Il filo rosso del destino

di Ori_Hime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro del destino ***
Capitolo 2: *** Due abiti da sposa e un appuntamento ***
Capitolo 3: *** Tramonti ***
Capitolo 4: *** Frammenti di quotidianità condivisa ***
Capitolo 5: *** Il filo rosso del destino ***
Capitolo 6: *** Sogni e distanze ***
Capitolo 7: *** Proposte ***
Capitolo 8: *** Il futuro assieme ***



Capitolo 1
*** Incontro del destino ***


Il filo rosso del Destino

 

Capitolo 1 – Incontro del destino

Fine Marzo 2019- Tokyo

 

Taki

-Qual è il tuo nome?- dico in contemporanea alla ragazza con cui avevo incrociato lo sguardo sul treno e che ho appena rincontrato salendo le scale della prossima fermata. È davvero bella nella sua semplicità, ma ciò che mi colpisce di lei è che sembra comparsa come da un sogno, come se l'avessi già incontrata.

-Speravo che me lo chiedessi- mi risponde con le lacrime agli occhi. Immagino fosse interiormente combattuta se chiedermi il nome, anche a me sembra di aver fatto una cosa folle a scendere dal treno per incontrarla, ma so che se non l'avessi fatto me ne sarei pentito. Sono felice che l'abbia fatto anche lei.

-Mi chiamo Mitsuha!- aggiunge porgendomi la mano. Sentire il suo nome è stato come ricomporre dei pezzi di un puzzle: non poteva avere nessun altro nome se non quello.

-Taki- rispondo prontamente, stringendole la mano.

-Ci siamo già visti per caso? -chiedo curioso, cercando di capire perché abbia un qualcosa di familiare. Anche lei mi risponde di avere quella sensazione, sorridendo imbarazzata.

-Ti va di fare quattro chiacchiere?- domando allora rompendo il ghiaccio in un modo così spudorato che mi sorprendo da solo, non è certo da me iniziare una conversazione con una sconosciuta. -Potremmo andare a bere qualcosa, se hai un po' di tempo libero. - aggiungo speranzoso.

 

Mitsuha

Mi sembra di aver già incontrato Taki prima d'ora, magari l'ho visto sul treno o in giro per Tokyo... Eppure sembra più di uno sconosciuto incrociato per caso. Che lo abbia conosciuto in una vita passata?! O sto avendo un dejavu? Non capisco che mi stia succedendo, cosa mi abbia spinto a scendere dal treno per incontrarlo e perché abbia così voglia di conoscere questo ragazzo, ma Taki mi trasmette fiducia con il suo dolce sorriso e decido di seguirlo: annuisco al suo invito e mi avvio con lui.

 

Taki

Durante il tragitto continuo a chiedermi dove potrei averla già vista e quando: mi sembra di conoscerla e voglio capire perché.

-Da dove vieni?- inizio a chiederle per indagare, cercando di levarmi l'imbarazzo parlando.

-Non sono di Tokyo, vengo da fuori... Mi sono trasferita da poco, ma ho sempre desiderato abitarci! - mi risponde con gli occhi sognanti. Questa ragazza è un vero mistero, ma per qualche ragione mi aspettavo quella risposta: una ragazza così se l'avessi incontrata da queste parti l'avrei certamente ricordata!

 

Mitsuha

Mi chiede perché amo Tokyo e rispondo dicendo che amo la vita attiva che c'è, le luci che fanno compagnia ad ogni ora della giornata, la libertà di essere chi si vuole, il cielo che si specchia sui grattacieli. Provengo da un paesino di provincia, con pochi svaghi e libertà assai limitata, e tutto ciò mi opprimeva. Non vedevo l'ora di andarmene, di partire per cominciare una nuova vita, indipendente e felice, lo desidero da quando ero ragazza.

Mi sorprendo di averglielo raccontato con così tanta enfasi ed entusiasmo, ma lui non ne sembra turbato, anzi.

 

Taki

Rido nel sentire quelle parole, perché il mio desiderio è invece quello di abitare lontano dal caos e dalla vita frenetica, in un clima più accogliente, nell'abbraccio della natura. Tokyo è una città ricca di comodità e servizi che non si trovano di certo ovunque, ma vorrei staccare ogni tanto da questa vita monotona, dal traffico e dallo smog. Le racconto che amo disegnare paesaggi di una località fuori città, e che mi sarebbe piaciuto vederli dal vivo, ma che non sarebbe stato possibile.

-Come mai?- mi chiede un po' dispiaciuta. Le prometto che quando saremo arrivati glieli mostrerò.

 

Mitsuha

Entriamo in una caffetteria molto elegante, con le travi di legno a vista e sedie in vimini. Ci sono anche molti cani che fanno compagnia ai padroni. Un posto del genere dove vivevo io era impensabile: quando tra amici dicevamo di andare a bere qualcosa ci trovavamo alle macchinette alla fermata dell'autobus! Era una delle tante cose per cui desideravo venire a Tokyo: bere in un posto del genere.

Ci accomodiamo ad un tavolino che dà sulla strada e una cameriera ci porta il listino. Appena lo apro rimango colpita dall'enorme quantità di pietanze e bevande che si possono ordinare: non so cosa scegliere! Alla fine decido di prendere un caffè alla cannella e dei pancake al mango e mirtilli, non avendo mai assaggiato nulla di questo genere. Taki invece ordina un infuso di orzo, una cosa così semplice in un posto così particolare mi sembra uno spreco, ma immagino che lui sia abituato a questi ambienti.

 

Taki

Era tanto che non venivo in questa caffetteria, le racconto, da quando io e i miei amici avevamo terminato le superiori. Le racconto di Shinta e Tsukasa, i miei amici più cari dai tempi del liceo, e di quest'ultimo che si era fidanzato con Okudera, che aveva conosciuto durante l'unica gita che avevamo fatto fuori città. Okudera era la capo cameriera per cui avevo una cotta a quei tempi e l'avevo conosciuta perché lavoravo in un ristorante. Ci ero uscito una volta, non so come, ma non era andata bene... In compenso siamo diventati amici e ci frequentiamo ancora tutti assieme. Senza quel lavoretto probabilmente non sarei riuscito a pagarmi gli studi universitari di architettura perché mia madre aveva abbandonato mio padre quando ero piccolo e lui mi aveva cresciuto da solo, tra un turno e l'altro al reparto di pronto soccorso e per la scuola prestigiosa che frequentavo non sarebbe bastato il suo stipendio.

Non so perché glielo racconto, ma lei ha questo super potere che mi scioglie la lingua.

 

Mitsuha

Wow, non posso crederci! Ha una storia simile alla mia: io avevo un padre assente e mia madre era morta giovane. Almeno io sono stata fortunata ad avere la nonna e Yotsuha che, nonostante fosse un po' ficcanaso, mi rallegrava e teneva compagnia. Non posso dire di aver avuto un'infanzia spensierata, ma doveva essersi sentito molto solo Taki da bambino.

Gli dico che mi dispiace e che lo posso capire bene, raccontandogli così la mia storia, anche se negli ultimi anni mio padre si era riavvicinato a me ed a Yotsuha, forse sentendosi in colpa per quanto successo... il rapporto con lui da allora è altalenante, ma è stato d'aiuto alla morte della nonna, ospitandoci a casa sua. Per me è stato un trasferimento breve, perché stavo già cercando un appartamento a Tokyo. Mi è dispiaciuto lasciare Yotsuha da sola con lui, ma frequenta il liceo locale e non avrebbe amato la vita cittadina né sopportato nuovi cambiamenti. Per me è l'occasione di ricominciare una nuova vita e momentaneamente lavoro come segretaria in un ufficio legale, posto che mi ha trovato mio padre tramite le sue conoscenze politiche.

Gli racconto tutto d'un fiato, Taki è stato sincero con me e per questo deve sapere tutto: passato e presente.

 

Taki

Nemmeno lei ha avuto una vita semplice: è diventata seria e pensierosa mentre si apriva con me. Mi dispiace averla fatta rattristare e cerco un modo per distrarla, per poterla rivedere sorridere.

Ho con me il mono spalla con i miei disegni, perciò le racconto che stavo tornando dal lavoro e tiro fuori anche i disegni di Itomori da cui prendo ispirazione, la città fantasma che era diventata la mia ossessione. La disegno come se ci avessi abitato in un'altra vita e quando mi chiedono se ci sono mai stato rispondo che sono frutto di intensi studi.

Appena Mitsuha li vede si fa ancora più seria: penso sia curiosa e interessata inizialmente, ma più disegni guarda e più le vengono le lacrime agli occhi. Itomori è una cittadina di montagna nei pressi di Tokyo scomparsa anni fa, distrutta dalla caduta di un frammento di cometa, ma gli abitanti si sono salvati per miracolo. Non pensavo che potessero farle questo effetto i miei disegni, mi sento in colpa. Le chiedo se sta bene e inizia a singhiozzare.

 

Mitsuha

-Quel villaggio io lo conosco.- dico, cercando di riprendere fiato e calmarmi dopo la pessima figura che ho appena fatto. Sono disegni bellissimi, ma così dettagliati che mi ha colpito una profondissima nostalgia. Alla vista del tempio non sono riuscita più a trattenermi: come fa a conoscere casa mia se non c'è mai stato? Adesso capisco perché ha detto che non era più possibile andarci...

-È Itomori.- Lui annuisce e mi porge un fazzoletto con cui mi asciugo le lacrime. -Io abitavo lì, fino alla tragedia- ho finalmente il coraggio di rivelargli. Taki mi guarda con gli occhi sbarrati, come se non capisse o comprendesse fin troppo la mia reazione.

-Mi dispiace averti fatto tornare alla mente brutti ricordi.- mi dice abbassando lo sguardo con profondo rispetto. È proprio un bel ragazzo, capelli castani un po' ribelli gli incorniciavano il volto che ha ancora qualche lineamento da bambino, come le guance leggermente paffute, ma gli occhi sono un profondo pozzo di maturità. Se sapessi disegnare il ragazzo dei miei sogni, apparirebbe così. Non voglio che si allontani da me per via del mio passato, lo rassicuro che nessuno era morto grazie ad un mio strano presentimento che ancora non sapevo spiegare, era come se qualcuno mi avesse predetto la strage, ed io e i miei amici avevamo attivato un piano di evacuazione che ci aveva salvati. Allungo una mano e la appoggio alla sua per tirarlo su e abbozzo un sorriso.

 

Taki

Mi tocca una mano e rialzo lo sguardo verso di lei. Sorride, anche se gli occhi non sembrano voler seguire la curva all'insù delle labbra: penso che probabilmente si è fatta forza da allora cercando di sorridere per convincersi di essere felice. È davvero coraggiosa e penso a quanto possa essere ancora più bella con un sorriso vero, di quelli spensierati, senza preoccupazioni e pieni di voglia di vivere.

Per un attimo vedo la ragazzina che doveva essere stata: i tratti leggermente più magri, i capelli più corti, più decisa e piena di energie. La maturazione l'ha fatta diventare una bella donna, si è fatta crescere i capelli e il leggero tocco di trucco le dona un'aria di serietà, mentre negli occhi, lontana, si può scorgere ancora quella giovane che è stata.

Quanto vorrei abbracciarla per stringere le sue insicurezze e restituirle il sorriso, ma riusco solo a dire: -io disegno da anni questi paesaggi e non ci sono mai stato, tu vieni da lì e hai sempre voluto abitare a Tokyo: non ti sembra una strana coincidenza?! Avremmo dovuto conoscerci prima e scambiarci i corpi! -

Ride, forse per la tensione appena sciolta o forse perché la mia battuta l'ha risollevata, ma sono felice di sentirla ridere: la sua risata somiglia a tanti campanellini che suonano festosi.

 

Mitsuha

Scambiarci i corpi! Questa è proprio bella! Anche se in realtà mi ha letto nel pensiero: da adolescente desideravo essere un ragazzo di Tokyo, esattamente come lui! Mi chiede il motivo per cui avrei voluto essere un uomo, guardandomi con occhi sospettosi e divertiti.

Gli spiego che mia nonna era una sacerdotessa che a me e a mia sorella aveva tramandato tutto il suo sapere, come intrecciare i fili, danzare, preparare il kuchikamizake. All’epoca non ne capivo il senso e pensavo che se fossi nata maschio mi sarei risparmiata queste scocciature, oltre a molte altri inconvenienti femminili. Vedo che Taki arrossisce lievemente, penso abbia capito cosa intendo. Com'è carino imbarazzato!

 

Taki

Forse l'idea dello scambio dei corpi non è stata brillante, non oso pensare come sarebbe “quel periodo” del mese delle ragazze... chissà però come sarebbe avere “qualcosa” sopra... Allontano quegli strani pensieri cercando di ricordare me a quell'età: un ragazzo tranquillo, che amava passare il tempo con gli amici quando non lavorava. Un'adolescenza spensierata tutto sommato, ero indipendente e libero di inseguire i miei sogni, ma alla ricerca costante di qualcosa... O qualcuno. E quel qualcuno era Mitsuha.

Quando ci alziamo per pagare il conto noto i capelli di lei, legati in una treccia chiusa da con un cordino intrecciato rosso. Anch'io ne avevo uno così da ragazzo, le spiego, lo tenevo come bracciale al polso e le chiedo dove lo abbia trovato. Mi risponde che lo ha fatto lei e che lo indossa da anni.

 

Mitsuha

Guarda il mio cordino fatto con la tecnica del kumihimo come fosse un oggetto che aveva perso e mai più ritrovato.

Appena arriva la cameriera, Taki paga il conto anche per me e cerco di persuaderlo a restituirgli ciò che gli devo, ma non ne vuole sapere. Usciti dal ristorante mi slego la treccia e gli porgo il cordino -Tieni questo allora, mi sembra di aver capito che era importante per te, te lo regalo, io ne posso fare altri!- Il suo viso si illumina nel riceverlo in mano: lo scruta con attenzione e lascia che glielo leghi al polso, ci sta giusto avvolto due volte. Mi ringrazia dicendo che è uguale a quello che non aveva più e non sapeva che fine avesse fatto.

Si sta facendo tardi e mi aspettano mille cose da fare appena rientrata, e penso che abbia anche lui una vita cui tornare, così lo saluto dicendo che purtroppo dobbiamo separarci. Si toglie lo zaino da cui vuole estrarre il suo biglietto da visita, con tanto di numero di cellulare e indirizzi vari, ma gli dico che non ne ho bisogno, perché se siamo stati destinati ad incontrarci ancora ci saremmo sicuramente ritrovati.

-I tuoi disegni di Itomori, il mio cordino per i capelli... Non possono essere coincidenze, giusto?- spiego accennando a due delle tante cose che ci accomunano.

 

Taki

Annuisco. Sembra che tutta la nostra vita sia stata una preparazione a questo incontro. Il modo in cui pensiamo diversamente, ma allo stesso tempo ci comprendiamo: siamo come due facce della stessa medaglia. Come due fili intrecciati dello stesso nastro. Lo ha capito anche lei e non appena ci rincontreremo, sappiamo che sarà per sempre.



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Note:

 

Ho ambientato il primo incontro che avviene alla fine del film nel 2019 e non semplicemente 8 anni dopo il 2010 (anno di inizio film) perché nel libro vengono descritte chiaramente le stagioni che passano: l'arrivo dell'inverno e poi della primavera, in cui finalmente i protagonisti si ritrovano.

La caffetteria è il luogo in cui Mitsuha, nel corpo di Taki, era andata con Tsukasa e Takagi dopo la scuola e le faccio assaggiare gli stessi cibi che aveva provato allora, non ricordandosene. Taki invece beve un infuso di orzo come quello che la nonna di Mitsuha gli aveva fatto bere quando lui era nel corpo della nipote sul monte in cui portano il kuchikamizake, per questo a Mitsuha sembra banale.

Il padre di Taki è solo accennato nel libro e nel film perciò tutto ciò che gli riguarda è mia invenzione, creata per spiegare la sua presenza e non quella della madre di Taki. Mi è dispiaciuto far morire la nonna di Mitsuha, ma aveva già la bella età di 82 anni durante il film, e ho fatto riavvicinare la figura paterna, immaginando che, dopo quanto successo, capisse cosa fosse veramente importante, non tralasciando però la politica.

Per quanto riguarda Okudera mi sarebbe piaciuto che lei e Taki continuassero a essere amici, perciò ho fatto in modo che lei e Tsukasa si innamorassero, dopo aver cercato Itomori assieme.

Spero che possiate aver trovato il primo capitolo interessante e che continuerete a leggere i prossimi che, da mio progetto attuale, saranno altri 7!

Baci,

Ori_Hime

 

 

 

 
 

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Capitolo 2
*** Due abiti da sposa e un appuntamento ***


Il filo rosso del Destino

 

Capitolo 2 –  Due abiti da sposa e un appuntamento

Aprile 2019

 

Mitsuha

Forse sfidare il destino non è stata una buona idea. Sono passati giorni, settimane e ancora io e Taki non ci siamo ritrovati. Avrei dovuto chiedergli il numero di telefono o dove abitasse, avrei dovuto fermarmi di più a parlare con lui, non avrei dovuto avere questa idea romantica del destino: nella vita reale non ci si incontra una seconda volta per caso.

Mi sono lasciata scappare l'unico ragazzo in vita mia che mi interessa, l'unico che mi capisce davvero, tutto quello che ho sempre cercato.

C'erano giorni in cui mi sentivo ottimista e allora prendevo il treno da cui l'avevo visto, sperando di rincontrare il suo sguardo, scendevo alla fermata dove ci eravamo trovati e percorrevo la stessa strada fino alla caffetteria. Se avevo tempo mi fermavo a gustarmi una delle tante ghiottonerie, altrimenti ammiravo i fiori di ciliegio lungo le strade. Quando era chiaro che non l'avrei incontrato tornavo a casa, pensando che probabilmente non era un luogo che frequentava spesso o che forse non era l'orario giusto per vederlo.

Ogni giorno spero di vederlo nei ragazzi che incontro: i capelli folti, gli occhi chiari, il mio cordoncino in kumihimo al polso, il sorriso dolce e innocente. Una volta, ferma ad un semaforo, ho creduto di averlo visto dall'altra parte della strada, ma quando era scattato il verde la sua immagine era svanita tra la folla.

 

 

Taki

I fiori di ciliegio cominciavano a sfiorire, vorrei essere felice perché la fioritura di quest'anno è stata davvero meravigliosa, ma mi sembra di essere tornato alla stagione invernale: freddo, apatico, distante.

Al lavoro mi distraevo e l'impulso di disegnare paesaggi di Itomori era irrefrenabile. Certe volte tentavo di ricordare il suo volto, ritraendolo, ma non veniva mai come volevo. C'era sempre qualcosa che non andava: gli occhi troppo piccoli, le guance troppo incarne, i capelli troppo mossi. Temevo di dimenticare il suo volto, ma il suo nome era ben impresso nella memoria: Mitsuha.

C'erano giorni in cui cominciavo a perdere fiducia nelle sue parole, che eravamo legati dal destino, e nella convinzione che fosse la persona giusta per me, allora facevo un giro alla caffetteria, alla fermata del treno che avevo preso e lungo la scalinata dove l'avevo vista per ricordarmi ogni dettaglio di lei e rendermi conto che era reale, non il frutto di un sogno. Una volta una ragazza che le somigliava molto stava salendo quelle scale, ma quando l'avevo vista in volto mi ero accorto che non era lei. Si sarebbe ricordata di quel luogo? Ci sarebbe tornata?

 

 

Maggio 2019

 

Mitsuha

Cominciano a scaldarsi le giornate, il sole si fa sentire sempre di più, tanto che l'estate sembra voler arrivare in anticipo e bussi forte, impaziente. Vorrei che il tempo scorresse più lentamente, che le coppie che girano mano nella mano non siano così tante, che non debba andare io a ritirare il vestito da sposa di Saya-chin. Purtroppo è un dovere della damigella d'onore e abito a Tokyo e lei dovrebbe venire apposta abitando fuori città, mentre io posso passare tutti i giorni e portarglielo nel week-end, quando torno a casa a trovare la mia famiglia e i miei amici.

Mi consegnano il vestito dentro un grande involucro trasparente che si chiude con una zip, per fortuna non ha scelto un vestito voluminoso, altrimenti sarebbe davvero stato un problema portarselo appresso a piedi. Controllo dal telefono la fermata della metro più vicina per tornare a casa e scopro che è quella dove avevo visto Taki. La strada è quella fatta con lui a ritroso e passo davanti alla caffetteria dove eravamo stati assieme. Sbircio dentro e... lo vedo. È lui!

Non ci posso credere fino a quando mi accorgo che è in compagnia: una bellissima ragazza dai capelli castani boccolosi è al tavolo con lui. Mi sembra di averla già vista da qualche parte: che sia una reginetta di bellezza o una modella?! Sembrano in intimità, parlano allegramente, sorridendosi, sono proprio una bella coppia e io mi sento ancor più sola, con un vestito da sposa non mio, pensando che non ne avrei mai indossato uno. Me ne vado accelerando il passo, prima che possa accorgersi di me, cercando di non lasciarmi sfuggire qualche lacrima.

 

Taki

Okudera mi ha chiesto di vederci da soli, il che non accadeva da un po' di mesi, per accompagnarla a provare il suo abito da sposa. Sono l'unico con cui era rimasta in contatto a Tokyo, oltre al suo fidanzato ovviamente, ma lui non può vederla vestita in bianco prima del giorno delle nozze. L'abito è ampio e seducente, con un solo spallino e una bella scollatura e a Tsukasa sarebbe senz'altro piaciuto. D'altronde la sempai sarebbe stata bene con qualsiasi cosa indosso, con quel corpo da modella che ha. Non mi sorprende che abbia deciso di lavorare per una catena di abbigliamento. Eppure vederla con quell'abito bianco mi fatto venire una profonda tristezza. Dovrei essere felice per lei e il mio migliore amico ma temo che quel giorno importante per me non possa mai arrivare.

