3-
Incontro con la verità
Hermione
sospirò, mentre a passo deciso si dirigeva verso l'ufficio
del Capo
degli Auror.
Non
era l'incontro con il suo superiore a preoccuparla, lui voleva solo
parlarle del buon esito della missione, ciò che le metteva
ansia era
l'idea di rivedere Draco.
Aveva
appena svoltato l'angolo quando lo vide proprio davanti alla porta
dell'ufficio.
Trovarselo
davanti, anche se di spalle, la portò ad un attimo
d'incertezza e si
ritrovò a barcollare sui tacchi, più alti di
quelli che era solita
usare.
Recuperato
l'equilibrio appoggiandosi ad una parete, ringraziò il cielo
che lui
non l'avesse vista e si maledì per aver ceduto alla
frivolezza
d'indossare gonna e tacchi alti nella speranza di apparire al meglio.
Fatto
un lungo respiro si sentì più tranquilla e,
sfoggiato il suo
migliore sorriso, si avvicinò a Draco sentendo il cuore
battere a
mille.
«Granger.»
la salutò lui con sguardo impassibile.
Quell'unica
parola l'aveva gelata sul posto.
Si
era tormentata per nulla.
Per
lui quel bacio non aveva alcun valore.
Avrebbe
voluto ribattere, magari mandarlo al diavolo, ma l'invito ad
accomodarsi che giunse da dietro la porta la costrinse a tacere.
«Signorina
Granger, signor Malfoy, è un piacere rivedervi.
Accomodatevi.»
disse il Capo degli Auror, sorridendo loro,
soddisfatto.«Grazie al
vostro operato la banda di trafficanti è stata sgominata e i
manufatti oscuri requisiti. Mi avete fatto uno splendido regalo di
Natale!» esclamò, gongolando.
Successivamente
li rassicurò che per il resto delle festività
avrebbero potuto
riposare e proseguì manifestando la propria soddisfazione
per
l'operato dell'intera squadra diretta da Harry ma Hermione non
riusciva e seguire il discorso.
La
sua mente era tutta rivolta a chiedersi il perché del
comportamento
del biondo e a come riuscisse ad ostentare tanta
impassibilità.
Comprese
che era il momento di lasciare l'ufficio solo perché vide
Draco
alzarsi e porgere la mano al Capo Auror.
Riscossasi
dai suoi pensieri lo imitò quindi si avviò verso
la porta.
Draco
la seguì e, chiusa la porta alle sue spalle, si volse per
parlarle
ma lei era già arrivata quasi alla fine del corridoio alla
velocità
massima che “quelle stupide scarpe” (come le stava
definendo
nella sua mente) le permettevano.
Un
paio di lunghe falcate gli permisero di raggiungerla, afferrarla per
un braccio e trascinarla in un corridoio secondario.
«Che
ti prende, perché sei scappata?» le chiese.
«Non
sono scappata, ho da fare.» ribatté lei, in un
tono per nulla
convincente.
«Sembri
arrabbiata, cosa ti ho fatto?»
«Nulla,
sono solo io ad essere stupida.» rispose, abbassando lo
sguardo.
«Vuoi
spiegarmi cosa ti passa per la testa? Non riesco a capire
perché tu
ti stia comportando così.»
«Non
mi sto comportando in nessun modo, Malfoy.»
affermò, calcando sul
cognome.
Sentendo
quelle parole, Draco le lasciò andare il braccio mentre il
suo cuore
faceva un piccolo salto e un sorriso premeva per scaturire dalle sue
labbra.
Vedendola
fuggire aveva temuto che lei si fosse pentita del bacio che si erano
scambiati ma la sua reazione gli dimostrava che non era così.
«Sono
un ex-Mangiamorte, non molti sono felici di far sapere in giro di
essere in confidenza con me. Dopo la missione non ci siamo
più visti
così, bé, ho preferito mantenere il solito
contegno in attesa di
chiarirmi con te.»
Hermione
si sentì una stupida per aver reagito male e
abbassò ancora di più
lo sguardo sentendo che le guance le andavano a fuoco.
