take my hand (and give me a reason to start again)

di T00RU
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i. ***
Capitolo 2: *** ii. ***
Capitolo 3: *** iii. ***
Capitolo 4: *** iv. ***
Capitolo 5: *** v. ***



Capitolo 1
*** i. ***


Atsushi è seduto sul letto, il telefono tra le mani.
Appoggia la testa sul muro mentre scorre con il pollice le foto che il resto dei detective dell’Agenzia hanno postato sui loro profili Instagram. Ha la vaga impressione che lo abbiano obbligato a scaricarsi la stupida applicazione solo per sbattergli in faccia le loro giornate felici.
Kunikida è in montagna –da bravo eremita qual è- Dazai chissà dove con Chuuya, Kenji è tornato in famiglia per qualche settimana, così come Tanizaki e Naomi. Yosano e Ranpo in una località turistica-sono terme quelle?
Sospira.
Tutti a divertirsi mentre lui è segregato in casa, a prendersi cura di un gatto che non è nemmeno suo. Kunikida gliel’ha affidato per il tempo delle vacanze –sapendo che sarebbe stato l’unico a fare un bel niente-, non senza averlo tempestato di ordini; gli ha perfino lasciato un quaderno pieno di istruzioni sul come accarezzarlo, come dargli da mangiare.
A lui nemmeno piacciono i gatti.
Si lascia sfuggire un altro sospiro, appoggia il telefono sul comodino vicino al letto, si alza e va a cercare quel dannato gatto.
Ringrazia mentalmente la non-presenza di Dazai, che non avrebbe perso occasione per fare battute sulla situazione già comica di per sé; «La Tigre a prendersi cura di un gatto, ci avreste mai pensato?».
Quando finalmente lo trova, seduto sul davanzale della finestra della cucina –come diavolo ci è arrivato, lì?- lo prende in braccio , stando attento alle istruzioni che Kunikida ha lasciato scritte sui numerosi fogli del quaderno; sta’ attento a non dargli fastidio, di solito si agita se viene toccato sulla parte anteriore delle zampe.
«Oh, Mr. Fluffy» si lascia sfuggire, con una voce decisamente troppo mielosa. Accarezza la testa del gatto, non perché gli piaccia, ma perché ha davvero bisogno di un po’ di compagnia e a quanto pare quel gatto sarà l’unico essere vivente in grado di fornirgliela.
Il suddetto gatto si dimena, infastidito a tal punto che Atsushi lo deve lasciare sul pavimento.
La prossima volta lo terrà Dazai.
Dal letto, Atsushi passa al divano. Non accende la tv, si limita a guardare il soffitto.
Senza volerlo, i suoi pensieri si soffermano su Akutagawa; l’ultima volta in cui si sono visti, gli ha detto che le vacanze le avrebbe passate con la sorella, in un posto adatto anche ai suoi problemi respiratori.
Chiude gli occhi.
Rimane sul divano per un lasso di tempo indefinito, forse si è anche addormentato; scatta seduto quando sente il suono del campanello.
Quindi c’è qualcuno che ancora si ricorda di lui?
Probabilmente sarà il postino.
Si alza in piedi in fretta, l’azione improvvisa gli fa girare la testa. Un passo, scivola sul tappeto e cade rovinosamente a terra, sbattendo la fronte sul parquet.  Rimane lì steso per qualche secondo, rotola sulla schiena, tiene gli occhi chiusi per non pensare al dolore alla testa. Il campanello, intanto, continua a suonare e Atsushi borbotta.
«Arrivo!» urla, alzandosi lentamente. Barcolla leggermente fino alla porta d’entrata, la apre.
Si sarebbe aspettato chiunque, in realtà. Forse perfino Dazai. Invece davanti a lui c’è Akutagawa, le mani nelle tasche del cappotto nero. Guarda lo zerbino davanti alla porta, alza lo sguardo lentamente e lo punta sulla figura di Atsushi, che gli sta sorridendo.
«Ti sta sanguinando la fronte» si limita a dire.
Atsushi porta la mano alla testa, aggrottando le sopracciglia.
Ryuunosuke si avvicina lentamente, spostando la mano del ragazzo con delicatezza. «Hai qualcosa con cui posso disinfettare la ferita?».
 