A fine prova, Okudera fissa un altro appuntamento per poterlo ritirare con le dovute modifiche e poi mi chiede se ho ancora un po' di tempo libero per un caffè. Accetto volentieri ed entriamo nella caffetteria che mi ricorda ancora Mitsuha. Lei mi vede che divento pensieroso e mi chiede il motivo. Non ho mai parlato di Mitsuha prima d'ora, ma la nostalgia è troppo forte e so che la sempai sarebbe capace di insistere moltissimo, se non ottiene la risposta che vuole. Inizio perciò a raccontarle del nostro incontro, così trasportato dai sentimenti che improvvisamente mi sembra di vederla passare per strada mentre porta con sé un vestito da sposa.

Mi fermo di colpo. Okudera mi guarda strano, aspettando che continui. “Sto impazzendo forse”, penso, “ho visto così tanti vestiti da sposa che sicuramente quello che aveva in mano me lo sono sognato”. Le racconto quello che mi sembra di aver visto. -Sei sicuro Taki che il vestito sia suo? Da quanto mi racconti sembra che anche lei ci tenga a te... Allora corri, non lasciartela sfuggire ancora! Io ti aspetto qui!- mi risponde incoraggiandomi.

 

Mitsuha

Come ho potuto pensare che rimanesse libero per me, che mi aspettasse? Non ci siamo scambiati nessuna promessa, nessuna dichiarazione di amore. Eppure credevo che anche lui provasse quella stessa sensazione che ho provato io nel vederlo: altrimenti perché mi aveva cercata quel giorno? Ma lui ha un'altra e ormai quello provato più di un mese fa non vale già più nulla.

Sto scendendo quelle scale che ci avevano fatto incontrare e che da adesso in poi ci separeranno. “Non tornerò più in questo quartiere, contiene troppi brutti ricordi”, penso mentre non riesco più a trattenere le lacrime. Mi offuscano così tanto la vista che devo proprio passare una mano sugli occhi per vederci meglio e non inciampare sui gradini, ma nel farlo mi cade l'involucro con il vestito da sposa.

-È tuo?- è una voce maschile che mi fa sussultare. Possibile che sia...?

Mi volto di scatto e vedo la persona che meno mi aspetto ma che desideravo tanto rincontrare. È Taki. Il mio cuore inizia a impazzire alla sua vista e dopo essermi nuovamente asciugata gli occhi, tendo la mano per riprendere il vestito.

-Non è mio, ma grazie.- rispondo seccata. Il batticuore non diminuisce, ma la mia mente è tornata dalla realtà: cosa vuole da me, se ha un'altra?!

-E chi si sposa allora?- chiede sorridente. Com'è curioso questo ragazzo... Dico che è di un'amica e che ho fretta di consegnarglielo.

 

Taki

Ho tirato un sospiro di sollievo nell'udire quelle parole, eppure Mitsuha continua a fare la preziosa. L'afferro per un braccio appena lei si volta per ripartire, chiedendole quando posso rivederla. Lei si volta e piange. Mi chiedo come faccio ad averla ferita adesso, non prova più i miei stessi sentimenti? In fondo è passato un mese dal nostro primo incontro, sono stato uno stupido a pensare che volesse ancora vedermi e conoscermi. Sono un imbranato con le donne, chi mi vorrebbe mai come ragazzo?

-Tu... Tu... Hai la ragazza!- esplode Mitsuha nel suo fiume di lacrime. Io? Una ragazza? E chi? Il pensiero mi diverte, chi mai potrei volere come ragazza se non lei? Ma lei non lo sa e mi chiedo come possa aver pensato ad una cosa del genere, poi mi viene in mente che potrebbe avermi visto con la sempai Okudera. Me ne accerto chiedendole come fa a dirlo e lei, abbassa lo sguardo tirando su con il naso e poi mi guarda fisso negli occhi e racconta di avermi intravisto poco prima alla caffetteria...

Le dico che è solo un'amica, quella fidanzata che sta per sposarsi con il mio mio migliore amico, di cui le avevo già raccontato. Mi abbraccia improvvisamente continuando a piangere, ma in quel momento mi accorgo che sorride e sono lacrime di gioia. La stringo a me e mi rendo conto che sto piangendo anch'io senza volerlo. Ci siamo finalmente ritrovati e ci amiamo: non ci lasceremo più.

 

Mitsuha

Rimaniamo abbracciati per un po', in silenzio, assaporando il profumo della persona amata nel tepore delle braccia dell'altro che sono tutto ciò che abbiamo sempre cercato.

Quando ci separiamo, lui si scioglie il cordoncino che gli avevo regalato e che stava ancora al suo polso. Mi accarezza i capelli e poi mi fa una coda di cavallo legandomeli con il cordino. -Sei libera stasera?- mi chiede con uno sguardo che mi fa sciogliere. Temo di arrossire. Un appuntamento? Con lui?! Sì!!! e mi accorgo che il “sì” l'ho detto ad alta voce, come una ragazzina in preda all'eccitazione. Mi riabbraccia stringendomi e facendomi roteare, come se il mio sì fosse avvenuto dopo una dichiarazione ben più importante. Il vestito di Saya-chin è ormai in terra da un pezzo, spero possa perdonarmi, ma sicuramente non sarebbe arrivato a casa sua senza almeno una piega.

-Ci troviamo alle 20 qua allora! Ti piace il cibo italiano?- chiede con un velo di timidezza. Gli rispondo riavvolgendo le mie braccia intorno a lui, annuendo. In realtà non ho mai mangiato pizza o spaghetti, ma perché non provare? Inoltre con lui andrei ovunque, mi sento come protetta da una bolla di sapone in sua presenza. Mi stringe ancora prima di salutarci e i nostri occhi si salutano con lieve tristezza, ma anche con la certezza che presto ci rivedremo.

Mi incammino alla fermata e dopo un po' mi rigiro a guardarlo per assicurarmi che lui sia reale, non frutto della mia immaginazione. Lui sta salendo le scale e si volta anche lui, sorridendomi. Sento di arrossire perché è come se fossi stata scoperta a spiarlo, ma anche lui mi ha guardata perciò siamo alla pari!

 

Taki

Si è girata e mi sono sentito in paradiso, leggero come una nuvola e con questa sensazione torno da Okudera, impaziente di sapere com'è andata. Le racconto dell'equivoco, degli abbracci, delle lacrime e dei sorrisi. Poi mi ricordo che le ho chiesto un appuntamento e la sempai mi accompagna a casa a scegliere cosa mettermi. Sembra più eccitata di me, come se fosse il suo appuntamento e da questo capisco che è davvero molto felice per me.

Non vorrei sembrare troppo elegante, ma nemmeno troppo informale: lei mi suggerisce di cambiare giacca e indossarne una blu con una camicia bianca. Mi sembra un buon compromesso e dopo averle indossate approva e mi saluta, dicendo che Tsukasa l'aspetta. Mi do una rinfrescata sotto la doccia e mi rivesto, pronto per la cena.

 

Mitsuha

Rientrata nel mio appartamentino, appendo l'abito di Saya-chin, mi fiondo subito a lavarmi e poi alla ricerca di qualcosa che possa essere adatta per la sera e per il ristorante, non sapendo però che ambiente sarebbe stato. Sarà un posto elegante? Nel dubbio tiro fuori dall'armadio un vestitino rosa corto da abbinare ad un golfino bianco. Prendo una borsetta a tracolla e ci infilo il portafoglio e il cellulare per non dimenticarmene. Con i capelli decido di farmi uno chignon, stretto dal cordino rosso e infine mi trucco con un velo di ombretto chiaro e mascara, passandomi poi sulle labbra il mio rossetto rosso preferito.

Guardo l'ora: il tempo è volato e corro a prendere la metro. Appena arrivo lo vedo già in cima alle scale e quando mi vede mi sorride, con lo stesso entusiasmo del pomeriggio, come se il tempo non fosse passato. Mi saluta appeno lo raggiungo e ci avviamo al ristorante. Mi dice che il ristorante si chiama “Il giardino delle parole”: quel nome mi sembra familiare, come se conoscessi già quel posto. Posso quasi immaginarmelo, come se ci avessi lavorato: un elegante ristorante italiano. Forse semplicemente ho già sentito quel nome in qualche pubblicità o me ne ha già parlato qualcuno, ma avevo la sensazione di esserci già stata. Quando entriamo mi accorgo che è davvero come lo avevo immaginato: semplice ma di classe.

 

Taki

Le racconto che è qui che ho lavorato con la mia amica e che il cibo è veramente delizioso. Una cameriera ci porta i menù ed entrambi ordiniamo una pizza margherita. Vedo Mitsuha impaziente di assaggiarla, perché, mi rivela, non ne ha mai provata una e quando arriva è come una bambina alla vista di un nuovo giocattolo: in fibrillazione. La fissa e poi mi chiede come si mangia.

Rido e le indico le posate, mostrandole come tenerle come tagliare la pizza in tanti spicchi. Allora lei mi imita e quando taglia la prima fetta e la assaggia rimane un attimo in silenzio a gustarla, tanto che penso che forse non le piaccia. Appena deglutisce mi dice che è una delle cose più buone che abbia mai mangiato e allora sono contento di averla portata in questo posto.

Poi iniziamo a parlare di tutto: dei nostri amici e delle loro nozze e in particolare scopro che la sposa a cui doveva portare il vestito è la sua più cara amica e si chiama Sayara e lo sposo è un altro suo amico, Teshi, e che sperava dalle superiori che si mettessero assieme, trovandoli l'uno perfetto per l'altra.

I loro nomi mi sembra di averli già sentiti, come se li avessi conosciuti, e mi sembrano persone simpatiche, non mi dispiacerebbe conoscerli. Mi immagino lei con due treccine, con il viso da ragazzina e lui alto, con i capelli cortissimi, che litigano e si stuzzicano tra loro. Proprio una bella coppia.

 

Mitsuha

La serata procede tranquillamente, ci aggiorniamo delle ultime novità e decidiamo di vederci appena possiamo. Questa volta ci scambiamo il numero di cellulare, scrivendolo sulla mano dell'altro con un pennarello indelebile per essere sicuri di ritrovarci, senza aspettare un altro incontro fortuito, anche perché non riusciremmo a sopportare ancora per lungo tempo l'assenza dell'altro. Dopo la cena, che ha pagato ancora lui, mi accompagna a casa e fuori dalla mia porta mi slego i capelli e gli restituisco il cordino, legandoglielo ancora al polso. Lui mi ringrazia per la serata abbracciandomi e io gli do un bacio sulla guancia. Dopodiché entro nel mio appartamentino e nel chiudere la porta sento già la sua mancanza. Lo saluto dalla finestra, salvo il suo numero sul cellulare e vado a letto, con mille pensieri che non mi fanno dormire, tanto sono belli e incredibili. Nessun sogno stanotte sarà mai paragonabile a questa serata.


Note:

Come citato anche nella storia, “Il giardino delle parole” è lo stesso ristorante dove Taki e Okudera lavoravano e mi è sembrato il luogo ideale per il loro primo appuntamento.

Anche il numero di telefono scritto sulla mano è un riferimento al loro scambio di nomi di fine film tra Taki e Mitsuha.

Gli episodi di Taki che disegna Mitsuha, di lei che lo vede ad un incrocio e del loro abbraccio alla scalinata mi sono venuti grazie a fan art trovate per caso su internet di cui non conosco gli autori, ma al quale sono grata per gli spunti che mi hanno dato.

Ringrazio Elgul1 che ha inserito la mia storia, nonostante fosse solo al primo capitolo, tra le preferite: mi hai riempita di orgoglio! E un grazie va anche a Chika_, Flos Ignis, rasetsu5 e val3tin3 per averla inserita tra le seguite! Spero di non deludervi!
E un grazie va a te che stai leggendo, spero che anche questo capitolo possa essere stato di tuo gradimento! Al prossimo!

Baci,

Ori_Hime

 
 

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Capitolo 3
*** Tramonti ***


Il filo rosso del Destino
 

Capitolo 3 - Tramonti

Giugno 2019 - Chiba

 

Taki

Il matrimonio di Tsukasa e Okudera è finalmente arrivato: la celebrazione è avvenuta in una cappella sconsacrata - nessuno dei due è cristiano ma trovano l'ambiente suggestivo - situata a Chiba, dove lei ormai abita da quando ha trovato lavoro là. Sarà triste non vedere più Tsukasa a Tokyo, ma rimarremo in contatto e verrà spesso a farmi visita.

Il rito è stato all'occidentale, con scambio degli anelli e tutto il resto. Dopodiché la festa è continuata con il ricevimento e cena a buffet, con balli e musica dal vivo. Dopo il primo ballo degli sposi, Takagi mi chiama per andare a ballare sulla pista, ma io mi vergogno e rimango seduto al mio tavolo, sperando non insista e mi trascini. Presto trova alcune ragazze con cui ballare e io ne sono contento, così si potrà divertire. È sempre stato un ragazzo che sapeva come avvicinarsi alle ragazze, ma queste spesso lo reputavano solamente un amico, probabilmente per il suo carattere gentile e disponibile che lo rendeva troppo buono. Forse questa sera avrebbe incontrato quella giusta...

Quanto a me, le ragazze non mi erano mai interessate, a parte Okudera per la quale avevo provato solo una cotta adolescenziale. Non ricordo come mai eravamo usciti, ma ricordo bene l'imbarazzo di essere solo con lei, senza argomenti di cui parlare. Lei aveva capito che per lei non provavo qualcosa di serio e che tra noi c'era stata solo attrazione, ma non eravamo innamorati. Qualche anno dopo si è messa con Tsukasa ed eccomi qui, al loro matrimonio come testimone dello sposo. Ero orgoglioso di loro e gli auguravo ogni bene, la giornata era stata la celebrazione del loro amore e la loro felicità traspariva attraverso ogni loro singola cellula.

Ho capito cosa si prova ad amare come si amano loro solo grazie a Mitsuha e dal giorno che l'ho conosciuta desidero passare il resto della mia vita con lei; mi manca terribilmente in questo momento e vorrei che fosse con me. A Mitsuha sarebbe piaciuta la festa, ma il matrimonio dei suoi amici avveniva lo stesso giorno, perciò non ha potuto partecipare. Okudera sperava tanto potesse venire per conoscerla, ma anche se avesse potuto mi sembrava un po' presto per gli inviti officiali, in fondo ci stiamo conoscendo ancora e ci troviamo nei piccoli ritagli di tempo che abbiamo, per una colazione alla caffetteria prima del lavoro o per un aperitivo. Chissà cosa starà facendo lei in questo momento...

 

Tiamat

 

Mitsuha

Il matrimonio di Saya-chin e Tesshi è celebrato da mio padre, in quanto sindaco della città ricostruita di Itomori, che è stata ribattezzata Tiamat, come la cometa. Nonostante siano passati anni è ancora una cittadina senza personalità, con case tutte simili tra loro per la fretta di ricostruire.

Vista la bella giornata, la cerimonia e il ricevimento sono all'aperto, in un parco con vista sul lago, il luogo più bello di questo paese con aiuole colorate e qualche stagno con carpe koi. Per questo giorno sono stati allestiti dei gazebi per la cena e una pista da ballo dove scatenarsi, con tanto di lucine che agghindano il tutto. È praticamente una festa di paese perché tutti qui si conoscono e hanno dato una mano. Saya-chin che solitamente ha l'aspetto da eterna ragazzina oggi è proprio una donna nel suo vestito bianco all'occidentale, ricco di perline e lustrini. Ha un trucco leggero ma deciso e i capelli sono raccolti intorno alla nuca con due trecce che compongono uno chignon, tenuto fermo da delle bacchette e dei fiori bianchi. È splendente! Tesshi invece è molto elegante nel suo completo nero classico, credo di non averlo mai visto così impeccabile.

Hanno discusso a lungo su che tipo di cerimonia volessero, ma andando per esclusione la scelta è caduta sul rito civile, in quanto non è più stato ricostruito il tempio shintoista e non esistono né chiese né cappelle. Avevano anche preso in considerazione l'idea di sposarsi a Tokyo ma sarebbe stato impossibile avere tutti gli invitati presenti... ed eccoli qua, finalmente marito e moglie, come desideravo accadesse da tempi del liceo! Ci hanno messo un po' a dichiararsi, ma l'importante è che abbiano capito che sono perfetti l'uno per l'altra.

Quanto a me, ho iniziato anch'io a sognare questo giorno per me e Taki, forse è troppo presto, ma sento che lui è l'altra mia metà, la persona che mi completa e lo voglio per il resto della mia vita. Non faccio che pensare a quanto lo vorrei qui con me e l'unico motivo per cui non lo vorrei è per presentarlo a mio padre. Non so come reagirebbe e se la cosa potrebbe fargli piacere. Temo nella sua disapprovazione, ma prima o poi dovrò affrontare questo argomento con lui, sono grande, matura e libera di frequentare chi voglio. Non dipendo più da lui ormai e non sono più la sua bambina dal giorno che ha abbandonato me e mia sorella dopo la morte di nostra madre e ora mi è rimasta solo lei come vera famiglia. È vero che il nostro rapporto è migliorato, ma mi sembra comunque distante da noi, come se non voglia mostrare i suoi sentimenti nei nostri confronti. Mi chiedo come faccia Yotsuha a stare con lui... decido allora di godermi la mia sorellina che sta crescendo e le porgo la mano per andare insieme a danzare. È così bella nel suo vestitino azzurro leggero come una nuvola, ma ormai non è più la bambina dispettosa di un tempo e mi ricorda molto nostra nonna, così saggia e paziente. Se esistesse ancora il tempio scommetto che eseguirebbe ancora le danze tradizionali, ma questa volta non ci sono regole su come danzare e ci lasciamo andare sulle note della musica.

 

 

Agosto 2019 - Tokyo

 

Taki

Tokyo in questi giorni è davvero soffocante, le vacanze sono arrivate e la voglia di uscire nell'afa è poca, ma ho promesso a Mitsuha di fare un giro per la città con lei, per vedere quei luoghi da turisti che non ha ancora avuto occasione di visitare.

La mattina la porto al tempio Senso-ji e lei ne rimane affascinata, anche se un po' pensierosa... è da quando Itomori non esiste più che non è più entrata in un tempio e, anche se questo è molto più grande, l'ha colta comunque un po' di nostalgia. La abbraccio perché mi dispiace che debba sempre ricordare Itomori e questa dovrebbe essere una giornata solo per noi, in cui divertirci.

Mi scuso per aver rovinato tutto, ma lei dice che non devo scusarmi io e che purtroppo le capitano spesso questi attimi di tristezza, ma da quando mi conosce le passano più velocemente. Infatti sorride e mi incoraggia a continuare la visita, prendendomi per la mano, spingendomi a seguirla. Nonostante il caldo, questo contatto è così bello che non la lascio nemmeno quando la raggiungo e non mi pare che la cosa le dispiaccia, visto che nemmeno lei molla la presa.

 

Mistuha

L'ho preso per mano come una bambina e ci siamo trascinati a vicenda per i vari monumenti. Dopo un pranzo veloce ai chioschi lì vicino, mi ha portata al museo nazionale, dove mi ha fatto da guida per tutta l'arte giapponese. È veramente bravo, si vede che l'arte e l'architettura sono le sue passioni: gli si illuminano gli occhi mentre si sofferma anche sul più piccolo pezzo di ceramica. Prima di andarcene sostiamo nel giardino a fare una pausa per rilassarci un attimo: per fortuna il caldo comincia a darci tregua e siamo all'ombra degli alberi, dove c'è un po' più di frescura, così appoggio la mia testa sulla sua spalla, in un momento di stanchezza e sento che anche a lui fa piacere perché si appoggia a sua volta. Rimaniamo in silenzio a lungo, ma non è uno di quei silenzi imbarazzanti dove non si sa cosa dire, ma uno di quei momenti in cui si condivide un po' di pace, dove le parole sarebbero superflue.

 

Taki

Il silenzio viene interrotto da un brontolio proveniente dalla mia pancia e lei ride, facendomi sentire a mio agio anche in un momento imbarazzante.

-È ora di cena e non mangiamo dall'ora di pranzo, è naturale che tu abbia fame!- mi rassicura -E meno male ci ha svegliati la tua pancia, altrimenti saremo rimasti a riposare per l'eternità!- Conclude, anche se avrei voluto rimanere così per sempre.

Andiamo in un ristorante a mangiare sushi e concludiamo la giornata ammirando il tramonto sulla Tokyo Tower. Da quassù la vista è stupenda e si intravede perfino il monte Fuji, poi i raggi del sole ci lasciano un tenero abbraccio e le stelle pian piano fan capolino, così come Tokyo si illumina a giorno man mano che il sole cala. La luce più bella però non è nè quella delle stelle né quelle della città, ma quella degli occhi di Mitsuha quando ammira tutto questo e mi sento un po' fiero di me stesso per averla resa felice. Le circondo le spalle con il braccio e mi avvicino a lei, guardandola negli occhi fino a non vedere nient'altro che quelli.

 

Mitsuha

Sono enormemente grata a Taki per aver reso così speciale questa giornata e, a dirla tutta, per aver migliorato la mia vita, averla resa nuova e più spensierata. Penso a tutto questo mentre avviciniamo sempre più i nostri volti, guardando i suoi occhi color della notte. Chiudo i miei per assaporare il momento, ma ad un certo punto sento Taki che mi viene addosso e mi abbraccia per farmi attutire il colpo.

Si scusa profondamente e mi spiega che è stato urtato da un gruppo di turisti che ha riempito il punto di osservazione. Ne approfittiamo per scendere e mi accompagna fino a casa. Nel tragitto lo riprendo per mano e alla mia porta ci scambiamo dei baci sulle guance, ben attenti a non sfiorarci le labbra, come se la magia prima che l'avrebbe permesso fosse finita. Lui si scioglie il mio kumihimo dal polso e me lo porge, prima che scompaia in casa, dandomi la oyasumi.

