Sproloqui

di GanzoBello
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Friend-zone non Esiste ***
Capitolo 2: *** Senza Titolo ***
Capitolo 3: *** Lo Specchio ***
Capitolo 4: *** L'Amante di Freyja ***



Capitolo 1
*** La Friend-zone non Esiste ***


Un giorno nel mio bar preferito entrò un giovane ragazzo in lacrime. Era un ragazzo giovane non più di 20 anni, aveva grosse lacrime, capelli marroni, una folta barba e dei risvoltini.  Il Barista lo raggiunse subito e cercò di farlo calmare nonché di farlo ordinare. Il giovane sembrava essere in una profonda depressione, una di quelle tanto profonde da poterci vedere Adele rotolare dentro.  Bastò un sorso di birra per far calmare lui e le sue lacrime, due sorsi per fargli sciogliere la lingua col barista. Fui davvero curioso di ciò che poteva dire un tale individuo quindi prestai orecchio a quelle (stupide) lamentele. -Beh ti ricordi di Laura?-  Lo sguardo del barista diceva tutto "Io non so chi sei te, figurati Laura". -Si perfetto mi hai capito Laura, proprio Laura, sai che mi ha fatto? - Nel mia testa si componevano milioni di possibili storie: gli ha sparato, gli ha fatto le corna, gli ha detto che in realtà è un uomo, gli ha proposto per il terzo anniversario l'ananas, gli ha confessato di avere un amante, gli ha confessato di appartenere ad una setta segreta che idolatra Renzi e la sua macchina dei terremoti.  - Laura ... Laura mi  ha ... Laura mi ha friendzonato - disse singhiozzando.  Una risata di pancia frantumo l'aria seria che il giovane ragazzo aveva cercato di creare.  - Ciro cerca di avere un po di tatto - mi rimproverò il barista.  - Zitto Gianni e fammi almeno ridere che non sentivo una ca***** così grande da un bel po di tempo -  - Che ridi, guarda che è una cosa seria! -  - Si hai ragione, dopo la fame del mondo ed il fatto che tre quarti del pianeta sono plastica, uno dei problemi più grandi del mondo è  la friend-zone. Chi non lo sa? -  - Esatto la friend-zone è un problema serio! Guarda che sono tantissimi i bravi ragazzi come me che ne soffrono! - disse con i lacrimoni negli occhi.  - Senti coso, intanto ti asciughi gli occhi, secondo mi lasci finire la mia birra in pace che sei già diventato noioso -  - Vede che sono le persone lei che portano questo mondo allo sfacelo, quelli che sostengono che i problemi degli altri siano divertenti, quelli che sostengono che la psicologia è una bufala, quella che dicono che i problemi quali la friend-zone siano solo invenzione di gente che non sa fare niente! - - Vedi allora che hai anche un po' di cervello lì dentro? Tu sai bene cosa penso io della tua razza, quindi che cosa ti ostini a sprecare fiato -  Il suo sguardo era pieno d'odio e di disprezzo, cercò di controbattere, ma con un rutto lo zitti all'istante. - La Friend-zone non esiste. Le ragazze non decidono di vederti come un amico solo perché una forza maggiore dell' universo ha deciso che questo dovesse accadere. Se ti vedono come una amico è perché o tu o lei si comporta come tale. Che poi tu sia un pervertito che ha frainteso le  sue intenzioni, quello io non lo metto in dubbio. - - Ma come può dire che io sia un pervertito? Come può dire che io mi sia comportato come un amico? Pensa che portarla a cena è un comportamento da pervertito? Pensa che cercare sempre di tenerla su di morale sia da amici? Pensa che offrirle la cena, andarla a prendere in piscina e farle da spalla siano comportamenti così ignobili che autorizzano qualcuno a trattarmi in quel modo? - - L'hai fatto perché te la volevi Tr******? - - Ma come si permette? Io l'amo! - Un'altra risata distrusse quel poco di aria seria che si era venuta a creare. -Pensa che queste parole siano così divertenti dette da me solo perché ho questa giovane età? - - No, per nulla. Le parole anzi sono serissime, è la persona che le pronuncia che mi fa ridere. Ma come fa a sostenere che lei l'ama? Lei che dopo il primo " ti vedo solo come un amico" è venuto qui, con le lacrime agli occhi a lamentarsi e a cercare attenzioni. Faccia un favore a se stesso, non dica baggianate. Se fossi in lei andrei a chiedere scusa a quella ragazza, per tutto il tempo in cui l'ha ingannata. Lei ha instaurato un rapporto con quella ragazza. Lei ha fatto in modo che quella ragazza si fidasse di lei, così poi da ricattarla per potere avere un rapporto con lei. Lei non è una persona, lei è un sasso. Uno di quelli piccoli che si infilano nelle scarpe, che non escono facilmente e che fanno un male ... sa che le dico lei mi ha stufato, mi ha profondamente rotto con la sua presenza, presto si dia un contegno, esca dal mio bar e se ne vada rotolare insieme ad Adele in qualche posto profondo. - Con questa frase il povero e depresso giovane se ne andò per la sua strada, non l'ho più visto nel bar di Gianni, fu un vero peccato visto che gli addebitati lei mie birre. Cattivo penserete voi ? Beh si, ma mai quanto lui. In ogni caso che serva da lezione a lui e ha tutti quelli che osano entrare nel mio bar. Ricordatevi che le vostre lacrime da coccodrillo ve le dovete tenere in casa vostra e soprattutto: La Friend-zone non esiste!

