Terraria Heroes - The Wrath of the Tyrant

di AndreMCPro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Tempo è Vicino ***
Capitolo 2: *** Un occhio demoniaco ***
Capitolo 3: *** Un contadino, un mago, un eretico e un androide ***
Capitolo 4: *** Partire da zero ***
Capitolo 5: *** Well, that escalated quickly ***
Capitolo 6: *** The Desert Scourge ***



Capitolo 1
*** Il Tempo è Vicino ***


Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.1 Il Tempo è Vicino
 
Quando la Luna si ribellerà al Sole e i morti risorgeranno dalla polvere.
Quando le Stelle cadranno e il Sangue tingerà il mare.
Quando il Grande Occhio tornerà ad oscurare il Cielo.
La voce di Yharim dichiarerà guerra al nostro mondo.
 
Il cultista chiuse la pergamena con mani tremanti e tornò lentamente in cerchio. Il Sommo Sacerdote davanti a lui gli dava le spalle, pensieroso. Tutti gli altri cultisti nella larga e spoglia stanza guardavano intensamente il loro capo.
«Sua eccellenza… Siamo abituati ai mostri che bussano ogni notte alle nostre mura, e le Stelle ci aiutano ad ampliare le nostre capacità magiche… Ma… le Lune di Sangue… Ci mettono in enorme pericolo, e oggi…»
«Lo so» Rispose secco il Sommo Sacerdote. «Oggi c’è stata la prima Eclisse…»
«S-se posso permettermi… S-sua eccellenza…» Riprese il cultista. «Forse… forse il tempo ormai è… v-vicino… Un giorno o l’altro… L’Occhio di…»
«NON pronunciare quel nome, per l’amor di Braelor!» Lo richiamò il Sacerdote. «So benissimo cosa vuoi dire… non possiamo permetterci di rimandare oltre. Tuttavia…» Aprì un libro posato su un leggio, unico ornamento della stanza oltre alle lampade alle pareti. «Neppure i semidei sono riusciti a sconfiggerlo… normali senzienti non hanno speranze contro di lui»
«Quindi… non…»
«No. C’è speranza. Dobbiamo solo trovare le persone giuste. I discendenti spirituali degli antichi eroi» Voltò pagina. «Per farlo avremo bisogno però di alcune cose… non facili da ottenere. Sarsha, ricordi che i minatori di Elvetica avevano trovato dei Cristalli della Vita?»
«Si, sua eccellenza» Rispose una donna nel cerchio.
«Dì loro che ce ne serviranno… vediamo… cinque»
«Certo. Con permesso…» E si congedò. Nel frattempo il Sommo Sacerdote riprese a parlare con gli altri presenti.
«Non è detto però che funzioni… Il Rituale del Valore indicherà dove si trovano anime potenti e volenterose di combattere, ma non ci garantisce di trovare chi cerchiamo, dato che non ci indicherà una persona precisa. Per essere certi dovremo mettere alla prova i candidati, e scoprire se sono capaci di badare a sé stessi. Ho già qualche idea in merito…»
«Niente di mortale, spero…» Mormorò un cultista.
«È proprio questo il punto, Nakàrth… se vogliamo essere certi, dovremo essere spietati. Proprio come lo sarà lui»
 
 
 
«Ci siamo!»
I Cristalli della Vita si mossero sulla cartina davanti al Sommo Sacerdote. Uno rimase al centro, dove si trovava la sede dei Cultisti. Gli altri si sparpagliarono sulla mappa indicando quattro villaggi di piccole o medie dimensioni. In quel momento giunse Sarsha, che a quella vista chiese: «Sta già funzionando?»
«Lo scopriremo presto. Contatta i sacerdoti dei villaggi di Elvetica, Garnet e Arkham e il governatore di Gunhold. Gli eroi si trovano nelle loro città»
 
 
 
All’alba di quel giorno la città di Arkham fu svegliata dal suono delle campane. Il sacerdote della città attese che la folla nella piazza si radunasse il più possibile prima di cominciare.
«Cittadini, vi ho radunati qui stamane per darvi una triste notizia. Il Tempo è ormai vicino…»
La folla sgomenta provocò un chiasso incredibile. Il sacerdote alzò le mani al cielo e sparò una sfera di fuoco che esplose in aria, attirando nuovamente l’attenzione di tutti.
«Uno degli eroi si trova qui!» Gridò il sacerdote quando vide che il silenzio non era completamente tornato. «Il Rituale del Valore ha indicato che uno dei quattro successori degli eroi antichi vive in questa città!»
«Eccomi!»
Dalla folla uscì un uomo alto e robusto, sui trent’anni. Nonostante fosse appena l’alba, portava comunque alla cintura una grossa spada d’argento.
«Il mio nome è Valdir. Se davvero Yharim vuole la guerra, io sono pronto a combatterlo!»
Il sacerdote fissò l’uomo con sguardo penetrante, ma quello sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. Alla fine decise di sfidarlo lui stesso in combattimento.
«Mostrami che sai fare. Vediamo se sei capace di sconfiggere un Sacerdote della Luna»
Creò una lancia con la magia. Il guerriero estrasse la sua spada e caricò il sacerdote, ma quello brandendo la lancia parò e cercò di trapassare il suo avversario. Quello, tuttavia, riuscì a deviare il bastone e con una agile rotazione tagliò la testa al sacerdote. O meglio, così sembrò a tutti, ma la lama attraversò il suo collo come fosse un fantasma.
«Bene» Disse il sacerdote facendo svanire la sua lancia, così come anche il suo incantesimo dissolvente. Infine congedò la folla e si rivolse al guerriero.
«Vieni con me. Il Sommo Sacerdote deve incontrarti»
 
 
 
Il sacerdote di Elvetica entrò nella biblioteca del suo palazzo, gremita di umani ed elfi che stavano studiando incantesimi e altre proprietà magiche. Batté le mani e i maghi posarono i loro libri.
«Uno dei quattro prescelti si trova qui. Tutti voi verrete messi alla prova per scoprire quale tra tutti è il più forte»
Uno dei maghi sbuffò. Il sacerdote lo fissò in malo modo.
«Non sia tanto insofferente, signor Starflare. Anche lei dovrà prendere parte al test»
«Io devo ancora finire gli studi, come posso essere più forte di qualcun altro?» Fece una donna tra presenti.
«La forza, Kyla, non comprende solo la mera conoscenza. È il modo in cui usi ciò che sai che decide quanto sei capace. Ora venite» E si voltò mormorando: «Oggi sarà una lunga giornata…»
 
 
 
Un’esplosione si levò dalla periferia est di Garnet, ma nessuno prestò troppa attenzione alla cosa. A parte un paio di soldati.
«Oh, per i divini, Stavolta cosa ha combinato Litios?»
«Non lo voglio nemmeno sapere»
«Ehm… Rown… Ti ricordo che in quella zona siamo noi di guardia»
«Lo so… andiamo…»
I due estrassero i loro Minishark e raggiunsero la baracca abbandonata dove abitava l’androide. Quello uscì tossendo dalle macerie in fiamme. La pelle era completamente grigia metallizzata.
«Che diavolo hai combinato, Litios?» Chiese Rown.
«Coff… Ehm.. Io? Cosa vi fa pensare che sia stato io?»
«La baracca è tua»
«Ma non l’esplosivo! Non so chi l’abbia messo ma cercavo di disinnescarlo!»
«Certo, come no»
«Anche se fosse, fatti due domande sul perché» Aggiunse l’altra guardia. «Non passa mese senza che qui tu faccia esplodere qualcosa»
«Si, e secondo voi perché lo faccio qui nel mezzo del nulla?» Ribatté mentre la sua pelle tornava normale. O meglio… aveva braccio destro e gamba sinistra completamente robotici, mentre il resto era tornato ad un colorito roseo.
«E te ne siamo grati ma… ti era stato espressamente chiesto di smetterla»
«Ma visto che non lo vuoi capire…» Aggiunse Rown, per poi puntare la Minishark contro di lui. «Magari una giornata in cella ti farà capire il messaggio»
«Ma non l’ho… uff, va bene…» Mormorò l’androide. Fece per seguirli, ma di colpo afferrò i loro Minishark, glieli strappò di mano e li buttò via. Poi scappò via urlando «NON MI AVRETE MAI» sotto gli sguardi intontiti delle due guardie.
«Ehm… lo fai tu rapporto?»
«No»
«Bene, nemmeno io»
 
Neanche mezz’ora dopo suonarono le campane della città. Fu fatta una riunione simile a quella di Arkham, ma qui nessuno si fece avanti. Il sacerdote dunque chiamò il capo delle guardie e gli chiese di indire una gara di tiro tra i suoi uomini… e vinse Rown.
«Io? Combattere Yharim? Ma siamo impazziti?» Fece spaventato quello. «Mai nella vita! Io sono tra le guardie solo per sfamare la mia famiglia!»
«Abbi un po’ di fiducia in te stesso, amico» Gli fece la guardia che era con lui quella mattina. «Sei il migliore qui. Se c’è un possibile eroe, qui, quello sei tu»
«Io non sono un eroe!»
«Il nostro rituale dice il contrario. Sei il più forte in città. Tu sei il prescelto»
L’uomo si paralizzò. La sola idea di essere destinato ad affrontare un semidio lo terrificava. Ma se doveva essere lui… non poteva tirarsi indietro, giusto?
«O-ok… c-contate su di me…»
«Bene. Ora vieni con me. Il Sommo Sacerdote ti sta aspettando»
 
 
 
