Harry Potter saga

di Lisey91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.1 una giornata speciale ***
Capitolo 2: *** 1.2 una giornata speciale ***
Capitolo 3: *** 1.3 Binario 9 e 3/4 ***
Capitolo 4: *** 1.4 benvenuti a Hogwarts ***
Capitolo 5: *** 1.5 la studiosa, la dolce e la malandrina ***
Capitolo 6: *** 1.6 il duello di mezzanotte ***
Capitolo 7: *** 1.7 Halloween ***
Capitolo 8: *** 1.8 notte senza luna ***
Capitolo 9: *** 1.9 il Quidditch ***
Capitolo 10: *** 1.10 lo specchio delle brame ***
Capitolo 11: *** 1.11 Norberto, drago dorsorugoso di Norvegia ***
Capitolo 12: *** 1.12 la foresta proibita ***
Capitolo 13: *** 1.13 la botola ***
Capitolo 14: *** 1.14 l'anno migliore ***
Capitolo 15: *** 2.1 buon compleanno ***
Capitolo 16: *** 2.2 aiuto imprevisto ***
Capitolo 17: *** 2.3 alla libreria ***
Capitolo 18: *** 2.4 Il Platano Picchiatore ***
Capitolo 19: *** 2.5 Gilderoy Allock ***
Capitolo 20: *** 2.6 Mezzosangue e Mezze voci ***
Capitolo 21: *** 2.7 Un tragico Halloween ***
Capitolo 22: *** 2.8 La scritta sul muro ***
Capitolo 23: *** 2.9 Il bolide fellone ***
Capitolo 24: *** 2.10 Il club dei duellanti ***
Capitolo 25: *** 2.11 La pozione Polisucco ***
Capitolo 26: *** 2.12 Il diario segretissimo ***
Capitolo 27: *** 2.13 Ricordi ***
Capitolo 28: *** 2.14 Cornellius Caramell ***
Capitolo 29: *** 2.15 Aragog ***
Capitolo 30: *** 2.16 La Camera dei Segreti ***
Capitolo 31: *** 2.17 L'Erede di Serpeverde ***
Capitolo 32: *** 2.18 Un premio per tutti ***
Capitolo 33: *** 3.1 Black memories ***
Capitolo 34: *** 3.2 di zie volanti, nonne veggenti e padri insegnanti ***
Capitolo 35: *** 3.3 Il prezzo del potere ***
Capitolo 36: *** 3.4 I Dissennatori ***
Capitolo 37: *** 3.5 Artigli e foglie di té ***
Capitolo 38: *** 3.6 il molliccio nell'armadio ***
Capitolo 39: *** 3.7 segreti dannati ***
Capitolo 40: *** 3.8 Una grama sconfitta ***
Capitolo 41: *** 3.9 la mappa del malandrino ***
Capitolo 42: *** 3.10 la Firebolt ***
Capitolo 43: *** 3.11 Il Patronus ***
Capitolo 44: *** 3.12 Grifondoro vs Corvonero ***
Capitolo 45: *** 3.13 L'ira di Piton ***
Capitolo 46: *** 3.14 La finale di Quidditch ***
Capitolo 47: *** 3.15 Il Processo di Fierobecco ***
Capitolo 48: *** 3.16 Gatto, topo e Cane ***
Capitolo 49: *** 3.17 Lunasorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso ***
Capitolo 50: *** 3.18 Il Servo di Voldemort ***
Capitolo 51: *** 3.19 Il Bacio del Dissennatore ***
Capitolo 52: *** 3.20 Il rintocco del GiraTempo ***
Capitolo 53: *** 3.21 Non si torna indietro.. ***
Capitolo 54: *** Facciamo due conti ***
Capitolo 55: *** Marion Lupin ***
Capitolo 56: *** Melen ***



Capitolo 1
*** 1.1 una giornata speciale ***


  1990, da qualche parte vicino a Nottingham

Marion era probabilmente l'unico essere umano a cui piaceva svegliarsi presto, adorava alzarsi al canto del gallo (affettuosamente chiamato Connor per la sua amicizia con il pastore tedesco dei loro vicini) e ammirare il cielo misto di panna e celeste del primo mattino. E poi non trovava alcun piacere nel perdersi preziose ore di svago immersa nel calore opprimente del piumone, no proprio non faceva per lei! E quel giorno di metà luglio non faceva certo eccezzione, si era sveglia presto e dopo essersi vestita era scesa a preparare i biscotti al cioccolato, i preferiti del suo papà! Quel giorno poi era un pò particolare, l'aveva capito appena aveva posato i piedi sul pavimento, quel giorno avrebbe cambiato la sua vita...

stesso giorno, qualche ora più tardi in un'imponente casa da qualche parte nei dintorni di Inverness

Melen odiava i turisti. Sapeva benissimo che gli incantesimi eseguiti dai suoi genitori rendevano la casa pericolante e di dubbia attrattiva per i babbani, ma lo stesso lei odiava quelle noiose gite. "il castello dei vampiri" pensò "almeno il nome è azzeccato". Con uno sbuffo scocciato lanciò l'ultima occhitaccia al pulman di curiosi per poi avviarsi verso la cucina. Sua madre stava già facendo colazione mentre suo padre guardava fuori dalla finestra con espressione risentita, sicuramente rivolta ai loro "ospiti". Melen sorrise divertita, non era difficile capire che anche Amyas non amava quelle visite. Penelope Black sorrise rapida alla figlia, prima di tornare a dedicarsi al suo libro con espressione corrucciata. Amyas Black invece si avvicinò alla ragazzina con sorprendente velocità ed eleganza -Lo senti Melen? Questo è l'odore di un cambiamento e ...vola veloce- le sussurrò con un sorriso sornione, che scoprì i canini affilati.

sempre quel giorno, parecchie ore dopo al numero 2 di Setlet Way, Little Whinghing, Surrey

Emily aprì un occhio di malavoglia, richiudendolo quasi subito, infastidita dalla calda luce della tarda mattinata. Si girò dalla parte opposta a quell'odiosa finestra cercando di sfuggire a quell'antipatico raggio di sole, senza ovviamente riuscire a tornare al suo delizioso sogno. Seccata si alzò lentamente, stiracchiandosi come un gatto e cercando con gli occhi un paio di calzini in quel caos informe che un tempo era stato un pavimento. Indugiò un secondo sul grosso allocco posato sulla scrivania, o meglio sui vestiti che la ricoprivano, chiedendosi da quanto quella statua fosse lì prima di tornare alla sua caccia. Ci mise una manciata di minuti per rendersi conto che quella non era una statua e solo il verso infastidito dell'animale sembrò dissipare i suoi ultimi dubbi. Emily lo fissò scioccata per un attimo per poi mettersi a urlare con quanto fiato aveva in gola. Il primo ad arrivare fu uno spaventatissimo Josué Fat, che temeva che la sua primogenità si fosse nuovamente rotta il naso sbattendo nel comodino. Appurato che naso e ragazza stavano benissimo l'uomo concentrò la sua attenzione sul grosso volatile e, decidendo che fosse quello il problema, si adoperò per cacciarlo fuori al più presto. Sfortunatamente l'arrivo di sua moglie Cindy con il braccio il piccolo Eliot non fecero che creare nuove urla che terrorizzarono il povero animale, oramai convinto di dover lottare per la propria libertà. In quella confusione solo Matthius, secondogenito di casa Fat, notò la strana lettere che l'allocco portava legata alla zampa...

 
Il primo capitolo sarà in realtà il prossimo, questo serviva solo a presentare un pò le tre protagoniste della storia. Innanzittutto vi ringrazio di aver letto, già questo ci fà molto piacere. Speriamo di avervi incuriosito e che continuerete a seguirci. Anche perchè la storia è effettivamente molto lunga e l'autrice è dannatamente preoccupata di annoiarvi, quindi vi sarei davvero grata se voleste rassicurarla un pò, dato che se glielo dico io che è bravissima non ci crede. Beh credo di aver detto tutto, al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** 1.2 una giornata speciale ***


1.2 una giornata speciale:

Marion

-AHHH!- un urlo disumano squarciò il cielo della tranquilla periferia di Nottingham come un tuono, facendo sobbalzare terrorizzati tutti gli abitanti di una piccola fattoria in mezzo alla foresta. Tra questi il padrone di casa, postumo dall’ultima notte di luna piena del mese, si svegliò di soprassalto impugnando immediatamente la bacchetta, pronto ad affrontare qualsiasi nemico. Remus Lupin era una persona tranquilla e riflessiva ed era davvero difficile farlo agitare o andare nel panico, questo, ovviamente, finché la cosa non riguardava la sua piccola Marion. –Tesoro?- urlò con la voce ancora lievemente impastata dal sonno, ma per il resto più che all’erta –Tutto a posto?- domandò ansioso, immaginandosi quale terribile catastrofe avesse spinto la sua “cucciola”, solitamente così timida e silenziosa, a mettersi ad urlare. La causa, constatò entrando in cucina, era un semplice gufo grigio, planato sul tavolo dalla finestra aperta mentre Marion si affaccendava ai fornelli. La ragazzina aveva inizialmente pensato potesse essere un gufo dai Weasley o forse la gazzetta del profeta a cui suo padre era abbonato e aveva deciso di finire di infornare i suoi famosi biscotti prima di occuparsene. Quando però vi si era dedicata era rimasta basita. Sulla pergamena, scritta con una calligrafia sottile ed elegante si leggeva:
signorina Marion Sarah Lupin,
seconda stanzetta dopo le scale,
campagna di Nottingham
Non c’erano dubbi su chi potesse essere il mittente, e se anche ce ne fossero stati l’indirizzo sulla parte anteriore della busta e il marchio in cera li avrebbero sicuramente spazzati via: una lettera da Hogwarts! Per lei! La ragazzina si girò verso la porta dove, in pigiama e ancora armato di bacchetta, Remus aspettava di sapere le buone nuove. –Papà guarda! E’ di Hogwarts! Sono stata ammessa, andrò a Hogwarts!- strillo la ragazzina correndo ad abbracciarlo e mostrandogli orgogliosa la lettera. L’uomo le sorrise prendendo tra le mani la preziosa pergamena e accomodandosi al tavolo apparecchiato; si ricordava perfettamente quando, vent’anni prima, aveva ricevuto la medesima lettera e la gioia e la paura che ne erano conseguite. Gioia per l’idea di poter essere come tutti gli altri, paura nel sapere che questo non era possibile. Ovviamente questo non valeva per Marion, lei non sembrava aver preso nulla della sua natura da lupo se non una lieve preferenza per la carne al sangue, che non l’avrebbe certo fatta sentire anormale o mostruosa. La bambina era al settimo cielo, era davvero preoccupata di non essere ammessa dato che aveva compiuto undici anni già da diversi mesi e visto anche che le sue capacità magiche erano piuttosto…scarsine… Ma quella lettera aveva spazzato via ogni sua preoccupazione! Se era stata ammessa voleva dire che era una strega, una vera autentica strega! Si sarebbe impegnata moltissimo, in modo che papà fosse orgoglioso per lei. Alzò gli occhi su Remus, che leggeva assorto la lista dei libri, forse chiedendosi quali erano già presenti nella sua libreria e quanto gli sarebbero costati gli altri, e lo fissò seria. Si somigliavano loro due. Stessi capelli castani e lisci, stesso naso largo e all’insù, stesso mento rotondo e stessa forma della mascella; la bocca di lei però era più stretta e le labbra formavano una specie di cuore e i suoi occhi era di un azzurro luminoso e limpido come il cielo di certi giorni d’estate, come quelli di sua madre. –Mi piacerebbe che mamma fosse qui- sussurrò arrossendo. Remus sobbalzò preso alla sprovvista, capitava di rado che Marion parlasse di sua madre o accennasse a lei…Marlene McKinnon… Era stata uccisa quando la bambina aveva appena una settimana, Lupin non sapeva di lei. Lui e Marlene erano stati insieme per un periodo, ma quando la cosa minacciava di diventare troppo seria si era tirato indietro. Non poteva avere legami seri con una donna, non poteva sposarsi o avere figli come una persona normale perché lui non era una persona normale. E lei aveva accettato la sua scelta, probabilmente se Travers non avesse assassinato l’intera famiglia della donna lui non avrebbe mai saputo di avere una figlia. Sospirò pesantemente prendendole una mano tra le sue – Lo so tesoro, ma sono sicuro che mamma sarebbe orgogliosissima, come lo sono io- Marion gli fece un sorriso umido annuendo poi tornò a dedicarsi ai suoi biscotti, evidente pretesto per non far vedere al padre che era ancora triste. Remus la osservò pensieroso per qualche secondo poi si aprì in un sorriso deciso – Sai, credo che Molly si fionderà a Diagon Alley seduta stante per accaparrarsi l’usato migliore. Che ne dici di unirti a loro? Sono sicuro che ai Weasley non dispiacerà- propose, ben sapendo quanto la ragazzina adorava la signora Weasley. Come previsto Marion ne fù contentissima e, dopo aver chiesto il parere a Molly tramite fiamma, si sbrigò a prepararsi. Mentre spariva tra le fiamme smeraldine in direzione della tana Marion sorrise contenta, stava iniziando una grandissima avventura.

Melen

Melen guardò perplessa l’elegante civetta nera posata sulla spalliera della sedia. Evidentemente doveva esserci uno sbaglio. Allungò una pallida mano verso la busta giallastra che l’animale le offriva, slegandola dalla zampetta per leggervi l’indirizzo.
Signorina Melen Artemisia Black
Cameretta del secondo piano,
villa Black, Iverness
La ragazzina fissò la busta sgomenta, leggendo e rileggendo quelle poche righe senza riuscire a credere ai suoi occhi. Oppure l’intestazione appariva troppo chiara per trattarsi di un errore. Melen fissò i suoi genitori che ricambiarono lo sguardo in silenzio, entrambi persi nelle proprie elucubrazioni. Penelope Black era commossa; aveva sperato ardentemente che la magia, così potente e presente nella sua bambina, fosse di una natura più simile alla sua che a quella del marito! Era estasiata dall’idea che Melen fosse una strega, una normalissima strega, come tutte le altre ragazze della sua età. Andare a Hogwarts, conoscere gente… le avrebbe fatto davvero bene, ne era sicura. Amyas Black invece pensava agli aspetti pratici della cosa. Voleva che sua figlia andasse a quella scuola e facesse tutte le esperienze che poteva, ma non poteva dimenticare che Melen non era una ragazzina come le altre. Quando era stata concepita lui era un neofita, non ancora vampiro non più umano, e questo aveva lasciato un segno sulla piccola. Melen non era una vampira a tutti gli effetti, la sua crescita era stata identica a quella umana fino ad ora e così pure la sua alimentazione, eccezion fatta per una notte al mese . Durante la prima notte senza luna aveva bisogno di sangue fresco come tutti gli altri vampiri, in genere loro cacciavano animali ma Amyas non sapeva se la ragazzina sarebbe riuscita a trattenere l’istinto da cacciatrice in presenza di così tante possibili prede… Melen sembrava pensare alla stessa cosa, aveva aperto la busta e leggeva il contenuto incredula e stupita. –Deve esserci un errore- concluse infine –Non posso andare a Hogwarts... non sono una strega- sospirò piegando la pergamena e preparandosi a rispedirla al mittente con il suo diniego ma suo padre gliela tolse dalle mani. –Se ti è arrivata vuol dire che puoi farcela, dovremmo andare  a Diagon Alley. Hai bisogno di diversi libri e …- lei lo guardò incredula –Sei uscito di testa? Andare lì significherebbe mettere in pericolo migliaia di ragazzi! Non sono mai stata circondata da tante prede umane durante il periodo della caccia, non so come potrei reagire!- esclamò sconvolta dalla sconsideratezza paterna, possibile che non capisse? Penelope le si avvicinò prendendole le mani nelle sue, e fissandola dolcemente–Prima di farti prendere dal panico andiamo a parlare con il professor Dumbledore. Sono certa che lui ha già una soluzione per ovviare al problema, ok?- propose risoluta. Melen passò lo sguardo da lei a suo padre poi sospirò sconfitta –E sia-. Qualche secondo erano apparsi davanti all’ufficio del preside di Hogwarts.

Emily

L’intera famiglia Fat era seduta sul divano, fissando il centro della sala in cui svettava una vecchia gabbia per i pappagalli in cui erano riusciti a incastrare il furioso allocco. Cindy e Josué si passavano perplessi l’assurda lettera che l’animale aveva portato, domandandosi il da farsi. Insomma si, spesso era capitato che Emily facesse cose un po’ strane o inspiegabili, ma da lì a credere seriamente che fosse una strega…. –Deve trattarsi di uno scherzo- mormorò Cindy per la centesima volta –si, è l’unica spiegazione- le diede man forte il marito corrugando le sopracciglia folte in direzione dell’animale –anche se davvero non so spiegarmi come abbiano ammaestrato quel gufo e perché- borbottò perplesso. Emily saltò in piedi di scatto –Ma insomma! E’ da quando sono piccola che vi ripeto che ho dei poteri magici! Questa è la prova che ho ragione io!- esclamò seccata. Anche Cindy si alzò in piedi, fronteggiando la figlia, era talmente piccola che erano quasi alte uguali –La magia non esiste tesoro, e solo frutto della tua fantasia- cercò di farla ragionare –FANTASIA?! FANTASIA?! ERA FANTASIA QUANDO HO FATTO DIVENTARE MATT ARANCIONE O QUANDO SONO RIUSCITA A SUPERARE L’ALTALENA CON UN SALTO? QUESTA E’ M-A-G-I-A MAMMA!- le urlò ormai furiosa, mentre i corti capelli castani le diventavano rossi dalla rabbia. –Esattamente signora Fat, sua figlia ha ragione- disse la voce cortese della professoressa McGonagall. Cindy si voltò verso di lei decisa –LA MAGIA NON…ma lei che è scusi? E come è entrata?- Concluse la donna, gli occhi azzurri sgranati e increduli come quelli del marito, che fissava la nuova venuta sgomento. La strega sorrise, sedendosi educatamente sulla poltrona di fronte alla famiglia, prese la bacchetta e in un secondo ognuno dei Fat aveva in mano una fumante tazza di te e un biscotto al burro –Molto bene. Signori Fat io sono la professoressa McGonagall e sono lieta di informarvi che vostra figlia Emily, in quanto strega, è stata ammessa alla prestigiosa scuola di magia e stregoneria di Hogwarts- concluse fissandoli con i penetranti occhi scuri. I signori Fat la guardarono a bocca spalancata per diversi minuti, mentre Emily sorrideva estasiata saltellando sulle gambe grassocce, incapace di stare ferma. Il primo a riprendersi fu Josuè che, con evidente sforzo, iniziò a informarsi sullo strano futuro della figlia –Mettiamo che quello che dice sia vero signora McGonagall, noi non abbiamo idea di dove trovare questa….roba… insomma manuali di magia, b-bacchette magiche e il resto- fece notare. Minerva annuì –Ne sono consapevole, per vostra fortuna vostra figlia non è l’unica strega dei dintorni. Un mio collaboratore è andato a prelevare un altro giovane mago proprio ieri e credo che l’abbia oramai riportato a casa, a Privet Drive. Passerà tra poco per aiutarvi nelle spese.- concluse guardando un secondo l’orologio. Poi si alzò –Molto bene, credo sia ora che io mi congedi. Signori Fat, buongiorno. Signorina, io e lei ci rivedremo il primo di settembre- concluse cortesemente, strinse le mani agli allucinati signori Fat, poi scomparve nel nulla.  

ecco il secondo capitolo. La separazione del testo serviva a differenziare le storie delle ragazze, ma questo è l'ultimo in cui viene utilizzata mi pare. Ci è dispiaciuto un pò non aver ricevuto nessun commento nel precedente capitolo, e speriamo davvero che questo riscuota maggior successo. In ogni caso un sentito grazie dall'autrice anche alle 42 persona che hanno solo letto, ne è stata davvero contenta. L'aggiornamento dipende dal tempo che ho per andare a prendere il capitolo a casa dell'autrice, quindi poco, quindi mi scuso per i tempi magari lunghi che intercorreranno da un capitolo all'altro. Davvero mi spiace, detto questo spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! Da Lisa e Valentina

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Capitolo 3
*** 1.3 Binario 9 e 3/4 ***


1.2 Binario 9 e ¾
Alla stazione quel giorno era pieno di persona vestite con strani abiti che spingevano carelli con enormi, e altrettanto insoliti, bauli. Tra questi vi era la famiglia Fat al gran completo; Josuè Fat spingeva il pesante carrello con apparente disinvoltura, lanciando occhiate tristi alla ragazzina paffuta e sorridente che gli trotterellava al fianco, Cindy Fat invece stava cercando di sedare la rivolta di Matt e Eliot, uno furioso e l’altro urlante, che pretendevano di andare con la sorella. Quando arrivarono tra i binari 9 e 10 si guardarono intorno, cercando il 9 e 3/4, ma del binario non c’era traccia… -Tesoro, non ti ha detto niente il signor Hagrid? C’è qualche modo particolare per trovare il binario?- domandò la signora Fat guardandosi intorno imbarazzata dai numerosi sguardi che la gente rivolgeva all’urlate gufo della figlia –insomma qualche…magia- aggiunse a bassa voce, in modo che nessuno la sentisse. Emily scosse la testa, corrugando le sopracciglia, gli occhi dorati guardavano intensamente il muro di fronte a lei. In quel momento una voce cortese li fece voltare –Primo anno anche voi immagino?- chiese Remus Lupin adocchiando il gufo pezzato nella gabbia della ragazzina. –Lei si- rispose astioso Matt guardando la sorella in tralice. Remus sorrise –Anche Marion è al primo. Venite con noi? Immagino che per i nati babbani l’entrata sia un po’ …particolare- offrì incamminandosi verso il muro. I Fat spalancarono gli occhi sorpresi quando lo videro passarci attraverso e scomparire, ma si affrettarono a seguirlo. Marion si voltò verso la ragazzina nata babbana, aveva un aspetto buffo. Era paffuta, con le guance rosate e occhi luminosi color ambra, i capelli corti si arricciavano in morbidi boccoli castano rossiccio stretti sulla testa da uno strano pupazzo ghignante. La ragazza si accorse di essere fissata e alzò lo sguardo aprendosi in un sorriso enorme, si fiondò tra le braccia dei genitori e dei fratellini, facendosi spupazzare un poco poi afferrò la mano di Marion e la trascinò tra la calca fino al treno–Dai, andiamo prima che ci lascino a terra!- strillo elettrizzata. Appena salite entrambe si godettero la partenza sporgendosi dal finestrino per salutare i loro cari, Lupin e il signor Fat sorridevano malinconici, la signora Fat piangeva stringendo un immusonito Matt che fissava la sorella intensamente mentre il piccolo Eliot si sbracciava, oramai dimentico della scenata di prima, facendosi promettere milioni di lettere e regali. Quando il binario sparì dietro una curva Emily si voltò verso la compagna di viaggio –A proposito io sono Emily, ma puoi chiamarmi Emi- si presentò sorridendo –M-Marion- balbettò l’altra timida– è un piacere Mary! Sarà meglio muoversi, o ci toccherà passare il viaggio in piedi- esclamò afferrandole la mano e i bauli per poi trascinare tutti e tre lungo il corridoio senza il minimo sforzo apparente. Scoprirono ben presto che tutti gli scompartimenti sembravano essere occupati tranne uno, completamente vuoto fatta eccezione per una ragazzina pallida – Ciao, possiamo sederci?- le domandò Emily spalancando la porta con malagrazia. La ragazza la guardò perplessa per un secondo poi annuì seria, tornando immediatamente a fissare fuori dal finestrino. Le due ragazzine, contente di aver finalmente trovato posto, si affrettarono ad entrare e avevano appena sistemato i bauli sulle retine quando la porta si aprì di nuovo –Fuori di qui, questo ora è il nostro scompartimento- dichiarò un ragazzino pallido, seguito da due colossi ghignanti –oh, non sapevo si potessero prenotare i posti- esclamò Emily inarcando un sopracciglio e fermando Marion che si era già alzata con la chiara intenzione di levarsi dai piedi. Il biondino le si avvicinò minacciosamente, fissandola con sprezzanti occhi argentei –Certo non per te. Immagino tu sia una sudicia mezzosangue, vero?- mormorò guardandola schifato. La ragazza scattò in piedi con la chiara intenzione di picchiarlo dato che, anche se non sapeva cosa volesse dire “mezzosangue”, il tono era inequivocabilmente astioso ma un ringhio basso e dannatamente minaccioso la immobilizzò insieme a tutti quelli dello scompartimento. La ragazzina pallida si era alzata e ora fissava i nuovi arrivati con gli occhi rossi luminosi sotto la frangetta nera –M-Melen- balbettò terrorizzato il ragazzino prima di darsela a gambe seguito dai suoi scagnozzi. Emily la fissò confusa, mentre i suoi occhi tornavano neri come la pece –Perché scappavano?- domandò perplessa. Melen sospirò, la possibilità di passare inosservata sfumata –Perché io sono un vampiro- confessò abbassando lo sguardo e aspettandosi l’ovvia reazione. Marion, come previsto dalla Black, emise un suono simile ad uno squittio, raggomitolandosi sul divanetto terrorizzata e fissando Melen come se fosse la cosa più terribile che avesse mai visto, mentre Emily strabuzzò gli occhi scioccata. Rimasero in quello stato per alcuni secondi poi –Che figata! Un vampiro vero! Come Dracula, ho sempre amato quel film! Anche tu dormi nelle bare e ti ricarichi con la terra del tuo paese natio?- domandò Emily eccitata andando a sedersi di fronte alla mora e fissandola elettrizzata. Melen spalancò la bocca stupita dalla reazione assurda di quella tipa, evidentemente il suo istinto di sopravvivenza non funzionava bene dato che non capiva la gravità della situazione, anche Marion era talmente stupita da dimenticarsi momentaneamente del giustificato terrore che la paralizzava poco prima –tu…non hai paura di me?- domandò la Black fissandola seria –Dovrei?- le chiese di rimando Emily confusa. Melen parve pensarci un attimo poi scosse la testa, effettivamente lei non voleva farle del male – Perfetto! Perché sento che noi tre diventeremmo ottime amiche!- urlò saltando in piedi, mentre le altre due ragazze la guardavano come se fosse pazza. – Amiche?- domandò Melen perplessa – Proprio così- disse tornando a sedersi –Come ti chiami?- chiese sorridendo – Melen, Melen Black- rispose sempre più incredula la vampira. Ancora una volta Marion trattenne il fiato rumorosamente – Una Black! M-ma allora tu d-devi essere p-parente di… Sirius Black e Bellatrix Lastrange!- esclamò ancora più terrorizzata – Bellatrix è la sorella maggiore di mia madre e Sirius suo cugino- ammise lei un po’ seccata – E chi sono?- Chiese Emily –cantanti?- Marion la guardò scandalizzata mentre a Melen venne da ridere, nessuno aveva mai reagito così sapendo che era imparentata con quei due assassini. –Sono, o meglio erano, i peggiori tirapiedi di… Tu-sai-chi- sibilò Marion rabbrividendo –No non lo so, chi?- replicò –Tu-Sai-chi!- ripeté incredula la Lupin fissando la faccia di assoluta perplessità assunta dalla sua nuova amica –V-vuoi davvero farmi credere che tu n-non s-sai di cosa stò p-parlando?- domandò spalancando gli occhi. Emily scosse la testa, improvvisamente a disagio, evidentemente era una cosa così importante che non conoscerla risultava imperdonabile… -Diversi anni fa il mondo magico fu scosso da una violenta guerra magica. Un gruppo di maghi, votati alla magia oscura, cercò di prendere il potere, di infrangere il voto di segretezza e di schiavizzare babbani e mezzosangue. A capo di questo gruppo c’era Tu-sai-chi- spiegò tranquillamente Melen –i maghi non pronunciano il suo nome volentieri per paura, ma il suo vero nome era Lord Voldemort- concluse mentre Marion rabbrividiva e socchiudeva gli occhi spaventata. Emily deglutì –La famiglia di mia madre stava dalla sua parte, tra quelli che si facevano chiamare mangiamorte. Mamma si era unita a loro all’inizio, poi mio padre fu morso e lei se ne andò. Fù considerata una traditrice, ma fece la cosa migliore- Marion abbassò lo sguardo triste –Come fu sconfitto?- domandò Emily incuriosita. Melen sorrise, cosa che le fece venire una deliziosa fossetta sulla guancia e le illuminò il raffinato viso – Nessuno sa esattamente il come, ma tutti conoscono il chi. Un nostro probabile compagno di scuola- mormorò divertita dall’espressione emozionata di Marion e perplessa di Emily, che stava per parlare quando con uno scossone il treno si fermò. –Ci conviene vestirci in fretta e uscire da qui. Hogwarts ci aspetta.- disse voltandosi verso il suo baule, mentre Marion e Emily facevano lo stesso emozionatissime. –Ma che calze sono?- chiese Marion arrossendo guardando la gonna –ma era così corta anche la sua?—dal quale spuntavano un paio di calze dalle improbabili righe giallo-rosse –Cosa? Quelle grigie erano così tristi!- esclamò allegra infilandosi le ballerine, poi prese le due compagne per mano e le trascinò fuori dallo scompartimento – MUOVIAMOCI!- strillò entusiasta, facendo voltare praticamente tutta Hogwarts, a Marion e Melen non restò che lanciarsi uno sguardo a metà tra il divertito e il rassegnato e muoversi a seguirla. Scena che, ancora non lo sapevano, si sarebbe ripetuta spessissimo negli anni seguenti.
  
Ed ecco il terzo capitolo. Finalmente le nostre tre protagoniste si incontrano e iniziano anche a entrare in scena alcune vecchie conoscenze, immagino che tutti abbiano riconosciuto il simpatico trio dello scompartimento no? Volevamo ringraziare di cuore le 3 persone che hanno commentato, le 2 che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e le 2 che l'hanno aggiunta tra le seguite. Mi avete commosso l'autrice! XD Speriamo che questo capitolo non vi deluda e che continuiate a seguirci! Un bacione da Lisa e Valentina! ^^ & ^//^

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Capitolo 4
*** 1.4 benvenuti a Hogwarts ***


1.3 benvenuti a Hogwarts

La stazione di arrrivo era un caos unico. L’intero corpo studentesco di Hogwarts si era riversato sullo stretto binario e spingeva da tutte le parti per riuscire ad accaparrarsi una carrozza. I ragazzini del primo anno si lasciavano spintonare senza sapere cosa fare, dove andare e se anche loro dovessero arrampicarsi su quelle carrozze trainate apparentemente da nulla –PRIMO ANNO! PRIMO ANNO DA QUESTA PARTE!- l’urlo possente li guidò finalmente fuori dalla calca, verso il lago dove gli aspettava un uomo enorme dall’aspetto selvaggio e la barba incolta; sarebbe stato spaventoso se non fosse stato per l’enorme sorriso che gli illuminava il viso. –Hagrid!- urlò Emily facendosi strada fra la folla e gettandosi tra le braccia del gigante –Che bello vederti! Mamma mi ha dato un pacco per te, ma ce l’ho nel baule… te lo darò appena me lo ridanno ok?- esclamò sorridendo mentre l’uomo la stritolava in un abbraccio spezza ossa –Perfetto Em! E appena posso ti porto a conoscere Fuffy come promesso, sono certo ti starà simpatico. Ora… TUTTI QUELLI DEL PRIMO ANNO SALGANO SU UNA DELLE SCIALUPPE! NON PIU’ DI QUATTRO PER VOLTA- spiegò per poi voltarsi e salire lui stesso su una delle barchette sparute, riempiendola completamente. Emily saltò dentro un’altra barchetta, facendo poi segno a Marion e Melen di seguirla. A loro si aggiunse un ragazzino che lanciava occhiate terrorizzate alla mora e che pareva sul punto di piangere. Quando tutti furono saliti le barchette si staccarono dalla sponda, iniziando autonomamente a muoversi verso il castello arroccato sulla scogliera, tutti erano incantati a fissare quelle luci in lontananza, tranne Emily che pareva attratta da qualcosa sotto la superficie dell’acqua. Melen la vide sporsi e stava per rimproverarla quando qualcosa la trascinò giù – EMILY!- urlò la vampira attirando l’attenzione di tutti –E’ CADUTA IN ACQUA E NON RIEMERGE!- spiegò angosciata ad Hagrid, proprio in quel momento un testa apparve dalla superficie nera. Era un essere umanoide, con la pelle ricoperta di squame, gli occhi piccoli e la bocca ricca di denti acuminati. La creatura depose Emily sulla barca poi si girò verso Hagrid emettendo quelli che sembravano alcuni schiocchi ritmici, per poi risparire nelle profondità del lago. –Tutto bene Emily? Ragazzi, avete appena conosciuto una sirena- borbottò l’uomo rasserenandosi solo quando la ragazzina, fradicia, si alzò in piedi emozionatissima e per nulla spaventata dall’accaduto. Il resto della traversata proseguì senza intoppi, cinque minuti dopo erano già stati accolti dalla professoressa McGonagall e sistemati ad attendere in una stanzetta vicino all’ingresso. – E vero allora. Harry Potter è arrivato a Hogwarts- disse una voce strascicata dando il via al caos –Harry Potter? Dove? Dove?!- esclamò Marion iniziando a saltellare da un piede all’altro cercando di vedere oltre il mare di teste. Anche Melen, fingendo indifferenza, si alzava in punta di piedi cercando di scorgere qualcosa; Emily invece era rannicchiata vicino al camino nel tentativo di asciugarsi completamente prima di entrare per lo smistamento e nemmeno si accorse del tramestio che seguiva il battibecco tra Malfoy e Potter concentrata com’era a sfregarsi le gambe. Qualche secondo dopo e la testa di un uomo le apparve dal ginocchio facendola urlare e attirare l’attenzione su di se. Una ventina di fantasmi erano appena entrati fluttuando nella stanza e ora stavano disquisendo con gli studenti, dandogli il loro personale  -E ora, sgombrare! Stà per iniziare la cerimonia dello smistamento- La professoressa McGonagall era tornata e aveva cacciato i fantasmi, per poi fissare severa gli studenti uno ad uno –In fila e seguitemi- ordinò per poi adocchiare Emily, intenta  a gocciolare su un tappeto dall’aria costosa –Per Merlino! – sospirò estraendo la bacchetta e puntandola sulla ragazza che un attimo dopo si ritrovò completamente asciutta  -Meglio. E ora muoviamoci- ripetè, guidandoli fuori dalla stanza verso la sala Grande. La sala era immensa, illuminata da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra quattro lunghi tavoli riccamente apparecchiati, intorno ai quali erano seduti tutti gli altri studenti di Hogwarts. La professoressa li accompagnò in fondo alla sala, davanti ad un altro lungo tavolo, dove sedevano i professori, in modo che tutta la sala potesse vederli.  Tutti si guardavano intorno emozionati e incantati dalla sala meravigliosa e dal soffitto che, come si affrettò a spiegare una ragazza dai capelli biondo scuro molto crespi, mimava il cielo sovrastante grazie ad una magia. La McGonagall intanto aveva già posizionato davanti a loro uno sgabello a quattro gambe con sopra adagiato un cappello a punta dall’aria così vecchia e logora che fece storcere il naso all’ordinatissima Melen.  Si stavano giusto chiedendo cosa avrebbero dovuto farne quando uno degli strappi sul bordo si aprì come una bocca e il cappello cominciò a cantare, sotto lo sguardo stupito e ammirato dell’intera sala. Non appena ebbe terminato la filastrocca tutta la sala lo applaudì e il cappello, dopo essersi inchinato educatamente, tornò immobile come qualsiasi altro cappello al mondo – Quando chiamerò il vostro nome, vi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati- spiegò la donna aprendo una lunga pergamena.  Emily e Marion si strinsero la mano preoccupate, si erano appena conosciute ma già si volevano un gran bene e temevano di essere separate, Melen non partecipò alla crisi, in quanto Black era quasi sicura di essere smistata a serpeverde. Intanto il cappello aveva smistato Abbott e Asoss a Tassorosso e ora aspettava –Black Melen- La ragazza concesse un sorriso alle due amiche poi, con una grazia che non aveva nulla di umano, si avvicinò allo sgabello posandosi il cappello in testa e accomodandosi elegantemente sullo sgabellino –Oh una Black. Pensavo non ne avrei più smistati e invece eccoti qua. C’è una grande intelligenza, si… saresti una splendida serpeverde o anche un’ottima Corvonero, certo. Ma credo che sia meglio…. GRIFONDORO!- Tutto il discorso del cappello si era svolto nella sua testa tranne l’ultima parola, che risuonò nella sala accolta dall’applauso del tavolo giallo-rosso al quale lei, le cui veste erano già mutate adeguandosi alla casa, si accomodò seria. Lo smistamento continuò: Boot e Brocklehurster  finirono a Corvonero, Brown divenne Grifondoro, Bulstrode e Camer Serpeverde, man mano che si avvicinavano alla F Emily diventava sempre più emozionata, tanto da non riuscire a stare ferma –FAT EMILY- urlò la McGonagall e la ragazza si affrettò a raggiungere il palco, troppo emozionata per accorgersi dello sgambetto di Malfoy. La ragazzina sentì i piedi lasciare il pavimento mentre incespicava e, sorprendendo tutti, si spinse con le mani eseguendo una piccola capriola prima di atterrare incolume sul palchetto. Si voltò verso l’antipatico biondino e gli fece la linguaccia prima di ficcarsi il cappello e sedersi soddisfatta sullo sgabello –Bel salto, complimenti. Non c’è bisogno di pensarci troppo, buon cuore, coraggio, lealtà… senza dubbio GRIFONDORO!- Strillò il cappello pochi secondi dopo permettendo alla ragazza di correre (dopo essersi esibita in alcuni saltelli di gioia che fecero sorridere l’intera sala) ad abbracciare un’imbarazzatissima Black. Marion nel frattempo era nel panico più totale, le sue amiche erano a Grifondoro e lei era sicura di non essere abbastanza coraggiosa per raggiungerle lì, le veniva da piangere. Per la prima volta in vita sua  aveva fatto amicizia con qualcuno e doveva già dirgli addio. Fissò ansiosa LongBottom Neville essere assegnato, dopo un tempo interminabile, a Grifondoro e si preparò –LUPIN MARION- tremante la ragazzina si avviò verso il palco, con l’aria di un condannato a morte si sedette e adagiò spaurita il cappello sul capo –mmm difficile… una grande emotività, lealtà…- mormorò il cappello indeciso. Lo sapeva, sarebbe finita a Tassorosso come sua madre… però –per favore Grifondoro, ti prego!- pensò supplicante –Grifondoro dici? Beh se è quello che vuoi …GRIFONDORO- Dopo aver pensato un grazie colmo di gratitudine si avviò felice al tavolo dove Emily le saltò praticamente in braccio facendola cadere a terra e costringendo la McGonagall a rimproverarle per il baccano esagerato che stavano facendo,  ma Marion era troppo felice per preoccuparsene. In quel momento Malfoy fu smistato a serpeverde, lui e Emily si scambiarono un’occhiataccia, poi entrambi tornarono a concentrarsi sul cappello che aveva appena finito di smistare le gemelle Patil. Perks finì a Tassorosso e infine la vicepreside chiamò il nome che tutti aspettavano –HARRY POTTER- al nome seguì un attimo di silenzio, che si trasformò quasi subito in bisbigli curiosi –Potter, ha detto?- -Quel Potter?- -è lui, è quello che ha sconfitto Voi-sapete-chi!-  Melen e Marion non facevano eccezione, cresciute com’erano con la leggenda del “ragazzo che è sopravvissuto”  mentre Emily lo fissava con la sensazione di conoscerlo. Appena il cappello urlò –GRIFONDORO- la tavolata esplose nell’applauso più fragoroso e in urla di giubileo mentre il famoso Harry Potter, un ragazzino magro come un chiodo con una spettinata zazzera nera e due grandi occhi verdi coperti da vecchi occhiali tondi, si affrettava sollevato ad accomodarsi al tavolo, raggiunto poco dopo da un ragazzino alto con i capelli rossissimi e il viso pieno di lentiggini. Melen e Marion gli strinsero la mano, cercando di sbirciare la cicatrice senza farsi notare (con scarsissimi risultati) mentre Emily continuava a fissarlo intensamente, interrompendosi solo per un attimo ad ascoltare il bizzarro discorso del preside Dumbledore. Il ragazzo alzò gli occhi su di lei e arrossì –Ciao Emily- salutò imbarazzato abbassando gli occhi sul suo piatto –Ah, allora non mi sbagliavo! Io ti conosco- esclamò lei vittoriosa mentre l’intera tavolata si interessava al dialogo, sempre fingendo di fare altro con il risultato che molti si impiastricciarono il volto mancando la bocca e altrettanti rovesciarono qualche brocca. Potter si mordicchiò il labbro e finalmente riuscì a guardarla in viso – Non ti ho mai ringraziato per quella volta, sei stata l’unica a prendere le mie difese- disse sincero e finalmente parve che la ragazza avesse capito –Ora mi ricordo! Ma figurati, se lo meritavano- esclamò sicura digrignando i denti –Però hai dovuto cambiare scuola, mi è dispiaciuto molto…- sospirò Harry, sicuro che la ragazza ce l’avesse con lui –Potreste mettere al corrente anche noi!- sbuffò Ron a bocca piena, sputacchiando patate ovunque. Harry fece una smorfia –Emily e io andavamo a scuola insieme, fino al terzo anno. Un giorno mio cugino e la sua banda hanno tentato di prendermi a bastonate ma lei mi ha difeso ed è stata espulsa per questo- spiegò conciso. Tutti si concentrarono su Emily che, anche se un po’più grassoccia del normale, non era altissima e sembrava una di quelle persone incapaci di fare del male –Le hai prese?- domandò Ron perplesso, Emily lo fissò un secondo poi scoppio a ridere, come se avesse detto la cosa più stupida del mondo –Certo che no! Sono stata espulsa perché li ho ridotti male- esclamò ridacchiando –Emily è la campionessa di arti marziali della nostra regione- spiegò Harry senza riuscire a trattenere le risate visualizzandosi la faccia di Dudley per essere stato pestato da una bambina alta la metà di lui, i suoi occhi incontrarono quelli dorati di Emily e si sorrisero complici. Il resto della cena passò allegramente tra battute e risate che sancirono l’inizio di un’amicizia molto molto lunga. 




Angolo dell'autrice e della postatrice (parola appena coniata):
Ed eccoci arrivati al terzo capitolo, lo smistamento! E finalmente Melen, Marion ed Emily conoscono Harry e Ron. A me personalmente il capitolo è piaciuto moltissimo e ho scelto la mia preferita, Emily! La tua Vale? M-Marion, Emily è troppo aggressiva. Preferisco le persona tranquille. Mmm e voi? Avete già una preferita? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate dei miei personaggi, ho cercato di inserirli senza stravolgere la trama ma alcune cose ho dovuto... riadattarle. Spero apprezzerete. Un sincere ringraziamento per chi ci segue, per chi commenta o anche solo per chi legge soltanto, spero che questa storia vi diverta almeno un pò. E ora vi dò l'appuntamento al prossimo capitolo! Ciao Ciao da Valentina e Lisa 

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Capitolo 5
*** 1.5 la studiosa, la dolce e la malandrina ***


1.4 La studiosa, la dolce e la malandrina

Se Harry era giustamente sulla bocca di tutti, ben presto Melen si accorse di rivaleggiare con lui. Non aveva dubbi su chi avesse svelato all’intera scuola che lei era una vampira, così come non dubitava che suo cugino Draco l’avrebbe pagata. Sospirò afflitta mentre un altro gruppo la sorpassava bisbigliando e lanciandole occhiate tra il curioso e lo spaventato e si accomodò sul bordo della finestra più vicina ad aspettare Emily e Marion. La prima era in ritardo per aver dormito troppo, la seconda si era invece attardata per spedire una lettera a suo padre. Sorrise tra se, erano così diverse tra loro, eppure erano subito entrate in sintonia. –MEL! SIAMO QUI’!- l’urlo della castana le fece alzare lo sguardo per ammirare la sua amica. Era sconvolgente vedere come si conciava nonostante l’aspro rimprovero che le era stato fatto per i suoi “sgargianti accessori” dalla professoressa McGonagall, quel giorno aveva degli stivaletti neri fino al ginocchio dal quale uscivano una calzetta viola e una a righe di due verdi diversi, i capelli legati in due chignon da fiocchi dello stesso colore delle calze e orecchini in tono a forma di ampolle; dal rossore di Marion era abbastanza evidente l’imbarazzo che l’eccentricità della ragazza le causava. Melen si limitò a roteare gli occhi per poi incamminarsi con loro verso l’aula di pozioni, la loro prima lezione con il professor Piton. Avevano già provato astrologia, erbologia, trasfigurazione, storia della magia, difesa contro le arti oscure e cura delle creature magiche, Melen si era dimostrata eccellente in tutte le materie anche se Raptor aveva quasi avuto un collasso nervoso vedendola entrare e si era tenuto a distanza, Marion adorava erbologia e storia della magia (probabilmente l’unica in tutta Hogwarts) e Emily… beh Emily aveva completato in fretta la sua mappa delle costellazioni per poi mettersi a dormire, aveva affogato la piantina affidatole, dato fuoco al fiammifero che doveva trasfigurare, aveva passato le tre ore di storia della magia e difesa a disegnare caricature (per altro molto ben riuscite) di insegnanti e compagni  ma si era dimostrata insuperabile a cura delle creature magiche, riuscendo a convincere i mansueti Rumici (piccole creature abitanti le piante) ad attaccare i serpeverde. Insomma, si erano fatte notare. Arrivarono in aula che la lezione stava per cominciare, facendosi così togliere 5 punti per il ritardo, e si affrettarono a sedersi. Marion e Melen trovarono un posto vicino a Hermione Granger  ma Emily rimase in piedi –Tu. C’è un posto qua davanti, vicino al signor Malfoy- la chiamò seccato Piton indicandole un posto in prima fila. Emily fece per controbattere ma l’occhiataccia dei suoi compagni la fece desistere e si trascinò fino al posto indicatole, avendo però premura di stare quanto più lontana possibile da lui, cosa a quanto pare condivisa dal biondo. Piton iniziò facendo l’appello, si fermò un secondo a fissare Melen poi proseguì fermandosi solo quando raggiunse il nome di Harry –Ah, Harry Potter. La nostra nuova… celebrità- disse con voce melliflua fissandolo serio, poi concluse l’appello iniziando una breve presentazione della sua materia che incantò un po’ tutti gli studenti finita la quale, senza preavviso, si rivolse a Harry –Potter, cosa ottengo se verso della radice di esfodelo in polvere in un infuso di artemisia?- Melen ed Hermione alzarono la mano velocemente sfidandosi con lo sguardo, ma nessun’altro diede segno di sapere di cosa stesse parlando il professore. La stessa scena si ripeté per le successive domande, Malfoy al suo fianco si sbellicava dalle risate e a Emily prudevano le mani, perché si accaniva su di lui? Quando finalmente lo lasciò stare tutti i Grifondoro tirarono un sospiro di sollievo, anche se avevano già perso sei punti in soli dieci minuti. La lezione proseguì abbastanza tranquillamente, il professore li divise in coppie dando ad ogni coppia un certo numero di ingredienti con i quali dovevano preparare una semplice pozione per curare i foruncoli, lui sarebbe passato tra i tavoli a controllare.  Evidentemente per lui controllare e criticare anche il modo in cui respiri avevano lo stesso significato dato che nessuno fu risparmiato, nemmeno Melen e Hermione che lavoravano strenuamente una di fianco all’altra lanciandosi occhiate di fuoco in una silenziosa gara per decidere chi fosse la migliore. Marion era stata accoppiata al ragazzino spaurito della barchetta che, lontano da Melen, sembrava molto più sicuro di se –Adam- si presentò con un sorriso tendendole la mano –Marion- balbettò la ragazza stringendogliela un secondo nervosa a sguardo basso, per poi tornare velocemente al libro. Adam la guardò sorridendo e cercando di fare un po’ di conversazione ma lasciò perdere ben presto vedendo che la ragazza si limitava a rispondere a monosillabi o con rigidi cenni del capo “deve essere molto timida” si disse tornando ad occuparsi della sua pozione e lasciandola tranquilla. Marion sospirò, maledicendo la sua scarsa capacità di socializzare, con la coda dell’occhio notò che Emily la guardava facendo smorfie buffissime in direzione di Malfoy e di Piton, in quel momento intento a lodare il modo in cui il biondo stufava le lumache, quando un’intensa nube di fumo verde iniziò a spandersi per il sotterraneo. Non si sa bene come ma Neville era riuscito a fondere il suo calderone e ora il contenuto della pozione stava colando sul pavimento, bruciando le scarpe e forando la pietra –razza d’idiota- commentò il professore ripulendo con un colpo di bacchetta il composto acido  -Suppongo tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone dal fuoco, vero?- disse fissando disgustato il ragazzo che piangeva dal dolore –Lo a-accompagno in infermeria- si offrì immediatamente Marion preoccupata avvicinandosi a Neville –Non preoccuparti, sono certa che Madama Chips ti sistemerà in un lampo- lo rassicurò sorridendogli dolcemente e sorreggendolo mentre lo portava fuori con l’aiuto di Seamus. Tutti li fissarono uscire in silenzio, fino a che Piton non intimò di tornare al lavoro e tolse un altro punto a Harry con un pretesto assurdo. Emily si chinò per aumentare il fuoco sotto il calderone, come diceva la ricetta e anche per nascondere il ringhio che le era salito alle labbra, non si accorse della veste di Malfoy troppo vicina alle braci ne della scintilla che le fece prendere fuoco, almeno fino a che non se ne accorse il serpeverde che saltò via dal suo posto urlando come un idiota, facendo si che il suo calderone gli cadesse addosso. Tutti scoprirono così che la pozione, oltre ad essere ottima contro i foruncoli, era altamente infiammabile perché Malfoy si accese come benzina e solo il rapido e abbondante incantesimo del professore riuscì a evitare che finisse carbonizzato –Chi è stato?!- disse furibondo fissando tutti gli studenti negli occhi –Lei!- urlò Pansy Parkinson indicando Emily che aveva appena completato perfettamente la pozione. –Signorina Fat forse non ne è consapevole ma dare fuoco ai compagni è contro le regole- mormorò Piton avvicinandosi a lei serio. –Dieci punti verranno tolti a Grifondoro per questa sua bravata, e ora vada da Gazza. Sono sicuro che lui avrà qualcosa da farle fare come punizione- concluse indicandole la porta. A Emily non restò che raccogliere le sue cose e uscire dall’aula, non prima di aver risposto con un occhiolino al sorriso di Harry e Ron. La punizione sarebbe stata terribilmente noiosa, consisteva in pratica nello sbattere ogni cimosa del castello fuori dalla finestra fino a che non fosse stata pulita, se i gemelli Weasley non fossero stati puniti insieme a lei. –Ehi già in punizione?- domandò uno dei duo vedendola entrare nella stanza senza alzare lo sguardo dalla pergamena che aveva tra le mani –Già- ammise sconsolata –Risposto male a un professore?- domandò l’altro indifferente, sdraiato al sole –No, ho dato fuoco a un serpeverde- i due gemelli si voltarono istantaneamente verso di lei con un enorme sorriso sul volto –Mitico!- Il resto del pomeriggio lo passarono a fare la “guerra del gesso”, a sera le cimose erano pulite e loro si presentarono a cena bianchi come la barba di Dumbledore, tra le risate generali. Melen invece aveva passato il pomeriggio con Hermione, la ragazza dai crespi capelli biondi che dormiva con loro. Tra le due era scattata una sorta di rivalità sin dalla prima lezione dato che entrambe corteggiavano il titolo di “prima della classe”; alla fine la pozione migliore era risultata quella di Emily e la loro sfida era finita in un nulla di fatto. –Ti va di studiare insieme?- aveva chiesto la bionda a fine lezione, la Black ci aveva pensato su un attimo poi aveva annuito e le due ragazze si erano spostate in sala comune dove, più che una sessione di studio, si svolse l’ennesima sfida di cultura generale. Quando Marion , in compagnia di Neville, tornò nel dormitorio verso le sette le trovò ancora intente a “studiare” –grazie della compagnia Mary- la salutò il ragazzo imbarazzato –figurati- rispose lei poi si unì alle ragazze, mentre Neville si ritirava in dormitorio –Emily?- domandò sedendosi e afferrando uno dei libri posati sul tavolo –Peli di unicorno. Non è ancora tornata- disse Melen distrattamente rispondendo contemporaneamente anche alla domanda di Hermione –Harry e Ron?- Hermione scosse le spalle –Dal guardiacaccia se non sbaglio. I sette usi del sangue di drago?- Marion guardò per un po’ quel tennis verbale, poi si concentrò sul viso stanco delle due ragazze –Ma da quanto tempo siete qui? Avete mangiato?- chiese preoccupata. Alla negazione delle due chiuse i libri di scatto, attirando la loro attenzione –Ora venite con me a cena, avete sette anni per continuare questo teatrino, non c’è bisogno di rovinarsi la salute- disse arrossendo imbarazzata, ma decisa. Le due la fissarono serie poi Hermione sorrise – ok Mary, credo tu abbia ragione- anche Melen le sorrise e si alzò dimostrando la sua buona volontà. Poi insieme si diressero in sala Grande dove trovarono i gemelli Weasley e Emily intenti a fingersi statue di gesso sotto lo sguardo divertito dell’intera sala. 



Angolo dell'autrice e della postatrice:
come avrete intuito questo capitolo non è fondamentale ai fini della trama. Serviva più che altro per far capire meglio i caratteri delle due ragazze e anche per chiarire alcune "dinamiche" come la relazione tra Emily e Draco o quella tra Melen e Herm. Ah giusto, in questo capitolo appare anche Hermione che ha qualcosa di diverso dal libro, è bionda! Emma Watson è bionda e io oramai riesco ad immaginarmela solo così, spero che la cosa non dispiaccia eccessivamente a nessuno. Ah e tenete a mente Adam, dal quarto anno in poi avrà un ruolo importante :D Non fare spoiler Lisa! Ehm ci sentiamo al prossimo capitolo! Valentina e Lisa

P.
S. un ringraziamento speciale a ella che ci segue sempre e a Keira e Neniel per i complimenti ^^

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Capitolo 6
*** 1.6 il duello di mezzanotte ***


1.5 il duello di mezzanotte


Oramai le ragazze si erano abituate a Hogwarts e quella strana vita era diventata la normale routine. Melen, Marion ed Emily diventavano ogni giorno più unite e intime, ma avevano anche iniziato a frequentare altre persone. Una volta superata la paura tutti erano rimasti affascinati da Melen, sia per la sua intelligenza sia per il pallido viso perfetto, e si contendevano la sua attenzione; dal canto suo la vampira aveva instaurato un ottimo rapporto di amicizia/rivalità con Hermione e trovava piuttosto seccanti i tentativi di mettersi in mostra degli altri compagni, non era mai stata particolarmente socievole e le amicizie che aveva le bastavano. Marion invece aveva legato moltissimo con Neville, entrambi timidi e insicuri, passavano ore intere a parlare di erbologia e ad aiutarsi vicendevolmente nei compiti e negli esercizi, nei quali entrambi non eccellevano. Infine Emily aveva intessuto così tante amicizie che Marion e Melen si chiedevano come( e soprattutto quando!) ci fosse riuscita. Passava un sacco di tempo con Harry, alimentando inconsapevolmente i pettegolezzi su una loro possibile relazione, e Ron, con i quali andava d’accordissimo, studiava con Hermione e Melen poi correva a combinare chissà cosa con i gemelli Weasley e aveva anche il tempo di andare con Hagrid a conoscere le creature più impensabili e frequentare tutti i martedì e giovedì sera le lezioni di arti marziali a casa sua, grazie ad un permesso speciale di Dumbledore. E nonostante questo il vulcano Emily aveva anche la forza di rompere le scatole con informazione reperite chissà come prima di chiunque altro. –GIOVEDI’ QUIDDITCH!- esclamò una sera spalancando la porta del dormitorio e facendo fare un salto a tutte le coinquiline –Cosa? Chi te l’ha detto?- domandò Hermione posando la spazzola sul comodino –Segreto- rispose furba –in ogni caso giovedì avremo la prima lezione di volo con i serpeverde- aggiunse con una smorfia levandosi la divisa e cercando qualcosa nel baule. Marion emise un versetto disperato –perfetto, speravo proprio di aggiungere anche questa alla lista di cose per cui sono negata- affermò sconsolata abbracciando il cuscino –E piantala Mary! Potresti scoprire di essere bravissima- la rimproverò bonariamente Emily stringendosi la cintura del kimono in vita –Non mi piace volare con la scopa. Devo provare a chiedere l’esonero-borbottò Melen da dietro il libro che stava leggendo avidamente –Beh non ci sono altri modi per volare, mi pare- berciò Hermione nervosa tornando al suo letto. Melen alzò lo sguardo divertita, un secondo dopo dalla schiena le erano spuntate due ali nere simili a quelle dei pipistrelli che sbattendo elegantemente la sollevarono dal letto. Tutte la guardarono a bocca aperta mentre compiva un delicato volo per la stanza e atterrava semplicemente sul tappeto –Emily sei in ritardo- mormorò divertita la Black avviandosi soddisfatta verso il bagno. Il giovedì successivo arrivò velocemente, Melen era riuscita ad ottenere l’esonero, Marion ed Hermione avevano tentato di apprendere quanto più possibile sul volo dai libri mentre Emily si era limitata a farsi raccontare tutto sul Quidditch da chiunque fosse disponibile a parlarne (in pratica tutta la scuola). –Dubito che la tua scopa riuscirà a sollevarsi da terra Fat- la sfotté Malfoy mentre scendevano al campo – Anche io Malfoy, chi riuscirebbe a reggere il tuo gigantesco ego?- rispose a tono afferrando la mano di Harry, che per poco non rotolò a terra dalla sorpresa, e superandolo con una linguaccia. Madama Bumb era una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli come un falco –Beh cosa state aspettando?! Ciascuno prenda posto accanto ad una scopa, di corsa! Muoversi!- ordinò severa, guardando storta Melen e il suo esonero. Tutti si posizionarono velocemente accanto ai manici posati sul terreno, tranne ovviamente Melen che, fatta apparire una sedia, si sedette un po’ in disparte. –Tendete una mano sulla scopa e dite sù. Dovete essere decisi altrimenti la scopa non vi ascolterà- disse Madama Bumb –Ora!- tutti stesero la mano sulla scopa e presto l’aria fu satura dei loro strilli. Le scope di Harry, Emily e Malfoy volarono loro in mano al primo colpo, ma furono le uniche. Quella di Ron si limitava a rotolare sull’erba e quelle di Neville e Marion, per quanto le stessero supplicando, non sembravano avere la minima intenzione di muoversi. –Ti immagini essere presi in squadra Harry! Sarebbe meraviglioso- sussurrò entusiasta Emily avvicinandosi all’amico –Credo di si- arrossì –Credo che tu abbia ottime possibilità, cioè voglio dire… sei brava in…in queste…cose- bofocchiò il prescelto fissando un punto imprecisato del terreno, rosso come un pomodoro maturo. La risposta di Emily fu interrotta da Madama Bumb, che mostrò a tutti come montare sulla scopa senza scivolare verso il fondo e poi passò in rassegna la scolaresca per correggere la presa. –Ora, quando fischierò datevi una spinta premendo forte i piedi per terra, sollevatevi di circa un metro poi tornate giù inclinando il manico verso il basso. Al mio fischio…tre…due…- Ma Neville, nervoso e sovraeccitato com’era, terrorizzato dall’idea di rimanere a terra si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le labbra della donna. Madama Bumb e tutti gli studenti iniziarono a urlare a Neville di scendere, chi preoccupato chi divertito dal suo terrore e dalla scarsa presa che aveva sulla scopa. Era circa a nove metri quando questa venne a meno e lui cadde, Marion urlò slanciandosi in avanti mentre gli altri erano impietriti dal terrore. Poi qualcosa si alzò in volo, Melen aveva aperto le ali e si era avvicinata velocemente al ragazzo nel tentativo di salvarlo. Stupito e terrorizzato Neville non fu subito d’aiuto per la sua incolumità, quando la Black gli serrò le braccia intorno alla vita lui ebbe paura e iniziò a muoversi ferocemente, colpendola e facendola sbandare. Una delle ali di Melen strisciò lungo la parete del castello lasciando una lunga striscia insanguinata mentre lei si lasciava sfuggire un lamento, cercando comunque di rimanere in volo e di sorreggere Neville, ora immobile e sempre più sconvolto. Harry vide Emily inforcare la scopa e un attimo dopo anche lei era in volo, cercando un po’ impacciatamente di aiutare Melen; fu un attimo… erano a poco più di due metri da terra quando le ali della vampira svanirono mentre lei perdeva i sensi, Emily riuscì ad afferrare l’amica prima che fosse troppo tardi ma non a sostenere Neville che cadde al suolo con uno schianto sinistro. Come risvegliatasi da un incantesimo Madama Bumb corse accanto a Neville, dove già stava Marion, prestandogli i primi soccorsi. –Polso rotto- bofocchiò –Signorina Lupin aiuti il signor Paciock ad arrivare in infermeria, io vi raggiungerò subito con la signorina Black- ordinò la donna, avvicinandosi immediatamente a Emily che sorreggeva terrorizzata una Melen sanguinante e priva di sensi. Madama Bumb prese in braccio la ragazza poi si rivolse al resto della classe –Nessuno si muova mentre io non ci sono. Lasciate le scope dove si trovano o sarete espulsi prima ancora di aver avuto il tempo di dire “a”.- ordinò prima di ecclissarsi. –Hai visto che faccia quel gran salame di Paciock? E la Black? Magari ci siamo liberati di un po’ di sangue sporco- disse Malfoy ridacchiando, il viso però più pallido del solito e le mani che gli tremavano leggermente mentre guardava la professoressa allontanarsi con Melen –Ehi guardate, è quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a Paciock- esclamò poi, raccogliendo la ricordella di Neville. Harry alzò lo sguardo da Emily; ancora immobile, le mani sporche di sangue e lo sguardo perso mentre Ron e Hermione cercavano di tirarle su il morale; e si rivolse al serpeverde  -Dai qua Malfoy- il biondo lo guardò indispettito  -Non credo lo farò Potter. Credo che la metterò in un posto dove Paciock dovrà andare a prendersela. Il tetto forse?- Poco dopo entrambi erano in volo, e nell’arco di un minuto Harry se n’era andato con la McGonagall…  Di norma Emily sarebbe corsa dietro la donna obbligandola a sentire la sua spiegazione, ma al momento era troppo preoccupata per l’incolumità di Melen per pensare ad altro. Appena la lezione terminò si era fiondò in infermeria, dove trovò Marion in lacrime e Neville praticamente guarito, ma in preda ai sensi di colpa –M-Melen ha p-perso m-molto sangue e q-questo p-per un v-v-vampiro è d-davvero g-grave- balbettò la ragazzina piangente, fiondandosi tra le braccia dell’amica. Emily la strinse a se fino a che non si fu calmata abbastanza da poter stare solo con Neville, poi andò a cercare Madama Chips che la rassicurò, sarebbe bastata una sessione di caccia e Melen sarebbe stata come nuova, infatti suo padre era già venuto a prenderla.  Non fu facile convincere la donna, ma alla fine le due ragazze erano riuscite ad ottenere il permesso di restare ad aspettare il ritorno della loro amica. Ritorno che avvenne poco prima della mezzanotte, quando oramai Emily dormiva profondamente, i boccoli scomposti sul cuscino di uno dei letti liberi e Marion attendeva in ansia mangiucchiandosi le unghie –Signorina Lupin, la signorina Melen è tornata e sta bene, deve solo riposare- l’infermiera guardò con un sorriso Emily –la sua amica può dormire qui stanotte, ma è meglio che lei si affretti a tornare al dormitorio- aggiunse cortese ma inflessibile. Così Marion si incamminò verso la torre di Grifondoro in silenzio, quando un rumore proveniente dalla stanza dei trofei attirò la sua attenzione. Impaurita si avvicinò alla porta e sbirciò dentro, nessuno –C-c’è q-qualcuno?- pigolò stringendosi le mani al petto –Marion?-domandò una voce stupita -Ron?- un secondo dopo mise a fuoco quattro figure famigliari, nascoste dietro una teca. –Ma cosa ci fate qui?- Chiese la ragazza passando lo sguardo su Harry, Ron, Hermione e Neville in pigiama, vestaglie e, nel caso di Ron e Hermione, ciabatte pelose. –stavamo asp..-iniziò Potter quando un rumore li fece sobbalzare. Poco dopo Gazza e mrs Purr entrarono nella stanza, cercando qualcosa…o meglio qualcuno.  I ragazzi cercarono di nascondersi, ma nella purtroppo Neville incespicò su Ron ed entrambi caddero su un’armatura, provocando un baccano infernale che rivelò subito la loro posizione al custode.  Non restò quindi che fuggire, ignorando la paura e la voglia di picchiare Hermione che continuava a lanciare accuse e lamentale in direzione di Harry e Ron, l’incontro con Pix non fece che demoralizzarli ulteriormente e fu quasi con gioia che saltarono dentro la stanza che Hermione aveva scassinato con un incantesimo, cosa poteva esserci  lì dentro di peggiore di Gazza?  -crede che la porta sia chiusa a chiave!- bisbigliò Harry felice –penso che siamo salvi…insomma Neville cosa diavolo …- Borbottò il prescelto infastidito voltandosi, ma le parole gli morirono in gola. Marion pigolò terrorizzata, facendosi piccola piccola dietro a Ron che fissava davanti a se a bocca spalancata, perfino le lentiggini più pallide del solito. Tutti e cinque fissavano un enorme cane che, con le sue tre teste ringhianti, ricambiava lo sguardo furioso. Non servì che nessuno dicesse niente, tra l’espulsione e la morte la scelta era abbastanza semplice, spalancarono la porta sbattendosela poi alle spalle e volarono verso il dormitorio, urlando la parola d’ordine che ancora mancavano loro diversi metri dal muro e fiondandosi dentro quasi a salto, tanta era la voglia di allontanarsi da quel mostro sbavante. Per un po’ rimasero in silenzio, chi seduto sulle poltrone, che sul divano e chi, come Marion, raggomitolato sul pavimento, nessuno aveva la voglia o la forza di dire alcunché.  –Ma cosa lo tengono a fare un mostro del genere in una scuola?- mormorò Ron , indispettendo enormemente Hermione –Ma voi non gli usate gli occhi? Non avete visto su cosa posava le zampe?- sbottò acida, guardandoli furibonda –Non gli ho guardato le zampe, ero troppo preso dalle teste!- ribatté Harry –stava su una botola e quindi fa la guardia a qualcosa. E ora io vado a letto, prima che a qualcun altro venga un’altra brillante idee per farci uccidere. O peggio espellere!- esclamò alzandosi e trascinandosi dietro Marion, ancora muta e sotto shock.  



angolo dell'autrice e della postatrice:
Si lo so avevo detto domenica, ma domani ho una gara di arti marziali e sarò fuori tutto il giorno quindi... capitolo nuovo! Se non insistevo io lo avresti publicato domani notte.>.>' Ehm, non commenti il capitolo? Si è meglio. Allora in questo capitolo si parla di Fuffy e dell'incidente di Neville. Forse avrete notato che ho ricominciato ad usare il cognome "italiano", il motivo è semplice: LongBottom non mi piace. Lungo sedere, povero Neville! Per il resto... ho cercato di attenermi il più possibile alla trama ma ovviamente ho dovuto cambiare qualcosina, e poi mi piaceva l'idea di un rocambolesco salvataggio! Una domanda per voi, pensate che Marion sia troppo "di contorno"? Ho sempre paura di tralasciarla un pò... Per me è ok, solo che essendo una presenza delicata si nota meno di Em e Mel. Nel prossimo capitolo ci scappa un bacio e non dico altro! ^^ Lisa basta spoiler! Augurandovi buona domenica, un saluto affettuoso Valentina e Lisa.

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Capitolo 7
*** 1.7 Halloween ***


1.6 Halloween

Emily aprì gli occhi con un mugolio infastidito, un movimento aveva scostato una delle tende bianche che la circondavano, permettendo alla luce di raggiungerla. "un momento...Bianche?" In un attimo si ricordò tutto, avrebbe dovuto aspettare il ritorno di Melen e invece si era addormentata "che tonna!" si disse furiosa con se stessa, possibile che non riuscisse mai a fare la persona seria!? –Sono passato a vedere come stai... non mi sembri in forma- la voce di Malfoy le arrivò alle orecchie da oltre la tenda prendendola di sorpresa–no, sto bene… non mi aspettavo ti importasse ancora- rispose Melen sospirando stanca. Draco annuì in silenzio, sedendosi sul fondo del letto –sei ingiusta Melen… sai bene che non è stata colpa mia- sembrava quasi malinconico, pensò Emily, come perso in qualche ricordo particolarmente doloroso – no, nemmeno mia… era destino si vede- il biondo annuì mentre un silenzio pesante calava su di loro, poi Draco si alzò e si allontanò dedicandole solo un cenno del capo. La castana lo osservò mentre le passava davanti a capo chino e con gli occhi lucidi, non aveva mai visto Malfoy così...fragile... Qualcosa nel suo stomaco ruggì indispettita dalla visione, senza che la ragazza potesse impedirlo in qualche modo –Emily vieni fuori- mormorò Melen facendola sobbalzare –Come sapevi che non dormivo più?- domandò andando ad accomodarsi dove poco prima era seduto Malfoy –Dal tuo respiro- rispose sorridendo la vampira. Emily la studiò stupita; il serpeverde aveva ragione, aveva un aspetto pessimo. Era più pallida del solito, con profonde occhiaie scure intorno agli occhi, rossi e inquietanti, e le labbra secche e livide –è la luna, la sera di halloween non ci sarà e dovrò andare a caccia- spiegò la mora accorgendosi del suo sguardo –Fa male?- Melen scosse la testa –Non più del solito, la sete mi accompagna tutti i giorni. Quel giorno aumenta e basta, questa è la maledizione per essere un essere dannato – Emily la fissò seria, era chiaro che stava minimizzando la cosa, evidentemente soffriva molto più di quanto era disposta ad ammettere... Silenziosa si sedette più vicina all’amica e le appoggiò la testa sulla spalla e intrecciando le loro dita. Melen sobbalzò sorpresa e strinse i denti mentre l’odore del sangue della ragazza le saliva alle narici solleticandole l’appetito, ma non si scostò anzi la strinse in un goffo abbraccio con la mano libera –Ora vai Emily, devi cambiarti e prepararti per le lezioni- disse dopo qualche minuto, imbarazzata per quel gesto così affettuoso e per la voglia di quel sangue dall'odore così delizioso che premeva sotto la pelle della ragazza. La castana annuì, le sfiorò la guancia con un bacio e fece per allontanarsi –Emily?- la richiamò Melen, le due si fissarono negli occhi, una in attesa e l’altra indecisa su che cosa dire –grazie- mormorò in fine la vampira, scaldandosi con il sorriso felice di Emily…

-Sei nella squadra!?- urlò Emily prima che Ron le saltasse praticamente addosso –Em è un segreto!- la rimproverò Harry, senza però riuscire a non sorridere davanti all’entusiasmo della ragazza. Per distrarla le raccontarono del misterioso pacchetto della camera blindata, glissando però sul cane a tre teste, Marion li aveva costretti a prometterlo solennemente dato che era sicura che Emily sarebbe corsa a vederlo, e in effetti a entrambi era sembrato dannatamente plausibile. Il discorso fù interrotto bruscamente quando un pacco lungo e sottile planò davanti a Harry, sotto lo sguardo infastidito di Malfoy e ammirato di tutto il resto della sala grande -è...è..- balbettò Ron troppo emozionato per riuscire a parlare -Un manico di scopa!- squittì Emily eccitata mentre Hermione li guardava torvi e Melen cercava di distrarla imbarazzata. -C'è scritto di non aprirlo in sala grande- bisbigliò Harry leggendo il biglietto allegato e incrociando lo sguardo della McGonagall al tavolo professori. -Beh è naturale- mormorò Fred spuntando dietro a Emily e posandole il mento sulla testa -Sei il nostro asso nella manica- aggiunse George, per poi chinarsi e leccare una guancia alla castana -Buongiorno Em- salutò allegro poi si incamminarono lentamente verso l'uscita sotto lo sguardo di tutta la tavolata -Ma cosa...- iniziò Ron perplesso -AH! IL MIO FERMACAPELLI!- urlò Emily saltando in piedi e iniziando a correre dietro ai gemelli (che a quanto pareva non aspettavano altro) -SIGNORINA FAT! SIGNORI WEASLEY! NON SI CORRE!- urlò la McGonagall alzandosi e partendo anch'essa all'inseguimento, sotto lo sguardo sbigottito dell'intera sala -Quella tipa è davvero...- borbottò Ron -Unica- concluse Harry con un sorriso ebete fissando il punto in cui era appena sparita.

Meno di una settimana dopo era il giorno di Halloween, il primo giorno senza luna. Melen partì la mattina stessa, senza che Marion e Emily fossero nemmeno riuscite a vederla, e forse era meglio così… si diressero silenziose a incantesimi, entrambe fin troppo preoccupate e ansiose per riuscire a nasconderlo. Appena entrarono in aula, Emily si stampò in faccia il solito sorriso a trentadue denti e si sbrigò ad occupare il posto accanto ad Harry, seguita da una Marion più silenziosa e schiva del solito. Il professor Vitious quel giorno annunciò loro che li riteneva pronti per imparare l’arte della levitazione e come dimostrazione fece girare vorticosamente per l’aula il povero Oscar, che si era nascosto nello zaino di Neville. Per l’esercitazione furono divisi in coppia, ognuna con una grande piuma a disposizione: Harry finì con Emily e Marion con Neville, ma a Ron toccò Hermione. Era difficile dire chi dei due fosse il meno contento dell’accoppiamento del professore, ma accettarono la cosa senza lamentele, limitandosi a qualche occhiataccia nervosa. –Non dimenticate il movimento del polso e la pronuncia, ricordate il mago Baruffio che disse "s" al posto di "z" e si ritrovò con un orso sul petto- trillò il professore, rischiando di cadere dalla sua pila di libri dopo un saltello troppo azzardato. Marion e Neville continuavano a muovere la bacchetta, correggendosi l’un l’altro ora la pronuncia ora il movimento, ma l’unica cosa che erano riusciti ad ottenere era stata far vibrare lievemente la piuma e macchiarla di insoliti pois fucsia; Harry e Emily non se la cavavano molto meglio, provarono un paio di volte a testa fino a quando, all'nnesimo tentativo della ragazza, la piuma si trasformò in un cucciolo di cane grigio-beige –CHE CARINO!- trillò Emily sotto lo sguardo confuso di Harry e sorpreso di Vitious. Dietro di loro Hermione e Ron stavano bisticciando –e fallo te, dato che sei così brava!- sbottò il rosso, guardandola astioso. La bionda si rimboccò le maniche e agitando la bacchetta ripeté la formula con chiarezza e decisione –Wingardium Leviosa- la piuma si sollevò lentamente dal banco e rimase sospesa in aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste, volteggiando elegantemente seguendo i comandi di Hermione. –Molto bene! La signorina Granger c’è riuscita! 5 punti a Grifondoro!- urlò deliziato l’omino saltellando allegro verso di lei, dimenticandosi il duello verbale sul cucciulo intrapreso con Emily. A fine lezione Ron era di pessimo umore –Non c’è da stupirsi che nessuno la sopporti, quella ragazza è un incubo! Parola mia!- esclamò mentre si faceva largo insieme a Harry e alle ragazze. Qualcosa li spinse da parte e voltandosi videro Hermione correre via in lacrime –Hermione! Sarai contento ora Ron!- urlò Emily mentre lei e Marion si affrettavano a seguire la ragazza, lanciando occhiatacce rancorose ai ragazzi, anche al povero e innocente Harry. La trovarono in un bagno del secondo piano pochi minuti più tardi, ma convincerla ad uscire non fu altrettanto semplice. –Herm dai esci- implorò Marion bussando alla porta per l'ennesima volta –Andatevene!- urlò la bionda piangendo. Emily sbuffò spazientita, era tutto il pomeriggio che lei e Mary tentavano di convincerla a uscire dal bagno senza risultati –Ok, l’hai voluto tu!- esclamò d’un tratto –spostati Mary- Emily si mise davanti alla porta ad occhi chiusi, poi -YAH!- le sferrò un potente calcio che la divelse dai cardini, facendola cadere indietro con uno schianto secco –Ma come hai…?- iniziò Hermione fissando la piccola Emily sconvolta–Non è vero che nessuno ti sopporta Hermione- la interruppe la castana –Noi ti vogliamo bene- aggiunse la Lupin con un sorriso. Hermione ricambiò il sorriso e uscì dal bagno, lasciandosi abbracciare dalle due ragazze –Ok direi che oramai abbiamo perso il banchetto. Rendetevi presentabili e andate in dormitorio, io faccio una capatina in cucina e vi raggiungo!- ordinò Emily staccandosi dalla stretta delle due ragazze per poi correre fuori dal bagno felice e con tutta l’intenzione di insegnare a Ron a chiudere quella boccaccia, con le buone o le cattive non era importante. Non aveva fatto neanche 20 metri che si imbatte in un gruppo di Grifondoro terrorizzati che stavano andando verso la torre –Cos’è successo?- domandò perplessa –Emily! Meno male- Harry la raggiunse sollevato –c’è un troll nel castello, dobbiamo muoverci a tornare al dormitorio- spiegò velocemente –già, quel mostro è pericoloso- rincarò Ron afferrandole un braccio e cercando di trascinarsela dietro, ma la ragazza era di ben altro parere –Marion e Hermione! Sono in bagno e non sanno niente del troll!- esclamò preoccupata facendo per tornare indietro ma Harry la bloccò –ci pensiamo noi, tu distrai Percy- propose, per nessun motivo le avrebbe permesso di rischiare così tanto. Emily accetto solo perché il tempo stringeva e non c’era tempo di discutere, così annuì e aiutò i ragazzi ad allontanarsi. I due avevano fatto pochi passi quando videro Piton correre per il corridoio in direzione del terzo piano –dobbiamo seguirlo- iniziò Harry, ma Ron gli prese la mano –non senti uno strano odore?- I due ragazzi si ritirarono in un ombra e poco dopo davanti a loro apparve una creatura enorme, dal corpo grigio e bitorzoluto con una testa piccola e un’enorme clava tra le mani. Passò loro davanti e s’infilò in una porta poco distante –chiudiamolo dentro!- bisbigliò Harry nervoso, poi entrambi corsero alla porta e girarono la chiave, per poi allontanarsi tutti soddisfatti per l'eroica impresa appena compiuta. Avevano appena girato l’angolo quando un urlo acuto gli arrivò alle orecchie facendoli sobbalzare – Il bagno delle femmine… HERMIONE E MARION!!!- urlarono in coro facendo immediatamente dietro front per fiondarsi a salvare le loro amiche...

Marion si immobilizzò nell’atto di passare un salvietta a Hermione- cos’è questo odore?- domandò perplessa annusando l’aria. Prima ancora che la bionda potesse rispondere una pesante clava si era abbattuta su uno dei cubicoli vicini, la castana riuscì a spingere Hermione di lato appena prima che la parete di cartongesso le crollasse addosso, bloccandole le gambe. –SCAPPA!- urlò la Lupin, Hermione si mosse verso la porta –E’CHIUSA!- strillò terrorizzata, per poi ributtarsi verso Marion, schivando per un pelo l’attacco del troll. –DIFFINDO!- esclamò la castana, l’unico incantesimo che conosceva, quello che suo padre usava per fare a pezzi la legna. Il troll non pareva nemmeno accorgersi dei microscopici taglietti che la ragazza infieriva alla pelle coriacea, ma sembrava che vederla puntargli la bacchetta contro l’avesse indispettito, perché con un barrito assordante si preparò a colpire proprio il punto in cui stava lei. Quando i ragazzi entrarono Marion era davanti a Hermione (che sembrava sul punto di svenire) e lanciava incantesimi contro il mostro, che però non pareva nemmeno accorgersene eretto e pronto a colpire com’era... Harry afferrò una dei rubinetti che il troll aveva divelto e glielo lanciò, il mostro lo fissò con occhietti cattivi poi si avvicinò a lui furioso –Quà cervello di gallina!- urlò Ron tirandogli un tubo di ferro, attirando il troll nella sua direzione. –Correte!- urlò Harry a Marion e Hermione, solo allora si accorse che la castana aveva la gamba incastrata sotto alcune macerie mentre la bionda era paralizzata dal terrore, in ogni caso nessuna delle due era in grado di muoversi. A quel punto Harry fece una cosa molto stupida e molto coraggiosa insieme: prese la rincorsa e si aggrappò al collo del mostro. Quello non sembrò accorgersi del suo "passeggero", ma non riuscì ad ignorare la bacchetta del ragazzo che gli era finita nella narice. Ululando di dolore iniziò a roteare la sua clava tentando di colpire Harry, sempre aggrappato alla sua schiena. –WINGARDIUM LEVIOSA!- urlò Ron, la clava sfuggì dalla presa del troll per poi ricadere pesantemente sulla sua testa mettendolo K.O. Harry si rialzò tremante riprendendo la bacchetta sporca di muco grigio e grumoso con circospezione e pulendola sui calzoni della creatura. Ron stava aiutando Marion a liberare la gamba e Hermione riprendeva fiato rumorosamente quando nel bagno si fiondarono Emily, l’ex piuma (ora cagnolino) Plummy, la Mcgonagall, Piton e Raptor. La prima ignorò bellamente il troll fiondandosi ad aiutare Ron mentre gli altri (Plummy a parte) si immobilizzavano sconvolti alla vista del mostro fuori gioco. –Che cosa diavolo credavate di fare?! Quando la signorina Fat mi è venuta a chiamare… avete corso il rischio di finire ammazzati, spero ci sia un buon motivo!- tuonò furiosa la donna fissandoli serissima. Harry, Marion e Ron abbassarono lo sguardo senza dire niente mentre Hermione rispose cogliendo tutti di sorpresa –E’ colpa mia professoressa. Ero venuta a cercare il mostro, avevo letto sull’argomento e pensavo di potermela cavare da sola. Se non fossero venuti a salvarmi… probabilmente sarei morta.- mentì la ragazza serissima. Emily strabuzzò gli occhi stupita, mentre gli altri tentavano di fingere di sapere di cosa stesse parlando – cinque punti verranno tolti a Grifondoro per questa tua imprudenza signorina Granger, quanto a voi tre…- continuò fissando gli altri in tralice – Siete stati molto fortunati, non molti studenti del primo anno sarebbero riusciti a tenere testa a un troll di montagna così grosso. Vincete cinque punti ciascuno e il professor Dumbledore ne sarà informato. Signorina Granger accompagni la signorina Lupin in infermeria, SOLO la signorina Granger, voi altri immediatamente in dormitorio- Intimò voltandosi verso gli altri, chiaro segno che erano congedati.–Grazie- mormorarono imbarazzata Hermione per poi allontanarsi con Marion, mentre Emily, Ron e Harry si incamminavano verso il dormitorio in silenzio. –Grugno di porco- mormorò Ron arrampicandosi per primo nel buco del ritratto –Harry- lo chiamò Emily prima che seguisse l’amico, avvicinandoglisi rossa in viso. Potter si voltò verso di lei perplesso, la ragazza si alzò in punta di piedi avvicinandoglisi con un sorriso dolce -non venite?- la testa di Ron spuntò dall’ingresso facendo voltare lievemente Harry. Bastò quel secondo perché le labbra di Emily sfiorassero quelle del ragazzo invece che la sua guancia. Si staccarono velocemente, guardandosi imbarazzatissimi –grazie- mormorarono contemporaneamente , muovendosi verso il dormitorio in simbiosi a occhi bassi, sotto lo sguardo sconvolto di Ron. Da quel momento Hermione, Harry, Ron, Marion, Emily e Melen divennero inseparabili. E’ impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere K.O. un troll di montagna alto tre metri è fra quelle…


Angolo dell'autrice e della postatrice:
In realtà oggi ci sono solo io perchè l'autrice mi è crollata guardando Willie Wonka >.>' Ma avevo promesso che avrei postato quindi ecco il capitolo! Spero vi piaccia, abbiamo cercato di renderlo più chiaro possibile (l'ha riletto e modificato almeno un centinaio di volte...) Finalmente i mitici sei sono un gruppo, non potevamo certo togliere la parte del troll, troppo importante. E poi appare Plummy, nel vero senso della parola! Che carino! L'autrice se lo immagina come un golden retriever e in effetti anche io ce lo vedo bene, quindi immaginate quanto diventerà grosso. Melen darà di matto ad averlo in stanza XD Ah e c'è stato anche un kiss tra Harry e Emily, che il maghetto con gli occhiali sia al suo primo amore? :) Ah, si è svegliata l'autrice, sera! Potevi aspettarmi! Ehm, ciao a tutti. Guarda che è inutile che ti pettini, non ti vedono... Shh! Allora Lisa ha già detto quasi tutto, spero che questo risulti più chiaro del precedente (mi scuso davvero per la poca chiarezza in particolare con Niniel e Keira, gomen nasai e grazie di continuare a seguirci, ci fà piacere da matti!). Poi piccola informazione, che ne pensate della Harry/Emily? Perchè sono un pò indecisa su alcune cose e il vostro parere potrebbe essere decisivo, grazie in anticipo a coloro che leggeranno e ancora di più a quelli che commenteranno. Si un grosso abbraccio ai commentatori! ^^ e ora andiamo a nanna prima di crollare sul computer. Ciao a tutti e a... domenica prossima direi, con il prossimo capitolo! Lisa e Valentina

Anolo dell'autrice 

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Capitolo 8
*** 1.8 notte senza luna ***


 

1.7 notte senza luna

Melen digrignò i denti con forza, la mezzanotte era passata da qualche minuto sancendo l'inizio della giornata di halloween e con essa la sua necessità di una preda. Come ogni mese la metamorfosi che l'avrebbe trasformata in un predatore assetato di sangue era iniziata, i suoi sensi erano al massimo del loro potere, così come la sua sete... poteva percepire il cuore umido e pulsante di ogni persona di Hogwarts, poteva sentire il loro sangue scorrere pigro nei corpi addormentati ed emanare un odore penetrante, dolce e suadente... Ogni persona aveva un suo odore specifico, così come assolutamente personale doveva essere il loro sapore. Pensò a Emily e la lingua si fece ruvida mentre la sete aumentava impietosa... il suo sangue aveva l'odore migliore che avesse mai sentito, denso, dolce... riusciva a stento a resistere alla tentazione di volare alla torre dei grifondoro per affondare i canini nel collo tenero della sua amica e... scosse violentemente la testa, disgustata da se stessa e dall'eccitazione animale che quei pensieri le provocavano... -Melen...- la vampira si voltò di scatto ringhiando, istantaneamente in posizione di attacco -Draco- mormorò con voce roca raddrizzandosi -cosa ci fai qui? Dovresti sapere che è pericoloso- disse allontanandosi da lui e dal suo meraviglioso profumo, mentre la saliva le riempiva la bocca memore del suo sapore... -Lo so, ma questa volta io... io vorrei...- provò lui a occhi bassi -vorrei...- Melen volò vicino a lui fissando i suoi occhi rubino in quelli argentei di lui -vattene- soffiò per poi voltarsi decisa a mettere una certa distanza tra loro. Ma Draco non era dello stesso parere e velocemente le si buttò addosso immobilizzandola sul letto con il suo peso -mi dispiace Melen, vorrei che le cose potessero essere diverse... vorrei poter tornare indietro- mormorò lui con gli occhi lucidi, poi si chinò su di lei e la strinse. La vampira spiazzata rimase immobile, occupata a trattenere il bisogno di soddisfare la sua sete mentre la mente si perdeva nel passato...

-Lelly aspettami!- un bambino biondo di circa tre anni correva sul perfetto prato della tenuta, il viso pallido arrossato per la corsa e il fiato corto -muoviti Draco! Ci perderemo lo spettacolo!- lo rimproverò la ragazzina dai lunghi capelli scuri. Erano arrivati sullo strapiombo affacciato sul mare che concludeva la proprietà dei Malfoy, il mare e il cielo si confondevano all'orizzonte con pennellate d'oro e di rame mentre il blu della notte cominciava già ad imbrunire quello spettacolo mozzafiato -Ecco l'abbiamo perso...- borbottò la piccola Melen imbronciando il visetto di porcellana, dispiaciuta di aver perso il tramonto. Draco le si avvicinò contrito mordicchiandosi il labbro sottile -mi spiace Lelly... se non fossi così lento- mormorò a testa bassa, trattenendo a stento le lacrime. Melen sbuffò avvicinandosi a lui e afferrandogli una mano -sciocco, pensi davvero che mi arrabbierei con te per questo?- il bambino sorrise raggiante -Noi saremo sempre amici vero Lelly?- chiese stringendole più forte la mano -Sempre Draco. Sempre...-

-Perchè non posso stare con Melen oggi mamma?- domandò il piccolo Malfoy alzandosi indispettito dal letto e fissando la madre esigente, Narcissa sospirò esasperata -Perchè oggi manca la luna; sai cosa succede se manca la luna?- il bambino scosse la testa preoccupato -Baba Raba viene fuori dal suo mostruoso ceppo e mangia tutti i bambini che non sono nei loro lettini- disse con voce spaventosa alzando le braccia sulla testa e avvicinandosi a lui minacciosamente -ecco perchè è meglio che entrambi stiate a casa oggi. Tua cugina verrà a trovarti presto.- concluse -Buona notte mio piccolo angelo- mormorò rimboccandogli le coperte e sfiorandogli la fronte con un bacio -'Notte mamma-Draco si ristese aspettando in silenzio che i passi della donna scomparissero nel corridoio poi si alzò e, infilatosi ciabatte e mantello, si preparò ad esplorare il giardino. Aveva visto spesso Melen uscire nelle notti senza luna accompagnata dal suo papà e voleva sapere dove andava, tra loro non dovevano esserci segreti! Silenzioso scese dalla finestra a cavallo del manico di scopa che suo padre gli aveva regalato per il suo compleanno e in un attimo era nell'immenso giardino. Le piante curatissime e i fiori importati da tutto il mondo, che di giorno facevano splendere di orgoglio i suoi genitori, di notte si tramutavano in orribili mostri pronti a ghermirlo in ogni momento, il bambino terrorizzato e allerta sobbalzava per ogni minimo rumore volgendo lo sguardo in ogni dove per cercare indizi del passaggio di Melen o di possibili assalitori, poi la vidde. Era splendida, la pelle pallida brillava misteriosa così come gli occhi insolitamente rossi e luminosi, i lunghi capelli neri le vorticavano intorno mossi da un vento che solo loro sentivano e due ali scure svettavano sulla schiena nuda -M-Melen?- Balbettò Draco insicuro avvicinandosi alla bambina -Stai bene? Sono venuto a...- non finì la frase che la vampira l'aveva atterrato, i denti scoperti in un ringhio. -Scusami Draco ma...non...non riesco a...- i canini, più lunghi del normale, brillarono sinistri mentre lei si chinava sul collo del cugino, immobilizzato dal terrore, e li affondava nel collo pallido. -NO MELEN!- Amyas Black scostò la figlia dal bambino, ringhiandole contro aggressivo -VIA!- urlò furioso, Melen ringhiò a sua volta, non volendo lasciare a metà la sua preda, ma alla fine si allontanò... Da quando Amyas era diventato un vampiro era entrato nella lista degli indesiderati di ogni purosangue, o meglio di ogni mago in genere, e con lui la moglie, che aveva tradito Voi-sapete-chi e la sua famiglia per sposare quel cugino dannato. Narcissa aveva però continuato, seppur con il parere contrastante di Lucius, a vedere la sorella. Penelope e sua figlia abitavano a Malfoy Manor, lasciando così ad Amyas la libertà di soddisfare le sue esigenze senza metterle in pericolo; la natura vampirica di Melen si era presentata solo dopo un anno dalla sua nascita e solo in misura "ridotta", non era in grado di infettare altre persone e aveva necessità impellente di sangue solo nelle notti senza luna, questo era il motivo per cui i Malfoy avevano accconsentito che lei continuasse a vivere li, o almeno fino a quella notte... Dopo i contatti tra Black e Malfoy cessarono del tutto, o quasi... -Draco, apri la finestra. Ti prego Draco... Draco- implorò Melen con le lacrime agli occhi volando appena fuori dalla sua finestra.-Vattene o chiamo papà- minacciò fissandola ferito, come aveva potuto tenerlo all'oscuro? -Draco mi dispiace tantissimo. Io...durante la caccia... io non volevo...- balbettò piangendo -Ti prego Draco, sei il mio migliore amico- il biondo sobbalzò -amici? Chi vorrebbe essere amico di un essere dannato? Vattene Melen, sei solo una sanguesporco... non sei nemmeno umana- disse lapidario -avevi promesso Draco! Avevi promesso che non mi avresti mai lasciata sola...- implorò avvicinandosi a lui-io l'ho promesso a mia cugina, non ad un mostro assetato di sangue- rispose lui cercando di trattenere le lacrime a sua volta -non voglio più vederti- detto questo chiuse la finestra e sparì all'interno dell'abitazione senza voltarsi indietro, non poteva permettere che lei capisse che le voleva ancora bene...Non poteva più avere nulla a che fare con lei -se solo tu fossi diversa...- Alla piccola Melen non resto che raccogliere quel che restava del suo cuore e tornare a casa, con la terribile sensazione che non avrebbe più sorriso...

-Diverse...- mormorò lei -Sai... dopo quello che mi hai detto quel giorno...- sentì Draco rabbrividire sopra di lei -ho pensato che sarei rimasta sola per sempre. In fondo sono solo una creatura dannata, neanche umana, chi potrebbe mai voler essere mio amico?- Malfoy si alzò, fissando i suoi occhi in quelli di lei -Poi ho incontrato Emily, che mi ha accettato immediatamente senza remore, e Marion, Harry, Hermione e Ron, persone meravigliose che mi hanno dato la possibilità di dimostrare chi sono e che non mi considerano che Melen- sorrise -solo Melen, senza pretendere che io sia diversa. Vattene Draco, hai scelto di escludermi dalla tua vita diversi anni fa, ora acettane le conseguenze- si fissarono seri per qualche secondo poi il ragazzo si alzò e se ne andò, senza dire una parola e senza voltarsi indietro. Melen aveva ragione, era solo colpa sua...

Suo padre venne a prenderla poco tempo dopo, e insieme si teletrasportarono in una foresta che Melen non aveva mai visto -dove siamo?- chiese la ragazza guardandosi intorno, faceva freddo e l'intero bosco era ricoperto di uno spesso strato di neve candida che sembrava attutire tutti i rumori meno i battiti del cuore, sicuramente non erano più nel Regno Unito... -Russia, oggi cacceremo con i Graal- spiegò Amyas prendendole una mano e iniziando ad incamminarsi verso qualcosa che solo lui sentiva -Graal? Quei Graal!?- chise la ragazzina stupita volando al suo fianco. I Graal erano la famiglia più antica di tutto il loro mondo; il loro capo, Yhuda, si diceva fosse il primo vampiro mai creato, aveva più di 2000 anni. Loro erano i sangue puro, la famiglia reale, gli unici che potevano creare vampiri completi... Era stato Pietro, il figlio di Yhudas a impedire che suo padre rimanesse un neofita (e che quindi diventasse una bestia senza alcun controllo) completando la sua trasformazione in vampiro, cosa che avrebbe probabilmente fatto anche con lei durante in suo "Lilith's blood" ... Il mondo dei vampiri era sorretto da una rigida gerarchia, necessaria per mantenere integro il decreto sulla segretezza magica. In cima alla piramide c'erano i vampiri purosangue, i Graal appunto, che rappresentavano la legge assoluta nonostante fossero solamente in cinque; poi c'erano i realblood, cioè le persone morse e trasformate direttamente da uno dei purosangue, seguivano tutti i vampiri comuni come suo padre, trasformati in neofiti da un vampiro semplice e "completati" da uno dei purosangue, infine c'erano i blackblood, i neofiti che non erano stati salvati... bestie incontrollabili che venivano eliminate a vista... -si, loro- confermò Amyas conducendola all'interno di un immenso castello, sicuramente invisibile a occhio umano. Ad attenderli c'era una giovane donna dai delicati lineamenti orientali, talmente bella da essere palesemente inumana - Che la pace ti accolga Amyas, è un piacere rivederti- salutò fissandoli intensamente con i suoi occhi bordeux, Amyas si chinò davanti a lei baciandole una mano guantata - Himeori, è un privilegio essere con lei- recitò a testa china. La donna sorrise soddisfatta -E lei deve essere tua figlia, l'ibrida- Mormorò avvicinandosi a Melen e iniziando a studiarla attentamente -Si, sento un grande potenziale dentro di te giovane Black... credo proprio che ci riserverai sorprese- Melen si perse in quegli occhi sottili capaci di annullare ogni difesa e controllo, immobile fino a quando fu la donna a lasciarla libera -riposate ora, quando la madre notte scenderà andremo a caccia-li congedò, poi se ne andò all'interno del palazzo senza aggiungere altro. La notte era appena scesa e la sete era insopportabile, bruciava la gola e toglieva le forze... oramai era giunta la loro ora, l'ora dei vampiri -Che la pace vi accolga amici- salutò un uomo pallido uscendo dal palazzo, dietro di lui, avvolti negli stessi mantelli argentei stavano due donne e due uomini, tutti con la stessa pelle pallida e gli occhi di un rosso-viola straordinario, e tutti erano meravigliosi, demoni tra gli uomini, troppo perfetti per potersi confondere tra gli esseri umani... Melen sollevò lo sguardo e incrociò quello di uno dei purosangue, un giovane uomo dai capelli così chiari da sembrare bianchi e i lineamenti delicati ed eleganti. Il vampiro le sorrise serafico, poi concentrò la sua attenzione sulle parole di Yhudas -... e non cacciate gli umani, omicidi di massa metterebbero in pericolo il nostro mondo- ci fù una pausa in cui guardò negli occhi i suoi sudditi, legati indissolubilmente al suo potere, per l'eternità... -e ora buona caccia- Mentre volava tra gli alberi alla ricerca di una preda Melen si ritrovò affiancata dal giovane dai capelli argentei che l'accompagnò, silenzioso e quasi inconsistente, per tutta la caccia... fù in quella notte, accompagnata dal misterioso vampiro purosangue e circondata da cristalli di ghiaccio e neve, che Melen Black si sentì per la prima volta in pace con se stessa...





angolo dell'autrice e della postatrice penitenti:
innanzitutto mi scuso tantissimo, è tutta colpa mia! Il computer si è svampato e non sono riuscita a connettermi per un casino di tempo, quindi riuscire a caricare il capitolo era purtroppo improponibile.... Ok, ora che mi sono difesa mi rimetto alla clemenza della corte "si prosta piangente" mentre lei si prosta io vi racconto qualcosa del capitolo. Questo non è un capitolo indispensabile ai fini della trama, non dice nulla che non si sarebbe intuito più avanti con i capitoli e in effetti si inserisce, cronologicamente parlando, la stessa notte in cui ad Hogwarts gli altri affrotavano il troll. Però ci tenevo ad inserirlo perchè il rapporto Melen/Draco sarà importante, in più Melen è un personaggio complesso e volevo cercare di caratterizzare meglio la sua storia, volevo spiegare perchè Draco ha questa sorta di amore/odio nei suoi confronti e anche perchè lei è convinta di essere un'appestata, perchè è convinta che nessuno vorrebbe averla vicina. Spero di esserci riuscita ma per qualunque curiosità o domanda... beh sarò lietissima di rispondervi, a meno che questo non contravvenga con la trama! Quindi vi saluto e spero di sentirvi e di trovarvi al prossimo capitolo Da Lisa in ginocchio questo è tutto, con la speranza che il pc regga, ci faremo vive presto! Un bacione a tutti quelli che commentano (pochi ma buoni :P), a quelli che leggono, che ci tengono nei preferiti o nelle seguite e in ogni caso a chiunque passi da queste parti Ciao ciao da Valentina & Lisa



 

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Capitolo 9
*** 1.9 il Quidditch ***


1.8 il Quidditch

All'inizio di novembre iniziò a fare molto freddo, nessuno osava più uscire senza il mantello e molti erano anche quelli che lo tenevano a lezione. Insieme al ghiaccio però arrivò anche una cosa che in molti aspettavano con ansia... la stagione di Quidditch. Quel sabato Harry avrebbe giocato la sua prima partita dopo settimane di allenamenti: Grifondoro contro Serpeverde. Dato che oltre a Harry anche Ron e Emily avevano partecipato a tutti gli allenamenti (in veste di ultras a loro dire), Hermione e Melen avevano inaugurato il doposcuola, cioè due ore in cui costringevano i loro amici a studiare. Se per Em e Ron questo equivaleva quasi ad un sequestro con annessa tortura, Harry e Marion gioivano internamente della cosa, dato che pareva l'unico modo in cui avrebbero potuto stare dietro allo studio. La partita si sarebbe tenuta una domenica, in modo che gli studenti potessero parteciparvi senza perdere le lezioni, quindi la sera prima le due "tutor" li avevano tenuti in piedi a studiare fino quasi a mezzanotte, in modo che il giorno dopo sarebbe stato "libero". Harry aveva deciso che avrebbe dormito fino alle 9, dato che l'appuntamento con la squadra era solo ale 10, ma i suoi piani andarono ben presto in frantumi. Erano appena le 7:30 quando qualcosa di morbido gli solleticò il naso, il ragazzò allungo una mano per scostare la "cosa" ma quella gli leccò le dita abbaiando divertito subito zittito da una risata appena trattenuta. Il ragazzo si sedette di scatto improvvisamente sveglio, e annaspando alla ricerca degli occhiali pensava solo che c'era qualcuno nel suo letto! -Buongiorno!- soffiò Emily con un sorriso allegro. Harry avampò, non si erano più trovati da soli dopo quel bacio accidentale ma lui non aveva smesso un attimo di pensarci e ora se la ritrovava lì, nel suo letto, in pigiama! -C-cosa ci fai quì?- domandò cercando di dissimulare l'imbarazzo -sono così emozionata che non riuscivo a dormire! Fred mi ha promesso che se vincete mi passerà a prendere con la sua comet e mi farà fare il giro del campo- esclamò saltando in ginocchio, mentre Plummy abbaiava il suo assenso, totalmente indifferente al riposo altrui. Harry sorrise -Se vuoi prima della...- iniziò timido quando la porta si spalancò, svegliando per altro tutta la camerata, e lasciando entrare un Melen furiosa -COSA...DIAVOLO...CI...FAI...QUI!?- domandò fissando Emily con uno sguardo da basilisco -Parlo con Harry- mormorò innocentemente la Fat stupita dal comportamento protettivo della ragazza. Gli occhi della vampira divennero rossi dalla stizza, quindi si caricò senza troppi complimenti la sua amica (e Plummy) sulle spalle e se ne andò, ignorando bellamente le numerose proteste delle castana e gli sguardi stupiti (e assonnati) dei ragazzi. Ron, Neville, Seamus e Dean fissarono prima Harry, poi la porta passando dall'uno all'altra un paio di volte, poi con una scrollata di spalle decisero che al momento la faccenda non era della minima rilevanza e con una scrollata di spalle tornarono a dormire. Anche Harry provò a fare altrettanto, ma tra i pensieri su Emily e l'imminente esordio sul campo prendere sonno sembrava un miraggio lontano...

-tadan!- trillò Emily appena un'ora più tardi, tirando fuori dal baule uno scatolone contenente quelli che sembravano vestiti e ...pom pom? -Non dirmi che sono...- iniziò Hermione fissando il contenuto rosso-oro con terrore e disgusto. -Hai indovinato! Vestiti da cheerleader per fare il tifo. Li ha cuciti mia mamma, non sono fantastici?- esclamò entusiasta, tirando fuori i succinti vestitini e fissando le amiche in attesa dei meritati complimenti. -Toglitelo dalla testa! Io non mi concerò in quel modo- sbraito la bionda rossa in viso allontanandosi di scatto. Emily fissò Melen implorante -no- disse secca la mora -non riuscirai a infilarmi quella cosa colorata- chiarì con una smorfia disgustata. Emily sbuffò seccata, poi si girò verso Marion con un sorriso da stregatto sul viso -N-no Emi, no io... non..non- balbettò la ragazza impallidendo, e cercando di mettere una buona distanza tra lei e quella pazza invasata della sua migliore amica.... invano. Mezz'ora dopo le quattro ragazze scesero in sala grande agghindate con i corti e attillati vestitini cuciti dalla signora Fat. Emily sorrideva contenta davanti alla fila, i capelli corti decorati da una fascia dorata e i pom pom ben in vista, dietro di lei Melen aveva un'espressione da killer che dissuase chiunque a tentare anche solo di farle un complimento, infine Hermione e Marion erano rossissime e parevano impegnate a cercare di allungare miracolosamente la gonna tirandola verso il basso. -Ma come siete conciate?- domandò Ron nascondendo una risata dietro la mano -Non una parola- lo blandì Hermione, dopodichè tutti si incamminarono verso il campo, cercando d'ignorare gli sguardi perplessi e le risatine che li seguivano. La partita non era ancora iniziata, ma i giocatori erano già in volo e i posti migliori già presi -Di quà ragazzi, ci ho tenuto dei posti- urlò Hagrid con voce allegra -ma come vi siete conciate?- aggiunse poi, guardando perplesso la mise delle ragazze, che minimizzarono con una scrollata di spalle e un'occhiataccia a Emily. La partita iniziò con il possesso di pluffa dei Grifondoro grazie ad Angelina Johnson, seguito da una serie di passaggi ad Alicia e Ketie Bell che dovevano essere davvero mozzafiato a sentire la folla -Non vedo!- protestò Emily alzandosi in punta di piedi, ma non riuscendo nemmeno ad arrivare oltre la spalla di Ron -ci penso me- mormorò Hagrid con un sorriso posizionandosela sulle spalle -Meglio?- chiese dolce mentre Plummy si stringeva guardingo sulla testa del guardiacaccia-Perfetto! Grazie Hagrid- esultò la ragazza schioccandogli in bacio sulla guancia pelosa e facendolo arrossire contento. Melen esultava con gli altri, volando appena sopra le teste dei compagni e urlando bestemmie in una lingua sconosciuta quando avvenivano delle irregolarità, nessuno aveva mai visto la fredda e distaccata Black così infervorata. Marion invece non capiva il bello del gioco. Le faceva paura l'altezza e le sembrava davvero inutile e violento l'utilizzo dei bolidi e dei battitori. Fissava Harry in ansia, tremando quando Flitt cercò di disarcionarlo e mordicchiandosi le labbra nel vederlo sbandare pericolosamente, mentre guardava con apprensione i movimenti dei gemelli Weasley e delle loro mazze colpire ora bolidi ora giocatori. I suoi occhi furono attirati senza motivo apparente dagli spalti dei professori, vide Piton puntare la bacchetta su Harry e le sue labbra muoversi veloci mentre continuava a fissare il ragazzo, senza sbattere nemmeno le ciglia. Nello stesso momento l'urlo di Emily la distrasse dal professore -ATTENTO HARRY!- la Lupin si voltò verso l'amico, la cui scopa sembrava impazzita e si muoveva ferocemente cercando di disarcionare il suo cavaliere...-Che Flint abbia fatto qualcosa alla scopa?- suggerì Seamus preoccupato -Impossibile! Solo una potente magia oscura potrebbe far ammattire un Nimbus Duemila!- disse Hagrid con voce tremante "magia nera" pensò Marion -Piton! Hermione Piton ha fatto qualcosa alla scopa- esclamò scuotendo l'amica ansiosa. Hermione prese il binocolo dalle mani di Hagrid e fissò il professore seria -Credo tu abbia ragione Mary, sta facendo il malocchio alla scopa!- ansimò scandalizzata -Cosa facciamo?- domandò Ron fissandolo livido -Ora vado là e lo butto di sotto!- urlò Emily muovendosi furiosa sull'enorme schiena del mezzogigante -Vado io- si offrì Melen, poi allargando l'apertura alare si tuffo verso il campo calamitando l'attenzione su di se. Marion tornò a fissare Harry disperata, la scopa vibrava fortissima e la stretta del ragazzo sembrava sempre meno ferma "muoviti Melen" implorò stringendosi le mani in una morsa.

La Black volò dall'altra parte del campo sotto lo sguardo stupito di tutta Hogwarts, che non sapeva se fosse più interessante fissare la pazzia della scopa di Potter o l'affascinante vampira svolazzare in minigonna per il campo. "un diversivo, serve solo un.." pensò frettolosa quando i pom pom ce ancora stringeva in mano calamitarono la sua attenzione. Si fermò davanti a Piton e, rossa per l'mbarazzo, iniziò a roteare i Pom pom in un'intricata e sensuale coreografia urlando i suoi incoraggiamenti a Grifondoro, poi con un ultima deliziosa giravolta colpì Piton e alcuni altri con l'ala aperta, facendoli cadere dalla panca. Era stato umiliante ma era servito. La scopa di Harry si era fermata, permettendo al proprietario di rimontare in sella. -ma cosa... Ha visto il boccino!- urlò Emily mentre tutti fissavano Potter scendere in picchiata verso il fondo, braccio teso e...vomitare? -Harry Potter prende il boccino, Grifondoro vince!- esultò Lee Jordan insieme all'intera casa rosso-oro, mentre il cercatore fissava trionfante il boccino quasi ingoiato. Harry alzò lo sguardo verso gli spalti cercando i suoi amici e in special modo dei magnetici occhi dorati, ma il sorriso felice gli morì sulle labbra. Fred si era avvicinato a Emily e, dopo averle prese il viso tra le mani, l'aveva baciata con trasporto, trascinandosela poi sulla scopa e portandola a fare il giro d'onore tra gli applausi della squadra e gli incitamenti di mezza Hogwarts-Vinto il boccino perso la ragazza Potter?- ghignò Malfoy passandogli accanto e fissandolo con un ghigna saccente. Harry non rispose, ferito si affrettò a cambiarsi per poi dirigersi in silenzio a casa di Hagrid insieme agli altri.

-E' stato Piton- gli spiegò Ron -L'abbiamo visto. Stava lanciando delle maledizioni sulla tua scopa- Hagrid sbuffò -Stupidate! Perchè mai Piton farebbe una cosa del genere?- Melen, Ron e Hermione si guardarono indecisi su cosa dire, Harry optò per la verità -Il giorno di Halloween ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste, e quello l'ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che quel mostro sorveglia, qualunque cosa sia.- concluse fissando serio la porta, dalla quale era appena entrata un'esaltata Emily. -State parlando di Fuffy?- chiese sedendosi di fianco a Melen con un sorriso enorme sul viso arrossato -Già, che ne sapete voi di Fuffy?- domandò allucinato l'omone fissandoli sospettoso. -Fuffy?!- esclamarono in coro coloro che avevano avuto il dubbio piacere di conoscere il "cagnolone" -Si, è mio. L'ho comprato da tizio, un greco che ho incontrato al pub l'anno scorso... L'ho prestato a Dumbledore per sorvegliare...- si interruppe bruscamente -non chiedetemi altro. Questo è segretissimo- borbottò scontroso - Ma Piton stà cercando di rubarlo!- tentarono di convincerlo -sciocchezze! Piton è un professore di Hogwarts, non farebbe mai niente del genere- disse alzandosi e ritirando sgarbatamente le tazzone di te -Dovreste farvi gli affari vostri, questa è una faccenda segretissima che riguarda solo Dumbledore e Nicolas Flamel- concluse incrociando le braccia sull'enorme torso -Nicolas Flamel?- ripetè Harry confuso -e chi sarebbe?- ma Hagrid, maledicendosi per la sua lingua lunga, li cacciò frettolosamente fuori dalla capanna, troncando sul nascere ogni altra domanda. -Dobbiamo assolutamente scoprire chi è questo Nicolas Flamel- disse decisa Hermione mentre s'incamminavano verso il castello -Nicolas Flamel, noto alchimista di inizio secolo, che l'anno scorso ha festeggiato il suo seicentossessantacinquesimo compleanno. L'unico a essere riuscito a creare la pietra Filosofale- recitò Melen con un sorrisetto di superiorità rivolto alla bionda -probabilmente quindi il cane...- iniziò -protegge proprio la pietra!- finì per lei Ron. Si fermarono fissandosi l'un l'altro preoccupati ed eccitati per qualche istante -Miseriaccia ma allora Piton vuole diventare immortale!- esclamò il rosso interrompendo il silenzio -oppure vuole diventare ricco, se non sbaglio la pietra può trasformare anche qualsiasi cosa in oro, no?- propose Marion pensierosa -Si, può fare anche quello- annuì Hermione - ma forse stiamo esagerando e il suo è un interesse puramente scientifico, magari vuole solo studiarla- tentò, ancora un pò restia ad ammettere che un professore potesse essere una cattiva persona. -Em ecco dov'eri! Ti ho cercata dappertutto!- La nuova voce, incredibilmente vicina, li fece tutti sobbalzare dalla sorpresa, ma poi il viso di Fred Weasley li tranquillizzò -Fred ci hai fatto prendere un colpo!- protestò Ron, appoggiandosi ad un albero per cercare di calmare il battito accellerato -Oh, no! Ho spaventato il piccolo Ronnie, i sensi di colpa mi accompagneranno per il resto della mia triste vita! D'ora in avanti farò in modo di annunciare il mio avviso con un urlo oppure...- iniziò con tono melodrammatico il rosso -Si ok, abbiamo afferrato il concetto, grazie- lo interruppe acido Harry senza riuscire a trattenersi. Ron, Fred ed Emily lo guardarono a bocca aperta, in genere Harry era sempre così educato! -Mi sa che oggi siamo un pò nervosi eh? Ok, levo il disturbo. Tu vieni piccola? Voglio farti vedere un posto speciale- mormorò Fred, porgendo la mano ad Emily che l'afferrò con un sorriso raggiante e si allontanò con lui dopo alcuni rapidi saluti. -Quindi ora stanno insieme?- domandò Ron guardando imbarazzato le loro mani intrecciate -si, sembra di si- mormorò Harry fissandoli serio, prima di incamminarsi senza un fiato verso il castello...



Angolo dell'autrice e della postatrice:
Buonasera a tutti! ecco qui il nuovo capitolo, finalmente Quidditch! Si, non ho voluto dilungarmi troppo nel descrivere le dinamiche dei giocatori, la partita è descritta molto bene nel libro e io che non sono granchè nelle descrizioni di quel tipo... Peccato :( Beh, in ogni caso... Hanno già scoperto di Flamel! ho pensato sarebbe stato strano che a una informata come Melen sfuggisse un avvenimento come l'unico ad aver creato la pietra filosofale, questo sveltirà un pò le cose e mi permetterà di concentrare il prossimo capitolo sulle vacanze di natale ^^ Marion avrà una parte piuttosto importante, finalmente! Ci è dispiaciuto un pò non ricevere nemmeno una recensione nello scorso capitolo, e speriamo che questo vi faccia venir voglia di dire la vostra opinione. :) Un bacio Vale & Lisa

An 

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Capitolo 10
*** 1.10 lo specchio delle brame ***


1.9 lo specchio delle brame

Natale si stava avvicinando e una coltre di neve alta più di un metro aveva ricoperto l'intera scuola, per la gioia di Emily e dei Weasley che già pregustavano i milioni di scherzi e divertimenti che avrebbero potuto sperimentare. La cosa che però mandava più in fermento gli studenti era l'arrivo delle vacanze natalizie, e con esse la sospensione delle lezioni e il ritorno a casa. -Cos'è tutta questa roba?- domandò Melen spiazzata e sconvolta, rientrando nel dormitorio dopo una sessione di studio con Hermione -Regali. Mi aiuti a infilarli nel baule? Non riesco proprio a farceli stare tutti- si lamentò Emily circondata da una quantità sospetta di aggeggini strani -dove hai preso tutta questa roba?- chiese Marion a bocca aperta notando che il suo letto era stato interamente riempito di caramelle e dolciumi di ogni tipo -Sembra che tu abbia svaligiato Zonko e Mielandia!- Emily borbottò qualcosa d'incomprensibile, facendo ben attenzione a non fissare negli occhi le sue amiche -Em ci nascondi qualc...DANNATO CANE! MOLLA IMMEDIATAMENTE QUEL VESTITO!- urlò Melen interrompendo il suo interrogatorio per voltarsi verso Plummy che, con l'aria più innocente del mondo, stava facendo a pezzi un capo di alta sartoria -Facciamo così, tu mi fai il baule e io e Plum ci leviamo dai piedi, ci stai?- propose Emily con un sorriso scaltro che fece ridacchiare Marion -Okok, ma porta via quel..cane...approfittatrice...- borbottò Melen girandosi verso il baule ricolmo, bacchetta alla mano ed espressione decisa. Lasciandola al suo lavoro Emily, Marion e Plummy ne approfittarono per andare a vedere le nuove decorazioni aggiunte alla sala grande, i professori si stavano dando un gran da fare e la stanza risplendeva di luci fluttuanti, neve magica e campanelle canticchianti -Meraviglioso- mormorò Emily con gli occhi che brillavano -Grazie Fat, vorrei poterti dire la stessa cosa ma sai... niente bugie a Natale- Emily si voltò seccata -possibile che tu debba sempre essere tra i piedi Malfoy?- il biondo ghignò facendo spallucce -Vivo per darti fastidio, che vuoi farci? Immagino che per una schifosa sanguesporco come te questo sia davvero speciale, a casa tua cosa fate? Un alberello con i fiocchetti?- disse ridacchiando -Emily non..- iniziò Marion fissando sdegnosa il serpeverde, ma era troppo tardi, la castana si era già tuffata su Malfoy e gli aveva sferrato un bel pugno sul naso. Tiger e Goyle si fecero avanti per difendere il loro "capo", ma con un rapido colpo alle ginocchia la ragazza li fece cadere sul pavimento, dove Plummy si diede da fare per dare man forte alla sua adorata padroncina -ora basta- la voce strascicata di Piton la fermò appena prima che sferrasse un secondo pugno al biondino -Signorina Fat possibile che lei e i suoi amichetti non possiate lasciare in pace il signor Malfoy neanche mezza giornata ?- domandò fissandola con sufficenza -Ma professore lui mi ha chiamata..- Piton sospirò -Non m'interessa signorina Fat. Meno 10 punti a Grifondoro, e ora sparite- Malfoy la guardò trionfante reggendosi il naso sanguinante e lei gli fece una linguaccia prima di andarsene indispettita a trovare Hagrid...

Una volta iniziate le vacanze il castello si svuotò, con grande gioia dei pochi studenti rimasti. Melen, Hermione e Emily erano tornate a casa per le vacanze, cosicchè Marion si traferì temporaneamente, dopo una certa insistenza di Ron e Harry, nel loro dormitorio -non vorrai mica restartene da sola no?- Marion aveva sorriso grata e imbarazzata -a proposito, perchè non sei tornata a casa? Ero convinto che Remus non vedesse l'ora di riaverti tra i piedi- chiese perplesso Ron che conosceva l'adorazione dell'uomo per sua figlia. Marion si strinse nelle spalle scuotendo la testa -Mi ha mandato un gufo dicendomi che doveva lavorare... credo c'entri con la luna piena, ha sempre un gran da fare in quel periodo- pigolò a occhi bassi, aveva sperato davvero tanto di poter passare le vacanze con suo padre.. le mancava così tanto! Capendo il suo stato d'animo i ragazzi passarono giornate intere cercando di farla divertire il più possibile; stavano per ore seduti davanti al camino a mangiare leccornie arrostite al fuoco e a pensare ai modi più assurdi e divetenti per far espellere Malfoy, oppure correvano in giardino ingaggiando sanguinose battaglie di palle di neve, infine passavano molto tempo a giocare a scacchi magici; Marion non era brava come Melen, ma riusciva comunque a dare un pò di filo da torcere a Ron, l'imbattuto campione. La mattina di Natale fù la prima a svegliarsi e si stupì dei numerosi regali che occupavano i piedi del letto -Buon natale Mary- sussurrò la voce di Harry dal suo letto -Anche a te- mormorò sorridendo e iniziando a scartare i pacchetti. Suo padre le aveva regalato un libro sulle piante magiche più insolite del mondo, Molly il solito maglione rosa pallido con una graziosa "M" ramata sul davanti, Melen una confenzione maxi di cioccolatini assortiti (passione ereditata dal papà), Hermione un altro libro di erbologia, Emily dei fermacapelli colorati, Harry e Ron altre caramalle. Indosso immediatamente il maglione, notando con piacere che anche Harry ne aveva ricevuto uno -Cos'è?- domandò stupita fissando il tessuto argenteo e fluente che era scivolato fuori dall'ultimo pacchetto del ragazzo -Ne ho sentito parlare di quelli, se è quello che penso sono davvero rari!- disse Ron in un sussurro avvicinandosi all'amico e fissando il mantello con timore reverenziale -è un mantello dell'invisibilità!- Marion spalancò gli occhi stupita -Ehi c'è un biglietto- esclamò raccogliendolo da terra e passandolo a Harry

questo me l'ha affidato tuo padre prima di morire. E' giunto il momento che torni a te. Fanne buon uso.Buon Natale.

Suo padre? La ragazzina fissò Harry dispiaciuta, capiva benissimo come doveva sentirsi, lei aveva almeno il suo papà ma Harry... Si avvicinò all'amico, ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa la porta del dormitorio si spalancò ed entrarono i gemelli Weasley, entrambi con indosso un maglione blu con incise sul davanti le loro iniziali. -Buon Natale! - esclamarono in coro i gemelli -ehi, ne ha ricevuto uno anche Harry! Però il suo è più bello- disse Fred addocchiando il maglione verde che Harry aveva indosso, ignorando l'occhiataccia che il ragazzo gli rifilò -evidentemente se non sei della famiglia mamma ci mette più impegno- replicò saggiamente George -Ron perchè non ti sei messo il tuo?- Ron bofocchiò qualcosa sul color melanzana mentre se lo infilava di malavoglia, ma non protestò più di tanto -Cos'è tutto questo chiasso?- Domandò Percy entrando anche lui nella stanza, maglione alla mano. Con un ghigno identico e malefico Fred e George infilarono a forza il maglione al fratello poi, approffittando del fatto che avesse le mani legate, lo trascinarono fuori intonando canzoni natalizie.

Dopo il suntuoso banchetto natalizio i ragazzi uscirono per l'ennesima battaglia a palle di neve, ma Marion si tirò indietro usando come scusa il fatto che era troppo piena per fare alcunchè. Si diresse tranquilla verso la sala comune quando una delle scale decise di cambiare strada, la ragazzina si aggrappò alla ringhiera con un sospiro, sperando di non essere portata troppo lontana dalla sua accogliente torre. Appena potè finì di salire gli ultimi scalini e si guardò intorno, era un corridoio in cui non ricordava di essere mai stata. Fissò perplessa un'alta armatura, ricordava che ce n'era una simile non molto lontana dalla biblioteca ma non era sicura... dopo qualche minuto di panico decise di aprire una delle porte del corridoio, nella speranza che vi fosse qualcuno o che le fossero famigliari. Entrò in quella che sembrava un aula in disuso, i banchi e le sedie erano accatastati verso il muro e al centro della stanza si ergeva un meraviglioso specchio che stonava alquanto con l'evidente abbandono del resto della stanza. Si avvicinò timorosa e curiosa al tempo stesso, era meraviglioso e finemente decorato ma appena vi fù di fronte quello che vide fece passare immediatamente in secondo piano la magnificenza di quell'oggetto. I grandi occhi cerulei si spalancarono pieni di sorpresa mentre fissava la sua immagine riflessa e quella delle persone che la circondavano. Si voltò speranzosa ma c'era solo il vuoto, era sola. Tornò a fissare lo specchio rapita: il suo riflesso le sorrideva felice mentre al suo fianco si ergevano suo padre e... sua madre. Remus Lupin era diverso nello specchio, il suo volto non era deturpato da nessuna cicatrice e sembrava più giovane, era un Remus che doveva aver avuto meno dolori, più felice. Al suo fianco c'era una donna giovane dalla palle chiara e i capelli scuri, le labbra formavano lo stesso cuore rosato che fomavano le sue e gli occhi, sebbene leggermente più allungati e con le ciglia più corte, erano del suo stesso azzurro limpido. Le sorridevano felici, quasi invitandola a raggiungerli... Marion si sedette davanti allo specchio portandosi le ginocchia al petto -mamma- mormorò mentre le lacrime iniziavano a bagnarle il volto e i suoi occhi incontravano quelli di Marlene McKinnon, che sembrava fissarla con la stessa intensità. Non sapeva da quanto tempo era lì, ne che ora erano quando una mano le si posò sulla spalla facendola sobbalzare -Harry- esclamò voltandosi stupita asciugandosi velocemente gli occhi -Mary, cosa ci fai qui?- domandò il ragazzo -è tardissimo sai?- La castana si mordicchiò un labbro indecisa poi si spostò, lasciando che Harry rimanesse da solo davanti allo specchio e gli indicò la superficie luminosa. Capì che anche lui li vedeva quando i suoi occhi si spalancarono increduli, velocemente gli mise una mano davanti alla bocca per impedirgli di urlare -vedi lei è...- iniziò emozionata -mia madre- concluse Harry per lei -e mio... mio padre- gli occhi verdi del ragazzo si mossero bramosi per lo specchio, vedendo qualcosa che Marion non vedeva -e la mia famiglia...- sfiorò delicato la superficie di vetro, gli occhi lucidi e l'animo in tumulto -Cos'è questo?- domandò senza riuscire a staccare gli occhi da un punto preciso -Quello è lo specchio delle brame- spiegò una voce bonaria dietro di loro. I due ragazzini si voltarono di scatto, trovandosi a fissare il volto sereno di Albus Dumbledore -io non...non l'avevo veduta signore- mormorò Harry scostandosi dall'oggetto -mmm essere invisibili rende miopi forse?- chiese sorridendo - n-non sapevo si chiamasse così- sussurrò Marion torturandosi le mani imbarazzata -Ma certamente avrete intuito come funziona- i due ragazzi si guardarono l'un l'altro titubanti, poi scossero la testa -Allora ve lo spiego. L'uomo più felice della terra riuscirebbe a usare lo specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire che guardandoci dentro vedrebbe solo se stesso. Cominciate a capire?- Marion annuì pensierosa -Ci vediamo... q-quello che d-desideriamo?- domandò -più o meno. Ci mostra quello che desideriamo più intensamente nel profondo del nostro cuore. Tu che non ne hai mai conosciuto il calore, ci vedi una famiglia unita; Marion, che l'ha persa da infante, ci vede sua madre. E tuttavia questo specchio non ci dà ne la conoscenza ne la verità. Ci sono uomini che si sono persi a forza di guardarcisi, è uno strumento pericoloso... Domani verrà portato in un posto più consono, vi prego di non cercarlo- Dumbledore si avvicinò ai ragazzi chinandosi per guardarli in viso -Ricordate: Non serve a nulla rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. E ora credo sia meglio vi infiliate quel prodigioso mantello e torniate al vostro dormitorio- concluse con un sorriso sincero. I due ragazzi annuirono -Professore posso... posso chiederle lei cosa vede guardando nello specchio?- domandò Harry titubante -Mi ci vedo con in mano un paio di bei calzini di lana, non so perchè ma a me regalano solo libri!- rispose Dumbledore, ma Marion notò un ombra di tristezza velare per un attimo quegli occhi limpidi... Raggiunsero la torre in silenzio, entrambi troppo emozionati per parlare, entrambi con la mente ancora davanti allo specchio -tua madre... tu, te la ricordi?- chiese d'un tratto il ragazzo, senza avere il coraggio di guardarla in viso -No, ero troppo piccola...- sussurrò lei mordicchiandosi un labbro -papà dice che io le assomiglio.- concluse con un sorriso umido. Harry le prese una mano serio -mi spiace Marion, davvero- la ragazzina scosse la testa -tu ha sconfitto Tu-sai-chi Harry, io te ne sarò per sempre grata- gli sorrise poi corse a letto, mentre nella mente di Harry esplodeva un lampo di luce verde...

-Cosa intendi dire?- domandò perplessa Emily fissando il fratellino. Matt sospirò scuotendo la testa -mi pare ovvio che il cane non sia l'unica protezione. Fossi il preside della scuola avrei chiesto agli insegnanti di proteggere la pietra con le magie più potenti che conoscono. Se davvero questo Piton vuole rubarla dubito che dei ragazzini del primo anno riusciranno a fermarlo- concluse scostandosi un ciuffo ribelle dagli occhi dorati - Ma credo anche che dobbiate tenervi pronti- il bambino si alzò dal letto della sorella -notte Em- con un rapido movimento della mano fece sparire la piccola sfera luminosa che gli roteava intorno, lasciando Emily ai suoi pensieri...

Melen scosse la testa incredula -Non è possibile, è stato sconfitto- pigolò senza riuscire a trattenere un brivido, che corse rapido lungo la schiena -La sua presenza non è mai sparita totalmente, è debole ma presente figliola- Amyas scosse la testa sconsolato -le forze oscure sono in fermento e le stelle promettono guerra, credo che presto avremmo ancora a che fare con lui- le lunghe e raffinate dita carezzarono delicatamente la guancia della figlia -stai attenta Melen, sento che qualcosa di potente si aggira per Hogwarts. Promettimi che non farai nulla di avventato- Melen deglutì, pensando alla pietra, a Piton e alla loro decisione di proteggerla -Te lo prometto papà- sussurrò seria, chiedendosi quanto a lungo sarebbe riuscita a rispettare quell'impegno.



angolo dell'autri angolo dell'autrice e della postatrice:
Che capitolo triste T.T Poverini! Si, beh il capitolo dello specchio delle brame è molto toccante, ho voluto che fosse Marion a scoprire lo specchio perchè lei e Harry hanno storie simili e anche lei si meritava una sbirciatina a quello che sarebbe potuto essere. E poi mi serviva un motivo per far uscire Harry dalla torre! Nicolas Flamel già l'hanno trovato! Altra patata bollente viene dal papà di Melen "le stelle predicono guerra" Già... beh nel prossimo capitolo c'è Norberto! TII! DRAGHETTO *o*! Si. Anche se sarà solo il preludio di un capitolo un pò più importante, e Malfoy rompe assai. Beh, allora un ringraziamento speciale a Niniel che continua a seguirci e commentare nonostante ritardi e demenza, GRAZIE MILLE! Al prossimo capitolo Vale & Lisa

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Capitolo 11
*** 1.11 Norberto, drago dorsorugoso di Norvegia ***


1.10 Norberto, drago Dorsorugoso di Norvegia

-Questo è ingiusto!- brontolò Emily scostandosi un boccolo sudato dal naso -Proprio ora che inizia a fare caldo! Forza ragazzi, sono mesi che stiamo rinchiusi in questo postaccio- esclamò infervorata saltando in piedi. Melen e Hermione la ignorarono bellamente, finendo di correggiere corrucciate i temi degli amici, mentre Ron e Marion le dedicarono solo uno sguardo che voleva dire "piantala". Seccata la ragazzina tornò a sedersi (ma perchè non era andata con Fred e George?!) e iniziò a far vagare gli occhi per la biblioteca, annoiata. C'erano numerosi studenti del quinto e del settimo anno concentrati su pile infinite di libri, evidentemente in ansia per gli esami imminenti, alcuni iscritti al club del libro e... -Hagrid?- mormorò perplessa, agitando la mano in direzione del guardiacaccia per farsi notare. L'omone sobbalzò nel vederli tutti riuniti lì e si avvicinò guardingo al loro tavolo -Ciao Hagrid, cosa ci fai in biblioteca?-domandò Ron, esprimendo lo stupore di tutto il gruppo, Hagrid non sembrava proprio un amante della letteratura! -Sto..sto solo a dare un'occhiata- mormorò arrossendo e cercando di nascondere maldestramente un grosso tomo dietro la schiena -Voi piuttosto, com'è che non state a divertirvi? Non starete ancora cercando roba su Nicolas Flamel?- domandò sospettoso -Nah, quello l'abbiamo risolto da un pezzo! E sappiamo anche che il cane sorveglia la pietra filosofale- disse Ron saputo, dondolandosi con la sedia. -Shhh!- fece subito il guardiacaccia, furtivo -ma siete impazziti! Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa! Anzi non dovreste proprio parlarne- aggiunse serio -In realtà volevamo chiederti alcune cose- disse Harry -il fratello di Fat pensa che ci siano altri incantesimi a bada della Pietra, oltre a Fuffy intendo- Emily sobbalzò sorpresa, da quando Harry la chiamava "Fat"? Che fosse arrabbiato con lei per qualcosa? -SHHHH! Ok ok, sentite... venite a trovarmi più tardi. Badate bene, non vi prometto di dirvi nulla ma se voi continuerete a parlarne... se salta fuori ci prenderò di mezzo io!- implorò in un sussurro -A dopo allora- salutò Hermione con un sorriso vittorioso, mentre il guardiacaccia si allontanava borbottando come una pentola a pressione. -Vado a vedere in che reparto è stato, magari c'entra con la pietra!- esclamò Ron eccitato alzandosi in piedi e correndo verso il punto in cui avevano visto l'amico. Un attimo dopo era di ritorno con qualche libro che lasciò cadere sul tavolo -Draghi. Stava consultando dei manuali per allevare e riconoscere i draghi!- Harry si grattò la testa pensieroso -Hagrid ha sempre voluto un drago- Emily annuì -L'ha detto anche a me, quando mi portò a Diagon Alley- aggiunse senza riuscire a trattenere un sorriso al pensiero di un vero drago -Ma è contro le nostre leggi- disse Ron scuotendo la testa -L'allevamento è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1790, lo sanno tutti. Difficile non farsi notare dai babbani se allevi un drago in giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso! Dovreste vedere le bruciature che si è fatto mio fratello Charlie in Romania- concluse rabbrividendo. -Magari era solo curiosità personale- ipotizò Marion, torcendosi le mani preoccupata -Beh, direi che lo scopriremo stasera- disse Melen tornando al suo tema con una scrollata di spalle. -Harry posso parlarti?- domandò Emily stranamente titubante, il silenzio calò sul tavolo. Tutti trattennero il fiato, passando lo sguardo da l'uno a l'altra in attesa. Il ragazzo alzò gli occhi su di lei e annuì serio seguendola verso i reparti meno visitati della biblioteca -Harry che succede?- chiese la ragazzina fermandosi di scatto -Sei così freddo ultimamente e.. ho...ho fatto qualcosa che non và?- si mordicchiò le labbra carnose nervosa -Perchè se è così mi spiace tanto, io ti voglio bene non volevo ferirti..- mormorò incontrando gli occhi verdissimi del prescelto, che si perse nei suoi di lucido oro fuso. Deglutì cercando di mantenere un certo controllo, aveva pensato molto alla "questione Emily", tutto il natale. Era chiaro che lui provava qualcosa di più di semplice amicizia per lei ma non poteva costringerla a ricambiare, questo era ovvio... Avrebbe potuto fingere che non esistesse certo, però... -No Emily, sono io che dovrei scusarmi. Sono solo un pò nervoso, sai tra gli esami e la pietra...- rispose con un sorriso forzato -davvero.-aggiunse notando il viso dubbioso dell'amica -anche io ti voglio tanto bene-confessò sincero, guardandola intensamente e arrossendo. Finalmente la castana gli regalò uno dei suoi sorrisi migliori, di quelli che illuminano la giornata e che fanno battere il cuore così forte che sembra quasi possa uscire dal petto, e gli si buttò letteralmente tra le braccia stringendolo contenta. Harry ricambiò la stretta godendosi quel conatto per lui così importante, preferiva esserle amico che perderla per sempre.

Poco più di un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate. -Chi va là?- chiese Hagrid guardingo, prima di farli entrare e richiudersi frettolosamente la porta alle spalle. Nella capanna c'era un caldo soffocante, probabilmente a causa del fuoco che scoppiettava allegro nel camino nonostante la giornata tiepida, che li costrinse a levarsi frettolosamente i mantelli stupiti -Allora, cosa volevate chiedermi?- iniziò l'uomo, offrendogli tè e panini alla donnola che solo Plummy accettò con piacere. -Si, ci chiedavamo se potessi dirci cosa sorveglia la pietra oltre a Fuffy- iniziò Harry, ostentando una calma e un disinteresse che non aveva -Certo che non posso divelo!- esclamò corrugando le sopracciglia -innanzitutto non lo sò nemmeno io, e in secondo luogo ne sapete già fin troppo di stà storia. Non mi scucirete nulla stavolta- rispose scuotendo la testa scontento -ma Hagrid, tu sai tutto quello che succede quì a Hogwarts!- escalmò Emily alzandosi per andarsi ad accomodare sulle ginocchia dell'omone -E non ti chiederemmo mai di raccontarci tutto, siamo solo preoccupati che qualcuno voglia rubare la pietra- continuò con una faccia così candida e innocente che nessuno avrebbe potuto dubitare della sua parola -Ci chiedavano soltanto di chi Dumbledore si era fidato a tal punto, oltre a te- spiegò con un sorriso angelico che le illuminò gli occhioni dorati. Il petto dell'uomo si gonfiò d'orgoglio, mentre sotto la barba le guance si imporporavano di piacere -Beh, immagino che...dopotutto non ci sia nulla di male...se vi dico solo questo. Ecco vediamo un pò... Dumbledore ha preso Fuffy da me... poi alcuni insegnanti hanno fatto degli incantesimi: Vitius, la McGonagall, la Sprite... ha partecipato anche Mirice se non sbaglio e naturalmente anche Dumbledore.. Ah, e Piton dimenticavo!- concluse con un sorriso allegro -PITON?- esclamarono tutti in coro -Già, non starete ancora pensando cose strane sul suo conto vero? Piton ha dato una mano a proteggere la pietra, non si sogna nemmeno di rubarla!- i ragazzi si guardarono seri, se Piton aveva escogitato le protezioni con gli altri insegnanti e con questa Mirice era evidente che sapesse già come superare i loro ostacoli, a eccezion fatta evidentemente per l'incantesimo di Raptor e per il modo di evitare le ire di Fuffy -chi sà come tenere buono Fuffy?- domandò Melen cercando di dissimulare il tono ansioso -Solo me, Dumbledore e... Emily. Ma noi non lo diremmo a nessuno no?- disse Hagrid tutto fiero, scambiandosi un sorrisone con la ragazzina. -Hagrid...cos'è quello?- chiese d'un tratto Marion, era un pò che fissava il camino acceso dubbiosa. Sotto un pentolone bollente, tra le braci, faceva bella mostra di se quello che sembrava un grosso uovo nero -Ma quello è un uovo di drago! Deve esserti costato una fortuna!- esclamò Ron avvicinandosi al focolare per vederlo meglio -L'ho vinto- borbottò Hagrid imbarazzato e rassegnato -giocando con uno straniero nervosetto, ieri sera al bar... in effetti sembrava molto meno nervoso quando me l'ha dato- ammise pensieroso -ma cosa farai quando si schiuderà?- chiese Hermione -mi sono informato sai. Ho preso questo in biblioteca, è un pò vecchiotto ma spiega tutto, sia come accudirlo che come riconoscerne la specie. Il mio sembra essere un... Dorsorugoso di Norvegia, una specie rara- raccontò eccitato come un bambino a Natale...

Il draghetto nacque appena un settimana dopo, era piccolo come un pugno, completamente nero, con piccole ali simili a quelle dei pipistrelli ma ricoperte di aculei, un musetto allungato e due grandi occhioni arancioni -Adorabile!- trillarono contemporaneamente Hagrid e Emily, fissandolo come se fosse la cosa più graziosa del mondo, mentre Hermione borbottava qualcosa riguardo al cattivo gusto e agli animali pericolosi. Marion sorrise divertita -fermi tutti, c'è qualcuno quì fuori- esclamò d'un tratto Melen fissando la finestra-sento i battiti del suo cuore.- Harry si lanciò fuori riuscendo a scorgere una figura correre verso il castello, anche da quella distanza si capiva benissimo chi era. Malfoy aveva visto il drago. Da quel momento i ragazzi tentarono di convincere Hagrid a liberarsi del drago in ogni momento libero che avevano -è troppo piccolo per liberarlo, morirebbe- si impuntava il guardiacaccia, fissando amorevolmente Norberto massacrare un orsacchiotto. -è inutile, è uscito di testa- mormorò Ron, dopo una giornata passata a caccia di topi con Hagrid, fissandosi pensieroso un dito particolarmente gonfio dopo i "buffetti" di Norberto-Lo so...ma che possiamo fare noi..- Harry s'interuppe di scatto voltandosi verso Ron con espressione ispirata -Charlie!- urlò contento -stai diventando matto anche tu? Io sono Ron, presente?- bofocchiò il rosso seccato -Ma no, tuo fratello Charlie! Harry ha ragione, potremmo chiedere a lui di accogliere Norberto nella sua riserva- chiarì Hermione lanciando un'occhiataccia al rosso -Credo che Hagrid l'idea piacerà!- esclamò contenta Emily - vado subito da lui a dirglielo, voi avvertite Charlie- aggiunse trascinandosi dietro Melen e Marion praticamente a forza.

