3.
You shook me all night long (AC/DC)
“'Cause the walls start shaking
The earth was quaking
My mind was aching
And
we were making it and you
Shook
me all night Long”
Ino
si
guarda le unghie perfettamente curate immediatamente dopo aver suonato
al
campanello di casa Uzumaki-Uchiha-Haruno e ignora con disinvoltura le
grida che
sente dall’altra parte della porta – sicuramente
Sakura e Naruto.
È
proprio il biondo ad aprirle la porta con un enorme sorriso sulla
faccia.
“Ino-chan!” l’accoglie come se non la
vedesse da mesi.
La
ragazza arriccia le labbra in un sorriso sincero ed entra nel piccolo
bilocale
senza attendere oltre, l’entrata-soggiorno-cucina
è relativamente disordinata e
forse è per questo che Sasuke, seduto sul divano, ha una
faccia estremamente
infastidita. Tutto nella regola insomma.
“Sakura?”
domanda.
“Un minuto!” la sente gridare
dal bagno
seguita immediatamente dal rumore preoccupante di qualcosa infranto a
terra.
Anche Sasuke pare udirlo e la sua faccia si fa, se possibile, ancor
più
funesta. Naruto invece ridacchia e le rivolge un’occhiata
rilassata.
“Vuoi
qualcosa mentre l’aspetti?”
“Sono
apposto, non preoccuparti” lo rassicura “Temo solo
di fare tardi” aggiunge a
voce più alta palesemente rivolta all’altra
ragazza.
“Ho
detto che sto arrivando!” la sente strepitare.
Ino
rotea gli occhi e poi torna a rivolgersi ai due ragazzi. “Voi
fate qualcosa
‘sta sera?”
“Danno
Ghost Busters alla
televisione” risponde
Naruto “Stiamo preparando i popcorn”
“Oddio,
non vi piacerà quella schifezza, spero”
“E’
divertente!” lo difende punto sul vivo “E mi piace
la canzone”
Il
breve dibattito viene interrotto dall’entrata in scena di
Sakura con i capelli
elettrici sulle spalle e la maglietta nera malamente infilata dentro un
paio di
pantaloncini rossi. Tiene in una mano una spazzola e
nell’altra un paio di
converse da mettere ai piedi, in bocca un fermaglio e un borsa pende
dalla
spalla insieme alla camicia a quadri verdi di Naruto.
Butta
tutto sul divano. “Sono pronta” dice frenetica
cercando sia di infilarsi una
scarpa che di pettinarsi i capelli elettrici. Sasuke è
costretto ad alzarsi per
non beccarsi una gomitata al centro della faccia, raccoglie da terra il
gatto
Madara e lo abbraccia come a farsi scudo. Il gatto non protesta
adattandosi
immediatamente alla nuova sistemazione.
“Hai
tutto?” domanda divertito Naruto.
Sakura
annuisce con frenesia raccogliendo i capelli nel fermaglio, si infila
la
camicia a mo’ di giacca e afferra la borsa.
“Tutto” ripete “Voi non distruggete
casa mentre non ci sono”
Sasuke
sembra risentirsi di quella insinuazione e assottiglia gli occhi
offeso.
“Te
l’affidiamo,
Ino-chan” cinguetta invece Naruto.
“Ve
la
riporterò sana e salva come ogni volta” garantisce
divertita da tutta quella
eccessiva protezione.
Sasuke
sembra intenzionato a dire qualcosa, forse una grande perla di saggezza
che
illuminerà l’umanità, ma poi sembra
cambiare idea e si limita a stringere di
più Madara al petto. E pensare che era stato proprio lui ad
opporsi alla
proposta di prendere un gatto, invece adesso non lo molla mai peggio di
un
bambino con il proprio pupazzo.
“Noi
andiamo, ciao!”
“Divertitevi!”
è l’ultima cosa che riesce a dire Naruto prima che
la porta gli venga chiusa in
faccia. Subito dopo si gira con un sorriso a trentadue denti.
