo hobbit facendomi ridere di gusto.
-Bilbo, la mia virtù se n’è andata tempo fa, quindi non ti preoccupare. La tenda è grande porta le tue pelli e fatti il giaciglio con comodo.- rispondo affettuosa.
-Grazie… davvero, sai non ho ancora una vera confidenza con… gli altri.- confessa.
Io gli sorrido e gli appoggio una mano sulla spalla –Dai vai… io intanto faccio compagnia a Fili, così non ti sentirai in imbarazzo quando vengo a letto.- affermo scherzando uscendo dalla tenda e guardandomi attorno alla ricerca del nano biondo.
Lo vedo seduto su una roccia intento a pulire le sue armi, guardandosi in giro vigile mentre gli altri compagni dormono, compreso Kili.
-Ciao Fili.- lo saluto avvicinandomi davanti a lui, che alza lo sguardo per poi abbassarlo subito ritornando alla sua spada.
-Ho detto: ciao Fili.- ripeto seccata; lo ho salutato, mica chiesto un polmone.
-Ciao.- risponde freddo, senza alzare la testa verso  di me, senza guardarmi, senza fare niente se non pulire quella stramaledetta spada.
-Ho fatto qualcosa che può averti offeso?- chiedo non proprio gentilmente –No, altrimenti non capisco questo cambio di atteggiamento. A Gran Burrone mi eri sempre affianco, ridevamo e scherzavamo… adesso non mi guardi nemmeno.-
-Hai perso interesse.- risponde lui, mentre a me sale la voglia di prenderlo a schiaffi –Quindi dato che non rientro più nella tua classifica “scopabili” non mi devi più parlare? Pensavo che fossimo amici.-
-Tu sei solo scopabile.- ribatte lui con un ghigno cattivo, vuole offendermi e allontanarmi; ma non mi arrendo, voglio capire.
-Allora perché prima mi trattavi da amica.- continuo io –Ho il diritto di sapere perché mi tratti così!-
Fili sbuffa seccato lasciando cadere per terra la spada -Ti dirò perché ti tratto così, solo se tu mi dici il tuo segreto.-
-Ho promesso di non dirlo a nessuno.- rispondo perentoria rimanendo nelle mie posizioni –Perché ci tieni tanto a saperlo?-
-Dici di avere un gatto, un uomo, sai cucinare, sai leggere e scrivere quando a Balin hai detto il contrario. Voglio sapere cosa nascondi e voglio sapere perché a fine missione te ne andrai  secondo Thorin.-
Mi mordo il labbro nervosa, respiro piano e chiudo gli occhi.
Cosa faccio? Gli dico tutto quello che riguarda il mio segreto… sarei anche tentata, ma ho dato la mia parola e finchè potrò non dirò niente.
Mi volto dando le spalle al nano e dirigendomi verso la tenda  -Buonanotte Fili.-
Lo sento soffiare nervoso e poi un sussurro –Birashagimi, lomil ghelekh atamanel.- (mi dispiace, buona notte, mio gioiello).

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Di verruche ne è pieno il mondo. ***


Piove.
Se in un primo avviso davanti alla pioggia leggera del pomeriggio i miei pensieri si sono rivolti alla poesia di D’Annunzio, cercando i versi, inventandoli quasi per dare una sonorità simile a quella poesia; ora come ora maledico il tempo e la pioggia.
Pioggia insistente e pesante, siamo proprio in mezzo ad un bel temporale con tuoni, fulmini e compagnia cantante; il sentiero è ancora più stretto rispetto a quello della partenza tanto che per camminare dobbiamo stare attaccati alla roccia della montagna.
L’unica cosa che penso è: voglio il mio peluche e voglio tornare a casa!
Odio i temporali: sono emozionanti da vedere dentro casa con in mano un thè caldo e solo in questo caso si posso godermi del gioco di flash che ci regala il cielo; ma qui fuori con il vento che mi spinge, con l’acqua che mi tartassa e con le rocce acuminate e viscide che mi tagliano le dita ho solo che paura.
-Fermi! Aspettate!- urla Thorin volgendosi verso di noi che gli stiamo dietro –Dobbiamo trovare riparo.-
-Grande scoperta, genio!- gli rispondo, un po’ seccata dato che potevamo fermarci prima su un altro piano roccioso.
-Attenzione!- grida invece Dwalin e all’improvviso si vede un enorme roccia che si schianta poco sopra di noi, il rumore dello scontro si ripercuote nelle mie orecchie e  si va a creare una frana con piccoli e grandi frammenti di roccia che scivolano giù dalla china quasi travolgendoci e distruggendo ancor di più il sentiero.
-Questo non è un temporale!- esclama Balin-…ma una battaglia fra Tuoni! Guardate!- indica il nano.
Seguo il dito dell’anziano nano e sgrano gli occhi davanti allo spettacolo terribile, ma quasi ipnotico che si presenta: un gigante di roccia dalle fattezze umane che prende in mano una roccia per poi lanciarla addosso ad un altro gigante dietro di noi.
La mia parte ironica pensa: ma tra tutti i giorni in cui possono giocare, proprio oggi fanno la partita a palla prigioniera? Domani, no eh?
Ma non ho tempo a pensare a nient’altro che ad un certo punto la montagna sembra spezzarsi, mi trovo davanti a Kili e guardando indietro vedo Fili allontanarsi pur rimanendo attaccato alla roccia; corro verso di lui disperata ma vengo presa al volo dal moro: mi stavo dirigendo senza tante esitazioni verso il crepaccio formatosi dalla rottura.
-Fili!- urliamo all’unisono io e Kili, con gli occhi sbarrati dalla paura di quanto sta succedendo e il biondo ci  allunga la mano senza risultato; solo guardando in alto ci accorgiamo di dove siamo : esattamente sulle ginocchia di un altro gigante di pietra fino a poco fa seduto.
Naturalmente la fortuna non ci assiste, il gigante su cui ci troviamo noi prende un pugno tanto forte che va a scontrarsi con la montagna su cui prima riposava; noi, cioè i compagni che si trovano sulla  mia stessa gamba, veniamo malamente strattonati ma siamo stati così fortunati da riuscire a raggiungere velocemente il sentiero sicuro lontano da quel maledetto uomo di roccia.
Fili però con gli altri nani si trova ancora sull’altra gamba e ciò mi fa stringere il cuore dalla preoccupazione, vediamo il gigante, su cui eravamo, lottare con l’altro e vincere; ma viene abbattuto da un altro gigante che gli ha tirato addosso una roccia decapitandolo.
Il gruppo di nani con Fili ci sfila davanti, sempre sulla gamba dell’uomo di roccia che si piega pericolosamente verso la montagna poco più avanti del nostro sentiero.
Lo scontro è inevitabile, vedo nettamente lo scontro tra la gamba di roccia e la montagna, sento il rumore sordo e i  rimbalzi delle rocce rotte scendere nella vallata, la voce mi si rompe in gola quando vorrei gridare la mia disperazione.
È come se una spada mi trapassasse a questa scena, le mie lacrime scendono senza controllo e si confondono con le gocce di pioggia che già mi  bagnano il viso, crollo in ginocchio sul sentiero con il volto chino e il cappuccio tirato ancor più su per non far vedere il mio volto devastato.
Fili, Nori, Bofur, Dwalin…
Kili mi riprende per le spalle, per farmi rialzare; ha ragione non posso fermarmi qui, dopotutto lui sarà ancora più disperato dal aver visto suo fratello schiantarsi, sento le sue mani tremare nella presa.
Quando mi alzo cerco di guardarlo negli occhi, ma lui mi sfugge andando avanti raggiungendo anche gli altri nani che si muovono verso lo scontro.
-No, Fili!- sento urlare lontano Thorin.
Raggiungiamo il posto dove è avvenuto lo scontro, con il cuore in gola e non so neanche se riuscirò a guardarli.
Ma poi sento Kili sospirare di sollievo, ed apro gli occhi: sono vivi, tutti!
Sono riusciti a saltare in tempo, asciugo la mie lacrime e superando la massa di nani distesa vado verso Fili, gli prendo tra le mani il viso come per assicurarmi che sia tutto a posto e guardo se ci sono ferite visibili sorridendogli come un ebete, per poi abbracciarlo stretto fregandomene della discussione della scorsa sera e contenta nel sentire che lui ricambia teneramente l’abbraccio.
E nuovamente mi sento come a Gran Burrone: sicura pur in mezzo ad una tempesta con uomini di roccia che cercavano di farci la festa, e sento un calore buono e genuino mentre accarezza la mia schiena nell’abbraccio.
Mentre rimaniamo in questa bolla, Bilbo scivola dal sentiero e si aggrappa strenuamente al bordo con le mani, io e Fili ci aggiungiamo agli altri nani che cercano di allungarsi verso di lui senza risultato; finchè non interviene Thorin che scende su una roccia per poi issarlo.
Purtroppo la sporgenza  su cui aveva trovato appoggio il nano cede e si ritrova nella situazione in cui vi era prima lo hobbit; fortunatamente Dwalin e Bofur intervengono subito per aiutarlo e anche lui è salvo, per mio sollievo.
-Credevo l’avessimo perso.- sospira a un certo punto Dwalin rivolgendosi a Thorin, ovviamente però facendo un chiaro riferimento a Bilbo.
-Lui si è perso fin da quando ha lasciato casa sua, non sarebbe mai dovuto venire: non c’è posto per lui tra noi.- ribatte Thorin velenosamente, parole volute per ferire ed io non ci vedo più, Bilbo ha lasciato le sue sicurezza per loro.
-Thorin stai esagerando!- intervengo sicura e inasprita cercando di scontrarmi con lo sguardo azzurro di Thorin.
-Lui ci ha solo rallentati.- sibila innervosito.
-Lui ci ha salvato dai troll, grazie alla sua arguzia.- faccio notare con un pizzico di ironia –A quest’ora saremo stati pari a dei salami, se non ci fosse stato lui!-
-E poi cosa ha fatto?- domanda presuntuosamente Thorin, avvicinandosi a me e attirando l’attenzione di tutti i nani presenti.
-E poi tu cosa hai fatto? Oltre riempirlo di parole immeritevoli!- rispondo a tono.
-Lui vuole solo andare a casa.- ringhia, sono sicura che se continuo così rischio la testa per mano di Thorin; ma proprio non ho intenzione di stare zitta -E tu che cosa stai cercando di così diverso?-
Ci guardiamo in cagnesco: i miei occhi verdi contro quelli azzurri e penetranti di Thorin, aspettando chi sarà il primo ad abbassare lo sguardo; ma Fili si mette tra noi e noto che è tornato il suo sguardo astioso nei miei confronti, quello che ha tenuto da Gran Burrone in poi ed interviene–Anaïs, smettila!-
-Di fare cosa?- domando con il mio solito mezzo sorrisino.
-Di rispondere al Capo della spedizione.- mi risponde, mentre vedo che Thorin lascia perdere e continua il sentiero, lasciandoci a parlare.
-Oh è ritornato il bravo soldatino, quasi ne sentivo la mancanza.- affermo ironica come il male.
Si avvicina me, non abbassando lo sguardo contro il mio e noto in quelle iridi lo stesso temperamento che prima vi era in Thorin, mi trascina prendendomi per l’avambraccio –Dacci un taglio.- mi dice in disparte.
-No, finchè rimane nel torto.- ribatto decisa.
-Allora fai come vuoi, ma non sperare nel mio appoggio.- conclude dandomi le spalle – Come ti ho detto all’inizio del viaggio: io ho qualcuno da seguire.-
-E non hai nient’altro da dirmi per caso… tipo spiegarmi il tuo strano cambiamento, nel giro di dieci secondi? Che cosa ti ho fatto?- lui si ferma a queste parole e senza nemmeno voltarsi risponde –Come ti ho detto quella sera non ti devo alcuna spiegazione semmai: tu ne devi dare a me.- raggiungendo poi gli altri.
Rimango lì immobile sotto la pioggia con un unico pensiero: Che se ne vada a fare in culo, allora.
 
Poco dopo seguo gli altri all’interno della grotta evitando di guardare o incontrare sia Thorin che il nipote maggiore, mi metto in un angolo tra le rocce, un po’ isolato tanto l’unico ordine del “Capo” è cercare di riposare e l’unico modo che conosco è senza nani tra i piedi per il momento.
Kili mi si avvicina un po’ titubante con il suo mantello in mano –Posso sedermi vicino a te?- chiede, quasi ingenuamente; io gli sorrido pensando che a lui non riesco a tenergli il muso troppo a lungo e mi sposto per lasciargli spazio.
Lui tranquillamente si sistema le sue cose e si distende –Posso chiederti una cosa?- domanda all’improvviso.
-Chiedi. Dopo vedrò se risponderti.- affermo io facendo un piccolo sorriso, ho già qualche idea su chi s’incentrerà il discorso del nano.
-A te piace mio fratello?- chiede arrivando al punto, mentre io arrossisco innaturalmente –Non mi è indifferente, sarebbe stupido affermare il contrario; tuttavia ho già un uomo che mi sta aspettando.-
-E dov’è?- continua sedendosi.
-Lontano…- sussurro -… su un altro mondo.-
-Altro mondo? Cosa vuoi dire?- domanda veloce, e molto incuriosito; mentre io mi mangio le labbra non credevo di aver parlato così forte, ma ormai il latte è stato versato e non ho intenzione di piangerci sopra anzi forse è meglio dirlo e basta.
-Io non sono esattamente di questo mondo… sono caduta qui per caso, ecco e per tornare devo completare questo libro.- affermo togliendomi la sacca di iuta da sotto la camicia e passando il contenuto al nano –Che parla di questa avventura, spero che tu non vada a spifferare tutto a tuo fratello.-
Kili guarda il libro interessato, leggendo le prime pagine velocemente per poi guardare la mia penna con una ingenua curiosità, come i bambini quando cominciano a conoscere le cose circostanti gattonando e toccando dappertutto.
-Non dirò niente a Fili, dovresti dirglielo tu… insomma adesso lui fa lo scontroso perché, ormai l’hai capito, gli piaci.-
-Ha dei strani modi per dimostrarlo…- affermo prendendo dalle mani di Kili le mie cose per nasconderle di nuovo.
Kili sbuffa appoggiandosi alla parete rocciosa –Devi capirlo, questa missione è pericolosa e lui crede che tu sei colei che sta cercando da sempre… il suo Uno, è proprio preso da te e il pensiero dell’uomo di cui parli lo agita.-
-Io amo Cristopher… ne sono sicura.- dichiaro a bassa voce –Tuo fratello si sbaglia…-
-Non credo, quando s’incontra il proprio Uno, pur non essendo ricambiati, si sente una forte attrazione e si assume fin da subito la consapevolezza che è lui la persona che Mahal ha scelto.- spiega Kili fermamente convinto delle sue parole.
-E se io non lo ricambiassi?- domando.
-E’ destinato a vivere nel dolore…- risponde Kili -… ma io sono convinto che anche te prima o poi proverai qualcosa per Fili, è solo questione di tempo; prima hai detto che non ti è indifferente… spero solo che riuscirai a ricambiarlo prima di Smaug.-
-Non te lo posso promettere Kili… io mi sento parecchio confusa, non so orientarmi nei miei sentimenti.- concludo.
-Cerca di trovare la bussola allora, magari il tuo nord è mio fratello.- azzarda lui facendomi il suo sorrisino seducente e l’occhiolino.
Entro poco comincia Kili si addormenta e adesso ronfa placidamente appoggiato alla mia spalla, gli scombino i capelli teneramente, sembra davvero un cucciolo così mezzo addormentato.
Prendo il libro e comincio a leggere, non c’è scritto granché devo dire: Gran Burrone, la battagli dei giganti e la caverna in cui stiamo riposando… non controllo nemmeno se c’è una mia piccola citazione o cosa, mi deprimerei e basta.
All’improvviso vedo Bilbo alzarsi con il bastone in mano e andare verso l’uscita dove è di guardia Bofur, li sento parlare ma non capisco cosa dicono; prendo quindi il libro per leggere la conversazione, ma mi cattura maggiormente una frase che si va a formare: “sulla parete posteriore della caverna si è aperta una grossa crepa, tanto da costituire un passaggio…”.
Accidenti! Guai in vista… guardo il fondo della caverna e vedo una crepa che comincia a scendere dall’alto verso il basso, nascondo il libro e cominciò a svegliare i miei compagni – In piedi ragazzi! Armi in mano ci sono problemi!-
Thorin già sveglio mi da man forte urlando- Svegliatevi! Svegliatevi!-
Troppo tardi, la crepa si apre anche sotto di noi e solo pochi di noi riescono a portare appresso le armi mentre veniamo inghiottiti nella trappola sotterranea; uno scivolo enorme di pietra rossa ci accoglie fino ad arrivare ad una specie di gabbia.
Non riusciamo neanche ad alzarci in piedi che degli esseri tanto piccoli quanto brutti ci vengono addosso cercando di prenderci, oppongo resistenza come posso tirando diversi pugni in pieno viso; ma sono troppi e in due mi sollevano per le braccia.
Ci conducono lungo dei ponti di legno sospesi nel vuoto, dall’alto della posizione in cui mi trovo vedo che a spingerci saranno almeno un sessantina di mostri verrucosi, che sensazione di disgusto sentire le loro mani sulla mie braccia.
Arriviamo in un varco e si apre alla mia vista una cittadina sotterranea fatta di ponticelli e piccole luminarie, con delle costruzioni di legno contro tutta la roccia, alla fine del percorso che stiamo seguendo c’è una specie aculeo roccioso su cui sembra esservi costruito uno scranno.
Un rumore di percussioni acute, come piatti, assieme a un suono di corno accompagnano la nostra triste marcia, probabilmente per loro questa è musica… io vorrei strapparmi le orecchie e mangiarle piuttosto di sentire un ulteriore stonatura.
 Alla fine arriviamo allo scranno e sopra c’è seduto un tipo che dir robusto è poco: è proprio obeso, ha un sottogola che fa provincia, che canta una canzone sopra a queste note sgraziate; a momenti cade se non fosse stato per il suo poggiapiedi “umano” che gli ha riparato la caduta.
Per lo meno ho capito dalla canzone che siamo in una città degli orchi.
Alla fine di questa sinfonia il sovrano cerca di fare una nota alta girando intorno a se stesso con il suo scettro abbassato a misura di nano, tanto che siamo obbligati a chinarci per evitarlo e poi si risiede sul trono passando sopra al suo poggiapiedi naturalmente.
-Orecchiabile vero? È una delle mie famose composizioni.- si loda il fantomatico re.
-Quella non è una canzone… è una abominazione- gli risponde a tono Balin.
-Abominazioni, deviazione è tutto quello che troverete quaggiù!- esclama, mentre gli scagnozzi disarmano sia me che i miei compagni davanti al trono del Re che continua –Chi è stato così sfrontato da entrare armato nel mio regno? Spie, ladri, assassini?-
-Io direi fate turchine, oltre ad una dieta ti consiglio un controllo alla vista.- intervengo io a gran voce e allo stesso tempo mi maledico, perché non sto mai zitta.
-Nani vostra malevolenza.- afferma subito dopo uno degli scagnozzi.
-Nani?-
-Trovati nel portico anteriore.-
-Non state così impalati perquisiteli.- ordina il sovrano e cominciano a toccarci… toccano fin troppo… tanto che a uno per sbaglio gli tiro una gomitata sul naso, poi sono così invadenti e goffi che prendono la tromba acustica di Oin e gliela rompono calpestandola.
Infine prendono la borsa di Nori e la svuotano, ed ecco i candelabri di Gran Burrone che finisco tintinnando a terra –Ecco mio signore, che saranno in combutta con gli elfi?-
-Realizzato a Gran Burrone, seconda era, da buttare non vale niente.- conclude buttando teatralmente il candelabro nelle profondità della montagna, poi ricomincia –Che cosa ci fate da queste parti?-
Oin si fa avanti, bloccando l’intervento di Thorin –Ragazzi ci penso io.- dice posizionandosi davanti a quella palla di ciccia e verruche che minaccia -Niente trucchi cose serie e non nulla.-
-Sarai costretto ad alzare la voce, i tuoi mi hanno appiattito la tromba.-
-Appiattirò ben altro che la tua tromba.- fa il mostro avvicinandosi pericolosamente, finchè non interviene Bofur –Se sono informazioni quelle che vuoi io sono quello con cui parlare.-
Il Re si ferma e con un suono basso indica di continuare e Bofur –Eravamo lungo la strada, beh neanche una strada un sentiero, in effetti neanche un sentiero ora che ci penso più un viottolo, comunque eravamo su questa strada tipo sentiero tipo viottolo e poi non c’eravamo. E questo è un problema perché dovevamo trovarci a Dunland-
-A far visita a dei lontani parenti.- interviene Dori
-Da parte di mia madre.- finisce Bofur; io non sapevo se piangere dal ridere o dalla disperazione finchè il re gridò –Zitto! Basta! Se non vorranno parlare saremo costretti a farli gridare portate qui il maciullatore, lo spezzaossa; cominciate con i più giovani.- conclude minacciando apertamente Ori che trema.
-Aspetta.- si fa avanti Thorin.
-Bene, bene. Guarda chi c’è Thorin figlio di Thrain, figlio di Thror Re sotto la montagna.- dice inchinandosi quasi sbeffeggiandolo –Oh ma mi dimenticavo non ce l’hai una montagna il che fa di te un nessuno in realtà.- i due si guardano come a studiarsi per poi interrompere il silenzio –Conosco qualcuno che pagherebbe un bel prezzo la tua testa, con  nient’altro attaccato…-.
Thorin lo guarda sottecchi senza dire alcuna parola ed il sovrano dei goblin continua –Forse tu sai di chi sto parlando il peggior nemico tuo, un orco pallido a cavallo di un bianco mannaro.-.
-Azog il profanatore è stato distrutto!- risponde il nano –Trucidato in battaglia molto tempo fa.-
-Così credi che i suoi giorni da profanatore siano finiti vero?- sorride malignamente e si rivolge ad un suo piccolo servo –Invia un messaggio all’orco pallido digli che ho trovato il suo premio.-  e quel messaggio lo vediamo partire veloce su una carrucola accompagnato da una risata malvagia.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Dalla padella... ***


Ed eccolo il re che comincia l’ennesima canzone, mentre gli altri scagnozzi ci perquisiscono ancora e ancora e io do erronee e non volute gomitate ancora e ancora, finchè uno dei mostriciattoli non sguaina la spada di Thorin e la butta spaventato ai piedi del suo padrone.
Il re altrettanto spaventato sale sul trono –Conosco quella spada è la Fendiorchi!- urla indicandola, mentre quei mostri cominciano a frustarci con le catene il sovrano continua a parlare, sento già formarsi lividi dritti e scuri sulla mia schiena.
Uno mi prende per le spalle e mi abbasso in modo da fargli perdere la presa, gli prendo il primo braccio libero e lo scaravento davanti, una volta a terra lo supero calpestandolo come se fosse un tappeto per andare ad aiutare i miei compagni.
Uno dei nostri è a terra trattenuto da cinque di quei mostri faccio per avvinarmi, ma vengo letteralmente placcata da altri due, credo che Thorin sia in pericolo, ma non sono sicura… l’ho visto per solo un attimo.
-Tagliateli la testa!- urla il Re degli orchi.
Ma nell’arco di un attimo un forte bagliore, una luce bianca ci inonda, un forte vento spazza via i globin su di noi e fa cadere a terra il loro re; non capisco cosa è successo vedo in fondo al ponte quella che è una figura conosciuta.
Un’alta ombra che tiene in una mano il bastone e nell’altra una spada lunga  che emana un bagliore blu, in testa un cappello grande la cui punta è piegata all’indietro: Gandalf! Ma da dove è spuntato fuori?
La luce ritorna normale a poco a poco e la sua figura si staglia su di noi, che non siamo altro che un tappeto di corpi schiacciati dal precedente vento e lentamente ci alziamo aiutandoci gli uni con gli altri.
 –Imbracciate le armi! Combattete! Combattete!- ci incoraggia lo stregone.
Mentre Gandalf attrae l’attenzione, io e miei compagni riusciamo a recuperare velocemente le armi cominciando lo scontro, recupero anche un paio di coltelli da lancio che scaglio velocemente colpendo la schiena di un goblin che stava per prendere Fili alle spalle.
Impugno la mia spada a due mani per dare più forza ai fendenti e ferisco un paio di globin, Thorin invece lede e fa cadere nel baratro il Re dei goblin, che nella sua caduta travolge anche qualcuno dei suoi scagnozzi; mentre Bombur lancia in aria armi a non finire.
Riesco a raccogliere un'altra spada corta mentre Gandalf ci incoraggia a seguirlo su un lungo ponte di legno, essendo io a chiudere la fila una volta arrivata sulla prima piattaforma taglio le funi su cui poggiava il ponte appena sorpassato, spero che non ci siano inseguitori in tal modo.
Continuiamo a correre per i maledetti ponti di legno e a ogni piattaforma mi attardo a rompere le corde portanti come ho fatto al primo, ad un certo punto qualcuno mi scosta e una freccia mal lavorata mi passa ad un palmo dal naso –Anaïs, muoviti…hai fatto un buon lavoro, ma adesso è ora di correre e basta!- mi sgrida Kili prendendomi per mano.
Infatti corriamo mentre vediamo che le piattaforme e i percorsi circostanti si riempiono di quei orribili globin, cominciano ad attaccarci frontalmente rallentando la nostra corsa; Dwalin prende un enorme trave e con quella letteralmente ci spazza la strada facendo cadere gli avversari da una parte e dall’altra del ponte.
Seguo Kili, non sono sicura di dove stiamo andando e non riesco neanche a vedere dove sia Fili in questo momento, passiamo un lungo ponte sospeso nel vuoto con gli avversari che ci piombano addosso numerosi
Cerco di mettere in pratica quanto Fili e Kili mi hanno insegnato, ma noto che la pratica è ben diversa dagli esercizi svolti, mi sento troppo lenta e sono solo fortunata che gli avversarsi non sono molto forti.
Ad un certo punto scivolo dal ponte e mi aggrappo al bordo, fortunatamente  Kili se ne accorge e ritorna velocemente indietro, mentre cerco di issarmi da sola senza molto successo.
-Kili, va avanti! Stanno arrivando!- urlo, non voglio che perda troppo tempo per me.
-Ma sei fuori? Fili mi uccide se ti lascio qui! Bofur, intrattienili mentre la aiuto!- risponde cercando di impostare il suo solito sorriso.
Vedo Bofur che ritorna indietro di corsa e c’è anche Nori assieme a lui.
Spero di riuscire prima o poi a ricambiare il favore che mi stanno facendo, stanno rischiando la vita per me e non so neanche cosa sto provando davanti a questa prova di lealtà nei miei confronti; mi tengo alle braccia di Kili e con il suo sostegno riesco a risalire sul ponte ricominciando assieme la folle corsa.
I goblin continuano il loro attacco cercando di salire sulla piattaforma con delle funi, ma arriva veloce l’ordine di Thorin di tagliare le corde che tenevano in piedi la base di legno e lo spettacolo che si profila è quasi comico, una decina di goblin che dopo essersi lanciati con le funi si vanno ad arenare sulla base legandosi da soli contro i legni di questa.
Di colpo Kili blocca la corsa e per difendersi da delle frecce prende una scala che trova lì vicino per incastrare tra i suoi spazi le teste dei goblin e spingerli nelle profondità della montagna, per poi utilizzarla  come ponte per attraversare il crepaccio in cui sono caduti poco prima i mostriciattoli.
-Avanti presto!- ci incita Gandalf facendoci da guida sino ad arrivare a un punto morto.
Thorin si guarda un attimo attorno e poi taglia le corde che sorreggevano, al lato della montagna, lo spiazzo in cui ci troviamo tutti e come se fosse un immenso dondolo questo si muove fino ad arrivare ad un altro percorso dirimpettaio alla posizione in cui eravamo prima.
-Saltate!- ci ordina Gandalf.
Io ho paura del vuoto guardo giù e non riesco a saltare subito al primo turno , troppo impegnata a pensare a cosa succederebbe se faccio un salto troppo corto e che non è nelle mie intenzione diventare una frittata.
La seconda volta che riusciamo ad avvicinarci allo spazio di atterraggio Thorin, notando che ero parecchio in crisi, mi prende per la vita e saltiamo assieme; mentre vedo Fili che rimane a  combattere con i goblin  avvicinatosi coprendoci le spalle.
Fili salta per ultimo e riesce ad atterrare sano e salvo per un pelo, tagliando alla fine la fune che permetteva il dondolio della piattaforma; tiro un sospiro di sollievo nel vederlo vivo e in forza, quando l’ho perso di vista ho temuto parecchio per lui, come quando l’ho visto schiantarsi contro la parete di roccia.
Continuiamo la corsa infinita non risparmiando colpi ai nostri nemici, i ricordi degli insegnamenti si intramezzano ad ogni mio colpo e rimpiango il tranquillo soggiorno dagli elfi, contrariamente agli allenamenti in questo caso c’è il dubbio, in questo caso ogni fendente che va a segno è un passo in più verso la salvezza.
Non mi posso che appigliare alla mia voglia di sopravvivere e di tornare a casa, lontano da questo mondo così strano e pericoloso.
Improvvisamente Gandalf  con il suo bastone magico fra crollare parte della montagna facendo scendere quella che è una roccia sferica di dimensioni spropositate, i nani la spingono andando a travolgere non pochi nemici finchè non finisce anch’essa nello strapiombo.
Non ce la faccio più a correre, le gambe cominciano a farmi male e ho dovuto cambiare mano per reggere correttamente la spada, spero con tutto il cuore che l’uscita da questo incubo sia vicina.
Stiamo passando l’ennesimo ponte quando davanti a noi si erge in tutta la sua stazza il Re dei globin  distruggendo il legno della piattaforma, bloccando la nostra corsa e circondandoci con i suoi sgagnozzi.
-Pensavi che mi potessi fuggire?- chiede ironicamente il Re colpendo Gandalf col suo scettro facendolo cadere su di noi –Che cosa intendi fare ora?-
E per tutta risposta lo stregone lo colpisce su un occhio col bastone e gli taglia l’addome con colpo secco e violento, il Re  si inginocchia dal dolore e si rivolge di nuovo a noi –Sarò sconfitto.-
Gandalf a queste parole lo finisce con un colpo secco alla gola, appena il corpo ormai privo di vita del re si affloscia sul ponte questo comincia a cedere e ci troviamo in caduta libera attaccati ad una costruzione di legno.
Scendiamo negli inferi della montagna a velocità spaventosa, mi  aggrappo con tutte le mie forze ad una delle travi di legno chiudendo gli occhi non volendo vedere ciò che avviene intorno a me e sentendo solo il vento tra i capelli creatasi dallo spostamento della costruzione.
Alla fine la caduta è stata attutita dalle rocce che l’hanno notevolmente rallentata, purtroppo però mi ritrovo bloccata tra travi e funi; sento un forte dolore alla caviglia, spero che si tratti solo di una storta –Beh poteva andare peggio.- afferma ad un certo punto Bofur.
Non faccio a tempo a pensare che non si deve mai dire quella frase, che il corpo dei re dei globin ci piomba addosso mentre siamo ancora tutti incastrati.
Ci liberiamo il più velocemente possibile, provo ad appoggiare il benedetto piede dolorante ma devo censurare i mugugni di dolore, credo proprio che non riuscirò a correre per un po’, mentre cerco un posto per massaggiarmi la caviglia  Kili urla –Gandalf!-
Alzo lo sguardo curiosa ed un po’ preoccupata dal tono di voce del nano e vedo un vespaio di goblin che ci sta per raggiungere pronti a farci la pelle.
Io cerco di zoppicare come posso, fortunatamente Gloin mi si avvicina –Anaïs, monta sulla mia schiena ti porto io! Veloce!- obbedisco senza dire niente, lo ringrazierò finita questa avventura.
-Sono troppi non possiamo combatterli.- afferma Dwalin.
-Solo una cosa ci salverà: la luce del giorno! Andiamo!- risponde Gandalf.
Mi aggrappo come posso alla schiena di Gloin cercando di non dargli fastidio nella corsa; dopo poco riusciamo a vedere un pertugio dove la luce del sole ci saluta come portatrice di speranza e salvezza, Gloin ridacchia e allo stesso momento aumenta la corsa.
Finalmente fuori, scendiamo sul lato della montagna baciato dal sole, grazie alla discesa siamo più veloci e riusciamo a distaccare facilmente la grotta dove si nascondono i goblin, arriviamo ad un spiazzo mentre Gandalf ci conta preoccupato.
-Dov’è Bilbo? Dov’è il nostro Hobbit?- si guarda intorno lo stregone –Dov’è il nostro Hobbit?- ripete irato.
-Accidenti al mezz’uomo ora si è perso.- afferma Dwalin.
-Credevo che fosse con Nori.- risponde Dori, in questa battaglia di scarichiamo la colpa a destra e a manca; mentre io scendo dalla schiena di Gloin –Grazie, sei stato molto gentile.- gli dico anche se la mia voce risulta sommersa da quelle della discussione.
-Che cosa è successo esattamente?- si rivolge lo stregone a Nori.
-Ti dico io cosa è successo…-interviene Thorin –… Mastro Baggins ha visto la sua occasione e l’ha colta, pensava solo al suo soffice letto e al suo caldo focolare da quando ha messo piede fuori dalla porta. Non rivedremo mai più il nostro Hobbit. È ormai lontano.-
Non faccio in tempo a ribattere per le rime, che una voce conosciuta risponde–No.- e viene avanti a noi una figura altrettanto conosciuta.
-Ah Bilbo Baggins non sono mai stato così felice di rivedere qualcuno in vita mia.- afferma sorridente Gandalf.
-Bilbo, ti davamo per scomparso!- esclama Kili felicemente sorpreso.
-Ma come hai fatto a superare i Goblin?- chiede invece Fili più sospettoso.
-Ha importanza, Fili? Non credi che sia più importante che ora sia qui con noi?- lo zittisco mentre mi massaggio la caviglia, senza degnarlo di uno sguardo; so che lui mi sta guardando adirato, ma dopotutto è stato lui a il primo a fare il sostenuto.
-Hai ragione Anaïs, non ha importanza.- mi appoggia Gandalf –E’ tornato!-
-Ha importanza, voglio saperlo!- insiste Thorin –Come mai sei tornato?-
-So che dubiti di me, lo so, l’hai sempre fatto e hai ragione penso spesso a casa Baggins, mi mancano i miei libri, la mia poltrona e il mio giardino.- continua lo hobbit –Vedi quello è il mio posto… è casa mia, perciò sono tornato. Voi non ce l’avete una casa, vi è stata portata via e voglio aiutarvi a riprenderla, se posso.-
Sorrido teneramente a questa confessione di Bilbo, è riuscito a trovare un suo obiettivo per continuare la missione e sono convinta che anche Thorin creda alle sue parole tanto che ha abbassato la testa sentendo l’onestà incastonata in esse.
E anche gli altri nani  sono rimasti colpiti e lo capisco dal silenzio e dagli sguardi puntati a terra come di scusa nei suoi confronti, finalmente si è fatto valere e con queste poche parole probabilmente verrà anche maggiormente accettato dal gruppo.
Purtroppo questo momento di tranquillità non è destinato a durare a lungo, già si sentono dei ringhi e ululati avvicinarsi velocemente a noi, riconosco quei scuri versi: ritornano i Mannari.
-Siamo finita dalla padella…- inizia Thorin.




Ringrazio Gabrielle Pigwidgeon, per aver aggiunto la storia tra le seguite :) grazie! questo capitolo è praticamente uguale all'originale in verità a parte qualche aggiunta!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** ... alla brace. ***


