Heart Of Courage di Scarlet Jaeger (/viewuser.php?uid=41304)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Heart Of Courage
Ci fu un
tempo in cui un Saint di Atena mi condannò al sonno eterno;
ma non tutte le cose sono fatte per durare, e non si può
sconfiggere né uccidere un Dio. Perché io sono un
Dio.
Sono tornato dalla mia prigionia, ed adesso mi prenderò la
mia vendetta.
Sarò di nuovo spettatore del mio siparietto, dietro le
quinte di una nuova guerra. Sarò io a manovrare le mie
marionette.
Preparati Saint dei Gemelli, verrò a reclamare la tua
caduta, perché il mio nome è...
anzi, io sono:
Yoma di Mephistopheles.
Capitolo 1
Tempio di Atena.
1.9XX.
Shion, Grande Sacerdote, sedeva al suo scranno come al solito, forse
troppo inquieto, guardando il cielo al di fuori della grande vetrata
che dava sulle Case dei Gold Saint, momentaneamente prive di un fisso
guardiano.
Abitate solamente dai servitori, in attesa di un uomo dal cuore fedele
che le possa difendere, esse si mostravano silenziose e buie.
Soltanto la Casa dell'Ariete, propria al nobile Shion, quella del
Sagittario e dei Gemelli, erano prossime all'abitazione.
I due prossimi Saint, spiccavano tra i cadetti più forti e
solo uno di loro poteva vestire le nobili vestigia d'oro, tramandate da
generazioni e vestite dai più nobili e forti Saint fra le
schiere della Dea Atena.
Aiolos, Saga e Kanon però, erano solo dei bambini che si
sottoponevano a stremanti e durissimi allenamenti. I loro maestri li
addestravano nell'arena del Tempio, dove i migliori guerrieri si erano
sempre contraddistinti avvalendosi del nome di Saint, sia di ranghi
superiori come i Gold, sia di quelli inferiori come Sylver e Bronze.
Solo una bambina, orfana a quanto sapeva, osservava quei durissimi
allenamenti senza minimamente smuoversi o terrorizzarsi, infrangendo le
regole del Tempio. A nessuno era dato spiare gli allenamenti dei
compagni se non sotto il consenso del Sacerdote.
Adorava passare le sue giornate all'ombra degli altri, seguendo i
cadetti nei loro insegnamenti e seguendo anch'essa, per quanto poteva
da sola essendo ancora una bambina, cercando di imparare.
Non era una Saint, o meglio non un'aspirante, né una
Sacerdotessa.
<< Può diventare molto di più.
>>
Gli occhi del Sacerdote, nonostante la lucente maschera che glieli
nascondeva, divennero penetranti e guardò il sottoposto,
colui che, privo di una stella guida e quindi di un Cloth, seguiva e
consigliava il Sacerdote. Si occupava di radunare i Saint, di spargere
informazioni e raccoglierle per lui. Per tutto il resto, c'erano i
Saint, in attesa dell'ascesa di Atena, della prossima resurrezione
della Dea in un corpo mortale.
Aveva vissuto quegli anni nella speranza di poter rivedere colei a cui
doveva la vita; colei che lo aveva fatto diventare quello che era. Era
grazie alla vecchia Atena, Sasha in quell'epoca passata, se sedeva
devoto sul quel trono dorato, indossando le sacre tuniche sacerdotali
che erano appartenuti al fratello gemello del suo vecchio maestro
Hakurei dell'Altare: Sage del Cancro.
Sentiva ancora una punta di nostalgia a ripensare ai due anziani Saint
che avevano difeso quel Tempio con tutte le loro forze. Al suo maestro,
quale doveva la sua nomina a Saint dell'Ariete, grazie agli allenamenti
nello Jamir, e grazie a lui, che lo aveva “salvato”
dalla sua solitaria posizione.
Ripensava alla generazione passata di Saint; quanti ne aveva visti
morire al tempo della Guerra Sacra, più di 200 anni prima.
Quanti eroi e compagni caduti per far fronte alla minaccia di Ade,
eppure, a distanza di anni, credeva ancora nel futuro del Tempio ed in
quei bambini che, nel prossimo futuro, avrebbero difeso il Tempio come
un tempo fece lui insieme al suo vecchio amico Dohko.
Già, proprio lui, che aveva
“abbandonato” la sua posizione di Gold Saint e si
era esiliato sul monte Lu per vegliare sulle 108 stelle demoniache
quali erano gli Spectre di Ade, prossimi al risveglio.
La Guerra Santa sarebbe stata imminente, forse a distanza di qualche
anno, e si dovevano far trovare pronti.
Anche
questa volta, miei cari Saint, non lascerò che si manifesti
senza..un piccolo aiuto.
Una risata
gli risuonò nella mente, ma tentò di scacciare il
pensiero. Lui era il Pope Shion, la massima autorità, e non
poteva vacillare. Se vacillava lui, sarebbe caduto tutto il Tempio, e
non poteva permetterlo.
Si destò dai suoi pensieri e notò come il suo
servitore fosse ancora inginocchiato di fronte a lui, con il capo chino
e l'espressione devota che il suo viso manifestava, incentrata sul
pavimento di pietra bianca della sala del trono.
Il sorriso di Shion si fece spazio fra le rughe lievi del suo viso.
Oramai non era più il giovane diciottenne che
combatté la guerra, oramai era un uomo con il peso delle
responsabilità sulle spalle, ma andava avanti senza
tentennare per un solo istante.
Si tolse la maschera e lasciò che l'uomo lo
guardò in volto, mostrando un sorriso sincero e motivato.
<< Non vi seguo, nobile Shion, a quella bambina non
è concesso spiare gli allenamenti dei Cadetti. L'abbiamo
ripresa più volte ma continua.. >>
Non finì la frase che il Pope lo interruppe alzando una mano
verso di lui in segno di tregua dai suoi discorsi.
<< Vaneggi, mio caro. >>
Continuò a sorridere. << Quella bambina
è destinata a grandi imprese. Il suo Cosmo ancora non si
è manifestato, ma non è dalle stelle che
potrà trarre la sua forza. Il suo destino è
tramandato nelle ere, e solo un cuore puro e devoto, se affiancato ad
un corpo abile ed allenato ed ad una mente libera e fedele,
potrà diventare ciò per cui è nata.
>> Concluse alzando gli occhi sul soffitto, dove i segni
persistenti del tempo e delle guerre continuavano a spiccare sul marmo
bianco.
<< Continuo a non capire. >>
<< Capirai. Col tempo. >> Sorrise ancora
amorevolmente Shion, congedando il sottoposto.
Ci
fu un tempo dove, le vicende, non andarono come previsto.
Fine primo capitolo
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Colei che inventa:
Salve
:3 Sono tornata con questa “follia” xD
l'ispirazione è giunta finendo di leggere il Lost Canvas *-*
Come potete notare, il nemico sarà Yoma di Mephistopheles, o
Mefistole se preferite. Ho adorato questo personaggio, e dire che lo
ripudiavo fin dal profondo xD Poi, piano piano ho continuato a leggere
e..mi ci sono, come dire, affezionata. E tac, è giunta
l'ispirazione come ho già detto hehe
Ho fatto si che non fosse morto ma solo prigioniero del sonno, visto
che, come dice nel manga, lui è l'impersonificazione del Dio
Kairos, fratello di Chronos. Gli Dei non possono morire.
Bene, mi sono detta: e se si ridestasse? Se cercasse vendetta o solo,
visto il suo carattere, divertimento come era solito fare? Cosa avrebbe
potuto combinare questa volta? Bene, le risposte le troverete in questa
storia.
Per quanto riguarda la bambina, in questo capitolo di prologo sono
stata ben muta, ma prometto che dal prossimo iniziamo con la vera
storia!
Il titolo l'ho ripreso dal brano musicale: "Heart Of Courage" dei Two
Steps From Hell, che adoro *-* e me lo immagino come colonna sonora
della storia.
In quanto alle parti in prima persona, sono tutte di Yoma. Lui
è l'antagonista principale, nonostante vedremo che fino
all'ultimo starà in disparte come il suo solito, ma
continuerà a parlare in prima persona attraverso i
personaggi, un po' come in questo primo capitolo. L'ho voluta rendere
una storia un po' più "adulta" rispetto a quelle che scrivo
di solito; una specie di sfida contro me stessa e spero di riuscire nel
mio intento ^^
Ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno, seguiranno
o recensiranno la storia ^^
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Atene,
Grande Tempio.
Gli allenamenti dei cadetti si svolgevano come al solito nell'arena
devota ai combattimenti, ai piedi delle dodici Case, momentaneamente
vuote in attesa dei loro successori.
Due bambini, con lo stesso aspetto e motivazioni, combattevano fra loro
per aggiudicarsi il titolo di “vincitore” davanti
agli occhi del loro impostato maestro. L'uomo se ne stava a braccia
conserte, rivestito della Cloth dei Gemelli con il volto oscurato dal
pesante e possente elmo dorato. Osservava i due bambini darsele di
santa ragione, senza esclusione di colpi, come costui aveva sempre
insegnato loro. Era un uomo orgoglioso e vige alle regole del tempio,
sebbene talvolta il suo carattere ombroso poteva farlo sembrare quasi
diabolico.
Kanon e Saga avevano imparato a dargli fiducia, ascoltando ed imparando
tutto ciò che lui insegnava loro. Li aveva portati al
livello quale erano ed aveva scacciato dai loro cuori qualsiasi ombra
che poteva oscurare il loro percorso. Voleva fargli eccedere e salire
in alto; voleva vederli rivestiti di importanti Cloth e divenire grandi
Saint, tramandando i suoi insegnamenti. Purtroppo però, la
Cloth dei Gemelli sarebbe succeduta solamente ad uno dei due, l'altro
avrebbe avuto una strada tutta in salita, se voleva divenire comunque
un Saint.
Li portava allo stremo delle forze ogni fine giornata, spronandoli a
dare il meglio di loro, puntando sull'orgoglio; anche lui era un uomo
orgoglioso ed non avrebbe mai permesso che uno dei due battesse la
fiacca. Li osservava come uno spettatore esterno, nella sua posizione
di avvoltoio. Scrutava ed immagazzinava i loro miglioramenti e le loro
pecche, in modo da poter intervenire per migliorarle.
Non ammetteva sconfitte schiaccianti da nessuno dei due, infatti, ogni
volta che i bambini finivano il loro allenamento, uno dei due vinceva
per pochissimo; ogni giorno, chi poteva vincere era una sorpresa.
Né Kanon, né Saga sovrastava l'altro; la loro
forza combattiva si eguagliava, il loro Cosmo era nettamente alla pari.
Un sorriso divertito comparve sulle labbra serrate del loro maestro,
illuminando i suoi occhi con il famigliare luccichio di soddisfazione.
D'altronde quei bambini li aveva istruiti lui e si mostravano sicuri e
preparati per la sfida finale: imparare le mortali tecniche della
costellazione a cui appartenevano usando fino a fondo il loro Cosmo;
era sicuro che sarebbero diventati una minaccia per tutti, compagni
compresi.
In
un'altra area adibita agli allenamenti, un altro aspirante Saint si
stava preparando sotto il vigile controllo dei suo maestro. Era un uomo
fiero, così come il maestro dei gemelli, ma meno ombroso e
più rispettoso verso il suo allievo.
<< Tutto bene, Aiolos? >> Chiese appena
vide nel bambino un accenno di stanchezza.
Era sudato e stremato, ma pur di non dare una delusione al proprio
maestro, tornava in piedi come se nulla fosse successo, anche se le
gambe tradivano la sua stabilità, tremando come foglie sotto
il suo leggero peso.
<< Sto bene maestro, continuiamo. >>
Un luccichio comparve negli occhi dell'uomo; quel bambino mostrava una
forza di volontà straordinaria ed un rispetto verso il
prossimo che, forse, in nessun altro Saint sarebbe stato riconosciuto.
Aiolos lo guardò risoluto, con la mascella serrata come i
pugni, i capelli spettinati per lo sforzo e qualche livido sparso sulle
sue esili braccia di bambino.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante. Cosa avrebbe contato
lui contro un uomo che indossava una dorata Cloth? Eppure continuava a
tenere testa al maestro, rivestito della fiera armatura del Sagittario,
così splendete sotto i raggi del sole, con le ali di quella
costellazione fiere come sarebbe dovuto diventare lui.
Sognava il giorno in cui avrebbe potuto indossarla, al servizio di
Atena e del Tempio, combattendo i nemici sotto il nome di Saint.
Sognando quel giorno, continuava ad allenarsi per non mostrarsi mai
indegno agli occhi di colui che lo stava addestrando, e sapeva che:
dietro qualche roccia, anche il fratellino più piccolo,
anche sotto l'espressivo divieto di Shion, assisteva estasiato ai suoi
allenamenti. Per Aiolia, il fratello maggiore era fonte di ispirazione.
<< Aiolos, vedo in te molta tenacia e molta forza di
volontà, ma ciò non basta. Stai crollando
figliolo, non devi mai lasciare campo libero alla stanchezza,
nonostante il suo spirito continui a dire il contrario. In battaglia,
questo può tradirti dando un'ulteriore
possibilità di vittoria al nemico. >>
Le parole del maestro furono come una doccia fredda. Mai avrebbe voluto
darla vinta ad un nemico, o che egli pensasse che era un pappamolle.
No, avrebbe continuato a lottare.
Si issò eretto, con le gambe che facevano male e fece
appello a tutto il suo Cosmo, dando fondo ad ogni sua risorsa,
bruciandolo fino ai limiti estremi della sua costellazione.
Il suo livello combattivo sbalordì anche l'uomo, che rimase
a bocca aperta per qualche istante.
<< Prodigioso! >> Si lasciò
sfuggire a bassa voce, più per sé stesso che per
Aiolos, mostrando infine un sorriso soddisfatto.
Il bambino crollò a terra poco dopo, stremato, ma con un
altrettanto sorriso di soddisfazione stampato sul volto.
<< Ci sono riuscito maestro; ci sono ….
>>
Svenne pochi secondi dopo, risucchiando in sé ogni accenno
di Cosmo poco prima liberato.
Prima di cadere nell'oblio della stanchezza, avvertì due
possenti braccia che lo alzavano da terra.
<< Sei stato bravo Aiolos. Sono fiero di te.
>>
E queste furono le ultime parole che udì nel dormiveglia.
<<
Quante volte te l'ho ripetuto, Owl, di non sbirciare gli allenamenti
dei Cadetti. >>
Shion, il Grande Sacerdote del Tempio, parlò sospirando alla
bambina che gli stava davanti, controllata a vista dal suo sottoposto,
che l'aveva di nuovo scoperta su un albero a sbirciare gli allenamenti
dei gemelli.
Il viso di quella era addolorato, ma sicuramente non capiva il
perché di tanto scalpore. Rimaneva a testa bassa, roteando
il piede a destra e sinistra con la punta, con fare timido. La maschera
che Shion portava le metteva inquietudine, come la lunga tunica e
l'elmo dorato.
Non alzava mai gli occhi su di lui, per paura o per devozione; ancora,
così piccola, non distingueva le due cose.
<< Puoi andare.. >>
Dopo qualche secondo di silenzio, che Owl prese per riflettere, il Pope
congedò il suo sottoposto.
<< Come desiderate mio Signore, se mi cercate sono qua
fuori. >>
Accennò un inchino ed uscì dalla grande porta
dorata della sala del trono, richiudendola alle sue spalle con un tonfo
controllato.
Rimasti soli, Shion si tolse l'elmo e la maschera, rivelando un
giovanile viso, nonostante le rughe dell'età, e dei lunghi
capelli biondi.
A quel punto, sentendosi più a suo agio, la bambina
alzò il viso mostrando un'espressione meravigliata. Shion le
sorrise benevolo, come era solito fare con tutti. Lui era buono e
magnanimo. Non si arrabbiava mai, neanche con chi combinava qualche
errore. Dava a tutti una seconda possibilità e prima di
punire a dovere una persona, voleva accertarsi lui stesso dei soprusi
commessi.
Per fortuna al Tempio erano tutti devoti alla legge ed alla giustizia e
mai nessuno si era rivoltato contro di lui, voltando le spalle anche
alla Dea Atena, prossima alla rinascita.
L'unica che continuava a piantare grane era lei, nonostante la giovane
età. Non era arrabbiato Shion, solo rassegnato dal carattere
della piccola che, alla stessa età dei cadetti gemelli e di
Aiolos, aveva voglia di combattere e non di rimanere al sicuro al suo
fianco.
Era nata con un prezioso destino, da una donna morta dandola alla luce;
il suo Cosmo si sarebbe risvegliato a breve, ma il suo compito non
sarebbe stato solo quello di combattere. Il suo apprendistato sarebbe
stato diverso, ma era ancora troppo piccola per farglielo capire.
All'età di dieci anni, una bambina avrebbe pensato a
giocare, e non a spaccare il naso a qualcuno. A volte, dopo aver
assistito agli allenamenti dei giovani aspiranti guerrieri, si
appartava in un luogo nascosto del Tempio, alla larga dalle guardie o
dai Saint, per potersi allenare in santa pace; purtroppo, ogni suo
tentativo era reso vano dal Sacerdote, che riconosceva il suo Cosmo,
ogni qualvolta provava a bruciarlo.
<< Tu non puoi avere un allenamento uguale a loro.
>> Sospirò di nuovo Shion, riferendosi a
Kanon, Saga ed Aiolos, vedendo che la piccola non spiccicava parola.
<< Perché sono una femmina.. >>
Proferì lei sull'orlo delle lacrime stringendo il cuore
dell'uomo che accennò un sorriso, alzandosi dal trono per
andarle incontro ed abbassarsi in ginocchio per essere alla sua altezza.
Le poggiò le mani sulle spalle, costringendola a guardarlo
negli occhi, quelle iridi profonde che fecero illuminare le sue,
ricacciando indietro le lacrime in procinto di scendere.
<< No, non per questo. Ci sono molte donne al Tempio,
importanti quanto un uomo. I loro allenamenti sono uguali a quelli
degli uomini, e rinunciano alla loro femminilità per la
guerra. Il tuo destino non è questo, e lo capirai col tempo.
Il tuo Cosmo deve risvegliarsi insieme a quello di Atena. È
importante. >>
Shion parlò fiero e serio, sopratutto nominando il nome
della loro Dea, di cui era portavoce e sostituto prima della sua
rinascita in un corpo mortale, per poter guidare i suoi Saint alla
prossima Guerra Sacra.
Aveva aspettato 243 anni, seduto sullo scranno doro; ne aveva visti di
Saint morire in particolari guerre. Aveva ancora impressa nella mente
la precedente Guerra Sacra ed i compagni caduti per dare loro una
possibilità. Aveva visto morire i tre salvatori della sua
epoca, ed aveva visto Atena donargli quel compito, come al suo compagno
quello di vegliare sulle 108 stelle malvagie. Aveva guidato il Tempio
come “capo”, istruendo al meglio i successori dei
Gold Saint. Quelle case oramai vuote, avrebbero presto trovato dodici
custodi valorosi. Ma tutto questo non centrava con quella bambina, lei
avrebbe avuto un compito diverso, non dipeso dalle costellazioni, e lui
ne era a conoscenza.
Non poteva rivelarle così il suo destino, sicuramente non lo
avrebbe capito e nemmeno accettato.
<< Per questo non posso combattere? >>
Chiese titubante Owl, con un'espressione triste sul volto. Il sorriso
di Shion però cercò di tirarle su il morale.
<< No, per il momento no. Avrai la tua
possibilità di combattere, ma non ora. Non così.
Queste sono le battaglie dei tuoi compagni, ed ognuno di loro ha un
proprio allenamento. Non puoi eguagliare la loro forza e le loro
tecniche. >>
Disse infine con autorità, alzandosi in piedi e
sovrastandola con la sua altezza.
La discussione era finita, ed Owl sapeva di non dover controbattere, ma
non riusciva a capire qual'era il suo posto; il suo destino; il suo
Cosmo. Come non aveva capito nulla delle parole di Shion. Ricordava
solo la sua espressione fiduciosa e cercò di esserlo anche
lei. Lui era il Sacerdote, l'uomo più colto di tutto il
Tempio e lei doveva portare rispetto. Avrebbe aspettato le risposte
tanto agognate, anche se questo significava aspettare anni.
Con un leggero inchino, frusciando la lercia veste bianca sul pavimento
di marmo, uscì dalla sala del trono, diretta verso l'uscita
del tredicesimo Tempio.
Rimasto solo, Shion sospirò verso il cielo, che si
intravedeva dalla grande finestra accanto al suo scranno.
Quella bambina le avrebbe dato non pochi problemi con il suo carattere
impulsivo.
<< Oh, Dea Atena. >> Pregò verso
il cielo, sicuro che, prima o poi, la loro Dea si sarebbe reincarnata
in un'altra ragazza. Il volto di Sasha apparì nei suoi
ricordi; il suo sorriso fresco e giovane, turbato dalle mille battaglie
e peripezie subite. Il volto di una fanciulla legata inesorabilmente al
suo nemico. Sperò, e pregò, che almeno quella
volta, sarebbe stato del tutto diverso. Non avrebbe voluto veder morire
un'altra ragazza innocente, come altri suoi compagni. Per quello voleva
che i giovani Gold Saint fossero all'altezza dei loro compiti. Sapeva
ciò che sarebbe gravato sulle loro spalle. Tutti i loro
compiti, le loro guerre, e forse i loro tradimenti. Ma Shion era
fiducioso questa volta, una fiducia che non molto spesso veniva
tradita. Lui era un autorità, ed era intenzionato a rimanere
il saldo Pope che da più di duecento anni teneva alto il
simbolo di Atene.
Owl
era tornata ai piedi del Tempio, superando tranquillamente le dodici
Case vuote. Solo due di quelle erano abitate, ma in quel momento gli
inquilini erano alle prese con gli allenamenti dei loro allievi. La sua
strada era libera, così come era libera di andare ovunque
volesse. Nessuno faceva caso a lei, così minuta ed
insignificante, tranne quando si avvicinava troppo agli allenamenti dei
Cadetti, disturbando le guardie dalle loro postazioni.
Un po' si divertiva a farlo apposta, turbando la quiete del Tempio,
sapendo anche che Shion non le avrebbe fatto nulla oltre il sospiroso
rimprovero. Non godeva certo nel “prendere in giro”
il Sacerdote; si annoiava solamente a starsene tutto il giorno da sola.
Non aveva amici, non si era avvicinata a nessuno degli inquilini del
Grande Tempio, così ligi e vigili alle regole dell'ambiente.
Lei invece si divertiva ad infrangerle.
Forse, solo un bambino, poco più piccolo di lei, che se ne
stava tutto solo ad osservare gli allenamenti di Aiolos. Era veramente
piccolo, forse non più di due anni, e se ne stava senza
sorveglianza ad assistere a quegli estenuanti allenamenti che vedevano
spossato e sconfitto il fratello ogni fine giornata. A lui
però non interessava e non provava disprezzo per l'uomo che
infieriva su di lui, né provava a piangere ogni volta che il
fratello veniva colpito. No. Osservava tutto con devozione, come se
capisse, nonostante l'età, ciò che stava
capitando ed il perché. Come se capisse che ciò
era fatto a fin di bene.
Certo, Aiolos spiegava molte cose ad Aiolia, anche che, prima o poi,
quello stesso trattamento sarebbe toccato a lui; ed il piccolo annuiva
con gioia, con le iridi color del mare scintillanti di devozione.
<< Hey! >> Lo richiamò Owl,
avvicinandosi cautamente a lui. Spostò lo sguardo in
più direzioni, cercando di capire se era veramente solo o
qualcuno lo stava osservando. Ovviamente non c'era nessuno nei paraggi
e capì subito dopo cosa stava facendo. Poco lontano da loro,
Aiolos ed il suo maestro erano presi dagli allenamenti e Aiolia li
osservava estasiato, con i biondi capelli sugli occhi azzurri e la
bocca spalancata.
<< Non puoi stare qua, lo sai? A me rimproverano sempre e
mi portano dal Sacerdote per farmi castigare! >>
Esordì poco dopo, ma il bambino non la stava minimamente
calcolando.
Fu allora che lo allarmò, mettendogli una mano sulla spalla
facendolo sobbalzare. Era talmente preso dal fratello maggiore che non
si era minimamente accorto della bambina che era sopraggiunta dietro di
lui.
Accennò un grido, ma Olw si mise un dito sul naso per farlo
stare zitto e fu allora che si calmò, inarcando un
sopracciglio e guardandola dall'alto al basso con fare sospettoso. Non
era abituato a vedere gente nuova, in genere rimaneva solo col fratello
e pochi altri.
<< Chi sei? >> Chiese il piccolo con voce
ovattata, talmente lieve e flebile da essere compreso a stento.
<< Mi chiamo Owl. >> Rispose lei con un
grande sorriso, avvicinandosi di più al bambino ed
inginocchiandosi alla sua altezza come faceva Shion ogni volta che
doveva ricordarle la sua posizione. Prese spunto dal comportamento del
Sacerdote, non capitava tutti i giorni di imbattersi in una persona
più piccola di lei. In imbarazzo era sicuramente Aiolia,
avendo a che fare con una persona sconosciuta, ma lei lo era
altrettanto perché non sapeva come comportarsi per fargli
capire che ciò che stava facendo era sbagliato. O forse il
Pope chiudeva un occhio solo perché era più
piccolo?
<< Non dovresti stare qua. È vietato sbirciare
gli allenamenti dei Cadetti. >> Gli ricordò
usando le parole di Shion a suo favore. Lei era la prima ad infrangere
quelle regole, ma ricordarle ad un'altra persona faceva tutto un altro
effetto. Si sentiva compiaciuta, quasi autoritaria; quasi come se fosse
utile al Tempio anche senza combattere.
Lui la guardò con il labbro tremolo, sul punto di piangere
ed alla bambina le si strinse il cuore; l'ultima cosa al mondo era
voler far piangere il piccolo.
Aiolia abbassò gli occhi colpevole. Lo sapeva; conosceva le
leggi del Tempio perché Aiolos stesso gliele ripeteva tutte
le volte. Lui sapeva che scappava dagli alloggi per seguirlo e per
osservare gli allenamenti, ma non era ancora pronto a fare la spia. Era
di cuore nobile il maggiore.
<< È il mio fratellone. >>
Ammise il bambino con le lacrime agli occhi, sentendosi sempre
più colpevole.
Owl sospirò iniziando a guardarsi intorno assicurandosi di
non essere visti.
<< Allora facciamo una cosa: rimaniamo qua fino a che non
ci scoprono. D'accordo? >> Le sorrise ed Aiolia
alzò lo sguardo su di lei, osservandola un po' scetticamente
decidendo se poterle credere oppure no.
Quando notò che nella nuova arrivata non c'era accenno di
menzogna, decise di crederle e le sorrise, con gli occhi azzurri che
scioglievano ogni cuore.
Si acquattarono insieme dietro una colonna di marmo, facendo silenzio
ed osservando devoti gli allenamenti di Aiolos.
Aiolia osservava il fratello in silenzio. Qualsiasi cosa facesse, sia
prendercele dal maestro, sia controbattere alle mosse di quest'ultimo,
non si smuoveva di un passo. Rimaneva in silenzio, estasiato da
ciò che vedeva; gli occhi color nocciola di Owl invece,
roteavano incerti tra il ragazzo ed il suo maestro, in ansia di
ciò che poteva succedere. Ogni volta che Aiolos finiva a
terra strozzava un grido, ricacciandolo in gola pur di non farsi
scoprire. Avrebbe coinvolto quel bambino innocente, che la aveva appena
donato fiducia e per nulla al mondo lo avrebbe fatto.
Rimasero entrambi in silenzio, con il leggero vento che faceva
ondeggiare i capelli rossi di lei, lunghi fino alle spalle e quelli
biondi di lui. La leggera veste bianca, oramai sporca per averla
strusciata dappertutto pur di mimetizzarsi sugli alberi e dietro le
rocce bianche del Tempio per seguire i suoi coetanei, le frusciava
addosso provocando un leggero rumore; tuttavia, nonostante le varie
distrazioni, non distolsero lo sguardo dalla loro principale attenzione.
Non
molte ore dopo, quando oramai gli allenamenti erano finiti ed il sole
era in procinto di tramontare, Owl si trovò di nuovo sola
fra le bianche rocce del Tempio.
Camminava sovrappensiero, ripensando sia alle parole pronunciate da
Sion non molto tempo prima, sia al piccolo bambino che, con devozione,
seguiva silenziosamente il fratello.
Lui aveva un buon motivo, se pur molto piccolo, di infrangere le regole
del Santuario. Ma lei? Per chi o cosa lo faceva? Solo per fare un torto
al Sacerdote, o per mancanza di occupazione durante la giornata? Non
sapeva bene perché infrangesse così volutamente
le regole per osservare da lontano gli allenamenti dei Gemelli, o
qualche volta di Aiolos, ma sentiva il bisogno di farlo; ogni volta
sentiva il bisogno di misurarsi contro sé stessa, mettendo
in pratica ciò che silenziosamente apprendeva.
Camminando sovrappensiero, si era ritrovata non molto lontano
dall'arena, in un punto deserto dietro gli alloggi dei Cadetti e delle
Sacerdotesse, coloro che avevano rinunciato alla loro
femminilità pur di diventare Saint. Sarebbe stata anche lei
così? Avrebbe anche lei rinunciato alla sua vita di donna,
indossando un'argentea maschera sul volto per celarlo al prossimo? In
quel momento l'unica risposta logica che le venne in mente era: si, lo
avrebbe fatto. Avrebbe rinunciato a tutto pur di diventare qualcuno.
Eppure, Pope Shion non era contento. Era sempre incerto nelle risposte
che le dava, sempre le stesse risposte confuse tutte le volte.
Sospirò.
Si fermò all'ombra di un albero, così possente ed
alto che sicuramente era lì da decenni. La secolare
corteccia, usurata dal tempo, portava ammaccamenti su tutto il fronte,
come se qualcuno si fosse allenato prendendolo a pugni.
E se avesse iniziato anche lei, all'ombra degli altri, il suo
allenamento? L'idea, secondo la mente contorta di una bambina, non era
impossibile. La mente avrebbe immagazzinato, mentre il corpo avrebbe
riprodotto. Il Cosmo le si sarebbe risvegliato con l'allenamento,
così che Shion si sarebbe deciso a farla allenare sotto la
vigile guida di un Saint e non sarebbe stata inferiore a tutti gli
altri.
Sì, avrebbe fatto così, lo sentiva.
Non era sicura di possedere il Cosmo a cui tutti alludevano; l'universo
celato in ogni persona cui tanto parlava Shion. Spronava tutti a
risvegliarlo; tutti, meno che lei.
Cercò di farsi forza, facendo appello ad energie invisibili
e quasi inesistenti. Non sapeva come fare, ma ci provò
ugualmente. Restò in silenzio, ad occhi chiusi, ascoltando
tutto ciò che la circondava. Cercò di non pensare
a nulla, solo alle parole che i maestri dicevano ai loro allievi:
“Concentrati,
fai appello alla tua energia interiore e bruciala fino ai limiti
estremi. Solo così riuscirai a liberare il Cosmo.”
Aprì gli occhi nocciola poco dopo, credendo di aver fatto
appello a chissà quale energia, e si lanciò con
il pugno teso verso la corteccia dell'albero.
Fu un debole schianto visto che le esili forze della bambina non
contavano su un'esistente energia, ma la forza fu necessaria per
aprirle un taglio sulle dita piegate.
Non era andata come previsto ed il taglio pulsante sulla mano ne era la
prova.
Osservò il sangue fuoriuscire dalla ferita, stringendo il
labbro inferiore fra i denti pur di non piangere. Voleva fare la grande
guerriera, ma non conosceva nulla del dolore. Non era ancora pronta e
preparata a ciò, e proprio per questo Shion esitava. Non era
ancora il suo momento; come le aveva detto, il suo risveglio sarebbe
dovuto accadere insieme al risveglio della Dea.
Lui sapeva, ma non le diceva mai nulla.
<< Non so cosa tu voglia fare, ma non è questo
il modo giusto. >>
La voce altisonante e divertita di un bambino le arrivò alle
orecchie, e si girò verso il suo interlocutore con
un'espressione furiosa in volto. Si portò la mano ferita
lungo il fianco per non dare l'impressione di provare dolore, invece
dentro di sé il dolore lo sentiva eccome.
Di fronte a lei, un bambino dai lunghi capelli biondi e due profondi
smeraldi come iridi, sorrideva divertito per la sua reazione. Se ne
stava appoggiato ad un altro albero poco distante, con la braccia
piegate e le mani incrociate dietro la nuca con un sorrisetto irritante
sulle labbra.
<< Tu non dovresti essere altrove? >> Si
difese lei, senza pensare di controbattere alla sua affermazione.
Sapeva per certo che non era il modo giusto per riuscire a piegare
quell'albero senza ferirsi, facendo appello a tutto il suo potere;
purtroppo a lei nessuno lo aveva insegnato.
Lui fece spallucce senza scomodarsi a risponderle, ma teneva gli occhi
fissi su di lei mentre le andava incontro.
<< Per oggi abbiamo finito l'allenamento.
>> Ammise lui tranquillamente.
Lei lo osservò di sottecchi. Si mostrava sfrontato, ma le
ferite aperte spiccavano sulla pelle semi abbronzata ed i vestiti
logori, sudati e sporchi, davano l'impressione di avercele prese di
santa ragione. Gli allenamenti erano estenuanti, eppure da come si
mostrava a lei sembrava davvero non sentire per nulla il dolore. Non
come lei, la cui mano pulsava laddove si era ferita ed il sangue
continuava a colarle sul vestito quasi immacolato.
Quando il bambino le fu davanti, notò il liquido scarlatto
colante ed un sorrisetto divertito colorò il suo viso
facendola adirare e spostare la mano ferita dietro la schiena,
togliendo il divertimento al gemello.
Lui non si scosse minimamente ma mostrò un sorrisetto ancora
più divertito, guardandola negli occhi.
<< Non ti ho mai vista. Sei nuova? >> Le
chiese poco dopo, tornando serio, dopo averla scrutata con irritante
curiosità.
Lei scosse la testa in segno negativo. Lui forse non sapeva chi era
lei, ma lei sapeva chi era lui visto che assisteva quasi sempre ai suoi
allenamenti, ma era meglio non diglielo.
<< Come ti chiami? >> Chiese ancora notando
che, dopo il precedente scontro di parole, non aveva ancora parlato.
<< Owl >> Bisbigliò lei,
infastidita da così tante domande. Non era abituata a
chiacchierare con gli altri inquilini del Tempio. In genere, le sue
conversazioni, erano solo con il Sacerdote e spesso solo per rimproveri.
Lui rise, trovando buffo il suo nome. In effetti, non era certo una
nomea comune la sua. A volte metteva in imbarazzo anche lei, ma era
sicura che, se sua madre le aveva dato quel nome strano, un motivo
doveva esserci stato. Ma non ammetteva prese in giro da nessuno.
<< Perché non pensi al tuo, Kanon?
>> Commentò offesa, facendo un passo indietro,
finendo appoggiata alla corteccia dell'albero.
L'espressione divertita di lui si tramutò in completo
accigliamento. Il sopracciglio del bambino si inarcò e la
bocca si aprì in una leggera nota meravigliata.
<< Conosci il mio nome? Anzi, mi conosci tanto da non
scambiarmi per mio fratello! >> Commentò lui
senza cambiare nulla nell'espressione.
Lei si morse il labbro inferiore; era stata una stupida e si era fatta
scoprire. Logico che conosceva i due gemelli, li osservava dal primo
giorno di allenamento, attratta da tanta devozione.
<< Tutti si conoscono al Tempio. >>
Mentì ma non risultò molto convincente.
Kanon si portò una mano al mento, avvicinandosi ancora di
più per osservarla.
<< Io no, per esempio. >> Sbottò
lui, imbronciandosi. Non gli andava giù che qualche d'uno lo
conosceva ma lui non conosceva quel qualcuno.
<< Lasciala stare Kanon, non vedi che la spaventi?
>>
Una voce divertita, ma così diversa da quella di Kanon,
arrivò poco lontano da loro. Era un divertimento benevolo,
non come quello sarcastico del bambino che le stava di fronte.
Il gemello si voltò con poco interesse, mentre lei si sporse
da dietro le spalle di lui per vedere chi avesse parlato.
Di fronte a loro, i capelli biondi di Saga svolazzavano al vento; i
suoi occhi verdi, espressivi e luccicanti, la osservavano mentre il
sorriso benevolo sul suo volto la sciolse definitivamente.
Il suo cuore perse un battito.
Era così piccola ma per quel bambino, con cui mai aveva
parlato, iniziava a provare qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegare.