“If
there's something strange in you’ neighborhood
/Who
you gonna call?”
canticchia stonato con espressione eloquente, poi si getta
a tuffo sul divano gridando: “Ghostbusters!”
ma appena le sue chiappe colpiscono i cuscini una smorfia di dolore
esce dalle
sue labbra. Stringe gli occhi e infila una mano fra il suo sedere e il
divano, tira fuori
l’oggetto di metallo che gli ha
fatto male durante la caduta. Lo mostra a Sasuke.
Un
paio di chiavi. Le chiavi di casa
di Sakura.
Sasuke
alza gli occhi al cielo. “Meno male che aveva preso
tutto” commenta. Poi va a prendere i pop corn.
“Certo
che potevi vestirti anche più carina” dice Ino
dopo
essere uscita dal parcheggio e aver messo la seconda. Pigia il piede
sull’acceleratore e abbassa i finestrini “Stiamo
andando a una festa, non al Pub
Taka”
“E
che differenza fa?” commenta Sakura appoggiando un gomito
sul finestrino aperto con il vento che le schiaffa la faccia
“Non ho nessuna
intenzione di passare ore a sistemarmi per diventare una persona di
plastica
perfetta solo perché la società pretende che io
lo faccia” sbotta.
Ino
rotea gli occhi nello stesso momento in cui mette in
terza. “Tu e il tuo anticonformismo del cazzo”
impreca “Tanto per cominciare la
società non ti impone proprio nulla, se fai una cosa la fai
solo per te stessa,
ecco”
Sakura
è stufa di quel discorso che ormai intraprendono
sempre più spesso. Getta la testa all’indietro
soffiando come una bambina
capricciosa. “Davvero, perché dovrei farlo allora?
Non ha senso. Io sono così e
basta, perché fingermi qualcosa che non sono?”
“Perché
dovresti farlo?” ripete Ino strabuzzando gli occhi
“Perché è un gesto d’amore,
ecco perché. Ma
guarda questo deficiente, mia nonna in bicicletta va più
veloce!” aggiunge
infastidita pigiando sull’acceleratore per iniziare un
sorpasso.
Sakura
ridacchia per quello sfogo, ma mantiene il punto della
situazione. “Un gesto d’amore? Ma verso di
chi?”
“Verso
sé stessi,cazzo, è ovvio no?” batte una
mano sul
volante per enfatizzare il concetto e nel mentre si ferma la semaforo
rosso
“Seguimi” continua mentre aspettano il verde
“Quando ti piace una cosa, quando
sei affezionata a un oggetto, lo tratti bene, no? Insomma, fai in modo
di non
romperlo e fai sempre attenzione a come lo maneggi e cerchi di non
rovinarlo e
di far risaltare tutti i lati positivi…. Ecco,
così funziona anche con le
persone, in particolare con sé stessi” la macchina
romba quando pigia
sull’acceleratore allo scoccare del verde, parte velocemente
e scala prima in
seconda, poi in terza “Insomma, se ti ami è ovvio
che cerchi di trattarti con
cura e non maltratti il tuo corpo, capisci dove voglio arrivare, porca
puttana?
Una persona che si tratta bene e si tiene ben ordinata non ha una bassa
autostima, non necessariamente almeno. Semplicemente, sa quello che
vale e si
coccola. È un gesto d’amore, cazzo!”
“Sì,
capisco” borbotta “Sembri la psicoterapeuta,
però. Solo
più volgare” aggiunge.
“Perché
gli amici servono a questo” ride Ino “Per impedirti
di aver bisogno di una psicoterapeuta”
Sakura
vorrebbe ribattere ma viene distratta dalla musica
alla radio. Strabuzza gli occhi e un sorriso estasiato compare sul suo
volto
ormai completamente dimentica della conversazione.
“Gli
AC/DC!” si esalta e fulminea fa scattare la mano verso
la rotellina per alzare il volume, la chitarra elettrica riempie
immediatamente
l’abitacolo rischiando di assordare le orecchie delle
guidatrice.