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Capitolo 2
*** Senza Titolo ***


Foglio bianco. 

Mani in faccia, pensieri che volano e cercano di dare sfogo a tutte le idee che ogni giorno affollano la mia mente. Parlare del referendum, della televisione, delle persone, della droga, dell'alcolismo o dell'amore? 
Tutto già scritto, tutto già visto. 
 

Niente di nuovo, l'originalità non sempre tocca il mio essere. Difficile immaginare l'irreale disse qualcuno che forse la sapeva più di me. 

Respiro, profondo, ancora più profondo. L'ossigeno brucia nelle narici, il sangue ribolle nelle vene, l'alcol circola nella testa, gli occhi si offuscano e l'ispirazione arriva. 

Musica a palla, possibilmente Caparezza. Musica con alti bassi e voce veloce. Le parole volano, lo scritto rimane. 

La pagina bianca fissa me come io fisso lei. Ci scrutiamo un po come lo scultore e il blocco di marmo. Entrambi sappiamo che l'opera e già conclusa nella nostra mente, ora rimane solo la parte più complessa, lasciarsi impossessarsi dalla scrittura. 

E' complessa perché ogni parte di noi cerca di rimanere attaccata al proprio essere caratteristica comunissima nell'essere umano. Peccato che nella scrittura non aiuti. 

Quando scrivi non devi mai essere tu. 

La gente non vuole mai sentire te.

Al massimo vuole sentire parlare di te, ma questa forse è la peggiore delle opzioni disponibili. 

Parafrasando qualcuno più famoso di me che non conoscete, che ha scritto un libro più famoso di me che non conoscete ...

"La gente a queste riunione a circa dieci minuti per poter esprimere tutti i concetti che sono riusciti a scrivere in quei piccoli libri che riassumo la loro vita. Le molestie di un padre condite da una vita in cui non riesci a trovare un lavoro, ma poi la speranza data dall'amico che riesce a capirti, ma che incredibilmente ti avvicina alla droga e ...
Ops mi dispiace il tempo è finito. Le faremo sapere."

Chi mi azzecca la citazione magari è più bravo di me che non so fare altro che fissare ancora il foglio bianco.

Scrivo porcate, cazzate, cose frastagliate, idee mezze logorate dall'alcol, pensieri non miei  che possibilmente infrangono qualche copyright. Niente riesce a superare il tasto cancella. 

Il bello di un sistema operativo pensato per nascondere gli errori dell'uomo, non mostra gli errori. Ogni tanto penso che se Steve Jobs avesse avuto il coraggio di imporsi e far valere un opinione davvero originale come quella di far vedere in uno spazio laterale tutti gli errori che una persona fa, penso che lo avrei apprezzato di più come persona. 

Ancora bianco. 