Fine capitolo 2
---
Colei
che scrive:
Ma salve a tutti :3 ben trovati
in questo nuovo capitolo che è stato quasi un parto D: Ce
l'avevo in cantiere da un po' di giorni, ma fra il sistemare il Cosplay
ed il Lucca Comics non ho avuto modo di sistemarlo e postarlo! L'ho
riletto e corretto, ma sicuramente ci sarà qualche errore,
specialmente nelle coniugazioni, che non ho visto e vi chiedo in
anticipo di perdonarmi T,T e magari farmelo notare (con molto tatto xD)
Detto ciò,
passiamo al capitolo in sé! Si è scoperto
qualcosa di più della bambina che, come avrete sicuramente
notato ha un nome molto...particolare? Scontato? Scemo? xD Beh, in
effetti mi sembrava azzeccato e magari scontato ma non ho saputo fare
di meglio :3 Non do altrettanti spoiler, anche se si dovrebbe capire ^^
Bene, per il momento il
nemico è "messo da parte" ma arriverà a fare i
suoi soliti danni al momento meno appropriato :3
Non credo di aver
null'altro da dire, tanto si è visto già nel
capitolo che spero tanto vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa
ne pensate :3 Mi farebbe piacere!
Ringrazio i lettori, i
recensori, e chi ha messo la storia fra le seguite :3
Un bacione,
al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Heart
Of Courage
Capitolo
3
Il
cuore della piccola Owl batteva all'impazzata alla vista del biondo
Saga; non capiva il perché quel ragazzino le facesse
così tanto
effetto. Tutte le volte in cui lo osservava allenarsi, rimaneva persa
nella visione dei due gemelli, stremati e feriti dall'uomo che doveva
istruirli.
Non
aveva mai avvicinato nessuno dei due, troppo timida per farlo, ed in
quel momento, ritrovandoseli entrambi di fronte, non riusciva
più a
spiccicare parola.
Osservava
Saga timidamente, arrossendo lievemente sulle gote leggermente
paffute, mentre un attimo prima si era mostrata autoritaria verso
Kanon, che in quel momento sogghignava osservando divertito la scena.
<<
Kanon! >> Lo richiamò il gemello,
riservandogli uno sguardo
enigmatico, che faceva intendere un bel po' di disappunto.
<<
Spero tu non abbia dato noia a questa fanciulla! >>
Era
buono ed amato da tutti Saga, lo dimostrava il suo tono di voce
autoritario ma fraterno, che aveva preso in sua difesa. Di tutta
risposta però, Kanon alzò le spalle con fare
menefreghista,
andandogli incontro e girandosi di nuovo verso la povera Owl, che era
indietreggiata così tanto da sbattere la schiena contro la
secolare
corteccia.
<<
Io non le ho fatto nulla, ho solo chiesto chi fosse! >>
Rispose
Kanon di tutta fretta, portandosi le mani dietro la nuca e
guardandola con fare interrogativo.
Non
si era accorto prima di come era vestita, né tanto meno
degli occhi
color nocciola ed i vistosi capelli rossi che circondavano il suo
spaesato viso.
Era
vestita con una tunica bianca, simile a quella delle ancelle, solo
adattata al suo fisico minuto e lercia per averla strusciata
sicuramente dappertutto nel Tempio.
Non
l'aveva mai vista, ma lei sembrava conoscerli bene.
Saga
guardò il fratello con espressione incuriosita; in effetti
non
ricordava di aver mai visto quella bambina prima di allora,
così,
tirando fuori il suo più bel sorriso -che fece arrossire di
più
Owl- si avvicinò a lei scostandosi una ciocca di capelli
biondi
dagli occhi, lasciando che si intravedessero le sue iridi
così
scintillanti da parer smeraldo.
<<
Scusalo se ha usato dei modi un po' bruschi, lui è fatto
così! >>
Furono
quelle le prime parole di Saga verso Owl, che rimase di stucco. Le
parve avere così tanto buon animo, che stentò a
credere che si
stava allenando per diventare un Saint. Più che un
combattente, se
pur per la giustizia, quel bambino le sembrò più
adatto per
prendere un giorno il posto di Shion, a capo del Tempio come suo
Sacerdote.
Lo
osservava da molto tempo, dal primo giorno in cui il loro maestro li
prese in custodia.
Kanon
era sempre quello più montato dei due. Non era cattivo,
risultava
solo più schietto e sincero; non che Saga non lo fosse, ma
si
mostrava agli altri in maniera del tutto differente dal fratello.
Nonostante
erano così simili nel fisico, con quei lucenti e lunghi
capelli
biondi, che scintillavano come spighe in un campo di grano, e gli
espressivi occhi verdi, il loro carattere era totalmente opposto come
due facce della stessa medaglia, che insieme si completano.
Non
li aveva mai visti separati, per quanto riusciva a seguirli dopo
l'allenamento. Non si allontanavano mai, e nel poco lasso di tempo
durante la giornata in cui il maestro concedeva loro un po' di
riposo, lo trascorrevano insieme ad Aiolos.
Owl,
che si ricordò di aver abbassato gli occhi per la vergogna,
prendendo un copioso respiro, si decise a rialzarli verso il suo
interlocutore cercando di scandire al meglio le parole.
Era
così piccola e così impacciata, che si
maledì per essere scappata
così lontano. Era forse per quella ragione che Shion la
teneva
lontana da tutti? Cos'altro poteva fare di altrettanto stupido, se
non prendersi una cotta all'età di dieci anni, per un suo
coetaneo?
<<
Tranquillo. >> Iniziò, quasi balbettando.
<< Gli stavo
comunque dicendo che mi chiamo Owl e vivo al Tempio da quando sono
nata, ma non tutti mi conoscono. >>
Si
mise a nudo, rivelandosi ai due gemelli che la guardarono
interrogativi, lanciandosi alcune occhiate di consenso.
<<
Capisco. >> Le sorrise Saga di rimando, cercando di farla
sentire a suo agio e non in soggezione, anche se quello che poteva
spaventarla era essere Kanon e non lui. << Che nome
delizioso.
>> Sorrise ancora e la bambina si ritrovò di
nuovo ad
osservarsi l'orlo della tunica, mentre Saga si rivolse finalmente al
fratello, andandogli incontro.
<<
Tu l'hai mai vista? >> Gli chiese sottovoce e vide che il
gemello scosse la testa con un gesto negativo, mentre i suoi occhi
erano ancora puntati su di lei.
<<
Neanche io. >> Rispose infine ad una silenziosa domanda,
volgendo la propria attenzione sulla figura titubante davanti a loro.
<<
Hai detto di chiamarti Owl, giusto? >>
Fu
Kanon a parlare, avanzando deciso di due passi, fino a ritrovarsela
di fronte.
Incredibilmente
Owl, una volta alzato finalmente lo sguardo, notò che il
bambino non
era poi così più alto di lei; la sovrastava solo
di pochi
centimetri ma riusciva comunque a guardarlo negli occhi verdi in cui
si specchiava.
Li
aveva sempre osservati da lontano, dove i loro lineamenti risultavano
troppo confusi e facilmente scambiabili. Molte volte avrebbe potuto
confonderli, ma grazie a non si sa quale senso, riusciva facilmente a
distinguerli anche da lontano. Saga aveva i capelli di una leggera
tonalità più scura, mentre la pelle di Kanon
risultava leggermente
più abbronzata di quella lattea di Saga. Infondo,
pensò, non erano
poi così uguali se osservati da vicino.
Sorrise
al pensiero ed annuì alla domanda del ragazzino, che
alzò un
sopracciglio e si lisciò di nuovo il mento con fare pensoso.
<<
E, visto che ci conosci, potrei sapere chi sei tu? Sappiamo solo il
tuo nome, nulla più! >>
Continuò
risoluto, parandosi di fronte a lei nonostante fosse così
attaccata
alla corteccia del secolare albero, che le sarebbe risultato
difficile scappare. Tuttavia, non aveva voglia di andarsene. Il suo
sguardo, dopo averlo spostato dal viso incuriosito di Kanon, si
spostò oltre le sue spalle, alla ricerca di un viso calmo e
riflessivo, ornato dal sorriso più bello che avesse mai
visto.
Prese
coraggio, arrossendo di nuovo visibilmente. Non voleva certo fare una
figuraccia davanti a Saga, nonostante la pressa di Kanon quasi la
spaventava.
Si
appiattì di più all'albero e si strinse nelle
spalle, cercando di
nascondere alla loro vista la mano ferita.
Ancora
doleva, e forse per quello riusciva a rimanere lucida e rispondere
alle domande dei due. Dalla soggezione di Kanon alla timidezza verso
Saga, non riusciva a concentrarsi su sé stessa, per spiegare
chi
fosse e perché fosse in quel luogo così sperduto
dietro le
abitazioni delle donne cadette.
Ci
pensò prima di rispondere; alla fine, non sapeva neanche lei
chi
fosse. Si sentiva un'anima sperduta nel Tempio, sotto
l'autorità del
Sacerdote, che per lei era quasi come un padre. Non ricordava nulla
dei genitori ed a quanto le aveva raccontato Shion, suo padre era
morto in battaglia e sua madre dandola alla luce. Erano due Saint del
Tempio, corrotti dall'amore e periti per due guerre totalmente
diverse.
Shion
la trattava amorevolmente, così come faceva con tutti, e lei
non
faceva altro che piantargli grane perché non aveva nulla da
fare
durante la giornata. Nonostante il suo comportamento autorevole e
paterno, continuava a celarle molte cose su di lei e crescendo
riusciva ad intuirlo.
<<
Vivo qua al Tempio sotto sorveglianza del Sacerdote, che mi fa da
padre. Lui è gentile ed amorevole, ma durante la giornata ha
molti
impegni, così impiego il mio tempo ad osservare la vita che
si
svolge fra queste mura; spesso infrangendo le secolari regole ed
osservo silenziosamente i vostri allenamenti. A volte mi acquatto
dietro qualche roccia, o mi arrampico sugli alberi. Così,
solo
perché non ho nulla da fare! >> Ammise quasi
liberandosi di un
peso. Ovviamente tenne nascoste alcune cose, come la sua ostinazione
ad allenarsi di nascosto, facendosi del male. Portò
così la mano
ferita fra le pieghe del vestito.
I
due gemelli si guardarono per un secondo, indecisi se crederle o
meno, ma ammettendo silenziosamente che una bambina di
quell'età non
avrebbe avuto motivo di mentire, tirarono un sospiro di sollievo.
<<
Ed io che ti ho creduto una spia! >> Ridacchiò
Kanon,
visibilmente sollevato. Era come se fosse diventato un'altra persona.
Anche
Owl sospirò sollevata, dopo essersi tolta un peso dal cuore,
che
pesava come un macigno, e dopo che gli sguardi tesi dei due si
rilassarono.
<<
Ecco come fai a conoscerci. Ci osservi durante gli allenamenti.
>>
Ridacchiò Saga, allentando ulteriormente la tensione.
Pensava
si arrabbiassero o ridessero di lei, o addirittura che l'avrebbero
portata dal loro maestro o dal Sacerdote per farla punire, invece si
ritrovarono a ridere insieme, proprio come dei bambini.
<<
Lo so, non avrei dovuto. Il Sacerdote impone discrezione..
>>
Iniziò Owl, visibilmente pentita per aver trasgredito le
regole. Di
fronte a quei fedeli cadetti, che si allenavano per diventare devoti
Saint, si sentì quasi “sporca”. Infondo,
anche se benevolmente e
non del tutto intenzionalmente, sbeffeggiava Pope Shion.
<<
Hai coraggio per essere solo una bambina. >> Le disse
Kanon e
lei si meravigliò non poco di sentire quelle parole proprio
dalla
sua voce. Credette di essere presa in giro o derisa da colui che era
così schietto e divertito, invece l'aveva presa in simpatia.
Sorrise.
<<
Hai avuto coraggio anche ad affondare un pugno su quell'albero!
>>
Continuò Kanon, facendosi serio e Saga voltò
immediatamente lo
sguardo verso di lei, turbato, cercando di notare se la sua mano
avesse riportato ferite e quando vide che, sul candido vestito
–
anche se sporco di terra – colavano vermiglie gocce di
sangue, si
avvicinò a lei e le prese fra le sue la mano ferita.
<<
Perché lo hai fatto? >> Chiese visibilmente
confuso. <<
Avresti potuto farti molto male. Sei fortunata ad esserti fatta solo
un taglio, ma nonostante questo hai bisogno di cure. >>
Continuò il maggiore che, sotto il suo lieve ed esperto
tocco, Owl
tremò leggermente e le sue gote si tinsero ancora del roseo
colore
della timidezza.
<<
Così.. >> Rispose solamente, tenendosi per
sé il vero motivo.
Non voleva essere giudicata, né far sapere dei suoi vani
tentativi
di bruciare il suo inesistente Cosmo. Sapeva che, se Shion l'avesse
saputo, forse non sarebbe stato così amorevole come al
solito, e le
avrebbe riservato una bella strigliata.
<<
Non è un granché come risposta, ma per il momento
è più che
sufficiente. >> Cercò di obbiettare Saga,
leggermente
accigliato.
Lasciò
la presa salda dalla sua mano poco dopo e Owl sentì come un
vuoto.
La ferita tornò a pulsarle ed il sangue a gocciolare sulla
veste.
Osservò Saga però, che curiosamente e con un
gesto secco e deciso,
strappò via una manica dalla sua maglietta andandole a
coprire la
ferita per arrestare l'emorragia. Continuò ad osservare
quella
medicazione improvvisata con la faccia sognante, mentre Kanon
sbuffava per l'attesa poco lontano da loro.
Saga
era sempre stato di animo gentile e lo sapeva; si ritrovò
quindi a
pensare se, al posto suo, lui avrebbe fatto lo stesso per una persona
che neanche conosceva.
Osservò
la scena senza sembrare interessato, spostando lo sguardo dal
fratello ad Owl, che pareva essere presa da lui, e ridacchiò
divertito.
<<
Meglio portarti in infermeria, al cospetto del Grande Sacerdote,
prima che tu possa prenderti una brutta infezione. >>
Disse
tranquillamente Saga mentre Owl mandò giù un un
bel po' di saliva
con un boccone amaro. Se fosse stata portata da Shion, l'avrebbe
scoperta immediatamente, visto che al suo cospetto non riusciva mai a
mentire. Non gli andava di far vedere quanto trasgredisse le regole a
colui che istruiva e dirigeva tutti i Saint del Tempio.
Benché
l'affermazione di Saga risultò quasi imposta, e
perché fu proprio
lui ad imporla, si decise a seguire il gemello fino alla scalinata
delle dodici Case, in silenzio e seguiti a sua volta da un Kanon
apparentemente troppo silenzioso.
Lui
continuava ad osservarla da lontano, cercando di cogliere qualsiasi
informazione in più su di lei solamente guardandola; ma era
difficile, non aveva poteri telecinetici né tanto meno
poteva
leggere nelle menti delle persone. Non che diffidasse di lei, ma
aveva visto chiaramente la scena della bambina mentre tirava un pugno
contro l'albero, e ce l'aveva anche presa in giro, mentre di fronte
al fratello aveva risposto molto vagamente. Si continuava a chiedere
il perché, anche se era ben chiaro ai suoi occhi.
Owl
era attratta da Saga, indubbiamente.
Ridacchiò.
Una
volta raggiunto l'ultimo palazzo all'apice delle tredici Case, i due
gemelli scortarono Owl fino alle stanze dell'infermeria, dove una
donna vestita con una lunga tunica bianca, iniziò a medicare
e
fasciare la mano della piccola.
Nel
frattempo i due furono convocati dal Grande Sacerdote, mandandoli a
chiamare dal suo sottoposto: un uomo vigile alle regole del Pope.
Shion
sedeva come al solito sullo scranno dorato, vestito della leggera
tunica biancha che gli accarezzava il corpo come un leggero vento.
Non portava nessun impedimento che gli coprisse il viso: né
la
maschera, né l'elmo dorato, che teneva appoggiato sul
bracciolo del
trono.
Quando
Kanon e Saga entrarono, inchinandosi di fronte alla massima
autorità
del luogo, Shion si alzò dalla sua postazione molto
lentamente,
rimanendo in silenzio ad osservare i due mentre, con gli occhi verdi
rivolti verso il suolo, continuavano a chiedersi se li avesse
convocati per chiedere di Owl o per sgridarli. Erano veramente
confusi entrambi; anche Kanon, che fino a quel momento aveva tenuto
sul volto un'espressione quasi scocciata.
<<
Alzatevi. >> Decretò infine con la nobile voce
di un
guerriero, invece che di un autorità. Trattava i
“suoi” ragazzi
come se fossero dei figli. Non era mai arrabbiato oppure infastidito
per i loro comportamenti. Cercava di ragionare, tirando fuori
amorevoli discorsi e parole, scandite con un tono cristallino e mai
roco e di questo gliene erano grati, almeno potevano tirare un
sospiro di sollievo.
Shion
li osservò nei movimenti, quando i già lunghi e
mossi capelli
biondi dei due frusciarono sopra le semplici armature da
combattimento, che prevedevano una copertura sufficiente a
salvaguardare gli organi più importanti del corpo, come il
cuore.
Quando
anche gli occhi smeraldini dei due cadetti si posarono sul Pope, egli
mostrò un sorriso che, seppur preoccupato, mostrava tutta la
buon'anima dell'uomo che, in quel momento, voleva mostrarsi come il
suo vecchio maestro Hakurei, che considerava i suoi allievi come
fossero dei figli. Nei suoi lunghi anni di patronato, aveva sempre
cercato di assomigliare a lui: forte, autoritario e ma mai
impreparato. Un uomo su cui tutti potessero contare. Colui che, da
oramai duecento anni, teneva alta la fede in Atena.
<<
Nobile Shion. >> Dissero i due all'unisono, accennando
così un
piccolo inchino di devozione, specialmente in Saga cui occhi
risplendevano.
<<
Sono stato avvertito dell'incidente della piccola Owl. >>
Iniziò preoccupato, nonostante già le tutrici
avevano detto che era
un ferita curabile con poco. Quando si trattava della sua figlioccia,
diveniva seriamente ansioso. Sapeva cosa lei provava quando si
rifiutava di spiegarle qualcosa riguardo il suo futuro; riusciva a
vedere il viso imbarazzato della piccola, divenire accigliato.
Sospirò.
<<
Vi ringrazio per averla accompagnata in infermeria. >>
Tradì
infine le sue emozioni ma fu Saga a parlare dopo qualche secondo di
silenzio.
<<
Dovere, Grande Sacerdote. >> Rimostrò un
devoto inchino, che
fece sorridere il Pope di tranquillità.
<<
Owl è giovane, ma già così attiva e
curiosa. Mi domando se, prima
o poi, non si cacci nei guai. >> Sospirò
Shion, tornando
seduto sul trono, portandosi una mano alla testa per scacciare un
lieve mal di testa.
<<
Sicuramente è curiosa, Signore, ma credo non lo faccia
apposta. >>
A
quella presa di parola, il Pope rialzò lo sguardo
meravigliato sul
suo interlocutore; non tanto per ciò che aveva detto, ma
benché era
stato proprio Kanon a dirlo, meravigliando anche il fratello, che gli
sorrise fiero.
Per
quanto lo conosceva, visto che erano cresciuti insieme, suo fratello
non aveva mai avuto una buona parola riguardo i suoi conoscenti. Per
ringraziare si limitava a dire solamente “grazie”,
esprimendo i
suoi sentimenti attraverso ciò che gli occhi mostravano di
lui.
Nemmeno con Aiolos, che conoscevano praticamente da sempre, o col suo
maestro, che trattava bene o male gli allievi a seconda delle
esigenze degli allenamenti. Lui li aveva cresciuti come un padre, ma
mai dalle labbra di Kanon era uscita una parola di ringraziamento.
L'unico
con cui si confidava ed aveva forse il rapporto più bello,
era
proprio lui, il suo gemello; il suo doppio; colui che lo completava.
<<
Naturalmente. >> Shion riprese la sua espressione di
sempre e
dopo uno dei suoi soliti sorrisi, congedò i due bambini e si
diresse
oltre i bianchi tendaggi posti dietro il trono dorato, diretto alle
stanze dell'infermeria.
Una
volta usciti dal Tredicesimo Tempio, Saga arrestò i passi ed
osservò
le spalle di Kanon che lo precedevano, fino a che non si accorse che
accanto a lui il gemello non c'era più. Si voltò
interrogativo,
notando come il fratello lo guardava con un'espressione difficile da
comprendere. Aveva il suo solito sorriso benevolo, compreso di una
risatina quasi canzonatoria. Non era da lui.
Alzò
un sopracciglio e si avvicinò di più all'altro.
<<
Qualcosa non va? >> Chiese, nonostante aveva capito che
stava
ridendo di lui.
<<
Mi meravigli sempre, Kanon. >> Prese parola Saga,
ridacchiando
compostamente da dietro il palmo della sua stessa mano.
In
un primo momento rimase in silenzio, interdetto ed interrogativo. Non
capiva perché suo fratello gli avesse rivolto quelle parole,
così
prese in mano la situazione per cercare di capire.
<<
Di che parli? >> Chiese risultando quasi sconvolto.
<<
Hai difeso quella bambina di fronte al Sacerdote. Non ti facevo
così!
>> Sorrise il fratello, che con i suoi modi composti si
portò
le braccia dietro la schiena, incrociando le mani e guardandolo
dritto negli occhi, facendolo imbarazzare.
<<
Dubiti di me, fratello? >> Kanon storse il naso offeso e
Saga
soffocò una risata, cercando di tornare serio. Gli piaceva
questo
lato nascosto di Kanon, che non era mai riuscito a vedere. Stava
crescendo, e questo lo doveva anche al suo maestro. Era sicuro che
sarebbe diventato un devoto Sant del Tempio, qualunque fosse stata la
sua strada.
<<
Beh? >> Continuò, vedendo che Saga aveva
mancato di
rispondere. Lo osservava con un sorriso strano stampato sul volto,
mentre il vento faceva frusciare i loro capelli biondi.
<<
Nulla. >> Si limitò a dire per far tacere il
curioso gemello,
mentre riprese a camminare ridacchiando, sentendo i borbottii di
Kanon a poca distanza da lui.
Intanto,
nella stanza dove era stata condotta Owl, una delle tutrici aveva
appena finito di fasciare la mano della piccola, facendole mille
raccomandazioni che lei non ascoltò minimamente. Teneva la
testa
abbassata e sovrappensiero, mentre la donna credette che era solo
seriamente pentita di quanto successo.
Invece
Owl ripensava all'accaduto; a come si era imbattuta, per caso, nei
gemelli enigmatici del Tempio. Era stato così diverso
dall'osservarli all'ombra di una roccia. Diverso dall'aguzzare la
vista per scorgerne i lineamenti e non confonderli. Aveva imparato a
conoscerli tramite dicerie e di come si mostravano all'uomo a cui
dovevano quasi la vita. Per alcuni versi, le supposizioni che si era
fatta di entrambi erano giuste, ma c'erano molte sfaccettature di
quei coetanei che ancora le risultavano così misteriose,
come
l'attrazione che iniziava a provare per Saga.
Non
si era mai accorta, così presa dall'osservarlo, di arrossire
visibilmente alla vista di quei lunghi capelli biondi e degli occhi
smeraldini del ragazzino che faceva sfoggio delle tecniche e dei
miglioramenti che imparava durante il passare del Tempo.
Certo,
si disse, un conto era osservarli da lontano, ed un conto era stato
trovarseli di fronte.
Aveva
sempre pensato che la differenza fra loro fosse minima, invece si era
ritrovata due poli opposti di una calamita e l'unica cosa che era
stata capace di fare, fu farsi vedere fragile da Kanon e rossa come
un peperone da Saga.
Se
voleva diventare una guerriera, di certo non era quello il modo.
Doveva imparare a controllarsi, per risvegliare il suo Cosmo, ed
aveva bisogno che Shion non si accorgesse di nulla. Era importante.
Invece,
proprio il Sacerdote in persona entrò nella piccola stanza,
facendo
un piccolo accenno all'infermiera di lasciarli soli.
Quando
finalmente alzò il viso su di lui, quasi in procinto di
piangere e
di dar sfogo a tutta la sua fragilità di femmina,
notò che Shion
non indossava né la maschera, né il dorato elmo.
Portava sul volto
solamente un triste sorriso, ed era rivolto a lei.
Le
salì un groppo in gola per quel comportamento. In genere, il
Pope
sospirava ogni qualvolta tornava al Tempio dopo una
“malefatta”,
o dopo essersene beatamente fregata delle regole. Quella
novità nel
volto segnato dalle piccole rughe dell'uomo, le fece quasi salire le
lacrime agli occhi.
Per
la prima volta, Owl si sentì colpevole.
Fine
capitolo 3
---
Colei che scrive:
Evviva, ce l'ho fatta a
terminare il capitolo prima di partire :3 Mi è rimasto solo
domani, poi la nave mi attende :P
Ma, torniamo a noi! Pian
piano ci avviciniamo ai pezzi clou della storia, anche se siamo appena
alla conoscenza dei due gemelli ;) Ed abbiamo anche scoperto che ad Owl
piace Saga (una mia trama diversa yuppi xD in genere prediligo Kanon,
ma ci sarà un perché! E poi diciamolo,
è un Adone u,u)
Ok, finiamo di
idolatrare i gemelli e torniamo a noi!
Spero che anche questo
capitolo vi sia piaciuto e mi scuso per eventuali errori che non sono
riuscita a vedere!
Un bacione ai recensori
ed ai lettori, che spero mi facciano sapere il loro parere :3 E chi ha
messo la storia fra le seguite ^^
Un bacione
al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Heart
Of Courage
Capitolo
4
<<
Owl >>
La
voce sospirata di Pope Shion arrivò alle sue orecchie come
una
supplica e costrinse la piccola a guardarlo negli occhi. I suoi erano
lucidi per le lacrime trattenute, mentre il volto leggermente
impassibile del Sacerdote lasciava trasparire segni evidenti di
dissenso.
<<
Nobile Shion. >> Provò a salutarlo con voce
flebile,
abbassando di nuovo lo sguardo verso il basso, colpita nell'orgoglio.
Aveva sempre cercato di non dare dispiaceri al Sacerdote, nonostante
trascorreva le sue giornate a trasgredire regole e quindi dando
involontariamente dispiaceri alla massima autorità del
Tempio.
Ovviamente,
Owl non era così frivola, era solamente guidata dalla sua
giovanile
inesperienza, dettata dalla sua tenera età. Quello il
Sacerdote lo
sapeva e per questo non voleva portare la piccola sul campo di
battaglia; preferiva averla con sé fino a che il Cosmo di
Atena non
si fosse manifestato, solo allora il destino della piccola sarebbe
entrato in gioco. Solo allora, avrebbe dovuto abbandonare il suo
essere donna, per divenire una guerriera al servizio di Atena,
differentemente però da tutte le altre Sacerdotesse del
Tempio. A
lei sarebbe spettato qualcosa di diverso, ma non era ancora giunto il
tempo. Non in quel modo, non quando lei ancora non poteva capire.
Tuttavia, la piccola Owl scalpitava nell'animo. Era incontrollabile
ed impaziente, e proprio per quello continuava a mettersi nei guai,
dando altrettanta pena al Pope a cui stava particolarmente a cuore.
Da
quando era nata, si era preso cura di lei insegnandole il rispetto e
le buone maniere. Aveva posto la sua vita nelle mani delle ancelle
quando lui, per i suoi doveri verso il Tempio, non poteva starle
accanto. Lei gli si era affezionata, non avendo i genitori era
l'unica persona che le mostrava amore e tenerezza, insieme alle
servitrici. Però, crescendo, Owl sentiva il bisogno di
evadere, di
prendere parte nel mondo, osservando come i suoi coetanei
già
sapevano bene cosa farne della loro vita; sia uomini, che donne.
Il
Tempio era popolato da cadetti di ogni età, anche
più piccoli di
lei, già in procinto di diventare qualcuno, allenandosi
serratamente
e con devozione di giorno in giorno, fino a quando non averebbero
terminato il loro apprendistato ed avessero potuto vestire una Cloth.
E
lei? Di lei cosa ne sarebbe stato?
A
questo pensava Owl, ogni volta che osservava di nascosto gli
allenamenti dei due gemelli Kanon e Saga, o quando, insieme al nuovo
amichetto Aiolia, assisteva agli allenamenti del fratello maggiore di
quest'ultimo.
Anche
Aiolia, nonostante la tenera età, sembrava determinato a
voler
prendere le veci di suo fratello, convinto a divenire uno dei Saint
più fidati nel Tempio.
Tutte
quelle domande continuava a porsi, mentre sentiva lo sguardo del Pope
ancora su di sé. Non riusciva neanche a parlare, o scusarsi
con lui,
visto che doveva essere stato avvertito del suo incidente per
raggiungere così in fretta l'infermeria dove era stata
condotta dai
gemelli.
Il
dolore alla mano andava via via scemando dopo la medicazione, ma la
ferita più grande la portava nel cuore. Il silenzio di
Shion, era
peggio di una sgridata.
<<
Non dici nulla, Owl? >> L'amorevole voce di Shion la
colpì
dritta al cuore, che sembrava si fosse mosso con un balzo dal suo
petto.
La
bambina continuava a tenere la testa abbassata, con le lacrime in
procinto di scendere. Il bruciore agli occhi, così
famigliare quando
si sentiva colpita, la stava avvertendo che stavano per rompere gli
argini. Nonostante quello stato d'animo, di fronte a lui voleva farsi
vedere fiera, altrimenti, pensò, non le avrebbe mai
accordato il
permesso di allenarsi per divenire qualcuno.
<<
È stato solo un graffio. >> Azzardò
lei, con voce titubante,
provando a posare il suo sguardo sul volto dell'uomo, che
sospirò
come il suo solito alla vista dei suoi occhi.
<<
Piccola Owl.. >> Continuò Shion, portando la
sua grande mano
fra i capelli della piccola, con un gesto affettuoso che lei
ricordava appena.
Non
era più capitato che il Pope stringesse così
tanto la distanza fra
loro come in quei giorni; da anni non le accarezzava i capelli o le
dava un buffetto sulle guance. Per lui stava crescendo, ma nonostante
quello, Owl richiedeva le attenzioni paterne dell'uomo visto che ne
sentiva la mancanza per non averlo mai conosciuto. Anche lei si stava
rendendo conto di diventare più grande di giorno in giorno.
Le vesti
piano piano non le stavano più, e le ancelle rimediavano
cucendo i
buchi o i tagli provocati dalla seta troppo stretta in vita, oppure
sostituendole con una taglia più grande. Le maniche dei
vestiti le
lasciavano fuori i polsi e le gonne troppo corte lasciavano
intravedere le caviglie.
Gli
anni trascorrevano ed il Sacerdote se ne rendeva conto. Lui era
sempre stato un pilastro, ma le rughe sul suo viso erano più
marcate
di anno in anno, nonostante l'avvenenza del suo aspetto era rimasta
immutata per due secoli.
Avrebbe
atteso altri anni, vedendo crescere ancora quella piccola figlioccia
quale per lui era? Si era ripromesso di tenerla al sicuro da
scottanti rivelazioni, ma adesso Owl era come una miccia accesa in
procinto di scoppiare. Non riusciva a tenerla a freno neanche lui;
stava diventando irrequieta e si addossava tutte le colpe.
<<
Se detto delle regole, e voglio che siano rispettate, è
sempre per
una ragione. Ho sempre cercato di tenerti al sicuro, proprio per
evitare questo.. >> Continuò a parlare con
autorità,
addolcendo la voce per non sembrare troppo rude. Non c'era bisogno
con lei che assimilava tutto, magari non prendendolo in
considerazione dopo, ma ascoltava sempre in silenzio.
<<
È solo un graffio. >>
Owl
cercò di nascondere la fasciatura dietro la schiena, ma
servì solo
a far sospirare di nuovo Shion, che addolcì di nuovo
l'espressione
rendendo le rughe del suo viso meno tirate.
<<
Non conta che sia un graffio o una profonda ferita, piccola, ma
è il
gesto che ti ha indotto a farlo. Magari questa volta te la sei cavata
con un po' di pomata, ma la prossima volta? Non voglio vederti piena
di graffi e lividi o che ti reggi in piedi a mala pena.
Arriverà il
tuo momento, questo te lo assicuro, ma non ora. È troppo
presto, lo
capisci? >>
Shion
poggiò istintivamente le mani sulle spalle della piccola,
che si
irrigidì appena sotto il suo tocco. Le grandi mani del
Sacerdote,
era fin troppo grosse per la sua gracile figura.
Era
in fase della crescita, e magari piano piano il suo fisico si sarebbe
irrobustito, ma all'età di dieci anni, Owl sembrava una
ragazzina
qualunque. Perfino Aiolia, molto più piccolo di lei,
sembrava avere
più massa muscolare.
Tuttavia,
dopo la “ramanzina” dell'autorità
massima del Tempio, la bambina
alzò di nuovo gli occhi, precedentemente abbassati
colpevolmente, su
Shion, che la guardava con un piccolo sorriso amorevole stampato sul
volto.
Non
voleva essere duro con lei, come con nessun altro. Preferiva parlare
faccia a faccia con i suoi Saint oppure i suoi Cadetti, cercando di
far capire le sue priorità.
Owl
annuì temeraria, trattenendo il respiro per evitare di
parlare.
Tante domande avrebbe voluto porre al Pope; troppi pensieri soppressi
e troppe suppliche a cui avrebbe voluto dar sfogo. Tuttavia
restò in
silenzio, mandando giù tanti bocconi amari. Cercò
in ogni modo di
credere alle sue parole, perché sapeva essere giuste, ma il
suo
spirito ribelle la portava spesso a comportarsi nelle maniere
più
sconsiderate che conosceva. Era fatta così, e Shion lo
sapeva.
Proprio per questo, avrebbe voluto aspettare per insegnarle a
convivere col suo destino. Non era pronta, non così piccola.
<<
Non cercherai mai più di metterti nei guai, vero? Non
cercherai più
di farmi preoccupare? >>
Le
parole del Grande Sacerdote risuonarono alle orecchie della bambina
quasi come una supplica, ma lei sapeva che, infondo al suo animo, non
avrebbe potuto dargli la certezza; nonostante tutto però,
gracchiò
con la gola secca un triste “no” che, alle sue
orecchie, suonò
come una profonda bugia. Chissà se anche Shion se ne era
accorto.
La
guardò per un lungo istante negli occhi, come se volesse
mettere a
nudo il suo più profondo animo, corrucciando le rughe della
fronte
che, alla luce di quella stanza, sembravano più marcate del
solito.
Gli
occhi profondi di Shion continuavano a guardare dritti nei suoi color
nocciola, che luccicavano e tremavano al tempo stesso, ma
cercò di
ricordare a sé stessa di essere forte, come lo erano stati
tutti i
Cadetti sotto i colpi inferti dai loro maestri. Ovviamente, non era
un paragone possibile, perché Shion non stava infierendo su
di lei,
ma i suoi occhi supplichevoli della sua parola, erano peggio di una
qualsiasi mano levata sulla sua persona.
Dopo
un profondo respiro del Sacerdote, che tornò alla sua
posizione
autoritaria, spostando le mani dalle spalle di Owl con una piccola
carezza, la lasciò libera di andare. La ferita non era
così grave
da costringerla a letto e sentiva, dall'alto della sua esperienza,
che la bambina aveva un animo talmente libero che tenerla segregata
nel tredicesimo Tempio era un grosso errore. Sperò inoltre
che la
lezione le fosse servita in qualche modo e di non doverla richiamare
tanto spesso come in quel periodo.
Con
un leggero inchino, una volta scesa dal letto dove era stata adagiata
dai gemelli, fece frusciare la veste tenendola con le mani e dopo un
cenno di assenso da parte di Shion, lasciò correndo la
stanza.
Aveva
bisogno di aria fresca e c'era solo un luogo dove avrebbe voluto
andare. Voleva a tutti costi rivedere i due ragazzini che aveva
incontrato poco prima, coloro che l'avevano accompagnata in
infermeria e che, con molta probabilità, avevano riferito
tutto al
Sacerdote. Nonostante quel piccolo particolare, non era in collera o
infastidita per quello, voleva semplicemente ringraziarli e, se
quello voleva dire spiarli, era disposta a farlo, così che
tutte le
suppliche del Pope sarebbero state di nuovo parole al vento.
Intanto,
nell'infermeria del Tredicesimo Tempio, Shion continuava a sospirare
osservando la porta da dove, poco prima, era uscita Owl. Sorrideva
però, infondo gli sembrava come se stesse rimproverando e
dando
consigli ad una figlia. Tutti i Cadetti avevano un maestro sul quale
contare; un uomo saggio che insegnava loro non solo a combattere, ma
anche le regole fondamentali dei Saint, tra cui lo spirito di
amicizia e lealtà, doti fondamentali nei guerrieri del
Grande
Tempio. Ad Owl, non essendo una Cadetta, insegnava quei principi lui
stesso, rendendolo fiero. In quei momenti ripensava al suo
apprendistato nel Jamir, quando lui stesso era un Cadetto ed
apprendeva insegnamenti dall'ormai defunto maestro Hakurei. Quanto
tempo aveva passato ad ammirarlo, ed in quel momento, guardandosi
allo specchio, la sua immagine gli ricordava proprio lui ed il
gemello Sage, suo predecessore.
Tanti
ricordi gli appesantivano il cuore, ma nonostante quello mai una
lacrima aveva lasciato che solcasse il suo viso, perché
voleva
essere forte come quelle mura. Non farsi mai trovare impreparato.