«Dovresti fare attenzione la prossima volta» stando attento a non fargli del male, Akutagawa gli appoggia un cerotto sulla fronte, rivolgendogli un debole sorriso subito dopo.
Atsushi è seduto davanti a lui, gli occhi chiusi.
«Ecco fatto».
«Grazie, Ryu». Allunga il collo leggermente, sporgendo la testa in avanti, al che Akutagawa sospira e si abbassa alla sua altezza.
Atsushi gli lascia un bacio sulla guancia.
Si alza e appoggia una mano al bancone della cucina –sta per scivolare di nuovo, ma non è necessario che Ryuunosuke lo sappia-. «Sei già tornato dalla vacanza?».
Akutagawa abbassa lo sguardo, imbarazzato. «Non ci sono nemmeno andato. Gin ha preferito Tachihara».
Tachihara, pensa Atsushi. Credo di averlo già visto.
Che razza di pensieri poi; è ovvio che l’abbia già visto, ha visto tutti nella Port Mafia.
In fondo, ne fa parte il suo- il suo cosa? Ragazzo, forse?
Ridacchia. «Ammettilo, son tutte scuse; non puoi stare senza di me».
Ryuunosuke rotea gli occhi, facendo per uscire dalla cucina e avviandosi verso il salotto. «Un’altra parola e non esiterò ad usare Rashoumon contro di te, Jinko».
«Come se non l’avessi già fatto. Ti ricordo che se non fosse stato per la mia Abilità, ora avrei una gamba amputata».
Silenzio.
Akutagawa caccia un urletto emozionato. «E’ un gatto, quello?».

 


Ehilà!
Beh, che dire, sono ufficialmente stata risucchiata dall'AkuAtsu hell, yay.
Mi dispiace ma il mio cuore palpita per loro a livelli immensi, dovevo per forza scrivere qualcosa, trash o meno.
Non so bene che dire honestly, non sono mai stata particolarmente spigliata con questi angoli autrice, quindi...
Niente, non lo so, è solo una storia che mi è venuta un po' così, mi intrigava tanto l'aspetto domestic di questa coppia, e spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto!
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate in una piccola recensione, mi fa sempre piacere leggere i vostri pareri, gn.
Scusate per eventuali errori [e per il mio essere così imbarazzante :c]!
Al prossimo capitolo, 
mar,,

 
[Questa storia verrà aggiornata ogni venerdì, o almeno farò il possibile per far sì che lo sia, perdonatemi se finirò per sgarrare di un giorno!]

