I don't care, I'm still free.

di Amatus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Speranza ***
Capitolo 2: *** Carità ***
Capitolo 3: *** Fede ***
Capitolo 4: *** Redenzione ***



Capitolo 1
*** Speranza ***


★ Iniziativa: Questa storia partecipa allo Sci-Fi Fest “Sci-Fi Enterprise - Non è mai troppo TARDIS!” di Torre di Carta e Fanwriter.it
★ Numero Parole: 500 
★ Prompt/Traccia: Abbiamo una speranza. Le ribellioni si fondano sulla speranza!

 

Speranza

 

“Abbiamo ancora una speranza, le ribellioni si fondano sulla speranza.”
Le parole di quel damerino lo avevano fatto uscire di senno ma anziché picchiarlo di nuovo si allontanò senza dire una parola, calciando una paratia allentata che si era trovato tra i piedi.
Cosa poteva saperne lui! Se fosse rimasta una scintilla di speranza non sarebbe mai rimasto silenzioso ai margini di questo fottuto universo, avrebbe continuato a combattere, avrebbe dato l'intero universo alle fiamme. Ma l'Alleanza aveva annientato tutto con le sue regole, i suoi confini, la netta distinzione tra centro e periferia, tra chi merita di vivere in centro e chi invece deve nascondersi ai margini. Un'organizzazione perfetta capace di rendere la vita più facile a quelli come quel dottore vestito di tutto punto. E chi rimane fuori? Può andare a farsi fottere, l'Alleanza non ha tempo da perdere dietro a chi non è capace di farsi strada nella vita.
Quel figlio di papà non avrebbe dovuto parlare di speranza, tanto meno di ribellione!
Aver rapito quella ragazzina ed essersi imbarcato sulla sua nave, non lo rendeva di certo un ribelle. Una minaccia forse, ma certo non un ribelle. Quel damerino sperava che il suo mondo potesse tornare ad essere quello che conosceva un tempo. Un mondo facile fatto di comodità, di una casa confortevole e accogliente, nel quartiere più ricco e sicuro della città più ricca e sicura, su uno dei pianeti più ricchi e sicuri.
Se Mal avesse avuto ancora speranza avrebbe distrutto quel mondo dalle fondamenta, ogni pianeta, ogni città ogni casa tenuta al sicuro dall'Alleanza sarebbe stato un obiettivo che avrebbe volentieri fatto esplodere e lasciato bruciare. Ma la vera ribellione è disperata, non ha un fine. Per questo continuava a viaggiare, perché non sperava più di veder finire l'ingiustizia. Il mondo che conosceva era andato perso con la guerra, non gli era più permesso vivere come avrebbe voluto e allora aveva iniziato a vivere come meglio poteva. Non poteva piegare la testa nonostante tutto perché sarebbe stato come arrendersi e smettere persino di sopravvivere, e non esiste bestia in tutto il maledetto universo capace di accettare la fine senza lottare.
Il dottore aveva scelto l'uomo sbagliato a cui cercare di affibbiare un ideale o una causa.
Mal aveva solo questa nave e il suo equipaggio, avere carburante e cibo a sufficienza era l'unico scopo e lo teneva non poco occupato, soprattutto da quando quei due ragazzini di buona famiglia erano arrivati a bordo. Se avessero deciso di andarsene avrebbero solo reso il suo lavoro più facile, meno bocche da sfamare, meno guai con l'Alleanza. Speranza aveva detto il dottore, l'unica speranza rimasta era quella di poter continuare a volare con la Serenity, tutte le altre erano bruciate insieme ai corpi dei suoi uomini durante l'ultimo giorno di guerra. La guerra era finita, le ceneri fredde disperse tra i mondi avevano trascinato con loro ogni possibilità, trasformando il futuro in una fuga senza fine. La guerra era finita. La guerra era finita?

 


La prima storia che scrivo per questo fandom dimenticato. Ho visto la serie e il film una vita fa, ma solo ultimamente ho messo le mani sui fumetti e ho avuto nostalgia del mondo e dei personaggi, poi è arrivata la bella iniziativa di Torre di Carta e  Fanwriter e mi sono tuffata a pesce. Volevo scrivere da un po' ma ora che mi è stata fornita l'occasione non potevo certo tirarmi indietro. Quindi se qualcuno dovesse per caso inciampare in questa storia, dovrebbe a buon diritto prendersela con loro anziché con me.
 

