The Skystoner

di T_D_VLm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The Magic Words ***
Capitolo 3: *** BETWEEN DREAM AND REALITY ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A dir la verità, non so dove ho preso l’ispirazione… forse da quei continui film che mi guardavo, come “Alice in wonderland” o proprio “Finding Neverland”, in cui lo stesso Johnny Depp disse di che ogni grande scrittore inizia da un “Quaderno di pelle e un gran titolo”, e così è stato. Così ho creato Skystoners.

Si sa come sono fatti i sogni… per quando strambi, irreali, anormali che sono, ti fanno sembrare semplici e normali le cose più assurde.
Ma poi, alla fine di ogni notte, quando torni alla realtà, ti accorgi che nulla è semplice e normale. Anzi, tutt’altro.
È per questo che molti si rifugiano nei sogni più strambi. Che chiudono gli occhi per non abbandonare il sogno della notte precedente. Perché si ostinano a ricordarlo, anche se la notte è lontana.
Perché la realtà non ha nulla di semplice e normale. E’ complicata e irreale.
C’è chi si rifugia nei libri più disparati, chi nella musica e altri ancora nelle molteplici passione che il mondo ci dà.
Ma esistono Luoghi, in cui solo persone particolarmente dotate nella capacità di usare sogni e fantasia insieme, possono entrare.
Posti magici, lontano dal caos e dalle vite caotiche che si vivono ogni giorno. Posti capaci di renderti felice, anche se non lo sei affatto, e che ti danno tutto ciò che vuoi senza che nemmeno tu lo chieda… mondi perfetti… mondi magici.
In molti ne hanno scritto, a partire da Lewis Carrol, con la sua folle Alice, a J.M. Barrie, che ne fece capo il più enigmatico bambino che abbia mai visto la luce in ogni forma.
C’erano svariati modi per entrarci: dalla tana di un coniglio, volando verso la seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino, attraverso uno specchio magico.
Modi impossibili, in pratica. Ma il modo più facile, per evadere da questa crudele realtà, e chiudere gli occhi, per un istante, e desiderare tutto ciò che non si ha e che si vuole. Anche le cose più assurde. Creare, inventare e fantasticare… lontano da ogni forma di tecnologia.
Basta chiudere gli occhi, e crederci davvero.
Sognare è l’unico modo per non invecchiare… mai.

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Capitolo 2
*** The Magic Words ***


Elizabeth Black è una bambina bellissima a cui occhi brillavano come rugiada del mattino di un intenso color blu mare, capace di accendere il cuore di chiunque gli guardasse. Anche di chi aveva il cuore arido, ed era incapace di provare alcuna emozione.
Ma la cosa che più dotava Elizabeth, non era la capacità di farsi amare da chiunque. Ma il suo enorme coraggio, che fin dalla più tenera età, gli aveva dato la capacità di essere se stessa, contro ogni previsione degli altri… in ogni occasione.
Non aveva timore di mettere delle scarpe da ginnastica sotto un meraviglioso abito da sera. Non aveva timore
di avvicinarsi troppo ad un serpente con un bastone. Non aveva timore di sparire, per qualche giorno, per rifugiarsi nelle più sue sfrenate fantasie.
Era normale per lei sfuggire al mondo opprimente in cui viveva. Gli serviva per riscoprire se stessa, e per stare in pace con gli altri.
Certo, al suo ritorno –perché tornava sempre-, non è che fosse una passeggiata. Ma poco gli importava.
La mamma gli diceva sempre di aver preso quello strambo carattere dalla sua nonna. Quella stessa nonna che gli diceva sempre di cercare ogni minimo segno della sua propria verità nei piccoli gesti della vita.
Una donna forte. Capace di sollevare il mondo con un dito, e creare posti molto più simpatici, semplici e normali di questo.
Lei scriveva storie per bambini. Ma non storie convenzionali, capaci solo a far imparare al bambino che la leggeva o a cui veniva letta azioni futili e semplici. No! Le storie di Alice Caroline Johnson, erano diverse da ogni stereotipo di storia per bambini convenzionale. Quei libri, erano… erano… sensazionali! Capaci di trasportare chiunque, uomo, donna e bambino, in un circolo di gioia! E felicità! E avventura! E mistero! E tutte quelle cose meravigliose, che ti spingono ad essere forte e coraggioso.
Elizabeth le definiva piccole droghe quotidiane –era una bambina molto sveglia, per la sua età. Infatti, una volta che iniziavi uno dei suoi fantastici libri, non potevi più smetterla, e vagava nell’infinito di quei mondi, così poco ordinari, incapace solo di tornare nella cruda e fredda realtà.
Elizabeth aveva letto tutti quei libri, uno dopo l’altro, immaginando in ogni pagina di farne parte.
Ma farne parte sul serio, e vivere quelle fantastiche avventure di Johanna Robbinson in prima persona, senza paure o timori.
E per questo che Elizabeth scappava. Per rifugiarsi in quelle avventure, tanto sensazionali da lasciare il segno.
Per restare in quei meravigliosi magici mondi. Così lontani dagli schemi di questo mondo, oppresso dal denaro e dal potere.
Elizabeth, quando scappava, si nascondeva nella natura più assoluta. E rifletteva per ore. Così intensamente, così spudoratamente, che un solo attimo sembravano mille anni.
E ci provava. Ci provava con tutta se stessa ad entrare in quel meravigliosi magici mondi creati da sua nonna… ma non ci riusciva.
Ma ciò nonostante, Elizabeth era Elizabeth. Quella non si dava mai per vinta. E ogni volta che la sua mente veniva meno, ci riprovava… e ci riprovava… e ci riprovava.
Finché, un giorno d’inverno, in cui nemmeno la neve scendeva per il timore del freddo, la dolce visionaria che gli aveva imparato a sognare, tornò nei suoi magici mondi per sempre.

