Missione di Natale - il sequel

di Notteinfinita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missione di Natale ***
Capitolo 2: *** Pranzo di Natale ***
Capitolo 3: *** Incontro con la verità ***



Capitolo 1
*** Missione di Natale ***


Il primo capitolo della storia è costituito dalla one-shot "Missione di Natale" a cui vi rimando.
Solo leggendo quella si possono comprendere gli altri capitoli.
Buona lettura.

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Capitolo 2
*** Pranzo di Natale ***


2- Pranzo di Natale


Draco si svegliò e si stiracchiò sorridendo alla rosa poggiata sul comodino.

Era impossibile eppure in quella stessa stanza la sera prima lui aveva finalmente baciato Hermione Granger.

Quel piccolo fiore dimenticato da lei sul letto quando si era Smaterializzata ne era la prova.

Avrebbe voluto trascorrere tutto il giorno a ripensare a quel meraviglioso attimo, alla dolcezza delle sue labbra ma era il giorno di Natale, sua madre lo attendeva e non poteva deluderla.

Abbandonato il confort del letto, indossò una vestaglia di seta nera ed aprì la tenda dell'enorme vetrata per godersi la panoramica di Londra dall'alto.

Appena l'ebbe fatto schiuse le labbra per lo stupore; la città era completamente innevata.

Continuando a godersi lo spettacolo, mise in funzione la macchina del caffè con un colpo di bacchetta e, pochi secondi dopo, fece levitare una tazza di caffè fumante sul tavolinetto che aveva sistemato proprio di fronte alla porta a vetri.

Mentre sorseggiava il caffè non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato svegliarsi con Hermione accanto a se e stare seduti a quel tavolo a fare colazione insieme dopo aver passato la notte a fare l'amore.

Una volta si sarebbe imposto di scacciare quelle insane fantasie ma dopo il bacio della sera prima una nuova speranza era tornata a farsi largo nel suo cuore.

Hermione era sempre stata gentile con lui dopo la fine della guerra ma sia al corso per Auror che dopo, come colleghi, aveva sempre pensato che la sua fosse semplice cortesia, non si era voluto fare illusione ma stavolta aveva una prova.

Qualcosa capace di alimentare il suo desiderio.

Lui l'aveva baciata e lei non lo aveva respinto, anzi, aveva risposto al bacio.

Certo, appena si erano separati si era portata le dita alle labbra, era arrossita e, dopo averlo salutato frettolosamente, si era Smaterializzata ma era comunque un buon segno.

Resosi conto di essersi nuovamente perso nelle proprie fantasie, Draco ripulì la tazza con un Gratta e Netta, la poggiò in cucina e si diresse verso il bagno.

Dopo una veloce doccia, indossò uno dei suoi migliori completi e si guardò allo specchio soddisfatto.

Da qualche anno a questa parte occasionalmente usava anche vestiti Babbani; li aveva dovuti indossare a causa di una missione e ne aveva apprezzato la praticità ma mai lo avrebbe fatto per andare da sua madre. Era una donna di altri tempi, ligia al galateo e all'eleganza, sarebbe inorridita se si fosse presentato in jeans e camicia.

Ridacchiando al pensiero della faccia che avrebbe fatto sua madre si diede un'ultima lisciata alla giacca davanti allo specchio, nel farlo l'occhio gli cadde sulla rosa che aveva lasciato sul comodino.

Avvicinatosi la prese e con un colpo di bacchetta la incantò, affinché non appassisse, quindi la mise all'occhiello.

Così avrebbe avuto qualcosa di Hermione con se per tutta la giornata.

Lanciati i consueti incantesimi di protezione sulla casa si Smaterializzò.

Non avrebbe guastato il pranzo di Natale arrivando in ritardo.




Hermione si strinse nel plaid gustando l'ultimo sorso di cioccolata calda mentre i titoli di coda scorrevano sullo schermo.

Ormai per lei era diventata una tradizione guardare il film “Piccole donne” mentre gustava la colazione del giorno di Natale.

Fattasi coraggio, abbandonò il suo bozzolo e ripose la tazza nella lavastoviglie.

Doveva sbrigarsi, per pranzo lei e i suoi genitori erano stati invitati alla Tana.

Entrata in camera da letto, notò l'abito che indossava la sera prima abbandonato sulla poltrona e si sentì arrossire.

Le sembrava impossibile, Draco Malfoy, il Purosangue per eccellenza, l'aveva baciata e lei non solo aveva risposto ma le era anche piaciuto.

Certo, ormai Draco non era più il ragazzino spocchioso che aveva conosciuto al suo arrivo ad Hogwarts ma da questo ad un bacio al cardiopalma ce ne passava.

Ancora più imbarazzata, portò la mano al ciondolo che portava al collo.

Era strano, lei non era mai stata amante dei gioielli eppure ieri sera non se l'era sentita di togliersela ed anche adesso che doveva farlo per non rovinarla sotto l'acqua non poteva fare a meno di dispiacersene.

Stupita dai suoi stessi pensieri, Hermione si liberò del pigiamone di flanella e tolta la collana la poggiò sul comodino.

Avrebbe voluto fare un lungo bagno rilassante ma sapeva già che a quel punto non avrebbe più avuto la forza di vestirsi e uscire, sopratutto vista l'abbondante nevicata che durante la notte aveva imbiancato Londra.

Dopo essersi lavata e truccata, aprì l'armadio.

Il freddo che c'era fuori le aveva fatto venire voglia di mettere un bel paio di jeans o una bella tuta calda ma non era proprio l'abbigliamento adatto ad un pranzo di Natale, per sua fortuna la Tana era riscaldata con la magia e quindi ci sarebbe stato un bel calduccio.