Niente. Le immagini nella testa, si avvolgono e si storcono nella testa come nell'uragano di Oz. Il tempo inizia a rallentare la propria velocità , i secondi diventano minuti e le ore diventano anni. Il bianco dello schermo mi abbronza, brucia la pelle biancastra che tanto amo. 

Ridi? Dimmi che almeno ridi di me stupida ninfa, che mi guardi mentre mi distruggo, che non apprezzi la mia volontà, che non stuzzichi per niente la mia creatività e che non accetti neanche il mio misero invito a prendere possesso di me per scrivere questa stupida pagina bianca. 

Penso a tutte le cose che la gente ritiene importanti, in questo momento sono lontane. 

E' lontana la terra, è lontana la casa, è lontano il corpo che mi ospita, è lontano il sangue che mi circola. Sono lontano perfino io...

Finalmente trovo il coraggio. 

Ritorno nel mio corpo, ritorno nella mia casa, nel mio mondo , afferro la tastiera, mo sgranchisco le dita e con gli indici scrivo in quella dannata pagina bianca. 

Vaffanculo. 

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Capitolo 3
*** Lo Specchio ***


Vi siete mai guardati nello specchio per più di qualche minuto?
Cioè ogni mattina vi svegliate, andate in bagno, vi lavate e poi *puff* ecco vi state guardando allo specchio.
Sono ipnotici, cioè non proprio loro, infondo è solo l’unione di un vetro con una tinta argentea, ma le loro abilità, le loro abilità sono quelle che ti piegano.
Vedere la realtà da un altro punto di vista quello sì che riesce a ipnotizzare chiunque. Perfino il nostro protagonista.
Lui si chiama Lore, la storia del suo nome è molto particolare ma oggi la lasceremo stare… Ok dove eravamo ah sì certo….
Lore ama specchiarsi la mattina, ama veder che dopo la prima doccia della giornata il suo corpo brilla delle piccole gocciole posate sopra agli addominali scolpiti con tanto sforzo, i suoi capelli corvini piegati all’indietro e le piccole rughe che si sono create in anni di risate e ginnastiche facciali.
Faceva l’attore, non aveva mai pensato fosse possibile, ma faceva ormai l’attore professionista da alcuni anni, guardandosi nello specchio riusciva a vedere ogni espressione fatta per poter intrepretare al meglio un piccolo bambino, un astuto passante, il saggio Salomone o il più tormentato Macbeth.
Tutti, tutti avevano lasciato un piccolo segno semi-invisibile sul suo volto, ne andava molto fiero… erano come le cicatrici per un guerriero o i calli per un chitarrista… peccato che stessa sorte non toccasse per le occhiaie che contornavano i suoi piccoli occhi neri.
Oscure e profonde delineavano perfettamente i contorni dei suoi occhi lasciando trasparire ai vari amici che lo guardavano struccato, che le notti passate in bianco, lavorando per pagarsi la sua passione non erano lontane come loro pensavano…
Aveva lavorato come proiezionista per il teatro dove ogni tanto faceva gli spettacoli. Che bella metafora della vita, la mattina era un attore capace di sorprendere le varie scolaresche che lo venivano a vedere per la sua bravura e la sera era il triste ed anonimo proiezionista che trasformava il suo adorato palco in un piccolo cinema di provincia in cui venivano proiettate storie di tristi attori pagati fior fiori per interpretare un povero stupido studente in un campus di donne. Quanto odio che provava per il cinema. Più di quanto si possa immaginare.
Ma ora era tutto passato, ora faceva l’attore professionista, tutto ciò che era superato, tutto aveva raggiunto l’apice da lui sempre desiderato, ora più nulla poteva separarlo da quello che aveva sempre agognato, ora lui era diverso, ora nessuna cosa poteva contradire il suo nuovo essere. Tranne le sue occhiaie.
Le sue occhiaie erano la prova esistente del suo passato tormentoso e nello specchio sembravano quasi allagarsi minuto in minuto per punirlo per ciò che aveva fatto.