Una giovane donna entrò nella bottega di armi di Gunhold. Korgznarch, il Lizhard che la gestisce, la guardò mentre puliva
«Salve, Korg»
«Salve, Natasha. Come mai qui così presto? Problemi con il revolver di ieri?»
«No, volevo chiederti se potresti migliorarmi… questa»
Posò sul tavolo uno Star Cannon. Il Lizhard guardò l’arma per qualche momento, poi le disse: «è un’arma già molto buona. Te ne rendi conto, vero? I costi per migliorarla ancora di più saranno alti»
«Lo so ma voglio fare un tentativo. Se superi le cinquanta monete d’oro lascia stare»
«D’accordo… puoi passare… tra un paio di giorni»
«Molto bene. Grazie»
La ragazza uscì dal negozio e si diresse verso la piazza, trovando davanti a sé cinque uomini messi in semicerchio. Altri due stavano combattendo tra di loro sotto lo sguardo attento del Governatore.
«Ehm… cosa sta succedendo qui?» Chiese la ragazza, confusa, a uno dei presenti.
«Il Governatore ha convocato i guerrieri più abili della città e ha detto che il Tempo è vicino e che un eroe si trova qui a Gunhold»
«E immagino che la sfida sia solo tra uomini…» Fece quella stizzita. Poi guardò i due che lottavano. La battaglia procedeva a ritmo piuttosto lento. «Potrei battervi tutti quanti contemporaneamente»
«Ma davvero?» Fece il tipo. I cinque non in lotta si voltarono. «Perché non lo dimostri, allora?»
«Con piacere» Disse la ragazza sorridendo, per poi saltare all’indietro. Partì alla carica contro i cinque, schivò un pugno di uno di essi scivolandogli sotto le gambe e spiccò subito in piedi, piantandogli una gomitata sulla schiena. Un altro cercò di afferrarla per un braccio, ma lei si liberò con un calcio rotante che lo colpì in pieno volto. Continuando la rotazione si abbassò facendo lo sgambetto ad un terzo e spiccò un salto, ancora, ruotando, e schiantò un pugno sulla guancia di un quarto uomo, sbilanciandolo. L’unico rimasto in piedi si fece indietro, mentre il Governatre guardava interessato la ragazza.
«Niente male… Qual è il tuo nome?»
«Natasha»
«Beh, hai appena atterrato quattro avversari in meno di dieci secondi… Impressionante»
«Grazie, signore»
«Forse potresti essere tu la persona che i Sacerdoti cercano…»
Gli occhi della ragazza brillarono e lei rispose con un ghigno: «Io? Come potrei essere io, una donna, la persona giusta per una battaglia del genere?»
Il Governatore arrossì di rabbia ma si trattené dal ribattere, e piuttosto aggiunse: «Vieni con me… un sacerdote è qui per scortarti fino a Lunaria»
 
 
 
Due giorni dopo, i quattro guerrieri scelti erano al cospetto del Sommo Sacerdote. Valdir e Natasha sostenevano il suo attento sguardo senza battere ciglio. Kyla aveva chinato la testa rispettosamente, mentre Rown teneva lo sguardo basso per imbarazzo misto a paura. Quando però quello sollevò le mani al cielo, i quattro si inchinarono tutti allo stesso modo.
«O potente luna, astro che illumina le tenebre e che oscura la luce, infondi in questi quattro valorosi guerrieri la tua benedizione. Proteggili dai pericoli della notte, e illuminali nella loro missione!»
Una lieve luce bianca avvolse i quattro spiraleggiando attorno a loro, per poi svanire.
«Ora andate. Il vostro campo di battaglia vi attende»
Furono scortati fino ad una piattaforma di teletrasporto, che venne subito attivata portando i quattro eroi in un posto lontano.
«Dove avete deciso di mandarli?» Chiese un cultista lì presente.
«Al confine con le Terre Oscure» Rispose il Sommo Sacerdote. «Cremisi e Corruzione saranno un ottimo primo test»

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Capitolo 2
*** Un occhio demoniaco ***


Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.2 Un occhio demoniaco

 
«Dunque… che facciamo ora?» Chiese Valdir guardandosi intorno. Erano in una radura al centro di una foresta poco fitta. In lontananza verso… ovest? Si vedeva svettare un albero altissimo dalla chioma immensa.
«Hey, c’è una cassa qui…» Fece Kyla avvicinandocisi.
«Indietro» La richiamò Natasha. Prese un sasso e lo lanciò contro la cassa. Quella scattò e saltellò per alcuni secondi, come guardandosi in giro, poi si richiuse. Era un mimic.
«Che facciamo con quello…?» Chiese spaventato Rown.
«Ci penso io» Fece Kyla alzandosi e caricando una sfera di fuoco che schiantò contro la creatura. Quella cadde riversa di lato ed esplose, rilasciando fumo bianco e attrezzi di base, come asce, picconi e spade di rame. Quattro ognuna.
«Wow, era un Mimic davvero debole…»
«Che ti aspetti da una cassa di legno di quella fattura?» Disse Natasha avvicinandosi agli oggetti. «Abbiamo un attrezzo di ogni tipo per ciascuno… direi che sono stati anche generosi»
«Vero» Mormorò Valdir afferrando una spada. «Ma la domanda resta… si aspettano che noi sopravviviamo qui avendo a disposizione solo queste cose?»
«La forza non si misura dalla conoscenza, ma da ciò che sai fare con quello che hai a disposizione» Disse Kyla. E come prima cosa, visto che abbiamo asce e picconi, direi di raccogliere un po’ di cose per costruire, che ne dite?»
«Cosa?» Scattò Valdir. «Sono venuto qui per combattere, non per fare il minatore!»
«Vuoi vivere? Adattati» Ribatté fredda Natasha impugnando l’ascia e avvicinandosi ad un albero. «Chi mi da una mano?»
«Io…» Mormorò Rown, per poi seguirla.
«Bene» Fece Kyla. «Io mi metto a scavare qui da qualche parte… Valdir, tu… Dato che non ti interessano questi “lavori umilianti”, perché non vai in giro in esplorazione e non cerchi qualche grotta o simili?»
L’uomo storse il naso ma accettò, per poi dirigersi verso est. La maga sorrise soddisfatta e iniziò a svolgere le sue mansioni.
 
Qualche ora dopo Valdir tornò indietro con una massa di gel in una sacca dello zaino, un paio di scarpe verdi con delle piccole alette ai piedi e alcuni lingotti di ferro, tra le mani.
«Che ne dite, può bastare?» chiese freddo mentre Natasha si allontanava dalle fondamenta ormai posate della loro futura casa.
«Beh, direi che non ci facciamo nemmeno un elmetto, con quelle»
«Nessuno mi ha detto di scava…»
La spada di Kyla si schiantò di piatto contro la sua schiena, facendolo cadere in ginocchio. Quello ringhiò e fece per alzarsi, ma solo per ritrovarsi una lama infuocata che puntava dritto al suo petto. Gli altri si fermarono intimoriti a guardare la scena.
«Nel caso non l’avessi notato siamo nel bel mezzo del nulla, senza cibo, senza armature o armi, senza neppure un tetto sopra la testa! Vuoi continuare a fare l’immaturo? Bene! Ma non lascerò che il tuo atteggiamento ci faccia ammazzare. Sono stata chiara?»
Valdir serrò le labbra sudando freddo e rimase in silenzio per qualche secondo, poi ringhiò un sommesso «Sissignora…» E si allontanò. La maga dissolse le fiamme e richiamò tutti ai loro compiti, per poi tornare a guardare Valdir. «Resta qui ad aiutarli nei lavori. Io vado a cercare delle grotte»
«Ce n’è una a mezzo chilometro a est» Le rispose lui con freddezza. Lei andò a prendere dei bastoni e ne ricoprì un’estremità con il gel portato da Valdir, facendone delle torce, e partì.
Giunse il tramonto, ma Kyla ancora non si faceva vedere. Ormai la casa era pronta… più che altro era un piccolo parallelepipedo di legno con il pavimento in pietra, una minuscola coltivazione accanto ad essa, e come letti… beh… non avendo del tessuto si erano dovuti arrangiare lasciando un paio di spazi erbosi, per avere almeno un minimo di comodità.
I primi zombi iniziarono a sbucare da dietro gli alberi. Da dentro casa Rown li abbatteva con un arco di legno e delle frecce.
«Ragazzi, io inizio ad essere preoccupato…» Fece tra una freccia e l’altra.
Finalmente la videro correre verso casa. Spalancò la porta, la richiuse e si poggiò con la schiena ad essa, ansimante, lasciandosi scivolare fino a sedersi a terra.
«Kyla, tutto ok?» chiese Rown, preoccupato. Quella annuì, per poi tirare fuori dallo zaino una bottiglia d’acqua e bere.
«S-siamo in grossi guai…» Ansimò. «A… A est… abbiamo del cremisi…»
«COSA?» Esclamarono gli altri.
«È… piuttosto lontano, ma… è in quella direzione. Non mi sono azzardata a… entrarci…»
«ma non possiamo restare qui ad aspettare che si espanda…» Fece Valdir
«Vuoi farti ammazzare? Vai pure. Noi ci prepariamo meglio»
«Non ho mai detto di partire ora!- Ribatté quello, irritato.. Kyla si rialzò e si gettò in un letto d’erba.
«Dormite anche voi… Tanto non entrerà niente, qui…»
 
 
Un volto incappucciato sfarfallò al centro della costruzione, come un ologramma. Si guardò intorno per assicurarsi che tutti e quattro si trovassero lì, per poi sorridere soddisfatto e svanire.
«Come stanno andando?» Chiese un cultista al Sommo Sacerdote.
«Si stanno comportando bene. Hanno già una casa sicura. Spero solo che l’Occhio non si manifesti troppo in fretta…»
 