“Abbassa
un po’!” protesta, ma in realtà sta
ridendo. Anche
Sakura ride sollevata dalle note di quella canzone familiare. Appoggia
la testa
all’indietro e guarda i lampioni accesi correre lungo la
strada contro di loro.
“Questa
sarà la notte della nostra vita”
proclama“Me lo dice
la pancia”
**
Hinata
non doveva accettare l’invito.
Se
lo ripete nella testa da quando ha messo piede all’interno
di quella discoteca. Lo aveva capito immediatamente che non sarebbe
stata una
buona idea, anche quando la piccola Hanabi le si era presentata davanti
con la
proposta di accompagnarla a quella festa poco lontana dal centro. Era
stata
così convincente che Hinata non aveva proprio saputo trovare
un buon motivo per
rifiutarsi, soprattutto perché la sua motivazione vincente
era stata: “Se continui a
nasconderti dal mondo non
potrai mai migliorare”. Di Hinata si possono dire
molte cose, ma non che
sia una codarda. Lei vuole migliorare, vuole uscire da quello scomodo
guscio
che le impedisce di vivere come una persona normale e che la trascina
sempre
negli angoli del mondo. Lo vuole davvero ed è abbastanza
coraggiosa da provare
a superare i propri limiti.
Ma
questo è stato
un errore.
È
come dire a una persona che soffre di vertigine che per
migliorare deve buttarsi giù con il paracadute. O peggio,
proporre a una
claustrofobica di superare la propria paura chiudendosi dentro un
armadio
stretto al buio per una giornata intera. Insomma, non puoi prendere
qualcuno
che soffre di agorafobia e metterlo
in una stanza chiusa e superaffollata, è ovvio che
sentirà malissimo.
All’inizio
ci ha provato a ignorare la morsa allo stomaco, i
crampi e la sensazione di essere costantemente fissata, ha cercato di
rilassarsi e stare con la sua sorellina e le sue amiche ma alla fine ha
dovuto
scappare via andando a nascondersi nel bordo della pista da ballo.
Lì, però, la
situazione non è affatto migliorata. Ci deve essere qualche
legge non scritta
che considera qualsiasi bella ragazza da sola a bordo pista come
abbordabile,
altrimenti non si spiega per quale motivo abbia già avuto
quattro proposte di
ballare insieme. Ovviamente, ha rifiutato.
Si
sente il cuore battere troppo forte a ritmo con la musica
e sembra pronto a sfondare la gabbia toracica da un momento
all’altro per
scappare via. Le risulta difficile respirare, come se avesse un laccio
attorno
alla gola, così prende respiri lunghissimi per avere
più aria possibile. Non le
sembra abbastanza. Le gira la testa. Lì dentro fa
ridicolamente caldo. Si è
seduta su uno dei divanetti neri che costeggiano la sala sperando di
restare un
po’ in disparte, ma anche lì continua ad avere la
terribile sensazione che
tutti la stiano fissando. Non doveva venire. Non doveva venire.
Prende
un lungo respiro, le sembra di essere su una barchetta
traballante in balia delle onde, invece che essere seduta su un
divanetto.
Liscia le pieghe del vestito violetto per distrarsi ma la sensazione di
disagio
strisciante non sparisce e allora getta la schiena
all’indietro per trovare
maggior conforto in una posizione distesa. Le luci della discoteca si
riflettano colorate sul soffitto in lampi di luce che le feriscono gli
occhi,
tutto il suo corpo rimbomba di musica ma non la sente veramente.
Chiude
gli occhi abbandonandosi alle sensazioni.
“Va
tutto bene?”
Si
alza di scatto strabuzzando gli occhi e ha un leggero
capogiro per il gesto troppo brusco, il cuore inizia a batterle ancora
più
forte dall’ansia di essere stata notata.
Un
caschetto rosa sconvolto e spettinato è la prima cosa che
le salta agli occhi, poi riconosce il resto della figura sottile e
androgina
che ha davanti.