«Se
vuoi però la prossima volta che t'incontro nei corridoi del
Ministero ti faccio fare il casqué e ti bacio davanti a
tutti.»
propose, con un sorriso sornione.
A
quelle parole Hermione non poté reprimere una risata.
Alzato
finalmente lo sguardo vide che quello di lui era fisso su di lei e la
percorreva come una carezza. Si sentiva arrossire ma doveva ammettere
che era piacevole essere guardata così.
«Nel
corso degli anni il nostro rapporto è cambiato. Il bacio
dell'altra
sera per me è stato qualcosa di nuovo e piacevole. Non mi
dispiacerebbe che la cosa si ripetesse ma a starmi vicino la tua
reputazione potrebbe risentirne» spiegò Draco.
«Dovrai essere tu a
dirmi cosa desideri. Se tornare ai rapporti di prima o no.»
Hermione
provò un moto di tenerezza nei confronti dell'uomo che aveva
davanti
e che, nonostante gli anni trascorsi dalla guerra e le decine di
missioni portate a termine, si sentiva comunque ai margini della
società a causa di quel marchio che gli deturpava il braccio.
«Non
ti nego di essere rimasta alquanto sorpresa dal bacio che ci siamo
scambiati ma è stata una sorpresa piacevole.»
rispose, cercando di
trovare le parole giuste per spiegare ciò che provava.
«Non mi
vergogno di essermi avvicinata a te e ti apprezzo ancora di
più per
la tua capacità di rimediare ai tuoi errori. Non ho paura
dei
commenti degli altri.» precisò, sperando che lui
non fraintendesse
le sue prossime parole. «Questo però è
un aspetto nuovo del nostro
rapporto, ho bisogno di capire cosa siamo senza interferenze esterne
quindi non ho problemi che gli altri capiscano che siamo diventati
amici ma per un po' vorrei tenere solo per noi gli altri aspetti del
nostro rapporto.»
«Una
relazione segreta...intrigante...» sogghignò lui,
facendola ridere.
«Anch'io odio quando gli altri mettono bocca dove non devono.
Ne
deduco che se voglio baciarti dovrò aspettare di essere da
soli.»
aggiunse, sbirciando il corridoio. «Ma guarda, siamo in un
corridoio
vuoto.» commentò, afferrandola in vita e
stringendola a se.
Era
della sera della missione che non sognava altro che di tornare a
sentire la dolcezza delle sue labbra.
Hermione
gli allacciò le braccia al collo, inebriata dal suo profumo.
Quando
le loro labbra s'incontrarono sentì un fuoco arderle dentro
e quando
lui la indusse a schiudere le labbra sentì l'eccitazione
pervaderla.
«Hermione,
cosa diavolo stai facendo!» urlò una voce alle sua
spalle.
Staccatisi
di colpo si trovarono davanti il volto furente di Ron che sembrava
voler incenerire Draco con la sola forza dello sguardo.
«Ci
devi delle spiegazioni.» aggiunse, afferrandola per un polso
ed
allontanandola dal biondo.
«Ron,
sei impazzito, lasciami!» protestò Hermione.
«No.
Tu adesso vieni con me da Harry.» ribatté,
trascinandola via.
Hermione
concentrò il suo sguardo su Draco, sperando che lui capisse.
“Ci
vediamo dopo nel tuo ufficio. Ron è una testa calda ma non
è un
cattivo ragazzo” gli disse, tramite la mente.
Per
sua fortuna Draco aveva compreso di dover usare il Legilimens e
così,
anche se a malincuore, le fece un cenno affermativo del capo e rimase
a guardarla andare via anche se una parte di lui avrebbe volentieri
schiantato Ronald Weasley.
«Harry,
devi aiutarmi a far rinsavire Hermione.» affermò,
entrando
nell'ufficio dell'amico a passo di carica.
«Buongiorno
anche a te Ron.» disse Harry, serafico, sorseggiando il suo
caffè
come se quell'irruzione fosse la cosa più normale del mondo.