Alla fine, dopo qualche tentennamento, scelse un abito di velluto blu, era morbidissimo e così sarebbe stata elegante ma comoda.

Finito di vestirsi, gettò uno sguardo alla collana, in fondo non c'era nulla di male se la indossava, era il giorno di Natale e non sarebbe apparso strano se avesse ceduto ad un piccolo peccato di vanità.

Un'occhiata all'orologio le ricordò che doveva sbrigarsi.

Di norma preferiva spostarsi con mezzi Babbani ma la coltre bianca che ricopriva la città la fece optare per la Smaterializzazione.

Un attimo dopo si ritrovò davanti al cancello della Tana.




«Buon Natale, mamma.» disse Draco entrando in salotto e chinandosi sulla poltrona su cui era seduta la donna per depositarle un lieve bacio sulla guancia.

«Buon Natale a te, figliolo.» rispose lei, sorridendo mentre con gli occhi lo scrutava quasi volesse essere certa che fosse tutto intero.

«Tranquilla, sto bene.» la rassicurò lui.

«Il pranzo è pronto.» annunciò Nelly, uno degli elfi domestici rimasti a servizio dei Malfoy anche dopo essere stati liberati.

«Arriviamo subito, grazie.» rispose Narcissa, porgendo la mano al figlio.

Era ancora una bella donna ma il dolore per la morte del marito e la caduta della reputazione della famiglia avevano pesantemente minato la sua salute rendendola una creatura fragile e delicata.

Draco la scortò fuori dal salotto, uscendo gettò un ultimo sguardo alla stanza.

Aveva dovuto faticare non poco per convincere sua madre a cambiare almeno quella stanza, non sopportava di vedere ancora il luogo in cui Hermione era stata torturata.

In passato, in occasione del Natale, Malfoy Manor era sempre stato affollato di gente ma quel giorno sarebbero stati solo loro due e lui doveva ammettere che preferiva così.

Niente sorrisi di circostanza o banali convenevoli.

Solo l'affetto sincero di una madre e di un figlio che ringraziavano il cielo di poter godere della reciproca compagnia.

Appena si furono seduti le varie portate vennero poste in tavola, quindi gli elfi si ritirarono.

Su ordine della padrona di casa, lei e suo figlio si sarebbero serviti da soli mentre gli elfi avrebbero potuto festeggiare a loro volta il Natale.

Con un colpo di bacchetta Narcissa porzionò e servì la prima portata fissando il figlio con un sorriso radioso.

«Direi che la missione è andata bene.» affermò con sicurezza, fissandolo per vedere la sua reazione.

Immediatamente le guance di Draco s'imporporarono leggermente e sua madre dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non ridacchiare.

«In effetti siamo riusciti ad arrestare i contrabbandieri senza alcun problema.» rispose, cercando di apparire tranquillo.

«Io mio riferivo alla missione di conquista della tua bella collega.» ribatté Narcissa, sforzandosi di apparire seria. «Porti una rosa rossa all'occhiello, hai lo sguardo acceso di gioia...direi che vi siete baciati. La Granger è un tipo molto serio, non penso che ti abbia concesso di più.» concluse, poggiando la guancia sulla mano con aria soddisfatta mentre squadrava il suo algido figlio che per poco non si strozzava con il sorso di vino elfico che aveva appena bevuto.

«Ma, ma come fai a sapere tutto questo?» chiese, troppo sconvolto per cercare di negarlo.

«Sono una madre, conosco mio figlio.» rispose Narcissa, sicura, avendo cura di omettere che tra i capi di suo figlio c'era anche un suo amico d'infanzia che le aveva raccontato come più volte lui avesse messo a repentaglio la propria vita per salvare quella della nata Babbana.

«E che ne pensi?» chiese, leggermente preoccupato dalla possibile reazione di sua madre.

«Se tieni a lei sinceramente e lei ti contraccambia allora sono soddisfatta. Non m'importa altro che la tua felicità.» rispose, serenamente. «Senza contare che quella ragazza ha grinta e capacità magiche superiori a molti dei nostri ex-amici.» aggiunse, senza riuscire a reprimere un certo disprezzo nei confronti di coloro che per salvare la reputazione li avevano abbandonati senza farsi scrupoli.

A quelle parole Draco non poté fare a meno di sorridere felice.

Amava Hermione ma non avrebbe mai potuto abbandonare sua madre.

«Non so ancora se mi ricambia ma diciamo che la situazione promette bene e che io farò di tutto per conquistarla.» affermò, serio e deciso.

«Ne sono convinta ma da quel che ne so anche lei è piuttosto caparbia, temo ti darà del filo da torcere.» commentò Narcissa, meditabonda. «Non sarà male che tu abbia accanto qualcuno che sappia tenerti testa...senza contare il fior fior di maghi che potranno nascere da voi due.» aggiunse, sognante per poi scoppiare a ridere nel vedere la faccia imbarazzata di suo figlio.

Forse gli invitati erano pochi ma di certo nessuno al Manor aveva mia assistito ad un pranzo più allegro.




Hermione sorrise nell'udire l'allegro vocio proveniente dalla buffa costruzione.

Nonostante non fossero ricchi, per i Weasley le feste erano sacre e tutti, amici e parenti, dovevano essere lì con loro con il risultato che ogni volta in quella casa c'era più gente di quanta ce ne potesse fisicamente entrare.

«Buongiorno a tutti e buon Natale!» salutò Hermione, entrando.

