Bisturi e nuvole

di mellybelly123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia e diciamo che io stessa non ho grandi aspettative. Ho letto molte storie e così un giorno ho deciso di provare. Spero di non annoiarvi troppo! 
Buona lettura :)

Capitolo 1

7.58

Merda.

Mantieni la calma, arriverai in tempo. Cavolo ma perché le mie gambe sono così lente? E accelera!!

7.59

Corridoio infinito, esimio bastardo. Proprio l'ultima aula in fondo a sto corridoio in questo edificio dimenticato da Dio doveva essere l'appello?!

Dio, non mi farà mai fare l'esame. Sono nella merda.

8.00

Merda.

“Mc Lean?”

“Presente”

100 teste che si girano. Nemmeno fosse la prima volta che vedono una porta aprirsi.

“Buongiorno, mi scusi professore, so che ha già iniziato con l'appello ma potrei, per favore, sostenere l'esame?”

Dio, che faccia del cazzo. Mi sta letteralmente guardando come se fossi la cosa più ripugnante sulla faccia della terra. Mi uccide.

“…. e lei è?”

“Margaret Mc Murry”

Il Professor Uberth ha quella capacità di fissarti soppesando ogni secondo che spende per dedicarlo a te, nullità assoluta, facendoti pesare il solo fatto che ti stia rivolgendo uno sguardo, senza lasciar trasparire il minimo accenno di quello che sta pensando di te. E' una cosa non da tutti, solo chi appartiene al club degli stronzi decorati, acquisisce questa particolare facoltà. Mi chiedo solo come non abbiano ancora pensato di inserire una spiegazione del fenomeno in un libro di fisiologia, avrebbe senza dubbio apportato un po' di gioia in quell'esame da trasfusione.

“Bhè Miss, oggi è il suo giorno fortunato. A quanto pare stavo giusto per chiamare Mc Murry. Prego, si accomodi. Sarà una bella chiacchierata”.

Questa è una gigantesca e fottutissima minaccia.

Che stronzo. E' uno stronzo. Ma è anche un genio. Avrà 105 anni ma quando prende in mano un bisturi lui, non ce n'è per nessuno. E' il mio eroe e io voglio diventare la sua controfigura femminile. Lo voglio più di ogni altra cosa al mondo e giuro sulla cosa più bella che c'è che farò tutto il possibile per riuscirci. E fanculo il maschilismo e tutti quelli che ti dicono “Margaret sei una donna, quando vorrai avere dei figli, una famiglia, come farai? La vita da chirurgo è difficile, vivrai in un ospedale. Lascia stare, quel mondo è per gli uomini. Perchè non fai la dermatologa? La mia amica mi raccontava l'altro ieri che è stata da……..”

Ma vaffanculo. Mi chiedo quale decerebrato sia in grado di paragonare dermatologia a chirurgia generale! Stiamo seriamente mettendo a confronto pustole e bubboni con l'altissima arte del bisturi?! La chirurgia è poesia e romanzo, è odi et amo, è l'adrenalina che scorre nella leggerezza di un tocco, è l'attimo e l'infinito. Lla chirurgia è il mio sogno, la mia vita, il mio ossigeno. E nemmeno questo stronzo riuscirà a fermarmi.

Le ultime parole famose.

Se il professor Uberth è un sadico dispensatore di bocciature (“fa schifo e non sarà mai un chirurgo. Buona giornata e arrivederci”), non è nulla in confronto alla sua reincarnazione, più giovane (e ahimè gran figa): il grande prodigio dottor Matthew David Brown.

28 anni di pura intelligenza ed arroganza. Di quelli che sono Dio, sanno di essere Dio e si atteggiano come qualcosa che potrebbe stare pure al di sopra di Dio.

Nessun chirurgo neo specializzato si sognerebbe mai di stare seduto su quella seggiola, dalla quale mi guarda con disprezzo, odio e malignità, ma lui è il grande prodigio dottor MDBrown e su quella seggiola ci si siede con fierezza e bastardaggine dal secondo anno di specializzazione. Praticamente è un miracolo vivente. E lui lo sa.

Credo davvero che se non fosse così infinitamente stronzo mi sarei gia perdutamente innamorata di lui. Certo non che sia difficile quando nasci 186 cm di altezza, con due spalle pronte a sorreggere tutto il mondo, gli occhi verdi come il prato a primavera, le labbra carnose che Dio solo sa cosa farebbe qualsiasi donna sulla Terra per essere quella penna in questo momento. E i suoi capelli, castano cioccolato con riflessi più biondi ma che se vogliono possono essere neri come la pece. E le sue mani. Potrei innamorarmi di lui solo per quelle mani, che aprono, cuciono, salvano. E tu vorresti solo toccarle per l'ebrezza di sentire se sono vere o sono un regalo che Dio in persona gli ha donato perché lui è MDBrown. E MDBrown è un grandissimo, stratosferico stronzo.

“La interrogo io la signorina Mc Murry, prego si accomodi Miss”.

È estremamente difficile riuscire a destabilizzarmi con una frase di 10 parole, ma chissà perché, lui ci è riuscito. È stato in grado di farmi saltare un battino al “la interrogo io” e di farmi morire con quel modo sensuale e bastardo di pronunciare “Signorina Mc Murry” per poi farmi incazzare come una iena con quel “Miss”. Miss ci chiami le tue cagnoline. E così mi ci chiama solo Uberth. Lui può, lui può tutto.

Mi alzo con le facce di tutti gli studenti puntati (ma questi non devono pensare a studiare? Tanto manco voi sapete niente infami) e sono quasi certa di sentire la lama che si affila dall'altro lato della cattedra. Mi boccia, ohh se mi boccia. E mi offende, Dio se mi offende.

“Bene Miss – ti ammazzo stanotte fosse l'ultima cosa che faccio- per fortuna non ci ha messo lo stesso tempo con cui ha raggiunto l'aula per arrivare alla cattedra”. Risata. Ma che cazzo ti ridi, idiota?

“Ma lasciamo stare, se il Professore è stato così magnanimo da darle questa enorme possibilità, non vedo perché dovrei interferire”. Ecco infatti, fatti gli stracazzi tuoi e fammi una domanda.

“Certo, la puntualità è la prima caratteristica base di un chirurgo, la precisione nella vita è tutto. E' ben evidente che questa non è la vita che desidera pertanto non mi dilungherò oltre”.

Che stronzo all'infinito più infinito.

“M-mi dispiace molto. Mi rendo conto. Ho trovato solo molto traffico ma questa non è assolutamente una giustificazione.”

“Ah no Miss, io non mi riferivo a quel particolare, benchè di certo non la aiuti. Io parlavo della macchia di inchiostro che ha sulla punta del naso. L' esame di chirurgia non si prepara studiando tutta la notte prima dell'esame”.

BAM. Porca paletta. Porca paletta assassina.

Decido di non iniziare a strofinare il naso come Ron Weasley sul treno per Hogwarts e continuo composta sul mio posto. Non gliela darò vinta. Nemmeno con una macchia di inchiostro sul naso. Soprattutto con una macchia di inchiostro sul naso.

E quindi siamo qui, che ci fissiamo con un odio celato in un candido sorriso che incontra il gelo nei suoi occhi spaziali che improvvisamente si sono fatti di un verde scuro, tetro e fottutamente pericoloso. Non sono sicuro che ci sia della sorpresa nella sua espressione o solo semplicemente disprezzo.

“Bene. Direi che possiamo iniziare e che lei mi può parlare ricostruzione della continuità gastro-intestinale dopo sub total gastrectomy”

Un bel respiro. Si va in scena baby.

“Certo. Innanzi tutto abbiamo tre tipi di ricostruzione: la ricostruzione secondo Billroth I, Billroth II e la ricostruzione con Ansa alla Roux...”

La mia mente non si ferma, sono un fiume in piena di parole, un flusso di conoscenza. Mi dispiace per te, carissimo stronzo ma mi hai appena chiesto il mio argomento preferito.

E lui lo sa che queste cose le so per davvero e che l'esame di chirurgia non l'ho preparato stanotte. Lo sa perché c'è tutto l'entusiasmo del mondo quando racconto di come si effettuano le procedure, perché è lo stesso entusiasmo che brillava nei miei occhi quando quelle procedure le vedevo su un tavolo operatorio e rifletteva lo stesso entusiasmo dello stronzo che in quel momento quelle procedure le faceva e adesso è seduto davanti a me, fissandomi impassibile, ma direi quasi colpito.

Colpito e affondato perché se credeva di fregarmi con la stadiazione del carcinoma del colon retto, se ne può anche tornare a farsi lisciare da tutte le infermiere e le specializzande che, poverine, il giorno prima sono li che gli muoiono dietro e il giorno dopo, quando lui se le è scopate e le ha cacciate fuori da casa nel pieno della notte perché doveva dormire, sono distrutte e gli promettono odio eterno. Ma si sa che in realtà saranno pronte a cadere di nuove tra le sue braccia tentatrici al prossimo invito.

Ma io non sono loro. E il suo atteggiamento da super-uomo non mi tange. Se una cosa l'ho imparata nella vita è che se ti comporti da stronzo per me sei solo uno stronzo. Di certo non mi conquisti. E non succederà mai.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Si può morire di felicità? Il mio cuore è così leggero e batte così forte che potrebbe prendere il volo da un secondo all'altro, uscire dalla mia gabbia toracica e volare in quel cielo azzurro che va a colorare le prime giornate di giugno. Era fatta, io ce l'avevo fatta.

E' andata raga, è andata!!!

Caro: “Grande Margie!! Lo sapevo! Stasera si esce e si beve come se non ci fosse un domani!”

Ally : “OMG! Raccontaci tutto!”

Steeve : “Cazzo Cazzo Margie!!!!! E' stato tanto stronzo lo stronzo?”

Si sa, anche la più grande delle gioie non è niente se non la condividi con le giuste persone. E loro erano decisamente le mie giuste persone.

Mi ha interrogata MDBrown in persona raga! Pensavo di morire! Mi ha fatto un culo infinito ma alla fine sto 30 me lo sono presa! Sono già ubriaca per stasera! Da Kenny?”

Era così. Pensavo di morire quando la sua voce mi ha chiamato e mi ha invitata a sedermi lì, davanti a lui e ai suoi occhi smeraldo, che non si spostavano mai dal mio volto, decisi e insistenti se ne stavano a fissarmi mentre i miei vagavano per tutta la stanza in cerca della via di fuga perfetta. E poi era stato un attimo “E' ben evidente che questa non è la vita che desidera”. Mi aveva colpita in piena faccia con tutta la violenza di quelle parole, così ingiuste, così sbagliate, così false e crudeli. I miei occhi avevano mollato la maniglia della porta di sicurezza a cui si erano appigliati per fissarsi tenacemente nei suoi e per non mollarli più. Erano rimasti li, senza timore ne imbarazzo, erano semplicemente li, il posto in cui dovevano stare. Erano stati i miei migliori alleati, mentre il mio cervello suggeriva alla mia bocca le parole da snocciolare, una dietro l'altra, in fila indiana come bambini a scuola, senza baccano e tenendosi per mano erano uscite a dare vita alla migliore interrogazione della mia vita.

Avevo finito di parlare da un minuto buono eppure erano sempre li da una parte all'altra della cattedra che si fronteggiavano: verde nell'azzurro. Nessuno dei due sembrava volersi staccarsi, fino a che lui non aveva fatto un sospiro e le sue palpebre erano scese a coprire quegli occhi instancabili e indecifrabili e i miei si erano finalmente sentiti liberi di prendere quella porta di sicurezza e aprirla con tutto l'impeto possibile.

- Bene. Sembra essere preparata. 30. Può andare.

Quel 30 era uscito dalla sua bocca come un proiettile e mi aveva colpita in mezzo al cuore, che da allora non era più riuscito a riprendersi.

Sembrava fosse stata la cosa più difficile che avesse mai detto nella vita e sembrava tutt'altro che contento nel dover ammettere quella sua sconfitta e continuava a non lasciarmi scampo con i suoi occhi che avevano ripreso la loro battaglia. Ma ormai i miei erano già usciti di scena, vittoriosi e soddisfatti.

- Grazie.

Mi ero alzata con calma e con altrettanta calma avevo preso le mie cose pronte ad andarmene da quella stanza e liberare la mia gioia, che scalpitava nel mio petto e voleva la libertà tanto agognata.

E mentre me ne stavo andando mi ero accorta che il suo sguardo continuava a seguirmi, ad ogni gradino e ad ogni passo fino alla porta, che avevo chiuso alle mie spalle senza mai girarmi.

Vaffanculo MDBrown, a questo giro ho vinto io.

 

Caro: “Così si fa ragazza!!! Kenny sia! Passo a prenderti alle 10”

Steeve : “Cazzo quel MDBrown! Come cazzo hai fatto a spiccicare parola con quel figo stratosferico davanti?!”