«Da
quel che ricordo il cervello di Hermione funziona
perfettamente.»
aggiunse, ridacchiando.
«Non
c'è nulla da scherzare, l'ho trovata che si baciava con
Malfoy, ti
rendi conto?» spiegò, allarmato.
«Wow,
non sapevo che vi foste messi insieme!» esclamò
Harry, sorridendo
sorpreso. «In effetti avevo sospettato un certo interesse da
parte
sua ma non sapevo che fosse ricambiato.»
«Harry
ma sei impazzito anche tu? Sto parlando di Malfoy, l'ex-Serpeverde,
quello che non ha esitato a chiamare Hermione lurida
Sanguesporco!»
«Ron,
tu stai parlando di qualcosa successa più di dieci anni
fa!»
protestò Hermione.
«Harry,
ma cosa intendi con “avevo sospettato un certo interesse da
parte
sua ”?» domandò, poi, ricordando le
parole dell'amico.
«Lui
sta ben attendo a non farsi notare ma a volte mi è capitato
di
vederlo mentre ti guardava in un modo che lasciava pochi dubbi circa
ciò che prova per te.»
«Secondo
me non possiamo fidarci.» affermò Ron, risoluto.
«Magari vuole
avvicinarsi ad Hermione solo per riabilitare del tutto la sua
immagine.»
«Oh
Ron, grazie, sei gentilissimo. Dal tuo punto di vista uno
può
interessarsi a me solo se ha secondi fini!»
esclamò Hermione,
indignata.
«Voi
due, calmatevi.» ordinò Harry, alzandosi dalla
scrivania e
frapponendosi tra i due. «Ron, tu non sei mai stato in
squadra con
Malfoy, se lo avessi fatto non parleresti così.»
affermò con
sicurezza. «Non si è mai tirato indietro, ha
sempre avuto un
comportamento leale e corretto nei confronti degli altri, anche se
molti all'inizio lo osteggiavano e non perdevano occasione per
ricordargli il suo passato.»
«Ciò
non vuol dire comunque che il suo interesse per Hermione sia
sincero.» ribatté Ron, testardamente.
«Mi
dispiace Hermione, avrei voluto parlartene in privato ma forse
così
finalmente farò capire la verità a questo
zuccone.» disse Harry,
tornando dietro la sua scrivania e iniziando a rovistare nella sua
scrivania. «Scommetto che anche oggi hai messo la collana che
ti ha
regalato lui.»
«Bé,
a dire il vero si.» ammise Hermione arrossendo. Non era
proprio
riuscita a lasciarla a casa e così alla fine l'aveva
nascosta sotto
la camicetta.
«Ma
tu non porti mai gioielli!» esclamò Ron,
sorpreso.«Ho capito, ti
ha stregato!»
«Taci
Ron!» ringhiò Hermione, decisa a capire cosa
volesse dirle Harry.
«C'è
di mezzo un incantesimo, anzi due, e hanno a che vedere con la
collana ma non come pensi tu.» spiegò Harry.
«Potresti farmela
vedere?»
Hermione,
confusa e preoccupata tirò fuori la collana.
«Proprio
come immaginavo.» affermò, dopo aver osservato il
ciondolo da
entrambi i lati. «La collana probabilmente è
davvero in argento ma
ciò che conta è la pietra posta sul retro del
ciondolo.»
Incuriosita,
Hermione girò il pendente notando in quel momento la
piccolissima
pietra dai colori cangianti incastonata al centro.
«Non
l'avevo notata.» ammise Hermione, sorpresa.
«Non
l'avrei notata neanche io se ieri sera tu non ti fossi piegata per
parlare con Ginny e la luce del camino non si fosse riflessa sulla
gemma.» spiegò Harry. «Dapprima non
capivo cosa mi ricordasse
finché non ho ripensato al mio viaggio in Russia e non ho
ritrovato
questa.» aggiunse, tirando fuori una foto dal cassetto della
scrivania.
Hermione
e Ron si avvicinarono per guardarla.
