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È cosa nota e universalmente
riconosciuta che due giovani sorelle non vedano l’ora di divertirsi e, un
ballo, presenta sempre l’occasione perfetta.
“Mi presti il tuo nastro blu?” Chiese
Kara Danvers mentre si osservava allo specchio chiedendosi se fosse una buona
idea indossare il blu e il rosso alla festa dagli Olsen.
“Solo se prometti di non lasciarmi
sola con Mr. Maxwell!” La ricattò Alexandra Danvers, la maggiore delle due, con
una smorfia sulle labbra.
“Affare fatto.” Accettò subito la
sorella minore con un sorriso. “Tanto lo avrei fatto lo stesso, non mi piace
quell’uomo, sarà anche un ricco possidente dalla mente brillante, ma non basta
per renderlo degno di fiducia.” Alex le annuì, mentre la aiutava a intrecciare
il nastro nei capelli color del grano maturo.
“Credi che verrà anche la nuova
affittuaria di Netherfield Park?” Chiese. Malgrado non fosse usa agli
eccitamenti giovanili Alex era curiosa e intelligente e consapevole dell’eccezionalità
di avere una vicina tanto ricca, quanto si diceva fosse la nuova arrivata.
“L’invito è stato mandato, così mi ha
detto Winn. Miss Sawyer
verrà di sicuro.” Le rispose Kara, gli occhi che brillavano. “Mi piacciono i
balli!” Affermò poi e Alex scosse la testa lasciandosi sfuggire un sorriso
divertito.
“Vedi di non dimenticare la promessa
e di non passare il tuo tempo a ballare con Winn,
James o qualunque altro ragazzo ti inviti!” Le disse tentando si assumere una
faccia minacciosa.
“Conta su di me.” Rispose, allora,
Kara annuendo, soddisfatta nel vedere l’effetto che faceva il nastro blu scuro
tra i suoi capelli raccolti in due trecce a loro volta fissate alla testa. “Tu
non indosserai quello, vero?” Chiese lanciando uno sguardo alla mise della
sorella che, come al solito, indossava pantaloni neri e giacca altrettanto
nera. Abiti poco adatti a una signorina in cerca di marito e infatti, Alex,
diceva spesso che non cercava un marito, ma qualcuno con cui condividere la
vita alla pari.
“Sì, indosserò questi abiti.”
Confermò e a Kara non rimase che stringersi nelle spalle, conosceva troppo bene
la sorella maggiore per non sapere che era inutile discutere con lei su quel
punto.
“Andrai vestita così?” Chiese con
voce divertita Lena Luthor fissando la sua amica in
abiti maschili, appena ingentiliti da un taglio femminile.
“Sì.” Confermò la donna lanciando a
lei uno sguardo critico. “Non ho certo voglia di infilarmi in uno degli abiti
che indossi tu.” Lena non si fece intimidire, conscia che la sua figura non aveva
niente che non andasse e che l’abito verde che aveva scelto faceva risaltare il
pallore della sua pelle e il corvino dei suoi capelli.
“Tua madre verrà?” Chiese poi Maggie Sawyer con appena un cenno di smorfia sulle labbra.
“Non lo so, quando ha ricevuto
l’estensione del tuo invito, questa mattina, lo ha definito un ballo volgare e
da popolani, ma immagino non possa esimersi dal presentarsi al vicinato e non
vuole offendere te, nostra gentile ospite.” I suoi occhi brillarono d’ironia e
Maggie incrociò le braccia.
“E tu potrai esimerti dal danzare?”
Le chiese, consapevole di punzecchiarla.
“Danzerò se troverò il compagno
giusto.” Rispose Lena alzando un sopracciglio e sfidandola a ribattere a
quello.
“Come vuoi.” Si arrese Maggie
divertita. “Mi chiedo, solo, se questo gentiluomo esista…” Aggiunse però. Non
ottenne risposte se non un altro pungente sguardo dall’amica, rise divertita e
rinunciò alla discussione, coscia che non avrebbe ottenuto niente di più da
Lena.
***
La stanza era gremita di persone, la musica
risuonava tra le risate e le chiacchiere. L’intero vicinato era racchiuso in
quelle due stanze. James Olsen, ospite della serata, accoglieva i nuovi
arrivati con sorrisi e incoraggiamenti a unirsi alle danze. Kara si guardò
attorno con gli occhi che brillavano: oh sì, adorava i balli! Salutò l’amico di
vecchia data, ma prima che potesse decidere se gettarsi sul tavolo con il cibo
o sulla pista da ballo fu raggiunta da Winn, il suo
migliore amico.
“Hai saputo?” Chiese elettrizzato.
“Cosa?” Domandò confusa.
“Miss Sawyer
non è venuta sola a Netherfield!” La aggiornò il giovane.
“Ah no?” Non che non fosse eccitante
avere nuovi vicini, ma era più interessata agli involtino di carne sul tavolo.
“I Luthor!”
Disse allora Winn e la sua attenzione tornò
interamente sull’amico.
“Davvero?”
“Oh, sì! Dopo lo scandalo dell’erede
devono aver deciso di cambiare aria, lasciare Londra e venire qua.”
“Ne sei sicuro?”
“Assolutamente, io e James siamo
andati in visita da miss Sawyer questa mattina e
James ha esteso l’invito anche a loro.”
“Quindi verranno?” Il ragazzo fece un
grande sorriso mentre le indicava di voltarsi. Kara obbedì e si ritrovò a
incrociare occhi cristallini. Sussultò e arrossì mentre la donna distoglieva lo
sguardo per appuntarlo su James.
“Vieni, ti presento!” Winn l’afferrò per il gomito e la tirò verso i nuovi
arrivati. Erano tre donne, la prima bionda, dall’aspetto altezzoso e rigido,
doveva essere Ms. Luthor. Dietro di lei, altrettanto
elegante, dai capelli corvini e, li aveva visti, gli occhi chiarissimi, vi era
miss Luthor al cui fianco vi era una ragazza dal
sorriso contagioso, i modi molto più sciolti e morbidi che doveva essere miss Sawyer.
“Alex!” Disse Kara afferrando la
giovane nel passarle accanto e trascinandola con sé. Non voleva essere
presentata da sola!
“Signore.” Winn
si inchinò attirando la loro attenzione.
“Mr. Schott.”
Lo salutò miss Sawyer con un ampio sorriso.
“Volevo presentarvi le signorine
Danvers.” Disse allora il ragazzo. Kara vide Maggie passare lo sguardo su di
lei e poi soffermarlo su Alex, le sue palpebre sbatterono.
“È un piacere incontrarvi.” Assicurò,
ma, malgrado parlasse al plurale, i suoi occhi erano fissi su Alex. Kara
perplessa distolse lo sguardo e si ritrovò a guardare di nuovo negli occhi
chiarissimi di miss Luthor.
“Ehm…” Le parole sfuggirono dalla sua
mente mentre quello sguardo la catturava. Le labbra della donna si piegarono in
un piccolo sorriso mentre nei suoi occhi vi era della… sorpresa? Kara non ne
era sicura. All’improvviso ebbe l’impressione che una vita intera non sarebbe
bastata per imparare a leggere quello sguardo.
“Kara, Alex!” Intervenne James
facendosi avanti con un sorriso. L’incantesimo fu spezzato, la giovane Luthor distolse lo sguardo e lei fu richiamata lontano.
“Miss Kara, stavo cercando vostra
sorella, non riesco a trovarla.” Mr. Maxwell si guardava attorno con aria
infastidita e Kara sorrise, Alex stava parlando con Maggie Sawyer
e non sembrava intenzionata a smettere, pochi istanti prima le aveva viste allontanarsi
nel giardino.
“Mi dispiace, ma non posso aiutarvi.”
Le dispose lei con una certa soddisfazione. L’uomo le fece un brusco cenno con
la testa e si allontanò, poi Kara fu guidata sulla pista da ballo da Winn.
Finita la danza, con un sbuffo per i
tanti salti, si allontanò dalla musica e raggiunse l’ampio balcone che dava sui
giardini. Non vi era nessuno lì fuori e lei si appoggiò alla balaustra
osservando il cielo notturno. Era senza dubbio una bellissima serata e le
stelle brillavano nel cielo privo di Luna.
“Vi siete già stancata di ballare?”
Quella voce la sorprese, voltandosi si ritrovò davanti Lena Luthor.
“Oh… miss Luthor…”
Disse, inchinando appena la testa e venendo subito imitata. “Non sono stanca,
ma mi piace il cielo notturno.” La donna le si affiancò, osservando in silenzio
il cielo.
“Vi è del mistero in esso… mi sembra
un luogo spaventoso e freddo.” Decretò la donna e Kara inarcò un sopracciglio.
“No.” Dichiarò, secca, e Lena si
voltò a guardarla, uno sguardo divertito negli occhi, un sorriso sarcastico
sulle labbra.
“No?” Chiese con evidente ironia.
“Il cielo stellato fa sognare, ci
ricorda che non siamo soli al mondo e poco importa dove siamo, su di noi ci
sarà sempre lo stesso cielo. È rassicurante.” Affermò decisa Kara e vide gli
occhi di Lena brillare divertiti.
“Poetico.” Mormorò la donna gli occhi
che catturavano i suoi. Kara si rese conto che vi erano sfumature verdi in
essi, non credeva di aver mai visto nulla di così… bello.
“Lena.” La ragazza distolse lo
sguardo da lei e guardò verso la madre che la fissava dall’interno del salone
da ballo.
“Sì, madre.” Le rispose la giovane Luthor, abbassò il capo verso Kara e poi si allontanò. La
minore della Danvers la guardò andare via chiedendosi se la donna le piacesse o
no, l’aveva infastidita il modo in cui aveva canzonato la sua opinione, ma al
contempo anche solo quel breve scambio le aveva dato sensazioni che prima non
aveva mai provato. Corrugò la fronte e rientrò nella stanza cercando Winn. Il ragazzo la vide e le fece un cenno deciso perché
la raggiungesse.
“Guarda cos’abbiamo qui.” Le disse,
non appena lei lo raggiunse, un ampio sorriso sulle labbra. Scostò le grandi
tende che nascondevano la finestra e la fece passare. Due figure erano ben
visibili alla luce delle torce, mentre passeggiavano nel giardino. “Sono lì
fuori da un secolo.” Precisò e Kara sorrise nel vedere Alex con miss Sawyer. Aveva subito colto l’interesse di Maggie ed era
felice che fosse reciproco. Era bello che Alex avesse trovato un’amica, non era
una persona che si concedesse facilmente.
“Cos’avevate da dirvi, tu e quella
Danvers, là fuori?” La voce di Lilian Luthor li
sorprese entrambi, Kara fu sul punto di spostare la tenda per manifestarsi, ma Winn la bloccò, curioso.
“Miss Danvers non ha detto nulla che
valga la pena di essere ripetuto. Questo è un ballo di zotici provinciali, come
hai asserito tu stessa questa mattina, e le conversazioni vi si adattano a
meraviglia, come i partecipanti.” Le parole pronunciate con tanta freddezza da
Lena Luthor ferirono Kara che abbassò il capo e
arrossì. Winn fece una smorfia.
“Non le ascoltare, sono solo
arroganti snob.” Cercò di consolarla il ragazzo.
“Non mi importa di quello che dice su
di me, ma mi offende il modo in cui ha trattato tutti noi.” Winn
si strinse nelle spalle e Kara uscì da dietro alle tende. Le Luthor erano lontane ora, ma lei non guardò più verso di
esse. Forse avrebbe potuto perdonare l’orgoglio di Lena se non avesse
mortificato il suo.
Tese la mano a James per un ballo e
cercò di divertirsi. Dopo tutto non avrebbe permesso che un simile incidente le
rovinasse la serata.
Note: Ci
risiamo! Una nuova long per voi, questa volta un’AU direttamente dal mondo di
Jane Austen, come avrete intuito dal titolo.
Chi conosce
il noto romanzo riconoscerà nella storia molto di esso, in pratica l’intera
ossatura, spero però che la trama saprà comunque catturarvi, non ho fatto un
copia incolla cambiando solo i nomi! ;-) Vi sono differenze e, come avrete
notato dal rating, non tanto piccole.
I romanzi
della Austen sono ambientati nei primi
dell’ottocento, malgrado io ne abbia rispettato le regole generali troverete
anche nette discrepanze, come abiti molto più colorati e donne molto più…
decise. Altra differenza abissale: l’amore tra fanciulle non è comune, ma
neppure impossibile o discriminato… insomma, non fatemi le pulci, questo è un
Universo Alternativo! ;-)
Spero che il
prologo vi abbia intrigato: Kara e Lena si sono conosciute, così come Maggie e
Alex… Le scintille solo volate, ma non tutte positive… Kara ha sentito un
commento che forse non avrebbe dovuto udire, cosa succederà, ora?
La storia è
completa quindi, come per l’ultima volta, dipende tutto da voi, fatemi sapere
che vi interessa il capitolo successivo e io lo posterò al più presto. J
Lo sapete che
mi rende felice postare ogni giorno grazie al vostro entusiasmo (che spero di
meritare anche in questa storia!), quindi… obbligatemici!
“Maggie mi ha invitato a vedere le
sue armi da fuoco.” Alex entrò nella stanza agitando una lettera e Kara si
rigirò nel letto nascondendo la testa sotto al cuscino. “Kara! Svegliati!” La
ragazza aprì la tende permettendo al Sole di entrare e facendo fare un verso
strozzato alla sorella minore.
“Perché tutto questo entusiasmo? Hai
già i tuoi di moschetti.” Si arrese Kara sbuffando e aprendo piano gli occhi.
“E allora? Ha ricevuto uno Springfield[1]
dall’America, devo assolutamente provarlo.”
“Se ti rende felice sparare con un
fucile, vai.” Kara non capiva la passione della sorella per le armi da fuoco,
lei preferiva di gran lunga occupare il suo tempo con una passeggiata nei
giardini, la lettura di un buon libro e, soprattutto, la scrittura.
“Vieni con me.”
“Non ci penso neppure.” La risposta
secca sorprese Alex che la guardò stupita e lei dovette spiegarsi. “Non vorrei
incontrare Lena Luthor e ammorbarla con le mie
conversazioni da zotica.” Disse con tono ancora offeso e Alex fece una smorfia.
“Mi spiace che abbia detto quelle
cose su di te, ma Maggie è diversa e ti piacerà, vorrei che la conoscessi.”
“Sono sicura che passerete un ottimo
momento assieme, io, però, non vengo. Starò qui, buona a scrivere un articolo
per il giornale, sperando che Mr. Snapper non decida
di usarlo per impacchettare i tortini di sua madre come l’ultima volta…”
“Ma…”
“Davvero, sarò grandemente più felice
se non incontrassi mai più miss Luthor.” Alex si
arrese stringendosi nelle spalle.
Poco dopo Kara la osservò mentre si
allontanava a cavallo diretta verso la tenuta di Netherfield,
la più elegante e ricca dell’intera regione. Alzò gli occhi verso il cielo
chiedendosi oziosamente come sarebbe stato poter volare, poi sospirò conscia
che non lo avrebbe mai saputo e si recò al suo scrittoio dove iniziò a comporre
un articolo sulla ballo della sera precedente.
Mangiò assieme ai suoi genitori,
chiacchierando sugli avvenimenti della serata dagli Olsen
e chiedendo loro un’opinione sulla prima stesura dell’articolo. Prima che
potesse congedarsi arrivò un messaggero con una lettera.
“Non preoccupatevi, sto bene, ma sono stata accidentalmente ferita mentre
testavo uno degli antichi moschetti di miss Sawyer.
Il medico è già stato chiamato, ma mi sento terribilmente in colpa nel gravare
su di loro. Ti sarei grata, Kara, se venissi quanto prima alleviando il peso che
la mia presenza qui comporta”.
Era firmato Alex e mise sottosopra
Kara. Cosa significava che era rimasta ferita? Com’era possibile? Alex era una
maestra con le armi! Corse di sopra e dopo aver afferrato un cappellino e il
suo scialle rosso che si drappeggiò sulle spalle, raggiunse le stalle e partì
alla volta di Netherfield Park.
L’agitazione la pervadeva e attraversò
l’umido paesaggio primaverile senza neppure vederlo. Che il messaggio fosse
stato scritto dal pugno sicuro di Alex avrebbe dovuto rassicurarla, ma non era di
certo sicura che la giovane non fingesse di stare meglio di quello che era in
realtà.
Quando giunse, finalmente, in vista
della bellissima tenuta scese da cavallo e senza badare all’etichetta si fiondò
nell’elegante salotto, a corto di fiato, le guance rosse per lo sforzo, il
cappello dimenticato sulla schiena. Si rese conto di aver fatto un’entrata
eccesiva quando le due Luthor, le uniche presenti
nella stanza, la guardarono con occhi stupiti.
Arrossì ancora di più nel vedere il
viso di Lena abbozzare un sorriso, mentre sul volto di Lilian appariva un’aria
scandalizzata. Ecco, ora avevano davanti una vera zotica. Drizzò la schiena e
si sistemò meglio lo scialle sulle spalle.
“Ms. Luthor,
miss Luthor.” Disse chinando la testa e facendo una
piccola riverenza. “Vorrei vedere mia sorella.”
“Miss Danvers.”
La salutò Lena Luthor, mentre sua madre faceva appena
un cenno per poi abbassare la testa e tornare alla sua lettera. “Maggie le sta
facendo compagnia, è terribilmente dispiaciuta per l’incidente.” Nel dirlo le
indicò la porta e poi la guidò in silenzio attraverso due saloni fino a delle
scale e poi alle stanze del piano superiore. Kara sentì subito la risata di
Alex e si rilassò.
“Eccoci arrivate.” La donna le indicò
la porta e le lanciò uno dei suoi sguardi enigmatici prima di dire: “Sono
contenta che Maggie e vostra sorella abbiano un’intesa così… forte.” Kara
sbatté le palpebre e poi annuì.
“Alex non ha molte amiche sarebbe
bello se tra di esse ci fosse anche miss Sawyer.”
Vide la donna corrugare la fronte, ma prima che potesse interpretare meglio la
sua espressione la porta si aprì e la padrona di casa sorrise nel vederla.
“Miss Kara. Ho scommesso con Alex che
non sareste arrivata prima del the delle cinque, ora le devo una bottiglia di
scotch.” Maggie Sawyer sorrise lanciando uno sguardo
all’interno della stanza, dove Alex stava aspettando.
“Credevo che scommettere che quel
moschetto sparasse ancora ti avesse insegnato che è meglio smettere con queste
sciocche sfide.” Lena alzò un sopracciglio e Maggie la guardò perplessa, come
se il tono della donna nascondesse qualcosa di più. Kara osservò le due donne,
ma non aggiunse nulla, invece, al cenno di Maggie, entrò nella stanza e lì fu
lasciata sola con Alex.
La maggiore delle Danvers
era sdraiata a letto, ma l’accolse con un sorriso.
“Non fare quella faccia, Kara, è solo
una piccola ferita.” Sollevò il lenzuolo e le mostrò il fianco bendato. “Maggie
era sicura che quell’archibugio potesse ancora sparare io no, abbia scommesso e
ho vinto.” Fece un sorriso soddisfatto.
“Non dovrebbe divertirti tanto la
cosa! Come ti sei fatta male, esattamente?” Alex si strinse nelle spalle.
“Abbiamo preso le nostre precauzioni,
ma quel moschetto non sparava dai tempi della battaglia di Nieuwpoort[2]
e quando è esploso i frammenti solo volati ovunque. Eravamo nascoste dietro un
paio di casse, ma una scheggia mi ha trovato…” Questa volta fece una smorfia.
“Hanno chiamato il medico e Maggie si è rifiutata categoricamente di far
mandare il conto a casa, sono terribilmente mortificata per questo e per il
fatto che il dottor Reese mi ha ordinato di non viaggiare per almeno tre o
quattro giorni.”
“Quindi dovrai rimanere qua?”
“Sì, ti sarei grata se rimanessi
anche tu, preferisco di gran lunga non incomodare ulteriormente Maggie.” Kara
annuì comprendendo perfettamente l’imbarazzo della sorella.
“Comunque, se la cosa può esserti di
conforto, miss Sawyer sembra estremamente felice di
averti qui.”
“Dici davvero?” Le chiese Alex e nei
suoi occhi brillò la gioia.
“Sì, non c’è dubbio. Miss Luthor invece…” Fece una smorfia e Alex sospirò.
“Non ti piace proprio? Eppure sei
incline a farti piacere sempre tutti.”
“Ebbene, lei no.” Concluse Kara con
tono definitivo, sorprendendo, ancora una volta la sorella.
Dopo aver portato la cena ad Alex,
Kara, scese per mangiare assieme ai loro ospiti. Lanciò uno sguardo allo
specchio sperando che il suo aspetto non fosse troppo trasandato, rifece le
trecce e, quando si considerò presentabile, scese nella sala da pranzo.
Maggie era sorridente e allegra, le
chiese di Alex, malgrado avesse passato con lei la maggior parte del pomeriggio,
e poi la intrattenne con aneddoti e curiosità. Miss Luthor
sembrava pensierosa, mentre Ms. Luthor addusse un mal
di testa e non si presentò. Dopo cena Maggie le obbligò a giocare a carte con
lei.
“Dunque, miss Kara, Alex mi ha detto
che siete una scrittrice.” Intavolò la discussione Maggie mentre distribuiva le
carte.
“Oh… non una vera scrittrice… mando
qualche pezzo al giornale dell’Hertfordshire e Mr. Snapper ogni tanto li pubblica.” Spiegò, arrossendo appena,
conscia di avere lo sguardo di Lena Luthor fisso su
di lei.
“Una giornalista, dunque? Non è un
lavoro tipico di una giovane nella vostra posizione.” Commentò infatti la
donna.
“Come ho detto, scrivo soltanto per
il piacere e sono pochi gli articoli che arrivano alla pubblicazione.” Disse,
secca. Maggie passò lo sguardo da lei a Lena e poi intervenne.
“Alex mi ha detto che sei molto
brava, mi farebbe piacere leggere uno dei tuoi scritti.” Kara si strinse nelle
spalle.
“Non credo sia nulla di interessante
o…”
“Ne avete uno qui?” La interruppe
Lena, Kara si voltò a guardarla e si ritrovò i due lucenti occhi della donna
che la fissavano, vi lesse una sfida e sentì il suo orgoglio tirato in causa,
di nuovo.
“Molto bene.” Affermò lapidaria. Si
alzò e raggiunse la piccola sacca con cui era giunta a Netherfield
quel primo pomeriggio, all’interno, come sempre, vi era il suo blocco di
appunti. Lo prese e tornò al tavolo, Lena non aveva distolto lo sguardo da lei.
Si sedette e sfogliò le pagine fino a
trovare la stesura quasi definitiva dell’articolo sulla festa degli Olsen. Alzò la testa e ricevette l’assenso di Maggie,
allora lo lesse. Quando ebbe finito rialzò lo sguardo che, traditore, si posò
su Lena. Negli occhi della donna vi era un brillio che non comprese, sulle
labbra un sorriso, che forse, per una volta, non conteneva sarcasmo.
“Siete dotata per le parole.”
Commentò la donna poi abbassò gli occhi sulle sue carte e Kara sentì un moto d’orgoglio
e al contempo di vittoria: se aveva creduto di umiliarla aveva fallito.
Era pomeriggio inoltrato, dopo tre
giorni passati a Netherfield Park, Kara, ne aveva
appreso i ritmi e se, spesso, riusciva a sottrarvisi rimanendo nella stanza di
sua sorella, succedeva, come in quell’occasione, che dovesse condividere con i
suoi ospiti del tempo. In questo particolare caso, Maggie stava ripulendo una
delle sue vecchie armi, la sua era senza dubbio una grande passione, mentre
miss Luthor era allo scrittoio intenta ad occuparsi
degli affari della famiglia, era lei infatti ad aver ottenuto il controllo di
tutte le proprietà ora che il fratello era stato coinvolto nello scandalo che
lo aveva rovinato.
Per sua fortuna Ms. Luthor non era presente, Kara la incontrava molto
raramente, la donna sembrava comparire e scomparire in maniera irregolare, ma
sempre pronta a fare qualche commento acido. Quando la madre era presente Lena
diventava improvvisamente silenziosa e ancora più indecifrabile del solito, mentre
altrimenti passava il suo tempo a provocarla con ogni sorta di pretesto.
A quel pensiero Kara spezzò il
pennino e fece una smorfia, quando alzò la testa Lena la stava guardando, ed
eccolo quello sguardo divertito e quel sorriso che la infastidiva così tanto.
“Non vi facevo così forte, miss
Kara.” Disse e Maggie alzò la testa cercando il motivo di tale osservazione.
Kara non la degnò di una risposta invece prese un temperino intenzionata a
rifare la punta. “Dovreste provare uno dei miei pennini in metallo.” Propose la
giovane Luthor e Kara strinse il pugno intorno alla
sua semplice penna.
“Sono sicura di potermela cavare da
sola. Grazie miss Luthor.”
“Lena, per favore.” Era la terza o
quarta volta che le chiedeva di chiamarla per nome, ma Kara non voleva di certo
darle il piacere di avere un altro motivo per irriderla. “Sarebbe un piacere
per me regalarvene una.” Aggiunse e Maggie fissò l’amica con aria perplessa.
“Siete troppo generosa, miss Luthor, devo rifiutare.” Ebbe la soddisfazione di vedere le
labbra della donna arricciarsi per un istante infastidite e sorrise. “Ne avrete
bisogno con tutto il lavoro che fate.” Commentò e la donna abbassò il capo
senza aggiungere altro. Kara si sentì immediatamente colpevole, punzecchiarla
sul fratello e sul fatto che dovesse fare lei il suo lavoro, non era stato
corretto e per quanto la donna le stesse antipatica non era nel suo carattere
ferire gli altri. “Deve essere difficile… e dovete andarne molto fiera.”
Aggiunse e vide Lena alzare gli occhi e guardarla, stupita.
“Sì.” Mormorò.
Kara sbatté gli occhi sorpresa nel
vedere l’espressione di lei addolcirsi mentre sulle labbra appariva un sorriso.
Aprì la bocca cercando qualcosa da dire quando dalla porta entrò Lilian Luthor. Il viso di Lena si chiuse in un’espressione seria e
la ragazza abbassò il volto tornando a lavorare sulla sua corrispondenza.
“Dovremmo fare qualcosa per
festeggiare la vostra guarigione.” Affermò Maggie con un ampio sorriso sulle
labbra nel vedere Alex finalmente in piedi, muoversi con tranquillità, mentre
passeggiava al braccio di Kara nei bei giardini di Netherfield.
“Oh, no, avete già fatto tanto per
me.” La fermò Alex, gli occhi che cercavano la donna e un sorriso felice sulle
labbra.
“Insisto…” La ragazza sembrò
riflettere e poi annuì decisa: “Un ballo. Dopo tutto ci siamo incontrate a un
ballo! Mi sembra giusto festeggiare la vostra guarigione con un evento simile.”
“Un ballo?” Chiese perplessa Lena,
che camminava poco lontano da loro, il lungo abito scuro che scivolava elegante
dietro di lei accarezzando la delicata erba primaverile.
“Sì. Tua madre non ne sarà contenta.”
Lena sembrò valutare la cosa poi annuì.
“Mi sembra giusto, dopo tutto Longbourn ci ha accolto con un ballo, ricambiare il favore
è quasi un obbligo.”
“No, davvero, non dovete…” Cercò di
insistere Alex, ma Maggie non volle sentir ragioni.
“La data sarà fissata nel momento in
cui mi assicurerete che potrete ballare.” Affermò guardando Alex dritto negli
occhi. “Perché, sì, miss Danvers, io e te balleremo
assieme.” Alex arrossì e Kara rise.
“Se riuscirete a farla ballare allora
dovreste meritare un premio.”
“Con Lena ho sempre perso, ma questa
volta non mi lascerò battere.” Maggie aveva un ampio sorriso sulle labbra e
Alex fece un piccolo cenno con la testa, ma Kara non le osservava, invece aveva
posato lo sguardo su Lena che senza fare commenti continuava a camminare al
loro fianco in silenzio, sembrava persa tra i pensieri.