-…Alla brace.- conclude Gandalf –Scappate!-
Gloin mi issa ancora sulla schiena, il mio senso di inutilità aumenta a dismisura; tutto ciò che non volevo essere lo sono diventata: un peso, da trasportare su e giù, maledetta caviglia dolorante.
Mi viene da piangere a pensare che tutti gli allenamenti e gli sforzi fatti sono  inutili in questo stato, e mi dispiace per Gloin gli sto rallentando troppo la fuga –Gloin, mi dispiace… sono troppo pesante.-
-Non ti preoccupare,  porto così mio figlio talvolta  e pesa un po’ di più.- mi risponde il nano cercando quasi di rincuorarmi.
-Hai un figlio?- chiedo stringendo un po’ di più la mia presa sul collo.
-Sì, il mio piccolo Gimli.-
-Sicuramente sarà un nano coraggioso come il padre, di nuovo grazie.- dico sorridendo.
-Tranquilla e reggiti forte.- a queste parole mi stringo maggiormente mentre il nano comincia a saltare i dislivelli con un agilità nascosta e che non credevo che avesse ad essere sincera.
I mannari scendono veloci lungo il dorso della montagna, i ringhi sembrano sempre più vicini come la notte che sta accelerando il suo passo rendendo la nostra corsa più difficile, nascondendo con la sua oscurità i piccoli rami o rocce, che alla luce del sole sarebbero stati facilmente superabili.
Ormai ci hanno raggiunto e velocemente tentiamo di neutralizzarli, anzi tentano di neutralizzarli io ho solo due coltelli da lancio nella cintura e la spada; ma non mi permetto di utilizzarla avendo paura di ferire Gloin.
Purtroppo la nostra corsa finisce, prima di quanto pensavamo infatti siamo dinnanzi ad un dirupo –Salite sugli alberi, forza!- ordina Gandalf urlando.
Gloin mi poggia sul ramo più basso e poi cerco di arrangiarmi spingendomi con il piede sano e issandomi con le braccia; Nori ed Ori che sono stati i più veloci  mi aiutano fino ad arrivare ad un altezza di sicurezza sufficiente.
Un attimo dopo vediamo i Mannari sotto di noi che attendono la nostra discesa, assieme a queste bestie arrivano anche gli orchi guidati da un orco pallido,  gigantesco, col corpo pieno di cicatrici come anche il viso, il braccio mutilato con al suo posto una specie di protesi di ferro; pensavo che il Re dei goblin bleffasse quando parlava di quell’orco, ma l’incredulità regna nel mio animo come in quello dei miei compagni.
Soprattutto Thorin è incredulo nel vederlo ancora vivo e nei suoi occhi leggo un odio mal celato,  e nella sua voce si sente la voglia di ucciderlo e di straziarlo –Azog- sibila.
Con un lingua a me sconosciuta l’orco parla a Thorin e subito dopo ordina l’attacco verso di noi ai mannari che si lanciano contro gli alberi  cercando inutilmente di prenderci, rompendo i rami più bassi e scuotendo i fini tronchi.
I mannari non riuscendo a raggiungerci saltando, decidono di sradicare l’albero in cui sono appesa e ci riescono tanto che appena sento che comincia a inclinarsi, sono costretta a saltare su un ramo dell’albero vicino; purtroppo il mio salto è corto dandomi la spinta con un solo  piede e ci arrivo a pelo aggrappandomi con le mani, mentre le mie gambe sono a penzoloni.
Non riesco a sollevarmi dato che i mannari hanno rotto i rami sotto non ho alcun appoggio, guardo giù e vedo un mannaro saltare verso di me essendo quella più a sua portata; chiudo gli occhi convinta di divenire cibo per cani, ma vengo tirata su velocemente.
Li riapro e davanti a me c’è Fili, faccio per ringraziarlo ma lui sale sul ramo più alto per poi allungarmi la mano ed aiutarmi a salire con lui, su quello che è un temporaneo riparo, dato che i Mannari stanno sradicando anche quest’altro di albero.
Senza dirmi niente e senza guardarmi mi prende per la vita e mi aiuta a saltare sino ad arrivare sull’ultimo albero quello più vicino al dirupo, su cui sopra c’è Gandalf all’apice, che si guarda intorno cercando di farsi venire in mente un idea.
Lo stregone infine prende una pigna dandogli fuoco con il suo bastone e la scaglia addosso i mannari, ne accende altre e ce le passa in modo da poter aumentare il numero di “proiettili”  da tirare.
Miriamo alle bestie, in modo che il fuoco possa mangiare il loro pelo e bruciare le loro maledette carni e bruciamo anche lo spiazzo che ci circonda, si levano alte fiamme intorno a noi, mentre i mannari arretrano.
Io sto semplicemente a guardare preoccupata lo spettacolo avendo l’impressione che siamo ancora ben lontani dalla fine di questo scontro e soprattutto mi chiedo come potremo mai salvarci; prima o poi il fuoco mangerà il nostro rifugio.
Guardo Gandalf e lo vedo a con in mano una farfallina dalle ali blu, a quest’immagine mi coglie un leggero mal di testa chiudo gli occhi di riflesso e nella mia mente vedo, come se fosse un film, i nani su delle aquile andare via lontano incontro all’alba.
Se questo era un flash vuol dire che c’è speranza e che ci salveremo, forse.
-Anaïs, raggiungi Gandalf… sarai più al sicuro lì in alto.- mi distrae Fili allungandomi una mano per aiutarmi a salire, e che accetto per non avere brontolamenti da parte del nano; da una parte vorrei provare a mettere in atto una mia idea, tuttavia mi rendo conto che è davvero rischiosa e forse è meglio non fare pazzie.
-Tieni, magari riesci a lanciare qualche freccia.- afferma Kili fermando la mia salita e passandomi velocemente il suo arco con faretra, dato che il mio è rimasto nella caverna –Ci proverò.- rispondo avvicinandomi sempre più allo stregone.
Appena arrivo vicino a lui chiedo seriamente -Gandalf, hai chiamato le aquile in soccorso, vero?-
Lo stregone mi guarda accigliato -Come fai a saperlo?-
-Sai i flash… spero che arrivino presto, ho paura.- confesso a bassa voce.
-Come te spero presto, per il momento dobbiamo solo aver pazienza e resistere.- ribatte lo stregone guardando i mannari che continuano a scontrarsi contro il nostro albero con l’effettivo intento di abbatterlo; e se ci riescono ho paura che faremo un bel salto nel vuoto.
Infatti proprio in quel momento l’albero si inclina  verso il dirupo, Ori scivola cadendo dall’albero, per fortuna Dori è riuscito ad acchiapparlo prima di perderlo -Signor Gandalf!- urla il nano perdendo la presa sul suo ramo.
Gandalf veloce lo salva allungando il suo bastone in modo che questi si possa appigliare, io faccio un sospiro di sollievo e mi avvicino cercando di allungare la mia mano verso quella di Dori, per alleggerire lo stregone.
Mentre cerco di recuperare Dori, lancio uno sguardo anche agli altri e noto che Thorin si sta alzando dalla sua posizione sguainando la spada, per poi correre vero l’orco pallido, supera il tronco abbattuto ed arriva nello spiazzo bruciato.
L’atmosfera è carica di tensione, l’aria freme a questo scontro che si sta per consumare davanti ai nostri occhi; rimango come incantata a vedere Thorin con il suo scudo di quercia che carica l’orco in groppa sul mannaro; quasi dimenticandomi di Dori che cerca di prendere la mia mano.
Pago caro questa distrazione e perdo la presa sul ramo che utilizzavo per reggermi, credo di essere lì per lì  per dire la parola fine a questa avventura e magari alla mia vita…
Dalla paura chiudo gli occhi, finchè non sento delle mani forti e grandi stringere forte i miei polsi, riapro gli occhi solo per incontrare lo sguardo azzurro di Fili e il suo sorriso –Non credere che ti lasci andare così.- sussurra per poi cercare di tirarmi su senza risultato, anche lui è spossato e rivolge preoccupato verso il proprio zio.
Thorin arrivato allo spiazzo viene attaccato dal mannaro, cavalcato dall’orco pallido, che lo supera con un balzo, mi volto verso lo stregone impegnato a reggere Dori e Ori -Gandalf, quando arrivano?- chiedo agitata.
-Arrivano, chi?- chiede Fili confuso.
-Non manca tanto.- mi risponde lo stregone con uno sforzo immenso.
-Non manca tanto per cosa?- chiede nuovamente Fili irritato, alternando lo sguardo tra me e lo stregone.
-Fili, fra un po’ mi dovrai mollare…- gli dico -… così potrai soccorrere Thorin.-
-No, Anaïs. Sei impazzita? Non ti mollerò. No.- nega lui convinto stringendo maggiormente la presa.
-Stanno arrivando!- mi avvisa Gandalf, contento dell’arrivo dei rinforzi.
-Mollami, Fili! Vai da Thorin!- urlo cercando di convincerlo, senza risultato… ma devo trovare un modo per liberarmi, qualsiasi cosa.
Mi rigiro e vedo Thorin a terra appena colpito dalla mazza del mostro, poco dopo si alza anche Bilbo sul tronco andando silenziosamente in soccorso del nano torturato ora dalle zanne del mannaro, per poi essere lanciato contro una roccia, vedo la disperazione negli occhi dei miei compagni.
Vedo Azog che ordina ad un altro orco qualcosa e questi si avvicina con spada alla mano, la alza sopra la testa di Thorin, sta per abbassarla mettendo la parola fine alla vita del nostro Re… quando Bilbo interviene placcando l’orco e lottando contro di lui per poi ucciderlo.
Cerco di spingere con il piede buono contro un ramo in modo da issarmi almeno per poco verso Fili, mi avvicino a lui mentre guarda suo zio preoccupato… non so perché ma l’unica cosa che mi è venuta in mente per inebetirlo è quello di dargli un bacio.
Appoggio le mie labbra sulle sue, vedo che sgrana gli occhi verso di me e sorpreso molla la presa quel poco che mi serve per scivolare via.
Per fortuna che il mio salto nel vuoto non dura molto, all’improvviso atterro sulle piume morbide di un aquila gigante, nella testa ancora la voce di Fili che mi chiama appena persa la presa, mi appoggio al morbido piumaggio con la  testa –Aiuta i miei amici, ti supplico.- prego chiudendo gli occhi.
L’aquila fa un verso che spero sia di approvazione e punta verso l’alto per poi virare ritornando sul luogo della battaglia.
Degli orchi stanno per attaccare Bilbo, mi accorgo di avere ancora l’arco di Kili e quindi prendo la prima freccia, respiro piano e mi concentro come mi hanno insegnato, miro e scocco: con mia sorpresa riesco a colpirne uno in mezzo agli occhi.
Dall’alto dell’aquila cerco di parare le spalle ai miei compagni che si sono buttati a dare man forte a Bilbo, colpisco diversi orchi e salvo i nani in difficoltà; nonostante la mia momentanea incapacità a correre e camminare sono riuscita a fare qualcosa.
Oltre all’aquila in cui vi sono io,  ne arrivano altre che vanno contro gli orchi e ripuliscono la zona dei mannari buttandoli nel dirupo, dopo aver fatto una veloce e terribile pulizia le aquile prendono anche i miei compagni e Thorin, che viene riparato dagli artigli di una di queste.
Voliamo via lasciando dietro di noi l’urlo di rabbia dell’orco pallido, proprio come avevo previsto poco prima.
Sono ancora sulla mia aquila, l’alba ormai ci sta accogliendo mi guardo intorno per vedere come stanno i miei compagni, quando sento urlare Fili disperato –Thorin!- .
Non so neanche quantificare quanta angoscia ci sia nella voce di Fili, so solo che ciò mi rende triste e vorrei tanto condividere la mia aquila con lui per riuscire a confortarlo.
Thorin deve resistere, ora vederlo così inerme con un braccio penzolante e privo di forza è quasi difficile da vedere, deve svegliarsi il nostro viaggio è ancora molto lungo e lui dopotutto è la nostra guida; stiamo andando al sicuro lontano dal suo nemico, se potesse vedere ciò che ci circonda …stiamo toccando le nuvole pur avendo l’umore a terra.
Superiamo le montagne in volo, un volo comunque malinconico ed opprimente finchè non arriviamo su un isola rocciosa, il nido delle nostre salvatrici e su questo piano appoggiano Thorin ancora privo di sensi, spero; scendo dalla mia aquila e la ringrazio con un inchino, per poi dirigermi zoppicando verso il nano.
Vicino a me c’è anche Gandalf anche lui sceso con facilità, ci chiniamo entrambi ai lati del nano che non risponde alle nostre chiamate, le mie lacrime scendono copiose a bagnargli il volto e noto che anche gli altri nani si sono riuniti intorno a noi –Thorin! Svegliati! Voglio ancora litigare con te! Voglio vederti diventare Re di Erebor, ti prego!-
Ad certo punto Gandalf pone la sua mano sopra il volto del nano e lo vedo pronunciare delle parole sconosciute e melodiose e miracolosamente Thorin apre gli occhi piano come se si fosse appena svegliato da un dolce sonno –Il mezz’uomo?- chiede sottovoce.
-Sta bene Bilbo è qui.- risponde Gandalf –E’ salvo.-
Il nano si alza e si rivolge direttamente a Bilbo –Tu, cosa credevi di fare, ti sei quasi fatto uccidere, non ti avevo detto che saresti stato un peso, che non saresti sopravvissuto alle terre Selvagge, che non c’è posto per te tra noi.-
Il silenzio cala a queste parole ,tutti noi sappiamo quanto sono ingiuste, ma viene presto rotto dallo stesso Thorin che sorride quasi teneramente -Non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia.- conclude abbracciandolo.
Finalmente Thorin è riuscito a vedere com’è veramente Bilbo, quest’abbraccio vuol dire molto e lo sappiamo tutti, finalmente Thorin lo ha riconosciuto come parte integrante della compagnia e ne sono contenta, sento un leggero pizzicore sugli occhi mi sta venendo da piangere dalla commozione.
Anche gli altri festeggiano a questo gesto, contenti di avere un nuovo compagno e anche di vedere il loro Re felice di accogliere una nuova persona nella sua famiglia.
-Scusa se ho dubitato di te.- afferma il nano rilasciando lo hobbit dall’abbraccio stritolatore.
-No, anch’io avrei dubitato di me; non sono un eroe né un guerriero, neanche uno scassinatore.- risponde BIlbo a Thorin, facendoci ridacchiare sotto voce.
-Sei il nostro Hobbit.- dico sottovoce sentita solo da Kili che mi è accanto, mi sorride ed allunga la mano per aiutarmi ad alzare, quando solleviamo lo sguardo vediamo in lontananza la Montagna Solitaria che svetta comparendo su un cielo rosato dei colori dell’alba.
-Erebor , la Montagna Solitaria l’ultimo grande regno dei nani della Terra di Mezzo!- esclama Gandalf.
-Casa nostra.- sussurra Thorin, con gli occhi ripieni di speranza.



Ciao:3
Ho pubblicato prima del previsto, ieri credevo di uscire ed invece la febbre ha cambiato i miei piani e io ne ho approfittato per modificare il capitolo!
Parecchie cose cambiano, non c’era un bacetto prima ed inoltre Anais si buttava nel vuoto liberamente per attaccare gli orchi con un aquila; troppo Mary Sue.
In questo caso anche se l’azione non cambia, volevo dare l’idea che per quanto la ragazza sia coraggiosa ha anche lei un po’ di scaga… ecco che non diventa un eroina, ma solo una ragazza che sa di essere comunque in salvo e che vuole salvare Thorin lasciando Fili… che casino!
Allora come sempre ringrazio tutti! Sono contenta che questa nuova versione piaccia! Un particolare ringraziamento ile223 che ha aggiunto la storia tra le seguite!
A presto
Bisous
Syl

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Galeotto fu il libro. ***


Pov Fili
Stiamo scendendo dal Carrock, le scalinate sembrano infinite e girano attorno alla colonna di roccia dando quasi il mal di testa, guardo davanti a me Anaïs in braccio a mio fratello e forse questa è la prima vera volta che desidero prendere Kili a pugni.
Stanno parlando di solo Mahal sa che cosa, mentre io rosico come un dannato.
Non riesco a vedere lei in braccio a qualcuno che non sia io, non ho mai provato ciò con le nane che ho frequentato alla Montagne Azzurre; sapevo che lei era diversa e non riesco a fare finta di niente come dice Thorin.
E dopo il suo piccolo bacio, voglio sentire ancora le sue labbra sulle mie.
Dovrei essere davvero arrabbiato per quel che ha fatto, sono consapevole che quel bacio non voleva dire niente per lei, voleva semplicemente liberarsi dalla mia presa; tuttavia non mi importa anche se è stato un momento così fugace.
Appena a terra la vedo allontanarsi con Kili su una roccia in disparte dove la poggia con delicatezza, mi muovo verso di loro ma vengo bloccato da Thorin –Vai a fare una ricognizione con Dwalin. Dovete cercare della legna buona per un fuoco.-
Sospiro, sapendo che non vuole che mi avvicini troppo ad Anaïs –Va bene.- affermo seguendo poi Dwalin in mezzo alla foresta.


Pov Anaïs
Dopo essere scesi dal nido delle aquile Kili mi ha gentilmente poggiato su una piccola roccia su uno spiazzo isolato per guardare le condizioni della mia caviglia –Ti dispiace se vado un attimo con gli altri?- mi chiede il nano.
-Tranquillo, vai pure.- affermo mentre cerco di togliermi uno stivale sentendo la caviglia gonfia e pulsante, cerco di trattenere un gemito di dolore per poi scoprire la mia caviglia gonfia in maniera impressionante, Gandalf si avvicina sorridendomi –Vediamo se posso fare qualcosina…-afferma per poi cominciare a massaggiare il piede recitando una cantilena simile a quella con cui ha risvegliato Thorin.
-Fra poco si sgonfierà, intanto riposati e non toccarla.- mi avvisa come se fosse un medico.
-Grazie Gandalf.- gli dico ringraziandolo sinceramente, il dolore che sentivo prima si è infatti subito affievolito.
-Non c’è di che, devo dire che pur nella paura hai affrontato bene la situazione di ieri notte, sono sempre più convinto che tu debba rimanere qui.- dichiara sedendosi vicino di me
A questa affermazione non so bene cosa rispondere, più continuo a stare in questo mondo e più lo sento mio in un certo senso, qualche volta sento la mancanza della mia famiglia e di Christopher ma quei momenti stanno diventando sempre più rari.
È da quasi quattro mesi, se non di più, che sono in questo mondo e pian piano sento che sto cominciando a far parte di qualcosa di più grande rispetto alla vita che avevo scelto nel mio mondo; non che le mie abitudini mi dispiacessero a dire la verità… mi sento così dannatamente bipolare.
-Il fatto che tu non sappia come rispondere per me è una gran bella vittoria.- ridacchia lo stregone, mentre io lo spintono un po’ col gomito -E’ solo per questa volta, appena riprenderò le forze ricomincerò a rispondere nel mio solito educato modo.-
- Forse, è meglio che ti lasci… hai delle visite.- conclude lui alzandosi e dando un occhiata eloquente oltre lo spazio, io cerco di seguire il suo sguardo che cade direttamente su Fili con i mano un sacco di legnetti.
Gandalf, senza smettere di sorridere maliziosamente, volta l’angolo andando verso Thorin che sembra stia ordinando qualcosa a Bilbo, questi infatti si muove subito dopo velocemente e silenziosamente sulle rocce; seguo finchè posso lo hobbit con gli occhi tanto da non accorgendomi, che Fili ora è davanti a me con le mani libere dalla legna.
-Ho bisogno di spiegazioni.- afferma Fili freddo –Perché mi hai baciato?-
-Ti ero d’intralcio e sapevo dell’arrivo delle aquile.-
-Quindi il bacio che mi hai dato era solo per farmi mollare la presa, e basta.- dichiara Fili, non staccando i suoi occhi dai miei ed io sono quasi tentata di perderci in quel azzurro; c’è poco da fare lui non mi è indifferente altrimenti un altro modo per distrarlo l’avrei trovato.
-Sì.- mento, comunque non posso permettermi di legarlo a me… devo resistere.
-Non ti credo, sono certo che c’è un'altra spiegazione.- ribatte il nano –E presto o tardi riuscirò a scoprire il tuo segreto, non credere che me ne sia dimenticato.-
-Aspetta e spera.- affermo a modo di sfida, sorridendogli notando che anche lui ha abbassato le difese.
-Comunque, a parte il bacio, non mi è piaciuto il comportamento che hai tenuto ieri sera! Hai fatto un salto nel vuoto Anaïs!- esclama irritato.
-Sapevo dell’arrivo delle aquile, ti ripeto, non correvo alcun pericolo.- gli rispondo tranquillamente.
-Non correvi alcun pericolo, senti questa… e se le aquile non riuscivano a prenderti in tempo? Non ci hai pensato, vero?- mi domanda ironicamente, facendomi saltare i cinque minuti.
-Senti chi parla! Colui che stava per essere schiacciato dalla montagna o che si è perso nella città goblin!- gli urlo di risposta.
-Non mi sono trovato in quelle posizioni volontariamente! Al contrario di te! Sei solo un incosciente!- ribatte lui con altrettanta enfasi.
-Ancora.- sbuffo –Non correvo alcun pericolo, Gandalf mi ha segnalato l’arrivo delle aquile apposta!- concludo urlandogli quasi in faccia.
Lo vedo, adesso è proprio seccato, si butta indietro i cappelli che gli contornavano gli occhi; guarda un attimo per terra cercando di recuperare la calma: respirando profondamente e rumorosamente, poi ritorniamo a fissarci.
-Non vuoi proprio capire che mi sono preoccupato.- ricomincia a voce normale, sento che il mio cuore perde un battito a questa frase, rimango un attimo sorpresa con le guance rosse e imbarazzata.
-Anch’io mi sono preoccupata per te, ma non puoi pensare di mettermi in una cupola di cristallo.- affermo abbassando lo sguardo, non deve vedere che sto abbassando le mie protezioni contro di lui
-Infatti non voglio, ma vederti in un pericolo non necessario mi ha fatto quasi morire.- afferma prendendomi delicatamente il mento tra due dita ricercando nuovamente il mio sguardo.
Gli sorrido non sapendo più cosa dirgli, sono proprio imbarazzata da questa situazione; lui è davvero molto premuroso nei miei confronti, da una parte sono felice che le cose siano tornate un po’ come a Gran Burrone… anche se devo ancora dirgli la cosa riguardante il libro.
Fili rompe ogni indugio e velocemente mi abbraccia e rimaniamo nella nostra bolla di sapone, come quando eravamo tra le montagne.
-Non credere che la tempesta sia passata, pretendo ancora diverse spiegazioni da te.- mi sussurra all’orecchio.
-Le avrai, ma non qui...- gli rispondo sganciandomi da lui per tenergli solamente le mani giocando un po’ con le lunghe dita del nano, finchè un fischio sveglia entrambi e ci giriamo verso il nostro disturbatore preferito in contemporanea: Kili.
Il moro si avvicina a noi con lo stesso sorrisino malizioso che aveva quando ci ha visto a Gran Burrone, ma contrariamente all’altra volta non ho alcuna intenzione di lasciare le mani di Fili, alla fine non sto facendo niente di male.
-Allora pace fatta?- chiede il moro ridacchiando.
-Mi deve ancora dire ciò che tu sai.- risponde seccato Fili al fratello.
-Kili, cosa hai detto?- chiedo curiosa e anche un po’ infastidita.
-Io? Assolutamente niente.- risponde il moro – Quando abbiamo parlato nella caverna, lui cercava di ascoltarci, ma non ha avuto i risultati che sperava?-
-No, non sono riuscito a sentire bene quasi nulla.- brontola il biondo.
-Ehm… ti confesserò tutto ma non qui, te l’ho detto prima e non davanti a questa suocera di nano.- affermo voltandomi verso Kili e guardandolo male –E’ meglio che raggiungiamo gli altri, magari fra poco arriva Bilbo con delle novità.-
Mi rimetto lo stivale e appoggio il piede sperando di non sentire male: infatti il dolore è sensibilmente diminuito riesco a camminare quasi bene anche senza appoggio; ma Fili comunque mi aiuta tenendomi sotto la spalla.
Arriviamo, dagli altri e c’è un  innaturale silenzio come se stessimo aspettando una terribile notizia, quando –Il branco è vicino,  un paio di leghe non di più!- ricompare della scarpata Bilbo -E questa non è la parte peggiore…-
-I mannari ci hanno fiutato?- chiede Dwalin.
-Non ancora ma lo faranno…abbiamo un altro problema.- risponde Bilbo un po’ ansioso.
-Ti hanno visto?- interviene Gandalf
-No, non è questo…- sbuffa lo hobbit per poi venire subito interrotto dallo stregone -Che vi avevo detto? Silenzioso come un topo.- afferma orgoglioso lo stregone e seguito da altri  rumorosi assensi da parte dei nani.
-Volete ascoltarmi? Volete darmi ascolto?- chiede Bilbo attirando di nuovo l’attenzione –Sto cercando di dirvi che c’è qualcos’altro là fuori.-
-Quale forma ha assunto? Quella di un orso?-  chiede lo stregone pensieroso.
-Si, ma più grosso… molto più grosso.- risponde Bilbo.
-Tu sapevi di questa bestia?- chiede  seccato Bofur e lo stregone si gira alla domanda dandogli le spalle –Io dico di fare dietrofront!- continua il nano.
- C’è una casa, non è lontana da qui, dove noi potremmo trovare rifugio.- spiega lo stregone un po’ titubante.
-Di chi è la casa?-chiede Thorin –Amico o nemico?-
-Nessuno dei due lui ci aiuterà o ci ucciderà.- risponde secco.
-Che scelta abbiamo?-
-Nessuna.- conclude lo stregone.
 
Corriamo ancora; cioè corrono ancora quell’angelo di Gloin mi ha caricato su di sé per l’ennesima volta, spero tanto che sia l’ultima, passiamo per la foresta e già sentiamo i guaiti dei Mannari che ci inseguano come dei cani da caccia con le lepri.
In mezzo alla foresta un verso potente ci ferma ed un brivido mi percorre la schiena tanto che mi aggrappo maggiormente sulla schiena del nano –Forza, correte!- ci incita Gandalf, superiamo la foresta e ci troviamo innanzi ad un campo di erba alta e secca e a circa cinquanta metri c’è una grande casa.
Attraversiamo un enorme cancello lo guardo dal basso, sarà alto per lo meno due metri e mezzo e ciò mi fa pensare a quanto dannatamente deve essere alto il padrone di questa dimora.
-Forza, andate dentro!- esclama lo stregone, noi arriviamo fino al portone ma lo troviamo chiuso; guardo verso il cancello di entrata e vedo un enorme orso che esce dalla foresta e velocemente corre verso di noi.
Il portone non vuole sentire di aprirsi, finché Thorin non smuove il chiavistello e le porte si aprono: ci fondiamo all’interno e riusciamo a chiudere la porta in tempo o quasi, dato rimane incastrato il muso dell’enorme orso.
I nani riescono a chiudere fuori l’orso con enorme fatica, ma per lo meno siamo salvi momentaneamente sia dall’orso e dagli orchi; mi guardo intorno scendendo dalla schiena del nano: siamo in un enorme stalla, il soffitto è altissimo e tutte le proporzioni degli oggetti sono spropositate anche per me e Gandalf che siamo i più alti della compagnia.
-Che cos’è quella cosa?- chiede Ori evidentemente spaventato.
-Il nostro anfitrione.- risponde Gandalf –Il suo nome è Beorn ed è mutatore di pelle. A volte è un enorme orso nero altre volte un omone grande e forte, l’orso è imprevedibile ma con l’uomo si può ragionare. Tuttavia non è che faccia salti di gioia per i nani. Bene mettetevi a dormire, starete più al sicuro qui sta notte.-
Prendo un po’ di paglia cercando di creare un giaciglio comodo su un angolino che sembra tra quelli più caldi della stalla, mi siedo sul mio materasso beandomi di questo momento di pace… penso con un po’ di malinconia al lettone di Gran Burrone, ma non si può avere tutto nella vita.
Tiro fuori la mia borsa di iuta, sempre nascosta tra la pelle e la camicia, e comincio a sfogliare il libro per trovare il punto a cui ero arrivata quella notte della trappola dei globin.
La lettura è parecchio interessante, dato che c’è un personaggio particolare di nome Gollum e scopro anche come è riuscito ad uscirne vivo Bilbo; non mi convince questa storia dell’anello tuttavia l’ha salvato, sicuramente sarà utile in futuro; forse dovrei parlarne con lo hobbit prima che con Gandalf.
-Che cosa stai leggendo?- mi distrae una voce ben nota, alzo lo sguardo e vedo Fili davanti a me.
-Un libro.-
-Questo l’ho visto anch’io, di cosa parla? E come hai fatto a portartelo dietro?- domanda mentre si siede vicino di me.
- Beh l’ho sempre nascosto dentro la camicia, infatti sono tutta irritata sulla pancia… per quanto riguarda il contenuto è particolare.- rispondo un po’ incerta.
-Ho tutto il tempo.- afferma lui sedendosi vicino a me.
-Va bene, ma prima di parlare del libro ti devo fare una premessa e non so se ti piacerà; riguarda ciò che ho detto a tuo fratello.-
-Quindi mi vuoi dire il tuo segreto?- chiede lui speranzoso.
-Sì.- sospiro pesantemente, ho paura alla sua reazione, ma comunque questo momento prima o poi doveva arrivare, tanto vale togliermi il peso –Allora la sera in cui ci siamo incontrati la prima volta era anche la prima volta in cui mettevo piede nella Terra di Mezzo. Mi sono ritrovata la mattina presto a dormire in un enorme spazio verde, vestita nel modo in cui mi hai sempre visto e con una borsa di iuta con dentro questo libro.- spiego passandogli il libro.
-Mi stai dicendo che tu non sei di questo mondo?- chiede sfogliandolo incredulo.
-Sì, il mio mondo è un altro ed è completamente diverso da questo. Comunque la mattina stessa trovai Gandalf, meglio mi scontrai col cavallo di Gandalf… lo stregone mi accolse con sé e andammo da Bilbo per convincerlo a partecipare alla missione. Bilbo è anche l’autore del libro, vedi…- gli faccio vedere la copertina e Fili rimane impressionato –Lui è lo scrittore...-
-Sì.- gli rispondo –Ma non deve sapere niente di ciò… il libro si scrive da solo, in questo modo sono venuta a sapere dei troll, per quanto riguarda le aquile delle volte riesco a ricordare pezzi del libro, dato che nel mio mondo il racconto è già stato pubblicato ed io l’ho già letto.- continuo.
-Quindi vedi il futuro?- mi chiede sgranando gli occhi.
-Non proprio, mi ricordo solo quanto ho già letto, ma non ti ho detto tutto…- affermo mordendomi il labbro.
-Che cosa manca?-
-Finita questa avventura, sarà finito il libro ed io tornerò nel mio mondo.- mi volto verso Fili, ha gli occhi bassi puntati a terra, mi sento male a vederlo così per me, gli prendo una mano tra le mie.
- Sono lusingata per tutte le attenzioni che mi dai, ma devi capire che io nel mio mondo ho una mia vita e stavo costruendo qualcosa con una persona a me cara... non posso buttare via tutto, capisci? Tu non mi sei indifferente, ma sono io che non posso.-
Silenzio, continua a guardare per terra con lo sguardo vuoto; ma poi alza la testa di scatto e mi sorride come se avesse trovato una soluzione, sposta il libro sul pagliericcio e velocemente mi prende il volto tra le sue mani e mi coinvolge in un bacio.
Rimango immobile e scioccata, con gli occhi sgranati cerco di staccarmi ma lui insiste e quando socchiudo appena la bocca mi invade facendomi assaggiare il suo sapore… ed io mi ritrovo a rispondere al bacio, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare, mentre vivo una battaglia tra mente e cuore senza esclusione di colpi.
Mi sta baciando dolcemente e sento le farfalle nello stomaco, come non le ho sentite mai; le sue mani che prima bloccavano il mio volto ora lo accarezzano leggermente e delicatamente.
Ci stacchiamo affannati, riapro gli occhi e lo vedo sorridere davanti a me –Ho deciso una cosa.- afferma.
-Cosa?- chiedo, mentre mi tocco con le dita le labbra un po’ gonfie.
-Ho deciso che ti farò innamorare di me, sono sicuro di riuscirci.- dichiara –Proprio poco fa mi hai dato un buon incentivo.-
Io arrossisco e apro la bocca per obiettare, ma in verità non trovo le parole per dire alcunchè –Fi... Fili.- balbetto.
-Hai capito bene!- esclama lui facendomi l’occhiolino –Ed ora buonanotte, mia bella.- mi saluta dandomi un altro bacio a fior di labbra, per poi alzarsi ed andare via; lasciandomi nel mio giaciglio a toccarmi nuovamente le labbra, sentendo il mio cuore che batte forte nel petto tanto che temo che anche gli altri lo possano sentire.



Ciao : )
Ecco qui vi piace la sorpresina?  Ooohhh un bacetto più condiviso questo giroxD
Scusate ma sono un pelo di fretta! Quindi come sempre vi ringrazio e in particolare Aquamarine che ha aggiunto la storia tra le preferite!
A presto
Bisous
Syl
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Nella casa dell'orso. ***


Non riesco a dormire, non faccio altro che sfiorarmi le labbra e appena chiudo gli  occhi ritornano come un disco rotto le immagini del bacio con Fili e le sensazioni che mi ha dato; penso a quando un bacio mi abbia conquistato e ghermito così tanto.
Il primo bacio con Christopher è stato un disastro, penso ridacchiando… eravamo talmente imbarazzati e impacciati, che più un incontro tra labbra è stato uno scontro tra incisivi e dopo siamo morti dalle risate quella volta.
Anche se dopo quel piccolo episodio non ho mai avuto niente da ridire sui baci che io e Christopher ci scambiavamo; tuttavia tutti quei baci non hanno niente a che fare con questo… anche solo sentire la sua lingua leccarmi le labbra per chiedermi il permesso mi ha fatto girare la testa.
Ed ora da una parte mi sento leggera e dall’altra mi sento proprio una stronza a sentirmi così bene; mi siedo sul pagliericcio grattandomi la testa non sapendo proprio cosa fare e poi mi alzo pensando che una passeggiata tra i nani ronfanti mi farà stare bene.
Sto attenta a non urtare alcun corpo dormiente e cerco di avvicinarmi alla grande finestra che da all’esterno nella speranza di vedere un pezzo di cielo o anche solo il giardino che abbiamo superato di corsa.
Una volta giunta davanti alla finestra mi siedo su una grande cassapanca, sentendo ancora un po’ il fastidioso pizzicore alla caviglia per lo sforzo dei quattro passi fatti autonomamente, per poi guardare fuori la finestra ammirando la luna tonda e piena far capolino sopra gli abeti.
Sembra così grande e così vicina, è stranamente uguale a quella del mio mondo così come le stelle e mi chiedo perché non mi sono accorta di ciò prima…
-I pensieri di una donna che guarda la luna sono sempre quelli più dolci e nostalgici, dicono i nostri canti.- mi distrae la voce affettuosa di Balin dietro le spalle, mi volto per sorridergli e lo invito a farmi compagnia con la mano.
-Forse i vostri canti hanno ragione.- affermo.
-Ne dubito, la maggior parte dei nostri canti raccontano di leggende e profezie, la maggior parte che si devono ancora realizzare.- mi spiega il nano –Tuttavia la tua espressione sembrava davvero nostalgica. Che problemi ti tormentano, bambina?-
Sorrido al vecchio nano, non si meriterebbe altre bugie da parte mia, tuttavia ho già detto a due nani la mia vera storia e ho promesso a Thorin di stare attenta –Non è niente, Balin… solo un po’ di confusione.-
-Confusione… mia cara bambina, chi o cosa ti confonde così tanto?-
Io mi mordo le labbra indecisa, forse mi fa bene confidarmi –E’ che non so cosa fare… se continuo questa avventura trovo la mia casa, ma perderò voi e…- taccio non posso sbottonarmi così tanto. Non c'è niente da fare sono proprio bipolare.
-Sono contento che ti trovi bene con noi. Ma non credo che tu debba sacrificare noi per la tua famiglia… insomma alla fine siamo sempre sulla stessa terra.-
Altra affermazione di Balin che mi fa venire un nodo alla gola… che gli rispondo?
-Forse sono io che sono troppo drammatica, Balin.-  affermo sorridendo e cercando di sviare il discorso –Vado nel mio giaciglio. Buonanotte e grazie.- lo saluto con un bacio sul capo per poi scendere veloce dalla cassapanca.
-Buonanotte. Se hai bisogno di parlare sai che sono sempre disponibile.-
Mi ributto sulla paglia ancora calda, mi riaddormento sperando che la sveglia di Gandalf arrivi il più tardi possibile, invece non si fa attendere dopo poco sento che lo stregone mi scuote col bastone, stropiccio un po’ gli occhi –Dormito bene Anaïs?- mi chiede con il suo solito sorriso.
-Potevo dormire un po’ meglio.- affermo sbadigliando.
-Alzati, che adesso facciamo una riunione con gli altri…- mi avvisa Gandalf, mentre io mi rigiro nel giaciglio
-Nah, cinque minuti.- prego, ma dopo l’ennesima bastonata sugli stinchi mi alzo sbuffando e seguo lo stregone fino ad arrivare in fondo della stalla dove c’è un apertura; il sole illumina il paesaggio circostante e i suoni del risveglio sono armoniosi come una dolce sinfonia.
Mi ricorda molto la Contea: l’erba alta, che ieri sembrava gialla, oggi assume un colore più vivo e su di essa si sentono dei cavalli nitrire felici di poter correre liberamente senza redini; persino le vespe sembrano voler augurarci il buongiorno svolazzandoci attorno senza pungerci.
La riunione era già cominciata quando sono arrivata –Dovevamo darcela a gambe e scappare dal retro- afferma Nori.
-Ehi tu, io non scappo da nessuno- controbatte malamente Dwalin
-Non serve a nulla litigare, non attraverseremo le Terre Selvagge senza l’aiuto di Beorn- inizia Gandalf –saremo catturati prima di arrivare alla foresta; allora questo richiederà una gestione delicata, dobbiamo agire con prudenza; l’ultima persona che l’ha spaventato è stata ridotta a brandelli…Io andrò per primo! Bilbo e Anaïs verrete con me.- dichiara senza ammettere ulteriori discussioni Gandalf.
Sbuffo un po’, pensando che questo Beorn non lo conosco e non è che mi piaccia frequentare gente che ha nel curriculum “ faccio a brandelli chi rompe”, tuttavia lo stregone sembra aspettare proprio una mia risposta -Va bene.- sospiro andando verso lo stregone.
-E’ una buona idea?- chiede timoroso Bilbo.
-Sì, voi altri rimanete qui e non comparite sino al mio segnale e niente mosse improvvise e rumori forti e non stategli addosso… uscite solamente in coppia! Bombur tu vali per due perciò uscirai da solo e aspettate il segnale.-
Io, lo hobbit e lo stregone usciamo dal nascondiglio per andare verso un uomo che già in lontananza sembra enorme e che sta tagliando la legna, Gandalf non sembra molto tranquillo o almeno non ha il suo solito sangue freddo.
-Sei agitato?- chiede Bilbo.
-Agitato? Che sciocchezza.- risponde lo stregone.
-E’ agitato.- intervengo sorridendo, contenta di stuzzicare Gandalf dopo la sveglia che mi ha riservato.
-Anaïs, quando saremo davanti a lui non dovrai dare alcuna opinione e possibilmente neanche fiatare.-
-Respirare?- chiedo ironicamente.
-Si, ma silenziosamente.-
-Eh se avessi il raffreddore?- domando nuovamente.
-Trattieni il respiro. –conclude sbuffando lo stregone.
Ci fermiamo ad un distanza di sicurezza, credo per non essere a portata di scure –Buongiorno!- saluta Gandalf, mentre io e Bilbo ci nascondiamo dietro di lui.
L’uomo comunque non smette di tagliare la legna come se non ci avesse sentito, automatica è la constatazione della differenza di altezza tra lui e lo stregone, come anche la sua strana estetica, con capelli che arrivano fino al fondo della schiena, anche se mi sorge il dubbio che quelli siano lunghi peli allineati.
-Buongiorno!- continua lo stregone.
-Chi sei tu?- risponde l’uomo senza voltarsi.
-Sono Gandalf, Gandalf il Grigio- fa un accenno di inchino lo stregone, mentre l’uomo si gira e non posso fare a meno di dare una breve occhiata al nostro anfitrione: il suo volto è severo e scuro, e la peluria sulla guance anch’essa molto lunga come i capelli di un castano scuro, anche se perde tonalità alla luce del sole.
E il corpo è alto e possente, con delle catene su uno dei polsi… credo che sia stato ridotto in schiavitù o imprigionato per quelle che sono le sue capacità di mutapelle.
-Mai sentito nominare.-
Fantastico! Ci ucciderà… stupenda idea Gandalf,  penso cercando di trattenermi a dar voce a ciò che mi salta in mente.
-Sono un mago, mai sentito parlare del mio collega Radagast il Bruno? Risiede a sud di bosco Atro.-
-Che cosa vuoi?-
-Semplicemente ringraziarti per la tua ospitalità, avrai notato che abbiamo trovato riparo nel tuo alloggio qui, ieri sera.- risponde Gandalf con un sorriso che dovrebbe rassicurare l’uomo.
Io e Bilbo spuntiamo fuori con la testa dal nostro riparo.
-Chi sono questi due piccoletti?-
-Lui è mastro Baggins della Contea e lei la mia aiutante Anaïs di… Brea!-
Lo guardo un attimo perplessa, ma vengo distratta dall’uomo che riprende in mano l’ascia –Non sono nani vero?-
-Ma no, lui è un Hobbit e lei un’umana entrambi con ottima reputazione.-
-Un mezz’uomo, una donna e un mago…. Come mai siete qui?- chiede curioso Beorn.
-Beh il fatto che abbiamo avuto una brutta esperienza, con gli orchi e i mannari.- risponde tranquillamente lo stregone.
-Perché vi siete avvicinati agli orchi? Che stupida cosa da fare.- afferma Beorn, dandoci in poche parole degli idioti.
-Hai assolutamente ragione.-
… Grazie, Gandalf… diamoci degli stupidi e idioti.
All’improvviso dei passi dietro di noi e vediamo comparire Dwalin e Balin, mentre Beorn riprende in mano l’ascia in posizione di guardia, i nani si presentano con un gesto di saluto.
-Devo confessare che parecchi del nostro gruppo sono in effetti nani.- afferma Gandalf.
-Tu chiami due parecchi?- chiede Beorn guardando sospettoso i  due nani.
- Beh ora che la metti così loro ehmm mmm- borbotta ancora un po’ il mago – Sì, loro potrebbero essere più di due.- ed ecco uscire Gloin e Oin che fanno un inchino all’anfitrione, il quale ha una faccia alquanto basita –Oh ecco altri della nostra allegra truppa.-
-E tu chiami sette una truppa? Che cosa siete un circo ambulante?- domanda l’uomo.
E mentre Gandalf ride ecco uscire altri due nani… io mi chiedo: ma chi è che da il tempo di uscita che gli tiro il collo, l’uomo qui davanti si sta un agitando un po’ troppo.
Altro rumore ed ecco altri due nani –Dori e Ori al tuo servizio!- dice il nano più anziano chinandosi e facendo chinare anche il fratello minore.
-Non voglio il vostro servizio.- afferma Beorn
-Assolutamente comprensibile…- cerca di calmare le acque Gandalf inutilmente dato che escono anche i nipoti di Thorin –Oh Fili e Kili, me ne ero completamente dimenticato.-.
E di botto altri quattro nani… ma accidenti avevamo detto due alla volta –Nori, Bifur, Bofur e Bombur.-
-Non c’è altro?- chiede seccato –Ce ne sono ancora?-
Ed esce fuori alla fine altero come sempre Thorin.
 
Alla fine Beorn ci accoglie a casa sua offrendoci latte caldo e pane col miele, siamo in un enorme stanza con un altrettanto grande tavola a cercare di soddisfare il nostro appetito silenziosamente per non indisporre il nostro burbero anfitrione… a pensare che dagli elfi abbiamo fatto disastro: tra bruciare le sedie e rubare i candelabri.
Ad un certo punto l’uomo mentre ci versa il latte interviene guardando Thorin –Tu sei quello che chiamano Scudodiquercia? Dimmi perché Azog il profanatore ti sta dando la caccia?- domanda, il quale è su un angolino della stanza non approfittando della tavola imbandita.
-Tu sai di Azog…Come mai?- chiede a sua volta il nostro caposquadra.
-La mia gente è stata la prima a vivere sulle montagne, prima che gli orchi scendessero dal nord…Il profanatore ha ucciso quasi tutta la mia famiglia, ma alcuni li ha resi schiavi.- afferma e guardo i suoi polsi dove ci sono ancora i suoi bracciali di ferro.
Ci scommetto che lui era uno di quei schiavi le catene parlano da sole…capisco la sua diffidenza deve aver sofferto immensamente per la perdita della sua famiglia.
–Non per lavorare capisci… ma per sport, catturare mutatori di pelle e torturarli pareva che gli divertisse molto.- continua Beorno.
-Ci sono altri come te?- chiede ingenuamente Bilbo.
-Una volta ce n’erano molti.- risponde l’uomo tradendo un po’ di agitazione nella voce.
-E ora?- domanda nuovamente lo hobbit.
-Ora ce n’è solo uno… dovete raggiungere la montagna, prima degli ultimi giorni di autunno.- afferma cambiando discorso nuovamente.
-Prima del Di di Durin arrivi si…- interviene Gandalf, mentre Thorin si muove agitato non gli piace che estranei vengano a conoscenza della loro missione, per lui deve rimanere segreta a tutti da quel che ho capito.
-Non avete molto tempo.- osserva l’uomo versandomi un po’ di latte nell’enorme bicchiere, mentre lo ringrazio con un sorriso.
-Perciò dobbiamo attraversare Bosco Atro.- afferma a sua volta lo stregone.
Beorn sembra dubbioso su questa scelta -Un’oscurità grava su quella foresta, cose malvagie strisciano sotto quei alberi… io non mi ci avventurerei, se non per grande necessità.-
-Prenderemo la strada elfica quella zona è ancora sicura.-
-Gli elfi silvano di bosco atro non sono come i loro parenti, sono meno saggi e più pericolosi; ma non ha importanza…- dichiara Beorn allo stregone alzando le spalle e sedendosi un attimo.
-Che vuoi dire?- chiede Thorin alzatosi da suo posto.
-Quelle terre brulicano di orchi ed il loro numero è in aumento… voi siete a piedi non raggiungerete mai la foresta da vivi.- afferma Beorn, che si alza dalla sua poltrona ergendosi in tutta la sua altezza, quest’uomo talvolta mi irrequieta; non riesco a capire quando è tranquillo o quando è sul punto di attaccare, parla lentamente e la sua voce è molto bassa ma non per questo mi tranquillizza.
Sono seduta tra Fili e Kili ed entrambi notano questo mia irrequietudine, probabilmente perché non ho detto una parola da quando siamo rientrati e ho mangiato poco, preferendo studiare il nostro anfitrione… Fili mi prende la mano da sotto il tavolo e la accarezza gentilmente, io sorpresa salto sul posto come se avessi ricevuto la scossa, ma non riesco a staccare la mia mano dalla sua.
Guardo Gandalf che guarda accigliato, anche lui si è accorto del mio comportamento però dai suoi occhi capisco che non devo cercare fiducia in Beorn, ma in lui… gli rispondo sorridendogli e con un cenno di assenso, devo mantenere la mia fiducia in te vecchio stregone.
-Non mi piacciono i nani.- comincia l’uomo- Sono avidi e cechi, cechi verso la vita di coloro che ritengo più miseri di loro.- si porta davanti a Thorin con un topolino bianco in mano, la differenza di altezza fra i due è esorbitante, ma il nano non perde il suo portamento orgoglioso per così poco –Ma gli orchi li odio di più! Che cosa ti serve?-
-Pony e provviste.- risponde il nano, non staccando lo sguardo dal suo interlocutore.
-Le avrai…-

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Hansel e Gretel persi nella foresta. ***


Alla fine hanno deciso di partire nel pomeriggio ed io non posso essere che contenta di riuscire a riposarmi dopo una notte in bianco, passeggio un po’ fuori dalla casa di Beorn tra quell’erba alta dove mi potrei anche nascondere inginocchiandomi.
Sento le voci dei nani che vengono dalla casa, sanno essere davvero tanto chiassosi quando ci si mettono di impegno; ridacchio divertita e continuo la mia passeggiata solitaria, godendomi questo momento sapendo che i miei compagni prima o poi si renderanno conto della mia assenza.
Mi allontano dal retro della casa rapita dalla vegetazione lussureggiante, finchè non raggiungo un tranquillo ruscello dall'acqua limpida; adesso che ci penso non mi lavo da Gran Burrone e tutta quell’acqua mi fa venir voglia di un bagno rigeneratore.
Arrivo fino alla riva e immergo la mano costatando che l’acqua è davvero gelata.
Se devo morire perlomeno il mio corpo deve essere pulito penso tra me e me; non ho voglia ti trascurare un giorno di più la mia igiene, poi il sole è abbastanza caldo, bene o male dopo mi fermerò per abbronzarmi almeno un poco.
Comincio a togliermi gli strati di vestiti, fino ad arrivare all’intimo; mi guardo un attimo attorno per essere sicura che non ci siano sguardi curiosi e finalmente mi libero anche di quello entrando piano piano in acqua.
Il fiume si tinge di colori scuri appena entra in contatto con la mia pelle ed io comincio a grattare per togliere via lo sporco incrostato, stando attenta a non scivolare sui ciottoli del fiumicello; c’è vicino a me una grande pietra battuta dal sole e forse è anche il caso di pulire anche i vestiti.
Contenta della mia trovata comincio a lavare sia i pantaloni, che camicia, che intimo insomma tutto ciò che mi capita sotto mano, tranne il mio mantello rosso… che stranamente non è molto cencioso.
Dopo aver finito di lavare e stendere i miei abiti sulla roccia mi immergo nuovamente nel fiume, quando sento la voce possente di Dwalin –Gloin! Guarda un fiume! Chiama gli altri che ci diamo una lavata!-
Oh… cazzo…
-Gente, un fiume!- urla Gloin, per essere subito seguito da voci maschili.
Che cosa faccio, se esco ora dall’acqua mi vedranno TUTTI nuda, se arrivano comunque TUTTI mi vedranno nuda, se… accidenti a loro! Non potevano stare a ronfare fino a questo pomeriggio?
Si vede che no, non potevano stare a ronfare ed ora li sento scendere sul fiume a modo di carica.
Li guardo un attimo e noto che si stanno togliendo i vestiti nella corsa, oddio non ho tenuto conto che anche loro saranno TUTTI  nudi e… no! Devo trovare un modo per uscire di qui.
Mi avvicino al mio mantello rosso in modo da coprirmi, ma vengo inondata dai tuffi di quattro o cinque nani; che una volta riemersi mi guardano come se fossi una rarità (in effetti nella compagnia…) ed io ho gli occhi sgranati che li guardo a mia volta nascondendo il seno con un braccio.
Mi copro andando sott’acqua, studiando gli sguardi di tutti c’è chi sghignazza, c’è chi si copre le mani come se accecato (manco fossi medusa), chi semplicemente è a bocca aperta e poi Fili che ha trovato il mio reggiseno e lo sta studiando con curiosità.
-Allora? È la prima volta che vedete una donna? Che c’è da guardare? Giratevi!- li urlo in faccia, con le guance rosse dalla vergogna.
-A cosa serve?- chiede invece Kili, indicando l’oggetto trafugato dal fratello.
-Serve… serve…- balbetto imbarazzata, chiedendomi perché sempre a me devono succedere 'ste cose–Serve per reggermi il seno.-
-Non sembrava cadente.- interviene Dwalin, mentre a me viene voglia di prenderli tutti a badilate.
-Ridatemi il reggiseno e poi giratevi, così la facciamo finita.- ribatto non volendo dare conto all’affermazione del guerriero, che sembra aver guardato un po’ troppo.
-Fili, dai, dagli quel coso.- afferma Dwalin.
Il nano biondo in questione mi si para davanti e devo dire che non posso far finta di non vedere il suo fisico; ha di quelle spalle così larghe e le braccia muscolose, per non parlare dei pettorali e degli addominali spruzzati con una leggera peluria bionda.
-Beh tieni.- dice passandomi il reggiseno, mentre io mi allungo a recuperarlo alzandomi dall’acqua, sempre attenta a non far vedere il seno col braccio.
-Bene, grazie.- borbotto per poi dargli le spalle, il suo fisico non deve entrare più nel mio raggio visivo altrimenti la mia testa partirà con delle immagini davvero poco caste –Ora giratevi, che esco.- affermo e sento i nani obbedienti muoversi a darmi le spalle.
Faccio un sospiro di sollievo ed esco coprendomi con il mantello rosso come se fosse un asciugamano, mi volto nuovamente verso i nani tutti girati, anche Fili perlomeno ha rispetto della mia nudità e non ne approfitta.
-Ho fatto!- esclamo prendendo le mie cose e girando i tacchi, senza neanche augurarli buon bagno.
 