Passò una settimana. I quattro avevano ormai una bella casa, e il cibo era l’ultimo dei loro problemi. Valdir uscì dall’abitazione striacchiandosi, con una corazza di ferro e uno spadone di argento.
«Hey, ragazzi! Io vado nel Cremisi, chi viene con me?»
«Lo tengo d’occhio io» Disse subito Natasha agli altri andandogli dietro.
«Ok, andiamo?» Fece lui guardandola. La sua armatura in rame non gli faceva affatto impressione. I suoi guanti da arrampicata invece un po’ si. Il suo yoyo in legno? Per niente. Sembrava che lei avesse puntato più sull’agilità che sulla potenza. Ma a ben pensarci tutto è buono, pur di contrastare il Cremisi.
«Perché vuoi andarti a mettere nei guai così?» Chiese lei con perfetta nonchalance.
«Ho sentito varie storie riguardanti il Cremisi, quando ero più giovane. Si dice che sia controllato da una misteriosa mente superiore, e che ogni suo Cuore dona a chi lo distrugge un meraviglioso tesoro… sempre se costui riesce ad uscire vivo»
«E tu vuoi rischiare la vita per distruggere uno di questi cuori?»
«Hai un rampino?» cCambiò argomento lui.
«Sì. Perché, tu no?»
«Si, volevo solo sapere se eri pronta o meno»
«Per cosa?» Chiese lei confusa.
«Per scendere!» E indicò un tumulo di roccia rossa con una terrificante apertura che portava in una grotta sotterranea. Subito dietro al tumulo quella che fino a quel punto era una foresta verdeggiante diventava una palude di erba rossa, rovi, alberi dalle foglie rosse e tronco grigio e acqua color del sangue.
«Dobbiamo… entrare lì…?»
«Hai paura?»
«N-no…»
-Bene, allora abbassati»
«Perché?»
«Ora» Ordinò secco. Lei si abbassò e lui menò un fendente contro una strana creatura volante rossa. Sembrava un insetto gigante a forma di goccia con una grossa bocca circolare alla estremità arrotondata, piena di denti acuminati. L’essere fu sbalzato indietro dal colpo, con un taglio sul guscio nella sua parte destra, ma subito caricò di nuovo volando contro di loro a tutta velocità. Natasha si rialzò e, accortasi della creatura, lanciò il suo yoyo contro di essa. Non le fece molto ma la sbalzo ancora una volta indietro. Sembrava di giocare a tennis, solo che l’obiettivo era distruggere la palla.
Procedendo così un altro paio di volte finalmente la lama di Valdir penetrò l’esoscheletro del mostro, tagliandolo a metà. Quello cadde a terra si disciolse in un brodo di sangue, alla cui vista Natasha si ritrasse inorridita.
«Ma che schifo!» esclamò la ragazza.
«Abituatici, ci resteremo per almeno un’altra oretta. E quella Crimera non è l’unico orrore che vedrai. Ora vieni» Ed entrò nella grotta senza aspettarla. Quella, spaventata, gli corse dietro, ma solo per trovarsi un gigantesco ragno roseo attaccato al soffitto della grotta… e Valdir che già lo stava squartando senza pietà.
«No, anche ragni no!» Gridò nel panico la ragazza. Al che lui la guardò quasi scioccato.
«E tu dovresti essere un’eroina?»
«S-stai zitto! Andiamo avanti o r-restiamo qui…?» Lo incalzò lei, a metà tra irritata e spaventata.
«Ok, ma se incontriamo un Volto Mostruoso ci pensi tu»
«Un cosa?»
«Pensa a camminare, su» Ridacchiò quello scendendo lungo la grotta, questa procedeva a cerchio scendendo sempre di più nelle viscere della terra… fino a quando non terminò in una enorme cavità che sembrava quasi un atrio cardiaco, con varie altre aperture tutto intorno da cui si sentiva come arrivare dei battiti di cuori.
«Okay!» Fece Valdir lanciandosi giù, per poi scagliare il suo rampino contro una parete ed entrare in una delle aperture. Natasha lo seguì piano scendendo con i suoi attrezzi da scalatore. La grotta era completamente sgombra se non per alcune sacche di carne molto sottile con all’interno oggetti a malapena riconoscibili. Nessuno dei due ci tenne ad aprirne una, ma quando giunsero alla fine della grotta…
«Non c’è niente…» Disse Natasha notando la conclusione del tunnel. Però i battiti erano più forti, lì.
«Stai a vedere» Ribatté l’uomo prendendo una bomba appiccicosa e attaccandola alla parete. Quando esplose il battito divenne improvvisamente assordante, tanto che la ragazza dovesse portarsi le mani alle orecchie.
«Ma che diavolo è?»
«Guarda!» Urlò lui per farsi sentire. Da attraverso la parete si vedeva un cuore gigante connesso alla roccia che batteva a quello che sembrava il ritmo cardiaco umano. Valdir infilò un candelotto di dinamite nella fessura e corse via. L’esplosione zittì i battiti provocando un bagno di sangue e fece volare una pistola e una piccola sacca di proiettili fuori dalla stanza del cuore. L’uomo raccolse l’arma e la sacca, ma poi notò Natasha che tremava.
«Che cos’hai?»
«N-non lo so… mi sono venuti dei brividi… all’improvviso…»
«Giù!»
Alzò la pistola e iniziò a fare fuoco contro un’orda di mostri che cercavano di entrare nel tunnel. C’erano Crimere, Ragni del Sangue e Volti Mostruosi a bizzeffe. Dopo una decina di colpi Valdir disse: «Sono troppi! Richiamo!»
Estrasse una pozione azzurra e la usò. Natasha fece lo stesso e quella li teletrasportò entrambi a casa.
«Guardate che ho trovato, ragazzi!» Esclamò soddisfatto Valdir, ma Quello che vide davanti a se’ non era altrettanto allegro. Rown stava tremando.
«Che succede?»
«N-Non lo so…» Rispose il tiratore. «Ho… a-avuto un brivido, e… n-non riesco a smettere di… tremare… Mi sento… osservato…»
«Beh, ci sono decine di mostri che bussano alla porta ogni notte»
«Questo è diverso… H-Ho p-paura… Questo potrebbe essere… m-molto peggio di uno zombi qualunque…»
La luce della luna venne coperta per un istante. Rown si affacciò tremando alla finestra.
«Cos’è stato?»
«Non mi piace…» Mormorò Kyla. «Ho studiato le antiche leggende…» Ed uscì dalla casa.
«Ma sei impazzita?» La richiamò Rown, ma subito vide quella fermarsi a pochi passi oltre la porta.
«Dalla Profezia della Giungla: “Quando il Grande Occhio tornerà ad oscurare il cielo”…»
«Cosa…?» Fece Valdir. Al Che la maga ordinò a tutti di uscire e di guardare il cielo stellato. Una massa nera oscurava alcune stelle, muovendosi a destra e a manca nella notte. E poi tornò sulla luna, ma stavolta prese ad avvicinarsi alla terra. Sempre più grande, fino a coprire completamente il satellite. E allora lo riconobbero.
Era un occhio. Un gigantesco bulbo oculare fluttuante dalla pupilla nera e dal diametro di circa dieci metri che puntava dritto contro di loro.
«Attaccate!» Gridò Kyla. Rown prese a scoccare frecce con il suo arco e Valdir estrasse la sua pistola, sparando alla creatura, ma quella sembrava non soffrire alcun contraccolpo dai loro proiettili. Natasha invece non sapeva che fare, sprovvista com’era di armi a distanza, mentre Kyla usava l sua magia di fuoco, cercando di mirare alla pupilla.
Il mostro procedette imperterrito verso il terreno e i quattro dovettero spostarsi, rimanendo allibiti al vedere l’enorme occhio attraversare la terra come un fantasma.
«Dov’è andato?» Gridò nel panico Rown.
«Stiamo calmi, possiamo farcela!»
Una cunetta bianca sporse dal terreno, quasi fosse una pinna di squalo, e puntò Natasha. Quella ritrovandosela contro saltò e piantò la sua lama contro il bianco, al che l’occhio si impennò scagliandola via. E si girò ancora verso di loro, ma stavolta una fiammata di Kyla finì contro la pupilla dell’essere… oltrepassandola e schiantandosi contro la retina.
L’occhio scattò indietro di qualche metro. Una enorme crepa si aprì ai lati della pupilla e l’occhio si… aprì, mostrando che perfino la pupilla era in realtà parte di quella apertura stessa. Ai bordi della spaccatura apparve una chiostra di giganteschi denti affilati. Non era più un occhio ora. Era una mostruosa bocca demoniaca.
Il mostro ruggì, per poi partire con una rapidissima carica contro i quattro, che schivarono per un soffio. L’Occhio puntò dunque ancora una volta Natasha, facendo altre tre cariche in rapida successione, tutte schivate dalla agile guerriera che piantò nuovamente la sua spada sulla parete esterna della creatura, che ancora una volta si rifugiò sottoterra.
Tutti si guardarono attorno attentamente, aspettandosi il suo ritorno da un momento all’altro. Ma quello non si faceva vedere. Rown prese a tremare un po’, mentre una goccia di sudore bagnava la fronte di Kyla. Natasha invece si mosse e gridò.
«Torna qui, vigliacco! O sei troppo codardo per…» La ragazza fu sbalzata in aria. L’Occhio aveva richiuso la bocca e l’aveva caricata da sottoterra, scagliandola in alto. Poi, mentre quella cadeva verso di esso urlando, quello riaprì le “labbra”, estrasse i denti… e li richiuse contro di lei.
Un dente le trapassò il petto, tenendola sospesa tra i bordi di quella orripilante bocca e devastandole vari organi vitali. La ragazza boccheggiò per qualche secondo, in preda ad un dolore inesprimibile, per poi sentire il dente uscire di colpo dal suo corpo e cadere all’interno di quel demone. E appena toccò la sua parete interna un potente acido consumò la sua carne fino a che di lei non rimase più nulla.
«NATA!» Gridò Kyla al vederla divorata da quell’essere spietato. La sua armatura era stata squarciata da quei denti come fosse una lattina. Valdir ricaricò la sua pistola e prese a sparare più velocemente che l’arma gli consentiva, attirando l’attenzione dell’occhio che lo caricò senza esitazione, cercando di mangiarlo. Kyla sparò una seconda fiamma contro la creatura, facendole abbastanza male da convincerla a rinunciare all’assalto. Si allontanò in quota.
«Che fai lì impalato, Rown? Dacci una mano!»
Ma il tiratore non si mosse. Era letteralmente sotto shock e non faceva altro che tremare.
«Rown!» Insistette Valdir. Quella distrazione però gli costò caro: L’occhio piombò giù come una meteora proprio su di lui scagliandolo via. Poi uscì solo per metà dal terreno, con la bocca aperta, e gli sfrecciò contro.
«Stai lontano!» Gridò sparando, ma fu tutto inutile e Kyla era a corto di energia magica e doveva aspettare prima di intervenire. Cercò di alzarsi, ma riuscì a fare solo pochi metri ed era ancora semisdraiato quando la creatura morse reimmergendosi sotto terra, staccandogli le gambe. L’uomo emise un forte grido di dolore, che fu subito zittito dall’occhio divorandone la fonte. E poi si voltò verso verso Rown, che a quella vista sussultò.
«No… no! STAMMI LONTANO!» Gridò indietreggiando. Kyla riuscì finalmente a caricare una palla di fuoco e la lanciò contro il mostro, attirando la sua attenzione.
«Qui, palla di carne!»
L’essere ruggì in risposta e scattò contro di lei, ma prima di arrivare a portata della sua lama si immerse nel terreno, scagliandola poi in alto con una carica verticale. La donna però si voltò in aria e sparò un’altra fiammata nella bocca della creatura, rispedendola sottoterra. Quando poi lei tornò sul terreno accese la lama della sua spada con il fuoco magico, e quando l’essere spuntò di nuovo dal terreno piantò la sua lama sul suo fianco trascinandola verso la parte posteriore. L’occhio emise un forte lamento per il taglio, subito rimarginatosi ma che lo aveva comunque indebolito, e poi prese a fare piccoli scatti mordendo l’aria, cercando di prendere Kyla. Alla fine vedendo che non funzionava tornò ancora una volta sottoterra
«Fatti sotto, forza!»
Una prima carica la sollevò in aria. La donna sparò una fiammata in basso, ma con la seconda carica l’occhio schivò, e alla terza la puntò nuovamente. Ma stavolta al caricare la fiamma si accorse di non avere più energie. Sbarrò gli occhi, rendendosi conto di non poter fare niente per difendersi.
Divorata anche lei, era rimasto solo Rown. Quello andò nel panico, cercò di scappare, ma l’occhio lo inseguì in giro per la foresta. Era quasi l’alba quando fece un’ultima carica contro di lui. L’uomo scartò subito cercando di evitare il morso, ma sebbene riuscì ad evitare di essere divorato l’assalto gli amputò il braccio destro facendolo cadere a terra e gridare di dolore. L’occhio dunque si apprestò a finire il lavoro, ma la luce solare lo colpì da in mezzo alle foglie. La creatura dunque si bloccò di colpo, per poi fuggire via e lasciare Rown a terra, spaventato e sanguinante.