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Capitolo 2
*** ii. ***


«Quale confezione ti sembra più carina? Questa o quest’altra?» Atsushi si gira verso il moro dietro di lui, con due confezioni di frutti di mare surgelati completamente identiche tra le mani.
Akutagawa aggrotta le sopracciglia. «Nessuna delle due».
Atsushi sbuffa. «La vuoi smettere di fare quella faccia disinteressata? Mi fai venire voglia di picchiarti. Scegli e basta».
«C’è un reparto pescheria fantastico, perché non ci diamo un’occhiata?».
Atsushi borbotta qualcosa a denti stretti, le sopracciglia aggrottate e un broncio dipinto sulle sue labbra. Non dà ascolto a Ryuunosuke, no. Continua ad osservare le due confezioni, concentrato, tanto da non accorgersi dei due uomini in fondo al corridoio del reparto che l’hanno adocchiato.
In realtà, Ryuunosuke non li può biasimare; Atsushi ha un corpo che farebbe girare chiunque, e con la sua aria ingenua ha sempre attirato occhiate.
Atsushi è mozzafiato, a modo suo, e Ryuunosuke lo sa. Ma non permetterà a nessuno di toccarlo.
«Atsu» Akutagawa attira la sua attenzione, appoggiandogli una mano alla base della schiena. Atsushi non ci fa caso.
«Dobbiamo prendere anche altro. Ci torniamo dop-» un attacco di tosse gli impedisce di continuare.
L’altro si sporge per lasciargli un bacio sulla guancia, poi gli sorride. «Non ci provare nemmeno».
«Cosa?».
«Sai che me dimenticherò, se andiamo a comprare altro ora. Quindi» un altro bacio schioccato sulla guancia. «Rimaniamo qui finché non decido».
Atsushi non ha capito che l’unico motivo per cui Ryuunosuke vuole allontanarsi da lì per impedire ai due uomini di continuare a guardarlo come se volessero prenderlo e sbatterlo al muro, non gliene potrebbe fregare di meno di quei dannati frutti di mare surgelati.
E’ davvero un idiota.
E’ il caso di far capire esplicitamente ai due pervertiti che Atsushi e con qualcuno, qualcuno che se vuole può diventare molto pericoloso.
Guarda nella loro direzione, gli occhi ridotti a fessure. Con la mano destra fa capire loro che se solo si azzardano a fare un commento di qualsiasi genere, non rivedranno la luce del giorno.
«Ryu?» Akutagawa si gira di scatto verso il ragazzo che l’ha chiamato. «Che stai facendo?».
«Niente» appoggia il mento sulla spalla del ragazzo dai capelli chiari. «Hai deciso?».
Atsushi sbuffa ancora, spostando la testa di lato per lasciare spazio a Ryuunosuke. «Non so quale sembri più mangiabile».
«Te lo dico ancora; nessuna delle due» gli accarezza la pelle con la punta del naso, sperando di avere gli occhi dei due uomini puntati su di lui; non guasterebbe far capire loro ancora una volta che Atsushi è impegnato.
Che poi, mettere quei pantaloni neri e attillati per fare la spesa era necessario?
Atsushi ridacchia. «Smettila, Ryu. Mi fai il solletico».
«Devo proprio?» Akutagawa inizia a lasciare piccoli baci sul collo di Atsushi, che in tutta risposta rabbrividisce.
«Non qui, Ryu».
Ryuunosuke sospira, si allontana. Infila le mani nelle tasche del cappotto.
Atsushi sbuffa ancora –è l’unica cosa che riesce a fare bene, apparentemente-, appoggia una confezione nel posto in cui l’ha presa, l’altra la tiene in mano.
«Oh, ti sei deciso?».
«Erano uguali».
«Ma non mi dire».
Mentre si allontanano dal reparto surgelati, passano davanti ai due uomini che non si sono spostati di un centimetro. Atsushi è completamente ignaro della situazione, Ryuunosuke con la coda dell’occhio vede il loro sguardo puntato sul fondoschiena di Atsushi.
Lo so anche io che ha un bel culo, stronzi. 
«Atsu» il ragazzo si gira, sbattendo le ciglia in fretta. «Vai avanti, io devo cercare una cosa».
Atsushi fa come gli è stato ordinato, saltella di qua e di là mentre va a cercare i biscotti.
Akutagawa si assicura di essere completamente fuori dal campo visivo del suo ragazzo, prima di avvicinarsi minacciosamente ai due uomini che ora stanno per i fatti loro.
Se li trova davanti.
«State lontani da lui» dice, a denti stretti. I due uomini si guardano e scoppiano a ridere, ingannati dall’aspetto esile e malaticcio di Akutagawa.
«E se non ti diamo ascolto che ci fai? Ci tossisci in faccia?» uno di loro parla, incrociando le braccia al petto.
Solo per miracolo Akutagawa si contiene, non li ammazza a forza di pugni; nessuno, nessuno deve azzardarsi a guardare Atsushi in quel modo.
Si limita a dire una parola.
«Rashoumon».
La sua Abilità non si scatena completamente, solo quanto basta per spaventarli, per persuaderli a dargli ascolto.
«E’ stato un piacere parlare con voi».
Atsushi fa capolino dall’inizio del reparto. «Ryu?».
Akutagawa si gira, sorridendogli. «Arrivo».
Un’ultima occhiata agli uomini che a passo spedito se ne stanno andando, terrorizzati.
 
«Sei davvero troppo geloso» ridacchia Atsushi, prendendo una forchettata del suo spezzatino.
Akutagawa finge di guardare ovunque, come se l’osservazione di Atsushi non fosse rivolta verso di lui.
«Non so di cosa tu stia parlando» fischietta, pulendosi gli angoli della bocca con il tovagliolo.
Atsushi rotea gli occhi, sorride. «So che hai usato Rashoumon per spaventare quei due uomini al supermercato. Non sono nato ieri».
«Non ho usato Rashoumon, te lo sarai immaginato» ora sorride anche Akutagawa, prendendo un altro boccone.
«Sei incredibile».
«Cosa avrei dovuto fare? Ti guardavano, Atsushi».
«Avere gli occhi non è un crimine, Ryu».
«Tu non li hai visti. Ti stavano mangiando con gli occhi».
Atsushi prende un altro sorso d’acqua. «Significa che se fortunato ad avere un gran bel pezzo di ragazzo al tuo fianco».
Akutagawa scoppia a ridere; risata che ben presto si trasforma in un violento attacco di tosse.
Sospira, la voce trema a causa dello sforzo. «La prossima volta ti lascerò in balìa dei pervertiti, Jinko».
«Oh, andiamo. Sappiamo entrambi che spezzerai le ossa a chiunque si azzarderà a toccarmi».
«L’hai detto tu, non io».

