Marinella

di OcaPenna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per caso ***
Capitolo 2: *** Conoscersi ***
Capitolo 3: *** Attesa ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** It wasn't me ***
Capitolo 6: *** Mal di testa ***
Capitolo 7: *** Complotti ***
Capitolo 8: *** CONNESSIONI ***



Capitolo 1
*** Per caso ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12





 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! 
Prima di tutto vorrei ringraziare la mia incredibile lettrice beta per la pazienza e la condivisione!
E poi ovviamente grazie a voi di leggere :D 
Questa long nasce da una one-shot pubblicata qualche tempo per cui chi avesse letto la "PILOT: Marinella" salti pure al capitolo successivo!

 



PER CASO
Erano le ore 21:43 e 15 secondi del 15 febbraio 2024. Un esemplare giovane e ben nutrito dei larinae michahellis, vale a dire un gabbiano reale dalla considerevole lunghezza di 56 cm e un’apertura alare di 136 cm, stava cibandosi di un pezzo di pizza margherita caduto due ore e sedici minuti prima proprio su quella pietra, in quel vicoletto di Pisa. Quella prelibatezza era caduta a Marco che camminava in fretta, perso dietro al penisero di Gabri, volata a parigi per un erasmus, lasciandolo lì a camminare con la pizza che cade tra le mani e il problema di dover raccimolare i soldi per andarla a trovare. Questi erano i pensieri che distraevano l'uomo mentre si allontanava lasciando il gabbiano a mangiare la sua pizza senza che questi si curasse del suo travaglio. Non era un'indifferenza crudele quella dell'uccello e lo spavento che si prese un momento dopo è da considerarsi una punizione eccessiva.
Erano le 21:44 e 52 secondi quando il gabbiano vide precipitare nel vicolo il più grande pennuto che avesse mai visto. Lo spavento fu tale che, colto alla sprovvista, lasciò lì il suo pranzo e volò via urlando rischiando di finire in faccia a una ragazza in bici.
 
Questo cambiò per sempre la vita di Marinella.
 
Marinella aveva 25 anni, era alta 1,65, pesava 65 kg, indossava scarpe taglia 38, pantaloni taglia 44, reggiseni terza coppa d. A Marinella piacevano le stampe animalier, i film in lingua originale, la musica blues, andare veloce in bicicletta. A Marinella non piacevano le pozzanghere che le sporcavano le scarpe, i silenzi imbarazzati e le cose impreviste.
 
Alle 21:43 del 15 febbraio 2024 Marinella stava tornando a casa con la sua bicicletta malandata che traballava sul vecchio pavé di piazza delle Vettovaglie. Imboccando il vicoletto buio e puzzolente che portava al tribunale, uno stupido gabbiano si alzò in volo gracchiando e facendole perdere il controllo della bici.
Marinella rovinò a terra finendo dritta in una pozzanghera e inzaccherandosi i vestiti.
Imprecando contro il pennuto raccolse la bici apprestandosi rimontare in sella quando si accorse della figura accasciata poco lontano.
Non era il primo barbone che vedeva, non sarebbe stato l'ultimo, e aveva sempre tirato dritto. Ma questo succedeva altrove, nelle grandi città dove le fasce deboli della popolazione si arrabattavano a raccogliere le briciole del consumismo. Da quando stava a Pisa non le capitava più di incrociarne, quella città era troppo piccola per essere attrattiva, tutta incentrata sulla vita dell'università. Era il genere di città dove se vedi a terra qualcuno ti viene da chiedere se ha bisogno d'aiuto e questo fu quello che pensò di fare.
 
***
 
Castiel aveva bisogno di molte cose.
Aveva bisogno di tornare da Dean e assicurarsi che stesse bene, aveva bisogno di recuperare una lama angelica per essergli d'aiuto ma, prima di tutto, aveva bisogno di guarire. La ferita nel fianco era profonda e non riusciva a rimarginarla, sarebbe morto in un vicolo, perso chissà dove, inutile. Il sangue gli colava negli occhi dal taglio sulla tempia mentre cercava un modo per rialzarsi, annaspando coi piedi sulle pietre bagnate senza che le gambe potessero sollevarlo. Si stava rassegnando alla sconfitta sentendo le ultime forze abbandonarlo, quando percepì un'anima avvicinarsi. Non pensò al dolore che avrebbe causato e nemmeno alla propria sopravvivenza. L'unica cosa che aveva chiara in testa era il volto tumefatto del suo cacciatore, lontano, in pericolo, forse già morto, che lo fissava con un'accusa e una preghiera nello sguardo spento. Con uno sforzo e una fitta di dolore alla spalla allungò il braccio stringendo tra le dita il luccichio pulsante davanti a lui. Man mano che recuperava le forze l'urlo di dolore della ragazza diventava più chiaro alle sue orecchie e non appena seppe di poter volare di nuovo la lasciò andare.
La ragazza lo fissava attonita e senza fiato mentre con le mani stringeva il punto del ventre dove le era entrato dentro. Indietreggiò terrorizzata inciampando nella propria bicicletta prima di affrettarsi a rimetterla in piedi e scappare pedalando quanto più in fretta possibile.
«Mi dispiace» mormorò l'angelo alla schiena che si allontanava. Poi spiegò le ali e scomparve.
 
***
 
Alle 10:40 del 19 febbraio, il dottor Bacetti cercava di convincere Marinella che la TAC dimostrava, senza possibilità di dubbio, che il suo cervello era sano e che la causa dell'allucinazione doveva essere di ordine psicologico. Ma la ragazza non lo stava a sentire borbottando e lui aveva un appuntamento a pranzo con Anita, l'infermiera bionda di oncologia a cui si era deciso a chiedere di uscire quella mattina.
«Non so cosa dirle. La TAC è chiarissima... ne parli con uno psichiatra, alla reception le daranno un appuntamento» tagliò corto allontanandosi per il corridoio.
 
Alle 23:15 e 58 secondi del 4 marzo 2024 Marinella era sdraiata nel suo letto al buio e non riusciva a dormire. A differenza di quanto sarebbe stato lecito pensare, questo non era dovuto ai tre caffè ingeriti durante la serata ma alla quantità di ADH e ACTH rilasciate dalla sua ipofisi che le procurava la costrizione dei vasi cutanei e delle viscere addominali, una dilatazione dei vasi muscolari e l’aumento della frequenza cardiaca.
Sarebbe a dire che era in ansia.
Era in ansia per la visita prenotata la mattina seguente con uno psichiatra perché odiava gli strizzacervelli. Era convinta che la maggior parte di loro fossero dei cialtroni al soldo delle case farmaceutiche e non era per nulla sicura di voler finire nelle loro mani. L'idea la mandava nel panico e, per quanto cercasse di evitarlo, il cuore le martellava nel petto. In realtà avrebbe avuto delle ottime ragioni per sentirsi terrorizzata, ragioni di cui non poteva immaginare nulla, che nulla avevano a che fare con lo psichiatria e che aspettavano, silenziose, nel buio.

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Capitolo 2
*** Conoscersi ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12





 
 
Castiel voleva aspettare che dormisse..
Sarebbe stato più facile nel sonno, sarebbe stato veloce e non se ne sarebbe quasi accorta.
Ma la ragazza doveva aver avvertito qualcosa e restava acquattata nel letto.
Poteva percepire le pulsazioni impazzite del cuore e l'odore della paura... come se n'era accorta? Avrebbe lottato? Avrebbe guardato la vita scapparle dagli occhi terrorizzati? E se si sbagliasse, se la ragazza sapesse... lo avrebbe sopraffatto?
No, non lo sapeva. Nel vicolo era venuta da lui senza altra volontà che aiutarlo, lo aveva percepito.
 