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Capitolo 2
*** Carità ***


★ Iniziativa: Questa storia partecipa allo Sci-Fi Fest “Sci-Fi Enterprise - Non è mai troppo TARDIS!” di Torre di Carta e Fanwriter.it
★ Numero Parole: 750
★ Prompt/Traccia: Citazione in apertura della storia.

 

Carità


“L’enciclopedia galattica nel capitolo dedicato all’amore afferma che è troppo complicato da definire.
La guida galattica per autostoppisti invece, sull’argomento amore, dice evitatelo se possibile” 

Quell'idiota! E lei ancora più idiota di lui, possibile non imparasse mai la lezione, ogni volta il suo atteggiamento la sorprendeva con la sua ruvidezza che la mandava su tutte le furie.
Il solito egocentrico, infantile Malcom Reynolds, perché aspettarsi ogni volta qualcosa di diverso? Non avrebbe mai fatto un passo per uscire da sé, spaventato dal mondo come un bambino maltrattato, ma sempre pronto ad atteggiarsi a grande uomo. Questa volta aveva davvero oltrepassato ogni limite.
Inara iniziò all'istante a preparare le valigie, non avrebbe passato su quell'orribile nave un secondo in più.
Perché poi ostinarsi a vagare tra i pianeti con quella carcassa? La Serenity era veloce certo, ma avrebbe senza dubbio potuto trovare di meglio. Una nave più comoda e meno sporca, e sicuramente meno rumorosa. Magari una nave il cui capitano non fosse un completo idiota!
Doveva andarsene prima del ritorno di Mal, sapeva che si sarebbe presentato con la solita aria da cucciolo pentito. L'aveva incastrata più di una volta in quel modo, ma non poteva continuare a insultarla e poi bussare alla sua porta aspettando di essere perdonato. E lei ogni volta incapace di mantenere il punto cedeva al suo sguardo colmo di rimorso, al suo sorriso contrito ma fiducioso. Quel Mal! Lei non si sarebbe arrabbiata tanto se non avesse saputo che il suo cuore era tanto buono. Da Jayne, ad esempio, non si aspettava certo un atteggiamento diverso, ma Mal era uomo di tutt'altra statura. Un uomo dall'animo nobile e dal cuore grande, capace di donare tutto se stesso per proteggere i suoi uomini. Un uomo davvero ammirevole, finché non ci si avvicinava troppo, a quel punto come una bestia in un angolo tirava fuori il peggio di sé.
Mal era un capitano perfetto ma un pessimo uomo, un buon amico ma un terribile amante. Se solo Inara non fosse stata addestrata a vedere tutto questo in un uomo, forse avrebbe davvero potuto fare le valigie e lasciare la Serenity. Se non avesse saputo leggere il dolore e la paura di Mal allora forse sarebbe stato più facile anche decidere di restare.
Ma stargli accanto significava vedere tutto questo e desiderare di poter vedere di più. Significava saper leggere il desiderio nello sguardo di lui e desiderare di avvicinarsi un po' di più, farsi un passo più vicina arrivare a sfiorare tutto quel dolore che lo rinchiudeva come una gabbia, come una fortezza.
Ma il capitano e la sua nave erano fin troppo simili. Una nave sicura, veloce e affidabile, ma in grado di imbattersi in ogni sorta di pericoli e di mostruosità. Così era Mal.
Inara sapeva con certezza che non avrebbe mai abbandonato, mai tradito, mai ferito intenzionalmente un amico, ma sapeva anche che le tempeste del suo orgoglio travolgevano ogni cosa senza fare sconti, che la sua paura lo rendeva crudele per assicurargli di essere irraggiungibile. Eppure tutto di lui era attraente come la gravità di un pianeta. Il suo sorriso, le sue mani, il suo sguardo deciso.
Inara seguendo il corso dei propri pensieri si era seduta sul bordo del letto, non sarebbe partita neanche quella volta. Nessuno aveva ancora bussato alla porta eppure lei aveva già dimenticato lo screzio.
Un tocco leggero si fece infine sentire, doveva essere notte fonda, ma come Mal amava ripetere: “È sempre buio nello spazio”.
Un colpo più forte seguì il primo ma lei non si mosse. 
Almeno questo doveva a se stessa. Non gli avrebbe aperto, non avrebbe dimostrato quanto incline fosse a cedere. Non avrebbe dato la sua assoluzione quella volta, avrebbe dovuto continuare a pentirsi e a temere di perderla. Lui non era il solo a conoscere le regole di quel loro gioco sadico. Inara era nata per giocare e non si sarebbe tirata indietro. Quanto avrebbe preferito invece mettere fine a quella partita? Il suo cuore avrebbe voluto aprire la porta lasciarlo entrare, lasciarlo vincere. La ricompensa sarebbe stata giusta per entrambi, loro stessi erano la posta in gioco e chiunque avesse ottenuto la vittoria avrebbe condiviso il bottino con l'altro. Era tutto così chiaro. Chiaro come il suo desiderio di lui. Ma Inara era stata addestrata a far tacere il cuore e ad ammansire il desiderio. Lasciò la valigia disfatta a metà cadere a terra e si sdraiò. Chiuse gli occhi, il suono della Serenity avrebbe cullato il suo riposo e avrebbe pian piano consumato il desiderio come la risacca lenta del mare calmo. Come sarebbe stato diverso se lo avesse lasciato entrare. Sarebbe stato così sbagliato? Maledetto orgoglio!

