Coming Out

di LorasWeasley
(/viewuser.php?uid=196046)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte1 ***
Capitolo 2: *** Parte2 ***
Capitolo 3: *** Parte3 ***
Capitolo 4: *** Parte4 ***
Capitolo 5: *** Parte5 ***



Capitolo 1
*** Parte1 ***


Coming Out



Parte1

Will Solace era in ritardo.
Per la prima volta in vita sua era in ritardo per una lezione all’università.
Stava correndo a perdifiato, con la borsa che gli sbatteva a ogni passo nella gamba, facendolo rallentare.
Pessima idea mettersi una felpa pesante quel giorno, era in un bagno di sudore.
In tutto questo si aggiunse anche il cellulare che aveva iniziato a squillare.
Lo ignorò, ma alla terza chiamata decise che era decisamente il caso di scegliere fra due opzioni: accettare la chiamata o lasciarlo sfracellare contro l’asfalto.
Opto per la prima.
Recuperò il cellulare dalla tasca continuando a correre e rispose con un misto di rabbia e affanno.
-Pronto!?
-Allora sei vivo- commentò dall’altro lato la voce di Cecil, suo migliore amico –Pensavo che dopo ieri fossi entrato in qualche specie di coma e fossi ancora mezzo nudo buttato da qualche parte a dormire con la bava alla bocca.
-E invece sto correndo verso l’università visto che, grazie a te, sono già a 10 minuti di ritardo!
L’amico sembrò ignorarlo.
-Allora, che fine hai fatto poi ieri notte?
Will arrossì fino alla radice dei capelli, felice che il suo amico non fosse li a vedere la sua reazione.
-Cosa non capisci della frase “sono in ritardo e sto correndo verso l’università”!? Ci sentiamo dopo Cecil.
Detto questo gli chiuse la chiamata in faccia e cercò di infilare il cellulare nuovamente in tasca.
Non riuscì però ad evitare che le immagini della notte precedente gli invadessero il cervello.
 
Non appena Will entrò nella discoteca non poté fare a meno di fare una smorfia.
Odiava tutti quei corpi ammassati che ballavano senza neanche sapersi muovere, il sudore, le droghe, sapete quante malattie si possono prendere in posti del genere?
Ma Cecil l’aveva trascinato con la scusa che doveva divertirsi anche lui invece di pensare sempre allo studio. Inoltre, Will, quella mattina aveva passato anche un esame con 30 e lode e quindi doveva assolutamente festeggiare, a detta sempre dell’altro ragazzo.
Due minuti dopo essere entrati li dentro Will aveva già perso Cecil.
Lo ritrovò che ballava in pista con tre ragazze.
A quel punto decise che non gli andava poi così tanto passare la serata con il suo migliore amico.
Si avvicinò al bancone, non poteva pensare di resistere un’intera notte senza un goccio di alcool in corpo.
Si sedette aspettando che gli portassero la sua birra quando gli si avvicinò una ragazza bellissima.
Così bella da essere palesemente finta, le labbra, il seno, gli zigomi e il naso rifatto, i capelli tinti di biondo platino e delle lentine verdi negli occhi.
-Perché sei qui tutto solo?- Chiese con voce suadente avvicinandosi a lui e poggiando il seno sul suo braccio.
-Non ti offendere, ma non sono interessato- rispose senza neanche guardarla.
-Sei sicuro?- Chiese ancora avvicinando la bocca al suo collo.
-Sicurissimo- rispose scostandosi, prima ancora che lei potesse anche solo sfiorarlo.
Alla fine strinse le labbra e andò via indispettita, cercandosi qualcun altro.
-La tua ragazza è davvero fortunata- commentò una voce maschile mentre si avvicinava, prendendo il posto della ragazza appena andata via.
Will lo fissò di sottecchi, era un ragazzo scuro sia di capelli che di occhi, vestito anche di scuro, più basso di lui di mezza testa e piccolino, ma anche muscoloso al punto giusto, lo poteva vedere grazie alla canottiera nera che indossava, la quale lasciava veramente poco all’immaginazione.
-Non ho una ragazza- borbottò Will portando poi lo sguardo sulla birra che una ragazza dietro il bancone gli aveva appena portato.
Il moro fece un sorrisetto quasi inquietante e fece segno di portare una birra anche a lui.
Tre secondi dopo lui aveva già la sua ordinazione, che ingiustizia la vita.
-Allora, com’è che ti chiami?- Chiese il moro prendendo un lungo sorso dalla sua bottiglia.
-Will- rispose il biondo continuandolo a fissare di sottecchi, non riusciva a reggere il suo sguardo per molto tempo, era qualcosa di troppo profondo –Tu?
Il moro alzò un sopracciglio, cosa che decisamente lo rese ancora più sexy, e lo fissò con uno sguardo quasi incredulo.
-Davvero non sai chi sono io?
Will portò allora tutto lo sguardo su di lui sbattendo più volte le palpebre, per quanto si sforzasse restava comunque certo che non lo avesse mai visto prima, insomma si sarebbe di certo ricordato di un ragazzo così carino.
-No, scusa. Dovrei?
-Oh, no no. Non scusarti.
Will semplicemente continuò a fissarlo, cercando comunque di spremersi il cervello per capire se fosse un suo vecchio amico d’infanzia o qualcosa del genere.
Il ragazzo si bevve il resto della birra e fece un nuovo sorrisetto, poi gli si avvicinò.
Will raggelò sul posto quando sentì il suo respiro all’orecchio, lo sentì ridere leggermente e poi sussurrargli.
-Nessun ragazzo etero e single rifiuterebbe mai una ragazza del genere, non in una discoteca. Quindi … Mi hai confermato di essere single, ma non mi sembri per niente etero, tu che dici Will?
Quanto poteva essere sexy il suo nome che usciva dalle sue labbra con quel sospiro roco?
Improvvisamente si sentì i jeans decisamente troppo stretti.
Fu alquanto imbarazzante. Lo divenne ancora di più quando se ne rese conto anche il ragazzo.
Una sua mano arrivò con delicatezza e prontezza all’altezza del suo cavallo dei pantaloni, Will sussultò e il ragazzo sghignazzò.
-Se vuoi posso darti una mano per questo tuo problemino, in effetti è un po’ colpa mia se adesso sei in questa condizione, no?
Non aspettò neanche una sua risposta che l’aveva già afferrato per un polso e trascinato in bagno.
-Ah, per quando urlerai il mio nome, mi chiamo Nico.
 
Nico.
Non aveva idea neanche di quale fosse il suo cognome, ma era abbastanza certo che sapesse fare dei pompini eccezionali.
Era arrivato in classe dopo 20 minuti di ritardo ed era anche riuscito a perdersi la restante spiegazione grazie al ricordo di quel ragazzo.
Doveva ringraziare Cecil. Decisamente.
Quando arrivò a casa si buttò stressato nel letto e prese il cellulare in mano.
 
Nico fissò l’orologio sospirando.
Will era ancora attaccato alle mattonelle sporche di quel bagno, troppo appagato per riuscire a reggersi in piedi solo con le sue gambe.
-Devo andare, mi staranno cercando.
Poi infilò una mano dentro la tasca posteriore dei jeans del biondo, che aveva sistemato subito dopo aver finito di lavorare, e prese il suo cellulare, scrisse qualcosa e lo rimise al suo posto.
-Se ti va, sai come contattarmi- sussurrò prima di lasciargli un ultimo bacio a stampo.
 
E adesso Will fissava quei dieci numeri scritti in fila sotto quattro semplici lettere: “Nico”.
Cercarlo o non cercarlo? Si addormentò mentre ancora ci pensava.
Si risvegliò che era tardo pomeriggio, quasi le sei.
Si alzò sbloccando il cellulare, si ritrovò davanti quel numero.
Sbuffò e, senza pensarci una seconda volta, inoltrò la chiamata.
Mentre il cellulare squillava si avviò in cucina per cercare qualcosa da mangiare, in effetti stava morendo di fame.
Fu al terzo squillo che la chiamata venne accettata, ma la voce dall’altro lato non era quella di Nico.
Will rimase spiazzato un solo secondo, stava per aprire bocca e rispondere quando gli arrivò all’orecchio dei rumori davvero strani.
Come se il cellulare avesse sbattuto da qualche parte, successivamente vari fruscii e poi un quasi urlo che diceva “Quante volte ti ho detto di non rispondere al mio cellulare, Percy?”
Infine quella stessa voce, che apparteneva di sicuro a Nico, si rivolse al cellulare con un “Pronto” abbastanza scorbutico.
-Oh … Ehm … Ciao. Sono Will.
Il moro stette in silenzio per qualche secondo, poi si schiarì la gola e allontanò il cellulare dalla bocca, ma Will riuscì comunque a sentire tutto.
-Senti Percy, perché non vai a farti una doccia? Sei tutto sudato e in macchina non ci entri così.
Sentì l’altro ragazzo borbottare qualcosa in risposta, anche se non riuscì ad afferrare cosa.
Nico restò in silenzio per qualche altro secondo, forse aspettando che il ragazzo andasse via del tutto, infine disse un semplice “ciao”.
-Ti ho chiamato in un momento inopportuno?
Sentì l’altro sbuffare in una quasi risata –No, tranquillo. Percy è sempre inopportuno quindi … comunque, volevi chiedermi qualcosa?
E Will avrebbe voluto chiedergli davvero tante cose. Chi era Percy? Perché rispondeva lui al suo cellulare? Era per caso il suo ragazzo e l’aveva mandato via per poter parlare in pace con Will senza problemi?
Ma l’unica cosa che chiese fu.
-Ehm, si. In realtà volevo sapere se qualche giorno ti andava di uscire … Dove vuoi tu, senza problemi e se ti va naturalmente.
Nico tentennò qualche secondo prima di rispondere.
-Uscire in un luogo pubblico? Io non so se …
L’ultima frase si andò ad affievolire sempre di più, rimanendo incompleta.
Will non disse nulla, le sue supposizioni mentali sembravano sempre più plausibili.
Alla fine il moro continuò –Senti ma se venissi da te? Sei libero fra 20 minuti? Mi dai l’indirizzo?
Will annuì velocemente, senza pensarci, come praticamente non aveva pensato razionalmente a tutte le sue azioni da quando si era svegliato.
Quando si rese conto che il moro non poteva vederlo si schiarì la gola e acconsentì a voce, dandogli l’indirizzo, Nico riattaccò con la promessa che sarebbe stato li entro 20 minuti.
 