 

 

Equinozio d'autunno 2019 – Tiamat

 

Taki

Mitsuha mi ha invitato ad andare con lei al suo paese per la festa in ricordo della caduta del frammento di cometa, che coincide con l'equinozio d'autunno. Non vedo l'ora di conoscere i suoi amici e sua sorella, mentre mi mette un po' di tensione il padre... Non so nemmeno come potrei essere presentato: l'amico di sua figlia? Non vorrei essere considerato solo come tale. Il ragazzo di sua figlia? Non siamo nemmeno riusciti ancora a baciarci... L'uscente di sua figlia? Questo dovrebbe essere il termine più corretto, ma così riduttivo nei miei confronti: lei non è una in prova per me, lei è tutto ciò che ho sempre desiderato.

Mitsuha mi dice di stare tranquillo, che il suo giudizio non le importa, ma vedo che non è serena, mentre viaggiamo in treno, e guarda persa il paesaggio attraverso i finestrini. La stringo forte e la faccio un po' sorridere mentre ammiro anch'io la bellezza della natura che abbracciati così assume ancora più un effetto calmante.

 

Mitsuha

Scendiamo dal treno e raggiungiamo Tiamat con l'autobus. Al nostro arrivo troviamo Yotsuha che ci aspetta alla fermata. Mi accoglie con un abbraccio e porge la mano a Taki presentandosi con il sorriso sulle labbra. Prende la sua valigia e la trasporta al suo posto fino a casa. Taki si guarda intorno come se cercasse qualcosa, o meglio, come volesse riconoscere quel luogo che non gli appartiene.

A casa scopro che mio padre è fuori, immagino sia al municipio, e mostro a Taki dove dormirà stanotte, in quella che era la camera di mia nonna e che era diventata mia dalla sua morte. Spero non gli dispiaccia anche se è rosa e con le tendine con il pizzo... Io dormirò con Yotsuha che ha ancora il letto a castello da quando condividevamo la camera. Mi chiedo perché non abbia preso la mia quando mi sono trasferita a Tokyo, visto che è più grande, ma penso che me la voglia riservare per quando torno a trovarli nel fine settimana. È così dolce la mia sorellina in fondo...

 

Taki

È da quando sono arrivato che ho la strana sensazione che qualcosa non quadri. Questo paese è davvero strano: non ha storia, non ha qualcosa che lo caratterizzi per bellezza e nessun monumento. Eppure fanno una festa in memoria della cometa che ha distrutto il loro vecchio villaggio. Sembra una contraddizione, come se volessero nascondere una storia che in realtà hanno e che ricordano solo una volta l'anno, al giorno dell'avvenimento.

Verso sera Mitsuha mi presta un kimono e mi dice che lo devo indossare per la festa, ma non sono bravissimo nell'indossarlo perché l'ho messo poche volte in vita mia, così me lo sistema, arrossendo leggermente quando mi sfiora la pelle.

La festa si tiene nel cortile delle scuole superiori, unico luogo sopravvissuto alla catastrofe e che è stato il punto di salvezza per la popolazione. Quando ci arriviamo finalmente riconosco un posto vissuto, anche se restaurato si può ancora scorgere lo stile architettonico più antico rispetto al resto del paese. Lì due ragazzi salutano Mitsuha ancora da lontano e ci raggiungono mano nella mano: devono essere i suoi amici.

 

Mitsuha

Tesshi e Saya-chin non hanno perso tempo per conoscere Taki e già lo considerano loro amico. La stessa cosa mi era successa quando avevo conosciuto a luglio i suoi amici: davano quella strana sensazione di familiarità che avevo provato solo con Taki e siamo andati subito d'accordo. Vedo che lo stesso sta succedendo anche tra loro. Giriamo assieme le bancarelle e pranziamo con scodelle di ramen Takayama d'asporto. Taki guarda il cuoco e lo saluta amichevolmente, è davvero curioso questo ragazzo, quando incontra qualcuno è perfettamente a suo agio e tutti sembrano approvare la sua compagnia. Mi chiedo come faccia, non pensavo fosse un tipo così espansivo! Lo presento a tutti come Taki da Tokyo, così chi vuole intendere intende senza fare troppe domande sul mio conto. Quando la situazione degenera decido di portarlo a casa, avendo un'idea migliore per la fine della festa.

 

Taki

Mitsuha insiste con il voler tornare a casa quando sta arrivando il momento migliore della festa. -Manca poco al katawaredoki- mi dice, anche se non capisco cosa c'entri il tramonto in questo momento. Rientrati mi lascia in camera dicendo che devo mettermi qualcosa di comodo per camminare e che mi scaldi. Quando mi sono cambiato esco e la ritrovo in tuta, dispiaciuto perché il kimono blu le donava molto, ma ancora con il trucco che per la fretta non ha rimosso. Porta uno zainetto in spalle nel quale mette due torce e poi mi prende per mano. Sembra non voglia perdere tempo, mentre io continuo a guardarmi intorno cercando di capire cos'abbia in mente Mitsuha.

 

Mitsuha

Quando finalmente raggiungiamo il sentiero per il monte, Taki comincia ad allungare il passo e ad un certo punto mi sorpassa. Sembra conoscere la strada: continua sicuro e mi aiuta nei punti più impervi. Gli spiego che voglio assolutamente mostrargli la vista da là, prima che il sole cada e che era un posto dove mi portava la nonna, gli dico che i fuochi d'artificio saranno una meraviglia, ma lui continua senza quasi darmi retta, allora capisco che non c'è bisogno di parlare, che questo momento rimane speciale così: io, lui e la natura.

 

Taki

Arriviamo alla cima, sorpassiamo un ruscello e ci troviamo in Paradiso: questa bellezza incontaminata era tutto quello che aspettavo e mi sento completo e rigenerato alla sua vista. Riprendo per mano Mitsuha e la guardo grato di avermi portato fin qui, anche se le mie gambe hanno camminato senza bisogno di sapere dove proseguire. Siamo arrivati proprio in tempo per vedere il tramonto e finalmente vedo il lago che ricorda un otto, dove una volta doveva esserci Itomori.

Mitsuha mi porge un tramezzino e ceniamo seduti sul prato, in attesa che cali la notte per vedere i fuochi d'artificio. La stringo a me, per tenerci caldo a vicenda.

 

Mitsuha

Taki sembra davvero felice quassù, esattamente come me sulla Tokyo Tower: un sogno realizzato. Le due scene mi sembrano così simili al momento che mi ricordo del musubi e delle parole della nonna al riguardo: musubi è unire i fili e lo scorrere del tempo, è il mio cordino di kumihimo e il legame tra me e Taki. Mi slego la treccia e avvolgo il cordino intorno a Taki, avvicinando il suo viso al mio, riprendendo quel magico momento sulla Tokyo Tower, come se il tempo non fosse passato. Per quanto tempo ho ripensato a quella notte, demoralizzata per via di quel bacio non dato e che temevo di non ricevere più. Sento che questo è il momento per rimediare: il cielo è buio come allora, ma non ci sono luci per poter leggere l'espressione di Taki. Questa volta però è uno scoppio colorato a interromperci.

 

Taki

Lo spettacolo dei fuochi d'artificio inizia con getti di colori che cadono come fontane riflettendosi sul lago, uno più bello dell'altro. Il mio cuore batte forte, come ogni botto che scoppia, sperando che non voglia esplodere anche lui prima o poi.

Una serie di fuochi azzurri e rosa si dividono, andando in due direzioni distinte ricordano la cometa e il frammento di meteorite che si stacca cadendo su Itomori e ricordano me e Mitsuha: le nostre anime originariamente unite che si separano, finendo una a Tokyo e una a Itomori. E ora sotto lo stesso cielo e lo stesso spettacolo si sono ritrovate. Non voglio più perderla: improvvisamente, come se il mio corpo non mi appartenesse, mi giro verso di lei e le prendo il volto tra le mani premendo le mie labbra sulle sue.

 

Mitsuha

Mi sta baciando! Taki mi sta baciando sotto una pioggia di mille colori e, prima che decida di staccarsi, prendo il suo labbro superiore tra le mie, circondando le mie braccia dietro al suo collo tenendo ancora il braccialetto di kumihimo per avvicinarlo di più. Il bacio diventa più intenso quando i fuochi d'artificio raggiungono il culmine della bellezza. Non possiamo vederli, ma possiamo sentire il rumore degli scoppi e il fragore delle scintille che sfumano sempre più nella notte. Ma i veri fuochi d'artificio non sono nel cielo, li abbiamo dentro, nel cuore, dove le emozioni esplodono una dopo l'altra, al ritmo degli scoppi.

Ci separiamo quando il silenzio riprende a incombere sulla valle e così come ogni spettacolo lascia senza fiato e con il sorriso sulle labbra, così siamo io e Taki.

 

Taki

Le sorrido: finalmente ci siamo baciati, desiderio che avevo da mesi e che quando ne avevo avuto l'occasione un incidente ci aveva interrotti. Trovare il momento giusto nel mese successivo è stato difficile perché lei era partita un paio di giorni dopo per stare con la sua famiglia e poi abbiamo ripreso entrambi il lavoro.

Questa volta mi sono lasciato prendere dalle emozioni: i fuochi d'artificio potrò rivederli l'anno prossimo, ma il nostro primo bacio non poteva più aspettare ancora e ne è valsa la pena: non c'è stato nessun momento migliore di questo tra di noi.

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Note:

 

Ho voluto chiamare il paese ricostruito di Itomori “Tiamat” in ricordo della cometa perché decisiva per il destino di tutti gli abitanti della zona e per ricordare che non è più Itomori, in quanto distrutta, scomparsa sotto il lago, un paese di cui rimane solo il ricordo.

Come noterete, la festa dell'equinozio avviene proprio il giorno descritto nel film e nel libro ma assume anche il nuovo significato in memoria della caduta della cometa: come non rendere tutto più bello se non con i fuochi d'artificio? In fondo è un festa gioiosa, visto che tutti gli abitanti sono sopravvissuti, e i fuochi d'artificio sono apposta lanciati per ricordare quel giorno in cui tutti gli occhi erano puntati in cielo, ma senza pericoli questa volta, solo tanta meraviglia.

Ho fatto in modo che sia gli amici di Mitsuha che il cuoco di ramen Takayama e altri abitanti accogliessero Taki come fosse uno di loro in quanto inconsciamente lo hanno già conosciuto all'epoca degli scambi con Mitsuha. Ovviamente non lo capiscono ma sembra loro di averlo già incontrato, invece il cuoco lo ha davvero conosciuto, ma sono passati anni e Taki ha ricordi sfumati di quel giorno che è andato a cercare Itomori.

Sempre Taki cerca con lo sguardo luoghi conosciuti ma può solo riconoscere il liceo, unico luogo rimasto di Itomori, e ricorda il sentiero per salire sul monte.

Mitsuha invece cita il “musubi” e il “ katawaredoki”, il primo è spiegato a Taki dalla nonna di Mitsuha, ma immagino che anche lei conoscesse il significato, e il secondo è stato spiegato ad una lezione dall'insegnante e anche Taki ne comprende il senso, anche se è una forma dialettale del termine. La parola ricorda altri termini che indicano sia il tramonto che la domanda “Chi è quella persona?”, oppure “il momento in cui si incontrano i demoni” o “momento delle grandi calamità”. Per questi motivi il tramonto è stato decisivo sia nel film (o libro da cui ho tratto queste definizioni) che in questo capitolo e anche per questo ho voluto che si baciassero sul monte: luogo del loro vero primo incontro. Il titolo è al plurale per sottolineare anche il tramonto a Tokyo dove stava per avvenire il loro primo bacio.

Le idee di luoghi da visitare a Tokyo le ho trovate qui: https://www.skyscanner.it/notizie/10-cose-da-vedere-tokyo

Ah, per quanto riguarda i matrimoni giapponesi... mi sono documentata e pare che vada di moda il rito occidentale e li vedevo bene per le entrambe le coppie perciò i matrimoni descritti li ho immaginati con il nostro stesso stampo: cerimonia e festa. Hanno persino cappelle costruite proprio per celebrare i matrimoni e non per riti cristiani!

Ringrazio i nuovi che hanno inserito la mia storia tra le preferite, da ricordare e seguite: Serre02, simonanetta e Franky Fries! E ancora un grazie speciale a Val3ntin3 per aver recensito! È sempre bello scoprire che le mie storie sono apprezzate!

Baci a tutti e buona Pasqua a voi lettori e alle vostre famiglie!

Ori_Hime
 

 

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Capitolo 4
*** Frammenti di quotidianità condivisa ***


Il filo rosso del Destino

Capitolo 4 – Frammenti di quotidianità condivisa

23 dicembre 2019 - Tiamat

 

Mitsuha

Oggi è il 23 dicembre, il che significa che è il compleanno dell'imperatore e perciò festa nazionale! Come negli ultimi anni, festeggio con mio padre e mia sorella e quest'anno ci scambieremo i regali di Natale in anticipo, visto che dovrò tornare a Tokyo per lavorare. Quest'anno si è aggiunto anche Taki, su invito di mio padre. Qualche mese fa mi preoccupavo molto di come avrebbe potuto reagire nel conoscerlo, ma, a quanto pare, la sua presenza non gli dispiace, o, forse, lo deve conoscere ancora prima di esprimere un giudizio. In fondo alla festa dell'equinozio ha solo appreso che abita a Tokyo e che è architetto, non è molto su cui basarsi. E se lo avesse invitato apposta per conoscerlo meglio? Ormai ha capito che è il mio ragazzo e se dovrà diventare un giorno suo genero tanto vale che impari ad apprezzare le sue qualità.

La mattina ci alziamo e, come se fosse Natale, apriamo i regali. I miei sono stati poi chiusi da cordoncini di kumihimo così che possano essere riutilizzati. Ultimamente gli insegnamenti della nonna si stanno rendendo molto utili: ho realizzato anche una sciarpa per mio padre e una borsetta in maglia per Yotsuha. Taki invece aspetterà la notte del 24 per ricevere il suo regalo e sarà il mio primo Natale con un ragazzo, non vedo l'ora di cenare con lui!

La mattinata passa velocemente guardando la cerimonia dell'Imperatore che si presenta ai suoi sudditi e cucinando sushi assieme. C'è quel clima di famiglia, nonostante Taki non ne faccia ancora parte, e sono felice che sia così bene accolto in casa mia. A tavola mio padre parla con Taki riguardante il suo lavoro, ma lui non si vergogna e parla liberamente dei suoi interessi in materia. Dopo pranzo Yotsuha gli chiede aiuto nei compiti di arte, ovvero ritrarre un paesaggio circostante, e Taki mostra i suoi di Itomori, in particolare del tempio, ricevendo l'attenzione e l'ammirazione di tutti. Lei ne rimane stupefatta e decide allora di volerlo ritrarre anche lei, probabilmente per ricordarselo meglio. Anche mio padre ne rimane sconvolto: come può averlo disegnato così bene senza esserci mai stato? I suoi disegni sono ancor meglio delle fotografie perché è come se contenessero l'anima del luogo rappresentato, la sua vera essenza. Quando per me e Taki è ora di riprendere il treno, lui lascia a Yotsuha il disegno del tempio così che possa prenderlo come esempio per il sui e lei lo ringrazia, portandoselo in camera per appenderlo.

 

 

24 dicembre 2019 – Tokyo

 

Taki

È finalmente la vigilia di Natale e vado a prendere Mitsuha dopo il lavoro che per l'occasione si è messa un vestito rosso ed è davvero bella! Assieme passeggiamo per il centro di Tokyo tra le mille luci che decorano ogni angolo della città, a braccetto, per tenere le mani calde dentro i guanti. L'atmosfera è davvero festosa e romantica, ci soffermiamo spesso ad ammirare le composizioni di luci che imitano neve che cade o alberi di Natale, facendoci scappare qualche bacio sotto il vischio. Poi ci incamminiamo verso il KFC più vicino, ma prima ancora di scorgerlo notiamo la lunghissima fila di attesa per poterci entrare. So che a Natale è una meta ambita... ma non pensavo così tanto da dover attendere ore! Decidiamo assieme di cambiare ristorante e ci avviamo a “Il giardino delle parole”, scoprendo poi che è già tutto prenotato. È il mio primo Natale da fidanzato e non ho mai pensato a quanto tutti ristoranti della città improvvisamente fossero pieni. Avevo promesso a Mitsuha una cena romantica, ma non so come rimediare.

Improvvisamente noto uno di quei supermarket aperti 24 ore su 24 e ho una folle idea. Mitsuha mi guarda con aria incuriosita e allora la prendo per mano, entrando nel negozio. Mi scuso con lei per non aver pensato di prenotare in nessun ristorante e che le avevo promesso una cena, perciò gliel'avrei cucinata io. In fondo del pollo fritto quanto può essere difficile da cucinare? Compriamo l'occorrente e una Christmas cake con tanto di Babbo Natale in cima, tendoci per mano.

A casa mi metto all'opera e vedo che lei si infila un grembiule trovato in giro e mi aiuta a impannare il pollo e a friggerlo. Nel frattempo preparo la tavola, cercando di darle un aspetto elegante e natalizio tanto che rimane sorpresa nel vederla. Il pollo è uscito bene ed è la prova che anche in cucina siamo una bella coppia e infine ci scambiamo i regali. Le porgo il mio pacchettino che lei scarta con impazienza, con gli occhi che brillano dall'emozione. Appena vede gli orecchini pendenti a stella grida di gioia e se li indossa subito, poi mi consegna il suo regalo: è una penna preziosa in una custodia chiusa con un bracciale rosso in kumihimo che ha fatto apposta per me, esattamente della mia misura. È più spesso di quello che ci scambiamo, così che somigli ad un vero bracciale. La ringrazio molto e lei mi dice che guardando i suoi regali mi ricorderò di lei, sia al lavoro che altrove, come se a lei non pensassi mai...

Ci abbracciamo teneramente e poi ci baciamo con passione, decidendo di mangiare la torta sul divano per poterci abbracciare. Tutto sommato come primo Natale assieme non è stato niente male.

 

 

14 Febbraio 2020 – Tokyo

 

Mitsuha

Ho perso il lavoro, non mi rinnoveranno più il contratto da segretaria. Non che mi dispiaccia, visto che non era un mestiere che amavo, ma non riuscirò a pagare l'affitto il prossimo mese senza una retribuzione. Mi sento stupida a non essermene preoccupata prima e non essermi cercata un altro lavoretto nel frattempo. Mi sfogo con Taki, è il giorno di San Valentino e dovremmo festeggiare, ma proprio non sono dell'umore adatto. Lui è così carino: per consolarmi ha detto che potremo fare a meno di uscire a cena e andare semplicemente a vedere un film, ma mi spiace che la cena salti per colpa mia, così lo invito a mangiare da me e gli faccio i cioccolatini, come da tradizione.

 

Taki

Mi dispiace un sacco per Mitsuha e vorrei esserle d'aiuto perciò il minimo che possa fare è farla sfogare, abbracciandola mentre piange e dice che non vuole chiedere aiuto al padre, ma nemmeno tornare a Tiamat... Rimango anch'io turbato dai suoi problemi e temo di poterla perdere: se non troverà presto un altro lavoro che alternative ha? Vorrei poterle dare tutto il mio sostegno, tutto il mio affetto perché si faccia forza e non perda la speranza. Le asciugo le lacrime e poi la bacio teneramente. Lei risponde con foga, allontanando per un attimo i cattivi pensieri, staccandosi solo per non far bruciare la cena.

 

Mitsuha

Taki è davvero un tesoro perché solo con la sua presenza mi fa risollevare da ogni problema. Dopo la cena con pietanze varie a forma di cuoricini, andiamo a vedere un film un po' meno romantico: nessuno dei due ama il genere sdolcinato, così ne scegliamo uno di fantascienza, dove i protagonisti si scambiano di corpo con degli alieni per salvarsi all'eliminazione della specie umana. Sarebbe piaciuto a Tesshy che ha l'istinto di sopravvivenza fin dalle superiori e non leggeva altro che MU, glielo dovrò consigliare, dico a Taki. Lui nel frattempo è diventato serio, forse il film lo ha turbato?

 

Taki

Per tutto il film ho continuato a pensare a come aiutare Mitsuha e sono giunto ad una conclusione. Mi schiarisco la voce e le dico: -Mitsuha, non voglio che tu torni da tuo padre così che non ci possiamo più vedere spesso... Avrei una soluzione, se ti può far piacere. Avrei voluto chiedertelo in circostanze diverse e migliori, ma potresti venire a stare da me, mentre cerchi un lavoro per pagarti l'affitto. Non considerarla una convivenza, se non vuoi, solo... un aiuto, un tetto sotto cui stare.-

Non riesco a decifrare l'espressione di Mitsuha, è ferma, immobile e mi fissa con sguardo perso. Temo che non abbia capito le mie intenzioni, avrei voluto chiederle di sposarmi prima di abitare assieme, nonostante mia madre abbia lasciato mio padre e sia cresciuto in una situazione familiare insolita, sono un ragazzo all'antica e ci tengo a fare le cose per bene, ma le circostanze mi hanno portato prima del previsto a compiere questa scelta.

 

Mitsuha

Taki mi ha chiesto di vivere con lui! Non me l'aspettavo per niente, da me ci si sposa prima di convivere, ma io me ne frego delle tradizioni, sono una donna emancipata. In fondo non c'è nulla di male, no? Io e Taki ci amiamo e questo basta per voler stare ogni secondo della giornata assieme. Anche se lui non vuole considerarla una convivenza, di fatto lo è e anche se stiamo insieme da qualche mese, non siamo certo due ragazzini irresponsabili che alla prima storia importante fanno le cose in grande.