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Capitolo 3
*** Un contadino, un mago, un eretico e un androide ***


Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.3 Un contadino, un mago, un eretico e un androide
 
Il sommo sacerdote camminava avanti e indietro per la sua stanza, tremendamente preoccupato. Il soldato di Garnet era stato soccorso e rispedito a casa dalla sua famiglia. I sacerdoti erano riusciti ad arrivare in tempo per salvare i nervi del braccio amputato e li collegarono appena possibile ad un braccio robotico, restituendogli quindi l’arto, ma lo shock provocato in lui dall’Occhio era stato molto grande, tanto da farlo mandare in congedo a tempo indeterminato e affidare alle cure di uno psicologo.
Quanto agli altri… le famiglie non ebbero neppure la consolazione di una tomba.
Sarsha entrò nella stanza, e il sacerdote prese immediatamente a parlare.
«Non va bene, la situazione ci sta sfuggendo di mano. Se l’Occhio è tornato vuol dire che non abbiamo più tempo per andare a caso, ma…» E si fermò a fissare i cinque Cristalli della Vita sulla sua scrivania. «Non abbiamo altro modo per cercare i quattro eroi…»
«Sua eccellenza…?»
«Si, Sarsha…?» Fece quello senza prestarle però troppa attenzione.
«Mi aveva fatto chiamare… vuole che passi più tardi?»
«Nono, volevo… volevo che tornassi a contattare quelle quattro città. Dai alle famiglie delle vittime le nostre condoglianze, e… e chiedi di ripetere la ricerca. Purtroppo non possiamo fare altro…»
«Sì,  sua eccellenza» E la donna si congedò con un inchino. Al che il sommo sacerdote si affacciò alla finestra.
«Non possiamo permetterci altri errori... Dobbiamo trovare le persone giuste o sarà la fine…»
 
 
 
Quattro uomini furono portati al cospetto del sommo sacerdote.
Da Arkham giunse un soldato umano di ventisette anni di nome Arwin. Da Elvetica un elfo mago di nome Mirrus Starflare di circa 25 anni. Da Garnet il collega di Rown, il tiratore scelto Mathias. Infine, da Gunhold fu inviata Alexia, una guerriera dalla grande abilità con spade e archi.
Tutti si inchinarono al cospetto del sommo sacerdote… Mirrus un po’ più a fatica, ma lo fece lo stesso. Il sacerdote alzò le mani al cielo e pronunciò la benedizione.
«O potente luna, astro che illumina le tenebre e che oscura la luce, infondi in questi quattro valorosi guerrieri la tua benedizione. Proteggili dai pericoli della notte, e illuminali nella loro missione!»
All’improvviso un Cristallo della Vita volò fuori dalla stanza del sommo sacerdote e si fermò davanti ad esso sotto gli sguardi stupiti di tutti. Poi di colpo si tramutò in una polvere rossa che avvolse e venne assorbita da Mirrus, il mago di Elvetica. I suoi capelli corti vennero completamente scossi dal vento rosso, al punto che alla fine erano praticamente un disastro.
Il sommo sacerdote rimase a bocca aperta a fissare il giovane elfo, e dopo alcuni secondi di sgomento si prostrò davanti a lui. Mirrus rimase totalmente confuso a quella vista.
«Sua eccellenza, cosa…?»
Ma quello si rialzò adorando le divinità e corse nella sua stanza, per poi dare agli altri un Cristallo ciascuno.
«Portateli nelle vostre rispettive città ed esponeteli a quante più persone possibili. Quando qualcuno ne prenderà il potere, mandatelo da me» e li congedò. «E tu, mio giovane mago… tu non hai idea di quello che quel Cristallo significa, non è vero?»
«Ehm… già…»
«Tu sei uno dei prescelti! Tu, insieme ad altri, porterai la pace in questo mondo distruggendo l’armata di Yarhim. È il tuo destino!»
«…COSA?»
«Calmati. Gli altri eroi non sono ancora stati trovati. Per ora rilassati e resta qui come mio ospite. Sarà un onore avere l’occasione di conoscerti!»
Il mago si irrigidì un po’, indeciso se potesse dare una così larga confidenza a quel tipo. Certo era il sommo sacerdote… ma un conto è parlare di autorità, un conto… beh… l’amicizia con uno così altolocato non lo attirava. Ancor meno dopo aver scoperto di essere perfino più importante di lui.
 
 
Arwin tornò al villaggio con il Cristallo della Vita nella sua sacca. Lo portò per un’intera giornata, a stretto contatto con guardie, soldati e abitanti. Niente di niente. Entrò dunque in un vicolo e fece per tirare fuori il cristallo quando quello cadde da solo a terra. Fece per raccoglierlo, e quello rotolò quel poco che bastava per non essere preso.
«Che diavolo…?»
Il Cristallo prese a rotolare per le strade con il soldato subito dietro, partito all’inseguimento. Corsero per tutta la città fino ad uscire nella campagna e raggiungere una vecchia villetta, abitata dalla famiglia Arenor, dei contadini di particolare importanza nella regione di Arkham.
Finalmente il soldato riuscì a raccogliere il Cristallo, che praticamente si era fermato davanti la scalinata del portico, a tre metri dall’ingresso della casa. E proprio in quel momento Andrew Arenor, il figlio più giovane dei proprietari, aprì la porta.
«Salve… posso aiutarla?»
Il Cristallo sfrecciò via di colpo dalla mano del soldato e impattò contro il ventenne, polverizzandosi all’impatto e facendo cadere a terra il giovane, per poi entrare in lui avvolgendolo con la sua nebbia rossa.
«Ma che diavolo…?» mormorò dolorante il ragazzo cercando di rialzarsi. Al che Arwin lo fissò allibito.
E ora come lo spiegava a tutta la famiglia?
 
 
«M-morta…?» Fece Korgznarch mentre lucidava proprio lo star cannon di Natasha. «Come è… successo…?»
Il governatore dunque gli raccontò della lotta sostenuta dalla donna nella piazza e della sua partenza verso la capitale di Lunatica.
«Scelta dai preti… tsk. C’era da aspettarselo…» mormorò tra l’infastidito e l’amareggiato. Amareggiato per la morte della sua amica, infastidito perché lui stesso era un esiliato di quelle terre. Lo accusarono di eresia… bello vedere quali modi trovano i “credenti” per sbarazzarsi delle menti scomode.
«Si trattava della Profezia della Giungla. Quando…»
«La so a memoria quella stupida profezia, falla finita! Anche io ho visto i Segni!»
«Beh, comunque hanno fatto un secondo giro… hanno scelto Alexia Warspring…»
«La conosco, è una mia buona cliente… spero che non succeda niente almeno a lei…»
«Tranquilli, sono già di ritorno» Disse quella aprendo la porta del negozio con un largo sorriso. «E con buone notizie! Non sono io una dei prescelti, quindi… niente pericoli mortali per me!»
«Come fai a saperlo, Ale? E perché la tua sacca brilla di rosso?» domandò Korg.
«E perché non hai avvertito che stavi tornando?» Aggiunse il governatore. «Non ne ho avuto tempo, vedete… Uno dei quattro, un certo Starflare… ha assorbito… uno di questi cristalli» Ed estrasse dalla sacca il suo Cristallo della Vita, brillante di un rosso scarlatto. «Sono questi a indicare i prescelti. Adesso mi hanno mandato a…»
Il cristallo si polverizzò nelle sue mani mentre ancora parlava. Tutti e tre i presenti rimasero ammutoliti a fissare la nebbia rossa librarsi in aria e iniziare a ruotare come impazzita per la stanza, per poi senza alcun preavviso lanciarsi verso Korgznarch ed entrare dentro il suo corpo. Tutti rimasero a fissarlo a bocca aperta mentre lui, con la mano sul petto e gli occhi sbarrati per la sorpresa, realizzava quello che era successo.
«…no…» E fece una lieve risata. «No, ve lo scordate… io oltre confine non ci torno nemmeno morto!»
 