Che lealtà c'era ora in lui? Cosa stava facendo?
 
Ma doveva fare quello che andava fatto.
 
Strinse la lama fredda nel pugno cercando un appiglio di certezza, ma aveva passato troppi anni sulla terra, era stato umano troppe volte e ricordava troppo bene cosa fossero le emozioni. Quella sdraiata sul letto era una ragazza appena più giovane di Claire e lui non avrebbe avuto il cuore di ucciderla.
 
«Come ti chiami?»
 
La ragazza trasalì cadendo dal letto e strisciando con la schiena alla parete fino all'angolo della stanza più lontano da lui, il cuore impazzito nel petto, lo sguardo da animale in gabbia.
 
«N-non farmi del male» balbettava con la voce spezzata dal panico.
 
Castiel non sapeva cosa fare. Non poteva lasciarla lì, sarebbe stata un pericolo. Desiderò tanto non avere quella debolezza dentro. Avrebbe dovuto, lo sapeva, che avrebbe dovuto, ma non riusciva a uccidere una ragazzina a sangue freddo, non più.
 
«Mi chiamo Castiel. Non ti farò del male» si arrese rimettendo via l'arma.
 
La ragazza deglutì. Restava tesa ma sembrava iniziare a calmarsi, il primo spavento era passato e forse iniziava a cercare un senso a quella situazione.
 
Le si avvicinò e la ragazza d’stinto si ritrasse schiacciandosi contro il muro.
 
«Cosa fai nella mia stanza?» La voce era ancora allarmata ma usciva decisa e sicura.
 
«Nel vicolo, diciassette giorni fa, mi hai salvato la vita. Pagherò il mio debito»
 
«Come hai fatto a entrare?». La ragazza non si muoveva dal muro, ma stava iniziando a pensare in modo logico. 
 
«Volando»
 
«Volando?»
 
Castiel spiegò appena le ali con un frullio di piume.
 
«Sono un angelo del Signore»
***
 
Era l'una e venticinque del 5 marzo quando Marinella smise di essere atea. Contro ogni logica dovette accettare l'idea che non solo esistesse Dio ma che esistessero perfino angeli con ali bianche e morbide in grado di portarli in camera sua nel cuore della notte. E non solo esistevano, ma erano in tanti, con regole e idee complicate. E a quanto pareva la volevano morta. Nonostante l'evidenza di Castiel di fianco a lei sul letto, una parte della sua mente continuava a rifiutarsi di credergli e ad aspettare il risveglio da quel sogno assurdo, forse per questo non riusciva ad avere paura.
Ma venne l'alba e l'angelo continuava a stare lì a parlarle di simboli di protezione e incantesimi per nascondersi, reale, concreto, con quella voce piatta e profonda e una calma insostenibile nel tono.
Così, in quella notte d'inizio primavera, Marinella dovette riformulare la propria idea di angelo e cancellare le immagini dei puttini alati o dei guerrieri in armature dalle tinte pastello. Quegli angeli non esistevano.
Gli angeli avevano la voce bassa, si nascondevano nel buio, si accasciavano nel vicolo e avevano gli occhi di un blu disumano.
Gli angeli esistevano e accanto a lei sedeva Castiel.
 
***
 
«Che c’è, Sammy?» le parole inciampavano nella bocca impastata dal sonno.
 
Buttò un occhio alla sveglia sul comodino. Se il fratello lo svegliava a quell'ora doveva essere importante.
 
«Dean, sono io»
 
Dean scosse la testa con un sorriso. Certo che era Cass, chi altro poteva pensare di svegliarlo a quell'ora senza nessun motivo?
Si passò una mano sugli occhi prima di alzarsi e andare ad aprire.
 
«Dov'eri finito?»
 
«Ti ho scritto un messaggio» la voce dell'angelo non cambiava quasi mai tono e Dean non sapeva se si stava scusando o se lo stesse accusando.
 
«"Sono fuori"? Sì, molto esplicativo».
 
L'angelo restò un momento immobile fissandolo.
 
«Buonanotte, Dean» disse avviandosi in fretta verso la propria stanza.
 
Stupido angelo, adesso qual'era il problema?
 
«Cazzo, Cass, aspetta!»
 
L'angelo si voltò a guardarlo con quello sguardo da bambino offeso. Dean odiava che se ne andasse in giro da solo con quello che stava succedendo e meno che mai gli piaceva non sapere cosa stesse combinando. La fiducia non era proprio il suo forte in quel periodo.
D'altra parte Cass era Cass e forse poteva fare un'eccezione o almeno rimandare a domani la ramanzina.
 
«Buonanotte, Cass» cedette rientrando in camera.

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Capitolo 3
*** Attesa ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12
 


 


ATTESA
Nella classe 101 della palazzina di Storia dell’Università degli Studi di Pisa c’erano 58 persone di cui 57 studenti. Di questi il 53 per cento avrebbero provato a sostenere l’esame al primo appello ma solo 10 lo avrebbero passato con un voto superiore 27/30. Nel frattempo Elisa, che si tagliava da sola i capelli perché nessuno pensasse che le importava del proprio aspetto, teneva il broncio a Chiara per un litigio avvenuto la sera prima riguardo il maglione preferito di quest’ultima. Il maglione era color senape. In un altro momento Marinella sarebbe stata incuriosita dalla situazione ma quella mattina non le importava. L’unica cosa a cui sembrava interessata era colpire ritmicamente il quaderno a righe davanti a lei con il fondo della biro e fissare il cielo sereno fuori dalla finestra.
In realtà era da quando si era svegliata che non riusciva a smettere di chiedersi dove fosse l’angelo e se stesse bene. La sera prima era troppo scossa perché le venisse mente di chiedere come cercarlo.
Era preoccupata.
Poteva essere morto.
Poteva essere morto?
Come muore un angelo?
Dove va un angelo quando muore?
Quando iniziava storia delle religioni?
Castiel le aveva mostrato un modo per cacciare gli angeli ma non aveva parlato di ucciderli. Forse non si potevano uccidere. Nel vicolo le era sembrato che fosse mezzo morto.
Doveva seguire la lezione, Savelli stava parlando di qualcosa d’interessante.
Di che colore erano gli occhi di Castiel: blu mare? Ma del blu del mare quando il cielo era sereno o il blu del mare quando erano circa le cinque di pomeriggio e il sole iniziava ad abbassarsi? O magari erano più blu cielo che sta per diventare tramonto ma non è ancora screziato di rosa? No, erano più di un blu legato ai fiori, qualcosa come il blu-geranio-sulle-finestre in primavera ma non proprio quel blu...
 
***
 
«Hei!»
«Hei! Caffè?»
Dean prese la tazza che Sam gli porgeva.
«Dormito bene?»
«Come un bambino» mentì.
«Cass è tornato»
«Lo so»
Sam lo guardò interrogativo.
«È passato ieri notte in camera» un secondo dopo averlo detto si rese conto di come suonava. Sam non sembrava aver colto, per fortuna «dov’è finito adesso?» si affrettò a chiedere prima di assaggiare il caffè caldo.
Sam si strinse nelle spalle.
«Ti ha detto dov’è stato ieri?»
Sam scosse la testa.
Bevvero un sorso in silenzio.
«Ma guarda chi si è svegliato! Buongiorno raggio di sole»
Maggie era entrata in cucina.
Aveva un bel sorriso.
«Buongiorno stronza»
Gli stampò un bacio sulla guancia poi guardò Sammy.
«Glielo hai detto?»
Sammy sembrava imbarazzato.
«Detto cosa?»
Dean bevve un altro sorso di caffè.
«Volevo aspettare anche Cass…»
Maggie mise il broncio. Era adorabile quando metteva il broncio.
«Okay, okay… ehmm… allora… » iniziò Sam.
«Sono incinta!» lo interruppe Maggie.
 