È pomeriggio, dopo aver riposato ulteriormente all’interno della casa di Beorn e dopo aver evitato i nani che hanno disturbato il mio bagno, usciamo dall’abitazione e vediamo che i pony e due cavalli sono già sellati e carichi di provviste; mi sa che il nostro anfitrione ci vuole velocemente lontani.
Salgo su uno dei due cavalli, l’altro è certamente di Gandalf che per il momento non è nei paraggi; mi volto dietro di me e lo vedo parlare con l’uomo, sono entrambi molto seri e cupi.
Suppongo che altre prove ci attengono.
Gandalf, chiusa la conversazione, mi si avvicina e sorride, salendo sul cavallo e andando già al galoppo seguito poi dal resto della compagnia.
Galoppiamo velocemente per le verdi colline, sarebbe anche bello se non fosse per gli ululati lontani e la sottile pioggia che ci accompagna; credo che la foresta da attraversare non sia lontana altrimenti che senso avrebbe partire di pomeriggio con il rischio di bloccarci nuovamente durante la notte?
Mi avvicino allo stregone –Gandalf, quanto manca a Bosco Atro?-
-Non molto, perchè?- chiede curioso.
-Beh siamo in una zona collinare e non nascosta da  alberi… è un po’ pericoloso.-
-Probabilmente andrete da un luogo pericoloso ad uno che lo è di più.- afferma lo stregone, mettendomi una leggera stizza.
-Sai che novità… scusami ma perché “andrete”, il verbo giusto è andremo.- lo correggo, facendo prevalere il mio lato da nazi-grammar.
-Non verrò con voi.- ribatte.
-E non puoi dire il perché…-
-Esattamente, ma ci rivedremo cara Anaïs prima che tu torni a casa, se torni a casa.- afferma, sempre convinto che io rimanga in questa terra.
-Ci conto.- gli sorrido facendogli l’occhiolino.
Dopo poco vediamo in lontananza ergersi un foresta grigia che si allunga sia verso nord che verso sud in una linea, di cui non riusciamo a scorgere ad occhio nudo la fine.
Una volta arrivati davanti alla foresta la mia impressione non è di quelle positive: i rami degli alberi sono contorti e spogli, la sua entrata è piastrellata malamente non si può considerare accogliente… a pochi passi dall’inizio del sentiero c’è un pozzo che è costruito in mezzo ad uno spiazzo.
Mi viene naturale paragonare la luminosità dell’architettura di Gran Burrone con questa e mi meraviglio di quanto siano diverse tra loro le opere pur essendo costruite entrambe da elfi: la prima un connubio tra edifici e natura e la seconda spoglia e triste come la foresta che li circonda.
-La porta degli elfi.- dice Gandalf entrando all’ingresso della foresta –Qui c’è il nostro sentiero all’interno di Bosco Atro…liberate i pony che ritornano dal loro padrone.-
-Questa foresta sembra malata.- afferma Bilbo –Non c’è modo di aggirarla?- chiede speranzoso allo stregone.
-No, a meno che non andiamo a 200 miglia a nord o il doppio di quella distanza a sud.-
Scendo dal cavallo e l’accarezzo ringraziandolo del passaggio, per poi togliergli gli zaini con le provviste e farlo andare via assieme agli altri pony –Non il mio cavallo, mi occorre!- esclama Gandalf.
So già cosa sta per dire lo stregone e quindi faccio qualche passo all’interno della foresta, l’aria è già pesante e sembra quasi rarefatta, ho già la testa un po’ pesante non oso pensare a quando ci immergeremo nei suoi meandri.
Mi avvicino al pozzo e guardo al suo interno, non ha fine…  solo buio dentro di esso; ritorno dai miei compagni e l’aria fuori dalla foresta mi rinfresca, essendo più leggera e la testa non è più oppressa dagli oscuri pensieri che si stavano concentrando.
-Ci vediamo allo spiazzo di Erebor, non entrate nella montagna senza di me.- saluta Gandalf –C’è un ruscello nel bosco, non toccate quell’acqua passate sul ponte di pietra, l’aria della foresta è pesante, crea illusioni… Dovete restare sul sentiero, se lo lasciate non lo ritroverete mai più.- conclude lo stregone allontanandosi.
Io guardo il suo cavallo allontanarsi di gran corriera e mi dispiace davvero tanto questa separazione, alla fine per me Gandalf è un punto di riferimento non da poco.
-Coraggio dobbiamo raggiungere la montagna prima che il sole cali sul Dì di Durin!- ci incoraggia Thorin entrando per primo nella foresta –Abbiamo una possibilità per trovare la porta.-
Ci incamminiamo al suo interno seguendo la guida sicura di Thorin, mi guardo un attimo indietro e vedo Bilbo piuttosto titubante, mi avvicino a lui –Bilbo, su andiamo… prima entriamo e prima usciremo.-
-Non lo so Anaïs, questo posto non mi piace…- afferma Bilbo guardandosi attorno con gli occhi sbarrati.
-Neanche a me… ti volevo chiedere una cosa.- cambio discorso volendo sapere che cosa ha combinato Bilbo nelle grotte dei gobli.
-Cosa?- mi chiede di rimando.
-Per caso hai trovato qualcosa nei meandri della città degli orchi?-
-Io… Tu… come?- balbetta preso in contropiede.
-Hai trovato un essere di nome Gollum?- lo interrogo tenendo una certa distanza dai nostri compagni non voglio che sentano i nostri discorsi.
-Come fai a saperlo?- chiede confuso e mettendosi una mano sul taschino.
-Lo so e basta, non ti deve interessare come, hai trovato anche un anello?- azzardo infine colpendolo nel vivo.
-Io…-
-Tienilo nascosto, non farlo vedere a nessuno mi raccomando… usalo solo se necessario e a fine avventura lo devi far vedere a Gandalf, è importante…- gli spiego, credendo che questa sia una soluzione buona.
-Avevo l’intenzione prima di confessare il tutto a Gandalf; ma qualcosa mi ha bloccato, come se lo stesso anello potesse influenzare la mia volontà.- mi confessa Bilbo, abbassando la testa.
-Un motivo un più per parlarne con lui… non sai la sua natura come non la so io.- afferma cercando di convincerlo.
-Mi dovrai spiegare un giorno…su come sei riuscita a sapere di quanto successo in quel posto.-
-Si, un giorno.-
 
È da ore che camminiamo all’interno di questa foresta, è così buia e cupa, il sentiero è ricoperto da foglie secche, mi chiedo come fanno ad esserci: i rami intorno a noi ne sono privi, ma la loro nudità sembra essere una condizione costante e non determinata dalle stagioni.
I raggi non so se sono della luna o del sole danno una sensazione ancora più opprimente del posto, tagliano l’atmosfera e l’aria illuminando solo poche zone, i rami sembrano delle mani scheletriche pronte a acchiapparti e imprigionarti.
Ad ogni passo la mia testa diviene più pesante e sento mancare l’aria, la quale si assottiglia man mano che ci avventuriamo nei suoi meandri; le radici talvolta nascondono il sentiero tanto che facciamo fatica a capire dove andare.
Questa foresta è una cupola non ci permette di respirare e cominciamo ad inalare una polvere bianca, sembrerebbe polline… ma non è stagione, ad ogni respiro la testa mi gira vorticosamente e quel che vedo non è ciò che realmente mi si dovrebbe figurare.
Mi tengo il capo cercando di concentrarmi sui miei passi e non su quello che la mia mente suggerisce, ma ad ogni singolo passo cedo… comincio a camminare per inerzia poggiando la mano sulla spalla di Fili che mi sta davanti in modo da mantenermi sulla strada.
-Fermiamoci qui!- ordina ad un certo punto Thorin –Per oggi non faremo altra strada.-
Io lo ringrazio mentalmente, non ce la faccio proprio più a camminare ed ho bisogno di sedermi per recuperare un po’ le forze, cerco un posto un po’ isolato per farmi un giaciglio comodo quando alzando lo sguardo vedo davanti a me degli occhi gialli a fissarmi.
Trattengo un urlo e raccolgo le mie cose avvicinandomi di nuovo ai nani che stanno mangiando, sono affannata e scossa; non so di chi appartengono quegli occhi e non lo voglio sapere.
-Anaïs, vuoi un po’ pane e miele?- mi chiede Bofur –Questa è la tua razione.-
Guardo un po’ desolata quella fetta di pane ben carica del miele di Beorn e guardo le fette dei miei compagni più scarne, anche Bilbo ha una fetta più scarna della mia –Perché c’è così tanto miele?- chiedo a Bofur.
-Perché Thorin ha deciso così, sembri davvero stanca oggi… - afferma Bofur.
-Bofur non voglio trattamenti preferenziali perché sono donna.- ribatto acida, sentendo un po’ di mal di testa che mi affligge le tempie; Bofur mi guarda desolato con ancora la fetta in mano, finchè non interviene anche Thorin –Non è perché sei donna, è perché oggi sembravi a pezzi e la mia compagnia deve rimanere in forze.- risponde secco.
- E se non avessi voglia di mangiare?- chiedo, toccandomi la tempia che sembra voler scoppiare.
-Nessun ti porterà in braccio domani.- ribatte Thorin –Mangia e taci.- ringhia infine, mentre Bofur silenzioso e con il sorriso mi allunga ancora il pane –Non lo badare anche lui è stanco.- mi rassicura ed io gli sorrido appena prendendo la fetta.
La mangio in fretta, in effetti non avevo poca fame e questa foresta mi fa inacidire, me ne rendo conto.
-Anaïs, cosa ti  succede?- mi chiede Fili sedendosi vicino a me e cercando di circondarmi le spalle, ma mi divincolo scostando il suo braccio.
-Lasciami stare.- rispondo, non ho affatto voglia di avermelo intorno… non voglio avere attorno nessuno.
-Che cosa ho fatto? Sto solo cercando di rincuorarti… sembri agitata e allo stesso tempo stanca.- ribatte lui cercando il mio sguardo che invece è fisso a terra –E guardami negli occhi, quando ti parlo!- continua sollevandomi il volto e allora incontro il suo sguardo azzurro così preoccupato e così deciso allo stesso tempo.
-S-scusami è la foresta… mi sta  togliendo l’aria ed ho un gran mal di testa.- rispondo quasi piangente, sentendo la testa scoppiare come se ci fossero mille aghi a trafiggerla.
-Vieni andiamo a dormire… ho il secondo turno di guardia, ma ti posso fare compagnia sino ad allora.- mi risponde protettivo allungandomi la sua mano, per poi dirigermi verso il suo giaciglio dove c’è anche quello del fratello.
Mi distendo nel mezzo e lo stesso fa lui, io mi guardo attorno preoccupata e impaurita…
-Dai Anaïs, chiudi gli occhi… ti farà bene riposare.- afferma Fili accarezzandomi appena i capelli, io alzo lo sguardo verso di lui –Ho paura di vedere gli occhi gialli.-
-Occhi gialli?- ripete confuso.
-Sì, erano nella foresta… immersi nella foresta e mi guardano, ci guardano.- rispondo stringendomi in una posizione fetale, mentre lui mi mette le coperte.
-Sei solo stanca Anaïs, qui non c’è creatura vivente a parte noi e gli elfi.- risponde lui e mi prende una mano –Dormi, starò qui io a vegliare  che gli occhi gialli non ti facciano male.- gli sorrido appena prima di prendere sonno, stringendo con entrambi le mani la sua.



Ciao: )
Non sono riuscita ad aspettare per pubblicare questo capitolo parzialmente nuovo! xD spero che vi piaccia!
Come sempre vi ringrazio tutti! E un ringraziamento particolare a Shaon Nimphadora che ha inserito la storia tra le preferite!
A presto! Bisous
Syl
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Ragni, ragnetti e ragnoni. ***


Non riesco più a capire da quanto tempo siamo dentro in questa foresta, i giorni si ripetono uno dietro l’altro con la stessa cadenza; camminiamo seguendo il sentiero senza fine che sembra penetrare sempre di più la foresta.
Ed ogni giorno sento sempre di più quell’insopportabile mal di testa e un senso di oppressione che non vacilla davanti a niente, mi sento debole rispetto ai miei compagni che marciano fiduciosi di trovare l’uscita pur sentendo i morsi della fame.
Infatti il cibo che Beorn ci ha gentilmente offerto sta pian piano finendo e le razioni sono sempre più povere e misere, anche se qualche volta Fili insiste dandomi anche la sua fetta che io automaticamente rifiuto; non ha senso che si sacrifichi per me, almeno non in questa foresta che ci sta risucchiando.
-Alt!- esclama Thorin sollevando una mano per fermarci davanti ad un ruscello dalle acque scure e profonde, noto che anche il nostro sentiero è bloccato dal ponte distrutto che Gandalf ci ha consigliato di attraversare.
Ci guardiamo intorno e notiamo che il ponte è attraversabile solo utilizzando le liane e i grossi rami che si sono formati sopra al ruscello, cosa che non mi fa saltare dalla gioia preferendo avere della solida roccia sotto i piedi piuttosto che quei rami muschiosi e scivolosi.
Fili si sta per avventurare in quella giungla, ma Thorin lo blocca perentorio –Mandiamo i più leggeri…-
Guardiamo tutti Bilbo è il più piccolo anche se non so se è il più leggero, quindi decido di andare con lui: ci muoviamo sul ramo più grosso che si sporge verso il ruscello per una buona metà facendo poggio anche sulle liane.
Non riusciamo a muoverci agevolmente come dovremmo, i fumi dell’acqua uniti all’aria pesante ci rendeno lenti e goffi, ad un certo punto Bilbo per raggiungere un ramo si sporge troppo, e per poco non cade nel fiume; cerco di recuperarlo, ma riesce a rialzarsi da solo seppur lentamente.
Quando manca poco per arrivare all’altra riva saltiamo e riusciamo ad arrivare sul lastricato del sentiero, ci giriamo indietro per avvertire di non seguirci ma è troppo tardi, i nani si sono già messi in cammino sui rami cercando di seguire i nostri movimenti.
Si arrampicano anche loro con difficoltà e Bombur non riesce a resistere all’annebbiamento che da l’atmosfera strana e si addormenta su di un ramo.
Il primo che riesce a raggiungerci è Thorin saltando agilmente sul lastricato.
In mezzo alla foresta all’improvviso sentiamo un rumore non provocato da noi… ci giriamo e vediamo un stupendo cervo bianco illuminato da un lieve raggio, un animale maestoso e bellissimo, con delle grandi corna anch’esse bianche come il manto.
Thorin imbraccia l’arco però e gli scocca una freccia che lo fa scappare, Bilbo lo riprende –Non avresti dovuto, porta sfortuna.-
-Io non credo nella fortuna, noi ci creiamo la fortuna.- risponde Thorin sicuro di sé.
-Sì, giusto me lo dirò la prossima volta che romperò uno specchio.- intervengo ironica come il male, ci giriamo e vediamo Bombur che cade addormentato in acqua, mi volto verso Thorin –Dicevi?- e poi imitandolo –Noi ci creiamo la fortuna… questa come la chiami?-
Nessuna risposta, maledizioni nella mia direzione in khuzdul.
 
Tiriamo su Bombur e a turno lo trasportiamo a squadre di quattro, continuando il cammino su questo maledetto sentiero, ad un certo punto decidiamo di fermarci, mi siedo sul primo tronco che trovo e sente che è la testa a pesare più del corpo.
Chiudo gli occhi e respiro piano, cercando di inalare più aria possibile e questo più volte, finchè invece di migliorare la testa mi gira ancora più fortemente; sento un fischio alle orecchie che mi infastidisce, mi giro cercando di capire da dove proviene ed apro gli occhi ma è tutto annebbiato.
In lontananza vedo Christopher, che si sta avvicinando a me sorridente come sempre e mi sento solo in colpa sentendo che ultimamente non mi è mancato così tanto;  ma non è solo… con  lui c’è una ragazza, una bella ragazza: alta e longilinea, man mano che si avvicinano vedo che ha capelli lunghi e morbidi del colore dell’oro, gli occhi come il cielo.
Sono mano nella mano e si fermano non poco lontano da me, mi sorridono e poi si sorridono; Christopher le accarezza una guancia, perché guarda lei come guardava me? Perché la tocca con così tanta delicatezza?
A seguito della carezza la ragazza si alza verso di lui e lui si avvicina sempre più a lei, finchè non si baciano prima piano e poi sempre più appassionatamente…allungo la mano per toccarli ma non ci riesco l’immagine si allontana ed io rimango stupefatta.
Non sento la gelosia che dovrei sentire, stranamente non sento proprio niente… forse ha trovato qualcuna migliore di me, io che l’ho abbandonata non so ancora per quale motivo per quattro o cinque mesi.
Chiudo gli occhi e li riapro velocemente sperando di rinsavire ed invece non vedo nient’altro finchè non compare di nuovo quell’orco bianco, Azog, che stringe il collo di Fili sollevandolo in aria.
Fili urla qualcosa che non sento e che non capisco, ha il volto terrorizzato che mi guarda accennando un segno di diniego con la testa, finchè non viene trapassato da parte a parte dalla lama di quel mostro. Adesso sì che sento un forte dolore e mi viene da urlare e piangere; tuttavia sento qualcuno che mi smuove le spalle e mi chiama, riapro davvero gli occhi pur essendo convinta di averceli avuti aperti fino a poco fa e vedo davanti a me Fili.
Sento le lacrime scendere e bagnarmi il viso, ma non posso che essere contenta di vederlo nuovamente sano e salvo.
-Anaïs, cosa è successo? Perché piangi?- mi chiede con voce allarmata, mentre con una mano mi asciuga le lacrime e con l’altra intreccia le nostre mani, io gli sorrido semplicemente prima di lanciarmi tra le sue braccia  –Sei qui… con me.- gli dico piano per non farmi sentire, spiazzandolo dato che non ricambia subito l’abbraccio.
-Non sono andato da nessuna parte.- mi dice accarezzandomi i capelli e lo sento sorridere –Adesso, però, dobbiamo incamminarci di nuovo, Thorin ha detto di seguirlo.-.
Continuiamo a camminare seguendo Thorin e perdendo il sentiero, continuo ad avere delle allucinazioni di Azog e di Christopher con la sua nuova fiamma, se vorrei uccidere il primo a Christopher non so proprio cosa dire.
Bilbo un certo punto sbotta –Ci siamo persi!-
-Non ci siamo persi! Dobbiamo trovare il sole.- risponde Thorin.
Vedo Bilbo che cerca di concentrarsi battendosi delle dita sulla tempia in modo nervoso –Lassù dobbiamo oltrepassare…- ma nessuno gli da retta stanno tutti discutendo persi come me nelle loro paure.
-Basta! A tutti! Siamo osservati.- ci riprende Thorin; giro lo sguardo e noto Bilbo già in alto sull’albero e mi chiedo dove vai piccolo Hobbit?
 
Non riesco nemmeno a pensare di raggiungere Bilbo che sento una presenza dietro di me, mi giro velocemente e vedo degli occhi nell’oscurità che mi fissano, sfilo la spada e mi avvicino, ci sono delle enormi ragnatele, che rompo con l’arma.
Riesco ad arrivare ad una distanza tale da riuscire a capire cosa mi fissa… mi volto verso i miei compagni cercando di urlare, ma due enormi zampe mi circondano dall’alto; le squarcio con la spada e corro dai miei compagni.
Arrivo nel punto in cui erano, ma trovo solo enormi ragni ho letteralmente il cuore in gola; sono degli esseri orribili: zampe gigantesche, gli occhi neri come la notte e ipnotizzanti, cerco di fare resistenza mantenendoli a distanza con la spada e colpendo le loro zampe… ma sono troppi e sento la loro fine ragnatela intrappolarmi i piedi e farmi cadere.
Cerco di tirarmi su sforzando gli addominali e strappo i fili, ma loro ricominciano a tessere velocemente la loro tela su di me, sento il materiale appiccicoso e bianco lungo il mio corpo, nei miei capelli e vedo ancora davanti a me quegli occhi che mi guardano fissi e affamati, mentre chiudono la trappola sul mio volto.
Mi trascinano da qualche parte, non riesco a vedere dove, la tela è talmente fitta che mi è impossibile muovermi, i miei arti sono compressi nel bozzo… mi sento sollevare dalla testa, guardo in basso senza successo; ho come l’impressione che ci sia il vuoto sotto di me, non sono riuscita a portarmi dietro la spada: è la mia fine.
E i miei compagni anche loro sono stati presi? Dove li avranno portati? Non riesco sentire alcun rumore questa roba mi isola dal mondo, ho i sensi ridotti a niente: potrei parlare ma nessuno mi sentirebbe oltre  me stessa, non posso far altro che aspettare nel miracolo cercando di rimanere sveglia.
Dopo poco sento il mio corpo cadere e sbattere tra i rami degli alberi, anche se l’urto è ammortizzato dal bozzo, finchè non giungo per terra notando che la caduta ha indebolito la ragnatela; finalmente riesco a muovere le gambe.
Comincio a scalciare fortemente riuscendo a disfare lo schifo di tela che mi teneva imprigionata e dopo aver liberato le gambe, riesco a liberare anche se con più fatica le braccia togliendomi la ragnatela dal viso; attorno a me ci sono i miei compagni ugualmente ridotti a bachi che si stanno liberando lentamente.
Cerco con gli occhi Fili e lo trovo intento a liberarsi da solo, ci scambiamo un sorriso ed entrambi ci buttiamo ad aiutare i compagni che vediamo maggiormente in difficoltà; trovo Bofur ancora intontito e lo sveglio con qualche leggero schiaffetto.
 -Bofur! Sveglia! sei libero.- affermo accennandogli un sorriso.
-Grazie Anaïs.-
-Non c’è di che ma preparati a tirare fuori le armi… i ragni non tarderanno.- lo avviso, aiutandolo a togliersi gli ultimi brandelli di tela.
Adesso che ci penso: con che cosa mi difendo? La mia spada è rimasta dove i ragni mi hanno attaccata precedentemente, ho solo sue coltelli da lancio e basta.
-Fili avresti una spada in più? Ho perso la mia…- gli chiede speranzosa.
-Certo!- e si toglie da sotto il giaccone una dacia, lo guardo perplessa –Ma dove l’hai nascosta?- domando piuttosto confusa.
-Ho i miei segreti!- mi risponde facendo l’occhiolino.
Non facciamo in tempo a muoverci alla ricerca di Bilbo che siamo sotto l’attacco dei ragni, riusciamo a resistere difficilmente, dato siamo scarsamente armati e l’influsso della foresta ci da ancora alla testa.
Miriamo alle zampe facendo cadere gli insetti per poi finirli, ma sono tanti, troppi ci attaccano da ogni parte; io cerco di mantenere la guardia alta con la spada, mi giro velocemente e lancio il primo pugnale in salvataggio di Bombur in serie difficoltà con un ragno sopra di lui.
Rivolgo il mio sguardo alla ricerca di Fili e lo trovo; un sospiro di sollievo in tutto questo mare di terrore, mi avvicino a lui sempre con la sua spada alta, sapendo che con lui affianco ho una possibilità in più di salvezza oltre al fatto che potrò difenderlo anch’io se necessario.
All’improvviso i ragni vengono colpiti da veloci e letali frecce; ed altre agili figure ci circondano impugnando archi carichi nella nostra direzione, una figura longilinea e di bell’aspetto si pone innanzi a Thorin e gli sussurra qualcosa, sono sicuramente elfi silvani.
Un urlo però squarcia il silenzio creatosi-
-Kili!- urla Fili preoccupato e muovendosi verso il fratello, lo fermo prendendogli le spalle, non perché non voglia trovare Kili ma questi elfi non sono amichevoli se ci muoviamo probabilmente penserebbero ad una nostra fuga.
 –Fili, se ti muovi, ti uccideranno…calmati.- gli sussurro.
Lui punta lo sguardo verso il basso, lo so che si sente sopraffatto e impotente, anch’io molte volte in questa avventura mi sono sentita così; ma credo soprattutto che si senta in colpa per non essere stato attento a suo fratello… non sa quanto lo capisco, delle volte mi chiedo come stiano i miei di fratelli, se gli manco o se la loro vita è andata avanti anche senza di me, dopo la mia dipartita.
Gli prendo la mano, volgendo lo sguardo verso dove abbiamo sentito l’urlo e dopo qualche minuto un sorriso mi illumina, scuoto Fili per fargli alzare lo sguardo da terra: è tornato Kili accompagnato da un elfo femmina dai capelli rossi, che lo tiene sotto controllo con dei pugnali in mano.
Ci disarmano e mi allontano dai due fratelli, per andare verso l’elfo femmina a consegnarli la spada; giungo davanti a lei e le porgo l’arma e il mio ultimo coltello da lancio –Grazie, per aver salvato Kili.-  affermo tranquillamente e poi ritorno verso i miei compagni.
Guardo stranita gli elfi ancora impegnati a disarmare Fili: ma quanta roba si è portato dietro?









Ciao :3
Scusate ultimamente sono sempre di fretta e non riesco a scrivere due paroline qui sotto : )
Il disegno qui sopra non l’ho fatto io (sono incapacissima), ma l’ha fatto la gentilissima Shaon Niphadora che ringrazio davvero tanto tanto :* :*
Ringrazio anche chi legge silenziosamente, chi segue e preferisce! Grazie! Grazie! Grazie!
Bisous syl

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Convivenza obbligatoria. ***


L’elfo biondo prende in mano la spada di Thorin e la studia attentamente, mentre la maneggia parla nella sua lingua come se stesse lodando l’arma, poi si rivolge a Thorin puntandogliela alla gola –Dove l’hai presa questa?-
-Quella mi è stata data.- risponde il nano, non smettendo di guardare con odio l’elfo.
-Non solo un ladro, ma anche un bugiardo.- lo accusa l’elfo in lingua comune, quanto vorrei intervenire… ma ho come l’impressione che se faccio uno dei miei soliti colpi di testa, questa volta non la passerei liscia; chiudo i pugni lungo i fianchi concentrandomi a chiudere anche la bocca.
L’elfo ordina qualcosa ai suoi compagni e ci spingono da qualche parte, mi guardo attorno vedendo i miei compagni stringersi in una linea composta, solo che manca qualcuno: Bilbo… e non sono l’unica che se ne accorge anche Fili ha la mia stessa intuizione.
Camminiamo costantemente controllati e spronati dagli archi puntati e dalle spade sguainate, finchè non raggiungiamo un ponte, il quale conduce all’interno di un enorme edificio ben mimetizzato nel bosco, l’interno è davvero particolare.
Non è bello come Gran Burrone, ma riscontro un po’ di armonia con la foresta diversamente all’Entrata degli Elfi; la luce comunque è poca e data solo da alte finestre e i pochi lumi; stiamo attraversando un ponte di pietra e davanti a noi c’è una strana “pagoda” di legno.
Questa costruzione è effettivamente strana, non saprei neanche se definirla bella o brutta, ma non la trovo accogliente per chi ci vive qua sotto :è solo un insieme di colonne doriche unite fra loro da archi a tutto sesto.
Dopo aver attraversato diversi lunghi ponti formati da quelli che credo che siano le radici degli alberi o simulacri delle radici, arriviamo alle prigioni mi spingono senza tanta grazia all’interno di una di queste, la quale si trova tra quelle più in basso rispetto ai miei compagni ed affiancata ad un'altra che sembra più piccola.
Guardo il piccolo spazietto e noto che ci ben due brande, quindi sarebbe una doppia prigione.
-Ehi.- sento dietro di me la voce di Fili mentre gli sfilano un ulteriore arma dalla casacca, mi guarda un attimo sorpreso –Mi sa che dovremo farci un po’ di compagnia.- afferma con un sorriso malizioso, con quella fossetta così intrigante.
Io arrossisco come un pomodoro e mi porto davanti alle sbarre guardando verso la cella vicina dove c’è Kili  che parla con l’elfo femmina dai capelli rossi, la faccia della donna è un po’ perplessa… non oso pensare a quale cosa stupida gli abbia mai detto.
Tuttavia cerco di attirare l’attenzione dell’elfo sbracciandomi –Scusami! Scusami! Non è che c’è un'altra cella, possibilmente singola?- chiedo, scambiando effettivamente le prigioni di Bosco Atro per un hotel a cinque stelle.
Fili dietro di me ride divertito sedendosi su uno dei lettini, bussando sulla parente adiacente di Kili e ottenendo subito un suono simile di risposta, mentre io sospiro frustrata quando l’elfo femmina passa e supera la mia cella.
Sbuffo esasperata, girandomi e vedendo ancora Fili quasi contento della situazione.
-Tu avrai quella brandina ed io questa!- affermo togliendo subito la sacca di iuta da sotto la camicia e nascondendola nella cella –E se provi ad allungare le mani ti atterro.- lo minaccio, senza scalfire nemmeno un poco il suo sorriso strafottente.
-Secondo me potremo dormire assieme, qui non fa assolutamente caldo.- afferma lui sornione, mentre io vorrei morire dall’imbarazzo –Non soffro il freddo, anzi lo preferisco rispetto al caldo.- ribatto sedendo sul mio lettino davanti al suo.
Il nano non risponde, si limita a guardarmi… finchè delle grida attirano la sua attenzione; si alza velocemente e va verso le sbarre guarda verso le celle più in alto e poco dopo comincia ad imprecare e a  prendere a calci le sbarre, ho come il presentimento che si sia un pelo innervosito.
-Lasciate perdere non c’è via di uscita non è un sotterraneo degli orchi, queste sono le sale del Reame Boscoso; nessuno se ne andrà via di qui senza il consenso del Re.- li riprende ad alta voce Balin, e l’eco della sua voce si sparge nel luogo circostante.
Fili sbuffa accigliato, risiedendosi sulla sua brandina passandosi una mano sul volto come se solo ora si rendesse conto di essere stato imprigionato; mi siedo di fianco a lui vedendolo quasi in apprensione per non so bene cosa.
-Dimmi Fili, cosa c’è che non va?- chiedo tranquillamente appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Pensavo che nostro zio ci avrebbe liberato, una volta tornato dopo il colloquio col sovrano.- mi risponde –La nostra missione potrebbe andare a monte, se non usciamo di qui prima del dovuto.-
-Come fai a sapere che Thorin ha parlato con il sovrano di questo posto?- chiedo semplicemente intrecciando una sua mano con la mia e sentendo rilassarsi in questo piccolo contatto.
-E’ stato subito separato da noi… e non vedo altre soluzioni escludendo la tortura.- mi risponde Fili, appoggiandosi con la schiena alla roccia della parete, mentre io mi inebetisco a vedere dei piccoli ciuffi biondi cadergli sugli occhi abbassati.
Mi avvicino ancora un poco a lui e con una mano gli tiro su i capelli –Usciremo da qui.- sussurro –Ne sono convinta.- ribadisco sistemando ancora qualche ciuffo, mentre lui stringe sempre di più la mia mano rimasta nella sua.
-Come fai ad esserne così certa?- mi chiede sorridendo, mentre io abbasso lo sguardo verso di lui –Sai il libro, ci sono ancora diverse pagine bianche.-
-Oh… quindi possiamo vedere come usciremo di qui?- mi chiede Fili, mentre mi risiedo comodamente dopo il mio lavoro da parrucchiera.
-Direi di no, dobbiamo solo aspettare.- rispondo tranquillamente, appoggiandomi contro la spalla del nano, ma rialzandomi subito quando lo sento gemere –Scusa… ti sei fatto male?-
-Qualche graffio…- afferma passandosi la mano sulla spalla.
-Con qualche graffio, vuoi dire ferita superficiale o ferita profonda, ma non vuoi farmi preoccupare?- ribatto, mettendo il broncio.
-Qualche graffio voglio dire qualche graffio.- sbuffa sempre massaggiandosi la spalla, per poi improvvisamente impostare il suo solito sorrisino –Ma magari tu vuoi controllare di persona… aspetta che mi tolgo la casacca.- ridacchia cominciando a spogliarsi, mentre io arrossisco e cerco di bloccargli l’operazione –Fili, no! Ti credo! Ti credo!- esclamo.
Fili ride divertito rimettendosi apposto la casacca per poi chiedermi seriamente –Scusami, te come stai?-
-Bene, nessun graffio e nessuna ferita profonda, che non ti dico per non farti preoccupare.- rispondo sempre imbarazzata dalla scena di prima, questo nano mi manda il sangue al cervello.
-Mi dispiace…- interviene dopo un attimo di silenzio.
-Di cosa?-
-Mi dispiace non essere stato capace di proteggerti dai ragni.- risponde, mentre io rimango basita e meravigliata non sapendo proprio come reagire, gli sorrido appena -Non è successo niente, Fili… poi mi so difendere da sola ho avuto dei ottimi maestri.- affermo facendogli l’occhiolino.
-Ehi! guardate che vi sento!- interviene la voce di Kili che proviene piano dall’altra parete, ho come l’impressione che le pareti non sono così spesse come sembrano; mi avvicino al muro –Sei proprio una suocera!-
-Mi fate venire le carie!- ribatte lui.
- Vai dal dentista!-
-Non ne vedo qui!-
-Magari l’elfo femmina dai capelli rossi, ti può aiutare… ma ti consiglio di controllare non vorrai fare la stessa figura  fatta a Gran Burrone!- rispondo acida, mentre Fili scoppia a ridere, mi fa piacere che abbia ripreso un po’ di buon umore… peccato che abbia attirato l’attenzione dell’elfo femmina dai capelli rossi.
La donna si avvicina a me, è davvero molto alta e anche molto graziosa, i suoi lineamenti sono fini e le sue movenze anche se un po’ rigide sono eleganti –Siete dei prigionieri strani, dovreste essere affranti perché state ridendo?-
-Ho preso in giro Kili, per una cosa buffa fatta tempo addietro.- rispondo avvicinandomi alle grate, ignorando Fili che cerca di fermarmi.
-Kili?- mi chiede accigliata l’elfo femmina.
-Sì, il nano che hai salvato poco fa e con cui hai parlato; mi stava proprio dicendo che ti voleva ringraziare.-
L’elfo alla mie parole fa un piccolo sorriso e un cenno col capo, per poi andare verso la cella di Kili; la curiosità è donna e quindi mi fiondo alla parete comune col nano per capire che cosa si dicono, con scarsi risultati parlano a voce bassa e troppo distanti dal mio punto di ascolto.
Sbuffo incrociando le braccia, mentre Fili mi guarda con un misto di esasperazione e rassegnazione –Anaïs cosa hai combinato con l’elfo femmina?- mi chiede massaggiandosi  le tempie come seccato.
-Niente, ora sta parlando con Kili.- affermo alzando le spalle.
-Cosa?!- mi domanda quasi urlando.
-Tranquillo, stanno solo parlando.-
-Ma hai visto Kili a Gran Burrone, gli piacevano gli elfi femmina… La cosa non piace a me.- borbotta contrariato, anche se il suo viso corrugato mi fa solo ridacchiare -Sì, talmente tanto che ne ha scambiato uno per donna… comunque non ci sarebbe nulla di male, se fosse.-
- E’ inaudito un elfo femmina con un nano.- bisbiglia Fili, anche se io l'ho sentito chiaramente.
-E’ un inaudito un nano con una donna.- gli rispondo seccata, per poi mettermi una mano contro la bocca, ciò che ho appena detto non doveva essere espresso.
Fili mi guarda meravigliato, non si aspettava di certo questa piccola confessione da parte mia; mi prende il viso tra le sue mani –Noi potremo essere una cosa diversa, se solo tu lo volessi.- afferma con un intonazione così dolce nella voce che sarebbe capace di sciogliere anche Dwalin.
-N-non posso… io non posso.- balbetto abbassando lo sguardo, non riuscendo a rispondere al suo –E poi sarebbe la stessa cosa… anche se fosse tuo zio non mi accetterebbe. La compagnia non mi accetterebbe.-
-Non mi interessa, voglio sapere solo se non puoi solo perché ami con tutto il cuore quel tipo dell’altro mondo o non puoi perché hai paura di quello che potresti provare con me.-  ribatte deciso alzandomi nuovamente lo sguardo.
-I-io… i-io non lo so.- rispondo non sapendo davvero cosa dire, ho paura che quello che provo per Fili sia solo la cotta del momento, una volta tornata a casa e rivisto Christopher le cose sicuramente torneranno come prima.
Mi libero della sua presa e vado a sedermi sull’altro lettino, lasciando uno spazio vuoto fra di noi; mi chiedo se questo spazio sarai mai colmabile un giorno.
 