Sembrava
ritrarre un foglio di un vecchio quaderno di appunti ai cui margini
erano disegnate delle pietre preziose.
Purtroppo
gli era impossibile comprendere cosa vi fosse scritto perché
la
lingua usata era il russo.
Entrambi
volsero lo sguardo sul loro amico, perplessi.
«Mentre
ero in missione in collaborazione con il Ministero della Magia russo
mi hanno portato a vedere una mostra sulle “scoperte magiche
russe”» spiegò. «Erano
incantesimi e artefatti inventati da
maghi russi. In un angolo c'era una teca dedicata ad un mago vissuto
intorno al 1320; si chiamava Vasilyev, se ricordo bene. Si
può dire
che a parte qualche foglio del suo quaderno di appunti non esistano
quasi prove della sua esistenza. Si dice che avesse inventato una
gemma capace di proteggere da ogni magia, anche dall'Anatema che
uccide e che sia stato ammazzato proprio perché si
rifiutò di
fornire tali gemme ad alcuni maghi oscuri dell'epoca.»
A
quelle parole Hermione volse lo sguardo prima alla foto e dopo al
pendente che portava al collo, sempre più stupita e confusa.
«Mi
vorresti dire che quella che ho al collo è una delle gemme
di
Vasilyev?»
«Un
frammento, in realtà. Dal quel che si suppone aveva creato
circa una
decina di gemme da donare alle più potenti famiglie della
nobiltà
russa; era un modo per chiedere la loro protezione. Dopo il suo
omicidio fu ispezionato il laboratorio ma delle pietre non fu trovata
traccia. C'è chi dice che siano state rubate dai suoi
assassini, chi
invece afferma che lui avesse una figlia che ha venduto le pietre per
fuggire dalla Russia. La sola certezza è che nel corso della
storia
frammenti di queste gemme hanno fatto la loro comparsa per poi
sparire nel nulla anche se da alcune fonti si sa che alcune delle
gemme giunsero alle famiglie a cui erano destinate che le
custodiscono gelosamente nei loro caveau sotterranei.»
«Se
tu avessi ragione allora questa collana varrebbe una
fortuna!»
esclamò Hermione, sconvolta.
«E
l'altro incantesimo quale sarebbe?» chiese Ron, interessato
sopratutto a capire come Draco stesse manipolando la sua amica.
«Oltre
a l'incantesimo protettivo ve ne è un altro che si attiva
appena la
gemma raggiunge il calore corporeo a contatto con la pelle. Questo
secondo incantesimo fa nascere in chi indossa la gemma il desiderio
di non separarsene e ciò spiega come mai Hermione la indossi
anche
oggi.»
«È
impossibile, perché mai avrebbe dovuto spendere
così tanto per me.
No, sicuramente è solo una pietra che gli
somiglia.» disse
Hermione, per nulla convinta.
«Facciamo
una prova, dammi la collana.»
«Certo.»
rispose Hermione, sicura, portando le mani alla chiusura della
collana e aprendola, salvo poi bloccarsi al momento di
consegnargliela. «Io non posso dartela, io non voglio
dartela.»
ammise sconfitta, mentre un sorrisino soddisfatto si dipingeva sul
volto dell'amico occhialuto e Ron assumeva un'espressione
corrucciata.
«Ma
ieri quando sono andata a dormire l'ho tolta.»
protestò.
«È
normale, in quel caso non la stavi dando a nessuno; inoltre il legame
con la pietra si rafforza pian piano. Più la usi
più ti viene
difficile separartene.»
«Tarantallegra!»
esclamò Ron, improvvisamente, estraendo la bacchetta e
puntandola su
Hermione.
«Ma
sei impazzito!» sbottò lei, per poi bloccarsi nel
rendersi conto
che non le era successo nulla.
«Petrificus
Totalus.» provò allora Harry,
ridacchiando.«È piuttosto
divertente!»
«Oh
si, anch'io mi sto divertendo tantissimo.» ribatté
Hermione,
sarcastica. «Ora se non vi dispiace ho qualche cosa da
chiarire con
una certa serpe di mia conoscenza.» ringhiò
uscendo dall'ufficio.