Will ebbe tempo di metabolizzare in quei 20 minuti.
Ma come diavolo si stava comportando? Da quando si faceva fare un pompino da un perfetto sconosciuto nei bagni di una discoteca, lo richiamava il giorno dopo e lo invitava a casa sua dove, ne era abbastanza certo, non avrebbero giocato a monopoli.
Inoltre, quasi sicuramente, quel ragazzo era fidanzato e lui sarebbe stato cosa? Una puttana.
Okay, doveva decisamente chiarire.
Si ripromise di farlo subito, appena Nico sarebbe arrivato.
Peccato che non aveva messo in conto quanto il cervello gli entrasse in tilt solo perdendosi nei suoi occhi.
Dio, quel ragazzo aveva davvero uno strano potere su di lui.
Will non aveva mai creduto nell’amore a prima vista, continuava a non crederci, ma quello era la cosa che più gli si avvicinava.
O forse, erano semplicemente i suoi ormoni.
Fatto sta che, non appena il ragazzo varcò quella porta, le uniche due parole che si scambiarono furono “Hey” e “Ciao”.
Poi le loro labbra si ritrovarono a fare altro.
E Will non aveva davvero idea di come si ritrovarono sopra la penisola della cucina, anzi, di come lui salì il moro su di essa, di come i glutei del ragazzo fossero stretti fra le sue mani e di come la sua bocca fosse impegnata a lasciare un evidente succhiotto su quel collo candido.
Ma i gemiti e i sussurri spezzati che Nico mormorava direttamente nel suo orecchio non aiutavano di certo a riprendere lucidità.
Gli tolse la maglietta, ormai diventata solo d’impiccio e fece scontrare i loro bacini con un colpo di reni, entrambi boccheggiarono.
Fu a quel punto che il campanello suonò.
Si bloccarono entrambi, Will lo fissò negli occhi, indeciso sul da farsi.
-Non sarà importante- disse alzando semplicemente le spalle, rituffandosi in quelle labbra socchiuse e ormai rosse.
Ma il campanello suonò di nuovo, ancora, ancora e ancora.
Will sospirò esasperato poggiando la fronte sulla sua spalla, Nico si limitò ad alzare gli occhi al cielo, poi parlò.
-Forse è il caso che vai ad aprire.
Will semplicemente annuì.
Se erano dei venditori porta a porta li avrebbe uccisi.
Peccato che quando aprì si trovò davanti solo il suo migliore amico, che forse era anche peggio.
-Cecil, sono un po’ occupato adesso.
Il ragazzo neanche lo sentì.
-No, ma bravo, continua pure a ignorarmi, ieri sei sparito in quel locale, oggi non rispondi alle chiamate. Cosa può esserci di più importante del tuo migliore amico?
-Cecil, davvero, non è un buon momento adesso …
Ma il ragazzo entrò comunque in casa, sorpassando tranquillamente il suo migliore amico e continuando a blaterare qualcosa sull’amicizia che Will smise di ascoltare secondi prima, cercando un modo per buttarlo fuori di casa.
Cecil si bloccò di scatto, incredulo, quando vide Nico, senza maglietta e con un livido rosso sul collo, spuntare dalla porta della cucina.
Will non capiva cosa gli stesse succedendo, sapeva che gli piacevano i ragazzi, non doveva essere poi così sorpreso.
Nico abbozzò un sorriso e provò a dire – Ciao.
A quel puntò Cecil si inginocchiò ai suoi piedi, Nico sembrava abbastanza imbarazzato, Will era sempre più confuso.
-Okay ragazzi, qualcuno mi spiega cosa …
-Will!- Era stato Cecil a parlare – Lui è Nico Di Angelo!
Okay, il suo migliore amico conosceva nome e cognome, quindi qualcosa in più di lui, del ragazzo che stava baciando fino a qualche secondo prima sopra la penisola della sua cucina.
Nico stava per dire qualcosa, ma Cecil continuò a parlare, questa volta rivolto proprio a lui.
-Sei il mio idolo! Ti adoro! Lo scorso campionato sei stato ultrafantastico, sei il mio modello di ispirazione davvero e ancora non  ci credo che tu sia seriamente qui davanti a me in carne e ossa. Posso toccarti?
Will si oscurò e Nico sghignazzò –Si, però alzati da terra che mi stai davvero mettendo in imbarazzo.
Gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi e Cecil la fissò incredulo con gli occhi che gli brillavano.
Quando si rimise in piedi iniziò a parlare a macchinetta –Mi fai un autografo? Ti prego. Ma poi che ci fai qui? Quell’idiota del mio migliore amico non ne capisce nulla!
Nico interruppe il suo monologo sghignazzando e fissando Will – Infatti non sa chi sono.
Will, dal canto suo, era ancora scioccato.
-Dio santo Will!- Fece esasperato Cecil staccando finalmente lo sguardo da lui e portandolo sul suo migliore amico.
-E’ Nico Di Angelo. Miglior attaccante del Chicago Fire. Ha iniziato la sua carriera professionistica a 16 anni e oggi è conosciuto come miglior calciatore per la sua età, è il più giovane nella squadra e anche il migliore, dovresti vederlo giocare, è davvero strabiliante. Tutto il mondo ora come ora vorrebbe essere al tuo posto e tu non hai neanche idea di chi hai in casa!
La mascella di Will, a quel punto, poteva anche toccare terra.
________________________________________
Ciaoooo
Si, lo so, non pubblico da un sacco di tempo se consideriamo i miei tempi.
Ma ormai siamo praticamente a Febbraio e io non ho mai studiato così tanto in tutta la mia vita. Mi sto prendendo una pausa solo perchè ho passato un'intera settimana a studiare due secoli di autori di letteratura italiana.
Passiamo alla storia, ammetto che è da un pò che ho già questa idea, doveva essere una semplice OS, ma è venuta così lunga che sarà divisa in 5 parti. I capitoli sono più o meno pronti, bisogna solo sistemarli, ma non so quando potrò di nuovo prendere in mano il PC...
La trama si dovrebbe essere già capita dall'ultima parte e dal titolo: tratta di come la gente famosa affronta il coming out.
Spero che ci risentiremo presto! Alla prossima, Deh

P.S. Un grazie particolare a OperaIncompiuta che mi ha dato l'idea per continuare, senza di lei sarei rimasta bloccata al secondo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte2 ***


Parte2

-Quindi tu sei famoso.
-Gia…
-Da 3 anni?
-Esatto.
Quella conversazione stava diventando davvero strana e andava avanti da decisamente troppo.
Nico e Cecil erano seduti sul divano del biondo, che era seduto di fronte a loro su un tavolino basso, stava cercando di capire tutta la storia.
Will non se ne intendeva di calcio, non aveva mai seguito una partita in vita sua, però sapeva che la squadra più famosa e importante dell’America fosse il Chicago Fire, quella è una cosa che si conosce. Però non sapeva chi fossero i suoi componenti o che aspetto avessero.
Non aveva nessuna idea che il moretto un po’ dark che aveva di fronte fosse uno degli attaccanti più importanti.
Nico sembrava riluttante a voler parlare di se, ma per Cecil era un idolo, quindi raccontò lui tutta la storia.
In linea di massima spiegò come per puro caso l’avevano notato a una partita amichevole quando giocava nel suo liceo, aveva solo 16 anni quando gli proposero di firmare un contratto.
Ora aveva 19 anni ed era un idolo per chiunque seguisse quello sport, era il miglior attaccante di sempre, velocissimo e quasi invisibile, la sua statura e corporatura aiutavano molto.
Poi Cecil aveva iniziato a fare una lista di tutti i premi vinti dal ragazzo, che Will smise di ascoltare quasi subito non riuscendo a capire comunque di cosa stesse parlando.
-Quindi…- proruppe infine il biondo dopo una lunga pausa –Perché uno come te, che a quanto dice Celic ha tutto il mondo ai suoi piedi, si è interessato a uno come me?
Nico abbassò lo sguardo e con le guancie vagamente rosee aprì la bocca pronto a rispondere, ma Cecil lo precedette alzandosi.
-Okay, non penso di essere interessato a questa parte della conversazione, forse è meglio che vada.
Nico reagì malissimo, si alzò di scatto e completamente paonazzo gli puntò l’indice contro urlando –Non ci provare!
Cecil si bloccò di scatto quasi terrorizzato, Will si mise a sua volta in piedi per capire cosa avesse fatto scattare il moro.
-Non devi dirlo a nessuno- sussurrò Nico abbassando la testa e nascondendo il volto dai lunghi capelli neri.
-Cos…- Iniziò Cecil, ma Nico lo precedette.
-Quante riviste e interviste hai letto o visto di me?
-Tantissime- rispose pronto il ragazzo.
-E in quante di queste si parlava di mie relazioni?
-In…- Cecil tentennò –In nessuna, a dire il vero.
-Esatto. Il mondo non deve sapere nulla, nessuno dovrà mai saperlo, chiaro?
-Ma… Perché ti nascondi?- Provò a chiedere ingenuamente Will.
Nico spostò di lato il suo sguardo, tenendolo sempre nascosto dai lunghi capelli.
-Perché non lo accetterebbero.
-Ma…- Will provò a protestare, ma le sue parole gli morirono in gola quando il moro lo fissò con uno sguardo disperato.
Sguardo che poi rivolse a Cecil sussurrando –Ti prego.
Il ragazzo prima guardò il suo amico biondo, poi si rivolse al ragazzino –Va bene, te lo prometto.
Nico abbozzò un sorriso sincero e il ragazzo fece per andarsene, ma solo dopo pochi passi tornò indietro.
Will fece un sospiro esasperato –Che vuoi ancora Cecil?
-Giuro che ora vi lascio soli ma… Non è che prima potresti farmi quell’autografo?
 