“Dunque non ballate?” Chiese e Lena
si voltò a fissarla quasi sorpresa che le parlasse per prima.
“Ballo, ma non con chiunque.” Rispose
lei e la guardò in quel suo modo speciale che rendeva Kara estremamente
sensibile al colore dei suoi occhi, come se all’improvviso fossero vicinissime
e lei potesse notarne ogni più piccola sfumatura.
“Non vi ho visto ballare alla festa
degli Olsen.” Rimarcò Kara cercando di sottrarsi a
quello sguardo.
“No, infatti.”
“Danzerete al ballo di miss Sawyer?” Chiese e vide la donna indugiare, cosa che
succedeva raramente.
“Se sarete voi la mia compagna.”
Disse a voce abbastanza alta da attirare l’attenzione anche di Maggie e Alex,
intente a discutere tra di loro fino a un istante prima. Kara arrossì, distolse
lo sguardo e si chiese come potesse rifiutare senza apparire scortese. I
secondi scivolavano, Lena aspettava una risposta e così Maggie e sua sorella.
“Non so se sono all’altezza del…”
Iniziò.
“Lo siete.” Rispose decisa la giovane
Luthor e allora lei piegò il capo e annuì.
I discorsi di Maggie e Alex
ripresero, Lena tornò a passeggiare in silenzio e Kara cercò di fare del suo
meglio per partecipare, ma non riusciva a non pensare al fatto che presto
avrebbe dovuto ballare con Lena Luthor.
Note: Kara non sembra
intenzionata a dare a Lena l’occasione di redimersi per le parole dette al
ballo… cosa passerà nella testa della Luthor? Sarà
come dice Kara? La vuole solo sfidare e punzecchiare, persino con quest’ultimo
invito a danzare? Oppure c’è qualcosa di più che Kara non vede?
Alex e Maggie: non do loro tanto
spazio, ma vi piacciono? La loro passione per le armi questa volta è stata…
esplosiva! ;-)
Fatemi sapere cosa ne pensate,
nel prologo siamo arrivati a 5 commenti quindi direi che possiamo continuare,
no? Altri 5 e avrete il secondo capitolo!
[1] Lo Springfield
1795 è uno dei primi fucili ed è stato
creato sulla base del moschetto Charleville.
“Un ballo, a Netherfield?”
Winn la camminava accanto, tra le braccia un cesto pieno
di ingranaggi, come al solito stava costruendo qualcosa di bizzarro nella sua
stalla.
“Sì, miss Sawyer
manderà gli inviti non appena Alex starà abbastanza bene da danzare.” Il
ragazzo alzò un sopracciglio perplesso.
“Sono diventate amiche in un attimo,
è folle come voi ragazze facciate amicizia in fretta.” Nel vedere la smorfia di
Kara intuì i suoi pensieri e aggiunse: “O quanto in fretta può nascere, tra voi,
un disamore.”
“Lei è così…” Tentò di spiegare, ma
non riusciva a definire Lena Luthor, la irritava
terribilmente e al contempo la intrigava, non riusciva a capirla o a
incasellarla e questo la infastidiva perché lei era brava nel capire le
persone. “Non lo so, ma preferirei di gran lunga danzare con qualcun altro.”
Sbottò e Winn annuì, compatendo la sua sfortuna,
essere invitati a bruciapelo senza possibilità di sottrarsi era una vera disdetta.
“Potete danzare con me.” La voce di
un uomo colse entrambi alla sprovvista, si voltarono e si ritrovarono a
guardare un giovane uomo, elegantemente vestito, sulle labbra un sorriso
affascinante e negli occhi un brillio seduttore. “Perdonatemi, non volevo
origliare, ma detesto vedere una ragazza danzare con qualcuno che non
apprezza.” Si chinò eseguendo un ampio inchino. “Sono Mike Matthews,
principe di Daxam, potete chiamarmi Mon-El, il mio nome daxamite.”
Sorrise di nuovo e Kara lo imitò divertita.
“Daxam? Mr.
Matthews, non conosco nessun luogo con un simile nome.”
Il ragazzo annuì alle parole di Winn.
“Una piccola regione in India, mio
padre ne è l’illuminato re e io il felice principe. Sono in Inghilterra per
studiare, ma presto tornerò a casa per adempiere ai miei doveri di erede.”
Aveva parlato con tono serio e umile. “E chissà, potrei essere così fortunato
da tornare a casa con una principessa al mio fianco.” A Kara non sfuggì il modo
in cui la guardò dopo quelle parole, mentre gli occhi del ragazzo brillavano.
“Siete appena arrivato nell’Hertfordshire?” Chiese Winn
notando lo sguardo e inarcando un sopracciglio perplesso da tanto diretto
interesse alla sua amica.
“Sì, sono appena sceso dalla
carrozza. Incontrarvi è stato un fortunato caso che, spero, si ripeterà visto
che ho intenzione di soggiornare qui per qualche tempo.”
“Ci incontreremo di sicuro. Qua siamo
tutti conoscenti e amici e sono sicura che sarete presto invitato in uno dei
salotti da noi frequentati.” Rispose, gentile, Kara.
“Aspetterò il momento con trepidazione.”
Le porse la mano e lei, sorpresa, le tesa la sua, l’uomo depose un bacio sulle
sue dita guantate.
“Al nostro prossimo incontro miss…”
Si interruppe, sorpreso, Kara sorrise, nel suo slancio si era dimenticato
qualcosa di fondamentale, non aveva chiesto con chi stava parlando.
“Miss Kara Danvers
e io sono Mr. Winston Schott.” Presentò entrambi Winn, conscio che era nel suo ruolo doverlo fare, non
potendo Kara presentarsi da sola a un uomo, uno sconosciuto per giunta. Il
giovane principe piegò di nuovo il capo e lasciò andare la sua mano, sorrise e
si voltò allontanandosi con passo baldanzoso.
“Sfrontato.” Commentò Winn.
“Simpatico.” Lo corresse però lei e
il ragazzo si strinse nelle spalle. Continuarono il loro giro per il paese e
dimenticarono presto il curioso incontro.
Una settimana dopo però, Kara,
accompagnata da un’Alex ormai quasi completamente guarita, ritrovò il principe
di Daxam nel salotto degli Olsen,
intento a ridere con James riguardo a una notizia uscita sul giornale. Il
giovane fu simpatico come la volta precedente e le dedicò interamente la sua
attenzione tanto che Kara ne fu segretamente lusingata, malgrado non potesse
ammetterlo Alex era stata completamente assorbita dalla sua nuova amicizia con
Maggie e lei si sentiva piuttosto sola, soprattutto negli ultimi giorni in cui Winn e James si erano coalizzati nella creazione di una
brigata di fanteria che avrebbe dovuto difendere l’Hertfordshire
in caso d’invasione francese.
Il giovane, dallo spirito giocoso,
non nascondeva il suo interesse per lei e, malgrado le sembrasse presto per
dirlo, non poteva nascondere a se stessa di trovare la cosa piacevole.
“A piedi?” Chiese il ragazzo
scandalizzato nello scoprire che lei e Alex sarebbero tornate a casa senza
usare il calessino con cui erano arrivate in città quella mattina.
“Sì, Alex deve fare esercizio e a me
piace camminare: passeggiare nella campagna è rilassante.” Affermò lei e il
giovane corrugò la fronte poi sembrò prendere una decisione perché annuì
deciso.
“Allora, permettetemi l’onore di accompagnarvi.”
Kara guardò Alex che non disse nulla lasciando a lei la decisione.
“Sarà un piacere approfittare della
vostra compagnia ancora per un po’.” Accetto, allora lei, e il giovane Mon-El sorrise compiaciuto.
“Dunque siete due sorelle, niente
fratelli?”
“Esatto.” Confermò Kara alla domanda
del principe.
“Vostro padre è un uomo fortunato,
non conosco vostra madre, ma, vedendo voi, posso dedurre che Mr. Danvers è circondato da tre magnifiche donne.” Kara arrossì
un poco al complimento e Alex inarcò un sopracciglio.
“Cosa studiate a Londra, Mr. Matthews?” Chiese attirando lo sguardo dell’uomo che
sembrava guardare solo Kara.
“Legge, per la maggior parte.”
Rispose vago.
“Cosa ne pensate della schiavitù?” Lo
interrogò ancora Alex, Kara incuriosita guardò il giovane che si strinse nelle
spalle.
“Una delle cose che non apprezzo
nella politica di mio padre, ma che cambierò quando sarò re.”
“Dunque a Daxam
vi è la schiavitù? Eppure vostro padre è inglese.” Il ragazzo annuì, il volto
serio.
“A volte i genitori sbagliano.” Kara
annuì, colpita dalla profondità del suo sguardo, ora sembrava meno un giovane
spensierato e più una persona seria. “Mio padre si è fatto influenzare dalla
cultura locale, ma mi ha mandato qui proprio per apprendere i veri valori
inglesi e farò del mio meglio per migliorare il mio regno.”
“Questo è ammirevole.” Il ragazzo
sorrise e piegò il capo verso Kara, mentre Alex faceva una faccia perplessa.
“Vorrei sapere perché…” Si interruppe
perché una voce lontana aveva urlato il suo nome. Quando una figura a cavallo
comparve dal boschetto che costeggiavano, sul volto di Alex apparve un ampio
sorriso. “Maggie!” Disse subito e la ragazza li raggiunse per poi fermare il
cavallo che aveva lanciato al piccolo trotto e scendere di slancio.
“Miss Danvers,
non dovresti andartene in giro per la campagna, sei stata colpita da…” I suoi
occhi si erano mossi e si erano posati sull’uomo che le accompagnava. La sua
voce si spense e il suo sguardo si chiuse.
“Mr. Matthews.”
Disse senza abbassare il capo in segno di rispettoso saluto, ma fissandolo
dritto negli occhi.
“Miss Sawyer.”
Salutò lui, più cortese, sia Kara che Alex guardarono perplesse la donna che
invece si voltò turbata. Capirono cosa stesse cercando con lo sguardo quando
miss Luthor comparve a sua volta a cavallo di un
elegante purosangue nero. Gli occhi della donna passarono su di Kara poi si
fissarono su Mon-El.
Lena non si avvicinò neppure, fece un
cenno con la testa a lei poi spronò il cavallo verso la strada.
“Siamo di fretta oggi.” Cercò di
scusarsi Maggie, poi guardò Alex senza sapere cosa aggiungere. “Vedo che stai
decisamente meglio, mi fa piacere.” Affermò, con un piccolo sorriso.
“Ti ringrazio.”
“Manderò gli inviti per il ballo
allora.”
“Un ballo? Adoro i balli.” Maggie
alzò lo sguardo sul principe di Daxam che sorresse il
suo quasi con sfida. La donna osservò Kara e Alex che aspettavano la sua
risposta a un simile evidente suggerimento.
“Sarò felice di vedere entrambe e se
il vostro accompagnatore vorrà venire...” Detto questo fece un cenno di saluto
e risalì in sella per poi spronare il cavallo verso la direzione presa da Lena.
“Mi pare di intuire che non siete in
buoni rapporti con i Luthor.” Affermò subito Alex,
senza girare attorno alla questione. Il principe sospirò platealmente.
“Non mi piace sparlare di un’intera
famiglia, ma si da il caso che conoscessi molto bene Lex,
era un fratello per me e il suo tradimento mi ha spezzato il cuore. La sua
famiglia incolpa me di averlo traviato, ma io ho sempre e solo cercato di
moderare la sua…” Cercò la parola, senza riuscire a trovarla.
“Crudeltà?” Lo aiutò Alex e Kara
osservò il modo in cui il viso del giovane si rabbuiò, ma poi il ragazzo annuì.
“Ms. Luthor
è una donna intelligente e sommamente pericolosa, la sorella di Lex, Lena… beh sono fatti tutti della stessa pasta, ora lo
so. Ho cercato di avvisare miss Sawyer di non portare
troppa amicizia a quella giovane ragazza, ma lei non mi ha ascoltato,
purtroppo.” Sospirò e poi fece un piccolo sorriso. “Perdonatemi, sono questioni
di cui non amo parlare, ma non ho nulla da nascondere e sarà un piacere per me
accompagnarvi alla festa.” Sorrise di nuovo e poi portò la conversazione verso
temi meno privati.
Kara lo osservò mentre chiacchierava,
quello che aveva detto pesava nella sua mente. Lena Luthor
era davvero della stessa pasta del fratello? Non la conosceva da molto, ma per
quanto la irritasse non le sembrava avesse mai mostrato un animo crudele.
Eppure quel giovane era chiaramente sincero e lei non poteva immaginare che
potesse mentire, deliberatamente, su di un simile argomento.
***
“La smetti di torturati su quella
questione?” Alex guardò la sorella esasperata.
“Ha portato grave accuse, devo sapere
se sono vere.” Affermò Kara e la ragazza alzò gli occhi al cielo.
“A parlare è il tuo istinto da giornalista.”
“Non ti infastidisce che la tua nuova
amica potrebbe essere vittima della crudeltà e dei raggiri dei Luthor?”
“Mi fido del giudizio di Maggie.”
Rispose Alex chiudendo il discorso, a lei Mon-El non
piaceva e non si fidava delle sue affermazioni, ma Kara, invece, tendeva a
dargli credito a causa del suo essere, istintivamente, incapace di vedere il
male nelle persone, Lena Luthor unica eccezione
rilevante.
“Dovresti parlargliene.”
“No, non la interrogherò sulle sue
amicizie, mi ha detto più volte quanto ammiri Lena per come sia riuscita a
salvare gli affari della famiglia malgrado ciò che suo fratello ha fatto.”
“Potrebbe sbagliarsi…”
“Oppure il principino che ti piace
tanto potrebbe mentire.”
“Non credo che possa mentire, al
massimo vi è stato un malinteso.” Alex alzò gli occhi al cielo, a volte
l’estrema bontà di sua sorella era frustrante.
“Senti, scrivi a nostro cugino a
Londra, lui saprà dirti se fidarti o no dei Luthor.”
“Clark?” Chiese lei valutando l’idea.
“Potrebbe essere una buona idea.”
“È una buona idea, su fallo subito e
togliti il pensiero.” La incitò Alex e lei prese calamaio e penna iniziando a
scrivere una lettera per il cugino Kent, si fidava del suo giudizio che
arrivava sempre ponderato e giusto, la sua parola avrebbe messo fine ai suoi
dubbi.
“Come osa farsi vedere in giro?” Lena
andava su e giù per il salotto, ancora in tenuta da cavalcata, i guanti tenuti
strettamente nel pugno, il cappello a cilindro fissato ai capelli e le guance
appena arrossate dal vento o dalla rabbia.
Maggie sfilò la giacca e la gettò sul
divanetto, sedendosi.
“Non pensarci…” Tentò, ma lo sguardo
di fuoco che la donna le rivolse la fece tacere.
“E passeggiava con le Danvers! Sono sicura che ha messo gli occhi su una delle
due.” A quelle parole Maggie fece una smorfia.
“Non credo che Alex sia il suo tipo.”
Affermò sicura. Gli occhi di Lena si fermarono su di lei, questa volta in essi
non vi era rabbia, ma un sussulto di paura. Maggie sbatté le palpebre sorpresa,
ma prima che potesse essere sicura di quello che avesse visto Lena aveva già
distolto lo sguardo e mascherato i suoi sentimenti.
“Non ha importanza, non voglio
vederlo e se la mia strada dovesse incrociarsi ancora con la sua potrei non
essere educata quanto oggi.”
“Posso capire. Avresti dovuto
diffondere la verità su di lui, ora sarebbe…”
“Lo sai che non potevo. Non senza
infangare il mio nome e distruggere il futuro che avevo davanti, per quanto
triste, solitario e vuoto esso mi apparisse. E non posso neppure adesso.” Maggie
sospirò e poi le indicò di sedersi.
“Calmati, Lena, sono sicura che non
rimarrà qua a lungo. Non permettere che il passato e un solo uomo rovinino il
nostro soggiorno in questa tranquilla contea. In particolare ora che tua madre
è partita.” Sorrise e il viso di Lena si rilassò un poco.
“Non ha retto all’idea di un secondo
ballo, questa volta nella casa in cui era ospite.” Commentò e Maggie annuì
soddisfatta.
“Se avessi saputo che sarebbe stato
così facile liberarti di lei avrei organizzato il ballo appena arrivate.”
“Ma poi non avresti avuto la
possibilità di danzare con miss Danvers.” Lena
osservò il viso di Maggie cambiare, mentre i suoi profondi occhi scuri
brillavano un sorriso si aprì sulle sue labbra mettendo in mostra le due
fossette sulle guance.
“Questo è vero.” Ammise la donna e
Lena rise, mostrando la donna rilassata e tranquilla che in pochi conoscevano. “Sarà
un ballo delizioso, non baderò a spese e tutti ci divertiremo, persino tu, che
ballerai con la giovane Kara Danvers.”
A quelle parole Lena inarcò un
sopracciglio, quasi come se fosse sorpresa che lei ricordasse il dettaglio.
“Forse…” Mormorò, ma Maggie fece un
sorriso divertito.
“Una promessa è un debito.” Le
ricordò.
“Forse.” Non cedette lei.
***
“Cara cugina,
La tua lettera mi giunge molto gradita, sono felice di sapere che tutto
va bene e che Alex ha trovato una nuova amica con cui dividere la sua peculiare
passione per le armi da fuoco.
Ti prego di far giungere a lei e ai miei zii tutto il mio affetto.
Riguardo alla tua prima domanda non posso risponderti che con un
avvertimento: i Luthor sono una famiglia pericolosa.
Non posso dire nulla contro Lena Luthor è sempre
stata solo una comparsa nella vita di società qua a Londra, ma so, da fonti
certe, che è una donna estremamente intelligente e di vasta cultura, il modo in
cui ha salvato gli affari della sua famiglia ha stupito molti in senso positivo,
ma rimane una Luthor e ha vissuto nella stessa casa
di Lex. Il loro destino potrebbe essere simile oppure
no. Se vorrai legarti d’amicizia con lei ti prego di fare attenzione.
Del principe di Daxam invece posso dire che è
molto amato in società. Forse troppo.
È stato associato a LexLuthor, ma se n’è distaccato
al momento della sua caduta, forse perché scioccato dalle sue azioni, forse per
non essere invischiato nella sua discesa verso il pubblico disprezzo, il
carcere e la rovina. Ho parlato con lui varie volte e mi è sembrato un giovane
gentile. Non so come mai ha lasciato Londra, ma so che dietro di sé lascia
sempre uno stuolo di cuori infranti, malgrado io non abbia mai sentito nulla di
disonorevole sul suo comportamento, e per questo ti suggerisco di fare
attenzione.
Lois mi prega di salutarti e di rinnovare l’invito, per te e per tua
sorella, a venirci a trovare. La vita a Londra è piena di impegni, ma avervi a
casa sarebbe fonte di immenso piacere per entrambi. Oltretutto al Daily potrebbe esserci un posto che aspetta solo te.
Un saluto e un abbraccio dal tuo devoto cugino.
Clark Kent.”
“Tutto qui? Non mi sembra molto
risolutore…” Alex prese la lettera e la rigirò alla ricerca di qualche altra
frase.
“Lo sai che Clark non ama
spettegolare e neppure portare giudizi senza avere delle prove.” Le ricordò
Kara, ma anche lei era delusa, quello che aveva detto letto non aveva portato
nulla di nuovo a ciò che già sapevano.
“Questa sera al ballo li vedremo
tutti e due e allora, dal modo in cui si comporteranno, sapremo chi è in torto
e chi nella ragione.” Decretò Alex e Kara annuì.
La sera del ballo era finalmente
arrivata e, malgrado fosse felice dell’occasione che avrebbe movimentato Longbourn, provava anche una certa tensione. Avrebbe
danzato con Lena? E Mon-El, si sarebbe fatto avanti
formulando, magari, la volontà di iniziare un corteggiamento ufficiale?
Note: Nuovo capitolo! Aspettavate il ballo, lo so, ma
prima abbiamo dovuto subire l’arrivo di questo nuovo personaggio… come mai tra
lui e Lena c’è un’evidente ostilità? Chi avrà ragione? Si tratta tutto di un
malinteso? E Kara saprà dirimere la questione?
Fatemi sapere cosa ne pensate del principe di Daxam! Ah no… meglio di no, altrimenti mi riempite i
commenti con degli insulti! XD Ditemi cosa pensate dell’intera faccenda. ;-)
Intanto Maggie ha mandato gli inviti e il fatidico giorno
è arrivato, nel prossimo capitolo, senza ulteriori indugi, ci lanceremo nelle
danze. Lena non sembra più così convinta sul suo invito a danzare… cosa dite,
si rimangerà la parola? E Kara, che non sembra aver nessuna voglia di danzare
con lei, cosa s’inventerà?
Infine, il cugino Clark! Vi piace? J
Siete state velocissime a raggiungere i 5 commenti quindi
non ho remore a chiedervene altre 5 per il prossimo capitolo!
Netherfield era bellissima, le luci la
illuminavano attirando l’occhio, mentre la musica risuonava all’interno delle
sue stanze colpendo l’orecchio come un suadente richiamo.
Kara si guardò attorno, suo malgrado
emozionata, non aveva mai partecipato a un ballo tanto sontuoso. Alex accanto a
lei aveva indossato un abito blu, ed era sorprendentemente elegante e bella,
lei al contrario aveva optato per il bianco: un lungo abito bianco che sfiorava
il pavimento salendo fino al collo. Aveva lasciato i capelli ricadere in
ciocche ordinante attorno al suo viso e indossato gli orecchini di sua madre.
Era contenta del suo aspetto, ma al contempo temeva di non essere all’altezza
dell’eleganza generale della sala, vista la semplicità del suo vestito privo di
pizzi, fronzoli o ricami.
“Eccovi.” Le accolse Maggie, Kara la
guardò sorpresa, la donna, come sua sorella, aveva scelto un elegante vestito
lungo, di colore nero che faceva risaltare la sua pelle ambrata. “Sei
bellissima.” Aggiunse, miss Sawyer, guardando Alex. Gli
occhi delle due donne si allacciarono poi Alex abbassò lo sguardo arrossendo un
poco, Kara sbatté le palpebre sorpresa, non aveva mai visto sua sorella
arrossire per un complimento!
“Lo siete tutte e due.” Aggiunse, poi,
la padrona di casa sorridendo anche a lei. “Entrate e divertitevi.” Kara fece
qualche passo avanti, ma vide Maggie posare la mano sul braccio di Alex e sentì
che aggiungeva. “Non appena avrò finito con i miei doveri di ospite ti
raggiungerò e, allora, balleremo.”
Kara si sarebbe voltata a guardarle,
ma qualcosa le suggerì di non farlo, sapeva che avrebbe interrotto un momento
intimo e questa strana consapevolezza la lasciò perplessa, che ci fosse
qualcosa che le sfuggiva in quell’amicizia?
Mise da parte quei pensieri bizzarri
e si guardò attorno. Vi erano quasi tutti i loro vicini e lei si trovò
impegnata a salutare la maggior parte di essi. Alla fine vide James che parlava
fitto con Winn e si avvicinò.
“Avete visto Mon-El?”
Chiese, ormai chiamare il ragazzo con il suo nome daxamite
era diventata un’abitudine.
“Mi ha chiesto di scusarlo con miss Sawyer e con voi. Un improvviso impegno lo ha obbligato a
recarsi a Londra.” Spiegò Winn e Kara fece una smorfia
insoddisfatta, i loro piani per scoprire come stavano davvero le cose erano
appena sfumati.
“Ah sì? Improvviso? Molto comodo,
forse, dopo tutto il ragazzo è un codardo che teme il confronto.” Ipotizzò Alex
e Kara scosse vigorosamente la testa.
“No, è più probabile che sia troppo
educato per rischiare di scatenare una scenata e rovinare la serata a tutti. Io
dico che il suo è stato un gesto da gentiluomo.”
“Lo scuseresti anche se ti rubasse il
naso.” L’accusò Alex, mentre i due giovani le fissavano stupiti.
“Lui è un principe, non ruberebbe mai
il mio naso…” Ritorse in maniera infantile Kara e Alex dovette ridere.
“Come vuoi, ma cerca di goderti la
serata anche se non potrai ballare con il misterioso e affascinante principe di
Daxam.” Al suo tono Kara fece un’altra smorfia, poi i
suoi occhi si bloccarono su una figura appena apparsa nella stanza.
Lena era vestita di bianco, un abito
intarsiato di piccoli ricami d’oro, disegnato con un profondo decolté che
attirava lo sguardo su di una collana in oro e sulla sua pelle bianca e
perfetta della donna. I capelli erano acconciati in maniera diversa dal solito,
Kara l’aveva sempre e solo vista con un severo chignon, ma questa volta erano
morbidamente intrecciati e poi raccolti dietro al suo collo. Splendidi
orecchini oscillavano ad ogni suo movimento, mentre la donna si guardava
attorno fino a incrociare il suo sguardo. Eccoli: quegli occhi che avrebbero
potuto competere con qualsiasi gioiello e uscirne vittoriosi.
Kara distolse lo sguardo, tese la
mano a Winn e lo attirò sulla pista da ballo, conscia
che nessuno ballava ancora, ma temendo di essere invitata dalla ragazza.
Presto il suo esempio fu imitato e si
formò una lunga fila di ballerini, sorridenti e vocianti.
Il ballo era iniziato.
Kara lanciò uno sguardo attorno a sé,
non vedeva più Lena dall’inizio della serata, ma era impossibile non notare
Maggie, sempre intenta a ballare con Alex, le due donne sembravano
profondamente perse, come se non esistesse più nessun altro al mondo, come se
fossero sole, come se… Kara corrugò la fronte a quel pensiero e proprio mentre
stava per dargli forma Maggie prese la mano di Alex e la portò via. Chissà cosa
stava pianificando la donna questa volta. Kara sperò che non fossero convolti
antichi archibugi pronti a esplodere.
Il ballo era quasi finito, molti
ospiti iniziavano a sbadigliare dietro i loro eleganti ventagli e,
probabilmente, presto sarebbero tornati a casa.
“Posso?” Quella voce le diede un
brivido, come succedeva sempre quando la coglieva di sorpresa, come in quel
caso. Si voltò e incontrò lo sguardo indecifrabile di Lena Luthor.
La donna le tendeva la mano in un invito inequivocabile. Le dita di Kara
sfiorarono le sue e lei percepì un secondo brivido, non si erano mai toccate
prima.
I loro occhi si allacciarono per un
istante, ma Kara distolse lo sguardo, avrebbero ballato assieme, ma non le
perdonava di aver allontanato, con il suo atteggiamento, il giovane e simpatico
principe di Daxam, poco importava che i suoi occhi
fossero, indubbiamente, incantevoli e che provasse strane tentazioni al solo
sfiorarsi delle loro dita.
Lena sembrò valutare il suo
atteggiamento, per un lungo istante rimase lì, immobile, tenendo la sua mano
sollevata, aspettando, forse, che lei la guardasse di nuovo. Un piccolo sospiro
indicò che aveva capito che non sarebbe successo.
“Se non desiderate ballare con me, lo
capisco.” Mormorò, sorprendendo Kara, non si era aspettata una simile
rassegnazione in Lena. “Consideratevi libera dalla vostra promessa.” Aggiunse
la donna, ma per qualche ragione non lasciò la sua mano. Kara alzò gli occhi e
non trovò quelli della donna che, singolarmente, aveva lo sguardo basso.
“Ballerei con voi se non foste stata
così ingiusta verso Mon-El.” Lena lasciò la sua mano
come se si fosse bruciata e alzò lo sguardo, questa volta non vi era nulla di
simile alla rassegnazione nei suoi occhi, ma invece in essi brillava la rabbia.
“Non giudicate cose di cui non sapete
nulla.”
“Conosco il principe abbastanza bene
da poter dire che è un uomo onesto.” Sul viso della donna passò un lampo d’ira,
subito sostituito dal sarcasmo.