***
 
Castiel amava il modo in cui le molecole dell’incenso gli entravano nelle narici. Da quando suo padre era tornato aveva scoperto il piacere delle chiese e degli incensi. Quei posti di quiete e preghiera gli mettevano nel cuore un senso di pace. Il modo in cui gli umani si affidavano a qualcosa che non capivano, la loro fede e la loro ingenuità gli ricordavano di quando anche lui era stato mortale e aveva desiderato e disperato perché qualcuno lo salvasse.
La ragazza si voltò e lo vide, i capelli biondi e mossi luccicanti alla luce dei ceri. S’illuminò in un sorriso di gioia e gli andò incontro trattenendo la fretta. Si fermò a un passo da lui e Castiel vide l’indecisione tra la voglia di abbracciarlo e un senso di pudore.
«Stai bene!» esclamò in un sussurro allegro e sollevato, dondolandosi sui piedi.
Castiel annuì intenerito dal tono di Marinella che continuava a fissarlo sorridendo. Non sapeva che dire a quella ragazzina, non sapeva nemmeno perché era andato. Voleva controllare che stesse bene, che fosse tutto a posto.
«Ero preoccupata» aggiunse Marinella e poi, come se le fosse venuto in mente all’improvviso «allora ti posso cercare così?» chiese accennando alla candela che aveva appena acceso sotto un dipinto poco veritiero di suo fratello Gabriele con la spada sguainata.
Castiel annuì di nuovo.
In realtà erano parecchie ore che sentiva il pensiero della ragazza su di lui, era come la sensazione che si ha quando qualcuno ti fissa con insistenza, ma di certo la preghiera era stato un richiamo più forte.
«Gli angeli sentono le preghiere» riassunse.
Marinella annuì, sembrava contenta. Castiel poteva ascoltare il suo cuore battere e aveva imparato che quel leggero rossore sulle gote significava uno stato alterato dell’emozione. Immaginava che potesse essere a causa della sua natura di essere celestiale: la maggior parte degli umani reagiva in modo strano alle presenze angeliche.
«Volevo solo sapere se stavi bene» disse la ragazza quasi scusandosi e tornò il silenzio, poi aggiunse «se sei di nuovo ferito puoi tornare, comunque».
Castiel sorrise, gli umani erano incredibili a volte: sapeva quanto dolore procurava quando toccava un’anima umana e quella ragazzina gliela stava offrendo senza nemmeno conoscerlo.
«Tu stai bene?» le chiese.
Marinella sembrò quasi stupita della domanda.
«Certo» rispose «ero solo preoccupata. Sai, pensavo che se eri conciato in quel modo quella volta magari… voglio dire, cos’era successo? Non te l’ho nemmeno chiesto l’altra sera...»
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dare altre spiegazioni e questo avrebbe complicato le cose, ma in fondo gli pareva una richiesta legittima. Sospirò cercando le parole.
«Non me lo devi dire se non vuoi» si affettò ad aggiungere la ragazza con quei begli occhi nocciola mortificati.
«Militari. Avevano preso alcuni fratelli e… » rispose Castiel.
Marinella sgranò gli occhi.
«Vuoi dire l’esercito?»
Castiel annuì.
«Circa un mese fa alcuni dei miei fratelli sono spariti. L’esercito li aveva presi e… »
«Aspetta» lo interruppe di nuovo Marinella «quindi l’esercito sa degli angeli?» Castiel annuì.
«E conosce l’incantesimo che mi hai spiegato?»
Castiel annuì di nuovo. Non era facile riassumere tutta la vicenda. Avrebbe dovuto sapere chi erano gli Uomini di Lettere e il perché del loro accordo con gli Stati Uniti durante la caccia al figlio di Lucifero e avrebbe dovuto poter spiegare cose che nemmeno lui ancora sapeva. Sarebbe stato un racconto lungo e doloroso mentre ora era altro a preoccuparlo.
«Sei sicura di stare bene?»
Marinella annuì di nuovo e sembrava convinta.
«Non ti è mai capitato di notare qualcosa di strano? Di riuscire a fare qualcosa che gli altri non possono fare?»
Marinella lo guardava stranita.
«No» rispose scuotendo la testa «perché, dovrei?»
«Niente, ero solo… preoccupato» disse.
Non poteva raccontarle la verità su quello che aveva sentito toccandola, lei non era pronta a sentirla e lui voleva prima essere sicuro. C’erano ancora troppe domande che richiedevano una risposta.
«Devo andare» disse ma prima che potesse farlo sentì la mano fredda di Marinella afferrare la sua per trattenerlo.
«Prometti che se stai di nuovo male torni?»
La ragazza lo fissava con una supplica negli occhi e nella voce come se poterlo curare fosse la cosa più importante della sua vita.
Nella mente di Castiel balenò il pensiero di essere entrato in camera sua la notte prima per ucciderla nel sonno e di non averlo fatto più per caso che per scelta. Se l’avesse trovata addormentata ora lei sarebbe morta. Quel pensiero gli fece male.
Castiel annuì ma Marinella continuava a serrare la mano gelida nella sua e alla fine si decise a chiedere: «E mi fai sapere che stai bene, ogni tanto? Altrimenti mi preoccupo… » disse sottovoce ed evitando di guardarlo negli occhi come se stesse chiedendo una grazia particolare.
Castiel sorrise e annuì di nuovo.
Allora Marinella si decise a lasciarlo andare e tornare a fissarlo fino a quando non sparì.

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


 

MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12


 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! 

Vorrei prendermi un momento per ringraziarvi della lettura :D spero vi divertiate! 

E vorrei anche ringraziare la meravigliosa lettrice beta della storia e gli amici che mi sopportano quando ne parlo!


 

RIVELAZIONI
 
«Okay, amico, adesso ci devi dire che succede»
 
«Dean ha ragione: sparisci per ore, non dici dove vai... che cosa sta succedendo?»
Sammy guardava l'angelo preoccupato
«che cosa c'è che non puoi dirci, Cass?
»

Dean alzò un sopracciglio poco convinto.

 
«Cass, avanti, siamo una famiglia… qualsiasi cosa sia ne puoi parlare, lo sai»
Maggie poggiò una mano sulla spalla dell’angelo.
 
Cass sbuffò distogliendo lo sguardo.
 
«Sul serio? Sul serio, amico? Dopo quello che abbiamo passato? Avevamo detto: niente più segreti»
Il tono duro di Dean lo ferì.

L'angelo fissò lo sguardo abbattutto negli occhi verdi e accigliati dell'uomo che dovette fare uno sforzo per non cedere. Castiel abbassò il volto con un sospiro sconfitto. 

«Va bene»
 
Sam si sedette al tavolo accanto a Maggie, posandole un braccio sulle spalle.
 
«Quando eravamo all’area 51… » iniziò l'angelo.
 
«Quando eri mezzo morto e sei stato spedito chissà dove tornando fresco come una rosa?» lo icalzò Dean.

Castiel non aveva mai davvero spiegato cos'era successo, si era limitato ad accennare al fatto di essere riuscito a guarirsi ma Dean sapeva che quelle ferite erano troppo profonde perché l'angelo potesse curarsi da solo così in fretta. 

 
«Sì. Non sarei riuscito a curarmi da solo. È passata una ragazza e ho toccato la sua anima».
 
«Perché non ce lo hai detto?» chiese stupita Maggie.
 
«Quando l’ho toccata mi sono reso conto che… non era umana, non del tutto. C’era qualcosa di angelico in lei»
 
«Vuoi dire... stai parlando di un nephlim?» Sam si era irrigidito sulla sedia.
 
