Koi no Yokan

di Voglioungufo
(/viewuser.php?uid=371823)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Polly ***
Capitolo 2: *** Name ***
Capitolo 3: *** You shook me all night along ***



Capitolo 1
*** Polly ***


Perché una mini-long se la meritano anche le mie bambine.

Buongiorno tesori

 Dunque, sono tornata con un’altra Sakuhina e devo dire che questa idea mi frullava sulla testa da parecchio, soprattutto perché partecipa al continuum temporale di Smells like teen spirits, quindi è ambientata all’inizio degli anni ’90, nella Grunge era!

Non sarà lunga e si vi piacciono quelle storie dove si sta svegli fino all’alba a fare pazzie, ci si conosce un po’ per caso e un po’ per destino, ci si tuffa vestiti nel porto alle tre di notte piena di musica un po’ vintage allora questa fa a caso vostro :33

Vi presento:

 

KOI NO YOKAN

“Incontrare qualcuno e sapere di essere destinati ad innamorarsi a vicenda”

♡♡

 

 

 

 

1.     Polly  (Nirvana)

 

Polly says her back hurts

And she’s just bored as me

She caught me off my guard

It amazes me, the will of istinct.

 

 

“Qualcuno ha visto il mio reggiseno verde?”

È il grido che raggiunge Sasuke mentre è disteso sul letto a cercare di leggere in santa pace Lo Spleen di Parigi, il tutto risulterebbe più semplice se i suoi adorati coinquilini smettessero di fare quel casino indecente. Sì, sta parlando sia di Naruto che smanetta musica improponibile in soggiorno che di Sakura in bagno che armeggia con phon o altri oggetti ugualmente rumorosi.

“Un reggiseno? E che ti serve un reggiseno?” è la domanda-risposta che dà Naruto gridando anche lui.

Sasuke appoggia il libro sul copriletto e si massaggia stancamente la radice del naso; trovare in quel bilocale un secondo di pace è sempre impossibile, soprattutto se i tuoi migliori amici non sanno parlare senza urlare.

Ignora il “fino a prova contraria sono una donna, Naruto-scemo!”  di Sakura e senza alzare la voce, perché tanto i muri lì sono di cartapesta, risponde alla domanda iniziale dell’Haruno:

“Guarda nel terzo cassetto della cassapanca”

Dal bagno giungono rumori non meglio identificati seguiti immediatamente dalla voce squillante di Sakura.

“Trovate! Grazie, Sasuke-kun”

“Sì, grazie Cenerella” fa il verso Naruto dal soggiorno soffocando una risata. Quell’epiteto per nulla gentile fa scattare Sasuke come una molla dal letto intenzionato ad andare a picchiare quel decerebrato ma la sua uscita viene bloccata da Sakura che entra nella camera dal letto in intimo.

“Ignoralo” gli consiglia cinguettando mentre inizia a rovistare nell’armadio. “È un idiota”

“Così mi ferisci nel cuore, Sakura-chan” protesta l’idiota in questione sopraggiungendo anche lui nella stanza da letto. Si appoggia allo stipite della porta sfrontato iniziando a guardare fin troppo apertamente il culetto della ragazza.

Sasuke gli tira un pugno. Giusto perché se non lo fa lui lo farà Sakura, quindi meglio anticiparla.

Ma la ragazza si volta radiosa con un sorriso morbido sulle labbra e uno sguardo sereno verso i due. È emozionata, lo si capisce da lontano un miglio.

“Aiutatemi a scegliere” li supplica imbronciando appena la boccuccia ma mantenendo comunque un espressione felice.

Al che Sasuke vorrebbe davvero rispondere che loro – in particolare lui – non è il consulente di moda di nessuno, ma Naruto lo precede alzando il pollice.

In fondo, a Sakura non possono negarle nulla.

 

Il motivo di tutta quella allegria è semplice: Sakura sta per iniziare il suo primo giorno di lavoro. E, ok, farà la cameriera e, ok, la cosa più emozionante sarà non far cadere i frullati dal vassoio, ma ne è comunque elettrizzata e non può fare a meno che agitarsi. In fondo dei tre lei è l’unica che non lavora: Naruto è l’aiutante del meccanico infondo alla via e Sasuke fa il ricco ereditario (sì, è un lavoro anche questo) mente lei si è sempre limitata a fare qualche lavoretto part-time di durata limitata.

Ma adesso no. Adesso porterà anche lei un contributo in quella piccola famiglia disastrata che si sono costruiti.

Così fa una giravolta sollevando leggermente la gonna in jeans tutta spiegazzata. È una Sakura completamente diversa da quella che sono soliti vedere. Via il trucco pesante agli occhi, via i ciuffi rosa spettinati che ricadono sempre sul viso; via i le calze rotte e le magliette larghe, niente camice rubate dai loro armadi o anfibi tutti rovinati. Sembra un’altra persona con quel cerchietto rosso che le tira dietro i capelli lasciando il viso pulito, senza la solita matita nera sbavata. Solo un velo di ombretto chiaro e un rossetto fragola sulle labbra. Una maglietta con il collo a barca è infilata dentro la gonna a vita alta e delle ballerine rosse le calzano i piedini.

Naruto batte le mani. “Sei bellissima!” garantisce.

Sasuke storce il naso. “Ma non avrai freddo?” questiona in modalità mamma chioccia.

“Metto la camicia. E tanto dentro fa caldo” lo rassicura scappando via dalla stanza ed entrando in soggiorno pettinandosi agitata i capelli con le dita. I due ragazzi la seguono come due perfette mamme apprensive.

“Prendi le chiavi di casa” le ricorda Naruto mentre prepara la borsa.

“E mettiti una sciarpa” si accoda Sasuke.

“Ricordati di sorridere…”

“…ma se qualcuno ti guarda le gambe dagli un pugno”

“Precisamente”

Sakura alza gli occhi al cielo ma sorride notando quanto in realtà i due siano seri e aumenta il sorriso per rassicurarli. “Dovrei essere io quella agitata, eh”

Sasuke pare infastidito da quel mezzo rimprovero e incrocia le braccia. “Hai preso i soldi? I documenti? A che ora inizi il turno? Vuoi che passiamo a prenderti?”

Haruno non risponde a nessuna di quelle domande e apre l’armadio specchio d’entrata afferrando la prima giacca che le capita a tiro. Sorride ancora (ma quanto ha sorriso oggi, la nostra Sakura-chan”

“Devo andare altrimenti faccio tardi” dice frettolosa. Si mette la borsa a tracollo e scocca un bacio unico in direzione degli amici. “Ci vediamo ‘sta sera”

“Comportati bene!” termina Sasuke ma la ragazza gli chiude la porta in faccia e la risposta si perde nel fracasso.

Un lungo sospiro affranto lascia le labbra di Naruto. “La nostra bambina sta crescendo” si commuove provando a gettare le braccia attorno al collo di Sasuke. Ci prova perché l’Uchiha evita l’attacco con facilità lasciandolo schiantare contro il muro.