La risposta di Charlie non tardò ad arrivare. Era dispostissimo ad accogliere il draghetto, ma data la difficoltà del trasporto avrebbe dovuto mandare due suoi amici a prelevarlo in scopa, sabato a mezzanotte sulla torre di astrologia. Ovviamente non era un problema arrivare alla torre: Harry aveva il mantello dell'invisibilità ma, ancora meglio, Melen poteva smaterializzarli direttamente sulla torre! Qualche giorno prima dello scambio però il dito di Ron era diventato verde e aveva iniziato a perdere pus, costringendolo ad andare in infermeria. Nonostante fosse palese che Madama Chips non avesse creduto neanche per un attimo che il morso fosse opera di Plummy non insistette più di tanto per sapere la verità, limitandosi a ricoverare il ragazzo e a fare il suo lavoro. Purtroppo però Malfoy andò a trovare Ron, divertendosi a minacciarlo di rivelare a Piton la storia del draghetto, e per caso entrò in possesso della lettera di Charlie... Ma oramai non avrebbero fatto in tempo a mandare un altro gufo a Charlie e anche se ce l'avessero fatta, chi poteva dire quando avrebbero avuto un altra occasione per disfarsi di Norberto? Alle undici e un quarto di sabato Harry, Hermione e Marion si diressero alla torre con l'aiuto del mantello, mentre Melen e Emily (l'unica che Norberto non mordeva) andavano prendere il draghetto da Hagrid -Addio Norberto, e non dimenticarti che la mamma ti vuole bene- mormorò il gigante infilando l'esserino in una robusta cassa. Le ragazze avrebbero voluto rimanere li a consolarlo ma non ne avevano il tempo, erano già le undici e mezza, dovevano muoversi. Con un elegante fruscio apparvero davanti agli amici e a quattro ragazzi dall'aria simpatica che fissarono stralunati le nuove arrivate -Come hai fatto? Nessuno può smaterializzarsi a Hogwarts- chiese uno dei giovani allevatori incuriosito -Mezza vampira, la mia magia è un pò diversa da quella di un normale mago- rispose Melen con un sorrisetto soddisfatto. Harry e le ragazze avevano già aiutato a legare delle corde ai manici di scopa, creando una specie di portantina a cui bisognava solo assicurare la cassa, cosa che riuscirono a fare abbastanza velocemente -Allora ciao piccolo, divertiti- salutò Emily carezzando la testina rugosa del draghetto e lasciando che Plummy gli desse l'ultima leccatina, dopodichè ringraziarono i ragazzi e rimasero fermi a guardarli scomparire nella notte- Prima abbiamo visto Malfoy. La McGonagall l'ha messo in punizione- disse Harry dopo qualche secondo -Diceva qualcosa a proposito di un drago...- aggiunse Hermione con un sorriso furbo -che scicchezze! Un drago? E dove lo troveremmo?- esclamò Emily scuotendo la testa fintamente perplessa, facendoli sbellicare dalle risate. Scesero tranquillamente la scala a chiocciola, col cuore leggero, adesso che si erano liberati del drago. Norberto se n'era andato, Malfoy era in castigo... oramai cosa avrebbe potuto guastare la loro felicità? La risposta li attendeva in fondo alla scala, appena misero piede nel corridoio si trovarono di fronte la faccia soddisfatta di Gazza -Bene, bene, bene. Ci siamo cacciati un'altra volta nei guai, eh!-


Angolo dell'autrice e della postatrice:
Norbertino, anche io voglio un drago!  perchè non hai già abbastanza bestie per casa... compatisco tuo marito =.= uff che noia! Non ne ho poi così tanti... =.=' lasciando stare lo zoo della postatrice, questo capitolo non mi convince. Ho cambiato così poco dell'originale che non lo sento mio del tutto... Harry e Emily si sono chiariti però, povero Harry, è proprio preso. Si, e si è dimostrato davvero sensibile. Forza Harry, io tifo per te T_T siii, ehm direi di chiudere qui. Speriamo che il capitolo sia di vostro gradimento e che magari ci scappi qualche commentino... Un bacio a tutti Vale & Lisa
à perchè nonGiGià, p 

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Capitolo 12
*** 1.12 la foresta proibita ***


1.11 La foresta Proibita

Le cose non avrebbero potuto andare peggio di così. Gazza li portò al primo piano, nello studio della professoressa McGonagall, dove la donna li aspettava furiosa -Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi, Gazza mi ha detto che eravate all'osservatorio. E' l'una del mattino, esigo una spiegazione- disse lentamente, fissandoli negli occhi. Marion avrebbe preferito urlasse, quel tono calmo grondava di delusione e amarezza schiacciandoli di sensi di colpa. Nessuno rispose ovviamente, nemmeno Emily che in genere non aveva difficoltà ad inventarsi una scusa plausibile o a provarci almeno -credo di sapere cos'è successo, in fondo non ci vuole mica un genio!- disse ad un certo punto la donna sedendosi alla scrivania -avete raccontato a Malfoy chissà quali balle a proposito di un drago per attirarlo fuori dal letto e fargli uno scherzo-  scosse la testa guardandoli con riprovazione - comunque l'ho già beccato e anche lui sarà punito per questo. Sei studenti in giro per il castello nella stessa nottata, sono indignata. E molto delusa. Granger e Black, pensavo aveste più giudizio. Lupin, cosa direbbe tuo padre? Potter, Fat... pensavo che Grifondoro significasse qualcosa di più per voi. Adesso andrete in castigo, tutti, niente vi autorizza ad andare a zonzo per il castello, di questi tempi poi!- si alzò fissandoli perentoria -e in più toglierò cinquanta punti a Grifondoro- -CINQUANTA!?- esclamarono in coro Harry e Emily con voce strozzata: avrebbero perso il vantaggio guadagnato con le ultime vittorie a Quidditch! -Cinquanta punti a testa!- precisò la McGonagall, le narici dilatate dalla rabbia -Professoressa... la prego...- -NON PUO'!- La donna si voltò decisa verso Emily -Non sarai di certo tu a dirmi cosa posso o non posso fare Fat! E adesso tornate tutti a letto, mai ho provato una tale vergogna per degli studenti di Grifondoro..- trecento punti in meno! in pratica nella clessidra non sarebbe rimasto altro che qualche rubino solitario, in una notte sola avevano dilapidato ogni possibilità della loro casa di vincere la coppa! Nessuno disse una parola, in un silenzio carico di tensione si ritirarono nelle loro stanze, cosa sarebbe successo quando i loro compagni avessero saputo quel che avevano combinato? Il mattino dopo inizialmente gli studenti pensarono ad un errore o uno scherzo stupido, com'era possibile che la clessidra fosse praticamente vuota quando il giorno prima c'erano ben quattrocentocinque punti? Poi qualcuno sparse la voce che la colpa era di Harry Potter, il famoso Harry Potter!, Melen Black e un paio di altri idioti del primo anno che si erano fatti beccare fuori dal dormitorio a notte fonda.. Di colpo tutti i Grifondoro iniziarono a trattarli come appestati, perfino i Tassorosso e i Corvonoro, che avevano sperato nella sconfitta di Serpeverde, iniziarono a lanciargli occhiataccie e frasi di rimprovero. Se Melen non ci faceva molto caso ("basta essere superiori e smetteranno") tutti gli altri risentirono parecchio di quell'astio improvviso. Hermione aveva smesso di essere la protagonista di tutte le lezioni, limitandosi a uno studio silenzioso, anche Harry tentava di tenere un basso profilo per quanto glielo permettesse la sua reputazione, probabilmente quella che se la passava peggio era Marion. Vedendo che i loro rimproveri non sortivano effetto sulla Black o sulla Fat e avendo qualche riserva a vendicarsi su Harry e Hermione, molti avevano iniziato a sfogarsi con Marion. Non perdevano occasione per additarla o dire cose cattive su di lei, gli scherzi poi erano così numerosi che oramai non riusciva quasi più a camminare senza ritrovarvisi invischiata!  -Piantatela. Oramai i punti sono andati, torturare una bambina non li farà certo crescere!- urlò Emily dopo che la ragazza trovò l'ennesima caccabomba nello zainetto, senza sortire, purtroppo, alcun risultato... Qualche sera dopo Harry raccontò loro di aver sentito Raptor cedere e acconsentire a spiegare a Piton il modo di eludere il suo incantesimo. Dopo una piccola discussione su se fosse o meno il caso di fare qualcosa, decisero di lasciar perdere. Fin'ora tutto quello che avevano fatto si era ritorto contro di loro, e non volevano certo far perdere altri punti a Grifondoro! Erano sicuri che la prossima volta avrebbe comportato un linciaggio...

Esattamente una settimana dopo ricevettero una pergamena che gli spiegava dove e quando si sarebbe svolta la loro punizione. Quella sera alle undici, salutarono Ron e Neville nella sala di ritrovo e s'incamminarono all'ingresso, bardati in modo "sportivo e resistente" come suggeriva il messaggio -chissà perchè poi...- bofocchiò Melen fissando schifata i pantaloni che aveva dovuto indossare, ben lontani dai suoi soliti abiti eleganti e raffinati. Gazza li attendeva vicino alla porta insieme a Malfoy, anche lui palesemente infastidito -Seguitemi- disse Gazza con un ghigno accendendo un lume e conducendoli fuori, iniziando a cianciare su punizioni corporali e dubbi metodi educativi. -A quanto pare non siamo i soli nei guai, e Malfoy? Imparato a farti gli affaracci tuoi?- sussurrò Emily avvicinandosi al biondo con un sorriso soddisfatto, per lei il solo fatto che anche il biondo fosse in punizione rendeva tutto decisamente più sopportabile - Sei tu Gazza? Muoviti che voglio cominciare- i ragazzi sobbalzarono nel sentire la voce di Hagrid ma poi si acquietarono subito, se la punizione era con lui quanto male avrebbe potuto essere? -Io non sarei così contento Potter, non penserete mica di essere venuti qui a divertirvi con quello zotico, vero? No, oggi andrete nella foresta proibita- disse il custode con un espressione soddisfatta -Non so nemmeno se tornerete vivi- Hermione lo fissò a occhi spalancati -ma è proibito!- protestò debolmente, Marion strinse la manica di Emily terrorizzata mentre Harry deglutiva in ansia. Melen e Emily invece sembravano completamente a proprio agio, entrambe abbastanza sicure della propria forza per temere per la propria salute. Draco fece per protestare ma Hagrid interruppe la discussione, avvicinandosi a loro insieme a Thor. -Allora io torno all'alba a riprendere... quel che resta- mormorò Gazza allontanandosi maligno. Hagrid lo fissò storto scuotendo la testa -Io non metto piede in quella foresta. Questa non è roba da studenti! Se mio padre lo sapesse..- Hagrid lo guardò serissimo - se preferisci tornartene a casa rimani pure qui, tutti quelli che sono interessati a rimanere a Hogwarts con me.- disse con tono feroce, incamminandosi all'interno della foresta scura. Camminarono fino a raggiungere una piccola raduna, la luna illuminava fiocamente il terreno brillando in alcune scie argentee -Hagrid quello è...- iniziò Melen titubante, fissando la scia argentata -Si Melen, è proprio sangue di unicorno. Quà dentro da qualche parte c'è un unicorno ferito. E' la seconda volta che succede questa settimana, mercoledì scorso ne ho trovato uno morto... Il nostro compito e trovarlo e cercare di aiutare quella povera bestia. Per farlo ci divideremo in gruppi, in modo da scandagliare più velocemente tutto il perimetro.- espose l'uomo fissandoli serio -Io e Emily conosciamo piuttosto bene la foresta, e Melen non avrà problemi a girare quindi noi saremo i capi gruppo. Io e Hermione andremmo a destra, Melen, Harry e Marion a sinistra, Emily, Malfoy e i cani cercheranno verso il centro della foresta; non avvicinarti troppo alla zona di Aragorn mi raccomando- concluse il guardiacaccia fissando la castana negli occhi, che annuì velocemente senza riuscire a trattenere un brivido d'orrore -Bene, se vi trovate in difficoltà mandate delle scintille rosse con la bacchetta e verremo ad aiutarvi. E ora andiamo- i ragazzi si fissarono un ultima volta, poi ognuno prese la direzione indicatagli...

Primo gruppo: Hermione e Hagrid
La foresta era fitta e scura, ovunque si sentivano rumori che agli occhi della ragazzina apparivano sinistri e minacciosi. Terrorizzata si avvicinò di più a Hagrid che, accorgendosi della paura dell'amica, le afferrò una mano sorridendole incoraggiante -Non preoccuparti Hermione, ci sto io! In pratica ci sono cresciuto in sta foresta e...- l'uomo s'interruppe di colpo, fissando impensierito il terreno. Anche Hermione si fermò stupita, sembrava che il suolo tremasse, come se si stesse avvicinando qualcosa di pesante e veloce -Dietro di me- ordinò serio, estraendo una freccia dalla faretra e infilandola nella balestra con gesto esperto -Arriva qualcosa- sibilò sollevando l'arma, pronto a colpire. Sentirono un fruscio, come di un mantello che striscia sulle foglie secche, i passi pesanti della creatura si fecero più vicini poi, di colpo come erano arrivati, si allontanarono velocemente -C-cos'era? P-poteva essere un l-lupo m-mannaro?- balbettò la ragazza stringendo convulsamente il pastrano di Hagrid e guardandosi intorno in allerta -No, e non era neppure un unicorno... Sinceramente non ho mai sentito un rumore così in sta foresta- rispose lui cupamente -Andiamo, ma stai attenta- Ripresero ad avanzare più lentamente, le orecchie tese a captare ogni minimo suono. All'improvviso, sul fondo della radura in cui erano appena entrati, qualcosa si mosse lentamente -Chi è là?- gridò Hagrid, alzando la balestra e ponendosi davanti a Hermione -Fatti vedere, ho una balestra e non ho paura di usarla!- Qualcosa avanzò nella radura, il passo elegante e gli occhi scuri pieni d'intelligenza e di mistero. Hermione spalancò la bocca stupita, aveva letto molto sull'argomento, ma mai avrebbe pensato di poter vedere un autentico centauro! Fino alla vita era un cavallo di un bel marrone castagna con la lunga coda rossastra, ma dalla cintola in su era un uomo di carnagione scura con barba e capelli rossi. -Ah, sei tu Conan. Diamine, mi hai fatto prendere un colpo!- disse Hagrid sollevatò, facendo un passo avanti per stringere cordialmente la mano al centauro. -Buonasera a te Hagrid. Avevi intenzione di colpirmi?- chiese Conan con una voce profonda e malinconica. -Non si è mai troppo cauti, Conan. C'è qualcosa che non mi torna in giro per la foresta.. qualcosa di pericoloso. Oh a proposito, lei è la signorina Hermione Granger, studia su alla scuola. Lui è Conan, un centauro.- spiegò Hagrid con voce allegra -L'avevo notato- pigolò Hermione arrossendo, quella creatura le metteva soggezione... -Buonasera ragazza, allora sei una giovane strega. E dimmi: si studia molto in quella scuola?- chiese il centauro educatamente, fissandola con i suoi occhi profondi -Un pò- riuscì a dire la bionda, timidamente -Un pò. Beh è già qualcosa- sospirò Conan, alzando il capo a fissare la volta stellata -Marte è molto luminoso stasera- Sia Hermione che Hagrid alzarono il capo, fissando il cielo a loro volta -Già, senti Conan, sono davvero contento di averti trovato. C'è in giro un unicorno ferito, tu hai visto niente?- chiese Hagrid tornando a fissare il centauro, che rispose solo dopo qualche secondo senza staccere gli occhi dal cielo -Le prime vittime sono sempre gli innocenti, così è sempre stato nei secoli- -già, ma tu hai visto niente? Niente di strano?- fece Hagrid annuendo -Marte è molto luminoso stasera, non capita spesso- ripetè il centauro serissimo -Si, ma io intendevo qualcosa di più... terra terra. Nella foresta, hai notato niente?- riprese il guardiacaccia, una vena d'esasperazione che iniziava a pulsare sulla tempia. Prima che Conan rispondesse  dagli alberi dietro di lui apparve un altro centauro, più scuro e dall'aria più feroce di Conan -Ehilà Cassandro, come tira?- salutò Hagrid con un sorriso -Buonasera Hagrid, spero tu stia bene- ricambiò la creatura, la voce profonda e roca. -Non ci stà malaccio. Senti ti faccio la stessa domanda che ho fatto a lui. Hai visto nulla di strano ultimamente? Pare ci stia un unicorno ferito..- Anche Cassandro volse lo sguardo al cielo -Marte è molto luminoso stasera- Hagrid emise un verso esasperato -si, ma io intendevo qualcosa di più strano!- tentò vicino all'esaurimento. I due centauri lo fissarono severi -Non capita spesso che Marte sia così luminoso- risposero in coro. Hermione li fissò stranita, aveva la strana sensazione che i due stessero facendo apposta a sviare le domande di Hagrid, ma non riusciva a spiegarsene il motivo. In quel momento nel cielo brillarono lampi di scintille rosse che distrassero tutti da quella discussione controproducente...

Secondo gruppo: Melen, Harry e Marion
Melen avanzava davanti al gruppo sicura, gli occhi rossi e inquietanti nel buio, dietro di lei venivano Harry e Marion, terrorizzata e stretta alla manica del ragazzo -Senti l'odore del suo sangue?- domandò il ragazzo curioso vedendo la mora abbassarsi ad annusare il terreno. Melen scosse la testa -Gli unicorni sono creature speciali, personificazione della magia più pura. Il loro stesso sangue non è altro che una traccia magica, non ha assolutamente nulla a che fare con quello umano. Ma la foresta è piena di magia, è difficile distinguere quella...- la vampira si fermò di colpo, tendendo un braccio per arrestare anche i compagni -Cos'è? Cosa succede? E' un lupo mannaro, oddio dimmi che non è un lupo mannaro!- strillò Marion terrorizzata, abbarbicandosi a Harry così forte da fargli male -Non è un lupo mannaro, ha un odore quasi...umano- sibilò seria -seguitemi- lentamente iniziarono a camminare verso una piccola radura, più si avvicinavano più aumentavano le macchie argentee, l'unicorno doveva essere vicino... -Guardate..- mormorò Harry indicando qualcosa di bianco e lucente non troppo lontano da lì. Si avvicinarono con circospezione, era proprio l'unicorno ed era morto. Marion cadde a terra accanto alla creatura, non aveva mai visto niente di più meraviglioso, ne di più triste. Era un pò più grande di un cavallo, il manto così bianco che pareva brillare di luce propria e la criniera perlacea, gli occhi argentati circondati da lunghe ciglia erano rimasti aperti, fissando per sempre la sua foresta. Le lacrime le salirono agli occhi senza che potesse fare nulla per trattenerle, era talmente ingiusto che qualcosa di così perfetto fosse morto! -Marion...- sussurrò Harry mettendole una mano sulla spalla -ATTENTI!- urlò Melen parandosi di fronte a loro in posizione difensiva, i canini scoperti. Qualcosa si staccò dall'ombra avvicinandosi all'unicorno con passi fruscianti, il mantello che svolazzava alle sue spalle. La figura incappucciata chinò il capo sulla ferita che si apriva sul fianco dell'animale e iniziò a berne il sangue. Harry e Marion rimasere impietriti -Allontaniamoci- sibilò Melen iniziando ad indietreggiare senza fare il minimo rumore. Marion chiuse gli occhi stringendosi a Harry, ma il rumore della creatura che beveva avidamente il sangue dell'unicorno gli arrivava alle orecchie e nella sua mente esplodevano gli occhi della creatura -è sbagliato, sbagliato... SBAGLIATO!- urlò senza riuscire a trattenersi. La creatura alzò di scatto la testa, il sangue argenteo gli colava sul petto dal viso coperto, gli occhi fissi su Harry -Potter- sibilò una voce agghicciante, la creatura scattò in piedi diregendosi velocemente verso di loro. -CORRETE!- urlò Melen ringhiando verso la figura -HARRY! HARRY TI SENTI MALE? HARRY!- strillò Marion reggendo l'amico che si era accasciato al suolo reggendosi la cicatrice e urlando di dolore. Con un ringhio sordo la mora si gettò verso l'incappucciato decisa a difendere i suoi amici, ma improvvisamente un lampo di luce verde la colpì al petto mandandola a sbattere contro una robusta quercia. -NO MELEN!- strillò Marion disperata, non poteva essere... Deglutendo si alzò ed estrasse la bacchetta lanciando al cielo scintille rosse, e preparandosi a combattere, probabilmente sarebbe morta anche lei ma almeno Harry forse... Poi qualcosa la superò al galoppo, piombando addosso all'incappucciato. Marion fissò sorpresa il centauro biondo, la figura era scappata nel buio del bosco e lui si avvicinava a lei con espressione gentile -Tutto bene?- domandò fissandola negli occhi -Io...io... la mia amica è stata colpita. Forse è..è- pigolò mentre le lacrime le bagnavano nuovamente il volto -Stò bene- Melen si avvicinava indispettita levandosi foglie secche dai capelli -era una maledizione senza perdono. Quel bastardo era un fottutissimo mago- borbottò spolverandosi la terra dal vestito. Marion le saltò addosso piangente -Sei viva, sei viva! Ero così..così..snif- mugugnò abbracciandola forte -Marion...- sussurrò la vampira sorpresa. Il centauro intanto aveva aiutato Harry ad alzarsi, fissando stupito la cicatrice livida sulla fronte -Ma tu sei Harry Potter! Sarà meglio che vi accompagni da Hagrid, non è saggio che stiate quì da soli- disse serio -Posso portare Harry Potter e la ragazzina, ma non te vampira- mormorò il centauro fissando Melen guardingo -Non è un problema, io stò bene- replicò lei ritirando le zanne nelle gengive con una scrollata di spalle. Harry e Marion gli erano appena saliti in groppa quando dalla parte opposta della radura arrivarono altri due centauri di gran carriera -FIORENZO!- tuonò il più scuro dei due -Cosa stai facendo? Hai in groppa degli esseri umani! Non ti vergogni? Sei forse un mulo qualunque?- Fiorenzo scosse la lunga chioma bionda -Cassandro tu lo sai chi è questo ragazzo? E' il giovane Potter, prima se ne và da questa foresta meglio è- disse serissimo -Cosa gli hai detto?- chiese Cassandro a denti stretti -Noi abbiamo giurato di non ribellarci al cielo, ricordatelo bene Fiorenzo! Non abbiamo forse appreso quello che accadrà dai pianeti?- Il centauro rossiccio scalpitò nervosamente -Sono certo che Fiorenzo pensava di agire per il giusto- disse con voce malinconica. -Marte è molto luminoso stasera, non trovate?- mormorò Melen interrompendo il dibattito. I centauri la fissarono sorpresi -Tu sai?- domandò guardingo Cassandro fissando gli occhi rossi della ragazza, la mora scosse la testa -mio padre- Conan e Cassandro annuirono -Vampiro- sibilarono poi con un ultimo cenno del capo si allontanarono al galoppo. - Perchè era così arrabbiato?- chiese Harry stupito -Non vuole che lui ti dica da cosa ti ha salvato- spiegò Melen fissando Fiorenzo negli occhi -C-cosa? P-perchè?- balbettò Marion stupita -Il sangue dell'unicorno ha un potere enorme, ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte ma a che prezzo. Hai ucciso una cosa purissima e da quel momento vivrai una vita dannata, una vita a metà- spiegò Fiorenzo lentamente -Ma allora perchè farlo?- chiese Harry perplesso -Forse solo per restare vivi momentaneamente, fino a quando non si entra in possesso di qualcosa che può farti vivere in eterno- Marion spalancò la bocca -la pietra filosofale!- esclamò -Si ma chi..- iniziò Harry, poi i suoi occhi incontrarono quelli di Melen -Non vorrete certo farmi credere che quello era Voldemort!-

Terzo gruppo: Draco, Emily, Thor e Plummy
Da quando si erano immersi più a fondo della forestra gli alberi si erano fatti così fitti che la luce lunare non riusciva quasi a illuminare il sentiero. Procedevano velocemente, Emily si muoveva sicura, come se avesse visitato quei luoghi innumerevoli volte e Draco faceva quasi fatica a starle dietro. Thor e Plummy non erano più con loro, si erano allontanati cacciando lepri e scoiattoli più interessati ad approfittare di quella riunione imprevista per divertirsi che per altro. Il serpeverde si avvicinò guardingo ad un albero interamente ricoperto di ragnatele, notò che da quella parte l'intera foresta sembrava avvinta dal quella sostanza biancastra e si chiese, suo malgrado incuriosito, cosa vi fosse. Una mano calda afferrò la sua, tirandolo via da lì -Non andrei di là fossi in te. Fidati- mormorò Emily senza riuscire a trattenere un brivido -E comunque il sangue và da quella parte- fece notare indicando la direzione opposta -vieni spesso quà dentro, eh Fat? Anche se è proibito- chiese Draco fissando le loro mani unite, il calore di lei era quasi piacevole sulla mano fredda -Diciamo che mi applico in cura delle creature magiche- ammise lei guardandolo, gli occhi ridenti. Sembrava perfettamente a suo agio, come se il buio e l'atmosfera da brividi non le facessero alcun effetto "strana ragazza" pensò Draco, guardandola probabilmente per la prima volta senza ironia o disprezzo. -Hai sentito?- domandò Emily fermandosi di scatto -sembrano zoccoli- rispose Draco pensieroso. I due estrassero le bacchette, fino a che dalla vegetazione non apparve un giovane centauro -Chirone, sei tu!- esclamò Emily sollevata avvicinandosi alla creatura. Draco fissò il giovane a bocca aperta, soffermandosi soprattutto sulle zampe scure e la coda bionda -Buonasera Emily, come stai?- domandò la creatura arrossendo e avvicinandosi alla ragazza -E lui chi è? Il tuo ragazzo?- aggiunse guardando Draco con astio "possibile che siano tutti pazzi di questa rompiscatole?" si chiese Malfoy con uno sbuffo -Se, le piacerebbe!- esclamò sdegnoso. Emily avampò voltandosi verso di lui furiosa -Ma come osi!? Non mi metterei con te neanche se fossi l'ultimo uomo sulla terra!- strillò pestando i piedi a terra e fissandolo truce –bene, perché non starei mai con una brutta e grassa sanguesporco- fece Draco voltandole le spalle. Chirone non aveva mai visto la sua dolce Emily furiosa, ma pareva che per loro fosse un comportamento abituale -Cosa ci fate quì?- chiese per sedare la discussione dato che pareva che la ragazza stesse per arrivare alle mani -Punizione, stiamo cercando un unicorno ferito. Tu hai visto qualcosa?- Chirone arrossì scuotendo la testa, non poteva immischiarsi nelle cose degli umani, suo padre l’avrebbe ucciso! -Però posso mostrarti una cosa- aggiunse rapidamente vedendo gli occhi della ragazza scurirsi per la delusione -seguitemi- il centauro li condusse più avanti all’interno della foresta, e poco dopo, tra le fronde di un vecchio salice, apparve qualcosa.  Si ritrovarono in una radura ricoperta di variopinti e profumati fiori dominata da un grazioso laghetto gorgogliante. Vicino all’acqua stavano una decina di unicorni di varie età che alzarono lo sguardo su di loro appena entrarono nella radura, guardinghi -Sono bellissimi- mormorò Emily a bocca aperta fissandoli estasiata. Draco si ritrovò a fissarla, il bagliore argenteo emanato da quelle creature le illuminava gli occhi dorati facendola sembrare eterea come una ninfa o una qualche creatura magica "è carina" pensò sorpreso"ma cosa diavolo mi passa per la testa! Carina la Fat? Deve essere l'aria di questo postaccio... è l'unica spiegazione" si disse arrossendo e alzando lo sguardo, trovando su di sè gli occhi scuri del centauro a fissarlo seccati. Chirone lasciò che Emily accarezzasse i cuccioli e giocasse con loro, sorprendendosi per la tranquillità con cui quelli le si affidavano, poi li condusse di nuovo verso la strada principale -ora vi lascio, dovresti riuscire a trovare la strada anche da sola. Ci vediamo Emily- salutò il giovane centauro fissandola adorante un ultima volta prima di sparire tra la vegetazione. Emily e Draco camminarono uno di fianco all'altra in silenzio per diversi minuti, ognuno perso nei propri pensieri, poi un rumore, come di un mantello che fruscia sulle foglie secche, li giunse alle orecchie. Vicino, troppo vicino. -Di quà- esclamò Draco afferrandole una mano e correndo verso una robusta quercia dalle grandi radici non troppo lontana da dove si trovavano, ma la creatura era più veloce. Si voltarono lentamente vedendo una figura incappucciata scivolare nella foresta nella loro direzione " ci prenderà" pensò Emily fissando inorridita il sangue argentato che macchiava la veste dell'incappucciato, nel farlo non prestò attenzione a dove metteva i piedi e cadde distesa a terra. Il sonoro schiocco di qualcosa che si rompeva arrivò distintamente alle orecchie di Draco mentre la mano della castana gli sfuggiva e voltandosi la vide stesa a terra, una smorfia dolorante sul volto e il piede piegato in un angolo inusuale -SEI UNA PIAGA FAT!- strillò terrorizzato facendo qualche altro passo verso la salvezza, avrebbe voluto andarsene. Avrebbe potuto lasciarla li, forse avrebbe addirittura rallentato l’incappucciato, ma... con un urlo esasperato la prese in braccio e si buttò dietro alla quercia, sperando che quella cosa non fosse poi troppo interessata a loro. Ebbero fortuna, la creatura si fermò davanti a loro sibilando qualcosa che non sentirono, poi proseguì per la sua strada, facendo tornare il silenzio nella foresta. -grazie- Draco sobbalzò, rendendosi conto solo in quel momento di stringere la sanguesporco al petto. I loro occhi si incontrarono e per un attimo Draco pensò di riuscire a capire cosa la rendeva così irresistibile per tutti... ma fù solo un attimo -Sei davvero pesante Fat, non pensavo sarei riuscito a sollevarti- rispose scostandosi da lei imbarazzato -SEI IMPOSSIBILE! IO TI RINGRAZIO E TU..GRRR!- sbottò la ragazzina -BEH TI HO SALVATO LA VITA! UN GRAZIE MI SEMBRA IL MINIMO!- Emily tentò di alzarsi ma la caviglia non la resse e riccadde a terra con un lamento malcelato -Sei davvero una piaga Fat- bofocchiò Malfoy alzando la bacchetta e sparando scintille rosse in aria...

Emily e Melen passarono la notte in infermeria, la castana aveva una caviglia spezzata e Madama Chips voleva tenere sottocontrollo Melen per via dell'Avada Kedavra che si era beccata. Non fece in tempo a uscire dall'infermeria che, zoppicando, Emily si era infilata nel letto di Melen (con gran imbarazzo di quest'ultima) per scambiarsi i reciproci racconti. Nello stesso momento alla torre di Grifondoro anche gli altri stavano discutendo delle rivelazioni di Fiorenzo, tra lo sgomento e la paura generale... Voldemort poteva essere veramente tornato? 





angolo dell'autrice e della postatrice:
Buongiorno a tutti, buona festa della Repubblica e TANTI AUGURI A VALE! Oggi aggiornamento speciale, è il compleanno dell'autrice e ci tenevo a pubblicarla oggi :) Grazie Li, anche se ti avevo chiesto di non farlo. ^///^ Ma torniamo al capitolo e lasciamo stare la mia prossima senilità! Allora un capitolo lunghissimo oggi ma non mi andava di dividerlo in due, quindi... L'ovvia punizione della McGonagall non potevamo toglierla e ci siamo limitati ad aggiungere le nostre tre protagoniste. E Melen è pure a prova di maledizione! Cioè è terribile quella ragazza O.O Ma che terribile! Meno male, scusa preferivi vederla morta? E poi mi è piaciuto troppo descrivere la parte finale, Draco è così carino! =.= se mi fai una Dremily mi dissocio, sappilo... Figurati! XD Beh ci sentiamo presto, ciao ciao! Valentina (neo ventenne) & Lisa




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Capitolo 13
*** 1.13 la botola ***


1.12 La botola

-Ciao- mormorò Emily con la voce ancora impastata dal sonno mettendo a fuoco l’amico, che si affrettò a ritirare la mano dai boccoli castano rossicci –Ciao- salutò con un sorriso imbarazzato –come stai?- domandò sedendosi sulla sedia davanti al letto –Sono seccata. Madama Chips mi trattiene qui contro la mia volontà!- esclamò mettendo su un broncio delizioso –Non ti ha sistemato la caviglia?- chiese stupito Harry, in genere l’infermiera della scuola era piuttosto rapida nella risoluzione di casi del genere. La castana scosse la testa –Ha detto che non può darmi nulla per rinsaldare le ossa perché è una frattura scomposta. Se si calcificassero nella maniera sbagliata sarebbe un problema, quindi mi ha ingessato la gamba e stiamo aspettando si sistemino da sole- spiegò scontenta –Alla babbana insomma…- mormorò il moro tracciando distratto invisibili cerchietti sulla manina grassoccia della ragazza. Lei sorrise annuendo –Già.. gli altri?- -esami- spiegò con una smorfietta –Melen e Herm sono fuori di loro, non ci lasciano in pace un secondo!- -capisco, è per questo che vieni a trovarmi la notte- “per quello e perché mi piace vederti dormire” pensò il ragazzo avampando –già. E tu gli esami?- -orali- spiegò seccata –oggi ho dato storia della magia, è stato terribile… se ho preso A giuro che vado in sala grande in mutande!- Harry rise divertito –Noi ce l’abbiamo domani, ma non sò se parteciperà anche Melen. Sai domani la luna..- un rumore di passi lo interruppe e, con un cenno di saluto a Emily, si affrettò a infilarsi il mantello occultandosi alla vista di chiunque. Qualche secondo dopo la porta dell’infermeria si aprì, lasciando entrare Fred e Plummy –Ciao piccola- salutò con un sorriso allegro –Visto chi ti ho portato? E’ disperato senza di te… come me- il ragazzo si chinò su di lei, unendo le loro labbra in un piccolo dolcissimo bacio. Stava per approfondirlo quando la porta si chiuse con un schianto tremendo, facendo accorrere immediatamente Madama Chips.

Erano passati solo un paio di giorni dalla loro avventura nella foresta e la mente di tutti gli studenti di Hogwarts era ora impegnata in una prova terribile quanto controproducente: cercare di studiare in due giorni quello che avrebbero dovuto fare in un anno. Ebbene si, gli esami erano arrivati. Marion si chiedeva come potesse Melen essere così dannatamente calma, dato che lei si sentiva la testa scoppiare. Il caldo e il pensiero di un possibile ritorno del Signore Oscuro la distraevano dallo studio e la consapevolezza delle numerose lacune le impediva di riposare durante la notte, lasciandola terribilmente debole, stanca e agitata. Se gli esami scritti l’agitavano quelli pratici la mandavano completamente nel panico… riuscì a passare discretamente incantesimi e trasfigurazione, ma fece un vero casino a pozioni e dubitava seriamente di essere riuscita a prendere A. L’ultimo esame fù quello di Storia della Magia, uno dei pochi in cui si sentiva seriamente preparata dopodichè sarebbero stati liberi di godersi il sole di fine maggio in santa pace. Emily aveva sostenuto gli esami in infermeria dato che madama Chips si era rifiutata di farla uscire, effettivamente non si poteva biasimarla visto che la prima cosa che l’amica aveva fatto quando le era stato concesso di tornare al dormitorio era stata una scazzotata con Malfoy, Tiger, Goyle e Montogue! L’assenza della ragazza però le metteva malinconia... –c’è troppa calma qui senza Em- commentò Ron, steso a pancia in sù sull’ampio parco della scuola quello stesso pomeriggio –mmm, anche in dormitorio- ammise Hermione con un sospiro –tutto bene Harry?- chiese poi fissando l’amico che si stropicciava la fronte seccato –No! Continua a bruciare, non mi è mai capitato così a lungo… vorrei proprio sapere perchè diavolo lo fà!- Melen lo fissò seria –le cicatrici magiche spesso hanno capacità insolite, potrebbe volerti dire qualcosa- mormorò con voce roca, quella sera non ci sarebbe stata la luna e la sete era diventata quasi insopportabile –Tipo lavati i capelli- scherzò Ron guadagnandosi diverse occhiatacce –sei un idiota, te l’ho mai…dove vai Harry?- chiese Hermione fissando il moro stupita, era balzato in piedi di scatto e sembrava agitato –A voi non sembra un po’ strano… che la cosa che Hagrid desiderà di più sia un drago e di colpo si presenti uno sconosciuto che “per caso” ne ha uno? Quante persone girano con un uovo di drago in tasca?- le ragazze impallidirono a loro volta mentre Ron lo fissò perplesso –ma cosa c’entra adesso?- I suoi amici però si stavano già dirigendo di gran carriera alla capanna del guardiacaccia e al ragazzo non restò che seguirli bofocchiando seccato. Hagrid era seduto davanti alla porta di casa e stava sgusciando piselli fischiettando allegro –salve!—disse sorridendo vedendoli arrivare –Finiti gli esami? Ci avete il tempo di bervi qualcosa?- Ron annuì ma Harry lo bloccò –No Hagrid, siamo di fretta. Volevamo farti una domanda. Sai quando hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero che te l’ha dato?- L’omone lo fissò stupito –E che ne so! Ci aveva il mantello!- Quando si accorso che tutti e cinque lo fissavano allibiti alzò un sopracciglio –Non è mica una cosa così insolita, la “testa di porco” ha una clientela piuttosto strana, sapete? Comunque lui si è sempre tenuto il cappuccio, sarà brutto, ho pensato- I ragazzi si fissarono seri –Avete parlato di Hogwarts?- domandò Hermione accomodandosi sull’erba, di fianco a Harry e Ron –Può darsi- rispose Hagrid aggrottando le sopracciglie nello sforzo di ricordare –Si.. mi ha chiesto che lavoro facevo e gli ho detto che ero guardiacaccia qui… allora ha chiesto di che genere di creature mi occupavo, voleva essere sicuro che il drago finisse bene. Ma gliel’ho detto… dopo Fuffy un drago sarebbe stata una passeggiata- Melen cercò di mantenere un tono disinteressato –e lui sembrava..interessato a Fuffy?- Hagrid scosse le spalle –certo che era interessato a Fuffy! Mica capita spesso di aver a che fare con un cane a tre teste, anche se sei del mestiere! Ma gliel’ho detto, il trucco con ogni creatura e sapere come prenderla. Ad esempio a Fuffy basta un po’ di musica e si addormenta come un ghiro!- sobbalzò sorpreso dalle sue stesse parole –Non dovevo dirvelo questo! Fate finta di non…ma dove andate?- esclamò stupito vedendoli correre velocemente verso il castello. I ragazzi non si scambiarono neanche una parola prima di arrivare al salone d’ingresso –Dobbiamo avvertire Dumbledore!-esclamò Harry –Hagrid ha raccontato allo straniero come eludere la sorveglianza di Fuffy, ci scommetto quello che volete che sotto il mantello c’era Piton o Voldemort… piantatela voi due!- esclamò rivolto a Marion e Ron che continuavano a sobbalzare atterriti –Hai ragione, sperando che ci creda… Dov’è lo studio di Dumbledore?- aggiunse Hermione corrucciata –Lo so io, ma è probabile abbia cambiato parola d’ordi…- iniziò Melen, ma all’improvviso una voce risuonò nel salone –Che ci fate qui dentro voi cinque?- Era la professoressa McGonagall che portava una grossa pila di libri –Vorremo vedere il professor Dumbledore- disse Hermione con un coraggio che i ragazzi giudicarono ammirevole. –Bene, ma perché?- domandò stupita la donna –Sarebbe un segreto in realtà…- iniziò Harry, pentendosene immediatamente –Dumbledore è partito una decina di minuti fa, ha ricevuto un gufo dal ministero della magia- disse gelida –Oh no! Proprio oggi..- si lagnò Marion guadagnandosi un’occhiataccia dalla donna –Il professore è un grandissimo mago e..- -Ma riguarda la pietra filosofale!- esclamò Harry interrompendola. La donna si aspettava tutto tranne quello, i libri le caddero dalle mani sparpagliandosi sul pavimento con un tonfo sordo e lei non si dette nemmeno la pena di raccoglierli –Come…che ne sapete voi della pietra?- farfugliò atterrita –Professoressa noi sappiamo che P…qualcuno sta cercando di rubarla. La prego, devo parlare con il preside- Dopo qualche secondo di silenzio la McGonagall si riprese abbastanza da riuscire a ribattere –Non so proprio come abbiate fatto a scoprire la storia della pietra, ma state pur certi che nessuno riuscirà a rubarla, è troppo ben protetta.- Marion scosse la testa –Ma prof…- iniziò –So quel che dico. E ora vi consiglio di andare fuori a godervi questo bel sole. In silezio.- concluse, raccogliendo i libri con un colpo di bacchetta e allontanandosi guardinga –E’ per stanotte. Stanotte Piton cercherà di rubare la pietra- mormorò Harry quando fù certo che la donna non potesse più sentirli –Ha tutto quello che gli serve, e in più Dumbledore non è in giro. Sono sicuro che al ministero saranno davvero stupiti di vederlo- Melen scosse la testa stancamente –Che tempismo… cosa avete intenzione di fare?- Marion sussultò –Fare? Noi non possiamo fare nulla!- le parole le morirono in gola quando una voce tragicamente familiare le giunse alle orecchie –Buon pomeriggio- disse Piton in tono calmo, i cinque lo fissarono in silenzio, l’espressione di un bambino preso con le mani nella marmellata. –Non bisognerebbe stare al chiuso, in una giornata come questa- proseguì facendo un sorriso, che pareva più una smorfia –Noi stavamo… stavamo..- iniziò Harry senza avere la benchè minima idea di come continuare. –Voi dovete stare più attenti. Se ciondolate così la gente potrebbe pensare che stiate tramando qualcosa, non potete permettervi di perdere altri punti, no?- i ragazzi abbassarono gli occhi arrossendo –Sei avvisato Potter, la prossima volta mi occuperò io…- -SEVERUS!- l’uomo raddrizzò immediatamente la schiena girandosi a fronteggiare la nuova venuta –Dov’è mia madre?- chiese la sconosciuta, una giovane donna dai lisci capelli castano chiaro e sottili occhi di un azzurro familiare –Mirice. Non ho idea di dove sia la professoressa McGonagall, non c’è bisogno di urlare- rispose stizzito –Attento Mocciosus, Dumbledore si fiderà anche di te ma io non ti perderò d’occhio. So che stai combinando qualcosa- sussurrò minacciosa –come credi. Buona giornata- mormorò Piton furioso, allontanandosi verso la sala professori. La giovane donna si voltò verso di loro aprendosi in un sorriso gentile –Tu sei… Harry Potter. Non c’è dubbio, sei identico a Jamie! Tranne per gli occhi, quelli sono di Lils- disse fissandolo malinconica –e non c’è dubbio che tu sia la figlia di Marlene, vi somigliate davvero molto- aggiunse addocchiando Marion –Ti ha mandato mio padre?- chiese invece Melen, fissandola speranzosa –No, ma dato che sono qui se vuoi ti accompagno al castello. Dalle tue condizioni direi che prima è meglio è… cercavo mia madre, l’hai vista?- la vampira annuì –Credo sia andata in biblioteca, aveva molti libri- Mirice sospirò sollevata –bene, aspettami in infermeria, arrivo subito. Ragazzi, arrivederci.- detto questo si affrettò verso il primo piano, lasciandoli soli –Mi piacerebbe venire con voi ma…- si scusò Melen deglutendo a fatica, gli occhi cerchiati e rossi –Non preoccuparti Mel, ce la caveremo.- la rassicurò Harry –tu vai in infermeria e aggiorna Em, temo ci servirà anche il suo aiuto…- la vampira annuì seria dirigendosi velocemente dove indicatole, non senza un ultimo sguardo preoccupato ai suoi amici –la McGonagall ha una figlia, incredibile!- esclamò Ron sconcertato –Ron! Non mi sembra il momento! Dobbiamo organizzarci invece- lo sgridò Hermione scandalizzata –Giusto, ecco cosa faremo. Hermione e Marion, voi seguirete Piton e noi invece ci apposteremo fuori dal corridoio del terzo piano- illustrò Harry deciso –perché noi da Piton?- domandò la bionda –Ovvio no? Potrete fingere di aspettare Vitious “Oh, professore siamo così preoccupate per la prova di oggi!”- concluse Ron in un falsetto che avrebbe dovuto immitare la voce di Hermione –idiota- bofocchiò la ragazza allontanadosi subito seguita da una ridacchiante Marion. Ma quella parte del piano non funzionò. Harry e Ron furono beccati nei pressi della porta dalla professoressa McGonagall, a quanto pare per nulla rabbonita dalla visita della figlia, che stavolta perse proprio le staffe, costringendoli a tornare in sala comune con la coda tra le gambe dove trovarono Hermione e Marion ugualmente abbattute –Mi dispiace- pigolò la castana mordicchiandosi un labbro –beh ci siamo allora- disse Harry lasciandosi cadere su una poltrona con un sospiro –stasera io cercherò di arrivare alla pietra prima di lui- I tre amici lo fissarono allibiti –Oh Harry è pericoloso!- -Ma sei matto?!- -Non puoi farlo, sarai espulso!- esclamarono in coro –E CHI SE NE IMPORTA!- gridò il moro attirando l’attenzione di buona parte dei Grifondoro presenti –ma non capite?- sibilò a bassa voce avvicinandosi a loro per non farsi sentire –Se Voldemort torna non ci sarà più il problema di essere espulsi perché ci ucciderà! O almeno a me di sicuro. Io stanotte vado e niente di quello che direte potrà fermarmi.- concluse risoluto, guardandoli con occhi fiammeggianti –io ci stò.- mormorò Marion –Non voglio che torni, mi costasse la vita- Harry le sorrise –useremo il mantello dell’invisibilità- le spiegò –ma basterà a coprirci tutti e quattro? E poi ci sarebbe Emily da andare a prendere e..- -alt alt, tutti e quattro?- ribattè Harry stupito –Certo! Penserai mica che vi lasciamo andare da soli? Te passa ma a Marion vogliamo bene sai?- esclamò Ron ironico facendoli sorridere.

-Cosa sarebbe quella?- domandò Harry vedendo Hermione passare a Ron e Marion una boccettina colorata –Pozione restringente. E’ stata un’idea di Mary. Dura solo mezz’ora ma dovrebbe bastare e così diminuiremo il rischio di essere scoperti perché non stiamo tutti li sotto- spiegò pratica mentre Ron e la castana diventavano piccoli come topolini –Fico!- esclamò il rosso mentre Harry lo afferrava delicatamente e se lo infilava in tasca –Che schifo Harry! Dovresti mettere a lavare questa felpa- si lamentò Marion fissando schifata un fazzoletto sporco grande più di lei. Harry non fece in tempo a risponderle che una voce dall’angolo della stanza li inchiodò per la sorpresa –State uscendo un’altra volta vero? Farete perdere altri punti a Grifondoro!- esclamò Neville Paciock alzandosi da una poltrona, rospo alla mano, e froteggiandoli deciso –Non capisci, è importante Neville- gli rispose Harry scuotendo la testa –levati Neville!- trillò mini-Ron facendo capolino dalla tasca del moro. Neville spalancò gli occhi fissandolo a bocca aperta e Hermione colse al volo l’occasione per liberarsene –petrificus totalus- gridò puntando la bacchetta contro il ragazzino, i muscoli gli si immobilizzarono completamente e cadde lungo disteso sul pavimento. –Ma cosa gli hai fatto?- domando Marion stupita –Incantesimo della pastoia, mi spiace moltissimo Neville- mormorò superandolo –scusa- aggiunse Harry –Capirai dopo- disse Ron –Abbiamo dovuto farlo, davvero…- pigolò Marion. Appena usciti nel corridoio si strinsero sotto il mantello dirigendosi in tutta fretta verso l’infermeria, dove Emily li aspettava trepidante –Ragazzi allora.. ma cosa?- sobbalzò vedendo Marion e Ron –Ah, siete tenerissimi!- esclamò allegra –Non c’è tempo Emi. Tu sai cantare e suoni vero?- chiese Harry velocemente –Si da quand’ero piccola ma perché…- spalancò gli occhi comprendendo il piano –Fuffy! Capisco… Andiamo.- Aiutata da Harry e Hermione si alzò e s’infilò sotto il mantello, dirigendosi insieme a loro verso il terzo piano. Furono fortunati, non incontrarono nessuno e riuscirono ad arrivare nella stanza del cane poco prima che l’incantesimo finisse e Marion e Ron tornassero delle loro dimensioni naturali. Questa volta la porta era aperta e dall’interno veniva un brontolio inquietante, appena entrarono Emily iniziò a cantare acquietando subito il cagnone –Muovetevi- suggerì sempre cantando. La botola era pesante ma in quattro riuscirono ad aprirla abbastanza facilmente, sotto di essa il buio. –Andiamo- sussurrò Marion deglutendo e gettandosi al di là della botola –Marion! Scema potevi aspettare!- le urlò dietro Ron –Non preoccupatevi, si atterra su una specie di pianta- gridò la ragazza guardandosi intorno ma non riuscendo a scorgere niente. Qualche secondo dopo Ron le atterrò di fianco, seguito da Hermione, mancava solo Harry. –Emily..- la ragazza lo fissò seria cantando –stai attento- lui annuì girandosi verso la botola e preparandosi a saltare, ma dopo qualche secondo di tentennamenti ci ripensò, si avvicinò all’amica e prendendole il viso tra le mani la baciò con trasporto –mi piaci- le sussurrò prima di tuffarsi letteralmente nella botola, non sapeva se sarebbe sopravvissuto o meno e non voleva avere rimpianti. –Finalmente, si può sapere cosa stavi aspettando? Un’invito scritto?- chiese Ron seccato quando l’amico gli atterrò di fianco –Ma cosa diavolo…? Ragazzi questa pianta E’ VIVA!- urlò il moro notando che i rami della cosidetta pianta si erano avvolti silenziosamente alle caviglie dei suoi amici e che stavano facendo lo stesso con lui. I ragazzi urlarono cercando di portarsi fuori della portata della pianta ma era tutto inutile, i tentacoli si stringevano impietosamente attorno a loro immobilizzandoli in una morsa sempre più stretta –Aspettate, io so cos’è!- esclamò Marion all’improvviso –Il tranello del diavolo- riuscì a dire prima di crollare in ginocchio, completamente avvinta dalle lunghe propaggini. –MARION!- urlò Harry tentando di raggiungerla senza successo –Hermione fa qualcosa!- strillò Ron terrorizzato tenendosi la gola –Stò pensando, stò pensando!- gli rispose lei in preda al panico –tranello del diavolo, tranello del diavolo… preferisce i luoghi umidi e..- ripeteva la giovane strega senza riuscire a venirne a capo, era troppo agitata. –INCENDIO!- la voce di Marion arrivò chiara e decisa da sotto di loro mentre un fuoco violetto esplose nell’oscurità. Il tranello del diavolo emise un suono simile ad uno squittio, dopodichè ritirò i tralicci spalmandosi come edera sulle pareti, liberando nel gesto le sue prede –C-come anf anf hai fatto?- chiese Harry prendendo aria rumorosamente e tenendosi la gola arrossata –Ho finto di essere morta e lui mi ha mollato. Mi ricordavo di averlo letto nel libro che mi ha regalato mio padre a Natale- spiegò con un sorriso aiutando Hermione ad alzarsi –Meno male che te l’ha regalato allora- disse la bionda legandosi nervosamente i capelli –Già e meno male che Hermione non perde mai la testa in situazioni critiche- berciò Ron appoggiandosi al muro senza fiato. Hermione stava per ribattere ma Harry la fermò –Andiamo, non c’è tempo per discutere- disse precedendoli nell’unica via d’uscita, uno stretto passaggio di pietra di cui non vedevano la fine. A parte i loro passi il silenzio era interrotto solo da un lieve gocciolio d’acqua che correva lungo le pareti –dobbiamo essere sotto il lago… un bel salto dal terzo piano- commentò Ron rabbrividendo –Non sentite niente?- bisbigliò Marion –Questo fruscio..- I ragazzi si misero in ascolto –sembrano ali..- azzardò la bionda pensierosa –lo scopriremo presto, là c’è una luce- Raggiunsero l’estremità del passaggio e davanti a loro viddero una camera tutta illuminata con il soffitto a volta, alto sopra le loro teste e gremito di uccellini colorati che svolazzavano tranquilli. Sul lato opposto della stanza un pesante portone di legno –pensate che ci attaccheranno?- disse Ron titubante –Probabile, ma non c’è altro da fare… Vado prima io- rispose Harry. Si coprì il viso con le braccia e spiccò una corsa verso la parete opposta. Si aspettava di divenire il bersaglio di centinaia di becchi accuminati e artigli ma non successe nulla, riuscì ad arrivare tranquillamente alla porta subito seguito dagli altri. –E’ chiusa- provarono a tirare, a scuotere, a spingere e a bersagliarlo dei pochi incantesimi imparati ma niente, la porta non sembrava avere la minima intenzione di aprirsi. –Bene, e adesso?- fece Ron dandole un calcio seccato –Questi uccelli… non possone essere qui solo per bellezza- osservò Hermione. Rimasero a guardare in silenzio le creature librarsi nell’aria, scintillanti e…scintillanti? –Non sono uccelli! Sono chiavi!- esclamò Marion –si, chiavi alate! Quella che serve a noi deve essere lassù- si guardò intorno e notò un vecchio manico di scopa appoggiato alla parete –dobbiamo acchiapparla usando questa- disse deciso afferrando la scopa –ma sono centinaia Harry! – fece notare Hermione –Noi abbiamo bisogno di una vecchia, piuttosto grossa e probabilmente d’argento come la maniglia- illustrò Ron esaminando la serratura –bene- Harry si alzò in volo e subito le chiavi si animarono iniziando a volargli attorno velocemente e colpendolo da ogni parte. Ma c’era un motivo se lui era il più giovane cercatore da un secolo: aveva talento e non gli ci volle molto per notare una vecchia chiave non troppo lontana da lui, con le piume arruffate e un’ala piegata come fosse già stata catturata di recente. Si lanciò all’inseguimento, ignorando i graffietti che le chiavi gli infliggevano, zig-zagando in quel turbine colorato e scintillante fino a che le sue dita non si strinsero su quello che voleva. Subito scese in picchiata, accompagnato dalle urla di gioia dei suoi amici, e infilò la chiave nella serratura che scattò immediatamente. –Pronti?- chiese Harry ai suoi compagni, la mano ancora sulla maniglia. I tre annuirono e lui tirò con forza aprendo il portone. Immediatamente un’enorme quantità d’acqua innondò la stanza ributtandoli indietro –ANNEGHEREMO!- gridò Ron riemergendo terrorizzato –O peggio…- sussurrò Harry sputacchiando l’acqua verdastra. C’era qualcosa in quell’acqua, qualcosa che nuotava e che sicuramente non aveva intenzioni positive… 


angolo dell'autrice e della postatrice:
Buonasera, ecco quà il capitolo nuovo, il penultimo del primo anno! ^^ Ed è un capitolo pieno direi, cosa dovranno affrontare i nostri eroi? Lo scoprirete la prossima puntata perchè domani ho un esame e sevo andare a nanna presto! :P Ciao ciao  Lisa Io invece domani non ho niente e posso parlare un pò di questo capitolo. Come vedete ho cambiato poco e niente, più che altro ho aggiunto. Questa volta non c'è Super Melen ad aiutarli, nè Emily che si è fatta più male del previsto nel capitolo scorso quindi la scena è tutta per Marion. La prova che dovrà affrontare lei è quella ideata da Mirice, e non sarà per niente semplice poverina! Un altra cosa che ho aggiunto è stato Harry geloso all'inizio, che carino che è! Mi piace troppo ^^ Come risponderà Emily alla sua dichiarazione? Chissà! Ci sentiamo al prossimo capitolo un bacio Valentina




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Capitolo 14
*** 1.14 l'anno migliore ***


1.14 l'anno migliore

-COS’E’?!- strillò Hermione cercando di stare a galla con fatica –Non lo so… sembra…una persona…- azzardò Harry titubante –Una persona?- ripetè Ron stupito, poi dalle acque scure emerse una creatura che catturò immediatamente la loro attenzione. Era una donna meravigliosa, completamente asciutta nonostante fosse appena emersa dall’acqua verdastra e dall’aspetto incorporeo –sembra fatta di fumo..- constatò Marion fissandola inquieta, aveva una strana sensazione, la creatura sorrideva serafica e sembrava non avesse la minima intenzione di attaccarli, eppure qualcosa le diceva di stare attenta.. “è pericolosa” questo pensiero emerse nella sua testa all’improvviso diventando certezza, sapeva che era così. –Ragazzi …dobbiamo allontanarci immediatamente- disse senza smettere di fissare l’essere che si avvicinava sempre di più riempiendo l’ambiente di un odore penetrante e dolciastro, come di frutta marcia e fiori secchi... –Ragazzi?- richiamò non sentendo risposta, ma voltandosi rimase a bocca aperta. I suoi amici erano immobili, con un sorriso ebete sul viso e galleggiavano avvolti da un fumo lilla “veleno!” l’avvertì quel nuovo, strano istinto –HARRY! RON! HERMIONE!- strillò terrorizzata aggrappandosi a un piede della ragazza, tentando di tirarla in acqua –inutile…- un sibilo divertito le penetrò nella mente, pensieri che non erano i suoi.. La creatura si avvicinò voluttuosa a Ron alzando una mano come per accarezzargli il viso, solo che non era più una mano! Improvvisamente le dita si erano fuse in un artiglio dall’aria letale che viaggiava deciso verso il suo petto –RON!- gridò la castana lasciando Hermione e tuffandosi su di lui –SVEGLIATI!- implorò con le lacrime agli occhi –Sono sveglio Mary… lasciati andare, lei è buona. Ci porterà in pace, si…in pace- mugugnò aumentando il sorriso –Già, non c’è nessun pericolo.- rincarò Harry volandole vicino –Senti che profumo meraviglioso, questo è l’odore della felicità!- esclamò il ragazzo facendo una giravolta, come a dimostrarle che diceva il vero –Vi stà ipnotizando! Dovete tornare in voi subito!- “Banshee. E’ una Banshee.” Pensò sorpresa, era sicura di non aver mai visto nulla di simile, eppure ancora una volta sapeva che era così. Era come se un istinto antico come il mondo le permettesse di riconoscere questa creatura “perché io non sono caduta sotto il suo controllo?” si domandò, subito scuotendo la testa per allontanarsi da quel pensiero, non c’era tempo per i se e per i ma, doveva salvare i suoi amici! Cercando di rimanere a galla con una mano sola, estrasse la bacchetta puntandola verso Hermione, se fosse riuscita a eseguire l’incantesimo era sicura che lei sarebbe stata libera, bastava riuscirci una volta sola… “DISPERDO!” urlò decisa, mentre un potente getto d’aria usciva dalla sua bacchetta, spingendola sott’acqua nel contraccolpo. Però il piano funzionò, il veleno che circondava la bionda era stato spazzato via e la ragazza cadde sorpresa nell’acqua fredda –C-cos’è successo?- domandò guardandosi attorno stupita –Cosa… ma quella è una Banshee!- esclamò sconvolta fissando la creatura che ancora teneva in scacco Harry e Ron –si, Herm disperdi il veleno, io non credo di riuscirci di nuovo…- disse Marion tornando a galla tossicchiando –s-si, s-subito. DISPERDO!- Hermione si affrettò a fare quello che Marion le suggeriva e in un soffio anche gli altri due furono liberi –Cosa… cos’è successo?- domandarono in coro riemergendo dall’acqua, completamente dimentichi degli ultimi cinque minuti –Immergetivi e andate alla stanza successiva, se rimanete qua le tossine entreranno nuovamente in circolo- pigolò Marion con la voce che le tremava –Cosa dici? E tu?- la castana sorrise –Per qualche strano motivo non ha effetto su di me, andate e non preoccupatevi. Dovete impedire che Tu-sai-chi risorga ad ogni costo- i ragazzi la guardarono dubbiosi, i sui occhi decisi incontrarono quelli di Harry –va bene, ma stai attenta…- concesse con un sospiro, prima di immergersi –Mi raccomando Mary, abbi fiducia nelle tue capacità. Sei una grande strega, lo so- disse Hermione abbracciandola –e non schiattare- aggiunse Ron, poi entrambi s’immersero seguendo Harry. La Banshee urlò furiosa, un suono così acuto che alcune pietre del soffitto caddero nell’acqua mancando di poco Marion –pagherai per avermi portato via le mie prede, lupo!- la ragazza si portò le mani alle tempie mentre questa minaccia le esplodeva nel cervello annientando ogni altro pensiero. Il veleno aveva nuovamente impregnato l’aria, così forte da farle venire mal di testa, mentre la creatura cambiava colore diventando di un porpora livido e le si avvicinava minacciosa –pensi di sconfiggermi? Illusa..- Marion la fissò truce –i miei amici sono in salvo, questo è l’importante- la banshee sorrise poi, all’improvviso, l’attaccò con le mani affilate così veloce che non riuscì a evitarla “non l’ho neanche vista.. se avessi i riflessi di Em o fossi forte come Melen..” la ferita era poco profonda ma estesa e bruciava, probabilmente anche le mani della creatura rilasciavano veleno “morirò… papà si arrabbierà parecchio..” pensò con un mezzo sorriso, mentre i sensi si affievolivano e affondava nell’acqua ghiacciata, vide la banshee vicina a lei, la fissava vittoriosa. Vicina…sempre più vicina “ORA!” senza sapere esattamente perché si tolse la cravatta e la strinse attorno al polso della creatura che, troppo sorpresa, non riuscì a reagire. Improvvisamente una bolla d’aria si formò attorno a loro permettendole di respirare –cosa..?- mormorò perplessa –Quando catturi una banshee lei ti concederà due desideri in cambio della sua libertà, sei stata molto brava ragazza-lupo- le spiegò la creatura, che ora le sorrideva tranquilla senza la benchè minima intenzione omicida –non..non vuoi più uccidermi?- il sorriso della donna aumentò –non ho mai voluto ucciderti Marion, ma sono stata messa qui per un motivo. Dovevo assolvere il mio compito- Marion annuì, non era un trucco, sentiva di essere al sicuro –Hai fatto passare anche il professor Piton però…- -Non è lui che vuole prendere la pietra, però si, ho dovuto farlo passare. Ma ora torniamo a te, puoi chiedermi quello che vuoi. Cosa desideri piccola Marion?- la castana deglutì mentre la sua mente viaggiava indietro di un paio di mesi, quando i suoi desideri più profondi si erano materializzati in un meraviglioso specchio decorato… sarebbe stato così facile realizzare quel sogno adesso… Quante persona si erano trovate a un passo dai propri sogni? Poche, probabilmente. Aveva due desideri, poteva desiderare che sua madre fosse viva, che vivesse con lei e suo padre…ma non sarebbe stata la cosa giusta da fare –Vorrei che i miei amici riuscissero a salvare la pietra e che non si facessero male, per favore- chiese timidamente. Il sorriso della Banshee aumentò ancora –Puro coraggio Grifondoro. Molto bene, così sarà ragazza-lupo. Addio.- La creatura sparì in uno sbuffo di fumo lilla e con lei anche la bolla d’aria che la proteggeva, subito sentì l’acqua gelida circondarla, cercò di nuotare ma le sue braccia sembravano così pesanti… e i suoi occhi lottavano per chiudersi... lentamente il buio si chiuse sopra di lei…
-Si stà svegliando!- -Con la caciara che stai facendo! Avresti risvegliato anche un morto- -Ron molla quella scatola, è di Mary!- -E dai solo una. Per favore!- Marion sorrise tenendo gli occhi chiusi, stavano bene, tutti bene “grazie banshee” –Mary apri gli occhioni, lo so che non stai dormendo- disse Emily ridente schiccandole un bacio in fronte –Ciao ragazzi- salutò aprendosi in sorriso e fissando ad uno ad uno i suoi amici ricambiare il sorriso –tutto ok?- chiese Ron, un braccio legato al collo e i capelli scompigliati –si, voi? La pietra?- -Tutto a posto, alla fine era Raptor. Non sappiamo esattamente cosa sia successo però…Harry è ancora svenuto- spiegò Hermione stringendosi nelle spalle –ma stà bene- aggiunse Emily vedendo l’ombra dell’ansia farsi strada sul suo viso –MARION!- la porta dell’infermeria si spalancò lasciando entrare Remus Lupin, in preda ad un’evidente crollo nervoso –Merlino sia lodato, ero così in ansia! Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere? Una Banshee! Tu non ti rendi conto del pericolo che hai corso!- disse concitato stringendosela al petto –Quando Minerva mi ha mandato a dire che eri in infermeria… stavo impazzendo per l’ansia- sussurrò –cosa avrei fatto se ti avessi persa?- Marion sorrise ricambiando l’abbraccio –Mi dispiace papà, non volevo farti preoccupare…- -ma dovevi andare, lo so. Sei proprio figlia di tua madre- Melen e Hermione si fissarono complici, quindi afferrarono Ron e Emily (che si stavano litigando una figurina delle cioccorane) e li trascinarono fuori senza troppi complimenti. Ora Marion era assolutamente al sicuro.

Harry si risvegliò tre giorni dopo. Melen e gli altri andarano subito a trovarlo, lei invece…non ne aveva il coraggio. Per la prima volta in vita sua Emily Angelia Fat aveva paura di qualcosa, aveva paura di perdere un amico. In questi tre giorni aveva pensato molto a quello che Harry le aveva detto, molto più di quanto avrebbe dovuto forse, eppure non era riuscita a trovare una soluzione che rendesse felici tutti… -Allora, mi dici cose c’è?- le chiese Fred il giorno dopo che Harry si era svegliato. Emily sobbalzò stupita –N-niente, cosa dovrebbe esserci?- il rosso sospirò seccato –sei una pessima bugiarda, Em. Allora, non sei ancora andata a trovare Harry quindi è una cosa che lo riguarda..- la castana spalancò la bocca per replicare ma lui la bloccò –Quindi… il mio ingenio smisurato mi suggerisce che lui ti abbia detto che ha una cotta per te- concluse, ghignando divertito dall’espressione della sua ragazza –mi ha baciato- ammise lei abbassando gli occhi –Addirittura? Mmm, credo proprio che mi toccherà ucciderlo…è un vero peccato, era un ragazzo simpatico ma..- -Fred! Non è assolutamente necessario, a me piaci tu e..- Emily arrossì –è che non so come dirglielo… non voglio perdere la sua amicizia- spiegò inginocchiandosi tra le gambe del ragazzo e appoggiando la testa al suo petto –gli voglio bene…- -Lo so Emily, ma credo che lui apprezzerà la tua sincerità. In fondo è soprattutto di quella che io mi sono innamorato- La ragazza divenne se possibile ancora più rossa, come sempre le succedeva quando lui si dichiarava innamorato –grazie- bofocchiò accoccolandosi meglio tra le braccia del giovane –di niente, e ora..perchè non torniamo a parlare di quanto ti piaccio?- propose lui, un ghignetto malizioso a decorargli il volto lentiginoso. Il giorno dopo ci sarebbe stata la festa di fine anno e Emily aveva deciso che sarebbe andata a parlare con lui prima di pranzo, questa storia andava chiarita al più presto! –Buongiorno Madama Chips, posso entrare vero? Il professor Dumbledore mi ha chiesto di aiutarlo, in modo che non si stanchi troppo- mentì con un sorriso angelico –Come no… con una gamba rotta l’aiuto servirebbe più a te che a lui! Almeno vedo che porti le stampelle…- sbuffò divertita –entra su, piccola peste- concesse, aveva un debole per quella ragazzina. Emily le sorrise riconoscente poi, dopo un profondo respiro, aprì la porta dell’infermeria e si avvicinò al letto di Harry, ben distinguibile dalla quantità abnorme di regali che lo circondavano –Ciao- il moro avampò strabuzzando gli occhi –C-ciao- per un po’ nessuno disse niente, entrambi troppo imbarazzati per parlare –Harry io…- -No- la fermò il ragazzo –Ecco anche io devo dirti una cosa… Per quello che ti ho detto, sai…- deglutì imbarazzato –volevo dirti che non lo pensavo sul serio- Emily sobbalzò stupita –Oh!- -Già, vedi io… avrei potuto morire e… sai.. io ti voglio bene ma..non…non mi piaci…in quel senso- disse con un sorriso falsissimo –Ah, si capisco.. Bene, mi hai davvero tolto un peso! Amici?- esclamò Emily con ritrovata allegria –certo, amici…- concesse lui. La ragazza, ora rasserenata, si sedette sul letto e fissò curiosa il grosso libro di cuoio sul comodino –Cos’è?- Harry sorrise invitandola a prenderlo –Me l’ha regalato Hagrid, sono i miei genitori- Emily sorrise –Tuo padre è identico a te- constatò fissandolo –a parte gli occhim quelli sono di tua madre- Harry annuì –Sai chi sono questi?- Chiese indicando una foto grande come una pagina che doveva essere stata scattata quando erano al sesto o al settimo anno. Suo padre teneva la mano di sua madre e un braccio sulle spalle di un ragazzo castano dall’aria fragile, di fianco a loro un bel ragazzo bruno faceva la linguaccia a una giovane dagli impressionanti occhi azzurri mentre un tipo paffuto li fissava divertito –No, ma c’è la didascalia “I malandrini, Lily e Mirice” I malandrini?- Emily scrollò le spalle –un nomignolo? Mirice non è la figlia della McGonagall?- Harry stava per rispondere quando l’infermiera li interruppe, cacciandoli divertita. Per chiaccherare ci sarebbe stato tempo.

Quando arrivarono in sala grande non poterono fare a meno di storcere il naso con riprovazione, la stanza era una parata a festa con i colori di Serpeverde per festeggiare il fatto che avevano vinto la coppa delle case per il settimo anno di fila. –Serpeverde- esclamò Emily come se fosse una bestemia, per poi afferargli un polso e guidarlo fino ai posti che i loro amici avevano riservato, lanciando occhiatacce a tutti quelli che lo indicavano. Si erano appena accomodati quando Dumbledore si alzò in piedi per il consueto discorso. –Un altro anno è passato!- iniziò con tono allegro –E il mio dovere di preside è tediarvi ancora per qualche minuti con le mie chiacchere da matusa, prima che tutti possiamo ristorarci con un ottimo banchetto. Che anno è stato questo! Speriamo di essere riusciti a riempire un po’ le vostre teste in modo che quest’estate ci mettiate più tempo a svuotarle di nuovo..- la McGonagall alzò gli occhi al cielo trattenendo un sorriso –Ora, se ho ben capito bisogna assegnare la coppa delle case, secondo la seguente classifica: quarto posto Grifondoro con duecentosessanta punti, terzo Tassorosso con trecentocinquantadue punti, al secondo posto Corvonero con quattrocentoventisei punti e primo Serpeverde, con cinquecentoventi punti- un boato di ovazioni si alzò dal tavolo verde-argento, accompagnato da qualche sparuto applauso dagli altri tavoli –Si si, molto bene Serpeverde, ma alcuni recenti avvenimenti meritano considerazione- la stanza piombò nel silenzio più assoluto mentre il sorriso si congelava sul viso delle serpi – Ecco, avrei alcune comunicazioni dell’ultimo minuto da fare a proposito del punteggio. Dunque…primo a Emily Fat, per essere riuscita a domare un..delizioso.. cane a tre teste con la sua meravigliosa voce, attribuisco a Grifondoro Cinquanta punti- Emily sorrise soddisfatta mentre Fred l’abbracciava estasiato –A Ronald Weasley, per la migliore partita a scacchi vista a Hogwarts da molto tempo, cinquanta punti. A Hermione Granger, per aver usato freddamente la sua logica davanti al fuoco, cinquanta punti- Hermione iniziò a singhiozzare commossa mentre Ron arrossì compiaciuto –Quarto alla signorina Marion Lupin, per aver messo il benessere altrui davanti al proprio attribuisco cinquanta punti a Grifondoro- Marion arrossì fino alla punta dei capelli, nascondendo il viso tra le mani –Al signor Harry Potter per il suo sangue freddo ed eccezionale coraggio, sessanta punti- Il frastuono divenne assordante, quelli che erano riusciti a contare velocemente sapevano che Grifondoro ora era arrivato a cinquecentoventi punti, alla pari con Serpeverde! Dumbledore alzò ancora una mano e la stanza ripiombò nel silenzio –Esistono molti tipi di coraggio- disse il preside sorridendo –Affrontare i nemici richiede un notevole ardimento, ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici. E pertanto attribuisco dieci punti al signor Neville Paciock- La sala esplose letteralmente, mentre i Grifondoro e le altre case ( a parte i Serpeverde che sembravano tutti preda di un incantesimo della pastoia total-body) si alzavano in piedi festeggiando –ALLA FACCIACCIA TUA MALFOY!- urlò Emily prima di inziare un balletto della vittoria con i gemelli Weasley e con tutti quelli che riuscirono a trascinare con loro. Dumbledore battè le mani e istantaneamente i parati verdi si fecero scarlati e quelli argentei divennero dorati, l’enorme serpente che sovrastava il tavolo degli insegnanti divenne un bel leone rampante, mentre Piton stringeva furioso la mano ad una raggiante McGonagall. Fu un giorno memorabile, la degna conclusione di un anno magico. Pochi giorni dopo uscirono i risultati degli esami, Melen e Hermione erano le migliori dell’anno com’era prevedibile, ma tutto sommato anche i risultati degli altri furono molto più rosei di quello che si erano aspettati e infine anche l’ora di tornare a casa arrivò. Hagrid li accompagnò al binario, stringendoli uno per uno in un abbraccio spezza ossa e facendosi promettere miriadi di lettere, poi salirono sulla locomotiva dove passarono tutto il viaggio scherzando e abbuffandosi di caramelle. King’s Cross arrivò troppo presto e con lei l’ora dei saluti, Marion, Melen e Ron si avvicinarono alle loro famiglie sui binari, sarebbero tornati a casa da lì –promettete che mi scriverete- pigolò Marion con le lacrime agli occhi –certo Mary e poi dobbiamo assolutamente incontrarci per il compleanno di Harry!- disse Emily decisa abbracciandola per prima, per poi cederla agli altri e andare a salutare Fred –Verrò a trovarti- promise lui baciandola sotto lo sguardo scandalizzato della signora Weasley –ci conto- gli occhi dorati di Emily incrociarono quelli di Malfoy –buone vacanze, serpe- sillabò con un ghigno –anche a te mezzosangue- le sembrò rispondesse lui prima di sparire. Ci volle un po’ per uscire dal binario, la guardia li faceva passare in piccoli gruppetti per non allarmare i babbani fuori. Appena usciti trovarono i Fat e i Granger vicino all’entrata, ansiosissimi di riabbracciare le loro bambine e i Dursley, un po’ in disparte con un espressione seccata –muoviti ragazzo, non abbiamo tutto il giorno- disse scortese il signor Dursley guardandolo come si guarda un grosso scarafaggio –Papà…- disse Emily fissando Josuè Fat con occhi da cucciolo, l’uomo sospirò poi annuì stampandosi sul volto il miglior sorriso che riuscì a tirare fuori –Buongiorno, lei deve essere lo zio di Harry presumo- chiese cortese –una specie, che vuole?- domandò zio Vernon guardingo –Generale Josuè Fat, sono il padre di Emily, e questa e mia moglie Cindy Peverell- -Peverell?- squittì zia Petunia eccitata –Quella Cindy Peverell? L’arredatrice delle star?- Cindy annuì sorridendo. Immediatamente l’atteggiamento dei Dursley cambiò –Volevamo chiedervi di lasciarci Harry per le vacanze, se non è un problema ovviamente- chiese la donna con un sorriso –Oh, certo che no! Se a voi va bene, voglio dire…- Harry fissò Emily a bocca aperta –si lo so, sono fantastica- disse la ragazza con un sorriso a trentadue denti mentre Plummy abbaiava il suo assenso –Beh, immagino che vi divertirete molto. Ci vediamo presto ragazzi- li salutò la bionda abbracciandoli forte, prima di tornare dai suoi genitori. Harry sorrise sereno, quello era di sicuro l’anno migliore della sua vita. 





Angolo dell'autrice e della postatrice:
Ed ecco quì l'ultimo capitolo della prima parte di questa storia. Cinquanta pagine di word tonde tonde, Sembravano molte di più mentre scrivevo... Dunque: i poteri della Banshee ce li siamo inventati di sana pianta mentre il modo per sconfiggerla è liberamente tratto da Witch, direi che Marion l'è cavata egregiamente. Avrebbe potuto chiedere che Voldemort non fosse mai esistito, avrebbe risolto un sacco di problemi. ... non ci avevo pensato... ma poi la storia serebbe finita lì! Nono, è meglio così. Se lo dici tu... sono sicura che James sarebbe daccordo con me. Taci! Alla fine Fred non ha picchiato Harry come qualcuno aveva supposto, avrei preferito Harry non si rimangiasse i suoi sentimenti ma va beh... andrà meglio la prossima volta :) Ci sentiremo presto per il secondo anno! Un bacione  da Vale & Lisa

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Capitolo 15
*** 2.1 buon compleanno ***


Harry Potter e la camera dei segreti

2.1 buon compleanno

Harry sentì il campanello al piano di sotto suonare e sorrise contento, infilandosi una delle magliette sformate che un tempo erano state di Dudley. Aveva così fretta di andare che per poco non scese in mutande, ma era comprensibile, era la prima volta che qualcuno gli organizzava una festa di compleanno –HARRY!- chiamò zia Petunia dalle scale. Al piano di sotto zio Vernon conversava amabilmente con Josuè, cercando di impressionarlo con una serie di notizie sulla borsa a suo dire straordinarie, mentre zia Petunia pendeva dalle labbra della signora Fat che stava raccontando chissà cosa riguardo il suo ultimo restauro. Harry rimaneva sempre scioccato dalla trasformazione che i suoi parenti mettevano in atto di fronte ai Fat, la verità era che loro li adoravano e avrebbero fatto di tutto per piacergli, anche trattare un po’ meglio lui se fosse servito. –Harry!- trillò Emily saltandoli al collo –Auguri!- Harry sorrise non riuscendo a schivare le feste di Plummy, che oramai gli arrivava alla vita e che tutte le volte lo riempiva di bava –Grazie e auguri anche a te Matt- rispose dando una pacchetta affettuosa sulla spall del fratellino di Emily, che compiva gli anni il suo stesso giorno –Molto bene, allora noi andiamo. Divertitevi con i Mason, sono sicura farete un figurone Petunia- salutò cortesemente Cindy avvicinandosi alla porta –Harry il tuo baule? Josuè vai ad aiutarlo, su!- Cinque minuti dopo l’intera famiglia Fat più Harry si era stipata in macchina e si preparava ad andare a festeggiare –come hai detto che ci verranno a prendere tesoro?- Emily tirò fuori una lettera dai jeans corti –Abbiamo concordato di trovarci nel garage, sai per non dare nell’occhio- disse fissando il foglietto perplessa –Immagino ci trasporteranno loro, in qualche modo…- -Tu hai ricevuto posta?- domandò Harry stupito –Certo tutti i giorni, e a proposito sono tutti furiosi con te perché non rispondi alle lettere!- Harry si incupì, lui non aveva ricevuto niente. Due mesi di silenzio assoluto… se non fosse stato per Emily e la sua famiglia avrebbe pensato di aver solo immaginato di essere andato a Hogwarts –tranquillo, gli ho spiegato che tuo zio te l’ha impedito- lo rassicurò lei, pensando fosse triste per quello –non è solo quello, io non..- iniziò sconsolato –Sono loro?- chiese Eliot emozionato –Sono loro vero? Sono bianchi bianchi, ma perché stanno al sole? Non diventano cenere?- Emily sbuffò –chiedilo a lei, che ne so io- Matt scosse la testa –sono solo leggende Eli, in realtà non sono poi così diversi dagli esseri umani- -e tu che ne sai? Mica sei un mago!- il ragazzino scosse la testa –qualcuno dovrà pur leggere i libri di Em, e dato che lei non lo fa…- Harry ridacchiò, Em e i suoi fratelli litigavano ogni secondo eppure erano unitissimi, era uno spasso starli a sentire. Josuè scese subito a parlare con il signor Black, ansioso di farsi illustrare il meccanismo di trasporto, mentre Emily si fiondò da Melen che fissava tetra l’ex piccolo Plummy, probabilmente persa ad immaginare i problemi che quella creatura bavosa avrebbe creato nel dormitorio. –Harry, credo che sia meglio che tu apra subito uno dei tuoi regali, mi piange il cuore a vederti conciato così- disse Cindy prendendolo per mano e portandolo in casa –Ci vorrà solo un secondo!- assicurò. Il ragazzo la seguì sorridendo, gli piaceva la signora Fat, era identica a Em solo più…organizzata. –Ecco- disse porgendogli un enorme pacco quadrato –Spero ti piacciano, tesoro- mormorò sorridendo amorevolmente. Il pacchetto conteneva principalmente vestiti; jeans, felpe, t-shirt. Tutte meravigliose e tutte della sua misura, era la prima volta che possedeva abiti solo suoi, a parte la divisa scolastica ovviamente. In più in una piccola custodia Harry trovò un paio di occhiali nuovi –Signora Fat, io… non so come ringraziarla- mormorò commosso –potresti cominciare chiamandomi Cindy, signora Fat suona così vecchio!- Harry sorrise abbracciandola di slancio –grazie- Non sapeva cosa voleva dire avere una mamma, ma era sicuro che fosse più o meno così.

-Marion sono deliziosi! Sono sicura che Harry li apprezzerà moltissimo- esclamò Molly assaggiando un biscottino appena sfornato –Sono già arrivati?- domandò Fred trafelato entrando in cucina e lisciandosi nervosamente i capelli rossi –Per la centesima volta no! Dio mio Fred, com’è tanto entusiasmo?- sbuffò seccata la signora Weasley fissandolo truce –Fred è innamorato- canticchiò George superando il gemello e puntando ai biscotti –A proposito di questo… non credi che quella ragazzina sia un po’…piccola, per te? Penso che…- Fred spalancò gli occhi inorridito –Mamma, quando vorrò parlarti della mia vita sessuale te lo dirò, grazie- disse allontanandosi in fretta –S-sessuale!? Cosa intendi per “sessuale”!? Giovanotto, vieni qua… Fred!- strillò la donna terrorizzata inseguendolo sotto lo sguardo perplesso di Marion e divertito di George –SONO ARRIVATI!- urlò Ginny a metà tra l’esaltato e il folle uscendo di corsa in cortile –Questa casa è una gabbia di matti- commentò George seguendola –non è fantastico?- Quando Marion uscì in cortile tutti erano stipati intorno ad una grossa cosa nera, dalla quale stavano uscendo Emily, Harry e la sua famiglia –Una macchina!- strillò elettrizzato il signor Weasley facendosi strada fino al signor Fat con la chiara intenzione di ricavare da lui quante più informazioni poteva sul suo “mondo” –Mary!- esclamò Emily abbracciandola forte –mi sei mancata tanto! Hai visto come mi sono cresciute le tette? Non è incredibile?- Marion divenne bordeaux mentre la signora Weasley impallidiva visibilmente, probabilmente ripensando tetramente al “sessuale” di prima –vedo vedo- disse Fred compiaciuto, George gli diede una pacca sulle spalle ridendo mentre Harry e Matt gli lanciarono uno sguardo truce –Tu sei il ragazzo di mia sorella?- chiede il castano facendosi avanti –si, io sono Fred- disse il ragazzo tendendogli una mano sicuro. Con un rapido movimento Matt lo fece volare gambe all’aria bloccandolo poi al terreno –E io sono violento. Quindi mani a posto e sappi che ti tengo d’occhio- sussurrò con voce minacciosa –MATT!- Sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti Emily e Matt iniziarono a darsele di santa ragione –Mi mancava tutto questo- mormorò Melen divertita di fianco a Marion –si, anche a me- Quella sera festeggiarono il compleanno di Harry e Matt con una torta mega-galattica cucinata da Marion e dalla signora Weasley. Harry ricevette un sacco di regali dai signori Fat e diversi anche dai Weasley e dai Black, anche se forse quello che gli piacque di più fù una vecchia sciarpa di grifondoro –era di tuo padre- assicurò il signor Lupin con un sorriso sincero. I Fat rimasero lì a dormire, mentre i Black e i Lupin tornarono alle rispettive case dato che la Tana non era in grado di ospitare tutti –Fino in Italia?- domandò Ginny fissandola con invidia –Si, mamma è originaria di Siracusa. In genere passiamo le estati là, c’è un mare così azzurro e trasparente che sembra quasi di nuotare nell’aria!- raccontò Emily accoccolata tra le braccia di Fred –A proposito Harry perché non hai risposto a nessuna lettera? Potevi sempre farle spedire a Em no?- Harry scosse la testa –Perché non ne ho ricevuta neanche mezza, ecco perché!- Tutti lo fissarono sorpresi –com’è possibile? Harold è vecchio, questo è vero, ma non ha mai sbagliato una consegna…- disse George –Forse le lettere sono arrivate a destinazione ma qualcuno le ha prese prima di Harry- propose Matt –E’ possibile, i miei zii sicuramente ne sarebbero capaci- borbottò scontento il moro –Tu quanti anni hai?- chiese Ginny al castano dopo un attimo di silenzio –Ma sei scema? Ne ha compiuti dieci oggi! C’eri al compleanno- esclamò Ron alzando gli occhi al cielo –Io non sono scema! Speravo solo che venisse a Hogwarts con me, ecco tutto- replicò alzandosi in piedi –sei cattivo! Lo dico alla mamma!- strillò iniziando a piangere, come aveva potuto farle fare quella figuraccia di fronte a Harry!? Ovviamente i suoi strilli arrivarono alle orecchie degli adulti, e se gli uomini le ignorarono bellamente le madri accorsero immediatamente –Cosa stà succedendo qui?- chiesero perentorie entrando nella stanza –N-niente mamma, cosa dovrebbe succedere?- tentò di rabbonirla George con occhi da cucciolo –Succede che sono le due di notte e voi non siete a letto, e molti di voi nemmeno nelle proprie stanze!- berciò Cindy fissando con occhi fiammegianti Emily, Matt e.. Harry. –Scusaci mamma/Cindy- dissero in coro. Poi ognuno tornò nelle proprie stanze, lasciando soli Matt e Harry. –mamma ti considerà uno di noi oramai- fece notare il più giovane sedendosi sul suo letto –Cioè?- domandò Harry stupito –Suo figlio. Voleva portarti con noi ma Em l’ha convinta che dovevi allenarti a Quidditch per cui…- Harry arrossì mentre un calore nuovo gli invadeva il petto –il prossimo anno magari.. beh buonanotte- il moro si infilò nel letto aspettando silenziosamente un sonno che non arrivava… “Uno di loro…” era piacevole, un’idea confortante. Se Em fosse stata sua sorella avrebbe potuto starle vicino senza essere geloso o desiderare di stringerla o.. un sonoro schiocco lo distolse dai suoi pensieri. Sbattè le palpebre cercando di stinguere qualcosa tra le ombre senza successo, qualcosa era salito sul letto e avanzava verso di lui –P-Plummy?- tentò cercando gli occhiali con una mano –No, Harry Potter. Io sono Dobby, Dobby l’elfo domestico-  



angolo dell'autrice e della postatrice:

BuonSalve a tutti! Eccoci quì con il "primo" capitolo, che ha ben poco a che fare con il libro in effetti... Beh, Harry e Em sono vicini di casa, Dobby avrà anche preso le lettere ma non poteva certo impedire che lui passasse praticamente tutti i pomeriggi a casa Fat no? E mi sembrava assurdo che glissassero sul compleanno U.U Su questo hai ragione, cos'altro c'è da dire? A Em sono cresciute le tette e Fred approva XD Lisa! Era una parte... necessaria °///° se se come no. Va beh, ringrazio come al solito le mie recensitrici (si scriverà così?), adoro leggere i vostri commenti! E ovviamente anche le persone che leggono e basta :) Che potrebbero anche commentare... a me fà piacere anche se leggono solo. Ma ci farebbe ancor più felici sentire qualche opinione :P Un bacione a tutti Vale & Lisa




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Capitolo 16
*** 2.2 aiuto imprevisto ***


2.2 Aiuto imprevisto

-Melen tesoro, c’è…c’è una visita per te.- disse Penelope Black fissandola con i grandi occhi azzurri spalancati da un’inspiegabile sorpresa –Puoi farla entrare madre- rispose la Black con un sorriso incerto chiudendo il libro che stava leggendo “Mary è in anticipo” pensò contenta, ma quando la porta si aprì di nuovo non fù Marion ad entrare nella stanza. –Draco?- mormorò stupita fissando il ragazzo evidentemente a disagio –Ciao Lel..Melen, come va?- tentò a occhi bassi, un chiaro tentativo di essere gentile –Sono stupita in realtà. Cosa diavolo ci fai qui? Mi pareva di aver messo ben in chiaro che..- -Ho bisogno d’aiuto- la interruppe lui velocemente –e non solo io- la mora lo guardò corrugando le sopracciglia, diceva la verità lo sentiva, ma non riusciva ad immaginare di quale aiuto potesse trattarsi. Lucius e Narcissa Malfoy potevano anche non essere i maghi migliori del modo ma il loro affetto per Draco sconfinava nell’adorazione, mai gli avrebbero fatto del male o avrebbero permesso gliene fosse fatto, di questo era assolutamente certa. Fece segno al ragazzo di seguirla e lo condusse in una stanzetta antigua alla sua, che fungeva da biblioteca/salotto e studio. –Bene- iniziò sedendosi su uno dei morbidi pouf cremisi –Qual è il problema?- il biondo si mordicchiò il labbro indeciso, poi con un sospiro si lasciò cadere sul divanetto di fronte a lei –Dobby- sussurrò e un attimo dopo un piccolo elfo domestico dai grandi occhioni verdi apparve di fronte a loro –Dobs potresti dirle cos’hai sentito?- domandò il ragazzo cortesemente facendo strabuzzare gli occhi alla cugina –Certo Padroncino- squittì l’elfo girandosi verso di lei e fissandola seria –Ho sentito il padrone parlare con…qualcuno… al caminetto. Diceva che aveva trovato un manufatto interessante e che… che sarebbero successe cose terribili a Hogwarts quest’anno. Dobby è subito andato a parlarne con il signorino perché…perché…- iniziò a tremare convulsamente e a muovere le labbra insistentemente, come se qualcuno gli impedisse di continuare il suo racconto –và tutto bene Dobs, hai il permesso di raccontarle quello che hai sentito- intervenne Draco posandogli una mano sulla piccola spalla. L’elfo annuì –Si padroncino. Il padrone ha…ha nominato Harry Potter signorina. Dobby sa che Harry Potter non piace molto al signorino Draco ma- fissò il biondo come scusandosi –ma Dobby crede che Harry Potter sia un eroe e non vuole che gli sia fatto del male- concluse l’elfo con passione mentre Draco sbuffava il suo dissenso. Melen accavallò le gambe posandosi il mento su una mano –Sai di che pericolo si tratta elfo?- domandò –No..no mia signora, non l’hanno detto oppure Dobby non è riuscito a sentire- mormorò l’elfo inchinandosi –Capisco… beh cosa proponete?- Draco scosse le spalle –personalmente non m’interessa se Potter ci lascia le penne o meno, ma immagino che a te importi di più no?- -mmm.. è un…amico, in fondo. E poi Emily sarebbe inconsolabile- mormorò rabbrividendo nell’immaginare il dolore che la sua amica avrebbe provato –Ah la Fat…- mormorò il biondo fissando con interesse una loro foto sulla scrivania –Quindi? Dobby cosa proponi?- Dobby alzò la testa di scatto facendo sbatacchiare le grandi orecchie da pipistrello –Harry Potter non deve tornare a Hogwarts padroncino. Harry Potter deve rimanere al sicuro- esclamò deciso fissandoli negli occhi per la prima volta –Mmm non mi pare una brutta idea, lui rimane vivo e io mi libero di quel seccatore. Vinciamo tutti- Melen annuì –Si mi sembra che possa funzionare… ci penserai tu elfo?- Dobby annuì –Molto bene, allora immagino che questo sia tutto…- diisse alzandosi e fissando Draco in modo che facesse lo stesso –è stato bello rivederti Melen- sussurrò il ragazzo, poi in uno schiocco sparì insieme a Dobby.

-Un elfo domestico?- domandò fingendosi sorpresa fissando il viso di Ron nelle braci –Già, ha detto che Harry era in pericolo e che non sarebbe dovuto tornare a Hogwarts quest’anno- spiegò il rosso –Cos’ha deciso di fare? Seguirà il consiglio?- Ron scosse la testa –Figurati, potrebbe essere solo uno scherzo idiota non ti pare? Hermione è convita che glil’abbia mandato Malfoy per cercare di spaventarlo, è possibile no?- Melen imprecò mentalmente contro la logica dell’amica prendendosi un po’ di tempo prima di rispondere –Possibile si… anche se dubito che avrebbe organizzato una cosa del genere- Ron parve imbarazzato –Ecco noi..noi pensavamo che…sai siete cugini e immagino tu sia stata a casa sua o…cose del genere- balbettò imbarazzato –insomma l’elfo si chiama Dobby, non è uno di quelli dei Malfoy?- Melen sospirò –I maghi che possono permettersi un elfo non si rivolgono a loro usando dei nomi. Sono soltanto servi, non amici Ron. Nemmeno io conosco i nomi dei miei- rispose seria “Draco invece li conosce, se non altro quello di Dobby…” pensò –Ah beh, giusto… beh allora vado. Ci vediamo Mel- salutò il Ron di fuoco prima di tornare brace. Melen si allontanò dal camino mordicchiandosi il labbro inferiore. Si era alleata con Malfoy per cercare di lasciare a casa Harry ben sapendo quanto significasse Hogwarts per lui… si sentiva in colpa, doveva ammetterlo ma se fosse servito a salvarlo? Se la minaccia di cui Dobby le aveva parlato fosse stata peggiore di quanto pensavano? Non sapeva ancora quanto aveva ragione… 


angolo della postatrice sotto stress:
Capitolo cortino, e mi scuso per non averlo riguardato. Mi scuso anche per l'imperdonabile ritardo ma tra il tirocinio, la casa, gli esami e il lavoro... a malapena ho tempo di dormire! Oggi l'autrice non commenterà perchè (beata lei) è in vacanza, in compenso risponderà lei alle recensioni sempre se i miei mostruosi ritardi non hanno fatto scappare le nostre amate recensitrici di fiducia. Sperando che stiate passando una bella estate, un bacione Lisa!

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Capitolo 17
*** 2.3 alla libreria ***


3) alla libreria “il Ghirigoro”

-buongiorno- mormorò Marion lasciandosi cadere su una sedia senza vita –mmm, che faccia.. dormito male?- domandò Remus abbassando il giornale e passandole una ciotola di porridge –Mirtillo piangeva… credo gli manchi il suo amico- spiegò pungolando la miscela grigiastra che faceva capolino dalla tazza indecisa –cosa dovrebbe essere?- l’uomo arrossì tossicchiando imbarazzato –ehm.. la colazione? Meglio i cereali temo…- borbottò scuotendo la testa affranto facendola ridacchiare –è stato un bel tentativo- tentò alzandosi per andare a sedersi sulle ginocchia del padre –oh..qualcuno ha voglia di coccole.- Marion rise stringendosi forte al suo papà che ricambiò l’abbraccio contento. Erano ancora abbracciati quando un piccolo gufo pezzato entrò dalla finestra sfracellandosi nella tazza con un sonoro PLUF! –Pancake!- esclamò la castana affrettandosi a salvare l’animaletto dall’annegamento –Stupido gufo, dove sei stato?!- lo rimproverò bonariamente prendendo la lettera appiccicosa che stringeva nel becco –oh, è di Hogwarts!- esclamò contenta passando a suo padre la lista dei libri per quell’anno e concentrandosi sulle indicazioni generali –Sono tutti libri di Gilderoy Allock- constatò con una punta di panico –Cos’è saltato in mente a Dumbledore? Non pensa agli studenti con un reddito basso!- esclamò preoccupato pensando al suo ben misero stipendio da bibliotecario –Potresti chiedere al tuo capo uno sconto dipendenti, insomma ci devono pur essere dei vantaggi a lavorare al Ghirigoro, no?- propose Marion dispiaciuta dei problemi che la sua istruzione dava al padre. Remus sospirò annuendo, ben sapendo che il signor Montgomery non gli avrebbe concesso alcuno sconto ma cercando di evitare che la figlia si sentisse in colpa più di quanto stava già sicuramente facendo. In quel mentre dalla finestra aperta entrarono altri due gufi, uno scuro e dall’aria severa e un altro scompigliato e grassoccio. Il primo portava una lettera di Melen che le chiedeva se le andasse di incontrarsi direttamente a Diagon Alley per le spese per la scuola mentre il secondo era di Emily e portava un pacco di prodotti tipici Italiani che destarono subito l’interesse del capo famiglia. Così mentre Remus si buttava sui cannoli siciliani e i dolcetti di marzapane, Marion ebbe tutto il tempo di rispondere alle sue amiche.

Dovevano incontrarsi il 23 agosto alle 15:00 davanti alla Gringott. Avevano scelto un posto ben visibile in modo che anche Emily e Hermione che sarebbero venute con i mezzi babbani riuscissero a trovarlo facilmente –Ciao ragazzi- salutò Melen seguita da sua madre avvicinandosi a loro con un sorriso appena accennato –Molly- -Penelope- si salutarono serie le rispettive madri guardandosi truci e attente a non scambiarsi più parole di quante la buona educazione imponesse –dov’è Harry? Pensavo fosse a casa tua…- mormorò con finta sorpresa fissando la preoccupazione sui volti dei Weasley, evidentemente il piano di Dobby era andato a buon fine. Se tutto andava come doveva Harry si sarebbe ritrovato da Magie Sinister dove Draco avrebbe fatto in modo ricoresse alla magia. A quel punto sarebbe stato espulso e al sicuro, un piano perfetto. –Siamo venuti con la metropolvere e…beh non è uscito dal nostro stesso camino. Papà, Percy e i gemelli sono andati a cercarlo- spiegò ansioso –Oh, sono sicura che stà bene. Sarà sceso solo qualche camino più in là- mormorò lei nascondendo un sorriso compiaciuto nel colletto della camicia…

Draco allungò la mano verso la maniglia dell’armadio proprio di fronte a sé, dove aveva notato un lieve movimento “nascondersi nell’armadio, che idiozia!” pensò mentre si avvicinava per aprirlo –fatto. Vieni Draco- esclamò Lucius Malfoy –Ehm… posso…posso vedere cos..- il padre non lo fece nemmeno finire –Ti ho già detto che non puoi comprare niente qui dentro. Vieni, ti prenderò un bel manico di scopa- disse deciso trascinandosi il povero Draco, che ancora si dimenava in direzione dell’armadio, dietro senza prestare attenzione alle sue proteste. Dentro l’armadio Harry si lasciò andare a un sospiro di sollievo.

-Harry! Oh meno male che stai bene!- esclamò la signora Weasley correndogli incontro e iniziando a levargli via la polvere di dosso con una grossa spazzola per abiti pescata chissà dove –Eravamo così in pensiero- Una volta che la donna lo ritenne abbastanza pulito lo lasciò libero di andare a salutare gli altri che ascoltavano rapiti le storie di un’abbronzatissima Emily –Harry!- esclamò la ragazza abbracciandolo –puzzi di fumo- constatò staccandosi perplessa –Dove sei uscito?- domandò Ron curioso –Magie Sinister, indovinate chi ho incontrato?- Melen sbuffò seccata, possibile che quell'idiota di suo cugino non riuscisse a portare a termine nemmeno un compito semplice come quello?! –Malfoy- -Oh...si, esatto. Come hai…?- la mora si maledisse mentalmente per la sua malsana abitudine a rispondere a qualsiasi domanda correttamente –intuito- i ragazzi la guardarono poco convinti per qualche secondo poi, con una scrollata di spalle, tornarono ai loro discorsi mentre si dirigevano quietamente al Ghirigoro. Marion era seduta sui gradini di fronte all’entrata ad aspettarli, fissando a disagio la quantità assurda di persone accalcate davanti al negozio. Appena li addocchiò si alzò velocemente per andarli a salutare –ciao, tutto bene?- chiese con un sorriso sistemandosi gli occhiali rossi sul naso –AH CHE CARINA CHE SEI!- strillò Emily gettandosi sull’amica (facendola quindi rovinare a terra) e abbracciandola come se fosse un peluche –Da quando porti gli occhiali?- domandò invece Melen afferrando la rossa per la colottola e spostandola con un sospiro seccato –D-da poco.. ho perso qualche grado- spiegò accettando la mano che Harry le offriva per alzarsi in piedi –Si può sapere cosa succede lì dentro? C’è un buffet? No perché se è così…- iniziò Ron speranzoso. Marion scosse la testa –No.. oggi c’è..- -AHHH GILDEROY ALLOCK SEI BELLISSIMO!- strillò un strega sulla quarantina gettandosi nel negozio fendendo la folla –Ecco… Gilderoy Allock stà promuovendo i suoi libri- concluse fissando la donna perplessa –Chi?- chiese Emily perplessa guadagnandosi non poche occhiatacce –Em! Ha scritto praticamente tutti i nostri libri! Non hai guardato la lista?- La rossa sbuffò –non posso mica ricordarmi tutto Hermione!- la rimproverò stizzita. La bionda decise di non replicare e si affrettò a entrare nel negozio seguita da tutti gli altri. Il signor Lupin era davanti al tavolo a cui era seduto un avvenente mago biondo sui trent’anni vestito con un abito non ti scordar di me e tentava di fermare la folla o, più semplicemente, di sopravvivere al loro assalto. –Spostati ragazza- esclamò un mago grassoccio dando uno spintone a Emily che cadde sopra a Harry in una posizione decisamente equivocabile sotto le risatine di qualcuno e lo sguardo scontento di Fred e Ginny –Quello è…non è possibile… Harry Potter!- esclamò sorpreso ed emozionato Allock alzandosi in piedi –E questa dev’essere la dama che ha rubato il vostro cuore giovane Potter. Incantato milady- mormorò aiutandoli ad alzarsi e facendo il baciamano a una Emily alquanto perplessa –Sorridete, è per il Profeta- esclamò il mago di prima avvicinandosi a loro. Allock mise le braccia sulle spalle di Emily e Harry mettendosi in posa per poi lasciarli con gesto teatrale –Che momento straordinario, signori e signore! Quando il giovane Harry e la sua graziosa ragazza sono venuti qua oggi per acquistare il mio libro “magicamente Io”- iniziò a voce alta mentre facendo avanpare Harry –non si aspettava di certo di avere Magicamente me, in carne e ossa! Sono lieto di annunciare infatti che quest’anno ricoprirò il ruolo di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure a Hogwarts- annunciò allegro –in più Harry e i suoi amici riceveranno l’intera raccolta dei miei libri, gratuitamente- concluse mentre gli applausi aumentavano e la gente si accalcava intorno a lui per strigergli la mano o sperare di rubargli un’autografo. Approfittando del casino Harry e Emily sgattaiolarono verso il fondo del negozio dove li aspettavano i loro amici, carichi dei libri appena ricevuti –Ehy Harry grazie per questi, ma era proprio necessario farmi passare per cornuto in tutto il mondo magico?- domandò Fred paonazzo cercando di trattenere l’impulso di picchiare l’amico, perché in fondo lo sapeva che lui non aveva fatto nulla! Harry non fece in tempo a rispondere che una voce strascicata lo anticipò –Scommetto che ti è piaciuto eh Potter?- Draco Malfoy lo fissava con un ghigno sghembo sul bel viso pallido, paonazzo quanto Fred e altrettanto furioso –il famoso Harry Potter, non può neanche andare in libreria senza fare notizia!- disse derisorio –Lascialo stare, non è mica colpa sua!- esclamò Ginny fissandolo truce –Oh Potter stai cercando di dimenticare la Fat? Beh, potevi scegliere meglio- mormorò Malfoy ilare studiando il viso lentiginoso della piccola Weasley –Perché non ti levi dai piedi Malfoy? Non ti dobbiamo vedere già abbastanza a scuola?- esclamò Ron piccato fissandolo in cagnesco –Non impicciarti Lenticchia- replicò subito il biondo –Draco, sii più educato prego, non vorrai mica farti trascinare al loro livello- la nuova voce, profonda e strascicata, catturò l’attenzione di tutti che voltandosi viddero Lucius Malfoy venire verso di loro con uno sguardo divertito –Serpe Senior presumo- bofocchiò Emily senza preoccuparsi di abbassare la voce, Lucius la fissò intensamente –E tu devi essere Emily Fat. Draco ci ha parlato molto di te e del tuo…stato di sangue- Hermione intervenne –lo stato di sangue non è rilevante, quello che importa è l’uso che un mago fa del dono che gli è stato concesso- Lucius le fissò entrambe come se fossero due enormi scarafaggi –Si, è quello che dicono in genere le persone come voi- concesse con sufficienza –Lucius- il signor Weasley si era intromesso nella discussione e fissava freddamente l’uomo –Bene bene…Arthur Weasley. Ho sentito che c’è un sacco di superlavoro per lei ultimamente, spero le paghino almeno gli strordinari- prese una delle sporte che spuntavano dal calderone consunto di Ginny e sbirciò all’interno –Anche se vedendo le condizioni di questa…cosa…direi proprio di no. Oh, a cosa serve esser un’onta al nome stesso di mago se nemmeno ti pagano gli straordinari?- domandò mellifluo posando la sporta con un ghigno di superiorità. Un secondo dopo il calderone di Ginny era stato buttato di lato e il signor Weasley si rotolava per terra insieme al signor Malfoy, entrambi impegnati in una scazzottata furibonda. Si udì il grido unanime di Fred e George –Prendilo papà!- Anche la signora Weasley gridava –NO! ARTHUR!- Il signor Lupin cercava con scarso successo di calmarli e intanto di allontanare la folla per evitare si facessero male o decidessero di unirsi alla rissa. Draco vidde uno scaffale dondolare pericolosamente e Emily sotto di quello, troppo presa a strillare –Miri al naso, è il modo migliore per fargli del male!- per accorgersene. La prese per la vita tirandola a se e portandola via dal pericolo, sentì il seno prosperoso della ragazza sbattere sul suo petto e si lasciò sfuggire un verso di sorpresa che attirò l'attenzione di Emily –Malfoy cosa…?- esclamò lei alzando il viso di scatto e trovandosi troppo vicina a quello del biondo. Trattenne rumorosamente il fiato arrossendo, cosa che non sfuggì al serpeverde –stai trattenendo il fiato mudblood?- le sussurrò all' orecchio con un ghigno beffardo e malizioso –P-perché puzzi Malfoy- rispose decisa districandosi dalla presa di lui turbata e accodandosi ai Weasley che se ne stavano andando in tutta fretta –E’ successo qualcosa?- domandò Melen fissandola dubbiosa –C-cosa? Scazzottata a parte?- pigolò Emily arrossendo –Il tuo cuore batte fortissimo- spiegò la vampira –Ah…ehm è…è l’emozione della lotta.. mi capita sempre- mentì con un sorriso falsissimo –se lo dici tu…- finse di crederle Melen, prima di salutarli e allontanarsi in direzione del negozio di vestiti in cui l’apettava sua madre. Passò tutto il pomeriggio a chiedersi cosa evesse turbato in quel modo la sua amica e perché su di lei ci fosse l’odore di Draco Malfoy… 


Angolo dell'autrice solitaria perchè la "postrice" si è addormentata:
Buonase... buongiorno a tutte! Appena tornata dalle vacanze ecco subito pronta a postarvi un nuovo capitolo. Credo di essere rimasta abbastanza fedele al libro tutto sommato, anche se quì la colpa della piccola "deviazione" di Harry è del terribile trio che mira a farlo espellere. Melen è davvero perfida, non me lo sarei mai aspettato da lei! O.O Ho voluto introdurre il capitolo con uno spaccato di vita quotidiana di casa Lupin perchè...beh perchè adoro Remus e avendo da poco visto il film sentivo il bisogno di scrivere qualcosa in cui lui è vivo e in salute.. Anche se forse dopo la scazzottata verrà licenziato.. povero! Che posso dire? Io me lo immagino come un papà dolcissimo! ^^ Parlando dell'ultima parte del capitolo... non so cosa mi sia preso. Non volevo scrivere niente di così... malizioso ma la mie mani hanno deciso così e quindi... Tutto sommato mi piace come è uscito. Ah un altra cosa, ho da poco scoperto che il personaggio di Hermione ha un anno in più di Harry e Ron essendo nata il 19 settembre del 1979 (gli altri sono del 1980) quindi quì ha 13 anni e non dodici come i suoi amici. Cosa centra, direte voi. Centra perchè anche Emily è del 79 essendo nata il 30 ottobre (come la postatrice ^^) quindi ha 13 e ha un ragazzo di 15/16 e...ecco è solo per dire che non è così piccola quindi se più avanti nei capitoli farà cose...da grandi... non... non è poi così strano. Ecco mi stò ingarbugliando! Uffa! >.< Beh lasciamo perdere va... vi ringrazio per aver letto il capitolo
e, se lo fate, di continuare a seguirci. Ciao ciao Valentina

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Capitolo 18
*** 2.4 Il Platano Picchiatore ***


2.4) il Platano picchiatore

La fine delle vacanze estive arrivò come al solito troppo presto. Non che le dispiacesse tornare a Hogwarts, ma era triste all’idea di non poter vedere suo padre per tutto quel tempo “sono proprio una cocca di papà” pensò fra se e se ridacchiando e infilando gli ultimi libri nel baule già carico. Quella sera era l’ultima che avrebbe passato lì e, sebbene Molly li avesse invitati a casa sua per cena, aveva deciso di passarla sola con Remus. Scese in cucina allegramente e iniziò a cucinare un arrosto di vitello canticchiando, mentre Plumcake e Mirtillo le svolazzavano attorno attirati dell’odore della carne e del rosmarino. Suo padre non era ancora tornato ma non se ne preoccupò poi troppo, non era raro che facesse gli straordinari e tornasse la sera sul tardi. Stava giusto fissando la luna quasi piena quando sentì un sonoro POP e voltandosi vide Remus sbucare dal camino –Ciao stellina- la salutò stanco spolverandosi i capelli dalla cenere –che profumino. Arrosto?- Marion sorrise felice schioccandogli un bacio sulla guancia ispida –già, così per un po’ potrai andare avanti ad avanzi- L’uomo scosse la testa esasperato –tanto quando non ci sei ceno quasi sempre a casa Weasley. Credo che Molly mi abbia messo all’ingrasso..- mormorò pensieroso togliendosi la giacca e avvicinandosi al secchiaio per lavarsi le mani –Probabile. A proposito a che ora ci svegliamo domani? Credo dovremmo essere in stazione con un po’ di anticipo così…- iniziò Marion controllando la cottura della carne –Mi spiace bimba, ma temo di non poterti accompagnare in stazione quest’anno- la ragazzina sobbalzò voltandosi verso di lui sorpresa –oh..- mormorò cercando di non lasciar trasparire la delusione –Non fa niente papà… lavoro?- l’uomo annuì fissandola dispiaciuto –si, Montgomery è un vero aguzzino. Ma Arthur ha detto che possono passare a prenderti loro. Non è un problema vero?- la castana scosse la testa –Assolutamente no papà, vorrà dire che ti saluterò stasera- esclamò pratica voltandosi verso il forno per scacciare le piccole lacrime traditrici che le erano salite agli occhi.

-Prima Percy, che ha i suoi doveri da prefetto- disse mamma Weasley fissando nervosamente il grande orologio della stazione –Andiamo io e George, dobbiamo assolutamente beccare Jordan e poi devo trovare Em- esclamò Fred buttandosi velocemente contro il muro, subito seguito dal gemello e dal padre –Io vado con Ginny, voi seguiteci. E in fretta- li redarguì la donna prima di scomparire nel muro –Ci conviene andare insieme, abbiamo solo un minuto- disse Ron con una scrollata di spalle guardandosi intorno guardingo. Marion annuì controllando che la gabbietta di Mirtillo fosse ben fissata e lo stesso fece Harry con quella di Edvige, poi si posizionarono tranquillamente davanti al muro e si incamminarono verso la barriera acquisendo sempre maggiore velocità e…

CRASH!

 I carrelli urtarono il muro e rimbalzarono indietro, facendo cadere i bauli e le gabbie di lato con un gran tonfo e gli stridii offesi dei gufi che attirarono l’attenzione dei passanti. –Ma cosa diavolo vi salta in mente?- li apostrofò una guardia perplessa –Abbiamo perso il controllo dei carrelli, ci scusi- ansimò Harry aiutando Marion a riemergere da sotto il baule di Ron mentre il rosso si rimetteva in piedi tenendosi le costole. –Perché non riusciamo a passare?- sibilò Harry agli altri due –Non lo so…- rispose Ron fissando storto una signora che inveiva contro la crudeltà verso gli animali –Oh perderemo il treno, me lo sento! Perché l’uscita è sbarrata?- piagnucolò Marion cercando di calmare Mirtillo che urlava stizzito sbatacchiando nella sua gabbietta. Harry si avvicinò al muro e vi posò una mano spingendo poi con tutte le sue forze, senza nessun successo –ci conviene andare verso la macchina, oramai il treno e partito e qua attiriamo solo attenzione- disse Harry con un sospiro pensando alla locomotiva, al carrello dei dolci e a un viaggio passato tra chiacchere e risate. –Harry! La macchina!- trillò Ron con gli occhi che brillavano –E quindi?- il rosso scosse la testa infastidito dalla mancanza di entusiasmo dell’amico –A scuola ci dobbiamo andare no? E non so quando e come i miei torneranno indietro. I minorenni sono autorizzati a fare magie in caso di emergenza no? E se questa non lo è!- spiegò eccitato –Non mi sembra una grande idea… innanzitutto tu non hai la patente e poi non sappiamo come arrivare a scuola- borbottò Marion asciugandosi gli occhi lucidi –Tranquilla, se ci muoviamo riusciremo a seguire il treno. Sarà semplicissimo, Fred e George l’hanno fatto un sacco di volte!- Si avviarono velocemente verso l’auto cercando di non dare nell’occhio più di quanto avessero già fatto. Ron e Harry caricarano i bauli nel bagagliaio mentre Mary si sistemò con i gufi sul sedile posteriore, infine i due ragazzi si sedettero davanti allacciandosi la cintura, lievemente nervosi. –Non ci guarda nessuno vero?- borbottò Ron accendendo la macchina con un colpo di bacchetta magica –via libera- assicurò Harry guardandosi in giro. Ron premette un bottone argentato sul cruscotto e, immediatamente, la macchina divenne invisibile e così anche loro, o almeno Marion suppose che così fosse per il mondo esterno dato che a lei parevano solo più “opachi” –Si parte!- disse Ron emozionato mentre la macchina si alzava lentamente sempre più in alto verso il cielo di Londra. Erano più o meno sopra buckingham palace quando la macchina tornò visibile –Miseriaccia, deve essere difettoso!- esclamò il rosso iniziando a colpire furiosamente il cruscotto senza ottenere miglioramenti significativi nella loro condizione. Con uno sbuffo seccato condusse la macchina più in alto, sopra le nuvole, in modo da celarsi agli occhi dei babbani sotto di loro. –Dobbiamo trovare il treno per sapere in quale direzione andare- ricordò Marion a occhi chiusi rannicchiata sul sedile posteriore, aveva appena scoperto di soffrire terribilmente il mal d’auto volanti e difettose, che poteva dire, una vera maledizione! La macchina scese di quota quel tanto che bastava per distinguere chiaramente il terreno sottostante –Eccolo, và verso nord!- disse Harry felice mentre Ron risaliva contento tra le nuvole –Ottimo, ora dobbiamo solo stare attenti agli aerei- scherzò allegro facendoli ridere di gusto –Vi immaginate quanto sarà invidiosa Em quando glielo racconteremo?- esclamò Harry guardando sognante fuori dal finestrino…

-Li avete trovati?- domandò Emily ansiosa entrando nello scompartimento dove l’attendevano Hermione, Melen, i gemelli Weasley, Neville e la piccola Ginny –No, abbiamo cercato dappertutto.. non sono sul treno temo- rispose Hermione torturandosi le mani nervosa –Ma com’è potuto succedere? Insomma erano dietro di noi!- esclamò George in ansia passandosi le mani tra i capelli –Non ne ho idea…- bofocchiò il fratello spostandosi un po’ per lasciare alla sua ragazza il posto vicino al finestrino. Plummy posò sconsolato il testone peloso sulle sue ginocchia e la ragazza gli regalò una grattatina dietro le orecchie pensierosa –Deve essergli successo qualcosa, è l’unica spiegazione..- Hermione sobbalzò –credi c’entri con quell’elfo? E’ possibile no?- Melen scosse la testa –Figurati! Gli elfi domestici sono nati per servire i maghi, non potrebbero far loro del male neanche se gli fosse ordinato. Và contro le leggi magiche del 1549 firmate da..- -Non è il momento per una lezione di storia magica Mel! Dio a volte sembra che non t’interessi di nessuno!- sbottò Emily nervosa fissandola truce –Tu non sai come vive Harry a casa, se fosse costretto a restarci tutto l’anno…- non finì la frase limitandosi a scuotere la testa con un sospiro –scusami, non è certo colpa tua. Sono solo preoccupata- mormorò con un sorriso stanco posando la testa sulla spalla di Fred. Melen annuì in silenzio volgendo lo sguardo fuori dal finestrino, qualcosa di feroce aveva preso ad agitarsi dentro il suo stomaco…

-Perché fa questo rumore? PERCHE' DIAVOLO FA QUESTO STRAMALEDETTO RUMORE!?- strillò Marion isterica aggrappandosi ai sedili dei ragazzi con ferocia –N-non lo so… p-probabilmente il motore è a pezzi- balbettò Ron preoccupato spingendo qualche bottone a caso sperando di migliorare la loro situazione. Harry fissò la superficie limpida e liscia del lago Nero sotto di loro, le nocche dell’amico bianche per lo sforzo di tenere il volante –forza- la incitò Ron disperato mentre sorvolavano il lago dritti al castello, Ron pigiò sull’accelleratore, ci fù un rumore di ferraglie mentre del vapore iniziava a uscire dal cruscotto –oh oh- Marion sobbalzò –Come sarebbe “oh-oh”? Oh-oh non è accettabile… oh-oh è male!- disse terrorizzata appiattendosi sul sedile con le mani sugli occhi. Prima che Harry riuscisse anche solo a tentare di tranquillizarla il motore diede definitivamente fourfè e loro si ritrovarono a precipitare contro la robusta muraglia del castello. –NOOOO!- gridò Ron sterzando velocemente e riuscendo a portarli lontani, verso le serre e il prato sconfinato –FERMA! FERMA!- tentò abbandonando il volante e cercando di fare qualcosa con la bacchetta –MORIREMO! MORIREMO E’ CERTO! E CI SONO ANCORA TANTE COSE CHE…- strillava Marion dietro di loro –ATTENTO ALL’ALBERO!- gridò Harry ben sapendo che l’amico non poteva fare nulla per evitarlo…

BANG!

Con un tonfo assordante di metallo che si schiantava contro il legno colpirono il grosso tronco, scivolando poi verso il terreno con un gran sobbalzo. Dal cofano accartocciato usciva vapore a fiotti; i gufi stridevano terrorizzati, Harry si tastò il bernoccolo che sentiva crescere sulla fronte mentre Marion sentiva in bocca il sapore del sangue e le doleva il braccio sinistro. –State tutti bene?-si affrettò a chiedere Harry –L-la mia bacchetta!- disse Ron con voce tremante –Guarda la mia bacchetta!- la bacchetta del ragazzo era praticamente spezzata a metà tenute insieme da qualche scheggia di legno e da alcuni ciuffi argentei. Marion aprì la bocca per dire che la professoressa McGonagall sarebbe di derto riuscita ad aggiustarla, ma non riuscì a pronunciare neanche un fiato perché qualcosa aveva colpito l’auto dalla parte del passeggero, mandando sia lei che Harry a sbattere dal lato opposto della vettura mentre un altro colpo fortissimo faceva tremare il tettuccio –CHE SUCCEDE!?- strillò Ron sbirciando dal finestrino rotto appena in tempo per vedere un ramo fracassarsi come una frusta sulla portiera. L’albero contro cui si erano schiantati era partito all’attacco. –AHHH!- gridarono in coro mentre il parabrezza esplodeva in un fragore di vetri e il tetto si piegava sopra di loro con un cigolio sinistro. Le portiere ammaccate erano incastrate, erano bloccati lì dentro! Si erano oramai dati per spacciati quando con un rombo il motore si riaccese –INGRANA LA RETRO!- suggerì Harry terrorizzato, e l’auto partì all’indietro come una freccia con i rami nodosi dell’albero che continuavano a frustarli senza tregua mentre riuscivano finalmente a trarsi in salvo. –per un pelo… bel lavoro macchinetta- ansimò Ron carezzando il volante. Ma l’auto era oramai giunta allo stremo, le portiere si aprirono con uno schiocco secco mentre i sedili sbalzavano fuori loro, le gabbie e i bauli con malagrazia facendoli atterrare sul terreno umido. Poi, tutta ammaccata e fumante, l’automobile s’immerse rombando nell’oscurita della foresta, le luci posteriori lampeggianti di collera. –TORNA INDIETRO! PAPA’ MI AMMAZZERA’!- implorò Ron correndole dietro per un breve tratto fino a che quella non scomparve con un ultimo sbuffo del tubo di scappamento. Marion scosse la testa liberando i gufi dalle gabbie e fissandoli volare verso la guferia stizziti e offesi –lasciala andare Ron, tornerà.. prima o poi- Harry fissò l’enorme albero che ancora roteava i rami furioso –certo che abbiamo avuto davvero una bella fortuna.. di tutti gli alberi su cui potevamo schiantarci proprio quello che ti prende a schiaffi dovevamo beccare!- disse con un sospiro spolverandosi via la terra dai jeans chiari –meglio raggiungere la scuola…- suggerì la castana con voce stanca –voglio solo andare a dormire- Non fù proprio un arrivo trionfale come quello che si erano immaginati; sporchi, lividi e infreddoliti trascinarono i loro bauli fino al grande portone di quercia sistemandoli vicino ad alcuni altri, che aspettavano ancora il loro turno per essere portati nelle stanze. –Guardate, è lo smistamento- esclamò Ron affacciandosi a una delle grandi finestre seguito a ruota dagli altri due –Ginny non è ancora stata smistata- sussurrò la ragazza distinguendo i capelli rossi marchio Weasley tra la folla di primini. Harry invece stava guardando perplesso il tavolo degli insegnanti –Dov’è Piton?- gli altri due sobbalzarono fissando la sedia vuota del professore stupiti –Forse è malato- mormorò Marion con una nota speranzosa nella voce –Forse se n’è andato perché, ancora una volta, non gli è stato dato il posto d’insegnante di Difesa- disse Harry dubbioso –Forse è stato licenziato! Insomma non lo sopporta nessuno- suggerì Ron con entusiasmo –O forse stà aspettando di sapere perché voi non siate arrivati con il treno della scuola- disse una voce glaciale alle loro spalle. I ragazzi si voltarono di scatto fissando atterriti il professor Piton che dietro di loro li guardava con un misto di disprezzo e divertimento dipinti sul volto pallido. 





angolo dell'autrice e della postatrice:
Giorno a tutti! Eccoci giunti al rocambolasco ritorno a Hogwarts dei nostri eroi, di Marion se non altro. Poverina! Beh dato che faceva parte del suo piano mi sembrava assurdo aggiungerci Melen, e poi volevo approfittarne per dare spazio a Mary dato che quando sono tutte insieme passa un pò inosservata. Vero. Personalmente io adoro le parti in cui Lupin fà il papà, sono così pucciose ^^ La Row non ha voluto mettere in risalto questo lato di lui, quindi lo faccio io! Che altro c'è da dire sul capitolo? Ho deciso di attenermi molto al testo, quindi non ci sono grosse differenze con il libro. La battuta finale dovevo tenerla, mi ha sempre fatto morire dal ridere! Allora come al solito ringraziamo tutti quelli che ci seguono e vi diamo appuntamento al prossimo capitolo! un bacio Vale & Lisa

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Capitolo 19
*** 2.5 Gilderoy Allock ***


4) Gilderoy Allock

Melen alzò gli occhi dal suo porridge per posarli su Emily. La castana era immobile al suo fianco, lo sguardo di riprovazione puntato duramente su Harry e Ron che tentavano di far finta di niente con scarsi risultati –che palle Em!- sbottò alla fine Ron –Ci aspettavamo di essere rimproverati da Hermione non da te!- Gli occhi dorati della ragazza si strinsero ancora di più –Per colpa vostra la mia Marion si è rotta un braccio! Sopportate le occhiatacce e ringraziate che non decida di farvi altro- decreto freddamente facendo andare di traverso un pezzo di toast alla diretta interessata, che si affrettò a lanciare uno sguardo di scuse in direzione dei due amici –Emily spiace anche a noi, ma non puoi darci totalmente la colpa… non siamo certo stati noi a bloccare la via d’accesso al binario- fece notare Harry prudentemente. Nessuno notò la smorfietta colpevole che increspò un secondo il viso di Melen, subito nascosta dietro un bicchiere di te verde. La vampira fissò Marion di sottecchi, non aveva previsto che lei e Ron potessero andare di mezzo al loro piano… ne che avrebbero raggiunto la scuola con una macchina volante a dirla tutta… Le sue elucubrazioni furono interrotte da un rumore di ali –Oh la posta, meno male! Avevo scordato i calzini- disse allegramente Neville qualche posto più in là. –Plumcake?- sussurrò Marion fissando stupita un gufo pezzato che volava verso di lei con una busta rossa stretta nel becco seguito da un altro con la medesima lettera, che cadde maldestramente nella brocca del succo di zucca. –Errol!- esclamò Ron tirando fuori per una zampa il gufo zuppo, che svenne pesantemente sul tavolo con le zampe in aria. –Oh no!- disse il rosso col fiato mozzo –tranquillo, è ancora vivo- lo rassicurò Hermione punzecchiando garbatamente il gufo con un dito –Non credo stia parlando del gufo..tutto bene ragazzi?- domandò Harry preoccupato guardando prima Ron poi Marion che fissavano impietriti le buste rosse davanti a loro –Sono strillettere- spiegò Melen con una strana reverenza nella voce –E’ meglio se le aprite …e in fretta! Se no è peggio. Una volta ne ho ignorata una di mia nonna e…- Neville deglutì impallidendo –è stato orribile- I due amici si fissarono negli occhi terrorizzati, poi annuirono e insieme aprirono le buste. Per un attimo Emily pensò che le lettere fossero esplose tanto fù il fragore che provocarono. Poi si rese conto che quelle che sentiva erano semplicemente le voci del signor Lupin e della signora Weasley cento volte più acute –RUBARE LA MACCHINA! NON MI AVREBBE SORPRESO SE TI AVESSERO ESPULSO! ASPETTA CHE TI PRENDA RONALD! NON HAI PENSATO A QUELLO CHE AVREMMO PENSATO IO E…- -…QUANDO HO SAPUTO QUELLO CHE HAI FATTO?! RUBARE LA MACCHINA AI WEASLEY DOPO TUTTO QUELLO CHE FANNO PER NOI! COME DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE SIGNORINA?! – La sala grande era muta, tutti erano immobili a fissare le lettere rosse che continuavano a urlare contro i due malcapitati, entrambi così rossi e imbarazzati che sembrava avessero due pomodori al posto della faccia –UNA LETTERA DA DUMBLEDORE! HO CREDUTO CHE TUO PADRE MORISSE DALLA VERGOGNA! E’ COSI’ CHE TI ABBIAMO ALLEVATO?! POTEVATE MORIRE! COME AVREI FATTO A GUARDARE NEGLI OCCHI REMUS SE PER COLPA TUA MARION E HARRY FOSSERO MORTI? NON CI HAI PENSATO VERO!- -NON HAI PENSATO A COSA AVREI FATTO SE TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA? QUANDO HO RICEVUTO LA LETTERA… E HARRY E RON? POTEVATE ESSERE MORTI!- Harry si era chiesto quando sarebbe saltato fuori il suo nome e cercò di fingere una calma e un’indifferenza che non aveva -…ASSOLUTAMENTE DISGUSTATA! IN UFFICIO TUO PADRE VERRA’ SOTTOPOSTO AD UN INCHIESTA ED E’ TUTTA COLPA TUA! SE PROVI A FARE ANCHE SOLO UN PASSO FALSO TI RIPORTIAMO DRITTO DI FILATO A CASA!- -…CONSIDERATI IN PUNIZIONE PER IL RESTO DELLA TUA VITA! ARTHUR VERRA’ SOTTOPOSTO A DEI CONTROLLI IN UFFICIO, SPERO TU SIA ORGOGLIOSA DI QUELLO CHE HAI FATTO MARION! NON SONO MAI STATO COSI’ PROFONDAMENTE DELUSO IN VITA MIA, SAPPILO!- Cadde un silenzio assoluto. Le due buste, ora immobili sul tavolo, presero fuoco e si contorsero fino a ridursi in cenere. Harry e Ron erano immobili e attoniti mentre Marion singhiozzava disperatamente tra le braccia di un’allibita Emily. Alcuni risero e lentamente la sala ritornò al solito brusio. Hermione chiuse il libro che aveva letto fino a quel momento dedicando loro uno sguardo che sembrava dire “cos’altro vi aspettavate?” che fece subito irritare Ron. Emily invece carezzava partecipe la schiena di una disperata Marion , assolutamente dimentica della furia che l’aveva posseduta fino ad un attimo prima. Quella che stava peggio era certamente Melen, si sentiva profondamente in colpa, voleva solo fare la cosa giusta e le era sembrato che impedire a Harry di venire a scuola fosse il modo migliore per proteggerlo. Non aveva previsto che qualcun altro ci andasse di mezzo e la consapevolezza di aver fatto male i suoi calcoli la infastidiva quanto il vedere i suoi amici soffrire, intercettò per caso lo sguardo triste di Emily e il suo cuore mancò un battito. A questo punto era chiaro quello che doveva fare: li avrebbe protetti. A qualunque costo. Era talmente persa nei suoi pensieri che si accorse che erano alle serre di erbologia solo quando andò a sbattere contro un ragazzino allampanato di Tassorosso –scusa- borbottò stupita guardandosi intorno –Oh, n-non c’è p-problema..- rispose lui velocemente arrossendo incantato. –Ma quello non è Allock? Cosa ci fa qui?- bisbigliò Marion, gli occhi rossi per il gran pianto. L’uomo sorrideva serafico, le braccia cariche di grosse bende, mentre al suo fianco la professoressa Sprite, una donna piccola e tarchiatella sempre di buon umore, lo fissava torva. –Buongiorno ragazzi! Ho appena fatto vedere alla vostra insegnante come medicare un Platano Picchiatore. Ma non voglio che pensiate che lei sia meno qualificata di me per insegnare Erbologia! E’ solo che durante i miei numerosi viaggi mi è capitato…- la donna lo interruppe con un brusco cenno della mano –serra numero tre- borbottò avviandosi a grandi passi verso una delle serre più grandi in cui, si vociferava, fossero tenute le piante più pericolose. Stavano per entrare tutti insieme quando Allock posò una mano sulla spalla di Harry –Posso rubarglielo solo per un momento, non è vero Pomona? Lo consideri il prezzo da pagare per il mio aiuto- esclamò aumentando il suo sorriso e chiudendo velocemente la porta in faccia alla donna, che lo fissava furiosa. –Chissà cosa…- iniziò Emily pensierosa –S-scusa…p-posso farti una foto?- Melen alzò un sopracciglio stupita –parli con me?- il ragazzo annuì velocemente –Sai… è per il fanclub- spiegò fissandola adorante –Hai un fanclub?- chiesero in coro Emily, Ron, Marion e Hermione –Ho un fanclub?- aggiunse altrettanto stupita la vampira. Il ragazzo annuì, quasi offeso dal fatto che non ne fossero a conoscenza –certamente. L’abbiamo fondato l’anno scorso, poco dopo l’inizio della stagione di Quidditch e vantiamo già quasi cento membri. Allora la foto?- Melen annuì mentre il ragazzo eseguiva qualche rapido scatto, esibendosi poi in diversi inchini di ringraziamento che fecero innervosire non poco la vampira. Fortunatamente non ci volle molto perché la professoressa Sprite ristabilisse l’ordine, attirando l’attenzione della classe su una gran varietà di paraorecchie colorati. –Ragazzi prendete posto per favore. Quest’anno avrete a che fare con piante molto diverse da quelle che avete visto l’anno scorso. Il programma non prevede ancora che voi conosciate piante profondamente velenose o letali, ma certamente ci stiamo avvicinando a quel genere. Ci occuperemo principalmente delle piante da decotto e pozione, le loro proprietà potrebbero salvarvi la vita un giorno quindi spero presterete maggiore attenzione dell’anno precedente- si fermò guardando dubbiosa in direzione di Ron e Emily (impegnati in un avvincente “lotta dei pollici”) per poi riprendere con un sospiro sconsolato. La porta della serra che si apriva distrasse Emily che si voltò incuriosita, Harry era appena rientrato. Corrugò le sopracciglia preoccupata, sembrava triste –tutto ok?- bisbigliò quando fu abbastanza vicino. Lui la fissò per qualche secondo in silenzio prima di annuire, era evidente che qualsiasi cosa gli avesse detto Allock lo aveva turbato e Em non era assolutamente intenzionata a lasciar perdere la cosa. Si avvicinò di più a lui posando le labbra vicino al suo orecchio, in modo che solo lui riuscisse a sentire quello che voleva dire –Signorina Fat! La prego di continuare le sue molestie al signor Potter fuori dalla mia aula.- esclamò seccata la professoressa gelandoli sul posto e facendo ridacchiare il resto della classe –dicevo.. le mandragole che abbiamo qui sono tutte molto giovani- disse indicando con un ampio gesto della mano una serie di vasi profondi dai quali spuntavano dei “ciuffi” verde marcio. –Mettetevi i paraorecchi prego- Ci fu una lieve baruffa perché nessuno voleva finire con un vaporoso paraorecchi rosa, che alla fine capitò al povero Neville –Quando vi dirò di indossarli assicuratevi di avere le orecchie completamente coperte. Quando il pericolo cesserà vi farò un cenno. E ora indossateli- tutti eseguirono velocemente tranne Emily che si era distratta ad osservare fuori dalla serra. Dalla vetrata si poteva vedere infatti il parco di Hogwarts dove due ragazzi stavano lanciando un bastone a un grosso cane beige. Per quanto la riguardava non c’erano dubbi sull’identità dei tre “Fred” pensò mordicchiandosi il labbro inferiore nel tentativo di trattenere il sorriso beota che le stava nascendo sul viso. A un certo punto un urlo terribile la strappò dal suo sogno ad occhi aperti, era la cosa più acuta che avesse mai sentito, sembrava le scavasse nella testa rubandole le forze. Perse i sensi ma invece di cadere al suolo venne presa al volo da Melen. La professoressa Sprite alzò gli occhi al cielo e si affrettò a finire la sua dimostrazione per poi dare il cenno convenuto e consentire a tutti di togliersi i paraorecchi –Ecco cosa succede a non prestare attenzione.- Sbirciò fuori dalla serra e vide i gemelli Weasley nel parco. –Signor Weasley potrebbe venire un attimo?- urlò a gran voce aprendo la porta e facendo cenno a uno dei due ragazzi –Dato che, mi pare di capire, non avete lezione, vi spiacerebbe accompagnare voi la signorina Fat in infermeria?- chiese, evidentemente seccata, appena i due si avvicinarono. Il viso di Fred si aprì in un sorriso malizioso mentre la prendeva in braccio ed usciva con un cenno di saluto, seguito da un George piuttosto divertito. Marion sospirò –Beh, sono certa che a lei non dispiacerà troppo perdersi le prossime ore di lezione- Hermione scosse la testa infastidita –Non riesco ancora a capire come sia riuscita a superare gli esami…- Harry non disse nulla, ma Melen sapeva a cosa stava pensando. Era geloso… come lei! –Tornando a noi, come avete visto le nostre mandragole sono troppo giovani per uccidervi, ma certo possono mettervi fuori gioco per parecchie ore, quindi non prendete l’esempio della signorina Fat. Dividetevi in gruppetti da quattro.. li ci sono i vasi e il concime è in quei sacchi. Ma attenti ai Tentacoli Velenosi, stanno mettendo i denti- si raccomandò colpendo seccamente una pianta rosso scuro i cui tentacoli le avevano strisciato sulle spalle come serpenti fino a quel momento. A Harry, Ron e Hermione si unì un ragazzo riccioluto di Tassorosso, così Melen e Marion si avvicinarono a Neville e Adam Stevens –Ciao- salutò allegramente questo sorridendo a Marion –Vi unite a noi?- la castana annuì lentamente, senza avere la forza di guardarlo in viso –Tu sei Melen vero? Non credo che abbiamo mai avuto l’occasione di parlare … ovviamente su di te so parecchie cose, in fondo il mio migliore amico fa parte del tuo club- disse indicando un ragazzetto biondo poco lontano che lanciava occhiate emozionate al loro indirizzo –Sapeste che noia…- aggiunse Neville scuotendo la testa, memore di tutti i pomeriggi passati a discutere sull’esatta tonalità degli occhi della ragazza o di quanto potesse essere morbida la sua pelle. Melen alzò gli occhi al cielo, sapeva di quella storia da meno di dieci minuti e già la odiava. Sbirciò in direzione di Marion e notò che lanciava occhiatine interessate ad Adam ogni qual volta il ragazzo era distratto, sorrise divertita per poi tornare a concentrarsi sulle ultime raccomandazioni della professoressa. Anche Marion cercò di prestare attenzione alla lezione ma, per la prima volta, erbologia le sembrava molto meno interessante. Fissare adorante gli occhi acquamarina di Adam e i suoi capelli neri e lucidi le sembrava molto più proficuo. Il ragazzo si voltò verso di lei sorprendendola a fissarlo e le sorrise gentile, Marion non ebbe più la forza di alzare lo sguardo dalle sue piantine per tutto il resto della lezione.

-Oh, ti sei svegliata finalmente- Emily socchiuse gli occhi infastidita e si portò una mano alla testa, era normale che la stanza girasse così? Cercò di muoversi ma si rese conto che c’era qualcosa di fianco a lei che glielo impediva, qualcosa di caldo che la stringeva e le carezzava le gambe nude –Fred?- domandò spalancando gli occhi sorpresa e arrossendo. Il ragazzo rise annuendo –Sei svenuta ad erbologia. Posso sapere perché non ascoltavi la lezione?- la rimproverò bonariamente tirandole un boccolo, imitando la voce di Percy. La castana sbuffò dandogli un pizzicotto sul naso –colpa tua! Mi ero persa a guardarti e ..- la ragazza si morse la lingua imbarazzata mentre il rosso si apriva in un ghigno malizioso –c-cioè… io g-guardavo f-fuori e …- la bocca di Fred le impedì di continuare impegnandola in una bacio mozzafiato. Senti il ragazzo stendersi sopra di lei e lo strinse con più forza intrecciando le mani con i suoi capelli. Sentì le mani di Fred salire dalla vita fino al seno e trattenne il fiato mentre il ragazzo le abbassava il reggiseno, passando a baciarle il collo. Emily si ritrovò a respirare affannosamente, il suo intero corpo che sembrava bruciare a contatto con quello di Fred. Chiuse gli occhi imbarazzata irrigidendosi quando sentì le labbra del ragazzo sfiorarle dolcemente un capezzolo –F-fred a-aspetta- balbettò affannata –Difficile, sei troppo bella- mormorò lui roco succhiando leggermente “oddio, mi sciolgo!” pensò la ragazzina deglutendo –Ti p-prego io non… non sono pronta p-per… per q-questo- ammise lasciandosi scappare un gemito mentre inarcava la schiena per avvicinarsi di più a lui. Il ragazzo si mise a sedere fissandola in silenzio, era davvero bella la sua Em, e neanche se ne rendeva conto! Sorrise –come preferisci, posso aspettare- mormorò dandole un ultimo piccolissimo bacio che la fece fremere come una foglia -in questo caso è meglio se ti rivesti. Non vorrai perderti Difesa contro le arti oscure, no?- si riallacciò la camicia con disinvoltura per poi uscire dal letto richiudendosi le tende alle spalle con ghigno malizioso a decorargli il bel viso malandrino. Emily ci mise un po’ di più a sistemarsi, il suo cuore non voleva saperne di calmarsi..