-Basta! - urlava nella sua testa ogni qualvolta succedeva e le occhiaie smettevano la propria corsa. -Il passato non si cancella, ma si può dimenticare - diceva sempre.  Era quasi diventato il suo motto, per quante volte lo diceva ai propri colleghi o ai propri amici, il personale mantra che poteva salvarlo dai propri demoni.
Chi lo sentiva spesso si chiedeva se in quelle parole lui ci credesse o cercasse conforto, nessuno nonché meno i suoi amici sapevano penetrare in quelle piccole parole cariche di speranza e di tristezza. Nessuno sapeva cercare la verità nei suoi occhi neri come la pece che si scurivano al pensiero ogni qualvolta sentiva una domanda riguardo al suo passato o una rivolta ad una ipotetica amante.
Nello specchio cercava i segni dei succhiotti passati, vicino alla barba o alle labbra niente tralasciava i passati baci carichi di passione, i morsi carichi di desiderio, le lingue cariche di parole mai dette … Niente di loro neanche una traccia.
Il proprio viso è qualcosa di magico. Fa trasparire solo ciò che vuole far trasparire … cerca di proteggere il proprio padrone come un cucciolo che inizia il nuovo rapporto col suo padrone, ma malgrado tutti i suoi sforzi certe cose non rimangono seppellite così facilmente…
Non è vero Lore?
Non basta cambiare il nome, scappare dalla propria città, volare via dal proprio stato e cambiare il proprio aspetto per poter seppellire il proprio passato.
Non è vero Lore?
Non basta sacrificarsi nel lavoro e cercare di migliorare la propria vita inseguendo i propri sogni per seppellire ciò che si ha fatto.
Non è vero Lore?
Non basta specchiarsi ogni mattina sempre e solo nello stesso specchio e cercare di guardare solo i propri pregi. Il passato non morirà sotto quelle parole, di certo non lo farà per te Lore …
Non lo farà per una persona così falsa.
Non lo farà per te che cerchi di vivere anche se hai fatto quello che hai fatto. Il passato sa ciò che hai fatto Lore, il passato ed io. Perché io Lore, io Lore c’ero.
Ero lì a fissarti, mentre ti accorgevi di quello che avevi fatto. Ero lì mentre ti rasavi i capelli. Ero lì mentre davi fuoco alla casa che ti aveva ospitato fin da bambino per nascondere tutto sotto ceneri piene di colpe e indizi.
Povero Lore, così tormentato.
Così ingabbiato.
Ti sorprende? Parlami tanto so che mi senti!
-Basta! Smettila tu non esisti! –
No qui ti sbagli Lore, io esisto e tu lo sai bene. Il dottore si sbaglia.
-No, il dottore ha ragione e tu hai torto, tu sei solo una stupida voce che mi dice cose che non sono mai successe –
Eppure tu hai sempre paura di aver combinato qualcosa Lore, chissà come mai hai questa coda di paglia?
-Smettila, smettila! Tu non esisti, io non ho colpe! Sono solo uno stupido attore, uno stupido attore che non sa recitare, che non ha mai avuto fortuna e che non è mai stato amato. Lo so! Lo ammetto!
Non ho mai avuto possibilità di lavorare neanche come cameriere figurati come proiezionista! Ogni tanto recito come una stupida comparsa ma niente più!
Io ti odio! Stupida voce! Stupida, stupida, stupida lasciami in pace vai a tormentare chi veramente ha commesso quello di cui parli tu! Io mi chiamo Lorenzo non Lore, non ho mai avuto un cazzo dalla vita e sono stanco di sentirti ogni volta che mi rivedo allo specchio! –
Lore, Lore, Lore ma non lo sai? Io non ti lascerò mai tu sei colpevole, non importa di cosa, a me interessa solo tormentarti per l’eternità. Io non ti lascerò mai, tu sei mio Lore e lo sei per l’eternità.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** L'Amante di Freyja ***


In questa vita di cose ne ho viste parecchie, ma penso che quella che più ricorderò sarà lei che piange. Anche se sono su un letto di morte riesco a rivivere perfettamente quel momento e raccontandolo vedo ancora tutti i minimi particolari che mi segnarono in quel giorno ...

"Avevo vent'anni, sentivo ancora il sangue ribollire nelle vene, il sguardo mi dava sempre quella sensazione. 

Mi fissava dall'angolo della stanza con i suoi occhi grigi cariche di lacrime dorate. 