Pov Fili
 
Non so proprio cosa fare.
Ormai è chiaro come la luce del sole che prova dei sentimenti per me, mi guarda con occhi diversi rispetto al resto della compagnia ed io non posso che essere contento per ciò; ma perché pone questa resistenza? Adesso, pur stando in prigione, potremo imparare a conoscerci meglio ed avere quel minimo di riservatezza che il viaggio non ci permette.
Mi viene male a pensare che l’ultimo bacio scambiato con lei risale a quasi due settimane prima.
Sarei quasi tentato di riprovarci nuovamente, ma da una parte sono davvero stanco di insistere per ogni cosa; vorrei che anche lei facesse un passo verso di me.
So che la sua situazione è difficile e capisco la sua confusione, ma neanche per me non è facile pensare che appena finito il nostro viaggio lei se ne vada lasciandomi solo, per sempre. Come Thorin con zia Beth, solo che, se continuiamo così, io vivrò col rimorso di non averla mai amata pienamente.
Sono convinto che lei sia colei che Mahal ha scelto per me, adoro ogni suo piccolo particolare, mi sono innamorato di tutte quelle piccole cose che normalmente mi passavano inosservate con le altre: quando ride riempie l’aria circostante caricandola di brio, anche solo il suo sorriso è sufficiente per rendere migliore la giornata, poi è furba e intelligente… insomma completamente diversa dalle donne, forse troppo, facili che frequentavo.
Ora è notte e lei è sul suo lettino sdraiata e stretta al suo mantellino per cercare un po’ di calore, ma la vedo tremare dal freddo; sbuffo un poco, so che non dovrei essere così gentile perché non se lo meriterebbe dopo quanto detto prima e il suo rifiuto.
Tuttavia io non soffro il freddo come lei, mi alzo e prendo il mio  cappotto pesante per poi appoggiarlo sopra di lei che sospira quasi di sollievo tenendo sempre gli occhi chiusi.
Mi risiedo sulla mia brandina e la guardo dormire... quanto è bella.
E quanto vorrei che dormisse con me, non dico tanto, ma anche solo semplicemente sentire il suo respiro contro il mio mentre veglio sul suo riposo.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Pace, Pacina, Pacetta. ***


La sveglia arriva presto in quelle che sono le segrete del Bosco Atro, le guardie bussano poco educatamente sulle grate delle celle, sono ancora distesa sul mio lettino accoccolata in un morbido tepore ed aprendo gli occhi appena; vedo Fili sul letto dirimpettaio dormire con sopra solo il suo cappuccio.
Ed allora mi accorgo che a coprirmi e a riscaldarmi c’è il suo cappotto, morbido ed impregnato dal suo profumo, immagino che sia grazie a questo sono riuscita a dormire senza soffrire il freddo, ma Fili? Dopo la discussione di ieri si è privato di qualcosa di utile per me…
Mi alzo piuttosto confusa da questo gesto così dolce da parte sua, non me lo sarei mai aspettato ed ora eccomi qui che rimango di sasso tenendo in mano il suo cappotto; guardo Fili che dorme dandomi la schiena, sarà ancora arrabbiato per il discorso di ieri.
E come dargli torto, mi sento così confusa… anche se una parte di me sta cominciando a spingermi verso di lui, facendomi sentire la mancanza di un suo sorriso o facendomi sentire in colpa per quanto ho detto: so che ieri potevo lasciarmi andare a lui, tuttavia mi è davvero difficile rinnegare il mio passato.
Sento battere sulla mia cella e alzo lo sguardo, c’è un elfo moro chinato verso la porta della cella con la mia colazione in mano mi alzo piano e gli sbadiglio in faccia, prendendogli di mano il piatto e salutandolo con cenno di commiato,  non ho affatto voglia di fare amicizia con i nostri aguzzini.
Lo poggio a terra per svegliare il mio coinquilino in modo da dividerci la colazione, mi siedo sul suo lettino e comincio ad accarezzargli i capelli per svegliarlo; sono morbidi quasi oro fuso tra le dita, lui mugola un poco prima di girarsi verso di me con gli occhi ben aperti.
-Grazie per il cappotto.- affermo continuando ad accarezzargli i capelli e facendo scorrere la mano sul volto in una lieve carezza.
-Tremavi dal freddo, non mi piacciono i cadaveri congelati.- afferma scostando la mia carezza e sedendosi sulla brandina affianco a me, mentre io prendo il piatto dove c’è appena un panino e due bicchieri di latte.
Prendo il pane e lo divido in due, ma quando gli passo la sua parte la rifiuta ingollando il latte –Noi nani possiamo resistere molti giorni senza mangiare, voi umani no.-
-Ma non è giusto.- rispondo allungando ancora il tozzo di pane.
-Ci sono davvero tante cose che non sono giuste.- sospira allontanandosi da me e distendendosi sulla mia brandina, sospiro triste e comincio a sbocconcellare il pane, con piccolo morsi guardando Fili che mi da nuovamente la schiena.
Guardo Fili riaddormentarsi finchè sento bussare alla parete di Kili, avvicino l’orecchio  ancora con la bocca piena e rispondo con lo stesso segnale.
-Buongiorno!- mi saluta il nano, sembra di buon umore contrariamente a me che sono leggermente triste per l’indifferenza di Fili nei miei confronti, sapendo che dopotutto è solo colpa mia.
Ingoio velocemente il pane che avevo in bocca e rispondo piano per non svegliare Fili –‘Giorno.-
-Non hai dormito bene, ti sento strana.- risponde lui e mi chiedo se Kili e Fili siano telepatici in un certo senso.
-Ho preso solo un po’ di freddo.- ribatto cacciandomi in bocca un altro pezzo di pane.
-Anch’io ho dormito poco, ieri notte era il turno di Tauriel… abbiamo parlato un po’.-
-Mmm- inghiottendo il pane che stavo mangiando, cercando di non soffocare –Davvero? E di che cosa avete parlato?-
-Di voi due, cioè te e Fili.- soffoco… soffoco... prendo il latte e lo scolo in una volta sola, tossendo e battendomi forte al petto.
-Che?-  domando non riuscendo a capire perché un elfo si sia interessato a loro.
-Ha detto che ha visto Fili mettere il suo giubbotto per riscaldarti.- afferma il nano mentre arrossisco violentemente.
-Ahn va bene…- che imbarazzo –Ritornando a Tauriel che ti ha detto?-
-Si vede che mio fratello tiene molto a te. Anaïs, perché non ti lasci andare?... Insomma mi hai confessato che mio fratello ti piace, perché farlo soffrire ancora.-
-Perché prima o poi me ne dovrò andare, e starà peggio.-
-Sì, starà male perché ha perso l’occasione per stare con chi Mahal ha scelto, solo perché tu non sei capace a lasciarti andare.- ribatte il nano con un certo piglio severo.
-Kili... non conosci tutto di me, ho un passato a cui sono legata!- esclama a voce più alta, dimenticando di aver Fili dietro di me ancora addormentato.
-Peccato, che ormai il passato sia passato!-
-No, potrei tornare indietro...e tu lo sai che il mio tempo qui non è lungo.- ribatto cercando di calmare la voce.
-Lo so, ma lui è mio fratello… ho il compito di proteggerlo.-
Mi massaggio le tempie con una mano, cercando di sedare un forte mal di testa pronto a nascere -Buongiorno Kili.- chiudo il discorso buongiornando il nano, come aveva fatto mesi addietro Bilbo con me e Gandalf, chissà che fine a fatto il piccolo hobbit sarà riuscito ad imbucarsi nella corte con il potere dell’anello? Potrei leggere tutto… ma non mi va che una guardia curiosa mi becchi con il libro in mano.
Mi distendo sul lettino aspettando guardando il soffitto sino a quando non sento un fruscio e giro il volto verso Fili che mi guarda, ho come l’impressione che ha ascoltato tutta la discussione  tra me e suo fratello.
-Hai sentito?- chiedo arrivando al punto, lui chiude un attimo gli occhi.
-Scusami, mi è stato impossibile non ascoltare.- afferma lui facendo cadere fra noi uno strano silenzio che rompe con un piccolo sospiro –Io ti piaccio? L’hai detto a Kili.-
-Sì… è vero, mi piaci.- ammetto scandendo le parole, lo vedo accennare un sorriso e le treccina dei baffetti tintinnano una contro l’altra –Tuttavia…-
-Se ci fosse un modo per restare in questo mondo tu lo prenderesti in considerazione?- domanda Fili, bloccandomi e fissandomi in attesa della risposta.
-C’è un modo…-
-Davvero?- la sua voce sembra quasi sorpresa e suoi occhi sgranati sembra quasi un cucciolo, come se una nuova speranza l’avesse raggiunto… ma il problema sono io, che non so proprio cosa farò.
-Se strappo le pagine del libro, probabilmente non tornerei più a casa.- confesso abbassando il capo.
-Non voglio che tu scelga tra me e la tua famiglia… perché hai una famiglia, vero? Oltre a quell’uomo.- chiede Fili non facendosi mancare una punta di astio nella voce.
-Si, oltre ai miei genitori, ho una sorella e un fratello minori, mi mancano molto a volte…-
-Ti posso capire, anch’io farei fatica a scegliere…che cosa facevi nel tuo mondo? Cioè avevi un lavoro? Amici? – chiede il nano sedendosi sul letto e con il suo solito sorriso, si vede che vuole conoscere il mio passato dopo quanto ha sentito del discorso con Fili.
-Studiavo, nel mio mondo si studia parecchio, dai sei anni fino ai venticinque ed oltre.- rispondo rimanendo distesa –Io avevo deciso di diventare un dottore.-
-Come Oin?- chiede Fili incuriosito.
-No, diciamo che stavo diventando dottore in legge… mancava poco. Da noi ci sono degli esami da superare prima di diventare dottori.-
-Qui basta lavorare con lui, poi decide Oin se sei adatto o meno.- ridacchia Fili –Sì, il tuo mondo è strano, studiavi e basta?-
-No, avevo un piccolo lavoro mattutino e poi aiutavo a casa.- rispondo pensando ai miei pomeriggi passati a fare da Cenerentola  e al fatto che quel lato della mia vita non mi manca per niente.
Fili ha continuato a farmi domande sino alla sera, ho apprezzato la sua curiosità non trovandola per nulla invadente e sono contenta che non mi abbia pressato per quelle domande che non volevo rispondere; a fermare la nostra chiacchierata è stata bloccata dall’arrivo della cena, cioè un altro panino e un po’ di carne, oltre ad una piccola caraffa d’acqua.
-Perlomeno non sono vegetariani!- afferma più rilassato Fili, cominciando a mangiare un pezzo del panino.
-Ma i nani non potevano resistere giorni senza mangiare.- ridacchio io prendendolo in giro e rubandogli il pezzo di pane.
-Beh, non siamo fatti di roccia.- ribatte Fili cercando di recuperare il panino sottratto e non arrivandoci appena alzo il braccio –Questo non è valido!- esclama il nano cominciando a farmi il solletico sulla pacia, finchè non mi ritrovo distesa a terra e lui che si allunga contro di me recuperando il pane.
Appena si accorge dove si trova mi guarda, ma io distolgo velocemente i miei occhi dai suoi non voglio che ci legga la mia debolezza nei suoi confronti anche se ormai la conosce; si alza appena per non schiacciarmi ma non sufficientemente per lasciarmi andare.
Mi avvicina alla bocca un pezzo di pane, alzo lo sguardo verso di lui e lo vedo serio che insiste con il pane appoggiato sulle mie labbra; vuole proprio che mangi dalle sue mani, devo dire che è una cosa molto strana e ho paura che tra i nani abbia un significato particolare.
Comunque per il momento non mi posso muovere e se anche potrei rifiutarlo con le mani, non voglio.
La mia volontà viene meno, anzi prima di mangiare dalle sue mani, riesco a prendergli un altro pezzo di pane ed appoggiarlo sulle sue labbra, in un attesa che non dura molto poco dopo sento la sua bocca schiudersi ed imprigionare delicatamente le mie dita.
Seguo il suo esempio senza mai staccare gli occhi dai suoi che mi stanno rubando cuore, mente, volontà… mi sento così soggiogata dal suo fascino che sta dimostrando, sento che bacia delicatamente i miei polpastrelli prima di liberare la mia mano ed io faccio lo stesso liberando la sua.
Rimaniamo a fissarci per un poco, finchè lui si avvicina facendo sfiorare i nostri nasi –Non mi muoverò Anaïs da te, voglio sentire il tuo corpo vibrare per i miei tocchi e voglio sentire le tue labbra sulle mie… sappi che da oggi ci apparteniamo reciprocamente.-
Io respiro affannosamente, sentendo la mia ragione lottare contro la tentazione di baciare quelle labbra sottili e leggermente piegate in un sorriso tentatore; la sua voce così vicina e roca mi da alla testa, chissà quante altre donne ha fatto cadere ai suoi piedi in questo modo. Troppe.
E il mio orgoglio non vorrebbe unirsi a loro.
-Alzati.- sussurro –Alzati da me!- ripeto poi a voce più alta spingendo contro il suo petto solido che sembra non voglia schiodarsi.
-No! Hai diviso il cibo con me, vuol dire tanto e si può fare solo con una persona.- ribatte spingendo contro le mie mani tanto che i nostri petti si sfiorano ad ogni respiro, io ufficialmente non ce la faccio più appoggio le labbra alle sue che subito si socchiudono per non lasciarmi andare.
Le mie mani corrono dal petto ai capelli tirandolo sempre di più contro di me, lo sento sorridere contro le mie labbra mentre mi conquista delicatamente, una mano al lato della mia testa per non schiacciarmi, mentre l’altra accarezza delicatamente il mio corpo quasi sovraeccitato.
-Sei così morbida, bella…- mi sussurra all’orecchio, mentre io cerco di recuperare l’aria persa nel bacio.
-Stai zitto.- gli rispondo facendolo di nuovo concentrare sulla mia bocca bisognosa di attenzioni, lasciandomi andare a questa passione malata e di cui sicuramente me ne pentirò appena ci staccheremo,  se ci staccheremo.
Mi ero quasi dimenticata com’era un suo bacio ed ora non voglio sentir altro che le sue labbra sulle mie, quando sento la sua mano percorrere la mia gamba per farsi spazio, non riesco a non guardarlo mentre si sistema e sento a livello dell’inguine anche la sua di eccitazione.
-Fili… Fili…- mi stacco chiamandolo piano e depositando sui lati della bocca altri piccoli baci –Non voglio qui.-
Lui sorride incassando la testa sulla mia spalla inondandomi con i suoi capelli biondi –Hai creato un bel problema ora, lo sai?- mi chiede divertito non alzandosi da me.
-Credo che il tuo problema più di saperlo, lo sento.- affermo arrossendo indicando con gli occhi le nostre gambe intrecciate.
Lui ridacchia sollevandosi da me, non senza prima darmi un bacio a fior di labbra e lo vedo subito darmi la schiena probabilmente per nascondere il problema piuttosto evidente che ho fatto sorgere; guardo un attimo attorno cercando di non concentrarmi sulla figura del nano e noto che mentre ci baciavamo abbiamo fatto cadere sia la caraffa dell’acqua che il rimanente cibo per terra.
-Vorresti dormire con me, oggi?- mi chiede Fili sedendosi sul mio lettino, mentre io rimango un po’ titubante sul pavimento –Giuro che non farò niente, al massimo ti darò dei calci nel sonno!- ridacchia lui divertito.
-Sì, va bene.- affermo arrendendomi e sedendomi al suo fianco, ma nel giro di poco mi ritrovo distesa con lui dietro che mi stringe possessivamente la vita e con un senso di sicurezza che mi riscalda e mi coccola.
-Fili, quello che abbiamo fatto prima… cioè il mangiare dalle tue mani ha un certo significato per il tuo popolo?- chiedo incontrando la sua mano con la mia.
-Sì, una sorta di fidanzamento… ecco… diciamo che non ti volevo incastrare, considerati comunque libera… anche se io non mi sentirò tale.- mi risponde un po’ titubante il nano.
Sospiro, bene sono in mezzo a due fidanzamenti… 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Nelle botti piccole c'è il vino buono. ***


Quella maledetta guardia, ho come l’impressione che si diverta a svegliarmi… la guardo dal lettino e reprimo l’impulso di prendere gli stivali per lanciarglieli in faccia, cerco di alzarmi ma le braccia di Fili mi stringono contro di lui, sempre di più.
-Puoi mettere giù la colazione davanti alla cella, invece di svegliarmi in malo modo.- ringhio dal letto alla guardia, sentendo Fili sorridere dietro la mia nuca.
-Io eseguo gli ordini e poi non devo alcuna cura a dei prigionieri.- risponde la guardia accigliata.
-Sei fortunato che ho dormito bene, altrimenti avresti già assaggiato il mio stivale!-
-Sarai umana, ma hai i modi di un nano.- ribatte nuovamente l’elfo voltandomi le spalle.
-Sempre meglio essere un nano, che sembrare ad un elfo con una scopa incastrata nel deretano!- esclamo facendomi sentire bene, e con Fili che scoppia a ridere subito dopo.
-Buongiorno, brontolona… ho sentito che hai dormito bene.- mi saluta il nano strusciando delicatamente il naso tra i miei capelli.
-Fino a poco fa stavo meglio.- affermo girandomi verso di lui –Che antipatica quella guardia.- sbuffo appoggiando la testa sul suo petto; devo ammettere che sta notte non ho mai dormito così bene, mi sono sentita così amata e protetta… quanto mi mancava una sensazione simile.
-Dovrei prendere la colazione che dici?- domando a Fili cercando il suo sguardo, ma ha gli occhi chiusi e il suo sorrisetto soddisfatto –Fili? Rispondimi…- lo richiamo senza tanti risultati, so che è sveglio e so anche che non vuole farmi alzare dato che mi sta stringendo la vita.
-Dai Fili…- sbuffo contrariata.
-Hai solo un modo per liberarti di me… per il momento.- afferma sornione, sorridendo ancora di più e formando la sua intrigante fossetta che toglierei a suon di baci.
-E sarebbe?- chiedo, anche se ho come l’impressione di sapere dove vuole andare a parare.
-Il bacio del buongiorno.- afferma aprendo finalmente i suoi occhioni e guardandomi; lo sapevo, dopo ieri è palese che oggi voglia il bis… sono stata una stupida mi sono messa in un guaio più grande di me, tuttavia sono stata io ieri a baciarlo ed ho voluto continuare, e vorrei farlo anche ora… magari piccolo, piccolo.
Mi alzo appena dal suo petto e mi allungo per sfiorargli le labbra, anche solo questo lieve contatto mi fa impazzire e la mia ragione se ne va ben ben a farsi maledire.
Lui mi guarda un po’ deluso, sicuramente voleva qualcosa di più ma comunque mi libera dall’abbraccio e mi accingo a recuperare la colazione appoggiata appena fuori dalle sbarre… maledetto elfo me l’ha lasciata troppo lontana non ci arrivo nemmeno allungandomi con le braccia fuori dalla cella… uffa, riesco a mala pena a sfiorare il piatto.
Vedo Tauriel che si avvicina sorridendo alla mia direzione, ho come l’impressione che mi trovi buffa in questa situazione e fortunatamente forse non sa che cosa ho detto al suo collega; prende il piatto e me lo passa.
 –Buongiorno Anaïs! Hai fatto amicizia con le guardie sta mattina?- domanda ridacchiando l’elfo, mi sbagliavo sa già tutto quello che non doveva sapere.
Sgrano gli occhi sorpresa e sento Fili ridacchiare divertito dietro di me, ormai queste prese in giro stanno diventando una seccante abitudine, sbuffo seccamente –Quello che ho detto non è riferito tutti gli elfi… tu mi sembri simpatica! Ma lui si divertiva a torturarmi e io ho delle serie difficoltà di autocontrollo.- le sparo queste parole come una mitraglietta.
-Quindi non ti scuserai con la guardia?- domanda Tauriel, che in questo mi ricorda quasi mia madre quando sa che ho fatto qualcosa di sbagliato; con le mani sui fianchi e sguardo accusatore.
-Vorrei dire di sì, ma …no.- rispondo.
-Vuole dire che cambierò il turno della guardia, andrà con i nani del piano di sopra.- afferma tranquillamente.
-Tauriel… perché?- chiedo confusa.
-Appena lo saprò te lo dirò…- conclude allontanandosi velocemente; non la capisco perché si comporta così, mi fa piacere ma non mi deve niente …anzi sono una prigioniera, però mi tratta con cura come se volesse la mia amicizia.
Un bussare mi scuote e distrae dalla colazione, guardo un attimo Fili che si rigira nel lettino nuovamente addormentato e quindi mi avvicino alla parete comune con Kili –Ciao Kili!-
-Ciao Anaïs… perché Tauriel è venuta a parlarti?-
-Hai paura che abbia parlato male di te?- domando a mia volta trattenendo un risata.
-No, sono solo curioso…- risponde borbottando, cosa che mi fa ancor più sorridere.
-Ho avuto una discussione con una guardia ed è venuta a riprendermi, anche se in verità mi ha fatto l’ennesimo favore… tu ne sai qualcosa?-
-No. -
-Vi siete trovati ieri sera?- domando curiosa, non sono il genere di ragazza romantica però, accidenti, voglio sapere cosa combina Kili.
-Bene, abbiamo ancora parlato.-
-Spero solo che abbiate cambiato argomento, rispetto a ieri.- continuo ricordandomi della conversazione del giorno precedente.
-Oh sì certo, ci siamo raccontati d’altro gli ho parlato della mia famiglia, dei miei viaggi e poi abbiamo parlato delle stelle… e altro insomma.-
-Beh avete passato una piacevole serata.- sorrido onestamente contenta per lui.
-Sì, ecco io…- balbetta il nano.
-Cosa Kili?-
-Lo so che è presto… che la conosco da pochissimo, come persona mi piace, mi ci trovo bene… ma è strana la situazione…- afferma il nano un po’ traballante nella voce.
-Capisco, ma magari quando sarà finito tutto potrai ritornare qui… se riusciamo ad uscire ovviamente in caso contrario ti andrebbe bene la vedresti tutti i giorni, senza che Thorin lo venga a sapere.- gli rispondo sottovoce, notando Fili girarsi sul letto per guardarmi sorridente.
-Lo zio mi ucciderà… pensi che usciremo?-
-Si e secondo me anche presto… sarebbe una cosa carina che tu le scriva qualcosa, così avrà un tuo ricordo.- continuo guardando Fili, che prende il piatto della colazione e divide in due il pane.
-Con e su che cosa scrivo?-
-Con cosa non è un problema ho una penna del mio mondo e su che cosa puoi chiedere a lei un pezzo di carta, ti strapperei una pagina del libro… ma non voglio correre pericoli di cui non sono a conoscenza.-
-Va bene, mi passi la penna?-
-Si aspetta che la trovo e poi te la porgo fuori dalla cella…-
Mi butto a cercare la borsa di iuta che ho nascosto accuratamente ieri in un angolo della cella e recupero la penna, sotto lo sguardo divertito di Fili che segue ogni mio movimento.
Chissà per quale motivo mi è stata messa una penna assieme ad un libro, avrebbe avuto senso se avessi dovuto scriverlo,  c’erano anche i fazzoletti adesso che ci penso… ma li ho dati Bilbo all’inizio dell’avventura.
Non credo che possa fare qualcosa di male è un oggetto normale nel mio mondo, mi accingo alle sbarre della porta per controllare se ci sono guardie in vista, non ho affatto voglia di rogne.
-Kili, affacciati.- chiamo il nano sottovoce attenta a non attirare l’attenzione.
Vedo che spunta appena fuori con la testa come me, mi allungo per dargli la penna che prende velocemente –Basta che togli il tappo e scrive; non farla vedere agli elfi, non sanno di che cosa si tratta, quando avrai finito me la ripassi….-
-Va bene, grazie… dopo quando daranno il pranzo chiederò qualcosa su cui scrivere!- esclama Kili tutto contento ed io mi volto notando Fili seduto a terra con le braccia incrociate e che mi guarda dal basso insistemente –Se mi trovo un elfo come cognata, ti considererò responsabile.-
Sbuffo divertita e sedendomi vicino a lui –Ma quanto sei noioso.-
 
-Bilbo!-
Ma chi è che urla, sia io che Fili ci alziamo dal letto e sento i nani tutti febbricitanti; un piccolo uomo si sta avvicinando a noi, che ci troviamo nelle prigioni più basse, mi sbrigo a recuperare la borsa e infilarla sotto la camicia, mentre Fili indossa velocemente il cappotto.
Bilbo si avvicina alla mia cella e la apre liberandoci –Grazie, Bilbo.- sorrido regalandogli un piccolo bacetto sulla guancia.
Seguiamo Bilbo il più silenziosamente possibile all’interno del Reame Boscoso, facendo attenzione a non attirare l’attenzione di nessuno, per quanto possa sembrare improbabile che una dozzina di nani passino completamente inosservati.
Mi giro e dietro di me c’è Kili –Hai lasciato la tua lettera nella cella?-
-Sì, spero che la trovi solo lei.- risponde passandomi la penna –Grazie.-
-Figurati.- gli rispondo sottovoce.
Scendiamo sempre più in profondità su scale che sembrano interminabili, finchè giungiamo in una stanzetta piena di botti, la cantina è più grande di quel che sembra e su un tavolo ci sono due elfi che dormono profondamente, russando come dei caterpillar.
Uno dei due è la guardia antipatica, forte è la tentazione di disegnare un paio di baffi sulla sua pelle glabra, ma sarà già un bel scherzetto fuggirgli sotto il suo naso.
-Non ci credo siamo nelle cantine!- afferma sottovoce tra il seccato e il sorpreso Kili.
-Dovevi portarci fuori e non ancora più all’interno.- continua Bofur zittendo lo hobbit, che continua a dare indicazioni portandoci davanti a pile di vuoti barili accatastati.
-Entrate tutti nei barili, forza!- ci incita Bilbo –Vi prego, vi prego dovete fidarvi di me!-
Siamo un po’ tutti titubanti a questa idea dello hobbit e devo dire che  fuggire entrando in un barile non è che mi ispiri molto, finchè arriva l’ordine di Thorin –Fate come dice!-
Sempre leggermente dubbiosa mi infilo in un barile di mezzo, per fortuna che sono abbastanza larghi e ci posso stare comoda anche se mi devo rannicchiare un po’ con le gambe, contrariamente ai nani che sembrano aver trovato dei barili giusti alla loro altezza e che danno possibilità di movimento.
-Adesso che facciamo?- chiede Bofur, uscendo con la testa e automaticamente tutti usciamo fuori col capo per sapere la risposta; Bilbo è davanti a una grande leva e risponde –Trattenete il fiato…-
Lo Hobbit tira la leva velocemente, non riesco nemmeno a formulare una frase di rimando tanto che il pavimento dove sono poggiati i barili s’inclina e cominciamo a rotolare su di esso uno dietro l’altro; adesso capisco come dovrebbe sentirsi un vestito quando avvio la centrifuga della lavatrice.
Mi avvicino col barile alla sporgenza e vedo dalle sue fessure buio e il vuoto, poco prima di perdere il contatto col pavimento mi mordo le labbra per soffocare l’urlo che sarebbe di certo nato nel momento in cui sono andata oltre il suolo di appoggio, come se fossi stata lanciata fino ad atterrare in quello che sembra un canale di scolo sotterraneo.
Fortunatamente i barili galleggiano pur avendo il nostro peso dentro e riusciamo a drizzarli in modo da stare con la testa fuori, ringrazio anche il fatto che sembrano impermeabili, mi è sufficiente un solo tuffo essendo l’acqua gelata.
Do un controllo alla borsa di iuta …accidenti, come sospettavo è fradicia e lo sarà di sicuro anche il libro.
Dopo aver aspettato il tuffo nel barile di tutti (si potrebbe pensare ad una nuova specialità olimpica) ci blocchiamo per aspettare Bilbo, che attarda…
Ecco che l’apertura da dove siamo fuggiti si riapre ed un piccolo corpicino entra, con un altrettanto piccolo tonfo, in acqua –Bel lavoro, mastro Baggins!- si complimenta Thorin –Adesso andiamo!-, mentre io e Nori cerchiamo di tirare su Bilbo in uno dei nostri barili, senza risultati entusiasmanti.
Ci facciamo trasportare dalla corrente e velocemente vediamo l’uscita, finalmente il sole… quanto mi sei mancato!
Distratta dalla felicità di uscire da quell’antro scuro che non mi accorgo della cascata, che mi risucchia completamente al suo interno e vengo avvolta dalla sua spuma, cerco di ripararmi come posso dalla doccia non voluta, mi rannicchio ancor di più tenendomi forte al barile sperando che mantenga la sua posizione verticale e che non si capovolga.
Guardo dov’è Bilbo e lo vedo ancora ancorato al barile di Nori per fortuna.
Poi mi volto per guardare innanzi a me e vedo le rapide, solo rapide, tante rapide …se fossi a Gardaland sarei anche contenta di questa situazione… ma in questo caso il mio entusiasmo è inesistente, cerco di seguire la corrente e di mantenermi in equilibrio all’interno del contenitore.
Il suono di un corno  rimbomba nella foresta, probabilmente sono gli elfi che si sono accorti della nostra fuga… infatti poco dopo arriviamo ad un specie di ponte, sotto di questo c’è una grata che è appena stata chiusa da dalle guardie elfiche  che ci impedisce d’andare oltre.
Ci areniamo davanti a questa grata, io sono tra le ultime file e vedo gli elfi che si preparano ad attaccarci sguainando le spade, ma l’elfo che sembra a capo di questa squadra viene però colpito da una freccia nera alla schiena.
Riconosco quelle frecce: gli orchi!
Il corpo della guardia cade poco davanti a me ed io mi butto in acqua per recuperare la sua spada uscendo dal barile,  il corpo dell’elfo è pesante e va in fondo velocemente per via dell’armatura; prendo il fiato e lo seguo sott’acqua.
Il ruscello non è molto fondo e recupero velocemente l’arma e anche un paio di coltelli; quando una mano mi prende per le vesti e mi ritira su; mi si para davanti lo sguardo infuriato di Fili che mi aiuta ad entrare velocemente dentro il suo barile, gli passo la spada e mi tengo i coltelli, nel durante di tutto ciò gli orchi hanno conquistato il ponte e fatto macello delle guardie elfiche.
Un orco attacca Nori ma viene difeso da Bilbo con la sua spada; poi un altro nemico attacca me e Fili,  mentre io lo pugnalo al petto  con entrambi i coltelli il nano assetta un fendente che gli taglia nettamente la testa.
Prima che cada in acqua il corpo riprendo i pugnali ed uno lo passo a Dwalin che era preso a prendere a pugni un orco, per poi finirlo tagliandoli la gola.
Nel mentre della battaglia Kili esce dal suo barile e atterra alla base del ponte, Dwalin gli passa una spada recuperata dall’orco appena trucidato, non riesco a vedere cosa combina il moro troppo occupata a sopravvivere senza far cadere in acqua sia me che Fili.
Fili ad un certo punto lancia la spada che gli avevo passato, guardo la direzione del lancio e la vedo nel petto di un orco sopra il ponte che probabilmente stava per fare la pelle al fratello, seguo con lo sguardo Kili che si fa strada sopra il ponte per raggiungere una leva.
È lì per lì per abbassarla quando una freccia gli trapassa la gamba appena sopra il ginocchio, Fili lo sta guardando disperato mentre io cerco con gli occhi quale orco ha lanciato la freccia e lo vedo che sogghigna con l’arco in mano e che si avvicina piano per finire Kili sopra il ponte.
Presa dall’ira del momento prendo un mio coltello di lancio e lo scaglio senza pensarci contro l’orco prendendogli la mano e trapassandola parte a parte, ovviamente ora ho attirato troppo l’attenzione e so che sono diventata il nuovo obiettivo di quel mostro..
Fili accortesi di quello che ho combinato mi si para davanti, tra me l’orco facendo in modo che possa andare dietro di lui; però appare un altro orco vicino a Kili …e né io né suo  fratello possiamo intervenire non avendo più armi.
All’improvviso a salvataggio di Kili viene scoccata una freccia diversa da tutte quelle che ho visto, seguo la traiettoria per vedere la sua provenienza ed appare Tauriel, che si avvicina al ponte uccidendo gli orchi davanti a sé, poco dopo giunge anche l’elfo biondo con altri suoi compagni.
Kili approfitta dell’attimo di distrazione degli avversari per arrampicarsi e abbassare finalmente la leva a stenti aprendo così la grata; io e Fili con Dwalin teniamo fermo il barile in cui vi era Kili aspettando che scenda, il nano si sporge dal ponte e salta.
Un urlo di dolore sfugge a Kili mentre entra nel barile rompendo la freccia ancora incastrata nella sua gamba; Dwalin tiene fermo anche il mio vecchio barile, quindi per lasciare maggior libertà di movimento a Fili cerco di raggiungerlo, ma riesco appena ad aggrapparmi al bordo di questo.
La corrente creatasi da un ulteriore cascata subito fuori la grata ci tira oltre lungo il fiume, supero la cascata appigliata al barile cercando di trattenere il fiato, provo a tirarmi su sul barile ma un'altra cascata mi travolge e sono costretta ad abbandonare il mio appoggio.
A questo punto mi lascio portare dalla corrente cercando di nascondermi tra la spuma e riesco, non so bene come, a raggiungere il barile di Ori a cui mi aggrappo saldamente, la forza dell’acqua è impetuosa e ci accorgiamo appena delle lance e delle frecce che gli orchi stanno lanciando.
Continuo il viaggio appesa al barile del nano, riuscendo solo a pensare che non devo mollare la mia ancora di salvataggio; solo quando la torrente sembra tranquillizzarsi riesco a vedere che cosa succede… ci sono gli orchi che ci seguono lungo le sponde del torrente e gli elfi che ci coprono le spalle per il momento.
Ad un certo punto il barile con me ed Ori si arena sulla sponda rocciosa, vedo già gli orchi che stanno per avvicinarsi, allora mi metto tra il barile e la roccia usando le gambe come molla per spingerci ancora in mezzo al torrente  e continuare il viaggio.
Non so come faccio a mantenere il sangue così freddo… non so se sia adrenalina o qualcos’altro, ma è la stessa sensazione dell’avventura con i troll o con i globin.
Il barile con me e Ori ad un certo punto va a sbattere con quello di Fili, che come prima mi riprende rischiando di rovesciarsi e mi aiuta ad entrare nel suo, seppur con poca grazia; sembra ancora più incazzato di prima –Dopo facciamo i conti…- sussurra, e stavolta so che non la passerò liscia facilmente dato che ha ragione.
Le poche armi che riusciamo a prendere dagli orchi ce le passiamo con sincronia, ad un certo punto Dwalin  riesce a rompere un tronco che fa da ponte tra le due sponde, facendo così cadere gli orchi sopra di esso… riesco a recuperare una lancia, anche se non ne faccio immediatamente uso... dato che Bombur si è letteralmente lanciato su una sponda e rotolando sta sbaragliando non pochi nemici.
Gli elfi continuano a seguirci soprattutto Tauriel e l’elfo biondo, quest’ultimo non  so come si trova a scoccare frecce sopra le teste di Dwalin e Dori (credo) in precario equilibrio, facendo  non poco sfoggio della sua agilità e maestria.
L’elfo saltella da una parte all’altra sopra le teste dei miei compagni, non so devo essere affascinata per la sua grazia nel combattere o arrabbiarmi dato che ci tratta poco comei piedistalli; mentre combatte non si accorge però di un orco dietro le sue spalle.
Riesco a scagliare la lancia …che però si va ad impiantare sotto le rocce, sono troppo sballottata per prendere bene la mira; fortunatamente interviene Thorin che scaglia un ascia colpendo il petto dell’orco.
Continuiamo il nostro viaggio all’interno del barile, gli orchi fortunatamente non riescono  a stare dietro alla corrente, quindi alla fine riusciamo a scappare… mi preoccupa Kili è rannicchiato all’interno del suo barile dolorante con metà freccia ancora all’interno della gamba.
-Tu sei pazza!- attira la mia attenzione Fili.
Non riesco a rispondergli, di solito so sempre cosa dire ma in questo caso sono nel torto più marcio, il nano continua –Ti sei buttata in acqua per recuperare una spada e dei coltelli abbandonando il tuo barile, e va bene sono stati utili e te lo concedo… ma accidenti Anaïs, perché ti sei ributtata quando eri al sicuro con me?-
-Non volevo intralciarti i movimenti…-
-Davvero e secondo te non mi hai intralciato? Ogni mezzo secondo guardavo se eri ancora attaccata al barile di Ori! Se fossi rimasta qui, magari ero un pelo più tranquillo… invece no! Devi fare sempre di testa tua!-
-Mi dispiace, hai ragione…-
-Per non dire quando vi ho visti arenati sulle rocce e quando ti ho visto sparire nell’acqua e … scusa cosa hai detto?- si blocca un attimo il nano prendendo le mie spalle.
-Che hai ragione, e che io una volta ogni tanto ho torto.-
-Guarda, che anche se mi dai ragione… il che lo ammetto, ringrazio Mahal per il miracolo… non vuole dire che i guai per te siano finiti, perché c’è un'altra cosa che mi è rimasta sullo stomaco.- brontola Fili guardando quasi trucemente.
-Immagino la sfida che ho lanciato all’orco.-
-Immagini bene… quell’orco è potente e se ci trova cercherà di farti la pelle.-
-Si lo so… volevo solo salvare Kili.-
 
Usando le braccia come remi riusciamo a giungere una sponda rocciosa, pian piano usciamo dalle botti e proviamo a camminare per cercare di riscaldare i muscoli ancora infreddoliti dall’acqua ghiacciata, Kili esce  velocemente ma non riesce a fare che due passi per poi cadere dolorante.
Esco dalla botte seguita a ruota Fili ed accorriamo verso di lui, ci raggiunge anche Bofur… guardo la ferita ed ha ancora la freccia incastrata –Dobbiamo togliere la punta della freccia.- affermo per poi venire raggiunta da Oin che annuisce –Voi due tenetelo fermo. Anaïs, mi passerai gli strumenti.- dice rivolgendosi sia me che a Bofur e Fili.
I due nani gli bloccano le braccia, mente il moro si dimena –Non è niente! Sto bene!-
-Starai meglio senza quella roba nella carne.- lo riprende Oin e prendendo il legno uscente lo tiro un poco cercando di essere delicato, ma Kili soffoca un urlo e il sangue fuoriesce piano.
-Ragazza prendimi una pinza!- esclama Oin, ed io obbedisco veloce.
Il medico attento comincia a sfilare piano la punta nera e macchiata di sangue di Kili.
-In piedi!- arriva lapidario l’ordine di Thorin.
-Kili è ferito bisogna fasciarli la gamba!- risponde Fili.
-Abbiamo un branco di orchi alle calcagna, continuiamo a muoverci.- insiste Thorin, non volendo ammettere obiezioni.
-Thorin, dacci due minuti… è tuo nipote…- intervengo, cercando di convincerlo, mentre Oin blocca il sangue che esce dalla gamba del principe più giovane.
-E sia, due minuti.- afferma il nano.
-Verso dove andiamo?- domanda intanto Balin.
-Verso la Montagna. -risponde Bilbo indicando oltre gli alberi e il bosco.
-C’è un lago tra noi e la montagna e non c’è modo di aggirarlo.- afferma Balin.
-Ci gireremo intorno…- propone sempre lo hobbit.
-Gli orchi ci piomberanno addosso, sicuro come la luce del sole.- interviene rudemente Dwalin.
-Scusate ma se gli elfi buttano i barili nel torrente ci dovrebbe essere qualcuno che li raccoglie.- affermo, non propriamente convinta della mia intuizione; mentre cerco di strappare il mantello in modo da utilizzarlo come benda.
-Può essere, ma comunque non lo conosciamo ragazza mia.- risponde Balin.
-Capisco…- dico passando la benda  ad Oin che la pone subito sulla gamba di Kili, che intanto si morde le labbra per evitare di urlare dal dolore: è pallido… ma credo che sia normale tra il sangue perso e le ferite a stretto contatto con l’acqua.
All’improvviso capisco che non siamo soli, vedo Fili guardare oltre la mia schiena mentre chiudo la benda; mi giro e vedo un uomo… ha un arco in mano e lo sta puntando su di noi, Kili cerca di lanciargli una pietra ma questa le viene tolta dalle mani da una freccia scoccata velocemente.
-Fatelo di nuovo e siete morti.-



Super capitolone prima del nuovo anno! Scusate l’altro capitolo non ho scritto niente qui sotto ed ora recupero! Volevo finire prima l’altra storia xD Comunqueee ho deciso che aggiornerò una volta a settima e cioè il sabato! Oggi è l’eccezione che conferma la regola : )
Come sempre vi ringrazio per fermarvi a leggere! Sono davvero onorata! Inoltre ringrazio Odette Kahwwamura che ha aggiunto le storie tra le preferite!
A presto! Al prossimo sabato non il due ma il sette! Buon anno!!!
Bisous
Sylvie
 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Pontelagolungo. ***


-Scusa, ma sei di Pontelagolungo?- interviene diplomaticamente Balin alzando le mani disarmato –Se non vado errando. Quella tua chiatta non sarebbe possibile noleggiarla, per caso?-
L’uomo non risponde si limita a mettere via l’arco e a prendere i barili per poi trasportarli verso la sua chiatta; è un uomo di media altezza, capelli lunghi e neri come la pece anche gli occhi sono scuri per quanto sono riuscita a vedere, il volto è severo, ma non sembra avere cattive intenzioni.
-Fili, Bofur diamogli una mano con i barili, magari ci aiuta più volentieri…- sussurro ai nani, mentre costringo Kili a stare fermo –No, tu devi riposare…-
Mi avvicino verso la sponda e rientro in acqua, avvicinando i barili che sono rimasti lontani per poi passarli all’ uomo,  mi osserva mentre l’aiuto…probabilmente non si fida di chi non conosce, ma non riesco a dargli torto in fin de conti siamo venuti fuori dal nulla per lui.
Facciamo rotolare ognuno di noi un barile fino a farli arrivare alla chiatta intravista da Balin, solo allora l’uomo ricomincia a parlare –Cosa vi fa pensare che vi aiuterò?-
-Quei stivali hanno visto giorni migliori, come quel cappotto. Sospetto che tu abbia delle bocche da sfamare eh …Quanti bambini?- comincia il negoziato Balin, devo dire che è proprio capace in queste cose in cui la diplomazia e la calma sono tutto; del tipo non vedrei mai suo fratello come negoziatore, sarebbe capace di tagliare la testa alla controparte se gli fa saltare i cinque minuti.
-Un maschio e due femmine.-
-E tua moglie immagino sia una bellezza.-
-Sì, lo era.-
-Mi dispiace, non intendevo…- risponde mortificato Balin.
-Avanti basta, bando alle ciance.- interviene più scontroso Dwalin, interrompendo il fratello maggiore.
-Perché tanta fretta?- chiede l’uomo.
-Perché ti interessa?- ribatte il guerriero.
-Vorrei sapere chi siete e che cosa ci fate in queste terre…- rivolgendosi di nuovo a Balin.
-Siamo dei semplici mercanti delle Montagne Azzurre, in viaggio per vedere i nostri parenti sui Colli Ferrosi.-
-Semplici mercanti tu dici?-
-Ci occorrono cibo, provviste, armi… puoi aiutarci?- chiede Thorin facendosi avanti.
L’uomo ci guarda come stupito con un sorrisetto furbo, che lo rende parecchio intrigante; tocca poi i barili facendo notare quelli che sono i vari graffi e botte avvenuti nel corso della nostra fuga –So la provenienza di questi barili…-
-Perciò?- incalza Thorin.
-Non so che affari avevate con gli elfi, ma non credo che sia finita bene,  si entra a Pontelagolungo solo con il permesso del governatore tutte le sue ricchezze derivano dagli scambi con il Reame Boscoso… ti metterebbe ai ferri prima di rischiare l’ira di Re Thranduil.-
-Scommetto che ci sono altri modi per entrare non visti.- continua Balin su incoraggiamento di Thorin
-Certo, ma per quello vi ci vorrebbe il contrabbandiere.- risponde Bard.
- Per il quale pagheremo il doppio.- conclude Balin.
L’uomo non risponde all’offerta si limita a stringere la mano del nano e invitarci ad entrare nella chiatta con un cenno della testa; mentre andiamo verso l’imbarcazione butto un occhio verso Kili, sta zoppicando vistosamente e cerca di non dar a vedere il suo dolore.
 