-Foto autografate? Distribuisci foto autografate Potter?- Lo sfotté Malfoy guardando sconcertato il piccolo Colin Canon –TUTTI IN FILA! POTTER DISTRIBUISCE FOTO CON L’AUTOGRAFO!- tuonò alla folla facendo ridere i due gorilla che si portava sempre dietro e Pansy, una ragazzina di serpeverde che aveva iniziato a seguirlo ovunque. –Ma non è vero!- disse Harry furibondo e imbarazzato, stringendo i pugni. Il fatto che alcuni ragazzi si erano davvero messi in fila non migliorò la situazione. Draco li fissò allibito finché uno di quelli, imbarazzato, non vuotò il sacco –Speravamo di beccarcene una con Melen.. sarebbe un bel colpo per il club- spiegò grattandosi la testa tra il consenso dei suoi “compari” –Per il sacrosanto petto di Morgana, non di nuovo!- imprecò la vampira esasperata. Harry avrebbe voluto chiederle di cosa accidenti stava parlando ( e anche commentare la sua colorita imprecazione) ma la discussione tra Ron e Malfoy stava degenerando –Attento a te Weasley, non vorrai cacciarti in un altro guaio vero? Cosa direbbe mammina?- proseguì il biondo. Ron arrossì stringendo i denti furioso –Ehi Potter perché non dai una tua foto a Weasley? Varrebbe molto più di tutta la sua casa, mobili e persone comprese- Hermione fece appena in tempo a bloccare la mano del ragazzo che Gilderoy Allock fece il suo ingresso fendendo la folla nel il suo svolazzante abito turchese. –Che succede qui? Chi è che distribuisce autografi?- Harry si irrigidì fissandolo terrorizzato –ehm..v-veramente- balbettò nel vano tentativo di spiegarsi –Non c’era bisogno di chiederlo! Ci incontriamo un’altra volta Harry!- esclamò l’uomo con voce gioviale mettendogli una mano sulla spalla. –Dovremmo aiutarlo… forse si è già messo nei guai con Allock- bisbigliò Marion preoccupata all’orecchio di Melen. La vampira fissò l’espressione umiliata e rassegnata del moro e sospirò, in fondo (forse) glielo doveva… -Professore in realtà… ero io a distribuire foto- disse prendendo la parola. L’uomo si voltò verso di lei stupito –Lei signorina Black?- Melen annuì –Si, una richiesta del mio fanclub. Non è vero ragazzi?- chiese poi rivolta a uno dei ragazzi in attesa –Certo che si!- esclamò quello cogliendo la palla al balzo con un sorriso che andava da orecchio a orecchio. –Ah… beh, molto bene direi. Ehm c-continuate pure… non lei signor Potter, vorrei che scambiassimo due parole se non le dispiace- dalla faccia che fece si capiva benissimo che a Harry dispiaceva eccome! Ma si limitò ad annuire rassegnato e a seguire il professore all’interno del castello. –Povero Harry, speriamo non si becchi una punizione- mormorò Marion fissandolo preoccupata –Non credo. Ha detto che voleva solo scambiare due parole no?- cercò di rassicurarla Hermione senza perdere d’occhio Ron che continuava a guardare in tralice Malfoy. –Melen potresti fare qualcosa per loro? Sono leggermente inquietanti…- aggiunse subito dopo indicando la decina di ragazzi ancora in fila. La giovane vampira sospirò –Non vorrete davvero delle foto autografate voglio sperare…- i ragazzi arrossirono un filo nervosi ma non abbastanza intimoriti da lasciar perdere la cosa –Oh santo Merlino! Solo per questa volta, ok? E fate in fretta!- concesse la mora a denti stretti. Dieci minuti dopo erano in aula, dove trovarono un Harry rossissimo che erigeva una barricata tra se e la cattedra con i libri di Allock –Ti si potrebbe friggere un uovo sulle guancie- disse Ron –speriamo che Colin non incontri Ginny, altrimenti metteranno su un fan club di Harry Potter e di pazzi che ci inseguono per un autografo ne abbiamo già a sufficienza, ne Mel?- Hermione scosse la testa esasperata sedendosi di fianco a Marion –Chiudi il becco Ron!- sbottarono all’unisono Harry e Melen prendendo posto. Allock si schiarì la voce rumorosamente portando il silenzio nell’aula. Si avvicinò al banco di Neville prendendo la sua coppia di Trekking con i troll e la sollevò per indicare la sua foto ammiccante in copertina –Io- disse sorridendo radioso –Gilderoy Allock. Ordine di Merlino, Terza Classe, Membro onorario della Lega per la difesa contro le Arti oscure e cinque volte vincitore del premio per il sorriso più affascinante promosso dal Settimanale delle Streghe… ma lasciamo stare. Non mi sono certo liberato della strega Bandon facendole un…- non riuscì a finire la frase che Emily irruppe nell’aula con il fido Plummy –Ops, sono in ritardo… ehm scusi prof ero in infermeria- si scusò frettolosamente. L’uomo la fissò irritato per qualche secondo poi sorrise seducentemente –non preoccuparti mia cara, stavo solo tenendo una breve presentazione del corso. Prego, prego accomodati. Vedo che il posto vicino al signor Potter è libero- disse suadente. Tutti si voltarono ad osservare Harry, ancora nascosto dietro ai libri, con una certa perplessità –in realtà c’è Ron signore- fece notare la castana stupita –Oh, ma il signor Weasley si stava giusto spostando vicino alla signorina Black. Non è vero giovanotto? Non vorrai certo dividere due innamorati!- così dicendo strizzo l’occhiolino a Harry che divenne, se possibile, ancora più rosso. Un po’ seccato Ron si spostò vicino a Melen in modo da acconsentire a Emily di occupare il posto che il professore le aveva assegnato, dopodiché l’uomo, finalmente soddisfatto, riprese a parlare – Vedo che tutti voi avete la serie completa dei miei libri … molto bene. Oggi pensavo d’iniziare con un piccolo quiz. Niente di cui preoccuparsi… solo per verificare con quanta attenzione li avete letti, quanto avete assorbito…- Quando ebbe distribuito i testi della prova tornò davanti ai banchi e disse –avete trenta minuti. Pronti… via!- Mentre Hermione partì sparata tutti gli altri fissavano allibiti il quiz, di ben tre pagine, che verteva tutto sullo stesso argomento… Allock! “qual è il colore preferito di Gilderoy Allock?” Marion rilesse la domanda un paio di volte per essere sicura di non essere vittima di un illusione ottica “non può davvero averci dato un test del genere!” pensò fissando nervosa il resto delle domande “Assurdo!” Mezz’ora dopo Allock raccolse i fogli e li esaminò davanti a tutta la classe –Oh… quasi nessuno ricordava che il mio colore preferito è il lilla. Lo dico in Un anno con lo Yeti. E poi alcuni di voi dovranno rileggere meglio A passeggio con i lupi mannari… nel capitolo dodici dico chiaramente che il mio regalo ideale sarebbe la pace tra maghi e non maghi, ma che non rifiuterei certo una bella bottiglia di Whisky incendiario Ogden stravecchio!- esclamò lanciando un occhiata maliziosa alla classe. Ron lo fissava incredulo mentre Emily, Dean e Seamus si mordevano le labbra per non scoppiare a ridergli in faccia. Solo Hermione sembrava assolutamente rapita dalla “lezione” e sussultò visibilmente quando lui pronunciò il suo nome –sembra che Herm sia una sua fan- sibilò Emily a Harry che annuì girandosi verso di lei e arrossendo –Em.. a-alzati il colletto- balbettò evitando di guardarla imbarazzato –Perché? C’è qualcosa di strano?- Lui annuì –Hai un…- un urlo li fece girare di scatto verso la cattedra. Allock aveva appena aperto una grande gabbia piena di esserini blu elettrico, che ora sciamavano per l’aula creando il panico. Due folletti appesero Neville ad un lampadario, altri si tuffarono verso le finestre inondando l’aula di vetri rotti, ma i più si impegnavano soprattutto nel distruggere l’aula. Gli studenti urlavano cercando di difendersi dall’orda come meglio potevano. Plummy saltellava qua e la cercando di prendere le creature al volo mentre Melen le bloccava a mezz’aria roteando con maestria la bacchetta, cosa che non era riuscita ad Allock che aveva ben pensato di rifugiarsi sotto la cattedra. Appena la campanella suonò ci fu un fuggi fuggi generale dall’aula, gli unici a non essere abbastanza veloci furono Harry, Ron, Hermione, Melen, Marion, Emily e Plummy –Bene, affido a voi il compito di acchiappare quelli che sono rimasti fuori e rimetterli nella gabbia- esclamò Allock per poi affrettarsi fuori dall’aula e richiudersi velocemente la porta alle spalle. –Assurdo!- tuonò Ron mentre un folletto gli mordeva un orecchio, subito agguantato da Melen –Concordo, quel tipo è un emerito idiota- Hermione immobilizzò due folletti con un incantesimo di congelamento per poi voltarsi verso di loro severa –vuole solo farci fare esperienza- Emily sbuffò acchiappandone uno per le ali e sbattendolo in gabbia –Esperienza di cosa? So benissimo come distruggere una stanza anche senza suggerimenti- Harry e Ron ridacchiarono guadagnandosi un'altra occhiataccia dalla bionda –Em, sei stata con Fred prima della lezione?- cambiò discorso Marion arrossendo lievemente –STATA!? N-no io non sono… non abbiamo… ABBIAMO SOLO PARLATO!- esclamò avvampando e guadagnandosi diverse occhiate maliziose –Ah, e durante quale punto della conversazione ti ha fatto un succhiotto sul collo?- 



Angolo dell'autrice solitaria:
Ciao a tutti. "schiva un pomodoro" lo so sono in imperdonabile ritardo. Di nuovo. E come vedete sono sola, sapete Lisa ha un sacco di esami ultimamente e il tirocinio quindi.. niente computer. Stò postando da quello della biblioteca, altrimenti non so quando avrei potuto farlo. Mi scuso veramente. Ma parliamo del capitolo. Come avevo anticipato c'è una parte un pò piccante. spero di averla descritta bene, io non ho mai fatto qualcosa del genere quindi ho chiesto qualcosa a Lisa e al suo ragazzo, spero di essere riuscita a rendere. E poi è apparso il Melen fan Club! In effetti una ragazza così perfetta non poteva non attirare l'attenzione! XD Beh, spero di sentire qualche parere, in ogni caso grazie anche solo di leggere! Ciao Ciao Valentina

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Capitolo 20
*** 2.6 Mezzosangue e Mezze voci ***


2.6 Mezzosangue e Mezze voci

-Harry?- domandò Emily sbadigliando e allungando la mano verso un dolce crema e fragoline –Non ne sono sicuro … credo di aver sentito la voce di Baston stamattina presto- rispose Ron alzando un secondo il viso dalle sue uova –Probabilmente si stanno allenando, manca anche il resto della squadra- fece notare Melen sorseggiando compita il suo green the –Fred non ti ha detto nulla?- Emily avvampò e scosse la testa senza dire niente. Marion la fissò lievemente preoccupata, in effetti era dalla lezione di erbologia che Em non spariva per passare del tempo con Fred, che avessero litigato? Le sembrava strano, insomma erano sempre andati così d’accordo! Un ragazzo moro si sedette vicino a lei attirando la sua attenzione –Buongiorno Marion- sorrise cortese Adam –C-ciao- balbettò lei abbassando la testa e concentrandosi sul suo porridge come se fosse la cosa più interessante del mondo. Il cuore le batteva così forte che temette che lo sentisse anche lui, ma perché doveva essere sempre così agitata quando Adam le parlava?! Con Neville e gli altri non aveva questi problemi… o almeno, non così evidenti! –Noi andiamo a vedere gli allenamenti, vieni Mary? Puoi portare anche il tuo amico se vuoi- le domandò Melen con un sorriso pieno di sott’intesi. La castana arrossì sbirciando verso il moro –V-v-vuoi v-ven-veni-venire c-c-con n-noi?- chiese balbettando così tanto che probabilmente anche lei avrebbe avuto difficoltà di comprensione se non avesse conosciuto la domanda. Il ragazzo però sorrise allegro spostandosi un ciuffo nero dai profondi occhi verdeacqua –Mi farebbe molto piacere, adoro il Quidditch!- Marion si arrischiò a guardarlo e rimase incantata dal sorriso dolce che gli si apriva sul viso magro. Aveva il naso grande e affilato, il viso lungo e magro e le sopracciglia troppo folte per essere considerato bello, certamente però gli occhi erano stupefacenti e a lei non dispiaceva neanche tutto il resto. Rendendosi conto di starlo fissando con un sorrisetto ebete da quasi un minuto, Marion scattò in piedi nervosa –B-bene, a-andiamo allora- disse, con voce un po’ troppo acuta per sembrare naturale, dirigendosi verso il parco. Sugli spalti c’era già il piccolo Colin Canon che scattava qualche foto al campo –Ciao Colin, la squadra?- domandò Emily sorridendogli mentre Plummy lo salutava con una leccata amichevole –Sono ancora nello spogliatoio, non è elettrizzante Emily?- poi adocchiò Melen –Buongiorno signorina Vampiro, posso farle una foto? Ma lei appare sulle foto?- la corvina sospirò sedendosi su una delle panche –si Colin, purtroppo appaio nelle foto a quanto pare…- mormorò scontenta. –Eccoli- avvertì Adam sedendosi di fianco a Marion, inconsapevole della scossa elettrica che la sua vicinanza provocava nella ragazza –Ehi Harry avete finito?- domandò Ron sporgendosi un po’ verso l’amico –Non abbiamo nemmeno iniziato- rispose quello guardando con invidia i toast farciti che si erano portati dalla Sala Grande –Ti abbiamo portato la colazione, non preoccuparti- lo rassicurò Hermione seguendo il suo sguardo. Emily invece era persa a fissare un altro giocatore. Fred stava davvero bene nella divisa della squadra. I pantaloni bianchi di pelle mettevano in risalto le cosce e il sedere tonico, mentre il maglioncino rosso-oro si tendeva ad abbracciare il petto magro ma muscoloso, i capelli rossi mossi dal vento, quel sorriso particolare… –Chiudi la bocca Em, entrano le mosche- le mormorò Melen all’orecchio prima di posarvi un morsetto affettuoso. La rossa sobbalzò presa di sorpresa e immancabilmente arrossì –N-non stavo facendo niente di male- si difese –Vero, ma Colin è ancora molto piccolo e la tua espressione famelica lo stava turbando- la prese in giro la vampira tirandole un boccolo ribelle –Non mi hai ancora detto cos’è successo in infermeria, sai quando sei tornata con il…- -Non è successo nulla. Assolutamente nulla. Oh, guarda… serpeverde!- trillo Emily saltando in piedi e indicando un punto dall’altra parte del campo, evidentemente contenta di avere una scusa per evitare le domande dell’amica –ohi ohi… prevedo guai- sussurrò Marion seguendo con lo sguardo Emily e Ron che stavano già correndo verso il campo –Perché? Non è detto che Serpeverde e Grifondoro debbano per forza odiarsi..- disse Adam perplesso. Marion lo guardò come se fosse un angelo (o l’unico sano in una gabbia di matti) mentre Melen e Hermione si limitavano a sospirare –Fidati, se si tratta di Emily e Ron è detto- spiegò la bionda, per affrettarsi a raggiungere le due squadre che si scontravano. –Ma il campo l’ho prenotato io!- stava urlando Baston furioso –L’ho prenotato io!- Flitt, il capitano di Serpeverde, sorrise serafico –Ah, ma io ho un permesso speciali dal professor Piton. Il sottoscritto professor Piton autorizza la squadra del Serpeverde ad allenarsi oggi sul campo di Quidditch per l’istruzione del suo nuovo Cercatore- recitò tranquillamente, estraendo una pergamena dalla tasca –Avete un nuovo cercatore?- chiese Baston preoccupato –E chi sarebbe?- domandò invece Emily alzando un sopracciglio. Da dietro i possenti giocatori verde-argentei apparve, gongolante nella sua nuova divisa, il bel viso pallido di Draco Malfoy. Melen trattenne a stento un sospiro, sarebbe finita male… -Non sei per caso il figlio di Lucius Malfoy?- chiese Fred guardando il ragazzo con aria disgustata –Strano che tu nomini il padre di Draco. Volete vedere il generoso regalo che ha fatto all’intera squadra?- disse Flitt mentre il sorriso aumentava. Tutti i giocatori sfoderarono la propria nuovissima e fiammante scopa –ultimissimo modello. Supera di gran lunga la Duemila, quanto alla Scopalinda, beh potete sempre spazzarci il campo- berciò Malfoy indicando la scopa dei gemelli Weasley –O fartici perdere la verginità anale- minacciò Emily fissandolo torva –L’ultima volta che ci siamo parlati sei stata più gentile Fat, ti ricordi?- ghignò Malfoy avvicinandosi a lei di un passo e facendola arrossire –Lascia stare la mia ragazza Malfoy, non vorrai farti male ancor prima di iniziare a giocare?- intimò Fred ghignando –Per lo meno, nessuno dei Grifondoro si è dovuto comprare l’ammissione in squadra. Loro sono stati scelti per il talento- commentò Hermione aspra. L’aria soddisfatta di Malfoy vacillò. –Nessuno ha chiesto il tuo parere, lurida sanguesporco- Emily era stata spesso appellata così dal biondo, ma solo in quel momento si rese conto di quanto dovesse essere pesante come offesa. Flitt si era tuffato davanti a Draco per impedire che Fred e George gli saltassero addosso, Adam e Baston lo fissavano inorriditi, Alicia strillò –MA COME OSI?!- mentre Marion scuoteva la testa incredula. Addirittura Melen fissava il cugino con riprovazione. Ma la reazione maggiore fu quella di Ron –Questa la paghi Malfoy!- gridò puntandogli la bacchetta contro e urlando qualcosa. La bacchetta fu scossa da un violento tremito poi,con uno scoppio fragoroso, un fascio di luce verde uscì dal lato sbagliato della bacchetta colpendo Ron allo stomaco e scaraventandolo a terra –RON! Ron, tutto bene?- gridò Hermione preoccupatissima. Ron fece per parlare ma tutto quello che gli uscì dalla bocca fu un enorme rutto, seguito da un impressionante quantità di lumache. –Bene, passiamo al metodo babbano allora. KYAAA!- Emily si era voltata verso i serpeverde ridacchianti ed era partita all’attacco, menando chiunque le capitasse a tiro –è la mia ragazza- si vantò Fred orgoglioso distraendosi un secondo dal piccolo problema di suo fratello. –Portiamolo da Hagrid, è più vicino. E fermate Em tra un po’- ordinò Harry incamminandosi verso il bosco con Adam che lo aiutava a sorreggere Ron, seguito da Marion e Hermione, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo adorante a Emily. –cos’è successo Harry? Cos’è successo? Sta male? Ma tu puoi curarlo vero?- Colin si era precipitato giù dalla tribuna e ora gli saltellava intorno, mentre loro lasciavano il campo. –Non ora Colin!- strillò Harry infuriato aumentando la velocità per raggiungere il prima possibile la capanna di Hagrid. Erano a meno di sessanta metri dalla capanna del guardiacaccia quando la porta si aprì, ma ad uscirne non fu il mezzo gigante, ma Gilderoy Allock, quel giorno vestito di malva. –Nascondiamoci qua dietro!- sibilo il moro atterrito trascinando gli amici dietro un cespuglio lì vicino. –E’ molto semplice in realtà, se sai come fare. Se hai bisogno d’aiuto sai dove trovarmi! E provvederò al più presto a farti avere una coppia del mio libro, mi sembra assurdo che tu già non ce l’abbia! Bene, arrivederci- esclamò l’uomo prima di allontanarsi a grandi passi verso il castello. Appena il professore fu sparito si affrettarono a portare Ron, che aveva appena benedetto abbondantemente il cespuglio, verso la capanna. Hagrid aprì all’istante, un espressione scocciata sul faccione, subito sostituita da una gioiosa quando vide che erano loro –Oh, gliel’avete fatta a passare! L’unica che ci viene sempre è Em brutti…- iniziò l’omone prima che il rosso vomitasse abbondanti lumache sulla sua soglia –Beh, meglio fuori che dentro- commentò scostandosi per farli entrare e procurandosi immediatamente un grosso bacile. –E tu chi sei?- domandò poi perplesso fissando Adam, che si guardava intorno incuriosito –Oh, piacere signore. Sono Adam Hitchens, un amico di Marion- si affrettò a presentarsi un po’ intimidito –Beh, allora sai sceglierti bene gli amici. E non aver paura, non ho mai mangiato nessuno- rise il gigante, iniziando a preparare il the. –Per curiosità, chi ha cercato d’incantare? E Emily e Melen?- Harry aggrottò le sopraciglia – Emily ha iniziato un’altra rissa e Melen suppongo stia cercando di fermarla… Malfoy ha offeso Hermione. Dev’essere stata una cosa pesante perché tutti si sono arrabbiati molto.- Ron sollevò di scatto la testa, pallido e sudato -Era pesante! Quell’unto idiota l’ha chiamata sangue sporco, Hagrid!- poi si chinò nuovamente sul suo catino in preda ad una nuova ondata di lumache –NON E’ VERO!- tuonò l’uomo fissando costernato Hermione –E’ proprio vero, ma non so cosa significa quindi… Naturalmente ho capito che era offensivo, l’ha usato spesso anche con Em …- Adam sospirò scuotendo la testa –Forse è la cosa più offensiva che potesse venirgli in mente. “Sanguesporco” è un insulto spregevole riferito ai nati babbani. Alcuni purosangue, cioè maghi da generazioni, credono di essere migliori di altri per questo.. Ma è solo un’idiozia- Marion annuì –Nel nostro mondo c’è sempre stata questa forma di razzismo… mi dispiace tanto Herm- Ron sputò un po’ di bava nel bacile –E’ ovviamente una stronzata! Prendete Neville, lui è un purosangue ma non riesce neanche a far star dritto un paiolo!- -Mentre non l’hanno ancora fatto l’incantesimo che stà streghetta non sa fare- disse Hagrid tutto orgoglioso carezzando la chioma crespa della ragazzina che gli sorrise grata.

-Ecco, questo dovrebbe farti stare meglio- Emily prese il ghiaccio che Fred le offriva e se lo mise sull’occhio pesto –Questa volta hai esagerato. Attaccare da sola l’intera squadra di Serpeverde… sei davvero fantastica!- il rosso rise divertito mentre lei lo fissava seria –Fred…- Emily deglutì nervosa –Senti io volevo dirti che… mi dispiace di…sai… non è che io non desideri fare…quello…con te. Ma mi sembra troppo presto. Insomma e se non lo sapessi fare? Se…- Fred la guardò perplesso –stai parlando di quello che penso tu stia parlando?- la ragazzina arrossì sfuggendo al suo sguardo –Ah è per questo che mi evitavi allora! E io che pensavo fossi arrabbiata!- Emily alzò di scatto il viso verso di lui, trovandosi a un soffio dal suo –Em io non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi. Io ti desidero moltissimo, ma ti amo ancora di più- le accarezzò una guancia teneramente –e mi rendo conto che per te è più difficile. Posso aspettare, ti aspetterei tutta la vita se fosse necessario- Gli occhi dorati si spalancarono mentre il cuore della castana iniziava a fare le capriole –Credo..credo di amarti anche io- ammise facendolo sorridere –beh, questa è un’ottima notizia davvero- sussurrò il ragazzo prima di baciarla, subito ricambiato. –Sono proprio innamorati eh?- Melen sbuffò tamponando la guancia pesta del cugino –Sembra di sì. Ma perché diavolo non riesci a evitare di farti malmenare da Em?- il biondo fece una smorfia –Non saprei proprio. Direi perché la Fat rappresenta tutto quello che di sbagliato c’è al mondo. Sanguesporco, Grifondoro, Potteriana…- Melen sospirò pesantemente –Tu vedi solo quello che vuoi vedere. Sono sicura che se ti sforzassi di conoscerla t’innamoreresti di lei. Quando la conosci è quasi impossibile evitarlo…- concluse lanciando uno sguardo triste alla coppia alle loro spalle –Lel tu…- la vampira scosse la testa imbarazzata –ovviamente parlavo di Harry. Sei a posto. Ci vediamo in giro Draco, e evita di ripetere quella parola. E’ davvero poco elegante- disse con un mezzo sorriso avviandosi verso la capanna del guardiacaccia. Malfoy si girò verso le gradinate e fissò Emily. Non riuscì a evitare di ripensare ai loro visi vicini al Ghirigoro, alla sua pelle illuminata in mezzo alla foresta, al suo profumo speziato... Strinse i denti e si alzò iniziando a correre verso il castello, lui la odiava davvero quella maledetta Sanguesporco!

Non c’erano lezioni quel giorno e il gruppo si riunì solo per l’ora di cena. –Quindi è stasera che avete la punizione?- domandò Emily curiosa fissando Harry –Già… Gazza mi terrà tutta la notte a pulire quegli stupidi trofei!- Si lamentò Ron depresso –Farei cambio in qualsiasi momento…- mormorò Harry lugubre pungolando il suo arrosto –Tu cosa dovrai fare Mary? Mary?- la castana sobbalzò, distogliendo lo sguardo da Adam –Cosa?- Hermione ridacchiò divertita –Em ha chiesto che punizione ti hanno dato- Marion arrossì –Oh. Beh devo aiutare la professoressa di Medimagia a sistemare il suo archivio.- Emily la fissò perplessa –C’è un corso di Medimagia?- Melen sbuffò –Certo che c’è, ci sono corsi di preparazione per ogni lavoro magico disponibile! Auror, Medimago, Pozionista… le solite cose sai- Emily e Harry si fissarono perplessi –Credo sia il caso di ricordarvi che io e Em siamo nati babbani, per noi i lavori normali sono..che so, postino, elettricista e medico- fece notare Harry –Questo non toglie che avreste dovuto informarvi sulle possibilità che avrete in futuro- berciò Hermione guadagnandosi le solite occhiatacce scocciate. Alle nove e mezza Ron e Harry avevano già raggiunto i loro “luoghi di detenzione” mentre Mary si apprestava a farlo –Aspetta, ti accompagno- propose Emily abbandonando il tavolo studio con un sorriso grato –Grazie Em- la rossa scosse la testa –Grazie a te, mi offri un’ottima occasione per scappare da quelle pazze- Marion rise divertita precedendo la ragazza fuori dal buco del ritratto. –Sai il piano?- annuì tirando fuori dalla tasca della gonna un foglietto accuratamente piegato –Quarto piano, l’aula vicino al quadro dell’alchimista Edward. Non ci sono mai stata. Tu?- Emily scosse la testa in segno di diniego, poi insieme si incamminarono chiaccherando del più e del meno. La porta dell’aula era chiusa e dall’interno non giungeva nessun rumore –Bussiamo? O forse è meglio aspettare e…- pigolò Marion nervosa, odiava non sapere cosa fare, la rendeva più insicura di quanto già non fosse –Ehilà, c’è nessuno?- Emily dal canto suo non aveva di questi problemi e aveva già spalancato la porta –Bussare sarebbe stato più educato, ma mi piacciono le persone decise. Buonasera ragazze- davanti a loro apparve Mirice Mcgonagall, la donna era seduta su una bella poltrona e carezzava le piume di una grande fenice dorata –Quella è…- iniziò la rossa emozionata –Esattamente signorina Fat, questa è una fenice. Fanny è con il professor Dumbledore da quando lui iniziò il suo primo anno ad Hogwarts- spiegò con un sorriso –Animali affascinanti le fenici. Il loro canto è la melodia più dolce del mondo, rinascono dalle proprie ceneri e le loro lacrime hanno poteri curativi.- Mirice diede un buffetto affettuoso alla creatura prima di alzarsi e avanzare verso di loro, gli occhi azzurri brillavano ilari dietro gli occhiali dalla montatura scura. –Ma non siete qui per una lezione. La signorina Lupin deve portare a termine la sua punizione e lei, signorina Fat, deve proprio tornare in dormitorio. Tra poco scatta il coprifuoco- Le due ragazze annuirono, poi Emily se ne andò lasciando Marion da sola. –Molto ben signorina Lupin, il nostro compito per stasera sarà quello di controllare l’elenco di ingredienti e di medicamenti presenti nella farmacia scolastica. Madama Chips mi ha riferito un aumento del consumo di Dittamo e non vorrebbe mai rimanere senza. Cominciamo- spiegò la donna porgendole una lunga lista e indicandole quattro capienti scaffali –Io devo correggere dei compiti, sarò nella stanza affianco se hai bisogno- aggiunse con un sorriso cortese avviandosi verso l’ufficio dove l’attendeva Fanny. Marion sospirò, ci sarebbero volute ore per catalogare tutta quella roba, poi si rimboccò le maniche e iniziò. Era così immersa nel lavoro che non si accorse della stanchezza e del tempo che passava fino a che non fu la professoressa a richiamarla –E’ quasi mezzanotte Marion- la informò avvicinandosi e guardando meravigliata gli scaffali ordinati e puliti –Ottimo lavoro, sei ordinata come Marlene vedo..- commentò posandole una mano sulla spalla –E’ la seconda volta che mi paragonate a mia madre, la conoscevate bene?- gli occhi azzurrissimi della donna si velarono lievemente mentre quella annuiva –La conobbi meglio dopo Hogwarts. Marlene aveva qualche anno più di me e di tuo padre, effettivamente all’epoca frequentavo più spesso Remus e la sua…comitiva- si fermò accennando un sorriso malinconico –E’ passato molto tempo. Buonanotte signorina Lupin- la congedò frettolosamente dandole le spalle. Marion attese qualche secondo, sperando che magari la donna cambiasse idea e continuasse a raccontare, ma alla fine si avviò delusa verso la porta. Il castello era immerso nell’oscurità e si maledisse per non essersi portata dietro la bacchetta mentre procedeva a tentoni –Lumos- un fascio di luce la illuminò e il viso di Melen apparve dal buio –Ho pensato potesse servirti un po’ di luce, voleva venire anche Em ma è crollata quasi un ora fa- Marion sorrise rasserenata affiancandosi all’amica –Grazie, ero già disperata- ammise seguendo la mora verso la torre. Lei e Melen non parlavano molto ma non c’era imbarazzo, si volevano bene e spesso tra loro non c’era semplicemente bisogno di parole. Improvvisamente la vampira si fermò guardandosi attorno terrorizzata –Cos’è stato?- chiese agitata. Marion la fissò perplessa, ma prima che potesse chiedere delucidazioni un brivido freddo le percorse la schiena e sentì che qualcosa era vicino a loro, qualcosa di pericoloso. Era come con la banche, la consapevolezza era apparsa dal nulla eppure ogni fibra del suo essere le gridava quella certezza. La sensazione sparì così com’era apparsa e le ragazze si affrettarono a tornare in dormitorio. Appena varcato il buco del ritratto Emily gli venne in contro chiaramente spaventata – C’è un assassino nel castello! Ero a letto e ho sentito che..- Hermione la seguiva, i capelli scompigliati e un espressione scocciata –Stavi sognando, è ovvio!- sbuffò –insomma diteglielo anche voi- sbottò verso le amiche. Il silenzio che seguì quella richiesta era denso e teso.
  


Angolo dell'autrice e della postatrice:
Ed ecco il ventesimo capitolo. Wow la storia fra Fred e Emily stà prendendo una piega davvero seria, altro che cotta! Si è vero, la loro si stà trasformando in una storia molto romantica e impegnativa, chissà se Emily dall'alto dei suoi 13 anni riuscirà a gestire un impegno del genere...>_< Noto anche un lieve accenno yuri. Si e no, non rivelo nulla. Ora io mi domando: passa che Melen senta il basilisco, in fondo avrà dei sensi molto più sviluppati, passa che lo percepisca Marion, abbiamo già visto che ha un istinto per il pericolo, ma Emily? Perchè diavolo parla serpentese?! Lo scoprirete solo leggendo U.U Brutta! >o< Molto. Ci sentiamo al prossimo capitolo e un grazie di cuore alla nostra unica fantastica recensitrice! Ciao Ciao Vale e Lisa

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Capitolo 21
*** 2.7 Un tragico Halloween ***


2.7 Un tragico Halloween

-Fammi capire bene- mormorò Emily con la voce che tremava dalla rabbia –tu hai promesso a Nick-quasi-senza-testa di partecipare alla sua festa di Complemorte e noi dovremmo perderci la festa di halloween (che guarda caso è anche il mio compleanno!) per questo?- Harry deglutì spaventato –Beh.. si. M-ma, come ha detto Herm, non sono molti i mortali che possono dire di aver potuto parteciparvi, sarà interessante!- disse cercando di convincerla. La rossa lo fissava furibonda –Beh, mi rincresce davvero di dover rifiutare allora. Ma sai, dato che è il mio compleanno ho deciso che lo passerò alla festa di Halloween con Fred. Spero che non ti dispiaccia!- detto questo si allontanò borbottando imprecazioni a mezza voce. –cos’ha? Sindrome pre-mestruale?- domandò Ron perplesso –Lei e suo fratello si sono piazzati solo secondi alle ultime gare. Le passerà, non preoccuparti Harry- disse Marion cercando di sollevare il morale al ragazzo che aveva l’espressione di uno che è stato preso a pugni –E noi verremo volentieri con te. Sono sicura che ci divertiremo- aggiunse incoraggiante –Ciao Marion- la castana sobbalzò voltandosi di scatto –A-Adam.. ciao- pigolò torcendosi le mani imbarazzata –si, ciao. Volevo chiederti… ti và di venire con me alla festa di Halloween? Ho sentito che quest’anno Dumbledore ha chiamato una band e che sarà davvero fantastico- le domandò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli, nervoso. Marion passò da tutte le gradazioni del rosso prima di fermarsi su un bel color porpora che faceva risaltare i suoi occhi chiari –C-certo, mi farebbe piacere- pigolò imbarazzata –Bene, ci si vede allora- esclamò Adam tutto contento allontanandosi in direzioni di un ragazzo biondo che lo guardava ridendo –“noi verremo volentieri con te Harry. Non preoccuparti” Ahaha, molto coerente Mary- la sbeffeggiò Ron ridendo dell’agitazione e dell’imbarazzo dell’amica –Piantala stupido idiota! Hai dimenticato il tatto sul comodino oggi?- lo rimproverò immediatamente Hermione cercando di tranquillizzare una Marion divorata dai sensi di colpa. –Beh io verrò volentieri. Sono curiosa di vedere come si svolge questa festa- disse Melen chiudendo il libro che stava leggendo e scostandosi la frangia scura dagli occhi –sarà davvero interessante- concluse con un sorriso affascinante. Fu così che il 30 Ottobre, alle sette di sera, Harry, Ron, Hermione e Melen si diressero oltre la sala grande, decorata e gremita di studenti in maschera, per raggiungere i sotterranei. Il lungo corridoio che conduceva alla stanza della festa era cosparsa di lunghe e sottili candele nere che gettavano un ombra cupa ovunque, brillando sinistramente tra i corpi incorporei degli invitati. La temperatura scendeva sempre di più mentre si avvicinavano alla festa tanto che i ragazzi si strinsero nei vestiti guardando scontenti i loro respiri condensarsi in nuvolette di vapore. La stanza era decorata con pizzi e tappeti scuri e un grande lampadario di cristallo rifletteva dappertutto una luce blu notte che dava l’impressione di essere in una cripta dimenticata o in un libro di Allan Poe, sensazione sottolineata anche dalla presenza di centinaia di figure perlacee che fluttuavano ballando al ritmo di un requiem malinconico. –Bella musica davvero…- mormorò Ron a bassa voce stringendosi nelle spalle –Benvenuti, benvenuti amici miei! Sono così contento che abbiate deciso di venire… prego, guardatevi pure in torno. Divertitevi- invitò Nick-quasi-senza-testa apparendo di colpo davanti a loro e levandosi il cappello in segno di saluto per poi sparire altrettanto repentinamente. –Diamo un occhiata in giro?- propose Harry battendo i denti –Attenti a non passare attraverso gli spettri, ho letto che non è per nulla piacevole- avvertì Ron, allontanandosi dalla pista da ballo. Melen si guardò intorno, alcuni di quei fantasmi erano maghi e streghe famose, era quasi sicura di aver visto il pozionista Rudolf Rochlance e anche l’alchimista Gwynne Sereide. Faceva freddo, lo percepiva ma non lo provava appieno. Non era a disagio come i suoi amici, in fondo lei era a metà tra loro e i fantasmi. Una non-morta, non era mai morta ma non poteva neanche considerarsi completamente viva… il suo cuore batteva era vero ma si avvicinava il suo Lilith’s Blood, presto avrebbe smesso. Sentì distrattamente Hermione parlare di Mirtilla Malcontenta ma non vi prestò attenzione, avvicinandosi invece al fantasma di una donna dall’aria raffinata che sedeva nel nulla non troppo lontano dall’orchestra –Riconosco i tuoi tratti ragazza, senza dubbio sei una Black- mormorò lo spirito fissando i suoi stessi occhi nel volto di Melen –Si, tu sei zia Cassiopea vero?- la dama sorrise scostandosi un ricciolo dal volto –proprio così, e tu sei figlia di..?- Melen sorrise –Di Amyas, il figlio di Alphard, e di Penelope, una delle gemelle di Cygnus- il fantasma annuì senza aggiungere altro per un po’, come a radunare i pensieri –Se non sbaglio il figlio di Alphard venne cancellato dalla famiglia perché divenne un vampiro. Un vero peccato, Alphard era il mio nipote preferito…- Melen annuì –si è così…zia, com’è morire?- il fantasma la fissò teneramente –E’ come addormentarsi Melen, ma quando tu riaprirai gli occhi non sarai poi molto diversa. Non è il corpo a fare un uomo, ma il cuore.- mormorò avvicinando una mano alla guancia della ragazza, come se volesse carezzarla –I tuoi amici ti chiamano, credo sia ora che tu vada. E’ stato bello conoscerti cara- Melen annuì regalando un sorriso alla donna, poi si alzò con grazia raggiungendo Ron, Harry e Hermione –Andiamocene, ho perso sensibilità alle dita- bofonchiò il rosso battendo i denti e fissando scontroso Harry –si, andiamo- convenne Harry porgendo la sua giacca a Hermione che l’accetto con sollievo. Avanzavano a passo svelto, un po’ per scaldarsi un po’ nella speranza di riuscire ad arrivare in Sala Grande prima della fine della festa –Magari riusciamo a beccarci un po’ di pudding!- esclamò Ron speranzoso mettendosi quasi a correre. Melen si bloccò a metà di un sorriso, le era arrivato al naso odore di sangue. Non era sangue umano ma era parecchio e bastò per attivarle i sensi e minacciare di farle perdere il controllo…

-Wow, stai benissimo!- esclamò Adam spalancando gli occhi e fissando stupito Marion. La ragazza avvampò tormentandosi le dita ricoperte dai guantini pelosi –davvero?- pigolò imbarazzata e lusingata –Certo, sei la licantropa più carina che io abbia mai visto- assicurò lui guardando le orecchie e la coda che uscivano fuori dal costume con un sorriso –A-anche il tuo costume è bello- riuscì a mormorare lei fissando impressionata la freccia che gli attraversava la testa. Lui le offrì la mano e lei la accettò intimidita, seguendolo verso uno dei tavolini rotondi che avevano sostituito quelli delle case. La sala era meravigliosa, un trionfo di luci e colore, in cui dominavano il nero e l’arancio. Le zucche si muovevano per la sala pigramente illuminando ogni angolo di una calda luce aranciata, mentre piccoli fuochi fatui esplodevano qua e la in zampilli di caramelle. La musica era alta ma non assordante e ovunque la gente ballava travestita da mostri o semplicemente in modo strano. Vide Dumbledore ballare animatamente con la McGongall al lato della pista e sorrise divertita incrociando lo sguardo esasperato di Mirice, Piton ascoltava seccato le schiocchezze di un Allock versione Cupido e Hagrid si rimpinzava di zucca e pudding. Non vedeva Emily da nessuna parte, e sperò che ovunque fosse si stesse divertendo. –Vuoi ballare?- domandò Adam a disagio –Nono- si affrettò a rispondere lei –cioè… io non so ballare. Sono davvero scordinata- spiegò per evitare che lui pensasse che lei non voleva ballare con lui –Beh, non puoi essere peggio di lui- mormorò il moro indicandole un Percy Weasley palesemente ubriaco che era salito sul palco e si muoveva a un ritmo sincopato che solo lui sentiva. Marion rise di gusto rigirandosi verso il suo accompagnatore e scoprendolo a fissarla –Sei molto carina quando ridi- spiegò lui arrossendo. Anche Marion arrossì, poi si irrigidì. Improvvisamente aveva la pelle d’oca e una gran brutta sensazione. “Harry!” senza sapere nemmeno perché si alzò di scatto e iniziò a correre verso il bagno di Mirtilla Malcontenta…
 
Un gatto non fa paura!- fece notare George alzando un sopracciglio –Beh, lo zombie mi sembrava troppo scontato- replicò Emily scuotendo la testa e facendo tintinnare il campanellino che aveva al collo –Non siamo due semplici zombie, siamo i terribili fratelli non morti Garrert! I terrori della scozia- spiegò il rosso entusiasta, sconvolgendosi davanti all’aria perplessa della ragazza –Dai, non puoi non conoscerli! E’ una storia che si racconta sempre!- Fred rise dello shock del gemello –Nata babbana, fratello. Lei leggeva Penterentola e Biancamela- spiegò con aria saputa –Cenerentola e Biancaneve- corresse Emily con un sorriso divertito –Un giorno dovrete proprio raccontarmela quella storia- George ricambiò il sorriso tirandole una delle orecchiette pelose –Contaci gattina. Signori ci vediamo, io ho una persona da far ubriacare e voi dovete andare a limonare come vostro solito e immagino non mi vogliate fra i piedi. Certo potremo sempre fare una cosa a tre…- iniziò subito zittito da un’occhiataccia del gemello –ma sarà per un’altra volta. Divertitevi e non fatemi diventare zio- raccomandò prima di sparire tra la folla lasciandoli soli e imbarazzati. –Percy?- domandò Emily dopo qualche secondo fissando George e Lee Jordan che modificavano il contenuto di una bottiglia di Frizzimela –Percy- annuì lui –Lo scorso Natale abbiamo scoperto che non regge per niente l’alcool. Sarò uno spettacolo!- esclamò con gli occhi azzurri che brillavano ilari. Emily annuì ridendo –imperdibile!- ammise –Già, intanto ti va di ballare?- la ragazza annuì accettando la mano di Fred e lasciandosi condurre in pista –Non sono molto brava- ammise mentre lui le cingeva dolcemente la vita –Meno male, perché io sono un disastro- si guardarono negli occhi ridendo poi Emily, in uno slancio di romanticismo abbastanza inusuale per lei, appoggio la testa sul petto del ragazzo seguendo con i piedi il ritmo del suo cuore –Batte forte- sussurrò tra le braccia del rosso –Colpa tua- ammise Fred sorridendo intenerito. Emily non disse niente, nonostante tutto non era ancora abituata a sentire il cuore batterle così forte da sembrare volesse fuggirle dal petto, ne riusciva ad abituarsi ai brividi incontrollabili che la sconvolgevano ogni volta che Fred la sfiorava o peggio la baciava… Era normale che si sentisse così? O era troppo presto, come le aveva fatto notare suo padre? Era così persa nelle sue riflessioni che tornò in se solo quando una voce agghiacciante superò il frastuono della sala “Uccidere. E’ tempo di uccidere…. Uccidere”. La ragazza si staccò violentemente da Fred terrorizzata –Em? Stai bene? T-ti ho pestato un piede?- chiese il ragazzo perplesso dallo strano comportamento della giovane –Non hai sentito? Dobbiamo impedirglielo!- urlò iniziando a correre dietro alla voce. Sentì Fred correrle dietro ma non vi badò troppo presa a guardarsi intorno, la voce era vicina quindi perché non vedeva nessuno?
 
-Miseriaccia è Mrs Purr!- esclamò Ron inorridito fissando la gatta a penzoloni su quel mare d’acqua. Vicino a lui Harry annuì a disagio –Sembra… rigida. E’ normale che un corpo inizi a farlo appena dopo la morte?- il rosso scosse la testa senza riuscire a staccare gli occhi dall’animale –E che diavolo ne so? Melen tu dovresti avere più esperienza in animali morti, che ne… COSA DIAVOLO…?!- L’odore del sangue era fortissimo, inresistibile. Aveva cercato di non farci caso ma non era riuscito a impedire ai suoi occhi di diventare rossi, ne ai suoi sensi di acuirsi. Ora percepiva il rumore liquido del sangue dei suoi compagni nelle vene, il cuore pulsare invitante con il suo odore caldo che aumentava e tentava la sua sete. Aveva la gola secca. Si mosse senza pensarci, come puro istinto, e afferrò un polso di Hermione. La bionda si girò a guardarla stupita ma fece l’errore di incrociare i suoi occhi e ne rimase stregata. La piccola maga si perse in quelle profondità vermiglie contornate dalle lunghe ciglia nere e non emise un solo verso mentre l’amica la spingeva contro il muro e le sbottonava elegantemente i primi bottoni della camicia per mettere in mostra il pallido e invitante collo. Melen la guardò famelica leccando lentamente la pelle di Hermione, eccitata dal pulsare furioso dell’arteria appena sotto le sue labbra. I canini scesero dalle gengive mentre la giovane vampira si preparava al suo pasto. Sentì Ron e Harry urlare di fermarsi, sentì dei passi in avvicinamento e l’odore appetitoso di Emily le solleticò le narici. Il suo cuore perse un battito al pensiero che lei, la persona che aveva accettato tutto di lei dopo un solo istante, potesse vedere il mostro che in realtà era e una lacrima solitaria le rigò una pallida guancia. –Mel no!- strillò Emily lanciandosi verso l’amica e scivolando sull’acqua, vide Marion superarla e strattonare il braccio della mora senza nessun risultato poi sentì la voce di Fred –Stupeficium!- Melen sentì la forza dell’incantesimo spingerla indietro e non oppose resistenza. Andò a sbattere contro il muro di fronte, il muro pieno di sangue, portando all’attenzione dei suoi amici una cosa che, alla vista della gatta, era passata inosservata. –La camera dei segreti è stata aperta. Nemici dell’erede tremate- lesse Harry con voce tremante. Emily e Marion alzarono un secondo lo sguardo da Hermione e lo stesserò fecero un pallidissimo Ron e Fred, che aveva appena immobilizzato Melen con un eccellente incantesimo della pastoia -ma che significa?- domandò proprio quest’ultimo. Ma prima che chiunque potesse anche solo pensare ad una risposta il rumore di numerosi passi risuonò nel corridoio. La festa di halloween era finita e gli studenti che si avviavano verso i dormitori si trovarono davanti all’agghiacciante spettacolo –so cosa state pensando, ma non è come sembra!- esclamò Ron dopo qualche secondo di silenzio teso, perdendo come al solito una buona occasione per tacere…




Angolo dell'autrice:
Innanzitutto le cose importanti: AUGURI LISA! Ho voluto postare oggi proprio perchè è il compleanno della nostra postatrice che proprio per questo motivo non è quì con me ma è ha festeggiare con il suo maritino :D Parlando invece del capitolo... non mi piace. E' corto e non mi sembra che abbia un buon ritmo. L'unica parte che salverei è quella del quasi morso a Hermione! L'ho riscritto e ricorretto un sacco di volte ma ancora non mi convince... spero che a voi piacia più che a me ^^ Detto questo saluto come al solito le mie adoratissime recensitrici (un bacione e grazie mille di essere ancora con me!) e anche chi legge solo e non commenta . Ciao ciao Valentina


 

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Capitolo 22
*** 2.8 La scritta sul muro ***


2.8 La scritta sul muro
 

Conosceva Melen da un anno. Non era molto lo sapeva ma a lei era sembrato più lungo e intenso di tutta la sua vita. Aveva temuto il “vampiro Melen”, ma solo all’inizio, solo per quel breve attimo in cui sell’espresso per Hogwarts aveva ringhiato a Malfoy. Poi aveva conosciuto la sua passione per i libri e il thè verde, l’aveva osservata ascoltare ogni singola sciocchezza partorita dalla mente di Emily con attenzione e uno sguardo esasperato ma pieno d’affetto, l’aveva vista sorridersi complice con Hermione mentre studiavano chissà cosa in biblioteca, aveva visto la sua espressione contrariata quando Ron la batteva a scacchi e il vivo interesse per i problemi suoi e di Harry e temerla era diventato assurdo, impossibile. Fino a quella sera. Fino a quando non l’aveva vista affondare i denti nel collo di Hermione. Ora tutto quello che riusciva a vedere era un mostro sporco di sangue immobilizzato di fronte a un muro con una scritta terribile. –Che succede qua? Cosa succede ho detto?!- Gazza si fece largo tra la folla a spallate e si pietrificò nel vedere il corpo di Mrs Purr dondolare tetramente appesa a una torcia nel bagno. I suoi sbarrati sondarono il viso pallido di Harry per poi spostarsi velocemente su Melen, ancora tenuta ferma dall’incantesimo di Fred. –TU!- urlò disperato e furioso –TU, SPORCA VAMPIRA! SEI STATA TU A UCCIDERE LA MIA GATTA!- si avvicinò alla ragazza immobile e le sferrò un calcio –Stia fermo!- strillò Emily spingendolo via e mettendosi davanti alla sua amica, pronta a difenderla –LEVATI RAGAZZINA! QUELLA TROIA HA UCCISO LA MIA GATTA! LA PAGHERA’! IO L’AMMAZZO, IO…- l’uomo si faceva avanti minaccioso circondato dal silenzio innaturale e scioccato dell’intera scuola –GAZZA!- la comparsa di Dumbledore, seguito dalla maggior parte del corpo insegnanti, fermò il proposito di vendetta del custode. Il preside guardò la scena con occhi seri poi fece cenno a madama Chips e a Mirice. La prima si fiondò verso Hermione, sostenuta da Ron e Marion con una leggera ferita sanguinante sul collo, mentre la seconda si avvicinò con circospezione a Melen. Mirice fissò gli occhi lucidi della vampira mentre estraeva dalla tasca una lunga collana che terminava con uno strano ciondolo, la mise alla mora recitando qualche parola in una lingua sconosciuta e subito Melen perse i sensi. Le ragazze furono caricate sulle due lettighe che la Mcgonagall aveva fatto apparire per essere velocemente trasportate in infermeria. Dumbledore intanto si era avvicinato alla torcia dalla quale l’animale pendeva come una macabra bandiera e lentamente l’aveva avvolta nel suo mantello, per poi voltarsi verso il piccolo gruppo ancora immobile al centro del corridoio –Seguimi Gazza. E anche voi: Potter, Weasley, Lupin e Fat. Entrambi i signori Weasley anche, per favore- disse serio il preside subito interrotto da un baldanzoso Allock –Si senta libero di utilizzare il mio studio, signor preside. E’ il più vicino- Dumbledore annuì incamminandosi verso lo studio dell’uomo che, infervorato e dandosi arie di grande importanza, si accodò alla McGonagall e a Piton dietro al preside. Arrivati nello studio Allock accese con la bacchetta le numerose candele profumate che riempivano la stanza avanzando intanto ipotesi sulla morte della povera gatta. Dumbledore aveva nel frattempo posato la bestiola sul tavolo e la esaminava in silenzio, così come la McGonagall. Emily lanciò uno sguardo impietosito a Gazza, seduto su una sedia poco distante il vecchio custode piangeva disperato la perdita della sua unica amica e la rossa non poteva che essergli in un certo senso vicina, se fosse successo a Plummy… rabbrividì al solo pensiero e scosse la testa. Fred, di fianco a lei, le stringeva una mano in silenzio e doveva ammettere che la sua presenza la faceva sentire in un certo senso più sicura. I suoi pensieri non erano rivolti a quello che sarebbe successo a loro, era dannatamente preoccupata per Melen. Era la prima volta che vedeva la bestia che la ragazza nascondeva ma invece di provarne orrore il suo cuore era pieno solo di grande tristezza, non aveva paura di lei ma odiava quella maledizione che la faceva soffrire e cambiare così. Perché Melen ne moriva un po’ ogni volta, lo sapeva… aveva notato subito le sue lacrime. –Non è morta, Gazza- disse finalmente Dumbledore, voltandosi verso il custode –Non è morta?- pigolò quello strabuzzando gli occhi incredulo –M-ma allora perché è…così rigida e congelata? Quella sporca vampira l’ha stregata con la sua magia oscura?- domandò in ansia con voce soffocata –Non è stata Melen!- sbottò Emily incapace di trattenersi. Dumbledore la osservò stupito per qualche secondo prima di sorridere –l’amore disinteressato è un sentimento così raro- mormorò più a se stesso che agli altri –E’ stata pietrificata Gazza, ma non sono in grado di dire come..- Il custode lanciò un occhiataccia a Emily –lo chieda a loro! Chieda a loro cosa ha fatto quella sguald..- non finì la frase che il preside lo interruppe seccamente con un gesto della mano –Se mi permette preside, è anche possibile che Potter e i suoi amici si siano solo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non ho visto Potter, Weasley Ronald, Lupin né la signorina Black alla festa di halloween, mi viene quindi spontaneo chiedere dove fossero- Si intromise Piton con un sorriso malcelato sul volto –Eravamo alla festa di complemorte di Nick-quasi… volevo dire Ser Nicolas- spiegò Harry abbassando lo sguardo per non incontrare gli occhi scuri del professore –Ma perché dopo non siete andati alla festa? Perché eravate in quel corridoio?- proseguì l’uomo –Volevamo andare a letto- Piton sorrise –Senza cena? Non sapevo che i fantasmi alle loro feste servissero cibarie adatte ai vivi- li schernì –Non avevamo fame- tentò Ron, subito contraddetto dal suo stomaco che si mise a borbottare sonoramente. –Gliel’avevo chiesto io- intervenne Emily senza preavviso, congelando il sorriso sul viso di Piton –Oggi è il mio compleanno e dovevamo incontrarci lì a quell’ora per salire sulla torre di astronomia. Fred si era procurato alcuni fuochi artificiali drago rosso e.. beh, avevamo pensato di andarci prima della fine della festa per non essere beccati- mentì abbassando il viso in una finta smorfia contrita. -Spero vi renderete conto che in ogni caso questa notte avrà delle conseguenze- disse Dumbledore dopo qualche secondo di silenzio teso –So benissimo che non era intenzione della signorina Black ferire la sua compagna ma immagino sappiate che il resto dei vostri compagni potrebbero non essere così tolleranti. E’ tutto potete andare- I ragazzi non se lo fecero ripetere e sgattaiolarono fuori velocemente, lasciando Gazza a lamentarsi su quanto fosse ingiusto che nessuno fosse stato appeso per i pollici dopo questa “bravata”.
 
Hermione aprì gli occhi lentamente cercando di mettere a fuoco l’ambiente intorno a lei. L’ultima cosa che ricordava erano gli occhi rossi di Melen che la fissavano famelici e il respiro caldo della giovane sul viso. –Sei sveglia- la bionda sobbalzò notando che la protagonista dei suoi pensieri era proprio di fianco al suo letto, nuovamente con gli occhi scuri e nuovamente padrona di se stessa. Non riuscì a evitare di arrossire ne di allontanarsi da lei, gesti che non sfuggirono allo sguardo attento della Black. –So che non cambierà quello che provi ma… beh credo sia giusto scusarmi. Non volevo aggredirti, ma l’aroma del sangue era… troppo forte. E il tuo odore era assolutamente irresistibile- pronunciò amara abbassando lo sguardo e quindi perdendosi l’ulteriore imporporamento di Hermione –So che non è un motivo valido… mi..mi spiace- mormorò piano. Poi si alzò e tornò silenziosamente al suo letto, qualche posto più in là. Hermione avrebbe voluto alzarsi e rassicurarla, capiva perché l’aveva fatto e non era arrabbiata, ma non lo fece. Prima di poter nuovamente parlare con Melen come un’amica doveva aspettare che la sua mente smettesse di riproporle il brivido delle sue labbra sul collo.
 
  -Marion? Dormi?- domandò Emily al vuoto, incurante di poter svegliare così le sue compagne di stanza –No- rispose piano Marion dopo qualche secondo. La rossa annuì alzandosi lentamente dal letto (facendo ben attenzione a evitare di sfiorare Plummy onde evitare che iniziasse ad abbaiare o, peggio, volesse giocare) e entrando in quello dell’amica –Non riesco a dormire.- ammise a malincuore –sono troppo agitata- la castana annuì partecipe –Anche io. Ma ti rendi conto? Quel… quel mostro dormiva in questa stanza! Siamo state vicino a una pericolosa assassina per mesi e abbiamo fatto finta di niente- rabbrividì stringendosi nelle spalle –Vampiri, lupi mannari e altre diavolerie simili… Non dovrebbe essere permesso a quelle creature di mischiarsi fra la gent- non finì la frase che una schiaffo di Emily la colpì violentemente sulla guancia sinistra –Come..osi?- disse la rossa con gli occhi fiammeggianti e la voce che tremava per la rabbia e l’indignazione –Vampiri, lupi mannari… come puoi pensare che siano mostri? Come puoi chiudere gli occhi e non vedere che sono persone come te e me? Mostri! E’ ridicolo, no peggio, è assolutamente inaccettabile! Come puoi condannare una persona per una maledizione che gli è imposta? Melen non ha scelto di essere una vampira e ne soffre, ma a te non importa vero?- Emily abbassò gli occhi –Mi hai delusa Marion, pensavo tu fossi una brava persona ma non sei poi tanto diversa da Malfoy in fondo. Solo che discrimini un'altra categoria- si alzò e corse via, fuori dal dormitorio, lasciando Marion da sola. La castana si sfiorò la guancia pulsante stupita. Emily l’aveva colpita! Lentamente le parole astiose che le aveva rivolto penetrarono nella sua mente e si lasciò ricadere nel letto con un sospiro. Aveva ragione la rossa… non avrebbe dovuto permettere alla paura di parlare per lei. In fondo Melen non aveva scelto di essere una vampira più di quanto lei non avesse scelto di essere miope… Sbuffò per l’inadeguatezza del paragone e rimase ferma a letto ad aspettare che la sua amica tornasse. Doveva chiederle scusa.
 
Hermione rimase in infermeria qualche giorno perché Madama Chips riteneva saggio controllare che non avesse subito uno shock mentre a Melen fu concesso di riprendere le lezioni già il giorno dopo. Non si era aspettata certamente che le cose tornassero come prima, anzi si era già rassegnata all’idea che tutta la scuola l’avrebbe evitata come la peste. O come il mostro che era. Ecco perché si sorprese non poco nel trovare Emily fuori dall’infermeria ad aspettarla insieme a Plummy, che le si avvicinò subito sfiorandole le mani con la lingua umida, partecipe. –Cosa ci fai qui?- domandò la vampira senza riuscire a trattenere la sorpresa –Ti passo a prendere- rispose tranquilla la rossa –ho pensato che dopo ieri notte fossi in entrata in uno dei soliti trip “sono un mostro, faccio schifo” e volevo essere pronta a sostenere la tua precaria autostima- spiegò Emily atteggiandosi un po’ a maestrina –Perché? Perché lo fai? Hai visto cos’ho fatto ad Hermione… hai visto cosa sono…- scosse la testa confusa, perché voleva esserle ancora amica dopo quello che aveva fatto? –Mel ognuno nasce con qualche difetto, il tuo è solo lievemente più mortale di altri. Non smetterò di volerti bene solo perché non sei perfetta come la sottoscritta- disse con un mezzo sorriso offrendole il braccio, che Melen accettò regalandole uno dei suoi rari sorrisi. Se Emily l’aveva presa straordinariamente bene, il resto della scuola iniziò a comportarsi esattamente come si aspettava Melen. Anche se in effetti non aveva previsto le collane d’aglio e i crocefissi che spuntavano un po’ dappertutto. Il fondo si toccò quando il leader del suo fanclub la invitò a –servirsi liberamente del collo di uno qualunque di noi. Saremmo ben lieti di sapere il nostro sangue dentro le tue meravigliose labbra- sussurrò con un tono che avrebbe probabilmente dovuto essere sexy, mostrandole lievemente il collo magro e lanciando un occhiataccia a Hermione per avere avuto questo “onore”. La più affettuosa con la vampira era sicuramente Marion che, sentendosi in colpa per il discorso che aveva fatto la sera dell’attentato, cercava di dimostrare a lei e a Emily tutto il suo disinteressato affetto. –Non c’è rimasta una copia disponibile di Storia di Hogwarts in tutto il castello!- esclamò esasperata Hermione una settimana dopo, entrando quasi di corsa in sala comune –Perché? L’avrai già letta duecento volte!- esclamò Ron guardando con disappunto il suo tema di storia della magia, ancora troppo corto –per lo stesso motivo per cui lo vogliono tutti. Per leggere la storia della camera dei segreti- replicò irritata –Non riesco proprio a ricordarmi cosa dice… Insomma era citata come una leggenda, non pensavo che mi sarebbe mai…- sbuffò –Mel non è che tu…?- la mora scosse la testa alzando un secondo lo sguardo dal tema di Emily, pieno di correzioni e cancellature –Temo di no. Credo me l’abbiano rubato- rispose stizzita. In quel momento suonò la campanella e i ragazzi si avviarono a lezione. Ron, Harry e Emily presero come al solito uno dei banchi da tre sul fondo dell’aula, mentre lei, Hermione e Melen ne occuparono uno centrale e piuttosto vicino alla cattedra in modo da non perdersi nemmeno una parola del professore più noioso del mondo. La lezione cominciò con la solita flemmatica spiegazione infarcita di date e regressioni impossibili da seguire, mentre la maggior parte degli studenti scarabocchiava sul banco, guardava fuori dalla finestra o semplicemente si assopiva. Dopo circa mezz’ora di lezione, tra lo stupore generale, Hermione alzò la mano –Si signorina… signorina…- chiese perplesso il professore cercando di ricordarsi il nome della sua allieva –Granger signore. Volevo chiederle di parlarci della Camera dei segreti per favore- L’intera aula piombò nel silenzio mentre il professore la fissava lievemente infastidito –Io insegno storia signorina, non mi occupo di miti e favole. Dicevamo, la confraternita degli str..- si interruppe nuovamente notando la mano della ragazza ancora alzata –Si?- domandò così titubante che molti si domandarono quanto tempo era passato dall’ultima volta che uno studente l’aveva interrotto –Mi scusi professore. Ma i miti non si basano spesso su fatti realmente accaduti?- Ruf deglutì (ovviamente a vuoto) e la fisso totalmente basito –Si, direi che la sua tesi si potrebbe considerare effettivamente valida… ma la leggende in questione è talmente assurda e ridicola che…- lo sguardo vagò per l’aula, mai in tutti i suoi anni d’insegnamento gli studenti si erano mostrati così interessati a quello che diceva. –Molto bene. Allora tutti sappiamo che all’incirca mille anni fa (si ignora la data precisa) i due maghi e le due streghe più famose dell’epoca fondarono una scuola di magia, che altri non era che la nostra Hogwarts. A quel tempo maghi e streghe erano molto temuti dai babbani così Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salazar Serpeverde nascosero la scuola con magie e protezioni davvero all’avanguardia per l’epoca. Per qualche anno tutto funzionò per il meglio, i quattro fondatori cercavano chiunque mostrasse segno della magia e lo portavano alla scuola per insegnargli come utilizzare le sue doti. Ma un giorno tra loro iniziarono a esserci delle spaccature e dei dissapori. Serpeverde voleva essere più severo nella scelta degli studenti da ammettere a Hogwarts, riteneva infatti che il sapere magico andasse conservato solo per le famiglie di maghi, considerando i nati babbani inaffidabili e immeritevoli. Qualche tempo dopo tra Serpeverde e Grifondoro questa diatriba portò a un duello, dopo il quale il primo lasciò la scuola per non tornare mai più.- il fantasma si interruppe lanciando uno sguardo opaco alla classe che pendeva dalle sue labbra. Emily sentendosi osservata sbirciò oltre la spalla di Harry sorprendendo Malfoy a fissarla serio. I due si sfidarono con lo sguardo per qualche secondo per poi tornare a concentrarsi sul racconto di Ruf –Fin qui i fatti sono chiari e documentati. Ma è anche qui che si insinua la leggenda della Camera dei segreti. Si dice che Serpeverde creò una stanza segreta da qualche parte nel castello, una stanza nascosta perfino agli altri fondatori. Si dice che la sigillò in modo che lui e lui soltanto potesse accedervi e vi nascose dentro qualcosa.. qualcosa che solo il suo vero erede sarebbe riuscito a liberare e comandare, utilizzando quell’orrore per epurare la scuola da coloro che non ne erano degni.- concluse con una scrollata di spalle, apparentemente insensibile al disagio palpabile che serpeggiava tra i banchi – Naturalmente la scuola è stata perquisita molte volte da i maghi e dalle streghe più colti e potenti senza mai trovare traccia della camera. Ovviamente, dato che è solo una storiella per fare abboccare i creduloni- Hermione alzò nuovamente la mano –Signore non ci ha detto… cosa si dice contenga la camera?- Palesemente seccato il fantasma sbuffò –Si dice che sia la dimora di una creatura veloce e potente, una creatura che può vivere per molti anni e dalla quale solo l’erede di Serpeverde riesce a farsi obbedire. E ora se non vi dispiace gradirei tornare alla mia lezione.- dichiarò l’uomo mettendo fine alla discussione e a tutto l’interesse che era riuscita a far nascere negli studenti. Melen tornò impassibili ai suoi appunti ma non riuscì a ignorare le occhiate nervose che le venivano rivolte, ne i commenti e le supposizioni che sciamavano intorno a lei.
 
-L’ho sempre saputo che Salazar era un vecchio pazzo strampalato! Però non sapevo fosse stato lui a inventare questa cosa del sangue puro… Non vorrei essere nella sua casa per tutto l’oro del mondo! Se il cappello avesse cercato di infilarmici me ne sarei andato di filato a casa- esclamò Ron a fine lezione con Hermione e Marion che annuivano convinte. Melen e Harry si limitarono ad abbassare lo sguardo imbarazzati, non avevano mai raccontato a nessuno che il cappello aveva preso in considerazione di metterli nella casa verde-argento, e ora come ora non si pentivano della loro scelta. Quella sera quando si riunirono in sala di ritrovo occuparono un tavolo solitario dietro la scala di pietra, il posto più lontano dal camino e quindi anche il più riservato. –Ma chi può essere stato?- sussurrò Marion dopo qualche minuto di silenzio in cui ognuno sembrava troppo pensieroso per fare alcunché –Chi può volere che tutti i Maghinò e i nati babbani abbandonino Hogwarts?- domandò sbirciando il viso di Emily seminascosto tra i boccoli vermigli. – Mah, chi può essere?- iniziò Ron fingendo perplessità –Chi conosciamo che pensa che i figli dei babbani siano il rifiuto della società?- domandò alzando un sopracciglio e fissando la castana ironico –Stai pensando a Malfoy?- domandò quella poco convinta Hermione. –Ovvio!- esclamò il rosso –Malfoy l’erede di Serpeverde?- commentò Emily fingendosi scettica, ma senza riuscire a evitare alla sua voce di uscire un po’ più acuta del normale, cosa che non sfuggì a Melen. –Guarda la sua famiglia. Sono sempre finiti tutti in Serpeverde, non fa che ripeterlo! Non è impossibile che discendano direttamente da lui. Il padre di Malfoy sembra abbastanza cattivo per esserlo- disse Harry aggiungendosi alla discussione –Forse possiedono la chiave della Camera dei Segreti e se la tramandano da padre in figlio- propose Ron –Beh, è possibile…- disse cauta Hermione –No che non lo è!- La voce seccata di Melen li fece letteralmente saltare sulle sedie –I Black provengono dal Nord. Sono approdati in Inghilterra nel 1300 con il matrimonio di Cygnus I “l’oscuro”, da qui il cognome Black, con Charity McPhee. Mentre i Malfoy hanno origini catalane. Il primo Malfoy inglese fece la sua comparsa nel 1253 e da lì ogni matrimonio è stato ben registrato, ve lo garantisco. Gli ultimi eredi di Serpeverde conosciuti erano i Peverell ma il ceppo maschile si è estinto da quasi tre secoli ed è impossibile dire con quali famiglie si siano imparentati.- concluse alzandosi stizzita –Prima di fare accuse gravi come queste vi prego di informarvi- quindi si allontanò in direzione dei dormitori sotto lo sguardo stupito dell’intero gruppo –ma che le è preso?- sbottò Ron incredulo –Beh stavate parlando della sua famiglia in fondo…- fece notare Marion scambiandosi uno sguardo preoccupato con Emily. –Appunto, è la sua famiglia- disse Harry lanciando una fugace occhiata ai dormitori femminili dentro i quali la Black era appena sparita –Dobbiamo valutare il fatto che Melen potrebbe non dirci tutto quello che vogliamo sapere in questo particolare caso. Credo che se vogliamo scoprire qualcosa dovremmo farlo senza di lei- Emily strinse i pugni abbassando la sguardo ma non disse nulla, dando così a Hermione il coraggio di proporre quello che le frullava in testa –Beh un modo per sapere con certezza se quello che ci ha detto è vero ci sarebbe.- Marion la guardò perplessa –controllare i registri delle famiglie magiche?- la bionda scosse la testa –Probabilmente le cose più importanti non ci sarebbero scritte… No ci sarebbe un altro modo ma… è pericoloso, molto pericoloso. Senza contare la marea di regole che infrangeremo e…- Emily sbuffò irritata –Insomma dillo e basta!- esclamò –Già, accidente Herm non essere sempre così pesante!- le diede man forte Ron guadagnandosi la solita occhiataccia dalla bionda –Beh dobbiamo introdurci nella sala comune di Serpeverde e interrogare Malfoy al riguardo senza che lui lo sappia- Harry si lasciò andare contro lo schienale con uno sospiro –Il che è impossibile- Hermione sorrise furba - -Difficile, non impossibile. Basterebbe procurarsi un po’ di pozione Polisucco.- Marion fece un mezzo gridolino –M-ma Piton ha detto che è a un livello da M.A.G.O! E poi la ricetta è nel reparto proibito, non possiamo andarci!- Harry, Emily e Ron le guardavano assolutamente perplessi –Credete di spiegare anche a noi di cosa stiamo parlando entro l’anno?- domandò quest’ultimo irritato. La bionda sbuffò –se ogni tanto ascoltaste le lezioni sapreste che si tratta di una pozione che permette di prendere l’aspetto di un'altra persona. Potremo trasformarci in Serpeverde e sono certa che Malfoy ci direbbe tutto, magari se ne sta vantando anche ora!- Emily annuì circondandosi le ginocchia con le braccia –Geniale, ma dove lo troviamo un professore così idiota da firmarci il permesso per il libro?- chiese sarcastica. Aveva appena terminato la frase che sui loro volti si dipinse lo stesso identico, malvagio sorriso.



angolo dell'autrice e della postatrice:

Con questo capitolo, lievemente più decente del precedente, vorrei iniziare a postare (se riusciamo a capire come si fa) le immagini di alcune persone che secondo me sarebbero perfette nelle vesti dei miei personaggi. La prima che vi propongo è Marion.  http://imageshack.us/photo/my-images/696/marionlupin.jpg/
 Grandi occhioni azzurri, capelli castani e lisci e una faccia da "buona". Appena l'ho vista ho pensato "Marion!". A 16-17 anni più o meno. Io me la sono immaginata così; una ragazza carina e timida, affidabile. Molto dolce. Che ne dite? A me piace! E sono curiosa di vedere Melen! ^^ Beh, spero piace anche ai nostri lettori. Sperando sia così, alla prossima. Ciao ciao Vale e Lisa



    

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Capitolo 23
*** 2.9 Il bolide fellone ***


2.9 Il bolide fellone
 
Dopo l’episodio con i folletti della Cornovaglia le lezioni di Difesa contro le arti oscure erano diventate, per citare Emily, una vera pizza. Allock si limitava a leggere brani dei suoi libri, alle volte inscenando i punti salienti con l’ausilio di qualche allievo. In genere Harry, nonostante il ragazzo cercasse in ogni modo di evitarlo. E in genere quando questo succedeva Emily e Ron seguivano “l’avvincente rappresentazione” ghignanti, pronti a prenderlo in giro per diverse ore. Ma non quel giorno. Quel giorno Harry eseguì ogni sciocco ordine del professore senza fiatare e Ron e Emily fecero del loro meglio per sembrare affascinati dai suoi racconti fantastici, perché quel giorno era meglio che Allock fosse di ottimo umore a fine lezione. Se volevano sperare di avere il permesso per il libro firmato ovviamente, e loro lo volevano. La parte del piano più difficile consisteva nell’evitare che Melen ne venisse a conoscenza, dato che aveva dimostrato un certo fastidio all’idea che ficcassero il naso nelle faccende della sua famiglia. A quello ci avrebbe pensato Emily. –Non aspettiamo gli altri?- domandò la vampira notando che la rossa puntava alla porta. Emily sobbalzò, guardò verso Harry mordendosi il labbro e arrossendo, poi abbassò lo sguardo –Preferirei andare avanti..- ammise in un sussurro. Percepì lo sguardo dubbioso di Melen su di se e cercò di arrossire ulteriormente ripensando a qualcosa di assolutamente imbarazzante. Funzionò, la mora pensò che fosse successo qualcosa tra lei e Harry e, dopo aver salutato gli altri con un cenno del capo, la seguì senza far storie. Ora doveva solo riuscire a “sganciarsi” da lei con una buona scusa e… --Melen- Draco Malfoy le aspettava vicino alla scale che portavano in sala comune stranamente senza “scorta” –Malfoy- disse Emily, pronunciando il nome quasi come fosse un insulto –Draco, che succede?- il biondo si avvicinò alla cugina con espressione tranquilla –Cose di famiglia. Potrei parlarti senza Fido Bau?- chiese lanciando un occhiata divertita alla rossa che lo fissava furente –Certo. Em non ti spiace vero? Potresti approfittarne per chiarire con Harry- Emily arrossì e annuì, limitandosi a guardarli allontanarsi incerta.
-E’…- deglutì Marion turbata –disgustoso?- suggerì Ron fissando con una smorfia l’immagine di un mago che sembrava essere stato sventrato –Beh, in fondo era nel reparto proibito no?- constatò Hermione continuando a cercare tra le pagine macchiate di umidità quella che corrispondeva alla pozione Polisucco. Un rumore fuori dal bagno li fece irrigidire –guarda chi è- sussurrò Harry a Marion, che era la più vicina alla porta. La Lupin sbirciò dal buco della serratura e sorrise –è solo Emily- disse sollevata aprendo l’amica. –Hai fatto presto- notò Ron stupito –cosa le hai detto perché ti lasciasse sola?- la rossa scosse la testa –Non sono stata io. Malfoy è venuta a cercarla per urgenti questioni di famiglia- rispose a disagio, facendo calare il silenzio nel bagno –Pensate che Melen potrebbe essere complice di Malfoy?- domandò Harry poco convinto –Non lo so… in fondo è un Black e se ci pensi tra tutti quelli che poteva mordere ha scelto proprio Hermione, una nata babbana- ammise Ron, dando voce ai pettegolezzi che giravano per la scuola e che vedevano la vampira come l’erede di Serpeverde. Emily scosse la testa –Non siate sciocchi ragazzi, è di Melen che stiamo parlando. Sono certa che lei non farebbe mai niente che potrebbe danneggiarci. Fidatevi!- esclamò Emily con passione, subito appoggiata da Marion.
-Quindi è l’apertura della Camera dei segreti il pericolo di cui ci avevi accennato- chiese Melen fissando seria l’elfo tremante davanti a lei –S-si mia signora-pigolò quello –Avresti potuto essere più preciso. E sono certa che tutt’ora non ci stai dicendo tutto, non è vero?- Draco le mise una mano sulla spalla –E’ inutile trattarlo così Melen. Dobby esegue solo gli ordini di mio padre, non può dire niente a nessuno- disse il biondo contrito –nemmeno a me- Dobby abbassò i grandi occhi e perfino le orecchie parvero afflosciarsi leggermente –Dobby non vuole arrendersi signore. Dobby deve salvare Harry Potter- La Black lo fissò negli occhi – perché? Perché è così importante per te salvare Harry?- L’elfo si erse in tutta la sua minuta altezza, ricambiando lo sguardo della vampira con orgoglio –Dobby ricorda com’era prima che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era al culmine del suo potere, signora! Noi elfi domestici eravamo trattati come bestie, signora… Anche se Dobby viene ancora trattato così la nostra condizione in generale è migliorata. Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ha brillato come un raggio di speranza per quelli di noi che credevano che i giorni bui non sarebbero mai finiti, mia signora. Ecco perché Dobby non può permettere che lui rimanga a Hogwarts ora che la camera dei segreti è stata aperta di nuovo!- Dobby si raggelò inorridito e solo il rapido intervento di Malfoy gli impedì di lanciarsi di testa contro il muro per punire quella parola di troppo –Ancora… Capisco, è già stata aperta e Lucius sa da chi… Draco tu ne sai nulla?- Il biondo scosse la testa –Papà si rifiuta di parlarmene. Mi ha solo detto che è successo circa cinquant’anni fa e che l’ultima volta è morta una ragazza…- i due rimasero in silenzio per qualche secondo –Capisco… ma il problema rimane. Cosa facciamo con Harry?- Draco scrollò le spalle –Francamente secondo me stai esagerando Dobby. San Potter non è un mezzosangue, almeno quello! Quindi non corre alcun pericolo no?- le labbra dell’elfo tremarono mentre lo guardava implorante –a quanto pare no. Mmm.. beh se non vogliamo farlo espellere potremmo fargli molto male- Melen alzò un sopracciglio – Così dovrà essere mandato a casa o al San Mungo. Non guardarmi così, lo dico per lui- disse Draco facendo una faccia d’angelo palesemente falsa –Come no.. Beh, non contate su di me. Non dirò niente a nessuno dei vostri piani, ma non ne farò più parte.- annunciò –Ma una cosa te la prometto elfo, farò del mio meglio per evitare che Harry si faccia male- continuò seria fissando Dobby negli occhi.
-Quel bolide deve essere incantato!- urlò Hermione stringendo ansiosa il braccio di Melen, che fissava il cielo in silenzio. –Ma chi può essere stato?- domandò Marion agitata cercando Piton con lo sguardo –Non importa chi è stato, dobbiamo fare qualcosa!- strillò Emily correndo giù dagli spalti verso le panchine di Grifondoro dove la squadra stava discutendo il da farsi –Tornate con il resto della squadra, del bolide me ne occupo io- stava dicendo Harry deciso –Non essere idiota! Quello ti stacca la testa- esclamò Fred scuotendo la testa –Ci penso io a difendere Harry- si intromise Emily. Baston la guardò sbuffando –Torna sugli spalti, Madama Bumb non lo permetterebbe mai- La rossa si morse il labbro inferiore a sangue –Forse io posso aiutarvi- disse Melen apparendo dietro di loro –Basterà che nessuno veda Emily e andrà bene, no?- Alicia Spinnet, che era già al settimo anno, alzò un sopraciglio perplessa –Gli incantesimi di disillusione sono molto difficili.. non credo di riuscire a farne uno che la copra totalmente- La vampira scrollò le spalle –Molto bene, lo farò io- La bionda sbuffò seccata –Oh certo, una del secondo anno riuscirà certamente meglio. Senti solo perché sei un mostro non vuol dire che..- iniziò ma fu subito interrotta da George –Melen può anche smaterializzarsi dentro le mura scolastiche e vola. Magari è un altro incantesimo vampirico no?- la ragazza si limitò ad annuire –Allora cosa volete fare?- Harry scosse la testa –Non voglio mettere in pericolo anche lei. Lasciami andare da solo Baston, posso farcela- Il resto della squadra guardò Baston risentito –E’ ridicolo, Oliver. Non possiamo lasciargli affrontare quel coso da solo. Chiediamo un indagine!- Il capitano guardò la decisione negli occhi dei compagni, poi con un sospiro si rivolse a Melen –Facciamolo. Spero solo che tu sia una battitrice decente, ragazzina- si arrese palesemente in ansia. Due minuti dopo la squadra, tesa come una corda di violino, era di nuovo in volo. Emily vide il bolide puntare verso di loro e lo deviò risoluta –Non preoccuparti Harry. Pensa solo al boccino- sussurrò all’orecchio del ragazzo, facendogli drizzare i capelli sulla nuca. La rossa non era brava come i gemelli, ma aveva dei buoni riflessi e riuscì sempre a colpire il bersaglio, facilitata da Harry che zig-zagava per il campo cercando di tenersi il più possibile fuori dalla traiettoria di quel maledetto aggeggio. –Ti alleni per il balletto, Potter?- lo schernì Malfoy volandogli vicino –Posso dargli una mazzata? Non lo saprà mai nessuno- soffiò Emily irata lanciando un occhiataccia al biondo. Rimase girata un secondo di troppo e non vide il bolide che, tornato alla carica puntava al gomito di Harry. Wham! Con uno schiocco secco sentì le ossa del ragazzo frantumarsi. Si voltò verso di lui di scattò e lo vide scivolare dal manico di scopa fradicio di pioggia, il braccio destro ciondolante sul fianco, inutilizzabile. Lo sostenne come meglio poteva e, vedendo che con una mano non ci riusciva, mollò la mazza (che tornò visibile appena lasciata la sua mano) dedicandosi totalmente all’amico. Non che Harry le facilitasse il compito! Il ragazzo continuava a protendersi verso Malfoy – Harry sai che normalmente non ti impedirei mai di attaccare Malfoy ma ora stai fermo, non riesco a..- in un secondo sentì Harry sfuggirle dalle mani e puntare verso il biondo, che sbarrò gli occhi spaventato. Lo vide afferrare il boccino, ma non se ne preoccupò, sporgendosi istantaneamente verso di lui e afferrandolo per il polso che stringeva la pallina dorata –Ti tengo!- urlò disperata –Fat! Cosa diavolo..- Malfoy fissava stralunato la scopa di Harry sulla quale era appena apparsa Emily e ci mise alcuni secondi per rendersi conto della situazione disperata in cui Harry e la ragazza erano. Vide Emily sporgersi dalla scopa per lo sforzo di sorreggere un intera persona, se non lo mollava sarebbe caduta.. ma non lo avrebbe lasciato. Come quella volta nella foresta Draco non pensò al perché lo faceva, si rendeva perfettamente conto che se Potter fosse caduto da quell’altezza il piano di Dobby avrebbe avuto successo però.. Con un verso esasperato si portò sotto il ragazzo e lo caricò sul manico di scopa –Volevi lasciarci le penne Potter?- esclamò scendendo al suolo evitando di guardare gli occhi stupiti di Emily –Perché mi aiuti?- domandò sorpreso Harry, reggendosi alla schiena del rivale con il braccio sano –ottima domanda- rispose acido, depositandolo sul terreno fangoso e allontanandosi di gran carriera verso gli spogliatoi di Serpeverde, il suo dovere lui l’aveva fatto. Harry rimase un secondo immobile, dopodiché alzò il boccino sopra la testa e aspettò il fischiò che annunciava la fine della partita. Poi svenne. –Harry!- urlò immediatamente Melen afferrandolo prima che toccasse il suolo, subito raggiunta da Emily e dal resto della squadra. Madama Bumb guardò un po’ dubbiosa Emily ma la spalla di Harry, storta in una posizione innaturale, calamitò ben presto tutta la sua attenzione –E’ rotta.. in più punti direi- dichiarò dopo aver tastato l’intero arto –Permettetemi. Ho visto centinaia di casi del genere e forse potrei esservi utile- disse una voce baldanzosa mentre il suo proprietario spingeva di lato Marion per chinarsi di fronte a Harry, non prima ovviamente di aver steso lievemente il mantello di Ron sul terreno in modo da non sporcarsi il delicato completo lilla. Harry si mosse e aprì lentamente gli occhi –No.. lui no- bofonchiò infastidito –Poveretto non sa quel che dice- Ron fissò Allock come l’idiota che era –Credo sia più saggio portarlo in infermeria- fece notare senza essere, ovviamente, ascoltato. Il professore sorrise estatico, probabilmente cercando di rassicurare i presenti sulla sua competenza ma ottenendo l’effetto contrario. Fece un ampio cerco con la bacchetta, la punta della quale era illuminata da una delicata sfumatura argentea e lo posò sul braccio di Harry. Subito l’arto si drizzò con un singulto, prima che la pelle iniziasse a piegarsi dando l’impressione di un guanto improvvisamente vuoto –Oh si.. ehm a.. a volte può succedere- ammise Allock riluttante –Ma ora non fa più male e.. ovviamente le ossa non sono più rotte- concluse con un sorriso a trentadue denti –R-rotte?- pigolò Marion incredula –Non sono più rotte ma nemmeno più presenti!- esclamò Melen infuriata facendolo indietreggiare spaventato –Stia lontana lei! Non osi minacciarmi! Probabilmente è colpa delle sue.. influenze negative se l’incantesimo non è riuscito!- la vampira si avvicinò a lui minacciosa –No, è colpa della tua mancanza di competenze! Dumbledore doveva essere ubriaco il giorno che ha assunto un enorme pallone gonfiato senza..- -BASTA!- li interruppe Marion mettendosi tra loro –Che importa di chi è la colpa? Harry ha bisogno di essere curato, quindi ora smettetela di litigare e aiutatemi a trasportarlo in infermeria!- strillò decisa e rossa in viso per la vergogna. I due si lanciarono un ultima occhiataccia poi il professore sorrise riavviandosi la chioma bionda –Ha perfettamente ragione signorina Lupin. Permettetemi- disse l’uomo incantandola con uno dei suoi abbaglianti sorrisi –Wingardium Leviosa- Harry, lamentandosi per il fatto che poteva benissimo camminare, si sollevò dal terreno con leggerezza e il professore, fiero del suo riuscito incantesimo, lo condusse allegramente nel castello seguito da una piccola folla che lanciava occhiate di rimprovero a Melen. –Hai davvero esagerato Mel. Il professor Allock è molto competente, basta leggere uno qualsiasi dei suoi libri per capirlo- le disse Hermione indispettita unendosi al corteo. –Io sono d’accordo con te, quell’uomo è un impostore- cercò di rassicurarla Marion posandole una mano sulla spalla –Già, non capisco proprio perché Dumbledore abbia commesso una simile imprudenza- commentò Emily. Subito la Lupin si voltò verso di lei inviperita –Parlando d’imprudenze.. Come diavolo ti è venuto in mente di salire sulla scopa di Harry!? Potevate essere in due a farvi molto male e tu.. tu come hai potuto permetterglielo!?- esclamò con le mani sui fianchi fissandole con occhi fiammeggianti –Sono una pessima battitrice- rispose Melen con un alzata di spalle –NON E’ UNA SCUSA!- strillò Marion sempre più arrabbiata –Beh, così si è rotto solo un braccio. Preferivi ci lasciasse le penne?- domandò Emily leggermente turbata, non aveva mai visto Marion così furiosa. La castana sospirò –Dovresti stare più attenta Em.. specie ora.. insomma tu sei una nata babbana- la rossa sbuffò –Non vivrò nella paura! E poi chi ti dice che questo mostro esista veramente? Per quel che ne sappiamo potrebbe essere semplicemente stato uno scherzo crudele rivolto a Gazza. Non c’è stata nessuna aggressione umana- fece notare stizzita incamminandosi a passo di marcia verso il castello –Speriamo continuino a non essercene- mormorò Marion preoccupata. Melen annuì ma non disse niente, aveva una brutta sensazione..


Angolo dell'autrice e della postatrice:
M-ma.. secondo me quello non è Draco Malfoy. Deve essere qualcun'altro. Questo quasi quasi mi piace.. O.O Si, Draco è senz'altro uno dei personaggi del libro che è stato cambiato di più dalla presenza delle ragazze. Da Melen in particolare. Ecco credo di dover chiarire una cosa, Draco non è interessato a Emily ma ha capito che sua cugina tiene a lei moltissimo quindi cerca di "proteggerla", nonostante la rivalità che c'è tra loro. Sarà... ma a me sembra interessato. A te sembra male =.=' Passiamo al capitolo: non sono molto convinta dell'ultima parte. Volevo rendere Em un pò protagonista perchè.. beh vedrete, però non vorrei che risultasse troppo forzato.. che ne dite? Non sò.. cioè ora Melen ha anche il potere dell'invisibilità? Nono, ma i vampiri sono "camaleontici". Cioè riescono ad annullare la loro presenza all'occhio umano, ha semplicemente confuso Emily con la scopa. Infatti appena si è sporta troppo è tornata visibile. Ah.. non sapevo che i vampiri fossero camaleontici. Lo sono perchè lo dico io e basta. Ah, la foto! Ecco a voi Melen. http://imageshack.us/photo/my-images/210/melenblack.jpg/ 
Devo dire che lei è stata la più difficile e ancora non sono del tutto soddisfatta del risultato. In generale me la immagino così, pelle chiara, grandi occhioni scuri come i capelli e le labbra rossissime. Che ne dite? Bella. *.* Beh allora alla prossima! Ciao ciao Valentina e Lisa

P.S. benvenuta alla nostra nuovissima recensitrice e grazie mille :)
P.P.S Abbiamo avuto problemi con lo scanner Keira, appena riusciamo però te lo poastiamo. Il tuo disegno è pronto. (per me è bellissimo)

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Capitolo 24
*** 2.10 Il club dei duellanti ***


2.10 Il club dei duellanti

-E hanno detto che probabilmente il.. mostro.. l’ha attaccato mentre veniva a trovarmi di nascosto- concluse Harry abbassando gli occhi preda di feroci sensi di colpa –Oh, povero Colin!- squittì Marion asciugandosi le lacrime che avevano iniziato a colarle lungo le guancie –Ginny sarà disperata quando lo saprà.. se non sbaglio quei due erano amici- bofonchiò Ron. Hermione sospirò controllando attentamente che la cottura della pozione fosse come quella descritta nel libro –Anche Em non la prenderà bene, Colin era uno dei fan più accaniti di Plummy- Tutti annuirono e per qualche minuto l’unico rumore che si sentì nel bagno fu il borbottare allegro del calderone di pozione –E non è tutto.. Dobby è anche venuto a trovarmi- ammise Harry catturando l’attenzione degli amici e raccontando quello che l’elfo gli aveva (e non gli aveva) detto –Quindi non è la prima volta che la Camera viene aperta?- chiese Marion titubante, voleva saperne di più ma al contempo temeva quello che avrebbero potuto scoprire –Ma è chiaro! Lucius Malfoy deve averla aperta quando era a scuola e ora ha detto a Draco come fare. E’ evidente. Peccato solo che Dobby non si sia lasciato sfuggire che mostro è.. Mi chiedo come sia possibile che nessuno l’abbia mai incontrato- disse Ron con voce trionfante passando l’Erba Fondente a Hermione –Forse può rendersi invisibile. Non sarebbe poi così strano, lo fa anche Melen- mormorò quella distratta, controllando Marion che versava lentamente le sanguisughe nel calderone –Ho capito!- esclamò Ron scattando in piedi e facendo sussultare tutti –E’ possibile che il mostro della camera sia un vampiro!-

-Un vampiro?- ripeté Emily alzando un sopracciglio dubbiosa. Melen annuì carezzando Plummy pensierosa –E’ un po’ che ci sto pensando e.. beh tutto torna- la rossa sbuffò –Ma perché pietrificare le vittime? I vampiri non dovrebbero dissanguarle?- Melen sorrise divertita –Non dovrei essere io l’esperta in materia?- Emily ricambiò il sorriso per poi tornare al suo disegno –Giusto, allora “esperta” sono tutta orecchi- La bella vampira si sedette meglio sulla poltroncina, incrociando le gambe –Innanzitutto sono poche le creature che possono vivere così a lungo e i vampiri sono tra queste. In secondo luogo pochi sanno che Salazar Serpeverde era un Hunter, un cacciatore di vampiri, ed è possibile ridurre un vampiro in schiavitù mediante un particolare rituale. I vampiri poi sono creature magiche elementali e sono guidati ognuno da un diverso elemento, quello di mio padre per esempio è il fulmine- spiegò facendosi sempre più seria –Mettiamo che a un certo punto della sua vita Serpeverde avesse incontrato un vampiro il cui elemento è la roccia e avesse deciso di eseguire tale rito per metterlo a guardia della scuola.. Essendo lui il suo padrone avrebbe potuto indurlo a “dormire” fino a che lui, o chi per lui, non lo avesse risvegliato con un incantesimo o un codice che solo loro conoscevano. Non sarebbe la prima volta che capita qualcosa del genere. Bloody Mary veniva risvegliata in modo analogo- Emily sobbalzò –Vuoi dire che la storia di Bloody Mary è vera!!?- domandò terrorizzata, pensando a quante volte al campeggio avevano giocato ad evocarla –Hai sentito solo questo di tutto il discorso?- replicò Melen stizzita –Il punto è che, se quello che penso è vero, il problema potrebbe essere più serio del previsto- le due ragazze si fissarono in silenzio –Fino a che non abbiamo prove non diciamolo agli altri, creeremmo dell’allarmismo inutile- disse infine Melen con un sospiro. Certamente non potevano immaginare che, non troppo lontano, anche i loro amici erano giunti alla stessa identica conclusione.

Ben presto la notizia che Colin Canon giaceva come morto in infermeria divenne di dominio pubblico. Le voci che vedevano in Melen l’erede di Serpeverde si quadruplicarono, rafforzate da una lezione di Allock in cui il professore narrava come i vampiri alle volte pietrificassero le loro vittime nutrendosi poi delle loro anime un pezzo alla volta. Pochi collegarono il battibecco tra i due a questa insinuazione, i più preferirono pensare che il professore avesse semplicemente riconosciuto la colpevole grazie all’esperienza. Questo diede il via a un fiorente commercio illegale di talismani, amuleti e altre protezioni (i cui i massimi fornitori erano i gemelli Weasley) che garantivano massima copertura da vampiri e magia oscura. Per non parlare poi del profumo all’aglio! La seconda settimana di dicembre la McGonagall fece il solito giro per annotare gli studenti che sarebbero rimasti a scuola per le feste e se i “cospiratori” notarono con piacere che Melen avrebbe passato le vacanze a casa il fatto che invece suo cugino rimanesse a Hogwarts parve quanto meno sospetto.

–Il problema è che questi ingredienti sono davvero difficili da reperire- spiegò Hermione –Se almeno potessimo contare su Melen sono certa che lei saprebbe come procurarseli ma, dato che se glielo chiedessimo sono certa capirebbe immediatamente cosa bolle in pentola..- -o per meglio dire nel calderone- mormorò Ron facendo sghignazzare Emily e Harry mentre la bionda lo fulminava con lo sguardo – L’unica possibilità è rubarli dalla dispensa privata di Piton- il sorriso morì sulle labbra dei compagni –Rubare a Piton? Hermione sei impazzita?- chiese Marion fissandola a bocca aperta –Se ci scopre ci fa la pelle!- fece notare Ron basito –Allora dovremo fare in modo che non ci scopra- ghignò Emily malandrina. Harry scosse la testa, rubare a Piton gli sembrava quasi peggio che affrontare a mani nude il mostro di Serpeverde.. –Credo che del furto vero e proprio dovrei occuparmene io. Voi siete troppo.. emotivi. Finireste per farvi scoprire e sareste in guai grossi, io invece ho la fedina pulita- disse Hermione pratica –Voi dovrete distrarlo. Mi servono per lo meno cinque minuti- Ron, Harry e Marion annuirono preoccupati mentre Emily correva fuori dal bagno divertita. Sapeva esattamente cosa fare.

Qualche tempo prima, per puro caso, Fred e George avevano scoperto che mischiando un pizzico di esfodelo con dell’erba Esile tagliata finemente e dell’oricalco si otteneva un esplosivo molto potente ma assolutamente impossibile da rintracciare. I ragazzi stavano ancora pensando come sfruttare questa rivoluzionaria scoperta ma non ebbero alcun problema a donare uno dei pacchettini di polvere a Emily che invece aveva un idea molto precisa di come usarla. Il sabato successivo i ragazzi scesero nei sotterranei per assistere all’ultima lezione di pozioni della settimana, la lezione che Hermione aveva scelto per tentare il colpo. Dovevano fare in modo che ne Piton ne Melen notassero che la bionda entrava nello studio del professore e ne usciva carica di materiale proibito. Ecco perché, con il pianto nel cuore, Harry si unì a Melen e a Malfoy nel tavolo vicino alla cattedra mentre Emily si posizionò con Hermione dall’altro lato dell’aula. –professore potrebbe venire un secondo? La pozione è troppo liquida ma non capisco cos’ho sbagliato..- domandò Marion nervosa alzando la mano e dando così il segnale al gruppo. Harry diede una gomitata a Malfoy fingendo indifferenza e il biondo reagì come aveva previsto –Ehi stai attento sfregiato!- Potter lo guardò alzando un sopracciglio - che hai da guardare sgorbio?- Harry ancora non disse nulla aumentando così l’ira del biondo che lo spintonò facendo quasi cadere la sua pozione. Harry ricambiò la spinta –Ragazzi basta!- intervenne Melen scocciata –possibile che dobbiate..- non finì la frase. Approfittando del momento che gli avevano offerto i due amici Emily aveva gettato la polverina nel calderone di Goyle, che era esploso inondando la classe di pozione Dilatante. Malfoy se ne prese uno schizzo in faccia e il naso iniziò a gonfiarglisi come un pallone, Goyle correva per la stanza reggendosi gli occhi grandi come scodelle, Pansy urlava cercando di coprirsi il sedere gonfio con la gonna, ora troppo corta e non era l’unica! Chi un braccio, una gamba o una mano, chi, come Dean, anche parti un po’ più.. delicate. La confusione era tale che nessuno notò Hermione sparire e riapparire poco dopo con un bozzo appena accennato sotto la maglietta. –SILENZIO! Tutti quelli colpiti dalla pozione qui da me per farsi fare uno Sgonfiotto.- ordinò Piton ristabilendo l’ordine. Quando ebbe dato la pozione a tutti e sistemato le tumefazioni si avvicinò deciso alla postazione di Goyle, ma tutto quello che trovò furono i resti del calderone che gocciolavano ancora pozione –Se pesco chi è stato..- borbottò fra se alzando lo sguardo per incrociare quello di Harry –State pur certi che lo farò espellere- la minaccia però andò a vuoto. Infondo le prove erano appena esplose.

Una settimana dopo il gruppetto stava passando attraverso la Sala d’Ingresso quando videro un gruppo di studenti che si accalcava intorno alla bacheca della scuola, indicando una grande pergamena che doveva essere stata affissa da poco. –Hanno fondato il club dei duellanti!- esclamò Emily entusiasta avvicinandosi alla calca –Fico! Non mi dispiacerebbe prendere lezioni di duello!- esclamò subito Ron allegro –Con i tempi che corrono.. Forse sarebbe utile..- ammise Marion –Perché pensi che il mostro sappia duellare?- la ragazzina si voltò perplessa trovandosi di fronte Adam –ehi, ciao. Non ci si vede da tanto- mormorò torcendosi i capelli imbarazzata –più o meno da quando mi hai mollato alla festa di Halloween senza spiegazioni- berciò lui acido –Dovevo.. un amico aveva bisogno di me- lui annuì –già, come posso competere con il famoso Harry Potter?- mormorò triste allontanandosi prima che Marion potesse spiegare alcunché -ehm.. sembra interessante anche a me- esclamò Harry, fintamente allegro, dopo qualche secondo, in un debole tentativo di distrarre l’amica –Potremmo farci un salto. Il primo incontro è stasera- propose Melen subito appoggiata da tutti. Quella sera alle otto scesero di nuovo in sala Grande. Gli immensi tavoli erano spariti per fare spazio e un palcoscenico dorato sormontato di profumate candele al mughetto aveva fatto la sua apparizione dove di solito sedevano gli insegnanti. –Chissà chi sarà l’istruttore.. ho sentito che Vitious da giovane era campione di duello quindi forse..- disse Hermione a Melen che le sorrise teneramente –Lo vedremo molto presto- Harry annuì –Basta che non sia..- ma s’interruppe con un gemito. In quel momento Gilderoy Allock (rinominato “il Pirla” da Melen) comparve sul palco con uno splendido abito color prugna accompagnato da Piton, sempre vestito di nero e più imbronciato che mai e da Mirice, in pantaloni scuri e maglione azzurro. Il Pirla chiese silenzio con un gesto poi gridò –Avvicinatevi! Avvicinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti? Molto bene! Il preside Dumbledore mi ha autorizzato a fondare questo piccolo “Club dei Duellanti” in modo che possiate allenarvi, nel caso aveste bisogno di difendervi come è capitato a me innumerevoli volte. Per i dettagli, leggete i miei libri- si fermò un attimo per lanciare un sorriso ammiccante al pubblico – Permettete dunque che vi presenti i miei assistenti. Ovviamente tutti conoscete il professor Piton - continuò con un sorriso estatico indicando Piton (che sbuffò palesemente irritato) –Mi dice di intendersi un po’ di duello e ha sportivamente accettato di aiutarmi. Niente paura, ragazzi.. quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di pozioni!- altra pausa in cui si levò qualche timida risata e in cui Ron riuscì a mormorare ai compagni –Non sarebbe male se si facessero fuori a vicenda- poi il professore riprese il suo monologo, apparentemente incurante dell’occhiata assassina appena ricevuta dal suo “assistente” –Per conoscere la signorina Mirice McGonagall dovete invece far parte del corso di medimagia. Ora che avete visto quanto è incantevole l’insegnate ci state facendo un pensierino eh?- rise lanciando un occhiata maliziosa alla donna che si limitò ad alzare gli occhi al cielo. –Dato che questo corso è per principianti credo basterà la loro dimostrazione, io mi limiterò a fare da arbitro e correggervi. Prego iniziamo- concluse gioviale mentre Mirice e Piton si lanciavano un occhiata di puro disprezzo. I due si posizionarono uno di fronte all’altra e si inchinarono per poi sguainare le bacchette magiche a mo di spade. –Come vedete stanno tenendo le bacchette nella posizione regolamentare del combattimento. Al tre si lanceranno un incantesimo, ovviamente senza mirare ad uccidere!- commentò il Pirla divertito –Siamo sicuri?- mormorò Marion notando la tensione tra i due –Uno.. Due..Tre..- al tre Mirice urlò –LEVICORPUS!- e Piton, furente, si ritrovò a gambe all’aria –Dejavù Mocciosus?- domandò la donna con un ghigno lievemente..canino –EXPELIARMUS!- strillò Piton rosso in viso per la rabbia e l’imbarazzo, facendo volare via la bacchetta della collega, interrompendo così l’incantesimo che lo teneva ancorato al soffitto e cadendo a terra con un tonfo secco. –Ehm .. m-molto molto bene signori- pigolò Allock cercando di riprendere in mano la situazione –Era da tempo che non vedevo il Levicorpus, complimenti mia cara. Un ottima esecuzione! E ovviamente..- aggiunse subito notando lo sguardo assassino di Piton –complimenti anche a lei. Ottima idea quella di mostrare ai ragazzi un incantesimo di Disarmo. Davvero! Molto bene! Ora vi divideremo a coppie e proverete a fare quello che ha fatto il professor Piton.- -Un bel tuffo?- suggerì Emily divertita –Dipende se la colpiscono signorina Fat.- replicò la voce strascicata di Piton –Credo che sia ora di dividere la squadra del cuore- disse poi con un ghigno maligno –Weasley con Finnigan, Black mettiti con il signor Diggory, Granger puoi andare con la signorina Bulstrode- cercò Harry con lo sguardo ma notò con rammarico che Mirice l’aveva già accoppiato a Marion –Fat.. vediamo se ti diverti con il signor Malfoy- Draco ghignò, avvicinandosi accompagnato da una ragazzona nerboruta che lo superava di dieci centimetri buoni e che fissava Hermione in cagnesco –Ehi tu, guai a te se le fai del male- l’avvertì subito Melen annusando il pericolo e guadagnandosi un occhiata riconoscente dall’amica –E questo vale anche per voi due. Solo disarmare- chiarì rivolta a Draco e Emily prima che l’affascinante apparizione di Cedric Diggory la distraesse totalmente. –Bene bene Fat. Mio padre mi ha sempre detto che le ragazze non si toccano neanche con un fiore, è una vera fortuna essere stato messo con un maschio mancat..- -EXPELIARMUS!- l’incantesimo di Emily lo colpì alla bocca dello stomaco facendolo volare indietro e sbattere con un tonfo contro il muro dove rimase immobile per diversi minuti. Preoccupata di aver esagerato Emily gli si avvicinò quasi di corsa –Ehi Malfoy, tutto bene? Stai..- non finì la frase che Draco, aperti gli occhi la trascinò a terra, bloccandola sotto di lui con il suo corpo –Dovresti essere più gentile sanguesporco, succedono cose brutte alle persone maleducate non lo sai?- soffiò ghignando –Poverino, devi vivere con la paura allora- replicò lei cercando di liberarsi dalla presa del ragazzo. A un tratto si immobilizzò, rendendosi conto della vicinanza tra loro e della posizione decisamente equivocabile in cui si trovavano. In Sala Grande poi! Dove chiunque avrebbe potuto vederli, dove Fred (che duellava con il gemello armato di un pollo di gomma) avrebbe potuto vederli! Trattenne il fiato rumorosamente, arrossendo –Stai trattenendo il fiato sanguesporco?- domandò il biondo fissandola negli occhi decisamente divertito. Imbarazzata e umiliata Emily gli diede una ginocchiata nei “gioielli di famiglia” approfittando poi del dolore di lui per svincolarsi –Anche tu!- ribatté per poi scappare fuori dalla Sala Grande. Intanto i duelli si erano fermati dal momento che quasi nessuno pareva essersi limitato a disarmare l’avversario. Marion si guardò attorno stupita; Ron stava aiutando Seamus, pallido come un lenzuolo, a rialzarsi, scusandosi di quello che la sua bacchetta rotta aveva procurato; Neville e Adam giacevano a terra ansimanti mentre Melen, abbandonato a malincuore un tiepido flirt con Cedric, si era frapposta tra Hermione e Millicent che, dimentiche delle bacchette, se le stavano dando di santa ragione. –Oh santo cielo!- esclamò uno svolazzante Allock guardando lievemente preoccupato Mirice fendere la folla lanciando incantesimi curativi a destra e manca –Penso proprio che sia meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili- lanciò un occhiata a Piton che lo fulminò con lo sguardo e subito si rivolse di nuovo alla folla –Proviamo con una coppia di volontari.. Paciock e Lupin, vi va?- domandò sorridendo incoraggiante –Pessima idea professore. Paciock fa disastro anche con gli incantesimi più semplici, non vorremmo dover raccogliere quel che resta della signorina Lupin dalle pareti- Neville divenne bordeaux e Marion si affrettò a consolarlo –Che ne dice di Potter e Malfoy?- suggerì Piton con un sorriso sinistro. –Ottima idea. Harry e Malfoy qui sul palco- esclamò il Pirla gesticolando in direzione dei due ragazzi per invitarli a raggiungerlo. –Allora Harry, quando Draco ti lancia l’incantesimo tu fai questo- spiegò sollevando la bacchetta e tentando una complicata contorsione che fallì miseramente sotto lo sguardo preoccupato del ragazzo. Piton si chinò verso Malfoy e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, poi si scambiarono un sorriso maligno –Potrebbe mostrarmi di nuovo quella mossa?- domandò Harry nervoso. –Quando lo vedi arrivare dì Protego- suggerì Melen anticipando la risposta del professore che si limitò a guardarla irritato. –Paura Potter?- chiese Malfoy portandosi davanti a Harry –Ti piacerebbe- rispose il moro a labbra strette –Molto bene! Al mio tre cominciate- trillò il Pirla battendo le mani –Uno.. Due.. Tre!- Malfoy fu il più rapido e sollevata la bacchetta magica urlò –Serpensortia!- La punta della bacchetta esplose lasciando cadere davanti al biondo un lucido serpente nero che si rizzava fissandosi attorno, pronto a colpire. La folla arretrò terrorizzata –Attento Harry! E’ un aspide! E’ molto velenoso- urlò Marion preoccupata guadagnandosi un occhiata perplessa da Ron. –Dai ascolto alla signorina Lupin, Potter. Non ti muovere, ci penso io a mandarlo via- disse Piton, palesemente divertito dalla vista di Harry immobile che fissava negli occhi un serpente arrabbiato. –Mi consenta!- esclamò Allock facendosi avanti, bacchetta alla mano. Ci fu un boato e il serpente volò a tre metri da terra per poi ricadere al suolo inferocito. Soffiando e sibilando si avvicinò velocemente a Justin Finch-Fletchley, scoprendo le zanne pronto a colpire. E fu in quel momento, quando tutti oramai pensavano che il serpente avrebbe attaccato Justin e Piton e Mirice alzarono le bacchette all’unisono per intervenire, che Harry parlò Serpentese fermando l’aspide e spostando immediatamente le maldicenze da Melen a se stesso..

Emily avanzava lentamente per i corridoi senza fare troppa attenzione a dove andava. Era confusa. Lei amava Fred, non aveva dubbi su questo, ma allora perché la vicinanza di Malfoy le toglieva il fiato in quel modo? Era successo anche al Ghirigoro.. Si morse il labbro inferiore a sangue per poi sospirare scontenta, non avrebbe trovato una risposta quella sera e forse nemmeno in quelle a venire. La cosa migliore che poteva fare era non pensarci e tenersi alla larga da quel dannatissimo rompipalle. Un rumore, come di qualcosa di pesante che viene spostato, la fece sussultare –C’è qualcuno?- domandò guardandosi intorno guardinga ma senza vedere nessuno, anche il rumore era cessato e nel corridoio buio sembrava esserci soltanto lei. Si avvicinò alla finestra e, dopo aver pulito il vetro appannato con la manica della maglia, alzò il viso verso la volta scura che sovrastava la foresta Proibita. –Devo essere al terzo piano- si disse pensierosa “uccidere. Finalmente.. uccidere” La voce era vicina.. troppo vicina. Si allontanò lentamente dalla finestra in modo che il vetro le mostrasse il suo avversario e spalancò gli occhi incredula –TU?!- riuscì a esclamare prima che il suo corpo si irrigidisse totalmente..

-Io parlavo un’altra lingua? Ma… non me ne sono accorto.. come faccio a parlare una lingua senza sapere di conoscerla?- Protestò Harry guardando le espressioni truci dei suoi amici –Harry il serpentese… è magia oscura!- pigolò Marion tormentandosi le dita come sempre faceva quando era nervosa –Cosa ci sarebbe di Oscuro nell’impedire che Justin entri nell’ordine dei cavalieri senza testa?- Melen scosse la testa seccata –Non è quello che hai fatto Harry, ma come l’hai fatto! Ora tutti penseranno che sia tu l’erede..- Il moro scosse la testa –Non capisco… Cosa conta…- -conta eccome!- intervenne Hermione con voce strozzata –Perché la capacità di parlare con i serpenti era una caratteristica di Salazar Serpeverde- Harry restò a bocca aperta –Già.. ora tutti penseranno che tu sia il suo pro-pro-nipote o che so io.. E potresti benissimo esserlo!- dichiarò Ron cogitabondo –I Potter sono purosangue no? Quindi chissà…- Melen sospirò –Posso fare delle ricerche ma… beh dubito che riuscirò a trovare qualcosa di utile- Hermione le posò una mano sulla spalla partecipe –Proveremo comunque- propose decisa –E ora credo sia meglio andare a dormire. E’ stata una giornata lunga- Tutti annuirono –Ehi ma..Em? L’avete vista?- chiese a un tratto Ron guardandosi intorno –No, in effetti non la vedo da prima del duello di Harry- ammise Hermione scandagliando la sala comune a sua volta –Probabilmente è con Fred..- iniziò Harry per zittirsi subito all’entrata dei gemelli Weasley, la castana non era con loro –Ma dove può essersi cacciata?- mormorò Marion tradendo una leggera ansia, aveva un pessimo presentimento.. ma forse era solo suggestione.. forse era con Pix a meditare qualche tiro mancino a Gazza oppure.. –Non sono tranquilla..- sussurrò Melen –Credo dovremmo..- in quel momento il buco del ritratto si aprì ma ad entrare non fu Emily, bensì Ginny seguita da un Plummy insolitamente abbattuto –L’ho trovato che gironzolava qua fuori.. – spiegò avvicinandosi a loro e arrossendo –A me ringhia, ve ne occupate voi?- domandò mordicchiandosi il labbro e guardandosi insistentemente le scarpe come sempre faceva davanti a Harry. Al cenno affermativo del fratello sparì nel dormitorio –E’ strano..- disse Hermione seria –Già.. Plummy ringhia solo a Malfoy di solito. Si vede che sente l’odore del nostro gatto. Dorme sempre sui vestiti di Ginny e…- la bionda interruppe lo sproloquio di Ron scuotendo la testa –Non quello. E’ strano che non sia con Emily.- Un silenzio pesante scese nel gruppo, interrotto dopo qualche secondo da Marion –Io vado a cercarla- dichiarò la castana avvicinandosi al cane –Puoi portarmi da lei vero bello?- Plummy abbaiò il suo assenso e si diresse deciso verso il buco del ritratto –Marion è pericoloso. E poi oggi non è il giorno in cui torna a casa per i suoi allenamenti? Forse si è semplicemente fermata a dormire dai suoi- intervenne nuovamente Hermione –Siamo suggestionabili per quello che è successo al torneo. Credo ci convenga andare a dormire, davvero- la castana guardò un ultima volta gli occhi scuri di Plummy, indecisa se seguire il suo istinto o la ragione, che parlava con la voce di Hermione. Ripensò ad Halloween e al casino che il suo istinto aveva provocato tra lei e Adam e annuì seguendo le sue amiche nel dormitorio. Quella fu l’ultima volta che Marion Sarah Lupin non ascoltò il suo cuore.

La mattina dopo Emily non era ancora tornata e fu con il cuore pieno di preoccupazione che i ragazzi scesero a colazione. Si erano appena seduti quando la professoressa McGonagall si avvicinò a loro –Ragazzi devo comunicarvi una cosa.. potreste seguirmi in infermeria?- domandò la donna seria facendoli scattare in piedi all’unisono –Anche lei signor Weasley- aggiunse rivolta a Fred che si affrettò a unirsi al gruppetto. Marion deglutì a vuoto cercando di scacciare l’opprimente sensazione che sembrava bloccarle il fiato. Sapeva benissimo cosa avrebbero visto e l’immagine del corpo rigido e senza vita di Mrs Purr si faceva prepotentemente largo tra i suoi pensieri.. Appena entrati notarono che c’era un altro letto con le tende tirate oltre a quello di Colin e Dumbledore stazionava davanti a quello parlando con un uomo e una donna dall’aria sconvolta –Cindy! Josuè!- esclamò Harry facendosi avanti. Cindy Peverell abbracciava il marito, gli occhi azzurri gonfi di pianto, mentre il signor Fat cercava stoicamente di non fare altrettanto. –Harry!- esclamò la donna girandosi verso di lui e abbracciandolo –Oh, per fortuna che tu stai bene! Quando il Preside ci ha chiamato.. oh Harry.. E’ così rigida.. e fredda.. s-sembra quasi..- la donna non riuscì a finire il pensiero senza scoppiare nuovamente in lacrime tra le braccia di un addolorato Harry. –Su su, Cindy. Va tutto bene. Tutto bene- cercò di rassicurarla il marito prendendola tra le braccia e cullandola come fosse una bambina –Hai sentito no? Si risveglierà.. si risveglierà- La professoressa McGonagall si scambiò un occhiata d’intesa con Dumbledore –Ragazzi tornate a lezione per favore. Signor Potter, i signori Fat rimarranno qui per un po’ e credo abbiano bisogno di un.. momento. Dato che sembra conoscerli, potrebbe occuparsi lei del ragazzo? Credo che anche a lui farebbe bene distrarsi un attimo- Solo allora Harry si accorse di Matt, bianco come un cencio e seduto su ai piedi del letto. –Certo, me ne occupo io- assicurò preoccupato. –Non capisco. Dov’è Emily? Cosa.. cosa le è successo?- s’intromise Fred con voce tremula. Tutti lo guardarono impietositi prima che il preside gli si avvicinasse, posandogli una mano sulla spalla –Mi spiace signor Weasley. La signorina Fat è stata pietrificata.. L’abbiamo trovata al terzo piano questa mattina presto..- Fred scosse la testa muovendo la bocca a vuoto un paio di volte –No, deve esserci un errore.. non può.. Em non può..- pigolò mentre gli occhi azzurri gli si riempivano di lacrime –Mi spiace- mormorò il preside –Può restare un po’ con lei se vuole- concesse prima di uscire e spingere fuori Ron, Melen, Hermione e Marion, ancora paralizzati sulla soglia.

Harry guardò Fred, seduto di fianco a Emily le stringeva la mano in silenzio. Sembrava avesse perso tutti i colori, sembrava gli avessero strappato il cuore.. Era insostenibile guardare tutto l’amore che riempiva gli occhi sconvolti del rosso, lo faceva stare anche peggio.. –Ti va di fare un giro?- propose a Matt che annuì immediatamente, evidentemente altrettanto ansioso di allontanarsi da sua sorella. Perché c’era qualcosa di troppo sbagliato nel vedere la frizzantissima Emily immobile in un letto.. Il castano cercò di guardarsi attorno, era la prima volta che vedeva Hogwarts e, anche nel suo dolore, non riuscì a evitarsi di spalancare gli occhi quando un’armatura starnutì e un quadro esclamò un trillante “salute!” –Mi spiace Matt.. avrei dovuto proteggerla ma.. ieri è stata..una brutta giornata- sussurrò il moro sedendosi su una della panche di pietra scavate nel muro –Non è colpa tua, Emily attira i guai come una calamita. Era..inevitabile.- Harry annuì con un mezzo sorriso triste poi, senza motivo, iniziò a raccontare a Matt tutto. Gli raccontò della barriera al binario e della macchina, di Dobby, degli attentati e della camera dei segreti, fino alla sera prima e a quello che era successo durante la lezione di duello –Non capisco- ammise Matt dopo qualche secondo di silenzio –E’ così strano parlare con i serpenti?- domandò confuso –Beh, conosci tanta gente che lo fa?- esclamò Melen, avvicinandosi a loro seguita da Marion –Vi stavamo cercando. Marion era preoccupatissima- spiegò la vampira studiando il giovane Fat mentre l’amica arrossiva vistosamente. Nonostante avesse solo dieci anni Matt Fat era piuttosto alto e il suo viso, soprattutto gli occhi scuri e intelligenti, gli conferivano un aria decisamente più “adulta” e un qualcosa di carismatico e affascinante che ricordava lievemente Dumbledore.–Per rispondere alla tua domanda si. Nella famiglia di mia madre lo fanno quasi tutti. Anche io e Emily.- riprese il ragazzo fissando serio gli occhi scuri della ragazza e alzandosi in piedi. –Voi.. parlate serpentese?- domandò Marion stupita – Ma com’è possibile? Voi siete babbani e.. non si sà più di rettilofoni dopo Serpeverde in persona!- il ragazzo scrollò le spalle –Non lo so. So solo che lo parliamo- Melen, Marion e Harry si scambiarono uno sguardo dubbioso –Probabilmente un qualche antenato di Em era un mago- ipotizzò la vampira –Mi ero domandata se in effetti il cognome “Peverell” derivasse da quei Peverell. Affascinante- mormorò pensierosa –Credo andrò in biblioteca a fare qualche ricerca. Herm mi aiuterà di certo! Vuoi venire anche tu?- domandò al giovane Fat con un sorriso affascinante –Si, mi piacerebbe- rispose, ansioso di trovare qualcosa, qualunque cosa, che gli occupasse la mente così da poter smettere un secondo di pensare agli occhi sbarrati di sua sorella e al suo corpo gelato. Evidentemente anche Melen era ansiosa di iniziare le ricerche (e probabilmente più per lo stesso motivo del ragazzo che per altro) dato che si avviò verso la biblioteca quasi di corsa, lasciando da soli Harry e Marion. –E’ il suo modo di affrontare le cose- mormorò la castana dopo qualche secondo di silenzio. Harry annui, camminando di fianco a lei –Non posso credere che Em.. e la gente penserà che sono stato io- sussurrò più a se stesso che all’amica –Oh, Harry.. lascia perdere quello che dicono. Io so benissimo che tu non faresti mai del male a nessuno, soprattutto a Emily- replicò la ragazza accorata –E lo sanno anche tutti quelli che ti conoscon.. cos’è quello?- nel campo visivo della ragazza era apparso una specie di.. nuvola fumosa e compatta che volteggiava a qualche centimetro dal suolo – Nick-quasi-senza-testa- mormorò Harry a occhi spalancati –e.. Justin- aggiunse notando il corpo del ragazzo riverso poco dopo il fantasma –O no! Un’altra aggressione!- esclamò Marion cadendo in ginocchio con le lacrime agli occhi. In quel momento Pix svoltò l’angolo e, con un ghigno malefico, si mise ad urlare all’attentato. Immediatamente tutte le aule si spalancarono riversando gli studenti nel corridoio. –Colto sul fatto- commentò Ernie Mcmillan indicando Harry con astio. Il moro scosse la testa ma non disse nulla, sapeva perfettamente che niente di quello che avrebbe detto avrebbe potuto toglierlo dai guai..




Angolo dell'autrice e del sostituto postatore:
Buongiorno a tutti! Come promesso aggiornamento il 30. Anche se a causa di una brutta influenza Lisa non è potuta venire a trovarmi quindi il capitolo lo posterà il suo boy appena tornerà a casa. E appena avrò tempo.. Se tutto va come deve andare dovreste averlo per le 17 del pomeriggio, se così non è colpa sua (indica il ragazzo al suo fianco che si protegge con uno scudo medievale preoccupato). Ma torniamo a noi. Come avevo detto questo capitolo è.. brutto. Cioè mi piace abbastanza com'è venuto ma è triste e succedono un sacco di cose.. Em è stata pietrificata! Povera.. Altra cosa io adoro Matt, è fantastico! E ce lo vedo bene con Melen.. chissà.. Ma è più piccolo! Taci tu! ma io la vampira gnocca la voglio con Hermione (immagina scene yuri subito censurate dall'autrice) Ultima volta che ti permetto di invadere il mio angolo... pervertito! Torniamo a noi. Ecco Emily! http://imageshack.us/photo/my-images/714/emilyfat.jpg/ io la trovo perfetta! Il viso pienotto e simpatico, il sorriso allegro, per non parlare dei boccoli castano rossicci e degli occhi dorati! E' esattamente come mi ero immaginata Emily! E ovviamente non potevo non postare il disegno per Keira. Che vergogna! Spero ti piaccia, purtroppo con lo scanner non è venuto fuori meraviglioso come speravo.. http://imageshack.us/photo/my-images/411/001zus.jpg/  beh ora vi saluto, un bacione da parte mia e anche di Lisa. Si, vi fà i suoi saluti ma non vi bacia per paura di infettarvi. Al prossimo capitolo! Valentina e Lisa. E Mattia!

  

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Capitolo 25
*** 2.11 La pozione Polisucco ***


2.11 Pozione Polisucco

-Smettila Pix!- Marion alzò lo sguardo umido a incontrare quello della professoressa McGonagall che avanzava verso di loro seria. Si fermò davanti a lei e esaminò la scena circondata da un silenzio improvviso e carico di tensione. –Signor Mcmillan potrebbe portare il suo compagno e Ser Nicolas in infermeria per favore?- Ernie sobbalzò facendosi avanti timidamente –Certo professoressa ma non saprei proprio come..- non finì la frase che con un tocco di bacchetta la donna aveva fatto apparire un grosso ventaglio a quadri scozzesi e una barella fluttuante, che aveva già caricato e coperto il corpo paralizzato del povero Justin – Ti seguirà- spiegò indicando quest’ultima al ragazzo, che annuì e, afferrando il ventaglio che la donna gli porgeva, e si allontanò verso l’infermeria sventolando energicamente con un ultima occhiata astiosa a Harry –Tornate tutti ai vostri dormitori. A parte lei, signor Potter. Lei mi segua- Marion sobbalzò scattando in piedi, non voleva assolutamente che Harry fosse espulso (o peggio) per una cosa che non aveva fatto –No! Professoressa, Harry non ha fatto nulla glielo giuro!- disse accorata sotto lo sguardo severo della donna –Non è una questione di mia competenza Lupin- la castana si morse un labbro cercando di darsi coraggio –Sono anche io sulla scena del delitto, non dovrei avere lo stesso trattamento che vuole riservare a lui?- domandò cercando di non far tremare la propria voce. Vide gli occhi scuri della donna spalancarsi lievemente mentre un leggero sorriso le increspava il volto –Molto bene. Seguitemi- Camminarono in silenzio per qualche minuto fino ad arrivare davanti a un grande gargoyle con le fauci spalancate –Sorbetto al limone- disse la McGonagall senza riuscire a trattenere un mezzo sorriso subito celato da uno sbuffo. Evidentemente la parola d’ordine aveva per lei un significato che loro ignoravano. Entrarono nell’apertura lasciata dalla statua, una scala a chiocciola saliva pigramente verso al soffitto sospinta da chissà quale magia. Arrivati in cima la donna bussò a una porta di noce che si aprì senza fare rumore accogliendoli nella stanza più assurda che Marion avesse mai visto.. Era una grande stanza circolare con un caldo pavimento composto da un gioco di legni e forme che creavano la mappa stellare. Ovunque scaffali e tavoli gremiti di strani oggetti rumoreggianti o dalle forme più strane e libri dappertutto, anche sul pavimento, rivestiti con un centrino di pizzo e usati a loro volta come piani d’appoggio. Una scala, infondo, si inerpicava su un altro piano, probabilmente dove c’erano il bagno e la camera da letto. Se non fosse stato che non erano lì per una visita di cortesia ai due ragazzi sarebbe senz’altro piaciuto esplorare un po’ in giro. –Aspettate il preside qui. E non rompete nulla!- raccomandò la professoressa prima di andarsene di fretta, probabilmente a lezione. Harry si diresse subito verso l’enorme scrivania dalle zampe ad artiglio mentre lei si avvicinò ad un tavolo coperto di fiale dai colori sgargianti e da un paio di fotografie. Si era aspettata di vedere un giovane Dumbledore dalle ginocchia sbucciate o in sella al primo manico di scopa o magari con la famiglia sul binario 9 e ¾ al suo primo anno. Invece il Dumbledore delle foto era già piuttosto maturo e in ogni caso erano più che altro foto di una bambina. Fissò stupita le immagini concentrandosi in particolare su quella che sembrava più recente, Dumbledore aveva una mano sulla spalla di una ragazza che mostrava sorridente una pergamena che attestava i suoi 11 M.A.G.O e la professoressa McGonagall sorrideva orgogliosa al fianco opposto. Sembravano proprio una famiglia e si domandò chi fosse quella ragazza dall’aspetto famigliare e che rapporti avesse con il preside. In quel momento Harry strillò attirando immediatamente la sua attenzione –L’UCCELLO E’ ANDATO A FUOCO!- le urlò concitato –Co-cosa ti è successo?- domandò, certa di aver capito male, fissandolo perplessa –L’uccello di Dumbledore! Ha preso fuoco io non..- cercò di spiegarsi evidentemente fuori di se. Marion fissò la palla di fuoco alle spalle del ragazzo e si avvicinò incredula –Ma com’è possibile?- chiese guardando le ceneri fumanti che si erano raccolte in una ciotola dorata posizionata appena sotto il trespolo. In quel momento entrò Dumbledore. Aveva un’aria torva. –Professore.. il suo uccello.. non ho potuto fare niente.. ha preso, semplicemente, fuoco- si affrettò a spiegare il moro. Con grande stupore di entrambi l’uomo sorrise –Era anche ora! Erano giorni che aveva un’aria terrificante. Gliel’ho detto tante volte che doveva decidersi, non è vero mia cara?- Mirice apparve dietro il professore con un sorriso lievemente imbarazzato –Signorina Lupin, si è già scordata di Fanny?- la castana sobbalzò mentre il viso pallido si apriva in un sorriso divertito –Oh! Harry è una fenice! Loro rinascono dalle ceneri- esclamò tranquillizzando l’amico. Dumbledore si sedette alla scrivania con un sorriso sereno –E’ un vero peccato che l’abbiate vista il giorno del Falò. In genere è un animale veramente molto bello. Mirice ci vediamo presto, e di a Minerva quello che ti ho detto- la donna sbuffò sistemandosi meglio gli occhiali quadrati sul naso –Tu e mamma mi farete impazzire. Sai bene che non cambierà mai idea- gli fece notare alzando gli occhi al cielo –E tu sai bene che non lo farò nemmeno io- proseguì Dumbledore ridacchiando –Ah, potresti accompagnare fuori la signorina Lupin? Vorrei parlare da solo con Harry- Marion sobbalzò, per poi lanciargli lo sguardo più implorante che riusciva a fare –Non si preoccupi, non credo che il signor Potter abbia aggredito quelle persone e non ho intenzione di espellerlo- la rassicurò con un sorriso sincero. Solo allora Marion accettò di lasciar da solo l’amico.

Melen sbuffò seccata chiudendo l’ennesimo libro sulle famiglie magiche. Era una settimana che in ogni momento libero cercava un collegamento tra i Potter e i Serpeverde e anche qualche notizia in più sui Peverell. Ma senza risultati apprezzabili. Lasciò vagare pigramente lo sguardo sulla sala comune e notò con disappunto che i suoi amici erano spariti di nuovo. Era da un po’ di tempo che spesso Hermione e qualcuno degli altri spariva per periodi abbastanza lunghi senza specificare mai dove andavano e perché, anche una mente meno sveglia avrebbe capito che le stavano nascondendo qualcosa. Frustrata chinò il viso incrociando gli occhioni chiarissimi di Plummy e gli concesse una grattatina dietro le orecchie, ultimamente il cagnone era molto triste. Non che fosse l’unico. Dopo l’aggressione di Emily, Nick e Justin il castello viveva nel terrore. Certamente il più abbattuto era Fred che sembrava non sarebbe mai più stato in grado di sorridere e che nemmeno George riusciva a tirare su di morale. Stranamente non era in infermeria ma fissava il fuoco assorto, giocando con qualcosa che non riusciva a classificare ma di cui conosceva perfettamente il proprietario, o meglio la proprietaria.. –Che ne dici bestione, andiamo a trovare la tua padrona?- domandò a Plummy, che si diresse istantaneamente verso l’uscita abbaiando impaziente –Molto bene- concesse incamminandosi con lui verso l’infermeria. Non c’era mai andata in quella settimana. Sapeva che gli altri, a parte forse Ron, andavano a trovarla tutti i giorni ma lei non se l’era mai sentita, vederla immobile avrebbe reso ancora più reale la sua assenza.. Entrò nella stanza e notò subito i tre letti con le tende tirate e la sagoma fumosa di Nick-quasi-senza-testa “appoggiata” tra il letto di Colin e il muro. Si avvicinò nervosa a quello di Emily rendendosi conto che non era sicura di volerla vedere “non fare il coniglio Melen. Dopodomani torni a casa, devi almeno salutarla” si disse con riprovazione scostando la tenda. Era peggio di come aveva immaginato. Il corpo della ragazza era rigido, un braccio alzato come a toccare qualcosa e un espressione di stupore e orrore sul viso. Non l’aveva mai vista così ferma, così..morta.. e avrebbe preferito continuare con quella sana abitudine.. Si sedette sulla sedia davanti alla ragazza e le sfiorò la mano. Generalmente Em era calda, una vera stufa-umana, ma in quel momento sembrava che tutto il calore avesse abbandonato il suo corpo. Era gelida. –Lelly..?- la voce di suo cugino, così vicina da farla sussultare la distrasse dai suoi pensieri, non l’aveva sentito arrivare –Ciao. C-cosa ci fai qui?- domandò asciugandosi le lacrime che, a sorpresa, avevano preso a bagnarle il volto pallido. Il ragazzo sospirò sedendosi sul letto e le prese una mano nelle sue senza dire nulla, limitandosi a farle sentire il suo appoggio –E’ strano vederla così silenziosa. Pensavo non esistesse una magia capace di bloccare questa lingua..- mormorò con forzata ironia, sfiorando le labbra congelate di Emily con le dita. Melen annuì –Non siete riusciti a scoprire altro tu e l’elfo?- Draco scosse la testa –No. Mio padre non mi vuole dire nulla e infondo a me non è che dispiaccia poi tanto. Ci libereremmo di un po’ di sanguesporco..- la vampira gli lanciò un occhiataccia –Anche io sono una mezzosangue Draco.- Il serpeverde scosse la testa –Sei una purosangue. Vampiri si diventa, sanguesporco si nasce- ribatté lui –Io sono nata così.. Non voglio discutere di nuovo su questo. Tu odi quello che ti hanno insegnato ad odiare, quello che probabilmente avrei disprezzato anche io se mio padre non fosse quello che è.. Eppure non tratti il tuo elfo come un oggetto..- fece notare incatenando i suoi occhi scuri con quelli grigi del cugino –Dobby è.. l’eccezione che conferma la regola- Melen sorrise –Lui ti ha fatto cambiare idea sugli elfi, ora basta trovare un nato babbano che ti faccia cambiare idea su di loro e avremo un Draco migliore- il biondo fece una smorfia contrariata –Non ti sarà facile trovarlo- il sorriso della mora si allargò –Oh, ma io l’ho già trovata- mormorò. Accarezzò un ultima volta il viso di Emily poi si alzò e se ne andò, non poteva sopportare oltre la vista del corpo senza vita della sua migliore amica..

Le vacanze di Natale furono accolte da una bianca coltre di neve e dal sollievo della maggior parte degli studenti. Erano veramente pochi quelli che avevano deciso di restare al castello, ancora meno che negli anni passati e in cuor suo Marion non poteva proprio dar loro torto. Se non fosse stato per la Polisucco avrebbe seguito anche lei il loro esempio, anche perché il suo papà le mancava davvero molto! La mattina di Natale fu la prima a svegliarsi, fissò il letto di Em e per un attimo ebbe un tuffo al cuore nel notare la sagoma che vi dormiva, salvo poi ricordarsi che era stata proprio lei a proporre alla piccola Weasley di trasferirsi momentaneamente nel loro dormitorio. Sospirò rattristata tirandosi a sedere e notò che invece il letto di Hermione era vuoto. Si affrettò a vestirsi per poi correre verso il bagno di Mirtilla dove, come aveva previsto, la bionda stava mescolando la pozione ribollente –Ciao- la salutò entrando nel cubicolo – Hai aggiunto la Crisopa?- Hermione annuì –Si, è pronta. Non ci resta che aggiungere i pezzettini delle persone in cui ci vogliamo trasformare e dovremmo esserci- Marion si mordicchiò il labbro inferiore nervosa –Sei sicura di volerlo fare Herm? Insomma potremmo metterci in un mucchio di guai.. senza contare che a Melen non piacerà per niente- Hermione si strinse nelle spalle con un sospiro –Una volta che Malfoy confesserà tutto tornerà come prima. Mel.. Mel capirà- mormorò mordicchiandosi il labbro, probabilmente nel tentativo di convincere anche se stessa..

Hermione aveva rubato delle divise di Serpeverde in lavanderia ed era riuscita a procurarsi un capello di Millicent Bulstrode per se e uno di Pansy Parkinson per Marion, ora dovevano solo aspettare che Ron e Harry tornassero con i capelli di Tiger e Goyle e avrebbero potuto tranquillamente cominciare. La pozione aveva raggiunto un intenso color fango di palude (a parere di Ron anche l’odore ricordava il fango di palude e Marion non avrebbe potuto essere più d’accordo) e aveva iniziato a rilasciare un intenso fumo nero che appestò ben presto l’intero bagno, costringendo le ragazze a coprirsi bocca e naso per non morire soffocate. –Miseriaccia! Speriamo che il sapore sia meglio dell’odore- Marion sorrise aprendo la porta del gabinetto –Dal colore non ci giurerei..- commentò ansiosa con un mezzo sorriso –Li avete presi?- domandò Hermione spostandosi un ricciolo sudato dal viso. Harry annuì mostrandole un paio di peli scuri –Bene. Allora direi che.. ci siamo. Sono certa di aver fatto tutto a dovere, il libro dice che avremo un ora esatta prima di riprendere le nostre sembianze.. Dovremo farcela, no?- Ron sbuffò –Certo che ce la faremo! Non dobbiamo mica interrogarlo su tutta la sua vita!- Harry deglutì nervoso –Speriamo vada tutto bene-. Hermione versò la poltiglia maleodorante nei bicchieri di vetro che Marion si era procurata dalle cucine, lasciò cadere un lungo capello scuro nel primo e lo passò a Marion mentre il composto diventava di un violetto brillante. Tra quella giallo-vomito di Hermione, quella cachi di Harry e quella marrone di Ron era senza dubbio la più invitante –Prima di berla ci conviene cambiarci e uscire da qui.. altrimenti non ci staremo più- fece notare Harry. –Ben detto. Andiamo ognuno in un gabinetto- disse Ron aprendo la porta e infilandosi nel cubicolo di fianco. Marion osservò la sua pozione preoccupata, nonostante il colore non fosse proprio orribile aveva un odore da uovo marcio davvero nauseabondo, poi avvicinò il bicchiere alle labbra e bevve un paio di grandi sorsi. Subito sentì torcersi le budella come se avesse ingoiato serpenti vivi, era certa che presto avrebbe vomitato. Poi l’intero corpo iniziò a bruciare e a pizzicare, sentì le gambe allungarsi, i capelli lunghi si scurivano e si ritiravano nella testa fino a raggiungere la nuca, sentì il naso diventare piccolo e le mani affusolate ed eleganti, improvvisamente la gonna le stava un po’ stretta di vita. Poi, così com’era iniziato, tutto cessò di colpo. –Tutto ok?- la voce di Harry le arrivò dal cubicolo attigua al suo –s-si, credo di si- rispose con una voce acuta e nasale. Si infilò velocemente la divisa e uscì dal gabinetto per fiondarsi allo specchio, gli occhi verdi di Pansy ricambiarono il suo sguardo stupiti –Wow, è davvero incredibile!- esclamò Ron avvicinandosi a lei palpandosi il naso –Ci conviene muoverci. Dobbiamo ancora trovare la sala di ritrovo dei Serpeverde, e sono già passati quasi cinque minuti..- disse Harry. Marion annuì con un mezzo sorriso, era davvero strano vedere Goyle con un espressione seria e pensierosa! –Herm sei pronta?- domandò Ron. Una vocetta stridula, per nulla simile a quella profonda della Bulstrode gli rispose –Io..io non credo che verrò. Andate senza di me- i tre si guardarono increduli –Come senza di te? Hermione stai bene?- domandò Harry basito –Dai, lo sappiamo che Millicent è brutta, ma nessuno saprà che sei tu!- cercò di sdrammatizzare Ron –No.. no io davvero.. non posso.. non credo proprio di venire. Andate, ci ritroviamo qui!- aveva una voce talmente implorante che i ragazzi decisero di non indagare oltre e si avviarono fuori dal bagno –Mary devi cercare di essere più sicura, alza il viso e guarda tutti come se fossero delle cacche- suggerì Ron fissando critico Marion –C-così va meglio?- balbettò alzando lievemente il mento, le guancie in fiamme. Harry e Ron si scambiarono uno sguardo, a disagio. Si avviarono verso i sotterranei perché, come aveva fatto notare Ron, era da lì che in genere venivano i serpeverde. Girarono per un po’ nei corridoi bui cercando un arazzo, una statua, un qualcosa che potesse suggerire la presenza di una porta nascosta senza, ovviamente, nessun risultato.. –Ah eccovi! Vi ho cercato dappertutto! Siete stati a rimpinzarvi in Sala Grande fino ad ora? Voglio farvi vedere una cosa davvero buffa- Draco Malfoy li raggiunse dopo quasi un quarto d’ora di vagabondaggi con un sorrisetto divertito sul viso pallido. Marion non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe stata felice di vederlo! –Oh, ciao Pan! Alla fine hai deciso di restare- si avvicinò a Marion e le prese una mano regalandole un sorriso dolce –Ne sono contento- sussurrò facendola avvampare. Lo seguirono fino a quando non si fermò davanti a un punto del muro vuoto e squallido –Qual è la nuova parola d’ordine?- chiese a Harry –Ehm.. purosangue?- tentò lui, poco convinto. Miracolosamente la porta si aprì – E bravo Goyle, finalmente una che ti ricordi!- esclamò il biondo dandogli una pacchetta sul braccio possente. –Aspettate qui, vado a prenderla- Harry, Ron e Marion si guardarono in giro cercando di non dare nell’occhio. La sala comune di Serpeverde era molto decorata, le poltrone verde smeraldo sembravano davvero costose, così come i mobili e i quadri. C’era una penombra perenne, rischiarata da candele fluttuanti e dal grande camino, mentre delle sottili finestrelle nella parete facevano intravedere le acque scure del lago Nero. Un po’ impacciati si sedettero a uno dei tavoli e attesero il ritorno di Malfoy. Il biondo portava un pezzo di giornale che sembrava essere stato ritagliato dalla gazzetta del profeta. Lo lesse velocemente ad alta voce:

Arthur Weasley, direttore dell’Ufficio per l’Uso improprio dei Manufatti Babbani, ha ricevuto oggi una multa di cinquanta galeoni per aver stregato un automobile babbana. Non siamo riusciti a raccogliere il commento del signor Weasley, ma sua moglie ha intimato ai giornalisti di levarsi dai piedi minacciando di sguinzagliargli contro il fantasma di famiglia. Lucius Malfoy..

-Beh, non è buffo? Immagino che sia stato un bel colpo per loro. Cinquanta galeoni equivarranno più o meno a tutti i loro possedimenti- Ron strinse forte i pugni fingendo di sorridere ma ottenendo solo una smorfia. Harry e Marion non dissero niente limitandosi ad annuire, entrambi preda di feroci sensi di colpa –Arthur Weasley ama talmente tanto i babbani che dovrebbe proprio buttare la bacchetta alle ortiche e andare a vivere con loro- continuò Malfoy sprezzante –Da come si comportano non si direbbe proprio che i Weasley siano purosangue- La faccia di Ron era contratta dalla rabbia. –Si può sapere cosa ti prende Tiger? Stai male?- gli domandò Draco perplesso –Mal di stomaco- grugnì lui –Beh, vattene in infermeria e già che ci sei dai un calcio a tutti quei sanguesporco da parte mia- proseguì con un ghigno –Mio padre dice sempre che Dumbledore è la peggior disgrazia capitata alla scuola. E ha ragione! Nessuno preside sano di mente avrebbe ammesso Canon e Fat. Insomma almeno la Fat è carina, ma Canon.. mi fai un autografo Potter? Posso farti una foto Potter? Permettimi di leccarti le scarpe Potter!- esclamò in falsetto con una scrollata di spalle, fissandoli in attesa. La risata forzata e in ritardo di Harry e Ron non parve sorprenderlo più di tanto quindi si concentrò su Marion con aria interrogativa –E così credi che Emily sia carina?- domandò quella senza riuscire a trattenere un sorrisetto nel vederlo arrossire –m-ma figuriamoci! Non toccherei quella schifosa sanguesporco neanche con un dito! Anzi, mi piacerebbe davvero sapere chi è l’erede di Serpeverde per stringergli la mano!- La mascella di Ron-Tiger si afflosciò così tanto che la sua faccia sembrò più ebete del solito. Fortunatamente Malfoy non sembrò farci caso e Harry ne approfittò per cercare di salvare il salvabile –Ma tu avrai sicuramente un idea di chi c’è dietro a tutto questo..- Malfoy sbuffò –Sai che non ce l’ho, quante volte te lo devo ripetere? E mio padre non vuole dirmi nulla sull’ultima volta che la Camera è stata aperta. Mi ha detto che è successo cinquant’anni fa, quindi prima che lui fosse a Hogwarts, ma lui sa tutto e si è lasciato sfuggire che l’ultima volta che è stata aperta uno di loro ci ha lasciato la pelle. Io speravo potesse essere Fat, ma ora come ora.. speriamo sia la Granger- concluse soddisfatto. Ron digrignò i denti furibondo cercando di trattenersi dal picchiarlo. Rendendosi conto del pericolo Marion cercò di sviare il discorso –Hanno preso il colpevole?- Malfoy annuì –oh sì. Chiunque fosse è stato certamente espulso. Probabilmente sta marcendo ad Azkaban. Harry lo fissò perplesso –Azkaban?- Malfoy lo fissò incredulo –Si Greg, la prigione dei maghi! Parola mia, se tu fossi un po’ più lento andresti indietro!- si agitò sulla sedia e poi aggiunse –Mio padre ha detto di non immischiarmi e di lasciarlo fare.- Marion stava per fargli un'altra domanda quando notò con orrore che i capelli di Ron iniziavano ad assumere una sfumatura rossastra. Terrorizzata e sorpresa guardò l’orologio rendendosi conto che l’ora era passata. Dall’occhiata che Harry e Ron si lanciarono anche loro dovevano averlo capito, infatti Ron finse di avere delle fitte lancinanti allo stomaco e lei e Harry si offrirono di accompagnarlo in infermeria, sperando solo che Draco non si fosse accorto della mutazione in atto.. Corsero letteralmente verso il bagno, e arrivarono che erano nuovamente loro stessi –E’ bello non sembrare più un gorilla.- commentò Ron contento guardandosi allo specchio. Marion ridacchiò bussando alla porta del gabinetto di Hermione –Herm siamo noi! Vieni fuori, abbiamo parecchie cose da dirti!- -ANDATE VIA!- strillò Hermione. Harry e Ron si scambiarono un occhiata. –Cosa diavolo è successo? Noi siamo tornati normali, quindi anche tu..- Mirtilla Malcontenta volò fuori dal suo cubicolo sorridente –Ooooooh, adesso vedrete, è orribile!- esclamò felice mentre il chiavistello scorreva facendo apparire Hermione in carne, ossa e.. pelo.