 
 
Ennesima esplosione a Garnet. Ormai era la routine in quel periodo del mese.  E guarda caso di ronda in quella zona c’era di nuovo Mathias, mentre Rown era sostituito da un certo Kyle. Mathias, tuttavia, all’esplosione rimase come paralizzato.
«Hey amico che hai?» Gli chiese l’altro.
«Niente… è solo che… mi sa di deja-vu…»
«Dai, è solo litios… l’esplosione arriva da quella parte»
«Lo so, lo,so… dai, andiamo…» e si mise in cammino per primo. Quando arrivarono, tuttavia,trovarono l’ennesimo capannone distrutto, ma stavolta si vedeva un braccio di Litios spuntare da sotto le macerie.
«LITIOS!»
I due si fiondarono addosso alla enorme trave che bloccava il suo braccio, ma appena provarono a smuoverla si sentì un tremore.
«Che diamine…?»
Fu come se il legno esplodesse. La trave venne divelta con una enorme forza tanto da spezzarla in due come un fuscello. Litios emerse in perfette condizioni, ma sembrava leggermente spossato.
«C-Che diamine è successo…?»
«Stavamo per chiedertelo» Fece Mathias. «per quanto siamo abituati alle tue esplosioni la cosa non ci piace affatto»
«E sei ancora passibile di fermo per resistenza all’arresto»
«Uff… ma sono passate due settimane!» Protestò Litios.
«Appunto» Ribatté secco Kyle «Dovresti cercare di trattenerti un poco, non credi?»
«Sentite, ragazzi, sono mesi che facciamo sempre la stessa scena, perché non la saltiamo e basta? Lo sapete che tanto scappo sempre»
«Non stavolta» Fece Mathias estraendo la pistola che aveva trovato Valdir quando era andato nel Cremisi. E che Rown aveva per qualche motivo deciso di portare alla caserma.
«Vieni con me. Ora»
«Okay, okay, non c’è bisogno di fare così!»
«Bravo»
Iniziarono a scortarlo ma di nuovo quello li disarmò all’improvviso e fece per scappare. Tuttavia Mathias reagì infilando una mano nella sua sacca e urlò «Eh no, non stavolta!» Con l’intenzione di intenzione di lanciargli contro una granata stordente per fermarlo, ma quando lanciò l’oggetto si accorse che non era una granata. Le granate non brillano di rosso.
«Oh merda!»
Il Cristallo della Vita era palesemente destinato a mancare il bersaglio, tuttavia quando giunse alla sua altezza massima brillò forte e puntò dritto contro Litios, inseguendolo ad una velocità impressionante e rendendogli impossibile evitare l’impatto. Quando l’oggetto lo colpì l’androide cadde a terra per la leggera esplosione del cristallo. La nube rossa si lanciò contro di lui venendo assorbita completamente, mandando per un attimo fuori uso gli arti robotici, subito riavviatisi.
«C-che diamine…?» Mormorò Litios. Si girò a guardare i due soldati, e l’unica loro reazione fu rimanere a fissarlo a bocca aperta.
«…cosa c’è, adesso?»
 
 
 
Il Sommo Sacerdote rimase a guardare i quattro eroi davanti a lui.
Il giovane Andrew di Arkham si sentiva molto a disagio e si guardava intorno disorientato.
Mirrus di Elvetica teneva la testa bassa in segno di… rispetto? Il Sacerdote non era proprio sicuro di questo.
Korgznarch di Gunhold era invece  molto insofferente alla vista dei vari sacerdoti.
Infine Litios di Garnet semplicemente si guardava intorno incuriosito.
«Grandioso…» Mormorò Sarsha all’orecchio del sommo sacerdote. «Un contadino, un mago irriverente, un eretico e un androide fuori di testa… Siete sicuro che sia una buona scelta? Finiranno per essere massacrati… se non li ucciderà prima l’androide in qualche esplosione…»
«Fai silenzio, Sarsha. I Cristalli hanno deciso, non io. Dovremmo fidarci delle nostre divinità, non credi?»
Alzò dunque le braccia al cielo e pronunciò la benedizione. I quattro brillarono di una luce rossa per alcuni secondi, e poi il quinto Cristallo raccolto dai Sacerdoti fluttuò al centro della stanza, pur senza andare da nessuno dei quattro.
«Prendetelo» Disse il Sacerdote. «Lo riceva chi di voi istituirete come leader. Avrete bisogno di tutta la forza possibile nelle future battaglie»
Mirrus si fece avanti e lo prese tra le mani, per poi indietreggiare di nuovo. Tuttavia, non lo assorbì, preferendo discutere di quella faccenda del leader più tardi.
Infine, una riluttante Sarsha si avvicinò alla leva per attivare il teletrasporto.
«Buona fortuna, prescelti» Concluse il sacerdote. «Che la luna vegli su di voi»

 

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Capitolo 4
*** Partire da zero ***


Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.4 Partire da zero
 
«Bene…» Cominciò Andrew. «Siamo chissà dove in una foresta, ai piedi di un albero alto come minimo una sessantina di metri. Che facciamo?»
«Possiamo iniziare costruendoci una casa» Suggerì Korg raccogliendo delle asce da una catasta di attrezzi a terra. «I preti ci hanno fatto il favore di darci un minimo con cui iniziare»
«Dobbiamo abbattere alberi?» Fece Litios. «Nessun problema!»
E cominciò a prendere a pugni un albero con il suo braccio meccanico fino a farlo cadere. Ci volle meno del previsto.
«Ok, si ma magari con un’ascia fai prima…» Disse Korg porgendogliene una. «Tutti quanti dovremmo occuparcene, in realtà» E diede le altre due agli altri.
«E questa?» Si chiese Andrew raccogliendo una spada dalla catasta di attrezzi. «Wow, in rame. La peggiore della storia…»
«Bene, questi ci torneranno utili» Mormorò Mirrus avvicinandosi a dei girasoli.
«Dei fiori?» Fece Andrew confuso.
«Sembra che i girasoli abbiano la proprietà i allontanare i mostri. La maggior parte, per lo meno»
«Ah, interessante!»
«Io vado a fare un giro, magari trovo qualcosa di utile nelle vicinanze. Voi pensate alla casa»
«Agli ordini…» Rispose Mirrus infastidito dall’ordine. I tre dunque si misero a lavorare e costruirono una piccola casetta di legno. Andrew poi si mise a fare una piccola coltivazione, mentre Litios continuava a distruggere alberi indiscriminatamente e Mirrus, che con l’ausilio della magia aveva fabbricato un telaio per legno, aveva iniziato a creare uno stile per la casa utilizzando puramente legno vivo per le decorazioni.
Quando Korg tornò si trovò davanti un’ampia radura attorno all’enorme albero ai piedi del quale erano apparsi, appoggiata alle cui radici c’era la casa dove i quattro avrebbero passato la notte. La catasta di attrezzi era completamente sparita, così come anche Litios.
«Ehm… l’androide dove è andato?» Chiese il Lizhard.
«Si è portato via un piccone ed è sparito ad est» Spiegò Mirrus.
«Fantastico…- Rispose Korg. Comunque… hey, umano»
«Si?» Fece Andrew.
«Come te la cavi con gli yoyo?»
«I… cosa?»
«…senti, prendi questo e fammi vedere come lo usi»
Gli lanciò uno yoyo di legno. Esatto, letteralmente uno yoyo. Andrew si mise lo spago attorno al medio destro e scagliò in avanti l’oggetto con un lancio estremamente fluido. L’oggetto rimase per un istante steso in quella precisa direzione e poi tornò al suo possessore riavvolgendosi attorno allo spago, come se la gravità non esistesse.
«Mi piace!»
«Impressionante…» Disse Korg. «Elfo, a te!» Passò a Mirrus un boomerang incantato. Quello lo prese con leggera diffidenza, ma brandendolo e facendo qualche lancio di prova si rese conto di trovarcisi relativamente bene.
«Ok. Ora passiamo alle cose importanti- Fece il Lizhard sedendosi. -Il mio nome è Korgznarch Megntkarf
«Korgna… Korz… ehm…- Fece Andrew cercando di pronunciare il suo nome. Quello ridacchiò.
«Chiamatemi Korg e facciamo prima- E sorrise -Lo so che è difficile da pronunciare per non-Lizhard, mi diverte vedere altre razze impiccarcisi, alcune volte
«Ok, ehm... Korg…» Riprese il ragazzo, imbarazzato. «Io sono Andrew Arenor…»
«Io Mirrus Starflare» Si presentò a sua volta l’elfo.
«E l’androide si è presentato?»
«No, non ancora»
«Ok… beh, lo aspettiamo. Che avete combinato con la casa?»
I due gli fecero fare il giro dei pochi locali lì presenti. C’era una singola stanza di ingresso con banco da lavoro, un tavolo e quattro sedie, poi una scalinata in basso che portava alle stanze da letto…senza letti perché non avevano neppure uno straccio di tessuto.
E al momento era tutto ciò che avevano dentro casa.
«Hey ragazzi!»
L’androide era tornato, finalmente. E con se’ aveva un carico non indifferente di stagno e ferro grezzi.
«Ah, eccoti! Finito sopra hai proseguito la devastazione sottoterra?» Ci scherzò su Andrew.
«Guardate qua!»
Scaricò tutto ai loro piedi: erano pietra e minerali a non finire.
«Dove l’hai trovata tutta questa roba… uhm… come ti chiami?»
«Litios. E voi?»
E i tre si presentarono. Korg solo con il nome completo, però.
«Ok. Comunque… sapete, nelle caverne… squarta uno zombi, disinnesca una trappola… c’era anche una carica di tritolo pronta a far saltare una vena enorme di ferro»
«E che hai fatto?»
«L’ho fatta saltare e ho raccolto i pezzi, ovviamente! Avreste dovuto vedere che cratere! È stato spettacolare!»
Mentre lo diceva Korg estrasse un taccuino e scrisse: “Importante: spostare la casa di Litios il più lontano possibile”
Allestirono una fornace qualche metro fuori casa e ci gettarono i pezzi di metallo grezzi dentro. Dal carico uscirono una ventina di lingotti di stagno e un centinaio di ferro… abbastanza per fare delle corazze ed elmi nuovi per Andrew e Korg. Mirrus non ci si trovava bene e Litios diceva di non averne bisogno.
«E per finire…»
Korg prese lo stagno e ne fece un arco per se.
«Non mi vanno troppo a genio, preferisco armi da fuoco… ma credo me lo farò andare bene, al momento»
«Hai trovato perfino frecce?» Domandò Andrew.
«Si, ci sono vasi ovunque e dentro si trovano le cose più disparate. Ho perfino trovato un paio di pozioni di richiamo»
E mostrò la boccetta blu. Mirrus la prese. «Sapete, la ricetta per queste pozioni è piuttosto semplice… l’unico problema è che i pesci specchio non sono tanto comuni»
«Oh, beh, non è un grosso problema, mi occupo io di pescare» Rispose Korg.
«Va bene. Ma le piant-»
«Ci penso io!» Fece immediatamente Andrew.
«…ok. Direi che siamo meglio organizzati del previsto» Concluse il mago. «Alla sabbia ci pensi tu, Litios?
«Sabbia?» Fece quello.
«Si, sai, le boccette non si fanno da sole»
«Uff… preferivo andare a scavare sottoterra…»
«Ok, allora alla sabbia ci penso io. Basta che non ci fai crollare casa dalle fondamenta…»
-Nah tranquillo» Fece sorridendo e allontanandosi. La risposta dell’androide però non lo tranquillizzò affatto.
 