Eccolo là, Steeve, il migliore amico che si possa desiderare, 100 volte più donna di me e senza dubbio senza peli sulla lingua, né filtri. Lo avevo conosciuto al primo anno, quando novembre ci aveva regalato una delle sue migliori giornate di pioggia e la scema sottoscritta aveva dimenticato l'ombrello a casa. Camminavo sotto la pioggia battente, tremando come una foglia per il freddo che entrava nelle mie ossa e maledicendomi in ogni modo possibile per essere sempre così distratta, e stupida. E poi improvvisamente l'acqua aveva smesso di colpirmi e un'ombra fucsia aveva coperto la mia testa. Mi ero girata sorpresa e alla mia destra avevo trovato il sorriso di un ragazzo biondastro che mi guardava con gli occhi più ridenti che avessi mai incontrato, che sembravano essere amici miei da sempre.

- Ciao sono Steven! Non volevo essere invadente però mi dispiaceva veramente troppo vederti sotto questa pioggia senza ombrello!!

Ero rimasta di stucco per quella premura e non ero riuscita nemmeno a ringraziarlo come si conviene.

- Margaret no, Steven, grazie. Cioè grazie Steven, intendevo dire che no, non sei invadente, sei gentile. Non pensavo esistessero ragazzi così premurosi.

- Ah tesoro ma figurati! Sai, dicono sempre che noi gay abbiamo più sensibilità degli altri. E che cazzo meno male! Se ti aspetti che uno di questi stronzi ti ripari dalla pioggia con l'ombrello puoi anche morire di vecchiaia. Anche se credo che alla vecchiaia non ci arriveresti fradicia come sei con sto freddi moriresti prima di polmonite!

Aveva detto tutto di un fiato, gesticolando come un pazzo con la sua mano libera. E mentre lo guardavo non riuscivo a spegnere il sorriso che aveva fatto nascere sulla mia faccia sgocciolante. Lo conoscevo da un solo minuto ma già sapevo che quel sorriso non si sarebbe mai spento accanto a lui e che il suo ombrello rosa sarebbe sempre stato pronto a ripararmi da ogni temporale. Avevo capito subito che Steeve sarebbe stato l'amico migliore che avessi mai incontrato.

Poi c'era Caroline, l'amica di sempre. Ci conoscevamo dalle medie e avevamo fatto insieme ogni passo, condividendo tutti i momenti della nostra adolescenza e dopo, stronzata dopo stronzata, pianto dopo pianto, esame dopo esame, risata dopo risata. Lei era la sorella che non avevo mai avuto ma sempre desiderato. Eravamo l'opposto ma forse proprio per questo eravamo sempre state inseparabili, “le gemelle diverse” ci chiamavo alle superiori. Perchè era la verità: lei era bionda ed io mora; i suoi occhi erano nocciola e i miei azzurri; lei era l'anima di ogni festa e io quella che alle feste se poteva non andava; lei era una calamita per ogni ragazzo nei paraggi e io ero l'amica della bionda per ogni ragazzo nei paraggi; lei era quella che faceva i casini e io quella che glieli sistemava. Ma nonostante tutto eravamo ancora insieme ad affrontare ogni giornata. A 12 anni avevamo deciso che nella vita avremmo fatto medicina e fu la più grande delle sorprese quando ci rendemmo conto che alla fine qualcosa in comune ce l'avevamo davvero. Ovviamente fino ad un certo punto: lei voleva fare l'internista e io la chirurga. Eravamo il giorno e la notte. Ma come nell'universo il giorno e la notte si incontrano nel tramonto e nell'alba, così io e lei ci incontravamo nella necessità l'una dell'altra e nell'amicizia profonda che ci legava indissolubilmente.

Allison invece era arrivata dopo, quando il nostro trio aveva deciso che finalmente doveva espandersi e tra tutti aveva scelto lei, la ragazza silenziosa che arrivava sempre presto a lezione, che prendeva appunti e che sorrideva timida a chiunque le rivolgesse parola. L'avevamo conosciuta ad un esame al 3 anno, la prof aveva trattato malissimo Caro e si era rivolta alla persona dopo di lei in lista per dimostrarle che quell'argomento che le aveva chiesto e che Caro le aveva fatto notare non fosse in programma, quella dopo lo sapeva eccome. Io ero seduta accanto a questa ragazza dai capelli ricci e le gote rosse e avevo notato che rispondeva tra se e se ad ogni domanda della prof e che aveva risposto anche a quella. Fu un brivido di terrore quando la persona successiva in lista era proprio lei, Allison Tacher, la ragazza timida (e preparatissima). Avevo trattenuto il respiro preparandomi alla bocciatura di Caro. E poi Allison mi spiazzò, guardò la prof e con la faccia rossa come un peperone disse: - Mi dispiace Professoressa, nemmeno io so questo argomento, effettivamente non l'ho trovato nel programma.

Quel giorno Caro passò l'esame e noi avevamo incontrato una nuova amica.

 

Ally : “Margie scendi. Siamo sotto casa tua”

Arrivo!”

Erano le 22 e gli altri erano passati a prendermi per andare al Kenny, il nostro locale preferito, per festeggiare quella piccola grande vittoria.

Steeve mi aveva raccomandato di “vestirmi da figa e non come la solita sfigata” e così stasera avevo osato un po' di più. Sicuramente molto più rispetto ai miei standard.

Avevo deciso che era finalmente arrivato il momento di indossare quel vestito che avevo comprato ai saldi “perchè mi piaceva” ma non avevo mai avuto il coraggio di indossare. Era (troppo) corto e con una parte di schiena scoperta, aderiva completamente al mio corpo evidenziandone ogni curva. Avevo indossato delle scarpe alte e raccolto i capelli neri in uno chignon spettinato.

Ma come cazzo mi sono conciata? Devo andare a battere per caso?

Avevo deciso di cambiarmi in favore di qualcosa di più comodo e decisamente più ordinario ma avevo appena ricevuto il messaggio di Ally e non avevo più tempo per farlo.

Fanculo, mi sento scema!

La verità è che io non volevo essere osservata dalle persone, né giudicata, né niente di niente. Volevo solo uscire e divertirmi con i miei amici. Non è che non ci tenessi al trucco o ai vestiti, solo che preferivo dei pantaloni ad un vestito inguinale e delle All Star a dei tacchi. Era sicuramente più a mio agio. Questa non ero io.

- Cazzo che figa spaziale! Tesoro stasera se non te la tieni stretta se la prende tutto il Kenny!!

Steeve trovava sempre le parole giuste per ogni occasione.

- Ecco. Forse dovrei tornare un attimo su a mettermi dei jeans. Non mi par..

- Non dire cazzate Margie! Per una volta che riesco a vederti con un vestito!!

- Stai benissimo Margie!!!! Sali dai!!

Sorridendo ero salita in macchina, diretti verso una grande serata, con gli amici migliori del mondo, pronta a godermi ogni secondo di quei festeggiamenti, per liberarmi di tutta la tensione e l'ansia accumulata in quei giorni prima della “grande prova”.

La serata trascorreva alla grande, la musica era ottima, la compagnia ancora di più. Avevamo bevuto (e tanto), non mi sentivo più in imbarazzo per il vestito troppo corto o gli sguardi dei ragazzi che per una volta avevo calamitato. Non mi sentii in colpa quando avevo accettato le bevute di quei ragazzi che avevo poi liquidato in due secondi per tornare dalla mia compagnia che mi acclamava come avessi vinto un oro olimpico.

Stavo ballando e ridendo e in un attimo un brivido mi aveva percorsa da quel punto in cui quella mano aveva toccato la mia schiena nuda fino alla punta del mio chignon. Non mi ero girata, due mani mi avevano presa per i fianchi e avevano iniziato a ballare con me, sentivo la mia schiena aderire al suo petto forte e grande. Avevo guardato i miei amici in cerca di risposte, che erano arrivate subito da Steeve e Caro che mi annuivano sconvolti, con la bocca spalancata. Evidentemente quelle mani così rassicuranti appartenevano ad un grandissimo figo. Mi stavo lasciando andare, era impossibile resistere a quella sicurezza e a quel calore. Senti delle labbra posarsi sul mio collo e chiusi gli occhi per assaporare ogni sensazione, ogni brivido dato dai suoi baci che percorrevano tutta la lunghezza del mio collo la mia clavicola, la mia spalla per poi tornare alla mia mandibola.

Era tutto così fottutamente eccitante e avrei voluto che non finisse mai. Le mie mani andarono a ricalcare le sue suoi miei fianchi che erano abbandonati alla sua presa ferma. Le sue mani grandi, con le dita affusolate, con le unghie perfettamente curate e la sua pelle era così morbida che avrei voluto non si staccassero mai da me e mi cullassero in ogni sogno la notte.

Le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio e dopo aver depositato una serie di baci si schiusero e lui parlò

- Posso offrire qualcosa da bere alla ragazza con il collo più eccitante che abbia mai baciato?

Era strano come la sua voce fosse così familiare, come se l'avessi sentita sempre, come se fosse stata in ogni sogno. Era calda, era sicura, era dannatamente sensuale.

Mantieni la calma Margaret.

Mi stavo girando piano verso di lui, con i miei occhi che erano ancora chiusi e la mia mente ancora ubriaca di quelle carezze. Ero a due centimetri dalla sua bocca, sentivo il suo respiro farsi strada tra le mie labbra e portare ossigeno ai miei polmoni. E mentre annuivo aprivo gli occhi, sorridendo. E mentre sorridevo lui apriva i suoi.

Verde nell'azzurro.

Si erano riconosciuti subito. E come altrimenti? Si erano sfidati tutta la mattina e adesso si guardavano sperduti, sconvolti, terrorizzati.

Il sorriso mi morì sulle labbra mentre realizzavo che le mie dita erano ancora incrociate nelle sue, incollate da un'energia sovrumana.

Stavo stringendo le mani di MDBrown.

Oh cazzo.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

Quante volte avevo osservato quelle mani muoversi sicure, facendo scorrere fili da sutura tra le dita, impugnando il bisturi e incidendo la pelle con movimenti precisi, decisi, perfetti. Erano il loro luogo naturale. Le sue mani erano nate per stare su quel tavolo operatorio. Lui, era nato per stare su quel tavolo operatorio.

E io avevo immaginato un'infinità di volte quale potesse essere la sensazione di toccarle, anche solo di sfiorarle, sperando che con quel contatto potessero insegnare tutto quello in cui loro erano così abili.

Le avevo seguite con gli occhi, sutura dopo sutura, taglio dopo taglio, guanto dopo guanto.

Erano nate per stare su quel tavolo operatorio.

Ma adesso erano sui miei fianchi. E le mie erano intrecciate nelle sue. E quello non era il loro posto naturale.

 

Le avevo staccate appena avevo realizzato la situazione, come scottate da quel contatto ardente. Improvvisamente il mio corpo, che era completamente abbandonato a quelle carezze, si era irrigidito e mi si era formato un fastidiosissimo nodo nella gola che mi impediva di formulare un qualsiasi discorso di senso compiuto.

 

Complimenti Margaret, veramente complimenti.

 

- Mc Murry!

Era decisamente sorpreso quanto me da quella costatazione. Non c'è rabbia nel suo tono, solo stupore. Non riuscivo a capire se fosse invece deluso dal fatto che quel collo appartenesse alla studentessa che solo quella mattina lo fronteggiava con la macchia di inchiostro sul naso e l'aria impertinente. Senza contare che il fatto che ricordasse il mio nome mi fece andare in confusione più di quanto non lo fossi già.

- Dottor Brown.. io..

Le sue mani non si erano ancora mosse.

- … io.. mi dispiace.

Stavo palesemente boccheggiando, mentre lui continuava a fissarmi con lo sguardo perso e le sue mani non volevano più staccarsi dalle mie spine iliache.

Sembrava durasse un'infinità, quel gioco di sguardi spauriti che correvano in direzioni opposte per poi scontrarsi e ricominciare la corsa, ancora.

E poi lui si staccò. Potevo sentire il freddo lasciato dalle sua mani che non mi stavano più bloccando, ma chissà come mai io non riuscivo a fare un passo. Non ero più legata ma ero comunque immobilizzata da quella situazione surreale.

- No..io.. mi disp.. ehm. Mi scusi.

E se n'era andato, lasciandomi come la più stupida delle stupide, con la bocca spalancata e gli occhi ancora sbarrati. MDBrown aveva balbettato e si era scusato. Con me.

 

Mi girai e li trovai, gli stronzi.

- Si può sapere per quale cazzo di motivo non mi avete detto niente? Siete rincoglioniti o cosa?? Non ci credo, non ci credo! Che figura di merda!!