“Sakura?”
La cameriera del Sannin’s, la ragazza con cui ha
riempito
un album da disegno, la ragazza che per qualche motivo la distrae
sempre, la
ragazza che adesso la sta guardando sorpresa e preoccupata.
“…Hinata?”
domanda in contemporanea l’altra. Successivamente,
si guardano entrambe imbarazzate perché nessuna delle due
dovrebbe conoscere il
nome dell’altra, ma questo non è possibile
perché due decerebrati (conosciuti
al mondo con il nome di Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha) hanno ben
deciso di
mettersi in mezzo e fare di testa loro.
Sakura
cerca di non pensare a quanto possano essere stati
imbarazzanti i suoi coinquilini preferendo ignorare la situazione
surreale.
Certo, non immaginava che la ragazzina timida e silenziosa del locale
fosse
tipa da feste.
“Ti
senti male?” le domanda gridando tornando a premere sul
motivo che l’ha fatta avvicinare. Non è affatto
raro che in discoteche del
genere dove l’aria diventa viziata e l’afa
insopportabile che qualcuno si senta
male, specialmente se magari quel qualcuno è andato
giù pesante con l’alcool. È
una situazione che le è successo molto spesso, per questo si
è avvicinata
istintivamente.
Hinata
si stringe nelle spalle ed esita brevemente, poi
ammette alzando appena la voce: “Mi gira solo un poco la
testa”
Sakura
annuisce con fare professionale e le tende la mano.
“Ti accompagno fuori a prendere una boccata
d’aria”
La
mora guarda quella mano tesa verso di lei con esitazione,
come se potesse morderla, ma alla fine la prende alzandosi dal
divanetto.
“Grazie” dice con lo sguardo basso, i capelli che
le scivolano sul volto.
Sakura
sorride incoraggiante notando quanto sia scivolosa e
fredda e la mano dell’altra ragazza, anche il colorito del
suo viso è fin
troppo pallido e sembra un fioco fantasma fra le luci epilettiche. Ha
la pelle
d’oca sulle braccia scoperte nonostante il caldo afoso dentro
la stanza. La
guarda preoccupata mentre la porta lungo il bordo della pista da ballo
verso
l’uscita, sta respirando troppo velocemente e non espira
abbastanza aria.
Sta
iperventilando,
costata preoccupata.
“Siamo
quasi fuori” cerca di rassicurarla stringendo la mano
fredda e sudata “Ti fa male il petto?” domanda.
Hinata
annuisce piano. “Un pochino” ma lo dice
così piano che
Sakura non sente e la vede solo muovere le labbra. Barcolla un poco e
si
vergogna profondamente per essere così debole e patetica,
sta per avere un
serio attacco di panico, se ne rende conto fin troppo bene, e le punte
della
dita le formicolano. Per non parlare della percezione distorta della
realtà, le
sembra di essere bloccata senza via di fuga. Ne ha avuti
così tanti fin da
bambina che riconoscerli è fin troppo facile.
Lo
stato di agitazione continua anche quando Sakura riesce a
portarla fuori dalla discoteca, l’aria fredda sulla sua pelle
nuda è sia
rassicurante che crudele.
“Siediti”
le consiglia Sakura accorta facendola scivolare a
terra con la schiena contro il muro dell’edificio.
“Non
riesco a respirare” ammette con un filo di voce, è
come
se avessero stretto un laccio di cuoio attorno al suo collo. Si sente
soffocare.
“Espira”
le consiglia Sakura cercando di non starle troppo
appresso “Concentrati su qualcosa e cerca di respirare
correttamente” si morde
le labbra non sapendo bene cosa fare. Si chiede se sia il caso di
chiamare
un’ambulanza, il petto di Hinata si alza e abbassa in maniera
violenta come se
fosse scosso da singhiozzi e il suo sguardo è un
po’ vacuo, sbatte troppo
spesso le palpebre. Deve trovare un modo per arginare quella crisi di
panico.