Immediatamente due amorevoli braccia la stritolarono in un abbraccio.

«Mia cara, ben arrivata!» esclamò la signora Weasley, lasciandola andare. «Che idea assurda farti andare in missione il giorno della vigilia. Bé, pazienza, per fortuna sei qua e stai bene. I tuoi sono in salotto con Arthur.»

Entrata in salotto, li vide seduti in un angolo ed intenti a chiacchierare, quasi sicuramente il signor Weasley stava chiedendo il funzionamento di qualche oggetto Babbano che aveva attirato la sua attenzione.

Non poté fare a meno di sorridere ripensando alle facce che avevano fatto i suoi genitori la prima volta che erano andati alla Tana.

Il primo sguardo alla costruzione li aveva già lasciati basiti, visto che sfidava tutte le leggi della fisica, ma la vista dei ferri da calza che sferruzzavano da soli e l'arrivo del signor Weasley tramite Metropolvere dette loro il colpo di grazia. Ci mancò poco che svenissero.

Ormai, invece, si erano ambientati e non si stupivano più di vedere i piatti arrivare in tavola levitando.

«Buon Natale!» esclamò Hermione, avvicinandosi.

«Cara Buon Natale!» disse la signora Granger, alzandosi e abbracciando la figlia seguita a ruota dal marito e dal signor Weasley.

Richiamati da Molly anche il resto della famiglia scese in salotto ed Hermione ebbe appena il tempo di salutarli tutti e liberarsi del cappotto prima che il luculliano pranzo imbandito dalla padrona di casa facesse il suo ingresso in sala da pranzo.

Per le successive due ore tutti furono impegnati a rendere onore alle varie pietanze ma ciò non impedì a Ginny di notare il grazioso monile che la sua amica portava al collo né di indicarlo al marito con un cenno del capo.

Hermione non era mai stata tipo da gioielli, difficilmente ne portava e sicuramente non spendeva soldi per acquistarne quindi quello non poteva che essere un regalo.

Dopo averlo osservato per un momento Harry corrucciò il viso ma decise che era meglio tacere finché non fosse stato sicuro dei suoi sospetti.

Il pranzo si svolse felice e chiassoso come al solito e quando, dopo aver spazzolato anche il dolce, tutti si trasferirono in salotto erano così sazi da temere il cedimento di qualche bottone.

Approfittando della distrazione degli altri, Ginny avvicinò Hermione seduta nel suo posto preferito, il sedile ricavato nel vano della finestra.

«Allora, com'è andata la missione?» chiese a bruciapelo, scrutandola in viso per captare la sua espressione.

«Tutto bene, abbiamo arrestato i contrabbandieri.» rispose Hermione, cercando di non pensare alla conclusione della serata.

«Questo lo so, stamattina la notizia era già sulla Gazzetta del Profeta, intendevo com'è stato andare in missione sola con Malfoy.»

«Lui non è più il ragazzino che mi tormentava ai tempi di Hogwarts, non mi ha fatto i dispetti se è quello che pensi.» rispose, mentre in cuor suo ripensava alle labbra di lui che si muovevano sulle sue e si dava della stupida per essere fuggita subito dopo. «Se vuoi saperlo è venuto a prendermi guidando un'auto Babbana senza l'uso della magia.» aggiunse, per stupire l'amica e distrarre i suoi pensieri.

«Non riesco ad immaginarmelo!» esclamò sinceramente l'amica. «Forse è davvero cambiato ma spero proprio che non ti facciano fare missioni a due, lavorare in squadra è più sicuro e non sai quanto sono stata in ansia.» aggiunse, abbracciando l'altra.

Provvidenzialmente la manica del suo maglione s'impigliò nella collana di Hermione e la rossa non poté fare a meno di cogliere l'occasione per saziare la propria curiosità.

«E dimmi un po', chi è che ti fa dei regali così carini?» domandò, dopo aver liberato entrambe.

«Non è un vero regalo, diciamo che è più oggetto di scena.» rispose, senza potersi impedire di arrossire leggermente. «Ieri sera l'abbiamo usata durante la missione per non attirare l'attenzione mentre spiavamo i contrabbandieri nel parco; una coppia che si scambia dei regali è una cosa piuttosto normale a Natale. È solo bigiotteria e così lui mi ha detto di tenerla.»

All'improvviso Hermione si rese conto di non sapere come chiamarlo.

Finora lo aveva sempre salutato usando il cognome, come faceva con il resto dei colleghi, ma adesso che si erano baciati le sembrava strano...d'altro canto non aveva neanche idea di cosa avesse significato per lui quel gesto.

Certo, la foto di loro due sul comodino le faceva pensare che lui provasse qualcosa ma poteva averla ritagliata anche soltanto perché lei era l'unica gentile con lui al corso.

Ginny si accorse del turbamento dell'amica ma l'arrivo di suo marito e del minore dei suoi fratelli le impedì di indagare ulteriormente.

Da quando Hermione e Ron si erano lasciati lei non aveva avuto altre storie.

Sapeva che il rapporto con Malfoy era molto migliorato dai tempi della scuola e non poteva fare a meno di chiedersi se ci fosse dell'altro e, nel caso, se lui potesse essere quello giusto.

Aveva mille dubbi ed interrogativi, la sua sola certezza era il desiderio di vederla felice.

«Ieri sera ci sei mancata.» disse Harry, stringendo Hermione in un abbraccio fraterno.

«Anche voi.» rispose lei, sentendosi però in colpa perché, in realtà, la sera prima non aveva minimamente pensato a loro. Troppo presa dalla missione e dai nuovi aspetti del carattere del suo collega.