Draco si ritirò nella sua stanza visibilmente seccato. Tiger e Goyle erano tornati in sala comune, assolutamente dimentichi della loro conversazione e accusando un dannato mal di testa. Buttò un polvere smerldina nel camino per poi infilarci dentro la testa velocemente –Villa Black- mormorò. Qualche secondo dopo il suo sguardo si posò su un elegante studio e su una ragazza rannicchiata a leggere in poltrona –Ciao Draco. Bastava un biglietto per gli auguri sai?- il biondo scosse la testa –Melen, devo dirti una cosa-



Angolo dell'autrice e della postatrice:
Salve a tutte! Ed ecco il "famoso" capitolo della polisucco. Ho sempre trovato abbastanza strano che Draco non notasse i capelli di uno dei suoi migliori amici diventare rossi tutto ad un tratto, e poi è possibile che Tiger e Goyle non gli dicano nulla?! Per me no, quindi qui Draco se ne accorge e, ovviamente, fa la spia a Melen. E ora son dolori.. Beh ha anche ragione infondo.. Scusate il breve commento ma siamo un pò di fretta. Volevo pubblicare due immagini oggi, una è Mirice. Dato che mi piace molto come personaggio (medita fic parallela..) ho cercato anche lei ed eccola qui! ^^ http://imageshack.us/photo/my-images/14/miricemcgonagall.jpg/
In più un piccolo schizzo per Niniel, per ringraziarla di seguirci da sempre e per dirle che, anche se la conosciamo solo per recensione, ci siamo davvero affezzionate a lei. Grazie mille! http://imageshack.us/photo/my-images/835/001vegc.jpg/ 
Dato che altamente improbabile che avvenga un aggiornamento prima di natale: BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO A TUTTI! Valentina e Lisa
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Capitolo 26
*** 2.12 Il diario segretissimo ***


 2.12 Il diario segretissimo

-Un buco nell’acqua, un fallimento, una totale perdita di tempo, un..- -Ok Ron, abbiamo capito. Non c’è bisogno che continui a ripeterlo- esclamò Harry seccato passandosi una mano tra i capelli spettinati. Erano passati un paio di giorni dalla loro incursione nel dormitorio dei Serpeverde che, come aveva abbondantemente chiarito Ron, non era andata a buon fine. Per niente. Hermione era in Infermeria parzialmente trasformata nel gatto di Millicent Bulstrode e sembrava ci sarebbe rimasta ancora per diverse settimane, Malfoy non era e non sapeva nulla sull’Erede e le vacanze natalizie stavano finendo. –Melen si arrabbierà moltissimo quando glielo diremo- pigolò Marion stropicciandosi l’orlo della gonna –Non vorrai mica dirglielo!?- esclamò Ron incredulo –Quella ci ammazza!- -Vero, ma non prima di aver sentito la vostra versione dei fatti- la voce di Melen li fece sussultare mentre tutti e tre si voltavano verso il buco del ritratto. La vampira, visibilmente furiosa, si fermò davanti a loro e attese in silenzio per qualche secondo –Ebbene?- Marion non aveva nemmeno il coraggio di guardarla in faccia. L’idea non le era piaciuta fin da subito ma la voglia di acciuffare il responsabile era stata troppa –M-mi dispiace Mel.. noi.. noi volevamo solo..- pigolò nervosa –Volevamo vedere se Malfoy era l’erede- completò la frase per lei Harry –Mi pareva di avervi detto che era impossibile e di lasciar stare mio cugino- fece notare acida la mora –Beh ma tu sei una Black e una vampira! Non possiamo fidarci della tua parola al 100%!- esclamò Ron, come al solito senza pensare. Il silenzio che seguì quell’affermazione fu uno dei più pesanti che Marion avesse mai sentito. Melen li guardò ferita nascondendo gli occhi sotto la frangia –Bene. Se non avete fiducia in me non credo abbiamo più nulla da dirci- mormorò voltandosi e allontanandosi da loro –Aspetta Melen! Ron non voleva.. noi.. io ho fiducia in te- implorò Marion alzandosi per seguirla –Non parlare con me Marion. Sono una vampira e una Black, non sai cosa potrei farti- disse amara prima di uscire dal buco del ritratto diretta chissà dove.

Melen Artemisia Black era una ragazza testarda e orgogliosa, un binomio critico. Era intransigente con se stessa e lo era con gli altri, avevi solo una chance con Melen. Ed era meglio che te la giocassi bene perché riceverne una seconda era più unico che raro. Lo sapeva bene Malfoy, che gioiva internamente per la separazione tra sua cugina e il gruppo di Potter, e lo sapeva bene anche Marion, che nonostante tutto aveva comunque cercato di parlarle. Senza successo. –Ancora nulla sul fronte Mel?- chiese Hermione un pomeriggio che Marion era andata a portarle gli appunti e i compiti. La castana aveva scosso la testa tristemente –Passa il tempo con Malfoy e il suo gruppo e non vuole parlarmi. A te ha detto nulla?- la bionda si affrettò a scuotere la testa e la Lupin sembrò non accorgersi del suo sguardo colpevole. In verità Melen era venuta a parlarle il giorno stesso che aveva discusso con loro e non era stata una festa..

Hermione stava leggendo un vecchio libro sui passaggi segreti della scuola quando la tenda che circondava il suo letto era stata scostata con malagrazia rivelando il viso bello e furibondo di Melen –Forse l’idea di spiare Malfoy è partita da Ron e Harry, ma se avete usato la Polisucco come credo deve esserci anche il tuo zampino- aveva detto seria richiudendosi la tenda alle spalle. Hermione aveva sussultato stupita –Come.. come fai a saperlo?- la vampira scosse la testa –Sei molto intelligente Hermione, ma tendi a pensare che gli altri siano idioti. Draco ha notato qualcosa di strano in Tiger e Goyle, senza contare che Pansy era con i suoi in vacanza a Bombai. Non era difficile fare 2 più 2.-Anche Hermione era orgogliosa e, benché sapesse di essere in torto, non riuscì a sopportare lo sguardo di rimprovero dell’amica, ne le sue parole dure –Beh non sono l’unica ad aver nascosto qualcosa non è vero? Em ci ha detto che tu e Malfoy vi siete visti spesso per parlare di “private faccende di famiglia” cosa avremmo dovuto pensare eh?- l’espressione furiosa di Melen vacillò un attimo –anche Emily era d’accordo..- sussurrò ferita –avreste potuto fidarvi di me. Ma immagino che sia chiedere troppo, in fondo sono una Black e un vampiro..- La bionda rimase impietrita, non avrebbe mai pensato di vederla così..fragile. Non disse niente e Melen fece lo stesso. Quando la mora se ne andò un silenzio pesante e teso gravava sulla stanza.

La bionda scosse la testa per scacciare via il senso di colpa e si sforzò di sorridere a Marion –Dalle un po’ di tempo, sono certa che appena avrà sbollito ti ascolterà- ma entrambe sapevano che sarebbe stato più difficile di così.. –Ehilà- salutò Ron allegro scostando la tenda che ancora circondava il letto della bionda –Momento sbagliato?- domandò Harry notando il silenzio teso. Marion scosse la testa sforzandosi di sorridere –No, tutto ok. Stavamo parlando di Melen- I due ragazzi annuirono improvvisamente seri –Prima ci è passata vicino e non ci ha nemmeno salutato. Bella mancanza di educazione- bofonchiò Ron arrossendo appena, non voleva ammettere quanto l’amica gli mancasse. Anche Harry si sentiva in colpa, in fondo la vampira aveva tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata. Lei gli aveva fornito le informazioni per provare che la teoria era campata in aria, non avevano voluto darle retta per degli stupidi pregiudizi, era colpa loro, lei era sempre stata onesta nei loro confronti.. Scosse la testa sconsolato e si ricordo del motivo per quella visita fuori programma a Hermione –ah! Ecco, abbiamo trovato questo- disse Harry estraendo un piccolo libricino nero dalla borsa e porgendolo alla bionda. Marion sbuffò seccata –Ce l’hai ancora?- Harry fece un sorrisino tirato –Potrebbe avere poteri nascosti!- trillò lei entusiasta rigirandoselo tra le mani –Nascosti benissimo direi.. senti Harry solo perché questo Riddle ha vinto un premio speciale una cinquantina di anni fa non vuol dire che centri qualcosa con la camera- commentò Ron alzando gli occhi al cielo. –Se non è nulla d’importante perché qualcuno ha tentato di liberarsene? E poi un premio per “i servigi resi alla scuola” è troppo generale per non risultare un po’ sospetto..- mormorò deciso, sentiva di avere ragione –Oh Harry, potrebbe essere per qualsiasi cosa! Un ottimo punteggio ai M.A.G.O., un tiro particolare durante una partita di Quidditch..- disse Marion alzando gli occhi al cielo –O magari ha ucciso Mirtilla, rendendo così un grande favore alla comunità..- ghignò Ron subito raggiunto dallo sguardo di riprovazione della castana. Ma Hermione non sembrava pensarla allo stesso modo – Noi sappiamo che la persona che ha aperto la camera è stata espulsa cinquant’anni fa. Sappiamo che cinquant’anni fa T.O.Riddle ha ricevuto un premio per i servigi resi alla scuola.. Che ne diresti se ti dicessi che secondo me ha preso quel premio per aver scoperto chi era l’Erede di Serpeverde? Probabilmente il suo diario potrebbe dirci tutto quello che c’è da sapere: dov’è la camera, cosa contiene, come si apre.. E’ chiaro che l’odierno erede non lo vorrebbe avere tra i piedi no?- Harry annuì convinto, Marion spalancò la bocca scioccata e Ron sbuffò –Ottimo discorso Herm. L’unico problema è che sul diario non c’è scritto niente di niente- fece notare alzando un sopracciglio. La ragazza scosse le spalle –Potrebbe essere scritto con un inchiostro invisibile. Aparecium!- disse prendendo la bacchetta dal comodino e colpendo il diario tre volte. Niente. Senza perdersi d’animo prese la sua borsa e ci frugò dentro fino a trovare una grossa gomma di un rosso acceso –E’ un rivelatore, l’ho preso a Diagon Alley- spiegò con un sorriso battagliero strofinandolo sulla prima pagina. Niente. –Date retta a me, non c’è nulla da scoprire in quel diario. E’ semplicemente successo che Riddle ha ricevuto un regalo indesiderato e non ci ha mai scritto un tubo- insistette Ron con una scrollata di spalle. Hermione corrugò le sopracciglia scontenta –Troverò un modo.. Devo solo andare in biblioteca- disse decisa. Marion lanciò uno sguardo al diario, anche lei aveva l’impressione che quelle pagine non fossero vuote come sembravano. E le trasmettevano una pessima sensazione.

-Wow.. questo è..è- mormorò Pansy a bocca aperta rimirando la sala grande era rivestita di tutte le tonalità del rosa. Dal confetto per le pareti, al rosa bebè per i pavimenti e al fucsia per fiori e decorazioni –Orribile?- propose Malfoy senza riuscire a trattenere una smorfia. Melen era decisamente d’accordo con il cugino. Dannazione quella stanza era rosa! Rosa! In quel momento Allock (vestito dello stesso stupido colore) si alzò dal tavolo degli insegnanti e si puntò la bacchetta alla gola, subito la sua voce risuonò nella stanza notevolmente amplificata –Buongiorno a tutti e Buon San Valentino! E grazie alle 46 persone che mi hanno inviato un bigliettino di auguri, siete state dolcissime- fece un occhiolino alla sala sorridendo suadente. “ora vomito” pensò Melen inorridita –E non è finita qua!- annunciò raggiante. Batte le mani e una decina di nani pelosi e dall’aria arcigna entrò in sala grande. Portavano tutti un arpa e due ali dorate ed erano vestiti solo con dei pannolini rosa. –I miei amici cupidi andranno in giro per tutta la scuola consegnandovi i vostri auguri di San Valentino! E il bello non finisce qui! Sono certo che anche i miei colleghi vorranno condividere con voi lo spirito di questa festa! Perché non chiedete al professor Piton di insegnarvi a preparare una pozione d’amore? Oppure potreste farvi deliziare con uno degli Incanti Incantevoli di quel vecchio furbastro del professor Vitius!- propose con una risata deliziata. Melen fissò il tavolo degli insegnanti, La McGonagall non gli era ancora saltata al collo solo perché Dumbledore le stringeva una mano sussurrandole qualcosa all’orecchio, Piton lo fissava come se volesse avvelenarlo e in effetti tutti sembravano più o meno della stessa idea. Per tutto il giorno i nani non smisero di fare irruzione di fare irruzione nelle aule per consegnare i Valentini. Melen si sentiva perseguitata. Dopo solo 2 ore dall’inizio di quella pagliacciata aveva ricevuto 240 biglietti di auguri, una sessantina di scatole di cioccolatini, una trentina di peluche di varie forme e dimensioni e ben cinquanta poesie recitate in falsetto da ridacchianti nani. Ma che diavolo! –Dove accidenti è finito il sano terrore? Non dovrebbero avere il coraggio di spedirmi queste.. queste..- borbottò furiosa seguita da un paio di nanetti. Draco ridacchiò divertito, lui aveva ricevuto un bigliettino da Astoria e uno da Pansy oltre a qualche scatola di cioccolatini anonima. –Beh immagino che siano del tuo fan club- borbottò Pansy seccata dalla differenza di doni. Un rumore di baruffa attirò la loro attenzione –Quello non è Potter?- domandò Tiger indicando un ragazzo che era appena stato placcato da uno dei “cupidi” –Direi che anche lui non è troppo contento di questa storia- ghignò Draco avvicinandosi proprio mentre il nano si metteva a cantare un orrida poesiola. –Andiamo- disse seria trascinandosi dietro un Draco recalcitrante, doveva ammettere che nonostante Draco fosse divertente, Pansy dolce e Astoria intelligente le mancavano molto i suoi amici..

Quella sera Harry andò a letto presto. Era stato pensieroso tutto il giorno e Marion non riusciva a dare la colpa solo alla poesia di Ginny. -Vado a vedere se sta bene- mormorò dopo poco che era salito in camera. Hermione annuì mentre Ron sospirava –Lascia stare Mary, probabilmente è solo stufo di essere preso in giro per quel nano. Cavolo, era davvero un orrore!- la castana sorrise ma si diresse comunque verso il dormitorio maschile. Dalla stanza non preveniva alcun rumore. Bussò senza ricevere risposta un paio di volte poi entrò –Harry?- il ragazzo era seduto alla scrivania, un piuma alzata sul diario di Riddle –Mary.. io non ti ho sentito. Hai bisogno di qualcosa?- domandò con un mezzo sorriso nascondendo il libro con una mano. Insospettita la ragazza si avvicinò e fissò le pagine. Harry aveva scritto qualcosa, la cosa strana era che il diario gli aveva risposto –Cosa..-lesse le ultime righe, scritte con una grafia elegante brillavano sinistre le parole “posso fartelo vedere” –Lui sa qualcosa Mary, dobbiamo assolutamente scoprire cosa- la ragazza si mordicchiò il labbro indecisa, affidarsi così a un manufatto magico non sembrava una cosa molto saggia ma sentiva che non avevano nulla da temere in quel momento. Sapeva che Riddle voleva solo convincerli della sua parola. Con un sospiro prese la penna di Harry:

Sono Marion Lupin. Mostracelo

Il suo messaggio restò immobile sul foglio qualche secondo poi la pagina lo assorbì facendone apparire un altro

Salute Marion Lupin. Preparatevi.

Le pagine iniziarono a sfogliarsi velocemente come al soffio di un forte vento, fino a fermarsi al 13 di giugno. A bocca aperta Harry e Marion si chinarono sulla piccola finestrella scura appena apparsa nella pagina, ancora prima di capire come era successo caddero in avanti nella pagina che si stava allargando in un turbinio di luci e ombre.
  

Scusate moltissimo per il ritardo, Vale mi aveva dato il capitolo già prima di Natale e io da capra quale sono non sono nemmeno riuscita a controllare l'ortografia! Sorry! T.T

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Capitolo 27
*** 2.13 Ricordi ***


2.13 Ricordi

Si era aspettata che sulle pagine del diario iniziassero a fiorire le immagini di quella lontana notte in cui il misterioso Tom Riddle aveva catturato l’erede, come in quelle scatole magiche che avevano i babbani e che a Emily mancavano tanto. Certamente non si era aspettata di essere risucchiata in.. cos’era quello? Si guardò intorno incuriosita mentre il mondo che la circondava diventava man mano sempre meno sfocato. –L’ufficio del preside?- mormorò più a se stessa che al ragazzo al suo fianco. Aggrottò però le sopraciglia perplessa, sebbene la stanza circolare non lasciasse dubbi quello non sembrava davvero lo studio di Dumbledore. E in effetti alla grossa scrivania con le zampe di leone non c’era lui, bensì un ometto paffuto e rugoso dall’aria fragile e i radi capelli corti ed aggrovigliati ben diversi dalla folta chioma del loro preside. L’uomo leggeva una lettera a lume di una corta candela pensieroso, senza degnarli neanche di uno sguardo. Marion non aveva idea di chi fosse e, a giudicare dalla sua espressione perplessa, neanche Harry ne sapeva nulla. Il ragazzo si avvicinò incerto –Mi spiace signore. Non volevamo disturbarla..-disse accennando un sorriso di scuse. Il mago non alzò lo sguardo ne si mosse, non diede alcun cenno che fece intendere che lo avesse sentito. Continuò a leggere la sua lettera imperterrito, corrugando lievemente le sopracciglia cespugliose e massaggiandosi la corta barba bianca. –Ehm.. allora, c-ce ne andiamo, si?- balbettò Marion avvicinandosi a Harry e fissando il mago in attesa di una qualunque reazione. Niente. Il mago continuò a ignorarli, come se non esistessero. –Forse è sordo?- propose Harry a disagio stringendosi nelle spalle. La castana fece per posare una mano sulla spalla dell’uomo, in modo da non spaventarlo troppo nel momento che si fosse accorto di loro, ma fu lei a sobbalzare spaventata quando la sua mano passò attraverso la schiena dell’uomo facendole perdere leggermente l’equilibrio. Guardò Harry a bocca aperta, la mano all’interno del corpo dell’uomo che, indifferente, aveva ripiegato la busta e ora, passando di fianco a Harry senza degnarlo di uno sguardo, stava tirando le tende della finestra. –Siamo.. fantasmi?- domandò lievemente intimorita tenendosi la mano –Non lo so.. non credo. Però è strano, non credi?- Harry scosse la testa –Niente Fanny, niente libri, niente strani affari.. non sembra proprio l’ufficio di Dumbledore- Marion spalancò la bocca, improvvisamente consapevole –Perché non lo è Harry, non ancora!- il ragazzo la fissò senza capire –E’ la stessa stanza ma cinquant’anni dell’ultima volta che l’abbiamo vista, al tempo di Riddle.- spiegò sempre più convinta di quello che diceva –Quindi quello deve essere il preside precedente. Si, ha senso.. ecco perché non ci vede ne ci sente. Noi qui non esistiamo- rabbrividirono, la sensazione di non esistere non era per nulla piacevole.. Qualcuno bussò alla porta. –Avanti- disse il vecchio preside con voce stanca. Entrò un ragazzo di circa sedici anni, alto e decisamente avvenente. I capelli scuri e ondulati incorniciavano un viso così perfetto da sembrare cesellato e due grandi occhi scuri adombrati dalle ciglia lunghe. –Serpeverde- bisbigliò Harry indicando la sua divisa e la spilla da prefetto che il giovane portava sul petto e che Marion, incantata dal viso d’angelo, non aveva notato –Lui dev’essere Tom- rispose lei arrossendo leggermente per la sua distrazione. – Ah Riddle- fece il preside –Voleva vedermi, Professor Dippet?- chiese Riddle, nervoso ma deferente. –Mio caro ragazzo. Siediti, siediti pure..- disse Dippet guardandolo amorevolmente e indicandogli una poltroncina davanti al fuoco –Mio caro ragazzo, ho appena letto la tua lettera e.. mi dispiace molto, Tom. Non ho la possibilità di farti rimanere qui durante le vacanze, se potessi io.. Non vuoi tornare a casa per le vacanze?- domandò gentile. Riddle strinse le mani attorno alla stoffa dei pantaloni con un gesto nervoso e triste insieme “ci teneva molto” giudicò Marion dispiaciuta –preferirei restare a Hogwarts, signore, piuttosto che in quel.. in quel..- borbottò corrugando le sopraciglia e mordicchiandosi le labbra agitato –Se non sbaglio trascorri le vacanze in un orfanotrofio babbano..-disse Dippet –Si signore- ammise il ragazzo arrossendo lievemente. Forse un tempo l’essere mezzosangue era considerato peggio di ora.. –Sei figlio di babbani?- domandò nuovamente l’uomo, apparentemente inconsapevole del disagio del suo studente –Sono un.. mezzosangue, signore. Madre strega e padre babbano.- rispose rapido –E sono entrambi..- Harry si mordicchiò il labbro, non capiva proprio perché l’uomo dovesse insistere così tanto con il povero Riddle! Era evidente che non voleva parlarne –Non ho mai conosciuto mio padre. Mia madre è morta dandomi alla luce. All’orfanotrofio hanno detto che è vissuta abbastanza da darmi il nome: Tom come mio padre e Orvoloson come mio nonno- Dippet annuì con aria comprensiva –Tom il fatto è che si sarebbe anche potuto fare uno strappo alla regola per te, ma date le attuali circostanze..- Marion e Harry si scambiarono uno sguardo emozionato –Parla di tutte queste aggressione, signore?- chiese Riddle. Marion sentiva il cuore battere così forte che pensava le sarebbe uscito dal petto, e si affrettò a seguire l’esempio di Harry e ad avvicinarsi ai due interlocutori per non perdere neanche una parola – Esattamente. Devi capire che sarebbe terribilmente irresponsabile da parte mia lasciarti rimanere al castello, una volta terminato il trimestre. Specialmente alla luce della recente tragedia.. la morte di quella povera ragazza.. Sarai molto più al sicuro al tuo orfanatrofio. Il Ministro della Magia ha parlato addirittura di chiudere la scuola dato che.. purtroppo non.. non abbiamo fatto nessun progresso nell’individuare la.. ehm.. la causa di..- borbottò nervosamente alla fine. Gli occhi di Riddle si erano ridotti a fessura, sembrava pensieroso. –Ma signore se.. se la persona venisse presa.. se tutto finisse- domandò agitato –Cosa vuoi dire?- chiese Dippet raddrizzando la schiena sorpreso –Tu sai qualcosa di questa storia Tom?- domandò speranzoso l’uomo. –No signore- si affrettò a rispondere Riddle. Ma Harry ebbe la certezza che quel diniego fosse molto simile a quello che lui stesso aveva detto a Dumbledore non troppi giorno prima. Il preside si risedette con un sospiro e l’aria vagamente delusa –Puoi andare Tom- Riddle uscì dalla stanza. –Andiamo- disse Harry afferrando la mano di Marion e affrettandosi a seguirlo.

Scesero la scala a chiocciola mobile e uscirono dallo stesso Gargoyle che proteggeva tutt’ora l’entrata alle stanze del preside. Hogwarts non sembrava cambiata granché in questi ultimi anni e la cosa fece sentire Marion lievemente più a so agio. –Riddle- il ragazzo si voltò con un espressione imbarazzata sul viso e un sorriso appena accennato, anche Marion e Harry si voltarono. A chiamare la loro “guida” era stata una ragazza che doveva avere grossomodo la stessa età di Riddle. I capelli scuri raccolti in una lunga treccia, il viso severo, le labbra sottili, aveva un aspetto familiare. –Buonasera McGonagall, di pattuglia stanotte?- domandò Riddle guardandola attento, Harry riconobbe suo malgrado che era lo stesso modo in cui lui guardava Emily e arrossì lievemente imbarazzato –Pensi sia il padre di Mirice?- chiese Marion cercando in Tom delle somiglianze con la donna, non sarebbe stato dannatamente romantico assistere al momento in cui la loro professoressa si era innamorata? Harry fece una smorfia –non mi interessa. Spero solo che non decidano di tentare il concepimento ora- la castana arrossì furiosamente annuendo. –Ti conviene tornare nel tuo dormitorio- stava dicendo la futura vicepreside con un sospiro stanco –Ti spiace se facciamo un po’ di strada insieme? Devi andare verso la Sala d’Ingresso anche tu vero?- Harry fece una smorfia infastidita, non erano certo tornati indietro nel tempo per vedere i flirt della McGonagall! –Harry se ne stanno andando- lo avvertì Marion tirandolo per la camicia. La coppia camminò fino al primo piano parlando di lezioni dall’aria noiosa e difficile prima di salutarsi con un cenno del capo e un sorriso, decisamente non sembravano amanti. Riddle osservò per un po’ il punto in cui la ragazza era sparita mordicchiandosi le labbra e corrugando le sopracciglia, come immerso in una riflessione piuttosto complicata. Poi, come se avesse finalmente trovato la soluzione al problema, si allontanò di fredda seguito ovviamente da Marion e Harry –Credo stia andando alla camera!- esclamò il ragazzo felice –Ma non è un po’ pericoloso affrontare il mostro a viso aperto?- disse Marion guardando con apprensione il ragazzo che le camminava davanti deciso. Stavano scendendo verso i sotterranei quando un mago dai lunghi capelli castani e la barba fluente chiamò Riddle dalle scalinate. –Cosa fai in giro a quest’ora Tom?- Harry e Marion lo guardarono a bocca aperta, era Dumbledore di cinquant’anni più giovane. –Il preside ha voluto parlarmi, signore- rispose Riddle chinando il capo rispettoso –Beh fila a letto. In questi giorni non è per nulla prudente girare per i corridoi la notte. Almeno da quando..- Sospirò profondamente e, lanciando a Riddle un’occhiata penetrante, gli augurò la buona notte e si allontanò con il solito passo elastico. Riddle lo seguì con lo sguardo finchè non fu sparito –Non sembra che gli piaccia tanto, vero?- commentò Marion confusa. A dispetto della cortesia che aveva avuto sembrava che Tom nascondesse un certo astio per il proprio professore –Andrà male nella sua materia. Non è importante adesso, sta andando nei sotterranei- rispose Harry con una scrollata di spalle, continuando a pedinare il giovane prefetto. Fu con una certa delusione che constatarono che Riddle non li stava conducendo verso un passaggio segreto o un tunnel nascosto, ma che semplicemente nel sotterraneo dove Piton teneva le sue lezioni. Le torce non erano accese e l’unica luce proveniva dalla bacchetta di Tom, il ragazzo entrò socchiudendosi la porta alle spalle per poi appoggiarsi alla parete e spegnere la bacchetta. Ora l’oscurità gli avvolgeva –Harry ho paura- pigolò Marion stringendosi al suo braccio –Non preoccuparti Mary, siamo incorporei ricordi? Non può succederci nulla- cercò di rassicurarla prendendole una mano e cercando di nascondere la tensione che lui stesso avvertiva.

Rimasero immobili vicino alla porta per un tempo che parve infinito, quando a un tratto dei rumori pesanti li avvertirono che qualcuno si muoveva nella loro direzione. L’estraneo superò la loro postazione e Riddle, silenzioso come un ombra, scivolò fuori dalla stanza e lo seguì. E dietro di lui anche Harry e Marion in punta di piedi, assolutamente dimentichi della loro condizione privilegiata. Seguirono lo sconosciuto forse per cinque minuti, poi Riddle si strinse contro il muro teso all’ascolto di nuovi rumori. Udirono il rumore di una porta che si apriva e poi un bisbiglio rauco –Dai.. tocca andar via da qui.. andiamo su.. nella scatola- quella voce aveva un che di famigliare. Con uno scattò improvviso Riddle svoltò l’angolo appoggiandosi mollemente al muro e fissando serio la sagoma scura di un ragazzo enorme, accucciato davanti a una porticina nascosta nella parete con uno scatolone in mano. –‘Sera Rubeus- lo salutò secco. Il ragazzo sobbalzò chiudendosi di scatto la porta alle spalle e alzandosi in piedi in tutta la sua considerevole altezza –Tom, che ci sei venuto a fare quaggiù?- domandò nervoso –E’ finita, sarò costretto a consegnarti Rubeus. Se non fniscono gli attentati parlano di chiudere Hogwarts e io non posso permetterlo- disse serio avvicinandosi –Che diavolo..- iniziò Rubeus ma Tom lo interruppe subito –Non penso che tu volessi uccidere nessuno. Ma i mostri non sono animaletti da compagnia. Scommetto che tu l’hai fatto uscire solo per sgranchirsi un po’ le zampe e..- disse scuotendo la testa, sembrava sinceramente dispiaciuto –Non ha ammazzato nessuno!- disse il ragazzo corpulento coprendo con il suo corpo la porta alle sue spalle, dalla quale provenivano dei rumori sinistri. –Coraggio Rubeus. I genitori della ragazza morta saranno qui domani. Il minimo che Hogwarts possa fare è assicurarsi che la cosa che gli ha ucciso la figlia sia fatta fuori..- chiarì Tom estraendo la bacchetta da sotto il mantello. Marion tirò la manica di Harry costringendolo a voltarsi –Harry è Hagrid! Quel ragazzo è Hagrid!- disse tra le lacrime che, per il nervosismo e per il dispiacere, avevano iniziato a bagnarle le guancie. Sentirono il rumore di una colluttazione, la porta della stanza si spalancò e una cosa immensa, piena di zampe pelose e occhi e chele taglienti emerse dall’oscurità travolgendo Riddle al suo passaggio. Marion urlò terrorizzata stringendosi a lui che a sua volta non riuscì a trattenere un grido di orrore. Riddle tentò di riprendere la bacchetta e d’inseguire la.. cosa, che correva veloce fuori dal corridoio ma Hagrid glielo impedì con un urlo disperato. Tutto iniziò a girare vorticosamente, il buio divenne completo.

Harry cadde con un tonfo sul letto mente Marion gli atterrava sulla pancia. Erano di nuovo nel dormitorio di Grifondoro, il diario di Riddle, nuovamente bianco, giaceva di fianco a loro aperto. Prima che avessero il tempo di riprendere fiato la porta si aprì facendo entrare Ron e Hermione. –Ah, e noi che eravamo preoccupati!- disse con un ghigno malizioso. Marion e Harry, sudati e tremanti si alzarono in piedi barcollando appena –Cos’è successo?- chiese Hermione avvicinandosi preoccupata. –E’ stato Hagrid. Hagrid ha aperto la Camera dei segreti cinquant’anni fa- disse Harry abbassando lo sguardo. La stanza piombò in un silenzio pesante, rotto solo dai singhiozzi di Marion. 




Angolo dell'autrice e della postatrice:
Buondì e scusate il ritardo ma con questa neve ho fatto parecchia fatica a riuscire ad andare a prendere il capitolo, anche da voi nevica moltissimo?
Noi siamo bloccati in casa, non ho mai visto la neve così alta! *o* E' bella solo se non devi guidare, Vale... torniamo al capitolo che è meglio va. Si, giusto. Allora.. in effetti la Rowling si risolve la parte del diario in un paio di pagine già nel capitolo precedente. Però è una parte importante quindi io ho voluto darle uno spazio maggiore. Non ricordo ci fosse lo scambio di battute tra Voldemort ela McGranitt però.. Non c'era infatti, ma che posso farci? A me piace pensare che Riddle abbia avuto una cotta per lei a scuola *_* Prima di diventare cattivo e pelato, ovviamente. Non è il papà di Mirice vero?! Mah.. io non credo proprio. Dato che sono bloccata a casa di Vale è possibile che il prossimo caitolo venga pubblicato in giornata. Insomma siamo in mano al tempo! XD Ciao ciao Vale e Lisa



 

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Capitolo 28
*** 2.14 Cornellius Caramell ***



Harry, Ron, Hermione e Marion sapevano perfettamente dell’incresciosa passione di Hagrid per le creature grandi e mostruose, passione che diventava adorazione se la creatura in questione era anche potenzialmente mortale. Ricordavano con dolorosa precisione che l’uomo aveva fornito dettagli segreti e essenziali su il cane a tre teste Fuffy in cambio di un uovo di drago che aveva, illegalmente, cercato di allevare nella sua capanna di legno. Non era difficile immaginare un Hagrid tredicenne che, saputo che nel castello si nascondeva un mostro, faceva carte false pur di darci un’occhiata. Probabilmente poi aveva pensato fosse un vero peccato tenerlo rinchiuso e che doveva assolutamente cercare di aiutarlo. Harry era sicuro di questo, e anche che il loro amico non avesse mai voluto uccidere nessuno.
– Riddle potrebbe aver preso la persona sbagliata. Magari quello che uccideva le persone era un altro mostro..- disse Hermione durante l’ennesima discussione
–Ma quanti mostri pensi che ci siano in questa dannata scuola!?- ribatté Ron ostinato
–Abbiamo sempre saputo che Hagrid è stato espulso. E gli attentati devono essere finiti non appena lui è stato sbattuto fuori, altrimenti Tom non sarebbe stato premiato- disse Harry tristemente
–Beh, nessuno ha chiesto a Riddle di fare la spia comunque..- borbottò Ron incrociando le braccia al petto
–Il mostro aveva ucciso una persona- gli fece presente Hermione
–E poi se Hogwats chiudeva avrebbe dovuto tornare in un orfanotrofio babbano, non posso dargli torto se voleva rimanere qui..- disse Harry scuotendo la testa- Tacquero tutti e tre
–Non dovrebbe essere.. innocente fino a prova contraria?- mormorò Marion, ancora riluttante ad accettare che il loro amico fosse l’erede –Credo dovremmo parlarne con lui..- ammise.
Hermione si mordicchiò il labbro combattuta–Oh, già m’immagino che bella conversazione! Buongiorno Hagrid, non è che hai sguinzagliato qualcosa di pazzo e peloso nel castello ultimamente?- inervenne Ron, Harry scosse la testa –Ha ragione Ron, non possiamo dirgli nulla.- Marion si alzò in piedi a disagio
–L’ultima volta che abbiamo accusato qualcuno senza prove abbiamo perso l’amicizia di Melen. Basta segreti- disse fissandoli decisa. I tre abbassarono lo sguardo sconfitti –va bene Marion, se si verificherà un’altra aggressione andremo a parlargli- propose Hermione, subito spalleggiata da Ron e Harry. Alla fine Marion, anche se non proprio d’accordo, decise di fare come dicevano loro. Nessuno pensò di dire a Melen cosa avevano scoperto.

Erano passati quasi quattro mesi dall’aggressione di Emily e Justin e quasi tutti sembravano oramai dell’idea che l’erede di Serpeverde, chiunque fosse, avesse rinunciato una volta per tutte. Pix aveva smesso di canticchiare E’ Potter canaglia, nessuno guardava più Harry come fosse un mostro e anche Fred alla fine aveva smesso di sembrare uno zombie e stava tornando lentamente al suo solito carattere; a marzo le mandragole fecero festa a lungo e rumorosamente cosa che fece molto felice la professoressa Sprite –Quando cercheranno di scambiarsi il vaso saranno pronte e potremmo risvegliare quei poveri ragazzi- spiegò agli studenti, notizia che fu accolta da diversi applausi sollevati. Durante le vacanze di Pasqua gli studenti del secondo anno ebbero qualcosa di nuovo a cui pensare, era arrivato il momento di scegliere le materie per il terzo anno, un problema che, almeno Hermione prendeva molto seriamente.
–Non possiamo smettere Difesa e Pozioni, immagino..- si lamentò Harry fissando l’elenco dubbioso
–No, quelle vecchie ce le dobbiamo tenere- rispose Ron tetramente –Dipende tutto da cosa volete diventare. Vi piace l’aria aperta? Cura delle creature magiche fa per voi. Preferite le lingue? Antiche Rune e Lingue morte potrebbe essere una buona scelta- disse Percy con un sorriso incoraggiante. Harry e Ron annuirono, avevano fatto un paio di lezioni di Cura delle Creature magiche al primo anno e non ricordavano di essere andati troppo bene, ma davvero le altre materie che Percy aveva citato sembravano noiose e difficili. Alla fine scelsero quelle di Marion, se non altro sarebbero potuti stare insieme.
La sera prima di una partita di Quidditch i pensieri di Harry, Ron, Hermione e Marion furono nuovamente dirottati da un avvenimento decisamente strano. Tornando dall’allenamento serale Harry trovò le sue cose sparpagliate dappertutto –L’ho trovato così quando sono entrato- pigolò Neville Paciock spaventato. Il mantello di Harry era strappato, così come le pagine di alcuni libri, le tasche di ogni capo d’abbigliamento erano state rivoltate e il contenuto del cassetto del comodino era sparso disordinatamente sul letto –Ma cosa diavolo è successo qui?- imprecò Dean Thomas –Non ne ho idea- rispose Harry nervoso. Seamus e Ron si avvicinarono per esaminare la situazione –Qui qualcuno cercava qualcosa- esclamò Seamus guardando il mantello rotto
–Già, manca niente?- chiese Ron preoccupato. Harry non disse nulla di fronte agli altri, ma una volta rimasto solo con Ron ammise che non c’era più il diario di Riddle. Andarono immediatamente a parlarne con le ragazze –Cosa?- esclamò Marion torcendosi nervosamente la gonna –ma solo un Grifondoro può averlo rubato..- mormorò Hermione –Nessun altro conosce la parola d’ordine- Ron lanciò un’occhiata sospettosa a Melen che, dall’altra parte della stanza leggeva un libro tutta sola
-Beh, però conosciamo un Grifondoro che passa molto tempo con le serpi..- bisbigliò. Harry, Hermione e Marion lo guardarono storto
–Melen non lo farebbe mai Ron..- commentò Harry deciso, chiudendo il discorso.

La mattina dopo il tempo era ideale per il Quidditch e per un poco Harry riuscì a scordarsi del ladro e a dedicarsi solo all’imminente partita, almeno fino a quando non udì di nuovo la voce –uccidere adesso.. fare a pezzi.. squartare..- lanciò un grido, guadagnandosi le occhiate allarmate dei suoi amici
–La voce! L’ho sentita di nuovo.. voi non.. non avete sentito niente?- Ron e Marion scossero la testa, invece Hermione si batté una mano sulla fronte
–credo di aver capito! Devo andare a verificare.. ma credo proprio che..- e sparì su per le scale
–Hermione! E’ meglio che vada con lei, non mi piace che giri da sola per i corridoi- pigolò Marion. Harry e Ron annuirono –In bocca al lupo- disse prima di seguire l’amica su per le scale –Hermione! Hermione aspettami!- la bionda si voltò nella sua direzione, aveva il fiatone e sembrava molto agitata
–Mary ho bisogno che tu mi faccia un favore- la castana annuì –Vai a cercare Melen e dille di raggiungermi in biblioteca. Credo di aver capito cos’è il mostro della camera. Lei conosce la storia di Serpeverde molto meglio di me, forse insieme potremmo riuscire a trovare anche il luogo in cui si nasconde.. devi convincerla a qualunque costo, Mary. E’ essenziale- parlava rapida, era evidentemente preoccupata e, benché l’idea di lasciarla andare in giro da sola non le piacesse per nulla, Marion si affrettò a fare come le era stato chiesto sperando che Mel la stesse ad ascoltare. Aveva visto Melen uscire dalla sala grande in compagnia di Malfoy e del suo gruppo e dirigersi verso i dormitori di Serpeverde ed è li che corse come se avesse il diavolo alle calcagna. I sotterranei erano vuoti, probabilmente erano tutti alla partita, quindi non fu difficile arrivare davanti al dormitorio senza risultare sospetta, purtroppo però la parola d’ordine era stata cambiata
–Accidenti..- imprecò sottovoce. Non sapendo cosa fare iniziò a tempestare il muro di pugni urlando il nome di Melen, sperava che qualcuno aprisse il passaggio e le dicesse dove trovare la ragazza, o che la facesse uscire a parlarle. Ma quando la porta segreta si aprì si trovò davanti proprio la persona che cercava che la fissava interdetta –Hai sbagliato dormitorio, piagnona- disse Draco alzando un sopracciglio e fissandola piuttosto stupito, in genere quella ragazzina era così.. silenziosa! Ignorandolo la castana prese una mano di Melen tra le sue –Devo parlarti, è urgente. Riguarda la camera.. Hermione ha detto che forse.. forse sa cosa contiene- la vampira spalancò gli occhi stupita ma decisa a non cedere. Non aveva dimenticato la mancanza di fiducia che i suoi amici avevano avuto nei suoi confronti
–E quindi? A cosa vi servo io? Sono una Black, potrei remare contro o imbrogliarvi..- rispose fredda scostando la mano dalle dita tremanti di Marion. La ragazzina abbassò lo sguardo mordicchiandosi le labbra –Sono mesi che cerco di parlarti Mel.. Non era di te che dubitavamo, ma di lui- disse indicando Malfoy che alzò gli occhi al cielo con uno sbuffo seccato –Mi spiace moltissimo per non avertelo detto e hai tutte le ragioni per tenerci il broncio ma qui non si tratta di me o di te, qui si tratta di fermare queste aggressioni! So che anche tu lo vuoi, Madama Chips mi ha detto che vai a trovare Emily tutti i giorni. Ti prego Mel, ti prego! Abbiamo bisogno di te- implorò fissandola negli occhi decisa. –Cosa aspetti, un invito scritto? Muoviti Lel, odio vedere una ragazza che piange e questa qui sta per aprire i rubinetti- Draco sorrise alla cugina e la spinse verso Marion. Melen lo guardò un secondo dubbiosa, poi ricambiò il sorriso e annuì
–Andiamo Mary, credo sia ora di finirla con questa storia- Marion la guardò felice poi, riprendendole la mano corsero verso la biblioteca sicure che presto si sarebbe risolto tutto. Draco le guardò sparire con un sorriso triste, gli era piaciuto poter avere l’amicizia di Melen tutta per se ma sapeva anche quanto alla cugina mancassero i suoi amici e quanto volesse tornare con loro. –In fondo sei una Grifondoro- mormorò tra se e se prima di dirigersi lentamente verso lo stadio.

Durante il tragitto verso la biblioteca Marion raccontò all’amica del diario di Riddle e di quello che avevano scoperto su Hagrid
–Mi pare un po’ fiacca come accusa. Immagino che fu accettata per disperazione. Da come me l’hai descritto credo che il mostro sia un acromantula, una specie di ragno gigante che viene dal sud America. Il suo veleno è mortale e molto raro ma non pietrifica le vittime- spiegò Melen scuotendo la testa –Riddle ha preso l’uomo sbagliato- Marion era così sorpresa da quell’inaspettata svolta che non fece molto caso a dove metteva i piedi e inciampò nei gradini, finendo lunga distesa sul pavimento
–Marion, ti sei fatta male?- la castana scosse la testa –Scusa era solo.. sono così contenta che Hagrid sia innocente.- disse con un sorriso umido che fece intenerire Melen
–Si, anche io..- mormorò la vampira. Improvvisamente la Lupin si irrigidì. Aveva percepito qualcosa. Non sarebbe stata in grado di spiegare come, ma sentiva che era successo qualcosa di brutto, la stessa sensazione che aveva avuto durante la prima aggressione e che l’aveva condotta da Mrs Purr
–Melen credo.. credo che Hermione sia nei guai- pigolò ansiosa. Con uno strattone la vampira la tirò in piedi e insieme corsero verso la biblioteca sperando di sbagliarsi o di arrivare in tempo. Ma Hermione era davanti al grande arco d’entrata, immobile..fin troppo immobile. –Hermione!- strillò Melen volandole vicino. La bionda aveva gli occhi spalancati e vitrei ed era pallida, come Emily –Pietrificata.. Qui c’è un’altra ragazza- disse Marion accorrendo preoccupata verso il corpo riverso al suolo di una ragazza dai capelli ricci e scuri. Melen non parve neanche averla sentita, continuava ad accarezzare le guancie fredde di Hermione con gli occhi pieni di lacrime, come sperando di svegliarla con il calore del suo corpo, dimentica di non possederlo. Avvicinò le labbra a quelle della ragazza, Hermione non respirava, il suo cuore non batteva.. Se avesse ascoltato subito Marion.. se non si fosse fatta accecare dal suo maledettissimo orgoglio forse.. forse lei..si lasciò cadere al suolo con un urlo disperato, improvvisamente troppo debole anche solo per muoversi..

Un paio d’ore dopo Melen era stipata nella sala comune insieme a tutti gli altri Grifondoro e ascoltava il discorsetto della McGonagall
–Non vi mentirò ragazzi. Se il responsabile non sarà fermato, e presto, la scuola rischia di essere chiusa- concluse la donna, uscendo poi a fatica dal buco del ritratto.
–Con questo i Grifondoro colpiti sono 3 più il nostro fantasma. Un Tassorosso e un Corvonero. Nessuno dei colpiti è un Serpeverde, gli insegnanti non l’hanno notato? Non è evidente che questa storia ruota intorno all’erede di Serpeverde? Perché diavolo non li buttano fuori tutti!- tuonò Lee Jordan, l’amico dei gemelli Weasley, tra l’assenso della folla –Tu, vampira.. Tu sai qualcosa non è vero? La tua famiglia è sempre stata in Serpeverde, tu devi sapere chi c’è dietro a tutto questo!- esclamò d’un tratto un ragazzone del settimo anno sbattendo Melen al muro e fissandola furibondo. Harry e Ron scattarono in piedi, pronti a difenderla e lo stesso fecero Fred e George
–Lasciala in pace Joseph, due delle vittime erano sue amiche. Non è stata lei- disse Fred serio
–Questo è quello che pensi tu. Non possiamo fidarci di lei, è una Black e una vampira- Melen abbassò lo sguardo, in un altro momento l’avrebbe fatta vedere a quell’idiota ma ora.. Emily era pietrificata, Hermione anche e lei si sentiva davvero in colpa..
–Lasciala immediatamente! Black o meno è una Grifondoro e una mia amica- Harry aveva posato deciso la mano sul braccio del ragazzo
–Giusto, piantala Joseph! Percy ci sarebbe bisogno di un prefetto qui!- rincarò Ron fissandolo arrabbiato. Percy alzò gli occhi su di loro ma non disse niente, sembrava troppo sconvolto. Evidentemente non pensava che il mostro avrebbe osato aggredire un prefetto
–Beh vorrà dire che ci penserò io- Il capo del fan club di Melen si fece largo tra la folla seguito da altri ragazzi del club decisamente inferociti, sul suo petto brillava la spilletta di caposcuola –Mollala subito Amell o ti metto in castigo per il resto della tua vita. Oltre a menarti s’intende.- Ritrovandosi improvvisamente senza seguito il ragazzo lasciò Melen allontanandosi imprecando contro le serpi, le aggressioni e i dannatissimi amanti dei mostri
–Stai bene Mel?- chiese Harry mettendole un braccio intorno alle spalle preoccupato. La vampira lo guardò stupita –perché l’avete fatto? Avrebbe potuto picchiarvi..- Ron scrollò le spalle con un sorriso di scuse –Ci siamo comportati da idioti con te, ci spiace Melen. Noi.. siamo amici no?- Gli occhi scuri di Melen si inumidirono appena e lei si affrettò ad asciugarli imbarazzata –si, noi.. siamo amici- assicurò raddrizzando la schiena e fingendo indifferenza, poi si voltò verso il suo fan club
–Grazie.. Dawson, vero?- il ragazzo annuì contento –Per te faremmo qualsiasi cosa mia adorabile cacciatrice oscura. E non preoccuparti di quell’idiota, è il nervosismo a farlo parlare. Penelope Light era la sua ragazza- spiegò prima di allontanarsi con un inchino reverente. –Quei tipi sono tutti matti- disse Ron dopo un attimo di silenzio, subito appoggiato da Melen e Harry.
Il trio si diresse in silenzio verso il solito tavolino da sei in fondo alla sala, senza le ragazze sembrava improvvisamente immenso
–Dovremmo andare a parlare con Hagrid, Harry. Non credo sia lui l’erede, anche perché era un Tassorosso e non è un purosangue, ma forse sa qualcosa che potrebbe aiutarci. In fondo era li cinquant’anni fa- disse Melen, incrociando le dita affusolate sotto al viso pallido. Harry annuì
–si, credo sia arrivato il momento- ammise serio, Ron invece scosse la testa contrito –ma non avete sentito cos’ha detto la McGonagall? Gli insegnanti pattugliano i corridoi e sono certo che hanno fatto degli incantesimi per impedirti di teletrasportarti in giro Mel e..- Harry lo interruppe con un mezzo sorriso furbo
–Basterà riprendere in mano il vecchio mantello di mio padre- sussurrò a bassa voce. Ron si arrese con un sospiro rassegnato e Melen annuì decisa
–Credete sia il caso di dirlo a Mary?- Marion aveva finto di stare male per stare in infermeria, Melen era sicura che Madama Chips aveva capito che non avesse nulla ma che avesse fatto un’eccezione per permetterle di restare. –Glielo diremo domani. E’ già abbastanza sconvolta senza che ci aggiungiamo pure questa- tutti si dimostrarono d’accordo. Si coricarono alla solita ora con la promessa di ritrovarsi in sala comune appena i loro compagni di stanza si fossero addormentati, problema che non includeva Melen dato che nessuna delle sue compagne avrebbe dormito nel proprio letto per quella notte. Uscirono dal buco del ritratto verso le undici e mezza e, stretti sotto il mantello di Harry, si mossero velocemente seguendo le indicazioni della vampira, l’unica che vedeva bene al buio
–Fermi, arriva qualcuno- soffiò mentre stavano scendendo le scalinate di marmo verso la Sala d’Ingresso, facendoli stringere contro la parete. Un ragazzino biondo, vestito di tutto punto, stava correndo su per le gradinate con l’aria preoccupata –Draco!- esclamò Ron senza riuscire a trattenersi. Il biondo sobbalzò guardandosi intorno smarrito
–Chi è la?- domandò mettendo mano alla bacchetta. Melen sgusciò da sotto il mantello mostrandosi al cugino – Lelly! Mi hai fatto prendere un colpo dannazione!- la mora gli fece segno di abbassare la voce –Dove vai?- chiese stupita –Stavo venendo ad avvertirti. Ho appena ricevuto una visita di mio padre. Sembra che il ministero sospetti di quel mezzo gigante amico tuo e il consiglio ha sospeso Dumbledore, per favoreggiamento.. pensavo potesse interessarti- disse serio
–Cosa!?- esclamarono in coro Harry e Ron uscendo a loro volta da sotto il mantello –Ma cosa diavolo.. cos’è, c’è un party a cui non sono stato invitato?- sbuffò il biondo guardandoli storto –Stiamo andando a parlare con Hagrid, cinquant’anni fa fu accusato di essere l’erede, per questo è sospettato- spiegò Melen. Draco spalancò gli occhi incredulo –Che idiozia, quel sanguesporco non può essere l’erede di Serpeverde!- la vampira annuì –Ma forse sa qualcosa- Ron la fissò arrabbiato
–Melen non devi dirgli tutte queste cose! E’ un Serpeverde, è marcio dentro!- Draco alzò gli occhi al cielo –E poi danno a me del razzista!- Dei passi si avvicinarono e il gruppetto si affrettò a nascondersi sotto il mantello –Controllerò l’ingresso del dormitorio di Serpeverde Pomona, tu occupati dei tuoi ragazzi- disse Piton sorpassandoli lentamente e sparendo nei sotterranei, la professoressa Sprite invece si diresse verso i piani più alti –Perfetto, ora non posso più tornare a letto!- borbottò Malfoy appena i professori furono abbastanza lontani –E comunque cos’è questo? Sembra un mantello dell’invisibilità..- Harry e Ron si strinsero nelle spalle imbarazzati senza sapere come giustificarsi –E’ un normale mantello. Incantesimo di disillusione- spiegò Melen rapida, salvando il loro segreto –Vorrà dire che verrai con noi Draco. Piton non rimarrà li tutta la notte no?- il biondo annuì –Se proprio devo- Ron e Harry lo guardarono male –Non è che noi siamo molto più felici di te, eh!- si sentì in dovere di chiarire il rosso. Poi, di nuovo in silenzio, si affrettarono a raggiungere la capanna del guardiacaccia.

Bussarono alla porta un paio di volte, levandosi il mantello quando sentirono i passi pesanti di Hagrid avvicinarsi all’entrata e trovandosi davanti un’enorme balestra carica. –Oh, siete voi.. scusate io.. aspettavo.. non importa entrate- farfugliò abbassando l’arma e facendoli accomodare con un sorriso tirato. –Preparo del the..- disse versando dell’acqua sul fuoco e girando a vuoto per la capanna, come se non fosse del tutto padrone delle sue azioni. Era agitato e ci mise quasi cinque minuti per rendersi conto che con loro c’era un insolito accompagnatore –ma tu non sei Malfoy junior? Che diavolo ci fai in casa mia!?- chiese a bocca aperta servendogli delle tazze di acqua calda, dato che si era scordato le bustine del the
–Guarda, ti assicuro che anche io preferirei non essere in.. casa tua- rispose Malfoy guardandosi intorno schifato. Thor lo annusò un paio di volte poi, come se l’esame l’avesse soddisfatto, appoggiò il testone bavoso sulle sue gambe senza troppi complimenti e iniziò a russare, gelando sul posto il ragazzo –Ci piaci- disse Hagrid carezzando la testa del cagnone –Oh, ora mi sento realizzato..- borbottò Malfoy grondando sarcasmo e facendo ghignare divertito Ron.
–Hagrid ti senti bene?- chiese Harry guardandolo preoccupato, continuava a fissare fuori dalla finestra e sudava copiosamente –Io.. io..- balbettò il gigante, ma il rumore di qualcuno che bussava lo interruppe. Terrorizzati i ragazzi si strinsero sotto il mantello dell’invisibilità e si nascosero in un angolo, mentre Hagrid, assicuratosi che fossero ben coperti, imbracciava nuovamente la balestra e andava ad aprire. Alla porta c’era un Dumbledore terribilmente serio accompagnato da un ometto paffuto con baffi rossicci e una bombetta in mano.
–E’ il Ministro della Magia- soffiarono quasi all’unisono Draco e Ron, subito zittiti dalle gomitate di Melen e Harry. Fu subito chiaro il motivo per cui Cornelius Caramell, Ministro della magia, era lì. Stava ricevendo una notevole pressione dai genitori dei ragazzi, dalla stampa e dal mondo magico in generale e, dato che Hagrid era già stato accusato, sbatterlo in prigione era un ottimo modo per far vedere che il governo stava reagendo in qualche modo e che aveva tutto sotto controllo. Il fatto che lui sembrasse convinto quanto Dumbledore dell’innocenza dell’uomo era assolutamente irrilevante. Alla porta qualcuno bussò di nuovo, questa volta andò il preside ad aprire dato che il guardiacaccia sembrava troppo provato per farlo, lasciando entrare nella capanna Lucius Malfoy, avvolto in un bel mantello da viaggio di pelle nera
–Papà..- pigolò Draco deglutendo, probabilmente non osando immaginare cosa avrebbe potuto pensare suo padre a vederlo li, stretto tra Potter, una vampira e un traditore del proprio sangue nella capanna di un mezzo gigante sospettato di omicidio. Thor iniziò immediatamente ad abbaiare
–Lei! Cosa vuole? Fuori da casa mia!- ringhiò Hagrid minaccioso scattando in piedi – Buon’uomo mi creda, non ho alcun piacere nel trovarmi nella sua.. questa la chiama casa, vero?- disse malevolo lanciando un’occhiata alla stanza modesta in un modo che ricordava molto quello che poco prima aveva usato suo figlio.
–No, sono qui per parlare con il preside- Dumbledore gli si avvicinò impassibile –E perché mi stava cercando?- disse cortese ma con gli occhi che mandavano fiamme
–Una notizia molto spiacevole. Questo è un avviso di sospensione, in calce troverà la firma di tutti e dodici i consiglieri- disse l’uomo con un sorriso compiaciuto passandogli un rotolo di pergamena –Riteniamo che lei abbia perso la sua autorità. Tutte queste aggressioni, sotto il suo naso.. di questo passo a Hogwarts non rimarrà neanche un figlio di babbani e lei sa quale terribile perdita sarebbe- concluse, ma sul suo volto non c’era traccia di alcun dispiacere. Sia il ministro che Hagrid si dimostrarono decisamente contrari e sconvolti dalla notizia –Lucius.. non mi sembra il caso di.. Dumbledore è un ottimo preside e..- borbottò il ministro tormentando la bombetta sempre più furiosamente –Siete diventati scemi?! Senza Dumbledore i figli dei babbani saranno sterminati in un paio di giorni! Ci serve che rimanga!- strillò il gigante, sembrava che la sospensione del preside lo sconvolgesse più che una sua possibile reclusione ad Azkaban
–Su via Hagrid, se il consiglio ritiene che io non sia più adatto a ricoprire il mio ruolo è suo dovere destituirmi. Ma si accorgerà, signor Malfoy, che io me ne sarò veramente andato solo quando non vi sarà più nessuno a Hogwarts che mi sia fedele. E sappia anche che verrà sempre dato aiuto qui a chiunque lo chiederà- per un attimo a Melen parve che Dumbledore avesse ammiccato nella loro direzione, anche se non vedeva proprio come potesse sapere che si trovavano li.
–Si, sentimenti ammirevoli. Sono certo che tutti sentiremo la mancanza del suo.. personalissimo modo di.. fare le cose, Albus- disse Malfoy inchinandosi in segno di saluto e allontanandosi in direzione dei cancelli con un sorriso soddisfatto sul viso. Dumbledore seguì il suo esempio, precedendo Hagrid e Caramell fuori dalla capanna
–Se qualcuno volesse trovare qualcosa, deve seguire i ragni. E’ la pista giusta. E date da mangiare a Thor mentre sono via..- esclamò Hagrid lanciando un occhiata penetrante verso di loro e guadagnandosi un’occhiata perplessa dal ministro, poi tutti uscirono chiudendosi la porta alle spalle e la capanna piombo nel silenzio, interrotto solo dagli uggiolii disperati di Thor.
–senza Dumbledore ci sarà un’aggressione al giorno, immagino che tu sia soddisfatto- disse Ron con voce roca uscendo da sotto il mantello e lanciando un’occhiataccia a Draco, che si limitò a stringersi nelle spalle a disagio. Melen e Harry si guardarono dubbiosi, non avevano idea di cosa volesse dire Dumbledore.. 



Angolo dell'autrice e della postatrice:
Sono molto stupita da me stessa.. questa volta ho aggiornato prestissimo! Considerando i tuoi soliti ritardi direi che è il minimo.. =.= Ehm ehm.. non dovresti fare delle considerazioni sul capitolo tu? Si, è meglio.. Allora: Melen ha fatto pace con il gruppo. Devo dire che all'inizio non me l'ero immaginata così ma.. mi piace. Credo sia in linea con il suo carattere. Aveva una gran voglia di tornare dai suoi amici ma era troppo orgogliosa per farlo, probabilmente se Draco non l'avesse spinta (letteralmente e psicologicamente) ci sarebbe voluto moolto più tempo. Non capisco perchè si sente in colpa però.. Si sente in colpa perchè lei è forte, lei aveva promesso di proteggere i suoi amici e invece prima ha fallito con Emily e ora non è riuscita a salvare nemmeno Hermione. Fa parte del suo carattere darsi colpe che non ha. Poi ho inserito Draco, devo dire che mi piace molto il rapporto che ha sviluppato con Melen e mi sembrava ci stesse che, saputo che uno dei suoi amici è nei guai, vada ad avvertirla. Come ha fatto con Harry.. Già, questo non vuol dire che Malfoy diventerà pappa e ciccia con il gruppo, ne che ha cambiato idea su nati babbani et simila. Semplicemente ha capito che questa è la sua ultima possibilità con Melen e non ha intenzione di sprecarla e se questo vuol dire salvare un paio di sanguesporco.. Sono davvero curiosa di vedere cosa farà al sesto anno.. Eh, ne manca ancora di tempo! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto e sperando di risentire Keira e Niniel..ci sentiamo un pò abbandonate senza i nostri "pilastri". Un beso Vale e Lisa  m(T.T)m m(T^T)m

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Capitolo 29
*** 2.15 Aragog ***


2.15) Aragog

L’estate era arrivata a Hogwarts, ma nonostante il sole splendesse rendendo invitanti i prati intorno al castello lo scenario sembrava tragicamente incompleto. Non sembrava estate senza Hagrid e Thor che andavano a caccia nel bosco e tornavano carichi di selvaggina attesi da un Hermione che gli avrebbe duramente rimproverati perché la caccia non doveva essere considerata un divertimento. Non sembrava estate senza Emily che si lamentava per gli esami e Plummy inseguito da Melen perché le aveva di nuovo messo a soqquadro il baule. C’era qualcosa di sbagliato nel non essere svegliati all’alba per i ripassi pazzi di Hermione, o nell’assenza delle battute di Emily che insieme a Ron creavano un duetto comico insuperabile.. si era decisamente sbagliato. Non potevano nemmeno andarle a trovare, con l’allontanamento di Dumbledore l’ansia era cresciuta a dismisura, così come l’allarmismo generale e questo aveva portato ad alcuni drastici cambiamenti
–Mi spiace ma non possiamo rischiare che l’erede entri per finire il lavoro- gli aveva spiegato Madama Chips dallo spioncino della porta. Marion l’aveva implorata di fare entrare almeno Fred che, al rifiuto della donna, aveva deciso di rimanere davanti alla porta dell’infermeria in una specie di sciopero della fame
–Mi preoccupa ma non riesco proprio a farlo rinsavire..- aveva ammesso George, al suo fianco come sempre. Melen si era chiesta spesso a chi dovessero chiedere aiuto secondo Dumbledore, dato che al castello sembravano tutti ansiosi e confusi quanto loro.. Molto più facile da capire era l’allusione di Hagrid ai ragni.. il guaio era che, in tutto il castello, di ragni non sembrava essercene rimasto nemmeno uno. Harry, Ron e Marion avevano cercato ovunque (gli ultimi due con una certa riluttanza) e Melen era riuscita addirittura a convincere il cugino ad aiutarli nelle ricerche nei luoghi che a loro erano preclusi (cioè tutti quelli che non riguardavano il dormitorio e le aule), nonostante il biondo non sembrasse proprio dispiaciuto dell’allontanamento di Dumbledore. Fu proprio da Malfoy che arrivò la soluzione ai loro problemi. Si avvicinò al loro tavolo durante l’ora di pozioni, occupando l’unica sedia libera rimasta tra lo stupore generale
–Malfoy.. credo sia giusto ricordarti che non mi sei simpatico- disse Ron fissandolo perplesso almeno quanto i Serpeverde. Draco alzò gli occhi al cielo
– Grazie mille Capitan Ovvio.. Devo parlarvi. Mi sono ricordato di una cosa che credo potrebbe esservi utile- disse a bassa voce sporgendosi un po’ sul banco per non farsi sentire da nessuno –Dicci tutto Draco- soffiò Marion con un sorriso incoraggiante, nonostante fosse un gran bastardo gli era grata per averla aiutata a far pace con Melen. Malfoy la guardò dubbioso per qualche secondo poi con una scrollata di spalle annuì–Melen mi ha detto raccontato di quel mostro che avete visto nel diario..- iniziò. Harry, Ron e Marion lanciarono un’occhiataccia a Melen che ebbe la decenza di abbassare lo sguardo imbarazzata ma non lo interruppero –Ecco credo che quell’idiota.. Hagrid.. volesse condurvi dall’acromantula, per farvi raccontare la sua versione.. insomma quella bestia era nel castello, probabilmente sa qualcosa- spiegò a occhi bassi, evidentemente a disagio
–Questo l’avevamo immaginato anche noi. Non siamo certo idioti! Ma, se non l’hai notato, sembra che nel castello non ci sia rimasto nessun ragno da seguire- replicò Harry acido tritando i suoi fagioli Abissini con una violenza non necessaria. Il Serpeverde lo guardò con disprezzo
–Lo so, Potter. E’ per questo che credo vi interesserà quello che ho da dire. Vi ricordate l’anno scorso, durante la punizione nella foresta?- tutti annuirono senza sapere dove voleva andare a parare –Io era in gruppo con la sang..Emily e ci siamo diretti verso il centro della foresta. Andando verso destra tutti gli alberi erano coperti di ragnatele, erano così tante che a malapena si vedevano i tronchi. Volevo entrare ma la Fat mi disse che era meglio di no, che era pericoloso. Al momento non mi era sembrato importante ma ricordo che c’erano un sacco di ragni che si dirigevano da quella parte- i ragazzi lo fissarono a bocca aperta
–Dici che Em avesse visto il mostro?- chiese Marion a Melen che si strinse nelle spalle
–Sapete che condivide la passione di Hagrid per le bestie pericolose.. Aveva visto Fuffy quindi presumo che sia.. probabile- sussurrò la vampira senza riuscire a trattenere un brivido, non è che avesse paura dei ragni, le facevano semplicemente schifo. Per un po’ restarono in silenzio
–Credi di riuscire a portarci li?- chiese Harry a Draco dopo qualche minuto
–Certo, ma non lo farò! Non rischierò la pelle per salvare qualche sanguesporco, direi che ho già fatto più che abbastanza!- replicò guardandolo incredulo per l’assurdità della richiesta. Ron gli lanciò un’occhiataccia
–Lascia perdere Harry, non possiamo fidarci di lui. Potrebbe averci detto un sacco di cazzate per attirarci fuori dai nostri letti e farci sbranare dai lupi- sibilò con disprezzo
–Io mi fido di lui- replicò Melen. Draco si morse il labbro a sangue fissando a disagio lo sguardo fiducioso della cugina, poi sospirò sconfitto
–Hai troppa influenza su di me Lelly.. d’accordo, stanotte vi porterò nella foresta- si arrese –ma se muoio vi giuro che vi perseguiterò per il resto delle vostre sudice vite!- esclamò alzandosi proprio mentre la campanella suonava, terminando la lezione.

Dato che alle sei gli studenti avevano l’obbligo di tornare nei dormitori la sala comune era sempre molto affollata. Senza contare che tra le varie congetture, gli esami, l’arresto di Hagrid e l’allontanamento di Dumbledore nessuno sembrava in grado di andare a dormire prima di mezzanotte. Harry andò a prendere il mantello dell’invisibilità nel suo baule e ci trascorse la serata seduto sopra, in attesa che tutti se ne andassero. Fred, George e Ginny occuparono i posti lasciati vuoti da Emily e Hermione impegnandoli in una partita a carte piuttosto fiacca. Il fatto è che erano tutti così abbattuti che non riuscivano a godersi veramente il gioco limitandosi a dare le carte per passare il tempo. Marion era nervosa, la pozione restringente che avevano preparato lei e Melen quel giorno sembrava bruciarle in tasca. Non riusciva a non pensare a quello che aveva detto Malfoy “ volevo entrarci ma la Fat disse che era meglio di no, che era pericoloso” non era da Emily essere così prudente. Qualunque cosa li aspettasse lì dentro doveva averla terrorizzata..
–Stai tranquilla Mary, andrà tutto bene. Hagrid non ci metterebbe in pericolo- le sussurrò a un orecchio Melen, tentando di rassicurarla. Marion cercò di sorridere, no non li avrebbe mai messi in pericolo.. non di proposito almeno.. Era mezzanotte e mezza quando finalmente i gemelli Weasley e Ginny si ritirarono nei loro dormitori
–Allora, questa pozione è più potente di quella che aveva fatto Herm l’anno scorso. Dovreste rimanere piccoli per 4 ore, il tempo per andare e tornare spero- spiegò Melen mentre Ron e Marion prendevano le boccette
–Non capisco perché dobbiamo rimpicciolire noi. Perché non Malfoy!?- si lamentò nuovamente Ron nervoso, l’idea di collaborare con il Serpeverde gli piaceva quasi meno di quella di incontrare un ragno gigante
–Perché Draco conosce la strada, ma è passato un anno. Se cambiamo troppe variabili è probabile che si perda- spiegò Melen per l’ennesima volta spingendo la fiaschetta in mano al rosso. Una volta che i due assunsero le dimensioni convenute la vampira li infilò in due tasche che aveva fatto cucire a Dobby sulle spalle del suo vestito proprio quel giorno, in questo modo avrebbero potuto vedere senza problemi e, in caso di fuga, non avrebbe rischiato di perderli nel bosco. Come convenuto Draco li aspettava davanti alla sala comune di Serpeverde, aveva l’aria ansiosa e non sembrava per nulla contento di aver accettato di accompagnarli
–perché ci avete messo tanto?- brontolò quando gli gettarono il mantello sulle spalle
–I corridoi sono pattugliati, idiota!- sbottò mini-Ron decisamente frustrato. Malfoy aprì la bocca per prendere in giro le sue nuove dimensioni ma l’occhiataccia di Melen sembrò dissuaderlo. Camminarono in silenzio fino alla capanna di Hagrid
–Potremo prendere Thor. Lui è abituato a girare per la foresta..- propose mini-Marion, la minuscola bacchetta illuminata. I ragazzi furono d’accordo e in pochi minuti Thor stava sbavando contento sulle spalle di Malfoy, che non sembrava altrettanto entusiasta di rivederlo. Harry lasciò il mantello nella capanna e guardò Draco
–Fai strada Malfoy- mormorò accendendo la bacchetta, seguito a ruota da tutti i suoi compagni –Va bene.. sono pronto- sospirò Ron ormai rassegnato al peggio stringendosi al vestito di Melen. Draco si guardava intorno, cercando di ricordarsi il percorso in cui Emily, sicura, l’aveva guidato un anno prima ma per quanto si sforzasse quello che più gli tornava in mente di quella notte era il viso della sanguesporco illuminato da un bagliore mistico e il piacevole calore delle loro mani unite. Imbarazzato per quei pensieri assurdi fu ben lieto di distinguere una scia di grossi ragni che strisciavano fuori dal sentiero verso la foresta fitta. Si fermò titubante –Proseguiamo?- chiese Harry, ricordandosi che l’ultima volta Hagrid aveva detto di non abbandonare mai il sentiero –Oramai siamo qui.. – mormorò Ron deglutendo nervoso. Melen si affiancò al cugino e insieme continuarono a seguire le ombre dei ragni, rallentati a volte da radici che minacciavano di farli inciampare e rami che gli graffiavano la pelle. Dopo più di mezz’ora il terreno iniziò a degradare in un piccolo pendio e tra gli alberi, sempre fittissimi, iniziarono a distinguersi sempre più numerose ragnatele. D’un tratto Thor emise un lungo, sonoro latrato che li fece trasalire di paura
–Che c’è?- chiese Ron a voce alta accucciandosi nella tasca spaventato
–Qualcosa viene verso di noi.. qualcosa di grosso- soffiò Melen mentre gli occhi iniziavano a brillare rossi sul viso pallido. Tesero le orecchie guardinghi stringendosi a cerchio, le bacchette sguainate. Alla loro destra la “cosa grossa” si apriva un varco attraverso gli alberi, spezzando rametti al suo passaggio. Draco e Ron iniziarono a piagnucolare mentre Marion spariva piangendo nella tasca sulla spalla della vampira
–Zitti!- intimò Melen –Vi sentirà- aggiunse Harry disperato, tentando di farsi coraggio. Il buio era così denso che sembrava gli premesse sugli occhi come una benda mentre stavano lì, terrorizzati, in attesa. Si udì uno strano rimbombo, poi silenzio.
–Credete se ne sia andato?- pigolò Draco tremante
–Probabilmente si prepara a colpire- disse Ron
–E’ strano.. non percepisco il battere del suo cuore, ne il sangue che pompa.. E’ come se fosse morto- bisbigliò Melen confusa
–Oh, fantastico! Ora sono molto più tranquillo!- esclamò Ron con la voce stridula dalla paura. Poi, da destra, furono investiti da un improvviso fascio di luce così intenso dopo tutto quel buio, che furono costretti a schermarsi gli occhi con le mani.
–E’ la nostra automobile!- gridò Ron con la voce rotta del sollievo –Cosa?- esclamarono in coro Harry e Marion basiti. Barcollando verso la luce e incespicando in rovi e radici, si avvicinarono alla “cosa grossa” e, in un attimo sbucarono in una radura. L’automobile del signor Weasley era “parcheggiata” in uno spiazzo contornato da grossi alberi, vuota e con i fari accesi. Quando Ron gli saltò sul parabrezza rimase ferma mentre il motore faceva uscire un rumore simile a fusa
–Sembra ti abbia riconosciuto- disse Melen con un mezzo sorriso carezzando il cofano turchese dell’auto e permettendo a Ron di tornare nella sua tasca –
Mi ero chiesto dove fosse andata a finire! Tu non ce l’hai una cosa del genere, eh Malfoy! Malfoy?- Ron si era voltato con un sorriso di superiorità verso il biondo, che però gli dava le spalle e tremava vicino a Thor. –Ehi, tutto..- Harry non riuscì a finire la frase. Si udì un forte schiocco e, tutt’a un tratto qualcosa di lungo e peloso lo ghermì alla vita sollevandolo da terra. Terrorizzato cercò di divincolarsi mentre, con un altro schiocco, anche i suoi amici venivano sollevati. Fu con un certo orrore che Melen si rese conto che le creature che li avevano ghermiti erano tre enormi ragni pelosi che ora li stavano portando verso una zona della foresta completamente avvinta dalle ragnatele. Marion e Ron avevano chiuso le due tasche con i bottoni per non cadere e ora sbirciavano atterriti dalle piccole aperture, senza avere nemmeno la forza di urlare. Non avrebbero saputo dire per quanto tempo rimasero tra le grinfie delle creature, si accorsero solo che l’oscurità si era diradata e che ora potevano distinguere chiaramente il terreno coperto di foglie che pullulava di ragni. Melen si guardò intorno atterrita, mentre le grosse acromantule entravano in una cavità nel terreno in cui gli alberi erano stati abbattuti e le stelle illuminavano lo spettacolo più orrido che lei avesse mai visto.

Ragni. Marion deglutì a vuoto stringendosi le mani sulla bocca per impedirsi di urlare, o vomitare o entrambe le cose. A lei già facevano orrore i ragnetti piccoli e lunghi che si vedevano a volte tra le vecchie mura di Hogwarts, il sapere di essere circondata da centinaia di ragni grossi come cavalli da tiro la gettava nel panico più completo. I ragni mollarono la presa, Harry e Draco caddero al suolo carponi e Melen atterrò elegantemente vicino a loro. Malfoy sembrava più pallido del solito e si strinse terrorizzato al fianco della cugina, non meno spaventata, ma più restia a far vedere il suo terrore.
–Stanno chiamando qualcuno- pigolò Marion all’orecchio della vampira, scoprendo di riuscire a capire perfettamente cosa dicevano quelle creature. La vampira annuì, anche se con un po’ di difficoltà per via degli scocchi delle chele anche lei riusciva a distinguere le parole del mostro.
–Aragog! Aragog!- dopo qualche secondo da una grande ragnatela a cupola, che doveva essere il nido, emerse un ragno grande come un elefante, il pelo del corpo iniziava a ingrigire e gli occhi erano bianchi e lattiginosi. Era cieco
–Cosa c’è?- chiese scoccando repentinamente le chele
–due esseri umani e un demone- rispose il ragno che aveva catturato Harry
–Hagrid?- chiese Aragog avvicinandosi un po’ di più a loro
–Estranei- disse il ragno che aveva preso Melen
–uccideteli, stavo dormendo..- schioccò stizzito Aragog iniziando a ritirarsi nella ragnatela
–Siamo amici di Hagrid!- gridò Harry con il cuore che batteva furiosamente. Melen fece vagare nervosa gli occhi rossi sul cerchio di acromantule che li circondava, se si fosse arrivati ad uno scontro non avevano speranze..
–Hagrid non ha mai mandato esseri umani fra di noi- disse lentamente
–Hagrid è nei guai, ecco perché siamo venuti noi- spiegò Harry con il respiro affannato
–Nei guai?- chiese il vecchio ragno con una nota preoccupata nella voce stanca –Ma perché ha mandato voi?- Fu Melen a prendere la parola, dando a Harry il tempo di riprendere coraggio
–Credono abbia organizzato qualcosa contro gli studenti, l’hanno mandato ad Azkaban- Aragog schioccò le chele furiosamente e intorno gli fecero eco i ragni, come se applaudissero. Un applauso terribilmente spaventoso
–Ma questo è successo tanti anni fa. Me lo ricordo bene! Fu per questo che dovette abbandonare la scuola, credevano fossi io il mostro che viveva in quella che loro chiamavano Camera dei Segreti e che lui mi avesse liberato- disse stizzito
–Ma allora tu.. tu non venivi dalla Camera dei Segreti?- riuscì a chiedere Harry felice, nonostante la situazione, di aver avuto la prova dell’innocenza di Hagrid.
–io? No, io vengo da molto lontano. Arrivai a Hagrid dalla tasca di un viaggiatore. Ero soltanto un uovo allora, ma Hagrid si prese cura di me, mi nascose nel castello dandomi da mangiare gli avanzi della tavola. Hagrid è un mio buon amico e un brav’uomo. Quando mi scoprirono e fui incolpato della morte della ragazza lui mi protesse. Da allora vivo qui nella foresta, dove lui viene ancora a trovarmi. Mi ha anche trovato una moglie, Mosag, e vedi da te quanto è diventata numerosa la nostra famiglia! Tutto per merito di Hagrid..- Draco emise un suono strozzato
–Bene, ricordatemi di ringraziarlo appena lo vedo- balbettò lanciandosi un’occhiata terrorizzata intorno. Harry si scambiò uno sguardo con Melen
–Quindi tu non hai mai aggredito nessuno?- chiese la vampira, sperando che le abitudini non fossero cambiate con gli anni
–Mai. Non che non ne avessi l’istinto, ma per rispetto verso Hagrid non ho mai torto un capello ad un essere umano. Il corpo della ragazza uccisa fu trovato in un gabinetto. Io non ho mai girato libero per il castello, la nostra specie ama il buio e il silenzio..- Harry deglutì cercando di radunare il coraggio necessario per porgere altre domande all’orribile creatura
–T-tu però conosci la cosa che ha ucciso la ragazza? Perché, di qualunque cosa si tratti, è tornata e le aggressioni sono ricominciate..- Queste ultime parole furono accolte dallo scroscio di schiocchi e dallo scalpiccio rabbioso di molte lunghe zampe, i ragazzi si strinsero preoccupati, nelle loro tasche Ron e Marion pregavano per le loro vite.
–Noi non ne parliamo. E’ una creatura antica che noi ragni temiamo più di ogni altra cosa.. non ho detto il suo nome neppure a Hagrid, nonostante me l’abbia chiesto molte volte- disse Aragog perentorio. Il cerchio di ragni intorno a loro si strinse mentre il vecchio ragno, stanco di parlare, si ritirava nella sua ragnatela
–Bene, allora noi.. noi andremmo..-gridò Harry disperato sperando che lo scalpiccio sempre più vicino si arrestasse.
–Andarvene? Non credo proprio.. A Hagrid i miei figli e le mie figlie non torcono un capello per mio ordine, ma non posso certo negargli il piacere della carne fresca quando questa sconfina nel nostro territorio e ci si offre con tanta spontaneità. Addio, amici di Hagrid!- disse lentamente Aragog. Melen ringhiò accucciandosi al terreno pronta a dare battaglia, al suo fianco Harry si era alzato bacchetta alla mano mentre Draco piagnucolava abbarbicato ai suoi fianchi
–Dannazione Draco, alzati e combatti! Non sia mai che un Black muoia senza lottare!- Il biondo la guardò terrorizzato, per poi alzarsi malfermo sulle gambe
–Ti odio Potter!-sibilò rivolto a Harry ma pronto a difendersi. In quel momento, con un suono di clacson lungo e penetrante, l’automobile del signor Weasley scese sgommando dal pendio travolgendo i ragni al suo passaggio e fermandosi a portiere aperte davanti a loro. Thor, terrorizzato, abbaiava dal sedile posteriore. Stupiti ma certamente più inclini a tentare la sorte sulla vecchia ford che in balia degli enormi ragni i ragazzi si gettarono sui sedili mentre le portiere sbattevano dietro di loro. Melen guardò smarrita la postazione del guidatore in cui era capitata ma la macchina non aveva bisogno di lei. Partì con un rombo urtando altri ragni e risalì a tutta velocità la fossa con i rami che frustavano i finestrini al loro passaggio. Ron e Marion erano stati buttati con malagrazia sul sedile posteriore ai due lati di Malfoy, dove avevano appena ripreso le loro dimensioni normali. Malfoy stringeva convulsamente Thor mente Marion, evidentemente scioccata, abbracciava il biondo come se volesse penetrargli nella pelle e Ron guardava davanti a se a bocca aperta, in una convincente imitazione dell’urlo di Munch
–Tutto bene?- chiese Harry cercando di riprendere fiato, ricevendo in simultanea la stessa risposta da tutti gli occupanti della macchina
–TI SEMBRO FORSE UNO CHE STA BENE?!- La macchina continuò a schizzare velocemente tra gli alberi con grande destrezza, scegliendo il percorso migliore per evitare sobbalzi e in dieci minuti erano ai limitari della foresta. Uscirono mal fermi dalla macchina appoggiandosi ai rami o l’un l’altro per non schiantarsi al suolo e si diressero in silenzio verso la capanna del guardiacaccia dove Melen si adoperò a preparare un po’ di the. Draco, seduto vicino al fuoco che lui stesso aveva acceso, continuava a passarsi le mani sulle braccia scuotendo la testa, gli occhi sbarrati. Marion lasciava che Thor le sbavasse sulla gonna mordicchiandosi le labbra che oramai sanguinavano, cercando di riprendere a respirare normalmente. Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
–Seguite i ragni- disse Ron con voce flebile bevendo un sorso di tisana dalla grossa tazza che Melen gli porgeva –Hagrid mi sentirà questa volta! Siamo vivi per miracolo!-
-Scommetto che deve aver pensato che Aragorn non avrebbe mai fatto del male ai suoi amici- disse Harry stringendosi nelle spalle. Melen sospirò lasciandosi cadere su una delle enormi sedie
–Questo è esattamente il problema di Hagrid. Crede sempre che i mostri non siano cattivi come vengono dipinti..- Marion rabbrividì
–A-almeno sappiamo che era innocente- riuscì a sussurrare con una vocetta acuta, ancora tremante dalla paura
–Innocente?! Ma l’hai sentito quel coso? E’ grazie al vostro amico che la foresta pullula di quelle creature! Aspettate che mio padre lo sappia.. una bella disinfestazione ecco cosa ci vuole- Harry gli lanciò un’occhiataccia
–Tu non dirai proprio niente a nessuno- Ron gli mise una mano sulla spalla
–Su Harry, questa volta ha ragione lui.. insomma se quel coso viene fatto fuori non è un gran danno no?- disse deglutendo
–Oh per noi, ma Hagrid? Lo alleva da cinquant’anni, pensi ne sarà contento?- Ron abbassò lo sguardo tremando, tra la scelta di lasciare in libertà un centinaio di ragni giganti e quella di dare un dispiacere a Hagrid la bilancia pendeva decisamente sulla seconda.
–Draco non dirà niente a nessuno. A meno che non voglia spiegare a suo padre perché si trovava nel bosco di notte con me, Harry e Ron ovviamente. Anche se sono certa che quando gli dirai che era per fermare l’erede di Serpeverde Lucius sarà molto comprensivo- concluse con un sorrisetto decisamente da serpe. Draco scrollò la testa rassegnato, borbottando qualcosa che nessuno riuscì ad afferrare.

Erano quasi le sei del mattino quando, stretti stretti sotto il mantello Melen, Marion, Harry e Ron arrivarono in sala comune.
–Meno male che oggi è domenica- disse il rosso dirigendosi spedito verso il piano superiore. Harry lo seguì subito dopo aver augurato la buona notte alle ragazze.
–Melen io vorrei farmi una doccia ma..- Marion si mordicchiò il labbro, ormai torturato, imbarazzata –Ho paura di stare da sola. Verresti con me?- la vampira annuì con un mezzo sorriso e insieme salirono le scale che portavano al dormitorio femminile. Ogni stanza poteva contare su un bagno personale completo di due servizi, due lavandini con ampi specchi e un enorme vasca. Era capitato spesso che Emily si intrufolasse nella vasca insieme a Melen, imbarazzando moltissimo quest’ultima, per chiacchierare lontano da orecchie indiscrete o per iniziare combattute battaglie all’ultimo schizzo. Marion si sedette nella vasca piena in silenzio, coprendosi immediatamente con la schiuma dimostrando molto più pudore della rossa e tenne gli occhi bassi fino a che anche Melen fece altrettanto. Per un po’ restarono in silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri, non poi così diversi. Marion sentiva il suo corpo tremare ancora per la vista delle acromantule, non riusciva proprio a capire come Hagrid avesse potuto permettere che quelle pericolose creature invadessero la foresta. Si ricordò che, l’anno precedente, si era raccomandato con Emily di tenersi lontana dalla zona di Aragog quindi un po’ si rendeva conto del pericolo, e allora perché mandarli li? Non avevano ottenuto nessuna informazione utile..
–Credi ci abbia mandato lì per farci sapere della sua innocenza?- domandò abbracciandosi le gambe chiare e ricoperte di lentiggini. Melen scrollò le spalle continuando a massaggiarsi i capelli nel tentativo di togliere ogni sentore di ragno, ragnatele e foreste dalla bella chioma scura
–Non saprei, è possibile ma è stato un po’ imprudente da parte sua.. insomma l’unica novità riguarda il fatto che il corpo della ragazza è stato trovato in un bagno ma non è molto su cui lavorare no?- disse con un sospiro stanco appoggiandosi al bordo della vasca, la sua teoria del vampiro era appena stata smontata dato che, evidentemente, le acromantule non temevano la sua razza proprio per niente. Marion annuì poi si irrigidì come colta da un’improvvisa consapevolezza. Scatto in piedi e uscì dalla vasca così di fretta che per poco non lasciò i denti sul pavimento quando scivolo sulla ceramica bagnata. S’infilò l’ accappatoio rosa e corse fuori dal bagno. Melen, decisamente stupita, si affrettò ad avvolgersi a sua volta nel primo asciugamano che le arrivò in mano e a seguirla verso la sala comune
–Marion cosa ti prende?! E se qualcuno ci vedesse così?- sibilò imbarazzata stringendosi la stoffa spugnosa contro il corpo bagnato con una certa apprensione
–Devo parlare con Harry e Ron! Ho capito.. so chi è la ragazza morta cinquant’anni fa!- spiegò frettolosamente facendo gli ultimi gradini che conducevano alla camera dei ragazzi ed entrando nella stanza buia. Harry e Ron erano seduti sul letto di quest’ultimo e si voltarono di scatto verso la porta stupiti. Notando la mise delle ragazze arrossirono vistosamente guardandole con tanto d’occhi
–Se questo è un sogno.. è decisamente uno dei più strani che abbia mai fatto.. ma anche uno dei più interessanti- disse Ron senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle gambe perfette e ancora umide di Melen. La vampira lo ammonì con lo sguardo arrossendo a sua volta
–Harry la ragazza è stata trovata in un bagno!- sussurrò Marion troppo eccitata per preoccuparsi di cose futili come il trovarsi nuda nel dormitorio dei ragazzi. Harry, ripreso un colorito quasi umano, annuì
–Si ci avevo pensato anche io, stavo giusto svegliando Ron per dirglielo- il rosso, spostando a malincuore lo sguardo da Melen lo fissò su di loro
–Cosa? Cosa succede? E perché voi siete “vestite” così?- chiese confuso
–Pensano che la ragazza uccisa dal mostro nel bagno non se ne sia mai andata da là- spiegò Melen spalancando gli occhi colta dalla stessa illuminazione di Harry e Marion
–Intendete.. non sarà mica Mirtilla Malcontenta?- chiese il rosso spalancando la bocca scioccato. 




Angolo dell'autrice e della postatrice:

Buonasera a tutti/e! Siete stupiti quanto me dalla mia velocità di aggiornamento? Beh, non vi ci abituate, è solo perchè sono in maternità e ho tanto tempo libero XD beh, speriamo che il bimbo rimanga dentro ancora un bel pò allora.. Ma anche no! Tornando al capitolo: Bleah ragni! Si in effetti.. come avrete notato ho aggiunto Draco.. di nuovo! E' che mi  piace metterlo in relazione con il gruppo e immaginare cosa gli farà fare Melen XD E poi mi serve perchè questo loro rapporto avrà una certa importanza.. più avanti.. Questo si chiama fare Spoiler ò.ò No, si chiama creare suspance U.U Se se come no.. bah ci sentiamo presto con il prossimo capitolo! Si scende nella camera dei segreti! Un bacio Vale & Lisa

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Capitolo 30
*** 2.16 La Camera dei Segreti ***


2.16) La Camera dei Segreti

-Quante volte siamo entrati in quel bagno e lei era a soli tre gabinetti di distanza!- disse Ron con amarezza la mattina dopo a colazione
–Invece di preparare la Polisucco avremmo potuto chiedere direttamente a lei, mentre ora..- gli diede man forte Marion con un sospiro sconsolato.
Era già stata un ardua impresa cercare in giro per il castello tracce di ragni. Ma sfuggire alla rigida sorveglianza istituita dai professori per intrufolarsi in un bagno delle ragazze in disuso, per giunta vicino al luogo della prima aggressione, sarebbe stato praticamente impossibile! L’unica cosa in grado di allontanare le menti dei quattro ragazzi dalla camera dei segreti fu l’annuncio che la McGonagall fece durante la propria lezione, quello stesso mattino.
–Come esami? Ancora si parla di.. queste cose?- gemette Seamus Finnigan incredulo fissando la professoressa che lo guardò accigliata
–Ma certo! L’unico motivo per cui la scuola è ancora aperta in questa situazione è proprio il garantirvi un’adeguata istruzione.- disse inflessibile –Quindi gli esami si terranno come di consueto e confido che voi tutti vi stiate impegnando nello studio- concluse guardando negli occhi tutta la classe, che si affretto ad abbassare lo sguardo colpevole. Melen era l’unica a sembrare perfettamente a suo agio anche se, con la faccia da poker che si ritrovava, era difficile dire se fosse preparata o avesse semplicemente un gran sangue freddo. Marion si scambiò uno sguardo preoccupato con Harry e entrambi fissarono contriti i due conigli bianchi che avrebbero dovuto trasfigurare in un paio di pantofole saltellare tranquillamente sul banco. Quello della castana aveva il pelo a quadrettoni scozzesi ma era ancora ben lontana dalle perfette babuccie di seta nera posate con nonchalance sul banco della Black e certamente non abbastanza pronta per sostenere un esame. Anche Ron aveva l’aria abbattuta, come se gli fosse appena stata comunicata un’altra gita nella tana di Aragog
–mi ci vedete a fare un esame con questa?- chiese depresso mostrando la bacchetta magica maldestramente riparata con il magic-scoch e che proprio in quel momento aveva iniziato a sibilare minacciosamente.

Mancavano tre giorni alla prima prova d’esame quando la professoressa McGonagall fece un altro annuncio
–Ho buone notizie!- disse e nella Sala Grande non solo non si fece silenzio, ma ci fu uno scoppio di gioia
–Torna Dumbledore!- esclamarono molti contenti
–Avete preso l’erede?- tentarono alcuni speranzosi
–Ricominciano le partite di Quidditch!- strillò Baston esaltato saltando sulla sedia
–Melen ha aperto un banco dei baci!- disse Dawson, subito appoggiato dai membri del fanclub, guadagnandosi non poche occhiate perplesse. Quando il baccano si fu placato la professoressa continuò con un sorriso raggiante
–La Professoressa Sprite mi ha comunicato che le Mandragole sono pronte per essere raccolte. Stasera saremo in grado di rianimare le persone pietrificate. E’ inutile dire che è probabile che uno di loro sappia dirci chi e che cosa lo ha aggredito. Ho la speranza che quest’anno terribile si concluderà con la cattura del colpevole!- Ci fu un esplosione di applausi, nessuno pareva esimersi dal sollievo per quella lita novella, anche Malfoy batteva le mani anche se più per il fatto che finalmente Dobby e Melen si sarebbero tranquillizzati che per il risveglio dei nati babbani.
–Quando la risveglieranno sono sicuro che Hermione avrà tutte le risposte. Le verrà un colpo quando saprà che mancano solo tre giorni agli esami! Non ha fatto il ripasso. Forse sarebbe più gentile lasciarla dov’è fino a che non finiscono..- disse Ron con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio
–Emily probabilmente inizierà una protesta per “i diritti dei pietrificati”- mormorò Marion ridacchiando divertita. Proprio in quel momento Ginny Weasley andò a sedersi di fianco a Ron. Aveva l’aria nervosa e continuava a tormentarsi l’orlo della gonna con le mani.
–Che hai?- domandò il rosso con indifferenza servendosi un’altra porzione di porridge. Marion lo guardò con riprovazione per poi dedicare un sorriso materno alla ragazzina –Cosa c’è Gin? E’ successo qualcosa?- La ragazzina si mordicchiò il labbro inferiore mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, passò in rassegna tutta la tavolata con uno sguardo spaventato che a Melen ricordò un po’ quello dell’elfo di Draco ma non rispose.
–Sputa il rospo- la invitò il fratello guardandola con apprensione malcelata. Melen alzò gli occhi al cielo disinteressandosi completamente di Ginny, non le era mai stata particolarmente simpatica e dubitava fortemente che i suoi problemi potessero interessarla.
–Devo dirvi una cosa..- pigolò Ginny con gli occhi bassi
–Di che si tratta?- domandò Harry, Ginny arrossì abbassando ancora di più la testa. –Allora?- incalzò Ron tradendo una certa preoccupazione
–Per caso riguarda la Camera dei segreti? Hai visto qualcosa o qualcuno che si comportava in maniera strana?- la incoraggiò Marion posandole una mano sulla spalla. La rossa aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono, sembrava non sapere da dove cominciare, fece un profondo sospiro
–Io..- iniziò incerta e sempre a occhi bassi. Proprio in quel momento arrivò Percy Weasley, più pallido e stanco che mai. –Se hai finito di mangiare mi siedo al tuo posto, Gin. Sto morendo di fame, ho appena terminato il mio turno di sorveglianza- la ragazzina saltò su come una molla guardando il fratello terrorizzata, poi se la diede a gambe levate.
–Percy! Stava per dirci qualcosa d’importante!- disse Ron arrabbiato mentre il ragazzo, occupato il posto della sorella, si gelava nell’atto di prendere una tazza dal centro del tavolo
–Che genere di cosa?- chiese fingendo un indifferenza che palesemente non gli apparteneva
–Le avevo chiesto se aveva visto qualcosa di strano e lei aveva cominciato a dire..- il ragazzo perse quel poco di colore che gli era rimasto sulle guancie
–Oh..oh b-bhe.. quello.. quello non ha niente a che fare con la Camera dei Segreti- disse tossicchiando per darsi un tono
–E tu che ne sai?- chiese Ron alzando un sopracciglio in un modo che a Marion ricordò moltissimo la signora Weasley.
–Beh se proprio.. se proprio volete saperlo Ginny è entrata mentre io stavo.. io stavo..- lanciò un’occhiata imbarazzata a Marion e Melen che lo fissavano in attesa e divenne bordeaux –Beh, fa niente.. il fatto è che mi ha visto mentre facevo una cosa e io.. ehm.. le avevo chiesto di non dirlo a nessuno. Devo dire che pensavo avrebbe mantenuto la parola. In realtà non è niente ma io preferirei..- Nessuno di loro aveva mai visto Percy così a disagio
–Cosa stavi facendo Percy? Qualcosa di perverso?- Chiese Ron con un ghigno malizioso e divertito, cosa che fece diventare ancora più pallido il viso di Percy e ancora più rosse le sue orecchie. Sembrava che tutto il sangue si fosse concentrato in quella particolare parte del corpo.

Nonostante sapesse perfettamente che Hermione avrebbe con tutta probabilità svelato l’arcano già l’indomani Melen non si rassegnava all’idea di non essere arrivata lei stessa alla soluzione del mistero. Insomma, sapeva di essere una strega brillante quanto Hermione quindi perché la bionda era riuscita a capire cosa si nascondeva nella Camera e lei no? Era un affronto che il suo orgoglio non era pronto ad accettare! Quindi, sempre più spesso, iniziò a marinare le lezioni per passare i pomeriggi in biblioteca. Aveva oramai letto praticamente tutta la sezione sulle creature magiche senza trovare soluzione ed era sempre più frustrata, come diavolo aveva fatto Hermione a capirlo!? Sbuffò esasperata chiudendo un grosso tomo rosso con aria schifata
–Serve una mano?- alzò gli occhi trovandosi il viso simpatico della caposcuola di Serpeverde a un centimetro dal naso
–Io.. beh stavo facendo una ricerca- ammise sulla difensiva mentre la bella ragazza le si sedeva accanto incrociando le gambe in modo sensuale. Sul suo petto brillava, oltre alla spilletta da caposcuola, anche la B dorata del suo fanclub. Notando la traiettoria del suo sguardo la ragazza sorrise maliziosa
–Sei piuttosto popolare anche tra le ragazze, anche se io sono una delle poche che lo ammette- Melen arrossì appena distogliendo lo sguardo dalla spilla e tornando a posarlo sui numerosi volumi di fronte a lei
–Creature magiche eh.. Immagino che tu stia cercando notizie sul mostro- ipotizzò la riccia mentre il sorriso le si allargava sul viso scuro. Melen la fissò guardinga
–Mi chiamo Arya, Arya Zambini, mio fratello è del tuo anno- la vampira annuì, Blaise era un amico di Draco e aveva avuto modo di conoscerlo abbastanza bene nell’ultimo periodo
–Sai..studio per diventare una Faunista e so praticamente tutto quello che c’è da sapere su tutte le creature conosciute quindi se hai bisogno..- Melen la fissò per qualche secondo indecisa. Non era esattamente entusiasta all’idea di dover essere.. supportata...nelle sue ricerche però..
–Va bene- si arrese alla fine. La ragazza annuì
–Allora.. cerchiamo un mostro che vive per molti anni e che pietrifica le vittime.. è un po’ poco su cui lavorare.. ci vorrà del tempo- mormorò pensierosa
–Sappiamo anche che i ragni lo temono e che.. che solo Harry sente la sua voce- aggiunse Melen titubante. Arya la guardò sorpresa ma non disse niente, limitandosi a riflettere sulle poche informazioni che avevano e dirigendosi verso una scaffale poco distante. Dopo qualche minuto tornò indietro stringendo un sottile libro dalla consunta copertina di pelle, un sorriso vittorioso sul viso quadrato
–Credo proprio di aver risolto l’enigma- annunciò risedendosi di fianco alla Black che l’aspettava impaziente
-Ma.. tutto ha un prezzo- Melen la guardò incredula, stava scherzando? Voleva essere pagata per averla aiutata in una ricerca?! L’espressione seria e maliziosa della ragazza al suo fianco le fece capire che no, non scherzava affatto. Decisamente infastidita dalla piega che stava prendendo la conversazione sbottò seccata incrociando le braccia al petto
–Molto bene, cosa vuoi?- Gli occhi viola di Arya brillarono vittoriosi mentre un sorriso da serpe le si allargava sul bel viso
–Voglio Te - Ancora una volta Melen rimase senza parole e a bocca aperta. Arrossì vistosamente
–Me? Ma.. ma tu sei una ragazza!- protestò debolmente. La Serpeverde scrollò le spalle come se la cosa non fosse importante
–Questo è il mio prezzo- Dopo qualche secondo di titubanze la vampira sospirò sconfitta
–Ok, usciremo insiem..- non finì la frase, la bocca di Arya era calata sulla sua. Sentì la lingua umida della ragazza disegnarle il contorno delle labbra, il suo cuore batteva all’impazzata mentre socchiudeva la bocca, si sentiva la faccia in fiamme. Non aveva mai pensato molto a queste cose. Cioè si, a volte si era chiesta cosa si provasse ad essere toccata e baciata e.. ma non avrebbe mai pensato che il suo primo bacio sarebbe stato con una ragazza.. Ne che sarebbe stato così piacevole, a dirla tutta! Arya si staccò da lei sorridendo
–Considero il debito pagato, dolcezza. Ma se vorrai uscire qualche volta.. beh, io ci sto- disse allegramente –Ci vediamo Melen- la vampira non disse niente, troppo imbarazzata, limitandosi ad un cenno secco con la testa. Ci mise qualche minuto a riprendersi del tutto e solo allora si accorse che Arya aveva lasciato il libro aperto sul tavolo. Si avvicinò curiosa..


Tra i rettili maggiormente temuti sicuramente il Basilisco ricopre un ruolo di rilievo. Nato da un uovo di gallina covato da un rospo, il Basilisco è detto “il Re dei Serpenti” sia per le dimensioni eccezionali che può raggiungere sia per la sua intelligenza e mortalità. Il veleno di questo serpente gigante è velenosissimo e non si conosce altro antidoto se non la lacrima di fenice ma quello che lo rende unico è lo sguardo, conosciuto fin dai tempi antichi come “sguardo di Medusa” gli occhi del Basilisco uccidono chiunque li guardi e pietrifica coloro che hanno la sfortuna d’intravederli. Vive principalmente in una regione del Sud-America dove ha un rapporto predatore nei confronti dei numerosi ragni giganti che popolano la stessa zona, suoi nemici naturali. Si dice che fugga solo sentendo il canto del gallo guadagnandosi il soprannome di “serpente Vampiro”..
 

  Melen rimase a bocca aperta. Tutto tornava! “Un serpente.. quindi lo sentivano solo Harry e Emily perché sono rettilofoni. Herm deve averlo intuito da questo!” si disse emozionata affrettandosi a cercare i suoi amici.

-Tubature. Come ho fatto a non pensarci?- esclamò la vampira fissando la pagina ingiallita che Harry le aveva passato. Si erano incontrati nella sala d’Ingresso e si erano subito ragguagliati sulle novità; Marion, Harry e Ron le avevano mostrato la pagina strappata che avevano trovato nel pugno di Hermione e Melen li aveva raccontato quello che era successo in biblioteca
–Tu e Arya Zambini che vi..- le orecchie di Ron diventarono rossissime mentre immagini ben poco caste iniziavano a formarsi nella mente del ragazzo, ancora scosso dalla recente visione della bella vampira praticamente nuda. Melen lo guardò con muto rimprovero mentre Harry e Marion cercavano di dissimulare l’imbarazzo e la sorpresa
–T-tornando a noi.. credo dovremmo dirlo alla McGonagall- suggerì Marion
–Si, in fondo c’è un enorme serpente assassino nell’impianto idraulico, credo che i professori dovrebbero esserne informati- concesse Ron cercando di darsi un contegno, seppur minimo.
–Potremmo andare ad aspettarla in sala professori, la campana suona tra poco- propose Harry guardandosi attorno guardingo, sperando che nessuno li beccasse a bighellonare in corridoio. Erano in sala professori da qualche minuto quando la voce della professoressa McGonagall si sparse per i corridoi notevolmente amplificata
Tutti gli studenti tornino immediatamente nei loro dormitori. Tutti gli insegnanti vedano in sala professori. Immediatamente, per favore- I ragazzi si guardarono a disagio
–Un’altra aggressione?- domandò preoccupato Ron
–Sembrava molto agitata, non vorrei che questa volta..- iniziò Melen mordicchiandosi un unghia
–Cosa facciamo? Torniamo al dormitorio?- chiese Marion ansiosa
–No- rispose Harry guardandosi intorno. Alla sua sinistra c’era un grande armadio dove i professori appendevano i mantelli –Nascondiamoci la dentro e sentiamo cos’è accaduto. Poi diremo cosa abbiamo scoperto- Entrarono velocemente nell’armadio e aspettarono in silenzio, ben presto la porta della sala si aprì e gli insegnanti si riversarono nella stanza. Infine arrivò la professoressa McGonagall
–E’ accaduto l’impensabile.. una studentessa è stata rapita. Il mostro l’ha presa e portata direttamente dentro la Camera- Piton si alzò di scatto dalla sedia
–Come fai a esserne sicura?- domandò preoccupato
–L’Erede di serpeverde ha lasciato un altro messaggio proprio sotto al primo- intervenne Mirice, pallida in viso –Il suo scheletro giacerà nella Camera per sempre- recitò affranta sedendosi e lasciando che la professoressa Sprite le versasse un generoso bicchiere di Whisky incendiario
–Chi è la ragazza?- domandò Madama Bumb facendo lo spesso con Vitiuos, ormai prossimo alle lacrime
–Ginevra Weasley- disse la professoressa McGonagall. Ron sentì le ginocchia cedergli e solo il rapido intervento di Melen, che lo strinse a se tappandogli la bocca con una mano, gli evitò di essere scoperti. –Domani rimanderemo tutti gli studenti a casa. Questa segna la fine di Hogwarts. Albus ha sempre detto..- la porta professori si spalancò un’altra volta lasciando entrare Gilderoy Allock. Marion avrebbe potuto giurare che, per un secondo, uno strano e identico luccichio maligno era apparso negli occhi di tutti gli insegnanti.

Fu una giornata pesante, forse una delle più pesanti che Marion avesse mai vissuto. Conosceva Ginny da quando erano bambine e l’idea che non l’avrebbe più rivista.. Fece vagare lo sguardo sulla sala comune. Percy non c’era. Appena si era sparsa la voce del rapimento della sorella aveva mandato un gufo alla madre per poi chiudersi in camera sua. I gemelli stavano salendo in quel momento dopo aver passato ore a guardare il camino uno di fianco all’altro, in un muto conforto reciproco. Ron era seduto al suo solito posto, lo sguardo perso ad osservare il riflesso del fuoco sui capelli di Melen senza in realtà vederla
–Lei sapeva qualcosa- disse parlando per la prima volta da quando si erano infilati nell’armadio della sala professori. –Per questo l’ha rapita. Percy non c’entrava neanche lontanamente. Aveva scoperto qualcosa sulla Camera.. deve essere per forza per questo..- si strofinò energicamente gli occhi –Voglio dire, lei era una purosangue. Non può esserci altra ragione.- Harry annuì distrattamente continuando a rigirarsi tra le mani una spilla hippie che Emily gli aveva regalato per il suo compleanno. Aveva lo sguardo vuoto.
–Pensate che.. che ci sia qualche possibilità che lei sia.. hai capito, no..?- chiese Ron speranzoso. Harry strinse le labbra con forza e Melen abbassò impercettibilmente la testa, non vedevano proprio come potesse essere ancora viva ma non avevano la forza di dirlo a Ron.
–Si. Sono certa che Ginny starà bene.- rispose invece Marion decisa prendendogli una mano. Il rosso la guardò in silenzio poi ricambiò la stretta grato.
-Non vorrei sembrare crudele, ma la sua vita è nelle mani del Pirla..- fece notare Melen con un sospiro stanco –Odio sentirmi così impotente- annuirono quasi in contemporanea.
–Sapete una cosa? Credo dovremmo scendere da Allock- disse Ron guadagnandosi diverse occhiate interdette –No dico sul serio. Dovremmo dirgli quel che sappiamo. Lui deve entrare nella Camera no? Forse se gli diciamo cosa lo aspetta e dove pensiamo che sia..- Marion annuì
–Le probabilità di riuscita aumenteranno- concluse speranzosa. Harry e Melen si guardarono a disagio, ma non riuscendo a pensare a niente di meglio e volendo disperatamente avere qualcosa da fare, acconsentirono. Nessuno li guardò uscire o pensò di fermarli, sembrava che la sala comune di Grifondoro fosse stata congelata.

Iniziava a fare buio mentre si avviavano verso l’ufficio di Allock. Da fuori si sentiva un grande affaccendarsi; stropiccii, colpi e un frettoloso andirivieni.
–Starà scegliendo il look da combattimento- disse acida Melen che non aveva mai avuto stima dell’uomo. Harry bussò alla porta un po’ titubante e all’interno calò il silenzio. Poi la porta venne socchiusa di pochi millimetri e gli occhi azzurri di Allock sbirciarono dalla fessura guardinghi
–Oh.. ragazzi, siete voi..- disse lievemente sollevato aprendo un po’ di più –In questo momento sarei piuttosto impegnato quindi se voleste fare in fretta..- Harry annuì
–Professore, abbiamo alcune informazioni che pensiamo potrebbero esserle utili- Allock lo fissò a disagio
–Ehm..beh.. non è proprio il.. voglio dire.. va bene, ecco.. entrate- concluse dopo qualche secondo di titubanza. Si scostò dalla porta per farli passare, richiudendola immediatamente alle loro spalle. Il suo ufficio era quasi del tutto smantellato. Il consistente numero di quadri e foto di se stesso erano stipati in grossi bauli decorati o appoggiati per terra in alte pile così come i libri (tutti suoi ovviamente) che avevano riempito la grande libreria, dei vestiti di tutti i colori continuavano a piegarsi e a entrare di loro spontanea volontà in un baule poggiato sulla scrivania.
–Va da qualche parte?- domandò Melen fissandolo torva
–Ehm.. beh..si- ammise l’uomo arrotolando una sua ammiccante gigantografia –Una chiamata urgente.. improrogabile.. non ho proprio potuto rifiutare- disse buttando il rotolo in uno dei bauli
–E mia sorella?- chiese Ron brusco
–Ah, sì.. una vera disgrazia. Nessuno se ne rammarica più di me- commentò il professore senza guardarlo negli occhi e continuando ad ammonticchiare la sua roba.
–Ma.. ma lei è l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure! Come può scappare con tutti questi fatti di magia nera che accadono a scuola!- esclamò Marion incredula.
–Beh, devo ammettere che quando ho accettato il posto.. non c’era nulla di.. questo.. nel contratto- balbettò facendo scattare velocemente le serrature dei suoi bagagli
–Intende davvero squagliarsela? Dopo tutto quello che ha raccontato di aver fatto nei suoi libri?- domandò Harry a bocca aperta
–I libri possono portare fuori strada- disse Allock diplomatico
–Ma li ha scritti lei!- continuò Harry sempre più incredulo
–Ragazzi sentite..- disse l’uomo raddrizzandosi e fissandoli con la fronte aggrottata –Un po’ di buon senso! I miei libri non avrebbero venduto neanche la metà se la gente non avesse pensato che a fare tutte quelle cose ero stato io. A nessuno piace leggere le imprese di un brutto e vecchio mago armeno, anche se ha salvato un intero paese dai lupi mannari. Non aveva nessun gusto nel vestirsi, la sua foto in copertina avrebbe sfigurato! Quanto alla maga che ha messo in fuga la strega Bandon.. aveva il labbro leporino. Insomma, cercate di capire..- Melen lo guardò con tale disprezzo che l’uomo fece un passo indietro
–E così lei ha preso il merito di quello che altri hanno fatto.. non che la cosa mi stupisca- sputò serissima
–Non ho mica lavorato poco! Ho dovuto trovare queste persone, farmi raccontare tutti i dettagli, oblivionarle.. Se c’è un incantesimo che mi viene proprio bene è quello di Memoria. No davvero, il lavoro è stato molto- disse annuendo
–Eh si, se vuoi la fama devi essere disposto a impegnarti con costanza- Chiuse anche l’ultimo baule incurante degli sguardi schifati dei suoi studenti.
–Bene, direi che manca solo una sola cosa..- si girò verso di loro estraendo la bacchetta –Mi spiace, miei cari, ma temo proprio che dovrò farvi saggiare la mia bravura- Harry estrasse velocemente la bacchetta ma Marion fu più veloce. Si tuffò per terra sorreggendosi con le braccia e falciò con la propria gamba tesa quella di Allock che rovinò a terra, mentre la sua bacchetta veniva prontamente afferrata da Melen. Tutti la guardarono stupiti
–Me l’ha insegnato Em- spiegò, arrossendo sotto lo sguardo ammirato di Harry. La vampira spezzò la bacchetta del mago e la gettò fuori dalla finestra, avvicinandosi poi minacciosamente all’uomo che cercò di nascondersi sotto la scrivania.
–Cosa volete che faccia? Io ignoro dove sia la Camera dei segreti, non posso fare nulla!- protestò debolmente, pallido come un cencio
–E’ fortunato. Noi pensiamo di sapere dove sia- disse Harry costringendolo ad alzarsi in piedi senza smettere di puntargli la bacchetta addosso.

Spinsero un Allock piagnucolante fuori dal suo ufficio e poi giù verso il bagno di Mirtilla Malcontenta. Rallentarono un attimo davanti alle minacciose scritte che brillavano rosse alla luce delle torcie, poi spinsero l’uomo tremante nel bagno. Era ora di chiudere questa storia una volta per tutte. Mirtilla era seduta sull’ultimo gabinetto e piangeva come al solito.
–Oh, sei tu!- esclamò quando vide Harry –Sei venuto a tirarmi qualcos’altro?- chiese con un singhiozzo.
–No, volevo chiederti come sei morta- rispose lui con un sangue freddo invidiabile. Mirtilla parve molto lusingata da quell’interesse e rispose con un sorriso che, probabilmente, nessuno vedeva da parecchi anni
–Oooh, è stato orribile!- trillò deliziata –E’ successo proprio qui dentro. Sono morta in questo cubicolo, me lo ricordo come se fosse ieri! Mi ero nascosta perché Olive Hornby mi prendeva in giro per via degli occhiali. Qualcuno è entrato e ha iniziato a dire delle cose senza senso, una specie di linguaggio inventato e ho capito che era la voce di un ragazzo. Sono uscita per dirgli di andarsene e..- la voce del fantasma si riempì d’importanza -..sono morta!- I ragazzi si fissarono perplessi
–Ma.. come?- chiese Marion. Mirtilla si girò verso di lei di malavoglia
–Non ne ho la più pallida idea. Ricordo solo di aver visto due immensi occhi gialli che mi fissavano. E’ stato come se tutto il mio corpo si.. dissolvesse.- tornò a fissare Harry con occhi sognanti
–In che punto hai visto gli occhi esattamente?- domandò il ragazzo un po’ a disagio
–Da quella parte- mormorò lei sbattendo le ciglia in modo conturbante. Subito i ragazzi si fiondarono sullo scarico e iniziarono a esaminarlo centimetro per centimetro, dentro e fuori tubi compresi.
–Qui.. questo è un serpente- disse Melen indicando uno dei rubinetti di rame
–quello non ha mai funzionato- disse vivacemente Mirtilla mentre Ron tentava di aprirlo
–Harry, dì qualcosa in serpentese- suggerì Ron. Marion tremò spaventata continuando a puntare la bacchetta contro un Allock altrettanto spaventato. Era certa che fossero nel posto giusto, ma aveva un brutto presentimento.. Dopo diversi tentativi finalmente il lavandino diede segno di aver recepito i sibili di Harry. Per un attimo brillò di una vivida luce bianca e iniziò a girare lentamente, poi sprofondò nel pavimento lasciando scoperto un grosso tubo, abbastanza grande da far passare un paio di persone insieme.. Trattennero il fiato fissando le scure profondità a cui conduceva
–Credo.. credo dovremmo calarci lì dentro- disse Harry spaventato ma deciso.
–Si, le speranze di trovare Ginny vive salgono ancora- disse Marion speranzosa
–Anche quelle di lasciarci la pelle- fece notare Melen
–Beh, sembra proprio che non ci sia bisogno di me. Quasi quasi io..- Esclamò Allock accennando un sorriso e mirando all’uscita
–No, lei entra per primo- ringhiò Ron spingendolo, senza troppi complimenti, nell’apertura. Le urla dell’uomo rimbombarono per quasi un minuto intero prima di spegnersi nell’oscurità. –Andiamo- mormorò Harry iniziando a calarsi nel tubo, subito seguito dagli altri. Subito Melen si pentì di essersi messa quel vestito invece che una mise più..sportiva. La lunga gonna nera le si era attorcigliata intorno alla vita lasciando le gambe completamente scoperte e pareva che Ron, poco più avanti di lei, apprezzasse la cosa anche nel terrore. Imbarazzata cercò di concentrarsi sul luogo in cui si trovavano, sentiva un leggero odore di sangue animale, ma la puzza di chiuso e di umidità copriva tutto il resto. Atterrarono su un pavimento melmoso quasi completamente coperto da scheletri di topi, il buio era quasi assoluto.
–Lumos- pigolò Marion illuminando pareti nere e viscide che si allungavano in un ampio tunnel
–Probabilmente siamo sotto al lago- mormorò Ron guardandosi intorno, per quanto ovviamente glielo permettesse l’oscurità opprimente. Anche la bacchetta di Harry si accese –muoviamoci- disse il ragazzo ponendosi davanti al gruppo. I loro passi rimbombavano secchi sul pavimento bagnato.
–Se sentite qualcosa muoversi ricordatevi di chiudere gli occhi- raccomandò Melen, il fiato corto e le mani trmanti, non si era mai sentita così fragile.. Ma l’oscurità sembrava ovattare anche i rumori e gli unici suoni erano i rumori dei loro passi e i mormorii terrorizzati di Allock.
–Harry, più avanti c’è qualcosa..- disse Ron fermando l’amico spaventato. Marion si sistemò meglio gli occhiali sugli occhi e rimase a bocca aperta, raggelata come i suoi compagni. Davanti a loro qualcosa d’immenso, tutto spire, steso di traverso nel tunnel. Era immobile.
–Forse dorme- soffiò Harry voltandosi verso il piccolo gruppo. Melen scosse la testa
–E’.. è una pelle.. Il Basilisco deve aver fatto la muta- disse a fatica, sentì le ginocchia cederle
–Melen che hai? Ti sentì male?- chiese Marion avvicinandosi preoccupata –Io non..non lo so.. mi sento così debole che..- non riuscì a finire la frase, il suo corpo aveva preso a tremare violentemente togliendole il respiro.
–E’ questa roccia! Questa roccia le fa male- esclamò Marion tenendole la testa in modo che non la sbattesse sul pavimento. Ancora una volta la conoscenza era fiorita nella sua mente senza motivo
– Dev’essere onice- Ron e Harry la guardarono aggrottando le sopracciglia
–Come fai a..- iniziò Ron ma Allock lo scaraventò a terra. Harry balzò in avanti, ma troppo tardi. Allock si stava raddrizzando tutto tremante stringendo la bacchetta di Ron, un sorriso sgargiante sul viso.
–Qui si conclude l’avventura ragazzi, ma non preoccupatevi, il mondo conoscerà la nostra storia. Dirò come sono arrivato tardi per salvare la ragazzina e di come voi siete impazziti nel vedere il suo corpo straziato. Tragico davvero. Mentre per te, mia bella demone- disse rivolgendosi sprezzante a Melen, cha aveva smesso di tremare ma appariva ancora debole e stanca –Ho un ruolo di tutto rispetto. Racconterò il mio duello contro di te, l’erede di Serpevede, e di come io sia infine riuscito a vincere la tua..malvagità. Dite addio ai vostri ricordi. Oblivion!- esclamò l’uomo, esaltato. La bacchetta rattoppata di Ron esplose con la forza di una bomba. Dal soffitto iniziarono a cadere grossi massi e i ragazzi cercarono riparo –Harry attento!- urlò Marion buttandosi sul ragazzo e scansando una pietra che mirava alla testa del moro. Un attimo dopo si ritrovarono davanti ad una compatta parete di detriti di roccia.
–Ron! Ron State bene?- urlò Harry preoccupato alzandosi e avvicinandosi alla frana
–Si, io sto bene e anche Melen.. Credo sia svenuta, ma non è ferita a differenza di questo tizio- si sentì un tonfo e un lamento, come se Ron gli avesse dato un calcio
–E ora cosa facciamo? Ci vorranno ore per togliere questi massi!- Marion e Harry si guardarono in silenzio per qualche secondo, entrambi sapevano che occuparsi della frana avrebbe potuto costare la vita a Ginny. C’era una sola soluzione
–Aspetta qui e cerca di liberare un po’ il passaggio. Noi.. noi andremo a cercare Ginny- disse Harry. Ci fu un silenzio carico di tensione
–Ok. Allora.. allora ci vediamo tra poco- rispose Ron, sforzandosi di mantenere la voce ferma. Marion si alzò e strinse la mano dell’amico per darsi coraggio e farne anche a lui. Il suo pensiero andò ad Adam, non gli aveva mai detto che gli piaceva e promise che, se fosse uscita viva da li, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto. Il tunnel si rivelò più lungo di quello che pensavano, procedettero in silenzio, con le orecchie tese e le mani intrecciate. Dopo quasi cinque minuti di marcia si trovarono davanti a una parete su cui erano scolpiti due serpenti attorcigliati, i loro occhi brillavano smeraldini nel buio. Harry si avvicinò, deglutendo nervoso
–Apriti- disse in un sibilo che fece accapponare la pelle a Marion. I serpenti si sciolsero dal loro groviglio e la parete si divise in due metà. Con un ultima occhiata ansiosa i due entrarono. 
  

Angolo dell'autrice e del postatore di riserva:
Buondì a tutti, oggi ho postato la storia io perchè Lisa è decisamente impegnata. Ieri sera sono diventato papà! I commenti oggi saranno piuttosto brevi perchè voglio andare a trovare il bimbo ^^ Spero che il capitolo vi sia piaciuto, devo dire che non ho davvero idea del perchè io abbia inseito Arya.. mah! Ogni scusa è buona per un pò di sano yuri UçU pervertito! Teoricamente ci sentiamo presto con il prossimo capitolo! Una saluto Vale, Mattia, Lisa e Naru!



P.S Arya Zambini  http://img405.imageshack.us/img405/8350/stockphotobeautifulblac.jpg 

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Capitolo 31
*** 2.17 L'Erede di Serpeverde ***


2.17 L’Erede di Serpeverde

Melen aprì gli occhi lentamente. Si sentiva debole e le facevano male tutti i muscoli. Si guardò intorno cercando di capire dove fosse, sentiva dei tonfi, qualcuno stava spostando qualcosa di pesante, ma il buio era totale e non riusciva a distinguere bene le forme. Dopo qualche secondo si rese conto che era strano. I suoi occhi si adattavano perfettamente al buio, aveva una visione notturna praticamente perfetta! Infastidita dalla cosa si alzò in piedi facendo alcuni goffi passi in avanti. Annusò l’aria, quando era entrata aveva sentito odore di sangue, acqua e muffa oltre a quello dei suoi amici, ora sentiva solo odore di chiuso. Per quanto si sforzasse non riusciva a distinguere nessuno degli odori della grotta. Fu con un certo sgomento che si accorse di non sentire nemmeno il battito di un cuore o il pompare del sangue nelle vene o il respiro di qualcuno. –Harry? Marion? Ron?- chiamò mentre un certo timore iniziava a impadronirsi di lei, che fossero..
–Melen? Ti sei svegliata! Stai bene?- la voce di Ron era poco distante da lei, il ragazzo la raggiunse con un sorriso sollevato, la sua bacchetta tra le mani leggermente illuminata –non ti spiace vero?- disse indicandola –la mia è esplosa quindi..- la vampira scosse la testa
–no, va.. va bene. Dove sono gli altri? Cos’è successo?- Ron riassunse gli ultimi avvenimenti
–Stavo cercando di fargli spazio. Ma ora che ti sei svegliata.. beh faremo molto prima! Pensi di riuscire a occuparti dei massi più grandi?- Melen annuì avvicinandosi a un grosso sasso scuro. Nonostante un lieve giramento di testa e i suoi sensi un po’… sottotono, si sentiva bene. Afferrò la pietra e tirò. Non accade nulla. Tirò più forte, spinse, cercò di sollevarla con tutte le sue forze. Niente. Un rivolo di sudore le colò sul lato della fronte e lei lo asciugò interdetta, non aveva mai sudato in vita sua.
–Non capisco.. cosa diavolo mi sta succedendo!?- mormorò appoggiandosi sconfitta alla stessa pietra che aveva cercato di spostare
–Che sia per colpa dell’Onice? Marion ha detto che è per quello che sei svenuta..- tentò Ron pensieroso. La vampira spalancò la bocca sconvolta. L’onice. Certo, Serpeverde era un hunter e doveva sapere che quello pietra nera era l’unica cosa che poteva rendere un vampiro all’impotenza. L’onice era imperlata della stessa energia oscura che manteneva in vita i vampiri e riusciva a riassorbirla. Un esposizione prolungata avrebbe anche potuto uccidere uno della sua specie. Eppure lei stava bene, si i suoi poteri sembravano scomparsi ma..
–Sono umana..- soffiò incredula. Ron la guardò basito poi si lasciò andare a un sospiro stanco –Proprio quando un vampiro ci avrebbe fatto comodo..-

Si trovavano all’ingresso di una sala molto lunga e poco illuminata. L’unica luce che traspirava lanciava inquietanti ombre verdastre sulle colonne formate da serpenti arrotolati. Marion si guardava intorno circospetta, il cuore le batteva a mille. Dov’era il Basilisco? E Ginny? Strinse con più forza la bacchetta e vide Harry fare lo stesso. Ma quanto avrebbero potuto resistere contro il loro nemico?
–Marion guarda- la voce di Harry la riscosse dai suoi pensieri, davanti a loro c’era una statua di un mago dalla lunga barba e un volto arcigno così grande che dovette piegare indietro il collo per vederlo del tutto
–E’ Serpeverde..- pigolò, ricordandosi di alcuni ritratti che aveva visto sul libro di Storia della Magia. Tra i piedi del mago giaceva bocconi una figurina vestita di nero e con i capelli rossissimi –Ginny!- esclamò Harry, troppo stupito per mantenere un tono pacato. I ragazzi corsero verso di lei, Marion la volto posandosi la testa sulle ginocchia, era pallida e fredda ma gli occhi chiusi indicavano che non era pietrificata
–Oddio Ginny! E’ viva vero?- chiese Harry preoccupato. Marion aveva le lacrime agli occhi, le posò una mano sul petto, il respiro era quasi inesistente
–Svegliati Ginny, per favore..- pigolò stringendola a se disperata. –Non si sveglierà- disse una voce suadente alle loro spalle. Si voltarono stupiti. Appoggiato al pilastro più vicino c’era un ragazzo alto e affascinante ma leggermente sfocato, come visto attraversa a un velo..
–Tom..Tom Riddle?- soffiò Harry incredulo alzandosi. Marion, che era rimasta tanto affascinata dal ragazzo del diario invece lo guardò sospettosa, il suo istinto gli diceva che era pericoloso
–Cosa significa che non si sveglierà? Non sarà mica..-
-E’ ancora viva.. ma per poco- lo interruppe subito Riddle con un sorriso abbagliante. Harry lo guardò perplesso
–Sei un fantasma?- Tom Riddle aveva studiato a Hogwarts cinquant’anni prima come poteva essere ancora così giovane?
–Un ricordo. Conservato in un diario per cinquant’anni- spiegò il giovane indicando il piccolo diario rilegato che li aveva condotti nella vecchia Hogwarts non troppo tempo prima. Harry e Marion si scambiarono un’occhiata frettolosa
–Devi aiutarci Tom. Dobbiamo portarla fuori da qui e in fretta. C’è un Basilisco da queste parti e potrebbe arrivare in qualsiasi momento- spiegò il ragazzo concitato voltandosi per aiutare Marion a sollevare Ginny, se ci fosse stata Melen.. Dopo qualche tentativo riuscirono a metterla in piedi, Harry si girò per riprendere la bacchetta che aveva posato sul terreno. Ma la bacchetta era sparita. Perplesso alzò lo sguardo su Riddle, sorrideva affabile e, tra le dita affusolate, stringeva la bacchetta di Harry.
–Dammela, potrebbe servirmi se il Basilisco arriva- il giovane scosse la testa
–Non ne avrai bisogno. Non verrà senza essere chiamato- Marion strinse le labbra
–Come ha fatto Ginny a ridursi così? E perché tu sei qui?- il sorriso di Tom parve aumentare
–Ottime domande Marion. Immagino che la principale motivazione per lo stato di Ginny sia che ha aperto il suo cuore a un estraneo invisibile. Sono mesi che la piccola Ginny riversa nel mio diario tutti i suoi segreti e le sue angosce. Una gran noia, ma sono stato paziente e ora lei mi adora. Mi sono nutrito delle sue paure e dei suoi segreti fino a diventare potente, molto più potente di lei e poterle rivelare qualcuno dei miei di segreti..- lo sguardo di Riddle era quasi famelico
–Cosa vuoi dire?- chiese Harry con la bocca secca
–Non l’hai capito Harry?- Marion si era alzata, posando Ginny di nuovo al suolo, e ora fronteggiava il ragazzo –Lui ha aperto la camera dei segreti cinquant’anni fa e ora ha costretto Ginny a fare lo stesso- il ragazzo la guardò incredulo ma Tom annuì compiaciuto
–Brava, deduzioni eccellenti. E si che secondo Ginny tu eri solo una ragazza dolce e timida, ma anche un po’ tonta. Non un’avversaria per il cuore del famoso Harry Potter come potevano esserlo Hermione, Melen e Emily.- Marion continuò a guardarlo con disprezzo
–Tu hai incastrato Hagrid- disse Harry furibondo
–Era la mia parola contro la sua, non aveva scampo. Solo Dumbledore, l’insegnante di Trasfigurazione era dubbioso e mi ha tenuto fastidiosamente d’occhio-
-Sono certo che ti aveva inquadrato subito- Marion sorrise
- Sono sicura che anche la McGonagall non si fidasse di te, non è vero Tom?- per la prima volta un ombra passò sul bel viso del Serpeverde
–Erano pochi, ma decisi che era pericoloso riaprire la camera mentre ero ancora a scuola. Così riversai una parte di me nel diario in modo che un giorno avrei potuto istruire qualcuno e portare a compimento la nobile opera di Salasar Serpeverde- Harry sbuffò
–Beh ti è andata male. Le vittime verranno riportate in vita tra breve, non sei riuscito a fare fuori neanche il gatto- lo schernì il ragazzo. Tom scrollò le spalle
–Da molti mesi a questa parte far fuori i sanguesporco non m’interessa più. Il mio obbiettivo ora sei tu Harry Potter- Harry e Marion lo fissarono stupiti
–Come ha fatto un moccioso senza nessun potere magico o abilità particolari a sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi con solo una cicatrice mentre i poteri di lord Voldemort sono svaniti?- Nei suoi occhi brillava un sinistro bagliore rossastro
–Che te ne frega? Voldemort è vissuto dopo di te-chiese Harry lentamente –Voldemort è il mio passato, presente e..futuro- Roteo elegantemente la bacchetta di Harry davanti a se tracciando il suo nome in lettere scintillanti, poi la agitò nuovamente le lettere si disposero in modo diverso:

Son Io Lord Voldemort

Marion sentì le ginocchia tremarle. L’uomo che aveva sterminato la famiglia di sua madre era lì, di fronte a lei. Una sensazione di nausea le artigliò lo stomaco ma si costrinse a fingersi impassibile. Al suo fianco Harry non sembrava meno provato
–Non è vero che sei il più grande mago di tutti i tempi, Dumbledore lo è- la castana sorrise, fiera della baldanza che l’amico riusciva a dimostrare anche in un momento come quello
–E’ bastato il ricordo di me a cacciare Dumbledore da questo castello- sibilò mentre la rabbia deformava il suo volto
–Lui non se ne andrà mai, non finché a Hogwarts rimarrà qualcuno che crede in lui- ribatté e solo Marion parve notare la lieve indecisione del suo tono. Un canto meraviglioso riempì la sala, evidentemente non un umano. Una fiamma comparve improvvisamente e da quella emerse Fanny, più bella che mai, con un fagotto cencioso tra gli artigli dorati.
–FANNY!- esclamarono in coro Harry e Marion
–Una fenice e il Cappello parlante.. è questo che Dumbledore manda ai suoi paladini?- chiese Riddle ridendo, una risata stridula e grottesca che fece sparire ogni residuo di fascino dalla figura evanescente del ragazzo.
– Per due volte mi hai sconfitto Harry Potter, come hai fatto? Raccontami. Più a lungo parli.. più tardi morirete- Marion si avvicinò all’orecchio di Harry
–Sta diventando più nitido, dobbiamo muoverci altrimenti Ginny..- il moro annuì aggrottando le sopracciglia
–Non so come ti ho sconfitto, ma so perché non sei riuscito ad uccidermi. Mia madre è morta per proteggermi, una nata babbana.. è stata lei a sconfiggerti veramente- Riddle fece una smorfia di disappunto, poi si costrinse a sorridere
–Un potente contro-incantesimo non c’è che dire.. Quindi non c’è nulla di speciale in te, come sospettavo. Sai, io e te ci assomigliamo Harry. Mezzosangue, orfani, probabilmente gli unici rettilofoni che abbiano mai frequentato questa scuola- Marion lo guardò storto
–Anche Emily parla serpentese. E tu e Harry non vi assomigliate per nulla, lui è dieci volte migliore di quanto tu potrai mai essere- Il sorriso di Riddle vacillò un attimo
–Un’altra rettilofona? Interessante. Pensi davvero che lui sia migliore di me? Bene, lo vedremo- Si allontanò in direzione della grande statua e si fermò in mezzo alle due immense colonne che la sostenevano guardando verso l’alto –Parlami Serpeverde, tu che sei il più grande dei quattro di Hogwarts- sibilò divertito. Marion non riusciva a capire quello che aveva detto, ma non aveva dubbi su quello che sarebbe successo di li a poco..

Melen digrignò i denti frustrata. Aveva desiderato essere una normale strega fin da quando era bambina e lo diventava proprio nel momento in cui le sue capacità vampiriche avrebbero potuto essere indispensabili! Il buio della grotta sembrava inghiottire ogni rumore e dall’altra parte della frana c’era solo silenzio. Per quanto ne sapevano loro Harry, Marion e Ginny avrebbero già potuto essere morti. Ron si sedette su un grosso masso cercando di riprendere fiato. Era sudato da far schifo, le mani erano coperte di abrasioni sanguinanti e gli tremavano le braccia. Non sarebbe mai riuscito a spostare tutte quelle pietre da solo ma lei ora era ridicolmente debole e il suo supporto era minimo. Spostò il fascio luminoso della bacchetta sul soffitto. Aveva pensato che l’onice pavimentasse l’intera caverna ma, a ben vedere, era stato posizionato solo in alcuni punti.
–Ehi, ti spiacerebbe farmi luce? Miseriaccia già lavoro come un mulo, farlo al buio mi sembra esagerato!- protestò Ron privato della luce della bacchetta. Melen fece apparire alcune fiammelle fluttuanti ma rimase concentrata sulle mattonelle nere. Erano una ventina in totale, di circa un m2 l’uno. Non aveva mai eseguito una trasfigurazione così estesa ma valeva la pena tentare. Si concentrò e, mirando la prima lastra, pronunciò l’incantesimo. Dovette ripeterlo un paio di volte ma alla fine l’onice divenne cristallo
–Cosa cazzo stai facendo Mel? Invece di giocare con le pietre perché non mi aiuti a spostarle?- sbottò il rosso nervoso
–Se elimino il problema riavrò i miei poteri e sarò molto più di aiuto- rimbeccò lei posizionando una delle fiammelle azzurre nel cristallo appena creato, creando un bizzarro lampadario. Ci vollero una decina di minuti per eliminare ogni traccia di onice dalla caverna ma l’effetto fu praticamente immediato e quando l’odore del sangue di Ron iniziò a stuzzicarle l’appetito sorrise, per la prima volta contenta di quella voglia famigliare. Aveva rinunciato alla sua umanità, se avesse aspettato probabilmente l’onice avrebbe ucciso il vampiro in lei, sarebbe rimasta solo la strega, come aveva sempre voluto.. Scacciò il pensiero egoistico con forza e si avvicinò alla frana. Ron aveva fatto un bel lavoro e ora l’ingresso era bloccato solo da un paio di grosse pietre
–Quando le sposterò quelle più piccole che ci sono sopra franeranno e dovrai toglierle, non sembrano troppo pesanti, dovresti farcela senza problemi- il rosso annuì
–E tu?- la vampira sorrise e i canini affilati brillarono sinistramente nella luce azzurrata dei neonati lampadari
–Io ho una missione di salvataggio-

Il respiro di Harry sul viso le avrebbe causato un enorme disagio in una situazione normale, ma in quel momento non ci fece proprio caso. Gli artigli di Fanny si erano conficcati nei letali occhi del serpente, in questo modo potevano smettere di tenere i loro ermeticamente, non che questo fosse poi un vantaggio così grande in effetti. Il Basilisco, enorme e letale, poteva ancora fiutarli e sembrava più furioso che mai. Harry si ficcò il cappello parlante in testa, schivando abilmente un colpo della grossa coda del mostro, Marion non fu così svelta e il colpo la spedì contro una colonna.
–MARION!- urlò Harry preoccupato
–S-stò bene-rispose la ragazzina alzandosi faticosamente in piedi, il colpo le aveva mozzato il respiro e probabilmente incrinato una costola ma non poteva certo riposarsi, leiera l’unica ad avere ancora la bacchetta.
–DIFFIDO!- urlò, sperando che l’incantesimo avesse sul serpente maggior effetto che sul troll. Speranza vana. Come il troll però anche il Basilisco sembrò infastidito e la grossa testa scattò immediatamente verso di lei, le fauci spalancate piene di denti aguzzi e velenosi. Chiuse gli occhi aspettando che il morso del serpente le iniettasse il veleno mortale ma qualcosa la sollevò portandola fuori dalla traiettoria
–Non credo che chiudere gli occhi sia un buon modo per evitare un attacco- la castana strabuzzò gli occhi stupita. Melen ricambiò lo sguardo con un sorriso, gli occhi rossi brillavano e le grandi ali sferzavano l’aria con eleganza
–Ma come..?-
-Oltre che un vampiro sono anche una strega no? E ora aiutiamo Harry, non so dove abbia preso quella spada ma non sembra saperla usare granché bene- In effetti il ragazzo sembrava in seria difficoltà. L’entusiasmo che aveva provato nel constatare che dentro il cappello c’era quella grande spada era scomparso, la spada era pesante e i polsi gli dolevano incredibilmente ogni qual volta cercava di lanciare un fendente al suo avversario mentre lui rischiava di sbilanciarsi. Non era un cavaliere, non aveva mai usato una spada e il risultato era abbastanza ridicolo. Melen volava intorno alla testa del serpente distraendolo con tutti gli incantesimi che conosceva, ma la pelle dura del rettile era difficile da scalfire.
–IL FUOCO! MEL USA IL FUOCO!- urlò Marion continuando a  sua volta a lanciare incantesimi. Melen non sapeva come seguire il suggerimento dell’amica, l’unico fuoco che sapeva creare  erano le fiamelle azzurre che non bruciavano ed era sicura che non si sarebbero rivelate particolarmente utili in questo frangente. L’attimo d’indecisione le costò un colpo del serpente. La grossa coda la colpì violentemente in testa e lei rovinò a terra con un fracasso incredibile. La risata di Riddle si alzò nuovamente nella fioca caverna
Uccidili- ordinò in serpentese e subito il Basilisco spalancò la bocca, pronto a finire Melen. Marion urlò correndo verso l’amica ma Harry fu più veloce. Le si parò davanti tenendo la spada alzata e approfittando dello slancio del serpente per conficcargliela in profondità nel palato. Spinse con tutta la sua forza, incurante della grossa zanna che gli penetrava nel braccio squarciandogli le carni e infine il serpente, con un ultimo singulto che lo scosse completamente, cadde al suolo. Harry si lasciò cadere al fianco di Melen, strappandosi la zanna rimasta incastrata nel suo braccio. Sentiva un dolore bruciante propagarsi lento ma inesorabile dalla ferita
–Melen.. stai..stai bene?-chiese mentre la vampira, si rialzava faticosamente e gli si avvicinava
–Idiota, non sono io quella con 30 centimetri di dente nel braccio- protestò premendo sulla ferita in un disperato tentativo di fermare il sangue. Sentiva lo sgorgare caldo sotto le dita e il profumo delizioso solleticarle il palato ma si fece forza e cercò di resistere. Gli occhi verdissimi del ragazzo erano appannati, il respiro poco più di un rantolo
–Questa è la fine eh.. beh almeno..almeno voi state bene- mormorò con voce roca. La mora scosse la testa
–non puoi morire Harry! Io l’ho promesso! Ho promesso che ti avrei protetto.. l’ho promesso- sentiva le lacrime bagnarle il viso ma per una volta non le importava di sembrare debole, non quando Harry stava morendo per averla salvata. Marion strisciò pietosamente vicino a loro, le gambe facevano un male bestia ma doveva aiutare Harry, non poteva morire, non poteva proprio
–Sei spacciato Harry Potter- disse la voce di Riddle. Il ragazzo si avvicinò a loro vittorioso –alla fine Lord Voldemort ha vinto. Ora mi siederò qui a guardarti morire e poi toccherà a queste patetiche ragazzine-  Melen gli ringhiò contro ma non si mosse, Harry era appoggiato a lei e aveva timore che un suo movimento avrebbe potuto causargli ulteriore dolore. Marion invece si alzò faticosamente fronteggiandolo, il ragazzo la guardò divertito
–Pensi di spaventarmi moc..- SCHIAF il rumore dello schiaffo rimbombò nella grotta come una sparo
–Non osare- disse la castana guardandolo furibonda. Tom si posò una mano sulla guancia offesa, sconvolto e furioso
–Come ti permetti sudicia sanguesporco!- esclamò alzando la bacchetta di Harry e preparandosi a colpirla. In quel momento Fanny planò elegantemente verso di loro. Dagli occhi dorati dell’animale uscivano grosse lacrime perlacee. La fenice posò la testa sul braccio di Harry lasciando che le gocce cadessero sulla ferita, una luce perlacea iniziò a irradiarsi in quel punto e improvvisamente la ferita era sparita.
–Stupido uccelo! Levati dai piedi, allontanati da lui!- urlò cambiando traiettoria e lanciando l’incantesimo a Fanny che si librò di nuovo nell’aria in una nuvola d’oro e vermiglio.
–Le lacrime della fenice.. Ma non importa, non importa. Anzi io lo preferisco. Soltanto io e te Harry, e le nostre bacchette- Sollevò nuovamente la bacchetta e lo stesso fecero Melen e Marion, pronte a battersi per l’amico. A quel punto, con un turbine d’ali, Fanny tornò a volteggiare sopra le loro teste lasciando cadere il diario vicino a Harry. Tutti lo fissarono in silenzio. Poi, velocemente e probabilmente senza pensare al perché lo faceva, Harry afferrò la zanna del Basilisco che giaceva al suo fianco e la conficcò al centro del libro. Si udì un grido prolungato , terribile e penetrante. L’inchiostro sgorgò a fiotti dal diario, inondando il pavimento. Riddle si dimenava e si contorceva, urlando e dibattendosi, qualche attimo ed era sparito. La bacchetta di Harry cadde sul pavimento nero con un leggero tonfo, al centro del diario un buco sfrigolava leggermente.
–Beh.. una fine interessante- disse Harry alzandosi faticosamente sotto gli sguardi preoccupati delle due ragazze
–Sei sicuro di stare bene? Forse dovresti restare steso ancora un po’- pigolò Marion tremante. Harry si infilò la bacchetta nei pantaloni per poi avvicinarsi alla grossa testa del basilisco ed estrarre la spada lucente con uno strattone
–Tra i due quella che ha più bisogno di sdraiarsi sei tu, Mary- fece notare il ragazzo. La risposta della castana fu bloccata da un lamento alle loro spalle. Ginny si era svegliata. Marion e Harry si lanciarono subito su di lei mentre Melen rimase in disparte. Si chinò a raccogliere il cappello parlante e il diario di Riddle, studiandolo pensierosa. Come aveva fatto un articolo del genere a finire in mano a Ginny Weasley?
–Mel, andiamo. Ce la fai a camminare?- chiese Harry avvicinandosi a lei con un sospiro
–Si, non..non c’è problema- rispose senza guardarlo negli occhi, decisamente a disagio per il suo comportamento di poco prima. Fortunatamente il ragazzo sembrò non farci caso. Si affrettarono verso l’ingresso della Camera e, dopo qualche minuto, un rumore di massi trascinati giunse alle loro orecchie.
–RON!- esclamò Harry sollevato avvicinandosi al rumore quasi di corsa. I massi erano stati quasi tutti spostati e l’apertura era abbastanza grande da farli passare agevolmente. Ron era sudato e le mani gli sanguinavano parecchio, ma il viso lentigginoso era aperto in un sorriso radioso.
–Siete vivi! Oramai non ci speravo più! Cos’è successo? E dove minchia hai preso quella spada?- chiese contento e emozionato
–Te lo racconteremo dopo, ora andiamocene. Dobbiamo dire alla McGonagall che stiamo bene- tagliò corto Harry lanciando uno sguardo impietosito a Ginny, che piangeva sulla spalla di Marion. Non gli sembrava proprio il caso di dire all’amico chi aveva aperto la camera, non in quel momento almeno. Ron non sembrò soddisfatto della risposta ma non insistette oltre, evidentemente anche lui ne aveva avuto abbastanza di quel dannatissimo posto.
–Allock?- domandò Melen sviando il discorso –Là dietro- disse Ron con un sorriso
–L’incantesimo di memoria ha avuto un effetto tipo boomerang e ha colpito quell’idiota. Ora è più pirla di prima..- spiegò guidandoli verso l’imboccatura del tubo. Allock ci stava urlando dentro una canzone, ridacchiando tra se dell’eco provocato. Sentendo i loro passi si girò ad accoglierli con un sorriso amabile
–Salve. Strano posto vero? Voi vivete qui?- i ragazzi si scambiarono uno sguardo a disagio. Melen sembrava l’unica nemmeno minimamente toccata dalle condizioni pietose dell’uomo.
–Bah sarà meglio cercare di risalire. Qualche idea? Quel coso è ripido e viscido da far schifo!- esclamò Ron avvicinandosi al tubo e sbirciando dentro.
–Potrei provare a dislocarmi nel castello.. non credo che le protezioni magiche arrivino fin qua giù- Melen si concentrò e un secondo dopo era nel bagno di Mirtilla. Il fantasma la guardò incuriosita
–Sei l’unica sopravvissuta? Pensi che Harry accetterà di restare qui con me? Mi piacerebbe tanto!- sospirò il fantasma inargentandosi al solo pensiero. La vampira fece una smorfia e, senza degnarla di uno sguardo, tornò nella Camera
–Nessun problema. Prendetevi per mano e non staccatevi per nessun motivo- ordinò stringendo le dita intorno al polso di Harry. Arrivarono in un lampo all’interno del bagno dove li aspettavano Fanny e Mirtilla, quest’ultima nuovamente in modalità fontana.
–E’ stato fantastico! Sembrava un’autentica magia!- trillo Allock con un saltello allegro
–Posso ributtarlo nella Camera?- chiese Ron
–Certo- acconsentì Melen partecipe
–Non scherzate! Quel poverino ha bisogno di cure serie- li rimproverò Marion
–Ne aveva bisogno anche prima- sussurrò Ron guadagnandosi un’occhiataccia di rimprovero. Fanny richiamò la loro attenzione e, facendo da apri fila, li condusse verso l’ufficio della professoressa McGonagall. Harry bussò e poi aprì la porta. 