 

Ehilà!
E un altro capitolo è andato.
Amo l'idea di Akutagawa geloso di Atsushi, e amo ancora di più l'idea di Atushi ignaro di quello che sta accadendo attorno a lui I'm just !!!
Non lo so, mi sa di cosa estremamente domestic, e io vivo per questo aspetto delle relazioni.
Vi ringrazio se siete arrivati fin qui, per me conta davvero molto!
Se volete farmi sapere cosa ne pensate in una piccola recensione mi farebbe davvero piacere, se no pazienza gn.
Niente, spero davvero tanto vi piaccia quanto è piaciuto a me scrivere su di loro.
Scusate per eventuali errori. [e perché questi angoli autrice sono uno peggio dell'altro, chiedo davvero perdono I'm just awkward].
Al prossimo capitolo!
mar,,

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Capitolo 3
*** iii. ***


«Non puoi usare Rashoumon in queste situazioni, cazzo!» urla Atsushi, sbattendo ripetutamente il pugno contro al portaoggetti della macchina di Akutagawa, che più che rimanere sorpreso dalle proprie azioni –ha appena impalato un povero poliziotto che l’ha fermato per dei controlli di routine, dopotutto-, rimane sorpreso dal linguaggio usato dal ragazzo seduto di fianco a lui.
«Non volevo, mi sono fatto prendere dal panico!».
«Dillo all’ennesimo poliziotto ferito!» grida Atsushi, scendendo dalla macchina.
Corre a dare un’occhiata alla situazione; deve decisamente chiamare Yosano.
«Yosano-san?» dice, il fiato pesante dalla paura. Nonostante gli anni di lavoro, non è abituato a veder la gente morire davanti ai suoi occhi.
«Sì, Atsushi-kun? Come posso esserti util- Ranpo non mangiare quei dolci; sono per Poe, dannazione».
«Ryuunosuke ha impalato un poliziotto, abbiamo bisogno di te qui. Adesso» il rumore dall’altro capo della linea cessa, segno che Yosano  potrebbe essersi allontanata, o potrebbe aver chiuso la chiamata.
Qualche secondo passa, si sente una porta chiudersi.
Yosano sospira.
«Dove siete?».
Atsushi si guarda attorno. «Vicino al porto. Ci vedrai di sicuro, la macchia completamente nera è Akutagawa».
Ryuunosuke fa per protestare, ma l’occhiataccia di Atsushi lo persuade nel fare diversamente.
«Non vi muovete da lì, sto arrivando».
 
«Non è colpa sua perché ci ha fermati, e colpa tua perché non ti sai controllare!» Atsushi è davvero arrabbiato, questa volta; se non fosse stato per l’Abilità e la disponibilità al momento di Yosano, l’uomo sarebbe sicuramente morto.
Perché, poi?
Per colpa di Akutagawa.
«So che facevi parte della Port Mafia, che uccidere persone era il tuo lavoro. Credimi, lo so. Ma ora hai cambiato lavoro, perché non lasciare le cattive abitudini nel passato?».
Ryuunosuke abbassa lo sguardo, infilando le mani nelle tasche. «Scusa».
Atsushi sospira, salendo in macchina al posto del conducente. «Dai, sali».
«Dove andiamo?».
«Torniamo a casa. Non mi va più di uscire».
 