Senza
pensarci troppo, appoggia le proprie labbra su quelle
dell’altra ragazza. Fa solo una leggera pressione e poi le
socchiude
accarezzandole brevemente senza approfondire troppo il contatto. Tiene
intrappolate le labbra della Hyuuga solo per pochi secondi, poi si
stacca
completamente rossa in volta e pregando che l’altra non abbia
preso troppo male
quel gesto troppo estremo.
Hinata
la guarda con la bocca socchiusa, gli occhi sbarrati e
il volto completamente rosso come se fosse un’aliena.
Sakura
si sposta imbarazzata una ciocca rosa da davanti il
viso. “Va meglio?” domanda controllando il
nervosismo.
Hinata
resta in silenzio per qualche secondo troppo impegnata
a metabolizzare quanto successo ma poi annuisce lentamente rendendosi
conto che
la sua mente si è completamente snebbiata e non fatica
più a respirare. “C-come
hai fatto?” balbetta.
Sakura
stende le labbra in un sorriso nervoso. “Magia”
prova
a scherzare, poi aggiunge: “A volte il metodo migliore per
arginare un attacco
di panico è trattenere il respiro, molti sintomi sono
causati
dal’iperventilazione. Quando ti ho… baciata…
tu hai trattenuto il fiato” si morde un labbro “Mi
dispiace essere stata così
brusca, ma mi hai presa un po’ di sorpresa e non mi
è venuto in mente altro”
“G-grazie”
arrossisce e Sakura apre la bocca per chiederle se
deve chiamare qualcuno ma una voce squillante la interrompe prima ancor
che
possa iniziare.
“Hinata!
Ecco dov’eri finita! Perché sei a terra? Oddio, ti
sei sentita male? Hai avuto un attacco di panico?”
Sakura
scatta in piedi come una molla mentre una ragazzina sui
quattordici anni (come ha fatto ad
entrare nella discoteca?!) si avvicina leggermente seccata e
preoccupata
insieme. Assomiglia in maniera disarmante alla mora: stessa forma del
viso,
stesso colorito, stesso colore dei capelli e stessi occhi.
Però ha un modo di
muoversi più sicuro e deciso, quasi aggressivo.
Anche
Hinata cerca di alzarsi, ma più lentamente e
traballando, stando appoggiata con la schiena al muro. “Sto
bene” accenna un
sorriso nervoso “Adesso sto bene”
La
ragazzina la ignora totalmente e punta gli occhi chiari su
Sakura. “Sono Hanabi” si presenta “Sua
sorella. L’hai aiutata tu? Ti ringrazio”
Sakura
si stringe nelle spalle. “Dovere”
“Come
ti senti adesso? Vuoi tornare a casa? Devo chiamare
papà?” e a questa prospettiva sembra molto
dispiaciuta e seccata.
“Va
tutto bene…” ripete Hinata mordendosi le labbra
“Se vuoi
restare non devi per forza andare. Ci vado da sola, a casa, stai pure
con Kiba
e Shino”
Hanabi
sembra rincuorata da quella idea ma resta preoccupata.
“Sei sicura? Non voglio farti stare da sola”
“Le
faccio compagnia io!”
Sakura
non si accorge di averlo detto finché non lo propone
ad alta voce. Le due sorelle Hyuuga si voltano a guardarla.
“Sei
sicura? Ma vi conoscete?” domanda corrucciando lo
sguardo.
“In
un certo senso” fa spallucce “Ovviamente, solo se
ti sta
bene, Hinata” aggiunge precipitosamente.
Hinata
è arrossita sulle guance, ancora.
“S-sì, non è un
problema”
“Fantastico!”
esulta Hanabi. “Ti ringrazio tantissimo. E
prenditi cura di lei”
Sakura
sorride all’esuberanza di quel soldo di cacio così
in
contrasto con il carattere dell’altra sorella.