Ignaro
di quanto stava accendendo nell'ufficio di Harry, Draco era
tranquillamente seduto ad uno dei tavoli della sala relax a gustarsi
un buon caffè.
Non
che tra i colleghi avesse molti amici ma riteneva un obbligo sociale
farsi vedere lì di tanto in tanto, giusto per non essere
accusato di
asocialità.
Quando
Hermione apparve sulla soglia le sue labbra s'incurvarono in un
leggero sorriso ma la sua espressione si congelò quando vide
il suo
viso.
«Malfoy
ho bisogno di parlarti.» sibilò lei con tono per
nulla
rassicurante, invitandolo ad uscire dalla stanza.
Il
biondo la seguì lasciando dietro di se una scia di commenti
e
supposizioni.
Hermione
era nota per la sua calma e la sua professionalità, in ogni
situazione, mentre tutti si erano accorti del suo nervosismo il che
lasciava intuire che un succoso pettegolezzo attendeva di venire a
galla.
«Entra.»
gli disse, indicando la porta di un ufficio in disuso a pochi passi
dalla sala relax.
Dopo
aver controllato che nessuno li stesse vedendo, richiuse la porta
alle sue spalle, insonorizzò la stanza e si voltò
a fronteggiarlo.
L'ufficio
era privo di finestre, il che non era un male. Nessuno avrebbe potuto
spiarli.
«Hermione,
che succede?» chiese Draco, preoccupato.
«Dimmelo
tu.» rispose, mostrandogli la collana. «E bada che
voglio la
verità.»
«Non
capisco, che intendi.» disse in tono non del tutto
convincente.
«Non
costringermi a ricordarti cosa si prova nell'essere un meraviglioso
furetto rimbalzante.» sibilò Hermione, in maniera
tutt'altro che
rassicurante. «La verità. Adesso.»
ordinò, facendo apparire una
poltroncina e accomodandocisi visto che i tacchi la stavano
uccidendo.
«Posso
almeno mettermi un po' più comodo?» chiese.
Al
cenno di assenso di lei, lui fece apparire una poltrona e le si
sedette a fianco.
«È
una storia un po' lunga, non so da dove iniziare.»
«È
una gemma di Vasilyev quella incastonata nella collana?»
chiese a
bruciapelo, cercando invano di toglierla per poi lasciare ricadere le
mani in grembo stizzita.
«Si.»
ammise Draco, semplicemente.
Era
inutile negare la verità e rischiava solo di farla
arrabbiare di
più.
«Perché
me l'hai regalata?»
«Che
domanda, è ovvio, per proteggerti.»
«In
pratica pensavi che non fossi capace di difendermi da sola.»
dedusse
Hermione, innervosendosi.
A
quelle parole Draco si portò una mano alla tempia. Quella
donna era
impossibile, solo lei avrebbe potuto vedere nel suo gesto un atto di
sfiducia nei confronti delle sue capacità.
«Ok,
facciamo così.» disse, avvicinandolesi e
sentendosi ferito nel
vederla indietreggiare. «Non voglio farti nulla.»
la rassicurò,
amareggiato.
Tornato
vicino a lei, prese il ciondolo in mano e gli sussurrò delle
strane
parole.
«Ora
puoi toglierla.» spiegò, tornando a sedersi.
Hermione
sganciò il fermaglio e tolse la collana poggiandola su un
tavolo che
era di fianco a lei.
«Ma
come hai fatto?»
«Basta
conoscere la parola d'ordine.»
«Capisco.
Continua. Se non è perché mi ritieni incapace
perché me l'hai
regalata e come hai fatto ad acquistarla, sono gemme piuttosto rare e
costose.»
Draco
sospirò. Dirle la verità gli costava molto.
Voleva dire esporsi e
rischiare di mandare a monte tutti i progressi che c'erano stati nel
loro rapporto.
«Non
è molto facile per me ma spero che mi ascolterai fino alla
fine.»
Hermione
fece un cenno affermativo, invitandolo a proseguire.