Navighiamo lentamente in mezzo alla foschia, l’umidità è talmente tangibile che entra nelle ossa e il freddo non aiuta le nostre condizioni; guardo l’acqua è buia con delle piccole lastre di ghiaccio che si infrangono al nostro passaggio, l’uomo è al timone attento e vigile cercando di dirigere l’imbarcazione in questo piccolo mare di ghiaccio.
Nascoste dalla foschia improvvisamente sorgono delle costruzione diroccate, che rendono il paesaggio ancora meno accogliente, l’uomo le evita facilmente anche se avevamo l’impressione iniziale di scontrarci addosso ad esse.
-Basta con questo sfrontato uomo di lago gettiamolo dalla barca e facciamola finita.- afferma sottovoce Dwalin.
-Bard! Il suo nome è Bard!- interviene Bilbo, seccato per la proposta del guerriero che incrocia le braccia al petto sbuffando -Come lo sai?-
-Glielo ho chiesto…- risponde semplicemente lo hobbit.
-Non mi interessa come si chiama quello non mi piace.- bofonchia Dwalin dando un occhiataccia all’uomo.
-Eppure ci sta aiutando.- intervengo io, che mi trovo tra Fili e Kili sulla prua della chiatta.
-Non deve piacerci, dobbiamo solo pagarlo.- afferma Balin –E ci mancano 10 monete.-
Mentre i nani discutono il pagamento io mi rintano sempre di più contro i due fratelli cercando di ripararmi dal freddo, anche Kili sta tremando ma ho paura che non sia per la temperatura, allungo la mano verso la sua fronte e scotta.
-Kili, hai la febbre…- sussurro piano .
-No, sto bene…-
-Fammi vedere la ferita, magari rompo un altro po’ il mio mantello e ti cambio le bende.- insisto alzandomi un poco dai due per guardare in faccia il minore.
-Non ti preoccupare sto bene.- bofonchia Kili allontanandosi.
-Stai mentendo orgoglioso di un nano.- affermo cercando di raggiungere la gamba di Kili –Dai fammi vedere.-
-Ti ho detto di no.- afferma scostando la gamba.
-Ti lascio in pace per il momento.- mi arrendo tornando nel mio antro – Tuttavia me la farai vedere appena raggiungeremo la terra ferma nolente o volente, mi hai capito bene? Non accetto repliche.-
-Anaïs, quando ti ci metti sei peggio dello zio.- brontola il giovane nano dandomi le spalle, mentre io mi stringo verso Fili per cercare un poco di calore dal freddo; sento i nani borbottare infastiditi, ma rimangono solo di sottofondo per me mentre mi accoccolo sempre di più.
Ad un certo punto cala il silenzio, non vola una mosca e sento Fili muoversi per alzarsi; punto lo sguardo in mezzo alla nebbia e riusciamo a scorgere il profilo della Montagna Solitaria, sembra così vicina e sembra così vicina anche la fine di questa avventura.
Bard si avvicina velocemente a noi tendendo la mano –Il danaro datemelo.-
-Ti pagheremo quando avremo le nostre provviste non prima.- replica Thorin.
-Se apprezzate la libertà farete come vi dico, ci sono guardie più avanti.- avvisa Bard, indicando con la testa  verso prua e pian piano si vedono comparire delle palafitte di un villaggio sull’acqua, mi ricorda quasi un’antica Venezia, con i suoi piccoli e grandi canali e i ponti che uniscono una parte all’altra della città.
Balin velocemente da i soldi a Bard, notando che ci avviciniamo piano a quella che dovrebbe essere una dogana.
-Entrate nei barili.- ordina ai nani, poi guarda me –Tu no! Farai finta di essere una lontana parente che è venuta a trovare me e la mia famiglia.-
-Va bene… comunque il mio nome è Anaïs.- affermo cogliendo l’occasione per presentarmi.
-Allora Anaïs, sei la figlia di mia sorella che abita…-
-A Brea!- completo la frase con l’unica cittadina che riesco a ricordarmi.
-Come vuoi! Siediti sulla prua e aspettami.-
Arriviamo alla dogana e Bard scende a parlare con un uomo, intimandomi prima di stare ferma al mio posto e di non avvicinarmi ai barili per non destare sospetti; mi siedo alla prua e lo guardo parlare, ad un certo punto indica i barili e mi trattengo dal raggiungerlo.
Ho paura che ci voglia tradire, manderebbe così tutta la nostra fatica al diavolo, ma fortunatamente mi sbaglio un enorme gru con attaccata una grande rete si muove sopra i barili, rilasciando sopra di essi un numero spropositato di pesci ma sufficiente da ricoprire e nascondere tutti i nani.
Mi avvicino ai barili e sussurro –Tutto bene?-
Come risposta ricevo una dozzina di parolacce in Khuzdul e un –Secondo te?- da parte di Bilbo, non posso fare a meno di ridacchiare per la situazione in cui ci siamo andati a cacciare, tra le tante è una delle più buffe, almeno dal mio punto di vista, che non mi ritrovo coperta da pesci.
Bard ritorna nella chiatta e si posiziona al timone, come prima, mi avvicino a lui –Scusami, dato che devo far finta di essere tua parente, magari dovrei sapere i nomi dei tuoi figli…-
-Sì, hai ragione Sigrid è la maggiore, poi c’è Bain e la più piccola si chiama Tilda… ciò ti deve essere sufficiente.- risponde l’uomo fissandomi sospettoso.
-Siamo di molte parole…-
Mi sorride ironico –Come posso fidarmi di gente che si vuole fare contrabbandare?-
-Non hai tutti i torti.- affermo dandogli ragione.
Mi siedo vicino a lui, guardando i barili che traballano e da dove escono diversi brontolii, finchè Bard si alza e gli assesta un calcio –Siamo alla barriera del pedaggio.- sussurra avvisando i nani e in questo modo intimandogli di stare fermi.
Giungiamo alla barriera e un impiegato ci intima di fermarci, chiedendo i documenti.
-Ah, sei tu Bard… niente da dichiarare?- chiede l’uomo agganciando la chiatta alla dogana..
-Niente… se non che sono stanco e ho voglia di tornare a casa.- afferma Bard quasi svogliato.
-Io uguale a te, chi è la signorina che ti accompagna?-
Mi sto per alzare quando Bard mi intima di rimanere seduta con la mano ed obbedisco –La figlia di mia sorella che è venuta a trovarmi.-
-Non sapevo che avessi una sorella.- afferma l’umo guardandomi e salutandomi con la mano, saluto a cui rispondo sorridente.
-Non me l’hai mai chiesto..-
-Giusto.- concorda il burocrate e se ne torna nel suo ufficio con i documenti di Bard, per poi timbrarli velocemente –Ecco fatto, tutto in ordine.-
L’uomo fa per consegnare i documenti al chiattaiolo, quando interviene una terza persona vestita completamente di nero e con un mono ciglio da paura; pinzette queste sconosciute, penso soffocando l’ennesima risata, anch’essa parecchio inopportuna.
-Non così in fretta.- dice l’uomo prendendo di mano i documenti –“Consegna di barili vuoti dal Reame Boscoso”. Solo che non sono vuoti.- continua indicando i barili –Non è vero Bard, se non rammento bene, tu hai la licenza di chiattaiolo e non di pescatore.- dice prendendo un pesce dal barile –In più porti una donzella senza invito del Governatore.-
Accidenti, pensavo di passare inosservata…
Mi avvicino all’uomo –Buongiorno, sire.- saluto facendo un piccolo inchino per aggraziarmelo - Sono una parente di Bard; non ero a conoscenza della consuetudine, alquanto particolare, di chiedere il consenso di un terzo per visitare i miei parenti.-
-Serve l’invito del Governatore.- afferma l’ometto con un sorriso storto e giallo.
-Ma un tal affascinante uomo qual è lei, saprà chiudere in occhio alla presenza di una povera donna affaticata da un tal lungo viaggio… sapete provengo da Brea e solo l’amore per i miei parenti mi ha fatto giungere fin qui.- concludo facendogli gli occhi dolci e sfiorando la sua viscida mano, la cosa mi ripugna non poco, ma è necessaria.
L’uomo mi prende la mano e fa un baciamano –Le farò questo favore.-
-La ringrazio.- rispondo con un sorriso cercando di trattenere un forte conato di vomito.
-Per quanto riguarda i pesci sono illegali.- scende dalla chiatta –Svuotate i barili.- rivolgendosi a delle guardie armata, che entrano velocemente nell’imbarcazione; allora è Bard a intervenire –La gente in questa città fa fatica a mangiare, i tempi sono duri, il cibo scarseggia.-
-Non è un problema mio.- risponde l’uomo in nero, mi avvicino per ricominciare contro voglia ad ammaliarlo, ma Bard mi ferma –Ma quando la gente saprà che il Governatore ributta i pesci nel lago, quando inizierà la rivolta, sarà un problema tuo allora.-
Le guardie stanno cominciando a buttare i pesci all’interno del lago, quando l’uomo gli ordina di fermarsi… io mi accosto ai barili per mettere i pesci fuoriusciti dentro nascondendo i nani che stavano per essere scoperti, e vedo che Bard parla ancora con quel uomo spregevole.
Dopo aver superato la chiusa passiamo per qual che è un grande canale, le sponde di questo sono desolatissime, ci sono persino dei cani che cercano degli avanzi; la povertà è la calamità di questa città lo si vede dalle case rovinate e da questa atmosfera chiusa e deprimente.
Areniamo la chiatta davanti ad una modesta abitazione e Bard comincia a rovesciare i barili con dentro i nani, mentre io accorro per aiutarli ad alzarsi cercando di ignorare l’olezzo di pesce che emanano.
-Chi sarebbe l’uomo affascinante?- mi chiede Fili sottovoce mentre l’aiuto ad uscire.
-Un uomo che non vedeva una donna da molto e talmente allocco da credere che potessi cadere tra le sue braccia.- gli rispondo –E non ti preoccupare, era orrendo.- concludo correndo ad aiutare Bilbo in serie difficoltà.
Una volta usciti tutti Bard corrompe un tipo che ha visto la particolare scena –Seguitemi e statemi vicino.- ci intima infine.
Passiamo attraverso a quello che è un mercato, o una sottospecie, forte è la differenza con quello della Contea; non si possono mettere a confronto i turbinio di colori e gioia del secondo con questo che sembra un accostarsi di grigi.
Grigio il posto quanto è grigia la gente, pochi sorrisi, persone tristi che contano i soldi sperando che siano sufficienti; cerchiamo di passare inosservati, ma in mezzo alla piazza compare una guardia che si avvicina a noi –Alt! In nome del Governatore vi ho detto: Alt!-
Noi ovviamente cominciamo a scappare correndo tra le bancarelle del mercato e attirando un numero considerevole di guardie, che atterriamo a suon di remi o altri mezzi che troviamo in loco come spazzoloni o pentolame.
Rimaniamo nascosti tra i banchi del mercato all’intervento di un ulteriore guarnigione, il cui capo intima alla popolazione di non andarsene; Bard si avvicina disinvolto –Braga!-
-Tu, che combini Bard?- chiede la guardia con sguardo irato e sospettoso.
-Io? Niente… non faccio niente.-
-Già.- dice la guardia cercando di controllare le bancarelle.
-Ehi Braga… a tua moglie starebbe benissimo…- attira l’attenzione Bard mostrando al capitano delle guardie quello che dovrebbe essere un body di pizzo di dimensioni piuttosto importanti.
-Che ne sai te di mia moglie?-
-La conosco piuttosto bene, come gli altri uomini di qui.-
Trattengo la risata, so che non posso farmi sentire ora… anche se la tentazione è davvero forte; per fortuna che la battuta di Bard ha avuto i suoi effetti e le guardie se ne vanno, seguendo il loro cornuto capo.
Riprendiamo il cammino per le vie del villaggio, quando si avvicina un ragazzino –Papà la nostra casa è sorvegliata.-
-Accidenti… ho un piano, ma non dovete avere obiezioni.- afferma il chiattaiolo rivolgendosi a Thorin che semplicemente annuisce –Anaïs, tu vai con mio figlio e fai finta di essere la sua cugina… prima te la sei cavata bene.-
-Va buono.- mi avvicino al ragazzino che mi prende la mano e mi tira per le vie velocemente tanto che riesco fare solo un cenno di saluto ai miei compagni, prima di perderli di vista; spero che il suo piano funzioni anche se non so di che cosa si tratti.
-Ti chiami Bain vero?-
-Si, come fai a saperlo?-
-Me l’ha detto tuo padre… comunque sarebbe meglio camminare normalmente invece di tirarmi, si da meno nell’occhio.-
Bain molla la presa ma continua a camminare fino ad arrivare ad una casa piccola su una palafitta, prima di muoverci ulteriormente aspettiamo Bard che ci raggiunge di corsa, poi saliamo delle scale che danno sul canale dove stranamente ci sono due pescatori ed entriamo in quella che è l’abitazione del chiattaiolo.
Entro nella piccola casa e sento una voce di bambina dall’altra stanza –Pa’  dove sei stato?- ed ecco che spunta una graziosissima bimba con una camicetta bianca e un vestitino a pois e subito dopo un'altra voce più da donna –Eccoti qua ero preoccupata!- ed entrambe abbracciano il padre, mentre io rimango dietro a loro, non voglio disturbarli.
La ragazza più grande che riconosco come Sigrid mi vede e mi guarda un po’ circospetta, allora mi faccio  avanti tendendo la mano alla ragazza –Ciao, mi chiamo Anaïs… tu devi essere Sigrid tuo padre mi ha parlato di te.- la ragazza prende la mia mano, con il volto leggermente confuso, poi guardo la bimba -Tu invece sei la piccola Tilda… sei davvero graziosa, molto di più di quanto tuo padre mi abbia detto.-
La bambina si avvicina piano e mi prende la mano –Vieni sei tutta bagnata… se vuoi abbiamo un cambio d’abito e ti mettiamo ad asciugare i tuoi vestiti.-
Io sorpresa di questa infantile ma bellissima ingenuità guardo Bard che mi fa un cenno di assenso e poi Sigrid che mi sorride avendo avuto il benestare della piccola.
-Vi ringrazio, ma non vorrei disturbare troppo.-
-Se rimani così ti prendi qualcosa, ti presto io degli abiti… dovrei averne qualcuno giusto per te.- interviene Sigrid, mentre vedo che Bard indica qualcosa al figlio che scappa al piano sottostante.
Seguo le due figlie in quella che è la loro camera, anch’essa piccola in proporzione alla casa, ma comunque accogliente… mi danno il cambio e mi mettono apposto i capelli infestati da mille e uno nodi; mentre si stanno divertendo a trattarmi come una bambolina, sento dei passi salire le scale.
Ci muoviamo verso la sala principale e vedo l’arrivo dei miei compagni, accompagnati da un odore fetido.
-Perché i nani escono dal nostro gabinetto?- chiede Sigrid.
-Ci porteranno fortuna?- chiede invece la piccola Tilda, sorpresa di vedere dei nani
-Sono i miei compagni di viaggio.- intervengo facendo in modo che gli occhi delle due ragazze puntassero su di me un po’ stralunate.
Pian piano tutti i nani escono dalla toilette ed io e le ragazze li procuriamo un cambio d’abito, dato che i loro abiti hanno bisogno di una pulita e direi anche di un antibatterico.



Ciao : )
Eccomi come promesso di sabato! Chiedo scusa devo rispondere ancora a mille mila recensioni, scusatemi ma sono un po’ in crisi con tutto tra lavoro e studio non so proprio come barcamenarmi e non so se uscirò viva dalla sessione invernale! xD
Allora ringrazio tutti coloro che le leggono e ci tengo a ringraziare soprattutto due nuovi seguaci Angy_angY e chibi_charlotte! E chi ha raggiunto la storia tra le preferite _Boobear31 : )
Al prossimo sabato!
Bisous
syl

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Tre volte benvenuti. ***


Thorin è a guardare fuori dalla finestra e sembra che qualcosa abbia attirato la sua attenzione, mi avvicino a lui e con me viene anche Bilbo entrambi incuriositi dall’espressione incantata e stupita del nano, lo hobbit è il primo che lo distrae –Sembri uno che ha visto un fantasma.-
Il nano si volta sorpreso verso di noi e poco dopo giunge Balin, accennando un sorriso ed interviene – E’ così. L’ultima volta che abbiamo visto tale arma la città andava a fuoco, fu il giorno in cui arrivò il drago.-
Mi siedo per terra incuriosita dal racconto di Balin e aspettando fremente la sua storia, quanto mi piace il suo modo di narrare anche se si tratta dei suoi tristi ricordi, la sua voce mi culla dentro di essi e mi sembra quasi di viverli anch’io, riuscendo a capire la sua amarezza e il suo dolore che non si sono sopiti durante questi anni.
-Il giorno in cui Smaug distrusse Dale, Girion il signore della città radunò i suoi arcieri per colpire la bestia, ma la pelle del drago è dura più dell’armatura più resistente: solo una freccia nera partita da una lancia del vento poteva trafiggerne la pelle.- continua il nano –E poche di quelle frecce furono realizzate, la scorta si andava a riducendo, quando Girion tentò di opporre resistenza.-
-Se la mira degli uomini fosse andata a segno molte cose sarebbero cambiate.- afferma quasi sussurrando Thorin, continuando poi a guardare fuori dalla finestra.
A un certo punto si unisce a noi anche Bard –Parli come se ci fossi stato…-
-Tutti i nani conoscono il racconto.- ribatte lapidario Thorin, probabilmente non vuole far capire a Bard il vero motivo del nostro viaggio.
-Allora saprai che Girion colpì il drago, gli allentò una squama sotto l’ala destra, ancora un colpo e avrebbe ucciso la bestia.- afferma Bain convinto delle sue parole, che tuttavia vengono velocemente zittite da Dwalin che ridacchiando senza cattiveria risponde –Quella è una favola giovanotto, niente di più.-
-E se fosse vera, ogni favola ha una base di realtà, potremo avere una speranza…- mi rivolgo a bassa voce a Balin per non farmi sentire dai nostri anfitrioni, sfortunatamente il nano si rattrista alle mie parole e fa un cenno di dissenso con la testa.
Thorin intanto si fa avanti verso Bard –Hai preso il nostro denaro, dove sono le nostre armi?-
-Aspettatemi qui.- risponde l’uomo.
Finita la conversazione mi alzo e vado verso Sigrid impegnata a mettere a posto la cucina; mentre i nani fanno una piccola riunione, non dico che non mi interessa sentire ma comunque sarebbe inutile intervenire in questi casi, direbbero semplicemente che non sono questioni da donne… talvolta sono proprio misogini.
Poco dopo ritorna Bard con un sacco lungo e nero che poggia sul tavolo intorno al quale tutti i nani si riuniscono, saranno le armi promesse; apre il sacco e ci sono martelli o comunque strumenti modificati solo simulacri delle armi.
-Sigrid hai bisogno di una mano in cucina?- mi ritiro, non ho voglia di sentire i prevedibili brontolamenti dei miei compagni, che sicuramente non tarderanno ad arrivare.
-Si, grazie… ma non stai con i tuoi compagni?- mi domanda confusa la ragazza.
-Ehm no… e fra poco capirai il perché…- mi avvicino per poi prendere uno straccio e pulire i piani della cucina.
3-2-1.. boom: nella cucina si sentono i brontolii dei nani  e le risposte piccate di Bard, che poverino avrà fatto il possibile con i suoi mezzi, ma i nani speravano in qualcosa di meglio e sono abbastanza intransigenti in queste cose.
-Brontolano sempre così spesso?- mi chiede ingenuamente Sigrid.
-Qualche volta… la prima volta che gli ho incontrati hanno intavolato nel giro 10 minuti circa tre discussioni diverse.- ridacchio continuando a pulire.
-Davvero? …Comunque per sta sera una zuppa gli andrà bene anche a loro?-
-Sì, dico davvero… già allora ho capito di intervenire solo quando gli animi si placano… la zuppa gli andrà benissimo, tranquilla.- rispondo con un sorriso, in modo da tranquillizzarla e farle capire che anche se i nani brontolano non muoveranno un dito verso suo padre, che comunque ci sta ospitando.
-Ma da quanto tempo che viaggi con loro? E sono solo uomini?- domanda, sembra quasi un poco imbarazzata dal quesito notando il leggero rossore sulle guancie.
-Beh da fine primavera, giù di lì. E, sì, niente ragazze a parte me…cosa posso fare per aiutarti con la zuppa?-
-Affetta le cipolle, se non ti dispiace… e come è andata? Cioè per una ragazza sarà stata dura per te…-
Come richiesto prendo il tagliere, coltello e comincio a tagliare le cipolle –All’inizio non è stato proprio semplicissimo lo ammetto, ma sono dei compagni simpatici e leali; ci si affeziona velocemente.- comincio ovviamente a lacrimare mentre parlo –Ti vanno bene così?- chiedo asciugandomi le lacrime con la manica.
-Sì, ottimo… ti va di tagliare anche le carote?-
-Passamele pure…- rispondo contenta di rendermi almeno un poco utile.
Continuiamo a chiacchierare allegramente io e SIgrid, e devo ammettere che mi fa piacere che ci sia una presenza femminile… non che Tauriel mi sia dispiaciuta, anzi ma c’erano delle sbarre di mezzo e fare veramente amicizia era un po’ difficile.
Finalmente i nani smettono di brontolare, avranno trovato di certo una soluzione, almeno spero.
Si avvicina Fili alla cucina un po’ scoraggiato per via delle armi immagino, alzo lo sguardo dal tagliere intenta a curare un'altra verdura –Novità?- chiedo curiosa.
-Sì, sta notte andiamo a prendere delle vere armi all’interno di un palazzo.- risponde a bassa voce, sempre attento a non farsi sentire nemmeno da Sigrid.
-Non mi sembra saggio.-
-Non hai visto quelle che ha portato Bard.- afferma con un broncio, che mi ricorda quasi un bambino a cui è appena caduto il gelato per terra.
-Le ho viste e rimango della stessa opinione, comunque vi seguirò come sempre.- affermo sorridendogli.
-Stai bene vestita da donna e ti vedo bene anche così dietro ad una cucina. Hai pianto? Hai gli occhi rossi? Stai bene, vero?- domanda preoccupato, probabilmente ha notato la mia irritazione agli occhi dovuta alle cipolle che ho curato prima.
-Sì, ho pianto; ma solo perché ho curato le cipolle Fili.- rispondo ridendo, per poi cambiare velocemente argomento -Come sta tuo fratello?-
-E’ seduto appoggiato con un bastone lì sull’angolo.- indica con la testa il nano, per non farsi notare da Kili.
Lo guardo dalla mia postazione e non posso fare a meno di preoccuparmi :Kili è sempre più pallido, assieme a lui c’è anche Oin che gli sta misurando la febbre; velocemente abbandono la cucina e mi dirigo verso di lui.
-Ora ci fai vedere la ferita.- affermo rigida, con Oin che annuisce verso di me.
-Fai come vuoi…- risponde il giovane nano, non molto contento della presa di posizione mia e del medico.
-Certo che facciamo come vogliamo, ragazzo.- brontola Oin, appoggiando la tromba per terra e prendendogli delicatamente la gamba.
Comincio a toglierli le bende pian piano, tuttavia sembra che il sangue si sia rattrappito intorno alla pelle, tanto da rendere difficile la rimozione del medicamento; Oin sbuffa seccato e si rivolge verso di me –Anaïs, chiedi delle garze e bagnale con dell’acqua calda.- ordina il medico.
Ritorno verso la cucina velocemente verso la cucina rivolgendomi subito verso Sigrid rimasta a pulire il piano da lavoro–Sigrid, scusa se ti ho abbandonato, ma un mio compagno non sta molto bene avresti qualcosa per pulire una ferita e delle bende?-
-Non ti preoccupare, adesso basta che la zuppa bolli per un po’ ed è fatta, per le bende vi raggiungo subito.-
-Un poche dovrebbe essere bagnate con dell’acqua calda.- l’avviso sempre un poco preoccupata, mentre lei tranquillamente mi sorride –Va bene, arrivano subito… avevo fatto riscaldare dell’acqua poco fa per del thè, dammi un paio di minuti.-
Aspetto la ragazza inginocchiata davanti a Kili con Oin che nuovamente tenta di sollevare piano le bende, mentre io gli tengo alta la gamba ferita, poi si avvicina anche Fili mi appoggia una mano sulla spalla; ha il volto serio mentre scruta suo fratello si vede che è davvero molto preoccupato, anche se cerca di non darlo a vedere.
Arriva Sigrid con uno straccio immerso nell’acqua bollente e delle bende che sembrano pulite,
-Grazie.- borbotta Oin, prendendo lo straccio bollente, mentre Sigrid si allontana sotto l’occhio attento di Fili, che la guarda anche un po’ troppo tanto che mi trovo a distrarlo con un colpo di tosse.
Il biondo sobbalza e mi sorride quasi divertito dalla mia improvvisa tosse, seccata mi volto verso Oin e noto che anche lui scuote la testa divertito… sbuffo, seccata insomma non posso avere un poco di tosse improvvisa senza che questi nani pensino subito male. Che poi la tosse fosse data da un leggero fastidio per come Fili guardava Sigrid, non è affatto importato. Assolutamente.
-Fili, prendi il posto di Anaïs e tieni forte la gamba di Kili. Ragazza, tu bagna la pelle intorno la ferita così riusciamo a togliere più facilmente le bende.- ordina Oin, senza mezzi termini.
 Faccio come ordinato e comincio a bagnare la pelle mentre Oin tira piano la vecchia benda ricavata dal mio mantello, guardo un attimo Kili che si morde le labbra per non urlare e stringe forte gli occhi, ma qualche lacrime scende lo stesso sul suo viso pallido e stanco.
Oin continua inarrestabile a togliere le bende scoprendo una brutta e profonda ferita, fortunatamente non sembra che si siano incastrate schegge del legno della freccia, ma è strana non c’è pus ma solo un bordino viola intorno a questa.
Oin borbotta qualcosa contrariato, mentre pulisce la ferita e ad un certo punto si rivolge verso Fili, il quale guarda la ferita con odio misto a preoccupazione; anch’io sono molto preoccupata e ciò che vedo non mi fa sperare per il meglio; una ferita di questo tipo avrebbe fatto fuoriuscire del pus come reazione normale, ho paura che si sia infettata e l’ultimo pezzo di viaggio tra pesci e toilette non ha, di certo, aiutato la guarigione.
-Dovresti stare fermo.- afferma il medico  sempre brontolando –Meglio che tu stia qui.-
-No, il mio compito è seguire Thorin.- ribatte Kili deciso tentando di alzarsi in piedi.
-Testardo di un Durin.- borbotta Oin –Riesci appena ad alzarti in piedi, cosa pensi di fare con quella gamba?-
-Rendere comunque fiero mio zio.- sussurra deciso Kili guardando Oin senza permettere repliche, tanto che il vecchio nano se ne va parecchio irritato.
-Ha ragione Oin, dovresti riposare.- intervengo seria.
-Dovresti cambiarti fra poco andremo via.- continua invece Kili facendo finta di non aver sentito.
-A prendere le armi?- chiedo guardando prima Kili e poi Fili, che abbassa la testa incontrando il mio sguardo.
-Sì…- sussurra il secondo.
-Kili, la ferita è grave… dovresti rimanere qui.- insisto cercando di riportarlo alla ragione.
-Seguo lo zio.-
-Testardo di un nano fai come vuoi allora. Vado a cambiarmi.- brontolo, guardando male anche suo fratello maggiore che non sta facendo niente per fermarlo.
Mi dirigo a riprendere i miei abiti che essendo stati maggiormente vicini al fuoco rispetto agli altri sono più caldi e li indosso volentieri, con naturalmente la mia borsa anch’essa asciutta; il libro, a dire la verità, non l’ho nemmeno aperto, temo infatti di trovarlo in condizioni pietose.
Non mi sarebbe dispiaciuto tenere il vestito ancora un poco.
È da tanto che non indosso una gonna, non mi trucco né pettino; non sono mai stata una grande amante di queste cose, ma pur non avendo l’ossessione ne sento la mancanza: il poter indossare un vestito, acconciarmi i capelli, rendermi carina per una persona speciale, tutte piccolezze che in questo viaggio mi sono state negate, trovo la mia femminilità solo nei sentimenti e non nei gesti.
Ma che stupida, abbiamo altro a cui pensare.
Mi dirigo verso l’antro e ci sono i nani che spingono Bain per uscire fuori dalla casa, facendolo cadere sul pavimento, prima di raggiungere gli altri lo aiuto ad alzarsi –Perdonaci...- gli sussurro per poi seguire i miei compagni,  salutando con la mano le due ragazze che sono rimaste immobili a guardare la scena.
 
Giungiamo protetti dalla notte dinnanzi ad un grande palazzo che ad occhio è quello tenuto con maggior cura rispetto il resto delle costruzioni, in alto c’è una finestra che normalmente non sarebbe raggiungibile: ma grazie l’ingegno dei miei compagni è a portata di mano.
I nani formano infatti una scaletta con le loro schiene fino ad arrivare ad aprire la finestra, mi muovo su di essi cercando di non pesare troppo fino ad entrare di soppiatto nell’armeria, con me ci sono anche Thorin, Bilbo, Bofur, Nori e Kili.
Ci carichiamo tutti di un gran numero di armi, soprattutto Kili che per non far vedere la sua condizione allo zio si riempie le braccia di spade lunghe e pesanti, comunque vedo che Thorin lo ferma con aria parecchio preoccupata –Kili, stai bene?-
-Ce la faccio, andiamocene via.- risponde il nipote, dirigendosi piano verso le scale.
Lo guardo mentre se ne va, ma poi mi avvicino a Thorin –Ti ha mentito.- gli sussurro –Quella ferita è profonda e soprattutto strana.-
Il nano non fa in tempo a rispondermi che un rumore di metallo caduto si estende per l’armeria e anche all’esterno di essa, nel giro di pochi secondi mi ritrovo con una lama sulla gola da quelle che sono le guardie da cui siamo scappati prima.
Queste conducono me e i miei compagni all’esterno dell’edificio, dove ci attende anche il resto della compagnia anch’essa tenuta sotto stretto controllo da altrettante guardie.
Nevica, piccoli fiocchi volteggiano leggiadri intorno a noi mentre veniamo spinti con le armi sulla schiena davanti ad una grande abitazione anch’essa molto curata come l’armeria, con davanti una grande scalinata controllata da guardie, cerco di mantenere un portamento fiero, non voglio abbassare la testa da questa sottospecie di celerini.
La porta della casa si apre piano e di poco, spunta fuori Mr Monociglio, e subito dopo le porte si spalancano e spunta un signore grasso dai radi, ma lunghi capelli rossi che usa per cercare di fare un ridicolo riporto –Che cosa significa questo?- chiede.
-Gli abbiamo sorpresi a rubare armi, signore.- risponde quello che credo sia il capitano delle guardie, mi sa che è il cornuto.
-Ah, nemici dello Stato?- domanda Mr Riporto.
- Un disparato mucchio di mercenari come mai nella vita ,signore.- interviene Monociglio, io vorrei ribattere con una battutina pungente, ma la lancia sul mio collo è un ottimo disincentivo.
-Frena quella lingua.- si fa avanti Dwalin –Tu non sai di chi parli… lui non è un criminale qualunque, lui è Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror.-
-Noi siamo i nani di Erebor.- continua Thorin – Siamo venuti a reclamare la nostra terra natia, ricordo questa città al tempo della sua grandezza, flotte di navi attraccate al porto colme di sete e gemme preziose. Questa non era una città abbandonata sul lago, questo era il centro di tutto il commercio del nord. Io garantirei il ritorno di quei giorni ,riaccenderei le grandi fornaci dei nani e farei fluire ricchezza di nuovo nelle sale di Erebor.-
La folla radunatasi acclama alla parole di Thorin annebbiati da promesse di ricchezze; promesse che sono a fondo perduto secondo me, dato che dimenticano un particolare di non piccola dimensione e sarebbe il drago.
-Morte!- interviene improvvisamente Bard –Ecco cosa ci porterai, fuoco di drago e rovina, se risveglierai quella bestia distruggerà tutti noi.-
-Potete dare ascolto questo oppositore ma io vi prometto una cosa: se riusciremo tutti condivideranno le ricchezze della montagna. Avrete abbastanza oro da ricostruire Esgaroth per 10 volte almeno.-
La gente a queste parole è entusiasta, pendono dalla parole del nano e vedo Balin che muove la testa in segno di assenso, riconoscendo nella promessa appena fatta il suo Re; però interviene Mr Monociglio –Perché dovremo crederti sulla parola? Noi non sappiamo niente di te. Chi può garantire per la tua onestà?-
Bilbo alza la mano –Io, garantisco per lui, ho viaggiato a lungo con questi nani affrontando gravi pericoli e se Thorin Scudodiquercia da la sua parola… la manterrà.-
-Tutti voi! Ascoltatemi!- attira l’attenzione Bard –Avete dimenticato quello che è successo a Dale? Dimenticato quelli che sono morti nella tempesta di fuoco? E per quale motivo? La cieca ambizione di un Re della Montagna, così preso dall’avidità da non vedere oltre il suo desiderio.-
-Suvvia suvvia, non dobbiamo, nessuno di noi, essere troppo frettolosi a dare la colpa.- dice il Governatore –Non dimentichiamo che è stato Girion, signore di Dale, tuo antenato… – continua indicando Bard-… a fallire ad uccidere la bestia.-
Bard si avvicina a Thorin piano, profondamente colpito dalla parole del Governatore –Tu non hai alcun diritto ad entrare in quella montagna.-
-Io sono l’unico ad averlo.- risponde sotto voce il nano per poi dare le spalle all’uomo che ci ha accolto –Mi rivolgo al Governatore degli uomini del lago, vuoi vedere la profezia realizzata? Vuoi condividere la grande ricchezza del nostro popolo? Cosa rispondi?-
-Io dico a te, benvenuto!- allarga le braccia il Governatore ottenendo così le acclamazioni del suo popolo –Tre volte benvenuto, Re sotto la Montagna.-



Ciao!
Chiedo umilmente scusa per il ritardo nella pubblicazione, purtroppo i miei terribili esami mi hanno tenuta lontana da EFP per quasi un mese o anche di più togliendomi la voglia di scrivere e concludere questa storia!
Ma ora cercherò di aggiornare settimanalmente o anche più spesso, se vi fa piacere!
Vi chiedo ancora scusa! E ringrazio come sempre tutti! A presto
Bisous
Syl
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Fiesta. ***


Bard ci squadra con odio, come dargli torto abbiamo approfittato della sua ospitalità e lo abbiamo fatto passare per iettatore dalla sua gente, mi dispiace anche per Sigrid, quella ragazza mi stava simpatica avrei voluto diventare una sua amica; ha anche cucinato per tutti noi.
Il Governatore ci invita nel suo palazzo urlando contro ai suoi servi di preparare un tavolo a festa e di invitare i musici e le persone importanti della città per il ritorno del Re sotto la Montagna.
Ovviamente le armi, che minacciavano fino a poco fa il mio collo, vengono abbassate con solerzia e con dei piccoli inchini vengo accompagnata gentilmente all’interno dell’abitazioni; il Dio denaro fa i suoi miracoli.
Arriviamo al salone d’ingresso, uno spiazzo rettangolare con un pavimento di legno coperto da un tappeto rosso e le pareti, che ci circondano, sono colme di ritratti del Governatore in pose che nemmeno al Re Sole potevano venire in meno, mi guardo intorno e noto che il signor Monociglio si è accorto della mia presenza all’interno della compagnia.
Mi avvicino velocemente a Fili e a Kili, il primo ha sicuramente capito identità dell’”affascinante uomo” di prima ed infatti lo saetta sul posto con lo sguardo ogni volta che tenta di avvicinarsi.
Ad un certo punto una donna mi prende sotto braccio e mi conduce di gran corriera in una camera, superando non so quanti piccoli corridoi tutti molto simili l’uno all’altro.
La donna, che credo sia una cameriera comincia a togliermi la camicia e mi costringe a togliermi anche i pantaloni per mettermi un vestito tanto brutto quanto pomposo.
-Non vorrei sembrare maleducata, c’è qualcosa di più semplice?- chiede sentendomi a disagio solo alla vista del corpetto così stretto che non ci passo neanche pregando.
La signora sbuffa e mi va recuperare un vestito simile a quello che aveva trovato Sigrid, solo un po’ più elegante; lo indosso velocemente e faccio per uscire quando vendo placcata da altre due donne che entrano nella stanza.
Mi fanno sedere davanti ad uno specchio senza dire nulla e cominciano a pettinarmi; sembrano degli automi: non parlano, ne sorridono e in più non mi stanno pettinando i capelli ma hanno deciso di ucciderli, soffio cercando di non arrabbiarmi anche se sento che la mia poca pazienza se ne sta andando velocemente..
Una delle parrucchiere si stacca e prende quella che sembra un’enorme borsa per i trucchi, da cui esce una specie di cuscinetto intriso di polvere bianca che mi butta senza gran cura in volto, facendomi soffocare… finisco di tossire e alzo lo sguardo allo specchio.
 O mio Dio… ho il colorito di un vampiro e i capelli che sembrano quelli di Mariantonietta: una cofana.
Mi alzo dalla sedia e apro la porta –Fuori!- le donne volano fuori sghignazzando al mio cortese invito; stupide oche…
Fortunatamente nella stanza c’è anche un bagno e quindi mollo l’acqua nella vasca e decido di concedermi dei minuti di pace, tenendo conto che non so quando potrò godere di questi momenti così tranquilli e sereni.
Dopo il bagno sono libera da quel ridicolo trucco e altrettanto ridicoli capelli, quindi mi rimetto il vestito e le scarpe che le cameriere mi hanno lasciato, mi faccio la mia sempiterna treccia ed esco dalla stanza, cercando di trovare il salone delle feste.
Seguo gli stretti corridoi coperti da un tappeto rosso, andando in giro a caso sperando di trovare uno dei miei compagni; invece trovo Mr Monociglio, cerco di superarlo senza degnarlo di uno sguardo, ma dopo averlo fatto mi prende il polso e mi spinge addosso alla parete.
L’uomo mantiene la mano intorno al polso e una la mette sul collo –Chi abbiamo qui: la “nipote” di Bard…- sibila vicino al mio orecchio.
-Chi abbiamo qui Sir Monociglio, deve ancora trovare le pinzette?- rispondo ironica e con un sorriso, che sì lo so, è da schiaffi.
-Tu impudente…-
-Che cosa vuole farmi? Se solo osa toccarmi i miei compagni le faranno la pelle…- affermo baldanzosa, anche se lo sto provocando sono sicura che questi non è proprio un gran pericolo per la mia virtù.
-Non ti farò niente di male, a parte approfittare delle tue grazie.- afferma lanciando un sguardo lascivo su tutto il mio corpo, che persona sudicia.
-Non credo che sia possibile. - gli sorrido.
-Perché?-
-Perché fra poco avrai il naso e il polso rotto.-
Infatti approfitto della mano libera, per infliggergli un colpo col palmo sotto il naso, liberandomi della presa al collo, fortunatamente mi lascia anche il polso e quindi prendo la sua mano girandola dietro la schiena, spingendolo contro il  muro e rendendolo innocuo.
-Mi sai dire dov’è la sala delle feste?- gli chiedo innocente.
-Ti accompagno io. - una voce conosciuta mi distrae e in fondo al corridoio vedo Fili, sorridente e contenta di rivederlo mollo l’uomo ancora dolorante e lo raggiungo.
Mi prende la mano –Sarai vestita da donna, ma i tuoi modi non si addicono a una signorina.- mi sgrida scherzosamente.
-Non so se hai visto l’intera scena, ma il signore non è un gentiluomo. -
-Si, ho visto tutto è fortunato che non sia intervenuto io. - afferma accostando l’uomo addosso al muro e tirandogli un calcio sullo stinco.
-Dai Fili, sai che mi so difendere bene nel corpo a corpo .-
-Lo so fin troppo bene. - ridacchia mentre passiamo per un altro corridoio, sono tutti uguali non riuscirò mai ad orientarmi in questo labirinto e noi è da un po’ che camminiamo mano nella mano; spero di non incontrare nessuno dei nostri.
-Fili, ma sai dov’è il salone o stai cercando di sequestrarmi?-
-La seconda opzione non mi dispiace per niente, è da un po’ che non passiamo del tempo da soli.- a queste parole mi spinge leggermente contro il muro –Poi questo vestito ti sta d’incanto, non potrei rispondere di me. - continua avvicinandosi alla mia bocca, mentre cerco di spingerlo un poco sorridendo nel vedere la porta dietro al nano aprirsi.
-Mi sa che dovrai rispondere, non siamo soli…- indicando con la testa la porta aperta da cui compare Bilbo vestito di tutto punto, leggermente sconvolto e con la bocca aperta.
-Voi due, cosa combinate? Avevo dei sospetti ma mai avrei pensato che fossero fondati… se lo viene a sapere Thorin.- comincia mettendosi le mani a contorno del viso, sembra quasi disperato in questo momento.
-Bilbo, Bilbo guardami- cerco di alzare lo sguardo dello Hobbit su di me –Io e Fili… ecco siamo in una situazione particolare. -
-Si, lo vedo da solo. - afferma sarcastico
-…Ma Thorin non deve sapere, insomma noi… cioè io sono molto confusa, tu devi promettere di non dire niente. Ti prego.-
-Io… io … voi due, uff… va bene; prometto per il quieto vivere… ma dovete essere più prudenti, poteva beccarvi qualcuno di meno indulgente!- esclama Bilbo sempre un poco innervosito.
-Grazie Bilbo!- sorrido inginocchiandomi e abbracciando lo hobbit.
-Oh, lo Hobbit ha fatto conquiste!- sento immediatamente dopo la voce bassa di Dwalin non molto distante da noi, alzo lo sguardo e lo vedo avvicinarsi assieme al fratello sorridente, entrambi con vestiti puliti e colorati..
-Ciao, che belli che siete.- saluto facendo un po’ arrossire Dwalin e ridere Balin –Sapete dove si trova il salone delle feste? Ci siamo persi io e Fili, fortunatamente siamo capitati davanti alla stanza di Bilbo. -
Lo Hobbit tossisce nervoso –So io dov’è per di qua… - afferma con aria seccata e noi lo seguiamo silenziosamente fino ad arrivare in un enorme sala con una grande tavola imbandita con tutto quello che si possa desiderare, forse anche troppo.
Ci sono circa una decina di persone pompose, che sono state chiamate all’ultimo minuto per venire a festeggiare la nostra impresa, mi viene da piangere a pensare che in una popolazione di poco meno di mille persone ci siano così poche persone ricche, mentre il resto muore di fame.
Senza tener conto che le cibarie qui davanti a noi potrebbero sfamare la popolazione per almeno tre giorni di fila; le persone, presenti a questa festicciola, sono grasse ed opulente; ci salutano con un inchino e con un sorriso falso  a  cui rispondo, almeno io, con un cenno del capo.
All’interno della sala c’è anche il rimanente della compagnia, che si è buttata allegramente sul mangiare e sul bere; Thorin sta parlando con il Governatore sicuramente per prendere gli ultimi accordi, vedo anche Kili seduto alla tavola, sembra meno pallido rispetto a quando eravamo da Bard forse mangiando un po’ si è ripreso. Almeno spero.
Mi avvicino al tavolo –Kili, come stai?-
-Uff… mi sono sbagliato, tu sei una fusione tra la mamma e lo zio… non ti preoccupare sto bene. – afferma accennando un timidi sorriso, a cui non sono abituata;  lui di solito è più entusiasta ed aperto rispetto ad ora.
Sempre un poco preoccupata mi siedo vicino a lui, dando un  occhio a Fili che ha raggiunto lo zio nelle trattative con il Governatore –Perché sei arrivato prima di tuo fratello?- chiedo versandomi nella coppa un poco di vino rosso.
-E’ andato a cercarti, mentre io sono venuto direttamente qua. – sghignazza il nano, facendomi arrossire come una bambina –Beh noto, che le cose con Fili vanno meglio… ne sono felice. – continua guardando verso il fratello con un sorriso naturale.
-Oh Kili… io ancora sono piuttosto confusa. Fili mi piace molto, ma cosa succederà quando tornerò a casa?- domando più a me stessa che al moro.
-Chi ti dice che non sia questa la tua casa.- afferma Kili verso di me con un sorriso dolce e quasi infantile –Non c’è un nano nella compagnia che non ti abbia accolto. –
-Forse Nori. - affermo, notando che comunque durante il viaggio non ho avuto molti contatti con il ladro.
-Nori è particolare, ma non gli stai antipatica… nelle scommesse lui ha puntato a tuo favore. – confessa Kili alzando le spalle allungandosi verso la caraffa del vino, che viene prontamente allontanata da Oin, che gli indica l’acqua.
-Quali scommesse?- chiedo confusa.
-Come quella su Bilbo… e gli stessi che hanno puntato contro Bilbo, hanno puntato contro di te.- continua il nano, mentre io rimango a bocca aperta –Ma non ti preoccupare, come con Bilbo la maggior parte si sono ricreduti sul tuo conto.-
Io rimango leggermente scioccata davanti al sorriso bonario e canzonatorio di Kili, da una parte vorrei tanto sapere chi ha scommesso contro di me; sbuffo seccata ingollando un po’ di vino mentre una musica tranquilla e un po’ triste si espande per la sala facendo ballare gli opulenti ospiti lentamente, quasi quasi era meglio la musica rilassante degli elfi.
Si avvicina a me uno degli invitati –Posso invitarvi a questo ballo?- chiede porgendomi la mano con un lieve inchino.
Io, in estremo imbarazzo, mi guardo in giro non sapendo se acconsentire o meno, quando improvvisamente interviene Bilbo –Mi scusi signore, ma la signorina aveva promesso a me il primo ballo.- afferma porgendomi la mano, che afferro velocemente e scusandomi con un sorriso al ragazzo.
Seguo lo Hobbit per ballare, mi viene da ridere pensando che la differenza di altezza tra me e il mio cavaliere è davvero esagerata ancor di più rispetto ai nani, mi curvo un po’ sulla schiena –Quante volte ti devo ringraziare?-
-Un numero infinito, in primo luogo odio ballare soprattutto con una ragazza così alta e in secondo luogo ho evitato un conflitto diplomatico salvando la vita a quel ragazzo.- ridacchia Bilbo, indicandomi Fili intento a fissarci in un angolo della sala.
-Non trovi che questa musica sia tristissima?-
-Si, potremo chiedere Bofur di rendere la festa più allegra, non avrei mai pensato di dirlo.- borbotta infine Bilbo, facendomi ridere di gusto.
-Dai andiamo a rendere la festa più “nanica”- affermo tirando Bilbo per la mano, interrompendo il nostro strano ballo.
Ci dirigiamo verso il tavolo dove Bofur è già in piedi che cerca di superare il volume della musica con una delle sue canzoni, simile a quella cantata a Gran Burrone e il rimanente della compagnia lo segue tenendo il ritmo con i piedi avendo le mani occupate in enormi boccali di birra.
Mi giro verso la sala, dove ci sono i ballerini, per vedere un mucchio di persone stralunate che ci guardano come alieni, parlando piano tra loro per poi lasciare la stanza a quelli che sono i nostri festeggiamenti.
Finalmente la voce allegra dei nani si ripercuote in tutte le sale, i musici se ne sono andati come i commensali, lasciandoci ai nostri balli e canti.
-Una nuova canzone, Bofur!- esclama Gloin, con un enorme boccale in mano verso il nano che gli sorride complice, cominciando un piccolo intro con il suo flauto prima che le voci possenti dei suoi compagni si uniscano alla sinfonia.
 