“Assolutamente” assicura
fintamente solenne. Tanto, non ha nulla da fare, ha perso di vista Ino
praticamente subito. Se deve indovinare, la bionda sarà
sicuramente finita da
qualche parte a limonare con Shikamaru. Davvero, Sakura non vede
l’ora che i
due facciano pace con loro stessi e decidano se essere solo migliori
amici, o
amici con benefici o fidanzati. Quel loro tira-e-molla è
sfiancante per lei
quanto all’epoca lo fu quella tra Naruto e Sasuke.
“Vuoi
fare una passeggiata?” propone a Hinata smettendo di
pensare agli insopportabili casini amorosi di tutte le persone che
conosce
“Così magari ti riprendi meglio”
“Grazie
mille” ripete per la centesima volta “Mi dispiace
di
averti creato qualche problema”
“Ma
quale problema e problema” la rassicura iniziando a
camminare. La mora la segue immediatamente mantenendo una certa
distanza.
Il
fatto è che Hinata si vergogna abbastanza per quello che
è
appena successo, insomma dal punto di vista dell’altra ha
avuto un attacco di
panico totalmente a caso.
“Potremmo,
per favore, evitare posti troppo affollati?”
domanda stringendo le mani a pugno “Non sono a mio agio.
È per questo che
prima…” è così imbarazzante.
Sakura
annuisce. “Certamente”
“Mi
dispiace. Non volevo crearti disturbo e metterti in
situazioni scomode”
“Ma
dai” ribatte vivacemente “Conosco Sasuke da quando
ho
nove anni, questo per dire che ormai sono abituata a trattare con gente
socialmente incapace o problematica. Cioè, con questo non
intendo che tu lo
sia” si affretta ad aggiungere spalancando gli occhi e
sventolando una mano “E’
solo… è solo per dire che sono abituata a
situazioni peggiori, non volevo
offenderti”
Hinata
accenna un sorriso che nasconde velocemente dietro una
manina. “Non mi sono offesa” rassicura.
“Guarda,
magari Sasuke si fosse limitato ad avere un attacco
di panico. No, lui deve attaccare briga con chiunque lo sfiori per
sbaglio”
sbuffa, poi si rende conto di un particolare “Ehm, Sasuke
è un mio amico.
Disagiato. Molto disagiato, ma tutti i miei amici lo sono”
Hinata
si ricorda Sasuke, era il moro dietro al biondo che
parlava a cascata. Non le era sembrato una persona socialmente
incapace, le era
solo parso un po’ esasperato dai modi irruenti del ragazzo
biondo.
Deve
essere molto tardi, Hinata non sa a che ora è arrivata
alla discoteca con la sorella e i suoi amici e nemmeno per quanto tempo
è riuscita
a resistere lì dento, ma le strade di Seattle gira
pochissima gente, solo ogni
tanto incappano in gruppetti di ragazzi leggermente ubriachi che
scoppiano in
risate brusche simili a fuochi artificiali. Ma appena voltano
l’angolo ogni
rumore sparisce e restano sole le voci leggere di Sakura e Hinata
mentre
parlano. In realtà è Sakura a parlare, Hinata
interviene solo qualche volta
quando è direttamente interpellata. La Hyuuga si sente
pericolosamente
affascinata da quella ragazza con i capelli rosa così
spontanea e vivace, ogni
tanto si imbarazza e si mangia le parole, la guarda spesso direttamente
negli occhi
quando parla, gesticola molto come a volerle spiegare i concetti nel
miglior
modo possibile.
L’aria
è calda, c’è solo una leggera brezza a
mitigare la
notte, e nonostante tutto nel suo vestitino viola Hinata sta comoda.
Sakura ha
legato una camicia in flanella attorno alla vita. Sono poco distanti
dal
centro, i negozi sono tutti chiusi mentre i locali si accingono a far
scendere
le saracinesche. Poco lontano da loro un cameriere sta sistemando le
sedie
fuori dal bar ancheggiando al ritmo della musica che viene da esso. Non
c’è più
nessuno cliente ma la radio continua a funzionare.
