Chuck

di roby_dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 9 anni dopo... ***
Capitolo 2: *** la nuova ragazza ***
Capitolo 3: *** fine serata ***
Capitolo 4: *** Il sogno ***
Capitolo 5: *** incontro di lavoro ***
Capitolo 6: *** La cena ***
Capitolo 7: *** Un nuovo incontro.. ***
Capitolo 8: *** Il destino ***
Capitolo 9: *** Inizio del viaggio ***
Capitolo 10: *** 5 anni prima - Cosa successe... parte 1^ ***



Capitolo 1
*** 9 anni dopo... ***


Dannazione.

Ero di nuovo in ritardo, Lily non me l’avrebbe perdonato quella volta. Dalla morte di mio padre avevamo molto legato, ero entrato nella sua famiglia e per la prima volta nella mia vita mi ero sentito parte di un… qualcosa.

Quella sera c’era l’ennesima festa di beneficenza, ero a mio agio in quelle situazioni, ovviamente, ma il divertimento era un’altra cosa.

Quando la limousine si fermò finalmente davanti al palazzo mi sistemai la cravatta attendendo che l’autista mi aprisse la porta. Scesi dalla vettura abbottonandomi la giacca abbagliato dai flash. Sorrisi un attimo ai fotografi e poi salii le scale.

Erano lontani i tempi di Gossip Girl, ma adesso erano i giornali a narrare le mie imprese. In fondo essere l’imprenditore più giovane e ricco degli Stati Uniti aveva i suoi lati negativi …

Entrai nel salone notando immediatamente Serena. Aveva un vestito verde con uno spacco abissale. Quante fantasie avevo fatto su di lei e quanto c’eravamo andati vicini quella volta in Malesia …

Adesso lavorava a Broadway, aspettando di conquistare anche Hollywood. Feci un cenno in sua direzione, che lei ricambiò, e mi avvicinai a Lily.

“Sei sempre perfetta, Lily” le dissi baciandole la guancia. Erano passati gli anni anche per lei, ma la sua classe non ne aveva risentito, se non migliorata dalla saggezza. Inoltre si distinguevano ancora nel suo viso i tratti della sua bellezza giovanile.

“Charles, sei un perfetto gentiluomo, ma non pensare di farmi dimenticare il tuo ritardo grazie ai complimenti …” mi disse sorridendo. “Ma è quello che penso, speravo solamente di avere anche un beneficio secondario. Vado a prendere qualcosa e ti lascio ai tuoi ospiti.”

Mi avvicinai quindi al bancone, non volevo uno di quei vini che servivano i camerieri in giro per la sala, avevo bisogno di qualcosa di forte, come uno Scotch doppio. Il mio percorso non fu senza interruzioni. Un mucchio di sanguisughe che cercano di aggraziarsi la persona più potente vicina …

Mi sentii chiamare alle spalle, eccone un altro; questa volta era il figlio di un senatore. Gli avevo fatto fare un giro per locali, i miei locali, e l’unica affermazione alla fine della serata, o per meglio dire la mattinata dopo, era stata “E’ stata l’esperienza più incredibile della mia vita…”.

Prevedibile come reazione: nessuno sapeva divertirsi come Chuck Bass!

Tutto quell’ impegno era servito per ottenere il favore del padre per un piano edilizio. Aveva dato i suoi frutti, ma come tutto, anche quell’esperienza aveva portato i suoi lati negativi: a quanto pare adesso dovevo sopportarlo ogni volta che lo incontravo.

“Charles, speravo di incontrarti in quest’occasione!” disse stringendomi la mano. “Adam, mi sembrava di essere pedinato …”

“Sei sempre così divertente!”. Ecco appunto: si era rivelato in tutta la sua stupidità, non aveva neanche capito che era molesto!

Aggiunse poi “Beh ho l’occasione per presentarti la mia nuova fidanzata…” e fece un cenno alle mie spalle. Mi voltai istintivamente e mi ritrovai a guardare quegli occhi profondi che mi avevano tante volte ossessionato. Quelli di Blair. E a quanto pare anche lei era sorpresa di vedermi.

Nei suoi occhi passarono un’infinità di emozioni. Per un secondo ovviamente. Poi riuscì a ritrovare la compostezza avvicinandosi al suo fidanzato, lo baciò sulla guancia, quindi  si voltò a guardarmi.

“Non sapevo che la tua compagna fosse Waldorf”.

Adam mi guardò sorpreso, a quanto pare non sapeva veramente che ci conoscevamo già.

“Vi conoscete?”

Lei gli posò una mano sulle spalle e gli disse “Si caro (in inglese immaginavo dicesse sweety), io e Chuck eravamo compagni di scuola e … amici …” disse dopo una piccola pausa concentrando il suo sguardo su di me. Com’era bello risentire la sua voce, ma quanto dolore infliggeva.

“Comunque è un piacere rivederti, Waldorf”

Non era vero, ma non glielo avrei mai fatto capire.

“Si devono essere forse cinque anni che non ci vediamo.”

Si, erano cinque anni. Come potevo dimenticare quella litigata, quel periodo. Ed ero sicuro che se lo ricordasse anche lei, come si poteva dimenticare. Quel tragico evento ci aveva segnato tutti… forse io più di tutti, infatti il mio senso di colpa non era diminuito in quei cinque anni.

La guardai negli occhi, immaginai dalla sua espressione che stesse pensando la stessa cosa, lo si capiva dal velo di tristezza che le aveva coperto gli occhi.

Non riuscii a pronunciare nulla a riguardo. Quell’ argomento e la sua vicinanza mi mettevano a disagio. Erano poche le cose che mi procuravano di questi problemi e normalmente riuscivo a fingere bene, ma a quanto pareva quella sera dovevo avere a che fare con due di loro contemporaneamente.  Quindi chiesi “Adesso che fai? Hai realizzato i tuoi sogni?”

“Lavoro al palazzo di vetro. E lì che ho incontrato Adam” disse sorridendo al suo “Caro”. La carriera diplomatica, proprio lei che avrebbe fatto concorrenza ad un dittatore. Mi venne spontaneo sorridere. E non passò inosservato, infatti poco dopo lei si girò per lanciarmi uno sguardo di fuoco. A quanto pare non era così cambiata. Sorseggiai un po’ il mio drink, guardando la sala in cerca di aiuto da quella situazione. Dove erano i seccatori quando servivano?!

Per fortuna arrivò qualcuno, che però non era un seccatore nel senso proprio del termine, anzi…

Era Serena. Si avvicinò a me voltandosi poi per salutare Blair. Avevano litigato per l’ennesima volta e da allora non erano più riuscite a ricostruire la loro amicizia.

“Blair come stai?”

“Bene grazie. Ti presento il mio attuale fidanzato, Adam questa è Serena!”

Eh si, non avevano proprio superato la rottura,si poteva sentire il tono freddo delle loro parole, in confronto

“E’ un piacere Adam, ma devo rubarvi Chuck, nostra madre ci pretendeva per una foto per i giornalisti.”