“Il principe sorride e ci si dimentica
di porgli le domande giuste, di ascoltare per davvero le sue affermazioni.”
Scosse la testa.
“Non…”
“Vi ho visto passeggiare con lui, non
c’è bisogno di essere dei geni per capire che siete voi la sua prossima preda.
Siete caduta vittima del suo fascino e neppure la verità vi salverà.” Kara
sgranò gli occhi e arrossì davanti a un’affermazione così diretta. Tentò di
trovare una risposta adeguata, ma Lena le aveva tolto la capacità di formulare
una frase logica.
“Io… io…” La giovane Luthor scosse di nuovo la testa poi chinò il capo
congedandosi bruscamente. Andò via tenendo la schiena dritta, i pugni stretti
lungo il corpo e incidendo con un passo degno di una marcia militare. Era
furiosa e tutto del suo corpo lo indicava.
Kara distolse lo sguardo e si voltò
appoggiandosi ad un piccolo tavolino e prese un profondo respiro, provava uno
strano senso di malessere, qualcosa che assomigliava molto a del rimorso.
Scosse la testa: no, era sicura di quello che diceva e di certo il modo in cui
Lena l’aveva trattata era inaccettabile, offensivo e degradante, come si
permetteva di darle della sciocca ragazzina che cadeva nella rete di un ragazzo
solo perché era di bell’aspetto e di nobili natali?
“Kara.” Eccolo di nuovo, quel
maledetto brivido. Si voltò rossa in volta, pronta a litigare di nuovo, ma
quando incrociò gli occhi lucidi di Lena tutta la sua bellicosità scomparve.
“Perdonatemi. Miss Danvers…”
“Kara può… può andare bene.” Accettò
senza saperne il motivo se non che, forse, vedere quel piccolo sorriso comparire
sulle labbra di Lena Luthor non fosse affatto una
cosa spiacevole.
“Kara.” Riprese la donna, gli occhi
sempre fissi su di lei, in un miscuglio di titubanza e tristezza. “Quello che
ho detto era ingiusto e dettato da…” Si interruppe e scosse la tesa. “Questo è
una serata di festa e io l’ho rovinata, non volevo dirvi quelle cose.” Ammise e
Kara si sentì immediatamente blandita.
“Non avrei dovuto parlare di… beh,
sapevo che tra di voi vi è un’inimicizia e non avrei dovuto accennarne.” Lena
accettò le sue parole con un piccolo cenno di ringraziamento, poi chinò il capo
e si voltò per andarsene, ma Kara si ritrovò a posare la propria mano sul suo
braccio fermandola. Gli occhi di Lena cercarono subito i suoi pieni di
interrogativi.
“Dobbiamo ancora danzare.” Le ricordò
lei con un piccolo sorriso.
“Credevo che…”
“Mi piacerebbe… se pensate che io sia
all’altezza di danzare con una Luthor…” Arrossì un
poco, perché improvvisamente gli occhi di Lena erano diventato morbidi e dolci,
mentre sulle labbra della donna si era disegnato un sorriso.
“Ne sarei felice.” Rispose e poi le
tese, per la seconda volta, la mano. Kara la prese prontamente e sentì le dita
della donna afferrare le sue in una stretta asciutta e sicura. Rimasero in
attesa che il ballo in corso finisse, in silenzio, senza che le loro mani si
lasciassero, poi, quando fu il momento Lena la guidò al centro della stanza,
tra gli altri ballerini.
I violini assieme alle viole
riempirono la sala di musica e loro due iniziarono a muoversi sull’elegante
pavimento di lucido marmo bianco. Le loro mani si toccarono per poi lasciarsi e
ritrovarsi ancora, gli abiti frusciarono, mentre i loro corpi si sfioravano nei
movimenti della danza, le loro labbra si sorrisero, mentre i loro occhi si
cercavano dopo ogni giravolta. La musica sembrò farsi lontana e Kara si perse
in quello sguardo profondo e calmo.
Poi, prima di quello che potesse
immaginare, Lena, in linea davanti a lei, piegò il capo chiudendo la danza.
Kara sbatté gli occhi, confusa, per un istante aveva perso completamente il
contatto con la realtà. Arrossì, poi, in ritardo rispetto alle ballerine al suo
fianco, eseguì una riverenza. Quando alzò di nuovo lo sguardo, Lena era molto
più vicina, negli occhi una luce nuova che Kara aveva visto nascere nel suo
sguardo mentre danzavano e che, in un modo che non capiva, le fece battere
veloce il cuore.
“Io…” Iniziò la donna e Kara aspettò
tesa le sue parole, il cuore che accelerava ancora, senza nessun motivo.
“Kara!” Sobbalzò sorpresa, spezzò il
contatto visivo con Lena e si voltò nel sentirsi chiamare con voce così tesa da
Alex.
“Cos’è successo?” Chiese, preoccupata
dal viso bianco e dal modo in cui gli occhi di Alex scattavano a destra e a
sinistra, mentre la ragazza la raggiungeva.
“Io... Maggie…” Scosse la testa e poi
notò Lena, questa volta la maggiore delle Danvers
arrossì. Fece alla donna un cenno con la testa e poi tirò Kara lontano. Lei si
voltò verso Lena, ma la ragazza non la guardava più, i suoi occhi erano alla
ricerca di qualcuno, preoccupati. Kara, allora, decise che doveva smetterla di
pensare alla Luthor e, invece, occuparsi di sua
sorella che sembrava a dir poco sconvolta.
Raggiunsero il vestiario e recuperarono
gli scialli con cui erano arrivate per poi correre fuori e chiedere ai valletti
di far venire il loro calessino.
Malgrado le domande di Kara, Alex
rimase in silenzio fino a quando non furono a casa. Lì iniziò a camminare
avanti e indietro nella stanza, incapace di dar voce ai suoi sentimenti.
“Alex!” La scosse, ormai esasperata
dal suo silenzio.
“Mi ha baciato.” Lasciò uscire di
getto Alex e Kara sgranò gli occhi sorpresa.
“Chi?” Chiese. Non aveva mai visto
sua sorella tanto scossa, non era certo il genere di ragazza che non sapeva
rimettere al suo posto un giovanotto troppo intraprendente o che si lasciava
baciare per errore! Kara l’aveva vista quando, a dodici anni, aveva steso con
un pugno un ragazzino che aveva osato tentare di rubarle un bacio.
“Maggie…”
“Ha baciato anche Maggie?” Questo era
davvero troppo! Ecco perché sua sorella era così sconvolta.
“No.” Kara guardò Alex confusa, non
capiva più cosa stesse cercando di dirle e il fatto che andasse su e giù per la
stanza non aiutava.
“Fermati e dimmi quello che è
successo.” Chiese con voce calma, comprendendo che, forse, sua sorella
necessitava di comprensione più che di qualsiasi altra cosa.
“Maggie…, lei, mi ha baciato.” Kara
guardò sua sorella senza parole, mentre una piccola parte di lei le mormorava
che forse, forse, non avrebbe dovuto essere poi così tanto sorpresa.
“Oh.” Disse, poi nel vedere il viso
di sua sorella scrutare il suo volto aggiunse: “E…?” Alex sbatté le palpebre,
forse si era aspettata una reazione più sconvolta da parte sua, forse si
aspettava del ribrezzo per Maggie o dell’incomprensione, ma Kara conosceva bene
sua sorella e l’affezione che aveva mostrato per questa nuova amica era stata
molto particolare a ben rifletterci.
“E? Non c’è nulla da aggiungere, sono
scappata via…”
“L’hai lasciata lì senza dirle quello
che provi per lei?” Chiese allora Kara, questa volta con tono pieno di
disapprovazione. Alex la fissò per un lungo istante e poi scoppiò a piangere. “Oh,
no, non fare così… vieni qua.” L’attirò nel suo abbraccio e la strinse a lungo accarezzandole
la schiena e lasciando che tutte le emozioni e le paure che provasse venissero
fuori.
Sua sorella era una roccia, ma aveva
appena capito di essere innamorata e non era un sentimento facile da accettare,
soprattutto quando ad amarsi erano due donne. Non che non fosse mai successo,
aveva sentito di un matrimonio tra una donna, capitano di marina e una giovane
figlia di un baronetto[1],
solo qualche mese prima, ma quando toccava a te era tutto diverso. Kara poteva,
dal suo punto di vista esterno, immaginare lo sconvolgimento che provava la
sorella, così la lasciò piangere mentre le accarezzava i capelli e le mormorava
che tutto sarebbe andato per il meglio.
“L’ho baciata.” Lena sospirò.
“L’avevo immaginato.” Disse all’amica
che fissava il fondo del bicchiere con occhi lucidi.
“È fuggita via…” Continuò Maggie quasi
senza ascoltarla. “Mi ha guardata stupita, ha fatto due passi indietro poi si è
voltata ed è fuggita.” Alzò lo sguardò su Lena, seduta sul divanetto accanto a
lei, un bicchiere quasi intatto accanto. “Credi che… domani magari, se le
parlo…”
“Non augurerei a nessuno di provare
un amore non corrisposto, meno che mai alla mia più cara amica.” Sospirò e
scosse la testa. “Ho visto il suo viso quando è venuta a prendere la sorella,
era pallida come se avesse visto un fantasma e…”
“Perché devo sempre innamorarmi di
persone sbagliate?” Chiese frustrata Maggie afferrando la bottiglia e
versandosene un’abbondante dose nel bicchiere. Lena la osservò mentre si
scolava il liquido ambrato senza quasi battere ciglio. Aveva già visto l’amica
distrutta da un amore non corrisposto, non avrebbe permesso che succedesse di
nuovo, non importava quello a cui avrebbe dovuto rinunciare a sua volta.
“Domani ce ne andiamo.” Decretò e
Maggie la guardò, gli occhi scuri lucidi per il dolore o l’alcool, Lena non riusciva
più a distinguere. “Ho nascosto la testa nella sabbia per un tempo sufficiente,
torno a Londra.”
“Ma…”
“E tu verrai con me.” Affermò e
Maggie osservò il bicchiere vuoto per poi annuire.
“Va bene, hai ragione.”
Alex sellò il cavallo all’alba. Dopo
aver pianto come una fontana per un tempo indefinito si era ripresa e aveva
parlato con Kara, a lungo, alla fine aveva capito che non poteva soffocare
quello che provava, perché era bello e giusto e la rendeva libera, le
permetteva di essere ciò che voleva essere. Maggie era la persona giusta e lei…
lei era innamorata persa di Maggie. Con un sorriso cavalcò fino a Netherfield Park, la speranza e la paura che lottavano nel
suo petto.
Kara stava scribacchiando qualcosa
sul suo taccuino quando sentì il rumore sordo degli roccoli sul selciato.
Stupita guardò verso la finestra. Alex era partita da poco, non poteva già
essere di ritorno, eppure eccola lì. Uscì nel cortile e guardò la donna che la
fissava con occhi vuoti.
“Se n’è andata.” Riuscì solo a dire,
la voce spezzata dal dolore.
“Andata?” Chiese Kara senza capire.
“Gli affittuari di Netherfield sono partiti questa mattina con le primi luci
dell’alba. Questo mi ha riferito il personale che stava chiudendo la casa.”
“Chiudendo la casa? Ma…” Kara cercò
di protestare, ma poi cedette davanti al viso teso della sorella.
“Ho perso la mia occasione di essere
felice.” Affermò la donna e Kara non riuscì a trovare una risposta per lei.
Note: Abbiamo avuto il nostro ballo! Malgrado un momento
in cui tutto sembrava perduto alla fine Lena e Kara hanno avuto la loro
occasione… purtroppo, però, sono state interrotte.
La povera Alex non ha reagito molto bene al bacio di
Maggie e poi, quando ha superato il comprensibile shock, era troppo tardi.
Insomma, un capitolo importante e che funge da punto di
svolta. Cosa succederà adesso? Qualche idea chi ha letto “Orgoglio e Pregiudizio”
ce l’avrà… ;-)
Dimenticavo: niente Mon-El…
qualcuno ha la coda di paglia o gli affari a Londra erano davvero urgenti?
Chissà!
Al prossimo capitolo che, ormai lo sapete, uscirà domani
se si arriverà a 5 commenti! J
Per intrigarvi posso dirvi che arriverà un nuovo
personaggio… un personaggio che ci manca moltissimo nella serie! ;-)
Aggiungo l’immagine che mi ha ispirato l’abito e l’acconciatura
di Lena, così lo vedete con i vostri occhi quanto fosse bella, perché la mia
descrizione di certo non le rende il giusto merito.
[1] Piccolo
riferimento alla mia vecchissima storia Brittana
tratta dal romanzo di Jane Austen “Persuasione”.
L’estate non poteva cominciare in
modi peggiori, l’umore di Alex era a pezzi. Malgrado continuasse a fingere che
tutto stesse andando bene, Kara la conosceva e sapeva leggere nei suoi
atteggiamenti il dolore che provava. Aveva scritto almeno quattro volte a
Maggie, ma le lettere erano state rispedite al mittente senza neppure essere
aperte e Alex aveva rinunciato.
Ora, pigramente seduta sul divano,
fissava il soffitto con occhi vacui, l’inattività le era così estranea che
sarebbe bastata quella a indicare che qualcosa non andava. Kara entrò nel
salotto e sospirò nel vederla, per l’ennesima volta, in quella posizione.
“È arrivata la posta.” Annunciò. Non
ricevette risposte dalla sorella così si sedette allo scrittoio e aprì la prima
lettera leggendo ad alta voce l’invito a pranzo degli Olsen
per quel sabato. Sorrise felice di quell’occasione, conscia che avrebbe visto
di nuovo Mon-El. Il ragazzo era sempre gentile e premuroso
e Kara ne apprezzava la compagnia, però, non sapeva bene perché, aveva evitato
in tutti i modi di parlare con lui dei Luthor e in
particolare di Lena, malgrado il ragazzo amasse il soggetto.
“Oh, una lettera di Mr. Snapper, magari è la volta che mi assume come giornalista
ufficiale!” Affermò entusiasta aprendo una seconda busta, lesse in silenzio per
fare più in fretta, ma dopo poche frasi fece una smorfia. Questa volta Alex
voltò la testa verso di lei, non era così persa nel suo dolore da non notare
quello della sorella.
“Cosa dice?” Chiese e Kara le passò
la lettera, sul viso un’espressione triste. “Chiudono?” Chiese sorpresa Alex mettendosi
seduta e leggendo in fretta le poche righe.
“Non hanno più fondi.” Le anticipò
Kara e lei alzò la testa guardandola con aria dispiaciuta.
“Lo so quanto ci tenevi… ma, forse…”
“Non importa, lo dicono tutti che non
è un lavoro adatto a una donna…”
“Non dire sciocchezze, Lois è una
rispettata giornalista del Daily a Londra.” Si fermò,
scattando in piedi e Kara la guardò sorpresa e quasi spaventata. “Londra!”
Disse con occhi che brillavano. “Andiamo a Londra! Lois e Clark ci invitano in
tutte le loro lettere, dovremmo andare da loro.”
“Perché mai dovremmo…” Gli occhi di
Kara si fecero grandi quando capì a cosa pensasse davvero sua sorella. “Speri
di incontrare Maggie?”
“Non so perché non ci ho pensato
prima. Perché usare le lettere quando quello che devo fare è parlarle? Andrò da
lei e metteremo un punto fisso a questa storia, in un modo o nell’altro.” Kara
non poté fare a meno di sorridere nel vedere sua sorella di nuovo piena di vita
e con un proposito.
“Molto bene, allora…” Accettò, poi si
rigirò tra le mani l’ultima lettera. Incuriosita dalla ricca fattura la aprì e
la lesse con aria sorpresa. “Alex…”
“Sì?” Le chiese la sorella mentre già
era allo scrittoio intenta a scrivere ai Kent.
“Non posso venire a Londra.”
“E perché mai?” Kara alzò la mano
indicandole la lettera. “Me la manda Lady Grant.” Affermò. “Mi invita ad andare
a trovarla, tra due settimane, nella sua tenuta a Rosing.”
“Quindi io andrò dai Kent e tu nel
Kent?” Alex sorrise alla sua aria esasperata, in pochi istanti aveva ritrovato
tutta la sua vivacità. “Non fare quella faccia, è un’ottima notizia, Lady Grant
ha un debole per te, magari potresti convincerla a finanziare il giornale dell’Hertfordshire. Salveresti il tuo futuro di giornalista.”
“Non ci avevo pensato…” Ammise Kara.
“Non è un’idea così malvagia.”
“Lo so, l’ho avuta io. Su scrivile
che andrai.”
“Non ce n’è bisogno.” Allo sguardo
perplesso di Alex, Kara fece una sorriso. “Lady Cat
Grant si aspetta che i suoi desideri siano sempre realizzati, un rifiuto non è
affatto da contemplarsi.”
***
La tenuta di Rosing
era splendida in ogni periodo dell’anno, ma d’estate i verdi giardini e i
lussureggianti viali la rendevano un gioiello del Kent, se non dell’intera
Inghilterra.
Kara, seduta sulla carrozza che Lady
Grant le aveva mandato, osservava con meraviglia ogni dettaglio dell’imponente
edificio. Non era mai stata nella residenza ufficiale di Lady Grant, perché,
quando l’aveva conosciuta, era a Londra per studiare e Lady Grant l’aveva presa
in simpatia, nel suo modo molto particolare, utilizzandola come assistente nei
suoi affari. Malgrado l’avesse fatta lavorare quasi come una schiava, le aveva
anche insegnato moltissimo su come vivere in società, sul come comportarsi come
donna e come giornalista. Con i suoi commenti taglienti ma pertinenti era
sempre riuscita a metterla sulla strada giusta in ogni difficoltà che la vita a
Londra le aveva presentato. Quando era tornata a casa dopo gli anni di studio
poteva dire di essere una donna forte e completa e questo grazie, anche, a Lady
Grant.
Scese dalla carrozza con un ampio
sorriso sulle labbra e, mentre i valletti prendevano i suoi bauli, un
maggiordomo la accompagnò fin dalla padrona di casa.
“Kiera!
Finalmente, ci hai messo così tanto ad arrivare. Forse la strada tra Rosing e Longbourn si è allungata?”
Kara sorrise, la donna le era mancata, dopo tutto, chi altri, dopo anni passati
in stretta vicinanza, sbagliava ancora il tuo nome con tanta tranquillità?
“Perdonatemi, Lady Grant.” Disse e la
donna le fece un piccolo sorriso, indice che era felice di vederla.
“Vieni, ho delle lettere da scrivere,
vediamo se riesci a renderti utile ora che sei arrivata.” Kara sorrise di
nuovo, mentre seguiva la donna all’interno dell’imponente edificio.
“Avete una tenuta meravigliosa, Lady
Grant.”
“Appena accettabile.” Commentò la
donna con una smorfia, continuando a camminare, elegante, per i corridoi. “Come
sta la vostra famiglia?” La domanda sorprese Kara, Cat
Grant non si interessava, almeno non apertamente, a simili cose.
“Bene, mia sorella sta andando a
Londra, proprio ora, dai nostri…” Si interruppe perché la donna si era fermata
e la fissava interdetta.
“La prossima volta che pongo una
domanda così sciocca, rispondi con una parola sola. Grazie.”
“Ma certo, Lady Grant.” La donna
sospirò e poi riprese a camminare e Kara dovette nascondere un altro sorriso.
Oh sì, Lady Grant le era mancata.
Dopo aver scritto un numero
impressionantemente alto di lettere Kara era stata congedata e il maggiordomo
le aveva mostrato la sua stanza, lì aveva potuto lavarsi e cambiare l’abito da
viaggio con qualcosa di più adeguato per la cena. Scese le scale e si diresse
verso la sala da pranzo quando il suono di un pianoforte attrasse la sua
attenzione. Lady Grant non era certo il genere di donna che indulgeva in simili
attività e i suoi due figli non erano a casa, il primo arruolato nella marina
di Sua Maestà, il secondo, più giovane, impegnato in studi scientifici a
Londra. Chi era dunque che suonava?
Kara cercò di riconoscere l’aria, ma
non vi riuscì. Eppure il suo cuore ne era completamente rapito, vi era in essa
malinconia e forza, dolcezza e qualcosa di nuovo e sovversivo come se fosse
appena stata composta.[1]
Camminò leggera sul pavimento per non interrompere la magia e sbirciò dalla
porta socchiusa, ritrovandosi ad osservare la schiena della musicista.
Un brivido attraversò il suo corpo. Avrebbe
riconosciuto ovunque quella postura, quel modo nobile di tenere la testa,
quella pelle bianca e perfetta che faceva da contrappunto a capelli neri raccolti
nel solito severo chignon. La musica finì, ma Lena Luthor
non si mosse dal suo posto come se trattenesse, anche nel silenzio, le ultime
note suonate. Il cuore di Kara ebbe un sussulto, si sentiva un’intrusa era come
se stesse osservando la donna in un momento estremamente intimo senza che fosse
stata invitata, senza che fosse desiderata.
Fece un passo indietro e urtò un
candelabro, facendo rumore. La giovane Luthor si
voltò sorpresa e i suoi occhi si sgranarono quando la riconobbero.
“Kara?” Chiese, quasi come se non
credesse davvero ai proprio occhi.
“Perdonatemi, non volevo disturbare…”
Kara fece un ulteriore passo indietro, ora che gli occhi di Lena erano su di
lei il tremito nel suo cuore era diventato un ritmico e rapido battito.
“Non disturbate. Lady Grant mi ha
parlato di una certa Kiera e…”
“Oh! Eccovi qua, per quale ragione
siete nella sala della musica invece che in quella in cui si cena?” La donna le
guardò con quell’aria di profonda disapprovazione che non prometteva nulla di
buono.
“Perdonami zia, ho ricevuto un nuovo
spartito da Londra e dovevo assolutamente provarlo.”
“Ebbene se la cosa era così urgente…”
Lady Grant spostò lo sguardo su Kara alla ricerca di una sua spiegazione per
quel comportamento inappropriato.
“La musica era così bella che…” Kara
sentì lo sguardo di Lena su di sé ed era la prima volta che quello di qualcun
altro pesava più della sguardo di Cat Grant. Arrossì
e abbassò gli occhi verso il pavimento.
“È colpa mia, avrei dovuto chiudere la
porta ed evitare di disturbare.” Intervenne allora Lena e Lady Grant annuì.
“Esattamente, vedi di ricordartene la
prossima volta.”
“Certo zia.” Disse Lena abbassando il
capo verso la donna.
“Ora basta con questa storia,
mangiamo oppure sarò davvero infastidita e non è piaciuto neppure alla Lady
Ciambellano infastidirmi.”
Un sorriso sfuggì dalle labbra di
Lena, Kara che la stava guardando, lo colse e poi vide gli occhi della giovane Luthor incontrare i suoi. Era strano vederli così pieni di
divertimento. Sorrise a sua volta e le labbra di Lena si arcuarono un po’ di
più. Kara arrossì e distolse lo sguardo seguendo Lady Grant fino al tavolo
apparecchiato per loro.
La conversazione fu retta da Lady
Grant, Lena era diversa da come l’aveva conosciuta, più rilassata, più
divertita, durante tutta la cena le inviò sguardi pieni di ironia chiedendole
di partecipare al suo divertimento per l’atteggiamento alquanto particolare di
Lady Grant, Kara non riuscì a sottrarsi e, doveva ammetterlo, ne trasse una
sensazione molto piacevole. Gli occhi chiari della donna sembravano fatti per
divertirsi e non per adombrarsi e chiudersi come era solito succedere quando vi
era Lilian Luthor nei paraggi.
“Dunque, entrambe le mie ospiti
sembrano amare la musica.” Commentò alla fine del pasto la donna che,
probabilmente, non aveva ancora digerito il ritardo alla sua cena. “È troppo chiedervi di suonarla
assieme?” Kara arrossì, conscia che non avrebbe potuto esimersi da un desiderio
di Lady Grant, ma altresì consapevole che non poteva competere e, dunque,
neanche accompagnare Lena al pianoforte, si era dimostrata troppo brava.
“Ehm… non posso… non voglio rovinare
l’esecuzione di miss Luthor…” Tentò di dire e vide il
sopracciglio di Lady Grant alzarsi in quel modo particolare che l’avvisava che
la donna non stava affatto ascoltando qualcosa di piacevole.
“Potreste accompagnarmi cantando.” Le
venne in aiuto Lena. “Sono sicura che avete una voce incantevole.” Kara
arrossì, sollevata di non dover suonare, ma anche imbarazzata per quel
complimento di Lena.
“E che canto e musica sia.” Accettò
Lady Grant con aria di fastidiosa sopportazione andando a sedersi sul divanetto
che preferiva.
Lena si sistemò al pianoforte e poi
la guardò interrogativa. Kara rifletté in fretta poi le diede il titolo del
brano, nulla di troppo complesso, un pezzo piuttosto comune del repertorio
classico. Al cenno affermativo di Lena prese un profondo respiro, poi annuì la
donna sorrise prima di posare le dita sui tasti. Piano, piano la melodia la catturò
e lei iniziò a cantare. Concluse l’ultima strofa e Lena terminò la melodia. I
loro occhi si incontrarono e Kara arrossì davanti allo sguardo pieno
d’ammirazione della giovane Luthor.
“Avete una voce magnifica.” Affermò,
poi distolse lo sguardo come se fosse stata lei a essere in imbarazzo questa
volta. “Cosa ne pensate, zia?” Chiese.
“Malgrado io ti abbia già sentito
cantare, Kiera, questa volta, devo dire che sei stata
particolarmente… ispirata.” Kara sorrise e poi posò la mano sul pianoforte in
una carezza involontaria.
“Merito di Lena, lei suona… molto
bene.”
“Questo l’ho già sentito prima.”
Disse annoiata Lady Grant. “Ora giochiamo a carte.” Ordinò e nessuna delle due
donne si oppose ai voleri della padrona di casa.
“Kara…” La più giovane delle Danvers si voltò stupita di sentirsi chiamata da Lena dopo
che erano state congedate da Lady Grant. “Volevo solo dirvi che sono felice che
voi siate qui.” Kara arrossì torturandosi le mani che teneva strette. “Pensavo
di non vedervi più.” Ammise ancora la donna.
“Siete partite molto di fretta da Netherfield Park.” Commentò lei e la donna distolse gli
occhi.
“Affari urgenti a Londra.” Affermò
come se fosse una scusa ben rodata. “Mi è dispiaciuto non poter salutare.”
Aggiunse e questa volta il suo tono era vero e non artefatto come quando aveva
parlato di affari urgenti.
“Miss Sawyer…”
Cominciò Kara, ma quando Lena incrociò i suoi occhi non riuscì a continuare.
“Non stava molto bene, quindi non ho
voluto lasciarla sola ed è partita con me.” Kara decise che non era il caso di
dirle che quando si sta male la cosa peggiore era viaggiare e non le disse
neppure che Maggie era sana come un pesce solo la sera prima, perché era chiaro
che Lena non stava parlando di una malattia corporea. Kara sapeva benissimo
cosa avesse fatto star male Maggie.
“Mi dispiace.” Affermò e Lena annuì
piano, cercando qualcosa nei suoi occhi, Kara non sapeva cosa.
“Vi lascio andare a dormire, sarete
stanca dopo il vostro lungo viaggio fino a qui.”
“Sì…” Ammise lei, eppure non riusciva
ad andarsene, come se qualcosa la spingesse a voler rimanere lì, in quell’atrio,
a parlare con miss Luthor. “Vi troverò di nuovo qua
domani mattina?” Chiese e vide gli occhi di Lena brillare, mentre sulle sue
labbra si apriva un sorriso.
“Sì.” Affermò. “Rimarrò ospite di
Lady Grant per le prossime due settimane.”
“Nessun affare urgente a Londra?” Si
lasciò sfuggire Kara e gli occhi di Lena brillarono di nuovo, questa volta di
divertimento.
“Spero di no.” Affermò e poi chinò il
capo, il sorriso che non spariva dal suo volto.
“Buona notte, miss Danvers.”
“Buona notte, miss Luthor.”