«E poi, che idea assurda farti andare in missione da sola con Malfoy.» aggiunse Ron, scuotendo il capo. «Quello sarebbe capace di abbandonarti al tuo destino per salvarsi la pelle.»

«Ti sbagli, tu non sei mai andato in missione con lui. Anch'io all'inizio non mi fidavo invece più di una volta ha rischiato la vita per salvare quella dei colleghi.» obiettò Harry.

«Sarà.» ribatté Ron, non del tutto convinto.

«Silence, Victorie vuole recitare la poesia di Natale.» annunciò Fleur, guardando con orgoglio la sua copia in miniatura.

L'argomento, così bruscamente interrotto, non fu più ripreso ed il resto della serata trascorse tra tranquille chiacchiere.

Era ormai il tramonto quando Hermione salutò tutti per tornare a casa.

Era stata una bellissima giornata e si sentiva pronta e carica per tornare a lavoro...anche se un po' meno per incontrare il suo biondo collega e chiarire cosa avesse significato quel bacio; ma era una Grifondoro e non si sarebbe tirata indietro.

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Capitolo 3
*** Incontro con la verità ***


3- Incontro con la verità


Hermione sospirò, mentre a passo deciso si dirigeva verso l'ufficio del Capo degli Auror.

Non era l'incontro con il suo superiore a preoccuparla, lui voleva solo parlarle del buon esito della missione, ciò che le metteva ansia era l'idea di rivedere Draco.

Aveva appena svoltato l'angolo quando lo vide proprio davanti alla porta dell'ufficio.

Trovarselo davanti, anche se di spalle, la portò ad un attimo d'incertezza e si ritrovò a barcollare sui tacchi, più alti di quelli che era solita usare.

Recuperato l'equilibrio appoggiandosi ad una parete, ringraziò il cielo che lui non l'avesse vista e si maledì per aver ceduto alla frivolezza d'indossare gonna e tacchi alti nella speranza di apparire al meglio.

Fatto un lungo respiro si sentì più tranquilla e, sfoggiato il suo migliore sorriso, si avvicinò a Draco sentendo il cuore battere a mille.

«Granger.» la salutò lui con sguardo impassibile.

Quell'unica parola l'aveva gelata sul posto.

Si era tormentata per nulla.

Per lui quel bacio non aveva alcun valore.

Avrebbe voluto ribattere, magari mandarlo al diavolo, ma l'invito ad accomodarsi che giunse da dietro la porta la costrinse a tacere.

«Signorina Granger, signor Malfoy, è un piacere rivedervi. Accomodatevi.» disse il Capo degli Auror, sorridendo loro, soddisfatto.«Grazie al vostro operato la banda di trafficanti è stata sgominata e i manufatti oscuri requisiti. Mi avete fatto uno splendido regalo di Natale!» esclamò, gongolando.

Successivamente li rassicurò che per il resto delle festività avrebbero potuto riposare e proseguì manifestando la propria soddisfazione per l'operato dell'intera squadra diretta da Harry ma Hermione non riusciva e seguire il discorso.

La sua mente era tutta rivolta a chiedersi il perché del comportamento del biondo e a come riuscisse ad ostentare tanta impassibilità.

Comprese che era il momento di lasciare l'ufficio solo perché vide Draco alzarsi e porgere la mano al Capo Auror.

Riscossasi dai suoi pensieri lo imitò quindi si avviò verso la porta.

Draco la seguì e, chiusa la porta alle sue spalle, si volse per parlarle ma lei era già arrivata quasi alla fine del corridoio alla velocità massima che “quelle stupide scarpe” (come le stava definendo nella sua mente) le permettevano.

Un paio di lunghe falcate gli permisero di raggiungerla, afferrarla per un braccio e trascinarla in un corridoio secondario.

«Che ti prende, perché sei scappata?» le chiese.

«Non sono scappata, ho da fare.» ribatté lei, in un tono per nulla convincente.

«Sembri arrabbiata, cosa ti ho fatto?»

«Nulla, sono solo io ad essere stupida.» rispose, abbassando lo sguardo.

«Vuoi spiegarmi cosa ti passa per la testa? Non riesco a capire perché tu ti stia comportando così.»

«Non mi sto comportando in nessun modo, Malfoy.» affermò, calcando sul cognome.

Sentendo quelle parole, Draco le lasciò andare il braccio mentre il suo cuore faceva un piccolo salto e un sorriso premeva per scaturire dalle sue labbra.

Vedendola fuggire aveva temuto che lei si fosse pentita del bacio che si erano scambiati ma la sua reazione gli dimostrava che non era così.

«Sono un ex-Mangiamorte, non molti sono felici di far sapere in giro di essere in confidenza con me. Dopo la missione non ci siamo più visti così, bé, ho preferito mantenere il solito contegno in attesa di chiarirmi con te.»

Hermione si sentì una stupida per aver reagito male e abbassò ancora di più lo sguardo sentendo che le guance le andavano a fuoco.

«Se vuoi però la prossima volta che t'incontro nei corridoi del Ministero ti faccio fare il casqué e ti bacio davanti a tutti.» propose, con un sorriso sornione.

A quelle parole Hermione non poté reprimere una risata.

Alzato finalmente lo sguardo vide che quello di lui era fisso su di lei e la percorreva come una carezza. Si sentiva arrossire ma doveva ammettere che era piacevole essere guardata così.