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Capitolo 3
*** BETWEEN DREAM AND REALITY ***


«Mamma! Mamma!» urlava la piccola Lucy correndo verso la madre piena d'entusiasmo, mentre stringeva la sua piccola letterina ripiegata tra le mani. «Ecco la letterina per babbo natale» canticchiava allegra, porgendola nelle mani della madre.
«Babbo natale non esiste». La cupa voce che proveniva dall'incantevole ragazza sul divano, veniva percepita dalla piccola Lucy come una sorta di raccapricciante minaccia.
«Smettila Lizzie!» la rimproverò la madre, con tono irritato.
Certo, sapeva perfettamente cosa capitava alla ragazza -da quando aveva perso la sua adorata, pazza e sognatrice nonna, era come se avesse smesso di sognare-, ma non tollerava il fatto che volesse che anche la piccola Lucy, innocente e buona, smettesse di credere alla sua natura infantile. Era così diversa da come era prima. Insomma! Così realista! Come se avesse lasciato che ogni suo più bel sogno, irrealista e anormale, volasse in cielo con sua nonna... Sapeva perfettamente, che il legame che le univa era molto più forte di quello che la legava a sua madre, ma certe volte, Eleanor, si preoccupava così tanto.
«Mamma, Lizzie dice una bugia, vero?» mormorò la piccola Lucy, nell'infantile speranza delle sue fantasie.
«Certo!» rispose senza pensarci la madre, fissandola negli occhi.
Lizzie sbuffò irritata a quella affermazione. Si alzò dal divano, e si recò nel buco oscuro della sua stanza. Odiava quando i suoi genitori riempivano di bugie la piccola Lucy. Non sopportava il fatto di nutrire le pallide e stupide fantasie che la bambina nutriva.
Per lei, ormai, le fantasie stesse erano menzogne. Ogni cosa che spinge l'essere umano lontano dal crudele e complicato mondo in cui viviamo, è falso... soprattutto da quel freddo giorno d'inverno, quando la donna che più l'aveva riempita di menzogne se n'era andata, portando con sé ogni forma di fantasia, speranza e felicità della giovane Lizzie, riducendola a non più che un cencio senza la forza di avere un po' di speranze per il futuro, e facendogli credere che anche i legami forti, come l'amore, erano inutili e falsi.
Be', chiunque direbbe che Lizzie, nei sue sedici anni, sembra più cinica di una vecchia zitella. Ma, ogni adulto, a modo suo, dopo un po' diventa cinico? Ogni adulto pensa al denaro o ai soldi. Conduce una vita senza sogni, il cui unico desiderio e quello di portarla avanti il più tardi possibile.
Era quello, ormai il desiderio di Lizzie. Essere il più realista possibile.
Allontanarsi il più possibile dalla scelleratezza di sua nonna, solo per dimenticarla, e smettere di soffrire. Ma più ci provava a tenere sua nonna lontano da i suoi pensieri, più il suo subconscio la tradiva.
Obbligandola a pensare a quella donna, ricordandogli la sua voce, che gli implorava di essere la sua Elizabeth, quella che tanto amava, e non questa sua pallida imitazione che cerca di essere adulta. E in un disperato tentativo di non scordarla, si toccava il vecchio anello che portava al dito da quel giorno, memorizzando se non i tratti del suo viso, ogni particolare di quello strano anello, che a detta sua, veniva da molto lontano. Da anni passati.