E mi trascinò via senza aspettare una replica. Quando fummo abbastanza lontani mi disse “Ti vedevo agonizzare dall’altra parte della sala… non serve che ringrazi!” e concluse con un sorrisino. “Grazie, ma era tutto sotto controllo, stavo solo rivedendo una vecchia amica”. Non ne ero convinto neanche io dal mio tono, infatti l’espressione di Serena confermava la mia pessima recita.

“Beh in verità non ci cercava, quindi se vuoi tornare indietro nessuno te lo impedisce…”

E ovviamente rimasi fermo dove ero. Non sarei mai tornato indietro. “Comunque dov’è la tua sanguisuga? Non l’ho ancora vista scodinzolarti intorno stasera.”

“Non sei divertente…” disse dandomi una pacca sulla spalla, ma sorridendomi “…non ci credo che lo prendi ancora in giro, povero. Poi ora che siete anche amici!”

Alcune volte stentavo a crederci: amico di Dan Humphrey! Prima nemico, poi fratello acquisito e ora amico.

“Non sarei Chuck Bass, se non umiliassi un Humphrey!”

Rise anche lei, ormai gli scambi di battute tra me e Dan erano epici in famiglia.

“Comunque non poteva venire stasera, aveva un incontro importante con l’editore, in compenso è arrivata la tua ultima fiamma, Justine o Jasmine non ricordo…”

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Capitolo 2
*** la nuova ragazza ***


Mi voltai a guardare. Era Justine. L’avevo conosciuta ad un galà ed era subito risaltata ai miei occhi per la sua bellezza. Occhi verdi e lunghi capelli neri, raccolti in questa occasione in un chignon che appariva scomposto, ma chissà quanto tempo era servito per farlo…

“Non vai a salutarla?” mi chiese Serena. La guardai con aria di scherno, affermando sereno “Non è serata, se vuole può venire lei e sono quasi sicuro che arriverà.” Non era superbia, ma la conoscenza che avevo delle ragazze come lei…

“O non vuoi farti vedere con lei in presenza di qualcuno?!” Non le risposi, era fin troppo ovvio che si sbagliava.

“Charles, caro. Non mi hai più richiamato ieri!” Tutto secondo la norma. Aveva salutato un po’di conoscenti e poi si era avvicinata alla sua preda, cioè io.

La baciai sulla guancia cingendole la vita, contemporaneamente l’ammirai. Aveva decisamente dei “lati” positivi, o per meglio dire curve: un corpo da modella fasciato in un tubino rosso che copriva appena le cosce, poco vistoso ovviamente…

“Mi dispiace, ero pieno di impegni. Ma vedendoti così stasera sono già completamente pentito!” Sbirciai l’espressione di Serena, si copriva la bocca con la mano osservando la scena, stava sicuramente ridendo, perché sarebbe stato quello che avrei fatto anche io.

“Justine posso presentarti Serena, mia sorella.”

“Piacere” disse Serena ricomposta, alzò la sua mano per stringere quella della modella.

“E’ un piacere conoscerti, ho assistito ad un tuo lavoro teatrale. Eri fantastica!”

“Grazie sei molto gentile, Justine.” Proprio in quel momento Lily salì sul palco per fare il suo discorso.

“Tua madre l’avevo vista da giovane, ma è sempre bellissima.” Dissi Justine. Dopo mio padre non si era più sposata, non perché fosse l’uomo della sua vita, anzi, ma perché aveva deciso dopo svariati matrimoni e partner di dedicarsi completamente a se stessa e non al funzionamento della coppia.

“Amici, grazie per essere giunti numerosi…”

“Serena, dimenticavo che domani ho un incontro con il produttore cinematografico, vuoi venire anche tu? Mi ha svelato che avrebbe piacere di conoscerti.”

“…la compagna che abbiamo portato avanti ha dato i suoi frutti…”

“Si, mi farebbe piacere!”

“Ok, ti farò sapere dove e quando…” poi voltandomi verso Justine aggiunsi “…Andiamo a bere qualcosa?”; era più un’affermazione che una domanda, infatti lei accettò senza problemi. Ci avviamo verso le bevande. A quel punto preferivo ascoltare le parole inutili della modella, che sentirmi addosso gli sguardi indagatori di Serena.

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Capitolo 3
*** fine serata ***


Eravamo giunti a fine serata senza altri particolari eventi. Avevo incrociato un paio di volte lo sguardo di Blair, ma non parlammo più. Uno dei motivi era anche il costante pedinamento che stava mettendo in atto Justine nei miei confronti. Non mi era permessa nemmeno una chiacchierata con una qualsiasi donna senza il suo puntuale arrivo, neanche fosse un orologio svizzero.

Non aveva capito nulla di me, se non volevo essere fedele non mi avrebbero di certo fermati i suoi stupidi giochetti. E soprattutto se voleva che io fossi fedele doveva comportarsi diversamente, essere differente…

In fine le dissi “La serata qui per me è finita, vuoi venire con me?”

“Me lo chiedi così? Non sono una ragazza così facile!” Se con facile intendeva una ragazza che si porta a letto un ragazzo dopo un mezz’ora che l’ha conosciuto, allora aveva ragione visto che aveva aspettato due ore…

Mi trattenni dal manifestare la mia opinione e stringendola a me, le dissi all’orecchio “Scusa per la mia mancanza di tatto, ma mi farebbe molto piacere se venissi con me.” Per quella sera lei era ottima, divertimento e basta.

“Mmm se lo dici così non posso che accettare!”

Non riuscii a nascondere un sorriso di vittoria, era fin troppo facile, quasi mi annoiava. Poi aggiunse felice “Vado a salutare un amico e poi ti raggiungo.” E si allontanò.

Libero per qualche secondo dalla sua presenza mi avvicinai al guardaroba e lì la trovai, nuovamente. Blair. Ormai non potevo evitarla, quindi mi avvicinai a lei; stava aspettando il suo cappotto. Fu in quel momento che si voltò a guardarmi. Era molto brava a nascondere le sue emozioni, infatti non riuscii a decifrare la sua espressione.

“Bass”

“Waldorf” dissi appoggiandomi al bancone. Chissà chi avrebbe parlato per primo.

“Bella la tua ragazza…” Non era la mia ragazza, ma chi ero io per contraddirla.

“Simpatico il tuo fidanzato.” Mi chiesi se capisse l’ironia della mia frase, io avevo capito la sua.

“…e soprattutto intelligente…”dicemmo all’unisono. Ci guardammo per un attimo negli occhi e un sorriso spuntò ad entrambi.

Ma poi tornammo alla realtà con l’arrivo del suo fidanzato, li salutai ed aspettai Justine. Era quello di cui avevo bisogno in quel momento.

Non fece in tempo a partire la limosine che avevo già iniziato a baciarla avidamente accarezzando quei seni così tondi. Dopo un po’ di quelle effusioni, Justine si staccò da me e disse “Vuoi farlo qui? Non ho mai provato in una limosine!”

“No, non mi piace farlo in limosine.” Dissi, impedendole con la mia bocca una replica. Non l’avrei mai fatto con lei in una limosine.

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Capitolo 4
*** Il sogno ***


“Hey Archibald, lo sai chi ho incontrato ieri?”