Note: Cat
Grant è arrivata! Avevate indovinato. A me mancava e mi ha fatto piacere
trovare un posto perfetto per lei in questa storia.
Lena e Kara hanno una nuova
occasione… sapranno coglierlo questa volta?
Alex intanto è a Londra,
riuscirà a vedere Maggie? Vi avviso, la storia non seguirà le sue vicende, ma
tra qualche capitolo scopriremo cos’è successo nella capitale inglese.
Il nuovo capitolo tra 5
commenti… piccolo teaser? Le cose potrebbero iniziare a farsi intese… ;-)
[1] L’armonia
suonata da Lena è “Per Elisa” di Beethoven, composta nel 1810.
Le giornate a Rosing
si susseguirono lente e tranquille. In mattinata Kara scriveva, mentre Lady
Grant dettava, andando avanti e indietro nella stanza, pigramente, con la sua
voce sicura, ma un poco annoiata. Era come essere tornati indietro nel tempo
quando era a scuola, se non che vi era una piccola, ma rimarchevole differenza:
Lena Luthor. La donna non era mai lontana, si sedeva
su di un divano per leggere o al secondo scrittoio per rispondere a lettere o
mandarne di proprie. Kara non poteva fare a meno di distrarsi, a volte, per
guardarla mentre concentrata si mordicchiava il labbro, alla ricerca delle
parole giuste. Era sempre così elegante, così pacata eppure quando alzava gli
occhi e la guardava in essi Kara percepiva tutto il brio che la donna
nascondeva. Ormai era diventato un gioco tra di loro, quando Lady Grant se ne
usciva con una delle sue famose e taglienti frasi i loro sguardi si
incrociavano all’istante felici, entrambe, di poter condividere lo scherzo.
Nel pomeriggio, mentre Lady Grant si
occupava d’altro, si ritrovavano da sole, spesso rimanevano in silenzio, Lena
suonava il piano o continuava le sue letture, mentre lei dipingeva o prendeva
appunti per idee su nuovi articoli. Durante i pasti era Lady Grant a fare da
padrona e a condurre le conversazioni, informandole su tutto ciò che avveniva a
Londra, come se vi fosse appena stata e poi facendosi intrattenere, la sera,
giocando a carte o lasciando che Lena suonasse per lei e Kara cantasse.
Kara riusciva poi, sempre, a trovare
un po’ di tempo per passeggiare nei giardini e nei boschetti della tenuta,
perdendosi in quel mare di verde. Un pomeriggio, dopo cinque giorni da quando
era arrivata, però, qualcosa cambiò.
Era seduta su di uno sgabello,
all’aria aperta cercando di immortalare una splendida rosa rossa nel giardino
di Rosing, quando Lena la raggiunse e si sedette
accanto a lei. Kara si voltò a guardarla perplessa.
“Disegnate molto bene.” Si spiegò
Lena e Kara sorrise arrossendo un poco, come succedeva sempre quando Lena le
faceva un complimento diretto o indiretto. “Io non ho mai avuto interesse per
il disegno. Mi piaceva di più la rigida matematica della musica o le ferme
regole della danza.”
Questa volta Kara alzò un
sopracciglio e Lena sorrise divertita. “So a cosa state pensando: voi siete uno
spirito libero; per voi la musica è sentimento e il ballo armonia.” Kara si
sorprese, in poco tempo Lena aveva imparato a conoscerla molto bene e ad
anticipare le sue obiezioni.
“Esattamente.” Affermò decisa. “E il
disegno, seppur sia anch’esso un’espressione artistica, non manca di regole che
potrebbero piacere a una mente razionale e metodica come la vostra.” Le rispose
e un scintillio di divertita ironia brillò negli occhi verde-azzurri di Lena.
“Insegnatemi.” Disse sola la donna e Kara
rimase senza parole.
“Io… non sono certo…”
“In cambio, io, vi insegnerò a suonare
quell’aria di Beethoven che vi è tanto piaciuta.” Propose Lena.
“Va bene.” Accettò, perché non era
mia riuscita a dirle di no, e vide gli occhi di Lena illuminarsi di gioia.
“Ottimo. Iniziamo.”
“Adesso?” Chiese Kara di nuovo presa
in contropiede.
“Certo, quando se no?” Lena si alzò
fece qualche passo e con un cenno chiamò un valletto che si teneva a distanza e
che Kara non aveva visto. Il ragazzo avanzò veloce e depose un cavalletto con
una tela bianca e dei colori accanto a quello di Kara, poi se ne andò dopo aver
fatto un piccolo cenno di saluto.
“Dunque avevate già previsto tutto.”
Commentò, Kara, con le mani sui fianchi e Lena scoppiò a ridere nel vedere
quella finta aria offesa.
“Lo so che siete troppo tenera per dire
di no.” Affermò e sorrise di nuovo quando vide Kara arrossire.
“Potrei non essere una buona
insegnate.” Si sentì di dire Kara, in imbarazzo.
“E io potrei essere una pessima
allieva.” Ritorse Lena senza smettere di sorridere.
Ma non lo era, niente affatto. Kara
la guardò mentre con sorprendente rapidità apprendeva le basi del disegno per
poi applicarle al meglio. A fine pomeriggio, mentre il sole iniziava ad
arrossare il paesaggio, il dipinto di Lena mostrava un tratto inesperto e
ancora insicuro, ma era di certo sorprendentemente bello per essere un primo
lavoro.
“Siete decisamente portata per il
disegno.” La congratulò Kara e lei piegò il capo in un muto ringraziamento.
“Ora tocca a me fare l’insegnante e a
voi fare l’allieva.” Le ricordò e Kara vide un brillio diverso nei suoi occhi.
Per un istante si chiese se non fosse stato tutto un modo per giungere proprio
a quel momento e il suo cuore fece un piccolo, inconsulto, balzo.
Ma Lady Grant le intercettò e Lena
non poté portare a compimento la sua parte del patto.
Il giorno dopo era una domenica e si
recarono tutte e tre a messa, poi mangiarono con gli ospiti di Lady Grant e
passarono il pomeriggio con loro, in vuote chiacchiere.
Kara dovette ammettere che non vedeva
l’ora di essere di nuovo sola con Lena, i momenti con lei erano speciali, la
rendevano stranamente felice e il modo in cui la ragazza la guardava, sorrideva
o rideva la faceva sentire giusta… era tutto molto strano, ma di certo non
poteva negare di apprezzare la giovane Luthor anche
se, a volte, le ritornavano in mente le raccomandazioni di prudenza di Clark e
non poteva non ricordare quello che Lena aveva detto su di lei e tutti i suoi
amici al ballo in cui si erano incontrate, ma poi la donna la guardava con
quegli occhi magnetici e lei dimenticava ogni remora.
Passò un altro giorno e loro non
riuscirono a stare da sole. Kara fu felice quando Lena dimostrò di essere
infastidita quanto lei della cosa, non nascondendo una smorfia nell’apprendere
che i rispettabili ospiti della domenica di Lady Grant sarebbero rimasti ancora
un giorno.
“Infine!” Esclamò Lena quando il
calessino dei Signori David si allontanò. Lady Grant le lanciò un’occhiataccia,
ma lei la ignorò rientrando nell’edificio con passo deciso, per poi voltarsi
sulla porta e guardare Kara. “Venite!” La incitò e Kara arrossì, sotto lo
sguardo di Lady Grant, per poi seguire la ragazza, trattenendosi appena dal
correre. “Credevo che non partissero più.” Ammise Lena nell’entrare nella sala
della musica. “Chiudete la porta, per favore.” Chiese poi a lei che eseguì. Non
sapeva perché, ma il suo cuore aveva di nuovo accelerato.
Lena le indicò il pianoforte.
“Un patto è un patto.” Affermò con un
sorriso. Kara annuì e si sedette, prendendo un profondo respiro e cercando di
calmare il proprio cuore. Lena le si sedette accanto, vicina, più vicina di
quanto fosse mai stata.
“Mani sulla tastiera, Kara, non si
suona con lo sguardo.” La voce divertita della ragazza fece breccia nel suo
imbarazzo e Kara obbedì. “Seguite me.” Ordinò e poi posò le mani sui tasti neri
e bianchi eseguendo una prima serie di note. Kara seguì le sue mani.
Un passaggio dopo l’altro le loro
dita si inseguirono sulla tastiera senza mai raggiungersi, senza mai sfiorarsi,
eppure così vicine. Kara dovette concentrarsi per imparare la sequenza e non,
semplicemente, perdersi nel guardare quelle sinuose dita eseguire i movimenti
sui tasti.
“E questo è tutto.” Affermò la donna
ritirando le mani e intrecciandole sul grembo. “Non è una melodia difficile e
voi conoscete già le basi del pianoforte.”
“Grazie.” Kara alzò lo sguardo dalla
tastiera e i suoi occhi incrociarono quelli della donna.
Quanto erano vicini, ora, così vicini
che poteva scorgere in essi dettagli che prima aveva solo potuto immaginare. I
loro visi sembrarono avvicinarsi, poi Lena sbatté le palpebre e sorrise.
“Che sciocca, ho dimenticato la cosa
più importante.” Si alzò in piedi e raggiunse la cartella di documenti che
spesso aveva con sé. Frugò tra i fogli ed estrasse un paio di pagine. “Ecco
qua, ho ricopiato lo spartito. A parte me, probabilmente, siete l’unica in
tutta l’Inghilterra a possederne una copia.” Affermò con un certo orgoglio.
“Non dovevate… io non ho nulla di
simile valore da offrirvi.” Disse in imbarazzo Kara, ancora confusa dai
sentimenti provati un istante prima.
“Che sciocchezza, non ho mai detto di
volere qualcosa in cambio.” Esclamò Lena con allegria tendendole lo spartito.
“Un regalo, per non aver respinto la mia amicizia malgrado la mia famiglia.”
Aggiunse e Kara arrossì di vergogna, conscia di non essere affatto innocente da
quell’accusa.
“Non sono sempre stata… ehm…
indifferente al vostro cognome…” Ammise e Lena sorrise, quasi soddisfatta.
“Una donna onesta. Ogni giorno scopro
nuove qualità in voi, dovete fare attenzione o potrei…” Si interruppe
arrossendo un poco, come se fosse stata sul punto di dire a voce alta qualcosa
di inappropriato.
“Potreste?” Chiese Kara e arrossì a
sua volta nel rendersi conto di aver parlato a voce alta. Lena la fissò
colpita.
“Potrei…” Continuò, avvicinandosi di
nuovo a lei. I suoi occhi la catturarono, mentre lentamente allungava la mano
prendendo la sua. Kara sentì un brivido non appena le loro dita si toccarono.
Era stato così intenso il desiderio
pochi istanti prima che, ora, vederlo realizzato fu ancora più sconvolgente. La
sua mano salì, trattenuta dalle dita di Lena fino ad arrivare alle labbra della
ragazza. Kara trattenne il respiro mentre la donna chiudeva gli occhi e la
baciava. Il suo cuore ora batteva veloce, senza nessun controllo, cercando di
uscirle dal petto.
Lena aprì di nuovo gli occhi e la
fissò.
“Potrei essere tentata di fare
questo…” Mormorò mentre il suo respiro le solleticava le dita. Kara aprì la
bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non uscì nessun suono dalle sue
labbra. Arrossì e nel vedere gli occhi di Lena riempirsi di una luce strana
sentì il cuore accelerare ancora, cosa che avrebbe creduto impossibile. La
donna si avvicinò lentamente al suo viso come se pensasse di…
Lady Grant aprì la porta e Lena si
tirò indietro, lasciando andare la sua mano. Kara sentì l’aria tornare a
riempire i suoi polmoni, mentre provava un misto di sollievo e di delusione per
quell’interruzione.
“Perché sembra sempre impossibile
trovarti quando devo scrivere una lettera?” Le chiese e Kara scattò in piedi.
“Scusate, Lady Grant.” Bofonchiò.
“Non bofonchiare. Non sei una
contadinotta qualunque, sei una ragazza istruita.” Kara annuì, rossa in volto.
Lady Grant lanciò uno sguardo a Lena e Kara osò sbirciare verso di lei, la
ragazza sembrava composta e calma come al solito, ma vi era un rossore sospetto
sulle sue guance. Notarlo la fece arrossire ancora di più.
“Cosa stavate facendo qua dentro?”
Chiese Lady Grant lanciando uno sguardo prima alla nipote e poi a Kara. “Siete
state insofferenti per due giorni, sembrava che foste state punte da una di quelle
fastidiose mosche africane, ah no, quelle fanno dormire, comunque, appena avete
potuto vi siete rintanate in questa stanza come se tramaste qualcosa…” Il suo
sguardo si fece sottile mentre si fermava su Kara. “Kiera?”
Chiese.
“Ehm… suonavamo… ehm…”
“Bene, ora balbetti.” La rimproverò
Lady Grant alzando gli occhi al cielo.
“Lena mi mostrava come eseguire un
pezzo al pianoforte.” Affermò più decisa. La donna la guardò sorpresa.
“Lena, è?” Chiese e Kara arrossì
rendendosi conto di non aver usato la formula di cortesia che usava di solito in
presenza di Lady Grant.
“Miss Luthor,
volevo dire.” Si corresse, ma ormai era troppo tardi.
“Interessante. E tu non hai nulla da
dire?” Chiese allora lanciando uno sguardo a Lena.
“Miss Danvers,
Kara, se la cava benissimo da sola.” Rispose, calcando sul nome. Kara invidiò
la sua voce calma e sicura.
“Bene, bene, bene.” Affermò Lady
Grant passando lo sguardo da un’altra. “Ora: la mia lettera.”
“Sì, Lady Grant.”
Quella sera Lena le si sedette
accanto mentre lei leggeva un libro di poesie per Lady Grant. Kara non poté
esserne sicura, ma non le sembrò molto casuale che le loro mani,
improvvisamente, si ritrovassero una accanto all’altra sul divanetto. Quando
sentì le dita di Lena posarsi morbidamente sulle sue capì che non era stato un
caso, niente affatto. Continuò a leggere, ma Lady Grant si lamentò del fatto
che non avesse più fiato. Quando, Kara, posò il suo sguardo pieno di rimprovero
su Lena la trovò a guardarla, con un sorriso tra il divertito e il dolce sulle
labbra.
“Puoi sempre toglierla da lì…” Le
mormorò, Kara si morse il labbro, ma non lo fece.
Una volta nella sua camera non poté
fare a meno di interrogarsi: cosa stava facendo? Stava forse giocando con il
fuoco? Lena Luthor le stava facendo la corte e lei
non la stava, forse, incoraggiando?
Scosse la testa e si infilò nel
letto, ma un sorriso le spuntò sulle labbra mentre si passava la mano sulle
dita cercando di ricordare la sensazione che le aveva dato il tocco leggero di
Lena.
L’indomani quando la vide per la
colazione non riuscì a non arrossire e quando la donna si premurò di passarle
una brioche fu percorsa da un brivido al lieve sfiorarsi delle loro dita.
“Non avrò bisogno di te questa
mattina, Keira.” Affermò Lady Grant, mentre
sorseggiava il suo the. “Andrò in visita dai Pedelthon.
Ti chiederei di accompagnarmi, ma visto che volevi vedere il boschetto di
betulle sul lago di Rosing e oggi è una splendida giornata...”
Kara guardò la donna senza capire. “Puoi prendere il calessino e farti
preparare dei panini freddi per il pranzo.” Aggiunse Lady Grant senza badare
affatto al suo sbalordimento e, quando lei aprì la bocca per chiedere di cosa
stesse parlando, Lena intervenne.
“Il lago di Rosing
è magnifico d’estate, capisco che tu voglia andarci.” Kara ruotò lo sguardo su
di lei e nel vedere gli occhi della donna brillare sentì un improvviso e
inspiegabile calore invaderle il corpo. “Credo che verrò con te.” Aggiunse e
Kara capì cosa il suo corpo aveva già intuito: Lena aveva predisposto la giornata
di modo che fossero completamente sole.
Note: Le placide giornate a Rosing si stanno scaldando… come avevo promesso le cose si
fanno intense, no?
Lena sembra aver deciso di
prendere la situazione in mano, Kara… beh, sta aprendo gli occhi. Cosa dite che
succederà, considerando questi due aspetti, durante la gita al laghetto? ;-)
Non uccidetemi per aver chiuso
così il capitolo… ho risparmiato sul teaser, credo che non ne abbiate bisogno…
;-)
Sapete cosa fare per avere il
seguito! Rendetemi una scrittrice felice! J
Kara osservò la carrozza di Lady
Grant che se ne andava, con un senso di paura ed eccitazione, sentimenti con i
quali iniziava ad avere una certa famigliarità.
“Perdonatemi se ho organizzato la
giornata senza chiedervi il permesso… ma, a volte, agisco d’impulso. Se vi
dispiace sentitevi libera di…”
“Mi farebbe molto piacere passare la
giornata all’aperto.” La interruppe Kara voltandosi a guardarla, un rossore
sulle guance, ma anche una nuova brillante determinazione negli occhi. Lena
sorrise compiaciuta e poi annuì.
“Indossate qualcosa di comodo, io
penso a tutto il resto.” Affermò con un tono pratico ed efficiente, quello che,
Kara immaginava, usava negli affari.
Nemmeno mezzora dopo erano sedute sul
calessino, Lena teneva le redine e accanto a loro vi era un cesto pieno di
prelibatezze preparate dalla cucina di Lady Grant. Il Sole splendeva e l’aria
era calda e profumata: era una giornata perfetta. Kara ruotò lo sguardo e
incontrò gli occhi di Lena, la ragazza le sorrise e poi tornò a guardare la
strada, ma le era bastato quello sguardo per capire che era felice quanto lei.
Non parlarono molto durante il
percorso, Kara godete del paesaggio e Lena non disturbò i suoi pensieri.
Sembrava che tra loro vi fosse una sorte di calma, una pace, una confidenza
nuova che permetteva al silenzio di cadere senza che sorgesse l’imbarazzo.
“Siamo quasi arrivate.” Annunciò dopo
una ventina di minuti Lena e Kara si tese cercando con lo sguardo il lago. La
strada passava attorno a una piccola collina e quando l’ebbero aggirata si
ritrovarono davanti a un magnifico laghetto, attorniato da betulle dai tronchi
bianchi e dalle verdissime foglie estive.
“Dovresti vederlo in autunno.” Le
mormorò Lena, sorridendo del suo volto estasiato, passando al tu con estrema
naturalezza, come se essere in mezzo alla natura le liberasse dalle formalità.
“Avremmo dovuto portare le tele!” Si
lamentò Kara notando la perfezione di quell’immagine e cercando di non
arrossire per quella nuova inaspettata forma di intimità.
“Solleva la coperta.” Le chiese,
allora, Lena, mentre guidava il calessino fuori dalla strada. Kara fece un
ampio sorriso e obbedì scoprendo cavalletti, tele e colori. “Donna priva di
fiducia.” La rimbrottò Lena, ma sul suo volto vi era uno di quegli sguardi
divertiti che le facevano brillare gli occhi. Il calessino si fermò e Lena
scese, liberando il cavallo e legandone le lunghe briglie a un ramo.
Kara era già lontana, intenta a
esplorare il posto, camminando con il naso all’insù tra le betulle e rimirando
la limpidezza del lago.
“Ti piace?” Chiese Lena quando la
ragazza tornò da lei.
“È bellissimo.” Ammise Kara e lei le
fece un sorriso, poi il suo sguardo si perse nell’osservare il paesaggio.
“Io e Lex
venivamo sempre qua quando papà ci portava da zia Cat.
Facevamo il bagno fino a quando le labbra non ci diventavano quasi blu per il
freddo…” Kara rimase in silenzio osservando lo sguardo perso di Lena, non le
aveva mai parlato del fratello o del padre e neppure della madre, come se la
sua famiglia fosse un soggetto tabù.
“Devono essere dei bei ricordi.”
Mormorò e Lena si voltò a guardarla, riscuotendosi.
“Sì.” Ammise. “Ma sono tempi
passati.” Kara vide il modo in cui gli occhi della ragazza cambiarono, mentre
si proteggeva dalla sofferenza. Improvvisamente desiderò lenire quel dolore
così le sorrise.
“Vieni, scegliamo una prospettiva per
il dipinto.” Le tese la mano e vide Lena guardarla sorpresa, poi il viso della
ragazza si rilassò e i suoi occhi tornarono a essere limpidi, mentre il freddo
ghiaccio in cui erano sprofondati spariva come una nube nel cielo.
Le loro dita si intrecciarono e le
loro labbra sorrisero, poi Kara la portò avanti e indietro lungo tutto il lago
alla ricerca della posizione perfetta. Lena non poté fare a meno di ridere
della sua indecisione e finì che tra prese in giro e risate decisero che la
posizione migliore era la prima a cui avevano pensato.
“Un po’ più verde.” Indicò Kara
lanciando appena uno sguardo al suo dipinto.
“Verde? L’acqua è azzurra, non
verde.” Protestò lei guardando il lago con aria accigliata. Il Sole era quasi
allo zenit e presto avrebbero mangiato, ma Kara insisteva che dovessero prima
finire di ritrarre il lago altrimenti la luce sarebbe cambiata e avrebbero
dovuto ricominciare da capo.
“Il lago ha molte sfumature.” Affermò
Kara, senza scomporsi, concentrata sul suo dipinto. Lena la guardò mentre con
attenzione muoveva il pennello, aggiungendo i colori sulla tela con maestria.
Sorrise: era bellissima con i capelli d’oro che incorniciavano un viso dolce e
con quegli occhi azzurri che sembravano capaci di muovere la sua anima e
comandarle il cuore.
“Come i tuoi occhi.” Mormorò ed ebbe
il piacere di vedere Kara arrossire. La ragazza si voltò a guardarla e incrociò
i suoi occhi. Era sempre meraviglioso vedere il suo sguardo cambiare, come se
improvvisamente fosse capace di vedere dentro di lei, di leggere quello che
provava, quello che sentiva.
Non poteva sbagliarsi.
“Kara io…” Iniziò, ma la ragazza
saltò in piedi distogliendo lo sguardo.
“Ho fame, terribilmente fame!” Dichiarò,
il rossore sulle guance non spariva, anzi sembrava accentuarsi. Lena sorrise un
poco, abbassando lo sguardo.
“Credevo che volessi finire l’acqua
nel dipinto, prima di mangiare.”
“Ehm… sì, no… ecco, la finiamo dopo,
a memoria.” Concluse annuendo e fingendosi sicura. Lena rise divertita dalla
sua espressione poi al suo sguardo interrogativo si spiegò.
“Devi essere davvero affamata!” Kara
annuì, ma il suo rossore fu rivelatore. Non sapeva mentire ed era una delle
tante cose che amava di lei. Perché Lena, ormai lo sapeva, se ne era
innamorata.
Cos’era stata sul punto di dirle?
Kara si morse il labbro, perché l’aveva interrotta? Forse perché il suo cuore
si era rimesso a battere troppo velocemente? Era stata capace di tenere la sua
mano nella propria senza impazzire, quella mattina, mentre sceglievano come
dipingere il lago. Ci aveva messo una vita a decidere, ma solo perché il
paesaggio era bello da ogni punto di vista e non perché amava sentire le dita
di Lena strette alle sue e adorava il modo in cui lei rideva ogni volta che
cambiava decisione o il modo in cui la prendeva in giro come se fossero amiche
da sempre, come se si conoscessero da sempre. Eppure, quando Lena l’aveva
guardata in quel suo modo unico era andata di nuovo nel panico. Stava per dirle
qualcosa, qualcosa di importante e lei aveva avuto paura.
“Non ti piace?” Chiese Lena e lei
sobbalzò.
“Oh, no, è buonissimo.” Si portò il
pane alle labbra e ne morse un grande pezzo, Lena davanti a lei sorrideva
mentre spezzettava in piccoli bocconi il suo panino al latte.
“Sei pensierosa.” Affermò lei,
evidentemente cercando di capire cosa le passasse nella mente.
“Pensavo…” Kara scosse la testa e si
strinse nelle spalle mostrando tutto il suo turbamento. Lena posò il pane sulla
coperta stesa sotto di loro e la guardò con aria seria.
“Credo che il tuo turbamento sia
causato da me.” Asserì e Kara non poté negare anche se il suo cuore ricominciò
ad accelerare. “Lo so che la mia famiglia è un peso tra di noi…”
“No.” Protestò però Kara, non era più
una questione simile, non lo era più da tempo.
“No?” Chiese, stupita e perplessa,
Lena.
“No… no.” Kara si rese conto che ora
la donna la fissava con maggiore intensità, curiosa, un brillio negli occhi. “È… ehm… quello che… sento quando…”
Lena si mosse, avvicinandosi, e Kara sentì il cuore battere veloce nel suo
petto.
“Quando faccio questo?” Chiese Lena
prendendole la mano e facendo scorrere il pollice lungo il suo palmo, un tono
basso e morbido che, da solo, le fece scorrere un brivido lungo il corpo, come
se quel contatto intimo non bastasse.
“Ehm… sì.” Kara sentiva il viso in
fiamme, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Lena, era così bella e
insopportabilmente interessante, affascinante, intrigante… seducente…
Gli occhi di Kara scivolarono fino a
osservare le labbra rosse di Lena, vide la donna sorridere e arrossì ancora di
più, ma era troppo tardi, Lena aveva capito.
“Potrei fare qualcosa per toglierti
ogni dubbio…” Soffiò così vicina a lei da farle girare la testa.
“Co…co…cosa?” Riuscì a chiedere.
“Posso…?” Si interruppe e cercò il
suo sguardo, Kara vide brillare una domanda nei suoi occhi limpidi e chiari,
dolci e magnifici. “…baciarti?” Concluse la donna facendole girare la testa.
“Sì.” Si ritrovò a dire con il cuore
che le balzava in gola e l’aria che scappava dai suoi polmoni lasciandola senza
fiato.
“Sì?” Chiese Lena come se si
divertisse a torturarla. Perché essere ad un soffio da quelle labbra era,
decisamente, una tort…
Prima che potesse concludere il
pensiero Lena la stava baciando e… che Dio la perdonasse, era la cosa più
dolce, soave e meravigliosa che avesse mai provato. Quando sentì il volto di
Lena allontanarsi lo seguì, poi alzò le mani e trattenne quel viso contro il
suo, baciandola a sua volta, con inesperienza, ma determinato desiderio.
“Wow, miss Danvers…”
Mormorò Lena, un largo sorriso sulle labbra, gli occhi pieni d’emozione,
separandosi da lei dopo quel lungo bacio. Kara arrossì abbassando il volto, ma
la mano di Lena le sollevò il mento con dolcezza facendo sì che i loro occhi si
ritrovassero. “È stato magnifico.” Affermò e il rossore di Kara si trasformò
dall’imbarazzo in gioia.
“Credo di poter, a questo punto,
chiederti…” Lena si interruppe voltandosi perplessa nell’udire un rumore di
zoccoli. Si separò da Kara alzandosi in piedi non appena vide sopraggiungere un
cavaliere. Kara la imitò il cuore ancora scosso dal bacio e da quello che la
ragazza avrebbe detto se sono non fosse stata interrotta.
“Lena!” Urlò lo sconosciuto cavaliere
e Kara aggrottò la fronte, mentre osservava il viso perplesso e infastidito di
Lena trasformarsi grazie a un ampio sorriso. Il giovane appena arrivato saltò
giù dal cavallo con gesto sicuro, poi si fece avanti e prese la ragazza tra le
braccia facendole fare un volteggio. Kara fissò la scena sbalordita, non aveva
mai immaginato che qualcuno osasse fare un simile gesto con Lena.
“Mettimi giù, sciocco, non sono più
una bambina!” Il rimprovero era pieno di divertita ironia e fece ridere l’uomo
che però obbedì per poi voltarsi verso di lei e inchinarsi, un ampio sorriso
sulle labbra.