«No, la sua essenza angelica è minima, non me ne sarei accorto se non l'avessi toccata». 
 
«Puoi smetterla di ripetere che l'hai toccata? Suona davvero male» sbottò Dean.
 
«Se non è un nephlim che cos'è?» chiese Sam ignorando il fratello.

«Non lo so, non avevo mai sentito qualcosa di simile» rispose l'angelo, lo sguardo perso sugli scaffali di fronte a lui. 
«Sono andato da lei la notte dopo » proseguì «non importa cosa sia: un umano con dell'essenza angelica è un abominio contro le leggi del Paradiso»
.

Nella stanza calò il gelo e per un attimo nessuno osò dire nulla.

 
«Cass, tu non l'hai... uccisa, vero?» chiese Maggie preoccupata. Lei non aveva conosciuto molti angeli oltre a Castiel e non riusciva a immaginarlo diverso da come lo aveva conosciuto: gentile, un po' goffo, con quel velo di malinconia negli occhi. Lo aveva visto combattere, e sapeva quanto potesse fare paura ma uccidere a sangue freddo una ragazzina non gli sembrava davvero qualcosa che potesse aver fatto. 
 
«Non ne ho avuto il coraggio, era sveglia e… e le ho spiegato come proteggersi dai miei fratelli».

Sam sorrise sollevato all'espressione contrita dell'angelo scuotendo i capelli brizzolati. 
«Hai fatto la cosa giusta, Cass. La terremo d'occhio e se sarà necessario ce ne occuperemo».
 
«Non sarà necessario» ribattè deciso l'angelo «non farebbe mai del male a qualcuno, non di proposito»
 
Dean lo guardò con un sorriso storto.
«Da quando sei così fiducioso, Cass? Non è che ti sarai preso una cotta, amico?»
 
***
 
Erano le 22:18 del 13 marzo 2024.
Marinella si stava lavando i denti nel suo micro monolocale di via Garibaldi e si chiedeva dove fosse Castiel. Era contenta perché lo immaginava al sicuro in un posto che, per qualche motivo, sapeva di chiuso e libri vecchi.
Quando la clessidra segnò la fine dei tre minuti dedicati al lavaggio dei denti, proprio mentre Marinella si chinava sul lavandino per sciacquarsi la bocca, qualcuno suonò al campanello. Si asciugò lasciando l'asciugamano verde appallottolato sul mobile, attraversò i 4 metri e mezzo che costituivano tutta la lunghezza della sua abitazione e andò allo spioncino.
Due uomini in divisa da poliziotto aspettavano sul pianerottolo, la lente conferiva ai loro nasi una rotondità innaturale. Marinella aprì la porta.

 
«Buonasera, ci scusi per il disturbo. Ci sono stati segnalati alcuni furti nello stabile e vorremmo farle alcune domande, se non le spiace».
 
Il poliziotto la fissava con occhi azzurri e freddi, il naso aquilino e il mento sfuggente sotto il pizzetto brizzolato. Il suo compagno sembrava un po' più giovane nonostante gli occhi segnati ma dovevano avere entrambi tra i quaranta e i cinquant'anni. Sulle divise nessuno dei due portava gradi ma una beretta 92FS nella fondina.
A Marinella non piacevano le pistole, la mettevano a disagio.
Nei caricatori delle Beretta 92FS c'erano 15 colpi e ogni proiettile poteva raggiungere l'obbiettivo fino a 100m di distanza. Venivano prodotte dal 1975 ed erano diventate dotazione delle forze dell'ordine italiane e non solo.
Quando Marinella parlava con qualcuno che ne portava una aveva l'impressione di parlare più con l'arma che con l'uomo.
Fece entrare i due poliziotti prima di chiudere la porta assicurandosi di far scattare la serratura. Stava per voltarsi per offrire un caffè quando una mano la afferrò da dietro premendole la bocca. Sentì una canna metallica premere contro la stoffa della maglia e il fiato di un uomo contro il collo. 


«Se fai la brava e ci segui in silenzio andrà tutto bene».

La voce del poliziotto era un sibilo osceno che la ragazza riusciva appena a sentire, confusa dal martellare impazzito del cuore nel petto. In ogni caso non sarebbe mai stata in grado di urlare, sembrava che tutta la sua voce fosse scappata a rintanarsi da qualche parte nei suoi polmoni. 

Non aveva mai provato prima un panico simile ma conosceva la teoria secondo la quale il cervello, in momenti come quello, perde di lucidità e si rifugia in pensieri casuali. Per sua fortuna tutto quello a cui Marinella riuscì a pensare fu Castiel.

 
***
 
«Stai bene?»
 
Marinella annuì nervosa, gli occhi sbarrati sui corpi dei due poliziotti accasciati in mezzo al caos di camera sua.

Castiel poteva sentire gli effetti dell'adrenalina diffusa nel suo corpo. Probabilemente non aveva mai visto morire nessuno prima di allora e adesso si ritrovava davanti a due cadaveri dagli occhi bruciati, e l'odore di carne nel naso.
Cercò di consolarla poggiandole una mano sulla spalla ma Marinella ebbe un sussulto come se le sue dita fossero elettriche. La ragazza lo fissò terrorizzata ritraendosi. 
Aveva paura di lui e faceva bene.


«Mi dispiace» disse abbassando lo sguardo mentre cercava di decidere cosa fare.

L'unica cosa che sapeva era che non poteva lasciarla lì da sola o altri sarebbero venuti. 

«Andrà tutto bene» disse, cercando di usare un tono rassicurante ma sapendo che la sua voce aveva lo stesso tono piatto e distante di sempre. Avrebbe voluto saper parlare come Sam. 

«Devi fidarti di me» provò a fare un passo verso di lei allungando piano una mano per tornare a toccarla. 

La ragazza tremava ma non sarebbe scappata. Evitava di guardarlo negli occhi, tesa, ma lo lasciava avvicinare. 
La abbracciò con delicatezza tenendola stretta fino a che il cuore non riprese a batterle con un ritmo regolare.


«Chiudi gli occhi» le disse prima di spiegare le ali. 
 
Quando comparvero nel bunker gli altri stavano ancora discutendo nella sala. Maggie sedeva sulla stessa sedia, Castiel poteva vedere i corti capelli scuri ricaderle sul collo minuto rispetto alla mano possente di Sam poggiata sulla sua spalla. 
 
«Beh, è un caso un po’ eccezionale, Dean, non credi? Voglio dire Castiel è sulla terra da molto e lei in parte è… »
Sam s'interruppe voltandosi al sentire il frullo d'ali alle sue spalle. 

 
Castiel sciolse dall'abbraccio la ragazza che si aggrappò alla manica del trench, piegata dalle fitte allo stomaco. 
 
***
 
Maggie aveva preparato una tazza di the e Marinella ci si aggrappava cercando di rimpicciolirsi sulla sedia. 
 
«Quindi due poliziotti ti hanno aggredita in casa tua, senza dirti perché, nulla?»

La ragazza annuì con gli occhi stanchi.

Era la seconda volta che raccontava tutta la vicenda sotto lo sguardo duro di Dean. Castiel non capiva perché l'uomo si comportasse in quel modo con lei.


«Dean...» lo richiamò.

Il cacciatore alzò gli occhi arrossati nei suoi. 
Erano mesi che Dean non dormiva più una notte intera e l'angelo lo sapeva. Lo sentiva svegliarsi in preda agli incubi. Aveva provato a entrare nella sua mente per calmargli i sogni ma il giorno dopo Dean era furioso. Non gli aveva mai detto nulla esplicitamente, ma Castiel sapeva che non avrebbe gradito se ci avesse riprovato e poteva capire il perché. Non parlavano di quegli incubi come non parlavano di Mary. 
L'angelo avrebbe dato qualsiasi cosa per potergli alleviare quel dolore ma Dean non voleva, pensava di meritarlo.