Nate di rimando mi guardo confuso. Eh si, sarebbe stato sorpreso quanto me. “Chi?” riuscì solamente a pronunciare.

“Blair”

“Uau Chuck, sei ancora vivo almeno!” mi disse ridendo.

Lo guardai ironico “A quanto pare… Almeno sembro più vivo del suo attuale fidanzato.” Aggiunsi lanciando la pallina. Eravamo al campo da golf, il mio nuovo sport preferito: raffinato, rilassante, non particolarmente faticoso. Le mie energie le volevo spendere per ben altro.

Consegnai la mazza al mio cuddy e mi avvicinai a Nate “Quindi è anche fidanzata.”

Riuscii solo a mugugnare.

“Beh è  solo colpa tua…” quelle parola mi colpirono. Mi voltai a guardarlo, era serio. “Come è colpa mia?” gli chiesi.

“E’ sempre colpa tua” disse nuovamente. Il suo viso era segnato da un sorriso sinistro. Mi guardai attorno , non eravamo più nel campo da golf, ma in quella stanza.

“Non è colpa mia Nate!”

“E’ sempre colpa tua!”

“No, no, no…”

 

Era solo un sogno. Mi sveglia di soprassalto sul mio letto. Ero sudato,  ma soprattutto scosso, mi era sembrato così reale. Invece ero nel mio appartamento con accanto a me Justine, che mi guardava preoccupata.

“Scusa se ti ho svegliata.” le dissi appoggiandomi sui gomiti.

Scosse la testa “Tranquillo, era impossibile non sentirti..”

“Mmm allora dovrò rimediare in qualche modo e visto che siamo entrambi svegli in un letto avrei in mente qualcosa..”

Non attesi una sua risposta e la strinsi a me baciandola sul collo. Era meglio non pensare a quel sogno e dedicarsi ad altre cose. Non mi sarei mai voluto fermare a pensare, era troppo doloroso.

“No, Chuck, non farmi segni! Devo lavorare con questo corpo.”

Ero così preso che non mi ero accorto di cosa stavo facendo al suo collo, sorridendole le dissi “Mi dispiacerebbe, se non fosse che stai bene anche così.”

La notte prosegui tra effusioni e non solo. Quella attività era sempre stato il mio rifugio preferito dai problemi. E quella notte non era un’eccezione.

Per fortuna, non sognai più quella notte. Fu Justine a svegliarmi, mentre si stava vestendo. Mi alzai guardandola. “Non sapevo che ti piacesse andartene, come una ladra.”

Sussultò, non si era accorta del mio risveglio. “Ho un impegno importante questa mattina e non volevo disturbarti.”

Si vedeva chiaramente dal suo viso che era irritata e feci quello che non dovevo fare: chiesi spiegazioni.

“E’ successo qualcosa?”

Mi guardò sorpresa dalla mia perspicacia, non aveva ancora capito che conoscevo fin troppo bene le donne. Sembrava però incerta se rispondere o no, si vedeva che il dubbio si era insinuato nei suoi occhi. “Beh, in realtà, si. Stanotte ti ho sentito gridare il nome di un'altra: Blair.”

Ok, ora ero io quello sorpreso, non me lo ricordavo e non mi ricordavo di aver mai parlato nel sonno. Mi alzai dal letto incurante della mia nudità e andai a versarmi qualcosa da bere, era utile avere a una piccola riserva in camera. Le voltavo le spalle, bevvi un sorso e quindi le dissi calmo “Non che siano affari tuoi, ma era una mia vecchia amica, ora se devi andare posso prestarti un autista se vuoi..” Negli ultimi anni avevo deciso di averne due, era utile se volevo muovermi velocemente.

Non mi voltai a guardarla, ma comunque riuscivo a vederla con la coda dell’occhio e questo bastava. Sembrava ferita dalla mia risposta secca, forse aveva finalmente compreso che non era così importante per me.

“No grazie, faccio da sola!” disse e uscì dalla camera sbattendo la porta. Che scena da diva. A quanto pare si era offesa o voleva solo fare un po’ la difficile, l’avrei scoperto sicuramente prima o poi.

Mi preparai per la giornata, avevo altre cose a cui pensare che vecchie fiamme e donne offese.

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Capitolo 5
*** incontro di lavoro ***


“Mr Bass, ha bisogno di qualcos’altro?” guardai Anne, la mia assistente. Mi aveva portato un mucchio di carte da firmare e ora attendeva degli ordini.

“Chuck, che cavolo hai fatto?” Era entrata sbattendo la porta Jenny, la piccola J, ormai stilista di successo. Io avevo messo i fondi e le miei conoscenze e lei il genio. Un connubio perfetto.

“Anne puoi pure andare..” poi rivolto verso Jenny dissi “Cosa succede Jenny?”

“Hai tagliato alcune spese del mio servizio fotografico!”

“Certo vuoi chiamare un fotografo pazzo, che non si sa mai se porterà a termine il lavoro, lo stesso di Dior andrà benissimo.” Dissi deciso. Era decisamente alterata, era uno degli aspetti dell’essere un artista, cercava sempre di essere fredda e calcolatrice, ma ogni tanto veniva fuori la sua vera passionale.

“Ma non voglio lo stesso degli altri, voglio qualcosa di innovativo!”

Guardandola non sembrava la ragazzina di una volta. Avrebbe potuto fare benissimo la modella per la sua altezza, ma era diventata più dona crescendo aumentando le forme, che di sicuro non nascondeva, ma non era mai volgare. Quel vocabolo era stato eliminato dal suo dizionario molto tempo prima. Quest’oggi i capelli dorati le incorniciavano il volto e le coprivano a malapena il collo e una gonna corta e aderente le fasciava i fianchi.

“Siedi e calmati che ne possiamo discutere.” Segui il mio consiglio sedendosi di fronte a me. Accavallò le lunghe gambe e mi scrutò torva con quegli occhi di ghiaccio.

“Voglio quel fotografo! Ho visto alcuni suoi lavori ed è bravo, anticonvenzionale e perfetto per i miei vestiti.”

“Cambierai mai idea?”

“NO.” Disse decisa, lo leggevo nei suoi occhi che non avrebbe mai cambiato idea. Guardai fuori dalla vetrata, vedevo Central Park e amavo quella veduta, riusciva sempre ad aiutarmi per riflettere meglio.

“Allora gli do un tempo massimo per completare il lavoro, ogni ora che ci metterà in più lo pagheremo la metà. Fammi avere un incontro con lui, che sistemerò io il contratto.”

Mi guardò soddisfatta. “Ho vinto contro Chuck Bass!”disse orgogliosa con un sorriso stampato in faccia. Mi stavo rammollendo?!A soli 28 anni?!

“Posso sempre cambiare idea. Ma è il mio fiuto per gli affari a guidarmi.”

“Magari avessi questo sesto senso anche per altre cose…” disse allusiva. Sapevo a cosa si riferiva: donne. Erano anni che mi ossessionava dicendomi che dovevo innamorarmi di nuovo e fidarmi ancora, come era successo tanto tempo fa.

“Hai parlato con Serena?” le chiesi incuriosito.