-Sinceramente non ti ho mai visto giocare, ma posso dire con certezza che non sei bravissimo solo in quello sport.
Will decise di interrompere quel silenzio perfetto con quella frase.
Non appena Cecil li aveva lasciati soli i due ragazzi avevano deciso di continuare da dove si erano interrotti, arrivando nella camera del biondo e andando decisamente oltre quello che era successo la sera prima nel bagno di quella squallida discoteca.
Stava fissando il soffitto, si sentiva estremamente in pace mentre giocava con i capelli del moro steso al suo fianco.
Non appena pronunciò quella frase Nico si girò a fissarlo alzandosi su un gomito.
-Lo devo prendere come un complimento?- Chiese quasi scettico.
-Mi sembra logico- rispose Will attirandolo a se per un nuovo bacio.
I loro corpi già nudi tornarono a entrare in contatto tra di loro ed entrambi si risvegliarono, non che a nessuno dei due dispiacesse, ma il cellulare del moro iniziò a squillare.
Si staccò da Will con un sospiro e si mise a sedere, cercando l’apparecchio elettronico dentro i suoi jeans che stavano per metà sul letto e per metà a terra.
Doveva essere un’operazione abbastanza semplice, ma anche Will si era messo seduto e per tutto il tempo non aveva fatto altro lasciargli dei baci lungo il collo e la spalla.
A Nico per poco non sfuggi il cellulare dalle mani e quando rispose fu più un sospiro.
-Percy!
A quella parola però Will si staccò di scatto, come se avesse preso la scossa, e scrutò attentamente il moro ascoltando tutta la sua conversazione.
-Si … No, non sono a casa al momento … Stasera? … Okay, però dammi un’ora! … Va bene, a dopo.
Chiuse la chiamata, gettò il cellulare di nuovo sul letto e cercò le labbra del biondo, ma questo domandò velocemente e tutto d’un fiato –Percy è il tuo ragazzo?
Data la vicinanza Nico scoppiò a ridere direttamente sulla sua bocca, si tirò indietro e cercò di riprendersi con scarsi risultati.
-E’ una domanda così divertente?- Chiese Will non capendo se lo stesse prendendo in giro o meno.
-Scusa, è che si vede proprio che non segui per nulla questo sport.
Will corrugò ancora di più la fronte allora Nico decise di spiegargli meglio.
Si guardò intorno cercando un computer, quando adocchiò quello portatile sulla scrivania gli chiese se poteva usarlo mentre indossava i boxer ritrovati vicino la sedia girevole.
-Fa pure.
Dopo questa risposta il moro si sedette e aprì il motore di ricerca.
Iniziò a digitare “Percy Jack…”
Già dopo quelle poche lettere gli spuntarono dei suggerimenti, Nico cliccò sul terzo che completava la frase con “Percy Jackson and Annabeth Chase”.
Cliccò sulle immagini e ne uscirono tantissime.
C’erano questi due ragazzi, bellissimi. Lei era bionda e guardandola meglio a Will sembrò una faccia familiare.
Nico dissolse tutti i suoi dubbi parlando –Lei è una modella, l’avrai sicuramente vista in qualche rivista, ha fatto anche un paio di pubblicità.
-Ecco si! Il suo volto mi era familiare.
-Bè, potrà anche fare la modella ed essere bionda e bellissima, ma fidati… è una ragazza estremamente intelligente. Percy non riuscirebbe mai a tradirla.
Fece una piccola pausa.
-Non che voglia realmente tradirla, la ama da morire.
Quest’ultima frase fu detta con un tono più basso e rassegnato, Will lo scrutò e cercò di sondare il terreno.
-Lui è carino- buttò li così.
Nico fece una smorfia e chiuse la pagina internet –Certo che lo è. E si Will, se te lo stai domandando ho avuto una cotta stratosferica per lui, ma non mi ha mai ricambiato e dopo un po’ ho anche capito che non è decisamente il mio tipo.
Will si morse un labbro –E chi potrebbe essere il tuo tipo?
Nico rimase spiazzato per qualche secondo da quella domanda, scese il silenzio.
Poi il moro abbozzò un sorriso quasi malizioso, si avvicinò all’altro e afferrandogli il volto con una mano gli lasciò un lungo bacio sulle labbra.
Questo mandò del tutto il cervello di Will in tilt.
Poi il moro si staccò come se non fosse successo nulla e mentre si alzava e iniziava rivestirsi tranquillamente rispose –Sai che proprio non lo so?
Will rispose semplicemente con un mugolio indistinto, con il cervello ancora troppo sconnesso per quel lungo bacio che gli aveva appena lasciato.
Nico finì di sistemarsi in fretta, poi si avvicinò al ragazzo che stava ancora seduto sul letto, coperto solo dal lenzuolo.
-Non sto scappando- ci tenne a precisare –Ma c’è questa festa a casa di uno della squadra, Percy mi ha chiesto di dargli un passaggio e devo ancora andare a casa a cambiarmi e…
-Non hai bisogno di spiegarmi nulla- lo interruppe il biondo –Tu sei un calciatore praticamente di fama mondiale e io sono stato una scopata di passaggio, ti capisco, è tutto okay.
-Will.
Nico utilizzò un tono abbastanza autoritario e il biondo dovette per forza incrociare il suo sguardo.
-Non lascio il mio numero di telefono alle scopate occasionali- gli fece un occhiolino –Ci rivedremo presto.
A quel punto andò via.
Non appena Will sentì la porta di casa chiudersi si ributtò nel letto con un sospiro, in cosa diavolo si stava infilando?
 
Will rimase a studiare per tutta la sera.
Erano ormai quasi le due di notte quando i suoi occhi iniziarono a chiudersi da soli, decise che avrebbe studiato solo l’ultimo capitolo.
Ma non riuscì mai a finirlo, perché il suo cellulare iniziò a vibrare.
Quando lesse il nome “Nico”, Will perse un battito.
-Pronto?- Rispose incerto dopo due squilli.
-Ciiiaoooo- biascicò Nico dall’altro lato del cellulare.
-Ehy…- Will controllò l’orologio –Sei ubriaco?
-Forse… solo un po’!
-E sei in un posto sicuro vero?- Will lo conosceva da neanche un giorno, ma era abbastanza preoccupato.
-La festa era noiosa, così sono salito in terrazza, ma puoi stare tranquillo tanto mi sono sdraiato a terra… Molte cose hanno smesso di girare.
-E non hai intenzione di guidare per tornare a casa.
Quella non era neanche una domanda, Will non gli avrebbe permesso di fare una cazzata simile.
-Nah, Jason mi ospita.
-Ah- Will si morse un labbro –Ascolta io stavo per andare a letto qu…
Ma Nico non sembrò neanche sentire il suo disagio e riprese a parlare come se nulla fosse –Oggi pomeriggio non ti ho risposto!
Will si gettò sul suo letto sospirando, chiudendo gli occhi si passò una mano tra i capelli.
Non aveva idea a cosa Nico si stesse riferendo, in realtà voleva solo dormire e dimenticare tutto, perché sapeva che quella “cosa” era tutta sbagliata. Doveva solo essere una scopata occasionale, Nico era di certo circondato da ragazzi stupendi e non avrebbe mai iniziato qualcosa di serio. Per non parlare del fatto che era famosissimo e non aveva nessuna intenzione di fare coming out. Oh si, Will se li sceglieva davvero bene.
Nico riprese a parlare –Non ti ho risposto quando mi hai chiesto perché avessi scelto te ieri sera.
-Senti Nico io… Non c’è bisogno che tu me lo dica per forza se non…
-Non sottovalutarti!
Quello fu quasi un urlo, Will rimase spiazzato per mezzo secondo, poi sentì l’altro ragazzo iniziare a ridacchiare. Era decisamente ubriaco.
-Davvero…- Continuò dopo un po’ il moro con un sospiro –Non hai idea di quanto tu mi abbia fatto sentire felice… Mi ero avvicinato solo perché eri abbastanza carino e sembravi gay… Ma poi tu hai detto che non avevi la minima idea di chi fossi io. E nonostante questo oggi mi hai chiamato. Nessuno… si era mai interessato a me come persona. Tutti mi conoscono come il calciatore dal numero 13. Tutti si avvicinano solo per i miei soldi o per la mia fama mentre tu… Tu l’hai fatto solo per me ed… è stato stupendo. Grazie.
L’ultima parola fu meno di un sussurro, Will non disse nulla, semplicemente sorrise, un sorriso decisamente da ebete.
E ora chi lo diceva a Cecil che si era ufficialmente preso una cotta per il suo idolo?
Il biondo avrebbe voluto rispondere con qualcosa di dolce o un semplice ringraziamento per quelle belle parole, ma l’unica cosa che disse fu “Buonanotte” in un sussurro.
Perché dal leggero russare capì che Nico si era appena addormentato sullo schermo del cellulare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte3 ***