«La cosa migliore è che resti qui per un po', va bene?»   

Sam s'intromise, rassicurante e paterno lanciando uno sguardo accusatore al fratello che cedette sbuffando.
 
«Ti preparo subito una camera, sarai stanca morta» aggiunse Maggie con un sorriso luminoso dei suoi occhi scuri e sinceri.
 

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Capitolo 5
*** It wasn't me ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12


 
 
 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! 

Mi scuso per il lungo silenzio ma sto lavorando a un altro progetto che mi porta via (quasi) tutte le energie. E poi devo ammettere che il finale di stagione è stato un trauma da cui ho avuto bisogno di tempo per riprendermi ;) 

Spero che vi divertiate e prometto che cercherò di essere un po' più regolare nella scrittura. 

Come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate (nel bene e nel male ma soprattutto nel male).

Buona lettura!


 

IT WASN'T ME
 
Castiel era confuso.
Non capiva perché Dean fosse tanto arrabbiato con lui. Aveva provato a chiederglielo e Dean si era irritato ancora di più. 


«Avevamo un patto, Cass: niente più segreti» aveva risposto «avevi dato la tua parola e alla prima occasione te ne sei fregato. Mi dici come dovremmo fidarci adesso?»

Questo l'angelo lo capiva e sapeva quanto fosse grave per l'uomo, ma non giustificava il suo livore. 
A Dean Marinella non piaceva, questo era il vero problema.
Forse era per via del suo non essere del tutto umana, eppure i Winchester erano diventati piuttosto elastici su certe cose. In ogni caso non era giusto trattarla in quel modo, non era colpa sua se era quello che era e in più si ritrovava sola, spaventata e debole in un mondo che non poteva capire. Castiel si sarebbe aspettato da Dean almeno un po' di comprensione per lei, che se ne prendesse cura, invece lo aveva visto più gentile con dei lupi mannari. 

Lanciò uno sguardo in cucina dove Sam e Maggie facevano finta di nulla lavando le tazze. Sia lui che Dean avevano alzato i toni e loro avevano provato a mediare prima che il cacciatore se ne andasse sbattendo la porta del bunker. Gli dispiaceva averli messi in difficoltà e gli dispiaceva che ora ci fosse quella tensione e che loro continuassero a lanciargli occhiate furtive e preoccupate mentre lui riusciva solo a restare immobile a fissare gli scaffali di libri davanti a lui.
Era triste, imbarazzato, deluso e preoccupato. Troppe emozioni da gestire tutte assieme per un angelo, anche dopo tutti quegli anni sulla terra. 

 
«Hey» Maggie aveva lasciato Sam a finire di asciugare le tazze e gli si era avvicinata con un sorriso preoccupato.«Non te la prendere, lo sai com'è fatto Dean» disse sedendosi accanto a lui e poggiandogli una mano sulla schiena.«È solo preoccupato, vedrai che gli passerà».
 
***
 
A casa sarebbero state le 10 e 28 minuti.
Marinella non aveva più sonno. 
Aveva fatto strani sogni e ora aveva mal di testa.
Sul soffitto della camera c'erano tre crepe, le fissava senza riuscire a pensare a niente. Le crepe sul soffitto di camera sua quando era bambina erano piene di storie. Quando non stava bene le guardava per ore e quelle prendevano vita disegnando interi mondi. Quelle crepe invece erano... solo crepe. 
Si alzò da letto sopportando il freddo delle piastrelle prima di raggiungere le ciabatte. Indossava una maglietta enorme di Sam che le arrivava fino al ginocchio e pantaloni di Dean risvoltati abbastanza da non finirle sotto i piedi. 
La casa era silenziosa e non voleva disturbare qualcuno. Provò a frugare nell'armadietto del bagno alla ricerca di un antidolorifico ma non trovò nulla. 
Decise di farsi un caffé

 
***
 
Appena varcò la soglia del bunker lo investì l'aroma caldo del caffé
Scese le scale reggendosi al corrimano con le gambe che rispondevano interpretando liberamente i suoi comandi. 


«Ciao».

Si voltò per capire chi fosse a parlargli.

«Hey» rispose alla ragazzina, la bocca impigrita dalla serata.

«Sto facendo del caffé...»

«Preferisco quello» rispose indicando l'armadietto dei liquori impegnandosi a raggiungerlo mentre Marinella sgattaiolava in cucina.


Fece in tempo a sedersi al tavolo con un bicchiere e una bottiglia davanti prima che la ragazzina riemergesse con quella ridicola maglietta troppo grande e i seni che le sobbalzavano a ogni passo.

«Perché ridi?» gli chiese sedendoglisi affianco con una tazza di caffé fumante tra le mani. 

Marinella non aveva più mal di testa.
Si sentiva la mente leggera e non riusciva a concentrarsi su nulla: tutto era sfuocato, forse per via di quell'odore. Dean puzzava di whisky, il whisky puzzava di whisky e sembrava che tutto, per sempre, avrebbe avuto l'odore del whisky. 
Marinella cercò di concentrarsi sulle sfumature ambrate del liquido nel bicchiere di Dean. Che colore era esattamente? Ma non riuscì a pensarci, distratta dall'anello alla mano del cacciatore. Dean aveva mani stupende. Marinella ricordava la prima volta che le aveva viste sbucare dalla terra bagnate, l'anello inzaccherato, le unghie rotte, i polpastrelli sanguinanti e molte meno cicatrici di oggi sul dorso. Quando era stato?


«Cosa ci fai sveglia a quest'ora, ragazzina?»

Capire quell'accento americano le veniva sempre difficile ma ora sembrava quasi impossibile. Era troppo confusa dal ricordo di quella voce, dalle volte che l'aveva sentita chiamare il suo nome e dal dolore di quando non aveva potuto rispondere. Si sentiva in colpa e non sapeva perché.

«Hey, ti ho chiesto cosa fai sveglia» ripeté rude l'uomo.

«Jet lag» riuscì a rispondere assaggiando il caffé. 

Dean buttò giù l'ultimo sorso piegando indietro la testa e la sua immagine si sovrappose a quell'identico gesto, molti anni prima al bancone di un bar.

«Che hai da guardare?»

La ragazzina lo fissava con un'espressione strana.
Dean posò le mani giunte sul tavolo accasciandocisi sopra fino a sfiorarle con la fronte prima di lasciarsi ricadere all'indietro sullo schienale della sedia. 

«Okay. Senti, mi dispiace che tu sia in questo casino e sia finita in mezzo a questa merda».

Ora Marinella lo capiva benissimo e capiva la stanchezza dietro a quegli occhi lucidi. Era sincero, gli dispiaceva davvero, in qualche modo era convinto fosse colpa sua ma non era così, lui non aveva colpa, non ne aveva mai avuta.

«Ma sono stanco, è ora di andare a nanna».

Dean fece per alzarsi ma la mano fredda della ragazzina sulla sua lo bloccò. 

 
***
 
Dean aveva 37 lentiggini tra il naso e lo zigomo destro e quando dormiva russava. Russava e andava in apnea. La prima volta Marinella si era spaventata. 
Dean aveva due tagli sotto il sopracciglio destro, tre cicatrici sul mento e le ciglia lunghe, tre rughe a lato dell'occhio. 

Dean aveva le labbra morbide, le più belle labbra che un umano potesse avere. 
Di che colore erano i capelli di Dean? Biondo scuro o castano? Erano morbidi sotto le dita se li accarezzava o se li afferrava dietro la nuca mentre la baciava. In tanti anni non avrebbe mai detto che fossero così morbidi.