- Dai Margie calmati! Non è successo niente! Stai facendo na tragedia per niente eh

- Io mi devo calmare?? Ma tu sei cretina Caro! Non so se l'hai notato, ma quello a cui mi stavo strusciando e che mi leccava il collo era MDBrown!

- Si ok! Ma non mi sembra comunque una tragedia!

- Bhè insomma Caro…

Ally! Finalmente qualcuno di sensato!

- Tesoro forse dovremmo uscire di qui

- Si decisamente!

 

L'aria fresca mi stava facendo riprendere dal turbinio di emozioni che mi aveva travolto, stupore, vergogna, incazzatura, eccitazione. Ero un cocktail di sensazioni e rischiavo di scoppiare da un secondo all'altro.

- Va meglio?

- No che non va meglio! Cazzo stavo facendo la zoccola con MDBrown!

- Non stavi facendo la zoc..

- Tu non stai capendo! Io con quello devo averci a che fare da qui alla laurea e, se Dio volesse, per tutta la specializzazione!

- Ho capito Margie ma non è successo niente di irreparabile

- Caro ha ragione, Margie! Io capisco che tu ora voglia solo sotterrarti o scomparire per la vergogna ma per fortuna nessuno dei due è andato troppo oltre. Alla fine tu non sapevi fosse lui e lui non sapevi fossi te.

 

Apprezzavo lo sforzo che i miei amici stavano facendo per farmi riprendere da quella situazione ma ero letteralmente sconvolta. Avrei voluto correre via e fermarmi solo quando fossi stata nel sicuro della mia cameretta, con i poster del corpo umano appiccicati alle pareti e le foto con i volti sorridenti delle mie persone.

 

- Andiamo a casa, vi prego!

 

Eravamo nella macchina di Caro e la testa mi girava come una giostra, potevo addirittura sentire i bambini ridere felici e le mamme urlargli di tenersi con entrambe le manine al loro cavallino.

Ero spacciata. Con che faccia sarei andata nel suo reparto a richiedere la tesi. Avevo preso 30 in quella materia ma non sarebbe servito a nulla. Avrei dovuto rinunciare a tutti i miei progetti perché ero una cretina, e pure zoccola.

 

- Tesoro. Ti senti un po' meglio?

Mi girai a guardare Steeve. Sembrava davvero dispiaciuto e preoccupato per me. Caro guidava ma era nervosa, lo riconoscevo dalla presa che aveva sul volante e Ally se ne stava seduta dietro, senza dire una parola, ma lanciandomi occhiate furtive per capire il mio stato d'animo.

E adesso mi sentivo anche in colpa per essere stata così stronza nei loro confronti. Loro, che mi avevano regalato una bellissima serata, avevano abbandonato i loro impegni, le loro ore di studio e di riposo in piena sessione estiva per festeggiare me. E io adesso me la prendevo con loro per cosa? Perchè avevo fatto la stupida con un ragazzo in discoteca?

 

- Si, avevo solo bisogno di andare via da li. Grazie

Ci fu un attimo di silenzio, in cui nessuno apriva bocca e il silenzio dell'abitacolo era spezzato solo dal rumore delle macchine nell'altra corsia.

- Bhè amore, non posso proprio più trattenermi. Ti sei lisciata e baciata quel figone di MDBrown. Ti invidiavo un sacco!

Scoppiammo tutti a ridere e improvvisamente tutto quello che era successo mi sembrava meno tragico.

In fondo anche lui si era lanciato su di me senza sapere chi fossi. E io ero una ragazza di 23 anni, che ha tutto il diritto di lasciarsi andare in discoteca di venerdì sera con gli amici. Soprattutto se la mattina ha collezionato un 30 all'esame di chirurgia generale.

 

Un passo dopo l'altro percorrevo quel corridoio come se fosse la mia strada verso il patibolo, con le mani che non la smettevano di torturare la camicia, che una volta era bella stirata e precisa. Rendendomi conto dello scempio che stavo compiendo sui miei abiti, avevo deciso di passare a torturare l'orologio, facendomelo girare e rigirare attorno al mio polso sottile.

Eccola, la sua porta. Professor Uberth. Respira Margaret, respira.

Batto le mie nocche sulla porta.

- Avanti

Cazzo, muoio! Respira…

Apro la porta negli ultimi secondi della mia espirazione, che si blocca di colpo nel vedere chi avessi di fronte. Il mio respiro era sospeso a mezz'aria e le mie gambe non stavano rispondendo ai miei stimoli motori.

- Buongiorno Miss, posso esserle utile in qualcosa?

- No.. ehm.. cioè..

Lo vedevo, quello sguardo spazientito del Professor Uberth. Stavo balbettando e lui mi stava disprezzando.

Mi schiarisco la voce.

- Mi dispiace Professore, non volevo assolutamente disturbarla mentre è impegnato in una conversazione. Se me lo permette, aspetterò qua fuori quando sarà libero.

Il suo sguardo sorpreso passo da me all'uomo che sedeva di fronte a lui, che non aveva mai smesso di fissare la nuova arrivata con curiosità e un pizzico di rancore. O forse non era rancore?

-Io e il professor Uberth non stavamo tenendo nessuna conversazione importante, MISS. Altrimenti non crede che non avremmo risposto “avanti”?

Brutta faccia del cazzo! Ma chi ti ha interpellato? E perché sei ovunque??

- Si Miss, la prego, si accomodi e mi dica.

Ok Margie, buttati. Peggio di così non puoi andare.

Prendo posto accanto a MDBrown con molta riluttanza e decido deliberatamente di ignorarlo. Prendo un bel respiro e

- Buongiorno Professore, sono Margaret Mc Murry, una studentessa dell'ultimo anno. Amo molto la sua materia e avrei il grande desiderio di poter fare la mia tesi con lei.

Avevo detto quasi tutto d'un fiato. Ma ormai mi ero lanciata e adesso si trattava solo di aprire il paracadute al momento opportuno per evitare di sfracellarmi al suolo.

Lui mi guardo con uno sguardo inquisitore, mi scrutò a lungo (veramente molto a lungo) e sospirò.

- Immagino abbia fatto l'esame di Chirurgia Generale, non è così?

- Si certo. Ho sostenuto l'esame all'appello scorso.

- Ecco si, si. Mi sembrava un volto già visto. Ma non è stata interrogata da me, o sbaglio?

- No Professore, ha ragione. Mi ha interrogata il Dottor Brown.

Silenzio.

Silenzio.

- Bhè Matthew! Mi vuoi dire qualcosa sull'esame della Signorina Mc Murry o cosa?

MDBrown era nel suo mondo. Era letteralmente in trance, preso in un vortice di pensieri e sensazioni dal quale non era riuscito a tirarlo fuori nemmeno Uberth. I suoi occhi erano fissi sul collo di quella giovane studentessa e le sue dita accarezzavano le sue labbra dischiuse.

Non me ne ero resa conto fino a quel momento. E' una cosa che mi viene spontanea, quando sono nervosa mi accarezzo il collo. Non l'ho mai trovata una cosa seducente o provocatoria. Semplicemente scarico la tensione. Appena mi rendo conto della situazione, interrompo immediatamente in miei movimenti. Sembra essere il segnale adatto perché MDBrown improvvisamente torna in se. Il suo sguardo torna ad essere duro e freddo, si sistema sulla sedia e si rivolge ad Uberth.

- Miss Mc Murry ha sostenuto l'esame con me. E' andato bene, per quanto fossi sorpreso, anzi no, direi piuttosto allibito, dal fatto che una come lei, piuttosto disorganizzata e distratta, ritardataria poi, potesse fare una prova così buona… in questa materia.

- Quindi quanto le hai segnato sul libretto Matthew?

- 30

Lo aveva davvero sorpreso. Sentire quel numero uscire dalle labbra di MDBrown era una sorpresa anche per il Professor Uberth.

- Bhe Mc Murry deduco che non mentiva quando diceva che la materia le interessa molto. Vorrebbe fare la chirurga nella vita?

SI. LO VOGLIO.

- Si, Professore. E' la mia più grande aspirazione.

- E perché?

E perché non sparisci dalla faccia della terra? E perché non hai un tuo studio in cui stare o dei pazienti da salvare?

- Perchè, cosa?

I miei occhi incontrarono i suoi. Volevo trasmettere la sicurezza di cui normalmente sono padrona, ma in quella stanza le mie sicurezze mi avevano abbandonato. Erano saltate giù dal carro mentre varcavo quella porta.

- Perchè vuole fare il chirurgo?

- Lei mi ha appena chiesto perché sono quello che sono.

- Come scusi?

- Mi ha appena chiesto perché voglio fare il chirurgo. Io le dico che voglio essere un chirurgo. E non c'è una motivazione precisa. E' così perché lo sento e basta. Non c'è niente altro che mi dia le stesse emozioni che provo quando vi osservo in sala operatoria. Sento di dover essere questo e basta.

Mi stava ancora fissando. Ma questa volta il suo sguardo era indecifrabile, ci scorgevo troppe emozioni contrastanti e non ci stavo capendo più niente.

Si lasciò sfuggire una risata.

- Emozioni. Le donne e i sentimenti… Si prepari ad abbandonare questa idea romantica della chirurgia MISS. Le principesse non durano due ore in un mare di squali.

E se ne era andato, lasciandomi sconvolta dalla durezza delle sue parole.

- Mc Murry, non ci faccia caso. Il Dott Brown è un ragazzo molto sicuro di se e consapevole della sua bravura. A volte si lascia prendere un po' troppo la mano. Mi sembra una ragazza sveglia e molto determinata, e, visto che credo di non aver mai visto un 30 del Dott Brown, deduco che sia anche molto preparata. Sono felice di poter esaudire questo suo desiderio. Se vuole fare la tesi con me, non ho assolutamente niente in contrario. La avviso che sarà un lavoro molto duro, faticoso e intenso. Se lei se la sente, bene.

Stavo esplodendo. Ero al settimo cielo. No che settimo! Al decimo, al ventesimo. Mi ero lanciata ma anziché scendere a terra stavo volando sempre più in alto, leggera come un palloncino ad elio, che va su, su e sempre più su.

- Lei non immagina nemmeno quando io sia felice in questo momento Professore. La ringrazio davvero molto per l'opportunità che mi sta dando. Non la deluderò.

- Molto bene. Passi domani pomeriggio alle 15.00 nel mio studio che le fornirò i dettagli e penseremo a quale progetto lavorare. Signorina la avverto, non sarà facile.

- Certo, Professore. A domani.

Mi alzi, mi congedai stringendogli la mano.

Stavo uscendo dalla porta, pronta a correre e saltare e lui mi richiamò

- Mc Murry?

- Si, Professore?

- Le emozioni sono importanti. Amare il proprio lavoro è il primo passo per poterlo fare davvero bene. Non si lasci intimorire, non provi vergogna per i suoi sentimenti. Se li tenga stretti.

Stavo sorridendo.

Uberth mi stava sorridendo.

La vita mi stava sorridendo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

- Allora ricapitoliamo. Ricomincia da capo e parla piano.

- Dai Caro come sei lenta! Ho bussato, sono entrata e mi sono ritrovata davanti lo stronzo. Per poco non mi prende una sincope, ma mi sono ricomposta e faccio per uscire, quando lo stronzo parla e mi dice che non sto disturbando e che mi devo sedere, con tanto di “ebete” implicito. Comunque tutto di un fiato dico che voglio fare la tesi e bla bla bla e quando Ubby chiede come è andato l'esame.. il silenzio. Cioè caro mi stava fissando il collo come se volesse saltarmi addosso da un momento all'altro!!

- Cazzo ora si che si fa interessante!!! Secondo me… gatta ci cova!

- Ma sta zitta!! come minimo avrà anche pensato che IO ci provassi con lui! Da pazzi

- Bhè non che ti tireresti indietro eh

- Ma sei pazza? Ma con quello stronzo manco morta!

- Si tesoro. Certo. Comunque oggi a che ora devi andare?

- Alle 15. Mi sto preparando.

- E che ti stai mettendo?

- Cosa mi dovrei mettere di così particolare da richiedere una domanda?

- Bhè mica ci vorrai andare cessa?! Ricordati chi abita quel reparto

- Tu stai male! Ti scrivo più tardi per dirti cosa mi dice Ubby.

- Ok, palla! A dopo.. e stai tranquilla! Sei una forza

- Perchè ho delle spalle solidissime! Non so come farei senza di voi. A dopo

 

Un'ora più tardi raggiungo lo studio del Prof. Uberth, carica di aspettative e non poca ansia.

È un giorno speciale, Margaret. Vivilo a 360°.

Ad ogni scalino sento l'emozione che cresce sempre di più e il cuore che batte sempre più forte nel mio torace. Arrivata nel corridoio osservo le persone che mi passano a fianco, sono così a loro agio in quel corridoio. Camminano sapendo di appartenere a quel luogo. Spero con così tanta forza di riuscire a sentirmi così, un giorno.