«Nel corso degli anni il nostro rapporto è cambiato. Il bacio dell'altra sera per me è stato qualcosa di nuovo e piacevole. Non mi dispiacerebbe che la cosa si ripetesse ma a starmi vicino la tua reputazione potrebbe risentirne» spiegò Draco. «Dovrai essere tu a dirmi cosa desideri. Se tornare ai rapporti di prima o no.»

Hermione provò un moto di tenerezza nei confronti dell'uomo che aveva davanti e che, nonostante gli anni trascorsi dalla guerra e le decine di missioni portate a termine, si sentiva comunque ai margini della società a causa di quel marchio che gli deturpava il braccio.

«Non ti nego di essere rimasta alquanto sorpresa dal bacio che ci siamo scambiati ma è stata una sorpresa piacevole.» rispose, cercando di trovare le parole giuste per spiegare ciò che provava. «Non mi vergogno di essermi avvicinata a te e ti apprezzo ancora di più per la tua capacità di rimediare ai tuoi errori. Non ho paura dei commenti degli altri.» precisò, sperando che lui non fraintendesse le sue prossime parole. «Questo però è un aspetto nuovo del nostro rapporto, ho bisogno di capire cosa siamo senza interferenze esterne quindi non ho problemi che gli altri capiscano che siamo diventati amici ma per un po' vorrei tenere solo per noi gli altri aspetti del nostro rapporto.»

«Una relazione segreta...intrigante...» sogghignò lui, facendola ridere. «Anch'io odio quando gli altri mettono bocca dove non devono. Ne deduco che se voglio baciarti dovrò aspettare di essere da soli.» aggiunse, sbirciando il corridoio. «Ma guarda, siamo in un corridoio vuoto.» commentò, afferrandola in vita e stringendola a se.

Era della sera della missione che non sognava altro che di tornare a sentire la dolcezza delle sue labbra.

Hermione gli allacciò le braccia al collo, inebriata dal suo profumo.

Quando le loro labbra s'incontrarono sentì un fuoco arderle dentro e quando lui la indusse a schiudere le labbra sentì l'eccitazione pervaderla.

«Hermione, cosa diavolo stai facendo!» urlò una voce alle sua spalle.

Staccatisi di colpo si trovarono davanti il volto furente di Ron che sembrava voler incenerire Draco con la sola forza dello sguardo.

«Ci devi delle spiegazioni.» aggiunse, afferrandola per un polso ed allontanandola dal biondo.

«Ron, sei impazzito, lasciami!» protestò Hermione.

«No. Tu adesso vieni con me da Harry.» ribatté, trascinandola via.

Hermione concentrò il suo sguardo su Draco, sperando che lui capisse.

Ci vediamo dopo nel tuo ufficio. Ron è una testa calda ma non è un cattivo ragazzo” gli disse, tramite la mente.

Per sua fortuna Draco aveva compreso di dover usare il Legilimens e così, anche se a malincuore, le fece un cenno affermativo del capo e rimase a guardarla andare via anche se una parte di lui avrebbe volentieri schiantato Ronald Weasley.




«Harry, devi aiutarmi a far rinsavire Hermione.» affermò, entrando nell'ufficio dell'amico a passo di carica.

«Buongiorno anche a te Ron.» disse Harry, serafico, sorseggiando il suo caffè come se quell'irruzione fosse la cosa più normale del mondo. «Da quel che ricordo il cervello di Hermione funziona perfettamente.» aggiunse, ridacchiando.

«Non c'è nulla da scherzare, l'ho trovata che si baciava con Malfoy, ti rendi conto?» spiegò, allarmato.

«Wow, non sapevo che vi foste messi insieme!» esclamò Harry, sorridendo sorpreso. «In effetti avevo sospettato un certo interesse da parte sua ma non sapevo che fosse ricambiato.»

«Harry ma sei impazzito anche tu? Sto parlando di Malfoy, l'ex-Serpeverde, quello che non ha esitato a chiamare Hermione lurida Sanguesporco!»

«Ron, tu stai parlando di qualcosa successa più di dieci anni fa!» protestò Hermione.

«Harry, ma cosa intendi con “avevo sospettato un certo interesse da parte sua ”?» domandò, poi, ricordando le parole dell'amico.

«Lui sta ben attendo a non farsi notare ma a volte mi è capitato di vederlo mentre ti guardava in un modo che lasciava pochi dubbi circa ciò che prova per te.»

«Secondo me non possiamo fidarci.» affermò Ron, risoluto. «Magari vuole avvicinarsi ad Hermione solo per riabilitare del tutto la sua immagine.»

«Oh Ron, grazie, sei gentilissimo. Dal tuo punto di vista uno può interessarsi a me solo se ha secondi fini!» esclamò Hermione, indignata.

«Voi due, calmatevi.» ordinò Harry, alzandosi dalla scrivania e frapponendosi tra i due. «Ron, tu non sei mai stato in squadra con Malfoy, se lo avessi fatto non parleresti così.» affermò con sicurezza. «Non si è mai tirato indietro, ha sempre avuto un comportamento leale e corretto nei confronti degli altri, anche se molti all'inizio lo osteggiavano e non perdevano occasione per ricordargli il suo passato.»

«Ciò non vuol dire comunque che il suo interesse per Hermione sia sincero.» ribatté Ron, testardamente.

«Mi dispiace Hermione, avrei voluto parlartene in privato ma forse così finalmente farò capire la verità a questo zuccone.» disse Harry, tornando dietro la sua scrivania e iniziando a rovistare nella sua scrivania. «Scommetto che anche oggi hai messo la collana che ti ha regalato lui.»