Angolo dell'Autrice e della Postatrice:
Buongiorno a tutti! Avevo promesso una certa puntualità e invece.. mi dispiace moltissimo ma uno strano demone deve essersi impadronito di mio figlio, piange in continuazione quindi il tempo per connetermi è decisamente poco. Farò del mio meglio per aggiornare il prossimo quanto prima, lo giuro lo giuro! Gome nasai! "schiva un pomodoro" La parola all'autrice. Grazie Li. Allora finalmente il capitolo! E Melen si ripiglia. La storia dell'onice l'avevo letta in un libro, solo che li era un cristallo speciale che poteva uccidere i vampiri, dato che non mi ricordavo il nome.. beh ecco la storia dell'Onice ^_^' ora lei ha fatto un notevole sacrificio per salvare i suoi amici, questo avrà delle ripercussioni. Vedrete! La migliore qua è stata Marion. Cioè ha usato Voldemort come un pungiball, ma io la adoro! XD L'influenza di Emily le è deleteria, dov'è finita la mia timida Marion? T^T A me piace di più così, sta tirando fuori un bel caratterino. Le servirà dato che dovrà dichiararsi. Si, ma quello nel prossimo capitolo no? ;) A presto un bacione a tutti Vale e Lisa

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Capitolo 32
*** 2.18 Un premio per tutti ***


Per un attimo regnò il silenzio mentre il piccolo gruppetto infangato e insanguinato entrava nella stanza. Poi, con un grido assordante, mamma Weasley si lanciò verso Ginny quasi in simultanea con il marito, stringendola e piangendo di sollievo. Dumbledore era in piedi dietro alla McGonagall, le stringeva le spalle come a volerle infondere la sua calma e li fissava sorridente, Fanny elegantemente appollaiata sul suo braccio.
–Tu l’hai salvata! Voi tutti.. ma come avete fatto?- chiese Molly Weasley affrettandosi ad abbracciare anche i restanti membri del gruppo, Allock compreso che ricambiò con un sorriso beota.
–Credo che noi tutti vorremmo saperlo- disse la McGonagall con un filo di voce. Harry lanciò un occhiata ai suoi amici esitante, ma quando quelli annuirono all’unisono, si avvicinò alla scrivania dove posò il Cappello Parlante, la spada ornata di rubini e il diario bucato di Riddle. Poi iniziò a raccontare. Parlò per circa un quarto d’ora, ogni tanto qualcuno degli altri interveniva ma per lo più fu accompagnato da un silenzio assorto: raccontò della voce incorporea che solo lui e Emily sentivano e di come Hermione alla fine fosse riuscita a capire che si trattava della voce del Basilisco, di come avevano seguito i ragni nel bosco (glissando sulla partecipazione di Malfoy), raccontò di Aragog e di come Marion aveva intuito che la vittima di cinquant’anni prima fosse Mirtilla e che quindi l’ingresso avrebbe potuto essere nel suo gabinetto..
–va bene, hai scoperto dov’era l’ingresso.. dovrei aggiungere infrangendo almeno un centinaio di regole della scuola..- iniziò la McGonagall, Dumbledore le lanciò un occhiata d’ammonimento e lei sospirò sconfitta –ma tralasciamo. Quello che io voglio sapere è come diavolo siete riusciti a venirne fuori vivi, Potter?-
Marion si mordicchiò il labbro preoccupata sbirciando Ginny da sopra una spalla. Fin’ora Harry aveva evitato di parlare del coinvolgimento di Ginny e del diario, ma ora sembrava inevitabile.. Cosa le sarebbe successo se avessero parlato? Sarebbe stata espulsa? O peggio? Girandosi notò la stessa preoccupazione riflessa negli occhi di Melen, Ron e Harry e fu sicura che lo stesso pensiero si agitava nelle loro teste, come dimostrare che Ginny era stata costretta a farlo dal diario infangato e senza vita che giaceva sulla scrivania della vicepreside?
–Quel che più m’interessa- disse Dumbledore con dolcezza –è come ha fatto Voldemort a incantare Ginny quando, dalle mie fonti, risulta nascosto nelle foreste dell’Albania- Il sollievo fu immediato, con il preside dalla loro parte c’era una concreta speranza che la storia per Ginny terminasse con un lieto fine. 
–C-chi è stato? Ginny è stata.. da Voi- sapete-chi? Lei è.. è..- balbettò il signor Weasley inorridito.
–E’ stato questo diario, Riddle lo ha scritto quand’era a scuola- si affrettò a dire Marion porgendo il libretto sudicio a Dumbledore che si chinò ad esaminarlo
–Davvero eccezionale.. certo, fu forse l’allievo più brillante che sia mai passato da Hogwarts- disse piano –pochi sanno che una volta Voldemort si chiamava Tom Riddle. Finita la scuola viaggiò molto immergendosi profondamente nelle arti oscure che lo cambiarono rendendolo irriconoscibile.- la McGonagall sospirò tristemente lasciandosi andare contro lo schienale della sedia, aveva gli occhi lucidi.
–Ma cosa c’entra Ginny con..con lui?- domandò Molly preoccupata
–Ho trovato il diario in uno dei miei libri e.. io.. io gli s-scrivevo e l-lui mi r-rispondeva ed era così.. così g-gentile..- singhiozzò la ragazzina
–GINNY! Ma allora io non ti ho insegnato niente!? Che cosa ti ho sempre detto? Non ti fidare mai di qualcosa che pensa da solo se tu non sai dove ha il cervello. Perché non ci hai mostrato il diario? Un oggetto tanto sospetto era chiaro che fosse pieno di magia oscura!- esclamò Arthur esterrefatto
–Tutto è ovvio una volta che viene scoperto- borbottò Melen guadagnandosi diverse occhiate sorprese
–Ben detto signorina Black. Non mi pare il caso di prendersela con questa povera ragazza, persone molto più grandi e potenti di lei sono state messe nel sacco da Voldemort.- Avanzò verso la porta e l’aprì –Riposo a letto e una bella tazza di cioccolata calda. A me fa sempre bene! Sono certo che Madama Chips sarà ben lieta di aiutarvi e poi le vittime del Basilisco stanno per svegliarsi- i signori Weasley annuirono uscendo fuori con Ginny, tutti e tre erano ancora visibilmente scossi.
–Sai Minerva- disse Dumbledore pensieroso avvicinandosi alla donna –credo proprio che dopo questa vicenda ci sia bisogno di un bel banchetto. Posso chiederti di scendere per avvisare le cucine?- la McGonagall sobbalzò alzandosi dalla sedia
–Un banchetto? Ma Albus..- si fissarono in silenzio per qualche secondo –Molto bene. Ne approfitterò per prendermi un bel bicchiere di Whisky incendiario. Ne ho dannatamente bisogno- disse animatamente, avviandosi verso la porta chiaramente contrariata. Dumbledore si lasciò andare a un sospiro
–Questa me la farà scontare- borbottò scuotendo la testa. I ragazzi si guardarono l’un l’altro perplessi. Perché loro erano ancora lì?
–Mi pare di ricordare, e mi riferisco in particolar modo a voi tre- disse indicando Harry, Ron e Marion –di avervi detto che se aveste nuovamente infranto le regole sareste stati espulsi- disse l’uomo sedendosi al posto della vicepreside. Ron spalancò la bocca inorridito –Il che sta a dimostrare che anche i grandi a volte devono rimangiarsi quel che dicono- proseguì Dumbledore con un sorriso –Riceverete un Encomio Speciale per i servizi resi alla scuola e poi.. vediamo.. sì, centocinquanta punti ciascuno per Grifondoro.- Ron e Marion arrossirono vistosamente emozionati, mentre Melen si limitò a un lieve sussulto.
–Ma a cosa dobbiamo tutta la sua modestia Gilderoy? Questo non è proprio da lei!- soggiunse Dumbledore occhieggiando Allock, che era rimasto in fondo allo studio con l’ormai familiare sorriso beota sul viso. I ragazzi si guardarono a disagio
–Ehm si.. vede professore per una serie di ehm.. coincidenze sfavorevoli il professor Allock..- iniziò Ron indicando Allock, che parve lievemente sorpreso
–Oh, sono un professore!- dichiarò allegramente
–Si.. ecco ha cercato di farci un incantesimo di memoria ma la mia bacchetta ehm.. la bacchetta glielo ha ritorto contro- spiegò Ron, abbassando la voce
–Capisco.. si può proprio dire che sia rimasto infilzato dalla sua stessa spada Gilderoy-
-Spada? O no, io non ho una spada. Però il ragazzo ce l’ha e sono certo che gliela presterà volentieri.- fece Allock in tono vago. Melen dovette fare una certa violenza su se stessa per non scoppiare a ridere, cosa che non era certamente nel suo stile. Problema che il preside non si fece
–Molto bene. Potreste accompagnare il professore in infermeria? Io vorrei scambiare qualche parola con Harry- Melen, Ron e Marion annuirono e, con un ultimo occhiata all’amico, si affrettarono a lasciare lo studio.
–Cosa credete voglia da Harry?- domandò Marion preoccupata. Melen non rispose ma sorrise lievemente, dietro di loro udiva chiaramente il discorso di Dumbledore.

Malfoy era nella sua stanza. Uno dei privilegi dell’avere un padre nel consiglio amministrativo era la stanza singola anche se in genere, tra Tiger, Goyle, Zambini, Pansy e le sorelle Greengrass era talmente piena di gente che singola lo sembrava ben poco. In quel momento invece c’era solo lui. Aveva voluto stare solo.. era preoccupato. Era certo che Melen si sarebbe fiondata a salvare la Weasley insieme a Potter e agli altri ma aveva sperato non lo facesse. Erano passate ore da quando era stata annunciata anche la sua sparizione e l’ansia lo stava letteralmente divorando. Non poteva nemmeno chiedere a Dobby di trovarla perché al momento molto probabilmente era con suo padre. Frustrato si alzò dal letto e afferrò la bacchetta, sarebbe andato a cercarla! Un sonoro schiocco alle sue spalle lo fece voltare con un sospiro sollevato
–Dobby meno male! Devi aiutarmi a trovare Melen, deve essere con..- si bloccò mentre i suoi occhi mettevano a fuoco il sudicio calzino che l’elfo portava legato in vita. Dobby gli sorrise felice
–Il padrone mi ha dato un calzino. Harry Potter l’ha fregato e ora Dobby è libero, padroncino- Malfoy si irrigidì preso alla sprovvista.
–te ne andrai non è vero?- l’elfo annuì
–Si, Dobby cercherà un lavoro vero. Dobby non è più un servo, Dobby è libero signorino!- Draco abbassò lo sguardo. Era felice per Dobby ma.. l’elfo era da sempre il suo migliore amico e lui non voleva che se ne andasse, non voleva perderlo!
–Non puoi andartene! Hai giurato di servire la mia famiglia! Mio padre non ti avrebbe mai dato quel calzino, è un imbroglio! Non può essere valido!- urlò sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi. Dobby lo fissò contrito con i grandi occhi verdi che brillavano
–Signorino, se lei vuole Dobby può continuare a essere suo amico. Anche se non abiterà più con lei Dobby può..- Draco scosse la testa
–No, non voglio più avere nulla a che fare con te. Vattene pure, elfo, non m’importa- la voce gli si affievolì e si affrettò a dargli le spalle in modo che non lo vedesse piangere. Dobby chinò la testa dispiaciuto
–Come desidera signorino. Buona fortuna per la sua vita, Dobby spera che sarà felice- poi scomparve lasciandolo di nuovo da solo
–Anche a te Dobby. Anche a te..-

Nella sua vita Melen aveva partecipato a molti banchetti, sia fuori che dentro Hogwarts, ma nessuno poteva essere paragonato a quello. Erano tutti in pigiama e i festeggiamenti durarono tutta la notte. Abbracciò con lo sguardo Emily che mangiava seduta sulle ginocchia di Fred perché il ragazzo non sembrava intenzionato a smettere di stringerla, e Harry che parlava tranquillamente con Hagrid e Justin mentre Ron s’ingozzava di dolci. Hermione le si avvicinò con un sorriso e non poté evitare di pensare che quel sorriso le era mancato davvero molto
–E così hai dovuto chiedere aiuto alla Zambini per risolvere l’enigma eh?- le disse con aria di superiorità
–Già. Arya è stata molto gentile- la bionda fece una smorfia contrariata
–si, Ron me l’ha detto. - Melen la fissò in silenzio
–Cosa c’è che non va? Non sarai mica gelosa- Hermione arrossì imbarazzata
–Ma certo che no! Solo che non pensavo che tu.. insomma.. che avessi certi.. certe..- balbettò cercando di trovare le parole adatte
–Non pensavi che mi piacessero le ragazze. Non so se è così. Sono stata attratta fisicamente da alcuni ragazzi, ma anche da alcune ragazze- la fissò intensamente –Capisci?- Hermione distolse lo sguardo
–Credo di si- Restarono in silenzio per qualche minuto, fissando gli studenti ballare e ridere
–Ron mi ha detto anche cosa hai fatto nella camera.- Melen sospirò
–Ron a volte è peggio di una vecchia comare- commentò facendo sorridere l’amica
–Si. Perché l’hai fatto? Avresti potuto essere normale..- la vampira abbassò lo sguardo
–Normale.. ho desiderato tutta la vita potermi definire così ma.. se fossi una normale strega non avrei potuto aiutare Harry. Ho sempre pensato di dovermi vergognare di quello che sono ma ora.. ora ne sono fiera. Devo ringraziare Emily per avermelo fatto capire, e anche voi per avermi accettato- Hermione sorrise
–Hai ragione Melen, sono contenta che tu sia quella che sei.- la Black ricambiò il sorriso stringendole una mano, poi tornarono a godersi quell’insolita deliziosa quiete.

Marion aveva cercato Adam per ore senza successo. Aveva cercato ovunque, nella sala comune, nel dormitorio maschile, per tutta la sala Grande, era evidente che non c’era. Si sedette delusa al tavolo di Grifondoro affogando il suo dispiacere in una ciotola di Tiramisù. Neville le si sedette a fianco
–Tutto bene? Sei l’eroina della scuola, dovresti essere lì in mezzo a dispensare carisma non qui da sola con aria afflitta- fece notare il ragazzo prendendo un cucchiaio e rubandole un po’ di dolce. Marion si sforzò di sorridergli
–stavo cercando Adam, ma non lo trovo- ammise a occhi bassi. Neville annuì
–Beh è normale, i suoi sono venuti a prenderlo questo pomeriggio. Avevano paura che venisse rapito anche lui- la castana sospirò. Aveva promesso a se stessa che si sarebbe dichiarata se fosse sopravissuta e lei manteneva sempre le promesse, ma in fondo non aveva specificato quando si sarebbe dichiarata quindi andava bene no?
–Ti piace Adam vero?- Neville strinse il cucchiaio con più forza fissandola di sottecchi. La castana arrossì ma annuì, non aveva senso mentire a Neville. Il ragazzo annuì a sua volta
–Andrà bene- cercò di consolarla –Solo un pazzo ti rifiuterebbe- aggiunse a voce bassa imporporandosi imbarazzato. Marion lo guardò stupita, Neville riusciva sempre a farla sentire bene, era davvero fortunata ad averlo come amico! Sorrise serena afferrandogli la mano
–Andiamo a ballare- il castano arrossì ma non si tirò indietro, seguendola tra la folla.

Fred le sfiorò la nuca con un bacio provocandole un brivido, si voltò verso di lui. Da quando si era risvegliata il ragazzo non l’aveva mollata un secondo, continuava a guardarla così intensamente e a ricercare continuamente un contatto
–Fred non c’è bisogno che tu..-
-pensavo di averti persa. Pensavo di averti persa per sempre Emily- il suo sguardo era così intenso che Emily si sentì scuotere fino alle fondamenta del suo animo
–Ti amo Emily Angelia Fat e questo è un problema perché non posso vivere senza di te. Non ne sono capace.- emozionata la ragazza lo strinse forte posando la fronte sulla sua
–Non andrò da nessuna parte- promise perdendosi nell’abbraccio del ragazzo con un sorriso. I suoi occhi vagarono per la stanza sorpassando Melen e Hermione che parlavano tranquillamente, Neville e Marion che ballavano, Ron impegnato in una sfida a chi mangia più torta con Hagrid e Harry che rideva facendo il tifo e si fermò su Draco che, seduto con aria abbattuta la fissava. I loro occhi s’incrociarono per un attimo e il suo cuore perse un battito. Turbata si affrettò a distogliere lo sguardo con il viso in fiamme e a stringere più forte a se Fred, il suo Fred –Ti amo anche io-

Il giorno del rientro a casa con l’Espresso di Hogwarts giunse fin troppo presto. Harry, Marion, Ron, Hermione, Melen, i gemelli Weasley e Ginny occupavano uno scompartimento tutto per loro e comunque Emily e Ginny furono costrette a sedere in braccio ai gemelli. Sfruttarono al massimo le ore che gli restavano prima delle vacanze giocando a ogni gioco magico che venne loro in mente e cercando d’impedire a Fred e Em di mettersi a pomiciare ogni due minuti, con grande frustrazione del ragazzo che sembrava aver intenzione di concentrare mesi di coccole mancate in tre ore. Erano quasi arrivati a King’s Cross quando Harry si ricordò di una cosa
–Ginny.. cosa hai visto fare a Percy che lui non voleva che tu raccontassi a nessuno?-
-Ah, sì!- fece Ginny con una risatina –Beh.. E’ che Percy ha la ragazza!- Per lo stupore George lasciò cadere il baule che stava cercando di togliere dalla retina dritto sulla testa di Melen, che nemmeno parve essersene accorta
–COSA?!- urlarono in coro
–E’ il prefetto di Corvonero, Penelope Light. Si vedevano di nascosto perché lei ufficialmente sta con un altro. Un giorno li ho beccati in una classe vuota, erano stesi sulla cattedra e si baciavano.- disse Ginny –Non lo prenderete in giro vero?- aggiunse con aria preoccupata. Fred e George fecero lo stesso perfido sorriso mentre gli occhi gli brillavano malvagiamente
–Noi? Non ce lo sogniamo nemmeno, tranquilla- L’espresso di Hogwarts rallentò e infine si fermò. Emily diede a Marion, Melen, Hermione e Fred un pezzetto di pergamena sul quale aveva scritto due serie di numeri
–Questi sono i numeri di telefono mio e di Harry- spiegò. Harry annuì con un sorriso
–L’estate scorsa ho spiegato al signor Weasley come si usa il telefono, lui saprà come fare. Quindi fatevi sentire ok? Non sopporterei proprio l’idea di passare due interi mesi soltanto coi Dursley- Emily alzò gli occhi al cielo
–Lo sai che io ti verrò a trovare tutti i giorni- protestò
–E poi i tuoi zii saranno molto orgogliosi di quello che hai fatto quest’anno no?- aggiunse Hermione mentre scendevano dal treno e si univano alla folla radunata davanti alla barriera magica
–Orgogliosi?- disse Harry –Ma scherzi? Tutte quelle volte che ho rischiato di morire e non l’ho fatto? Saranno furibondi..- E, tra le risate generali, varcarono la barriera magica e rientrarono nel mondo dei Babbani.
 

Angolo dell’autrice e della postatrice:
Buongiorno a tutti, ed ecco a voi l’ultimo capitolo della seconda parte di questa fic.
Già, presto inizierà il terzo anno e devo dire che io non vedo l’ora di usare Remus! (occhi a cuoricino) Oddio io sarei morta ad avere mio padre come insegnante, ma immagino che Marion la prenderà piuttosto ben, mammona com’è! In effetti.. ma torniamo a noi. In questo capitolo non capita nulla di emozionante, diciamo che serviva solo per tirare i fili dell’anno. Mi è piaciuta molto la parte di Melen e Hermione, si capisce subito che quelle due sono molto unite. Si, mi piace il loro affiatamento. Così come adoro quello tra Neville e Marion, sono così teneri. Fred invece è stra romantico! Emily ma cosa guardi Malfoy con uno che ti dice certe cose?! Eh però quella parte a me è piaciuta.. e anche a te! Tanto che l’hai pure disegnata U.U Ehm.. ci sentiamo al prossimo capitolo! Ciao ciao Vale e Lisa


P.S. con l’aiuto di Mattia ecco il disegno di Lisa!  http://img217.imageshack.us/img217/9129/19032012320p.jpg 

  

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Capitolo 33
*** 3.1 Black memories ***


Harry Potter e il prigioniero di Azkaban


http://img845.imageshack.us/img845/2163/08022011312.jpg 

 

3.1 Black Memories


Avvicinò gli occhi alla foto incredula. Aveva sperato di esserselo immaginato ma in effetti la sua figura era inconfondibile. Ma non poteva essere! Non era assolutamente possibile che quello fosse lui! Lasciò andare il giornale con una smorfia. Si accorse di tremare e strinse i pugni respirando a fondo, doveva calmarsi e ragionare lucidamente. Forse sbagliava. Erano passati molti anni dall’ultima volta che l’aveva visto, così poi! Poteva benissimo essere un altro. In cuor suo però sapeva di non sbagliarsi e questo era male. Era molto male perché questo.. questo cambiava tutto. Questo stava a significare che lei e Rem avevano sbagliato. Si alzò e si vestì in tutta fretta. C’era solo una persona che poteva fugare ogni suo dubbio e, nonostante il solo pensiero la mandava nel panico, sapeva di doverglielo. Sperando che questi ultimi dodici anni non l’avessero bruciato del tutto. Sperando che lui volesse parlarle ancora dopo quello che gli aveva detto l’ultima volta che si erano visti. Strinse forte il giornale avvicinandosi al grande camino e lanciando nelle fiamme una manciata di Polvere Volante. Non aveva mai amato molto quel mezzo di trasporto ma era l’unico modo per arrivare dove voleva lei. Se non si voleva nuotare ovviamente. Un attimo dopo era nella sala d’ingresso di Azkaban. La prigione dei maghi incuteva timore. Era un edificio scuro arroccato su un atollo scoglioso e sempre lambito da un mare tumultuoso. Non c’era calore in quelle mura, ne speranza, ne sogni, solo paura e angoscia distribuite insieme al vitto dai suoi neri carcerieri. Con un brivido cercò di scacciare la tentazione di evocare il suo patronus, magia proibita prima del riconoscimento, e si costrinse a varcare la grande porta nera. Nonostante le guardie di Azkaban fossero i dissennatori all’entrata sostava un vecchio auror dall’aria spenta, Byron Nott, che doveva accogliere gli, in effetti decisamente pochi, ospiti che venivano in visita ai prigionieri e assicurarsi che tra loro non ci fosse qualcuno di pericoloso quanto i detenuti –Buonasera. Desidero vedere uno dei prigionieri- disse fingendo una sicurezza che non aveva allungandogli il suo tesserino da auror e la bacchetta per il solito controllo. Nessuno era mai fuggito da Azkaban e il governo ci teneva molto a mantenere questo primato. Nott eseguì le prove su i due oggetti poi glieli riconsegnò
–Molto bene signorina McGonagall. La cella è al sesto piano, quarto corridoio sulla sinistra. Ha mezz’ora- Mirice si allontanò con una smorfia, stringendosi nelle spalle. Mezz’ora! Era un tempo quasi ridicolo considerando l’immensità della prigione, non che volesse stare lì più del necessario ad onor del vero.. Ombre nere la circondarono appena si avvicinò all’ascensore acuendo ancora di più il freddo pungente dell’aria. Deglutì estraendo la bacchetta ed evocando il suo patronus, che iniziò a seguirla scodinzolando giocoso. Sorrise suo malgrado nel fissare l’enorme cane perlaceo che gliene faceva tornare alla mente un altro, altrettanto grande ma nero e decisamente più corporeo.

Il ragazzo scomparve sostituito da un grande cane scuro. La giovane spalancò la bocca sconvolta sorreggendosi ad una grande quercia per non cadere a terra. Quante volta aveva abbracciato quel cane? Quante volte gli aveva parlato carezzandogli la pancia e l’attaccatura della coda, sorridendo dell’espressione beata di quegl’occhioni argentati. Mirice arrossì imbarazzata –brutto.. brutto stronzo! Io ti.. tu.. mi hai ingannata! Sei davvero uno..- così come era apparso il cane sparì, lasciando il posto a un’affascinante sedicenne ghignante –Oh, ridi ridi! Ti sei preso gioco di noi non è vero? Beh, il gioco è finito mio caro animagus non registrato. Non credere che te la farò passare liscia! Imbroglione- il Black rise divertito –Oh, andiamo Mirice. Tu non sei arrabbiata perché sono un animagus non registrato e nemmeno perché non te l’ho detto. Quello che ti manda in bestia sono le coccole e le confidenze che mi hai fatto- Mirice avvampò fissandolo truce. Si alzò e si spolverò velocemente la gonna –Sei un idiota!- esclamò furiosa e umiliata dirigendosi quasi di corsa verso il castello.

Il leggero trillo dell’ascensore che l’avvisava del raggiungimento del piano, la distolse dai ricordi e si affrettò a scendere con un sospiro. Odiava quanto riusciva a diventare melodrammatica e sentimentale quando si trattava di lui. Stizzita accelerò il passo e in poco tempo fu nel corridoio indicatele. I dissennatori entravano e uscivano dalle celle, terribili spettri senz’anima che rubavano i ricordi e le gioie di quei poveri dannati, come in un macabro inferno creato di pietra grezza. Deglutendo iniziò a sbirciare nei cunicoli cercando di riconoscere in quei volti scavati l’affascinante profilo che aveva tormentato la sua adolescenza. Nella terza cella due occhi grigi, terribilmente famigliari, la fissarono con astio gelandola sul posto
–Questa è nuova. Ora ci divertiamo anche con le imitazioni? Beh questa è scadente, lei non è così vecchia- L’emozione che aveva provato vedendolo scemò immediatamente mentre una rabbia irrazionale iniziava a divampare come fuoco costringendola a serrare furiosamente le mani per resistere all’impulso di cruciarlo sul posto in modo ben poco elegante
–E’ davvero incredibile, dodici anni che non ti vedo e ti basta meno di un minuto per farmi venire voglia di prenderti a pugni!- esclamò offesa. Il prigioniero spalancò gli occhi stupito
–Brutto coglione, cosa credi? Di non essere cambiato da quando avevi vent’anni? Beh sorpresa, si cresce Sir- L’uomo si alzò, malfermo sulle gambe magre e le si avvicinò, sembrava uno zombie ma il viso aveva mantenuto un’impronta della straordinaria bellezza che l’aveva reso il sogno erotico di praticamente tutta Hogwarts prima e di tutta l’accademia auror poi. Fece sporgere le mani dalle lunghe unghie giallastre dalle sbarre e le afferrò il viso, fissandola negli occhi, confrontando il viso che aveva nella mente con quello della donna che aveva di fronte. La rabbia sbollì immediatamente e Mirice si ritrovò a tremare, mentre il suo cuore batteva così forte che pareva volesse sfuggirle per entrare nel petto di lui. Come se già non risiedesse stabilmente lì da molti, troppi anni.
–Sei proprio tu- sussurrò piano, sembrava commosso e Mirice sentì una morsa dolorosa alla stomaco al pensiero del processo e della sua cecità
–Allora.. allora mi credi- era soddisfatto. Non nel modo arrogante della persona a cui piace avere ragione, come quando era ragazzo e tra loro c’era una malcelata rivalità, ma la soddisfazione di chi raggiunge un traguardo a lungo rincorso. Impossibile neutralizzare i sensi di colpa che quegli occhi grigi, stranamente dolci, le smuovevano nel petto.
Il giudice lo guardò con disprezzo –E quindi ti condanno a scontare una detenzione a vita nella prigione di Azkaban per aver permesso l’omicidio di Lily e James Potter- Mirice abbassò lo sguardo stringendo i pugni così forte che le unghie le penetrarono dolorosamente nella carne. Le prove erano incontrovertibili, era colpevole. Remus non era venuto, non ne era sorpresa, aveva avuto abbastanza colpi nell’ultimo mese da bastargli per tutta la vita. Due auror si avvicinarono al giovane per portarlo via e lei si alzò, non voleva vederlo trascinare via in catene.. non voleva vederlo.. Ma il suo movimento fu notato dal prigioniero che corse verso di lei prima che riuscissero a bloccarlo, dando nuovamente prova della sua forza –Mirice! Aspetta!- cercò di scappare ma le mani del ragazzo la trattennero –Tu mi credi vero? Non penserai che io abbia potuto consegnare Lily e Jamie! Tu sai quanto erano importanti per me, lo sai. E’ stato Peter, Mirice, se noi..-la ragazza si era allontanata da lui con una smorfia –Non toccarmi! Mi fai schifo Sirius, loro ti amavano! Lily, James e anche Peter.. ti volevano veramente bene.. io ti..- scosse la testa scacciando le lacrime –spero che marcirai in quella cella- gli aveva sputato in faccia con rabbia, godendo del dolore che le sue parole parevano avergli provocato. Non fece nessuna resistenza mentre lo portavano via.

La donna sospirò porgendogli il giornale. Sirius la fissò perplesso ma aprì il quotidiano sfogliandone qualche pagina
–Cosa devo cercare?- domandò alzando un sopracciglio scuro e un mezzo sorriso, poi la sua attenzione fu catturata da una foto di famiglia
–Ma questi sono i Weasley! Accidenti, Arthur ha perso praticamente tutti i capelli..- esclamò divertito sfiorando l’immagine con l’indice ossuto. Mirice alzò gli occhi al cielo, nemmeno dodici anni nella prigione più terribile del mondo erano riusciti a cambiarlo! Non che questo fosse poi un male..
–Sulla spalla del minore. Lo vedi?- Il sorriso morì sulle labbra dell’uomo, sostituito da una smorfia furiosa.
–Lui..- sibilò stringendo forte il giornale. La donna annuì rassegnata, sapeva di avere ragione. Ricordava fin troppo bene tutte le volte che li aveva visti trasformarsi per sbagliarsi..
–Lo sospettavo. Bene, allora invierò un gufo al ministero e cercherò di far uscire un mandato di cattura- una mano magra ma ancora piuttosto forte le afferrò un polso facendola sobbalzare stupita
–Lui è mio.- dichiarò Sirius perentorio, i suoi occhi grigi chiedevano vendetta. Mirice strinse le labbra fissandolo in silenzio poi annuì
–Allora c’è solo una cosa da fare- si avvicinò di più alla sbarra e gli fece cenno di fare altrettanto, se qualcuno fosse passato dal corridoio avrebbe pensato a un incontro romantico, sicuramente non ad un complotto per un’evasione
–Riesci ancora a trasformarti?- Il naso dell’uomo sfiorò quello di lei
–Credi che in versione canina la presa di questi mostri sarà minore?- Mirice annuì
–Ti aspetterò fuori dal portone. Dovrò modificare la memoria al povero Nott.. - borbottò con una smorfia seccata. Come auror aveva dovuto utilizzare spesso l’Oblivion per cancellare ricordi e sostituirli con altri, era quasi una prassi e andava fatta con un certo criterio per non rischiare di resettare completamente la mente del povero malcapitato. Poi ovviamente i ricordi andavano riscritti e sostituiti e bisognava farlo in fretta e con metodo perché non sarebbe stato più possibile aggiungerli in seguito e, benché l’incantesimo non fosse rintracciabile, memorie confuse avrebbero di certo creato dei sospetti. La cosa migliore sarebbe stata far ricordare a Nott una serata come tutte le altre, senza nessuna visita imprevista. I dissennatori che l’avevano vista non erano un problema dato che non potevano parlare e che, comunque, non avrebbero saputo distinguere un mago dall’altro. Sirius rise
– Sarà un’avventura! Come ai vecchi tempi- la castana lo fissò seria
–Sarà pericoloso, avventato, sarai ricercato e se ti troveranno probabilmente questa volte eseguiranno il..- le labbra dell’uomo sulle sue le impedirono di continuare il discorso
–Questo è l’unico bacio che sono disposto a ricevere- ghignò divertito fissandola malizioso. Mirice gli diede un calcio attraverso le sbarre fingendosi offesa, prima di voltarsi e affrettarsi fuori dal corridoio. Sperò vivamente che l’uomo non avesse notato il battito furibondo del suo cuore e il sorriso beota che aveva preso possesso delle sue labbra.

La porta si aprì prima ancora che l’elfo bussasse alla porta, in fondo Amyas Black aveva un sonno piuttosto leggero.
–Scusi il disturbo padrone. Qualcuno ha attraversato la prima barriera signore- il vampiro annuì lievemente sorpreso
–Conosceva il modo signore- aggiunse l’elfo attendendo di essere congedato. Non aveva mai subito violenze da quell’uomo, ma non poteva non riusciva proprio a non temerne la natura oscura e famelica di predatore. Per sua fortuna Amyas non aveva alcun desiderio di passare altro tempo in sua compagnia. Nonostante il loro antico lignaggio e la fama che entrambi avevano raggiunto, lui come responsabile dell’ufficio Misteri e sua moglie come Storica, il loro nome era famoso più per altri fatti, decisamente meno degni di lode. Entrambi si erano uniti ai mangiamorte e solo la sua trasformazione in vampiro e la successiva coscienza di cosa volesse dire essere giudicati solo in base al proprio stato di sangue li aveva portati a cambiare drasticamente stile di vita e ad unirsi alla resistenza. Inutile dire che, come se non bastasse la sua razza, questo fatto li aveva portati a essere visti con un certo timore. Le visite a Villa Black erano rare e mai a quell’ora di notte, dato che era credenza comune che lui e sua figlia dissanguassero chiunque avesse osato avventurarsi nella loro proprietà dopo il calore del sole. Guardò il profilo addormentato della moglie con tenerezza e scivolò fuori dalla stanza in silenzio. Il grande giardino che Penelope Black curava con tutta se stessa risplendeva misterioso alla pallida luce lunare impregnando l’aria di una moltitudine di dolci profumi da tutto il mondo coesistenti per magia. Tra quegli odori riuscì a riconoscerne due che di vegetale non avevano nulla. Spalancò gli occhi argentei stupito. Com’era possibile che lui fosse qui? Decise di andare incontro ai suoi ospiti, era decisamente il modo più semplice per ottenere una risposta in breve tempo. Mirice reggeva a fatica un uomo eccessivamente magro e sporco. Erano entrambi zuppi  ma integri, anche se sospettava che per l’ultimo aggettivo dovesse ringraziare le abilità mediche della donna. Non vedeva il giovane da molti anni ma non fece alcuna fatica a riconoscerlo
–Bene bene, cuginetto. Devo dire che questo è notevole, Wulburga ti aveva decisamente sottovalutato- disse mostrandosi loro e facendoli sobbalzare spaventati. Sirius sorrise riconoscendolo
–Già, sono certo che ora la vecchia megera mi accoglierebbe come un eroe- Mirice sbuffò alzando gli occhi al cielo.
–Non sapevo dove portarlo. Ho pensato che forse qui sarebbe stato al sicuro per un po’.. finché non si riprende se non altro- Il Black minore fece una smorfia
–Non ho intenzione di restare qui. Devo andare a caccia. In più io sono in gran forma, sono il migliore ricordi?- Amyas sorrise mentre la donna scosse la testa stizzita
–Molto bene “il migliore”, allora perché mi è toccato trascinare il tuo culo ossuto da Azkaban a qui?- un sorriso canino gli si aprì sul volto
–Perché lasciarlo ad Azkaban sarebbe stato un vero peccato.- Mirice arrossì e con un ringhio imbarazzato lo lasciò nelle mani del vampiro
–Meglio che me ne vada prima che lo strangoli- disse nervosa
–Ma come, neanche un bacio di buona notte?- senza degnarlo di una risposta la castana si affrettò ad andarsene borbottando maledizioni a mezza voce. Amyas scosse la testa divertito
–La tua capacità di mandarla ai gangheri mi lascia sempre senza parole- il più giovane annuì continuando a fissare intensamente la schiena oramai quasi invisibile della donna
–E’ bello sapere che certe cose non cambiano- sussurrò lasciandosi sorreggere. Ci aveva messo poco per arrivare in prossimità del cancello ma, non volendo infliggere al cugino anche l’umiliazione di essere portato in braccio oltre la soglia, passò parecchio tempo prima di raggiungere la casa. Per lo più regnò il silenzio erano persone diverse e, benché vi fosse un reciproco rispetto, non erano mai stati molto intimi.  E poi Sirius sembrava immerso in profonde riflessioni e Amyas non voleva disturbarlo, non erano mesi facili quelli che gli si paravano davanti. Le luci in salotto erano accese, evidentemente non era stato così silenzioso per le orecchie allenate di sua moglie. Sospirò, lei non avrebbe risparmiato un quarto grado a Sirius. Penelope li aspettava nel grande salotto e per un attimo Amyas pensò di sorpassare la stanza e condurre il cugino in una delle camere degli ospiti, rimandando il confronto all’indomani, ma conosceva abbastanza bene sua moglie per sapere che sarebbe stato del tutto inutile. Appena vide il cugino Penelope Black rimase a bocca aperta. Lei, Sirius e Dromeda erano molto uniti da piccoli, ma il tempo aveva segnato un distacco che non avevano mai trovato il tempo di colmare.
–Sei evaso da Azkaban..- soffiò incredula
–In realtà stai ancora dormendo e io sono un’illusione della  tua mente malata- le rispose quello. Si fissarono in silenzio, entrambi spaventosamente seri, per quasi un minuto prima di scoppiare a ridere quasi in sincrono. La mora lo abbracciò teneramente prima di squadrarlo critica
-Santo il cielo Sir, ma ti davano da mangiare in quel posto? Sembri uno scheletro!- sia Amyas che Sirius alzarono gli occhi al cielo in un’identica espressione seccata
–Non era tra le loro principali preoccupazioni, Pen. Ne tra le mie in effetti..- la donna annuì mentre un silenzio pesante cadeva nella stanza
–Perché sei evaso Sirius? E ti prego non cercare di farmi credere che fosse per la sistemazione.. non sei il tipo- l’uomo digrignò i denti con rabbia
– devo uccidere una persona. Devo completare un lavoro che ho iniziato dodici anni fa- i signori Black si guardarono preoccupati
–Non fate quelle facce, non ho intenzione di mettervi in mezzo. Questa è la mia vendetta. E di nessun altro.- Penelope aprì la bocca per parlare ma il rumore della porta che si apriva la bloccò sul posto. Melen entrò nella stanza in silenzio. Sua madre le lanciò uno sguardo spaventato, suo padre sembrava indifferente. L’uomo emaciato seduto su una delle morbide poltrone di fronte al fuoco la guardò come se avesse viste un fantasma
–Questa è.. Melen?- domandò incredulo.
–Sono passati dodici anni Sir..- fece notare Penelope posando una mano sulle sue. L’uomo annuì
–Già..chissà come sarà cresciuto anche Harry allora..mi sono perso tutto – mormorò abbassando lo sguardo sofferente. Melen lo studiò cercando di capire chi fosse, sentiva di conoscerlo ma proprio non riusciva a dargli un nome. Era magro, troppo magro, aveva i capelli e la barba lunghi e poco curati, i denti e le unghie giallognole, gli occhi erano uguali a quelli di suo padre, ma parevano spenti, di un grigio più simile al ferro che all'argento lucente. Amyas le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
–Immagino che sia meglio spiegarle tutto. Se venisse a saperlo dai giornali si farebbe probabilmente un’idea sbagliata- Penelope annuì scontenta, Sirius non disse nulla. Stava ancora pensando a quanto potesse essere cambiato Harry Potter.

 
 
                                                                      
Angolo dell'Autrice e della Postatrice:
Buongiorno a tutti, visto che rapidità oggi? Non vi ci abituate! :D  Ok, se dopo questa non siete ancora scappati, la parola all'autrice. Ehm.. grazie Lisa. Allora questo capitolo è stato uno dei più difficili che io abbia mai scritto. Il fatto è che prima della versione che stiamo pubblicando ne ho scritte altre due e i personaggi sono decisamente cambiati, così come la storia si è modificata man mano che scrivevo. Mi ricordo che nella prima versione per esempio Marion era la sorella di Remus e Emily frequentava Harry e non Fred. Si infatti, il problema stava nel personaggio di Mirice. E' una medimaga ma non ha mai lavorato al San Mungo, Mirice è un "medico sul campo", cioè segue gli auror. Quindi, se prima ci sembrava normale che anche lei, come Remus, non facesse caso a Peter=Crosta ora che il suo lavoro è anche percepire i particolari non sembrava più adeguato. Insomma partiamo dal presupposto che in qualità di auror e avendo visto spesso le trasformazioni in animagus dei Malandrini si accorga di "Crosta" e quindi decida di aiutare Sirius a evadere. Un altra cosa che credo sia giusto specificare è la relazione tra lei e Sirius. Ecco, spiega! Perchè io non ho capito bene se stanno insieme o no. E' una lotta d'orgoglio. Si piacciono dai tempi di Hogwarts ma nessuno dei due vuole cedere per primo, si stuzzicano, si scontrano e non riescono mai ad arrivare ad un punto di svolta. Beh, lei l'ha fatto evadere, direi che è una bella svolta! Vedremo. Dal prossimo capitolo si torna a parlare delle nostre ragazze, ci sentiamo presto! Ciao ciao Vale e Lisa

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Capitolo 34
*** 3.2 di zie volanti, nonne veggenti e padri insegnanti ***



3.2 Di zie volanti, nonne veggenti e padri insegnanti

-Posso andare a salutare Harry prima di partire?- chiese Emily scostandosi un boccolo ribelle dagli occhi. Josué guardò con apprensione la moglie cercare d’infilare.. beh casa, nel baule della macchina e annuì
–Si, tanto tua madre ne avrà ancora per un paio d’ore- concesse con un sospiro avviandosi all’interno della casa. Tanto valeva controllare di aver chiuso tutto un’ultima volta. Elliot stava giocando con Plummy e Bea, la barboncina scura che aveva ricevuto per il suo compleanno mentre Matt sembrava completamente assorto in un grosso libro dall’aria noiosa
–Vieni anche tu?- il ragazzino sollevò appena gli occhi dorati dal libro per lanciare uno sguardo seccato alla sorella
–Salutamelo tu. Voglio finire il capitolo sulle pozioni oftalmiche prima di partire- Emily lo guardò con una smorfia schifata
–Come puoi preferire studiare pozioni a Harry?- il minore scrollò le spalle tornando al capitolo e lei dovette rassegnarsi ad andare da sola. Non che la casa di Harry fosse lontana, era a circa 4 case di distanza non ci avrebbe messo nemmeno cinque minuti ad arrivarci. No, il problema era che a lei casa Dursley proprio non piaceva. Le dava fastidio il modo in cui tutti si rivolgevano al suo amico, il modo in cui lo sminuivano, o come si sentissero in diritto di trattarlo da pezza per il solo fatto di avere accettato di tenerlo in casa. Le faceva proprio saltare i nervi, ma aveva promesso che non avrebbe alzato questioni e lei manteneva sempre le sue promesse. Si fermò davanti alla porta e suonò di malavoglia, aveva sperato di beccare Harry sdraiato sotto la siepe come al solito ma sta volta le era proprio andata male.. Un furioso abbaiare la fece sobbalzare. Petunia Dursley odiava i cani. Diceva che puzzavano e sporcavano ovunque, eppure quello che aveva sentito era proprio un cane. A meno che Harry non avesse perso il controllo incasinando di nuovo il codice genetico di Dudley.. ma era decisamente poco probabile. Udì dei rumori di zuffa, qualcuno che parlava e finalmente il viso minuto di Harry apparve nello spiraglio della porta
–Em mi spiace ma Squarta..- iniziò con voce strozzata dall’evidente sforzo d’impedire al cane di aggredirla. Vinse Squarta e il ragazzo si ritrovò a gambe all’aria mentre il cane filava abbaiando verso le caviglie della castana. Certamente non si aspettava di ricevere un bel calcione sulla mandibola che lo mandò a sbattere contro la porta. Squarta alzò lo sguardo stupito e incontrò gli occhi severi di Emily
–Non si fa, brutto cane. Ora torna dentro, coraggio- ordinò perentoria. Squarta abbassò la testa e si affrettò ad eseguire, aveva capito subito che con quest’umana non avrebbe potuto proprio averla vinta.
–Tutto ok Harry?- domandò sbirciando oltre la soglia il ragazzo che la fissava a bocca aperta
–Ma come diavolo hai fatto? Solo zia Marge riesce a farsi ascoltare da quel coso!- Em sorrise tendendogli una mano e aiutandolo ad alzarsi
–Con gli animali basta fargli capire che tu sei più duro di loro. Lo dice sempre Hagrid!- Harry aprì la bocca per ribattere ma subito la richiuse, decidendo evidentemente, come anche Squarta aveva intuito, che discutere con Emily era semplicemente inutile. Quindi si fece da parte per lasciarla entrare. La casa era più pulita del solito e una voce possente risuonava per tutte le stanze, mentre descriveva il modo in cui secondo lei avrebbero dovuto funzionare le prigioni.
–Zia Marge, la sorella di zio Vernon. Si fermerà una settimana- spiegò Harry affranto avviandosi verso la cucina, era evidente che non impazziva all’idea di averla per casa.
–Dove diavolo è quel ragazzo? Vernon tu lasci che apra la porta senza informarti di nulla come se fosse casa sua? Se abitasse con me..- Harry sospirò scuotendo la testa, le afferrò una mano e la condusse in salotto borbottando uno –scusa- a mezza voce. Zia Marge era uguale a suo fratello, solo che Vernon aveva i baffi mentre lei aveva preferito un rado pizzetto e basettoni stile Wolverine. Squadrò Emily da capo a piedi, soffermandosi con disappunto sulla maglia sformata dei Guns’n roses e sui micro short di jeans
–E questa chi è? Da come è conciata sarà sicuramente un’altra disgrazia come il ragazzo- commentò con una smorfia di riprovazione
–Sono una compagna di scuola di Harry, signora.- Disse ricambiando lo sguardo della donna con ugual disprezzo. Vernon le fissò imbarazzato schiarendosi la voce
–Lei è Emily Fat, abita qui vicino. Sua padre è un generale dell’esercito sai Margie? L’ha iscritta allo stesso istituto del ragazzo perché dice che forgia il carattere- si affrettò a spiegare mentre Petunia annuiva impaurita e Dudley guardava con interesse le gambe sensuali di Emily. La Fat lanciò una sguardo perplesso a Harry
–Si Em, sai il Centro di Massima sicurezza di San Bruto per giovani criminali irrecuperabili? Quello che frequentiamo noi?- Annuì lentamente, cercando di reggere il gioco all’amico, anche se davvero non capiva perché avesse deciso di prestarsi a questa farsa
–Ah.. si certo. La scuola militare..- mormorò poco convinta. La donna però parve non accorgersene
–Tuo padre ha fatto bene a mandarti li, ragazza. Approfitta di quest’opportunità e forse da grande potrai anche riuscire a sistemarti con un bravo ragazzo come il mio nipotino- esclamò annuendo soddisfatta
–Eh? Io e Harry siamo solo amici signora- chiarì mentre Harry arrossiva imbarazzato
–Credo intendesse Dudley- spiegò abbozzando un mezzo sorriso all’espressione scioccata dell’amica mentre Dudley le sorrideva accattivante.
–Ehm.. si. Ecco io era venuta solo a salutarvi, perché stiamo per partire.. Ora l’ho fatto e quindi è meglio che vada- esclamò indietreggiando inorridita, seguita da Harry che l’accompagnò alla porta –Allora ci si vede- disse il ragazzo. Lei annuì abbracciandolo forte e schioccandogli un bel bacio sulla guancia
–Resisti, quella pazza se ne andrà presto- cercò di consolarlo con un sorriso
–Non c’è problema, sono abituato. Non succederà niente.-

Si passò una mano tra i capelli pensierosa, Fred le aveva detto che gli piacevano lunghi ma doveva ammettere che erano davvero scomodi a volte. Sospirò legandoseli in un crocchio sopra la testa tornando a guardare il panorama e lasciandosi accarezzare dal sole rovente di inizio agosto. Adorava la Sicilia, era così calda e luminosa.. decisamente un altro mondo rispetto alla piovosa Inghilterra. Capiva perché il suo bisnonno aveva deciso di trasferirsi li, eppure quella volta non riusciva a godersi le vacanze come suo solito. Un signore anziano le si sedette al fianco sorridendole, un piccolo serpente era arrotolato al suo polso.
–Non sei andata in spiaggia. Ti senti bene?- le chiese giocando con il rettile
–Problemi con un ragassso- soffiò Mafalda, sibilando le esse divertita. Emily lanciò un’occhiataccia all’anziano serpente
–Forse semplicemente non ne avevo voglia- bofonchiò tornando a fissare il mare calmo. Nonno Massimo sorrise divertito
–Forse.. lui come si chiama?- la ragazza arrossì lievemente
–Fred- borbottò imbarazzata
–Stiamo insieme da quando ho iniziato Hogwarts e.. ecco noi.. lui..io...- l’uomo le sorrise
–E quest’anno ti manca moltissimo. E’ un mago anche lui?- La famiglia di Cindy aveva preso la notizia della natura di Emily e Matt con sorprendente tranquillità, forse  in una famiglia in cui la maggior parte dei membri parla abitualmente con i serpenti le stranezze sono accettate con maggior semplicità. Non c’erano stati problemi neanche da parte di Josué, dato che era cresciuto in orfanotrofio e della sua famiglia sapeva solo che probabilmente erano spagnoli. Emily annuì
–Tutta la sua famiglia lo è.. Con Melen, la mia migliore amica, questo a volte mi fa sentire inadeguata ma Fred.. con lui è tutto così semplice. Così naturale-
-Allora quale ssssarebbe il problema?- chiese Mafalda fissandola perplessa. Emily aprì la bocca per risponderle ma la richiuse subito, in realtà non sapeva nemmeno lei quale fosse il problema. Fred era fantastico e lei lo amava. Per un secondo gli occhi tristi di Malfoy fecero capolino nella sua mente facendola arrossire, e si affrettò a ricondurre i suoi pensieri su sentieri più sicuri
–Nessun problema. Solo che mi manca- Massimo le carezzò la testa con un sorriso
–Lo rivedrai prima di quanto pensi. Ora perché non vai ad aiutare Nonna Rosalia a scendere? Il pranzo è quasi pronto- Nonna Rosalia era la bisnonna di sua madre. Era una donnina grinzosa, con grandi occhioni azzurri una matassa di capelli bianchi che le aveva sempre ricordato lo zucchero filato e una grande vitalità. Quell’anno avrebbe compiuto 125 anni, un record raggiunto in condizioni di salute davvero incredibili e che facevano sempre restare a bocca aperta tutti i medici che la visitavano.
–Nonna?- la stanzetta dove abitava era sempre invasa da allegri motivetti o dalle calde note di Debussy e Mozart ma ora era silenziosa e un aria strana sembrava abitarla –Nonna, dove sei?- richiese Emily preoccupata. Un rumore, come un singulto soffocato la indirizzò verso il salottino. Rosalia aveva lasciato cadere il suo lavoro ai ferri e ora, gli occhi spalancati, mormorava qualcosa d’incomprensibile
–Nonna stai bene?- la donna le afferrò la mano guardandola fissa, poi una voce che nulla aveva a che fare con la sua le uscì dalla gola strappandole una smorfia di dolore
L’Oscuro s’avvicina a grandi passi alla risurrezione. Il tradimento che divise gli sventurati e cacciò nel buio inferno l’innocente sarà rivelato, il servo fedele tornerà al padrone. Ma la vita è negata, non vivo e non morto, carne del padre, sangue del servo offerto con amore, sangue del nemico preso con orrore.. Il lupo ululerà presto di dolore mentre Felpato si avvicina al Velo nero del trapasso.. il Prescelto designato ha iniziato il suo percorso. Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive- Così com’era cominciata finì, la vecchina si accasciò sulla poltrona senza forze, il respiro sempre più flebile. Emily la scosse chiamando il suo nome, urlando che qualcuno venisse ad aiutarla, la donna la guardò con un sorriso dolce
–La mia piccola è diventata così bella.. così bella..- gli occhi si velarono mentre la testa le ricadde all’indietro. Rosalia Peverell aveva esalato la sua prima e ultima profezia..

Posò gli occhiali sulla scrivania e si massaggiò le tempie con un sospiro. Erano ore che non faceva altro che scrivere, oramai il tema era ben più lungo di quanto Ruf avesse chiesto. ma cosa ci poteva fare? Era un argomento così interessante! Decise comunque che così sarebbe bastato e iniziò a sistemare la piccola libreria paterna canticchiando serena. L’orologio a pendolo che era stato di suo nonno batté mezzogiorno, richiamandola ai suoi doveri di cuoca. Marion adorava le vacanze estive. Non che Hogwarts non le piacesse intendiamoci, il suo gruppo era come una specie di seconda famiglia. Tirò fuori la carne e iniziò a prepararla per la cottura, lasciando che la sua mente vagasse a suo piacimento. Se fossero stati davvero una famiglia probabilmente Hermione sarebbe stata la mamma, dolce ma autorevole, la persona giusta a cui chiedere un consiglio. Nonostante sapesse che la cosa era dannatamente stupida, Melen probabilmente era quella che più si meritava il ruolo del padre, dava un senso di protezione e di rispetto, eppure la vampira sapeva anche essere molto sensibile, era una guida, un esempio. Harry era il fratello maggiore, quello che si occupa sempre dei più piccoli, quello che ha un po’ la “sindrome dell’eroe” come la chiamava Ron, sicuramente il Weasley era lo zio buono, quello che ti vizia, ti porta i dolcetti e ti spalleggia nelle marachelle. Emily era la sorellina minore, allegra e infantile, senza filtri ne mentali ne fisici, con quella spontaneità che solo i bambini possono avere. Ridacchiò immaginando cosa avrebbero detto i suoi amici se gli avesse raccontato i suoi pensieri, certamente Em e Ron si sarebbero divertiti.
–E’ così divertente quell’arrosto?- domandò Lupin entrando in cucina e spolverandosi le ginocchia sporche di terriccio
–Pensavo a una cosa, niente di che- gli rispose Marion lanciando un’occhiataccia torva alle mani infangate
–Lavati le mani, mi raccomando- Remus rise schioccandole un bacetto sulla guancia prima di eseguire
–Certo mammina- la prese in giro. Mary alzò gli occhi al cielo tornando al pranzo. La radio accesa suonava l’ultimo singolo dei “Magi per Caso”, un gruppo che a lei piaceva molto nonostante non fossero giudicati molto “forti” dai suoi compagni di scuola, canticchiando la canzone suo padre iniziò ad apparecchiare, era allegro, cosa che non capitava spesso in quel periodo del mese. Improvvisamente la canzone smise di suonare e la voce di uno speaker si diffuse al posto di quella del cantante
ci scusiamo per l’interruzione, le trasmissioni riprenderanno subito dopo una comunicazione d’emergenza. Sembra infatti che nel giorno di lunedì un detenuto di Azkaban, il pluri-omicida Sirius Black, sia riuscito a fuggire dalla sua cella” Il rumore di qualcosa che si rompe attirò la sua attenzione, il pavimento era disseminato di schegge di vetro e in mezzo suo padre fissava la radio immobile, un’espressione sconvolta sul viso
Nessuno c’era mai riuscito prima e questa è solo un’ulteriore prova della pericolosità di Black. Ricordiamo agli ascoltatori che l’uomo era uno dei maggiori sostenitori di Voi-sapete-chi e, tra le sue più note atrocità, sono annoverate certamente la partecipazione all’omicidio di James e Lily Potter e all’assassinio in una strada affollata di Peter Minus e di una dozzina di babbani che si trovavano sul posto al momento dello scontro. Molto pericoloso, in caso di avvistamento procedere con prudenza e avvisare immediatamente le autorità” Marion spalancò la bocca sconvolta, quell’uomo aveva partecipato all’assassinio dei genitori di Harry? Guardò con apprensione il padre, che sembrava congelato nell’atto di fissare la radio
–Papà.. non preoccuparti. Sono certa che quel mostro tornerà presto in prigione- le sue parole parvero risvegliare l’uomo che guardò il pavimento con un sospiro
–Reparo.. Credo tu abbia ragione stellina, non devo lasciarmi.. trascinare dai ricordi- si sforzò di sorriderle finendo di apparecchiare ma l’atmosfera gioiosa della mattina si era irrimediabilmente incrinata. Pranzarono in silenzio poi lei iniziò a giocare con Plumcake e Mirtillo mentre lui fingeva di leggere un libro, era chiaro che fingesse dato che era fermo alla stessa pagina da più di venti minuti ma Mary non sapeva cosa dirgli. Sentiva che non era solo perché l’assassino di un amico era di nuovo in circolazione che suo padre era così, c’era qualcos’altro sotto. Qualcuno bussò alla porta e si alzò per andare ad aprire, lanciando un ultima occhiata preoccupata al padre. Alla porta c’era un uomo alto, con barba e capelli bianchi e molto lunghi, gli occhi azzurri splendevano dietro ad un paio di occhialini a mezzaluna posati sul naso affilato. Albus Dumbledore quel giorno sfoggiava una suntuosa veste sui toni dell’arancio e un basso cappello con un nappetta bordeaux che gli pendeva sul lato destro della testa, le regalò immediatamente un sorriso benevolo
–Buongiorno signorina Lupin, suo padre è in casa?- Marion arrossì lasciando passare il preside
–Certo è di la ma.. ecco non sembra stia molto bene- ammise in un sussurro nervoso, Dumbledore riusciva sempre a farla sentire in soggezione
–Non sta bene? E’ ammalato per caso?- la ragazzina scosse la testa
–No ma.. da quando ha sentito la notizia della fuga di Black lui..- Dumbledore le sorrise dolcemente
–Oh, capisco. E’ difficile scordare e ancora di più perdonare. Stagli vicina, ha bisogno più che mai del tuo amore- le suggerì con tono serio. Poi batté le mani tornando al suo solito umore allegro
–Beh, io devo parlargli ugualmente. Ho un’offerta per lui- la castana annuì
–E’ nello studio, venga pure. Ma.. posso sapere di cosa si tratta?- Gli occhi del preside brillarono ilari da dietro le lenti spesse
–Dimmi Marion, che ne penseresti se ti dicessi che vorrei che tuo padre diventasse il nostro insegnante di difesa contro le arti oscure?-

Angolo dell’autrice e della postatrice:
Buongiorno a tutti! Ecco a voi un capitolo di passaggio. Si, niente sviluppi su Sirius e Mirice, mi spiace. Questa volta si parla di Emily e di Marion. Beh, più che altro della famiglia di Em e del modo in cui Remus prende la fuga del suo ex grande amico. Si, spero di aver reso l’idea. Remus.. ho sempre pensato che non l’avrebbe presa per nulla bene.. Povero Rem. E povera nonna Rosalia! Nonna che prima di andarsene ha lanciato una patata bollente.. beh, speriamo di riuscire ad aggiornare presto! Ciao ciao Vale e Lisa       




 
 
             

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Capitolo 35
*** 3.3 Il prezzo del potere ***


3.3 il prezzo del potere

Cindy storse il naso guardando con apprensione lo sguardo implorante della figlia. Era felice che Emily andasse in quella scuola, davvero. Insomma quando i tuoi capelli cambiano colore con l’umore e riesci a spiccare brevi ma inquietanti voli non sei visto di buon occhio e sua figlia era troppo spontanea per riuscire a nascondere le sue capacità come aveva imparato a fare il fratello. Era stata una bambina sola e, benché sempre allegra e sorridente, sapeva quanto l’essere finalmente “normale” fosse stato un sollievo per lei. Ma, in un piccolo egoista angolo del suo cuore, non poteva che odiare la magia e quella scuola che gli aveva anzitempo rapito la sua piccola Emily.. Più il tempo passava più la vedeva crescere e cambiare in un mondo che a lei, nonostante sapesse parlare con i serpenti, era assolutamente precluso, la vedeva diventare donna da lontano e poteva godere di quel sorriso contagioso solo per i due mesi estivi, ben sapendo però che Emily ne soffriva.. La signora Weasley le si avvicinò con un sorriso
–Hogwarts inizia tra meno di una settimana e anche noi ci fermeremo al paiolo, ci prenderemo cura di Emily e Matt, signora Fat. Glielo assicuro- disse cercando di rassicurarla, ma senza capire pienamente l’angoscia del distacco. Cindy deglutì abbassando lo sguardo, invidiava da morire quella donna, cosa non avrebbe dato per essere anche lei parte del mondo dei suoi figli..
–Molto bene, se è questo che volete..- Josué intrecciò le loro dita fissandola rassicurante, capiva perfettamente quanto fosse difficile per la moglie rinunciare a cinque interi giorni con i suoi figli, anche lui soffriva per questo distacco. E poco importava che tornassero a casa una volta a settimana per gli allenamenti e che gli invadessero casa di gufi, c’era qualcosa di ben più profondo della distanza che li divideva da Emily e Matt. Emily abbracciò forte la madre
–Sei la mamma migliore di tutti i mondi- le sussurrò ad un orecchio facendole inumidire gli occhi per poi saltare tra le forti braccia di suo padre e lasciare che anche Matt salutasse i genitori
–Ti scriveremo tutti i giorni mamma, non preoccuparti e goditi l’ordine e il silenzio- Cindy sorrise stringendo il figlio. Eliot piangeva
–Non piangere topolino! Anche tu sei un mago no? Tra qualche anno verrai a Hogwarts con noi- il bambino si godette le coccole della sorella senza sorridere
–Ora che se ne va anche Matt chi caccerà via il mostro da sotto il letto?- Matt gli scompigliò i capelli serio
–Non preoccuparti di quello, ho lasciato un potente amuleto nella tua stanza, nessun mostro oserà avvicinarsi- lo rassicurò. I Fat ringraziarono nuovamente i signori Weasley poi, con un ultima occhiata triste ai loro figli maggiori, tornarono nel loro mondo. Si, in realtà Cindy odiava intensamente la magia, perché le stava dilaniando l’anima.

Harry stava al paiolo dal giorno del suo compleanno mentre i Weasley erano arrivati solo da qualche giorno, come Hermione. Non c’era segno ne di Melen ne di Marion.
–Emily, che piacere vederti. E’ meraviglioso, davvero meraviglioso- George le venne incontro con un enorme sorriso, le afferrò delicatamente la mano e la sfiorò con un bacio
–Oh, Emily cara!- anche Fred si avvicinò con aria pomposa, il suo cuore fece una capriola mentre il ragazzo si esibiva in un profondo inchino sotto lo sguardo di disapprovazione di Matt
–E’ assolutamente splendido vederti- Hermione apparve tra loro alzando gli occhi al cielo
–imitano Percy.. Oramai vanno avanti da un paio di giorni- spiegò lanciando un’occhiataccia molto simile a quella della signora Weasley ai gemelli
–Hermione!- esclamarono i due come se non la vedessero da anni
–Che bello vedervi, mia cara!- la bionda schioccò la lingua irritata mentre Emily scoppiava a ridere. Plummy apparve, enorme come al solito, da dietro le spalle di Matt e si avvicinò guardingo all’enorme gatto peloso che Hermione teneva fra le braccia. Tutti trattennero il fiato per un secondo. Come la padrona, Plummy era un cane molto istintivo e Grattastinchi aveva già dato prova di non avere un carattere facile, sarebbero stati giorni terribili se quei due non si fossero piaciuti. Il cane e il gatto si annusarono a vicenda per qualche minuto, poi si fissarono seri. Grattastinchi iniziò a fare le fusa e Plummy gli leccò educatamente la testa prima di andare ad accomodarsi di fronte al caminetto, subito seguito dal suo nuovo, peloso amico.
– Beh meno male.. temevo una rissa- ammise Hermione con un sospiro sollevato
–Dannazione.. avevo scommesso una falce sul gatto- brontolò invece George spalleggiato dal gemello.
–Gli altri?- domandò Emily passando al setaccio il locale
–Papà è andato a far compere con Percy, il caprascuola, Ginny. Mentre Ron e Harry dovrebbero essere andati a vedere il negozio del Quidditch- rispose George guardando per la prima volta il ragazzo  silenzioso e impassibile di fianco alla rossa
–E questo?- sbirciò il gemello con apprensione –E’ colpa sua se Fred inizia a non passare più dalle porte?- chiese con un ghigno divertito che, questa volta, non fu condiviso da Fred. Emily rise scuotendo la testa
–Figurati! Ma come, non lo avete riconosciuto? E’ mio fratello!- Sia i gemelli che Hermione fissarono basiti Matt. Era alto e slanciato quanto sua sorella era piccola e formosa (1,65 vs 1,48 a malapena raggiunti), i capelli castano scuro incorniciavano un viso magro e serio su cui spiccavano sottili occhi dorati. In effetti, guardandolo meglio, si potevano scorgere ancora lievi tratti infantili ma l’espressione decisa e intelligente e il fisico ben sviluppato gli donavano qualche anno in più.
–E’.. cresciuto parecchio dall’anno scorso.- commentò Hermione impressionata, poi il suo sguardo cadde sul libro che il ragazzino stringeva nella mano
–Oh, quella è storia di Hogwarts!- Matt annuì accennando un sorriso
–Si, ho pensato che fosse essenziale informarsi un po’- La bionda sorrise felice e insieme si allontanarono per parlare in santa pace di “quell’affascinante pezzo di storia contemporanea” sotto lo sguardo basito, e anche un po’ schifato, degli altri.
–Certo che tuo fratello non ti somiglia per niente- disse Fred carezzandole una guancia
–Matt è fatto così. In realtà è molto dolce- spiegò appoggiandosi alla mano del ragazzo con un sospiro di sollievo. I gemelli non dissero niente, ma non riuscirono a reprimere del tutto l’espressione scettica che sembrava aver preso possesso dei loro volti.

Sirius l’aveva visto. Era rimasto accucciato davanti all’emporio alimentare per ore, probabilmente agli occhi di tutti era sembrato solo un randagio in cerca di cibo, ma non era di quello che aveva bisogno. Era li, seduto a uno dei tavolini esterni davanti alla gelateria di Florian fortebraccio insieme a un gruppo eterogeneo ma affiatato di persone. Sorrise, assomigliava veramente molto a James ma il sorriso leggero e gli occhi limpidi erano di Lily. Qualcuno gli si fermò affianco, non aveva bisogno di alzare lo sguardo per sapere chi fosse
–Mi pareva di averti detto di restare da Amyas fino a quando non ti fossi sentito meglio- Mirice guardava nella sua stessa direzione, non sembrava arrabbiata. Il cane scrollò le spalle e la fissò, si sarebbe potuto giurare che stesse ghignando. La donna scosse la testa con un sospiro
–Sei irrecuperabile..- commentò –Forza, seguimi- Sirius lanciò un’ultima intensa occhiata al ragazzo prima di eseguire il suo ordine, tanto lui non era con loro. Mirice si fermò vicino al paiolo e si chinò ad accarezzargli il pelo ispido prima di smaterializzarsi insieme a lui con un secco pop. Riapparvero in una stanza ordinata e invasa da libri. Alcuni strani oggetti erano posati su numerose mensole insieme a qualche foto, ma la personalizzazione dell’ambiente finiva lì. Sirius riprese la sua forma umana fissandosi intorno curioso e assolutamente indifferente alla sua nudità
–Dove siamo?- Mirice gli lanciò un mantello imbarazzata
-A Hogwarts. Insegno e questa è la stanza che mi hanno assegnato- l’uomo la fissò stupito
–Hogwarts? Ma mi avevi detto..-
-Infatti. Ma essere la figlia del preside e un ex auror ha i suoi vantaggi. Nessuno verrà qui senza chiedere il mio permesso- Black sorrise sornione
–In realtà mi riferivo ad altro. Una certa secchiona, una volta, mi disse che non ci si può materializzare e smaterializzare all’interno delle mura di Hogwarts- la punzecchiò –E infatti non si può. Le protezioni sono state disattivate per un paio di giorni, in modo che il Ministero possa infilarcene altre. Sono comunque contenta che qualcosa di quello che ti dico rimanga a riempire quella testaccia bacata che ti ritrovi- rispose fingendosi indispettita. Alla mancata risposta si voltò finalmente a guardarlo. La stava fissando in un modo così dolce e inusuale che non poté proprio impedire alle sue guance di arrossire come quelle di una ragazzina alle prime armi. Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche minuto, prima che lei abbassasse lo sguardo imbarazzata
–se vuoi lavarti il bagno è di la. Io intanto vado a procurarti dei vestiti nuovi e qualcosa da mangiare, ok?- lui sorrise
–Se dico di no resti con me?- Mirice alzò lo sguardo di scatto arrossendo
–C-cosa?- Sirius si alzò, avendo cura di coprirsi con il mantello per evitare di innervosirla più di quanto già non stava facendo, poi le si avvicinò lentamente e le prese il viso tra le mani, in modo che i loro occhi s’incrociassero.
–Resta con me- ripeté facendola rabbrividire. Mirice spalancò gli occhi fissandolo spaventata, quell’amore non le aveva portato altro che dolore e nemmeno era cominciato.. si morse le labbra indecisa, il corpo era scosso da brividi incontrollabili e il cuore le batteva fortissimo
–I-io.. t-tornerò subito, non preoccuparti- mormorò scostandosi da lui con un sorriso forzato e fuggendo, ancora una volta, lontano da lui.

Amyas accennò un ultimo sorriso di saluto prima di chiudere la porta con un sospiro. Era ovvio che, considerati i precedenti suoi e della moglie, il ministero sarebbe venuto ad indagare a casa loro. Ovvio ma anche piuttosto seccante, la luna piena era vicina e la sua sete si era decisamente acuita.. quello stupido ometto faceva bene a temerlo.
–Sai che mentire agli auror è male vero?- si girò dedicando un sorriso sincero alla figlia
–Non dovrei essere io a impartirti regole morali?- Melen lo guardò contrariata avvicinandosi con grazia
–Quest’uomo.. siete sicuri sia innocente? Insomma se l’anno incriminato deve pur esserci un motivo..- Amyas annuì, gli occhi grigi si erano fatti più tristi. Sollevò la manica destra dell’abito impeccabile mostrando alla figlia il pallido e muscoloso avambraccio deturpato da un disegno vivido e temibile. Il marchio nero. Erano passati anni da quando era stato fatto ma il colore era ancora brillante e i contorni rosati, come appena stato inciso, il serpente che usciva dal teschio come una macabra lingua si muoveva lentamente avvolgendosi al polso prima di tornare nella tana
–Questo è il motivo per cui è stato incarcerato. Per colpa mia e di tua madre, e della nostra famiglia- Melen fissò in silenzio il marchio, sapeva che i suoi erano stati tra i ranghi di Voldemort ma non la storia precisa. Forse, anche se sapeva quanto fosse difficile parlarne per loro, era il momento di sapere
–Perché l’avete fatto?-  Amyas sospirò scuotendo la testa. La prese per mano e la condusse nel salottino. Si sedette su uno dei morbidi divani e la invitò a fare altrettanto, poi iniziò a parlare, lo sguardo perso nel passato..

-Amyas!- il giovane si voltò appena in tempo per accogliere tra le braccia una ragazza in lacrime
-Pen.. cosa succede? Bella ti ha sgridato di nuovo?- domandò gentilmente accarezzando i boccoli castani della cugina. Penelope alzò due umidi occhioni neri verso di lui mentre un broncio adorabile le si disegnava sul volto
–Bella dice che.. dice presto io dovrò sposarmi.. A quanto pare papà ha ricevuto una richiesta dai Lastrange..- Amyas si bloccò inorridito. Amava sua cugina da più tempo di quanto non fosse disposto ad ammettere e l’idea di perderla per uno come Rodolphus o Rabastan..
–Che sciocca sei, sorella. Dovresti essere onorata che un nobile purosangue come Rabastan s’interessi a te- il Black alzò lo sguardo astioso, stringendo di più a se la giovane piangente.
–Non vedo perché dovrebbe gioire di sposare uno per cui non prova nulla- la rimbeccò Andromeda avvicinandosi alla gemella per tranquillizzarla. Bellatrix la guardò con disprezzo
–Perché è un ottimo partito, ecco perché. Ma cosa vuoi capirne tu? Ancora non posso credere che tu intenda sposare quel lurido sanguesporco- scosse la testa disgustata prima di allontanarsi da loro. Amyas guardò la cugina con riprovazione
–Ne sei davvero convinta Dromeda? Quel Tonks.. lui non è come noi. E’ un sanguesporco, non dovrebbe avere il dono della magia..- iniziò prima di essere fermato da un gesto secco della giovane
–Conosco la tua opinione Amyas, e non m’interessa. Io amo Ted, indipendentemente da come e dove sia nato, una cosa che tu dovresti capire bene, non credi?- Amyas arrossì scostandosi lievemente da Penelope –E in ogni caso è un mago, un ottimo mago. Come ti sentiresti tu se la gente ti giudicasse solo per una natura di cui non hai colpa piuttosto che per quello che sei davvero?- Sfiorò la guancia gemella di Penelope con un bacio, poi prese in mano la sua valigia e se ne andò. Quella fu l’ultima volta che entrò in quella casa.


Penelope aprì un occhio e sorrise, al suo fianco Amyas la stava fissando. Si accoccolò meglio vicino a lui
–Buongiorno- sussurrò baciandogli l’incavo del collo, quanto aveva desiderato poterlo fare.. Amyas sospirò
–Non possiamo continuare così Pen. Io non voglio essere il tuo amante, non voglio che tu ti sposi.. io voglio gridare al mondo che ti amo e che sei mia- la donna scosse la testa senza guardarlo
–Sai che non è possibile. Siamo cugini, anche tra le famiglie purosangue il nostro legame è troppo prossimo per essere ufficializzato.- l’uomo la scostò da se quel tanto che bastava a guardarla negli occhi
–Forse c’è un modo. Me ne ha parlato Bellatrix ma credo possa funzionare- Penelope storse il naso, se l’idea proveniva da sua sorella dubitava potesse essere buona
–Avrai sentito parlare di un mago che si fa chiamare Lord Voldemort- la donna annuì
–Si, papà ne è entusiasta. A quanto pare è un rivoluzionario- Amyas annuì
–Vuole ribaltare il decreto per la segretezza magica e mettere finalmente i babbani al posto che gli spetta- Penelope lo guardò confusa
–E questo come potrebbe aiutarci? Amyas a me non sembra.. non credo sia una buona cosa- ammise a disagio
–Ha promesso grossi aiuti ai suoi sostenitori. Io credo, no io so che lui potrà aiutarci. Non c’è nessuna legge che impedisce il nostro matrimonio, solo una questione pratica. Troverà di certo qualcuno che possa ufficializzare la cerimonia. Fidati- Penelope si mordicchiò il labbro inferiore, cosa avevano da perdere in fondo?
–Proviamo a  parlarci. Non posso decidere prima-


Appena la punta della bacchetta toccò il suo braccio sentì un dolore acuto propagarsi per tutto il corpo, sembrava di essere sotto cruciatus
–E giuri di servire il Signore Oscuro con tutti i mezzi a tua disposizione, finché avrai vita?- Amyas digrignò i denti per costringersi a non urlare, non voleva spaventare Penelope.
–Si- rispose cercando di far apparire il tono quanto più normale possibile. L’uomo sorrise
–Bene, benvenuto tra i mangiamorte allora, Amyas Black.- il dolore raggiunse il suo culmine mentre piano piano lasciava libero il corpo per concentrarsi sull’avambraccio dell’uomo tracciando il marchio nero. Quando riuscì a trovare il fiato e la forza per farlo, Amyas si alzò e sorrise a Penelope che piangeva vicino ad un altare dorato. Aveva appena giurato fedeltà a una causa che gli sembrava corretta, ora era pronto a farlo di nuovo, in favore di qualcosa che sentiva molto più importante e corretto. Furono anni turbolenti. Poco dopo la sua iniziazione a mangiamorte le intenzioni di Voldemort, celate dietro ideali politici che mischiavano il razzismo conservatore a ideali di libertà per i maghi, si rivelarono per quelle che erano: un astuto tentativo di ottenere il potere. Ben presto Amyas si rese conto di aver sbagliato, ma come poteva lasciare il Signore Oscuro senza temere per la vita propria e della moglie? La risposta fu per lui maledizione e benedizione insieme. Era stato mandato dal capo dei vampiri, in Russia, per cercare un’alleanza ma, nell’andarsene era stata morso. Non aveva sentito subito la maledizione scorrere nel suo corpo, solo all’avvicinarsi del plenilunio aveva compreso cos’era quella fame insistente che niente sembrava saziare. Disperato si era recato nuovamente in Russia, questa volta per implorare per la sua salvezza, Penelope si era da poco scoperta incinta e non voleva abbandonarla, non poteva pensarla da sola in un mondo così turbolento e in subbuglio come lo era la Gran Bretagna ora. Fu ascoltato e divenne un immortale.


-Vattene via mostro!-
-E’ un mangiamorte e un vampiro, non possiamo permettere che una persona del genere viva!- Amyas digrignò i denti mentre nella sua mente risuonavano le parole dettagli anni prima di sua cugina Andromeda “Come ti sentiresti tu se la gente ti giudicasse solo per una natura di cui non hai colpa piuttosto che per quello che sei davvero?” Ora.. ora capiva quanto aveva ragione. Ora comprendeva meglio come dovevano essersi sentite le persone che lui stesso aveva perseguitato. Il senso di colpa era.. come la sete, costante e doloroso. Penelope gli si avvicinò seria, oramai era al settimo mese e la pancia iniziava a essere evidente. La gravidanza la rendeva molto debole, faceva fatica a camminare e di rado riusciva a trattenere quello che mangiava, per cui era dimagrita.
–Tesoro, non dovresti alzarti, lo sai- la donna sbuffò
–Non posso nemmeno stare per sempre a letto, non credi? Amyas noi.. credo dovremmo parlare- il vampiro annuì impassibile, in realtà era terrorizzato. Da quando era stato trasformato la loro vita era completamente cambiata, erano fuggiaschi, costretti a nascondersi sia dai mangiamorte sia dai loro oppositori, ed era tutta colpa sua. Ma se lei lo avesse lasciato.. proprio non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lei, anche una vita eterna non avrebbe avuto senso..
–Ti ho seguito quando hai voluto riporre la tua fiducia in Voldemort, ma io non ce la faccio più. Non voglio scappare a nascondermi come una bambina spaventata, voglio combattere, devo combattere per un futuro migliore in cui nostro figlio possa essere quello che è senza timore, e in cui anche tu possa esserlo- sollevò gli occhi su di lei incredulo
–Credo dovremmo unirci alla resistenza. Le informazioni che possediamo potrebbero essere utili e poi è la cosa giusta- Amyas strinse i pugni
–Sarebbe bello ma.. Pen io sono un mangiamorte e un vampiro, non mi ascolteranno mai.- la donna gli accarezzò il viso sorridendogli incoraggiante
–Come puoi pretendere che la gente veda l’uomo se tu stesso non guardi oltre il vampiro? Ci ascolteranno, fidati di me-


Melen sorrise sua madre aveva avuto ragione, gli avevano ascoltati..
–Abbiamo evitato Azkaban ma la nostra famiglia ne è uscita irrimediabilmente marchiata. Melen, Sirius non è mai stato un mangiamorte e amava i suoi amici più della sua stessa vita. Non gli avrebbe mai traditi. James lo aveva salvato, in un certo senso. Gli aveva permesso di capire che lui poteva essere qualcosa di più di quello che diceva la gente.. Riesci a capire?- Il viso di Emily le attraversò la mente, lei che l’aveva accettata subito per quella che era e poi Marion, Harry, Ron e Hermione. Al giusto prezzo avrebbe mai potuto vendere le loro vite? Si rese conto che non le veniva in mente niente che le avrebbero potuto offrire di abbastanza prezioso. Avrebbe rischiato la sua vita per loro senza rimpianti. Capiva Sirius, e credeva nella sua innocenza
–Si, credo di capire.- Amyas sorrise
–Quindi capisci anche perché voglio aiutarlo vero?- Melen annuì di nuovo
–Non dire a nessuno quello che sai, finché non sarà il momento giusto- la ragazza corrugò le sopracciglia perplessa –Non preoccuparti tesoro, lo capirai.- A Melen non restò che sperare che il padre avesse ragione. 



Angolo dell'aurice e della postatrice:
Buonsalve e ehm, scusate il ritardo ma ho davvero poco tempo per connettermi e caricare, chiedo venia! Un altro capitolo di passaggio, ero indecisa se postarlo o meno, ma alla fine mi piaceva com'era venuto quindi.. Dal prossimo andrà avanti la trama principale, giuro! Questo è molto introspettivo. "il prezzo del potere" si riferisce al distacco che Em e Matt sentono dai loro genitori, loro appartengono al mondo magico e questo a volte pesa. Si riferisce anche alla storia di Sirius e Mirice, anche se qui la parola potere va intesa come "possibilità" . Mirice ha paura di fare un altro passo verso Sirius, nonostante potrebbe, perchè lui è un evaso e il "prezzo" di questo amore sarebbe in sofferenza e teme di non riuscire a sopportarlo. In fine Amyas, il prezzo che ha dovuto pagare per poter sposare la cugina, un prezzo molto alto che ancora pesa moltissimo su di lui. Spero che non risulti un capitolo troppo noioso, mi rendo conto che centra poco con il libro ma sentivo il bisogno di chiarire queste dinamiche. Tanto per completare il capitolo vi presentiamo Amyas Black e sua moglie Penelope. Lui è davvero.. :ç___ da sbav..
http://img42.imageshack.us/img42/7879/amyasblack.jpg 
http://img84.imageshack.us/img84/1051/penelopeblack.jpg 
 Al prossimo capitolo! Vale e Lisa


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Capitolo 36
*** 3.4 I Dissennatori ***


3.4 il Dissennatore

Come al solito la mattina della partenza fu un vero e proprio delirio. Gli unici che avevano già il baule pronto erano Percy, Hermione e Matt, che furono anche gli unici a riuscire  a fare una colazione degna di questo nome. La signora Weasley sciamava tra le stanze borbottando rimproveri e sistemando ora una camicia, ora una gonna troppo corta, controllando i bauli e aiutando a piegare vestiti. L’aver trovato Fred e Emily abbracciati nel letto di quest’ultima non aveva certo diminuito la sua agitazione per la partenza. Fu con una certa sorpresa che riuscirono ad arrivare al binario con ben venti minuti d’anticipo, anche se il merito andava ovviamente alle comode e veloci auto ministeriali che, stranamente, quest’anno gli erano state offerte (“accidenti Harry! Se queste te le danno gonfiando una zia perché il prossimo anno non provi a gonfiare tutta la famiglia?” aveva chiesto Ron ammirato guadagnandosi uno scappellotto supplementare da sua madre). Il binario era, come al solito, gremito di gente
–Ecco Melen!- esclamò Emily fendendo la folla per raggiungere l’amica e abbracciarla forte
–Accidenti, siete in orario. Farete piovere..- si complimentò la vampira ricambiando impacciatamente l’abbraccio della rossa
–Marion è con voi?- Harry scosse la testa mentre Hermione si guardava intorno preoccupata
–In effetti non l’abbiamo proprio vista.. che stia poco bene?- Ron scrollò le spalle senza staccare lo sguardo dal cestino di vimini ringhiante di Hermione
–Magari è già salita.-
-Cosa che dovremmo fare anche noi se vogliamo sperare di trovare un posto a sedere- aggiunse Matt spalleggiato da Ginny. Melen lo fissò perplessa
–Tu sei.. Matt vero?- domandò cercando di nascondere lo stupore, non gli avrebbe mai dato undici anni. Prima che il castano potesse risponderle il treno fischiò annunciando l’imminente partenza. Melen si voltò a salutare i suoi genitori mentre i signori Weasley facevano lo stesso con i loro figli più Harry, Hermione e i Fat. Dopodiché saltarono sul treno, un attimo prima che quello partisse.
–Devo parlarvi in privato- mormorò Harry a Ron, Hermione, Emily e Melen mentre il treno prendeva velocità.
–Vai via Ginny- disse Ron. La rossa sbuffò irritata
–Molto carino da parte tua. Vieni Matt, a quanto pare siamo di troppo- il ragazzò annuì senza discutere mentre la sorella maggiore lo guardava con apprensione
–Em non preoccuparti, tuo fratello è un armadio! Nessuno gli darà fastidio- esclamò Ron alzando gli occhi al cielo e spingendola lievemente perché s’incamminasse dietro a Harry, già in cerca di uno scompartimento vuoto.
–Ragazzi, di qua!- Marion si affacciò da una porta in fondo al treno salutandoli con la mano, sembrava contenta. Plummy fu il primo a raggiungerla e a innondarla di umide attenzioni, ma la ragazza gli fece segno di fare il bravo e il cagnolone si acquietò rassegnato
–Scusate ma papà si è addormentato- spiegò indicando un uomo piuttosto giovane ma dall’aria sdruccita e non troppo in salute. Avevano già conosciuto il signor Lupin l’anno prima ma fu una vera sorpresa trovarlo li
–Dumbledore l’ha assunto come insegnante di Difesa. Non è meraviglioso?- disse accalorata Marion fissandolo adorante
–Sei una vera cocca di papà, Mary. Beh, speriamo che il vecchio Remus sia all’altezza.- commentò Ron guadagnandosi qualche occhiata di riprovazione a cui, comunque, era più che abituato
–Sono certa che il padre di Mary sarà un ottimo insegnante. Comunque, di cosa volevi parlarci Harry?- aggiunse Hermione calamitado l’attenzione sul moro.
–Oh, si ecco.. ieri sera ho ascoltato per sbaglio una discussione tra i tuoi Ron. Avrei ovviamente evitato di origliare se.. beh non stessero parlando di me- i ragazzi parvero stupiti
–Di te? Mamma si stava ancora lamentando per i tuoi capelli? No perché gliel’ho detto che..- Melen sospirò alzando gli occhi al cielo esasperata
–Ron, secondo te avrebbe quell’aria preoccupata se l’argomento della discussione fosse stato il suo look?- Hermione si limitò a scuotere la testa mentre Ron, le cui orecchie sembravano in fiamme, abbassava lo sguardo imbarazzato. Harry aspettò che l’attenzione di tutti fosse nuovamente su di se prima di proseguire
–Ok. Hanno detto che io sono il bersaglio di Sirius Black- la mascella di Ron si frantumò con violenza sul pavimento, Hermione e Marion si portarono le mani alla bocca terrorizzate, Melen abbassò lo sguardo mordendosi il labbro inferiore e Emily lo fissò perplessa
–Sirius Black? Non è quell’evaso di cui parlava la tv? Cosa dovrebbe volere da te scusa?- Harry annui lentamente
–Non ne so molto ma da quanto ho capito è lui che ha indicato a Voldemort come trovare i miei e.. beh secondo il signor Weasley è convinto che uccidendomi lui tornerà al potere. Il signor Weasley mi ha fatto promettere di stare attento e..- corrugò le sopracciglia, ancora perplesso dalle strane raccomandazioni del padre di Ron –E di non andarlo a cercare, qualsiasi cosa sentirò a Hogwarts.- Emily lo fissò a sua volta perplessa
–Non vedo per quale sacrosanto motivo dovresti andare a cercare un tizio che vuole ucciderti-
-Si, è quello che ho detto anche io. Come ho detto non so molto su di lui, qualcuno ha qualche idea?- chiese fissando gli amici uno per uno. Ron scosse la testa sconvolto e lo stesso fecero Hermione e Marion. Melen continuava a mordicchiarsi il labbro ma non rispose alla domanda e tutti diedero per scontato che non lo sapesse nemmeno lei.
–Oh Harry, quest’anno dovrai stare molto, molto più attento. Insomma quell’uomo è un mago temibile! Non andare in cerca di guai, Harry..- si raccomandò Hermione torturandosi le mani nervosamente
–Non vado in cerca di guai, di solito sono loro che trovano me- ribatté Harry seccato notando che i suoi amici sembravano aver preso la notizia molto peggio di lui
–E’ tuo zio non è vero Mel?- Melen sobbalzò presa di sprovvista dalla domanda diretta di Ron
–Mio cugino- rispose deglutendo nervosamente, sperando di non apparire troppo sospetta. Ma tutti pensarono che il suo nervosismo fosse causato dalla parentela con un pazzo assassino e nessun insistette oltre
–E’ il primo che riesce a fuggire da Azkaban, nessuno sa come abbia fatto- continuò Ron
–Ed era pure un sorvegliato speciale- aggiunse Marion rabbrividendo e stringendosi nelle spalle
–Ma lo prenderanno presto vero? Insomma ci sono anche i babbani a dargli la caccia- intervenne Hermione in tono vivace. Emily scrollò le spalle
–Infatti. E non dimenticate che a Hogwarts c’è Dumbledore. Sarebbe un vero idiota a cercare di fare del male a Harry sotto il suo controllo- replicò sicura. Un sibilo penetrante attirò la loro attenzione facendo uggiolare pietosamente Plummy
–Cosa diavolo è?- domandò Ron mentre Melen si copriva le orecchie con una smorifia, a volte avere un udito più sviluppato del normale non era una gran benedizione
–Viene dal baule di Harry- soffiò infastidita. Ron si alzò per togliere il bagaglio di Harry dalla reticella, un attimo dopo aveva estratto una specie di minuscola trottola di vetro. L’oggetto roteava sul palmo di Ron scintillando
–E’ lo spioscopio tascabile che ti ho regalato. Deve essere difettoso..- borbottò il rosso guardando imbarazzato la trottolina
–Cos’è uno spioscopio?- chiese Emily avvicinandosi curiosa all’amico e sbirciando lo strano oggetto
– Dovrebbe servire a riconoscere se in giro c’è qualcuno che ti stà mentendo.. ma è roba da due soldi. Forse potremmo farlo aggiustare quando andremo ad Hogsmead. Fred e George mi hanno detto che da Mondomago vendono cose del genere- spiegò il rosso infilando la trottola in un paio di grossi calzini e ributtandola nel baule, in modo da non essere più disturbati dal rumore. Melen ringraziò mentalmente che non si fossero soffermati troppo sullo  spioscopio dato che, evidentemente, si era attivato per le sue omissioni.
–Oh, è vero! Io non vedo l’ora di andarci! Ho letto che è l’unico paese completamente non-babbano di tutta la Gran Bretagna. Deve essere davvero interessante- trillò Hermione emozionata
–Si, beh non è per quello che mi attira. Io voglio andarci soprattutto per Mielandia!- disse Ron con aria sognante. Marion annuì
–Oh ma ci sono anche altri negozietti davvero carini! Ce n’è uno dove vendono dei pupazzi carinissimi che parlano e si muovono come se fossero veri e un altro che si occupa di animali magici e hanno anche degli esemplari rarissimi- mormorò emozionata, pensando a soffici peluche rosa dal profumo delicato e al gustoso té al gelsomino di madama Piediburro.
–E non dimenticate Zonko! Fred e George mi hanno detto che vende un sacco di gadget spassosissimi! Non vedo l’ora di mettere le mani su una Corda Braccagambe o su un Freesbe zannuto- esclamò con un ghigno pensando a quante cose avrebbe potuto comprare
–Ma ci sono anche molti siti storici- aggiunse Melen facendo illuminare Hermione –Il pub è stato il quartier generale della rivolta dei folletti nel 1612 e la stamberga Strillante dovrebbe essere l’edificio più infestato di fantasmi di tutto il paese- Harry annuì
–Sembra meraviglioso.. Poi mi racconterete tutto, eh..- disse in tono funereo.
–Che vuoi dire?- domandò Hermione
–Non posso venire. I Dursley non mi hanno firmato il permesso, e nemmeno Caramell- Ron lo fisso orripilato
–Come non hai il permesso di venire!? Ma.. insomma.. la McGonagall te lo darà, o qualcun altro..- balbettò incredulo. Harry fece una risatina lugubre, la McGonagall era molto rigorosa.
–Beh Fred e George conoscono tutti i passaggi segreti di Hogwarts, forse..- iniziò Emily prima di essere interrotta da Hermione
–Emily!- esclamò decisa la bionda –Non credo che Harry dovrebbe sgattaiolare fuori dalla scuola con Black in libertà- Melen annuì dando manforte a Hermione come ci si aspettava da lei
–Ma se Mel sta con noi lui non oserà..- Marion lo guardò spaventata
–E se prendesse in ostaggio uno di noi per costringere Melen a non far nulla? O ferisse Melen? Non possiamo sempre fare affidamento su di lei, anche se è una vampira può essere uccisa sai?- Il commento accorato sulla sua salute fece sentire Melen un verme ma si costrinse a pensare che stava facendo la cosa migliore, Sirius era innocente. In quel momento Hermione, che fino a quel momento aveva giocato con le cinghiette che chiudevano il cesto di vimini, liberò Grattastinchi che si accoccolò di fianco a Plummy senza però staccare gli occhi dalla tremante tasca di Ron dove si nascondeva Crosta. Fortunatamente i bisticci tra Ron e Hermione non svegliarono il padre di Marion. L’espresso di Hogwats puntava dritto a nord e il paesaggio fuori dal finestrino diventava sempre più cupo e selvaggio mentre le nuvole nel cielo s’infittivano. Fred, George e Lee Jordan passarono nel loro scompartimento a trovarli e raccontare altre elettrizzanti cose si Hogsmead che mandarono il morale di tutti alle stelle e quello di Harry sotto i tacchi. Ma non si trattennero molto per non svegliare il professor Lupin. Poco dopo mezzogiorno anche Matt e Ginny entrarono nello scomparto per chiedere in prestito delle carte da gioco a Ron e qualche soldo per il pranzo. Nonostante la preoccupazione di Emily sembrava che il fratello avesse già affascinato praticamente tutti gli amici di Ginny e che si stesse divertendo un mondo. All’una esatta la grassa strega con il carrello del cibo si presentò sulla soglia e tutti, a parte Ron e Marion che si erano portati qualcosa da casa, comprarono qualcosa
–Lo svegliamo?- domandò Hermione a Marion, osservando preoccupata il volto pallido dell’uomo
–Non ce n’è bisogno, ho preparato dei panini al tacchino anche per lui. Papà è stato male in questi giorni, è meglio che si riposi- nessuno obbiettò, in effetti il signor Lupin sembrava tutto tranne che in forma. A metà pomeriggio la porta dello scomparto si aprì nuovamente ma questa volta ad apparire non furono persone esattamente gradite. Harry si ritrovò a ringraziare che Emily si fosse appisolata al suo fianco, anche se non si sentiva più il braccio. Malfoy lanciò un’occhiata di scherno a Ron
–Lenticchia! Ho sentito che finalmente tuo padre ha messo le mani su un po’ di grana. Tua madre ci è rimasta secca dalla meraviglia?- Ron si alzò in piedi furioso
–La tua invece sarà schiattata guardandoti i capelli. Cos’è, la mucca che te li lecca di solito si è stufata di farlo?- domandò Harry ghignando. Malfoy si passò seccato una mano tra i capelli morbidi che gli ricadevano ordinatamente sul viso pallido
–Secondo me stai bene. Pansy, Astoria e Daphne ti sbaveranno dietro ancora più del solito- commentò Melen con un sorriso che fece arrossire il ragazzo
–Grazie Mel, sono contento che ci sia almeno una persona dotata di buon gusto in questo scompartimento- rispose cortesemente alla cugina
Malfoy, per favore, potresti far più piano? Mio padre sta cercando di riposare- gli chiese Marion con un mezzo sorriso implorante. Draco fissò perplesso l’uomo addormentato
–E quello che ci fa qui?- Hermione, ancora impegnata a trattenere Ron lo fissò seria
–E’ il nuovo professore di Difesa. Dicevi qualcosa Malfoy?- il serpeverde sbuffò, non era così stupido da attaccar briga davanti ad un insegnante. Il suo sguardo fu attirato dal viso addormentato di Emily poggiato casualmente sul petto di Harry. La fissò per qualche secondo in silenzio, sembrava così dolce e indifesa mentre dormiva
–Malfoy?- lo richiamò Potter stringendo la ragazza a se con fare protettivo. Imbarazzato il biondo fece un cenno di saluto alla cugina e si allontanò in fretta.

La pioggia s’infittì ulteriormente, i finestrini erano ormai di un grigio compatto e luccicante fino a che le luci non si accesero negli scomparti e nei corridoi. Emily dormiva ancora, Melen leggeva, Hermione stava raccontando a Marion di una gita che aveva fatto con i suoi a Dover mentre Harry e Ron giocavano a scacchi in silenzio. Il treno iniziò a rallentare attirando l’attenzione di tutti
–Magnifico. Ho una fame da lupi- disse Ron muovendosi a finire Harry per avere il tempo di cambiarsi
–Non è possibile che ci siamo già- disse Hermione fissando perplessa l’orologio. Il treno perdeva velocità. Mentre il rumore degli sbuffi cessava il vento e la pioggia si sentivano con maggiore chiarezza. Harry si alzò per sbirciare nel corridoio, svegliando così Emily che si guardò intorno con occhi cisposi
–Siamo già arrivati?- domandò assonnata. Il treno si arrestò con uno scossone e una serie di tonfi lontani annunciò loro che nello scompartimento bagagli parecchi bauli dovevano essere caduti. Poi, senza alcun preavviso le luci si spensero e cadde la più completa oscurità
–Che diavolo succede?- La voce di Ron risuonò vicino a Harry
–Ahia Ron, quello era il mio piede- si lamentò Hermione
–State seduti, rischiate di farvi male- suggerì la voce di Melen dall’oscurità
–Forse è un guasto..- ipotizzò Marion stringendosi di fianco al padre. Emily pulì un pezzetto di finestrino e sbriciò fuori
–C’è qualcosa che si muove laggiù. Qualcuno sta salendo sul treno-
-Fai vedere- Ron sbatté in qualcosa, probabilmente Plummy, e imprecò. La porta dello scompartimento si aprì all’improvviso e qualcuno inciampò su Harry
–Scusa.. sapete cosa.. ahia.. scusate-
-ciao Neville- disse Harry tendendo le mani al buio per afferrare l’amico
–Harry? Sei tu vero? Che succede?-
-non lo so. Siediti- ci fu un sibilo acuto e un gemito di dolore. Neville aveva schiacciato Grattastinchi.
–Vado a chiedere al macchinista che cosa succede- disse Hermione. Marion la sentì passare, udì la porta aprirsi e poi richiudersi di nuovo, poi un tonfo e due strilli
–Chi è la?-
-Chi sei tu?-
-Ginny, credo sia Hermione-
-Hermione?-
-Ginny, Matt.. che cosa fate?-
-cercavamo voi- rispose il giovane Fat
–Entrate e sedetevi-
-Non qui! Qui ci sono io- si lamentò Harry
–Ahia, accidenti!- gemette Neville
–Maledizione, dove diavolo ho infilato la bacchetta!?- borbottò Melen
–Silenzio!- disse all’improvviso una voce roca ma perentoria –Papà!- esclamò Marion. Evidentemente il professor Lupin si era finalmente svegliato.
–Lumos- la bacchetta dell’uomo illuminò l’oscurita facendo brillare due attenti occhi castani dello stesso taglio di quelli di Marion. Emily fece sedere il fratello per poi accomodarsi sulle sue gambe, Hermione prese Grattastinchi sulle ginocchia liberando un posto per Ginny e Melen riuscì ad individuare la sua bacchetta e ad imitare l’incantesimo dell’uomo, intensificando la luce nello scomparto
–Bene, ora restate dove siete-  raccomandò dirigendosi verso la porta dello scompartimento, l’aveva appena raggiunta quando quello si aprì lentamente. In piedi sulla soglia, illuminata dalle bacchette di Remus e Melen c’era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Il mantello nero era strappato in più punti ma l’avvolgeva completamente muovendosi lentamente come smosso da un vento flebile che s’insinuava tra gli strati pesanti della veste. Dalla stoffa in movimento emerse una mano grande e grigiastra, come di qualcosa di morto che fosse rimasto troppo tempo nell’acqua, la creatura respirava profondamente e il gelo calò nello scompartimento. Marion si strinse nelle spalle mentre il freddo le s’insinuava sotto la pelle e si faceva strada verso al cuore. Le sembrò d’immergersi nell’acqua fredda, gli occhi le si rovesciarono indietro mentre si appoggiava al sedile e il buio la circondava. La testa girava, girava forte poi una voce conosciuta e sconosciuta insieme emerse dalle tenebre “la bambina! Nascondi la bambina!” Marion cercò di dire qualcosa ma non riusciva a pensare chiaramente. Poi il nulla.

-Mary? Mary stai bene?- Marion aprì gli occhi lentamente, Neville la sorreggeva preoccupato e Ginny le stava dando dei piccoli schiaffetti per farla rinvenire. Dietro di loro Emily e Melen la fissavano sollevate
–Si è risvegliata professore. Harry sta meglio?- il ragazzo annuì mentre Ron e Hermione lo aiutavano a mettersi seduto
–Sto bene. Ma cosa.. cos’è successo? E cosa diavolo era quella cosa? E.. chi ha urlato?- Marion alzò lo sguardo verso di lui deglutendo
–Nessuno ha urlato, Harry- disse Ron nervoso
–Come? No io ho.. ho sentito urlare- protestò il ragazzo mentre tutti lo guardavano pallidi e preoccupati
–Anche io l’ho sentito Harry, una donna..- il ragazzo annuì sollevato, ma nessun’altro lo sembrò. Un colpo secco li fece sobbalzare tutti quanti. Il signor Lupin stava spezzando un’enorme tavoletta di cioccolato alle nocciole.
–Tenete- disse distribuendone un pezzo ad ognuno, avendo cura di dare i più grossi a Marion e Harry
–Mangiate. Vi farà bene- Marion fece come aveva detto il padre e subito si sentì meglio, nessun altro seguì il suo esempio
 –Cos’era quella cosa?- chiese Harry fissando serio l’uomo
–Un Dissennattore. Un Dissennatore di Azkaban- rispose il professore appallottolando la stagnola e infilandosela in tasca
–Mangiate, vi farà davvero bene. Io vado a parlare con il macchinista- carezzò affettuosamente la testa alla figlia poi la superò e sparì nel corridoio.
–Siete sicuri di star bene?- chiese Hermione preoccupata. Marion annuì staccando un altro morso di cioccolato, il calore tornava nel suo corpo ad ogni assaggio
–Non capisco.. cos’è successo?- domandò Harry, asciugandosi il sudore
–Beh, quella cosa.. il Dissennatore.. era li in piedi che si guardava attorno e.. cioè credo io non..non l’ho visto in faccia e..- balbettò Neville nervoso continuando a guardare preoccupato Marion
–Credevo ti prendesse un colpo. Sei diventato tutto rigido e sei caduto a terra muovendoti strano-
-Convulsioni- spiegò Hermione
–Più o meno nello stesso momento anche Marion ha fatto la stessa cosa- aggiunse Emily
–Allora il professore ti ha scavalcato. È andato verso il Dissennatore e ha preso la bacchetta magica- continuò Ginny tormentandosi il lobo dell’orecchio, come sempre quando era nervosa
–Ha detto “nessuno di noi nasconde Sirius Black sotto il mantello. Vai via” ma quello non lo ha ascoltato- disse Ron
–Allora ha tirato fuori la bacchetta e una specie di.. lupo argentato è uscito e l’ha scacciato. Doveva essere una magia molto potente- commentò Matt annusando guardingo il cioccolato.
–E’ stato orribile. Hai sentito che freddo quando è entrato?- esclamò Neville stringendosi nelle spalle
–Si, mi sentivo come se non potessi sorridere mai più- ammise Emily a bassa voce. Ginny, che si era rannicchiata vicino a Matt emise un singhiozzo e Hermione le si avvicinò immediatamente per consolarla.
–Ma.. perché solo io e Marion siamo svenuti?- Nessuno seppe rispondere alla domanda. La porta dello scomparto si aprì facendo rientrare il professor Lupin
–Ragazzi, non ho avvelenato quel cioccolato, sapete..- disse con un sorriso divertito che mise tutti molto a disagio. Velocemente s’infilarono i pezzi di dolce in bocca, godendosi la sensazione di meraviglioso calore che gli donava. Harry sentì lo sguardo dell’uomo su di se e abbassò lo sguardo imbarazzato
–Stai bene Mary?- la ragazza annuì andando ad abbracciare il padre
–Si, ma è stato orribile- l’uomo ricambiò l’abbraccio e la fece accomodare sulle sue ginocchia mentre si risedeva al suo posto
–Saremo a Hogwarts tra dieci minuti. Forse è il caso che vi cambiaste.-

Il resto del viaggio trascorse in silenzio. Finalmente il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade e tutti sciamarono sul binario cercando di proteggersi dalla pioggia come meglio potevano. La voce di Hagrid richiamò quelli del primo anno e Matt si affrettò ad avvicinarsi con un cenno di saluto alla sorella e ai suoi amici
–E vedi di farti mettere in Grifondoro!- gli urlò dietro Emily mentre il ragazzo le rivolgeva un’occhiata esasperata.
–Andiamo- Harry, sentendosi osservato si affrettò a salire sulla carrozza, seguito immediatamente da Hermione e Ron, Emily invece si fermò stupita davanti alla carrozza. Melen le posò una mano sulla spalla
–Sono i Thestral. Si occupano loro di portare le carrozze- spiegò fissando l’ossuto cavallo nero che spiegava le ali in attesa
–Io non.. non li ho mai visti- mormorò Emily guardandolo incantata
–Solo chi ha visto la morte può vedere loro. E’ successo qualcosa durante le vacanze?- la rossa annuì salendo a sua volta sulla carrozza, cercando di scacciare indietro il pensiero di nonna Rosalia morta tra le sue braccia e del suo ultimo enigmatico messaggio. Nessuno parve farci troppo caso, tutti troppo sconvolti da quanto avvenuto sul treno. Scesero dalla carrozza sempre in silenzio e si avviarono verso il castello
–Sei svenuto,Potter? Paciock ha detto la verità? Sei davvero svenuto?- la voce strascicata di Malfoy li bloccò sul posto mentre il biondo li sorpassava per bloccare la strada a Harry.
–Levati dai piedi Malfoy!- intimò Ron con la mascella contratta. Prima che il biondo rispondesse però intervenne Remus, appena sceso dalla carrozza dietro la loro insieme a Marion
–C’è qualche problema?- domando con voce gentile avvicinandosi al gruppo
–Oh, no. Nessun problema.. professore- rispose il biondo guardando sarcastico i vestiti da poco dell’uomo prima di allontanarsi.
–Beh, meglio così. Io devo andare. Ci vediamo presto, piccola.- disse dando un buffetto a Marion
–e anche con voi ragazzi- aggiunse prima d’incamminarsi nel castello. Il piccolo gruppetto lo seguì in poco tempo. Si erano appena tolti i mantelli nella Sala d’Ingresso quando la professoressa McGonagall li chiamò dalle scale
–Potter! Granger! Black! Lupin! Voglio vedervi subito!- i ragazzi si guardarono perplessi dirigendosi verso la donna a sguardo basso, la professoressa McGonagall aveva la strabiliante capacità di farti sentire in colpa anche se non avevi combinato alcunché.
–Oh non fate quelle facce, non siete nei guai. Voglio solo parlarvi nel mio ufficio- disse loro con un sorriso divertito
–Voi potete andare avanti- aggiunse rivolta a Ron e Emily  che non se lo fecero ripetere due volte. Si sedettero al loro tavolo tenendo i posti anche per i loro amici
–Chissà cosa vorrà da loro- chiese Ron. Emily scosse la testa
–Probabilmente vorrà assicurarsi che Harry e Mary stiano bene- il rosso annuì
–Si ma che c’entrano Hermione e Melen?- prima che la Fat ipotizzasse alcunché la porta della Sala Grande si aprì, lasciando entrare i ragazzini del primo anno guidati da Mirice. Matt si distingueva dalla folla con il suo profilo alto e dinoccolato. Mentre tutti si guardavano intorno meravigliati e intimoriti lui appariva sicuro, non fece una piega nemmeno quando il cappello Parlante si mise a cantare. Mirice, facendo le veci della madre, iniziò a chiamare i ragazzini uno per volta e in ordine alfabetico. Matt studiò la Sala Grande con cipiglio severo, erano due anni che sognava di essere li e finalmente il suo momento era arrivato. Sua sorella gli sorrise radiosa quando i loro occhi s’incrociarono e si costrinse a ricambiare il sorriso, sapeva che quello che aveva in mente non le sarebbe piaciuto. Il fatto era che, mentre la sorella non aveva dato peso alla profezia della nonna lui ci aveva pensato moltissimo. Ci aveva pensato e aveva cercato di collegare quello che le raccontava Emily e quello che dicevano i libri e quello che ne era uscito non era per nulla rassicurante. Ecco perché aveva deciso di farlo. Doveva proteggere sua sorella e la sua famiglia e quello era l’unico modo.
–Matthius Beltram Fat- chiamò Mirice e lui si avvicinò allo sgabello lasciando che la donna gli mettesse il Cappello Parlante. Era ora di andare in scena.

-Serpeverde- Emily spalancò la bocca inorridita. Non poteva crederci. Suo fratello un.. un..
–IO MI OPPONGO!- urlò alzandosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo. Tutti la guardarono perplessi
–Si oppone all’ammissione di Finchler Hannan?- chiese Mirice perplessa mentre una ragazzina bionda la guardava terrorizzata e sull’orlo delle lacrime
–No, mi oppongo al verdetto di quello stupido cappello su mio fratello! Matt non può essere un Serpeverde!- Qualcuno ridacchiò, molti scossero la testa, Matt alzò gli occhi al cielo. Aveva sottovalutato la drammaticità di sua sorella.
–Signorina Fat, mi rincresce comunicarle che ne lei ne io abbiamo il potere di modificare lo smistamento del cappello. La casa di Serpeverde ha sfornato molti validi maghi, suo fratello starà benissimo tra loro. E ora lasci che si prosegua con la cerimonia- Dumbledore la invitò a risedersi e lei lo fece senza però smettere di lanciare occhiate di fuoco al cappello. Se avesse potuto probabilmente il Cappello Parlante avrebbe sudato freddo. Matt si sedette al suo nuovo tavolo e non si stupì poi troppo quando i suoi “compagni” si scansarono da lui guardandolo storto. In fondo era un nato babbano in un covo di razzisti, era come se una persona di colore si fosse presentata al Ku Klux Klan chiedendo di essere ammessa: pericoloso e insensato.
–Ciao- un ragazzo di colore dall’aria simpatica gli sorrise incoraggiante
–Mi chiamo Blaise, e non preoccuparti, smetteranno di fare gli idioti in poco tempo- lo rassicurò. Matt ricambiò il sorriso stringendo la mano che lui gli offriva, forse la situazione non era così disperata come sembrava.

Harry  e gli altri tornarono a smistamento concluso. Come aveva previsto Emily la McGonagall voleva assicurarsi che Marion e Harry stessero bene e parlare con Melen e Hermione dei loro orari, tutti parvero piuttosto stupiti dallo smistamento di Matt. Ma Dumbledore si stava alzando insieme per il consueto discorso e il malumore di Emily passò in secondo piano
–Benvenuti e Bentornati a tutti. Devo dirvi alcune cose importanti quindi credo sia meglio farlo prima che il nostro ottimo banchetto e la giusta stanchezza abbiano la meglio sulla vostra capacità ricettiva- qualcuno sorrise, la McGonagall scosse la testa
–Come oramai tutti saprete dalla perquisizione dell’espresso, i Dissennatori di Azkaban sono stati mandati qui dal Ministero per fare la guardia alla nostra scuola. Pattugliano tutti gli ingressi e voglio essere chiaro quando vi dico che non vanno presi in giro con travestimenti o mantelli dell’invisibilità. Sono creature pericolose e spesso peccano di eccesso di zelo faticando a riconoscere un mago dall’altro. Conto sui prefetti e sui capiscuola affinché nessuno entri in conflitto con loro.- Fece una pausa passando lo sguardo sui volti dei suoi allievi
–Per passare a fatti più leggeri. Vorrei che vi uniste a me nel dare il benvenuto a due nuovi membri del corpo insegnanti. Uno è il professor Remus John Lupin, che ha gentilmente accettato la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure- Risuonò un applauso flebile e solo le persone che si erano trovate nello scomparto con lui sembrarono davvero entusiaste della sua nomina.
–Guardate Mirice e Piton..- sussurrò Ron. Mentre la donna lo guardava quasi teneramente il professore lo guardava con aperto disgusto
–beh, lei ha detto che erano amici no? E probabilmente Piton è furioso per aver perso nuovamente la cattedra che voleva- disse Hermione facendo spallucce. Nessuno obbiettò ma a Melen parve che l’espressione dell’uomo fosse piuttosto esagerata per della semplice invidia
–L’altro è il nostro amato guardiacaccia, il signor Rubeus Hagrid, che prenderà il posto del professor Kettleburn come insegnante di Cura delle Creature Magiche.- Hagrid sorrise felice e imbarazzato mentre veniva salutato da un fragoroso applauso, sentito specie dai Grifondoro.
–Dovevamo immaginarlo. Chi altro poteva farci comprare un libro che morde?- esclamò Ron battendo le mani entusiasta.
 

Angolo dell’Autrice e della Postatrice:
Ed ecco qui. Come promesso siamo tornate sulla “retta via”. Mi sa che questo si potrebbe considerare il primo vero capitolo del terzo anno. Si, credo anche io. Non ho voluto cambiare molto, probabilmente l’aggiunta più importante è stato che anche Marion è svenuta. Avendo un vissuto simile a Harry ed essendo di per se piuttosto sensibile mi pareva ci stesse. Qualche giorno dopo al cappello Parlante fu dato fuoco... Ma va là! XD Certo Em ci metterà un po’ ad accettare la cosa.. Chissà cosa diavolo ha in mente Matt.. Eh.. lo scoprirete solo leggendo. Detto questo ecco a voi Matt e noi ci sentiamo presto. Ciao ciao Vale e Lisa
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Capitolo 37
*** 3.5 Artigli e foglie di té ***


3.5 Artigli e foglie di tè

Di solito Melen era la prima a svegliarsi. Probabilmente per via della sua natura non necessitava di molte ore di sonno per sentirsi completamente riposata e questo era un grande vantaggio per una persona che amava avere tutto sotto controllo come lei. Ma quella mattina non solo non era la prima, ma a batterla era stata quella dormigliona di Emily. La mora guardò perplessa l’amica infilarsi un paio di comodi pantaloni e una larga felpa che, con tutta probabilità, apparteneva a Matt e cercare di sgattaiolare verso l’uscita senza far rumore, impresa abbastanza complicata per lei.
–Dove vai? Sono solo le cinque..- Emily sobbalzò presa di sorpresa e un manico di scopa nuovo di zecca le sfuggì di mano rimbalzando sul pavimento di pietra
–Mel, mi hai fatto prendere un colpo!- sussurrò la Fat portandosi una mano al petto -Tra qualche giorno Baston farà i provini per il posto di cercatrice della Spinnet e io ho tutta l’intenzione di entrare in squadra- spiegò con un sorriso deciso chinandosi a raccogliere la sua Firebolt. La mora la fissò in silenzio per qualche secondo prima di concedersi un sospiro
–Em non c’è bisogno che fingi. So benissimo che lo smistamento di Matt ti..-
-Va bene- la interruppe la castana sforzando un sorriso e abbassando lo sguardo nel vano tentativo di risultare più convincente –Va bene, davvero- ripeté vedendo l’espressione poco convinta di Melen –Io volevo fosse un Grifondoro per.. beh è stato egoistico da parte mia. E’ giusto che lui faccia le sue scelte anche se non sono quelle che vorrei. Sta crescendo..- sentì le lacrime pizzicarle gli occhi e le asciugò con forza –Quindi va bene e ora vado, io.. voglio finire prima di colazione. Ci vediamo dopo- Melen la guardò uscire dalla camera senza cercare di fermarla, forse aveva solo bisogno di ragionarci un po’ su.

Uno degli indubbi vantaggi dell'avere una camera singola era la libertà di fare quello che ti pareva. Compreso ovviamente sgattaiolare fuori dal castello all'alba per andare ad allenarsi a Quidditch. Si diresse al campo senza fretta, godendosi l'aria frizzante della prima mattinata. In generale non amava svegliarsi presto ma forse "svegliarsi" non era il termine giusto in quel caso, in verità non è che avesse dormito molto. E per un motivo che gli faceva una rabbia assurda. Alzò lo sguardo verso gli alti anelli del campo da gioco, qualcuno gli aveva rubato l'idea. Socchiuse gli occhi grigi per cercare di riconoscere il seccatore e il suo cuore perse un battito. Quella sarebbe stata una pessima giornata..

Un tiro. Era quasi un ora che lanciava e il braccio iniziava a dolerle terribilmente. Due tiri, tre. La pluffa disegnava veloci linee nell’aria ma un portiere sarebbe ancora riuscito a pararle e la scopa pendeva un po’ sulla sinistra diminuendo la precisione del tiro, ancora non ci siamo.. Atterrò sul campo respirando affannosamente, rimpiangendo di non essere passata dalle cucine per farsi dare qualcosa da bere.
–E’ facile a porta vuota Fat. Stai pensando di fare le selezioni?- Draco, appoggiato a uno dei pali la fissava serio, nessun sorriso di scherno. Strano.
–Cosa ci fai qui Malfoy? Non dovresti essere a letto o a fancu..- il biodo alzò una mano per fermare l’imprecazione della ragazza indicando la sua nimbus con il capo
–Una signorina non dovrebbe usare quelle brutte parole, Fat. Pensavo di allenarmi un po’, presto inizierà la stagione e ho tutta l’intenzione di non far prendere nemmeno un boccino a San Potter- Emily fece una smorfia scuotendo la testa
–Beh il campo è abbastanza grande per entrambi. Non ho voglia di litigare quindi vedi di non starmi tra i piedi- concesse rialzandosi in volo e puntando alle porte. Mirò a quella centrale, la pluffa disegnò una parabola nell’aria dirigendosi nel cerchio con precisione ma fu intercettata dal Serpeverde. Draco ghignò passandole la palla con forse un po’ più della forza che sarebbe necessaria
–Non sono un portiere ma quel tiro era proprio fiacco Fat. Se questo è il meglio che sai fare quest’anno vincere la coppa sarà una passeggiata- Emily lo fissò furibonda, odiava essere sminuita, specie da lui! Questa volta optò per un tiro ad effetto, volò velocemente verso destra calamitando l’attenzione del suo avversario per poi tirare violentemente nel cerchio di sinistra.
–Punto! Grifondoro segna!- urlò entusiasta alzando le mani al cielo in segno di vittoria e esibendosi in un poco femminile gesto dell’ombrello. Draco sorrise a sua volta
–Non male. Vediamo chi arriva prima a 100- detto questo recuperò la pluffa e si lanciò dall’altra parte del campo, Emily gli fu subito dietro. Quando, verso le sei e mezza, Melen, preoccupata per l’amica, apparve ai limiti del campo si stavano ancora allenando. Seguì stupita i due rivali sorridersi con aria di sfida mentre si rubavano la palla a vicenda, giocando sia come portieri che cacciatori senza segno alcuno del solito astio e sorrise tra se e se
–Ma guarda un po’.. Che tu abbia trovato la tua eccezione Draco?- mormorò voltandosi per tornare verso il castello,un sorrisetto soddisfatto a incresparle il volto pallido. –Direi che può bastare- disse Draco planando dolcemente verso l’erba umida del mattino e asciugandosi il sudore che gli imperlava la fronte
–Considerato che è per Grifondoro, non dovresti aver problemi alla selezione- Emily fece una smorfia dandogli un pugnetto sul braccio, lui sorrise fingendo un dolore inesistente solo per darle soddisfazione. Ci fu un attimo di silenzio che nessuno dei due sapeva come riempire e Draco ne approfittò per dire quello per cui, in effetti, non aveva fatto marcia indietro quando l'aveva vista sorvolare lo stadio.
-Blaise ha preso in simpatia tuo fratello. Credo che non avrà problemi quindi non.. non preoccuparti- la ragazza abbassò lo sguardo mordicchiandosi l’interno della guancia nervosamente, senza notare il disagio del ragazzo nel suo impacciato tentativo di consolazione. Ne chiedendosi il perché lo stesse facendo.
–Come fai a dirlo? E’ un nato babbano e in questi anni mi è parso d’intuire che la cosa a voi non vada proprio a genio.. Matt è solo un bambino e loro lo offenderanno, gli faranno degli scherzi e io non potrò fare nulla perché lui non me lo dirà e..-
-Fat piantala di comportarti da stupida. Tuo fratello non è un moccioso, ne un ritardato. Sa difendersi benissimo da solo- Emily lo fissò furiosa
–E tu che diavolo ne sai? Non lo conosci nemmeno!- Draco ricambiò lo sguardo impassibile
–Ho visto come ha messo a posto i primi idioti ieri sera, forse sei tu a non conoscerlo per niente- lo schiaffo volò prima ancora che Emily se ne rendesse conto. Malfoy la fissò in silenzio sfiorandosi la guancia offesa, la castana aveva gli occhi gonfi di lacrime e il viso arrossato. Spaventosamente fragile e ferita, terrorizzata all'idea di perdere il fratello e incapace di accettare un eventuale distacco. Fragile, il solo pensare a Emily come "fragile" gli dava uno strano senso di pesantezza allo stomaco, la stessa sensazione che non lo aveva fatto dormire e che lo mandava in bestia per la sua incoerenza
–Mpf questo non cambierà le cose Fat. Dovresti accettarlo- Si lanciarono un ultimo sguardo astioso prima di voltarsi le spalle. La complicità che gli aveva accompagnati poco prima era completamente sparita.

-Emily?- domandò Fred quando Ron, Melen, Harry, Marion e Hermione si sedettero al tavolo della colazione. Il fratello scrollò le spalle allungando le mani verso il pane tostato mentre Hermione le due ragazze scuotevano la testa.
–Ha detto di volersi allenare per le selezioni di Quidditch. E’ uscita stamattina presto- rispose Melen con un sorriso enigmatico versandosi il solito tè. George passò loro dei fogli sbirciando il viso corrucciato di Harry. Normalmente Marion avrebbe fatto di tutto per cercare di far dimenticare all'amico l'affronto subito dal suo orgoglio ma quella mattina non ne aveva la forza. In fondo anche lei era ancora scossa e l'urlo disperato di quella donna continuava a risuonarle nella mente. Sapeva com'era morta sua madre e non le ci era voluto poi molto per intuire che quella voce appartenesse a lei, e il fatto di non averla riconosciuta la turbava quasi quanto il fatto che il ricordo fosse tornato a galla così improvvisamente. Sospirò inzuppando di malavoglia un biscotto ne caffelatte e facendo vagare lo sguardo sui suoi compagni. Neville incrociò il suo sguardo e la salutò con un sorriso, arrossendo appena. Sorrise a sua volta, ultimamente lei e Neville erano molto uniti, il ragazzo le aveva inviato moltissime lettere durante le vacanze e si erano anche incontrati a Diagon Alley a inizio luglio per comprare il regalo di compleanno di Harry. Stava giusto pensando che era anche teneramente carino quando notò che c'era qualun altro ad osservarla. Scostò appena lo sguardo da Neville e incontrò gli occhi verde acqua di Adam. Il moro la fissava enza astio ne sorriso, ma con un intensità che la fece tremare. Completamente rossa e decisamente confusa decise di concentrarsi su qualcos'altro. Guardò lievemente preoccupata il suo orario, era riuscita ad ottenere dei voti decenti l’anno prima solo grazie a un impegno costante e molte ore di studio supplementare e ora il nuovo orario le sembrava quasi una condanna a morte, considerando la mole di lavoro che le nuove materie avrebbero di certo aggiunto alle sue giornate. Sospiro afflitta sbirciando gli orari di Hermione e Melen. Entrambe le ragazze si erano iscritte a tutti i corsi disponibili per il loro anno e la loro scheda era praticamente sempre piena, ma non era questa la cosa strana
–Deve esserci un errore in questo orario, non c’è abbastanza tempo per fare tutte quelle lezioni- commentò Ron sfilando il foglio dalle mani di Hermione che cercò di riprenderlo senza successo
–Ci siamo organizzate insieme alla McGonagall, sarà un po’ pesante all’inizio ma ce la faremo- replicò Melen scambiandosi uno sguardo d’intesa con la bionda
–Ma è impossibile!- proseguì Ron corrugando le sopracciglia –Insomma alle nove avete Divinazione e poi, sempre alle nove, dovete trovarvi anche ad Aritmanzia e a Babbanologia! Insomma, per quanto siate brave, come diavolo fate a frequentare tre lezioni contemporaneamente?- Hermione e Melen alzarono gli occhi al cielo nel medesimo istante e con la medesima faccia, cosa che divertì moltissimo Harry e Marion
–Insomma Ron, che te ne frega se i nostri orari sono un po’ affollati?- chiese Hermione esasperata mentre Melen le batteva partecipe una mano sul braccio. L’arrivo di Emily insieme a Hagrid interruppe la discussione. L’omone sorrideva euforico muovendo ampiamente le braccia mentre illustrava qualcosa alla ragazzina che lo ascoltava rapita, conoscendoli Marion non poté evitare di rabbrividire nell’immaginare quale discorso potesse prenderli così
–Buongiorno ragazzi! Em mi ha aiutato a sistemare le ultime cose per la mia prima lezione! Sarà uno spasso vedrete. Io un professore! Ancora non mi sembra vero..- esclamò dirigendosi quasi saltellando al tavolo degli insegnanti seguito da parecchi sguardi perplessi.
–Ciao piccola, allora com’è andato l’allenamento?- chiese Fred facendole posto accanto a lui con un sorriso. Le guance della ragazza presero fuoco mentre abbassava lo sguardo nervosamente
–Non c’è male. Io.. credo di essere pronta. Oh ma sono quasi le nove! Forse dovremo cominciare ad andare non credete?- rispose velocemente svuotando il bicchiere di succo d’ananas di Ron (che tentò di protestare sputacchiando pezzetti di uova ovunque e guadagnandosi uno scappellotto da una schifatissima Hermione) e infilandosi qualche biscotto nelle tasche degli shorts arancioni che portava sotto la gonna della divisa. Prese per mano Marion facendola alzare quasi di peso e sfiorò le labbra di Fred con un bacio
–a dopo- esclamò iniziando a correre fuori trascinandosi dietro una povera Marion che tendeva inutilmente le mani verso i suoi amici in una muta richiesta d’aiuto. Melen ridacchiò sotto i baffi alzandosi a sua volta
–Beh, in effetti ha ragione. La lezione di Divinazione si tiene in una stanza in cima alla torre nord- Ron, Harry e Hermione annuirono salutando i gemelli e seguendo l’esempio dell’amica
–Certo che però Em oggi è proprio strana- borbottò il rosso finendo velocemente il suo caffè.

Nonostante frequentassero Hogwarts già da tre anni non avevano visitato tutto il castello e la torre nord era uno dei tanti posti in cui non erano mai stati. Ci misero quasi mezz’ora a trovare la strada e in effetti solo il provvidenziale aiuto dello strano piccolo cavaliere dipinto in un quadro riuscì a farli arrivare alla torre in tempo per la lezione. Emily e Marion erano già li con la maggior parte della classe e tutti parevano abbastanza perplessi. Ron e Hermione si poggiarono ansimanti al muro, maledicendo tutti i duecentoquarantatre scalini che servivano per arrivare li e Marion gli diede immediatamente man forte
–Pensate che quella pazza mi ha costretta a farli di corsa!- esclamò guardando in tralice Emily, che non sembrava minimamente provata dalla cosa e si guardava intorno dubbiosa
–Niente porte. Niente quadri o statue che indichino entrate segrete.. Forse abbiamo sbagliato torre..- ipotizzò mentre qualcuno gemeva disperato alla possibilità di essersi fatto una scarpinata inutile
–Li c’è una botola- fece notare Melen indicando il soffitto. Una targa d’ottone era incastonata al centro
–Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione- lesse Harry –Ma come facciamo a salire?- Come in risposta alla sua domanda, la botola si aprì e una scala argentata calò fino ai piedi del ragazzo, creando il silenzio –Fico- disse qualcuno, ma la maggior parte dei ragazzi la fissavano dubbiosi e guardinghi.
–Dopo di te- disse Ron sorridendo all’amico che, non volendo farsi dare del codardo più di quanto tutti stavano già facendo per lo svenimento sul treno, non se lo fece ripetere due volte. Spuntò nell’aula più strana che avesse mai visto. In effetti più che di un aula aveva l’aspetto di una specie di sala da tè vecchio stile stipata in un solaio dal soffitto basso. Ospitava almeno venti tavolini rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate e le numerose lampade erano drappeggiate con sciarpe rosso scuro. C’era un caldo soffocante, e il fuoco ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame pieno d’incenso, che riempiva la stanza di un odoroso profumo di cannella e lavanda. Gli scaffali che correvano tutt’intorno ai muri circolari erano stipati di piume dall’aria polverosa, mozziconi di candele, scatole di vecchie carte per la lettura dei tarocchi, innumerevoli sfere di cristallo diverse per dimensione e colore e una gran varietà di tazze da tè. A Emily parve uno di quei tendoni delle zingare del circo, quelli in cui, per pochi dollari, ti viene letta la mano e dato un brutto portafortuna in fil di ferro che le sue ex compagne di scuola trovavano intriganti. A lei venne solo da pensare che l’odore di cannella non le piaceva per nulla
–Dov’è?- domando Ron guardandosi intorno.
–destra- sussurrò Melen in risposta. Una voce dolce e misteriosa uscì dall’oscurità dove indicato dalla vampira
–Benvenuti. E’ bello vedervi in carne e ossa finalmente- disse una donna eccessivamente magra e alta come un forchettone avvicinandosi a loro in un tintinnio di bracciali. I capelli cespugliosi coloro caramello le circondavano il viso lungo e deformato da un enorme paio di occhiali come una nuvola di zucchero a velo. Uno scialle lievemente brillantinato le avvolgeva le spalle ossute, le braccia erano piene di bracciali così come il collo, stracolmo di collane di perline o recanti strani ciondoli
–Sedete, ragazzi miei, sedete- invitò la professoressa Cooman prendendo posto in un’ampia poltrona davanti al camino. Dato che i tavoli potevano ospitare solo quattro persone Melen, Marion e Hermione si unirono a Neville, mentre al tavolo di Harry, Emily e Ron si aggiunse un ragazzo biondo di Tassorosso.
–Io sono la professoressa Cooman e ritengo difficile che mi abbiate già visto. Trovo che scendere nel caos della scuola turbi il mio Occhio interiore- rivelò con aria di superiorità.
–Perfetto, un altro idiota. E pensare che ci eravamo appena liberati di Allock..- sibilò Melen seccata guadagnandosi un’occhiataccia di Hermione. Ma la professoressa non parve averla sentita e continuò imperterrita la propria presentazione
–Se siete qui vuol dire che avete deciso di frequentare Divinazione, la più difficile delle arti magiche. Devo dirvi fin d’ora che pochissimi maghi posseggono il dono di trascendere il tempo con la Vista e sbirciare cose che devono ancora venire. I libri vi aiuteranno solo per parte del percorso, se non possedete il Dono. Tu ragazzo- disse improvvisamente indicando Neville che sobbalzò preoccupato sulla sedia rischiando di cadere sul pavimento
–Sta bene tua nonna?- Neville deglutì
–Credo di si- la donna scosse la testa tristemente
–Non ne sarei così sicura se fossi in te- Ignorò l’espressione allarmata di Neville e riprese tranquillamente –Quest’anno partiremo dai metodi base della Divinazione. Il primo semestre sarà dedicato alle foglie di tè mentre nel prossimo passeremo alla lettura della mano e, comunque, cara- disse rivolgendosi improvvisamente a Calì Patil –guardati da un uomo con i capelli rossi- la ragazza scoccò uno sguardo stupito a Ron, che era dietro di lei, e allontanò la sedia preoccupata. –Infine ci occuperemo dei presagi con le Sfere di Cristallo, se avremo finito con quelli di fuoco, naturalmente. Purtroppo, a febbraio la classe sarà decimata da una brutta influenza e io stessa perderò la voce. E intorno a Pasqua uno di noi ci lascerà per sempre.- un silenzio teso seguì questa dichiarazione –Tu, cara, ti dispiace passarmi la teiera d’argento?- chiese a Marion, che si affrettò a eseguire affascinata –Grazie cara e, una promessa fatta a se stessa se non rispettata porta terribili sfortune- Marion impallidì visibilmente sbirciando il viso di Adam, seduto giusto qualche sedia dietro di lei. La professoressa preparò il tè per poi passare per i banchi e riempire le varie tazze –Dividetevi in coppie e cercate di leggere le foglie di tè del vostro compagno, io passerò tra i banchi a controllare e a consigliarvi- Neville prese la tazza di Marion e fissò indeciso
–ecco qui c’è una specie di.. albero capovolto che vuol dire "situazioni difficili in famiglia". Poi c’è un H che.. ehm.. indica un comportamento che sfavorisce l’inizio di un rapporto di coppia, però girando da questa parte sembra più una mezzaluna quindi.. confusione..- il ragazzo si grattò la testa imbarazzato –Mi sa che non ho il Dono- si scusò, Marion scosse la testa con un sorriso
–N-non.. non preoccuparti Neville, va tutto bene.- cercò di rassicurarlo, in realtà la lettura la rendeva lievemente inquieta. Al suo fianco Hermione e Melen tentavano d’interpretare le foglie senza una particolare emozione, pareva che entrambe fossero d’accordo nel ritenere l’intera lezione un’enorme perdita di tempo. Anche Ron non sembrava cavarsela meglio
–Una pecora forse..- tentò guardando perplesso la tazza di Harry mentre Emily rideva divertita
–Oh io non riderei tanto se fossi in te. Qui c’è un albero capovolto, un serpente e una mela, quindi vuol dire..- intervenne Gregor, il Tassorosso. Emily lo interruppe divertita
–cerca di non seguire l’esempio di Eva. Non fidarti delle serpi- propose facendo ridacchiare l'intero tavolo. Attirata dalle risate la professoressa Cooman si avvicinò a loro con un’espressione scocciata
–Fai vedere caro..- disse a Ron, allungando la mano per prendere la tazza di Harry. Ci sbirciò dentro per poi lasciarla andare con un urlo angosciato
–Oh mio caro ragazzo.. io ho.. oh povero caro. Tu hai il Gramo- disse spalancando gli occhi in maniera teatrale. Quasi l’intera classe trattenne il fiato orripilata.