“Ovvio, l’ha raccontato a tutti! Ha detto anche che eri sconvolto…”

“Mi chiedo perché ha i difetti di esagerare! Non mi ha fatto nessun effetto se non noia per il suo fidanzato.”

Jenny continuava a fissarmi, però non riuscivo a convincere nessuno!

Infine, dopo avermi studiato, disse “Beh quando vuoi sai dove sono. Ma se non hai problemi sarebbe bello incontrarci tutti insieme..”

“Penso che saresti l’unica a volerlo e penso di esprimere anche l’opinione di Serena e Dan!”

“Forse hai ragione.” disse pensierosa.

“Ho ragione.”

Mi guardò dubbiosa, ma anche divertita. “Se lo dici tu, comunque adesso devo andare.” disse alzandosi in piedi, feci lo stesso anche io dicendo “Ti accompagno, ho un appuntamento anche io.”

Dissi ad Anne di prepararmi il cappotto e poi aggiunsi rivolto a Jenny “Ci sarai domani sera alla cena di famiglia?”

Presi il cappotto che l’assistente mi porgeva sorridendole e mi allontanai seguendola.

“Ovviamente. Ma per curiosità sei andato a letto con la tua assistente, sembra cotta di te!”
La guardai sorridendo, mentre mi abbottonavo il cappotto, era diventata particolarmente schietta crescendo. “No, non mi piace mischiare vita privata e lavoro.”

“Apparte con me” disse finché le porte dell’ascensore si chiudevano.

“Ci sono anche eccezioni…”

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Capitolo 6
*** La cena ***


“Chuck, smettila!” disse Serena irritata. Stavo raccontando a Eric di quella volta in cui Serena era andata in giro per un locale semi nuda. Era successo prima del suo anno nel collegio e della sua “redenzione”, ma visto che era uscito l’argomento non seppi trattenermi.

“Ti vergogni del tuo passato Serena? Lo sai che le grandi donne non se ne vergognano!” poi come se niente fosse mi girai nuovamente verso Eric continuando “ Poi continuava a gridare “Johnny, Johnny vieni da me!” Se non ci fosse stata Blair, che aveva sequestrato tutte le foto scattate e che l’aveva rivestita, gossip girl sarebbe stata tappezzata con le sue foto!” conclusi compiaciuto bevendo un altro sorso di vino rosso.

“Bene adesso che hai finito di raccontare anche questa stupenda storia, Chuck, possiamo non rinvangare il passato!” disse Serena con un tono a metà tra la supplica e l’imposizione.

“Se ha tanta voglia di ricordare possiamo ricordare il tuo di passato Chuck!” disse Dan togliendo il suo braccio dalla spalla di Serena e porgendosi in avanti. Appoggiò i gomiti sul tavolo e mi guardò con aria interrogativa, sapevo dove voleva parare, lo stesso argomento che mi stavano proponendo tutti...

“ Sei uno scrittore e non riesci a dire una frase senza ripetere lo stesso termine Humphrey!” dissi evitando di rispondere alla sua provocazione.

“Puoi fare di meglio Chuck!” disse compiaciuto, immaginai che se avessi cambiato argomento di nuovo lui l’avrebbe ritirato fuori quindi, non perdendo mai il contatto con i suoi occhi, rimasi zitto, non volevo dargli la soddisfazione di rispondere.

“A proposito di passato, Jenny mi ha raccontato il tuo incontro con uno dei tuoi fantasmi.” Disse tranquillo Eric che tra un sorso e l’altro guardava Jenny sorridendo.

“Sì, di come hai descritto il suo attuale fidanzato,uhm..noioso se non sbaglio?!”

Chi semina grandine, raccoglie tempesta. A quanto pare si erano alleati tutti contro di me per carpire qualche informazione in più, e messa così la frase di Jenny mi faceva apparire come un ex geloso dell’attuale fidanzato. Dovevo dire assolutamente qualcosa.

Staccai gli occhi da Dan e mi guardai intorno. Avevo quattro paia di occhi che mi fissavano e che attendevano una mia qualche reazione. Mi sentivo un animale da laboratorio.

Serena fu la prima a staccare gli occhi da me rivolgendoli agli altri affermando “Dai lasciamolo stare, povero Chuck, non è facile rincontrare l’amore della propria vita..” poi disse guardandomi sorridendo “..abbiate un po’ di compassione!”

Ci mancava sono quella! Ebbi l’istinto di fermarla non appena ebbe aperto bocca, ma con quell’ultima esclamazione l’avrei uccisa con piacere! Mi faceva apparire come un cucciolo ferito, peggio di così non poteva andare. Ed ero sicuro che l’aveva fatto apposta, proprio come prima l’avevo offesa raccontando vecchie esperienze. Adesso, invece, era lei che voleva colpire il mio orgoglio. E per mia sfortuna c’era riuscita.

“Non esagerare Serena, non rispondevo perché non c’è niente da dire: conoscevo già il suo fidanzato e l’ho sempre trovato noioso.” Poi feci una piccola pausa per cercare le parole migliori per toccare quell’argomento, quindi aggiunsi “Per quanto riguarda Blair non ho provato nulla e mi dispiace se con questa affermazione non posso rendere le vostre noiose giornate un po’ più interessanti.”

“Come ho fatto a sprecare una giornata intera con la speranza che tu la rendessi importante? Vanificata poi così dalla tua bugia!” asserì Dan compiaciuto di aver ribaltato ancora una volta la mia affermazione.

Alzai gli occhi con aria contrariata, anche per le risate sommesse delle ragazze.

“Humphrey, al contrario tuo, io non piango dietro ad una donna per anni finché non riesco a riconquistarla!” dissi compiaciuto ricordandogli che, infondo, in tutti quegli anni aveva seguito come un cagnolino Serena, certo alla fine aveva vinto, ma io in quegli stessi anni ero stato con un mucchio di donne finché lui ne sognava una sola..

A quel punto disse la sua anche Jenny, in parte in difesa del fratello in parte per attaccarmi:

“Beh, ma tu non riusciresti nemmeno a riconquistarla, è un osso duro Blair!”

Non riuscii a sopportare che venissi attaccato anche sulla mia capacità di conquistare una donna, per di più una che avevo già sedotto in passato!

“Se volessi ci riuscirei Jenny”

“Ma non vuoi..”

“..o forse non sei sicuro?” dissero Serena e Eric completandosi a vicenda la frase.

“Scusi lei è Charles Bass? Ci siamo conosciuti ad una festa a Miami, si ricorda? Sono Adrienne!”

Con un’ultima occhiataccia di odio verso i miei commensali mi voltai verso la ragazza che aveva parlato, era una bellissima bionda che non ricordavo di aver mai visto. Tralasciai quel particolare e mi alzai per salutarla.

“Certo Adrienne che mi ricordo, poi quella stupenda festa!”

“Ma allora perché dopo quella cena non mi hai più chiamata?” disse imbronciata. Anche con quel nuovo particolare non si era accesa nessuna lampadina, ma continuai la recita imperterrito.

“Avevo perso il tuo numero e non mi ricordavo il tuo cognome, se vuoi ridarmelo non peccherò nuovamente!” dissi sorridendo, non seppe resistere e, infatti, aprì la borsetta e tirò fuori una penna.