«Bé, a dire il vero si.» ammise Hermione arrossendo. Non era proprio riuscita a lasciarla a casa e così alla fine l'aveva nascosta sotto la camicetta.

«Ma tu non porti mai gioielli!» esclamò Ron, sorpreso.«Ho capito, ti ha stregato!»

«Taci Ron!» ringhiò Hermione, decisa a capire cosa volesse dirle Harry.

«C'è di mezzo un incantesimo, anzi due, e hanno a che vedere con la collana ma non come pensi tu.» spiegò Harry. «Potresti farmela vedere?»

Hermione, confusa e preoccupata tirò fuori la collana.

«Proprio come immaginavo.» affermò, dopo aver osservato il ciondolo da entrambi i lati. «La collana probabilmente è davvero in argento ma ciò che conta è la pietra posta sul retro del ciondolo.»

Incuriosita, Hermione girò il pendente notando in quel momento la piccolissima pietra dai colori cangianti incastonata al centro.

«Non l'avevo notata.» ammise Hermione, sorpresa.

«Non l'avrei notata neanche io se ieri sera tu non ti fossi piegata per parlare con Ginny e la luce del camino non si fosse riflessa sulla gemma.» spiegò Harry. «Dapprima non capivo cosa mi ricordasse finché non ho ripensato al mio viaggio in Russia e non ho ritrovato questa.» aggiunse, tirando fuori una foto dal cassetto della scrivania.

Hermione e Ron si avvicinarono per guardarla.

Sembrava ritrarre un foglio di un vecchio quaderno di appunti ai cui margini erano disegnate delle pietre preziose.

Purtroppo gli era impossibile comprendere cosa vi fosse scritto perché la lingua usata era il russo.

Entrambi volsero lo sguardo sul loro amico, perplessi.

«Mentre ero in missione in collaborazione con il Ministero della Magia russo mi hanno portato a vedere una mostra sulle “scoperte magiche russe”» spiegò. «Erano incantesimi e artefatti inventati da maghi russi. In un angolo c'era una teca dedicata ad un mago vissuto intorno al 1320; si chiamava Vasilyev, se ricordo bene. Si può dire che a parte qualche foglio del suo quaderno di appunti non esistano quasi prove della sua esistenza. Si dice che avesse inventato una gemma capace di proteggere da ogni magia, anche dall'Anatema che uccide e che sia stato ammazzato proprio perché si rifiutò di fornire tali gemme ad alcuni maghi oscuri dell'epoca.»

A quelle parole Hermione volse lo sguardo prima alla foto e dopo al pendente che portava al collo, sempre più stupita e confusa.

«Mi vorresti dire che quella che ho al collo è una delle gemme di Vasilyev?»

«Un frammento, in realtà. Dal quel che si suppone aveva creato circa una decina di gemme da donare alle più potenti famiglie della nobiltà russa; era un modo per chiedere la loro protezione. Dopo il suo omicidio fu ispezionato il laboratorio ma delle pietre non fu trovata traccia. C'è chi dice che siano state rubate dai suoi assassini, chi invece afferma che lui avesse una figlia che ha venduto le pietre per fuggire dalla Russia. La sola certezza è che nel corso della storia frammenti di queste gemme hanno fatto la loro comparsa per poi sparire nel nulla anche se da alcune fonti si sa che alcune delle gemme giunsero alle famiglie a cui erano destinate che le custodiscono gelosamente nei loro caveau sotterranei.»

«Se tu avessi ragione allora questa collana varrebbe una fortuna!» esclamò Hermione, sconvolta.

«E l'altro incantesimo quale sarebbe?» chiese Ron, interessato sopratutto a capire come Draco stesse manipolando la sua amica.

«Oltre a l'incantesimo protettivo ve ne è un altro che si attiva appena la gemma raggiunge il calore corporeo a contatto con la pelle. Questo secondo incantesimo fa nascere in chi indossa la gemma il desiderio di non separarsene e ciò spiega come mai Hermione la indossi anche oggi.»

«È impossibile, perché mai avrebbe dovuto spendere così tanto per me. No, sicuramente è solo una pietra che gli somiglia.» disse Hermione, per nulla convinta.

«Facciamo una prova, dammi la collana.»

«Certo.» rispose Hermione, sicura, portando le mani alla chiusura della collana e aprendola, salvo poi bloccarsi al momento di consegnargliela. «Io non posso dartela, io non voglio dartela.» ammise sconfitta, mentre un sorrisino soddisfatto si dipingeva sul volto dell'amico occhialuto e Ron assumeva un'espressione corrucciata.

«Ma ieri quando sono andata a dormire l'ho tolta.» protestò.

«È normale, in quel caso non la stavi dando a nessuno; inoltre il legame con la pietra si rafforza pian piano. Più la usi più ti viene difficile separartene.»

«Tarantallegra!» esclamò Ron, improvvisamente, estraendo la bacchetta e puntandola su Hermione.

«Ma sei impazzito!» sbottò lei, per poi bloccarsi nel rendersi conto che non le era successo nulla.

«Petrificus Totalus.» provò allora Harry, ridacchiando.«È piuttosto divertente!»

«Oh si, anch'io mi sto divertendo tantissimo.» ribatté Hermione, sarcastica. «Ora se non vi dispiace ho qualche cosa da chiarire con una certa serpe di mia conoscenza.» ringhiò uscendo dall'ufficio.




Ignaro di quanto stava accendendo nell'ufficio di Harry, Draco era tranquillamente seduto ad uno dei tavoli della sala relax a gustarsi un buon caffè.