Parte3

Dopo quella notte Will non sentì Nico per i successivi tre giorni.
Il secondo giorno provò anche a chiamarlo, ma gli diede sempre la segreteria telefonica.
Will iniziò davvero a pensare che quello fosse solo del sesso occasionale, perchè tanto lui era un famosissimo calciatore che poteva avere chiunque ai suoi piedi e ormai quello di Will era un lontano ricordo.
Certo, c’era sempre stata quella conversazione notturna al cellulare, ma Nico era abbastanza ubriaco, quindi non doveva dargli tutto questo peso.
Will decise di non pensarci più, ma non era semplice se all’università non facevano altro che parlare del campionato di calcio ormai alla fine, dei Chicago Fire quasi in cima alla classifica e immancabilmente di Nico.
Il biondo si chiese se i suoi compagni di corso avessero sempre parlato di questi argomenti e lui non se n’era mai accorto o avessero iniziato a parlare di Nico solo da quando lui lo conosceva.
Certo, era molto probabile la prima ipotesi, ma anche la seconda non era del tutto impossibile.
Will era sempre stato un ragazzo altamente sfortunato.
Quando le lezioni finirono uscì dall’università senza fermarsi a parlare con nessuno, al massimo sorrise e salutò qualche amico, ma senza neanche fermarsi.
Stava attraversando l’enorme piazza posta di fronte all’edificio quando vide una figura nera venirgli incontro.
E per figura nera Will intendeva qualcuno solo e interamente di quel colore. Scarpe, pantaloni e felpa, le mani in tasca e il cappuccio abbassato totalmente sugli occhi.
Will si sarebbe anche spaventato, ma gli era particolarmente familiare.
Si fermò e aspettò che fosse Nico a raggiungerlo. Questo si fermò a pochissimi centimetri da lui, alzò lo sguardo sul suo volto e fece il suo tipico sorrisetto malizioso.
-Hey…- mormorò poi.
Will si ritrovò a sorridere come un ebete –Ciao…- sussurrò a sua volta.
-Scusa per questi giorni- mormorò il moro distogliendo lo sguardo –Ho visto le tue chiamate ma diciamo che ho passato più tempo in bagno a vomitare che a fare altro in tutta la giornata.
Will corrugò la fronte e Nico spiegò.
-Bè, alla festa a casa di Jason mi sono addormentato in terrazza, dopo averti chiamato se non ricordo male… Comunque diciamo solo che non mi ha fatto bene. Mi sono preso l’influenza e anche ora ho mal di gola e un po’ di mal di testa.
Will stava per rispondere, quando qualcuno urtò non proprio delicatamente Nico, questo per poco non finì a terra, ma riuscì a mantenersi in equilibrio. Però il cappello della felpa gli ricadde sulle spalle.
-Oddio scusami tanto, ti sei fatto mal…- Il ragazzo che l’aveva urtato per sbaglio si era subito girato a controllare che non avesse ucciso nessuno, aveva iniziato quella frase di scuse per poi finirla in un mormorio indistinto e strabuzzare sempre di più gli occhi rendendosi conto di chi avesse di fronte.
-Ma tu…
-No, ti sbagli, non lo dire- supplicò il moro facendo alcuni passi indietro.
-Tu sei Nico…- e poi il ragazzo lo urlò –Sei Nico Di Angelo!
E praticamente si ritrovarono all’inferno.
La gente iniziò a chiudersi a cerchio su di lui, facendo foto e domande a raffica. Nico si sentiva sempre più soffocare e il suo mal di testa non aiutava per niente.
Tutta quella confusione ne attirò di nuova, si avvicinarono anche ragazzi che non sapevano neanche di cosa si stesse parlando e che magari neanche lo conoscevano.
Nico era sempre più confuso, vedeva una massa indistinta di persona, non si soffermò sul volto di nessuno e ne cercò uno in particolare.
Quando lo trovò fissò Will con sguardo supplichevole e il biondo fece la prima cosa che gli passò per la testa.
-Guardate!- Urlò indicando un punto a caso –C’è anche Percy Jackson!
Tutti si distrassero quel tanto che bastò a Will di afferrare la sua piccola mano e iniziare a correre.
-Hey!- Urlò indignato il ragazzo che aveva urtato poco prima il moro.
Ma i due ragazzi erano già lontani, la confusione che si era creata fu loro di grande aiuto e riuscirono in poco tempo a seminarli tutti.
Nico si era nuovamente alzato il cappello sulla fronte.
Si fermarono una volta arrivati in un vicolo piccolo e deserto. Will aveva il fiatone, si reggeva al muro con una mano mentre l’altra la teneva sullo stomaco, era chinato leggermente in avanti e cercava di riprendere fiato.
Nico era perfettamente a suo agio, aveva solo un po’ il respiro accelerato.
-Sai? Forse dovresti fare più sport.- Commentò Nico con un mezzo sorriso.
Will arrossì –Faccio sport… solo… non quanto te- borbottò facendo liberare una piccola risata a Nico.
Will rimase incantato da quel suono, era stupendo.
Si riprese quando si accorse che Nico lo stava fissando con uno strano sguardo. Così il biondo decise di tornare all’argomento di prima.
-Non devi scusarti per non avermi cercato in questi giorni. Ti ho detto che comprendo benissimo i tuoi impegni. E’ normale, sei famoso e hai le tue necessità, non hai bisogno di chiedere scusa.
Nico alzò le spalle –Volevo solo chiarire, mi sembri tanto uno che si fa un sacco di complessi del tipo che quella era solo una scopata passeggera e in questi giorni mi sono fatto altri cinque ragazzi.
Will rise istericamente, era esattamente quello che aveva fatto.
-Ma no!- Annunciò con un tono per nulla credibile –Piuttosto, perché non hai chiamato invece di venire qui?
-Volevo vederti- rispose tranquillamente il moro –E sto andando agli allenamenti, eri di strada.
Will si morse un labbro e, preso un profondo respiro, domandò –Ti va di uscire con me? Dopo gli allenamenti.
Nico sospirò –Ti ho detto che non ho nessuna intenzione di fare coming out e hai visto che succede se la gente mi vede in un posto pubblico.
-Lo so, lo so- si affretto a dire il ragazzo –Non sto assolutamente dicendo che andremo in un posto pieno di persone e quindi non parlavo di coming out.
Un lampo di curiosità attraversò gli occhi di Nico –E dove vorresti andare?
Will riprese a tormentarsi il labbro –Fidati di me.
Nico alzò un angolo delle sue labbra –Potresti uccidermi, rapirmi e chiedere un riscatto o chiudermi in una cantina a torturarmi per giorni. Mhm, però mi sa che accetterò.
-Davvero?- Will strabuzzò gli occhi.
-Si- si alzò in punta di piedi e gli lasciò un leggero bacio in guancia –Vengo da te fra tre ore.
Poi corse via, lasciandolo solo in quel piccolo vicolo sporco, con la guancia che gli pulsava dove l’aveva sfiorato.
 