E se se ne fosse andato? Se avesse aperto gli occhi e si fosse reso conto dello sbaglio? Si sentì un vuoto nello stomaco e l'urgenza di svegliarlo perché scacciasse con un sorriso quelle ombre. Avrebbe dato tutto ancora una volta per vederlo sorridere come faceva una volta, con lo sguardo aperto e gli occhi sereni. 

Marinella aveva mal di testa, di nuovo.
Non voleva muoversi, non voleva disturbarlo ma la tempia aveva preso a pulsarle e temeva di non poter resistere a lungo senza un antidolorifico. Chiuse gli occhi cercando di rilassare il dolore.
Sentì i piedi di Dean strofinarsi contro i propri sotto la coperta e poco dopo la mano ruvida dell'uomo le accarezzava il volto. 


«Buongiorno, ragazzina». 

Aprì gli occhi incontrando quelli verdi di Dean.

Quella voce le faceva vibrare ogni fibra del corpo e per un momento ebbe l'impressione che il dolore scivolasse via mentre lui le sfiorava le labbra con le dita. 
Si sporse a rubargli un bacio accarezzando il pettorale tatuato. Le bocche s'incontrarono per un lungo momento che la riempì di un desiderio impaziente. 

Quando Dean si tirò indietro sottraendosi le sembrò le mancasse l'aria. 
L'uomo deglutì a vuoto cercando di ricacciare indietro l'eccitazione del risveglio e di quel corpo caldo di donna accanto a lui. 


«Ascolta, non dico che non sia stato bello...»
L'uomo aveva un tono serio e risoluto nonostante il fiato corto ma Marinella riusciva appena a sentirlo. La sua voce gli arrivava attutita attraverso il dolore che era tornato a batterle nelle tempie. 

«Ma qualunque cosa ci sia tra te e Cass...»

La ragazzina lo fissava smarrita.
Cercò di ribattere ma una fitta al cervello le bloccò la voce e il mondo le scomparve davanti agli occhi. 

 

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Capitolo 6
*** Mal di testa ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12





 

MAL DI TESTA

«Ripetimi ancora che cosa ci facevi a letto con una ragazzina»

«Dacci un taglio, Sam! Ha quasi trent'anni»

«Ha vent'anni meno di te, Dean! Ed è spaventata, sola... e tu ci sei andato a letto»

«Non mi sembrava disperata! E Maggie ha quindici anni meno di te e quando vi siete conosciuti non mi pare stesse un fiore!»

Sammy allargò le braccia sbuffando contrariato.

«Dovremmo chiamare Cass» disse cambiando discorso.

«Già, vorrei sapere dove si è andato a cacciare questa volta»

«A capire che cosa sta succedendo» rispose Maggie dalla porta della cucina «starà meglio» li informò riferendosi a Marinella «le ho dato abbastanza ketoprofene da farle passare qualunque cosa»

«Abbiamo pensato che possa esserci un collegamento tra l'aggressione a Marinella e il rapimento degli angeli» spiegò Sam al fratello che lo guardava perplesso. 

«State scherzando?»

«Qualunque cosa sia la ragazza, Cass non aveva mai visto nulla di simile e, guarda caso, salta fuori subito dopo che il governo si mette a giocare con gli angeli» ribattè convinta Maggie.

Dean scosse la testa rifiutando il pensiero «secondo me avete visto troppi film di spionaggio»

«Credo che abbia ragione, Dean»

Il cacciatore si voltò sentendo il frullo d'ali alle sue spalle.

«Sono stato in Paradiso a controllare negli archivi e non è mai esistito qualcosa come Marinella.»L'angelo sembrava preoccupato e contrariato. «Avevo pensato si trattasse di una discendenza nephlim, ma la sua anima non sarebbe così scissa»

«Che cosa vuoi dire?» chiese Maggie.

Cass andò verso il frigo, lo aprì e ne tirò fuori una bottiglietta d'acqua.

«Ti sembra il momento...?» inizò Dean ma lo sguardo gelido dell'angelo lo fece tacere.

Castiel versò nel lavandino parte dell'acqua prima di versare nella bottiglia un po' d'olio e richiuderla per agitarla con molta più forza di quanto un umano avrebbe mai potuto fare.

«L'anima di un nephlim è diversa da quella di un angelo o un umano» disse poggiando sul tavolo la bottiglia e guardando il liquido giallognolo e omogeneo che aveva ottenuto «la sua invece è come se fosse in buona parte umana e in minima parte angelica»

«Vuoi dire che qualcuno ha shakerato della grazia in un'anima umana?» Dean non ottenne risposta, solo uno sguardo gelido.

«Credo che non stia bene» Maggie informò preoccupata Castiel interrompendo il silenzio «ha la testa che le scoppia
»
 
***
 
«Questa è la stanza di Dean»
Castiel esitò un momento davanti alla porta. Perché Marinella sarebbe dovuta essere nella stanza di Dean?

«Già» rispose Maggie a disagio.

«Capisco» si limitò a rispondere l'angelo in tono piatto. 

In fondo lo sapeva da quando le molecole di etenolo e testosterone dell'uomo gli avevano solleticato il naso.

«Senti Cass, io non credo che...» il volto sottile della donna era piegato in un'espressione gentile di dispiacere e comprensione.

«Va bene, Maggie» rispose sforzandosi di sorridere.

La donna aveva capito ogni cosa dopo cinque minuti che li aveva visti, ma non ne avevano mai parlato e lui non voleva farlo adesso.

Aprì la porta ed entrò nella stanza buia che odorava di notte, alcol e sesso.

Marinella era sveglia, immobile nel letto, il corpo supino e nudo nascosto dalla coperta leggera mentre la cascata di ricccioli biondi copriva il cuscino. Castiel non ne sapeva molto di ciò che gli umani consideravano bello ma capiva che la ragazza era molto diversa dalle donne sui cartellioni pubblicitari in televisione: era troppo bassa, troppo morbida e il volto sembrava una luna piena. Ma a lui era sempre sembrata bella. Non quanto Dean, ma bella come Sam o Maggie. Però, adesso che la vedeva riposare nella penombra, impregnata dell'odore acre del cacciatore, ora gli sembrava bella in un modo diverso.

La ragazza aprì gli occhi senza parlare sentendo Castiel sedersi al bordo del letto.

«Che cosa senti?» le chiese in Italiano poggiandole una mano sulla fronte.

«Ho la testa che mi esplode» rispose con una smorfia «e qualcuno deve avermi calpestato lo stomaco. Ho voglia di piangere» confessò mentre gli occhi le diventavano umidi «io non... non so cosa sia ma è come... non lo so ma fa male» si arrese «ti prego, fallo smettere».

«C'è solo una cosa che posso tentare ma non so che effetto possa avere» rispose mortificato dalla propria impotenza.

Marinella fissò gli occhi nei suoi aggrappandosi a quello sguardo.
«Fallo»
Nella sua voce c'era una disperata decisione e una fiducia totale in lui. «Per favore, Castiel. Non ce la faccio più
»

Dopo un momento di esitazione l'angelo cedette e poggiò la mano sul suo ventre spingendosi dentro di lei fino a toccarle l'anima. 

 
***
 
«Aspetta, Dean!» Maggie si parò davanti al cacciatore.

«Cass, che cazzo stai facendo?» urlò Dean sopra la spalla della donna.

L'angelo ritirò la mano e l'urlo di Marinella si spensa lasciandola inerte nel letto.

«Vuoi ammazzarla? Che cosa ti dice la testa?». Cass lo fissava di rimando con gli occhi gelidi e scuri di quando si offendeva, ma all'uomo in quel momento non importava. «Non ti sembra stia già abbastanza male?»