Riesco solo ad annuire alla sua proposta e lo abbraccio istintivamente, baciandolo dolcemente. Le lacrime ricominciano a scendere e tra un singhiozzo e l'altro gli dico: -Grazie! Mi fai tanto felice!-

 

Taki

Riprendo a respirare quando lei mi abbraccia e mi ringrazia, capendo così che le sue lacrime sono di gioia, sollievo, e lei mi ruba ancora il fiato con un bacio. Sono contento anch'io di averla aiutata e la riaccompagno a casa, rendendomi conto che sarà una delle ultime volte che ci divideremo la sera, e sento un formicolio di eccitazione al pensiero che presto potrò vederla ogni giorno, dall'alba al tramonto.

 

Episodi tra marzo e aprile 2020 – Tokyo

 

Mitsuha

È da inizio marzo che ormai vivo da Taki, all'inizio mi sentivo un'ospite, dormivo in soggiorno nel divano letto, cercavo di rendermi utile il più possibile e accoglievo Taki quando tornava dal lavoro con piatti speciali. Ancora adesso mi occupo della casa: pulisco, riordino (Taki è così disordinato!), cucino e faccio la spesa. Praticamente sono la casalinga modello, ruolo che non avrei mai pensato di svolgere, ma non ho molte alternative e non voglio che Taki pensi che sia un'ingrata, perciò mi sembra il minimo che possa fare. Quando ho tempo libero mi metto a ricamare con la tecnica del kumihimo, facendo così tanti accessori che non so che farne. Ho cominciato anche a ricamare il corredo per il figlio, o la figlia, di Saya-chin e Tesshy che nascerà presto e tutti dicono che dovrei aprire un negozio con tutte le mie opere e Takagi si è addirittura proposto di crearmi un sito internet dove poterle rendere pubbliche così che i visitatori possano inviare ordinazioni e possa guadagnarci qualcosa. L'idea mi è sembrata buona e così è in fase di progettazione, non vedo l'ora di iniziare a guadagnare con i miei ricami!

 

Taki

Mitsuha mi sorprende sempre: sia in maniera positiva che negativa. Amo quando arrivo e la cena è già pronta, preparandomi i piatti tradizionali del suo paese, un po' meno quando riordina tutta la casa e non trovo più le mie cose.

-Mitsuha, dove hai messo tutti gli accessori di cancelleria e i documenti che erano sulla mia scrivania?-

-Li ho messi nei cassetti: nel primo matite, gomme, temperini, penne, punte da disegno, post-it, colle, forbici, nastro adesivo e evidenziatori, nel secondo squadre, compassi, goniometri e righe, nell'ultimo i fogli, i quaderni, cartelle e documenti vari, facile no?!- Sospiro pensando che non lo ricorderò mai, ma con la convivenza si imparano cose dell'altro che altrimenti non si conoscono: è un po' troppo maniaca dell'ordine, io lasciavo tutto sulla scrivania e trovavo tutto al primo colpo... Lei dice che sono disordinato, io dico che è “ordine creativo” e lei ride sotto i baffi. Nel frattempo io ho perso i miei documenti e lei ride, che tipa buffa...

Sono sull'orlo di una crisi di nervi, sono disegni importanti che mi servono al lavoro, quando lei arriva e rimette tutto a soqquadro, pur di trovarli per me. In questi momenti mi accorgo che la amo davvero molto: pregi e difetti. Non importa quanto possa darmi sui nervi certe volte, è così dolce quando cerca di rimediare ai suoi errori e mentre la guardo che tira fuori tutti i fogli dai cassetti mi esce spontaneo dirle: -Quanto ti voglio bene!- non riuscendo a pronunciare quelle due paroline tanto semplici quanto importanti. Si ferma dal suo farneticare e mi guarda con gli occhi sbarrati, come quando le ho chiesto di venire a stare da me, ma prima che possa fare altro, mi abbasso alla ricerca dei miei disegni e la bacio. -Anch'io ti voglio un mondo di bene- risponde riprendendo fiato con gli occhi sognanti. Sta per ribaciarmi che dico: -Non so se i miei disegni te ne vogliono, sai?- rompendo quel momento romantico, ricordandomi che se non li ritrovo entro domani sono un uomo morto. -Ehm, giusto!- risponde imbarazzata, affannandosi a cercarli. Passiamo tutta sera a guardarci con gli occhi dolci, quasi dimenticando del piccolo momento di tensione. Un semplice “ti voglio bene” ha ricucito tutto.

 

Mitsuha

Una cosa bellissima della casa di Taki è la vasca da bagno: il mio appartamento era così piccolo che aveva solo una misera doccia... Adoro quando verso sera mi stendo dentro l'acqua calda piena di bolle di sapone: posso finalmente rilassarmi e concedermi questo momento solo per me stessa! Peccato che a Taki invece non vada sempre a genio: -Mitsuha, quand'è che esci?! Dovrei andare in bagno anch'io...-

-Puoi entrare sai? Non mi sconvolgo mica e se vuoi chiudo gli occhi!- non è vero che la cosa mi sarebbe del tutto indifferente, sarebbe davvero imbarazzante visto che sono nuda, ma mi piace provocarlo con queste battutine. Bisogna pur prendere queste piccole divergenze con filosofia, no?

-Dai Mitusha, è urgente!- urla ancora Taki, picchiando forte sulla porta.

-E va bene, esco! Resisti ancora due secondi!- esco dalla vasca e mi avvolgo un asciugamano intorno al corpo per asciugarmi. Taki continua a insistere e capisco così che non aspetterà che mi vesta.

Spalanco la porta avvolta solo dall'asciugamano che copre dal seno fino a mezza coscia e lui si blocca, arrossendo. Mi accorgo solo ora che non mi ha mai visto così svestita e mi sento un po' a disagio. Non sapendo che agire, faccio una battuta: -Non era così urgente, se sei ancora qui impalato...- dico con tocco di malizia. Taki si risveglia e corre in bagno, sbattendo la porta. È così tenero, è un ragazzo ingenuo in fondo, non avrà mai visto una donna appena uscita dalla vasca, oltre a sua madre che ha conosciuto poco.

Decido di farlo abituare all'idea che ora ha una donna che abita in casa con lui e aspetto che esca ancora avvolta solo dall'asciugamano, aspettando in camera da letto. Quando riappare gli dico solo: -Ci hai messo molto!- E torno in bagno dove avevo lasciato i miei vestiti. Mi metto solo la biancheria e torno in camera così: non è provocante, ma tanto basta che lui arrossisca di nuovo. Gli do le spalle nel mettermi il pigiama e penso che non lo farò sicuramente più frequentemente, perché anche se non lo do a vedere, la cosa mette a disagio anche me.

La sera dopo lui però fa lo stesso: esce dal bagno con l'asciugamano intorno alla vita e lo vedo per la prima volta a dorso nudo. Ha davvero un fisico magro ma muscoloso al punto giusto e divento anch'io rossa al pensiero che è davvero sexy. Poi si cambia con noncuranza davanti a me, infilandosi la biancheria da sotto l'asciugamano e vestendosi. Forse è il suo modo per superare la vergogna e da allora non ci facciamo più tanti problemi a vestirci assieme.

 

Taki

Inizialmente a Mitsuha avevo preparato il divano letto in soggiorno per domire, per metterla più a suo agio, ma presto si è trasferita nel mio, condividendo tutte le notti assieme. La scusa era stata che, per ospitare Tsukasa e Okudera a cena, avevo dovuto chiudere il letto e ritrasformarlo in un divano, ma da allora non lo abbiamo più riaperto. Il mio matrimoniale è più che abbastanza per entrambi: occupavamo un lato del letto senza nemmeno sfiorarci quasi, fino a quando non una notte Mitsuha ha un incubo: -La luce e poi il buio!- continua a farneticare. Accendo la lampadina e la vedo girata dalla parte opposta, così chiusa su sé stessa che occupa un angolo di tutto il letto. L'abbraccio da dietro, svegliandola. Per un attimo si irrigidisce, ma poi comprende che sono io e si gira verso di me, scusandosi.

-Perchè ti scusi?- le chiedo, baciandole la fronte.

-Ho fatto un brutto sogno e ti ho svegliato, facendoti preoccupare...- risponde dispiaciuta.

-Non ti angustiare, è un piacere aiutarti. Piuttosto... cos'hai sognato? Borbottavi “la luce e poi il buio...”-

-Ogni tanto mi capita di sognare la notte in cui il mio paese è scomparso, che non riesca mettere in salvo la popolazione dal frammento di cometa, o che io non sappia quello che sta succedendo e sparisca assieme a Itomori. Ogni tanto mi tornano inconsciamente quei ricordi la notte e mi chiedo come ho fatto ad avere l'intuizione di ciò che stava per accadere. Non me lo so tutt'ora spiegare. Mio padre mi considerava pazza... Ricordo solo che prima dell'accaduto sognavo spesso qualcuno e solo ora ho capito che probabilmente nei miei sogni c'eri tu, anche se ancora non ti conscevo. Taki, mi hai forse salvata tu?- trema tra le mie braccia e mi guarda ancora spaventata.

La sua teoria è così pazzesca... ma se davvero ci fossimo incontrati in un'altra vita e ci sia rimasto questo “sogno”? Ora ricordo perché da ragazzo avevo cercato Itomori, avevo sognato una ragazza che ci abitava, somigliante a Mitsuha. Sembrava un sogno così reale, che credevo fosse vero. Improvvisamente la sua idea non mi sembra più assurda e l'abbraccio rassicurandola che probabilmente è stato così, che il destino abbia voluto darci modo di incontrarci e che non ci separassimo più.

Lei si accoccola al mio petto, chiudendo gli occhi, finalmente rassicurata e si addormenta profondamente con il sorriso sulle labbra. Sapevo che la catastrofe l'avesse colpita profondamente, ma non sapevo che la sognasse ancora. Forse adesso non le capiterà più, nel dubbio ogni notte ci abbracciamo, pronti ad affrontare gli incubi assieme e per rassicurarci che lei ed io non siamo più frutto dei nostri sogni, ma siamo realtà.

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Note:

Scusate la mia lunga assenza, speravo di riuscire a postare settimana scorsa, ma per motivi tecnici aggiorno solo oggi. Perdonatemi! Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, intanto ringrazio Jaslyn per aver aggiunto la mia storia tra le preferite e alexandros_95 tra le seguite. Un ringraziamento speciale inoltre a simonanetta che ha recensito il mio ultimo capitolo con molto affetto!

Per quanto riguarda le festività natalizie in Giappone: la religione cristiana è presente solo in minima parte, perciò Natale non ha il nostro stesso significato ed è una festa commerciale per scambiarsi i regali, specialmente tra fidanzati. La festività portata dagli Stati Uniti da KFC, una catena di ristoranti di pollo fritto, che ha fatto nascere la tradizione appunto di mangiare pollo fritto il giorno di Natale. Caratteristiche sono anche le luci natalizie che riempiono le città e le Christmas Cake, torte decorate con temi natalizi. Queste informazioni vengono da http://it.youinjapan.net/feste/natale.php .

Quelle invece sul 23 dicembre le ho lette da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Tenn%C5%8D_tanj%C5%8Dbi

Il MU citato nell'episodio di San Valentino è il mensile giapponese sull'occulto e il mistero (dalle note del romanzo) e ho inventato la trama del film fantascientifico pensando al loro scambio di corpi... Ho immaginato che il genere romantico non interessasse a Mitsuha e a Taki perché in adolescenza non si preoccupavano di cercare un ragazzo o una ragazza e anche per via delle citazioni di libri o film  che Mitusha fa nel romanzo mentre svolge la danza rituale del kuchikamizake.

Per quanto riguarda gli episodi di convivenza: mi sono divertita molto a scriverli, spero possano essere piaciuti anche a voi! Ho immaginato Mitsuha ordinata, come la nonna, e Taki disordinato, come accennato nel libro e come si può cogliere dalle scene del film in camera sua. Il resto è tutto frutto della mia immaginazione! Per l'episodio dell'incubo: ne Taki ne Mitsuha ricordano di essersi scambiati di corpo, sono solo vaghi ricordi che non sanno come spiegare, così elaborano alcune teorie.

Spero di ricevere vostri pareri, al prossimo capitolo!

Baci,

Ori_Hime

 

 

 
 

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Capitolo 5
*** Il filo rosso del destino ***


Il filo rosso del Destino

Capitolo 5 – Il filo rosso del destino

Inizio Maggio 2020 - Ospedale nei pressi di Tiamat

 

Taki

Appena lo abbiamo saputo, io e Mitsuha ci siamo precipitati all'ospedale. Sayaka ha avuto la bambina! Ci accoglie nella sua stanza con la pargoletta tra le braccia e ci dice: - Si chiama Yuko, che significa bambina affettuosa!-

Ha la pelle chiarissima come quella della madre e i pochi capelli che compaiono sulla nuca sono scurissimi come quelli del padre. Dorme beatamente, incurante della nostra presenza e Mitsuha la guarda come fosse sua figlia, con gli occhi pieni di meraviglia e affetto per lei: le prende la manina minuscola come per presentarsi e la saluta. Immagino sia felicissima per loro e si senta un po' una zia per la bimba, visto che conosce i genitori fin da piccola.

Teshigawara racconta come la moglie lo abbia improvvisamente chiamato durante la notte e della corsa che hanno fatto in auto per raggiungere l'ospedale più vicino; sembra più affannato di Sayaka, anche se non ha partorito. La neo mamma invece è serena e, nonostante sia distrutta fisicamente, i suoi occhi sono attentissimi nel cogliere ogni movimento della figlia e ogni cosa succeda nella stanza: il suo istinto materno è nato assieme a Yuko.

Mitsuha tira fuori dalla borsa un cordoncino di kumihimo e lo porge alla nuova nata, dicendo che sarà il suo portafortuna. È rosso e con questo colore capisco le voglia donare l'amore, nonostante sia già molto amata da tutta la sua famiglia e da noi. Sayaka lo prende in mano e dice che appena Yuko sarà abbastanza grande da non mangiarselo, glielo legherà al polso e la ringrazia.

Le porge la bambina e Mitsuha prova a prenderla in braccio un po' goffamente, poi si illumina appena riesce ad avvicinarla al viso. Sarebbe senz'altro una brava madre, penso guardandola. Appena Yuko inizia a muoversi e a piangere capiamo che è il momento di lasciarla sola con i genitori e mi incammino fuori dalla stanza. Mitsuha si sofferma a parlare con Sayaka e sento solo quest'ultima dirle: -Ci sarò, te lo prometto!-

 

Mitsuha

Sono così felice per Saya-chin e Tesshy: la piccola Yuko è proprio un amore! Non potevano sceglierle nome più adatto, anche Saya-chin è sempre stata affettuosa, se si esclude il suo comportamento con Tesshy durante l'adolescenza, anche se è stato proprio grazie ai loro battibecchi che è stato rivelato il loro amore.

Salutiamo i genitori di Tesshy e Saya-chin fuori dalla stanza oltre alla sorella di lei, che è la sua copia più anziana e lasciamo l'ospedale; sono felice come una bambina!

Mio padre, che ci aveva portati fin lì, ci attende in auto e ci riporta a Tiamat dove alloggiamo nel weekend. Torna a dormire, vista la tarda ora, ma io sono ancora elettrizzata dall'evento e Taki rimane sveglio a farmi compagnia in veranda. Ci accoccoliamo su una sedia a dondolo, io in braccio a lui, avvolti da una coperta a guardare assieme le stelle. Lui mi racconta che il giorno in cui la cometa Tiamat era più visibile era uscito a vederla, come fosse uno spettacolo, era un ragazzo e se n'era presto dimenticato. Solo qualche anno dopo ne divenne ossessionato, all'età che avevo io quando accadde tutto. L'anno in cui la sua vita cambiò, in cui iniziarono i sogni... l’anno in cui il sogno di visitare Itomori e quello di diventare architetto si intensificarono.

Ma altri sogni lo avevano portato alla ricerca di qualcosa che non ricordava... o qualcuno. -E quel qualcuno sei tu, Mitsuha!- conclude, e capisco finalmente dove volesse andare a parare con il suo discorso. Le sue parole romantiche mi lasciano sempre senza sapere cosa dire, allora rispondo con i gesti. Mi avvicino a lui, guardandolo negli occhi. Gli prendo il viso tra le mie mani e socchiudo le palpebre, mentre elimino lo spazio tra le nostre labbra. Sento che risponde al bacio, che pian piano diventa sempre più appassionato e caloroso, quasi non sentiamo più bisogno della coperta. Le mani dal viso si abbassano fino alla vita e lui fa altrettanto, avvicinandomi sempre più a lui, come se non fossimo già abbracciati, e con questo gesto il dondolo si muove, facendoci sobbalzare dallo spavento. Ridiamo come due bambini e aspettiamo l'alba assieme.

Con lui non ho più paura che le stelle possano cadere.

 

 

Fine maggio 2020 - Tokyo

 

Taki

Sento qualcosa che mi pizzica il viso, come una mosca che continua a posarsi su di me... ma una mosca sarebbe più leggera di così e ad un mio più piccolo movimento questa si sarebbe senz'altro scansata.

Apro gli occhi... e trovo Mitsuha quasi a cavalcioni su di me che mi guarda divertita. È già vestita con una canotta e una camicia in jeans chiusa con un fiocco sul davanti sotto il seno come un coprispalle e una gonna un po' ampia, lunga e bianca le copre le gambe. -Finalmente ti sei svegliato dormiglione! È una vita che ti chiamo...-

Sono ancora mezzo addormentato, perché Mitsuha è già così attiva oggi? Cerco di ricordare che giorno sia e lei mi risponde ancora prima di riuscire a chiederglielo: - Oggi è il giorno dell'inaugurazione del mio negozio! Ti ho già scelto i vestiti: visto che non vai al lavoro che ne dici di essere un po' più informale oggi?- mi porge dei jeans e una polo che ricorda la mia vecchia divisa scolastica: bianca con i bordini verdi.

Annuisco e lei se ne va in bagno chiedendosi se i capelli sono a posto. La raggiungo e la abbraccio da dietro, dicendole che sono perfetti: ha una particolare acconciatura che parte da una treccia per raccoglierle i capelli.

-È da tantissimo tempo che non la faccio più e ho paura possa sgualcirsi!- le dico che è bellissima e lei mi dà un lieve bacio per poi sfuggire dalle mie braccia. -Vado al negozio a sistemare le ultime cose, ci vediamo lì!- e in quel momento mi vedo allo specchio: non era il tocco di Mitsuha che sentivo sulle guance, era lei che con un pennarello mi aveva scritto “idiota”. Mi viene una rabbia tale che urlo: -Mitsuhaaaaaaaa!!!-

 

Mitsuha

Me ne sono andata appena in tempo perché potesse spellarmi viva, ma in fondo un innocente scherzo che male può fare?

Raggiungo “Il filo rosso del destino”, il mio negozio. L'ho chiamato così prendendo ispirazione dal mio cordoncino di kumihimo che uso per legare i capelli da una vita e che ho scambiato con Taki più volte, ricordandomi la famosa leggenda secondo cui le anime gemelle sono legate da un filo rosso. Ho trovato davvero l'altro capo del mio filo, è Taki e a lui devo la nascita di questo negozio: grazie ai miei risparmi, ai suoi e a una piccola parte di mia padre sono riuscita ad aprirlo. Vendo le mie creazioni in kumihimo e a maglia, le faccio su commissione e faccio piccole riparazioni creative. Devo molto anche a mia sorella, in quanto mi aiuta a fare molti degli oggetti che espongo, come i codoncini multiuso di diversi colori a seconda se si desidera amore o fortuna in diversi campi. E un particolare ringraziamento va anche a Takagi che fa conoscere il mio negozio attraverso il sito internet omonimo che ha creato. Ma tutta la mia gratitudine va a mia nonna che mi ha insegnato tutte queste tecniche fin da quando ero bambina, anche se odiavo ricamare, cucire e intrecciare fili, ora mi è molto utile e ne apprezzo molto di più l'arte. È come avere un po' di casa a Tokyo, come riavere mia nonna con me e mantenerla in vita attraverso i fili.

Sistemo gli ultimi cordoncini che ho fatto la notte scorsa poiché non riuscivo a dormire, poi preparo un tavolino con dei salatini e pasticcini da offrire ai clienti per l'apertura. Lo porto all'ingresso e in quel momento sento entrare qualcuno: è Saya-chin! Non mi trattengo dall'abbracciarla e le dico: -Sei venuta! Grazie!-

-E come potevo mancare Mitsuha? Te lo avevo promesso! Sono o non sono la tua migliore amica?- e ricambia anche lei l'abbraccio. -Magari non riuscivi per via di Yuko...- rispondo ancora sorpresa. -L'ho lasciata ai miei per oggi! E Tesshy se ne occuperà per un po' lui dopo il lavoro! Volevo esserci all'inaugurazione del tuo negozio, hai finalmente trovato la tua strada!- Sì, la mia strada, la mia vocazione l'ho trovata proprio a Tokyo, dove tanto desideravo andare. Saya-chin lavora in municipio e, come faceva la sorella, annuncia le nascite, le morti, gli avvisi più importanti per il paese. È il colmo pensando che non voleva essere etichettata come la ragazza degli annunci come la sorella, ma credo che la sua vocazione sia venuta fuori quella notte, assieme alla cometa: vuole rendersi utile alla comunità come allora. Tesshy invece lavora nella società elettrica della zona: paradossale anche la sua professione, visto che ha fatto saltare quella di Itomori nella stessa notte della sua distruzione... Forse una maniera inconscia per rimediare? Fatto sta che loro hanno capito presto come sarebbe stato il loro futuro, mentre per me è rimasto ignoto fino a poco tempo fa. Ho fatto anni a Tiamat passando da un lavoretto all'altro per capire cosa volessi fare, ma mi è sempre rimasta la curiosità di andare a Tokyo finché non ho preso il coraggio dopo la morte di mia nonna e sono partita. Mio padre sperava che prendessi la via della legge, lavorando per lo studio legale come segretaria, ma ho odiato quel posto, desiderando solo rivedere Taki dopo il lavoro. Ed eccoci qui, con lui al mio fianco che è arrivato portandomi melon pan, curry pan e Marble chocolate da offrire, sereno nonostante il mio scherzo.