I rumori si susseguono senza sosta mentre cammino verso la sua porta. Le macchine che annunciano la fine dell'infusione, le rotelline dell'asta che i pazienti trascinano passeggiando per il corridoio, le televisioni accese dalle stanze, i parenti che si scambiano opinioni e il personale che comunica, a volte serietà, a volte comicità.

Riconosco qualche volto qua e la, già incontrato durante i miei tirocini nel reparto, qualcuno forse fa altrettanto con me e mi scambia un flebile sorriso, o forse è solo per gentilezza.

In fondo al corridoio vedo un gruppo di camici verdi che chiacchiera allegramente ridendo di tanto in tanto. Ovviamente non poteva che essere capitanato dal King of Surgery. MDBrown se ne sta la, godendosi beatamente il suo caffè con una schiera di giovani specializzande e infermiere di sala che civettano ai suoi piedi.

 

Dio, quanto se la crede!

Non ti curar di lui, Margaret, ma guarda e passa.

 

A grandi passi li raggiungo e il supero. Stupido studio del Prof Uberth, proprio qui davanti dovevi essere?! Non voglio apparire maleducata e decido di salutare con un Salve e un cenno di capo e mi dirigo verso la porta dello studio. Ovviamente non mi sono ritornati grandi saluti, ma questo già lo immaginavo. Busso sulla porta e al segnale, entro.

 

- Ah salve Signorina McMurry! Si accomodi la prego!

- La ringrazio!

- Allora, come si sente oggi?

 

Se la prossima domanda è “di intestino va regolare” scappo!

- Ehm.. molto bene, grazie

- Ottimo! Allora io avrei pensato per lei un argomento molto interessante a dire la verità. Non è qualcosa di troppo ricercato, così che potrà prendere parte di persona a diversi interventi. Vengono regolarmente svolti nelle nostre sale operatorie.

 

Bum, bum, bum. Oddio mi scoppia il cuore. Lui ha “pensato per me” un argomento “molto interessante” e potrò “prendere parte di persona” a diversi interventi.

 

- Che cosa ne dice della “sub total gastrectomy”?

 

Seriamente?

 

- Ho visto che le è stata fatta come domanda di esame e, bhè vista la votazione, ho pensato che lei sia molto preparata sull'argomento.

 

Ubby, IO TI AMO. Anche se mi hai sempre fatto paura, sei brutto e hai 200 anni. Io ti amo dal profondo del mio cuore.

 

- Allora? Che mi dice?

- Le dico che sono molto entusiasta! Ha ragione, l'argomento mi piace molto. Anzi a dire la verità è in assoluto il mio preferito! Non vedo davvero l'ora di iniziare!

- Bene perfetto! Ne sono molto contento. Allora solitamente io chiedo agli studenti che fanno la tesi con me di frequentare il reparto il più assiduamente possibile. Mi rendo conto che possa essere difficile con le lezioni e gli altri esami e tirocini ma vorrei veramente che qualsiasi suo momento disponibile lei lo riservi a questo reparto. Dovrà diventare la sua seconda casa…. Come ha detto che si chiama?

- Ehm.. Mc Murry, Professore.

- ahah no bhè certo. Intendevo il suo nome, qual è?

- Oh. Margaret

- Perfetto Margaret, questa diventerà la tua seconda casa. Intesi?

- Certo Professore.

- Grandioso! Adesso ti lascerò il materiale. Poi ti accompagnerò dal dottor Brown che sarà il tuo punto di riferimento. Va bene?

 

NO. NON VA BENE PER NIENTE! Perchè lui? Perchè non un affabile e gentile specializzanda/o? Perchè proprio The King of the Stronzi?!

 

- Uhm, certo.

 

Mezz'ora dopo usciamo dalla sua stanza. Io carica di libri e documenti. Lui con un sorriso compiaciuto stampato in faccia. Il circolo della ricreazione nel frattempo si è disgregato e dobbiamo cercare il grande e unico MDBrown in giro per il reparto.

Lo troviamo nella stanza del medico di guardia che fa la sua pennichella. Quando entriamo nella stanza e lo ritrovo sdraiato sul letto, completamente abbandonato, per poco non svengo. Ho mantenuto salda la presa sui faldoni che ho tra le braccia ma ammetto di aver vacillato un poco sulle gambe. Il prof Uberth lo mette al corrente della situazione mentre lui lo osserva con le braccia incrociate e lo sguardo serio, che non si porta mai, nemmeno per un secondo, sulla mia figura.

Quando il grande Ubby si congeda, lui si volta verso di me.

Tralasciando i momenti di silenzio che mi fanno soffocare dall'imbarazzo di trovarmi in una stanza chiusa, in penombra con un MDBrown qualunque che mi contempla, dopo un'infinità di minuti decide di parlarmi.

 

- Bene. Immagino di DOVER avere a che fare con te per un po' di tempo, eh?

- uhm.. così pare.

- Ottimo. Mi preme farti sapere, visto che sei tanto affezionata ai sentimenti e alle emozioni, che quello che è successo l'altra sera, non ha il minimo significato per me. Intesi?

 

Ma brutta faccia di..

 

- Direi piuttosto quello che NON è successo l'altra sera. E, decisamente si, non ha alcun significato. Io non avevo la minima idea che quel ragazzo fosse lei e viceversa.

 

Mi osserva. Che palle, mi osserva continuamente e IO ODIO essere osservata.

Nei suoi oggi leggo una punta di disappunto, ma decido di non preoccuparmene. La cosa importante è mettere bene in chiaro come stanno le cose. Io e lui non abbiamo niente da spartire, se non professionalmente parlando.

 

- Bene.

 

Mi osserva ancora.

 

- Per oggi non ci sono altri interventi prefissati. Anche le cartelle dei miei pazienti sono finite quindi direi che per lei non c'è niente da fare. Può tornare domani mattina alle 7.00. PUNTUALE.

 

Sorrido. Stronzo.

 

- Perfetto. A domani dottor Brown.

- Chiudi la porta quando esci.

 

Qualcuno ti ha per caso dato il diritto di darmi del tu?

Sospiro.

Sarà un'esperienza molto formativa.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

- ..poi controllami le analisi della signora della 27, le ho richieste questa mattina ma vorrei tenere sotto controllo la sua creatinina.

- Certo

- e quando hai fatto mi guardi anche se è pronta la TAC della 22.

- Perfetto.

- Bene, vai

 

Con la mia lista infinita di compiti da svolgere esco dalle sale operatorie e mi porto verso il reparto.

Arrivata nella stanza medici mi abbandono sulla sedia davanti al pc pronta a fare tutto ciò che mi è stato commissionato.

Le analisi della 27 sono pronte e la creatinina della signora Johnson non è rassicurante, né tanto meno il valore dell'azotemia. Mi annoto il dosaggio di diuretico accanto ai valori appena letti.

Prima di tornare in sala passo velocemente nella stanza dei pazienti più critici per controllare che tutto sia in ordine e a che punto sono i loro drenaggi.

 

Ormai sono quasi due mesi che frequento il reparto e inizio a sentirmi più sicura nelle cose che faccio, so dove trovare le cose e capisco alla prima intenzione quello che mi viene richiesto, sia esplicitamente che implicitamente.

Le infermiere sono molto carine nei miei confronti, “finalmente una studentessa come si deve” mi ripetono sempre; le più anziane mi hanno letteralmente preso sotto la loro ala e sono sempre pronte ad aiutarmi se ho qualche difficoltà e io mi rivolgo a loro sempre con somma ammirazione, sono il cuore pulsante di quel reparto ma purtroppo pochi medici se ne rendono davvero conto. Le infermiere più giovani invece non sono tutte così gentili e solidali, alcune mi odiano deliberatamente, soprattutto per il fatto che sono l'ombra di MDBrown, venerato fino all'inverosimile da quelle giovani illuse “colleghe”.

Nonostante questo io cerco di mostrarmi cordiale con tutti, cosa che in realtà non mi risulta molto difficile visto che è questa la mia natura.

Gli altri chirurghi mi coinvolgono nelle loro attività e in alcuni specializzandi ho trovato dei nuovi amici. Piano piano quella sensazione di inadeguatezza che mi accompagnava le prime mattine percorrendo i corridoi mi sta abbandonando e finalmente sto iniziando a sentirmi a casa.

 

Mi porto la mascherina a coprire naso e bocca ed entro nella sala numero 5.

- Hai fatto quello che ti ho chiesto?

- Si. La creatinina della signora Johnson è sempre alta, oggi è a 2,1 e anche l'azotemia si è alzata a 50, sotto Lasix a 250. La colecistite nella stanza 23 sta bene, non ha più nausea dice di aver fame e che vorrebbe tornare a mangiare cibi veri. La paziente nella 24, la colectomia di ieri sta bene, non ha troppo dolore e il drenaggio da 40, cambiato stamani. La tac della 22 non è ancora pronta. Sono passata a controllare anche il signor Pierce della 25, la colecistectomia di stamani, dice che ha parecchio dolore e non ha ancora fatto aria, è parecchio timpanico e si lamenta che ha la pancia gonfia e gli fanno male le spalle, gli ho spiegato che è normale con la laparoscopia ma chiede comunque di poter parlare con te. Ah, ti ha chiamato il dottor Morrow da medicina interna per un consulto su un paziente cirrotico ma niente di troppo urgente, gli ho detto che avresti richiamato più tardi.

- Bene, grazie. Hai un'ora di pausa poi ti lavi sul prossimo.

- Grande!

- Anche meno entusiasmo, ranocchietta.

Lo fulmino con uno sguardo carico di odio per avermi chiamata ancora con quel soprannome stupido, i suoi occhi verdi mi sorridono da sopra la mascherina.

- Ah Matthew questa ragazza ti sta salvando la vita. Dovresti trattarla con un po' più di gentilezza. Si sta spaccando in due per seguire tutti i tuoi pazienti.

- Bhè è il minimo, ha l'onore di lavorare con me. Sai che fila c'è fuori da questa sala?

- Fuori dalla sala o dalla stanza del medico di guardia?

Il chirurgo e l'anestesista scoppiano in una risata maliziosa.

- Bene, per fortuna che io la fila non la devo fare, vado a godermi la mia ora di pausa.

- Tesoro lo sai che per te la stanza è sempre aperta, quando vuoi. Ti farei godere altro che l'ora di pausa.

- Patetico Dottor Brown, addio.

 

Fino a due mesi prima sarei morta ad un'allusione del genere da parte di MDBrown, ma adesso, dopo mesi a stretto contatto, inizio a conoscere il ragazzo di 28 anni che si nasconde dietro la sua figura da stronzo patentato, che tuttavia non abbandona mai.

Quando non è isterico per la stanchezza accumulata e quando il suo ego non è alle stelle, è una persona divertente e ben presto è riuscito a farmi uscire da quel guscio di timidezza e soggezione che si impossessava di me ogni volta che mi trovavo al suo cospetto.

Inizialmente alle sue battute a sfondo sessuale mi coloravo di tutta la palette di colori possibili ma piano piano avevo iniziato a ridere e rispondere con lo stesso tono.

 

Esco dalla sala e mi dirigo nella stanza relax, pronta a gettarmi sul divano davanti a un po' di sana televisione spazzatura con del sano cibo spazzatura.

La sala relax è in condivisione con tutto il personale di questo blocco operatorio, nel nostro caso con il reparto di urologia.

Gli urologi sono tutti abbastanza simpatici e socievoli, soprattutto da quel che mi raccontano gli specializzandi. Io personalmente non ci ho mai parlato molto se non per rispondere alle domande di rito “Chi sei?” “A che anno sei?” “Ah fai la tesi? Perchè non l'hai fatta con noi”

“Noi siamo molto più simpatici dei chirurghi”.

Apro la porta della sala relax e la trovo già occupata.

La televisione sta trasmettendo uno di quei programmi mezzi cinesi in cui gente spericolatissima si lancia ad una corsa folle su tronchi rotanti e bagnati e cade miseramente in acqua dopo violente capocciate tra un tronco e l'altro. Una risata fragorosa accompagna una caduta spettacolare di una tizia tutta ossa che si piega in due come una Barbie scivolando da un tronco.

- Uhh quello fa male!!

Chi stava ridendo non si era ancora accorto della mia presenza e si alza di scatto dal divano per vedere chi fosse appena entrato

- Scusa non volevo spaventarti!

- Ahaha nono tranquilla! Solo non ti avevo sentito entrare e mi hai preso alla sprovvista

- L'ho notato

Ci scambiamo un sorriso. È un ragazzo biondastro, con gli occhi azzurri tendenti al grigio, i lineamenti regolari e i denti perfetti.

- Piacere, io sono Andrew

- Piacere mio, Margaret

- Non ti ho mai vista da queste parti, sei una specializzanda o un infermiera nuova?