«Non le farei mai del male, Dean»

«A parte quando volevi ammazzarla nel sonno?»
Il cacciatore era fuori di sé per lo spavento preso sentendo uralre la ragazza in quel modo. 

«Me lo ha chiesto lei, Dean. Stavo cercando...»

«Certo! Immagino ti abbia chiesto di torturarla, come no!»

Marinella mugugnò un rantolo dalla sua incoscienza, facendo voltare entrambi verso il letto.

«Come puoi pensare che io...» riprende un atimo dopo Cass con la voce incrinata dalla frustrazione «perché non ti fidi di me?»

L'angelo gli puntava addosso quello sguardo ferito ma Dean non aveva intenzione di dargliela vinta.

«Perché?! Perché l'ultima volta che ti abbiamo dato fiducia...» iniziò accalorandosi in volto.

«Okay, adesso basta!» Maggie lo agguantò per la spalla spingendolo verso la porta «fuori, tutti e due, subito!» lo apostrofò severa. 

Dean cotninuava a fremere ma obbedì al tono di comando abbassando la testa e uscendo dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.

«Ho detto tutti e due!» ribadì Maggie voltandosi verso l'angelo che esitava in piedi accanto al letto di Marinella. Quando Cass si decise la donna lo seguì in corridoio. 

«Tu» disse puntandogli contro un dito esasperata «devi imparare a comunicare con quell'uomo
» sbottò prima di lasciarlo impalato fuori dalla stanza di Dean.
 
 
 
 
 
 


 

 

 

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Capitolo 7
*** Complotti ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12





 

COMPLOTTI

«Diciamo che questa cosa abbia un senso» disse Dean passandosi una mano sulle labbra. 

Non ne avevano più parlato ma Castiel sapeva che era ancora arrabbiato con lui. 

«Diciamo che ci sia un grande accordo internazionale per shackerare le anime di angeli e umani. Perché?»

Sam scosse la testa e i capelli gli ondeggiarono sulle spalle lasciando rilucere i fili argentati.
«Non lo so, Dean»
Teneva il computer acceso davanti agli occhi anche se non c'era nulla da cercare.
«Esperimenti? In ogni caso stanno giocando col fuoco»

«Non possono averlo fatto senza che lei s ne rendesse» osservò Maggie «O sì? Sarebbe possibile farlo a distanza?» chiese preoccupata rivolgendosi a Castiel. 

L'angelo abbassò lo sguardo confuso. Avrebbe voluto avere risposte sicure da dare. 
«Non credo, ma doveva essere molto piccola» disse dopo un momento «Le anime dei neonati sono più resistenti»

«Povera piccola» osservò Maggie con una smorfia.

«E potrebbe davvero non aver saputo nulla fino ad oggi?» chiese stupito Sam. 

L'angelo si voltò a fissare un punto indeterminato della parete. Non avere risposte da dare lo mortificava.
«Non lo so, è difficile dirlo. La parte di grazia è minima, potrebbe non aver dato effetti evidenti»

«Allora perché adesso? E cosa le sta succedendo?»
Lo sguardo di Dean non lo aiutava a sentirsi meglio: lo fissava come se fosse stata responsabilità sua, come se lui avesse dovuto fare o dire qualcosa che risolvesse tutto e invece fosse inutile, ancora una volta.

«Non lo so» rispose Castiel sforzandosi di reggere quello sguardo.
Poi, con voce appena più bassa e tornando a fissare la parete, aggiunse «potrei aver risvegliato qualcosa toccandola» ammise.

«In ogni caso quello che le hai fatto adesso ha funzionato» osservò Maggie per rincuorarlo.

«Se davvero qualcuno sta facendo esperimenti simili, dobbiamo trovarlo» 
Dean fissava Sam deciso.

«Il problema è che non c'è molto che possiamo fare» osservò il fratello «voglio dire, sappiamo solo che l'esercito e le forze armate di due nazioni sono implicate in qualche modo, possiamo ipotizzare che ci siano i governi dietro o forse organizzazioni sovragovernative. Chiunque ci fosse nel laboratorio dell'area 51 è stato bravo a ingarbugliare le cose. Sono settimane che frugo alla ricerca di una traccia della sua esistenza: sono risalito solo a società fittizie e conti off shore» si grattò la fronte sconsolato.

Dean andò a recuperare una bottiglia di bourbon dall'armadietto dei liquori per versarsene un bicchiere abbondante seguito dallo sguardo di disappunto dell'angelo. 

«Chiediamolo a Crowley» disse il cacciatore poggiando la bottiglia sul tavolo proprio davanti a Castiel. 

«Stai scherzando?» Sam era incredulo almeno quanto l'angelo «ti sei dimenitaco com'è andata l'ultima volta?»

«Lo terremo d'occhio» obbiettò Dean tranquillo «e poi non sei stato tu a spingere per l'amnistia generale?»

L'angelo serrò la mascella per trattenere la rabbia. Sapeva che dopo quanto era successo con Mary e tutto il resto era stato Sam a convincere il fratello a farlo rientrare nel bunker, sapeva che Dean non lo avrebbe perdonato come non avrebbe perdonato se stesso. Ma paragonare il tradimento di Crowley al suo errore non era leale: dire che se era rinetrato lui poteva rinetrare anche il demone non era leale! Non poteva credere che per il cacciatore, per il suo cacciatore, fosse davvero la stessa cosa. Si era sentito triste e abbattuto così a lungo che aveva finito per faticare a guardare negli occhi l'uomo, schiacciato dal giudizio e dalla condanna che poteva leggervi dentro. Ma ora ne aveva abbastanza. Dean aveva esagerato e lo aveva fatto di proposito per ferirlo. 
Si alzò di scatto restando un momento immobile di fronte al suo sguardo, fremendo di rabbia. 

«Vaffanculo, Dean Winchester
» sibilò tra i denti prima di sorpassarlo per raggiungere la propria camera. 
 
***
 
La discussione era continuata, Sam aveva ottenuto un po' di tempo per provare a contattare gli angeli, assicurando che li avrebbe tenuti all'oscuro dell'esistenza di Marinella. A Maggie non piaceva come soluzione ma la preferiva all'idea di avere il demone intorno a suo figlio prima ancora che nascesse. Vista la situazione era meglio contattare gli angeli lontano dal bunker per scongiurare il pericolo che potessero percepire qualcosa. 
Dean si era proposto  di occuparsene andando in città ma Sam aveva preferito andare lui e il fratello non aveva obbiettato. Era stanco di litigare, per quel giorno ne aveva avuto abbastanza. 

Tre colpi secchi alla porta ruppero il silenzio della camera.
«Avanti»
Dean diede un'ultima asciugata ai capelli prima di accartocciare l'asciugamano sul letto mentre Maggie apriva la porta. 
«Grazie dell'ospitalità» le sorrise l'uomo. 

Maggie si sedette sul letto con un sospiro. 
«Che succede, Dean?»

«Niente»

La donna continuava a fissarlo con un velo di rimprovero negli occhi. 
«Sei solo un coglione allora?»

Dean sbuffò una mezza risata: «già»

«Non dire sciocchezze» lo riprese stizzita scostandosi dal volto una ciocca ribelle.

«Non mi piace questa storia! Non mi piace l'idea di avere intorno gli angeli e non mi piace che Cass si comporti come un ragazzino alla prima cotta» sbottò alla fine. 

«A me pare» cominciò la donna senza scomporsi «che Marinella stia domrendo nel tuo letto. E in ogni caso non vedo come comportarsi da ragazzino geloso possa aiutare» concluse alterandosi appena. 