 

Taki

Vedendo Saya-chin capisco solo adesso di cosa parlavano all'ospedale: il negozio è così importante per Mitsuha che lei le ha promesso di esserci per l’apertura.

Oggi apre alle 9 e chiuderà nel pomeriggio per far conoscere il negozio, mentre nei prossimi giorni terrà aperta solo la mattina o il pomeriggio, per poter continuare a fare le sue creazioni a mano. Oggi passano anche Takagi, Okudera e Tsukasa, e persino Yotsuha arriva contenta e saluta la sorella che la rimprovera di non essere andata a scuola. -Ma Mitsuha, è un giorno importante per te! E io collaboro no?- risponde a tono la sorellina. -Sì, e sono felice che tu ci sia!- si lascia poi andare Mitsuha, accogliendola a braccia aperte. È davvero sorpresa della sua presenza, ma felice che una componente così importante della sua vita sia lì, assieme a lei, a gioire del suo piccolo, grande, nuovo inizio.

I curiosi entrano ed escono del negozio comprando o solamente ammirando le opere di Mitsuha e lei arrossisce ai complimenti gratuiti e inaspettati. Molte ragazzine più o meno dell'età di Yotsuha acquistano i cordoncini mille usi colorati, soprattutto rossi, e si capisce fin da subito che andranno a ruba perché l'amore vero è l'attrattiva di tutte loro.

A fine giornata chiude il negozio e l'aiuto a pulire. È piccolo e farebbe presto anche da sola, ma oggi sono stato a casa dal lavoro apposta per farle da spalla. Appena finiamo, riprendo da dove ci eravamo lasciati la mattina: la riabbraccio e le dico: -Sono orgoglioso di te!- Lei salta letteralmente in braccio a me, e io la sostengo tenendola per le gambe per non farla cadere, appoggiandole la schiena alla parete dietro la cassa. Ci baciamo intensamente, come se la giornata non fosse stata lunga e stancante, e cominciamo a sentire la mancanza d'aria per il caldo che in questi giorni si inizia ad avvertire in città. Lei inizia ad aprirsi la camicia di jeans e se la toglie rimanendo in canotta e poi mi afferra per il colletto della polo e inizia ad aprire i bottoni. La faccio sedere sul bancone dove c'è la cassa, così che possa muovermi anch'io e togliermi la maglia. Riprendiamo a baciarci e lei dal mio volto porta le mani lungo il mio torace nudo, facendomi distendere su di lei che si è sdraiata. Inizio a baciarle il collo, poi le spalle e lei accompagna i miei movimenti accarezzandomi i capelli, e quando arrivo al suo petto fa per togliersi la canottiera. In un attimo di lucidità, mi accorgo che non abbiamo chiuso la serranda e perciò potremmo dare spettacolo, così glielo faccio notare. Con enorme imbarazzo, lei si rialza e l'aiuto a vestirsi dopo lei mi rinfila la polo. -Direi che per oggi hai già attirato l'attenzione abbastanza, non ti pare?- Lei mi guarda divertita e usciamo, tornando a casa.

 

Inizio giugno 2020 – Tokyo

 

Mitsuha

Inizialmente l'idea di aprire un negozio per le mie creazioni mi sembrava una follia e temevo poi che non avrebbe reso, ma qui a Tokyo non sono abituati ad avere le cose fatte a mano e i miei braccialetti, collane e orecchini sono piccoli gioielli da regalare o farsi fare apposta per qualche occasione speciale. I lavoretti di sartoria poi non mancano mai e io lascio la mia “firma” con un piccolo ricamo su ciò che ho riparato, impreziosendo il capo. Lo facevo spesso da ragazza e ricordo che una volta avevo riparato una gonna ad una giovane donna... ma non ricordo a chi.

Ho così tanto bisogno di manodopera, di stare dietro alle ordinazioni che temo che nemmeno Yotsuha possa riuscire a ricamare abbastanza, così ho deciso di fare anche corsi di ricamo in tecnica kumihimo e magari più avanti potrò assumere chi sarà più brava, oltre che organizzare nuovi corsi.

Rientro a casa dopo una lezione serale e sento Taki al telefono in camera che parla animatamente. Entro anch'io e il sorriso che inizialmente aveva sul suo volto si spegne di colpo. Che abbia un'amante?

 

Taki

Come faccio a dirlo a Mitsuha? Non ho nemmeno fatto in tempo ad apprendere la bella notizia che mi preoccupa come potrebbe prenderla lei. Mi guarda già seria, come se avesse capito che ho qualcosa di importante da dirle. Io la faccio accomodare sul letto e lei si siede sul bordo accanto a me. Inizio con il dirle che ho avuto un'importante offerta di lavoro e lei si rianima, felicissima per me, iniziando già ad abbracciarmi e, senza lasciarmi finire di parlare, si congratula. Mi dispiace dover rompere il suo entusiasmo, ma se non le spiego di che cosa si tratta non può capire il mio disagio.

Mi tocco la nuca, gesto che negli ultimi anni ho preso a fare spesso quando sono agitato, e decido di staccarla da me, dicendole senza giri di parole: -È a Tiamat e dovrò stare là ad occuparmi di ogni fase dei lavori.- Vedo che lo sconforto prende possesso del corpo di Mitsuha e che abbassa lo sguardo, cogliendo l'occasione di spiegarle di cosa si tratta. -Era tuo padre al telefono e mi ha detto che sono tutti d'accordo che io costruisca un monumento in ricordo di Itomori e che replichi il tempio Miyamizu. Hanno pensato a me in quanto architetto e per via dei miei studi su Itomori. Immagino anche si ricordi dei disegni che avevo mostrato a dicembre...-

 

Mitsuha

Non alzo lo sguardo, continuo a fissare il copriletto azzurro cielo, fin quando Taki non smette di parlare. Poi mi alzo e corro verso il bagno a piangere da sola, chiudendo la porta. Lo sapevo, mio padre ci vuole dividere, per questo ha commissionato a Taki questo lavoro così importante, così lo allontanerà da me perché per qualche assurda ragione non ci vuole assieme... E ricomincio a odiarlo, quando finalmente avevo imparato a volergli bene, grazie a tutto quello che aveva fatto per me negli ultimi anni. Credevo lo facesse per me...

Taki bussa alla porta. Non ho voglia di mostrarmi debole questa volta, ma non riesco nemmeno a tenerlo lontano. Mi guardo allo specchio e si vede palesemente che il volto è stato rigato dalle lacrime, così mi lavo la faccia e poi gli dico “avanti”.

Lui entra, guarda basso anche lui e si tocca la testa con fare preoccupato. Viene verso di me e dice a fil di voce: -Se non vuoi, non vado...- si vede che è combattuto e non mi piace vederlo così per causa mia. Mi sento un mostro...

 

Taki

Ho visto per un secondo negli occhi di Mitsuha un briciolo di speranza nell'udire le mie parole, ma subito dopo si è spenta. Con voce singhiozzante mi dice che non devo rimanere solo per lei, che sono libero di andare e che suo padre l'avrà vinta... e riscoppia a piangere, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

Le accarezzo i capelli quando mi avvicino e prendendole il volto le dico: -Perché “l'avrà vinta”? Cos'ha fatto?- Lei mi spiega quello che ha in mente, ma io la rassicuro: suo padre non sa che questo è il lavoro che ho sempre desiderato e perciò non lo fa apposta a separarci. Anzi, mi offrirebbe addirittura vitto e alloggio da lui per quei mesi, se non mi volesse con sé mi avrebbe fatto alloggiare altrove, no?

Mitsuha si riprende, tirando su con il naso, e mi prende le mani, stringendole: -Sarei un’ingrata se non ti lasciassi seguire i tuoi sogni. Con tutto quello che hai fatto per me, il minimo che possa fare è dirti che hai tutto il mio appoggio e sostegno.- bacia i dorsi delle mie mani e si porta i pungi chiusi che tengono le mie all'altezza del cuore. Le bacio la fronte e la ringrazio sorridendo.

 

Mitsuha

Passiamo quella notte e tutte le altre fino alla sua partenza come se fossero le ultime da passare assieme. Di fatto non lo saranno perché non ci lasceremo mai, ma non sappiamo quanto tempo occorrerà per sviluppare il progetto di Taki. Non importa se fa caldo o se siamo scomodi: rimaniamo abbracciati ogni notte, così stretti che posso sentire il suo cuore battere e i nostri respiri in sincronia. Non vogliamo perdere nessun secondo prezioso lontano dall'altro.

 

 

Fine giugno 2020 – Stazione di Tokyo

 

Taki

Il giorno della mia partenza è arrivato e alla stazione ci sono Mitsuha, Takagi e persino mio padre a salutarmi. Sul binario ci scambiamo i saluti: mio padre mi augura buona fortuna e con una pacca sulla spalla si congeda.

È sempre stato un uomo di poche, ma essenziali parole, come se misurasse le parole giuste da dire, non una di più né una di meno. Dice esattamente ciò che vuole dirti, senza giri di parole, ma mai in maniera brusca o cattiva. Penso sia diventato così dopo la separazione da mia madre, prima era più allegro e amava ridere, o forse lo vedevo così solo perché con me bambino voleva dimostrarsi tale. Non esprime il suo affetto a parole, ma te lo fa intendere con piccole premure. Già la sua presenza oggi è confortante e gliene sono grato.

Si congeda anche con Mitsuha alla stessa maniera dicendole di non dispiacersi della mia partenza, ma di vederla come un'opportunità di far crescere il nostro amore. Lei annuisce e lo ringrazia. Credo che la sua saggezza le ricordi sua nonna, non l'ha mai ritenuto strano nonostante questo suo particolare modo di fare.

L'ha conosciuto ancora al mio compleanno a novembre e da quando Mitsuha abita nel mio appartamento lui viene ogni tanto a trovarci, rimanendo per pranzo o per cena a seconda dei turni che ha in ospedale. È stato fin da subito felice per noi, nel suo modo di essere tale. Mi ha sempre appoggiato, qualsiasi decisione prendessi, e per questo lo ammiro molto perché mi ha sempre lasciato libero, non facendomi mai sentire solo. Il padre perfetto anche in questa situazione.

Takagi mi abbraccia e nell'orecchio gli dico di prendersi cura di Mitsuha quando non potrò esserci, specialmente per quanto riguarda “Il filo rosso del destino”, continuando ad aiutarla con il sito internet. Lui mi stringe più forte e mi conforta dicendo che il sito lo sente suo perché è il primo sito web che crea e che Mitsuha la vede già come un'amica dei vecchi tempi, perciò in questi mesi sarà come aiutare e far compagnia ad una sorella.

Lo ringrazio per essere il mio migliore amico e poi mi saluta, scendendo dal binario.

 

Mitsuha

È il mio turno dei saluti: mi avvicino a Taki e lui mi stringe forte, in uno di quegli abbracci in cui diventi un tutt'uno con l'altro, tanto che non voglio più staccarmi. Appena annunciano la partenza del suo treno lui sale e continuiamo a parlare. Gli dico che mi mancherà svegliarmi la mattina senza averlo accanto, cucinare assieme, trovare i suoi disegni sparsi per la casa, la sua mano, i suoi abbracci e i suoi baci... Mi risponde dicendo che non è un addio e per il mio ultimo punto pone presto rimedio, piegandosi su di me dal gradino del treno. È un bacio dolce e intenso, pieno di speranza e affetto. Quando ci stacchiamo mi prende la mano destra e la tira verso di sé, estrae un pennarello dalla tasca della giacca e ci scrive sopra. Che voglia vendicarsi della volta che gli ho scritto sulla faccia?

Quando me la lascia, prendo anch'io il pennarello per scrivergli il mio nome così che non si dimentichi di me (come se fosse possibile), ma non riesco a fare nient'altro che un tratto che le porte si chiudono e il treno inizia a muoversi. Il pennarello cade, non so se sui binari o è riuscito a cadere sui gradini dell'ingresso, ma non mi importa più cercarlo quando leggo ciò che Taki mi ha scritto sul palmo: “Ti amo”. Richiudo la mano in un pugno e piango ridendo, come se non sapessi cosa provare. Sono felice per la sua improvvisa dichiarazione e, nonostante mi sembra di aver già vissuto una scena così (o è forse un film?), mi sento a pezzi per non aver provato a dirglielo anch'io. Quante volte l'ho pensato, ma non ci sono mai riuscita! Preferivo dimostrarglielo con abbracci e baci, ma ci sono volte in cui anche le parole hanno lo stesso effetto: lui ne era in grado. Mi faceva scogliere con un “ti voglio bene” o “sono orgoglioso di te”, cosa che io non sono molto brava a fare, compensando parlando tanto o a gesti. Avrei dovuto dirglielo prima, con tutto quello che ha fatto per me...

Mi sento ancora una stupida quando lascio la stazione in lacrime e con sguardo perso mi dirigo nel nostro appartamento. Faccio una doccia per levarmi questa tristezza di dosso, cercando però di non far sparire la sua scritta. È la mia unica certezza: io e lui ci amiamo e non sarà la distanza a separarci, né il tempo. Nemmeno se cadessero le stelle potremmo mai dimenticarci del nostro amore.


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Note:

Ed eccoci ancora qui! Spero che anche questo capitolo possa esservi piaciuto!

Ringrazio val3ntin3 per aver recensito il capitolo precedente! È sempre una gioia e uno stimolo leggere i vostri pensieri! E un altro grande grazie va a vero_84 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite! Il mio cuore fa salti di gioia nel leggere nuovi nomi!

Immagino avrete notato molte citazioni tratte dal film come il dispetto che fa Mitsuha e la dichiarazione di Taki, in particolare quest'ultima mi è piaciuta molto descriverla, anche se nel frattempo mi è dispiaciuto farli separare. Spero non mi odierete, ma anche Taki secondo me aveva bisogno di una realizzazione lavorativa e personale e quale modo migliore se non quello di realizzare il tempio Miyamizu?

Un'altra citazione sono i dolci che Taki porta al negozio per i clienti all'inaugurazione: sono gli stessi che Sayaka compra e mangia con Mitsuha (o meglio Taki) e Tesshy progettando un modo per far evacuare Itomori. Le ultime, anche se più velate, sono Mitsuha che si guarda allo specchio mentre piange e Taki che si tocca la testa quando è preoccupato: la prima proviene dal film, la seconda viene esplicitata nel libro, all'inizio dell'ultimo capitolo.

Come avrete anche capito, il titolo della storia non è casuale e lo avevo già pensato come nome del negozio, ancor prima di chiamare così la mia storia: direi che calza a pennello no? ;-)

Mi auguro di ricevere ancora vostre recensioni, nel frattempo grazie per essere passati!

Baci,

Ori_Hime

 

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Capitolo 6
*** Sogni e distanze ***


Il filo rosso del Destino

Capitolo 6 – Sogni e distanze

Luglio – Tokyo

 

Mitsuha

Caro Taki,

ti scrivo questa lettera per raccontarti uno strano sogno: ero ancora adolescente e improvvisamente mi sono svegliata in un letto che non mi apparteneva, in una camera disordinata, in una città a me sconosciuta.

Mi sono specchiata e non ho visto il mio volto, ma quello di un ragazzo: il tuo! Vedo tuo padre che mi dice di andare a scuola, anche se mi sono svegliata tardi (o forse dovrei dire svegliato?), perciò scendo in strada, perdendomi a guardare gli enormi palazzi di Tokyo. Arrivo a scuola e incontro i tuoi amici che sono così gentili che mi offrono parte del loro pranzo perché io l'ho dimenticato... Non ho mai incontrato dei ragazzi così disponibili e affascinanti sai? Poi suggeriscono di andare ad una caffetteria, che scopro essere la stessa del nostro primo incontro e ordino le stesse identiche cose. Che mi siano piaciute così tanto che le ho volute ordinare anche nel sogno? Improvvisamente mi squilla il cellulare: sono in ritardo al lavoro! Non so quasi chi sono e dovrei sapere che ho un lavoro?! Mi precipito al ristorante del nostro primo appuntamento e conosco la sempai Okudera, più giovane ma sempre molto bella... posso capire perché te ne fossi infatuato!

Non è assurdo? Credo di essermi ricordata del film visto assieme al cinema a San Valentino prima di addormentarmi, sai quello degli uomini che per salvarsi entrano nel corpo di alieni? Quello. Ecco il perché di questo strano sogno. Era così reale però, come se fosse un ricordo... Che mi dici Taki? Dici che potrebbe essere successo realmente?

Tu avevi i capelli leggermente meno folti, i tratti di un bambino che è cresciuto in fretta, eri un po' più basso di come lo sei adesso, probabilmente eri solo di pochi centimetri più alto di me. Eri proprio carino sai?

Mi manchi tanto, questa casa mi ricorda te, ma è anche troppo vuota, silenziosa e ordinata adesso. Mi mancano le più piccole cose di te: la tua faccia concentrata quando disegni, le tue carezze per svegliarmi, i nostri piccoli battibecchi per il bagno, la tua cucina, il tuo profumo quando ti fai la barba, sentire la tua pelle ruvida sotto le mie dita, le tue mani sporche di matita...

Non vedo l'ora di vederti il prossimo week-end... Prometto che sarà speciale!

Baci,

tua Mitsuha

 

So che scrivere lettere è cosa d'altri tempi ormai, ma io e Taki ci vediamo così poco che abbiamo bisogno di qualcosa di più concreto di un semplice messaggio o mail e attraverso una lettera può leggere la mia calligrafia, cogliere dalla diversità di scrittura nei punti in cui mi sono impegnata di più e i tratti in cui sono di fretta... Può annusare il mio profumo, trovare qualche briciola della mia colazione o un filo rosso sfuggito da qualche mio ricamo. Gli restituisco la quotidianità che condividevamo, in un certo senso, come i bigliettini lasciati sul frigorifero.

La imbuco andando al negozio e al mio arrivo incontro già Akane fuori ad aspettarmi. Ha preso molto seriamente la mia richiesta: farmi da assistente.

L'ho scelta tra tutte le ragazze che hanno seguito i miei corsi per diversi motivi, anche se forse un po' troppo personali. La prima cosa che mi ha colpito di lei è stato il nome: Akane significa “rosso brillante”, come il filo rosso del destino. Mi è suonato come un campanellino che mi dicesse “è lei”.

Ricama come se non avesse fatto altro nella vita, in modo molto naturale, è un talento nato. Ricorda un po' me qualche anno fa: capelli lunghi neri, anche se con la frangia, occhi color cioccolato che riflettono la sua voglia di vivere e imparare, snella e alta come una canna di bambù, cammina leggera come una fata, di una bellezza inconsapevole. Ha 24 anni e, come me, ha lasciato la sua famiglia per cercare fortuna a Tokyo. Ha bisogno di lavoro perciò si è rivelata perfetta sotto ogni punto di vista.

Nei prossimi giorni mi affiancherà in negozio per imparare a gestire la cassa e i clienti, poi faremo i turni. Durante la mattina la lascio fare, ma vedo che è un po' timida, così le do una mano con i clienti più esigenti. All'orario di chiusura mi ringrazia per i suggerimenti e per aver riposto la mia fiducia in lei: è così ben educata e modesta! Le dico che è un piacere lavorare con una ragazza di talento e volenterosa di imparare come lei e, mentre chiudo la serranda, arriva Takagi che mi ha invitata a trascorrere assieme la sua pausa pranzo. Chiedo anche a lei se vuole venire, Akane arrossisce vedendolo, ma accetta volentieri e si unisce a noi. Non ha ancora fatto in tempo a fare nuove conoscenze a Tokyo, così ci promettiamo di passare assieme più tempo. Vedo che a Takagi la cosa non dispiace per niente... Che gli interessi Akane?

 

 

Tiamat

 

Taki

Cara Mitsuha,

che coincidenza! Anch'io ho sognato qualcosa di simile... mi sono svegliato in un futon, dentro una camicia da notte rosa... e allora capisco che io sono diventato una donna, sono diventato te. Tua sorella, che quasi non riconosco per quanto è piccola, mi sorprende ancora a letto e mi grida che la colazione è pronta (quanta voce può avere una bambina di quell'età?). Giunto in cucina, incontro un'anziana signora che Yotsuha chiama “nonna”: com'è possibile che la possa conoscere?! Non è morta qualche anno fa? Ma se tua sorella è ancora bambina, allora è logico che non si tratti del presente, ma del passato. La cosa che mi preoccupa è che se tu puoi immaginare Tsukasa e Takagi adolescenti, come posso aver sognato precisamente Yotsuha e Hitoha Miyamizu senza averle mai viste a quest'età? Non posso nemmeno aver mai avuto in mano una loro fotografia, visto che avete perso ogni ricordo quella fatidica notte...

Forse sto diventando pazzo in questo posto senza memoria: che i ricordi altrui stiano affiorando in qualche maniera? Ma soprattutto i tuoi ricordi chiedono di venire a galla? Forse è proprio per questo che i tuoi concittadini hanno voluto me per questo lavoro: perché sono l'unico che può riportare il loro tempio com'era, non solo d'aspetto, ma anche al tatto, con il suo profumo e la sua musica... ed è proprio questo che voglio trasmettere: i ricordi e le emozioni che suscitava.

Dove risiedono i ricordi di una persona?