- Nessuna delle due in realtà, sono una studentessa del sesto, sto facendo la tesi con il Professor Uberth

- Wow! Devi essere un gran cervellino per essere riuscita ad ottenere una tesi con Uberth!

- No non direi, diciamo solo che mi sono impegnata molto per riuscirci. E tu invece?

- Oh io sono uno specializzando al primo anno di Urologia.

- E ti piace?

- Molto. E a te? Ti piace quello che fai qui?

- Molto.

Ci scambiamo ancora un sorriso. Lui mi guarda intensamente con quegli occhi di ghiaccio, senza mai smettere di sorridere, tenendo in mano un pacchetto di biscotti al cioccolato.

- Vuoi farmi compagnia in questo momento di alta cultura?

- Perchè no!

Prendo posto accanto a lui, che mi porge il suo pacco di biscotti e li condivide con me.

Tre quarti d'ora più tardi, tra risate e biscotti al cioccolato, è arrivato il momento per entrambi di tornare al lavoro e ci salutiamo promettendoci di beccarci presto tra i corridoi.

 

Torno al blocco operatorio dove trovo un MDBrown pronto a lavarsi ed ad indossare il camice sterile.

 

- Muoviti ranocchietta! Pensavo fossi sparita

- Ma se mi hai dato tu un'ora di pausa! Non sai resistere nemmeno 40 minuti senza di me?

 

Abbandona il sapone nel vascone e mi si avvicina arrivando a sfiorare il mio naso con la punta del suo, le sue labbra sono a una distanza assolutamente troppo ridotta per qualsiasi conversazione civile e il suo tono lascivo non migliora certamente il quadro, mentre con una mano mi avvicina possessivamente il bacino al suo corpo.

 

- Io se non ti vedo impazzisco ranocchietta, dovresti averlo capito ormai

- M-Mi stai bagnando tutto il camice Matthew

- Oh fosse solo il camice..

- D-Dottor B-Brown

- Sai di cioccolata

Il suo è quasi un sussurro e io annuisco

- Dio, vorrei mordere le tue labbra che sanno di cioccolata

- H-Ho mangiato i biscotti

Una fragorosa risata esce dalla sua bocca che mi lascia un bacio sulla guancia con un sonoro schiocco. Finalmente si allontana da me e torna a lavarsi, così che anche io possa ricompormi e iniziare a lavarmi

- Ahh ti adoro ranocchietta! Senza dubbio la migliore studentessa che mi sia mai capitata.

E se ne va lasciandomi con il sapone tra le mani e un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia.

Senza dubbio la migliore studentessa che mi sia mai capitata.

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

E' sabato sera e sto letteralmente morendo sul divano.

Non ho ricevuto nessuna chiamata o messaggio con programmi per la serata e non potrei desiderare di più. Il mio pigiama come un abito di Elie Saab e il pile con le pecore come un miraggio.

E' stata una settimana estenuante, MDB mi ha obbligata a degli orari impossibili e ho accumulato talmente tanta stanchezza che la mia faccia adesso è qualcosa a metà tra Voldemort e Edward Mani di Forbice. Ma a dire la verità, mi sento la persona più gratificata e appagata del mondo. Ho passato la vita a sognare il momento in cui avrei preso tra le dita un bisturi e avrei avuto un ruolo in una sala operatoria e questo momento è finalmente arrivato. Assistere il dottor Brown è adesso routine e a volte mi sorge il dubbio sull'appropriatezza dei compiti che mi assegna, affidandomi responsabilità e cercando il mio aiuto più di quanto non faccia con gli specializzandi. Ma in fondo, perché lamentarsi. Io questo momento me lo vivo fino in fondo.

Proprio mentre sto facendo zapping per scegliere la commedia meno impegnativa della serata, squilla il telefono.

Caro.

I wanna die.

- Ehy Caro..

Ti prego, fai che non mi chieda di uscire.

- Ehy Margie! Allora sei viva! Sai da queste parti stavamo iniziando a pensare di dover andare a denunciare la tua scomparsa.

- Dai non esagerare! Hai ragione.. vi sto dando buca un po' troppo spesso ultimamente ma sai perché lo faccio

- Si, si perché devi stare picci-cicci col tuo dottorino

- Ma che cav

- Comunque stasera non hai scuse. Tu esci con noi.

- Caro sto stravolta.. se vedessi in che stato sono tu non

- Non me ne frega un cazzo. Tu ti prepari ed esci con noi.

- Ma perché non ci vediamo domani invece? Ci facciamo un bel giro insieme, due chiacchiere..

- Ti passiamo a prendere alle dieci. Muoviti.

- Car..

 

Non ci credo, mi ha riattaccato!

Perchè la vita è così crudele con me?!

 

Un ora più tardi sono sul sedile posteriore di Steeve, guardando tutti gli stronzi che mi sono scelta come amici nel modo più cattivo possibile.

- Smettila con quella faccia di merda Mag, non te ne frega più niente dei tuoi amici?

- Certo che me ne frega dei miei presunti amici che se fossero tanto amici mi avrebbero lasciato dormire sul divano tranquillamente stasera!

- Margaret la vecchia.

- Caro fottiti

- Dai Margie. E' una vita che non ci vediamo! Mi sei mancata un sacco

- Ally anche tu e le due arpie che stanno davanti mi siete mancati tantisimo

- Ecco vedi… non ti pentirai di essere uscita con noi.

Sorrido all'espressione entusiasta di Ally. A lei non si può proprio dire di no.

La musica del locale e il gran vociare delle persone ci accoglie appena varcata la soglia. Ci sediamo a prendere un tavolo e ordiniamo qualcosa da bere. E' una serata tranquilla tra amici e tutto sommato sono contenta di essere uscita, amo passare il tempo con i miei amici, che avevano così tante cose da raccontarmi..

Pare che Steeve abbia una nuova cotta, con la quale non si deciderà mai a fare il primo passo, nonostante la sua parlantina.. can che abbaia non morde.

Caro invece ha litigato e fatto nuovamente pace con il decerebrato del suo ragazzo, Lucas, che detesto con tutto il mio cuore, senza nasconderlo nemmeno troppo.

Il mio bicchiere è vuoto ed ho una gran voglia di birra. Mi alzo e vado ad ordinarne una al bancone.

Mi appoggio con i gomiti al bancone e aspetto che qualcuno mi fili. Finalmente il barman biondino si gira pronto ad ascoltarmi e io sono pronta a ordinare la mia birra quando qualcuno mi precede e sono già sul punto di fargli notare quanto sia da cafoni rubare il turno ad una ragazza..

- Per me una Tennent's e qualsiasi cosa voglia la ragazza qui accanto a me

Cooosa?? E 'sto splendido adesso chi è?

.- Senti ma ca...Andrew!!!

- Margaret

- Io ehm.. ciao

Dio Margaret perché questa voce stridula?? e per l'amor del cielo smettila di arrossire!

- Ciao

Mi sorride, quasi divertito dalla sorpresa che mi si legge palesemente in faccia.

- Scusami. Ehm.. Non ..

- Tranquilla anche io avrei pensato “Guarda che razza di cafone uno che frega il posto ad una ragazza”

Oh Mio Dio. Sa leggere nella mente? Oddio. Non pensare a niente. Nemmeno a quanto stia bene con la camicia azzurra come i suoi occhi che sono spettacolari. No. Cazzo Margaret ho detto non pensare. Sta leggendo.

- Ihihih - Patetica - già.

- Quindi questa ragazza cosa vuole??

Oddio il barman biondino. L'avevo completamente dimenticato.

- Una Tennent's anche per me. Grazie.

Andrew mi sorride ancora. Sembra quasi incuriosito dalla mia figura. Non so se sentirmi a disagio o estremamente felice.

- Serata di libertà dal Mostruoso Brown?

- Già.. almeno il sabato sembra concedermelo.

- Per fortuna, pensavo ti volesse tutta per lui.

Ok sono di un color vino di Bordeaux con sfumature melanzana.

- Ehm.. nono. Ogni tanto tocca a qualcun'altra a passare sotto di lui.

O porca troia. Che cazzo ho detto?? Imbecille. Ti sta guardando con gli occhi fuori dalle orbite.

- Cioè .. hm.. hai capito cosa intendo dire..

- Spero non quello che ho capito in realtà ahahaa

- Ahaha Dio penserai che sono un'idiota ma di solito sono in grado di fare una conversazione normale.

- Non ho dubbi e poi… è risaputo che molte vorrebbero passare sotto di lui, in modi molto poco professionali.

- Oh si su questo niente da obiettare.

- Una volta una ferrista 60enne mi ha confidato che si farebbe volentieri un giro di giostra con il bell'imbusto di chirurgia, vedendolo passare fuori da una sala. Avrei voluto che qualcuno mi facesse un'anestesia totale per non farmi sentire altro.

- Aahahhaah ommioddio. Senza ritegno la signora.

- Una vera Lady.

- Ecco a voi le vostre birre.

- Grazie

Battiamo i colli delle bottiglie e le alziamo in segno di brindisi.

- A Lady Cougar. Possa lei esaudire i suoi desideri.

Una risata meravigliosa proviene dalla sua bocca.

- A Lady Cougar.

Le nostre birre sbattono dolcemente una contro l'altra. Ci guardiamo al di sopra di essere senza mai smettere di sorridere. Quando ho finito di prendere il primo sorso mi accorgo che Andrew mi sta ancora osservando. Sul suo volto leggo un interrogativo.

- A che pensi?

- Oh.. niente. Mi chiedevo se anche tu.. si.. se anche tu fossi una delle tante che .. insomma… venera l'unico ed inimitabile Brown..

- Oh. No. No, no, no. Cioè.. riconosco che un gran bel ragazzo e questo è innegabile. Ma no, oddio. Io.. Diciamo che più che altro lo venero come chirurgo e lavorare con lui è davvero una gran fortuna.

Un sorriso sincero e pulito lo illumina.

- Certo, senza dubbio. Meglio così allora.

- Andrew!! Noi stiamo andando da Kate, vieni?

Dell'incertezza attraversa il suo sguardo, sembra in difficoltà nel dare la sua risposta.

- Tranquillo vai pure.. io devo tornare dai miei amici, potrebbero pensare che mi abbiano rapita.

Gli faccio un occhiolino e lo ringrazio per la birra.

Lui si avvicina e mi deposita un bacio tenero sulla guancia.

- E' stato un piacere Margeret. Quando vuoi.

Si allontana e raggiunge un gruppo di amici poco lontano. Io mi appresto a raggiungere il mio.

 

- Wow. L'ordinazione più lunga della storia. Credo debbano rivedere chi scelgono come personale in questo locale se queste sono le tempistiche.

- Smettila di fare la scema Caro. Lo so che hai visto benissimo che stavo parlando con qualcuno.

- Si e vorremmo sapere tutto, grazie.

- Ma non c'è molto da dire..

- Ah no? - si intromette Steeve

- E' uno specializzando al primo anno di urologia. Ci siamo conosciuti durante una pausa in sala relax dove abbiamo condiviso dei biscotti. Stasera mi ha incontrata qui e mi ha offerto una birra. Fine.

- E di cosa avete parlato di così divertente?

- Ma di niente di che… cose così.. MDB..

- MDB?!

- Si mi ha chiesto se anche io sono una di quelle che gli muore dietro..

- E..?

- E cosa? Io non gli muoio dietro!

- No infatti.. per niente!

- Già non fai nemmeno i turni ininterrotti di 1 settimana per stare con lui.

- Che scemi! Mica lo faccio per quello.. sapete quanto lo trovo geniale, come chirurgo. Punto. Non è certo il mio tipo uno che si fa mezzo ospedale ed è uno stronzo patentato!

- Seh vabbe, raccontatela. Comunque che gli hai detto?

- Esattamente quello che ho detto a voi.

- E lui?

- E lui ha detto semplicemente “Meglio così allora”

Una serie di urletti e mani che sbattono tra loro si solleva dal nostro tavolo, come se avessero appena scoperto che ci abbonano gli ultimi esami prima della tesi.

- Grande la nostra Margie!!! che non si conquista solo il dottore ma anche lo specializzando.. Wooooo

- Ma la smetti!!! Sei un'idiota!

Non riesco a trattenere le risate alle battute di Caro e Steeve. Forse perché in fondo mi fanno piacere e perché vorrei che fosse come dicono loro.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciao a tutti! Mi scuso tantissimo per il ritardo cosmico nella pubblicazione di questo capitolo ma purtroppo sono stata super impegnata con lo studio e viaggi e non avevo la giusta ispirazione.
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo sulle vicende della nostra Margaret.
Se vi va lasciate un commento.. così da avere un vostro riscontro sulle pieghe che sta prendendo questa storia.