Dean le lanciò un'occhiataccia.
«Non avrei dovuto, lo so: è piccola, è triste, è la cotta di Cass... il tuo fidanzato mi ha già fatto la predica»

Maggie si morse le labbra come faceva sempre quando cercava di non far uscire un pensiero. 

«Che c'è?» la incalzò con un sospiro l'uomo.

«Non dovresti prendertela con l'angelo» sbottò alla fine «lo sai che non è stata colpa sua»

«Io non...» stava per replicare Dean, ma s'interruppe accorgendosi di Marinella che li fissava in piedi davanti alla porta. 

«Ho fatto un sogno
» disse. 
 





 
 

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Capitolo 8
*** CONNESSIONI ***


MARINELLA

Di Oca Penna



 



DESTIEL/EROTICO/TRIANGOLO/SPOILER 12





 

CONNESSIONI

Sam guidava in silenzio. Senza che Castiel avesse detto niente avevano deciso di comune accordo di arrivare fino in paese per fare spesa prima di mettersi in contatto col Paradiso. Avevano entrambi bisogno di un momento di distensione prima di riuscire a tornare concentrati ed elaborare una versione che potesse suonare convincente. L’angelo si ostinava a fissare il paesaggio fuori dal finestrino senza aprir bocca. Sapeva che Sam avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto fare qualcosa per farlo sentire meglio, per farlo sentire utile. Tirò un lungo sospiro e alla fine si decise.
«Non devi prendertela con Dean» disse.
Sam gli lanciò un’occhiata sorpresa.
«Come sarebbe a dire, Cass?»
«Non devi prendertela con Dean quando fa così»
Castiel non capiva cosa ci fosse di poco chiaro in quella frase.
«Okay, amico, ascolta: Dean è un coglione a volte. Gli voglio bene ma è un coglione. E dopo la morte di mamma…» Sam scosse la testa «ma andare a letto con la tua ragazza e poi fare quelle scenate...»
«Non è la mia ragazza» rispose l’angelo corrucciandosi appena. Possibile che Sam, dopo tutti quegli anni, dopo che pure Maggie si era resa conto…
«Okay, come vuoi, in ogni caso non aveva motivo di trattarti in quel modo»
Castiel s’inumidì le labbra.
«Sam, tu e Maggie aspettate un bambino» disse sperando di non doversi spingere oltre.
«E questo cosa c’entra?»
L’angelo cercò il modo di continuare quella conversazione.
«Tu, Maggie e il bambino avete una famiglia… tu hai trovato qualcuno che ti ama, qualcuno che ami e questo è meraviglioso ed è qualcosa che Dean pensa di non meritare»
«E tu cosa c’entri con questo? Non vedo la ragione di prendersela con te»
In quel momento il telefono di Sam squillò era Dean.
«Hei, tutto bene? No, stiamo andando ora a fare spesa. Oh! Okay, arriviamo» riagganciò prima di rivolgersi all’angelo «contro ordine, ci sono novità» disse accostando la macchina per fare inversione.

 
***

 
«Che succede?» chiese Sam entrando.
«Marinella ha sognato questo» rispose Dean mostrando un simbolo schizzato su un foglio.
«Dov’è lei adesso?» Castiel sembrava preoccupato.
 
«E un ragazzo, legato a un letto» lo interruppe Maggie.
«Il ragazzo le chiedeva aiuto, crede sia reale»
«Una premonizione!» esclamò Sam.
«No, dice che sembrava che stesse accadendo in quel momento» rispose Maggie.
«Dice che c’erano dei dottori e parlavano tedesco» aggiunse Dean mentre Sam andava al tavolo ad accendere il computer.
«Dov'è ora?» Castiel aveva dato appena uno sguardo al foglio, pensava alla ragazza.
«È in camera di Dean, vieni»

 
Maggie faceva strada per il corridoio del bunker, come se Castiel non sapesse dove andare per trovare la porta di Dean.
«Sta un po' meglio» gli disse con un sorriso voltandosi a guardarlo.
Castiel sorrise a sua volta. Maggie era una bella donna e la gravidanza aveva aggiunto al suo sguardo qualcosa di morbido. Era stato contento per Sam il giorno del matrimonio e il pensiero che diventasse padre con lei... se non fosse stato preoccupato per Dean ne sarebbe stato più che felice. Sam era sempre stato un brav'uomo, si meritava un momento di pace.
«Sai, è stata fortunata a trovarti: chissà cosa le sarebbe successo altrimenti e quali piani avevano per lei» aggiunse «Forse, se non l'avessi incrociata, tu saresti morto e lei pure».
Maggie faceva così, parlava di traverso: non diceva mai quello che pensava direttamente, non ti costringeva mai a confrontarti con qualcosa, ma cercava sempre di darti un modo differente di vedere le cose. Era per questo che a Dean piaceva parlare con lei, perché cercava di portarlo fuori dal suo dolore con quella gentilezza che non lo costringeva a seguirla, ma indicava una strada. Ora a lui stava cercando di mostrare qualcosa di diverso dal senso di colpa, e questo Castiel lo apprezzava.
Bussò alla porta chiamando la ragazza: «Tesoro, è tornato Castiel, stai bene?».
Dopo un momento si aprì la camera e i riccioli chiari di Marinella fecero capolino sullo sfondo della parete di armi appese sopra al letto di Dean. Gli occhi incavati e il pallore sul volto parlavano di una sofferenza che doveva averla provata non poco e che ancora le restava avvinghiata addosso.
«Castiel» il sorriso della ragazza era faticoso ma sincero. «Ho fatto un sogno assurdo, era così... così reale...» rialzò gli occhi color nocciola con un'espressione di quasi di scuse. «E prima... ero sveglia... a volte è come se mi si riempisse di cose la testa, cose difficili... ma ora va un po' meglio».
L'angelo fece lo sforzo di sorriderle «Dean e Sam stanno cercando quel posto» le disse facendole segno di entrare «andiamo, hai bisogno di dormire».
«Tesoro... » Maggie esitava sulla porta corrucciando la fronte appena segnata dalle prime rughe «Cosa... cosa vuol dire che ti si riempie la testa?»
Marinella prese tempo mettendosi a sedere sul letto e torturandosi le mani insicura, e Castiel seppe che stava per parlare di Dean. Non era sicuro di essere pronto a sentire, ma si sedette accanto a lei posandole una mano sul ginocchio cercando di rassicurarla.
«Ieri sera» iniziò la ragazza «io non so spiegarlo... ma Dean... sapevo cose, cose che ora non ricordo, ma sapevo cose su di lui che non avrei dovuto sapere, che non so. Ha senso questo?» chiese appellandosi a Maggie «Se conto, allora so che sono io, se mi concentro su qualcosa, su una cosa piccola, allora sento la mia testa pensare, ma se non lo faccio... è come un rumore continuo di sottofondo che a tratti diventa... diventa chiarissimo. E poi sono nervosa, sono nervosa e arrabbiata e ci sono motivi per cui dovrei esserlo, ma è come se invece lo fossi per qualcos'altro che non riesco a capire. Poi un momento dopo mi sento felice e poi euforica e non capisco... non capisco cosa mi sta succedendo» ammise e nel dirlo iniziò a piangere come se avesse rotto un argine.
«Da quanto ti succede?» chiese Castiel con una stretta al cuore.
«Così forte da ieri, prima era... erano solo sensazioni» rispose con gli occhi fissi al pavimento.
Maggie prese un respiro profondo come faceva quando qualcosa la preoccupava.
«Va bene. Vado a preparare qualcosa per cena e a vedere cosa combinano quei due» esitò un istante come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi ci ripensò ed uscì dalla stanza scuotendo la testa.

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