Akutagawa esce dalla doccia con un accappatoio a coprirgli il corpo, asciugandosi i capelli con un asciugamano.
A piedi nudi cammina per casa, prima va in cucina e poi in salotto.
Atsushi sta guardando la tv, rannicchiato sul divano.
«Non è ancora pronto?».
Silenzio.
«Hai messo qualcosa in forno, almeno?».
Silenzio.
Akutagawa sospira, torna in camera.
Quando esce i capelli si sono per lo più asciugati; anche se dovrebbe finire il lavoro con il calore del phon, ignora questo passaggio e si siede sul divano vicino ad Atsushi.
«C’è qualcosa di interessante, in tv?».
Silenzio.
«Sei ancora arrabbiato?».
«Come potrei non esserlo?» sbotta Atsushi, girandosi verso il ragazzo. Ha le ginocchia portate contro al petto, Akutagawa sarebbe scomodo se seduto in quel modo.
Si chiede come faccia.
«Ti ho già chiesto scusa, Atsu. E’ stato dovuto all’abitudine, noi della Port Mafia eravamo solit-».
«Non dire “noi”. Non ne fai più parte, Ryu».
«Hai ragione. E’ stata l’abitudine, la paura del momento».
Atsushi pian piano si avvicina a lui, si rannicchia contro al suo petto. Inspira il profumo di pulito, non è capace di tenergli il broncio per troppo tempo. «Ti manca?».
Un’espressione confusa si fa strada sul viso di Akutagawa. «La Port Mafia, dici? Mi mancano le persone, non il lavoro. Sono stati la mia famiglia per anni».
Atsushi annuisce. «A me manca il proprietario dell’orfanotrofio in cui sono cresciuto. Avrei voluto dirgli tante cose» sospira.
Ormai nessuno dei due sta più guardando la tv.
«Scusami per oggi» Ryuunosuke gli lascia un bacio sulla tempia, stringendolo a sé.
«Ti scuserò solo se mi prometti una cosa».
«Mh?».
«Promettimi che la smetterai di tingerti le punte dei capelli di quel colore orribile».
«Oi, Jinko» un colpetto sulla fronte. «Stai tirando la corda».
Atsushi sospira nuovamente, rassegnato. Questo non gli impedisce di lasciare che un piccolo sorriso si faccia spazio sulle sue labbra. «Hey, almeno ci ho provato».

 


Heilà!
E siamo già al terzo capitolo, sob sob.
Sinceramente non so da dove mi sia saltata fuori questa cosa, ma ho un po' pensato ai modi che adottava Kyouka quando messa allo scoperto e boh, è uscito questo.
Also per favore apprezziamo il raggio di sole che è Atsushi perché il mio cuore sta scoppiando.
Niente, vi ringrazio se siete arrivati fin qui e se vi va fatemi sapere che pensate della mia piccola storiella, mi farebbe tanto piacere sentire dei pareri!
Scusate per eventuali errori.
Al prossimo capitolo!
mar,,

