Aliquem

di Asiaelle
(/viewuser.php?uid=653256)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Prima di mettere piede su Silva A29 per la prima volta, Adhara non si sarebbe mai sognata di usare i suoi poteri biotici contro di me e il fatto che non fossi ancora in grado di usare armi da fuoco mi metteva in una condizione di grande svantaggio.
Strisciai in silenzio dietro le rocce, vicino al ruscello.
Adhara continuava a guardare in direzione del sentiero convinta di avere tutto sotto controllo.
Il muschio che era cresciuto sul masso attutì i suoni abbastanza da permettermi di salire in alto senza che lei si accorgesse di me.
Le saltai addosso, alle spalle, facendola cadere di faccia nel fango.
Ero ancora avvinghiata a lei quando la sentii tremare e vidi la sua pelle blu-violetto illuminarsi come succedeva sempre quando utilizzava i poteri biotici.
I corpi di entrambe si sollevarono di diversi centimetri da terra, ma io non mollai la presa, lei riuscì a voltarsi verso di me e ne approfittai per sferrarle un pugno in faccia.
Gocce di sangue viola schizzarono fuori dalla sua bocca e restarono sospese a mezz'aria.
Precipitammo a terra ed io rotolai lontano.
Ci alzammo in piedi e lei cercò di farmi saltare via con un altro dei suoi giochetti.
Inciampai, ma era troppo nervosa e inesperta per creare un campo di forza in grado di spazzarmi via.
D'accordo, non ero armata, ma come sempre avevo più sangue freddo di quella biotica.
Avanzai velocemente e sbattei contro una barriera protettiva.
Conoscevo abbastanza le sue difese da sapere che non avrebbe resistito a lungo e quando la barriera andò in frantumi le assestai un calcio nello stomaco che la fece piegare in due dal dolore.
Accesi lo scanner e mi guardai intorno mentre Adhara era ancora a terra: non era mai stata un granché nei combattimenti corpo a corpo; solo quegli idioti della sua squadra potevano decidere di lasciarla da sola a guardia della base sopravvalutando i suoi poteri biotici.
Lo scanner mi segnalò un cristallo all'interno dell'albero più vicino e mi bastò staccare un po' di corteccia gialla per scoprire che era stato incastrato nel legno.
Stavo per estrarlo quando mi accorsi che le mani mi bruciavano e si stavano riempiendo di vesciche.
Il prurito era insopportabile e difronte alla mia esitazione, Adhara, tornata in piedi, ne approfittò per creare un campo di forza che mi sollevò in aria.
La guardai dall'alto.
"Stronza." Le dissi.
Lei scoppiò a ridere: era sempre stata molto dolce, persino negli addestramenti.
Dai nostri factotum giunse la voce di Erras: "la Squadra 3 ha vinto portando alla Base Madre il cristallo della Squadra 1. Tornate tutti indietro, ce ne torniamo a TP."
Adhara mi lasciò cadere a terra, ma poi si avvicinò e afferrandomi per un braccio mi aiutò a rialzarmi.
Recuperò il cristallo incastrato nel tronco senza che la sua pelle ne risentisse.
"Ok, forse non sei così messa male in quanto a biotica, ma senza campi di forza ti fai picchiare così facilmente..." commentai mentre ci incamminavamo sul sentiero.
Mi tormentavo le mani irritate dalla corteccia gialla degli alberi di Silva.
"Oh, davvero? E che dire di te, che punti al porto d'armi da almeno due anni, ma non riesci a superare il test del cecchino?" Mi prese in giro.
Raggiungemmo la nave dove ritrovammo i nostri compagni ed Erras, la nostra istruttrice turian.
Erras sorrise guardando la bocca di Adhara sporca di sangue, poi si girò per rivolgersi a me: "Ehi, Alenko: gliele hai di nuovo suonate alla nostra cara asari?"
Vidi Adhara salire sulla nave con aria indignata.
"Be', con i campi di forza ci siamo quasi, ma dovrebbe dedicarsi un po' di più ai combattimenti corpo a corpo." Dissi all'istruttrice sperando che la mia amica non si fosse offesa troppo. "Senti, Erras... avrei bisogno di una sistemata a queste mani... credo di non poter sopportare il prurito un minuto di più."
"Ve lo avevo detto che era importante studiare la flora e la fauna del pianeta, proprio per evitare questi... incidenti. Sei umana, Alenko e tu più di tutti dovresti sapere quanto è sensibile la tua pelle agli elementi presenti in questo ambiente."
"Sì, Erras..." alzai gli occhi al cielo.
Mi fece segno di salire.
"Ora vieni a bordo... ce ne torniamo a casa."

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Benché Mineie non fosse, naturalmente, Palaven, si trattava lo stesso di un luogo dall'aria piuttosto militaresca e tetra.

Adhara ed io condividevamo la stessa stanza e lei aveva riempito le pareti di disegni che rappresentavano Thessia, ma non ci era mai stata, in realtà: era cresciuta come me nella colonia insieme a sua madre e al padre umano.

La guardai appendere al muro l'ennesima opera mentre io accendevo il computer sulla scrivania.

Mio padre rispose subito alla videochiamata e il suo volto sorridente apparve sullo schermo olografico.

"Ciao, papà." Salutai.

"Tesoro mio! Come stai?"

"Tutto bene, oggi durante l'addestramento siamo stati su Silva."

"Caspita... è fantastico... aspetta, non ti sarai mica fatta male?"

Sbuffai e lo guardai con aria rassegnata.

"Papà... certo che mi sono fatta male: sono gli addestramenti."

Lui parve ancora più preoccupato.

"Sì... ok... solo, non dirlo a tua madre."

Annuii.

I miei genitori avevano sempre rifiutato ogni tipo di violenza e il pensiero che la loro bambina potesse partire per Aliquem era un'idea più che scandalosa.

La mia partenza li aveva distrutti e ci avevano messo molto prima di riuscire ad accettare l'idea che non avrei più abitato con loro nella pacifica colonia.

Mamma e papà erano entrambi insegnanti di matematica a scuola.

"Non dirmi cosa?!"

Sentii la voce di mia madre il cui viso apparve sullo schermo pochi istanti dopo, vicino a mio padre.

"Non starà mica seguendo i passi di quel pazzoide di suo nonno?" Chiese rivolgendosi a lui.

"Sta' tranquilla, cara, non credo Parsy voglia arruolarsi nella Marina dell'Alleanza..."

Intanto Adhara, dall'altra parte della stanza, si sforzava di non scoppiare a ridere.

"Maledizione, mamma, non sono mica nei militari!"

"Solo perché i turian lo chiamano Aliquem non vuol dire che sia poi così diverso."

Ogni videochiamata diveniva motivo di discussione tra me e mia madre.

Riuscii a chiudere la chiamata con la scusa di dover scendere a mensa per cena.

Mi presi la testa tra le mani sopraffatta dalla stanchezza.

Adhara mi raggiunse alla scrivania.

"Davvero tuo nonno era nella Marina dell'Alleanza?" Chiese.

Feci di sì con la testa e alzai lo sguardo verso di lei.

"Era un marine, ma non so molto di lui, a mio padre non piace parlarne... sai com'è fatto... non so neanche come possa essere davvero suo figlio."

Lei scosse il capo.

"E tu, invece? Come puoi essere figlia di un professore pacifista e ritrovarti ad Aliquem?"

Mi strinsi nelle spalle.

"Strana la vita, eh? Tu hai un padre umano, ma sei completamente blu. Andiamo a mangiare, è meglio." Feci io.

"Sono d'accordo, muoio di fame."

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3652953