Nessuno ebbe molta voglia di parlare dopo la lezione. Hermione e Ron avevano litigato di nuovo, Melen e Emily sembravano assorte nei propri pensieri e Marion non riusciva a fare a meno di pensare al monito della Cooman. Per quanto cercasse di ripetersi che era stupido farsi condizionare così da quella donna le sue parole le rimbombavano nella testa insieme a quelle di Neville sul contenuto delle sue foglie di té. Era ovvio che si riferivano ad Adam ma non riusciva a capire se le rivelavano anche l’esito della sua dichiarazione o meno..
–Abbiamo cura delle creature Magiche- la voce di Harry sembrò riportare alla realtà l’intero gruppo e tutti si dimostrarono piuttosto contenti dalla prospettiva di una lezione all’aperto, anche se temevano il genere di Creature Magiche che avrebbero dovuto studiare.. Hagrid li aspettava davanti alla sua capanna visibilmente impaziente d’incominciare. Al suo fianco Thor e Plummy alzarono appena lo sguardo per salutare i nuovi venuti, ovviamente Plum si avvicinò immediatamente a Emily –Molto bene, ci state tutti vedo.- esordì con un sorriso contento –C’ho preparato una cosa specialissima per voi! Vedrete, vi piacerà moltissimo- alcuni ragazzi si guardarono preoccupati. Melen si ritrovò a pregare perché non decidesse di presentare Aragog alla classe e, vedendo l’espressione di chi l’aveva accompagnata in quell’avventura, avrebbe potuto giurare di non essere l’unica a sperarlo.
–Ma prima.. aprite i vostri libri a pagina..-
-Come?- disse la voce fredda di Draco Malfoy
–Eh?- disse Hagrid fissandolo dubbioso
–Come facciamo ad aprire i nostri libri?- ripeté Draco, indicando la sua copia del Libro Mostro dei Mostri, tenuta chiusa con uno spesso spago. Anche gli altri estrassero i loro libri, alcuni li avevano fermati con una cintura, altri con nastri, cordoncini o scotch.
–Nes.. nessuno di voi è riuscito ad aprire il suo libro?- chiese Hagrid disorientato passando lo sguardo sulla classe
–Io si- esclamò Emily alzando la mano, il libro innocentemente aperto nel’altra. Hagrid le sorrise riprendendo un po’ del suo entusiasmo
–Immaginavo che tu ce la avrebbi fatta. Bastava accarezzarlo, ragazzi- spiegò come se fosse la cosa più semplice del mondo. Prese il libro di Hermione liberandolo dal Magicscotch –Guardate- il libro tentò di morderlo ma lui passò il dito lungo il suo dorso e quello si aprì immediatamente.
–Oh, che sciocchi!- sibilò Malfoy –Dovevamo accarezzarli! Perché non l’abbiamo capito subito?-
-beh sono..divertenti, no?- chiese Hagrid in tono incerto, purtroppo sembrava che solo Emily condividesse quell’opinione
–Oh, un vero spasso! Un libro che cerca di mangiarti le mani quando lo aprì? Fantastico.. il prossimo anno perché non uno che ti prende a calci sui denti?- continuò il serpeverde facendo ridacchiare la classe.
–chiudi quella boccaccia Malfoy, o te la chiudo io- intimò Emily notando l’espressione umiliata dell’amico.
–mm, che c’è Fat? Devo accarezzare anche te per farti stare al tuo posto?- replicò subito il ragazzo. Melen sospirò passandosi stancamente una mano sugli occhi, dov’era finita l’armonia di quella mattina?
–Niente risse prima di pranzo- borbottò Hagrid incoerentemente –E ora voi state qui e io.. vado a prendere le creature magiche da studiare.. pagina 523..- si allontanò da loro e si addentrò nella foresta, per tornare poco dopo in compagnia di una dozzina di enormi creature. Marion spalancò la bocca sorpresa, erano le creature più strane che avesse mai visto, il corpo era di un cavallo fino alla schiena, che iniziava a ricoprirsi di piume e penne, finendo con la testa di un aquila.
–Sono Grifoni?- chiese ad alta voce Pansy Parkinson aprendo il suo libro alla pagina indicata da Hagrid. Melen scosse la testa
–I grifoni hanno metà del corpo da leone. Sono Ippogrifi.- spiegò fissando preoccupata i grossi becchi feroci e gli artigli letali delle zampe anteriori.
–Esatto Melen, sono meravigliosi non è vero?- in effetti, superando il primo moto di spavento per una cosa metà cavallo e metà aquila, non si poteva che apprezzare il mantello lucido che degradava in morbide penne verso il capo, e gli occhi intelligenti di quelle creature.
–Ora se volete venire più vicini..- Emily si fiondò di fianco a Hagrid con gli occhi che le brillavano, nessun altro sembrava ansioso di seguire il suo esempio ma Melen, Harry, Ron, Hermione e Marion si fecero coraggio per non deludere l’amico. Pian piano anche il resto della classe si strinse cautamente intorno alle creature.
–Bene. Allora, la prima cosa da sapere sugli ippogrifi e che sono molto orgogliosi e facilissimi da offendere. Mai insultarne uno perché potrebbe essere l’ultima cosa che fate- lo sguardo di tutti fu calamitato dagli artigli affilati e i ragazzi deglutirono preoccupati.
–Dovete avvicinarvi, fare il primo passo, inchinarvi e attendere. Se anche lui vi fa un inchino potete toccarlo. Se non lo fa.. beh correte più veloci che potete. Em, ti scoccia fare una piccola dimostrazione?- la ragazza annuì emozionata, sembrava non aspettasse altro.
–Emily mi ha aiutato spesso quindi ci sa fare- spiegò mentre la rossa si avvicinava a un ippogrifo color bronzo che la fissava guardingo. Emily fece un aggraziato inchino sollevando i lati della gonna e chinando elegantemente il capo. Melen la fissava preoccupata e pronta ad intervenire, conosceva il genere di creature che piacevano alla sua amica e Hagrid e sapeva che in genere erano capacissime di staccarti la testa in un secondo. Ma non ci furono problemi, l’animale rispose quasi subito al saluto della ragazza per poi avvicinarsi e tirarle affettuosamente un boccolo ramato. Hagrid rise soddisfatto
–Beh, Mandarancio è ancora piuttosto giovane e questo in genere è un problema perché i ragazzi sono molto irascibili. Si riconoscono dalla stazza e dalla grandezza delle ali, meglio evitarli se si può.- spiegò mentre i ragazzi annuirono rapiti. Marion sorrise contenta, la lezione stava andando molto meglio del previsto. Emily tornò al suo posto e Hagrid rialzò il viso sulla classe
–Bene, chi è il prossimo?- Per risposta la classe si ritrasse preoccupata. Tutti sapevano che Emily seguiva spesso il guardiacaccia quindi ritenevano la sua "prova" come quella di uno stantmen professionista.. e le raccomandazioni di Hagrid non avevano fatto altro che intimorire ancora di più i suoi allievi. Melen stava per alzare la mano rassegnata quando la voce di Harry la bloccò sul posto
-Vengo io- un mormorio preoccupato serpeggiò tra la classe
-Oh Harry, ricordati delle foglie di té!- disse Calì Patil in tono drammatico, Emily sbuffò
-Non preoccuparti, andrà tutto bene. Fierobecco è in gamba- cercò d'incoraggiarlo indicando il bell'ippogrifo grigio ferro che Hagrid gli stavo portando vicino. Ancora una volta Melen sentì la preoccupazione prenderla e si costrinse a rimanere calma. La verità era che si era scoperta protettiva in modo quasi imbarazzante verso i suoi amici e vederli rischiare la pelle con quella facilità non era certo un toccasana per i suoi nervi. Qualcosa le sfiorò la mano e abbassando appena lo sguardo notò che era quella di Hermione
-Andrà tutto bene. Hagrid non lo metterebbe mai in pericolo- la rassicurò la bionda cercando di dissimulare a sua volta la preoccupazione. Melen preferì non ricordarle la storia di Aragorn, limitandosi ad annuire. Andò tutto magnificamente, Harry sembrava fortemente a disagio ma riuscì addirittura a cavalcare l'ippogrifo senza incidenti dando così il coraggio anche al resto della classe di fare altrettanto.
-Questo è Neromanto, questo è Squartatopi..- disse Emily indicando uno per uno gli animali e elencando i nomi -e infine lei è Mandarancio. Hagrid me l'ha regalata l'anno scorso per il mio compleanno- spiegò carezzando il muso dell'ippogrifa e lasciando che anche i suoi amici facessero lo stesso. Marion era seduta per terra e aveva permesso a Piumaneve, l'unico cucciolo, di acciambellarsi sulle sue ginocchia, Harry, Ron e Hermione erano vicino a Mandarancio e il rosso stava valutando la possibilità di cavalcarlo, Melen era di fianco al cugino che carezzava pensieroso Fierobecco.
-Sono belli vero?- il biondo annuì seccato, come se il fatto che la lezione fosse più interessante e entusiasmante di quanto si fosse aspettato fosse una cosa negativa invece che positiva. Emily si avvicinò a loro con un sorriso sereno
-Vuoi provare a cavalcarne uno come Harry, Mel? Lui è stato davvero bravissimo, ma sono certa che anche tu te la caveresti bene- la mora sorrise annuendo mentre Draco digrignava i denti infastidito
-E' facilissimo, Fat. In fondo se ce l'ha fatta Potter dovevo aspettarmelo. Questi brutti bestioni in realtà sono assolutamente inoffensivi- borbottò dando una pacca sgraziata al collo dell'animale. Fu un attimo, un lampo d'artigli affilatissimi e il serpeverde era per terra. Hagrid piombò subito su di loro allontanando Fierobecco dal ragazzo, mentre Emily si chinava su di lui per valutare l'entità del danno. Sfiorò il braccio del ragazzo e quellò lanciò uno strillo acuto che la fece transalire. Melen si allontanò velocemente dal cugino tappandosi il naso con una mano e trattenendo il respiro. L'odore era forte e così invitante che.. digrignò i denti e decise di addentrarsi nel bosco, un pò per sottrarsi all'odore del sangue di Draco un pò nella speranza di imbattersi in qualche animale con cui saziare la sete che ora le bruciava impietosamente la gola. Intanto Hagrid aveva portato Malfoy in infermeria e la classe, dopo qualche attimo di confusione, decise di seguirli dato che oramai la lezione pareva sospesa.
-Non vieni?- chiese Marion pallida come un cencio a Emily
-Si io.. arrivo subito. Non posso lasciarli qui, devo riportarli a casa- spiegò indicando gli ippogrifi che li fissavano alteri. In realtà avrebbe voluto correre dietro a Hagrid per assicurarsi che Draco stesse bene, ma la sola idea era così assurda e imbarazzante che si costrinse a fingere una calma e un indifferenza che non possedeva. Harry la guardò a disagio
-Sei sicura di farcela? Voglio dire.. non sarà pericoloso?- la rossa scosse la testa
-So quel che faccio, non preoccupatevi- dopodichè entro nel cerchio delle creature e s'inchinò con rispetto, subito seguita dagli ippogrifi. Harry, Ron e Marion la fissarono preoccupati per qualche secondo poi decisero di seguire il suo consiglio, avevano fatto appena qualche passo quando Ron si bloccò perplesso
-un momento, dov'è Hermione?- Marion si guardò intorno
-Manca anche Melen- notò preoccupata
-Forse sono andate avanti.. Immagino che Mel fosse preoccupata- ipotizzò Harry.

Melen si sedette su un albero caduto pulendosi la bocca dal sangue e fissando disgustata la carcassa del cervo ai suoi piedi, aveva accettato la sua natura ma ancora odiava la mancanza di autocontrollo che aveva al sentore del sangue, specie se si trattava di quello dei suoi amici.
-Hermione esci, so che sei li- disse a bassa voce anche se avrebbe preferito che l'amica non la vedesse così. Non di nuovo. Hermione però non si dimostrò schifata da lei, anzi, le sorrise teneramente e le si sedette accanto
-Stai meglio?- la mora annuì con una smorfia -Si, si può dire di si. Immagino tu non sappia di Draco..- la bionda scosse la testa arrossendo appena
-no io ero.. più preoccupata per te- ammise tormentandosi le mani. Restarono in silenzio per quache minuto
-Sei sporca- notò Hermione sbirciandole il viso. Macchie scarlatte le contornavano le labbra macchiandole una guancia pallida e il mento. Melen allungò una mano nel tentativo di pulirsi ma riuscendo solo a macchiarsi anche le dita
-Aspetta- Hermione prese un fazzoletto e lo inumidì con la saliva, si mise davanti a Melen e la pulì delicatamente. Prima le dita affusolate, poi il mento rotondo e la guancia liscia, poi le labbra sottili.
-Grazie- La voce suadente della vampira le ricordò la loro sconveniente vicinanza e arrossì imbarazzata allontanandosi di un passo
-Di niente- balbettò costringendosi a non pensare a Arya ne alle labbra della vampira sul suo collo circa un anno prima. Melen si alzò e le sorrise prima d'incamminarsi elegantemente verso il castello. Non disse niente ma era certa che l'amica l'avrebbe seguita.



Angolo dell'autrice e della postatrice:
bonsoir a tout! Ecco il capitolo nuovo, tutto zuccheroso.. Non è zuccheroso! Come no? Draco e Emily (=.=), il triangolo Neville/Marion/Adam e anche qualche accenno Hermione/Melen. Innanzitutto non c'è nulla di romantico tra Draco e Emily, anche perchè Em sta con Fred. In secondo luogo tra Herm e Melen al più ci può essere un momento di cutness, ma niente di più. Non posso negare l'accenno del triangolo ma, insomma.. Mary è l'unica con ancora zero punti sul versante ragazzi! In realtà anche Mel lo è. Sai cosa voglio dire! >///< Beh come al solito se avete dubbi, incertezze, perplessità a noi fa piacere saperlo. Fa mooolto piacere saperlo. Molto molto. Davvero. Si Lisa, grazie, credo abbiano capito. Bene. Bene, ehm speriamo di riuscire ad aggiornare quanto prima. un saluto a tutti! da Vale & Lisa

 

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Capitolo 38
*** 3.6 il molliccio nell'armadio ***


  3.6 il Molliccio nell'armadio

Mirice fissò il giornale in silenzio mentre una grossa vena iniziava a pulsarle sinistramente sulla fronte. Alzò lo sguardo livido sull'uomo davanti a se che, imperturbabile, imburrava la sua quarta fetta di pane tostato.
-Ebbene?- lo esortò, cercando di trattenere l’irresistibile impulso di spiaccicargli la faccia sulla colazione. Sirius sospirò seccato senza incrociare il suo sguardo
-Avevo voglia di farmi un giro- ammise scrollando le spalle -La prossima volta starò più attento e..- uno schiaffo sonoro gli bloccò la frase a metà. Fissò Mirice stizzito, alzandosi e avvicinando il viso a quello furioso di lei -Nessuno può prendere a schiaffi Sirius Black, McGonagall- soffiò irritato. La donna scosse la testa mentre piccole lacrime di rabbia iniziavano a scivolarle sulle guancie arrossate
-Sei un ricercato, Black! Se ti trovassero.. vuoi davvero costringermi a leggere su tutti i giornali che ti hanno condannato al Bacio?- sentì le spalle tremarle e gli arpionò la maglietta avvicinando di più i loro visi
-Non ho intenzione di farti mandare tutto al diavolo solo per uno stupido capriccio. In questa cosa ci siamo dentro insieme. Ti avverto, esci un'altra volta e ti farò rimpiangere Azkaban!- lo lasciò andare e, prima che avesse il tempo di dire alcunché, uscì dalla loro camera sbattendosi furiosa la porta alle spalle. Sirius si lasciò ricadere sulla sedia con un sospiro stanco. Le lunghe dita eleganti s'immersero nella tasca dell'ampia cappa scura che Mirice gli aveva comprato, uscendone poco dopo con una piccola scatolina di velluto rosso. Fissò il sottile anello che brillava ammiccante all'interno e l'incisione che aveva richiesto in silenzio per qualche minuto prima di rinfilarsela in tasca scuotendo la testa. Forse comprarle quel regalo non era stata poi una grande trovata..

-Stai tranquilla Mary, sono certa che tuo padre se la caverà benissimo- la incoraggiò Hermione aggiungendo un po’ di salsa alle sue patate. Marion annuì mordicchiandosi il labbro inferiore. Aveva parlato con lui prima delle lezioni ma Lupin non aveva voluto scucirsi troppo -Ho preparato qualcosa di divertente come prima lezione. Credo proprio che andrà bene- le aveva detto scompigliandole i capelli affettuosamente prima di spingerla delicatamente fuori dal suo studio. Sospirò, probabilmente era molto più nervosa lei di lui. Ma dopo il disastroso inizio di Hagrid non riusciva proprio a stare tranquilla. Il suo sguardo si diresse verso il tavolo di Serpeverde dove Draco Malfoy si stava facendo imboccare da un'esaltatissima Pansy Parkinson sotto lo sguardo truce delle sorelle Greengrass.
-Si sono messi insieme poco dopo la lezione- disse Melen con un mezzo sorriso
-Beh dato che gli è già andata bene non può proprio lasciar stare Hagrid?- esclamò Ron guardandolo seccato, il fatto di aver passato le ultime due ore di pozioni a eseguire ogni stupido ordine del serpeverde non aveva certo aumentato la sua simpatia per lui. La vampira scosse la testa
-Ho cercato di convincerlo ma ormai c'è poco che può fare, suo padre è partito in quarta. Già mal tollerava Hagrid, non credo rinuncerà a quest'occasione- tutti annuirono in silenzio, dispiaciuti che la carriera da insegnante dell'amico rischiasse di terminare così presto.
-Forse ci conviene andare, la lezione inizia fra poco- suggerì Harry
-Emily non è ancora tornata..- fece notare Ron finendo la sua torta in un solo morso
-Ci raggiungerà all'aula. Sperando che non arrivi in ritardo come suo solito- disse Melen con una smorfia alzandosi, seguita a ruota da Hermione e Mary.

Emily sorrise stendendosi e leccandosi le dita sporche di cioccolato
-Non vedo l'ora di vedere Mielandia dall'esterno. Nonostante la dispensa sia decisamente meravigliosa- esclamò facendo ridere Fred
-Oh, ti piacerà un sacco. Io e George abbiamo già organizzato tutta la giornata. Sarà uno spasso!- Emily sorrise alzando gli occhi al cielo. Quando si era trovata Fred fuori dall'aula di pozioni aveva tremato. Erano giorni che lo evitava e, troppo presa da quello strano brivido che Malfoy le provocava, si era scordata di quanto stesse bene con lui. La nuvola dorata che aveva fatto apparire era morbida e il paesaggio visto da lassù era mozzafiato. Lasciò che il vento le arruffasse i boccoli ramati socchiudendo gli occhi di gusto
-Hai parlato con tuo fratello?- Emily scosse la testa
-No. Io non.. non ne ho il coraggio. In fondo cosa c'è da dire? Insomma è il cappello che sceglie la casa, lui non ne ha colpa..- il ragazzo sospirò
-Proprio per questo dovresti parlargli. Anche se è finito in Serpeverde non vuol dire che d'ora in poi dovrete essere nemici-
-Serpeverde e Grifondoro sono rivali da secoli- fece notare lei indurendo lo sguardo
-Solo perché in genere tutti i Serpeverde sono coglioni e quindi viene giustamente voglia di fargliela vedere. Ma andare d’accordo non è impossibile. Guarda Melen e Draco, sono amici no?- la ragazza sbuffò
-Si, ma loro sono cugini!-
-E voi due siete fratelli. Non conta quante cose vi dividono, ma l'importanza di quelle che vi uniscono- le carezzò una guancia umida con un sorriso
-Insomma, guarda me e Percy. Non andiamo d’accordo su nulla ma gli voglio un gran bene- corrugò le sopracciglia con una smorfia -Sappi che negherò di averlo detto fino alla morte- Emily rise forte abbracciandolo di slancio
-Ti amo- sussurrò sul suo petto per poi alzarsi e fissarlo negli occhi -Ti amo moltissimo.- ripeté baciandolo e lasciando che lui si stendesse su di lei. Gli slacciò la camicia passando le mani su ogni muscolo, studiando con le dita ogni neo, ogni cicatrice e lasciando che lui facesse lo stesso con lei. Si mosse decisa verso il primo bottone dei pantaloni della divisa ma trovò la mano di Fred a impedirle di continuare. Lo fissò perplessa e imbarazzata
-Non oggi. A meno che tu non voglia saltare la tua prima lezione di Difesa e te lo sconsiglio perché Rem è davvero in gamba.- Emily gonfiò una guancia come una bambina capricciosa ma annuì. Proprio ora che si era decisa!

Ovviamente arrivò per ultima.
-Eccoti, ma dove ti eri cacciata?- chiese Harry avvicinandosi a lei con un sorriso -E' passato Matt, ti ha aspettato un po’ ma visto che non arrivavi mi ha detto di darti questo- la ragazza annuì seria infilandosi il foglietto in tasca senza leggerlo. Melen la fissò in silenzio. Tralasciando i pantaloni della divisa maschile che indossava con la cravatta usata come cintura e la camicia che certamente non le apparteneva, Emily era stranamente.. posata. Sembrava più.. grande e l'odore di Fred era così forte che quasi copriva il suo. Sentendosi osservata Em alzò lo sguardo
-Non abbiamo fatto niente. Se senti il suo odore è perché la divisa era sua.- spiegò indicando i pantaloni decisamente troppo lunghi arrotolati sul fondo. La vampira annuì con un mezzo sorriso ma non disse nulla, anche se non erano affari suoi era contenta che Emily si confidasse con lei con quella naturalezza. Marion si guardava intorno nervosa e a malapena si accorse del ritorno dell’amica. Si era seduta in prima fila, in banco con Hermione, e si tormentava le dita senza posa.
–E’ in ritardo.. Accidenti questo non è un buon inizio, vero? Gli insegnanti verranno puniti per i ritardi? Forse non ha trovato l’aula.. in fondo il castello è così grande.. Ecco lo sapevo, avrei dovuto accompagnarlo oppure..- Hermione alzò gli occhi al cielo sbuffando
–Mary stai tranquilla. Tuo padre è già stato qui e sono certa che saprà cavarsela. Probabilmente si è solo fermato a chiacchierare con qualche collega- Marion annuì lentamente quando sentì la voce del padre che si avvicinava.
–Allora ci vediamo dopo, sono davvero contento che alla fine l'abbiamo fatto Rice. Era proprio ora- la ragazzina s’immobilizzò scambiandosi un’occhiata stupita con la bionda
–Rice? Chi è Rice?- Marion scosse la testa
–N-non ne ho idea.. Ma deve essere una che lavora qui-
-Forse è il diminutivo di Mirice. Andavano a scuola insieme no?- propose Harry insinuandosi nella discussioni
–Miseriaccia, Remus se la fa con la figlia della McGonagall!- esclamò Ron a bocca aperta
–Beh, è una bella donna..- mormorò pensierosa Emily
–E un’ottima strega- aggiunse Melen convinta
–Si ma.. io non so se.. se voglio che lui..- balbettò Marion. Trovava simpatica Mirice ma da li a volerla come mamma.. beh la cosa cambiava parecchio!
–Buongiorno ragazzi- Remus posò la valigetta nuova che gli aveva regalato Marion sulla cattedra dedicando un sorriso alla classe. Aveva ancora un aspetto un po’ sdrucito ma sembrava più in forma.
–Io sono Remus Lupin, il vostro nuovo insegnante di Difesa. Ora mettete pure via i libri, oggi faremo una lezione pratica- un po’ confusi i ragazzi fecero come gli era stato richiesto e si alzarono, per seguire l’uomo fuori dall’aula.
–Cos’ha in mente?- domandò Ron affiancando Marion
–Non ne ho idea, non ha voluto dirmi nulla- ammise preoccupata. Appena svoltarono l’angolo si trovarono davanti Pix, intento a infilare una gomma da masticare nella toppa di una porta
–Ho ma guarda chi si vede..- ghignò il poltergeist arricciando divertito le dita dei piedi –Pazzo pazzo Lupin, pazzo lupesco Lupin, pazzo lupesco Lupin- canticchiò divertito. L’intera classe trattenne il fiato, per quanto scorbutico e maleducato in genere lo spiritello rispettava gli insegnanti. Marion guardò preoccupata il padre, ma l’uomo sorrideva imperturbabile
–Ecco un incantesimo utile, ragazzi- disse sbirciando la toppa e puntando la bacchetta su Pix –Waddiwasi- esclamò e la cicca schizzò via dalla serratura per infilarsi nella narice del poltergeist che se ne volò via, bestemmiando come un turco.
–Fico!- esclamò Emily estraendo il piccolo Block notes sul quale aveva preso l’abitudine di segnare tutti gli incantesimi che riteneva più interessanti –Grazie Emily, e ora muoviamoci- Li condusse poco più avanti e fu con una certa sorpresa che accolsero l’invito di accomodarsi nella sala professori deserta, fatta eccezione per il professor Piton.
–Non chiudere la porta Lupin, preferisco non assistere- disse alzandosi con una smorfia antipatica sul viso.
–ti suggerisco di fare attenzione al signor Paciock. Non riesce a combinare altro che guai, certo a meno che tua figlia e le sue amiche non gli borbottino suggerimenti a mezza voce- Neville e Marion arrossirono imbarazzati abbassando lo sguardo e allontanandosi appena l’uno dall’altra
–Sono contento che Mary aiuti i suoi amici, anche io sono sempre stato negato in pozioni. In quanto a Neville, oggi mi farà da assistente e sono sicuro che sarà bravissimo- Neville divenne se possibile ancora più rosso mentre Marion lanciava al padre uno sguardo d’amore così intenso da essere quasi imbarazzante. In quel momento l’armadio in cui solo l’anno prima lei e i suoi amici si erano nascosti decise di oscillare bruscamente attirando l’attenzione di tutti.
–Niente paura- intervenne Remus avvicinandosi al mobile tremante con un sorriso rassicurante sul viso –Qua dentro c’è un molliccio- L’annuncio sembrò solo aumentare la paura generale che serpeggiava nell’aula –Allora prima domanda: qualcuno sa cos’è un molliccio?- le mani di Hermione e Melen scattarono in aria all’unisono
–Signorina Granger?- la bionda sorrise soddisfatta mentre l’amica abbassava la mano delusa
–I mollicci sono dei mutaforma. Possono assumere la forma di ciò che ritengano ci spaventi di più- spiegò fissando seria l’armadio
–Precisamente. Signorina Black, vuole aggiungere altro?- Melen sorrise annuendo
–Sono creature che amano luoghi chiusi e scuri. Nessuno sa che aspetto abbia un molliccio quando è da solo perché si trasforma immediatamente a seconda di chi si trova davanti- Remus batte le mani annuendo
–Ottimo davvero. Quindi, come avrete capito, il molliccio là dentro non sa ancora chi di noi dovrà affrontare e questo ci dà un notevole vantaggio. Hai capito perché Harry?- Harry sobbalzò a disagio
–Forse perché, essendo in tanti lui.. non sa che forma prendere?- tentò poco convinto.
-Esatto Ora sapete cosa sconfigge un molliccio? Sono le risate. Quando salterà fuori voi dovrete cercare di fargli assumere una forma che trovate divertente. L’incantesimo da pronunciare è Riddikulus, ripetete con me- Remus fece ripetere la formula a tutti un paio di volte, fino a che la pronuncia non risultò perfetta –Molto bene, questo però era solo l’inizio. E qui entra in gioco Neville. Allora dimmi, di che cos’è che hai paura?- chiese l’uomo con un sorriso. Neville arrossì e provò a formulare una parola, senza grande successo- Scusami Neville, non ho capito- ammise incoraggiante. Il ragazzo sospirò sbirciando in direzione di Marion
–Il professor Piton- ammise abbassando lo sguardo. Molti scoppiarono a ridere, Marion pensò che lui fosse veramente tenero, Remus sorrise avvicinandosi al ragazzo e bisbigliandogli qualcosa all’orecchio. Neville lo guardò incredulo ma l’uomo si limitò ad annuire facendogli l’occhiolino.
–Bene, dopo che Neville l’avrà sconfitto è probabile che il molliccio si concentri su ognuno di voi a turno quindi vi consiglio d’iniziare a pensare a cos’è la cosa che più vi spaventa e cercare di renderla comica- tutti si strinsero lungo le pareti lasciando da solo Neville al centro della stanza
–In bocca al lupo- gli sussurrò Marion sfiorandogli la mano. Il ragazzo le sorrise grato, raddrizzando la schiena e rimboccandosi le maniche, non l’avevano mai visto così deciso.
–Bene, pronto Neville? Conterò fino a tre. Uno.. due..- Al tre la porta dell’armadio si aprì e il professor Piton uscì fuori, avvolto nel suo mantello, un espressione di odio puro sul viso e gli occhi che lampeggiavano di furia puntati su Neville. Il ragazzo deglutì terrorizzato indietreggiando di un passo, i suoi occhi incontrarono quelli preoccupati di Marion e le sorrise
–Riddikulus!- urlò. Ci fu un secondo di silenzio mentre la classe assimilava la visione di un perplesso professor Piton in abito verde, scarpe con il tacco e borsa di vernice rossa e cappellino con avvoltoio annesso, poi esplose il caos. Remus, che cercava di trattenere a sua volta le risate, fece segno a Emily e la ragazza fu costretta a mettere via la macchina fotografica e a prendere il posto di Neville. Il molliccio vibrò poi apparve un clown. Le risate si acquietarono mentre i ragazzi fissavano perplessi l’uomo con il naso rosso che avvicinava sorridente un mazzo di fiori, palesemente a “spruzzo”, verso il viso di una terrorizzatissima Em.
–R-riddikulus- balbettò indietreggiando, il clown portò indietro la testa mentre il corpo si riempiva di peli, diventando quello di un enorme lupo –Avanti un altro!- strillò Lupin fissando con tanto d’occhi ora il Clown mannaro ora Emily, che sembrava esageratamente più a suo agio davanti a quella creatura che all'innocuo comico. Melen si fece avanti seria e subito il licantropo cambiò. La ragazza fissò inorridita la parte più oscura di lei: le ali spiegate, i capelli che si muovevano lentamente intorno al viso pallido su cui spiccavano gli occhi rossi e le labbra macchiate di sangue. La Melen vampiro si guadagnò diversi fischi d’approvazione mentre, sinuosa e letale, si avvicinava alla sua omonima
–Riddikulus- esclamò quasi seccata Melen. Il molliccio si rimpicciolì sorpreso diventando un pipistrello mentre la vampira faceva un passo indietro lasciando spazio a Adam. Il molliccio divenne ombra minacciosa, gigante, topo, ragno, serpente, lupo mannaro. La lezione finì violentemente quando fu il turno di Harry. Appena il ragazzo prese posto al centro dell’aula Remus gli si mise davanti, attirando l’attenzione della creatura. Per un attimo una pallida luna piena brillò al centro dell’aula prima che l’insegnante la facesse esplodere in mille coriandoli colorati
–Forza Neville, finiscilo!- urlò e il ragazzo si fece avanti quasi spavaldo, dando la possibilità a tutti di rivedere l’insolita mise di Piton prima che la creatura sparisse in qualche sbuffo di fumo.
–Eccellente, siete stati tutti davvero bravissimi. Vediamo, cinque punti a tutti quelli che hanno affrontato il molliccio, dieci a Neville perché l’ha fatto due volte e sette a Hermione, Harry e Melen- Harry si fece avanti imbronciato
–Ma io non ho fatto nulla professore- protestò
–Tu hai risposto correttamente alle mie domande Harry. Per lunedì fate una ricerca sui mollicci e un resoconto di quello che abbiamo fatto oggi. E’ tutto- rispose con tono allegro uscendo dall’aula.
–Come fai ad avere paura dei clown? E’ ridicolo!- esclamò Ron avvicinandosi a Emily, che arrossì
–Hai mai letto “IT”?- il rosso scosse la testa –Beh fallo e poi ne riparliamo, stupido aracnofobico- bofonchiò allontanandosi in tutta fretta
–Ma che ho fatto?- Hermione alzò gli occhi al cielo
–niente Ron, semplicemente l’ennesima dimostrazione della tua mancanza di tatto- Melen sorrise
–E’ stato interessante vero? Certo, mi sarebbe piaciuto provare anche a me ma.. beh credo sia in gamba- disse Harry con un sorriso tirato, cercando di non far notare quanto gli bruciasse che gli fosse stato deliberatamente impedito di affrontare il molliccio. Annuirono tutti, tranne Marion. Con lei il molliccio si era trasformato nella banshee che aveva affrontato al primo anno e ora alla sua voce si univa anche quella della stupida canzoncina di Pix...
 




Angolo della postatrice:
 Buondì, oggi ci sono solo io. Mi scuso per il ritardo ma Vale è.. stata male per un po'. Uscirà dall'ospedale tra qualche giorno ma oggi, finalmente, è riuscita a concludere il capitolo ed eccovelo qui. Non credo ci sia molto da dire, la parola a voi. Sapete cosa voglio dire :D. Alla prossima. Lisa e Vale (che vi saluta tutti e vi manda un bacio)


 

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Capitolo 39
*** 3.7 segreti dannati ***


3.7 Segreti dannati

Melen alzò gli occhi al cielo lanciando un’occhiata schifata al cugino e a Pansy che, dopo appena qualche parola, avevano re-iniziato a limonare sul comodo divano smeraldino della sala comune di Serpeverde
–Vi hanno lanciato un incantesimo di adesione permanente?- sbottò facendo sorridere Tiger, Goyle e Zambini
–E’ inutile Melen, da quando si sono messi insieme stanno sempre attaccati- spiegò Nott alzando lo sguardo dal tema di trasfigurazione che stava completando
–Per la disperazione di Daphne e Astoria.. non hanno proprio tatto..- commentò Blaise rivolgendo uno sguardo imbarazzato alle sorelle Greengrass, che li fissavano imbronciate dall’altro capo della sala. La vampira sospirò scuotendo la testa
–Meno male che Em e Fred non sono così, non credo riuscirei a sopportarli- ammise attirando l’attenzione del cugino, che decise di intervenire nella conversazione
–A me sembra che la Fat e Weasley siano fin troppo passionali, Lelly. Se fossi in te cercherei di difendere la virtù della mia migliore amica- Blaise scrollò le spalle
–Beh la Fat è molto sexy, fossi in Fred anche io non perderei tempo- Draco si alzò di scatto guardandolo schifato
–Vorresti dire che tu te la...- balbettò a pugni serrati. Prima che Zambini rispondesse Melen interruppe la discussione con un gesto seccato della mano
–Ehi, di queste cose parlatene quando io non sono presente. Anzi non parlatene affatto. E comunque Em e Fred non l’hanno ancora fatto- Draco si risedette in silenzio, sembrava rasserenato
–Cambiando argomento, presto ci sarà la prima uscita a Hogsmead vero?- chiese Tiger alzando gli occhi dalla pista di Globobiglie sul quale stava disputando una combattuta battaglia con Goyle. Nott annuì serio come al solito
–Vero..Melen ti andrebbe di venirci con me?- Melen lo fissò stupita
–Mi stai chiedendo un appuntamento?- domando lentamente mentre il piccolo gruppo li osservava in attesa
–Si. So che lo scorso anno Arya ti ha.. insomma.. tu mi piaci e vorrei uscire con te. Ci stai?- si scostò un ciuffo scuro dal viso e sorrise, cosa che faceva abbastanza di rado e che gli disegnava una deliziosa fossetta ai lati delle labbra sottili. Melen sentì il viso improvvisamente caldo e annuì imbarazzata. Inspiegabilmente il suo pensiero volò ad Hermione...

-Non vorrai portarlo a casa, spero..- borbottò Marion fissando sospettosa il Kappa, che la fissava a sua volta da un piccola acquario
–E' di proprietà della scuola, quindi rimarrà qui. Non preoccuparti per questo- rispose Remus posando l’ennesimo compito sulla pila di quelli già corretti. La ragazzina annuì lentamente, poco convinta, e si avvicinò alla scrivania
–Allora..- iniziò con tono casuale sbirciando le correzioni vergate in rosso sulla verifica di un certo Rudolph Smith –Hai fatto amicizia con qualche collega?- Lupin sorrise –Non dovrei essere io a preoccuparmi per la tua socializzazione?- Marion arrossì appena ma non disse nulla, continuando a fissarlo in attesa –Beh, devo dire che avere come colleghi i miei vecchi professori è un po’ strano ma direi che si sono dimostrati tutti piuttosto cortesi- cedette l’uomo guardando corrucciato una risposta sbagliata indeciso su quanto considerarla negativa
–Non tutti sono stati tuoi insegnanti, no?- L’uomo annuì
–Vero. Ma La Cooman è sempre nel suo studio. E con Severus..- alzò appena gli occhi dal foglio per posarli sulla figlia –Non credo mi abbia del tutto perdonato di non averlo aiutato quando eravamo a scuola- ammise con sguardo colpevole e una luce malandrina negli occhi
–Piton aveva bisogno d’aiuto?- domandò perplessa la ragazzina
–Non nello studio, è sempre stato piuttosto.. brillante. Ma era anche piuttosto solo e anche.. vittima di scherzi. Come prefetto avrei dovuto impegnarmi di più per impedire che lo tormentassero ma era così antipatico..- sospirò scuotendo la testa e tornando al suo compito. Marion rimase in silenzio per qualche secondo, suo padre era sempre così gentile! Non riusciva proprio a immaginare che avesse lasciato che un ragazzo venisse torturato, per quanto antipatico fosse..
–Anche.. anche Mirice era a scuola con te e la mamma- sussurrò abbassando lo sguardo e stringendo forte la stoffa dei pantaloni.
–Rice ha due anni più di me, ha frequentato lo stesso corso di medimagia di tua madre.- Marion lo guardò storto
–Rice.. dovete essere molto..intimi- finalmente Remus parve capire il perché dell’insistenza della figlia. Abbassò la piuma con un sospiro e si voltò verso la ragazzina, prendendole le mani nelle sue
–Mary, tra me e Mirice c’è solo una grande amicizia. Lei frequentava un mio..amico.. erano anni che non la vedevo e devo dire che sono contento di aver recuperato la sua amicizia. Ma non c’è altro- spiegò guardandola dritta negli occhi. Marion annuì seria, poi, afferrando il coraggio a due mani, decise di affrontare anche l’altra questione che la tormentava
–Papà.. al primo anno, quando ho affrontato la banshee lei mi ha..- s’interruppe mordicchiandosi l’interno della guancia titubante –Mi ha chiamata “ragazza Lupo”- Remus ebbe un fremito ma non disse nulla, dandole il coraggio di continuare –Non ci ho fatto molto caso all’ora ma.. perché Pix ti ha definito “lupesco”? Insomma c’è qualcosa che non so?.. qualcosa che c’entra anche con il mio..istinto?- Lupin deglutì
–Quale istinto?- Marion abbassò appena lo sguardo
–Io.. a volte so delle cose.. la mia mente, quando sono in pericolo.. non so come spiegarlo, è come se io capissi come comportarmi. Come un istinto di sopravvivenza che si attiva e mi fa fare cose.. cose strane- spiegò a disagio sbirciando il volto sconvolto del padre –Tu sai perché vero? Dimmelo, per favore- Remus scosse la testa allontanandosi da lei –papà, ti prego io.. io devo sapere!- l’uomo le diede le spalle stringendo forte i pugni e digrignando i denti, alla fine quello che temeva di più sembrava che si fosse avverato..
-Marion.. lascia perdere- la ragazzina sentì le lacrime salirle agli occhi, era così frustrante.. così ingiusto
–Non sono più una bambina, papà, sono cresciuta. Sono grande adesso, e voglio sapere. Devo sapere, devo capire se è normale o se.. se sono una qualche specie di mos..- Remus si voltò a fissarla furioso
–NON DIRLO! Tu.. tu non sai di cosa parli.. Non sai cosa vuol dire essere un mostro..-
-Perché, tu si?- tra loro calò un silenzio teso. Dopo qualche minuto Marion strinse i pugni abbassando lo sguardo –Bene, se non vuoi dirmelo lo scoprirò da sola- annunciò uscendo dallo studio e sbattendosi la porta alle spalle.

-Hai visto il mio maglione? L’avevo messo sul letto!- Esclamò Emily lanciando vestiti ovunque frugando ora nel baule, ora nei cassetti, ora in quel caos informe sotto il quale si vociferava ci fosse un letto. In tutta sincerità a volte Melen si chiedeva seriamente come facesse una ragazza così piccola a combinare un simile disastro. Non aveva mai conosciuto una persona così dannatamente disordinata, oltretutto non era neanche di quelle che, perlomeno, riescono a “gestire” il proprio caos. Emily non trovava mai nulla, indipendentemente da dove l’avesse appoggiato. Hermione si alzò dal proprio letto avvicinandosi sicura all’enorme cuccia di Plummy e estraendo la felpa rosso-oro da cacciatrice da sotto uno dei tre grossi guanciali del cagnone, che vi rinunciò con un borbottio seccato
–Tieni, dovresti avere più cura delle tue cose- la rimproverò andando a sedersi accanto a Melen
–Deve averlo preso Plum, ero certa fosse sul letto- insistette la rossa annusandolo pensosa, prima di decidere di pulirlo con un colpo di bacchetta
–Si, come no.. Mary è da suo padre vero?- Melen annuì con una smorfia. Lupin aveva conquistato tutta la scuola a parte Draco, il suo gruppetto e Melen. Ma mentre i Serpeverde facevano i sostenuti solo per stare in linea con l’evidente antipatia del loro capo-casa il motivo della diffidenza di Melen era un po’ più serio. Dal primo momento che aveva sentito il suo odore aveva capito che il padre di Marion era un Licantropo e questo per lei era un grosso problema, non per motivi di razzismo ovviamente, ma le loro due razze erano in aperto conflitto dalla notte dei tempi. Erano poche le cose che potevano ferire un vampiro e le zanne di un lupo mannaro erano tra queste, di rovescio anche il veleno dei vampiri era assolutamente fatale per i rivali.
–Beh, io vado.- annunciò Emily dopo essersi assicurata la cascata di boccoli in una coda alta sulla testa e lisciato la gonna beige della divisa femminile dalla quale uscivano gli spessi calzettoni a righe
–Ma l’appuntamento non è per le quattro? Sono appena le due- fece notare Hermione alzando un sopracciglio. Emily si fece seria
–Devo vedere mio fratello- spiegò prendendo la scopa e uscendo dalla camera con un ultimo cenno di saluto. Hermione e Melen rimasero in silenzio per qualche secondo –Non hanno ancora fatto pace?- domandò la bionda pensierosa
–No, ma è solo questione di tempo. Conosci Em, non è brava a tenere il muso- la Granger annuì
–Cambiando argomento.. Cosa visitiamo per prima cosa a Hogsmead? Io vorrei andare a vedere la Stamberga strillante. Ma anche il museo delle cere sembra davvero affascinante, dici che riusciremo a prendere il biglietto? E poi l’ufficio postale e..-
-Io non verrò con voi- Hermione la guardò perplessa –Ho un appuntamento- aggiunse Melen fissandola seria. La bionda aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse mordicchiandosi il labbro inferiore
–Devi vederti con Arya?- chiese dopo qualche secondo
–No. Theodore-
-Pensavo preferissi le donne- Melen sospirò
–Nott è un ragazzo piuttosto bello, provo una certa attrazione nei suoi confronti- ammise. Hermione si alzò di scatto guardandola sconvolta
–E lo dici così!? Senza la minima vergogna?- esclamò rossa in viso
–E come dovrei dirlo? Qual è il problema?-
-Nessuno, perché pensi che ci sia un problema?- Melen la guardò alzando un sopracciglio
–Perché mi stai urlando contro- Hermione abbassò lo sguardo stringendo i pugni
–Non volevo urlarti contro- soffiò con gli occhi lucidi
–Mi hai solo.. preso alla sprovvista- Melen le si avvicinò cauta, alzandole delicatamente il viso per costringere l’amica a guardarla
–Hermione, provi qualcosa per me?- la bionda si lasciò sfuggire un singhiozzo
–F-forse- la vampira socchiuse gli occhi deglutendo
–Da quando?-
-Da Halloween dell’anno scorso. Non riesco a dimenticare il tuo tocco, i tuoi occhi.. le tue labbra..- mormorò tremante alzandosi in punta di piedi e posando un casto bacio sulla bocca della vampira. Melen s’irrigidì mentre Hermione le leccava le labbra cercando di approfondire il contatto, ma l’allontanò decisa
–Hermione tu non sei innamorata di me. E’ il veleno.. La pietrificazione deve averne ritardato l’effetto.. dovremmo essere ancora in tempo- prima ancora che Hermione se ne rendesse conto Melen le aveva dato un colpo preciso alla nuca facendola svenire, poi si materializzò nello studio di Mirice McGonagall.

Emily aveva tanti pregi ma tra questi certamente non si poteva annoverare il senso dell’orientamento. A onor del vero se una cosa le interessava veramente restava permanentemente impressa nella sua memoria, ma in caso contrario.. e sapere l’ubicazione dei dormitori delle serpi non rientrava certamente tra le cose che lei reputava importanti. Si guardò attorno con aria seccata, i sotterranei li aveva girati praticamente tutti oramai, che avesse sbagliato proprio l’ala del castello?
–Ti sei persa sanguesporco?- Digrignò i denti voltandosi
–Malfoy, perché non fai un favore al mondo e t’impicchi?- il biondo ghignò guardando il suo abbigliamento
–Bene bene, direi che la selezione l’hai passata. Non c’è qualcosa che dovresti dirmi?- Emily arrossì appena, nascondendo l’imbarazzo dietro un’espressione astiosa
-Pensavo di avertelo già detto oggi, in caso contrario rimedio subito. Fanculiz..- Draco scosse la testa con aria fintamente drammatica
–Sei sempre così volgare, sei davvero un maschio mancato Fat. Farò finta di aver ricevuto i tuoi ringraziamenti e ora immagino tu debba andare. Tuo fratello ti aspetta, no?- disse voltandosi e incamminandosi lentamente verso l’ingresso. Emily strinse i pugni così forte che le corte unghie smangiucchiate le incisero piccole mezzelune nella pelle
–Aspetta..- disse a mezza voce –Io mi.. ho bisogno del tuo aiuto- ammise ingoiando una buona dose d’orgoglio. Malfoy la guardò divertito
–Oh, ma davvero?- la ragazza abbassò lo sguardo, tremante
-Si, non.. non ho trovato la tua sala comune- il biondo annuì
–Quindi?-
-Quindi dimmi dov’è- il serpeverde le si avvicinò, fermandosi a un soffio da lei. Nonostante non fosse altissimo la superava di una testa buona
–Hai scordato le paroline magiche, Fat- la grifondoro alzò il viso di scatto guardandolo sempre più infuriata
–Dimmelo o ti faccio uscire le palle dalle orecchie a suon di calci- minacciò avvicinando a sua volta il viso a quello di lui, che sorrise facendo sfiorare i loro nasi
–Intendevo per favore. Oppure puoi sempre continuare a cercare per conto tuo- la rossa socchiuse gli occhi deglutendo
–Per favore Malfoy, potresti portarmi alla sala comune della tua casa così che io possa incontrare mio fratello?- domandò con voce esageratamente dolce, gli occhi da leonessa che brillavano di rabbia. Il ghignò del biondo aumentò
–No- Emily strabuzzò gli occhi stupita
–Come no!? Ma tu.. io..- Draco si allontanò da lei scrollando le spalle
–Non lo sai che i dormitori sono segreti? Non posso certo portare una lurida sanguesporco a infettare la mia sala comune. E in ogni caso tuo fratello ti aspetta in sala grande- disse guardandola con superiorità –ci si vede Fat- Emily lo seguì con lo sguardo finché non sparì dietro un angolo. Questa volta l’aveva proprio fregata.. si concesse una risata, prima di correre in sala grande. Era già in ritardo. Matt l’aspettava seduto pazientemente al tavolo di Serpeverde leggendo un libro dall’aria noiosa.
–Ciao- mormorò Emily avvicinandosi a lui lentamente. Il ragazzino alzò lo sguardo su di lei
–Ti eri persa- non era una domanda, come al solito lui sapeva sempre tutto.
–Già. Avevo capito male- ammise lei sedendosi al suo fianco
–Sei sempre la solita, Aniki- Emily sorrise mentre gli occhi le si riempivano di lacrime al sentire quel nomignolo
–Mi conosci, nee-chan, non cambierò mai- sussurrò iniziando a piangere sommessamente, lasciando che il fratellino la consolasse.
–Em, ti ricordi la promessa che ci siamo fatti? Quando sei finita in ospedale.- sussurrò Matt carezzando i lunghi boccoli ramati della ragazza, che si limitò ad annuire

Un bambino di non più di quattro anni piangeva silenziosamente al capezzale della sorella poco più grande. Era colpa sua se era li, era colpa sua.. era lui ad avere saltato delle classi, era lui che si era rifiutato di accettare i soprusi di quel bullo, era colpa sua se sua sorella si era battuta per aiutarlo. Era solo colpa sua –Ehi- l’esclamazione appena accennata gli fece alzare gli occhioni pieni di lacrime ad incontrare quelli di Emily –Aniki!- esclamò avvicinandosi a lei –Mi dispiace tanto aniki, è tutta colpa mia!- La bambina fece una smorfia dandogli un buffetto in fronte –Non dire sciocchezze nee-chan, io sono tua sorella, è naturale che mi batta per te- disse decisa. Il bambino scosse la testa –Ma io non voglio che tu ti faccia male- protestò sempre piangendo. La rossa scrollò le spalle, movimento che le costò altre smorfie –Non è un problema, tu non ti faresti male se servisse ad aiutarmi?- il bambino annuì serio –Questo perché mi vuoi bene. E dato che io ti voglio benissimo farò di tutto per proteggerti- concluse con un gran sorriso. Il bambino la fissò serio –Aniki, ti prometto che io ti vorrò sempre bene e che ti proteggerò. Quando sarò grande sarò io a difenderti- Emily lo fissò stupita poi gli prese il mignolo con il suo –Allora promettiamolo insieme, nee-chan. Giuro giuro che io non ti abbandonerò mai, qualunque cosa accada. Lo giuro, lo giuro!- Matt annuì con un piccolo sorriso –Lo giuro, lo giuro-

Emily si staccò da lui per fissarlo negli occhi. Era passato così tanto tempo da quando era lei a consolarlo, Matt era sempre stato un passo avanti agli altri, era sempre stato più grande della sua effettiva età anagrafica, e non parlava solo dell’aspetto fisico
–Sei diventato grande Nee-chan.. forse ho solo paura che tu non abbia più bisogno di me..- ammise abbassando lo sguardo. Matt le prese il mignolo con il suo, catturando la sua attenzione
–Giuro giuro che io non ti abbandonerò mai, qualunque cosa accada- disse serio
–Lo giuro, lo giuro- concluse Emily con un sorriso.
–Sei ancora arrabbiata perché sono un serpeverde?- la ragazzina scosse la testa
–Nah.. basta che non mi diventi come Malfoy. Ti va di venire a vedere l’allenamento di Quidditch?- Matt annuì
–Giuro che non riferirò i vostri schemi alla mia squadra- aggiunse con un sorriso avviandosi con lei verso il campo –Vorrei ben vedere!-

-Melen, che ci fai qui?- domandò Sirius alzandosi dal letto con un gran sorriso
–Io qui ci studio. Tu piuttosto, non è pericoloso per te stare a Hogwarts?- rispose stupita di trovarlo li. L’uomo scrollò le spalle
–Mirice non sopportava l’idea di stare lontana da me- la donna si avvicinò ai Black schioccando le labbra scocciata
–Piantala di dire cretinate, Sir, credo che tua nipote sia qui per qualcosa di molto più importante. Quella non è la ragazza che hai morso l’anno scorso?- Sirius strabuzzò gli occhi stupito
–L’hai morsa? Dannazione Mel, pensavo che tu e tuo padre cacciaste animali!- la mora annuì, adagiando delicatamente il corpo di Hermione sul divanetto
–E’ così infatti, questo è stato..un incidente. Pensavo che non avesse dato problemi e invece oggi.. oggi ha cercato di baciarmi- spiegò con una certa urgenza nella voce. Sirius la guardò a bocca aperta, lasciandosi cadere su una poltrona
–ah, però.. certo che la scuola oggi è molto più divertente di quando ci andavo io- Mirice alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi ad Hermione e scostandole il colletto della camicia. Il segno del morso era ancora vivido sulla pelle.
–Credo tu abbia ragione ma per esserne sicura devo farle dei test- disse seria, alzando la bacchetta e facendo apparire una tendina di separazione dal resto della stanza
–Non capisco- ammise Sirius,suo malgrado, dopo una decina di minuti di pesante silenzio
–Tra i vampiri.. c’è una gerarchia molto rigida. Non è solo un fatto culturale, è soprattutto una forma di servilismo dovuto al veleno- spiegò Melen, incrociando le dita sotto il mento –Quando un vampiro inocula il veleno in un essere umano questo matura un’attrazione nei confronti del suo creatore, almeno fino al compimento della trasformazione, è una forma di controllo.- sospirò scuotendo la testa –Io non possiedo la capacità di passare ad altri la mia maledizione ma, a quanto pare, ho abbastanza veleno per il controllo..- Sirius rimase in silenzio per qualche secondo. Poi si alzò, andando a sedersi vicino alla nipote e, mettendole un braccio intorno alle spalle, la tirò verso di se in un abbraccio un po’ impacciato.
–Non cominciare con le seghe mentali, Lel, non è certo colpa tua e sono certo che la tua amica lo capirà- borbottò lievemente imbarazzato da quel tentativo di tenerezza. Dopo un attimo di sorpresa Melen annuì arpionandogli la maglietta e stringendosi di più a lui. Nessuno dei due disse altro, troppo preoccupati di rovinare il momento con parole inadeguate.

Qualche giorno dopo arrivò Halloween e, con lui, anche la prima gita ad Hogsmead. Marion era così emozionata che non era riuscita proprio a chiudere occhio. I primi timidi raggi di soli che filtravano dalla finestra la convinsero ad alzarsi, consapevole che tanto non sarebbe riuscita ad addormentarsi. Sbirciò invidiosa il viso di Emily, rannicchiata come un gatto nel letto sfatto, come se avesse combattuto tutta notte e si diresse in bagno. I vestiti che aveva preparato la sera prima erano ordinatamente piegati sul mobiletto degli asciugamani come sempre, di fianco a quelli di Melen e Hermione. Sorrise tra se e se nel pensare che Em probabilmente si sarebbe infilata la prima cosa che le sarebbe capitata in mano. A volte la invidiava davvero, era così..libera. Non le importava di apparire infantile o volgare o stupida, Emily era sempre se stessa ed era proprio per questo che piaceva così tanto. Si vestì in silenzio, cercando di scacciare quei pensieri, era inutile stare li a rimuginare in fondo.. si guardò allo specchio intrecciando i capelli in una semplice treccia, nonostante il colore i suoi occhi erano gli stessi di suo padre e la cosa non poté che provocarle un leggero fastidio. C’era qualcosa d’importante che Remus non le diceva, qualcosa che la riguardava da vicino.. “ragazza lupo” pensò infilandosi gli stivaletti e avviandosi verso la sala comune. Perché “lupo”? Forse per il suo cognome? Era tutto qui il segreto?
–Mary, come mai già in piedi?- Harry era seduto su uno dei divanetti, Grattastinchi al suo fianco e il testone peloso di Plum sulle ginocchia
–Non riuscivo a dormire. Tu?- il ragazzo sorrise
–io pure. Pensavo a Hogsmead..- la ragazza annuì sedendoglisi affianco e lasciando che il gattone le si posizionasse in grembo
–Sei sicuro che i tuoi zii non firmerebbero il permesso? Forse se provassi a richiederglielo..- iniziò poco convinta, da come Emily e Harry li descrivevano non avrebbero ceduto facilmente.. Harry infatti si concesse una risatina sarcastica
–Sanno che ci tengo, preferirebbero mangiare vermi piuttosto che farmi contento. Non tutti sono fortunati come te, tuo padre è davvero uno forte- Marion abbassò lo sguardo, mordicchiandosi il labbro, cosa che non sfuggì al ragazzo
–Ehi, tutto ok? Ho detto qualcosa che non va?- Mary restò in silenzio qualche minuto poi sospirò
–Se.. se una persona a te cara avesse un segreto, un segreto che riguarda anche te e non te lo dicesse.. insomma tu.. tu cosa faresti?- il moro la guardò perplesso per qualche secondo, poi si passò pensieroso una mano tra la folta zazzera spettinata
–Beh, non saprei.. insomma se non te lo dice forse ha i suoi motivi. Forse non riguarda solo voi oppure non sa come dirtelo, o forse sta aspettando il momento giusto- fece una pausa sorridendole –Non credo che lo faccia per farti stare male, si vede che ti vuole bene- Marion annuì ricambiando il sorriso, Harry aveva ragione.

-Ehh? Quindi tu non vieni con noi?- esclamò Ron stupito fissando Melen. La vampira sospirò alzando gli occhi al cielo e sistemandosi la gonna
–No, Ron. Come ti ho già spiegato ho un appuntamento- il rosso scosse la testa scontento
– Em è sparita chissà dove con Fred, Marion se ne è andata con Neville, Lavanda e Calì e ora tu ci molli per un serpeverde! Non conta niente la nostra amicizia per voi?- La vampira roteò gli occhi seccata
–Piantala di fare il melodrammatico, tu ed Herm starete benissimo, vero?- la bionda sobbalzò sentendosi presa in causa
–Ovviamente- rispose senza avere il coraggio di guardare negli occhi l’amica. Da quando aveva iniziato la cura per l’inoffensività della tossina vampirica provava un grande imbarazzo nei confronti di Melen. L’amica era stata gentilissima e non le aveva detto niente per quel bacio rubato ma lei si sentiva comunque a disagio. Forse perché non era per niente dispiaciuta di averle dato il suo primo bacio? Arrossì cercando di nascondere il viso sotto la frangia
–Molto bene, io e Hermione ci divertiremo tantissimo- sbottò Ron sdegnato –vieni, Hermione- concluse prendendola per mano e costringendola a seguirlo. La bionda sobbalzò sorpresa arrossendo ancora di più, ma non ritirò la mano ne protestò per il contatto. Melen li guardò allontanarsi con un mezzo sorriso, era stato bello avere le attenzioni di Hermione ma era più giusto così ed era felice che ora la sua amica stesse meglio
–Scusa il ritardo, Draco mi ha fatto centinaia di raccomandazioni- si voltò regalando un sorriso a Nott
–Nessun problema- il ragazzo le sorrise di rimando –Ottimo, dove vuoi andare?-

-ok, qual’e il problema?- Marion alzò sorpresa gli occhi dalla grande coppa gelato che Neville le aveva comprato e lo fissò stupita
–Cosa? Scusa mi ero distratta..- il ragazzo annuì serio
–Si, l’ho notato. E’ tutto il giorno che hai la testa fra le nuvole. E’ ancora per la storia di tuo padre?- la castana sospirò posando il cucchiaino e annuendo. Dopo aver girato per un po’ con Lavanda e Calì, si erano separati per riposarsi un po’ in una gelateria carina che avevano trovato non troppo lontano dall’ufficio postale.
–Stamattina ne ho parlato con Harry e.. beh, credo di essere stata ingiusta.. l’ho trattato male e..credo dovrei scusarmi..- ammise. Neville le prese timidamente una mano
–Che aspetti allora? Non siamo obbligati a stare qui se non vogliamo- le ricordò arrossendo imbarazzato. Marion gli sorrise
–Hai ragione, grazie Neville. Sei il migliore amico che potessi desiderare- disse prima di alzarsi e correre verso il castello. Neville la guardò inorridito prima di sbattere violentemente la fronte sul tavolino, guadagnandosi diverse occhiate perplesse –Il miglior amico.. Dannazione..-

Il castello era praticamente vuoto, cosa che le permise di arrivare allo studio paterno decisamente in fretta. Stava per entrare quando la porta si aprì
–Harry.. cosa ci fai qui?- il ragazzo la guardò stupito
–Cosa ci fai qui tu, piuttosto.. non dovresti essere a divertirti?- Marion assunse un’espressione colpevole
–io.. ecco volevo.. devo parlare con mio padre- ammise arrossendo, imbarazzata per aver fatto un'altra volta la figura della cocca di papà. Ma Harry non aveva nessunissima intenzione di prenderla in giro
–Piton gli ha portato una pozione.. speriamo non sia niente di preoccupante..- Marion annuì cercando di sorridere, suo padre era di nuovo malato? Bussò nervosamente alla porta e attese il permesso prima di entrare. Remus la guardò sorpreso
–Mary, cosa ci fai qui?- La ragazzina lo guardò seria sbirciando con apprensione il bicchiere ancora fumante posato sulla scrivania
–Sei malato? E’ questo che non mi dici?- l’uomo la guardò in silenzio poi si sedette su una delle poltroncine dello studio
–Si- sussurrò a mezza voce. Marion lo guardò spaventata correndogli incontro
–Che malattia è? E..cosa centra con i lupi?- Remus attese qualche secondo prima di risponderle
–Lupus eritematoso sistemico- disse lentamente –La malattia è chiamata così perché si manifesta con cicatrici simili a quelle lasciate dall’attacco di un lupo- spiegò sfiorandosi il viso sul quale correvano cicatrici bianche –E’ una malattia autoimmune piuttosto rara, Piton.. mi sta aiutando a tenerla sottocontrollo- Marion deglutì
–P-potresti.. potresti- domandò sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. Il padre la strinse forte
–Può essere mortale ma nel mio caso la forma è ancora piuttosto lieve. Io.. non volevo farti preoccupare- la ragazzina annuì stringendolo forte
–Oh, papà. Mi spiace così tanto! Io.. io pensavo che tu mi nascondessi chissà cosa e invece.. invece.. mi dispiace così tanto- Remus scosse la testa, deglutendo per scacciare almeno un po’ il senso di colpa che gli bloccava prepotentemente la gola
–Non preoccuparti tesoro, non.. non è successo niente- Quella notte Marion la passò abbracciata al suo papà, non immaginando nemmeno lontanamente che l’uomo potesse mentirle su una cosa così importante come la sua salute..


Angolo dell'autrice rediviva e della postatrice:
Salve a tutti, l'autrice è tornata :) Ciao. Mi scuso per l'assenza, ora sto bene e ringrazio chi si è preoccupato per me, state tranquilli ora sto benissimo. E spero che questo capitolo vi piaccia. Succedono tantissime cose! Si, è un capitolo molto denso e, come forse noterete, non si parla delle fuga della signora grassa. Il fatto è che in questo capitolo ho voluto dedicarmi ai due maledetti della storia: Remus (e quindi Marion) e Melen. Ringrazio la postatrice che mi ha suggerito la scusa giusta per togliere d'impiccio Lupin ^-^ Nono, non mettermi in mezzo! Io ti ho solo fornito una malattia con il nome giusto, per il resto hai fatto tutto tu. Come preferisci.. Sperando di riuscire ad aggiornare presto ecco a voi Theodore Nott 
http://img444.imageshack.us/img444/7665/theodorenott.jpg  a me piace OçO =.= E brava Melen! Alla prossima, ciao ciao Vale e Lisa

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Capitolo 40
*** 3.8 Una grama sconfitta ***


3.8 Una grama sconfitta
-Ecco qui- esclamò Ron andando a sommare almeno un kilo di dolcetti vari alla, già più che dignitosa, montagnola sul letto di Harry. Il ragazzo sorrise grato prendendo una confezione di piperille   –Grazie. Allora, com’è andata?- Melen e Hermione si scambiarono un’occhiata dubbiosa. Hogsmead era fantastica ma a Harry era così dispiaciuto non poterci andare che forse non era il caso di descrivergliela in modo approfondito. Problema che Ron e Emily non si posero neppure..         
 –La Stamberga è enorme! Pensa ci siamo andati vicinissimi e Lee ha addirittura bussato alla porta-
 -E hanno più di cinquanta tipi di caramello diverso. CINQUANTA!-                        
 -..gufi ovunque, ognuno diviso per velocità e..-
-cioccolato di ogni tipo, forma e dimensione-
-..ovunque! Palline rimbalzose, freesbe zannuti..-                                 
-..zucchero filato, zucchero vanigliato, zucchero semovente..-                     
-bombette puzzose, bracciali ripeto-tutto, schotch copia-smorfie-                        
-..lecca lecca, cioccorane, succhi di ogni tipo -                                       
-..forse abbiamo visto un gargoyle. George dice che..-                                   
-Un orco Harry! Ci crederesti?-                                                     
-ma io non credo sia possibile.-                                                      
-LA GIORNATA PiU’ BELLA DI SEMPRE!- conclusero in coro saltellando sul posto eccitati. Harry li fissava a bocca aperta e altrettanto faceva Hermione, Melen si passò stancamente una mano sul viso –Si.. ehm a te.. a te com’è andata Harry?- chiese fingendo indifferenza. Il ragazzo tossicchiò cercando di apparire normale, e di non far trasparire la delusione bruciante per essersi perso cotanta meraviglia.                                                                  
–b-bene. Il professor Lupin mi ha offerto una tazza di te, poi è arrivata Marion e me ne sono andato. Per fortuna ho incontrato Matt, abbiamo fatto due tiri a Quidditch quindi il tempo è passato piuttosto veloce- Ron alzò un sopracciglio                                                           
–Non devi allenarlo Harry, andrebbe tutto a vantaggio delle serpi- Emily gli diede uno scappellotto sulla nuca prima di sorridere al moro                                                   
–Per me hai fatto benissimo, Matt ha bisogno di amici. Grazie mille Harry- Harry ricambiò il sorriso. Non si ricordava quando, esattamente, avesse smesso di amare Emily ma era successo e ora era decisamente più facile essere suo amico                                            
–Credo che dovremmo andare, il banchetto inizierà tra cinque minuti- fece notare Melen guardando il suo orologio                                                                
–Pensate che Marion ci raggiungerà li?- Il moro scosse la testa                                   
–Credo che resterà da suo padre, avevano molto di cui parlare- Quell’anno, anche per via della presenza dei Dissennatori, Dumbledore aveva preferito un banchetto alla consueta festa in maschera. –Mmm è futto puoniffimo- esclamò Emily infilandosi in bocca l’ultima enorme cucchiaiata di profitterol. Melen le sorrise teneramente scuotendo la testa e passandole un tovagliolo              –Sei piena di cioccolato- fece notare. Fred si voltò a fissarla incuriosito poi, con un ghigno malandrino, le leccò una guancia                                                                     
–Tranquilla Mel, la pulisco io- la vampira alzò gli occhi al cielo                                
–Avevo appena finito di dire a Draco che voi non siete appiccicosi..- commentò con un sospiro che fece ridere Hermione. Emily invece divenne rossissima fissandola stupita                               –Tu parli di me e Fred con Malfoy?- la Black scrollò le spalle                                  
–Me l’ha chiesto lui. Non ci vedo nulla di male- Emily la guardò a bocca aperta con l’aria di una che ci vedeva TUTTO di male, ma prima che iniziasse a protestare intervenne Fred                             –Lascia perdere. Dai vieni con me, ho una sorpresa di compleanno- Emily lanciò un ultima occhiata all’amica poi si alzò e si lasciò guidare dal ragazzo. Non notò due occhi di ghiaccio che si stringevano infastiditi vedendoli sparire fuori dalla sala Grande. Il banchetto si concluse con una piccola esibizione di Vitious, che li incantò con i suoi giochi di fuoco, e con la buona notte di Dumbledore. –Certo che il professor Vitious è davvero bravissimo. Chissà quanto gli ci sarà voluto per padroneggiare così bene il fuoco!- disse Hermione a Melen che annuì partecipe                 –Già, ci vuole molta abilità, il fuoco è molto instabile come elemento- conclusero il consueto percorso fino alla sala comune continuando a parlare dell’esibizione e del banchetto, ma quando giunsero all’ultima rampa di scala la trovarono intasata di studenti                                     
 –Perché diavolo non entrano? Non possono mica aver scordato la parola d’ordine tutti quanti!- protestò Ron con una mano sullo stomaco e una smorfia dolorante                                
–Deve essere successo qualcosa..- ipotizzò Harry cercando di infilarsi tra la moltitudine di studenti per sbirciare l’entrata.                                                                    
–Permesso.. fate largo.. permesso.. sono caposcuola!- esclamò Percy, fendendo la folla con aria di superiorità. E poi calò il silenzio                                                               
–Andate a chiamare il preside. Subito- concluse il caposcuola con voce aspra. Un attimo dopo il professor Dumbledore si fece largo tra la folla seguito dalla professoressa McGonagall e anche Harry, Hermione, Melen e Ron si avvicinarono a vedere.                                              
–Oh cielo..- sussurrò la bionda stringendosi a Melen che strinse i denti a disagio. Nell’aria si sentiva ancora un odore fin troppo familiare perché si sbagliasse.. La tela che conteneva la signora Grassa era stata strappata con furia e ora ricadeva in brandelli sul pavimento, di lei nessuna traccia                   
–Dobbiamo trovarla- disse Dumbledore serissimo                                              
–Che i fantasmi la cerchino in ogni quadro..- aggiunse la McGonagall tremante.                      
 –Oh, non ce n’è bisogno. Si è rifugiata in un quadro nei sotterranei- Pix, il volto malvagiamente divertito, svolazzava appena sopra le loro teste                                                       
–Ha detto chi è stato?- domandò il preside e Melen si ritrovò a sperare con tutta se stessa che fosse stato qualcun altro, chiunque altro                                                            
 –Oh, si. L’ha strappata quando si è rifiutata di farlo entrare. Che caratteraccio quel Sirius Black- commentò ghignando. E il cuore di Melen sprofondò sotto i tacchi.

-Dove stiamo andando?- domandò Emily stringendosi addosso il corto dolcevita. Fred si girò verso di lei sorridendole                                                                           
–Segreto- sussurrò estraendo la bacchetta e facendole apparire una benda sul viso.                        
–Ma così non vedo dove cammino!- protestò la ragazza prima che due forti braccia la sollevassero di peso. –Oh, e va bene..- sbuffò mettendo il broncio ma stringendosi forte a lui, il cuore che batteva all’impazzata. Erano all’aperto, sentiva il vento freddo di fine ottobre pungerle lievemente la pelle e l’odore di erba bagnata le impregnava i vestiti. Il braccio di Fred abbandonò la sua schiena e sentì il cigolio di una porta, seguito subito da profumi diversi e dal forte odore di terriccio. Il ragazzo la posò per terra                                                                                  
–Ora puoi guardare- le sussurrò ad un orecchio, prima di posarvi un piccolo bacio. Emily si strappò la benda e spalancò gli occhi stupita. Erano in una delle serre. Fred aveva incantato le piante perché si attorcigliassero a formare una specie di gazebo fiorito che brillava invitante alla luce della luna che filtrava tra i vetri. Al centro c’era una nuvola dorata come quella su cui avevano fatto il pic nic qualche giorno prima. Fred la prese per mano guidandola, salì sulla nuvola e la trascinò con se. Subito uno stormo di farfalle argentate si alzò in volo facendo risplendere ancora di più i fiori. Per una volta Emily era a corto di parole. Il ragazzo frugò nella tasca ed estrasse una scatolina nera                           
–Appena l’ho visto ho pensato a te- Emily arrossì prendendo la confezione e aprendola con le dita che le tremavano e il cuore in tumulto. Dentro c’era una collanina di pelle che terminava con un ciondolino d’argento sul quale fiorivano dei meravigliosi tulipani                                     
–Sono i fiori dell’amore eterno- spiegò Fred abbassando lo sguardo, e perdendosi così il totale imporporamento del viso della compagna. Emily fissò il ciondolo in silenzio per qualche secondo  
–Mi aiuti a metterla?- soffiò regalando a Fred il suo sorriso migliore. Il rosso l’abbracciò chiudendole delicatamente i gancetti dietro al collo e allontanandosi da lei solo lo spazio sufficiente a guardarla negli occhi. Unì le loro labbra lentamente, come se fosse la prima volta, lasciando che fosse lei a decidere il tempo, lasciandosi abbracciare e aiutandola a stendersi delicatamente. Le sfilò il maglioncino passando a baciarle la mandibola, poi il collo, alternando un bacio a un morso e scendendo sempre più giù. Emily inarcò la schiena stringendogli la testa tra i seni, cercando di pensare solo che lo amava, cercando di scacciare la paura e i dubbi. Le mani di Fred le slacciarono il reggiseno per poi scendere verso i pantaloni, lasciando nel loro passaggio scie di brividi roventi. Cercò di muoversi a sua volta, spogliandolo come lui faceva con lei e rifugiandosi nel suo bacio ogni qual volta sentiva venir meno il coraggio. Spalancò gli occhi arrossendo, era la prima volta che lo vedeva nudo e non poteva proprio dire di sentirsi a suo agio                                                   
–Tutto bene?- le domandò prendendole il viso tra le mani e sfiorandole la fronte con un bacio    
–Ho paura- ammise Emily. Solo lui l’aveva vista così fragile, solo con lui riusciva a esserlo.. il viso di Malfoy le passò tra la mente insieme al suo tentativo di consolazione sul campo di quidditch, ma fu rapida a scacciarlo                                                                
–E’ la prima volta anche per me- rivelò Fred con un sorriso- se non vuoi possiamo..-                        
–Voglio farlo- disse decisa fissando gli occhi azzurri del ragazzo che annuì unendo le loro labbra prima di entrare lentamente dentro di lei. Si dice che la prima volta non si scorda mai, che sia la migliore. Emily non sapeva se sarebbe stata la migliore, sicuramente avrebbe ricordato per sempre il dolore intenso che aveva provato e lo sguardo dolce e carico d’amore di Fred..

-Oh Melen dobbiamo proprio metterci vicino a loro? C’è tutta una sala!- protestò Ron trascinando di malavoglia il suo sacco a pelo dietro a Melen. La vampira non gli rispose nemmeno, andando ad occupare un posto libero vicino al cugino. Malfoy le dedicò un sorriso prima di passare uno sguardo di sufficienza sul suo piccolo seguito                                                                
–Avete perso la Fat..- commentò attirando l’attenzione di Matt. Melen scosse la testa                   
–E’ con Fred. Non sappiamo dove.. Ma abbiamo già allertato i professori- il biondo annui fingendo indifferenza ma non poté impedire al suo cuore di accelerare i battiti, ne ai suoi pugni di stringersi forte. Si sistemarono metodicamente, grifondoro da una parte serpi dall’altro con Melen e Draco al centro come punto d’unione                                                             
–Credete che Black sia ancora nel castello?- domandò Hermione sottovoce, chiaramente preoccupata –Credo che Dumbledore lo pensi, altrimenti non ci avrebbe tenuti qui- rispose Harry sbirciando la porta della sala                                                                            
–Stai pensando di catturarlo da solo, Potter?- chiese Draco attirando l’attenzione del gruppetto   –Taci- sibilò Melen fissandolo storto                                                                   
–oh, non lo sa.. questo spiega tante cose..- il biondo sorrise malvagio facendo spallucce –si, forse è meglio così, meglio lasciar fare ai dissennatori ma, se riguardasse me.. beh io gli darei la caccia, IO vorrei vendicarmi-                                                                          
-Oh, ma stai zitto! Sei un codardo di prima categoria, non sfideresti Black neanche per tutti i galeoni del mondo- sbottò Ron ma il serpeverde si limitò ad alzare le spalle indifferente e a sistemarsi meglio nel sacco a pelo.                                                                               
–Cosa voleva dire?- chiese Harry a Melen che sviò il suo sguardo nevosa                                   
–Niente, parla solo per dar fiato alla bocca..- le urla scandalizzate della McGonagall bloccarono la discussione sul nascere                                                                
-..Assolutamente inappropriato, davvero.. sappiate che siete in punizione e ora andate a dormire. Separatamente- Emily e Fred fecero il loro ingresso nella sala completamenti rossi, entrambi forniti di sacco a pelo. Si scambiarono un’occhiata imbarazzata prima di dirigersi velocemente verso i rispettivi gruppetti. Mentre si avvicinava i suoi occhi incontrarono quelli ansiosi di Malfoy e fece una smorfia, stendendosi di fianco al fratello, che la fissava inquisitorio                                              
–Dove diavolo eravate?- domandò Ron curioso                                                       
–Alle serre..- soffiò lei girando loro le spalle                                                      
–Perché la McGonagall era così arrabbiata?- la rossa affondò la testa nel cuscino borbottando un –buonanotte- a mezzavoce e non rispose. Ron spalancò la bocca sconvolto                                 –vi ha beccati a fare..- iniziò, ma una gomitata ben assestata di Hermione lo costrinse a tacere (nonché a piegarsi lievemente in avanti macinando imprecazioni a mezza voce). Matt digrignò i denti cercando Fred, con un lampo omicida nello sguardo. Fu una vera fortuna che il rosso si trovasse dall’altra parte della sala e che ci fossero molti testimoni intorno a lui, troppi testimoni. Draco non disse nulla, fingendo che la cosa non gli facesse ne caldo ne freddo, in realtà qualcosa di duro e sgradevole aveva preso a muoversi insistentemente nel suo stomaco..

Mirice entrò nella stanza di corsa chiudendosi la porta alle spalle velocemente. I capelli, solitamente legati in un’ordinata treccia, le circondavano il viso e le spalle e gli occhi azzurri mandavano lampi. Sirius, in piedi vicino alla finestra la guardò cercando di nascondere il terrore                              
–L’hanno scoperto?- la donna gli corse incontro cominciando a tempestarlo di pugni e schiaffi, completamente dimentica della magia                                                          
–TU DICI?! BRUTTO IDIOTA.. SCEMO.. NON RIESCI PROPRIO A PENSARE ALLE COSE PRIMA DI..!- mentre l’uomo cercava di pararsi dalla furia un rumore di passi in avvicinamento li fece trasalire     
–non c’era bisogno che venissi anche tu Severus. Avrei potuto benissimo valutare la stanza di mia figlia da sola- Mirice deglutì inorridita, aveva sperato che a controllare le sue stanze venisse suo padre, Minerva McGonagall avrebbe difficilmente capito perché stava nascondendo un pericoloso evaso nella scuola. Severus Piton ancora di meno. Di fianco a lei anche Sirius sembrava non sapere più che pesci pigliare e fissava la porta con lo sguardo di un condannato a morte.                      
–Minitus- sussurrò la McGonagall e l’uomo iniziò a rimpicciolirsi fino a diventare piccolo come un mignolo, poi se lo infilò velocemente sotto la corta camicia da notte, non senza un certo imbarazzo. Sirius si infilò nell’elastico delle mutandine di pizzo della donna con un sorriso malizioso, che li scoprissero pure. Sarebbe stato catturato con un ottimo ricordo.

Nei giorni seguenti non si parlo di altro che di Sirius Black. Ognuno aveva un’opinione su come fosse entrato e non vedeva l’ora di condividerla con gli altri.                                                 
–Per me si è smaterializzato- insisteva Ron, mettendo a dura prova la pazienza di Hermione                   
–Forse conosce dei passaggi segreti- aveva ipotizzato Emily, che sembrava più divertita che spaventata dall’ipotesi di uno spietato mago libero per il castello che mira ad assassinare uno dei suoi migliori amici. Le uniche che non sembravano prese da quella strana versione d’indovina chi erano Marion e Melen. Da quando aveva saputo della malattia paterna, la prima non si dava pace. Passava il 60% del suo tempo libero in biblioteca cercando di saperne quanto più possibile e il restante 40% ad adoperarsi per far star meglio il padre con infusi di erbe che, aveva letto, miglioravano questo o quel sintomo, ma che avevano come maggior effetto l’aumento dei sensi di colpa di Remus per la bugia detta. La seconda sperava invece che non parlandone la cosa si sarebbe presto sgonfiata. Era passata a rimproverare lo “zio” per la stupidaggine fatta e questo l’aveva messa a parte, seppur con il disaccordo di Mirice, di quello che stava cercando. Era stato uno shock e si era ripromessa di aiutare Sirius più che poteva anche se questo significava mentire un’altra volta ai suoi amici. L’avvicinarsi dell’inizio della stagione di quidditch sviò fortunatamente i pensieri di tutti verso le imminenti partite, la prima sarebbe stata una delle più avvincenti, Grifondoro contro Serpeverde.

Il tempo non era dei migliori e più si avvicinava la partita più Emily diventava nervosa. Si trovava bene in squadra, andava d’accordo con tutti ed era riuscita ad amalgamarsi bene con le altre due cacciatrici, Angelina e Katie, cosa che avrebbe di certo giovato ai loro schemi per la partita, ma continuava a pendere leggermente verso sinistra e quel vento non avrebbe certo aiutato la sua stabilità. A questo si aggiunse una notizia dell’ultimo minuto che Boston annunciò con l’aria di uno a cui hanno appena ucciso il gatto                                                                 
–non giochiamo contro Serpeverde- annunciò funereo entrando negli spogliatoi durante gli ultimi allenamenti prima della partita –Flint me l’ha appena comunicato. La scusa è che il loro cercatore è ancora in convalescenza ma la verità e che hanno paura di volare con questo tempo. Temono di essere in svantaggio..- aggiunse con una punta di sdegno nella voce                                 –Contro chi allora?- domandò George scocciato, continuando a sistemare la sua scopa                       
–Tassorosso.. abbiamo provato tutte quelle tattiche per riuscire al meglio contro le serpi e non ci serviranno a niente contro i tassi, hanno uno stile completamente diverso. Oltretutto hanno un nuovo capitano e cercatore, Cedric Diggory..- Angelina e Emily ridacchiarono mentre Katie arrossiva con un sorrisetto                                                                                   
–Cosa?- chiese il capitano squadrando truce la cercatrice bionda                                           
–E’ quello alto e carino vero?- domandò Angelina –Silenzioso e muscoloso- proseguì Emily, subito fulminata da Fred                                                                                 
–A me non sembra così muscoloso.. ne così alto- borbottò – Non so perché ti preoccupi, noi siamo molto più bravi. L’ultima volta Harry ha preso il boccino in cinque minuti- Baston scosse la testa gesticolando animatamente                                                                       
–Ma erano condizioni completamente diverse! C’era Alice, un tempo migliore.. e in più Diggory ha messo su una squadra davvero forte. Non sottovalutateli. Dobbiamo vincere- i giocatori si guardarono l’un l’altro preoccupati per la salute mentale del proprio capitano                                         
–Oliver, calmati. Li prenderemo molto sul serio, davvero..- disse Katie con un sorriso un po’ allarmato. Emily guardò fuori dallo spogliatoio, la pioggia rendeva difficile vedere anche gli anelli..

Il giorno della partita il vento ululava impietoso e la pioggia cadeva più fitta che mai. Emily e Harry erano un fascio di nervi e continuavano a sfogliare nervosamente i consigli che Boston aveva raccolto e personalizzato per ogni giocatore.                                                     
–Calmatevi, sono certa andrà tutto bene- li incoraggio Marion con un sorriso                         
–Andiamo, la lezione di papà sta per iniziare- arrivarono in aula con un discreto anticipo e presero i soliti posti; Melen, Hermione e Marion in prima fila e Ron, Emily e Harry due file più indietro, vicino alla finestra che dava sul campo da Quidditch. La campanella suonò e un uomo entrò nell’aula andando ad occupare la cattedra, ma non era il professor Lupin.                                    
–Seduti- disse seccamente Piton prendendo il registro e iniziando l’appello. Marion lo fissò basita, prima che l’ansia prendesse possesso di lei. Che suo padre avesse avuto una crisi? Perché non le aveva detto nulla, si erano visti quella mattina.. si alzò in piedi attirando l’attenzione del professore                
–Dov’è il professor Lupin?- domandò cercando di mantenere un tono di voce neutro. L’uomo la fissò seccato                                                                                    
–Ha detto che oggi stava troppo male per fare lezione, e ora siediti.- Ma Marion non si mosse            
–Troppo male? Ma stamattina stava bene.. cos’ha?- gli occhi scuri dell’uomo scintillarono                     
-Non sono autorizzato a rilasciare dettagli privati- sibilò –E ora siediti- La ragazzina lo fissò decisa –sono sua figlia, ho diritto a sapere cos’ha- protestò fermamente. L’uomo fece una smorfia di disappunto                                                                                   
–Se così fosse sarebbe stato lui stesso a dirtelo. Cinque punti in meno a Grifondoro e diventeranno cinquanta se non ti siedi immediatamente- Hermione la tirò lievemente dalla gonna cercando di non farsi notare dal professore, ma Marion non aveva intenzione di cedere, non quella volta. Si allontanò dal banco e uscì dall’aula senza un’altra parola, sotto lo sguardo stupito e ammirato dell’intera classe. Dopo un secondo di silenzio Neville le corse dietro. Adam, che stava per fare lo stesso si risedette serio. Il professor Piton digrignò i denti furioso per quell’aperta mancanza di rispetto del suo ruolo ma si limitò a riprendere il suo discorso senza prestare ulteriore attenzione all’accaduto.                        
–A quanto pare il professor Lupin non ha solo una pessima organizzazione del suo lavoro, ma è incapace anche di dare le più basilari linee di educazione a sua figlia- commentò scuotendo la testa –Non è vero! Marion è sempre molto educata- esclamò Emily senza riuscire a trattenersi. Piton non si scompose                                                                                
–Cinque punti in meno a Grifondoro. Dicevo, dato che non so dove siete arrivati oggi ci oc..-                      
-Signore, abbiamo appena fatto i Mollici, i berretti rossi, i Kappa e gli Avvicini e ora dovremmo cominciare..- l’uomo si alzò sbattendo le mani sulla cattedra                                              
–Le ho forse chiesto qualcosa signorina Granger? Provate così gusto a interrompermi? Pagina 354 ora, non ammetterò nessun altra interruzione- avvertì a denti stretti, squadrando la classe in cerca di una vittima da immolare come esempio. Ma nessuno fu così stupido.

-Mary.. Marion aspettami!- urlò Neville correndole incontro. La castana si voltò verso di lui guardandolo stupita                                                                            
–Nev.. Piton ti ha mandato a recuperarmi?- il castano arrossì imbarazzato abbassando lo sguardo  –No io.. beh ecco ho visto che.. che eri.. beh sconvolta e quindi.. quindi io..- balbettò nervosamente torturandosi le dita.
–Devi fidarti Rem.. so che è difficile da credere ma è così- i due ragazzi alzarono lo sguardo all’unisono poi, senza nemmeno sapere perché, si nascosero dietro una delle grosse armature del corridoio stringendosi l’un l’altra per evitare di farsi vedere. Remus e Mirice si fermarono poco distanti da dove stavano loro, sembrava stessero parlando di qualcosa di davvero serio.
–Cerca di capire il mio punto di vista.. per tutti questi anni io non ho mai pensato che..- la donna gli posò una mano sulla spalla annuendo
– E io lo capisco, nemmeno per me è una cosa facile.. Ma questa cosa è troppo importante per buttarla via così e, che ti piaccia o no, riguarda entrambi- l’uomo sospirò passandosi stancamente una mano sul viso
–Io..devo rifletterci Rice. Come hai detto tu è una cosa importante, non voglio prendere una decisione del genere spinto dall’emotività del momento. Domani verrò da te e.. e decideremo come comportarci- si guardarono in silenzio per un'altra manciata di secondi, poi ognuno si allontanò in una direzione diversa. Marion si scostò da Neville lentamente, guardando il punto in cui suo padre era sparito, certa che la malattia non fosse l’unica cosa che Remus non le diceva..

La mattina dopo il tempo era anche peggiore di quanto Em avesse temuto. Il vento era fortissimo e la pioggia era così fitta che pareva che cadesse a secchiate.
–Andrà tutto bene, sarai bravissima- cercò di consolarla Fred mentre s’infilava la divisa da Quidditch, ma il suo ottimismo era un po’ forzato e la rossa non poté non accorgersene. A colazione mangiò poco e solo perché Melen la minacciò di non lasciarla andare al campo senza aver messo qualcosa nello stomaco. Sbocconcellò una fetta di pane tostato fissando con disgusto l’abbondante colazione di Harry e Ron
–Vado a farmi un giro.. devo calmarmi- sussurrò alzandosi dal tavolo con una tremenda nausea e la sensazione che nel suo stomaco fossero nati dei serpenti. La sala d’ingresso era deserta, evidentemente nessuno voleva sfidare la pioggia prima del necessario per accaparrarsi i posti migliori. Uscì incurante dell’acqua e iniziò ad incamminarsi lentamente verso lo stadio. Le raffiche di vento erano così forti che dovette piegarsi leggermente in avanti per riuscire ad avanzare mentre con le mani si proteggeva il viso dalle frustate dell’acqua e di foglie e rametti che la tempesta le scaraventava addosso. Se era così difficile anche solo camminare come avrebbe fatto a sconfiggere i Tassorosso? Ci mise un attimo a rendersi conto che la pioggia non la stava più bagnando. Sorrise e alzò lo sguardo, certa di trovare quello di Fred a ricambiare il suo. Sbagliava.
–Dannazione Fat, hai deciso di prenderti una polmonite?- Draco la spinse sotto il suo ombrello, poi le afferrò una mano e iniziò a correre, cosa che la costrinse a seguirlo. Arrivarono allo stadio e il Serpeverde la fece entrare nello spogliatoio della sua squadra, macinando imprecazioni contro la sua irresponsabilità e la dannata pioggia.
–Asciugati un po’, sei zuppa- le disse tirandole sgarbatamente un asciugamano e iniziando ad asciugarsi con la bacchetta. Emily eseguì l’ordine fissandolo in silenzio. I capelli biondi erano spettinati e ricadevano disordinatamente sul viso, coprendo a tratti gli occhi grigi e concentrati, quando questi si alzarono su di lei non poté fare a meno di arrossire e distogliere lo sguardo. Draco sorrise avvicinandosi a lei
–hai un cambio?- scosse la testa senza guardarlo
–Sei davvero problematica Fat.. Beh tanto la fuori ti bagnerai lo stesso. Dovrai impegnarti davvero con questo tempo- commentò guardando fuori dallo spogliatoio
–Allora.. in bocca al lupo e.. tieni la scopa leggermente verso destra, ti bilancerai- borbottò arrossendo appena prima di andarsene. Emily lo fissò stupita poi si aprì in un grande sorriso, l’ansia era completamente scomparsa. Entrò nello spogliatoio di Grifondoro per il discorso d’incoraggiamento di Baston, ma il ragazzo era così nervoso che a malapena riuscì a sillabare un
–impegnatevi- Uscirono con il vento ululava così forte da coprire ogni altro suono e il freddo pungente li accolse facendoli rabbrividire. Al fischio di Madama Bumb si alzarono in volo in formazione, cercando di mettere in atto gli schemi preparati ma la pioggia era così fitta che Emily riusciva a stento a distinguere i suoi compagni dagli avversari. Era fradicia, i lunghi capelli le si appiccicavano al volto e al collo come liane, dandole l’aspetto di un’annegata, la pluffa le arrivò in mano, chi gliel’avesse passata non lo sapeva. Dribblò abilmente le sagome scure degli altri giocatori e arrivò davanti alla porta ringraziando mentalmente la lunga coda del portiere di Tassorosso, che le dava la certezza di non sbagliare porta. Lanciò cercando di avvicinarsi il più possibile ma non avrebbe saputo dire se avesse o meno fatto punto. La pioggia le impediva di vedere e il vento di sentire alcunché. Con il primo fulmine finì anche il primo tempo e poté scendere e chiedere notizie, ciabattando nel fango. –Sei stata brava, siete sessanta a zero per voi- le disse Melen passandole un asciugamano con un sorriso. Baston annuì frettolosamente concentrandosi su Harry
–Devi prendere il boccino, non possiamo continuare così- il moro si indicò gli occhiali con una smorfia
–non ce la faccio con questi. Non vedo ad un palmo dal mio naso!- si lamentò nervoso
–Ci penso io- intervenne Hermione, puntando la propria bacchetta verso il naso dell’amico –impervius- mormorò –Ora respingeranno vento e pioggia- Baston l’avrebbe baciata.
–Potremmo fare l’incantesimo a tutti. Dovrebbe essere efficace anche sulle divise e i caschi- mormorò Melen pensierosa estraendo a sua volta la bacchetta e aiutando l’amica ad incantare le protezioni della squadra. L’incantesimo delle ragazze fece il miracolo. La pioggia e il vento sembravano schivarli e questo aumentò notevolmente il ritmo di gioco. Nei cinque minuti successivi grifondoro si portò in vantaggio per centoventi punti a zero, poi l’aria si fece fredda e voltandosi Emily vide Harry cadere al suolo..                                               
 



Angolo dell'autrice:
buongiorno, e finalmente ecco il nuovo capitolo. Scusate il ritardo ma in genere alla pubblicazione ci pensa Lisa ma sono quasi 2 settimane che non riusciamo a vederci alla fine quindi l'ho postato io con il computer della biblioteca. Spero che la lunghezza e il contenuto rendano giustizia all'attesa. Anche se dubito XD Il capitolo non mi convince (come al solito) spero comunque che risulti comprensibile e che vi piaccia. Ciao ciao Valentina
 
 

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Capitolo 41
*** 3.9 la mappa del malandrino ***


3.9 La mappa del Malandrino


Il ragazzo si svegliò di soprassalto, il respiro affannato e il cuore in tumulto. L’aveva sognato di nuovo. Qualcuno gli passò gli occhiali e lui si affrettò ad inforcarli per metterne a fuoco il volto.
–Parli nel sonno- commentò Melen ricambiando lo sguardo con un sorriso appena accennato, chiudendo il libro che stava leggendo. Il ragazzo arrossì abbassando il viso –Cosa ci fai qui?- chiese, cercando di sviare la conversazione
–Em rompe per conoscere i dettagli della mia uscita con Theodore. E’ seccante e mi rende più faticoso concentrarmi sullo studio, qui è tranquillo- fece una pausa fissando il disagio sul viso dell’amico
–Ma parliamo di qualcosa di più serio. Il gramo?- Harry sospirò sconfitto, passandosi stancamente una mano sul viso
–Non sono tipo da farsi suggestionare, lo sai ma.. beh prima..prima di cadere io ho..ho visto.. qualcosa sugli spalti più alti. E anche la notte che sono fuggito dai Dursley- deglutì stringendo forte la coperta fra le dita
–Un cane nero, piuttosto grosso. E ogni volta che appare rischio l’osso del collo.. non riesco a non pensare che le cose siano collegate- ammise alzando il viso verso di lei, in una muta richiesta di spiegazioni. Melen sospirò sistemandosi meglio sulla sedia. Sapeva perfettamente cos’era, o meglio CHI era, il cane che Harry aveva visto, ma certo non poteva dirglielo
–Il Gramo è una superstizione Harry, non dissimile dalla sfortuna protata dai gatti neri o dallo specchio rotto. E’ più probabile che sia solo una manifestazione di paura, o di sconforto. Non dev’essere facile per te, con tutti i dissennatori che ci sono-
–Non ti ci metterai anche tu vero? Non ho paura di loro ma..- Il ragazzo fece una smorfia scuotendo la testa –Sento mia madre. La notte in cui è morta.. io non ricordavo la sua voce.. ne nulla e ora.. ora mi pare quasi di rivivere il momento- Melen gli posò una mano sul braccio e strinse leggermente, tutto quello che poteva fare era cercare di fargli capire che era dalla sua parte. Harry ricambiò la stretta.

Il sole era quasi tramontato e il lago si tingeva dei caldi colori del crepuscolo, che lo facevano sembrare dorato. Matt lanciò un ultimo sguardo a quel meraviglioso spettacolo prima di scostarsi dal terrazzo e incamminarsi lentamente verso le scale. Aveva impiegato parecchio tempo per far quadrare tutti i pezzi ed era certo che qualcosa gli sfuggisse quindi aveva bisogno di altre informazioni, informazioni che lui non poteva trovare. Il gargoyle lo fissò severo
–parola d’ordine?- il ragazzo scosse la testa –non la conosco. Potresti dire al professor Dumbledore che desidero parlargli? Digli che si tratta della profezia- la statua s’immobilizzò per qualche minuto, dopodiché saltò di lato con una smorfia di disappunto sul viso di pietra. Il ragazzino fece un sospiro profondo prima di mettere piede sul primo gradino della scala mobile di legno che portava allo studio del preside. Il mondo non lo sapeva, ma quello fu la prima volta che due dei maghi più famosi del secolo si parlarono.

Marion lo seguì con lo sguardo mentre si occupava delle piccole creature che decoravano il suo studio, era stata a lungo indecisa se affrontare o meno suo padre e alla fine aveva deciso di aspettare. Era certa che, prima o poi, lui stesso le avrebbe parlato del segreto che nascondeva con Mirice. In effetti c’era un altro motivo per cui era venuta a trovare l’uomo
–Harry mi ha detto che gli insegnerai a combattere contro i dissennatori- Remus annuì in silenzio, intingendo con diligenza in bastoncino di carne cruda nella mistura di alghe prima di infilarlo nell’acquario dell’Avvicino.
–Me l’ha chiesto lui- Marion annuì torcendosi i capelli tra le dita
–Credi sia saggio incoraggiarlo a combatterli? In fondo sono qui per proteggerci contro un pericoloso omicida no?- l’uomo s’irrigidì un attimo poi si volto verso di lei serio
–I dissennatori sono tra le creature magiche più potenti e pericolose, possono ridurre un mago alla pazzia, rubandogli tutto ciò che di bello ha. Non voglio istigare Harry a cominciare una guerra, ma non trovo ci sia nulla di male nel fatto che impari a difendersi- la castana incassò il colpo abbassando lo sguardo. Questa volta non era svenuta durante la partita ma aveva comunque sentito le forze abbandonarla e per un attimo la donna che urlava era tornata a esplodere nella sua mente. Strinse forte i pugni sulle ginocchia socchiudendo gli occhi
–Anche io voglio imparare- disse in un sussurro che però non sfuggì a Remus
–Mary.. è una magia molto difficile, ben sopra a un livello da G.U.F.O..- iniziò con voce calma
–Credi che non ne sia in grado? Ogni volta che un dissennatore è nei paraggi sento le ultime parole di mamma.. e io.. io non voglio più sentirle- le lacrime iniziarono a bagnarle il viso. Remus s’inginocchiò davanti a lei asciugandogliele con il dorso della mano
–Ehi.. su non piangere cucciola. Ci proveremo d’accordo? Potrai seguire le lezioni con Harry, ma sarà difficile. Voglio solo che tu lo sappia..- la ragazzina annuì lasciandosi scappare un singhiozzo prima di lasciarsi consolare dal suo papà. 

Emily sarebbe tornata a casa per le vacanze e per questo accolse con grande entusiasmo la gita a Hogsmead prevista per la settimana prima
–Ci sono un sacco di cose che sono certa piaceranno molto a casa- disse contenta compilando una piccola lista. Fred e George annuirono appena, troppo impegnati a selezionare le bacche di Surifio migliori per una delle loro creazioni. La rossa sbuffò seccata andando ad accoccolarsi vicino a Plummy, che dormicchiava davanti al caminetto della piccola sala. I gemelli avevano notato quell’aula abbandonata qualche anno prima e, dopo aver chiesto agli elfi domestici di aggiungerla nella lista delle pulizie, l’avevano adottata come “laboratorio di ricerca”. Francamente Emily non aveva idea di cosa stessero creando li ma, dopo aver visto le enormi pustole sul sedere di Fred, era certa di non volerne far parte. Il laboratorio rimaneva comunque un buon posto dove andare quando voleva starsene tranquilla. Alzò lo sguardo sulla pergamena malconcia aperta su un tavolino e ci si avvicinò incuriosita. Quando Fred le aveva mostrato la mappa del malandrino non riusciva a credere ai proprio occhi. Era il sogno di ogni ragazzo, era il passpartou per gli scherzi, la chiave per ogni marachella.. E tutt’ora la trovava fantastica, chiunque fossero i suoi quattro creatori dovevano essere dei geni. Sbirciò i puntini dei suoi amici. Melen ed Hermione erano in biblioteca. Ron era in sala comune con Marion e Neville. Harry era nelle camere da letto con un certo Peter Minus. Il nome le sembrava famigliare ma non riusciva a collegarlo ad un volto, quindi scrollò le spalle. Harry passava molto tempo da solo ultimamente.. probabilmente era ancora giù per Hogsmead.. se solo ci fosse stato un modo per farlo arrivare là aggirando le protezioni magiche.. sospirò sconsolata facendo vagare pigramente l’occhio sui molteplici puntini di Hogwarts,  ritrovandosi a cercare un nome in particolare. Draco Malfoy era nella sua camera.. con Pansy Parkinson. Un moto di fastidio le fece arricciare il naso, e iniziò a fissare ostinatamente i due puntini. Forse sentendosi osservati non avrebbero avuto il coraggio di fare niente. Si mordicchiò il labbro inferiore facendosi violenza per non lasciare la sua mente libera di indulgere in pensieri che NON doveva fare, ma sembrava proprio che non sarebbe riuscita a spuntarla nemmeno quella volta. In un disperato tentativo di pensare a qualcos’altro spostò lo sguardo sul passaggio segreto che portava a Mielandia.. fissò il corridoio vuoto per qualche secondo prima di darsi della stupida
–Ho trovato!- esclamò facendo sobbalzare i gemelli, cosa che costò a George il sopracciglio destro, dato che il composto esplose proprio in faccia a lui.
–Fallo un’altra volta e ti butto di sotto..- minacciò tastandosi il volto offeso mentre Fred cercava di non scoppiare a ridergli in faccia.
–So come aiutare Harry ad andare ad Hogsmead- rivelò con un sorriso a trentadue denti fissandoli intensamente. I gemelli deglutirono preoccupati, non c’era niente di più pericoloso di Em con quello sguardo..

Il sabato mattina della gita a Hogsmead Emily era più allegra del solito e si sveglio piuttosto presto, considerati i suoi standar. Ma alla richiesta di spiegazioni di Hermione rispose con un’alzata di spalle dicendo che voleva incantare lo zaino per farci stare più roba. Era ovvio che stesse tramando qualcosa. Melen sbuffò seccata aprendo il suo baule ed entrandoci dentro. Era assolutamente impossibile tenere tutto l’anno dei vestiti stipati in 1 metro e pretendere che rimanessero belli e in ordine, quindi aveva dovuto provvedere a sistemare il suo baule, trasformandolo in una pratica cabina armadio. Aprendolo si notava una bella scalinata di pietra chiara che scendeva a chiocciola in una ampia sala stipata di pantaloni, maglie e, soprattutto, vestiti e scarpe. Tutti rigorosamente scuri. Melen si rendeva conto che prediligendo i vestiti scuri e un po’ datati non faceva che rimarcare il cliché del vampiro medievale, ma non poteva proprio farci niente. Detestava i pantaloni e riteneva che, con la sua carnagione pallida, i colori stonassero enormemente.
–Devi uscire con Nott?- fece una smorfia girandosi per lanciare uno sguardo infastidito ad Emily, quante volte le aveva ripetuto che quella stanza era off limits? E quante volte doveva dirle che non voleva parlarle di Theo?!
–Mmh- le concesse concentrandosi nuovamente sui vestiti.
–Non hai qualcosa di più.. natalizio?- Em era al suo fianco. Seccante. Le lanciò un occhiata di sufficienza
–No. Non avrai freddo conciata così?- la rossa si sfiorò il vestitino rosso che le arrivava a metà coscia poi scosse la testa
–Ho le calze e gli stivali- Melen annuì.
–Allora, qual è il motivo di tutta questa baldanza?- Emily sorrise contenta
–niente di che, ho organizzato un regalino per tirare su il morale a Harry- la vampira annuì lentamente. Anche lei aveva tentato senza successo.. ma era certa che Em ce l’avrebbe fatta. Lo conosceva così bene. Strinse le labbra infastidita tirando fuori un corpetto bordeux di velluto con decorazioni rococò nere.
–Non dovresti rimanere in infermeria con Fred?- Emily ridacchiò
–Ci andrò dopo, devo prendere i regali di natale- Fred era in infermeria da qualche giorno. Qualcuno aveva inserito della polvere urticante in tutti i suoi vestiti e la pelle era ricoperta di scaglie e bolle piene di pus puzzolente. Non avevano trovato prove che potessero condurre a qualcuno ma Melen aveva la netta sensazione di sapere chi avesse architettato quel tiro mancino. Sorrise a sua volta indossando un lungo abito nero e infilandosi il bustino
–Me lo stringi?- Emily annuì iniziando a tirare i fili di seta dietro la sua schiena
–Melen.. cos’è che ci stai nascondendo?- la vampira trattenne il fiato sbarrando gli occhi
–E’ da quando sei tornata a scuola che sei.. non lo so.. è una sensazione..- Melen deglutì socchiudendo gli occhi
–Non sto nascondendo nulla Em. Evidentemente è solo una tua impressione.. Potremmo pranzare insieme oggi. Ci sarà anche Draco però, riuscirai a fare la brava?- domandò, sapendo che parlare di suo cugino l’avrebbe distratta. Come previsto Emily arrossì
–Sarò brava se lo sarà lui..- bofonchiò tirando un po’ più forte i legacci del bustino. Melen annuì tremante, avrebbe dovuto stare più attenta al sesto senso di Emily..

Marion alzò gli occhi al cielo con un mezzo sorriso.
–Mielandia!- disse Ron serissimo
–Oh, Ron, ci siamo già stati. E hai mangiato moltissimi dolci, stasera starai malissimo se non farai almeno una pausa! Marion e io dobbiamo comprare delle cose da Mondo libro, poi una visitina veloce alla Stamberga e possiamo incontrarci con Melen e Em per pranzo come d’accordo.- cercò di farlo ragionare Hermione, senza riuscire a trattenere un tono irritato
–Mielandia!- ripetè il rosso corrugando le sopracciglia come un bambino che fa i capricci. Marion non riuscì a trattenere una risatina, sembravano una vecchia coppia di sposi. Qualcosa le toccò il gomito e si guardò intorno stupita. Nessuno. Un odore di zucchero le solleticò le narici, eppure Mielandia era lontana e nessuno aveva in mano dei dolci. Corrugò le sopracciglia, che se lo fosse immaginata? Sentì una mano tra i capelli, poi i pom pom del cappello di Hermione si sollevarono pizzicandole il naso. Ron strabuzzò gli occhi e tutti e tre iniziarono a guardarsi intorno
–ahah, oddio ragazzi, siete assolutamente ridicoli- la voce di Harry li fece sobbalzare quasi in sincrono
–Harry?- domandò Ron guardando verso l’alto dubbioso
–Sono tra te e Marion, Ron.- rispose la voce divertita del moro
–Ma come hai fatto? Anche con il mantello dell’invisibilità non dovresti riuscire a..- iniziò Hermione corrugando le sopracciglia, infastidita che le sue conoscenze su Hogwarts non le suggerissero la risposta.
–Vi farò vedere. Ma dobbiamo spostarci in un posto più tranquillo- Marion sbirciò l’ora sul suo orologio, era quasi mezzogiorno.
–Abbiamo venti minuti prima dell’appuntamento per pranzo con Emily e Melen. Potremmo andare verso la Stamberga..- suggerì. Gli altri furono d’accordo e lentamente, in modo da consentire a Harry di schivare la folla, s’incamminarono verso la grande casa diroccata.

Emily strinse gli occhi, voltandosi infastidita verso lo scaffale delle penne. Doveva stare calma, l’aveva promesso a Melen. Non riuscì a trattenere un moto di rabbia verso l’amica che, ben sapendo del disagio che provava nello stare in quel gruppo di serpi, se ne stava dall’altra parte del negozio mano nella mano con sono-troppo-figo-Nott a tubare e a discutere di cose da secchioni. Guardò l’orologio di topolino che le ticchettava al polso. Mancava meno di un quarto d’ora alla luce. Praticamente un’eternità. Sospirò scocciata scegliendo una bella stilografica nera, autopulente, antimacchia e con la correzione automatica per suo padre. Per poi spostarsi verso la collezione di romanzi rosa sul fondo del negozio, sua madre amava leggere ed era certa che queste storie le sarebbero piaciute. Passando davanti alle sorelle Greengrass schivò l’ennesimo sgambetto di Astoria digrignando i denti e tentando con tutta se stessa di non guardare in direzione di Draco e Pansy. Non sapeva perché ma vedere quei due costantemente appiccicati le mandava il sangue al cervello. I romanzi erano nella parte alta di un grande scaffale di legno scuro e Em ringraziò mentalmente il cielo per aver messo un muro davanti alla scala, forse in questo modo avrebbe evitato di mostrare le mutande al mondo. Si maledisse mentalmente per aver voluto fare la sexy con quella gonna a piegoline. Arrossì guardandosi nervosamente intorno prima di salire verso i libri. Lesse i titoli con attenzione stupendosi di trovare Tess dei d’Umberville di Thomas Hardy. Insospettabilmente a lei leggere piaceva, solo che prediligeva i romanzi d’avventura, i fantasy e, con un certo imbarazzo, i romantici classici inglesi. Tess era , per l’appunto, uno dei suoi preferiti, aveva sempre trovato intrigante il triangolo tra Tess il dolce Angel e il peccaminoso Alec.
–Però.. che bel panorama Fat- la voce ghignate di Malfoy la raggiunse sulla scala gelandola. Sobbalzò al limite dell’imbarazzo lasciando cadere il libro e cercando, invano, di afferrare la scala prima di cadere di sotto. La botta era stata notevole, ma molto più “leggera” del previsto. Aprì gli occhi incontrando quelli divertiti del serpeverde che l’aveva cavallerescamente riparata dalla caduta col suo stesso corpo. O forse non era semplicemente riuscito a spostarsi in tempo. I suoi occhi si spostarono dagli occhi grigi verso le labbra sottili. Come quelle di Melen erano perfette, come disegnate e si ritrovò a chiedersi se fossero morbide come sembravano..
–Stai comoda Fat?- soffiò con voce eccessivamente dolce il biondo, alzando un sopracciglio. Imbarazzatissima schizzò in piedi, fissandolo sconvolta. Aveva mai desiderato così tanto baciare qualcuno? “si, Fred! Di certo!” si disse mentalmente afferrando il libro e correndo a pagarlo. Ma, per quanto continuasse a ripeterselo, sapeva che non era vero..

Madama Rosmerta alzò un sopracciglio perplessa
–E la burrobirra in più sarebbe per..?- Marion arrossì imbarazzata
–Per.. p-per..- balbettò
–Per me- intervenne Ron –Io ADORO la sua burrobirra! E così non dovrà fare due giri- spiegò donando alla donna il suo sorriso migliore. Hermione lo guardò irritata ma non disse nulla, in fondo pareva avesse funzionato. Harry ridacchiò divertito tirando fuori la mano dal mantello per afferrare il suo boccale spumoso e portarlo al sicuro da occhi indiscreti e da Ron.
–Sono in ritardo..- fece notare sbirciando l’orologio al polso di Hermione
–Forse Em ha iniziato un’altra rissa. Non dev’essere stato facile per lei girare con Malfoy e le serpi- rispose Ron con una scrollata di spalle. Prima che qualcuno potesse rispondere la porta si aprì e Emily e Melen entrarono nel locale affollato insieme ad uno sbuffo di neve. Entrambe sembravano abbastanza nervose ma accennarono un sorriso avvicinandosi a loro
–Che è successo?- domandò Hermione notando la tensione
–Niente. Tornare a Hogwarts sarà un problema Harry. La neve rivelerà la tua posizione- cambiò velocemente argomento la rossa guardando il posto vuoto tra Ron e Marion con un sorriso malizioso. La risata di Harry fece sobbalzare Melen che annusò l’aria stupita
–Ma come.. come hai fatto ad uscire dal castello?- il moro estrasse la mappa del malandrino dal mantello mostrandola alla ragazza.
–Me l’ha data George poco dopo che siete partiti. E’ una cosa fantastica! Questa mappa fa vedere tutta Hogwarts e tutti quelli che ci sono. George mi ha indicato un passaggio segreto che porta proprio alle cantine di Mielandia- spiegò emozionato e divertito
–Ma ovviamente Harry la consegnerà alla McGonagall appena tornati a Hogwarts. Potrebbe essere un artefatto di magia oscura- intervenne Hermion sicura. Emily e Ron la guardarono increduli
–Come no. E poi magari le da anche il mantello dell’invisibilità vero?- la bionda arricciò il naso infastidita
–Era di suo padre, immagino lo voglia tenere ma non dovrebbe usarlo. Insomma Harry.. se Sirius Black trovasse queste cose..- iniziò preoccupata
–Ma mica deve lasciarle in giro! Non puoi pretendere che smetta di vivere solo perché un tipo..- Hermione guardò Emily con astio
–Solo? E’ un pluriomicida! Vorrei che iniziaste a prendere questa cosa con un po’ di serietà in più- Un silenzio teso calò sulla tavolata, silenzio che permise loro di sentire una conversazione che avveniva in un tavolo appena dietro al loro..
–Lo sa che faccio ancora fatica a crederci? Di tutti quelli che passano al lato oscuro Sirius Black era l’ultimo che mi sarei immaginata.. me lo ricordo da ragazzo.. Se lei me l’avesse detto allora cosa sarebbe diventato avrei smesso di servirla perché era evidente che era già ubriaco perso- Il ministro scosse la testa
–Non hai la minima idea di cosa ha fatto Rosmerta. Le cose peggiori non sono note ai più..-
-Cose peggiori?- chiese Madama Rosmerta incuriosita –E cosa ci può essere di peggio che aver ucciso tutta quella gente?- Melen deglutì agitata
–Allora.. ehm avete fatto il tema di pozioni?- tentò, parlando un po’ più forte del normale. Ma nessuno le pestò orecchio, tutti troppo incuriositi ad ascoltare la discussione tra la proprietaria del pub e il ministro. Probabilmente non sarebbe riuscita a distrarli neanche dandosi fuoco..
–E si ricorda chi era il suo migliore amico?- stava chiedendo a bassa voce la professoressa McGonagall
–Ma certo- rispose Rosmerta con una risatina –Dove c’era uno c’era l’altro. Venivano spesso qui a fare i buffoni, che coppia! Sirius Black e James Potter. Anche se ricordo che se la intendeva anche con Remus Lupin e con sua figlia, Minerva- Harry lasciò cadere il boccale che finì a terra con un tonfo mentre Marion per poco non si strozzò con la sua acquaviola. Melen avrebbe volentieri preso a testate il tavolo.
–Esatto. Sembravano fratelli. Sirius è stato il testimone di nozze al matrimonio tra lui e Lily e poi il padrino di Harry. Ovviamente il ragazzo non lo sa.. potete immaginare come lo torturerebbe l’idea!- aggiunse il ministro.
–Perché Black si è unito a Voi-Sapete-Chi?- domandò la barista in un sussurro
–Peggio- brontolò Hagrid scuotendo la lunga chioma nodosa –Lily e James lo sapevano che Coso li cercava e s’erano nascosti..-
-Ma come può ben immaginare è difficile nascondersi dal Signore Oscuro. Albus aveva proposto loro di affidarsi all’incanto Fidelius, un incantesimo incredibilmente complesso che avrebbe fatto testimone del loro segreto una sola persona, il custode segreto. Solo lui poteva rivelare il luogo in cui erano nascosti..- spiegò la professoressa McGonagall con la voce carica di tristezza
–E Black era il custode segreto dei Potter?- chiese Madama Rosmerta senza fiato
–Esatto.. E dopo appena una settimana..- Vitious scosse la testa tristemente –Evidentemente Black era stanco di fare il doppio gioco, ma le cose non andarono come previsto. Il suo signore perse tutto e lui con lui, non gli restò che fuggire.- concluse l’uomo
–SPORCO SCHIFOSO TRADITORE!- ringhiò Hagrid facendo sobbalzare l’intero pub
–stt! Hagrid- lo rimproverò la professoressa McGonagall
–No Minerva! Io l’ho visto. Io ho portato via Harry da quelle rovine e l’ho visto li.. tutto bianco e tremante che lo cullava. Mi ha dato la moto volante..mica l’avevo capito cosa ci faceva la.. L’HO CONSOLATO! HO CONSOLATO QUELLO SPORCO.. “dammi Harry” mi fa “ ci penso io”. Ma io non l’ho fatto, c’avevo ordini precisi. Avrei dovuto capirlo che c’aveva qualcosa di sbagliato.. lui adorava quella moto.. e se ci davo Harry? Sicuro che lo buttava in mare.. il figlio del suo migliore amico.. ma quando un mago passa al lato Oscuro non c’è più niente da fare..- concluse tirando su con il naso.
Melen si mordeva il labbro a sangue, quanto avrebbe voluto alzarsi e urlare la verità.. quanto avrebbe voluto.. perché lei aveva visto quello sporco traditore piangere e ridere guardando le foto di Harry che era riuscita a portargli, perché aveva visto l’amore con il quale parlava dei suoi migliori amici.. era così ingiusto.. il suo sguardo si posò su Harry, non riusciva a vederlo ovviamente ma poteva percepire ondate di rabbia e dolore provenire dal suo posto. Avrebbe davvero voluto poter fare qualcosa…


angolo dell'autrice:
Mi scuso per il ritardo ma io e la postatrice abbiamo litigato perché lei non mi vuole più bene e sono caduta in depressione... Per farmi perdonare posterò i prossimi capitoli nei prossimi giorni.. spero che il capitolo vi piaccia. Ciao ciao Valentina

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Capitolo 42
*** 3.10 la Firebolt ***


3.10 La Firebolt

-Tu lo sapevi vero?- Melen alzò lo sguardo incrociando gli occhi dorati di Emily che la fissavano seri. La vampira annuì a occhi bassi, incapace di reggere lo sguardo dell’amica. Emily era sempre allegra, sempre pronta a scherzare. Era facile scambiare la sua ingenuità per stupidità, ma sarebbe bastato passare una volta sotto quegli occhi indagatori per cambiare opinione. Marion deglutì piano. Era ancora sconvolta da quello che avevano sentito ai tre manici di scopa. Suo padre, Sirius e il padre di Harry erano amici.. e Black li aveva traditi. Poteva solo immaginare come si sentisse ora Harry..  
–Perché non glielo hai detto?- chiese con un filo di voce
–E cosa potevo dirgli? Credi che stia meglio ora che lo sa?- La stanza cadde nel silenzio
–Siamo sicure che quella sia la verità?- domandò Emily dopo qualche minuto
–Hai sentito anche tu il ministro no? Lo hanno trovato sul luogo del delitto- rispose Hermione stropicciandosi nervosamente la camicia da notte
–Si ma.. come.. io non riuscirei mai a farvi una cosa del genere.. Non puoi fingere di essere amico di una persona tutta la vita. Ci deve essere stato un momento in cui Black teneva davvero ai genitori di Harry..- Hermione scosse la testa con un sospiro
–Ha importanza? Che ci tenesse o meno li ha venduti, forse il fatto che abbia provato dei sentimenti per loro non fa che aggravare la cosa..- si passò stancamente una mano fra i capelli –Cosa credete che farà Harry?- Marion si mordicchiò il labbro nervosa
–Starà malissimo.. anche se dubito ne parlerà con noi..- Hermione annuì
–Forse vorrà cercare Black- disse invece Emily. Melen la guardò inorridita, se Harry lo avesse trovato.. se lo avesse attaccato.. cosa avrebbe fatto Sirius? E lei?
–Non dire assurdità Em! Harry non è così stupido- esclamò Hermione terrorizzata scattando a sedere
–Non ho detto che è stupido. Ma.. credo che al momento sia pieno d’odio. Com’è normale ovviamente.. e l’idea di catturarlo.. di fargli del male.. deve essere spaventosamente allettante- spiegò attorcigliandosi un boccolo ramato sull’indice, seria come di rado l’avevano vista.
–Non glielo permetteremo.. lo faremo ragionare- disse Marion cercando con gli occhi l’approvazione di Hermione e Melen
–Certo, se lui non vuole prendere sul serio la sua sicurezza ci penserò io anche per lui- l’appoggiò subito la bionda corrugando le sopracciglia spesse. Melen non disse nulla ma per tutta la serata continuò a sentire su di se lo sguardo indagatore di Emily..

-Dio Harry.. hai un aspetto orribile- commentò Hermione guardando preoccupata le evidenti borse scure sotto gli occhi del ragazzo. Harry scrollò le spalle guardandosi intorno
–Dove sono tutti?- domandò per cambiare discorso.
–Partiti. E’ il primo giorno di vacanza ricordi?- disse Ron –E’ quasi ora di pranzo, saremmo venuti a svegliarti tra poco- Marion si mordicchiò nervosamente le labbra, come aveva previsto Harry aveva tutto l’aspetto di chi ha passato la notte a rimuginare. Sospirò a disagio, prima della partenza di Melen e Emily avevano discusso a lungo del “problema Harry” e alla fine avevano deciso di affrontarlo. Dovevano assolutamente fare in modo che non si fissasse su assurdi piani di vendetta. Però lei lo capiva. Se avesse avuto l’occasione di farla pagare all’assassino di sua madre l’avrebbe fatto? Ci pensò un secondo. No, probabilmente non avrebbe avuto il coraggio di affrontare un mangiamorte. Ma Harry si e la cosa la preoccupava enormemente.
– Harry ascolta, sappiamo che sei sconvolto per le cose che abbiamo sentito ieri.. ma comunque non devi fare nulla di stupido- iniziò Hermione fissandolo seria
–Tipo?- chiese Harry
–Tipo andare a cercare Black- il moro s’irrigidì, quasi come se Ron e Hermione lo avessero schiaffeggiato. Abbasso lo sguardo stringendo le labbra e scosse lentamente la testa
–Sapete cosa sento.. quando un dissennatore mi si avvicina?- chiese con una voce così malinconica che a stento pareva la sua. –Sento mia madre che grida e supplica Voldemort di risparmiarmi. E se voi sentiste vostra madre che viene uccisa non ve lo dimentichereste tanto in fretta. E se scopriste che uno che doveva essere suo amico e l’ha tradita è sulle vostre tracce..- aggiunse alla negazione degli amici. Ron, Marion e Hermione trattennero il fiato presi alla sprovvista.
–Tu non puoi farci niente!- Hermione fu la prima a riprendersi –i dissennatori prenderanno Black e lo rimanderanno ad Azkaban!- esclamò sconvolta. Marion a malapena riusciva a seguire il discorso. Anche Harry sentiva sua madre. Ancora una volta si rese conto di quanto loro due erano simili.
–A Malfoy piacerebbe tanto vederti esplodere in un milione di pezzi Harry!- stava urlando Ron agitato.
–Io ti capisco- mormorò lei piano attirando l’attenzione su di se. –Io ti capisco- ripeté alzandosi per fronteggiare l’amico –Quando i dissennatori sono vicini anche io sento mia madre. La sento urlare di nascondermi, sento il dolore nella sua voce e.. le..le urla.. di..- si rese conto di aver cominciato a piangere, i singhiozzi le scuotevano violentemente il corpo, ma per chi piangeva? Per Harry o per se stessa? Il ragazzo la guardava a occhi spalancati
–Sirius Black era un amico anche dei miei genitori, ha tradito anche loro. Io capisco quello che provi Harry, ma non è facendoti ammazzare che ripagherai il sacrificio della tua famiglia. Loro.. loro vorrebbero che tu vivessi- il ragazzo strinse i pugni ma non aggiunse altro. Hermione e Ron li guardavano in silenzio in palese disagio, forse temendo una possibile coalizione per la cattura di Black..
–Sentite che.. che ne dite di andare a trovare Hagrid? Em dice sempre che lui si lamenta parecchio del fatto che lo andiamo a trovare poco..- tentò Ron cercando di cambiare discorso
–No! Harry non deve uscire dal castello!- protestò immediatamente Hermione
–Black non mi attaccherà nel giardino della scuola in pieno giorno Herm.. andiamo, in effetti avrei alcune domande da fare a Hagrid.- disse Harry con fermezza sempre fissando Marion negli occhi. Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo rassegnato poi si offrirono di andare a prendere i mantelli nelle rispettive stanze, lasciandoli da soli.
–Mary non.. non posso prometterti che se me lo trovassi davanti non farei niente ma..- deglutì imbarazzato
–Non andrò a cercarlo. Ok?- chiese asciugandole via le lacrime dagli occhi. –Ok- rispose lei facendogli un tremolante sorriso. 

Melen fece una smorfia fissando l’uomo che frugava con ben poco ritegno nei sui cassetti.
–Sirius.. spero tu abbia un buon motivo- disse alzando un sopracciglio minacciosa. Sirius sobbalzò colto in fallo e la guardò imbarazzato.
–Mel! Sei già arrivata!- esclamò tentando di cambiare discorso. Vedendo che il trucchetto non funzionava sbuffò sconfitto
–ok ok. Cercavo un’idea su cosa regalarti per natale- ammise. La vampira gli sorrise divertita
–Com’è che Mirice ti ha mandato via per le feste? Era stufa di averti fra i piedi?- L’uomo ghignò, pensando a qualcosa che Melen non era sicura di voler sapere
–Si e no. Durante le vacanze il castello si svuota e sarebbe il momento ideale se un assassino volesse attaccare la sua vittima, quindi la sicurezza è stata triplicata. Non è stato difficile farmi uscire nella calca degli studenti e così è molto più sicuro- fece una smorfia scuotendo la testa. Era evidente che, anche se lui non lo aveva detto, Mirice gli sarebbe mancata. Vedendo di aver toccato un punto dolente Melen cambiò rapidamente discorso
–Avevo intenzione di andare a Diagon Alley per comprare dei nuovi libri, ti va di venire con me? Potresti pagarmi un vestito e guardare anche per il regalo a Harry. Hai già qualche idea?- Sirius le regalò un sorriso raggiante che la fece arrossire lievemente, negli ultimi mesi aveva preso peso e doveva anche essersi allenato perché la muscolatura stava riprendendo tono. I segni di Azkaban erano ancora ben visibili sul suo volto ma pian piano stava riemergendo qualcosa dell’affascinante individuo che era stato.
–Ho visto che nell’ultima partita ha perso la sua scopa. Mi ricordo che quando eravamo al quinto anno anche a James successe una cosa simile, stava litigando con Moc..Piton e il bastardello gli ha dato fuoco alla scopa. Una tragedia! Non credo di averlo mai visto così disperato- ridacchiò divertito scuotendo la testa e ancora una volta Melen si ritrovò a chiedersi come avessero fatto le persone che lo conoscevano a pensare che lui avesse tradito i Potter, anche dopo tutto questo tempo era evidente l’amore che provava per i suoi vecchi amici.
–Quindi ho pensato di prendergliene una. Non sono molto informato sulle nuove uscite ma so ancora riconoscere un buon manico quando mi capita sotto mano, sono certo di riuscire a trovare qualcosa- la vampira annuì, lei di scope non ci capiva assolutamente nulla. Si guardò allo specchio per controllare di essere a posto poi prese la bacchetta e mormorò qualcosa a bassa voce. Subito nella sua mano apparve un lucido guinzaglio di pelle nera. Sirius lo guardò scontento
–I cani devono essere tenuti legati e vicino ai padroni. Sono le regole zietto- flautò perfidamente la mora. Meno di un quarto d’ora dopo apparvero nel Paiolo Magico con un elegante fruscio di vesti. I clienti guardarono Melen con diffidenza parlottando fra loro ma Tom, il barista, la salutò con il solito cortese sorriso sdentato, che la ragazza ricambiò educatamente. Diagon Alley era decorata a festa, ovunque ghirlande di vischio portate da fatine luccicanti e neve brillante, campanelle suonavano in ogni angolo e alcuni elfetti di Babbo Natale cantavano dei coretti a tema. Melen sorrise ripensando all’assurda idea babbana che voleva gli elfi come piccole creature dalle scarpe a ricciolo, mentre uno dei coristi le faceva un sensuale sorriso strizzandole l’occhiolino. Tutto sommato, considerando che era la vigilia di Natale, si camminava piuttosto agevolmente.
–Ok, cominciamo da Madama McClan, credo sarà la più lunga. Devo prendere anche degli ingredienti per pozioni e una bilancia nuova, poi potremo andare nel negozio del Quidditch ok?- il grosso cane nero annuì seccato, era evidente che il collare non gli piaceva per nulla. Melen un po’ lo capiva, nemmeno a lei sarebbe piaciuto. Comprò due abiti lunghi e si lasciò tentare per un modello nuovo di mantello, un paio di guanti d’ermellino e degli stivaletti color pulce che, a sentire Madama McClan, andavano tanto di moda. Poi si diressero, l’una soddisfatta l’altro stremato dallo shopping, verso la farmacia.
–Melen!- la vampira si girò sentendosi chiamare, ma prima ancora di poter vedere il suo interlocutore, due braccia sottili ma forti le cinsero la vita e un delizioso profumo le solleticò le narici. Era un odore delicato di fiori che a malapena celava un odore più selvaggio e dannatamente erotico. Arya si staccò da lei con un sorriso enorme sul bel viso quadrato i riccioli scuri, un po’ più lunghi di come Melen li ricordava, ad incorniciarglielo
–Che sorpresa incontrarti qui- la squadrò con occhio critico e al suo sorriso si aggiunse un che di malizioso –Bellissima come sempre- commentò facendola avvampare. –Grazie, anche tu stai bene. Sei qui per fare compere?- domandò Melen, cercando di contenere il battito impazzito del suo cuore. La donna scosse la testa
–Non proprio, devo andare a controllare alcuni allocchi al Serraglio del Gufo, sembra abbiano una malattia strana. Sai, ho trovato un posto come assistente del famoso naturalista Newt Scamander, ma per ora mi occupo davvero di cose minime.- fece una piccola smorfia insoddisfatta ma fu rapida a cancellarla –Blaise mi ha detto che esci con Nott adesso..- sussurrò fissandola intensamente. Melen avvampò abbassando lo sguardo, perché si sentiva come una sporca traditrice?
–Si io.. ehm noi stiamo uscendo ma.. beh non.. non so se sarà una storia seria- ammise. Arya sorrise divertita dal suo imbarazzo
–Beh hai solo 13 anni Melen. Ora è il momento perfetto per sperimentare, per provare cose nuove , cedere alle tue passioni e capire cosa ti piace.- le sorrise maliziosa –Poi forse sarà il momento di pensare al vero amore- la mora annuì colpita, Arya aveva lo straordinario potere di farla sentire davvero giovane e inesperta. La donna guardò il piccolo orologio che portava al polso
–Scusami ma devo muovermi, Rolf sarò già la e si arrabbia molto se arrivo in ritardo. Ci vediamo Melen- disse superandola e incamminandosi verso la sua meta senza sembrare minimamente turbata o colpita dal loro incontro
–Quando?- si sentì chiedere Melen, prima ancora di essere riuscita a formulare la domanda nella sua testa. Arya si voltò a guardarla sorpresa poi tornò verso di lei e le sfiorò le labbra con un piccolo dolcissimo bacio che le fece tremare le ginocchia
–Quando sarà il momento delle storie serie- sussurrò con una voce straordinariamente sensuale mandando al diavolo anche l’ultimo rimasuglio di sanità mentale rimasto alla vampira, per poi andarsene velocemente. Ci mise qualche minuto a riprendersi completamente e solo un sonoro sbuffò di Sirius riuscì a cancellarle un sorrisetto indecente dal volto. Guardò imbarazzata il grosso cane nero che, la testa lievemente piegata, la fissava con un’espressione di assoluto divertimento e sottintesi
–Era solo un’amica!- si giustificò imbarazzatissima –Andiamo, meglio prendere subito la scopa per Harry..-

La mattina di Natale Marion si alzò, come al solito, piuttosto presto. Aveva dormito poco e male, troppo preoccupata per Harry e Hagrid. Si stropicciò gli occhi sbirciando i piedi del letto e sorridendo lievemente nel notare i numerosi pacchetti colorati, per un giorno forse avrebbe potuto lasciare in disparte le sue preoccupazioni. Gattonò verso i doni cercando di essere il più silenziosa possibile e afferrò il primo pacco. Aveva una forma insolita ed era piuttosto pesante. Nessun biglietto. Appena strappò la carta quello esplose in un milione di pezzetti lucenti facendo sobbalzare sia lei che Hermione
–S-scusa- balbettò guardando dispiaciuta la bionda che la fissava confusa e stranita –Il pacco è esploso.- cercò di giustificarsi indicando i resti brillanti che circondavano una scatolina celeste.
–Mmm. Di chi è?- mugugnò Hermione legandosi i ricci crespi in una coda cespugliosa nel vano tentativo di rendersi presentabile
–Non lo so, non c’è scritto- rispose aprendo la scatolina curiosa. Dentro c’era un braccialettino d’argento decorato con cristalli cinque di acquamarina che risplendevano debolmente alla luce del sole mattutino.
–Wow.. è bellissimo- disse Hermione colpita avvicinandosi per guardarlo più da vicino –Devi avere un ammiratore Mary- aggiunse con un sorrisetto divertito
–Un ammiratore?- Marion arrossì fissando il regalo. Sorrise a sua volta, chiunque fosse le aveva donato un sorriso. Continuarono a scartare i regali con l’animo leggero, commentando le bizzarrie di Emily, la raffinatezza di Melen e la tenera semplicità di Harry e Ron, divertendosi e ridendo allegre, dimentiche per un paio d’ore dei pesanti pensieri che le accompagnavano dall’inizio dell’anno. Qualche ora dopo giudicarono che l’orario fosse accettabile per andare a svegliare anche Harry e Ron e, infilate le vestaglie nuove (regalo di Melen), si affrettarono verso il dormitorio maschile seguite da un imbronciato Grattastinchi “vestito” a festa. La stanza era invasa dalle colorate carte dei regali che i ragazzi avevano sparso in giro senza riguardo e ora erano entrambi seduti sui propri letti ad ammirare un dono in particolare.
–Harry.. chi te l’ha regalato?- chiese Hermione ignorando le proteste di Ron su Grattastinchi e fissando a bocca aperta il lucido manico di scopa tra le mani del ragazzo
–Non ne ho idea. Non c’è nessun biglietto- rispose Harry con un sorriso eccitato. La bionda si fece seria e si morse un labbro nervosa. Marion la fissò perplessa un secondo, prima di capire il perché della preoccupazione dell’amica
–E’.. è una scopa molto costosa?- domandò agitata. Ron schioccò la lingua scontento
–E’ la scopa migliore del mondo Mary. Quindi si, costa parecchio. Probabilmente più di tutte le scope dei Serpeverde messe insieme- le ragazze si lanciarono uno sguardo eloquente
–Insomma si può sapere cosa vi prende?- chiese Harry. Ma prima che una delle due potesse rispondere Grattastinchi saltò sul letto di Ron puntando Crosta che si nascose rapido tra le braccia di Ron.
–PORTA QUEL MOSTRO VIA DA QUI!- urlò il rosso nascondendo il topo e fermando il salto del gatto con un calcio ben assestato
–NON FARGLI MALE RON!- il gattone uscì dalla stanza miagolando irato, subito seguito dalla sua padrona mentre Ron gli urlava dietro, lamentandosi del continuo stress a cui era sottoposto la sua povera bestiola. In tutto questo trambusto il baule di Harry si era rovesciato e lo Spioscopio che gli aveva regalato Ron ora roteava fischiando rumorosamente per la camera. Il moro si affrettò a raccoglierlo con un sospiro
–Credo che Grattastinchi non sia l’unico motivo per i malesseri di Crosta. Ron l’ha portato a far esaminare al Serraglio prima dell’inizio delle lezioni... dubito che gli rimanga molto- commentò fissandola serio. Marion annuì, anche se Ron non si era mai dimostrato troppo entusiasta di Crosta sapeva che sarebbe stato molto triste se fosse morto
–Mio padre mi ha dato il permesso di seguire le lezioni con te Harry, nemmeno io voglio più sentire..beh lo sai- sussurrò imbarazzata. Il ragazzo le sorrise raggiante
–Ce la faremo Mary- lei ricambiò il sorriso –si-. Poi Marion uscì per andare a vestirsi e Harry fece lo stesso. La mattinata trascorse pigramente, Ron e Hermione non si parlavano e continuavano a lanciarsi occhiate cupe così, dopo qualche inutile tentativo di farli riappacificare, Harry e Marion si arresero e si dedicarono a provare una console portatile che Emily aveva regalato a Harry. A pranzo scesero in Sala Grande e scoprirono che i tavoli erano stati nuovamente spostati lungo le pareti e che al centro della sala c’era un solo tavolo preparato per dodici.
–Buon Natale!- esclamò Dumbledore mentre si avvicinavano al tavolo. Indossava una suntuosa veste argentata con ricami rossi e oro che lo facevano sembrare quasi un tutt’uno con le decorazioni della Sala. –Dato che siamo così in pochi ci sembrava sciocco usare i tavoli dei dormitori.. sedete sedete!- esclamò riprendendo il suo posto vicino alla professoressa McGonagall che gli sorrise divertita passandogli un buffo cappello tutto campanelle. Il pranzo si svolse allegramente e tra i battibecchi fra la McGonagall e la Cooman, le ironiche uscite del preside e il delizioso cibo Marion quasi si dimenticò della movimentata mattinata e della scopa di Harry. Furono i primi ad alzarsi da tavola e la Cooman lanciò un urlo
–Chi di voi si è alzato per primo? Chi?- chiese con gli enormi occhi spalancati
–Dubito faccia molta differenza- disse la McGonagall alzando gli occhi al cielo –A meno che un pazzo armato di ascia non sia appostato dietro la porta pronto a fare a pezzi il primo che attraversa l’ingresso- la tavolata fu scossa da risate divertite che parvero offendere a morte la professoressa di divinazione
–Tranquilla Sibilla, dato che ho finito sarò ben lieta di fare in modo che i ragazzi arrivino sani e salvi al dormitorio- si offrì Mirice alzandosi con un sorriso ironico. Marion le sorrise di rimando, era sembrata così abbattuta.. che fosse perché suo padre stava di nuovo male? Mentre si dirigeva verso il dormitorio non riuscì a fare a meno di pensarci. Hermione era rimasta indietro perché aveva qualcosa da dire alla professoressa McGonagall così, mentre Ron e Harry contemplavano la Firebolt in religioso silenzio, Marion iniziò a leggere il libro che le aveva donato Neville. Non aveva finito nemmeno il primo capitolo quando il buco del ritratto si aprì lasciando entrare Hermione e la professoressa McGonagall. La bionda corse a sedersi davanti a Marion e afferrò uno dei libri davanti alla ragazza nascondendoci il viso
–Quindi è questa, vero?- disse la donna avvicinandosi ai ragazzi e fissando la Firebolt. Subito Marion capì il motivo dello strano comportamento di Hermione e della presenza li della McGonagall. Nonostante lei stessa avesse avuto il dubbio non poté evitare di lanciare uno sguardo di riprovazione all’amica, sapeva cosa stava passando Harry ultimamente e quella scopa era stata l’unica cosa che sembrava essere riuscita a ridargli il sorriso dopo parecchio tempo
–Dobbiamo controllare che non abbia il malocchio, Potter. Io non sono un’esperta ma Madama Bumb e il professor Vitious la smonteranno e..- Ron impallidì visibilmente
–La smonteranno?- ripeté fissandola come se avesse annunciato che mangiava infanti nell’insalata
–Non ci vorrà più di qualche settimana Potter e, se non avremo trovato nulla, te la renderemo- disse gentile ma ferma. A nulla valsero le proteste di Harry e Ron, poco dopo la donna lasciò la torre in compagnia della scopa. Ron si voltò come una furia verso Hermione
–Perché diavolo sei andata a dirlo alla McGonagall!?- Hermione era tutta rossa ma si alzò comunque a fronteggiarlo
–Perché credo, e lo crede anche la professoressa, che sia stato Sirius Black a mandare quell’aggeggio a Harry!- Marion guardò Harry, ancora immobile a fissare il buco del ritratto con la sua scatolina di lucido stretta in una mano, e non poté che sentirsi lievemente in colpa..



Angolo dell'autrice:
Come promesso ecco il capitolo in poco tempo ^^ Non succede nulla di eclatante in effetti, ma così era anche nel libro quindi.. Chi avrà regalato il braccialetto a Marion? Si accettano scommesse. Mi piacerebbe sapere anche come immaginate i vari patronus, io ho già un'idea ma mi piacerebbe sentire le vostre opinioni. 
P.S.Io e la postatrice abbiamo aperto un dialogo, stiamo trattando.
P.P.S [img]
http://i01.i.aliimg.com/wsphoto/v0/441710297/bracelet-women-bracelet-girls-bracelet-crystal-bracelet-crystal-jewelry-make-with-Swarovski-Elements-.jpg[/img] questo è il famoso bracciale ^^ A presto! Vale
 

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Capitolo 43
*** 3.11 Il Patronus ***


3.11 Il Patronus

-Starà meglio vedrai, sono certa che il natale.. e i regali.. gli avranno dato altro a cui pensare- disse Melen con un sorriso soddisfatto lisciandosi le pieghe della gonna. Emily annuì lentamente corrucciando le sopracciglia. Non ne era particolarmente convinta, se fosse capitato a lei sarebbe stata.. beh probabilmente sarebbe partita alla ricerca di Black per farsi giustizia da sola. Ma in fondo Harry era più ragionevole di lei, no?
–Gli hai fatto un regalo particolare?- chiese Matt scostando appena lo sguardo dal finestrino per posarlo su di lei. Melen arrossì e anche il grosso cane nero che dormiva beatamente vicino a Plummy alzò la testa di scatto, come se la domanda risultasse piuttosto allarmante anche per lui, si scambiò un’occhiata seria con la vampira che non sfuggì al giovane Fat.
–N-no io..io gli ho regalato uno zaino nuovo ma.. credo che qualcuno.. insomma altri regali potrebbero..- Emily scoppiò a ridere mandando ancora più nel pallone l’amica che alla fine si chiuse in un mutismo imbarazzato e offeso. Sirius ghignò, era la seconda volta che vedeva la cugina in difficoltà e prese mentalmente nota di annoverare questo tra gli avvenimenti per cui sfotterla, come aveva fatto per la moretta di Diagon Alley. In fondo un povero ricercato costretto a nascondersi nelle camere private di un’affascinante insegnante dove pur trovarsi uno svago! Il treno arrivò in stazione in pochi minuti e gli studenti scesero con un certo ordine sulla banchina dove un paio di auror li aspettavano insieme a Mirice e al professor Vakarian, un insegnante assunto da poco che insegnava duello agli aspiranti auror. Vedendo la donna Melen salutò in fretta i fratelli Fat per correre da lei
–devo ridarle il cane- spiegò cercando di nascondere il sollievo. Matt era fin troppo arguto per i suoi gusti, sembrava sapere sempre tutto e questo la metteva terribilmente a disagio.
–Beh siamo rimasti solo n..-
-Ehi Matt!- Zambini si avvicinò sorridente, seguito da Malfoy, Tiger e Goyle, che sembravano notevolmente meno lieti dell’incontro.
–Emily- salutò educatamente il moro prima di concentrare la sua attenzione sull’amico –Allora come sono andate le vacanze? Hai ricevuto il mio regalo?- Emily sorrise lievemente. Non era entusiasta (ma proprio per niente!) dello smistamento del fratello ma era contenta che esistessero persone come Zambini, che lo avevano accettato senza pregiudizi. La vicinanza di Malfoy però, anche se si stava limitando a guardarla storto, la innervosiva e in più non poteva proprio dire di sentirsi a suo agio in un gruppo di serpi, quindi diede un veloce bacio al fratello (che si pulì immediatamente tra il rassegnato e l’imbarazzato) e corse al castello. Non vedeva l’ora di rivedere Fred e, ovviamente, era anche preoccupata per Harry. La torre era ancora relativamente vuota e non fù difficile trovare i suoi amici, seduti al solito tavolo isolato.
–Ehi ragazzi! Come va?- salutò occupando il suo posto tra Harry e Ron e guardando incuriosita la strana divisione che sembrava isolare lievemente Hermione
–Gli hanno regalato una Firebolt per natale- disse Ron indicando Harry e lanciando al contempo un’occhiataccia alla bionda. Emily spalancò gli occhi e la bocca, la scopa più meravigliosa del mondo..
–Una Firebolt vera! Oh, posso farci un giro Harry?- Hermione arrossì nascondendosi dietro al libro
–Certo Em, appena me la restituiranno..- rispose il moro senza riuscire a nascondere l’acidità nella voce
–Eh?-
-Hermione è andata a dire alla McGonagall che secondo lei gliel’aveva regalata Sirius Black. Così gliel’hanno rapita e ora la smonteranno-
-La smonteranno!?- ripeté Emily sconvolta –Ma è ridicolo! Come avrebbe fatto un assassino ricercato a entrare da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch e comprare una Firebolt?- Melen, che si era appena avvicinata a loro sbiancò visibilmente ma nessuno ci fece troppo caso. In fondo lei era sempre pallida e ad ogni modo l’indignazione per la mancata Firebolt eclissava qualsiasi altro sentimento.