Tuttavia, non poteva che essere pensieroso per la sua
“allieva”.
<<
Vedrà, nobile Shion, col tempo diverrà
più docile. È in una fase
complicata della crescita. >>
La
voce di un'infermiera riecheggiò nella stanza silenziosa,
rompendo
il surreale silenzio che si era venuto a creare dopo che Owl l'aveva
lasciato solo con i suoi pensieri.
Accennò
un lieve inchino all'autorità con un sorriso, che Shion
contraccambiò benevolmente.
<<
Ne sono sicuro. È una bambina intelligente, dopotutto. Non
mi
aspetto certo che dia ascolto a tutte le mie parole, come potrebbe
farlo in un momento come questo. Spero solo non si metta nei guai
ulteriormente. Anche io, un tempo, ero come lei. L'animo dei bambini
è sempre tormentato di domande, specialmente il suo, in
mancanza di
due persone importanti come i genitori. Tuttavia, noi tutti Saint
abbiamo imparato a vivere senza, mandati ad apprendere tecniche
feroci per la guerra. >> Sospirò.
<< Lei che, per il
momento, ha la possibilità di vivere una vita normale,
sembra non
volerla. >> Ridacchiò, quasi lo trovasse
strano. Dopotutto,
anche lui avrebbe voluto una vita normale, anche se dentro di
sé,
non si sentiva normale neanche da piccolo, come se già
avesse capito
di essere speciale dai primi vagiti.
<<
Ricordo ancora il momento in cui venne al mondo. >>
Sorrise la
donna e Shion, al ricordo della piccola avvolta fra bianche lenzuola,
quasi si commosse.
I
genitori erano stati nobili Saint a difesa del Tempio, e con stessa
nobiltà erano venuti a mancare. Aveva fatto una promessa
Shion, la
notte in cui la donna morì, e intendeva portarla a termine.
Dall'alto dello Star Hill, dove il Sacerdote leggeva le stelle ed il
fato di tutti, aveva compreso il destino di Owl e di tutti i suoi
Saint. Gravi erano le sue mansioni, ma nonostante quello le portava
avanti con onore. Lo doveva ad Atena, a Sasha, che rischiò
la sua
giovane vita per salvarne altre. Per la sua, per quella di Dohko ed i
giovani Saint in procinto di svilupparsi, per ricreare il Tempio che
ora si ergeva tutto intorno a loro, con le solite bianche pietre che
lo contraddistinguevano nei secoli.
Shion
era fiero di quello che aveva creato.
Owl
se ne andava girovagando per il Tempio senza una vera e propria meta.
Non si rendeva conto di dove andava perché aveva la mente
pensierosa
dall'incontro con Shion. Ripensava alle sue parole e quella volta
sembrava averle davvero prese in considerazione, differentemente da
come faceva di solito. In genere si limitava ad annuire, ogni
qualvolta che il Sacerdote la rimproverava o continuava a ripetere
che, il suo destino, per quel momento doveva rimanere top secret.
Un
lieve sospiro si fece spazio sulle sue labbra quando, stanca di
rimanere senza meta, si adagiò seduta sotto un grande e
secolare
albero, almeno così le sembrava e, con suo grande stupore,
si rese
conto che era lo stesso albero che aveva provato a prendere a pugni,
laddove aveva “conosciuto” Kanon e Saga.
Ripensò
proprio a loro, seduta con le gambe strette al petto, come una timida
bambina troppo esposta a rischi. Quasi non si riconosceva neanche
lei, ma le parole di Shion le avevano finalmente toccato l'animo.
Aveva una gran voglia di far vedere a tutti quanto valeva, ma la
bianca fasciatura che stringeva sulla sua mano, le ricordava
incessantemente il suo fallimento.
Se
avesse avuto anche lei un maestro, ed avesse avuto modo di allenarsi,
era sicura che non sarebbe stata inferiore a nessuno nel Tempio.
Quella
consapevolezza, scemò pian piano quando gli occhi, per tutte
le
emozioni represse, iniziarono a bruciarle.
Non
fece però in tempo a lasciar cadere una sola lacrima
perché,
risoluta nel sentire dei passi andare verso di lei, fece appello a
tutto il suo autocontrollo per non piangere.
Con
la testa nascosta fra le gambe, aspettò che la persona in
questione
se ne andasse; invece questa arrestò i passi di fronte a lei
ed una
voce famigliare, ma stranamente tenera al contempo, parlò.
<<
Ma guarda chi c'è! >>
Owl
alzò leggermente il capo con espressione infastidita, che
cambiò
totalmente diventando meravigliata, quando notò Kanon
piegare le
ginocchia per abbassarsi al suo livello, che era seduta a terra. Da
quella posizione potevano guardarsi negli occhi; le iridi smeraldine
di lui, si potevano specchiare in quelle lucide dalle lacrime
represse di lei.
Rimase
in silenzio per qualche secondo, utilizzandolo il più
possibile per
mandare giù bocconi amari e riuscire a parlare senza
arrochire la
voce o senza che una sola goccia cadesse giù dalle ciglia.
Tirò su
col naso e rilassò i muscoli prima di parlare.
<<
Che ci fai qua? >> Chiese, passando tranquillamente sugli
occhi
il palmo della mano ferita, in modo che la fasciatura asciugasse il
più possibile l'umidità dai suoi occhi e li
lasciasse penetranti
come al solito.
Kanon
però si lasciò cadere stancamente a terra,
alzando una leggera
polvere. Non se ne curò molto, visto il suo aspetto
trasandato e
lercio. Sembrava aver appena concluso il suo allenamento. Le ferite
aperte erano disseminate sul torace, rendendole visibili dagli
squarci della maglietta che non aveva più un determinato
colore,
visto che il sangue e la polvere stavano coprendo quelle che sembrava
un leggero azzurro.
Il
bambino aspettò un lungo istante prima di parlare, portando
gli
occhi al cielo e sbuffando per la buffa rivelazione che stava per
fare. Dal canto suo, Owl trattenne il respiro e si gonfiò
aspettando
una risposta, che potesse essere almeno plausibile.
<<
Ti ho seguita. >> Dichiarò infine, alzando le
spalle come se
avesse appena fatto la cosa più ovvia del mondo.
Ovviamente,
a sentirlo dire con quel tono, Owl si indignò a tal punto da
sgranare gli occhi ed aprire la bocca in un gesto del tutto
meravigliato.
In
genere era lei a seguire le persone nell'ombra. Era lei che spiava
gli abitanti del Tempio come un fantasma e non era abituata ad essere
seguita a sua volta. Lo trovava immorale, anche se lo faceva lei per
prima. Di questa cosa però, sembrava non rendersene conto.
<<
Mi hai seguita? >> Gli fece eco, senza distogliere lo
sguardo
da lui, che ridacchiava divertito dall'espressione della piccola.
<<
E perché mi hai seguita? >>
Continuò a chiedere, cercando di
tornare seria e capire le intenzioni di quell'enigmatico ragazzino.
<<
Avevo paura che facessi di nuovo qualcosa di stupido! >>
Rialzò
di nuovo le spalle, come se anche quell'affermazione fosse stata la
più normale del mondo.
La
bambina si gonfiò di nuovo per l'irritazione e fece
un'espressione
tale da far ridere di gusto Kanon, che finì disteso per
terra a
ridere come un matto.
<<
Sei proprio buffa! >> Dichiarò con le lacrime
agli occhi
mentre lei, addossata alla corteccia dell'albero, non lo trovava
così
divertente. Distolse lo sguardo da lui e si impettì portando
le
braccia conserte al petto, aspettando che lui finisse la sceneggiata.
<<
Lo trovi divertente? >> Chiese infine, quando Kanon si
issò di
nuovo sulle braccia, appuntellandosi sui gomiti per poterla guardare
direttamente in volto.
<<
Non volevo che ti suonasse come un offesa. Era un complimento. Non
capita tutti i giorni di imbattersi in una persona come te. Qua tutti
pensano a combattere per la guerra, ma non tutti riescono a stare al
passo dei loro maestri, desiderando quasi di scappare e chiedendo
pietà ai loro mentori. Ovviamente, non è il mio
caso, ma tu invece
vorresti volontariamente combattere per diventare una Saint. Non lo
trovi buffo? Sei arrivata addirittura a farti male ad una mano, pur
di far vedere quanto vali. >> Sorrise, cambiando
totalmente
espressione. Dal ragazzino divertito e scorbutico, adesso era
diventato serio ed inquisitore, tanto da attrarre le attenzioni di
Owl che non seppe davvero come rispondere. Abbassò lo
sguardo verso
il suolo, non sapendo più come ribattere.
<<
Io...Io mi sento così diversa dagli voi altri. So che i
vostri
allenamenti sono duri ed estenuanti, li osservo fin da quando sono
piccola. Ho sempre desiderato essere come voi, anche se questo vuol
dire rischiare totalmente la vita. Mi affascina sentir parlare del
Cosmo e sento che, forse, anche dentro di me possa essercene uno!
>>
Dichiarò sognante, portando quasi involontariamente i suoi
occhi
infuocati dalla passione su quelli di Kanon, leggermente interdetti.
<<
Sono sicuro che con tutta questa buona volontà potresti
diventare
un'ottima Saint. >> Dichiarò sincero il
ragazzo, ricredendosi
subito dopo alla vista di una Owl troppo triste. Quelle parole
avevano risvegliato in lei la realtà, quella che Shion tutti
i
giorni le ripeteva. Il suo destino non era quello di diventare una
guerriera; non come tutti gli altri. Ed ogni chiarimento alla
verità
che aveva il Pope verso di lei, una domanda alquanto silenziosa si
levava nei meandri dei suoi pensieri: allora, cosa doveva diventare
lei? Sapeva che il suo destino era legato a quello di Atena, ma ne
ignorava le cause o i motivi e per questo era sempre alla ricerca
della verità e cercava di allenarsi in solitaria,
immagazzinando i
combattimenti altrui e cercare di ricopiarli, con drammatici finali.
Il suo Cosmo non l'aveva aiutata neanche contro un albero, figurarsi
contro un nemico. Ma nessuno aveva pensato ad aiutarla a
risvegliarlo. Lei però lo sentiva dentro; sopito da qualche
parte,
il Cosmo la chiamava.
<<
Lo spero! >>
Rimasero
entrambi in silenzio, troppo occupati a pensare a qualcosa per poter
rispondere.
Owl
si sentiva così frustrata, ma comunque motivata a portare
avanti i
suoi piani da sola, non volendo coinvolgere nessuno, tanto mano
Kanon, che sembrava troppo vige alle regole per fare qualcosa che
andasse contro il proprio maestro o il Sacerdote stesso.
Il
ragazzo invece non sapeva più come prendere la bambina dalle
sfaccettature così misteriose, quasi più
misteriosa di lui. Si
sentiva avvantaggiato su di lei, ma mai superiore, e sentiva che quel
vantaggio la faceva stare male. Sapeva quanto ci tenesse ad essere
trattata come lui, ad avere un insegnamento degno di un Saint, invece
era trattata solo come la bambina che era; una bambina di dici anni,
senza un futuro ben distinto. Ai suoi occhi, risultava molto
affascinante. Non che un bambino della loro età potesse
capire la
differenza fra fascino e quanto altro, ma Kanon non si sbagliava ed
era sempre più motivato a conoscerla fino in fondo. E poi, a
quanto
sembrava, era la pupilla del Grande Sacerdote e Saga sembrava essere
attratto da quella strana bambina dai capelli color fuoco e gli occhi
da cerbiatta.
Non
aveva mai sentito parlare di lei, e questo accentuava il suo
interesse.
Rimasero
ancora in silenzio a guardare verso il cielo. Anche Kanon si
appoggiò
alla corazza dell'albero, vicino a lei, mentre la leggera brezza
scompigliava le loro chiome.
Owl
però, nonostante i piccoli diverbi con quel bambino, non era
turbata
dalla sua vicinanza. Non le metteva né ansia né
la mandava
confusione, perché si rendeva conto che era più
vulnerabile di lei
per certi versi. Era ferito e stremato dopo l'allenamento, ed il
dolore non era cosa conosciuta per lei.
Con
sua somma meraviglia, e quella di Kanon, parlò con la voce
più
dolce che riuscì a tirare fuori.
<<
Ti fanno male? >> Disse tranquillamente, lasciando che le
sue
parole fossero pian piano portate via dal vento, non prima di essere
udite da Kanon, che riaprì gli occhi precedentemente chiusi
per
assorbire il calore giornaliero.
Alzò
un sopracciglio, non essendo sicuro di aver ben compreso la domanda,
quindi chiese un silenzioso “cosa?”, alzando un
sopracciglio.
<<
Le ferite. Ti fanno molto male? >> Chiese ancora,
leggermente
preoccupata.
Kanon
fece quello che meno si sarebbe aspettata da lui; rise di gusto,
quasi irritandola con quelle risa fuori dal comune.
Quando
si preparò a cantargliene quattro, gli occhi smeraldini del
ragazzo
conquistarono i suoi, quasi facendola arrossire.
<<
Certo che no... O meglio, un pochino, ma non sono nulla a confronto
di quello che la vita mi farà affrontare. Quando
diventerò un
Saint, avrò a che fare con ferite molti più gravi
di queste. Non
saranno certo dei piccoli ed insignificanti graffi come questi a
fermarmi. Ma se ti impietosisci per alcuni taglietti, non sarai mai
degna di essere una Saint! >>
Quelle
parole la colpirono nel profondo, costringendola a distogliere lo
sguardo da lui, che intanto si era issato in piedi, sovrastandola con
la sua altezza.
<<
Chi ha paura del dolore, o quello che ne conseguirà; chi si
lascia
fermare da un misero taglio e chi ha pietà dei nemici, non
sarà mai
un abile ed astuto guerriero. >>
Parlò
con voce ferma, dandole le spalle. I suoi capelli biondi come il
grano si agitavano sotto i fruscii del vento, donandogli un'aria
venerabile. Owl guardò le possenti spalle del ragazzo, forse
troppo
muscolose per un bambino della sua età, chiaro segno che non
era un
ragazzino come gli altri e che era abituato a subire angherie per
giuste cause.
Si
allontanò di qualche passo, beandosi del silenzio della sua
nuova
“amica”.
Solo
quando si allontanò da Owl, ebbe il coraggio di girarsi e
pronunciare quelle parole guardandola in volto. Lei però non
lo
stava guardando, ma volle comunque provare a dirglielo, in modo che
continuasse a pensare anche a quello.
<<
Chi si lascia sopraffare dai sentimenti, non è altro che un
intralcio! >>
Se
ne andò così, a passi calibrati e pesanti, senza
più guardarsi
indietro, sentendo lo sguardo interrogativo di Owl sulle spalle, che
seguiva rapita la sua andatura.
Dal
ramo più alto dell'albero sotto cui era seduta la bambina,
un uomo
vestito con un lucido smoking nero, un cilindro dello stesso colore
in testa e con un accenno di barba sul volto tirato da un soddisfatto
sorriso, si era gustato divertito la scena.
Scomparve
a cavallo di un Pegaso bianco dopo che Kanon uscì di scena,
come se
fosse un attore che ha appena terminato di recitare la sua parte.
<<
Ragazzo mio, hai la stoffa per diventare la grande star della mia
opera! >>
La
risata dell'uomo riempì l'aria, distogliendo Owl dai suoi
pensieri.
Si issò in piedi, guardandosi attorno come svegliata da un
incubo.
Le parole di Kanon l'avevano turbata più di quanto riusciva
a
credere, ma aveva ragione.
Risoluta
e determinata, cercando di imitare quello sguardo selvaggio che
notava sempre nel viso del cadetto, liberò la mano ferita
dalla
candida fasciatura bianca, lasciandola cadere a terra, dove
l'abbandonò per compiere il gesto più folle che
avesse mai potuto
compiere.
Con
ancora più determinazione e fuoco negli occhi color
nocciola, si
lanciò a capofitto contro lo stesso albero che aveva cercato
di
abbattere e con la stessa mano precedentemente ferita.
Cercò
di fare appello a tutta la sua energia, non capendo come fare a
liberare il Cosmo. Si appellò solo all'istinto, che non
basto ad
attutire il colpo.
Un
caldo liquido scarmiglio gocciolava dalla sua mano ed aveva sporcato
la secolare corteccia dell'albero e la sua bianca veste. La ferita
era stata riaperta ed alcune schegge avevano penetrato la pelle.
Faceva
male, così male che portò Owl sull'orlo delle
lacrime. Ma lei era
risoluta e mai e poi mai avrebbe pianto per un simile dolore, quando
tutti i Saint del Tempio erano costretti a portare sulla pelle
infiniti tagli come quello. Voleva essere forte, come lo era Kanon.
Voleva temprare il suo carattere perché somigliasse al suo.
Cosa
avrebbe detto Saga?
Con
la mano gocciolante di sangue, si diresse verso il Tempio.
Più
che Saga, cosa avrebbe detto Shion? Sicuramente non sarebbe stato
contento..
Fine
capitolo 4
----
Colei che scrive:
Salve :3 Ben trovati in questo
nuovo capitolo!
Owl inizia a perdere
quasi la ragione pur di diventare un Saint, cerchiamo di distoglierla
dall'idea o si ammazzerà D: (No, tenera bambina!)
Comunque, come al solito
non gliene frega un tubo delle parole del Pope e continua a mettersi
nei guai. Tipico di qualunque bambino, no?
È uscito allo
scoperto anche "mister rimescolo-nel-pentolone-e-vediamo-cosa
succede-a-questi-esseri-mortali!" (Un bel soprannome, non trovate? xD)
Ma bando alle ciance!
È un capitolo abbastanza lungo, uno dei più lungo
per i miei standard, quindi mi scuso subito per gli errori, ma
purtroppo correggo da sola le mie storie e molte cose mi sfuggono D: Se
ne trovate alcuni ditemelo pure, mantenendo le buone maniere :P
Ringrazio infine i
lettori, i recensori e chi segue queste vicende ^^
Un bacione
al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Heart
of courage
Capitolo
5
“Tic
tac..fermati istante, sei così bello”
Di
istanti ne erano passati parecchi, ed Owl li aveva impiegati tutti ad
aspettare che il sangue finisse di gocciarle sull'abito oramai sporco
sia dalla polvere, sia dal liquido scarlatto che colava dalla ferita
alla mano.
Si
era appartata in un posto vicino l'arena, dove poteva sentire i
rumori dei combattimenti; il silenzio in quel momento le causava
solamente troppo dolore. I ricordi le vorticavano in testa e le
parole amorevoli di Shion le ricordavano quanto era stata stupida a
non ascoltarle. Di nuovo, si era fatta del male per disobbedirgli.
Doveva proprio ammetterlo, non era pronta per una battaglia, ma
quello non significava che si sarebbe data per vinta. Assolutamente
no, voleva continuare ad insistere come facevano tutti gli altri.
Tutti, tranne lei, che ancora si chiedeva cosa avesse di
così
diverso. Eppure, il nobile Sacerdote aveva sempre trattato tutti alla
stessa maniera: uomini e donne. Quel pensiero disegnò una
smorfia
contrariata sul suo viso tirato dal dolore. Come poteva fare fronte
ad un duro allenamento, se solamente una piccola ferita come quella
le faceva salire le lacrime agli occhi?
Sicuramente,
se Kanon fosse stato lì avrebbe riso di lei. E Saga? Cosa
avrebbe
detto, vedendola piagnucolare per una ferita come quella, quando sul
suo corpo lui ne portava fiero molte di più?
Quella
era destinata a rimanere sempre una domanda senza risposta,
perché
di fronte al bambino che le faceva colorare le gote dalla vergogna,
non avrebbe mai voluto farsi vedere in quello stato. Ma i pensieri
erano troppo e la sofferenza altrettanta. Si sarebbe alzata dalla sua
nicchia solo una volta calmata.
Non
era stata abbastanza forte come si era premessa.
Continuava
a starsene accovacciata, con le gambe al petto e le mani serrate di
fronte alle ginocchia; il viso coperto dalle lacrime, era nascosto
negli inserti del vestito spiegazzato.
Com'era
già successo con Kanon non molto tempo prima,
sentì dei leggeri
passi avanzare verso di lei. Non volendo cadere di nuovo nel tranello
del gemello, tirò su col naso per darsi una controllata ed
assumere
un'espressione adirata.
<<
Vattene Kanon! >> Sentenziò inviperita,
pensando che fosse
giunto di nuovo per parlarle in modo strano come aveva fatto
poc'anzi.
Ma
la sorpresa s'impadronì presto di lei, come la vergogna per
aver
scambiato una persona delicata come quella che aveva davanti per la
figura sicura di sé e mascolina di Kanon.
Non
che il bambino di fronte a lei non lo era, aveva solamente un
portamento diverso da quello dell'altro ragazzino. Per alcuni punti
somigliava più a Saga.
I
capelli color miele gli sarebbero caduti sbarazzini sugli occhi se
non fosse stato per una spessa fascia rosso porpora che portava
legata sulla fronte. Gli occhi azzurri e penetranti erano puntati su
di lei, ma non erano inquisitori o divertiti; quel bambino aveva
l'aria amichevole come l'elegante sorriso che le aveva quasi spezzato
il respiro.
<<
Aiolos! >> Si affrettò a dire lei, per
scusarsi dell'equivoco.
Conosceva
quel ragazzo solamente dagli allenamenti di costui, che sbirciava
senza troppe cerimonie. Si poteva dire che conosceva tutti al Tempio,
ma nessuno sapeva chi fosse lei; infatti, la reazione del ragazzo
nell'udire il suo nome dalle labbra di una sconosciuta, gli fece
alzare leggermente un sopracciglio.
<<
Ci conosciamo? >> Chiese tranquillamente, andando ad
inginocchiarsi di fronte a lei per essere alla sua altezza.
Owl
allentò un po' la tensione causata dal pianto liberatorio,
asciugandosi le lacrime con il palmo della mano sana; l'altra era
troppo sporca di sangue e non avrebbe fatto altro che sporcarsi il
volto e far infettare di più il taglio.
Aiolos
aspettò la risposta della bambina, curioso di sapere chi
fosse e
perché se ne stava appartata a piangere. Credeva fosse una
Saint
scappata ai suoi dovere e piangeva per il rude comportamento del suo
maestro. La trovava troppo esile per gli allenamenti che erano
abituati a fare loro, ed il suo vestito era troppo elegante,
nonostante fosse sporco di terra.
<<
Mi chiamo Owl. >> Si presentò solamente, non
rispondendo
direttamente alla domanda che le aveva appena fatto. Non amava
parlare di lei, perché non aveva null'altro da dire. Oltre
al suo
nome non sapeva realmente chi fosse, o meglio, chi doveva diventare.
<<
Piacere. Sembra però che tu mi conosca. >>
Insistette lui con
un risolino divertito. La guardò fissa negli occhi, che per
una
volta lei non abbassò minimamente. Sostenne quelle iridi
color del
mare diligentemente, prendendo un copioso respiro prima di rivelare
anche a lui il perché della sua conoscenza.
Sapeva
che, agli occhi un aspirante Saint, una ragazzina che infrangeva
delle millenarie regole come lei, doveva sembrargli alquanto
libertina.
<<
Osservo spesso i tuoi allenamenti. >> Replicò
titubante,
aspettandosi di veder passare un ombra nel viso del bambino; invece
la sua reazione fu una vera e propria sorpresa, perché
invece di
controbattere sul: “quello che fai è
sbagliato”, si mise a
ridere nonostante il comportamento posato ed aggraziato.
Questa
volta fu il sopracciglio di Owl che si inarcò interrogativo.
<<
Ti fa ridere? >> Chiese accigliata, vogliosa di scoprire
il
motivo di quel buffo comportamento.
<<
Scusami! >> Si affrettò a dire Aiolos,
portando le mani in
segno di resa di fronte a sé. << Sei proprio
buffa, sai? >>
Sorrise ancora di gusto, facendo gonfiare le guance della ragazzina
in un'espressione comica.
<<
Non sei il primo che me lo dice! >> Sbuffò
lei, portando le
braccia al petto e guardando il ragazzino di sbieco, che
tentò di
riprendere in mano la situazione.
<<
Non volevo offenderti, davvero. Lo dico perché lo sanno
tutti che è
una regola che nessuno ha mai osato infrangere. Non pensavo che una
bambina come te avesse il coraggio di farlo. Hai fegato.
>> Si
scusò il biondo sorridendo amichevolmente, avvicinandosi di
più a
lei che arrossì al piccolo complimento ricevuto.
<<
Beh, io non sono un Saint, quindi possiamo quasi dire che per me
questa regola non vale. Il Sacerdote mi fa da padre. I miei genitori
non li ho mai conosciuti. >> Si lasciò andare
in una
confidenza che le alleggerì di poco il peso che portava nel
cuore.
Il
bambino ascoltò quel piccolo sfogo con espressione triste,
alzando
gli occhi verso il limpido cielo di quel giorno.
<<
Nessuno al Tempio ha più i genitori. Non saremmo qua
altrimenti. >>
Sorrise, nonostante agli occhi di Owl, quella di non avere
più un
padre ed una madre sembrava una cosa triste.
<<
Nessuno? >> Chiese stupita, sgranando gli occhi in
direzione di
Aiolos, che sorrise timidamente annuendo con il capo.
<<
Ma parliamo di te. >> Riprese lui notando che la bambina
aveva
stretto i lembi del vestito fra le mani ed aveva indurito la
mascella. << Hai detto di non essere un Saint. Sei
un'ancella?
>> Chiese infine, curioso di saperne di più.
Fino a quel
momento aveva conosciuto solamente aspiranti cavalieri, comprendendo
il suo maestro e suo fratello minore. Non si era mai fermato a
parlare con persone che lavoravano per il Sacerdote, anche se doveva
ammettere che Owl era forse troppo piccola per essere un'inserviente
di Shion.
<<
No. >> Rispose decisa. << Non so ancora
cosa sono. Il
Pope non vuole rendermi partecipe del mio destino. >>
Rivelò
aspramente, nonostante fossero informazioni troppo personali per
rivelarle al primo sconosciuto. Tuttavia sentiva di potersi fidare di
lui, con quel sorriso amorevole che le scioglieva ogni dubbio dal
cuore. Forse perché era abituato a conferire con Aiolia,
più
piccolo di lui, e così che riusciva anche sollevare l'animo
tormentato di Owl e capirla. Sentiva che con lui poteva sfogarsi,
anche se non avrebbe mai voluto che pensasse male di lei. Infondo,
non era così coraggiosa come lui credeva.
Il
bambino ascoltò il tutto senza commentare, limitandosi ad
annuire a
quella confessione. Solo dopo averle visto abbassare lo sguardo, si
decise ad alzarsi dalla sua postazione e sorridergli, con i raggi del
sole che illuminavano i suoi lineamenti delicati, rendendo la sua
bellezza non dissimile da quella di un dio.
<<
Tranquilla, non devi preoccuparti. >> Si
inchinò verso di lei,
appoggiando le mani sulle ginocchia e lasciando sul volto il sorriso
luminoso che tanto l'aveva colpita. << Shion è
un uomo saggio,
che sa quel che fa. Possiamo dire che conosce alla perfezione i
nostri destini; lui legge nelle stelle. Se non ti ha ancora rivelato
il tuo, ci dev'essere sicuramente un motivo. >> La
incoraggiò,
tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
In
un primo momento, Owl rimase a guardare in volto il suo
interlocutore, meravigliata della saggezza di un bambino
così
piccolo. Sicuramente sarebbe diventato un uomo fiero e colto,
nonché
uno dei migliori Saint che il Tempio avesse mai vantato.
Accolse
la mano di Aiolos nella sua, trovandola liscia e calda nonostante
quelle mani fossero state abituate a picchiare duro i suoi avversari,
e sorrise, come da tempo non faceva. Non ricordava l'ultima volta che
si era aperta in quella maniera di fronte a qualcuno, forse solo a
Shion, ma sentiva di doverlo fare perché quel bambino le
aveva fatto
dimenticare per tutto il tempo il dolore incessante sia alla mano,
sia al cuore.
Una
volta in piedi di fronte a lui, accennò un piccolo inchino
ringraziandolo di cuore. Solo dopo averlo salutato però, il
cadetto
si accorse del sangue coagulato sulla mano della piccola e di quello
caduto sul suo abito, rabbuiandosi.
<<
Ma tu sei ferita! >> Si allarmò, prendendo
saldamente fra le
sue la mano ferita di Owl, che si irrigidì ricordando come
si era
procurata quel brutto taglio. La sua sconsideratezza l'aveva portata
a compiere quel gesto folle.
<<
Non è nulla! >> Mentì.
<<
Sciocchezze, hai bisogno di una fasciatura. >>
Accennò con
dissenso il biondo, strappandosi un lembo della manica come aveva
fatto Saga. Il ricordo di quell'episodio la fece arrossire. Era la
seconda volta che uno sconosciuto faceva una cosa simile per lei ed,
egualmente a quanto fece il gemello, anche le mani affusolate di
questo bambino legarono delicatamente la stoffa, facendola aderire
perfettamente alla ferita, bloccando l'emorragia.
Era
meravigliata di come degli aspiranti Saint come loro, che non
avrebbero esitato a prendere a ceffoni i nemici con quelle stesse
mani, fossero così tanto delicati.
<<
Ecco, così dovrebbe andare! >> Sorrise,
chiudendo per un
attimo gli occhi. Per fortuna, almeno non si sarebbe accorto del
rossore delicato sulle gote della bambina.
<<
Adesso devo andare, il tempo a disposizione per la pausa è
scaduto
ed il mio maestro mi starà cercando. >> Le
disse, scusandosi
con un inchino.
<<
Certo. Scusami tu per averti portato via istanti preziosi.
>>
Gli disse abbassando lo sguardo, ma la voce autoritaria di Aiolos
fece in modo che rialzasse gli occhi su di lui.
<<
Non dire così. Mi ha fatto piacere conversare con te. Almeno
adesso
sul tuo viso non ci sono più quelle brutte lacrime.
>> Le fece
l'occhiolino, lasciandola basita per quella risposta. Non ricordava
più neanche per cosa stava piangendo, visto che il nuovo
venuto le
aveva fatto dimenticare ogni dispiacere.
<<
Le lacrime non si addiconono ad un Saint di Atena. >> Le
disse
infine, alzando la mano in un gesto di ossequioso saluto. Oltre che
generoso, Aiolos era anche un bambino gentile ed amorevole, ne era
certa, e le emozioni che le aveva fatto provare, anche se non erano
le stesse che provava per Saga, erano ugualmente positive.
Aveva
appena conosciuto un futuro Saint del Tempio. Avrebbe sicuramente
conquistato una valorosa Cloth, ne era sicura.
Intanto,
non molto lontano dal posto in cui era seduta Owl, Yoma aveva
osservato la scena con interesse. Sorrideva sotto i baffi, con dei
risolini alquanto malvagi.
Quella
bambina sarebbe stata una pedina importante, insieme agli altri
abitanti del Tempio.
“Presto
farete tutti parte del mio teatrino.”
Rise
ancora, questa volta con più enfasi, facendo scappare alcuni
piccioni che si erano appartati sugli alberi. La sua voce
però non
veniva udita da nessuno e nel Santuario la vita continuava a scorrere
tranquillamente.
Dopo
aver osservato Aiolos tornare ai suoi allenamenti, Mephistoles decise
che per quel giorno aveva visto abbastanza e quindi poteva tornare
tranquillamente al quartier generale: il castello di Hades in
Germania.
Richiamando
a sé il suo inseparabile destriero bianco, salì
in groppa e
scomparve così com'era giunto: nell'ombra.
La
piccola invece, rimasta sola, decise di tornare al Tempio per farsi
medicare la mano, incerta sulla reazione che avrebbe avuto Shion una
volta venuto a sapere di un altro sconsiderato gesto.
Arrivata
ai piedi delle dodici Case, prese un profondo respiro per farsi
coraggio ed iniziò a salire le gradinate di pietra bianca
con il
cuore che le batteva fortemente in petto per l'agitazione. Sapeva di
dar profondi dispiaceri al suo Sacerdote e, nonostante fosse un uomo
saggio e benevolo, era sbagliato continuare a farlo preoccupare in
quella maniera. Sicuramente lui ci teneva a lei, perché
l'aveva
sempre trattata come un padre tratta una figlia, ma non riusciva a
fare a meno di comportarsi in quel modo. Si era prefissata di
diventare forte e risvegliare il misterioso Cosmo di cui tutti
parlavano, e se non voleva farlo lui lo avrebbe fatto da sola.
Non
sapeva a quanti fallimenti sarebbe andata incontro, ma ci avrebbe
incessantemente provato.
Quando
arrivò di fronte al tredicesimo Tempio, con il fiato corto
per via
della corsa, strinse con la mano sana la fasciatura che le aveva
gentilmente fatto Aiolos con la stoffa della sua maglietta e decise
di entrare a testa alta.
Quella
volta, anche se Shion fosse andato a sgridarla, avrebbe retto il suo
sguardo senza abbassarlo per un solo momento. Sarebbe stata forte,
perché una ferita di guerra avrebbe fatto sicuramente
più male di
una ramanzina.
Fine
capitolo 5
---
Colei che scrive:
Salve a tutti :3 questo capitolo
è decisamente più corto degli altri, ma spero non
me ne facciate una colpa xD
Abbiamo incontrato anche
Aiolos ehehe come vi è sembrato? *-* Io lo adoro (insieme ai
gemelli, è chiaro!)
Per quanto riguarda la citazione ad inizio capitolo, è
tratta dal manga del Lost Canvas e la dice proprio Yoma :)
Un bacione a tutti e
buone feste 3
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Heart Of Courage
Capitolo 6
Passarono tre
anni da quando Owl, con la mano gocciolante di sangue ed il cuore
offuscato da tristi pensieri, era entrata nel Tredicesimo Tempio per
farsi medicare il taglio.
Quel giorno, di
nuovo, il Grande Sacerdote era giunto nella sua stanza per chiedere
spiegazioni, e come tutte le altre volte sospirò chiedendo
le
motivazioni che l'avevano spinta a compiere quel gesto, ai suoi occhi
inutile. Quella volta però, la ragazzina non
abbassò il volto e con
la sicurezza che aveva pian piano ottenuto dopo quel folle atto,
sostenne con soddisfazione lo sguardo di Shion, che mostrava una
certa titubanza nel parlare di nuovo con lei di questioni
già
trattate.
Cercò di
lasciarle fare quello che voleva, tanto cercare di fermarla era
inutile. Rimaneva comunque nell'ombra, facendola controllare a
distanza da qualche sottoposto o qualche guardia.
In quegli anni,
la bambina, aveva anche intensificato il rapporto di conoscenza con i
gemelli ed i fratelli Aiolos e Aiolia, diventando stretti amici.
Kanon era rimasto il solito schietto ragazzo che aveva conosciuto un
tempo, non cambiando minimamente le sue espressioni sicure di
sé,
mentre Saga ed Aiolos rimanevano le amorevoli persone che aveva
conosciuto anni prima. Tutti e tre, oramai tredicenni, avevano
sviluppato dei muscoli asciutti in tutto il corpo, mostrandosi agli
occhi degli altri dei veri guerrieri, a volte dimostrando anche
più
della loro vera età. Erano divenuti delle persone sagge e
fedeli ad
Atena ed al Grande Sacerdote, nonostante i discorsi strani che faceva
Kanon non fossero conformi alle regole del luogo, ma sembrava comunque
che gli altri non ci facessero poi tanto caso.
Aiolia invece era
cresciuto con gli ideali del fratello, cercando di somigliare sempre
più a lui, il suo mito personale. Agli occhi di un ragazzino
di
circa sei anni, alle prime esperienze di combattimento, quella
persona era di certo un degno esempio da seguire e si era ripromesso
che, crescendo, dovesse assomigliare per forza a lui, sia fisicamente
che nel carattere.
Di Owl cosa
potremo dire. Lei, coetanea dei tre, era cresciuta con la
mentalità
che aveva sempre avuto, nonostante la vicinanza degli amici cadetti
le aveva allontanato gli strani pensieri dalla mente. Non cercava
più
di farsi del male cercando di uguagliare la forza dei Saint,
però
continuava a sognare il giorno in cui avrebbe preso in mano la sua
vita. Forse non era poi così lontano quel momento.
Il suo fisico si
era adattato allo sviluppo dell'età. Si era alzata di
qualche
centimetro, il seno era cresciuto e la pancetta che aveva a dieci
anni si era asciugata. I capelli rossi, lunghi fino a metà
schiena,
le ricadevano sbarazzini contornandole i lineamenti appuntiti del
viso, oramai non più quello di una bambina.
I sentimenti per
Saga si erano fatti via via più intensi, nonostante lei
cercasse di
sopprimerli. Lui la trattava come un fratello tratta una sorella, non
differentemente da come la trattavano gli altri. Erano gli stessi
comportamenti che avevano con i fratelli di sangue, per cui non
sprecava troppo tempo a piangersi addosso per una cotta non
ricambiata. A quel tempo non poteva certo definirlo amore, sperava
solo che sparisse con gli anni a seguire.
Oltre i problemi
sentimentali, la ragazzina aveva la mente occupata dall'investitura a
cavaliere di Aiolos, che si sarebbe tenuta il giorno stesso.