 

 

Il Sannin’s è un piccolo bar tutto colorato che sembra essere rimasto fermo agli anni ’60.  I colori lì dentro sono tutti tenui, dei pastelli un po’ slavati e vecchie fotografie vintage sono appese alla parete. Sopra ogni tavolino c’è un vasetto di fiori profumati. È moderatamente frequentato, essendo in una delle vie secondarie è raro che sia affollato e la maggior parte degli avventori sono abitudinari. Lì dentro puoi trovarci chiunque, sia il vecchietto di settant’anni un po’ bisbetico che vuole una limonata che una piccola comitiva di giovani leggermente scalmanati. I gestori sono una coppia di signori sulla cinquantina, anche se la signora Tsunade sembra ancora una giovincella. Jiraija invece può vantare una scarmigliata chioma candida da vecchio leone.

A Hinata Hyuuga, dolce e timida ragazza dai grandi occhi lattei, quel bar pare un piccolo angolo di paradiso. Un posto dove passare le giornate di noia. Le basta ordinare un tè verde con un goccio di latte o un cucchiaino di miele e guardare le persone attorno a lei ed imprimerle nel proprio sketchbook per essere soddisfatta. Hinata è molto carina con un viso tondo, la pelle è liscia e pallida, le labbra sono piene e rosee spesso socchiuse così da lasciar intravedere gli incisivi bianchi. Ha un corpo morbido con curve molto accentuate, le mani piccole con le unghie leggermente mordicchiate per il nervosismo. Non indossa mai collane o bracciali, è sempre acqua e sapone e il suo modo di vestire è semplice. Hinata è molto bella, ma non le piace essere notata.

Preferisce nascondersi negli angoli e osservare le persone attorno a sé come se questo potesse mitigare la sua solitudine. A Hinata piacciono le persone, sul serio, ma è troppo timida, ogni volta che qualcuno le parla arrossisce e le sudano le mani. E no, la cosa non la rende affatto dolce e tenere, è solo inadeguata e basta. La sua sorellina Hanabi – che è il suo contrario – dice sempre che qualcuno dovrebbe darle una scrollata.

Quel qualcuno a darle una scrollata non è ancora venuto, quindi Hinata continua ad andare al Sannin’s, si siede al solito posto vicino alla finestra e guarda la gente camminare fuori. Quanti passi, quanti sguardi distratti e quante borse che sbattono contro altrettanti corpi; ognuno di loro ha una storia e Hinata adora sempre inventarsela, così li disegna su carta e quegli estranei visti appena un secondo diventano amici nella sua testa.

 

Improvvisamente si sente fissata, poi sente un piccolo click e ruota la testa distogliendo lo sguardo dalla finestra per guardare l’interno del locale. Un flash la investe subito dopo.

Sbatte le palpebre confusa identificando una ragazza con uno stravagante caschetto rosa nascosta dietro l’obiettivo di una polaroid. Questa (la ragazza, non la polaroid ovviamente) accorgendosi di essere stata beccata allontana la macchinetta fotografica da davanti il viso mostrando due occhi verdi spalancati e una piccola espressione colpevole.

Hinata arrossisce seduta stante incassando leggermente la testa fra le spalle, la sconosciuta con la polaroid sembra voler dire qualcosa ma dal bancone si sporge Tsunade.

“Oh, Sakura! Sei in anticipo” vocia allegramente “Vieni pure, così ti diamo la divisa”

La ragazza con il caschetto rosa sobbalza e sul volto le compare una buffa espressione e rizza la schiena.

“Arrivo subito” risponde con un tono di voce altrettanto alto così che tutto il bar ha sentito il piccolo scambio di battute. Lancia un altro sguardo imbarazzato a Hinata, sembra volerle dire qualcosa, ma poi cambia idea e trotterella verso la porta con scritto ‘Privato’.

Hinata la guarda correre via svolazzando nella giacca arancione di qualche taglia più grande poi accenna un timido sorriso. Abbassa gli occhi sul foglio bianco appoggiato sul tavolo, prende la matita e inizia a tracciare i contorni del volto di quella stramba ragazza.

 

 

“…E non ho fatto cadere nemmeno un bicchiere” Sakura termina fieramente il proprio racconto sulla prima giornata lavorativa e poi afferra trionfante una fetta di pizza direttamente dal cartone.

Sono seduti sul tappeto, tranne Sasuke – le sue nobili chiappe non possono riposare in un luogo che non sia il divano –, mangiano la pizza in maniera spartana con le lattine di birra e coca-cola attorno a loro. Appena è arrivata a casa le hanno fatto un sacco di domane, hanno ordinato la pizza d’asporto, messo su un cd a caso dei Guns N’ Roses e poi hanno improvvisato un balletto – solo Naruto e Sakura, Sasuke è troppo snob per queste cose.

“Qualcuno ti ha importunata?” domanda per la tredicesima volta Naruto.

Sakura sbuffa. “Smettila, cretino. In realtà, credo di aver io importunato una persona”

A quella frase anche Sasuke rizza le orecchie.

“Chi? Come? Quando?” spara a raffica Naruto sputacchiando pezzetti di pizza.

Sakura lo scosta indispettita. “Ma niente di che. Era solo una ragazza con una frangetta nera che disegnava, le ho fatto una foto perché era molto… uhm, artistica? Sembrava annoiata”

“Ch’” è il commento di Sasuke e per lui la faccenda può anche dichiararsi chiusa. Non per Naruto ovviamente che deve palesare entusiasmo anche per la più piccola cosa.

“Posso vederla? Posso vederla?” insiste come un bambina in attesa del regalo di natale.

Sakura lo accontenta e cerca nella propria borsa la foto. È venuta leggermente sfocata, soprattutto sul viso, ma l’effetto non disturba, anzi rende la foto ancor più particolare. A Naruto si illuminano gli occhi e allora anche Sasuke si sporge curioso.

“Sakura!” dice il biondo “Hai trovato Polly!”

Oh, quella. Sbotta fra sé e sé Sasuke tornando sul divano.

Da quando sono piccoli Naruto e Sakura insistono nel discutere sull’esistenza di una fantomatica ragazza perfetta, ma se all’inizio i due si erano trovati d’accordo sulle sue caratteristiche (fin troppo simili a Sasuke, tra l’altro) alla fine avevano finito per discostarsene completamente, ma quel gioco sul trovare la ragazza perfetta era rimasto. Avevano anche dato un nome al protipo di ragazza perfetta: Polly e Molly – come tributo alla loro band preferita.

Recentemente Sasuke ha scoperto che il nome in codice che i due usavano nei confronti –oltre che Duffy Duck – era proprio Molly, il primo protipo di ragazza perfetta. E poco importava ai due che lui in realtà fosse un ragazzo.

E adesso è saltata fuori Polly, il secondo protipo.

Sakura aggrotta l’ampia fronte. “Polly? Lei?”

“Ma sì, ma sì” annuisce velocemente l’altro. “Possibile che tu non te ne sia accorta?”