-Allora? Me lo dici dove stiamo andando?- Nico non riusciva a stare fermo seduto nel sedile del passeggero.
Will sospirò –Ma dopo tre ore di allenamento non dovresti essere, anche solo un minimo, stanco??
Nico borbottò qualcosa di incomprensibile e si accasciò contro lo schienale.
Will rise e in silenzio si concentrò sulla strada.
Non ci misero troppo tempo per arrivare. Erano in una strada pressoché deserta, Will posteggiò di lato in un posto apparentemente uguale a tutti gli altri.
Scese dalla macchina e incitò Nico a fare lo stesso.
Quest’ultimo era confuso –Sono reduce di un allenamento e mi porti a fare un’arrampicata?
Will rise, prese lo zaino che era nel cofano, chiuse la macchina e senza pensarci troppo afferrò la mano del moro.
-Non dobbiamo camminare troppo, promesso.
Nico lo seguì dopo un borbottio, ma non si sottrasse da quella presa calda.
Come aveva promesso il biondo, non camminarono a lungo.
Lo portò in mezzo agli alberi sempre più fitti, i vestiti che si impigliavano nei rovi, ma Nico non se ne lamentò mai.
Il bosco sembrava diventare sempre più fitto, fino a quando gli alberi non si aprirono per lasciar il posto a una radura.
Era un piccolo ovale irregolare. L’erba verde e puntellata di fiori appena sbocciati. Da un lato si affacciava su uno strapiombo altissimo che si gettava a capofitto sul mare.
Nico rimase a contemplare quel posto con la bocca socchiusa.
-Ma… E’ bellissimo…- sussurrò infine avvicinandosi all’orlo dello strapiombo e guardando giù, restando sempre a una distanza di sicurezza.
Will si aprì in un sorriso luminoso –Io e Cecil l’abbiamo trovato un pomeriggio che ci eravamo persi. Veniamo spesso quando abbiamo bisogno di calma o di rilassarci, lui ci porta la sua ragazza- a quella frase arrossì, non voleva che Nico fraintendesse credendo che il biondo aveva iniziato a definirlo il suo ragazzo. Non aveva nessuna intenzione di farlo scappare.
-Comunque- continuò velocemente –ci sono stato un sacco di volte e mai nessuno è passato di qui. Non ti devi preoccupare per le persone, nessuno ci vedrà e bè… se dovesse venire qualcuno e dovesse riconoscerti possiamo sempre buttarlo di sotto.
Nico lo scrutò, poi fece un sorrisetto divertito –Non ne saresti capace.
Will non replicò, ma sorrise.
Dal suo zaino prese una coperta abbastanza grande che stese a terra nella quale si sedettero e iniziarono a mangiare lo spuntino/cena che il biondo aveva preparato.
Fu una giornata spensierata, Nico rise più volte di quanto aveva fatto praticamente in tutta la sua vita.
Giocarono e parlarono.
Will gli raccontò della sua vita, del fatto che fosse nato in California ma si fosse trasferito li per gli studi, per questo viveva solo. Una grandissima novità per lui considerando che aveva sempre vissuto in una casa piena di gente. Erano una famiglia molto numerosa. Non era un amante dello sport, anche se forse a questo Nico c’era già arrivato, e studiava per diventare medico. Di quando aveva capito che gli piacevano i ragazzi e di tutte le delusioni che aveva sopportato.
Anche Nico decise di aprirsi con lui. Certo, non era poi tutta questa gran cosa considerando che se digitava il suo nome su wikipedia la trovava benissimo anche li. Ma Nico fece qualcosa di molto differente.
Gli raccontò di come da piccolo perse sua madre e pochi anni dopo sua sorella. Gli raccontò di Hazel che ormai era la sua nuova famiglia. Gli raccontò del calcio e del giorno in cui gli offrirono un contratto. Gli disse che, nonostante fosse sempre taciturno e schivo, adesso era comunque felice di quello che era diventata la sua vita, nonostante il dolore per la perdita di Bianca fosse sempre presente dentro di lui.
Gli raccontò esattamente tutte le cose che chiunque poteva trovare su internet, ma gliele raccontò dal suo punto di vista esprimendo tutti i sentimenti e le emozioni che aveva provato. Rendendolo partecipe di momenti tanto intimi.
 
-Li c’è un drago!
Nico strinse gli occhi e cercò seriamente di trovare la figura che Will aveva realizzato unendo quei puntini luminosi, ma non riusciva a vedere nulla.
Era ormai scesa la notte, erano stesi entrambi a pancia in su, a guardare le stelle, una nuova coperta a coprirli perché anche se ormai era primavera faceva comunque abbastanza freddo di notte e Nico era reduce da un’influenza.
Will, dato il silenzio del moro, capì che non riusciva a vedere quello che vedeva lui.
Sorrise e alzò una mano puntando le stelle con l’indice –Dai, quelle tre formano la coda. Mentre quelle…- e spostò la mano leggermente più a sinistra –formano le fauci spalancate dal quale sta uscendo il fuoco!
Nico storse la bocca –Se lo dici tu…
Continuarono a guardare le stelle, principalmente era Will a trovare le forme più strane e complesse. Nico, per non stare troppo in silenzio, annunciava cose tipo “quello è un cerchio” o “li sta un quadrato”.
Poi, di punto in bianco, felice di aver trovato qualcosa di più complesso, urlò alzando il braccio -Quella è una stella!
Ci furono pochi secondi di silenzio, poi Will scoppiò a ridere. Rise così tanto che dovette mettersi seduto trattenendosi la pancia con entrambe le mani.
Nico divenne bordeaux e, rendendosi conto del fraintendimento, iniziò a spiegare balbettando –Ma no, non una stella di quelle che stiamo guardando, dico la forma di una stella!- E alzando l’indice in aria raffigurò una stella a cinque punte.
Will, se possibile, iniziò a ridere ancora più forte.
Nico si imbronciò e gli caricò un pugno sulla spalla.
Il sorriso del biondo venne intaccato da una piccola smorfia per il dolore appena provato, poi commentò –Sei adorabile.
Nico fece per dargli un nuovo pugno ma Will lo intercettò prima e afferrandolo per un polso se lo fece cadere in grembo.
-Dai stavo solo scherzando- cercò di scusarsi Will sempre con il sorriso sul volto.
-Mi stavi prendendo in giro- borbottò Nico distogliendo lo sguardo.
-Solo un pochino… Ma mi perdoni vero?
Nico non rispose e Will iniziò a pizzicargli i fianchi provocandogli il solletico.
Nico strabuzzò gli occhi e cercò di liberarsi –Va bene, va bene ti perdono!
Con un sorriso soddisfatto Will tornò a stendersi, portandosi dietro anche Nico che si sistemò sul suo petto.
Fissò per un altro po’ le stelle, poi alzò la testa e puntò i suoi occhi scuri su quelli blu del ragazzo –Comunque io la vedo sul serio la stella.
Will alzò un angolo della bocca –Allora ora mi impegno e la cerco anche io, mh?
-Si ma… Dovresti guardare il cielo e non me.
-Mhm…- mormorò –Forse hai ragione.
-Solo forse?- Fu una domanda retorica, perché prima di aspettare una qualsiasi risposta aveva già portato le labbra sulle sue.
Fu un bacio dolce, lento, fatto di semplici sfioramenti di pelle. Fu bellissimo e diede una risposta a tutte le domande mute che i due ragazzi si erano fatti durante quei giorni.
Si. Avevano decisamente iniziato a provare qualcosa l’uno per l’altro.
Qualcosa di forte.
Ma nessuno dei due disse nulla. Perché entrambi sapevano quanto fosse complicato. Così complicato che non poteva durare. Infatti non passò molto tempo prima della litigata.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte4 ***


Parte4

-Perché ti comporti così!?
L’urlo di Will mentre lo inseguiva, dopo che Nico, tutto rosso per la rabbia, l’aveva mandato al diavolo.
-Perché tu ti comporti così!?- Fu la risposta di Nico mentre si girava a fronteggiarlo nuovamente.
Will aprì la bocca per rispondere, ma Nico non glielo permise battendolo sul tempo.
-Te l’avevo detto che non l’avrei mai fatto! E a te andava più che bene! Cosa è cambiato adesso? COSA? Hai fatto abbastanza ricerche da capire che è bello essere famosi? Vuoi diventare popolare? Bè sappi che non ha niente di bello! NIENTE!
Will boccheggiò incredulo –Non voglio la popolarità…- sussurrò.
-Davvero? Perché a me sembra tutto il contrario viste le pressioni che continui a farmi. Guarda che non è una novità per me, sai? Sono circondato dalle persone che mi vogliono solo usare.
L’ultima frase gli uscì con un tono così sprezzante che ferì Will nel profondo.
Ma il biondo non si fece intimidire e cercando di non far vedere quanto in realtà fosse deluso e triste, strinse le labbra e rispose gelido –Sai qual è la verità? La verità è che io ci tengo a te, mi sono legato più di quanto avrei dovuto. Fin dal primo giorno che ci siamo visti mi ero detto che questa storia, anche se non ho neanche capito se fosse una vera storia, non poteva andare avanti. Volevo chiudere la cosa quando sei venuto a casa mia, ma poi… Oh mie Dei, tu mi mandi in manicomio! Non hai idea di quello che riesci a farmi, sei così… così… indescrivibile. Mi piaci per quello che sei davvero e non per quello che vedono gli altri. Amo quando giochi a calcio non perché tu faccia vincere i Chicago Fire, ma per la luce nei tuoi occhi.
Si fermò per riprendere fiato, non aveva fatto neanche una pausa.
-E ti giuro potrei continuare all’infinito, ma ho già distrutto la mia dignità- sussurrò infine –Quindi bè, se vuoi continuare così fa pure, sappiamo entrambi che non sei felice ma non so più che fare. Ti auguro tutto il bene.
Si girò e fece per andarsene, ma si bloccò quando sentì la voce triste del moro affermare –Mi stai abbandonando.
Will tentennò un po’, poi riuscì a rispondere con voce neutra –Non sono masochista, non posso continuare questa cosa. Mi sono innamorato di te e tu… Tu mi vedi solo come una valvola di sfogo e una distrazione per avere anche solo un minimo di vita normale. Addio Nico.
Riprese la sua strada, quando fu fermato per la seconda volta da quella voce aveva già percorso qualche metro.
Nico semplicemente disse il suo nome.
Will si girò a fissarlo, per un attimo sperò che Nico corresse da lui, gli dicesse che lo amava e che non gli interessava nulla di quello che pensava il resto del mondo. E che il tutto si concludesse con un bacio, esattamente come uno dei più classici film d’amore.
Ma Nico aveva uno sguardo gelido, come se niente di tutto quello l’avesse anche solo scalfito. Con un tono ancora più freddo infine disse –Non osare dirlo a nessuno.
Ovviamente non ci fu bisogno di spiegare che si stava riferendo alla sua omosessualità.
-Non preoccuparti- Will fece un sorriso amaro –Io non sono così stronzo.
E calcando l”’io” ad entrambi fu chiaro che quella era decisamente una frecciatina.
 
Le giornate passarono e la primavera divenne sempre più calda.
Il campionato di calcio era ormai alla fine e Nico si allenava il doppio, certe volte anche il triplo.
Mentre Will era pieno di esami all’università e ormai le sue giornate erano fatte solo di studio.
Entrambi quindi tenevano sempre la mente occupata per non pensare a tutto quello che era successo.
Perché anche se poteva sembrare una storia passeggera quella che c’era stata tra i due ragazzi, aveva scosso entrambi e no, non si poteva definire una storia come tutte le altre.
 