Buona lettura! un bacino
 

Capitolo 7
 
-Dio, mi fai impazzire McMurry.
Mi sussurrava nell'orecchio mentre si muoveva sopra di me e con le labbra mi depositava baci su tutto il corpo. Era eccitazione allo stato puro e io non riuscivo più a resistere lo volevo sentire in me. Prese a baciarmi i seni con cura e dovizia, ma drogato dalla passione, via via scendendo, sempre più in basso, laddove ardeva quel fuoco che riscaldava ogni millimetro del mio corpo. Senza esitazione si sbarazzava dei miei slip e si tuffava a baciare e succhiare facendomi perdere sempre più il controllo. La mia mano vagava tra i suoi capelli, morbidi e ondulati. Lo sentivo sempre di più, un piacere incontrollabile. E poi cedetti, urlai il suo nome, appagata nel corpo e nello spirito e mi abbandonai mentre lui risaliva il mio corpo e tornava famelico alle mie labbra, come gli fossero mancate in quei minuti di separazione.
-Sei mia. Voglio farti mia.
E mi guardò con un'intensità tale che il suo sguardo riusciva ad attraversarmi ed io ero persa in quel verde brillante che mi arrivava dritto nel cervello e faceva saltare ogni connessione.
-Sono tua Matthew. Sono tua.
 
Driiin. Driiin.
7.00
Spalanco gli occhi. Nella stanza regna il silenzio interrotto dal suono più odioso che esista, quello della sveglia mattutina. Allungo il braccio a prendere il cellulare e porre fine a quella tortura.
Tutto è al suo posto e io indosso un pigiama. Ma allora.. Oh cazzo! Ho sognato che facevo sesso con MDBrown!
 
7.45 allo Square Coffee. Emergenza.”
Messaggio inviato a Caro.
 
Mi fiondo in bagno ho bisogno di una doccia. Fredda.
Sono fregata! Ok, è inutile negare il fatto che lui sia così dannatamente sexy e che le sue allusioni sessuali farebbero andare su di giri qualsiasi donna su questo pianeta, ma diavolo! Non posso sognarlo.. così. Con che faccia lo guarderò? Con che coraggio lavorerò al suo fianco e condividerò un tavolo operatorio. Diventerò bordeaux alla prima occhiata e lui si accorgerà subito che c'è qualcosa di strano. Lui si accorge sempre di tutto, sembra quasi che sappia leggermi nella mente. Cosa che, in realtà, non sopporto affatto perché è come se violasse la mia privacy ogni volta che punta quegli occhi splendenti sui miei.
La verità è che lui è il mio “capo” e io non posso assolutamente permettermi passi falsi. Senza parlare poi della sua reputazione e del suo caratteraccio, un vero stronzo. E come ho sempre detto, a me gli stronzi non piacciono proprio.
 
Infilo un paio di sneaker e la giacca di pelle ed esco. Riesco a trovare un taxi dopo solo un minuto di attesa e mi faccio accompagnare fino al caffè sulla 70esima.
Caro non è ancora arrivata, decido di aspettarla all'interno e di prendere un tavolo nel frattempo.
Osservo le persone nel locale e mi soffermo su una giovane coppia qualche tavolo più in là. Sembrano felici mentre si sorridono al di sopra delle loro tazze fumanti. Lui allunga una mano e sposta un ciuffo di capelli biondi che stava coprendo gli occhi di lei. Incredibilmente sento una fitta di dolore, laggiù, nella parte più profonda e recondita del mio cuore.
Improvvisamente mi torna alla mente l'ultima volta che mi sono sentita così, amata. La storia con Logan era finita da ben un anno e mezzo ed ero stata proprio io ad interrompere quella relazione che negli ultimi tempi era fatta di tanti bassi e pochi alti. Non andavamo d'accordo su niente e litigavamo per ogni piccolezza, fino a che un giorno in una lite furibonda lui mi sbatte in faccia la cruda realtà che mi aveva tradita, con una sua compagna di corso e che gli era pure piaciuto, “perchè lei non era me”. Il suo tradimento mi aveva completamente messa in ginocchio, mi aveva colpita nel mio valore più sacro: la fedeltà. Da quel momento non ero stata più in grado di avere una persona al mio fianco, o comunque di creare un vero legame, in cui impegnare me stessa, in cui donarmi. Non ero pronta a fidarmi ancora perché la paura di essere ferita era ancora troppa.
 
- Spero per te che ci sia una ragione di vitale importanza per avermi fatto alzare e precipitare fuori casa a quest'ora! Io gu.. Stai bene?
La verità è che no, non sto affatto bene. Mi sono fiondata in questo bar stamani per stemperare i miei bollori mattutini e azzerare le mie visioni notturne e ho finito per viaggiare nei ricordi e farmi divorare dall'amarezza.
 
- Oh.. tranquilla.. questo è solo…lo sai.. vecchi ricordi che vengono a galla ogni tanto
- Ancora quello stronzo di Logan? Ti ha riscritto? Io lo ammazzo, ti giuro che-
-No! Non mi ha contattata in alcun modo, non più almeno, dopo quella volta.. Sono solo io la stupida che forse ci sta ancora male
- Bhè vorrei ben vedere che non si fosse fatto più vivo! Dico sul serio.. oggi sarei finita in galera! Comunque lo so tesoro mio.. è stato orribile ma è finita.. da un anno e mezzo e tu devi andare avanti. Devi farlo per te stessa!
- Lo so, lo so! Bhè comunque non ha importanza adesso… ho troppe cose per la testa, progetti da realizzare, impegni..
- Chirurghi da venerare…
- A proposito di questo! Ecco la mia emergenza!
- Ommioddio!!!! Cosa??
- Caro è un casino! Di dimensioni colossali! Sono nella merda fino al collo!
- Oddio Marge cosa hai combinato?
Dio mi vergogno terribilmente. Le mie guance stanno sicuramente assumendo la miglior tinta di rosso Chanel..
- Io..
- Cazzo ci sei andata a letto?
- Io, cosa?? No!!!
- Ci ha provato con te?
- Caro ma ti pare?? Cioè lui che ci prova con me!?
- Bhè non era il mio collo che si stava limonando quella sera da Kenny
- Oddio la vuoi smettere e starmi a sentire! E' gia abbastanza imbarazzante senza che mi interrompi 100 volte.
- Scusa, ti ascolto.
- Santo cielo insomma.. io.. Caro ho fatto un sogno erotico su di lui!
Una risata fragorosa scoppia nella bocca della mia migliore amica.
- Sei cretina? Che cazzo ridi?
- ahahahah no scusa ahahahah tu sei la cretina! Ahahhah Cielo mi fai morire!!
- Vabbè grazie del tuo aiuto. Continua a ridere di me. Bell'amica che sei..
- No scusa dai…
Il tentativo di Caro di ricomporsi asciugandosi le lacrime mi fa riacquistare fiducia
- Dico sul serio Caro! E' un casino
- Ma che casino? Maddai Marge mi stai dicendo che fino ad ora non ti eri mai fatta dei pensieri su di lui?
- Un conto è farsi dei pensieri, un conto è sognare di raggiungere un orgasmo di dimensioni cosmiche con la sua faccia davanti agli occhi.
- Amore stellina, è normale! Voglio dire.. quelle cose chiamate ormoni funzionano anche a te. Ti dirò che mi sento sollevata. Pensavo che il tuo istinto sessuale fosse andato in letargo
- Ma finiscila.. non è vero! Però dico io.. proprio lui? Si ok. Hai ragione. È un superfigo e bla bla però lo sai che mi sgamerà subito perché ho la faccia che parla! E poi ora ogni volta che lo vedrò e che parlerò con lui avrò questi flash di lui nudo che … Dio!
- Magari poi li fai diventare reali questi flash e risolvi il problema, no?
- Tu non sei normale.
- No tu non sei normale. Madonna Marge quante storia per una scopata immaginaria con uno dei ragazzi più sexy che abbia mai visto in vita mia! Vuoi risolvere il problema?
- Si! E non dirmi ancora fattelo nella realtà perché non può e non deve succedere e soprattutto non voglio che succeda! Cazzo dai… è il mio professore, capo, chiamalo come ti pare e va a letto con una diversa ogni sera. Mi ci manca una storia del genere e vedi tu come mi riprendo poi.
- Infatti quello che serve a te è una storia normale, con un ragazzo normale con il quale puoi mettere in atto tutte le tue ingenuissime fantasie!
 
Il fatto è che ha semplicemente ragione.
Ma la ragione è difficile da digerire, soprattutto se la tua testa e tantomeno il tuo cuore sono nelle condizioni di dare ascolto ad una idea del genere.
Andare avanti e girare la pagina per iniziare un nuovo capitolo è faticoso, è impegnativo, è doloroso e richiede un sacco di coraggio. E io quel coraggio non ce l’ho.
Al cazzo le frottole “Sono una donna forte e decisa. Nessuno mi può scalfire”. La verità è che questa pietra è stata scalfita eccome e la crepa che si è creata l’ha quasi spaccata in due.
Mi sono sempre ritenuta una “con le palle”, che va e si prende quello che vuole; nella mia professione questo sarà anche vero, mi pongo degli obiettivi e semplicemente li raggiungo, ma quando si tratta di questioni di cuore.. addio Margaret.
 
Saluto la mia amica, con la promessa che lavorerò all’impresa tetanica del mio salvataggio (non ho idea di come questo possa accadere ma questo è un dettaglio che al momento possiamo tralasciare) e mi incammino verso il mio atroce luogo preferito: l’ospedale.
Nel tragitto rimugino sugli eventi delle ultime 12 ore e mi sento avvampare nuovamente al solo pensiero, ma devo cercare di darmi un contegno se vorrò presentarmi al cospetto di MDB.
Decido che forse è meglio se mi prendo ancora un po’ di tempo per me stessa e improvvisamente una passeggiata a Central Park sembra un’ottima idea, il sole riscalda la giornata e il cielo è sgombro di nuvole.
 
Arrivo in reparto ad un orario indecente, credo di non essere arrivata mai così in ritardo nella storia del mio internato, ma non mi importa: avevo bisogno di tempo per me stessa e me lo sono preso.
Mi guardo attorno ma nessuno di rilevante è nei paraggi, così mi cambio e mi dirigo al comparto operatorio, se sono fortunata c’è qualche operazione che inizierà a breve.
Fuori dalle porte sono segnati tutti gli interventi in programma e apparentemente tra circa una mezz’ora MDB dovrebbe eseguire una colectomia destra, sempre meglio di niente, penso io.
Faccio un giro di ricognizione ma sembra essersi volatilizzato nel nulla per cui decido di aspettarlo nel corridoio.
 
Sono qua, bella tranquilla che mi faccio gli affaracci miei stalkerizzando conoscenze di scuole elementari-medie-superiori su Facebook quando mi sento pizzicare un braccio. Mi giro di scatto e trovo un Andrew sorridente che mi saluta entusiasta.
-Andrew!! Ciao!! Come stai?
Il fatto che abbia una voce stridula mentre parlo con lui mi demoralizza circa le mie capacità comunicative ed empatiche ma cerco di fare finta di nulla. Magari lui pensa che ho un problema di corde vocali, che mi hanno in qualche modo danneggiato il laringeo ricorrente o semplicemente che ho una voce odiosa.
Lui continua a sorridermi, con quei denti perfetti. Deve aver portato un apparecchio ortodontico da adolescente. Sono così dritti, allineati, della giusta misura e così bianchi che se lo vedessero quelli della Mentadent lo prenderebbero subito per la prossima pubblicità. I suoi occhi sono ridenti, sono lo specchio della persona che ho davanti: Andrew è sempre di buon umore e cosa più importante, lo trasmette agli altri.
-Molto bene, grazie! Stai aspettando per il prossimo intervento?
-Si.. tra poco dovrebbe iniziare una colectomia del dottor Brown..
-Ah già.. il Grande Dott Brown
Lui sorride malizioso, io non posso fare altro che arrossire e abbassare lo sguardo. Ho la faccia che parla, l’avevo detto io.
-Ehm.. si.. già. E tu invece? Qualche intervento?
-Si.. il tempo che finiscano di preparare la sala e iniziamo con una prostatectomia robotica.
-Uhm.. roba di gran classe in quel di urologia
Sorrido e lui mi sorride di rimando. Si passa una mano tra i capelli.. vorrei toccarli.
-Si beh il realtà è un tipo di interventi davvero figo, dovresti venire a vederne qualcuno un giorno.
-Certo, verrò senz’altro.. mi hai fatta incuriosire adesso…
-Non rischio la fucilazione se per una mattina ti rubo al dottor Brown vero?
Ride e rido anche io. Sto aprendo bocca per rispondergli ma qualcuno alle nostre spalle mi anticipa.
-Decisamente no. Soprattutto se la MIA studentessa arriva agli orari da internista.
E con un’espressione beffarda MDB ci supera in tutta la sua strafottenza. E stronzaggine. Mi ha fatto pure fare una figura di merda davanti ad Andrew. E a proposito di lui.. è forse una mia personalissima impressione che abbia calcato quel “mia” come a voler dimostrare qualcosa? Ma soprattutto, cosa?
Andrew si limita a sorridere e mi rivolge uno sguardo che tradurrei in “non dargli peso”. In quel momento Matthew si volta ancora e guardandolo con altezzosità e scherno gli dice:
-Ah, mi sento di doverti avvertire giovanotto.. è veramente insopportabile.. pensaci bene prima di invitarla..
E si allontana ridendo. La sua risata del cazzo. Io lo odio.
Sulla mia faccia evidentemente si è dipinta un’espressione truce perché Andrew mi guarda preoccupato. Con una mano mi accarezza una spalla e cerca di strapparmi un sorriso guardandomi da sotto in su.
-Ripensandoci.. forse più che in sala dovrei invitarti a bere qualcosa. Così nessuno può farti parti di merda. Che ne dici?
Lo guardo sorpresa ed istintivamente sorrido.. un timido rossore mi colora le guance.. mi sento in imbarazzo.
-Prometto di non farti pesare se arriverai con un ritardo da internista!
Andrew è così. Scioglie il ghiaccio. Mi scappa una risata e alzo lo sguardo per osservarlo.
 