“Non ci ho fatto caso. Mi ha solo colpita”

“Devi assolutamente parlarle. O lo faccio io!”

“Tu non parli proprio con  nessuno!” scatta Sasuke “E anche tu!” torna a rivolgersi verso Sakura “Cos’è? Adesso devo temere anche attacchi dal gentil sesso?”

Naruto fa un gesto distratto con la mano come a cacciare una mosca fastidiosa. “Non disturbarci. È una cosa seria questa!”

Come se anche la gelosia di Sasuke non fosse una cosa seria!

Offeso, Sasuke si alza intenzionato a tornare dal suo Baudaleire anche se in cuor suo sta già progettando un pollyccidio.

 

 

 

References:

Molly’s lips è una canzone dei Nirvana uscita nel 1989 nell’album Bleach.

Polly è sempre nei Nirvana ma è uscita nel 1991 con il celeberrimo Nevermind.

Lo Spleen di Parigi o “piccoli poemi in prosa” è un opera di Charles Baudelaire (scrittore e poeta del Decadentismo Francese) scritti in un arco di tempo che va dal 1855 e il 1870 (o 1869????? Sono troppo pigra per andare a controllare xD). Non so, Baudealaire mi sa tanto da Sasuke ewe

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Name ***


2. Name (Goo Goo Dolls)

Now we’re grown up orphans that never knew their names

We don’t belong to no one

That’s a shame

 

 

È una primavera calda, il cielo è limpido e i raggi del sole tiepidi e confortanti sfiorano i passanti, solo il venticello un poco freddo porta con sé i ricordi dell’inverno appena passato. Vedendo la bella giornata in molti hanno deciso di uscire per fare quattro passi, prendere un gelato e ritrovare qualche vecchio amico. Il viale è affollato, c’è il chiacchiericcio composto di persone che parlano assieme senza disturbare le altre, le vetrine espongono la nuova collezione primavera-inverno e gli alberi mostrano i boccioli in piena fioritura. Sono molti gli alberi in quella strada, per decreto del sindaco e della sua campagna alla sensibilizzazione ambientale sono stati fatti piantare un numero sproporzionate di arbusti e cespugli per tutta Seattle. È una bella idea dal momento che colorano la città, la rendono meno cupa e permettono a Naruto di mettere in atto i suoi loschi piani.

“Illuminami, esattamente cosa stiamo facendo?” commenta Sasuke ancora perplesso di essere finito in quella situazione, ovvero dietro a un cespuglio a fissare le ampie vetrate del Sannin’s dall’altra parte della via. La cosa che lo lascia più perplesso è, in realtà, l’outfit che quel decerebrato del suo migliore amico gli ha fatto indossare, anche se deve dire di essere stato più fortunato del disgraziato biondo.

Sasuke è coperto dalla sua giacca a vento grigia che in confronto alle giacche leggere che indossano i passanti è un po’ fuori luogo, soprattutto perché gli è troppo grande di qualche taglia e quindi gli arriva alle ginocchia. Sugli occhi ha piantati gli occhiali da sole e almeno questi visto la giornata luminosa sono giustificati, non si può dire lo stesso del capello nero che gli appiattisce sulla nuca la sua pettinatura a culetto di papera, come la chiamano Uzumaki e Haruno. Però, oltre questi elementi leggermente poco consoni alla giornata primaverile non salta troppo all’occhio. Lo stesso non si può dire di Naruto che più propriamente è un pugno nell’occhio.

Da quel che Sasuke ha capito sono nel bel mezzo di una missione di spionaggio e quindi non devono essere notati, peccato che Naruto con il suo sgargiantissimo impermeabile rosso con una virile fantasia a fiori lo renda più appariscente di un cartello con scritto “GUARDATEMI” a lettere cubitali e illuminate; probabilmente è stato trafugato nella parte di armadio che spetta a Sakura. Ovviamente foggia anche lui degli enormi occhiali da sole e un capello sulla zazzera bionda.

“Quello che facciamo tutte le volte, Sas’ke” risponde asciugandosi il sudore dalla fronte – niente di cui sorprendersi: saranno venti gradi e lui  è imbacuccato come in inverno, l’idiota – “Ovvero, aiutiamo Sakura”

Sasuke rotea gli occhi e si morde la lingua per non fargli notare che la maggior parte delle volte è proprio la ragazza ad aiutare lui, Naruto. Solo Naruto. Sasuke Uchiha non ha bisogno dell’aiuto di nessuno, figuriamoci.

“Esattamente, cosa intendi per aiutarla se siamo nascosti dietro un cespuglio da metà pomeriggio?”

Questa volta è il turno dell’altro di roteare molto teatralmente gli occhi. Alza l’indice. “Da quanto tempo Sakura lavora qui?”

Lo guarda confuso. “Più di una settimana, quasi due”

“Esatto” annuisce compiaciuto “Tutto questo tempo e non ha ancora parlato a Polly”

“A chi?”

“Polly!” sbuffa, poi gli passa il binocolo – sì, si è portato anche quello per completare il suo ritratto di uno stalker --  e gli segno di puntarlo verso il bar. Sasuke non lo usa nemmeno, sono abbastanza vicini da vedere i frequentatori. Effettivamente, ora che ci fa caso nota proprio in un posto vicino alla finestra la fantomatica ragazza della fotografia.

“E quindi?” replica annoiato da quella situazione.

“E quindi se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto”

“E’ il contrario, cretino”

Fa un gesto seccato della mano. “Sì, sì. L’importante è recepire il messaggio” minimizza “E’ chiaro”

No, vorrebbe rispondere ma non lo dice perché lui è Sasuke Uchiha e sia mai che a Sasuke Uchiha qualcosa non sia chiaro. Quindi sbuffa in disaccordo con qualsiasi sia l’idea partorita dall’altro ragazzo.

Una cosa però è molto chiara: se Sakura li becca lì fuori a spiarla li prenderà a calci in culo da qui fino alla luna.

Amen.

 

 

Sakura è perplessa con un vassoio in mano e guarda fuori dal bar la via chiedendosi per quale strampalato motivo i suoi coinquilini siano nascosti dietro un cespuglio e, soprattutto, perché diamine Naruto indossa il mio impermeabile rosso?!

Sospira socchiudendo gli occhi e si fa interiormente forza. Il suo turno è quasi finito e potrà tornarsene a casa a riposare. A Sakura piace lavorare lì, davvero, la fa sentire utile, però spesso ha a che fare con certi clienti che vorrebbe solo prendere a mazzate sui denti. Certo, si tratta di sporadici casi dal momento che i clienti abituali sono tutti gentili e simpatici e, soprattutto, abitudinari. Come Polly, la ragazza con i capelli corvini e l’album da disegno che ha fotografato la prima volta che ha visto. Deve ancora chiederle il nome, non ha trovato un buon motivo per farlo, e quindi nella sua testa è ancora Polly.