Il suo
allenamento poteva definirsi concluso e, siccome era l'unico allievo
del suo maestro, la Gold Cloth gli sarebbe spettata per diritto.
Aveva lavorato sodo in tutti quegli anni di duri allenamenti per
poterne essere degno di indossarla ed il suo maestro era
così fiero
di lui che continuava a guardarlo con gli occhi lucidi dall'emozione.
Quello stesso
giorno si riunirono tutti nell'arena, dove il Grande Sacerdote
avrebbe tenuto la cerimonia per i nuovi Saint. Le Pandora Box erano
allineate sotto il trono della massima autorità del Tempio,
mentre
l'intera tribuna era occupata tutti gli altri abitanti del luogo: dai
cadetti ancora sotto allenamento, ai maestri che gli istruivano.
Owl aveva preso
posto accanto al Pope, così avrebbe potuto avere una visione
eccellente da quell'altezza. Aveva indossato il suo abito migliore:
una tunica bianca miracolosamente pulita, e le avevano legato i
capelli in un'acconciatura più consona per quel giorno.
Nell'attesa che i
nuovi Saint facessero la loro regale entrata, la ragazza
cercò con
lo sguardo gli altri amici, trovandoli in piedi accanto al loro
maestro. Anche loro avevano indossato i loro abiti migliori, per lo
meno non sgualciti e bucati. Tenevano lo sguardo fisso sulla pietra
bianca che, non molto tardi, li avrebbe visti avversari nella loro
personale lotta alla conquista della Gold Cloth dei Gemelli. Anche
l'uomo che aveva insegnato loro a combattere era fiero dei due.
Entrambi, seppur con metodi diversi, avevano appreso al meglio i suoi
insegnamenti. Erano cresciuti con gli stessi ideali, ma in maniera
totalmente differente. Per quanto Saga era benevolo e ben visto da
tutti, per Kanon avevano sempre un occhio di riguardo per colpa dei
suoi modi bruschi e forse troppo sicuri di sé, ma infondo
era
solamente un ragazzino di tredici anni e, se fosse stato scelto dal
destino per divenire Saint, l'uomo era sicuro che non sarebbe venuto
meno ai ligi doveri che il Tempio richiedeva.
Ma questo
riguardava quello che la gente pensava di loro; per Owl erano
entrambi due ragazzi dallo spirito benevolo ed entrambi meritavano
l'investitura. Purtroppo sarebbe spettata ad uno solamente e quello
richiedeva un combattimento fra loro.
La ragazza
sospirò. Non era quello il momento di pensare
all'investitura dei
gemelli, doveva rimanere attenta per non perdersi Aiolos rivestito
dalla gloriosa Gold Cloth del Sagittario.
Era emozionata
per l'amico e per un breve secondo, dopo tanto tempo che non pensava
più a ciò, si chiese se anche per lei, un giorno,
ci sarebbe stata
una festa così.
Lanciò una
fugace occhiata a Shion, cercando di non farsi cogliere in flagrante,
ma l'uomo aveva gli occhi puntati su un punto fisso dell'arena, dove
pochi secondi dopo sfilarono i prescelti.
Il cuore le
batteva in petto come se dovesse uscire da un momento all'altro,
aprendosi un varco attraverso la cassa toracica. Si portò le
braccia
all'altezza dell'organo e serrò la mascella, scordandosi
quasi di
respirare; ogni attimo trascorso per sé stessa, le avrebbe
fatto
perdere l'attenzione necessaria per studiare Aiolos che sfilava al
capo di alcuni cadetti vincitori.
Una volta
schierati di fronte al Sacerdote, che li osservava uno ad uno seduto
in alto sul suo trono, egli si alzò in piedi con lentezza,
mostrando
un soddisfatto ed amorevole sorriso verso i ragazzi che avevano
appena conquistato un posto sicuro nel Tempio.
Le Pandora Box,
poste a terra di fronte ai nuovi Saint, luccicavano sotto i raggi del
sole, formando delle ombre negli incavi dei ricami. Quella che
più
spiccava tra le altre era quella che sarebbe, da quel giorno,
appartenuta al fratello di Aiolia: quella del Sagittario, l'unica
dorata fra quelle di Bronzo.
Aiolos era
composto ed eretto al suo posto ed i suoi occhi del colore del cielo
erano puntati verso Shion, con un'espressione riconoscente verso
l'uomo che maggiormente lo aveva accettato e riconosciuto. Era grato
anche ad Atena, lo si notava dalle occhiate che dava furtivamente
verso il cielo, come se credesse che la Dea si trovasse da qualche
parte lassù in alto e lo stesse guardando con la stessa
ammirazione
con cui lo guardavano tutti i presenti.
Prima che il Pope
iniziasse a parlare, il ragazzo si abbassò in un
reverenziale
inchino, di rito per tutti i nuovi Saint in investitura. Aveva
abbassato lo sguardo sulla pietra bianca che stava calpestando, con
il cuore in subbuglio, attendendo le sacre parole dell'uomo, che non
tardarono ad arrivare.
<< Aiolos,
nuovo custode del nono palazzo del Tempio, Gold Saint della
costellazione del Sagittario, che le tue frecce mirino ed abbattano
sempre i nostri nemici e che il tuo cuore possa non avere mai
ripensamenti e che la fede in Atena non smetta mai di riscaldare il
tuo animo! >> Parlò con indulgenza, facendo
quasi commuovere
Owl, che ascoltava ed osservava la cerimonia con aria devota,
spostando lo sguardo da uno all'altro, cercando di intravedere nella
folla anche le reazioni dei gemelli, che se ne stavano insieme al
loro maestro senza dire una parola da quanto erano presi da
ciò che
accadeva attorno a loro. Stavano tutti con il fiato sospeso, perfino
il nuovo Sagitter, che si era alzato lentamente ed aveva riposato gli
occhi su Shion, che accennò un gesto positivo con il capo,
incitandolo a rispondere alle sue parole.
<< Sarò
fiero e degno della Cloth che mi è stata succeduta. La fede
in
Atena, come in voi, mi riscalda il cuore e mi darà la forza
di
abbattere i nemici del Tempio. >> Si inchinò
ancora
fedelmente, come le regole del luogo richiedevano quando si parlava
ad un'autorità, ma Shion, con un gesto della mano ed un
sorriso,
fece sì che tornasse eretto.
<< Sfiora
il Box Aiolos, e che la costellazione del Sagittario sia per te una
guida. >> Continuò il Pope, mentre il ragazzo
si avvicinava
fiero alla Pandora Box dorata che ora gli apparteneva.
Lo osservarono
tutti con le bocche aperte. Specialmente Owl, che rimase folgorata
dall'aspetto brillante di quell'oro sacro che caratterizzava le Gold
Cloth. Ognuna con una bellezza propria e con i lineamenti che
caratterizzavano una diversa costellazione del sistema solare.
Il ragazzo, che
con quei corti e sbarazzini, ma ben pettinati, capelli biondi,
vestiva divinamente quell'oro, attirò ben presto tutti gli
applausi
devoti degli abitanti del Santuario. Anche Shion applaudiva
compostamente, con un sorriso riconoscente sul volto. Una nuova casa
a difesa del Tempio era di nuovo occupata.
Alzò gli occhi
gonfi di emozioni al cielo, ricordando un vecchio compagno caduto in
battaglia. Aiolos per certi versi lo ricordava. Con quei capelli
color del grano, seppur tendenti al castano, quegli occhi azzurri ed
espressivi che caratterizzavano le sue espressioni e la
bontà del
suo cuore e del suo animo che si manifestavano di nuovo in un giovane
Sagittario. Ne era sicuro, quel ragazzo portava l'eleganza ed il
portamento di Sisifo e non poté non sollevare gli angoli
della bocca
al suo ricordo. Piano piano, questi nuovi Saint che stavano
crescendo, somigliavano sempre più ai suoi vecchi amici.
Non poté però
storcere per un momento la bocca e spostare lo sguardo verso i
gemelli, che stavano applaudendo con devozione verso l'amico, che con
indosso l'armatura con le grandi ali dorate, rifulgeva di luce
propria.
Li scrutò per
qualche secondo, cercando di non farsi notare dai presenti, ed il
ricordo dei vecchi gemelli prima di loro apparve nella sua mente.
Chissà se anche essi avrebbero causato problemi al Tempio?
Con
tutto il suo cuore sperò il contrario, ma le sue speranze
vennero
per un momento spezzate dall'espressione dura che Kanon mostrava
verso i nuovi Saint. Era al corrente, comunque, della maledizione che
gravava sui Saint di quella costellazione. Si tramandava di
generazione, ed era stato lui stesso presente duecento anni prima.
Continuò a
sperare che le sue paure non si avverassero mai, così
distolse lo
sguardo e lo posò su Owl, che continuava a spostare lo
sguardo da
Aiolos ai due ragazzi fra la folla.
Temeva per lei,
per un possibile avvicinamento ad un Saint. Anche lei, prima o poi,
sarebbe divenuta una guerriera, e forse l'amore e l'amicizia che
provava per loro sarebbe divenuta un problema, distogliendola dal suo
principale obbiettivo: gli allenamenti. Sapeva che il momento di
svelarle il suo destino non era poi così lontano, dopo tutti
gli
anni che aveva passato a tormentarsi e tormentare gli altri, avrebbe
preso finalmente posto fra le schiere di guerrieri. Ma a quale
prezzo?
Una volta
conquistata una Cloth, avrebbe dovuto indossare una maschera e porre
i suoi servigi ad Atena, dovendo troncare ogni relazione sentimentale
con gli altri, come aveva fatto lui, anche se aveva continuato a
coltivare le sue amicizie, come quella con Dohko della Bilancia, che
continuava a restargli fedele dopo tutti quegli anni trascorsi.
Owl era una
ragazza seria, testarda e cocciuta, ma era ancora fragile. Era come
una figlia per lui, dopo che la battaglia le portò via
entrambi i
genitori. Anche se il destino di ognuno di loro è scritto
nelle
stelle, e solo il Sacerdote può conoscerne il significato,
aveva
sperato con tutto sé stesso che crescesse come una ragazza
normale,
ma col tempo si era convinto che non poteva essere così. Non
più.
Stava diventando una donna e la consapevolezza di un nuovo futuro
stava rifiorendo in lei. Doveva lasciarla andare, come Hakurei aveva
fatto con lui e Yuzuriha, tanti e tanti anni prima. Era da lui, il
suo adorato maestro defunto, che prese spunto nei suoi anni di
patronato. Voleva essere un uomo saggio, amato da tutti e buono,
esattamente come lo era stato Sage, al comando del Tempio nell'ultima
Guerra Santa. Chissà se anche lui avrebbe vissuto lo scontro
contro
Hades, con le stesse consapevolezze di quei vecchi gemelli.
Alzò di nuovo
gli occhi al cielo, con lo sguardo rivolto verso la costellazione del
Cancro. Anche se era ancora giorno, lui conosceva perfettamente la
posizione di quest'ultima, non gli era difficile riconoscerne
l'ubicazione anche nel periodo di luce.
Chissà, pensò,
se il Saint del Cancro si sarebbe dimostrato all'altezza del
predecessore.
Sospirò,
tornando al presente. Aiolos era tornato in fila con gli altri Saint
di Bronzo, che avevano già indossato le loro Cloth. Era il
momento
di parlare anche con loro e dopo, ci sarebbe stata la battaglia
più
importante del Tempio, alla conquista della tanto aspirata armatura
dei Gemelli.
Chissà perché
continuavano a nascere due uomini sotto quel segno e perché
entrambi
continuassero a scontrarsi per essa. Faceva parte anche quello, della
rude maledizione che conosceva?
<< Broze
Saint, che anche la vostra devozione vi porti sempre a combattere
contro i nostri nemici. Per Atena, Dea della giustizia!
>>
Parlò autorevole, di nuovo in piedi di fronte allo scranno
doro di
sua proprietà, mentre i citati cavalieri si inginocchiavano
devoti
sotto si lui, con le scintillanti e nuove armature conquistate.
Quelle Cloth le
riconosceva, perché le aveva viste
indosso ai coraggiosi sottoposti di El Cid, nella passata Guerra.
Chissà se il
loro spirito risiedeva ancora in quelle vestigia e se avrebbero
guidato i nuovi Saint verso la giustizia.
Sorrise quando
quelli accennarono un lungo inchino.
<< Aki
della Vela. Oda della Poppa. Sharmila della Bussola. >>
Incitò
i tre ad alzarsi, menzionando i loro nomi.
I due ragazzi e
la ragazza, con indosso la metallica maschera anonima che celava il
volto delle donne guerriere, alzarono i loro volti verso di lui e lo
fissarono con gli occhi carichi di emozione per quella
possibilità e
quella nuova vita che gli era stata concessa.
Avevano superato
brillantemente le prove dei loro maestri. Avevano conquistato con le
loro forze la loro Cloth ed erano di nuovo al Tempio, per poterlo
raccontare. Erano fieri di loro stessi e di colui che maggiormente li
aveva riconosciuti come guerrieri.
Shion tese un
pugno nella direzione dei ragazzi, serrando di poco la mascella e
cercando di far capire anche a loro ciò che pensava.
<< Le
vostre Cloth portano il ricordo di tre cadetti coraggiosi, fate che
anche il vostro coraggio vi porti sempre a sconfiggere colui che si
troverà sul vostro cammino. Siate sicuri di voi stessi e
delle
vostre possibilità, perché la costellazione che
vi protegge vi
illuminerà sempre il cammino ed il vostro Cosmo
aumenterà sotto la
vostra forza di volontà. Seppur Bronze Saint, avete dentro
di voi la
forza che ha ogni Saint di questo Tempio. Differente il vostro rango,
ma non il vostro cuore. Non scordatelo mai! >>
Quelle parole
lasciarono la commozione sui volti dei citati e di tutti gli
spettatori, specialmente in Owl, le cui lacrime scendevano lentamente
sulle sue guance, portando con sé possibili speranze.
La voce di Shion
era carica di bontà ed il tono autorevole, così
come lo aveva
sempre avuto quando parlava con i suoi sottoposti, di qualsiasi rango
fossero. Trattava tutti quanti alla stessa maniera, in modo che
nessuno si sentisse mai inferiore.
<< Atena
sarà fiera di noi! >> Avanzò il
più piccolo dei tre, con la
Cloth della Vela che calzava a pennello sui suoi muscoli appena
pronunciati.
Ne avevano di
strada da fare, ma il Pope aveva fiducia in loro. Si capiva che erano
sinceri dai loro toni e dagli occhi carichi di aspettative.
Anche Sharmila,
seppur con il volto coperto dalla maschera, aveva impressionato Shion
per la sua fermezza d'animo. L'aveva vista in azione e non era certo
da sottovalutare.
Era fiero di
loro, come di tutti gli altri. Il Tempio vantava giovani e freschi
Saint, come un tempo lo era stato lui. Ricordava i suoi vecchi
momenti in battaglia, con indosso la Cloth dell'Ariete, che anch'essa
sarebbe succeduta ad un altro volenteroso ragazzo, ed un altro e poi
un altro, perché le generazioni non termineranno mai di
esistere,
perché un istante che si ripete nel tempo diventa eterno.
Fine capitolo 6
----
Colei
che scrive:
Salve
a tutti e ben ritrovati :3
Le vacanze sono finite, ed anche se le mie si allungano fino ad Aprile,
sono comunque costretta ad aggiornare la notte per la mancanza di tempo
e le infinite cose da fare @.@ ma ce l'ho fatta :3
Diciamo che vi devo qualche spiegazione u.u Allora, in questo capitolo
sono passati tre anni e ci troviamo nel giorno dell'investitura a Saint
di Aiolos :3 Sempre regale e perfetto lui! Lo vedo bene come degno
successore di Sisifo ed il paragone mi è venuto
così spontaneo che l'ho appositamente scritto. Voglio anche
rendere Shion un po' più umano di come sono tutti i Pope e
di come è stato Saga (beh, ma lui era malvagio, avete
ragione u.u) sempre attraversato da vecchi ricordi e rimorsi :3 Ricorda
sempre e ricorderà la sua vita al servizio del Tempio, come
potrebbe dimenticare la morte dei compagni u.u sono ferite che
continuano a tormentarlo! Adoro il personaggi di Shion, in tutte le sue
forme!
Poi, per chi ha guardato l'anime (nel manga non ci sono) del Lost
Canvas, avrà ben capito chi sono i tre Bronze Saint. O
meglio, quali sono quelle tre costellazioni. Sono le Bronze Cloth dei
tre sottoposti di El Cid: Tsubaki della Vela, Lacaille della Poppa e
Rusk della Bussola. Ho voluto riproporle proprio perché non
vengono citate nella serie classica. Aki ed Oda sono comunque
totalmente inventati, mentre Sharmila continuiamo ad
incontrarla u.u Sharmila della Bussola è una Oc che mi ha
dedicato una mia cara amica!
Infine, per quanto riguarda la frase ad effetto finale, non
è farina del mio sacco. Si tratta di una frase, a mio parere
molto bella, del film: Capitan Harlock. Mi è rimasta
così ipressa che ho voluto usarla u.u
Credo non ci sia null'altro da dire. Per qualsiasi cosa, non esitate a
chiedere :3
Un
bacione a tutti!
Al
prossimo capitolo.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Non
mancava molto alla sfida fra i due gemelli per la
conquista
della Cloth. Saga e Kanon erano stati appositamente divisi per quelle
due interminabili ore, in modo che non si potessero vedere prima
dell'incontro.
Il
minore passeggiava in un luogo appartato del Tempio, lontano da
chiacchiericci e persone che l'avrebbero incoraggiato a dare il
meglio. Ma questo lo sapeva anche da solo. Il suo avversario sarebbe
stato Saga, il preferito da tutti, lui lo sapeva. Non era guardato di
buon occhio dagli abitanti del Santuario, solo perché fra i
due era
quello più schietto e risoluto. Lo avevano accusato molte
volte di
essere taciturno e scontroso, ma gli unici che avevano mostrato verso
di lui apprensione ed amicizia erano i suoi amici e suo fratello.
Anche Owl, con il quale, in quegli anni, aveva litigato spesso,
sapeva avere fiducia in lui. Ma per chi avrebbe tifato in quello
scontro? Il suo pensiero andò prima verso di lei,
immaginandosela
mentre si portava le mani sulla bocca ogni volta che colpiva Saga in
volto o con qualche potente attacco appreso negli anni di
addestramento.
E
per lui? Avrebbe mostrato la stessa espressione, se fosse stato
colpito lui?
Non
riusciva a darsi una risposta, come non riusciva a comprendere il
motivo di quei pensieri. Avrebbe dovuto pensare allo scontro,
svuotare la mente e pensare solo alla Cloth dei Gemelli, ma quei
pensieri non venivano dalla mente, bensì dal cuore ed era
difficile,
per lui, ricacciarli interno.
Era
come se fosse dilaniato da due entità ben distinte, che
cercavano la
stessa medesima cosa ma con modi diversi.
Si
apprestò a sedersi all'ombra dello stesso albero dove, tre
anni
prima, aveva conosciuto proprio Owl, iniziandoci a battibeccare. In
fondo, sorrise, da quel tempo non era cambiato granché.
Erano
rimasti gli stessi, anche se più sviluppati.
Kanon
si era alzato di molti centimetri più di lei, che nonostante
si
fosse alzata per via dello sviluppo, rimaneva comunque più
bassa di
loro. Aveva ingrandito anche i muscoli proprio ad un Saint ed era
riuscito ad avere padronanza completa del suo Cosmo, dedicandolo
sempre alla causa per il quale tutti i cadetti venivano allenati:
Atena.
Scacciò
il pensiero della ragazza con rabbia, perché non riusciva a
credere
che, anche in un momento delicato come quello, gli apparisse nei
pensieri. Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, e si
lasciò
andare con un sospiro addosso al tronco, alzando lo sguardo verso il
cielo.
Era
una bella giornata, quindi tutti avrebbero assistito alla sua
vittoria, o alla sua disfatta. Però non riusciva ancora a
credere,
nonostante lo avesse sempre saputo, di doversi battere proprio con il
suo gemello. Sangue del suo sangue. E se uno avesse vinto, l'altro
inevitabilmente sarebbe stato gettato nell'ombra. Qualora avesse
vinto lui, Saga sarebbe stato allontanato perché privo di
una Cloth.
O, se avesse vinto l'altro, tale gesto sarebbe stato riservato a lui.
<<
È ingiusto! >> Si lasciò andare in
un commento rabbioso,
battendo un pugno a terra, portandosi una mano alla fonte e guardando
dritto a sé.
<<
Anni di allenamento per essere poi gettati nel dimenticatoio.
Chiunque di noi sia! >> Questo commento però,
fu dettato da
profondo rancore e delicata tristezza, mentre digrignò i
denti non
avendo una risposta. Doveva solo combattere, solo quello. Avrebbe
dovuto vincere, così che la sua vita sarebbe stata perfetta,
non
pensando a quello che ne sarebbe stato degli altri. Doveva diventare
individualista, un Saint fortissimo che si interessa solo alla sua
Dea, ed ai compagni d'armi. Solo quello.
Ma,
ci sarebbe riuscito?
“Dannazione!”
Intanto,
fra le frasche di quello stesso albero, Yoma aveva osservato tutto,
sorridendo di pura soddisfazione. Quel ragazzo aveva coraggio e forza
da vendere, ma peccava di sentimentalismi, nonostante cercasse sempre
di reprimerli dentro sé stesso.
Comprendeva
bene quello stato d'animo. Osservava Kanon fin dalla nascita ed una
balzana idea gli balenò presto attraverso la mente. Per
mettere in
pratica il suo piano di vendetta contro i Saint della costellazione
dei Gemelli, che duecento anni prima lo avevano costretto ad un sonno
quasi eterno, doveva far sì che uno dei due fratelli
perdesse
l'incontro, anche volutamente.
Quale
arma migliore contro uno dei due, messa in pratica dal suo stesso
fratello? Avrebbero sofferto, così come avevano fatto Aspros
e
Deuteros nella prima Guerra Santa contro Hades. Dopo, la storia si
sarebbe ripetuta, così come un tempo.
Doveva
solamente limare i dettagli, e questa volta, il colpevole non sarebbe
stato il fratello giusto e ben visto dagli altri.
No,
questa volta, il vero protagonista, avrebbe rantolato nell'ombra.
E
chi meglio di Kanon, avrebbe covato quei sentimenti bui e
contrastanti verso Atena, colei che dovrebbe proteggere.
Sì,
il suo piano sarebbe andato a gonfie vele.
Pensando
a quello, scese con un'elegante capriola dal ramo, atterrando con le
mani in tasca e ginocchia piegate per attutire il colpo. Era vestito
con il suo solito completo nero, compreso di cilindro fra i capelli
castani. La barba irsuta gli dava quell'aria poco professionale che a
lui piaceva molto. Era preso per matto anche dai compagni, ma questo
non lo aveva mai fermato. Si era dimostrato, alla fine, lo Spectre
più malvagio ed infido di tutta la schiera infernale di cui
vantava
Hades.
Di
quello, ne andava molto fiero.
Inoltre,
la marionetta che aveva instillato al tempio tredici anni prima,
stava iniziando inconsapevolmente a giocare.
Accennò
un piccolo sorriso verso il ragazzo, che si alzò di scatto
appena
vide atterrare l'uomo poco distante da sé.
<<
Salve! >> Proferì divertito, mentre il gemello
digrignò i
denti in un'espressione rabbiosa.
<<
Chi sei? >> Chiese, ma la risposta arrivò solo
dopo una
liberatoria risata, che fece perdere quasi la pazienza al cadetto.
<<
Non credo sia importante il mio nome. Sono qua per proporti una
cosetta, piccola piccola! >> Ridacchiò l'uomo,
ma non fu preso
sul serio dall'altro, perché continuava a guardarlo con
scetticismo
dalla sua posizione di difesa.
<<
Come sei entrato? Tu non sei un abitante del Tempio! >>
Continuò Kanon, osservandolo dall'alto al basso. Ovviamente,
vestito
con quel completo scuro non avrebbe potuto certo essere un sottoposto
di Atena.
<<
Io posso andare ovunque. Nessuno fa caso a me. Vago nell'ombra...
>>
Lasciò la frase in sospeso, facendo intendere la sua
provenienza al
ragazzo, che inarcò il sopracciglio in un'espressione
interrogativa.
<<
Perché sei qua? Cosa vuoi da me? >>
Alzò di più la voce, ma
questo non intimorì assolutamente lo Spectre, che continuava
a
starsene al suo posto con le mani nelle tasche dei pantaloni.
<<
Ho sentito i tuoi pensieri e ciò che vortica nel tuo cuore.
Sei
titubante, ma io posso darti la forza per superare tutto
ciò. Hai
paura di venire sconfitto e dover lasciare il Tempio. Ma questo non
è
poi tanto orribile, sai? Voglio proporti qualcosa che va oltre
l'essere un semplice schiavo nelle mani di Atena! >>
<<
Ma cosa dici! Siamo disposti a dare anche la nostra vita per lei, ed
io continuerò a portarle i miei servigi anche lontano da
qua. Il mio
cuore e la mia lealtà apparterranno sempre a lei!
>> Proferì
freddamente, nonostante non fosse poi così convinto di
ciò.
Ripeteva a pappagallo tutto quello che, in quegli anni, era stato
detto loro dal loro maestro. Eppure sapeva che, forse, non sarebbe
stato così. Ma come si permetteva quell'uomo, di buttargli
in faccia
la cruda verità?
Tuttavia,
la risata di Yoma diede un taglio netto ai suoi pensieri.
<<
Tu sai che non è così, Kanon di Gemini!
>> Fece
incredibilmente comprensivo.
<<
Come fai a conoscere il mio nome?! >> Chiese il neo Saint
ferito nell'orgoglio.
<<
Io conosco tutto di te, ti osservo da molti anni! >>
Ridacchiò,
ma il ragazzo si appoggiò frastornato all'albero dietro di
sé,
portandosi una mano alla testa. Troppi pensieri contrastanti
vorticavano nella sua testa e quello fu il momento più
propenso per
lo Spectre di attaccare.
Incurante
di ciò a cui stava pensando, ed incurante della
lealtà del ragazzo
verso Atena e lo stesso fratello, si portò con un balzo di
fronte a
lui.
<<
Fermati istante, sei così bello!
>> Sussurrò
sottovoce, ed una volta arrivatogli di fronte, digrignò
anch'esso i
denti, ma in un sorriso sornione che spaventò leggermente il
cadetto. Purtroppo però, la possente corteccia dietro di lui
gli
impedì di scappare. Era con le spalle al muro e
ciò che successe
dopo fu inevitabile.
Yoma
portò un dito all'altezza della fronte di Kanon, ed
un'energia
negativa si impadronì del suo cervello.
Con
una risata, che fece fuggire anche alcuni piccioni che si erano
acquattati sull'albero, richiamò a sé il suo
bianco destriero e
lasciò il ragazzo in preda a pensieri non degni di un Saint
di
Atena.
Quello,
fu l'inizio del lungo logorarsi della sua anima.
Alcuni
minuti dopo, che il ragazzo usò per darsi una calmata e
riprendere
il controllo di sé stesso, Owl lo raggiunse,
perché era preoccupata
per non averlo visto più dalla cerimonia d'investitura dei
nuovi
Saint. Voleva augurargli buona fortuna, così come aveva
fatto con
Saga, che era rimasto nelle vicinanze dell'arena per prepararsi
all'incontro. Era un ragazzo premuroso e si preparava a lungo prima
di dover fare una cosa, mentre Kanon era sempre stato quello
più
impulsivo fra i due. Lei lo sapeva, per questo era andata cercandolo
per tutto il Tempio.
Lo
trovò appoggiato all'albero del loro primo incontro, mentre
guardava
un punto indefinito nel cielo alla ricerca di qualcosa, o come se
avesse seguito con lo sguardo qualcuno che se n'era appena andato.
In
un primo momento però non si accorse di lei, nonostante i
suoi passi
risuonassero sul terreno roccioso. Era troppo preso da sé
stesso e
dai suoi pensieri per accorgersi di qualcuno. Owl dovette chiamarlo
con un sussurro, per richiamare la sua attenzione senza spaventarlo.
Il ragazzo non avrebbe nemmeno riconosciuto il suo Cosmo, visto che
non era ancora ben sviluppato.
Lui,
sentendosi osservato, abbassò lo sguardo di scatto, mettendo
subito
all'erta i sensi; così facendo però,
spaventò lei, che si irrigidì
facendo un passo indietro. Per fortuna, lui tirò subito un
sospiro
di sollievo appena vide che era solamente lei.
<<
Sei tu... >> Gracchiò sospirando, ma quella
reazione fece
sollevare un sopracciglio ad Owl, che lo guardò di
sottecchi.
<<
Cosa vuoi? >> Continuò acido, ma lei non ci
fece caso. Lui,
d'altra parte, era fatto così. Non ci rimaneva
più male per i suoi
continui comportamenti spocchiosi.
<<
Sono venuta a chiamarti. >> Iniziò sottovoce,
puntando gli
occhi color nocciola nei suoi, color smeraldo. << Tra
poco
inizia lo scontro. E volevo augurarti buona fortuna. >>
Portò
le braccia al petto, stringendole contro di sé, tenendo fra
le mani
un oggetto che attirò l'attenzione del ragazzo, che tuttavia
rimase
in silenzio.
<<
Non sarà una questione di fortuna. >>
Alzò tranquillamente le
spalle, smorzando la tensione che si era venuta a creare.
<<
Vincerà il più forte! >> Gli si
infiammò lo sguardo e
strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.
<<
Ma la vostra forza si eguaglia. >> Continuò
lei, abbassando
colpita lo sguardo. Kanon sapeva che, in cuor suo, ella sperava che
vincesse Saga. Si era da tempo accorto di quello che provava per lui,
lo aveva sempre trattato diversamente dagli altri. Aveva sempre avuto
un occhio di riguardo per lui ed ogni volta che le rivolgeva la
parola, il suo viso s'infiammava. Per qualche anno sperò
anche che
quel trattamento lo avesse riservato anche a lui, ma in quel momento,
ripensando a ciò, gli veniva solamente da ridere.
Non
gli importava più di nessuno, forse neanche di suo fratello
e forse,
addirittura, nemmeno di conquistare la Cloth. Si sarebbe battuto con
Saga, ma per altri principi.
Ridacchiò,
costringendo la ragazza a riguardarlo negli occhi.
<<
Appunto perché la nostra forza si eguaglia, solamente chi
riuscirà
a sopraffare l'altro potrà vincere. >>
Spiegò inespressivo,
avanzando verso di lei, che trattenne il respiro cercando di ingoiare
più saliva possibile.
Quando
le fu davanti, poté sentire il suo alito sulla fronte, vista
la
differenza d'altezza, così alzò lo sguardo sul
suo volto, che la
scrutava con uno sguardo indecifrabile. Era un misto di tristezza e
malinconia, compreso di rabbia repressa. Sentimenti che Owl, in quel
momento, non riuscì a capire. Aprì leggermente la
bocca,
meravigliata per quella reazione. Mai, in tutti quegli anni, Kanon le
era stato così vicino. Poté sentire il cuore
martellarle nel petto,
alla vista del ragazzo così uguale a Saga. Per un momento
sperò
proprio che fosse lui, ma l'espressione del suo viso le fece crollare
in un momento tutte le speranze.
Chiuse
gli occhi la ragazza, impossibilitata ad osservare oltre quel volto
così famigliare ma allo stesso tempo così
sconosciuto. Quasi non lo
riconosceva più. Quelle espressioni e quel comportamento non
erano
da lui! Ma il cadetto, incurante della reazione che ebbe lei, le
poggiò una mano calda sulla guancia, strofinandola per
testarne il
contatto. Solo allora riaprì gli occhi nocciola, sgranandoli
quasi
meravigliata. Nemmeno quello si era mai permesso di fare. Non aveva
mai avuto un contatto con lei così ravvicinato, nonostante
avessero
passato tre anni praticamente insieme. Non si era mai avvicinata
così
tanto a lui, troppo presa a voler stare appiccicata a Saga. Si
sentiva una stupida, perché credeva di aver conosciuto tutto
di
loro, invece, in quel momento, Kanon sembrava più un
estraneo.
<<
Cercherò di non fargli troppo male. >> Disse
solamente, non
cambiano né tono della voce, né espressione.
Rimase per tutto il
tempo serio ed inespressivo, anche quando la distanza fra loro si
colmò ed i corpi dei due si poterono quasi sfiorare.
Ancora
una volta, Kanon aveva tirato in ballo il gemello.
Quando
però Owl si decise a parlare, il ragazzo si era
già staccato da lei
e camminava sul sentiero che lo avrebbe portato all'arena, per la
conquista della dorata Cloth dei Gemelli.
Non
era riuscita a dargli l'oggetto che stringeva fra le mani.
Con
Saga era stato facile; lui era amichevole e sempre pronto a ricevere
attenzioni. Ma con l'altro, così restio ad avere rapporti
con gli
altri, diventava sempre più difficile.
Doveva
sbrigarsi e seguirlo, così da poterlo raggiungere prima
dell'inizio
dell'incontro, ma quelle ultime parole l'avevano lasciata del tutto
interdetta. Si portò una mano alla guancia, laddove Kanon
l'aveva
appena sfiorata. Sentiva ancora il calore di lui sulla pelle ed il
cuore le stava battendo all'impazzata nel petto. Non riuscì
a capire
però, se il motivo di tale velocità di battito
era stata veramente
la vicinanza del ragazzo o perché egli aveva gli stessi
lineamenti
del gemello che, per anni, era apparso nei suoi sogni di ragazzina.
Non
riusciva a darsi una risposta però, perché
effettivamente di
risposte non ce n'erano. Ma non per questo doveva rimanere
imbambolata di fronte a quell'albero come se nulla fosse. Non poteva
perdersi quell'incontro, lo aveva aspettato per troppo tempo. Sapeva
che Shion sarebbe stato già a sedere sul suo trono dorato,
sull'ultimo anello delle tribune, e lei doveva già essere
lì.
Corse
così a perdifiato fino all'arena, reggendo i lembi del
vestito
immacolato, che non era riuscita ancora a sporcare, per non
inciamparci sopra.
Da
quella lotta, dipendeva il destino di uno dei due gemelli, e forse
anche il suo. Perché non riusciva a vedere la sua vita
lontana da
uno dei due. Entrambi le erano stati vicini, ognuno a modo suo.
Entrambi l'avevano aiutata a crescere e colmato il vuoto che le
lasciava Shion ogni volta che, indaffarato, non poteva dedicarle
tempo.
Tutti
e due erano stati come fratelli, nonostante i sentimenti differenti
che cominciavano a farsi spazio nel suo cuore. Per Saga aveva
iniziato a provare un affetto così forte da farla arrossire
ogni
volta che lui posava il suo sguardo smeraldino su di lei, mentre per
Kanon, aveva sempre provato un sentimento di rivalità ed
amicizia
che non era riuscita a vincere. Ma, nonostante si erano dimostrati
così diversi fra loro, ognuno le aveva lasciato qualcosa e
non era
pronta a dire addio ad uno dei due. Entrambi, con i loro modi ed
aiuti, l'avevano completata. Grazie a loro non sentiva più
il
desiderio di risvegliare in sé quel Cosmo tanto aspirato,
quindi,
come se il suo cuore fosse diviso in due, ed ognuna delle due parti
appartenesse ad uno di loro, se veniva a mancare una parte di quello,
sarebbe venuta a mancare una parte di lei.
Era
veramente pronta a ciò?
Purtroppo,
la vita al Tempio andava così da generazioni. Non potevano
esistere
due Saint per la stessa Cloth, era risaputo. Doveva essere forte,
tutto qua. Aveva tredici anni, ed oramai il suo risveglio come
guerriera era prossimo, nonostante il Sacerdote avesse taciuto sulla
questione. Erano stati proprio i gemelli, insieme ad Aiolos, a dirlo.
Anche lei, un giorno, avrebbe intrapreso una lotta all'ultimo sangue
per conquistarsi la protezione della sua costellazione, probabilmente
proprio in quell'arena.
In
quell'occasione però, ci sarebbero stati i suoi amici a fare
il tifo
per lei, come lei stava per far con loro?
Aiolos
era divenuto finalmente il fiero Saint dei Sagittario, custode della
nona Casa posta a difesa della dimora del Pope.
A
chi avrebbe chiesto il permesso di passare nella Terza?
Per
scoprirlo, non le restava che raggiungere finalmente l'arena, dove
Saga e Kanon aspettavano il via di Shion per iniziare quella
battaglia che avrebbe segnato per sempre le loro vite.
Fine
capitolo 7
…
Colei
che scrive:
Ok,
anche se raffreddata, ce l'ho fatta a concludere questo capitolo u.u
È stato abbastanza difficile @.@
Comunque
ecco qua il capitolo che precede l'incontro dei due gemelli :3 ed
anche l'incontro fra Kanon e Yoma, così da farci un'idea sul
perché
il nostro caro gemellino abbia scelto la via del male u.u È
un po'
come l'ho vista io, ed un po' per esigenza di copione xD
La frase invece che dice Yoma: "Fermati istante, sei così
bello", è una frase presa dal manga, detta veramente dallo
Spectre ^^
Spero
di non avervi annoiato con troppa introspezione dei personaggi! E
spero di non aver combinato troppo macello con gli errori!