Will e Cecil erano seduti a uno dei tavolini del bar, il primo stava bevendo il suo cappuccino, il secondo stava leggendo il giornale. Quando lo alzò Will notò l’enorme foto che spiccava in prima pagina.
Strinse la prese sulla tazza e distolse lo sguardo –Potresti riabbassare il giornale?- domandò velocemente e scorbutico –Per favore- aggiunse infine.
Cecil corrugò la fronte non capendo, ma quando girò il giornale e vide la foto di Nico che tirava un rigore li in prima pagina sospirò e chiuse il giornale.
-Sai?- Disse sporgendosi sul tavolo –Penso che tu ti sia comportato davvero male con lui.
Will strabuzzò gli occhi –Io!?
Cecil annuì –Non potevi pretendere che facesse coming out per te. Inoltre, aveva detto che gli piacevi perché ti eri interessato a lui come persona e non perché fosse un giocatore di fama mondiale. E adesso gli chiedi praticamente di farti diventare il centro dei pettegolezzi di tutti? Non è stato molto carino da parte tua.
Will bocheggiò incredulo –Ma… Non capisci. Io volevo che lo facesse perché non era felice. Ogni volta che doveva nascondersi davanti alle telecamere qualcosa dentro di lui si spezzava, lo vedevo. Volevo solo che fosse felice e libero di essere ciò che era.
Cecil fece una risata che sembrò molto uno sbuffo –E pensi che adesso sia felice?
Will aprì la bocca per dire qualcosa, una qualsiasi cosa, ma non riuscì ad articolare neanche una sillaba.
Cecil continuò, con voce ferma e con una serietà che Will non gli aveva mai visto.
-Sai cosa ha fatto in queste ultime settimane?
Il biondo scosse impercettibilmente la testa.
-Ha fatto vincere alla sua squadra tutte le partite del campionato, ormai nessuno riesce a batterli. Ha dato tutto se stesso per il calcio, si sta praticamente uccidendo negli allenamenti. Ha fatto solo questo e basta. Dimmi, ti sembra felice?
Will distolse lo sguardo –Da quando sei diventato così saggio, Cecil?
-Sto solo cercando di far capire al mio migliore amico che ha fatto il più grande sbaglio della sua vita, ma ti prego, aggiusta la cosa in fretta che mi sento davvero a disagio in questi panni.
Will riuscì ad abbozzare una risata –Quindi che mi consigli di fare adesso?
Cecil sorrise –Domani andremo insieme a vedere l’ultima partita del campionato. E dopo che vinceranno, perché vinceranno, troveremo un modo per fartelo incontrare, devi pur fargli i tuoi complimenti, no?- E fece un occhiolino.
Will si accasciò contro la sedia –Domani? Ultima partita del campionato? Non troveremo mai i biglietti.
Ma Cecil lo liquidò sventolando una mano in aria –Hai così poca fede nelle mie capacità!- e afferrando il cellulare iniziò subito a lavorare.
 
Nico e Jason si stavano riscaldando per l’allenamento. L’ultimo allenamento di quella stagione calcistica.
Stavano facendo stretching: corsa lenta intorno al campo.
Erano in silenzio per non sprecare energie inutili, quando Jason chiese di punto in bianco –Cosa ti sta succedendo Nico?
Nico corrugò la fronte –In che senso?
-Non lo so… sei strano da un paio di settimane. Ti comporti come quando avevi una cotta per Percy.
Dopo quell’ultima frase a Nico venne quasi un infarto, inciampò sui suoi stessi piedi e rotolò a terra.
Jason iniziò a ridere e si fermò al suo fianco –Tutto okay?
Ma Nico era ancora troppo shoccato per formulare una frase di senso compiuto –Tu… Tu sai… come…
-Della tua cotta per Percy? Bè era abbastanza evidente…
-Sai… che… a me… a me piacciono…
-Che ti piacciono i ragazzi?- Alzò le spalle –Bè si.
-E non… Non pensi che sia un problema?
Jason alzò nuovamente le spalle –Perché dovrebbe? Non hai mai tentato di stuprarmi in doccia.
Nico sbuffò e distolse lo sguardo mentre borbottava –Non lo farei mai.
-Appunto!- Jason sorrise –Guarda che sei nostro amico e non ci interessa con chi te la fai, se maschio o femmina. L’unica cosa importante è che vinciamo, no?
A quell’ultima frase aprì ancora di più il suo sorriso e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Ripresero a correre mentre Jason chiedeva di nuovo spiegazioni –Allora? Che è successo?
Nico sospirò, ma alla fine gli raccontò tutto, perché era pur sempre il suo migliore amico e aveva bisogno di un commento esterno.
-C’è questo ragazzo che… ho conosciuto un paio di settimane fa.
Fece una pausa e Jason non disse nulla, rispettava i suoi tempi e voleva sentire tutto prima di commentare.
-Si chiama Will e bè, quando l’ho avvicinato pensavo che sarebbe stata una delle mie tante scopate. Ma poi… lui mi guardava come non mi aveva mai guardato nessuno e continuava a cercarmi nonostante non avesse la più pallida idea di chi fossi.
Jason corrugò la fronte e decise di dimenticare quello che si era detto e interrompere comunque l’amico per fare una domanda –Come faceva a non sapere chi fossi? Tutti ti conoscono!
Nico abbozzò un sorriso –Si lo so, è un tipo… particolare. Dovevi vedere la sua faccia quando l’ha scoperto. E’ stato esilarante.- E allargò ancora di più il suo sorriso.
Jason lo fissò quasi incredulo –Insomma ti piace.
-Diciamo che me ne sono completamente innamorato.
Quella frase gli uscì come un borbottio imbarazzato, mentre le guancie gli diventavano rossissime e distogliendo lo sguardo rischiò nuovamente di inciampare e cadere.
-E poi che è successo?- Domandò Jason sempre più curioso.
Nico gli lanciò uno sguardo tagliente –La compagnia di Piper non ti fa bene. Comunque… Continuava a dirmi che dovevo essere libero di esprimere ciò che ero, senza aver paura del giudizio altrui. Insomma voleva che facessi coming out e un giorno gli ho urlato contro cose che so bene non essere vere, ma che nella foga del momento… Bè, sai come si diventa quando si è arrabbiati, no? E lui, alla fine, mi ha detto di essere innamorato di me e che non poteva più sopportare che lo usassi solo come… una valvola d sfogo.- L’ultima parte fu meno di un sussurro.
-E l’hai lasciato andare!?- Domandò Jason con un urlo sconvolto che avrebbe reso fiera Piper… Forse.
-Che avrei dovuto fare??- Rispose a tono Nico con un cipiglio severo.
Jason fece per rispondere ma il moro non scoprì mai cosa avrebbe voluto dirgli perché il loro allenatore li richiamò al centro del campo per iniziare il vero e ultimo allenamento della stagione.
 