Si siede sempre al solito posto, ordina un tè bianco con un cucchiaino di miele e disegna le persone che vede fuori e dentro il locale; non parla mai, arrossisce spesso e i suoi sorrisi sono così timidi che spesso non si notano. Sembra faccia parte della tappezzeria del Sannin’s.

Mentre le sfila affianco rallenta il passo e butta un’occhiata veloce sul foglio spiando i tratti gentili della matita. È il disegno di uno degli alberi fuori nella via sotto il quale c’è una ragazza con due trecce che sembra aspettare qualcosa. È molto bello e dettagliato per essere solo un abbozzo, in quelle linee morbide si può notare una certa bravura nel riprodurre la realtà.

“Che brava!” dice vivacemente e Polly alza la testa di scatto sussultando come presa alla sprovvista. Appena mette a fuoco la figura di Sakura arrossisce e distoglie lo sguardo.

“G-grazie” balbetta appena stringendo la matita nella mano. Sakura abbozza un sorriso anche lei caduta in un leggero imbarazzo, accidenti le dispiace averla intimidita in quel modo. Sembra così schiva e chiusa, come Sasuke in un certo senso, non può proprio chiederle in nome così a caso. Rischierebbe di metterla ancor di più in soggezione e non vuole importunarla. Quindi passa avanti portando le ordinazioni al tavolo successivo e non rivolge più la parola alla ragazza mora limitandosi ad osservarla di tanto in tanto. È davvero un bel soggetto per una foto ma, ancora, non vuole metterla troppo in imbarazzo o fare lei stessa qualcosa di imbarazzante.

 Finito il turno saluto con una bacio sulla guancia Tsunade, ha preso molta confidenza con quella donna burbara, prende la camicia in flanella da mettere sopra la maglietta a maniche corte ed esce dal bar ignorando i suoi migliori amici ancora dietro al cespuglio.

Polly invece resta al suo posto.

 

“Cosa ci fa Sakura con la mia camicia?!” strabuzza gli occhi Sasuke non appena la ragazza esce dal bar. Naruto cerca di zittirlo affinché non si facciano scoprire ma Sasuke lo ignora mettendo su un’espressione offesa e irritata. Diamine, cerca quella camicia da quattro giorni, doveva immaginarlo che la causa della sua improvvisa scomparsa fosse la mania dell’Haruno di trafugare il suo vestiario.

“Questa situazione deve finire!” sbotta non appena la ragazza si è allontanata abbastanza “Se le servono dei vestiti non può comprarseli invece di rubare i nostri?”

“Ma che fastidio ti dà?” blatera Naruto alzandosi dal loro nascondiglio e stiracchiandosi la schiena. Appoggia le mani sui fianchi imitando una posa da Superman. “E’ il momento di mettere in atto il piano”

Quale piano? Ma non fa in tempo a chiederlo che l’Uzumaki si è già diretto a grandi falcate verso il Sannin’s. Lo segue nella speranza di limitare i danni.

Appena entrano nel bar il campanello sullo stipite trilla e i servienti li salutano con un sorriso, Naruto ricambia frettolosamente per dirigersi subito verso la propria vittima.

La fantomatica Polly non li ha notati troppo impegnata a tenere il capo chinato su un album da disegno dove sta tracciando frettolosamente dei contorni. Avvicinandosi sia Sasuke che Naruto notano che quelle linee formano il volto di Sakura.

Si scambiano un’occhiata inarcando le sopracciglia in maniera eloquente, poi Uzumaki si sporge verso la ragazza e con un sorriso a trentadue denti bercia:

“Ciao Polly!”

La ragazza sussulta spaventata dal tono di voce altissimo e arrossisce immediatamente. Li guarda confusa restando in silenzio.

Naruto non fa molto caso alla sua espressione intimorita e riprende a parlare. “Io sono Naruto e questo Teme qua si chiama Sasuke. Tu? Cioè, lo so che non ti chiami mica Polly ehehe, è solo un soprannome. Invece la ragazza che stai disegnando si chiama Sakura. Sakura Haruno. È la cameriera, no? Quella con i capelli rosa. Eh, appunto, Sakura. Vuoi che ti scrivo il suo numero? In realtà è il nostro numero ma non importa, al massimo rispondiamo noi. È carina, vero?” termina di blaterare.

Sasuke fissa leggermente divertito la figura della corvina farsi sempre più piccola investita da quella cascata di parole, nessuno sa mettere in imbarazzo qualcuno come Naruto. Il bello è che non se ne rende nemmeno conto.

“Cosa?” pigola confusa. Sasuke non ha mai visto qualcuno raggiungere così tante e diverse gradazioni di rosso in appena una manciata di minuti.

Naruto sembra rendersi conto di aver esagerato allora si toglie il capello per spettinarsi la zazzera bionda e ridacchia leggermente. “Scusami, volevamo solo sapere il tuo nome perché se aspettiamo Sakura facciamo tempo a invecchiare tutti e tre”

Quella mezza spiegazione non sembra rassicurare per nulla la ragazza che li guarda come se fossero una sfida impossibile da superare. O più realisticamente, si chiede per quale motivo dovrebbe dare confidenza a due sconosciuti mezzi matti. Non può darle torto, chi si fiderebbe di un logorroico che indossa un impermeabile rossa con fantasie floreali da donna? Be’, Sasuke visto che è il suo ragazzo, ma questo è un dettaglio irrilevante. Infatti non si aspetta per nulla una risposta dalla ragazza, a meno che vederla chiamare la polizia e un centro psichiatrico non sia una risposta, beninteso.

Invece: “H-Hinata…” balbetta incurvandosi nella spalle e abbassando lo sguardo. Non pensava che il suo viso potesse diventare ancora più rosso.

“Wow, è un bel nome, è di origine giapponese? Anche lui è giapponese” sorride Naruto indicandolo.  “Comunque, grazie mille. Mi dispiace di averti disturbato” si scusa rendendosi conto del modo un po’ brusco con cui si è introdotto “Però mi raccomando, parla con Sakura ogni tanto” e le fa l’occhiolino.

 

 

Usciti dal Sannin’s e raggiunta la vecchia utilitaria che condividono tutti e tre, la prima cosa che Sasuke fa è togliersi quei maledetti indumenti. Naruto lo imita mettendo in moto subito dopo e accendendo la radio già sintonizzata nel loro canale preferito. Fa frettolosamente la retromarcia rischiando di urtare delle bici e poi si immette nel traffico. In realtà le strade sono abbastanza libere, quasi tutti hanno rinunciato alla macchina per farsi una passeggiata sotto il sole.

Sasuke abbassa il finestrino e si appoggia con il gomito lasciando che l’aria gli colpisca l’espressione imbronciata.

“Perché vuoi che Sakura parli con quella là?” domanda dopo qualche minuto brusco.

Naruto lo guarda perplesso mentre cambia marcia. “Voglio che sia felice. Tu non vuoi che Sakura sia felice?”

Certo che lo voglio, stupido dobe. “Non lo è con noi? Insomma, perché dovrebbe cercare la felicità da un’altra parte se ci siamo noi?”