Nelle stesse connessioni sinaptiche del cervello? I ricordi si trovano anche nei bulbi oculari e nei polpastrelli? Oppure esiste da qualche parte una massa spirituale, invisibile e indefinita come una nebbia, ed è lì che risiedono i ricordi? Una cosa che si potrebbe chiamare cuore, mente o anima.

È possibile estrarla e reinserirla come si farebbe con una scheda di memoria per un sistema operativo?*

Questi sono i pensieri che attanagliano la mia mente da quando sono a Tiamat.

Mi manchi così tanto che ti vedo ovunque: in tua sorella che ti somiglia così tanto, ti rivedo nel lago quando mi ci specchio, in Saya-chin che chiede spesso di te, nel tramonto che mi ricorda il nostro primo bacio, nella piccola Yuko che cresce in fretta, nei “nontiscordardime” che ci sono ancora sul monte dove siamo stati assieme, in Tesshy che mi consiglia film di fantascienza come quello che abbiamo visto assieme, nella sedia a dondolo su cui mi siedo per pensarti, in tuo padre, anche se è così diverso da te.

Spero di vederti presto,

ti amo,

Taki

 

Imbuco la lettera alla posta e invio un messaggio a Mitsuha: -Lettera inviata! :-) - così sa che presto riceverà una risposta. Può anche essere che non le arrivi per questo fine settimana, ma per le cose importanti e urgenti usiamo ancora il cellulare, come per inviarci le foto dei tramonti più belli di Tiamat o Tokyo o quelle delle nostre creazioni migliori. Ce n'è solo una che non mi va di condividere ancora, un'idea che mi frulla nella testa da quando sono qui: è un cerchio d'argento con due pietre preziose al centro di due stelline, una azzurra e una rosa che simboleggiano me e lei. Sarebbe il progetto per l'anello di fidanzamento che vorrei donarle.

È vero che non stiamo assieme nemmeno da un anno, ma abbiamo già condiviso casa, mi sento parte della sua famiglia vivendo qui e desidero così tanto farne davvero parte che mi chiedo perché aspettare ancora. Anche se non mi ha ancora detto che mi ama glielo leggo negli occhi e sappiamo che prima o poi accadrà. Perché rimandare? Abbiamo già il nostro lavoro stabile, Mitsuha ha compiuto 30 anni e io devo farne 27, non siamo più ragazzini che non sanno cosa vogliono. Spero solo che lei non pensi stia affrettando troppo i tempi...

A pranzo sono spesso invitato da Sayaka, che essendo a casa si diletta a cucinare pranzetti speciali per me e il marito, sempre che Yuko non la distragga. Si è tagliata i capelli a caschetto e ho la sensazione di averla già vista così, anche se quando l'ho conosciuta li aveva più lunghi. Mi spiega che li ha dovuti ritagliare perché Yuko li tira e li aveva lasciati crescere solo per il matrimonio.

Ci accomodiamo a tavola tutti e tre e mi chiedono come stia andando il progetto. Per poco non sputo quello che sto masticando: oggi sono stato così sommerso di pensieri che non ho continuato nulla, né il monumento, né il tempio. Cerco di essere sincero, nonostante non voglia raccontare loro che sono stato un lavativo, perciò rispondo che va un po' a rilento e ho bisogno di idee per gli interni. Quello che mi turba è infatti cosa ne sarà del tempio: rimarrà solo tale o una casa per accogliere anche un nuovo sacerdote o sacerdotessa? Si potrebbe anche dedicare un'area museale alla scomparsa di Itomori dove raccogliere le poche immagini rimaste del paese e i documenti... mi rispondono che sarebbe una buona idea, che attirerebbe i turisti e porterebbe un po' più di notorietà al paese, abbandonato a sé stesso qualche anno dopo la tragedia. Decido allora di proporlo al sindaco, nonché mio futuro suocero spero, e alla giunta comunale alla prossima riunione. Ringrazio per l'accoglienza e i manicaretti e torno a disegnare, cercando di riprodurre la mia idea nel modo migliore.

 

 

Tokyo

 

Mitsuha

È sera, ho appena finito di cenare mentre ricevo un messaggio da Taki che mi dice: “Ti ricordi la battuta che ti ho fatto al nostro primo incontro? Quella dello scambio di corpi nell'adolescenza? Visti i nostri strani sogni potremmo scrivere la nostra storia! :-)” La sua idea mi intriga e continuo a pensarci mentre mi siedo sul divano e accendo la tv. Scelgo di guardare un film romantico, proprio io che di solito guardo di tutto tranne che storie d'amore.

Da quando Taki non c'è ne sento quasi il bisogno, come se guardare baci e gesti dolci compensasse la sua assenza... e invece la sento solo più pungente, incolmabile e la voglia di dirgli “ti amo” cresce sempre di più. Non voglio dirglielo in un momento qualsiasi, voglio che sia speciale, che avvenga come in un film: ecco un altro motivo per cui li guardo, perché vorrei ricreare un momento così per lui, un momento che non potrà scordare, che rimarrà scolpito nel suo cuore e nei suoi ricordi per sempre, come le dichiarazioni dei film. Se lo merita, per tutti i gesti romantici che ha fatto per me e non solo!

Nel letto non riesco a prendere sonno, continuando a rileggere l'ultimo messaggio di Taki, prima della consueta “oyasumi”, così prendo il computer portatile e inizio a scrivere la nostra storia, inviandogliela per mail:

Una voce e un profumo a me cari, una luce e una temperatura che adoro...”

 

 

Tiamat

 

Taki

Ricevo una mail nel cuore della notte, sento improvvisamente il telefono vibrare vicino a me, non ricordandomi di averlo lasciato acceso sul cuscino. Devo essermi addormentato guardando le fotografie di me e Mitsuha: lei che ammira il tramonto sulla Tokyo Tower, quando ci siamo ritornati per il nostro primo mesiversario per scambiarci quel bacio lasciato in sospeso, noi due in una foto scattata da Yotsuha, vestiti con il kimono per festeggiare il capodanno, Mitsuha mentre scarta il mio pacchetto di cioccolatini bianchi per il white day, poi mentre li mangia e mentre si accorge che la sto fotografando e con la mano vuole impedirmi di scattare, rendendo la foto ancora più unica, imperfetta e speciale perché mi aiuta a ricordare ogni suo piccolo particolare, come il suo broncio e ogni litigio con lei.

Apro la mail e trovo le sue frasi: è la storia che vuole scrivere con me. Sono poche righe, piene di incognite, ma io le rispondo:

...mentre mi lavo la faccia, ho l'impressione di essermi stupito in passato per il tepore di quest'acqua e del suo sapore, e mi fisso allo specchio...”

 

(Taki) (Mitsuha)

 

Da allora,

in ogni momento,

appena riusciamo,

scriviamo il seguito della nostra storia

per sentirci più vicini.

 

 

Tiamat - Agosto 2020

 

Mitsuha

Finalmente non passeremo solo un week-end assieme, ma un'intera settimana! Taki mi accoglie già alla fermata dell'autobus e mi bacia con così tanta passione che per poco non mi sciolgo. Ho già progettato tutto quello che voglio fare con lui, sperando di riuscire in uno di quei momenti romantici di dirgli quel fatidico “ti amo” che non ha ancora ricevuto, ma che sento in ogni singola particella del mio essere.

A cena andiamo in un ristorantino di carne hida, tipica della zona, ma non riesco a dirgli nulla perché il proprietario ogni tanto ci lancia qualche battuta o si ferma a chiacchierare con Taki. A quanto pare lui va a spesso a cena o a pranzo qui, e io che pensavo potesse essere un posticino intimo!

 

Taki

Il martedì Mitsuha dorme a lungo e la mattina passa Sayaka con Yuko per salutarla. Non la voglio disturbare, così le dico di passare nel pomeriggio, pensando che avrà una bella sorpresa. Quando si alza però è furente: voleva che andassimo da soli a fare una passeggiata. Le dico che possiamo sempre andare domani, visto che Tsukasa e Okudera vogliono passare qualche giorno qui, per cogliere anche l'occasione di vederci e passare del tempo con noi. A queste parole diventa ancora più nervosa. Credevo le facesse piacere vedere i suoi amici e invece vorrebbe passare del tempo solo con me. Rispondo che anch'io lo vorrei, ma si sono presi questi giorni di ferie apposta perché così possano vederci entrambi... -A questo punto allora perché non dirlo anche a Takagi?!- dico. -Aspetta che glielo scrivo...- risponde lei. Non faccio in tempo a dirle che era una battuta, che probabilmente si sentirebbe a disagio con sole coppie che mi dice che non sarà solo perché ha chiesto anche ad Akane: a quanto pare si stanno frequentando e sono curioso di conoscerla.

 

Mitsuha

Tsukasa e Okudera sono ripartiti il sabato, mentre Takagi e Akane si sono fermati solo una notte. Abbiamo trascorso una giornata sul monte dove io e Taki ci siamo baciati la prima volta assieme anche a Saya-chin e Tesshy. È stato una bella riunione e mi ha fatto piacere passare questa giornata in compagnia, ma ora ci è rimasto solo un weekend per me e Taki.

Gli propongo di fare un giro al lago, è un po' troppo fresco per farci il bagno, anche se qualche turista occasionale ci prova, perciò noleggiamo una barca a remi. Non l'ho mai fatto prima, sarà perché mi sembrava una cosa da coppiette...

Il sole è alto e caldo, il cielo è sereno, anche se si scorgono dei nuvoloni grigi in lontananza, la temperatura è perfetta e il lago è calmo, tanto che la superficie sembra uno specchio. Remiamo dandoci il cambio fino ad una riva, dove poi ci fermiamo per fare una pausa e pranzare.

 

Taki

Ci sdraiamo sul prato di un parco e ammiriamo il cielo, ci rilassiamo così tanto che potremmo addormentarci. Questi giorni sono stati intensi e, nonostante siano stati speciali, non ho recuperato il tempo perso con Mitsuha, così l'avvicino a me e la stringo al mio petto. Sorride, sorpresa dal gesto che probabilmente desiderava e chiude gli occhi, appoggiandosi su di me e accarezzandomi i capelli. Le do un bacio sulla fronte e lei ricambia sulla mia guancia, per poi baciarci le labbra. Quando ci stacchiamo Mitsuha inizia a dire: -Taki, è tanto tempo che te lo voglio dire... oh si è alzato il vento!- dice interrotta da una folata improvvisa che ha fatto volare via il suo cappello. Corriamo assieme a prenderlo e decidiamo di tornare indietro: il vento si sta facendo davvero forte e le nuvole che si avvicinano non promettono molto bene.

 

Mitsuha

Taki si offre di remare da solo per essere il più veloce possibile, mentre il cielo si rabbuia sempre di più. Siamo a metà tragitto che inizia a piovere: grosse gocce si stanno intromettendo nel mio giorno speciale e mi sento impotente perché non posso fare altro che sperare di arrivare presto a casa. Porgo a Taki una felpa per ripararsi dalla pioggia, ma quando raggiungiamo la riva inizia a starnutire ininterrottamente. Ha la fronte calda ed è affaticato, perciò chiamo mio padre per darci un passaggio verso casa.

 

Taki

Mitsuha mi porge un termometro: ho la febbre così alta che mi impedisce di uscire dalla camera. Mi porta una coperta in più, del tè caldo e uno sciroppo per abbassare la temperatura. Sorseggio un po' e prima che me ne accorga mi addormento profondamente.

Non so che ore sono quando mi sveglio, ma vedo Mitsuha che non ha lasciato la stanza e sta seduta su una sedia. Cerca di tenersi sveglia, nonostante sia palesemente stanca e si avvicina a me, appena mi giro a guardarla.

-Takiiiii- dice meravigliata di vedermi sveglio mentre mi abbraccia. Sta per iniziare a parlare, ma poi comincia a piangere.

 

Mitsuha

-Non sto mica morendo sai?- mi dice accarezzandomi i capelli.

-Lo so...- rispondo tra i singhiozzi, - ma mi sento in colpa per averti fatto ammalare!-

-Non è stata colpa tua!- mi consola lui.

-Sì, invece! Sono stata io a volerti portare sul lago in barca e tu ti sei affaticato tanto remando per tornare e non ti ho potuto aiutare! io... io volevo solo passare una giornata romantica con te, perché sono mesi che voglio dirti che... ti amo! Ecco, finalmente te l'ho detto! Ti amo e credo di aver sentito questo sentimento dal primo momento che ti ho visto, o forse sarebbe meglio dire rincontrato, visto che dalla prima volta che siamo usciti è stato come trovare una parte di me che non sapevo di avere. Mi completi e mi hai riportato il sorriso, capisci subito se c'è qualcosa che non va. Ti amo e scusami se non sono brava con le parole e non ho trovato un momento migliore per dirtelo...-

 

Taki

-Sono contento che tu me lo abbia detto, anche se forse questa giornata non è stata delle migliori, ma ora me la ricorderò sempre come la prima volta in cui mi hai detto che mi ami e non per essermi ammalato. Non esiste un momento giusto, siamo noi che li creiamo, che li rendiamo migliori, non ti pare?- Mitsuha sorride e mi ringrazia, mi bacia la fronte che non scotta più molto e si rannicchia accanto a me nel letto, facendosi piccola piccola. Le dico che potrebbe ammalarsi, che non sono ancora guarito del tutto, ma a lei non importa. Adesso capisco perché ci è rimasta male quando ha saputo che questa settimana non saremmo rimasti soli: stava già progettando di farmi la sua dichiarazione! Che dolce la mia Mitsuha...

La coccolo per farla addormentare e le dico: -“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia meretrice, ma non dubitare mai del mio amore”. Grazie per questa giornata, ti amo anch'io!- E con un ultimo sorriso si addormenta.


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Note:

*è una citazione presa pari pari dal libro che mi era piaciuta molto e torna anche nei pensieri di Genki Kawamura, produttore di Your name, perciò l'ho considerata una parte molto importante e che dovesse essere riportata.

In questo capitolo infatti ho voluto rendere omaggio al romanzo, facendolo scrivere direttamente a loro, ricostruendo la loro storia dai vaghi ricordi che hanno della loro adolescenza e per un tratto li faccio parlare all'unisono, come succede nel film e spesso anche nel romanzo. Le frasi che citano nel scrivere il romanzo solo prese direttamente dal libro e gli episodi raccontati nei sogni sono i primi che ricordano dei loro scambi. Pian pianino mettono assieme i pezzi del puzzle...

A proposito di citazioni... riconoscete l'ultima frase che dice Taki? È dell'Amleto di Shakespeare, so che non ha nulla a che fare con loro, ma “dubita che le stelle siano fuoco” mi ha ricordato la cometa, perciò mi piaceva come riferimento, e Taki sa esser un gran romanticone! ;-)

Anche Mitsuha ha dimostrato di esserlo in questo capitolo, anche se tutto non è andato come progettava... ma i momenti migliori a volte sono quelli inaspettati! Inoltre la sua frase “si è alzato il vento” è detta nel romanzo dalla sempai Okudera, quando si trova con Taki alla fine del film e del romanzo nel ristorante dove avevano lavorato assieme e, o forse è solo una mia impressione, è stata messa apposta in corsivo per ricordare il capolavoro di Hayao Miyazaki “Si alza il vento”, di cui vi consiglio caldamente la visione. Anche il titolo dell'opera di Miyazaki deriva da un'altra opera, ovvero dal poema di Paul Valéry “Le cimitière marin” del 1920 che dice “Il vent se lève... Il faut tenter de vivre”, ovvero “Si alza il vento... bisogna tentare di vivere”, riportato anche da Miyazaki. Per la sua opera ci sono diversi motivi per cui usa questa citazione, perciò ho riflettuto sul perché Shinkai usasse quella frase proprio in quel momento. Il primo motivo credo appunto per ricordarlo, in quanto lo reputa migliore di sé e perciò un gran maestro dell'animazione giapponese, il secondo forse per “far dare una mossa” a Taki, il quale sta appunto cercando un lavoro ed è in fase di cambiamento e vede Okudera come maestra, come Shinkai con Miyazaki e come Jiro con Caproni nel film (anche se non ricordo se è proprio lui a dire la frase o meno...). Spero di essere stata chiara con le mie spiegazioni!

Ringrazio Sbam42 per aver recensito e aggiunto la mia storia tra le preferite! Ne sono sempre molto contenta! Per i prossimi capitoli vi avviso già che non so quando potrò aggiornare in quanto ho iniziato il settimo a scriverlo, ma sono in sessione d'esame, perciò non ho molto tempo per continuare purtroppo! Sappiate che per qualche messaggio o recensione sarò sempre comunque disponibile a rispondervi!

Baci a tutti,

Ori_Hime


 

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Capitolo 7
*** Proposte ***


Il filo rosso del Destino

Capitolo 7 – Proposte

Equinozio d'autunno 2020 - Tiamat

 

Mitusha

Ritorno al mio paese per il decimo anniversario della catastrofe di Itomori e il mio Taki svolge un ruolo importante: inaugurano oggi il monumento in memoria della tragedia vicino alla scuola. Sono così orgogliosa di lui! Finalmente ha raggiunto un grande traguardo e potrà avere lavori più prestigiosi d'ora in poi, se verrà notato.

Sono così eccitata per lui che voglio che tutto sia perfetto! Indosso un kimono, mi trucco per bene e mi preparo alla cerimonia che terrà mio padre in quanto sindaco insieme a Taki che spiegherà il suo lavoro agli abitanti, ai turisti e agli spettatori televisivi: questa ricorrenza è così importante che ne faranno un servizio al telegiornale!

 

Taki

Il grande giorno è arrivato e continuo a tremare ripassando il mio discorso: è una vita che sogno questa opportunità e non voglio fare brutta figura, ma non mi interessa il fatto che ci siano le telecamere, non voglio deludere Mitsuha.

Si è fatta in quattro per rendere tutto speciale oggi: ha pulito tutta casa come se gli spettatori dovessero entrarci, ha aiutato in paese ad appendere striscioni e lanterne… ed è arrivata solo stamattina! Come può avere tutta questa energia in corpo?! Vorrei essere al suo posto...

 

Mitsuha

Finalmente la cerimonia ha inizio e il sindaco taglia il nastro inaugurale intorno alla statua, scoprendola dal lenzuolo: rappresenta la cometa che si è spezzata ed è composta da due code unite, le quali terminano in due stelle che appoggiano al suolo. È stata fatta in metallo perché possa sempre riflettere i raggi del sole, come se brillasse di luce propria, spiega Taki. È alta e imponente, la sua lucentezza si riflette su tutti noi ricordandoci quella notte. Facciamo un minuto di silenzio e poi ricomincia la festa, con musica e danze tradizionali.

 

Taki

Nel frattempo mi intervistano sul mio progetto per la ricostruzione del tempio Miyamizu e dico che è un grande onore per me, che è un lavoro che chiunque architetto sarebbe contento di svolgere, soprattutto se giovane, e per me ha davvero un significato particolare per via delle mie ricerche su Itomori fin da ragazzo. È davvero un sogno poterlo progettare e costruire, e devo tutto agli abitanti di Tiamat per la loro accoglienza e partecipazione al progetto.

Spiego che purtroppo ci vorranno ancora dei mesi per poterlo completare, ma assicuro che sarà fedele all'originale e come tale visitabile.

Faccio un bel respiro di sollievo appena finito, facendomi coraggio per la parte per me più importante della serata, raggiungendo Mitsuha.

 

Mitsuha

Taki mi raggiunge e finalmente possiamo goderci i fuochi d'artificio da soli in riva al lago. È anche il nostro anniversario: giusto un anno fa ci eravamo baciati per la prima volta e non posso fare a meno di pensare quanto siamo cresciuti assieme negli ultimi mesi! La convivenza, l'apertura del negozio per me e questa importante occasione per Taki... non sembra solo un anno quando si condivide queste esperienze e Taki ne è diventato parte fondamentale.

Finito lo spettacolo mi giro verso di lui per baciarlo, ma lui si inginocchia, prendendo qualcosa dalla giacca: è una scatolina elegante e aprendola scopro che è un anello che riprende il motivo del monumento con due stelle impreziosite da pietre preziose, una azzurra e una rosa. È stato sicuramente disegnato da lui!

 

Taki

-Mitsuha Miyamizu, so che stiamo assieme solo da un anno e ci conosciamo solo da qualche mese in più, ma dal primo momento che ti ho vista sul treno, quel giorno ho capito che tu eri la persona che ho sempre cercato e che mai avrei voluto perdere e quest'anno con te ne è stata la conferma. È stato uno dei più belli della mia vita, in cui mi sono sentito completo, felice e amato. Vorresti continuare la nostra vita assieme facendomi l'onore di diventare mia moglie?-

 

Mitsuha

Non posso credere a quello che sta succedendo! Taki mi ha proposto di sposarci! Il mio cuore fa salti di gioia e non riesco a dire altro se non un “sì” tra le lacrime di commozione. Lui allora si alza e mi infila l'anello al dito dove un giorno ci sarà la fede e mi abbraccia, dicendomi che l'ho reso l'uomo più felice dell'intero universo. Quando smetto di piangere, attiro il suo volto al mio prendendolo per la cravatta e lo bacio con passione, come se fosse questione di vita o di morte.

 

Taki

Il discorso più importante per me questa sera era quello per Mitsuha e sono felice che lo abbia apprezzato, temevo in un rifiuto, che considerasse una pazzia sposarci così presto, ma a quanto pare la pensa esattamente come me. Mi ero preparato per bene a questo momento, più che al discorso per il monumento, disegnando l'anello e chiedendo la benedizione del padre. È lei la stella più preziosa per me, il mio presente e futuro e sono così fiero di averla vista illuminarsi di fronte alla mia proposta.