Il giorno dopo Korgznarch si alzò presto, uscì silenziosamente dalla stanza e andò verso un laghetto che aveva trovato durante la sua esplorazione. Mise un verme come esca e scagliò la lenza.
Si ritrovò all’improvviso a pensare a quel verme come se stesso… Strappato via alla terra, il suo habitat naturale… la sua casa… e scagliato in un luogo sconosciuto e chissà quanto lontano a fare da vittima sacrificale per chissà quali orribili creature. Ricordava le dicerie riguardanti l’Occhio di Cthulhu… o meglio, GLI Occhi.
Nelle leggende tanti guerrieri combatterono e sconfissero l’Occhio, perciò c’erano solo due spiegazioni: o l’Occhio è immortale, ma così non sembrava, visto che ogni volta andava letteralmente a pezzi, oppure ne esistevano tanti. Ma se era così… chi era a crearli?
E oltre a questo… Conosceva anche le storie su un altro paio di creature, ma poi basta. Aveva viaggiato tanto, forse troppo prima di trovare casa a Gunhold e trasferircisi, e sapeva che i pericoli che albergavano quel mondo erano molti di più di quelli che conosceva. Ma diquali fossero non ne aveva la più pallida idea
L’amo si incastrò in qualcosa, al che il lizhard prese a tirare. Qualsiasi cosa fosse, non sembrava reagire. Eppure aveva un peso considerevole. Tirò di più, cercando di trascinare l’oggetto fuori dall’acqua.
Dopo quasi un minuto una cassa di legno prese ad emergere dalla superficie del lago. Il lizhard, sorpreso, decise immediatamente di aprirla, e ci trovò dentro solo monete e…una strana bottiglia piena di acqua blu scuro. La superficie era increspata da violente onde in miniatura. Provò ad aprirla, ma era perfettamente sigillata. L’unica cosa che trovò era un minuscolo buco sulla parte inferiore. Provò a coprirlo.
Un violento getto d’acqua lo investì in pieno volto, strappandogli la bottiglia dalle mani e facendola piantare sulla sabbia. Il lizhard si strofinò il volto e la raccolse, ma, confuso dal suo utilizzo, preferì portarla agli altri. Forse quel mago, Mirrus, ne sapeva qualcosa.
 
Quando tornò all’albero si trovò davanti Andrew che costruiva una recinzione ad un lato della casa, aiutato da Litios. La recinzione partiva da due angoli della casa e si allargava di una ventina di metri
«Bene,. Questo è l’altro angolo. Ora dobbiamo solo chiudere» Disse Andrew.
«E poi posso tornare sottoterra?»
«Si, poi potrai tornare sottoterra…» Rispose scocciato il ragazzo.
«Bene!» E cominciò a lavorare più in fretta che poteva.
«Hey, che succede qui?» Chiese Korg avvicinandosi.
«Oh, sto recintando l’area dove farò coltivazione»
«E lui come l’hai convinto?»
«È stato semplice… è bastato infastidirlo finché non si è deciso ad ascoltarmi»
«Mi devi un piccone!» Gridò l’androide.
«Si, si! Comunque… tu invece che fine avevi fatto?»
«Pesca. Ho trovato una strana bottiglia, volevo mostrarla a Mirrus»
«Beh, sta ancora dormendo»
«Come sarebbe a…?»
«Gli elfi vanno a dormire ben più tardi di noi, a quanto pare»
In quel preciso istante si sentì un sommesso «Buongiorno…» venire dall’entrata della casa.
«Alla buon’ora!» Lo salutò Korg.
«Zitto, lucertola, tu non vai a dormire alle quattro di mattina»
Il lizhard lo guardò male, ma poi gli si avvicinò con la bottiglia in mano. «Senti, mi sai dire cosa è questa?»
«Tsunami in Bottiglia- Rispose il mago prendendo in mano un pezzo di pane. Poi lo morse, e rispose solo dopo aver masticato un po’. «Non sai cosa fa?»
«No, lo so benissimo, mi ha spruzzato acqua in faccia. Ma cosa me ne faccio?»
Il mago posò il pane. «Dai qua…»
Prese la bottiglia e se la assicurò saldamente alla cintura, rivolta verso il basso. Poi uscì di casa e saltò, per poi passare il dito sul minuscolo forellino, e venne subito scagliato in alto di un altro paio di metri dal getto d’acqua. Quando atterrò il mago dovette fare una capriola per non farsi male, ma per il resto sembrava funzionare perfettamente.
«Che spettacolo!»
«Forte, eh? Ci sono versioni migliori, però» Rispose Mirrus lanciandogli la bottiglia. Korg se la mise subito alla cintura.
«Ci sono, in ordine, la Tempesta di Neve e quella di Sabbia che ti lanciano più in alto e ti permettono anche di accelerare in orizzontale. Questa se la tieni così va su e basta»
«Chiaro»
«Beh, io ora vado a… uh?1»
Mirrus sentì un tocco sulla sua schiena e si voltò. Litios lo punzecchiava con un bastoncino.
«Cosa vuoi, adesso?»
«Me la fai una casa sopra l’albero?»
«No»
«Daiii…» E lo punzecchiò ancora. Al che il mago afferrò il bastone e lo spezzò in due. «No. Smettila
Ma l’androide raccolse il legno rotto e riprese a punzecchiarlo, stavolta con due bastoncini.
«E daiii!»
Il mago afferrò entrambi i bastoncini con due dita e li incenerì con il fuoco magico. Poi si allontanò. L’androide rimase un attimo a guardarlo, poi fece spallucce e si mise alla fornace, per forgiare un nuovo piccone. E poi se ne andò anche lui.
«Inizia bene, la giornata…» Fece Andrew a fine scena. Korg si avvicinò a lui.
«Dimmi un po’, come te la cavi in sopravvivenza?»
«Beh… ogni tanto andavo a caccia… stavo via anche per una settimana, se necessario»
«Sapresti trovare del cibo in caso di emergenza?»
«Ehm… so coltivare, ma in caso di emergenze urgenti…no…»
«Quello che temevo. Avrò non poche cose da insegnarvi, a quanto pare…»
«Va bene… allora meglio cominciare subito»

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Capitolo 5
*** Well, that escalated quickly ***


Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.5 Well, that escalated quickly
 
«Dunque, ragazzi…» Disse Mirrus estraendo l’ultimo Cristallo della Vita lasciato loro dal Sommo Sacerdote. «A chi va questo?»
«Al leader?» Fece Andrew.
«Si, lo sapevo, genio. Ma chi farà da leader?»
«Dai qua…» Fece Korg allungando la mano aperta. «Sono credo il più esperto in tecniche di sopravvivenza. Quando sono stato… in viaggio… ho imparato molte cose, e se vogliamo avere una chance sarà meglio che ve le insegni il prima possibile. Poi magari in futuro sarete liberi di prendere il mio posto, ma per il momento…»
«D’accordo. In fondo non è che possiamo assorbire fino a 15 cristalli ognuno o cose del genere» Ridacchiò il mago passandogli il cristallo al volo. Il Lizhard lo prese con estrema agilità.
«Attento, se fai mosse di questo tipo resterai col cuore spezzato» E facendo un occhiolino spezzò il cristallo, facendosi avvolgere dalla nube rossa. Gli altri si portarono una mano sul volto trattenendo delle risatine.
«Bene, ora posso andare?» Fece Litios. «Ho dei minerali da scavare…»
«Semmai grotte da distruggere» Ridacchiò Andre. L’androide lo guardò male.
«No, oggi venite tutti con me» Disse il Lizhard. «Imparare è più semplice sul campo, e poi se trovassimo qualche accessorio nuovo sarebbe sempre comodo. Soprattutto con il nostro mago che ci spiega a cosa servono!»
 
«DINAMITE!» Gridò entusiasta Litios lanciandosi contro un detonatore. Gli altri ebbero appena il tempo di imprecare e lanciarsi dietro una roccia prima che l’Androide facesse saltare un enorme giacimento d’oro.
«MA TU COSA HAI NEL CERVELLO?» Gridò furioso Andrew quando la grotta smise di perdere pezzi dal soffitto.
«Ehm… Oro!» Raccolse di colpo un pezzo di oro grezzo e se lo mise sulla testa.
Il ragazzo si gettò la mano sul volto e si strizzò gli occhi esasperato mentre gli altri guardavano il dinamitardo di traverso. Molto di traverso.
«Io ci rinuncio, questo è un caso perso…» Disse Andrew riprendendo a camminare. Poi si girò. «Anzi, no, Sapete cosa? Tutto questo non è mai successo. Facciamo semplicemente finta che non sia successo nulla, ok?»
«Ooookay» Rispose Mirrus seguendolo. Korg si limitò a mettersi in testa alla fila senza fare commenti… per altri pochi secondi. Poi però si voltò con un ghigno sul volto e disse: «Bisogna dire però che le sue idee hanno sempre una certa scintilla!»
Yoyo e Boomerang dei suoi due compagni si schiantarono sulla sua faccia.
 