Sono sempre stati loro tre, non capisce per quale motivo Naruto voglia tirare in mezzo un’estranea.

Naruto non risponde fingendosi concentrato nella strada e Sasuke si chiede perché diamine lo abbia lasciato guidare. Non che abbia avuto molta scelta visto che si è seduto subito al posto del guidatore.

Guarda fuori gli edifici farsi macchie confuse che sfrecciano accanto a loro in direzione opposta. Alla radio parte Half the world away e Sasuke si lascia trascinare da quella melodia tranquilla in una sorta di placida malinconia. Gli piace quella canzone, in un certo senso si è sempre ritrovato rappresentato da quelle parole.

Anche Naruto ha preso a canticchiarla a bassa voce, il sole sta tramontando riflettendo luci aranciate sull’asfalto.

“Potremmo andarcene da qualche parte” propone. Improvvisamente si sente stretto in quella grigia e puzzolente città, così uguale a sé stessa e marcia e inutile e vuota.

“Andiamo dove vuoi!” annuisce Naruto entusiasta di quell’idea. Invece imboccano la via di casa proprio mentre le ultime note degli Oasis sfumano. Non che si aspettasse realmente di partire. Non posso andarsene, non senza Sakura.

E improvvisamente Sasuke capisce cosa intendesse Naruto con voglio che Sakura sia felice: finché saranno loro tre non potranno andare da nessuna parte. Ma forse è meglio così.

 

 

 

References:

Name è un singolo dei Goo Goo Dolls estratto dall’album che li ha resi famosi nel 1995.

Hal the World Away è una canzone degli Oasis del 1994 dell’album Definitily Maybe. È una delle mie canzoni preferite, ha il potere sia di calmarmi che di rendermi irrequieta per questo vi consiglio di ascoltarla se non la conoscete.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** You shook me all night along ***


3. You shook me all night long (AC/DC)

“'Cause the walls start shaking
The earth was quaking
My mind was aching

And we were making it and you
Shook me all night Long

 

Ino si guarda le unghie perfettamente curate immediatamente dopo aver suonato al campanello di casa Uzumaki-Uchiha-Haruno e ignora con disinvoltura le grida che sente dall’altra parte della porta – sicuramente Sakura e Naruto.

È proprio il biondo ad aprirle la porta con un enorme sorriso sulla faccia. “Ino-chan!” l’accoglie come se non la vedesse da mesi.

La ragazza arriccia le labbra in un sorriso sincero ed entra nel piccolo bilocale senza attendere oltre, l’entrata-soggiorno-cucina è relativamente disordinata e forse è per questo che Sasuke, seduto sul divano, ha una faccia estremamente infastidita. Tutto nella regola insomma.

“Sakura?” domanda.

Un minuto!” la sente gridare dal bagno seguita immediatamente dal rumore preoccupante di qualcosa infranto a terra. Anche Sasuke pare udirlo e la sua faccia si fa, se possibile, ancor più funesta. Naruto invece ridacchia e le rivolge un’occhiata rilassata.

“Vuoi qualcosa mentre l’aspetti?”

“Sono apposto, non preoccuparti” lo rassicura “Temo solo di fare tardi” aggiunge a voce più alta palesemente rivolta all’altra ragazza.

“Ho detto che sto arrivando!” la sente strepitare.

Ino rotea gli occhi e poi torna a rivolgersi ai due ragazzi. “Voi fate qualcosa ‘sta sera?”

“Danno Ghost Busters alla televisione” risponde Naruto “Stiamo preparando i popcorn”

“Oddio, non vi piacerà quella schifezza, spero”

“E’ divertente!” lo difende punto sul vivo “E mi piace la canzone”

Il breve dibattito viene interrotto dall’entrata in scena di Sakura con i capelli elettrici sulle spalle e la maglietta nera malamente infilata dentro un paio di pantaloncini rossi. Tiene in una mano una spazzola e nell’altra un paio di converse da mettere ai piedi, in bocca un fermaglio e un borsa pende dalla spalla insieme alla camicia a quadri verdi di Naruto.

Butta tutto sul divano. “Sono pronta” dice frenetica cercando sia di infilarsi una scarpa che di pettinarsi i capelli elettrici. Sasuke è costretto ad alzarsi per non beccarsi una gomitata al centro della faccia, raccoglie da terra il gatto Madara e lo abbraccia come a farsi scudo. Il gatto non protesta adattandosi immediatamente alla nuova sistemazione.

 “Hai tutto?” domanda divertito Naruto.

Sakura annuisce con frenesia raccogliendo i capelli nel fermaglio, si infila la camicia a mo’ di giacca e afferra la borsa. “Tutto” ripete “Voi non distruggete casa mentre non ci sono”

Sasuke sembra risentirsi di quella insinuazione e assottiglia gli occhi offeso.

“Te l’affidiamo, Ino-chan” cinguetta invece Naruto.

“Ve la riporterò sana e salva come ogni volta” garantisce divertita da tutta quella eccessiva protezione.

Sasuke sembra intenzionato a dire qualcosa, forse una grande perla di saggezza che illuminerà l’umanità, ma poi sembra cambiare idea e si limita a stringere di più Madara al petto. E pensare che era stato proprio lui ad opporsi alla proposta di prendere un gatto, invece adesso non lo molla mai peggio di un bambino con il proprio pupazzo.

“Noi andiamo, ciao!”

“Divertitevi!” è l’ultima cosa che riesce a dire Naruto prima che la porta gli venga chiusa in faccia. Subito dopo si gira con un sorriso a trentadue denti.

If there's something strange in you’ neighborhood /Who you gonna call?” canticchia stonato con espressione eloquente, poi si getta a tuffo sul divano gridando: “Ghostbusters!” ma appena le sue chiappe colpiscono i cuscini una smorfia di dolore esce dalle sue labbra. Stringe gli occhi e infila una mano fra il suo sedere e il divano,  tira fuori l’oggetto di metallo che gli ha fatto male durante la caduta. Lo mostra a Sasuke.

Un paio di chiavi. Le chiavi di casa di Sakura.

Sasuke alza gli occhi al cielo. “Meno male che aveva preso tutto” commenta. Poi va a prendere i pop corn.

 

 

“Certo che potevi vestirti anche più carina” dice Ino dopo essere uscita dal parcheggio e aver messo la seconda. Pigia il piede sull’acceleratore e abbassa i finestrini “Stiamo andando a una festa, non al Pub Taka”

“E che differenza fa?” commenta Sakura appoggiando un gomito sul finestrino aperto con il vento che le schiaffa la faccia “Non ho nessuna intenzione di passare ore a sistemarmi per diventare una persona di plastica perfetta solo perché la società pretende che io lo faccia” sbotta.

Ino rotea gli occhi nello stesso momento in cui mette in terza. “Tu e il tuo anticonformismo del cazzo” impreca “Tanto per cominciare la società non ti impone proprio nulla, se fai una cosa la fai solo per te stessa, ecco”

Sakura è stufa di quel discorso che ormai intraprendono sempre più spesso. Getta la testa all’indietro soffiando come una bambina capricciosa. “Davvero, perché dovrei farlo allora? Non ha senso. Io sono così e basta, perché fingermi qualcosa che non sono?”