Bene,
non mi resta che ringraziare lettori e recensori per la pazienza :3
Un
bacione a tutti,
al
prossimo capitolo!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Kanon
aveva raggiunto l'arena con una velocità così
sorprendente che Owl
non era riuscita a stargli dietro. Certo, era partita poco dopo di
lui, ma quella carezza datale sulla guancia l'aveva lasciata molto
confusa.
Non
si era mai comportato in quel modo; in più, le era sembrato
più
serio e risoluto del solito. Dentro di sé pensò
che fosse per via
della prossima sfida alla conquista della Cloth di Gemini contro il
gemello. Erano entrambi ambiziosi, così come il loro
maestro, ma
dentro di lei, la convinzione che dietro tutto ciò ci fosse
ben
altro, iniziava a farsi spazio.
Diede
un'ultima occhiata al perimetro, laddove, anni prima, aveva
conosciuto di persona i due gemelli che si apprestavano ad azzuffarsi
per ricevere un posto fisso a protezione della Dea Athena che,
ancora, non si era manifestata in quell'era.
Iniziava
anche a chiedersi se, e quando, quella fosse giunta a loro come un
miracolo che tutti continuavano a credere possibile. Stando a quanto
detto da Shion, da oltre duecento anni a capo del Tempio come Grande
Sacerdote, in tutti quegli anni non si era ancora reincarnata. Allora
perché avrebbe dovuto credere di poter vedere presto quella
fanciulla, che sarebbe diventata divina agli occhi dei suoi Saint e
di quelli di tutta la popolazione mondiale? In più, il suo
destino,
stando a quanto aveva continuato ad affermare il Pope, era
costantemente legato alla rinascita di quella divinità.
Scosse
la testa per la piega che avevano iniziato a prendere i suoi
pensieri, cercando di ricacciarli nei meandri della sua mente, pronta
a lasciarli di nuovo liberi nel momento più opportuno.
C'erano molte
cose che voleva chiedere ancora, domande rimaste troppo a lungo nel
suo cuore e che, per paura delle risposte o della reazione che
avrebbe potuto avere quello che, per anni, gli aveva fatto da padre,
si era decisa a tacere. In fondo c'erano ancora i suoi amici che, con
il loro affetto, avevano alleviato le sofferenze interiori di quella
Owl oramai adolescente.
Raggiunse
il Sacerdote con una corsa perdifiato, scalciando sulla pietra bianca
del Tempio, reggendosi con grazia – acquistata solo per non
sembrare un maschiaccio agli occhi di Saga, per il quale provava un
affetto superiore ad una semplice amicizia – i lembi
inferiori del
vestito che le frusciava a terra. Non avrebbe voluto perdersi quello
stimolante incontro per nulla al mondo. Voleva rimanere insieme ai
gemelli, anche solo “pregando” per il loro futuro
da lontano.
Sapeva comunque, che quelle speranze sarebbero risultate vane,
perché
uno dei due avrebbe dovuto allontanarsi dal Tempio, neanche fosse un
traditore della sua stirpe, lasciando l'altro ad occupare la terza
Casa ancora vuota e prestare pericolosi servigi alla giustizia.
Sarebbe divenuto un uomo giusto; un uomo che, alla prima minaccia,
non avrebbe esitato un solo secondo a lanciarsi a capofitto nella
guerra, mettendo a repentaglio la propria vita per un ideale. Quello
però l'affascinava; combattere per una causa giusta,
mostrando il
proprio Cosmo in aumento, difesa solo dalla propria Cloth, che rimane
con te fino all'ultimo spasmo di vita, per poi succedersi ad altri
combattenti fino a che, anche di loro, non ne sarebbe rimasto che il
ricordo. E così via, perché quelle Cloth
esistevano da tempi
immemori, forgiate da oro sgargiante, argento scintillante e bronzo
luminoso. Le tre diramazioni di guerrieri avevano lottato sempre, da
generazioni, a difesa di quel luogo, morendo elogiando il nome di
Atena. E così avrebbe voluto fare lei, perché non
si riteneva una
semplice ragazza o una semplice ancella. Sentiva di dover, e di
saper, dare qualcosa di più oltre a quello che
già riusciva a dare.
Voleva diventare un Saint e quelle battaglie conquistatrici non erano
per lei altro che uno stimolo. Dopo anni trascorsi in serena
compagnia di Saga, Kanon, Aiolos ed Aiolia, come se fossero anch'essi
persone “normali”, adesso, di fronte a
ciò che stava per
succedere, la consapevolezza di un tempo continuava a farsi spazio
nella sua anima, infondendole il coraggio necessario per tentare di
nuovo ciò che aveva fatto tre anni prima, anche se quello
significava andare contro il volere di un suo superiore.
Intanto,
i due gemelli ed aspiranti Saint, erano l'uno di fronte all'altro al
centro dell'arena, mentre aspettavano il consenso del Pope Shion per
iniziare.
L'uomo
era seduto sul suo scranno dorato, in cima all'ultimo padiglione
delle scalinate adibite a tribune. C'erano molto cadetti, insieme ai
loro maestri, ad assistere a quello scontro. Erano tutti ragazzi
molto giovani, sicuramente ai primi anni di addestramento, che
avrebbero trovato in quell'incontro uno stimolo per eguagliarli
perché, non molti anni dopo, in quell'arena avrebbero avuto
luogo i
loro incontri alla conquista delle Cloth che il destino aveva scelto
per loro. Ed Owl lo sapeva, Shion glielo raccontava come se fosse una
favola che si racconta prima della buonanotte; nel firmamento
brillavano tante costellazioni quante i Saint che avrebbero dovuto
attingere la forza da esse, richiamando con i propri sforzi la Cloth
di quella stessa costellazione, che avrebbe trovato in lui la forza
necessaria per vestirla.
C'era
molta trepidazione fra gli spalti, di tutti quelli che speravano in
Saga, perché Kanon era, per loro, troppo
“malvagio” per divenire
un puro Saint a difesa del Santuario dove era nato e cresciuto.
Per
la ragazza invece non era lo stesso, perché lei aveva
conosciuto
entrambi e poteva dire che, tutti e due, si erano allenati con
costanza e forza di volontà necessaria per intraprendere
quella
“carriera” tanto aspirata. Erano due ragazzi molto
forti ed,
anche se estremamente simili, nel contempo molto diversi.
Chissà se,
per quella sottigliezza, uno dei due sarebbe risultato più
forte
dell'altro. Continuava a chiedersi chi, secondo lei, avrebbe battuto
l'altro e come avrebbe preso quel distacco.
Ovviamente,
le si strinse il cuore al pensiero di doversi allontanare da Saga,
anche se non sarebbe andato molto lontano; avrebbe lasciato il
Tempio, ma avrebbe continuato a vivere come una persona normale nei
pressi di Rodorio e forse, vivendo come tale, avrebbe preferito
rimanergli al fianco ed abbandonare quel destino che si andava,
sempre più convinta, cercando.
Ma,
se fosse stato Kanon a vincere, come avrebbe reagito lei? Sarebbe
corsa anche dietro di lui?
Quella
domanda le lasciò solamente un groppo in gola. Voleva bene
anche a
lui, anche se era un sentimento ben diverso dal bene che voleva al
suo fratello. Comunque, ci era molto affezionata. Era cresciuta con
lui, grazie anche ai metodi un po' troppo bruschi che le avevano
fatto capire che, da sola, non avrebbe mai risvegliato il suo Cosmo
senza rischiare la vita. Solamente chi eletto dalle stelle avrebbe
potuto intraprendere un'istruzione ai fini specifici del Tempio. Ma
le stelle, su di lei, cosa dicevano? Questo solo Shion poteva
saperlo, lui che dall'alto dello Star Hill leggeva il destino nel
firmamento come se fosse un libro aperto. Quella
particolarità era
dedita solo al Grande Sacerdote, colui che, dentro di sé,
oltre che
ad un'immensa forza, portava anche un'immensa saggezza.
Voltò
infine lo sguardo su di lui, che continuava a stare seduto sul trono
estremamente calmo e pacato. Solo lui lo era, rispetto a tutti gli
altri che, in tensione per quell'incontro, non vedevano l'ora che
iniziasse. Forse perché lui sapeva già come
sarebbe finita.
Sentendosi
lo sguardo della figlioccia addosso, Shion voltò
elegantemente il
capo verso di lei, facendola sobbalzare. Non si aspettava di certo
che si accorgesse che lo stava osservando di sottecchi. Lui era un
Saint, si disse dopo, ha i sensi più sviluppati rispetto a
lei.
<<
Anche tu non vedi l'ora che inizi, non è vero?
>> Parlò
elegantemente lui, quasi sorridente, nonostante da sotto la maschera
sacerdotale che portava in pubblico non riuscisse a scorgere il suo
volto rilassato.
Owl
annuì, abbassando lo sguardo. Aveva quasi voglia di
chiedergli di
rimandare il tutto,o addirittura di annullare lo scontro, lasciando
che entrambi continuassero a vivere nel Tempio. Avrebbe voluto
chiederlo come in gesto disperato, perché mai sarebbe
riuscita a
superare un presunto addio. Ma sapeva che quello era impossibile. Per
quanto buono ed umano fosse Shion, non avrebbe mai accettato quella
sua richiesta; il Pope doveva attenersi alle secolari e millenarie
regole che vigevano nel Tempio dai tempi del mito. Non c'era altro
modo per risolvere quella questione se non la lotta fra i due. Non si
prese, quindi, neanche la briga di sprecare le parole.
<<
Tranquilla piccola, tutto accade per una precisa ragione.
>>
Con quell'affermazione pacata e decisa, continuando a chiamarla
“piccola” nonostante i suoi tredici anni, si
alzò dalla sua
postazione, sovrastandola con l'altezza e lasciando che la candida
veste gli frusciasse addosso. L'elmo dorato che, un tempo, era
appartenuto al Pope Sage, brillava sotto i lucenti raggi del sole,
illuminando anche i lineamenti di quel volto artificiale che
elegantemente indossava, dove i bulbi oculari lanciavano scintillanti
bagliori come se fosse il suo diretto ed autoritario sguardo.
Lo
osservò per un'ultima volta prima di girare il volto verso i
due
gemelli, che avevano già voltato l'attenzione verso l'uomo
che si
apprestava a dare la sua benedizione e far iniziare lo scontro.
Accanto
a lui, anche la Pandora Box contenente la sacra Cloth dei Gemelli
aspettava l'esito dell'incontro, così che si sarebbe di
nuovo
aperta a difesa di colui che ne sarebbe stato il fido possessore.
Chissà,
pensò Shion, se la maledizione che aveva colpito duecento
anni prima
Aspros e Deuteros sarebbe tornata a maledire anche loro due. Quei
gemelli erano difficili da classificare, e come i diòscuri
della sua
generazione. Saga, come Aspros, era ambizioso e generoso. Con la sua
luce e forza di volontà aveva convinto tutti, lui perfino,
facendo
addirittura pensare che, forse, a conquistarsi la Cloth sarebbe stato
proprio lui. E poi c'era Kanon, che nominato dagli altri cadetti come
un eterno numero due, non aveva nulla da invidiare a Saga, nonostante
il suo carattere fosse più introverso e schietto,
così da far sì
che dubitassero tutti. Ma anch'egli aveva buone probabilità
di
vittoria, perché mai aveva infranto una regola del Tempio;
mai aveva
mancato di rispetto al suo maestro o al Sacerdote e mai si era
lamentato di un durissimo allenamento. Di forza di volontà,
e non
solo, Kanon non era certo inferiore all'altro.
Sperò
solamente che nessuno dei due, qualora fossero diventati Saint,
venisse accecato dalla rabbia come Aspros, e che infangasse il nome
di quella che, al giorno d'oggi, rimane sempre una costellazione
quasi imbattibile, anche se, purtroppo, ambigua e chiacchierata.
Nessuno al Tempio aveva dimenticato cosa i gemelli, al tempo della
Guerra Santa, aveva fatto. Sperò solamente che la storia non
si
sarebbe ripetuta, ma servì solo a fargli corrucciare le
rughe della
fronte. Cercò comunque di riprendere il sorriso,
perché proprio ad
uno dei gemelli doveva la vita, così come Dohko, il compagno
che,
esattamente come lui, era vivo e stava portando a termine
l'importantissimo compito che Sasha gli aveva affidato.
<<
Saga e Kanon, nati sotto la terza costellazione dello zodiaco.
>>
Iniziò a parlare autorevole, scandendo lentamente le parole
per fa
sì che tutta la folla sentisse. C'erano brusii e
chiacchiericci da
parte di quelli che erano in attesa dell'esito finale, ma nessuno dei
diretti interessati ci badò. Nemmeno Owl, troppo presa dal
discorso
di Shion per stare ad ascoltare false supposizioni da parte di terzi.
<<
Che la vostra luce non tradisca mai ciò per cui è
fedele, e che mai
le tenebre possano prendersi gioco di voi. >>
Finì con quelle
parole, che misero a tacere ogni singola persona. Il silenzio
calò
sul Tempio fino a che, Shion, non diede il via al combattimento.
Intanto,
dall'alto di una colonna oscurata dall'ombra, non lontana dall'arena,
Yoma aveva assistito a tutto e si stava per godere l'incontro
più
soddisfacente della sua vita.
Lui,
come il Sacerdote, sapeva già chi avrebbe vinto. Grazie alla
sua
stilla di malvagità, la sua vendetta sarebbe iniziata lenta
e
drammatica e grazie alla sua anima divina, poteva muoversi
nell'oscurità attraverso il Tempio. Nessuno avrebbe saputo
nulla di
lui, perché poteva azzerare il Cosmo a suo piacimento,
facendo sì
che sembrasse una persona comune. Anche se il campo di forza della
Dea Athena, che da secoli permeava su quel luogo, lo rendeva
più
debole, non si era certo dato per vinto. Aveva sfidato tutto
ciò,
pur di raggiungere il suo scopo. E ci era riuscito; non doveva fare
altro che aspettare la sua rivalsa.
Il
combattimento iniziò alla pari dopo alcuni secondi, che i
due
gemelli utilizzarono per contemplarsi tracciando, l'uno di fronte
all'altro, un cerchio perfetto nel centro dell'arena. Non c'era
spazio per altro in campo, oltre loro due; né gli sguardi
curiosi
dei compagni, né i chiacchiericci della gente. Nulla che non
servisse al combattimento.
Il
primo a sferrare l'attacco fu Saga, stanco del comportamento
taciturno del fratello, ma dopo che sferrò il colpo, esso
andò a
vuoto perché Kanon si era spostato con uno scatto fulmineo,
attaccandolo in seguito da dietro. Anche Saga fu lesto a spostarsi,
facendo sì che anche il suo pugno andasse a vuoto.
Continuarono
per alcuni minuti, cercando di far prevalere i loro colpi, fino a che
un insolente affannamento si impadronì di loro.
<<
Sei bravo a sfuggirmi fratello! >> Iniziò
Kanon, con un
sorriso di scherno, mantenendo comunque la sua posizione piegata in
avanti, pronto a ricevere o dare il colpo.
<<
Mai bravo quanto te, fratellino! >> Saga sorrise. Non
mostrò
espressioni di scherno nemmeno per un secondo. Il suo avversario era
bravo, esattamente come lui, e mai avrebbe peccato di presunzione,
commettendo l'errore di sottovalutarlo.
Piano
piano che il tempo scorreva, anche le loro difese si abbassavano,
lasciando che i colpi di entrambi andassero a segno. Il primo fu
quello di Kanon, che raggiunse con un balzo felino il gemello,
colpendolo al labbro con la ferocia necessaria per far si che, su di
esso, si aprisse un taglio scarlatto. Sotto quella pressione, Saga
cadde prono sulla pietra bianca dell'arena, erosa dal tempo. Per
fortuna il colpo non fu troppo forte, quindi riuscì a
rialzarsi
subito, cercando di tamponarsi al meglio la ferita con il dorso della
mano.
Fu
allora che la sua espressione angelica lasciò spazio ad una
smorfia,
facendo sorridere maliziosamente il gemello, che non vedeva l'ora di
rimetterlo al tappeto. Ma quella fu la volta di Saga che, schivando
un altro fulmineo cazzotto, colpì in pieno stomaco il
gemello,
facendogli sputare sangue e facendogli mozzare il respiro per alcuni
secondi. Anche lui cadde a terra, in ginocchio, reggendosi la parte
dolorante ed inspirando aria a fatica.
Intanto,
l'ondata di “ooh” sotto il colpo del gemello, non
era sfuggita
all'udito di Kanon, che alzò il volto provato verso colui
che aveva
in volto la sua stessa espressione.
<<
Non male! >> Iniziò ridacchiando, mentre
cercava di alzarsi
con le sue forze. << Hai convinto tutti con i tuo modi
gentili
e la tua aura angelica. >> Disse acidamente, nonostante
il
sorrisetto di scherno che mostrava. Tuttavia Saga fermò la
sua
avanzata verso di lui, guardandolo con un sopracciglio alzato.
<<
Che vai dicendo! >> Lo ammonì, ma egli non si
fece
impressionare da tanta violenza nelle parole.
<<
Chissà che delusione sarebbe per coloro che ti acclamano
come un
Dio, vederti lasciare il Tempio per sempre. E chissà cosa
direbbero
nel vedere me, rivestito della Gold Cloth di Gemini! >>
Ridacchiò indicando la folla, che aveva ripreso a farsi
sentire con
i loro brusii e chiacchiericci.
<<
Ma che stai dicendo! >> Lo ammonì autoritario
l'altro. <<
O io o te che differenza fa? Abbiamo un compito, una missione,
ed il nostro destino ci implora di far parte di tutto questo!
>>
Aprì le braccia per indicare il Tempio. << Ma
ho passato anni
della mia vita per questo ideale, e non ho intenzione di buttarli al
vento, perdendo, o vincendo senza lottare perché sei mio
fratello!
>> Disse tutto d'un fiato, agitano un braccio a mezz'aria
e
lasciando che il pugno serrato si scontrasse nello stesso punto in
cui, quello del gemello, era andato a lacerargli il labbro.
<<
Combatti come se io fossi uno sconosciuto! >> Gli
parlò di
fronte al viso, ma il grugnito di Kanon non gli fece accorgere del
pugno che stava per conficcarglisi nello stomaco. Così Saga
cadde di
nuovo a terra e l'altro, con un balzo, gli fu sopra.
<<
Lo sto già facendo! >> Gli disse fra i denti,
mentre lottavano
per prevalere l'uno sull'altro, rotolando fra la polvere e la roccia
bianca, sporcandola con il sangue che gocciolava dalle loro ferite.
<< Se ti lasciassi vincere sapendo di non aver dato il
meglio
di me non riuscirei mai a perdonarmelo! >>
Mostrò un lieve
sorriso, che il fratello contraccambiò riuscendo a
scrollarselo di
dosso. In quel momento Kanon atterrò con la schiena su di
una roccia
e Saga sferrò uno dei suoi micidiali pugni dritto sulla sua
guancia,
lasciandolo cadere dall'altra parte. Ma il fratello non era da
sottovalutare, quindi non abbassò minimamente la guardia;
infatti,
l'altro riuscì ad eludere i suoi sensi e con un balzo gli fu
dietro,
così che, con un calcio, riuscì a metterlo al
tappeto.
Man
mano che quella sfida diventava più avvincente, i sensi dei
due
iniziavano ad affievolirsi. Il sangue e le ferite ricoprivano quasi
tutto il loro corpo, compreso il viso. La vista si affievoliva e le
parole, impossibilitati a pronunciarle, iniziavano a mancare. Non si
offendevano più a voce, c'erano solo i fatti a parlare, fino
a che,
dopo altri minuti di pugni e cazzotti tirati dritti nel petto, i due
caddero a terra in ginocchio, ma con tutta la buona volontà
per
rialzarsi.
Sapevano
entrambi che, oltre alla folla sempre più silenziosa ed
ansiosa, li
stava osservando anche il loro maestro, colui che aveva insegnato
loro a combattere. Ma non avevano imparato solo con calci e pugni.
Non li aveva educati solo sulla resistenza fisica, cercando di far
fronte alla stanchezza. Non li aveva addestrati unicamente per
l'astuzia e la velocità. No, sapevano tutti e due che il
loro
mentore voleva qualcosa di più. Era ambizioso, esattamente
come
aveva insegnato loro ad essere. Non gli importava chi vincesse, ma
solo che lottassero al massimo della loro forza perché, che
avrebbe
vinto Saga, o che avrebbe vinto Kanon, avrebbe comunque vinto un suo
allievo.
Anche
il Grande Sacerdote stava osservando silenziosamente il loro
incontro, lo potevano scorgere con il pelo dell'occhio. Era seduto al
suo trono dorato e non si era minimamente mosso per tutta la durata
dell'incontro. Quella maschera però, occultava fin troppo le
espressioni del Pope, rendendolo come un manichino senz'anima agli
occhi di tutti. Ma Shion l'aveva un anima, così come un
cuore, e per
quello, dentro al suo silenzio, c'era molto più di quello a
cui dava
a vedere.
Fine
capitolo 8
----
Colei che scrive:
Eccomi qua :3 Salve a tutti e
ben trovati! Ho voluto aggiornare prima di questo fine settimana, cui
avrò poco tempo per stare al pc!
Questo capitolo
è stato un vero e proprio patema d'animo (?) D: Sono
assolutamente negata a descrivere scene di lotta (penso si sia notato).
In più, l'intero scritto di questa ottava parte, doveva
essere incentrato sullo scontro, invece ci è entrata altra
introspezione xD Spero di non aver fatto troppo macello, sia col testo,
sia con gli errori Y.Y
Non ho altro da dire,
oltre cose dette e ridette xD L'unica cosa da fare, per scoprire
qualcosa di più, è aspettare :3 (non tanto, ve lo
prometto u.u) xD
Un bacione ai recensori
ed ai lettori che sono giunti fino a qui :3
Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Si
scrutavano dall'alto al basso i due gemelli, mentre nell'arena ancora
era in corso la loro guerra alla conquista della Cloth. Erano stanchi e
feriti, ma motivati a concludere al meglio quella sfida.
Continuavano a sferrare attacchi diretti e mentre Kanon cercava di
colpire Saga, quest'ultimo si parava per ripartire all'attacco, dopo
che l'altro si era parato a sua volta. Era un vortice continuo di
cazzotti e calci, alla quale nessuno dei due osava rinunciare. Nessuno
dei due gemelli voleva venire meno alla promessa mantenuta a
sé stesso ed al suo maestro; entrambi volevano quella Cloth
a tutti i costi, ma...
«Ancora combatti fratello? Ancora resisti sotto i miei
colpi?» Sbottò acido il più piccolo,
nonostante si reggesse a malapena in piedi. Aveva il viso martoriato
dai lividi e rivoli di sangue praticamente dappertutto. Si teneva
dolorante una spalla, mentre cercava di issarsi in piedi sulle sue
gambe, esattamente come stava facendo Saga, che cambiò
l'espressione dolorante in un'espressione sprezzante e quasi di pena
osservando colui che gli era speculare.
«Ti resisterò sempre Kanon! È quello
che questa gente si aspetta da me; da noi! Non voglio favoritismi da
te, come io non ne avrò per te! Voglio vincere, o perdere,
non avendo rimpianti!» Disse tutto d'un fiato, nonostante il
cieco dolore gli impedisse di scandire al meglio le parole. Aveva un
labbro spaccato, dove il sangue gocciolava sul collo della sua
maglietta, ma persisteva a rimanere fermo ed impassibile a pochi passi
di distanza da suo fratello, che continuava a guardarlo con odio,
espressione che non aveva mai visto fare a Kanon.
«Oh, è sicuramente degno di te, fratello! Questa
gente ha sempre e solo voluto te!» Gli sputò
ancora contro, contraendo la mascella. «Sono quasi propenso a
dare loro ciò che vogliono...»
Continuò, rilassando i muscoli e guardando oltre le spalle
del fratello, dove il pubblico seduto ai padiglioni dell'arena avevano
alzato brusii e chiacchiericci, nonostante non potessero sentire
ciò che i due si stavano dicendo. Kanon parlava con la poca
voce che ancora gli rimaneva, non alzandola per non sforzarsi troppo e
per non far ascoltare i loro discorsi a nessuno, tanto meno a Grande
Sacerdote che, dall'alto del suo trono, osservava l'andamento della
sfida.
«Colpiscimi fratello!» Allargò le
braccia in modo da essere un bersaglio perfetto, ma Saga ancora
desisteva. «Allora? Che aspetti?» Lo
incitò ancora, ma l'altro scosse la testa in un gesto
puramente negativo.
Intanto,
dalla postazione accanto al Sacerdote, Owl osservava la scena con le
mani di fronte alla bocca. Sapeva che questo giorni sarebbe arrivato;
aveva assistito a tutti i loro allenamenti, che facevano appositamente
per prepararsi a questo inevitabile giorno, ma per lei era solamente
una tortura. Vedere Saga in quelle condizioni non fece altro che
aggiungere angoscia al suo cuore, così come lo era vedere
Kanon, ma quel ragazzo la inquietava, e l'aveva inquietata ancora di
più quando l'aveva raggiunto davanti all'albero del loro
primo incontro.
Non sembrava quasi lui, doveva riconoscerlo, ed in quel momento, mentre
parlottavano tra loro, avrebbe pagato oro pur di sentire quello che si
stavano dicendo. Le sembrò che neanche Shion capisse i loro
discorsi; se ne stava seduto composto al suo posto, non mostrando
assolutamente cenni di ansia o quanto altro. Lui già sapeva
chi avrebbe vinto, era solamente questione di tempo. Glielo leggeva in
faccia, nonostante la maschera blu elettrico che portava in volto
celasse tutti i suoi lineamenti.
«Stai tranquilla!» Iniziò
quest’ultimo senza però voltarsi verso di lei.
Le bastò ascoltare la cristallina voce del padrino per
riacquistare il sorriso. Se era tranquillo lui, allora non c'era motivo
perché si preoccupasse lei. Eppure, quel senso di vuoto che
le attanagliava lo stomaco non voleva proprio abbandonarla.
Si sedette di nuovo, continuando a pregare per la vita di entrambi. Se
uno dei due avesse vinto, che almeno l'altro fosse sopravvissuto!
Dopo
altri minuti che sembrarono ore, dove nessuno dei due sembrava
intenzionato a demordere, Kanon parlò sprezzante.
«Se continuiamo così non arriveremo a nessuna
conclusione! Ci stiamo annientando a vicenda, la nostra forza e la
nostra resistenza si eguagliano!» Iniziò
duramente, lasciando intendere al fratello le sue intenzioni.
«E quindi?» Continuò facendo finta di
nulla e sul volto del gemello comparve un sorrisetto complice prima di
riprendere fiato e parlare con la poca voce che gli era rimasta.
«Si potrebbe dire lo stesso del nostro Cosmo? Chi di noi ha
più manualità nelle tecniche? Chi di noi supera
l'altro nell'espansione del proprio potere, eh?»
«Credo che lo scoprirai presto, Kanon!»
Saga si mise in posizione, pronto a lanciare il colpo più
potente appreso nei loro lunghi anni di addestramento. Sapeva che anche
Kanon era in grado di eseguirlo alla perfezione, ma a decidere del loro
destino sarebbe stata la resistenza che avrebbero dovuto mostrare. Se i
loro colpi fossero andati a segno, con le poche forze che avevano
ancora a disposizione non sarebbero comunque stati in grado di deviarlo
o fermarlo. Non avrebbero potuto neanche scansarsi; avrebbero dovuto
rialzarsi dopo averlo subito. Chi di loro sarebbe comunque rimasto in
piedi, sarebbe stato degno di vestire quel sacro oro.
Anche l'altro, dopo aver visto lo spirito competitivo del maggiore, si
mise in posizione ed attese il momento giusto per attaccare.
Presero tutto il fiato che poterono ed infine, richiamando a
sé il loro immenso Cosmo, urlarono all'unisono:
«Galaxian Explosion!»
Due immense sfere di energia cosmica si abbatterono nel centro esatto
della loro posizione. Si eguagliavano ed erano della stessa grandezza,
così come l'onda d'urto che provarono. Tutti gli spettatori
si abbassarono per non venire polverizzati da quel colpo, gridando
spaventati fra loro.
Ci vollero alcuni minuti prima che tutto tornò alla
normalità e che del colpo sferrato poco prima non ne
restasse che il ricordo.
C'era un grande polverone, segno dei vari massi che avevano
polverizzato, e mentre quello si diradava, un secondo colpo venne
lanciato prima che tutto tornasse alla normalità, ma nessuno
dei presenti, se non il Grande Sacerdote, riuscì a vederlo.
«Genro Mao Ken!» Bisbigliò fra
sé e sé Kanon, mentre il fascio di luce partito
dal suo dito indice si andava ad incagliare in mezzo gli occhi del
gemello, che non aveva visto arrivare il colpo per via della nube di
polvere di fronte a lui. Si reggeva in piedi a fatica e grazie a quel
colpo cadde in ginocchio a testa bassa. Sembrava quasi svenuto, ma con
le oramai pochissime forze che aveva riuscì a tenersi in
equilibrio. Tuttavia non parlò. Gli occhi divennero vitrei
ed i capelli persero un tono di lucentezza; sembrava quasi morto.
Kanon aveva concluso la sua missione e, complimentandosi sopra tutto
con sé stesso, mostrando un sorriso puramente di scherno, si
lasciò cadere all'indietro privo di forze. Rovinò
a terra senza neanche sforzarsi di rimanere in piedi. A lui, vincere
quella Cloth, oramai non gli importava più.
Chiuse gli occhi e con espressione seria, tornando lo stesso ragazzo di
sempre, svenne.
Le urla che giunsero poco dopo, quando la visibilità divenne
di nuovo ottimale, erano sia di spavento per il ragazzo steso a terra,
sia di compiacimento per il vincitore, che tuttavia non si era
minimamente mosso dalla sua posizione.
Respirava a fatica e forse non era ancora del tutto cosciente, ma era
comunque rimasto in ginocchio. Non si era fatto vincere dalla
stanchezza, dal dolore, dalle ferite e dalla mancanza del sangue che
gli era colato dalle innumerevoli ferite.
«Abbiamo un vincitore. Saga, della costellazione di Gemini,
futuro protettore della terza Casa!» Annunciò
solenne il Sacerdote, alzandosi dalla sua postazione. Tuttavia
tornò a parlare con voce roca. «Aiutate i feriti,
scortateli in infermeria. Non ci sarà nessuna cerimonia di
investitura quest'oggi; entrambi hanno bisogno di urgenti
cure!» Continuò impassibile, nonostante fosse
immensamente preoccupato per i due gemelli, che si erano battuti fino
all'ultima stilla di energia.
«Owl!» La richiamò infine, voltandosi
verso di lei che ancora teneva le mani davanti alla bocca, sforzandosi
di non piangere di fronte a lui. Era comunque un essere umano e sapeva
che tutto quello prima o poi sarebbe successo; era solo questione di
anni e poi avrebbe dovuto dire addio ad uno dei due. Ma, se avesse
dovuto dire addio ad entrambi? Avevano combattuto fino allo stremo
delle forze e tutti e due si erano fatti quasi ammazzare dall'altro. Ma
erano comunque forti, lo erano sempre stati. Tuttavia il richiamo
triste del Sacerdote fece bruciare i suoi occhi ancora di
più.
«Non c'è più nulla da vedere qua, vai
in infermeria. Avranno bisogno di te.» Disse atono e dando le
spalle alla ragazza, frusciando la veste sulla pietra bianca
dell'arena, si diresse verso il tredicesimo Tempio.
I due ragazzi vennero trasportati nell'ala del Tempio adibita ad
ospedale, per cure immediate ed Owl, senza pensarci due volte, corse a
per di fiato verso la sua meta.
Terza
casa, due giorni dopo.
Saga, d0po le urgenti cure da parte delle infermiere specializzate del
Tempio, era stato trasferito nella casa che avrebbe dovuto proteggere.
Non era ancora cosciente, il Grande Sacerdote gli aveva diagnosticato
un solenne riposo, quindi lo portarono in quella casa vuota e
silenziosa, abitata in quel momento solamente da lui e da Owl, che da
quando era stato ricoverato non lo aveva abbandonato un attimo.
Il suo cuore perse un sacco di battiti in quei giorni, quando le
infermiere le accennavano delle sue condizioni, ma per fortuna mai una
volta era stato in pericolo di vita, nonostante non ostentava ad aprire
gli occhi. Tuttavia era forte, lo era sempre stato e lo aveva sempre
così ricordato, e se aveva fatto fronte ad uno scontro
così duro riportando così tante ferite da non
essere trapassato, allora non c’era più motivo di
preoccuparsi.
Aveva tirato un sospiro di sollievo dopo tutto il giorno con il fiato
sospeso quando lui si era mosso dalla sua posizione, ancora
addormentato e pieno di fasciature ma comunque cosciente. Aveva aperto
la bocca come se avesse voluto dire qualcosa, ma la richiuse subito
dopo con un respiro quasi affannato.
Owl sapeva cosa stava sognando, o comunque pensò di aver
capito.
Infatti, dopo tre volte che ripeté quello strano movimento
con le labbra riuscì a parlare, seppur lievemente e con voce
roca.
«Ka…non…» Sospirò
ed il cuore di Owl perse l’ennesimo battito.
Aveva pensato anche a lui in quei due giorni passati al capezzale del
suo amato, nonostante era preoccupata delle sorti di entrambi. Non era
riuscita a parlare con Shion per quanto riguardava le sue sorti. Era
messo leggermente meglio del gemello e dopo che fu trasportato altrove
in seguito alle dovute cure, di lui nessuno aveva più saputo
nulla. Nemmeno Aiolos, che era giunto più volte per chiedere
informazioni sullo stato di salute dell’amico, aveva saputo
nulla.
Nel Tempio non si parlava altro che di quello scontro epico; tutti
avevano tifato per Saga ed erano tutti contenti della sua vittoria.
Nessuno aveva mai conosciuto intensamente Kanon come lo aveva fatto
lei, seppur non era mai riuscita a sconfare le spesse barriere che lui
aveva sempre creato attorno a sé. Si limitava a parlare di
cose effimere e non inerenti alla sua persona, ma nonostante quello non
le era mai passato per l’anticamera del cervello che lui
potesse essere malvagio. Esprimeva i suoi sentimenti a modo suo, quando
riusciva. In altri casi cercava di non mostrare mai le sue debolezze
per non essere giudicato. A lei era sembrato comunque più
sensibile degli altri; aveva un animo buono, altrimenti non sarebbe mai
stato ammesso al Tempio.
Strinse di più la mano di Saga, che aveva preso nella sua
per fargli capire che non era solo. Il contatto caldo della sua mano
gli faceva capire che lui c’era e stava lottando contro
sé stesso per riuscire a riprendersi del tutto. Dopo, una
volta svegliato, sarebbe diventato uno dei più forti Gold
Saint. Di quello ne era certa, anche se, sicuramente, la mancanza del
fratello l’avrebbe sentita per tutta la vita. Erano sempre
stati come una persona sola; sempre insieme e non solo come fratelli ma
anche come amici. Saga aveva sempre avuto fiducia in lui,
così come Owl ed Aiolos, e l’avevano sempre
incoraggiato quando tutti gli altri abitanti dubitavano di lui e
dicevano che fosse nato sotto una cattiva stella. Ma due persone nate
lo stesso giorno, dalla stessa madre, sotto la stessa costellazione,
potevano essere uno buono ed uno cattivo?
Di quelle dicerie sicuramente insensate, la ragazza non ne capiva il
perché.
Tuttavia, in un angolino della sua mente, ripensò
all’incontro con Kanon proprio prima della sfida con suo
fratello. Era molto diverso, stranamente tranquillo e più
acido del solito. Forse era perché sentiva l’ansia
per quell’importante incontro? O forse, si disse,
c’era qualcos’altro sotto?
Purtroppo, fino a che fosse rimasta segregata nel Tempio, nessuna di
quelle domande avrebbe avuto risposta.
Scosse la testa per mandar via quegli incessanti pensieri e
concentrarsi sul ragazzo che era disteso davanti a lei. Lo
osservò in volto, tirato per far fronte inconsapevolmente al
dolore, e strinse ancora la sua mano nella sua per infondergli tutta la
volontà necessaria per riprendersi. Era un gesto inutile, lo
sapeva, ma per lei era davvero importante. Aspettava da due giorni che
lui aprisse gli occhi su di lei e le parlasse finalmente con il sorriso
che animava spesso il suo viso e che aveva sempre incessantemente
amato. Era cresciuta amandolo silenziosamente. Non aveva mai avuto il
coraggio di confessarglielo e forse non lo avrebbe mai avuto. Lui era
un Saint e lei una semplice ancella, anche se secondo lei valeva molto
di più di una semplice sottoposta di Shion.