-Non ci credo che sei riuscito a prendere questi posti!- Esclamò Will davvero ammirato guardandosi intorno.
Erano praticamente i posti migliore della tribuna, al centro, dove potevi vedere tutto senza problemi.
-E’ la tua prima partita e dovevi avere obbligatoriamente i posti migliori.
Will iniziò a preoccuparsi –Ma come hai fatto? Non è che sei entrato in un brutto giro vero?
Cecil rise come se avesse detto la miglior battuta del mondo, rise con le lacrime.
Quando si calmò riuscì ad articolare –Ma cosa vai a pensare!- Altra risata –Li ho semplicemente scambiati con la maglietta che Nico mi aveva autografato.
Will sbarrò gli occhi –Ma ci tenevi così tanto.
Cecil alzò le spalle –Conto sul fatto che tornerete insieme e me ne farai avere un’altra.
Will scosse la testa e borbottò un semplice –Idiota.
Alla fine il biondo dovette ammettere che non era stata poi così brutta come partita. Certo, forse il fatto che in campo fosse presente una determinata persona aveva un po’ influenzato le cose.
Aveva passato tutto il suo tempo cercando di capire come si giocava e da che parte dovevano segnare, anche se gli esulti e le imprecazioni del suo migliore amico erano abbastanza chiare, l’altra metà del tempo l’aveva passata senza staccare gli occhi dal moretto dark che continuava a sfrecciare per il campo velocissimo, pensando a come avrebbe potuto iniziare un minimo di discorso e facendosi mille complessi mentali.
Mancavano solo pochissimi minuti dal fischio finale, era la partita che avrebbe deciso tutto e stavano 2-2, i due goal dei Chicago Fire li avevano segnati Jason e Percy.
Erano tutti in piedi negli spalti, soffrendo per l’ansia mentre i minuti scorrevano.
Cecil lanciò un’imprecazione e commentò –Sono dei bastardi, hanno capito tutto e lo marcano da ogni lato, non riesce neanche a muoversi.
Will non era certo di cosa volesse dire “lo marcano da ogni lato”, ma andando a intuito chiese –Nico?
-Esatto- rispose l’amico sempre concentrato sulla partita –Invece di guardare solo lui guarda in quanti lo accerchiano ogni volta che tenta anche solo di avvicinarsi alla palla. Sanno che è il migliore e lo vogliono tenere lontano. E quel cazzo di arbitro non gli ha fischiato neanche un fallo!
E iniziò a bestemmiare contro quella povera persona che cercava solo di fare il suo lavoro.
Anche Nico aveva ormai capito che non gli permettevano più di giocare. Ma avrebbe vinto lui, era la sua ultima partita del campionato ed era abbastanza orgoglioso, non si sarebbe fatto mettere nell’angolo da nessuno di loro.
Più risoluto che mai, quando ormai mancavano pochissimi secondi del recupero, riuscì a fare una perfetta finta e si liberò momentaneamente dei ragazzi che lo avevano accerchiato.
Jason gli passò subito la palla, erano in prossimità della porta.
Nico prese potenza e calciò con tutta la sua forza.
Tutto lo stadio rimase con il fiato sospeso per mezzo secondo, attimo che sembrò durare un’eternità.
Ogni singola persona di la dentro stava seguendo con lo sguardo la palla che volava in aria in una traiettoria perfetta.
Tutti tranne Will, lui non aveva staccato gli occhi dal ragazzo che aveva calciato e il suo urlo disperato si perse in mezzo a tutte le altre esaltazioni delle persone che lo circondavano.
Nico aveva segnato e i tre fischi finali avevano decretato la conclusione della partita con la loro vittoria e la vincita del campionato.
Tutti stavano esultando negli spalti, la gente urlava e cantava, Cecil era finito in piedi sopra il suo posto sventolando la sciarpa con il logo della squadra.
Mentre Will… Lui si era sporto oltre la ringhiera, una mano sulla bocca e lo sguardo terrorizzato a fissare un punto preciso del campo.
Pian piano poi se ne accorsero tutti, per i primi i giocatori del Chicago Fire, i ragazzi avevano esultato e iniziato a correre per il campo quando avevano visto la palla centrare la rete, poi fecero per correre tutti verso Nico, magari per abbracciarlo e farlo volare in aria e per fargli tenere in mano la coppa del campionato. Perché era lui il primo che avrebbe dovuta tenerla.
Ma la scena che gli si presentò davanti era abbastanza diversa.
Poi iniziarono ad accorgersene anche gli spettatori, pian piano le urla e le ovazioni si spensero lasciando solo un leggero brusio.
-Che è successo?- Domandò Cecil non capendo scendendo dal suo posto a sedere, vedeva solo una grande folla radunata in un impreciso punto del campo, se non sbagliava a terra erano inginocchiati Jason e Percy, ma non capiva cosa stessero guardando.
Will sembrava sotto shock, senza staccare gli occhi da quella scena si limitò a rilasciare l’aria che ancora tratteneva e dire semplicemente –Gli ha spezzato il piede.
E, prima che Cecil potesse chiedere nuovi chiarimenti, nel mega schermo spuntarono le immagini in diretta, anche se non riuscivano a sentire le voci.
C’era Nico steso a terra, immobile, le mani in faccia per coprirsi mentre con le dita stringeva forte i capelli, si vedeva benissimo che stava respirando velocemente e che si mordeva le labbra quasi a sangue.
Jason stava cercando di confortarlo in qualche modo e Percy continuava a urlare contro qualcuno di non ben identificato, non sentendo cosa stessero dicendo non fu mai ben chiaro se stava urlando per chiedere aiuto e far arrivare i medici il più in fretta possibile o stesse urlando imprecazioni contro chiunque avesse fatto quello.
In ogni caso i medici arrivarono abbastanza velocemente, tutti i ragazzi della squadra si fecero da parte, la telecamera li inquadrò per un secondo, erano tutti molto preoccupati e il ricordo della vittoria e della coppa appena vinta ormai lontana.
E poi tornarono a inquadrare Nico.
Will vide benissimo come quando i medici lo alzarono da terra per poggiarlo sulla barella questo urlò di dolore. Le mani gli erano cadute oltre i bordi, come se fosse totalmente stremato. Ma non poté non notare il luccichio agli angoli degli occhi.
E se stava addirittura piangendo in diretta mondiale voleva dire che la situazione era più grave di quello che pensavano.
_______________________________________________
Lo so, lo so, al solito volete uccidermi.
Direi che ci siamo già passati molte volte nelle altre mie storie...
Ma dovevate aspettarvelo, non solo perchè sono io, ma perché dopo la bomba di fluff quale lo scorso capitolo andava poi scritto uno del genere!
Nel prossimo capitolo (che sarà anche l'ultimo) spiegherò nel dettaglio cosa è successo a Nico.
Direi che a questo punto siamo tutti #teamCecil, vero? Ahahaha
Alla prossima, Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Parte5 ***


Grazie per essere arrivati fino alla fine,
spero che questa storia vi sia piaciuta!
Un bacio, alla prossima, Deh
______________________________________

Parte5

Will era imbottigliato nel traffico per uscire dal parcheggio dello stadio.
Si sentiva morire dopo quello che aveva visto, voleva solo correre da lui e abbracciarlo, curarlo e magari mormorargli all’infinito che andava tutto bene fino a quando non lo fosse andato veramente.
Cecil al suo fianco stava smanettando con il cellulare per vedere in diretta le interviste che facevano ai giocatori una volta finita la partita. In quel momento stavano intervistano il bastardo che gli aveva fatto male.
-Col cazzo che è stato un incidente e voleva solo togliergli la palla! Era tutto progettato! Ci scommetto quello che vuoi!- Aveva urlato Cecil infuriato.
Poi aveva cercato il video di quello che era successo, ovviamente già caricato sul web.
E così, visto che comunque la macchina era ancora imbottigliata in una fila che non aveva nessuna intenzione di avanzare, Will rivide tutta la scena.
La rivide piena di particolari e ripresa da ogni angolazione.
Vide come Nico avanzava con il suo tipico luccichio negli occhi, quel luccichio felice che Will amava. Un mezzo sorriso in faccia e lo sguardo puntato sulla palla che volava dentro la porta.
Vide come un ragazzo dell’altra squadra si lanciava in una scivolata contro di lui, quando ormai era troppo tardi per rubargli la palla dai piedi.
Rivide benissimo come il suo piede colpiva con violenza lo stinco destro di Nico, di come questo si piegasse in una posizione innaturale e il ragazzo rotolasse a terra.
Gli occhi spenti e pieni di dolore.
L’angoscia attanagliò il petto di Will, doveva vederlo. Subito.
 
-Il signor Di Angelo è in sala operatoria- annunciò un’infermiera svogliata –E in ogni caso lei non lo può vedere. I fan non sono ammessi, solo i parenti e le persone della squadra. Ora vada via che mi sta bloccando la fila.
Will avrebbe voluto urlargli contro tantissime cose, non che fosse nel suo carattere ma si, in quel momento avrebbe anche potuto iniziare a urlare contro una donna. Fortunatamente Cecil lo tirò via prima, lo fece sedere in una di quelle tante sedie scomode e cercò di farlo riprendere –Sta buono okay? Per adesso è in sala operatoria e non puoi comunque fare nulla, dopo troveremo un modo per fartelo vedere, fidati del tuo migliore amico- provò ad abbozzare un sorriso –Ora però sta qui e non muoverti, io vado a prenderti un the, che mi sembra tu abbia già troppa caffeina in corpo.
 
Erano passate 3 ore prima che Nico uscisse dalla sala operatoria.
O almeno, Will lo scoprì dopo tre ore che era li. Ovviamente a lui non dicevano nulla.
-La prego- aveva ormai quasi le lacrime agli occhi, perché nessuno voleva ascoltare le sue suppliche –Non sono un semplice fan, per favore, lei non ha idea… Io lo devo vedere.
-Mi dispiace- le infermiere erano davvero irremovibili –Non è un parente, non potrà vederlo.
L’infermiera scappò letteralmente via, Will avrebbe anche potuta inseguire, ma una voce sconosciuta lo bloccò. Una voce che semplicemente disse il suo nome.
“Will?”
Will si girò a fissarlo, era un ragazzo quasi della sua stessa altezza, biondo ma con i capelli più corti dei suoi. Gli occhi azzurri lo stavano scrutando attentamente.
Will strinse gli occhi e cercò di capire chi fosse, al suo fianco Cecil trattenne il fiato, ma il biondo non ci fece molto caso.
-Scusa- sospirò infine Will –Ma non ho idea di chi tu sia.
Il ragazzo biondo inaspettatamente sorrise –Nico mi aveva detto che non ne sapevi nulla di calcio, ma non ci avevo creduto poi più di tanto. Mi rimangio tutto.
Will non disse nulla, semplicemente rimase  troppo shoccato per dire qualcosa dopo la parola “Nico”.
Il ragazzo biondo gli si avvicinò e gli porse la mano –Sono Jason Grace, anche io faccio parte della squadra.
-Oh.-Fu l’unica risposta del biondo mentre ricambiava la stretta.
Poi Jason si presentò a Cecil –Di nuovo Jason, anche se dalla tua faccia penso che tu mi conosca già.
Cecil annuì velocissimo, Jason rise, poi tornò serio e riprese a rivolgersi a Will.
-Ora ti ci porto io da Nico.
E quelle furono le sette parole più belle che Will avesse mai ascoltato. Sentì il peso nel suo stomaco diminuire e gli venne voglia di piangere e abbracciare quel ragazzo che aveva appena conosciuto. Ma aveva pur sempre una dignità e si trattenne aprendosi semplicemente in un enorme sorriso.
 