“Affinché tu non lo perda di nuovo..” prese la mia mano tra le sue e cominciò a scrivere sul palmo “.. te lo scrivo su un posto che non puoi perdere!” terminato di scrivere e riposta la penna in borsa aggiunse “I miei amici mi stanno aspettando quindi devo lasciarti, è stato un piacere rivederti”

Si avvicinò alla mia guancia stampandomi un casto bacio e poi si allontanò esibendo con la camminata tutte le sue grazie.

Mi risedetti al tavolo guardandoli trionfante, le mie doti da seduttore non potevano essere messe in discussione.

Dopo aver ingoiato un boccone di torta, che nel frattempo era stata servita, Eric disse “Per fortuna Adrienne non sa che hai una squadra di investigatori privati..”

“Per fortuna Adrienne non sa che non mi ricordo di lei, aggiungerei.”

“Questo l’avevamo capito tutti, apparte lei, ma sappiamo che ti circondi di donne belle, ma poco intelligenti!” disse Dan che gustava la sua meringata di fragole con Serena. Da quanto erano sdolcinati quei due mi facevano quasi schifo.

“Vuoi dire di quelle di cui si circonda ultimamente; per questo Blair non riuscirebbe a riconquistarla!” affermò Jenny compiaciuta con ancora la forchetta in bocca, un gesto tipicamente infantile, che però non l’aveva mai abbandonata. Come non demordeva su quella storia. Tuttavia era riuscita a insidiare in me il dubbio: se avessi voluto sarei mai riuscito a rimettermi con Blair? A farle cambiare idea su di me e riconquistarla?

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Capitolo 7
*** Un nuovo incontro.. ***


Era passata una settimana e Justine non si era più fatta sentire. Molto probabilmente stava aspettando che mi facessi avanti o forse si era già consolata con un latro. Avrei preferito la seconda almeno sarei stato sicuro che non l’avrei più sentita.

Anche quella serata avevo una festa, però questa era organizzata da un amico e l’unico dogma era: divertirsi. Entrai nel salone. Thomas Hoover adorava le feste a tema, quello della serata era, infatti, la Russia.

La sala non era molto riscaldata e alle finestre c’erano pesanti tendaggi. Scontato dire che i camerieri al posto di champagne servissero vodka.

Mi avvicinai a Thomas “Charles è un piacere vederti! Devi assolutamente assaggiare vodka e caviale, l’ho importati dalla Russia, i migliori che ci siano!”

Era famoso per la sua parlantina, quasi non lasciava il tempo di rispondere. “Ascolterò sicuramente il tuo consiglio.”

“Oh è arrivata la Michihiko, è una nuova modella, metà giapponese e metà inglese. Adesso te la presento è davvero bellissima!”

Aveva ragione. Mi presentò una ragazza con lunghi capelli neri setosi, occhi di ghiaccio, le fattezze del volto tipicamente asiatiche, ma poco marcati.

“E’ un piacere conoscerti Heiko” dissi prendendole la mano e baciandola delicatamente, non riuscii a staccarmi da quegli occhi così profondi.

“E’ un piacere anche per me Charles”

“Ragazzi devo andare assolutamente a salutare una persona, divertitivi voi due!”

Quasi non mi accorsi che Thomas se ne era andato. Lui era così:parlava, parlava e poi si eclissava. Forse un po’ irritante, ma in quel momento non mi dispiaceva la sua scomparsa. Avevo altro di cui occuparmi.

Sfoderai uno dei miei sorrisi migliori e dissi a Heiko “Allora ho sentito che fai la modella, per quale stilista?”

“Per mia madre.”

Non serviva che mi voltassi per capire chi parlava. Era Blair. Ovviamente era lei! Indossava un vestito broccato che scopriva le esili spalle e le longilinee gambe. Non potevo che ammirarla, con quei boccoli che sembravano disegnati da un artista. Non bastava dover parlare di lei, adesso dovevo incontrarla anche ovunque? Non poteva tornarsene dove era rimasta negli ultimi anni? O richiudersi in una stanza buia, lontana dalla mia vista e dai miei pensieri? No, era qui davanti a me che salutava la modella. Poi si voltò verso di me, i suoi occhi esprimevano una cosa sola: sfida. Quanto conoscevo bene quello sguardo.

“Heiko è meglio se lo lasci perdere, non è affidabile!” disse sorridendomi. A quanto pare le piaceva crearmi terra bruciata attorno. I suoi comportamenti risvegliavano il mio orgoglio come nessun altro riusciva. Forse perché era una delle poche persone che mi tenevano testa. Ormai erano tutti così assoggettati dal mio potere e dalla mia persona, che era difficile trovare un degno rivale. Ma Blair era sempre stata perfetta per questo ruolo, e non si stava smentendo neanche questa volta.

“Potrei dire la stessa cosa, Waldorf!”

Heiko ci guardava spaesata, ovviamente non capiva quello che c’era dietro le nostre parole o i nostri sguardi. Infine riuscì a dire incerta “L’ho appena conosciuto, non so ancora se darti ragione o no Blair.” accennando un sorriso, a quanto pare conosceva bene Blair e la temeva, come era normale.

“Qui perdi tempo, va pure a cercare un miliardario più ingenuo, non serve che mi ringrazi per il tempo che ti faccio risparmiare!” disse sorridendo maligna.

Ormai la confusione si era impadronita degli suoi occhi azzurri di Heiko. Non avrei mai pensato di poter ancora assistere ad una scena del genere:Blair che cacciava le ragazze che mi girano attorno. “Sei ancora qui?! Sciò!” sentenziò infine Blair accompagnando l’affermazione con la mano.

La ragazza alla fine seguì il suo consiglio e si allontanò facendo un timido saluto nella mia direzione.

“Blair perché l’hai fatto.. Eri per caso gelosa?”

Mi guardò sorridendo “ti piacerebbe! L’ho fatto solo per lei, ti conosco abbastanza per sapere che non ti farai abbindolare dalla sua bellezza, visto che non ha altro da offrire …”

Aveva perfettamente ragione, ero io ad usare le donne, non succedeva mai il contrario “Vuoi quindi salvare il genere femminile da me?”

“Sarebbe una buona causa, ma fallimentare.”

“Ammetti la mia bravura con le donne, quindi”

“Mai affermato il contrario, se non per la tua mancanza di sensibilità” disse con estrema sincerità. Ci eravamo spinti troppo oltre. Infatti calò il silenzio. Era maturata, lo si leggeva nei suoi profondi occhi marroni. Anche fisicamente. Non faceva la modella, ma ai miei occhi non avrebbe avuto confronto con tutte quelle con cui ero stato. Era sempre bellissima, perfetta. Cercai di interrompere quel silenzio assordante.

“Adam è qui?”

“No è da suo padre a Washington”

La osservai attentamente, cercavo ogni segno che mi potesse rivelare come era la loro relazione, ma niente. Era troppo fredda, non abbandonava mai la sua solita maschera.

“Poi devo partire domani…”

“Ti allontani dal tuo cucciolo, quindi” dissi ironico.