«Quando
siamo tornati a scuola per completare il settimo anno la vita per me
non era affatto facile. Venivo isolato, additato, deriso e a volte
anche malmenato. Quasi nessuno mi voleva lì ma tu invece mi
hai
sempre trattato con gentilezza, nonostante il mio passato.»
Draco
si fermò e sospirò, non era così che
voleva rivelarle ciò che
provava ma non aveva scelta.
«Quando
poi ho iniziato il corso da Auror sono stato felice di trovarmi in
classe con te. In quegli anni l'ammirazione ed il rispetto che
provavo per te dai tempi della scuola si è tramutato in
qualcosa di
più.» aggiunse, abbassando lo sguardo a disagio.
«Anche tra gli
Auror so che nessuno mi voleva nella propria squadra e che devo
ringraziare il Ministro se Potter mi ha preso tra i suoi quando
però
ho visto che anche tu eri tra gli agenti in servizio attivo ho
cominciato a temere per te e allora ho capito, quello che provavo per
te non era semplice rispetto ma dubitavo che tu avresti voluto avere
a che fare con me; anzi dovevo già ritenermi fortunato per
il fatto
che tu mi trattassi da amico. Così ti sono stato accanto
accontentandomi del mio ruolo. Ad ogni missione però vivevo
nel
terrore che potesse succederti qualcosa, non perché tu non
sia brava
ma perché i delinquenti sono uomini senza
scrupoli.»
«Un
giorno un mio amico di San Pietroburgo mi parlò di queste
pietre e
così iniziai a fare ricerche in merito. Grazie ad alcuni
contatti
dal passato non propriamente limpido sono riuscito a sapere di questa
pietra così l'ho acquistata, l'ho fatta montare sulla
collana e da
circa un anno attendo l'occasione giusta per dartela.»
Hermione
era scioccata. Non si era certo aspettata una risposta del genere.
«Ma
è una pietra rara, nonostante la tua famiglia sia ricca non
potevi
avere tanti soldi in banca.»
«Ho
venduto tutti i beni della famiglia Malfoy. Di tutto ciò che
mi
aveva lasciato mio padre è rimasto solo il Manor, mia madre
ne
morirebbe se lo vendessi.»
«Stai
scherzando?» domandò sbarrando gli occhi per la
sorpresa e
alzandosi di scatto.
«Mia
madre ha l'eredità dei Black che le è
più che sufficiente per
vivere ed io ho il mio stipendio da Auror.»
«Ma
sei impazzito? Perché hai fatto una cosa del
genere?»
«Possibile
che tu non lo abbia ancora capito?» le chiese alzandosi in
piedi e
prendendole la mano. «Ti amo. Penso di amarti dal tempo del
corso ma
allora non riuscivo ancora a dare un nome a ciò che provavo.
Quando
però nella missione in Scozia sei rimasta seppellita dal
crollo
della caverna in cui si erano nascosti gli uomini che stavamo
inseguendo ho capito ciò che provavo ed ho giurato a me
stesso che
ti avrei protetto a qualunque costo, anche se ti fossi potuto stare
accanto solo come amico.»
Hermione
lo fissava stupita e sconvolta da ciò che lui le aveva
appena
rivelato.
Alla
luce delle sue parole ogni cosa assumeva un nuovo significato, ogni
volta che lui si era proposto come suo compagno durante le missioni o
le volte in cui l'aveva salvata da attacchi alle spalle.
Non
poteva fare a meno di sentirsi un po' in colpa. In tutto quel tempo
lei non si era accorta di nulla e mentre lui soffriva lei viveva la
sua vita ignara di tutto.
«Così
ho cercato di migliorare il rapporto che c'era tra di noi ma non
potevo starti costantemente vicino e l'idea che qualcuno potesse
farti del male mi faceva impazzire. Non dimenticherò mai
ciò che ti
ha fatto mia zia né potrò mai perdonarmi di
essere rimasto a
guardare senza fare nulla ma non avrei potuto sopportare che ti
succedesse qualcosa di male così ho acquistato la pietra
nella
speranza di proteggerti ed ho colpo al balzo l'occasione della
missione per regalartela.»