-E’ stato tanto terribile?- domandò Mirice invitandola a sedere
–Beh, a parte l’odore, i rumori molesti, il disordine, la maleducazione, l’assoluta mancanza di rispetto per la privacy e la proprietà privata..- elencò la vampira seria
–E le battute?-
-Oh giusto, sempre nel momento peggiore-
-Senza il minimo tatto-
-o cavalleria-
-o senso del pudore e della comune decenza-
-o..-
-Ehi, guardate che io sono qui!- protesto Sirius, guardandole seccato dal letto della giovane professoressa. Le due donne gli lanciarono il medesimo sguardo di sufficienza
–beh a parte tutte queste.. piccolezze. E’ andata abbastanza bene- concesse Melen con aria di superiorità
–Beh immagino che se fossi stato una certa moretta..- la vampira arrossì lanciandogli un’occhiataccia. Sirius le fece la linguaccia prima di sbattere le ciglia
–Oh, ci rivedremo quando sarà il momento del vero amore!- cinguettò in una pessima imitazione di Arya che fece andare su tutte le furie (e quasi morire d’imbarazzo) la povera vampira. Melen si alzò di scatto
–Meglio che vada Mirice, prima che commetta un omicidio- disse guardandolo torva e uscendo piuttosto in fretta dalla stanza. E in ogni caso era curiosa di conoscere la reazione di Harry alla scopa. Appena fu uscita Sirius smise di ridere per lanciare uno sguardo malizioso alla sua “coinquilina”
–Allora.. ti sono mancato?- la donna arrossì
–Beh.. a parte l’odore, il disordine, le battutine..-
–sisi, a parte tutta quella roba li!- sbottò contrariato il Black. Mirice sorrise avvicinandosi a lui con fare sensuale
–A parte tutta quella roba li- sussurrò a un centimetro dal viso del moro -..no. Devo vedere mio p.. il preside- annunciò divertita prima di sparire fuori dalla stanza. Sirius rimase stranito un paio di secondi poi scoppiò a ridere e si stese sul letto –Mi sei mancata anche tu-

Alle otto di giovedì sera, Harry e Marion uscirono dalla Torre di Grifondoro e si diressero verso la classe di Difesa contro le arti Oscure.
–Non c’è ancora nessuno- notò Harry entrando per primo nell’aula buia. La castana si guardò intorno sfregandosi le braccia, c’era davvero freddo in quell’aula
–Tu inizia ad accendere le lanterne, io mi occupo del camino. Non credo sia un problema se evitiamo di morire congelati- propose il moro estraendo la bacchetta e dirigendosi verso il piccolo camino scarno dove, per fortuna, erano stati posizionati alcuni ceppi. Avevano appena finito quando il professor Lupin entrò nell’aula con una grossa cassa da imballaggio tra le mani.
–Oh, vedo che avete già preparato l’aula. Ben fatto ragazzi- approvò posando la cassa davanti alla cattedra e sfilandosi il mantello umido.
–Cosa c’è in quella cassa papà?- chiese Marion curiosa
–un altro molliccio. E’ da martedì che setaccio il castello e, per fortuna, ne ho trovato uno negli schedari di Mastro Gazza. Quando vi ci porrete davanti basterà che pensiate alla paura che vi provocano i Dissennatori e lui prenderà quelle sembianze. Questo dovrebbe aiutarvi- spiegò fissando la cassa compiaciuto. Harry e Marion si lanciarono uno sguardo preoccupato.
–Allora.. l’incantesimo che cercherò d’insegnarvi è un incantesimo molto avanzato, a livello da M.A.G.O direi. Si chiama Incanto patronus- Marion deglutì nervosa, lei aveva notevoli problemi anche con incantesimi piuttosto semplici..l’ombra del fallimento aveva già iniziato ad avvicinarsi.
–Quando funziona correttamente evoca un Patronus, un’emanazione magica della forza positiva. Cambia forma da mago a mago e rappresenta spesso la natura stessa di una persona- continuò Remus fissandoli serio
–Il tuo che forma ha?- chiese Marion curiosa. Il professor Lupin parve lievemente a disagio
–E’ una.. una specie di cane. Ma è meglio che ci concentriamo su come fare ad evocarlo prima di pensare a renderlo corporeo- aggiunse in fretta
–E come si fa?- domandò Harry stringendo forte la bacchetta
–Dovete pensare al ricordo più felice che avete, dovete visualizzarlo e lasciare che occupi tutta la vostra mente. Poi dite l’incantesimo: Expecto Patronum- Harry e Marion estrassero la bacchetta e entrambi iniziarono a recitare la formula. Marion chiuse gli occhi e pensò a un compleanno particolarmente felice, un pic-nic fatto nel giardino dei Weasley quando aveva sei anni. Lasciò che la gioia della giornata la riempisse mentre continuava a ripetere l’incanto con voce il più chiaro possibile. Qualcosa volò fuori dalla bacchetta di Harry, una specie di guizzo argentato che sparì rapido com’era apparso
–E’ successo qualcosa!- esclamò Harry eccitato
–Molto bene Harry! Molto bene davvero- Lupin sorrise fiero –Credo che tu possa provare con un Dissennatore ora- Il ragazzo annuì spostandosi al centro dell’aula, esattamente davanti alla cassa.
–Mary tu.. vai in fondo all’aula e continua a provare. Quando appare un’emanazione chiamami e ti farò provare con il molliccio. Ok tesoro?- la ragazzina annuì facendo come il padre le aveva detto. Ma non poté non fermarsi ad osservare l’amico che fronteggiava l’incarnazione della paura. Suo padre alzò il coperchio della cassa. Subito un’ombra scura e sinuosa scivolò fuori, le mani spettrali e coperte di croste, il mantello che si muoveva come spinto da un vento sconosciuto, il gelido sibilo che sembrava coprire tutto. Marion deglutì a vuoto cercando di distogliere lo sguardo, di allontanarsi dall’influsso del Dissennatore, continuando a ripetere l’incantesimo come un mantra. Sentì un tonfo e capì che Harry era svenuto. Il gelo cessò e voltandosi vide che suo padre aveva rinchiuso di nuovo il molliccio. I loro occhi s’incrociarono e lei si voltò immediatamente, tornando ai suoi esercizi. Harry riprovò altre due volte e alla terza qualcosa cambiò. Una grande ombra argentea era uscita fuori dalla bacchetta di Harry ponendosi tra lui e il Dissennatore. Marion non riuscì a soffocare un moto d’invidia. In un ora di tentativi lei non era riuscita a generare nemmeno un’emanazione, lui invece già riusciva a produrre un patronus abbastanza potente da fermare un Dissennatore. Lupin si avvicinò a lui sorridendo
–Eccellente! Davvero un buon inizio!- esclamò dandogli una pacca affettuosa sulla spalla
-Posso provare ancora professore?-
-Non ora- disse Lupin con tono fermo –Per una sola sera basta così. Ecco..- Porse a Harry una grossa tavoletta di cioccolato che Marion riconobbe all’istante, il suo regalo di Natale
–Mangialo tutto o Madama Chips mi farà a pezzi. Ci vediamo la prossima settimana alla stessa ora?- Harry annuì dando un morso alla tavoletta. Poi entrambi si voltarono verso di lei
–Allora, come stiamo andando?- Marion si mordicchiò il labbro a disagio
–Io.. non.. non è ancora successo nulla- ammise abbassando lo sguardo avvilita
–Oh non preoccuparti tesoro. E’ un incantesimo difficile te l’ho detto. Quasi nessuno ci riesce con la stessa facilità di Harry- esclamò l’uomo cercando di consolarla, ma con una ben udibile nota d’orgoglio nella voce. Lei annuì sforzandosi di sorridere e, dopo aver augurato la buona notte al padre, s’incamminò con Harry verso la torre sperando ardentemente che le prossime lezioni si rivelassero più fruttuose.

Gennaio si trasformò quietamente in febbraio senza alcun cambiamento nel tempo rigido. Harry e Emily sembravano avere solo un pensiero in testa. Il Quidditch. Oramai ogni loro conversazione verteva sulla classifica e, ovviamente, su quando Harry avrebbe riavuto la sua leggendaria scopa. Corvonero aveva battuto Serpeverde, il che era un’ottima cosa dato che, se loro fossero riusciti a battere Corvonero, sarebbero stati secondi in classifica. Ovviamente questo aveva fatto si che Baston aumentasse le sere di allenamento da tre a cinque, diminuendo notevolmente il loro tempo libero. Emily era stata costretta a smettere di tornare a casa per gli allenamenti di arti marziali (cosa che l’aveva messa di pessimo umore) e Harry stentava a stare dietro ai compiti che, contando anche la lezione settimanale con Lupin, doveva sistemare in un unico giorno settimanale. Oltretutto dopo la prima, brillante lezione non aveva notato alcun miglioramento nel suo patronus, che rimaneva confuso e incapace di scacciare efficacemente un Dissennatore, anche se riusciva a fermarlo. Marion era ancora più frustrata di lui dato che, dopo settimane di lavoro, non era ancora riuscita a evocare neanche la più misera emanazione e stava avendo qualche problema anche con gli incantesimi del programma, cosa che di certo non migliorava la sua precaria autostima. Ma forse le più stressate erano Melen e Hermione. La mole di lavoro richiesta per tutte le lezioni che seguivano era enorme e anche Melen, nonostante la sua resistenza inumana, cominciava a risentirne.
–Hai già fatto il tema di Babbanologia?- domandò a Hermione, ancora più stanca e scarmigliata di lei, una sera che entrambe erano chine sui libri per finire gli ultimi compiti –Si, ho sforato lievemente il limite. Spero che la professoressa Vector non faccia storie..- Melen annuì
–Io non sono riuscita a scrivere molto, insomma non ho capito bene cos’è questa.. elecitritità.- la bionda le sorrise saputa
–Oh beh, è molto semplice in realtà. Si tratta di..-
-Hermione- le due ragazze alzarono lo sguardo dai libri trovandosi davanti Harry, Ron, Emily e.. la Firebolt. Emily teneva la scopa ammirandola con gli occhi che brillavano, Ron guardava Hermione vittorioso mentre Harry sembrava semplicemente felice
–Me l’hanno ridata-
-Visto Hermione? Non aveva niente che non andava!- aggiunse il rosso. Hermione gonfiò le guancia seccata
–Beh almeno adesso sei sicuro che sia così- rispose piccata. Il moro annuì
–Immagino di sì. Meglio che la porto di sopra-
-La porto io!- si offrì Ron entusiasta –Devo comunque salire a dare lo sciroppo Ratto a Crosta- Emily occupò imbronciata il posto accanto a Melen sbirciando schifata una tavola numerica dall’aria complicata.
–Ma come fate a stare dietro a tutto?- Melen scrollò le spalle
–Con impegno direi- il moro annuì poco convinto, decise però di lasciar cadere il discorso, probabilmente sapendo che tanto insistere non avrebbe portato a nulla.
–Marion?-
-E’ andata con Neville in biblioteca credo. Ha detto che voleva fare una ricerca e lui si è offerto di..- In quel preciso istante un urlo straziante risuonò dal dormitorio dei ragazzi, facendo cadere un improvviso quanto insolito silenzio nella Sala Comune. Poi risuonarono dei passi concitati e alla fine Ron apparve in cima alle scale, trascinandosi dietro un lenzuolo.
–GUARDA!- urlò avvicinandosi a Hermione –GUARDATE!- gridò scuotendo il lenzuolo davanti al viso degli amici. Hermione si ritrasse sconvolta. Melen fece una smorfia tappandosi il naso. Emily e Harry invece esaminarono il lenzuolo perplessi. C’era qualcosa di rosso sopra, qualcosa che sembrava..
–SANGUE! NON C’E’ PIU’! E SAPETE COS’HO TROVATO A TERRA!?- Hermione scosse la testa nervosa. Ron gettò sui libri della ragazza numerosi lunghi peli rossi di gatto.
                                  
 
 
 


Angolo dell'autrice:
Se solo Grattastinche se lo fosse mangiato davvero! >_< Che dire di questo capitolo? E' cortino lo ammetto, ma era cortino anche nel libro.. Diciamo che è un altro di quei famosi capitoli di passaggio. Però ci stiamo pian piano avvicinando alle cose "importanti". Allora, devo fare un ringraziamento speciale a Keira per lei sa cosa (xD). E.. direi che ci risentiamo presto! ciao ciao Vale
P.S. Pace fatta :)

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Capitolo 44
*** 3.12 Grifondoro vs Corvonero ***


3.12 Grifondoro contro Corvonero

Mirice aveva le ciglia più lunghe che avesse mai visto. Una ciocca le scivolò sul viso squadrato e lui allungò una mano sistemandogliela con cura dietro l’orecchio indugiando un secondo in una tenera carezza. La donna corrugò le sopracciglia scuotendo lievemente la testa ma non si svegliò. Se James avesse potuto vederlo adesso.. Lui, il grande Sirius Black che tanto l’aveva deriso all’epoca del suo maldestro corteggiamento, quello che cambiava ragazza ogni giorno e per cui nessuna storia era una cosa seria.. Ma con lei era diverso, lo era sempre stato. Se la ricordava perfettamente la prima volta che l’aveva vista, una ragazzina del terzo anno che gli urlava dietro per uno scherzo ai danni di Mocciosus. Quella grinta l’aveva colpito subito, Mirice sembrava sempre sapere cosa fare e qual’era il suo posto, e per uno che non sapeva neanche chi era questo aveva dell’incredibile.
–Sirius- il viso sereno aveva lasciato il posto ad un’espressione preoccupata, le sue mani si mossero nella sua direzione e lui le afferrò stringendole delicatamente. Teoricamente lui non avrebbe dovuto essere nel suo letto, teoricamente loro erano solo amici (o complici, come si ostinava a dire lei), eppure tutte le notti lei lo chiamava nel sonno e lui le si sdraiava al fianco passando le ore a guardarla in silenzio.. Se Peter non li avesse traditi, se non l’avesse incastrato forse.. forse le cose sarebbero state molto diverse. Forse avrebbe potuto starle accanto davvero, come uomo libero, forse avrebbe potuto crescere Harry come avrebbe fatto Jamie. Un ondata di odio gli fece digrignare i denti mentre una mano andava a stringere il foglietto stropicciato che teneva in tasca. Presto avrebbe avuto la sua vendetta.

-Beh è il cerchio della vita. I gatti mangiano i topi, non c’è nulla di strano. E con questo non voglio dire che non mi dispiaccia per Crosta Ron. Dico solo che è inutile prendersela con Stinchi e Hermione- Gli fece notare Emily, seduta sulle ginocchia di Fred che annuiva concorde. Ron dedicò ad entrambi uno sguardo truce continuando a stringersi al petto il lenzuolo insanguinato.
–Era giù da secoli, probabilmente se ne stava andando. E’ stato meglio così, sono certo che non ha sentito nulla- disse George cercando di consolarlo
–Non faceva che mangiare e dormire, lo dicevi sempre- aggiunse Fred.
–Ma una volta ha morso Goyle! Ricordi Harry?- esclamò il ragazzo, sconsolato. Harry annuì distrattamente, stava guardando Grattastinchi e Plummy che sembravano immersi in una profonda conversazione e che ogni tanto lanciavano uno sguardo di, avrebbe potuto giurarci, compatimento in direzione di Ron. Dall’altra parte della sala Melen e Hermione stavano studiando in compagnia di Marion e Neville.
–Insomma solo perché ha trovato qualche pelo rossiccio non vuol dire che è stato lui no?- la bionda guardò gli amici in cerca di sostegno ma ottenne solo qualche occhiata imbarazzata. Melen arricciò il naso
–E’ un gatto, è quello che fa. Quello che io non capisco è per quanto tempo si ostinerà a portarsi dietro quel coso lercio e insanguinato..- Neville la fissò spaventato –Non.. non ti farà venire fame, vero?- domandò titubante. La mora lo guardò in tralice ma evitò di rispondergli
–Niente di nuovo Mary?- la castana alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. Due occhiaie profonde facevano bella mostra di se sulla pelle chiara dandole un aria malaticcia
–Cosa?-
-Il tuo patronus.. nessun miglioramento?- Marion scosse la testa togliendosi un secondo gli occhiali per massaggiarsi le palpebre
–Macché.. Neanche un’emanazione. Papà dice che devo concentrarmi su un ricordo più potente ma per quanto mi sforzi non ricordo un momento di estrema felicità. Insomma ci sono tanti momenti belli, sereni ma una gioia intensa o particolare.. è normale non riuscire a trovarne nemmeno uno? Insomma Harry ha avuto un’infanzia molto peggiore eppure..- s’interruppe scuotendo la testa –Che cosa orribile da dire..- Neville le sorrise calorosamente
–Non preoccuparti Marion, sei una strega meravigliosa e sono certo ce la farai- Hermione e Melen si lanciarono uno sguardo divertito, solo la loro amica non si era accorta dello sguardo assolutamente perso che aveva Paciock quando la guardava. La castana annuì poco convinta poi tornò alla sua lettura. Emily si avvicinò a loro
–Mel mi fai una treccia?- chiese passando un elastico alla corvina e sedendolesi di fronte
–Allenamenti?- chiese la vampira intrecciando i boccoli morbidi con dita abili
–Già, domani è il grande giorno e Baston vuole rivedere gli schemi ora che Harry ha di nuovo la Firebolt.- Hermione sbuffò nervosa
–Dai Herm, non ce l’hanno più con te per quello-
-Già ora sono un’assassina di topi. Dopo probabilmente sarò la responsabile dell’effetto serra!- Tre paia di occhi la guardarono perplessi –Cose da babbani- sbuffò tornando ai suoi libri stizzita. Emily scosse la testa divertita
–Beh allora vado. Buono studio- -Ehi aspetta!- Melen mosse delicatamente la bacchetta e la maglietta di Emily divenne un bel dolcevita di Pleid e collo alto
–Fuori fa freddo-
-Grazie mamma- rispose la rossa alzando gli occhi al cielo, prima di raggiungere la squadra di Grifondoro che stava uscendo dal buco del ritratto.
–Non vai Neville?- il ragazzo scosse la testa imbarazzato
–No, la squadra fa tardi e io continuo a dimenticarmi la parola d’ordine dato che Sir Cadogan continua a cambiarla. Mi ero scritto tutte quelle della settimana su un foglietto ma non ho idea di dove sia finito per cui..- spiegò con il solito sorriso timido. Le ragazza annuirono e ognuno tornò alla sua occupazione.

La mattina dopo Emily si alzò di buon ora e corse in bagno. Si fece una lunga doccia per calmare l’agitazione pre-partita, si lavò i denti e si spazzolò i lunghi capelli fino a che non brillarono. S’infilò la divisa stringendo per bene le fibiette degli stivali e la cintura poi, mentre aspettava che i capelli si asciugassero e che le altre si svegliassero, si dedico alla manutenzione del suo manico da corsa. Harry le aveva prestato il suo kit così prima lucidò per bene il manico della sua Stormbringer F15, poi sistemò le setole fino a che non furono ognuna lunga come le altre e perfettamente dritte. Non era una scopa costosa come la Firebolt ma era veloce e aveva carattere, oltre al fatto che aveva un’ottima tenuta in curva e controvento.
–Nervosa?- Melen si sedette dietro di lei iniziando a intrecciarle i capelli come al solito
–un po’, è una partita importante. Ma sono fiduciosa, l’allenamento di ieri è andato benissimo- la vampira sorrise annuendo
–Non capirò mai cosa ci trovi in questo sport-
-E io non capirò mai la tua insana passione per lo studio. Ma mi adori lo stesso no?- Melen scosse la testa fingendosi esasperata, ma un sorriso sincero le increspava il volto pallido. Poco meno di un’ora dopo si congiunsero con Harry e Ron per scendere a colazione tutti insieme (Ron ed Hermione avevano concordato un’armistia la sera prima, considerata l’importanza che questa partita aveva per Grifondoro ma continuavano a guardarsi in cagnesco). Appena Harry entrò con la scopa l’intera Sala ammutolì dalla sorpresa, poi fu un caos di gente che si avvicinava per vedere, toccare o addirirttura, in modo abbastanza inquietante, annusare la Firebolt.
– Sicuro di riuscire a controllare quella scopa, Potter?- chiese Malfoy facendosi largo tra la piccola folla, suo malgrado ammirato
–ha un sacco di accessori vero? Peccato non sia incluso anche un paracadute, nel caso si avvicini un Dissennatore sai-
-Già, e peccato che i soldi non possano comprarti un cervello dato che il tuo sembra perso per sempre- La piccola folla scoppiò a ridere e il Serpeverde, dopo aver lanciato occhiatacce a tutti, si ritirò a confabulare con il resto della sua squadra. Improvvisamente tutti loro sembravano un po’ più pallidi. Alle undici meno un quarto le due squadre si avviarono agli spogliatoi, accompagnate dagli applausi e dagli incoraggiamenti dei rispettivi tifosi. Il tempo non avrebbe potuto essere migliore, c’era un aria frizzantina e delle belle nubi chiare coprivano a tratti un cielo terso. Il sole basso non sarebbe stato un problema per la visibilità e il venticello leggero non avrebbe deviato le scope. Le ragazze, tutte già vestite, aspettarono che anche i loro compagni indossassero la divisa della squadra prima di entrare per il tradizionale discorso d’incoraggiamento di Baston. Il capitano sembrava fiducioso e, lanciando uno sguardo di puro amore alla scopa del suo cercatore esclamò
–La sconfitta non è un’opzione ragazzi. Comportiamoci come durante l’allenamento di ieri e non ci saranno problemi. VINCEREMO!- alzando il pugno in aria, seguito da tutta la squadra
–Beh il discorso è andato senz’altro meglio dell’ultima volta- le sussurrò Harry mentre si affiancavano per uscire. La squadra di Corvonero era già schierata e si affrettarono ad occupare i posti davanti ai loro corrispettivi. I due capitani si strinsero la mano, poi Madama Bumb diede l’ordine di salire sulle scope, iniziando il conto alla rovescia. Al tre Emily diede una spinta energica con i piedi librandosi in volo, non potè fare a meno di lanciare un’occhiata invidiosa a Harry, la sua scopa sfrecciava più veloce di quella di chiunque altro sul campo e si faceva certamente notare.
–Em, schema 47!- le urlò Angelina passandole vicina, diretta verso la porta avversaria. Annuì rapida tornando a concentrarsi sulla partita. Katie era in possesso di palla e lei volò velocemente dalla parte opposta alla compagna, passando sopra la tribuna di tassorosso per non farsi marcare, fortunatamente Jordan sembrava troppo impegnato a decantare le virtù della Firebolt per notare la tattica, così i Corvi non si accorsero di lei fino a che, quasi in prossimità della porta, Katie riuscì a fintare un passaggio in avanti ad Angelina per lanciarla invece a lei. Era smarcata e sola davanti all’anello destro, il primo punto di Grifondoro.
– E Emily Fat segna! Ottima strategia davvero. DIECI A ZERO PER GRIFONDORO!- Volò verso le compagne esultante, per poi lanciarsi all’inseguimento di Korner Gustav, al momento in possesso di palla. Il ragazzo del quinto continuava a zizagare per il campo nel tentativo di seminarla ma non aveva fatto i conti con la bravura dei gemelli. Fred lo colpì in pieno con un bolide diretto ad Angelina e Emily fu molto veloce a prendere la palla e a riportarsi nell’area avversaria. Ovviamente si ritrovò ben presto marcata ma, con un giro della morte, riuscì a seminare l’inseguitore quel tanto che bastava per un passaggio a corto raggio che fu subito intercettato da Katie. I primi minuti di gioco furono frenetici. I cacciatori di Corvonero erano molto alti e, una volta marcate, sarebbe stato davvero difficile riuscire ad eseguire passaggi o tiri in porta, fortunatamente gli schemi di Baston si rivelarono vincenti e ben presto furono in vantaggio di Ottanta a zero
–Stiamo andando benissimo!- urlò Angelina volandole vicino per batterle il cinque, avevano eseguito un passaggio a dir poco spettacolare. Emily le sorrise e passò lo sguardo sulle tribune in cerca dei suoi amici ma quello che vide fu altro
–Cosa diavolo..- Tre Dissennatori, alti e neri stanziavano sulle scalinate più alte guardando verso Harry
–Dannazione!- ruggì Baston guardando preoccupato Harry. Ma il ragazzo non sembrava per nulla terrorizzato. Anzi, aveva già estratto la bacchetta da sotto la maglia e urlato –EXPEXTO PATRONUM!- qualcosa di enorme e argenteo spuntò dalla bacchetta del ragazzo e si fiondò sulle tre figure incappucciate che urlarono spaventate, prima di cadere all’indietro rivelando le figure di Malfoy, Tiger, Goyle e Marcus Flitt. Emily rise di gusto poi sentì il fischio di Madama Bumb e girandosi vide Harry fare il giro d’onore con il boccino stretto nel pugno. Urlando di gioia e di esultanza si unì alla squadra che si dirigeva verso di lui stringendolo e baciandolo e urlando. Scesero a terra ancora stretti l’un l’altro per un meritato bagno di folla per poi dirigersi verso il castello cantando l’inno di Hogwarts.
Era come se avessero già vinto la Coppa del Quidditch, la festa proseguì per tutto il giorno, fino a sera tarda. Fred, George e Emily sparirono per un paio d’ore per poi tornare con bracciate di bottiglie di Burrobirra, Zuccotti e parecchi sacchetti pieni di dolci di Mielandia. L’unica che non partecipava alla festa era Hermione seduta in un angolo della stanza a testa bassa.
–Dovresti essere la in mezzo a gioire- fece notare Melen sedendosi al suo fianco
–Harry e Emily ci tengono Hermione, potresti fargli almeno le congratulazioni- aggiunse Marion occupando l’altro fianco. Come a sottolineare l’affermazione Harry le si avvicinò con una ciotola di piume di zucchero, le sue preferite. La ragazza gli sorrise grata
–Non posso proprio riuscire a convincerti?- domandò il moro chiedendosi se Ron fosse abbastanza di buon umore da seppellire l’ascia di guerra
–Non posso Harry.. io devo.. devo studiare e poi..- lanciò un’occhiata a Ron –Lui non mi vuole- sussurrò tristemente. Non c’era niente da ribattere visto che il rosso scelse proprio quel momento per esclamare
–Se Crosta non fosse stato brutalmente assassinato si sarebbe ingozzato di mosche al caramello- Hermione scoppiò in lacrime e, prima che chiunque potesse dire qualcosa, raccolse i suoi libri e corse nel dormitorio.
–Hemione aspetta!- Marion le corse dietro mentre Melen e Harry si girarono adirati verso Ron
–Non puoi proprio lasciarla in pace?-
-No. Se almeno si mostrasse un po’ dispiaciuta ma dato che sembra che non gliene fotta proprio..- I due ragazzi scossero la testa con un sospiro. A volte quei due erano davvero demotivanti.
Emily giaceva nel letto di Fred, la testa poggiata al petto del ragazzo
–Sei stata molto brava- disse Fred con voce serena, carezzandole i capelli. La ragazza si alzò di scatto lanciandogli un’occhiata sgomenta, completamente rossa in viso. Lui rise
–Mi riferivo al Quidditch-
-si, come no..- borbottò lei risistemandosi al suo fianco ridacchiando a sua volta. I suoi occhi percorsero le tende
–Sicuro che nessuno può sentire nulla?- Fred annuì
–Incanto Muffliato. Non ci possono sentire- le assicurò baciandole la fronte. –E ora dormi, è tardi- Si sistemarono entrambi meglio nel letto del rosso e, stretti l’un l’altro, si lasciarono cullare dal tepore cercando di scivolare nell’Oblio.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!- un grido acuto proveniente da un’altra camera li fece sobbalzare. Lee Jordan accese la lanterna imprecando e George si unì a lui con un mugolio.
–Cos’è stato?- chiese Fred
–Sembrava la voce di Ron- si fissarono spaventati vestendosi in tutta fretta, sembrava che non fossero i soli.

-Sir Cadogan avete lasciato entrare un uomo nella Torre di Grifondoro?- Chiese la professoressa McGonagall, fissando Ron con sospetto.
–Ma certo, madame!- rispose il piccolo cavaliere compiaciuto. Un silenzio attonito si diffuse dentro e fuori la sala comune. Melen si lasciò sfuggire una piccola bestemmia
–Da…davvero? Ma.. la parola d’ordine?- disse la professoressa, a metà tra l’incredulo e lo sconvolto
–Ce l’aveva!- rispose Sir Cadogna fiero –Aveva le parole d’ordine di tutta la settimana, mia signora. Le ha lette tutte da un foglio di carta, e in perfetto ordine aggiungerei!- La professoressa McGonagall era bianca come il gesso, eppure la sua espressione turbata era nulla in confronto a quella di Melen. L’istinto le diceva di correre velocemente su, al terzo piano, irrompere nella stanza di Mirice e picchiare selvaggiamente Sirius con qualsiasi cosa le capitasse a tiro. Possibilmente qualcosa di molto pesante e con punte letali.
–Chi mai- domandò la professoressa con la voce spezzata e con la stessa scintilla omicida nello sguardo –Chi mai è stato così abissalmente imbecille da scrivere tutte le maledettissime parole d’ordine su un foglietto e da lasciarle in giro?- Calò il silenzio totale, rotto solo da una specie di pigolio. Neville Paciock, tremando d’imbarazzo dalla punta dei capelli a quella dei piedi, alzò lentamente la mano.


Angolo dell'autrice:
Eccoci qui alla parita di Quidditch e all'ennesima dimostrazione della bravura di Sirius nel passare inosservato.Temo che questa volta Melen e Mirice gli faranno lo scalpo U.U Tanti auguri (con mooooooolto ritardo purtroppo) ad Austen, alla quale ho promesso di NON dedicare il capitolo sportivo quindi.. che ne pensi del prossimo? Ti va quello della Mappa che sfotte Piton? ;) Ciao ciao Vale
                                   

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Capitolo 45
*** 3.13 L'ira di Piton ***


3.13 L’ira di Piton

Melen lanciò un’occhiata risentita al gruppo di troll appostati non troppo lontano dall’ingresso del dormitorio. Da quando Sirius era stato trovato nel dormitorio maschile di Grifondoro la sorveglianza era nettamente aumentata. Sir Cadogan era stato licenziato e la Signora Grassa era tornata, anche se aveva preteso dei sorveglianti speciali, e da li il piccolo drappello di troll. Il castello era stato perquisito un’altra volta e lei, impossibilitata ad andare al terzo piano, era rimasta tesa come un violino per tutta la notte, fino all’annuncio della sua fuga. Nonostante la rabbia si era sentita dannatamente sollevata nel saperlo salvo.. o almeno salvo dai Dissennatori, Mirice aveva l’aria piuttosto scontrosa ultimamente.
–Tutto bene?- Distolse velocemente l’attenzione dai troll e sorrise a Marion.
–Si, scusami. Ero sovrappensiero.- la castana annuì mordicchiandosi il labbro
–Capisco.. anche io sono preoccupata. Insomma sapere che quell’assassino era così vicino- scosse la testa rabbrividendo –Meglio non pensarci.- Melen annuì in silenzio. Il buco del ritratto si aprì e Emily, Hermione, Harry e Ron le raggiunsero sul pianerottolo
–Scusate, alcuni ragazzi del secondo mi hanno chiesto di Black- spiegò Ron, con un sorriso che non nascondeva del tutto la sua soddisfazione. In fondo si poteva capirlo, era raro per lui essere al centro dell’attenzione quindi, nonostante la paura, gli faceva piacere essere “l’uomo del momento”.
–Chissà perché è scappato.. insomma non avrebbe avuto problemi contro di noi..- disse Harry pensieroso, iniziando l’ennesima discussione sull’argomento
–Forse il virilissimo urlo di Ron lo ha spaventato- propose Emily ghignando. Il rosso fece una smorfia dandole una leggera spinta
–Avrei voluto vedere te..-
-Forse.. forse ha pensato che se avesse aspettato sarebbe stato catturato.. Sapete con il caos che si è creato dopo..- aggiunse Marion titubante
–Si, ma avrebbe potuto ucciderci velocemente e poi fuggire- s’inserì Emily
–Forse non voleva farlo- sussurrò Melen, lievemente più indietro degli altri. –Forse..- le rispose Hermione laconica. Melen le lanciò un’occhiata in tralice e sospirò. Aveva cercato di non far pensare all’amica alla maleducazione e all’astio di Ron nei suoi confronti ma non c’era stato nulla da fare..
–Dovremmo andare in biblioteca più tardi. Presto ci sarà l’udienza di Fierobecco- Hermione annuì
–si, abbiamo trovato molte cose utili ma dovremmo sintetizzarle per dare ad Hagrid un’arringa efficace- concesse con decisione, ma i suoi occhi non si spostavano dalla schiena di Ron.

-Mirice- la castana fece una smorfia girandosi
–Severus.. ti serve qualcosa?- il moro si fermò a qualche passo da lei fissandola serio
–Perché lo aiuti? Perché ti esponi così per lui?- la donna sobbalzò stupita, iniziando a sudare freddo. Lui.. sapeva?
–non so a cosa ti riferisci- l’uomo digrignò i denti, avvicinandosi ancora
–Non mentirmi maledizione! Sei uscita la notte in cui è stato avvistato, ti ho vista correre nel parco. Lo stai aiutando!- le strinse le spalle con le mani sbattendola contro la parete e guardandola feroce. –Perché? Quell’assassino.. se Lily è morta..- Mirice non ricordava di averlo mai visto così arrabbiato, la voce gli tremava lievemente e le guancie pallide erano chiazzate di rosso. Era incredula. Lui, un mangiamorte, stava davvero incolpando Sirius per la morte di Lily e James? Proprio lui che aveva detto a Colui-che-non-deve-essere-nominato della profezia? La furia e lo sdegno s’impossessarono di lei, che gli posò le mani sul petto, spingendolo via con foga
–Dare la colpa a lui allevia il tuo dolore Severus? Fingere di non avere le mani macchiate del loro sangue ti fa sentire meglio?- L’uomo la guardò con disgusto
–Come puoi difendere quell’assassino?-
-Abbiamo un’idea diversa di cosa vuol dire essere un assassino- lo guardò con egual disprezzo poi si allontanò in fretta lungo il corridoio. Uscì nell’aria fredda dirigendosi con passo deciso verso i cancelli di Hogwarts, i lunghi capelli castani le mulinavano dietro la schiena, insolitamente sciolti. Percorse il breve tratto che divideva Hogwarts da Hogsmead quasi di corsa, un po’ in un estremo tentativo di scaldarsi, un po’ per sbollire l’ira che la conversazione con Piton le aveva fatto nascere in petto. Sapeva che quell’uomo aveva amato profondamente Lils, almeno quanto aveva odiato Sirius. Per lui sapere, o meglio credere, che l’uomo che l’aveva consegnata al Signore Oscuro era libero mentre lei giaceva sotto la dura terra doveva essere straziante, nonostante questo non riusciva a perdonargli la sua arroganza. Se credeva Sirius colpevole lui lo era in egual modo. Il vociare allegro della cittadina l’avvertì di essere arrivata e rallentò il passo, sistemandosi meglio il mantello sulle spalle. S’incamminò lentamente per la strada maestra, sbirciando le vetrine dei negozi con sguardo fintamente attento, dando l’impressione di essere li per una semplice visita. Quando oramai aveva raggiunto la periferia s’infilò in una strada secondaria, dirigendosi verso un bar dall’aria logora. La testa di Porco contava una clientela piuttosto esigua e bizzarra e quel giorno non faceva differenza, appena la vide però il barista le sorrise facendole cenno di avvicinarsi
–Oh, Mir è parecchio che non ci si vede! Sempre troppo impegnata per venire a trovare un vecchio amico?- la castana sorrise. Non aveva mai chiamato Aberforth “zio”, così come di rado aveva chiamato Albus “papà”, però aveva sempre avuto un buon legame con lui. Secondo quanto le diceva l’uomo lei gli ricordava sua sorella Ariana e non poteva negare che l’avesse sempre viziata.
–Mi dispiace Abe, diciamo che quest’anno si sta rivelando più impegnativo del previsto.. Temo di avere parecchie ore di sonno arretrato- sbadigliò sonoramente mettendosi una mano davanti alla bocca per poi passarsela sugli occhi, fingendo una stanchezza molto maggiore di quanta ne provava in realtà.
–Se continui così ti ammalerai.. Facciamo così, quando hai voglia di farti un paio d’ore di sonno come si deve vieni qui- si chinò sotto il bancone per poi rialzarsi e porgerle una chiave
–Stanza 34. Vai su e dormi- disse con tono perentorio indicandole le scale. La donna sorrise avvicinandosi abbastanza perché lui fosse l’unico a sentirla
–Grazie zio- poi s’incamminò lentamente al piano superiore ben sapendo che lo sguardo del barista la seguiva, valutandone le condizioni. La stanza, come tutte quelle della locanda, era piccola, spoglia e poco pulita, ma lei non ci fece minimamente caso. Chiusa la porta a chiave si spogliò in fretta, riponendo i vestiti ordinatamente sul letto e nascondendo la bacchetta sotto il cuscino. Poi socchiuse gli occhi concentrandosi sulla metamorfosi. In pochi istanti il suo corpo aveva lasciato il posto a quello di una volpe rossiccia dagli occhi stranamente azzurri. Storse il naso infastidita, come sempre succedeva quando mutava, dalla differenza con cui avvertiva gli odori e i suoni, per poi concentrarsi attentamente sul suo compito. Se fosse stata un gatto come sua madre il salto che doveva compiere le sarebbe sembrato meno rischioso ma dovette rassegnarsi e raccogliere il coraggio e le forze per qualche passaggio in più. Salto agevolmente sul balconcino del piccolo stabile affianco al bar, da li si calò con prudenza giù dalla stretta passatoia in legno posata maldestramente sul balcone, probabilmente per lavori di ristrutturazione. Anche se in effetti non aveva mai visto nessuno lavorarci. Qualche passante la degnò di uno sguardo curioso mentre camminava sul bordo della via diretta alla Stamberga, in fondo non era cosa comune vedere una volpe in pieno centro, ma la maggior parte non sembrò notarla. La porta della villa era chiusa ma le condizioni di abbandono nelle quali verteva la casa le suggerirono che probabilmente avrebbe potuto facilmente trovare un altro ingresso e, in effetti, dopo un mezzo giro trovò una finestra rotta che faceva al caso suo. Spinse i vetri fino a farli cadere per poi saltare all’interno con cautela, dopodiché si diresse nella stanza nella quale aveva lasciato il mantello la sera prima, pronta a riprendere le sue fattezze umane. Dell’indumento però non v’era traccia. Indispettita iniziò a frugare nelle stanze attigue, sperando che venisse un colpo allo stupido “padrone” di casa
–Ah sei tu.. ‘giorno Rice- la voce calda di Sirius le raggiunse e voltandosi lanciò un’occhiata truce all’uomo che le sorrideva calorosamente appoggiato allo stipite di una porta.
–Ce l’hai ancora con me per quella storia dell’altro giorno?- annuì vigorosamente ringhiando appena, tanto per mettere in chiaro le cose. Sirius abbassò lo sguardo con un sospiro
–Hai ragione ma sono stufo di aspettare. Voglio farla finita con questa storia, voglio essere un uomo libero- la volpe sbuffò scuotendo la testa con foga
–Cerca di capire, sono 12 anni che aspetto questo momento!- insistette lui ma lei non era intenzionata a starlo a sentire, rivoleva solo il suo mantello, così avrebbe potuto tornare umana e dargli del pirla
–Oh andiamo non fare così! Parliamone- esclamò credendo che il suo rifiuto nel mutare dipendesse da rabbia nei suoi confronti. Mirice indicò la stanza del mantello con il muso poi lui e sbatté una zampetta al suolo indispettita, poi lo fissò decisa. Il Black alzò un sopracciglio perplesso
– Non sarebbe più semplice parlarne con te umana? Coraggio McGonagall, non essere infantile- Pure? Prima le nascondeva il mantello poi era lei quella immatura? In un picco di sdegno si lanciò in avanti e gli morse la caviglia con tutta la forza che aveva. Sirius urlò facendo un balzo indietro e sbattendo piuttosto violentemente contro la porta.
–Por.. ma sei impazzita?!- strillò portandosi immediatamente le mani alla ferita, che sanguinava lievemente ma pulsava in modo dannatamente doloroso. Vedendo che la donna ancora non si decideva a trasformarsi e oramai spazientito estrasse la bacchetta e la puntò su di lei.
Humana retro- Un lampo di luce bianca e la volpe tornò a essere Mirice. Imbarazzata la donna si raggomitolò su se stessa, cercando di coprire quanto più possibile e fissandolo sempre più furiosa
–NON GUARDARMI IDIOTA!- Sirius si girò velocemente, togliendosi la giacca e passandogliela, suo malgrado imbarazzato. –Era per questo che non mi ritrasformavo Black. Se tu non mi avessi nascosto il mantello..- Sirius scosse la testa
–Ah no, stavolta io non c’entro. Non ti ho nascosto un bel niente- Mirice fece una smorfia ma preferì non ribattere. In effetti ora che aveva una prospettiva umana si rese conto che la stanza giusta doveva essere un po’ più in là
–Beh il morso te lo sei meritato lo stesso. Hai fatto passare una bella paura a tutti al castello. Ora ti toccherà stare qua dentro.- l’uomo sorrise passando uno sguardo affettuoso e malinconico alle pareti della villa
–Come ai vecchi tempi- sussurrò con un sorriso triste che le strinse il cuore.

-Pensi che questo andrà bene? In fondo questa acromantula è stata assolta e aveva mangiato mezza faccia a quel tizio!- Melen valutò l’articolo che Emily le porgeva in silenzio
–Il tipo era un malintenzionato che era penetrato nella casa del padrone. La situazione è molto diversa- la rossa alzò un sopracciglio, come a voler dire che anche Malfoy aveva sbagliato, ma decise di tacere e ricominciò a cercare. Con l’avvicinarsi dell’udienza di Hagrid anche Emily aveva iniziato ad accompagnare Melen e Hermione in biblioteca sempre più spesso per dare una mano, la bionda era convinta che se avessero trovato un numero sostenuto di cause precedenti in cui un animale aveva aggredito un essere umano ed era stato assolto le accuse contro Fierobecco non avrebbero potuto non cadere. Melen ne era meno convinta, conosceva suo zio e sapeva quanto poteva essere protettivo nei confronti di Draco, ma dava comunque il suo contributo, sperando che bastassero per una pena minore.
–Credo che stiate sbagliando approccio- Matt si era avvicinato al loro tavolo, seguito a poca distanza da Blaise, Nott, Draco e Pansy. Emily lanciò un’occhiataccia alla compagnia del fratello ma, per amor di pace, cercò di ignorarli
–Che intendi dire?- domandò Hermione, che sembrava aver adottato la stessa tattica
–Se vi concentrate sull'attacco è probabile che l’Ippogrifo perda. Cercate di farlo risultare un incidente minore durante un esercitazione di gruppo- Posò un grosso volume di diritto civile e penale sul tavolo e lo aprì indicando un paragrafo alle ragazze
–Non è la prima volta che un alunno si ferisce durante una lezione perché non ha ascoltato i consigli di un insegnante. Ci sono ferite magiche di molti tipi vedete- proseguì facendo seguire alle sue spiegazioni il paragrafo corretto –e in pochi casi il docente viene perseguito. Se riuscite a dimostrare che Fierobecco non era meno prevedibile di una pozione o di una trasfigurazione complessa e che Hagrid ha espresso chiaramente i pericoli e le modalità di approccio potreste farcela- concluse alzando lo sguardo su Melen e Hermione, che lo ricambiarono piene di ammirazione
–Oh, è inutile- esclamò Malfoy –Papà avrà la testa di quella bestia e, quasi certamente, anche dell’ippogrifo.- Pansy scoppio a ridere e anche Blaise e Nott accennarono un sorriso divertito.
–Sei davvero un coglione! Il tuo braccio sta benissimo- sbottò Emily stringendo i pugni. Il biondo le sorrise scrollando le spalle 
–Ma starà anche meglio dopo che avrò vinto l’udienza- Melen sospirò seccata
–Potresti portarlo via? Non credo di avere abbastanza pazienza per evitare uno massacro se cominciano a litigare- disse a Nott, con uno sguardo esasperato. Il ragazzo ricambiò malizioso
–Cero. Ma questo ti costerà, Black- la mora alzò un sopracciglio, leccandosi le labbra lentamente
–Pagherò Theodore- sussurrò in modo così seducente che Blaise e Matt dovettero distogliere velocemente lo sguardo da lei. L’effetto però fu immediato e, in meno di un minuto, Draco e compagnia erano spariti. Purtroppo l’effetto della loro visita era più restio a seguire il loro esempio, Emily continuava a macinare bestemmie a mezza voce minando così l’attenzione delle amiche, oltre a quella di praticamente l’intera biblioteca. Così, per senso civico e stress, le ragazze decisero di tornare in dormitorio. Una piccola calca si era creata davanti alla bacheca annunci e, incuriosite, si fecero largo per cercare di scorgere il motivo di tanto casino
–Hogsmead il prossimo fine settimana!- la voce di Ron le fece sobbalzare e, voltandosi appena, notarono lui e Harry non troppo lontano da loro
–che ne dici?- Hermione s’irrigidì incredula, poi marciò decisa verso di loro
–Harry.. se andrai a Hogsmead dirò alla McGonagall della mappa- dichiarò arrossendo appena sotto lo sguardo astioso di Ron.
–Oh, ora vuoi anche farlo espellere? Non hai fatto già abbastanza danni, ultimamente?- la bionda si morse il labbro ferita ma rispose a tono
–Mi stupisco che tu sia così egoista! Come puoi fargli rischiare la sua vita per qualche ora di svago?!- Melen e Emily si lanciarono un’occhiata preoccupata, indecise se intervenire o lasciare che se la sbrigassero da soli. In fondo entrambe sapevano che Ron e Hermione si volevano molto bene e forse dirsi quello che pensavano era proprio quello che gli serviva. A interrompere l’idilio ci pensò Grattastinchi, che scelse proprio quel momento per avvicinarsi voluttuosamente alle gambe della sua padrona, facendo le fusa rumorosamente. Hermione sbiancò immediatamente e, sbirciando spaventata il viso di Ron, afferrò l’animale e corse nel dormitorio.
–Bene, dicevamo?-  disse Ron a Harry, come se non fossero mai stati interrotti.
–Fai quello che ti pare Harry, ma ricordati che Herm si preoccupa solo per te.- s’inserì Emily, guardando entrambi con riprovazione prima di salire insieme a Melen, per cercare di consolare l’amica.
 
-Compratemi del cioccolato all’uvetta- chiese Marion, guardando le amiche prepararsi per la gita
–Potresti venire anche tu. Io e Melen abbiamo deciso di andare a vedere il teatro antico, è aperto raramente- cercò di convincerla Hermione. Ma la castana declinò l’invito con un sorriso.
–Voglio continuare ad esercitarmi con il patronus, Neville mi sta dando una mano.. e poi devo ancora finire i compiti- spiegò con un sospiro che fece ben capire che avrebbe cento volte preferito andare con loro, piuttosto che restare li.
–Allora controlla Harry- tutti gli occhi si posarono su Emily, che ricambiò seria –Scommetto che proverà ad andarci. Fred mi ha detto che il passaggio che porta alle cantine di Mielandia, quello dietro la statua della strega orba al terzo piano, non è sorvegliato. Passerà da li- Hermione annuì
–Tienilo d’occhio Mary, per favore- Melen non disse nulla. Non c’era alcun pericolo per Harry ad uscire, Sirius non aveva la minima intenzione di fargli del male, ma non poteva certo dirlo alle sue amiche senza sembrare sospetta. Durante la colazione Marion valutò che Harry sembrava fin troppo tranquillo e si convinse che Emily avesse ragione, aveva intenzione di andare a Hogsmead. Accompagnò le amiche nel cortile e le salutò, vide che Harry faceva lo stesso con Ron e si preparò a seguirlo
–Ehi Mary, sei pronta?- sobbalzò spaventata voltandosi e trovandosi davanti il sorriso timido di Neville.
–Oh, certo.. ehm ecco io.. che..che ne dici di chiedere anche a Harry di venire con noi? Così non starà da solo- il castano annuì
–Ma certo, mi fa piacere- esclamò sforzandosi di continuare a sorridere entusiasta. In realtà avrebbe preferito stare solo con Mary, magari sarebbe successo qualcosa tra loro.. Ma in fondo Harry era un suo amico e non poteva certo lasciarlo da solo ad annoiarsi tutto il giorno solo per una sua speranza egoistica no?
–Vieni, credo di averlo visto andare verso il terzo piano- Neville avrebbe voluto chiederle come lo aveva intuito dato che non c’era traccia di lui da nessuna parte, ma poi sentì le dita sottili della mano di Marion stringersi sulle sue e tutto passò in secondo piano. Lo stava tenendo per mano! Marion corse più forte che poteva, fortunatamente Nev la seguiva senza fare storie, anzi, considerando il sorriso enorme che aveva sembrava che la cosa lo divertisse.
–Ciao Harry. E’ vero che anche tu non vai a Hogsmead!- esclamò avvicinandosi al ragazzo, che si costrinse a sorridere allontanandosi velocemente dalla statua. “ah, beccato!” pensò vittoriosa.
–Ehm già. Che fate qui?-
-Ti cercArgh!- iniziò Neville, fermato prontamente da un potente pestotto della ragazza
–Niente!- esclamò a voce forse un po’ più alta del normale –ma stavamo pensando di andare nelle cantine. Gli elfi ci hanno detto di aver trovato un molliccio e pensavo di utilizzarlo per allenare il mio patronus. Neville mi aiuterà, così in caso non riuscissi a respingerlo se ne potrebbe occupare lui- spiegò guardando affettuosamente l’amico, che arrossì, lusingato da tanta fiducia
- Oh sembra forte ma.. ecco io in realtà devo.. devo andare in biblioteca a finire il tema sui Vampiri per Lupin-
-Veniamo con te!- escalmò Neville allegramente, non sapeva perché ma aveva la netta sensazione che Marion volesse tenere d’occhio Harry, quindi doveva assolutamente aiutarla –Pensavamo comunque di andarci dopo l’allenamento-
-Ehm.. aspetta- cercò allora di rimediare il moro –Mi.. mi sono appena ricordato che in realtà Melen mi ha già aiutato a finirlo-
-Meglio, così puoi dare una mano a noi! In fondo se ti ha aiutato Mel andrà per forza bene- aggiunse Marion con un sorriso sempre più vittorioso sul viso. Sentì Neville sussultare al suo fianco, alzò lo sguardo su di lui perplessa e notò che fissava un punto appena sopra la spalla di Harry. Sia lei che il moro seguirono la direzione del suo sguardo, Piton si avvicinava a loro a passo sostenuto. “lo sa” pensò Marion terrorizzata fissando lo sguardo severo del professore
–E voi che ci fate qui?- chiese l’uomo spostando lo sguardo su ognuno di loro –Strano posto per darvi appuntamento- Gli occhi scuri dell’uomo dardeggiarono verso le porte che davano sul corridoio per poi soffermarsi sulla strega orba. Sentì il respiro mozzar lesi in gola. Non voleva che Harry rischiasse la pelle per andare a Hogsmead ma non aveva neanche intenzione di farlo espellere
– Noi.. non ci siamo dati appuntamento- disse Harry, che pareva a disagio almeno quanto lei–Ci siamo incontrati per caso-
-Davvero?- Piton alzò un sopracciglio ironicamente –Tu hai l’abitudine di apparire nei posti più inaspettati Potter, ed è raro che sia senza una buona ragione.. Suggerirei che torniate al vostro dormitorio, là dove dovreste stare- Marion, Neville e Harry annuirono in silenzio, prima d’incamminarsi lentamente verso la torre. Marion sbirciò di nascosto il viso di Harry, sembrava deluso ma anche abbastanza spaventato. Probabilmente anche lui aveva notato lo sguardo che Piton aveva riservato al passaggio, era abbastanza sicura che non avrebbe più osato arrischiarsi ad utilizzarlo per uscire dal castello di nascosto, non per quel giorno almeno. Entrarono tutti e tre nella sala deserta e occuparono il tavolo più vicino al fuoco.
–Beh, posso aiutarvi con il tema anche qui- disse Harry estraendo il libro di Difesa dalla cartella, subito imitato da Neville. Marion sistemò la sua pergamena ed estrasse la boccettina d’inchiostro, fissando Harry in attesa. L’amico continuava a frugare nello zaino sempre più perplesso
–Accidenti- esclamò dopo qualche secondo, scuotendo la testa incredulo –Devo aver scordato il tema in biblioteca! Vado a prenderlo. Voi cominciate io.. arrivo subito-. Annuirono, avvicinandosi al libro mentre il ragazzo si catapultava fuori dal buco del ritratto
–Inizio a leggere io, ok?- propose Marion con un sorriso, iniziando il paragrafo. Mentre leggeva sottolineava le frasi più importanti e Neville le riscriveva sulla pergamena, era un metodo brevettato. In questo modo alla fine del capitolo avrebbero avuto una sintesi delle cose principali dell’argomento e fare il tema sarebbe stato molto più semplice
–Certo che ci sta mettendo parecchio, che sia il caso di andare ad aiutarlo?- disse Neville dopo una ventina di minuti. La ragazza spalancò gli occhi, si era totalmente dimenticata di Harry. Ma non era possibile che fosse andato.. o si? In effetti Neville aveva ragione, ci stava mettendo troppo tempo. Scattò in piedi dandosi della stupida
–Neville tu continua pure. Vado a cercarlo- il castano corrugò le sopracciglia perplesso
–Vuoi che venga anche..-
-No. Io.. non posso spiegartelo Nev. Ma ho bisogno di andarci da sola- Si aspettava che il ragazzo pretendesse delle spiegazioni, o tentasse di seguirla. Invece lui si limitò ad annuire
–Bene, allora io finisco qui. Stai attenta- Marion arrossì e gli regalò un sorriso radioso, poi corse fuori dal buco del ritratto e schizzò verso il terzo piano. Fu fortunata, non incontrò nessuno. Si avvicinò alla statua con il fiatone per rendersi conto che lei non aveva la minima idea di come aprire il passaggio. Maledicendosi avvicinò il viso alla gobba, tastandola alla ricerca di un meccanismo o qualcosa del genere, ma non sembrava esserci niente di sospetto in quella statua. Stava per arrendersi quando quella si aprì e il volto di Harry, sudato e lievemente sporco di fango, apparve davanti al suo. Il ragazzo spalancò gli occhi
–Marion, cosa..?- iniziò stupito, con il fiato corto. Poi il rumore inconfondibile di passi li raggiunse. Il ragazzo saltò fuori dalla statua come una molla, sfiorando poi la gobba con la bacchetta, che si chiuse all’istante. I passi erano sempre più vicini, non sarebbero riusciti a correre via senza farsi vedere. Prima che potessero trovare una soluzione Piton si affacciò da dietro alla statua, fissandoli in silenzio. Tesi come due corde di violino i ragazzi uscirono da dietro alla statua e, cercando d’imprimersi la più innocente delle espressioni sul viso, si fermarono davanti a lui
- Allora- disse Piton, con un’espressione di trionfo represso sul viso. I suoi occhi dardeggiarono sulle scarpe di Harry sporche di fango e sul suo viso sudato e un sorriso si aggiunse sul viso pallido –Seguitemi- i due eseguirono in silenzio. Marion fissava l’amico ansiosa, cercando d’immaginare cosa avesse potuto combinare per dover correre velocemente al castello. Che Piton l’avesse visto ad Hogsmead? Scesero nei sotterranei ed entrarono nell’ufficio del professore. Non c’era mai stata e non poté non pensare che lo studio rappresentasse in pieno il suo proprietario. Era scuro, buio e pieno di scaffali polverosi gremiti di fiale dall’aspetto sinistro.
–Sedete- ordinò il professore, indicando le due sedie davanti alla scrivania piena di ordinati fogli. Obbedirono e osservarono l’uomo in piedi davanti a loro osservarli compiaciuto.
–Il signor Malfoy mi ha appena raccontato una strana storia, signor Potter- Harry rimase zitto. Cattivo segno
–Dice che era vicino alla Stamberga Strillante quando ha incontrato il signor Weasley, apparentemente solo- “Oddio, si sono accapigliati di nuovo e nella colluttazione hanno visto Harry” Marion deglutì nervosa
–Il signor Malfoy ha detto che stava conversando con Weasley quando una grossa quantità di fango l’ha colpito dietro la testa. Come credi possa essere successo?- Harry tentò di apparire vagamente sorpreso. Ricordandosi le mani infangate dell’amico invece, Marion non lo era per nulla
–non saprei, professore- Gli occhi di Piton perforarono quelli di Harry che tentò disperatamente di non battere ciglio.
–Il signor Malfoy è poi stato testimone di una straordinaria apparizione. Riuscite ad immaginare quale?- Il suo sguardo penetrante fissò entrambi, impegnati a mantenere un’espressione sorpresa e innocente.
–No- risposero all’unisono.
–Era la tua testa Potter. Che galleggiava a mezz’aria- cadde un lungo silenzio.
–Forse è meglio se va a trovare Madama Chips- suggerì Harry cautamente –Se ha le allucinazioni..- malgrado la situazione pessima in cui l’aveva infilata, Marion non riuscì a non guardarlo con ammirazione.
–Malfoy non ha le allucinazioni, Potter. Se la tua testa era ad Hogsmead anche il tuo corpo doveva esserci e questo non va bene. La tua testa non ha il permasso di andare a Hogsmead. Nessuna parte del tuo corpo lo ha!- fece una pausa in cui lo fissò truce prima di proseguire -Dove ti trovavi questo pomeriggio?- Chiese l’uomo avvicinando il viso a quello di Harry
–Ero alla torre di Grifondoro, come ha detto lei- disse Harry sostenendo lo sguardo
–C’è qualcuno che può confermarlo?- Harry tacque e le labbra sottili di Piton si arricciarono in un sorriso terribile.
–Tutti, dal Ministero della Magia in giù, stanno cercando di tenere il celebre Harry Potter lontano da Sirius Black. Ma il celebre Harry Potter va dove vuole vero? Senza pensare alle con..-
-Era con me e Neville. Abbiamo passato il pomeriggio a fare i compiti- intervenne Marion a voce così bassa che si stupì quando l’uomo si voltò a guardarla con astio
–Cos’ha detto signorina Lupin?- la ragazza deglutì stringendo i pugni
–Harry ha passato tutto il pomeriggio con me e Neville- ripeté sforzandosi di ricambiare lo sguardo dell’uomo. Piton li fissò in silenzio per qualche secondo, poi i suoi occhi brillarono sinistri
–Potter e Lupin di nuovo insieme. Sempre pronti a spalleggiarsi.. Sapevo che Potter era arrogante e stupido come suo padre ma non pensavo che anche lei fosse della stessa risma, signorina Lupin-
-Mio padre non era stupido e arrogante- disse Harry, prima di riuscire a trattenersi –E nemmeno io-
-Ah no, signor Potter? Beh, le assicurò che io conosco suo padre molto meglio di lei. Andava in giro per la scuola pavoneggiandosi e credendosi immensamente superiore, le regole non erano fatte per i campioni di Quidditch e per i suoi amici. La sua testa v..-
-STAI ZITTO!- Harry era saltato in piedi e ora fronteggiava l’uomo con lo stesso sguardo furioso
–Cosa hai detto Potter?-
-Ho detto di stare zitto. Non osi mai più parlare di mio padre! Io so la verità, lui le ha salvato la vita! Lei non sarebbe qui se non fosse per mio padre- Marion capì subito che Harry aveva esagerato, il volto del professore sembrò farsi ancora più pallido e un lampo di puro odio invase il suo sguardo.
–Immagino che  te l'abbia detto il professor Dumbledore..E il Preside ti ha raccontato le circostanze in cui questo accadde? O ha pensato che i dettagli fossero troppo spiacevoli per le orecchie delicate del signor Potter?- Vedendo che il ragazzo non rispondeva l’uomo proseguì –Mi spiacerebbe tu ti facessi un’idea sbagliata su tuo padre Potter. Successe che lui e i suoi amici, tra i quali anche suo padre signorina Lupin, organizzarono uno spassosissimo scherzo che sarebbe dovuto finire con la mia morte. Ma suo padre si fece prendere dalla paura. Non fu un gesto eroico, cercò solo di salvare la sua pelle.- Harry aprì la bocca per rispondere ma Marion glielo impedì, stringendogli forte la mano e fissandolo serissima. Non sapeva se quello che Piton aveva raccontato fosse o meno la verità ma era certa che continuare a tirare la corda con il professore non fosse una buona idea. Fortunatamente Harry decise di darle ascolto e abbassò appena lo sguardo, spostandolo da quello del professore, in un gesto lievemente rispettoso. Piton fece un ghigno soddisfatto
–Vuotate le tasche- Harry sobbalzò al suo fianco, rialzando gli occhi sul professore, improvvisamente spaventato. Subito anche lei si agitò. Sapeva che Harry era andato veramente a Hogsmead, possibile che avesse qualcosa in tasca che lo provasse o.. fissò la giacca dell’amico inorridita. La mappa! Se Piton l’avesse trovata.. Ma non c’era modo di evitarlo così, seppur riluttanti posarono il contenuto delle loro tasche sulla cattedra del professore. Un sacchetto di scherzi di Zonko, la mappa accuratamente piegata, delle caramelle per la gola e un paio di quelle strane piume con inchiostro al loro interno che Emily le aveva regalato per Natale. Il professore sollevò il sacchetto di scherzi
–Me l’ha dato Ron- disse Harry a disagio
–E tu te lo porti dietro dall’ultima gita? Commovente..- l’uomo fece una smorfia mentre posava l’oggetto per afferrare la pergamena
–E questa cos’è?- Marion sentì il cuore batterle forte nel petto e sperò che l’espressione indifferente di Harry riuscisse a ingannare Piton. Anche se,a giudicare dallo sguardo del professore, ne dubitava fortemente.
-Di sicuro un foglio di pergamena così vecchio non ti serve a nulla. Perché non lo buttiamo via?- e tese la mano verso il fuoco. Senza pensarci entrambi si lanciarono in avanti per fermarlo esclamando il medesimo
–NO!- Errore. Piton ghignò vittorioso
–Tanta apprensione per una semplice pergamena mi pare eccessiva. Un altro prezioso regalo? O magari.. le istruzioni per arrivare a Hogsmead senza farsi scoprire?- nessuno dei due disse niente ma le loro espressioni dovevano essere abbastanza eloquenti. Piton aprì la mappa sulla scrivania poi vi posò sopra la bacchetta
–rivela i tuoi segreti- la mappa rimase bianca
–Mostrati!- riprovò l’uomo battendo con decisione la punta della bacchetta sulla pergamena. Niente. Marion si strinse forte le mani nel tentativo di calmarsi, Em le aveva spiegato che la mappa diventava visibile solo dicendo determinate parole, quindi forse, vedendo che non succedeva niente, Piton gliel’avrebbe restituita e gli avrebbe lasciati andare. O forse la versione più ottimistica che potesse aspettarsi era la distruzione della mappa? Harry al suo fianco trattenne il fiato e, alzando lo sguardo, il motivo le fu chiaro. Sulla superficie chiara della mappa stavano apparendo alcune parole vergate con una calligrafia che le parve incredibilmente familiare. Assomigliava a.. ma non poteva essere la sua! Probabilmente era solo una coincidenza.
 

signor LunaStorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere
Il suo naso mostruosamente lungo fuori dagli affari altrui.

 
Spalancò la bocca sorpresa e inorridita. Ma la mappa continuò e, sotto al primo messaggio, ne apparve un altro, questa volta scritto con grafia disordinata e quasi illeggibile. Completamente diversa dalla precedente
 

Il signor Ramoso è totalmente d’accordo con il signor LunaStorta, e ci tiene ad
Aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota

 
Se la situazione non fosse stata quella che era avrebbe anche potuto essere divertente. Quando una terza grafia, elegante e decisa, si unì alle precedenti, Marion si ritrovò seriamente a chiedersi che tipo di artefatto fosse la mappa del malandrino. E che conti in sospeso avesse con Piton.
 

Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore
Per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore

 
Il viso di Piton era uno spettacolo. Non sarebbe riuscita a dire se fosse più stupito o infuriato per le offese della mappa, ma certamente non era un buon momento. Un ultimo messaggio si unì ai precedenti, con l’ennesima grafia, stavolta piccola e nervosa.
 

Il signor Codaliscia augura una buona giornata al professor Piton e gli dà un consiglio:
lavati i capelli, sporcaccione!
 

Harry e Marion si lanciarono uno sguardo preoccupati, insicuri sul cosa aspettarsi. Piton continuò a fissare la mappa in silenzio per un tempo che parve incredibilmente lungo, poi parve riscuotersi. Borbottando qualcosa che sembravano insulti afferrò una manciata di polvere scintillante da un barattolo sopra il camino e la buttò nel fuoco, che divennero immediatamente di un bel verde smeraldo
–Lupin, devo parlarti- gridò nel fuoco. Tra lo stupore dei due ragazzi pochi istanti dopo la figura vorticante di suo padre uscì dalle fiamme, spolverizzandosi l’abito con un sorriso tranquillo sul volto. Il suo sguardo indugiò un secondo su di loro prima di rivolgersi al collega
–Hai bisogno di qualcosa, Severus?- Piton lo fissò livido in volta
–Ho appena pescato Potter e tua figlia a compiere attività sospette. Gli ho chiesto di vuotare le tasche e guarda cos’ho trovato!- passò la pergamena all’uomo con qualcosa come un accusa che gli vibrava nella voce. Marion osservò il padre avvicinarsi alla pergamena. Fissò i nomi vergati sul foglio con un qualcosa che le sembrò malinconia e divertimento ma che fu rapido a nascondere sotto uno sguardo indecifrabile. Eppure era certa di non sbagliarsi, suo padre conosceva quelle persone. Altrimenti perché reagire così alla vista della mappa?
–A me sembra un tipico oggetto di Zonko.- stava dicendo Remus, ripiegando la mappa –Ciononostante suppongo che sia meglio accertarsene. Farò qualche prova e ti farò sapere, dopotutto come hai detto, questo è il mio campo di studi. Credo che comunque Harry e Marion possano andare no? Li accompagnerò io stesso ai dormitori- concluse l’uomo sorridendo cordiale al collega. Piton aveva tutta l’impressione di volerlo prendere a calci, ma si limitò ad annuire rigido. Lupin posò le mani sulle spalle dei due ragazzi e li guidò fuori dallo studio in silenzio, silenzio che durò fino a quando non raggiunsero l’ultima rampa di scale prima del dormitorio.
–Papà noi..- sussurrò Mary, suo padre sembrava turbato
–Non voglio sentire spiegazioni.- si fermò e si guardò intorno prima di fissarli serio –So che questa mappa fu requisita da Mastro Gazza molti anni fa. Si, so che è una mappa- aggiunse, in risposta agli sguardi stupiti di Marion e Harry
–Non voglio sapere come sia finita nelle vostre mani ma sono francamente sconvolto dal fatto che non l’abbiate consegnata. Soprattutto considerando quello che è successo l’anno scorso, con un certo diario- entrambi abbassarono lo sguardo, ora che aveva paragonato la mappa al diario di Riddle l’averla tenuta nascosta per tutto quel tempo sembrava molto più grave di quanto non avesse pensato.
–Non ve la restituirò e Marion, sei in punizione. Harry non posso mettere in castigo anche te, non senza usare la mia autorità da professore, cosa che insospettirebbe Piton ma lascia che ti dica una cosa. I tuoi genitori hanno dato la loro vita per la tua, barattare il loro sacrificio per un pomeriggio di svago mi sembra davvero un pessimo modo per ingraziarli. Sono molto deluso. Da entrambi. E ora tornate nel dormitorio- In silenzio, sentendosi le peggiori carogne che il mondo avesse mai visto, i due ragazzi fecero gli ultimi gradini e si arrampicarono dentro la sala oltre il buco del ritratto. Oramai era pomeriggio inoltrato e molti studenti avevano già fatto ritorno, così che il dormitorio era abbastanza attivo. Notarono i loro amici seduti in silenzio al solito tavole e, benché l’umore non fosse dei migliori, le facce tetre e il fatto che Ron e Hermione fossero seduti vicini senza litigare li incuriosirono abbastanza da spingerli ad avvicinarsi.
–Ehi.. avete saputo che Piton ci ha fermati?- domandò Harry cercando di non incrociare lo sguardo di Hermione. Melen scosse la testa
–Neville ci ha detto che eravate via da un po’ e dopo che Ron ci ha raccontato quello che è successo a Hogsmead avevamo immaginato qualcosa del genere- Emily alzò gli occhi lucidi su di loro gelandoli sul posto. Emily non piangeva mai. Eppure ora lo stava facendo. Hermione l’abbracciava, ma anche lei sembrava sull’orlo delle lacrime. Melen e Ron si limitavano a dare ad entrambe qualche pacca sulle spalle a disagio o a passare loro il pacchetto di fazzoletti perché si pulissero il viso, anche loro sembravano però piuttosto malinconici
–E’ successo qualcosa?- domandò Marion sedendosi al suo posto, perplessa e preoccupata. Ron annuì serio prendendo il foglietto stropicciato che c’era sul tavolo e passandoglielo. Marion riconobbe immediatamente la scrittura stentata del guardiacaccia
–Hagrid ha perso la causa. Fierobecco sarà giustiziato-
 


Angolo dell'autrice:
Sera a tutti. Avevo intenzione di pubblicare il capitolo almeno due giorni fa ma alla fine non ce l'ho fatta. Colgo l'occasione per fare gli auguri alla mia postatrice in pensione che ha compiuto 21 primavere il 25. Tanti Auguri Tesoro! ^^ E ora vi saluto, spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto, io personalmente mi sono molto divertita a scriverlo. Specialmente la parte della mappa (non volermene Austen ma il fatto che prenda in giro Piton mi fa morir dal ridere) e quella di Mirice. A presto ^^ Valentina
 

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Capitolo 46
*** 3.14 La finale di Quidditch ***


3.14 La finale di Quidditch
 
-Il suo gufo ci ha raggiunto un’oretta fa. Ci ha mandato questa- disse Hermione indicando la pergamena che Marion teneva tra le mani in silenzio.
–Lucius ha terrorizzato quelli del Comitato, o forse li ha pagati. In ogni caso avevano già deciso la sentenza ancora prima del processo. Hanno a malapena ascoltato la difesa che avevamo preparato- aggiunse Melen scuotendo la testa con un sospiro. Non che ne fosse sorpresa. Conosceva abbastanza Lucius da sapere cosa aspettarsi da lui.
–C’e sempre l’appello..- tentò Marion con voce tremante. Anche se Fierobecco la terrorizzava era piuttosto ingiusto che fosse ucciso per una cosa di cui non aveva colpa, in fondo era stato Malfoy a non seguire le direttive di Hagrid. Melen si scostò la frangia dal viso con un sospiro stanco
–Non credo cambierà molto..- ammise sbirciando dispiaciuta Emily e Hermione, quasi in colpa a considerazione del legame di sangue che la univa ai Malfoy. Non parlarono molto quella sera e andarono a letto presto. Tuttavia la requisizione della mappa passò certamente in secondo piano. 
Ancora una volta Melen si trovò a maledire Sirius per la sua sconsideratezza. Le misure che il suo ultimo colpo di testa avevano fatto introdurre erano così rigide che ancora non era riuscita a strangolarlo con le sue mani, e ora rendevano difficile anche l’avvicinarsi a Hagrid. Lo rividero la prima volta quasi una settimana dopo il processo, durante la lezione di Cura delle Creature Magiche. Sembrava meno curato del solito. I capelli erano arruffati e annodati e gli circondavano il testone come una criniera, senza che lui tentasse anche solo lontanamente di domarli, come faceva di solito. Puzzava lievemente di sudore e di alcool e il suo sguardo era spento e lacrimoso, come se avesse appena finito di piangere dopo molte ore passate a farlo. La classe lo fissava in imbarazzo, in piedi davanti a lui, senza sapere bene cosa fare. Emily gli corse incontro abbracciandogli forte le gambe e lui ricambiò subito la stretta, sollevandosela all’altezza del petto e circondandola con le braccia. La differenza di stazza tra i due era talmente tanta che sembrò che la ragazza sparisse. Anche Harry, Marion e Hermione si avvicinarono a lui, dandogli consolanti pacche sulle spalle e offrendo parole di conforto.
–C’è ancora l’appello! Non arrenderti, ti aiuteremo- esclamò Ron, sorridendogli consolante. Ma il gigante non sembrava avere le forze per continuare a lottare. Probabilmente, pensò Melen, anche lui aveva capito che sarebbe stato inutile farlo.
–Lucius Malfoy c’ha il comitato nella mani. Posso solo far in modo che Becco apprezzi quello che gli resta da vivere- un enorme singulto lo scosse tutto e gli occhi gli si riempirono di lacrime –Scusate- borbottò ri-appoggiando Emily al suolo prima di voltarsi e correre nella sua capanna, il viso nascosto in un fazzoletto grande come una tovaglia. La classe restò in silenzio. Molti si sedettero sull’erba, approfittando dell’imprevisto tempo libero per recuperare qualche compito o un po’ di studio, altri preferirono stare in piedi, parlottando con gli amici. Sembrava comunque che capissero il guardiacaccia e, anche se non condividevano il suo dispiacere o la sua passione per i mostri, gli dispiacesse per la sua prossima perdita. Ovviamente, ancora una volta, non tutti dimostrarono lo stesso grado di maturità
–Mai vista una cosa più patetica.. E quello dovrebbe essere il nostro insegnante?- disse Malfoy con una smorfia. Furibondi, Harry e Ron scattarono verso di lui, Melen li afferrò per le spalle, impedendogli di colpirlo e notando con piacere che Marion aveva fatto lo stesso con Emily. SCIAFF! Hermione si era avvicinata indisturbata al biondo, colpendolo al viso con tutte le sue forze, il volto livido. La classe intera osservava la scena a bocca aperta. Malfoy barcollò fissandola basito
–Non osare mai più dire che Hagrid è patetico, tu razza di.. stronzo- Alzò di nuovo la mano ma Zambini gliela bloccò deciso. La bionda si girò verso di lui, fissandolo con astio
–Mollami- sibilò cercando di estrarre la bacchetta. Ma il ragazzo scosse la testa
–Lascia perdere. Non ne vale la pena- le mollò il polso per poi frapporsi tra lei e il biondo. Poi, tra lo stupore generale, fece un lieve inchino nella loro direzione
–Mi scuso per lui. Credo ci sia un’ostruzione all’altezza del collo, il sangue non gli arriva al cervello e impedisce il formarsi di idee sensate. E’ una condizione molto triste e troppo comune ai giorni nostri.- scosse la testa lanciando un’occhiata abbastanza disgustata a Draco che, pareva, non era sicuro di cosa stesse succedendo. Alzò lo sguardo su Emily –Potresti provare a buttarlo giù dalla scopa, se cadesse di zucca forse migliorerebbe- ipotizzò facendola sorridere. Poi prese il biondo per il braccio e, fatto un cenno a Tiger e Goyle, lo trascinò verso il castello a passo deciso. Il silenzio durò ancora per qualche secondo poi Hermione tornò vicino a loro, massaggiandosi la mano arrossata.
–Pulsa- spiegò arrossendo appena sotto lo sguardo ammirato di Ron –Dovete assolutamente batterlo alla finale di Quidditch! Non sopporterei di perdere contro Serpeverde- Harry e Emily annuirono con un sorriso deciso. 
 
-Si può sapere cosa ti salta in mente?- Draco si scrollò di dosso il braccio dell’amico fissandolo adirato
–Mi hai dato dell’idiota davanti all’intera classe e, per di più, ti sei schierato dalla parte di San Potter e delle sanguesp..- non finì la frase che il pugno di Blaise lo colpì alla mascella, facendolo cadere sul pavimento della sala comune, deserta a quell’ora del giorno. Erano soli. Zambini aveva detto agli altri d’incamminarsi a pozioni, che li avrebbero raggiunti subito e loro, seppur riluttanti, avevano eseguito.
–Ma vhe problema hai?- il biondo si posò una mano sul viso, fissando il compagno sgomento, mentre il sapore metallico del sangue gli invadeva la bocca
Tu che problema hai!?- Blaise non urlava ma la sua voce era livida e sembrava star facendo uno sforzo titanico per non colpirlo di nuovo –Prima offendi un animale che può ammazzarti se gli gira male solo per uno stupido commento positivo su Potter e fai carte false per fare incolpare quell’uomo. Poi passi le ultime settimane a implorare tuo padre perché ritiri la denuncia e assolva l’animale e ora lo sfotti?- scosse la testa disgustato – Per colpa tua una bestia che ha allevato probabilmente da tutta una vita verrà uccisa e tu trovi patetico che soffra? Questo secondo te sarebbe patetico?-
-Quel tipo è patetico. Non ha le qualità per essere un’insegnante – obbiettò Draco, suo malgrado sorpreso che Zambini avesse notato tutte quelle cose
–E su questo posso anche essere d’accordo. Ma perché ti accanisci così tanto?- il biondo scosse la testa. Già, perché si accaniva così tanto? Non era per il guardiacaccia, era per Potter. Potter che fin dal primo giorno l’aveva umiliato e oscurato, che lo aveva ridicolizzato.. che gli aveva fatto perdere Dobby. Ma come poteva spiegarlo a Blaise? Se gli avesse detto che togliere il suo animaletto all’idiota voleva dire colpire anche Potter, avrebbe capito?
–E’ per farla pagare anche a Potter- bofonchiò a disagio. Il moro scosse la testa con un sospiro
–Non capirò mai perché voi due non possiate semplicemente ignorarvi. Per infliggere un colpo a lui stai facendo dal male a parecchia gente. Anche Melen si è impegnata per la causa, e la Granger.. Matt mi ha detto che anche sua sorella ha passato le notti in biblioteca per cercare di aiutarlo..- si lasciò cadere su una delle poltrone massaggiandosi le tempie. A volte era davvero stancante essere amico di Draco. A volte era davvero stancante essere un purosangue e un Serpeverde, sembrava quasi un obbligo dover essere stronzi.
–Lo so, non mi piace quando piange- fu poco più che un sussurro eppure, nel vuoto della sala, risuonò abbastanza perché lui lo cogliesse. Alzò lentamente lo sguardo su Draco, fissandolo basito
–Cos’hai detto?- chiese incredulo. Il biondo scosse la testa arrossendo
–lascia stare- ma Blaise aveva capito anche senza che lui dicesse altro. Era talmente assurdo che gli venne quasi da ridere. Eppure anche abbastanza sensato, ora che ci pensava
–Tra tutte le persone per cui potevi prenderti una sbandata proprio la Fat?! Merlino Draco, a volte penso che tu goda nel complicarti la vita!- il biondo scattò in piedi, gli occhi spalancati
–Sei uscito di testa? A me non piace quella lurida sanguesporco!- scosse la testa con una smorfia di disgusto, a dare più enfasi alle sue parole. –Ma come ti è anche solo venuto in mento che io potrei.. bleah!- fece un respiro profondo e si tirò indietro i capelli, cercando di darsi un contegno. Le guance però erano ancora infuocate e non lo guardava negli occhi. –andiamo che è meglio, ci perderemo tutta la lezione altrimenti- Blaise annuì senza aggiungere altro. Che fingesse pure se questo lo faceva sentire meglio, presto o tardi avrebbe dovuto comunque farci i conti.
 
Melen fece una smorfia insofferente fissando la nebulosa sfera davanti a lei che non pareva avere nessuna voglia di farle sapere alcunché. Al suo fianco Hermione borbottava perplessa mentre Marion stringeva i denti così forte che per un attimo temette se li sarebbe spezzati.
–Liberate la mente da pensieri esterni e perdetevi negli infiniti abissi dell’Occhio. Così ripuliremo il subconscio e l’Occhio interiore. Forse, se saremo fortunati, qualcuno di voi Vedrà prima della fine della lezione- Cercò di trattenere un commento sarcastico che le salì alle labbra e continuò la sua osservazione. Ma ben presto la sua mente iniziò a divagare. Pensò a Sirius e alla precarietà della sua situazione. Si chiese cosa ci fosse concretamente tra lui e Mirice e se i suoi obbiettivi si sarebbero mai conciliati con una normale vita familiare. Ma anche quell’argomento ben presto fu accantonato, la luna si avvicinava e i suoi sensi era fini, nell’aula dall’aroma penetrante l’odore sottile della pelle si perdeva, ma nel silenzio ovattato i battiti umidi dei cuori dei suoi compagni le apparivano chiari come non mai. Alcuni più lenti, altri più veloci, una macabra melodia che aumentava le fitte brucianti alla gola, inondandole la bocca di saliva. Mentre lei esercitava il controllo Marion stava avendo un’animata discussione con se stessa e con la sua sfera. Aveva sentito che la Divinazione funzionava un po’ come un interrogatorio. Dovevi porre le domande giuste per ottenere le risposte giuste. Ma per quanto si sforzasse la sua sfera restava oziosamente nebbiosa. Sbirciò il viso concentrato di Melen e si chiese se lei stesse vedendo qualcosa, sembrava così presa.. Anche Hermione, al suo fianco, sembrava piuttosto concentrata. Possibile che lei fosse l’unica a non vedere niente? In preda ad un leggero panico strinse forte le mani sulla stoffa che ricopriva il tavolo cercando di urlare le domande nella sua testa “Evocherò un Patronus? Adam e io ci metteremo insieme? Mio padre guarirà? Sirius Black verrà catturato?” Niente.
–Visto nulla?- chiese Harry dal tavolo di fianco, abbastanza forte perché la domanda fosse udibile anche a loro.
–Si, c’è una bruciatura sul tavolo. Qualcuno deve aver fatto cadere una candela- commentò Ron
–Vedo che sto perdendo tempo, ecco cosa vedo..- bofonchiò Hermione irritata. Melen si limitò a scuote la testa con un lieve sbuffo.
–Niente..- La professoressa Cooman si avvicinò frusciando
–Vi serve una mano per interpretare i misteriosi disegni dell’Occhio?- mormorò con il solito tono spiritato, facendo tintinnare i numerosi braccialetti
–No, direi che è chiaro. Ci sarà un sacco di nebbia stanotte- rispose Ron con un sorriso. Harry e Hermione scoppiarono a ridere e Marion si affrettò a portarsi una mano alla bocca per coprire il sorriso che già decorava il viso di Melen.
–insomma!- esclamò la donna scandalizzata –Così interferite con le vibrazioni della preveggenza!- Lanciò uno sguardo alla sfera di Harry e gli occhi le divennero enormi mentre un’espressione sofferente si faceva largo sul suo viso –Qui c’è qualcosa.. qualcosa si muove.. cos’è? Cosa potrebbe essere?- Marion sospirò, era sicura di sapere cos’era.
–Mi faccia indovinare.. il Gramo, forse?- disse Hermione, senza preoccuparsi di abbassare la voce. La classe piombò nel silenzio mentre la professoressa alzava lo sguardo su di lei e la fissava con inequivocabile ira
–Sono spiacente di doverti dire, mia cara ragazza, che dal primo momento che sei entrata nella mia aula ho avvertito che tu non possedevi lo spirito adatto per la nobile arte della Divinazione. Sarai anche giovane ma la tua mente è arida e secca come le pagine dei libri a cui sei, così disperatamente, devota- le sorrise con rammarico. La bionda la fissò in silenzio per un paio di secondi, poi scattò in piedi
–Bene- raccolse le sue cose –Bene, ci rinuncio! Me ne vado- annunciò avvicinandosi alla botola e aprendola con un calcio prima di sparire giù per la scala. Lo sgomento che ne seguì durò un paio di minuti. Nessuno avrebbe mai pensato di vedere Hermione Granger abbandonare una lezione a quel modo , ma a poco a poco la classe tornò al silenzio soporoso di prima e, in poco dopo suonò la campana. Ron si lanciò verso l’uscita affamato e Melen lo seguì piuttosto velocemente, volendo andare a parlare con Hermione. Marion e Harry se la presero comoda, radunarono le proprie cose parlottando tra loro e solo quando ebbero finito si resero conto che Emily non si era mossa e non aveva fiatato dall’inizio della lezione.
–Em.. Em tutto ok?- Harry la scosse leggermente senza nessun risultato. Si fissarono preoccupati guardandola in viso. Le sue labbra si muovevano veloci e sembrava sussurrasse qualcosa, aveva gli occhi vitrei e fissava la nebbia vorticante della sua sfera.
–Harry credi.. credi che stia vedendo qualcosa?- domandò Marion fissandola a disagio. Il ragazzo scosse la testa
–Non lo so Mary. Ma se è così lo sta facendo da un’ora..- le mise una mano sulla spalla e riprovò a scuoterla, stavolta con più vigore. Emily sbatté le palpebre un paio di volte poi si voltò verso di lui, fissandola confusa
–Harry cosa.. mi sono addormentata?- Il ragazzo lanciò uno sguardo preoccupato a Marion poi annuì
–Si, sei caduta come una pera. Fortuna che la Cooman non se n’è accorta. Hai.. ehm.. sognato qualcosa d’interessante?- la rossa fece una smorfia scuotendo la testa
–no direi di no, ho fatto un incubo.. Io.. preferirei non parlarne. Andiamo a pranzo? Ho fame- disse semplicemente, raccogliendo le sue cose e anticipandoli verso la botola
–Harry ma.. forse ha visto qualcosa di importante o..- iniziò Marion tormentandosi le dita
–Qualsiasi cosa fosse riguardava lei, no? Se non ce ne ha parlato probabilmente non era niente d’importante- cercò di rassicurarla con un sorriso –Coraggio, ho fame anche io- la castana annuì, seguendolo senza fiatare giù dalla botola, ma passò il resto della giornata sbirciando spesso in direzione di Emily. Forse era una sua impressione, ma le sembrò che l’amica fosse stranamente pensierosa..
 
Le vacanze di Pasqua avrebbero dovuto essere una manna dal cielo per gli studenti ma i ragazzi del terzo non avevano mai avuto tanti compiti e faticarono a rilassarsi. Marion, dopo molte lezioni infruttuose e deludenti, si era arresa all’idea che l’Incanto Patronus era decisamene fuori dalla sua portata e, seppur a malincuore, aveva annunciato al padre che non avrebbe più preso parte alle sue lezioni. E, nonostante anche Harry avesse smesso di seguirle, il sollievo di suo padre per il suo “fallimento” la indispettì non poco, facendoli litigare nuovamente. In effetti da quando l’uomo era diventato professore sembrava che quello fosse l’unico contatto che riuscivano ad avere. Marion era dispiaciuta del deteriorarsi del loro rapporto e, benché si sforzasse di non farlo notare ad anima viva, la sfiducia del padre e il fatto che era convinta che l’uomo le nascondesse qualcosa d’importante l’avevano portata sull’orlo della depressione. Probabilmente se non fosse stato per i suoi amici difficilmente la ragazza sarebbe uscita dalla torre e in questo Neville aveva un ruolo fondamentale, dato che riusciva sempre a notare quando stava per crollare e a sorreggerla in tempo. Anche per Hermione e Melen quell’anno si stava rivelando più difficile del previsto. I numerosi mesi di intenso studio le avevano oramai ridotte allo stremo. Erano sempre le ultime ad andare a letto e le prime a svegliarsi, era raro che non avessero un libro o un quaderno d’appunti sotto gli occhi e sempre più spesso saltavano il pranzo per ritirarsi in biblioteca a studiare. Melen era soprattutto preoccupata per Hermione, che pareva sempre sul punto di piangere e che non aveva la sua resistenza fuori del comune. Sapeva che stava prendendo qualcosa per dormire e cominciava seriamente a domandarsi se non fosse il caso di parlarne con la McGonagall. Oltre a questo temeva che Sirius facesse altre sciocchezze. Da quando Mirice era stata costretta a trasferirlo alla Stamberga vederlo era diventato difficile. Non poteva sgattaiolare fuori durante la settimana e anche in occasione delle visite ad Hogsmead era difficile riuscire a sganciarsi dai suoi amici per raggiungerlo. Aveva riferito che Crosta non si trovava più e che sospettavano fosse stato divorato ma Sirius aveva riso sprezzante, dicendo che Minus era troppo furbo per farsi mangiare da un gatto. Sapeva di essere braccato e si era nascosto. Ed era certa che era solo questione di tempo prima che Black tentasse un’altra rischiosissima spedizione fuori dal nascondiglio. Emily e Harry, nel frattempo, stavano cercando d’incastrare i compiti e le lezioni con gli allenamenti di Quidditch e le lunghe sessioni di disquisizioni tattiche con Baston. Il fatto era che Grifondoro non era così vicino a vincere il trofeo da quando Charlie Weasley (il secondo fratello di Ron in ordine di età) era cercatore e questo mandava la casa in fibrillazione. Il problema era che Serpeverde era in vantaggio di 200 punti quindi, per batterlo, Grifondoro avrebbe dovuto prendere il boccino ed ottenere anche un notevole scarto di almeno 50 punti. –E’ essenziale che voi, ragazze, facciate un gioco pulito. Voglio passaggi rapidi e precisi, dobbiamo fare molti punti e molto in fretta. E Harry, non prendere il boccino fino a che non siamo in vantaggio di..-
-almeno 50 punti. Lo so, Oliver, lo so.- esclamò Harry esasperato.
La sera della partita l’intera casa sembrava in preda alla tensione. Anche Melen e Hermione accantonarono i libri. Fred e George affrontavano l’ansia facendo più chiasso del solito. Emily e Angelina li guardavano ridendo, per poi parlottare tra loro di schemi di gioco. Baston era chino su un modellino del campo da Quidditch, sul quale faceva avanzare minuscole versioni dei giocatori con la bacchetta, mentre Katie lo osservava annoiata, la testa appoggiata alla sua spalla. Harry era seduto al solito tavolo, e sembrava il più preoccupato di tutti. Quando Baston si alzò di scatto battendo le mani (facendo sobbalzare spaventata la povera Katie), intimando alla squadra di andare a letto, tutti i giocatori seguirono il consiglio senza fiatare. La mattina dopo l’intera squadra presentava i segni di un notte difficile. Emily aveva faticato a dormire e, in preda all’ansia, alla fine era sgattaiolata nel letto di Fred dove aveva finalmente trovato un po’ di ristoro. Aveva lo stomaco sottosopra e si sforzò di spiluccare qualcosa solo per amor di pace, dato che Baston sembrava tenerci particolarmente. Fu lieta quando il capitano decise di farli correre fino al campo, per riscaldare i muscoli e controllare le condizioni del campo
–Ha dormito stanotte?- domandò Angelina a Katie, fissando Baston che correva da una parte all’altra del campo, controllandone le condizioni da ogni angolazione. La bionda scosse la testa con un sospiro
–Sono riuscita a farlo sdraiare un po’ verso le tre, ma non credo abbia chiuso occhio..- ammise guardando il fidanzato preoccupata. Emily annuì
–Beh, è il suo ultimo anno come capitano. Per lui dev’essere particolarmente importante- continuarono a fissarlo in silenzio ancora per un po’, poi videro le porte del castello aprirsi e si affrettarono verso gli spogliatoi in rigoroso silenzio. Indossarono le divise nello stesso clima agitato e in breve furono di nuovo fuori, accolti dal fragoroso applauso di Grifondoro, Tassorosso e Corvonero.
Ed ecco uscire la squadra di Grifondoro. Baston, Bell, Johnson, Fat, Weasley, Weasley e Potter. Ampiamente considerata come una delle squadre migliori che Grifondoro abbia mai avuto!- commentò la voce amplificata di Lee Jordan, subito accolta dagli urli entusiasti dei tifosi oro-rossi e dai “buuu” dei verde –argenti –Esce anche la squadra di Serpeverde. Flitt, Montague, Warrington, Derrick, Selwyn, Bole e Malfoy. Sembra che il capitano abbia premiato la stazza più che il talento- il commeto fu accolto da altri “buuu” oltraggiati dalla folla di tifosi Serpeverde ma Emily pensò che fosse vero. Malfoy, che pure non era basso, pareva decisamente minuto rispetto agli altri. I loro occhi s’incrociarono e lui le fece un cenno, prima di ghignare e di mimare una decapitazione. Emily sbuffò, ricambiando con uno sguardo di sfida che sembrò divertirlo.
–I capitani si stringano la mano!- urlò Madama Bumb portandosi al centro del campo. Flitt e Baston si avvicinarono e si strinsero forte le mani, come se cercassero di spezzarsela a vicenda, guardandosi con astio.
–In sella alle scope!- Il fischio d’inizio andò perso nell’uro della folla mentre i quattordici giocatori si libravano in aria. Harry si portò subito più in alto di tutti, seguito da Malfoy, Baston e Selwyn si recarono alle rispettive porte, i battitori si portarono ai fianchi del campo e i cacciatori accerchiarono Madama Bumb che, dopo un secondo, lanciò in alto la pluffa e volò ai limiti dell’area di gioco. Katie scattò veloce afferrando la palla e dirigendosi spedita verso la porta. Emily e Angelina le furono subito ai fianchi, pronte a soccorrerla. Warrigton le si parò davanti bloccandole il passaggio, era così grosso che la copriva completamente
–Destra!- urlò Emily volandole al fianco, ma prima che la pluffa le atterrasse tra le mani Montague la intercettò, volando nella direzione opposta. Con un ringhio seccato fece voltare la scopa lanciandosi all’inseguimento. Vide Fred prendere la mira e, mentre Montegue veniva colpito dal bolide in pieno petto si riappropriò della palla. Dribblò Warrington e passò ad Angelina che, con una schivata degna di nota, fece punto. La mora urlò alzando in pugno in aria in segno di vittoria, acclamata a gran voce dalla folla scarlatta sotto di lei. Poi Flitt la urtò con forza, rischiando di disarcionarla. Subito George le volò vicino e, dopo essersi sincerato delle sue condizioni colpì il capitano avversario con la mazza. Emily imprecò mentalmente mentre Madama Bumb assegnava un rigore ad ogni squadra.
–Batti tu- le disse Angelina passandole la pluffa
–tutto ok?- la mora fece una smorfia
–Mi fa male la spalla.. quel maledetto bastardo sa dove colpire, non c’è che dire..- la rossa annuì decisa volando verso al porta rivale. Fintò un tiro alla porta centrale e Selwyn si avvicinò immediatamente, salvo tornare indietro quando notò la traiettoria della pluffa, ma era troppo tardi
Punto per Grifondoro! Bravissima Fat!- Fred le si avvicinò baciandola con trasporto, gesto accolto da molti applausi e risate e dal commento, subito ripreso dalla McGonagall, di Jordan –Così si fa Fred!- Flitt batté il rigore per Serpeverde ma Baston era un ottimo portiere e riuscì a parare il colpo. Erano in volo da dieci minuti ed erano in vantaggio di 20 punti. Alzò lo sguardo verso Harry e Malfoy, chiedendosi se avevano avvistato il boccino. Sicuramente il biondo no, altrimenti avrebbe cercato di prenderlo. Whooosh! Un bolide le sfrecciò vicino all’orecchio e scosse forte la testa per ritrovare la concentrazione. Katie aveva la palla e filava verso la porta avversaria, vide Montague scartarle davanti e si preparò a ricevere il passaggio dell’amica ma, prima che questa potesse farlo, il ragazzo le afferrò la testa spingendola verso il basso. Katie urlò spaventata, lasciando cadere la pluffa per cercare di restare in sella. Furiosa Emily spinse la scopa al massimo intercettando la palla e segnando il trenta a zero. Baston aveva chiesto il time out e si affrettò ad avvicinarsi alle porte insieme al restò della squadra.
–Kat stai bene?- domandò il capitano, pallido come non mai. La bionda annuì lentamente, il viso completamente rosso e l’occhio destro che le lacrimava copiosamente.
–Ok ragazzi, non mi sono mai aspettato onestà dai Serpeverde ma sembra che ora abbiano deciso di andarci giù pesanti. Attenti ai bolidi, alle mazze e ai giocatori. Cercheranno di rendervi la vita dura con ogni mezzo, quindi prudenza. E ora andiamo a farli neri!- Come aveva previsto Baston, quella divenne in poco tempo la partita più scorretta che Emily avesse mai visto. Furiosi per il vantaggio di Grifondoro, i serpeverde tentavano oramai in ogni maniera di prendere la pluffa. Bole colpì Angelina con la mazza, adducendo che l’aveva scambiata per un bolide, in cambio George, che oramai sembrava volare al fianco della ragazza, gli ricambiò il favore. Madama Bumb assegnò altri rigori ad entrambe le squadre. Katie segnò e Baston fece un salvataggio spettacolare. Emily segnò per poi abbassarsi rapidamente, evitando per un pelo il pugno con cui Flitt aveva cercato di fargliela pagare e ricambiando con un pestone sullo sterno che gli fece uscire il fiato rumorosamente. Subito Fred e George l’affiancarono, preoccupati per altre possibili vendette e Bole e Derrick approfittarono della loro distanza per accanirsi su Baston con i due bolidi, che lo colpirono allo stomaco uno dopo l’altro. Baston rimase stoicamente in sella ma Emily lo vide toccarsi lo stomaco con una smorfia dolorante e sperò con tutta se stessa che non si fosse rotto niente. Il rigore che acquistarono fu un punto segnato da Angelina e Grifondoro era oramai in vantaggio di sessanta a dieci. Sbirciò nuovamente verso i cercatori e vide Harry accelerare bruscamente
–L’ha visto!- strillò emozionata, attirando sull’amico l’attenzione di tutti. Poi Malfoy si lanciò in avanti, afferrando la scopa e impedendo all’avversario di filare dietro il boccino. Vide Harry menare un calcio all’aria nel tentativo di colpire il biondo ma quello lasciò andare la scopa con un ghigno, aveva ottenuto quello che voleva. Il boccino era sparito di nuovo. Fu il caos. L’intero stadio sembrava rivoltarsi contro Malfoy e anche la McGonagall pareva troppo oltraggiata per impedire a Jordan di strillare gli insulti più creativi che Emily avesse mai sentito nel microfono. Fu rigore ma Katie era talmente arrabbiata che mancò la porta di diversi metri. La squadra di Grifondoro si stava distraendo mentre i Serpeverde recuperavano terreno. Angelina le passò la palla e si preparò a lanciare
–ATTENTA!- l’urlo di Harry la mise in allarme, l’intera squadra di Serpeverde si era lanciata contro di lei, fissandola con occhi cattivi. Emily aspettò fino all’ultimo, poi si abbassò velocemente, lasciando che gli avversari cozzassero imprecando gli uni sugli altri. Filò verso la porta ma una tensione al fianco le disse che uno dei giocatori era riuscito ad acchiapparla. Derrick la teneva stretta per la maglia, impedendole di avvicinarsi di più alla porta. Cercò di divincolarsi furibonda, il ragazzo ghignò e un attimo dopo non sentì più la scopa sotto di lei. L’unica cosa a tenerla ancora in volo era Derrick. –ANGELINA!- passò la palla alla compagna che scattò in avanti, verso le porte –Scelta sbagliata Fat- la tensione finì e, un attimo dopo, era in caduta libera. Chiuse gli occhi, preparandosi allo schianto ma qualcuno le volò vicino, accogliendola sulla propria scopa. Aprì gli occhi sorridendo al viso preoccupato di Fred. Stava per ringraziarlo quando lo stadio esplose in un boato. Harry aveva preso il boccino! Avevano vinto! Alzò lo sguardo vittoriosa e i suoi occhi incontrarono quelli di Malfoy che, invece di essere vicino a Harry, era appena dietro a Fred. Stava cercando di prenderla? Il biondo fece una smorfia e si allontanò e lei decise di non pensarci. Si posizionò meglio sulla scopa, lasciando che Fred planasse al suolo e insieme a lui aspettò che il resto della squadra facesse altrettanto con un enorme sorriso sul volto. Corse ad abbracciare i suoi compagni prima che la folla festante invadesse lo stadio, stringendoli e urlando. Ron esultava accanto a lei, vide Melen, Hermione e Marion con i vestiti da cheerleader che aveva procurato loro al primo anno urlare e agitare i Pon pon, troppo felici per preoccuparsi del freddo o dell’imbarazzo. Sentì Hagrid, completamente coperto di coccarde
–Li avete battutti! Oh, aspettate che lo dica a Fierobecco!- e Percy che saltava su e giù come un pazzo. Vide Matt sorriderle e battere le mani, una macchia verde nel mare scarlatto, e la professoressa McGonagall piangere a dirotto tra le braccia di Dumbledore che, divertito, le picchiettava delicatamente la schiena con una mano. Poi sentì la mano di Fred nella sua e si voltò per ricevere il suo bacio, stringendolo più forte che poteva. In quel momento tutto le sembrava amplificato e la terribile visione del suo corpo freddo e senza vita avuta a Divinazione tornò ad occuparle la mente, ma la scacciò velocemente. Come poteva pensarlo morto quando lo sentiva vivo e caldo tra le sue braccia?


Angolo dell'autrice:
Salve a tutte :) Ultimamente ho qualche problema al computer quindi faccio una certa fatica a connettermi, questo è il motivo per cui non ho risposto ad eventuali recensioni. ^^' Nel caso ne abbiate lasciate vi ringrazio moltissimo e provvederò a rispondervi quanto prima, in caso contrario.. vi andrebbe di commentare questo? :P
Scherzi a parte spero che il capitolo piaccia, ho qualche dubbio sulla partita e spero non risulti troppo caotica ^^' Un saluto a tutti! Valentina

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Capitolo 47
*** 3.15 Il Processo di Fierobecco ***


3.15 il processo di Fierobecco

§- Siete..ehm.. sicure di non averlo copiato male?- domandò cautamente Ron, sbirciando la tabella su cui Hermione aveva vergato ordinatamente gli orari degli esami suoi e della Black. Melen  roteò gli occhi guardandolo seccata
– Davvero non avete altro da fare che preoccuparvi del nostro orario?- il rosso guardò imbarazzato il suo tema di pozioni ancora all’inizio, ma non demorse
–ma guarda!- protestò prendendo la pergamena e mostrandola alla vampira – Alle 9 Aritmazia, alle 9 Trasfigurazione e, sempre alle 9 cosmologia. Come potete dare 3 esami contemporaneamente?!- Hermione alzò la testa di scatto, fissandolo con un espressione omicida. I capelli biondi, già crespi di loro, le circondavano il viso come una criniera e sulla pelle pallida intorno agli occhi facevano bella mostra di se due profonde occhiaie violacee. Il rosso la guardò terrorizzato mentre gli strappava l’orario di mano e, benché indispettito, non si azzardò a replicare quando lei esclamò
–E tu come fai a non riuscire a darne neanche 1?!- Harry osservò la scena senza fiatare, limitandosi a dare una pacca consolatoria sulla spalla dell’amico. Era dall’inizio dell’anno che trovava assurdi gli orari di Herm e Melen e, per quanto avesse domandato, le due ragazze non si erano mai fatte sfuggire il loro segreto. Era abbastanza furbo da capire che tentare d’interrogarle adesso, nervose com’erano, non avrebbe portato ad altro che a litigate e lui non ci teneva proprio ad aggiungere due donne imbronciate e pericolose all’elenco delle sue sventure. Alzò pigramente gli occhi dal volume che avrebbe dovuto studiare per guardarsi un po’ attorno. La maggior parte degli avventori della sala erano del  5 e del 7 anno e tutti, nessuno escluso, consultavano un volume o un quaderno d’appunti, cosa piuttosto normale considerando gli esami imminenti. Da ché stava ad Hogwarts non si ricordava un altro anno in cui si studiasse così duramente ma forse, pensò tornando alla sua lettura, era semplicemente lui che non ci aveva mai fatto troppo caso. Il buco del ritratto si aprì e Marion ed Emily entrarono nella sala, per dirigersi velocemente verso di loro. Mary si sedette vicino a Harry afferrando un pezzo di pergamena e iniziando a stropicciarlo pensierosa mentre Emily si lasciò cadere in modo assai poco elegante sull’ultima sedia libera, sbuffando come una locomotiva.
–Siete state da Hagrid?- chiese Ron notando le ben visibili impronte di fango che avevano lasciato sul pavimento di pietra.
–Si, Mary ha convinto suo padre ad accompagnarci. L’appello è il 6, qui al castello- borbottò Emily, attorcigliandosi un boccolo ribelle sul dito
–L’ultimo giorno degli esami- commentò Hermione, continuando a copiare i dati nell’intricato schema riassuntivo che stava componendo
– E’ un bene che lo facciano qui, no? Almeno Hagrid non dovrà spostare Fierobecco- disse Harry con un sorriso incoraggiante. Se non si davano la pena di farlo portare lontano dal castello poteva essere per non strapparlo da casa sua. Lo sguardo demoralizzato che si scambiarono le due amiche però, infranse il suo fragile ottimismo
–Porteranno un boia..- spiegò Marion a occhi bassi, continuando a torturare la pergamena sempre più stropicciata. Il silenzio che seguì quella rivelazione durò a lungo. Dopo la sconfitta di Serpeverde Malfoy era stato stranamente tranquillo ma negli ultimi giorni aveva ripreso la solita vervé, e i suoi commenti avevano fatto capire che era piuttosto sicuro della fine che l’ippogrifo avrebbe fatto. Ora il fatto che il boia partecipasse alla causa in appello faceva apparire le sue minacce come promesse e in cuor suo ognuno si chiese se impegnarsi tanto a lungo per creare una buona difesa a Hagrid fosse servito a qualcosa o se avessero solo sprecato ore preziose..

Gli esami iniziarono il lunedì, facendo calare sul castello un’innaturale silenzio. I ragazzi del terzo anno uscirono dall’aula di trasfigurazione all’ora di pranzo, mogi e stanchi, brontolando cupamente e confrontando i propri risultati con i compagni. Melen era stata perfetta come sempre, trasformando la sua teiera in una meravigliosa testuggine Elseya irwini. Le lamentale di Hermione, secondo la quale la sua assomigliava più ad una tartaruga indispettirono un po’ tutti ma, per amor di pace, nessuno cerco di farla riprendere il senno a sberloni. Anche se l’idea passò nella mente di parecchi –La mia aveva il manico.. alla fine gliel’ho spezzato. Speriamo non lo notino- bofonchiò Ron scuotendo la testa tristemente. Harry annuì, il guscio del rettile aveva serbato il bianco della teiera e anche la sua decorazione a fiori. Marion era la più abbattuta e Emily, la cui testuggine era rimasta di un bel blu ciano, cercava di consolarla. La castana era convinta di aver eseguito un incantesimo perfetto dato che la teiera era subito diventata l’animale richiesto ma, proprio sotto gli occhi della professoressa, la bestiola era caduta dal banco e così avevano scoperto che aveva semplicemente modificato la forma della teiera, che si era spaccata in molti cocci. Pranzarono in silenzio e, nel pomeriggio, si affrettarono verso l’aula del professor Vitious, per l’esame d’incantesimi. Come aveva previsto Hermione, il professore chiese gli incantesimi rallegranti. Per la tensione Harry esagerò un po’ così Ron, che faceva coppia con lui, fu costretto ad aspettare quasi un ora per tentare a sua volta l’incantesimo, scosso com’era da ripetute risatine isteriche.  Si ritirarono in sala comune molto presto, non per riposare, ma per ripassare un ultima volta Cura delle Creature Magiche, Pozioni e Astronomia, le materie in cui sarebbero stati testati il giorno dopo. Hagrid assistette all’esame piuttosto abbattuto, sembrava avesse tutt’altro in mente e la sua prova fu la quintessenza della semplicità. Tutto quello che dovevano fare era riuscire a tenere in vita i Vermicoli a loro assegnati fino alla fine dell'l’ora prevista, cosa assolutamente elementare dato che le bestiole prosperavano senza problemi se lasciate a loro stesse. La cosa positiva fu che riuscirono a passare un po’ di tempo con il guardiacaccia senza dover sgattaiolare fuori dal castello con il rischio di essere scoperti.. Quello stesso pomeriggio ci fu la prova di pozioni che, al contrario, fu tremenda. Piton aveva scelto una pozione complicata per il suo esame, dato che richiedeva un lasso di tempo praticamente perfetto tra l’inserimento dei vari ingredienti, che dovevano essere a loro volta tagliati e preparati in un modo particolare. La pozione migliore della classe fu quella di Malfoy, che Piton giudicò praticamente perfetta, seguita da quelle di Melen ed Hermione, la cui colorazione era lievemente più chiara di quanto avrebbe dovuto. Quella di Harry non si era addensata, cosa che gli aveva impedito di aggiungere la Polvere di Tarassaco nel momento corretto  rovinando così l’intera prova. A Ron non era andata molto diversamente e la pozione di Marion aveva un inquietante color verde acido, ben diverso dal lilla che doveva avere. Emily non aveva finito l’esame. Si era ritrovata vicino a Goyle e, a mezz’ora dalla fine, aveva cercato di annegarlo nel suo calderone, gesto che l’aveva fatta sbattere fuori e perdere un bel po’ di punti a Grifondoro. Quella stessa mezzanotte toccò ad Astronomia, sulla torre più alta del castello con i telescopi e le mappe sotto braccio, e la mattina dopo fu la volta di Storia della Magia seguita da Erbologia. Poi, stremati, gli studenti si ritirarono in sala Comune, desiderando che fosse già l’indomani alla stessa ora, quando sarebbe finito tutto. Il penultimo esame, il giovedì mattina, fu Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Lupin aveva architettato la prova più insolita che avessero mai affrontato: una sorta di percorso ad ostacoli all’aperto, in cui dovevano superare una piccola vasca che conteneva un Avvicino, superare una serie di buche piene di Berretti Rossi, farsi strada in un sentiero nella palude ignorando i consiglia maliziosi di un Marciotto e infine arrampicarsi dentro un vecchio tronco e combattere contro un Molliccio. Melen ebbe qualche problema ad eseguire il percorso dato che pareva che le creature avessero paura di lei e si rifiutavano di avvicinarsi, cosa che costrinse Lupin quasi a minacciarle per farle avanzare, anche se i tentativi di ostacolarla furono comunque decisamente blandi. Harry superò il percorso senza alcun problema ma fu uno dei pochi. Marion, terrorizzata dai Berretti Rossi, perse la bacchetta e il padre dovette andare a tirarla fuori prima che le creature l’attaccassero seriamente, Ron si fece confondere dal Marciotto e finì impantanato negli acquitrini, Hermione fu sconvolta dal Molliccio che, trasformatosi nella McGonagall, le diceva di aver fallito tutti gli esami. Anche Emily non se la cavò benissimo, fu molto lenta e quando, dopo più di mezz’ora, Lupin andò a controllare, la trovò a discutere animatamente con il Marciotto sulla direzione da prendere, entrambi piuttosto confusi.
–Non mi faceva andare avanti! Continuava a cambiare le sue indicazioni e alla fine temeva di avermi indicato la strada giusta- spiegò la rossa imbronciata mentre tornavano al castello. Stavano per entrare quando, in cima alle scale, incontrarono Cornelius Caramell che fissava i prati con sguardo pensieroso.  Alla vista di Harry si avvicinò loro con un sorriso cortese
–Buongiorno Harry. Hai appena sostenuto un esame immagino. Com’è andata? Hai quasi finito?-
-Si. E’ andata bene- rispose Harry. L’uomo annuì poi il suo sguardo di spostò sul piccolo gruppo dietro di lui e, incrociando lo sguardo di Melen, impallidì appena
–Oh, signorina Black, vero? Assomigliate molto a vostro padre..- aggiunse facendole un elegante baciamano che la vampira ricambiò con un sorriso e un inchino aggraziato
–Signor Ministro. Siete qui per l’appello del professor Hagrid immagino- l’uomo annuì con un sospiro
–Una questione davvero poco piacevole. Il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose ha richiesto un testimone per l’esecuzione dell’ippogrifo. E siccome dovevo già venire a Hogwarts per verificare come vanno le cose con Black, hanno mandato me.- spiegò posando gli occhi sul lago scintillante
–Volete dire che c’è già stato l’appello?- lo interruppe Ron, facendo un passo avanti.
–no no, è fissato per oggi pomeriggio- rispose Caramell guardando Ron con curiosità
–Allora può darsi che lei non debba assistere a nessuna esecuzione. L’ippogrifo potrebbe anche cavarsela- ribattè il rosso ostinato, guadagnandosi uno sguardo adorante di Hermione. Prima che l’uomo potesse rispondere apparvero dalla porta dietro di lui due uomini, uno vecchio e stanco e uno sulla quarantina, con due baffi sottili e un’ascia lucente legata alla cintura. Il boia. La vista dell’uomo gelò le parole in bocca all’intero gruppo che, con il morale sotto i tacchi, si affrettò ad entrare nel castello. L’ultimo esame di Harry, Ron, Emily e Marion era Divinazione. Quello di Hermione Babbanologia e Melen avrebbe dovuto darli entrambi. Salirono insieme le scale fino al primo piano
–Andate avanti voi. So che la Cooman fa entrare uno alla volta quindi vi raggiungerò li- disse la vampira salutandoli con un sorriso nervoso. Proseguirono quindi fino al settimo piano e si aggiunsero alla fila di ragazzi che attendeva il proprio turno.
–Voi avete mai visto qualcosa in una sfera?- domandò Emily roteando gli occhi seccata
–A parte il fumo ovviamente..- Harry e Marion si scambiarono un’occhiata. Em non aveva dato nessun altro segno di possedere il Dono, quindi avevano attribuito la sua strana trans ad un colpo di sonno e non ne avevano parlato a nessuno. Entrambi però sapevano che non si era addormentata. La fila si accorciava molto lentamente e, stufi di stare in piedi, si accoccolarono ben presto sui gradini di pietra, chiacchierando di Quiddich mentre Marion si limitava ad ascoltarli annoiata.
–Lupin Marion- la castana schizzò in piedi e si affrettò ad entrare, agitatissima. Restò dentro quasi venti minuti, per poi uscire con espressione abbattuta
–Non ho visto niente..- borbottò scendendo le scale sconsolata. L’esame di Ron non sembrò andare molto diversamente, anche lui uscì abbacchiato borbottando imprecazioni a mezza voce.
–Fat Emily- La rossa fece un sorriso a Harry e si arrampicò sulla scaletta. La stanzetta era più calda che mai, con le tende tirate e il fuoco scoppiettante, e la ragazza storse il naso per un attimo, cercando di abituarsi velocemente. La Cooman era proprio davanti al fuoco, coperta dai soliti impalpabili scialli decorati, seduta su una poltroncina con davanti la sfera di cristallo pareva proprio una di quelle zingare che si vedono a volte alle fiere e che, per pochi spicci, ti rivelano l’iniziale del tuo futuro marito. E probabilmente con la stessa abilità di preveggenza.
–Buona giornata, mia cara- disse con voce dolce tendendo una mano verso la sedia davanti a lei –Prego accomodati e guarda nell’Occhio. Prediti il tuo tempo.. osserva il vorticare del Tutto e poi dimmi cosa vedi- Emily si sedette e si mise a fissare la sfera lucente più intensamente che poteva, senza comunque nutrire grandi speranze. Non aveva mai visto niente e non pensava che l’Occhio le avrebbe fatto la grazia proprio oggi. A sorpresa, invece, la nebbia iniziò a muoversi lentamente e al suo interno prese corpo una figura. Strabuzzò gli occhi stupita mentre l’omino, sfocato e a malapena visibile, si chinava davanti a un grande angelo di pietra e iniziava a scavare. La sua espressione doveva essere piuttosto sconvolta perché la professoressa le domandò subito cosa vedeva
–C’è un.. un uomo. Non so chi sia ma sta.. sta dissotterrando un cadavere- la donna la fissò stupita per un attimo poi annuì compiaciuta
–Cos’altro?- Emily fissò nuovamente la nebbia.
–C’è un altro uomo con lui. Lo sta aiutando. Ora si dirigono verso una villa.. si una villa abbandonata.- li guardò salire le scale impolverate e raggiungere un pianerottolo sul quale si affacciavano molte porte, ma da una sola proveniva un leggero calore.  
Una voce bassa e sibilante sussurrò qualcosa che non riuscì ad afferrare, ma il tono  le fece salire dei brividi lungo la schiena, come all’uomo che scavava nel cimitero. La stanza era riscaldata da un camino ma questo sembrava insufficiente a scaldare l'ambiente anzi, le fiamme rossastra che baluginavano sulle pareti dalla carta rovinata sembravano renderlo ancora più spettrale. Davanti al fuoco c’era un alta poltrona e fu li che Codaliscia si diresse, inchinandosi davanti alla Creatura ossuta che vi era posata
–Cos’è? Riesci a vederlo?- domandò la Cooman interessata. Emily deglutì convulsamente fissando quello che sembrava un bambino scorticato
–Non saprei.. non ho mai visto niente del genere- ammise mentre il fumo copriva l’immagine tornando a roteare pigramente dietro al vetro, come al solito. La professoressa attese qualche secondo, poi sorrise affettata
–Non essere turbata, mia cara. La divinazione è una materia complicata e misteriosa e come tale va interpretata e capita. Probabilmente la tua visione era un’allegoria, un avvertimento romanzato.- spiegò battendole delicatamente una mano, come a volerla consolare
–L’esame comunque è andato bene, stai tranquilla. Vai pure e.. attenzione- proseguì invitandola ad uscire. Emily non se lo fece ripetere due volte. Allegoria o meno era stata spaventosa e le aveva lasciato una pessima sensazione.
–Allora? Com’è andata?- Harry e Melen erano seduti sul davanzale in pietra di una delle finestre e la fissarono incuriositi
–Stai bene? – le chiese la vampira corrugando le sopracciglia perplessa –L’esame è andato male? Sembri sotto shock..- la rossa scosse la testa lentamente, non aveva voglia di raccontare all’amica quello che aveva visto. In fondo, come aveva detto la Cooman, poteva anche non essere nulla.. eppure la sensazione di sapere qualcosa d’importante e spaventoso le faceva attorcigliare le viscere. –Io.. devo vedere mio fratello.. buona fortuna con l’esame- sussurrò frettolosamente prima di correre rapida giù per le scale. Harry e Melen si fissarono perplessi
–Sarà stanca.. forse aveva dimenticato di doverlo incontrare ed era in ritardo- ipotizzò il moro, la vampira annuì poco convinta. Nell’aria riusciva ancora a sentire distintamente l’odore della paura..

Mezz’ora dopo lei e Harry stavano filando velocemente verso l’ingresso della torre di Grifondoro. La professoressa Cooman sembrava essere in vena oggi perché anche Harry era sceso dall’aula dell’esame pallido e sconvolto, dicendole solo che era successo qualcosa di strano e che voleva parlarne con gli altri. Per quanto avesse insistito lui si era rifiutato di dirle tutto mentre erano nel corridoio.  Superarono il buco del ritratto ed entrarono nella sala comune deserta, ad eccezione di Marion, Ron e Hermione. Harry gli si avvicinò ansante
–La professoressa Cooman mi ha detto che..- s’interruppe confuso. Marion piangeva sulla spalla della bionda che sembrava star compiendo un certo sforzo per non imitarla. Ron porse loro un bigliettino spiegazzato.

Appello perso. Esecuzione al tramonto. Nulla da fare. Non venite, non voglio che vedete.
Hagrid

Melen lesse da sopra la spalla di Harry. Non ne era stupita ma le dispiaceva.
–Dobbiamo andare subito! Non possiamo lasciarlo da solo ad aspettare il boia!- disse subito Harry e lei non riuscì ad evitare di guardarlo con ammirazione.
–Vi porterei subito ma ci scoprirebbero. Le nuove misure di sicurezza noterebbero la smaterializzazione- mormorò, in tono di scusa. Hermione si morse il labbro pensierosa, poi parve illuminarsi
–Potremmo andarci volando- propose –Non dovrebbero notarti no?- la vampira annuì, sorpresa di non averci pensato lei stessa.
–E se qualcuno guarda fuori e ci vede? Difficile da spiegare no?- fece notare Ron guardando incerto fuori dalla finestra
–Se solo avessimo il mantello dell’Invisibilità..- Harry si prese la testa fra le mani, riflettendo
–Dov’è?- chiese Hermione. Harry le disse di averlo lasciato nel passaggio sotto la strega orba.
–Non possiamo andarci. Se Piton ci vedesse..- concluse Marion per lui, ricordando la ramanzina del padre. Hermione si alzò
–Se vede voi forse.. Come si fa ad aprire il passaggio?- tre paia di occhi la fissarono basiti. –Allora?- lo incoraggiò la bionda, impaziente. Harry glielo spiegò e lei sparì immediatamente fuori dalla sala comune.
–Non sarà andata a prenderlo no?- Melen sorrise
–Oh, puoi scommetterci!-

Arrivare da Hagrid non fu una passeggiata. Il Mantello era ormai troppo piccolo perché loro sei ci si stipassero sotto e, anche non contando Emily che non si trovava da nessuna parte, sarebbe rimasta scoperta un’abbondante fetta di piedi. –L’unica e fare più giri- fece notare Ron, e nessuno obbiettò. Melen portò per primi Ron e Hermione, che si acquattarono velocemente tra le enormi zucche dell’orto di Hagrid, poi tornò a prendere Harry e Marion. Per tutto il volo non riuscì a scacciare il timore dei dissennatori, anche non vedendoli quelle creature gli avrebbero percepiti e il cielo era proprio il loro elemento. Ma la fortuna pareva dalla loro e non incontrarono nessuna delle creature. Harry indossò il mantello e bussò alla porta del gigante. Il guardiacaccia ci mise un po’ a rispondere, dietro alla porta si udì un gran fracasso prima che il viso umido e tramante di Hagrid si affacciasse alla porta.
–non anche voi!- mormorò strabuzzando gli occhi e facendo un passo indietro, permettendo loro di entrare. Emily fece capolino dal fianco di Thor. Anche i suoi occhi erano umidi come quelli di Hagrid, ma sembrava un più in se’ del guardiacaccia. 
–Vi caccerete nei guai!- si lamentò quello pestando uno degli enormi piedi sul pavimento terroso. Nonostante tutto però sembrava contento di non essere solo.
–Ho fatto un po’ di tè. Ne volete?- domandò Emily indicando la teiera fumante sul tavolo. Melen annuì avvicinandosi al tavolo. Gli altri si sedettero dove capitava, cercando di lasciare ad Hagrid l’unica grossa poltrona.
–L’ho legato qua dietro. In modo che veda gli alberi e.. e il resto..- stava spiegando. Le lacrime gli inondarono il viso mentre grossi singhiozzi prendevano a scuoterlo tutto. Allungò una mano verso il grande canovaccio che aveva posato sul tavolo facendo cadere qualche tazzina nel tentativo. Il bricco del latte si rovesciò sul pavimento, rompendosi in mille pezzi.
–Ci penso io- disse Hermione alzandosi e avvicinandosi al tavolo. Melen le sorrise dal lavabo, si era messa a fare un po’ d’ordine nel caos sporco che era diventata l’umile capanna. Marion si era seduta di fianco a Hagrid e gli accarezzava delicatamente i capelli crespi nel tentativo di calmarlo, Harry guardava l’ippogrifo fuori dalla finestra in silenzio e Ron cercava di convivere Hagrid a lasciarli restare
–Non possiamo lasciarti così!- esclamò il rosso
– Non voglio che vedete! E poi se Dumbledore e Caramell vi vedono finirete nei casini.. e io con voi per avervelo permesso!- obbiettò il mezzo gigante
–Ma noi vogliamo Ahh!- Hermione interruppe la frase a metà, guardando a bocca aperta dentro un bricco di latte vuoto –Ron! Io.. non posso crederci.. è Crosta!- Ron la guardò a bocca aperta
–ma che stai dicendo?- Hermione posò il bricco sul tavolo e lo rovesciò. Con uno squittio disperato, agitando freneticamente le zampe nel tentativo di tornare dentro, il topo Crosta scivolò sul tavolo.
–Crosta!- esclamò Ron esterreffatto  -Ma che diavolo ci fai qui?- il topo aveva un aspetto orribile. Era più magro di quanto non fosse mai stato, il pelo era sporco e in molti punti mancava, lasciando grosse macchie di cute rosata esposte. Si contorceva tra le mani di Ron nel vano tentativo di liberarsi, senza prestare minimamente ascolto ai tentativi del ragazzo di tranquillizzarlo.
–Arrivano- disse Melen, voltandosi verso la porta. Hagrid alzò lo sguardo da Crosta e fissò i puntini appena visibili che si avvicinavano, impallidendo visibilmente. Emily scattò in piedi prendendogli una mano e stringendogliela forte. Il contatto sembrò riscuoterlo un po’
–Non devono trovarvi qui. Vi farò uscire dal retro.- Lo seguirono fino alla porta sull’altro lato della stanza. Appena fuori dalla porta Fierobecco li osservò fieramente. Sembrava aver capito che qualcosa non andava, perché scalpitava nervosamente, raspando il terreno con le zampe.
–Buono, Becco.  Va tutto bene- lo rassicurò Hagrid dolcemente. Emily fece un profondo inchino al quale lui rispose immediatamente, poi gli si avvicinò e passò le dita grassocce sulle soffici piume in una lunga carezza. Fierobecco spinse la testa contro la sua mano poi si portò avanti tirandole affettuosamente un boccolo facendola sorridere
–Addio, Becco- sussurrò. Harry le mise un braccio intorno alle spalle allontanandola dall’animale e, con un ultimo saluto ad Hagrid, la trascinò dietro agli altri, tra i primi alberi della foresta. Fecero prudentemente il giro della casa, aspettando che il comitato fosse entrato prima di risalire i prati verso il castello. Ron guidava il gruppo, seguito da Hermione e Marion, entrambe silenziose e a testa bassa. Poi venivano Harry che teneva stretta Emily e cercava di calmarla, infine Melen chiudeva la fila. Ron si fermò di colpo
–Oh Ron, ti prego.. ti prego muoviamoci.- implorò Hermione affiancandolo.
–E’ Crosta.. non vuole stare buono- spiegò il ragazzo, indicando la sua tasca, che si contorceva velocemente. Fecero pochi altri passi prima che lui si fermasse di nuovo. Crosta aveva preso a squittire selvaggiamente
–Smettila. Ci sentiranno!- esclamò prendendo il topo in mano e guardandolo con aria di rimprovero. Fu in quel momento che udirono la porta di Hagrid aprirsi non troppo distante da loro. Da dov’erano non potevano vedere altro che un pezzo di tetto della capanna ma riuscivano a sentire i suoni. Un intreccio di voci maschili si spense poi, senza preavviso, l’inconfondibile sibilo di un’ascia, seguito da un tonfo. Emily scivolò in ginocchio e Harry la strinse a se più forte che poteva. Dietro di lui sentì Ron mormorare
–Non posso crederci.. l’hanno fatto!-




Angolo dell'autrice:
ehm.. salve. Io.. ecco sono davvero imbarazzata! Non mi faccio viva da un sacco di tempo e.. ehm.. chiedo umilmente perdono! Mi rendo conto che il capitolo non ripaga per nulla la vostra attesa.. sempre che ci sia rimasto qualuno ad attendere! Beh, spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento, il prossimo sarà pubblicato prestissimo, forse addirittura oggi. ciao a tutti! Vale

P.S. Ah, Buon Natale e Buon anno! Anche se con una settimana di ritardo. Spero abbiate passato delle buone vacanze :)
 

 

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Capitolo 48
*** 3.16 Gatto, topo e Cane ***


3.16 Gatto, topo e cane

Il respiro sembrava essersi condensato in gola. Le lacrime scendevano copiosamente lungo le guance rosse mentre i singulti la scuotevano così dal profondo che le pareva le stringessero direttamente il cuore. Sentiva che anche Hermione e Marion stavano piangendo e la cosa le fece quasi rabbia. Loro non conoscevano Becco! Non erano mai state nella radura che Hagrid aveva riservato agli ippogrifi, non sapevano del cucciolo che Neromanto, la compagna di Becco, aspettava, non si rendevano conto di come questo lutto avrebbe pesato sulla vita di quegli animali. Non sapevano niente!
–Vorrei poter andare da Hagrid.. non mi piace l’idea di lasciarlo da solo- disse Harry a qualcuno dietro di lei.
–Non possiamo farlo Harry. Se ci vedessero lui finirebbe nei guai. Anzi.. ci conviene muoverci- gli rispose Melen, la sua voce sembrava tranquilla, ma lei vi aveva scorto un lieve tremore. Si vergognò dei suoi pensieri. Harry la stava ancora stringendo al suo petto e poteva sentire il battito furioso del suo cuore e il suo respiro spezzato tra i capelli. Lui aveva volato con Fierobecco, che sentisse il vuoto che l’animale aveva lasciato nel mondo?
–Mel ha ragione.. meglio andare..- disse allontanandosi un po’ dal petto dell’amico che la fissava preoccupato, ma si limitò ad annuire.  Ripartirono alla volta del castello, avanzando piano e cercando di restare nella linea del bosco, in modo da potersi nascondere velocemente nel caso Melen avesse sentito qualcosa avvicinarsi. Il tramonto aveva già arrossato l’orizzonte e oramai lunghe ombre coprivano i campi, rendendo più facile la loro traversata
–Crosta, stai fermo!- sibilò Ron, premendo la mano sulla tasca dove il povero animale si dibatteva furioso
–Si può sapere che cos’hai, stupido topo? Stai fermo ..AHIA! Mi ha morso!-
-Ron sta zitto, Caramell potrebbe essere vicinissimo!- sussurrò in fretta Hermione lanciando un’occhiata preoccupata al sentiero alle sue spalle –Non vuole stare fermo!- protestò il rosso, cercando di immobilizzare il topo tra le mani senza farsi mordere di nuovo.
–Sembra terrorizzato.. o forse gli fa male da qualche parte- disse Marion sbirciando in pena l’animale.
–No, credo abbia ragione Ron. Guardate- Harry indicò un punto non troppo lontano dove, simile ad un piccolo leone rosso, Grattastinchi si avvicinava guardingo, gli occhi gialli fissi su Crosta.
–Grattastinchi!- gemette Hermione –No, va via, Grattastinchi! Via!- ma il gatto continuava ad avvicinarsi, ignorandola
–Crosta..NO!- avvertito il pericolo Crosta era riuscito alla fine a divincolarsi dalla presa di Ron e, una volta toccata terra, scattò velocemente lontano da loro, il gatto alle calcagna. –CROSTA!- Ron, lanciando la prudenza alle ortiche si slanciò all’inseguimento dei due animali, sperando di arrivare prima del predatore  e, nel vano tentativo di aiutarlo (o di fermarlo) anche gli altri si misero a correre dietro di lui. Melen rimase un po’ indietro. Per quanto la riguardava la ricomparsa di Crosta era stata la ciliegina su una giornata già di per se pessima, se Grattastinch l’avesse mangiato sarebbe stato solo un problema in meno.. però come avrebbero fatto a far dichiarare Sirius innocente se il principale indiziato si trovava in un colon felino? Stava ancora pensando a cosa era meglio fare quando un odore fin troppo familiare le arrivò alle narici gelandola sul posto. Si voltò incredula in tempo per vedere un enorme cane nero atterrare Harry e rialzarsi velocemente, preparandosi ad un nuovo attacco.
–E questo che diavolo è!?- esclamò Hermione spaventata puntando l’animale con la bacchetta
–E’ il Gramo!- strillò Marion. L’enorme cane balzò di nuovo verso i ragazzi e, afferrando il braccio teso di Ron, iniziò a trascinarlo verso il nodoso tronco dell’albero più vicino. I suoi occhi incrociarono quelli dell’animale e un basso ringhiò furioso le uscì dalla gola, l’animagus ricambiò con una scrollata di spalle, continuando a trascinare il ragazzo scalciante verso l’albero.
–RON!- Marion si lanciò verso di lui afferrandolo per l’altro braccio. Emily, che era caduta per terra all’attacco del cane, si alzo e corse velocemente a darle manforte. Poi, dal nulla, qualcosa colpì la castana allo stomaco, facendole entrambe rotolare per diversi metri e lasciare inevitabilmente la presa sul braccio del rosso. Fece un passò per aiutarle ma qualcosa di spaventosamente duro la colpì sulla mascella buttandola a terra. Sentì che anche Harry e Hermione strillavano di dolore e cadevano
–LUMOS!- urlò stringendosi il naso che le pulsava dolorosamente. La luce della bacchetta magica illuminò il tronco del grosso albero nodoso, tra le radici poteva vedere le gambe di Ron scalciare da dentro una grossa fessura. Quello che l’atterrì però fu la chioma dell’albero; l’inseguimento di Crosta li aveva portati all’ombra del Platano Picchiatore e i suoi rami scricchiolavano minacciosi, menando frustate avanti e indietro per impedire loro di avvicinarsi. Un terribile scricchiolio spezzò l’aria e l’ultima gamba visibile di Ron, rimasta impigliata alle radici, si spezzò e sparì nella tana.
–Dobbiamo chiamare aiuto!- gridò Hermione cercando di schivare i colpi  senza troppo successo –Non ce la faremo mai senza aiuto!- Emily si buttò su di lei impedendo a un grosso ramo di colpirla alla testa e prendendosi una violenta frustrata dai ramoscelli contratti. Melen si buttò ai piedi dell’albero con un ringhio feroce e, velocemente, riuscì ad infilarsi nel buco fra le radici. Sentì Marion urlare il suo nome prima di essere colpita da un colpo al braccio ma non si voltò, avrebbero dovuto cavarsela da soli al momento. Doveva raggiungere Ron al più presto.
–Melen è riuscita ad entrare!- urlò Marion continuando a saltellare da un punto all’altro, nel tentativo di non farsi colpire.
–Allora forse possiamo allontanarci e chiamare qualcuno, ci penserà lei a Ron- propose Hermione cercando di pararsi il viso tra con le mani. Emily le lanciò uno sguardo deciso
–Se vuoi andartene vai. Io non la lascio andare da sola!- dichiarò decisa
–Se ci è passato il cane possiamo farlo anche noi- l’appoggiò subito Harry con il fiato corto, correndo di qua e di la nel tentativo di aprirsi un varco tra i rami impazziti. In quel momento, l’alberò cessò di muoversi. Grattastinchi era riuscito a strisciare quatto quatto tra i rami sciamanti e ad appoggiare le zampe su un preciso nodo che, a quanto pare, aveva il potere di bloccare gli assalti del Platano.
–Grattastinchi.. come facevi a sapere..?- sussurrò Hermione stupita, raggiungendo il gatto e fissandolo con tanto d’occhi.
–E’ amico di quel cane.. gli ho visti insieme- disse Harry incupito, tastandosi il fianco dolorante –Ci conviene muoverci. Bacchette alla mano- Le ragazze annuirono serie e, seguendo il gattone rosso che pareva aver deciso di fargli strada, si affrettarono all’interno della grossa fessura tra le radici.