L’amore non era cosa per i guerrieri, che avrebbero dovuto
donare la loro vita solamente ad Athena. Se avesse avuto
l’ardire di accennare solo quello che provava, sicuramente
avrebbe perduto anche la sua amicizia, come la fiducia che le aveva
mostrato Shion, perché secondo lei il suo padrino si era ben
accorto dei suoi sentimenti.
E poi c’era Kanon. In qualche modo era riuscito a mandarla in
confusione con quel gesto di fronte all’albero del loro primo
incontro. Il calore di quella carezza ancora le sfiorava le gote ed
ancora rivedeva la strana espressione che aveva mostrato.
No, sarebbe cresciuta portando dentro un grande macigno. E poi,
sicuramente, tutti nel Tempio portavano dentro almeno un segreto.
Tentò di rassicurarsi da sola come meglio poteva e
riportò i suoi occhi tristi color nocciola su Saga, alzando
una mano per sfiorargli le ferite quasi rimarginate sul suo volto, come
se il suo tocco potesse alleviargli almeno il dolore che quelle,
probabilmente insieme a tutte le altre, ancora gli procuravano.
«Quanto vorrei che tutto questo fosse solamente un
sogno…» Si lasciò scappare dalle
labbra. Parlare con lui l’aveva messa sempre di buon umore ed
anche in quel momento, nonostante lui non potesse risponderle, era
sicura che avrebbe sicuramente sentito e capito. Così
continuò.
«Sono sicura che Kanon sta bene, anche se non è
più tra noi.» Gli rispose alla presa di parole che
aveva provato ad avere con semplicemente il nome di suo fratello. Era
sicura che lui lo stava cercando anche nei sogni. Il legame che avevano
quei gemelli forse sarebbe stato indissolubile negli anni, nonostante
l’assenza dell’uno verso l’altro.
Non poteva ancora sapere quanto la loro presenza sarebbe stata
importante per la vita di loro stessi. Non poteva immaginare cosa, da
lì a qualche anno, sarebbe successo.
Verso
sera, quando anche lei si era addormentata di nuovo al capezzale del
ragazzo, dei passi all’interno della stanza la svegliarono
dal suo inquieto sonno. L’ansia e la voglia di stare
cosciente a vegliarlo non la facevano dormire il giusto e nel migliore
dei modi, seduta su uno sgabello con la testa poggiata sul braccio
più sano di Saga, che dormiva adesso tranquillamente sotto
le candide coperte bianche che gli avevano fatto trovare sul letto.
Si issò in piedi dopo aver scorto l’alta figura di
fronte a lei, che la semioscurità della stanza non aveva
fatto capire chi fosse. Stropicciò gli occhi impastati dal
sonno e scrutò l’uomo dall’alto al basso
quando il cuore le salì in gola un’altra volta per
averlo riconosciuto. Quella notte non portava la maschera. Sul suo
volto, illuminato flebilmente dalla luce della luna che filtrava
attraverso l’unica finestra della stanza, si poteva
intravedere un lieve e triste sorriso, mentre i suoi occhi erano
puntati in quelli di Owl.
«Grande Sacerdote Shion!» Lo richiamò
con reverenza, scendendo dallo sgabello ed accennando un piccolo
inchino, chiedendosi cosa lo avesse portato ad uscire dal Tempio a
quell’ora tarda della notte. Precisamente non sapeva che ore
fossero, ma dalla finestra scorgeva il buio circostante ed il silenzio
che si sentiva era quasi spettrale.
«Ciao Owl…» Iniziò lui
salutandola, alzando di nuovo gli angoli della bocca. «Non
volevo svegliarti.» Precisò con tono di scusa. Era
veramente un uomo da ammirare. Lui, la massima autorità del
luogo, che si era preoccupato di aver svegliato una semplice ancella.
Ed il bello era che lo faceva con tutti.
«Non si preoccupi signore, stavo solo riposando.»
Disse stancamente e con gli occhi ancora impastati di sonno.
Prima di parlare di nuovo, Shion spostò la sua attenzione al
ragazzo ancora non del tutto cosciente.
«Come sta?» Le chiese avvicinandosi a lui e portare
una mano sulla sua fronte, dove la lunga frangia bionda gli ricadeva
appiccicata per le sudate che aveva fatto in quei due giorni,
agitandosi nel sonno.
«Dorme tranquillo adesso, ma non accenna a
svegliarsi.» Disse tristemente osservandolo per poi
rispostare l’attenzione sull’uomo.
«La febbre sembra essersi abbassata. Tra qualche ora una
delle infermiere verrà a visitarlo e fargli prendere la
medicina.» Comunicò guardandola in volto.
«Non preoccuparti, si riprenderà.» Cercò
di tirarle su il morale, tuttavia l’espressione inquieta sul
suo volto non accennò a svanire, e non era solo dovuta alle
condizioni di Saga.
«Ma non era venuto qua per lui.»
Incredibilmente l’espressione di Owl si mostrò
meravigliata e quella di Shion si fece incredibilmente autoritaria.
«C’è qualcosa che vuoi
chiedermi?» Le chiese lasciandola di stucco. Evidentemente si
era accorto dell’inquietudine che attanagliava il suo cuore.
Lui, dallo Star Hill, poteva vedere e sentire tutto. Inutile chiedere
come avesse fatto a sapere, com’era inutile mentire. E poi
aveva sotto gli occhi la ragazza da quando era nata. Era cresciuta
accanto a lui ed aveva imparato a capirla.
«Bè… in effetti una cosa ci
sarebbe.» Iniziò titubante ma il sorriso luminoso
che intravide sul volto di Shion le dette una speranza.
«Vuoi chiedermi di Kanon, non è vero?»
La precedette lui, che oramai aveva capito le intenzioni della ragazza,
che abbassò gli occhi colpita da tanta naturalezza e
precisione.
Annuì.
«Sta bene, se è questo che vuoi sapere. Ma
c’è altro, non è vero? Vuoi sapere che
fine abbia fatto?» Parlò teneramente a quella che
oramai era divenuta per lui quasi una figlia. Nonostante avesse
già raggiunto i tredici anni, età in cui i Saint
raggiungono la conquista di una Cloth, lei portava dentro lo spirito di
questi ultimi. Lo aveva sempre avuto fin da bambina, nonostante
crescendo quel desiderio si era affievolito con il rapporto di amicizia
che si era creato fra lei, Saga, Kanon ed Aiolos. Ma quella bellissima
armonia fra loro era destinata a spezzarsi, com’era successo
dal momento in cui, uno dei due gemelli, venne messo al corrente del
loro futuro.
Solo uno dei due avrebbe continuato a vivere nel Tempio. E nonostante
quel che era successo, con Saga vittorioso, Owl non riusciva ad essere
in pace con sé stessa.
Non era riuscita a parlare con Kanon prima che quest’ultimo
fosse stato allontanato; come non era riuscita a parlargli seriamente
prima dell’incontro. C’erano tante cose che voleva
chiedergli, o anche solo sapere come stava tipo: come avesse preso la
sconfitta e quello che avrebbe fatto da lì in poi. Voleva
essere in pace con sé stessa e salutarlo forse per sempre.
Non riusciva a vivere in quella maniera ed erano solamente passati due
giorni.
Di tutto questo Shion sembrava essere al corrente.
Annuì di nuovo abbassando la testa, vergognandosi di quel
comportamento. Era stata tanto istruita dall’uomo in quegli
anni e nonostante quello, da sempre aveva infranto le sue millenarie
regole ed i suoi intimi voleri. Era sicura di voler continuare a
mancargli di rispetto?
Tuttavia, aspettandosi tutt’altro che un sorriso sincero, Owl
alzò lo sguardo speranzoso sull’uomo, che
annuì prima di parlare.
«Lo trovi nella baracca nel bosco adiacente ai piedi del
Tempio.» * Disse solamente, frusciando la veste sulle
mattonelle di pietra bianca della stanza, avvicinandosi alla porta e
dando le spalle ai due. «Ti do il permesso di vederlo un
ultima volta. Questo è tutto quello che posso fare per te,
ma promettimi che non cercherai di raggiungerlo mai più.
Siamo intesi?» Parlò tranquillamente, nonostante
l’autorità che trasportava scosse Owl fino a farle
ingoiare una quantità di saliva che, durante il discorso, le
era rimasta incastonata in gola.
«Glielo…glielo prometto Grande
Sacerdote!» Assentì nonostante quelle parole
ancora rimbombassero nella sua mente.
“Ultima volta.” “Un ultima
volta…”
Scacciò il pensiero chiudendo gli occhi e salutò
Shion mentre faceva ritorno al tredicesimo Tempio.
Sospirò quando fu di nuovo sola, in compagnia del ragazzo
che ancora dormiva senza essersi mosso. Spostò
l’attenzione proprio su di lui, ributtandosi stancamente
sullo sgabello con adesso un sorriso di speranza sul volto.
«Sentito Saga? Kanon sta bene…» Disse
con uno sbadiglio, addormentandosi di nuovo sul braccio del nuovo Saint
dei Gemelli.
Fine capitolo 9
---
Colei che scrive:
Eccomi qua! Chiede
terribilmente perdono per il ritardo! Purtroppo il blocco apparente
dello scrittore, misto alle varie cose da fare, mi ha colpita! Spero
comunque, nonostante tutto, di essere riuscita a scrivere un capitolo
decente :3 Come al solito spero mi facciate sapere cosa ne pensate, sia
del capitolo che della storia in sé per sé! Come
vi sembra fino a questo momento? E spero non mi linciate per
i vari errori T.T
Inoltre ho tirato fuori un
capitolo un po' fluff alla fine, però Owl è una
ragazza tredicenne e non ancora una guerriera (sì, non
ancora u.u piccolo spoiler muahahah) per cui alcuni attimi di
debolezza, nonostante il carattere forte che cerca di mostrare, ci
stanno tutti. No? La voglio comunque rendere molto umana, non
è mica un robot :3
Bene bene, per quanto riguarda
l'asterisco -e cioè la baracca dove hanno mandato Kanon-
inutile che vi scervelliate per capire se c'è veramente o no
xD me la sono inventata di sana piante (e se poi c'è
davvero? mmmh) . Mi serviva un posto facilmente raggiungibile per Owl,
visto che Shion le ha dato l'apparente permesso di vederlo, e che non
fosse comunque sotto il dominio di Athena. Diciamo che è
più ai vertici del vecchio Rodorio eheheh
Detto questo, non mi resta che
ringraziare i lettori, i recensori e le persone che seguono con
interesse questa storia!
Un grazie a tutti
voi :3
Un bacione!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10 Heart Of Courage
Capitolo
10
Quella
mattina Owl venne svegliata dai raggi del sole che, prepotenti,
filtravano dalla finestra aperta della stanza da letto di Saga, dove
il ragazzo era ancora in convalescenza.
Non si
era ancora svegliato da quando era stato portato in infermeria, ma
comunque le sue condizioni miglioravano di giorno in giorno. Le ferite
si erano rimarginate e le bende non portavano più le macchie
di
sangue scuro che facevano sempre pensare ad un'emorragia. I lividi e
segni sparsi sul corpo e sul viso erano di un colore violaceo molto
chiaro rispetto ai giorni precedenti. L'unico problema era che il neo
Gemini non si era ancora svegliato. Alla ragazza si stringeva il
cuore nel vederlo in quelle condizioni; lo aveva sempre visto sorridente
ed indaffarato nei suoi allenamenti. Gli parlava molto anche, in segno
della loro amicizia, come
continuava a farlo sperando di essere sentita e di vederlo rispondere
finalmente aprendo i suoi bellissimi occhi verdi.
Purtroppo,
ogni volta che gli rivolgeva parola, prendendo la sua calda mano fra le
sue, continuava a risponderle quel silenzio in cui era caduto, facendo
sì che abbassasse gli occhi mordendosi il labbro inferiore.
Continuava a chiedersi quanto avrebbe dovuto aspettare prima che Saga
prendesse pieno possesso della casa e potesse finalmente indossare la
gloriosa Gold Cloth che lo aspettava dal giorno della sua conquista.
Sapeva quanto ci teneva e quanto si era allenato per raggiungere
finalmente questo giorno; ma sapeva anche quanto aveva lavorato sodo
Kanon e quel pensiero le balenò in testa come un treno in
corsa.
Avrebbe
voluto parlarne con lui, e magari portare al gemello delle buone
notizie sulle condizioni di quest'ultimo. Ma Kanon sarebbe stato in
grado di parlare? Anche lui era ferito e stremato e forse, proprio
nelle sue condizioni, non voleva o poteva ricevere nessuno.
Chissà se le ancelle sarebbero andate a prendersi cura di
lui!
Con tutti quei pensieri in testa, si alzò dalla sedia dove
la
sera prima si era addormentata, dormendo a stretto contatto col braccio
sano di Saga, e prese ad accarezzargli il volto facendo il
più
piano possibile. Anche se avrebbe voluto vederlo svegliarsi, non voleva
essere irruente e fargli del male sulle ferite che ancora deturpavano
il suo bel viso, anche se meno gravemente di prima.
«Buongiorno Saga!» Lo salutò speranzosa,
come da giorni a quella parte. «Sai,
il Grande Sacerdote Shion mi ha dato il permesso di andare a salutare
Kanon un ultima volta. Quanto vorrei che tu possa venire con me.
Rivedresti il tuo gemello...ma so che non puoi farlo. Chissà
se
ti farebbe piacere...»
Sospirò infine, riabbassando gli occhi ancora una volta.
«Bé, io vado adesso. Tornerò qua ad
aggiornarti!»
Con un'ultima fugace occhiata, Owl uscì correndo dalla terza
casa, non accorgendosi di Saga che stava, lentamente e con molta
fatica, riaprendo gli occhi.
«Owl?»
Chiese lui leggermente interdetto, con voce flebile ed impossibilitato
per il momento a fare qualsiasi movimento. Le ferite cicatrizzate
tiravano la pelle da sotto le fasciature ed i lividi, anche se meno
pronunciati, facevano comunque male ad ogni scossa. Comunque non
azzardò nessuna mossa strana, tanto le ancelle sarebbero
giunte
da lui in qualsiasi momento. Ciò che lo rendeva pensieroso
era
il sapere che Owl fosse stata lì prima del suo risveglio.
Non
sapeva se fosse stato solo un sogno o meno, fatto sta che sentiva
ancora il calore della sua mano a contatto con la propria.
Intanto
la ragazza si era diretta nella sua stanza, nel tredicesimo Tempio, per
potersi lavare e cambiare così da dirigersi finalmente da
Kanon.
Era ancora prestissimo quando uscì verso la scalata delle
dodici
case, silenziose e vuote. Sapeva che ancora non erano tutte abitate,
per cui passare all'interno di esse le faceva uno strano effetto. Per
tredici anni le aveva sempre viste in quella maniera, anche se sapeva
che da lì a pochi anni tutti e dodici i custodi ne avrebbero
preso pieno possesso dopo aver conquistato la Cloth appartenente ai
vari segni zodiacali.
Solamente la casa del Sagittario era abitata: da Aiolos, Aiolia ed il
loro maestro, e quella dei Gemelli, da un Saga ancora in convalescenza.
Per il
momento Owl conosceva, secondo i racconti del Grande Sacerdote,
solamente il presunto aspirante Saint dell'Ariete, perché
veniva
istruito personalmente dal Pope. Non lo conosceva di persona,
poiché Shion lo addestrava sulle montagne nello Jamir. Si
spostava usando la tecnica del teletrasporto, propria ai Saint
appartenenti alla prima casa, e tornava al Tempio per svolgere le sue
mansioni.
"Chissà se un giorno anche io..." Tornò a pensare
seriamente alla cosa dopo tanti anni. I pensieri di bambina non
l'avevano più colpita, ma in quel momento, dopo
ciò che
era successo tra i gemelli, aveva acceso dentro di lei la voglia di
imparare tecniche proibite; imparare a cavarsela da sola ad ogni
evenienza. Il Pope le aveva detto che il suo destino era legato alla
nascita della Dea Athena su quella terra; ma quanto doveva aspettare
ancora? Erano già passati tredici anni e probabilmente, una
volta cresciuta, il suo corpo non si sarebbe abituato alla
lotta...però aveva anche fiducia in Shion e quindi,
scacciando
il pensiero dalla sua mente, arrivò di fronte all'entrata
del
Tempio e, ingoiando la saliva che le era rimasta incastonata in gola,
col cuore che le martellava forte nel petto, prese i lembi della veste
che strusciava troppo a terra e si lanciò a capofitto verso
la
sua meta, a metà fra il Tempio, nascosto agli occhi degli
abitanti di Rodorio, e quest'ultimo paese.
La
dimora di Kanon sorgeva in una distesa di erba verde ed alberi che
troneggiavano al di sopra del tetto. Era piccola ma sembrava
confortevole, non comunque per lei che era abituata al lusso del
Tempio.
Si fermò a pochi passi di distanza dalla porta d'entrata,
portandosi una mano sul cuore.
E se il ragazzo non avesse voluto vederla? Come avrebbe reagito
vedendola sull'uscio?
Quei pensieri iniziarono a vorticarle fortemente in testa ed anche se
cercò di scacciarli, non riusciva a quietare quel senso di
inadeguatezza che sentiva verso sé stessa.
Kanon era un suo amico, lo era sempre stato, ma c'era qualcosa in lui
ultimamente che le era sembrato strano. Ripensò al pre
incontro,
quando lo aveva visto sotto il grande albero della loro infanzia e
sembrava...strano, diverso dal solito. Anche se il gemello era sempre
stato caratterialmente diverso da Saga, sempre composto e sorridente,
per lei era solamente un ragazzo qualunque con il suo
carattere
più chiuso degli altri.
Cosa poteva mai fare o dire in quel frangente? Anzi, forse avrebbe
ringraziato lei ed il Pope per averle permesso quella visita.
Allora perché dentro di lei sentiva solo inquietudine?
Si dette comunque della stupida per pensare a quelle così
lì, ad un passo da lui, quando le risposte alle sue domande
le
aveva proprio di fronte al naso.
Così, senza ripensamenti, riprese a camminare verso la
porta, dove bussò sonoramente sul legno con le nocche.
Seguitarono istanti di silenzio, che Owl impiegò a mordersi
il
labbro inferiore. "Non c'è? Dove può essere
andato nelle
sue condizioni?" si disse, ma poi ripensò a quest'ultima
domanda
e si dette della stupida di nuovo. Se era nelle condizioni di Saga,
ovviamente
non sarebbe riuscito ad andarle ad aprire la porta! In cuor suo
però, sperò che almeno lui si fosse salvato dal
coma.
Bastava Saga in quelle orribili condizioni e non voleva preoccuparsi
anche per lui, adesso che non poteva vegliare su di esso come faceva
per il fratello.
Alcuni fruscii e passi flebili però la distolsero dai suoi
pensieri, quando la porta si aprì e finalmente il volto di
Kanon
le spuntò di fronte. Sul viso di lui si aprì
un'espressione meravigliata.
Era anch'esso pieno di lividi e tumefazioni del colore pesto del
sangue. Chissà se si era medicato tutto da solo, oppure lo
avevano fatto le ancelle al Tempio prima che se ne andasse. Comunque
non trovò neanche il tempo per formulare le domande che la
sua
voce tagliente sovrastò tutto il resto.
«Che diavolo ci fai qua? Non dovresti venire qui, non te lo
ha
detto il tuo caro Sacerdote?» Iniziò lui con gli
occhi
verdi fissi nei suoi e la voce sprezzante di chi, se avesse potuto,
avrebbe sputato letteralmente a terra per fargli capire lo schifo che
gli faceva in quel momento anche solo pronunciare il nome della massima
autorità del regno.
«Ma...ma cosa dici Kanon!» Gli tenne testa lei dopo
un
attimo di esitazione. Erano da lui frasi fredde e distaccate, lo erano
sempre state per via del suo carattere, ma non c'era mai stata
cattiveria in esso, tanto meno verso Shion. Cos'era cambiato? Cosa lo
aveva portato ad odiare così tanto il Pope?
«La verità!» Si affrettò a
rispondere lui,
ancora appoggiato alla porta per l'impossibilità di reggersi
ancora sulle sue gambe.
«Sei arrabbiato perché sei stato allontanato dal
Tempio,
ma tu lo sai che è stato costretto a farlo!»
Parlò
autoritaria lei, alzando leggermente la voce per imporgli di ascoltarla.
Kanon dal canto suo non si mosse né cambiò
espressione,
come se non gli importasse nulla di quello che diceva, tanto la sua
idea non sarebbe cambiata.
«Se sei venuta qua per compatirmi puoi anche tornartene a
casa.
Non mi serve la compassione di nessuno, né tanto meno la
tua!
Torna da Saga! Torna dal tuo amato Sacerdote!»
Alzò
leggermente la voce lui. Strano, molto strano si disse lei. Kanon non
aveva mai alzato la voce, sopratutto verso di lei. La
rispettava, anche se la punzecchiava ogni volta, ma sapeva che lo
faceva in
amicizia. In quel momento, né sul suo volto, né
nella sua
voce c'era nulla di amichevole!
«Non sono venuta per compatirti, ma per vedere come
stavi!» Sbottò lei furiosa. «È
stata una battaglia sanguinolenta! Siete rimasti feriti entrambi e Saga
non si è ancora svegliato dal coma in cui lo hai mandato! Ti
ho
visto accasciarti a terra e da lì non ho più
avuto tue
notizie. In nome della nostra amicizia, ho chiesto personalmente il
permesso a Shion di poter scendere da te, anche se sai che non
è permesso mi ha dato comunque il consenso!»
Cercò di far scemare la rabbia che le era montata dentro ed anche
Kanon sembrò rilassarsi, come se le condizioni del fratello
l'avessero svuotato di tutto il rancore.
«Sono
vivo, se è questo che ti interessa.» Fece spallucce lui,
parlando con voce piatta. Non c'era nessun tipo di emozione nemmeno sul
suo viso.
«Mi fa piacere...»
Si limitò a dire lei, non riuscendo a pronunciare altro. Lui
la
stava confondendo e nulla di ciò che si era prefissata era
riuscita a dire o fare. Ma stava bene, anche se ferito, e quello era
l'importante. Però non poteva andarsene così, senza essere
riuscita a digli addio come si dovrebbe.
«Lui
come sta?»
Le chiese dopo svariati secondi di silenzio. La rabbia fra loro era
oramai un vecchio ricordo ed entrambi avevano abbassato gli occhi a
terra, impossibilitati a parlare di altro.
Per Kanon la notizia di suo fratello era importante e
ringraziò
silenziosamente qualche Dio perché gli avesse mandato Owl a
riferirglielo. Sentiva anche lui stesso che stava cambiando, ma l'amore
per suo fratello era rimasto ancora? Oppure era solo una scusa
perché Saga serviva a "lui"?
«Migliora
di giorno in
giorno, ma non si è svegliato dal coma. Sono sicura
però
che lo farà presto. Lui è forte!»
Sorrise lei e per la prima volta da quando si trovava in quella casa,
il sorriso di qualcuno gli aveva riscaldato il cuore per un misero
secondo. Era tentato di sorridere anche lui, ma c'era qualcosa nel suo
cuore che gli impediva di farlo e ne era consapevole. Andava
comunque bene così. Si sentiva forte, anche se aveva perso
la
sua personale battaglia. Era solo l'inizio, non era finito nulla e da
lì a poco sarebbe tornato... oh se sarebbe tornato!
«Certo...» Si limitò
a dire ancora con voce piatta. «Ma sarà
meglio che tu vada. Non vorrai far preoccupare il Pope!»
Continuò ed Owl abbassò per un momento di nuovo
lo
sguardo. C'erano tante cose di cui avrebbe voluto parlare con lui e
sicuramente non lo avrebbe voluto fare sull'uscio di quella misera
casa. Tante domande avrebbe voluto porgli, come per esempio come viveva
tutto solo lì, sperduto e lontano da tutto il resto del mondo. Se
andava spesso a
Rodorio e se pensava al Tempio, al suo maestro, suo fratello e...lei!
Ma, nonostante la voglia di formularle, quelle domande le rimasero
bloccate in gola e pesavano sul cuore come un macigno di fronte a
ciò che aveva detto lui: era l'ora di tornare indietro.
Ci aveva messo un po' a trovare la casa. La via era tortuosa e sperduta
quindi ci avrebbe messo del tempo anche per tornare indietro e non
voleva far preoccupare il Grande Sacerdote Shion, che le aveva dato
fiducia.
«Hai
ragione...»
Gli disse infine con un sospiro, alzando gli occhi sul volto di lui,
così incredibilmente uguale a quello di Saga e, per un
momento,
si immaginò che fosse proprio lui a guardarla. Purtroppo, a
ricordargli che quello non era il Saint dei Gemelli, era lo sguardo
astioso che aveva sul volto l'ex abitante del Tempio.
Perché? Avrebbe voluto sapere. Tuttavia rimase in silenzio per l'ennesima volta, tacendo una domanda che, forse, avrebbe cambiato
tutto quello.
Ma ne era veramente sicura? Davvero avrebbe potuto cambiare la storia?
No, non ne era sicura, per quello stette zitta, ingoiando di nuovo la
saliva che le si era incastonata in gola.
«Mi
ha fatto piacere vederti...» Azzardò
con un piccolo sorriso ma, vedendo che dal volto di Kanon non
traspariva nulla, abbassò prima gli occhi in segno di resa e
dopo gli voltò le spalle alzando il volto verso il cielo
sgombro da nuvole.
«Addio...» Fu l'ultima cosa che
disse prima di iniziare a correre verso la via del ritorno, rompendo
gli argini delle lacrime che le inondarono le guance contro la sua
volontà.
"Le lacrime non si
addicono ad un Saint di Athena"... ma lei non era un
Saint, quindi, tecnicamente, poteva piangere tranquillamente senza
essere vista. Nonostante voleva essere forte, tutta quella
realtà l'aveva colpita come un fulmina in ciel sereno; Saga
che non si svegliava, Shion che taceva sul suo destino e Kanon che era
così incredibilmente diverso e più astioso del
solito.
Ora aveva compreso il perché i Saint allontanati dal Tempio
dovevano rimanere soli! Forse per sbollire la rabbia e quel senso di
inadeguatezza che avevano verso sé stessi e gli altri? E si
ritrovò a chiedersi, di nuovo, se in futuro sarebbe toccato
anche a lei l'allontanarsi per sempre dalle persone più care
che aveva.
Quando varcò la soglia del Tempio, circa un ora dopo, il
sole stava già tramontando ed illuminava fiocamente le
pietre bianche della scalata alle dodici case, così come il
suo volto coperto leggermente dai capelli rossi che le ricadevano
lungo i lineamenti.
La prima e la seconda casa erano vuote, quindi le passò
tranquillamente a passo comunque lento, impossibilitata a correre per
via dei pensieri che le vorticavano in testa.
Cosa avrebbe raccontato a Saga?
A quella domanda trovò subito risposta perché,
una volta entrata nella semplice stanza da letto del custode della
terza casa, il Neo Gemini era seduto sul suo letto, con le gambe
coperte dalle candide lenzuola. Guardava fuori dalla finestra lo
spettacolo che il tramonto mostrava, distogliendo l'attenzione dal
fenomeno naturale solo dopo che la ragazza richiuse la porta alle sue
spalle, meravigliata di trovarlo sveglio. Sgranò gli occhi e
se li strusciò con le mani più volte credendo di
stare sognando. Ma quello non era un sogno e le iridi verdi di Saga che
la guardavano con un sopracciglio alzato ne erano la prova.
«Owl!» La
richiamò lui, meravigliato quanto lei di trovarla nella sua
stanza. «Sei
tornata...»
Continuò, ma non era una domanda. Lui sapeva benissimo
dov'era andata, perché, seppur addormentato ed
impossibilitato a svegliarsi, sentiva tutto ciò che gli
succedeva accanto e quindi aveva ascoltato ogni discorso che la ragazza
gli aveva fatto in quei giorni.
«Sì...» Assentì
lei con una breve pausa. «Il Grande Sacerdote mi
ha dato il permesso di raggiungere Kanon un ultima volta. E l'ho
visto...lui è....» Avrebbe voluto
riferirgli tante cose, digli che stava bene, che era cambiato, ma la
sua espressione si incupì e nei suoi occhi verdi
passò un'ombra che lei non riuscì a definire.
«Stai
lontana da lui!»
Fu tutto quello che riuscì a dire con voce roca,
distogliendo lo sguardo dal volto di lei, spostandolo di nuovo fuori
dalla finestra facendo frusciare dietro la schiena i suoi lunghi
capelli color del grano.
Tuttavia, nonostante la penombra in cui era piombata la stanza, Owl
giurò di aver visto i capelli di Saga scurirsi.
Fine capitolo 10
----
Angolo autrice:
Salve a tutti! >.< Lo so, sono in ritardo cronico! :S
Purtroppo ho riniziato a lavorare e quindi non ho molto tempo per
scrivere :( Sto su questo capitolo da circa un mese, aggiungendo pezzo
per pezzo ogni...quanti giorni? xD Comunque sono riuscita a scriverlo e
spero vi sia piaciuto e che mi facciate sapere, come sempre :3
Chiedo perdono per gli eventuali
errori :S purtroppo assonnata non riesco a vederli molti, sopratutto
perché non mi va il correttore nel programma :S
Io ringrazio chi
ancora segue la storia e recensisce!
Un bacione a tutti,
al prossimo capitolo!!
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
Capitolo 11
Owl rimase a
fare compagnia a Saga anche dopo che lui si fu riaddormentato. Era
felice di averlo visto finalmente sveglio, anche se ancora debole per
le ferite subite in battaglia e non ancora rimarginate. Non
erano riusciti a scambiarsi più di un tot di parole,
sopratutto su Kanon. Sembrava che l'argomento non piacesse molto al
gemello, che si era limitato a liquidare acidamente il discorso della
ragazza sul nascere. Tuttavia non poteva mentire a sé
stessa:
sentiva la felicità per l'aver visto finalmente il ragazzo
sveglio, dopo giorni di coma, anche se era combattuta con
l'inquietudine; perché il risveglio non era stato come lei
aveva sperato.
Non una parola carina, non un "sono felice di
vederti", nonostante le avesse sorriso prima di coricarsi.
Sembrava preoccupato, o forse era solamente triste per tutto
ciò
che era successo. Non si era del tutto ripreso e forse gli sarebbe
servito del tempo per rimettersi in carreggiata.
Il volto del neo
Gemini sembrava rilassarsi sempre di più mentre il ragazzo
entrava nel sonno più profondo. Forse nel suo inconscio gli
incubi non potevano raggiungerlo ed il suo volto rilassato lasciava
brillare alla luce che filtrava dalla finestra i lividi leggermente
opachi che ancora troneggiavano sul suo volto come trofei di
guerra.
Tuttavia, prima di lasciare la stanza del ragazzo e
lasciarlo dormire, volse lo sguardo verso il totem della Cloth dei
Gemelli. Era esattamente com'era stata lasciata giorni prima, dopo
che il Saint era riuscito a conquistarla. Sembrava come un docile
animale che veglia sul proprio padrone e, nonostante fosse fatta
d'oro e non avesse un'anima propria, quell'armatura,
esattamente
poi come tutte le altre, sembrava essere in sintonia con il loro
custode. In quel momento, baciato dai raggi del sole, quell'oro
brillava come i capelli di Saga sparpagliati sul cuscino.
Quando
la ragazza uscì dalla stanza da letto del ragazzo, si
diresse
senza pensarci al tredicesimo Tempio sorpassando sovrappensiero tutte
le altre case rimanenti che la dividevano dalla sua meta. Percorse
tutte quelle rampe di scale con la testa fra le nuvole, altalenante
di pensieri riguardanti due persone talmente diverse quanto uguali.
Un tempo forse la sua giovane mente avrebbe formulato pensieri
riguardo il suo apprendistato, adesso sempre più lontano,
invece in quel momento erano due uomini il suo chiodo fisso. I
sentimenti che provava per Saga li aveva segregati nel suo cuore, per
non lasciarli fuoriuscire tanto facilmente. Lui era un Saint e non
era libero di amare. Doveva pensare alla guerra e l'amore verso la
sua Dea, l'unica fonte di ispirazione ed affetto e colei che avrebbe
per sempre cambiato il suo destino. Ma nonostante quello, lei avrebbe
continuato ad essere presente per lui, anche solo come un'amica o
un'assistente. Avrebbe sempre continuato a seguirlo, anche se avesse
dovuto farlo da lontano una volta che fosse divenuto un'importante
Saint ed avrebbe passato le sue giornate solamente ad allenarsi o,
nel peggiore dei casi, lontano dal Tempio. Le sue preghiere lo
avrebbero raggiunto in qualsiasi luogo fosse.
Strinse le
mani al petto quando salì l'ultimo scalino della rampa di
scale antecedenti al portone d'ingresso della tredicesima Casa. Il
vento fresco che tirava da quell'altura le fece salire i brividi
lungo la schiena, così chiuse di colpo gli occhi e
lasciò
che i pensieri si librassero in aria come i rossi boccoli che le
volteggiavano dietro la schiena.
Sospirò prima di entrare
all'interno, come se il Sacerdote in persona fosse stato li di fronte
a lei con le braccia conserte per sgridarla di qualche marachella
compiuta, come quando era piccola, quando si divertiva a seguire
segretamente gli allenamenti degli aspiranti Saint, nonostante fosse
stato proibito dallo stesso Sacerdote da secoli.
Quando richiuse
il grande portone alle sue spalle, con un sonoro tonfo, alzò
lo sguardo per vedere se veramente Shion fosse stato lì per
lei, ma, contrariamente al suo pensiero, c'era solo un sottoposto del
Pope, che lei riconobbe come il suo consigliere, ad accoglierla.
«
Salve... » Asserì lei con un leggero inchino,
tenendosi
i lembi della veste per non inciamparci sopra.
Nonostante l'uomo
fosse di rango inferiore rispetto a tutti gli altri Saint del Tempio,
anche dei Bronze, era comunque un suo superiore e per questo lei era
solita inchinarsi verso chiunque possedeva una Cloth.
«
Signorina Owl, la sua presenza è richiesta nella sala del
trono. » Commentò lui senza rispondere al saluto,
non
facendo trasparire ogni tipo di espressione. Si limitava a fare il
portavoce della massima autorità del regno, come gli veniva
imposto e nulla di più, per cui non si sforzava di essere
nemmeno gentile.
Owl a quelle parole inarcò un sopracciglio
e storse il naso. Forse aveva già capito cosa voleva da lei
Shion, ma tenne per sé ogni sorta di commento in presenza
dell'uomo.
« Grazie. » Rispose accennando di nuovo un
leggero inchino, più per cortesia che per vera e propria
reverenza oramai, lasciandosi ben presto l'uomo alle sue spalle
nemmeno sforzandosi di rimanere composta. Raggiunse correndo
il
grande e lussuoso salone, raggiungendo il Pope che la stava
aspettando seduto al trono, con il volto coperto dal possente elmo
che era solito non portare in sua presenza.
« Voleva vedermi
Grande Sacerdote? » Chiese inginocchiandosi di
fronte a
lui che, con un risolino divertito, si tolse l'elmo dal capo
lasciando ricadere i fili dorati dei suoi capelli lungo il volto
segnato da qualche ruga.
« Lascia stare i convenevoli
piccola Owl. » Ridacchiò ancora lasciando che la
ragazza
storcesse la bocca e si apprestasse a parlare, ma fu fermata da
un'alzata di mano dell'autorità. « Credo tu sappia
perché ti ho convocata, non è vero? »
Il suo
tono si fece improvvisamente serio, così com'era solito
parlare ad un Saint, ma non impressionò lei che, nonostante
avesse capito da un pezzo le reali intenzioni del suo superiore,
continuò a fare la finta tonta perché a lei
solamente
era permesso burlarsi di quello che era stato per lei un padre, un
amico ed un esempio. A lui doveva la sua vita e lui aveva imparato a
conoscerla fino a tal punto da permetterle un tale comportamento.
«
Saga si è svegliato. » Disse vaga, continuando la
sua
recita da perfetta finta tonta, nonostante avesse un sorriso sornione
stampato sul volto.
« Sono stato informato... »
Sospirò lui, socchiudendo leggermente gli occhi .
« Sono
serio Owl. »
Bastarono queste tre parole, nonostante
fossero state dette con estrema calma, a far scomparire dal volto
della rossa ogni tipo di espressione. Serrò la mascella ed
abbassò lo sguardo a terra per non incrociare lo sguardo
inquisitore dell'uomo, che stava aspettando una risposta.
«
Vuole...vuole sapere di Kanon, non è vero? »
Al solo
pronunciare il nome dell'ex Saint sentì una stretta al cuore
simile ad una coltellata, la stessa provata quando lui, con il volto
tumefatto dai lividi e deturpato da un'espressione irata, l'aveva
accolta quello stesso pomeriggio.
Il Pope si limitò ad
accennare un gesto affermativo con il capo, incitandola a continuare
perché lei sapeva bene cosa voleva sapere.
« Lui sta
bene. » Mentì leggermente, lasciando
intendere
quel "bene" come "è ancora vivo".
Purtroppo stava tutto fuorché bene, e non solo per i lividi
che portava sul corpo, ma anche per le ferite che ancora sanguinavano
nel suo cuore. Si rendeva conto che era cambiato a distanza di poche
ore ma non si capacitava del motivo. Era solo per le vicende vissute?