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Capitolo 3
*** Fede ***


★ Iniziativa: Questa storia partecipa allo Sci-Fi Fest “Sci-Fi Enterprise - Non è mai troppo TARDIS!” di Torre di Carta e Fanwriter.it
★ Numero Parole: 215
★ Prompt/Traccia: Fede
 

Fede

 

Da quando il pastore Book era salito a bordo Zoe aveva iniziato a domandarsi come fosse possibile in un mondo così brutto, avere fede. Il pastore non sembrava uno sciocco, era un uomo concreto tanto da sapersi integrare in un equipaggio di farabutti. Eppure affidava le sue speranze ad un essere troppo vago per meritare fiducia. Certo le lezioni di quel libretto che si portava in giro erano interessanti, ma non erano che storie.
“Il suo dio ha dei superpoteri grandiosi, il tuo è un bisbetico con un cappotto marrone, se dovessi scegliere parteggerei per il pastore!” Questo era stato l'unico commento di Walsh sui suoi dubbi, ma lui non poteva capire.
Sì avrebbe seguito il suo capitano ovunque, senza fare troppe domande, questo non la rendeva però cieca, né prona al volere di qualcun altro. Sapersi affidare a qualcuno è così assurdo di questi tempi? La fede del pastore era come chi salendo su una nave mette inconsapevolmente la propria vita nelle mani di un capitano, Zoe aveva invece scelto in tutta coscienza a chi affidarsi, al fianco di combattere, chi seguire. Non aveva mai dubbi, seguire Mal non la metteva mai in contrasto con la propria coscienza. Se questo vuol dire avere fede allora Zoe aveva forse una cosa o due da insegnare al pastore.

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Capitolo 4
*** Redenzione ***


★ Iniziativa: Questa storia partecipa allo Sci-Fi Fest “Sci-Fi Enterprise - Non è mai troppo TARDIS!” di Torre di Carta e Fanwriter.it
★ Numero Parole: 205
★ Prompt/Traccia: Cielo diverso
 

Redenzione


Dove era finito il suo Dio? Era dovuto passare attraverso le fiamme di molte battaglie per trovarlo e poi quando si era deciso a tornare nel mondo si nascondeva di nuovo al suo sguardo. Era bastato l'incontro con quelle pecorelle smarrite per rimettere di nuovo in discussione ogni sua convinzione. Erano persone buone, come potevano compiere azioni tanto crudeli? E la disperazione in cui vivevano non era un'espiazione adeguata per tutti i loro mali?

Ognuno di loro era infinitamente più di quanto non apparisse, le loro azioni erano solo una sfaccettatura infinitesimale di ciò che erano.

Lei in particolare era esattamente il simbolo di tutto ciò che era giusto e sbagliato allo stesso tempo. Anche il signore aveva chinato il capo davanti ad una prostituta e le aveva lasciato lenire le proprie ferite.

E allora perché non lui.

Negli occhi di quella donna si apriva un cielo nuovo, diverso da tutto ciò che conosceva in precedenza. Avrebbe lasciato che lei lo guidasse alla scoperta di nuovi mondi, nuovi orizzonti, nuove regole. Quella donna era in grado di comprendere, accogliere, curare. Quella donna poteva assolverlo per ogni esitazione, per ogni dubbio. In ginocchio davanti a lei, si sentiva finalmente ammesso nella grazia divina, si sentiva finalmente liberato da ogni peccato.

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