“Perdonate la mia mancanza di
educazione. Voi dovete essere miss Danvers, conosco
bene la vostra calligrafia, le lettere che avete scritto per mia madre mi sono
state di grande conforto quando combattevo Napoleone in lungo e in largo nel
Pacifico e sono quasi sicuro che abbiate aggiunto qualche frase, conosco mia
madre e non avrebbe mai mostrato tanta gentile attenzione verso di me, per
quanto mi voglia molto bene.”
“Capitano Grant?” Chiese allora lei,
stupita, notando solo ora l’uniforme della marina. Ricordava le numerose
lettere che aveva scritto quando era ancora a scuola perché fossero inviate al
figlio maggiore di Lady Grant.
“In persona!” Affermò lui, piegandosi
in un nuovo inchino e poi prendendole la mano per baciarla. “Ed estremamente felice
di fare la vostra conoscenza. Siete molto più bella di quello che mi ero
immaginato e vi avevo immaginata incantevole, miss Danvers.”
“Adam.” Il tono di Lena colpì il
giovane che la guardò sorpreso.
“Cos’ho fatto questa volta, cugina?”
La giovane Luthor gli lanciò un’occhiata
d’avvertimento e Kara abbassò lo sguardo arrossendo: Lena era gelosa!
“Cosa fai qui?” Chiese e il ragazzo
la guardò sempre più incuriosito dalla sua attitudine.
“Ebbene, ho ricevuto una licenza, la
mia nave deve essere carenata e la marina mi ha permesso di tornare a casa. Mia
madre, però, è partita per un inaspettato viaggio dai vicini, quasi che volesse
lasciare la casa vuota apposta!” Rise, mentre Lena corrugava la fronte colpita
da un pensiero che però non espresse e il giovane continuò a raccontare. “Il maggiordomo
mi ha detto che le deliziose ospiti di Rosing erano
al lago. Non ho potuto esimermi dal raggiungervi, ammetto che quel ‘deliziose’
mi ha convinto a salire di nuovo a cavallo.” Si voltò verso Kara e le fece
l’occhiolino. Lei lo guardò sorpresa, ma quando portò lo sguardo su Lena fu
piacevolmente felice di vedere i suoi occhi farsi minacciosi.
“Se non ti comporterai da gentiluomo
potrei decidere di farti finire nel lago… di nuovo.” Minacciò con voce bassa
Lena e lui scoppiò a ridere per poi raccontare a Kara la storia di come si
fosse lasciato battere da una molto più giovane Lena, per farle dimenticare una
delusione d’amore. Ovviamente Lena arrossì e fu il turno di Kara di provare una
fitta di gelosia.
Il capitano Adam Grant sembrò
valutare le loro reazioni perché sorrise divertito poi si sistemò sulla loro
coperta e passò il pomeriggio a litigare amichevolmente con Lena, a fare
spudoratamente il galante con Kara e a raccontare le sue avventure giovanili.
A pomeriggio inoltrato ritornarono
alla tenuta. Lady Grant accolse con gioia il figlio, mostrando a Kara un lato
nuovo, quello materno, più fragile e dolce.
Quella visita però la privò della
possibilità di passare anche solo un istante da sola con Lena.
Ora, dopo essersi congedata, entrò
nella propria stanza con una strana sensazione nel cuore, gioia ed eccitazione
per quel magico bacio, ma anche un senso di frustrazione per quelle parole che
avrebbero dovuto scambiarsi, quelle promesse che non era state dette e che
pure, avrebbero dovute essere pronunciate. E poi… aveva tanta voglia di
baciarla ancora! Le sembrava che fosse stato troppo breve il momento il cui le
loro labbra erano state unite, voleva di più, disperatamente di più. Il suo
ventre si tese in un modo che lei non aveva mai provato, ma che sapeva,
istintivamente, essere associato al desiderio. Lei desiderava le mani di Lena Luthor su di lei, le sue labbra che le baciavano la pelle,
il suo corpo privo di…
Si fermò arrossendo violentemente,
mentre si chiedeva da dove uscissero simili pensieri. Non sarebbe successo
nulla, niente di niente, neanche un altro bacio prima che un ufficiante non le
avesse sentite scambiarsi promesse solenni… Eppure quel bacio aveva dischiuso
qualcosa dentro di lei e ora non riusciva a fermare i pensieri, non riusciva a
smettere di pensare a Lena in modi assolutamente inappropriati.
Bussarono piano alla sua porta e lei sobbalzò.
Prese la candela che aveva posato accanto al letto e raggiunse la porta. Quando
la aprì si ritrovò spinta in avanti, la porta che veniva chiusa rapidamente
alle sue spalle.
“Cosa…?” Lena le posò una mano sulla
bocca, un sorriso sulle labbra, gli occhi che brillavano come quelli di un
bambino quando fa una marachella.
“Shhh.”
Mormorò. “Non dovrei essere nella tua stanza a quest’ora della notte, se mi
scoprono siamo nei guai.” Rise piano, come se l’idea in realtà non la
spaventasse affatto. Kara avrebbe voluto parlarle, chiederle molte cose, ma ora
che era lì, ora che il suo corpo premeva contro il suo non vi erano più cose da
dire, ma solo cose da fare.
Gli occhi di Lena sembrarono cogliere
i suoi desideri, perché cambiarono diventando pozzi profondi e ammalianti. La
giovane Luthor si morse il labbro, mentre liberava la
sua bocca, allontanando la mano.
Furono una sulle labbra dell’altra
prima ancora che il pensiero le raggiungesse.
Note: Allora, allora, allora…
prima che mi malediciate per aver interrotto così, considerate che avevo
pensato di interrompere un paragrafo più in su… poi ho pensato che sarebbe
stato troppo crudele. ;-)
Cosa mi dite? La gita al
laghetto di Rosing ha dato i suoi frutti, no? Lena ha
fatto la sua mossa e Kara l’ha accolta con sorprendente entusiasmo. Certo sono
state, di nuovo, interrotte… e non da uno qualunque, ma da Adam… dobbiamo
preoccuparci? Da come finisce il capitolo sembrerebbe di no, ma… ma… mai
fidarsi troppo delle autrici di fanfiction, di cui io
sarei un’esponente. ;-)
Passando a cose più
interessanti… cosa sta per succedere? Siamo pur sempre nell’Ottocento, no? Ah è
un
mio particolare Ottocento,
dite? Mmm… vedremo! XD
Vi è piaciuto il piccolo
paragrafo con il punto di vista di Lena? Nel prossimo capitolo vi sarà di nuovo
un piccolo spazio dedicato ai suoi pensieri.
Vi ringrazio moltissimo per
l’entusiasmo che state mostrando per la storia! Altri 5 commenti e vedremo come
proseguirà, lo dico ogni volta, ma lo so che ormai lo sapete. ;-)
Niente Spoiler sull'episodio appena uscito o sul promo del prossimo perché potrei lasciarvi ad aspettare una settimana per il nuovo capitolo!
Il bacio riaccese i sensi di Kara e
quando le mani di Lena si posarono sui suoi fianchi attirandola contro di lei,
il suo corpo avvampò di desiderio. Avvolse le braccia attorno al collo della
donna mentre assaporava con rinnovato piacere le labbra morbide e dolci di
Lena.
Sapeva che tutto ciò era
inappropriato, che avrebbe dovuto smetterla, che avrebbe dovuto salutare la
donna e andare a dormire, ma l’idea di separarsi da lei era inaccettabile. Non
ora, non quando le mani della ragazza stavano generando una serie di lunghi
brividi, accarezzando prima i suoi fianchi e poi la sua schiena e le sue labbra
la baciavano con tanto trasporto.
Il suo cuore accelerò di nuovo quando
sentì le dita di Lena salire fino ad arrivare a sfiorare uno dei suoi seni,
ancora nascosto dal tessuto dell’abito. Per un istante ebbe un fremito di paura
a quel gesto, una paura presto cancellata dal desiderio, dal bisogno di provare
di più. Arrossì e interruppe il bacio, facendo un passo indietro, confusa da
sensazioni così contrastanti.
Lena sbatté le palpebre, come se
uscisse da un sogno, lei stessa appariva sorpresa da quello che stava facendo.
“Mi dispiace… non ero venuta qua per…
volevo parlare e…” Kara ammirò il volto pieno di confusione di Lena e sorrise.
Faceva meno paura sapere di non essere la sola ad aver perso completamente il
controllo. “Non voglio spaventarti e farti fuggire… io…”
A questo punto Kara la fermò
posandole un dito sulle labbra.
“Non voglio fuggire.” Mormorò e sentì
che la propria voce era strana, profonda, Lena sembrò notare a sua volta il
cambiamento perché i suoi occhi persero quell’espressione confusa e la
fissarono con intensità. “…voglio te…” Sussurrò ancora.
“Kara… stai dicendo quello che
penso?” Chiese la giovane Luthor con un brivido nella
voce. Kara sentiva il cuore battere veloce mentre annuiva. “Non…” Iniziò Lena,
ma Kara non voleva che la facesse riflettere troppo, che insinuasse in lei il
dubbio.
La baciò rapida e poi arrossendo
tornò a guardarla. Lena non ebbe più nulla da obbiettare, con un passo eliminò
la distanza tra di loro e le catturò le labbra. Quando le sue mani salirono di
nuovo a toccarle il seno Kara si lasciò sfuggire un ansimo, non vi era stata
titubanza nel gesto di Lena, questa volta, ma deciso desiderio. Pochi istanti e
la donna iniziò a slacciare i bottoni del suo abito. Quando ne ebbe sbottonati
a sufficienza si tirò indietro e la guardò negli occhi mentre, lentamente,
faceva scivolare l’abito dalle sue spalle e lo lasciava cadere a terra.
Kara arrossì conscia che la sottoveste
che indossava era troppo leggera per nascondere il suo corpo nudo sotto di essa.
Gli occhi di Lena scesero lentamente per poi tornare al suo volto.
“Sei bellissima…” Bisbigliò, come se
fosse un segreto.
Non le rispose, il cuore che batteva
veloce, la mente che altalenava tra l’imbarazzo e il desiderio di essere
toccata di nuovo.
Lena si avvicinò a lei, la baciò
dolcemente, poi con le due mani risalì lungo i suoi fianchi fino a raggiungere
i seni. Attraverso il sottilissimo tessuto bianco poteva vedere i capezzoli di
Kara tesi dal desiderio, passò il pollice su uno di essi con delicatezza e la
ragazza rabbrividì di piacere. La baciò di nuovo e mentre il bacio si accendeva
così si fece più intensa la pressione sul suo seno.
Kara dovette soffocare un nuovo
ansimo sulle labbra di Lena che però la abbandonarono per scendere sul suo
collo. Mentre Kara si godeva quella nuova straordinaria sensazione Lena la
spinse verso il letto e la fece sedere. Poi fece un passo indietro e si disfece
dell’abito rimanendo in sottoveste come lei. Per la prima volta Kara poté
osservarne il corpo, appena velato dal tessuto. Si rese subito conto che i suoi
capezzoli erano più scuri, ma altrettanto eretti, i seni pieni, ma non pesanti,
il ventre e i fianchi snelli. Il suo sguardo scivolò lungo la pancia per poi
scendere ancora un poco, quando si rese conto di quello che stava facendo Kara
risollevò lo sguardo rossa d’imbarazzo e incontrò gli occhi di Lena. Non vi era
scherno in essi o divertimento, neppure imbarazzo, solo un profondo desiderio
e… Kara sentì una dolce sensazione avvolgerla quando capì cosa stava guardando:
amore. Lena la guardava con passione e desiderio sì, ma anche con tenerezza e
indubbio amore.
“Vieni…” Mormorò e sorrise nel vedere
Lena obbedirle. Si stesero una accanto all’altra, gli occhi persi nel
guardarsi.
“Possiamo ancora fermarci…
aspettare…” Mormorò Lena a pochi centimetri dal suo volto.
“Non credo di poter aspettare…” Le
rispose lei, con serietà, e Lena sorrise dolcemente.
“Io non voglio aspettare.” Ammise e
si morse il labbro. Quel gesto, per qualche strano motivo, creò una fitta di desiderio
nel ventre di Kara. L’istante successivo si stavano di nuovo baciando.
I loro corpi nel toccarsi crearono
una miriade di nuove emozioni in Kara. Le sue mani, rimaste quasi inattive fino
a quel momento, iniziarono a farsi audaci e lei si ritrovò ad accarezzare il
corpo caldo e soave della donna che aveva tra le braccia.
Con una serie di baci Lena scese
lungo il suo collo poi seguì la linea della clavicola giocando con il bordo
della sua sottoveste. Kara si morse il labbro e Lena sorrise nel vedere il
gesto, poi si spostò più in basso e Kara dovette aggrapparsi alla sua schiena
quando intuì cosa volesse fare la donna. Non appena la bocca di Lena catturò il
suo capezzolo un gemito sfuggì dalle sue labbra. Il tessuto della sottoveste si
bagnò, ma era di un’altra umidità che si rese conto Kara, ormai la tensione nel
suo ventre si era abbassata e sembrava che il suo cuore avesse deciso di
battere molto più in basso, in una pulsazione rapida e bisognosa di attenzione.
Si agitò contro il corpo di Lena e
quando una delle gambe della donna finì tra le sue gemette di piacere e al
contempo di frustrazione, conscia che desiderava molto di più.
Lena si sollevò e con un gesto deciso
si liberò della sottoveste, poi la tirò a sedere e fece lo stesso con lei.
Ricaddero sul letto baciandosi, i corpi finalmente nudi, aggrappati uno
all’altro.
Mai Kara aveva provato nulla di
simile. Quelle carezze e quei baci stavano sconvolgendo il suo corpo in modi
che non credeva possibile, era schiava di sensazioni nuove, sensazioni che
capiva solo in parte, ma che la spingevano a desiderare di più, a chiedere di
più e Lena, in un modo a lei inspiegabile, sembrava sapere sempre come e cosa
fare per aumentare il suo piacere. Tanto che Kara si chiese se fosse la prima
volta per entrambe o se, solo per lei, quelle fossero emozioni mai provate
prima. Ma il pensiero fu bruscamente cancellato dalla sua mente quando Lena
scese con le dita ad accarezzare le sue gambe risalendo con decisione fino a sfiorare
la sua parte più intima.
Trattenne il respiro mentre le
carezze della donna si facevano sempre più decise.
“Lena…” Ansimò e la donna posò le
labbra sulle sue baciandola e, con sorpresa di Kara, accarezzandola, per la
prima volta, con la lingua. Stupita dalla nuova sensazione Kara dischiuse le
labbra, Lena dovette prenderlo come un invito perché si spinse con passione
contro di lei, mentre la lingua irrompeva nella sua bocca andando a incontrare
quella di Kara. La sensazione fu intensa, ma non quanto quella immediatamente
successiva: un dito di Lena che si facevano strada, esattamente come la sua
lingua, dentro di lei.
Gemette e Lena si separò dalla sua
bocca, senza però sfilare il dito che la penetrava.
“Ti ho fatto male?” Chiese piano, gli
occhi che cercavano la verità nella sua espressione.
“No…” Kara scosse la testa, poi
spinse in avanti il volto cercando di nuovo le sue labbra e desiderando che la
donna facesse di più che rimanere immobile con quella mano tra le sue gambe.
Lena intuì il suo desiderio perché, con delicatezza, iniziò a muoversi dentro e
fuori di lei. All’inizio fu una sensazione strana, ma in poco tempo divenne
qualcosa di totalizzante.
Il piacere sembrava allargarsi dalle
dita di Lena dentro di lei, ora diventate due, lungo le sue gambe e verso il
suo ventre, risalendo fino ai seni che si scontravano contro quelli della
donna, fino al suo cervello. Si rese conto di muoversi contro Lena quando la
sentì ansimare di piacere, la bocca vicinissima al suo orecchio. Non provò
vergogna, non vi era più spazio ormai per simili emozioni, invece strinse le
braccia attorno al corpo della donna e chiuse gli occhi lasciandosi sommergere
dalle sensazioni così nuove e perfette che Lena le stava dando.
Pochi minuti dopo sentì che qualcosa
stava di nuovo cambiando: tutto il suo corpo si tese e improvvisamente le dita
di Lena divennero il centro di ogni sensazione; e poi esplose, il piacere si
riversò dentro di lei che, incapace di trattenersi, rovesciò la testa indietro
gemendo. Un calore liquido pulsava nel suo centro irradiandosi ovunque in lei, ormai
solo le dita di Lena sembravano ancorarla alla realtà.
Quando riaprì gli occhi, sconvolta
dall’intensità di quello che aveva provato, trovò quelli chiari e curiosi di
Lena che la guardavano.
“Per questo avremmo dovuto aspettare
la prima notte di nozze.” Le mormorò la donna baciandole il naso e poi la
guancia.
“Io non credevo che fosse così…
intenso!” Ribatté lei facendo ridere Lena.
“Era solo la prima volta… posso fare
di meglio…” Promise e Kara sentì il suo ventre tendersi di nuovo, mentre la
donna riprendeva ad accarezzarla, abbassando le labbra verso il suo collo.
“No.” La sua risposta stupì Lena che
si fermò per guardarla.
“No?” Chiese alzando un sopracciglio.
“Esatto.” Affermò lei, poi senza
farsi domande o esitare, imitò la donna, facendo scivolare una mano tra le sue
gambe e cercando, un po’ goffamente, di darle lo stesso piacere che aveva
ricevuto. Lena capì le sue intenzioni e si morse il labbro, per poi agevolarla,
stendendosi accanto a lei.
Entrare in Lena fu strano, ma anche
estremamente eccitante, era calda e bagnata e le dita di Kara scivolarono
dentro di lei con facilità. Dopo qualche falso movimento, corretto con
gentilezza dalla mano di Lena, capì quello che doveva fare e vide lo sguardo
della donna cambiare, se prima era stata lei a guidare il gioco con divertita
passione, ora lo subiva e in Lena, Kara, lesse un bisogno di dolcezza e
d’amore. Così glieli diede, muovendosi con inesperienza, ma con estrema
delicatezza e senza distogliere gli occhi da lei, posando baci dolci sulle sue
labbra e stringendo forte il suo corpo quando fu, infine, scosso dallo stesso
piacere che lei aveva provato.
“Non mi sembra possibile, questo è…
ho paura che…” Mormorò la donna fragile nel suo abbraccio.
“Sono qui.” Le mormorò allora lei,
tenendola contro il proprio corpo e lasciando che dolcemente si calmasse. La
cullò fino a quando non sentì che si era addormentata allora coprì entrambe con
lenzuola e coperte e la osservò alla tenue luce della candela ormai quasi
interamente consumata.
Era bella, bella e fragile, ora che
dormiva. Ed era sua. Kara sorrise a quel pensiero.
Si era innamorata e si era concessa
perché dentro di lei sapeva che Lena era la persona giusta. La persona che
avrebbe sposato. Le girò la testa a quel pensiero. Certo, Lena non si era
ancora proposta ufficialmente, Kara le era socialmente inferiore ed era quindi
lei a doversi proporre, ma, amandola in quel modo, aveva sigillato tra di loro
una promessa più importante di quella che avrebbero potuto generare delle
semplici parole: ora si appartenevano.
“Buona notte, miss Luthor.” Mormorò nella notte, ma nessuna voce le rispose,
Kara sorrise e poi depose un bacio sulle labbra di Lena. “Buona notte, dolce
amore mio.”
Si svegliò e si rese conto di essere
sola nel letto, fece una smorfia, ma sorrise non appena i suoi occhi si
posarono sul foglio ripiegato e posto sul cuscino accanto a lei. Lo aprì in
fretta e si ritrovò ad osservare l’elegante scrittura di Lena.
“Perdonami, avrei tanto voluto poter essere accanto a te al tuo
risveglio, ma, come puoi immaginare, non possiamo dare vita a pettegolezzi.
Ci sono frasi da pronunciare e risposte da udire. Ti aspetterò al vecchio
tempio sperando di poter dare forma più canonica alle promesse che ci siamo
scambiate ieri notte.”
Il viso di Kara arrossì nel ripensare
a quello che si erano dette e a quello che si erano… fatte…
Si lasciò ricadere tra i cuscini e
nascose il viso tra le mani, un ampio sorriso che sembrava non voler sparire
dalle sue labbra. ‘Ti aspetterò al vecchio tempio’ le parole di Lena
risuonarono nella sua mente e lei scattò a sedere. La stava aspettando: adesso!
Scese dal letto, si lavò, bagnando il
pavimento nella fretta, e poi si rivestì, lasciò i capelli quasi sciolti
spazzolandoli appena.
Scese le scale veloce, al limite
dell’educazione, e passò davanti alla sala da pranzo sperando di non essere
vista o intercettata da Lady Grant.
“Miss Danvers!”
La chiamò però una voce e lei si fermò, strinse i pugni e si voltò con un
sorriso agitato sulle labbra.
“Capitano Grant.” Salutò. L’uomo la
raggiunse sorridendo.
“State correndo da qualche parte?” Le
chiese intuendo che i suoi passi la portavano alla porta.
“Una passeggiata.” Ammise lei
sperando che l’uomo non decidesse di accompagnarla.
“Ma piove!” Esclamò lui, sorpreso.
“Oh… ehm… non importa.” Affermò
dandosi della sciocca per non aver nemmeno guardato fuori dalla finestra della
stanza.
“Lena ha detto esattamente la stessa
cosa! Voi ragazze siete strane.” Sorrise e aggiunse “Devo parlare con il curato,
vi accompagno volentieri, almeno fino alla canonica.” Le tese il braccio in un
chiaro invito e Kara non poté fare a meno di accettarlo.
Uscirono sotto la leggera pioggia,
Adam indossava un capello e lei sollevò lo scialle rosso nascondendo i capelli.
“Ieri pomeriggio ho notato che Lena
prova un certo affetto per voi.” Le disse dopo che ebbero attraversato il
giardino e imboccato il sentiero verso la canonica e, appena oltre, il vecchio
tempio.
“Posso dire che ricambio il suo
affetto…” Ammise lei arrossendo un poco sotto lo sguardo del ragazzo.
“Bene, ne sono felice, perché Lena è
una donna intelligente e caparbia, ma anche dolce ed estremamente fedele.” Kara
annuì alle sue parole, mentre l’uomo continuava. “Non concede facilmente la sua
amicizia, ma quando lo fa allora è l’amica più fedele che ci sia.” La guardò
con un sorriso. “Ne ho appena avuto un ulteriore esempio.” Kara lo guardò
interrogativa e lui si spiegò. “Ho saputo che, questa primavera, ha protetto
una cara amica da un sentimento non corrisposto, arrivando al punto di
intercettare delle lettere per impedirle di soffrire o di indulgere in un amore
che non aveva nessun futuro.” Il cuore di Kara prese a battere veloce, mentre
il suo stomaco si stringeva per la paura.
“Questa primavera, dite?” Chiese, con
profondo orrore.
“Sì.”
“Ma come poteva giudicare l’amore di
questa persona? Come ha potuto fare una cosa simile?” Il suo tono dovette
suonare strano perché il capitano si voltò a guardarla, perplesso.
“Deve essere stata sicura se ha agito
tanto prontamente.” Assicurò lui. Poi si fermò e le indicò il sentiero che
portava alla canonica. “Io proseguo di qua.” Affermò. Nel vederla pallida, però,
la fissò preoccupato. “Non vi sentite bene? Volete che vi riaccompagni a casa?
Non avete mangiato dopo tutto e…”
“No, sto bene… grazie.” Mentì e
l’uomo annuì, anche se poco convinto.
“Oh, dimenticavo!” Infilò la mano
nella giacca ed estrasse una busta. “È arrivata questa mattina, mi ero
ripromesso di darvela a colazione, ma voi non siete venuta e io me ne sono dimenticato.”
Kara prese la lettera con mani tremanti, finse un sorriso e ringraziò il
giovane che rassicurato, chinò il capo e si allontanò.
Kara guardò le piccole gocce di
pioggia cadere sulla busta bianca. L’indirizzo era stata scritto nella decisa
scrittura di Alex. Senza perdere tempo ruppe il sigillo e lesse in fretta le
parole della sorella, sperando, con tutta se stessa, di leggere qualcosa che le
sollevasse l’animo.
Lena si guardò attorno con
agitazione, aveva scelto quel luogo perché Kara lo aveva dipinto numerose
volte, segno che le piaceva, ma ora si chiese se non fosse troppo triste.
Quelle antiche rovine erano un prodotto del passato e lei voleva parlare di
futuro con Kara. Scosse la testa e mise da parte, per l’ennesima volta, i suoi
dubbi. Quello che era successo la notte prima era troppo importante per essere
frainteso. Si erano spinte oltre qualsiasi limite, era ovvio che Kara provasse
quello che provava anche lei: amore; lo aveva visto riflesso nei suoi occhi la
notte prima.
L’avrebbe sposata.
Sorrise e si morse il labbro. Il
mondo intero avrebbe storto il naso, ma non per molto, era già successo,
sarebbe successo ancora, inutile preoccuparsi troppo, i Luthor
sarebbero stati di nuovo sulla bocca di tutti, per uno scandalo di natura molto
più mondana, ma non importava, dopo tutto se avevano superato il tentato
regicidio di Lex ora avrebbero superato anche la
stravaganza di Lena.
Pensò a Kara, al suo sorriso, al modo
in cui la guardava e la faceva sentire completa, amata, desiderata, migliore.
Non aveva nessuna importanza quello che avrebbe pensato la gente, nulla avrebbe
potuto mettersi tra lei e la sua felicità. Neppure sua madre. Al pensiero di
Lilian Luthor fece una smorfia. Lei avrebbe
disapprovato e la sua disapprovazione avrebbe pesato come un macigno sulla sua
testa, ma lei non era più una ragazzina indifesa e sua madre se ne sarebbe
fatta una ragione. Lena poteva fare in modo di non incontrarla. Avere la fortuna
dei Luthor sotto il suo controllo era un deciso
vantaggio, poteva decidere in quale luogo risiedere e lei avrebbe scelto quello
più lontano possibile da sua madre.
Sì, nulla le avrebbe impedito di
sposare Kara Danvers.
Lena sorrise e si sedette sugli
scalini di pietra aspettando che la donna di cui era innamorata spuntasse dal
sentiero di Rosing.
“Cara sorella,
Le cose non sono andate come speravamo, come il mio cuore, ingenuo e
sciocco, desiderava. Maggie era a Londra, ma non ha voluto ricevermi. Lois,
vedendo in che stato di prostrazione mi trovavo a quel rifiuto, ha deciso di
indagare personalmente e ha scoperto che la servitù della casa di miss Luthor, dove soggiorna Maggie, ha ricevuto precise
istruzioni di modo che qualsiasi cosa che provenisse da me fosse rigettata.
Ora, ho anche io una mia dignità e non credo di dover insistere in
qualcosa che evidentemente non è più un desiderio di Maggie. Ho passato il
resto della settimana con Clark e Lois, ma già domenica sono tornata a casa e
da qui ti scrivo.
Non ti preoccupare per me, ho completamente dimenticato questo strano sentimento
e vorrei che tu facessi lo stesso e che, dopo questa lettera, non ne parlassimo
più.
Spero che il tuo soggiorno da Lady Grant si stia svolgendo nel migliore
dei modi e spero di rivederti presto. Qua un certo principe chiede di te con
occhi sognanti.
A presto.
Alex.”
Kara lasciò cadere il braccio, mentre
lacrime di rabbia e dolore si mescolavano nei suoi occhi, non aveva bisogno di
avere altri dettagli, ora tutto era chiaro ai suoi occhi, quello che Lena aveva
fatto, il dolore che aveva causato ad Alex. Sua sorella, la forte Alex, sempre
pronta ad aiutarla, a farla sorridere, a incoraggiarla. Alex che aveva appreso
chi fosse e chi avrebbe potuto amare e che era stata abbastanza coraggiosa da
accettarlo. Ma Lena le aveva portato via la felicità, con deliberata crudeltà
aveva fatto soffrire sua sorella. Non importava quello che era successo tra
loro, non importava quello che aveva provato, quello che in cuor suo ancora
provava. Lena non era perdonabile.
Note: Va bene… ho alzato lo
scudo anti-odio, quindi sparate pure!