L'allontanamento dalle persone a lui care e non essere riuscito a
conquistare un posto nel Tempio come suo Custode?
Gli occhi
inquisitori del Sacerdote continuavano a scrutare il volto abbassato
della ragazza nei momenti di silenzio, capendo al volo e dando
finalmente una risposta ai suoi timori.
« Capisco. »
Mise fine alla discussione, lasciando interdetta la ragazza che,
nonostante quell'improvviso silenzio, si sarebbe aspettata il terzo
grado. Non sapeva che il Pope sapeva tradurre ogni sguardo, ogni
espressione sul viso dei suoi sottoposti.
In tutti quegli anni, la vita
gli aveva insegnato molto, e lo aveva segnato così tanto da
permettergli un simile "potere". Per questo era amato da
tutti, non costringeva nessuno a rivelare i propri segreti. Li
scopriva da solo, quando possibile. Quindi, era probabile che Shion
aveva intuito tutto ciò che non andava ma per il momento
rimaneva in disparte ad aspettare una qualsiasi mossa. Il nemico
giocava ancora a carte coperte.
« Saga come sta? »
Slittò poi il discorso verso l'altro gemello, che sapeva
essersi svegliato dal coma in cui era caduto in seguito allo scontro
che lo ha visto vincitore della Gold Cloth dei Gemelli.
«
Sta riposando! » Rispose con un sorriso, facendo sorridere a
sua volta il Grande Sacerdote, che immaginava quello che Owl provava
per di lui. L'aveva avuta sotto gli occhi per tredici anni. Aveva
vissuto tutti i suoi cambiamenti e, standole accanto, era riuscito a
capire cos'era per lei quel ragazzo. Da una parte non era per lui una
buona cosa, visto che Saga era diventato un guerriero e
perciò
avrebbe dovuto pensare seriamente al suo ruolo, mentre Owl aveva
davanti a sé un destino che presto l'avrebbe strappata dalle
sue mansioni di ancella. Non sarebbero mai potuti stare insieme, ma
nonostante quello non poteva non essere felice per lei. Saga era un
ragazzo meraviglioso e sarebbe, secondo lui, diventato un Saint
valoroso, quindi era impossibile che Owl non ne fosse stata attratta.
Tuttavia, la ragazza sembrava rendersene conto e, col passare del
tempo, sembrava che stesse chiudendo sempre di più il suo
cuore. Comunque non mancava di stargli vicino in quei giorni
difficili, vegliando su di lui giorno e notte.
« Mi fa
piacere. Appena si sarà ripreso potrà
iniziare le
sue mansioni. » Le disse Shion.
« Ne sono felice! »
Sorrise di nuovo Owl, rimanendo poi in silenzio. Nessuno dei suoi
dubbi voleva esporre a Shion, nonostante le sue domande richiedessero
delle riposte. Il Grande Sacerdote l'aveva chiamata a sé per
parlare di Kanon, e lei aveva mancato di rispondere a quello che lui
voleva realmente sapere, allora aveva spostato l'attenzione su Saga,
ma anche lui era per il momento un libro chiuso. Ricordava ancora il
breve momento del suo risveglio, quando i suoi capelli avevano
inspiegabilmente cambiato colore; solo per un breve attimo, che le
aveva stretto così tanto il cuore.
« Sai, mia cara Owl... »
Riprese il Grande Sacerdote dopo il breve silenzio caduto su di loro,
aspettando poi l'attenzione della ragazza per continuare. «
Ho
consultato le stelle dall'alto dello Star Hill, ed ho calcolato la
nascita della nostra Dea in forma umana. » Si
bloccò per
leggere l'espressione sbalordita nel viso della rossa.
« Quindi significa che...
il mio destino di cui parlava... » Cercò di dire
emozionata ed il Pope rispose con un cenno affermativo del capo,
anche se non c'era nessun sorriso sul suo volto. « Posso
sapere
quando? » Chiese poi titubante.
Dopo un sospiro il Grande
Sacerdote tirò i muscoli facciali prima di rispondere,
riposando dopo un breve attimo i suoi occhi su di lei. « Fra
due anni, ma tu devi fidarti di me. Inizierai ad allenarti, per far
sì che il tuo destino si compia, ma non è adesso
il
momento giusto. Non fare altre domande mia cara, abbi fede in me.
»
Sorrise poi, sapendo che di tutti i difetti che aveva Owl,
l'invadenza non era fra quelle.
Lei, d'altro canto, non potendo
ribattere, buttò fuori con un sospiro tutta l'aria
trattenuta
per l'emozione.
«
Ho capito. Aspetterò... » Poté solo
dire.
«
E c'è un'altra cosa. »
Puntualizzò ancora il Sacerdote, prima di congedarla,
facendo
ricadere di nuovo su di sé la sua attenzione. «
Fra due anni, sceglierò un mio successore. »
Questa volta sul volto della
ragazza troneggiò una vena di terrore. Era felice per un suo
“compagno”, certo, però era anche
ansiosa di
sapere che fine avrebbe fatto l'uomo a cui doveva la sua vita, colui
che l'aveva allevata e cresciuta formandola fino a farla diventare
ciò che era. Sapeva che oramai aveva tantissimi anni sulle
sue
spalle, forse troppi. Era stato un grande combattente ed un uomo
saggio e, con quella stessa saggezza aveva guidato tutti i suoi Saint
per più di duecento anni. Ma se lui se ne fosse andato, la
sua
ancora sarebbe sparita e lei si sarebbe trovata a volteggiare a vuoto
nella sua stessa vita.
«
Ma come farò... »
Azzardò, ma il Pope alzò una mano per zittirla.
Questa
volta la sua espressione fu dolce e sorridente.
«Di
questo non devi preoccuparti piccola Owl. Non sarà una
decisione campata per aria. Sceglierò il mio successore con
cura. Sarà l'uomo più saggio del Grande Tempio,
colui
che saprà camminare sui miei stessi passi. Questo
metterà a dura
prova i candidati e solamente chi riuscirà a vincere con
lealtà e con il cuore devoto alla nostra Dea
potrà
sedere su questo trono. »
Indicò l'oro dello scranno sulla quale era seduto,
sorridendo
ancora.
«
Adesso puoi andare Owl, ma ti chiedo di non parlare mai a nessuno di
queste cose. »
Fece una
breve pausa per enfatizzare. «
Mi posso fidare? »
Chiese ancora, anche non era lui quello che doveva chiedere. Quella
domanda era un modo per constatare la lealtà della fanciulla
che, era sicuro, non l'avrebbe mai tradito. Ed aveva ragione.
Quando la ragazza lasciò
la sala del trono con un inchino, si ritrovò a correre verso
l'uscita con tutte le sue forze. Aveva bisogno di aria e di pensare,
da sola. Fra due anni, la sua vita sarebbe cambiata insieme ad un
uomo che non sarebbe stato Shion.
Intanto,
lontano dalle mura del
Tempio, nella casa dove era stato esiliato Kanon, il ragazzo cercava
malamente di medicarsi le brutte ferite da solo, imprecando quando la
soluzione lasciatagli dalle ancelle gli andava a contatto con la
pelle tumefatta od insanguinata. Quelle ferite gli facevano male, ma
il dolore maggiore lo sentiva dentro.
Sul volto gelido era stampata
un'espressione furente, anche per la visita, non di certo aspettata,
della ragazza che lo aveva accompagnato in quegli anni al Tempio. Buffo
però
come la sua mente proiettava la sua immagine invece che quella del
fratello, sangue del suo sangue. Sembrava come se dentro di lui
vivessero due entità distinte e questo non faceva altro che
alimentare la sua rabbia, così tanto che quando ebbe finito
di
passare il cotone sulle ferite scaraventò il tutto per terra
con un ringhio inferocito, esattamente come avrebbe fatto un animale
ferito.
«
È questo che mi piace di te, piccolo Gemini. »
La voce divertita di Yoma gli
arrivò pungente alle orecchie, con quel tono sarcastico che
lo
rendeva infinitamente malefico.
«
Cosa vuoi? »
Gli
rispose malamente il ragazzo, girandosi di scatto verso la sua voce.
Mephistopheles era seduto
dall'altra parte del tavolo con le braccia e le gambe incrociate e
sul volto aveva un'espressione divertita.
«
Assolutamente nulla caro amico, ma tu sai che ti sono vicino. Sai che
dobbiamo attuare il nostro piano. Aspetteremo fino a quando quelle
ferite non si saranno rimarginate. »
Indicò il corpo del ragazzo fasciato solamente da un paio di
pantaloni di pelle. « Per il momento mi rilasso, sei
così
divertente! » Ridacchiò, facendo agitare Kanon
ancora di
più.
«
Divertente, certo! Divertente sarà vedere tutto il Grande
Tempio piegato sotto di me! Questo si che mi renderebbe davvero
felice! » Grugnì il gemello di Saga cercando di
calmarsi. Sembrò comunque che la sua stessa ambizione lo
rese
molto più quieto.
«
È quello che faremo amico mio, è quello che
faremo! »
La
risata di Y0ma si diffuse per tutta la casa, coinvolgendo anche il
suo nuovo burattino.
Fine
capitolo 11
Angolo Autrice:
Salve, salve a tutti! O mio dio quanto tempo è
passato
dall'ultimo aggiornamento! D: Da Maggio dell'anno scorso! Chiedo
assolutamente venia per l'attesa e per gli eventuali errori! Dopo tutti
questi mesi di "non scrittura" mi sento completamente arrugginita :S
ma, se costruttive e scritte con garbo, accetto recensioni che possono
aiutarmi a rimettermi in carreggiata :3
Non garantisco un aggiornamento veloce purtroppo :( gli impegni sono
abbastanza xD ma ci proverò :D
Un bacione a tutti!
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
Erano passati alcuni mesi da quando
Saga, ancora convalescente, era riuscito ad alzarsi dal letto dopo la
battaglia contro il gemello per la conquista della sacra Cloth di
Gemini. Si allenava ogni giorno per riuscire ad
aumentare la sua forza, fisica e spirituale.
Da qualche giorno, tutti i Saint del Tempio avevano appreso che, da
lì a poco più di una anno, il Pope Shion avrebbe
ceduto il posto ad un suo più degno successore, scelto
proprio tra i ragazzi. Solamente la persona che fosse stata degna di
quel titolo avrebbe potuto sedere su quel trono. Una solamente, per
lunghissimi anni avrebbe guidato tutti gli altri in attesa
dell’arrivo, scritto nelle stelle, della futura Dea Atena,
che sarebbe reincarnata in un corpo terrestre.
Saga si sentiva risoluto ad essere uno dei cadetti dopo che il Pope lo
aveva messo al corrente di tale decisione. Ne aveva lo spirito, ne era
certo. Non c’era nulla che lo ritenesse più fiero
che diventare così giovane il nuovo Sacerdote. Avrebbe
dimostrato tutte le sue qualità e la sua forza, lo doveva
anche al fratello che in quel momento credeva perduto.
Owl invece era divenuta l’ancella personale del ragazzo sotto
espressa concessione del Pope, che sapeva le avrebbe fatto
più che piacere, sia per lei che per Saga, che in tutto il
Tempio era la persona con il quale aveva passato più tempo,
insieme a Kanon ed il suo maestro che lo aveva oramai lasciato dopo la
conquista della Gold Cloth di Gemini.
Lei era il portavoce del Grande Sacerdote, i suoi occhi nella terza
casa, e si occupava dei bisogni del neo Gemini. Null’altro,
ma ne andava più che fiera. Oramai sapeva quello che sarebbe
accaduto alla successione di Shion; sarebbe arrivato il suo momento di
allenarsi, anche se sotto una guida diversa. A volte pensava a come
sarebbe stata la sua vita lontana da Shion, senza vedere la sua
presenza costante sullo scranno dorato, le loro lunghe chiacchierate e
le marachelle perdonate.
Ma non doveva pensarci, si fidava di lui.
Quel giorno, dopo aver svolto le sue mansioni nel Tempio del Gemelli,
notando che ancora Saga non si era fatto vivo nonostante
l’ora tarda, decise di scendere nell’arena dei
combattimenti dove ogni Saint passava la maggior parte del tempo (e
della vita).
Da piccola le era stato vietato di osservare gli allenamenti,
così come a tutte le persone che non fossero state dei Saint
era proibito osservare gli allenamenti, da tempi immemori.
Così era sempre stato nei secoli, ma a lei non piacevano
molto le millenarie regole del posto e molto spesso si nascondeva
dietro qualche albero o qualche roccia per seguire i gemelli insieme ad
Aiolia, adesso prossimo alla conquista della Cloth del leone.
Così, spinta dalla curiosità di rivedere un
allenamento dopo tanto tempo, si apprestò a scendere le due
Case vuote sotto di lei e marciare a passo svelto cercando di non far
strusciare a terra la veste bianca per non inciamparci.
Una volta arrivata a destinazione prese posto dietro un grande masso di
pietra bianca, non molto distante da dove era Saga. Rimase dietro di
esso per qualche secondo, cercando di riprendere fiato dopo la corsa
prima di sporgersi per riuscire a guardare meglio. Lasciò
che i capelli oramai lunghi e sempre disordinati le ricadessero lungo
il braccio piegato, mentre rimaneva acquattata ed in ginocchio dietro
il suo nascondiglio.
Avrebbe giurato che, una volta arrivata, avrebbe trovato Saga intento a
lottare con qualche cadetto o a spaccare a mani nude qualche roccia,
invece lui era semplicemente in piedi su una delle rocce più
grandi, dove aveva una visuale aperta di ciò che
c’era sotto di lui. Le dava le spalle e, visto che il suo
cosmo era ben sopito dentro di lei, non si era accorto della sua
presenza, come mai aveva fatto prima di allora. Lei lo
osservò in un misto di curiosità e scetticismo
per quel comportamento. I lunghi capelli biondi gli svolazzavano al
vento, ma lui sembrava non farci caso. Immaginò i suoi occhi
color del mare guardare verso l’0rizzonte, malinconici. Che
pensasse al fratello? Oppure al futuro quasi imminente? Di certo, si
disse Owl, non pensava a lei ed una fitta al cuore le fece serrare la
mascella. Oramai si era rassegnata a chiudere i sentimenti che provava
per lui nel profondo del cuore, lascandole solo l’amarezza di
quel destino che aveva colpito entrambi. Forse qualche anno prima
avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere Saga su quella roccia a pensare
a lei.
Scosse la testa per scacciare il pensiero, serrando la mascella e
chiudendo gli occhi per togliersi dagli occhi quella visuale prima di
riaprirli con un sospiro. Voleva capire perché stava
imbambolato in quella posizione, con le braccia ciondolanti lungo i
fianchi come fosse una statua di cera.
Si decise ad uscire allo scoperto, per avvicinarsi quatta a lui e
capire meglio. Camminò eretta cercando di sistemare i
capelli con le mani, appiattendoli dietro la nuca e cercando di avere
uno sguardo serio nonostante il cuore che le martellava nel petto, ma
il suo camminò si bloccò dopo il quinto passo,
mozzandole il respiro in gola e lasciando che il cuore le battesse come
se dovesse cercare una via d’uscita dal suo petto. Avrebbe
dovuto trovare un nuovo riparo, o tornare dietro alla roccia,
rimanendoci, ma non riusciva a taccare i piedi da terra.
Saga, a pochi metri da lei, aveva serrato i pugni facendo sbiancare le
nocche ed i capelli di un biondo simile al grano, stavano scurendo
dalle punte diventando pian piano del colore della notte. Scuri, in
contrasto con il biondo che pian piano scompariva.
La ragazza si portò le mani alla bocca cercando di calmare
il respiro irregolare e chiuse gli occhi come per dimenticare
ciò che aveva appena visto, sperando che quando li avesse
aperti tutto sarebbe tornato come prima. Attese qualche secondo che a
lei parvero secoli prima di aprirli ma quando si sentì
più che certa di riuscire ad accettare quel che avrebbe
visto, la voce di Saga raggiunse le sue orecchie come un treno in corsa.
« Owl! » Le gridò di rimando, ma la sua
voce era solo sorpresa. Non c’era traccia di durezza o
rancore ed i suoi capelli erano di nuovo brillanti come il sole ed i
suoi occhi azzurri contornati dalle sopracciglia alzate. «
Che ci fai qua? Se ti scopre Shion… »
Continuò ma la frase gli morì in gola notando il
volto indecifrabile della ragazza che aveva uno sguardo spaventato e la
bocca aperta a meraviglia. Teneva il dito puntato verso il suo petto,
rigido e tremante.
« S…Saga, tu… » Disse con
voce tremante. « I tuoi capelli! »
Continuò con più fermezza ma Saga
scoppiò in una cristallina risata dopo averci passato le
mani per cercare la fonte del problema che sembrava spaventare
così tanto la ragazza.
« Lo so, sono un disastro! » Asserì lui
e lei alzò un sopracciglio. Possibile che non si fosse
accorto di nulla? Oppure lo sapeva e cercava di sviare la sua
attenzione? Questo non sapeva dirlo con certezza, e se quella volta
nella sua camera pensava di averlo solo immaginato, in quel momento era
sicura di quello che aveva visto, anche se era stata veramente
questione di secondi.
« Ma tu non dovresti essere qui. Perché sei
venuta? » Ridacchiò il ragazzo scendendo dalla
roccia per andarle incontro.
« Io… » Iniziò, ancora
sconvolta per i precedenti avvenimenti. Non sapeva se essere
più terrorizzata da ciò che aveva visto o per
essersi fatta scoprire da Saga ad osservarlo a sua insaputa.
Optò per la seconda opzione, arrossendo come un peperone.
« Passavo di qua. » Disse semplicemente la prima
cosa che le venne in mente, dandosi della stupida.
« Passavi di qua? » Rise Gemini, prendendo il suo
asciugamano e portandoselo sopra le spalle, sotto la cascata di fili
dorati.
Saga, ancora ridacchiando, sospirò allegro.
« Sì, bè, ma è meglio che
torni al Tempio prima che ti scopra qualcuno. Ci vediamo domani!
» Le disse in tono che non ammetteva repliche, nonostante il
sorriso sulle labbra, e lei ne fu grata.
« A domani! » Gli rispose lei con un leggero
inchino, al quale riservava a chiunque fosse di rango superiore al suo,
ma anche se quello era un suo amico non tradiva le antiche e secolari
leggi del posto. O meglio, almeno quella.
Girò di scatto i tacchi facendo frusciare la veste sulla
pietra sconnessa del posto ed i capelli dietro le spalle,
lanciò l’ultima occhiata furtiva a Saga e si
lanciò di corsa verso l’entrata della Casa
dell’Ariete.
Quando Owl fu uscita dal suo campo visivo, il sorriso solare sulle
labbra del nuovo Saint sparì all’improvviso,
lasciando il posto ad un sorrisetto malizioso e sprezzante.
Si voltò di nuovo verso l’orizzonte ed i suoi
occhi azzurri si iniettarono del colore del sangue, dando
l’espressione maligna al suo viso ed i capelli si tinsero di
nuovo di tenebra.
« Diventerò io il Sacerdote, perché me
lo merito! » Disse sprezzante verso un punto indefinito di
fronte a lui. « Non perché lo dici tu. »
Rimase in silenzio per ascoltare una risposta, ma quando si
voltò i suoi colori tipici tornarono normali come i suoi
lineamenti.
« Kanon, maledetto! » Soffiò sottovoce
fra i denti lasciando che il vento trasportasse con sé le
sue parole, prima di seguire la strada che lo avrebbe riportato alla
terza Casa.
Intanto, non molto distante dal posto che aveva appena lasciato Gemini,
seduto sul ramo più alto degli alberi, con la visuale di
tutto il Tempio fi fronte a lui, c’era Kanon. Il suo viso era
la maschera del più macabro divertimento, segnato da un
ghigno che lasciava intravedere la dentatura bianca. Sul volto
troneggiavano le ferite della passata guerra contro il gemello, oramai
solo lievi segni di una tonalità più chiara del
suo incarnato.
« Per quanto non ti piaccia mio caro fratello, adempirai ai
miei desideri. » Sogghignò impercettibilmente.
« Oramai ti ho in pugno. È solo una questione di
tempo…poco tempo! » Finì con una risata
di scherno mentre osservava il punto più alto di fronte a
lui, dove si ergeva l’ultimo Tempio, dimora
dell’alta carica dopo Atena. Dimora che presto, volente o
nolente, sarebbe dovuta spettare a lui.
Nessuno si era accorto della sua presenza, aveva imparato bene ad
eludere la sorveglianza del Tempio. I trucchi che aveva imparato Saga
li aveva imparati anche lui, come il Genro Mao Ken, il colpo segreto
dei Gemelli, con il quale poteva controllare le menti altrui se
scagliato con la potenza sufficiente ad avere il totale possesso delle
menti. Così aveva confuso le guardie all’ingresso,
ed aveva aspettato la sua preda esattamente dove si trovava in quel
momento.
Era bravo, si sentiva tale. Aveva potere, e non avrebbe guardato in
faccia nessuno pur di usarlo. La sua mente già segnata dalla
rabbia delle delusioni, e l’allontanamento da quella che un
tempo poteva definire Casa, era stata facilmente soggiogata da un uomo
molto più crudele di lui. Un uomo che usava le persone come
burattini. Se lui agganciava i suoi fili, nessuno sarebbe riuscito a
tagliarli. Era una pedina, una valida ed essenziale pedina per la sua
vitale missione.
La sua vendetta.
A quello pensava Yoma, poco distante da Kanon. Non si era mostrato. Non
si era voluto privare di quello spettacolo. Lo stesso del quale era il
direttore principale.
Grazie a Kanon aveva in pugno anche la mente del fratello. Saga era
stato difficile da convertire ma dopo aver radicato le radici del male
nel profondo del suo cuore doveva solo aspettare che si diramassero il
più possibile, anche se quello voleva dire aspettare anni.
« Siete miei.. » Rise infine, nella sua risata
silenziosa, sparendo da quel luogo intriso dal Cosmo della passata
Atena che ormai si stava affievolendo. Era questione di Tempio e la
nascita della futura Atena era segnata nelle stelle. Lui era un Dio,
poteva saperlo. Faceva tutto parte del piano.
Saga tornò nella sua dimora, col fiato corto. Si era
allontanato a grandi passi dall’arena. Non sapeva per quale
motivo ma si sentiva inquieto. Non ricordava la maggior parte del tempo
trascorso nell’allenamento e questo lo innervosiva. Su
appoggiò con la schiena contro la colonna di entrata
cercando di respirare il più possibile l’aria
fresca dell’altura.
« Maledizione! » Si sfogò portandosi le
mani sulla fronte, passandole tra i fili dorati della frangia ormai
bagnata di sudore.
Forse, pensò, se avesse fatto il punto della situazione
sotto la doccia, l’acqua fresca avrebbe lenito le sue
“ferite” e forse la sua mente sarebbe tornata
spensierata.
Tornò eretto e dopo aver dato un’ultima occhiata
ai piedi del Tempio, come se qualcosa di oscuro ed imprevedibile avesse
varcato la soglia, girò i tacchi e si chiuse in bagno.
Owl era invece rientrata nel grande
portone d’oro, rimanendoci addossata col fiato corto e con lo
sguardo perso nel vuoto a pensare a quello che era appena successo. Un
vorticare di pensieri senza senso che le facevano solamente salire
l’emicrania.
« Signorina… » La voce posata di una
guardia la riportò alla realtà, facendola
sobbalzare.
« Qualcosa non va? » Chiese di rimando, col fiato
corto, accennando un inchino. Si aspettava un richiamo o che qualcuno
avesse letto la sua inquietudine, o avesse letto i suoi pensieri.
« Dovrei chiederlo io a voi. » Continuò
impostato e pacato il Saint di fronte a lei, che la osservava con un
sopracciglio lievemente inarcato. « Siete qua per parlare con
il Sacerdote? »
A quelle parole la sua mente le rimandò l’immagine
del Pope di fronte ai suoi occhi. Sicuramente avrebbe dovuto parlarne
con Shion, ma non sapeva se era la cosa giusta da fare. Non voleva
mietere la sua fiducia nei confronti dei suoi Saint, e poi Saga era suo
amico e non era del tutto sicura che quello che aveva visto fosse
realmente accaduto. Tuttavia, l’immagine del Pope fu
sovrapposta da un Gemini diverso, con i capelli scuri come la notte
più buia e priva di stelle, ed i suoi occhi iniettati di
sangue che la guardavano come se dovesse scagliarle contro la
più brutale della Galaxian Explosion. Chiuse gli occhi e
ripensò al vero Saga; il vero ragazzo che aveva visto
crescere. Il Saga buono; il suo sorriso sincero. I suoi occhi azzurri
dentro i suoi. I capelli biondi che si perdono portati dal vento ed
arrossì.
Di fronte a lei però il Saint aspettava ancora una risposta
e, con ancora le gote arrossate, fece un gesto affermativo con il capo
e seguì l’uomo fino alla sala del trono, dove
trovò Shion intento in una conversazione con un Saint
dall’armatura scintillante.
SI voltarono entrambi quando le porte furono spalancante ed il volto
del Sacerdote si fece interrogativo.
« Allora rimaniamo d’accordo così,
Aiolos. » Sentì l’autorità
riferirsi alla persona di fronte a lui. Il suo tono era pacato e
gentile e sul volto aveva un leggero sorriso soddisfatto.
Quello che Owl sentì chiamare Aiolos, accennò un
reverenziale inchino e, dopo aver pronunciato parole di ringraziamento
gli voltò le spalle e camminò lungo il tappeto
rosso posato sul pavimento della stanza, fino alla porta dove era
rimasta impalata la ragazza, che lo osservava con un misto di
curiosità e rispetto.
Una volta passatole accanto, con un saluto a fior di labbra ed un
sorriso, lo riconobbe come il maestro di Aiolia. Notò anche
la somiglianza col fratello minore. Come i capelli castani gli
ricadevano sulla fronte come al futuro Leone ma, a differenza
dell’altro lasciavano intravedere una spessa fascia rossa
legata dietro la nuca per lasciare libera la visuale dalla frangia. Gli
occhi azzurri erano uguali i quelli del minore, che era abituata a
vedere fin dall’infanzia.
Una volta che il grande portone fu chiuso, nella grande stanza
calò il silenzio rotto solamente dal frusciare della veste
di Shion mentre sedeva sullo scranno dorato. La osservava con aria
interrogativa, cercando di decifrare ciò che avrebbe dovuto
dirgli dall’espressione del suo viso.
Senza successo.
« Volevi parlarmi Owl? » Chiese semplicemente,
facendole un cenno per far sì che si avvicinasse per parlare
senza dover far sentire a tutte le guardi il loro discorso.
« In verità… »
Lasciò cadere la frase, cercando di elaborare un discorso
credibile. Non sapeva nemmeno lei perché era voluta andare
da Shion. Una parte di lei voleva tenersi tutto per sé e non
mettersi in mezzo ad affari che non la riguardavano. Ma riguardava
qualcosa che forse solo il Grande Sacerdote avrebbe sicuramente capito.
Cosa fare?
« Sì. » Fece una breve pausa,
riprendendo a parlare prima di venire interrotta. « Volevo
sapere chi avevi preso in considerazione come nuovo Grande Sacerdote.
» Disse tutto d’un fiato, restando in attesa
cercando di tenere l’espressione più indecifrabile
possibile.
Shion la guardò di sottecchi per un breve istante prima di
scoppiare in una tenera e dolce risata.
« Mia cara Owl, questa non è una cosa che si
può decidere in così breve tempo. In
più non dipende da me, ma dalla caparbietà e
dall’animo nobile dei miei Saint. Non posso io imporre un
destino non proprio ad una persona. Queste cose sono ignote perfino a
me. È tutto scritto lassù. »
Alzò il regale volto verso il cielo ed Owl lo
imitò, immaginando una grossa scritta sulla pietra bianca
del soffitto. « È tutto scritto nelle stelle. Lo
Star Hill mi indirizzerà verso la retta via. »
Sospirò. « Posso solo dirti che gli animi
più nobili che sento sono quelli dei due Saint che hanno
ormai terminato il loro apprendistato. Sono
gli animi più idonei che percepisco. »
Ad Owl si mozzò il fiato in gola.
“Saga” pensò ed in quel momento le fu
davvero molto difficile prendere una decisione. Shion lo aveva scelto
come uno dei due cadetti favorevoli a diventare prossimo Sacerdote. Un
ruolo importante, visto che coincideva anche con la nascita di Atena.
Poteva davvero raccontagli quello che, secondo lei, era successo
nell’arena? Forse lo sapeva, forse lo aveva immaginato, forse
era qualcosa di pericoloso.
« È davvero tutto qui quello che volevi dirmi?
» Le chiese dolcemente ad un certo punto, rompendo di nuovo
il silenzio e riportandola alla realtà.
Ci pensò per un momento. Pensò alla risposta
giusta da dare ed infine parò con la voce più
convinta che riuscì a fare.
« Sì, ero solamente curiosa. »
Ridacchiò. Aveva deciso di svignarsela così, dato
che aveva un rapporto con Shion che andava oltre la reverenza ed il
rispetto.
Aveva mentito, ma forse sarebbe riuscita a prendere in mano la
situazione.
Doveva tenere d’occhio Saga. A tutti i costi.
Fine capitolo 12
Angolo
autrice.
Ebbene
eccomi qua, a distanza di quasi un anno xD Ma vi ho fatto la sorpresa
di capodanno xD (A proposito, auguri a tutttiii :3)
Non so dire di preciso
quanto sia arrugginita dopo questo lungo tempo passato lontano da Word,
spero non aver fatto un disastro @.@ e spero che vi sia piaciuto questo
aggiornamento ^-^
Non vi annoio oltre.
Un bacione a tutti e
felice inizio 2016!
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Heart Of Courage 13
Capitolo 13
Passò
un anno e già sulla bocca di tutti circolavano voci su chi
fosse
divenuto il successore di Shion. Saga ed Aiolos erano i nomi che si
sentivano più spesso, i rispettivi Gold Saint dei Gemelli e
Sagittario, i più grandi tra i protettori delle dodici case
oramai già tutte occupate. I vari Saint in allenamento erano
riusciti ad adempiere ai loro destini, diventando i rispettivi
custodi delle sacre vestigia d'oro. Avevano tutti più o meno
la
stessa età, tranne i due la cui vestizione risaliva a
più
di un anno prima.
Owl in quel periodo tenne costantemente sott'occhio Saga, essendo la
sua ancella personale, ma lui sfuggiva sempre al suo controllo. Spesso
andando ad allenarsi fuori l'arena e fuori dal Tempio stesso. Quando
tornava era notte fonda oppure troppo stanco per parlare. Nella
casa dei Gemelli pareva vivesse un fantasma, che non sporcava e non
aveva richieste. Chissà quale Dio sapeva dove andasse Saga
in
quel lasso di tempo e lei diventava sempre più ansiosa,
andando
a parlare con Shion per accumulare più notizie possibili
sulla
prossima investitura a Grande Sacerdote.
« Saga sta dimostrando grande forza di volontà. Un
esempio
da seguire, in ogni caso. Sono sicuro che governerebbe il Tempio con
saggezza. » Rispondeva sempre l'uomo alle sue domande,
nonostante
sul suo volto stanco non mancava di apparire un cipiglio
incomprensibile.
« Anche Aiolos comunque, non trovate? » Non mancava
di
chiedere a sua volta, per cercare di insinuare di più il
dubbio
dentro di lui, anche se sapeva che Shion era un uomo colto e le sue
decisioni non erano campate per aria.
"Chissà se sa anche del segreto di Saga. Non devo essere io
a
dirglielo, non posso, ma portare in eterno questo peso appesantisce
costantemente il mio cuore." Pensò lei mentre fissava il
pavimento della stanza del trono, dove usciva sempre con un
inchino lasciando il Pope ai suoi pensieri.
Sempre più spesso lui si recava allo Star Hill, leggendo
nelle
stelle ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.
« Dunque le cose stanno così. » Disse un
giorno, fra
sé e sé, con lo sguardo ancora alzato verso il
cielo
tetro. « La nascita di Athena sarà fra tre giorni,
e
sarà dunque il giorno che compirò il mio
destino...
» Soffiò sottovoce, volgendo le spalle alla volta
celeste,
coperta dalle nuvole di quella giornata che si apprestava ad iniziare.
Nel frattempo, sul promontorio di Capo Sounion, Saga guardava verso
l'orizzonte con un sorrisetto troppo divertito per non avere la mente
impegnata verso qualcuno in particolare. I capelli biondi scompigliati
dal vento dell'altura gli conferivano un aspetto quasi trasandato.
« So che sei lì Kanon, quanto ancora
dovrò
attendere prima di rivedere la tua faccia? » Disse dopo,
rompendo
il silenzio. La sua voce era divertita come la sua espressione, a
contrasto con la sua regale persona. Sapeva che il gemello lo seguiva,
lo aveva sempre saputo, ma fino ad allora aveva sempre fatto finta di
nulla. Il suo cosmo non era così irriconoscibile,
così
simile al suo, ma se voleva seguirlo senza farsi scoprire avrebbe
dovuto celarlo ai suoi sensi. Invece il gemello non se ne preoccupava
affatto, quasi aspettando la rottura del ghiaccio da parte dell'altro e
così facendo aveva funzionato. Erano passati mesi, ma ne era
valsa la pena.
Kanon uscì fuori dal suo nascondiglio dalle macerie ancora
erette del Tempio devoto a Poseidone. Strano si chiese, come un Saint
di Athena andasse prontamente lì molto spesso. Gli venne
quasi
da ridere, sapendo comunque che il cuore del fratello era
più
corrotto di quanto avrebbe ammesso a lui stesso.
« Se ci tenevi a vedere solamente la mia faccia, avresti
dovuto
specchiarti più spesso fratello. »
Ridacchiò
maliziosamente facendosi avanti, calibrando i passi fino a trovarsi
alle spalle del Gold Saint, che indossava la sua regale e brillante
armatura dorata così simile ai luminosi capelli della stessa
tonalità.
« A cosa devo l'onore? » Continuò Saga
facendosi
serio, tenendo alta la bipolarità a lui propria. «
Sono
mesi che mi tieni il fiato sul collo, sarei curioso di sapere il
motivo. Non sei sparito dal Tempio né dalla mia vita. Come
mai?
» Continuò aspettando una sua risposta che da
tempo
credeva di aver intuito.
Kanon dal canto suo rimase in silenzio, sorridendo tra sé e
sé mentre il fratello continuava a tenergli le spalle.
Raccolse
una pietra da terra e se la passò tra le mani, per far
pesare
quella conversazione sul suo interlocutore più del dovuto.
« Sono sangue del tuo sangue, dovresti saperlo oppure averlo
intuito... » Sogghignò. « Vago spesso
dalle parti
del Tempio, sono bravo a rendermi invisibile agli altri quando voglio.
Non a caso, ho sentito alcune voci che girano da qualche tempo. Stai
per diventare Sacerdote, sono venuto solo per renderti i miei omaggi.
Tutto qua... » Continuò a tenere sul volto il suo
sorrisetto sghembo mentre torturava tra le mani la pietra raccolta da
terra, con gli occhi puntati alla schiena di Saga, che si
voltò di
scatto, innervosito dalla piega che aveva preso la discussione.
« No! Tu non sei venuto qua per congratularti con me,
perché se come dici sai delle voci che circolano, sai
benissimo
che il mio nome è in ballottaggio con quello di Aiolos.
»
Ringhiò con cattiveria, innervosendosi ancora di
più per
l'espressione divertita dell'altro.
« Ma certo, lo so bene. » Iniziò.
« Per questo
sono qui. Per offrirti il mio aiuto! » Finì con un
sorrisetto fin troppo malizioso per i gusti di Saga.
« Tu, aiutare me?? » Scoppiò in una
fragorosa
risata. « E come intendi aiutarmi? Tu non dovresti esistere
all'interno del Tempio, come nella mia vita. »
Proferì con
durezza, non sorgendo però alcun effetto sul gemello che
continuava ad osservarlo divertito.
« Nessuno sa della mia esistenza, a parte qualche eletto che
noi
sappiamo eludere. » Iniziò sornione, lasciando il
divertimento sulle labbra. « Dovrai solo sottostare ai miei
voleri, non ti chiedo altro. Tu vuoi diventare il successore di Shion,
fratello, te lo leggo nell'animo. Infondo noi siamo uguali. Vogliamo il
potere, e tu non sei da meno! »
« Ti sbagli Kanon! » Ringhiò azzardando
un passo
verso il fratello, con gli occhi sgranati dalla rabbia ed espressione
furiosa. Nonostante l'intolleranza di quelle parole, i suoi occhi si
iniettarono di sangue, tingendo le sue iridi di un rosso fuori dal
comune e lasciando sul volto del secondogenito una smorfia di pura
soddisfazione.
« Stai già cambiando il tuo ego. Devi solo avere
fiducia
in me. » Continuò il gemello, lanciando
definitivamente la
pietra che continuava a rigirare fra le mani lontano da loro.
« Io sono un Gold Saint devoto al Tempio di Athena. Queste
sacre
vestigia hanno scelto me come proprietario e non infangherò
il
mio nome solamente per un tuo capriccio. Io diverrò
Sacerdote
perché me lo merito e, se non dovesse succedere...