Non che tra i colleghi avesse molti amici ma riteneva un obbligo sociale farsi vedere lì di tanto in tanto, giusto per non essere accusato di asocialità.

Quando Hermione apparve sulla soglia le sue labbra s'incurvarono in un leggero sorriso ma la sua espressione si congelò quando vide il suo viso.

«Malfoy ho bisogno di parlarti.» sibilò lei con tono per nulla rassicurante, invitandolo ad uscire dalla stanza.

Il biondo la seguì lasciando dietro di se una scia di commenti e supposizioni.

Hermione era nota per la sua calma e la sua professionalità, in ogni situazione, mentre tutti si erano accorti del suo nervosismo il che lasciava intuire che un succoso pettegolezzo attendeva di venire a galla.

«Entra.» gli disse, indicando la porta di un ufficio in disuso a pochi passi dalla sala relax.

Dopo aver controllato che nessuno li stesse vedendo, richiuse la porta alle sue spalle, insonorizzò la stanza e si voltò a fronteggiarlo.

L'ufficio era privo di finestre, il che non era un male. Nessuno avrebbe potuto spiarli.

«Hermione, che succede?» chiese Draco, preoccupato.

«Dimmelo tu.» rispose, mostrandogli la collana. «E bada che voglio la verità.»

«Non capisco, che intendi.» disse in tono non del tutto convincente.

«Non costringermi a ricordarti cosa si prova nell'essere un meraviglioso furetto rimbalzante.» sibilò Hermione, in maniera tutt'altro che rassicurante. «La verità. Adesso.» ordinò, facendo apparire una poltroncina e accomodandocisi visto che i tacchi la stavano uccidendo.

«Posso almeno mettermi un po' più comodo?» chiese.

Al cenno di assenso di lei, lui fece apparire una poltrona e le si sedette a fianco.

«È una storia un po' lunga, non so da dove iniziare.»

«È una gemma di Vasilyev quella incastonata nella collana?» chiese a bruciapelo, cercando invano di toglierla per poi lasciare ricadere le mani in grembo stizzita.

«Si.» ammise Draco, semplicemente.

Era inutile negare la verità e rischiava solo di farla arrabbiare di più.

«Perché me l'hai regalata?»

«Che domanda, è ovvio, per proteggerti.»

«In pratica pensavi che non fossi capace di difendermi da sola.» dedusse Hermione, innervosendosi.

A quelle parole Draco si portò una mano alla tempia. Quella donna era impossibile, solo lei avrebbe potuto vedere nel suo gesto un atto di sfiducia nei confronti delle sue capacità.

«Ok, facciamo così.» disse, avvicinandolesi e sentendosi ferito nel vederla indietreggiare. «Non voglio farti nulla.» la rassicurò, amareggiato.

Tornato vicino a lei, prese il ciondolo in mano e gli sussurrò delle strane parole.

«Ora puoi toglierla.» spiegò, tornando a sedersi.

Hermione sganciò il fermaglio e tolse la collana poggiandola su un tavolo che era di fianco a lei.

«Ma come hai fatto?»

«Basta conoscere la parola d'ordine.»

«Capisco. Continua. Se non è perché mi ritieni incapace perché me l'hai regalata e come hai fatto ad acquistarla, sono gemme piuttosto rare e costose.»

Draco sospirò. Dirle la verità gli costava molto. Voleva dire esporsi e rischiare di mandare a monte tutti i progressi che c'erano stati nel loro rapporto.

«Non è molto facile per me ma spero che mi ascolterai fino alla fine.»

Hermione fece un cenno affermativo, invitandolo a proseguire.

«Quando siamo tornati a scuola per completare il settimo anno la vita per me non era affatto facile. Venivo isolato, additato, deriso e a volte anche malmenato. Quasi nessuno mi voleva lì ma tu invece mi hai sempre trattato con gentilezza, nonostante il mio passato.»

Draco si fermò e sospirò, non era così che voleva rivelarle ciò che provava ma non aveva scelta.

«Quando poi ho iniziato il corso da Auror sono stato felice di trovarmi in classe con te. In quegli anni l'ammirazione ed il rispetto che provavo per te dai tempi della scuola si è tramutato in qualcosa di più.» aggiunse, abbassando lo sguardo a disagio. «Anche tra gli Auror so che nessuno mi voleva nella propria squadra e che devo ringraziare il Ministro se Potter mi ha preso tra i suoi quando però ho visto che anche tu eri tra gli agenti in servizio attivo ho cominciato a temere per te e allora ho capito, quello che provavo per te non era semplice rispetto ma dubitavo che tu avresti voluto avere a che fare con me; anzi dovevo già ritenermi fortunato per il fatto che tu mi trattassi da amico. Così ti sono stato accanto accontentandomi del mio ruolo. Ad ogni missione però vivevo nel terrore che potesse succederti qualcosa, non perché tu non sia brava ma perché i delinquenti sono uomini senza scrupoli.»

«Un giorno un mio amico di San Pietroburgo mi parlò di queste pietre e così iniziai a fare ricerche in merito. Grazie ad alcuni contatti dal passato non propriamente limpido sono riuscito a sapere di questa pietra così l'ho acquistata, l'ho fatta montare sulla collana e da circa un anno attendo l'occasione giusta per dartela.»

Hermione era scioccata. Non si era certo aspettata una risposta del genere.

«Ma è una pietra rara, nonostante la tua famiglia sia ricca non potevi avere tanti soldi in banca.»

«Ho venduto tutti i beni della famiglia Malfoy. Di tutto ciò che mi aveva lasciato mio padre è rimasto solo il Manor, mia madre ne morirebbe se lo vendessi.»