«Hey, guardate!- Li chiamò Korg. Ma non c’era risposta. Si girò. Non c’era proprio nessuno»
«Ehm… ragazzi?»
Una corda legata ad una piccola roccia sbucò da uno strapiombo cento metri indietro, sulla destra, incastrandosi tra due colonne interne alla grotta.
«…seriamente?»
Il lizhard tornò indietro, e una voce, quella di Mirrus, giunse da sotto:
«Andiamo, si è incastrata! Veloci!»
«LITIOS, COSA CAZZO STAI FACENDO» Gridò Andrew.
«Un attimo, c’è una cassa qui!» Rispose l’androide.
«DATTI UNA MOSSA, HO TRE SCHELETRI CHE CERCANO DI SQUARTARMI!»
«Aspetta, ti aiuto!» Si offrì Mirrus.
Per un po’ non si sentì nulla se non clangore di ossa, e legno. Poi la voce di Litios.
«Ma questa pedana a pressione a che serv-EEEEEEH!»
Rumore di ragni. Un forte e crescente rumore di ragni sostituì quello di ossa. L’androide neppure usò la corda: scalò la nuda roccia e con la mano robotica piena di artigli si appiccicò al soffitto della stanzina dove si trovava Korg. Solo che nel farlo tranciò proprio la corda lanciata da Mirrus per risalire.
«Mi prendi in giro?» Fece Korg. «Un androide che ha paura dei ragni?»
«Stai zitto!» Ribatté quello, imbarazzato. A quel punto il lizhard si avvicinò allo strapiombo e notò la corda rotta.
«Hey ragazzi!» Urlò di sotto. «Io penso davvero che Litios sia un maestro nel tagliare la corda!»
«Decisamente!» Rispose Andrew, non notando cosa era successo. Era troppo impegnato a respingere le creature. Poi quando ebbero finito i due tornarono alla parete di roccia e notarono la corda spezzata caduta a terra.
«Aspetta un attimo… INTENDEVI QUESTO?» Urlò furioso Andrew.
«Esatto!» Ridacchiò in risposta Korg. Cinque secondi e una roccia con la corda legata intorno si schiantò sulla sua fronte facendolo cadere all’indietro.
«AHIA!» Gridò. E Andrew rispose, da sotto, con un ghigno soddisfatto:
«Ops, credo di aver sbagliato mira…»
 
Un paio di lanci e minuti dopo i quattro erano di nuovo tutti in cima allo strapiombo. Litios era ancora traumatizzato dai ragni, mentre Korg si massaggiava la testa, dolorante. Mirrus prese temporaneamente la testa della fila.
«Aspetta, dove vai?» Lo richiamò Korg, per poi indicare un bagliore rosso nel cunicolo opposto a dove il mago si stava dirigendo.
«Che cos’è?- Chiese quello.
«Un Cristallo della Vita… E direi che il nostro lanciapiatre qui sia quello che ne ha più bisogno»
«Tu smetti di fare battutine in momenti orrendi e… aspetta, io?» Fece Andrew.
«Sì. Combatti corpo a corpo… hai bisogno di quanta più resistenza possibile»
«Giusto... Allora vado a prenderlo»
«Andiamo. Non vorrai mica andare in giro da solo?» Lo richiamò Mirrus.
«Voi andate… io aspetto qui» Disse Litios appoggiandosi alla parete.
«Vicino ai ragni?»
«Ripensandoci…» Fece l’androide mettendosi subito a seguirli.
«Comunque direi che dopo aver preso il Cristallo possiamo tornare alla base. Ve la cavate meglio di quanto potessi sperare» Disse Korg.
«Oh, grazie!» Rispose Mirrus.
«Non ringraziarmi, le mie aspettative erano molto basse.
«Oh… Grazie, eh» Ripeté, stavolta in tono più ironico, e andò al cristallo con il piccone pronto. Appena piantò l’attrezzo nel cristallo rosso quello andò in frantumi, e la consueta nebbia rossa lo avvolse per alcuni istanti.
«Bene, ora sarà meglio tornare fuori» Disse Korg.
«E non tornare in questa grotta mai più per il resto della vita» Aggiunse Litios. I tre lo guardarono per un attimo per poi scuotere la testa… era ancora traumatizzato dai ragni, a quanto pareva. Oh beh, almeno sarebbe stato fermo per un po’.
 
 
 
«Ragazzi?» Fece Andrew tornando da una escursione nel deserto. La loro casa si era allargata nel tempo, e dopo una settimana era ormai un edificio niente male. ma non c’era alcun senso di farlo così grande, visto che non avrebbero avuto nessun ospite. O forse qualcuno sapeva qualcosa di cui non era al corrente?
«Ehm… ragazzi, dove siete?» Domandò il ragazzo uscendo dall’altra parte della casa, non trovando nessuno. Aveva in mano uno strano medaglione azzurro con delle punte fatte da denti di formicaleone gigante.
«Salve!» Lo sorprese una voce improvvisa. Il ragazzo scattò dallo spavento e il medaglione per poco non gli cadde a terra.
Dietro di lui stava un uomo dai capelli castano chiaro vestito con maglia e pantaloni di un azzurro molto chiaro, quasi bianco.
«E tu chi diavolo sei???» Domandò Andrew, pronto a lanciare il suo yoyo.
«Mi chiamo Garrett. I Sacerdoti mi hanno mandato qui come vostra guida per aiutarvi nel caso aveste bisogno»
«…sai tante cose?»
«Beh, si»
«Sai anche combattere?»
«Archi»
«Ok… sai anche cos’è questo?» E gli mostrò il medaglione, pur tenendo una presa salda nel caso cercasse di appropriarsene.
«Dunque, per prima cosa ti dico di allentare la presa, se non vuoi condannarci tutti a morte»
Il ragazzo rimase esterrefatto e posò delicatamente l’oggetto sul tavolo accanto a lui.
«Secondo, dove l’hai trovato?»
«Nel… deserto a sud-ovest…»
«Lo immaginavo… Quel Medaglione del Deserto è un artefatto molto pericoloso. La leggenda narra di un enorme serpente marino che viveva in un immenso oceano. Yharim giunse, pieno di rabbia contro il re del mare, e con l’aiuto della potente strega Calamitas, fece evaporare l’intero oceano, trasformandolo nel deserto che tu hai visitato. Il serpente marino si infuriò e devastò il regno del mare, per poi ritrovarsi senza una fonte consistente di cibo. Ora esso è chiamato Flagello del Deserto.Vive in perenne letargo ed espelle un solo medaglione alla volta, fatto esattamente come quello, che attiri le vittime. Rompilo, e causerai il suo risveglio»
Il ragazzo rise. Garrett lo guardò male.
«Divertente… un serpente del deserto che… hahah…» Si accorse del suo sguardo. «Non… non era uno scherzo…? Hai detto che era solo una leggenda!»
«Certo che lo è. Nessuno ha mai avuto il coraggio di andare nel deserto a dimostrare se sia vera o meno, quindi…»
«Ciò vuol dire…» E guardò il medaglione.
«Non ci pensare ora. Se volete affrontarlo dovete equipaggiarvi molto meglio di così»
«E forse ho la soluzione!» Esordì Litios entrando con un enorme carico di platino. «Oh, salve!» Salutò
«Salve, io sono Garrett, la vostra guida»
«Ottimo! Mi dica, con questa roba riesco a farmi qualche placca rinforzata?»
«Direi che basta anche per fare due armature. Ma… non siete in quattro?»
«Abbiamo un mago» Spiegò Andrew. E poi indicò Litios. «E lui è un androide»
«Ah, ecco perché le placche… sottraendo quello che serve per due armature… se trovi un altro paio di vene ti basta per migliorare la protezione un po’ ovunque sul tuo corpo»
«Grazie. Ah, Andrew, hai visto Korgznarch e Mirrus?»
«No, sono arrivato poco fa ma non c’era nessuno»
«Ah ok»
E posò il metallo grezzo sul tavolo… al che si sentì un rumore come di guscio schiacciato.
«NO ASPETT…» Cercò di fermarlo Andrew, ma era troppo tardi «Oh… merda…»
«Che ho fatto?» Chiese confuso l’androide.
«HAI SCHIACCIATO UN ARTEFATTO PERICOLOSISSIMO! ADESSO SIAMO IN UN MARE DI GUAI!»
«Io me la svigno!» Fece la guida correndo verso il punto più alto raggiungibile della casa. Il terreno prese pian piano a tremare.
«Dobbiamo chiamare gli altri subito!» Riprese Andrew
«Rilevo un verme gigante diretto verso di noi, Andrew…»
«LO SO BENISSIMO, L’HAI SVEGLIATO SPACCANDO QUEL COSO!»
«O-Ok, niente panico… dobbiamo solo…»
Uno scossone li fece quasi cadere a terra, e poi un gigantesco verme azzurro fece esplodere il terreno a una decina di metri da loro, uscendo in superficie e ruggendo furioso. Andrew rimase esterrefatto a quella vista, e data l’esitazione di Litios afferrò il suo braccio trascinandolo via e urlando la conclusione della frase:
«…SCAPPARE!!!»

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Capitolo 6
*** The Desert Scourge ***


Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.6 The Desert Scourge
 
Dopo l’urlo spaventato Andrew si ritrovò a varcare la soglia di casa, diretto verso lo spiazzo libero più largo possibile, trascinando un paralizzato Litios per il braccio. Gli occhi dell’androide erano fissi sul Flagello del Deserto, la cui bocca piena di enormi spine puntava inesorabile verso i due, mentre il corpo pieno di punte si trascinava sul terreno lasciando profondi solchi e devastando, al suo passaggio, gli ingressi dell’edificio. Andrew sperava la costruzione lo avrebbe almeno rallentato, e invece non fece neppure quello. Il verme sembrava inarrestabile.
«SVEGLIATI IDIOTA, USA LE TUE GAMBE E CORRI!» Gridò scuotendo con forza il braccio di Litios. Al che quello fece un sorriso sempre più largo, senza togliere gli occhi di dosso dal mostro, e disse tre sole parole.
«Posso farlo esplodere?»
Andrew si bloccò «Ehm… certo, dopotutto dobbiamo ucciderlo»
Il Flagello del deserto ricordò ai due la sua presenza facendo un forte ruggito e sollevando da terra la parte anteriore del corpo. I due compagni si divisero un attimo prima che il verme si piantasse a terra nell’esatto punto in cui si trovavano un istante prima, sparendo nel sottosuolo.
«Okay, Litios, io cerco di distrarlo in qualche modo, tu… tu fatti venire in mente qualcosa per farlo esplodere!»
«Subito!» Rispose l’androide al settimo cielo, per poi fiondarsi dentro casa.
 