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Capitolo 4
*** iv. ***


La tv si è bloccata su un canale sulla religione cristiana, in qualche modo, e nessuno dei due è capace di sistemarla. Sarebbe tutto più semplice se avessero abbastanza soldi da pagare un tecnico, ma visto che il loro lavoro non permette loro di concedersi tale lusso –Kunikida ha convinto il Presidente a tagliare gli stipendi, rimettendoci lui stesso, probabilmente per colpa di Dazai-, devono passare le giornate con preghiere di sottofondo ad ogni ora.
Questa giornata non è diversa dalle altre, Atsushi è ai fornelli, sta preparando la cena; un altro spezzatino, è l’unico piatto che gli riesce bene veramente. Per tutte le altre “creazioni”, Akutagawa è sempre riuscito a fingere un’espressione deliziata, anche se la pietanza era immangiabile. Non che Atsushi fosse un cattivo cuoco, questo no... Ma c’erano alcune pietanze da cui avrebbe dovuto stare lontano.
Con la tv di sottofondo Atsushi lavora ai fornelli, canticchiando un motivetto sentito alla radio qualche giorno prima. Si sta anche impegnando a beccare le note giuste e talmente concentrato com’è, non si accorge minimamente della presenza di Akutagawa dietro di lui, che si è seduto al tavolo e che lo sta guardando con un’espressione persa, quasi innamorata; Atsushi ancora canticchia, muove il bacino a destra e a sinistra mentre tagliuzza i vari ingredienti e li aggiunge nella pentola, improvvisa un assolo di chitarra, muove pericolosamente il coltello da cucina.
Se fosse stato qualcun altro, Akutagawa sarebbe intervenuto, magari per fermare quella performance decisamente imbarazzante, ma si limita a guardarlo, il mento appoggiato sul palmo della mano.
Sorride leggermente.
Chi mai avrebbe pensato che sarebbe arrivato ad amare la Tigre, l’uomo che ha cercato di uccidere o ferire più e più volte; per anni il suo unico obiettivo è stato procurargli dolore e sofferenza, ma ora, guardandolo, spensierato com’è, si rende conto di voler essere l’unica persona in grado di proteggerlo.
Vuole essere l’unico per lui, che l’ha accettato con tutte le sue stranezze, con la sua cattiveria, con la sua maschera da bastardo senza cuore.
Ah, è davvero innamorato di Atsushi.
Ryuunosuke decide che non vuole più stare solo a guardare mentre il suo ragazzo ondeggia i fianchi davanti a lui, ma vuole far parte della performance, si vuole aggiungere. Quindi appoggia entrambe le mani sui suoi fianchi, guidandoli lentamente, e posa il mento sulla sua spalla sinistra.
Atsushi sobbalza, preso alla sprovvista, si rilassa immediatamente.
«Quanto hai visto?» taglia le carote velocemente, Akutagawa ammira come ipnotizzato il modo in cui le sue mani pallide si muovono, rapide, con un livello di esperienza che può essere stato acquisito solo nell’orfanotrofio in cui è cresciuto.
«Abbastanza da desiderare uno show privato».
Atsushi ridacchia, aggiungendo le carote all’insieme di cibo della pentola. Si gira, trovandosi faccia a faccia con Akutagawa. «Dovresti pagarmi per un tale servizio».
Ryuunosuke si avvicina sempre di più, gli lascia dei piccoli baci sulla guancia, poi passa alla mascella. 
«Ne sei davvero sicuro?».
Continua, bacia la clavicola destra del ragazzo che si trova nella sua morsa, tra il suo corpo e il bancone della cucina. «Non pensi potrei pagare in un altro modo?» aggiunge, senza allontanarsi dalla pelle pallida di Atsushi.
C’è qualcosa, qualcosa della sua pelle, che lo attira. La vuole mordere, la vuole baciare, graffiare. Però, per quanto Atsushi sia chiaro di pelle, la propria tonalità è notevolmente più pallida; anche solo un bacio di Atsushi gli lascia il segno per un paio di giorni.
Continua a provocare il ragazzo premuto contro di lui, a tal punto che quest’ultimo prende l’iniziativa: salta sul ripiano della cucina, prende il viso di Akutagawa tra le mani, lo bacia con foga.
Vanno avanti, si provocano a vicenda, finché nessuno dei due ce la fa più, e fanno l’amore sul divano, con la tv impostata sul canale cristiano, che ironicamente sta trasmettendo un’intervista –palesemente finta, si vede lontano un miglio che stanno seguendo un copione- ad un prete che parla di quanto siano sbagliate le relazioni omosessuali.
Peccato per i gemiti di entrambi che oscurano il tutto, perdendosi un discorso estremamente convincente sul perché due persone dello stesso sesso non possono stare insieme perché consideratosbagliato.
Nonostante le circostanze, Akutagawa riesce a rivolgere un dito medio nella posizione generale in cui si trova la tv, Atsushi ridacchia.
Se dobbiamo dirla tutta, son stati fortunati che Atsushi non abbia messo nulla sul fuoco; si sarebbero trovati con un disastro più grande dell’ego di Dazai Osamu e con la casa bruciata. 

 

Ehi!
Innanzi tutto vorrei scusarmi per non essere riuscita ad aggiornare regolarmente, ma il computer si è rotto all'improvviso e non mi è stato possibile usarlo per qualche settimana, sob. 
Però ora eccomi qui, con il penultimo capitolo di questa piccola storiella a cui sono parecchio affezionata.
Come sempre io non sono brava con gli spazi autrice, però se vi va lasciatemi una piccola recensione, tanto per farmi sapere cosa ne pensate. 
Ho davvero bisogno di feedback, pls.
Detto ciò, vi ringrazio se siete arrivati fino a qui e spero questo piccolo capitolo vi sia piaciuto!
Scusate per eventuali errori.
Al prossimo capitolo!
mar,,

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Capitolo 5
*** v. ***


Attenzione: possibili spoilers inerenti ai piani di Fyodor, trattati in modo molto vago. 