«Stai scherzando?» domandò sbarrando gli occhi per la sorpresa e alzandosi di scatto.

«Mia madre ha l'eredità dei Black che le è più che sufficiente per vivere ed io ho il mio stipendio da Auror.»

«Ma sei impazzito? Perché hai fatto una cosa del genere?»

«Possibile che tu non lo abbia ancora capito?» le chiese alzandosi in piedi e prendendole la mano. «Ti amo. Penso di amarti dal tempo del corso ma allora non riuscivo ancora a dare un nome a ciò che provavo. Quando però nella missione in Scozia sei rimasta seppellita dal crollo della caverna in cui si erano nascosti gli uomini che stavamo inseguendo ho capito ciò che provavo ed ho giurato a me stesso che ti avrei protetto a qualunque costo, anche se ti fossi potuto stare accanto solo come amico.»

Hermione lo fissava stupita e sconvolta da ciò che lui le aveva appena rivelato.

Alla luce delle sue parole ogni cosa assumeva un nuovo significato, ogni volta che lui si era proposto come suo compagno durante le missioni o le volte in cui l'aveva salvata da attacchi alle spalle.

Non poteva fare a meno di sentirsi un po' in colpa. In tutto quel tempo lei non si era accorta di nulla e mentre lui soffriva lei viveva la sua vita ignara di tutto.

«Così ho cercato di migliorare il rapporto che c'era tra di noi ma non potevo starti costantemente vicino e l'idea che qualcuno potesse farti del male mi faceva impazzire. Non dimenticherò mai ciò che ti ha fatto mia zia né potrò mai perdonarmi di essere rimasto a guardare senza fare nulla ma non avrei potuto sopportare che ti succedesse qualcosa di male così ho acquistato la pietra nella speranza di proteggerti ed ho colpo al balzo l'occasione della missione per regalartela.»

«Dopo che ci siamo baciati perché non mi hai detto la verità?» domandò Hermione, cercando di ritrovare il filo logico dei suoi pensieri.

«Non volevo spaventarti, non ero certo di cosa provassi tu e temevo come avresti reagito se ti avessi detto che ero innamorato di te da anni...anche perché penso che per te non sia lo stesso.»

La domanda sottesa in quella affermazione la fece arrossire e sentire leggermente in colpa.

Non poteva mentirgli ma le dispiaceva non poter rispondere come avrebbe fatto qualsiasi protagonista di un film romantico.

Quando lo aveva rivisto nel corso del loro settimo anno a Hogwarts aveva provato pena per lui, non trovava giusto che venisse incolpato e emarginato per gli errori commessi da suo padre.

Durante gli anni di preparazione alla carriera di Auror aveva iniziato ad apprezzare la sua determinazione e la sua voglia di riscatto e da quando erano colleghi aveva scoperto che era davvero una persona di cui ci si potesse fidare ma nulla di tutto questo era ciò che Draco voleva sapere da lei.

Aveva paura ma sapeva che lui meritava la verità.

«I nostri trascorsi non sono stati dei migliori ma dopo la guerra ho iniziato a rivalutarti.» spiegò, cautamente, ignorando il terrore che ad ogni parola si diffondeva nel cuore di lui. «Ho scoperto che sai essere generoso, leale e altruista.» proseguì, fermandosi un attimo per riprendere fiato.

Sentiva il suo cuore lanciato in uno sfrenato galoppo e non riusciva a fare a meno di mordicchiarsi il labbro inferiore, segno del nervosismo che la pervadeva. Il suo sguardo vagava sugli oggetti presenti nella stanza, incapace di parlare fissandolo negli occhi per la troppa agitazione e inconsapevole così della supplica presente nelle iridi grigie fisse su di lei.

«Ogni mia precedente convinzione è poi del tutto andata in frantumi durante la missione nelle campagne di Powys. Quando ho aperto gli occhi e ti ho visto sdraiato su di me non riuscivo a credere a ciò che vedevo. Tu, l'erede dei Malfoy avevi protetto con il tuo corpo una Sanguesporco. In quel momento ho capito che eri davvero cambiato ma, se devo essere sincera, ciò che mi ha sconvolto di più è stato ciò che ho provato sentendomi stretta tra le tue braccia.» confessò, infine. «Mi sono sentita bene, al sicuro.»

Draco non osava fiatare in attesa di capire se le parole di Hermione volevano davvero dire ciò che lui sperava.

«Non posso dirti di amarti da anni, sarebbe una bugia, ma so per certo che ciò che sento per te è un sentimento che va al di là dell'amicizia. Sei disposto a vedere insieme a me dove ci porterà questa cosa?» domandò, alzando finalmente gli occhi su di lui.

«Vuoi dire che mi stai dando una possibilità?» chiese speranzoso.

«Voglio dire che ci sto dando una possibilità. Puoi accontentarti?»

«È tutto ciò che chiedo. Finora ho dovuto muovermi con calma ma adesso che sai tutto non ti darò scampo, userò tutte le mie capacità per farti innamorare di me.» affermò sicuro, attirandola a se e baciandola con passione.

La capriola che fece il cuore di lei quando le loro labbra si sfiorarono le diede la conferma che il biondino non avrebbe poi dovuto faticare così tanto.

Un lieve sorriso le accarezzò le labbra mentre la felicità dilagava nel suo cuore.

NDA: Con questo capitolo si conclude la serie "Missione di Natale". Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito questa ff e spero di non avervi delusi.

             Baci dalla vostra Notteinfinita.

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