Kara ha un carattere dolce e
propenso alla conciliazione, ma è anche una guerriera pronta a combattere per
la verità e per difendere quelli che reputa innocenti, ora… che abbia saputo,
in quel modo, che Lena ha allontanato Maggie da Alex e, addirittura, bloccato
lettere e potenziali visite… non promette nulla di buono. In che modo
affronterà Lena? O più semplicemente la affronterà?
E tutto ciò dopo una notte di
delicata passione! Si, mi detesto da sola!!
Come avevo promesso abbiamo
avuto un piccolo momento tutto per Lena e per i suoi pensieri, così come
abbiamo potuto gettare uno sguardo su quello che è successo ad Alex a Londra…
lo so, non è quello che speravate…
Stringetevi forte, non
odiatemi troppo, ricordate sempre che io amo le SuperCorp
e… che, al massimo, è colpa di Jane Austen!! ;-)
Prossimo capitolo tra 5 commenti. (Non volete leggere il prossimo capitolo… lo
so…)
Capitolo 9 *** Orgoglio ferito e pregiudizio sopito ***
Ottavo capitolo: Orgoglio ferito e pregiudizio sopito
Riprese a piovere più forte, come se
la risoluzione di Kara, le sue lacrime, fossero stati un segnale per il cielo.
Guardò verso la tenuta di Rosing e poi verso il tempio,
appena visibile tra le fronde verdi e decise che avrebbe affrontato Lena
subito. Con passo deciso, la lettera stretta nel pugno, raggiunse l’antico
edificio in pietra.
Lena scattò in piedi non appena la
vide, un ampio sorriso sulle labbra.
“Mi dispiace per la pioggia! Quando
ho scritto il biglietto non ho proprio pensato a…” Si interruppe rendendosi conto
che la sua non era l’espressione giusta. “Cos’è successo?” Chiese, con aria
improvvisamente tesa.
“Come hai potuto?” Chiese in un
sibilo Kara e Lena fece un passo indietro colpita, quasi fisicamente, dalla sua
rabbia.
“Non capisco…” Iniziò, ma Kara non la
lasciò parlare.
“Come hai potuto allontanare due
persone che si amavano, senza nessun diritto, senza nessun rispetto! Come puoi
parlare a me di sentimenti quando è chiaro che di essi non sai nulla!” Il viso
di Lena cambiò, aveva inteso di cosa parlasse, era una donna intelligente dopo
tutto.
“Maggie è mia amica e…”
“Alex è mia sorella!” Ritorse lei.
“Non giudico lei per non aver
corrisposto il sentimento di Maggie, ma non potevo rimanere a guardare una mia
cara amica soffrire.” Lena era calma, straordinariamente posata, il che la fece
infuriare ancora di più.
“Alex l’ama!”
“Non è quello che ho visto io.”
“Tu non la conosci!” Esclamò. “Non le
hai dato nemmeno il tempo di capire cosa provasse, di accettare un amore,
quantomeno, insolito. Non ha necessitato di giorni o settimane, ma di una sola
notte! L’indomani all’alba era già a cavallo per parlare con Maggie, ma lei non
c’era più!”
“Io… io non lo sapevo.” Cercò di
risponderle Lena.
“Non le hai dato nessuna possibilità:
hai intercettato le sue lettere!” Continuò, agitando le braccia, sempre più
furiosa, Kara.
“Mi rincresce, io credevo di…”
“Tu credevi? Tu credevi? Esiste solo
il tuo pensiero, la tua volontà, gli altri non sono altro che pupazzi nelle tue
mani, tu giudichi e decidi e nessuno scampa al tuo severo giudizio.” La donna
la guardò sorpresa da quell’ulteriore accusa. “Devo ricordartelo? Zotici
provinciali; così ci hai definiti. Io non ero degna della tua conversazione. Credevi
che non avessi sentito? E il povero Mon-El? Neanche
lui è degno del tuo rispetto? Il disprezzo che gli hai riservato non è degno
della posizioni che detieni.” Il viso di Lena si chiuse a quelle parole, i suoi
occhi, confusi da quella raffica di accuse assolutamente inaspettate, divennero
lastre di ghiaccio al sentir nominare il principe.
“Te l’ho già detto una volta: non
parlare di cosa che non conosci.”
“Perdonami, ma, dopo tutto, sono solo
un’ignorante campagnola.”
Un silenzio bruciante scese tra loro
due, solo la pioggia, sempre più intensa, riempiva lo spazio lasciato tra le
loro parole. Un solco profondo sembrò crearsi tra i loro corpi, vicini eppure
mai così distanti. Le due donne si guardavano, fredde, gelide, gli occhi che
prima parlavano ora erano solo due muri contro cui si scontrava il vuoto.
“Non puoi aver frainteso i miei
sentimenti per te. Sono qui per chiederti se vuoi sposarmi.” La frase, sembrò
costare fatica ad uscire dalle labbra di Lena. “Quello che è successo ieri
notte non può essere negato e rimangiato. Il mio onore mi impone di chiedere la
tua mano, anche se è chiaro che per me provi solo disprezzo.” Kara strinse i
pugni, mentre quelle parole dette con tono duro e freddo la ferirono e la
fecero arrabbiare ancora di più.
“Mi sono concessa a una donna che non
conoscevo per davvero. Sono stata sciocca e ingenua. Ma preferisco vivere una
vita da disonorata piuttosto che sposare colei che ha spazzato via la felicità
di mia sorella.”
“Questa è la tua ultima parola?”
“Sì, lo è.”
“Molto bene.” Lena si voltò e scese
sotto la pioggia scomparendo dalla sua vista.
Per un lungo istante Kara rimase
immobile, i pugni stretti nella rabbia poi chiuse gli occhi e, improvvisamente,
il dolore la colpì. Si lasciò cadere a terra, mentre singhiozzi dolorosi le
sconquassavano il petto, e si strinse le mani attorno al corpo, incapace di
smettere di tremare, incapace di respirare. Nel pugno la lettera di sua sorella
era solo più un grumo di carta eppure ogni parola pesava sul suo cuore, come
ogni parola che aveva detto a Lena, ma mai quanto quelle che Lena aveva rivolto
a lei. Quella domanda di matrimonio che tanto aveva desiderato era diventata
una vuota formula dettata dall’onore. Onore che lei aveva perso concedendosi a
Lena.
Kara riaprì gli occhi cercando di
smettere di singhiozzare, cercando di dimenticare la voce fredda di Lena e
quegli occhi così gelidi, così distanti, così dolorosamente... vuoti.
Quando ritornò a Rosing
era bagnata fradicia, non si era preoccupata di camminare in fretta o di
aspettare che la pioggia passasse, non le importava, voleva solo tornare a casa
da Alex e dimenticare ogni cosa.
Si cambiò e si osservò nello
specchio, malgrado gli occhi fossero asciutti erano arrossati e gonfi, nessuno
avrebbe avuto dubbi sul malanno che avrebbe adotto come scusa per andarsene da Rosing prima del previsto, dopo tutto Lady Grant odiava
avere accanto persone malate.
Scese e incontrò la padrona di casa
che dopo un solo sguardo la ringraziò per essere venuta in visita e la rispedì
a casa mettendole a disposizione la sua carrozza.
Allora risalì per preparare le sue
cose e andarsene da lì, pregando di non dover incontrare, per qualche infausta
ragione, Lena. Aprì la porta della sua stanza e ritrovò, sotto i suoi piedi,
dei fogli ripiegati. Il suo cuore sussultò.
Kara rimase interdetta per un lungo
istante osservandoli, incapace di piegarsi e raccoglierli, poi si gettò su di
loro, chiuse la porta e si mise a leggere, il cuore in gola non appena
riconobbe la scrittura di Lena, meno elegante del solito e più affrettata.
“Non scrivo per rinnovare i sentimenti che avete così drasticamente
respinto, né per propormi ancora come vostra sposa, non lo farò mai più. Scrivo
per rispondere alle accuse che avete così precisamente formulato e delle quali
necessito scagionarmi.
Non desideravo, in alcun modo, privare vostra sorella dell’amore della
mia più cara amica. Ho allontanato Maggie con il solo scopo di evitarle
ulteriore dolore. Purtroppo era già stata vittima di un amore non corrisposto e
il dolore l’aveva quasi annientata, non volevo che succedesse ancora. Ho visto
il viso di vostra sorella la sera del ballo, il suo pallore, il suo terrore per
quello che, mi fu facile intuire, era successo tra lei e Maggie era evidente.
Non potevo supporre che una notte, una settimana o persino una vita intera
bastassero perché lei cambiasse idea: la sua reazione era stata troppo negativa.
Mi dispiace se ho mal interpretato, ma volevo solo proteggere Maggie e, lo dico
senza timore, lo rifarei ancora.
Voi stessa non avete colto in vostra sorella i segni d’innamoramento che
erano chiari in Maggie e che io vedevo. Avete definito in numerose occasioni la
loro relazione come una relazione d’amicizia e se voi, la sua stessa sorella,
non avete visto in lei quei mutamenti dell’animo che mostrano un’affezione
speciale del cuore, come avrei potuto supporre che essi fossero presenti?
Riguardo alle parole che rivolsi a mia madre il giorno del nostro primo
incontro non posso negarle. Ma dovreste conoscermi abbastanza da comprendere
che mai avrei potuto dire altro a colei che mi è genitrice, mai avrei potuto
rivelarle il rapito sentimento che era scaturito dal mio cuore nell’incontrare
i vostri occhi per la prima volta, né il delizioso impulso che le vostre poche
parole avevano scatenato, né la gioia che avevo provato nell’aver incontrato
una simile incantevole fanciulla in un luogo tanto inaspettato.
Mia madre non prova amore per me, non prova nulla se non il desiderio di
spezzare in me ogni felicità, se avesse immaginato, anche solo per un istante
che io provassi un genuino interesse per voi avrebbe fatto del suo peggio per
distruggerlo. Dovevo proteggermi e dovevo proteggere quello che provavo, proprio
perché era solo un primo neonato affetto.
Infine, Mike Matthews che affettuosamente
chiamate Mon-El. La verità su di lui brucia nel mio
cuore da troppo tempo e sebbene io abbia giurato di non rivelarla mai se non a
pochi fidati amici, ora la svelo a voi, nella speranza che con voi morirà.
Egli è il principe di Daxam, sì, un regno
creato e retto dai suoi genitori in India, un regno guidato con la frusta, la
tortura, la schiavitù, fino a quando i sudditi non si sono ribellati,
scacciando gli ingiusti e sadici sovrani. I genitori di Mr. Matthews
sono tornati in patria alla ricerca di fondi per comprare armi e soldati e
riprendersi il paese che considerano loro di diritto, non hanno avuto fortuna
in Inghilterra così hanno lasciato il giovane figlio a Londra e sono partiti
per l’Europa e poi per le Americhe alla ricerca di un ricco e folle
finanziatore. Mr. Matthews è cresciuto tra i vizi di Daxam e, giunto a Londra, ha continuato, giocando
d’azzardo, conquistando e rovinando fanciulle ingenue alla ricerca di una ricca
donna, alla quale rubare la dote, e picchiando i fratelli o gli amici che si
mettevano tra di lui e la ricchezza. Ma i suoi sforzi erano inutili, padri e
madri intervenivano e il giovane ragazzo veniva allontanato, poi ha incontrato
me. In realtà ha incontrato mio fratello, Lex, che lo
ha introdotto nella mia famiglia.
Io, dovete sapere, non possiedo una dote, ma, mio padre, prima di morire,
volendomi proteggere da mia madre, ha disposto che controllassi metà del
patrimonio della famiglia. Lex se n’era lamentato con
il nuovo amico e Mr. Matthews aveva deciso di puntare
una preda molto più ricca di qualunque altra avesse mai visto. Con il mio
denaro e l’influenza dei Luthor avrebbe, senza
difficoltà, potuto ritornare a Daxam come principe e
riprendersi il paese in cui era nato e cresciuto.
La sua corte era sfrontata e insistente, ai miei occhi: estenuante. Non
lo avrei mai preso in considerazione neppure se fossi stata libera e non lo
ero. Il mio cuore era impegnato, ero infatti legata, in segreto, ad una giovane
ragazza che lavorava come serva nella nostra tenuta. Avevo sedici anni e una
paura folle che mia madre mi scoprisse, ma non potevo negare il mio amore per
lei e poco mi importava che fosse povera e priva di qualunque sostentamento se
non il frutto del suo lavoro.
Infastidito dal non ricevere risultati nel corteggiamento e incitato da Lex che ormai non riconoscevo più come l’amato fratello
della mia infanzia, penetrò una notte nella mia stanza con il chiaro intento di
disonorarmi e obbligarmi quindi al matrimonio. I suoi piani non andarono a buon
fine, perché, quella notte, io non ero sola. Sophie era lì con me, addormentata
tra le mie braccia.
Non la vidi mai più, mia madre si premurò di cacciarla dalla tenuta e di
farla sposare con un soldato che lei dovette seguire in guerra. Seppi che era
morta in Spagna, trucidata dalle truppe francesi durante una precipitosa
ritirata del nostro esercito, si premurò mia madre di dirmelo e non omise
nessun dettaglio sulle atrocità che l’esercito di Napoleone somministrava alle
donne dell’esercito inglese. Potete immaginare l’odio che provo per colui che
ne fu il reale artefice.
Mia madre, ormai capite le intenzioni di Mr. Matthews,
lo allontanò da me, assicurandosi che non potesse più tentare di forzare un
matrimonio, non per bontà d’animo o volontà di difendermi, ma esclusivamente
perché conscia che il principe non sarebbe stato affatto un buon acquisto per
gli interessi dei Luthor.
Non ho idea di chi dei due, Mr. Matthews o Lex ebbe l’idea che ha portato mio fratello alla Torre di
Londra, ormai non li vedevo più da anni se non in rarissime occasioni, ma so
che, quando fu chiaro che il piano di Lex era stato
sventato, il principe riuscì a uscirne innocente, ripulito da ogni colpa. È un maestro nel
fingersi ingenuo e onesto.
Potete ignorare le mie parole, ma so che è disperato, ormai conscio che
non otterrà la mano di una ricca nobildonna, punta a giovani di buona famiglia
e, voi, potete essere una preda perfetta. Mi addolorerebbe sapervi nelle
grinfie di un simile uomo.
Vi auguro ogni bene.
Lena Luthor.”
Kara rilesse ogni parola più volte,
incredula, mentre le frasi della donna risuonavano nella sua testa, vere e
forti. Non poteva credere a quello che leggeva eppure conosceva Lena e sentiva
che non le aveva mentito, non lo aveva fatto mai, dopo tutto.
Nel suo cuore ora vi era una profonda
incertezza, aveva forse fatto un errore? Le parole che aveva detto non erano,
forse, state dettate dall’orgoglio ferito e da un pregiudizio solo sopito?
Credeva di aver parlato in difesa della sorella, ma allora perché non aveva
semplicemente chiesto spiegazioni invece di accusare, strepitare e urlare?
Ora l’aveva persa e nulla ormai
poteva fare per recuperarla, aveva detto troppo e non aveva detto abbastanza.
Aveva lasciato che fosse la sua ira cieca a parlare e non il suo cuore
innamorato. Aveva fatto un errore, un errore irrimediabile. Nella sua mente
risuonavano le parole di Alex: aveva appena perso la sua occasione di essere felice.
Lena non l’avrebbe mai perdonata.
Kara si lasciò cadere sul letto, non
aveva più lacrime da piangere e se ne avesse avute non le avrebbe lasciate libere
di scendere lungo il suo volto, non avrebbe pianto per la propria stupidità,
non avrebbe pianto per se stessa, non lo meritava.
Con deliberata cura ripiegò i fogli
scritti da Lena e li sistemò nella sua cartella accanto allo spartito che le
aveva regalato solo pochi giorni prima, li avrebbe tenuti come ricordo di un
amore che avrebbe potuto essere, ma che lei era stata così stupida da
rifiutare.
Quando lasciò Rosing
Lady Grant la salutò sulle scale, assieme al figlio, e le promise di dedicare
un po’ del suo tempo per valutare se finanziare il giornale di Longbourn. Con quella promessa salì sulla carrozza e lasciò
il Kent per tornare a casa.
Lena osservò la ragazza salire sulla
carrozza, il viso le sembrava pallido, ma non poteva esserne sicura a causa
della distanza e del cappellino che Kara indossava. La guardò contro la sua
volontà conscia che sarebbe stata l’ultima volta e si chiese se avesse letto la
sua lettera o se l’avesse semplicemente buttata nel fuoco, tanta era stata la
sua rabbia, il suo furore, nel gettarle addosso quelle vibranti accuse che non
si sarebbe stupita se si fosse rifiutata di leggere le sue parole.
Eppure le aveva scritte lo stesso,
riversando in esse la sua verità, conscia che non sarebbe cambiato nulla, non
dopo quello che si erano dette, ma bisognosa di esprimersi. Lei, che mai era
stata senza parole si era ritrovata inerme davanti a Kara, davanti alla sua
rabbia. Non era pronta per quello, non era pronta affatto. Aveva aperto il suo
cuore, di nuovo, e, di nuovo, era stato spezzato. Non avrebbe più sbagliato,
non avrebbe più amato.
Note: Il peggio è successo…
dopo tutto la comunicazione è la chiave di ogni buona relazione e proprio la
comunicazione ha fatto difetto tra Kara e Lena.
Ora si separano, entrambe con
il cuore spezzato…
Il futuro promette di essere
triste e solitario per queste due giovani donne. Ma vedremo se il destino sarà
clemente e darà loro una nuova possibilità…
Fatemi sapere cosa ne pensate
delle scelte di Lena e Kara e fatemi sapere cosa ne pensate dei retroscena di
cui, finalmente, siamo venuti a conoscenza. Biasimate Lena per aver allontanato
Maggie e aver parlato in quel modo a sua madre il giorno del ballo? E la storia
di Mon-El?
5 commenti e sapremo cosa
succederà nel prossimo capitolo che, vi faccio uno spoiler, si intitolerà: “Un
nuovo germoglio di speranza”. Promette bene, no? Vedremo!
Intanto, grazie mille per l’entusiasmo
con cui state ricevendo la storia! Siete sempre fantastiche.
Capitolo 10 *** Un nuovo germoglio di speranza ***
Nono capitolo: Un nuovo germoglio di
speranza
L’estate passò pigramente, Kara e
Alex si consolarono a vicenda, rimando lunghe ora in silenzio perse nei
pensieri, mentre passeggiavano nella verde campagna di Longbourn,
trovando conforto nella semplice vicinanza. Le due gioiose sorelle della
primavera erano scomparse, ora vi erano due donne che l’amore aveva ferito e
che non erano più così pronte a ridere e a divertirsi. Alex però si era
interessata al progetto di Winn e James e ora
preparava liste di armi da comprare, mentre studiava trattati di tattica
militare. Kara, dal canto suo, aveva sempre il giornale, per sua fortuna Lady
Grant aveva fatto giungere una ricca donazione con, come unica richiesta, il
desiderio di ricevere il giornale ad un indirizzo di Londra. Mr. Snapper era rimasto perplesso dalla richiesta, ma al
contempo lusingato e, consapevole di chi dovesse ringraziare per aver riavuto
il suo giornale, commissionava a Kara il doppio degli articoli tenendola occupata
con ogni sorta di argomento.
Una vera fortuna perché così aveva
riempito le sue giornate e si era impedita di pensare, troppo spesso, a quello
che aveva gettato via.
Nel rientrare a casa, durante il
lungo viaggio in carrozza, Kara aveva deciso che non avrebbe detto niente ad
Alex riguardo a ciò che aveva appreso su Mon-El. Malgrado
lo desiderasse ardentemente non si era sentita autorizzata a svelare il segreto
di Lena e, al contempo, aveva deciso di non raccontare nulla di quello che era
successo tra lei e la giovane Luthor, avrebbe taciuto
per non aggravare il peso sulle spalle di Alex e perché incapace, lei stessa,
di formulare in parole i propri desideri e il tumulto che provava nel cuore.
Ovviamente fin dal primo momento in cui si erano viste sua sorella aveva
intuito che qualcosa non andava, ma era stata discreta e l’aveva lasciata
tranquilla senza interrogarla neppure sull’improvvisa gelida distanza che aveva
posto tra lei e il giovane principe di Daxam.
Quando ormai l’autunno era alle porte
arrivò una novità che sconvolse la vita di Alex: le porte di Netherfield Park furono riaperte e, un pomeriggio, miss Sawyer si presentò alla loro casa, titubante.
Non ci volle molto più che qualche
ora perché le due donne trovassero il coraggio di parlare e rivelarsi i rispettivi
sentimenti.
Kara osservò il sorriso di Alex e il
modo in cui i suoi occhi brillavano dopo essere rientrata da una lunga
passeggiata con Maggie e seppe che tutto stava andando bene.
“Lei non sapeva che fossi a Londra!
Mi ha giurato che non ha ricevuto nessuna delle mie lettere.” Le disse Alex in
un misto di stupore, gioia e incredulità. “Crede che ci sia stato un qualche
errore tra i domestici…” Fece una faccia scettica, ma non permise al dettaglio
di rovinarle l’umore. “Sono così felice.” Ammise e Kara non poté fare a meno di
chiedersi per l’ennesima volta se fosse stata Lena a mandare l’amica a Netherfield. “Niente potrebbe essere per me una gioia più
grande se non vederti felice quanto lo sono io ora.” Affermò Alex guardandola
negli occhi e cercando il lei la fonte del turbamento di cui vedeva i riflessi,
ma non conosceva l’origine.
“Sono contenta che tutto si sia
sistemato.” La rassicurò lei e non rimase per nulla stupita nel vedere, dopo
appena una settimana, Maggie chiedere un colloquio privato con Mr. Danvers.
La felicità di sua sorella era
contagiosa, ma, per quanto Kara ci provasse, vi era in lei un dolore sordo che
non riusciva a dimenticare. Il comparire di Maggie aveva solo mostrato, ancora
una volta, quanto avesse giudicato male Lena. Aveva avuto la conferma che la
giovane Luthor era intervenuta per far sì che Maggie
e Alex si ritrovassero, quando Maggie aveva affermato che aveva avuto un motivo
per sperare che in Alex potesse esserci stato un sentimento per lei quando non
lo credeva più possibile. Non aveva citato Lena, ma chi altri avrebbe potuto
alimentare una simile speranza se non colei che dominava tutti i pensieri di
Kara?
Ancora una volta la donna si era
dimostrata migliore di quanto lei avrebbe mai potuto sperare.
***
“Una lettera per te!” Alex entrò con
un ampio sorriso sulle labbra e Kara nascose la lacrima che le stava scivolando
sul volto. “Arriva da Londra, immagino sia di Clark.” Sventolò la busta, troppo
persa nella sua gioia per notare il turbamento di Kara che prese la lettera, la
aprì e lesse in fretta.
“Mi invitano ad andare in vacanza con
loro, tra due settimane.”
“Ottimo! Ma tornerai per aiutarmi con
i preparativi, vero? Non posso sposarmi senza di te!” Alex, come sempre quando
pensava al suo matrimonio, sorrise estasiata e Kara non poté fare a meno di
provare un po’ di felicità. Avevano fissato il matrimonio per l’inizio
dell’estate e ormai che la primavera era arrivata non mancava più molto.
“Non so se accettare…” Iniziò lei, ma
Alex la interruppe drasticamente.
“Ma certo che accetterai! Un bel
viaggio è quello che ti serve per rimetterti in forma, l’inverno è stato
triste, ma la nuova primavera porterà con sé gioia e felicità.” Kara sorrise,
era strano vedere sua sorella così entusiasta e felice.
“Va bene.” Accettò, dopo tutto le
sarebbe piaciuto passare del tempo con Clark e Lois e Mr. Snapper
avrebbe apprezzato un bel articolo sui viaggi primaverili.
E così, due settimane dopo, i Kent
arrivarono per portala via con loro in un percorso itinerante alla ricerca
degli splendori dell’Hertfordshire e del Derbyshire.
Kara si lasciò rapire dalle bellezze
del paese, dall’intelligente parlantina di Lois e dalla dolce tranquillità di
Clark e lasciò che quel viaggio lenisse la sua sofferenza come l’inverno non
aveva saputo fare.
Scrisse molto, nelle pause del viaggio
o nei momenti in cui Lois si perdeva alla ricerca di misteri trascinando Clark
in qualche missione alla scoperta di ingiustizie o frodi, e ripensò a Lena, non
più con sofferenza, ma con malinconica nostalgia. Nei laghi rivedeva i riflessi
dei suoi occhi, nell’aria il suo profumo, nella musica la sua risata. Capì che
finalmente il dolore si stava trasformando e non era più così soffocante, non
era più un cieco lutto di una vita che non avrebbe mai più potuto avere, ma un
ricordo dolce di una possibilità che le era sfuggita, ma che non avrebbe mai
dimenticato.
“Dovremmo vedere Pemberley.”
Affermò Lois e Kara si riscosse dai suoi pensieri.
“Pemberley?”
Chiese, con un sussulto. Era consapevole che si trattava della residenza
ufficiale dei Luthor.
“Sì, dopo tutto è una delle tenute
più belle del Derbyshire.”
“Ma…” Tentò di protestare lei.
“Non ti preoccupare, Kara, i Luthor non sono mai presenti e la casa è aperta al
pubblico, loro amano ostentare la ricchezza.” Clark le fece un sorriso
rassicurante, ma Kara sentì il cuore battere veloce all’idea di entrare in casa
di Lena. Nella casa che avrebbe potuto essere la loro.
“Io…” Cercò qualche scusa, una
qualsiasi, ma Lois non le permise di obiettare.
“Sarà interessantissimo entrare nella
tana del lupo! E, Kara, tu che hai conosciuto madre e figlia, dovrai dirci
tutto su di loro!”
“Non le ho conosciute bene quanto
credi… solo… solo a un paio di balli.” Affermò arrossendo appena alla menzogna,
ma ben consapevole che sarebbe stata incapace di parlare di Lena, non poteva,
non ancora. Lois le lanciò uno sguardo attento, era troppo intelligente per non
intuire la sua bugia, ma Clark passò una mano attorno alla vita della moglie e
la donna non insistette. Kara ringraziò mentalmente la sensibilità del cugino e
pregò che la visita durasse il minimo indispensabile.
Kara guardò l’enorme edificio con un
senso di profonda ammirazione. Sapeva che i Luthor
erano ricchi, ma quella casa era meravigliosa. Sembrava il luogo perfetto per
Lena, elegante e severo e al contempo dotato di una spiccata personalità e un
modo unico di sedurre l’osservatore. L’edificio classico si specchiava su un
lago artificiale che ne riproduceva la copia in riflesso dando l’impressione di
esistere in due mondi diversi, come Lena sembrava ci fosse molto di più oltre
la semplice, per quanto splendida, facciata.
“Niente male!” Commentò Lois al
braccio di Clark passeggiando nei ricchi saloni, osservando le statue e i
dipinti esposti nella parte della casa riservata ai visitatori. Kara li seguiva
senza riuscire ad esimersi dall’immaginare Lena mentre camminava in quegli
stessi luoghi.
Poi una musica malinconica raggiunse
le sue orecchie e Kara sentì un lungo brivido attraversarle il corpo. Incapace
di fermare i propri passi seguì l’armonia fino a giungere a una porta
socchiusa.
Nella stanza, seduta al pianoforte vi
era lei. Il cuore di Kara prese a battere veloce mentre le note si susseguivano
rapide e sicure sotto le dita esperte di Lena.
Il silenzio la sorprese, riaprì gli
occhi e si ritrovò a specchiarsi in quelli sgranati della giovane Luthor.
Arrossì violentemente e scappò via.
Uscì dall’edificio e raggiunse Lois e Clark che stavano progettando di
passeggiare negli splendidi giardini della tenuta.
“Andiamo via, per favore.” Chiese,
pallida in volto.
“Cos’è successo? Cos’hai visto?” Domandò
sorpresa Lois, mentre Clark le prendeva il braccio, preoccupato che potesse
svenire.