-Aspetta qui- disse Jason facendolo fermare a qualche metro dalla porta di quella camera, ormai così vicino.
Will annuì e Jason percorse quei pochi passi che lo dividevano dalla sua porta per poi aprila senza neanche bussare.
Rimase sulla soglia con la porta mezza aperta, ma Will non riusciva comunque a vedere al suo interno.
-Come va?- Domandò il biondo.
Rispose una voce, decisamente non quella di Nico –Non parla da quando è uscito dalla sala operatoria, non ha neanche nessuna reazione. Certo, non che Nico di solito rida ma insomma, ho detto le mie migliori battute! Non può rimanere così impassibile.
Jason sospirò esasperato –Andiamo Percy, lasciamolo un po’ solo, poi io e Annabeth ti spiegheremo di nuovo perché nessuno ride alle tue battute.
Percy borbottò qualcosa di incomprensibile, ma seguì comunque l’amico fuori dalla porta, neanche fece caso a lui e non notò di certo il segno che gli fece Jason per indicargli che poteva tranquillamente entrare.
Will lo ringraziò con lo sguardo, poi prese un bel respiro e infine entrò dentro.
Nico inizialmente non si accorse di lui, era troppo impegnato a stare immobile seduto sul letto candido, lo sguardo vacuo puntato sulla finestra.
-Nico- sussurrò Will chiudendosi la porta alle spalle.
E finalmente il moro sembrò risvegliarsi dal suo tepore, si girò di scatto verso quella voce, sbatté più volte le palpebre mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
E nessuno dei due disse più nulla, perché non c’erano bisogno di parole.
Will quasi gli corse incontro, verso la sua mano tesa, sedendosi al suo fianco.
Nico, dal canto suo, non aspettò neanche che fosse del tutto seduto prima di gettargli le braccia al collo e iniziare a piangere sul suo petto.
Pianse per quello che era successo tra di loro.
Per quello che era appena successo, per tutto il dolore e per quello che gli aveva detto il dottore.
Pianse solo in sua presenza, perché era l’unico con cui riusciva ad aprirsi ed essere se stesso. L’unico con il quale non doveva tenere la consueta maschera, l’unico che lo accettava così com’era.
E Will non disse nulla, semplicemente lo strinse al suo petto, lo strinse come se volesse proteggerlo da tutti i mali del mondo.
Dopo tutti quei giorni di lontananza per entrambi fu quasi come tornare a respirare dopo una lunga apnea.
 
Rimasero in silenzio per un tempo lunghissimo e indefinito.
Poi, quando i singhiozzi iniziarono ad attenuarsi, Nico gli parlò delle sue paure, di quello che gli aveva detto il dottore dopo l’intervento fatto di fretta.
“Non è certo che possa continuare a giocare a calcio, signor Di Angelo, deve prima sottoporsi a un’intensa terapia, dopo che vedremo come va questa si vedrà che ne sarà della sua carriera.”
-Non possono togliermi il calcio! Non possono! E’ tutta la mia vita…
-Shss…- Will lo afferrò per le spalle –Andrà tutto bene, sei un ragazzo forte e risoluto, riuscirai benissimo in questa terapia e io sarò al tuo fianco per sostenerti… se solo mi vorrai- l’ultima frase fu meno di un sussurro.
Nico strabuzzò gli occhi incredulo, poi si spinse in avanti e colse l’attimo poggiando le labbra sulle sue.
-Non eri… non sei- si corresse –Solo una valvola di sfogo. Però devi darmi del tempo… Perché io… Non so se riesco a… Dirlo… Non ora che…
Stava per avere un attacco di panico, Will lo bloccò in tempo, lo fece stendere e lo calmò.
-Va bene, mi va più che bene. Non voglio che tu lo dica a tutti, mi dispiace per essere stato così insistente, mi sta bene se non lo dirai mai a nessuno, basta che resti con me.- E fece una leggera risata quasi isterica.
Nico alzò un angolo della bocca –Dispiace anche a me per le cose che ti ho detto.
Poi si addormentò, distrutto dal pianto, dalla partita e dall’operazione.
 
Will mantenne la sua promessa.
Restò al suo fianco ogni singolo giorno, spronandolo sempre di più, tenendo testa alle sue sfuriate dei momenti bui e consolandolo quando si sentiva giù.
E Nico iniziò davvero a innamorarsi di lui, non più una semplice cotta o un’infatuazione. Era diventato il suo punto di riferimento e sapeva, sapeva benissimo che senza di lui non sarebbe mai uscito da quella situazione.
E pian piano iniziò anche a fare coming out, prima con la sua famiglia anche se non fu un grande scandalo, si erano ormai abituati alla presenza di Will in casa loro che non sarebbe cambiato poi così tanto.
Anche con la squadra non fu un grande problema, erano ormai una grande famiglia anche loro e, per quanto i calciatori possano essere stereotipati come persone stupide, avevano la mente abbastanza aperta. Molti di loro semplicemente alzarono le spalle e risposero “finché continui a giocare per me va bene tutto, se poi grazie a lui giochi meglio mi va più che bene”. Certo, per spiegarlo a Percy ci misero molto più tempo, ma la sua ragazza aiutò molto.
Mancava solo di dirlo al mondo e Nico lo fece nel momento più inaspettato, senza una qualsiasi tipo di preparazione e senza avvertire nessuno, perché non sapeva che l’avrebbe fatto fino a quando effettivamente non lo fece.
Era la prima partita che finalmente giocava, a metà del campionato circa. E fece due goal.
I due goal che fecero vincere la sua squadra 2-0.
Dopo i tre fischi finali la squadra e tutti i tifosi esultarono come se avessero vinto il campionato, esultavano non per la vittoria in se, ma perché il loro miglior giocatore era finalmente tornato in ottima forma.
Anche Nico era terribilmente euforico, perché pensava che niente sarebbe stato più come prima, ma la gioia che provò nello scendere in campo e correre, libero, mentre si isolava nel suo mondo fu esattamente come quella di una volta.
Così, senza pensare che era circondato da milioni di persone e che era filmato e trasmesso in diretta, corse da Will, che si trovava in panchina con gli altri perché ormai era diventato il suo “medico”personale, e lo baciò. Di slancio e davanti a tutti.
Will rispose con così tanta enfasi che lo alzò da terra.
Tornarono con i piedi per terra quando la voce divertita di Jason arrivò alle loro orecchie –Trovatevi una stanza! Di solito le partite non sono vietate ai minori.
-Ma sta zitto Grace- rispose Nico facendo ridere il biondo, ma staccandosi in ogni caso dal suo ormai ufficiale ragazzo.
 
Ovviamente finì su tutti i giornali, i video girarono sul web e, anche chi non era interessato al calcio, iniziò a parlare del coming out di uno dei migliori giocatori del mondo.
Alcuni la presero bene, ad altri non importava, alcuni dei commenti erano “Può farsi chi vuole, basta che continua a farci sognare con i suoi goal.” Altri ancora iniziarono ad insultarlo.
Ma era normale, quando sei una persona famosa qualcuno ti odia sempre, chi per un motivo chi per un altro. E’ una delle tante cose che ti fa chiedere di avere una vita normale, dove nessuno ti conosce.
Ma a conti fatti, Nico era felice della sua vita.
Aveva degli amici veri, una famiglia che lo supportava e un ragazzo che lo amava per quello che era realmente.
Aveva anche fatto un’intervista e fu una di quelle interviste che fecero il giro del web.
“Ti dico solo grazie per quello che hai fatto, grazie perché il tuo coraggio mi è stato d’esempio.”
“Non so se mai leggerai questo commento, ma sappi comunque che il tuo coming aut mi ha fatto capire che non bisogna mai nascondersi.”
“Ho sempre pensato che i calciatori fossero degli uomini senza cervello che inseguono una palla, ma tu sei riuscito a rivoluzionare il mio modo di pensare. Mi complimento con te, sono delle parole stupende.”
Questi erano solo alcuni dei commenti sotto uno dei tanti link sul web della sua intervista, Nico li scorreva dal suo pc con un moto di orgoglio.
Pensava che nessuno l’avrebbe accettato e invece il suo gesto aveva aiutato un sacco di persone ed era stato preso come un esempio per chi ancora si nascondeva.
-Hai letteralmente cambiato il mondo.
Nico sorrise impercettibilmente senza farsi vedere, si lasciò andare contro lo schienale della sedia e poggiò la testa contro il petto del ragazzo che si trovava alle sue spalle.
Alzò lo sguardo su di lui e disse una semplice parola –Grazie.
Will sorrise e si chinò per dargli un bacio sulla fronte.
-E comunque, anche se ora siete famosi, io sono stato il primo a shipparvi!- Urlò Cecil dall’altra stanza.
-E io il secondo!- Urlò in risposta Jason da un’altra stanza.
-Perché stiamo parlando di navi?- Domandò infine Percy spuntando dalla porta.
Nico sorrise e si abbandonò completamente contro il corpo di Will.
Si, era davvero felice.
 
“[…] Io penso che ognuno di noi abbia il diritto di essere se stesso ed essere felice per questo. Indipendentemente da quello che pensano gli altri. Perché si vive una vita sola e bisogna viverla per come noi vogliamo viverla e non per come piace agli altri. E’ vero, mi sono sempre nascosto, ma non capivo. Non fino a questo momento.
Basta con i luoghi comuni, lo sport che qualcuno decide di fare non influenza quello che siamo. Non tutti i ballerini di danza classica sono gay e non tutti i calciatori sono etero.
So che non tutti lo accetteranno, ma a me va bene così, perché ho trovato chi mi accetta per quello che sono e ne sono felice. Quindi vorrei solo dire a chi continua a nascondersi di non preoccuparsi, per quanto potranno odiarvi, prima o poi arriverà qualcuno che vi stravolgerà tutta la vita.
E non preoccupatevi per la mia carriera, sono sempre il calciatore che conoscete e ora che sono tornato come prima, se non più determinato dopo l’incidente, vinceremo sicuramente anche questo campionato! […]”

 
Fine

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3628701