E se fosse proprio lui la medicina che sto cercando?
 
Gli rispondo con un timido sorriso.
 
Dietro di lui due occhi verdi dardeggiano adirati e fissano la scena con orrore e disgusto. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ciaoooo!! Sono sparita per una miriade di tempo presa dai mille impegni della vita. Ma oggi, ho deciso di continuare la storia di Margaret! buona lettura!

Capitolo 8

“Levati immediatamente quel tendone da circo di dosso, grazie.”
Sbuffo,  sto davvero iniziando a perdere la pazienza.
Siamo riuniti nella mia camera da letto, dove una montagna di vestiti si è accumulata sulla sedia. E’ venerdì sera e tra 40 minuti Andrew passerà a prendermi per trascorrere la serata insieme. E no, evidentemente qualsiasi outfit io provo non va bene ad Enzo Miccio e Carla Gozzi che mi sono scelta come amici.
“Scoprile queste cosce amore, falle vedere! Ti vede già tutti i giorni con quel pigiama verde orribile addosso, vogliamo sorprenderlo un attimo questo ragazzo, si?”
“Appunto che mi vede con quel pigiama verde orribile e ha comunque deciso di invitarmi stasera, forse vuol dire che non devo per forza vestirmi da troia per piacergli, no?”
“Basta! Basta! Mi avete scocciato. Vai a cambiarti e prova con qualcos’altro. E per favore, Meg, a questo giro vestiti decentemente”.
Torno al mio armadio con l’umore sotto i piedi. Io li amo, davvero, sono degli amici straordinari, però in questo momento mi sto davvero pentendo di averli interpellati stasera. Insomma, in fin dei conti non so nemmeno cosa faremo stasera, Andrew mi ha semplicemente detto che sarebbe passato a prendermi alle 21 in punto, che avremmo mangiato qualcosa e quindi di non cenare prima e niente di più.
Steeve continua ad insistere che devo osare con il mio abbigliamento ma la verità è che io non voglio. Insomma dai, magari mi infichetto e mi tiro a lucido e lui arriva a prendermi con la felpa, chi può saperlo? Okay, dentro di me so già che non arriverà mai con una felpa ma che sarà bellisimo con quei capelli biondi e morbidi (non li ho ancora toccati, ma io lo so che lo sono) e quel sorriso Total White da urlo. Però non voglio esagerare, non voglio dare l’impressione di una io che non sono… Voglio essere me stessa, nella mia semplicità e provare ad impressionarlo in maniera spontanea, semplicemente conoscendoci.
Apro l’anta dell’armadio e trovo quella camicetta che una volta mettevo spessissimo, di raso con lo scollo a V, cade liscia sul mio fisico esile, lascia intravedere appena la linea tra i miei seni, piccoli ma che si difendono bene. Le maniche cadono leggere a ¾ e le spalline rinforzate danno un aspetto bohemien. Prendo quel paio di jeans stretti a vita alta che comprai ai saldi a gennaio e che mi piacciono un sacco, e che, ammetto con un picco di superbia, mi fanno un culo di tutto rispetto. Dopo un tiro alla fune infinito, cedo e lascio che i miei amici mi obblighino ad indossare il tacco piuttosto che le mie amate sneakers. Finisco di truccarmi e pettinarmi e alla fine, sono anche quasi soddisfatta del risultato.
Sono le 21 in punto e un Whatsapp arriva sul mio cellulare
Ti sto aspettando in strada. Andrew
Il mio cuore inizia a battere a una frequenza accelerata, mi sento emozionata. Ricontrollo che il trucco sia ok allo specchio ed esco di corsa. Mi sento agitata e un po’ nervosa, penso che è tanto che non mi sento così, con quella sensazione di eccitazione ed aspettative per qualcosa che sa di nuovo.
Scendo le scale cercando di non ammazzarmi con questi tacchi (li odio) e arrivo in strada.
Lui è li, mi aspetta fuori dal piccolo cancello in ferro battuto. E’ intento a controllare qualcosa sul cellulare, lo si capisce dalla concentrazione del suo sguardo e del modo in cui corruccia la fronte. Si passa una mano tra i capelli e gira appena la testa verso la mia direzione. Si blocca di colpo, un sorriso si spalanca in faccia, anche gli occhi gli sorridono, in realtà. Immediatamente spegne il cellulare e lo mette via, tutto quello che lo assorbiva fino a 5 secondi prima ha perso ogni importanza.
  • Ciao..
  • Ciao..
Mi guarda, posso vedere il suo sguardo posarsi su tutta la mia figura e tornare a guardarmi negli occhi. Si morde appena il labbro mentre sorride, impercettibile, sembra quasi imbarazzato.
  • Sei.. sei davvero molto bella stasera
Sento che sto arrossendo davvero molto, ringrazio di aver messo crema, fondotinta, cipra e tutto quello che in minima parte potrebbe nascondere la mia faccia viola.
  • Grazie, anche tu lo sei
E lo è davvero.. indossa una camicia azzurro oxford, finemente messa dentro il pantalone blu con la cintura marrone. Ha una giacca di pelle marrone che rende giustizia alle sue spalle larghe. Chissà forse nella sua vita ha fatto il nuotatore.
Penso che di lui non so niente. Penso che di lui ho tutto da scoprire. Penso che ho voglia di farlo.
  • Allora.. dove mi porti?
  • Dunque.. per questa sera signorina pensavo di portarla a cena in un posto veramente molto bello e che io adoro, molto chic non troppo distante da qui. Che ne dice?
  • Uhh.. sembra estremamente allettante questa proposta.
Iniziamo a camminare verso il ristorante, mi sento veramente nervosa, devo ammetterlo ma l’emozione è a mille.
  • Allora… finalmente possiamo passare del tempo insieme senza che nessuno strutturato mi richiami all’appello
Sorride, le guancie gli si gonfiano appena e gli occhi gli si illuminano.
  • Già! O che io venga schiavizzata dal Dott. Brown!
  • Per carità! Soprattutto questo! Devo ammetterlo… sono veramente felice che stasera non dovremo preoccuparci di lui
  • Niente drenaggi da controllare stasera, no Signore!
  • Bhè insomma.. raccontami qualcosa di te, Signorina McMurry..
  • Wow.. da dove iniziare..
  • Ah! Non vale iniziare dal fatto che vuoi fare la chirurga.. questo già lo so!
  • Ahahaha non ti preoccupare! Mi rendo conto di essere moolto monotematica alle volte, ma non voglio certo annoiarti con questo..
  • Tranquilla.. ti capisco così bene.. purtroppo succede anche a me.. sto parlando di tutt’altro e poi improvvisamente mi rendo conto che sto divagando dell’urologia, della sala operatoria, di quel che succede in reparto.. è più forte di me
  • Bhè.. a volte penso che in realtà i medici non siano proprio del tutto normali.. si insomma.. si vive un po troppo in questo mondo e a volte forse si perde contatto con la realtà di tutti i giorni..
  • Si, sono assolutamente d’accordo.. ma sai cosa?
  • Cosa?
  • Il problema è che per quanto a volti odi questa vita, che non mi permette di dormire la mattina, che non mi permette di andare in vacanza quando mi pare o passare del tempo con i miei amici spesso e volentieri.. si insomma.. nonostante tutto io amo quello che faccio.
Mi fermo un momento ad osservarlo.. sta parlando guardando avanti a se.. mentre camminiamo per questa strada di New York piena di rumori, di gente, di insegne.. eppure lui sembra completamente assorto nei suoi pensieri, nel suo mondo… nella sua passione più grande, di cui ha deciso di farne la sua vita.
Penso che sia così bello. Penso che mi sta trasmettendo tutta quella passione, quella forza che sente dentro.. mi sembra di poter sentire la sua emozione.
Si gira e mi guarda, ride imbarazzato.
  • Ecco fatto.. ci sono ricascato! Scusami Margaret ahaha
  • Non preoccuparti.. davvero… trovo che sia bellissimo.
  • Io trovo che tu sia bellissima
Ok, credo che il multistrato di roba che ho sulla pelle non basterà mai a nascondere le mie gote in questo momento.
Ha detto che sono bellissima. E l’ha detto in quel modo.. così sentito.. così .. pieno.
  • Ehm.. grazie .
  • Eccoci. Siamo arrivati!
Ci troviamo daventi alla porta di un ristorante che non avevo mai notato prima. È un edificio a mattoncici rossi, con la porta blu. L’insegna con tutti i ghirigori legge “Chez Robin”.
Entriamo, un’atmosfera calda ci accoglie. Il ristorante è bellissimo, tavoli tondi di diverse dimensioni disseminati in due stanze comunicanti, poltroncine in velluto accomodano i commensali. Delle luci soffuse e una musica flebile accompagna la loro cena. Un uomo baffuto ci saluta all’ingresso.
  • Buonasera signori, avete una prenotazione?
  • Buonasera. Si, ho prenotato un tavolo per due a nome Calligan.
  • Controllo subito, Monsieur.
  • Ehm.. Calligan ha detto?
  • Si Calligan. Due persone per le 21.30
  • Mi dispiace, Monsieur, non ho alcuna prenotazione a quel nome e … sono costernato ma.. il locale è assolutamente al completo stasera.
  • Ma come scusi? Ho chiamato 3 giorni fa proprio per essere sicuro di avere un posto!
  • Non saprei spiegarmi come sia possibile.. mi faccia controllare una cosa..
  • Oh! La sua prenotazione è segnata a dopodomani! Deve aver fatto confusione la ragazza che prende le prenotazioni!! Non so davvero come scusarmi per questo intoppo!
  • Oh accidenti! Oltretutto dopodomani notte lavoro..
Andrew si gira verso di me.. riesco a capire dal suo sguardo che si sente un po’ perso in questo momento.. probabilmente sta cercando un modo per rimediare.
  • Monsieur, la prego di accettare le più sentite scuse a nome mio e di tutto lo staff. E’ ovvio dirle che spero deciderà di riprenotare presso il nostro ristorante una prossima volta e che in tal caso, la cena vi verrà offerta da noi!
  • Oh.. beh… ok…
Usciamo dal ristorante ed improvvisamente la brezza serale di settembre ci pervade, risvegliandoci dal torpore dell’ambiente di Chez Robin.
  • Mi dispiace Margaret.. non so proprio che dire! Avevo programmato questa cena in quel posto e ora… siamo qua .. quasi alle 10 di sera e dobbiamo ancora cenare e tu stai morendo di fame e penserai che non so nemmeno portarti fuori a cena! Ti giuro davvero, non so che dire se non mi dispiace e scusami e se adesso vorrai andare a casa io ti..
  • Ehi!! Andrew! Frena!! E’ tutto ok, sai? Hanno sbagliato nel prendere la tua prenotazione e si, ok, siamo abbastanza sfigati ma… non è certo un dramma.. troveremo un posto dove mangiare.. io voglio solo passare una serata con te…
Andrew si è fermato.. mi sta guardando in modo indecifrabile.. sembra quasi sorpreso, forse anche un po’ triste o forse è emozionato…
  • Tu sei incredibile Margaret… e sono proprio felice che tu voglia passare la serata con me.. perché io morivo dalla voglia di vederti
Iniziamo a camminare, un po’ così… quasi senza meta, con la sensazione che i nostri passi ci porteranno prima o poi davanti a del cibo ma con la consapevolezza che in realtà non importa… essere li, uno vicino all’altra, mentre camminiamo per queste vie della Big Apple, è tutto quello che in realtà vogliamo.
  • Oh guarda! Ecco la nostra cena!
Poco avanti a noi compare un chioschetto di panini.
  • Niente di meglio!
Ci ordiniamo due panini pieni di ogni cosa e decidiamo di passeggiare in un parco poco distante. E’ una serata bellissima, il cielo è limpidissimo e pieno di stelle. Nell’aria c’è quell’atmosfera che solo la fine dell’estate sa regalare. Le famiglie si godono le ultime serate all’aperto prima del ritorno a scuola dei bambini. Qualcuno si gusta ancora un gelato notturno.
E poi ci siamo noi.. che camminiamo gustandoci i nostri panini e parliamo, parliamo… ci raccontiamo.
Mi racconta che la sua famiglia è originaria dell’Inghilterra. Suo padre e sua madre si sono trasferiti qui poco prima che lui nascesse per un’importante offerta di lavoro di suo padre, ingegnere edile. Mi dice che ha una sorella di 14 anni, che è difficile la vita adolescenziale oggi ma che la ama più di ogni altra cosa.
Lui vive da solo, in un appartamento in un quartiere eccentrico, pieno di gente di qualsiasi etnia e mi dice che ama vivere li, ama quelle strade affollate e quei cortili rumorosi.
Ha un sacco di hobbies.. suona la chitarra da quando è piccolo e adora comporre canzoni. Gli dico che qualche volta dovrà farmi sentire qualcosa.
Nel tempo libero nuota (e si, Margaret, avevi proprio ragione), da ragazzino faceva anche le gare. Era bravino ma poi l’università gli ha portato via troppo tempo e così il nuoto è diventato solo un passatempo.
Ama gli animali, ha un cane e ne parla come se fosse suo figlio. È un Golden Retriever e sono inseparabili. Mi dice che i suoi nonni e zii in Inghilterra hanno un maneggio e che lui ama cavalcare. Ogni anno trascorre qualche tempo oltreoceano e passa intere giornate a cavallo nella campagna nei dintorni di Leeds.
Lui mi parla e io non riesco a non pensare al fatto che è un ragazzo pieno di sorprese, che è tutto da scorpire. Non riesco a non pensare al fatto che è bellissimo il modo in cui quando si imbarazza strofina il naso con l’indice e gli occhi si stringono. Non riesco a non pensare al fatto che sto bene, qui, con lui, in questo parco.
  • E tu invece Margaret? Che facevi nella tua vita precedente?
  • Oh beh… nella mia vita precedente.. vediamo.. sono nata in California.. ebbene si, sono una ragazza della West Coast. Sono nata poco lontano da San Francisco.. ci siamo trasferiti a New York quando avevo 12 anni..
  • Wow! Siamo due figli adottivi di New York eh!
  • Beh si… inizialmente odiavo questa città.. mi mancava moltissimo la California.. mi mancava davvero tutto di quel posto.. di quegli anni..
  • Cosa vi ha portato qui?
  • La voglia di staccare da tutto. Di cambiare vita. Di cercare di chiudere il passato alle spalle..
  • E ci siete riusciti?
  • Ma sai… io credo che il passato per quanto tu lo voglia rinchiudere .. resta sempre il tuo passato e  non puoi far finta che non esista.. quello che è successo è successo. Quello che hai vissuto.. l’hai vissuto per davvero e ti ha dato emozioni, ti ha dato sensazioni…e insomma.. le sensazioni restano ..non le puoi cancellare. E poi.. io non voglio e non ho mai voluto cancellarle. Per quanto male potesse fare.
  • Incredibile..
  • Cosa?
  • Tu.
I nostri occhi si prendono. Non si vogliono mollare più. I suoi sono così penetranti che ti danno la sensazione di essere nuda. So che riescono a leggermi dentro. So che sanno decifrarmi.
Un brivido mi scuote e mi percorre tutto il corpo. Non so se è il freddo della brezza settembrina e il fatto che io ho solo una camicia di seta o se è l’emozione che mi sta divorando le viscere.
  • Hai freddo margaret?
Non so che rispondere. La sua voce era così profonda nel pronunciare questa frase.. era un sussurro alle mie labbra..
  • Aspetta…
Si toglie la giacca e me la adagia sulle spalle.. si avvicina a me per sistemarmela bene.
Non riesco a smettere di fissarlo. Voglio baciarlo. Voglio farlo ora.
Lui alza lo sguardo sul mio volto, sulle mie labbra schiuse.. indugia appena un attimo.
E poi succede.
 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ciao a tutti/e! Dopo mille anni torno con un nuovo capitolo di questa storia. La vita frenetica della nostra Margaret è la vita frenetica della chirurgia che vivo ogni giorno e che non mi permette di avere molto tempo libero. Ma qualche giorno fa ho ripensato a questa storia e ho deciso che aveva bisogno di un nuovo passo nelle vicende di questi personaggi.
Spero vi piaccia! Se vi va, lasciate un commento ;)