Atsushi si sente uno schifo.
Si sente uno schifo sempre, in ogni momento, ma ora in particolare. Si sente uno schifo perché nonostante i suoi sforzi nell’aiutare la gente come membro dell’Agenzia, non è riuscito a salvare i civili che sono rimasti coinvolti nel- non sa nemmeno come chiamarlo, quello che ha fatto Fyodor a quei bambini, a quei civili che non si meritavano di morire.
Sono esplosi davanti ai suoi occhi, quei bimbi che non avranno avuto più di otto anni, non è riuscito a salvarli in tempo.
Per tutta la sua vita è rimasto a guardare, a guardare come il proprietario dell’orfanotrofio lo picchiava, a guardare come picchiava gli altri bambini. E’ rimasto a guardare anche quando Kyouka si è lanciata dal treno, prima di correre a salvarla, a strapparle quella maledetta bomba di dosso. Sperava di cambiare, con il tempo, e invece è rimasto lo stesso.
Inutile.
Incapace.
E’ così da sempre, non sa nemmeno cosa gli abbia fatto credere di essere in grado di aiutare qualcuno. Le parole di Dazai, forse?
Dazai parla tanto, per dare aria alla bocca.
Lo sa perché l’ha provato sulla propria pelle, e perché Chuuya gli ha raccontato fin troppe storie del passato.
Mentre passa il tempo in camera a guardare il soffitto, ad alternare momenti di pianto a momenti di rabbia verso se stesso, si rende conto che per tutti questi anni è stato solo insicuro.
Non ha mai avuto certezze, nella propria vita, nessuno è mai rimasto dopo i suoi numerosi errori.
«Atsu?» una voce flebile arriva alle sue orecchie, si mette seduto di scatto. Non ha sentito la porta aprirsi, da quanto tempo è lì?
«Oh, Ryu».
Akutagawa non dice niente, si chiude la porta alle spalle e con cautela di avvicina al letto. Atsushi alza lo sguardo verso di lui, gli occhi rossi e gonfi dai giorni passati a piangere, a incolparsi per qualcosa di cui in realtà è innocente.
Si passa il dorso della mano sulle guance per asciugarsi le lacrime, forza un sorriso. «E’ già ora di cena? Meglio se mi sbrigo a cucinare, non ti posso far aspettare. Ah, il tempo è davvero volato».
Ryuunosuke rotea gli occhi, appoggiandogli una mano sulla spalla quando fa per alzarsi.
Ammira la forza di Atsushi, alternata alla fragilità di un bambino. Lo ammira da quando l’ha visto per la prima volta, prima perché è stato in grado di guadagnarsi il rispetto di Dazai senza sforzarsi, poi perché a conoscenza delle sue debolezze.
«Rimettiti a letto, Atsu».
«E la cena? Domani ti devi svegliare presto, non puoi andare al lavoro senza aver cenato».
E’ finito per innamorarsi di un grandissimo cretino, vero?
«Atsushi Nakajima».
Akutagawa non ha mai usato il suo nome per intero, Atsushi è preso alla sprovvista.
«Smettila di comportarti da idiota e stai a letto. La cena l’ho già preparata io».
«Vedrai che si raffredda se non ci muoviamo».
Ryuunosuke sbuffa, tirandogli uno schiaffo sulla nuca, al che Atsushi aggrotta le sopracciglia. «Fa male, sai?».
«Non quanto Rashoumon, se non chiudi quella bocca».
Senza fare troppi complimenti si siede sul letto a sua volta, obbliga Atsushi a stendersi accanto a lui.
Guardano entrambi il soffitto.
«Non è stata colpa tua».
«Lo so».
Le loro mani si ritrovano, le loro dita si intrecciano.
Senza volerlo, entrambi sorridono; forse per la vicinanza, o forse per il miagolio che proviene dal corridoio –non è Mr. Fluffy, questa volta. E’ il loro gatto-.
Atsushi non ha mai avuto certezze nella sua vita, nessuno è mai rimasto.
Questo prima di Akutagawa.
Akutagawa è l’unica certezza nella sua vita, e, Dio solo sa, gliene sarà eternamente grato. 

 
 

Ed eccoci qui!
Ebbene sì, questa mia piccola storia è giunta al termine, sob sob. 
L'ho scritta veramente senza pretese, era solo qualcosa per saziare la mia sete di AkuAtsu, ma comunque spero vi sia piaciuta.
Ci tengo a ringraziare di cuore chiunque abbia letto la mia storia, chi si è fermato a recensire. 
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo, che ne pensate di tutta la storia, mi farebbe davvero piacere!
Come sempre, non sono capace di scrivere un singolo angolo autrice che sia degno di essere chiamato tale, vi chiedo perdono, sob.
E niente, scusate per eventuali errori!
Alla prossima storia, 
mar,,

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