Ma poi chiudeva gli occhi, e con i suoi cinici pensieri, riusciva a ricordare che quella era solo una voce nel vuoto. Nulla di concreto! Nulla di vero! Solo una dolorosa menzogna, che la sua mente gli dava perché non gli piaceva ciò faceva.
Era solo Irrealtà. Era solo una menzogna…
Così, invece, non la pensava Charlie McDallin. Un ragazzo carino –il più carino della scuola, a detta di Lizzie, che tra i banchi di scuola, non riusciva a vedere altro che lui, quando era in circolazione-, e di buona famiglia, anche se, costantemente divorato dalla rabbia verso i genitori. Troppo materialisti per i suoi gusti… cosa che aveva capito già dalla più tenera età, purtroppo.
E fu proprio quella inconfutabile e orribile rabbia, a buttarli in quei libri. In quelli di Alice Caroline Johnson. Da sempre sua scrittrice preferita.
Charlie era un ragazzo buono. Con un cuore che riusciva a riempire tre ville in pieno. Un ragazzo a cui solo il pensare di fare del male, faceva male a lui stesso.
Pensieri nobili, ovvio. Ma che certamente non gli davano la notorietà che aveva. Creata da anni e anni di basket. Cosa, che a sentire i suoi, era l’unica cosa che gli riusciva bene.
Perché Charlie era uno “stupido sognatore irrealista, che non faceva altro che immaginare una vita fantastica e priva di un qualsivoglia senso!”.
Ma intanto, per Charlie, l’unico modo per essere, se non felice per un intero giorno, almeno un minuto con un sorriso, era quello di sognare! Posti fantastici e irreali! Storie casuali, di eroi moderni!
Per Charlie, solo i sogni possono creare la vita. Perché, per lui, ogni ambizione, di ogni inventore, si creava dalla capacità di esso a vedere il mondo con occhi da sognatore! Solo una persona particolarmente dotata di fantasia, poteva creare arti o organi artificiali! Solo un incredibile visionario, poteva creare mezzi capaci di solcare i mari e i cieli!
E non i realisti, che si adeguavano alla stupida vita che avevano davanti.
Ma purtroppo per Charlie, la sua voglia di sognare, era messa tacere da quella famiglia così lontana da i suoi ideali, che misero a tacere le sue idee bizzarre prima che potesse solo immaginarle.
Charlie, col tempo, imparò ad adeguarsi a ciò che gli altri vedevano in lui, chiudendo i suoi sogni nella follia delle giornate che passava in stanza con il suo computer, per mostrarsi a tutti Charlie… Charlie, è basta.
Ovviamente, Lizzie e Charlie avevano poco in comune: l’età, la scuola, e forse qualche piccola conoscenza –se non si tiene conto della cotta segreta che provavano reciprocamente l’una verso l’altro.
Ma nonostante ciò, per quando la loro diversità fosse poco visibile a gli occhi degli estranei, in qualche modo si sono trovati.
Ma per due sognatori come loro, il posto in cui viviamo, fatto da strambi pregiudizi e amari giudizi, non è un posto per trovarsi… il posto per trovarsi e lontano, da qui…
E non nei sogni!
Ma in quel piccolo spazio, fatto da tempo e luce, che sta fra sogno e realtà… e lì che Charlie e Lizzie si sono trovati! Tra i più bei sogni, e tra la più amara Realtà!

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