“Perché dovresti farlo?” ripete Ino strabuzzando gli occhi “Perché è un gesto d’amore, ecco perché. Ma guarda questo deficiente, mia nonna in bicicletta va più veloce!” aggiunge infastidita pigiando sull’acceleratore per iniziare un sorpasso.

Sakura ridacchia per quello sfogo, ma mantiene il punto della situazione. “Un gesto d’amore? Ma verso di chi?”

“Verso sé stessi,cazzo, è ovvio no?” batte una mano sul volante per enfatizzare il concetto e nel mentre si ferma la semaforo rosso “Seguimi” continua mentre aspettano il verde “Quando ti piace una cosa, quando sei affezionata a un oggetto, lo tratti bene, no? Insomma, fai in modo di non romperlo e fai sempre attenzione a come lo maneggi e cerchi di non rovinarlo e di far risaltare tutti i lati positivi…. Ecco, così funziona anche con le persone, in particolare con sé stessi” la macchina romba quando pigia sull’acceleratore allo scoccare del verde, parte velocemente e scala prima in seconda, poi in terza “Insomma, se ti ami è ovvio che cerchi di trattarti con cura e non maltratti il tuo corpo, capisci dove voglio arrivare, porca puttana? Una persona che si tratta bene e si tiene ben ordinata non ha una bassa autostima, non necessariamente almeno. Semplicemente, sa quello che vale e si coccola. È un gesto d’amore, cazzo!”

“Sì, capisco” borbotta “Sembri la psicoterapeuta, però. Solo più volgare” aggiunge.

“Perché gli amici servono a questo” ride Ino “Per impedirti di aver bisogno di una psicoterapeuta”

Sakura vorrebbe ribattere ma viene distratta dalla musica alla radio. Strabuzza gli occhi e un sorriso estasiato compare sul suo volto ormai completamente dimentica della conversazione.

“Gli AC/DC!” si esalta e fulminea fa scattare la mano verso la rotellina per alzare il volume, la chitarra elettrica riempie immediatamente l’abitacolo rischiando di assordare le orecchie delle guidatrice.

“Abbassa un po’!” protesta, ma in realtà sta ridendo. Anche Sakura ride sollevata dalle note di quella canzone familiare. Appoggia la testa all’indietro e guarda i lampioni accesi correre lungo la strada contro di loro.

“Questa sarà la notte della nostra vita” proclama“Me lo dice la pancia”

 

**

Hinata non doveva accettare l’invito.

Se lo ripete nella testa da quando ha messo piede all’interno di quella discoteca. Lo aveva capito immediatamente che non sarebbe stata una buona idea, anche quando la piccola Hanabi le si era presentata davanti con la proposta di accompagnarla a quella festa poco lontana dal centro. Era stata così convincente che Hinata non aveva proprio saputo trovare un buon motivo per rifiutarsi, soprattutto perché la sua motivazione vincente era stata: “Se continui a nasconderti dal mondo non potrai mai migliorare”. Di Hinata si possono dire molte cose, ma non che sia una codarda. Lei vuole migliorare, vuole uscire da quello scomodo guscio che le impedisce di vivere come una persona normale e che la trascina sempre negli angoli del mondo. Lo vuole davvero ed è abbastanza coraggiosa da provare a superare i propri limiti.

Ma questo è stato un errore.

È come dire a una persona che soffre di vertigine che per migliorare deve buttarsi giù con il paracadute. O peggio, proporre a una claustrofobica di superare la propria paura chiudendosi dentro un armadio stretto al buio per una giornata intera. Insomma, non puoi prendere qualcuno che soffre di agorafobia e metterlo in una stanza chiusa e superaffollata, è ovvio che sentirà malissimo.

All’inizio ci ha provato a ignorare la morsa allo stomaco, i crampi e la sensazione di essere costantemente fissata, ha cercato di rilassarsi e stare con la sua sorellina e le sue amiche ma alla fine ha dovuto scappare via andando a nascondersi nel bordo della pista da ballo. Lì, però, la situazione non è affatto migliorata. Ci deve essere qualche legge non scritta che considera qualsiasi bella ragazza da sola a bordo pista come abbordabile, altrimenti non si spiega per quale motivo abbia già avuto quattro proposte di ballare insieme. Ovviamente, ha rifiutato.

Si sente il cuore battere troppo forte a ritmo con la musica e sembra pronto a sfondare la gabbia toracica da un momento all’altro per scappare via. Le risulta difficile respirare, come se avesse un laccio attorno alla gola, così prende respiri lunghissimi per avere più aria possibile. Non le sembra abbastanza. Le gira la testa. Lì dentro fa ridicolamente caldo. Si è seduta su uno dei divanetti neri che costeggiano la sala sperando di restare un po’ in disparte, ma anche lì continua ad avere la terribile sensazione che tutti la stiano fissando. Non doveva venire. Non doveva venire.

Prende un lungo respiro, le sembra di essere su una barchetta traballante in balia delle onde, invece che essere seduta su un divanetto. Liscia le pieghe del vestito violetto per distrarsi ma la sensazione di disagio strisciante non sparisce e allora getta la schiena all’indietro per trovare maggior conforto in una posizione distesa. Le luci della discoteca si riflettano colorate sul soffitto in lampi di luce che le feriscono gli occhi, tutto il suo corpo rimbomba di musica ma non la sente veramente.

Chiude gli occhi abbandonandosi alle sensazioni.

“Va tutto bene?”

Si alza di scatto strabuzzando gli occhi e ha un leggero capogiro per il gesto troppo brusco, il cuore inizia a batterle ancora più forte dall’ansia di essere stata notata.

Un caschetto rosa sconvolto e spettinato è la prima cosa che le salta agli occhi, poi riconosce il resto della figura sottile e androgina che ha davanti.

“Sakura?”

 La cameriera del Sannin’s, la ragazza con cui ha riempito un album da disegno, la ragazza che per qualche motivo la distrae sempre, la ragazza che adesso la sta guardando sorpresa e preoccupata.

“…Hinata?” domanda in contemporanea l’altra. Successivamente, si guardano entrambe imbarazzate perché nessuna delle due dovrebbe conoscere il nome dell’altra, ma questo non è possibile perché due decerebrati (conosciuti al mondo con il nome di Naruto Uzumaki e Sasuke Uchiha) hanno ben deciso di mettersi in mezzo e fare di testa loro.

Sakura cerca di non pensare a quanto possano essere stati imbarazzanti i suoi coinquilini preferendo ignorare la situazione surreale. Certo, non immaginava che la ragazzina timida e silenziosa del locale fosse tipa da feste.