«Dopo
che ci siamo baciati perché non mi hai detto la
verità?» domandò
Hermione, cercando di ritrovare il filo logico dei suoi pensieri.
«Non
volevo spaventarti, non ero certo di cosa provassi tu e temevo come
avresti reagito se ti avessi detto che ero innamorato di te da
anni...anche perché penso che per te non sia lo
stesso.»
La
domanda sottesa in quella affermazione la fece arrossire e sentire
leggermente in colpa.
Non
poteva mentirgli ma le dispiaceva non poter rispondere come avrebbe
fatto qualsiasi protagonista di un film romantico.
Quando
lo aveva rivisto nel corso del loro settimo anno a Hogwarts aveva
provato pena per lui, non trovava giusto che venisse incolpato e
emarginato per gli errori commessi da suo padre.
Durante
gli anni di preparazione alla carriera di Auror aveva iniziato ad
apprezzare la sua determinazione e la sua voglia di riscatto e da
quando erano colleghi aveva scoperto che era davvero una persona di
cui ci si potesse fidare ma nulla di tutto questo era ciò
che Draco
voleva sapere da lei.
Aveva
paura ma sapeva che lui meritava la verità.
«I
nostri trascorsi non sono stati dei migliori ma dopo la guerra ho
iniziato a rivalutarti.» spiegò, cautamente,
ignorando il terrore
che ad ogni parola si diffondeva nel cuore di lui. «Ho
scoperto che
sai essere generoso, leale e altruista.» proseguì,
fermandosi un
attimo per riprendere fiato.
Sentiva
il suo cuore lanciato in uno sfrenato galoppo e non riusciva a fare a
meno di mordicchiarsi il labbro inferiore, segno del nervosismo che
la pervadeva. Il suo sguardo vagava sugli oggetti presenti nella
stanza, incapace di parlare fissandolo negli occhi per la troppa
agitazione e inconsapevole così della supplica presente
nelle iridi
grigie fisse su di lei.
«Ogni
mia precedente convinzione è poi del tutto andata in
frantumi
durante la missione nelle campagne di Powys. Quando ho aperto gli
occhi e ti ho visto sdraiato su di me non riuscivo a credere a
ciò
che vedevo. Tu, l'erede dei Malfoy avevi protetto con il tuo corpo
una Sanguesporco. In quel momento ho capito che eri davvero cambiato
ma, se devo essere sincera, ciò che mi ha sconvolto di
più è stato
ciò che ho provato sentendomi stretta tra le tue
braccia.»
confessò, infine. «Mi sono sentita bene, al
sicuro.»
Draco
non osava fiatare in attesa di capire se le parole di Hermione
volevano davvero dire ciò che lui sperava.
«Non
posso dirti di amarti da anni, sarebbe una bugia, ma so per certo che
ciò che sento per te è un sentimento che va al di
là
dell'amicizia. Sei disposto a vedere insieme a me dove ci
porterà
questa cosa?» domandò, alzando finalmente gli
occhi su di lui.
«Vuoi
dire che mi stai dando una possibilità?» chiese
speranzoso.
«Voglio
dire che ci sto dando una possibilità. Puoi
accontentarti?»
«È
tutto ciò che chiedo. Finora ho dovuto muovermi con calma ma
adesso
che sai tutto non ti darò scampo, userò tutte le
mie capacità per
farti innamorare di me.» affermò sicuro,
attirandola a se e
baciandola con passione.
La
capriola che fece il cuore di lei quando le loro labbra si sfiorarono
le diede la conferma che il biondino non avrebbe poi dovuto faticare
così tanto.
Un
lieve sorriso le accarezzò le labbra mentre la
felicità dilagava
nel suo cuore.
NDA: Con questo capitolo si conclude la
serie "Missione di Natale". Ringrazio tutti quelli che hanno letto e
recensito questa ff e spero di non avervi delusi.
Baci
dalla vostra Notteinfinita.
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