C'è una festa ragazzi e qui si va giù pesi
è la festa più grande che ci sia
c'è chi beve e chi zompa, c'è chi canta e chi si tronca,
c'è chi è allegro e chi si butta via
e le ragazze in gran tiro ubriache come matte,
con i guanti e con il vestito rosso,
le zitelle e le spose, le chiattone e sciantose
fanno a gara a ballare con il mostro.
C'è un amico che parte e questa è l'occasione
prenderemo la ciucca ma cantando una canzone
Fare the well, fare the well,
fare the well boys 'cos I'm going away
fare the well to the Ramblers
who've been drinking with me.
and to the girlies who've been looking after me.
Fare the well, fare the well,
un bicchiere solo e ce ne andremo via
salutiamo gli amici, i musicisti e le ragazze
sollevando il bicchiere dell'addio.
 
Risate e scherzi si mischiano nel nostro giocoso chiasso, contenti di poter godere di questa serata di piena festa, non pensando minimamente alla nostra imminente partenza.
Ballo con i nani, sono proprio la compagnia giusta per i momenti di gioia: anche Dwalin è sopra al tavolo con il braccio sopra le spalle di Bofur, dondolando al ritmo della canzone e bagnandosi la gola ad ogni minima pausa.
Thorin lo vedo sereno, una volta tanto, che parla con Bilbo e Balin, lo Hobbit ha delle bellissime gote rosse quanto il naso, fanno venire voglia di andare là a pizzicarle; Oin è seduto vicino a Bombur, che sembra non voler smettere di mangiare, e ascolta con l’ormai rovinata tromba canticchiando sopra non riuscendo a seguire il tempo.
Gloin, Dori, Nori e Bifur sono su un angolo a confabulare sottovoce, per poi ogni cinque minuti fermarsi e fare un brindisi a non si sa  bene che cosa; mentre io, Fili, Kili e Ori siamo in mezzo alla sala a ballare facendomi volteggiare da un nano ad un altro.
Il governatore ci guarda allibiti, con una faccia che può fare concorrenza a Elrond quando ci ha invitati, assieme a Mr monociglio, che si tiene ancora un fazzoletto sul naso dopo lo scherzetto che gli ho giocato.
 
Il sonno però ci raggiunge e mano a mano ciascun nano saluta per poi andare a  rintanarsi nelle proprie stanze, a parte Bofur che si è addormentato sulle sedie vicino al tavolo; devo ammettere che ho un po’ di mal di testa, credo di aver bevuto un po’ troppo, tanto che non riesco ad orientarmi per arrivare alla mia stanza, non che da sobria ci riuscissi meglio.
-Anaïs, non riuscirai mai raggiungere la tua camera in queste condizioni. - ridacchia Fili sorreggendomi e prendendomi in giro, essendo anche un po’ traballante.
-Devo arrivare nella mia stanza… ci sono i miei vestiti, la borsa… insomma cose che devo avere con me domani mattina. – affermo poco convinta.
-Guarda che domani mattina non partiamo.- mi avvisa Fili sornione.
- Ah No? – domando confusa, sfuggendomi il motivo di questa pausa.
-No, Thorin ha deciso che è il caso di fermarci per un po’ di giorni in modo da riposarci.- mi informa Fili –Senti dato che non ti ricordi dov’è la tua stanza, puoi venire nella mia.-
-No.- biascico confusa.
-Guarda che dormo assieme a Kili. Non ti toccherò.- mi sussurra all’orecchio facendomi arrossire.
-Maledetto nano, tu te ne approfitti del mio stato.- affermo traballando mentre lui continua a reggermi lungo i corridoi, stranamente lui sembra sobrio, anche se mi sembrava avesse bevuto di più.
Che mal di testa… sono una stupida non si deve mai bere sia vino che birra e questi corridoi tutti uguali, sembra stare dentro all’hotel di Shining versione medioevo, non mi meraviglierei di trovare le due gemelle che mi chiedono di giocare con loro.
-Questa è la stanza.- si ferma a un certo punto Fili aprendo una porta, mi guarda e mi da dei leggeri schiaffetti –Su, su fra poco sarai a letto.- afferma prendendomi poi in braccio, vedendo che la mia reattività è pari a quella di un’ameba.
Mi fa sedere sul bordo del letto e mentre cerco di sciogliere i fili del corpetto, Fili si china e mi toglie le scarpe piano e delicatamente, per poi appoggiarle in un angolo bloccandosi e dandomi le spalle -Sono un gentiluomo e tu sei ubriaca togliti il vestito, non guarderò e poi vai sotto le coperte.-
-Beh se non vuoi guardare ti devi mettere dall’altra parte, lì c’è il riflesso dello specchio, furbone.- affermo vedendo appena il mio riflesso scuro muoversi davanti al nano.
-Per essere incapace di camminare ,mi hai beccato.- ridacchia spostandosi dall’altro lato.
Mi tolgo i vestiti velocemente, rimanendo con una semplice sottoveste e poi m’infilo sotto le calde coperte, vicino al corpo già addormentato di Kili.
–Fatto!- esclamo per avvisare il biondo che si volta e si avvicina al letto sorridendomi e sedendosi a bordo del letto accarezzandomi i capelli –Quanto vorrei stare ancora solo con te. – mi sussurra per poi chinarsi a darmi un bacio sulla fronte.
-Fili… mi dispiace.- sussurro mezza assonnata tanto da non sentire la risposta del nano, cadendo quasi subito in un sonno profondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Meritato riposo? ***


Un gemito di dolore mi sveglia dal mio sonno, mi passo una mano sugli occhi aprendoli con fatica e sentendo la bocca fastidiosamente impastata per il vino ingollato la notte prima; appena i miei occhi si abituano all’oscurità leggermente stemperata dalla luce che trapassa dalle tende.
Mi guardo attorno disorientata, finchè un ulteriore rantolo mi distrae e mi accorgo solo ora che è proprio Kili che emette questi gemiti girando la testa sul cuscino come se fosse in preda agli incubi, la sua fronte è imperlata e lucida per via del sudore.
-E’ da un paio di ore che geme.- mi sussurra all’orecchio la voce di Fili; ero talmente disorientata che non mi sono accorta della sua presenza sino ad ora.
-Da quanto sei sveglio?- chiedo scostandomi un poco, mi dà un certo non so che vederlo così vicino a me.
-Da molto… sono preoccupato per Kili.- risponde Fili, non staccando gli occhi dal fratello.
Posso capire la sua preoccupazione, anche mio fratello da piccolo ha avuto gravi problemi di salute, ovviamente non dovuti da una freccia avvelenata scagliata da un orco; ma capisco comunque la paura che sta provando e anche i sensi di colpa sentendosi responsabile di una situazione che non poteva e non può controllare.
Mi avvicino piano a Kili e gli poggio sulla fronte la mano; come sospettavo scotta e dubito che scenderà presto.
-Scotta molto.- sussurro e sento Fili quasi ringhiare dalla frustrazione –Calmati Fili, brontolare non fa cambiare le cose.- lo sgrido girandomi verso di lui, che mi fissa irato.
-Lo so… e tu non mi sei d’aiuto.- bofonchia il nano appoggiandosi nuovamente sul cuscino, fissando il soffitto e incrociando le braccia.
-Non sono io che ho voluto venire nella vostra camera, se non sbaglio.- rispondo leggermente irritata, capisco che è preoccupato e angosciato per Kili ma la sua situazione non è colpa mia –E inoltre non sono io che ho ferito Kili e non sono un medico.-
Fili volge la testa verso di me, ha lo sguardo lucido e quasi smarrito, mi prende una mano e ne bacia il dorso –Perdonami, Anaïs… non volevo offenderti, sono solo molto preoccupato per Kili… non so come potrei reagire se…-
-Non succederà niente.- lo interrompo prendendogli il viso tra le mie mani e incatenando il mio sguardo più sicuro con il suo, stranamente, più titubante –Kili vivrà. Oggi vediamo se ci sono dei medici nella cittadina o delle erbe utili a Oin.-
-Vorrei avere la tua sicurezza…- confessa Fili abbassando lo sguardo.
-Io non sono sicura di niente, Fili. Tuttavia devi essere forte per lui.- affermo girandomi a guardare ancora Kili, che respira profondamente con la bocca aperta così rossa che risalta ancor di più rispetto alla sua pallida pelle.
-Pensi che guarirà?- mi chiede il nano senza muoversi.
-Penso che fino ad ora non ha avuto le cure adeguate… alla fine da quando siamo entrati a Pontelagolungo non ci siamo mai fermati, a parte per cambiargli le bende.- affermo cercando di essere il più onesta possibile, da una parte non vorrei infondergli una speranza che poi potrebbe risultare infondata.
Sento Fili sospirare pensieroso, vorrei rassicurarlo un po’ di più e stargli più vicino, sostenerlo per quanto mi è possibile; tuttavia se qualcuno della compagnia entra nella stanza e mi becca con i due fratelli potrebbe essere un po’ controproducente.
-Forse è meglio che vada nella mia stanza.- sussurro cercando di uscire fuori dal letto senza togliere le coperte a Kili –Se qualcuno della compagnia entra per svegliarvi, potrebbero essere guai sia per voi che per me.-
-Non sei costretta ad andartene.- afferma Fili cercando di bloccarmi prendendomi il polso.
-Invece sì… e ti prego girati, finchè non esco.- lo prego liberandomi dalla sua presa e avvicinandomi con l’intenzione di dargli un bacio sulla guancia, che non finisce proprio dove avevo deciso; infatti Fili volta la testa rapidamente incontrando anche solo per un attimo le mie labbra.
Rimango un attimo ferma e piuttosto imbarazzata, davanti al suo sorriso sornione e furbo; finchè con una mano gli volto delicatamente il viso in modo che non mi veda uscire dal letto con la semplice camicia da notte.
Appena esco dal letto mi chino verso Kili, che sembra essersi calmato dai deliri della febbre, e gli do un piccolo bacio sulla fronte; sgattaiolando poi fuori dalla stanza con la netta sensazione di avere gli occhi di Fili a seguirmi sino alla porta.
 
Dopo essermi data una sistemata e indossato un vestito semplice che ho trovato nell’armadio della mia camera, percorro velocemente i corridoi della casa del Governatore per trovare la sala della festa sperando che diventi la sala per la colazione.
Il mio stomaco brontola terribilmente al pensiero di una sostanziosa colazione, soprattutto tenendo conto dei ranci piuttosto scarsi a cui sono stata costretta nelle prigioni di Bosco Atro; stanca alzo il vesti cominciando a correre e facendo mente locale su dov’è quella maledetta stanza.
Ovviamente la fortuna non è con me, infatti preso il ritmo non riesco a fermarmi in tempo quando la porta di una camera si apre e compare l’ignaro Ori, che viene praticamente investito dalla mia fretta.
-Scusami Ori!- esclamo allungandogli la mano e sorridendogli timidamente.
-T-tranquilla, Anaïs.- sussurra il nano alzandosi dopo aver preso la mia mano per aiutarsi.
-Sai dove si trova la sala dove abbiamo fatto la festa ieri sera?- domando sperando di poter ottenere presto la mia colazione.
-Sì, perchè? Hai perso qualcosa?- mi chiede il nano confuso, recuperando da terra anche il suo taccuino con le pagine tutte spiegazzate a testimonianza delle peripezie del viaggio.
-No, la colazione non si fa lì?-domando confusa.
-Il Governatore ci lascia parte della sua casa, ma per mangiare dobbiamo andare in una stanza adiacente alle cucine… dove potremo stare tranquilli, tra noi.- mi spiega Ori cominciando a farmi strada per i corridoi.
-Che gentilezza… peccato che non sia propriamente gratuita, vero?- affermo in maniera sarcastica, dato che questa accoglienza è facile mi insospettisce.
-Diciamo di no.- ridacchia Ori grattandosi appena il naso –Però ci da un attimo di pace…-
-Giusto, dobbiamo riposarci prima del drago… e anche Kili deve riprendere le forze.- affermo seriamente, mentre Ori abbassa lo sguardo verso il tappeto rosso –Oggi vado a vedere se ci sono piante utili per Kili, vuoi venire con me Ori?-
Il giovane nano alza lo sguardo già un poco lucido verso di me, mi meraviglia sempre quanto questo gruppo sia unito l’uno con l’altro, sono proprio una grande famiglia e se anche marginalmente sono contenta di farne quasi parte.
-Mi piacerebbe Anaïs, ma oggi devo accompagnare mastro Balin ad una riunione.- risponde Ori.
-Balin è il tuo maestro, per caso?- domando curiosa, vorrei proprio approfittare di questo per conoscere ancor di più i miei compagni.
-S-sì, mi ha insegnato tutto… come ha insegnato anche alla maggior parte dei nani giovani della compagnia.- risponde Ori, aprendo un ultima porta che nasconde un ampia stanza in cui da una parte c’è un gran bel camino su cui è stata messa a riscaldare una teiera, davanti a questo ci sono due enormi poltrone rosse che sembrano anche straordinariamente comode; dall’altra parte c’è un lungo tavolo capace di accogliere più di una decina di persone e appoggiato al muro c’è un enorme dispensa, che immagino nasconda dietro le sue ante ogni ben di Dio.
Seduto a tavola ci sono solo Bilbo e Dwalin, il primo che tranquillamente beve il tea con una postura talmente composta che sembra quasi un inglese; mentre il secondo mangia voracemente un paio di biscotti alzando appena la testa sentendo la porta aprirsi.
-Buongiorno!- saluto allegramente, mentre Ori si limita a salutare con la mano sedendosi davanti allo hobbit.
-Buongiorno Anaïs, buongiorno Ori; volete un tea?- chiede Bilbo, alzandosi per prendere la teiera dal camino.
-Io sì, grazie.- risponde Ori guardando i biscotti di Dwalin, finchè il guerriero non sbuffa passandogli il contenitore di vetro; mentre io guardo le dentro le brocche scoprendo finalmente quella del latte.
-Dwalin, mi passeresti il miele?- chiedo al guerriero, che mi guarda di sottecchi come se gli avessi chiesto un polmone –E’ inutile che mi guardi così, se tu quello più vicino.- continuo facendo ridacchiare sia Bilbo che Ori.
-Questi giovani che non hanno rispetto per nessuno.- bofonchia il guerriero recuperando da una mensola il miele richiesto e poggiandolo sul tavolo con forza, tuttavia senza farmi sussultare –Grazie, Dwalino.- affermo con tranquillità e ridendo sotto i baffi sentendo il nano quasi strozzarsi sentendo il mio nomignolo.
-Meglio che vada.- brontola il guerriero uscendo dalla stanza sbattendo la porta, mentre nella cucina noi rimanenti esplodiamo in un allegra risata, avendo notato anche un certo rossore sulla pelata del temibile nano.
-Oh Anaïs, hai rischiato grosso! Solo Dis chiama Dwalin così e ne esce viva.- ridacchia Ori, mescolando il suo tea fumante.
-Sì, calmerà alla fucina.- afferma tranquillamente Bilbo, che non sembra per niente scosso dal nano, si vede che anche lui vuole stare il più possibile sereno per questo periodo.
-Lavora da solo?- chiedo prendendo anche i biscotti che il guerriero si stava precedentemente gustando.
-No, è con Thorin… che ha già aperto la fucina questa mattina presto.- mi risponde Bilbo alzandosi dal proprio posto e mettendo sul lavello la propria tazza.
-Bilbo, verresti con me a fare un giro per Pontelagolungo?- propongo allo hobbit, che mi guarda un po’ indeciso.
-Mmm… non posso, Gloin mi ha incastrato per un allenamento.- mi risponde Bilbo, mentre io sbuffo visibilmente –Nessuno che mi vuole accompagnare…-
-Forse perché non hai chiesto ai nani giusti.- afferma una voce ben conosciuta ed allegra, che mi fa alzare lo sguardo incontrando due occhi azzurri e vivaci che sembrano più tranquilli rispetto a quelli che ho visto questa mattina.
Bilbo interrompe per fortuna il mio silenzio imbarazzato tossendo e attirando l’attenzione anche del giovane principe che si accomoda alla tavola vicino ad Ori servendosi la colazione.
-Anaïs, hai trovato qualcuno che ti accompagna, visto!- sorride Ori ingenuamente, mentre io vorrei morire per l’imbarazzo affogandomi nella mia tazza.
 
 
 
-Dove pensi di trovare le erbe per mio fratello?- chiede Fili guardandosi attorno mentre passeggiamo sulle piattaforme che compongono la strana cittadina, che in un certo senso mi ricorda Venezia anche se quest’ultima è piena di allegria e colori.
-Non ne ho la minima idea…- rispondo sinceramente –Penso che sia il caso di ritornare da Bard.-
-Dopo la discussione con Thorin, ci negherà ogni aiuto.- afferma seccato Fili, fermandosi in mezzo a un ponte e battendo un pugno sul parapetto.
-Questo non lo sapremo, se non glielo chiediamo.- cerco di convincerlo prendendolo per mano –Ti prego, proviamoci… se non ci riusciamo, pazienza; comunque avremo fatto un tentativo.-
Fili mi guarda un attimo non convinto della mia proposta, finchè non guarda le nostre mani intrecciate e annuisce piano, seguendomi verso la casa di Bard senza staccarsi dalla mia mano.
Il tratto di strada da fare non è lungo anche se sembra quasi interminabile e vorrei che lo fosse, mi piace sentire le sue mani grandi circondare le mie e riscaldarle, oltre che accudirle e proteggerle; qualche volta stringe la mia mano un po’ più forte come per dire che è ancora vicino a me e che non ha intenzione di staccarsi.
…mai io provavo questo anche con Christopher? Ormai non ricordo più o quel ricordo è così confuso e sempre lontano.
Quando arriviamo dinnanzi alla casa di Bard, con un poco di rammarico mi stacco dalla presa di Fili; alla fine abbiamo rischiato per il tutto il pezzo di strada di essere visti e davanti a Bard non conviene rendere palese ciò che ci potrebbe unire.
Busso alla porta, sotto lo sguardo attento di Fili che rimane al mio fianco e con il fiato sospeso finchè la porta non si apre scoprendo la alta e magra figura di Sigrid, che non sembra per niente felice di vederci.
-Mio padre non c’è, andatevene.- afferma, per poi cercare di chiudere subito la porta; ma Fili la blocca mettendosi in mezzo col piede.
-Mi dispiace per quanto è successo, mi dispiace per quanto ha detto Thorin, mi dispiace per ieri sera. Ti chiedo perdono; tuttavia spero che tu abbia pietà non tanto per me, ma per mio fratello che sta sempre peggio ogni minuto che passa.- afferma Fili guardandola fermamente e immobilizzandola sul posto –Sei anche tu una sorella maggiore, sai cosa vuol dire avere una responsabilità verso i fratelli o sorelle minori.-
A queste parole Sigrid si blocca, i due continuano a fissarsi e sento ancora quel fastidio alla bocca dello stomaco; siamo qui per delle cose importanti, ma non riesco a non provare quel fastidio.
-Mio padre non c’è.- ripete nuovamente la ragazza.
-Probabilmente, abbiamo bisogno più di te che di tuo padre.- intervengo io, stanca di questo immobilismo –E anch’io ti chiedo perdono per quanto accaduto.- continuo scambiando un breve sguardo con il principe nano.
Sigrid sospira e chiude la porta dietro di sé –In che cosa posso aiutarvi?-
-Sai dove possiamo trovare delle erbe utili per Kili?- chiede Fili, un po’ in ansia aspettando la risposta della ragazza che alla fine annuisce timidamente.



Ciao :)
Era da un bel po’ che non scrivevo qui sotto, ma eccomi!
Alloraaaa in primo luogo ringrazio di cuore i lettori, siete davvero tantissimi! E grazie! <3<3 allora questo capitolo è completamente originale e quindi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :) anche il prossimo è originale! Dai non siate timidi ;)
Ci vediamo! Spero presto lavoro/studio permettendo
Bisous
Syl
 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Confessioni. ***


Sono passati ormai un paio di giorni da quando siamo arrivati a Pontelagolungo; per quanto il soggiorno sia piacevole, immersi in una pace alquanto fittizia al pensiero di quello che dovremo affrontare l’indomani, non riusciamo a vedere alcun miglioramento fisico di Kili.
Fili è sempre più disperato e malinconico, non si stacca dal capezzale di suo fratello; tranne quella mattina che è uscito con me a cercare le erbe e aiuto da Sigrid, lei viene diverse volte a trovarci e prova con le sue conoscenze a dare una mano ad Oin.
Quando vedo Sigrid china verso Kili per guardargli la gamba e a passargli dell’unguento, mentre Fili non gli stacca gli occhi da dosso, sento sempre quel peso sulla bocca dello stomaco che mi costringe ad uscire dalla stanza.
Sono convinta che quel che provo sia un misto di gelosia e senso di incapacità, dato che non ho alcuna competenza medica per aiutare concretamente Kili; qualche volta mi limito a pestare le erbe a Oin che poi spalma sulla ferita, ma non faccio molto altro.
Eppure talvolta mi sento così stupida ha provare questa sorta di gelosia, insomma il mio destino è quello di ritornare nel mio mondo e dovrei essere felice se Fili si dimenticasse di me per una persona che effettivamente gli starebbe vicino.
Tuttavia al solo pensiero, sono tutt’altro che felice; al solo pensiero mi vengono i peggior epiteti nei confronti di Sigrid, pur nella consapevolezza che lei non ne merita nemmeno mezzo.
Adesso sono seduta su una delle tante palafitte che danno verso la parte interna del lago, proprio davanti la vista della Montagna che sembra così vicina da quanto è immensa, la sua punta scompare tra le nuvole e, nella mia immaginazione, spero che sia innevata come quando in una giornata di sole potevo vedere dal mio paese le lontane montagne.
-Ragazzina, che cosa ci fai qui?- mi distrae una voce baritonale che riconosco facilmente come quella di Dwalin –Ti stavamo cercando.- continua, mentre io mi giro verso di lui notando che è anche in compagnia con Gloin.
-Guardavo la Montagna.- affermo girandomi ancora e non accennando ad alzarmi, non ho voglia di andare con loro.
-Eh, è davvero bellissima.- sospira Gloin sedendosi vicino a me, mentre il suo compagno sbuffa quasi spazientito, ma avvicinandosi a noi pur rimanendo in piedi.
-Mi sembra così strano essere qui…- affermo un po’ triste –So che è presto per dirlo, ma è come se si stesse chiudendo una parentesi e non so se voglio chiuderla… questa avventura, voi… insomma.- balbetto non trovando le parole per dire che la compagnia mi mancherà.
-Ragazzina, non piagnucolare.- mi sgrida Dwalin, passandomi una specie di straccio di dubbia provenienza, che accetto pur non usandolo –Non hai pianto quando stavamo rischiando la pelle, non vorrai farlo ora.-
-Io non sto piagnucolando, Dwalin.- sgrido il nano, facendogli poi una linguaccia –Stavo solo riflettendo.-
-Stavi piagnucolando.- insiste il guerriero.
-Non è vero!- affermo io alzandomi in piedi seguita subito da Gloin che si mette in mezzo –Su, ragazzi non litigate per queste sciocchezze. Dai andiamo alla locanda, c’è Nori che sta dando spettacolo.-
-Non stavamo litigando.- affermiamo all’unisono sia io che Dwalin, tanto che dopo ci guardiamo un po’ imbarazzati, sotto lo sguardo ghignante di Gloin –Dwalin, la ragazza ti assomiglia talmente tanto che se non fosse umana la scambierei per tua figlia.- ride il nano camminando.
-Gloin, guarda che io ce li ho tutti i capelli!- esclamo seguendolo, non voglio tornare alla casa del Governatore per vedere Fili e Sigrid assieme ad accudire Kili.
-Io me li rado per scelta!- brontola il guerriero pelato.
-Seee, va bene raccontala ad un altro!- ribatto dandogli un colpetto sulla pelata.
-Ma chi ti ha detto di darmi tutta questa confidenza, ragazzina.- borbotta Dwalin parandosi la testa mentre camminiamo, avendo sempre come sottofondo la chiassosa risata di Gloin.
-Me la prendo la confidenza se tu continui a chiamarmi “ragazzina”.-
-Basta! Siamo arrivati!- ci interrompe Gloin fermandosi davanti un grosso portone di legno scuro e un po’ marcio per via dell’umidità, da dove si fanno sentire gli allegri schiamazzi misti a qualche imprecazione della gente già un po’ ubriaca in questa serata invernale.
Quando entriamo nella locanda un buon odore di carne ben cotta ci solletica le narici, tanto che la mia pancia comincia a brontolare facendomi leggermente imbarazzare dinnanzi a Dwalin e Gloin.
-Ehi ragazzi! Siamo qui!- ci avvisa esclamando la voce allegra di Bofur, che alzando la mano e saltellando spicca tra gli altri uomini seduti  concentrati nella partita di carte con Nori.
Dwalin si accomoda ordinando subito per me e Gloin una birra e un po’ di pane e formaggio, tanto per iniziare,  guardando con occhio critico le carte che ha in mano Nori, sbuffando poi leggermente; ho come l’impressione che sia abituato ai suoi brogli.
-Ho vinto!- sghignazza Nori, mostrando le carte agli avversari che brontolano seccati, mentre il nano si allunga a prendere le monete guadagnate.
-Voglio la rivincita!- esclama un uomo, mettendo in campo altri soldi che passano subito al vaglio attento del ladro per verificarne l’effettivo valore –Come vuoi.- afferma Nori, come se la cosa non avesse molta importanza e cominciando a mischiare le carte.
-No, fermo. Usiamo le mie.- lo ferma l’uomo passandogli il suo mazzo di carte che Nori prende con un poco di esitazione, guardo di sottecchi il tipo che sfida il mio compagno e devo ammettere che se fossi in lui non ci scherzerei molto: è molto alto e muscoloso, oltre al fatto che sembra incline all’ira.
-E’ meglio che ci allontaniamo.- mi sussurra Bofur prendendomi per mano e spostandoci su un altro tavolo, mentre con Nori rimangono Dwalin e Gloin che mangiano e bevono silenziosi.
Ho come l’impressione che fra poco inizierà una piccola rissa da pub, anche se spero rimanga un’impressione –Bofur, scusami ma perché Nori bara… alla fine il Governatore ci ha lasciato accesso ai fondi per le spese.- chiedo parlando molto piano facendo attenzione a non essere sentita.
-Credo che sia più forte di lui, se smette di barare non sarebbe più Nori.- ridacchia piano Bofur.
-Sembra che tu lo conosca bene.- affermo, ormai è più forte di me, voglio sapere sempre di più dei miei compagni.
-Beh ci conosciamo da quando eravamo bambini.- ridacchia Bofur, bevendo un poco di birra e allungandomi il pane con il formaggio fuso, che prendo volentieri.
-Davvero? Ed era così anche da bambino?- chiedo mangiucchiando il resto del crostino.
-Oh sì, si divertiva a rubacchiare le penne ed i fogli di Balin, durante l’esilio.- afferma Bofur –Un po’ è cambiato con la nascita di Ori… diciamo che è divenuto più “responsabile”.- continua con un inflessione ironica il nano, facendomi ridacchiare.
-Cosa intendi con più “responsabile”?- domando, aggiungendo le virgolette con le dita.
-Che non ha smesso di rubare ai mercati, ma lo faceva per lo più per garantire alla sua famiglia la sopravvivenza; dopo un po’ ha cominciato a lavorare anche per Dwalin, infatti il loro rapporto è particolare… si sopportano molto poco, ma Dwalin tende sempre a tirarlo fuori dai guai.- mi spiega Bofur, guardando il tavolo di gioco, dove Nori mostra un bel sorriso, come faccia da poker.
-Quindi si sono fermati al suo tavolo per proteggerlo.- affermo sorpresa.
-Proprio per quel motivo, ma ho come l’impressione che presto dovremo scappare… e anche di corsa.- mi avvisa Bofur, indicando il giocatore avversario di Nori che sta assumendo dei colori variabili tra il rosso e il violaceo, sembra proprio che stia per scoppiare.
Vedo Bofur che sparisce sotto il tavolo  e dopo un po’ sento tirare il vestito –Seguimi…- sussurra il nano da sotto il tavolo, soffoco una risata e lo seguo gattonando sul pavimento seguendo la mia guida non so bene dove, finchè non sento tipo un rumore strano dietro di me, seguito ad urla.
-Oh per Mahal, dobbiamo muoverci.- mi incita Bofur aumentando il passo, mentre io credo di aver pestato con la mano qualcosa di non bene definito, ma abbastanza viscido da farmi schifo –Anaïs, muoviti dobbiamo uscire da qui!-
-Ma Dwalin, Nori e Gloin?- chiedo guardandomi indietro dove il rumore e le bestemmie sono più fragorose.
-Se la caveranno… dai muoviti!- esclama continuando la marcia sotto i tavoli, finchè non arriviamo vicino all’ingresso della locanda.
Usciamo velocemente lasciando la rissa dietro a noi, con i suoi rumori di piatti e bicchieri rotti e di sedie sbattute a terra, come anche i tavoli –Ho come l’impressione che l’abbiamo combinata grossa…- affermo guardando la porta ormai chiusa della locanda.
-Nah… l’importante è che non lo sappia Thorin o Balin.- ridacchia Bofur –Torniamo a casa, loro ci raggiungeranno presto.- mi prende per mano il nano tirandomi via dalla zona del misfatto.
 
-Ahia! Potresti essere più delicata!- mi urla dietro Dwalin, dopo avergli appoggiato non molto delicatamente la bistecca sul suo occhio nero –Nessuno ti ha detto di partecipare ad una rissa.- rispondo ironica, mentre controllo le varie ferite di Nori.
-Non è colpa mia se nella compagnia c’è un ladro.- ribatte il guerriero, facendo ridacchiare Nori  che nel frattempo toglie da una tasca interna un sacchetto ben pieno e tintinnante –Beh intanto ho incrementato le nostre finanze.-
-Peccato che stiamo andando a conquistare una montagna che è piena di oro.- brontola Gloin con il braccio legato al collo per via di una piccola contusione.
-Smettetela, sembrate dei bambini capricciosi.- li sgrido, mentre sento che Bofur trattiene a stento una risata –E per colpa vostra ho anche macchiato il vestito.- sbuffo irritata mettendo a bollire nel camino una teiera in modo da poter attenuare gli effetti della sbronza dei tre.
-Tu giullare smettila di prenderci in giro.- minaccia Dwalin, ma viene immediatamente zittito da un mio pizzicotto proprio dove c’è una bella ecchimosi violacea – Ahia!-
-Non trattare così Bofur.- lo sgrido ridacchiando –E tieni ferma quella bistecca sull’occhio altrimenti non serve a niente.- continuo sistemando meglio la carne sull’occhio maltrattato del guerriero –Dovresti stare fermo, Dwalin.-
-Umpf… donne.- sbuffa il guerriero, mentre gli altri ridacchiano.
-Sembra di avere una seconda Dis qui, vero Dwalin? Come lei, la ragazza ti sa zittire per bene.- ride Gloin, facendo arrossire la capa pelata del compagno; dall’effetto direi che il nostro guerriero ha un certo debole per la sorella di Thorin.
-Com’è la mamma di Fili e Kili?- domando ai nani, mentre Dwalin sembra arrossire sempre di più.
-Beh assomiglia a Thorin…- afferma Nori grattandosi il mente -… sono testardi uguali, lei si addolcisce solo in presenza dei figli.-
-Non è vero, alla fine ha fatto da madre anche a noi Nori!- interviene Bofur dal tavolo, cercando di non far crollare il castello di carte che ha appena iniziato.
-Ha fatto da madre anche a voi? Come è possibile?- interrogo confusa, non capendo quanti anni effettivamente ha quella nana.
-Era di qualche anno più vecchia di noi e Thràin ha deciso che doveva aiutare gli orfani.- aggiunge Nori.
-Fortunatamente Fili e Kili assomigliano più al padre, comunque.- continua Gloin –Dis e Thorin sono sufficienti per l’intero mondo.-
-Fili e Kili non mi hanno mai parlato di loro padre…- sussurro un po’ tristemente redendomi conto che conosco davvero poco anche dei nani con cui ho stretto un maggior legame.
Dwalin sbuffa sostituendo la mia mano con la sua nel reggere la bistecca –E’ raro che ne parlino, Fili ha perso il padre all’età di cinque anni e Kili non l’ha mai conosciuto… li ha cresciuti Thorin, sino a quando non è divenuto Re… poi… sono cresciuti.- chiude il guerriero uscendo poi dalla stanza con passo lento, lasciandoci in silenzio.
-Li ha cresciuti lui… come se fossero suoi.- afferma Gloin, appena si accorge che Dwalin non è a portata di orecchio, mentre io mi siedo sulla prima sedia un po’ confusa  e guardando il nano aspettando altre spiegazioni –Thorin, dopo la scomparsa di Thràin non poteva essere solo un padre per Fili e Kili… doveva anche essere un esempio di Re; quindi ha chiesto a Dwalin e Balin di essere una figura paterna per i due. Poi…-
-…Poi a Dwalin piace Dis, vero?- chiedo rivolta ai nani rimasti che chinano la testa quando mi volto verso di loro –Sembra una situazione un po’ particolare.-
- Non sai quanto…- risponde Nori.
 