“Risparmiatelo Chuck!” disse guardandomi scocciata. Colsi la palla al balzo chiedendo “Ti vergogni del tuo fidanzato per caso?”

“Io non mi vergogno di lui!” disse velocemente, troppo velocemente per apparire vero.

“Di sicuro non lo ami.” Conclusi tranquillo, ma fermo nella mia opinione. Anche se era cresciuta e maturata ero sicura che non lo amava. Molto probabilmente lo stava sfruttando per fare carriera. Come darle torto del resto! Chissà se si era innamorata in quegli anni, chissà cosa aveva fatto, con chi era stato. Non ricordavo di essere mai stata così curioso, normalmente avrei chiamato il mio investigatori privato, ma in quel caso non sapevo se avrei sopportato quello che avrei scoperto.

“Sei sempre sui giornali!” disse Blair distogliendomi dai miei pensieri.

“Si divertono a inventarsi scoop, ogni volta mi sembra di essere tornato ai tempi di Gossip Girl!”

Fece una smorfia, era una delle cose dell’adolescenza che non mancava a nessuno. “Per fortuna non esiste più ho ancora il desidero di distruggerla, se sapessi chi era!”

“Blair, sinonimo di vendetta!”

Mi sorrise sincera. Quanto mi era mancato quel sorriso. Con quella fossetta così deliziosa che si formava. Ricambiai il suo sorriso, sereno. Non mi sembravano passati cinque anni dall’ultima volta che ci eravamo parlati.

“Beh, che c’è? Ti sei incantato?” la sua voce mi risvegliò dal passato.

“Mi era tornato in mente il liceo parlando di Gossip Girl”

“Io non ci penso più: il liceo è passato, ora penso solo alla mia carriera e al mio nuovo fidanzato, ovviamente” sorrise, di un sorriso di scherno.

Non perdeva l’occasione di farmi notare quanto fosse perfetta la sua vita senza di me.

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Capitolo 8
*** Il destino ***


“Ehi Chuck, non hai ancora bevuto nulla?” la voce squillante di Thomas fu un bel diversivo a quella gelida situazione.

“C’erano altre priorità” Blair distolse lo sguardo da me e si voltò verso il resto degli invitati, che non riuscisse a sostenere il peso del mio sguardo?

“Fidati, ti stai perdendo il meglio” disse quindi Thomas. Poi voltandosi verso Blair aggiunse “ non sapevo fossi arrivata, devi bere anche tu!” e si voltò per chiamare un cameriere “comunque non sapevo che vi conoscevate, meglio così! Dai tenete questi bicchieri che non voglio persone sane alla mia festa!”

Stordiva la sua parlantina. Involontariamente feci una smorfia, in quei momenti mi chiedevo perché lo sopportavo ancora. Blair fissava il bicchierino di vodka assorta. Sembrava che non avesse ascoltato una sola parola di quello che Thomas aveva detto. Alla fine si decise e bevve tutto d’un sorso. Seguii, quindi, il suo esempio.

Ormai non sentivo più l’alcool e immaginavo già che mancavano pochi anni che mi sarebbe servito un fegato nuovo.

“E’ vodka, Thomas?” chiede pensierosa Blair.

“Si, si … Buona vero? Beh adesso vado a far bere qualcun altro, divertitevi voi due!”

E scomparve di nuovo, voltai la testa per osservare Blair.

“Mi chiedo perché ci parlo ancora” dissi scocciato.

Blair cercò di riprendersi scacciando quella tristezza dal suo volto e con un sorriso stampato mi rispose come fosse una certezza assoluta “Perché è insistente.” Poi dopo una breve pausa rispose “Comunque non rimango molto, ho l’aereo di linea presto domani mattina.”

“Anche io parto, per Sidney…”

Non feci in tempo a concludere la frase che la sorpresa e lo sconcerto avevano preso piede nell’espressione di Blair. Disse infine incerta “Anche io devo andare a Sidney!”

Ok, adesso quello sconcertato ero io. Dovevamo andare nella stessa città, dall’altra parte del mondo nello stesso momento. Il destino voleva proprio giocare con la mia vita, si stava divertendo a mettermi alla prova, a quanto pare. Da una parte volevo offrirle un posto nel mio jet privato, come me Blair amava le comodità e niente superava il mio aereo, se non l’ Air Force One, inoltre avrei voluto ancora parlare con lei. Blair, come la droga, creava assuefazione, credevo di esserne uscito, ma si fa presto a ricadere nella dipendenza e quindi ne desideravo sempre di più. Ecco perché d’altra parte non volevo offrirle un “passaggio”. Tutte quello ore di aereo, io e lei soli, chissà cosa avrei dovuto sopportare, chissà cosa poteva succedere …

In oltre mi tornarono alla mente le parole di Jenny “non riusciresti nemmeno a riconquistarla, è un osso duro Blair”. Fu quello il pensiero che mi convinse, non c’era niente di meglio di una sfida, e quella di oggi era contro me stesso, anche se non sapevo ancora se era per riconquistare Blair o per resistere al suo fascino.

“Blair, dobbiamo entrambi partire domani per Sidney, vuoi viaggiare con il mio jet privato?”

Non rispose subito, molto probabilmente stava valutando i vari pro e contro. “Ci sei anche tu?” chiese infine, ma dalla rassegnazione della sua voce si capiva che era più che altro un’affermazione, quindi sfoderai l’espressione che l’aveva convinta molte volte in passato. Sorridendole le dissi “Blair sappiamo entrambi quanto desideri accettare il mio invito, non permettere che vecchi …problemi… ti ostacolino.”

Notai immediatamente che ero riuscito nel mio intento, adesso dovevo solo capire chi sarebbe stata la vittima di quel viaggio: la fedeltà di Blair o … me stesso.

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Capitolo 9
*** Inizio del viaggio ***


“Assonnato?” chiese Blair entrando nella limosine, avevo sperato di avere ancora qualche secondo alla sua entrata nella vettura per cui mi ero lasciato andare ad uno sbadiglio, ma avevo fatto male i conti, a quanto pare..

“Un po’” dissi cercando di ricompormi, non mi piaceva essere visto diversamente dall’uomo perfetto quale ero,

“Avresti dovuto prendere esempio da me, non hai mai imparato niente da me, anche se ti sarebbe servito molto…”

Non risposi alla sua frecciatina, infatti avevo avuto buoni motivi per rimanere alla festa, dopo l’uscita di scena di Blair avevo potuto finalmente concentrarmi per trovare la nuova Justine, e la caccia aveva portato i suoi frutti; per quando sarei tornato a New York avevo già una modella e una attrice ad aspettarmi.

Quanto al riferimento sul passato fatto da Blair, beh … Lei di sicuro non era una santa quindi avevo ben poche cose da imparare da quella Blair.

“C’è un letto comodo che ci aspetta nel jet, Blair, non vedo perché non utilizzarlo…”

“Anche Paris Hilton ha imparato a recitare, tu quando imparerai a non essere un pervertito?” disse sorridendo, ovviamente era un sorriso falso, quello che avevo visto più volte in tutti gli anni che la conoscevo.