Melen si spolverò la divisa con una smorfia infastidita, notando con disappunto le macchie di fango e sangue. Questa volta aveva decisamente esagerato!
–Sirius!- disse a voce alta affrettandosi fuori dalla stanza polverosa e salendo le scale due gradini alla volta. Ron era ai piedi dello splendido baldacchino che sapeva suo zio aveva usato negli ultimi giorni. La gamba era piegata in una strana angolatura ed era pieno di graffi ed escoriazioni. Mirice stava cercando di calmarlo e di convincerlo a lasciargli dare un occhiata ma il ragazzo era troppo spaventato per darle retta. Sirius, nuovamente umano, gli lanciava occhiate feroci dal fondo della stanza che continuava a percorrere a grandi passi, incapace di stare fermo. Sentendola avvicinarsi Ron le lanciò uno sguardo implorante, cercando di avvicinarlesi ma lei lo ignorò fermandosi furiosa davanti al cugino
–Mi pareva avessi promesso di non fare più queste sciocchezze!- esclamò decisa picchiando un piede per terra. Sirius la guardò torvo bofonchiando qualcosa –Questo renderà tutto più complicato! E poi che bisogno c’era di portatelo dietro, eh? Non è lui il nostro obbiettivo!- Mirice le si avvicinò, posandole una mano sula spalla
–Melen, so che sei arrabbiata. Ma questa volta era necessario- la donna si voltò verso Ron, che li fissava incredulo stringendosi Crosta al petto –Non potevamo perdere un’occasione del genere- Sirius annuì stringendo i denti
–Dov’è?- le chiese passandosi una mano tra i capelli scompigliati, nel tentativo di calmarsi
–Qua fuori, ma arriveranno presto.- 
-Tu.. per tutto questo tempo..- la voce di Ron la fece sobbalzare e gli si avvicinò preoccupata
–Ti fa tanto male? Mirice può..- con uno scattò secco, che gli provocò una smorfia di dolore, si allontanò da lei guardandola schifato. Melen sospirò
–Ron, so cosa stai pensando ma c’è una spiegazione a tutto questo- Si voltò verso l’entrata –Sono qui- Grattastinchi fu il primo ad entrare. Si strofinò sulle gambe di Sirius in un concerto di fusa prima di saltare sul letto e accoccolarsi soddisfatto. Harry, Emily, Hermione e Marion entrarono nella stanza guardinghi, le bacchette tese davanti a loro. Melen notò il braccio penzolante di Mary e le ben evidenti ammaccature degli altri e non poté fare a meno di agitarsi apprensiva, non era previsto che i suoi amici si riducessero in quelle condizioni e le faceva male notare che il piano non era andato a buon fine. Marion e Hermione si precipitarono verso Ron, mentre Emily e Harry continuavano a puntar loro contro le bacchette.
–Melen ci ha traditi!- gemette il rosso fissandola con occhi rabbiosi –Era in combutta con Black- I ragazzi sobbalzarono fissandola stupiti
–Non.. non dire sciocchezze Ron! Melen non lo farebbe mai- lo rimbeccò subito Emily –Giusto Mel?- la vampira sospirò scuotendo la testa
–Mi spiace Em, temo che abbia ragione. Io sto dalla sua parte- lo sguardò ferito della ragazza le fece più male del previsto. Gli occhi di tutti vagarono su Mirice, in disparte, all’uomo al fianco di Melen.
Expelliarmus!- sussurrò, puntando loro contro la sua bacchetta. Le loro bacchette gli volarono via di mano, atterrando su un cassettone poco distante, dove già giaceva quella di Ron. Se non fosse stato per il fatto che era il solo uomo nella stanza e per il luccichio argentato dello sguardo, difficilmente sarebbero riusciti a riconoscere il volto visto sui manifesti di cattura in quello dello sconosciuto davanti a loro. Sirius Black fissava Harry intensamente, quasi non riuscisse a distogliere lo sguardo
–Ero sicuro saresti venuto ad aiutare i tuoi amici. Tuo padre avrebbe fatto lo stesso per me- un sorriso malinconico gli ingentilì i lineamenti –Sei stato coraggioso a non chiamare i professori. Te ne sono grato.. questo renderà le cose molto più semplici- Senza preavviso Harry si scagliò contro di lui con un urlo disumano, cercando di colpirlo con tutte le sue forze. Nonostante la disperazione però non poté fare molto, lui era solo un ragazzino di tredici anni, mentre Black un uomo adulto, alto e ben piazzato. Non gli ci volle molto per immobilizzarlo, stringendolo saldamente contro di se.
–HAI UCCISO I MIEI GENITORI!! LASCIAMI! LASCIAMI!!- ringhiava il ragazzo divincolandosi furiosamente
–NO! HO ASPETTATO TROPPO!- gli rispose l’uomo con lo stesso tono. Il piede di Hermione saltò fuori dal nulla. Sirius allentò la presa e la ragazza e Marion riuscirono a liberare Harry, mentre Emily lo colpiva con un montante alla mascella abbastanza potente da mandarlo a sbattere contro la parete. Stava per colpirlo di nuovo quando Melen si fece avanti, spingendola lontano dall’uomo e posizionandosi al suo fianco, gli occhi rossi come avvertimento
–Perché lo proteggi!?- strillò disperata la rossa rialzandosi. Harry continuava a tentare di divincolarsi dalla presa di Ron e Marion, fissando l’uomo con odio ceco. Un rumore al piano di sotto arrivò alle loro orecchie
–SIAMO QUI! AIUTO!- urlò Hermione all’improvviso. La sorpresa fece allentare la presa ai ragazzi e Harry riuscì a liberarsi, gettandosi su Black, subito placcato da Melen che lo buttò senza troppi complimenti su Emily, puntando poi la bacchetta su di loro
–Non costringetemi- disse serissima. La porta si spalancò e Lupin entrò nella stanza, guardando la scena a occhi aperti. –PAPA’- gridò Marion alzandosi e correndogli in contro. L’uomo la accolse tra le sue braccia, notò il braccio ferito e il suo sguardo di riprovazione si alzò su l’uomo
–Ehi, io non ne ho colpa! E’ stato il Platano- si giustificò Sirius alzandosi e avvicinandosi a lui –Non guardarmi così- Remus scosse la testa
–A questo penseremo dopo. Dov’è?- Sirius indicò Ron, che li fissava inebetito
–Tutti questi anni.. perché non me l’avete mai detto?- il signor Lupin scosse la testa sconsolato, mentre Sirius gli passava un braccio sulle spalle serio
–Sembrava la cosa migliore all’epoca. Non ce lo aspettavamo- Marion fissava il padre a occhi spalancati. Non aveva la minima idea di che cosa stavano parlando ma la tranquillità con il quale suo padre trattava quell’assassino era.. la voce di Hermione la riportò alla realtà
–IO NON CI CREDO! IO.. IO LE CREDEVO! NON L’HO DETTO A NESSUNO!- strillò la bionda alzandosi sconvolta, fissando il professore con sguardo febbrile –LE HO PARATO LE SPALLE E LEI..-  Anche Harry lo fissava rabbioso e ferito.
–Posso spiegare- gridò suo padre accorato alzando le mani lentamente e rivolgendosi ai due ragazzi, ma i suoi occhi cercarono i suoi
–NO, NON ASCOLTATELO! Ha aiutato Black ad entrare nel castello, anche lui ti vuole morto Harry- Hermione si fermò un secondo, gli occhi enormi pieni di lacrime di rabbia e delusione
–E’ UN LUPO MANNARO!- Marion spalancò gli occhi, sentendo il respiro bloccarlesi in petto e il cuore stringersi in uno spasmo doloroso. La stanza era bloccata in un silenzio carico di tensione. Gli occhi di tutti erano puntati su Lupin che, anche se appariva incredibilmente calmo, era anche piuttosto pallido. La fissava serio, poi socchiuse gli occhi e sospirò
–Questa volta non sei all’altezza di te stessa Hermione. Ne hai azzeccata una su tre temo. Non ho aiutato Sirius ad entrare nel castello e certo non voglio Harry morto..- uno strano tremito gli attraversò il viso mentre tornava a fissare Marion serio –Ma non negherò che sono un Lupo Mannaro- 



Angolo di Lisa:
Buona Sera. Come state? E' parecchio che non ci sentiamo. Mi scuso per la prolungata essenza, dire che abbiamo avuto dei problemi sarebbe probabilmente minimizzare e benché preferirei non scendere troppo nei dettagli, devo informarvi che non ho più notizie dell'autrice da quasi un anno. Inizialmente ho pensato di chiudere la fic così, incompleta. Ma mi dispiaceva molto e sono certa che dispiacerebbe anche a Valentina. Così ho deciso di continuarla usando quello che ho, cioè la versione precedente con appuntatate le modifiche che Vale voleva fare. Spero che, dovunque sia anche lei la legga. Mi rendo conto di non essere una scrittrice brava quanto lei ma ci tengo che questo progetto sia completato. Non mi aspetto di ricevere molte recensioni, non ricordo nemmeno quanto tempo è passato dall'ultimo aggiornamento e sarebbe quanto meno ottimistico pensare che quacuno ancora butti un occhio da queste parti. Sarò ben felice di avere torto in caso! xD
Beh, allora a presto!
Ciao ciao
La vostra Postatrice

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Capitolo 49
*** 3.17 Lunasorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso ***


3.17 Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso

Fu come se qualcuno le avesse lanciato un secchio pieno d’acqua gelata addosso. Il suo intero corpo tremava, aveva la gola secca. Sentì le ginocchia cederle e si lasciò cadere in ginocchio, la testa che continuava a negare e gli occhi spalancati che non riuscivano a lasciare quelli di suo padre. Non sentiva niente. Il cuore batteva così forte che sovrastava qualsiasi altro rumore. Era impossibile. Suo padre era la persona più gentile del mondo, era semplicemente ridicolo pensare che fosse un.. un mostro.
Ron, che era il più vicino a Remus, fece un eroico sforzo per alzarsi ma ricadde pesantemente a terra con un gemito. Subito suo padre gli si fece vicino per aiutarlo, preoccupato, ma il ragazzo si ritrasse immediatamente –Lontano da me, Lupo Mannaro!-Lupin si fermò all’istante. Deglutì pesantemente e si voltò verso Hermione
–Da quanto lo sai?- Quasi non ascoltò la risposta. Suo padre stava soffrendo. Lo si intuiva chiaramente dal tono di voce e dalle mani, che tremanti, si stringevano a pugno così forte da sbiancargli le nocche. Avrebbe voluto stringergli una di quelle mani come aveva sempre fatto, avrebbe voluto dirgli che non le importava. Si ricordava la paura insensata che l’aveva attanagliata quando Melen aveva morso Hermione, lo schiaffo e le parole di Emily le bruciavano ancora sulla pelle e si era ripromessa che mai più avrebbe permesso a degli stupidi pregiudizi di annebbiare il suo giudizio. Non era la natura di suo padre a terrorizzarla, non era per quello che il respiro le raschiava la gola e il cuore doleva terribilmente. Era per le bugie. Lui le aveva mentito, non si era fidato di lei e aveva preferito farle credere per mesi di essere malato piuttosto che dirle la verità. Era delusa e ferita.
–Non credo che tutto questo centri qualcosa al momento- la voce di Emily, incredibilmente tranquilla in mezzo a tutta quella tensione, calamitò l’attenzione di tutti –Sinceramente parlando non m’interessa assolutamente che il professor Lupin sia un Lupo Mannaro. Il problema qui è se ha intenzione di fare o meno del male a Harry- i suoi occhi incontrarono un secondo quelli di Melen per poi rivolgersi a Harry e Hermione –Se davvero Lupin avesse voluto uccidere Harry avrebbe avuto moltissime occasioni, anche prima dell’inizio dell’anno. In più.. io mi fido di Mel. E non credo che farebbe mai nulla per nuocere a Harry- la vampira abbassò un secondo lo sguardò, sentendo un leggero senso di colpa per il breve periodo di collaborazione con Draco per far espellere il ragazzo
–Emily cosa stai dicendo?- la interruppe Hermione, agitata –Black ha portato Ron qua dentro per attirarci in una trappola! L’ha detto lui stesso che non chiamando nessuno gli abbiamo facilitato il lavoro!- La rossa scosse la testa
–Perché non portare qua direttamente Harry? Andiamo Hermione, sono certa che anche tu hai notato che c’è qualcosa che non torna in tutto questo!- Il suono di una risata interruppe il battibecco. Sirius Black stava ridendo, e di gusto anche.
–Scusate- esclamò reggendosi la pancia tra una risata e l’altra –E’ che.. mi sembra un flashback! Tu.. tu somigli davvero molto ad una persona che conoscevo, ragazzina- Lupin e Mirice sorrisero a loro volta, un sorriso che d’allegro non aveva nulla.
–Ma se.. se non volevate uccidere Harry.. perché avete fatto tutto questo?- chiese Ron lentamente, sempre più perplesso. Tra le sue mani Crosta si divincolava più che mai. La domanda portò un’altra volta il silenzio nella stanza. Sirius digrignò i denti sprezzante
–Tutto per lui- esclamò indicando il roditore.
–Cosa diavolo centra il topo di Ron in tutto questo?- ribatté Harry ormai all’orlo dell’esasperazione.
–Quello non è un topo, è un animagus- lo corresse Mirice seria –Peter Minus-

Ci volle qualche secondo perché tutti assimilassero quell’assurda affermazione. Anche Melen, che già conosceva la situazione, dovette ammettere che era difficile da credere. Sbirciò il viso di Emily incuriosita. Non poteva negare che la fiducia ceca che aveva per lei non l’avesse commossa e si chiedeva seriamente come avrebbe reagito ad una notizia del genere. Dovette trattenersi dal spiaccicarsi una mano in fronte quando notò i suoi occhi brillare d’eccitazione come ogni volta che le succedeva qualcosa ai limiti dell’irreale. Le reazioni degli altri furono decisamente più sensate
–Siete pazzi, tutti e tre- commentò Ron incredulo, con l’evidente appoggio di Harry
–E’ ridicolo!- squittì Hermione, debolmente.
–Peter Minus è morto! Lui l’ha ucciso- esclamò Harry indicando Sirius, il cui viso si contorse in una smorfia.
–Avrei voluto, ma quel piccolo stronzo se l’è cavata- borbottò scoprendo i denti in una smorfia canina. –NON QUESTA VOLTA PERO’!- esclamò lanciandosi in avanti contro Crosta. Ron urlò di dolore quando l’uomo gli finì con tutto il peso sulla gamba rotta. Lupin gli fu subito addosso, cercando con tutta la sua forza di allontanare l’uomo da Ron
–Sirius, no! Aspetta non..non puoi farlo..così! Devono capire.. dobbiamo spiegare!-
-Levicorpus- la voce di Mirice arrivò quasi pigramente ad interrompere l’idillio. In un secondo Black si ritrovò a penzoloni sul soffitto, i denti scoperti in un ringhio mentre dava sfogo a un notevole repertorio di bestemmie.
-Oh, falla finita Sirius!- la donna lo guardò con riprovazione per poi rivolgersi a Ron –Mi rendo conto che non ti fidi di noi, ma non possiamo permettere che Peter sparisca di nuovo. Permetterai alla signorina Granger di eseguire un incantesimo della Pastoia su di lui mentre Remus parla? Io intanto mi occuperò della tua gamba- Il ragazzo lanciò uno sguardo ai suoi amici indeciso, era piuttosto evidente che non gli credeva
–Io.. io voglio sapere- mormorò Marion deglutendo –Credo di meritarmi una spiegazione- Remus la guardò addolorato, prima di annuire lentamente. Emily le sorrise annuendo mentre Harry e Hermione si scambiavano uno sguardò dubbioso
–Va bene, ascolteremo- concesse Harry –Ma rivogliamo le nostre bacchette- Remus accettò immediatamente. Aveva appena finito di riconsegnarle che la porta si aprì con un cigolio. Tutti quanti la fissarono, l’uomo andò a guardare sul pianerottolo ma non c’era nessuno.
–Questa casa è stregata!- borbottò Ron stringendo i denti mentre la Medimaga gli tastava l’arto offeso.
–No, la Stamberga Strillante non è mai stata stregata. Le urla e gli ululati che gli abitanti del villaggio sentivano erano opera mia- si passò una mano dai capelli guardandosi attorno con u sospiro
–In effetti comincia tutto da qui, da quando sono diventato un Lupo Mannaro- Il suo sguardo si fermò su Harry –Ti ricordi quando ti ho detto che il Platano Picchiatore è stato piantato quando sono arrivato a Hogwarts? La verità è che è stato piantato proprio per me. Fu la soluzione di Dumbledore, il modo che trovò per farmi frequentare come un qualsiasi altro mago- sospirò  –Ero un bambino quando fui morso. A quel tempo non c’erano cure, ne pozioni per ridurre gli effetti. La trasformazione era..- s’interruppe un secondo, era evidentemente difficile parlarne –Molto dolorosa.. Ma nonostante quello qui a Hogwarts ero felice, più felice di quanto non fossi mai stato. Avevo tre grandi amici, i primi che avevo trovato e certamente i migliori che potessi sperare. Non mi abbandonarono quando scoprirono la verità, anzi. Fecero per me qualcosa che rese sopportabili le trasformazioni, divennero Animagi- Hermione trattenne il fiato eccitata, probabilmente pensando all’abilità che occorreva per padroneggiare una così difficile trasfigurazione. Anche Emily pareva emozionata, quasi stesse ascoltando una favola avvincente intorno al fuoco e non l’incredibile racconto di un possibile assassino e del suo compare. Marion ascoltava in silenzio, le veniva da piangere. Il magone per la menzogna le pesava ancora sul cuore e a quello si stavano aggiungendo i sensi di colpa. Come aveva fatto a non accorgersene? Proprio lei che avrebbe dovuto essere la più vicina.. che avrebbe dovuto sostenerlo..
–Mio padre?- stava chiedendo Harry stupefatto quando riuscì a tornare al racconto
– Si certo. Ci vollero quasi tre anni per capire come fare. Tuo padre e Sirius erano gli studenti più brillanti della scuola, e per fortuna! Ci sono ottimi motivi per i quali il ministero è così stretto per quanto riguarda gli animagi, è una magia complicata e può finire molto male. Alla fine del quinto anno di scuola, comunque, riuscirono a padroneggiarla-
-Ma come facevano ad aiutarla?- chiese Emily curiosa
– Un Lupo Mannaro è un pericolo solo per le persone. Come animali mi facevano compagnia. Sotto il loro influsso divenni meno pericoloso, più.. cosciente durante la trasformazione- Sirius borbottò qualcosa a mezza voce, gli occhi sempre fissi sull’immobilizzato Crosta, e la faccia che diventava sempre più rossa man mano che il sangue gli affluiva al cervello.
–Ci sto arrivando Sirius, ci sto arrivando.. Beh, ora che potevamo trasformarci tutti e quattro si aprirono davanti a noi un mare di opportunità, tra cui quella di lasciare la Stamberga e scorrazzare liberi per i prati del castello e per il villaggio. James e Sirius si trasformavano in animali grossi che potevano tenermi testa. Dubito che qualche altro studente abbia scoperto più cose sul parco e su Hogsmeade.. E fu così che finimmo per disegnare la Mappa del Malandrino e a firmarla con i nostri soprannomi. Sirius è Felpato, Peter Codaliscia e James è Ramoso-
-il mio dentista e io ve ne saremo eternamente grati!- disse Emily ridacchiando
–Che genere di animale..- esordì Harry, subito interrotto da Hermione
–Ma era sempre molto pericoloso! E se si fosse distaccato dal gruppo e avesse morso qualcuno?- Un verso sprezzante arrivò da Mirice
– Figurati se pensavano a cose del genere! Erano quattro idioti, convinti di essere invincibili!- Sirius si mise a ridere di gusto
–Già ma mi pare che uno dei quattro idioti non ti..- non lo lasciò finire. Con un gesto secco della bacchetta tolse l’incantesimo e l’uomo cadde sul pavimento con un tonfo sordo e un gemito. Lupin, al contrario, ebbe la decenza di arrossire
–Non dire così, Rice. Mi sentivo parecchio in colpa sai? Dumbledore si era fidato di me, si era esposto per me e io non solo sfidavo le regole della scuola, ma anche quelle del normale senso civico, fino ad arrivare addirittura a far diventare tre studenti Animagi illegali per me- Scosse la testa con un sospiro –Ma era fin troppo facile dimenticarselo quando stavamo insieme, noi quattro, a progettare l’avventura del prossimo mese.. e non sono cambiato tanto. Sono mesi che mi chiedo se fosse il caso di dire a Dumbledore che Sirius è un Animagus ma non l’ho mai fatto. Non volevo perdere la sua stima e mi sono comportato da vigliacco irresponsabile. In un certo senso Piton ha sempre avuto ragione sul mio conto- Sirius e Mirice si esibirono in un’identica espressione di disgusto.
–Non dire cretinate ora, Remus. Non puoi seriamente dare corda ad uno che non sa nemmeno lavarsi i capelli- Lupin gli fece cenno di tacere, poi tornò a guardare imbarazzato i ragazzi che lo fissavano stupiti
–Piton era un nostro compagno di scuola e noi.. ehm non.. non andavamo molto d’accordo. Quello che gli piaceva di meno era James, ma Sirius faceva davvero di tutto per cercare di meritarsi il primato. Quest’anno si è battuto con tutto se stesso per convincere Dumbledore a non affidarmi una cattedra, sostenendo che fossi inaffidabile-
-Ha le sue ragioni, bisogna ammetterlo- s’intromise Mirice con un sospiro –Lo stupido scherzo di Sirius poteva finire davvero male, nessuna meraviglia che ti consideri pericoloso-
-Se l’è meritato- disse Black in tono beffardo –Sempre a ficcare il naso dappertutto per cercare di farci espellere-
-Severus era molto curioso di scoprire dove andavamo tutti i mesi. Una sera vide Madama Chips accompagnarmi al Platano. Sirius pensò fosse divertente suggerirgli di seguirmi, gli spiegò perfino come bloccare i rami per poter entrare nel cubicolo. Fortunatamente prima che fosse troppo tardi James riuscì a fermarlo ma Piton riuscì comunque a intravedere la mia trasformazione- s’interruppe, passandosi una mano tra i capelli. Sembrava parecchio a disagio, come se ammettere questo genere di cose fosse difficile quanto ammettere la sua natura.
–Quindi il motivo per cui ti odia così tanto è che .. credeva tu fossi d’accordo con lo scherzo?- domandò Marion lentamente.
–Proprio così- disse una voce fredda alle spalle di suo padre. Severus Piton si stava sfilando il Mantello dell’Invisibilità, la bacchetta puntata verso di Remus.





In settimana posto anche il prossimo. Con un po' di fortuna dovrei finire il terzo libro questo mese. Mi rendo conto che Vale scriveva molto meglio.. Sorry. =_=' Altro da dire.. direi di no. Credo che le reazioni di tutti fossero abbastanza prevedibili. No?

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Capitolo 50
*** 3.18 Il Servo di Voldemort ***


3.18 Il Servo di Voldemort


Hermione urlò. Black e Mirice balzarono in piedi. Harry trasalì come se fosse stato colpito da una forte scarica elettrica. Melen e Emily misero immediatamente mano alle bacchette, puntandole entrambe su Piton.
–Ferme!- disse Lupin alzando una mano verso di loro –Abbassate le bacchette. Non potete puntarle contro un vostro professore- Piton rise sprezzante
–La prima cosa sensata che dici da anni, Remus- Alzò un braccio e getto il mantello ai piedi di Harry, bene attento a non allontanare la bacchetta dal petto dell’uomo
–L’ho trovato ai piedi del Platano Picchiatore. Davvero utile, Potter, ti ringrazio..- L’uomo era un po’ ansante ma la sua espressione traboccava di trionfo represso. –Forse vi state chiedendo come sapevo che eravate qui? Ebbene tutto merito tuo, Remus. Ero venuto a portarti un boccale della tua pozione, poiché te ne eri dimenticato, e indovina cos’ho trovato sulla tua scrivania?-
-Severus..- cominciò Lupin ma l’uomo non lo lasciò continuare
–Avevo detto al preside che stavi aiutando un vecchio amico ad entrare ma non mi ha voluto dare retta, pensava fossi.. addomesticato.- i suoi occhi lampeggiarono verso Mirice –E sono certo che sarà assolutamente stupito nel sapere che non eri l’unico. Un ex-Auror che si riduce ad aiutare un evaso. Da te davvero non me l’aspettavo McGonagall. Immagino che ad Azkaban ci saranno parecchi vecchi amici pronti ad accoglierti- Un piccolo ghigno gli si aprì sul viso notando la donna impallidire.
–Non essere stupido! Vale la pena mandare degli innocenti ad Azkaban per una lite tra ragazzi?- intervenne il signor Lupin BANG!
Sottili funi serpentine volarono fuori dalla bacchetta dell’uomo avvolgendolo stretto, quando arrivarono ai piedi lo sbilanciarono facendogli perdere l’equilibrio e cadere a terra. Black avanzò verso Piton che subito spostò la bacchetta verso di lui, puntandogliela in mezzo agli occhi con un ghigno –Dammi un motivo. Ti prego- sussurrò. –E tu fermati. Non osare avvicinarti a lui- ordinò rivoltò a Marion che, dimentica della rabbia e della paura, stava volando al fianco del padre. I suoi occhi lampeggiarono di ribellione mentre risoluta lo raggiungeva
–Dovrà legare anche me- disse per poi inginocchiarsi di fianco al padre. Prese la bacchetta portandola alla corda –Dif..-
-Expelliarmus- la bacchetta le volò dalle mani –A quanto pare l’idiozia è genetica- Harry non sapeva cosa fare. Continuava a far passare lo sguardo da uno gruppo all’altro senza sapere a chi credere. Ron era confuso quanto lui, tra le mani stringeva Crosta, ancora sotto l’incantesimo della Pastoia. Hermione invece fece un passo avanti
–Professore non..non crede sarebbe il caso di ascoltare cos’hanno da dire? Insomma se.. se ci fosse stato un.. un malinteso..- balbettò torcendosi le mani, nervosa.
–Taci, stupida ragazzina! Non parlare di cose che non conosci- dalla sua bacchetta volò qualche scintilla –Tu, Potter, Weasley e Fat siete già praticamente sospesi. E credo che la punizione per Black e Lupin sarà anche più grave quindi ora levatevi dai piedi, e lasciatemi fare!- sbottò fissandoli truce. Hermione tacque. Il suo sguardò tornò verso Sirius Black –La vendetta è dolcissima- gli sibilò –Quanto ho sperato di essere io a catturarti..-
-Sempre il solito imbecille- commentò Black, fingendosi disinteressato –Se il ragazzo porta il suo topo con se ti seguirò al castello senza far storie- Piton ghignò
–Il castello? Non credo dovremmo andare così lontano, basterà uscire da qui e chiamare i Dissennatori. Saranno così felici di vederti che credo potrebbero addirittura baciarti, Black. Tu che dici?- Quel poco di colore rimasto sul viso di Mirice sparì e anche Sirius impallidì visibilmente
–Severus, non.. non spetta a te decide questo- balbettò la donna –Lo riporteremo al castello e sarà giudicato da una giuria che avrà tutti i mezzi per..- ancora una volta la bacchetta di Piton si mosse e altre funi legarono Mirice, bloccandola a terra
–Ora.. muovetevi, tutti quanti- disse uno sguardo folle che nessuno gli aveva mai visto prima sul viso. Schioccò le dita e le funi di Mirice e Remus gli volarono in mano. Marion si aggrappò al padre cercando di trattenerlo a se ma non poté opporsi alla potenza dell’incantesimo. –Io terrò il Lupo Mannaro e la traditrice, forse i Dissennatori vorranno salutare anche loro..- Prima ancora che Emily o Melen lo facessero, Harry si era alzato e aveva bloccato la porta
–Togliti di mezzo Potter, sei già abbastanza nei guai. Se non fossi stato qui a salvarti..-
-Il professor Lupin ha avuto centinaia di opportunità di uccidermi, e non solo quest’anno. Perché non l’ha mai fatto?-
-Non chiedermi di immaginarmi come funziona la mente di un mostro, Potter. E ora spostati-
-LEI E’ PATETICO! SOLO PERCHE’ A SCUOLA LA PRENDEVANO IN GIRO NON HA NEMMENO INTENZIONE DI ASCOLTARE…-
-SILENZIO! NON PERMETTO CHE MI SI PARLI COSI’! Sei davvero troppo simile a tuo padre.. arrogante come lui, troppo per credere di poterti sbagliare sul conto di Black e saresti morto proprio come lui. E ora spostati o ti sposto io! FUORI DAI PIEDI POTTER!- Harry decise in un lampo, ma non fu l’unico. Si udì un rumore come di tuono mentre la potenza degli incantesimi divelse la porta dai cardini e colpì il professore mandandolo a sbattere violentemente contro il muro. Scivolò a terra con un rivolo di sangue che gli usciva dalla testa macchiando l’intonaco mezzo divelto e si accasciò a terra privo di sensi. Oltre ad Harry anche Emily, Ron e Hermione avevano cercato di disarmare l’uomo nello stesso istante.
Subito Marion si tuffò sul padre, cercando di slegarlo e Sirius fece lo stesso con Mirice.
Hermione cadde in ginocchio le mani fra i capelli –Abbiamo aggredito un insegnante! HO aggredito un insegnante! Ohhh!- piagnucolò fissando Piton con occhi pieni di terrore.
Mirice si era chinò su Piton esaminando con cura la natura della lesione sulla testa e tastandogli il petto in cerca di altre ferite
–Niente di grave, tranquilli- disse ancora un po’ pallida –Ma rimarrà privo di sensi per un po’…Risanerò la ferita ma forse è il caso di aspettare a rianimarlo- propose guardando dubbiosa Sirius e Remus
–si è meglio, basta interruzioni- acconsentì il moro senza staccare gli occhi da lei, evidentemente in apprensione. Deglutì sforzandosi di voltarsi verso Ron –Credo sia ora di provare quello che diciamo. Ragazzo dammi il topo- Ron strinse più forte il topo, che iniziava appena a muoversi di nuovo, al petto
–Andiamo, sta cercando di dire che è fuggito da Azkaban solo per mettere le mani su Crotsta? Insomma..- guardò Harry e Hermione in cerca di sostegno, probabilmente dando ormai per perse Marion e Emily e ancora indeciso se fidarsi di Melen
–Mettiamo anche che Peter Minus sapeva trasformarsi in un topo.. ci sono milioni di topi al mondo! Come fa a sapere che è questo quello che cercava se è rimasto chiuso ad Azkaban?-
-Sai Sirius- intervenne Remus mettendosi seduto con l’aiuto di Marion –Questa è una domanda intelligente. Come hai fatto a sapere dove si trovava?- Black sbuffò seccato buttando una mano in tasca e estraendo un vecchio pezzo di giornale. In prima pagina la foto dei Weasley in vacanza in Egitto apparsa sul Profeta l’estate prima. E li, sulla spalla di Ron, c’era Crosta.
–Quando l’ho visto non potevo crederci.- sussurrò Mirice –Non l’ho visto trasformarsi tanto quanto voi, quindi ho dovuto chiedere un altro parere. Ma la zampa è.. beh piuttosto convincete- Remus fissò la foto allibito
–Mio Dio! E pensare che avrò visto quel topo talmente tante volte a casa dei Weasley ma io non.. non ci ho mai fatto caso. Avrei potuto farti uscire anni prima!- disse, alzando uno sguardo carico di sensi di colpa su Sirius. L’uomo scosse la testa serio
–Non pensarci, Rem. Nessuno ci avrebbe fatto caso..-
-Cos’ha che non va la sua zampa?- chiese Ron perplesso
–Gli manca un dito- rispose Melen –Lo sapete anche voi no? Di Peter Minus trovarono..-
-Soltanto un dito- finì per lei Harry fissando Crosta con occhi nuovi.
–Ma Crosta è nella mia famiglia da un sacco di tempo!-
-Dodici anni. Una vita eccezionalmente lunga per un topo comune, non credi?- La convinzione di Ron sembrò vacillare un attimo.
–Ma c’era dei testimoni- disse Emily –Abbiamo sentito che un intera strada ha visto Sirius Black uccidere Peter Minus- Black scosse la testa
–Quando l’ho stanato ha urlato che avevo tradito Lily e James, poi ha lanciato un incantesimo sulla strada da dietro la schiena. Ha ucciso tutte quelle persone..- strinse i pugni con una smorfia –poi si è tagliato il dito e si è trasformato, sparendo nelle fogne- Harry lo fissò truce
–No, questa è una menzogna! LUI STESSO LO HA AMMESSO!ERA IL LORO CUSTODE SEGRETO E GLI HA TRADITI!- urlò, ancora restio a lasciare andare l’odio e il dolore che aveva segretamente covato da quando aveva saputo quella storia
–E’ quello che ho sempre creduto anche io. Fino a quest’estate.. ma non è quella la verità Harry- disse Mirice fissando Sirius con occhi colmi di rimpianto. L’uomo era immobile, improvvisamente sembrava più vecchio, più stanco. A Melen ricordò molto l’uomo che aveva visto la prima notte dopo l’evasione, a dispetto di tutti i mesi passati i suoi occhi erano spenti come quella volta e a lei venne quasi voglia di stringerlo, di consolarlo e di assicurargli che sarebbe andato tutto bene. Non lo fece, limitandosi a sfiorargli appena il braccio per fargli sentire la sua presenza. Si giro verso di lei annuendo lentamente, sospirò
–E’ come se li avessi uccisi. Sono stato io ad insistere che Peter sarebbe stato meno sospetto come Custode Segreto, pensavo fosse meno sospettabile. Chi avrebbe pensato che avrebbero scelto il timido e poco dotato Peter Minus? La notte che sono morti ero andato a casa sua perché ero preoccupato ma di lui non c’era traccia. Niente segni di lotta, qualcosa non quadrava. Mi sono spaventato. Sono corso al nascondiglio dei tuoi genitori e.. la casa era distrutta.. ho.. ho visto i loro corpi e ho capito quello che Peter.. che io avevo fatto..- la voce gli si spezzò e si voltò. Mirice gli strinse una mano, aveva gli occhi lucidi. Deglutì e lo guardò negli occhi mentre lui ricambiava la stretta. Se solo gli avesse creduto prima..
–Basta così. C’è un modo sicuro per dimostrare quello che è successo veramente. Ron, dammi quel topo- Remus allungò una mano verso il ragazzo serio
-Cosa gli farà?- chiese tesissimo il rosso tesissimo–Lo costringerò a mostrarsi. Se è un normale topo non gli succederà nulla, in caso contrario..- Nonostante i dubbi Ron glielo tese con mani tremanti. L’incantesimo della Pastoia era quasi del tutto scomparso e i suoi strascichi rallentavano solo i movimenti di Crosta, che lottava comunque con tutte le sue forze per liberarsi dalla stretta dell’uomo squittendo ininterrottamente.
–Sei pronto, Sirius?- L’uomo annuì, staccandosi da Melen e Mirice, prese la bacchetta e affiancò l’amico con un mezzo sorriso
–Finisce qui- sentenziò. Lupin passò Crosta a Mirice che lo mise per terra, tenendolo ben fermo
–Al tre. Uno.. due.. TRE!- Un lampo di luce blu e bianca sprizzò da entrambe le bacchette sollevando Crosta a circa un metro d’altezza, dove rimase paralizzato per un attimo, prima d’iniziare a contorcersi.

Fu uno spettacolo notevole. L’intero corpo del topo crebbe mentre il muso e le zampe si allungavano e mutavano, diventando umane e i peli si ritiravano nella pelle. Dove prima c’era il topino ora comparve un uomo che si contorceva, cercando di farsi piccolo piccolo. Mirice gli lanciò addosso una coperta sdrucita e lui se l’avvolse intorno al corpo nudo velocemente, quasi volesse scomparirci dentro. Era un ometto basso, poco più alto di Harry e Hermione e già più basso di Ron e Melen. I capelli sottili erano di una tonalità simile al pelo di Crosta, gli chiazzavano la testa lasciando notare le macchie di calvizia incipiente. Sembrava avesse perso molto peso in poco tempo e la pelle gli cadeva floscia dal mento e dalle guance, mentre due occhi acquosi e nervosi si guardavano attorno, il respiro rapido e irregolare. Guardò verso la porta, Melen notò il movimento e vi si posizionò davanti con un sorriso, gli occhi rossi da predatore. Subito l’uomo spostò lo sguardo deglutendo terrorizzato.
–Beh, ciao Peter- disse Lupin in tono affabile, come si rivolgesse ad un vecchio amico che non vedeva da tempo. I suoi occhi però erano duri come Marion non gli aveva mai visti. Quell’espressione feroce mal si intonava con la visione del padre amorevole e tranquillo che aveva sempre avuto e, benché credesse alla sua versione, questa stonatura continuava a stringerle il cuore.
–S-Sirius… R.. Remus… M..Mirice- squittì cercando di dare un’intonazione lieta alla voce acuta e tremante –I miei amici.. I miei vecchi amici..- La mano di Black, quella armata di bacchetta, si alzò di scatto mentre l’uomo lo fissava furioso. Lupin lo trattenne per un polso ma l’uomo si liberò con uno strattone avanzando di un passò verso Peter, che si raggomitolò terrorizzato. Mirice corse verso Sirius, prendendogli il viso tra le mani in modo da fare incontrare i loro occhi
–Non così Sirius- sussurrò seria carezzandogli le guance in modo rassicurante –Giustizia, non vendetta. Non scendere al suo livello, James e Lily non lo vorrebbero- L’uomo socchiuse gli occhi, tremando. Era evidente che quella richiesta fosse difficile da accontentare. Melen lo fissava nervosa, in questi mesi aveva imparato quanto poca fosse la pazienza di suo cugino e temeva che la donna non sarebbe riuscita a calmarlo abbastanza. In fondo c’era già qualcosa di miracoloso nel fatto che avesse lasciato al signor Lupin il tempo di spiegare come stavano le cose senza prima squartare Crosta e, in tutta onestà, poteva ben capirlo. Se fosse stata al suo posto anche lei avrebbe voluto fare la stessa cosa poiché, almeno questa volta, vendetta e giustizia avevano il medesimo significato. Rimase piuttosto sorpresa quando Sirius annuì lentamente, di nuovo padrone di se, stringendo le mani di Mirice e voltandosi di nuovo verso Peter, ancora tremante, con una sguardo carico di disgusto.
–Non.. non potete credergli sul serio- pigolò l’ex-topo, madido di sudore, passando gli occhi da Mirice a Remus –Lui… lui ha cercato di uccidermi! Ha... ha fallito una volta e.. ora.. ora è venuto a finire il lavoro- deglutì nervoso indicando Black con un gesto disperato della mano mutilata –Ha ucciso Lily e James e ora ucciderà anche me! Ho sempre saputo sarebbe venuto a cercarmi- lanciò uno sguardo terrorizzato in direzione di Sirius poi strisciò verso Remus –Devi aiutarmi Remus! Sapevo che sarebbe tornato per me.. per dodici anni io.. io l’ho sempre saputo!-
-Sapevi che Sirius sarebbe riuscito ad evadere? Nessuno c’era mai riuscito prima- fece notare Lupin alzando un sopracciglio
–Possiede poteri oscuri che nemmeno immaginiamo!- strillò Minus con voce penetrante –E’ così che è riuscito a convincere anche lei ad aiutarlo! Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato gli avrà senz’altro insegnato qualche trucchetto!-  Sirius scoppiò a ridere, una risata senza gioia che fece accapponare la pelle a tutti
–Voldemort insegnarmi dei trucchetti?- Minus si ritrasse guardandolo inorridito e anche Ron e Marion deglutirono convulsamente stringendosi nelle spalle.
–Cosa c’è? Sentire il nome del tuo vecchio padrone t’innervosisce? Non ti biasimo, Peter. I suoi seguaci non sono molto soddisfatti di te- Se l’avesse picchiato il risultato non sarebbe potuto essere più devastante. –Già, ho sentito delle voci ad Azkaban. Sono tutti convinti che il doppiogiochista abbia fatto il doppio gioco anche con loro. Ci sei arrivato anche tu non è vero? Tu hai indicato a Voldemort come arrivare alla casa dei Potter.. e Voldemort là è caduto. E non tutti i suoi sostenitori sono ad Azkaban, molti sono ancora qua fuori.. a fingere di aver cambiato vita- Peter tremava visibilmente fissandolo terrorizzato –Non è da me che ti nascondi da dodici anni, ma da loro. Deve essere stata una bella sorpresa per te sapere che mi aggiungevo alla lista- Le labbra di Black si piegarono in un ghigno velenoso che sembrò atterrire l’ometto ancora di più, tanto che strisciò lievemente indietro, mettendo un po’ più di distanza tra loro.
–Professor Lupin posso.. posso dire una cosa?- la voce di Hermione, tremante, colse un po’ tutti di sorpresa. Lupin la guardò perplesso, quasi si fosse dimenticato che c’era qualcun altro oltre a loro nella stanza
–Certo, Hermione- acconsentì gentilmente
–Beh, questo.. ehm.. signore.. sono tre anni che vive nel dormitorio con Harry. Se lavora per Lei-Sa-Chi perché non ha mai cercato di ucciderlo?-  chiese arrossendo appena.
–Ecco!- disse Minus con voce acuta, indicandola quasi fosse un angelo sceso a salvarlo –Non ho mai fatto nulla a Harry. Non ne ho alcun motivo!- Emily sbuffò con una smorfia
–Certo che non ha mai fatto male ad Harry! Insomma per prima cosa se lo avesse fatto avrebbe dovuto tornare umano e tanti cari saluti alla sua copertura. E poi a che pro?- la rossa scrollò le spalle fissando Hermione negli occhi –Voldemort oramai è stato sconfitto, perché inimicarsi un sacco di gente potente per un padrone che non può più proteggerti?- Black annuì
–Si, lo credo anche io. A Peter è sempre piaciuto avere amici più in gamba o forti di lui che gli parassero le spalle prima di fare qualcosa di avventato. Uccidere Harry ora? Sotto il naso di Dumbledore? Voldemort si nasconde da dodici anni, non c’era motivo di farlo ora. E’ per questo che si è scelto una famiglia di maghi, non è vero Peter? In modo da tenere le orecchie aperte in caso che ci fossero notizie riguardo al tuo vecchio protettore..- Minus aprì e richiuse la bocca diverse volte prima di riuscire a dire qualcosa. Hermione appariva ancora dubbiosa. Melen poteva capirla. Aveva fatto un salto della fede accettando di ascoltare cosa avevano da dire quando le prove erano contro di loro, ma era una persona razionale. Doveva aver capito come volevano concludere la serata e voleva avere delle certezze prima di decidere a cosa credere. Sulla scia della bionda anche Marion alzò la mano titubante. Suo padre la guardò sorpreso ma lei si rivolse a Sirius
–M-mi scusi Signor Black- L’uomo sussultò stupito, come se non fosse più abituato a sentirsi rivolgere da un estraneo con tanta referenza –P-posso chiederle c-come ha.. c-come ha f-fatto ad evadere, se non ha usato la m-magia o-oscura?- balbettò nervosa e intimidita. L’uomo dei cartelloni l’aveva spaventata per lo sguardo folle e il volto simile ad un teschio. Il Sirius Black che aveva di fronte era un uomo affascinante ma non riusciva a non averne paura. Al di là dell'altezza di tutto rispetto, era un uomo ben piazzato e avevano già testato la prontezza dei suoi riflessi e la sua scarsa pazienza. Non era decisamente una delle persone che avrebbe voluto avere come nemico. Ecco perché, quando lo vide rabbuiarsi, impallidì appena facendo un passo indietro. Suo padre cercò di rassicurarla con lo sguardo ma lei deviò il suo velocemente, ancora restia a perdonarlo completamente.
–Non ce l’avrei fatta senza l’aiuto di Mirice. Ha modificato la memoria al Custode delle Porte. Ci siamo trasformati in animali e questo ha allentato la presa dei Dissennatori su di noi-
-Anche lei è un Animagus?- chiese Ron stupito, interrompendo l’uomo. Mirice annuì
–Una volpe. Ma io sono regolarmente registrata.- rispose con un mezzo sorriso –Così è stato molto più semplice. Sapete i Dissennatori sono ciechi. Loro captano le emozioni delle persone, se avessimo cercato di scappare usando i Patronus non ci avrebbero messo troppo a capire a trovarci-
-Ero abbastanza magro da passare attraverso le sbarre. Poi abbiamo dovuto nuotare fino alla terra ferma e solo allora abbiamo potuto tornare umani e allontanarci da li- spiegò Black –Ho vissuto per un po’ a casa dei genitori di Melen, ma non volevo metterli nei guai. Quando sono fuggito loro sono stati i primi ad essere indagati. Mirice è riuscita a farmi entrare ad Hogwarts approfittando di un momento in cui le protezioni erano abbassate. Ho vissuto nei suoi appartamenti per un bel po’ e da qualche tempo mi sono trasferito qui. Sono uscito fuori solo un paio di volta in forma da cane, alcune con Melen e uno per vedere la partita di Quidditch- si fermò un secondo voltandosi verso Harry –Sei molto bravo, voli bene come tuo padre-
i suoi occhi incrociarono quelli del ragazzo che non distolse lo sguardo. –Credimi, Harry. Io non ho mai tradito James e Lily, sarei morto piuttosto che farlo! Credimi- disse con voce roca, stringendo i pugni tesi.
E infine Harry gli credette. Un nodo alla gola gli impediva di parlare, così annuì.
–No!- Minus era caduto in ginocchio, come se il cenno di Harry avesse decretato la sua condanna a morte. Strisciò sulle ginocchia, prostrato, avvicinandosi a Sirius con le mani giunte a preghiere
–Sirius.. sono io.. sono Peter, Sirius! Ti prego tu non..- L’uomo gli sferrò un calcio disgustato e quello si ritrasse
–Non provarci nemmeno Peter. Dodici anni ho passato ad Azkaban per le tue menzogne.. senza contare cosa mi hai portato via- disse Black, lapidario.
–REMUS! Tu.. tu non gli credi, vero Remus? Se.. se fosse come ha detto lui perché non dirtelo?- squittì, voltandosi verso l’uomo supplicandolo. Lupin sospirò
–Suppongo temesse fossi IO la spia, giusto Sir?-
-Già, mi spiace amico- disse il moro sincero, incrociando il suo sguardo da sopra le spalle di Minus.
–Perdona me per non averti creduto e direi che siamo pari- disse Lupin rimboccandosi le maniche con un mezzo sorriso –Ma certo- rispose ricambiando, e iniziando anche lui a rimboccarsi le maniche.
–Lo uccidiamo insieme?-
-Si, direi di si- Il volto di Peter divenne se possibili ancora più pallido. Si guardò intorno disperato strisciando verso Ron
–Ron! Non sono stato un buon amico…un bravo animaletto? Ricordi com’eri disperato quando pensavi fossi morto? Non lascerai che lo facciano, tu stai dalla mia parte vero?- Ma Ron lo guardò con sommo disgusto. Si alzò zoppicando lievemente allontanandosi da lui, sembrava aver preso la cosa abbastanza sul personale. Peter si girò sulle ginocchia ritrovandosi vicino a Hermione, subito le si avvicinò ma un ringhio sordo dalla porta lo immobilizzò sul posto. Si voltò terreo e incrociò lo sguardo di avvertimento di Melen
–Prova solo a toccarla e ti stacco la mano- benché lo avesse solo sussurrato sembrò che l’uomo avesse ben recepito il messaggio, perché cambiò immediatamente direzione e si buttò sulle ginocchia di Marion. Aggrappandosi al suo vestito
–Tu.. tu mi aiuterai.. conoscevo tua madre sai io…- non riuscì a terminare la frase che il pugno di Remus l’aveva scaraventato indietro. L’uomo era livido in volto mentre si metteva davanti alla figlia, ancora irrigidita dalla paura, e fissava Peter con sguardo fermo
–Non avvicinarti mai più a mia figlia- tutto il suo corpo pareva emanare un’aura di pericolo. Peter si ritirò facendosi piccolo piccolo. I suoi dardeggiarono su Mirice e Emily ma non tentò nemmeno di avvicinarsi, le sue mani si muovevano l’una sull’altra nervosamente. Si voltò lentamente verso Harry
–Harry… Harry.. a-assomigli tanto a tua padre… sei come lui…-
- COME OSI RIVOLGERTI A HARRY?- strillò Sirius facendo un passò avanti –COME OSI PARLARE DI JAMES DAVANTI A LUI? CON CHE CORAGGIO RIESCI ANCHE SOLO A GUARDARLO!?- Minus lo ignorò, aggrappandosi alla divisa del ragazzo disperato
–Harry tuo padre non mi avrebbe voluto morto.. lui avrebbe capito Harry.. lui- Black e Lupin lo afferrarono per le spalle buttandolo in un angolo. Minus sbatté contro la parete, lasciandosi cadere per terra con un singulto. Piangeva, contorcendosi dal terrore, stringendo la coperta sudicia come a volerci sparire dietro.
–Tu hai venduto Lily e James a Voldemort. Lo neghi?- disse Black, puntandogli la bacchetta contro. Il pianto di Peter si fece ancora più rumoroso
–Io non volevo farlo! Voi non avete idea.. il Signore Oscuro possiede armi che voi nemmeno immaginate… ero spaventato Sirius. Lui stava conquistando tutto e io.. io non sono mai stato coraggioso come voi… mi avrebbe ucciso! Cos’altro potevo fare?-
-Cosa potevi fare? POTEVI MORIRE! Potevi morire invece di tradire le persone che si fidavano di te, che avevano creduto in te fin dall’inizio!- Mirice fece un passo avanti
–Tu gli passavi informazioni sull’Ordine già da un anno- era ansante, il viso rosso di collera –Non solo i Potter per colpa tua sono morte un sacco di persone! Fabian e Gideon, Dorcas.. Marlene!- La donna strinse i pugni, respirando affannosamente. Remus e Sirius le si disposero ai fianchi e insieme levarono la bacchetta su Minus.
–Avresti dovuto capirlo. Se non ti avesse ucciso Voldemort l’avremmo fatto noi- disse Lupin piano –Addio Peter- Ron socchiuse gli occhi. Hermione si coprì le orecchie con le mani e lasciò che Melen l’abbracciasse, affondando il viso nel suo petto in modo da non vedere nulla. Emily li fissò atterrita
-No papà!- urlò Marion afferrando il braccio dell’uomo disperata.
–Non potete ucciderlo!- le diede manforte Harry, frapponendosi tra loro e Minus. Sirius, Remus e Mirice erano stupefatti.
–Harry questa feccia è il motivo per cui sei orfano!- esclamò il moro adirato. Lupin annuì, abbassando la bacchetta e voltandosi verso sua figlia, che lo fissava con il volto pieno di lacrime
–Non m’importa se mi hai mentito, non m’importa se non ti fidi di me o sei un Lupo Mannaro.. ma non voglio che il mio papà sia un Assassino.- singhiozzò continuando a stringerlo tremante, incurante del braccio che le faceva sempre più male e della delusione e della paura che ancora l’attanagliavano. Harry annuì guardandoli serio
–Lo porteremo al castello. Lo consegneremo ai Dissennatori. Io.. non credo che mio padre e mia madre avrebbero voluto che i loro amici diventassero degli assassini.. solo per colpa sua- disse lanciando uno sguardo sprezzante a Peter, che respirava affannosamente, le mani che annaspavano sul petto. Mirice e Black si guardarono poi, in un sol gesto, abbassarono le bacchette.
–Sei il solo ad avere il diritto di decidere Harry.. se a te sta bene così..-
–E poi così sarà più facile provare la tua innocenza, signor Black- aggiunse Emily portandosi una mano al petto, sollevata. Harry annuì immediatamente con un mezzo sorriso.
–Molto bene- Lupin si staccò un attimo da Marion e alzò la bacchetta su Minus. Funi sottili uscirono dalla punta attorcigliandosi al corpo dell’uomo che, un attimo dopo era perfettamente legato e imbavagliato.
–Ma se ti trasformi, Peter- ringhiò Black, anche lui con la bacchetta puntata verso Minus –Allora ti uccideremo. D’accordo Harry?- Harry annuì velocemente. Nessuno parve voler obbiettare.
–Bene, allora andiamocene da qui- Mirice puntò la bacchetta contro Piton e, un attimo dopo, una piccola barella galleggiante era apparsa sotto al corpo svenuto del professore. –Due di noi dovrebbero legarsi a Peter- aggiunse guardando la patetica figura legata.
–Ci penso io- si offrì Melen
–Anche io- aggiunse Lupin.
Una volta che il piccolo corteo fu pronto si affrettarono fuori dalla stanza. Per prima Emily, che aiutava Marion, impossibilitata nei movimenti dal braccio fratturato. Seguivano uno zoppicante Ron e il trio Lupin/Minus/Melen e Hermione poco distante che li aiutava come poteva. Mirice e Sirius chiudevano il corteo
–Quando sarò libero- disse lui fermandosi un attimo e fissandola negli occhi serio –C’è una cosa che devo chiederti- lei lo guardò sorpresa
–Cosa?- Un sorriso scaltro illuminò il viso dell’uomo
–Ho detto quando sarò libero, McGonagall- La donna gonfiò una guancia come una bambina
–Nemmeno un indizio?- Sirius sembrò pensarci su. Il piccolo gruppo si era appena infilato nel tunnel che portava all’esterno e ormai si vedevano solo i piedi di Hermione. Velocemente prese il viso della donna tra le mani e premette le labbra su le sue aspettandosi, come sempre, una violenta reazione. Rimase davvero sorpreso quando le braccia snelle di Mirice gli strinsero la vita e ancora di più quando lei dischiuse la bocca approfondendo il contatto. Si staccarono ansanti, le bocche rosse e i polsi accelerati. Mirice ghignò nel cogliere l’espressione scioccata di lui e lo precedette nel tunnel
–Continueremo quando sarai libero, Balck- promise in un soffio con un ultima occhiata seducente. Sirius la seguì con un ghigno beota stampato sul viso.









Ed eccoci qui. Che posso dire di questo capitolo? Troppo lungo! E io l'avrei ucciso. Anche questo si focalizza un po' più su Sirius, Lupin, Mirice e Minus che sulla nuova generazione. Credo sia inevitabile considerando il tema. Ma non preoccupatevi che le nostre ragazze torneranno protagoniste in breve tempo. A Proposito, Keira hai notato quanto è iper protettiva Melen? xD L'unica cosa che forse dovrei chiarire è di cosa acciderbolina parla Mirice. Allora secondo Wikipedia Dorcas, Fabian e Gideon sono membri dell'ordine morti poco prima della caduta di Voldemort. Nel libro la Rowling ci fa sapere che era un annetto che Peter faceva la spia, quindi è molto probabile che gli abbia passato informazioni sensibili sull'Ordine. Tipo dove si nascondevano i vari membri.. e a quanto pare tra questi c'era anche la mamma di Marion :( Povera stella, una giornata piena di rivelazioni.. Poi poi Cosa dovrà chiedere Sirius a Mirice? Considerando che capitoli fa aveva comprato un'anello.. Beh. Lo scopriremo solo vivendo. A Presto! Lisa

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Capitolo 51
*** 3.19 Il Bacio del Dissennatore ***


3.19 Il Bacio del Dissennatore



-Non dovresti essere troppo dura con lui- Marion sobbalzò, alzando il viso su Emily. Arrossì mordicchiandosi il labbro inferiore
–Non.. non sono arrabbiata- La rossa alzò un sopracciglio, scettica
–No, davvero. Io.. non è rabbia, è più..- s’interruppe un secondo, per cercare di trovare le parole giuste –Io ho sempre creduto che tra me e lui ci fosse un rapporto di fiducia. Ero convinta di essere il suo supporto almeno quanto lui è il mio e invece.. Sono.. delusa direi-
Emily sembrò soppesare le sue parole per qualche secondo prima di rispondere
–Non credo non te l’abbia detto per mancanza di fiducia. Penso sia più per paura. Sai no? Come Melen che è convinta di essere un mostro. Credo che tuo padre abbia un complesso simile- la castana fece una smorfia
–Questa è mancanza di fiducia no? Non credeva che io avrei potuto accettarlo! Mi ha sminuita e..- si fermò notando che l’amica la guardava con una sorriso triste
–Tu non capisci Mary. Il fatto è che lui per primo non si accetta. E’ difficile credere che gli altri possano accettarci per quello che siamo quando neanche noi ci riusciamo- le fece cenno di abbassarsi e Marion eseguì pensierosa.
Era strano che fosse proprio Emily a farla riflettere, parlava come se sapesse cosa si provava ma non riusciva proprio ad immaginare come fosse possibile. Em era sempre circondata da amici, era così franca e sincera! Le aveva sempre invidiato quella leggerezza disarmante, la sua facilità nell’accettare tutto, anche quello che sembra strano o spaventoso o sbagliato, era questo che attraeva di lei. Eppure ora..
Il tunnel risalì verso l’esterno. La rossa uscì per prima e le tese una mano, aiutandola ad issarsi fuori senza toccare la steccatura che Mirice le aveva fatto apparire sul braccio. Evidentemente Grattastinchi aveva già premuto il nodo sul tronco dell’albero immobilizzando il Platano Picchiatore, poiché i suoi rami impazziti non cercarono di ucciderle. Si voltarono ad aiutare anche Ron e gli altri e, in breve tempo, erano tutti fuori. Melen aspirò l’odore della notte. Un lieve sentore di pioggia aleggiava nell’aria e nuvole gonfie coprivano il cielo a tratti, troppo poche per procurare più di uno scroscio di pioggia fino al mattino comunque, giudicò sollevata poiché l’unica cosa che mancava a quella serata era proprio una doccia gelata. Al suo fianco Minus piagnucolava e ansimava, contorcendosi ma senza osare fare movimenti troppo bruschi. Sentiva i suoi occhi terrorizzati posarsi su di lei a tratti ma decise d’ignorarli. Che quel bastardo avesse paura di lei andava solo a loro vantaggio, poiché avrebbe evitato di fare mosse azzardate. Mirice le si affiancò e la fissò stupita
–Sirius voleva parlare con Harry a quattr’occhi- spiegò con un sorriso. Aveva la bacchetta in mano, pronta ad intervenire in caso di bisogno. I prati immersi nell’oscurità erano perfettamente silenziosi, fortunatamente non incontrarono Dissenatori sulla loro via, pareva che, per una volta, tutto si sarebbe risolto in modo semplice. Poi una nuvola si spostò e sul suolo le loro ombre si allungarono alla luce luminosa di una splendida luna piena. Lupin, che fino a quel momento era rimasto in un silenzio meditabondo a fissare la schiena di sua figlia, s’irrigidì alzando immediatamente gli occhi al cielo
–Mary.. portate..via- riuscì a macinare tra i denti mentre cadeva in ginocchio, l’intero corpo scosso da tremori violenti. Il suo viso si allungava, il corpo s’incurvava mentre le mani diventavano zampe e il pelo fulvo ricopriva velocemente l’intero corpo dell’uomo.

Marion era paralizzata. Gli occhi spalancati dal terrore, le gambe molli. Voleva correre ma non ci riusciva.
–NON HA PRESO LA POZIONE STASERA!- esclamò Hermione poco dietro di lei –E’ PERICOLOSO!-
Melen si liberò dalle manette e afferrò Minus per la gola, gli occhi le brillavano temibili sul viso serio dandole un aspetto assolutamente spaventoso. Affondò i denti nel collo dell’uomo che s’irrigidì con un singulto, ma non bevve il suo sangue. Non voleva nulla di quel viscido traditore dentro di se
–Ho inoculato il mio veleno dentro di te, “Crosta”. Ora non ho tempo per occuparmi di te ma con questo..- un sorriso incurvò le labbra gocciolanti di sangue mentre lasciava la presa e l’uomo cadeva ai suoi piedi con uno squittio terrorizzato –Con questo ti troverò anche all’inferno- Non si curò del corpo dell’uomo che mutava, ne del topo che correva via terrorizzato, al momento avevano problemi più grandi. Solo Mirice e Hermione avevano notato il veloce scambio avvenuto tra Minus e Melen. Gli altri erano stati troppo impegnati a fissare terrorizzati la trasformazione del signor Lupin. A nulla erano valsi gli avvertimenti di Sirius di scappare. Nonostante Mirice aveva sistemato le ferite di Ron e Marion, gli arti erano ancora indolenziti e non rispondevano come avrebbero dovuto. Il ragazzo era caduto a terra imprecando e nel tempo che era occorso ad Harry e Hermione a riuscire ad issarselo sulle braccia la trasformazione di Remus era completa e il licantropo era partito all’attacco. Sirius era mutato e lo aveva attaccato, cercando di respingerlo verso la foresta. Gli era già capitato di avere delle lotte con lui, in genere per gioco, ma mai aveva visto così poco dell’amico nel Lupo. Quello che aveva davanti non sembrava avere il minimo segno di ragione o coscienza, proprio come il mostro delle favole.
–E’ la pozione- mormorò Marion. Emily la strattonava per farla allontanare e si rendeva conto che il suo comportamento metteva a rischio anche l’amica ma non riusciva a staccare gli occhi da suo padre
–La pozione tiene a bada la maledizione ma oggi non l’ha presa.. è come se dovesse recuperare per tutte le volte che non ha potuto avere totalmente effetto su di lui-
-Marion non possiamo fare nulla per lui se non scappare! Lascialo a Sirius lui..-
-Lui perderà! Non può vincere io devo fare qualcosa!- cercò di divincolarsi ma la rossa era decisa a non mollarla.
-E' troppo pericoloso, non ti permetterò di farlo- Marion strinse la bacchetta in una mano voltandosi verso di lei
–Scusami Em.. PIETRIFICUS TOTALUS!- il corpo della ragazza s’irrigidì e lei riuscì a sfuggirle agevolmente dalla presa.
–MARION!- Harry, che stava risalendo i prati diretto al castello lasciò il braccio di Ron correndo loro incontro, ma lei era più avanti, diretta verso Sirius e suo padre. Melen la vide correre verso di loro e digrignò i denti in una smorfia
–Porta via i ragazzi e il professor Piton- disse a Mirice –Io aiuterò Sirius. Lo porteremo lontano- la donna parve un po’ dubbiosa –Melen il morso di un licantropo è..- iniziò, ma lo sguardo deciso della ragazza fermò sul nascere le suo proteste.

Marion si era fermata davanti a suo padre. Sirius la fissò con un ringhio sul muso ferito, come ad avvertirla di stare indietro, ma lei lo ignorò
–Papà, sono io- le tremava la voce, gli occhi gialli che la fissavano famelici non erano quelli che conosceva ma cercò di farsi forza. Fece un passo avanti, il lupo era acquattato in posizione d’attacco ma non si muoveva. Sembrava che qualcosa in lei lo confondesse. “il mio odore. Riconosce qualcosa di se stesso in me” realizzò allungando lentamente la mano verso di lui.
–MARION STAI ATTENTA!- la vampira volava nel cielo poco dietro di loro e, vedendola così vicina al lupo, si gettò in picchiata per proteggerla. Lupin sembrò riconoscere in Melen un odore nemico e si avventò su di lei a zanne aperte, mirando alla giugulare. Nello stesso momento Sirius si buttò avanti tornando umano e coprendo con il suo corpo quello di Marion. L’impatto fu terribile. La vampira aveva deviato l’attacco del licantropo con una poderosa ginocchiata alla mandibola, facendogli perdere l’equilibrio e ricadere a terra pesantemente, cosa che parve farlo arrabbiare ancora di più. Black mutò nuovamente cercando di fermarlo ma una zampata lo sbatté contro un albero con violenza. Lo scrocchio di qualcosa che si spezzava risuonò secco nella notte mentre il corpo del cane ritornava umano e rotolava privo di sensi al di là del pendio, vicino alle acque del lago nero.
–PAPA’ FERMO!- urlò Marion buttandoglisi addosso, il fiato del lupo sul collo. Non sentì quasi l’urlo di Melen mentre le zanne le squarciavano la carne della spalla. Il dolore era fortissimo e ricadde a terra mentre un urlo le scivolava fuori dalle labbra prima che potesse trattenerlo. La Black si buttò su Lupin, riuscendo a staccarlo da Marion che scivolò a terra con un tonfo portandosi le mani alla ferita. Sentì la carne viva sotto lo dita mentre il sangue scorreva a fiotti, senza che lei potesse minimamente bloccarlo. Era il dolore più acuto che aveva mai sentito ma, benché sentisse ogni cellula del suo corpo ribellarsi, cercò di alzarsi. Sapeva che suo padre l'avrebbe ascoltata. Sapeva che non era colpa sua, loro avevano un contatto. Allungò la mano verso le ombre sfocate che si muovevano al di là del buio che la opprimeva e provò a chiamarlo, ma le uscì solo un singulto tremante. Le palpebre le tremarono mentre il corpo veniva scosso da una convulsione che le tolse ogni forza. L'erba odorava di sangue mentre vi appoggiava il viso e sveniva.

Sentì le zampe della bestia graffiarle il petto e squarciarle i vestiti e la pelle ma resistette, imprigionandolo in una morsa con le braccia e lanciandolo contro una grossa quercia. Approfittò dello stordimento del professore mordergli il petto, spingendolo più in profondità nella foresta, lontano dall’odore fresco del sangue di Marion e Sirius. Una parte del suo cervello si rendeva conto che Lupin stava reagendo, aveva sentito le fauci chiudersi più volte sulla sua carne. Sentiva i morsi bruciare come ferite infette e sapeva che presto non sarebbe più riuscita a muoversi ma doveva portarlo più lontano o gli altri sarebbero stati in pericolo. Un lampo di luce rossa abbatté un albero poco distante. La voce di Mirice pronunciava una serie di incantesimi complicati e presto intorno a loro si alzò uno muro di fiamme che sembravano non toccare la foresta ma stringersi minacciosamente attorno al licantropo che guaì sconfitto, correndo al riparo della vegetazione. La donna le si avvicinò di corsa
–Marion è.. più grave- disse Melen con il respiro affannoso
–Melen se non intervengo subito tu..-
-Mirice per favore, prima Marion- la donna corrugò le sopracciglia scontenta. Le puntò addosso la bacchetta e mormorò qualche parola prima di correre dove le aveva indicato. La vampira sentì il suo corpo diventare leggero, intorpidito, il dolore era sparito e con lui tutti i suoni della foresta. Sentì un gelo pungente sfiorarle la pelle ma non vi diede peso, crollò a terra mentre i suoi occhi si chiudevano e il suo respiro rallentava.

–MIRICE!- la donna alzò gli occhi con una smorfia
–Vi avevo detto di andare al castello!- esclamò esasperata, fissando Emily e Harry correrle incontro con il fiato corto.
–Hermione e Ron sono andati a chiamare aiuto. Dove sono Melen e Sirius?- chiese Harry guardandosi intorno preoccupato. Emily non disse nulla ne si mosse, troppo impegnata a fissare il corpo di Marion riverso in un lago di sangue e una profonda ferita all’altezza della spalla i cui bordi frastagliati tremavano riavvicinandosi l’uno all’altro sotto il tocco della bacchetta della strega.
–Ho fatto l’incantesimo della Pastoia a Melen, questo dovrebbe mantenere stabili le sue condizioni mentre mi occupo di Marion. Non so dov’è Sirius. Quando sono arrivata non..- un urlo di dolore squarciò il silenzio. Mirice impallidì scattando in piedi
–SIRIUS!- strinse i pugni fissando il punto del bosco dal quale provenivano le urla strazianti, per poi ripassarlo sulla ragazza ferita –Ha bisogno d’aiuto, andate da lui- li incoraggiò Emily togliendosi il maglioncino e premendolo sulla ferita come aveva visto fare in tanti film alla televisione –Io.. cercherò di bloccare il sangue- Harry e Mirice non se lo fecero ripetere due volte.
Le urla sembrava provenire dal prato vicino alla riva del lago e i due maghi scattarono in quella direzione senza una parola. Più si avvicinavano più l’aria diventava gelida e Mirice tremò sapendo bene cosa significava. Sirius era in ginocchio, il corpo nudo pareva quasi brillare mentre le ombre scure lo circondavano, offuscando qualsiasi altra cosa.
Aveva assistito altre volte al Bacio. Tutto quello che era, tutto quello che sentiva, tutto quello che amava di lui  sarebbe stato distrutto. Non sarebbe rimasto che un involucro vuoto, un giocattolo rotto incapace di provare qualsiasi forma di calore o gioia. Una punizione peggiore della morte..
–EXPECTO PATRONUS!- urlò alzando la bacchetta e richiamando a se il vivace cane nero che iniziò a cacciare le ombre. Non si fermò a controllare che l’incantesimo fosse riuscito o che i Dissennatori si allontanassero. Vedeva solo lui. Lo rivedeva bambino, con le sue smorfie infantili e li scherzi stupidi, ragazzo dai magnetici occhi grigi e sorriso seducente, uomo piegato ma non ancora spezzato, con le sue buffonerie e la dolcezza con cui pronunciava il suo nome. Si gettò in ginocchio di fianco a lui, stringendolo stretto, carezzandogli il viso.
Il freddo era tornato a pungere, il respiro le usciva in un rantolo formando nuvole bianche. Lui era sempre più freddo.
–expecto patronus- Pensieri felici. I suoi occhi traditi al processo mentre lei lo abbandonava
–expecto.. patronus- la prima volta che lo aveva visto, il viso incavato e le ossa che parevano bucare la carne. La nebbia la circondava coprendo tutto. Non sentiva più nemmeno il freddo. C’erano solo lei e il corpo di Sirius tra le sue braccia.
–Ti amo- sussurrò mentre una lacrima le rotolava su una guancia, congelandosi prima di cadere sulle sue labbra
–Ti…amo…così…tanto…- la sua bocca su quella di lui, i loro respiri che si univano.
E poi le forze l’abbandonarono del tutto.










Sinceramente ho odiato scrivere questo capitolo. Sono stata più volte tentata di cambiare qualcosa ma non l'ho fatto e così ecco qui, beccatevi questa bella cosa deprimente. Partiamo dall'inizio. Credo che Emily parli, effettivamente, per esperienza personale. Da quello che sappiamo da sua madre e da Matt, lei ha avuto qualche problema a tenere nascoste le sue abilità quindi suppongo che abbia sperimentato sulla sua pelle il rifiuto e il sentirsi quella diversa e "sbagliata". O almeno questo è quello che ci ho letto io. Poi... la scena del combattimento è una parte veloce. Ho cercato di dividerla, per renderla più chiara, ma non sono certa di esserci riuscita perciò, in caso non si capisca fatemelo sapere. Non la cambierò ma almeno saprò che non sono l'unica a pensare che ci si dovrebbe rimettere mano U.U Per fare un riassunto: Ron, Hermione e Piton (credo.. me lo sono un po' perso lui ^^') sono andati a chiamare aiuto al castello; Melen e Marion sono ridotte male; Sirius, Mirice e Harry hanno avuto un incontro ravvicinato con i Dissennatori (comincio a capire perché Mirice ha lasciato gli auror. Questa il sangue freddo sa solo che ce l'hanno i rettili =_=) e Emily.. ehm tenta di replicare le manovre di E.R. Come finirà questa tragica nottata? 
 

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Capitolo 52
*** 3.20 Il rintocco del GiraTempo ***


3.20 Il rintocco del Giratempo



Amyas guardò il corpo rigido della figlia in silenzio, poi si voltò lentamente verso il piccolo drappello di uomini che aspettavano a poca distanza. Il ministro lo fissava cercando di nascondere le mani tremanti. Era pallido e sudava, sembrava che la scure del boia fosse già posizionata sulla sua testa e aspettasse solo di vedere l’ordine eseguito. Al suo fianco un Severus Piton dal volto tumefatto lo fissava con rispetto e disgusto in egual misura, ma poteva percepire chiaramente una lieve tensione nei suoi muscoli. Quasi anche lui si aspettasse un accusa o peggio.
Non sapeva se ridere o sentirsi irritato dall’evidente convinzione di quegli uomini che lui fosse più interessato alle loro patetiche vite che a quella di sua figlia, che ora giaceva come morta su un letto. –Un Lupo Mannaro, avete detto?- domandò, rivolgendosi all’unico uomo che pareva sinceramente preoccupato per la salute di Melen.
Dumbledore annuì lentamente –Probabilmente lei saprà del Professor Lupin..- al cenno affermativo del vampiro il mago continuò –Per farvela breve, durante la cattura di Black il professore si è trasformato. Sua figlia ha cercato di difendere i suoi amici e c’è stata una colluttazione. Madama Chips ha cercato di fare qualcosa ma, come vede lei stesso, non ci sono ferite da sanare- s’interruppe un attimo, carezzandosi la lunga barba pensieroso –Abbiamo fatto tutto quello che potevamo ma immagino che ci siano cose sulla vostra razza che a noi maghi non sono note. Crede che starà bene?-
L’uomo spostò nuovamente lo sguardo sulla figlia. Il respiro era quasi inesistente e il cuore praticamente fermo. Ma questo era semplicemente dovuto alla perdita di sangue, era il modo del corpo di proteggere se stesso. Quello che lo preoccupava maggiormente erano i segni viola dei morsi che ricoprivano la sua pelle. Anche se, a quanto pare, erano invisibili a occhi “normali” lui li vedeva perfettamente e lo rendevano ansioso.
–Starà bene- disse lentamente, tornando a fissare negli occhi il preside –Ma devo portarla via con me. Subito. Le manderò un gufo sulle sue condizioni quanto prima- Dumbledore annuì e lasciò che l’uomo prendesse tra le braccia il corpo senza vita della ragazza senza aggiungere altro. Il ministro gli fece i suoi migliori auguri e Amyas annuì con un breve inchino. Poi si lanciò nel vuoto della finestra spalancando le ali e portandosi velocemente al di là delle protezioni della scuola, prima di smaterializzarsi. Un attimo dopo l’aria gelida della primavera Russa gli sferzava il viso.

Emily si strinse con più forza la coperta che Madama Chips le aveva portato sulle spalle, cercando di trovare un po’ di calore. Il suo intero corpo tremava con violenza e sapeva che l’effettiva temperatura della stanza centrava poco e niente. Il suo sguardo vagò sulle sagome addormentate dei suoi amici. Madama Chips li aveva costretti a prendere una pozione che, a suo dire, li avrebbe aiutati a distendere i nervi ma lei aveva l’atroce sospetto che in realtà fosse un qualche genere di sonnifero. Così, con la scusa di andare a lavarsi le mani in bagno, l’aveva vuotata nel lavandino.
Non voleva dormire. Non quando.. Deglutì a vuoto fissando Harry muoversi nel sonno. Ron russava nel letto vicino e Hermione era perfettamente immobile in quello dopo il suo. Melen e Marion non c’erano e lei non riusciva a fare a meno di chiedersi se le avrebbe più riviste. Poteva ancora sentire chiaramente il pulsare del cuore di Marion affievolirsi sotto le sue mani, il sangue vischioso che le scorreva tra le dita macchiandole la pelle, i vestiti e i lunghi capelli che le erano sfuggiti dalla treccia. Non aveva mai visto tanto sangue in vita sua.
Quando aveva sentito dei passi veloci correre nella sua direzione non aveva nemmeno alzatolo sguardo, troppo impegnata a cercare di fermare il torrente che le scorreva tra le dita colorando il prato di rosso e lasciando un odore pungente di ferro e ruggine nell’aria fresca della notte. Piton era spuntato dai cespugli, un occhio gonfio e un rivolo di sangue ormai secco che gli scendeva da una tempia fino al mento, e si era guardato intorno guardingo. Era ovvio che stesse cercando qualcuno in particolare ma non le aveva chiesto nulla.
Si era inginocchiato davanti a lei e le aveva spostato le mani dalla ferita in modo gentile ma fermo
–Stai calma, ora ci penso io- dopodiché aveva puntato la bacchetta sulla ferita. Il sangue aveva cambiato direzione, tornando nel corpo pallido della ragazza sotto l’ordine del mago. Il professore aveva aggrottato le sopracciglia fissando preoccupato la cicatrice frastagliata e rossa sulla spalla della ragazza. Le aveva posato una mano sul collo sospirando di sollievo nel sentire un battito debole ma costante sotto le dita e solo allora  si era concesso di guardarsi intorno, nuovamente guardingo.
–Lupin?-
-io.. io non lo so. Melen e Black l’hanno spinto nella foresta ma quando io e Harry siamo arrivati loro..-
-Dov’è Potter?- la interruppe l’uomo con una nuova urgenza nella voce. Emily gli indicò un punto fra gli alberi
–Lui e Mirice sono andati ad aiuta.. sono andati di la-. Piton si era alzato ed era corso nella direzione che gli aveva indicato. Era tornato poco dopo, il volto livido e pallido e quattro barelle che lo seguivano fluttuando tetramente. Alla sua occhiata terrorizzata aveva risposto con un laconico
–Dissennatori- prima di far apparire un’altra barella e sollevare anche Marion. –Tu stai bene? Riesci a camminare?- Emily annuì cercando di alzarsi in piedi ma le ginocchia le avevano ceduto e lei era ricaduta a terra, tremante. Il professore l’aveva presa in braccio senza dire una parola, zittendo le sue proteste con una semplice occhiataccia.
Erano arrivati vicino alle porte del castello quando avevano incontrato una piccola folla agitata, che sembrava venire nella loro direzione. Oltre a Dumbledore li aspettavano anche la professoressa McGonagall, il ministro della Magia, Madama Chips, Hagrid,il boia di Fierobecco. Ron e Hermione non c’erano e Emily poté solo sperare che avessero raggiunto sani e salvi il castello. Madama Chips era subito corsa verso le barelle, per un primo esame. Piton l’aveva messa a terra e le sue braccia erano subito state sostituite da quelle di Hagrid, che l’aveva stretta con tutta la delicatezza di cui disponeva, pronto a portarla ovunque la medimaga avesse ritenuto opportuno. Lei se ne curò poco, troppo ansiosa per la sorte dei suoi amici per preoccuparsi di altro e comunque ben consapevole di non essere ferita.
–Questa deve andare al San Mungo e subito! Questo è un morso di Lupo Mannaro- aveva sentito la paura serpeggiare tra i presenti ma Dumbledore aveva calmato le acque con un gesto
–Suo padre è già un Lupo Mannaro, non sappiamo quanto effetto avrà su di lei. L’importante è stabilizzare le sue condizioni. Come stanno gli altri?-
-La ferite della signorina Black si stanno già rimarginando ma il fatto che sia ancora incosciente mi preoccupa. Credo sia meglio avvertire suo padre. Per quanto riguarda gli altri.. direi che sono solo svenuti. Ha cacciato lei i Dissennatori?- chiese a Piton che scosse la testa
–Quando sono arrivato c’erano solo loro tre. Suppongo che sia stata opera della Signorina McGonagall- La professoressa McGonagall si era posizionata di fronte alla barella della figlia e la fissava in ansia
–Starà bene vero?- chiese con voce tremante
–Certo Minerva, stia tranquilla. Per ora portiamo tutti in Infermeria, mentre contattiamo chi di dovere per le ragazze. Poi si vedrà- concluse la donna agitando la bacchetta e voltandosi verso il castello con le barelle che la seguivano.
–Un momento, prego. Credo sia il caso di separare Black dagli altri. E di metterlo in un posto in cui non possa scappare di nuovo- la fermò il ministro
–E non solo Black- aggiunse Piton. –Mi duole informarvi che quella donna- disse con disprezzo indicando Mirice –E’ una sua complice. L’ha aiutato ad evadere e lo ha protetto per tutto questo tempo, aiutandolo nella sua missione-
-Severus! Cosa stai dicendo? Mia figlia non..- iniziò la McGonagall oltraggiata
–Mi spiace Minerva ma è così. L’ho udito io stesso.-
-Questo è ridicolo! E’ infamia!-
-State sbagliando tutto! Sirius è innocente, è tutta colpa di Crosta!- Era intervenuta Emily decisa. Tutti si erano girati a guardarla –Crosta?- aveva domandato la McGonagall alzando un sopracciglio perplessa –Il topo di Ron. Ma in realtà non è un topo. E’ Peter Minus. Si era finto morto invece è un animagus non registrato e..- si fermò spalancando gli occhi. La visione che le era apparsa nella nebbia della sfera di cristallo durante l’esame le esplose nella mente. Il bambino scorticato e Codaliscia, vicino alla sua poltrona, che si inchinava servile
–Era Voldemort- mormorò sentendo il battito del suo cuore aumentare
–Dobbiamo cercarlo! Lui è il vero colpevole e se non lo prendiamo lui aiuterà Voldemort a risorgere! Io l’ho visto!- urlò cercando di divincolarsi dalla presa di Hagrid, con il cuore che le batteva forte dal terrore e dall’urgenza
–Ma cosa diavolo sta dicendo?- chiese McNair lisciandosi uno dei baffi sottili incredulo
–Incanto Confundus. Credo che Black lo abbia fatto a tutti i ragazzi. Sembravano convinti fosse innocente..- commentò Piton scuotendo la testa. Il ministro borbottò qualcosa fissando prima la McGonagall poi Dumbledore
–Beh, capisco. Prima di condannare la ragazza ci servono delle prove, naturalmente. Del Veritaserum magari. Intanto li rinchiuderemo in una stanza sicura. E bisognerà dare qualcosa ai ragazzi per.. chiarirgli le idee- continuò massaggiandosi il mento. Emily digrignò i denti buttandosi in avanti e riuscendo a sgusciare dalle mani del mezzo-gigante prima che questo avesse il tempo di riacchiapparla. Si tuffò verso Dumbledore, afferrandogli la veste disperata
–Sirius e Minus si erano scambiati prima di pronunciare l’incanto Fidelius. Sirius sospettava del Signor Lupin e per questo non l’ha detto a nessuno. Quando ha capito che Minus era un traditore ha cercato di salvare i genitori di Harry ma è arrivato tardi. Mi deve credere! Lui.. lui ha detto che Minus faceva la spia da quasi un anno ha.. ha pronunciato nomi di altre persone che ha tradito.. persone di un ordine. Me li ricordo, posso provare che dico la verità! Come farei a sapere queste cose se no?- Dumbledore la fissava senza dire una parola e la ragazza sentì la frustrazione scacciare quasi la paura. Doveva convincerli della sua versione. Si voltò a guardare gli altri volti ma su nessuno di loro trovò un briciolo di fiducia. Tutti la fissavano, anzi, come preoccupati della sua salute mentale e lei seppe che, qualsiasi cosa avesse detto, non le avrebbero creduto. Madama Chips aveva interrotto il silenzio con voce perentoria, alcuni dei pazienti erano urgenti e non c’era tempo di stare a discutere di quelle sciocchezze. Hagrid l’aveva sollevata di nuovo seguendo la donna e lei l’aveva lasciato fare.

Un movimento dal letto di Harry la distrasse dai suoi pensieri. Il ragazzo strizzava gli occhi cercando di mettere a fuoco qualcosa e lei gli si avvicinò con passo leggero passandogli gli occhiali. Sobbalzò un attimo prima d’inforcarli
–Emily?- sussurrò sforzandosi di mettersi seduto. Era evidente che gli costasse una certa fatica e allungò le mani ad aiutarlo, sedendosi di fianco a lui sul letto. Harry le sorrise grato lasciando vagare lo sguardo sulla stanza, confuso –Come..-
-Ah, sei sveglio!- Madama Chips si avvicinò a lui con passi svelti, fissandolo critica. Lanciò un’occhiataccia a Emily ma non le disse nulla, limitandosi ad offrire un grosso pezzo di cioccolato al ragazzo –Mangia. Ti farà bene- ordinò la donna perentoria. Il ragazzo seguì il suggerimento in silenzio, aspettando che lei si allontanasse per controllare Ron e Hermione prima di bisbigliare piano
–Cos’è successo a Sirius? E Melen e Marion?- Emily si mordicchiò il labbro
–Melen e Marion erano ferite gravemente- si accorse di tremare ma si fece forza per continuare –Le hanno portate da qualche altra parte e per quanto riguarda Sirius..- strinse forte i pugni cercando di scacciare le lacrime che minacciavano di cadere mordendosi a sangue il labbro inferiore. Harry le strinse le spalle preoccupato –Ho..ho cercato di spiegare ma non mi hanno creduto e.. e c’era tutto quel sangue io..- alzò gli occhi su di lui –Credono ancora che sia colpevole. E anche Mirice- Rimasero a fissarsi in silenzio. Senza Minus non sapevano davvero come provare che quello che dicevano non era una montatura.. Dal corridoio fuori dall’Infermeria arrivò un rumore di passi e di voci che si facevano sempre più chiare man mano che si avvicinavano
–Spero che non creda ad una parola di quello che lui le ha detto, Preside. Sirius Black è capacissimo di uccidere. Vorrei ricordarle che ha cercato di uccidere ME a soli sedici anni.- stava dicendo Piton, evidentemente adirato
–La mia memoria è buona come sempre- la voce di Silente era uscita piuttosto seccata, sembrava stanco e preoccupato, ben poco incline ad ascoltare le scene melodrammatiche del professore. La voce del ministro s’intromise insicura
–I Dissennatori dovrebbero essere ormai pronti per eseguire la condanna. Andrò ad accoglierli-
–Vi raggiungerò fra poco. Vorrei sincerarmi delle condizioni dei miei studenti- aggiunse Dumbledore. CI fu un attimo di silenzio, poi una coppia di passi si allontanò. La porta si aprì e Emily e Harry schizzarono in piedi correndo verso il Preside. Madama Chips li inseguì con occhi di fiamma
–PRESIDE! Questi ragazzi hanno bisogno di riposo e..- iniziò, ma l’uomo la interruppe alzando una mano
–La mie scuse Chips, ma questa conversazione non può attendere. Mi dia cinque minuti da solo con loro e poi le lascerò fare tutto quello che vuole- La donna arricciò il naso scontenta ma si incamminò verso il suo ufficio a grandi passi, senza aggiungere altro.

–Bene. Ora ascoltatemi e vi prego di non interrompermi poiché non abbiamo molto tempo- Si voltò verso il letto di Hermione –Anche lei Signorina Granger, può smettere di fingere di dormire. Hermione si alzò dal letto imbarazzata
–Io non volevo mettere in agitazione Madama Chips- balbettò arrossendo. Ma l’anziano preside non le prestò attenzione. Sembrava preoccupato –Non c’è uno straccio di prova a sostegno della versione di Sirius Black. A parte la parola di una manciata di maghi tredicenni che non convincerà nessuno-
-Ma Mirice e il signor Lupin..- esclamò Harry senza riuscire a trattenersi.
–Il professor Lupin al momento è nel cuore della foresta, quando sarà tornato umano sarà troppo tardi per Sirius Black. E in ogni caso i Lupi Mannari non godono di grande fiducia. Per quanto riguarda la Signorina McGonagall, mi duole informarvi che ha ammesso di avere aiutato Sirius Black ad evadere e a nascondersi e che quindi verrà condotta ad Azkaban dopo che i Dissennatori avranno eseguito il Bacio su di lui- Emily tremò e vide lo stesso orrore dipingersi sul viso dei suoi amici.
–ma lei crede a noi- balbettò Harry insicuro
–Si. Ma non ho il potere di costringere gli altri a fare altrettanto, mi spiace Harry- Era come se ogni speranza si sgretolasse davanti ai loro occhi. Se nemmeno Dumbledore poteva farci qualcosa.. Fece una smorfia decisa, guadagnando la porta –Dove vai?- domandò Hermione fissandola basita
–A farli evadere, ecco dove!- rispose risoluta, lanciando uno sguardo di sfida al Preside. L’uomo non sembrava per nulla turbato dall’annuncio ma le mise una mano sulla spalla per bloccarla sul posto. Poi si rivolse ad Hermione.
–Sirius e Mirice sono chiusi nell’ufficio del professor Vitiuos al settimo piano. La tredicesima finestra a destra della Torre Ovest. Se tutto va bene riuscirete a salvare più di una vita stanotte- si avvicinò alla porta fissandoli serio –Non dovete farvi vedere, questo è molto importante. Ora vi chiuderò dentro- consultò l’orologio –E’ mezzanotte quindi tre giri dovrebbero bastare signorina Granger. Buona Fortuna- Uscì richiudendosi la porta alle spalle.
Harry e Emily si scambiarono uno sguardo confuso ma Hermione pareva sapere esattamente cosa fare. Si era slacciata qualche bottone della camicetta, estraendo una catena d’oro molto lunga e sottile. Tra le mani stringeva una piccola clessidra scintillante.
–Venite qui. Presto!- esclamò facendo loro segno. Si avvicinarono sempre più confusi e la bionda fece passare la catenella anche intorno al loro collo, cosa che li costrinse a chinare il capo quasi sfiorando quello degli altri.
–Cosa..?- iniziò Emily ma Hermione non la ascoltava. Aveva fatto girare la clessidra tre volte. Il buio si dissolse intorno a loro. Per un attimo ad Emily sembrò di galleggiare in qualcosa di denso e fine al tempo stesso, i contorni intorno a lei sfumavano confondendosi gli uni con gli altri. Poi, così com’era cominciato, finì. Erano ancora in Infermeria, nello stesso punto ma dalle finestre penetrava una lieve luce aranciata.
–Hermione cos’è successo?- chiese Harry, togliendole le parole di bocca. Ma la bionda gli ignorò ancora una volta. Sembrava nervosa. Afferrò entrambi per i polsi e li trascinò fuori dalla porta, nella Sala d’Ingresso, per poi spingerli con malagrazia dentro il piccolo ripostiglio che Mastro Gazza usava per le scope, chiudendo la porta dietro di loro.
–Questo è un Giratempo- spiegò rapida indicando la clessidra scintillante che teneva al collo –E’ un manufatto magico molto raro e potente. La McGonagall lo ha affidato a me e a Melen a inizio anno per permetterci di seguire tutte le lezioni. Non è stato facile convincere il Ministero a fornirci questa opportunità, credo che ci sia anche lo zampino del padre di Mel..- Emily la fissava a bocca aperta
–Vuoi dire che.. che siamo tornati indietro nel tempo?- domandò incredula. La bionda annuì
–Di tre ore esatte. Deve essere successo qualcosa in questo lasso di tempo che Dumbledore vuole che cambiamo- sospirò lasciandosi scivolare sul pavimento e afferrandosi la testa tra le mani –Ma non ho proprio idea di cosa sia. Cosa potrebbe aiutarci a salvare Sirius e Mirice?-
-Forse dobbiamo catturare Minus o impedire a Piton di entrare nella Stamberga- propose Emily. Avrebbe voluto chiedere molto altro riguardo al Giratempo ma aveva deciso di rimandare le domande per un altro momento. Harry sembrava pensarla allo stesso modo.
–Tre ore fa stavamo andando da Hagrid- sussurrò piano, sovrappensiero. –Più di una vita forse.. Ma certo!- esclamò vittorioso battendosi un pugno sulla mano –Dobbiamo salvare FieroBecco!- Emily esultò felice, poi gli gettò le braccia al collo schioccandogli un bacio sulla guancia che lo imbarazzò moltissimo. Ma Hermione appariva dubbiosa
–Come ci aiuterà?- -Dumbledore ci ha detto in quale finestra li tengono rinchiusi. Li libereremo volando con Fierobecco. E poi potranno fuggire con lui- La bionda sospirò
–Se non ci vedranno urlerò al miracolo..- commentò cupa. Emily cercò  di sorriderle incoraggiante
–Non preoccuparti, Becco è un ottimo volatore. Sono certa che riuscirà a non farsi scoprire- Hermione non sembrava ancora molto convinta ma non alzò ulteriori obbiezioni.
–E’ importante che non ci facciamo vedere da nessuno. Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche quindi per favore- si girò verso Emily serissima –Per favore, non fate niente di stupido- La rossa sbuffò seccata
–Sisi, ok. Lo prometto. Farò come dici tu. Anche io voglio che questa cosa funzioni sai?- Harry aprì la porta lentamente sbirciando fuori dal ripostiglio e fermando la discussione
–Via libera. Muoviamoci- sussurrò uscendo e iniziando a camminare più in fretta possibile ma cercando di non fare rumore. L’aria frizzante della sera li accolse appena uscirono, le ombre si allungavano e i prati e le cime degli alberi erano inondati di luce oro-rossa.. ancora una volta.
–Facciamo il giro delle serre! E’ più lungo ma non ci passa mai nessuno, così eviteremo di farci vedere- sibilò Hermione con il fiato corto. Seguendo il suggerimento, tagliarono attraverso gli orti fino alle serre, si fermarono solo un attimo per consentire ad Hermione di riprendere fiato e controllare nel frattempo di essere davvero soli, poi ripartirono velocemente. Aggirarono il Platano Picchiatore spingendosi al limitare della foresta e proseguendo al riparo dei primi alberi fino a trovarsi nella zona subito dietro alla capanna del guardiacaccia.
–Eccoci!- mormorò piano Hermione indicando due sagome accucciate poco più avanti di loro
–Che state facendo?- chiese Emily guardandoli perplessa
–Ci nascondiamo. Il mantello ce l’ha Melen, ci ha portati giù in volo ma ha dovuto fare due viaggi- spiegò Harry sotto voce. In effetti non passò molto tempo che altre tre figure si unissero alle prime, comparendo dal nulla. L’Harry del passato bussò alla porta, Thor abbaiò selvaggemente, si udì un lieve trambusto e poco dopo il faccione di Hagrid si sporse dalla porta trafelato
–Oh, non anche voi!- esclamò scostandosi per farli entrare e richiudendo loro la porta alle spalle.
–E’ decisamente una delle cose più strane che mi siano capitate- commentò Harry con fervore. Hermione annuì distrattamente, era nervosa e non faceva nulla per nasconderlo.
–Spostiamoci. Dobbiamo avvicinarci di più a FieroBecco-  Strisciarono fra gli alberi finché non giunsero in vista dell’Ippogrifo che scalpitava nervoso, legato ad un palo nell’orto delle zucche di Hagrid.
–Ecco, Becco. Andiamo!- sussurrò Emily facendosi avanti ma Hermione la fermò scuotendo la testa
–Se lo facciamo ora daranno la colpa ad Hagrid! Dobbiamo aspettare che il boia e il Ministro lo vedano- le spiegò tirandola per costringerla ad accucciarsi al riparo delle ombre. Emily lo fece di malavoglia. L’urlo di Hermione dall’interno della casa li avvertì della comparsa di Crosta –Se.. se entrassimo li dentro e prendessimo Minus tutto questo..- borbottò Harry con una smorfia
–Non fare schiocchezze!- esclamò Hermione, voltandosi terrorizzata nella sua direzione –Cose terribili accadono ai maghi che hanno giocato con il tempo! Non possiamo farci vedere per nessun motivo!-
-Vuoi dire che non possiamo intervenire? Dobbiamo rimanere nascosti a guardare quel bastardo fuggire, Melen e Marion venire ferite e..- iniziò Emily stringendo i pugni con rabbia ma la bionda non si fece impietosire.
–Sono le regole Emily. Possono non piacerti ma esistono per un motivo. Non sai cosa succederebbe se intervenissimo, le cose potrebbero addirittura peggiorare- Sospirò nervosamente –anche solo quello che stiamo facendo ora è assolutamente illegale. Il tempo gira in un certo modo, le cose succedono perché devono succedere e andare ad interferire con il corso naturale degli eventi è sempre un rischio. So come ti senti, anche io vorrei che le cose fossero andate in modo diverso ma questo è il massimo che possiamo fare- Un silenzio grave seguì il discorsetto di Hermione. Emily era dell’idea che a volte certi rischi è giusto prenderli, ma era Hermione l’esperta di viaggi nel tempo li e aveva promesso che l’avrebbe ascoltata così cercò di consolarsi nel pensare che, se non altro, avrebbe aiutato Becco, Sirius e Mirice.
–Stiamo uscendo- avvertì Harry, rompendo il silenzio. Fissarono i loro stessi del passato stringersi l’un l’altro e sgattaiolare tra i primi alberi per nascondersi incamminandosi cupamente verso il castello. Da dov’erano potevano sentire quello che succedeva dentro la capanna e rimasero in attesa del momento giusto.
–Dov’è la bestia?- esclamò la voce gelida di MacNair.
–Fuori, nel’orto- mormorò Hagrid. Videro il volto del boia scostare le tendine e guardare FieroBecco con un ghigno divertito. Poi Caramell lo richiamò per ascoltare l’avviso di esecuzione e il viso sparì, mentre la tende tornava al suo posto.
–Vai Emily- bisbigliò Hermione. La rossa si avvicinò all’Ippogrifo proferendosi in un grazioso inchino. FieroBecco ricambiò immediatamente avvicinandosi a quella piccola umana che tante volte si era presa cura di lui con la solita disarmante fiducia. Emily sorrise carezzandogli le piume del collo, puntò la bacchetta alla corda e mormorò –diffindo!- la corda si tagliò, liberando l’animale. –Vieni con me, Becco- gli sussurrò prendendo la corda rimasta attaccata al collo e portandolo al riparo degli alberi.
–Dobbiamo andare più avanti o ci vedranno- mormorò inoltrandosi un po’ di più nel fitto della foresta.
Dietro di loro la porta della capanna si aprì con un tonfo.
Silenzio.
Poi la voce irosa di MacNair esclamò
–Dov’è? Dove diavolo è finita la bestia!? Era legata laggiù proprio un momento fa!-
-Che cosa straordinaria- disse la voce divertita di Dumbledore.
–La corda è tagliata, deve essere scappato! Benedetto il suo beccuccio, Becco! Oh, che Ippogrifo intelligente!- Hagrid sembrava assolutamente estatico e ad Emily venne da ridere. Non avrebbe mai potuto dirgli la verità, ma era certa che il guardicaccia avrebbe acconsentito senza problemi. Continuò a guidare i suoi amici nel bosco finché non raggiunsero una radura piena di Ippogrifi. Becco strattonò la corda impaziente ma Emily la tenne salda, schioccando le labbra nella sua direzione per calmarlo
–Questa è la radura che Hagrid ha assegnato ai suoi Ippogrifi, inchinatevi e aspettate che facciano altrettanto- spiegò dando loro l’esempio. Harry e Hermione si affrettarono ad eseguire. Non ci furono problemi. Gli animali, come FieroBecco, riconobbero Emily e s’inchinarono immediatamente per poi avvicinarsi a salutarla, in cerca dei soliti spuntini prelibati che portava loro. Apparvero lievemente in disappunto notandone l’assenza ma si limitarono a manifestarlo con grandi scuotimenti di testa.
–Possiamo stare qua. Non credo che Hagrid verrà per stasera e almeno non ci verrà voglia d’intervenire..- Hermione parve entusiasta dell’idea, mentre Harry si limitò ad acconsentire di malavoglia. Fu un'ora silenziosa. Emily si era sistemata vicino a Fierobecco e Neromanto, fissando le piccole attenzioni che lui rivolgeva alla sua compagna gravida con una leggera malinconia. Sbirciò in direzione di Harry e Hermione e li vide parlottare fitto fitto ma non si unì a loro. Invece chiuse gli occhi ascoltando i rumori della foresta, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli e le lavasse di dosso l’odore del sangue. Se fosse corsa indietro adesso avrebbe potuto fare qualcosa? Avrebbe potuto fermare Marion e impedirle di correre da suo padre. Se l’avesse fatto forse Melen sarebbe riuscita a spingere l’uomo a scappare nella foresta, non dovendo preoccuparsi di difendere qualcuno oltre se stessa. Forse non sarebbero state ferite. Forse non lo sarebbe stato nemmeno Sirius e Minus non sarebbe scappato. Sapeva che era irrazionale ma era furiosa con Hermione per averle impedito di fare qualcosa. La visione riapparve nella sua mente e sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.
–Vado a dare un’occhiata- disse Harry alzandosi e spolverizzandosi i pantaloni –Da che parte Em?- Hermione lo guardò in tralice –Non ho intenzione di fare nulla. Ma se non vediamo cosa succede come sappiamo quando è ora di andare a liberare Sirius?- rispose il ragazzo alla muta accusa che gli era stata rivolta.
–D’accordo allora.. stai attento, mi raccomando- acconsentì lentamente la bionda. Emily gli indicò la strada da seguire, lo guardò sparire tra gli alberi prima di tornare verso Hermione che si tormentava le mani nervosa. Si sedette accanto a lei in silenzio, indecisa se dirle o meno della sua profezia ma fu la bionda a interrompere il silenzio
–Mi sento in colpa. Se avessimo fatto qualcosa forse Melen e Marion..- si fermò abbassando lo sguardo –So di aver fatto la scelta giusta, sto seguendo le regole come ho promesso di fare alla McGonall ma..- alzò gli occhi per incontrare i suoi e Emily poté vedere che erano gonfi di lacrime. L’abbracciò, sentendosi una vera merda per essersela presa con lei  e scartando immediatamente l’idea di raccontarle della visione. Se avesse saputo cosa comportava la fuga di Minus si sarebbe sentita solo più in colpa. Dei passi concitati si avvicinarono e Harry apparve, trafelato ma con un sorriso soddisfatto, e decisamente inappropriato, sulle labbra. Appena lo vide Hermione schizzò in piedi dirigendosi verso di lui furiosa
–COSA HAI FATTO?!- chiese puntandogli il dito al petto. Il moro arrossì, negando troppo velocemente per essere credibile
–N-nulla. M-ma Piton ha portato tutti al castello. Credo che ci siamo quasi. –La bionda continuò a fissarlo per qualche secondo poi abbassò lo sguardo sull’orologio che aveva al polso
–Spero che nessuno ti abbia visto e che non fosse niente di eccessivamente stupido- commentò a mezza voce, irritata. –mancano quarantacinque minuti prima che Dumbledore ci chiuda in Infermeria. Emily, credi che Sirius sia già nella torre?- la rossa si prese un secondo per pensarci
–Ritengo sia probabile. Li hanno portati via insieme a noi e Piton ha detto che Dumbledore li ha interrogati. Quindi credo che potremmo andare- si fermò fissando Becco ancora accoccolato a NeroManto. –In più con tre persone addosso FieroBecco sarà più lento-
-Allora muoviamoci- esclamò Harry, la baldanza di poco prima aveva lasciato spazio all’ansia.
Emily chiamò Fierobecco, lo fece chinare e gli salì in groppa, aiutando poi i suoi amici a fare lo stesso. Schioccò la lingua e l’Ippogrifo si rialzò.
–Tenetevi forte, mi raccomando- avvertì, prima di dare un lieve colpo di talloni ai fianchi dell’animale. FieroBecco spalancò le ali possenti alzandosi da terra. I muscoli si tendevano sotto di loro mentre guadagnavano la notte. Lo diresse verso il castello, mantenendo un’andatura lenta per non stancarlo inutilmente e per non agitare ancora di più Hermione, evidentemente terrorizzata.
–Quella è la torre e la finestra.. dovrebbe essere quella laggiù- gridò Harry, per farsi sentire oltre il frastuono del vento, indicandole una finestra poco oltre la loro sinistra. Annuì dirigendosi sulla torre di Astronomia
–Smontate. Non può portarci in cinque.- ordinò fermandosi in modo che gli amici potessero smontare. Poi si tuffò nuovamente verso la finestra fermandosi appena esattamente davanti al vetro per sbirciare dentro e bussare al vetro. Sirius era legato ad una sedia ma Mirice era libera e si affrettò ad aprire la finestra sbalordita
–Ma questo è..? Come?- balbettò senza parole
–Non abbiamo tempo! Liberalo e salite, i Dissennatori arriveranno presto- rispose concitata. La donna sbiancò annuendo –Prestami la tua bacchetta per favore- La rossa gliela passò e in meno di un minuto Black era libero. Si arrampicarono fuori dalla finestra e salirono sul dorso dell’Ippogrifo, stringendosi l’uno all’altra in cerca di equilibrio e stabilità. Un colpo di tacco ed erano sulla torre. Harry e Hermione gli corsero in contro mentre smontavano dal dorso di Fierobecco.
–Harry! Dovevo saperlo che c’eri tu dietro tutto questo.. sei proprio figlio di tuo padre- esclamò Sirius avvicinandosi al ragazzo con un sorriso luminoso. Mirice mosse nuovamente la bacchetta di Emily
–Accio Bacchette!- esclamò. Poi restituì la bacchetta alla ragazza –Come stanno gli altri? La figlia di Remus.. Melen..- domandò in pensiero. Emily scosse lentamente la testa
–Non lo sappiamo. Hanno chiamato il padre di Melen e hanno è portato Marion al San Mungo.. diventerà un Lupo Mannaro?- la donna rimase in silenzio un secondo, stringendo le labbra nello stesso identico modo di sua madre
–E’ possibile..-
-Diamine, Remus darebbe di matto..- commentò Sirius staccando gli occhi da Harry, preoccupato. Un sibilo li avvisò che qualcosa si avvicinava e un secondo dopo le due bacchette di Sirius e Mirice apparvero a mezz’aria, volando nelle mani della donna
–Dovete andare adesso- disse Hermione guardando agitata l’orologio –Presto si accorgeranno della vostra fuga e dobbiamo tornare in infermeria prima che succeda. Mirice e Sirius annuirono. Mirice si salì sulla groppa di FieroBecco e Sirius si sistemò proprio dietro di lei, cingendola la vita con le braccia per tenere le redini. La donna gli lanciò un’occhiataccia ma lui le rispose con un sorriso sfacciato
–Cosa? Devo stare così per tenere la corda. E poi qual è il problema? Tu mi ami così tanto- Mirice diventò bordeaux ma Sirius si limitò a ridacchiare rivolgendosi a Harry –Ci rivedremo presto. Statemi bene- Colpì i fianchi di FieroBecco con i talloni. Le enormi ali si dispiegarono e l’ippogrifo prese il volo, sparendo nella notte.







Angolo Mio:
Allora... Voi non avete idea della fatica che mi è costato sto capitolo. Non sapevo davvero quale versione preferire e alla fine ho deciso di tenere la prima, poiché nella seconda Melen moriva e farla resuscitare con il GiraTempo sarebbe stato un casino.. E poi è contro le regole, eh! Per il resto spero vi piaccia, a me non convince del tutto. E il prossimo è l'ultimo del terzo anno. Bon, direi che ho detto tutto quello che volevo dire. 
Ciao Ciao
Lisa

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Capitolo 53
*** 3.21 Non si torna indietro.. ***


3.21 Non si torna indietro


Nonostante la sfacciataggine che aveva ostentato alla partenza, Sirius non aveva più aperto bocca dopo essersi lasciati Hogwarts alle spalle. E per quanto questo fosse meglio di un viaggio intervallato da buffonate e molestie sessuali, Mirice non poteva fare a meno di preoccuparsene. Era troppo inusuale. Aveva comunque deciso di rispettare il suo silenzio non parlando a sua volta e rifugiandosi dall'ansia affrottando le questioni pratiche che si trovava davanti. Non che non avesse cose a cui pensare o da preparare! Per prima cosa dovevano trovare un posto in cui sparire per un certo periodo, sapeva che dopo un paio di mesi di silenzio la loro ricerca sarebbe stata surclassata da altre occupazioni rendendo tutto più semplice, ma per il momento erano i ricercati numero uno di tutto il Ministero. Andare all'estero per un periodo sembrava l'opzione migliore, anche considerando la scarsa cooperzione tra paesi. Probabilmente avrebbero quasi potuto vivere normalmente senza che nessuno si preoccupasse di avvertire il Ministero Inglese, e senza che questo potesse mandare auror sul territorio straniero. L'unico problema era.. Sirius sarebbe stato disposto a lasciare la Gran Bretagna (e quindi Harry e Melen)? Mirice lo riteneva improbabile. L'alternativa certo era molto meno allettante e consisteva in mesi da fuggitivi, vivendo in grotte o foreste o comunque lontano da ogni centro urbano, babbano o magico che fosse. Con un sospiro si lasciò scivolare in dietro, appoggiandosi al petto forte dell'uomo alle sue spalle perché lui la sorreggesse. Sirius si irrigidì un attimo a quell'innaspettato contatto, ma subito si rilasso, accettando l'incarico con piacere. Intorno a loro cominciava ad albeggiare e Mirice decise che gli aveva dato abbastanza tempo per riflettere sulle ore precedenti
-Dovremmo fermarci a riposare da qualche parte. FieroBecco è stanco e anche a noi non farebbe male dormire qualche ora. Poi potremmo decidere cosa fare- propose quindi, con un tono calmo e, sperava, rassicurante. Sirius non le rispose. Si limitò a tirare la corda che fungeva da redini e a condurre l'ippogrifo verso una macchia verde sotto di loro. Mirice voltò la testa a fissarlo perplessa e si sorprese nel trovare una serietà mai vista in quegli occhi grigi
-Parliamone con i piedi per terra- disse lui e un brivido le corse lungo la spina dorsale mentre l'ansia che aveva disperatamente cercato di scacciare per tutto il viaggio tornava a scorrerle nelle vene con il sangue. La macchia si dimostrò essere un piccolo bosco fitto con un bel laghetto al centro, probabilmente durante il periodo della caccia avrebbero rischiato di imbattersi in qualcuno ma non in quella stagione e non a quell'ora. Mentre Sirius sistemava FieroBecco comunque Mirice eseguì qualche incantesimo per nascondere la loro posizione, memore degli insegnamenti dell'Accademia Auror. La sicurezza non è mai troppa, specie quando hai tutto da perdere. In più così facendo avrebbe potuto rimandare l'inevitabile conversazione che avrebbe dovuto affrontare da li a poco. Quando ebbe finito si voltò e trovò Sirius seduto su un tronco caduto che la fissava, le mani sotto il mento e gli occhi vigili e caldi che parevano quasi argento liquido. Il suo cuore perse un battito ma, come sempre, cercò di nasconderlo, fissandolo di rimando in attesa.
-Dovresti tornare indietro- disse infine Sirius con un sospiro. Mirice non ne fu sorpresa, lo conosceva abbastanza bene da aspettarsi qualcosa del genere, quindi si limitò a stare in silenzio lasciando che lui finisse il discorso che aveva, a quanto pare, preparato in tutte le ore in cui lei l'aveva creduto perso ad autoflaggellarsi per i rischi fatti correre ai ragazzi rimasti a Hogwarts. - Insomma non c'è nessun vero motivo per cui tu debba diventare una ricercata. Potrai tornare e dire che eri sotto Imperius. Non hanno prove del contrario e con i tuoi precedenti ti crederanno di sicuro, e se anche avranno qualche dubbio sono certo che Dumbledore e tua madre li convinceranno- il suo silenzio gli diede un po' di coraggio e azzardò un mezzo sorriso -Se sei preoccupata per me.. beh non esserlo. So cavarmela benissimo da solo, questo è solo l'ennesimo contrattempo. Trovero quel bastardo e vendicherò James e Lily e il mio nome. E quando questo sarà fatto tornerò da te.. e da Harry- Continuò a fissarlo in silenzio per qualche secondo prima di annuire
-Capisco. Se vuoi viaggiare da solo dovevi solo dirlo. Me ne andrò tra qualche ora, non preoccuparti, non voglio essere un fastidio. Lasciami solo chiarire qualche cosa- deglutì, cercando inghiottire la rabbia che le suggeriva di prenderlo a schiaffi e le lacrime che quel rifiuto aperto le avevano fatto salire agli occhi -Innanzitutto Melen ha inoculato il suo veleno in Minus. Quindi non c'è alcun bisogno di cercarlo, sai bene anche tu che ora è in suo possesso, potrà condurci lei da lui appena starà meglio. In secondo luogo credi davvero che mentre tu vai in giro a rischiare la pelle non so dove io possa rimanere a casa ad aspettarti come una brava ebete? O che abuserei mai della posizione di mia madre e di Albus per tirarmi fuori dai guai? Pensavo mi conoscessi meglio. Pensavo di contare di più per te e invece sei già pronto a lasciarmi alla prima difficoltà e..-
-Lasciarti?- la interruppe Sirius stupito -E' questo che pensi che io stia facendo? Che voglia rimandarti a casa per non averti fra i piedi?-
-Non c'è bisogno di scusarsi. A quanto pare avevo frainteso..- la voce le si spezzò e staccò gli occhi dai suoi, incapace di sostenere il suo sguardo -Pensavo mi amassi, invece era solo sesso. Avrei dovuto capirlo, in fondo so la regola di Black con le donne e..- Stava per dargli le spalle ma le mani di Sirius glielo impedirono, si strinsero sulle sue braccia con forza costringendola a guardarlo e trovando il suo viso contorto dalla rabbia
-Solo sesso? SOLO SESSO?! SONO ANNI, ANNI!, CHE SONO INNAMORATO DI TE CON TUTTO QUELLO CHE HO! HO IN TASCA UN FOTTUTO ANELLO DI FIDANZAMENTO DA MESI ORAMAI!- La stretta si intensificò mentre la rabbia defluiva lasciando il posto alla disperazione -Sono anni che sei ovunque.. In ogni pensiero, in ogni odore, in ogni donna che ho avuto. E più mi avvicino più mi sembra che tu fugga via o che l'intero dannato universo cerchi di separarci.. Come posso chiederti di sopportare l'umilizione dell'infamia, nascosta come una criminale per chissà quanto tempo, solo per la colpa di avermi voluto troppo bene?- La fissò nuovamente negli occhi, così intensamente che Mirice si sentì scuotere fin dalle fondamenta di se stessa -Cosa devo fare per farti felice, Mirice?-
-Non chiedermi di andarmene- rispose lei portando una mano a carezzargli il volto -Perché ti amo con tutto quello che ho anche io- Sentì Sirius tremare sotto il suo tocco, poi socchiuse gli occhi assaporando il contatto e quando li riaprì la luce malandrina chel'aveva fatta innamorare era di nuovo al suo posto. L'uomo mise una mano in tasca ed estrasse una sottile fede d'argento, al centro stava la riproduzione di una zampa canina e sul centro erano vergate in nero la parola "affection". Prese la mano che aveva sul viso e le infilò l'anello all'anulare con un sorriso -Per sempre mia McGonagall. Non si torna indietro- La donna gli buttò le braccia al collo
-Non chiedo altro- sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarlo.

-Ragazzi! Abbiamo esattamente dieci minuti per tornare in infermeria prima che Dumbledore chiuda a chiave la porta- disse Hermione guardando l'orologio e tirando Harry per una manica. Il ragazzo distolse a fatica lo sguardo dal cielo per voltarsi verso di lei e annuire
-D'accordo, andiamo..- Emily sbirciò dalla porta aperta. La scala a chiocciola era stretta e senza finestre o nicchie, i loro passi avrebbero rimbombato e se qualcuno fosse salito li su non avrebbero avuto modo di nascondersi. Mentre era li, in ascolto, non riuscì a non pensare che se ci fosse stata Melen sarebbe stato molto più facile. Il cuore le si strinse mentre il pensiero che avrebbe potuto non rivederla più la colpiva con forza, aumentandole il battito. Scosse la testa con decisione, rimandando la preoccupazione a dopo. Il silenzio le diceva che non c'era nessuno in vista e sgusciò fuori dalla porta, scarpe in mano per non fare rumore, seguita da Harry e Hermione. Erano appena arrivati nel corridoio quando due voci in avvicimento li fecero sobbalzare preoccupati. Harry addocchiò un'aula aperta e vi spinse dentro le due ragazze. Si acquattarono tra i banchi in religioso silezio.
-Non appena McNair torna con i Dissennatori. Tutta questa faccenda è molto imbarazzante e, in confidenza, non vedo l'ora di informare la Gazzetta del Profeta che è tutto sistemato.. Credo che vorranno intervistarla Piton e appena il giovane Potter tornerà in sé mi aspetto che racconti come l'ha salvato con dovizia di particolari. Deve esserle molto grato- Harry digrignò i denti ed Hermione gli fece cenno di stare calmo. I passi dei due uomini si spensero nel corridoio, aspettarono un intero minuto prima di uscire e mettersi a correre verso l'infermeria. I calzini scivolavano sul pavimento di pietra ma non si azzardarono a infilarsi le scarpe per paura che i loro passi concitati attirassero l'attenzione di qualcuno. Arrivarono alla porta dell'infermeria con un minuto di anticipo che usarono per riprendere fiato, sperando di non essere beccati proprio adesso.La porta si aprì, apparve la schiena di Dumbledore
-Vi chiuderò dentro. E' mezzanotte quindi tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna- L'uomo si girò e vedendoli il viso gli si aprì in un gran sorriso -Allora?- Harry sorrise a sua volta
-Ce l'abbiamo fatta. Sono tutti salvi- L'uomo annuì sollevato prima di aprire nuovamente la porta dell'infermeria e fargli cenno di entrare
-Andate, vi chiuderò dentro- I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte. Sentirono lo schiocco della porta che veniva chiusa magicamente e tornarono ai loro letti. Hermione si stese e riprese a fingere di dormire mentre Emily e Harry si accomodarono sul letto del ragazzo, accogliendo senza fiatare le cure di una indispettita madama Chips, le orecchie tese e in attesa. Non serve dire che quando Piton irruppe nella stanza come una furia la donna per poco se lo mangiò vivo in quanto, poteva giurarlo su tutto ciò che c'è di vero al mondo, i suoi pazienti non erano usciti, e non sarebbero usciti, da quell'infermeria fino a che lei non avesse dato loro il permesso. Se voleva cercare un colpevole alle fuga di Black e della signorina McGonagall lo cercasse nella loro incapacità di sorvegliare una porta. Il Ministro e Piton, uno imbarazzato l'altro furioso oltre ogni dire, non poterono quindi che rasseggnarsi ad uscire dalla stanza e a borbottare improperi per conto proprio. Il senso di euforia e vittoria non durò molto però. In cerca di vendetta Piton raccontò ai Serpeverde della licantropia del professor Lupin e il mattino dopo l'uomo diede le dimissioni.
-Domani arriveranno i gufi dei genitori di tutti gli allievi di questa scuola chiedendo che io venga rimosso dalmio incarico comunque- disse svuotando il suo ufficio. Era più pallido e più sdruccito che mai -E dopo ieri notte non posso che dar loro ragione.. Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto alla signorina Black e a..- la voce gli morì in gola. Deglutì un paio di volte prima di tornare a sistemare le cose nel baule -In più me ne sarei andato lo stesso. Ho aspettato anche troppo per andare al San Mungo, e ora che affronti le conseguenze delle mie azioni- Harry rimase ad aiutarlo a finire di imballare le sue cose, mentre Hermione, Ron e Emily uscirono per godersi il calore con i piedi a mollo nel lago nero, sapendo che il ragazzo aveva bisogno di parlare a quattr'occhi con l'uomo.
-Credete che staranno bene?- chiese il rosso spezzando il silenzio teso che li circondava. Hermione annuì decisa
-Si. Melen è forte, so che ce la farà. E Marion è nelle mani dei migliori Medimaghi del San Mungo. Non c'è da preoccuparsi- Emily non riusciva a condividere quell'ottimismo, non quando sentiva ancora il sangue della ragazza sulle mani. Però Hermione aveva ragione, se le condizioni di Marion fossero state disperate suo padre non si sarebbe preoccupato di svuotare lo studio. Il fatto stesso che Lupin fosse qui invece che a fianco della figlia voleva dire che Marion se la sarebbe cavata. Melen invece..
-Vado alla gufiera. Devo dire a mia madre che sto bene, immagino che sarà molto preoccupata dopo la visita della McGonagall- disse alzandosi e allontanandosi quasi di corsa, l'intenso bisogno di stare da sola. La Gufiera le piaceva. Era un posto tranquillo (schiamazzi a parte) e la vista era mozzafiato. Spedì una veloce lettera a casa prima di appoggiarsi ad una balaustra e ammirare il cielo terso. Non sentì la porta alle sue spalle aprirsi e fu con una certa sorpresa che, voltando appena la testa, trovo Draco vicino a lei che la fissava serio. Arrosì spostando lo sguardo
-Non ti ho sentito entrare- mormorò. Il biondo scrollò le spalle
-Ho notato. Sembravi molto presa a pensare. Immagino capiti con le azioni poco frequenti- la schernì con un mezzo sorriso. Emily gli fece la linguaccia prima di dargli le spalle. Fece qualche passo verso l'uscita poi si fermò di nuovo
-Credi.. credi che Melen starà bene?- fu poco più che un sussurrò ma il ragazzo la sentì
-I Licantropi sono nemici naturali dei Vampiri e se mio zio l'ha portata via di corsa immagino che la cosa fosse piuttosto grave- Emily tremò. Draco le si avvicinò e la fece voltare in modo da poterla guardare negli occhi. Non fu stupito di scoprirli lucidi ma lo fu dalla voglia intensa di baciarle le lacrime una ad una, fino a esaurirle il pianto. Si trattenne, limitandosi a prenderle il viso tra le mani perché non potesse voltarsi
-Ma è di Melen che stiamo parlando. Sono certo che starà bene. Magari tornerà un po' cambiata o un po' più stanca, ma tornerà. Fidati- E Emily trovò naturale farlo. Trovò naturale aprirsi in un sorriso grato e posare le mani su quelle di lui, per ringraziarlo e per dire che si, ci credeva anche lei. E quando Draco trovò troppo irresistibile l'impulso di baciarla trovò naturale chiudere gli occhi e lasciarlo fare. Fu solo quando sentì il tocco della sua lingua sulla propria che si rese conto si quello che stava facendo. Si allontanò da lui di scattò, gli occhi spalancati pieni di stupore, una mano sulle labbra umide. Si voltò e corse via. Via da quella stanza, senza voltarsi quando lui urlò il suo nome, via dal suo cuore che batteva troppo forte e da quel sapore troppo giusto sulle labbra. E a Draco non restò che stringere i pugni e abbassare la testa a quell'aperto rifiuto, prima di lasciare la Guferia. Ben sapendo che, comunque, non sarebbe tornata indietro.

Quando Marion aprì gli occhi per un momento vide tutto bianco. Il suo letto era illuminato da piccole luci bianche che volteggiavano intorno a lei come piccole stelle emanando un calore piacevole. Allungo la mano per sfiorarne una e quella le scivolò tra le dita, scomparendo nel suo palmo senza alcun dolore.
-E' polvere lunare. Per le ferite dei Lupi Mannari è l'unica cosa che fa qualcosa- suo padre era di fianco al suo letto e la fissava con il senso di colpa impresso in ognipiega del viso. Aprì la bocca per dire qualcosa ma lui alzò una mano per fermarla
-Per favore prima.. prima ascoltami, Marion- Si tormentava le mani nervosamente, insicuro e colpevole -Quando Marlene è morta e mi hanno detto che la sua bambina era mia ero terrorizzato. Avevo paura che tu fossi come me,ma anche se non lo fossi stata come potevo prendermi cura di qualcosa di così fragile, proprio io che sono un.. mostro. Ma poi ti ho vista e ho capito che tu saresti stata la donna della mi vita. Tutto quello che ho, tutto quello che sono è tuo. Tu sei la mia bambina, la cosa più preziosa che ho e avevo giurato che mai, mai ti avrei fatto del male. E invece io..- si interruppe, strofinandosi gli occhi per non piangere -Non volevo ferirti Marion. Ne volevo mentirti. Tu sei tutto quello che ho e non volevo che mi odiassi. Sono stato egoista e mi dispiace- Alzò il viso a guardarla. Avevano i capelli dello stesso colore, lo stesso naso largo, la stessa forma degli occhi -Ho parlato con Molly e ha detto che puoi trasferirti da loro quando vuoi. Se me lo permetterai vorrei venirti a trovare ogni tanto e mi piacerebbe che mi scrivessi e..-
-Cosa? I-io non voglio andare dai Weasley. Papà, io voglio stare con te- Remus le strinse le mani nelle sue
-Mi fa piacere sentirtelo dire ma credo sarebbe più sicuro per te stare con i Weasley. Io sono un mostro lo sai e anche se questa volta sei stata fortunata potrebbe succedere di nuovo. Non voglio rischiare- Marion scossela testa
-Vivo con te da tredici anni e non è mai successo nulla. Se ti può far stare più tranquillo starò fuori casa nelle notti di Luna Piena ma ti prego, ti prego, papà.. non mandarmi via. Lupo Mannaro, Sirena o Drago che sia.. Per me tu sei solo il mio papà. E ti voglio bene. Mi dispiace di averti fatto pensare che così non fosse- L'uomo rimase in silenzio un secondo poi le sorrise, stringendola forte a sè
-Ti voglio bene piccola mia- Si staccò con un sospiro -Vado a prenderti qualcosa da bere, immagino che avrai sete- si alzò e si incamminò verso il bar dell'ospedale, voltandosi verso di lei un'ultima volta prima di uscire -E non preoccuparti tesoro, i dottori hanno detto che non sembra che tu sia diventata un Lupo Mannaro. Anche se ne avremmo la certezza solo la prima notte di luna piena- le sorrise un'ultima volta incoraggiante, poi se ne andò. Marion abbassò il viso mentre il sorriso che aveva ostentato fino ad ora lasciava spazio a una leggera paura. Ancora una volta il suo istinto le diceva che la speranza di suo padre era vana, nelle sue vene sentiva già scorrere la maledizione.

Nello stesso momento in Russia anche Melen aveva appena ripreso conoscenza. Le doleva la testa e alzandosi si sorprese di doversi appoggiare a suo padre per non cadere. Si sentiva debole come solo un'altra volta in vita sua si era sentita, appena un anno prima nella camera dei segreti. Amyas si strinse nelle spalle alla sua richiesta di spiegazioni e un'ombra scura passò su i suoi occhi argentei
-Wulfgar ha detto che avresti potuto sentirti un po' intontita. Ti ha salvato la vita con un rito particolare e i tuoi poteri saranno sottotono per un po'- disse sbrigativo, prendendola in braccio e cominciando a camminare verso l'uscita. Melen era sicura che se non fosse stato trattenuto dalla buona educazione avrebbe corse. Era evidente che voleva andarsene da li, e alla svelta.
-Il prezzo era tanto alto?- domandò seria. Ancora una volta l'uomo si rabbuiò
-Immagino che questo dovrai dirmelo tu.. per la tua vita a me non è sembrato- Sospirò incrociando finalmente il suo sguardo -Ti spiegherò tutto dopo che avrò fatto alcune ricerche. E devo parlare con tua madre. Dammi un po' di tempo Melen- La ragazza annuì e rimase docilmente in silenzio. La sensazione di avere qualcosa di diverso, di essere in qualche modo cambiata più di quanto sembrasse, le rimase però attaccata addosso. Così come la sensazione di essere osservata. Voltò la testa in direzione delle alte finestre del castello ma non vide nessuno. Se avesse avuto i sensi al pieno delle loro potenzialità forse avrebbe visto la figura pallida di un giovane dai capelli argentei, gli occhi bordeaux e il mantello scuro che la fissava con un sorriso tenero.
-Ci rivedremo presto, mia sposa- sussurrò Wulfgar. Il prezzo per una vita è la vita stessa e a un patto con un demone non si può tornare indietro..



Angolo della Postatrice:
Salve a tutti! Come state? State passando una bella estate? Beati voi! xD Mi scuso innanzittutto per l'attesa ma sono rimasta senza computer per quelli che mi sono sembrati eoni e quindi ovviamente impossibilitata ad aggiornare. Ma torniamo al capitolo. Sinceramente mi sembra un capitolo incompleto, poiché lascia un sacco di dubbi. Per esempio si sa ancora poco su quello che è successo a Melen, sebbene pare che se la sia cavata anche sta volta.. più vite di Goku questa ragazza U.U Marion invece sembra diventerà un Lupo Mannaro. Che sia il suo turno di nascondere la cosa al padre? Forse in ogni caso sarebbe meglio aspettare un attimo prima di sganciare la bomba viste le condizioni di Lupin.. trovo quasi un miracolo non abbia fatto harakiri davanti al San Mungo =_=' E per finire parliamo delle ehm.. coppie. Un bell'applauso a Mirice e Black che dopo 20 anni di corteggiamento sono finalmente riusciti a mettersi insieme. E meno male che lei si è impuntata che se non chissà quando mai sarebbe successo.. e considerando i libri non è che avessero poi tutto sto tempo.. E infine.. chi si aspettava sto bacio insensato tra Emily e Draco? Non sapete quanto era la voglia di cancellarlo dal capitolo xD Bon bon.. sperando di non star "parlando" da sola (non che non me lo meriterei eh..)ci sentiamo con il prossimo capitolo. Il primo del quarto libro! Ciao ciao
Lisa

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Capitolo 54
*** Facciamo due conti ***


Salve ragazze/i. 
Sono Lisa e sono qui per, come dice il titolo, fare due conti. Credo sia chiaro a tutti che non riuscirò mai a finire questa storia senza Valentina, e devo purtroppo ammettere che niente è cambiato in proposito. Io e Valentina non siamo più riuscite a vederci e la storia è rimasta qua, incompleta. 

E mi scoccia notevolmente. Questa storia è stata l'inizio della nostra amicizia, un'amicizia che è stata importante. 

Non sono qui per promettervi di riprendere in mano la storia da dove l'ho lasciata, temo davvero di non essere capace e di non avere il tempo per costruire la storia capitolo per capitolo per altri 4 libri! Però non voglio lasciarla così. Quindi ecco la mia proposta.

Vorrei fare un epilogo per ogni personaggio, sostanzialmente Melen, Emily, Marion e Mirice. Ho già scritto Melen e Marione e ho iniziato a scrivere Emily questa mattina, quindi gli aggiornamenti saranno rapidi. Questa volta ve lo assicuro. 

Onestamente non mi aspetto che ci sia ancora qualcuno curioso di sapere come va a finire (a meno che non siate come me che sto ancora seguendo storie ferme dal 2009 e che ancora seguo HunterxHunter), ma non mi piace lasciare le cose così. Ho bisogno di chiudere questa storia. 

Se qualcuno ha una preferenza sul primo capitolo sarò ben lieta di accontentarla/o. Altrimenti pubblicherò l'epilogo di Marion domenica.

Sperando di non stare parlando al vuoto, vi saluto tutti. 

un bacio

Lisa

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Capitolo 55
*** Marion Lupin ***


Marion Lupin

Dopo essere stata morsa dal padre durante il suo terzo anno, la timida e insicura Marion sentì che qualcosa dentro di lei stava cambiando. La giovane aveva sempre avuto un insolito e incredibile sesto senso per le creature magiche, di cui sembrava intuire problemi e pensieri in un modo che non aveva mai smesso di stupire il padre e quelli che la conoscevano (benché tali capacità sembravano "sfuggirle" in presenza di troppe persone, situazione che l'aveva sempre messa a disagio), e si rese conto della maledizione nel suo sangue nonostante i medimagi del San Mungo non avessero rilevato nulla di anomalo. La sua prima trasformazione avvenne quella stessa estate, mentre era ospite dei Weasley. Nonostante Marion si fosse allontanata preventivamente dalla casa e si fosse rifugiata nel bosco, le sue manovre non sfuggirono a Charlie Weasley, che la vide sgattaiolare fuori dalla porta sul retro mentre fumava seduto sull'altalena. Il ragazzo la seguì e ne vide la trasformazione. Marion, che ovviamente non lo riconobbe nella sua forma di lupo, lo attacco e solo i pronti riflessi di Charlie, abituato ad avere a che fare con creature altrettanto rapide e violente, e la sua trasformazione in un grande orso gli salvarono la vita. La mattina dopo Charlie riportò il corpo della ragazza esausta nella sua stanza alla Tana e la sorvegliò fino al suo risveglio, raccontando alla madre che Marion era venuta da lui a seguito di un terribile incubo e che era riuscita a prendere sonno solo quando già stava albeggiando. Nonostante la natura inquisoria e materna, Molly Weasley credette facilmente alla spiegazione, essendo il legame tra il ragazzo e Marion sempre stato molto forte. Al risveglio la ragazza lo pregò di mantenere il segreto e Charlie accettò, diventando il suo fornitore di pozione anti-lupo durante tutto il successivo anno.
Quell'anno la scuola era in fermento per il Torneo Tremaghi, una competizione magica che si teneva originariamente una volta ogni cinque anni tra le tre scuole europee di magia più famose, ma che non si era più tenuto da quasi 200 anni a seguito di un incidente durante l'ultimo torneo. Quell'evento e il misterioso assopimento dei poteri vampirici della sua cara amica Melen Black, riempirono di speranza Marion. Nonostante la ragazza fosse preoccupata per l'amica e per Harry, il cui nome era stato estratto dal calice di fuoco, sapeva che i problemi degli amici e il torneo avrebbero distratto gli altri studenti da lei e dal suo segreto. Così Marion iniziò a prendere la pozione anti-lupo che Charlie le spediva e che spacciava per un tonico che il ragazzo le aveva offerto per aiutare le cicatrici a sparire dal suo corpo. Essendo sempre stata tranquilla e silenziosa, nessuno sembrò accorgersi della debolezza e dell'aspetto malaticcio che iniziò ad accompagnarla durante la settimana di luna piena, ecezzion fatta per Emily Fat e Neville Paciock. I due ragazzi confrontarono l'amica riguardo ai loro sospetti ma furono rassicurati dalla spiegazione della ragazza, che assicurò loro che era l'unico effetto che aveva subito a seguito del morso. Lei e Charlie avevano fatto delle ricerche e insieme avevano scoperto che le persone morse da un lupo mannaro e in seguito curate prima che la maledizione si spandesse nel loro sangue adottavano spesso alcune caratteristiche della razza, come una predilizione per la carne cruda o un generale malessere durante la luna piena. Ad entrambi quella era sembrata la spiegazione più innocua e credibile in caso Marion si trovasse messa alle strette.
Nonostante la difficoltà di tenere il suo segreto al sicuro, il quarto anno non fù troppo diverso dagli altri per Marion. Come negli altri anni aiutò gli amici come poteva, sostenendoli più grazie al suo carattere tranquillo che alle sue doti di strega, che parevano ben al di sotto di quelle del resto dei suoi amici. Fù la sola del suo gruppo a non prendere parte al litigio tra Harry e Ron, in cui Emily e Melen si schierarono con il ragazzo e Hermione seguì dubbiosamente Ron. Benché intrattenesse una fitta corrispondenza con Charlie rimase sorpresa come gli altri nello scoprire che la prima prova riguardava i draghi, poiché il ragazzo aveva mantenuto un silenzio di tomba anche con lei, andando a trovare lei e i fratelli solo a prova conclusa. Durante il Ballo del Ceppo fu invitata a ballare e ricevette il suo primo bacio da Adam, che divenne anche il suo primo ragazzo. Nonostante fosse sempre stata attratta dal ragazzo la relazione non fù facile. Adam era coraggioso, spiritoso e sicuro, ma mancava del tatto e dalla dolcezza che a Marion servivano e la ragazza non si sentì mai abbastanza a suo agio con lui per metterlo a parte del suo segreto. Si lasciarono a metà del quinto anno, rimanendo comunque buoni amici.
Il quinto anno fù un anno incredibilmente complicato per la ragazza. Sotto il regime della Umbridge, Charlie non poté più spedirle la pozione anti-lupo, poichè la donna controllava la posta in arrivo e in partenza. Il ragazzo venne a trovarla e incantò il bracciale che la ragazza portava sempre al polso (che ancora non sapeva chi le avesse regalato) trasformandolo in una passaporta illegale. Così facendo Marion poté uscire di nascosto dal dormitorio durante la luna piena e trasportarsi in un posto sicuro, la stamberga Strillante. Fù li che Marion scoprì qualcosa di incredibile. Una notte due bambini si infiltrarono nella casa, curiosi di vedere il mostro al suo interno. Marion li aggredì, pregustando nella sua mente annebbiata il sapore della loro carne e l'eccitazione della caccia che le era stata a lungo negata. Gli urli terrorizzati dei bambini riuscirono però a fare breccia nella sua mente e lei riuscì, seppur con grande fatica, ad allontanarsi abbastanza a lungo per permettere loro di fuggire. Dopo quella notte iniziò a chiedersi se fosse possibile avere un certo controllo sulla maledizione, in modo da renderla meno pericolosa. L'aiuto le venne da una fonte inaspettata. Una mattina, mentre tornava al dormitorio, fù intercettata da Dumbledore che la invitò nel suo ufficio dove le mise a disposizione tutti i libri sulla licantropia che era riuscito a trovare nella sua lunga vita, promettendo anche di mantenere il suo segreto. Marion apprese così che i lupi mannari apparivano in documenti anche incredibilmente antichi e che non erano sempre stati associati con la paura e la violenza. Iniziò ad affascinarsi all'argomento e pian piano smise di considerare la maledizione come tale, cercando di accettarla semplicemente come parte di quello che era. L'estate del suo quinto anno decise di passarla in Romania con Charlie, cosa che destò non poca sorpresa e che iniziò seriamente a preoccupare suo padre. Marion non aveva ancora messo a parte l'uomo di quello che era diventata, cosa che era stata resa più facile dalla lontananza che le circostanze avevano disegnato nel loro rapporto. Benché se ne rattristasse, la giovane era convinta fosse meglio così, poiché temeva immensamente la reazione del padre. La sua relazione con Tonks la colse di sorpresa e la rese anche un po' gelosa, ma alla fine l'accettò di buon grado, anche grazie al calore della ragazza, che divenne una buona amica. Quell'anno in Romania, lontana da centri abitati e sotto la supervisione di Charlie, Marion sperimentò a pieno la sua maledizione. Girò come lupo, ascoltò, sentì, abbandonando se stessa all'animale completamente. Il cambiamento non fù repentino, ma infine riuscì ad avere il pieno controllo di se stessa quando trasformata. Il massimo punto di questo controllo lo toccò al sesto anno, quando i mangiamorte invasero Hogwarts. Tra loro c'era il licantropo Fenrir Greyback che, al contrario di suo padre, riconobbe immediatamente la sua natura da lupo e l'aggredì. Anche l'uomo, come lei, aveva accettato completamente la sua natura da lupo, tanto che molte caratteristiche che la maggior parte dei licantropi possiedono solo con la luna piena (come velocità e forza sovrumane) gli erano diventate comuni. Ma quando l'uomo l'attaccò, un luccichiò di malvagia soddisfazione all'idea di ucciderla sotto gli occhi di suo padre, il suo istinto la guidò nello scontro. Sotto lo sguardo atterrito di tutti i presenti, Marion mutò in lupo senza l'ausilio della luna piena. I mangiamorte si diedero alla fuga, incalzati dall'ordine della Fenice e spaventati dall'apparizione dell'enorme lupo. A questo evento seguì una feroce litigata con suo padre, inorridito da quello che lei era diventata per colpa sua e incapace di accettare la possibilità che la maledizione che lo aveva afflitto per tutta la sua vita fosse in qualche modo controllabile. I suoi amici furono invece molto aperti e accolsero la notizia senza pregiudizi, sostenendo che lei era lei. Indipendentemente dalla forma che assumeva. Quella stessa notte, dopo che Harry ebbe rivelato a tutti che Dumbledore gli aveva dato una missione da eseguire, lei e Melen restarono in silenzio. Le due ragazze erano state contattate all'insaputa del resto del gruppo nell'ufficio del preside, una notte di qualche mese prima. L'uomo aveva rivelato loro che Voldemort stava trattando alleanze segrete con creature magiche potenti, come vampiri, lupi mannari e giganti. Aveva quindi dato alle ragazze un compito che solo loro, in virtù delle loro differenti nature potevano eseguire. Così, mentre Melen si diresse in Russia, Marion cercò i clan di lupi sparsi per la Gran Bretagna. Prima della sua partenza, Neville Paciock le si dichiarò, rivelando di essere lui ad averle regalato il bracciale e offrendosi per accompagnarla. Marion rifiutò il ragazzo, ma i due rimasero ottimi amici.
I lupi vivevano in zone disabitate, in clan non troppo numerosi, evitando il contatto con babbani e maghi e seguendo una rigida gerarchia di comando. L'alpha decideva il volto del gruppo. Marion affrontò ogni alpha che trovò, unendo ogni clan sotto una bandiera di speranza e insegnando loro a controllarsi. Piano piano, luna dopo luna, il clan cresceva di consapevolezza e prendeva una nuova identità, sconfiggendo la maledizione che li affliggeva. Perché quello che aveva scoperto Marion era la stessa cosa che aveva scoperto Fenrir, benché i due avessero scelto due vie molto diverse. La maledizione della Licantropia non era la licantropia in sé, era l'allienazione sia sociale che interiore che questa portava. Il segreto del controllo stava nel capire e accettare anche il mostro dentro di sé, senza sopprimerlo ma imparando semplicemente a subblimarlo in qualcos'altro.
Fù così che durante la battaglia di Hogwarts la timida ragazzina i cui incantesimi parevano sempre troppo deboli si presentò come una giovane donna cosciente della sua forza e della sua debolezza, a capo del più grande branco di lupi mannari che la storia ricordasse. Nessuno fù trasformato da questi "lupi liberi", poiché con l'abilità di controllare se stessi avevano perso quell'abilità, essendo ora semplicemente una razza nuova e non più un gruppo di maledetti. Prima della battaglia Marion cercò suo padre per scusarsi di avergli nascosto la verità, ma fù Remus a scusarsi e a dirle quanto fosse fiero di avere una figlia come lei. Quel giorno anche Remus accettò la sua natura di lupo, e morì felice, da uomo libero.
Dopo la guerra Marion costruì un villaggio segreto dei lupi, dove chiunque volesse imparare a essere un lupo libero poteva venire a vivere fino a che non si sentisse abbastanza sicuro da tornare in società. Il Villaggio Segreto dei Lupi rientrò in seguito in una delle legge riformative appoggiate da Hermione Granger durante la sua lotta in favore di un uguaglianza tra maghi e creature magiche non-umane, e iniziò a ricevere sovvenzioni governative oltre al permesso di crearsi un proprio servizio di sicurezza, che si occupasse della gestione del pericolo dei mannari. Grazie al sua aiuto la condizione dei licantropi cominciò a cambiare, nonostante la paura e la diffidenza che avevano accompagnato queste creature per decenni rendesse questi cambiamenti inevitabilmente lenti. Marion rimase in ottimi rapporti con i suoi amici anche dopo Hogwarts. Lei e Hermione intrattenevano fitte conversazioni giornaliere e la bionda supportò la sua causa al meglio delle sue possibilità, così come fece Harry. Emily veniva spesso a trovarla, aiutandola a curare le ferite dovute alle numerose risse che c'erano per il campo tra i nuovi arrivati. L'unica che non si presentò mai alla sua porta fu Melen, la quale sparì subito dopo la battaglia di Hogwarts. Con il tempo Marion lasciò il campo in mano al branco che per primo l'aveva seguita per essere più presente nella vita di suo fratello Ted, soprattuto dopo che Andromeda Tonks scoprì di essere malata. Aveva trent'anni quando la sua relazione platonica con Charlie diventò qualcosa di più. I due erano rimasti vicini come sempre e i contatti tra loro non si erano mai interrotti. Charlie aveva spesso aiutato i lupi di Marion a trovare lavoro nel settore della Dracologia, essendo questi più forti e resistenti di maghi normali e avendo una certa affinità innata con le altre creature magiche. Ma benché entrambi fossero interessati all'altro nessuno aveva il coraggio di fare il primo passo, temendo di rovinare quello che avevano. Fù Charlie a baciarla per primo, inaspettatamente un mattino di Novembre. Si sposarono nel giro di un mese, tra la gioia di tutti. Nessuno ne parve troppo sorpreso e nessuno era più felice della signora Weasley, che aveva sempre considerato Marion come una di famiglia ed era fortemente preoccupata per la solitudine del figlio. Lei e Charlie tornarono a vivere in Romania appena Ted fù abbastanza grande per vivere da solo. Non ebbero mai figli, entrambi troppo impegnati con i loro rispettivi lavori, ma ebbero una vita piena e felice.

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Capitolo 56
*** Melen ***


Melen
L'estate del terzo anno portò molti cambiamenti nella vita di Melen. Dopo la sua esperienza faccia a faccia con la morte il suo corpo iniziò a cambiare. Nel giro di un paio di mesi aveva perso completamente ogni restante fattenza infantile e a soli quattordici anni appariva come una donna in piena fioritura. La cosa più inquietante del suo nuovo aspetto erano però gli occhi. Il nero che le veniva dalla parte della famiglia materna era sparito, lasciando posto ad un'intenso bordeaux. Ma il cambiamento non era stato solo fisico. I suoi poteri sembravano spariti. La capacità di volare e di smaterializzarsi, la vista acuta e perfino l'olfatto erano di poco migliori di quelli di un normale essere umano. Il suo bisogno di dormire era rimasto inferiore a quello comune e la sua forza era sempre insolita, ma tutto quello che l'aveva resa diversa e se stessa sembrava perso. Anche la sete si era assopita del tutto. Melen chiese ripetutamente spiegazioni al padre, ma Amyas si rifiutò sempre di rispondere alle sue domande, asserendo che quando il momento fosse giunto gliene avrebbe parlato. La sua frustrazione nei confronti del genitori li portò a litigare spesso e solo la mediazione di Penelope evitò che il rapporto padre e figlia si incrinasse definitivamente. La ragazza non parteciperà alla coppa del mondo di Quidditch con i suoi compagni, troppo nervosa nella sua nuova pelle e insicura della loro reazione. In realtà, come scoprirà al suo rientro a Hogwarts, la sua preoccupazione era del tutto infondata. Sembrava infatti che quando si trattava di lei NESSUNO in tutta la scuola si stupisse più di nulla. Se ci fù una reazione fù l'aumento degli iscritti al suo fanclub. Melen supportò Harry durante la prima parte del torneo Tremaghi, schierandosi al suo fianco nella litigata contro Ron e arrivando anche a bisticciare con Hermione al riguardo. Il suo aiuto fù anche decisivo nel bloccare il commercio di oggetti Anti-Potter di suo cugino Draco, che si beccherà una lavata di capo di proporzioni epiche. Melen si presenterà al Ballo del Ceppo con una studentessa di Bauxbatons, destando non poco scalpore, ma la storia tra lei e Suzette durerà solo un paio di settimane. Alla fine dell'anno, con l'annuncio del ritorno di Voldemort, Melen affronterà di nuovo il padre, disperata più che mai a riavere indietro le sue dote vampiriche per proteggere i suoi amici. L'ennesimo rifiuto del genitore causerà un litigio di notevole portata, che si trascinerà per tutto il quinto anno. 
Sotto il dominio della Umbridge la vita di Melen divenne incredibilmente complicata. La donna era terrorizzata e scandalizzata della presenza di una della sua razza all'interno della scuola e proverà in tutti i modi a trovare un modo di farla espellere. Le serate in punizione di Melen potevano tranquillamente superare quelle di Harry, spinte anche dalla rabbia della professoressa nello scoprire che le cicatrici sparivano nel giro di qualche minute sulla pelle di porcellana della ragazza. Nonostante questo l'influenza di Melen porterà qualche inaspettato arruolamento nell'ES. Alcuni Serpeverde che aveva conosciuto frequentando il cugino trovarono conforto nel vedere una "cattiva" dalla parte dei buoni e parteciparono ben volentieri alle lezioni segrete. La loro presenza farà nascere più complicità tra i diversi membri delle case e dissipare un po' il pregiudizio sulla casa verde-argento. Fù durante le lezioni che tra Melen e Matt Fat nacque una buona amicizia, basata su un patronus comune. Entrambi erano infatti rappresentati da un Thestral, un patronus raro come l'animale rappresentato e che, come appunto un Thestral, solo alcuni potevano vedere. Durante la battaglia del Ministero Melen si dimostrò un temibile avversario anche senza i suoi poteri da vampiro, usando incantesimi avanzati e combinazioni magiche ben superiori a una normale maga della sua età. Sarà proprio qui che, per proteggere il cugino, sua madre perderà la vita. Penelope si frapponerà tra Sirius e l'incantesimo della sorella Bellatrix. Amyas si lancerà con lei nel Velo e entrambi scompariranno, uniti nella morte come lo erano stati in vita. Melen ne uscirà a pezzi. Rimasta orfana rimpiangerà per sempre che le ultime parole dette a suo padre siano state di rabbia. Sirius, il cui nome sarà ripulito dopo la vicenda, e Mirice si trasferiranno nella sua residenza come tutori legali. Il loro supporto aiuterà la ragazza a non cadere in depressione, diventando comunque più schiva e chiusa che non mai. 
Durante il sesto anno la sua ossessione nello scoprire la verità sui suoi poteri la portò a chiedere aiuto a Dumbledore. Il preside si dimostrò disponibile ad aiutarla in ogni modo possibile, ammettendo però la sue lacune in fatto di creature Magiche, specie riservate come la razza dei vampiri. Dumbledore la affiderà quindi ad un'esperta del settore, Aria Zabini. La loro ricerca le porterà a scoprire che la natura dei vampiri sembra legata indissolubilmente con antiche leggende elfiche di creazione, benché nessun mito si rivelerà illuminante. Durante questa collaborazione il sentimento di tenerezza tra le due ragazze diventerà sempre più profondo, trasformandosi ben presto in amore. La passionale storia d'amore delle ragazze verrà brutalmente interrotta quando le due decideranno che l'unico modo per risolvere il mistero sia quello di andare a cercare notizie direttamente alla fonte. Sarà la morte di Dumbledore e la promessa di Melen di impedire a Voldemort di rimpolpare le sue armate con vampiri scontenti chele porterà a compiere il pericoloso viaggio. Melen saluterà i suoi amici appena dopo la fine dell'anno, promettendo loro pieno supporto nella futura battaglia contro i Mangiamorte. Ognuno di loro terrà una delle monete incantate di Hermione sempre con loro, in modo da potere comunicare ovunque tra loro. Il viaggio verso la Russia non sarà semplice, dovendo utilizzare i mezzi dei maghi, ma non potendo chiedere un regolare permesso di viaggio al Ministero senza rivelare la loro posizione e le loro intenzioni. Una volta giunte al castello saranno accolte da Wulfgar, che spiegherà loro la storia di Eru Ilúvatar e di come con le sue prime creazioni, i potenti Ainur creò la melodia del mondo. Uno degli Ainur però cantò in discordanza, creando l'oscurità. Melkor, quello era il suo nome, sarà sconfitto ma essendo pura magia non poteva morire. Così diventò il primo vampiro e dato che il suo corpo mortale avvizziva per via della potenza della sua magia fù costretto a iniziare a cibarsi della linfa vitale delle altre creature, per mantenersi in forze. Passò così di secolo in secolo, senza curarsi della piaga che spargeva dietro di sé. Un giorno però Melkor incontrò una donna umana e se ne innamorò. Ma il suo corpo invecchiava giorno dopo giorno avvicinandosi alla morte, così Melkor la morse e si fece mordere, mischiando le loro linfe, sperando così di renderla immortale. Ma una volta morsa la donna cambiò, diventando selvaggia e guidata dalla sete. Allora Melkor si rese conto di quello che aveva fatto negli anni. Per salvare l'amata divise a metà i loro cuori e li scambiò, così che le loro essenze si mischiarono ed entrambi divennero qualcosa di nuovo. Melkor prese il nome di Juhda e la sua amata di Maria. Insieme iniziarono a ripulire il mondo dai mostri che Juhda aveva creato, rendendoli coscienti di nuovo e controllandoli con i loro poteri. I pureblood sono i discendenti della stirpe pura. Di cui Melen ora faceva parte in quanto sua compagna. Il vampiro accetterà di aiutarla a sbloccare i suoi poteri e di addestrarla, a patto che una volta aiutati i suoi amici lei tornasse da lui per sempre. Nonostante il parere contratio di Aria Melen acceterà l'offerta. 
Con l'aiuto di Wulfgar, Melen sbloccherà poteri e abilità che non aveva mai immaginato di poter usare, fino a quando la sua connessione con la sua parte di vampiro diventerà così completa che la bacchetta smetterà di funzionare, non riconoscendola più come strega. Melen sarà un aiuto formidabile durante la battaglia di Hogwarts, rivelandosi decisiva nell'occuparsi di altre creature magiche, come i giganti e le acromantule. Alla fine della battaglia saluterà per l'ultima volta tutti i suoi amici prima di sparire dalle loro vite per sempre. Aria tenterà di contattarla per anni e anni, fino a quando non deciderà di farsi mordere da un vampiro. Qualche giorno dopo scomparirà nel nulla. 




Ed eccoci con il capitolo su Melen. Anche qui, se avete dubbi o domande chiedete pure. La storia dei vampiri è mooolto liberamente tratta del Silmarillin di Tolkien, che vi consiglio di leggere perchè è davvero bello. Che dire? Spero che il capitolo vi piaccia. Il prossimo sarà su Emily. L'ulitmo, a meno che non abbiate richieste o curiosità su altri personaggi. 
Grazie a tutti :)
Lisa

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