-Non mi fissare – disse – Mi metti a disagio. Se sono qui non è colpa tua, cerca di andare a importunare qualcun altro.

-Ma tu stai piangendo, piangendo oro, come mai?

-Cosa ti sorprende di più? Levati coglione, vai a fare le tue stupide domande ad un'altra ragazza 

Mi ricordo ancora la sua voce carica di odio, ringhiava come un animale ferito. Non so cosa mi spinse a fare quello che ho fatto, ma una voce dentro di me disse che era giusto. Mi sedetti nell'angolo opposto a lei.

-Cosa non capisci nella frase "vattene via da qui!"?

-Il "vattene", penso che in quelle condizioni possa assumere valori veramente diversi.

-Fai come cazzo vuoi, vattene, rimani fai quello che cazzo vuoi, ma evita di rompermi i coglioni. Ho abbastanza su cui pensare.

Non era mai stata così scorbutica ed anche se quelle in realtà erano state le prime parole che noi ci fossimo mai scambiati la sensazione che qualcosa non andava... 

-Che è successo? Ti va di parlarne?

-Non riesci proprio a non rompere?

-Se c'è una ragazza che piange di fronte a me, no per niente, poi figurati se piange oro...

-Lasciami, tu non c'entri niente, non puoi far finta di non aver visto niente ed andartene? – disse strofinandosi gli occhi con le dita, che rimanendo macchiate iniziarono a brillare, facendo risaltare la sua pelle bianchissima. 

-Se non c'entro io, c'entra qualcuno della mia specie. 

-Specie?

-Si, gli uomini. Riconosco le lacrime causate dagli amori non corrisposti, che esse siano di acqua o d'oro, hanno tutte sempre la stessa forma. 

-Siete tutti uguali, tutti che pensano di riuscire a leggere dentro la mia testa... siete solo degli illusi.

-Piacere sono Illuso, i miei amici mi chiamano anche Peppe, ma se sceglierai il nome informale non mi darà fastidio.

Una risata deviò i fiumi d'oro che correvano sul suo viso.

La sua risata coperta dall'oro penso sia uno dei ricordi più felici che un uomo posso avere. La comparsa di milioni di arcobaleno in un cielo stellato alla vista di una luna rossa non potrebbe neanche un decimo del valore di un suo sorriso immerso nell'oro delle sue lacrime. In questa vita non avrò mai più la possibilità di rivederlo, ma giuro su di me e sugli altri, che se il paradiso esiste ed io potrò mai vederlo... Allora so che lassù troverò lei! Che mi aspetta con il suo splendido sorriso! 
Ma in quei tempi ero giovane e non seppi mai apprezzare abbastanza quel sorriso ... 

-Sei proprio un idiota signor Illuso!

-Si quello è il mio cognome, sono il signor Illuso Idiota, al suo servizio! Mentre lei? Lei come si chiama?

Porgendogli un sottil fazzoletto di stoffa per pulirle il viso, mi accorsi che l'oro liquido che usciva dai suoi occhi era talmente caldo che inevitabilmente il fazzoletto prese fuoco. 

-Mi dispiace era un importante?

-Solamente un piccolo cimelio di famiglia, tranquilla ...

-Mi dispiace è tutta colpa mia, è sempre colpa mia ...

-Si anche il non saper il tuo nome è colpa tua, anzi possiamo dire che sei proprio la causa unica!

-Mi chiamo Freyja, come la dea scandinava...

-È per questo che piangi oro?

-È un po' più complesso ma si possiamo semplificarlo così...

Finalmente aveva smesso di piangere e le sue guance si erano dipinte di rosa. I denti bianchi sporchi di qualche goccia d'oro risplendevano nella sala rilasciando una sorta di area di felicità comune.

-Sembra che la crisi sia scongiurata

-Sembra pure a me, ti va di uscire a prendere aria?

-Sicuramente signorina dea..."

Secchi e duri colpi di tosse bloccarono il mio discorso.

-Nonno, nonno stai bene, come finisce la storia?

Cercavo di rispondere, ma oramai la voce non voleva più uscire.

-Nonno non mi lasciare proprio ora, raccontami! È da questa Freyja che è nata mamma? Nonno è per questo che io piango oro? Nonno, nonno non mi lasciare!



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