Capitolo 9

E poi succede.
Si avvicina a me e i nostri nasi sono cosi vicini da scontrarsi dolcemente fino ad abbracciarsi amorevolmente. Con una mano mi prende sotto il mento e mi avvicina la bocca alla sua, indugia sulle mie labbra schiuse, posso sentire il suo respiro che si mescola col mio. Sembra che voglia far durare quel momento in eterno, penso che non vorrei mai che finisse, che non finisse mai quella sensazione di trepidazione, quell’eccitazione di scoprire cosa sarà, quel rumore del cuore che sta per esplodere nella cassa toracica, quell’emozione di sentirsi vivi fino in fondo.
E poi succede.
Le sue labbra toccano le mie, si accomodano l’una con l’altra, si prendono, si stringono. È un bacio che sa di cose belle. È un bacio che sa di dolcezza e allo stesso tempo di eccitazione. È un bacio di curiosità di sapere chi è l’altro. È un bacio che sa di una sera di fine estate.
Le nostre bocche hanno appena iniziato una danza che non vuole essere interrotta, un passo a due degno dei migliori etoile. Si cercano e si separano seguendo una musica silenziosa che descrive la voglia di sentirci, che si fa via via più passionale alla ricerca di scoprire sempre di più. Le nostre lingue si tendono la mano e si stringono, si inseguono e si incontrano, si cercano e si trovano.
E poi succede.
Il bacio più bello che questa vita mi abbia mai regalato. Ci stacchiamo l’uno dall’altro come se fosse la cosa più dolorosa da fare e ci guardiamo. I nostri occhi azzurri che risplendono come un cielo di maggio. Ci sorridiamo e lui mi stringe a se ancora di più.
Le sue braccia sono un porto sicuro, sono confortanti, sono come il piumone che ti riscalda nelle fredde sere di inverno.
  • Sei incredibile.
Lo dice come se fosse l’unica cosa da dire, come se non ci fosse altro che questo.
  • Margaret, tu sei davvero incredibile.
In ogni sillaba sento il suo cuore. Mi avvicino e gli rendo un bacio dolce e leggero sulle labbra.
  • Per fortuna che ti ho incontrato.
Mi è uscita così. Non mi sentivo così felice e così leggera da così tanto tempo che quel pensiero mi si era stampato nel cervello ed era uscito dalla bocca. Era così semplicemente perfetto, bellissimo e incredibilmente affettuoso.
  • Per fortuna che esisti, Margaret.
 
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Ancora vestita, stesa sul mio letto non riesco a smettere di pensare. E di sorridere.
Penso e sorrido sempre di più. Non mi sentivo così felice da tanto tempo che non riesco a credere che tutto questo sta davvero succedendo. Mi inebria la mente il ricordo del suo sorriso dopo quel bacio, dei suoi occhi luccicanti che mi guardano, senza paura di mostrare tutte le emozioni che impazzano nel cuore di Andrew.
Andrew.
Un piccolo suono del cellulare interrompe i miei pensieri. Sblocco lo schermo e ho un sussulto.
Prendi il culo e vieni in ospedale. Non te lo vuoi perdere. Ora”.
E così, anche questa sera MDBrown è riuscito a strapparmi da una nuvola di felicità che mi ero creata e riportarmi crudelmente alla realtà.
E così, con ancora i tacchi ai piedi e il sapore di quel bacio sulle labbra, prendo la giacca di pelle ed esco alla ricerca di un taxi.
 
Dopo 15 minuti arrivo alle porte del reparto, le apro e improvvisamente le mie orecchie vengono inondate dai rumori della vita del policlinico, gli occhi abbagliati dalle luci bianche a soffitto e il naso dall’odore del disinfettante. Le infermiere del turno notturno mi salutano con un sorriso, qualcuna mi squadra dalla testa ai piedi e improvvisamente mi sento a disagio.
Mi dirigo verso lo spogliatoio per cercare una divisa e tornare in quelle vesti a cui sono abituata e a cui loro sono abituate e porre fino a quella sensazione di disagio, che mi sta facendo maledire per non essermi cambiata. Quantomeno i tacchi, porca troia Margaret!
Accelero il passo e senza pensarci troppo spalanco la porta della stanza e mi ci fiondo dentro. Mi allungo subito verso l’armadio delle divise mentre inizio a togliermi la giacca quando sento la porta aprirsi e il mio cuore per un attimo si ferma.
Dall’altra parte della stanza, un MDB mi fissa. Il suo sguardo è indecifrabile. Non dice una parola, semplicemente mi fissa, una mano ancora sulla maniglia e mi fissa. Mi osserva, mi scruta seguendo tutta la linea del mio corpo, parte dai ciuffi di capelli neri che cadono sulla fronte e scendono sul mio collo e sulle mie spalle ormai nude, segue la curva dei miei fianchi che si congiunge con quella del mio sedere, fasciato dentro questi jeans striminziti e che ricordo, “mi facevano un culo di tutto rispetto”. Arrivano alla mia caviglia stretta e seguono i miei piedi costretti in quelle decollettes ambrate. Poi risalgono a ricalcare ogni passaggio, come per essere certi di non essersi persi alcun dettaglio, osservano la piega del top infilato nel pantalone a vita alta e indugiano sulla scollatura e sulla vista sul mio seno che quella maglietta regala. Istintivamente porto una mano al petto e cerco di nascondere il visibile. Questo gesto sembra risvegliare il suo sguardo che si pianta sulla mia faccia. Studia i lineamenti del mio viso, la mandibola spigolosa e il naso dritto, le mie guance tinte di rosso, le mie labbra carnose che il rossetto glitter di Dior mette ancor più in risalto, i miei occhi.
Verde nell’azzurro.
Nel suo sguardo leggo mille emozioni diverse o forse sono io che cerco tutte quelle interpretazioni. Sorpreso, come se non si aspettasse me li (eppure mi ha chiamata lui). Serio, come se stesse soppesando un problema che mi appartiene e ne stesse valutando l’entità. Dolce, come se mi volesse bene. Passionale, come se volesse saltarmi addosso da un momento all’altro. Duro, come se fosse arrabbiato con me. Imbarazzato, come se volesse nascondere tutto questo.
Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa per mettere fine a quella tensione, ma la verità è che nessuna parola mi esce fuori. Non emetto alcun suono. Afasica. Chiamate un neurologo.
Faccio appello a tutte le forze che mi appartengono.
  • Ciao
Non risponde, continua a fissarmi negli occhi per un tempo che sembra durare un’infinità di tempo.
Adesso no, non capisco cosa dicano i suoi occhi. Quel bellissimo verde prato è diventata una tela bianca, indecifrabile.
Poi via via la sua espressione si fa sempre più cupa, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato e lui mi avesse scoperta.
Succede tutto in un attimo, in un passo è ad un centimetro dal mio viso. Con un braccio mi cinge la vita e avvicina il mio bacino al suo. Mi stringe in un modo deciso, forte, virile. Con l’altra mano mi prende la nuca e i nostri nasi si sfiorano. Respiriamo la stessa aria in un millesimo di quantità di ossigeno. Non dice niente, si limita a fissare la mia bocca, famelico. Poi mi guarda.
Verde nell’azzurro.
  • Eri con lui.
Non è una domanda, non me lo sta chiedendo. È un’affermazione.
  • I-Io..cosa?
  • Eri con lui. Hai il suo profumo addosso. Sul tuo collo..
Deglutisco mentre la mano che teneva sulla nuca scivola ad accarezzare il mio collo fino al manubrio dello sterno, si ferma in quella piccola depressione del mio corpo e con l’indice scende verso la mia scollatura.
Deglutisco.
  • Matthew..
Lo dico che sembra un sospiro.
E lui si ferma. Il movimento della sua mano muore per aria e lui si stacca da me. Il freddo della distanza si impossessa del mio esile corpo. Ci guardiamo ancora per qualche secondo.
Mi schiarisco la voce.
  • I-Io mi devo vestire
Annuisce e semplicemente se ne va, chiudendosi la porta dello spogliatoio alle spalle.
 

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