 

Mitsuha

Il bacio non basta più e cresce la voglia di scoprire l'altro, così rientriamo in casa, finendo in camera sua a riprendere da dove avevamo iniziato. Gli tolgo la cravatta e inizio ad aprirgli la camicia, poi lui nell'avvinghiarmi a sé, mi slaccia il fiocco dietro il kimono e lo apre. Sono solo in biancheria intima e le nostre mani esplorano il corpo dell'altro, senza mai staccarci dal bacio. Le mie dita scorrono lungo i suoi addominali e lui inizia ad accarezzarmi il ventre, per poi salire al mio seno.

 

Taki

Quanto è bello, liscio e morbido il corpo di Mitsuha! È perfetta sotto ogni punto di vista e ora lo posso dire con certezza. Appena mi sfilo i pantaloni che lei mi aveva aperto, lei si distende sul letto e io torno ad accarezzarla, baciandole il collo e il petto, dopo che lei mi ha aiutato a sfilarle il reggiseno. È proprio odioso quell'affare! Ed esattamente in quel momento, sentiamo aprirsi la porta di casa e le voci di Toshiki e Yotsuha avvicinarsi. Che tempismo perfetto! Con rapidità aiuto Mitsuha a riprendere le sue cose e corre in camera sua, così da non destare sospetti, e io mi infilo a letto per non dovermi rivestire.

 

Mitsuha

Non posso crederci! Ma mio padre mi sorveglia?! In ogni caso fingo di essere a letto, mettendomi la camicia da notte, ma continuo a pensare ai baci di Taki e a come si stavano evolvendo...

-Certo che ti piacciono ancora le tue tette sorellona!- Yotsuha è entrata in camera senza bussare e senza rendermene conto io mi stavo palpando il seno, tanto ero presa a ricordare Taki e le sue carezze! Le urlo: -Bussa prima di entrare!- ma lei menefreghista alza solo le spalle e va a letto.

Un dubbio mi attanaglia: perché quell'“ancora”? Dal suo tono sembrava che mi avesse già sorpreso così... Ma è un comportamento da maniaci! Che cosa le è saltato in mente? Quando mi sono toccata le tette in quel modo davanti a lei?!

 

Taki

Addormentarmi dopo tutto quello che è appena successo è davvero difficile: i pensieri corrono come cavalli imbizzarriti che non si fermano di fronte a nulla. È stata una giornata intensa, piena di emozioni, che ricorderò sempre. L'ansia e la tensione per l'inaugurazione e per la proposta di matrimonio a Mitsuha, la gioia immensa che mi ha fatto provare dopo il suo “sì”, la passione sfrenata che ci ha accompagnato fino a qualche minuto fa... Quando potremo essere ancora soli per ricominciare da quei momenti? Anche non averla tra le braccia adesso è una tortura, anche se è da mesi che non passiamo una notte assieme, ma ora la voglio con me più che mai. Senza pensarci troppo abbraccio il cuscino, quando la porta di camera mia si spalanca e appare nella penombra Mitsuha in camicia da notte.

 

Mitsuha

-Che ci fai qui?- Mi chiede sorpreso Taki. Non ci arriva? Ho così voglia di stare con lui che non ho resistito e appena Yotsuha si è addormenta, sono uscita furtivamente dalla camera per tornare da lui. Mi fiondo nel letto, baciandolo per zittirlo. Non mi importa se all'alba ci scopriranno assieme, siamo fidanzati ufficialmente ora, Taki però mi persuade a non continuare quello che avevamo iniziato: -Ci sono i tuoi familiari in casa, Mitsuha! Non sarebbe imbarazzante?- Ci addormentiamo allora semplicemente abbracciati, ispirando il profumo dell'altro, riappropriandoci di quei piccoli momenti solo nostri che negli ultimi mesi ci erano mancati: le carezze, i baci, sentire il respiro dell'altro.

 

 

Ottobre 2020 - Tiamat

 

Taki

I lavori procedono bene e io posso permettermi più tempo libero, disegnando solo per il gusto di farlo. Da quando Mitsuha ha accettato la mia proposta di matrimonio ho iniziato a fantasticare su come sarà la nostra casa e non disegno altro. Ho anche visto un terreno non molto lontano da qui che sarebbe un buon affare e perciò potrei davvero progettare io stesso la nostra futura casa e farla costruire lì. Ogni volta ne modifico l'aspetto, cercando di renderla sempre più confortevole in modo che le possa piacere. Ovviamente è tradizionale, con materiali naturali e tutta su un unico piano. Quando finalmente mi sembra di arrivare ad un buon punto, scatto una foto al mio disegno prendendo anche l'annuncio di vendita del terreno con la didascalia “La nostra futura casa” e la invio a Mitsuha. Sono così orgoglioso di me stesso che vado a controllare i lavori del tempio con il sorriso sulle labbra, felice come un bambino, aspettando la risposta di Mitsuha.

 

Tokyo

Mitsuha

Oggi è il mio turno di produzione perciò sono a casa a intrecciare dei nuovi cordini rossi (vanno proprio a ruba!), quando sento improvvisamente squillare il telefono: è un messaggio. Sblocco lo schermo e vedo che è una fotografia di Taki. Aprendola scorgo un suo disegno che sembra essere la piantina di una casa e dietro vedo un terreno da costruzione. La descrizione non mi lascia il tempo di interpretare diversamente: Taki vuole che andiamo ad abitare lì assieme! Ma come?! Una casa ce l'ha già ed è questa! Perché una nuova? Perché a Tiamat? Pensavo che finito il suo lavoro e dopo il matrimonio volesse tornare ad abitare qui, insieme, come una volta. Pensavo fosse scontato che da Tokyo non mi sarei spostata, visto che ho un negozio da portare avanti... Sono così frustrata che non so cosa rispondergli perciò cerco di prenderla alla leggera e invio una foto di me nel nostro appartamento con la didascalia “La nostra casa”.

 

Tiamat

Taki

Poco dopo sento “pirorin”: Mitsuha ha già risposto! Apro impaziente e vedo la sua versione di casa nostra: il mio appartamento a Tokyo. È vero che è casa nostra, ma ho sempre desiderato disegnarla e progettarla da zero e per costruirla c'è bisogno di tanto spazio, cosa che a Tokyo non esiste. Pensavo ne sarebbe rimasta contenta, che sentisse la mancanza della sua famiglia e dei suoi amici, che sarebbe tornata alle origini... o forse sono io che desideravo vivere in un luogo così e ora ho anche i soldi per poter realizzare i miei sogni. Sono così demoralizzato che non so cosa risponderle e nei giorni consecutivi cala uno strano silenzio teso tra me e Mitusha.

 

Tokyo

Mitsuha

Taki non mi ha più scritto: l'ho forse offeso? Non me la sento di scrivergli io, mi sembra di essere già stata chiara. Ma come faremo? Se io e lui la pensiamo così diversamente su dove passeremo il resto della nostra vita come possiamo solo pensare di sposarci? Che senso ha? Inizio a dubitare che io e lui siamo legati da un filo rosso…

I giorni passano e inizio a sentire la sua mancanza. Dovrei vederlo nel week-end ma non saremo sicuramente in vena di coccole e questo mi preoccupa, non abbiamo mai avuto un dissidio così importante, generalmente siamo sempre riusciti a trovare un accordo. E se andassimo ad abitare tra Tokyo e Tiamat? Così saremo vicini sia al lavoro che alla mia famiglia. Ricostruire una vita da zero con lui non mi dispiacerebbe.

 

Tiamat

Taki

Mitsuha dovrebbe arrivare a giorni, anche se non ne sono più così convinto: e se non volesse più venire a trovarmi? Se volesse ignorarmi? E se non le importasse nemmeno di vedere la sua famiglia e i suoi amici questo fine settimana?

Mi distraggo un po' vedendo Yotsuha che in questi giorni è davvero strana: mastica del riso in cucina e poi lo risputa per metterlo in un piccolo boccettino che chiude con un cordino di kumihimo e un etichetta “Il kuchikamizake della miko”: dice che vuole venderlo per andare ad Tokyo. Le chiedo se vuole iniziare l'università là, appena termina la scuola, ma lei mi risponde che vuole fare come Mitsuha e cercare un lavoro in città. Sento che è una cosa importante e devo dirla a Mitsuha, perciò le telefono subito.

 

Tokyo

Mitsuha

Taki finalmente mi chiama: che voglia ancora parlare della casa? Dopo aver lasciato squillare il telefono per un po' rispondo curiosa. Effettivamente il silenzio tra noi è durato troppo a lungo e probabilmente mi vorrà pregare...

-Pronto?- rispondo incerta.

-Volevo parlarti di Yotsuha! - mi dice.

-Ti ascolto!- la mia sorellina mi preoccupa, perciò appena capisco le sue intenzioni gli dico di impedirle di fare altro kuchikamizake per guadagnarsi da vivere, che è una cosa veramente imbarazzante e lo comprerebbero solo i pervertiti, che verrà a lavorare da me nel mio negozio a Tokyo, se è quello che desidera. Ricordo che quest'idea non è nuova e che me lo aveva proposto quando avevo la sua età, ma credevo fosse un pensiero da bambina innocente e devo impedirle di realizzarlo. Mi sento un po' in colpa per non essermi preoccupata di lei di persona, senza sapere cosa desiderasse per il futuro e senza permettersi di guadagnarselo con tutti i ricami che mi ha fatto.

Taki con un tono spento mi risponde: -Come vuoi- e mi saluta, chiudendo la chiamata. Tutto qui? Speravo fosse una scusa per parlare, ma sembrava così freddo e distaccato, come se non fosse il mio fidanzato e futuro marito. Com'è che siamo diventati così? E tra qualche mese dovremmo sposarci! Sento un nodo alla gola: la sua promessa varrà ancora? E lo penso guardando l'anello di fidanzamento, sentendo così distante il momento in cui me lo ha regalato.

 

Tiamat

Taki

Mitsuha è arrivata assieme al weekend e quasi non mi rivolge la parola: sembriamo due estranei. Lei abbraccia subito la sorella e parlano a lungo, poi passa la sera da Sayaka e Teshigawara. Mi sento di troppo: che ci faccio in casa sua se lei mi considera una persona da evitare? Vado a fare una passeggiata al chiaro di luna fino al lago per distrarmi, ma troppi ricordi legati a lei mi stanno tornando alla mente e inizio a pensare di dover cedere e tornare a Tokyo per stare con lei ed è un peccato, perchè qui un architetto servirebbe e mi sono già affezionato a tutti, ma cercherei un nuovo lavoro là, se questo le facesse piacere. Intorno a mezzanotte torno verso casa e la incrocio: -Taki!- esclama mentre nello stesso momento dico il suo nome. Ci abbracciamo in silenzio: ci eravamo mancati molto. Poi inizio a parlare appena ci stacchiamo, ma lei mi zittisce mettendomi una mano davanti alla bocca.

 

Mitsuha

-Scusami per questi giorni, per non essermi più fatta viva e per il mio comportamento da immatura nei confronti dei tuoi progetti: tu volevi fare un gesto carino e io ho smorzato il tuo entusiasmo, dicendo che volevo rimanere a Tokyo. Era quello che desideravo per noi, ma senza di te non ha più senso e mi sono resa conto che la settimana è una continua attesa di tornare a Tiamat e di vedere te, perché solo con te sono davvero a casa, ovunque siamo.

E poi... Il tuo disegno è proprio bello!- e glielo dico tirandolo fuori dalla borsa. Lui non se n'è accorto, ma ero entrata in camera sua e l'avevo trovato sulla scrivania, così l'avevo preso per guardarlo attentamente e mi ha davvero colto di sorpresa: aveva progettato tutto questo per noi e io ero stata proprio una stupida a non voler proprio sapere che casa sognasse.

 

Taki

Sono così disordinato che non mi ero accorto fosse sparito e sono anche così sbalordito dal suo discorso che non so che fare così agisco come avrebbe fatto lei: la bacio. Sento i suoi muscoli, stretti nel mio abbraccio, irrigidirsi dallo stupore e poi rilassarsi appena ricambia. -Ne sei sicura? - le dico appena riprendiamo fiato. -Perché in caso potrei lasciare tutto e venire con te...-

-Sì, ne sono sicura: la mia vita è qui con te! Aprirò un negozio qui e Yotsuha lavorerà con Akane a Tokyo. Se non sbaglio Tiamat presto diventerà meta turistica, grazie a te, e ci vorranno dei souvenir...- Sono così contento che la faccio roteare fin quando le mie braccia me lo consentono e con un reciproco “ti amo” riprendiamo a baciarci.

Se abbiamo affrontato anche questa discrepanza tra di noi, nulla potrà mai dividerci e ostacolare la nostra storia. Ora lo posso dire al 1000%: i nostri mignoli sono legati dal filo rosso del destino.

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Note:

Innanzitutto chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui ho aggiornato... Non ho un giorno fisso in cui aggiornare, ma non amo nemmeno lasciare la mia storia in sospeso per mesi come ho dovuto fare per motivi di studio, purtroppo io e la mia Beta Flos Ignis siamo state impegnate con gli esami e il lavoro! Ne approfitto per ringraziarla molto, visto che senza di lei non potrei pubblicare nulla e avrei capitoli pieni di errori di battitura o di tempi verbali sbagliati (purtroppo ogni tanto capita!). Grazie Flos Ignis! Sei indispensabile a tutti noi!

Ringrazio inoltre chi ha aggiunto la mia storia alle preferite, alle seguite o ricordate: itskoala29, Jon_Targaryen, Jaslyn e 20florina01! E un enorme ringraziamento a Val3ntin3 per la sua recensione all'ultimo capitolo: ti aspetto anche per questo! ;-)

Come avrete notato in questo capitolo ho citato il “Il kuchikamizake della miko”, esattamente quello che aveva ideato Yotsuha nel film e nel romanzo, spero di aver fatto ben comprendere la posizione di Mitsuha al riguardo! :-D

Ci tengo a precisare inoltre che per il monumento di Tiamat e per l'anello di fidanzamento ho preso ispirazione a gadget di Your name che ho visto su internet e perciò non sono mie idee, ma mi erano piaciuti così tanto che ho voluto inserirli in qualche modo: mi sembravano perfetti per la storia!

Anche il “pirorin” è una citazione: nel romanzo il cellulare di Taki suona proprio così! ;-)

E chi si è ricordato dell'auto palpeggiamento di Taki nel corpo di Mitsuha? ;-) Ahahaha era stata una scena comica quando la sorellina l'aveva visto così e ho voluto riportare la scena, anche se in questo caso è Mitsuha nel suo corpo che ricorda il suo amato! ;-)

Spero di non aver dimenticato nulla... Vi aspetto tutti al prossimo capitolo che sarà l'ultimo: spero di non tardare troppo ad aggiornare e che questo capitolo vi sia gradito!

Baci,

Ori_Hime

 

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Capitolo 8
*** Il futuro assieme ***


Il filo rosso del Destino

Capitolo 8 – Il futuro assieme

Aprile 2021- Tiamat

 

Taki

Pirorin Pirorin

La mia sveglia è appena suonata e io come ogni mattina la silenzio e rimango ancora un po' nel letto, finché mi ricordo che oggi è il grande giorno, atteso ormai da sette mesi. Sarà tutto perfetto! A Mitsuha sarebbe piaciuta la presenza della nonna a presiedere la cerimonia nelle sue vesti di sacerdotessa, così abbiamo scelto di sposarci nel tempio Miyamizu, la cui ricostruzione è stata completata ormai da un mese e per l'occasione si è tenuta un'altra festa inaugurale.

Entrarci appena finito è stato come tornare indietro nel tempo e Mitsuha, sua sorella e persino suo padre si sono commossi: immagino che il dolore della perdita sia riaffiorato a quella vista e questo significa che il mio lavoro è stato ben fatto. Anch'io a stento trattenevo le lacrime, in fondo ci ho abitato un po' anch'io.

Lo spirito della nonna permea il tempio, mentre un nuovo sacerdote stanzierà qui e celebrerà il suo primo matrimonio in questa nuova struttura: il nostro.

Con questi bei pensieri mi alzo dal divano letto a casa di Tesshy e Saya-chin, che mi hanno ospitato così che possa prepararmi qui, senza vedere la sposa prima delle nozze. Sayaka, dopo essersi preparata, va da Mitsuha ad aiutarla, mentre io aspetto l'arrivo dei miei testimoni: Takagi e Tsukasa e le loro rispettive compagne, Akane e Okudera. Ci sono anche i gemelli che Okudera ha partorito a novembre, i piccoli Toshiro e Masashi che si fanno già i dispetti nel passeggino, anche se presto donne e bambini vanno a casa della sposa, lasciandoci un momento solo per noi uomini e per la nostra preparazione.

Mitsuha

La giornata inizia quasi all'alba e assonnata, ma eccitata, mi alzo dal letto che era di mia nonna e Yotsuha mi accoglie subito con una bella colazione abbondante in cucina. Mangio poco per via dell'ansia che prende sempre più possesso del mio corpo, oltre che della mente e corro a farmi una bella doccia, che spero mi levi di dosso lo stress e la stanchezza. Dopodiché arriva la mia testimone, Saya-chin, che mi aiuterà a prepararmi assieme alla mia damigella Yotsuha e ad Okudera e Akane. Pian pianino arrivano anche altre abitanti del paese ad assistere alla vestizione, dato che oggi non ci sono più molti matrimoni tradizionali shintoisti è raro vedere una sposa in kimono e partecipare al suo cerimoniale.

Saya-chin mi acconcia i capelli e Okudera mi trucca disegnandomi una bella linea nera sulle palpebre e mettendomi un bel rossetto acceso. Indosso davanti ai loro occhi lo shiromuku e lo watabooshi, ovvero il kimono bianco e il copricapo che, secondo la tradizione, servirebbe a nascondere le corna della sposa, segni della sua gelosia: coprendole diventa sottomessa al suo sposo, obbediente e paziente. Il kimono bianco era di mia madre e mio padre lo ha conservato molto gelosamente, tanto che non credevo esistesse ancora dopo la tragedia, ma quando ha saputo che avremmo voluto una cerimonia shintoista me ne ha fatto dono.

Vestita di tutto punto, mi avvio con mia sorella che indossa l'abito bianco e rosso da miko, Saya-chin in un elegante kimono turchese accompagnata da Tessy, anche lui elegante in quanto mio testimone, e la piccola Yuko che cammina già.

Taki

Appena arriviamo al tempio scorgo Mitsuha che arriva dalla direzione opposta seguita dalle altre donne del paese e dai bambini, ma quando incrociamo gli sguardi per me non esiste nessun altro se non lei: è così bella in bianco! Sorride, all'inizio timidamente, poi lasciando intravedere i denti, ridendo per la forte emozione. Io devo proprio essere imbambolato perché Tsukasa mi dà un colpetto al braccio per farmi proseguire.

Svolgiamo il rituale di purificazione con l'acqua delle fontane e poi entriamo nel tempio. Io e Mitsuha ci mettiamo davanti all'altare e al sacerdote assistito da Yotsuha, mentre tutti gli invitatati si dispongono dal più anziano al più giovane per partecipare alla funzione. In questo momento stanno pregando le divinità e invocando altre benedizioni, ma io sono completamente assente, la mia mente è occupata solo da Mitsuha.

Mitsuha

Quasi mi annoio con tutte queste litanie... per fortuna c'è Taki che mi sostiene con lo sguardo. Quando sento che il tempo non passa più mi volto verso di lui che fa lo stesso, rassicurandomi e donandomi un po' della sua pazienza. Il matrimonio è anche questo no? Uno scambio reciproco di sé stessi, dare all'altro ciò che gli manca e ricevere ciò di cui si ha bisogno, compensarsi, come lo ying e lo yang.

Quando finalmente il sacerdote conclude, è giunto il momento tanto atteso: prendiamo il saké e lo beviamo da tre tazze di diversa grandezza. Taki mi precede e mi guarda impaziente ogni volta che prende una tazza e la riappoggia sull'altare pieno di frutta, sale e riso, come vuole la tradizione. Poi arriva il mio turno e... un sorso, due sorsi, tre sorsi... siamo marito e moglie.

Ci prendiamo le mani e, con un tocco all'occidentale, ci scambiamo le promesse di fedeltà attraverso degli anelli che la piccola Yuko ha portato all'altare adagiati su un cuscino e legati da fili rossi.

Taki

-Io, Taki Tachibana, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, in ricchezza e in povertà, e prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi- con queste parole le infilo all'anulare sinistro, come è di usanza in occidente, l'anello in oro bianco con inciso il mio nome all'interno. Dopodiché è il suo turno e sento un fremito dentro quando recita la stessa formula: -Io, Mitsuha Miyamizu, prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, in ricchezza e in povertà, e prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi.- e mentre lei mi infila l'anello una stranissima sensazione mi prende: sento un“ding” e inizio a ricordare episodi della mia vita che credevo dimenticati. La richiesta di appuntamento ad Okudera, cibi squisiti assaggiati alla caffetteria dove io e Mitsuha siamo stati quando ci siamo rincontrati, i miei amici che mi guardano strano perché in realtà chi viveva nel mio corpo non ero io, ma lei. Assieme agli anelli stiamo ricevendo i nostri ricordi finalmente completi, con la certezza che non sono invenzioni, ma è realmente accaduto tutto. Io che mi risveglio nel suo corpo, Sayaka e Teshigawara che mi scambiano per lei, i racconti di Hitoha, ovvero la nonna di Mitsuha, i suoi intrecci, la gita sul monte con Yotsuha... fino alla fatidica notte dove ci siamo incontrati per la prima volta e le ho scritto “ti amo” sulla mano. È come se le nostre menti si fossero unite attraverso il vincolo del matrimonio.