“Io…”
“Miss Danvers.”
La voce di Lena la raggiunse e lei sobbalzò, mentre il suo cuore fece una
decisa capriola.
“Miss Luthor.”
La salutò Clark piegando il capo, mentre Lois eseguiva una piccola riverenza.
“Avete una casa magnifica, spero che la nostra presenza non vi abbia
infastidito, ci hanno assicurato che Pemberley era
aperta ai visitatori.” Spiegò il giovane. Kara si voltò lentamente, conscia che
non poteva fuggire e, al contempo, timorosa di guardarla ancora una volta.
“Sì.” Rispose Lena. “Sono contenta
che vi sia piaciuta la casa, è stato mio padre a desiderare che la nostra
collezione d’arte fosse visitabile da chiunque.” La ragazza parlava a Clark, ma
i suoi occhi sfuggirono dal volto del giovane per fissarsi su di lei.
“Vostro padre era un uomo intelligente.”
Le rispose Lois evitando, come al solito, ogni fronzolo.
“Era un uomo buono.” Affermò allora
Lena. Fece qualche passo avanti e si ritrovò vicinissima a lei. “Siete di
passaggio o questo è un viaggio di piacere?”
Kara si chiese cosa stesse facendo la
donna, perché non chiudeva la conversazione? Perché li stava trattenendo lì,
conversando con loro amabilmente?
Lois e Clark sembravano stupiti
quanto lei, ma non si sottrassero alla conversazione, troppo interessati a
conoscere meglio uno dei membri della famiglia più chiacchierata d’Inghilterra.
Kara invece rimase in silenzio, la testa bassa, il viso pallido e imbarazzato,
incapace di proferire parola, incapace di comprendere quello che provava nello
stare lì, accanto a lei che conversava così tranquillamente.
“Ho saputo che vostra sorella si
sposerà presto.” Disse Lena e si rivolse così chiaramente a lei che né Lois né
Clark poterono intervenire al suo posto.
“Ehm… sì.” Riuscì a dire. “È molto felice.” Aggiunse e Lena
sorrise, un sorriso che non coinvolse i suoi occhi come succedeva di solito, ma
che conteneva, almeno in parte, della reale contentezza.
“Ne sono contenta.” Affermò. “Vi lascio
al vostro viaggio, ma vi ringrazio di aver tanto complimentato la mia casa.”
Fece un cenno di saluto ai Kent che risposero con le solite formule di cortesia
e poi si allontanarono. Kara attese che fossero qualche passo avanti e poi si
voltò verso Lena, sul volto un’espressione genuinamente dispiaciuta.
“Mi dispiace, davvero molto. Mi
avevano assicurato che non ci fosse nessuno a casa e… altrimenti non sarei
venuta a…” Lena la guardò per un lungo istante, poi annuì.
“Addio Kara.” Mormorò e poi si voltò risalendo
le scale e lasciandola lì ad osservarla, incapace di dire altro, impossibilitata
a fare alcunché e allora comprese: Lena aveva voluto farle capire che non aveva
nessun problema a incontrarla che quello che vi era stato tra loro era passato,
che la questione era chiusa e che lei non ne soffriva più in alcun modo.
Quella nuova consapevolezza la colpì,
riaprendo una ferita che solo all’apparenza si stava rimarginando.
Durante la cena i Kent non parlarono
d’altro che di Lena Luthor, della sua eleganza, della
sua gentilezza, del suo modo di parlare e di muoversi, di quanto fosse stata
intelligente la sua conversazione e di Pemberley di
cui decantarono la bellezza.
Kara riuscì a mala pena a mangiare,
cosa che succedeva molto raramente, eppure rivedere la donna e sapere che stava
bene, che non provava lo stesso doloroso struggimento che provava lei aveva
assestato un nuovo duro colpo al suo morale.
Ripartirono l’indomani e poi,
lentamente, ritornarono a casa, a Longbourn, dove
un’Alex sempre più entusiasta li aspettava per il matrimonio.
Consegnò l’elaborato a Mr. Snapper che decise di pubblicarlo a capitoli sul giornale
e, premiando il suo lavoro, creò una rubrica tutta sua in cui avrebbe potuto
scrivere di qualsiasi soggetto desiderasse, previa sua approvazione,
ovviamente. Era un sogno che si realizzava e Kara ne fu soddisfatta.
“Parlerai del mio matrimonio?” Chiese
Alex che fu la prima a cui Kara diede la
notizia.
“Non lo so… pensavo più ad articoli
sulla guerra in Francia, sulla povertà nelle città e sull’emigrazione nelle
Americhe…” Alex fece un ampio sorriso e poi la abbracciò.
“Sono felice che qualcuno abbia
capito il tuo valore e ne sarà felice anche Lady Grant, finalmente potrà
leggere articoli un po’ più interessanti.” Kara sorrise a quelle parole, non
aveva mai capito come mai la donna avesse inserito quella clausola alla
donazione di fondi, non era da lei perdere del tempo con un giornale così
piccolo e relativamente insignificante rispetto ai grandi giornali inglesi o
londinesi. “Dovresti scriverglielo.” Aggiunse la sorella e Kara annuì, dopo
tutto Alex aveva ragione, non aveva mai ringraziato la donna conscia che non
avrebbe desiderato ricevere ringraziamenti simili. Quando Lady Grant decideva
di fare una cosa era perché la reputava giusta e non necessitava di nessun tipo
di applauso in cambio, ma ora, dopo tutti i mesi passati, avrebbe potuto
scriverle della rubrica e approfittarne per ringraziarla in maniera indiretta.
Scrisse la lettera e dopo una
settimana ricevette la risposta.
“Kiera,
Non ho la minima idea di quello di cui stai parlando. Non ho investito un
penny in quel piccolo giornale di campagna, sperando che fallisse e che tu ti decidessi
a scrivere per qualche giornale più importante, usando il tuo talento in modi
migliori e in posti in cui esso sarebbe stato realmente apprezzato.
Sono però felice di vedere che, a volte, mi sbaglio e che questo Mr. Snapper abbia notato il tuo talento e ti abbia consegnato
una rubrica tutta tua.
Spero che non mi disturberai più con simili errori.
Lady Grant.”
“Com’è possibile? Se n’è forse
dimenticata?” Alex, a cui lei aveva letto la risposta, la guardava perplessa.
“Lady Grant può apparire strana, ma,
fidati, non dimentica mai nulla, a meno che non desideri fingere di aver
dimenticato e non è questo il caso.” Kara raggiunse il bauletto in cui
raccoglieva la corrispondenza e cercò la lettera inviatale da Mr. Snapper in cui le comunicava l’arrivo della donazione e la
presenza della curiosa clausola. Mentre lei la rileggeva alla ricerca di un
dettaglio che forse le era sfuggito, Alex si sporse in avanti leggendo a sua
volta.
“Conosco quell’indirizzo.” Affermò e
Kara la fissò perplessa.
“Come fai a conoscere un indirizzo di
Londra?” Chiese. “Sarà un indirizzo di comodo di Lady Grant, magari di un suo
avvocato o segretario…”
“Ho stazionato ore davanti a quella
porta sperando che Maggie mi concedesse di parlarle.” Affermò allora la donna
con aria tirata, ricordando quei momenti di dolore. “Non è un indirizzo di comodo
e non è l’indirizzo di un ufficio.”
“Aspetta, stai dicendo che…” Il cuore
di Kara si era rimesso a fare di testa sua, accelerando bruscamente nel suo
petto.
“Quella è la casa dei Luthor.” Affermò decisa Alex.
“Ne sei… ne sei, assolutamente,
sicura?”
“Sì, formalmente e decisamente
sicura, ma se vuoi posso chiedere a Maggie.”
“No!” Esclamò lei sorprendendo la
sorella. “Mi fido… va bene così, non dire nulla a Maggie.”
“Va bene…” Alex la studiò e poi si
strinse nelle spalle. “Un giorno o l’altro dovrai dirmi cos’è successo tra te e
miss Luthor.” Lei arrossì, ma non disse nulla e la
ragazza si alzò allontanandosi con un sospiro.
Kara passò la mano sull’indirizzo,
mentre la sua mente correva veloce: Lena. Lena aveva finanziato il suo
giornale, perché? E lo aveva fatto in modo che lei non sospettasse nulla. Lena
riceveva una copia di ogni articolo che aveva scritto, li leggeva? Era ovvio,
no? Lo aveva fatto per lei? Malgrado quello che era successo? E dopo che lei
aveva rifiutato di sposarla? Perché?
Kara arrossì e nel suo cuore nacque
il primo germoglio di speranza.
Forse, non tutto era perduto.
Note: Questo era un capitolo
di passaggio per permettervi di riprendere il fiato dopo i due precedenti
capitoli. Spero che vi sia piaciuto lo stesso.
Passano i mesi, Kara continua
a vivere, ma quando pensa che il dolore per l’errore fatto stia finalmente
assopendo ecco che rivedere Lena riapre una ferita mai davvero risanata.
Lena che, anche da lontano, fa
sentire la sua presenza e la sua grandezza: prima di tutto mette da parte i
suoi sentimenti e ripara al torto fatto riportando Maggie da Alex, poi quando
si ritrova davanti Kara si comporta con eleganza ed educazione, infine, e qui
viene il bello, scopriamo che è lei l’artefice della donazione al giornale per
cui lavora Kara.
Cosa ne pensate? E’ possibile
una cosa simile? Kara si sbaglia e c’è lo zampino di qualcun altro? Oppure è
proprio Lena, ma perché fare un gesto simile per la donna che ti ha spezzato il
cuore?
Ditemi tutto quello che
pensate!
Sapete. Ormai, come funziona per
avere un nuovo capitolo… Vi serve un teaser? Lena a cavallo… vi basta? ;-)
Qua sotto l’immagine di Pemberley (Chatsworth House,
North Derbyshire, UK).
I preparativi per il matrimonio
occuparono tutta la sua settimana e ogni istante del suo tempo, tanto che Kara
si addormentava non appena toccava il cuscino e si risvegliava solo perché Alex
tempestava la sua porta fino a quando lei non veniva ad aprire. Vi era sempre
un nuovo dettaglio e Kara doveva aiutarla a scegliere tra due tipi di fiore o
di colore o di vino.
Alex, la donna più sicura e
tranquilla al mondo era diventata improvvisamente incerta su tutto, tranne che
su Maggie. Quando si citava la ragazza Alex iniziava a sprizzare di felicità e
vederle assieme era una gioia per gli occhi, tra di loro vi era una complicità
speciale e un comprensione reciproca che, Kara, se non avesse amato la sorella
sopra ogni cosa, avrebbe invidiato.
Spalancò gli occhi mentre il cuore le
rombava nel petto. Il buio era fitto nella stanza: chi stava bussando alla sua
porta con tanta insistenza? Malgrado l’esuberanza di Alex questa volta non poteva
essere lei.
“Kara!” Chiamò sua madre e lei scese
dal letto preoccupata, che fosse successo qualcosa di grave?
“Cosa succede?” Chiese cercando di
schiarirsi la mente.
“Sei tu a doverlo spiegare a noi. Ms.
Luthor di sta aspettando nel salottino.” A quel nome
Kara si svegliò di botto. Luthor? Sua madre aveva
detto ‘miss’ o ‘Ms’? Lena era forse a casa sua?
Afferrò lo scialle rosso e se lo
drappeggiò attorno alle spalle per poi scendere in fretta le scale, tra le mani
la candela di sua madre che faticò a seguirla.
Entrò nel salottino con il cuore in
gola e capì all’istante che non si trattava di Lena. La donna che si voltò a
guardarla aveva gli occhi azzurri, gelidi, il viso tirato, il mento alto,
altezzoso. Il lei vi era qualcosa della bellezza di Lena, ma era rovinata
dall’arroganza che la donna sprigionava in ogni gesto.
“Ms. Luthor.”
Disse piegando il capo e cercando di nascondere la delusione.
“Dobbiamo parlare.” La apostrofò
diretta la donna, senza badare minimamente all’educazione. Guardò alle spalle
di Kara e nel vedere che erano sole e che la porta era chiusa, la fissò di
nuovo. “Ho avuto sentore di una certa cosa e ho bisogno che voi la smentiate.”
Kara sentì un brivido freddo correrle lungo la schiena. “Ditemi: siete o non
siete fidanzata con mia figlia?” Il cuore di Kara fece un sobbalzo e lei non
riuscì a rispondere. “Rispondete!” La aggredì con rabbia la donna.
“No.” Disse allora lei, con voce
bassa.
“Bene.” Ms. Luthor
la guardò, alla luce delle candele, per un lungo istante poi chiese di nuovo.
“E, mi promettete che, mai, vi legherete a mia figlia in un simile
inaccettabile modo?” Kara sentì la rabbia nascere in lei e scacciare la
soggezione che provava per la donna.
“Siete arrivata nel cuore della
notte, in casa mia, ponendo domande che la decenza e l’educazione vi dovrebbero
impedire di porre e ora osate chiedermi anche una promessa?” Il viso della
donna tornò ad alterarsi nella collera.
“Io sono una Luthor,
voi non siete niente, essere qui, in casa vostra è un onore che vi faccio,
avrei potuto agire in maniera molto meno civile.” Kara non le rispose, ma
strinse i pugni, le parole di Lena sulla donna bastavano perché lei la odiasse.
“Ora, siate gentile e promettete.” Il tono improvvisamente suadente le fece
venire la nausea.
“No.”
“No, non vi legherete mai con mia…?”
“No, non prometterò nulla di simile.”
La interruppe Kara e la donna fece una smorfia rabbiosa.
“Mia figlia è destinata a qualcuno di
ben altro livello e farò in modo che il suo futuro sia ben lontano da questa
povera e insignificante contea.”
“Il destino di miss Luthor dipende solo da lei.” Le rispose secca.
Ms. Luthor
la fissò per un lungo istante poi con passo deciso raggiunse la porta e la
spalancò.
“Parola mia, non la vedrete mai più.”
Affermò e poi sparì. Kara sentiva il cuore che le batteva forte nel petto. Cosa
significava quella visita? Come aveva saputo, Ms. Luthor,
dell’antico interesse di Lena per lei?
“Cosa sta succedendo?” Alex entrò
nella stanza, oltrepassando i loro genitori perplessi quanto lei.
“Non lo so…” Ammise lei e poi tornò nella
sua stanza sotto gli sguardi pieni di incomprensione della sua famiglia.
Kara passeggiava sotto il sole
estivo, godendosi l’aria calda del pomeriggio. Una decina di metri più avanti
Alex e Maggie parlavano fitto, le mani intrecciata, gli occhi che si cercavano
mentre ridevano e scherzavano. Domani si sarebbero sposate e allora non
avrebbero più avuto bisogno di un inutile chaperon. Alex si voltò e le fece un
cenno, Kara capì al volo il messaggio e si fermò sedendosi sull’erba,
osservando il paesaggio da quel luogo privilegiato. Alex e Maggie, nascoste
alla vista scoppiarono a ridere e lei sorrise, non aveva difficoltà a
immaginare i baci focosi che le due donne si stavano scambiando. Alex le aveva
detto che Maggie era una baciatrice eccezionale facendola arrossire, ma non per
quello che la sorella maggiore pensava, lei aveva conosciuto una baciatrice
davvero eccezionale e l’intervento di Ms. Luthor, una
decina di giorni prima, aveva risvegliato in lei ogni più piccolo ricordo di
Lena, accendendo una speranza che non era sicura di avere il diritto di
provare. Seduta al suo scrittoio aveva provato a scrivere alla donna, ma
qualsiasi parola le era sembrata inadeguata, fredda e insufficiente a esprimere
i suoi sentimenti. Così aveva desistito.
Un rumore di zoccoli la distolse dai
suoi pensieri e Kara si alzò rapida in piedi, conscia che in quel momento non
era un chaperon, ma una sentinella, per la sorella.
Si trattava di una donna. Il cuore di
Kara accelerò quando riconobbe la figura elegante di Lena. La giovane Luthor la riconobbe a sua volta, il cavallo fu messo al
passo e guidato, con sicurezza, verso di lei.
Era un bel stallone nero, ma Lena,
con quell’abito verde bottiglia e il cilindro nero dava un nuovo senso alla
parola bellezza.
“Miss Danvers.”
Disse piegando il capo e Kara aprì la bocca per respirare.
“Lena… Miss Luthor.”
Si corresse e arrossì. “Non pensavo che…”
“La mia migliore amica si sposa, non
potevo mancare.” Affermò la donna, non era scesa da cavallo e sembrava rigida,
mentre lo controllava con un gesto deciso delle mani.
“Certo… avrei dovuto immaginarlo.”
Bofonchiò abbassando lo sguardo. Come aveva fatto a non pensarci?
“Mi hanno detto che miss Sawyer era in passeggiata…”
“Lena!” L’interpellata uscì dai
cespugli con aria felice, Alex al braccio, leggermente rossa in viso. “Sei
arrivata finalmente, temevo che fossi stata trattenuta.” Ora che l’attenzione
di Lena era rivolta altrove Kara alzò lo sguardo per guardarla. Non ricordava
che fosse così bella, non ricordava che i suoi occhi fossero così chiari e…
Lena spostò lo sguardo tornando a guardare lei che abbassò il proprio in
imbarazzo conscia che era stata sorpresa a fissarla.
“Non avrei mai mancato un simile
evento.” Rispose la donna.
“Perché non passeggi un po’ con noi?
Miss Kara rimane sola… un po’ troppo spesso.” Maggie fece l’occhiolino a Kara
mentre Alex arrossiva e Kara la imitava, ma per un motivo completamente
diverso.
“Ti ringrazio dell’invito, ma volevo
solo dirti che sono arrivata e che prendo possesso della stanza che hai riservato
per me a Netherfield, se non ti dispiace.”
“Non mi dispiace affatto.” Assicurò
Maggie e la donna annuì. Fece un sorriso ad Alex e poi si voltò a guardare lei.
“Forse, avremmo altre occasioni per…
passeggiare.” Affermò e poi voltò il cavallo spronandolo verso il fondo della
collina e Netherfield Park.
Kara sbatté gli occhi chiedendosi se
le parole di Lena potessero essere interpretate come una semplice formula di
buone maniere o se nascondessero una reale volontà di passare del tempo con
lei. Conscia che il dubbio l’avrebbe tormentata fino al loro prossimo incontro
e segretamente elettrizzata all’idea che vi sarebbe stato un prossimo incontro
e molto presto, Kara si stropicciò le mani e passò il resto della passeggiata
in un umore altalenante tra speranza e paura.
Cenarono tutti assieme a Netherfield, ma tra la folla di parenti e amici Kara non
ebbe nessuna occasione per scambiare una sola frase con Lena, così la osservò
da lontano, frustrata dal non sapere come comportarsi e dal non capire se
dovesse o, più semplicemente, potesse sperare in qualcosa che non credeva
possibile.
Quando fu il momento di congedarsi
era ormai tarda notte, i Signori Danvers presero il
primo calessino e Kara lasciò a Maggie e Alex un po’ di spazio. Da lontano
osservò Maggie prendere la mano di Alex e baciarla, mentre le mormorava parole
che fecero sorridere di gioia sua sorella.
“Si amano.” Constatò una voce alle
sue spalle e Kara si trovò a sobbalzare come le succedeva ogni volta nell’udire
la voce di Lena così vicino a lei. Era sicura che si fosse ritirata almeno
un’ora prima e invece eccola lì.
“Sì.” Rispose cercando di non
iniziare ad arrossire o a balbettare.
“Sono felice di aver rimediato a uno
dei miei errori.” Disse ancora la donna. “E, vi ringrazio per non averne fatto
parola con vostra sorella.”
“Come sapete che…?” Chiese sorpresa.
“Alexandra Danvers
è una donna sincera, se sapesse il torto che ha subito a causa mia, non
saprebbe nascondere il comprensibile astio nei miei confronti.” Spiegò senza
esitazione Lena.
“Io… non volevo che pensasse nulla di
male di voi.” Lena voltò lo sguardo, posandolo, per la prima volta quella sera,
su di lei. Era sorpresa?
“Perché?” Chiese piano, quasi se
temesse la risposta, ma non fosse capace di impedirsi di porla.
“Perché non meritate nulla di quello
che vi ho detto…” Ammise Kara e vide gli occhi di Lena addolcirsi, mentre un
sorriso leggero, ma pur sempre vero, increspò le sue labbra. La donna abbassò
lo sguardo e Kara non poté fare a meno di desiderare che la guardasse di nuovo,
come faceva un tempo. “Io…” Iniziò, ma Maggie si voltò verso di loro e Alex le
fece cenno di raggiungerla. Era ora di andare a casa.
“Buona notte, miss Danvers.” Mormorò Lena e Kara provò un brivido
nell’incrociare i suoi occhi chiari.
“Buona notte, miss Luthor.” Rispose e poi raggiunse Alex, conscia che non
avrebbe dormito quella notte, troppo forte batteva il suo cuore, troppo grande
era la sua emozione.
Aveva potuto dirlo, Lena aveva
ascoltato mentre lei le diceva che si era sbagliata. Era dall’istante in cui
aveva letto la lettera che lo aveva desiderato e, finalmente, aveva avuto il
coraggio di farlo. Meritava di incontrare di nuovo gli occhi di Lena? Non ne
era sicura eppure incrociare quello sguardo e non trovare in esso tracce di
ghiaccio le aveva scaldato il cuore che lo volesse o no, che lo meritasse o no.
Una felicità nuova le si aprì nel petto e lei osò sperare senza che la paura la
soffocasse.
L’indomani fu, finalmente, il momento
della cerimonia. Maggie e Alex si scambiarono le promesse con evidente emozione
sotto lo sguardo di un folto gruppo di persone che, una volta concluse le
formalità, si scatenarono con balli, canti e risa, festeggiando quel giorno che
vedeva l’unione di due meravigliose donne.
Kara si lasciò prendere dalla gioia
della festa e ballò fin quasi allo sfinimento con Winn,
James e quasi ogni giovane presente alla festa, compreso Clark che la strinse
felice e le disse che non sembrava più la stessa ragazza pensierosa che li
aveva accompagnati in viaggio. Non ballò, però, con Lena.
Lena rimase in disparte, conscia
degli sguardi che riceveva e del modo in cui le risate si spegnevano assieme
alla spontaneità non appena lei si avvicinava, i suoi occhi però non riuscivano
a stare lontani dalla più giovane delle Danvers che
stava festeggiando il matrimonio della sorella danzando con ogni giovane
presente alla festa. Era strano, ma non provava nessuna gelosia. Aveva visto il
modo in cui gli occhi color del mare della giovane la cercassero nella folla,
sapeva che desiderava ballare con lei, ma non osava chiederlo, conscia che non
era nella posizione di poter fare un simile passo. Sarebbe toccato a lei, non
solo perché era colei che deteneva una posizione più alta nella piramide
sociale, ma anche perché Kara si sentiva colpevole per il torto che le aveva
fatto.
Lena lo sapeva, lo vedeva nei suoi
occhi, nel modo in cui cercava e poi sfuggiva il suo sguardo, nel modo in cui
si torturava le mani e arrossiva senza un apparente motivo.
Per quanto lo desiderasse non ballo
con lei, non poteva permettere che le emozioni prendessero il sopravvento, non
questa volta. Vi erano passi da fare, ma non prevedevano la musica.
I musici stavano ritirando gli
strumenti e Kara cercò Lena tra gli ultimi rimasti. Alex e Maggie si erano già
ritirate, tra gli applausi dei partecipanti alla festa, e con loro molti erano
ritornati alle loro dimore, lei però era ancora lì. Si era chiesta, tutto il
giorno, se avrebbe trovato il coraggio di andare da Lena e chiederle di ballare,
ma non lo aveva fatto e la donna, della quale percepiva lo sguardo, non l’aveva
invitata.
Se lo meritava, lo sapeva… forse si
era solo illusa, forse aveva immaginato cose che non vi erano più, forse Lena
era gentile solo perché lei, ora, era la sorella della sposa di una sua cara
amica. Si meritava ogni punizione, forse però quella era la più dura: vedere
Lena, vederla sorridere e non poterla avere era straziante, nutrire una
speranza e vederla disillusa la uccideva, ma avrebbe accettato qualsiasi dolore
anche solo per poterla ancora guardare.
“Ti accompagno a casa?” Chiese Winn mentre saliva sul suo calessino, portato lì da un
valletto.
“No… Non ti preoccupare.” Il ragazzo
annuì e spronò il cavallo allontanandosi nella notte.
“Le porto il calessino, miss?” Le
chiese allora il valletto e Kara lanciò un ultimo sguardo verso Netherfield, da qualche parte, tra quelle mura, Lena stava
andando a dormire.
“Sì, grazie.” Il ragazzo piegò il
capo e poi corse via. Qualche minuto dopo era di ritorno, saltò giù dal posto
in cassetta e, nel vedere il cavallo agitarsi, corse in avanti prendendolo per
il morso e calmandolo.
Kara sganciò la piccola scaletta che
il giovane valletto non aveva usato e vi posò il piede, ma prima che potesse
fare altro le fu porta una mano. Si voltò sorpresa e si ritrovò a guardare gli
occhi per i quali aveva perso la testa.
“Non potevo lasciarti andare senza
salutarti.” Mormorò la donna nel vedere il suo sguardo sorpreso. Kara prese la
mano che Lena le tendeva e si lasciò aiutare sedendosi al suo posto, colpita
dal modo così intimo con cui Lena aveva parlato. Una semplice frase ed erano
state riportate indietro nel tempo a un momento in cui tra loro erano cadute le
formalità. Quella consapevolezza e la sensazione di poter di nuovo stringere
quelle dita, morbide e forti al contempo, fece rabbrividire Kara.
“Hai freddo?” Le chiese allora Lena
separando le loro mani e slacciando il piccolo scialle che aveva sulle spalle.
“No… no, tienilo tu…” Lena non
l’ascoltò invece salì sulla predella e rapida la avvolse con le braccia
lasciando che lo scialle le circondasse le spalle. Kara fu avvolta dal suo
profumo e sentì la testa girare, alzò gli occhi e si scontrò con quelli di Lena
che la fissava, vicinissima. Per un istante rimasero così, immobili, il cuore
che batteva veloce nel petto di Kara, poi la giovane Luthor
tornò a terra allontanandosi da lei.
“Non hai ballato con me, questa
sera.” Si lasciò sfuggire Kara e sulle labbra di Lena comparve un sorriso
divertito, il primo che vedeva da tanto tempo.
“Non ti sono mancati i compagni.”
Rimarcò lei.
“Avrei desiderato ballare con te.”
Osò affermare allora Kara e il sorriso di Lena fu meno divertito ora e più
dolce, forse stupito che lei osasse tanto. “Perdonami.” Disse allora lei
abbassando lo sguardo. “So che non ho il diritto di…”
“No. Anche io avrei voluto danzare
con te.” Ammise per la prima volta Lena e Kara rialzò lo sguardo su di lei, le
gote rosse, nascoste grazie alla flebile luce delle torce.
Si guardarono per un istante,
entrambe alla ricerca delle parole giuste da dire, entrambe consapevoli che non
era il momento di dirle.
“Credi che… domani mattina…”
“Sì!” Rispose di gettò Kara.
“Sulla collina, dove ci siamo
incontrate ieri?”
“Ci sarò.” Lena sembrò cercare
qualcosa nel suo sguardo e Kara cercò di farle capire quanto desiderasse fare
ammenda per le parole affrettate che aveva pronunciato nella rabbia, ormai mesi
prima. La donna annuì piano.
“Allora… Buona notte…”
“Kara.” Le suggerì lei in un sussulto
timoroso e Lena sorrise, poi chinò il capo in un cenno di assenso.
“Buona notte, Kara.”
“Buona notte, Lena.” Poté allora
dire, sorridendole, mentre il calessino iniziava a muoversi, per riportarla a
casa. L’alba non era lontana, ma ogni traccia di sonno era scomparsa dal suo
corpo. Kara era folle di gioia e al contempo tremava. Si strinse lo scialle di
Lena attorno alle spalle ispirando il suo profumo, una sola lacrima scivolò
lungo il suo viso e lei si rese conto che all’improvviso stava di nuovo
respirando.