“Ti senti male?” le domanda gridando tornando a premere sul motivo che l’ha fatta avvicinare. Non è affatto raro che in discoteche del genere dove l’aria diventa viziata e l’afa insopportabile che qualcuno si senta male, specialmente se magari quel qualcuno è andato giù pesante con l’alcool. È una situazione che le è successo molto spesso, per questo si è avvicinata istintivamente.

Hinata si stringe nelle spalle ed esita brevemente, poi ammette alzando appena la voce: “Mi gira solo un poco la testa”

Sakura annuisce con fare professionale e le tende la mano. “Ti accompagno fuori a prendere una boccata d’aria”

La mora guarda quella mano tesa verso di lei con esitazione, come se potesse morderla, ma alla fine la prende alzandosi dal divanetto. “Grazie” dice con lo sguardo basso, i capelli che le scivolano sul volto.

Sakura sorride incoraggiante notando quanto sia scivolosa e fredda e la mano dell’altra ragazza, anche il colorito del suo viso è fin troppo pallido e sembra un fioco fantasma fra le luci epilettiche. Ha la pelle d’oca sulle braccia scoperte nonostante il caldo afoso dentro la stanza. La guarda preoccupata mentre la porta lungo il bordo della pista da ballo verso l’uscita, sta respirando troppo velocemente e non espira abbastanza aria.

Sta iperventilando, costata preoccupata.

“Siamo quasi fuori” cerca di rassicurarla stringendo la mano fredda e sudata “Ti fa male il petto?” domanda.

Hinata annuisce piano. “Un pochino” ma lo dice così piano che Sakura non sente e la vede solo muovere le labbra. Barcolla un poco e si vergogna profondamente per essere così debole e patetica, sta per avere un serio attacco di panico, se ne rende conto fin troppo bene, e le punte della dita le formicolano. Per non parlare della percezione distorta della realtà, le sembra di essere bloccata senza via di fuga. Ne ha avuti così tanti fin da bambina che riconoscerli è fin troppo facile.

Lo stato di agitazione continua anche quando Sakura riesce a portarla fuori dalla discoteca, l’aria fredda sulla sua pelle nuda è sia rassicurante che crudele.

“Siediti” le consiglia Sakura accorta facendola scivolare a terra con la schiena contro il muro dell’edificio.

“Non riesco a respirare” ammette con un filo di voce, è come se avessero stretto un laccio di cuoio attorno al suo collo. Si sente soffocare.

“Espira” le consiglia Sakura cercando di non starle troppo appresso “Concentrati su qualcosa e cerca di respirare correttamente” si morde le labbra non sapendo bene cosa fare. Si chiede se sia il caso di chiamare un’ambulanza, il petto di Hinata si alza e abbassa in maniera violenta come se fosse scosso da singhiozzi e il suo sguardo è un po’ vacuo, sbatte troppo spesso le palpebre. Deve trovare un modo per arginare quella crisi di panico.

Senza pensarci troppo, appoggia le proprie labbra su quelle dell’altra ragazza. Fa solo una leggera pressione e poi le socchiude accarezzandole brevemente senza approfondire troppo il contatto. Tiene intrappolate le labbra della Hyuuga solo per pochi secondi, poi si stacca completamente rossa in volta e pregando che l’altra non abbia preso troppo male quel gesto troppo estremo.

Hinata la guarda con la bocca socchiusa, gli occhi sbarrati e il volto completamente rosso come se fosse un’aliena.

Sakura si sposta imbarazzata una ciocca rosa da davanti il viso. “Va meglio?” domanda controllando il nervosismo.

Hinata resta in silenzio per qualche secondo troppo impegnata a metabolizzare quanto successo ma poi annuisce lentamente rendendosi conto che la sua mente si è completamente snebbiata e non fatica più a respirare. “C-come hai fatto?” balbetta.

Sakura stende le labbra in un sorriso nervoso. “Magia” prova a scherzare, poi aggiunge: “A volte il metodo migliore per arginare un attacco di panico è trattenere il respiro, molti sintomi sono causati dal’iperventilazione. Quando ti ho… baciata… tu hai trattenuto il fiato” si morde un labbro “Mi dispiace essere stata così brusca, ma mi hai presa un po’ di sorpresa e non mi è venuto in mente altro”

“G-grazie” arrossisce e Sakura apre la bocca per chiederle se deve chiamare qualcuno ma una voce squillante la interrompe prima ancor che possa iniziare.

“Hinata! Ecco dov’eri finita! Perché sei a terra? Oddio, ti sei sentita male? Hai avuto un attacco di panico?”

Sakura scatta in piedi come una molla mentre una ragazzina sui quattordici anni (come ha fatto ad entrare nella discoteca?!) si avvicina leggermente seccata e preoccupata insieme. Assomiglia in maniera disarmante alla mora: stessa forma del viso, stesso colorito, stesso colore dei capelli e stessi occhi. Però ha un modo di muoversi più sicuro e deciso, quasi aggressivo.

Anche Hinata cerca di alzarsi, ma più lentamente e traballando, stando appoggiata con la schiena al muro. “Sto bene” accenna un sorriso nervoso “Adesso sto bene”

La ragazzina la ignora totalmente e punta gli occhi chiari su Sakura. “Sono Hanabi” si presenta “Sua sorella. L’hai aiutata tu? Ti ringrazio”

Sakura si stringe nelle spalle. “Dovere”

“Come ti senti adesso? Vuoi tornare a casa? Devo chiamare papà?” e a questa prospettiva sembra molto dispiaciuta e seccata.

“Va tutto bene…” ripete Hinata mordendosi le labbra “Se vuoi restare non devi per forza andare. Ci vado da sola, a casa, stai pure con Kiba e Shino”

Hanabi sembra rincuorata da quella idea ma resta preoccupata. “Sei sicura? Non voglio farti stare da sola”

“Le faccio compagnia io!”

Sakura non si accorge di averlo detto finché non lo propone ad alta voce. Le due sorelle Hyuuga si voltano a guardarla.

“Sei sicura? Ma vi conoscete?” domanda corrucciando lo sguardo.

“In un certo senso” fa spallucce “Ovviamente, solo se ti sta bene, Hinata” aggiunge precipitosamente.

Hinata è arrossita sulle guance, ancora. “S-sì, non è un problema”

“Fantastico!” esulta Hanabi. “Ti ringrazio tantissimo. E prenditi cura di lei”

Sakura sorride all’esuberanza di quel soldo di cacio così in contrasto con il carattere dell’altra sorella. “Assolutamente” assicura fintamente solenne. Tanto, non ha nulla da fare, ha perso di vista Ino praticamente subito. Se deve indovinare, la bionda sarà sicuramente finita da qualche parte a limonare con Shikamaru. Davvero, Sakura non vede l’ora che i due facciano pace con loro stessi e decidano se essere solo migliori amici, o amici con benefici o fidanzati. Quel loro tira-e-molla è sfiancante per lei quanto all’epoca lo fu quella tra Naruto e Sasuke.