Mitsuha

Allo scambio degli anelli, uniti da un filo rosso, sento un “ding”, simile al suono di una campana. Ho come un deja vu: ora sono certa che ho davvero vissuto nel corpo di Taki e lui nel mio, perché nella mia mente scorrono come dei fotogrammi di ogni istante che ho vissuto a Tokyo nel corpo di Taki adolescente, accanto a Tsukasa, Takagi e Okudera. I sapori, gli odori e i colori di Tokyo erano reali quanto lo siamo io e lui adesso e ogni tassello di quegli anni si sta rimettendo al suo posto nella mia memoria, anche quelli che consciamente non ho vissuto ma che il mio corpo conosce grazie a Taki: le partite a basket vinte grazie a me, io che mi faccio rispettare a lezione di disegno, la lettera d'amore da parte di una ragazzina. Questa bolla di sapone temporale che ci ha chiuso e legato per questo istante viene rotta da un applauso da parte di tutti i presenti che si congratulano con noi, che torniamo al 10 aprile 2021.

La cerimonia si conclude con i nostri padri che bevono il saké unendo così anche le nostre famiglie e noi che lasciamo al santuario la nostra offerta agli dei: due rami di pino che portiamo inchinandoci due volte e battendo le mani due volte.

Taki

A cerimonia conclusa finalmente ha inizio il ricevimento, ma prima io e Mitsuha ci cambiamo per metterci gli abiti da cerimonia occidentali: io tolgo i vestiti da samurai e indosso uno completo nero da sposo e lei... quasi mi manca il fiato quando la rivedo con un abito ampio da principessa! Il corpetto le aderisce al busto come un guanto risaltandole il fisico e dalla vita in giù la seta drappeggia tutta la gonna rendendola di una bellezza accecante. I capelli sono semi raccolti e tenuti da quel cordoncino rosso che ci ha legato da quando ci conosciamo: è semplicemente perfetta!

Le porgo la mano e lei me la stringe camminando verso la pista da ballo, aprendo le danze che avrebbero accompagnato il resto della giornata.

Mitusha

Indosso il mio vestito, quello tanto sognato da ogni ragazza, ma che io ho desiderato solo da quando conosco Taki: è morbido e molto più comodo per ballare, noto quando Taki mi trascina sulla pista da ballo. Per tutto il tempo le mie braccia stringono la sua schiena e le sue la mia vita; a fine canzone ci scambiamo il nostro primo bacio da marito e moglie sotto gli occhi di tutti che brindano a noi ed esultano per la nostra felicità. In Giappone non è solito vedere le coppie baciarsi pubblicamente, ma un'eccezione non può che far bene no?

Poi ci avviamo ai tavoli per il pasto e neanche il più piccolo dettaglio sulla tavola è stato lasciato caso: i tovaglioli sono chiusi da un filo rosso, i bicchieri e i piatti sono decorati da nastri rossi che ravvivano il bianco della tavola. Mentre mangiamo riceviamo numerosi regali, così che, mentre i piatti si svuotano, il nostro tavolo si riempie e così la nostra gioia è sempre più grande ogni secondo che passa, lieti non tanto dei doni in sè, quanto del vero regalo che i nostri invitati ci hanno fatto: la loro presenza qui oggi e sempre nella nostra vita, l'averci supportato fino ad oggi, ognuno a suo modo. A loro in cambio avevo ricamato negli scorsi mesi i miei caratteristici cordoncini in kumihimo multicolore: al centro c'è la cometa, a seguire l'azzurro del lago di Itomori e del cielo, l'arancio del tramonto dove ci siamo visti per la prima volta e ci siamo baciati, per terminare poi con il rosso del nostro amore.

Taki

Quando tutto è finito veniamo accompagnati a casa nostra, dove prendo in braccio Mitsuha così che assieme varchiamo la porta dell'“altro mondo”, non il mondo che intendeva Hitoha, ma il nostro nuovo mondo, la nostra nuova vita assieme.

Finalmente siamo soli e assieme varchiamo anche la porta della camera da letto. Anche questo è un momento tanto atteso, la nostra prima notte da sposati. Nessuno ci potrà più interrompere ormai...

L'aiuto a slacciarsi il vestito da sposa mentre inizio già a baciarle il collo, così che stringa per stringa, bacio dopo bacio, il vestito cade ai suoi piedi e lei rimane con la biancheria intima che, nella penombra, noto essere molto audace nonostante il candore. Ora è il mio turno: Mitsuha mi spoglia con le sue mani, levandomi prima la giacca, poi la camicia, lasciando scie di baci lungo il torace. Ogni suo tocco mi fa fremere di impazienza, rendendo la mia pelle bollente. Quando cadono anche i pantaloni, io la riprendo in braccio e ci fiondiamo sul nostro letto: lei è sotto di me e si lascia spogliare completamente, aiutandomi ancora con il reggiseno in pizzo. Lei mi cattura il viso con le mani e ci baciamo intensamente. Ci stacchiamo per riprendere fiato e lei sussurra “ti amo” guardandomi così intensamente e dolcemente negli occhi che per poco non mi sciolgo. Ricambio il “ti amo” e diventiamo una cosa sola: ciò che siamo sempre stati destinati a essere.
 

Maggio 2039 – Tiamat

Mitsuha

Questa mattina Goha è alquanto strana: è iperattiva e spaesata. Le ci è voluta una vita ad alzarsi e continuava a ripetere “dove sono?” e parlava al maschile, con un linguaggio anche un po' colorito. Sicuramente arriverà tardi a scuola, anche se questa si trova a pochi passi da casa. Kazuo è già uscito da un pezzo e sembrava lui il fratello maggiore della situazione: aveva già preparato la colazione per entrambi e messo il pranzo anche nella scatola di Goha.

Che i miei figli si siano scambiati di corpo tra loro? Penso uscendo di casa per andare in negozio, non prima però di aver sollecitato Goha a sbrigarsi a vestirsi per la scuola e averle pettinato i capelli: non riusciva nemmeno a farsi una coda di cavallo da sola e li aveva sparati in su, come se avesse preso una scossa.

Mia sorella si trova già sul posto di lavoro, oggi mi dà una mano per una consegna importante ma domani tornerà a Tokyo, mi vede distratta e mi chiede se qualcosa non va. Le racconto di sua nipote, del suo strano atteggiamento... e lei semplicemente mi ricorda che ha 17 anni e che anch'io alla sua età ero strana certi giorni. -Ti toccavi persino le tette! - Mi ricorda ridendo come una matta e facendomi innervosire: - Yotsuha! E se entrasse qualche cliente?! Che figura ci faccio?!-

-Non ti scaldare per così poco! Piuttosto, sta' attenta a quel vestito, o l'orlo uscirà storto!- ha ragione: mi sono distratta così tanto che il vestito che mi hanno commissionato sta venendo un po' obliquo. Sono diventata anche una sarta a “Il filo rosso del destino” qui a Tiamat e devo tenere ben alto il nome del negozio per non perdere clienti. Un pensiero però mi attanaglia... decido di parlarne a Taki quando tornerò a casa.

Taki

Finalmente a casa per pranzo mi gusto un buonissimo ramen che Mitusha ha preparato e, appena finito, mi ferma ancora un po' per parlare, prima di tornare in ufficio. -Goha oggi era proprio strana, non trovi?- mi dice in tono preoccupato, tanto da farmi spaventare. -Ma che dici? Solo perché si è alzata tardi?- rispondo, sentendomi un po' in colpa per non averle prestato particolarmente attenzione a causa della fretta.

-No, non era sé stessa! Non sapeva dove fosse, cosa fare, dove andare... Taki, e se non fosse lei? Se nel sonno si fosse scambiata con un altro?- le sue parole arrivano alle mie orecchie come un pugno in pieno petto: la mia bambina allora dov'è?! In quale moccioso si è trasferita? Caccio quei brutti pensieri da padre iperprotettivo e torno alla realtà rispondendole: - Ma se gli scambi di corpo servivano ad avvisarci della cometa Tiamat, adesso che motivo avrebbe di avvenire? Non pensavo potesse succedere ancora.-

-Probabilmente a salvare la nostra famiglia da qualche catastrofe futura, non deve per forza accadere ora. Anche mia nonna e mia madre si erano scambiate di corpo con giovani della loro età di luoghi lontani, ma non si sono mai incontrati.- replica decisa, così che le mie paure tornano a galla.

Mitsuha

Goha rientra dopo scuola accompagnata da Aiko, grazie al cielo la secondogenita di Saya-chin le ha prestato soccorso! È piuttosto persa ancora e lo si nota da come si guarda attorno meravigliata e prova a chiamarmi “mamma” poco convinta. Guardo mia figlia come se fosse un alieno, eppure la capisco così bene! Anch'io per le strade di Tokyo mi ero sentita spaesata eppure entusiasta di vivere quella vita così colorata e frenetica! Lei torna nella sua camera e non si fa vedere fino a cena, quando Kazuo le bussa insistentemente alla porta e la sorprende... sì, anche lei a toccarsi il petto! “Tale madre tale figlia” penso, anche se in realtà non ero io e non è mia figlia che occupa il suo corpo. Mi viene in mente un'idea: corro in camera e prendo un faldone dal comodino e lo porgo a Goha: lì sono raccolte le pagine che abbiamo scritto io e Taki nel periodo di distanza tra noi, mentre io ero a Tokyo e lui a Tiamat per lavoro, dove abbiamo provato a ricostruire i nostri ricordi degli scambi. Le dico di leggerle e non preoccuparsi, che è capitato anche a noi, che la comprendiamo, o forse sarebbe meglio dire “lo” comprendiamo.

Taki

Appoggio la scelta di Mitsuha nel far leggere le nostre avventure l'una nel corpo dell'altro a Goha che, appena sentite le sue ultime parole, ha come un sussulto e una lacrima le scende dagli occhi. Abbraccio mia figlia, o chiunque sia, istintivamente e sento il suo battito cardiaco aumentare. È chiaramente spaventata da tutto questo, ma pian pianino si calma e ricambia l'abbraccio piangendo. Gli dico che non c'è bisogno di parole, se non vuole raccontare da dove viene e chi è, ma che gli vorrò bene come se fosse mia figlia. Sorride e ringrazia per la comprensione, finalmente sereno.

Kazuo osserva la scena stranito: è l'unico a non capire che cosa sta succedendo, ma lo rincuoriamo dicendo che tra qualche anno probabilmente comprenderà anche a lui. Cenando annuncio che in luglio arriveranno sia la famiglia di Tsukasa e Okudera che quella di Takagi e Akane per il festival d'estate organizzato per i turisti della zona e persino Goha sembra entusiasta dell'idea, anche se non ha idea di chi siano. Che speri di esserci quel giorno?
 

Luglio 2039 – Tiamat

Mitsuha

Oggi è il dodicesimo compleanno di Kazuo, e Goha per festeggiare e lasciare a noi adulti i preparativi del festival esce con il fratello, Yuko e Aiko, Keiichi e Kaori a fare un pic-nic sulle sponde del lago. È stata una vera sorpresa per Kazuo l'arrivo anticipato di Kaori, la sua amica d'infanzia figlia di Takagi e Akane, mentre lo stesso sembra Aiko per Kaori, visto come hanno iniziato subito a parlare nonostante non si conoscano, ma d'altronde hanno la stessa età.

Goha mi ha davvero sorpreso in questi mesi: riconoscevo subito quando non era lei agli inizi, ma pian pianino si è “adeguata” alla persona che dovrebbe essere. Che abbia preso spunto dalla nostra storia e si siano dati delle regole? Ogni tanto mi accorgo ancora che qualcosa non va, come per esempio l'altro giorno mi ha chiesto una mano a cucinare un piatto che solitamente sa preparare anche da sola, oppure a farsi acconciature o indossare il kimono. L'idea però della festa per il fratello non so di chi sia, da quale delle due Goha provenga, ma è stato senz'altro un pensiero molto carino.

Taki

Mentre dirigo i lavori per l'allestimento degli stand in paese scorgo Goha che corre verso casa, appena mi vede si avvicina a me e dice di essersi dimenticata la chitarra di Kazuo e che lui e Kaori vogliono fare un piccolo concerto alla festa, perciò si vogliono esercitare. La osservo mentre si allontana fino a diventare quasi un puntino e la noto nuovamente quando sta per tornare alla spiaggia, mentre il sole sta per tramontare. Non corre più però: si è fermata di colpo e poi ricomincia a camminare al rallentatore. O così pare a me fin quando non la vedo incrociarsi con un ragazzo alto, atletico, dai capelli gellati in su... anche lui pare riconoscerla perché si ferma davanti a lei. Si parlano, anche animatamente ad un certo punto, ma per sciogliersi in un abbraccio.

Si staccano solo all'arrivo di quello che sembra essere il fratello gemello del ragazzo: la sua copia con un paio di occhiali e i capelli lasciati liberi. Perché qualcosa mi dice che dovrei conoscerli?

Mitsuha

Goha rientra in casa con la chitarra in mano: non doveva portarla alla spiaggia a suo fratello? Mi chiama con insistenza e la raggiungo: alla porta ci sono Tsukasa e Okudera con i loro figli, ormai diciannovenni. Sono anni che non li vediamo: tra il lavoro, la scuola e i loro impegni non li vedo da quando erano bambini. Ricordo che Goha giocava con Toshiro e litigava con Masashi che le faceva i dispetti. Ora, forse, saranno abbastanza grandi da non darsi fastidio a vicenda, anche se, noto ora, Masashi e Goha sembrano già in confidenza, come se si conoscessero già.

Entrano in casa e preparo il thé: Goha si offre di aiutarmi, ma Masashi la ferma e prepara lui la tavola. Lo ringrazio, sorpresa: sa esattamente come disporrei le tazze, lo zucchero, i tovaglioli e i cucchiaini. Anche Tsukasa e Okudera sembrano sbalorditi con quanta naturalezza si muova in una casa non sua.

-Goha, non dovevi portare una certa cosa a tuo fratello?- le ricordo, sperando che si porti dietro i due fratelli, così da lasciarci soli. Coglie il segnale e assieme escono di casa.

Taki

Al mio rientro trovo i miei amici venuti da Chiba per il festival: li accolgo con un caloroso abbraccio, tanto mi sono mancati! Chiedo subito come va a Chiba e loro mi rispondono sorridenti che va tutto bene, ma sono un po' perplessi per Masashi che lo vedono stranamente diverso a volte. -Certi giorni mi ricorda te alle superiori- dice Tsukasa e Okudera annuisce. -È tipico dell'età, a quanto pare!- cerco di scherzarci su, anche se è chiaro anche a loro che qualcosa non vada. “Aspetta... Goha che si comporta da maschiaccio, Masashi che sembra me... Non è che si sono scambiati loro due?!” Penso all'improvviso. -Perché non chiamiamo anche Takagi, Akane e i ragazzi? Andiamo a mangiare qualcosa fuori...- faccio per distrarli e capirci di più in quella storia. Usciamo di casa e raggiungiamo i nostri figli sulla spiaggia che stanno cantando attorno ad un falò.

Sembra che si siano integrati tutti, anche Toshiro parla fitto fitto con Yuki: sono due ragazzi seri e amanti della natura, starebbero bene assieme!

Mitsuha

Non vedo più Goha e Masashi tra di loro: -Dove sono?- chiedo a Kazuo. Mi risponde che sono andati al pontile a fare una passeggiata, così mi avvio anch'io per radunarli. È già buio, ma non abbastanza da accendere i lampioni e in quella penombra scorgo due figure lontane sedute sul pontile. Hanno i visi vicini, abbastanza da poter vedere solo gli occhi dell'altro. Solo quando esplodono in una risata imbarazzata mentre si sfregano i nasi, mi accorgo che sono Goha e Masashi e li chiamo, rompendo il loro momento di intimità. Sussultano sentendo la mia voce e un po' scocciati mi seguono. So già che probabilmente le sentirò su da mia figlia per averle rovinato il momento romantico, ma era meglio che farsi vedere da me mentre si baciava con lui, no?

Al ristorante si comportano come una coppia e tiro una gomitata a Taki per farglieli notare: anche lui ha pensato la mia stessa cosa e ci pare sempre più evidente come si siano conosciuti così bene: l'uno dentro il corpo dell'altro come me e lui. Formano un bel gruppo i nostri figli e anche Taki, Okudera, Tsukasa, Takagi e Akane concordano. Per un attimo me li immagino tutti sposati tra di loro: è stato come una visione dentro un sogno: uno spettacolo magnifico.

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Note:

È stata un'impresa scrivere questo capitolo: è da quando ho iniziato a scrivere questa storia che ho in mentre come sarebbe finita, ma fin quando non ci si mette in concreto è tutt'altra cosa, specialmente quando si arriva all'ultimo capitolo e non lo si vuole rendere banale. L'inizio è stato scritto ancora a inizio settembre, mentre la conclusione a novembre, dopo aver comprato il dvd (anzi, i dvd, visto che ho acquistato a Lucca comics il box da collezione) di Your name e averlo visto e rivisto... Quanto lo adoro!
Ho scritto in totale con gli scorsi capitoli circa 50 pagine... è la fan fiction più lunga in termini di pagine che abbia mai scritto perciò sono molto orgogliosa del mio risultato! Grazie Shinkai per averci dato Your name!

Devo ringraziare un mio amico in particolare per avermi accompagnato al cinema a vederlo, per avermi sopportato sentirne parlare all'infinito e avermi dato la dritta del nome Goha, ovvero “cinque foglie” grazie al suo corso di giapponese e per aver letto i miei primi capitoli, dandomi le prime impressioni: Masashi sei tu, anche se probabilmente non arriverai mai a leggere fin qui! ;-)

A Flos Ignis devo un enorme ringraziamento (e ancora una colazione!!!! ) per le correzioni dei capitoli (per questo in particolare perché ho fatto parecchi errori per via dei momenti diversi in cui l'ho scritto) e a Manto un altro GRAZIE per aver condiviso con me questa passione: voi siete Aiko e Yuko, mi spiace solo non aver potuto sviluppare questi personaggi in questa storia...

Ringrazio Mr Creepy, multifandomiana e izumeh per aver aggiunto la mia storia tra le preferite o seguite! Spero possa aver soddisfatto la vostra voglia di avere un seguito! Io almeno l'ho scritta per quello! ;-) Grazie anche a tutti coloro che hanno recensito stimolandomi a continuare!

Leggendo le interviste a Shinkai del cofanetto del film e guardando video su Your name, che negli ultimi mesi hanno fatto, ho notato delle incongruenze o affinità con la mia storia: Mitsuha sarebbe diventata stilista per il regista e proprio per questo nella seconda parte del capitolo è l'ho resa sarta, ma direi che è comunque appropriato in quanto già in precedenza faceva anche lavoretti di sartoria, oltre a intrecciare cordini... Inoltre nel manga viene raccontato che lei arriva a Tokyo per studiare all'università, assieme a Sayaka e Teshigawara. È anche chiaro in alcune scene del film che non è da poco in città e che Taki abita ancora con il padre, ma questi dettagli non si notano nel libro, perciò li avevo scordati. Okudera si è sposata davvero con Tsukasa! Quanto amo azzeccare le ship! ;-) Taki ha davvero solo il padre perché i suoi han divorziato e per il regista, su suggerimento di un fan, sarebbe stata un'idea carina se lui e Takagi avrebbero ricostruito Itomori, cosa a cui avevo pensato parzialmente! Ho sbagliato invece la data del festival di autunno: è il 4 ottobre e non all'equinozio! Anche i compleanni di Mitsuha e Taki ho scoperto che sono il primo dicembre... quindi tanti auguri ragazzi!!!!

Per la prima parte del matrimonio mi sono informata da questi articoli: http://www.tradurreilgiappone.com/2016/05/04/matrimonio-giappone/ e https://ilbiancoeilrosa.it/il-matrimonio-shintoista/ anche se ho fuso la tradizione giapponese a quella occidentale con le fedi.

Il “ding” che ho ripreso durante lo scambio degli anelli è quel suono che durante il film si sente quando i due si incontrano al tramonto e mi è sembrato ottimo per ridare quel senso di magia dello scambio, anche se questo non avverrà più tra loro.

Ho ripreso il cordino originale del film che è esattamente come ho descritto per le bomboniere, mentre nei capitoli precedenti era solo rosso per rafforzare l'idea dell'amore predestinato.

Altre due citazioni sono “l'altro mondo”, ovvero quello degli spiriti della montagna e la frase conclusiva del capitolo, spero le avrete notate!

Il nome Kazuo non è casuale ma significa “primo maschio” e ci tengo a sottolinearlo perché davvero il primo dopo 5 generazioni della famiglia Miyamizu di cui mantiene il cognome, in quanto in Giappone c'è la tradizione che se la famiglia della sposa è più importante allora si assume il suo cognome e non quello del marito.

Gli altri nomi sono stati scelti in base ai significati che mi piacevano: Aiko (secondogenita di Sayaka e Teshigawara) significa “bambina d'amore”, simile alla sorella Yuko, “bambina affettuosa”, Toshiro, o almeno il nome Toshi, significa “sveglio, splendente, intelligente” e infatti sarebbe un ragazzo molto studioso e serio, mentre il suo gemello Masashi, che significa “elegante, splendido”, è più l'opposto: scherzoso e solare! ;-) Notare come siano però “splendidi” entrambi, ma in maniera diversa! ;-) Keiichi, figlio primogenito di Takagi e Akane significa “figlio prezioso come un gioiello” e la sorellina Kaori invece “profumi intrecciati”, un po' come i fili! ;-)

Mi piacerebbe continuare le loro storie, specialmente quelle di Goha e Masashi, magari continuo sotto il loro punto di vista raccontando il loro scambio!

Fatemi sapere se vi piacerebbe! Un altro grazie a tutti anche solo per essere arrivati fin qui!

Se vi va di passare ho aperto una pagina facebook in cui condivido frasi e immagini varie del mio mondo, per così dire, se volete conoscermi meglio! Si chiama Fairy Floss: https://www.facebook.com/fairyflossblog/?ref=br_rs , vi aspetto anche lì! :-)

Baci,

Ori_Hime

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