Note: Tanta gioia per le Sanvers, che vediamo poco, ma che spero riusciate, comunque,
a immaginare in un mare di felicità.
Kara e Lena invece… Lilian Luthor ha fatto una piccola visita a sorpresa a Kara, sarà
stata una buona idea? Malgrado la minaccia Lena ora è lì e non sembra affatto
ostile… Non hanno potuto parlare molto, ma Kara è riuscita a dirle qualcosa di
importante e di certo, l’alchimia tra di loro non si è spenta affatto…
Lena ha proposto un incontro,
quali saranno le motivazioni? E, andrà tutto nel verso che noi desideriamo o ci
stiamo bellamente dimenticando di un personaggio?
Fatemi sapere cosa ne pensate
del capitolo, Kara sta, lentamente, tornando nelle vostre grazie? E: timori,
speranze, perplessità per questo incontro?
Kara spalancò gli occhi e scese dal
letto, indossò gli abiti più in fretta che poté e spazzolò i capelli così
velocemente che quasi se li strappò dalla testa. Il dolore le fece lacrimare
gli occhi, ma lei non smise di fare in fretta.
“Kara…?” La chiamò sorpresa suo padre
nel vederla uscire di casa ad un’ora così presta. “Non prendi neppure la
colazione?”
“Sono di fretta!” Gli urlò
attraversando l’aia quasi correndo, dirigendosi con passo deciso verso la
collina.
Aveva preparato un discorso, un bel
discorso, in cui si scusava, in cui si rimangiava ogni parola detta e le chiedeva
di, no, la supplicava di perdonare la sua stupidità. Mentre saliva il sentiero,
il Sole sorgeva lento alle sue spalle, iniziando a illuminare quello che prometteva
di essere un caldo giorno estivo.
Raggiunse la cima e si guardò attorno
con trepidazione, ma Lena non c’era, era stata la prima ad arrivare. Con il
fiato un poco corto per la corsa si sedette nell’erba appena umida di rugiada e
si preparò ad attendere. Avrebbe aspettato tutto il giorno se necessario, era
pronta a provare a Lena che avrebbe fatto ogni cosa necessaria per far sì che
la perdonasse.
Prima che potesse riaversi
completamente dalla corsa un cavaliere sbucò dal boschetto ai piedi della
collina venendo verso di lei. Kara scattò in piedi, ma l’istante successivo
capì che non si trattava di Lena, lei cavalcava in maniera diversa, guidando il
cavallo con mano ferma ma dolce, la schiena più dritta, la testa alta ed
elegante. Il cavaliere che, invece, stava venendo verso di lei era quasi goffo,
ma tirava il morso per far sì che il cavallo tenesse la testa dritta e
probabilmente gli faceva male. Kara fece una smorfia e l’istante successivo
riconobbe l’uomo.
“Miss Kara!” La salutò il giovane
fermando il cavallo accanto a lei e saltando a terra.
“Mr. Matthews.”
Lo salutò lei, freddamente, lui tolse il cappello eseguendo un inchino,
ignorando il suo tono e sorridendole.
“Non potevo sperare in un incontro
più fortunato, sono mesi che spero di incontrarvi, ma sembra che il destino si
sia incaponito nel non farci più conversare.”
“Perdonatemi, Mr. Matthews,
ma sto aspettando una persona.” Più drastica di così senza diventare davvero
offensiva non poteva esserlo, eppure avrebbe volentieri usato parole ben più
forti.
“Oh…” Il ragazzo sembrò finalmente
registrare la sua espressione fredda. “Vi hanno raccontato qualcosa su di me…
dico bene?” Il principe fece un sospiro e abbassò le spalle, sconfitto. “Non si
può fuggire dal proprio passato, non è vero? Per quanto io ci provi esso mi
insegue sempre…” Alzò lo sguardo su di lei e le fece un sorriso triste. “Non
credete nelle seconde occasioni, miss Kara?”
“Io…” Kara guardò l’uomo, non poteva
rispondere di no, lei desiderava con tutta se stessa riceverne una in dono,
proprio quella mattina. “Sì, credo nelle seconde occasioni.” Ammise e il
giovane sorrise.
“Lo sapevo che il vostro cuore è
buono e dolce come il vostro sorriso.” Le disse avvicinandosi a lei. “Ci
conosciamo da poco.” Affermò con tono mieloso. “Ma sento che io e voi, miss
Kara, siamo fatti della stessa pasta, insieme, potremmo essere felici…”
“Trattenete la lingua, signore.” La
voce di Lena sferzò l’aria e Kara si voltò verso la giovane che, nello
sconcerto provocato dalle parole di Mon-El, non aveva
visto arrivare. La ragazza doveva aver preso il sentiero alle sue spalle e non
quello che lei stava febbrilmente tenendo d’occhio.
“Miss Luthor,
state interrompendo qualcosa di privato.” Le rispose Mr. Matthews
irrigidendo il corpo.
“Non è affatto vero.” Affermò allora
Kara, sentendo la rabbia salire in lei, se quel pallone gonfiato, arrogante e
crudele avesse rovinato il suo momento con Lena allora non avrebbe più risposto
di se stessa.
“Non siate timida, Kara.” Il ragazzo
la guardò con occhi freddi. “Potete dire a miss Luthor
che mi avete appena concesso la vostra mano.” Kara sgranò gli occhi davanti a
tanta impudenza, aprì la bocca e non ebbe parole con le quali replicare. Con
quella sola frase, se Lena gli avesse creduto, il principe avrebbe potuto
distruggere la sua reputazione, il suo futuro, la sua stessa vita, obbligandola
a una promessa che non aveva mai fatto o rendendola una disgraziata davanti a
tutta la società.
“Non credo e non crederò mai, nemmeno
a una delle vostre parole meno che mai a questa. Ora, sparite o rivelerò
l’intera verità su di voi.” Lo minacciò Lena, con voce bassa, gli occhi che
brillavano di rabbia.
“Non osereste mai. Ammettere che vi
scopavate una servetta…” Lo schiaffò arrivò a piena mano colpendo il giovane
sulla guancia e arrossandogliela all’istante. Kara si ritrovò addosso gli occhi
stupiti di Lena e quelli sgranati e rabbiosi di Mon-El.
“Come osi, io sono…”
“Voi non siete nulla di più che un
viziato e vizioso principe, un pagliaccio che non merita altro che di rimanere
solo, dimenticato e disprezzato anche dal più semplice dei sudditi di Sua
Maestà.” A quelle parole veementi l’uomo fece una smorfia, poi si voltò, risalì
a cavallo e lo spronò allontanandosi furioso.
Kara avrebbe tanto voluto vederlo
tornare indietro per poterlo colpire ancora.
“Codardo! Non vi sposerei neanche se voi
foste l’ultima persona sulla terra!” Gli urlò, inviperita.
“Non credo ti senta più.” Kara
arrossì ricordando, all’improvviso, che non era sola.
“Mi dispiace, non… avrei dovuto… lui…
è arrivato e… io non ho mai…” Balbettò, ma poi il suo cervello registrò che la
donna non sembrava affatto arrabbiata, anzi, si ritrovò ad osservare una Lena
piuttosto divertita, un sorriso obliquo sulle labbra e le mani incrociate sul
petto.
“Lo hai colpito, sai quanto io abbia
desiderato farlo?” Affermò la giovane Luthor, un
sorriso sempre più ampio sul volto. “E lo hai insultato dandogli del vizioso e
viziato pagliaccio… non credo che avrei potuto descriverlo con parole che lo
offendessero di più, lui e il suo smisurato ego, e non pensare che non abbia
passato mesi e anni a rifletterci.”
“Quello che ti ha fatto… meriterebbe
di essere colpito da mani molto più pesanti della mia e dovrebbe udire parole
altrettanto forti.” Kara ricordò con orrore quello che Lena aveva dovuto subire
a causa di Mon-El e sentì di nuovo una violenta fitta
di rabbia.
“Hai letto la mia lettera, dunque…”
Si rese conto Lena e dal suo volto sparì il divertimento, mentre i suoi occhi
si fecero seri. Kara sentì la collera evaporare, abbassò il capo e annuì.
“Ho lanciato accuse ingiuste, mi
dispiace davvero molto… sono stata abbagliata dall’orgoglio e avvelenata dal
pregiudizio, ma so che mi sbagliavo e quello che è successo, tra di noi, è solo
colpa mia… io…”
“No.” Lena le si avvicinò e,
sorprendendola, le prese le mani. “Avrei dovuto parlare con te, avrei dovuto
dirti quello che avevo fatto per proteggere Maggie e quello che quell’idiota
che hai appena schiaffeggiato, mi aveva fatto, avrei dovuto parlarti del mio
passato e di quello che provavo, avrei dovuto essere più aperta con te. Se lo
avessi fatto, allora, forse, avrei potuto evitare che tu mi rifiutassi…”
Abbassò il capo, ma Kara aveva visto il modo in cui i suoi occhi si erano
riempiti di lacrime.
“Oh Lena… sono stata così sciocca.”
Affermò con voce rotta, incapace di trattenere il dolore che aveva provato
nell’allontanarsi da quella donna meravigliosa. Lena alzò gli occhi
specchiandosi nei suoi, il momento durò un tempo infinito, poi la donna
sorrise, tremolante.
“Posso… posso sperare di poter
chiedere di nuovo e di ricevere una risposta diversa?” Chiese e Kara poté
vedere tutto il timore che provava nel ripetere ciò che la prima volta le aveva
spezzato il cuore. Sollevò le mani che Lena stringeva ancora, e posò le labbra
sulle dita della ragazza.
“Ti prego…” Mormorò quasi
supplicando.
“Kara Danvers,
vuoi diventare mia moglie?” Le parole scesero tra di loro come un balsamo
dolce.
“Sì.” Bisbigliò, le lacrime che ormai
scorrevano copiose da occhi colmi di felicità. “Sì, sì, sì, sì.” Continuò a
mormorare, guardando Lena che sorrideva dolcemente, gli occhi che brillavano di
un sentimento tutto nuovo.
“Ti amo.” Disse esprimendolo. “Ti
amo, Kara, ti amo.” Volle ripetere e Kara scoppiò a ridere, mentre piangeva
incapace di contenere tutta quella felicità.
“Tu non hai idea!” Esclamò, poi prese
il volto della ragazza tra le mani e, sorprendendola, la attirò verso di sé
baciandole le labbra una, due, tre volte.
“Dovrò parlare con tuo padre.” Le
ricordò Lena tra un bacio e l’altro, leggermente preoccupata.
“Dirà di sì.” La rassicurò Kara,
lasciandole un ultimo rapido bacio sulle labbra e appoggiando la fronte contro
la sua. “Ti amo.” Mormorò e fece di nuovo sorridere Lena.
“Sì?” Le chiese e Kara annuì, poi
avvicinò le labbra a lei, in maniera molto più dolce.
Quando le loro bocche si
incontrarono, questa volta, non si separarono che dopo un lungo momento.
Oh sì, Lena era un’ottima baciatrice.
“Quando hai capito che…?” Iniziò a
chiedere Kara senza trovare le parole per terminare, mentre camminavano sotto
il sole del mattino, le mani intrecciate.
“Che forse vi era una speranza che la
tua rabbia nei miei confronti fosse… passata?” Chiese allora Lena e Kara arrossendo
un poco riprese la sua frase:
“Quando hai capito che mi ero resa
conto di essere stata una completa idiota?” Lena sorrise dolcemente, mentre
accarezzava le sue dita che teneva strette nel pugno.
“Vederti a Pemberley
è stato uno shock, pensavo a te, suonavo la nostra musica e quando mi sono
voltata ti ho trovata lì, davanti a me, gli occhi chiusi… eri così bella che
credevo di avere una visione…” Sorrise nel vedere il rossore di Kara, poi
continuò a raccontare. “Sei fuggita via e io non ho potuto trattenermi dal
seguirti. Vederti di nuovo, poter guardare nei tuoi occhi…” Sospirò e Kara
appoggiò un poco la testa sulla spalla della donna.
“Mi dispiace…” Mormorò, ma Lena
scosse la testa riprendendo il filo del discorso.
“Eri strana, ma potevo immaginare che
fossi in imbarazzo o ancora arrabbiata con me, malgrado avessi convinto Maggie
a credere che ci fosse qualcuno che la stava aspettando nel Hertfordshire.”
“Morivo di vergogna per essermi
intrufolata in casa tua! Credevo mi avresti buttata fuori, me lo sarei
meritata.” Lena scosse la testa a quelle parole.
“Mi ha fatto piacere conoscere i tuoi
cugini.” Kara le sorrise riconoscente e Lena continuò. “Comunque, ammetto che,
malgrado quell’incontro mi avesse sconvolta, non avrei trovato in esso un
sufficiente incentivo a sperare. Ma mia madre ha osservato il nostro scambio
dalla finestra del salotto e qualcosa l’ha spinta a indagare. Ha informatori
ovunque e in poco tempo ha saputo anche troppo del nostro soggiorno a Rosing. Così mi ha chiesto di spiegarmi, quando mi sono
rifiutata è partita alla volta di Longbourn e… lo
ammetto, pensavo che ne sarebbe tornata vittoriosa.” Sorrise per quel ricordo
ancora adesso fonte di soddisfazione. “Le hai tenuto testa e, oh, quanto era
furiosa. Mi ha proibito di vederti e questo, questo sì che era un segno da
prendere seriamente in considerazione.”
“Mi ha chiesto di promettere che non
ti avrei mai sposata!” Ricordò con fastidio Kara e Lena sorrise.
“E tu le hai detto che non potevi
prometterlo, che il mio destino apparteneva solo a me. Mi è bastato sapere
questo, mia madre ha fatto un grave errore nel dirmelo, ma era così furiosa per
l’affronto che le è sfuggito. Così ho raccolto tutto il coraggio che mi restava
e sono venuta qua, con la speranza di trovare nei tuoi occhi un segno che vi
fosse ancora una speranza per noi due.”
“Avresti dovuto dirmelo che avevi
finanziato il mio giornale.” Lena strabuzzò gli occhi stupita.
“Quello era… non avresti dovuto
scoprirlo.” Affermò e Kara sorrise.
“Non l’ho capito subito, ma alla fine
ho scritto a Lady Grant e… beh, ci sono arrivata.” Lena rimase in silenzio per
un po’ semplicemente stringendo la mano della donna accanto a sé, poi sospirò.
“Credevo di averti persa per sempre,
ma desideravo saperti felice. Scrivere ti rende felice e io… io avrei potuto
avere un piccolo pezzo di te leggendo le tue parole.” Kara si fermò, voltandosi
a guardarla.
“È la cosa più dolce che qualcuno abbia
mai detto o fatto per me.” Affermò e Lena arrossì un poco.
“Era una cosa da nulla…”
“No. Avresti potuto odiarmi per il
modo in cui ti avevo respinto, invece…”
“Ti amo, Kara. Come avrei potuto
odiarti?” Chiese stringendosi nelle spalle e guardandola con occhi così
profondamente veri da lasciare senza fiato. Kara le accarezzò il viso e poi la
baciò di nuovo, promettendo a se stessa di dedicare la propria vita a diventare
degna della donna che le stava davanti.
Continuarono a camminare parlando,
raccontandosi quello che avevano provato, senza nascondere nulla, né il dolore,
né le speranze e progettando il loro futuro che, ormai, era indissolubilmente
legato.
“Kara.” Il tono di Lena si era fatto
serio e la ragazza la guardò leggermente preoccupata. “Devo essere molto chiara
su una cosa…”
“Certo…” Disse lei, sempre più
perplessa.
“Aspetteremo.”
“Come?” Chiese Kara che non capiva a
cosa si riferisse la donna, aveva appena detto che si sarebbero sposate in
autunno perché Pemberley era meravigliosa in quella
stagione dell’anno.
“Non vi saranno più… incontri
speciali… notturni o no, fino a quando non saremo sposate.” Il viso di Kara si
fece rosso d’imbarazzo e Lena dovette scoppiare a ridere.
“Perdonami, non volevo ridere, ma, la
tua faccia!” Rise ancora, mentre Kara la guardava e l’imbarazzo se ne andava,
era bello vederla ridere. Quando si riprese, Lena, cercò di tornare seria. “Non
mi fraintendere, vorrei tanto…” Si morse il labbro e Kara sentì un brivido
caldo scendere fin nel suo ventre. “Ma…” Riprese la donna guardandola con occhi
che sembravano negare le sue stesse parole. “La prima volta avremmo dovuto
essere più sagge e aspettare di essere ufficialmente spose prima di…” Si
interruppe di nuovo, avvicinandosi alle sue labbra, per poi baciarla. Non fu un
bacio come i precedenti, fu un bacio che diede fuoco ai sensi di Kara
spingendola a infilare le mani tra i capelli di Lena attirandola di più contro
di sé. Quando la lasciò andare erano entrambe senza fiato.
“Sei proprio sicura…?” Chiese Kara e
Lena si morse il labbro, sorridendo, ma con una luce negli occhi che Kara
riconobbe subito anche se l’aveva vista solo una volta.
“Sarà difficile, ma sì. Voglio fare
le cose nel modo giusto, questa volta.” Kara annuì piano poi le baciò
dolcemente le labbra.
“Va bene. Ma sarà difficile.” Confermò,
facendo ridere Lena e arrossendo un poco.
“Torniamo a casa?” Chiese allora la
giovane Luthor. “C’è un’ultima cosa da fare, prima di
poterti considerare la mia futura sposa.” Questa volta a colorare le guance di
Kara fu la gioia, annuì e insieme tornarono a casa.
Note: Perdonatemi se vi ho
fatto temere interruzioni e cattivi esiti di questa chiacchierata, come vedete
tutto è andato nel modo migliore. Lilian Luthor non
ha più potere sulla figlia e può strepitare quanto vuole, anzi, paradossalmente,
proprio il suo intervento ha permesso alle nostre ragazze di ritrovarsi.
Mon-El,
invece, si è preso un bello schiaffo, Kara non scherza! ;-)
Spero che abbiate amato questa
riappacificazione, la chiacchierata, i baci e, finalmente, la proposta di
matrimonio.
Lo avrete capitolo, questo era
l’ultimo capitolo, ma, non temete, vi è ancora un epilogo da leggere!
Quindi, come sempre, fatemi
sapere cosa ne pensate. J
“Kara! Kara!” Alex entrò in casa con
aria infastidita, una busta bianca stretta nel pugno. “Kara! Nessuno ti ha
detto che non si disturba una neo sposa? E con parole come:…” Aprì la lettera e
lesse, a voce alta, malgrado sua sorella non fosse ancora in vista, sicura che,
ovunque fosse in casa, la stesse sentendo. “…Ho urgente bisogno di parlarti è
successa una cosa importantissima, vieni subito!” Riabbassò il pugno e alzò gli
occhi per fissarli su miss Luthor. “Oh…” Disse poi
chinò il capo in imbarazzo.
“Ms. Danvers-Sawyer.”
La salutò la donna e lei dovette sorridere come un’idiota al nuovo nome e
all’aggiunta di quel Ms. a cui doveva ancora abituarsi.
“Scusate se urlavo, non sapevo che i
miei genitori avessero ospiti.” La giovane Luthor le
fece un ampio sorriso, un sorriso che lei non le aveva mai visto sul volto, la
guardò meglio e notò il modo in cui la sua postura era rilassata, i capelli
sembravano meno severamente in ordine e sul viso della donna, oltre al sorriso,
vi era un’aria di beata… felicità?
“Non dovete scusarvi, non mi sono
annunciata, vostra sorella sta parlando con vostro padre, non credo che ci
metterà molto.”
“Capisco…” In realtà non capiva
proprio. L’istante successivo sua madre entrò nel salotto portando un vassoio
con del the.
“Alexandra?” L’apostrofò, stupita,
sua madre. Era chiaro che in quella casa regnava la confusione in tutti, tranne
che in miss Luthor.
“Kara mi ha mandato un messaggio
enigmatico… ho creduto che fosse successo qualcosa di…” Si fermò e guardò la
loro ospite che sorseggiava in silenzio il the. Che cosa...
La porta dello studio del padre si
aprì e miss Luthor scattò in piedi, fissando Kara con
occhi interrogativi.
Alex osservò prima lei poi la sorella
e improvvisamente capì. La sua bocca si spalancò dalla sorpresa. Gli occhi di
Kara erano pieni di una gioia che a stento riusciva a contenere e fece a miss Luthor un deciso cenno d’assenso, mentre sul suo viso si
disegnava un sorriso esagerato e le gote le si arrossavano un poco.
“Voi…” Si lasciò sfuggire, ma le due
ragazze non sembravano sapere che vi era un mondo attorno a loro, si guardavano
e sembrava che fosse l’unica cosa che contava. “Oh per tutti i santi in
paradiso…” Borbottò, l’espressione era quella di sua nonna: Alex era veramente
sconvolta.
Finalmente miss Luthor
sembrò ricordare che non erano sole, perché tornò a sedersi in maniera composta
sul divano facendo un sorriso a lei e a sua madre che sembrava ancora
profondamente confusa da tutta la situazione.
“Mamma, Alex…” Incominciò Kara
avvicinandosi, sembrava stesse levitando invece che camminando. “Io e Lena… ci
sposeremo in autunno. Lena ha già parlato con papà e lui ha detto sì.”
Annunciò, Alex passò lo sguardo da lei a Lena che aveva abbassato il suo, un
sorriso sulle labbra un rossore che lei non avrebbe mai potuto immaginare,
sulle guance.
“Questa è una bellissima notizia!”
Affermò sua madre riprendendosi prima di lei, forse perché non era a conoscenza
dei sentimenti negativi espressi da Kara in ogni occasione in cui si accennava
a miss Luthor. Questo però… mesi prima… Alex corrugò
la fronte cercando di ricordare, da quant’è che Kara non sbuffava più nel
sentire il nome della Luthor, ma invece sospirava?
“Wow.” Affermò solo, sconvolta, ma a
Kara sembrò bastare perché sorrise felice. Forse però, avrebbe anche potuto parlare
di armi da fuoco, sua sorella non stava davvero ascoltando, i suoi occhi
continuavano a tornare su Lena e Alex capì che ne era perdutamente innamorata.
Sorrise e scosse la testa incredula e felice. Ora sì che la sua felicità era
completa: aveva la donna che amava e sua sorella era la gioia incarnata, nulla
avrebbe potuto andare meglio.
***
Difficile? Aspettare era stata una
tortura infinita! Baciare Lena, mentre sua sorella e Maggie guardavano da
un’altra parte, era stato il massimo che aveva ottenuto dalla sua futura sposa
e niente era stato più insopportabile che doverla lasciare andare via ogni sera
o avere con loro sempre qualcuno a fungere da chaperon. Sembrava che ora che
erano ufficialmente fidanzate non fosse più possibile trovare un momento in cui
indurre Lena a cedere dalla sua presa di posizione. Non che la donna non si
fosse pentita un numero di volte uguale al suo, di quella promessa, ma
resistettero.
Ora, però, dovevano recuperare il
tempo perso.
Lena stava litigando con i lacci del
suo abito da sposa e sbuffò infastidita, facendola ridere.
“Non resisterò ancora a lungo…” La
punzecchiò Kara. “Se non fai in fretta potrei addormentarmi, dopo tutto è stata
una giornata piena di emozioni e…” Le sfuggì un ansimo quando Lena le morse il
collo provocandole un violento brivido di piacere.
“Dormire?” Bisbigliò al suo orecchio
Lena, mentre veniva, finalmente, a capo del suo abito e lo lasciava cadere a
terra. “Io dico che non dormiremo per una settimana…”
“Almeno…” Riuscì a rispondere
voltandosi e catturando le labbra della donna in un bacio pieno di desiderio.
Lena accarezzò i suoi fianchi godendo
del semplice piacere di poter di nuovo toccare la sua pelle nuda e riempiendola
di piccoli brividi, mentre le loro labbra si assaporavano, finalmente senza
timore di essere bruscamente interrotte.
“Non riesco ancora a credere di avere
una vita intera davanti a me, un vita in cui potrò fare questo ogni volta che
ne abbiamo desiderio.” Ora Lena la guardava negli occhi, un sorriso tra il
grato e lo stupito sulle labbra, le mani che accarezzavano gentilmente il suo
corpo, come se, nel rendersene conto, la sua impazienza fosse svanita, come se
avesse afferrato, solo in quel momento, che avevano tutto il tempo del mondo.
“Credici, moglie mia.” Bisbigliò Kara
e vide gli occhi di Lena brillare di commozione, una commozione che sentiva
anche nel proprio cuore.
Si stese sul letto attirando Lena
accanto a lei e riprese a baciarla, prima lentamente, poi con sempre maggiore
urgenza e desiderio.
Fecero l’amore con disperato bisogno,
poi risero e giocarono prima di fare di nuovo l’amore questa volta con
deliberata lentezza iniziando a imparare i desideri una dell’altra, dormirono
un poco perché la giornata era stata davvero lunga, ma nel cuore della notte la
voglia di amarsi le svegliò e non esitarono a soddisfarla.
“La prima volta che ci siamo viste
hai detto che il cielo è rassicurante, perché ovunque siamo non cambia mai.” Le
ricordò Lena, stesa accanto a lei, nuda e bellissima alla tenue luce delle
candele, appena un velo di sudore sulla pelle dopo aver fatto l’amore con lei.
“Sì, ricordo.” Mormorò Kara
baciandole la punta del naso mentre le accarezzava dolcemente il fianco
tracciando con le dita percorsi indefiniti.
“Ora sei tu il mio punto di
riferimento, il mio amore per te non cambierà mai, ovunque io sarò, ovunque ci
porterà la vita io ti amerò, per sempre.” Si sollevò appena e sigillò la sua
promessa con un bacio. Kara sorrise, emozionata, poi si morse il labbro,
divertita da un pensiero.
“Non credi che sia troppo…
romantico?” Chiese. Lena alzò lo sguardo e nel vedere il brillio nei suoi occhi
sorrise.
“Mi perdonerai mai per averti presa
un po’ in giro quel giorno?”
“Mmm…”
Mugugnò Kara catturando le sue labbra. “Trova un modo…” Le suggerì e Lena rise
attirandola, l’istante successivo, contro di lei in un bacio che si accese
velocemente.
“Ho qualche idea…” Le bisbigliò prima
di iniziare a scendere lungo il suo corpo e poi tra le sue gambe. Kara la
guardò perplessa e quando capì quello che voleva fare arrossì violentemente.
“Aspetta non…” Iniziò, poi le labbra
di Lena si posarono su di lei e dalla bocca di Kara non uscirono più parole di
senso compiuto.
Lena sorrise appena: avevano l’intera
vita davanti, una vita che prometteva di essere felice e piena d’amore. Kara
aveva commesso un errore ma, Lena lo sentiva, non lo avrebbe mai più ripetuto.
Ogni volta che si specchiava nei suoi occhi vedeva amore, rispetto e profonda
fiducia, gli stessi sentimenti che provava lei. Si erano spezzate il cuore a
vicenda, ma ora che lo avevano rimesso assieme non avrebbero mai più permesso
che succedesse.
Se il matrimonio tra Maggie e Alex
aveva mostrato l’unione di due caratteri affini, quello tra Lena e Kara mostrò
invece come due caratteri, molto diversi, potessero completarsi a vicenda.
Il destino aveva unito Kara e Lena e
ora, nessuno, avrebbe diviso le Mrs. Luthor-Danvers.
Note: E così, anche questa
storia finisce. Spero vi abbia emozionato, divertito e appassionato, tanto
quanto lo ha fatto con me che l’ho scritta.
Spero di potervi proporre
presto qualche nuova long, non solo perché adoro scrivere di Kara e Lena e del
loro amore, ma perché condividere con voi quello che scrivo è un piacere
speciale. Quindi grazie per i vostri complimenti, la vostra passione e il
vostro entusiasmo, grazie, semplicemente, di aver speso un po’ del vostro tempo
per comunicarmi le emozioni provate nel leggere. J