“La mia è una dote, quindi non vedo il motivo per cui dovrei cambiare..”

Non rispose alla mia affermazione, ormai convinta che fosse una battaglia persa, infatti era così. O mi si amava così o mi si odiava, non c’erano vie di mezzo.

“Comunque grazie per il passaggio” disse Blair, non si voltò nemmeno a guardarmi, continuava ad osservare fuori dal finestrino, assorta nei suoi pensieri. Chissà cosa stava pensando, quelle situazioni le odiavo; avrei sempre voluto avere il controllo delle situazioni e non capire cosa pensassero gli altri mi irritava.

“Non c’è di che” dissi infine pensieroso.

Il resto del viaggio in macchina passò in silenzio, non avevamo niente da dire o forse troppo da dire. Adesso stando vicino a lei capivo quanto mi era mancata, uscire con Jenny, Serena e Dan non era lo stesso che con Blair, lei era il mio primo e unico amore. Non mi ero reso conto fino ad allora di quanto e cosa avevo perso.

Tra tutti quei pensieri arrivammo finalmente all’aeroporto. Non era molta la trafila che dovevamo fare, grazie all’aereo privato, per cui velocemente feci imbarcare le valigie e salii, insieme a Blair, la scaletta.

Avevo fatto arredare l’aereo col bianco ed il nero: tavolini di quest’ultimo colore e poltrone di pelle bianca. Era tutto moderno e di certo non avevo badato a spese quando l’avevo ordinato, infondo viaggiavo molto quindi era come una seconda casa per me.

“Quella è la tua stanza, sempre che tu non voglia rivangare vecchi ricordi..” dissi a Blair indicandole una delle due camere.

“Se ho di questi impulsi guardo delle fotografie!” accennò avvicinandosi alla porta che le avevo indicato, avevo notato che se poteva cercava di non guardarmi negli occhi. Mi incuriosiva molto il motivo che la induceva a comportarsi così. Ma prima che entrasse in camera sua le dissi “Ma le foto non ti fanno sussultare come me”. Stavo proprio terminando la frase che lei mi stava già sbattendo la porta in faccia. Si stava irritando e questo non faceva che alimentare il mio divertimento.

Mi sedetti in una delle poltrone e ordinai alla hostess uno scotch. Avevamo un minimo di 12 ore di aereo, e se avesse sofferto di solitudine non avrei potuto lasciarla da sola in camera tutto quel tempo..

Blair risvegliava in me vecchi istinti. Ma era meglio lasciarla in pace per un po’, avevo molto lavoro da fare comunque. Da quando era morto mio padre ero riuscito a raddoppiare i profitti della Bass Industry, allargandola anche in altri ambiti economici. Molti mi accusavano di essere il solito figlio di papà che non sapeva fare nulla, ma erano solo persone invidiose che, in realtà, non sapevano fare niente di loro. Comunque mi risultava difficile rimanere concentrato sapendo che nella stanza accanto c’era Blair. Dopo un paio di ore di volo decisi di andarla a chiamare per il pranzo. Abbandonai quindi le sudate carte e mi avvicinai alla porta. Non era stata chiusa a chiave quindi la aprii lentamente. Era sdraiata sul letto, addormentata. I boccoli sparsi nel cuscino le incorniciavano il viso sereno. Non sembrava avere pensieri o preoccupazioni, notai solo in un secondo momento la gonna un po’ alzata a livello delle cosce, che lasciava intravvedere il pizzo delle calze. Mi avvicinai lentamente al letto, c’era un po’ di spazio sul bordo del letto quindi mi sedetti. Seguivo le curve del suo corpo con gli occhi, quanto volevo toccarla e vedere se provavo le stesse emozioni di cinque anni fa. Forse era cambiato tutto.

“Blair” dissi, con una voce troppo roca per i miei gusti. Non dovetti ripetermi, infatti dopo pochi secondi si svegliò. Inizialmente apparve spaesata, ma poi mi chiese con gli occhi cosa facevo lì. Il suo sguardo infine cadde sull’orlo della gonna alzato e disse abbassandolo “Sei così pervertito che spogli donne addormentate?!”

“Non c’è niente che non abbia già visto”

Irritata si alzò a sedere appoggiandosi sulle mani “Fammi alzare Chuck!”

Era la mia occasione; quindi la zittì, appoggiando due dita sulle sue morbide labbra, e dissi  sottovoce “Aspetta, voglio vedere cosa provo..” e feci scendere la mia mano sfiorando la sua guancia, il collo, l’incavo delle spalle spostando la spallina del top.

“E cosa..” cercò di dire Blair, ma non riuscì a terminare la frase. Era lì, immobile, con la bocca semichiusa. Passandogli la mano tra i capelli mi avvicinai lentamente alla sua bocca. Volevo baciarla e l’avrei fatto. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro e quella attesa mi stava eccitando più di ogni altra casa, ma non ero mai stato un tipo paziente. Quindi finalmente la baciai, le sue labbra non aspettavano che quello. Erano sensazioni che avevo dimenticato, strane e che mi facevano paura, ma come avevo dimenticato quei sentimenti, avevo dimenticato il sapore della sua bocca, così squisito. I nostri corpi si completavano, mentre le nostre lingue si incontravano in quella danza che tante volte in passato avevano compiuto. Non mi sarei mai fermato, infatti una mano era impegnata a perdersi in quei morbidi capelli, mentre con l’altra la stringevo a me con forze, come non facevo da troppo tempo. Le sue mani non erano da meno, toccavano avide il mio petto, finchè improvvisamente si irrigidì, spingendomi via. Non me l’aspettavo, infatti non trovò neanche un po’ di resistenza da parte mia. La guardai stupito: una lacrima le rigava il viso e con un sussurro disse “Chuck, lasciami stare… io…non voglio…io…” e corse via. Vederla così fragile mi sconcertava sempre, ma non la seguii, dovevamo riprenderci entrambi, soprattutto io..fisicamente.

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Capitolo 10
*** 5 anni prima - Cosa successe... parte 1^ ***


12 ottobre 2013

19.10

“Allora ti piaccio?” mi chiese Blair, finchè si specchiava allo specchio per poi voltarsi verso di me. La guardai, o per meglio dire l’ammirai. Indossava un vestito bordeaux, scollo a V davanti e dietro, ma era molto più profondo dietro e con piccole pietruzze nere inserite nel bordo. Quel vestito esaltava la sua esile figura e la pelle candida. Mi avvicinai, quindi, a lei e stringendola dissi “Ti preferivo senza questo, ma visto che voglio essere l’unico a vederti nella tua… forma migliore, posso dire che sei bellissima” terminando la frase baciandola. Non ne avevo mai abbastanza di lei.