Sakura
smette subito di parlare, lascia la bocca socchiusa e
la sua attenzione viene catturata dalla melodia che esce dal bar. Un
sorriso si
impossessa della sue labbra e gli occhi cominciano a brillarle.
“Adoro
questa canzone!” dice cambiando totalmente argomento
e, senza preavviso, inizia a ballare in mezzo alla strada
canticchiandola con
un sorriso enorme.
“I'm burnin'
through the sky yeah / Two hundred degrees / That's why
they call me Mister Fahrenheit / I'm trav'ling at the speed of light /
I wanna
make a supersonic man out of you”
Hinata
la guarda e sorride sentendosi contagiata da quella
allegria sfrenata e senza rendersene conto inizia a muovere leggermente
la
testa a ritmo. Ha vagamente idea di che canzone sia, a casa sua tutto
ciò che
non viene direttamente dalla mano di qualche Mozart o Beethoven della
situazione non è considerata musica, perciò
è davvero raro per lei ascoltare
qualche canzone del genere.
Il
suo cuore inizia a battere velocemente quando Sakura si
volta di scatto verso di lei facendo ondeggiare i corti capelli rosa e
la
guarda sorridendo furba, un piccolo ghigno che fa agitare Hinata.
L’Haruno
inizia ad avvicinarsi verso di lei canticchiando “Don’t-stop-me-now”
come se volesse avvertirla. E Hinata non la
ferma nemmeno quando le prende le mani e la trascina in quella stramba
danza
improvvisata al centro della strada di Seattle, con solo un barista che
sta per
chiudere il locale, l’eco di quella canzone e i lampioni come
spettatori.
Sakura
ora sta cantando a squarciagola mentre improvvisano
piroette e si muovono in un walzer scoordinato tentando di andare a
tempo.
Hinata
si è letteralmente lasciata travolgere e ha
abbandonato ogni rimostranza, anzi dopo un momento di passivo imbarazzo
per
quel gesto così limpido e spontaneo fatto
dall’altra ragazza, ha iniziato a
seguirla nella danza.
È
divertente.
È
così divertente che Hinata sta ridendo senza nemmeno
rendersi conto. Non ha mai fatto una cosa così idiota in
tutta la sua vita.
Quando
la canzone finisce scoppia a ridere anche Sakura e il
barista smette di spazzare con la scopa iniziando a battere le mani per
l’esecuzione
delle due ragazze. Sakura ride ancora più forte mentre
Hinata nasconde la
faccia dietro le mani, ma la rosa gliele afferra costringendola in un
goffo
inchino. Poi la trascina correndo via per la via senza smettere di
tenerle la
mano, ha ripreso a cantare quella canzone anche se la musica
è finita, anche se
è quasi senza fiato nella corsa.
Si
gira verso la mora a guardarla con gli occhi che brillano:
“Vieni,
Hinata” dice “Abbiamo tutta la notte davanti a
noi”
Quella
notte sembrò tutta la loro vita
References:
You
Shook me all night along è
una canzone
degli AC/DC uscita nel 1980 direttamente dal famosissimo album Black in back. È
la mia canzone preferita degli AcDc e la
sveglia che usavo quest’estate xD La amo in maniera
spropositata.
Ghost
Busters
è un film statunitense del 1984 del regista
Ivan Reitman; Naruto sta canticchiando la canzone omonima usata come
colonna
sonora.
Don’t
stop me now è
invece dei grandissimi Queen, uscita nel
1978 nell’album Jazz,
è inoltre una
delle colonne sonore dei film Notte prima degli esami.
Per
l’agorafobia mi limito a
copio-incollarvi
la definizione perché più avanti saranno gli
stessi personaggi a parlarne in
maniera più specifica: “Timore
ossessivo che coglie nell'attraversare una piazza o un vasto luogo
aperto; può
essere sintomo di psicastenia.”
In
più, il
fatto di Sakura che riesce a bloccare l’attacco di Hinata con
un bacio è
ispirata a una scena di un episodio di Teen Wolf della terza stagione.
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