La notte è arrivata velocemente dopo quei discorsi nella cucinetta del Governatore, alla fine mi sono anche persa a riflettere su quella che era la possibile vita passata di tutti i nani e mi sento quasi in colpa per non essermi interessata prima del loro passato.
E quasi mi piacerebbe spiegare a loro qual è il mio passato, spiegare che la mia famiglia si trova da tutt’altra parte rispetto a questo mondo e che il solo modo per vederla è completare la missione, anche se questo vorrà dire addio a tutti loro.
Mi mancheranno quando ritornerò indietro, mi mancheranno tutti; ormai li considero quasi come una seconda famiglia e non mi fa stare meglio il pensiero di lasciare solo Fili, anche se vi potrebbe essere una qualche liason con Sigrid.
Cosa che non mi va affatto bene.
Mi da più fastidio pensare Fili con Sigrid e mi dà fastidio essere così gelosa, perché non lo dovrei essere… insomma dovrei essere gelosa di Christopher e delle possibili conoscenze che lui possa aver fatto durante la mia assenza.
Stringo forte il cuscino contro il mio petto, mi sento così confusa in tutto, come non lo sono stata mai; solo un lieve bussare mi fa alzare gli occhi verso l’ingresso da dove entra silenziosamente Fili chiudendo poi la porta dietro di sé.
-Dove sei stata tutt’oggi?- mi chiede Fili senza muoversi dalla porta, mentre io mi siedo meglio sul letto.
-Sono stata fuori. – rispondo vaga, ho come l’impressione che sia arrabbiato e che probabilmente non gli è piaciuto il fatto che sia andata in giro.
-Ti ho cercata e Kili ha chiesto di te quando si è svegliato.- continua il nano seriamente –Non sapevo dove fossi. Mi sono preoccupato.-
-Mi dispiace per non aver visto Kili, tuttavia pensavo di essere in più… insomma non potevo aiutare in niente, dato che c’erano Oin e Sigrid.- affermo abbassando lo sguardo, sentendolo sospirare pesantemente.
-Anche la sola tua presenza era importante… e non solo per Kili, anche per me.- mi sgrida il nano a bassa voce avvicinandosi al letto.
-Scusami… credevo di essere semplicemente in più.- continuo tristemente –Sembrava che non fossi utile a nessuno e quindi…-
-… Non farlo più. Non scomparire Anaïs, non adesso che ho bisogno di te.- dichiara Fili, alzandomi il viso dal materasso per poi abbracciarmi forte, come a non volervi farmi scappare; sento le sue lacrime scendere sulla schiena, che sfoga tutta la sua disperazione e preoccupazione per Kili.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** La desolazione di Smaug. ***


 
Un flebile raggio di sole entra teneramente nella stanza svegliandomi, mi stropiccio stancamente gli occhi con l’avambraccio per poi accorgermi che sono ancora vestita come ieri e che Fili dietro di me stringe possessivamente la mia vita.
Cerco di muovermi per uscire dal letto quando sento Fili stringere ancor di più la presa costringendomi a distendere –Dove credi di andare?- mi saluta baciandomi la schiena, mentre io tremo a questo piccolo e tenero contatto.
Sorrido intenerita e mi volto verso di lui, ha ancora gli occhi chiusi ma sorride come un bimbo a cui gli è stato appena fatto un regalo, mi chino e gli do un paio di schiaffetti delicati sulle guance –Buongiorno! Non dovresti essere da tuo fratello?-
-Mmmm… sì, dovrei.- afferma facendo una smorfia strana per poi aprire i suoi occhioni azzurri.
Mi rimetto al suo fianco appoggiandomi al suo petto, so che non dovrei farlo, ma la sensazione di sentire il suo respiro e di stargli così vicino è troppo forte  –Dovresti andare da Kili invece, sono molto preoccupata per lui.-
-Anch’io, è la prima volta che l’ho vedo così per una ferita.- afferma triste accarezzandomi piano i capelli.
-Vai allora, sarei più tranquilla se tu stai con lui.- ribatto alzandomi appena da lui, per guardarlo negli occhi.
-Sei proprio simile a nostra madre…- sussurra, giocando con una ciocca dei miei capelli girandola tra le dita.
-Spero che sia un complimento...-
-E’ la seconda donna della mia vita con te; comunque non potrei sopportare che succeda qualcosa a Kili, mi sento responsabile per la sua incolumità; non potrei sopportare di perderlo e poi ho promesso alla mamma e a me stesso di proteggerlo.-
-Siete straordinariamente uniti. Il vostro rapporto è così profondo; ma adesso va da lui, ti starà aspettando.-
-Ci  vediamo dopo.- mi dice scostandosi da me e rilasciandomi dal suo abbraccio –Ma prima…- si riavvicina e mi bacia appassionatamente, tanto che facciamo fatica a staccarci.
Lo guardo un attimo e lo trovo davvero irresistibile con il suo sorriso sornione, oltre ai suoi occhi sorridenti e quasi più chiari di prima –Vai!- lo spingo, infine, via delicatamente e sorridendogli.
Fili si mette la casacca di corsa, non posso far a meno di rimpiangere che il suo ampio e virile petto vengono coperti davanti ai miei occhi;  avrei un po’ la tentazione di trascinarmelo qui con me; ma il pensiero di Kili mi fa stringere il cuore.
Suo fratello ha bisogno di lui e non sarò di certo io a separarli, considero anch’io Kili come mio fratello ed ho paura per la sua incolumità.
Mi guardo intorno nella stanza, ero talmente persa nei miei pensieri che non mi sono resa conto che Fili è già uscito; esco dal letto, rabbrividendo un po’ per il freddo derivante dalla mattina autunnale e mi avvicino all’armadio per recuperare degli abiti più consoni per riprendere il viaggio.
Sono davanti allo specchio e studio accigliata il mio fisico, non sono mai stata magra, ma neanche grassa; ma oggi vedo il mio corpo un po’ più asciutto e muscoloso, soprattutto le gambe che per me sono sempre state un grande dilemma.
Il mio viso è un po’ più magro di quello che mi ricordavo e la mia pelle ha assunto un colore diverso dal rosa pallido ad uno un po’ più vivace; era da tanto che non mi guardavo così accuratamente; diciamo pure che in questi mesi non mi sono data proprio pena di cercare uno specchio, nemmeno a Gran Burrone dove magari uno specchio vero e proprio c’era.
Guardo anche i capelli, il mio color mogano con cui li avevo tinti parecchio tempo fa ora sta lasciando il posto ad un castano scuro, quasi ebano; adesso che guardo meglio anche i miei occhi sono cambiati il verde, che talvolta si scurisce diventando marroncino, è più brillante.
Basta Anaïs ti devi cambiare ora! Thorin odia i ritardatari!
Mi vesto di corsa, nascondo come al solito la borsa e indosso il mio affezionato mantello ormai lacero, esco e trovo Bifur che sta andando verso il salone d’ingresso, lo seguo silenziosamente; provo una sorte di compassione per questo nano, la sua ascia conficcata in testa mi dà sempre una certa impressione e trovo davvero triste che abbia perso la possibilità di parlare correttamente.
Arriviamo al salone di ingresso e ringrazio Bifur con una carezza sul braccio e un sorriso, lui ricambia ed annuisce con la testa; al salone c’è anche il resto della compagnia e sono state portate diverse armi che possiamo scegliere.
Maneggio un paio di spade per poi optare per una di lunghezza e peso simile a quella trovata alla grotta dei troll, a parte il fatto che è meno elegante e senza orpelli, ma con un impugnatura classica a “T”; riesco a trovare anche i pugnali da inserire nella mia cintura ed infine un arco completamente nero completo di faretra.
Usciamo dal salone muniti anche di provviste, gentilmente offerte dal Governatore che per inciso non vede l’ora di mettere le mani sulla sua parte di tesoro; fuori dal portone una folla di gente ci acclama lasciando quello che è uno stretto varco per arrivare ad una stalla sulla terra ferma dove ci sono dei cavalli e pony già sellati.
Mi guardo intorno alla ricerca di Kili e Fili, sono parecchio dietro a me ed il moro è poggiato a suo fratello, purtroppo ha riassunto il colore pallido che lo contrassegnava i giorni precedenti al nostro arrivo dal Governatore.
Guarda un attimo il mio cavallo, un magnifico animale di colore nero, ma la mia attenzione viene catturata quando noto che Thorin ha bloccato Kili –Tu no, dobbiamo andare veloci ci rallenteresti.-
-Ma che parli io vengo con voi!- risponde il nipote sorridendo pensando evidentemente ad uno scherzo.
-Non ora…- ribatte Thorin, caricando sul suo pony un sacco che non sembra per niente leggero.
Anche Fili si volta sentendo la discussione e guardando incredulo suo zio.
-Io ci sarò quando quella porta sarà aperta, quando scorgeremo le sale dei nostri padri, Thorin.- insiste Kili, mostrando quanto può essere distratto.
-Kili, resta qui e intanto riposati ci raggiungi quando guarisci.-  afferma Thorin mostrando un sorriso premuroso nei confronti del nipote, anche lui è preoccupato: temo di aver innestato io questa sua preoccupazione nelle sale delle armi, ma parlavo per il bene del nano ed un certo senso appoggio la scelta di Thorin: è difficile che una montagna scappi ed è più importante che la ferita si cicatrizzi, prima di fare ulteriori fatiche.
Ma capisco anche Kili per lui è un sogno entrare ad Erebor, ha faticato tanto come tutti e si è preso anche una freccia per permetterci di continuare assieme il nostro viaggio.
Oin scende velocemente dal suo pony –Io sto con il ragazzo, il mio dovere è stare con i feriti.- afferma a Thorin, che annuisce al medico.
-Zio, siamo cresciuti con le storie della Montagna; storie che tu ci hai raccontato, non puoi toglierli questo… lo porterò in braccio se devo!- interviene irritato Fili.
-Un giorno diventerai Re e capirai, non possiamo rischiare la riuscita di questa impresa per un solo nano, anche se un parente.- afferma fermo Thorin poggiando una mano sulla spalla del suo erede, mentre questi guarda un attimo suo fratello appoggiato ad un palo immobile e scioccato per il rifiuto dello zio.
Fili deciso scende anche lui dal pony andando verso Kili, ma viene quasi subito bloccato da Thorin –Fili non essere sciocco, il tuo posto è nella compagnia.- afferma serio, per poi venire scostato dal nipote -Il mio posto è con mio fratello.-
Io, non so neanche il perché, lascio le redini del mio cavallo e seguo Fili, ma, come per il nipote, Thorin mi blocca –Anche tu, Anaïs?-
-Thorin, dammi cinque minuti, voglio parlare con loro…- supplico guardando negli occhi il nano, che fa un cenno di assenso –Cinque minuti siano.-
Mi avvino ai fratelli, alzo il viso dolorante di Kili che sta stringendo i denti dal dolore e trattenendo le lacrime dallo sconforto di non poter venire con noi, e poi prendo in disparte Fili e lo porto in un posto coperto e nascosto, fortunatamente la gente sembra tutta concentrata sul resto della compagnia.
-Io rimango con te e Kili!- esclamo decisa.
-No, tu andrai con lo zio, hai una missione!- ribatte convinto il nano, senza voler ammettere discussioni a riguardo.
-La mia missione può aspettare, sono preoccupata per Kili e per te.- affermo, cercando di trattenere le lacrime che stanno insistentemente premendo per uscire.
-Io ci sarò appena Kili starà meglio, ma tu devi andare.- insiste il nano.
-Voglio stare con te! E con Kili!- gli dico prendendogli le mani e accarezzandole, mentre lui guarda un attimo basito il mio gesto..
-Anaïs, ti prego torneremo presto… segui Thorin.-
Chiudo gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che vogliono uscire prepotentemente, lo guardo negli occhi e li vedo tristi e malinconici; non voglio vederli così i suoi occhi devono portare solo gioia nei miei, appoggio la mia fronte alla sua e respiro profondamente.
-Se non vedo tornare te, Kili e Oin entro tre giorni vi verrò a cercare.- sussurro decisa senza staccarmi da lui.
-No, te lo proibisco di fare tutta quella strada da sola.-
-No…-
-Anaïs a Gran Burrone mi avevi promesso di non utilizzare armi se non necessario e non l’hai proprio mantenuta, ora ti chiedo di andare con Thorin e basta!-
Detto questo mi prende il viso tra le sue mani e mi bacia senza darmi il tempo di rispondere, non voglio nemmeno rispondere la mia voce ne risulterebbe rotta e le lacrime scendono incontrollate, ma vengono raccolte dai pollici carezzevoli di Fili.
-Beh ho capito come farti tacere, mi chiedo perché non ci abbia pensato prima.- sorride dandomi un bacio sul naso alzandosi quasi sulle punte, scena che mi fa un po’ ridere; poi mi prende una mano e ne bacia il palmo –Vai! Thorin ti aspetta.-
Una musica solenne di strumenti a fiato si alza e vedo su un piedistallo il Governatore, guardo Fili –Se non torni, prometto che mi faccio il lago a nuoto pur di cercarti, hai capito?- prometto lasciando le sue mani, per poi raggiungere di corsa Kili ancora vicino al molo.
-Ci vedremo presto, vero?- chiedo a Kili che mi fa un sorriso stiracchiato, mentre Oin mi fa un cenno con la mano di andare.
Il governatore, intanto, parla assistito da quel viscido di Mr. Monociglio, sembra che stia per benedire la missione  e i miei compagni si stanno muovendo, corro sulla corro tra la gente per poi saltare in groppa al mio cavallo, raggiungendoli quasi subito.
Balin si volta verso di me, con il suo solito sorriso paterno –Sapevo che saresti venuta.-
-Tu sai sempre tutto o troppo.- rispondo sorridendo, mentre il vecchio nano fa una piccola risata per poi guardare davanti a sé verso la Montagna Solitaria.
 
La compagnia si è spaccata, i nani rimasti trottano velocemente avvicinandoci sempre di più alla Montagna, Thorin sta davanti e non l’ho mai visto girare la testa verso Pontelagolungo, verso i suoi nipoti; io contrariamente sono indietro e non riesco a resistere alla tentazione di guardare dietro le mie spalle.
Non riesco neanche a godermi il particolare paesaggio che mi si profila: il lago ghiacciato riflette dei freddi raggi privi di vera luce, intorno al lago dure rocce segnate dalla rada neve, c’è anche un freddo vento che mi sferza il viso come schiaffi.
Come sono contrastanti i miei sentimenti rispetto ai miei compagni, loro vanno avanti felici ed eccitati di rivedere la loro casa; io temo invece di aver smarrito la mia seconda casa e mi sento stupida a non aver capito ciò prima, si perché ormai la mia casa è dov’è Fili e ne sento già la mancanza.
Tuttavia più vado avanti in quest’avventura maggiormente mi allontano da lui e ne è consapevole; fra poco tutto questo sarà finito, tuttavia il mio mistero è ancora in piedi senza alcuna sbavatura, senza essere riuscita a scoprire niente.
Quanto vorrei mandare al diavolo questo libro e tutto ciò che riguarda esso; magari ritararmi in quel bel casolare della Contea che ho visto in quel strano giorno di inizio primavera, col mulino che accarezzava mogio l’acqua, col grano e i girasoli, chissà cosa sarebbe successo se mi fossi addormentata per un tempo più lungo in quel campo.
-Forza! Dobbiamo arrivare alla porta prima del tramonto.- esclama Thorin aumentando di poco il passo, mentre io rimango sempre a chiudere la fila,  sembra quasi un dejà-vu del primo giorno di marcia: quando aspettavo di vedere dietro di me un Hobbit ansioso e di corsa; adesso mi aspetto di vedere quattro nani: uno col capello strano, uno con la trombetta all’orecchio e i due principi.
Stiamo camminando su rocce e sassi che sono appoggiati l’uno sopra all’altro, un paesaggio che se non fosse per il cielo sarebbe desolante.
-Che cos’hai figliola?- mi distrae Balin, avvicinandosi piano a me.
-Niente, Balin… sono solo un po’ stanca.- affermo accennando un timido sorriso.
-Sei sicura? A momenti ti storcerai il collo a forza di guardare indietro.- ridacchia il nano, facendomi l’occhiolino.
Arrossisco senza neanche rendermene conto –Mi mancano.-
-Torneranno presto, non ti devi preoccupare. Non si vorranno perdere per nulla al mondo Erebor.- mi rassicura sorridendo.
-E’ così bella?- chiedo, non preoccupando troppo di essere indiscreta.
-Non so per canoni umani, ma per noi è casa.-
-Capisco cosa vuoi dire…- sussurro abbassando la testa e rendendomi conto che sto pensando a Fili, e non alla mia casa in Bretagna.
-Quando siamo partiti Gandalf disse che anche tu cercavi la tua casa, l’hai trovata?- mi chiede il nano, guardandomi con i suoi limpidi occhi chiari.
-Io, non lo so ancora. Balin, per te cosa vuol dire casa?-
-E’ un concetto particolare che va al di là del focolare, noi cerchiamo la nostra vecchia patria pur essendo riusciti a trovare, grazie a Thorin, quella che si potrebbe chiamare casa.- risponde onestamente il nano, accarezzando la criniera del suo pony.
-Quindi non dove ci sono le persone che vi amano; avete lasciato famiglie per questa impresa o persone a cui volete bene.-
-Proprio perché li vogliamo bene facciamo ciò; regaliamo la nostra vecchia patria ai nostri futuri figli… pensa ad un Gimli che corre per le stanze di Erebor dove una volta giocava suo padre o suo nonno.-
-Voi nani, fate tanto i duri- sbuffo divertita -… invece siete molto teneri, sai?- affermo facendolo arrossire un po’.
-Non dirlo a Dwalin.- sussurra lui scherzando.
-Non lo dirò ci tengo alla pelle.- rido coprendomi la bocca per non farmi troppo sentire.
Dwalin si volta verso di me con aria piuttosto truce una volta sentita la mia risata, e ringrazio che non abbia ascoltato l’ultima parte della conversazione tra me e il suo fratello… mi gira le spalle e supera l’ennesima roccia, che si profila sul nostro cammino.
Sotto gli zoccoli dei nostri animali permane un tappeto di rocce grigie di dimensioni diverse, e l’ambiente è disturbato solo dal rumore ritmato del trotto dei cavalli, se non fosse per quelli non ci sarebbe niente… neanche il fischio del vento bloccato dall’alta montagna.
-Che silenzio.- afferma fermandosi Bilbo.
Io e Balin lo raggiungiamo, ed il nano comincia –Non è stato sempre così. Una volta quelle colline erano ricoperte di boschi, gli alberi erano pieni di canti di uccelli.-
-Tranquillo Mastro Baggins, abbiamo cibo, arnesi; siamo orami a buon punto.- interviene Thorin per poi scattare sopra una roccia, la quale si affaccia innanzi a una città distrutta coperta dalla neve: i tetti scoperti, le mura rotte ricoperte di bianco.
Bianco che simboleggia la purezza in questo caso vuol dire morte, che è stata distribuita gratuitamente dalla bestia della montagna.
-Era la città di Dale.- indica Balin.
-Ora è una rovina.- continua il fratello.
-La desolazione di Smaug.-
-Domani dobbiamo essere alla porta per mezzodì, fermiamoci qui a dormire.- ordina Thorin.
-E’ questo lo spiazzo? Gandalf ci ha detto di aspettarlo qui! A nessun costo dovevamo…- lo ferma Bilbo
-Tu lo vedi? Non abbiamo tempo per aspettare lo stregone. Se arriva domani bene altrimenti, siamo da soli.- ribatte Thorin ritornando a guardare la Montagna che sembra sempre più appropinquarsi, sempre più alta e temibile, con una sorpresa non da poco dentro.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Gocce di memoria. ***


Una piccola scossa mi sveglia, apro piano gli occhi incontrando quelli piccoli e porcini di Bombur che mi sorridono –Sveglia Anaïs, stiamo per ripartire.- mi avvisa sottovoce e appoggiando vicino a me un piatto ben abbondante.
-Dovresti smetterla di riempire così i piatti Bombur, togli alla compagnia.- rispondo stropicciandomi appena gli occhi e mettendomi a sedere.
-Siamo tutti d’accordo che tu e Bilbo dovete mangiare un poco di più, non siete resistenti come i nani.- mi sgrida muovendo il mestolo davanti al naso.
-Mmm… potevi però svegliarmi, così ti davo una mano a preparare.- mormoro cominciando a mangiare, notando i nani rimasti intenti a togliere l’accampamento di fortuna costruito per passare la notte.
-Non ti preoccupare, mi aiuterei più avanti…- sorride il nano, per poi alzarsi e raggiunge Bifur impegnato a spingere la sua coperta in una specie di sacco; mi piace vedere i miei compagni muoversi, brontolare, gesticolare… sembra una routine che però non mi annoia per niente.
Quanto vorrei sapere a che mondo appartengo.
È da giorni che non guardo il libro, da una parte ho anche il terrore di leggere dato che ogni volta che lo apro qualcosa succede, ma dall’altra quanto vorrei scoprire qualcosa in più… almeno per mettermi l’anima in pace.
-Forza!- mi distrae Thorin che già è per il sentiero assieme a Dwalin, entrambi impazienti di raggiungere l’agognata Montagna.
Sbuffo, pensando che anche Fili e Kili sarebbero stati ancor più impazienti dello zio a muoversi e mi alzo riconsegnando a Bombur il piatto per rimettermi il prima possibile in sella, in vista dell’ultimo tratto di strada.
 
Ci spostiamo sempre più a lato della montagna verso uno spiazzo circondato da un muro roccioso, per praticità ci dividiamo in coppie in modo da trovare il prima possibile l’entrata  di Erebor e io mi muovo assieme Balin.
-Niente?- chiede ad un certo punto Thorin.
-Niente.- risponde in alto su una roccia Dwalin.
Thorin tiene in mano la mappa guarda verso l’alto, cercando di trovare qualche indizio; ad un certo punto vedo Bilbo correre su uno spuntone.
-Lassù!- urla indicando una scala mimetizzata all’interno di una scultura gigantesca di un nano con in mano un’ascia; non so neanche come abbia fatto a passare completamente inosservata dato le dimensioni, credo che possa far superare la Tour Effeil.
Ci avviciniamo verso Bilbo e Thorin è entusiasta –Hai occhi acuti mastro Baggins! Forza andiamo!- si complimenta con un sorriso.
I nani cominciano a correre verso la statua ricavata dalla roccia e naturalmente li seguo, sempre dietro a loro; una volta davanti la scala noto che gli scalini sono alti per i miei compagni, che hanno delle oggettive difficoltà a superarli, a parte quelli più atletici.
Aiuto Balin scalino dopo scalino fino ad arrivare a percorre l’ascia del Nano di roccia, che è leggermente in pendenza,  e nasconde poi un piccolo passaggio tra la lama e il braccio; la salita ci porta fino a superare la spalla della scultura.
Dopo la spalla c’è un piccolo spiazzo che si affaccia ad una parete di  roccia liscia e  levigata, come se fosse stata lavorata, contrariamente al rimanente della montagna.
Probabilmente siamo davanti alla porta nascosta; Thorin si avvicina alla parete e la studia con le mani e con gli occhi.
-Deve essere qui! La porta nascosta. Che tutti coloro che hanno dubitato di noi rimpiangano questo giorno.- esulta mostrandoci la chiave, i nani rispondono con urlo di vittoria e si addentrano nello spiazzo, Dwalin, come Thorin prima, guarda la parete –Abbiamo la chiave, ci deve essere un buco della serratura.-
Siamo arrivati giusto in tempo: il tramonto è quasi terminato per lasciare spazio alla notte, il sole cala velocemente tra le montagne ed il suo ultimo raggio deve mostrarci la serratura per aprire la nostra porta.
Dwalin preso dallo sconforto si mette a prendere a calci la parete mentre Nori cerca di sentire dove questa suona a vuoto, senza apparenti risultati, pian i nani si aggiungono ai primi due, mentre io aspetto ricordando che le parole della mappa sono chiare: si deve aspettare il raggio risolutivo, solo allora potremo vedere dove inserire la chiave; prendere a pugni la parete è uno spreco di energie.
-Buttatela giù, presto!- ordina Thorin e i nani ubbidienti si mettono a scalfire la roccia con le loro armi creando solo scintille, Thorin guarda alternativamente il sole e la parete perdendo mano a mano speranza.
-E’ inutile la porta è sigillata! Non la si apre con la forza!- interviene Balin, guardo verso le montagne dove vi era il sole, ormai calato.
Non può essere, non sono arrivata fin qui per trovarmi una porta chiusa, non può finire così… mi porto sul bordo dello spiazzo e apro il libro, presa dallo sconforto.
Non mi interessa che i nani lo vedano a questo punto, e leggo.
…ma niente, a parte dei fogli volanti che non so da dove siano spuntati, il libro si ferma a dove siamo noi e non continua, che frustrazione!
-No!- urla sconsolato Thorin tenendo in mano la mappa –Il raggio definitivo del Dì di Durin splenderà sul buco della serratura, questo è ciò che dice… cosa ci è sfuggito?-
-Ci siamo persi la luce.- risponde Balin –Non c’è più niente da fare avevamo una sola possibilità. Torniamocene ragazzi, è finita.-
I nani distrutti, con l’animo a terra, fanno per andarsene; mentre io sono ancora imbambolata per terra a guardare il libro, notando che ci sono davvero troppe pagine bianche: il libro non è finito, questa avventura è ancora viva.
-Thorin!- gli urlo alzandomi in piedi e sporgendo il mio libro –Non può finire così! Guarda! Tu sai cosa vuol dire questo libro, ci sono troppe pagine bianche per finire così!-
-E’ finita, mi dispiace…-
Anche Bilbo è rimasto nello spiazzo fermo, mentre i nani gli passano a fianco, cerca anche di fermarli invano; mi rimetto a sedere chiudendo il libro sulle mie gambe, reprimendo la voglia sempre più forte di bruciarlo e di fare un bel falò.
Thorin getta la chiave a terra ritenendola ormai inutile e se ne va lasciando la mappa a Bilbo, che tenta di fermarlo –Thorin, non puoi abbandonare ora.-
Il nano non gli dà retta e va avanti, sono di spalle ma sento i suoi passi che si allontanano pesanti come macigni; lo Hobbit si muove su e giù per lo spiazzo davanti alla parete ripetendo le parole della mappa.
-Bilbo smettila…- sussurro stanca e scoraggiata.
-Anaïs, tu sai che non è finita…-
-Vorrei tanto che non lo fosse…-
-Ascolta: sta accanto alla pietra grigia, quando il tordo picchia quando il sole scende, e il risolutivo raggio del Dì di Durin risplenderà; la chiave è il risolutivo raggio.- afferma convinto e indicando insistemente la mappa.
-Sì, quello del sole.- mi giro verso lo hobbit e vedo che guarda in alto, seguo il suo sguardo e ci sono delle nuvole che lentamente si spostano lasciando spazio ad una bellissima luna calante, calda nel suo argenteo raggio…raggio?
Guardo lo Hobbit ed ha capito prima di me, dato che sta osservando la parete incantato, mi alzo velocemente e lo abbraccio –Bilbo, sei un genio!-
Lo hobbit mi sorride e comincia ad urlare sperando di farsi sentire dagli altri –Il buco della serratura, tornate!-
-Thorin! Torna su!- urlo, cercando di dargli man forte.
-E’ la luce della luna! L’ultima luna di autunno! Dov’è la chiave?- si gira intorno lo hobbit cercando il piccolo utensile di metallo, sfortunatamente lo urta con i piedi facendolo quasi cadere; mi butto sulla chiave per prenderla, ma mi ritrovo invece i piedi di Thorin che l’hanno bloccata prima di me.
Mi alzo sorridendogli e grattandomi la testa imbarazzata per la figura, ma lui mi sorride e recupera l’oggetto; con lui ci sono anche gli altri nani e mi pongo tra di loro, per lasciare al Re sotto la Montagna l’onore d’inserire la chiave nella serratura.
Dopo aver girato la chiave Thorin poggia le sue mani sulle pareti e con una lieve spinta una crepa quadrata si va a formare sulla parete per aprirsi dentro alla Montagna; abbiamo trovato la porta!
-Erebor.- sussurra Thorin entrando al suo interno –Queste sale, questa pietra. Ti ricordi, Balin? Saloni pieni di luce dorata.-
L’anziano nano commosso entra anche lui –Lo ricordo bene…-
Pian piano li seguono il resto della compagnia ed anch’io anche se devo un po’ piegarmi per entrare, ma subito dopo l’entrata il passaggio diviene più alto, supero un architrave di pietra e ascolto la lettura di Gloin di un iscrizione –Qui giace il settimo regno del popolo di Durin, possa il cuore della montagna unire tutti i nani in difesa di questa casa.-
-Il trono del Re.- sussurra Balin visibilmente commosso.
L’inscrizione ha un anche un strana opera in rilievo, sembra un trono con sopra un esagono irregolare che emana dei raggi -Che cos’è la sopra?- chiede Bilbo
-L’Arkengemma…-
-E che cos’è?- chiede nuovamente lo hobbit guardando Thorin, che sembra quasi incantato dall’iscrizione.
-Quella Mastro scassinatore è il motivo per cui sei qui…-risponde.
 
Usciamo tutti dall’entrata e ci riuniamo nello spiazzo, l’ultimo ad uscire è Thorin, si rivolge con lo sguardo direttamente verso Bilbo –Mastro Baggins, la tua missione è trovare l’Arkengemma nella sala dei tesori… cercando di non svegliare il drago.-
-Si, era quello che c’era scritto nel contratto…- ricorda lo hobbit, mettendosi apposto la casacca cercando di non far trasparire alcuna paura.
-Io ho firmato lo stesso contratto di Bilbo.- intervengo volendo onestamente dare una mano al mio amico.
-Credo che il signor Baggins sia più silenzioso di te, Anaïs.- mi risponde Thorin.
-Ma dovrà affrontare da solo il drago…-
-Appena sentiremo qualcosa che non va ci inoltreremo in aiuto anche noi…- mi rassicura il nano con un sorriso stiracchiato.
-Sentite, io vado.- conclude alla fine Bilbo.
-Ti accompagno al suo interno per un po’- si fa avanti Balin.
-Vengo anch’io ...- dico seguendo i due.
Io, il nano e lo hobbit ci inoltriamo all’interno della Montagna per una decina di metri, ad un certo punto Balin si ferma, arrestando il cammino di tutti.
-Volete che io trovi un gioiello…- comincia Bilbo.
-Un grosso gioiello bianco, sì.- conferma Balin sorridente.
-Tutto qui… è solo che immagino ce ne siano parecchi laggiù.- dice lo hobbit guardandosi un po’ attorno agitato.
-E’ solo una, l’Arkengemma e la riconoscerai quando la vedrai; in verità ragazzo io non so proprio cosa troverai laggiù… non devi andare se non vuoi, non c’è disonore nel tornare indietro.- afferma Balin, cercando di convincere Bilbo di tornare indietro
-No, io ho promesso che l’avrei fatto e penso che devo provarci.- sospira Bilbo guardando preoccupato il corridoio davanti a lui.
-Non cessa mai di sorprendermi…-
-Cosa?-
-Il coraggio degli Hobbit, vai ora con tutta la fortuna a cui puoi fare appello.-
-Bilbo…- intervengo un po’ commossa –…mi raccomando trova un modo per chiamarci se succede qualcosa, qualsiasi cosa.- affermo per poi abbracciare lo hobbit chinandomi e dandogli un bacio sulle guancia, poi Balin mi prende la spalla –Dai, bambina andiamo.- annuisco al nano lasciando andare Bilbo.
Lo hobbit alza la testa e segue il corridoio lasciando me e il nano alle sue spalle.
-Ehm Bilbo… se esistesse davvero un drago vivo laggiù, non risvegliarlo.- lo avvisa infine Balin prima di incamminarci e andare verso lo spiazzo assieme al rimanente della compagnia; sono molto preoccupata per il piccolo hobbit, spero che non gli succeda niente o che riesca ad avvisarci in caso di pericolo.
Balin prima di uscire mi ferma vicino all’architrave, dove avevamo sostato poco prima –Anaïs, mi vuoi dire che cosa ti sta succedendo?-
Mi irrigidisco alla sua domanda e lo guardo con attenzione –Non capisco, non mi sembra di essere cambiata.-
-Sei solo ipersensibile, bambina mia… stavi per piangere quando credevamo di aver fallito e tu non ti sei smossa neanche quando gli orchi ci stavano attaccando sui barili, sei una strana ragazza.-
-Credo di aver avuto solo un cedimento nervoso, capita.- affermo alzando le spalle, sperando di non insospettire troppo il  nano che mi guarda attentamente.
-Mi dispiace ma non ti credo.-
-Balin… io… avrei bisogno di confidarmi per sfogarmi, ma non posso… ti prego usciamo da qui.-
-Va bene, bambina mia.- l’anziano nano mi prende la mano e mi conduce fuori, dove gli altri stanno seduti già in attesa di Bilbo, pur essendo questo appena entrato nei meandri della montagna.
Mi siedo su una roccia, sempre in un posto un po’ isolato ma illuminato dalla luna e nuovamente prendo il libro: prima quando l’ho aperto c’erano un sacco di fogli volanti e mi sorge un dubbio: che il libro si sia strappato durante le nostre varie avventure?
Lo apro e la cosa assurda è che non sembra rovinato, prima presa dall’agitazione non ho prestato attenzione a questo particolare, sembra nuovo come se l’acqua presa durante la fuga da Bosco Atro non lo abbia colpito; strano la borsa era zuppa.
Prendo un foglio e comincio a leggere.
 
“Anaïs torna, ci manchi a casa,
papà e mamma sono disperati…
prego ogni giorno Dio per il tuo ritorno
abbiamo bisogno del tuo sorriso,
della tua testardaggine,
della tua presenza con noi…
 
Jean.”
 
Oddio, ma è la scrittura di mio fratello, questa cosa non c’era qui prima: quando sono comparsi? Dopo i goblin di sicuro e come fanno ed essere dentro il libro? Magari c’è un modo di comunicare con i miei familiari… magari posso scrivere anch’io a loro.
Prendo in mano un altro foglio:
“Anaïs svegliati… ti stiamo tutti aspettando!
Torna da noi! Reagisci!
Stupida, cocciuta e adorabile donna
Voglio ancora litigare con te!
Mi manca la tua sveglia ad ore spropositate del mattino
Tanto che talvolta prendo il tuo cellulare e la fisso…
A proposito di cellulare devi rispondere ai messaggi
sono tanti, troppi… e la maggior parte di ragazzi,
 non ti nascondo che papà è sorpreso…
sei sempre stata brava a nascondere le tue cose
ma non puoi dire che tutte queste persone siano amici.
Mi manchi, talvolta mi manchi così tanto
che metto la tua orribile musica
che cosa ci troverai mai nel Led Zepplin o Deep Purple? E nella musica celtica poi?
Ritorna ti prego non so come dirlo in maniera diversa.
 
Sophie”
 
Mia sorella, ma come?
Bagno questi pochi fogli letti con le mie lacrime, non ho coraggio di continuare… magari ci sono anche scritti di mio padre e di mia madre o di Christofer, ma sarebbe straziante leggerli; ma perché arrivano solo ora? Perché?
In questi giorni non poche volte desideravo sentire la mia famiglia con me, perché solo ora? Quando manca così poco?
Mia sorella e mio fratello i miei tesori nascosti; chissà come state e mi dovreste odiare per la mia lontananza, per avervi lasciato anche contro la mia volontà… vi vorrei tanto qui con me, Jean andrebbe d’accordo con i nani e si divertirebbe con queste avventure che anche lui ha sempre desiderato provare; mentre Sophie amerebbe solo la tranquillità della Contea e odierebbe il resto, adorerebbe di sicuro Bilbo.
Mi mancano tanto, troppo…
Un boato improvviso scuote i miei pensieri, asciugo veloce le lacrime e caccio il libro dentro il solito nascondiglio; respiro per riprendere il cercare di sciogliere il nodo alla gola formatesi e rilascio un lungo e profondo sospiro.
Anche i miei compagni sono in piedi ed allarmati –Era un terremoto?- chiede Dori
Balin risponde -Quello ragazzo mio, era un drago.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Smaug. ***