»
Lasciò la frase in sospeso, attratto dall'espressione del
fratello che lo guardava con ammirazione. I capelli di Saga si erano
tinti di nero come la notte più oscura, come il suo animo
che
cercava a tutti i costi di contrastare.
« Smettila di avere potere su di me, non te lo permetto!
»
Continuò la sua lotta interiore ma Kanon rise, tutt'altro
che
benevolo.
« Io non sto facendo nulla, questo sei tu. E presto scoprirai
che
ho ragione, che tu mi ascolterai. Tornerai da me a chiedere il mio
aiuto. È solo questione di tempo. Torna pure strisciando
nella
tua Casa, mi troverai qua quando vorrai! »
Così dicendo, ancora avvolto dalla sua fragorosa e sguaiata
risata, voltò le spalle al gemello e sparì fra le
macerie
di Capo Sounion, lasciando Saga furente di rabbia mentre i suoi capelli
e la sua espressione tornavano normali.
« Sei stato bravo, Kanon... »
La voce di Yoma arrivò alle sue orecchie come un treno in
corsa,
costringendolo ad alzare lo sguardo sul ramo più alto di un
albero affianco a lui. Il Dio se ne stava lassù, appollaiato
con
le mani dietro la nuca ad osservare il suo teatrino. Era molto
soddisfatto della sua marionetta e lo stesso si diceva dell'altro.
Aveva instaurato così tanto male dentro il suo cuore che
oramai
non serviva più il suo aiuto e quindi se ne stava a ridere
alle
spalle dei Gemelli, che piano piano segnavano il loro mero destino.
Finalmente la sua lunga attesa portava dei frutti. Finalmente anche la
sua vendetta poteva dichiararsi iniziata.
« Grazie. » Rispose il ragazzo con un sorriso
maligno.
« Oramai è in nostro possesso. Il ramo del male
annienterà quell'animo fiero. »
« Non vedo l'ora. » Disse solamente l'uomo, alzando
lo sguardo verso il cielo e ridendo sotto i baffi.
"E tu stai per compiere
il tuo destino. Per quanto sia stato io a
creare il mostro che sei, non sei tu la mia preda. Sei stato solo una
pedina, e le pedine possono fare una brutta fine."
Con una tetra risata sparì dagli occhi di Kanon, che rimase
a fissare il punto dove poco prima era sdraiato.
Intanto Saga aveva raggiunto la sua Casa quando oramai stavano calando
le tenebre. Era rimasto a rimuginare sulla conversazione avuta col
gemello a Capo Sounion, non venendone a capo. Era tormentato dal suo
ricordo ed il motivo per cui, in tutto quel tempo, era rimasto dietro
le quinte ad osservarlo senza dire una parola. Se non si fosse fatto
avanti lui, quanto avrebbe aspettato prima di rivolgergli parola? Ma
sopratutto non gli era chiaro il perché volesse che Saga
prendesse il posto del Grande Sacerdote a tutti i costi. Per quale
scopo? Di certo divenire la massima autorità del Tempio era
un'aspirazione grande anche per lui, perché voleva dire
essere
degno agli occhi di Shion ed Athena stessa. E poi sarebbe divenuto Pope
così giovane e sarebbero stati tutti suoi sottoposti. Il suo
non
era egoismo, certo che no, ma gli occhi gli brillavano di ambizione
quando si guardava allo specchio e si immaginava con indosso la tunica
regale che avevano indossato i Grandi Sacerdoti nei secoli.
"C'è comunque qualcosa che non mi torna..."
Digrignò i
denti. Quella situazione lo faceva uscire dai gangheri. Si era sempre
dimostrato calmo e posato, anche nelle situazioni più
disparate
e come Gold Saint non poteva certo farsi prendere dall'ansia, ma doveva
ammettere che tutta quella faccenda lo rendeva inquieto. Anche quei
lassi di tempo avuti nella giornata in cui non ricordava cosa avesse
fatto.
« Maledizione! » Si sfogò dando un pugno
ad uno dei pilastri esterni della Casa, facendola tremare.
Il rumore però destò Owl, che si era appisolata
nella
casa mentre rimetteva a posto le poche cose fuori luogo ed i suoi
incasinati pensieri.
« O Dei! Mi sono impunemente addormentata nella casa di un
Gold
Saint. Quale disonore! » Disse a bassa voce fra sé
e
sé, cercando di pensare ad una giustificazione plausibile
per
cui non si trovasse nella sua stanza alla tredicesima.
Erano giorni che non vedeva Saga, e non solo per suo volere. Si era
ripromessa di tenerlo d'occhio per vedere se quello che aveva visto
tempo fa fosse vero. Shion, a sua detta, non aveva intuito nulla e
continuava a tenere il suo nome come suo prossimo successore. Ma era
veramente cosi? Possibile che lo aveva notato solo lei?
Uscì dalle stanze del Gold Saint con l'abito stropicciato ed
i
capelli rossi tutti in disordine, cercando di appiattirli il
più
possibile con la mano mentre raggiungeva il proprietario all'uscio.
« Saga? » Lo richiamò titubante,
distraendolo dai suoi pensieri.
Lui si destò alla voce della ragazza, ammutolendosi e
riprendendo la sua espressione tranquilla.
« Owl? » Chiese di rimando, non del tutto sicuro di
aver
sentito bene, ma quando la visione della ragazza gli apparve di fronte
dovette ricredersi.
« Che ci fai ancora qua? Non dovresti aver finito da un
pezzo?
» Chiese con un sopracciglio alzato e lei squadrò
da capo
a piedi la sua figura, cercando di notare un particolare che potesse
farle intuire di aver ragione, ma tutto nel volto di Saga era come lo
ricordava. I suoi occhi azzurri erano limpidi ed espressivi, i capelli
leggermente spettinati dal vento ma perfettamente biondi
ricadevano sui spallacci dell'armatura dorata che indossava.
Se ci fosse stato qualcosa di oscuro nel suo animo, la Gold Cloth di
Gemini lo avrebbe protetto ugualmente?
Quello strano pensiero le balenò in testa come pioggia nel
deserto, ma lo scacciò immediatamente per non destare
ulteriori
sospetti nell'amico.
« In realtà ti stavo aspettando. »
Iniziò su
due piedi, non sapendo cos'altro dire e quindi immaginando di dire una
mezza verità. « Volevo sapere se stavi bene, se
avevi
riportato ferite che io potessi curare. Ti stai allenando molto
duramente in quest'ultimo periodo. » Alzò lo
sguardo
inquisitore su di lui, che accolse quella notizia leggermente sorpreso
da tanta premura.
« Sei sempre così gentile Owl. » Le
disse con uno
dei suoi meravigliosi sorrisi che fece sciogliere la ragazza sul posto,
non dandolo però a vedere. « Ma sto bene, davvero,
mai
stato meglio. Non ho riportato gravi ferite nei miei allenamenti,
oramai sono temprato al peggio. Torna pure nelle tue stanze. Se dovesse
accorgersene qualcuno finiresti nei guai con Shion. » Le
disse
osservando l'uscita della Casa dall'altra parte della loro posizione.
« D'accordo, allora con permesso mi congedo dalla vostra casa
Saga di Gemini. » Sorrise divertita, abbozzando un regale
inchino.
« Non c'è bisogno di tanta formalità,
non per te.
Mi conosci, infondo sono rimasto sempre il solito ragazzo d'un tempo.
» Rise lui di rimando, salutandola con la mano dopo che si fu
congedata.
Quando rimase solo, riprese la sua dura espressione ed i suoi pensieri.
Tolse di dosso la Cloth dorata, che formò il Totem sul
pavimento
della terza casa, illuminando il corridoio di luce propria.
Saga raggiunse la camera da letto, accigliato, e si tuffò
tra le
morbide coperte per lasciarsi addietro quella pesante giornata. Non si
accorse però che qualcuno lo stava osservando da lontano,
ridacchiando sotto i baffi.
"Avrai la tua insulsa
coscienza
ancora per poco, Saint dei Gemelli. Possiedi la fierezza di Deuteros e
la caparbietà di Aspros come tuo fratello, ma vi assicuro
che
sarete le più splendide pedine mai viste nel mio operato!"
La risata di Yoma arrivò fino ai regressi della sua mente,
turbando i suoi sogni come tutte le notti da più di un anno
a
quella parte.
Fine capitolo 13
Angolo autrice:
Eccomi qua ^ò^ Dai, non vi ho fatto aspettare troppo questa
volta XD Bé, che dire, questo è un capitolo di
transizione dove ho cambiato un po' la primordiale conversazione tra i
due a Capo Sounion che tutti conosciamo. Ma non è finita
qua!
Ho fatto un salto temporale di un anno, passando subito al sodo
perché non c'era altro da dire sul resto, non volevo cadere
troppo nella ripetizione. Spero vi sia piaciuto comunque come si
è prestato Saga alla sua indole cattiva e come ho descritto
Kanon super malvagio xD!
Spero che come sempre vogliate farmi sapere cosa ne pensate!
Un bacione
al prossimo aggiornamento!
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
Saga era in piedi di fronte alla scogliera di Capo Sounion, ad osservare la prigione situata al livello del mare, che inesorabilmente, da secoli, si ghermiva lentamente la vita dei suoi inquilini.
I capelli biondi svolazzavano al vento e la sua espressione dura, ma allo stesso tempo malinconica, faceva ridere a crepapelle il gemello, rinchiuso proprio in quella prigione.
Era successo l'inevitabile, quello che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato venisse fatto; tuttavia era divertito Kanon, perché aveva finalmente tirato fuori il demone sopito dentro il Gold Saint dei Gemelli. Da giorni gli ripeteva di uccidere l'appena nata Athena ed Grande Sacerdote, posto a sua difesa e che ostacolava la riuscita del suo piano. Saga si era categoricamente rifiutato ed erano arrivati ad una guerra fatta di cazzotti e risentimenti, fino a che il custode della terza Casa non era riuscito ad intrappolarlo dentro quella prigione, dove sembrava che Kanon stesse a proprio agio. Continuava a ridere del fratello e del suo operato, inconsapevole che tutto ciò era stato preventivamente pensato e messo in atto da Yoma che, in quel momento, si stava godendo la scena in un posto dove nessuno dei due avrebbe mai potuto vederlo.
Bene, va tutto secondo i miei piani. Sono riuscito indirettamente ad instaurare il dubbio ed il male nel cuore di un uomo puro come Saga. Adesso deve procedere tutto per inerzia, così mi divertirò ancora di più. A noi, Santo dei Gemelli!
Le parole di Mephistopheles rimasero a fare eco alla sua scomparsa.
« Farai quello che ti ho detto Saga, priverai della vita una bambina in fasce, ed il Grande Sacerdote ancora prima di lei! »
Il secondogenito rise alle sue stesse parole, mentre Saga digrignò i denti in un'espressione contrariata.
« Nulla di ciò accadrà! » Disse con risentimento, voltandogli le spalle, mentre iniziava a salire le scale che portavano al Grande Tempio. I capelli di lui si tinsero del colore della notte e quel fatto fece ridere ancora di più il gemello già in balia delle onde.
« È già successo fratello, ed io sono immensamente felice! »
Continuò a ridere osservando le spalle dell'altro fino a che non sparì dalla sua vista. Una volta rimasto solo si ammutolì, realizzando che non c'era possibilità di uscire da quella prigione. Solo in quel momento capì che l'acqua piano piano si sarebbe presa la sua vita.
« Maledetto! » Soffiò infine tra i denti, arrendendosi alla marea che stava già iniziando a salire.
Owl era rimasta nella terza casa in attesa di Saga. Cercava tutti i giorni una scusa per poterlo aspettare, e così controllare. Sembrava che Shion non si fosse accorto dell'animo turbato del ragazzo, ma non voleva certo essere lei a dirglielo, non quando non sapeva veramente cosa avesse. Cercava di passarci più tempo possibile in modo da scoprirlo, e nel frattempo cercare di far ricadere su Aiolos la scelta come suo successore. In più quel giorno non aveva visto Shion da nessuna parte , cosa molto strana visto che almeno una volta al giorno la chiamava al suo cospetto. Era quasi tardo pomeriggio ed era ancora seduta sulla scalinata che collegava la seconda alla terza Casa. In più il tramonto illuminava di arancione il bianco marmo con cui era stato costruito il Tempio e lei, appoggiata con un gomito sulle ginocchia, ne osservava distrattamente il lento calare, fino a quando una distinta figura vestita d'oro non le apparve a debita distanza.
Rialzò di scatto la testa, cercando di rendersi presentabile e svegliarsi del tutto. Saga aveva un'espressione indecifrabile sul volto e lei lo osservò con un sopracciglio alzato fino a quando, trovataselo di fronte, si abbassò in un regale inchino.
« Ciao Owl. Mi hai aspettato fino ad ora? » Chiese con un sorriso, ma il tono di voce trasportava qualcosa di peggio che semplice cordialità e la ragazza se ne accorse. Il volto tirato di lui sembrava quasi infastidito di trovarsela in mezzo.
Lei lo guardò di sottecchi, trattenendo il respiro e calibrando le parole che le stavano per uscire dalla bocca.
« Mi è sembrato doveroso! » Disse solamente, abbassando per un secondo lo sguardo, tempo in cui il ragazzo la guardò con un sorriso di maliziosa malignità.
« Hai fatto bene. Volevo giusto chiederti un favore. Tu sei la mia ancella, dopotutto! »
« Ma certo... » Rispose leggermente confusa. Mai Saga le aveva chiesto un favore, mai in quel tono perentorio. « Cosa vuoi che faccia? »
« Andare a Rodorio, dal sarto, ed informarlo di giungere al Tredicesimo Tempio con una nuova veste domani mattina. »
Owl alzò ancora di più il sopracciglio per quella strana richiesta.
« È un'ordine del Sacerdote? Perché non me lo ha chiesto lui? » Chiese di tutta risposta lei, facendo scoppiare a ridere il ragazzo, che cessò subito dopo portandosi una mano alla bocca, pensando di essere stato troppo indelicato.
« Perché è stato davvero molto impegnato. L'ho visto io poche ore fa. Aveva incaricato me, ma con l'allenamento mi è passato proprio di mente. » Quelle scuse non convinsero per nulla la rossa, che continuava a guardarlo di sottecchi, fino a che Saga non si aprì in uno dei suoi più meravigliosi sorrisi che la fece tranquillizzare.
« Te lo chiedo perché mi fido di te Owl. Non vorrei compromettere la mia buona condotta per questo piccolo inconveniente con il Sacerdote. » Le fece l'occhiolino. « Sarà il nostro piccolo segreto. »
Senza dire una parola, confidando nell'animo nobile della ragazza, Saga le scompigliò i capelli e sparì nell'oscurità della sua casa, lasciandola in balia di altrettanti pensieri.
Mentre raggiungeva il paese sottostante al Tempio, la ragazza era immersa nei pensieri. Cercava di raccapezzarsi su cosa fosse successo al Saint dei Gemelli, nonostante avesse mantenuto il suo nobile aspetto mentre stava parlando con lei non molti minuti prima. In più Shion non si era fatto vedere per tutto il giorno, sopratutto con lei che era la sua confidente. Ed aveva, a quanto pareva, delegato proprio il Saint di mandare a chiamare, con urgenza, il suo sarto personale.
Era strano...
Appena raggiunta la porta di massi che dava sulla piazza principale di Rodorio il cielo era oramai coperto di stelle. Spostò leggermente lo sguardo verso la cima del Tempio, dove il tredicesimo si ergeva nella più totale imponenza e dove la statua della Pallade spiccava fin laggiù. In più aveva una strana sensazione che non riusciva a descrivere, uno strano peso sul petto che le intimava di tornare sui suoi passi, indietro, e correre più veloce possibile fino a raggiungere le stanze del Sacerdote dove avrebbe sperato di trovarlo.
Eppure, nonostante la voglia impellente di iniziare a correre, le sue gambe non mossero un passo nella direzione opposta. Continuò a camminare avanti, a malincuore, obbedendo agli ordini di un suo superiore. Nonostante Saga non avesse usato parole di costrizione o impartito il suo volere di Saint, per lei disobbedire sarebbe stato indegno, anche se lei non faceva parte della schiera di cavalieri al cospetto del tempio...non ancora.
Bussò con veemenza alla porta del laboratorio dove sperava di trovare l'artigiano, dopo aver fatto un giro per le deserte vie della città per schiarirsi le idee, rimanendo calma e pronta a ragionare il più veloce possibile se ce ne fosse stato bisogno.
La nottata era fresca ed il cielo sgombro da nuvole. Sembrava la quiete prima di una possibile tempesta. Anche se erano tutte supposizione provocate dalla sua mente, ne aveva viste troppe per rimanere indifferente ad ogni minima cosa. In più aveva visto chiaramente e con i suoi occhi il cambio di personalità del ragazzo a cui aveva sempre devoluto la sua fiducia, e che adesso stava venendo a mancare.
Passò una manciata di secondi prima che l'uomo, a passi incerti, si diresse fino alla porta. Si appiattì lungo la superficie e tese l'orecchio per ascoltare se c'erano movimenti strani all'esterno, ma Owl era rimasta ferma al suo posto ed in silenzio. Pareva quasi non essere lì.
« Chi ha bussato? Chi sei? » Chiese l'uomo con voce ferma, restando in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.
« Mi chiamo Owl signore, giungo da voi per volere del Sacerdote Shion. » Prese a parlare cercando di tranquillizzare con la voce il sarto, stringendo però i denti al pronunciare il nome dell'alta carica del Santuario. Qualcosa le diceva che non era stato lui a richiedere la presenza di costui nelle sue stanze l'indomani mattina, ma avrebbe scoperto cosa stava succedendo! Fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto!
Quando quello aprì la porta con agitazione, la trascinò dentro con poca grazia e noncuranza per richiudere a chiave la porta dietro di loro subito dopo.
« Quali sono i suoi voleri? » Si riferì al Pope, ma Owl rimase leggermente interdetta dalla domanda.
« In verità era stato delegato il nobile Saga di Gemini, ma ha mandato me al posto suo. Mi ha detto solamente di recarvi al tempio domani mattina con una nuova veste. »
La ragazza fece spallucce e vide l'uomo di fronte a sé, incredibilmente marchiato in viso da profonde rughe di stanchezza, alzare gli occhi al cielo e passarsi una mano sulla fronte sospirando.
« Per tutte le catastrofi, meglio che mi metta subito a lavoro! » Imprecò con voce sconfitta, aprendo di nuovo la porta e facendo uscire nuovamente Owl nella notte scura, senza salutarla.
Lei rimase lì per qualche secondo a guardare la luce soffusa che passava dalla porta del laboratorio con attenzione, prima di dirigerla verso l'altura del Tempio dove, anche se lontane e soffuse, c'erano delle voci indistinte.
« Maledizione! » Grugnì poi iniziando a correre a più non posso, sorreggendo con le mani l'orlo della lunga veste che stava indossando e correndo sui gradini salendone tre alla volta. Aveva il cuore in gola per lo sforzo e per i suoi timori che, molto probabilmente, si erano davvero avverati.
Stava succedendo qualcosa, proprio come aveva previsto e forse addirittura il suo allontanamento non era stata una casualità ma frutto di un piano ben studiato ed, a quanto pareva, ben riuscito.
Saga aveva architettato tutto, non c'erano altri dubbi, ma una domanda continuava a scuoterle i pensieri.
Perché? Perché il Saint dei Gemelli la voleva fuori dai piedi? Cosa aveva intenzione di fare? O cosa aveva già fatto?
Quando arrivò di fronte alle scalinate che conducevano alla prima Casa, trovò un'agitazione non tipica di quell'ora. Le guardie semplici erano tutte sparse tra l'arena ed il piazzale adiacente alle dodici case, dove alcuni dei 12 Gold Saint si erano radunati.
Molto strano, si disse, avvicinandosi con cautela ai cavalieri d'oro per cercare di capire cosa realmente fosse successo.
« Ehm, scusatemi... » Cercò di attirare l'attenzione su di sé, facendo anche un reverenziale inchino, ma le facce dei ragazzi non fecero ben sperare. Così Owl mandò giù un groppo amaro di saliva ed attese che fosse uno di loro tanto cortese da spiegare cosa fosse successo senza che lei pronunciasse una parola che, probabilmente, in ansia com'era non sarebbe riuscita a pronunciare.
« È meglio se vai subito alla tredicesima, qua fuori sta iniziando ad essere pericoloso... » A prendere parola fu Mu dell'Ariete con voce e volto lapidario. Non traspariva nessuna emozione, ma sapeva che era preoccupato, non meno degli altri rimasti a dare direttive ben precise alle guardie.
« Cos'è successo? » Chiese infine fattasi coraggio, trattenendo il respiro sperando in una risposta soddisfacente.
« Questa notte Athena è scomparsa insieme a due nostri compagni... » Mu abbassò gli occhi al suolo, ma la ragazza lo vide stringere i pugni in un gesto di rabbia, mentre il suo cuore ebbe un sussulto.
« Chi...chi è... » Non riuscì a pronunciare la parola “scomparso”, ma l'ariete riuscì ad intendere benissimo perché sospirò alzando gli occhi al cielo.
« Saga e Aiolos... quest'ultimo ha tradito, tutti noi... » Riabbassò infine lo sguardo stanco su di lei, poggiandole le mani sulle spalle in segno di supplica.
« Torna dal Sacerdote e fino a che le acque non si saranno calmate, rimanici. » Le disse infine, voltandole le spalle e raggiungendo i suoi compagni, lasciandola lì in balia dei suoi pensieri per qualche secondo.
Si rese conto di avere uno sguardo spaesato e la bocca aperta; probabilmente anche una cera orribile, ma in pochi minuti le era crollato tutto il suo mondo addosso.
Saga era scomparso, Aiolos aveva tradito ed era scomparso anch'esso, ma dentro di sé aveva la netta sensazione che tutto ciò fosse sbagliato e l'unico in grado di mettere a posto i pezzi del puzzle era Shion.
Alzò il volto verso il tredicesimo Tempio, che in quel momento sembrava quasi spettrale con una parte della parete di una torre più alta franata.
Doveva correre dal Sacerdote, il più veloce possibile!
Così, rialzando l'orlo della veste oramai coperto di polvere, cominciò la sua scalata verso la verità.
Fine capitolo 14
Angolo autrice:
Salve a tutti, con mio sommo ritardo (santo cielo!) sono tornata con un nuovo capitolo. Non è facile tenere il passo degli aggiornamenti quando non si ha tempo e dopo un'estate all'insegna del lavoro :S ma cerco di fare del mio meglio. Purtroppo ho perso molti lettori per il troppo tempo che passa tra un capitolo e l'altro, ma spero che almeno il capitolo valga qualcosa >.< Spero inoltre di avere nuovi (ed anche vecchi ovviamente) lettori interessati e che mi facciate sapere cosa ne pensate di questa storia. Mi serve per migliorare e capire cosa i lettori si aspettano :D
Ringrazio comunque chi è arrivato fin qua e chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Un bacione a tutti voi,
al prossimo capitolo!
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Owl era riuscita ad arrivare incolume fino alla terza Casa, nonostante il trambusto che si era venuto a creare nel Tempio. Arrestò la sua corsa sull’uscio, proprio sull’ultimo gradino prima del grande portone. Dall’interno proveniva un silenzio spettrale, nonostante il grande vociare che infuriava dall’esterno, ed il buio che proveniva dal cuore dei corridoi le fece accapponare la pelle.
Chiuse per un momento gli occhi, portandosi le mani al petto cercando di regolarizzare il respiro corto, non dettato unicamente dalla corsa incessante che aveva fatto a tutta velocità saltando i gradoni delle scalinate di due alla volta.
Purtroppo di tutta quella storia non c’era nulla che le tornasse. La stranezza di Saga in quei giorni, Aiolos così tranquillo, solare e ligio alle regole del Tempio, ed ora quel misterioso fatto accaduto stonavano con la realtà. Sembrava quasi che il Saint dei Gemelli l’avesse allontanata volontariamente dal Tempio. E poi lui era scomparso, forse morto, insieme al compagno d’armi ed alla neonata Atena.
No. Voleva fare chiarezza!
Riportò le mani serrate sulla gonna dell’abito, tirandolo su quanto bastava per poter riprendere a camminare, e si diresse nelle stanze private del padrone di casa.
Tutto era stato lasciato come ricordava. Sembrava che la stanza stesse aspettando Saga di ritorno da qualche missione, ma lei sapeva che non sarebbe stato così e solo in quel momento, sola nel silenzio della grande Casa, vicino alle cose personali del suo amico, si rese finalmente conto che probabilmente quella stanza non avrebbe mai più rivisto il suo padrone fino a che un altro Saint non fosse giunto ad ereditarne la sua Cloth.
Fu proprio in quel momento che le ginocchia le cedettero e cadde come un sasso distesa tra le candide lenzuola immacolate del letto, che lei stessa aveva rifatto non molte ore prima, e pianse in silenzio addossandosi al cuscino dove l’odore di Saga era rimasto impresso.
Piangeva per lui, per Atena, per Aiolos e per lei stessa, che per codardia non era riuscita a dire nulla a Shion di quanto aveva visto. Probabilmente, la fiducia che la teneva attaccata al ragazzo l’aveva portata a non rendersi conto della gravità della situazione.
O forse…
Owl si issò in piedi di scatto, voltandosi perentoriamente verso lo specchio e rimirando i suoi lineamenti tirati, le guance bagnate ed i capelli rossi scompigliati ad incorniciarle il volto. Anche se immensamente scomposta era comunque lei. Con gli stessi occhi nocciola puntati in quelli del suo riflesso, si ricordò della prima volta che vide i bei lineamenti di Saga tirati in una smorfia crudele, i lunghi capelli color dell’oro farsi neri ed i meravigliosi occhi verdi tingersi del colore del sangue. Fu in quel momento che prese finalmente coraggio.
Uscì di volata dalla stanza, buttando un’ultima occhiata all’interno come per imprimere nella memoria quel ricordo e, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si lanciò in direzione del Tredicesimo Templio.
Forse non era troppo tardi per farlo sapere a Shion.
Passò di gran fretta tutte le altre Case rimanenti, chiedendo il permesso ai custodi che ci erano rimasti e prendendoselo da sola in quelle lasciate vuote dai Saint fuori per via di quella notte. Man mano che saliva l’aria si faceva più fredda e la tensione che si respirava diveniva sempre più pesante. Inoltre c’era un via vai di guardie semplici che, da quanto era riuscita a capire, correvano in tutte le direzioni per cercare di constatare i danni alla struttura e cercando di capire se anche il Sacerdote avesse riportato ferite.
Di lui però non c’era traccia.
« Scusa, sai dov’è Shion? » Cercò di richiamare l’attenzione di un Saint che se ne stava in disparte con il viso stralunato di chi era stato buttato giù dal letto troppo presto.
« Nelle sue stanze. Ha subito un attacco, ha bisogno di riposare. E comunque non ti lasceranno avvicinare a lui. » Le rispose paziente ma con una nota stizzita nel tono di voce. Si allontanò però prima che lei potesse aprire bocca di nuovo.
Poco male si disse Owl, perché lei conosceva bene la strada per arrivare nelle stanze private del Pope. Così, mandando giù un copioso groppo di saliva, mostrò l’espressione più sicura che riuscì a fare e si mise a correre sulle scalinate sotto i vari richiami dei Saint inferiori che cercavano di bloccarla. Ma lei era tanto mingherlina quanto veloce e loro, goffi e lenti dento le armature pesanti, che non avevano nulla a che vedere con quelle d’oro, d’argento e bronzo, non poterono far altro che farla arrivare incolume ed indisturbata di fronte alla sua meta.
« Hey tu, ragazzina! » Iniziò ad inveirle contro una guardia, col fiato corto e l’espressione non proprio amichevole. Sicuramente con tutto il trambusto che già c’era nel Tempio, recuperare una ragazzina fuori dal letto a quell’ora ed a zonzo per i corridoi non era di certo il loro passatempo preferito.
Ma lei non demordeva.
« Ho bisogno di parlare con il Grande Sacerdote! È urgente! » Si voltò verso l’uomo, cercando di indietreggiare il più possibile a passo svelto, fino a che non si trovò con le spalle al muro. Di certo non aveva fatto tutta quella strada per farsi riportare di peso nelle sue stanze, dove sicuramente l’avrebbero chiusa pur di farcela rimanere.
« Il Sacerdote ha dato ordini tassativi di non essere disturbato. » Rispose perentorio l’uomo, finendo col prenderla per un braccio e tirarla verso la scalinata appena percorsa.
Dal canto suo Owl cercava di appuntellare i piedi il più possibile, tirando nel verso contrario e facendo resistenza con tutte le sue forze. Quella di volontà in primis. Voleva constatare coi suoi occhi che Shion stesse bene, parlare con lui di quanto successo a Saga ed, in quella notte di solitudine, sentire la sua vicinanza. Pian piano che si rendeva conto che il ragazzo di cui era segretamente innamorata probabilmente era morto, aveva infuso al suo cuore una certa malinconia. Ed il non sapere come era peggio di qualsiasi altra cosa. Forse perché una parte di lei sapeva qualcosa che nemmeno la massima autorità del Tempio era a conoscenza.
« Io posso! »
Si lasciò andare in un’irritante commento che fece saltare totalmente i nervi al Saint. Così, con espressione irritata, l’uomo la strattonò con talmente tanta violenza che la ragazza finì con le ginocchia a terra, mentre lui ancora le teneva saldamente il braccio con mano facendole ancora più male di prima.
« Gli ordini tassativi riguardano tutti, nessuno escluso. » Continuò lui con stizza. « Compresa te. » Sottolineò quest’ultima frase tra i denti, facendole salire le lacrime agli occhi. Purtroppo la sua forza fisica non bastava a sovrastare nemmeno il Saint di rango più basso e, totalmente sconfitta, si ritrovò a piangere dalla rabbia.
“Un giorno diventerò una guerriera. Un giorno sarò forte e degna del mio rango. Un giorno Saga sarà fiero di me, ovunque egli sia.” Si ritrovò a pensare mentre si alzava da terra, ancora brutalmente strattonata.
Quando oramai tutte le speranze di Owl erano crollate come castelli di sabbia dopo un’ondata, nel silenzio che si era venuto a creare tra i due, sentì distintamente la porta della stanza aprirsi e la strana e possente voce del Sacerdote li bloccò entrambi sul posto.
« Conducila dentro e lasciaci soli. » Furono solamente quelle le parole di Shion, dette in voce che non ammetteva repliche ed uscite fuori forse troppo crudeli verso il suo aguzzino.
Quando si voltarono il Pope aveva già abbandonato l’uscio e la stanza buia era rischiarata solamente dalla luce della luna che entrava dalla finestra spalancata e lei, a passo deciso, si lasciò accompagnare fino al centro.
Shion era seduto ai piedi del letto ed indossava la tunica scura propria dei Sacerdoti. I capelli erano lasciati cadere leggermente scompigliati sulle spalle e nonostante non fossero del tutto visibili a causa della semioscurità della sua angolazione, li sapeva essere biondi. Il dettaglio che più di tutti saltò agli occhi della giovane però, era l’inespressiva maschera che troneggiava sul suo volto, quella che Shion si era sempre rifiutato di indossare di fronte ai suoi guerrieri. Così, con l’elmo scarlatto ed il volto artificiale fisso su di lei, riuscì quasi a spaventarla. Owl sentì il cuore batterle all’impazzata, cosa mai successa di fronte a lui. In più, il silenzio che si era venuto a creare nonostante fossero finalmente soli non l’aiutava per niente.
« Shion… » Sospirò lei, senza neanche prendersi la briga -come il suo solito- di inchinarsi.
« Che cosa ti ha spinto fin quassù in questa notte angusta? » La bloccò lui prima che potesse dire qualcosa ed il suo tono di voce non era per niente in contrasto con la sua figura. Era cupa e roca come non lo era mai stata e questo fece alzare leggermente un sopracciglio alla rossa, che comunque cercò di non farsi cogliere pensierosa.
« Ho saputo quanto è successo ai piedi del Tempio, ma vorrei sentirlo dalla sua voce. » Iniziò lei, fermandosi per osservare attentamente un qualsiasi movimento del Pope, che rimase inaspettatamente irremovibile. « È vero che Aiolos, Saga e la piccola Atena sono scomparsi? » La voce le tremò all’ultima parola, ma ingoiò un groppo amaro di saliva mentre il cuore le martellava più incessantemente nel petto.
Shion sospirò impercettibilmente senza spostare l’attenzione da Owl, che era rimasta in piedi nel bel mezzo della grande stanza.
« Se è questo che sai non c’è nient’altro da dire. » Mise fine lui alla conversazione, alzandosi di scatto e sovrastandola anche da quella distanza.
« In realtà ci sarebbe. Una cosa che non ho avuto il coraggio di dire, o solo ammettere a me stessa. » Abbassò gli occhi al pavimento mentre si riempivano di lacrime. « E non so se il fatto di aver taciuto abbia influito su questi eventi. »
« Cosa? » Ringhiò stizzito il Sacerdote, con la voce roca che spaventò non poco la ragazza. Non ricordava quel tono aggressivo nell’amorevole voce di Shion, e quello la confondeva ancora di più. Cercò di arrestare il flusso delle lacrime pulendosi gli occhi e le guance con il dorso della mano ed, assottigliando lo sguardo, cercò di notare qualche particolare sospetto nella figura di fronte a sé.
« Io… » Bloccò la frase in gola, non sapendo se rivelargli una volta per tutte il “segreto” di Saga, nonostante lui non fosse più una minaccia, o tacere e scoprire perché Shion fosse così tremendamente diverso ed imponente dal solito.
« Se mi vuoi parlare dell’anima nera di Saga me ne ero accorto. » Parlò lui rompendo il silenzio ed allentando un po’ la tensione, ammorbidendo leggermente il tono di voce. « C’è altro? »
Lei scosse il capo come se fosse in trance, ancora assimilando l’informazione ricevuta.
Lui sapeva, e non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto per venirne a conoscenza. C’era ancora qualcosa che non le tornava, ma il Grande Sacerdote sembrava avere una certa fretta di rimanere di nuovo solo.
Con un piccolo inchino Owl gli voltò le spalle, raggiungendo con poche e decise falcate la porta, pronta ad aprirla. Tutta quella semioscurità le stava facendo male agli occhi, oltre che salire alla mente pensieri strani.
« Com’è stato? » La voce prorompente di Shion le arrivò di nuovo alle orecchie, forte e roca come poco prima, bloccandola sul posto proprio ad un passo dalla “fuga”.
Voltò solamente il capo nella direzione del suo interlocutore, alzando leggermente un sopracciglio.
« Cosa? » Domandò seria e curiosa e subito l’uomo le fornì la domanda più strana che le avesse mai fatto in tutti gli anni di pacate conversazioni.
« Vedere l’anima nera di Saga con i tuoi occhi. »
Quella frase detta in quel frangente, con quella voce così bassa e quasi spetrale le fece accapponare la pelle, soprattutto dopo che quelle parole riportarono alla luce l’immagine del citato coi capelli scuri. Immagine che probabilmente l’avrebbe segnata per sempre. Voleva ricordare Saga col sorriso radioso stampato sul viso, gli occhi verdi che la guardavano curioso ed i capelli biondi lasciati sciolti a danzare col vento. Ma, a volte, le due facce della stessa medaglia squarciavano l’immagine angelica che aveva di lui e tutto si faceva inquietante. Come in quel momento, coinvolta in quella strana conversazione, l’immagine che tanto cercava di dimenticare la vedeva di fronte a sé, chiara e nitida a contrasto con la figura del Grande Sacerdote.
« Triste. » Fu solo quella la risposta di Owl, uscita in tono secco dalla sua bocca per la prima volta.
Quando il silenzio calò sulla conversazione e fu sicura che il Sacerdote non avrebbe continuato, senza neanche prendersi la briga di salutarlo uscì di tutta fretta dalla stanza, richiudendo la porta dietro di sé con un sonoro tonfo. Voleva solo correre a gambe levate fino alla sua camera per riflettere e, soprattutto, per dare tempo alle sue gambe di smettere di tremare.
Fine capitolo 15
Angolo autrice:
Salve a tutti cari lettori *-* Si è concluso un altro capitolo di questa mia storia che, nonostante il tempo passato ed il poco per scrivere cerco di portare avanti :3
Spero comunque che, nonostante non abbia più visto l'ombra di una recensione (vi adoro comunque xD), questa storia continui ad incuriosire. Purtroppo molte volte (ditemi se capita anche a voi o sono solo io la pazza) anche solo una persona che mi fa sapere cosa ne pensa o mi dia consigli, o anche critiche (purché siano costruttive) mi dà la forza per portarla avanti :3
Ma, bando alle ciance… Sappiamo tutti di che notte si parla in questo capitolo :3 come tutti sappiamo chi si cela sotto mentite spoglie del Sacerdote. Tutti tranne Owl, poveraccia u.u sono stata abbastanza in onda con gli eventi trascorsi? Secondo voi verrà a saperlo presto che sotto quella tunica si cela il suo amato? Ehehe, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacione a tutti!!
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