“Vuoi fare una passeggiata?” propone a Hinata smettendo di pensare agli insopportabili casini amorosi di tutte le persone che conosce “Così magari ti riprendi meglio”

“Grazie mille” ripete per la centesima volta “Mi dispiace di averti creato qualche problema”

“Ma quale problema e problema” la rassicura iniziando a camminare. La mora la segue immediatamente mantenendo una certa distanza.

Il fatto è che Hinata si vergogna abbastanza per quello che è appena successo, insomma dal punto di vista dell’altra ha avuto un attacco di panico totalmente a caso. 

“Potremmo, per favore, evitare posti troppo affollati?” domanda stringendo le mani a pugno “Non sono a mio agio. È per questo che prima…” è così imbarazzante.

Sakura annuisce. “Certamente”

“Mi dispiace. Non volevo crearti disturbo e metterti in situazioni scomode”

“Ma dai” ribatte vivacemente “Conosco Sasuke da quando ho nove anni, questo per dire che ormai sono abituata a trattare con gente socialmente incapace o problematica. Cioè, con questo non intendo che tu lo sia” si affretta ad aggiungere spalancando gli occhi e sventolando una mano “E’ solo… è solo per dire che sono abituata a situazioni peggiori, non volevo offenderti”

Hinata accenna un sorriso che nasconde velocemente dietro una manina. “Non mi sono offesa” rassicura.

“Guarda, magari Sasuke si fosse limitato ad avere un attacco di panico. No, lui deve attaccare briga con chiunque lo sfiori per sbaglio” sbuffa, poi si rende conto di un particolare “Ehm, Sasuke è un mio amico. Disagiato. Molto disagiato, ma tutti i miei amici lo sono”

Hinata si ricorda Sasuke, era il moro dietro al biondo che parlava a cascata. Non le era sembrato una persona socialmente incapace, le era solo parso un po’ esasperato dai modi irruenti del ragazzo biondo.

 

Deve essere molto tardi, Hinata non sa a che ora è arrivata alla discoteca con la sorella e i suoi amici e nemmeno per quanto tempo è riuscita a resistere lì dento, ma le strade di Seattle gira pochissima gente, solo ogni tanto incappano in gruppetti di ragazzi leggermente ubriachi che scoppiano in risate brusche simili a fuochi artificiali. Ma appena voltano l’angolo ogni rumore sparisce e restano sole le voci leggere di Sakura e Hinata mentre parlano. In realtà è Sakura a parlare, Hinata interviene solo qualche volta quando è direttamente interpellata. La Hyuuga si sente pericolosamente affascinata da quella ragazza con i capelli rosa così spontanea e vivace, ogni tanto si imbarazza e si mangia le parole, la guarda spesso direttamente negli occhi quando parla, gesticola molto come a volerle spiegare i concetti nel miglior modo possibile.

L’aria è calda, c’è solo una leggera brezza a mitigare la notte, e nonostante tutto nel suo vestitino viola Hinata sta comoda. Sakura ha legato una camicia in flanella attorno alla vita. Sono poco distanti dal centro, i negozi sono tutti chiusi mentre i locali si accingono a far scendere le saracinesche. Poco lontano da loro un cameriere sta sistemando le sedie fuori dal bar ancheggiando al ritmo della musica che viene da esso. Non c’è più nessuno cliente ma la radio continua a funzionare.

Sakura smette subito di parlare, lascia la bocca socchiusa e la sua attenzione viene catturata dalla melodia che esce dal bar. Un sorriso si impossessa della sue labbra e gli occhi cominciano a brillarle.

“Adoro questa canzone!” dice cambiando totalmente argomento e, senza preavviso, inizia a ballare in mezzo alla strada canticchiandola con un sorriso enorme.

I'm burnin' through the sky yeah / Two hundred degrees / That's why they call me Mister Fahrenheit / I'm trav'ling at the speed of light / I wanna make a supersonic man out of you

Hinata la guarda e sorride sentendosi contagiata da quella allegria sfrenata e senza rendersene conto inizia a muovere leggermente la testa a ritmo. Ha vagamente idea di che canzone sia, a casa sua tutto ciò che non viene direttamente dalla mano di qualche Mozart o Beethoven della situazione non è considerata musica, perciò è davvero raro per lei ascoltare qualche canzone del genere.

Il suo cuore inizia a battere velocemente quando Sakura si volta di scatto verso di lei facendo ondeggiare i corti capelli rosa e la guarda sorridendo furba, un piccolo ghigno che fa agitare Hinata. L’Haruno inizia ad avvicinarsi verso di lei canticchiando “Don’t-stop-me-now” come se volesse avvertirla. E Hinata non la ferma nemmeno quando le prende le mani e la trascina in quella stramba danza improvvisata al centro della strada di Seattle, con solo un barista che sta per chiudere il locale, l’eco di quella canzone e i lampioni come spettatori.

Sakura ora sta cantando a squarciagola mentre improvvisano piroette e si muovono in un walzer scoordinato tentando di andare a tempo. 

Hinata si è letteralmente lasciata travolgere e ha abbandonato ogni rimostranza, anzi dopo un momento di passivo imbarazzo per quel gesto così limpido e spontaneo fatto dall’altra ragazza, ha iniziato a seguirla nella danza.

È divertente.

È così divertente che Hinata sta ridendo senza nemmeno rendersi conto. Non ha mai fatto una cosa così idiota in tutta la sua vita.

Quando la canzone finisce scoppia a ridere anche Sakura e il barista smette di spazzare con la scopa iniziando a battere le mani per l’esecuzione delle due ragazze. Sakura ride ancora più forte mentre Hinata nasconde la faccia dietro le mani, ma la rosa gliele afferra costringendola in un goffo inchino. Poi la trascina correndo via per la via senza smettere di tenerle la mano, ha ripreso a cantare quella canzone anche se la musica è finita, anche se è quasi senza fiato nella corsa.

Si gira verso la mora a guardarla con gli occhi che brillano:

“Vieni, Hinata” dice “Abbiamo tutta la notte davanti a noi”

 

Quella notte sembrò tutta la loro vita

 

 

 

 

References:

You Shook me all night along è una canzone degli AC/DC uscita nel 1980 direttamente dal famosissimo album Black in back.  È la mia canzone preferita degli AcDc e la sveglia che usavo quest’estate xD La amo in maniera spropositata.

Ghost Busters è un film statunitense del 1984 del regista Ivan Reitman; Naruto sta canticchiando la canzone omonima usata come colonna sonora.

Don’t stop me now è invece dei grandissimi Queen, uscita nel 1978 nell’album Jazz, è inoltre una delle colonne sonore dei film Notte prima degli esami.

Per l’agorafobia mi limito a copio-incollarvi la definizione perché più avanti saranno gli stessi personaggi a parlarne in maniera più specifica: “Timore ossessivo che coglie nell'attraversare una piazza o un vasto luogo aperto; può essere sintomo di psicastenia.

In più, il fatto di Sakura che riesce a bloccare l’attacco di Hinata con un bacio è ispirata a una scena di un episodio di Teen Wolf della terza stagione.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3649806