-Che ne è di Bilbo?- chiede Ori, guardando uno strano rossore che si va formare sulla roccia, intorno alla porta di Erebor ancora aperta.
-Diamogli altro tempo..- risponde Thorin girando le spalle, come se non avesse sentito quel boato venire dalle profondità di Erebor.
-Tempo per fare cosa? Per essere ucciso.- afferma Balin avvicinandosi al suo allievo con uno sguardo indagatore e allo stesso tempo deciso.
-Tu hai paura.- ribatte Thorin incontrando lo sguardo azzurro del vecchio nano, che non demorde.
-Si, ho paura… ho paura per te: una malattia grava su quel tesoro, una malattia che portò tuo nonno alla pazzia.- risponde l’anziano nano.
-Io non sono come mio nonno.- continua il moro girandosi nuovamente e dando le spalle all’entrata di Erebor.
-Non sei te stesso. Il Thorin che conosco non esiterebbe ad entrare…- cerca di convincerlo Balin, rimanendo fermo al proprio posto; mentre gli altri guardano alternativamente la discussione e il contorno della porta che sembra prendere fuoco.
-Non metterò a rischio questa impresa per la vita di uno scassinatore.- ringhia Thorin, cercando di intimidire Balin.
-Bilbo, il suo nome è Bilbo.- corregge l’anziano nano sfidando apertamente il suo Re.
-Thorin.- interviene la voce bassa di Dwalin cercando di smuoverlo e attirando su di sé il suo sguardo –Ho promesso di seguirti; ma noi dobbiamo la vita e la libertà a quel piccoletto, non possiamo lasciarlo solo davanti ad un drago. Io entrerò la dentro, che tu lo voglia o no! Ti ricordo che è stato lui a salvarti da Azog.-
Si gira verso l’amico con i suoi occhi di ghiaccio e inflessibili, i capelli gli incorniciano il volto stravolto e quasi confuso; Dwalin sguaina l’ascia davanti a lui e s’inchina –Dimostra che sei il mio Re.-
Thorin fissa un attimo Dwalin, inginocchiato e con gli occhi socchiusi, prima di sguainare anche lui la spada ed entrare dentro; i nani lo seguono tranne il guerriero pelato, il quale aspetta che suo fratello si avvicini prima di alzarsi e abbracciarlo.
Si dicono qualcosa sottovoce e poi entrano seguendo gli altri e lasciandomi un attimo sola, un po’ titubante e un po’ commossa per quel che ho visto; probabilmente se non ci fosse stato Dwalin a colpire i punti giusti Thorin non si sarebbe mosso, ciò nonostante sia lui che Balin sono pronti nuovamente a seguirlo.
Guardo un attimo verso l’esterno della montagna, prima di fare un profondo respiro ed entrare, per raggiungere il prima possibile gli altri.
Sentiamo una voce fonda che parla in lontananza, sarà sicuramente il drago; i corridoi sono stretti e siamo costretti a correre uno dietro all’altro, per fortuna che il soffitto è abbastanza alto tanto che non sono obbligata a correre con la schiena piegata.
Il mio cuore è un tamburo, lo sento talmente forte che spero che nessun altro possa sentirlo, mi asciugo le mani sulla stoffa della camicia passando la spada da una mano all’altra, respiro piano per rilassare i muscoli e liberare la mente; sto morendo dalla paura.
Un altro terremoto causato dal drago mi  prende di sorpresa, tanto che cado a terra col sedere; fortunatamente Oin mi ritira su offrendomi in aiuto la sua mano e coprendomi le spalle nel resto della corsa.
Thorin ci ha staccato andando in avanscoperta conoscendo, meglio di tutti, i corridoi e gli anfratti, tanto che per poter seguirlo dobbiamo azzardare la strada  seguendo i pochi rumori che  si sentono.
Rimango tra Dwalin e Oin cercando di muoverci ascoltando i rumori attorno a noi, poi un suono metallico all’improvviso in fondo ad un corridoio attira la nostra attenzione; e subito dopo ci ritroviamo a correre in quell’anfratto da cui sembra provenire il rumore.
Alla fine del tunnel scelto vediamo Thorin e Bilbo, quindi velocizziamo la corsa, raggiungendoli e trovandoci proprio davanti al drago;  è un mostro gigantesco le ali nere sono ripiegate su di lui non riuscendo ad aprirle completamente, il corpo è allungato e teso verso di  noi, un ruggito e il suo addome diventa rosso rubino.
-Brucerete!- urla il mostro.
Ed ecco il calore che si diffonde nella stanza intorno a noi, seguo la compagnia buttandomi dalla scalinata per andar a finire in mezzo ad un mare di oro, mi guardo attorno per vedere se c’è qualcosa di utile e su un lato vedo uno scudo d’argento, corro a prenderlo prima che un'altra fiamma mi sfiori per poi nascondermi con gli altri all’interno di una stanza.
Thorin è ultimo con me, la fiammata ci raggiunge all’entrata e metto lo scudo a nostra protezione, fortunatamente la presa dello scudo è ricoperta di una pelle nera altrimenti potevo dire addio alla mano.
-Andiamo!- ci ordina Thorin subito dopo essere entrati e lo seguiamo, siamo davanti una specie di ponte aperto; non vi è alcuna protezione e non si può saltare in caso di necessità, altrimenti finiamo spiaccicati –Dobbiamo andare nella parte ovest, magari c’è una via di uscita.- sussurra Thorin.
-No, è troppo in alto.- interviene Balin.
-E’ la nostra unica possibilità. Dobbiamo tentare.- ribatte il moro cominciando a fare strada.
Camminiamo silenziosamente lungo il ponte cercando di non fare rumore quando il tintinnio di una moneta ci preoccupa, ci giriamo verso Bilbo ma non è lui che perde monete.
 Alziamo lo sguardo e c’è il drago sopra di noi e la sua corazza perde continuamente dei preziosi.
Le sue zampe sono terrificanti, vedo le squame vermiglie e i suoi lunghi artigli neri, che si piegano sulle architravi per fare da presa; Thorin ci indica di continuare con la mano, appena il corpo del drago ci oltrepassa.
Riusciamo a passare inosservati, arriviamo ad un altro corridoio dove riprendiamo la corsa –Stati uniti.- ci intima Thorin continuando a correre senza tregua, finchè non giungiamo ad un’altra stanza piena di cadaveri imbalsamati dalle ragnatele.
Sono di sasso, è uno spettacolo orribile.
Cerco di trattenere un conato di vomito che sento salire in gola e per fortuna ci riesco, non voglio sporcare questo luogo di morte, per rispetto dei defunti; guardo Thorin ed è basito come il resto dei nani, spero solo che tra questi corpi non ci siano loro conoscenti o parenti.
-E’ così allora non c’è via d’uscita.- afferma Dwalin scoraggiato, guardando atterrito i suoi simili.
-Gli ultimi della nostra famiglia, saranno venuti qui sperando l’impossibile.- sussurra Thorin, con gli occhi sgranati.
Ci sono bambini, donne e uomini ai nostri piedi, la morte ha catturato tutti tra le sue scheletriche braccia e con la sua falce, strappando loro la speranza, chiudendo quella che era l’unica porta d’uscita con una frana.
-Potremo provare a raggiungere le miniere… potremo durare un altro giorno.- afferma Balin scosso e sconfortato.
-Io non voglio arrendermi.- intervengo, sentendo le lacrime prepotenti spingere per uscire; ma che subito scaccio passando il braccio sopra gli occhi.
-Cosa vorresti fare?- si volta Dwalin guardandomi in maniera sarcastica.
-Ci deve essere un modo. La storia non è finita.- affermo guardando Thorin, l’unico che può capire il significato delle mie parole.
-Stai farneticando, non dovevi venir con noi.- continua Dwalin, ferendomi con le sue parole e in questo modo facendo venir fuori il mio orgoglio per il momento nascosto dalla paura.
-Guarda la tua gente, vuoi unirti a loro?- chiedo guardando prima il guerriero pelato e poi tutti gli altri.
-No, io non morirò in questo modo. Arrancando per respirare.- afferma Thorin –Andremo alle fucine.-
-Lui ci vedrà, certo come la morte!- esclama Dwalin.
-No, se ci dividiamo.- ribatte con calma Thorin.
-Thorin non ce la faremo mai…- nega Balin.
-Qualcuno di noi potrebbe, conduciamolo alle fucine… uccideremo il drago, se la cosa finirà tra le fiamme allora bruceremo tutti assieme.- ribatte il principe sempre più deciso di conquistare la sua patria, probabilmente il vedere la sua gente l’ha scosso nel profondo.
E da parte mia un’idea piuttosto folle sta prendendo piede, idea che sicuramente mi porterà ad una veloce quanto, spero, indolore morte.
- Credo che potrei distrarre la bestia, per darvi il tempo necessario alla fuga.- intervengo facendomi avanti verso Thorin.
-Sei pazza, distrarla? Non se ne parla.- mi risponde lui, zittendomi con una mano.
-Thorin, io vengo da un altro mondo, magari non riconosce il mio odore come con Bilbo.- affermo per poi girarmi verso il resto della compagnia e notare il loro sguardo piuttosto stralunato alle mie parole –Oh dannazione! Finita sta cosa vi spiegherò tutto! Bilbo, devo palarti in privato.-
Mi sposto un po’ fuori dalla stanza in modo che i nani non mi sentano assieme allo hobbit, fino a quando non siamo a portata di orecchio –Bilbo, ho bisogno del tuo segreto.-
-Del mio a-anello?- balbetta lui stringendo con una mano il suo taschino all’altezza del cuore.
-Sì.- conferma decisa, dato che quella cosetta mi può garantire un minimo di salvezza.
-E’ mio, solo mio...- cantilena Bilbo, con gli occhi leggermente vuoti e girandomi quasi a darmi le spalle.
-Bilbo, te lo ridarò appena finito distrarlo, ti do la mia parola.- giuro, appoggiandogli una mano sulla spalla e sentendolo rilassarsi al tocco.
-Io… io…-
-Bilbo, mi potresti salvar la vita con questo favore.- gli tendo la mano aspettando che l’anello cada su essa e guardo fissa lo hobbit, che, titubante, mette una mano nel suo taschino e prende il gioiello, lo guarda e poi lo appoggia con fatica sul mio palmo –Grazie, prometto che lo riavrai presto. – chiudo il pugno sull’oggetto –Andiamo dagli altri.-
Ci dirigiamo verso gli altri nani che stanno confabulando tra loro –Ragazzi, sono pronta io esco.-
-Anaïs, sei sicura?-
-No, Thorin. Ma voglio provarci.- ammetto sentendo che il mio tentativo di mantenere la voce ferma è andato a vuoto –Da qui dove sono le fucine? Per poi raggiungervi…-
-Segui il corridoio e gira sempre a sinistra.- mi risponde Balin guardandomi con aria visibilmente preoccupata.
-Vado, quando mi sentite parlare con il drago muovetevi.-
Lascio i miei compagni, non so neanche perché lo faccio, è una follia questa, una stupida follia, ma qualcosa dentro di me mi spinge ad osare, forse il vedere tutti quei corpi mi ha dato il coraggio necessario e poi ho come il presentimento che tutto andrà bene, per il momento.
Credo che sia solo la voglia di finire questa storia, per ritornare il più velocemente possibile a Esgaroth, voglio rivedere il prima possibile Fili; che tra parentesi se mi vedesse, sarebbe a tentare di uccidermi come minimo.
Metto apposto lo scudo su una mano ed impugno forte la spada nell’altra, l’anello è in tasca; non pensavo  fosse così pesante
Sono sopra un ponte simile a quello attraversato prima e lo percorro, sotto di me c’è un piccolo cumulo d’oro ma sufficiente per la mia idea, il mio cuore dà il ritmo ai miei passi, oltre a questo non sento nient’altro.
Davanti a me rocce non lavorate diverse rispetto all’altra stanza, ispide e nere, all’improvviso una zampa si appoggia a queste ed una voce rimbomba –Fuggite! Fuggite! Mettetevi in salvo!-
Rimango ferma sul ponte e attendo che si avvicini –Smaug!- urlo sentendo la mia voce forte, contrariamente al mio corpo che trema.
-Chi sei tu? Non riconosco il tuo odore.- si avvicina il drago con gli occhi che sono una fessura nera.
-Sono un umana.- rispondo titubante, cercando di farmi forza stringendo la spada.
-Ho i miei dubbi.- sibila il drago, alzando il collo, facendo si che lo veda nella sua magnificenza.
-In che senso?- domando confusa, imponendo di non fare movimenti bruschi.
-Riconoscerei il tuo odore, ne ho mangiati non pochi di umani. Li trovo troppo magri.- continua soffiando il suo alito caldo sul mio volto.
-Sono umana, ma non sono della Terra di Mezzo.- affermo sincera.
-Da dove vieni?- domanda curioso avvicinandosi un po’ col volto.
-Da un posto in cui i draghi sono tutti morti o frutto della fantasia.- gli sorrido maliziosa, per poi sentire la sua fragorosa risata -Ti piace scherzare col fuoco ragazzina, ho capito cosa sei!-
Ho una mezza idea di come vuole finire la frase, quindi veloce mi butto giù dal ponte mettendo lo scudo sotto il mio sedere e atterrando così sul cumulo, scendendo su di esso come se fosse con uno slittino aggirandolo tra  le sue zampe e sento  il suo urlo selvaggio –Sei morta!-
Scendo velocemente sfruttando l’inerzia creata dalla discesa, il drago è dietro di me ed uso il riflesso della spada per vedere se e quando vuole colpire con il suo alito di fuoco… eccolo infatti, sposto il peso a destra in modo quindi di girare a sinistra con una curva stretta.
I preziosi ai miei piedi sono notevolmente ridotti, ne prendo un po’ e ne metto in tasca, mi saranno utili più tardi, abbandono il mio scudo e rifodero la spada… nascondendomi in una sporgenza della roccia.
Recupero l’anello e senza esitazione lo infilo al dito, poco prima che il drago entri nella stanza; è strano come veda il mondo con addosso l’oggetto: i colori sono rovinati e i movimenti del drago sembrano rallentati, a parte il fatto che sento una strana pressione alla testa nata subito dopo averlo indossato. Non ci devo fare caso.
-So che sei qui, sento l’odore tuo e dell’oro che porti… come il tuo amico Cavalca Barili.-
La pressione si fa più forte con il drago davanti a me, che mi guarda con il suo occhio ferino, prendo un paio di monete dalla tasca e le lancio lontano da me; il drago si distrae senza muovere la testa e girando solo gli occhi in direzione del rumore, prendo un pugnale dalla cinta e glielo lancio sull’occhio più vicino a me.
La corazza sarà fatta del metallo più resistente, ma gli occhi per mia fortuna no.
Un urlo spaventoso rimbomba nella stanza e credo nella intera Erebor, il drago si tiene l’occhio leso con le zampe ed io ne approfitto per scappare via.
-Appena ti prendo ragazzina, ti farò morire tra i miei artigli lentamente e dolorosamente.-
Corro con l’anello ancora addosso e cercando le fornaci, sperando che i nani siano stati in grado di attivarle; il drago mi segue sentendo l’odore mio e dell’oro nascosto nelle mie tasche, che talvolta faccio cadere a distanza comunque di sicurezza.
Ad un certo punto sento la voce di Balin, in fondo al salone, che esclama –Per di qua!-  
Seguo la voce e lo raggiungo, notando che con lui ci sono anche Thorin e Bilbo; tuttavia sono ancora invisibile e Thorin è poco più avanti.
-Vai con Balin!- gli ordina il nano ed anche seguo il suo ordine trovo rifugio in un cunicolo ove si trova anche Balin, poco prima dell’arrivo di una fiammata.
-Vi ho trovati…- affermo togliendomi l’anello e spaventando Balin, prendendolo un poco di sorpresa.
-Bambina mia… sei qui.- sussurra un poco rassicurato nel vedermi.
-Sì, l’ho ferito ad un occhio… perlomeno ha la visuale ridotta, solo che ora è un pelo incattivito; Bilbo che bello vederti.- affermo avvicinandomi a lui per infilargli di nascosto l’anello nel taschino.
-Dai, dobbiamo andare per di qua.-
Corro seguendo Balin e indico a Bilbo il taschino che guarda con aria sollevata, entro poco riusciamo a raggiungere le fornaci dove sono riuniti anche il rimanente della compagnia.
-Questo piano non funzionerà: le fornaci sono fredde come il marmo.- afferma Dwalin.
-Ha ragione, non abbiamo un fuoco abbastanza forte per accenderle.- conferma il fratello visibilmente preoccupato.
-No. Ce l’abbiamo.- dice Thorin -Non pensavo fosse così facile metterti nel sacco!- urla rivolto al drago e subito una zampa esce dalla profondità –Sei diventato lento e grasso, nel tuo rimbambimento. Lumacone.-
Il drago ci guarda e purtroppo la ferita sembra non avergli fatto alcun danno, l’occhio sembra comunque buono anche se graffiato.
-Al riparo.- ci ordina Thorin ed io mi piazzo dietro a una colonna di pietra  che sorregge l’intera fornace, aspettando la fiamma di Smaug, che per via della sua forza riaccende immediatamente  la fornace.
-Bombur, metti in funzione i soffietti.- ordina Thorin, mentre il drago cerca di sfondare la grata di ferro che gli blocca l’entrata.
-Bilbo, Anaïs lassù al mio segnale tirate quella leva!- facciamo entrambi un cenno di assenso e ci muoviamo di corsa arrampicandoci su una costruzione ricavata dalla pietra viva, dove c’è una grande leva; impossibile per entrambi tirarla da soli.
Il ferro delle sbarre comincia a piegarsi alla forza del drago e il rumore del cancello che sbatte per terra è rimbomba nella fornace, facendomi tremare, dall’alto della mia posizione vedo Balin muoversi con Ori verso una stanza nascosta, non ho la minima di idea di che cosa vogliano fare.
Il drago è entrato all’interno della fornace e si muove tra quelli che sono i grandi forni e si posiziona proprio innanzi a me e Bilbo, ma poi svolge lo sguardo verso Thorin che  ci da il segnale; saltiamo per raggiungere la leva e riusciamo ad abbassarla, subito dopo si apre un condotto d’acqua il cui getto potente colpisce in pieno il drago e fa morire la sua fiamma.
L’acqua a contatto con la bestia fa nascere quello che è un forte vapore, una corrente calda che a momenti ci sposta, questa fa muovere gli ingranaggi della fornace e si muovono anche quelli che sono dei vagoni sospesi nel vuoto.
Il drago si avvicina di nuovo a me e Bilbo, i nani cercano inutilmente di bloccarlo con delle bombe artigianali che non scalfiscono minimante la sua avanzata, fortunatamente Gloin taglia i vagoni sospesi e carichi di oro addosso alla bestia.
Prendo Bilbo per mano e lo tiro via da questo bordello, vedo la roccia cominciare a creparsi sotto i nostri piedi, scappiamo  tenendoci per mano e usando come scivolo una trave ormai caduta; il cammino del drago viene fortunatamente bloccato dalle varie costruzioni che non fanno altro che crollare accartocciandosi contro di lui.
Io e Bilbo senza mollarci ci troviamo ora davanti ad un enorme sala piena di grandi stendardi e le cui ali sono separate da grandi volte, è monumentale e se potessi mi godrei il posto così bello nella sua particolarità.
Entriamo nel salone principale, ma subito ci segue anche il drago che rompe l’architrave del salone per  entrare nella galleria, facendo cadere gli stendardi sopra a me e allo Hobbit.
-Voi due credete di ingannarmi Cavalca Barili e tu impudente ragazzina? Siete venuti da Pontelagolungo: questo è uno squallido complotto ordito da questi luridi nani e quei miserabili uomini del lago; quei piagnucolosi codardi, con i loro lunghi archi e le frecce nere. Forse è il momento che faccia loro una visita.-
Esco fuori dal nascondiglio con Bilbo, io sguaino la spada mentre lo Hobbit comincia a parlare –Non è colpa loro! Fermo non puoi andare a Pontelagolungo!-
-Oh tu tieni a loro non è vero?- chiede il drago a Bilbo.
-Sono innocenti…- intervengo sopraffatta, preoccupata dell’incolumità degli altri nani ancora fermi alla cittadina sul lago.
- Anche tu tieni a loro. Bene allora potete guardarli morire.- ride il drago.
Il drago ci gira le spalle ed un senso di sconforto mi coglie, come posso fermarlo? A Pontelagolungo c’è Fili e non solo: anche Kili, Bofur ed Oin; poi sento la voce di Thorin –Qui!- urla e attrae l’attenzione del drago innanzi a una grande statua di pietra –Inutile stupido verme!-
-TU?- si avvicina il drago sempre più al nano, che continua a sfidarlo con lo sguardo.
-Adesso mi riprendo ciò che tu hai rubato!-
-Tu non ti riprenderai niente da me! Nano, io ho annientato i tuoi guerrieri tempo fa, io ho instillato il terrore nel cuore degli uomini, io sono il Re sotto la Montagna! –afferma ergendosi dinnanzi al nano.
-Questo non è il tuo regno; è il territorio dei nani, l’oro dei nani e noi avremo la nostra vendetta! . gabilkhigirmuzm!- urla Thorin e a queste parole la roccia cede, grazie all’azione coordinata dei nani che hanno tolto i fermi e mi accorgo solo ora che la pietra era solo un involucro di una statua completamente dorata, bellissima e imponente con un nano in mano un ascia
Suppongo che sia l’effige del nonno di Thorin, è da lasciare a bocca aperta e anche il drago sembra ammaliato da tanta ricchezza, tanto che si avvicina ancor di più alla statua.
Ma poco dopo piccole esplosioni percuotono il corpo della statua ed essa si fonde su se stessa andando ad inondare e coprire in drago che viene travolto dal tsunami dorato, lo vediamo stendersi ai nostri piedi ed avvolto dal metallo che tanto ama e che spero sarà la sua tomba.
Ma ho cantato vittoria troppo presto, il drago si erge  nuovamente coperto di una pellicola dorata, ed urla con la sua voce bassa e terribile –Vendetta! Vendetta! Ve la faccio vedere, io, la vendetta!- esclama Smaug che si muove velocemente verso l’ingresso di Erebor ed io lo seguo di corsa, non andrai a Pontelagolungo potessi morire piuttosto.
Distrugge con la sua massa l’ingresso e si erge in volo rilasciando attorno a se la polvere dorata che lo imbastiva, per poi allontanarsi mirando alla cittadina sulle palafitte, corro fuori e vedo solo la sua figura in volo.
Mi accascio in ginocchio davanti all’entrate del regno dei nani, piangente con la spada a terra e l’unica cosa che riesco a dire è urlare -Fili!-

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Pace apparente. ***


Il drago sorvola la città e lo vedo dallo spiazzo della Montagna fare una prima picchiata rilasciando la sua fiamma sul legno di cui sono formate le case, faccio morire un urlo di terrore tra le mie mani, non posso più nominare Fili, non posso far sì che gli altri sappiano.
Un’altra picchiata, un’altra fiammata e un’altra pugnalata al cuore, mi alzo in piedi e comincio a correre lungo la via, magari passando per Dale, devo arrivare a Esgaroth in qualche modo.
Inciampo sui miei passi graffiandomi le mani e le ginocchia, non riesco a vedere: le mie lacrime mi appannano la visuale, non riesco a controllarmi, non riesco a trattenermi dall’urlare vedendo la città che prende velocemente fuoco davanti agli occhi.
Le colonne di fumo si mischiano con il buio della notte per essere visibili solo nel momento in cui il drago decide di colpire con un'altra fiammata, ed un'altra ancora, odio quel drago; sono ancora in ginocchio non riesco a distogliere lo sguardo da questo spettacolo di morte.
Mi alzo decisa andando verso la zona sicura dove avevamo lasciato i cavalli e i pony, devo andare a salvare Fili e gli altri, devo ritornare ad Esgaroth; non posso pensare d’abbandonare nemmeno uno di loro, tantomeno Fili.
Cado nella corsa continuando ad incespicare sulle rocce, a graffiarmi e ad aggiungere altre lesioni a quelle che mi sono preoccupate poco prima nella battaglia con il drago; sono così stanca e mi sento così inutile mentre mi alzo a fatica dalla roccia.
Come potrò mai sconfiggere il drago?
È impossibile riuscire a raggiungere Esgaroth prima di un paio di giorni, anche se parto ora, non potrò essere di alcuna utilità; non potrò fare niente e proprio per questo la rabbia mi assale tanto da prendere a pugni la roccia sotto di me, fino a quando  non vedo una mano piccola e delicata tendersi verso di me.
Alzo lo sguardo verso di lui che si inginocchia davanti a me togliendosi la sua sciarpa grigia e garzando le mie mani rovinate e graffiate –Non credo che sia il caso di spiegare agli altri quello che volevi fare.-
Io, che non sono ancora in grado di parlare avendo perso prima la voce a forza di urlare, faccio un segno di diniego con la testa senza alzarla.
-Fili e gli altri sono vivi, torneranno… sono in gamba, riusciranno a fuggire.- mi rincuora sedendosi vicino a me, mentre io mi chino sul petto dello Hobbit e piango su di lui, come una bambina, mentre mi accarezza i capelli e cerca di sollevarmi con parole premurose.
Bilbo non si sposta e mi copre la visuale del drago; cerca di proteggermi perchè non vuole che veda cosa sta succedendo, mi sta difendendo da me stessa.
Stringo forte con le mani il panciotto del mio amico dove ormai mi sono affossata con la testa, e finisco le mie lacrime, ma non i miei singhiozzi –Su Anaïs, gli altri ci aspettano non vuoi andare da loro?- mi domanda, ma io scuoto negativamente la testa.
-Rimaniamo ancora e dimmi quello che sta succedendo, per piacere.- chiedo allo hobbit che alla mia richiesta sospira un poco.
-Va bene, se ci tieni- si gira un po’ mantenendo le mani tra i miei capelli e sempre accarezzandoli amorevolmente –Smaug sta ancora volando, però sembra che abbia visto qualcosa. Si sta abbassando su quella che è un torre, credo, è comunque una costruzione alta, ma non la brucia ci va addosso…  Anaïs il mostro ha perso quota!-
Mi scanso da Bilbo e guardo le costruzioni cadere per colpa del drago, che sembra aver perso la capacità di volare, che cosa gli sarà mai successo?
Si erge sulla città e si sente anche da qui quello che  è il suo urlo animale di dolore, cerca di prendere quota utilizzando anche gli artigli come voler afferrare l’aria.
Un ultimo urlo, poi il suo corpo cade di schiena all’interno della città ormai distrutta.
Guardo Bilbo che è a bocca aperta dopo questo spettacolo, lo giro verso di me e lo abbraccio così forte quasi da volerlo stritolare; ormai è arrivata l’alba ed ora si riesce a vedere la città in fiamme ed il fumo che cresce sopra ad essa.
Ritorniamo verso Erebor, io ho cercato di togliere il meglio possibile il segno delle lacrime, tuttavia non mi avvicino troppo al rimanente della compagnia diversamente da Bilbo, che li da la notizia della morte del drago.
I nani festeggiano e si battono le schiene a vicenda, io non riesco a partecipare alla loro gioia; chissà quanti sono morti per la nostra avventura, quanti innocenti… come si fa a festeggiare? Lo trovo crudele… capisco essere felici per essere vivi, ma essere vivi a scapito di altri è veramente giusto?
I miei compagni vanno dentro la Montagna seguendo il loro Re, mi chiedo se stia pensando ai suoi nipoti dato che li abbiamo lasciati nell’inferno, in preda dell’ira del drago; poco dopo mi raggiunge Balin –Anaïs, non vieni con noi?-
-No... io non me la sento di festeggiare.- rispondo incassando la testa tra le spalle e calciando un sassolino con un poca di frustrazione.
-Bambina mia… mi dispiace per la gente del lago, abbiamo fatto il possibile…ma…-
-Ma?- mi metto una mano tra i capelli per il trattenere il nervoso, Balin non si merita alcuna parola scortese da me –Saranno morte centinaia di persone. Capisco essere sollevati dell’essere vivi, ma loro hanno assorbito un carico che sarebbe stato nostro, non trovo giusto festeggiare… non ce l’avere a male.-
-Non c’è altro?- mi domanda poi il nano con un sorriso paterno, dopo avermi fatto sfogare.
-Probabilmente poi stiamo festeggiando la morte di parte della compagnia per colpa nostra.- sussurro e a queste parole un paio di lacrime scivolano rigandomi le guance, l’anziano nano però si avvicina e con una carezza le cancella delicatamente.
-Bambina mia, ti ho sentito urlare un nome prima… credo che sia lui la tua vera preoccupazione.- afferma, mentre io alzo la testa e lo guardo basita, tuttavia lui mi sorride tranquillo –Lo so solo io, ero quello più vicino solo che non te ne sei accorta… e non dirò niente.-
Gli sorrido sollevata –Grazie Balin, ma oltre a lui e il rimanente della compagnia, anche la gente del lago mi sta a cuore; lì in mezzo c’è anche ci ha ospitato e ci ha curato…Sigrid, Bain, la piccola Tilda… lo stesso Bard.- singhiozzo  con fatica, rendendomi conto che anche pensando a loro sento le lacrime approssimarsi.
-Hai un gran cuore, anche se lo fai vedere poche volte: sei un riccio mia cara bambina, ma quando ti apri come ora sei bellissima… capisco la scelta di Fili.-
Abbasso la testa arrossendo, purtroppo il suo pensiero mi fa solo piangere e Balin se ne accorto e come prima mi asciuga le lacrime con le sue tozze, ma gentili mani.
-Quando vuoi siamo dentro, intanto calmati.- mi rassicura muovendosi per andare dentro.
-Balin...- lo chiamo raggiungendolo e lo abbraccio quasi da farlo cadere –grazie…-
-Vuoi che rimanga ancora un po’ con te?- mi chiede mentre mi accarezza nuovamente i capelli e la schiena.
-Ma… ti staranno aspettando.- affermo, senza comunque lasciarlo andare.
-Festeggeranno senza questo povero vecchio e poi sarei uno stupido preferire la loro compagnia, rispetto a quella della nostra graziosa fanciulla.- ribatte il nano staccandosi appena e facendomi l’occhiolino.
-Che bugiardo di nano.- rido dandogli un bacio sulla guancia e mi siedo su una roccia lì vicino insieme a lui, che mi tiene semplicemente la mano, che mi sorregge silenziosamente.
 
Dopo un bel po’ di tempo, in cui sono riuscita a riprendermi  in parte, rientro con Balin dentro Erebor, superando le rocce che ostacolano l’ingresso e mi avvicinano piano al resto della compagnia, che ora si trova seduta su un ampio tavolo.
Dwalin alza lo sguardo all’arrivo mio e di suo fratello e mi fa sedere al suo posto, c’è uno strano silenzio da quando sono entrata, mi fissano tutti quanti come se fossi un alieno.
-Anaïs.- comincia Gloin rompendo ogni indugio –Thorin ci ha detto tutto su di te…-
Cerco con gli occhi il nano menzionato che si trova appoggiato ad una parete diroccata dandomi le spalle –Che non sono di questo mondo?- chiedo in modo da capire quanto Thorin ha spifferato su di me.
-Sì, ci chiediamo perché non ce l’hai detto prima…- continua il nano grattandosi con la grossa mano la barba.
-L’ho promesso prima a Gandalf, poi allo stesso Thorin a Gran Burrone che mi ha detto di dirlo solo a poche persone: oltre a lui ne sono a conoscenza Fili e Kili.- spiego continuando a guardare la schiena di Thorin.
-T -te ne andrai quindi?- mi domanda quasi sottovoce Ori e con degli occhi enormi quasi già pieni di lacrime.
Io con un tenue sorriso guardo i nani cercando di trasmettere almeno un poco di serenità, non voglio che pensino a me dopo l’avventura con il drago –Ho ancora del tempo, non so quanto…-
Thorin si gira solo ora e lo guardo, ha il viso serio e contratto –Rimarrai qui con noi, e avrai la gestione delle cucine, questo è tutto.- ordina con voce ferma, per poi girarsi e incamminarsi nelle profondità di Erebor.
-Non è tutto Thorin… voglio sapere quanto hai detto!- esclamo.
-Solo il necessario.- rimbomba la sua voce tra le pareti e posso capire dalle sue poche parole che non ha detto chi è l’autore del libro o probabilmente non ha detto niente a nessuno del libro e questo è un bene. Vorrei tanto parlare con Gandalf avrei tanti quesiti: come posso rispondere alla mia famiglia? E come hanno fatto quei fogli ad arrivare a me?
-Per quanto riguarda gli altri c’è un solo compito setacciare il tesoro alla ricerca dell’Arkengemma.- interviene Dwalin, come secondo del suo amico -Bombur tu eri l’amministratore del tesoro una volta: dovrai fare l’inventario di tutto.-
Bombur sbuffa seccato, so bene che non aveva alcuna intenzione di ritornare a fare il ragioniere, tuttavia fa un cenno di assenso con una mano per non far sì che vi siano discussioni; dopo di che cala il silenzio e noto che i nani cercano di non incrociare il mio sguardo.
 -Questo silenzio è perché vi ha sconvolto la mia provenienza o cosa? Vorrei capire, rimango comunque sempre io.- affermo leggermente seccata dalla situazione, probabilmente era meglio che farli rimanere all’oscuro di tutto.
I nani si guardano tra di loro come imbarazzati dalla mia domanda, Dwalin si gira dandomi le spalle perfino, Nori guarda in alto ed altri giocano con le mani; infine interviene Gloin –Credo che a tutti noi dispiace, il fatto che te ne vada. Sei stata una buona compagna.-
-E lo sarò ancora per quanto possibile, dai chi mi accompagna alle cucine?- rispondo sorridendo e devo dire che sono sorpresa da Gloin e dai nani, non avrei mai immaginato una risposta del genere; pensavo più tipo “finalmente fuori dai piedi”.
Quanto mi sbaglio.
Balin e Dwalin mi stanno accompagnando alle cucine; apriamo la porta con fatica essendosi incastrata per l’inutilizzo durante quest’arco di tempo, solo dopo un calcio ben assestato di Dwalin facciamo il nostro ingresso.
E mi si presenta una serie di mobili pieni di fitte ragnatele con un grande camino in fondo che sarà inutilizzabile senza pulire la canna fumaria, mi sposto nella stanza ed apro i cassetti delle credenze per vedere se c’è qualcosa di conservato.
E’ tutto da buttare essendo infetto dalla muffa, non mi fido nemmeno degli alimenti sottovuoto, non vorrei che abbiano effetti indesiderati nei confronti dei nani; per lo meno con questa occupazione non penso più di tanto a Fili o almeno cerco di non pensarci.
-Balin, la cucina non è utilizzabile. Prendo solo gli utensili, dato che è sufficiente lavarli.- affermo rivolgendomi al vecchio nano, che si guarda attorno come incantato.
Apro un cassetto e trovo un numero esagerato di grembiulini, uno attira la mia attenzione il suo colore è di un rosa vivace, tanto che si vede il colore dietro la polvere; lo sbatto un po’ e lo indosso, Dwalin mi guarda e ride –Mi ricorda una scommessa persa, che non è stata mai adempiuta.-
Io sorrido guardando per terra, mi ricordo bene quella scommessa che ho vinto e mi ricordo anche la battuta fatta da Kili alla locanda del Drago Verde, sembra così lontano quel giorno.
-Scommessa che verrà adempiuta, non vedo l’ora che Fili lo indossi.- continua Balin cercando di mantenere un aria serena –Anaïs, se mi segui ti faccio vedere una stanza per te.-
-Ma non serve...-
-Seguimi.- insiste il nano, uscendo dalla cucina e percorrendo a passo sicuro un lungo corridoio.
Seguo Balin per un paio di stretti corridoi, non molto lontani dalla cucina e facilmente raggiungibili senza che mi perda, per fermarci dinanzi a ad una stanza che credo  sia importante; già la porta sembra preziosa così  grande e dal legno nero con degli intarsi floreali dorati da contrasto.
Balin la apre e c’è una grande stanza da letto… ben arredata, con uno scrittoio persino di legno bianco e sopra questo un grande specchio ovale, il letto è grande pur essendo appartenuta ad una nana e le lenzuola sono state cambiate, dato che non sembrano vecchie; saranno stati i nani durante la mia assenza? 
Non è che ce li veda proprio a pulire e rassettare, forse Dori essendo un maniaco dell’ordine, ma sembra proprio che il tempo non abbia toccato questa stanza, non c’è molta polvere –Era la stanza di Dis, la sorella di Thorin…- mi spiega il nano.
-Balin, non posso accettare non sarebbe giusto nei confronti degli altri.- rispondo rivolgendomi a lui che mi sorride sinceramente.                                                                                                                               
-Anche gli altri hanno delle stanze chi singole chi doppie, ma ce l’hanno… io ho proposto questa a Thorin, per te mi sembrava quella più adatta. Inoltre se apri l’armadio ci sono dei vestiti che avevamo di scorta nel caso ci fossero delle ospiti umane nelle visite diplomatiche.-
Mi avvicino all’armadio e lo apro, diversi vestiti sono stipati in esso e sembrano tutti molto preziosi e delicati
-Balin, non so come ringraziarvi… è bellissima.- afferma abbracciando il nano che mi accoglie tra le sue braccia.
-Non ringraziarmi, anzi è quasi mezzogiorno devi metterti a lavoro. Dwalin avrà già preso le provviste.-
-Corro!- esclamo uscendo di corsa dalla stanza per andare a preparare il pranzo: il primo pranzo ad Erebor.
 
Questa infernale giornata è finita, sono riuscita a distrarmi e a non pensare buttandomi nei lavori che odio sia in questo che nell’altro mondo: le faccende domestiche: a parte cucinare, il resto per me è una tortura allucinante, ma ho preferito non attivare il cervello e farmi vedere tranquilla davanti agli altri.
Sono distesa sul letto della stanza che mi hanno lasciato e guardo il soffitto, il libro è sopra lo scrittoio e sono riuscita a leggere tutte le lettere, anche quelle dei miei genitori; in questo momento sento davvero il bisogno di tornare a casa.
Non ha senso stare in questo mondo senza Fili, almeno per me… voglio bene ai nani, ma non quanto la mia famiglia e l’unico motivo per cui rimarrei qui per sempre probabilmente si è consumato tra le fiamme del drago.
Ormai non mi scendono neanche più le lacrime…
Oggi ho dato sfogo alla mia riserva per, credo, il resto della mia vita, il dimostrare il mio dolore non porterà indietro nessuno e questa è una constatazione di fatto; gli altri invece si mostrano rilassati convinti del ritorno del rimanente della compagnia.
Io no… io aspetterò i tre giorni, con oggi compreso e poi andrò a cercarli anche se rischio di trovare solo le loro salme bruciate, solo allora mi permetterò di piangere ancora, non prima.
Questa stanza è davvero bella, peccato che la trovi fredda… i colori spaziano dal bianco al nero, anche se so che il freddo che sento comunque non è colpa  della camera; mi alzo dal letto e apro l’armadio cercando qualcosa da mettere per il giorno dopo.
Mi guardo allo specchio appoggiando il vestito scelto sul mio corpo e, accidenti, mi viene in mente che l’ultima volta che mi sono guardata riflessa mi ero appena svegliata dopo aver dormito con Fili, pensieri miei vogliamo essere proprio masochisti oggi.
Metto l’abito sulla sedia dello scrittoio e mi giro seccata di aver visto la mia immagine, mi svesto dando le spalle allo specchio e mi butto sotto le coperte, sperando che di trovare nei miei sogni l’agognata pace.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Fuga. ***


Mi sveglio di sobbalzo.
Senza rendermene conto ho scalciato via le coperte rimanendo con solo un leggero lenzuolo, non posso andare avanti così, non è la prima volta da quando siamo in questa montagna che dormo male e se continuo a scalciare le coperte ed a piangere del sonno mi prenderò un malanno.
Sono passati tre giorni da quando siamo entrati, tre giorni senza una traccia di Fili, Kili, Bofur e Oin, tre giorni in cui cerco di distrarmi lavorando, preparando da mangiare ai nani che ritornano affaticati dalla stanza del tesoro.
Mi ero ripromessa che oggi sarei partita per andarmene da questa Montagna, per cercare a Dale qualche traccia dei nani dispersi, anche se rischio di andare contro una triste verità.
Prendo uno dei pochi abiti semplici tra quelli scelti da Balin, un vestito azzurro e bianco comodo e non sfarzoso, con una comoda cintura di pelle marrone con delle tasche abbastanza grandi che mi cadono davanti.
Dovrebbe essere un vestito comodo anche per cavalcare.
Fortunatamente il mio cavallo si è salvato dalla furia di Smaug con anche altri pochi pony, ora sono in una piccola caverna a lato della Montagna che per il momento l’abbiamo adibita come stalla.
Oggi, devo cercare di non attirare l’attenzione di alcun nano.
Per loro non devo esistere.
Anzi non si devono accorgere che sto organizzando la mia partenza, sarei tentata di accennare qualcosa a Bilbo dato che sta soffrendo molto e cerca in me un appoggio, come io lo cerco in lui; non potevo che avvicinarmi ancor di più a quel ometto dopo che è stato spettatore della mia disperazione.
Mi guardo un attimo allo specchio e mi sembra di non riconoscermi.
Sembro così triste, le occhiaie profonde e scure mi fanno danno da contorno occhi; la pelle opaca come se avesse perso vitalità, sembro proprio un vecchio straccio da buttare.
Esco dalla stanza e mi dirigo verso la sala che abbiamo adibito come mensa e cucina, anche se in verità consiste in un fuoco da campo separato; mi piace quando passeggio per queste antiche sale toccare la parete scura e liscia seguendo le venature più chiare.
Mi dà l’impressione di seguire un sentiero.
E solo Dio sa di quanto ho bisogno di una strada da percorre che sia chiara.
Ma da quanto sono qui niente è più lo stesso, le sicurezze vacillano e si sgretolano ogni giorno un poco di più.
Arrivo alla sala da pranzo e nascondo la mia inquietudine dietro ad un sorriso che possa sembrare il più caldo e accogliente possibile alla vista di Bilbo e Balin, seduti al tavolo conviviale, presi da una fitta conversazione sottovoce.
-Avete già fatto colazione?- li distraggo facendoli sobbalzare dai posti, si vede che non mi hanno proprio sentito entrare.
-No, non ancora… ci siamo appena seduti.- mi risponde Bilbo, ricambiando il mio sorriso anche se vedo i suoi occhi studiarmi attentamente come se cercasse una crepa, nella mia apparente tranquillità.
-Ottimo, allora metto su un thé! Vi va ad entrambi?- domando già cercando di riempire il bollitore con dell’acqua piovana.
-Si, grazie.- annuiscono all’unisono ritornando poi a confabulare.
-Volete che preparo qualcosa a Thorin?- li distraggo nuovamente -Ieri sera non ha mangiato niente, sarà affamato.- concludo, mentre Balin alza il suo sguardo azzurro verso di me e sospira.
-Credo che più si stia lontani da Thorin meglio è…- afferma Balin arrotolando una pergamena delicatamente.
-Beh non può essere più scontroso del solito.- ribatto mettendo il bollitore nel fuoco –Ha la sua Montagna, eppure sembra non importagliene niente. Perché non ordina di pulirla? Certe zone sanno proprio di escrementi.-
-Può essere, può essere…-  sospira Bilbo.
Io li guardo confusa, so che Thorin si sta comportando in maniera strana, anche se non lo vedo dal giorno in cui su questo tavolo abbiamo discusso delle mie origini, le voci girano soprattutto quelle che riguardano le stranezze del Capo della compagnia.
-Che cosa sta succedendo? Perché mi avete confinata in cucina? Perché Thorin non vuole vedermi?- domando rivolta ad entrambi.
-Perché credi che Thorin non voglia vederti?- chiede Balin con un filo di voce e guardandomi negli occhi.
-Non sono stupida. Dubito che Thorin abbia vissuto di oro sino ad oggi ergo o non vuole vedermi o ha deciso di morire di fame.- rispondo seccata, ignorando il fischio del bollitore dietro di me e fissando i due commensali.
-Anaïs, Thorin preferirebbe che tu non entrassi nella stanza del Tesoro.- afferma Balin, con l’aria quasi pentita di averlo detto.
-Bene, perché?- insisto, prendendo il bollitore e versando l’acqua, togliendo finalmente il mio sguardo indagatore dai due –E’ perché son donna o perché sono umana?-
A questa domanda i due tacciano, credo di aver colpito nel segno almeno per quanto riguarda il secondo punto; Thorin non si fida di me perché sono di una razza diversa dalla sua, perché sono umana, come se avesse dimenticato che questa umana ha sputato sangue per arrivare sin quassù.
Riempio una quarta tazza di thè caldo –Andrò  a portargli qualcosa.- affermo inzuppando le erbe nell’acqua calda.
-Bambina mia, non farlo… è nervoso.- cerca di fermarmi Balin, venendo velocemente fulminato dal mio sguardo parecchio seccato.
-Beh gli porto una tazza di the, non credo che mi mangerà.- ribatto prendendo un vassoio dove poggio la tazza di thè fumante e qualche biscotto, se magari ha voglia di mangiare oltre che scaldarsi.
Mi dirigo veloce verso la sala del tesoro, sentendo il vociare dei nani intenti alla ricerca della gemma tanto desiderata da Thorin, è la prima volta che entro in questa ala della Montagna e già qualche moneta sparsa mi segnala che sono sulla strada giusta.
Una volta superata l’ultima rampa di scale non posso che rimane sconvolta dallo spettacolo che mi prospetta davanti agli occhi, colline di gioielli, diamanti e manufatti si estende davanti a me, un paesaggio dorato che sembra infinito e che stranamente mi fa volgere il pensiero alla Contea e alla sue colline verdi, in netto contrasto con quello che ho davanti ora.
Seguo un piccolo sentierino di roccia nera che mi porta in mezzo a tutti questi ori, fin troppi per i miei gusti semplici e non abituati a ornamenti di alcun tipo; sento di essere osservata dato che il vociare dei nani si è affievolito.
Faccio finta di niente continuando a guardare dritta davanti a me, cercando di controllare la crescente ansia derivante dal silenzio; mi inoltro nel tesoro di Thror alla ricerca del nipote e solo dopo un centinaio di metri lo vedo vestito di scuro che passeggia con la mani dietro la schiena e curvo.
Mi avvicino a lui piano, non vorrei mai cadere e versargli tutto in faccia, rischierebbe l’ustione –Thorin, ti ho portato un the!- esclamo richiamando i suoi occhi azzurri verso di me, ma solo per un momento dato che ricomincia a camminare come se non mi avesse visto
–Thorin, ieri non hai mangiato niente; almeno prendi qualcosa per riscaldarti!- affermo un po’ più con forza e ovviamente non ricevo risposta se non una scrollata di spalle e io sto perdendo la pazienza, almeno quella poca di cui sono stata fornita –Senti te lo lascio qui, ma è educazione rispondere anche per dire solo: no, grazie!-
Appoggio il thè e faccio per andarmene, quando –Parli così al tuo Re!- esclama Thorin con fare iroso.
-Si, quando questo mio Re è un maleducato!- rispondo a tono guardandolo negli –E quando per chi sa quale motivo mi esilia nelle cucine!-
Thorin a questa mia uscita mi guarda e fa un sorriso strano, un sorriso da pazzo –Ti sei smascherata! Traditrice! Tu vuoi stare nella sala del Tesoro per derubarmi!- esclama.
Lo guardo stranita, notando Dwalin e Gloin che si avvicinano al sentore delle urla indicandomi di prendere la strada per uscire dalla prima che la situazione degeneri.
-Maestà.- m’inchino io per un attimo per poi continuare –Voi vi siete bevuto il cervello.-
-TRADITRICE!- esclama Thorin venendo verso di me, per poi essere bloccato velocemente da Dwalin e Gloin che lo prendono per entrambe le braccia.
-Anaïs, vattene da qui!- esclama Dwalin trattenendo a fatica l’amico, e io non me lo faccio ripetere due volte, questa è la volta buona per andarmene per sempre da questa Montagna e andare alla ricerca di Fili, Kili, Bofur e Oin.
 
Veloce ritorno in cucina con l’intenzione di preparare un sacca con delle provviste necessarie per partire, avrei bisogno anche di qualche denaro e so dove prenderli, Nori mi ucciderà però rubare ad un ladro non è un peccato e data l’entità del tesoro non hanno di certo problemi di soldi.
Entro nella sala da pranzo e vedo che c’è ancora seduto Bilbo al tavolo dove l’avevo lasciato, con la testa tra le mani perso nei suoi pensieri, con una ruga che gli divide in due la fronte.
-Bilbo, tutto bene?- gli chiedo curiosa e lui salta come un grillo sul posto, era talmente preso dalle sue cose che non si era nemmeno accorto della mia presenza, gli sorrido rassicurante sperando che si apra con me.
-No… cioè si, va tutto bene.- farfuglia lo hobbit, non convincendomi per niente.
-Non è vero mi stai nascondendo qualcosa…- ribatto sedendomi vicina, chiudendo velocemente la sacca ancora vuota.
-Anche tu stai nascondendo qualcosa a me.- continua lui –Thorin ti ha risposto male vero?-
-Mi ha chiamata traditrice. Io me ne vado, non sto in posti dove non sono gradita.- rispondo  alzandomi dal posto vicino al mezz’uomo e cominciando a riempire la sacca.
-Anaïs, non devi badare Thorin… in questi giorni è solo un po’…-
-Pazzo? E’ questa la parola che cerchi Bilbo?- concludo io sarcastica, per poi bussare sulle piastrelle della cucina a cercare quella che suona diversamente.
-No, insomma non so come definirlo…- ammette Bilbo –Sono solo molto preoccupato, per lui.- sospira –Qualche volta vorrei non aver mai aperto quella porta.-
Io guardo Bilbo e sorrido, è così cambiato da quando siamo partiti ora sembra un altro, così coraggioso e deciso senza perdere comunque la sua anima pura e gentile –Tornerà normale, appena troveranno la sua maledetta gemma. Niente è colpa tua Bilbo, tu hai dato il meglio… come potevi pensare che sarebbe finita così.-
-Non so infatti se ho fatto bene…- farfuglia quasi seccato.
-Provi rimorso?- chiedo riuscendo a trovare la piastrella che suona a vuota e togliendola, per poi trovare dietro un sacchetto tintinnante.
-Un po’… abbiamo sguinzagliato un drago che voleva mangiarci, ma alla fine ha distrutto un’intera città ed ora abbiamo anche un Re accecato dal tesoro.-
-Sai una volta anch’io ho passato un periodo piuttosto nero e mi ripetevo ogni giorno “ Tutto andrà bene”.- cerco di rassicurarlo –Non ci crederai ma le cose si sono sistemate. E da allora me lo ripeto sempre. In qualsiasi momento, anche ora.-
-Ci rivedremo Anaïs?- mi chiede Bilbo guardandomi negli occhi e quasi speranzoso.
Sorrido stampandogli un bacio sulla guancia –Ci rivedremo, te lo prometto.-
 
Ormai è sera, Thorin non è venuto a cercarmi come neanche i nani che hanno trovato la cena già pronta; sono contenta di tornare con i miei vecchi abiti, mi sembra di tornare di nuovo all’avventura.
Esco dalla Montagna e fortunatamente riesco ad aggirare il turno di guardia di Bombur, mi dirigo piano verso le stalle per recuperare il mio cavallo e per rimettermi in viaggio.
Non faccio in tempo a salire sul cavallo che una voce bassa mi ferma –Dove pensi di andare, donna?-
-A cercare gli altri.- rispondo girandomi verso Dwalin che si toglie il cappuccio scoprendo il suo sguardo severo e serio.
-Nessuno vuole che tu te ne vada, nemmeno Thorin.- ribatte lui.
-L’avevo già deciso prima di stamattina, Dwalin.- sospiro scendendo da cavallo e avvicinandomi al nano pur tenendo le redini.
-Vedo che ti sei attrezzata bene.- osserva il nano indicando con la testa la lunga spada presa a Pontelagolungo –Nori non sarà contento una volta che noterà una certa mancanza.- continua sorridendo furbamente –Tuttavia ti sei dimenticata una cosa.- continua scostando il mantello e togliendo da una tasca interna una mappa.
-Non mi fermi, Dwalin?- chiedo prendendo la mappa.
-No, non ci riuscirei.- ringhia il nano girandomi le spalle –Hai la testa troppo dura, potresti far concorrenza con Dis.- conclude sparendo nell’oscurità della stalla, lasciandomi sorridente con in mano la mappa di Balin e con l’impressione di essere entrata nel cuore del nano più burbero e allo stesso tenero della compagnia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2991864