“Chuck sono in ritardo non posso perdere altro tempo” disse divertita facendomi staccare faticosamente. Infine cedetti e mi allontanai. “Tu cosa fai stasera?” mi chiese mentre si metteva le scarpe. La osservai tranquillamente, da quella prospettiva avevo una bella panoramica del suo fondoschiena, infine però dovetti risponderle. “Esco con Nate, si è lasciato per la decima volta con Brooklyn 2” dissi annoiato. Era mio amico, ma si era intestardito con quella e niente sembrava distrarlo. “Andremo al Victrola, lui per riprendersi, io per festeggiare” dissi sorridendo ironico. Magari era la volta buona che ce ne liberavamo… Guardai Blair, si stava avvicinando a me sorridendomi di rimando, mi passò le mani attorno al collo. Mi aspettavo un bacio, ma invece mi prese per il colletto e disse “Devo ricordarti che hai una ragazza?” disse seria.

“Magari con un bacio o con la nostra attività preferita me lo ricorderei meglio..” dissi stringendola per la vita. Adoravo quando faceva la dura, mi eccitava incredibilmente. E i miei occhi, ero sicuro, esprimevano questo: quanto la desideravo. Ma lei non era dello stesso parere, infatti mi scansò di nuovo e disse “Ti ho detto che sono in ritardo” prese la pochette dal tavolo e quando era ormai vicino alla porta aggiunse “Fai… anzi non fare Chuck Bass” e sfoderò uno dei suoi sorrisetti falsi, uscendo di scena. Eh si! Mi doveva ancora perdonare l’ultima scappatella. Proprio non capiva che per me quelle non contavano nulla, sono solo sesso. Io appartenevo a lei.

 

21.25

Scesi dalla limosine, mi ero fatto portare proprio davanti al Victrola. Provavo sempre orgoglio a vedere la fila fuori dal locale. Era sempre pieno e uno dei locali più famosi ed esclusivi di NYC. E tutto grazie a me. Mi abbottonai la giacca e andai verso Nate che mi stava già aspettando. “Nathaniel sorridi per favore alle belle ragazze che ci sono questa sera, non vorrei che mi demoralizzassi tutto il locale” dissi mettendogli una mano sulla spalla. Mi ero, ovviamente, fatto riservare il tavolo migliore, mi accomodai tranquillo e puntualmente arrivò il mio scotch. Era utili essere il padrone del locale pensai. “Grazie Chuck per stasera, ma non so mi tirerò su di morale qui” disse Nate pacato. Fissava il tavolino, quella ragazza l’aveva distrutto. Lo guardai disgustato, come poteva ridursi così per lei. Bevvi in un sorso tutto lo scotch, appoggiando violentemente il bicchiere vuoto sul tavolo. Forse questo lo avrebbe risvegliato dal suo torpore. E infatti funzionò. Mi guardò confuso non capendo perché l’avevo fatto. Povero Nate, per fortuna era bello se no non aveva molto da offrire.. Mi protesi verso di lui toccandomi la cravatta e dissi “Qui c’è tutto quello di cui potresti aver bisogno: donne, alcool, un buon amico e …donne”. Non poteva desiderare di meglio, ma la sua espressione non esprimeva questo, anzi. Ma poi cambiò sembrava avesse quasi avuto un lampo di genio. Mi guardò imbarazzato. Adesso ero proprio curioso di sapere quello che gli passava per la testa. Lo guardai interrogativo incitandolo a parlare con gli occhi. “Chuck. Non è che potresti procurarmi una qualche sostanza…sai di cosa parlo..” aggiunse guardandomi negli occhi. Lo guardai scettico, non immaginavo che volesse arrivare a quel punto e che Vanessa lo avesse sconvolto così tanto. “Lo sai che non ne faccio più uso…” dissi, ma poi vedendo il suo sguardo deluso continuai “Ma se sei convinto posso vedere di procurartene..”

Volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivato. Conoscevo Nate e doveva essere veramente disperato se ricorreva all’uso della droga. Infatti mi guardò per un po’ incerto. Potevo capire dalla sua espressione confusa cosa stava pensando: tutti i pro e  i contro del drogarsi. Poi parlai, magari con una mia piccola spinta si sarebbe deciso. “Nathaniel, lo sai che non c’è niente di più sicuro per svagarsi, è un nostro dovere utilizzare tutte le nostre risorse per andare avanti.” Dissi compiaciuto, come se quella fosse una verità assoluta. “Ok Chuck” disse infine poco convinto. Non gli diedi il tempo per cambiare idea, infatti chiamai uno dei camerieri e gli diedi alcune semplici istruzioni. Poi tornai a guardare Nate-

“Ho assunto una nuova ballerina” dissi finchè quella saliva in scena: rossa e dalla pelle ambrata, erano state  soprattutto le movenze a convincermi. Sapeva ballare come poche. E dallo sguardo di Nate intuii che avevo fatto un ottimo lavoro. Non c’era modo migliore per dimenticare le ex che andare con altre donne.

 

23.52

“Chuck, avevo dimenticato com’è divertirsi” mi disse Nate. Dalle sue pupille dilatate si capiva subito che era fuori per l’Hashish. Non ebbi neanche il tempo di rispondere e già stava ribaciando la nuova ballerina. A quanto pare approvava la mia scelta.

“Mr Bass” mi voltai per guardare chi aveva parlato, anche se l’avevo già riconosciuta: Janette, una delle cameriere.

“Ha bisogno di qualcosa?” chiese allusiva. Non mi aveva mai nascosto il suo interesse per me, ma si faceva di volta in volta più sfacciato. “Non ho bisogno di nulla, Janette”. Lasciò con una mano il vassoio, che prima sorreggeva con entrambe le mani, e la posò sul mio petto “Ne è proprio sicuro? Posso fare qualsiasi cosa…” Si, si stava facendo decisamente più sfacciata, se continuava così avrebbe cominciato a darmi dei problemi. Guardai la sua mano curata e poi tornai ai suoi occhi “Ne sono sicuro, poi ho una fidanzata pronta a soddisfarmi in ogni modo” conclusi dopo una piccola pausa. Dal tono che avevo usato non ammettevo repliche, ma a quanto pare era un po’ lenta a capire quel genere di cose. Mi si avvicinò ancora “Beh, ma niente è per sempre..”

“Chuck!” Mi voltai, era Nate che si avvicinava. Era pallido e curvo. Mi appoggiò una mano sulla spalla, quindi lasciai perdere la cameriera che guardava male Nate e mi avviai verso l’uscita con lui. “Meglio prendere un po’ di aria…come ti senti?”

“Stordito e ho una nausea pazzesca, vedo tutto che gira…” disse aggrappandosi più forte a me. Doveva averne assunta troppa, ecco gli effetti collaterali che ero ben felice di aver superato, se poi si teneva conto che aveva anche bevuto un po’ potevo solo immaginare come si sentiva Nate. Passò qualche minuto e Nate non sembrava migliorare. Gli chiesi “Va meglio?” ma non ricetti risposta, soltanto un mugugno. Si avvicinò ad uno dei pali incerto, la parola equilibrio non era contemplata in quel momento nel suo vocabolario. Ma quando cercò di appoggiare la mano al palo, lo mancò cadendo a terra, sulla strada.

PS: grazie a tutti i commenti che mi avete lasciato e mi dispiace di metterci così tanto, ma tra la maturità, vacanze e università ho sempre poco tempo per ricopiare il testo XD adesso cmq sto finendo di copiare anche la seconda parte di questo capito quindi non aspetterete molto^^
Grazie ancora
roby

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