 
 
La superficie del laghetto fu scossa improvvisamente da delle onde. Korgznarch aprì gli occhi di colpo e si guardò intorno, giusto in tempo per sentire l’eco di un ruggito in lontananza, in una direzione che non riuscì a identificare.
«Che diamine sta succedendo…?»
Prese a guardare il cielo, aspettandosi di vedere qualcosa, ma niente. Poi un altro ruggito e una forte scossa alla superficie del laghetto, che stavolta però si sentì anche sul terreno. Ma stavolta capì subito che il rumore arrivava da casa.
«Cosa CAZZO HANNO COMBINATO, ORA?»
Fece per afferrare la canna da pesca ma sentì uno strattone alla lenza. Tirò su, e scoprì di aver pescato una carpa dorata.
Il lizhard rimase lì per un momento: la carpa in una mano, lo sguardo che passava dal pesce a direzione casa. Alla fine fece spallucce e si sedette di nuovo, riprendendo a pescare.
«Sapranno cavarsela» Si disse, più interessato alle ricchezze che potevano celarsi nel lago.
 
Il terreno si crepò al di sotto di Andrew, così il ragazzo saltò all’indietro. Giusto in tempo per evitare il Flagello che usciva dal sottosuolo. La creatura lo puntò con rabbia, cercando di schiacciarlo con il suo corpo, ma Andrew scattò di lato, schivandolo ancora, e portò mano alla sua spada d’argento, trafiggendo il mostro. La ferita sembrò non andare affatto in profondità, al confronto della tozza mole del verme, ma quello scattò subito via e ritornò sottoterra, per poi caricare ancora una volta il ragazzo. Stavolta però quello fece un backflip e afferrò una delle spine del nemico, cercando si arrampicarcisi. Quello però se ne accorse e prese a dimenarsi e a schiantarsi contro gli alberi per liberarsi di lui, ma Andrew mise a segno altri colpi e dall’ultima ferita prese a sgorgare un liquido verdognolo.
Il verme ruggì di dolore e si rifugiò ancora una volta sottoterra.
«Litios, datti una mossa!»
«Un attimo di pazienz-ah, eccole qui. Arrivo!»
«Sbriga-»
La parola fu mozzata dal Flagello del Deserto, che caricò Andrew dal sottosuolo a tutta velocità. Il ragazzo si aggrappò a malapena ai bordi della bocca per non essere dilaniato dai denti, più interni, ma appena provò ad alzare lo sguardo notò che il mostro stava puntando nuovamente sottoterra. Reagì in fretta. Usando tutte le sue forze si tirò su e trafisse la membrana interna del Flagello con la sua spada. La creatura ruggì ancora, rallentando la discesa, e il ragazzo ebbe occasione di lanciarsi via da quella trappola mortale. Tuttavia, il castano venne precipitato per inerzia verso il basso e si schiantò violentemente a terra. L’elmo rotolò, distrutto, lontano da lui, mentre il ragazzo perdeva sangue da un braccio e dalla fronte, e lottava per rialzarsi.
«DÌ LE TUE ULTIME PREGHIERE, VERME BLU!» Gridò Litios scagliando una bomba contro il Flagello. Quello subì il colpo, ma subito si voltò rabbioso verso di lui e ruggì forte.
«Oh merda…»
L’essere si lanciò al suo inseguimento, dilaniando il terreno con le sue spine. Litios lasciava bombe in giro sperando di colpirlo, ma quello spesso e volentieri o andava sottoterra prima di arrivare all’esplosivo o lo evitava senza nemmeno accorgersene. Tuttavia, quando all’androide cadde un candelotto di dinamite, la più larga area di esplosione investì una delle ferite causate da Andrew, facendo passare il verme improvvisamente sulla difensiva.
Intanto il ragazzo si era con molta fatica messo in piedi. Si reggeva a stento e il braccio sinistro era abbandonato lungo il corpo, ma la mano destra stringeva con determinazione la spada ed era pronta a vibrare un terzo colpo alla creatura.
«Litios!» Gridò barcollando. «All’interno! Devi colpirlo… all’interno! Dammi della dinamite!»
L’androide lanciò al ragazzo un candelotto, provocando uo scatto del Flagello che si arrotolò su se stesso ruggendo. Vedendo però che l’esplosivo non saltava in aria, si tuffò verso di esso cercando di prenderlo. Andrew lo afferrò appena in empo per lanciarsi via dalla traiettoria del mostro. Atterrò con il baccio destro, evitando di farsi ancora più male, e lanciò il candelotto mirando alla bocca del verme. Sfortunatamente, quello esplose troppo presto e semplicemente fece raggomitolare di nuovo la creatura.
«Okay… hai capito ora? Dobbiamo cercare di fargliene ingoiare… huh?»
Un leggero tremore da sottoterra, e poi un’orda di piccoli Flagelli del Deserto saltarono fuori dal sottosuolo. Andrew indietreggiò fendendo all’impazzata mentre i piccoli vermi blu cercava nodi morderlo. Un altro gruppo si fiondò contro Litios ma quello si protesse a pugni e granate, senza grosse difficoltà. Uno gli si appiccicò come una sanguisuga contro il braccio non robotico, ma l’androide non ci mise molto a strapparselo dalla carne e a schiacciarlo sotto il suo piede metallico.
Di colpo, il Flagello scattò di nuovo sottoterra, per poi riemergere a pochi metri da Litios e cercare di divorarlo. L’androide fece per spostarsi ma una delle spine del mostro saltò via dalla sua carne, rivelandosi essere la punta di uno di quei vermini, e si appiccicò alla sua gamba. Quello barcollò ma riuscì a spostarsi dalla zona di impatto. Poi si prese il tempo di staccarsi quella sottospecie di sanguisuga dal polpaccio e poi estrasse degli arigli metallici dalla mano robotica, conficcandoli nella carne del Flagello e lasciando una lunga riga sanguinante a causa del movimento. La creatura ruggì ancora mentre un altro assalto di vermi attaccava l’androide. Ma stavolta questo rinforzò la sua pelle e fece saltare in aria una bomba, uccidendoli tutti e ferendo per l’ennesima volta il verme gigante, che si rifugiò sottoterra. Che avesse deciso di ritirarsi?
«Andrew!» Gridò Litios vedendolo crollare in ginocchio. A quanto pare era solo l’adrenalina della battaglia a tenerlo ancora in piedi. «Tieni, bevi…» Gli disse passandogli una pozione di guarigione.
«Non basta per il braccio… lo sai, vero…?» Rispose quello gemendo poi per il dolore. Quello fissò il braccio ferito per un istante… c’era una frattura.
«Meglio di niente…» E gli fece bere la pozione. Varie ferite si rimarginarono… la frattura no.
«Beh… grazie…» Fece rialzandosi. «Spero che quell’essere abbia capito con chi ha a che fare…»
E in quel momento una luce azzurra annunciò il ritorno di Mirrus. Aveva trovato uno specchio magico, a quanto pare.
Il mago rimase a fissare il terreno, pieno di buche piccole e grandi dove il Flagello e i suoi piccoli vermiciattoli erano passati sottoterra. Poi si girò verso casa e vide le porte sfondate. Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma…
«Tu non vuoi sapere» Disse immediatamente Litios.
«Ok» Rispose quello. Poi si guardò di nuovo intorno. «Io… non riparo nulla. Sappiatelo» E se ne andò in casa.
«Ehm… okay?» Fece Andrew, ma all’improvviso il Flagello del Deserto riemerse da sottoterra e finì di devastare l’edificio. La guida era fortunata… il piano di sopra era all’interno dell’albero. Ma Mirrus?
La casa crollò, l’enorme verme che spuntava come una colonna blu dalle macerie. Dal suo corpo esplose una pioggia di vermi che si fiondarono contro Litios e Andrew. L’androide scagliò varie bombe contro l’ondata, ma il mare di vermi sembrava inarrestabile.
Poi dalla base dell’albero uscì Mirrus con un tramezzino al tonno in una mano e uno scettro di smeraldo nell’altra che guardava l’orda con aria quasi indifferente. Scagliò dei fasci di energia magica contro il mare di vermi, costringendolo a dividersi in due parti per attaccare anche lui, e la situazione divenne per tutti improvvisamente più gestibile. Tuttavia uno dei vermi più piccoli cercò di colpirlo al braccio e nello schivare del mago finì per colpire nientemeno che il suo ramezzino, strappandoglielo di mano. Il mago non se ne accorse subito, ma quando ebbe decimato le creature fece per dargli un morso e si accorse di non averlo più. La sua faccia stoica e quasi annoiata si trasformò di colpo in una maschera di rabbia pura.
«Il mio tramezzino!»
Iniziò non solo a sparare con lo scettro come se fosse una mitragliatrice, ma quando un verme si avvicinava troppo non si faceva scrupoli e lo prendeva anche a bastonate. Liberata poi l’area da tutti i vermi puntò al Flagello e sparò l’ennesimo fascio, ma la creatura si lanciò di nuovo sottoterra prima che potesse colpirlo più di una volta.
«Litios! Dinami-»
«DALLA A ME» Gridò furioso il mago. Litios lanciò il candelotto a quest’ultimo, che lo prese al volo e lo srinse con forza. Sparò un raggio magico a terra, sperando di attirare l’atenzione della creatura, e corse lontano da casa. Infine, quando sentì la terra tremare sotto i suoi piedi, si lanciò via tirando il candelotto acceso in aria, gridando: «Muori verme!»
Andò proprio come i tre speravano: Il Flagello riemerse ingoiando la dinamite e il candelotto esplose dentro di lui, triturandolo in centinaia di migliaia di pezzi di viscida carne azzurra e riversando ovunque nella radura il suo sangue verde.
…a ben pensarci però forse quell’ultima parte non era fra le loro speranze.
 
Al sentire quell’ultima esplosione Korg ritirò subito la lenza, chiedendosi nuovamente che diamine stesse succedendo. Andò verso la base, arco incoccato e pronto all’uso, ma non trovò nemici né per la strada, ne’ davanti casa. Non trovò neppure la casa, in realtà… Litios si era già disfato delle macerie e aveva ricominciato a costruire l’edificio da zero, mentre Andrew e Mirrus erano seduti su una panchina fatta alla bell’e meglio… Il mago stava fasciando e seccando il braccio del giovane come meglio poteva.
La carne del Flagello era ancora disseminata per tutta la radura.
A quella vista il Lizhard posò arco e freccia e andò a raccogliere uno di quegli enormi filetti di pesce che erano sparsi per tutta l’area e si rivolse agli altri: «Wow… Potevate dirlo che oggi facevate caccia grossa… Abbiamo cibo per mesi, ora!» Concluse contento. Andrew reagì vomitando dietro la panchina. Il solo pensiero lo disgustava a morte.

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